Attimo

di FalbaLove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Inizio ***
Capitolo 2: *** Odio ***
Capitolo 3: *** L'incontro misterioso e il bacio nel vento ***
Capitolo 4: *** Imparare ad amare ***
Capitolo 5: *** Noi,l'ultima speranza ***
Capitolo 6: *** Ricordi che sfuggono ***
Capitolo 7: *** Fruits Music Bar ***
Capitolo 8: *** Foresta Fiorita ***
Capitolo 9: *** Eldora ***
Capitolo 10: *** Credi alla magia? ***
Capitolo 11: *** La verità su Andros e Domino ***
Capitolo 12: *** Missione sul Regno Dorato I parte ***
Capitolo 13: *** Missione sul Regno Dorato II parte ***
Capitolo 14: *** Missione su Tir Nam Og ***
Capitolo 15: *** Stella, voglio solo esserti amico ***
Capitolo 16: *** Dopotutto non siamo anche noi delle leggende? ***
Capitolo 17: *** Il ritorno di Valtor ***
Capitolo 18: *** La Battaglia I parte ***
Capitolo 19: *** La Battaglia II parte ***
Capitolo 20: *** Sentimenti nascosti ***
Capitolo 21: *** Flora e Bloom ***
Capitolo 22: *** Le sorelle ***



Capitolo 1
*** L'Inizio ***


‘La nostra vita è fatta di scelte:ogni scelta porta ad una conseguenza. Quante volte ci siamo ritrovati a dover scegliere tra due strade da percorrere e con non poca difficoltà ci siamo affidati al nostro istinto? Tante,troppe oserei dire.
 Ma se vi fosse il potere di prevedere il nostro futuro, di prevedere se effettivamente la via da noi scelta è quella giusta? Bene questo è il mio potere e io sono l’unica in grado di utilizzarlo:vent’anni fa mi affacciai  a osservare il futuro e  rimasi  traumatizzata da quello che vidi. Morte,distruzione e odio aleggiavano intorno all’universo:6 volti di ragazze erano l’unica salvezza che si contrapponeva a tale malvagità. Perciò decisi di fermare tutto ciò ancor prima che nascesse: come vi starete chiedendo? Semplicemente trovandomi a Magix un giorno d’inverno,quando la neve cadeva forte e la gente cercava riparo sotto i tetti e i balconi. E lì vidi quello che stavo cercando:una macchina  percorreva a fatica le strade innevate. A bordo vi era una coppia con 3 bambini:all’improvviso il guidatore perse il controllo della macchina. Egli provò a ristabilizzarla cercando di evitare l’enorme quercia in mezzo alla rotonda,ma non ci riuscì,non questa volta,non ora che io avevo deciso di intervenire:la macchina andò a sbattere  con forza  contro l’albero e mentre la gente accorreva il mezzo prese fuoco. Urla,pianti e sirene provenivano dal luogo  dell’ incidente da dove io mi stavo allontanavo,senza voltarmi:quel giorno Magix pianse la morte di due persone mentre una terza venne ricoverata urgentemente in ospedale. Quel pomeriggio,un pomeriggio che mai si era svolto in quel modo nel tempo e nello spazio,aveva cambiato in meglio il futuro dell’universo o almeno così pensavo’

 

  Erano oramai le sette e mezza su Magix e tutta la città si stava preparando al risveglio pronti ad  affondare un’alta giornata. Purtroppo il paese fatato aveva lasciato scappare il sole ed una fitta pioggerellina ricadeva al suo posto.
Una ragazza,riparata sotto al piccolo portico riservato alla fermata dell’autobus,sospirò pesantemente continuando a guardare insistentemente il suo palmare. Era completamente zuppa e osservò  per un secondo un ombrello  accanto a lei, rotto, che era stato abbandonato. L’acqua scendeva talmente forte e compatta da creare come un muro ovunque guardasse: ciuffi corti di un colore sgargiante erano sfuggiti dal suo cappuccio e si erano appiccicati alla sua fronte creando un estenuante contrasto con il suo pallore. Con lo sguardo cercava insistentemente l’arrivo dello strano e,per lei,troppo primitivo, mezzo di locomozione:l’autobus.
Ad un certo punto si rese conto di non essere sola ed un’altra figura,molto più alta di lei,le si accostò :coperto da un cappuccio guardava assente la strada sotto al suo ombrello nero da cui scendevano piccole gocciole d’acqua.
La ragazza sentì un brivido percorrerle la schiena mentre,con la coda dell’occhio,fissava  il suo strano compagno di sventura. Non le ci volle molto per constatare che fosse completamente asciutto:era assorto nei suoi pensieri e per un attimo la fata si domandò se si fosse accorto della sua presenza. Osservò con attenzione la piccola borsa di cuoio che teneva gelosamente al riparo dall’acqua:sicuramente si trattava di un professore.  All’improvviso dei fari attraversarono la pioggia facendola ridestare dai suoi pensieri;storse la bocca indecisa se ritornare sotto l’acqua per fermare il mezzo o sperare che lo facesse l’altro uomo. Dopo una piccola statistica mentale si fece coraggio e allungò il braccio sentendo tutta la pioggia bagnarle forse l’ultimo pezzo asciutto del giaccone. Per fortuna l’autista la vide e Tecna si preparò a salire:diede un’ultima occhiata alla strana figura prima che il mezzo chiudesse le porte davanti a lei. Quello sembrava non essersi minimamente accorta del mezzo di locomozione ed anzi continuava imperterrito a fissare un punto in lontananza.
“Che tipo!”borbottò tra sé e sé non riuscendo a non notare un piccolo ciuffo ribelle blu spuntare da sotto il cappuccio dell’uomo.
Cercando di scacciare via i pensieri riguardanti quell’uomo si sedette nel primo posto libero:arricciò il naso constatando sempre di più a che livello primitivo si trovasse ancora il pianeta di Magix. Per un secondo sentì crescere dentro di lei lo sconforto ricordando  tutte le comodità che aveva lasciato sul suo mondo natale,Zenith. Senza neanche farlo apposta notò con gioia che il sole si stava aprendo facendo fare capolinea al sole
“Forse”pensò “Le mie statistiche si sono sbagliate,per una volta” e un sorriso comparì sul suo viso.



Due codini blu si muovevano a tempo dentro ad una piccola macchina rossa:se gli abitanti di Magix,troppo impegnati a sfuggire dalla pioggia,avessero guardato in direzione del finestrino avrebbero notato una ragazza,dalla pelle color porcellana,guardare assorta la città intorno a lei. Musa si sistemò meglio le cuffiette cercando di non pinzare i capelli:sospirò dinanzi a quello spettacolo così triste che quella mattina l’aveva accolta  nella città che sarebbe diventata la sua casa. Per fortuna la melodia emanata dalle sue cuffiette riuscì a metterla di buon umore facendo scorrere dentro le sue vene l’irrefrenabile voglia di cantare. Ad un certo punto i suoi occhi blu come la notte notarono che la figura seduta al posto del guidatore stava incessantemente muovendo la bocca. Sospirò mentre le sue mani,forzate,allontanavano la fantastica melodia dalle sue orecchie.
-Musa non riesco ancora a credere che mi lascerai- mormorò l’uomo  non riuscendo a trattenere le lacrime. La fata sorrise davanti a quella scena.
-Tranquillo papà vedrai che starò bene anche se mi mancherai molto:in più ci sentiremo tutti i giorni,va bene?-concluse sorridendo sinceramente;i suoi occhi,leggermente umidi,si abbassarono a fissare il ciondolo a forma di chiave musicale che adornava un piccolo bracciale.
“Sto per iniziare una nuova avventura,mamma:non sai quanto mi piacerebbe averti qui”

 

Oramai il capiente giardino della prestigiosissima Alfea era pieno di aspiranti fate piene di desideri ed aspirazioni:questo clima così idilliaco era rovinato da due occhi color nocciola che, leggermente annoiati, stavano a guardare quello spettacolo da una delle stanze dell’enorme scuola. Stella alzò un sopracciglio di fronte a quelle ragazze così fuori moda e con look decisamente originali. Sbuffò lasciando andare il suo capo stanco sull’enorme cuscino rosa vaporoso e pieno di piume:i suoi capelli dorati si sparsero per tutto il materasso. Chiuse gli occhi socchiudendo leggermente le labbra:iniziò pian piano a distendere i suoi muscoli facciali mentre il suo respiro riacquistava un andamento regolare. 
Come poteva lei,la principessa di Solaria,essere messa allo stesso livello di quegli sgorbi? Digrignò i denti mentre ripensava a pochi mesi prima quando la preside le aveva comunicato che era stata l’unica del suo corso a non passare l’anno. Cosa poteva farci lei se lo studio non era mai stato il suo forte? Suo padre,il famoso re Radius, era stato putroppo irremovibile:per essere la futura regnante di Solaria doveva assolutamente frequentare le scuole più prestigiose e questo implicava direttamente che avrebbe dovuto passare i futuri cinque anni a sgobbare sui libri. Ma lei non era portata per lo studio;odiava passare intere giornate davanti ai libri mentre fuori il sole e  i bellissimi ragazzi la stavano aspettando. 
Presa da uno scatto d’ira tirò fuori dalla tasca dei suoi micro-short un cellulare dalle dimensioni non  indifferenti:velocemente le sue dita appena  smaltate digitarono qualcosa sullo schermo. Con un sorriso tirato si risedette sul letto a baldacchino per continuare la sua attività preferita:criticare le ragazze più brutte di lei cioè tutte. Ad un certo punto il suo sguardo sembrò rapito da qualcosa o ,per meglio dire, qualcuno:avvicinò ancora di più il suo volto alla vetrata senza distogliere gli occhi. Ad un certo punto il suo telefonino vibrò e  la fata di Solaria dovette staccare gli occhi da quello spettacolo misterioso:un sorriso beffardo si dipinse sul suo volto leggendo il breve e corto messaggio appena arrivato. Ripose l’apparecchio sul comodino e si rimise sdraiato sul letto mentre le parole “Ci vediamo dopo,piccola” e due occhi color giada si mescolavano nella sua mente.

 

-Allora te lo devo ripetere ancora un’altra volta?-
-Ti ho già detto,per la milionesima volta,che ho capito … la vuoi smettere ora?-domandò sbuffando il ragazzo biondo che insieme a quello moro stavano percorrendo un lungo corridoio.
-Credi forse che io mi diverta a mentire sulla mia identità?A fingere di essere un principe?-
-Se vuoi essere serio almeno togliti quel sorrisino beffardo dalla bocca-replicò il biondo.
-Uff Brandon smettila di esser così irritante;dopotutto è il nostro  primo giorno a Fonterossa e già non ti sopporto più,amico-replicò leggermente stizzito mentre tirava fuori dalla tasca del suo mantello,simbolo della prestigiosa scuola,una piccola brochure in cui Fonterossa e le altre due scuole di prestigio di Magix vi erano presentate.
-Uhm interessante questa Alfea… Una scuola di fate pronte a essere conquistate dal … Principe Sky -un sorriso beffardo si dipinse sul suo volto.
-Dillo che la cosa ti diverte -commentò divertito il biondo.
-Beh non posso non negarl… EHI!- all’improvviso una figura sbucò da uno dei bui corridoi andando a sbattere bruscamente contro il moro che finì malamente a terra.
-Ehi amico,stai più attento!-urlò inviperito Sky mentre guardava la figura che imperterrita continuava il suo percorso. Per un secondo  Brandon  vide il volto del ragazzo voltarsi leggermente e rimase colpito da due occhi blu e profondi.
-Tutto ok?-domandò uscendo da quello strano stato di trans e aiutando il principe  a rialzarsi.
-Si grazie-commentò di risposta l’altro continuando ad osservare il punto in cui era sparito quello strano ragazzo.
-Giuro che se lo rivedo per questi corridoi gli faccio vedere io di che pasta sono fatto-sibilò inviperito il moro continuando a camminare.
-Sky è il nostro primo giorno a Fonterossa quindi cerca di calmarti:in più non sarebbe degno di un principe del mio calibro comportarsi così-sogghignò sapendo che in quel momento la mente del suo migliore amico era piena dei peggiori insulti.
-Guarda siamo arrivati nella nostra stanza-aggiunse indicando una grande porta blu decorata con maestria:senza pensarci aprì la porta.
-Ma come mai è buoi?-domandò incuriosito il moro.
-Andatevene!-tuonò una voce potente e roca proveniente da uno dei quattro letti.
-Amico guarda che questa è la nostra stanza-aggiunse Sky.
-
Ragione ancora in più per farvi sloggiare,pivelli-
 

 

 

Un piccola figura alta e snella stava percorrendo leggermente intimorita i lunghi e bui corridoi di Alfea;deglutì mentre trascinava a fatica quella che sembrava una pianta panciuta e alcuni semi riposti accuratamente in piccoli vasetti. I suoi occhi color giada scorrevano velocemente i numeri sopra le varie porte:100,101,102…Sospirò osservando nuovamente il  piccolo foglio che le era stato consegnato precedentemente da una strana professoressa. Nel mentre non si accorse della ragazza che stava provenendo dall’altro verso
-Ehi attenta!-gridò quella mentre Flora,goffamente,le finì  addosso.  La fata sembrò all’inizio non accorgersi di quello che fosse successo,ma appena i suoi occhi color giada incontrarono quelli neri dell’altra allieva arrossì imbarazzata
-Scusami tanto,ma avevo la testa tra le nuvole- mormorò realmente dispiaciuta
-E me ne sono accorta! Nonostante tu sia magra, addosso sei tutt’altro che leggera-rispose l’altra digrignando i denti e aggiustandosi i vestiti. Flora si morse il labbro sentendosi completamente fuori luogo. Sospirò e provò a parlare
-Io comunque sono Flora- bisbigliò sfoderando il suo miglior sorriso:sentì il suo cuore accelerare di fronte ad un gesto così avventato.
- E chi te la chiesto-borbottò l’altra di rimando spingendola via e proseguendo il suo cammino. La mora,di fronte  a quel comportamento così sgarbato,si ritrovò spiazzata:con fatica provò a rialzarsi e a riprendere in braccio i suoi bagagli. Sentiva gli occhi farsi sempre più umidi mentre non riusciva a non pensare alla figura orribile fatta poco prima:scosse la testa con decisione... Doveva rimandare il pianto a quando fosse arrivata in stanza:perciò riprese a percorrere il lungo corridoio.
 Per sua (s)fortuna dopo neanche cinque minuti avvistò in lontananza l’ultima porta di quel corridoio e con essa il numero 150. Sorrise intimorita mentre a brevi passi si avvicinava a quella che sembrava la porta più grande di tutte. Subito il suo sguardo fu rapito da un cartello appena fuori:riconobbe immediatamente il suo nome,ma dopo di esso erano stati scritti in perfetta calligrafia altri tre. Incurvò leggermente la bocca davanti a quei nomi così strani e sconosciuti:non era mai stata una ragazza estroversa,capace di fare amicizia e soprattutto dopo l’incontro precedente si sentiva ancora più inadeguata per quella scuola. Aveva sempre preferito,sul suo paese natale, dedicarsi alla compagnia di piante e fiori tralasciando gli esseri umani. Osservò ancora più sconsolata quella porta che assomigliava sempre di più a un muro invalicabile.
-Forza Flora! Non siamo più su Linphea:questo è il tuo momento per far emergere la vera te!-pronunciò quelle parole osservando teneramente la piccola piantina mentre sentiva la mano farsi sempre più sudata. Deglutì nervosamente facendo scivolare la mano verso la maniglia:stava per premere con forza quando essa le si aprì immediatamente. Scossa fece un salto per il terrore mentre ora,davanti al suo volto,una ragazza dagli strani capelli fucsia la stava fissando con sguardo sbigottito.
-Hai finito di parlare da sola o vuoi che ti lasci ancora un po’ fuori?-tuonò acida mentre oramai la sua attenzione era stata completamente catalizzata verso quello che sembrava un orologio di ultima generazione. Flora fissò per un secondo quella ragazza mentre sentiva il volto accalorarsi sempre di più.
-Ehm.. io … veramente … Io veramente non stavo parlando da sola,ma con la mia pianta Aurora -sibilò quasi impercettibilmente,ma oramai la ragazza le aveva completamente rivolto le spalle  e stava camminando verso quella che sembrava una stanza da letto.
-Io comunque sono Flora!-urlò con coraggio inaudito sporgendosi verso quella stanza da cui aveva visto sparire la chioma.
-Uhmmm- mormorò di risposta l’altra. Flora si morse il labbro leggermente confusa da quel primo incontro.
-Lasciala perdere;è un po’ scontrosa quando è attaccata a quei cosi -all’improvviso una figura comparì dal nulla e la povera ragazza saltò per la paura.
-Scusami non volevo spaventarti!-esclamò quella dispiaciuto allontanando le cuffiette dalle sue orecchie e sorridendo:Flora la osservò per un secondo.
-Non si chiamano cosi,ma sono apparecchi tecnologici di ultima generazione-replicò la ragazza scorbutica in lontananza. La ragazza dai capelli blu alzò divertita le spalle e la fata della Natura si sciolse davanti a quel piccolo spettacolo divertente.
-Io comunque sono Musa- concluse la fata della Musica agitando a ritmo i perfetti codini blu.
-Mentre la mia originale compagna di stanza è Tecna-
-Piacere di conoscerti!-aggiunse questa volta la fata della Tecnologia:Flora sentì i muscoli rilassarsi e si lasciò andare a un sorriso.
-Vieni ti mostro la tua stanza:ti comunico che per ora la tua è una singola quindi avrai un mucchio di spazio per te e immagino che non faticherai a riempirlo-commentò divertita osservando i numerosi vasi,libri e valigie che in quel momento si erano materializzati nella stanza.
-Posso chiederti una cosa Musa?-sussurrò la mora.
-Come mai fuori dalla nostra porta ci sono quattro nomi?-a quella domanda Musa alzò gli occhi al cielo.
-Beh devi sapere che non siamo solo noi tre…- e a quelle parole una figura fece la sua comparsa dalla porta principale.
-Si può sapere come mai mi trovo nella giungla?-commentò stizzita facendosi spazio tra i bagagli di Flora.
-Ti presento,  a malincuore,Stella,la nostra coinquilina-concluse Musa mentre tutte e due fissavano sbigottite la Principessa di Solaria farsi spazio,goffamente,tra Aurora e altra sue simili. La bionda sembrò finalmente accorgersi di lei e la fissò attentamente:Flora arrossì di fronte a quello sguardo così pesante e iniziò a giocherellare con i capelli nervosamente. Intanto la principessa di Solaria stava schiumando di rabbia rivedendo quegli occhi giada così famigliari
-Sono Flora, piacere-bisbigliò quella allungando la mano poco convinta. La bionda rispose con un sorriso tirato di fronte alla mora che considerava troppo bella per i suoi gusti:in più sembrava la classica ragazza timida e riservata,proprio quelle per cui i maschi dal cervello poco sviluppato impazziscono.
-Piacere-rispose lei aggrottando le sopracciglia e ritornando nella sua stanza

 

“Bloom,Bloom”
Una ragazza dai capelli rossi aprì gli occhi spaventata. Intorno a lei vi era solo buio e una strana sensazione si era impadronita di ogni singola cellula del suo corpo:si sentiva immersa nel nulla,come una bambola fluttuante,e in qualsiasi punto guardasse non appariva neanche una luce.
“Bloom,Bloom”
Per l’ennesima volta una voce calda e angelica penetrò nella sua mente regalandole un senso di pace e tranquillità.
-Chi sei?-domandò spaventata la terrestre; non riusciva ad identificare l’origine di quella voce e questo le causava un senso di inquietudine.
-Sono qui,tesoro- a quelle parole il buio fece spazio a una luce soffusa che riscaldò la pelle della ragazza:quando Bloom riaprì gli occhi davanti a lei apparve una strana,ma allo stesso tempo conosciuta, figura .
-Ti prego dimmi chi sei! Dimmi il motivo per cui mi appari nei sogni,ti prego- la creatura eterea, dotata di luce propria, sorrise teneramente.
-Presto tutte le tue domande troveranno risposta piccola mia- e detto questo,per l’ennesima volta, Bloom osservò impotente la figura scomparire davanti ai suoi occhi azzurri mentre nella sua mente,impressa, rimaneva la strana maschera indossata dalla donna.
-Bloom,Bloom -una voce materna e tranquilla risuonò per l’intera stanza:la piccola figura seduta al tavolo davanti a lei sembrò spaventarsi all’udire di quelle parole e lasciò andare goffamente il cucchiaio all’interno della tazza. Sgranò gli occhi giusto per un secondo,come se cercasse di svegliarsi da un incubo,e si girò nella direzione della madre  che la stava guardando leggermente in sovrappensiero.
-Cosa succede mamma?-mormorò flebilmente la ragazza evitando lo sguardo della donna e infilandosi un pezzo di fetta biscottata in bocca:Vanessa storse le labbra e si sedette accanto alla rossa.
-Bloom sono stanca di essere ignorata … In questi giorni io e tuo padre abbiamo notato che hai la testa completamente da un’altra parte! C’è per caso qualcosa che ti tormenta magari inerente con la scuola o con And….-
-No,mamma sto bene,tranquilla.  E solo che stavo pensando ad un’altra cosa,tutto qui-concluse prima di lanciare uno sguardo fugace all’orologio a forma di camion dei pompieri appeso ad una parete. Suo padre era incredibilmente riuscito a convincere la moglie a farlo anche solo entrare in cucina,ma la ragazza di Gardenia ipotizzava che in quella vicenda centrasse anche la nuova serra di Vanessa.
-Tra l’altro è tardissimo- boffonchiò infilandosi l’ennesimo biscotto in bocca.
-Io vado a scuola,a dopo-concluse schioccando un ultimo bacio sulle gote rosee della madre e prendendo al volo lo zaino,troppo leggero, abbandonato sulla soglia di casa:Vanessa rimase quasi imbambolata vedendo la chioma rossa sparire dalla porta,ma poi sorrise alzando gli occhi al cielo … Bloom aveva sicuramente ereditato la testardaggine,per sua sfortuna,da Mike.
 

 

Darcy sbuffò mentre velocemente si faceva spazio tra le sedie occupate da ragazze che ad una prima occhiata la irritavano particolarmente:sorrise in modo falso sperando di trovare affianco alla sorella un posto libero. I suoi occhi tetri e bui si illuminarono quando una mano pallida si alzò in mezzo a tutte quelle teste.
-Era ora-sbuffò Stormy continuando a limarsi le unghie come se tutto il mondo intorno a lei non esistesse. La sorella rispose con una smorfia per poi portare dietro alle spalle i suoi lunghi e lisci capelli.
-Cosa stavi facendo?-continuò
-Non sono affari tuo- tagliò corto lei allungando le gambe sulla sedia libera davanti a lei. La ragazza affianco la fulminò con lo sguardo e lei ricambiò con un sorrisino di sfida.
-Benvenute ragazze-a quelle parole entrambe alzarono lo sguardo:tutte le streghe presenti in quell’aula iniziarono a guardarsi intorno incuriosite,ma nessuna riusciva ad identificare l’origine di quella voce.
-Benvenute streghe a Torrenuvola - un rumoroso brusio si espanse per tutta la stanza mentre le più intraprendenti iniziarono ad alzarsi.
-Su,su ragazze state calme. Questo non è mica il giusto comportamento  per le future  streghe più potenti al mondo-a quelle parole una figura si fece sempre più nitida al centro della stanza  accompagnata da un fumo verdognolo.
-Salve ragazze-strillò la donna oramai corporea sotto lo sguardo attonito di tutte.
-Ma avete visto?-mormorò una delle tante ragazze
-Deve essere un incantesimo potentissimo-aggiunse un’altra.
-Ma è proprio lei?Oddio che emozione vederla di persona-
-Levatevi,fateci passare-le due sorelle,alla vista della donna,si alzarono in piedi velocemente e raggiunsero l’unico punto che avrebbe reso la visuale dello spettacolo perfetta.
-Darcy quindi è veramente lei?-domandò stranamente turbata la Strega del Vento sotto lo sguardo attento dell’altra che si limitò ad annuire.
-Sì,almeno così sembra,sorella- mormorò la mora mentre i suoi occhi lugubri fissavano per l’ennesima volta la foto che ritraeva la strana preside.



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Capitolo 2
*** Odio ***


Riven aprì lentamente gli occhi:il buio regnava sovrano in quella stanza così pomposa,ma riuscì con poca difficoltà ad individuare la siluette sinuosa di Stella sdraiata affianco a lui nuda ed addormentata. Si stiracchiò sogghignando. Allungò la mano sentendo i suoi polpastrelli venire a contatto con il freddo marmo del comodino ed iniziò a tastare: finalmente trovò l’orologio da polso che poche ore prima aveva abbandonato per dedicarsi “all’attività fisica”. Si grattò il capo notando che era ancora presto:dopotutto erano solo le cinque e aveva ancora un paio di ore di riposo prima di dover lasciare la scuola per sole fate e non finire nei guai. Solo in quel preciso momento si rese conto di avere la gola secca:sbuffò nel procinto di alzarsi e di dirigersi nel bagno. I suoi piedi, per sua fortuna ,vennero a contatto con la soffice moquette che la sua compagna di letto aveva fatto mettere in tutta la stanza. Si avvicinò alla porta il più piano possibile quando sentì qualcosa venirgli scaraventato addosso.
-Ci sono le mie coinquiline,coglione- grignò assonnata la Fata del Sole e della Luna rivolgendo una veloce occhiata al sedere dello specialista al vento.

 

-Cazzo- mormorò
-Cazzo,cazzo,cazzo-continuò lo specialista chiudendo l’ennesimo cassetto. Si grattò nervosamente la testa osservando con sguardo irritato tutti i mobili presenti nel bagno:dove poteva trovarsi uno stupido bicchiere? Si inginocchiò nuovamente a terra puntando un piccolo armadietto in un angolo:lo aprì oramai preso dallo sconforto pregando dentro di sé di non trovare l’ennesimo pacco di assorbenti. Finalmente,con un sorriso soddisfatto,si rialzò dal freddo pavimento stringendo vittorioso il contenitore di vetro:osservò per un secondo il suo riflesso nel grande specchio sopra al lavandino. Sul suo volto regnavano sovrane delle profonde occhiaie,ma il ragazzo era sicuro che non avrebbero interferito con il suo fascino. Mosse leggermente la mano per aprire il rubinetto:finalmente acqua limpida e pura iniziò a scorrere e lui riempì in fretta il bicchiere. Bevve e finalmente si sentì nuovamente ristorato:un grosso sbadiglio gli fece intendere che forse era meglio ritornare a letto. Fece un passo,ma per sua sfortuna il bicchiere gli scivolò dalle mani frantumandosi a terra
-Merda!-urlò a bassa voce osservando i cocci di vetro a terra.
-Cosa è success…-improvvisamente,sulla soglia della porta,comparve un ragazza dal viso nuovo che appena incrociò lo sguardo con la sua figura smise immediatamente di parlare. Riven non poté non osservarla incuriosito:sicuramente si trattava di una delle tre nuove coinquiline di Stella.
 Inarcò un sopracciglio scrutandola con attenzione:era molto alta e lunghi capelli mori le ricadevano scompigliati su una spalla. Il suo corpo,magro e snello,era coperto da una misera vestaglia che lasciava molto alla vista,cosa che non dispiacque per nulla allo specialista. Il suo volto,ambrato,aveva come maggior pregio due occhi verdi e limpidi e labbra carnose come poche:Riven notò malizioso che anche la ragazza lo stava fissando. I suoi occhi scorrevano,imbarazzati,velocemente per il suo corpo praticamente nudo anche se cercava di fissare un punto esterno a lui mentre le sue gote si erano dipinti di un rosso vivo.
-Scusa pensavo fosse una delle mie coinquiline … - mormorò quasi non udibile mentre fissava qualsiasi punto in quella stanza tranne lui. Il ragazzo inarcò un sopracciglio:sicuramente quella ragazza non gli sarebbe dispiaciuta come preda.
-Come vedi io però non sono una tua coinquilina anche se non mi dispiacerebbe- rispose facendole un occhiolino:Flora in quel momento si dipinse di fucsia. Non era mai venuta a contatto con i ragazzi,soprattutto non in quello stato. Quel ragazzo le metteva i brividi con il suo sguardo che sembrava spogliarla sempre di più e di fronte a lui si sentiva completamente vulnerabile. Era talmente imbarazzata che non si domandò neanche per un secondo cosa ci facesse un ragazzo nella loro stanza
-Hai ragione quindi io vado-sospirò e in un attimo la figura scomparve dal raggio di vista del ragazzo:Riven sogghignò.
-Niente male quel bocconcino- pensò ad alta voce passandosi una mano tra i capelli. Si leccò le labbra ancora umide per la bevuta di poco prima mentre con la mente ripercorreva il corpo sinuoso e ambrato della mora
-Flora si può sapere come mai corri?-le orecchie dello Specialista udirono distintamente un’altra voce nuova e femminile provenire dal salottino che metteva in comunicazione le stanze:solo in quel momento Riven si accorse della luce accesa. Si leccò le labbra curioso di vedere un’altra delle donzelle che avrebbe potuto inserire nella sua lista da conquista:purtroppo però la ragazza che gli si presentò davanti gli fece cambiare decisamente idea.
-E tu chi sei?-urlò con voce squillante la strana fata davanti a lui. Riven rimase pietrificato di fronte alla figura parlante.
-Parla,sei forse un maniaco in cerca di ragazze indifese?-urlò ancora più forte quella che forse si poteva considerare donna.
-Ehi calma,anche se lo fossi tu non dovresti affatto avere paura di essere una delle vittime-sogghignò soddisfatto il ragazzo. Musa socchiuse gli occhi con fare cagnesco:i pugni si chiusero e sentì la rabbia scorrere per le sue vene. Chi era quel maleducato davanti a lei?
Intanto lo Specialista aveva incrociato le braccia al petto:la ragazza davanti a lui aveva fatto perdere tutta l’eccitazione derivata dall’incontro con la sventola di prima,Flora molto probabilmente. Ora si trovava invece davanti un misto tra un clown e una ragazza:la figura davanti a lui infatti indossava un pigiama lungo di una improponibile fantasia,,mentre il volto,con una carnagione candida,era macchiata con trucco rimasto probabilmente  dal giorno precedentemente che la facevano sembrare una pazza, e i suoi capelli blu erano accroccati in due imperfetti codini. Riven rabbrividì di fronte a quella vista.
-Senti energumeno mi vuoi spiegare chi sei prima che io ti faccia vedere come ti può picchiare una ragazza?-lo minacciò Musa incenerendolo .A quelle parole il ragazzo iniziò a ridere di gusto:non accennava assolutamente a smettere e anzi si dovette sedere con fatica sul water chiuso per non cadere a terra.
-Si può sapere cosa hai da ridere?-a quelle parole finalmente Riven si asciugò le lacrime
-Beh per fortuna che sei simpatica:comunque piccola io sono l’amichetto di Stella e devi sapere che sono molto stanco. Quindi smettila di darmi fastidio e metti a posto,da brava bambina come sei- disse con tono divertito passandole accanto e imboccando il corridoio.
-E comunque io sono Riven - concluse entrando nuovamente nell’ombra nella stanza della fata di Solaria e richiudendo la porta dietro di lui. Musa rimase a fissarlo interdetta:le sue orecchie non riuscivano ancora ad elaborare le parole viscide di quello stronzo.
-Musa- la voce materna di Tecna fece voltare la Fata che schiumava di rabbia.
-Ma cosa è successo?Ho sentito una voce maschile- mormorò leggermente sorpresa osservando l’amica che continuava a camminare frenetica e incavolata.
-Niente Tecna,niente:speravo solo di riuscire a tenere i coglioni fuori da questa stanza,ma evidentemente mi sbagliavo-concluse la fata della musica spegnendo le luci e sdraiandosi nuovamente sul letto.
River rise di gusto mentre staccava l’orecchio dalla porta: doveva ammettere che quella ragazza era un vero peperino. Si mosse verso il letto e finalmente sdraiò nuovamente accanto alla bionda:quella mugugnò qualcosa con la voce ancora impastata nel sonno.
-Perché ho sentito delle urla Riven?-mormorò rigirandosi nel letto. Lui sospirò con le palpebre che si facevano sempre più pesanti.
-Niente ho avuto in incontro a dir poco spiacevole con una delle tue coinquiline … certo che però non mi avevi detto che una di quelle è una gran figa- Stella si alzò immediatamente mettendosi a sedere:lo specialista però non sembrò accorgersene complice anche il buio che regnava sovrano nella stanza.
-Cosa?-domandò irritata
-Sì ho avuto un incontro a dir poco eccitante con una moretta,il suo nome dovrebbe essere Flora:sicuramente non mi dispiacerebbe come preda-continuò lui imperterrito. Sentì la bionda alzarsi dal letto ed iniziare a cercare qualcosa a terra.
-Vattene- mormorò acida tirandogli addosso i suoi vestiti
-Cosa fai?-domandò lui senza capire
-Ora esci subito dal mio letto e te ne ritorni nella tua stanza o vuoi che inizi ad urlare?- chiese lei con tono seccato:il ragazzo sembrò non capire
-Ma i…-provò a ribattere
-Esci subito!-continuò lei urlando. River sospirò rivestendosi come meglio poteva mentre Stella apriva la finestra che dava sul balcone.
-Ma piccola cosa ho detto di male?-domandò lui senza capire
-Non sei contento?  Ora che ti sei liberato potrai finalmente provarci con quell’insulsa mora che non riesce a spiccicare neanche una parola senza diventare paonazza-replicò lei digrignando i denti
-Ora vattene stronzo-concluse richiudendogli in faccia porta e tende.

 

 

 

Timmy si guardò impaurito tutt’intorno:i corridoi, nonostante fosse la seconda volta che li percorreva, continuavano a sembrargli completamente tutti uguali. Guardò nuovamente il suo palmare per accettarsi che il suo ritardo non si fosse trasformato in un mega-ritardo. Sospirò trovandosi nuovamente in un vicolo cieco:si sistemò,senza perdere la calma, gli occhiali rossi sul  naso. Osservò  la piccola macchia su una delle due lenti,ma quello non era sicuramente il momento più adatto per crucciarsi di un problema così insignificante. Oramai,preso completamente dallo sconforto,mosse velocemente le dita sul monitor dell’apparecchio elettroni anche se si  era ripromesso che iniziando una nuova vita a Fonterossa avrebbe lasciato indietro l’utilizzo eccessivo di computer e altre cose tecnologiche,ma si stava rendendo nuovamente conto che lui,senza tutto ciò,non valeva assolutamente nulla. Riecheggiarono nella sua mente le risate divertite e prepotenti di quelli che una volta considerava “amici”:forse avevano ragione loro,forse lo avevano accettato solo per pietà.  I suoi ricordi e i suoi pensieri furono però interrotti dallo schiamazzo evidente  di ragazzi e sul suo viso si abbozzò un sorriso. Quando finalmente raggiunse il grande portone rimase a bocca aperta:davanti a lui si presentò una stanza con enormi tavolate e milioni di ragazzi. Un brivido di paura e timidezza fece rabbrividire il ragazzo:si schiarì la voce e passò imbarazzato una mano tra i suoi capelli “Pel di carota”.
Iniziò con decisione a camminare verso,forse,l’unico posto libero in un angolo della stanza stando ben attento a non attirare su di lui gli sguardi degli altri ragazzi. Per sua fortuna sembrò quasi invisibile e con non poca ansia finalmente raggiunse la sua metà:sospirò sollevato incominciando l’ultimo passo prima si raggiungere la panca,ma sentì qualcosa bloccare il suo piede e senza rendersene conto i suoi occhi castani guardarono da troppo vicino il pavimento. Un boato si estese per tutta la sala e Timmy  sentì su di lui milioni di occhi puntati:avvampò mentre pregava con tutto il cuore che quello fosse soltanto uno dei suoi soliti incubi. Purtroppo però la sensazione di vergogna era reale e le sue orecchie riuscivano a udire distintamente i commenti inerenti a lui accompagnati dalle risate:ad un certo punto udì però una voce calma e sincera elevarsi sulle altre.
-Ehi amico stai bene?-chiese un ragazzo alto allungando verso di lui la mano:Timmy restò un attimo sorpreso da quel gesto,ma poi,abbozzando un sorriso,prese con decisione la mano dell’altro Specialista.
-Niente di rotto vero?-domandò questa volta il ragazzo con i capelli corvini seduto affianco al posto vuoto:Lo specialista dai capelli arancioni scosse la testa quasi impercettibilmente prima di accomodarsi accanto a lui.
-Si può sapere perché l’hai fatto?-chiese con decisione il ragazzo biondo ad un altro seduto accanto a lui:Timmy lo fissò con attenzione. Il suo comportamento,il suo aspetto e i suoi modi di fare li ricordavano terribilmente i bulli del suo pianeta,ma non riusciva ancora a capire a cosa si riferisse il biondo.
-Non dirmi che non è stato divertente-smorzò ridendo il ragazzo dai capelli fucsia afferrando il bicchiere d’acqua davanti a lui.
-Da quando fare del male a qualcuno è divertente?-commentò questa volta il moro stringendo i pugni:la tensione era tanta.
-Calmo principino,calmo:cos’è oggi ti sei svegliato male poiché tuo papà non ti ha dato la paghetta?-chiese sarcasticamente sciogliendosi in una risata quasi maligna:Timmy intanto osservava i tre ragazzi senza capire.
-Calmati Sky,mi sa che provare a dialogare con lui è completamente inutile- lo calmò lo specialista dagli occhi azzurri. Timmy deglutì:il nome Sky non gli era per niente nuovo …
-Non è colpa mia se trovo divertenti gli sfigati come lui e ora scusatemi , ho molte cose da fare-concluse sfidando con lo sguardo l’amico del principe.
-Certo, vai dalla puttana con cui hai passato la notte-bisbigliò Sky,ma nonostante tutto, fu perfettamente udito dallo Specialista con i capelli fucsia.
-Lo so che sei invidioso principino:vedrai quante ragazze di Alfea cadranno ai miei piedi questa sera alla festa. A dopo sfigato-tagliò corto incenerendo il povero Timmy che deglutì con imbarazzo.
-Io non riesco proprio a sopportarlo un tipo così, - mormorò quasi  arreso il futuro re rivolto al biondo:quello lo consolò con una pacca amichevole sulla spalla prima di girarsi verso Timmy.
-Scusa Riven,ma è un ragazzo … come posso dire … problematico. Lo sgambetto non è stato per niente divertente e quindi vorrei scusarmi a nome suo -il ragazzo da Zenith rimase colpito dalle parole sincere di quello che doveva chiamarsi Brandon :mai in vita sua aveva mai incontrato persone così gentili con lui. Dentro di lui sentiva una vocina che lo invitata a rispondere e a ringraziare Brandon,ma sentiva che ogni suo muscolo si rifiutava completamente di fare qualsiasi movimento. Le sue mani iniziarono a sudare prepotentemente e le parole in bocca sembravano incollate alla gola.
-Comunque non ci siamo presentati:Io sono Brandon,lo scudiero e migliore amico del Principe di Eraklyon,Sky -commentò il biondo allungando la mano verso di lui:Timmy la strinse titubante.
-Io invece sono Timmy - sussurrò quasi inudibile:i suoi amici gli sorrisero. Il moro stava per ribattere quando le porte della grande sala si aprirono con irruenza. Un ragazzo dai lunghi capelli blu e una sacca sulla spalla iniziò a percorrere,nel completo silenzio,la sala da pranzo sotto lo sguardo attonito di tutti gli studenti:dietro di lui,a poca distanza,lo stava seguendo il preside Saladin.
-Helia questo è l’ultimo avvertimento! Se non torne … -ma le parole gli morirono in bocca visto che il ragazzo chiuse dietro di sé  la seconda uscita della stanza lasciando solo il preside sotto lo sguardo di tutti gli alunni.
-Quello non è il ragazzo di ieri Brandon?-mormorò a bassa voce il Principe,ma evidentemente Timmy udì perfettamente la voce dell’amico.
-Quello è Helia ,il nipote di Saladin -disse iniziando una breve ricerca sul suo orologio. I due lo guardavano intanto poco convinti.
-Si mormora che sia il migliore allievo di tutta Fonterossa,ma quest’anno ha deciso,contro il volere del nonno,di abbandonare la scuola per un motivo non conosciuto-concluse osservando le notizie che si erano materializzate davanti a lui. Intanto Sky fissava poco convinto il nuovo-strano amico.
-Sentito ragazzi? Lui oramai è l’ex-migliore allievo ! Sicuramente le cose cambieranno visto che Fonterossa ha guadagnato dei fantastici combattenti come noi tre-  scherzò Sky e gli altri due,dopo essersi guardati,iniziarono a ridere a crepapelle alle parole dell’amico.

 

 

-Mi ripeti cosa ha oggi?-domandò leggermente apprensiva la Fata della Natura osservando sbigottita la Fata della Musica camminare per il lungo corridoio di Alfea con le mani nelle tasche dei suoi enormi e spropositati pantaloni blu sbuffando ad ogni passo. Tecna alzò solamente per un secondo il viso dal monitor che si era materializzato davanti al suo viso e iniziò a gesticolare malamente senza distogliere gli occhi.
-Non vuole proprio dirmi il motivo di questo suo comportamento così illogico! Secondo i miei calcoli il suo cattivo umore è nato questa notte … Sai mica cosa può essere successo?- e nuovamente i suoi occhi azzurri e indagatori si posarono per un nano secondo sul volto ambrato dell’amica. Flora a quelle parole sbiancò all’istante:nella sua mente ricomparve l’immagine di quello strano ragazzo che misteriosamente era comparso nel loro bagno. Arrossì vistosamente:non aveva mai avuto grandi rapporti di amicizia con il suo stesso sesso figuratevi con il sesso opposto! I ragazzi per lei,sin dall’infanzia,erano stati una categoria sconosciuta e anche i vari spasimanti aumentati con l’avanzare dell’adolescenza erano sempre stati tenuti alla larga dalla fatina:dopotutto lei era una ragazza a cui interessava come unico obiettivo lo studio e non l’amore. Tralasciò la piccola parte della sua coscienza che continuava a proiettare nella sua mente i sogni ispirati alle favole più belle nei panni di principessa lei stessa e si concentrò sulle parole della Fata di Zenith.
-Perché sei così rossa,Flora?Per caso sai cosa è accaduto questa notte?-domandò curiosa Tecna che finalmente aveva deciso di dedicare tutta la sua attenzione all’amica e non ai suoi apparecchi elettronici:a quelle parole la ragazza si colorì di un rosso sempre più vivo.
-Muovetevi che ho fame- per fortuna la frase scorbutica e leggermente stizzita di Musa fece distogliere l’attenzione della Fata della Tecnologia.
-Ragazze accomodatevi che la Preside ha qualcosa da dirvi-tuonò Griselda e Flora non riuscì a non trattenere un brivido di terrore:doveva ammettere che quella donna,per il poco che l’aveva vista,le metteva davvero paura. Faragonda ricambiò le parole della collega con sorriso e si alzò dalla sedia davanti alla quale vi era uno splendido tavolo imbandito:Musa,Tecna e Flora percorsero velocemente il tratto di strada che le separava dal tavolo a loro assegnato e si sedettero sulle graziose panchetta. Flora non poté non notare lo sguardo di fuoco tra la Fata della Musa e Stella,che evidentemente si era alzata prima.
-Non voglio far attendere la vostra prima colazione ad Alfea e quindi il vostro primo giorno di lezione,ma vorrei soltanto dirvi che sono onorata di avere nuove allieve così promettenti e capaci. Sono sicura che questo sarà un anno fantastico per tutti noi e quindi vorrei brindare al nostro futuro!-a quelle parole alzò il calice davanti a lei e tutte imitarono la preside:Flora si sentì inondare di una strana sensazione davvero piacevole.
-Per ora Faragonda non ha deluso le mie aspettative-commentò Tecna infilandosi goffamente una fetta biscottata in bocca e posando il suo palmare sul tavolo.
-In che senso?-domandò Flora che ogni volta che parlava con l’amica si sentiva tremendamente stupida.
-Beh Faragonda sul mio pianeta è considerata una delle presidi migliori che vi sono mai state ad Alfea -
-Io direi anche di tutte le scuole presenti a Magix -una voce stanca ed annoiata interruppe quella fredda di Tecna:la ragazza alzò un sopracciglio leggermente infastidita dall’intervento della Principessa,ma decise di tacere.
-Non sapevo che ci fossero altre scuola qui a Magix -disse leggermente sorpresa la Fata della Natura fissando la perfetta chioma della bionda:quella,all’udire la sua frase,iniziò a tossire divertita.
-Ragazza mia ma dove vivi?-commentò con fare arrogante e facendo degli strani segni con le mani:Musa alzò gli occhi al cielo sorseggiando il suo latte.
- Magix è conosciuta in tutto il mondo,ma che dico in tutta la galassia per possedere le tre scuola migliori di tutte i tempi:Torrenuvola,Fonterossa e Alfea -La mora piegò la testa confusa.
- Alfea,come ben sai,è la migliore scuola di Fate -fece una piccola pausa per spalmare con attenzione la marmellata sul biscotto. Le altre due fate intanto tacevano stranamente.
- Torrenuvola invece è conosciuta per essere la peggiore scuola di streghe-la Fata di Linphea sussultò a quella parole:le streghe sul suo pianeta erano una vera e propria rarità. Comunque la sua attenzione rimase fissa su quel “Peggiore”. Stava per ribattere ,ma la biondina,più veloce,le parò una mano dinanzi alla bocca impedendole di parlare.
-Le streghe oltre a essere ragazze senza alcun tipo di gusto nel vestire hanno una mentalità molto contorta:per loro “peggiore” corrisponde a “migliore”-Flora annuì sorseggiando il suo tè caldo.
-E l’ultima scuola?-a quella domanda  Stella sgranò gli occhi mentre un ghigno si dipendeva sul suo volto.
-Davvero non sai di Fonterossa,bambolina?-una voce sconosciuta alle quattro ragazze le fece voltare. Nel tavolo affianco,seduta in modo scomposto,le stava guardando una strana ragazza:i suoi capelli,di un castano chiaro,erano stati tagliati a caschetto cosa che rendeva ancora maggiore la sua aria di superiorità.
-Tu sei Stella vero?-domandò ignorando le altre ragazze.
-Sì e tu chi saresti?-domandò seccata la principessa alzando un sopracciglio:quella non sembrò badarci.
-Piacere Ilaria,sono una matricola- sibilò allungando la mano,ma Stella la fissò con insufficienza. Flora deglutì nervosamente notando che si trattava della ragazza che il girono prima aveva incontro in corridoio:quella però non degnò neanche uno sguardo alla mora
-Non riesco ancora a capire cosa tu voglia da me- ripeté sempre più seccata.
-Volevo solo conoscere la famosa Principessa di Solaria nonché una delle poche fortune che devono ripetere il primo anno-a quelle parole Musa non riuscì a non trattenere una risata:la fata del Sole e della Luna invece si irrigidì iniziando a giocherellare nervosamente con il suo bellissimo anello.
-Davvero sei una ripetente?-chiese divertita la ragazza dai capelli blu non riuscendo a non ridere.
-Secondo i miei calcoli sono il 2 % delle matricole entrate ad Alfea in cinque anni non riescono a passare il primo anno-aggiunge Tecna che finalmente poteva riprendere tra le sue mani il suo palmare. Stella sbatté nervosamente il pugno sul tavolo.
-Senti oca sei forse intervenuta nei nostri discorsi privati solo per metterti contro di me?-tuonò:La fata di rimando alzò con fare provocatorie le spalle.
- Fonterossa è la scuola che tutte le fate di Alfea puntano:devi sapere che lì si allenano i ragazzi più belli di tutti i mondi!-a quelle parole  i suoi occhi cambiarono e si fecero più ardenti:Musa scosse la testa.
-Sapete che hanno detto che ogni anno organizzano delle spedizioni e delle missioni combinate tra le Fate e gli Specialisti- aggiunse una vicina di Ilaria dai capelli blu
-Davvero Stella?-domandò curiosa la fata della Natura fissando la bionda:quella di rimandò assunse un sorrisino divertito.
-Posso solo dirvi che quando andrete a Fonterossa vi rifarete gli occhi ragazze:ma comunque tranquille,di solito non guardano le ragazze come voi- Tecna alzò gli occhi al cielo:sapeva perfettamente a cosa alludesse la bionda
-Se sono  tutti come quello di ieri sera allora puoi anche tenerteli-tutte si girarono nella direzione di Musa che girava nervosamente il cucchiaino nella sua tazza. Una smorfia perfida si dipinse sul volto della biondina.
-Quale ragazzo?-domandò,ritornando nel mondo reale,la Fata della Tecnologia.
-Ti riferisci forse a Riven?Ragazza se ti piace te lo cedo volentieri:tra noi due non vi è nulla di serio se non puro,semplice sesso,come con tutti gli altri ragazzi-commentò divertito Stella:all’udire l’ultima parola Flora si vergognò tremendamente.
-Non vorrei quel coglione neanche se fosse l’ultimo uomo sulla terra-
-Ma la sentite? Devo ammettere che sei proprio cotta!-continuò Stella limandosi le unghie con noncuranza:Musa sbatté rabbiosa il pugno sulla tavola.
-Però se vuoi che ti guardi devi assolutamente fare qualcosa per … tutto questo -aggiunse indicando schifata la ragazza. A quel punto,sotto lo sguardo preoccupato delle Fate della Tecnologia e della Natura,la  ragazza si alzò furibonda in piedi. I suoi occhi fulminarono la coinquilina che non sembrò curarsene.
-Senti principessina dei miei stivali io non sono assolutamente come te!-
-Bella,ricca e stupenda?-la interruppe la Fata di Solaria
-No! Puttana,odiosa e demente! Non mi importa assolutamente chi ti scopi,ma vedi di non portarli mai più nella nostra stanza perché mi ci vuole un attimo ad andare da Griselda e dirle tutto! Quindi vedi di contenere i tuoi atteggiamenti da gattina in calore-Stella si morse il labbro irritata dalle parole della ragazza:fece cadere la lima a terra e iniziò a incenerire la Fata della Musica che non accennava ad abbassare il volume.
-E poi ricordati che io non potrei mai innamorarmi di un ragazzo così …..-purtroppo non riuscì a concludere la frase che sentì una mano fredda e sicura sulla sua schiena.
-Ragazze non pensate anche voi che sia meglio non arrivare tardi alla vostra prima ora di lezione?-domandò sistemandosi scorbutica gli occhiali l’ispettrice. Musa,dopo aver digrignato i denti,corse fuori dalla sala:Tecna subito la seguì e a Flora non rimase che rivolgere uno sguardo di rimprovero alla bionda che si limitò ad alzare le spalle stizzita.
-Allora andiamo in aula?-domandò imbarazzata senza riuscire a fissare negli occhi la Principessa:quella sbuffò prima di parlare.
-Senti bella se questo tuo atteggiamento da tenerona e svampitella funziona con i ragazzi sono affar tuo,ma vedi di non trattarmi come se fossi una demente:con me non attacca e cerca di guardarti le spalle- grignò prima di uscire dalla sala lasciando al mora completamente spiazzata

 

 

Bloom camminava spedita lunga la strada a lei così tanto conosciuta:ogni giorno,dal lunedì al venerdì,la percorreva oramai da anni armata di zaino. Guardava divertita i suoi piedi che velocemente si alternavano uno davanti all’altro stando attenta a non andare a sbattere contro qualche altra persona. Ad un certo punto,davanti a  un bivio,si fermò indecisa. Portò dietro all’orecchio il ciuffo ribelle che quella mattina non voleva restare a posto ed estrasse  dalla sua tasca posteriore il cellulare rosa appena regalatole dalla nonna per i suoi diciotto anni.
-Sta forse aspettando qualcuno?-domandò una voce calda dietro a lei:la ragazza,sorpresa,si spaventò,ma girandosi riconobbe il viso amico.
-Andy sei un cretino! Lo sai che mi hai spaventato?-lo sgridò tirandogli una pacca sul petto:quello iniziò a ridere.
-Sono proprio curiosa di sapere se mi trovi un tuo fenomeno da baraccone personale-commentò mettendo il broncio e incrociando le braccia:il ragazzo la scrutò per un secondo,ma poi fece scivolare la sua fredda mano alla ricerca di quella calda di Bloom.
-Non sapevo di avere una ragazza così suscettibile-la derise lui accarezzando le sue guancie,calde come la mani:era una caratteristica che aveva sempre amato della ragazza quella di essere sempre bollente.
-A proposito grazie per essere venuto,di nuovo-e a quelle parole gli diede un veloce bacio sulle labbra.
-Vuoi andare di nuovo in biblioteca?-domandò serio il musicista che era perfettamente a conoscenza dei sogni che circolavano nella mente della sua fidanzata. Oramai la figura eterea e mascherata era diventata una fissazione per la rossa. Quella,all’udire la sua domanda,chinò il capo giocherellando nervosamente con le mani.
-Sta notte l’ho sognata di nuovo! Non è una coincidenza!Andy io sono sicura che da qualche parte vi è la risposta che sto cercando:io devo sapere come mai sa il mio nome e soprattutto di chi si tratta!Io sento che c’è qualcosa che mi sfugge,qualcosa che devo assolutamente scoprire-parlò decisa e il musicista riconobbe la sua ragazza testarda e decisa.  Era sicura di quello che voleva e soprattutto di quello che stava dicendo.
-Già la scorsa settimana non sei andata a scuola per lo stesso motivo:non credi di esagerare?-
-Non sapevo di avere al posto del fidanzato una seconda mamma-lo schernì le facendogli una linguaccia.
-Bloom,sono serio:mi preoccupo per te,io-
-Sì questo lo so amore e di questo te ne sono grata:ma ora ho altro a cui pensare,più importante della scuola sicuramente ….Mi aiuterai quindi?-domandò fissandolo intensamente con i suoi occhi azzurri:Andy alzò un sopracciglio ancora non definitivamente convinto.
-Va bene tanto oggi ho le prove al Fruit Music Bar nel pomeriggio -Bloom stava per esultare,ma lui la bloccò con un dito sulle labbra rosse e morbide.
-Però devi promettermi che domani interrompiamo le ricerche-
-Grazie,grazie,grazie!-esultò la rossa abbracciandolo teneramente.
-Ti amo-mormorò lui beandosi del fantastico profumo di vaniglia emanato dai suoi capelli così inusuali.
- Anch'io – rispose di rimando la figlia di Vanessa questa volta molto meno convinta e decisa. Dai suoi occhi azzurri,così diversi da quelli dei suoi genitori, trasparì una nota di malinconia.
     



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Capitolo 3
*** L'incontro misterioso e il bacio nel vento ***


 

Il sole si fece sempre più basso e ben presto le tre scuole poterono bearsi di uno stupendo tramonto:un uomo,dai lunghi capelli argentei, uscì sul balcone che si trovata nella torre più alta di Fonterossa. Fissò sotto di sé i nuovi studenti che per la prima volta stavano affrontato il loro allenamento con gli insegnanti:sorrise teneramente guardando i loro occhi ricolmi di speranza e determinazione.
 Sapeva perfettamente quanto fosse dura la scuola in cui lavorava come Preside,ma allo stesso tempo era in grado di regalare molte soddisfazioni. Molti di loro avrebbero lasciato,altri si sarebbero arresi,ma alcuni di loro sarebbero diventanti i migliori Specialisti di tutto il mondo fatato. I suoi occhi stanchi fissarono il sole che stava scomparendo sempre di più:sentiva perfettamente il suo telefono che squillava dentro al suo ufficio. Sapeva ancora più perfettamente da chi provenisse quella chiamata:dalla sua grande amica Faragonda. Oramai in tutta Magix si era sparsa la notizia dell’abbandono di suo nipote Helia:l’unico parente rimastogli dopo la morte di suo figlio e di sua nuora. Strinse ancora con più decisione l’antico bastone da cui non si separava mai:sentiva la bocca farsi sempre più secca mentre nella sua mente riaffioravano i ricordi. Sentiva ancora perfettamente la voce del nipote che senza spiegazioni gli aveva annunciato la sua prossima partenza senza dire niente d’altro. Non sapeva il motivo per cui il migliore allievo aveva lasciato la sua scuola,non sapeva dove fosse andato,non sapeva se l’avrebbe più rivisto.
 La cosa che più l’aveva ferito era stato il suo tono:freddo ed estremamente distaccato. Un sorriso amaro si dipinse sul suo volto rugoso:dopotutto cosa poteva aspettarsi? Era da sempre stato un nonno estremamente severo:aveva obbligato il giovane ad abbandonare la sua più grande passione, la pittura, che lui giudicava un inutile perditempo. L’aveva obbligato ad allenarsi giorno e notte per farlo diventare ciò che lui voleva:il più grande Specialista che Magix avesse mai visto. Aveva provato,con il tempo, ad avvicinarsi a lui, a dargli l’affetto che i suoi genitori non avevano potuto dargli,ma evidentemente aveva fallito: aveva fallito non come insegnate,ma come nonno. Una lacrima scivolò lungo la sua guancia andandosi a frantumare sul giallo pavimento del balcone. All’improvviso sentì qualcuno che si schiarì la voce dietro di lui:si voltò incontrando un viso estremamente amico
-Codatorta!-mormorò sorpreso di vederlo.
-Mi scusi Preside se l’ho disturbata,ma ho sentito il telefono del suo ufficio che squillava insistentemente- replicò quello mortificato. Il vecchio scosse la testa
-Hai fatto bene,grazie-replicò rientrando nella stanza.
-Ora puoi andare-continuò afferrando la cornetta del telefono. L’insegnate accennò un inchino prima di dirigersi verso la porta.
-Pensa che sia lui?-bisbigliò prima di richiudere la porta dietro di lui.
-Sicuramente no Codatorta,sai come è fatto-continuò il Preside. Quello annuì impercettibilmente e finalmente lasciò la stanza.
-Saladin-una voce severa e famigliare fu udita dal suo orecchio appena il vecchio rispose alla chiamata.
-Finalmente ti sei degnato di rispondermi-continuò senza lasciare tempo all’amico di ribattere.
-Mi hanno appena riferito di Helia … io non so che cosa dire se non che sono addolorata della notizia-replicò ancora. Saladin sorrise
-Tranquilla,sono contento di sentirti amica mia- replicò lui
-Ti ha detto dov…-
-No- rispose lui secco:la donna dall’altra parte della cornetta iniziò a camminare preoccupata.
-Ora ti devo lasciare, devo tenere un discorso prima della festa-disse cercando di scacciare via i pensieri
-Ok allora ti lascio-
-Ci sono novità per quanto riguarda la desert…-
-Ora hai altri pensieri per la testa:domani io e la Griffit ti diremo gli sviluppi della situazione-tagliò corto la donna
-Allora ci vediamo sta sera Faragonda- concluse lui. Stava per riattaccare quando udì di nuovo la voce dell’amica
-Ah Saladin vedrai che se la caverà,è un ragazzo in gamba- disse lei prima di concludere la telefonata.

 

Flora camminava svelta per il bosco limitrofo alla scuola delle Fate:era stata la cosa che l’aveva a pieno convinta a studiare in quell’edificio così lontano da casa. Le piante,le uniche che in quel momento le sembravano amiche,la facevano sentire estremamente a casa e la loro tranquillità placava l’animo tormentato della mora. Oramai il sole era completamente sparito e Flora riusciva con difficoltà a catalogare le nuove specie di piante che stava incontrando su quel pianeta sul suo quaderno:lo chiuse leggermene seccata ricordandosi che quella sera si sarebbe svolta l’evento mondano aspettato da tutte le ragazze, tranne lei ovviamente.  Gli schiamazzi le fecero tornare in mente che doveva rientrare per prepararsi prima che gli allievi di Fonterossa arrivassero. Portò delicatamente i capelli dietro l’orecchio accarezzando dolcemente la pianta che più l’aveva affascinata: l’aveva cercata sui suoi libri e aveva scoperto che si trattava di una Bella di Notte. Toccò delicatamente i suoi fiori ancora chiusi mentre sentiva il suo cuore fremere dalla voglia di aspettare lì fino a notte fonda cioè fino a quando i fiori non si fossero schiusi: uno dei professori che aveva conosciuto,Palladium, le aveva detto che questi erano tra i più belli del mondo. Degluitì leggermente delusa per il fatto che l’aspettava la festa:purtroppo doveva lasciare la pianta proveniente dalla Terra e dirigersi ad Alfea.
-Ci vediamo piantina e mi raccomando: domani ti prometto che ritornerò solo per vederti-disse amorevolmente accarezzandola e beandosi delle onde positive ricevute a ringraziamento. Ad un certo punto sentì in lontananza le piante muoversi segno che non era sola: gli alberi però non sembravano terrorizzati dalla presenza che sembrava quasi conosciuta a loro. La mora si morse il labbro nervosa: cosa avrebbe dovuto fare? Trasformarsi da fata aspettandosi il peggio?  Scosse la testa:se le piante non si preoccupavano perché avrebbe dovuto farlo lei? Strinse con forza i pugni
-Chi c’è?-domandò con un improvviso coraggio. Non ottenne però alcuna risposta.
-Sappi che sono una fata e non ho paura di te-continuò lei cercando di farsi forza:sentiva le mani farsi sempre più sudate ed agitate. Ad un certo punto la figura si fece sempre più nitida e Flora potè osservarla con attenzione.
-Chi sei?-domandò al ragazzo comparso davanti a lei:era molto alto e lunghi capelli blu,raccolti in una coda,gli ricadevano su una spalla. Lui increspò le labbra posando  a terra una specie di borsa che sembrava molto pesante:sicuramente si tratta di qualcuno di passaggio.
-Scusami non volevo spaventarti-disse lui serio fissandola come incantato:Flora era profondamente attratta dagli occhi del ragazzo,di un blu profondo,che erano pieni di tristezza. Era uno sconosciuto eppure sapeva,dentro di lei,che non le avrebbe fatto del male.
-Sono Flora- mormorò la ragazza senza che lui lo chiedesse avvicinandosi sempre verso di lui
-Flora? È un nome bellissimo- replicò il ragazzo:la fata sentì avvampare. Intanto Helia non riusciva  a capire come mai non riuscisse a staccare gli occhi dalla sconosciuta: sentiva che non si trovava davanti a una ragazza qualsiasi.
-Immagino tu non abbia voglia di dirmi il tuo nome- replicò la mora incrociando le braccia e sorridendo leggermente di fronte a quel ragazzo così schivo.
Lui non rispose,ma si limitò a sorriderle e questo bastò per eliminare ogni imbarazzo tra loro.
-Come mai stavi parlando con una pianta?-domandò incuriosito lo straniero sedendosi a terra,stanco. Flora si morse il labbro:evidentemente l’aveva osservata per molto più tempo di quanto pensasse.
-Devi sapere che si tratta della Bella di Notte,un pianta i cui fiori…-
-Si aprono solo a mezzanotte-continuò il ragazzo:Flora si sorprese.
-Sei anche tu un appassionato di piante?-chiese interessata sorridendo. Lui,di fronte a quel sorriso così inaspettato,sembrò bloccarsi per un secondo fissandola con attenzione. La fata si sentì strana:lo sguardo di quel ragazzo non era come quello di Riven. Di fronte a lui non provava imbarazzo
-Ho ricevuto una buona educazione e in eredità da mia madre la passione per la botanica-replicò il giovane. I suoi occhi si spensero per un secondo e la mora si maledisse di aver fatto la domanda. Ad un certo punto il rumore di alcune campane si impadronì del silenzio del bosco fatato:la Fata si alzò di scatto.
-Oh no sono in super ritardo!-mormorò fissando la scuola in lontananza che si riempiva di luci.
-Sei una fata di Alfea?-domandò curioso il giovane. Lei annuì
-Tu di Fonterossa?-domandò.
-No,sono solo uno  che viaggia- rispose
-Io dovrei andare-mormorò la mora impercettibilmente:sentiva qualcosa però dentro di lei che le diceva di restare.
-Ti rivedrò?-domandò senza pensarci:si morse la lingua per quella domanda così poco da Flora. Lui rimase colpito da quella domanda ma poi sorrise dolcemente di fronte a quella ragazza così… così.
-Mi dispiace,ma devo andare avanti con il mio viaggio-replicò e notò un velo di delusione sul volto della mora.
-Ma sono sicuro che ci rivedremo Flora-la fata rimase immobile:gli occhi color blu erano così vicini ai suoi che ci si poteva specchiare. Il suo naso era completamente rapito dal suo profumo,il più buono che lei avesse mai sentito, mentre il suo cuore iniziò ad accelerare causa la troppa vicinanza. Provò a dire qualcosa,ma le parole le morirono in gola. Lui accarezzò dolcemente la sua guancia prima di regalarle un dolce bacio su di essa. Il cuore di Flora per un secondo si fermò e tutto il bosco sembrò tacere.
-E non vedo l’ora che sia quel momento- concluse riprendendo la sua sacca:rivolse un ultimo sguardo alla ragazza che ancora sotto shock non riusciva a muovere neanche un muscolo e si allontanò nel buio della foresta. Oramai sola la fata si portò delicatamente la mano sulla guancia scarlatta precedentemente baciata:il suo battito non accennava a calmarsi. Sorriso dolcemente prima di rivolgere un’ultima occhiata al punto in cui il ragazzo era scomparso.
-Ci conto-mormorò flebilmente prima di correre,per di fiato,verso la scuola:il sorriso intanto non accennava a voler lasciare il suo volto.

 

 

 

-Uff- un sospiro spazzò via lo strano silenzio che quella sera aleggiava per Torrenuvola:la scuola delle streghe,nota per la poco disciplina delle sue allieve,quella sera era completamente silenziosa. Eppure quella sera non era una sera come le altre:quella era la sera che faceva nascere ancora di più l’in-amicizia tra le tre scuole:la sera in cui la festa di inizio anno era riservata solo per gli allievi di Fonterossa ed Alfea. Stormy digrignò i denti avvicinandosi alla grande vetrata della loro stanza: il suo sguardo era completamente riservata alla scuola di Fata che quella sera si illuminava con luci sgargianti.
-Già le odio-mormorò. Darcy,a quella affermazione,alzò finalmente gli occhi dal libro che stava leggendo sistemandosi gli occhiali.
-In effetti meriterebbero una bella lezione,ma ricordati che siamo qui per un motivo-disse seria ritornando a guardare le pagine ingiallite: Stormy alzò gli occhi al cielo… odiava quando la sorella faceva così.
-Lo so ma...- ma la strega non potette concludere la frase che l'altra le fece segno di stare zitta. Si avvicinò lentamente al suo letto osservandola chiudere gli occhi e iniziare a respirare violentamente
-Per me è inutile che perdiamo tempo: dovremmo andare dalla Griffin e non restare qui a perdere tempo-
-Lo sai che sarebbe inutile-
-Perchè l'ha detto lui immagino-ma Darcy a quella provocazione si limitò a lanciarle un'occhiataccia
-Ora stai zitta. Lo sento, sta per arrivare- concluse concentrandosi e limitandosi a mettere le mani delle tempie. L'ultima cosa che udì fu un sospiro di Stormy prima di esser inghiottita dal buio.


 

 

-Bloom,Bloom-una voce materna fece aprire lentamente gli occhi alla ragazza dai capelli color fuoco:sentiva la testa pesante e il collo dolente. Alzò leggermente il capo dal libro su cui,inavvertitamente , si era addormentata:con leggera irritazione scostò la chioma del volto mentre cercava,nonostante il buio, di mettere a fuoco la figura che poco prima l’aveva chiamata.
-Clara?-mormorò con la voce ancora impastata dal sonno alla donna dai lunghi capelli neri:quella le sorrise dolcemente.
-Tesoro ti sei di nuovo addormentata in biblioteca ed oramai sono le sette,l’orario di chiusura- disse quella con tono materno:a quelle parole la ragazza sgranò gli occhi.
-Oddio scusami tanto,mi ero solo appisolata-rispose mortificata ritirando tutte le sue cose e notando che oramai il luogo era completamente vuoto.
-Sei sicura di stare bene? In questi ultimi giorni ti vedo estremamente stanca-continuò la donna di fronte alla rossa che cercava di raggruppare tutte le sue cose:lei,di fronte a quel gesto estremamente gentile,si fermò un attimo sorridendole sinceramente.
-Tranquilla è solo stanchezza passeggerà- concluse allontanandosi quasi correndo vero l’uscita:l’ultima cosa che udì fu un sospiro da parte della bibliotecaria.
Bloom alzò gli occhi al cielo constatando che oramai il sole aveva abbandonata Gardenia:sospirò leggermente intristita prima di rimettersi a camminare. La sua mano,velocemente, tirò fuori dalla tasca del suo maglione il cellulare:storse la bocca in una smorfia constatando che sia i suoi che Andy avevano provato a chiamarla più volte. Sospirò aspettandosi già le ramanzine da parte i suoi genitori e del suo fidanzato. Ad un certo punto si fermò:senza rendersene conto era giunta sull’unico ponte pedonale della sua amata città. In lontananza,a livello del mare,il sole stava tramontando:oramai era pressochè sparito ma riusciva a regalare ancora l cielo mille sfumature di arancione. Bloom sorrise dolcemente di fronte a quello spettacolo sentendosi in pace:ad un certo punto però all’arancione del cielo si sovrappose una maschera e una figura angelica… la stessa che ogni giorno compariva nei suoi sogni. La testa iniziò a girarle e a fatica riuscì ad aggrapparsi ad un panchina:la testa intanto continuava a farsi sempre più pesante. Questa volta tutto intorno a lei si fece nero e solo una voce risuonò
“Se vogliamo essere un gruppo allora dovremmo avere anche un nome”
Deglutì nervosa; questa sembrava la sua voce
“Che ve ne pare di Winx?”
La ragazza scossa la testa con decisione: era sicura di non aver mai sentito questo nome in vita sua.
-Winx,ma cosa significa Winx?-mormorò con l’affanno. Non riusciva a capire e la testa si faceva sempre più pesante,ma lei voleva capire.
“Niente,solo Winx” mormorò quest’ultima sua voce nella sua mente e Bloom,di fronte a all’ultima frase,perse tutti i sensi cadendo a terra. Oramai intorno a lei tutto si era fatto buio.

 

Tecna sbuffò; aveva passato gli ultimi trenta minuti a sbuffare eppure in quel frangente non poteva fare che questo. Odiava le feste: in realtà odiava qualsiasi evento mondano che trovava da sempre un’unitile spreco di  tempo. Lei era venuta ad Alfea per diventare una degna fata per il suo pianeta,Zenith,non per amoreggiare con i ragazzi,esseri infantili e di basso intelletto. Alzò un sopracciglio mentre,seduta nel salottino delle loro stanze,osservava Musa che,con sguardo corrucciato,continuava ad ascoltare a tutto volume la musica attraverso le sue cuffiette. Dall’altra parte del salottino Stella,la coinquilina con cui andava meno d’accordo,si stava riprovando per l’ennesima volta un vestito: Tecna aveva provato a consigliarla,ma la moda non era di sicuro il suo argomento forte. Così,muta,aveva continuato a osservare la bionda cambiare outfit senza essere mai contenta. Alzò gli occhi al cielo domandandosi dove fosse Flora:la ragazza mora per lei era ancora un mistero. Era tremendamente timida e schiva e completamente diversa da lei.
-Allora che ne dici?-domandò per l’ennesima volta la Principessa affacciandosi dalla porta della sua stanza. Tecna la osservò con poco interesse:questa volta indossava un bellissimo vestito rosso con un enorme spacco sul seno. Fece una smorfia osservando quanto poco coprisse quell’abito,ma dopotutto aveva già capito quali fossero gli interessi dell’altra fata.
-Bello-mormorò con poco entusiasmo mentre la bionda batteva leggermente irritata il piede sul pavimento
-è la stessa identica cosa che mi hai detto degli ultimi trenta vestiti … Possibile che tu non sappia dire altro?-continuò alzando la mani esasperata:Tecna si morse il labbro per non rispondere.
-Non è colpa sua se non è esperta in vestiti da zoccola-questa volta,questo commento così tagliente,non provenì dalla bocca della fata di Zenith.
-Come scusa?-disse cercando di mantenere la calma la bionda:Musa sorrise trionfante.
-Hai capito benissimo invece- replicò sistemando sul tavolino più vicino il suo ipad.
-Come osi pidocchiosa ragazza?-replicò la bionda avvicinandosi all’altra:Tecna iniziò a sudare freddo.
-Devi sapere che io e Tecna abbiamo molti interessi a differenza tua che sei solo specializzata nello saper scopare con tipi di dubbio gusto-Stella intanto fiumava di rabbia.
-Sono sicura che nessun ragazzo abbia mai avuto il coraggio di sfiorarti anche solo con un dito.
-Ora basta,smettetela- le interuppe la ragazza.
-Hai ragione Tenca;con persone con così poca importanza è inutile discutere- tagliò corpo la bionda dopo aver guardato con aria di sfida la Fata della Muscia: Tecna rivolse uno sguardo alla coinquilina la quale oramai aveva la rabbia in corpo che per tutta risposta si diresse verso la loro camera sbattendo la porta
-Cosa è successo?-una voce flebile e leggermente preoccupata fece destare la fata di Zenith. Flora la stava guardando interdetta dallo spettacolo che aveva appena osservato.
-Io vado a farmi un giro prima che inizi la festa-tagliò corpo lasciando la mora con un mucchio di domande.

 

 

Faragonda stava passeggiando per i corridoi desolati della sua scuola:sentiva alla perfezione gli schiamazzi delle ragazze proveniente dalle loro stanze e le prime navicelle proveniente da Fonterossa. Eppure qualcosa la turbava:un altro anno stava per iniziare e tutto sembrava come ogni altro primo girono passato,ma qualcosa nell’aria era diverso. Non riusciva a togliersi questo cruccio e più ci pensava più le sembrava di impazzire:in più la sua mente era preoccupata per i recenti fatti anormali che stava coinvolgendo il mondo magico. Scosse la testa con decisione:sapeva perfettamente che vi era un luogo e un tempo adatto per ogni cosa e sicuramente quello non era il momento giusto per pensare  a quelle cose. Il giorno dopo si sarebbe ritrovata con Saladin e la Griffit per parlare degli avvenimenti e in quel preciso istante l’unico pensiero che doveva importarle era di assicurare una fantastica festa alle sue allieve. Girò l’angolo per dirigersi verso il su ufficio,ma per sua sfortuna andò a sbattere contro qualcuno.
-Mi scusi tanto-mormorò imbarazzata una voce maschile.
-Tranquillo ragazzo non è successo niente di grave-mormorò amorevolmente la donna risistemando gli occhiali sul naso.
-Le  porgo nuovamente le mie scuse,preside Faragonda,ma mi sono perso per la sua scuola e stavo cercando i miei compagni-continuò quello facendo un inchino regale:lei sorrise di fronte alla gentilezza di quello che doveva essere un allievo di Foterossa.
-Immagino tu voglia arrivare nella sala principale; prosegui ancora per quel corridoio e arriverai alla destinazione designata- replicò lei allungando il suo lungo dito verso un corridoio:il biondo,riconoscente,la ringraziò nuovamente.
-Ora vai che se no farai tardi e mi raccomando cerca di divertirti questa sera,Sky- disse senza pensarci l’anziana fata:lui la guardò leggermente esterrefatto come sorpreso del nome da lei pronunciato.
-Veramente, Preside,il mio nome è Branon- replicò poco convinto
-Scusami tanto,non mi sono resa conto di quello che stessi dicendo-concluse abbozzando un sorriso:il biondo la salutò educatamente prima di ripercorrere,ancora leggermente stranito,il corridoio da lei precedentemente indicato. Faragonda si portò una mano alla tempia quando fu sola:come mai aveva chiamato in quel nome quel ragazzo? Era sicura di non averlo mai visto in vita sua eppure era così famigliare come se ci fosse un legame tra di loro. Socchiuse gli occhi mentre questi pensieri  prendevano il soppravvento sulla sua mente:dei flash fecero accelerare il battito del suo cuore. Sei figure di sei fate poco nitide apparvero veloci come un lampo:sentiva la testa girarle e a mala pena riuscì ad aggrapparsi ad una colonna. Da dove arrivavano quei pensieri?
-Preside Faragonda- ad un certo punto una voce la spazzò via dalla mente quelle figure. Si girò leggermente frastornata per osservare la ragazza che la stava chiamando
-Mi scusi se l’ho disturbata-continuò quella
-Ma Griselda mi ha mandato ha cercarla: senza di lei la festa non può iniziare-e la vecchia fata sentì che oramai qualsiasi ricordo di quelle sei ragazze era stato spazzato via.

 

 

Tecna stava percorrendo i corridoi della sua nuova scuola arrabbiata,molto arrabbiata: era venuta ad Alfea per diventare una grande fata eppure i primi due giorni li aveva passati a dover far calmare quelle due strane coinquiline ed ad agghindarsi per una presunta festa. A lei i ragazzi non interessavano,questo c’è l’aveva ben chiaro in mente. Alzò gli occhi al cielo constatando il fatto che si era persa:la festa sarebbe iniziata tra poco eppure lei era completamente decisa a non andarci. Stava ancora rimuginando quando vide in lontananza una figura sospetta,molto sospetta: non riuscì a capir chi fosse causa il grande mantello che celava sia il viso che il corpo eppure trovò quella sagoma estremamente familiare.  Inclinò la testa confusa ricordando quando il giorno prima aveva visto quella stessa figura alla fermata dell’autobus: velocemente si nascose dietro ad un muro pregando di non essere vista.
Ma cosa ci faceva lui lì? E soprattutto aveva cattive intenzioni? Era ancora indecisa sul da farsi quando notò la severa Griselda avvicinarsi a lui. Fece un sospiro di sollievo:sicuramente non era pericoloso. Lo osservò ancora più curioso rivolgere alcune parole con la donna prima di poggiare a terra la sua valigetta,la stessa che aveva il girono primo. La sua curiosità venne ancora più stuzzicata quando lo vide calarsi il cappuccio vedendo finalmente il suo volto:un viso maschile di un uomo sulla trentina apparì sotto al suo sguardo. Aveva lunghi capelli di un blu molto accesso e due occhi molto magnetici:le gote della fata si arrossarono mentre sentì il battito aumentare notevolmente. Scosse la testa dubbiosa:perché si stava comportando in un modo così illogico? Mentre si domandava con se stessa chi fosse realmente quell’uomo notò i due allontanarsi. Senza pensarci decise di ripercorrere la loro strada ma girato l’angolo  andò a sbattere con un’altra figura.
-Attento!-disse leggermente contrariata cadendo a terra e prendendo una botta non indifferente al gomito.
-Scusami tanto,stai bene?-mormorò con voce tremante lo sventrato:lei iniziò a massaggiarsi con dolore il braccio.
-Possibile che la gente non guardi dove sta camminando?-constatò rialzandosi a fatica aiutata da quello che doveva essere un ragazzo della sua età.
-Io non so che cosa dire se non che mi dispiace-replicò lui leggermente imbarazzato abbassando lo sguardo:Tecna diede una veloce occhiata ai capelli color pel di carota del ragazzo e ai suoi grandi occhiali rossi prima di far passare il suo sguardo dietro di lui cercando le due persone precedentemente pedinate.
-Tutto ok?-domandò quello osservandola:Tecna però intanto continuava ad osservare dietro di lui,lungo il corridoio. Sbuffò pensando a quanto fosse stata sfigata nello scontrarsi con un individuo così maldestro.
-Secondo il mio WattPod non ho nulla di grave se non qualche contusione-replicò facendo analizzare il suo braccio da un laser che venne originato dal suo telefono. Il suo interlocutore intanto la guardava estasiato
-Non ci posso credere! Un WattPod di ultima generazione-continuò entusiasta. Tecna alzò un sopracciglio leggermente seccata,
-Veramente questo è un WattPod non solo di ultima uscita,ma unico al mondo:ciò ho lavorato per mesi per installargli ogni app di ultima generazione-concluse alzando gli occhi al cielo:il ragazzo sorrise imbarazzato.
-Io comunque sono Timmy,un allievo di Fonterossa-disse leggermente titubante porgendole la mano: Tecna la guardò con poco entusiasmo.
-Tecna e ora scusami ma prima che tu mi tamponassi stavo facendo qualcosa di realmente più utile che parlare-concluse acida proseguendo per la strada dove aveva visto per l’ultima volta scomparire Griselda e lo strano uomo. Era talmente concentrata nella sua ricerca che non notò gli occhi dello strano Specialisti rapiti da lei.

 

 

Un applauso fragoroso susseguì al discorso di commiato tenuto da Faragonda: Saladin notò qualcosa di strano nel viso della donna ma decise di tacere per godersi il chiacchiericcio allegro della serata. Flora intanto si stava guardando confusa per la sala: aveva lasciato Stella in camera a prepararsi mentre Musa e Tecna erano uscite quando lei si stava ancora vestendo. Ora era completamente sola e con lo sguardo continuava a cercare le amiche o qualsiasi faccia famigliare. Sentì le mani farsi sempre più umide in mezzo a tutta quella gente mentre la bocca farsi sempre più secca. L rumore della musica si fece molto più alto e molti lasciarono i bordi della sala per ballare:la fata potè finalmente dirigersi verso il buffet per ritrovare ristoro.
-Ero sicuro che ci saremmo rivisti-una voce sensuale fece sobbalzare la ragazza che si girò leggermente sorpresa:Riven la stava guardando con i suoi soliti occhi tenebrosi.
-Ciao…-
-Riven- aggiunse lui:Flora bevve nervosamente.
-Tu sei Flora vero?-domandò estremamente sicuro di sé e lei annuì debolmente
-Un viso come il tuo è difficile da dimenticare-continuò lui allungando la mano per accarezzare il suo volto,ma per fortuna la mano fu fermata da quella di qualcun’altra.
-Riven immagino che mi stessi cercando senza sosta-sentenziò la Fata di Solaria dopo aver rivolto un’occhiataccia a quella della Natura che si sentì profondamente a disagio.
-Ovvio Principessa e con questo vestito sei un vero schianto-
-Non ci provare con me,cafone- ribattè lei secca. La situazione per la Fata di Linphea si stava facendo sempre più imbarazzante e pregò con tutta se stessa in un aiuto divino che arrivò.
-Ehi amico perché non ci presenti queste belle ragazze?-una voce estremamente allegra e sconosciuta fece voltare le fate mentre lo Specialista alzava gli occhi al cielo.
-Tu non sei mio amico principino-sentenziò quello scorbutico: Sky  rise divertito.
-Sì Riven perché non mi presenti questi bei ragazzi?-lo incalzò la bionda osservando con interesse due ei tre ragazzi appena arrivati.
-Piacere Principe di Eraklyon, Sky - disse il moro baciandole elegantemente la mano:Riven schiumò di rabbia.
-Io invece sono il suo scudiero Brandon-aggiunse il biondo sorridendo sinceramente e finalmente Flora,di fronte a quel gesto, si rilassò.
-E io sono Timmy e vengo da Zenith-concluse il ragazzo dagli occhiali:Flora sorrise a tutti loro.
-Perché ci hai tenuti nascosti questi bei ragazzi?-commentò Stella inarcando un sopracciglio.
-Allora tieniteli questi sfigati-tagliò corto il ragazzo allontanandosi velocemente.
-Io comunque sono Stella, Principessa di Solaria; le andrebbe Principe di danzare con me?-disse diretta la bionda allontanandosi con il moro. Flora si trovò in estremo imbarazzo con quei de sconosciuti,ma per fortuna vide un viso amico avvicinarsi a lei.
-Ehi Flora hai visto per caso Musa?- domandò Tecna senza neanche guardare i due ragazzi
-Sei Tecna vero?- chiese Timmy riconoscendo la bellissima ragazza vista poco prima:lei alzò un sopracciglio senza capire.
-Sono Timmy,il ragazzo con cui ti sei scontrata prima;spero che il braccio vada meglio- disse sinceramente mentre Tecna continuava a guardarlo di sbieco
-Si grazie-tagliò corto
-Se stai cercando al tua amica posso darti una mano io-continuò con incredibile coraggio:la fata  alzò le spalle noncurante
-Se ci tieni tanto…- continuò per pi ritornare a cercare l’amica in mezzo alla folla.
-Comunque non ho ancora capito come ti chiami-disse una voce gentile:Flora lo guardò sorpresa.
-Io sono Flora- disse quasi sospirando:lo scudiero del Principe strinse con carica la sua mano e le sorrise.
-Allora visto che entrambi abbiamo perso i nostri amici che ne dici di andare a mangiare qualcosa o di andare a ballare?-disse,ma la ragazza continuò a stare in silenzio
-Giuro che ho solo buone intenzioni-continuò il biondo ridendo e a quella risata Flora decise d'accettare l’invito del ragazzo


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Capitolo 4
*** Imparare ad amare ***


 
 
“Bloom,Bloom”
Dolci parole risuonarono nelle orecchie della rossa
“Bloom,Bloom”
La ragazza aprì con difficoltà gli occhi sicura di ritrovare davanti a lei la misteriosa figura.
 -Sei tu vero?-domandò sicura della risposta:la figura angelica sorrise accarezzandole dolcemente il viso.
-Ho bisogno di risposte-continuò cercando di rimare seria:sentiva uno strano calore scorrerle nelle vene,una sensazione difficile da descrivere a parole.
-Ho bisogno di risposte Daphne-a quelle parole si portò una mano alla bocca:come l’aveva chiamata? Anche la donna eterea rimase per un secondo immobile,con gli occhi sgranati,ma dopo poco il suo solito,dolce e,per Bloom,sicuro sorriso ricomparve.
-Ti sei ricordata,piccola mia- mormorò commossa,ma la rossa sembrò non capire.
-è il tuo nome?-sussurrò e la donna annuì
-Ma come faccio a saperlo?-
-Bloom, il mondo è sbagliato-sentenziò con fare serio
-Il mondo è profondamente sbagliato:tutto questo è già successo,tutto questo è già accaduto,ma in una mniera  completamente differente-
-In questo mondo?-la interruppe l’adolescente che aveva sempre più mal di testa,come un’emicrania.
-No,tesoro mio,non in questo-
-Ma io non riesco a capire-continuò Bloom:Daphne la abbracciò di getto.
-Mi dispiace Bloom,mi dispiace tanto,ma non è il mio compito questo:posso solo dirti di continuare ad aggrapparti ai ricordi,a non dimenticare ...-sentenziò asciugando le lacrime che intanto scendevano copiose dagli occhi della sorella.
-Quali ricordi?-
-Non posso dirti altro mi spiace,ma tornerò, presto. Ricordati Bloom che tu sei speciale,non scordartelo mai- E detto questo  il buio rapì nuovamente la strana figura
-Ti prego Daphne non lasciarmi-mormorò nel pianto la rossa ma le sue parole sembrarono morirle in gola.
“Ehi mi senti?Stai bene?” un volto maschile si sovrappose al viso della donna con la maschera:l’adolescente sbattè con forza gli occhi cercando di mettere a fuoco la figura.
-Tutto apposto?-continuò il ragazzo aiutandola a sedersi.
-Penso di sì,grazie… ma cosa è successo?-biascicò Bloom tenendosi con forza la testa che le doleva sempre più.
-Penso che tu sia svenuta-rispose lo sconosciuto con voce tranquilla: la ragazza osservò leggermente perplessa i suoi lunghi capelli blu.
-Probabilmente è stato un calo di zuccheri-ipotizzò il suo interlocutore e finalmente Bloom riuscì a mettersi in piedi.
-Scusami veramente,non so cosa mi sia successo,ma grazie per avermi aiutato-
-Figurati,non mi hai recato alcun disturbo se non un bello spavento-rispose chinandosi a raccogliere i libri buttati a terra in modo confusionario:i suoi occhi blu furono però rapiti da un libro in particolare.
-“Le fate esistono davvero” -lesse senza pensarci il titolo ad alta voce:Bloom,rendendosi immediatamente conto di quanto risultasse imbarazzante,arrossì.
-Credi nelle figure magiche?-
-Ehm è per una ricerca,è per scuola-mormorò più a sé che al ragazzo rubandogli il libro di mano
-Ora dovrei andare-concluse in tutta fretta recuperando le sue cose da per terra
-Sei sicura di farcela?-ma non riuscì neanche a finire la domanda che la ragazza aveva già fatto cenno di sì con la testa.
-Potrei chiederti un favore?Mi puoi indicare un hotel non troppo costoso nelle vicinanze?-solo in quel momento Bloom si accorse del grande borsone che il suo interlocutore portava con sè.
-Sei venuto a trovare qualcuno?-domandò forse troppo spavalda
-In realtà sono solo di passaggio:sono in viaggio-
-Da solo-concluse da sola la rossa e al coetaneo non rimase che annuire.
-Se devo essere sincero il mio piano è quello di restare qui a Gardenia per un paio di mesi… sai sono un pittore-disse leggermente imbarazzato e grattandosi la testa:Bloom lo continuò a fissare. Aveva un comportamento così gentile e pacato che non riusciva a vedere in lui cattive intenzioni.
Si morse per un secondo il labbro,ancora indecisa:non sapeva come mai ma sentiva di avere un collegamento con quel ragazzo. Si portò una mano all’altezza del cuore che batteva ancora forte:le parole di quella Daphne continuavano a rimbombarle in testa. In più,quei due occhi blu e profondi sentiva di averli già visti,in un suo sogno.
-Ehi non dirmi che stai per ri-svenire?-la sua voce  riscosse Bloom dai suoi pensieri
-No scusami,stavo pensando- il ragazzo continuò a non capire.
-Visto che mi hai appena detto che vuoi fermarti per un po’ di tempo qui potrei offrirti un’alternativa decisamente più economica,caro il mio pittore-
-Mia madre sta mettendo in affitto un piccolo appartamento sopra al suo negozio di fiori:non è grandissimo,ma sicuramente è più economico che pagarsi un Hotel-il ragazzo si illuminò alle sue parole.
-Lo sai vero che stai offrendo una sistemazione ad un perfetto sconosciuto?-la rossa sorrise divertita
-Probabilmente è stata la botta-entrambi risero di gusto alla sua affermazione.
-E comunque-aggiunse
-Ho la sensazione,e non prendermi per pazza,di potermi fidare di te-
-Helia- disse serio il ragazzo porgendole la mano:Bloom si morse il labbro per poi stringergliela con vigore
-Bloom- rispose allegra.
-Dovrei forse iniziare a considerarti il mio angelo custode,fata Bloom?-alle parole del ragazzo la rossa si sentì gelare
-Come?-le parole però le morirono in gola.
-Beh visto che sei un’appassionata di creature magiche mi è venuto spontaneo dirlo…ho forse sbagliato?-
-No Helia,tranquillo,e comunque era per un compito-concluse ridendo e incamminandosi insieme al suo nuovo-vecchio amico.
 
 
-Shhh sorella fai piano,ci siamo quasi -una voce stridula rimbombò nei sotterrai della più grande scuola di magia di Magix.
-Che ti dicevo? Questo passaggio che collega le tre scuola è abbandonato da secoli ed un tempo veniva utilizzato solo in caso di emergenza- solo rumori di tubature e il rimbombare dei loro tacchi accompagnavano il loro camminare.
-L’uscita per Alfea è in fondo a questa galleria-mormorò Darcy illuminando la mappa.
-Dunque siamo quasi arrivate per fortuna:tutta questa umidità non fa bene per i miei capelli-sentenziò Stormy sbuffando.
-Smettila di lamentarti come un’oca e seguimi;dovremmo essere arrivate-disse digrignando i denti e imboccando delle scale la strega dell’Ipnosi. Finalmente l’oscurità fu spazzata via quando entrarono nei lunghi e illuminati corridoi dell’istituto delle Fate.
-Mi ripeti il piano?- Darcy alzò gli occhi al cielo.
-Come è possibile che io sia così intelligente mentre tu così imbecille? Cerca di non far rumore e aiutami a trovare i doni che gli Specialisti hanno portato per quelle stupide bambine-sentenziò entrando con cautela  nell’ufficio dell’ispettrice di Alfea
-Non dovrebbe essere questo?-bisbigliò la riccia indicando un forziere su cui sopra era stampato il sigillo di Fonterossa.
-Perfetto sorella … questi ovetti incantati sono il modo perfetto per sbarazzarci di quei bambocci-
-Sorellina spero tanto che il tuo piano vada a buon fine-concluse la Strega delle Tempeste dopo aver aperto il forziere e aver sussurrato uno strano incantesimo.
 
Stella si morse il labbro:doveva ammettere con se stessa che quella era una gran bella serata. Fece un sorriso sensuale al principe di Eraklyon prima di ritornare a baciarlo:il corridoio in cui si trovavano era buio e deserto.
“Meglio” pensò dentro di sé pregustando già il “dolce” dopo festa:doveva ammettere che quel principe baciava molto bene e adorava il profumo dei suoi capelli. Lui con bramosia la strinse ancora più a sé cosa che non lascio indifferente la Principessa di Solaria.
-Ehm Sky-  sospirò staccandosi a malincuore dal suo viso
-Che ne dici di salire da me? Tranquillo le mie coinquiline sono tutte a ballare- il ragazzo, a quelle parole,la allontanò.
-Scusami Stella,ma non mi va-replicò sistemandosi il mantello e i capelli:la bionda sentì la rabbia crescere in lei.
-Come hai detto,scusa?-i suoi occhi emanavano saette.
-Mi dispiace,ma non ho nessuna intenzione di darti false speranze:è stato bello per una sera stare con te,ma io sono una Principe,non posso comportarmi così-Stella inspirò cercando di mantenere la calma
-Mi stai forse prendendo per il culo? Guarda che io non voglio niente da te se non quello che ben hai capito -il ragazzo fece per voltarle le spalle.
-E poi cosa centra il fattore Principe? Guarda Sky che anche io sono una Principessa,in caso te lo fossi scordato-
-E infatti si vede proprio da come ti comporti:tutti gli studenti di Fonterossa,dal primo all’ultimo anno,ti conoscono -la fata continuò a non capire.
-Beh sono bellissima,è ovvio che tutti mi conoscano- sentenziò con aria di superiorità :il moro,invece,si mise a scuotere la testa.
-Forse non hai capito Stella che tu a Fonterossa non sei famosa per essere la Principessa di Solaria,ma per i tuoi comportamenti tutt'altro che reali- a quelle parole Stella perse completamente il controllo e tirò con tutta la sua forza uno schiaffo al moro che era di fronte a lei.
-Come ti permetti?-gridò con tutto il fiato che aveva in gola::lo specialista però non perse la calma,anzi continuò a fissarla con occhi decisi.
-Come ti permetti di parlarmi cosi?-stava per ritirare un altro colpo al moro,ma quello le fermò il braccio con forza.
-Lasciami!-urlò cercando di togliere il suo polso dalla sua presa.
-Lasciami brutto stronzo!-continuò oramai in preda alle lacrime:Sky si morse il labbro per poi liberare la presa.
-Sei solo un lurido cretino! Non osare mai più rivolgermi  parola:non sai neanche cosa ti sei perso sta sera-
-Oh ma lo so benissimo,basta chiedere a qualsiasi Specialista che saprà raccontare le tue fantastiche prestazioni sessuali,ma vorrei farti una domanda Stella … Quanti di loro sono tornati? La verità è che l’intera scuola ti considera una ragazza facile,una futura regina che manderà in rovina il suo popolo,sempre se ti diplomerai mai ad Alfea. L’unico che ha avuto il coraggio di tornare è stato Riven,ma sono sicuro che anche un avanzo di galera come lui non tarderà ad abbandonarti per qualche altra ragazza,magari proprio la brunetta che abbiamo visto prima-e senza aggiungere altro si girò di scatto iniziando a ripercorrere il corridoio verso la sala della festa
-Ripetilo se hai il coraggio,ripetilo!-urlò la bionda rimasta qualche metro più indietro
-Ripetilo stronzo così vedrai che tipo di fata sono-concluse digrignando i denti.
-Sai una cosa? Non basta avere un titolo nobiliare per esserlo-e detta questa ultima frase entrò nella stanza da ballo lasciando la fata del Sole e della Luna a terra,in un mare di lacrime e uno strano senso di vuoto.
 
 
-Mi permette un ballo?-Saladin a quella voce così familiare sorrise annuendo.
-La devo prima avvertire che sono un pessimo ballerino-disse ridendo e accettando la mano della Preside.
-Allora è perfetto:neanche io sono un’eccellente ballerina-e detto questo i due presidi si fecero spazio tra gli studenti andando al centro della Sala da Ballo:fecero un cenno alla magica orchestra che iniziò,pochi secondi dopo,a suonare una melodia.
-Che ne pensi?-mormorò Brandon all’orecchio della mora che stava sorseggiando uno strano drink pescato  rigorosamente analcolico.
-Cosa intendi?-domandò senza capire la mora evitando di guardare direttamente il biondo
-Pensi che tra loro ci sia qualcosa?-continuò ammiccando:a quelle parole Flora rise di gusto.
-Non pensavo che lo scudiero di un Principe fosse avvezzo ai pettegolezzi-
-Cosa posso dire se non che ho molti interessi?-replicò Brandon ridendo.
-Ehi Flora-a quelle parole entrambi si voltarono a salutare Musa e Tecna che si dirigevano,a fatica,verso di loro.
-Ma dove eravate finite?-chiese Flora salutando con dolcezza le coinquiline.
-Ragazze scusatemi,ma ora vi devo lasciare- disse Brandon salutando con gentilezza le tre fate dopo aver notato l'entrata funesta del suo migliore amico.
-Scusaci Flora se ti abbiamo lasciato da sola,ma proprio non riesco a sopportare quell’oca di Stella-
-Mentre io avevo un lavoro da svolgere-concluse Tecna prendendo dal tavolo dietro di loro un bicchiere pieno di un intruglio giallastro.
-E Stella?-mormorò Musa
-Si è allontanata poco fa con il Principe di Eraklyon- sentenziò la Fata della Natura.
-Allora sarà sicuramente in buona compagnia-concluse la fata di Zenith
-Ragazze e Ragazzi un attimo di attenzione-la voce del Preside di Fonterossa fece ammutolire tutti gli invitati.
-Noi professori e specialisti di Fonterossa vorremmo sentitamente ringraziarvi per la bella serata che avete offerto-
-Per questo- disse indicando due specialisti,più precisamente Sky e lo Specialista Timmy,
 -Vorremmo ringraziarvi con questo omaggio-a queste sue ultime parole il forziere fu aperto dai due studenti  mostrando il suo contenuto:centinaia di uova color oro brillarono riflettendo la luce del grande lampadario. Tutte le fate di Alfea rimasero  a bocca aperta di fronte a quello spettacolo così inusuale e fatato
-Sono un omaggio per tutte voi signorine-mormorò il Principe di Eraklyon iniziando a distribuire i doni.
-Ragazze io sono preoccupata per Stella:se Sky è qui mi domando dove sia-
-Flora tranquilla,avrà trovato un sostituto al bel moro e sarà da qualche parte a divertirsi con lui-disse Tecna sorseggiando il drink:Flora fece un sorriso tirato.
-Mi dispiace lasciarvi ma preferisco andare a cercarla-e senza aspettare alcuna risposta dalle amiche si allontanò.
 Ad un certo punto però sentì qualcosa,o per meglio dire,qualcuno che la bloccò
-Bambolina dove pensi di andare?-la voce calda e tetra di Riven fece rabbrividire la ragazza
-R-riven-mormorò con voce tremante:quel ragazzo la faceva sentire tremendamente a disagio a differenza dello scudiero del Principe. Il ragazzo senza rispondere la trascinò fuori sul terrazzo:l’aria fresca fece rabbrividire la mora.
-Non puoi più scappare ora-continuò avvicinandosi pericolosamente a lei:la fata provò ad indietreggiare ,ma il braccio dello Specialista la afferrò intorno alla vita:
-Ti prego di lasciarmi-bisbigliò
-Lo sai che sei la fatina più sfuggente che conosca?-e finalmente Flora sentì la presa allentarsi mentre il cuore iniziò a battere sempre più forte.
-E comunque non puoi sfuggirmi se prima non accetti questo don…-ma non riuscì a concludere la frase che un urlo si espanse per tutta la sala:la prima fata che aprì l’uovo fu abbagliata da una luce tetra ed oscura e ,senza aver neanche concluso l’urlo,si tramutò in pietra.
-Attenti è una trappola!-urlò Timmy,ma le sue parole gli morirono in gola poiché la luce colpì anche lui.
-Cosa sta succedendo?-gridò la Fata della Natura provando a correre verso la vetrata che li separava dalle amiche.
-Flora fermati!-la avvertì lo specialista,ma la luce emise un’energia così forte da aprire con irruenza le porte di vetro che  scaraventarono la fata della Natura fuori dal balcone.
-Flora!-gridò il ragazzo prima di trasformarsi in pietro sotto gli occhi spaventati della fata.
 Flora si sentì risucchiare dall’aria e prima di esser raggiunta dalla luce accecante pronunciò un ultimo incantesimo.
Quando si risvegliò una fitta alla caviglia la fece gemere:provò ad aprire gli occhi ma le palpebre le sembravano estremamente pesanti e le ci volle qualche minuto prima di riuscire a sedersi appoggiando la schiena contro un albero.
Si toccò delicatamente la testa mentre sentiva il senso di nausea farsi sempre più debole.
-Dove mi trovo?-domandò a se stessa flebilmente;si sentiva debole,estremamente debole.
Appena appoggiò una mano sul terreno si sentì rinvigorire dalle energie positive della vegetazione attorno a lei. Questo momento durò solo un attimo poiché finalmente si ricordò tutto compresa la sua trasformazione in fata fatta in extremis che le aveva permesso,con le ultime forse rimaste,di non sfracellarsi nel bosco che circondava la scuola . Inspirò per un seconda affossando le dita nell’erba:sentiva chiaramente cosa l’aveva protetta da quello strano incantesimo che aveva colpito tutti gli altri. Una forte energia magica era sprigionata da tutta la vegetazione,lo sentiva chiaramente:evidentemente le storie su quel bosco erano vere. Il bosco di Alfea era anch’esso incantato. Provò ad alzarsi,ma sentì la gamba destra cedere:una smorfia di dolore la costrinse a risedersi. Aveva le lacrime che stavano sempre più facendo capolinea dagli occhi:si sentiva persa e aveva una grande paura di scoprire cosa fosse successo agli altri.
 Ad un tratto sentì gli alberi agitarsi:tutta la vegetazione si agitò e la fata sudò freddo. Sicuramente si trattava di chi aveva architettato il terribile piano. Si morse un labbro pensando a quanto fosse debole e ai suoi scarsi poteri essendo una studentessa solo del primo anno:ad un certo punto i passi si fecero sempre più vicini e alla ragazza non rimase che chiudere gli occhi ambrati preparandosi al peggio.
-Flora cosa ci fai qui?-una voce stridula le fece aprire gli occhi
-Stella sei tu?-mormorò tra le lacrime guardando la sua coinquilina. Provò ad alzarsi ma la gamba la costrinse a ricadere a terra. Senza dire una parola la bionda corse verso di lei aiutandola ad alzarsi.
-Si può sapere cosa ci fai qui? Mi stavi spiando?-disse acidamente la fata di Solaria sorreggendo la mora.
-Stella sono così contenta di vederti-disse la mora abbracciandola:l’altra non fece resistenza.
-Gli altri… noi…-provò a dire tra le lacrime la Fata della Natura,ma sentì ogni discorso morirle in gola:il pianto si fece sempre più forte.
-Già non ti capisco di solito figurati ora che piangi:respira hippy dei miei stivali e raccontami cosa ci fai nel bosco-
 
 
 
 
La scuola di Alfea era silenziosa come non mai:nessun rumore proveniva dalle innumerevoli stanze e tutto sembrava privo di vita. Solo due figure si aggiravano per i corridoi deserti.
-Allora sorella riconosci il mio genio?-la voce stridula di Stormy fece sbuffare la mora:osservò per un seconda la mappa prima di riservare uno sguardo fugace alla sorella.
-Per una volta devo ammettere che avevi ragione,ma non ti ci abituare-replicò girando in prossimità di un piccolo corridoio.
-Per questo io sono la mente e tu il braccio- bofonchiò la strega,ma l’altra non rispose.
-Muoviti lumaca-
-Solo a un genio come me poteva formulare un incantesimo talmente potete  da pietrificare  quei bambocci e le stupide fatine:  a volte mi chiedo cosa si provi ad avere una sorella come me-
-Hai finito di gongolare Stormy? Mi ascolti se ti dico che siamo arrivate?- e detto questo le due streghe si avvicinarono ad un’enorme porta.
-Forza entriamo-disse con tono freddo e vittorioso la riccia avvicinandosi alla porta. Appena la sua mano toccò una delle due porte una potente aurea magica fu sprigionata e la Strega della Tempesta venne sbalzata contro una parete.
-Pensavi veramente che si aprisse così? Non eri tu quella geniale?-domandò la sorella alzando un sopracciglio in tono di sfida:Stormy la fulminò con gli occhi rialzandosi a fatica.
-Ti sei dimenticata forse che  Faragonda ha messo un potente incantesimo a proteggere il suo ufficio? Senza chiave è inutile provare ad entrarci- Stormy bofonchiò qualcosa massaggiandosi la schiena.
-Per fortuna che ciò già pensato io:il nostro piano è andato a buon fine e tutti gli invitati sono stati pietrificati così è stato un gioco da ragazzi rubare la chiave che la Preside tiene al collo-i suoi occhi si scurirono immediatamente mentre dal corridoio compariva una sua sosia con in mano la chiave.
-Posso ricordati che il tuo potere di illusione mi mette tremendamente paura-replicò Stormy prendendo dal duplicato della sorella la chiave prima che quella svanisse.
-Muoviti gallina ad aprire la porta-
Appena entrarono nell’ufficio la porta si richiuse dietro di loro:rimasero a bocca aperta fissando l’enorme vetrata che dava sull’intera Magix.
-Certo che questa preside si tratta bene-ghignò la ricca incrociando le braccia
-Smettila di parlare ed aiutami a cercare quello per cui siamo venute-
-Io..io non so cosa dire Flora:è una situazione troppo grande da gestire per due studentesse del primo anno,dobbiamo assolutamente chiamare aiuto-Stella si rialzò nervosamente scuotendo le mani per l’agitazione.
-Come pensi di chiedere aiuto Stella?Io non posso trasformarmi e tu sei troppo debole vista la mancanza di luce- la bionda alzò gli occhi al cielo:nonostante fossero in una situazione drammatica continuava ad odiare il tono da saputella della mora.
-E allora come facciamo? Io non ritorno in quella scuola visto che sicuramente i colpevoli sono ancora gli dentro-
-Ma non possiamo lasciarli lì! Hanno bisogno di noi!- Flora pronunciò quella frase con tutta la forza in corpo meravigliandosi di un tono così autoritario:la Principessa la guarda per un secondo prima di increspare le labbra.
-Io non rischio la pelle per quella gente-disse in tono deciso
-Stella ti prego,ragiona:non possiamo lasciare la Preside,le nostre compagne,Musa e Tecna in quello stato!-
-Ma non sappiamo neanche che razza di sortilegio hanno subito:ora come ora potrebbero essere tutti morti!-disse quasi urlando la bionda fissando gli occhi color giada oramai pieni di lacrime.
-Io non posso tirarmi indietro Stella,soprattutto non voglio. Dobbiamo provarci almeno-e detto questo provò ad alzarsi:una smorfia di dolore comparve sul suo viso ma riuscì comunque nel suo intento.
-Sei una sciocca a sacrificare la tua vita per loro! E sappi che non ho alcuna intenzione di partecipare al tuo sciocco piano-
-Rispetto la tua scelta ,ma pensavo fossi diversa-replicò con tono duro incamminandosi a fatica
-Cosa intendi?-domandò la bionda cercando di mostrarsi disinteressata
-Pensavo fossi diversa da come ti descrivevano le altre studentesse,pensavo fossi una persona buona- concluse mentre una lacrima le rigava il volto
-Aspetta- oramai erano passati cinque minuti da quando si era incamminata,da sola,verso Alfea
-Non posso lasciarti andare da sola:con la caviglia rotta ci metteresti 3 anni ad arrivare e non vorrei mai che una pelle secca come la tua aspettasse così tanto per una crema idratante- e detto questo fece appoggiare l’amica a sé che la ringraziò con un sorriso sincero.
 
 
 
-Darcy!-un gridò si levò dall’ufficio di Faragonda.la mora si avvicinò alla sorella che con un ghigno indicava qualcosa contenuto nel cassetto della scrivania.
-L’ho trovato sorella,ho trovato la Gemma delle sette Lune!-disse gridando dall’entusiasmo:Darcy la abbracciò.
-Perfetto sorella:grazie al suo potere finalmente riusciremo nel nostro intento,finalmente compiremo il nostro destino-
-Sei sicura di riuscirlo a maneggiare? La Preside avrà sicuramente protetto il gioiello con un potente incantesimo- disse Stormy circondando le braccia della sorella
-Tranquilla Stormy,non ti preoccupare:ho sviluppato i miei poteri cinetici per anni,sarà una passeggiata-e detto questo fissò intensamente gli occhi violacei della riccia:per un secondo non parlarono prima di distogliere nuovamente lo sguardo.
-Stai attenta…-mormorò come ultima cosa la Strega dei Tuoni prima di osservare la mora che cautamente prendeva l’oggetto. Appena un solo dito di Darcy toccò la collana il cui ciondolo conteneva la gemma,la stanza venne illuminata da un luce susseguita da un forte urlo:Stormy venne sbalzata contro la vetrata mentre le urla della sorella si facevano sempre più forti. Quando riaprì gli occhi vide la mora raggomitolata a terra con nel pugno la collana.
-Darcy parlami ti prego!-urlò la riccia scuotendola,ma quella rimaneva immobile con gli occhi sbarrati.
-Darcy mi senti?-continuò scuotendo con più vigore la donne. Ad un certo punto la ragazza si sedette continuavano a mantenere uno sguardo nel vuoto.
-Ehi sono io? Mi riconosci?-mormorò ancora la sorella ,ma Darcy la spinse violentemente via.
-Io ottengo sempre ciò che voglio-bisbigliò la mora alzandosi in piedi ed assumendo un ghigno malefico
-Basta mi ha stancato fatina,ora assaggerai il mio vero potere-gridò mentre un’aura oscura la circondava
-Darcy si può sapere cosa stai dicendo?-
-Stormy come facciamo a liberarci di quelle odiose Winx?-
-Chi sono le Winx? Darcy non ti capisco! Il gioiello ha un incantesimo troppo forte per te,lascialo,ti prego-
-Quando vedrete il mio marchio su tutto il creato allora saprete che il regno di Valtor è iniziato-disse Darcy alzandosi in aria:i suoi capelli si fecero sempre più scuri mentre la sua pelle brillava di un bianco latte.
-Chi è Valtor? Darcy ti prego ritorna in te!-ma le urla della sorelle rimasero inascoltate
-Nessuno può distruggere le Trix,soprattutto non una bamboccia come te Bloom,vedrai di cosa è capace ICY!- e a quelle parole un fortissimo vento gelato si sprigionò dalle sue mani:Stormy provò a raggiungere la sorella ma fu risucchiata da turbinio ghiacciato.
-Io Icy diventerò invincibile e conquisterò il mondo- continuò ignorando le urla di disperazione ed aiuto della sorella e librandosi in aria:frantumò con un gesto l’enorme vetrata
-Tritannus non devi assolutamente liberare il trono se no la magia del Sirenix ti distruggerà!-
-Darcy ascoltami ti prego! Smettila! Non vedi che il gioiello ti sta controllando?-e dopo aver pronunciato queste ultima parole Stormy perse i sensi.
-Non è vero,stai mentendo!-urlò la strega aumentando la forza del turbinio in cui era imprigionata la sorella.
-L’ho sempre saputo che Darcy e Stormy erano gelose di me,dei miei  poteri-mormorò mentre lacrime nere solcavano le sue guancie.
-Ora basta-una voce profonda interruppe le pazzie della mora. Darcy osservò leccandosi le labbra la figura comparsa sulla soglia.
-E tu chi sei?-mormorò con tono malefico.
-Forza sorelle distruggiamolo per Lord Darkar –disse prima di scaraventarsi contro la figura incappucciata.
-Ho detto basta, -disse l’uomo toccandole la fronte e a quel gesto un urlo agghiacciante si propagò per l’intera scuola.
 
 
 
-Hai sentito?-mormorò Flora con tono preoccupato alla bionda:oramai erano quasi arrivate alla Sala principale ed entrambe sentivano l’energia negativa farsi sempre più forte.
-Ho paura-disse semplicemente Flora:la bionda aveva sentito la mora tremare da quando erano entrate.
-Posso chiederti una cosa?-la Principessa annuì.
-Cosa ci facevi da sola nel Bosco? -
-Pensavo-rispose seccata continuando a camminare:due occhi castani si fecero spazio nella sua mente,ma prontamente li cacciò dai suoi pensieri
-E penso sia stata l’idea migliore della mia vita visto che mi sono salvata e non sono diventata una statua di pessimo gusto:peccato che lo stesso destino sia toccato anche a te…-a quelle parole la mora non reagì,ma continuò ad avanzare in silenzio.
-Posso chiederti un’altra cosa?-Stella a quella seconda domanda sbuffò.
-Va bene,ma non abituarti a tutta questa mia gentilezza:è dovuta solo dal fatto che potremmo morire da un momento all’altro-
-Perché mi odi? Cosa ti ho fatto di male?-a quelle parole la bionda si fermò fissando intensamente la compagna.
-Ma io non ti odio-mormorò a bassa voce:Flora abbassò gli occhi color giada.
-E solo che non capisco come mai mi tratti sempre con così tanta freddezza:se in qualche modo ti ho ferito ti prego di perdonarmi-bisbigliò arrossendo per la vergogna:a quel gesto Stella non riuscì a non sorridere sinceramente.
-Allora aveva ragione,è difficile non innamorarsi di te-rispose divertita la bionda continuando a camminare:Flora la fissò per un solo istante prima di riprendere una camminata che però durò per poco.
-Siamo arrivate-mormorò la bionda entrando nella sala e non riuscendo a reprimere un urlo di terrore:tutte le persone attorno a loro sembravano completamente senza vita. Le lacrime fecero capolinea dagli occhi della mora che si avvicinò alle statue prive di vita delle amiche,accarezzandole dolcemente.
-Pensi che siano morti?-mormorò,ma l’altra scosse la testa.
-Anche se non lo fossero non saprei proprio come liberarli-continuò toccando solo per un secondo la pelle di pietra di un ragazzo.
-Lui,è stato lui ha salvarmi la vita-disse la mora avvicinandosi alla statua d Riven
-Riven?-domandò stupita la bionda alzando un sopraciglio.
L’altra annuì impercettibilmente accarezzandogli il viso.
-Mi sento così impotente- mormorò iniziando a piangere:Stella la osservò per un secondo mordendosi un labbro prima di abbracciarla.
-Tranquilla,ci sono io-mormorò prima che una prima lacrima le rigasse il viso mescolandosi a quella della mora.
Ad un certo punto la stanza si illuminò di una luce fioca e calda:le due ragazze si scostarono sorprese.
-Stella,Flora- una figura eterea comparve davanti ai loro occhi increduli
-Chi sei?-domandò la bionda cercando di proteggere l’amica:Flora guardava intanto incantata quella strana donna quasi incorporea che le sembrava tanto,troppo familiare.
-Tranquille non voglio farvi del male-sentenziò con sguardo dolce
-Cosa vuoi allora da noi?-
-Aiutarvi come avete fatto voi così tante volte con me-disse la donna toccando terra e incamminandosi verso di loro.
-Ma noi non ti conosciamo,noi non sappiamo chi sei…-ma Stella smise di parlare non appena vide la mora prendere coraggio ed avvicinarsi verso la sconosciuta.
-Come ti chiami?-chiese dolcemente alla figura sbiadita. Quella sembrò sorridere
-Ora non c’è tempo per le domande:il mondo è già troppo devastato-
-Continuo a non capire cosa vuoi da noi-mormorò stizzita la bionda.
-Voglio aiutarvi a distruggere questo forte incantesimo perché solo insieme voi,ragazze,riuscirete a fermare la distruzione del mondo-
-Come?-sibilò la mora cercando di toccare inutilmente la donna con la maschera
-Attraverso un contro incantesimo,avvicinatevi- sussurrò la strana donna
-Formiamo un cerchio e datemi le vostre mani-continuò
-Ma come facciamo se sei incorporea?-replicò la bionda
-A volte il contatto fisico è meno potente di quello spirituale-Flora diede un’ultima occhiata alla gente intorno a lei prima di raggiungere le due ragazze
-Siete pronte?-sibilò la figura eterea ricevendo consenso da entrambe le fate
“Ciò che era di nuovo sia,
Ciò che era di nuovo sia,
Ciò che era di nuovo sia”
La dolce cantilena pronunciata dalle tre ragazze si tramutò in un bagliore che si fece sempre più forte illuminando ogni cosa in quella stanza
-Sta funzionando!-esclamò raggiante Stella osservando incantata quel luccichio. Le  persone pietrificate iniziarono a liberarsi di una specie di guscio mentre una melodia dolce riscaldava i cuori.
-Ricordatevi che voi,Winx,siete invincibili solo se rimarrete unite- sussurrò la donna prima di scomparire.
-Aspetta -provò a gridare la fata della Natura, inutilmente.
-Flora guarda- mormorò commossa Stella osservando che oramai tutti si erano liberati:con uno slancio la studentessa corse ad abbracciare le sue amiche incredule .
-Ragazze- sibilò tra le lacrime abbracciandole:quelle rimasero un attimo interdette da quel gesto prima di ricambiare l’affetto. La sala si fece sempre più rumorosa e incredula fino a quando la Preside Faragonda non riprese parola.
-Studenti vi prego fate silenzio-la sala immediatamente si ammutolì
-Purtroppo sta sera la nostra prestigiosa scuola è stata presa di mira con una terribile maledizione che né io né gli altri professori siamo riusciti a fermare,per questo vi chiedo perdono-la donna si prese un attimo prima di riparlare
-Ma per fortuna il peggio è stato evitato grazie a due fate di Alfea:Stella e Flora-un applauso sincero  si levò per l’intera Sala:Stella riservò uno sguardo di intesa all’amica prima di essere travolta dagli studenti che continuavano a ringraziarla.
-In realtà io ero la mente mentre quella sciacquetta solo il braccio… -iniziò mentre tutti continuavano a chiederle spiegazioni su cosa fosse successo
-A noi puoi dircelo:quanto è stata pesante?-mormorarono le due coinquiline all’orecchio della mora che rispose sorridendo. Levò i suoi occhi color giada che si incontrarono con quelli della Preside che le sorrise con affetto prima di uscire dalla Sala del ballo seguita dagli altri professori ancora intontiti ed increduli.
 
-Immagino di dovermi inchinare davanti alla nostra salvatrice-una voce familiare e beffarda  fece voltare la fata della Natura che fino a quel momento aveva ricercato un momento di tranquillità sul terrazzo dove tutto era iniziato. Flora sorrise leggermente al ragazzo prima di ritornare a guardare la luna.
-Grazie-mormorò sincera allo Specialista che rise soddisfatto.
-Mi sembra il minimo:io ti ho salvato la vita-replicò avvicinandosi a lei.
-Sono sincera,senza di te io non mi sarei salvata-
-Lo so-
-Che senza di te non mi sarei salvata?-domandò ingenuamente
-No che sei sincera-ribattè lui accarezzando dolcemente la sua mano,ma lei subito la ritrasse nervosamente:sentiva il cuore battere a mille e la sensazione di disagio farsi sempre più forte. Lui sembrò leggermente turbato da quel suo gesto ma non lo diede  vedere
-In realtà prima che succedesse quello che è accaduto ti avevo cercato per darti…-
-Questo-concluse tirando fuori un uovo uguale a quelli contenuti nel forziere. I suoi occhi color giada si sgranarono e sembrò quasi pietrificarsi
-Ehi tranquilla -mormorò lui accarezzandole dolcemente il braccio
-Non è incantato-continuò. Flora lo guardo solo per un secondo increspando le labbra:poi delicatamente prese l’uovo tra le sue mani.
-Forza aprilo-la incitò prima di lasciarla. La fata respirò fortemente e ancora indecisa aprì l’uovo:il suo sguardo si illuminò mentre decine di farfalle dorate si libravano in aria regalando uno spettacolo magnifico. Riven osservò soddisfatto lo sguardo della ragazza farsi sempre più meravigliato
-Sono o non sono un uomo dalle mille sorprese?-ma non riuscì a concludere la battuta che Flora si slanciò ad abbracciarlo:il ragazzo rimase interdetto da quel gesto così inaspettato.
-Grazie-concluse lei,rossa completamente in volto, regalandogli un bacio sulla guancia prima di ritornare nella Sala.

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Capitolo 5
*** Noi,l'ultima speranza ***


Disclaimer
Purtroppo mi ritrovo ad aggiornare questa storia tanto,troppo tempo dopo.
Mi dispiace enormemente per chiunque si fosse appassionato a questo racconto,non ho scusanti,ma spero vivamente di riuscire a finirla. Purtroppo è da tanto tempo che non scrivevo più e ogni volta che mi rimetto sento la mia scrittura diversa,cambiata quindi spero di non aver fatto calare il livello complessivo della storia con questo capitolo che avviso già sarà lungo,lunghissimo.
Grazie per l’attenzione e vi auguro una (lunga) lettura.
 
 

-Bloom ti rendi conto che neanche lo conosci?!- una voce allarmata fece tremare con spavento un piccolo coniglietto che ,in una delle tante ville di Gardenia, si stava beando il fresco di una normalissima e tranquillissima giornata di fine settembre. Due occhi color mare si alzarono al cielo,non prima di esser accompagnati da uno sbuffo sonoro.
-Voi non capite- provò a replicare la teenager alzandosi di scatto dal colorato divano
-No, tu non capisci! Quello potrebbe essere un male intenzionato,un killer professionista e tu hai intenzione di metterlo sotto al nostro tetto?-
-Papà la vuoi smettere con tutte queste cazzate?-
-Bloom non iniziare con queste parole,hai capito? Non ho nessuna intenzione di ospitare uno sconosciuto-
Vanessa,che per tutto il tempo era rimasta seduta senza fiatare,si morse nervosamente le labbra:sapeva perfettamente che la testardaggine era uno dei tanti difetti che sua figlia aveva ereditato dal marito. Ormai era da più di mezz’ora che osservava i due scannarsi per quel ragazzo che poco prima si erano ritrovati in casa.
-Ma non l’hai neanche conosciuto! Helia è un ragazzo buonissimo con un sogno che vuole realizzare!-strillò la rossa.
-Ah allora ha un nome questo vagabondo. E dimmi signorina,sei riuscita a capire tutte queste cose dopo mezz’ora di conoscenza?- gridò ancora più forte Mike,oramai rosso dalla rabbia.
-Mi avete sempre insegnato ad aiutare il prossimo e per una volta che lo faccio voi cercate di ostacolarmi? Bell’insegnamento papà,davvero-mormorò stizzita incrociando le braccia al petto:il pompiere per tutta risposto aggrottò le sopracciglia.
-Aiutarli sì,ma a casa loro! Bloom non cercare di ritorcermi contro le mie stesse parole … ho ragione Vanessa?- la fioraia che per tutta la discussione era rimasta completamente in disparte sembrò quasi sussultare all’udire il suo nome:in un nano secondo si sentì puntata addosso quattro occhi azzurri e limpidi. Inspirò  e si schiarì la voce.
-Bloom quello che tuo padre-
-Mamma se provassi solo a conoscerlo capiresti che è un bravissimo ragazzo-la interruppe la ragazza
-E quando provo a chiederglielo? Prima o dopo che seppellisce il mio corpo precedentemente accoltellato?-
-Mike!-lo rimproverò la mora incrociando le braccia:tutto questo stava decisamente esagerando.
-Bene se non volete aiutarlo allora me ne vado anche io! Non ho intenzione di restare sotto lo stesso tetto con un mostro-
-Ora basta!-l’urlo inaspettato della padrona di casa stupì profondamente i due litiganti non abituati a sentire un simile tono provenire dalla pacata donna.
-Smettetela di litigare ,sono stanca delle vostre inutili discussioni. Dove si trova il ragazzo?-mormorò cercando di mantenere la calma.
-Penso si trovi fuori in giardino  a giocare con Kiko- sospirò ancora scossa la figlia.
-Ora voi due rimanete qui buoni e calmi mentre io vado a parlare con-
-Helia- aggiunse Bloom impassibile.
-Con Helia allora-continuò Vanessa riprendendo la solita sicurezza nel suo tono di voce:rivolse un’ultima occhiata ai due prima di volgersi verso la porta d’entrata. Appena si fu richiusa dietro di lei,Mike e Bloom si guardarono negli occhi ancora attoniti.
-Il capo ha parlato-disse l’uomo risiedendosi senza forze sull’azzurra poltrona:svogliato allungò la mano per afferrare il giornale che la stessa mattina gli era stato consegnato.
-Non ci resta che aspettare-gli rispose di rimando la rossa grattandosi nervosamente la testa.


Appena Helia udì le grida cessare dalla casa alzò gli occhi verso la porta:una donna con un incredibile sguardo materno si avvicinò verso di lui.
-Lei deve essere la madre di Bloom,è un piacere conoscerla-disse con tono pacato allungando la mano verso di lei:la donna,di rimando,la afferrò con delicatezza.
-Vanessa-
-Senta signora mi dispiace molto aver causato così tanti problemi con la mia presenza,non volevo essere di disturbo e le prometto che lascerò subito casa vostra- continuò afferrando il borsone che poco prima aveva abbandonato su una delle tante panchine che si trovavano nel giardino di quella piccola e accogliente casa.
-Helia aspetta!-sussurrò Vanessa bloccandola per un braccio.
-In realtà volevo scusarmi per le urla di mia figlia e di mio marito:sai sono due inguaribili testardi-
-Bloom mi ha detto che sei un  pittore-continuò senza lasciare tempo al ragazzo di ribattere:quello annuì silenziosamente.
-In realtà un aspirante:sto ancora cercando la mia strada-
-Non sei di qui vero?- Helia scosse la testa mentre una leggera brezza si stava alzando con il calare del sole.
-Provengo da molto lontano,signora-
-I tuoi lo sanno che sei qui a Gardenia?-a quelle parole la donna parve scorgere una nota di malinconia nei profondi e blu  occhi del ragazzo.
-Mia madre e mio padre purtroppo mi hanno lasciato quando ero molto piccolo- mormorò
-Oddio Helia mi dispiace tanto-rispose di getto portandosi una mano alla bocca:l’ex specialist,però,scosse la testa con decisione.
-Stia tranquilla,non poteva saperlo e poi è successo molto tempo fa. L’unico parente che mi è rimasto è mio nonno con cui vivevo-
-Lui lo sa dove sei adesso?-il giovane scosse la testa con decisione.
-Non era molto contento che io lasciassi gli studi per inseguire uno stupido sogno ed è per questo che sono partito,per fargli capire che questa volta si sbaglia o almeno spero-  a quelle parole la donna inspirò profondamente:osservò per un ultimo secondo la pelle di porcellana del giovane prima di rincamminarsi verso la porta di casa.
-Signora?-sospirò Helia senza capire cosa stesse succedendo.
-Aspetta lì Helia,vado a chiamare Bloom che sono sicura che sarà felicissima di mostrarti la piccola mansarda sopra il mio negozio di fiori- un sorriso sincero comparve sul volto ancora sorpreso di Helia.
-Ah non chiamarmi più signora, mi fa sentire estremamente vecchia-continuò senza riuscire a trattenere una piccola risatina.
-Grazie mille Vanessa- concluse   Helia mentre le ultime luci del tramonto illuminavano  i suoi occhi desiderosi di una nuova vita che forse si stava per realizzare.


 
La notte ormai aveva preso completamente possesso di tutta la scuola di Alfea:distinti russare provenivano da diverse ali dell’istituto,ma da una delle tante stanze dei passi aggraziati e silenziosi risuonarono nell’ombra più totale. La fata del Sole e della Luna sbuffò silenziosamente udendo lo scricchiolio della sua porta aprirsi:senza fare rumore si rigirò nel letto sperando che la figura  non notasse il fatto che si fosse svegliata. Non aveva voglia di parlare con lei durante il giorno,figurarsi a quell’ora.
-Stella?-un flebile mormorio risuonò per tutta la camera.
-Stella sei sveglia?-continuò leggermente più forte: la bionda emise un leggero mugolio sperando che questo bastasse alla scocciatrice.
-Scusami,non volevo disturbarti,ma non riuscivo a dormire-
-E cosa ti ha fatto pensare che sarebbe stata una buona idea venire a importunare anche il mio di sonno?-a quelle parole la fata udì perfettamente la mora esitare per un secondo.
-Secondo te chi era quella strana figura?-mormorò nel buoi più completo:Stella percepì distintamente il letto farsi più pesante.
-Flora saranno le due passate … dobbiamo parlarne proprio ora? Vuoi veramente rovinare il mio sonno di bellezza ?- la bruna sembrò non fare troppo caso alle sue parole.
-Forse dovremmo parlarne con Faragonda che sicuramente si starà già facendo delle domande su come due studentesse del primo anno siano riuscite a rompere un incantesimo così forte-
-Io tecnicamente sono del secondo e poi i miei forti poteri sono noti in tutta Solaria-
-Non so Stella,le parole di quella donna sono state così strane che non riesco a farmene una ragione- esitò per un secondo.
-Winx- mormorò più a sé stessa che alla compagna.
-Una parola così strana che però mi sembra così famigliare-quelle parole scossero profondamente la bionda che per un momento aprì gli occhi nel buio più totale:allora non era solo lei che ogni volta che si ripeteva quella parole tra sé e sé  provava uno strano sentimento che riusciva a riscaldarle il corpo.
-Noi siamo le Winx- continuò ancora più flebilmente sentendo ogni suo arto quasi fremere a quella parola.
-Per me è una stupida parola senza senso,probabilmente quello strano spirito è il mio angelo protettore che ha deciso finalmente di palesarsi-bisbigliò poco convinta sperando che questa frase bastasse alla mora e più probabilmente,ai mille dubbi che attanagliavano la sua mente.
-E come se non ricordassi qualcosa,come se qualcosa mi sfuggisse … forse dovrei parlarne con la preside-
-Senti fai quello che ti pare basta che mi lasci dormire-sbuffò questa volta sonoramente Stella girandosi su un fianco. Per un secondo il silenzio prese possesso nuovamente della sua stanza.
-Posso restare qui a dormire?-domandò quasi impaurita:la principessa di Solario ispirò ed espirò sonoramente.
-Fai come vuoi,ma sappi che nella mia stanza non sono permessi discorsi né parole fino alle sette di mattina-una leggera risatina provenì dalla figura affianco a lei che dopo poco sentì coricarsi. Un dolce profumo di qualche fiore inondò il suo naso e per un secondo Sella si beò di quell’odore.
-Grazie Stella-
-Ah ricordati una cosa:io e te non siamo e non saremo mai amiche,stupida hippie rompiscatole -ma quelle parole morirono  nell’esatto momento in cui vennero pronunciate visto che il sospiro dell’altra fata si era fatto già più pesante.
 
 
-Preside- Una donna con uno strano abbigliamento si alzò immediatamente in piedi non appena udì i tacchi della Griffin farsi sempre più insistente.
-Stia comoda,Milly,sono solo venuta a vedere come stavano -disse quella con un cenno della mano:la donna con dei strani capelli viola annuì ritornandosi a sedere.
-Si sono già svegliate?-continuò rivolgendo l’occhio verso una delle stanze dell’infermeria:l’altra,di rimando,scosse con decisione la testa prima di ritornare a scrivere alcune cose su quello che sembrava un libro pieno di appunti.
-No signora Preside,stanno ancora dormendo,ma penso che a momenti si desteranno infatti stavo per venirla a chiamare-
-Perfetto,ti dispiace lasciarmi per un secondo?-
-Affatto- rispose l’infermiera di rimando rialzandosi nuovamente dalla sedia davanti all’enorme scrivania.
-Per qualsiasi problema non esiti a chiamarmi- concluse prima di dirigersi verso la porta d’uscita dell’infermeria di Torrenuvola.
-Buongiorno Preside Faragonda- disse chinando la testa leggermente prima di lasciare definitivamente la stanza.
-Sei in ritardo-parlò freddamente la Strega mantenendo lo sguardo freddo verso la porta precedentemente già osservata. La faccia della vecchia fata sembrò quasi divertirsi a questo commento e raggiunse velocemente l’altra donna. Fece per parlare
-No,non si sono ancora svegliate-la precedette la Preside di Torrenuvola come se avesse intuito la domanda.
-Le tue allieve come stanno?-
-Sono ancora un po’ scosse per quello che è successo ieri sera,ma sono convinta che l’inizio di una nuova settimana di lezione occuperà ben presto le loro menti con pensieri più frivoli -l’altra annuì silenziosamente.
-Per quanto riguarda le due ragazza?-
-Pensavo di convocarle appena tornata ad Alfea- e a quelle parole la collega finalmente si voltò verso di lei:incrociò le braccia non prima di aver inspirato pesantemente.
-Quello che è successo ieri sera è stato completamente assurdo e impossibile-
-Lo so,ma siamo state imprudenti con Darcy e Stormy-
-Non pensavo che i loro poteri fossero già così forti anche se i segnali c’erano già tutti- ribattè la donna con la magia nera che le scorreva nelle vene.
-Sei riuscita a capire come mai si trovavano nel tuo ufficio?-per un secondo il silenzio calò tra le due,poi la donna più anziana annuì quasi rassegnata.
-La Gemma delle Sette Lune- rispose velocemente:l’altra sgranò gli occhi.
-Cosa pensi che dovrei fare con loro? Espellerle?-
-No Griffin,è meglio non perderle d’occhio se non vogliamo  dover affrontare conseguenze ancora più gravi di un ufficio distrutto -
-Credi che abbiano …-
-No è impossibile,sicuramente erano alla ricerca di questo oggetto per un altro motivo- rispose secca Faragonda allontanando una ciocca di capelli grigi dal suo volto:i suoi occhi,vecchi e saggi,caddero sul grosso orologio appeso su una delle pareti.
-Ora devo andare-La preside di Torrenuvola
-Per quanto riguarda  Eldora?-urlò con forse troppo impeto la preside dai capelli corvini:Faragonda si fermò all’istante.
-Un problema alla volta-mormorò prima di scomparire.
 
 
 
-Ragazze ma siamo sicure che si tratti dell’aula giusta?-bisbigliò la fata della Tecnologia rivolgendo uno sguardo leggermente stizzito alle amiche che la seguivano poco dietro di lei.
-No,cioè sono sicurissima che questa è l’aula di Analisi conoscitiva- Musa si guardò intorno dubbiosa:l’aula completamente vuota e priva di banchi sarebbe stata perfetta per ballare.
-E dove dovremmo fare lezione? Sedute a terra?-la ribeccò l’amica trovando tutto assolutamente illogico.
-Forse per una volta la sorte ci sorride e si sono sbagliati con il calendario:io direi che prima di scoprirlo potremmo andarcene e ritornare a dormire nelle nostre stanze-una voce assonnata e svogliata fece voltare le tre amiche verso la soglia e davanti ai loro occhi apparve una ragazza estremamente spettinata.
-Dormito bene Principessa?-la derise la fata della Musica non riuscendo a trattenere le risate.
-La smetti di ridere o devo venire lì ad insegnarti le buone maniere?-rispose di rimando la bionda.
-Provaci biondina ossigenata- ribattè Musa assottigliando gli occhi:di rimando l’altro aggrottò le sopracciglia digrignando.
-Calma ragazze litigare per questioni del genere è assolutamente illogico-
-Chiudi il becco robot e stanne fuori- grignò di rimando Stella e per una volta,più unica che rara,sembrò che la fata della Musica fosse d’accordo. Tecna oramai arresa alzò gli occhi al cielo.
-Non puoi dire che io ci abbia provato-mormorò all’orecchio della mora prima di allontanarsi in un angolo della sala tenendo gli occhi fissi sul suo portatile.
-Sei ridotta così perché hai passato un’altra nottata di fuoco con qualche altro sfigato di Fonterossa o perché ti sei resa conto che ti è uscita una nuova ruga vicino alla fronte?-a quelle parole la fata di Solaria digrignò i denti.
-Oltre ad essere frigida e uno scherzo della natura hai anche qualche difetto?-
-Prova a ripeterlo se hai il coraggio,puttana di alto borgo!-
-Ragazze vi prego di calmarvi-mormorò Flora cercando di allontanarle ma quelle sembrarono non farci neanche caso alla sua voce.
-Credi di farmi paura? -
-Perché hai intenzione di fare a botte? E come fai se poi ti si rompe un’unghia?-
-Non mi sembra né il momento giusto né il luogo giusto per scaldarsi così tanto-provò nuovamente a parlare la fata della Natura ,ma le sue parole,nuovamente,sembrarono non raggiungere le orecchie delle due litiganti.
-Flora non vorrei essere io a dirtelo,ma quelle due non ti stanno neanche ascoltando-la voce di Tecna fu accompagnata da uno sguardo di disapprovazione da parte della mora.
-Solo per fartelo sapere,io uso solo semipermanente sulle mie fantastiche unghie e quindi non vi è pericolo di romperle e anzi dovresti farci anche tu un pensierino viste le dita obbrobriose che ti ritrovi-
-Certo per te è facile con papino che paga,no? Oppure in cambio di prestazioni sessuali ora chiedi soldi?-
-Ragazze ora basta!-un urlò sfinito provenì quasi a ciel sereno dalla bocca delle fata della Natura:improvvisamente tutti gli occhi delle persone nella sala furono rivolte sulla sua figura. In un secondo Flora si dipinse di un rosso acceso.
-Interrompo qualcosa signorina?-una voce calda e sensuale si levò di sorpresa nell’aula e tutte le allieve di Alfea si girano di scatto ad osservare la nuova figura appena entrata dalla porta
-Oddio,no…mi scusi…io…-provò a bofonchiare Flora oramai nel più pieno imbarazzo:l’uomo le rivolse un sorriso quasi divertito prima di arrivare nel mezzo dell’aula.
-Non finisce qui-bisbigliò Musa all’orecchio di Stella,ma quella non sembrò badarci molto alle sue parole.
-Oddio ma avete visto che figo? Vi prego ditemi che non sto sognando e che finalmente Wizgiz non guadagnerà più il titolo di Professore più sexy dell’anno-sia la fata della Musica che quella della Natura la guardarono leggermente sconcertate.
-Scusatemi per il ritardo ragazze,ma ho avuto un piccolo contrattempo. Mi presento:sono Avalon,il vostro nuovo professore di Analisi conoscitiva- appena finì di parlare un gridolino di entusiasmo si levò da quasi tutte le alunne presenti in aula. L’uomo sorrise compiaciuto.
-Sono contento che abbiate preso questa nuova materia con così tanto entusiasmo,ma vi è già una domanda?-mormorò osservando una abbronzata mano farsi largo tra le altre.
-Ma quindi resterà tutto l’anno con noi? Tutto l’intero anno?-domandò con entusiasmo Stella e una risatina generale si diffuse nell’aula.
-Certo,altre domande?-
-Professore cosa vuol dire analisi conoscitiva?-
Musa alzò gli occhi al cielo all’udire l’ennesima domanda con voce civettuola fatta da una delle sue compagne:rivolse un’ultima occhiata al nuovo insegnante e si incamminò verso uno degli angoli dell’aula.
-Tecna tutto ok?-domandò osservando l’amica quasi incantata:la fata della Tecnologia infatti non aveva ancora spiccicato neanche una parola dall’arrivo del suo arrivata. Tecna sembrò non fare caso alla domanda della coinquilina e mantenne lo sguardo fisso su Avalon. Sapientemente passò lo sguardo su tutto il suo corpoo  infine la sua curiosità venne catturata dalla valigetta che aveva il nuovo professore con sé. Il suo viso si illuminò all’istante sentendo i pezzi del puzzle andare al loro posto:quell’uomo lì era lo stesso visto la sera precedente con Griselda e che aveva incontrato ancor prima alla fermata dell’autobus. 
-Tecna ma ti senti bene? Sei arrossita di colpo-questa volta le melodiose parole dell’amica vennero percepite dalle sue orecchie:scosse la testa con decisione rafforzando la presa sul palpare tenuto con la sinistra.
-Scusami ero sovrappensiero … dicevi?-
-Trovo veramente sciocco e immaturo il comportamento di quelle sgallettate,basta un bel visino per farle tutte innamorare- Tecna si limitò a sorridere debolmente non riuscendo a staccare i suoi azzurri occhi dall’unica figura maschile della stanza. Ad un certo punto il bussare insistente sulla porta fece voltare tutti i presenti verso di essa: la vice preside comparve con sguardo severo e sorriso pungente.
-Mi scusi Avalon se la disturbo,ma Faragonda mi ha detto che aspetta alcune allieve nel suo ufficio- un leggero brusio si instaurò in tutta l’aula.
-Si figuri  Griselda,anzi è sempre un piacere vederla- un colorito roseo  fece brillare le guancie della donna:le allieve si guardarono divertite.
-Vorrei che la signorina Flora e la signorina Stella mi seguissero,prego-disse con decisione cercando di guadagnare un certo contegno. Musa sorride soddisfatta all’udire il nome della compagna di stanza.
-Ah e anche la signorina Musa e la signorina Teca se non mi sbaglio-continuò la mora osservando con difficoltà un piccolo foglietto che teneva in mano.
-Sarebbe Tecna in realtà-provò a ribattere la fata della Tecnologia. Griselda sembrò non capire.
-Il mio nome è Tecna,non Teca-
-Fa lo stesso e ora seguitemi prego-tagliò corto la donna voltandosi:alla fata della Tecnologia non restò che sospirare prima di seguirla. Purtroppo la sua camminata non durò molto visto che si sentì prendere per un braccio.
-Io lo trovo un nome stupendo Tecna-mormorò il professore facendole l’occhiolino e prima che potesse dire qualcosa la ragazza avvampò vivamente.
-Allora si muove o pure no signorina? Non stiamo andando a fare una scampagnata,ma siete state convocate solertemente dalla preside-
 
 
 
Cinque paia di gambe si alternavano veloci per i corridoi di Alfea:Griselda sembrava un treno e le quattro fate facevano fatica a tenere il suo passo.
-Secondo voi siamo state convocate perché abbiamo fatto qualcosa di male?-Flora non riuscì,dallo stress,a trattenersi e iniziò impazientemente a giocare con i capelli. Il suo peggior incubo si stava per realizzare e  mille pensieri affollavano la sua mente.
-Probabilmente sarà venuta a conoscenza dei ragazzi che la nostra Stella si porta in stanza-boffonchiò Musa camminando a braccia incrociate.
-Il ragazzo,prego,l’unico è stato Riven cara la mia simpaticona e poi vedo che ti rode ancora la faccenda-
-Non penso si tratti di questo altrimenti perché chiamare anche noi?-provò a farle ragionare la fata della Natura.
-Ovvio,siamo complici delle scappatelle! Guarda che io  non mi faccio espellere per coprirti le spalle- sussurrò a bassa voce Musa,cercando di non farsi sentire dalla vice preside che sembrava aver aumentato ancora di più il passo,cosa che non credeva possibile.
-E chi te l’ha chiesto-rispose di rimando l’altra.
-Non mi sembra il caso di ricominciare proprio ora,giusto Tecna?-gli occhi color giada si voltarono a cercar conferma nella figura di Tecna che per tutto il momento era rimasta in silenzio senza toccare il suo palmare.
-Flora ha ragione,probabilmente siamo state chiamate per quello che è successo ieri sera-
-Oddio non penserà mica che siamo state noi?- gridò Stella allarmata:provò inutilmente a sistemare la sua gonna arancione oramai troppo sgualcita,ma l’unica cosa che ottenne furono ancora più pieghe.
-Ma se siete state tu e Flora a rompere l’incantesimo? E poi vorrei ricordarti che io e Musa eravamo pietrificate come tutti gli altri- provò a ribattere la fata della tecnologia leggermente divertita per il tentativo vano della bionda.
-A proposito ,non ci avete ancora detto com’è andata realmente: Stella non sarebbe capace di scaldare i latte con la sua magia figurarsi un incantesimo così forte come quello di ieri-Tecna all’udire di quelle parole scoppiò a ridere ,ma un’occhiata di rimprovero da parte di Flora e un stizzito gridolino della Principessa di Solaria la fecero immediatamente ammutolire.
-Siamo arrivate!-la voce fredda e quasi meccanica della vice Preside fece immediatamente azzittire le quattro ragazza che si ritrovarono,a sorpresa,davanti a una grossa porta.
-Allora avete intenzione di entrare?-continuò oramai scocciata osservando l’esitazione negli sguardi delle sue allieve. Senza lasciare replica bussò con decisione sul legno e una dolce voce di rimando venne accolta dalle loro orecchie.
-Buona fortuna-replicò divertita osservando le quattro entrare con una faccia decisamente impaurita.
-Guarda se una studentessa diligente come me deve ritrovarsi la prima settimana di scuola già nell’ufficio della direttrice-sospirò più a sé stessa che alle amiche Musa,ma una vistosa gomitata della fata della Tecnologia la fece ammutolire all’istante.
-Mi scusi Preside,è permesso?-cinguettò dolcemente la Fata della Natura mentre le sue mani iniziavano a sudare freddo.
Una donna dalla cotonata chioma alzò gli occhi verso di loro:chiuse velocemente il grosso libro che aveva davanti a lei prima di parlare.
-Certo ragazze,entrate pure-commentò dolcemente osservando quei quattro volti leggermente allarmati:improvvisamente quattro sedie comparvero davanti alla sua enorme scrivania e le fate si limitarono a seguire le indicazioni appena ricevute.
-Dunque per prima cosa vorrei  sinceramente ringraziarvi per quello che è successo ieri sera:Alfea è conosciuta in tutto il mondo come una delle più sicure scuole magiche,ma purtroppo ieri,e me ne prendo la colpa,non siamo riusciti noi professori a mantenere la promessa di protezione fatta ai vostri genitori-mormorò sicura incrociando le braccia dietro la schiena. Flora si voltò un secondo a guardare il volto della amica,ma Stella sembrò un badarci.
-Quello che non riesco a capacitarmi è come due allieve del primo anno siano riuscite,da sole,a praticare un contro incantesimo come quello- la fata della Natura deglutì nervosamente sentendosi la bocca estremamente secca: si era ripetuta in testa mille volte la risposta,ma in quel momento sentiva ogni suo pensiero svenire.
-Ehm …noi- balbettò impacciata giocherellando nervosamente con la gonna. Ad un certo punto una mano calda e sicuro si insinuò tra le sue.
-Preside Faragonda ha tempo? Si tratta di una storia piuttosto lunga-commentò sicura la fata del Sole acquistando forse per la prima volta un certo tono.
-Non aspettavo altro -concluse la preside sedendosi pazientemente davanti alla grossa scrivania.
 
 
-Winx?-un urletto stridulo e acido si levò per l’ala più alta della scuola per Fate:le sopracciglia di Musa accompagnarono questa esclamazione con alcuni movimenti molto buffi e scoordinati.
-Sei sicura che quella sera non avevate bevuto troppo?-continuò trattenendo a mala pensa le risate.
-Musa!-la richiamò la preside e a quel rimprovero la fata della Musica cercò di riguadagnare un certo controllo sulla piccola sedia sapientemente decorata.
-Preside le posso confermare che Stella non sta mentendo! Si trattava di una donna completamente incorporea-
-E con una grossa maschera sul volto!-provò ad aggiungere la bionda alle parole della compagna.
-Senza di lei non saremmo mai riuscite nel contro incantesimo- la preside Faragonda si schiarì la voce evidentemente accigliata.
-Cosa intendeva con la parola Winx?-provò a domandare Tecna cercando di smorzare l’imbarazzante silenzio.
-Non ricordo con precisione però ci parlava come se sapesse perfettamente chi fossimo-
-E poi ha accennato al fatto che il nostro mondo fosse profondamente danneggiato- all’udire quelle ultime parole la donna sembrò impallidire:le sue labbra,sottili,si incresparono in una smorfia. Le quattro ragazze,notando subito il repentino cambiamento nella loro preside,si guardarono leggermente attonite.
-Preside?-mormorò a bassa voce Flora in modo quasi inudibile: la Fata sembrò risvegliarsi dai suoi pensieri.
-Ha detto che il nostro mondo è danneggiato?-
-Ha detto che solo noi potevamo impedire la distruzione del mondo-
-Tu Stella?-replicò divertita Musa,ma venne immediatamente bacchettata  da una gomitata della coinquilina dai capelli fucsia che con lo sguardo le indicò la donna:Faragonda all’udire di quell’ultima frase si alzò immediatamente dalla seduta.
-Aspettatemi qui-disse con tono freddo uscendo dall’ufficio.
-Lo so ragazze che questa cosa è realmente successa,ma faccio veramente fatica a credervi-la prima a rompere il silenzio  fu la fata della Tecnologia.
-Siete sicure di non averla mai conosciuta?-continuò guardando negli occhi le due amiche
-Beh io conosco un mucchio di gente,ma una donna incorporea e con una orrenda maschera penso che me la ricorderei-sospirò acida la fata del Sole:Flora si limitò a scuotere con decisione la testa.
-Trovato niente?-domandò curiosa la fata della Natura sporgendosi leggermente verso il portatile tenuto tra le mani da Tecna:quella si limitò a un leggero gesto mentre si riportava un ciuffo di capelli dietro l’orecchio.
-Su internet non c’è alcun riferimento alla parola Winx:sembrerebbe che si tratti di una parola completamente  inventata-aggiunse.
-Vi prego di non prendermi per pazza,ma io sento che questa non è la prima volta che odo questa strana parola… -sussurrò ad occhi bassa Flora.
Purtroppo la sua successiva frase venne interrotta dall’apertura della grossa porta magica.
-Scusatemi per l’assenza-commentò frettolosa la Preside di Alfea rientrando nel suo ufficio.
-Si figuri-provò a replicare la dolce fata.
-Flora,Stella sappiate che io vi credo-commentò decisa appoggiando la schiena contro la grossa vetrata.
-Sul serio?-
-Certo Flora,dovete sapere che quello che ha detto la strana creatura è vero:il nostro mondo,l’intero mondo fatato e non, è in grave pericolo-continuò seria trovandosi davanti quattro facce allarmate.
-Perché ce lo sta dicendo?-domandò Musa.
-Cara Musa se quella donna sapeva che il mondo era in pericolo vuol dire che forse le sue parole non sono poi così vane-
-Quindi crede veramente che noi due potremmo essere le salvatrici del mondo?-parlò allarmata Stella sgranando gli occhi.
-No- rispose la donna e la ragazza sentì i muscoli rilassarsi.
-Penso che voi quattro forse potete essere la chiave-
-Cosa?-esclamarono tutte insieme
-Mi scusi Preside,ma quello strano essere fatato non ha mai parlato di me e Tecna,anzi durante l’incantesimo di magia nera entrambe ne siamo state vittime-
-Hai ragione,ma non penso che sia stato un caso trovarsi tutte sotto lo stesso tetto e a questo punto non posso proprio più ignorare le casualità-commentò decisa e Musa si limitò ad alzare gli occhi al cielo maledicendosi per avere avuto l’idea di trasferirsi in quella scuola.
-E poi non posso di certo mandare in missione solo due allieve del primo anno-aggiunse sistemandosi delicatamente gli occhiali sopra il naso.
-Quindi lei ha intenzione di mandare noi quattro,allieve del primo anno e con conoscenza di incantesimi solo basilari,in una missione? Solo io lo trovo assolutamente illogico ?-provò a ribattere Tecna.
-No-
-Uff meno male-sospirò soddisfatta all'udire della risposta della Preside.
-Penso che vi servirà dell’aiuto- e a quelle sue ultime parole la porta si aprì nuovamente.
-Vi siamo mancate bellezze?-una voce estremamente familiare e fastidiosa fece digrignare i denti alla fata della Musica.
-Cosa ci fa lui qui?-domandò stizzita alzandosi di scatto dalla sedia.
-Veramente non è da solo-aggiunse un'altra voce e altri tre specialisti comparvero di fronte agli occhi delle belle fate.
-La prego non mi dica che loro sono i nostri rinforzi! La prego mi dica che è uno scherzo!-strillò Stella dopo aver rivolto una fugace occhiata ad una chioma castana e sbarazzina.
-Scusami Faragonda,abbiamo fatto più in fretta che abbiamo potuto-
-Tranquillo: ragazze vi voglio presentare Saladin,il grande Preside di Fonterossa- commentò con un piccolo sorriso la donna dai cotonati capelli grigi.
-Preside esigo una risposta prima di perdere completamente la testa!-gridò ancora più forte la bionda.
-Qualcuno oggi si è svegliato di cattivo umore-sogghignò Sky ricevendo subito dopo un’occhiata di disapprovazione dall’amico.
-Tecna ehi-mormorò a bassa voce Timmy cercando di attirare l’attenzione della fata dai capelli fucsia:quella alzò per un secondo la testa dal piccolo schermo.
-Timmy,giusto?-domandò  aggrottando le sopracciglia e un sincero sorriso si dipense sul volto del ragazzo
-Ragazzi posso avere nuovamente la vostra attenzione?-
-Vuole per caso dirci che verrà con noi anche il Preside Saladin?-domandò fiduciosa la fata della Musica,ma la preside si limitò a scuotere con decisione il capo.
-Oddio,non può essere,sicuramente di tratta di un incubo-si intromise la Principessa di Solaria.
-Ora basta!-un forte urlò riportò finalmente la pace nel grosso ufficio della preside Faragonda:la donna si limitò a rivolgere uno sguardo di gratitudine al collega.
-Ora che ho finalmente la vostra attenzione penso che meritiate delle spiegazioni.  La notizia non si è ancora diffusa nel mondo magico ,ma degli strani avvenimenti stanno colpendo l’intero universo e la notizia brutta è che le cause sono ancora sconosciute-
-Si spieghi meglio- mormorò Brandon aggrottando le sopracciglia.
-è difficile spiegarlo,ma vedrò di essere breve: questi fenomeni autodistruttivi purtroppo stanno per far crollare l’intero universo…. È come se il nostro mondo si stesse sgretolando senza alcun motivo-
-Ma il fenomeno dove è concentrato?-domandò Timmy visibilmente preoccupato
-Oramai non è più isolato,ma ogni singolo pianeta che abbiamo monitorato ha dato ugual risultati:ogni giorno che passa tutti i pianeti stanno collassando l’uno sull’altro- sospirò rassegnata la donna.
-Anche Linphea?-domandò scossa la fata della Natura
-Mi dispiace Flora,ma purtroppo sì:abbiamo provato con ogni mezzo magico ,ma non sembra che niente funzioni. È come se non ci fosse un agente a provocare questa distruzione,ma è come se lo stesso universo si stesse lasciando morire-a quelle parole Flora si portò scossa una mano sul viso:Riven provò ad avvicinarsi,ma Stella lo fermò per un braccio.
-Siamo stati completamente inutili ed è per questo che credo alle parole di quella strana donna-
-Perché oramai è l’ultima speranza che ci è rimasta -concluse la frase della donna Saladin.
-Ma noi siamo solo tre fate del primo anno con una ripetente... Come possiamo anche solo essere d’aiuto con la nostra magia?-Stella,anche in una situazione del genere,alle parole di Musa alzò scocciata gli occhi al cielo.
- Io, ragazze, mi dispiace,ma non lo so:mi rendo conto che vi sto per mandare in una missione dura e probabilmente mortale ,ma siete l’ultima speranza che l’intero mondo ha,siete l’ultima cosa che ci separa dalla più completa distruzione-
-Preside-sussurrò scossa la fata della Natura osservando gli occhi della vecchia donna farsi sempre più lucidi.
-Vorrei darvi più certezza,ma purtroppo non ne sono in grado-continuò.
-Io ci sto-la voce ferma e sicura di Flora interruppe il silenzio che aveva occupato per un secondo l’intera stanza.
-Non so come,ma ci voglio provare-continuò sorridendo dolcemente alla vecchia donna che per un secondo rimase colpita dal suo gesto.
-Contate per su di me Presidi: uno Specialista forte ed abile come me è indispensabile per una missione suicida- disse divertito Riven:Flora si voltò sorridente verso di lui.
-Ovviamente conti pure me e Musa- prese coraggio la fata della Tecnologia. La fata della Musica sgranò gli occhi. Stava per ribattere,ma non ne ebbe il tempo.
-Ovviamente sarebbe estremamente stupido lasciare andare in questa missione tre ragazze con Riven quindi penso che siamo tutti e tre d’accordo sul fatto che saremo onorati di unirci a voi- commentò Brandon divertito e per un secondo notò un sorriso soddisfatto sul volto di Riven.
-Stella hai forse da dire qualcosa?-
La fata di Solaria sentì improvvisamente tutti gli occhi puntati su di lei.
-Spero che tu stia scherzando Tecna,come posso esservi di aiuto? Vi ricordo che io sono  quel 2 % che ogni cinque anni non supera il primo anno di Alfea-provò a controbattere alzando le braccia al petto.
-E no bella,mal comune e mezzo gaudio:se io vado verso la morte tu verrai con me,almeno potrò consolarmi se verrai profondamente sfigurata- ribattè Musa strattonando per un braccio l’altra.
-Io,noi non sappiamo veramente come ringraziarvi:sappiamo che vi stiamo chiedendo tanto,anche troppo -mormorò commossa Faragonda.
-A per caso idea di dove possiamo iniziare?-
-Sì Flora,se vogliamo delle risposte l’unico luogo in cui possiamo trovarle  è nel Mondo del Leggendarium- tutti i ragazzi si guardarono.
-Mondo del Leggendarium?- ripetè Tecna poco convinta.
-Se vogliamo delle risposte l’unico che può darcele è il vecchio stregone Archeron che vive da solo in quel mondo-disse serio Saladin.
-E dove si trova questo mondo? Mi pare di non averlo mai sentito-
-Beh questo è il problema Brandon.. in realtà non è un vero e proprio mondo,ma si tratta di una dimensione magica  contenuta in un libro-
-Un libro?-esclamò Timmy
-State scherzando spero. Questo è al 100 % impossibile-
-Tecna mi dispiace contraddirti,ma purtroppo non  è una dimensione normale,ma si tratta di un mondo dove le creature di fantasia, dei miti e delle leggende esistono davvero-
-Assurdo!-commentò ancora più scettica la fata.
-Dove possiamo trovarlo questo libro?-la interruppe la fata della Natura.
-Purtroppo questo è uno dei due problemi:non sappiamo dove si trovi-
-Quindi volete che setacciamo l’intero universo alla ricerca di uno stupido libro?-mormorò scettico Riven.
-In realtà potrebbe esserci una persona che conosce la reale collocazione del libro. Si tratta di Eldora,una delle fate più potenti di tutto il mondo magico -
-Ma come mai non è andata lei a chiedere a questa fata del libro?-chiese leggermente stizzita Stella.
-Purtroppo non conosciamo precisamente dove si trovi se non che vive a Gardenia-
-E immagino che quindi il nostro compito sia quello di trovare una di queste robe-
-Esatto Musa,ma non sarà un compito affatto facile-
-Gardenia? Questo nome non mi è nuovo… non si tratta di una cittadina Terrestre?-domandò sorpreso Sky.
-Esatto -
-E come facciamo a chiederle del libro? Dobbiamo tramortire la vecchia?-scherzò lo specialista,ma Riven venne immediatamente fulminato dagli occhi anziani e stanchi dei due presidi.
-Dovrete affrontare una prova molto difficile,ragazzi miei-
-Conti su di noi, le abbiamo dato la nostra parola-
-Promettetemi che farete attenzione e che non perderete mai la fiducia in voi stessi:purtroppo mi sento tremendamente inutile  e non ho molto da offrirvi- sospirò rassegnata la donna.
Flora sentì una mano sfiorare la sua.
-Le prometto che faremo di tutto per salvare l’universo-concluse seria stringendo tra la sua la mano di Riven.

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Capitolo 6
*** Ricordi che sfuggono ***


Una stupenda giornata di sole regalò finalmente del sollievo alla fiorita cittadina di Gardenia: Bloom camminava veloce e spedita lungo le grigie strade. I suoi occhi erano fissi sul marciapiede mentre la sua mente, ingarbugliata e confusa, era piena di pensieri. Si morse il labbro confusa: oramai era da un paio di giorni che le visioni con quella strana figura,Daphne, si stavano facendo sempre più rade. Ma Bloom sentiva che visioni non era il termine giusto: quegli episodi le sembravano tanto reali quanto fugaci come se ogni volta che si svegliasse il ricordo le sfuggisse dalla testa. Scossa la testa con decisione fermandosi al semaforo rosso: si sistemò meglio le bretelle dello sgargiante zaino e ,appena una luce verde si rispecchiò nei suoi occhi,riprese a camminare.
Daphne
Anche il nome le sembrava espressamente lontano eppure ogni volta che sognava quella strana donna dalla grande maschera la sentiva così vicina. Ad un certo punto i suoi pensieri vennero interrotti dal vibrare del cellulare:senza staccare gli occhi dal pavimento prese tra le sue mani l'aggeggio elettronico. Sbuffò cercando di allontanare i ribelli ciuffi rossi dalla fronte pallida. Ignorò palesemente l'avviso delle due chiamate perse ed aprì il messaggio appena arrivato:digitò velocemente la risposta e se lo rimise nuovamente nella tasca dei jeans. Un sorriso sincero e spontaneo le comparí sul volto mentre ,di fronte a un bivio,  decise di imboccare la via opposta a casa. Fece gli ultimi passi quasi saltellando fino a quando non si trovò dinanzi a una grande ed elegante serra. Una ragazza da dentro la intravide ed alzò la mano in segno di saluto. La ragazza improvvisò un sorriso di circostanza prima di entrare.
-Bloom che piacere vederti- la salutò la ragazza dai lunghi capelli neri sistemando un paio di vasi.
-Ciao Cindy,come va oggi?-domandò priva di qualsiasi curiosità,ma l'altra sembrò non accorgersene.
-Bene grazie e poi lavorare con questo sole fa bene non solo alle piante ,ma anche al mio umore-rise divertita.
-Ma immagino che tu sia qui per Vanessa: è andata un attimo in magazzino,ma te la vado subito a chiamare-disse togliendosi frettolosamente i guanti pieni di terra:la rossa provò a replicare ,ma in tempo record l'altra si era già allontanata. Oramai rimasta sola e con un mucchio di piante intorno alzò gli occhi al cielo:non sapeva come mai ma proprio non riusciva a reggere la nuova assistente che sua mamma aveva assunto da poco. Non che avesse qualcosa contro di lei,ma proprio a pelle non riusciva a sopportarla. Eppure sulla carta era una ragazza perfetta visto che da quanto sapeva,oltre a lavorare come fioraia,quasi tutte le sere faceva volontariato in un ospedale non molto lontano.
Aspettò per alcuni secondi impaziente,ma non vedendo nessuno ancora arrivare decise di continuare per la sua strada visto che l'incontrare sua madre era solo un intoppo,non la sua meta finale.
-Bloom scusami se ci ho messo tanto ma stavo svuotando degli scatoloni-mormorò Vanessa pulendo con le mani la sua maglietta piena di polvere.
-Bloom?-chiamò nuovamente non vedendo nessuno.
-Vanessa ti giuro che due secondi fa era qui-
- Tranquilla Cindy,lo sospettavo che non fossi io il motivo reale per cui si trovava qui oggi-rispose la fioraia.



 
 
-La mia testa -un mormorio quasi inudibile fuoriuscì dalla bocca della strega dai lunghi capelli corvini:provò ad alzarsi dalla posizione supina ma una forte fitta al capo la fece desistere. Con la vista ancora annebbiata toccò per alcuni secondi le soffici e profumate lenzuola che coprivano il suo corpo:tutto nel suo cervello era offuscato quasi quanto la sua vista. Dopo poco i suoi occhi ripresero nitidezza e la strega potè constatare che si trovava in un luogo a lei sconosciuto. Grugnì mettendo a fuoco tutto quello che era intorno a lei.
-Ben sveglia-una voce fredda e dura venne distintamente udita dalle sue orecchie:ancora confusa si guardò intorno notando una figura di spalle vicino a una nera e cupa finestra. Provò a parlare ma le parole le morirono in bocca.
-Probabilmente è ancora troppo sfinita per riuscire a capire dove si trova- continuò l’interlocutrice continuando a riservare il suo sguardo al paesaggio fuori da Torrenuvola.
-Ma io mi trovo qui per un preciso motivo-concluse girandosi finalmente:gli occhi di Darcy si specchiarono in quelli della Preside facendo ammutolire la studentessa.
-Ricorda signorina?-due sole parole che all’improvviso fecero distendere i muscoli facciali della ragazza:tutto quello successo la sera prima ritornò in mente della strega che subito si guardò intorno.
-Se cerca sua sorella la avviso che sta ancora riposando-la precedette la suprema strega.
L’attacco al Alfea,l’ufficio della Preside della scuola fatata ,le sue dite che toccavano la Gemma delle Sette Lune e poi buoi:Darcy si portò le mani alle tempie digrignando dal dolore. I ricordi erano così dolorosi che non riuscì a reprimere un urlo.
-Cosa mi sta succedendo?-sussurrò velocemente accasciandosi sul letto.
-Quel oggetto magico che avete toccato è protetto da un potente artefatto e nonostante siano passate ore ne senti ancora gli effetti-pronunciò l’altra :improvvisamente il dolore si fece meno lancinante e tutti i muscoli della strega iniziarono a rilassarsi.
-Per riuscire a governarlo con successo chi lo tocca deve essere estremamente potente:non importa che dentro di te scorra la magia nera o bianca,la Gemma delle Sette Luna ha come unico nemico la debolezza. La fiuta all’interno di chi la tocca ed è solo lei  che stabilisce se sei abbastanza degna da usarla,ma non potevo aspettarmi niente di meglio da due allieve del primo anno-commentò e Darcy udì perfettamente i suoi passi farsi sempre più vicini.
-Ma non è affatto questo che mi ha stupido quanto venire a sapere che due mie allieve si sono introdotte ad Alfea incantando tutti i presenti con un potentissimo incantesimo di magia nera per poi introdursi nell’ufficio della preside di Faragonda come topi,avidi ratti di fogna alla ricerca di oggetti talmente potenti che le loro piccole menti non possono neanche concepire- quelle parole così taglienti e fredde fecero rabbrividire la ragazza.
-Ora mi aspetto delle risposte se non desidera esser espulsa con sua sorella ovviamente-
-Lei non ha alcun diritto di parlarmi così -grignò la studentessa mentre un certo vigore si rimpossessava delle sue bianche e pallide membra: con fatica riuscì a  sedersi sul letto ritrovandosi la faccia dell’altra strega a venti centimetri di distanza.
- Forse signorina non ha ben presente in mente quanto mi sia facile espellere due come voi. Crede forse che io non sappia chi siete? Nella mia scuola niente può essermi nascosto. Ora risponda velocemente alla mia domanda!-tagliò corto
-Cercavamo risposte-
-Risposte? Di che tipo se non sono indiscreta- Darcy deglutì con forza.
-Cosa cercavate dalla Gemma? E come siete venute a conoscenza di un incantesimo così potente come quello che avete usato ieri sera?-
-Il gioiello non era per noi … Siamo state incaricate di rubarlo-
-Incaricate da chi?- il silenzio dopo questa domanda prese nuovamente possesso dell’intera stanza:solo il ticchettio dell’orologio da polso della preside scandiva i secondi perduti.
-Da un uomo che ci aveva promesso in cambio informazioni,ma io le giuro signora Preside che né io né mia sorella sappiano chi sia- urlò con tutte le forze in corpo:la donna increspò le labbra.
-informazioni? - gli occhi della strega si fecero sempre più umidi.
-Informazioni  su chi siamo realmente-tagliò corto la bruna accorgendosi di un improvviso irrigidimento.
-Se gli avessi consegnato quel gioiello aveva promesso di rivelarci notizie su chi siamo e sulla nostra famiglia!-concluse e una lacrima nera a causa del trucco scivolò lungo la sua guancia. Il petto della Grififn si mosse  sempre più veloce: doveva stare calma,rimanere calma.
-Si può sapere chi è questo individuo?-pronunciò cercando di mantenere autocontrollo.
-Le ho detto la verità prima:si tratta di un uomo,ma in realtà non l’ho mai visto-la donna sgranò gli occhi.
-Se non l’ha mai visto come avete fatto a comunicare per tutto questo tempo?- la ragazza senza proferire parola indicò la sua testa.
-Non so come ma è capace di entrare nella mia testa . Comunica con me attraverso il solo pensiero e mi è impossibile reprimerlo-
-Quindi un individuo a voi sconosciuto vi ha usato per arrivare a un potente gioiello? E voi vi siete fidate di lui senza neanche sapere chi fosse? Lei si aspetta realmente che io creda a tutta questa storia?-
-Lui lo sapeva -mormorò a occhi chiusi Darcy
-Lui sapeva che sarebbe stato inutile per noi rivolgersi  a lei-
-Ragazza mia ne ho abbastanza di tutte queste stupidaggini-concluse irritata la donna alzandosi di scatto dalla sedia e spaventando l’altra. Si diresse a passo veloce e deciso verso la porta d’uscita.
-Aspetti- a quelle parole la Preside esitò.
-Ora lei non mi crede,ma sono sicura che ben presto lo farà- commentò pragmatica allungando verso di lei una foto:alla vista di quella raffigurazione la strega indietreggiò. Il suo battito si fece più accelerato mentre,tremante,allungava la mano verso quel foglio.
-Come fai ad averlo?-
 
 
 
 
Le gambe di Bloom si muovevano in fretta mentre saliva due alla volta i piccoli gradini della scala a chiocciola:in un baleno si ritrovò davanti a una vecchia porta con un enorme fiatone. Bussò con impazienza quando il suo telefono iniziò a squillare con insistenza: corrugò la fronte osservando che il mandante ero lo stesso che l'aveva chiamata senza successo le ultime cinque volte.
-Disturbo?- una voce gentile e pacata fece saltare la ragazza dallo spavento.
- Oddio mi hai spaventa!-esclamò portandosi una mano al cuore e aspettando che i suoi battiti si facessero più regolari. Il ragazzo dal canto suo la guardò per un secondo prima di scoppiare a ridere.
- Non è divertente-commentò stizzita entrando dalla piccola porta: continuò per un paio di passi senza dargli a vedere il piccolo sorriso divertito comparso sul suo volto.
-Wow Helia certo che questa casa è stupenda adesso-sussurrò ammirata guardandosi intorno. Le pareti erano piene di schizzi fatti su carta e la grossa vetrata con la luce esaltava ogni singolo colore:pennelli sparsi e ancora sporchi erano in prossimità della grossa parete verde dove una volta vi era stato un vecchio armadio. Al suo posto ora era stato iniziato uno stupendo albero di ciliegio completamente fioriti.
-Questo albero che hai dipinto sulla parete è veramente bellissimo,sono convinta che mamma lo apprezzerà  molto- continuò toccando il dipinto:il ragazzo dal canto suo non riuscì a trattenere un sorriso sincero.
-Ti piace veramente? All'inizio ne ero entusiasta ma più lo guardo più mi salgono agli occhi mille difetti-
-Stai scherzando spero-lo interruppe lei
- È il più bel dipinto che io abbia mai visto-concluse saltando sul posto.
-Sono felice che ti piaccia-disse lui adagiandosi senza forze sulla vecchia poltrona:Bloom si limitò ad allontanarsi verso la vetrata.
-Allora com'è andata oggi a scuola?-
-Uhm tutto normale,ma non vedo l'ora di finire tutto. Beato te che non sei costretto ad andarci-rispose con gli occhi rapiti dallo spettacolo di una Gardenia calma e tranquilla
-Certo è molto meglio fare il pittore squattrinato- Bloom a sentire quelle parole si voltò di scatto
-Lo sai che non intendevo quello -disse guardandolo.
Conosceva Helia da pochissimo eppure tra loro era nato un rapporto di amicizia che la ragazza  considerava semplicemente speciale. Eppure a volte si ritrova a pensare a quanto poco conoscesse quel ragazzo così educato e pacato,ma la verità è che gli aveva promesso di aiutarlo con la sua nuova vita quindi immaginava che per lui fosse un chiudere definitivamente con quella precedente. 
-Lo so Bloom- commentò alzandosi ed andandola ad abbracciare.
-Puzzi di vernice- commentò lei divertita non staccandosi da quel gesto così fraterno.
-Quanto sei stupida, vuoi del tè?-la ragazza annuì entusiasta:lo osservò per un secondo prendere un padellino dalla credenza prima di far rivangare il suo sguardo per i tanti schizzi appesi alla parete. La maggior parte riguardava paesaggi fantasiosi e naturalistici anche se non mancavano rappresentazione più reali. Ad un certo  la sua attenzione venne rapita da un piccolo quadernino di velluto:era visibilmente gonfio per la presenza di una matita al suo interno.
-Helia è caduto questo libricino a terra-mormorò  chinandosi a prenderlo. Il ragazzo però non sembrò accorgersi delle parole dell'amica forse troppo indaffarato nel cercare le tazze. La ragazza intanto sembrava ancora rapita da quel comunissimo oggetto:si avvicinò alla poltrona e su di essa si lasciò cadere ancora concentrata. Passò le dita delicatamente sul rivestimento beandosi del contatto con il velluto prima di aprirlo. Davanti ai suoi occhi color mare  si ritrovò degli schizzi fatti per lo più con la matita. Li osservò attentamente:in realtà era tutti ritratti di una bellissima ragazza dalla lunga chioma e dallo sguardo estremamente dolce. Si sistemò meglio i capelli dietro all'orecchio non lasciando che il suo sguardo vagasse altrove: quella ragazza era stata disegnata su ogni paginetta ma una strana sensazione si era impadronita del suo corpo. S portò una mano alla tempia mentre il viso sapientemente disegnato della ragazza non accennava a lasciare la sua mente.
-Questo ragazza-mormorò tra sé e sé chiudendo sofferente gli occhi:in quel preciso istante la figura si colorò nel buio dei suoi pensieri e il corpo di un ragazza dai lunghi capelli bruni e dalla pelle color miele prese completamente possesso della sua testa.
Uno strano rimbombò nel suo cervello
"-Oddio scusami-"
-No scusami tu:sono appena arrivata e ho lasciato tutte le cose tra i piedi. Comunque io sono Flora[1]"
-Flora... - mormorò a fior di labbra Bloom ripetendo la parola precedente sentita da quella voce così dolce e materna.
-Ehi Bloom stai bene?-una mano le si appoggiò dolcemente sulla spalla e solo quel singolo gesto risvegliò la rossa da torpore.
-Cosa? Si, sì Helia sto benissimo,mi ero solo un attimo appisolata-biascicò sentendo tutti i ricordi della visione precedente svanire rapidamente dalla sua mente. L'ex specialista la guardò ancora per un secondo leggermente sovrappensiero prima di passarle una tazza di tè bollente.
- Ah l'hai trovato!-esclamò sorpreso non appena il suo sguardo si posò sul quadernetto aperto in mano alla ragazza:solo in quel momento Bloom si rese conto che lo stava ancora trattenendo tra le mani
-Scusami ma l’ho trovato a terra e non era mia intenzione aprirlo ,te lo giuro-
-Tranquilla Bloom- rispose lui di rimando cercando di fermare il fiume in piena di parole che uscivano dalla bocca della sua amica.
-Non è successo niente di grave-continuò avvicinando la tazza alla bocca per bere un sorso della bevanda ancora bollente. A quelle parole la rossa sembrò più sollevata.
-Non vorrei risultare indiscreta,ma chi è?- a quella domanda il ragazzo sembrò pensarci per un secondo
- Ti prego di non prendermi per pazzo,ma si tratta di un ragazza che ho conosciuto il giorno stesso in cui ho lasciato la mia città-
-Veniva a scuola con te?- l'altro si limitò a scuotere la testa
-In una scuola vicina alla mia ,ma il nostro incontro è avvenuto puramente per caso nel bosco adiacente alle scuole- a quelle parole  Bloom sgranò gli occhi
-Bosco? Ma per caso tu Helia provieni dalla Foresta Amazzonica?-commentò divertita prendendo un altro sorso dell'infuso.
-Comunque devo ammettere che è una bellissima ragazza ,sicuramente sarebbe onorata di sapere che un ragazzo l'ha dipinta così bene-
-Davvero?-commentò lui visibilmente colpito
-Sí certo,magari qualcuno lo facesse a me anche se forse da un certo punto di vista la si può considerare anche un po’ inquietante,ma visto che ti piace non posso proprio biasimarti- appena ebbe concluso di parlare Helia iniziò a tossire vistosamente.
-Scusami non ho capito cosa hai detto- provò a dire tra un colpo di tosse e l'altro causati probabilmente dalla bevanda calda andatagli di traverso. La rossa a quella domanda si limitò a regalargli una occhiata furba.
- Dopotutto è bellissima e sicuramente questo ha contribuito al colpo di fulmine-non le serviva alzare gli occhi dai fogli pieni di ritratti perché sapeva perfettamente che il suo amico di era dipinto di un rosso acceso per l'imbarazzo.
-Ah proposito come si chiama?-ma la sua domanda non ricevette alcuna risposta visto che un bussare insistentemente alla porta fu udito da entrambi.
-Vado io tranquillo, probabilmente  è mia  madre-commentò alzandosi e dirigendosi verso la porta:lo spettacolo che però le si presentò davanti agli occhi però la lasciò senza fiato.
-Andy- mormorò a fior di labbra ritrovandosi il suo ragazzo visibilmente scosso davanti agli occhi.
-Allora ti ricordi ancora come mi chiamo-sbottò lui aggrottando ancora ulteriormente la fronte.
-Ma cosa ci fai qui?-balbettò lei cercando di evitare il suo sguardo
-Mi chiedi cosa ci faccio qui? Sono venuto a sapere il perché da giorni eviti me e le mie chiamate Bloom!-urló
-Pensavo stessi di nuovo male per quegli incubi,ma a quanto pare hai semplicemente trovato una compagnia migliore della mia- commentò visibilmente scosso fissando Helia.
-Non è come credi Andy- provò lei a replicare cercando con la sua mano quella del ragazzo :lui però la scansò con rabbia.
-Mi fai schifo Bloom,non voglio più vederti- concluse rivolgendo un'ultima occhiata alla ragazza:il gelo e il disprezzo nel suo sguardo fecero raggelare la ragazza.
-Andy ti prego non andare via così! Fammi spiegare!-biascicò  oramai con le lacrime agli occhi mentre osservava il ragazzo scendere velocemente le scale. Sentì pian piano le forze lasciare il suo corpo e si butto a terra oramai in un pianto disperato. Due braccia circondarono il suo corpo.
-Bloom ti prego calmati-sospirò Helia con il suo solito tono disteso,ma le lacrime continuavano a scendere copiose dalle sue guance.
-Ho rovinato tutto Helia,io non volevo farlo soffrire -mormorò tra i singhiozzi.
-Sono un mostro e non merito di essere consolata da te-continuò
-Tranquilla Bloom sono convinto che tutto si sistemerà per il meglio- ma la rossa scosse la testa con vigore.
- Niente si sistemerà: nonostante tutto sono riuscita a farlo soffrire-


 
 
La figura della Preside di Alfea si fece sempre più lontana così come la rosea scuola: Flora appoggiò delicatamente la mano sopra lo specchio della grande nave spaziale. Il contatto con il freddo vetro la fece sussultare mentre il suo petto riprendeva un andamento regolare. Non poteva crederci che lei,Flora da Linphea,la ragazza più timida del suo pianeta che passava tutti gli intervalli in disparte a leggere libri,si era buttata a capofitto una missione suicida. Ancora non riusciva a credere a quello che la Preside aveva rivelato a lei e alle sue amiche:amiche,ecco un’altra parola che troppe poche volte era stata associata alla sua figura. In più la donna eterea l’aveva profondamente scossa e non passava neanche un secondo senza ripetersi in mente le sue parole. Avrebbe voluto parlarne ancora con Stella,ma non voleva risultare troppo pesante eppure si sentiva profondamente cambiata: le sfuggiva qualcosa,di questo ne era sicura. Si portò dolcemente una mano alla tempia per i troppi pensieri che non decidevano a lasciarla in pace.
-Stupida Flora- sussurrò a fior di labbra increspando le labbra in una smorfia.
-Non sapevo che parlasi da sola-una voce decisamente divertita fece risvegliare la fata dalle sue riflessioni. Velocemente si rigirò verso la vetrata dipingendosi di un vistoso rosso: deglutì a fatica sentendo  il suo cuore farsi più rapido.
-Non è buona educazione spiare la gente-commentò cercando di rimanere distaccata,ma era così difficile con lui:nella sua testa il ricordo delle loro mani intrecciate la fece avvampare. Un gesto troppo avventato,un gesto così poco da Flora.
-Se è per questo è male educazione  anche non girarsi e non guardare negli occhi l’interlocutore-lo sentì dietro di lei:provò a ribattere,ma sapeva perfettamente quanto fosse bravo in quel gioco. Il suo profumo l’avvolse senza preavviso facendola vibrare mentre le sue mani accarezzavano dolcemente la sua schiena. Si chiedeva a quante avesse riservato quel gesto così intimo maledicendosi per la risposta spontanea che il suo cervello aveva elaborato.
-Riven ti prego-sospirò con un tono che non avrebbe convinto nessuno ,figurarsi lui. Eppure a quelle sue parole il ragazzo sembrò distaccarsi per poi affiancarsi a lei.
-A cosa pensi fiorellino?-domandò ricercando il suo sguardo:Flora non si mosse ma il suo sguardo restò ad osservare il mondo fatato farsi sempre più lontano.
-A tante cose-rispose esitante. I suoi occhi color giada si abbassarono e il ragazzo,quasi come un automa,ricercò la sua mano e quel contatto così familiare fece per un secondo sussultare la fata.
-A cosa pensi?-domandò calmo lui nuovamente come se avesse di proposito ignorato le precedenti parole della ragazza.
-Vi ho condannato a morte-quella frase uscì come un singhiozzo strozzato:i suoi occhi finalmente incontrarono quelli dello specialista specchiandosi come farebbe uno specchio d’acqua. La fronte del ragazzo si corrugò
-Ci?-sentenziò
-Sono stata io la prima ad accettare e mi sento come se voi aveste dovuto farlo per forza-sussurrò stringendo più forte la mano del ragazzo.
-Non pensavo che ti reputassi così importante: nessuno può dire a Riven cosa fare-commentò con falso divertimento,ma anziché trovarsi di fronte a un sorriso rallegrato osservò la fata della Natura fare una smorfia pur sempre dolce,ma carica di tristezza e malinconia. Riven scosse la testa con decisione
-Ehi guardami- la ragazza non se lo fece ripetere due volte rendendosi conto di quanto sembrasse una boccata d’aria liberatoria quel gesto. Lui le sorrise subito dolcemente e lei non riuscì  a reprimere l’imbarazzo farsi sempre più importante.
-Tutte le persone su questa nave sanno perfettamente il perché hanno deciso di accettare e non è assolutamente colpa tua: siamo qui per prendere a calci qualsiasi cattivone ci sia di fronte a questo auto-distruzione del mondo magico- finalmente a quelle  parole la fata della Natura scoppiò in una risata contenuta,ma pur sempre dolce e sincera.
-Riven- sospirò mentre il ragazzo iniziò ad accarezzarle dolcemente la guancia.
-Ti prego-continuò visto che lui non accennava a smettere.
-Non stiamo facendo niente di male-bisbigliò lui di rimando avvicinandosi. Ci aveva provato,ma non ci era riuscito:quella ragazza era come una calamita per lui,come una caramella che i tuoi ti vietano di mangiare,ma a cui non vuoi e non puoi resistere.
-È  sbagliato-mormorò ancora una volta Flora,ma con tono sempre più arrendevole. Non poteva credere a quello che stava per succedere e forse per una volta voleva solo lasciarsi andare e non pensare.
-Disturbo?-una voce estranea fece improvvisamente riprendere il senno alla allieva di Alfea che con un gesto repentino allontanò Riven da lei,più precisamente dalla sua bocca: lo sguardo indagatorio di Musa fece dipingere Flora di un rosso acceso mentre le sue mani iniziarono nervosamente a giocare con la gonna rosa confetto.
-No assolutamente-disse poco decisa sentendo il cuore farsi sempre più veloce: con la coda dell’occhio osservò lo specialista ridere di gusto. Si maledì per aver perso il controllo. Provò ad accompagnare questa frase con il sorriso più sincero che le era possibile fare,ma osservò che gli occhi di Musa non guardavano più in faccia i due anzi erano scesi.
-Devo andare-commentò frettolosa staccando la sua mano da quella di Riven e correndo via: per tutto il tempo i piedi di Musa non avevano affatto smesso di tambureggiare.
-Beh?-domandò veloce Riven sentendo ancora gli occhi della fata della Musica su di lui.
-Vedo che ti piace molto giocare con il fuoco don Giovanni dei miei stivali-commentò acida sfidandolo nello sguardo.
-Ma vorrei solo ricordarti che potresti bruciarti-concluse.
-Tranquilla piccola la gelosia è un sentimento comune che nasce in molte donne quando incontrano Riven- e senza aspettarsi alcun tipo di risposta lasciò la Fata da sola.
 
-Ehi che fai?-Tecna percepì una figura farsi più vicina a lei:senza badarci continuò a riservare la completa attenzione al computer davanti a lei. Le sue dita,lunghe e pallide,si muovevano veloci sui tasti mentre la sua testa elaborava dati ed informazioni. Sbuffò constatando quanto fosse indietro il pianeta su cui stavano per atterrare. All’improvviso la sua spalla venne scaldata da un oggetto non identificato.
-Tecna tutto bene?-alla ragazza non ci volle molto per capire da dove provenisse quel balbettio e senza darlo a vedere alzò gli occhi al cielo staccando a malincuore l’attenzione dalla precedente attività.
-Siamo  già arrivati?-commentò leggermente indispettita guardandolo negli occhi:quelli del ragazzo di fronte  quel gesto esitarono per poi andarsi a concentrare su qualsiasi cosa dietro di lei. Increspò le labbra.
-No,in realtà no-
-Allora cosa vuoi?-continuò incrociando le braccia al petto:le scavate guancie dello specialista si colorarono di un roseo colore.
-Io volevo solo sapere se ti serviva aiuto- improvvisò quello.
-No- concluse quella  rigirandosi e riprendendo il suo lavoro:Timmy guardò esterrefatto la ragazza ritornare ai suoi compiti ignorandolo completamente. Sospirò,ma nessun pensiero balenò nella sua testa visto che udì distintamente una risata.
-Perché ridi?-mormorò a bassa voce sapendo però perfettamente che Tecna era già nel suo mondo digitale. Sky lo guardò per un secondo prima di ritornare a ridere di gusto: continuò così per un’altra manciata di secondi sotto lo sguardo attonito del ragazzo.
-Tecna?-un urlo stridulo e sussultorio fece vistosamente sospirare la fata della Tecnologia che sapeva perfettamente da chi provenisse:i suoi occhi color cielo per un secondo fissarono una figura sinuosa alzarsi e dirigersi verso di loro.
-Non ti stai forse dimenticando qualcosa?- quella continuò a digitare sui tasti cosa che fece corrugare la fronte alla bionda.
-Scusala Timmy,ma quando è con quei cosi diventa la persona più insopportabile del mondo -Tecna mugugnò all’udire di quella frase forse non completamente presa dal suo lavoro.
-Comunque sei stato un vero gentiluomo a interessarti a lei quindi grazie-concluse regalando una gomitata all’amica che urlò stizzita.
-Grazie …-
-Timmy- aggiunse il ragazzo notando l’esitazione nella voce di Tecna,ma questo aiutò solo ad aumentare la risata dello Specialista bruno.
-Giusto-disse la fata della Tecnologia schioccando le dita
-Ora se volete scusarmi ho delle cose da fare prima di atterrare-concluse prendendo tra le braccia il suo aggeggio tecnologico ed eyscendo dalla sala. Timmy impietrito osservò la ragazza allontanarsi accompagnando la sua uscita con un sonore sospiro.
-Amico lascia che te lo dica:le chance che hai con Tecna sono pari a zero-finalmente la risata dello Specialista terminò,ma le parole che uscirono dalla sua bocca aiutarono ancora di più ad abbattere il suo amico.
-Cosa?-domandò imbarazzato colorandosi di un vistoso bordeaux
-Mi sembra più che ovvio che tu abbia una bella cotta per Tecna-
-Ti sbagli-tagliò corto quello cercandosi di alzare,ma una potente strattonata lo fece ritornare al suo posto con i capelli vistosamente più in disordine.
-Forza siamo tutti adulti e vaccinati- Stella a quelle parole,leggermente in disparte,alzò gli occhi al cielo con espressione schifata.
-Però non hai tecnica e facendo così non la conquisterai mai!- spiegò Sky muovendo le mani con vigore.
-Io ho trovato il suo gesto di prima molto tenero-si intromise la fata del Sole continuando a riservare il suo sguardo unicamente al mondo esterno: il moro mimò il gesto di pazzia.
-Un orsacchiotto di pezza è tenero eppure nessuna ragazza lo vorrebbe come fidanzato. Se te la vuoi fare hai una sola e unica possibilità?-
-E sarebbe?-domandò titubante Timmy giocherellando nervosamente con le mani calde e sudate.
-Semplice, seguire i miei consigli!-
-Cosa?-una esclamazione divertita interruppe i due
-Seguire i tuoi consigli? Ma fammi il piacere-continuò scoppiando in una fragorosa risata:una smorfia di sfida si formò sul volto dello Specialista mentre Timmy guardava i due abbastanza a disagio.
-Tu non riusciresti a conquistare neanche la ragazza più  racchia dell’universo con i tuoi metodi viscidi-sentenziò incrociando le braccia soddisfatta la Principessa di Solaria. Sky le si avvicinò lentamente superando decisamente la zona consentita tanto che la ragazza sentì il suo respiro caldo sul collo.
-Eppure con i miei metodi viscidi avrei potuto benissimo portarti nel mio letto o mi sbaglio?-all’improvviso il volto di Stella cambiò radicalmente.
-Mi fai schifo!-urlò spingendolo via mentre l’altro continuava a mantenere il suo sorrisino soddisfatto
-Forse è meglio che io vada- bisbigliò lo Specialista dagli inusuali capelli arancioni completamente a disagio
-Rimani seduto e non alzarti! Io ti trasformerò in un vero uomo -
-Lascialo stare Timmy:il nostro principino di Eraklyon è tutto fumo e niente arrosto-
-Io dico che invece tu sei solo invidiosa perché ti ho mandato in bianco,amore- a quelle parole un sonoro rumore di schiaffo risuonò per tutta la sala della navicella:Timmy sgranò gli occhi mentre il moro iniziò a massaggiarsi dolorante la guancia.
-Non ti avvicinare mai più a me,hai capito?-strillò con tutto il fiato che aveva in gola la bionda prima di correre via disperata. L’ultima cosa che venne impressa nella mente dei due Specialisti furono due occhi color nocciola pieno di lacrime.
-Hai sbagliato tutto e sei stato un vero cretino- sospirò ancora scosso Timmy alzandosi dalla sedia. Sky  rimase zitto mordendosi un labbro.
Sì,lo era stato
 
-Stella?-mormorò la fata della Musica vedendo passare correndo davanti a lei la bionda:quella con il viso coperto dalle mani passò il corridoio senza degnarla di uno sguardo.
-Che bell’inizio sospirò quella continuando  il suo cammino. Dopo poco entrò nella sala comando dove una chioma bionda si trovava alla guida.
-Ehi serve compagnia?-domandò allegra ricevendo un sorriso sincero di risposta.
-Come posso rifiutare?-commentò sarcastico e per un secondo entrambi scoppiarono a ridere.
-Allora quanto manca?-domandò dopo pochi secondi la ragazza iniziando a giocare con un elastico.
-Siamo quasi arrivati per fortuna:non vedo l’ora di sgranchirmi le gambe-disse  Brandon  stiracchiandosi in modo liberatorio.
-Uhm si tratta per caso di quello?-commentò entusiasta la ragazza allungando il dito verso uno strano pianeta poco lontano dalla loro navicella comparso sul monitor:il ragazzo sorrise divertito.
-No decisamente no- disse osservando un’espressione contraria dell’amica.
-Appena saremo vicini lo riconoscerai subito:si tratta del Pianeta con più acqua  di tutta la Dimensione Magica- Musa si sedette meglio con una espressione attenta sul volto.
-Ma ci troviamo già nella via Latte?-
-Si chiama via Lattea- la corresse divertito
-Scusami,ma la geografia non è mai stata il mio forte-commentò scoppiando a ridere
-Posso chiederti come fa lo scudiero del  Principe a sapere tutte queste cose?-all’udire di quella domanda,il biondo iniziò a tossire vistosamente.
-Tutto a posto?- domandò preoccupata:quello le rispose con un gesto delle mani.
-Scusami, mi è andato qualcosa di traverso- disse frettoloso sperando che la fata non riprendesse il discorso precedentemente accantonato
-Forse è meglio se vai a chiamare gli altri,siamo quasi arrivati-sospirò non lasciando i comandi:Musa però si limitò a sorridere sinceramente.
-Ai suoi ordini capitano-mormorò divertita prima di lasciare la sala.





 
 
 
-Sei sicura di stare meglio?- a quella domanda Bloom affossò ancora di più la testa nella poltrona:un veloce sguardo verso la vetrata fece illuminare i suoi occhi ancora lucidi con i colori arancio del primo tramonto.
-Sí grazie-sospirò,ma l'amico non sembrò totalmente convinto.
-Ora è meglio che torni a casa -con le poche forse rimaste si alzò in piedi.
-Cosa fai?-domandò subito dopo notando che anche il ragazzo si era alzato e che anzi si stava vestendo.
-Mi sembra ovvio, ti accompagni fino a casa-disse con una semplicità disarmante nel tono.
-Tranquillo Helia non ce ne bisogno-provò lei replicare.
-Poi abito a neanche dieci minuti da qui- il ragazzo però questa volta non rispose,m ainfilandosi una giacca di pelle blu si limitò a sorriderle dolcemente.
-Grazie-sospirò lei oramai arresa dirigendosi verso la porta.
- Strano, la serra sembra ancora aperta- gli sguardi dei due ragazzi appena scese le scale vennero rapiti dalle porte vetro ancora aperte del negozio della madre di Bloom. La ragazza con i suoi occhi ancora gonfi e arrossati cuoriosò con lo sguardo all'interno.
-Bloom ,Helia- una figura notando i due giovani si avvicinò a loro.
-Mamma cosa ci fai ancora qui?- domandò leggermente sorpresa la ragazza osservando come la donna fosse piena di terra.
-Lo so che è tardi ma stavo finendo alcuni travasi e non mi sono resa conto del tempo che scorre -si limitò la bruna a rispondere alzando le spalle.
-Prima ho visto Andy scendere le scale veloce come una furia ma cosa è success...- ma le ultime lettere le morirono in gola notando gli occhi della figlia farsi più lucidi e un leggero cenno da parte del ragazzo.
-Scusami mamma ma voglio solo tornare a casa ed Helia si è offerto di accompagnarmi- tagliò corto la figlia e la donna rivolse un'occhiata piena di gratitudine al giovane.
- Va bene io penso che ne avrò ancora per un po’  qui perciò avvisa papà che tornerò tra un paio di orette,al massimo per ora di cena-puntualizzò e senza aspettare la risposta di Bloom la abbracciò dolcemente.
-Va bene ora scusaci ma dobbiamo proprio andare-commentò sentendo gli occhi farsi sempre più lucidi. La madre annuì silenziosamente e i due giovani presero la strada di casa: Bloom camminava veloce e silenziosa ed Helia sembrava fare altrettanto escludendo alcune occhiate veloci rivolte all'amica. Una piccola lacrima dopo pochi passi riuscì a scappare dal suo volere e rigò la sua guancia rosea. Senza alcun preavviso si fece circondare dalle braccia del suo amico e i due continuarono a camminare così, con il sole sempre più arancio e le strade sempre più rumorose.

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Capitolo 7
*** Fruits Music Bar ***


-Allora ha intenzione di rispondermi oppure no?- gli occhi di un verde brillante della preside continuavano a rimanere fissi come pietrificati scorrendo sulle figure presenti su quella foto:Darcy deglutì a fatica.
-Come ha fatto ad averla?-balbetto completamente assorta la strega.
-L’uomo nella mia testa,è stato lui a farcela avere come incentivo affinché lavorassimo per lui e ora Preside le conviene rispondermi. Perché in quella foto c’è anche lei e cosa sa di noi!-urlò  a pieni polmoni provando ad alzarci dal letto,ma una forte fitta la fece incurvare su sé stessa. La Griffin senza proferire alcune parole circondò il corpo della allieva con le sue braccia aiutandola con estrema dolcezza a risedersi.
-Non mi serve il suo aiuto-sospirò estremamente stanca Darcy. La Preside all’udire di quelle parole fece un passo indietro:le sue dita lunghe scorsero sulla plastica lucida delle foto. Inspirò profondamente stropicciando malamente le sue labbra.
-Lei mi deve delle risposte- a quella frase lentamente annuì.
-Loro sono i nostri genitori?-mormorò a fior di labbra la mora indicando due figure che tenevano in braccio due bambini molto piccoli avvolti da bianche coperte:lo sguardo della Preside ricadde  nuovamente sulla fotografia. Era stata scattata all’interno di un salone e in primo piano vi erano un uomo e una donna:il primo sorrideva divertito alla camera con i suoi grandi baffi neri mentre l’altra era affianco a lui con espressione seria e decisa. Sulla destra la strega riconobbe lei stessa decisamente molto più giovane e con molte rughe in meno. Con una mano cingeva le spalle dell’uomo e con l’altra stringeva forte la mano di un ragazzo alto ed estremamente pallido. Digrignò la mascella appena i suoi occhi si posarono su di lui.
-Sì,sono i vostri genitori-sospirò indicando l’uomo e la donna:i muscoli della ragazza improvvisamente sembrarono rilassarsi.
-Lei come fa a conoscerli?-disse con tono deciso,ma le sue parole morirono nel silenzio più totale. La Griffin si avvicinò adagio alla grossa finestra.
- Si chiamavano Brafilius e Selena:sono stati miei allievi molti anni fa qui a Torrenuvola quando ero ancora una semplice insegnante-
-Si chiamavano?-Darcy iniziò a sudare freddo.
-Sono morti molto tempo fa,poco dopo la nascita tua e di tua sorella-disse con decisione come se avesse paura che la ferita oramai rimarginata si riaprisse. A queste sue parole però non udì più la voce della sua interlocutrice e discretamente le rivolse una veloce occhiata. Darcy era ferma,seduta in mezzo a tutte quelle lenzuola bianche con sguardo fisso sulle sue mani che con forza stringevano la stoffa.
-Come è successo?-
-Un terribile incidente in auto. Una semplice fatalità-continuò quella con un automa iniziando a sudare freddo.
-E invece il ragazzo accanto a lei chi è? Si tratta per caso di un nostro parente?-biascicò con la testa troppo piena di pensieri e il cuore ricolmo di dolore. La Preside a quella domanda scosse la testa con decisione.
-Il suo nome  è Valtor-
-Era il suo fidanzato?- a quella domanda la donna chiuse con dolore gli occhi cercando di reprimere le lacrime.
-Sì lo era-
-Ora dove si trova?-continuò Darcy:la Griffin si passò la foto tra le dita con avidità
-Se ne è andato- concluse con freddezza.
-Tutto questo non ha senso:io e mia sorella abbiamo passato l’intera esistenza a cercare i nostri genitori e non può finire così… non può finire con una morte così stupida! Abbiamo passato l’intera vita a passare da un istituto all’altro buttate come vecchie scarpe per cosa? Per scoprire che siamo realmente delle sporche orfanelle?!-urlò a pieni polmoni la strega dell’Illusione:la Griffin rimase immobile a guardare la tetra scuola che si estendeva oltre la finestra.
-Lei ci sta nascondendo qualcosa  e io lo so! Non può essere tutto qui… No, io non l’accetto!-
-Io ho detto tutto- commentò seria non lasciandole notare un leggero tremolio delle labbra.
-Non può essere. Quell’uomo nella mia testa mi aveva detto che lei non mi avrebbe mai raccontato la verità. Lui lo sapeva che mi avrebbe mentito!- improvvisamente tutti gli oggetti della stanza iniziarono a tremare.
-Smettila immediatamente piccola sciocca. Lo vuoi capire che quell’uomo nella tua testa ha cercato solo di manovrarvi per ottenere la Gemma della Sette Lune?-
-No,non le credo-biascicò quella mentre i suoi occhi iniziarono a scurirsi di nero.
-La verità è un’altra e io e mia sorella la scopriremo-mormorò leccandosi avidamente la labbra.
-E poi la pagherai- Improvvisamente la Preside venne circondata dal buio. Allungò una mano cercandosi di aggrappare al letto,ma cadde violentemente a terra sbattendo la testa.
-Mi ha detto di dirti che nonostante gli anni quando menti continuano a tremarti le labbra- fu l’ultima cosa che udì prima di perdere completamente i sensi.
-Darcy si può sapere che cazzo è successo?!-domandò Stormy quando la sua porta venne spalancata con violenza. Darcy si avvicinò ammiccante a lei accarezzandole dolcemente la guancia.
-Dobbiamo andare-
-Si può sapere dove?-
-Dal nostro padrone-commentò iniziando a ridere  buttandosi alle spalle la foto. Un vento forte spalancò con fragore la finestra della stanza trascinandola con sé mostrando chiaramente che a sinistra della donna la foto era stata malamente strappata.
 
 
 
 
-Come sta?-la voce bassa e calda di Mike accompagnò l’entrata nel piccolo salone di Vanessa:la moglie con lo sguardo basso si sedette sul divanetto accanto al marito.
-Finalmente ha chiuso occhi-commentò cercando di mettere a posto il grembiule malamente spiegazzato:a quelle parole il pompiere non rispose,ma si limitò a girare pagina del giornale.
- È ancora scossa per quello che è successo con Andy-
-Ti ha raccontato cosa è successo?-la fioraia si limitò a scuotere con decisione la testa increspando le labbra e arricciando il naso. Mike sorrise notando il gesto così buffo ereditato anche dalla figlia.
-Forse non dovremmo partire domani per quella fiera dei Fiori- sospirò amaramente
-Vanessa si tratta di un’occasione più unica che rara per fare pubblicità alla tua attività! Non possiamo non andarci- ribattè il marito lasciando andare finalmente l’insieme di pezzi di carta e girandosi verso la mora.
-Ma Mike vedessi come è ridotta. Non me la sento di lasciarla da sola-disse incrociando gli occhi del marito:quello si limitò a sorriderle dolcemente e ad accarezzarle una guancia. Vanessa chiuse lentamente gli occhi beandosi di quel gesto.
-Forse potremmo chiamare Helia- bofonchiò con sguardo vago il biondo. Un sorriso divertito si fece spazio sulla pelle ambrata di Vanessa.
-Come scusa?-domandò.
-Sì insomma per non lasciarla sola-provò quello ad argomentare muovendo freneticamente le braccia:la fioraia sapeva perfettamente quanti dubbi il marito avesse sul ragazzo e quasi pensava di aver sentito male.
-Smettila di fissarmi, questo non cambia il fatto che non mi fido di lui-tagliò corto alzandosi e lasciando alle sue spalle una risatina divertita.
 
 
L’intera nave,eccetto la sala comando,era immersa nel buio: Brandon aveva avvertito il gruppo che erano oramai vicini,ma tutti avevano concordato che sarebbe stato meglio andarsi  a riposare e così si erano lasciati accogliere tra le braccia di Morfeo.  Brandon aveva praticamente cacciato Flora costringendola all’ennesimo sbadiglio ad andare a dormire. Ora con gli occhi assonnati si stava dirigendo alla ricerca di un letto libero. Aveva già aperto una stanza trovando Musa e Tecna dolcemente addormentate ed ora stava cercando solo un posto per risposare. La sua mano scorse delicatamente lungo la maniglia della porta metallizzata. All’interno trovò Stella quasi completamente avvolta dalle coperte:sorrise dolcemente notando la sua aria beata e ringraziò il fato per non averla fatta incontrare con Riven. All’improvviso la mente vagò senza avere il suo permesso e la fata si ritrovò ad arrossire vistosamente.
-Stupida Flora -sussurrò a fior di labbra richiudendo la porta dietro di lei: la Principessa di Solaria sembrò aver udito le sue parole e mugugnò qualcosa. Accorta Flora si adagiò affianco a lei ricevendo ristoro dal calore sotto le coperte.
-Flora sei tu?-una voce impastata dal sonno ruppe il calmo silenzio:Flora udì l’altra rigirarsi nel letto fino a sistemare la sua schiena contro la sua.
-Scusami Stella se ti ho svegliata-
-Non stavo dormendo tanto-tagliò corto la bionda tirando su con il naso.
-Scusami se te lo chiedo ma qualcosa non va?-sussurrò sentendola tremare:senza aspettare alcuna risposta si girò.
-Io… non fa niente,sto bene-Stella si morse con forza le labbra: avrebbe voluto dirle cosa provava dopo Sky, ma si limitò a scuotere con violenza la testa. Lei non era quella ragazza piagnucolona che aveva versato così tante,troppe lacrime per uno stupido ragazzo.
-Lo so che mi stai mentendo,ma se non ne vuoi parlare non ti forzerò-disse con tono fermo e deciso la fata della Natura:la bionda provò a replicare sentendo però le parole morirle in gola. All’improvviso Flora sentì l’amica girarsi.
-Non piangere ti prego-mormorò dolcemente accarezzando i morbidi capelli di Stella:quella si limitò ad affossare la testa sul petto dell’amica continuando a non riuscire a frenare la lacrime che oramai scendevano copiose. Inspirò profondamente sentendo quanto bisogno avesse di quel gesto estremamente delicato e dolce.
-Io sono qui per te, Stella- continuò la mora e forse per la prima volta Stella si accorse che realmente e sincerante qualcuno ci sarebbe stato per lei.
-Sono così  sbagliata-disse continuando a piangere e Flora si limitò a stringerla,se possibile, ancora più forte
-Passerà anche questa,te lo prometto-
-Lo so-furono le ultime due parole che la Fata del Sole e della Luna mormorò prima di addormentarsi con il volto pieno di lacrime e nel cuore un sentimento caldo ed estremamente strano che lo avvolgeva.
 
 
 
Gli occhi anziani scorrevano velocemente lungo tutta la scuola di Alfea:la donna osservava con attenzione ogni singolo centimetro della sua struttura. Il ciacolare femminile accompagnava perfettamente quel mattino di primo autunno. Sorrise osservando le facce stanche,ma felici delle sue allieve. Con un sorriso si diresse verso la sua scrivania sedendosi sulla sedia:di sfuggita osservò il vecchio  orologio situata sul muro. Temporeggiò per alcuni secondi con la mente decisamente altrove.  Ad un certo punto sembrò risvegliarsi come ricordatasi di cosa avesse voluto fare. Tambureggiò sul vecchio legno ed aprì uno dei tanti cassetti della scrivania: il mucchio di cose disordinatamente accatastate la fece sospirare. La sua mano si immerse tra le cianfrusaglie fino a quando non trovò quello che sembrava un grosso libro. Senza esitare lo tirò fuori notando che qualcosa era sfuggito dalle sue pagine svolazzando fino a terra. Si affrettò a raccogliere quel foglio non bene identificato,ma il suo sguardo cambiò radicalmente non appena l’ebbe guardato. Delle scritte blu di pessima grafia le saltarono immediatamente all'occhio:per qualsiasi persona sarebbe risultato difficile identificarle,ma per Faragonda no, quelle poche parole erano state tatuate nel cuore. Con faccia tirata la appoggiò delicatamente sulla scrivania sistemandosi gli occhiali. Deglutì a fatica con un sentimento di dolore che sempre di più si stava inserendo nel suo animo. Improvvisamente il silenzio dell’Ufficio fu spazzato via da un insistente bussare:le dita scorsero velocemente sul foglio riponendolo  frettolosamente nel libro da cui proveniva.
-Preside Faragonda volevo solo avvertirla che Saladin è arrivato e la sta aspettando pronto per partire-
-Grazie Griselda per avermi avvertito –disse decisa riacquistando la sua solita sicurezza. La mora si limitò a un accennato inchino prima di lasciare nuovamente la fata da sola. In fretta rimise nuovamente il libro a suo posto e poi si diresse verso la porta richiudendola dietro di lei con un grande tonfo.
 
 
 
 
 
 
 
 
-Oddio non posso crederci di essere arrivati-sospirò stanca Musa sgranchendosi la schiena:appena mise un piede sul suolo terrestre improvvisò una piroetta.
-Abbiamo viaggiato talmente tanto che ho perso la cognizione del tempo-si lamentò di rimando Timmy.
-Secondo i miei calcoli,che non sbagliano mai,sono esattamente le sette di sera-
-Grazie mille geniaccio,ma io con il mio solo brontolare dello stomaco avrei potuto dirti l’orario e senza tecnologia-la punzecchiò Riven che di rimando ricevette un’occhiataccia dalla fata della Tecnologia.
-Io proporrei di andare  a mangiare:siamo tutti tremendamente stanchi per il viaggio ed è inutile iniziare la missione adesso-propose Brandon cercando di distendere gli animi.
-E lasciare la nave qui? Come facciamo con i terrestri?-
-Musa non ha tutti i torti:un veicolo come questo è difficile da nascondere-disse Flora,ma una risatina divertita si levò.
-Ragazze state tranquille: Fonterossa non è la scuola più Tecnologica per caso-e subito dopo queste parole Timmy tirò fuori un piccolo telecomandino che premette all’istante:Tecna alzò gli occhi al cielo mentre la nave scompariva dinanzi i loro occhi.
-Semplice tecnologia che lavora sui protoni e gli elettroni della materia-
-Ok bella ora vedi di chiudere la bocca-la interruppe Riven.
-Ragazzi direi quindi di fare un giro-si intromise Flora affiancandosi allo Specialista.
-Con te questo e altro- le sussurrò teneramente Riven all’orecchio ricercando la sua mano.
-Muovetevi piccioncini-urlò a pieni polmoni la Fata della Musica e l’intero gruppo prese a camminare accompagnato da risata generale.
 
 
-Allora Bloom sei proprio sicura che non vuoi che restiamo  qui con te?- a quell’ennesima domanda Bloom non poté che alzare gli occhi al cielo:provò a glissare l’ennesima domanda cambiando repentinamente il canale sulla tv.
-Bloom?-
-Si mamma stai tranquilla. Non ho più dieci anni e in più Helia ha detto che passerà le notti qui perciò non ho pericolo di esser rapida dall’uomo nero-ironizzò non sentendo alcuna risata come risposta. I coniugi ancora dubbiosi si guardarono per un secondo per poi rivolgere nuovamente lo sguardo sui capelli rosso fuoco della figlia.
-Allora lo sai che per cena ti ho lasciato …-
-Mamma ti prego,me l’hai già detto una trentina di volte:starò bene- Bloom dopo aver sentito l’ennesimo tono ansioso di sua madre le si avvicinò abbracciandola da dietro.
-So cavarmela da sola-le sussurrò all’orecchio:la donna a quelle parole si girò per fissarla nei suoi occhi blu come il cielo.
-Lo so-sospirò scostandole dolcemente i capelli dal volto.
-Vanessa dobbiamo andare- le due a seguito di quelle parole si sorrisero dolcemente.
-Ci sentiamo più tardi-le mormorò la fioraia schioccandole un delicato bacio sulla fronte. Bloom osservò i suoi genitori prendere le valigie da terra e dirigersi verso l’uscita:fuori,già accesa,li aspettava la loro macchina.
-Ah-all’improvviso il volto di Vanessa si illuminò.
-Bloom stavo quasi per dimenticarmene-disse mettendo la mano nel suo trench e iniziando a cercare qualcosa:la ragazza la osservò tirare fuori un cellulare mai visto prima.
-Dovresti farmi un piccolo favore. Oggi Cindy ha dimenticato il suo cellulare alla serra e mi domandavo se potessi restituirglielo-
-Ma mamma!-provò a replicare la rossa ,ma quella assunse la sua solita espressione.
-La troverai all’ospedale Enchantix questa sera a partire dalle nove. Ti prego Bloom,fammi questa favore e poi non è tanto lontano- un sonore sospiro accompagnò questa sua frase:Bloom iniziò a mangiarsi le unghie nervosamente.
-Eh va bene,ma mi devi un favore-replicò prendendo quell’oggetto e posandolo vicino alle chiavi.
-Magari potresti chiedere ad Helia di accompagnarti-
-Va bene mamma,ma ora vai che papà ti sta aspettando in macchina-provò a interromperla  spingendola verso la porta.
-Lo sai che sei una figlia perfetta?-
-Lo so- replicò divertita osservandola allontanarsi.
 
 
 
-Che ne dite di mangiare qui?-appena Timmy parlò l’intero gruppo smise di camminare:i loro sguardi si posarono sulla grande insegna luminosa che rendeva meno tetro il buio che sempre più velocemente si stava impossessando della città.
-Per me va bene-disse Brandon
-Fruits Music Bar… beh è davvero un nome originale-commentò Riven divertito.
-Ehi ragazzi ben arrivati!-una voce calda e accogliente fece sobbalzare tutti:l’uomo si grattò la testa nervosamente.
-Oddio scusatemi tanto,non volevo spaventarvi. Mi chiamo Klaus e sono il proprietario del locale-disse l’uomo.
-Vi va di entrare?-
-Certo!-commentarono tutti in coro.
-Wow questo locale è stupendo!-mormorò a fior di labbra Flora una volta dentro:i suoi occhi viaggiarono per l’intera struttura notando che però Musa si era fermata a guardare un’unica cosa.
-Non ci posso credere … un palco!-urlò entusiasta.
-Il nostro locale offre anche musica dal vivo tutte le sere-la interruppe il proprietario e a Musa le si illuminò lo sguardo.
-Scusatemi ragazzi,ma vado a vederlo da vicino-disse allontanandosi velocemente.
-Ehi Flora ti andrebbe di fare una passeggiata?- commentò Riven indicando con lo sguardo il bellissimo giardino che si intravedeva dall’altra uscita. La fata si morse nervosamente le labbra.
-Prometto di fare il bravo-aggiunse e una leggera risata uscì dalla sua bocca.
-Va bene-gli rispose sorridendo dolcemente.
-Io scusatemi,ma vado alla ricerca di una connessione migliore- tagliò corto la fata della Tecnologia non alzando gli occhi dal suo telefono.
-Vengo con te!-urlò subito di rimando Timmy correndole dietro evidentemente non udito dalla ragazza.
-Quel ragazzo è senza speranze-mormorò divertito Sky,ma appena il suo sguardo si scontrò con quello della bionda si silenziò immediatamente.
-Che ne dite di provare qualcosa al bar?-disse imbarazzato il biondo percependo una certa tensione tra i due:cercò con lo sguardo quello del migliore amico,ma lo trovò intento a guardare a terra pensieroso.
-Scusami Brandon ma non sono dell’umore giusto-sussurrò con voce strozzata dal pianto Stella correndo via.
-Amico posso sapere  cosa hai combinato?-domandò stizzito
-Dopo ti spiegherò tutto- tagliò corto l’alto correndo dietro alla bionda.
-Bene immagino che dovrò bere qualcosa solo soletto- sospirò oramai da solo lo Specialista guardandosi intorno :tanti tavoli erano occupati da terrestri che sembravano tutti divertirsi molto. All’improvviso intravide nella terrazza un tavolino libero e si avvicinò ad esso.
-Ehi ciao-una voce squillante,ma amichevole lo fece voltare una volta seduto.
-Ciao ci conosciamo?-rispose di rimando a quella ragazza dalla strana capigliatura fucsia:lei di risposta sembrò arrossire leggermente.
-No io sono Roxy cioè volevo dire che sono la cameriera- bofonchiò goffamente allungandogli quello che sembrava un menù plasticato:nel gesto però fece cadere la candela decorativa sul tavolo.
-Oddio scusami tanto-mormorò piegandosi immediatamente a terra per raccoglierlo,ma anche lo specialista ebbe la stessa idea e i due finirono per scontrarsi  con le teste.
-Sono mortificata-replicò di rimando osservando lo sconosciuto massaggiarsi la testa.
-Tranquilla è tutto a posto-commentò l’altro non riuscendo a trattenere una risata divertita per la scena appena avvenuta.
-Che ne dici se ricominciamo tutto da capo?-
-Te ne sarei grata-rispose sorridendo ancora imbarazzata.
-Allora io sono Roxy e sarò la tua cameriera se ovviamente  lo vorrai-disse alzando le mani al cielo. Brandon  la osservò per un secondo con la coda dell’occhio
-È  un vero piacere conoscerti Roxy , io mi chiamo…- si stoppò per un secondo aggrottando le sopracciglia.
-Sky- rispose convinto sorridendo e Roxy percepì i muscoli rilassarsi.
-Allora questo è il tuo menù e io tornerò tra una manciata di minuti per prendere la tua ordinazione,magari meno goffa-concluse la ragazza allontanandosi: Brandon  si ritrovò a sorridere divertito per l’incontro appena avvenuto. Improvvisamente i suoi capelli furono scompigliati da un fresca brezza. I suoi occhi azzurri viaggiarono osservando lo splendido spettacolo che offriva quella terrazza. Le strada di Gardenia si erano appena illuminate  e lo Specialista si ritrovò a pensare quanto fosse diverso quel pianeta dal suo mondo. Un’eccitazione lo fece rabbrividire sereno. Ad un certo punto qualcosa rubò la sua attenzione anzi più precisamente qualcuno:una chioma rossa ed estremamente brillante passò davanti a lui. Si alzò di scatto in piedi come un automa :non seppe neanche lui perché ma le corse dietro. Il suo cuore iniziò  a battere velocemente e si sentiva strano,estremamente strano. Avrebbe voluto fermare quella sconosciuta,ma neanche lui sapeva il perché. Ad un certo punto una sola parola gli uscì dalla gola come fosse un grido liberatorio.
-Bloom!-urlò a pieni polmoni:si portò velocemente una mano alla bocca completamente esterrefatto. Quella,all’udire quel nome,si girò per un secondo indietro,ma subito riprese a camminare velocemente. Appena gli occhi dello specialista videro il suo viso si sentì la terra mancare da sotto i piedi:quel volto,quello era il volto che così tante volte aveva sognato la notte. Ed ora era reale,lì davanti a lui.
-Bloom? Si tratta forse di una tua amica?-
-Cosa?-bofonchiò con la testa da tutt’altra parte.
-Hai appena urlato un nome a quella ragazza,per caso la conosci?-disse nuovamente la figura.
-No,mi sono sbagliato-sospirò osservando la chioma farsi sempre più lontana.
-Allora cosa posso portarti da bere?-parlò divertita nuovamente Roxy mentre Brandon continuava a sbattere incredulo gli occhi. Era successo davvero o era stato tutto frutto della sua immaginazione? E poi come gli era uscito dalla bocca quel nome così famigliare,ma allo stesso tempo sconosciuto?
-Bloom-mimò nuovamente con le labrra.
 
 
-Ehi sei arrivata finalmente-Bloom all’udire quella voce sorrise involontariamente:abbracciò dolcemente Helia.
-Ti ho già detto grazie per aver accettato di accompagnarmi a ridare il cellulare a Cindy?-disse divertita
-Per un fetta di torta al cioccolato di tua mamma questo e altro- i due ridendo entrarono all’interno della struttura
-Come stai?-le domandò prendendola per un braccio:l’altra abbozzò un sorriso poco convinto osservandolo negli occhi.
-Grazie per esserci-rispose di comando e lui le accarezzò dolcemente i capelli
-Ora cerchiamo quella rompi palle così possiamo tornare a casa-tagliò corto cercando di stemperare quelle effusioni troppo intime per un luogo pubblico.
-Sai che prim…-ma non potè finire la frase che una mano ferma le avvolse la bocca e senza rendersene conto fu trascinata addosso al muro:si ritrovò la faccia del suo migliore amico a due centimetri dalla sua. Helia le fece segno di non parlare e Bloom si sentì gelare il sangue osservando i suoi occhi cerulei spaventati e allarmati.
-Ma è impossibile-udì distintamente uscire dalle labbra dal ragazzo mentre si avvicinava ancora di più al suo corpo:la ragazza percepì il cuore dell’amico battere all’impazzata. Ancora confusa fissò il viso di Helia tirato e pallido e con lo sguardo seguì il suo:a una decina di passi da loro due persone stavano uscendo da una camera dell’ospedale dove Cindy faceva volontariato. I loro aspetti erano strani e notò che si trattavano di un uomo e una donna piuttosto anziani: la donna aveva lo sguardo sconfortato e venne immediatamente confortata dall’altro. Bloom passò velocemente lo sguardo da Helia a quei due sconosciuti velocemente:il ragazzo sembrava come perso di fronte a quelle due figure. Dopo poco i due si allontanarono senza notare i due giovani e appena soli sentì la presa del ragazzo allentarsi.
-Non può essere-sospirò sconvolto Helia:si portò una mano ai capelli mormorando altre parole.
-Helia insomma mi vuoi dire che cosa è successo e chi erano quei due?-urlò completamente fuori di testa Bloom:non aveva mai visto il suo amico così pacato e calmo perdere il controllo in  quel modo e si sentiva estremamente scombussolata per questo.
-Non erano qui per me-sospirò a fior di labbra Helia e il suo sguardo immediatamente si bloccò sulla porta della camera precedentemente chiusa.
-Insomma Helia mi vuoi dire qualcosa?-disse irritata e agitata Bloom,ma quello non sembrò nuovamente sentirla.
-Quella stanza-fu l’ultima cosa che udì esser proferita dall’amico prima che lui le prendesse dolcemente,ma con sicurezza il polso:non fece resistenza e lo seguì ancora totalmente incapace di intendere. Un secondo dopo l’ultima cosa che vide fu una porta chiudersi dietro di loro.
-Insomma Helia vuoi rispondermi!-urlò a pieni polmoni stanca di esser ignorata,ma nuovamente quello le fece cenno di non parlare:solo in quel istante la rossa si rese conto di dove fosse. Proprio davanti a loro vi era una ragazza dalla carnagione pallida e dai capelli color ghiaccio che stava dormendo circondata da mille tubi e macchinari.
-Ma dove diavolo siamo…-
 
 
 
Gli occhi di Stella erano fissi oramai da alcuni secondo a guardare il bicchiere davanti a lei:girava completamente svogliata la cannuccia al suo interno beandosi delle piccole onde che si venivano a creare.
-Ciao- immediatamente capì da chi provenisse quella voce:la figura si sedette accanto a lei al bancone del bar.
-Vattene- disse stizzita senza alzare gli occhi dalla bevanda:Sky dal canto suo si limitò a sedersi meglio sullo sgabello.
-Vattene- ripetè ancora con tono più deciso la Principessa di Solari digrignando i denti.
-No-replicò quello e la ragazza si limitò a scuotere la testa.
-Perfetto allora me ne vado io-disse alzandosi velocemente,ma dopo un solo passo si sentì bloccata.
-Stella voglio solo parlarti-commentò questa volta più dolce il ragazzo
-Io non voglio sentirti parlare però-
-Stella ti prego,voglio solo scusarmi-continuò il moro lasciando leggermente la presa del suo posto. Con uno scatto rapido la fata si liberò definitivamente della presa dello Specialista.
-Non voglio sentirti parlare né ora né mai-tagliò corto fissandolo duramente negli occhi prima di cappare via.
-Ehi stai attenta- dopo pochi passi la sua corsa venne bloccata da una persona.
-Stella si può sapere perché non guardi dove vai?-replicò indispettita Musa sbuffando sonoramente. Stella si limitò a osservarla in viso per un secondo prima di riprendere la sua camminata.
-Ok ora se non rispondi alle mie provocazioni inizio seriamente a preoccuparmi-commentò affaticata la Fata di Melody cercando di mantenere il suo stesso passo.
-Lasciami in pace Musa-
-Credi che io sia cretina?-una veloce occhiata da parte della bionda fece aggrottare le sopracciglia di Musa.
-Va bene non vi è bisogno che tu risponda,era un domanda teorica-provò a sdrammatizzare.
-Ma pensi che non me ne sia accorta che ti porti dietro quello sguardo da cane bastonato e in più ieri ti ho vista correre per i corridoi sconvolta. Mi vuoi dire cosa hai?-
-E si può sapere da quanto a te importa cosa io abbia?- Musa si morse le labbra con decisione.
-Stai tranquilla che di te non mi importa niente ,ma vorrei stringere la mano all’eroe che è riuscito a farti tacere- Stella sospirò indispettita.
-Almeno ti vuoi fermare? Non stiamo facendo mica la maratona-finalmente a quelle parole la bionda sembrò rallentare la camminata per poi fermarsi completamente. Musa osservò per alcuni secondi le spalle della compagna.
-Ti hanno mai detto che sei insopportabile?-la Fata di Melody sorrise all’udire quella frase da parte dell’amica,ma non lo diede a vedere.
-No solo una spocchiosa troietta continua a ripetermelo- per un secondo  gli  sguardi si incontrarono e Musa si sentì estremamente sollevata.
-Ti interessa veramente sapere cosa mi turba?-
-Più della mia stessa vita-rispose seria l’altra portando una mano sul cuore come fosse una specie di giuramento.
-Lo sai che non ho nessuna intenzione di dirtelo?-
-In realtà sono sollevata perché i tuoi problemi da principessina sul pisello sono l’ultima cosa che vorrei udire oggi- Stella la sfidò divertita con lo sguardo.
-Comunque questa corsa mi ha messo appetito quindi ora tornerò dentro per mangiare una fetta di torta e immagino che tu verrai con me-disse Musa indicando l’entrata al locale:Stella fisso per un secondo la porta e poi concentrò nuovamente il suo sguardo sulla compagna.
-Certo! Se no chi ti dice che quel dolce ti farà diventare ancora più balena di quello che sei-
-Forza rinsecchita,  seguimi – tagliò corto ridirigendosi verso il Fruits Music Bar e notando un sorriso farsi finalmente spazio sul volto di Stella.
 
 
 
-Questo pianeta è davvero stupendo- mormorò realmente colpita Flora osservandosi intorno:passarono una manciata di secondi in silenzio continuando a camminare. Riven con sicurezza le prese la mano. La ragazza,con suo stupore,si limitò a sorridere debolmente.
-Sei bellissima quando sorridi-si limitò lui a dire e lei scosse la testa divertita.
-Ora dovresti rispondere anche tu-
-Riven-lo beccò lei guardandolo di traverso.
-Dico solo che non sei né la prima né l’ultima che apprezza questo corpicino-a quelle parole Flora si lasciò finalmente andare ad un risata che spazzò definitivamente qualsiasi imbarazzo tra i due.
-Sei sempre così scemo?-mormorò lasciando che i suoi occhi si specchiassero in quelli dello specialista:lui le circondò dolcemente la vita avvicinandola a sé.
-Solo quando sono innamorato-sussurrò sulle labbra carnose della fata che si limitò  inspirare teneramente.
-Sono serio Flora, io non riesco a levarti dalla mia testa e odio questa cosa perché mai pensavo che qualcuno avrebbe potuto mettere in gabbia in grande Riven-
-Il Grande Riven?-replicò lei.
-Molti mi chiamano così-concluse lui iniziando ad accarezzarle dolcemente le guance rosee:lei,oramai troppo vicini,abbassò lo sguardo imbarazzata.
-Non possiamo,è sbagliato-mormorò poco convinta cercando di evitare in tutti i modi i suoi occhi.
-Flora quello che sento per te è tutt’altro che sbagliato e lo so che anche tu provi qualcosa per me-e appena ebbe finito di parlare le alzò dolcemente il viso per riprendere il contatto visivo che tanto gli era mancato:Flora provò a ribattere  ,ma sentì le parole morirle in gola con il cuore che accelerava sempre di più.
-Se lo desideri fermami-furono le ultime parole che udì,ma la verità era che lei non voleva,l’intero suo corpo fremeva  e senza rendersene conto sentì le labbra dello Specialista posarsi dolcemente sulle sue.
-Oh cazzo-una voce lontana non venne udita dai due innamorati.
-Non ci posso credere-continuò Musa senza staccare gli occhi da quello spettacolo,troppo impegnata per udire il cuore di Stella,accanto a lei,spezzarsi.

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Capitolo 8
*** Foresta Fiorita ***


Uno dei detti più famosi a Lynphea era che la notte porta consiglio:Flora,da persona introversa e pensierosa,l’aveva sempre ben accettato,ma quella notte,quella specifica notte,non era stata di alcun consiglio. Si rigirò nel letto nascondendo la testa sotto al cuscino. Delicatamente si portò le dita verso la bocca sfiorando le sue carnose labbra:ancora lo sentiva,ancora sentiva le sue labbra. All’improvviso arrossì di colpo come se fosse in una stanza piena di gente:il suo primo bacio ed era stato con lui. Poteva ancora vedere lo sgomento negli occhi del ragazzo quando l’aveva allontanato:lui aveva cercato una risposta,ma lei era corsa via mormorando frasi  confuse. Lui era Riven,il ragazzo ribelle e don giovanni. E lei era Flora,una stupida contadinella con il desiderio di una storia d’amore:in più non erano in villeggiatura e anzi avevano una missione ben precisa. Si girò nervosamente tra le lenzuola:la verità era che era confusa,estremamente confusa. Riven con lei era così diverso e ,nonostante si ripetesse che lo facesse solo per aggiungere una tacca in più alla sua lista,il suo cuore continuava a sperare che non fosse così. Forse era vero,lei dopotutto era solo una stupida sciocca ingenua come le aveva ripetuto più volte Stella. Eppure vi era anche dell'altro:due occhi blu come il mare incontranti quasi per caso nella foresta di Alfea. No ,decisamente non l'aveva dimenticato.
Allungò il braccio lungo il materasso non incontrando alcun corpo caldo:Stella non c’era, in realtà era stata distante per tutta la serata. Inspirò a pieni polmoni prima di decidersi,finalmente, di alzarsi dal letto. Dopotutto era lì per una missione.
 
Bloom fissò completamente assonnata il sole far capolinea da dietro le montagne:si stiracchiò rumorosamente sentendo il corpo debole,estremamente debole,ma non poteva esser altrimenti vista la sera precedente. Quella ragazza,quella strana ragazza dai capelli color ghiaccio non aveva abbandonato neanche per un secondo la sua mente o per meglio dire i suoi incubi. Anche Helia era rimasto turbato soprattutto dai due signori anziani intravisti all’ospedale. Aveva provato a chiedergli più volte chi fossero,ma il ragazzo era rimasto estremamente vago. C’entrava con il suo passato,glielo leggeva negli occhi. Lui però era scappato dall’ospedale senza spiegazioni con il viso teso e allarmato e a lei non rimanevano che mille domande in testa. Le sue dita afferrarono saldamente il telefonino buttato sul divano:tambureggiò nervosamente sul display aspettando che si accendesse,ma purtroppo la sua calma non venne ripagata. Nessuna chiamata né nessun messaggio né da parte di Helia né da parte di Andy. Stanca si buttò sul soffice divano venendo accolta da dei pomposi cuscini:era inutile provare a dormire prima doveva togliersi una piccola pulce che non accennava ad abbandonare il suo cervello.


Tecna sospirò nuovamente,questa volta decisamente più rumorosamente tanto che ricevette in cambio delle  occhiatacce.
-È inutile che mi guardiate così! – bofonchiò fulminandole con lo sguardo. La sua compagna di letto e l’ultima aggiunta per un secondo non stavano litigando e anzi si erano pure coalizzate contro di lei. Assolutamente illogica vista la situazione della sera precedente.
-Quindi non si può ancora scherzare del bacio di ieri sera tra Riven e Flora?-provò a dire cercando di smorzare gli animi,ma le due continuarono a mandarle chiari segnali d’odio.
-Secondo uno studio basato sulle risposte che emaniamo con il nostro corpo dopo aver vissuto degli eventi traumatici,posso ben dirvi che queste mi paiono delle vere e proprio scenate di gelosia-
 -Sei proprio fuori strada, a me non piace Riven né sono gelosa di lui- disse estremamente seria Stella lasciando la stanza. Tecna fissò per un secondo la porta da cui era  sparita la bionda prima di rivolgere nuovamente lo sguardo indagatore vero l’altra amica. Musa,sentendosi il suo sguardo addosso,immediatamente di dipinse di fucsia.
-Neanche a me piace Riven-urlò stridula seguendo i passi della fata di Solaria. Oramai sola Tecna alzò divertita gli occhi al cielo
-Questa sì che era una risposta al 100 % sincera- mormorò divertita
 
 
 
Darcy si buttò a terra completamente stremata:si guardò intorno come se neanche si rendesse conto di dove effettivamente si trovasse e di come fosse arrivata lì. Osservò di sfuggita il luogo sconosciuto prima di individuare il corpo di sua sorella accanto a lei stremato per il viaggio.
-Ben arrivate-una voce calda e potente agitò per un secondo la strega che irrigidì tutti i muscoli:dei passi si fecero sempre più vicini,ma la voce sembrava provenire dalla sua stessa mente.
-Padrone-mormorò a fior di labbra Darcy riconoscendo finalmente quella voce. Improvvisamente una figura sostò dinanzi a lei e la ragazza potè finalmente dare un volto a colui con cui aveva parlato per così tanto tempo.
-Darcy, piccola mia ,è un piacere finalmente vederti-disse l’uomo sorridendo perfidamente e proprio in quel momento una folata di vento fece ondulare i suoi lunghi capelli color pesca.
-Tu?-bisbigliò la ragazza indietreggiando quasi spaventata.
-Come puoi essere tu?-continuò sempre più spaventata:l’uomo però sorrise di gusto di fronte a quella scenetta sistemandosi la giacca bordeaux.
-Forza principessa dovresti ricordarti il nome del tuo padrone-continuò imperterrito allungando una mano verso di lei:la strega per un secondo la fissò impaurita,ma tremante la afferrò facendosi aiutare a rialzarsi.
-Sono Valtor il tuo padrone e le sorprese sono appena iniziate-disse sprigionando una risata malvagia che fece gelare le vene di Darcy.
 


-Foresta Fiorita hai detto?-la voce confusa di Sky risuonò per tutta la navicella.
-Confermo le parole di Timmy,negli ultimi anni la quantità di magia su Gardenia è quasi triplicata e qualsiasi studio rivela la Foresta Fiorita come l’unico epicentro di Gardenia- aggiunse Tecna senza staccare gli occhi dal suo tablet: Timmy all’udire di quelle parole sorrise debolmente.
-E cosa vi fa credere che Eldora si trovi lì?-continuò il moro sempre più scettico.
-La tecnologia non sbaglia mai-lo interruppe la fata di Zenith sfidandolo con lo sguardo.
-Sì,ma io della tecnologia non mi fido- ribatté sempre con più tono di sfida:Brandon a questo punto si intromise nella discussione tra i due.
-Flora potrebbe chiedere agli alberi se sanno qualcosa-propose e immediatamente tutti gli occhi vennero puntati sulla piccola figura della fata della Natura che fino a quel momento era rimasta in disparte. La ragazza,sentendosi chiamare in causa,alzò gli occhi sorpresa.
-Ah certo come non pensarci prima:oltre che hai computer possiamo anche chiedere a delle piante-mormorò sarcastico il moro,ma questa volta venne azzittito da una gomitata da parte del biondo.
-Allora Flora è possibile?-domandò nuovamente Brandon ricercando il suo sguardo:la ragazza annuì debolmente. Si alzò per parlare,ma una figura entrò in completo silenzio nella sala andandosi a sedere in un angolo.
-Finalmente sei arrivato! Cosa non ti è chiaro di “Urgente Riunione”?-lo incalzò lo Sky
-Prego vai  pure avanti-ringhiò per tutta risposta Riven fulminandolo con lo sguardo,ma per un nano secondo quello ricadde sulla figura di Flora che si sentì morire dentro.
-In realtà stava per parlare Flora-disse divertita Tecna continuando a far ricadere il suo sguardo tra i due. Il ragazzo senza dire niente fissò intensamente la fata di Linphea prima di abbassare stizzito lo sguardo a terra:questo gesto non passò inosservato né alla diretta interessata né a Musa e Stella.
-Per me stiamo solo perdendo tempo,chiamatemi quando avrete deciso qualcosa- disse infastidita la Principessa di Solaria lasciando la sala:la fata di Melody invece si limitò a ritirarsi in uno degli angoli visibilmente scossa.
-Allora Flora?-la incalzò Tecna tra le risate mentre la tristezza aveva preso pieno possesso del viso angelico della mora:Flora  si limitò per alcuni secondi a mordersi nervosamente il labbro.
-Sicuramente le piante  e gli alberi lo sanno se qualcuno vive in quella foresta-
-Perfetto allora si può dire che inizia la nostra prima missione!-strillò Timmy con estremo entusiasmo venendo bacchettato dallo sguardo di tutti quanti.
-Ragazzi preparatevi alla missione-disse serio Brandon e tutti si limitarono ad annuire. Riven si alzò di scatto uscendo a tutta velocità dalla stanza:Flora si limitò a osservarlo.
-La avvisi tu Stella,Musa?-domandò candidamente rivolgendo lo sguardo all’amica che però la ignorò completamente. La fata della Natura la guardò sorpresa ed amareggiata ma prima che potesse aggiungere qualsiasi altra cosa si sentì spingere da due mani.
-Forza Flora andiamoci a preparare-le sussurrò Tecna accompagnandola.


 
Bloom chiuse velocemente la porta dietro di lei:per un solo secondo si beò della tranquillità che quel luogo le regalava. Continuò a rimanere immobile per un’altra manciata di secondi con solo uno strano bip a interrompere regolarmente il silenzio. Lo sapeva perfettamente che stava facendo una cosa sbagliata e illegale eppure tutto ciò non l’aveva fermata a intrufolarsi nuovamente nell’ospedale e ricercare la stanza del giorno prima:come si immaginava l’unica figura a parte la sua era di quella ragazza. La fissò insistentemente: mille cavi le uscivano dalle braccia e una grossa maschera probabilmente aiutava la sua respirazione. Niente sembrava esser cambiato dal giorno precedente,neppure la sua curiosità:attenta a non fare alcun tipo di rumore si avvicinò alla ragazza dai capelli color ghiaccio. Non era una normale ragazza,Bloom l’aveva capito subito:una così non apparteneva a Gardenia e in cuor suo Bloom pensava che non appartenesse nemmeno al pianeta Terra. La scrutò attentamente ricordandosi perfettamente la faccia di Helia:lei ne era sicura,Helia questa ragazza non la conosceva. Quello che l’aveva stravolto erano state le due figure anziane che a quanto pare erano arrivati a Gardenia per lei.  Lentamente si scostò i capelli rosso fuoco dal viso osservando sempre più da vicino il volto pallido e inerte della sconosciuta notando come profonde cicatrici intaccavano la sua bellezza . Bloom si sentiva estremamente strana vicino a lei anche se sapeva di non averla mai vista:quella ragazza,probabilmente in coma da anni,emanava una strana energia oscura che sembrava attirarla e quello era stato il motivo per cui era ritornata. La scrutò ancora per un paio di secondi cercando di capire che cosa la disturbasse così tanto,ma dopo un paio di minuti sospirò delusa. Era venuta alla ricerca di risposte eppure era convinta che non le avrebbe trovate. Si rigirò per dirigervi verso la porta quando per sbaglio la sua mano sfiorò quella della ragazza causandole una dolorosissima scossa.
-Ahia-mormorò massaggiandosi la mano,ma prima che se ne potesse accorgere le macchine iniziarono ad emettere rumori inusuali. Spaventata la rossa si voltò verso la malata ritrovandola a tremare sul letto. Si muoveva come se fosse stata colpita da convulsioni e Bloom indietreggiò spaventata.
-No,non può essere-bisbigliò a sé stessa mentre il suo sangue si raggelò nelle vene: a partire da quella strana figura tutto intorno iniziò a ghiacciarsi.
-Ma cosa sta succedendo?- mormorò disperata,ma oramai il ghiaccio veniva deciso verso la sua figura. Con velocità Bloom corse alla porta provandola ad aprire,ma purtroppo anch’essa risultò congelata.
-Che razza di mostro sei?-domandò Bloom rivolgendosi alla ragazza che però continuava a tremare. Prima che potesse aggiungere altro la porta si spalancò e una mano amica strinse con forza quella di Bloom.
-Andiamo-le sussurrò dolcemente Helia sorridendole per un istante prima di trascinarla via. L’ultima cosa che la ragazza fissò in quella stanza degli orrori furono due occhi color ghiaccio che per secondo la fissarono prima di richiudersi nuovamente.
 
 
 
 
-Uffa per quanto tempo dobbiamo ancora camminare?-
-Stella è mai possibile che non riesci a stare neanche per mezzo secondo zitta?-la voce esasperata di Tecna fece alzare per un secondo gli occhi al cielo della Principessa di Solaria mentre una buona parte del gruppo iniziò a ridere divertita.
-In effetti la principessina non ha tutti i torni, è da circa mezz’ora che camminiamo in questa stupida foresta-le fece eco Sky allontanando infastidito un paio di mosche che non accennavano ad allontanarsi da lui.
-Beh queste sono le lamentele che solo chi non si è sporcato le mani può fare-lo incalzò Riven assumendo un sorriso divertito.
-Cosa intendi con questa frase?-
-La volete smettere voi due?-il richiamo pieno di disperazione di Brandon fece volare via alcuni uccelli impauriti.
-Silenzio per favore-bisbigliò Flora accarezzando dolcemente una corteccia:si chinò delicatamente e chiuse gli occhi.
-Le piante mi stanno parlando-continuò beandosi di quel contatto:Sky per tutta risposta non riuscì a trattenere una risatina divertita.
-Io non riesco a capire… Gli alberi sono estremamente spaventati-
-Per colpa nostra?-provò a dire Timmy,ma la mora scosse la testa con decisione.
-No qualcosa che vive in questa foresta li spaventa più di ogni altra cosa. Hanno paura e mi dicono che centra con una donna-
-Potrebbe essere Eldora?-domandò di rimando Tecna e  la fata della Natura finalmente riaprì gli occhi.
-Non sanno il suo nome,ma si tratta sicuramente di una fata-tutti si guardarono decisamente allarmati.
-Potrebbe essere lei-disse a nome di tutti Sky.
-I miei rilevatori segnano che siamo estremamente vicini a un punto carico di magia magica- e appena Tecna ebbe pronunciato quelle parole il suo tablet iniziò ad emettere degli strani rumori.
-Ma come facciamo a trovarla?-
-Lanusia-mormorò Flora
-Cosa?-chiese Musa corrugando la fronte.
-Le piante mi hanno detto che questa donna va sempre alla ricerca  di uno strano fiore che cresce qui sulla Terra solo nella Foresta Fiorita e il suo nome è Lanusia-
-Quindi se troviamo questo fiore è probabile che troveremo anche lei?-e Flora si limitò ad annuire alle parole di Timmy. Mentre   tutti iniziarono le ricerche Flora si avvicinò silenziosamente a Riven.
-Perché mi eviti?-bisbigliò dolcemente e il ragazzo per un secondo fermò la sua camminata.
-Non abbiamo niente da dirci-disse serio riprendendo le ricerche:Flora a quelle parole così taglienti esitò un secondo.
-Mi dispiace -bisbigliò e lui all’udire quella frase inspirò a pieni polmoni.
-Si può sapere perché sei qui a perdere tempo a parlare con me ?-
-Riven ti prego non fare così- sussurrò lei guardandolo intensamente negli occhi.
-Se pensi che quello che è successo ieri sia stato solo un gioco allora non hai capito niente di me-continuò lui con rabbia avvicinandosi sempre più verso di lei:Flora indietreggiò per pochi passi,ma si ritrovò a scontrare la schiena con un albero.
-Devi essere chiara con me Flora -disse oramai a pochi centimetri di distanza dal suo volto:la fata di Linphea lo fissò senza capire negli occhi.
-Il bacio di ieri ha significato qualcosa anche per te non negarlo-continuò lui oramai ad un soffio dalle sue labbra. Lei provò a parlare,ma lui velocemente la zittì.
-Non sto cercando una risposta dalle tue parole-disse avvicinando pericolosamente le labbra a quelle della fata:Flora istintivamente cercò la mano del ragazzo  afferrandola con dolcezza.
-Ragazzi!- all’improvviso la voce di Musa costrinse i due a separarsi:Flora si limitò a fissarlo ancora per alcuni secondi in completo silenzio prima di raggiungere l’amica.
-L’ho trovato!-continuò felice la fata di Melody indicando un grosso fiore violetto poco nascosto dalle foglie. Flora ,ancora paonazza, si fece spazio tra gli amici osservandolo.
- Bravissima Musa- disse la mora  sorridendo all’amica che per tutta risposta sorrise soddisfatta.
-E ora?-domandò Sky riportando il pensiero di tutti. Flora lo fissò per un secondo scuotendo la testa:nemmeno lei sapeva cosa sarebbe successo una volta trovato il fiore.
-Bene questa missione si sta rilevando un completo buco nell’acqua -la incalzò Stella digrignando i denti e continuando a scacciare gli insetti che insistentemente le giravano intorno.
-Forse dobbiamo coglierlo?-provò ad ipotizzare Timmy e Sky seguì immediatamente il consiglio dell’amico cogliendo il bellissimo fiore purtroppo prima che Flora potesse fermarlo.
-Non farlo!-lo avvertì la fata della Natura ed improvvisamente tutto il terreno iniziò a tremare.
-Deficiente era chiaramente una trappola!-lo sgridò Riven aggrappandosi a una corteccia per non cadere,ma il moro non poté replicare che delle strane radici si levarono dal terreno.
-Attenti- urlò Brandon e tutti gli Specialisti si apprestarono a prendere le loro armi.
-Ragazze trasformiamoci- suggerì Tecna anche lei aggrappata a un albero per non cadere a terra:le altre tre ragazze provarono a seguire il consiglio dell’amica ,ma tutti i loro sforzi risultarono completamente vani.
-C’è qualcosa che blocca la nostra magia!-urlò Musa guardandosi attonita le mani.
-La nostra magia non funziona!-continuò Stella
-Ragazze attenti!-urlò nuovamente Brandon indicando le radici che a tutta velocità si scagliarono sulle fate.
Flora si buttò a terra mentre Tecna venne brutalmente colpita.
-Tecna stai bene?-gridò a pieni polmoni Timmy osservando la ragazza gridare dal dolore e cadendo a terra.
-Ragazze scappate da qui,noi proveremo a fermare queste radici- ordinò Riven e subito Stella fece ciò che le era stato ordinata:mentre Musa aiutava con fatica Tecna a rialzarsi Flora fissò per un istante negli occhi Riven. Il ragazzo le fece l’occhiolino prima di rimettersi a combattere contro quelle radici che parevano indistruttibili.
-Flora corri via subito!-le ordinò Sky proteggendola da un attacco. Le quattro ragazze iniziarono a correre senza meta per di fiato.
-Flora dove dobbiamo andare?-domandò Musa sorreggendo a fatica Tecna che faceva sempre più fatica a camminare.
-Musa lasciami qui ti prego,non c’è la faccio a continuare-sibilò la ragazza all’orecchio della fata di Melody
-Non ci pensare neanche, io non ti abbandonerò mai-
-Noi non ti abbandoneremo- aggiunse Flora e le tre ragazze si sorrisero.
-Non vorrei interrompere questo momento ,ma dove dobbiamo andare ora?-gridò Stella fissando attorno a sé gli alberi tutti uguali. All’improvviso il tremare della terra riprese ancora più forte.
-Aggrappatevi  a qualcosa-ordinò Musa lasciando a Tecna l’albero più vicino.
-On no!-urlò Stella iniziando ad indicare una crepa che si faceva sempre più grossa.
-State attente!-aggiunse Tecna mentre il terreno si squarciava sempre di più. Una scossa ancora più forte fece perdere l’equilibrio a Musa che rovinosamente cadde all’interno dello squarcio
-No Musa!-urlò a pieni polmoni Tecna vedendo l’amica venir inghiottita dalla terra e calde lacrime iniziarono a sgorgare dai suoi occhi.
-Non lasciate la presa per nessun motivo!-disse Flora aggrappandosi con tutta la forza possibile all’albero mentre il terreno non accennava a tranquillizzarsi,ma aumentava sempre di più la sua potenza.
-Ahh!-urlò Stella mentre lo squarcio si avvicinava sempre di più a lei:provò inutilmente  a scappare,ma inciampò rovinosamente su una radice.
-Presa!-la mano di Flora afferrò con tutte le sue forze quella di Stella:la bionda guardò il vuoto sotto di lei.
-Non ti lascerò andare-disse Flora provando a sostenerla con tutte le forze.
-Lasciami andare altrimenti cadremo tutte e due,Flora!-le ordinò Stella sentendo la presa venir sempre meno.
-Non voglio perderti-mormorò a fior di labbra la fata della Natura. Stella la fissò intensamente negli occhi prima di sorriderle e poi,senza aggiungere alcuna parola,lasciò la presa cadendo rovinosamente nel vuoto.
-No!-urlò piena di dolore Flora venendo sballottata da un’ultima scossa e rimanendo a fissare impotente la figura dell’amica sparire sempre di più.
 


-Stai bene?-mormorò senza fiato Helia lasciando finalmente la mano della ragazza:Bloom senza dire alcuna parola si sedette sulla  panchina più vicina. Sentiva il cuore battere a mille e si sentiva mancare il respiro. Avevano corso a per di fiato per una decina di minuti scappando dall’ospedale e ora neanche riusciva a capire in quale quartiere di Gardenia si trovassero.
-Bloom allora come ti senti?-le domandò nuovamente il giovane sedendosi accanto a lei.
-Quella ragazza non era umana- fu l’unica cosa che riuscì a dire la rossa ancora profondamente scossa:sentiva ancora il freddo avanzare verso di lei.
-No,non lo era-aggiunse il ragazzo prendendo tra le mani la testa. All’udire quelle parole Bloom lo guardò esterrefatta.
-Helia che cosa mi stai nascondendo? Tu sai cosa è successo?-domandò ricercando il suo sguardo che però venne a mancare.
-Io non la conosco,ma posso dirti che quella ragazza è certamente una strega- e all’udire quelle parole Bloom si liberò in una risata.
-Lo so che ho una strana passione per le figure magiche,ma non mi sembra il momento più adatto per prendermi in giro-disse seria
-Le tue non sono solo fantasie Bloom,il mondo magico esiste davvero e io ne faccio parte-
-Ok basta mi hai stancato!-urlò irritata la rossa alzandosi dalla panchina e iniziando a camminare.
-Bloom non ti sto mentendo!-
-Se è tutto uno scherzo di cattivo gusto dillo subito,hai capito? Io  ti credevo mio amico-mormorò continuando a camminare sempre più veloce.
-Ti prego ascoltami-provò Helia a ribattere,ma all’improvviso una violenta scossa di terremo prese i due giovani alla sprovvista. Bloom provò a mantenere l’equilibrio ,ma venne malamente sballottata contro un palo e l’ultima cosa che udì fu la voce di Helia chiamarla prima di perdere definitivamente coscienza.


NOTE
Purtroppo una cosa terribile sta succedenndo al nostro Paese e spero che la mia storia possa sollevarvi il morale anche se solo per un istante.
Mi raccomando state a casa
Ce la faremo
FalbaLove

PS. questo capitolo è solo un piccolo preambolo di quello che succederà nel prossimo,spero vi piaccia
 

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Capitolo 9
*** Eldora ***


 
-Perché mi trovo a terra?-la voce di Musa uscì flebile dalle sue labbra scarlatte mentre la fata iniziava a riprendere conoscenza:i suoi occhi a fatica provarono  a mettere a fuoco l’ambiente che la circondava.
-Ma che cavolo?!-continuò fissando interdetta le pareti di un blu lugubre e spento:senza aggiungere altro si alzò a fatica.
-C’è nessuno?-urlò a pieni polmoni una volta che le sue membra ebbero riacquistato un po’ di vigore.
-Ragazzi?-urlò nuovamente,ma anche questa volta le sue parole non ricevettero alcuna risposta. Con lo sguardo iniziò ad osservare attentamente ogni angolo di quella strana stanza fino a quando le sue orecchie,impercettibilmente, udirono un suono a lei decisamente familiare. Interdetta finalmente individuò una apertura in uno degli angoli più bui della stanza e facendosi coraggio iniziò a seguire quel suono.
Man mano che percorreva quello che sembrava un corridoio infinito quello strano suono le pareva sempre di più una melodia purtroppo estremamente familiare. All’improvviso si bloccò quasi pietrificata deglutendo a fatica:davanti a lei una figura eterea stava suonando una melodia al piano assorta nei suoi pensieri. Musa velocemente fece scorrere il suo sguardo sulla pelle porcellana della donna troppo uguale alla sua. Provò a parlare ,ma le parole le morirono in gola. La donna però finalmente si voltò a guardarla sorridendo in modo dolce.
-Mamma- biascicò tra le lacrime la fata della Musica tuffandosi tra le sue braccia:un abbraccio caldo e desiderato che provocò emozioni indescrivibili.
-Mamma,ma sei veramente tu?-mormorò finalmente facendo incrociare i loro occhi.
-Sei così cresciuta bambina mia- disse la donna lasciandosi sfuggire una piccola lacrima.
-Mi sei mancata così tanto- Wa Nin  a quelle parole si limitò ad accarezzarle dolcemente i capelli,un gesto che abitualmente le faceva prima di andare a dormire quando era bambina.
-Ma cosa ci fai qui,tu sei … -ma la sua frase venne bruscamente interrotta dallo spegnarsi delle luci. Appena Musa riaprì gli occhi lo scenario era completamente cambiato:davanti ai suoi occhi la figura di sua madre era sparita e anzi al suo posto vi era una donna anziana.
-Morta?-disse quella compiaciuta come se volesse concludere la frase della fata. All’udire di quella parola Musa digrignò i denti.
-Che  fine ha fatto mia madre?-domandò con tono aggressivo:la donna alzò gli occhi al cielo prima di sospirare sonoramente.
-Non c’è assolutamente bisogno di usare tutta questa violenza-disse con tono tranquillo cosa che fece ancora di più ribollire il sangue nelle vene della ragazza.
-Ti sconsiglio di prenderti gioco di me-mormorò Musa a fior di labbra serrando ancora di più gli occhi.
-Perché altrimenti cosa mi potrebbe accadere?- ma appena la donna ebbe concluso parola Musa si trasformò in fata. La donna a quel punto iniziò a ridere di tutto gusto e con un semplice schiocco di dita fece ritornare normale la ragazza.
-Non è possibile-sospirò Musa rendendosi conto che qualsiasi suo altro tentativo di trasformarsi nuovamente in fata risultava vano.
-Qui non sono permessi poteri magici se non i miei stupida ragazzina-ringhiò perdendo per un secondo tutta la sua pacatezza.
-Comunque -aggiunse riacquistando nuovamente la calma
-Tua madre sta bene-concluse facendo seguire un secondo schiocco  di dita e facendo nuovamente riapparire la donna alle sue spalle.
-Mamma!-urlò a pieni polmoni Musa,ma Wa Nin sembrò non sentirla.
-Liberala subito!-ordinò la fata stringendo i pugni.
-Ma  come posso liberare una persona morta anni fa?-domandò la donna sfidando lo sguardo.
-Bisogna sempre pagare un pegno se si vuole far ritornare in vita una persona morta:una vita per una vita,è così che ragiona il nostro universo-
-Vuoi la mia vita per la sua?-chiese senza capire la fata della Musica,ma la donna si limitò a scuotere con decisione la testa.
-Così sarebbe troppo facile e lo leggo dal tuo cuore che saresti disposta a fare di tutto per far tornare in vita tua madre:perciò ho deciso che il tuo coraggio deve essere ricompensato e la vita da sacrificare non sarà quella di una persona qualunque- e la  sua ultima parola venne scandita da un ulteriore schiocco di dita che fu accompagnato dalla apparizione di una quarta figura. Appena Musa si rese conto di chi realmente fosse l’uomo svenuto a terra gli corse incontro .
-Riven- mormorò sbigottita controllando immediatamente il suo battito cardiaco.
-Non è morto,sta solo dormendo-però la anticipò la donna.
-Cosa ci fa lui qui?-domandò ancora più confusa la fata della Musica.
-Beh la vita della persona che più disprezzi al mondo per quella della donna che ami di più al mondo,mi pare  un ottimo patto o no?-bisbigliò facendole l’occhiolino e Musa si sentì gelare il sangue.
-Io non posso farlo-sussurrò scossa.
-Vuoi veramente rinunciare ancora a lei?-e lo sguardo,a quella domanda,ricadde immediatamente sulla figura di sua madre che le sorrise dolcemente
-Vuoi veramente rinunciare ancora a lei per lui?-Musa abbassò i suoi occhi blu questa volta verso il ragazzo accanto a lei:il suo volto rilassato e disteso la fece quasi sorridere,non l’aveva mai visto così,privo della sue borie e la sua faccia da saccente. Dolcemente gli scostò i capelli dal volto:tutti i suoi comportamenti odiosi le passarono in mente come un vecchio film di cattivo gusto. Lo odiava,odiava il suo comportamento grezzo e irrispettoso,ma nel suo cuore oltre al disprezzo vi era altro.
Senza dire alcuna altra parola la ragazza si alzò camminando in silenzio:la donna sembrò perfettamente capire i suoi pensieri e si scostò permettendole di dirigersi verso la sua meta. Quando oramai solo un passo distanziava Musa da sua madre la ragazza si fermò. Delicatamente le accarezzò la guancia color porcellana così simile alla sua e la donna le sorrise teneramente.
-Mamma- mormorò la ragazza a fior di labbra.
-Sono così orgogliosa della donna che sei diventata-le rispose teneramente la donna attirandola a sé in  un abbraccio che per troppo tempo era mancato ad entrambe.
Quando la fata si scostò da sua madre un estremo sentimento di vuoto inondò il suo cuore,ma non disse niente. Tenendo lo sguardo fisso a terra si riavvicinò nuovamente al ragazzo prendendo la sua mano tra le sue:calde lacrime silenziose iniziarono a rigare le sue guancia.
-Hai fatto la tua scelta fata di Melody- disse seria la donna capendo perfettamente le intenzioni della ragazza. Sospirò per un secondo,ma prima che potesse schioccare le dita una piccola voce fermò la sua opera.
-Grazie- mormorò piangendo la fata:la donna sgranò gli occhi colpita.
-Grazie per avermela fatta rincontrare-continuò quella sempre mantenendo gli occhi fissi sul ragazzo.
Ed improvvisamente Musa venne circondata da una luce calma e avvolgente che liberò una stupenda melodia.
 
 
 
 
 
 
-Oddio, dove cavolo mi trovo?-la voce di Stella risuonò quasi a vuoto. Gli occhi della fata erano estremamente pesanti talmente tanto che le ci vollero alcuni minuti per mettere a fuoco dove si trovasse.
-Ma dove sono-mormorò a fior di labbra riprendendo i sensi e  guardandosi attorno:la luce era estremamente soffusa,ma potente abbastanza per permetterle di capire dove fosse capitata. Ancora faceva fatica a metabolizzare,ma rimase di stucco osservando che era circondata da piante morte:tutta la natura attorno a lei sembrava priva di vita ed era uno spettacolo estremamente angoscioso.
-Oddio, ma cosa è successo qui?-sospirò avvicinandosi agli alberi secchi privi di foglie. All’improvviso una leggera folata di vento ruppe il silenzio angosciante:Stella osservò che quella dove si trovava non era una stanza chiusa,ma era collegata a quello che sembrava un corridoio. Diede un’ultima occhiata a quello spettacolo terribile  prima di mettersi in moto.
-Ma io non capisco… come faccio a trovarmi qui?- era sola e mille domande le frullavano in testa. Quel posto così lugubre e privo di vita continuò ad accompagnarla lungo un corridoio che non sembrava mai finire. Ogni suo passo veniva accompagnata dallo scricchiolio delle foglie che oramai secche risuonavano sotto ai suoi passi. Tutto attorno a lei continuava ad essere governato da una natura morta e spenta fino a quando non si accorse che la luce soffusa stava iniziando sempre di più a calare.
-Tutto ciò non mi piace per niente-mormorò rabbrividendo mentre la luce lasciava sempre più posto ad un vento insistente.  Ad  un certo punto un suo piede inciampò contro una radice spessa e ben nascosta facendo cadere rovinosamente la ragazza.
-Cazzo che male-sospirò pieno di ira la bionda trovandosi in pochi secondi con la faccia a terra,ricoperta da foglie e rami. Attorno a lei era praticamente buio e la principessa di Solaria,già priva di forze, ci mise alcuni istanti a rendersi conto di dove si trovasse. Ancora sdraiata iniziò a tastare frettolosamente attorno a lei fino a quando non incontro qualcosa di strano,qualcosa che sicuramente non apparteneva alla natura. Provò a tastare ancora per alcuni secondi lo strano oggetto estremamente freddo,ma allo stesso tempo morbido capendo presto di cosa si trattasse.
-Oddio- urlò a pieni polmoni mettendo a fuoco che quella era una figura umana.  Indietreggiò spaventata e inorridita da quello spettacolo. Un corpo quasi completamente privo di vita giaceva a dieci centimetri da lei.
-Questo è un incubo,non può essere vero tutto questo- bisbigliò con sé stessa: ad un certo punto però il suo sguardo venne attirata dalla chioma di quel corpo,una chioma  castana come il miele.
-Oddio non può essere… Flora!-urlò agghiacciata buttandosi su quello che sembrava sempre di più la figura della Fata della Natura.
-Flora ti prego rispondimi -gridò ancora più forte iniziando a scuotere violentemente il corpo dell’amica:era estremamente pallida e la vita sembrava averla totalmente abbandonata.
-Ti prego guardami,non puoi morire,io non te lo permetto-continuò mentre calde lacrime iniziavano a scivolare veloci lungo le sue guancie. Ad un certo punto un piccola lacrima bagnò leggermente il volto di Flora che quasi impercettibilmente aprì gli occhi mostrando uno sguardo spento e sofferente.
-Stella- biascicò quasi inudibile la ragazza.
-Sei tu-continuò con sempre meno forza. Immediatamente la fata di Solaria si bloccò fissando intensamente l’amica.
-Cosa ti è successo?-bisbigliò iniziando a tremare.
-Sono così stanca e debole-continuò l’altra mentre una terribile smorfia di dolore si prendeva possesso del suo dolce volto.
-Non mi puoi lasciare,gli altri sicuramente ci stanno cercando,ti prego Flora resisti- l’altra a quelle parole parve riacquistare un minimo d’animo e dolcemente alzò una mano tremante con la quale accarezzò quasi impercettibilmente il volto di Stella.
-Non piangere-
-Flora tu non capisci,tu non mi puoi lasciare,non puoi morire … no ,io non te l’ho permetto!-urlò a pieni polmoni oramai colpa di dolore,ma proprio in quel momento anche l’ultimo barlume spiò dalle stanche membra della fata della Natura.
-Non te ne andare-mormorò al corpo oramai esanime.
-Non te ne andare…- continuò ripiegamento il capo facendo combaciare la sua fronte con quella dell’amica.
-Io ti amo-le sussurrò dolcemente all’orecchio e inspirando forse per l’ultima volte il suo odore,quello stesso odore che era solita annusare prima di dormire cullandosi con il dolce respiro della ragazza che oramai era sicura non essere solo una amica per lei.
-Io ti amo con tutto il mio cuore- sussurrò nuovamente stringendo il corpo esanime a sé. All’improvviso una luce forte e potente accerchiò la fata. Quando riuscì finalmente a riaprire gli occhi si ritrovò in un posto estremamente differente al primo. Era in una stanza completamente bianca e dove vi era una luce accecante. Le piante erano sparite e la stanza era completamente vuota,ma ben presto si accorse che non era realmente così. Al centro della stanza infatti vi era il corpo di Flora esanime.
-Flora- bisbigliò provando a rialzarsi.
- È  inutile,non puoi fare niente. Mi dispiace ,ma la tua amica è morta-all’improvviso una voce sconosciuta risuonò per tutta la stanza facendo tremare il pavimento.
-Chi parla?-urlò piena di dolore Stella stringendo con tutta la forza che aveva in corpo i pugni.
-L’unica che ora può aiutarti- e immediatamente la figura di una donna anziana comparve vicino al corpo di Flora. La donna sorrise leggermente fissando il corpo della ragazza dalla pelle color giada quasi come se fosse soddisfatta.
-Tu puoi farla ritornare in vita?- quella impercettibilmente annuì.
-È quello che desideri?- lo sguardo di Stella ricadde nuovamente sul volto pallido della ragazza:le accarezzò dolcemente la guancia non riuscendo a trattenere un amaro sorriso.
-Tu la ami, vero?-
-Io… -disse confusa la bionda
-Sì la amo e farei di tutto per lei-
-La magia che tu mi stai chiedendo ha un prezzo però,un prezzo molto alto- ma la donna riuscì a mala pena a concludere la frase che la Principessa di Solaria la interruppe bruscamente.
-Pagherei qualsiasi prezzo per lei-disse estremamente decisa.
-Ti vedo convinta-
-Lei è tutto per me- continuò non riuscendo a trattenere una smorfia di dolore. Il silenzio di quella stanza venne interrotto da dei passi decisi e Stella si ritrovò la donna alle sue spalle.
-Voglio i tuoi poteri-disse decisa e priva di emozioni: a quelle parole Stella sgranò gli occhi voltandosi finalmente a guardarla.
-I miei poteri?-biascicò Stella di risposta.
-Sì, i tuoi poteri in cambio della sua vita-continuò quella come un automa:la fata di Solaria indietreggiò spaventata. Fissò ammutolita le sue mani: i suoi poteri?
-Io…io-le parole sembravano non voler uscire dalla sua bocca a differenza delle lacrime che ancora copiose uscivano dai suoi occhi.
-I miei poteri sono tutto ciò che sono-
-E lei?-domandò la donna indicando con lo sguardo Flora. Senza dire una parola la bionda si avvicinò all’amica:iniziò dolcemente  ad accarezzarle i capelli.
-Lei è l’unica che mi abbia mai voluto realmente bene-delicatamente chinò il capo facendo combaciare le sue labbra con quelle di Flora. Era un bacio estremamente casto che sembrò dare a Stella la forza di fare quello che sapeva perfettamente che le stava comunicando il suo cuore.
-Ti prego, falla tornare in vita-
-Perderai per sempre la possibilità di essere una fata-provò a rimarcare l’altra,ma Stella oramai aveva preso una decisione.
-Non sarò più niente,ma almeno avrò ancora lei-e nello stesso momento in cui la fata del Sole e della Luna ebbe pronunciato quelle parole una dolce luce avvolse il suo corpo riscaldandolo.
 
 
 
-Mamma mia che botta alla testa- biascicò dolorante Bloom iniziando ad accarezzarsi  insistentemente la testa. 
-Ma dove cavolo sono?-continuò guardandosi attorno curiosa: era in una stanza completamente rossa priva di uscite ed entrate e l’unica cosa che attirò la sua attenzione furono due piccole scatoline al centro della stanza. Prendendosi alcuni secondi la rossa riuscì finalmente a rimettersi in piedi e con fatica a raggiungere i due scrigni:più si avvicinava più si accorgeva di quanto fossero piccoli. Stremata si lasciò andare a terra però contenta di essere finalmente giunta alla sua destinazione. I due scrigni all’apparenza sembravano decisamente uguali,ma erano entrambi accompagnati da due foglietti uno con il numero uno e l’altro con il numero due,entrambi in scarlatto. Ancora più incuriosita Bloom prese tra le mani quello con il numero più basso e iniziò a srotolarlo rimanendo estremamente colpita. La prima parola infatti era il suo nome.
“Per Bloom, la ragazza che ricorda”
Al leggere quelle parole la rossa corrugò la fronte sempre più confusa.
“ Questo mondo in cui vivi è estremamente sbagliato,questo non è il mondo a cui appartieni piccola guerriera e tu lo sai da sempre”
Il respiro della ragazza iniziò a farsi sempre più irregolare.
“Tu non appartieni al mondo umano,tu appartieni al mondo della magia: tu non sei Bloom di Gardenia,tu sei la custode della Fiamma del Drago”
Appena la ragazza ebbe letto quella parole sgranò gli occhi
-Fiamma del Drago- mormorò a fior di labbra mentre la sua testa iniziava sempre di più a dolerle. Si portò freneticamente le mani alla tempia,ma decise di continuare a leggere perché qualcosa dentro di lei si stava smuovendo.
“ La memoria di come tutto ciò dovrebbe essere è ancora dentro di te,erede al trono di Domino.
Tu sai benissimo chi sei realmente anche se hanno cercato di nascondetelo, ma finalmente ora tutto ti sarà più chiaro”
Con impazienza Bloom girò e rigirò tra le mani quella pergamena senza trovare alcuna continuazione a quella frase. La testa intanto sembrava scoppiarle come piena di ricordi e il dolore era talmente tanto che non riuscì a reprimere un gridò di dolore. Oramai offuscata dalla sofferenza allungò provata una mano verso lo scrigno aprendolo e venendo circondata da una luce rossa e potente:improvvisamente, come fosse un film, tutti i suoi ricordi le scorsero davanti agli occhi. Sky,le Winx, gli Specialisti e tutte le avventure che avevano vissuto ripresero immediatamente posto all’interno della sua mente.
-Io ricordo tutto- sospirò finalmente  libera mentre mille lacrime iniziarono a rigarle le guancia.
-Io,ma cosa è successo… -sospirò mentre i suoi vecchi ricordi iniziavano a mescolarsi con quelli nuovi.
-Stella,Flora,Aisha,Musa e Tecna io non le ho mai incontrate … Helia non si ricorda di me… Io… tutto ciò è sbagliato-disse mentre nuova linfa vitale iniziava a scorrere tra le sue vene.
-Ora capisco ogni singola parola di Daphne… Questo mondo è sbagliato!-urlò ancora scossa,ma le sue urla furono spazzate via da un applauso. Spaventata Bloom si girò impallidendo di fronte a quella figura.
-Eldora?-mormorò riconoscendo perfettamente la donna davanti a lei:quella sorrise soddisfatta.
-È bello rincontrarti Principessa di Domino-
-Io non capisco,è tutta opera tua?-domandò scrutandola attentamente negli occhi.
-Questo mondo estremamente sbagliato? No,ma questo divertente giochino sì- disse lasciandosi scappare una piccola risatina divertita.
-Qualcuno di molto più potente ha stravolto il nostro mondo senza sapere di averlo condannato alla distruzione- Bloom a quelle parole indietreggiò leggermente non riuscendo a capire e la fata colse perfettamente la sua  confusione.
-I mondi,piccola Winx,stanno collassando su loro stessi e ben presto nessuno di noi esisterà più-
-Io non lo permetterò,io con le Winx fermeremo tutto questo ora che ho la memoria,ma loro dove sono?-
-Oh piccola fata se pensi che ti abbia ridato la memoria per questo allora sovrastimi la mia bontà,ma non preoccuparti,le tue amichette con i loro fidanzatini si trovano anche loro a Gardenia-
-Sono venuti a cercarmi?- all’udire quella domanda Eldora scoppiò immediatamente a ridere divertita.
-Sei proprio una ingenua:nessuno in tutta Magix si ricorda di te. Faragonda le ha mandate qui sulla Terra per cercare me-
-Te? E per quale motivo-
-Anche la tua spocchiosa Preside si è finalmente resa conto che l’Universo non resisterà ancora per molto e a quanto pare io ho una cosa fondamentale per la riuscita della missione-
-Il Legendarium- mormorò a denti stretti Bloom
-Brava,vedo che inizi a capire- commentò la fata sorridendo soddisfatta.
-Non ho ancora capito il perché mi hai fatto riacquistare la memoria-
-Semplice, se vuoi che le tue amichette salvino il mondo io la voglio tutta per me-disse accarezzando dolcemente il volto della rossa:Bloom per tutta risposta indietreggiò esterrefatta.
-Stai scherzando spero-disse scuotendo nervosamente la testa.
-Oramai il mondo che conoscevi non esiste più e anche le persone a te care sono diverse:hanno vissuto esperienze differenti che le hanno cambiate. Oramai questa Bloom non può più avere spazio in questo mondo-
-Ma darti la mia memoria vorrebbe dire per me come morire!-urlò pietrificata
-La tua vita per la vita dell’intero mondo. Nessuna principessa è mai stata valutata così tanto. Ma comunque tu non moriresti,la Bloom fissata con i libri sulle fate e con un potere immenso nascosto dentro di lei continuerebbe a vivere-
-Ma io non sono quella- mormorò buttandosi a terra:tutte i momenti più belli della sua vita iniziarono ad essere rivissuti nella sua mente infliggendole dolorose coltellate al cuore. Il primo bacio con Sky,le risate delle sue amiche e la sensazione della magia scorrerle nelle sue vene sarebbero svaniti nel vento. Lei sarebbe svanita nel vento.
-Io non voglio perdere tutto… - continuò lasciandosi andare.
-Apri l’altro scrigno-disse questa volta seria Eldora. Bloom con gli occhi offuscati dalle lacrime allungò il braccio prendendo tra le mani il secondo scrigno:senza proferire parola strappò il bigliettino sopra di esso buttandolo via. Eldora velocemente si affrettò a raccoglierlo senza però aprirlo.  Bloom piena di dolore fece ciò che le aveva detto Eldora venendo nuovamente avvolta da una luce,questa volta decisamente più fredda.
Davanti ai suoi occhi questa volta le apparve una scena totalmente inedita. Bloom riconobbe il Fruits Musica Bar e un ragazzo estremamente familiare seduto in uno dei tavolini:il biondo improvvisamente si alzò dalla sedia iniziando ad urlare il suo nome e proprio in quel momento la sua figura le passò davanti. La rossa immediatamente capì che la scena si riferiva alla sera precedente:era lui che l’aveva chiamata in mezzo alla strada,ma lei non l’aveva visto.
-Ma allora lui si ricorda di me… ma è così diverso dal mio Sky…-
-Ogni suo sogno ti ritrae-mormorò Eldora,ma improvvisamente la scena cambiò.
Nuovamente Bloom si ritrovò in un ambiente conosciuto con una figura decisamente più familiare: Helia,il suo Helia, era intento a dipingere completamente perso tra i suoi pensieri.
-La riconosci?-le domandò Eldora e finalmente lo sguardo di Bloom ricadde sui dipinti dell’amico:li aveva già visti altre volte,ma quella era la prima volta che la sua vera lei li guardava.
-Flora non ha mai abbandonato i suoi pensieri-disse Eldora lasciandosi andare ad un dolce sorriso.
-I loro destini nonostante tutto sono ancora indissolubilmente legati- Bloom fece per parlare,ma la donna la bloccò immediatamente.
-Ti faccio vedere un’ultima cosa-e subito,al seguito del suo schioccare di dita,Bloom venne teletrasportata nel luogo che più considerava casa:Alfea.
Due figure assorte si scontrarono
“-Mi scusi tanto-mormorò imbarazzata una voce maschile.
-Tranquillo ragazzo non è successo niente di grave-mormorò amorevolmente la donna risistemando gli occhiali sul naso.
-Le  porgo nuovamente le mie scuse,preside Faragonda,ma mi sono perso per la sua scuola e stavo cercando i miei compagni-continuò quello facendo un inchino regale:lei sorrise di fronte alla gentilezza di quello che doveva essere un allievo di Fonterossa.
-Immagino tu voglia arrivare nella sala principale; prosegui ancora per quel corridoio e arriverai alla destinazione designata- replicò lei allungando il suo lungo dito verso un corridoio:il biondo,riconoscente,la ringraziò nuovamente.
-Ora vai che se no farai tardi e mi raccomando cerca di divertirti questa sera,Sky- disse senza pensarci l’anziana fata:lui la guardò leggermente esterrefatto come sorpreso del nome da lei pronunciato.
-Veramente, Preside,il mio nome è Brandon- replicò poco convinto”
All’udire quell’ultima frase Bloom si buttò a terra non riuscendo più a trattenere le lacrime:erano loro,erano sempre loro.
-Bloom...-la richiamò alcuni minuti dopo Eldora.
-Non ancora-la interruppe la rossa riacquistando potenza nella voce.
-Fammi vedere loro- mormorò decisa ed Eldora immediatamente esaudì il suo desiderio. Bloom si alzò in silenzio avvicinandosi alle figure delle sue migliori amiche:erano così diverse da non sembrare neanche loro eppure i loro occhi erano ancora così familiari.
-Sono pronta-disse improvvisamente:Eldora annuì silenziosamente con una strana espressione sul volto.
-Farei qualsiasi cosa per loro- continuò non permettendo al suo sguardo di staccarsi dall’immagine delle sue amiche.
Eldora aprì le braccia accogliendo la magra figura della ragazza:Bloom si beò per un secondo di quel contatto.
-Ti giuro che io riuscirò a ricordare tutto e poi le troverò-disse decisa lasciandosi scappare un’ultima lacrime.
-Non ho alcun dubbio-e questa fu l’ultima frase che Bloom udì prima di cadere succube del sonno.
 
 
 
 
-Griffin mi senti?-la voce pacata,ma leggermente allarmata dell’amica di una vita fece risvegliar dolcemente la Preside di Torrenuvola:la donna prima di dare qualsiasi tipo di risposta si portò le mani alle tempie che sembravano scoppiare.
-Ti ricordi cos’è successo?-domandò nuovamente Faragonda dando il tempo all’amica di riprendersi. La strega,ancora frastornata,si sedette a terra quasi capendo finalmente dove si trovasse.
All’improvviso i suoi occhi color topazio caddero sul muro distrutto della sua scuola.
-La mia bellissima scuola-sussurrò a fior di labbra visibilmente scossa.
-Griffin riesci a ricordarti cosa sia successo e che fine hanno fatto Darcy e Stormy?-a quella ennesima domanda della fata la donna sembrò ricordare.
-Sono state Darcy e Stormy-disse seria rialzandosi:Faragonda deglutì a fatica. La strega intanto impassibile si alzò in piedi iniziando a camminare.
-Ma come hanno fatto due streghe ancora deboli e inesperte a fare tutto questo e poi perché?-la Preside di Torrenuvola non sembrò badarci a quella domanda,ma anzi si limitò a chinarsi a raccogliere qualcosa per terra. Una smorfia di disprezzo balenò sul suo volto mentre lesse un messaggio presente dietro la foto
“Sono tornato amore mio”
-Purtroppo sta accadendo qualcosa che neanche nei nostri peggiori incubi avremmo mai potuto immaginare- sospirò a lasciò vagare il suo sguardo verso le alti torri della sua scuola.
- È  tornato Faragonda,non so come,ma è tornato- l’amica però non sembrò capire,ma la raggiunse velocemente.
-È stato lui che ha mandato le due ragazze a rubare la Gemma delle Sette Lune- a quell’ultima frase gli occhi di Faragonda si dilatarono.
-Ma è impossibile,l’avevamo sconfitto! Un pianeta intero ha dato la sua vita per sconfiggerlo!- un amaro sorriso di dipinse sul volto della strega.
-Ho paura che il sacrificio di Teredor e Niobe sia stato inutile -concluse lasciando che il vento si prendesse la fotografia come se si volesse liberare di un ricordo indesiderato.
 
 
 
 
 
 
 
Note
Ciao a tutti come state? Oramai i giorni di quarantena sono 14 quindi la noia inizia a farsi sentire perciò ho deciso di pubblicare un nuovo capitolo,spero possa piacervi e tenervi compagnia. Fatemi sapere se vi piace.
Mi raccomando state a casa e ci sentiamo tra un paio di giorni
Un bacio

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Capitolo 10
*** Credi alla magia? ***


 
-Ragazzi eccole!-
-Ma cosa?-biascicò altamente confusa Stella massaggiandosi attentamente la testa:intanto rumori di passi si fecero sempre più vicini.
-Ragazze come state?-domandò Timmy una volta che il gruppo raggiunse la due fate:quelle due però ancora scosse e confuse non risposero.
-Oddio Musa sei viva!-urlò distrutta Tecna tuffandosi tra le braccia dell’amica:la fata di tutta risposta iniziò a ridere.
-Non mi sembra tanto difficile da capire:se respiro allora le probabilità che io sia viva salgono al 100%-mormorò ancora debilitata imitando la voce dell’amica.
-Quanto puoi essere odiosa?-mormorò quella unendosi alle sue risate,ma abbracciandola ancora più forte.
Stella intanto faceva ancora fatica a capire dove si trovasse,ma senza udire alcuna parole sentì un piacevole calore venirle addosso.
-Flora si può sapere perché mi stai abbracciando?-disse camuffando la voce. La fata di Lynphea però continuò ad abbracciarla sciogliendosi in un pianto liberatorio. Stella di fronte a quel contatto deglutì a fatica sentendo le lacrime farsi sempre più vicine.
-Così mi soffochi- continuò.
-Pensavo di averti persa per sempre-disse di rimando Flora sussurrando all’orecchio dell’amica e a quelle parole la Principessa di Solaria si  irrigidì.
-Non ti libererai mai di me-concluse beandosi  del dolce profumo che la chioma dell’amica emanava,ma come un fulmine a ciel sereno all’improvviso la bionda ricordò tutto.
-Ok ora basta-disse stizzita allontanando la fata da sé:Flora ricercò il suo sguardo confusa,ma Stella si limitò ad alzarsi atterrita.
-È bello anche per noi rivedervi ragazze-disse Brandon sorridendo sinceramente:Musa lo ringraziò con lo sguardo.
-Sei sicura di stare bene?-domandò leggermente allarmato Sky avvicinandosi alla bionda e sfiorandole un braccio:quella per tutta risposta si allontanò fulminandolo con lo sguardo.
-Sto benissimo,piuttosto dove ci troviamo e come avete fatto a trovare me e Musa?- domandò osservando finalmente il paesaggio tutto il torno e constatando che si trovavano in una caverna.
-Li  ho portati io qui - all’improvviso una voce matura e pacata sovrastò le altre e una donna dagli argentei capelli apparve da dietro gli specialisti.
-Tu?-mormorarono spaventate le due fate riconoscendo la donna delle due sfide e per un secondo si domandarono se non fossero stati solo semplici sogni. Stella autonomamente si portò una mano al posto distendendo tutti i suoi muscoli:c’era ancora potere nelle sue vene.
-Stia tranquilla Principessa di Solaria ha ancora tutti i suoi poteri-disse quella compiaciuta e camminando sempre più verso di loro. Immediatamente le due fate si voltarono verso Flora e Riven ricordandosi delle loro condizioni.
-E state anche tranquille per quello che è successo: le mie erano semplici prove ricreate con l’immaginazione-tutti gli altri però la guardarono senza capire.
-Si può sapere per quale motivo ha fatto tutto ciò?-domandò alterata Musa sfidandola con lo sguardo. La donna per tutta risposta alzò gli occhi al cielo
-Dovresti cercare di liberarti di questo caratterino anche nella vita reale-mormorò e Musa si sentì ribollire il sangue.
-Comunque mi meraviglio che non siate ancora riuscite a capire chi sono eppure Faragonda vi ha definito l’ultima speranza per l’intero Universo-Stella mi morse il labbro con forza:quella donna era davvero tagliente con le parole.
-Lei è Eldora-si intromise Brandon e le ragazze si guardarono stupite.
-Pensavate veramente che sarebbe bastato venirmi a chiedere di darvi il Legendarium? Ragazze mie ogni cosa ha un suo prezzo e voi lo sapete bene. Ho dovuto verificare che realmente vi meritaste un dono così grande facendovi sacrificare la vostra cosa più preziosa per gli altri- un silenzio tombale si impossessò della caverna.
-E ci siete riuscite-continuò questa volta acquistando una certa allegria nel tono di voce.
-Quindi ci dica immediatamente dove è il Legendarium- la interruppe Stella estremamente spaventata che quella donna potesse rivelare qualcosa di più sulla sua prova. Eldora all’udire quelle parole alzò un sopracciglio fissando intensamente la bionda:poi alzò le spalle e si incamminò al centro del gruppo.
-Il libro che state cercando è un libro molto potente e non vi voglio mentire dicendovi che d’ora in poi la strada sarà più facile. Il Legendarium si trova all’interno dell’Albero della Vita,ossia la fonte della magia nelle Dimensione Magica,ma solo le fate più meritevoli dei loro pianteti potranno ottenerlo e accedervi. Lynphea,Solaria,Zenith,Andros,Domino e Melody sono i pianeti più ricchi di magia di tutta la dimensione magica e solo tutte le rappresentanti di questi pianteti avranno accesso al libro e al suo mondo magico,ma solamente se saranno tutte insieme -tutti si guardarono leggermente allarmati.
-Cosa intende con fate meritevoli?-domandò Tecna.
-Le fate che riusciranno a conquistare le bacchette magiche che appartengono alla fata Nebula e che sono l’unico lascia passare per il mondo della fantasia del Legendarium-
-E come facciamo a trovare questa Nebula?-aggiunse Riven
-Tranquilli la vostra preside Faragonda potrà regalarvi tutte le risposte che state cercando,io quello che dovevate sapere l’ho detto-concluse inchinandosi leggermente.
-La ringraziamo,ma ora ragazzi penso che sia giunto il momento di tornare ad Alfea- disse serio Brandon e tutti annuirono concordando.
-Arrivederci e buona fortuna Winx,siete l’ultima speranza del nostro universo-bisbigliò quasi inudibile la fata prima di svanire nel nulla.
-Ha detto Winx?-mormorò Flora ricercando gli occhi di Stella,anche lei turbata dall’udire nuovamente quella parole.
-Forza ragazze non c’è tempo da perdere,dobbiamo tornare a Magix- tagliò corto Sky.
 
 
 
-No!-un urlo atterrito venne sprigionato da Bloom che come risvegliatasi da un incubo si guardò intorno: il cuore le batteva a mille e calde lacrime le scivolavano lungo le guancie.
-Bloom tranquilla sei al sicuro-una voce calma e pacata fece immediatamente distendere i muscoli della piccola terrestre. Helia si morse il labbro confuso constatando che l’amica stava tremando come una foglia. Delicatamente le asciugò le guancia sorridendole dolcemente.
-Tranquilla qualsiasi cosa sia successa è stata solo un incubo-le disse afferrando dolcemente le sue mani: solo dopo quel gesto Bloom riprese a respirare normalmente. Chiuse un secondo gli occhi sentendo un sentimento di terrore e dolore abbandonare gradualmente le sue membra. Scosse la testa con decisione:non riusciva a ricordare il motivo per cui si sentiva così e sentiva che qualcosa le stava sfuggendo.
-Il terremoto-sussurrò
-Hai sbattuto la testa-aggiunge il ragazzo accarezzandole i capelli e la rossa si beò di quel gesto così fraterno.
-Non volevo spaventarti prima con le mie parole Bloom- disse lui serio abbassando gli occhi color mare.
-Io non posso crederti Helia- sussurrò realmente dispiaciuta la ragazza.
-La magia non esiste- mormorò decisa alzandosi a fatica e raggiungendo la grande finestra dell’appartamento dell’artista:i suoi occhi per un secondo ricaddero sul volto dolce e materno della ragazza dipinta e quegli occhi color giada la fecero indietreggiare.
-Quello che è successo all’ospedale ha sicuramente una spiegazione umana -concluse riacquistando un po’ di fiducia nel tono di voce.
-Io veramente provengo dalla Dimensione Magica e tu più di tutti dovresti capirmi. Tutti i tuoi libri parlano di magia  e di creature magiche e non penso sia un caso che io abbia incontrato proprio te- aggiunse il ragazzo,ma un sorriso amaro si dipinse sul volto della ragazza.
-Quelli sono solo degli sciocchi libri Helia ed è da tutta la vita che me lo sento ripetere-
-E se non fosse così? E se ci fosse realmente qualcosa oltre alla Terra?-domandò acquistando sicurezza il ragazzo.
-E quella ragazza dell’ospedale ne è la prova anche se non riesco ancora a capire cosa centri con… quell’uomo che abbiamo visto all’ospedale. Si tratta del Preside di Fonterossa, la scuola dove studiavo prima di venire qui a Gardenia-aggiunse portandosi una mano ai capelli: piegò leggermente la testa non sentendosi ancora pronto a dire all’amica chi realmente fosse Saladin. La rossa si girò confusa a guardarlo.
-Fonterossa?-
-Una scuola per Specialisti che ho abbandonato senza preavviso. Quando ho lasciato la Dimensione Magica non ho detto al Preside dove andassi quindi lo escludo che fosse sulla Terra per me-commentò irrigidendo la mascella e Bloom poté percepire il suo dolore.
-E la donna che era con lui?-
-Lei è Faragonda,la preside di Alfea-
-Alfea?-domandò leggermente curiosa la ragazza sentendo qualcosa muoversi dentro di lei:odiava quella strana sensazione che da quando aveva incontrato il suo amico era sempre più aumentata.
-La scuola delle Fate della Dimensione Magica-
-No ok, ora è troppo. Mi dispiace Helia,ma questo è troppo,veramente troppo -commentò scioccata la ragazza tremante.
-Io vorrei crederti,ma non posso-continuò sentendo gli occhi divenir sempre più lucidi:odiava sentire quella strana sensazione e odiava trattare così il suo amico.
-Non voglio costringerti a fare niente-mormorò il giovane  ricercando il suo sguardo,ma lei sapientemente  lo evitò:non sapeva neanche il perché,ma si sentiva estremamente legata a quel ragazzo e aveva paura.
-Mi dispiace- concluse oramai con le guancie rigate dalle lacrime Bloom.
-Io… Addio -disse in tutta fretta correndo fuori dalla porta. Cercando di evitare qualsiasi pensiero la rossa scese le scale in tutta fredda. Aveva il fiatone,ma non ci badò. Appena ebbe messo piede sulla strada scoppiò in un pianto liberatorio:odiava non capire,odiava essere presa in giro e odiava essersi fidata di Helia,ma anche se lo desiderava con tutto il cuore non riusciva a non credere al cento per cento alle sue parole. Intanto una piccola goccia iniziò a cadere dal cielo infrangendosi sulla sua testa:la ragazza senza proferire parole si alzò fissando le nuvole nere e cariche di pioggia. Improvvisamente il volto di Daphne le rivenne in mente.
-Basta lasciami in pace!-urlò a sé stessa scuotendo con forza la testa: voleva solo ritornare alla sua vita normale,ma lo era mai stata? Oramai le calde lacrime iniziarono a confondersi con le gocce di pioggia,ma Bloom sembrò non badarci. Una lotta tra sentimenti e mente stava avvenendo dentro di lei:la sua mano destra senza ragione si intrufolò nella tasca e la rossa sentì  chiaramente che non era vuota. Cercando un piccolo riparo dalla pioggia tirò fuori un piccolo foglietta: istantaneamente corrugò la fronte. Un numero due scarlatto era sapientemente dipinto sopra. Era sicuro di non averlo mai visto eppure non riusciva a non domandarsi come fosse finito nella sua tasca. Leggermente esitante si decise ad aprirlo.
“Fidati di lui ragazza della Fiamma del Drago”
Helia fissò per un ultimo secondo i tanti dipinti sulla parete:con una mano provò a sfiorare il viso dipinto,ma esitò. Gli occhi color giada di quella sera gli erano ancora impressi nella mente. Sorrise debolmente ricordando il dolce profumo di fiori che lo aveva avvolto quella sera nella foresta e non era ancora riuscito a liberarsi. Si portò i capelli dietro all’orecchio liberando finalmente i suoi occhi blu come il mare.
-Flora- bisbigliò a fior di labbra e all’udire quel nome non riuscì a trattenere un sorriso fanciullesco.
-Sono sicuro che ci rivedremo-continuò ripetendo la frase di quella notte
-E non vedo l’ora che sia quel momento-concluse staccando a fatica il suo sguardo dal bel volto dipinto:fissò per un ultimo istante l’appartamento prima di afferrare da terra un piccolo zainetto. In silenzio si avvicinò alla porta di casa aprendola,ma non poté più fare alcun passo.
-Dove stai andando?-Bloom al pronunciare quella frase lo guardò con fare indagatore non curante delle piccole goccioline che cadevano dal suo corpo completamente bagnato.
-Voglio capire chi sia quella ragazza dell’ospedale-disse lui ricercando lo sguardo dell’amica e trovandolo più deciso di prima.
-Anche io-disse lei mantenendosi seria. Lui all’udire quella frase si lasciò scappare un sorrido,ma lei lo fermò.
-Però ho bisogno anche io della tua mano ragazzo magico,voglio trovare una persona- continuò
-Quindi mi credi?-
-Credo che tu sia pazzo,ma io è da una vita che me lo sento ripetere-concluse buttandosi tra le sue braccia.
-Ti voglio bene-le sussurrò il ragazzo all’orecchio
-Anche io Helia- rispose lei stringendolo più forte che poteva: no,anche lei pensava che il loro incontro non fosse stato un caso.
 


-Lo sento-la voce roca e piena di desiderio fece per un secondo sobbalzare Stormy:ancora leggermente debilitata fissò l’uomo accanto a lei che sorrideva malignamente.
-Oh ti ho sentito-continuò leccandosi avidamente le labbra Valtor.
-Cosa?-domandò Darcy senza capire.
-È passato così tanto tempo… -continuò lo stregone ignorandola completamente
-Ma finalmente ti ho trovata-concluse aprendo gli occhi e non smettendo di sorridere.
-Mi sento quasi imbarazzato per loro:nascondere la Fiamma del Drago dentro un terrestre è quasi patetico -disse:le due streghe si guardarono ancora più confuse non riuscendo mai a capire i discorsi di quello strano stregone.
-Insomma pensavano veramente che non me ne sarei mai accorto? Eppure qualcosa per quell’istante deve averlo risvegliato… che fosse… -ma quest’ultima frase la interruppe girandosi finalmente a fissare le sue due alleate. Sorrise ancora di più.
-Lei- concluse facendo un occhiolino alle due ragazze che continuavano a capire.
-Cosa hai sentito?-domandò nuovamente Darcy e questa volta l’uomo parve sentirla.
-La Fiamma del Drago per un millesimo di secondo si è attivata-
-Quindi ora sappiamo dove si trova e non abbiamo più bisogno della Gemma delle Sette Lune?-domandò eccitata Stormy,ma l’uomo senza dire niente le si avvicinò pericolosamente. La ragazza si irrigidì,quell’uomo la spaventata come mai nessuno prima.
-La Gemma mi serve per risvegliare il potere: solo così potrò finalmente impadronirmi della Fiamma del Drago -disse serio accarezzando la guancia della strega.
-Però non avrei mai pensato che l’avrebbero nascosta dentro uno stupido terrestre -continuò allontanandosi dalla strega che si sentì subito più tranquilla.
-Ma come facciamo a prenderla? L’ultima volta che l’ho toccata io… -ma non concluse la frase Darcy ricordando solo rabbia e buio.
-Tranquille  penserò a tutto io-
 
 
 


-Allora come stai?-Stella all’udire quelle parole si voltò verso la porta della stanza:due occhi color giada la fissarono teneramente.
-Sto bene-concluse lei freddamente.
-Ok io mollo-disse subito Musa alzando gli occhi al cielo e facendo per allontanarsi,ma Tecna la bloccò fulminandola con lo sguardo.
-Volevamo solo sapere se era tutto a posto -continuò la fata di Linphea facendo riferimento allo strano comportamento che la bionda aveva assunto dopo l’incontro con Eldora.
-Ho detto che sto bene- ripeté però quella trovando riparo sotto le coperte sulle quali si era fiondata dopo essere ritornati alla navicella. Tecna all’udire quella ennesima risposta sbuffò sonoramente e senza dire altro si sedette sul letto.
-Nessuno ti ha dato il permesso di entrare-la bacchettò Stella facendo riferimento alla stanza in cui era nell’astronave.
-Beh si da il caso che questa stanza è anche di Flora- rispose Tecna e intanto anche le altre due amiche si accomodarono sul letto.
-Cosa ne pensate delle parole di Eldora?-a udire quelle domande di Flora tutti gli sguardi delle ragazze si incupirono.
-Penso che ci siamo messe in un bel pasticcio-rispose Musa scatenando una risata collettiva. A un certo punto si udì battere alla porta e due occhi violetti comparvero.
-Flora posso parlarti?-domandò Riven concentrando il suo sguardo sulla mora.
-Ciao anche a te-lo bacchettò Musa, ma lui non ci badò.
-Va bene-rispose poco convinta salutando le ragazza e seguendolo fuori dalla stanza.
-Non posso credere che lo abbia seguito-la testa di Stella fece insieme alle sue parole immediatamente capolinea da sotto le lenzuola.
-Dobbiamo riniziare il discorso per cui a voi non interessa per niente Riven?-domandò annoiata la fata della Tecnologia immediatamente zittita da una cuscinata da parte della bionda.
Musa intanto però si era fatta più seria.
-A cosa pensi?-domandò incuriosita Stella.
- È stata una mia impressione o Eldora ci ha salutate dicendo la parola Winx?-
-No anche io l’ho sentita-rispose Tecna
-Questa parola continua a perseguitarci-continuò Musa,ma la loro chiacchierata venne interrotta.
-Ehm ragazze stiamo quasi per arrivare ad Alfea- bisbigliò imbarazzato Timmy sistemandosi goffamente gli occhiali sopra il naso. Stella all’udire quelle parole si alzò stizzita dal letto lasciando la stanza senza dire alcuna parola.
-Quella ragazza è proprio strana-commentò esterrefatta Musa.
-Ehm stai bene Tecna?-domandò questa volta con un po’ più di coraggio lo specialista e la fata si limitò ad un cenno affermativo con la mano troppo impegnata a guardare il suo orologio. Timmy,visibilmente deluso,abbassò lo sguardo mortificato.
-Va bene allora io torno alla sala comandi -ma la sua dipartita venne accompagnata solo da un saluto da parte della fata di Melody decisamente imbarazzato,cosa che sconfortò ancora di più il giovane.
-Ma si può sapere cosa ti prende?-la incalzò Musa e Tecna la guardò senza capire.
-Si vede lontano un chilometro che Timmy ti muore dietro- all’udire quella frase la fata corrugò la fronte.
-Ma cosa stai dicendo-
-È vero,ce ne siamo accorti tutti,ma tu passi sempre tutto il tempo con quei robi -disse indicando gli oggetti tecnologici della amica.
-Innanzitutto non si chiamano robi e poi mai potrebbe piacermi uno come Timmy- commentò seria più interessata al suo tablet che alla conversazione. Musa la fissò per un istante prima di lasciarsi sfuggire un sorriso divertito.
-Questo perché già ti piace qualcuno-alluse e all’udire quella frase Tecna iniziò,stranamente, ad agitarsi.
-Ma cosa vai a dire-provò a difendersi.
-Uhh allora ci ho preso-continuò la fata di Melody.
-Sono stanca di questa discussione assolutamente illogica- concluse Tecna alzandosi e uscendo dalla stanza completamente paonazza.
-1 a 0 per Musa- sogghignò l’ultima rimasta.
 


-Stella?-la ragazza che fino a due secondi prima percorreva a tutta velocità i corridoi dell’astronave ad udire il suo nome si fermò all’istante.
-Cosa vuoi? Non ti avevo detto di starmi alla larga?-disse scocciata  e incrociando le braccia al petto. Il ragazzo però non ci badò alla reazione della ragazza.
-Volevo parlarti-mormorò leggermente teso.
-Forza sono qui,ti sto ascoltando- lui continuò però ad avvicinarsi a lei ignorando quelle parole pungenti.
-Scusami- disse questa volta serio Sky fissandola lo sguardo mortificato.
-Se ti perdono la smetterai di importunarmi?-commentò quella scocciata alzando un sopracciglio: quel ragazzo la tampinava da due giorni ed era proprio stufa.
-Sì ma…- ma il ragazzo non poté concludere la frase.
-Bene perfetto, sei perdonato e ora addio-concluse la bionda allontanandosi e non dando altro tempo al moro di parlare.
 


Flora seguì senza esitazione il ragazzo fino a quando non giunsero nella sua stanza:lo specialista,ancora senza parlare,aprì la porta per poi richiuderla dietro di loro.
-Qui sicuramente non saremo disturbati da nessuno-commentò il ragazzo sedendosi sul suo grande letto disfatto. Fece per parlare ,ma la fata lo interruppe.
-Posso abbracciarti?-mormorò esitante e tenendo lo sguardo basso,ma il ragazzo non le diede alcuna risposta limitandosi ad abbracciarla.
-Oh Riven è stata una giornata così difficile che ho avuto paura di perdervi-sussurrò con la voce rotta dal pianto sfogandosi finalmente. Era esausta ed impaurita e Riven all’udire quelle parole la strinse ancora di più a sé.
-Anche io ho avuto paura di perderti-disse serio e lei lo ringraziò con un dolce sorriso. Passarono altri secondi nel più completo silenzio.
-Io ci tengo tantissimo a te, Riven- disse di getto la fata portandosi una mano alla bocca come spaventata da ciò che aveva appena detto: Riven la guardò intensamente negli occhi sapendo perfettamente che lei non sapeva mentire.
-Però sono confusa: il nostro Universo  sta morendo e ora abbiamo questa missione e io… io sono confusa- al ragazzo sicuramente non fece piacere udire quelle parole,ma un piccolo dubbio da oramai troppo tempo continuava a frullargli in testa.
-Sei sicura che non ci sia altro,sei sicura che non ci sia nessun altro?-Flora annuì mantenendo lo sguardo basso:aveva estremamente paura che lui potesse leggere i suoi occhi e scovare un paio di occhi blu come l’oceano che non avevano mai abbandonato la sua mente.
-Sono sicura-rispose cercando di essere il più calma possibile e notando i muscoli del ragazzo rilassarsi.
-Per te Flora io aspetterei in eterno- quelle parole la spiazzarono. Dolcemente si sedette accanto a lui appoggiando la testa sulla sua spalla.
-E farò di tutto per conquistarti- e la ragazza con un gesto così poco da lei annullò la distanza tra le loro labbra.  
 
 
 
 
NOTE
Curiosi di sapere di più su Domino,ma soprattutto su Andros? Perchè qui ci discostiamo leggermente dalla storia originale. 
Comunque spero che stiate tutti bene. Eccomi qui con un capitolo un po' più corto del normale che spero possa piacervi. In realtà a volte mi fermo a pensare se la storia abbia un senso solo per me o anche per gli altri e non vorrei che la storia appaia troppo lenta. Ho sempre adorato le descrizioni anche solo di piccoli eventi,ma spero non allunghino troppo il brodo inutilmente.
Daye che ne usciremo
Ci riaggiorniamo tra un paio di giorni e vi mando un bacio

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Capitolo 11
*** La verità su Andros e Domino ***


-Ma Faragonda sei sicura?-a quella domanda la donna annuì: l’anziano sospirando si sedette sulla grossa sedia nell’Ufficio della Preside di Alfea.
-L’ho sentito chiaramente Saldin anche se solo per un secondo-
-E proveniva dalla Terra?-continuò l’uomo sempre più esterrefatto. La donna annuì nuovamente e questa volta con un piccolo sorriso soddisfatto.
-La Fiamma del Drago non si è spenta, è stata solo celata-
-Ma da chi e soprattutto come è possibile che sia dentro un terrestre?-
-Questo non è il problema più grande,il problema è che anche Valtor sicuramente l’ha percepito e questo lo renderà ancora più deciso ad impossessarsi della Gemma delle Sette Lune- improvvisamente però i loro discorsi vennero interrotti da uno zelante bussare.
-Preside Faragonda volevo solo avvisarla che sono tornati-commentò leggermente scocciata Griselta abbandonando subito dopo l’Ufficio del superiore.
-È così bello rivedervi-esclamò la donna andando ad abbracciare le sue allieve.
-Sono contento che siate sani e salvi ragazzi-aggiunse il preside di Fonterossa osservando i suo allievi.
-È bello essere di nuovo ad Alfea- commentò Musa
-Parla per te-la interruppe Stella alzando gli occhi al cielo.
-Allora come è andata?-domandò leggermente pensierosa la donna sistemandosi gli occhiali. Tecna fece un passo in avanti.
-Non è stato facile,ma abbiamo trovato Eldora-i muscoli dei due Presidi all’udire quelle parole si rilassarono.
-E ci ha detto dove è il Legendarium-
-Si trova all’interno dell’Albero della Vita-all’udire quelle parole provenienti da Brandon la Direttrice annuì debolmente.
-Ossia la fonte della magia di tutta la Dimensione Magica e che si trova nel Villaggio delle Pixie qui a Magix-
-Vi è un problema però-queste parole di Musa non sembrano turbare la fata.
-Ci ha spiegato che per ottenerlo ed accedere al mondo del Legendarium bisognerà riunire le fate più meritevoli dei sei pianeti più magici di tutto l’universo fatato- continuò Musa respirando per un secondo.
-Che sono Solaria,Zenith,Lynphea,Melody,Domino e-
-Andros- aggiunge Faragonda incupendosi all’istante.
-Preside converrà anche lei con me che è impossibile-tutti si fermarono a fissare Brandon senza capire.
-Domino è un regno che è stato ridotto a una gelata landa deserta oramai 18 anni fa con tutti i suoi abitanti mentre Andros è stato distrutto-
-Davvero? Come mai non ne sapevo niente?-disse completamente agitata Tecna cercando informazioni sul suo palmare. La Direttrice si schiarì nervosamente la gola
-Al nostro mondo magico non piace ricordare le sconfitte e per questo queste informazioni vengono rivelate solo alle cariche più alte dei pianeti del regno magico- disse fissando incuriosita quello che doveva essere lo scudiero di Eraklyon.
-Ma quindi la nostra missione si conclude qui? Come potremmo mai trovare due fate provenenti da questi due pianeti e in più che siano meritevoli?- domandò Sky cercando di distogliere l’attenzione della Preside di Alfea che non accennava a calarelo sguardo dal suo migliore amico.
-Meritevoli avete detto?-questo volta fu Saladin a parlare.
-Sì, c’è bisogno anche di delle bacchette magiche che faranno da ponte tra il nostro mondo e quello del Legendarium- continuò il moro.
-Dovrebbero appartenere a una certa Nebula ed Eldora ci ha detto che lei avrebbe saputo perfettamente di cosa stiamo parlando-aggiunse questa volta Tecna:Faragonda all’udire quella frase iniziò a digitare qualcosa su quello che sembrava uno strano telecomando e l’ologramma di un volto immediatamente apparve su un muro.
-Finalmente un po’ di gnocca- sibilò Sky all’orecchio del suo migliore amico non abbastanza piano da non essere udito dalla donna appena comparsa.
-Anche tu non sei male-commentò quella facendogli un occhiolino e ondeggiando i suoi capelli blu notte.
-Se vi disturbiamo possiamo anche andarcene-lo incalzò Stella e il moro sembrò quasi sorridere soddisfatto.
-Nebula scusa per il disturbo-finalmente due occhi cerulei si concentrarono sul Faragonda.
-Faragonda,amica mia, è un piacere rivederti-disse con voce seducente mimando un inchino.
-Anche per me, ma la mia non è una chiamata di cortesia-sentenziò sistemandosi meglio gli occhiali.
-Immaginavo-
-E immagino che centri con il Legendarium- continuò:Musa sgranò gli occhi stupida.
-Le ha detto della nostra missione?-domandò allarmata alla Preside.
-Nebula è una mia amica da anni ed è una persona di cui ci possiamo fidare-
-Hai capito bimba? Vai a cuccia-la incalzò Nebula osservando la fata ribollire dalla rabbia.
-E immagino che centri anche con le mie bacchette Mythix-
-Potrebbe quindi darcele lei?-domandò fiduciosa Flora
-Oh bel fiorellino, quanto sei ingenua. Se fosse per me te le darei subito solo per vedere il tuo bel sorriso,ma purtroppo le bacchette scelgono loro a chi appartenere -commentò flirtante.
-E cosa dovremmo fare per piacere a queste bacchette?-si intromise Stella.
-Semplice, basterà dimostrare di riuscire a smorzare il più grande difetto del vostro carattere-
-Beh così semplice non mi pare-bisbigliò Tecna scatenando una risata generale.
-Se ora abbia finito io avrei altro da fare-continuò Nebula ora visibilmente alterata.
-Appena vi dimostrerete meritevoli della bacchetta lei vi sceglierà- e conclusa questa frase la donna staccò il collegamento.
-Una simpaticona eh-mormorò Riven
-Almeno ci siamo rifatti gli occhi-commentò Sky venendo questa volta ripreso dai due Presidi.
-Preside, anche se noi quattro ci dimostrassimo meritevoli di quelle bacchette come potremmo accedere al Legendarium senza le fate di Domino e di Andros?-i due Direttori si guardarono per un istante pensierosi.
-Ci sarebbe un modo-
-Per entrambi-aggiunse alla parole di Faragonda Saldin
-Fa che non centri con noi-pregò a bassa voce Musa alzando gli occhi al cielo.
-Se vi è anche solo una piccola possibilità noi ci proveremo-si intromise Brandon
-Si potrebbe provare con le Stelle d’Acqua – gli allievi continuarono a guardarli senza capire,ma Faragonda assecondò le parole del collega.
-Dovete prima sapere cosa successe ad Andros: oramai diciotto anni fa il mondo magico fu costretto ad affrontare una grandissima prova. Un potente stregone infatti, nato a partire dal potere della Fiamma del Drago, provò a conquistare l’intero Universo. Tutti i pianeti accorsero nella battaglia,ma i due che pagarono il prezzo più alto furono Domino e Andros: il primo possedeva la Fiamma del Drago e lo stregone,Valtor è il suo nome,non si fece scrupoli per impossessarsene. I due re di quel pianeta, Orion e Marion, combatterono con tutte le loro forze,ma alla fine dovettero arrendersi di fronte al suo oscuro potere non riuscendo ad evitare che Valtor si impossessasse di una scintilla della Fiamma del Drago: perciò, all’estremo delle forze, nascosero la Fiamma del Drago e da allora non si sa più dove sia finita. Valtor, ancora più forte grazie a quella misera scintilla, congelò l’intero pianeta e tutti i suoi abitanti- quella storia colpì molto tutti i presenti e pure la Direttrice la raccontò a fatica. Il Preside Saladin avvolse con un braccio l’amica come per darle supporto.
-Purtroppo la furia di Valtor era ancora inarrestabile e nonostante i nostri poteri uniti lui rimaneva invincibile. Per questo la regina Niobe,il re Teredor e la loro figlia Aisha decisero di fare il sacrificio più grande ossia donare le loro stesse vite e il loro popolo intero per sconfiggere il nemico comune: Valtor. Lo stregone era potente,ma la Fiamma del Drago posseduta era minima e perì di fronte al potere di un intero pianeta e la forza di tutti i suoi abitanti- Flora immediatamente scoppiò a piangere rifugiandosi tra le braccia di Stella mentre Tecna,silenziosamente,si asciugò una lacrima solitaria.
-È una storia terribile-mormorò con gli occhi lucidi Brandon: la donna all’udire quelle parole fece un materno sorriso.
-L’intero Universo non sarà mai grato abbastanza a Domino e Andros purtroppo-
-Ma cosa centrano le Stelle d’Acqua?-sibilò Musa cercando con lo sguardo quello dei Direttori.
-Andros venne distrutta a causa dei poteri derivanti dalla Fiamma del Drago e le Stelle d’Acqua sono l’unica cosa nell’Universo che hanno forza uguale,ma contraria-
-Quindi se riusciamo a recuperarle possiamo far ritornare in vita i suoi abitanti?-la interruppe speranzosa Timmy,ma purtroppo la donna si limitò ad increspare le labbra.
-Non è così facile,una Stella d’Acqua potrebbe bastare solo per risvegliare lo spirito di una sola persona,ma non basterebbe per riportarla in vita-
-La Principessa Aisha ha sacrificato la sua vita e il suo intero popolo per noi,sicuramente sarà meritevole di possedere la bacchetta Mythix- provò ad ipotizzare Flora.
-È quello che spero- si difese la donna.
-E per quanto riguarda Domino? Anche li useremo una Stella d’Acqua?-
-Purtroppo Musa Domino è un pianeta che è stato forgiato a partire dal Fuoco del Drago e ho paura che le Stelle d’Acqua lo distruggerebbero-
-Ma quindi come potremmo fare?- questa domanda di Tecna venne accompagnata da un profondo sospiro della Preside: Saladin la guardò un secondo prima di parlare.
-Diglielo Faragonda- sibilò incoraggiandola con lo sguardo.
-Dirci cosa?-si intromise Riven
-Oggi è successo un fatto molto strano,per un millesimo di secondo il potere della Fiamma del Drago è stato risvegliato-
-E dove?-continuò lo specialista
-Sulla Terra. Per anni ci siamo chiesti dove Orion e Marion l’avessero nascosto,ma evidentemente sbagliavamo domanda:dovevamo chiederti in chi l’avessero nascosto-
-Lei quindi ipotizza che sia stato nascosto dentro una persona?- provò ad azzardare Tecna grattandosi nervosamente la testa.
-Sì, penso che si trovi dentro qualcuno e quello stesso qualcuno non ne è consapevole. Probabilmente un evento strano può aver riattivato per un secondo i suoi poteri dopo 18 anni di quiete- Faragonda, stanca, si sedette sulla grande sedia del suo Ufficio.
-Il problema è che questa è solo una supposizione ed è meglio che il potere per ora rimanga latente -
-Ma Preside allora come possiamo capire se realmente la Fiamma del Drago si trova sulla Terra?-
-In realtà ,Sky, un modo ci sarebbe ossia rivolgersi alla regina delle fate della Terra- Brandon però all’udire di quella frase scosse la testa con decisione.
-È impossibile, le fate sulla Terra non ci sono da anni- una potente gomitata risvegliò Stella dai suoi pensieri.
-Come mai lui che è lo scudiere del Principe sa così tante cose mentre tu che sei la Principessa di Solaria non sai niente?-la incalzò Musa accompagnando questa sua uscita con una linguaccia.
-Sbagliato, Morgana è l’ultima fata terrestre ancora in vita e se vi anche solo una piccola possibilità che un potere del genere sia presente sul suo pianeta lei sicuramente lo sapra-concluse fiduciosa la Direttrice. Appena ebbe finito queste sue parole tutti i ragazzi iniziarono a guardarla con insistenza.
-Cosa c’è?-domandò sorpresa.
-Quindi quando partiamo?-commentò in coro la squadra: Faragonda non riuscì a trattenere la commozione di fronte a tale coraggio.
-Siete appena tornati e il viaggio è stato lungo,prendetevi almeno una notte per riposare e per farci ragionare sul da farsi. Domani mattina vi comunicheremo tutte le nostre decisioni-disse la fata osservando il sole tramontare sempre più velocemente da dietro le montagne. Tutti gli allievi, facendo più o meno storie, ubbidirono agli ordini e lasciarono l’Ufficio. Faragonda stremata si sedette sulla grande poltrona.
-Perché non hai detto tutta la verità?- quella domanda sembrò non turbarla affatto come se conoscesse già perfettamente cosa avrebbe detto il suo amico. Si limitò a fissare anche l’ultimo raggio di sole scomparire da dietro la collina mentre i suoi occhiali si dipingevano di mille colori.
-Sono solo ragazzi Saldin, non voglio che si preoccupino più del dovuto-  
 
 
 
-Tecna ti andrebbe di lavorare insieme sui comandi della nave per migliorarla? Sicuramente con la tua intelligenza riusciremo ad applicare grandi aggiornamenti-propose Timmy grattandosi freneticamente la testa una volta usciti dall’Ufficio della Preside. La fata però parve non udire la domanda del ragazzo e anzi continuò la sua camminata mantenendo gli occhi fissi sul suo tablet. Allo Specialista non rimase che fissare inerte la sua figura scomparire da dietro di uno degli angoli dei grandi corridoi di Alfea.
-Per me non ci sai proprio fare-la voce divertita proveniente da dietro di lui lo fece sobbalzare:Timmy imbarazzato si girò sapendo già perfettamente da chi provenissero quelle parole. Riven con sguardo divertito e strafottente lo stava fissando.
-E con quale titolo tu staresti parlando?-domandò con tono di sfida Musa che fino ad adesso aveva fissato la scena in silenzio.
-Vuoi che ti dica subito il numero delle ragazze conquistate o poi te lo svelo in privato?-la provocò lo specialista e Timmy impaurito osservò le fessure degli occhi della fata farsi sempre più piccole.
-Ragazzi è inutile litigare,sono una frana e lo so-ammise il ragazzo iniziandosi ad incamminare:i due si sfidarono per un secondo con lo sguardo prima di raggiungerlo.
-Non dire così Timmy e anzi io ti trovo molto tenero-azzardò la fata della Musica osservando compiaciuta un piccolo sorriso farsi strada sul volto dell’amico. Riven invece sbuffò sonoramente.
-Questa si chiama friendzone-commentò divertito e ricevendo una gomitata da parte della ragazza.
-Vediamo allora,vuoi per caso darci una dimostrazione?- però gli occhi di Riven questa volta non si voltarono a fissarla,ma anzi rimasero fissi a guardare un punto davanti a loro.
-Non c’è ne bisogno visto che stiamo assistendo a una dimostrazione in diretta-concluse indicando due persone un po’ lontane da loro.
Tecna aumentò il passo all’udire le parole di Timmy:sebbene la proposta l’allettasse le parole di avvertimento di Musa riguardanti i sentimenti del ragazzo le avevano decisamente fatto cambiare idea. Girò alla velocità della luce l’angolo mantenendo gli occhi fissi sul tablet: considerava inconcepibile la mancanza di informazioni sulla rete dei pianteti Domino e Andros. Lei che si era sempre e solo affidata su di loro si sentiva estremamente spersa. All’improvviso però qualcosa, o per meglio dire qualcuno, le venne addosso.
-Stai attento!-bofonchiò la ragazza finendo inesorabilmente a terra.
-Hai ragione, colpa mia-disse la figura misteriosa leggermente divertita. Appena Tecna ebbe alzato gli occhi si maledì istantaneamente
-Oddio, mi scusi professore Avalon- improvvisò diventando immediatamente rossa: da quando aveva visto quell’uomo alla fermata dell’autobus non riusciva a toglierselo dalla testa.
-Chiamami Avalon e poi odio che le allieve mi diano del lei fuori da lezione-disse quello calmo e rilassato allungando una mano per aiutare Tecna a rialzarsi.
-Sei Tecna giusto?-domandò sistemandosi meglio la giacca. La ragazza provò ad aprire bocca,ma si ritrovò sprovvista di parole e quindi si limitò ad annuire.
-La tua abilità con la tecnologia è famosa qui a scuola-sentenziò lui e la fata si sentì avvampare.
-Evidentemente è sovrastimata visto che le informazioni su internet non sono attendibili-rispose leggermente irritata e il professore percepì chiaramente il disagio della studentessa.
-Beh devi imparare che l’unica cosa su cui puoi fare affidamento è solo te stessa -Tecna non sembrava completamente convinta di questa frase,ma continuò ad ascoltarlo affascinata:doveva ammettere con sé stessa che si trattava di un bellissimo uomo.
-E dei libri-aggiunse questa volta divertito.
-Dei libri?-domandò confusa la ragazza non molto abituata a un tipo di informazione così primordiale.
-I libri sono una inestimabile fonte di informazioni e di fiducia-
-In realtà io non leggo molto i libri,per le informazioni mi baso solo e quasi unicamente-
-Sulla tecnologia-concluse lui e Tecna si morse il labbro imbarazzata.
-Io in Ufficio ho tantissimi libri che magari possono servire per la tua sete di conoscenza,ti andrebbe di leggerli?-Tecna dovette forzarsi a stare zitta per non rispondere immediatamente a quella domanda. Contò fino a cinque prima di rispondere.
-Certo- concluse raggiante.
-Avete visto? Presa e acchiappata in meno di due secondi-disse più lontano Riven annuendo compiaciuto.
-Lui sì che è un fuoriclasse- ma improvvisamente Timmy scappò via tra le lacrime: il ragazzo confuso cercò delle risposte nello sguardo della fata.
-Ma tu sei nato scemo o lo sei diventato nel tempo?-disse lei visibilmente alterata. Riven però sembrò non capire.
-Non capisci che lui ci tiene realmente a lei?-continuò la fata e per la prima volta vide una nota di malinconia sul volto del ragazzo. Riven si portò una mano sulla testa corrugando la fronte.
-Hai ragione, sono stato uno stronzo- commentò e Musa si lasciò scappare un sorriso sincero.
-Beh io non avrei usato questa parola però sì, diciamo che stronzo ti si addice bene-disse divertita ed entrambi si lasciarono sfuggire una risata sincera.
-Grazie Musa sei una brava persona-concluse lo specialista prima di allontanarsi fischiettando: Musa all’udire quella frase si portò una mano al petto. Sì, il suo cuore stava decisamente battendo il ritmo della canzone più bella del mondo.
 
 
Stella inspirò profondamente la leggera brezza che rinfrescava la vecchia scuola di Alfea:nonostante tutto le era mancato passeggiare per il cortile di Alfea sotto il cielo tappezzato di stelle. I suoi occhi castani improvvisamente furono attirati da una piccola figura sdraiata a pochi mentre di lei sul prato della scuola:i capelli le ricadevano perfettamente sul viso e gli occhi color giada erano illuminati dal riflesso delle stelle. Era bellissima, la bionda non potè non pensarlo: improvvisamente però le venne in mente la prova di Eldora. Ricordava  benissimo le emozioni che aveva provato a vederla a terra sdraiata senza vita e alle parole che, forse senza pensarci troppo, aveva pronunciato. Si portò una mano al petto: era vero quello che aveva detto? La ragazza scosse la testa con decisione. No, lei non si era mai innamorata di nessuno e si era ripromessa di non farlo mai eppure era così che ci si sentiva ad essere innamorati? La verità era che Stella era profondamente spaventata dai suoi sentimenti e dal fatto che qualcuno potesse scoprirli: Flora non avrebbe mai dovuto sapere niente,questo era certo. Nonostante la voglia di raggiungere la fata di Lynphea fosse alta decise di continuare la sua camminata,a nche solo per schiarirsi le idee.
-Dove stai andando?-Stella alzò sbuffando gli occhi al cielo.
-Sto facendo una passeggiata-commentò decisa senza rallentare il passo.
-Per? -continuò la figura dietro di lei
-Schiarirmi le idee,posso farlo o devo chiederti il permesso?-finalmente la fata interruppe la camminata e si girò a fissare indagatrice gli occhi color cioccolato dello specialista dietro di lei.
-In realtà volevo chiederti se potevo unirmi a te-Stella proprio non capiva il Principe di Eraklyon: era così strano,così diverso dai principi con cui era stata obbligata da suo padre ad uscire. Lo aveva trovato sempre molto meno regale del suo scudiero eppure qualcosa nel suo sorriso da strafottente la irritava assai. Forse non l’aveva ancora perdonato per quelle frasi della sera del ballo eppure non lo biasimava:aveva semplicemente detto la pura e cruda verità.
-Ora sarei stanca-provò a difendersi.
-Allora possiamo sederci su quella panchina-
-Ma tu hai sempre la risposta pronta?-
-Solo quando serve-la incalzò lui e la bionda dovette arrendersi. Passarono alcuni minuti in silenzio ad osservare le stelle diventare sempre più luminose.
-Serata magnifica, vero?-commentò il moro leggermente imbarazzato e la ragazza si stupì per la prima volta di sentire quel sentimento in una sua frase.
-Già- tagliò secca.
-Il tuo scudiero conosce davvero tante cose-questa volta fu lei a parlare.
-Diciamo che me lo sono scelto bene-
-Non hai mai desiderato essere lui? Insomma sappiamo entrambi quanto sia difficile essere i futuri eredi nonostante i grandi privilegi- a quella domanda decisamene più profonda il moro si irrigidì.
-Sicuramente se fossi il suo scudiero desidererei essere principe: purtroppo non è mai bello essere il numero due-
-Ma neanche il numero uno -disse con un velo di tristezza la fata di Solaria.
-Ogni giorno spero di essere una fata qualunque per non avere tutte le pressioni da futura regina a cui sono sottoposta- Sky la fissò per un secondo negli occhi.
-Per essere libera di essere quello che realmente voglio essere:sai ci ho provato a essere quello che i miei genitori volevano che io fossi, ma ogni volta sbagliavo. Per questo decisi di fare sempre l’opposto e guarda ora come mi sono ridotta-una piccola lacrima rigò le guancie scarlatte della ragazza.
-Vorrei essere libera di essere chi voglio e libera di amare chi voglio-concluse non riuscendo a trattenere un’altra lacrima. Sky visibilmente colpito ricercò la sua mano,ma la bionda si scansò.
-Io devo andare-concluse scappando via e lasciandosi dietro due occhi completamente stravolti.
 


La notte fortunatamente passò veloce per tutti e ben presto il sole fece capolinea da dietro le colline . L’Ufficio di Faragonda, perfettamente illuminato dalle prime luci del mattino, era già pieno di gente.
-Come avete dormito ragazzi?-domandò Faragonda osservando le facce assonnate dei ragazzi.
-Le dispiace Preside se tagliamo questi convenevoli?-propose Riven sbadigliando sonoramente.
-Avete ragione e immagino che siate carichi per questa nuova missione, ma prima voglio dirvi che non si tratta più di un gioco-disse corrugando la fronte. Avrebbe voluto spiegare loro a quali pericoli si stavano esponendo,ma si stava frenando.
-Detto questo io e Saladin ci abbiamo pensato ed è meglio dividervi: una parte andrà a Tir Nam Og a chiedere informazioni a Morgana mentre una seconda squadra si occuperà di recuperare  la Stella d’Acqua nel Regno d’Oro. Riven,Flora,Stella e Sky andrete sulla Terra mentre Brandon,Musa,Timmy e Tecna avrete la missione più difficile ed è per questo che mi sono permessa di aggiungervi un aiuto visto che non andrete soli,ma sarete accompagnati dal professor Avalon-l’uomo,rimasto in disparte per tutto il tempo,all’udire il suo nome si inchinò agli allievi. Tecna arrossì all’istante cosa che non sfuggì a Timmy.
-Il professore infatti è un grande studioso del Regno d’Oro e vi darà un aiuto indispensabile-
-Grazie mille preside-disse forse un po’ troppo forte Tecna.
-Mi raccomando state attenti-concluse la donna fissando negli occhi uno per uno i ragazzi che ricambiarono con un sorriso. Tutti si prepararono ad uscire dalla stanza quando Brandon si sentì bloccare per un braccio.
-Servirà un’anima pura e nobile-disse quella seria fissandolo negli occhi. Il ragazzo però la guardò senza capire.
-Buona fortuna-però concluse lei enigmaticamente lasciandolo andare. Quando anche l’ultimo allievo ebbe lasciando la sua stanza Faragonda si diresse verso la scrivania aprendo un cassetto completamente vuoto. Stranamente contenta di questo si rilassò per un istante. Un corvo però fuori dalla grossa finestra non aveva neanche per un secondo distolto la vista dall’Ufficio della donna:i suoi occhi piccoli e neri brillarono al ricordo di un oggetto brillante che era stato scambiato e non trattenendo un gracchio si allontanò più velocemente possibile.



NOTE
Hola,come state?  Come sta andando la vostra quarantena? Io spero bene.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi aspettavate che Andros e Domino avessero fatto questa fine? E poi Faragonda avrà capito chi è realmente Sky?
Lo so che in questi ultimi capitoli ho decisamente tralasciato le Trix e Bloom e Helia,ma diciamo che siamo un po' in una situazione di stallo e appena inizieranno le nuove missione Darcy e Stormy ritorneranno alla ribalta.
Vi mando un grandissimo bacio e ci vediamo tra un paio di giorni

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Capitolo 12
*** Missione sul Regno Dorato I parte ***


-Non posso ancora crederci di averti dato ascolto-la voce di Bloom venne emanata tra un sospiro e l’altro mentre il battito della ragazza cercò di ritornare normale: Helia invece, estremamente calmo, alzò un sopracciglio divertito.
-Pensavo amassi andare contro le regole-
-No, affatto, io sono una brava cittadina e ci tengo a rimanerlo-commentò di rimando lei sventolando un foglio su cui erano stati scritti degli strani appunti: l’ex specialista velocemente glielo strappò dalle mani.
-Ehi almeno dimmi che sono stata brava-e una faccia imbronciata fece comparsa sul volto della rossa: velocemente Helia le schioccò un piccolo bacio sulla guancia che sembrò rilassare i muscoli della terrestre.
-Via Fairy 17? Davvero? -disse divertito.
-Se mi dici che è destino giuro che ti pianto all’istante-commentò l’amica iniziando ad incamminarsi e lasciando dietro alle loro spalle l’ospedale.
-Tra l’altro ho pure dovuto parlare con Cindy per ottenere questa informazione quindi oramai ho dato il tutto per tutto- continuò la rossa facendo riferimento all’antipatia neanche tanto velata che covava per l’infermiera. I due ragazzi continuarono a camminare ancora per un paio di minuti in silenzio beandosi della tranquillità di prima mattina di Gardenia, ma ben presto arrivarono alla loro meta.
-Dovrebbe essere questa-disse serio il ragazzo controllando per una seconda volta che il numero civico fosse giusto. Gli occhi azzurri di Bloom fissarono incuriositi la casetta a schiera davanti a loro; era una piccola e graziosa casa a un solo piano e la terrestre pensò che sarebbe stata perfetta per trascorrere la propria vecchiaia.
-Prego casanova-lo incitò facendo segno all’amico di essere lui il primo a bussare alla porta. Il giovane non se lo fece ripetere due volte e sicuro batté un paio di colpi. Da dentro uno strano rumore di stoviglie fece per un secondo preoccupare i due ragazzi, ma ben presto la porta d’innanzi a loro si aprì e una piccola vecchietta comparve.
-Desiderate? -mormorò quella leggermente stranita: Helia si schiarì velocemente la gola.
-Scusi per il disturbo, ma staremo cercando l’infermiera Jolly Zing-all’udire quel nome la donna sgranò gli occhi sorpresa.
-Sono io bel giovanotto-
-Mi presento, io sono Helia e -ma il ragazzo non poté concludere la frase che la donna saldamente lo prese per un polso portandolo dentro la dimora: Helia sorpreso seguì la vecchietta e a Bloom non restò che andare dietro ai due.
-Helia da quanto tempo, mamma mia quanto sei cresciuto!-urlò contenta la vecchina abbracciandolo.
-Oramai sono una piccola vecchia rimbambita, ma come potrei mai dimenticarmi di te!-continuò invitando i due a sedersi sulla sedia.
-Allora come stai? Prendi ancora le tue medicine? - continuò questa volta mettendo a scaldare una piccola teiera sul gas: Helia ancora senza capire fissò Bloom. Era evidente ad entrambi che la vecchina aveva scambiato il ragazzo per uno dei sue vecchi pazienti.
-Volete una tazza di tè? Sì? Ma dimmi chi è questa bella ragazza? Non dirmi la tua ragazza!-e accompagnò queste frasi con un battito di mani eccitato.
-Ehm sì, io sono la sua ragazza e mi chiamo Bloom-rispose non molto convinta la rossa regalando un’occhiata all’amico: oramai era chiaro ad entrambi che la donna non ci stava più molto con la testa e se volevano ricavare delle informazioni avrebbero dovuto stare al gioco.
-Oh, il tè è pronto-
-Jolly in realtà sono qui perché volevo delle informazioni da te-provò a dire Helia mentre la vecchina metteva davanti ad entrambi una tazza di tè fumante.
-Ma certo ragazzo mio, chiedimi tutto quello che vuoi-
-Ti ricordi che in ospedale eri stata affidata alle cure di una ragazza in coma?-la donna annuì debolmente.
-Dyamond -aggiunse lei socchiudendo leggermente gli occhi.
-Nessuno sapeva il suo nome e perciò tutti decidemmo di chiamarla così in onore dei suoi capelli color ghiaccio-
-Ti ricordi per caso quando arrivò in ospedale e chi la porto?-
-O per caso la sua storia-si intromise la rossa e la donna si sistemò più comodamente sulla piccola poltroncina.
-Questo è uno dei tanti misteri che avvolgono quella ragazza visto che nessuno si è mai ricordato quando quella creatura fosse stata trasportata in ospedale. Comparì da un giorno all’altro e per tutti fu come se ci fosse stata da sempre, ma né i medici né gli infermieri si domandarono mai chi fosse. Vi erano delle teorie secondo cui fosse figlia di qualcuno ai piani alti, ma per me erano solo pettegolezzi- Helia si sporse leggermente verso Bloom.
-Qui c’è sicuramente dietro la magia-
-E si è mai svegliata? -alla domanda di Bloom la donna scosse la testa con decisione.
-Mai emesso alcun segno di vita, purtroppo. Era davvero angosciante vedere una ragazza così giovane essere in quelle condizioni-
-Ed è mai venuto qualcuno a trovarla? -quella domanda però sembrò risvegliare qualcosa dentro alla vecchina che socchiuse gli occhi pensosa.
-Le visite erano sempre poche, ma sempre e solo da parte di tre persone-
-Sapresti ricordatele? -
-Certo ragazza, sono vecchia, ma ho ancora una memoria perfetta. Si trattavano di due donne e un uomo decisamente in là con l’età. Avevano degli aspetti decisamente bizzarri e si capiva perfettamente che fossero dei professori-
-Come fa a dirlo? - domandò curioso il ragazzo oramai sicuro su chi fossero.
-Si chiamavano continuamente con gli appelli “Preside” e “Direttrice”, diciamo che era abbastanza inusuale come i loro nomi…- Jolly si fermò per un secondo
-Saladin, Faragonda e Griffin! Te l’avevo detto che non ero ancora scema del tutto- commentò sbattendo le mani divertita rivolgendosi alla rossa. Bloom intanto osservò l’amico irrigidirsi.
-Ed erano frequenti le visite? -
-Sempre una volta al mese e sempre allo stesso giorno. Mi dispiace, ma non ho altre informazioni utili da darvi-
-Va bene. grazie Jolly-disse Helia alzandosi dalla sedia.
-Ora noi dovremmo andare-continuò Bloom lasciando che la donna la abbracciasse.
-Spero di esserti stata utile e mi raccomando riguardati-commentò divertita la vecchina accompagnando i due giovani verso l’uscita. I due stavano per rinchiudere il cancello dietro di loro quando però udirono nuovamente la voce della vecchina alle loro spalle.
-Orion e Marion!-urlò la donna scuotendo energeticamente le braccia.
-Cosa? -bofonchiò Bloom sentendo una strana sensazione nascere dentro di lei.
-Solo una volta i tre mancarono ad una visita, ma al posto loro venne una coppia, anche loro decisamente stravaganti, di nome Orion e Marion. Mi ricordo che quei due nomi mi colpirono per la loro originalità e per questo decisi di chiamare così la mia coppia di gatti-
-Orion e Marion?-mormorò a fior di labbra Bloom trovando quei due nomi estremamente familiari.
-Grazie ancora Jolly-la salutò Helia senza notare la confusione dell’amica.
-Ehi Bloom, stai bene?-domandò successivamente osservando la ragazza completamente persa tra i suoi pensieri.
-No, affatto-concluse la ragazza aggrappandosi al cancello.
“Bloom, presto i pezzi del puzzle andranno da soli al loro posto, ma è finalmente giunto il momento di incontrarci. Ti aspetto al Lago di Roccaluce, non vedo l’ora di riabbracciarti”
-Bloom mi senti?-continuò Helia visibilmente preoccupato scuotendo l’amica rimasta in uno stato di trance.
-Daphne -boccheggiò quella. Pian piano però gli occhi della rossa si fecero di un azzurro sempre più intenso.
-Helia ora tocca a me chiederti un favore-mormorò Bloom stringendo i pugni.
 


Era da un paio di ore che la navicella era partita da Alfea: Timmy osservò sulla soglia della sala di comando Musa e Brandon che parlavano animatamente. Si sentiva ancora strano per quello che era successo il giorno prima: odiava piangere e in più di fronte a Riven. Non era affatto felice di condividere questa ennesima missione con quel professore nonostante fosse venuto per regalare migliore sicurezza a tutti. Tecna stranamente non vi era e lo stesso valeva per quell’Avalon così, incuriosito, il giovane si guardò meglio intorno.
La verità era che lui aveva una paura tremenda e ogni volta che partivano per le missioni si sentiva mancare le forze. No, lui decisamente non era un eroe. Non era il classico Specialista e mai lo sarebbe stato. Riven,Sky Brandon sembravano essere privi di paura mentre lui temeva ogni secondo che i suoi occhi rivelassero il terrore che regnava sovrano dentro di lui. Negli ultimi due giorni si era chiesto più volte perché ci fosse anche lui in quella missione, ma la verità era che lui era solo lì per lei. Improvvisamente si dipinse di rosso al solo pensare agli occhi cerulei della ragazza: se ne era innamorato dal primo istante in cui l’aveva vista. Ma lei era così bella, così intelligente e potente, troppo per uno come lui. Per lei lui aveva abbandonato i suoi sicuri videogiochi, per lei lui aveva sguainato la spada anche se non sapeva ancora come usarla. Eppure, lei non si sarebbe mai innamorata di uno sfigato come lui, ne era certo.
A un certo punto smise di camminare tra i corridoi della navicella udendo una soave risata provenire da una stanza. Si guardò intorno per essere sicuro di essere solo e si avvicinò.
-Volevo ringraziarla per il libro che mi ha dato ieri sera sulla storia di Domino e Andros, è un vero peccato che la rete non possieda informazioni così interessati-commentò Tecna con il suo solito tono freddo e snaturato stringendo tra le mani un grosso librone. Timmy deglutì mentre l’uomo seduto sul letto alzò un sopracciglio.
-Volevo dire ringraziarti-si corresse subito Tecna sentendosi avvampare. Odiava sentirsi così illogica.
-Veramente ti è piaciuto?-domandò sorpreso l’uomo e la ragazza annuì con decisione.
-Bene perché quello è il mio libro preferito-concluse il professore compiaciuto.
-Accomodati pure Tecna- continuò e la fata all’udire il suo nome provenire dalla sua bocca arrossì ancora di più come se fosse ancora possibile.
-Mi ha decisamente mostrato un mondo nuovo-e gentilmente gli porse il libro.
-Allora stai un po’ meglio da ieri sera?- domandò lui prendendo dalle sue mani il libro. Accidentalmente le loro mani si sfiorarono e la fata sentì un’emozione mai provata prima, come una scarica da mille volt.
-Oh-sussurrò sentendo il cuore battere a mille. Avalon le rispose con un sorriso che fece perdere a Tecna qualsiasi freno. Dolcemente e tremante si chinò verso di lui baciandolo: l’uomo per un secondo si ritrasse, ma poi senza esitazione approfondì il bacio.
Timmy alla vista di quello spettacolo si allontanò immediatamente dalla porta: i suoi occhi iniziarono insistentemente a pizzicare. Impedendo a qualsiasi pensiero di balenargli in testa corse via tra le lacrime.
-Io… mi dispiace- sussurrò realmente scossa la fata.
-No, sono il professore qui e mi sarei dovuto fermare-disse serio alzandosi dal letto e iniziando a gironzolare per tutta la stanza con sguardo intenso.
-Le prometto che non lo dirò a nessuno-concluse la fata di Zenith dirigendosi verso la porta. L’uomo annuì debolmente prima che la figura dell’allieva scomparisse dalla soglia della porta.
 


Flora osservò in silenzio la navicella dei suoi amici partire per il Regno Dorato: socchiuse gli beandosi l’aria fresca di prima mattina che le scompigliava i capelli. Le mancava Alfea, le mancava passare i suoi pomeriggi immersa nella natura come era solita fare a Linphea, le mancava essere la vecchia Flora. Sentiva che qualcosa in lei stava sempre più cambiando e che cose terribile aspettavano lei e i suoi amici: già, amici. Flora nel suo paese natale non era mai stata una persona estroversa e chiamava davvero poche persone con quell’epiteto. Eppure Alfea le aveva regalato anche questo: qualcuno per cui battersi, qualcuno che la capisse.
-Flora finalmente ti ho trovata! Ho girato per tutta Alfea e sai che faccio fatica a camminare con le scarpe con il tacco-sibilò Stella apparendo dietro l’amica. Un sorriso leggero si dipinse sul volto di Flora. Forse non rimpiangeva poi così tanto la vecchia Flora.
-Ma è tutto apposto?-commentò l’amica vedendo il volto assorto della fata, ma Flora annuì debolmente.
-Ero solo immersa nei miei pensieri-concluse finalmente girandosi e incontro gli occhi color nocciola della fata che la guardò accigliata.
-Andiamo, non facciamo aspettare gli altri-



** Missione sul Regno Dorato prima parte**
-Forza ragazzi, siamo arrivati-decretò il biondo stiracchiandosi sonoramente e alzandosi dalla zona comandi. Musa immediatamente seguì le indicazione dello specialista e uscì dall’astronave.
-Il professor Avalon e Timmy?-domandò Brandon a Tecna che era rimasta per tutto il viaggio assorta nei suoi pensieri in un angolo della sala comandi.
-Io non so niente di loro-rispose quella fredda uscendo anche lei dall’astronave: sorpreso lo specialista cercò gli occhi di Musa che per tutta risposta alzò le spalle.
-Diventa strana lontana se sta troppo lontana dal suo palmare- ironizzò scatenando una risata nel biondo.
-Bene ragazzi, benvenuti nel Regno Dorato- finalmente anche il professore fece la sua comparsa e lo specialista osservò incuriosito il paesaggio intorno a loro.
-È meraviglioso- sibilò la fata di Melody. Avalon annuì compiaciuto strofinandosi le mani.
-Vedete quelle montagne non troppo lontane? Bene quelle sono le montagne della Barriera, una volta superate troveremo le porte della Torre Rossa ossia il nostro ingresso per il Regno d’Oro- Musa e Brandon annuirono ancora estasiati per lo spettacolo intorno a loro.
-Tranquilli non sono troppo distanti, ma conviene costruire qui una base in modo tale da avere un posto sicuro. Voi cari ragazzi potete dare un’occhiata in giro se mi promettete di non cacciarvi in qualche guaio- Musa e Brandon non se lo fecero ripetere due volte ed esterrefatti iniziarono la loro esplorazione. Tecna, ancora estremamente afflitta, fissò per un secondo negli occhi il professore prima di raggiungere gli amici. Avalon la osservò allontanarsi sospirando poi, dopo aver scosso la testa con decisione, pronunciò alcune parole magiche facendo apparire davanti a lui un’enorme tenda e senza esitazione vi entrò dentro.
-Avalon devi restare concentrato-mormorò a sé stesso iniziando a preparare il necessario per il viaggio che sarebbe iniziato tra poco. All’improvviso però sentì una strana presenza dietro di lui e il suo volto assunse all’istante una espressione seria.
-Chi è?-domandò preoccupato già pronto per il peggio, ma appena la figura si fece più nitida ogni suo muscolo si rilassò.
-Sono Tecna, non volevo spaventarti-mormorò la fata facendo alcuni passi verso di lui.
-Tranquilla, è tutto apposto- concluse rimettendosi al lavoro, ma per tutta risposta la fata si fece ancora più vicina a lui.
-Ho appena sentito Faragonda- queste parole lo fecero subito smettere di fare qualsiasi cosa.
-È successo qualcosa di grave?- la fata annuì.
-Purtroppo Valtor ha attaccato Alfea alla ricerca della Gemma delle Sette Lune- all’udire quel nome l’uomo sgranò gli occhi indietreggiando.
-Non pensavo che Faragonda vi avesse informate della sua esistenza-
-Faragonda non ci ha nascosto niente e anzi ci ha anche detto che per fortuna il gioiello non è stato preso dallo stregone- la mano del professore velocemente si intrufolò nella tasca della giacca.
-Perché c’è l’hai tu-concluse Tecna fissandolo intensamente negli occhi.
-Sì, è stata la Direttrice stessa a consegnarmelo, pensava che in mano mia sarebbe stato più al sicuro-
-Ma sfortunatamente non è così. Valtor è venuto a sapere che il gioiello è nelle tue mani e sicuramente ci starà raggiungendo e non è da solo- l’uomo all’udire quelle parole strinse i pugni.
-Tranquilla Tecna, combatterò per difenderlo-
-Infatti il piano di Faragonda prevede che tu lo dia a me- Avalon confuso corrugò la fronte ricercando una qualsiasi emozione nel volto impassibile a pochi metri da lui.
-Non voglio rischiare di metterti in pericolo- ma non riuscì a pronunciare altro che la fata si buttò tra le sue braccia iniziando a piangere.
-Lo so che hai paura per me e ti ringrazio, ma è l’unico modo per impedire che quel mostro lo ottenga. Io sono solo un’allieva e non penserebbe mai che sia io a nasconderlo- finalmente i loro sguardi si incontrarono e la fata gli sorrise amorevolmente. Avalon però scosse la testa ancora confuso.
-Forse non hai tutti i torti Tecna però ti renderai conto che è estremamente pericoloso per te e non voglio che ti venga fatto niente di male- Tecna gli accarezzò dolcemente la guancia e il Professore si stranì per la strana sicurezza che stava dimostrando, una sicurezza che non aveva mai visto prima d’ora in lei.
-Non preoccuparti per me, l’unica cosa a cui penso è sconfiggere Valtor- e a quelle parole finalmente ogni dubbio svanì dal volto del Professore.
-Mi fido di te e di Faragonda-concluse porgendole il gioiello e uno strano bagliore illuminò gli occhi della fata che sorrise compiaciuta abbandonando la freddezza che sempre la caratterizzava.
-Lo so che è sbagliato, ma non riesco a starti lontano-confessò la ragazza, ma nessun rossore o imbarazzo si impossessò del suo viso.
-Ho sbagliato io Tecna a darti dei segnali sbagliati. Io sono il tuo professore e mai tra di noi potr…-ma non riuscì a concludere la frase chela ragazza lo attirò a sé in un bacio passionale che lo lasciò spiazzato.
-Torno dagli altri- concluse ammiccante.
Avalon si lasciò andare sulla sedia: si era decisamente messo nei guai.
 

-Ragazzi penso che sia ora di andare-le parole di Avalon furono accompagnate da un battito di mani che fece immediatamente apparire degli zaini vicino ai tre allievi.
-Contiene tutto il necessario per la spedizione-continuò il professore guardando intensamente negli occhi Tecna che si sentì assolutamente a disagio. Di sfuggita osservò i battiti riportati sul suo orologio da polso: doveva decisamente darsi una calmata.
-Ma Timmy? -domandò l’unico specialista resosi conto che da quando erano atterrati l’amico non si era fatto vedere.
-Mi dispiace Brandon, ma io non verrò con voi-il volto di Timmy fece capolinea dalla navicella con una strana espressione.
-Cosa? E come mai? -chiese Musa leggermente accigliata.
-Io non adatto per tutto ciò: non so combattere e mi manca il coraggio. Io non sono un eroe e non voglio esserlo-Tecna sorpresa iniziò a tambureggiare nervosa con il piede non riuscendo a capire il senso di quelle parole assolutamente illogiche.
-In più ero venuto con voi per una sola ragione che ora è venuta a mancare-concluse tristemente abbassando lo sguardo quasi con vergogna.
-Ma noi siamo una squadra!  -provò ad incoraggiarlo il biondo.
-Mi dispiace, ma ho preso la mia decisione-tagliò corto, ma un battito di mani interruppe immediatamente la discussione.
-Ragazzi, il vostro amico ha preso la sua decisione e noi dobbiamo rispettarla. Aspettaci qui e cerca di non uscire dalla navicella-lo ammonì il professore mettendosi in marci: Brandon non ancora totalmente convinto si incamminò anche lui. Tecna invece rimase immobile tentennante: non conosceva bene Timmy, ma trovava assolutamente illogiche e senza senso le sue spiegazioni e lei odiava sentirsi così.
-Vado a dirgli una cosa, vi raggiungo subito- sibilò all’amica prima di incamminarsi irritata verso l’astronave.
-Si può sapere qual è il vero motivo? -quella domanda così sfrontata e diretta fece sussultare Timmy. Il giovane però provò a celare questa sua sorpresa e continuò ad armeggiare sul suo palmare.
-Tutti abbiamo un motivo per cui siamo qui e il mio purtroppo non esiste più quindi non ha più senso per me continuare la missione-parlò cercando di reprimere ogni emozione e Tecna provò quasi tenerezza che però scacciò con una espressione dura e accigliata.
-Pensavo che salvare l’Universo intero fosse un motivo più che sufficiente-
-Si può sapere cosa vuoi da me? Ve ne siete resi conto tutti! Io non sono il solito specialista eroico e privo di paura. Ci ho provato, ma non lo sono-urlò rassegnato alzandosi dalla poltrona con sguardo serio: Tecna rimase confusa da questo suo atteggiamento.
-Ora è meglio che ritorni dal tuo professore-
-La vuoi smettere di parlare così? Tu non sei un codardo, capito? Noi abbiamo bisogno di te e della tua intelligenza-
-Smettila Tecna, ora fai così solo perché vi servo, ma è da quando ci siamo conosciuti che non mi hai mai neanche rivolto una parola-la fata si morse un labbro nervosa di fronte alla verità.
-Mentre io… lascia stare-concluse continuando a digitare sul suo palmare e concludendo una frase non interamente pronunciata.
-Cosa ti importa di me? Non ci sono solo io in questa missione, ma anche Musa e Brandon e pensavo che tu fossi loro amico- all’udire quelle parole il ragazzo si alzò di scatto iniziando a girare per la sala comando.
-Ma tu proprio non lo capisci Tecna?! Il mondo non è fatto solo di tecnologia, ma anche di sentimenti. Possibile che tu non abbia ancora capito che io ho fatto tutto questo per te?-Tecna sgranò gli occhi serrando le labbra sottili con forza.
-Per me?-sibilò confusa, ma il giovane continuò a mantenere lo sguardo basso come se si vergognasse di ogni singola parola pronunciata.
-Mi sono innamorato di te dal primo momento di cui ti ho vista al ballo di Alfea, ma l’ho sempre saputo che uno sfigato come me non sarebbe mai stato contraccambiato da una come te. Sei bella, intelligente e ci sai fare con la tecnologia… non mi sorprendo che tu ti sia innamorata di uno come Avalon- Tecna deglutì a fatica provando a rispondere.
-Vi ho visto mentre vi baciavate-la precedette però lui.
-Io in confronto a lui non sono niente. E ora vai, qui con me stai solo perdendo il tuo tempo- e finalmente il ragazzo levò i suoi occhi castani dal pavimento: una strana sensazione diversa dalla pena si impossessò di Tecna a vedere le calde lacrime segnare le guance dello Specialista.
-Io non so cosa dire Timmy-
-Lo immaginavo, gli altri ti staranno aspettando-concluse il ragazzo rimettendosi a sedere sulla poltrona e osservando silenziosamente la fata uscire di corsa dall’astronave.
 


Il Professor Avalon per fortuna non si sbagliava: ai quattro non ci volle molto prima di individuare in lontananza le porte della Torre Rossa. Il Professore non smise di parlare del Regno Dorato per tutto il viaggio e Brandon si stupì per quanto sapesse nonostante non ci fosse mai stato. Purtroppo, anche per lui era ignoto cosa li attendesse al di là delle porte.
Musa invece non ascoltò neanche per un secondo Avalon: la sua completa attenzione infatti era riservata a quella che oramai considerava la sua migliore amica. Tecna stranamente non aveva pronunciato mezza parola per tutto il viaggio e la fata era sicura che i suoi pensieri erano quasi tutti riservati a Timmy. Delicamenti fece scorrere la mano attorno a quella dell’amica sorridendole buffamente e Tecna si stupì di quel gesto, ma le rispose con una smorfia quanto più possibile simile a un sorriso.
-Tecna tutto bene? Sei strana da quando siamo partiti- improvvisamente le parole del Professore costrinsero le due a staccarsi mentre Brandon si adagiava sotto un albero alla ricerca di un riparo per quei dieci minuti di pausa pattuiti. Musa, all’intromissione del professore, alzò gli occhi al cielo con fare sgarbato e si sistemò accanto al biondo che le porse con gentilezza la sua borraccia.
-Niente, sto bene- rispose neutrale la fata di rimando abbastanza vicina da essere udita dai due ficcanaso sotto l’albero.
-Non è vero, te lo leggo negli occhi. Centra per caso quello specialista? -
-Timmy- precisò Musa, ma subito venne ripresa da una gomitata da parte di Brandon e si limitò quindi a mordersi la lingua.
-Ero solo presa dai miei pensieri, tutto qui-ma questa risposta non sembrò bastare ad Avalon. Con sicurezza fece scorrere la sua mano su quella della ragazza che però indietreggiò per evitare il contatto.
-Cosa succede? -domandò confuso.
-Scusa, non me la sento soprattutto così davanti agli altri- Musa e Brandon si guardarono decisamente imbarazzati per essere stati chiamati in causa.
-Non mi sembra che in tenda il mio contatto ti abbia dato così tanto fastidio-puntualizzò però l’uomo leggermente stizzito. Tecna alzò un sopracciglio senza capire.
-In tenda? -
-Posso essere sincero? Spero vivamente che tu ora non mi stia trattando così per quel ragazzino- appena Tecna ebbe udito anche l’ultima parola si portò spazientita le mani sulla vita.
-E anche se fosse? Tu sei un mio professore e non hai nessun diritto a decidere a chi devo pensare e a chi no-
-Wow, colpito e affondato-commentò divertito Brandon all’orecchio di Musa non nascondendo una certa felicità: aveva odiato quell’uomo dal primo momento in cui l’aveva visto e soprattutto per l’atteggiamento che riservata alle sue allieve.
-Ok hai ragione, colpa mia-commentò quello visibilmente alterato alzando le spalle.
-Ed è stata anche colpa mia affidarti la Gemma delle Sette Lune, evidentemente ti avevo sopravvalutato- e allungò una mano verso la fata come ad aspettarsi qualcosa. Tecna lo fissò inviperita ancora per alcuni secondi negli occhi.
-Non so di cosa tu stia parlando-disse iniziando a digitare qualcosa sul suo parlare.
-Ora non è il momento di scherzare. Lo sai che Faragonda vuole proteggerlo a tutti i costi da Valtor-a quelle parole però entrambi i ragazzi sgranarono gli occhi.
-Ma Valtor è morto- sentenziò Musa.
-E in più è la prima volta che sento il nome di quella gemma- aggiunse Tecna fermandosi per un secondo dal digitare. Improvvisamente il Professore impallidì iniziando ad indietreggiare: un orribile dubbio gli balenò in testa.
-Professore sta bene? -provò a richiamarlo Musa.
-Voi pensate che Valtor sia morto-mormorò a fior di labbra l’uomo. Senza aggiungere altro si avvicinò a Tecna prendendole il viso tra le mani e guardandola intensamente negli occhi. Tecna iniziò a sudare freddo.
-Inizi a spaventarmi-sibilò confusa e Brandon prontamente si alzò avvicinandosi ai due.
-Professore la lasci-dichiarò serio.
-Questi occhi non sono gli stessi- bofonchiò però l’uomo senza dare retta alle parole dello Specialista. Anche Musa a questo punto decise di alzarsi fissando preoccupata la scena.
-Mi stai facendo male- continuò Tecna sofferente sentendo la presa del Professore farsi sempre maggiore.
-Ora la lasci- lo minacciò il biondo allontanandolo da Tecna che impaurita si rifugiò dietro di lui.
 Avalon però non sembrò farci minimamente caso e continuò a delirare da solo per altri secondi.
-Mi hanno ingannato con un trucchetto da due soldi-
-Professore?- questa volta il richiamo di Musa avvenne con un potente urlo che finalmente parve risvegliare l’uomo.
-Mi dispiace Tecna, non volevo farti del mare- disse sinceramente il Professore aggrottando le sopracciglia.
-Ci può spiegare di cosa stava parlando?-lo interruppe però la fata di Melody.
-Faragonda prima della missione mi aveva affidato un gioiello che avrei dovuto proteggere, ma con un banale trucco sono stato ingannato. Mi dispiace ragazzi, ma devo fare urgentemente ritorno ad Alfea e avvisare la Direttrice- e appena ebbe concluso di pronunciare quelle frasi due ali simili a quelle degli angeli apparvero sulla sua schiena.
-Ma chi è stato a rubarle questo gioiello? - lo Specialista continuava a non capire.
-Non c’è tempo ora per le spiegazioni. Però ricordatevi che avete una missione da svolgere e che la Stella d’Acqua in questo momento è essenziale per l’Universo- il tono realmente preoccupato dell’uomo fece ancora di più spaventare i tre giovani.
-E state attenti perché non siete soli- e dopo aver pronunciato quest’ultima frase Avalon spiccò il volo.
-Cosa intende che non siamo soli?-domandò preoccupata Musa aggrappandosi all’albero vicino a lei.
-Timmy- esclamò Tecna stringendo i pugni e impallidendo all’istante.
-Lui è rimasto da solo sulla navicella e se veramente non siamo soli come ha detto il professore è probabile che sia in pericolo- Brandon e Musa si guardarono preoccupati. Tecna senza proferì altra parola si tolse l’orologio dal polso e lo consegnò alla sua migliore amica.
-Io tornerò indietro per avvertirlo, ma voi dovete raggiungere le porte della Torre Rossa. Con questo ci terremo in contatto-
-È troppo pericoloso, vengo anch’io-
-No Brandon, tu devi andare avanti con Musa: Faragonda conta su di noi per la Stella d’Acqua e non possiamo deluderla- mormorò con decisione la fata di Zenith stringendo i pugni all’altezza del bacino.
-Fai attenzione-le mormorò il biondo.
-E proteggilo, lo sai che è una frana con la spada-continuò facendo un chiaro riferimento a Timmy e quella semplice frase sembrò smorzare anche solo per un secondo la tensione di quel momento.
-Cerca di non morire-le bofonchiò all’orecchio Musa prima di abbracciarla.
-Anche tu-concluse tristemente Tecna prima di trasformarsi in fata e volare via.
-Pronta?-domandò Brandon pochi secondi dopo.
-Pronta. Andiamo a prenderci quella Stella d’Acqua-





NOTE
Ciao a tutti come state? Spero bene anche se questa quarantena si fa sempre più dura.
Per quanto riguarda questo capitolo diciamo che è un po' diverso come lo saranno i due successivi: analizzerò infatti separatamente le due missioni in modo tale da concentrarci solo sui protagonisti. Che ne pensate? Avete qualche idea su chi possa essere la finta Tecna e se riusciranno i nostri eroi a prendere la Stella d'Acqua? Certo anche conquistare la bacchetta Mythix non sarebbe male...
Bene spero che il capitolo vi sia piaciuto e che ne pensate di Avalon?
Un super bacio e mi raccomando state a casa
FalbaLove

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Capitolo 13
*** Missione sul Regno Dorato II parte ***


Tecna continuò a volare il più velocemente possibile: ogni due secondi controllava se dalla navicella fosse arrivato un qualsiasi segnale di pericolo, ma per ora tutto taceva. Un sorriso amaro comparì sul suo volto non sicura che questa fosse una buona notizia. Le sue coordinate però erano infallibili e ben presto individuò davanti a lei il loro accampamento e la navicella: corrugò la fronte osservando come tutto fosse normale, ma iniziò a sudare freddo una volta che atterrò a terra.
Era preoccupata, estremamente preoccupata, e sapeva benissimo che non era da lei sentirsi così. Perché si sentiva così strana pensando a Timmy?
Scosse la testa con decisione: probabilmente stava bene ed era attaccato al computer da qualche parte nell’astronave. Sorrise debolmente ripensando alle parole che quel timido ragazzo le aveva confessato poco prima. Voleva solo trovarlo sano e salvo e poi il resto dei suoi pensieri li avrebbe analizzati con calma più tardi. Esitante entrò all’interno della navicella trovandola estremamente tranquilla e stando attenta ad osservare ogni minimo dettaglio, ma tutto sembrava a posto. Il problema era che le parole di Avalon erano state così vaghe che neanche lei sapeva di cosa avesse così tanto paura.
-Timmy? - domandò imbarazzata, ma non udì alcuna risposta.
-Timmy? - lo chiamò nuovamente dirigendosi verso la sala comandi. Velocemente la porta di aprì e lo spettacolo d’innanzi ai suoi occhi la fece rabbrividire.
-Timmy! -urlò con tutta l’aria che possedeva nei polmoni.
 
Timmy impallidì nel vedere che Tecna si trovava lì: provò a dire qualcosa, ma le due mani che aveva intorno al collo iniziarono a stringerlo ancora di più.
-Lascialo stare! -urlò Tecna incrociando due occhi dorati come quelli di un gatto. La misteriosa donna si leccò soddisfatta le labbra osservando la magra e pallida figura appena arrivata.
-Oh ma quanta maleducazione, non ci siamo neanche presentate-disse divertita e mimando un inchino.
-Non mi importa niente di chi tu sia, ma se non vuoi finire male ti conviene liberarlo- la donna però non sembrò badarci alle sue parole e anzi continuò ad aumentare la stretta attorno al collo dello specialista.
-Tecna giusto? Oh, sei ancora più bella dal vivo-la ragazza la guardò senza capire.
-Come fai a sapere come mi chiamo? -
-Vi ho osservato per tutto il volo ed è stato uno spasso per me farlo. Ma ti vedo troppo tesa, mi preferisci forse così? - e Tecna rimase pietrificata: gli occhi della ragazza per un secondo si illuminare di un viola brillante e immediatamente la sua figura sparì da davanti a lei. Al suo posto comparì quella di Avalon.
-Sei una strega- mormorò Tecna.
-Che ne dici? Così ti piaccio? Ho visto come ti guarda e non è il giusto comportamento che un professore dovrebbe assumere con le sue alunne- ma non riuscì neanche a concludere la frase che scoppiò a ridere.
-Però devo ammettere che bacia molto bene-
-Sei tu che hai rubato ad Avalon la Gemma delle Sette Lune non è vero?- Tecna stava meticolosamente analizzando tutta la situazione, ma ancora non aveva ben chiaro chi quella strega fosse e soprattutto quale fosse il suo obiettivo.
-Rubare è una parola forse un po’ troppo forte, non credi fatina? E poi voglio solo riconsegnarlo al mio padrone ossia il legittimo proprietario. Valtor sarà molto felice di averlo tra le sue grinfie- Tecna si sentì gelare il sangue all’udire quel nome, ma cercò di non darlo a vedere mantenendo una espressione il più neutrale possibile.
-Stai mentendo! Valtor è morto-urlò incrociando il suo sguardo.
-Ma come io pensavo che Faragonda si fidasse ciecamente di voi e ora scopro che vi ha pure mentito? No, non si fa così tra fate. Mentire dovrebbe essere riservato solo alle streghe- Timmy sentendo la presa aumentare di forza si sentì soffocare ed emise alcuni rantolii stremati.
-Come? Stai forse dicendo qualcosa? Per caso non ti piaccio così? -e nuovamente la figura davanti agli occhi del ragazzo si modificò e questa volta due occhi cerulei macchiati di viola si presentarono davanti al suo viso.
-Così ti piaccio decisamente di più- concluse divertita la strega ondeggiando i corti capelli fucsia.
-Ora basta con le chiacchiere strega! Libera subito Timmy e consegnami il gioiello-
-Ma Tecna perché non me l’hai detto prima?- e con un vigoroso calcio Timmy fu buttato a terra vicino alla fata sbattendo gravemente la testa.
-Oddio Timmy, come ti senti?-gli domandò Tecna scuotendo le sue membra stremate e martoriate.
-Stai attenta-sospirò frastornato lo specialista, ma la fata non ebbe tempo di replicare che la strega, tele trasportandosi dietro di lei,  le scaraventò addosso delle strane onde che la avvolsero velocemente.
-Ahh!-urlò dal dolore Tecna contorcendosi e sentendo la sua testa scoppiare.
-Nessuno può darmi ordini capito?-sogghignò continuando a sferrare contro la povera ragazza le sue onde mentali e sorridendo felice di fronte alla sofferenza.
-Lasciala stare- gridò Timmy provando maldestramente a colpirla con la sua spada, ma la ragazza si smaterializzò all’istante.
-Sei talmente goffo che fai tenerezza-lo specialista si guardò intorno, ma la voce della strega pareva provenire da qualsiasi punto della stanza.
-Dove sei?- la chiamò mentre aiutava Tecna a rialzarsi.
-Cuccù- mormorò la sconosciuta e un numero indefinito di sue immagini circondò i due.
-Si sa anche duplicare -commentò Tecna visibilmente provata osservando con attenzione quelle figure totalmente simili.
-Allora intelligentoni, qual è la vera me?-
-Ora cosa facciamo Timmy?-domandò preoccupata la fata ricercando il suo sguardo, ma il ragazzo serio si mise a digitare qualcosa sul suo  palmare.
-Non mi sembra questo il momento più adatto per giocare ai videogiochi-lo richiamò la fata di Zenith.
-Lo so di non essere un eroe, ma riesci a fidarti di me solo per questa volta?- commentò serio fissandola negli occhi e solo in quel momento la fata notò che era senza occhiali. Lo fissò intensamente sentendo che forse quella era la prima volta che lo guardava sul serio e percepì una strana sensazione scorrerle tra le vene.
-Mi fido ciecamente di te-rispose sincera ed entrambi senza preavviso si scagliarono su un’unica figura.
-Raggio elettrico- gridò con tutte le forze che aveva sprigionando delle palle di elettricità contro la strega. La sconosciuta non ebbe neanche il tempo di capire cosa stesse succedendo che venne colpita simultaneamente dall’incantesimo della fata e dalla spada dello specialista. L’attacco fu talmente potente che venne scaraventata contro una parete della navicella ammaccandola.
-Non ne hai avuto abbastanza? -la sfidò Tecna mentre la mora provava ad alzarsi visibilmente provata e sofferente.
-Siete stati fortunati, ma vedrete che la prossima volta sarò io, Darcy, a vincere- e detta anche questa ultima frase la strega si teletrasportò.
-No, la Gemma! - mormorò Tecna mentre la figura davanti a lei svanì all’istante. Si guardò preoccupata intorno assicurandosi che realmente se ne fosse andata, ma un tonfo catturò la sua attenzione lasciando che i suoi pensieri passassero in secondo piano.
-Oddio Timmy, stai bene?-domandò raggiungendo il ragazzo che visibilmente provato era svenuto al suolo.
-Sono solo stanco-ironizzò lui trattenendo una smorfia di dolore e sorridendole teneramente cosa che non lasciò indifferente la fata.
-Non siamo io e te una squadra tanto male-mormorò e Tecna si limitò a sorridergli debolmente.
-Siamo stati molto bravi-e attenta lo aiutò a sedersi sulla poltrona della sala comandi leggermente distrutta.
-E comunque oggi ti sei battuto come un vero eroe-
-Non ti ho delusa?-la fata scosse la testa con decisione incrociando le braccia sotto al seno.
-Sono io che ho deluso me stessa per come ti ho trattato in questi giorni- e per la prima volta il ragazzo percepì del rammarico nel suo tono di voce; Timmy, sorpreso, provò a dire qualcosa, ma le parole gli morirono in gola che iniziò a bruciare. Tecna lo osservò per alcuni secondi diventare paonazzo, ma non aggiunse altro limitandosi a qualcosa da terra.
-Sono stata una insensibile e ho urtato i tuoi sentimenti nonostante io abbia sempre dubitato della loro esistenza- continuò riavvicinandosi a lui.
-Se solo fossi stata più attenta avrei subito capito quanto sei speciale e quanto mi piaci– Tecna inspirò debolmente continuando a fissare il ragazzo che per tutta risposta si dipinse di un rosso scarlatto. Provò a parlare, ma Tecna gli infilò gli occhiali persi durante il combattimento.
-E così mi piaci ancora di più- concluse baciandolo.
Improvvisamente una luce circondò la fata  he si sentì avvolgere da uno strano calore che parve ristorare le sue ferite.
-Ma cosa sta succedendo? -domandò Tecna mentre sentiva dentro di lei il potere crescere.
“Finalmente hai deciso di mettere da parte la logica e seguire il cuore. La bacchetta ti ha scelto Tecna” e una strana bacchetta comparì davanti alla fata che senza esitazione la afferrò beandosi del contatto che le provocò quel manico.
-Questa è la voce di Nebula!-esclamò Timmy, ma subito la fata si fiondò tra le sue braccia nascondendo il suo volto accaldato nella sua spalla.
-Ci sono riuscita Timmy ed è tutto merito tuo- concluse baciandolo nuovamente sicura, per una volta, di star percorrendo la strada più giusta e forse meno logica.
 
 
 
Musa e Brandon camminarono in silenzio per una buona mezz’oretta: intorno a loro il paesaggio si fece sempre più deserto e una enorme collina sempre più vicina. I loro cuori erano rabbuiati come i loro volti.
Musa guardò per la millesima volta l’orologio da polso donatole dalla sua amica, ma delusa scosse la testa.
-Siamo arrivati-decretò serio lo Specialista e la fata percorse gli ultimi metri di distanza saltellando. Entrambi rimasero stupiti: davanti a loro vi era una enorme collina e l’unico accesso per l’interno pareva un enorme portone rosso scarlatto. Musa attentamente poggiò la mano sulla porta beandosi del contatto con quello che sembrava legno.
-Ma cosa sono questi simboli? -domandò riferendosi ai solchi che spezzavano la monocromia della porta della Torre Rossa. Brandon indietreggiò di qualche passo pensieroso e corrugando la fronte pensoso.
-Questa è lingua swahilii- la fata di Melody alzò un sopracciglio interrogativa e lo fissò senza capire.
-È una antica lingua magica, in pochi ne conoscono l’esistenza-
-Ma la sai leggere?-chiese curiosa e lo specialista alzò le spalle.
-In realtà non la conosco benissimo e poi di molti simboli non si è ancora scoperto il significato, ma posso provarci -all’udire quella frase la fata sembrò rilassarsi e scosse con gioia i suoi codini blu.
-Non ho mai conosciuto uno scudiero come te-disse seria: nonostante non fosse abituata alle corti reali non riusciva a spiegarsi come uno del suo rango sapesse così tante cose, cose che solo un principe avrebbe dovuto sapere.
-Eraklyon dovrebbe prendere in considerazione di nominare te come principe e non quello spocchioso di Sky- bofonchiò e lo specialista si limitò a sorridere divertito. Poi però il suo sguardo serio ricadde nuovamente sugli strani simboli sulla porta. Corrugò la fronte e si stropicciò gli occhi.
-“Solo un’anima pura e nobile avrà l’onore di accedere” -pronunciò incerto.
-Dovrebbe essere così più o meno, ma non riesco a comprendere molti degli altri simboli rimasti-
-Ma quindi come facciamo a capire se siamo degni di entrare? Bussiamo? -commentò divertita avvicinandosi alla porta e appoggiando un orecchio al legno alla ricerca di un qualsiasi rumore che provenisse dall’interno.
-Avrebbero potuto almeno mettere una maniglia-concluse alzando gli occhi al cielo. Lo specialista però aveva ancora la mente occupata di pensieri. Quei simboli riportavano le stesse parole che la Preside gli aveva riferito e perciò silenzioso si avvicinò anche lui alla porta poggiando una mano: appena la sua mano sfiorò il legno quella iniziò a tremare.
-Cosa hai fatto? -domandò Musa con un tono acuto e spaventato.
-Io l’ho solo toccata-esclamò il giovane balzando indietro. La porta intanto a fatica iniziò ad aprirsi mostrando un lungo corridoio buio.
-Il tuo coraggio e la tua forza d’animo sono famosi in tutto l’Universo e i tuoi antenati da generazioni sono tra i più rispettati tra tutti i mondi. Tu, Principe Sky di Eraklyon, sei l’anima pura e nobile che il Regno Dorato sta aspettando. Per questo le porte della Torre Rossa si aprono d’innanzi a te, ma a tuo rischio e pericolo: sai cosa lasci, ma non cosa trovi- sentenziò una voce estranea che sembrò provenire dalla fine di quel lungo corridoio, se vi era. Musa intanto lo stava fissando incredula come se si aspettasse una qualsiasi spiegazione da lui.
-Principe Sky?- il biondo annuì in silenzio osservando la faccia della amica farsi sempre più serio e furioso.
-Io sono in realtà il Principe di Eraklyon- l’altra boccheggiò senza capire.
-Purtroppo il mio regno è pieno di nemici e si temeva per la mia incolumità, per questo Brandon è stato costretto a prendere il mio posto. Non volevo mentirvi, ma era il mio popolo a chiedermelo- la fata increspò le labbra ancora indecisa su come comportarsi con lui.
-Ora vai, ne riparleremo con calma. Ricordati che la Stella d’Acqua ci serve a qualsiasi costo- ma appena ebbe concluso quella frase lo abbracciò: Sky rimase un attimo interdetto. Tra tutte le fate Musa era sempre stata quella più difficile da decifrare per lui e si era sempre mostrata quella più dura tra tutte con il suo carattere scorbutico e a tratti irriverente.
-Io ti aspetterò qui-disse imbarazzata separandosi dall’amico e lasciando che il suo sguardo vagasse attorno senza soffermarsi su di lui.
-Forza! Muoviti Principe Sky- concluse con tono ironico mantenendo le braccia conserte. Sky mimò in piccolo inchino ed oltrepassò le porte che immediatamente si chiusero dietro di lui.
Un buio spaventoso circondò il giovane che si sentì perso. L’aria era poca e rarefatta e nonostante guardasse da tutte le parti non riusciva a identificare dove si stava dirigendo. Si buttò a terra senza riuscire a respirare: tossì mentre l’aria iniziò a mancare sempre di più e la gola iniziò sempre più ad ardere infiammata. Le forze oramai erano sempre meno e gli pareva che quel buio tenebroso stesse sempre di più rubando ogni sua singola energia. Deglutì a fatica provando a rimettersi in piedi, ma fu tutto inutile a causa della sua estrema debolezza.
Era veramente questa la sua fine? Sarebbe morto asfissiato e privo di ogni forza vitale?
Improvvisamente, non poco lontano da lui, una figura etera gli apparve: era una ragazza o ne aveva le fattezze. Era completamente iridescente ed emanava uno strano calore, un calore avvolgente che per un secondo fece stare meglio lo specialista. Quello che maggiormente attirò l’attenzione del ragazzo fu una grossa maschera che celava completamente il volto della donna. Lei gli sorrise e socchiudendo gli occhi avvolse il ragazzo con un torpore che riempì nuovamente i muscoli di Sky. Con le nuove energie acquistate Sky riuscì nuovamente a rimettersi in piedi.
-Aspettami- le sussurrò, ma la donna scomparve all’istante appena ebbe concluso di pronunciare quella parola. Senza capire si guardò intorno, ma nuovamente gli sembrò di essere inglobato sempre di più dall’oscurità.
All’improvviso però una seconda figura, decisamente meno luminosa, gli apparve davanti agli occhi appannati che si rilassarono all’istante appena mise a fuoco la ragazza. Lunghi capelli rossi contornavano un volto allegro e ammaliante e lì Sky non ebbe alcun dubbio: era lei, la ragazza dei suoi sogni ed era una fata. La rossa nel suo costumino azzurro gli fece cenno di seguirla, ma appena il ragazzo le corse incontro lei volò sempre più lontano come se cercasse di sfuggirgli. Non servirono a niente gli urli di Sky per fermarla, per chiederle chi fosse: la fata sembrava non ascoltarlo anche se di tanto in tanto si fermava un secondo per verificare se la stesse realmente seguendo. Il Principe per conto suo non riusciva a levarle gli occhi di dosso ammaliato, ma ad un certo punto il buio intorno a sé venne tiepidamente scacciato da una piccola luce in lontananza. Era l’uscita, Sky non ne ebbe dubbi. La fata finalmente si fermò poco lontana da lui e senza rivolgere un ulteriore sguardo scomparì nel nulla.
Sky capì immediatamente: lei lo aveva salvato, l’aveva guidato verso l’uscita.
-Benvenuto Principe Sky- all’improvviso il paesaggio intorno a lui cambiò radicalmente e il giovane si ritrovò in una strana stanza delimitata da colonne d’orate. Si guardò intorno confuso: un cielo ricco di stelle regnava sovrano e per un attimo io giovane ebbe l’impressione di trovarsi così vicino ad esse da poterle toccare.
-Spero che la prova a cui ti ho sottoposto non sia stata troppo dura. Solo chi ha qualcuno che realmente lo ama avrebbe potuto trovare l’uscita, solo un’anima pura come la tua può realmente conoscere il vero amore-decretò una strana donna dalle strane fattezze comparendo a pochi passi da lui. La sua pelle brillava come il cielo che li avvolgeva e Sky non riuscì a distogliere gli occhi dal suo corpo alto e longilineo ammaliato da quella figura rarefatta.
-Io sono Arcadia, la Fata Guardiana del Regno Dorato e la Custode delle Stelle d'Acqua- continuò lei sbattendo le ali.
-La ragazza che mi ha guidato fino a qui chi era? - a quella domanda Arcadia sorrise debolmente. Indietreggiò di alcuni passi sedendosi sul grande trono in mezzo alla stanza che come lei sembrava esser comparso per magia.
-Occupa tutti i tuoi sogni, vero? -lui ammutolito annuì.
-Ogni cosa ha il suo tempo Principe Sky e ben presto tutte le tue domande troveranno una risposta. Ma tu sei venuto qui per un motivo ben preciso- senza aggiungere altro un piccolo scrigno sbucò tra le mani della Fata Guardiana.
-Questa è la Stella d’Acqua che stavi cercando e che ti sei meritato, ma fai attenzione perché il suo potere è immenso -decretò Arcadia porgendoli lo scrigno che il Principe afferrò senza esitazione.
-L’Universo è nelle vostre mani-concluse enigmatica la donna battendo le mani e una strana luce circondò il Principe senza lasciargli il tempo di pronunciare qualsiasi altra parola.
-Brandon… ehm Sky?-domandò incredula Musa vedendo apparire lo Specialista davanti a lei.
-C’è l’hai fatta?-sussurrò eccitata osservando il piccolo scrigno che il ragazzo aveva in mano.
-Avevi qualche dubbio?-domandò lui divertito e lei si limitò a fargli una linguaccia.
-Ho sentito Tecna e Timmy, purtroppo sono stati attaccati, ma stanno bene-mormorò non riuscendo a reprimere un sorriso.
-E a quanto pare sono arrivati a prenderci- ma non riuscì neanche a concludere la frase che la navicella si avvicinò sempre più veloce alle loro due figure atterrando a qualche metro da loro.
-Che bello rivedervi-esclamò Musa abbracciando la sua amica e Timmy fece lo stesso con il biondo.
-Oltre ad essere sani come pesci abbiamo anche la Stella d’Acqua-decretò Musa saltellando senza reprimere la felicità che la fece apparire ancora più buffa. Tecna dolcemente prese una mano di Timmy tra le sue.
-Ma… Ma?-boccheggiò la fata senza riuscire a trattenere una risatina divertita.
-Possiamo sapere cosa è successo?-domandò divertito Sky facendo arrossire all’istante Timmy.
-Diciamo che c’è una novità- disse Tecna fissando negli occhi il ragazzo accanto a lei.
-Non siete gli unici, vero Principe Sky?-



NOTE
Come state? Spero bene. Io purtroppo abito in una zona molto colpita dal coronavirus e quando inizia a colpire persone vicino a te comincia a fare ancora più paura, ma passiamo a qualcosa di più allegro.
Questo capitolo diciamo che non mi fa impazzire perchè purtroppo non sono molto brava a descrivere Tecna (a differenza di Stella e Musa con le quali mi diverto assai) e quindi spero di averla rispecchiata anche se solo in parte. Beh la prima bacchetta è stata ottenuta e anche la Stella d'Acqua quindi diciamo che non è stata un completo buco nell'acqua questa missione. E in più finalmente tornano le Trix ( in questo caso Darcy) che adoro  e adoro scrivere su di lei. Nel prossimo capitolo analizzeremo l'altra missione con Flora,Riven,Stella e Brandon e chissà come andrà?
Helia e Bloom ritorneranno anche se non nella prossima missione, ma resta ancora in sospeso che Bloom ha riconosciuto i nomi dei suoi genitori...
Sono curiosa di sapere le vostre teorie.
Mi raccomando state a casa
Un bacio

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Capitolo 14
*** Missione su Tir Nam Og ***


-Spero che tu non voglia dormire per tutto il viaggio- Flora osservò divertita Sky stuzzicare Stella che per un secondo aveva chiuso gli occhi nella sala comandi della navicella.
-Si dia il caso che questa notte io non abbia chiuso occhio e che quindi il mio sonno di bellezza sia stato brutalmente interrotto-replicò quella tirando fuori un piccolo specchietto. Flora sorrise dolcemente mentre la navicella sfrecciava veloce per lo spazio. Per loro fortuna Tir Nam Og non era estremamente lontano e il viaggio sarebbe quindi stato breve. Mentre l’accesa discussione tra il moro e la bionda si stava sempre di più surriscaldando lo sguardo della fata di Linphea ricadde su Riven: lo specialista era concentrato ai comandi. Ad un certo punto, accortosi di essere osservato, sorrise divertito e la fata si dipinse immediatamente di rosso resasi conto di starlo osservando da oramai troppo tempo.
-Lo sai che è buona educazione fissare le persone? -disse lui digitando qualcosa sulla tastiera: Flora si morse nervosa il labbro.
-Hai ragione, mi dispiace- mormorò distogliendo finalmente lo sguardo. Riven però non rispose e anzi si alzò da davanti ai comandi avvicinandosi a lei.
-Però non mi è dispiaciuto- sussurrò afferrandole dolcemente il mento e costringendola nuovamente a incrociare i loro sguardi. Quel gesto così intimo davanti ai loro amici rese ancora più nervosa la fata che lasciò che il rosso scarlatto prendesse il posto della sua pelle color caramello.
-Riven non per interrompere questo momento romantico, ma ti dispiacerebbe ritornare a darmi una mano qui? -domandò divertito Sky che intanto parve aver interrotto il battibecco con la bionda. Riven alzò gli occhi al cielo e le scoccò un tenero bacio sulla guancia.
-Arrivo guasta feste-commentò risedendosi alla sua postazione. Flora si portò una mano al petto sentendo il suo battito estremamente accelerato. Senza dire niente si alzò ed uscì dalla sala comandi seguita dallo sguardo di Stella che non si era persa neanche una scena.
La bionda digrignò leggermente i denti: era da quando erano partiti che la ragazza era strana e Stella era convinta che fosse colpa di Riven. Quello stupido continuava a girarle intorno, continuava a girare intorno alla sua Flora. Senza pensarci si alzò anche lei seguendola, ma appena raggiunse la soglia si girò per informare i due ragazzi notando che stranamente Sky la stava fissando pensoso. Provò a dire qualcosa, ma appena il ragazzo notò che lei lo aveva visto ritornò a guardare i comandi lasciandola ancora più perplessa.
“Quello è proprio strano” mormorò tra sé e sé la principessa di Solaria percorrendo i corti corridoi. Finalmente in una delle poche stanze intravide sul letto la mora rannicchiata e sempre più pensierosa. Si fermò un secondo non riuscendo a reprimere un piccolo sorriso divertito per quella scena, ma subito scosse la testa con decisione. I sentimenti che stava provando erano solo momentanei, un’infatuazione passeggera che sarebbe stato meglio per lei dimenticare.
-Ti disturbo? -mormorò quasi inudibile e Flora sembrò felice di sentire la sua voce rimanendo però immobile. Stella allora la raggiunse e la abbracciò in silenzio.
-Lo vedo che hai qualcosa che ti preoccupa Flora. Con me puoi parlare di qualsiasi cosa dopotutto siamo-
-Amiche? -domandò Flora riacquistando un minimo di allegria sul volto e non riuscendo a trattenere un piccolo sorriso di fronte a quella parola appena pronunciata.
Stella annuì debolmente ancora stranita per poter finalmente chiamare qualcuno così. Udì chiaramente la Fata della Natura inspirare ed espirare nervosamente mentre teneramente giocherellava con le sue unghie.
-Posso confessarti un segreto? -sospirò incurvando la bocca.
-Non ti prometto che lo manterrò però-provò quella a scherzare. Flora la osservò per un secondo divertita ritornando però all’istante seria.
-Io non ho mai avuto ragazzo- disse immediatamente dipingendosi di rosso come avesse svelato il suo peggiore segreto. Stella corrugò la fronte.
-E per questo non mi sono innamorata, ma ora mi sento strana Stella- inspirò facendo una piccola pausa.
-Come si fa a capire se ti stai innamorando di qualcuno? -domandò con estrema ingenuità. Stella all’udire quella domanda si lasciò andare sul letto affossando il viso tra i pomposi cuscini. Flora intanto continuava a fissarla con insistenza come se si aspettasse da lei la risposta per risolvere tutti i suoi problemi.
Stella ci pensò un attimo: lei si era mai innamorata? Con Riven era stata una relazione di solo sesso come era avvenuto con tanti altri specialisti di Fonterossa. Quello che aveva provato con loro poteva chiamarsi amore? Improvvisamente la mano di Flora scivolò dolcemente verso la sua stringendola con forza e Stella socchiuse gli occhi di fronte a quel contatto. Che fosse questo amore? Che ci si sentisse così da innamorati?
-Penso che inizi realmente ad amare qualcuno quando lo apprezzi per quello che realmente è con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. Ti senti innamorato quando non riesci a toglierti dalla testa il suo sorriso e ricerchi in ogni cosa il suo profumo-disse sincera lasciandosi sfuggire un piccolo sorriso mentre un sorriso dolce e sincero si dipingeva nella sua mente, lo stesso che si stava rabbuiando acconto a lei.  Flora rimase scossa dall’udire le parole dell’amica e iniziò a camminare senza sosta per tutta la stanza. Stella la osservò divertita per alcuni minuti.
-Esiste un incantesimo magico per fermarti?-domandò alzando un sopracciglio.
-Hai ragione, scusami-mormorò quella ritornando seduta accanto a lei.
-Forza spara l’altra domanda-sentenziò la fata di Solaria come se le avesse letto la mente inarcando un sopracciglio.
-Ci si può innamorare di due persone contemporaneamente?- Stella la guardò non aspettandosi quella domanda.
-Immagino che uno dei due sia Riven- Flora subito arrossì all’istante.
-Io…- bofonchiò cercando di dire qualcosa, ma capendo che ogni singola parole le moriva in gola dall’imbarazzo.
-Tranquilla anche le migliori possono infatuarsi di quel troglodita, ma devo ancora capire come ci riesca … che sia il gel per capelli?-ed entrambe si lasciarono andare ad una risata sincera smorzando l’imbarazzo.
-Ma il secondo fortunato invece?-domandò non nascondendo interesse.
-È complicato- bisbigliò l’altra di rimando evitando accuratamente lo sguardo della fata di Solaria.
-Mi sento così stupida a provare questi sentimenti-disse con gli occhi lucidi. Stella deglutì a fatica… che stesse parlando di lei? Si era ripromessa di lasciar perdere quella stupida cotta per la sua migliore amica, ma se non fosse una stupida cotta? Se ci fosse realmente un futuro per loro?
-Non bisognerebbe mai vergognarsi dei propri sentimenti-sentenziò forse più rivolta verso sé stessa che all’amica.
-Anche se si è di fronte a un amore impossibile? -all’udire quella che le sembrava un’ennesima conferma la bionda si avvicinò ulteriormente a Flora accarezzandole dolcemente la guancia. Era così bella e pura.
-Mai- commentò seria.
-Senti Flora io devo dirti una cosa importante-disse senza prendere fiato.
-Penso di essermi innamorata di un ragazzo che non incontrerò mai più- mormorò però l’altra in simultanea.  In quel preciso momento Stella per la prima volta capì realmente cosa fosse il dolore.
-Cosa hai detto? -domandò confusa Flora non avendo fatto troppa attenzione alle parole dell’amica. Stella si portò una mano al petto sentendo il proprio cuore rotto in mille pezzi. Una calda lacrima le rigò velocemente il viso.
-Scusami Flora- mormorò visibilmente scossa alzandosi e correndo via dalla stanza: calde lacrime intanto le rigavano inesorabilmente il volto. Correva senza destinazione con un dolore incredibile al petto: era solo una stupida, aveva frainteso tutto. Senza accorgersene sbatté contro qualcuno.
-Ehi stai attenta- disse leggermente scocciato Sky sistemandosi il mantello, ma improvvisamente si irrigidì. Stella, scivolata a terra per lo scontro, stava piangendo senza sosta.
-Stella stai bene? - domandò realmente preoccupato il moro senza ricevere però alcuna risposta dalla fata che continuava a piangere disperata. Due braccia muscolose e calde però la accolsero senza preavviso in un abbraccio.
-Lasciamo stare-biascicò tra i singhiozzi sul petto del ragazzo che però notò la poca decisione nel suo tono di voce.
-Lasciami stare-mormorò nuovamente, ma questa volta non parve crederci neanche lei. Lui per tutta risposta la strinse ancora più forte a sé talmente tanto da sentire il cuore della bionda battere.
-Andrà tutto bene-le sussurrò dolcemente all’orecchio e finalmente la bionda cessò di piangere cullata da quell’abbraccio.
-Passerà anche questo- continuò lui dolcemente .
-Non smettere di abbracciarmi- mormorò infantilmente Stella e Sky sorrise: no, non avrebbe mai più smesso di farlo.
 
La passerella della navicella di Fonterossa si aprì immediatamente non appena ebbero toccato terra: Riven scese per primo guardandosi intorno e constatando il fantastico atterraggio che aveva eseguito all’intero del cratere del vulcano.
-Che strano posto-confessò Sky raggiungendo lo specialista.
-Assolutamente desolato e privo di vita-constatò la fata della Natura guardandosi intorno ed osservando che non vi era neanche il più piccolo segno di vita animale o vegetale.
-Secondo le coordinate che ci ha lasciato Timmy non dovremmo essere troppo distanti- commentò Sky mentre una mappa virtuale si aprì d’innanzi ai propri occhi mostrando esattamente il punto in cui si trovavano.
-Speriamo di fare in fretta, io odio l’oscurità-tagliò corto la Fata di Solaria accendendo tra le sue mani una piccola sfera di luce. Flora rabbrividì sul posto: percepiva chiaramente che vi era qualcosa di strano, ma una mano la interruppe dai suoi pensieri.
-Forza andiamo-le sussurrò Riven stringendo la mano della fata tra la sua e per un secondo la mora si sentì rinvigorita.
-Sei sicuro che sia la direzione giusta? -domandò per la decima volta Riven osservando divertito il moro consultare confuso la mappa accanto a lui. Sky sospirò sonoramente mostrando tutto il fastidio che quell’ennesima domanda dello specialista gli provocava.
-Vuoi guidarci tu? Ah no, Timmy ha consegnato le coordinate a me- tagliò corto sorridendo soddisfatto. Flora osservò Stella stranamente silenziosa. Da quando era corsa via non era riuscita a parlarle e le sembrava che la stesse evitando, ma non riusciva a capirne il motivo.
All’improvviso uno strano e insolito vento avvolse i quattro ragazzi: Flora e Stella rabbrividirono percependo chiaramente della magia oscura.
-Come è possibile che in questi cunicoli ci sia così tanto vento?-protestò Riven riscontrando più difficoltà a camminare.
-Questo non è un semplice vento-aggiunse a fior di labbra Stella che venne però interrotta da Sky.
-Dovremmo essere arrivati, guardate laggiù ragazzi-disse indicando un’apertura non poco lontana da cui pareva provenire della luce.
-Ma dove siamo?- esclamò entusiasta Flora guardandosi intorno: attorno ai quattro ragazzi apparve infatti uno scenario suggestivo. Si trovarono infatti in una enorme stanza scavata nella roccia e perfettamente decorata da una miriade di cristalli di tutti i colori. In lontananza si udiva chiaramente il rumore di un ruscello.
-Questa deve essere la sala del trono dell’ultima fata della Terra- constatò Stella indicando un grosso trono poco lontano da loro, ma anch’esso ricavato dalla roccia e decorato con gemme preziose dalle varie tinte che brillavano colpite dai pochi raggi solari che provenivano dalla superficie.
-Ma dove si trova Morgana? Farragonda ci aveva assicurato che l’avremmo trovata qui-provò a dire Riven, ma improvvisamente un forte tornado si creò in mezzo alla stanza.
-Aggrappatevi a qualcosa-gridò Riven trascinando Flora verso il masso più vicino a avvolgendola.
-Vi stavo aspettando! -una voce frenetica e acerba risuonò accompagnando lo scemare dello strano turbino. Davanti ai quattro apparve una strana ragazza con capelli crespi e di un blu scuro. I suoi occhi color smeraldo brillarono alla vista delle facce sorprese dei suoi nemici.
-Chi sei?-ringhiò Riven e lei iniziò a ridere sguaiatamente.
-Mi chiamo Stormy e sarò l’ultima persona che conoscerete, ma tranquilli che ho un dono per voi- e improvvisamente un fata dai lunghi capelli color corvino apparve sul trono svenuta.
-Morgana?!- mormorò confusa Stella.
-Cosa le hai fatto?-continuò stringendo con forza i pugni.
-Oh. come siete carini a preoccuparvi per lei, ma è meglio se iniziate a preoccuparvi della fine che voi farete-urlò facendo alcuni passi e facendo risuonare i rumori dei suoi tacchi.
-Sei una strega, vero? -domandò confusa Flora, ma l’altra si limitò ad alzare gli occhi al cielo sbuffando scocciata.
-Ora mi avete proprio stufato piccoli scarafaggi. Forza prima iniziamo e prima finiamo-commentò impaziente mentre dalle sue mani uscirono delle strane saette.
-Prendete -urlò scaraventato contro i quattro dei fulmini nati dai palmi delle sue mani. Riven prontamente afferrò per un polso Flora scaraventandola dietro una parete rocciosa.
-Mi dirai grazie dopo-le sussurrò facendole l’occhiolino.
-Forza non mi direte che siete già stanchi- tuonò Stormy sistemandosi i capelli.
Sky e Riven si guardarono annuendo all’unisono prima di sguainare le loro armi.
-Non abbiamo paura di te-urlarono correndo verso la strega: Stormy visibilmente annoiata sbuffò prima di soffiare contro i due specialisti. Ben presto il suo soffio si tramutò in un piccolo vortice che crebbe sempre di più inglobando i due ragazzi.
-Attenti! -gridò Stella vedendo i due ragazzi girare vorticosamente all’interno del turbinio svenuti.
-Ora finalmente sono tutta per voi fatine-sogghignò  la strega mentre il suo incantesimo scaraventò con potenza i due Specialisti contro una parete rocciosa.
-Mi hai stancato, non permetto a nessuna ragazza con la pettinatura come la tua di attaccare me e i miei amici-disse Stella trasformandosi e alzandosi in aria.
-Raggio di Sole- appena ebbe pronunciato queste parole un potente fascio di luce venne emanato verso la strega che sapientemente lo schivò.
-Tutto qui?-domandò divertita inclinando la testa di lato .
-Fiori del Vento- ma anche l’attacco di Flora venne facilmente bloccato dall’avversaria.
-Uffa mi sto annoiando-
-Flora tu vai a controllare come stanno Sky e Riven. Ci penso io a lei-le ordinò Stella mantenendo lo sguardo fisso sulla nemica, ma la fata esitò.
-Ora- le urlò con più severità e alla mora non restò che ubbidire ai suoi ordini.
-Vediamo cosa ne pensi di questo: Raggio accecante- Flora intanto volò più velocemente che poteva dai due specialisti: le mani le tremavano dalla paura, ma emise un sospiro di sollievo constatando che respiravano ancora. Un rumore assordante interruppe presto il sollievo della ragazza: Stella infatti era stata scaraventata contro una parete rocciosa da un incantesimo di Stormy e il colpo aveva provocato con la sua potenza il crollo di una parte della sala.
-È troppo forte per noi- sussurrò spaventata osservando la sua amica che con grosse ferite cercava di rialzarsi. Immediatamente il suo sguardo ricadde su Morgana: la donna, svenuta, si trovava priva di protezioni sul trono. Strinse i pugni al petto mentre una idea le guizzò in testa. Stella parve capire l’idea della mora e quasi impercettibilmente annuì.
-Non sono una tipa che si arrende facilmente: Sole Splendente! -urlò mentre una sfera accecante si levò in alto. Flora capì immediatamente che quello era il diversivo perfetto e volò il più velocemente possibile dall’ultima fata della Terra. Stormy intanto si portò una mano sul volto cercando di ripararsi dalla luce accecante e digrignando i denti dal fastidio.
-Sei proprio una stupida se pensi che questo mi fermerà-ululò provando a scaraventare un fascio di magia oscura contro Stella, ma non vedendo l’incantesimo mancò la fata. Flora intanto atterrò a fianco alla donna dai capelli corvini sapendo perfettamente che aveva poco tempo. Doveva assolutamente risvegliarla e anche se i suoi poteri erano deboli per colpa dell’ambiente circostante doveva farcela per i suoi amici. Nervosamente si strofinò le mani
-Polline Dorato-sussurrò mentre la sua energia penetrava all’interno della donna.
-Ora basta con questi giochetti-gridò a pieni polmoni la strega scatenando un terremoto: alcuni detriti colpirono la fata di Solaria che smise immediatamente di fare il suo incantesimo gridando dal dolore.
-Sai io preferisco giocare al buio-continuò creando tra le mani delle strane sfere fucsia e con mille saette che iniziarono a circondare il corpo esile: si elevò di un paio di metri mentre i suoi occhi verde smeraldo si incupirono come un cielo senza stelle.
-Basta giocare piccola fatina-urlò scaraventando contro la bionda le due enormi sfere.
-Disco Dorato!-provò a difendersi la fata, ma il suo scudo venne facilmente distrutto dalla prima sfera mentre la seconda la colpì in pieno privandola di qualsiasi forza. Stella emettendo un urlo agghiacciante cadde miseramente a terra sbattendo il capo.
-Ora hai capito che è meglio non giocare con me?-le domandò divertita la strega avvicinandosi sempre di più e prendendo la sua testa tra le mani.
-Tranquilla ,tra poco non sentirai più dolore- e delle potenti scariche elettriche iniziarono ad attraversare il corpo della giovane che sofferente iniziò a dimenarsi dal dolore.
-Lasciala stare!- gridò Flora correndo verso la sua amica ,ma la strega subito emanò una scarica elettrica contro la fata di Linphea che ben presto la raggiunse: Flora chiuse gli occhi aspettandosi il peggio, ma uno spadone verde fermò all’ultimo l’attacco.
-Stai bene Flora?-domandò preoccupato il moro e Flora gli sorrise grata.
-Ti sei cacciata in un grande guaio - Stormy si sentì gelare il sangue osservando che Morgana si era risvegliata: un sorriso amaro comparve sul suo volto mentre la donna si innalzava sempre di più dal terreno.
-Questo è il mio regno e non permetto a nessuno di attaccarlo-tuonò con una strana luce che fece brillare la sua pelle color porcellana.
-Non ho paura di te- disse digrignando i denti la strega.
-Dovresti invece- e una luce potente colpì con estrema potenza Stormy riversandola sul terreno.
-Maledette- sospirò mentre del sangue iniziò a fuoriuscire dal suo ghigno di dolore. Improvvisamente un vento spaventoso circondò la figura della strega che tra i volti attoniti dei presenti scomparve in un istante.
-Stella! -urlò spaventato lo specialista correndo verso il corpo riverso della fata: impallidì di fronte alle evidenti ferite mentre rigoli di sangue sgorgavano dalla sua pelle. Riven nel mentre aiutò Flora a rialzarsi oramai quasi priva di forze.
-Sta bene?-mormorò Riven corrugando la fronte visibilmente preoccupato.
-Io non lo so- boccheggiò il moro senza sapere cosa fare.
-Lasciate fare a me cari ragazzi-disse con voce materna Morgana chinandosi vicino alla bionda.
-Presto starai meglio- le sussurrò teneramente e una strana energia illuminò la figura priva di forze della fata di Solaria.


 
 
Stella mugugnò a fatica: il suo corpo era estremamente pesante e non sembrava rispondere ai suoi comandi. Un forte odore di disinfettante le solleticò il naso costringendola a starnutire.
-Salute Principessa-le disse ilare il moro mentre un gemito di dolore sfuggì  dalla bionda per colpa dello sforzo appena fatto.
-Aspetta, ti aiuto io-le mormorò gentilmente lui aiutandola a stare seduta, ma lei lo scacciò in malo modo.
-Riesco benissimo anche da sola-ma le sue parole vennero accompagnate da un altro grido di dolore.
-Va bene puoi darmi una mano,ma solo per questa volta-bisbigliò a bassa voce vedendo un insopportabile sorriso di soddisfazione comparire sul volto dello specialista.
-Ma dove siamo?-esclamò rendendosi finalmente conto di dove fosse.
-Sulla astronave-
Stella corrucciò infantilmente il viso: l’ultimo ricordo che aveva era lo scontro con quella strana strega, Stormy.
-Durante lo scontro con quella strega sei svenuta ed eri anche ridotta piuttosto male, ma Morgana ti ha guarita-disse lui specchiandosi come se avesse letto la sua mente.
-In realtà non ti facevo così debole-
-Parla quello che è svenuto al primo attacco-commentò sarcastica incrociando le braccia. Il ragazzo scosse la testa divertito. Subito però un pensiero parve balenare nella mente della fata che iniziò ad osservarsi attentamente le braccia.
-Tranquilla Morgana ha guarito anche le tue ferite. La tua bellezza è intatta a parte… -all’udire quell’esitazione Stella lo fulminò con lo sguardo.
-A parte? -domandò confusa ed irritata. Sky senza aggiungere altro le porse un piccolo specchietto dove Stella osservò la sua immagine.
-Questa piccola cicatrice sotto il mento-commentò l’altro.
-Ma io non vedo niente-
-Stavo scherzando infatti -disse lui scoppiando a ridere e schivando, agilmente, lo specchio sferrato dalla ragazza.
-Ti dispiacerebbe dirmi cosa ci ha detto Morgana o vuoi continuare ad alimentare l’odio che provo per te?- Sky sbuffò andandosi a sedere ai piedi del letto.
-In realtà poco o niente: ha detto che anche lei ha chiaramente sentito la Fiamma del Drago e con molte probabilità si trova a Gardenia, ma ora è come se fosse sparita-
-Quindi è stato un completo buco nell’acqua-
-A quanto pare-tagliò corto lo specialista alzando le spalle. Sospirando sonoramente la bionda si ributtò tra i cuscini.
-Flora sicuramente sarà contenta di sapere che ti sei ripresa, la vado a chiamare-concluse il moro dirigendosi verso la porta, ma esitando forse un po’ troppo.
-No-urlò isterica però l’altra.
-Nel senso che ora mi sento di nuovo stanca e vorrei riposare-tagliò corto girandosi su un fianco e chiudendo gli occhi: in cuor suo sperava che il moro levasse le tende, ma contro ogni suo pronostico quello si sedette accanto a lei fissandola con insistenza.
-Te ne vai o no?-tuonò, ma quello con ci fece caso.
-Quando questa mattina ti ho trovato a piangere era per lei, vero?-mormorò con voce ferma: Stella si portò una mano sul petto sentendo il cuore iniziare a battere sempre più forte.
-No, ero semplicemente giù per un fatto di Solaria- mentì mantenendo gli occhi chiusi.
-Sei una pessima bugiarda. Stella a me puoi dirlo, l’ho capito che ti sei innamorata di Flora-quelle parole parvero una fredda pugnalata. Immediatamente la bionda si sedette sul letto ritrovando il volto del ragazzo a pochi centimetri dal suo.
-Io innamorata di Flora? Stai scherzando spero- ma il moro sorrise amaramente a quella frase così stridula.
-Perché te ne vergogni? -
-Ti ho già detto che non sono innamorata di Flora!-urlò questa volta perdendo qualsiasi raziocinio. Sky turbato si alzò dal letto e iniziò a camminare per tutta la stanza lasciando sorpresa la Principessa di Solaria.
-So benissimo cosa voglia dire innamorarsi di una persona che non avresti mai pensato di amare e che probabilmente non ti amerà mai-disse con un sorriso amaro sul volto. Lei fece per parlare, ma si bloccò di fronte a quel ragazzo: lo guardò intensamente negli occhi color nocciola rispecchiandosi perfettamente. Poi, per la prima volta, distolse lo sguardo imbarazzata.
-Fa tanto male Sky- sospirò sentendo gli occhi farsi sempre più lucidi.
-Lo so-replicò lui risiedendosi accanto a lei: Stella inaspettatamente poggiò la sua testa sulla spalla dello Specialista.
-Penso che sia la prima persona che amo realmente-
-Ti capisco-rispose lui inspirando il profumo dei suoi capelli.
-Grazie- parole sorpreso il ragazzo.
-Lo so che non sono una ragazza facile, ma nonostante tutto tu mi sei sempre stato vicino e sappi che non ce l’ho mai avuta con te per quelle cose che mi dissi alla festa. Era solo la realtà, ma io essendo una principessa non sono abituata a sentirmela dire- mormorò iniziando a giocherellare nervosamente con le lenzuola.
-Ma tu puoi benissimo capirmi, no?-domandò sorridendo sinceramente.
-Non prendermi per strana, ma penso di potermi fidare di te- lo specialista all’udire quelle parlare deglutì a fatica iniziando a sudare freddo.
-Stella io ti devo dire una cosa… -ma la frase del moro venne immediatamente stroncata dalla voce di Riven.
-Ragazzi stiamo per atterrare-annunciò lo Specialista attraverso gli altoparlanti.

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Capitolo 15
*** Stella, voglio solo esserti amico ***


Faragonda sorrise felice osservando anche la seconda navicella atterrare nel cortile di Alfea: una ragazza con due codini blu corse incontro a Flora abbracciandola con tutta la forza che aveva. Tecna invece si limitò ad analizzare con la sua coccinella il corpo della bionda constatando che non avesse nessun danno a parte quello che aveva dalla nascita al cervello.
“Sono quelle giuste” pensò sentendo un sentimento di orgoglio crescere nel suo cuore. Silenziosamente si sedette sulla sua grande poltrona incrociando le braccia e immediatamente udì il leggero battere alla porta.
-Entrate cari ragazzi-disse ritrovandosi davanti agli occhi otto volti felici, ma stremati.
-È sempre un piacere rivedervi sani e salvi-
-Anche per noi Direttrice- commentò Musa a nome di tutti.
-E sono orgogliosa di te Tecna- decretò scatenando la curiosità tra i presenti.
-Ma come fa a saperlo? -sussurrò colpita la ragazza di Zenith.
-Io percepisco in ogni istante i vostri poteri-disse seria la donna: Tecna per un momento socchiuse gli occhi e nella sua mano destra comparve una bacchetta Mythix lasciando senza parole Stella e Flora.
-Tecna non posso crederci!- sibilò Flora senza contenere l’entusiasmo abbracciando l’amica che, stranamente, non obbiettò.
-Come è possibile che lei l’abbia ottenuto e io no?-
-Stai zitta Stella-la beccò Musa.
-Ma come è successo?-domandò Sky e all’udire quella domanda due volti si dipinsero di rosso dall’imbarazzo.
-Diciamo che a Timmy è bastato farsi catturare da una strega cattiva- intervenne il biondo scoppiando a ridere con Musa.
-Un strega?-domandò però seria Faragonda alzandosi immediatamente.
-Purtroppo siamo stati attaccati da un potente strega di nome Darcy-
-Anche noi-lo interruppe Riven.
-Darcy e Stormy-mormorò a fior di labbra la Direttrice.
-Lei le conosce?- alle parole di Flora la donna annuì. Mantenendo una espressione seria si avvicinò alla grande vetrata.
-Potrebbe spiegare anche a noi chi sono? -domandò scocciato Riven, ma non fu l’unico a parlare.
-Sono per caso delle alleate di Valtor? -all’udire le parole di Tecna Faragonda si sentì gelare il sangue.
-È impossibile Preside! Lei ci ha chiaramente detto che Valtor è morto-
-Purtroppo vi ho mentito Stella. Ho fatto anche io fatica a crederci, ma a quanto pare il nostro peggior nemico si è risvegliato ed è assetato di vendetta-
-Ma l’intero pianeta di Andros si è sacrificato per distruggerlo-sottolineò Flora non riuscendo a trattenere lo sgomento.
-Purtroppo non è servito- e gli occhi di Faragonda addolorati ricaddero sul pavimento.
-È lui che ha commissionato a quella Darcy di prendere la Gemma delle Sette Lune?-
-Sì-
-Ok, io non ci sto definitivamente capendo niente-tagliò corto la fata di Solaria lasciandosi andare una poltroncina.
-Che novità-sospirò Musa non venendo, per sua fortuna, udita dalla bionda.
-La Gemma è un gioiello che durante la festa le due streghe avevano già provato a rubare con scarsi risultati. Pensavo che affidarla ad Avalon sarebbe bastato per proteggerla, ma evidentemente mi sbagliavo-
-Ma a cosa serve questa Gemma? -domandò Timmy stringendo a sé Tecna.
-A risvegliare la Fiamma del Drago-
-Scusi, ma perché non l’abbiamo usata quando la possedevamo noi? Così avremmo potuto facilmente trovarla-propose Sky
-Non è così facile- lo interruppe la Direttrice.
-Non lo è mai-sospirò Stella buttando indietro i capelli.
-Valtor è uno stregone estremamente potente che facilmente ci avrebbe strappato il potere-
-Ma tanto oramai è nelle sue mani quindi probabilmente se ne sarà già impadronito- Faragonda finalmente assunse una espressione più rilassata.
-Avevo messo anche in conto questo e con la Preside di Torrenuvola abbiamo creato un  incantesimo di protezione. Solo io e la Griffin possiamo utilizzare la Gemma delle Sette Lune- un sentimento di gioia si sparse tra gli allievi e Faragonda li guardò divertita.
-Questo comunque non è un problema che deve gravare su di voi: avete già fatto molto di più di quello che avreste dovuto fare e vi prego di capire le ragioni per cui vi ho mentito. Dopotutto siete solo degli studenti e non volevo caricarvi di ulteriori preoccupazioni- Musa corrucciò la faccia incrociando le braccia.
-Però siamo stati noi ad accettare di far parte di tutto questo e non vorremo essere tenuti all’oscuro di niente- la Direttrice sospirò sconsolata.
-Avete ragione, ho sbagliato-commentò risedendosi sulla grossa sedia.
-Ma ora sono curiosa di sapere cosa avete scoperto- un faccia delusa si dipinse sul volto di Sky che iniziò a grattarsi il capo imbarazzato.
-Purtroppo la nostra missione è stata un buco nell’acqua: Morgana ci ha dato conferma che la Fiamma del Drago si trova all’interno di una fata sulla Terra, più precisamente a Gardenia- commentò aspettandosi una faccia delusa sul volto della Direttrice che invece si illuminò.
-Ha detto proprio così?-esclamò e Sky la guardò senza capire.
-Queste sono state le sue esatte parole-
-Ha per caso detto qualcosa di sbagliato?-intervenne Flora. Faragonda per tutta risposta però si limitò a camminare senza sosta per tutto il suo ufficio.
-Che stupida che sono stata-mormorò e tutti i ragazzi si guardarono confusi.
-Credevo che la Fiamma del Drago fosse nascosta dentro un terrestre e invece…-prese un attimo di pausa senza trattenere una espressione di felicità.
-E invece Orion e Marion hanno fatto un miracolo-
-Ehm le dispiace includere anche noi?-azzardò scortesemente Riven venendo ripreso da uno sguardo severo di Flora.
-Ragazzi la Fiamma del Drago è rinchiusa nell’ultima fata di Domino- sentenziò la donna appoggiandosi alla scrivania.
-Sono l’unico che non ha ancora capito?- provò a dire Riven.
-Ma se si tratta di una fata perché non è ancora venuta allo scoperto ed è rimasta sulla Terra?-azzardò Tecna.
-Perché la Fiamma del Drago non è l’unica cosa è stata nascosta dentro di lei! Orion e Marion devono averle fatto dimenticare il fatto di essere una fata per proteggerla-
-Ma quindi se la trovassimo potremmo raggiungere il Legendarium? -canticchiò Musa non trattenendosi dal fare un paio di passi di danza dalla felicità.
-Queste rimangono comunque delle sole supposizioni e c’è bisogno che mi consulti con gli altri Presidi sul da farsi-decretò Faragonda stanca dalle troppe emozioni. Brandon si schiarì la voce facendo un passo in avanti
-Spero le siano rimaste ancora alcune energia-disse posando un cofanetto davanti alla donna.
-La Stella d’Acqua- sussurrò estasiata la Direttrice.
-Pronta ad essere utilizzata- continuò divertito il biondo fissando la donna.
-Ed è tutto merito di Sky- commentò Musa abbracciandolo da dietro
-Dopotutto fa sempre comodo avere un Principe a disposizione-lo punzecchiò Tecna, ma tre volti si incupirono all’istante.
-Come ti hanno chiamato?-tuonò Stella alzandosi in piedi e fissando con impazienza il biondo. Brandon sospirò pesantemente parandosi davanti all’amico.
-Ho provato a dirtelo durante il ritorno: in realtà io non sono il Principe di Eraklyon. Io e Sky ci siamo scambiati l’identità perché potenti nemici del nostro regno hanno attentato più volte alla sua vita- disse nervosamente cercando lo sguardo della fata. Stella fece incredula un paio di passi indietro.
-Mi fai schifo! Ti avevo detto che non ero mai riuscita a fidarmi di nessuno e tu hai continuato imperterrito a mentirmi per tutto questo tempo. Ho parlato per tutto questo tempo dei miei problemi da Principessa con un insulso scudiero-urlò mentre la rabbia cresceva sempre di più dentro di lei. Musa di fronte a quelle parole così sprezzanti fece un passo avanti, ma Riven la bloccò per il fianco.
-Lascia che ti spieghi… - ma un sonoro rumore di schiaffo risuonò per tutto l’Ufficio: Brandon osservò impotente la bionda scappare via in lacrime. 
 
 
Stella guardò amareggiata la grossa luna che illuminava il cielo di Alfea e l’intera scuola. Dei rumori di passi si avvicinarono sempre di più verso la sua figura, ma la bionda scosse la testa con decisione sapendo già chi fosse: possibile che l’avesse trovata così facilmente?
-Tana per Stella-rise quello appoggiandosi alla colonna: Stella sbuffò sonoramente. Ogni volta che parlava con lei lui rideva ed era una cosa che la mandava fuori di testa.
-Sei venuto qui ancora per raccontarmi qualche balla? -tuonò usando un linguaggio sicuramente non congeniale per una principessa del suo calibro.
-Avrei voluto dirtelo, ma non ho mai trovato il momento giusto-
-Brandon non ho più voglia di ascoltarti-tagliò corto sottolineando il suo nome e iniziando a giocherellare nervosamente con i suoi capelli. Ma purtroppo la rabbia scorreva ancora fresca nelle sue vene.
-Comunque ho sbagliato io a pensare di potermi finalmente fidare di qualcuno! Sono stata tremendamente sciocca a confessare a te tutti i miei problemi come se uno come te potesse capire- confessò tagliente: in realtà si pentì in quello stesso istante per le parole appena pronunciate, ma l’orgoglio era troppo per tirarsi indietro. Un sorriso amaro comparì sul volto di Brandon che però non si mosse.
-Perché sono uno semplice scudiero? -domandò stringendo i pugni. Stella non rispose, ma percepì il rimorso crescere sempre di più dentro al suo cuore.
-Tranquilla è da tutta una vita che vengo trattato così. Nessuno ha mai prestato attenzione al mio talento perché spesso è molto più facile affidarsi unicamente al rango- disse sconsolato, ma più con sé stesso che con la ragazza e questo colpì molto la fata. Senza dire niente si alzò dalla panchina mordendosi nervosamente le labbra e lentamente si avvicinò al ragazzo fissandolo con uno sguardo che il moro non riuscì a decifrare. 
-Ho sbagliato a dire quello che ho detto-confessò con velocità come se le costasse una fatica enorme parlare.
-Fin da piccola sono stata circondata da baroni e duchesse e posso assicurarsi che nessuno di loro è al tuo livello- Brandon la guardò confuso non capendo dove volesse parare.
-La verità è che mi sono arrabbiata con te non perché non sei un principe, ma perché forse, per la prima volta, ho iniziato realmente a fidarmi di qualcuno- all’udire quelle parole lo specialista non si scompose, ma regalmente mimò un inchino.
-Non penso di aver mai avuto l’onore di conoscerla: io sono Brandon, specialista della scuola di Fonterossa e instancabile calamita per le ragazze-si presentò e Stella si lasciò sfuggire una piccola risatina divertita.
-È un vero piacere conoscerla, ma deve sapere che qua l’unica stella di Magix sono io-confessò incrociando le braccia al petto: Brandon senza proferire altre parole la attirò a sé abbracciandola in quello che oramai sembrava un gesto abituale per entrambi. Stella si accoccolò sul suo petto inspirando a pieno il suo profumo.
-Te lo avevo detto che sono una calamita per le ragazze- e una divertita risata accompagno quella frase. Stella alzò gli occhi al cielo: forse iniziava a piacerle la sua risata.
-Allora siamo ancora amici? -provò a dire leggermente imbarazzato il moro e Stella lo scrutò attentamente con lo sguardo per qualche secondo.
-Sì, ma non dirlo a nessuno-disse scoppiando in una risata fragorosa. All’improvviso il corpo della fata venne circondato da una strana luce arancione che sembrò scaldare l’intero corpo della ragazza.
“Finalmente Stella sei riuscita ad aprire il tuo cuore a chi realmente ci tiene a te” rimbombò la voce di Morgana all’interno della sua testa e immediatamente una strana bacchetta si materializzò tra le sue mani.
-La bacchetta Mythix?- mormorò incredula.
-Stella ci sei riuscita- urlò entusiasta Brandon prendendola in braccio e facendola volteggiare su sé stessa: Stella finalmente si lasciò andare a una risata divertita e grata. Forse non era così male avere un amico.
 
 
 
 
Un’imprecazione strappò Stormy dal sonno.
-… dannazione-
A seguito di queste parole uno strano rumore turbò nuovamente il sonno della strega e a quel punto non le rimase che aprire definitivamente gli occhi.
-Non è possibile-strillò stizzito Valtor calciando nuovamente la Gemma delle Sette Lune. Stormy confusa si girò verso la sorella che era a pochi passi da lei e che stava assistendo nascosta a quella scena.
-Sono stanco! -urlò nuovamente digrignando con forza i denti. Darcy velocemente si chinò a raccogliere il gioiello e socchiuse gli occhi: oltre al chiaro incantesimo oscuro di Valtor che rendeva l’oggetto avvicinabile, la strega percepì un incantesimo molto più potente e insidioso.
-Qualcuno ha fatto un contro incantesimo- sentenziò, ma l’uomo furente le si avvicinò strappandole la gemma dalle mani.
-Pensi che non me ne sia accorto? Se Faragonda e la Griffin pensano che basti così poco per fermarmi forse non si ricordano abbastanza dei miei poteri- Stormy fissò la sorella senza capire e quella percepì all’istante la sua confusione .
-Questo incantesimo permette alle due Presidi di essere le uniche a poter usare il potere della Gemma delle Sette Lune-
Per un attimo ci fu solo silenzio.
-Distruggerò loro e le loro stupide scuole-ringhiò con gli occhi iniettati di sangue. Un piccolo brivido attraversò Stormy, ma Darcy fu più veloce e afferrandola per una mano la trascinò lontano dall’uomo.
-Inizio a dubitare che lui abbia realmente le risposte che vogliano-tagliò corto Darcy pensierosa e corrucciando il volto.
-Non ho nessuna intenzione di perdere tempo a combattere con quelle stupide fatine-aggiunse Stormy sistemandosi i ricci dietro all’orecchio.
-Tu pensi che lui ci stia solo usando?- Darcy al sentire quella domanda scosse la testa debolmente.
-Di chi altro possiamo fidarci?- all’improvviso un applauso  interruppe la discussione delle due ragazze che sbiancarono.
-Bene ,bene ,bene ho percepito un certo mal contento-commentò divertito Valtor sfidando le due streghe con lo sguardo. Stormy deglutì a fatica: quell’uomo la spaventava estremamente.
-Ma non posso che darvi ragione: vi siete fidate di me per tutto questo tempo ed è giunto il momento per voi di avere risposte-concluse mentre un sorriso divertito  si impossessò del suo volto.
-Ma prima dobbiamo andare a fare una piccola visita a quella che una volta fu la mia promessa sposa-
 
 
 
-La smetti di fissarmi in quel modo?-lo incalzò Bloom, piccata. Helia malamente provò a nascondere la sua espressione divertita e alla rossa non restò che nascondere la testa sotto i morbidi cuscini del letto del suo amico. Emise qualche strano verso e poi finalmente riemerse con il volto.
-Promettimi che quando tutto finirà io non dovrò più rivolgerti parola- ma questa frase non sembrò incupire affatto l’ex specialista che sembrò ancora più divertito.
-Lo sai che tutto ciò è estremamente bizzarro?-
-Lo so-commentò stizzita rotolandosi sul letto e quasi cadendo.
-Pensi che quella Daphne voglia svelarci maggiori dettagli sulla ragazza dell’ospedale?- Bloom a quella domanda rispose solamente con una alzata di spalle. Si alzò svogliatamente andando a raggiungere il ragazzo che per tutto il tempo era rimasto seduto sul pavimento.
-Non riesco neanche a ricordare più quando sia stata la prima volta che mi è apparsa in sogno-mormorò sconsolata: finalmente Helia alzò la penna dal foglio mostrandolo dubbioso all’amica. Alla vista di quella figura il volto della rossa parve illuminarsi.
-Helia sei bravissimo! -urlò mentre la sagoma della visitatrice dei suoi sogni si rifletteva nelle sue iridi.
-L’hai mai vista? Sai per caso chi potrebbe essere? - Helia fissò nuovamente per alcuni secondi quella che doveva essere Daphne: Bloom era stata meticolosa a descriverla in tutti i suoi dettagli e anche se a molti la confessione della ragazza sarebbe potuta risultare impossibile questo pensiero a lui non era balenato neanche per un secondo in testa. In quei pochi giorni aveva conosciuto Bloom meglio di qualunque suo altro coetaneo e le connessioni tra quella ragazza e il mondo della magia non erano poche. Sospirò increspando le labbra.
-No, mai incontrato nessuno di simile- e una leggera delusione si dipinse sul volto di Bloom che appoggiò il capo sulla spalla dell’amico.
-Penserai che sono pazza-
-Ti ricordo che io sono quello che proviene dal mondo magico- Bloom lo fissò severa per alcuni secondi con lo sguardo.
-Sempre che sia vero-commentò divertita e facendo ritornare il suo solito sorriso sincero sul volto.
-Ma cosa pensi che abbia a che fare con me Daphne?-purtroppo Helia alzò le spalle sconsolato iniziando a mordicchiare la matita da disegno.
-Ha detto che mi aspetta al lago Roccaluce, ma non penso che si trovi sulla Terra. Tu per caso lo conosci?-
L’attenzione di Helia venne nuovamente rapita dal suo schizzo: corrugò la fronte concentrato.
-No purtroppo, ma i pianeti della Dimensione Magia sono tanti e io conosco bene solo il mio pianeta natale, Linphea- Bloom venne completamente rapita da quel nome.
-Linphea? -domandò ardente di conoscenza.
-Sì, è dove sono nato e cresciuto con mio nonno- rispose lui divertito osservando la faccia estasiata della sua amica.
-Mi piacerebbe tanto visitarlo-sospirò Bloom: la verità era che ardeva dalla voglia di visitare la Dimensione Magica. Orchi, fate e streghe avevano accompagnato con i racconti la sua infanzia e anche se faceva ancora fatica a credergli voleva visitare l’intera Dimensione Magica.
-È un posto stupendo e ti piacerebbe sicuramente- Bloom restò a guardarlo per ancora un’altra manciata di secondi sognante.
-Anzi- ore parvero passare alla rossa prima che l’ex specialista riprendesse a parlare.
-Preparati che ti ci porto-concluse ritrovandosi tra le bracci l’amica.
-Davvero?-commentò riconoscente stringendolo in un abbraccio con tutte le forze che possedeva in corpo.
-Solo se non mi uccidi prima te- mormorò divertito osservando sulla faccia della ragazza farsi strana una goccia di imbarazzato.
-A Linphea vive un vecchio anziano conosciuto in tutta la Dimensione Magica: si dice che conosca perfettamente ogni pianeta di tutto l’Universo e che non ci sia pianta o animale che lui non abbia studiato e catalogato. Sicuramente  saprà dove si trova quel lago- Bloom iniziò a ballare sgraziatamente per tutta la stanza non riuscendo a trattenere la contentezza, ma uno strano pensiero le balenò in testa facendola rabbuiare.
-E pensi che ci aiuterà?- domandò mentre i raggi della luna illuminarono i perfetti dipinti di Helia appesi al muro.
-È un caro amico di mio nonno, non penso che ci negherebbe il suo aiuto-
-Quindi mi stai dicendo che visiterò la Dimensione Magica?- Helia non riuscì a non intenerirsi di fronte agli occhi brillanti e commossi dell’amica.
-Non è quello che hai sempre desiderato? -
 
 
-Devi dirmelo se senti qualcosa di strano-
Faragonda aveva passato gli ultimi dieci minuti a fissare assorta la grossa vetrata del suo Ufficio delicatamente illuminata dalle luce di prima mattina. Saladin fissò con apprensione ogni centimetro del corpo della fata accorgendosi di quanto fosse tesa. Faragonda sentendo lo sguardo dell’amico sulla sua figura strinse con ancora più forza lo scrigno della Stella d’Acqua tra le sue mani.
-Ho molti dubbi Saladin. La Stella d’Acqua è una sola e sappiamo entrambi quanto sia costato ai ragazzi ottenerla e quindi non posso sbagliare- ribatté girandosi finalmente verso il Direttore di Fonterossa: l’uomo sbatté pensieroso per alcuni secondi il suo scettro dorato a forma di drago sul pavimento.
-Andrà bene- e la donna si limitò ad annuire silenziosa.
-Ci aveva fatto chiamare?-la voce squillante di Stella precedette il suo corpo facendo capolinea da dietro la porta socchiusa.
-Entrate ragazze, è finalmente giunto il momento di usare la Stella d’Acqua-tagliò corto la donna e ben presto le quattro fate fecero il loro ingresso. Tecna osservò il volto teso della direttrice capendo perfettamente che non era l’unica illogicamente in apprensione.
-State indietro, non voglio che vi succeda niente-commentò seria la Preside e le ragazze senza ribattere si misero con le spalle al muro. Saladin si schiarì la voce e una piccola ciotola d’oro comparve davanti alla Preside. Faragonda senza proferire una parola osservò il grosso anello presente sul suo anulare dalla mano destra: era un bellissimo anello d’oro con incastonata una pietra azzurra a forma di goccia.
-Questo me lo diede Aisha prima della battaglia-spiegò notando le facce curiose delle sue allieve.
-C’è bisogno di un ricordo materiale della persona che vogliamo risvegliare-continuò lasciandolo cadere nell’acqua presente nella ciotola.
-Ed ora tocca alla Stella d’Acqua- continuò adagiandola anch’essa sulla superficie dell’acqua. Saladin si parò davanti alle ragazze: purtroppo nessuno dei due Presidi sapeva perfettamente cosa sarebbe successo. Faragonda sorrise amorevolmente alle fate prima di concentrare tutta la sua energia sulla Stella: tante piccole scintille iniziarono a sprigionarsi dalle mani della fata creando una melodiosa melodia. Musa socchiuse gli occhi lasciandosi guidare da quella cantilena, ma ben presto dovette riaprirli perché la magia di Faragonda si fece sempre più potente.
-State dietro di me ragazze-urlò Saladin ed intorno a loro si creò una bolla di magia bianca mentre tutto intorno venne pervaso da una forte luce azzurra. Flora per la paura chiuse gli occhi ricercando il corpo di Stella, ma un certo punto la melodia cessò. Titubante la fata della Natura riaprì gli occhi ritrovandosi Saladin che aiutava a fatica a far rialzare la Preside mentre una strana figura sinuosa e luminescente si trovava al suo fianco.
-Allora ha funzionato?-domandò scettica Stella
-Aisha- sibilò a fior di labbra la Preside mentre i suoi occhi si fecero sempre più lucidi: la ragazza accanto a lei le sorrise commossa.
-Sono così contenta di rivederla-commentò commossa Aisha allungando una mano verso la fata, ma fu tutto inutile: il suo corpo era visibile e presente ,ma era solo un fantasma.
-È veramente la Principessa di Andros? Le Stelle d’Acqua hanno funzionato? -  Aisha solo in quell’istante parve notare le quattro figure ai lati della stanza sorridendo divertita per i loro vestiti decisamente bizzarri. Musa non ricevendo alcuna risposta alla sua domanda si avvicinò ai tre.
-Musa, Stella, Flora e Tecna avvicinatevi, vi voglio presentare la Principessa di Aisha- Flora commossa le corse incontro.
-Ti siamo debitrici per il gesto che tu e la tua gente avete compiuto contro Valtor- mormorò e un velo di tristezza comparì sul volto della ragazza che però le rispose con un sorriso. Stella si soffermò un secondo ad osservare i suoi tratti marcati e i suoi ricci indomati: era sicuramente una ragazza molto bella, ma con una bellezza fuori dal comune.
-Quanto tempo è passato?-domandò riacquistando vitalità: Faragonda non rispose subito, ma si limitò a sistemarsi gli occhiali.
-Diciotto anni- rispose al suo posto il mago.
Aisha ispirò profondamente assorta tra i suoi pensieri: Flora ricercò la mano di Stella stringendola con forza. La bionda la guardò notando i suoi occhi color giada farsi sempre più lucidi.
-Sono contenta di vedere chd almeno voi stiate bene, ma ho bisogno di risposte: la Stella d’Acqua e il mio risveglio non sono un caso, vero? - la Direttrice scosse la testa delusa mentre una piccola lacrima silenziosa rigò le ambrate guance della fata della Natura. Quella ragazza aveva già sacrificato la sua intera vita, era giusto richiamare il suo spirito?
-Purtroppo è tornato-non aggiunse altro, ma queste semplici parole furono più che sufficienti a turbare la Principessa.
-Non è possibile-esclamò tremante e indietreggiando lentamente.
-Andros si è sacrificata per la sua distruzione- continuò riacquistando il suo autocontrollo. Stella la fissò ammirata notando che ogni suo comportamento era perfettamente ponderato proprio come una perfetta Principessa.
-Neanche noi sappiamo come abbia fatto a salvarsi, ma ora è qui ed è vicino-pochi passi condussero la Direttrice nuovamente di fronte alla Principessa di Andros.
-Ma questa sarà l'ultima volta- Aisha serrò i pugni reprimendo una rabbia che però si scatenò nel suo sguardo.
-L'unico modo per sconfiggerlo è il Legendarium, ma l'accesso è permesso solo alle fate che possiedono la bacchetta Mythix e solo se sono le fate rappresentanti di tutti i pianeti magici-
-Quindi anche  di Andros- aggiunse Aisha,ma questo fece innervosire la fata di Zentih: odiava essere interrotta.
La Principessa sicura di limitò a scioccare le dita e nella sua mano destra apparve la bacchetta.
-Penso che questa possa andare bene-disse con un enorme sorriso e lasciando tutti i presenti senza parole.
-Lo sappiamo che ti stiamo chiedendo tanto Aisha e che ti abbiamo già chiesto troppo in passato, ma se non fosse stato necessario non avremmo mai utilizzato la Stella D'Acqua- Aisha fissò la fata  con estrema serenità.
-Farei di tutto per sconfiggere definitivamente Valtor- commentò seria.
- Sono sicura che anche il mio popolo lo vorrebbe- e delicatamente si portò una mano all’altezza cuore: Flora la osservò chiudere gli occhi con espressione calma e serena.
-Loro sono dentro di me, non mi hanno mai abbandonata e mai lo faranno- e una grossa lacrima scivolò solitaria lungo la guancia abbronzata di Flora.

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Capitolo 16
*** Dopotutto non siamo anche noi delle leggende? ***


Saladin percorse silenzioso i deserti corridoi di Alfea: una tenera luce di primo mattino illuminò il suo volto segnato da profonde rughe. Solo il rumore dei suoi passi e del suo scettro risuonavano nella scuola più famosa di tutta Magix.
Si appoggiò con la schiena a una colonna sentendo improvvisamente tutta la stanchezza accumulata negli ultimi giorni; aveva lasciato Faragonda e Aisha a parlare da sole, dopotutto avevano così tante cose da dirsi. Eppure nonostante il pericolo imminente di Valtor Saladin continuava ad avere un unico pensiero fisso: con gli occhi tristi si portò una mano al collo dove una piccola catenina era stata sapientemente nascosta sotto la sua tunica. Si sentiva soffocare e sopraffare dalle emozioni, ma il Preside sapeva perfettamente quale fosse l'unico posto che in quel preciso istante avrebbe potuto dargli un attimo di pace.
Davanti ai suoi occhi stanchi si palesò la porta della Serra d'Alfea conosciuta per andare in soccorso a chi ne avesse avuto bisogno: inspirò a pieni polmoni il dolce profumo dei fiori facendo tesoro di tutta quella energia viva che le piante gli stavano regalando. Camminò pensieroso sentendo finalmente i muscoli rilassarsi: aveva passato tutta la vita a studiare ogni tipo di pianta e fiore e la sua passione involontariamente l'aveva tramandata a suo nipote. Al ricordo di quel ragazzo il suo volto si incupì nuovamente, ma deigl strani rumori turbarono la sua quiete.
-Chi c'è? -tuonò alla ricerca di una figura. Dei piccoli passi imbarazzati vennero accompagnati da una snella figura.
-Mi dispiace Preside Saladin, non volevo disturbarla- mormorò scossa la mora asciugandosi le lacrime che avevano completamente stravolto il suo volto. Saladin la fissò strizzando gli occhi: non era mai stato bravo con i nomi.
-Stai tranquilla, immagino di non essere stato l'unico ad avere l'idea di trovare nella serra un po' di pace- disse avvicinandosi verso di lei. Quella incurvò le labbra in una piccola smorfia amara.
-Me ne vado subito- si scusò incamminandosi verso l'uscita, ma l'uomo la fermò.
-Ti ho vista molto turbata-
-Flora- aggiunse lei percependo la sua esitazione.
-Flora- ripeté l'uomo come se volesse fissarlo nella mente.
-Veramente non le recò alcun disturbo?- il mago si lasciò andare a una risata divertita di fronte a tutta quella insicurezza.
-Non sono io che devo decidere- commentò mentre sentiva chiaramente l'amore che quelle piante sprigionavano per quella strana ragazza. La fata si guardò intorno accarezzando dolcemente una pianta a lei vicino che sembrò apprezzare.
-Alliara Petiolata- mormorò Saladin riferito alla pianta.
-Si tratta di una delle piante più empatiche della Dimensione Magica-
-Anche lei è interessato alla natura?- domandò sorpresa la fata: quell'uomo le era sempre sembrato molto enigmatico ed era certa che fosse la prima volta che lui le rivolgeva parola.
-Ho passato la mia intera vita a catalogarle con mio nipote- Flora piegò la testa osservando una piccola scintilla di tristezza balenare negli occhi stanchi del vecchio mago.
-Però non ho ancora ricevuto alcuna risposta- commentò tornando serio Saladin.
-L'angoscia è lampante sul tuo viso e non sono l'unico ad essersene accorto- disse e Flora non riuscì a trattenere una ennesima lacrima. In silenzio si sedette a terra nascondendo il capo tra le mani.
-Lei conosce da molto tempo Faragonda, vero? - il mago però non intuì a cosa la fata volesse alludere.
-Penso che sul mio conto si sia ampiamente sbagliata, non sarò mai in grado di ottenere la bacchetta Mythix. Io ci ho provato ad essere forte e coraggiosa come le mie amiche, ma la verità è che non lo sono e non me lo potrei mai perdonare se per colpa mia Valtor non fosse sconfitto- l'uomo sorrise dolcemente: più parlava con quella ragazza più capiva quanto fosse fragile come un fiore.
-Se per prima non credi tu in te stessa come pensi che lo possano fare gli altri? Faragonda ha guardato dentro di te e ha visto chi sei realmente- commentò prendendo una mano tra le sue: Flora al sentire quel contatto finalmente alzò i suoi occhi colore giada.
-Sono sicuro che presto arriverà il tuo momento e che finalmente vedrai quello che io e Faragonda già vediamo dentro di te- però l'uomo immediatamente smise di parlare osservando con più attenzione la mora.
-Ma questo non è il problema che maggiormente turba la tua mente- lentamente Saladin si avvicinò a un alto albero poco distante appoggiando una mano sulla bruna corteggia: una forte energia vitale si sprigionò dalle sue mani.
-Riguarda Aisha, la Principessa di Andros- confessò Flora e Saladin sorrise soddisfatto come se sapesse già perfettamente cosa frullava in testa alla fata.
-La sua storia mi ha colpito molto: lei più di altri merita una seconda chance per vivere la vita che le è stata brutalmente strappata-
- E immagino che tu abbia un piano- disse silenzioso il Preside finalmente tornando a riguardarla.
- Io in realtà... No, non ho un piano- biascicò imbarazzata muovendo nervosamente le mani.
-Però sul mio pianeta natale vi è una strana leggenda che mi ha sempre incuriosito-
-Ti riferisci alla leggenda delle Ninfee?- disse lasciando un velo di sorpresa sul volto della fata.
-Ho vissuto per molti anni a Linphea-la precedette lui sorridendo divertito.
-Lei pensa che possa essere vera? - Saladin strinse tra le mani il suo scettro con gli occhi che iniziarono a brillare: Flora incurvò le sopracciglia curiosa. Aveva notato che lo sguardo dell'uomo lasciava trapelare tutte le sue emozioni.
-Cara ragazza non siamo noi stessi una leggenda? - commentò divertito e Flora finalmente si sentì più leggera.
-Quindi lei pensa che la posizione che ha fatto tornare in vita tutte le Ninfee di Linphea esista realmente? E pensa che possa funzionare su Aisha? -
- Il tuo entusiasmo mi travolge, ma purtroppo neanche io conosco tutte le risposte- una nota di delusione riprese possesso del viso ambrato della mora.
-La leggenda parla chiaro: fu una goccia di polline del fiore Lanusia a risvegliare dal sonno della morte le Ninfee, ma nessuno è mai riuscito a trovare questi fiori-
- Quindi potrebbero essere stati inventati e non esistere realmente?- sibilò scoraggiata Flora abbassando lo sguardo: Saladin la fissò pensieroso per un secondo. Era la prima volta che parlava con quella ragazza eppure i suoi gesti e la sua voce non gli erano estranei, ma estremamente familiari. Un brivido gli percosse velocemente la schiena mentre un lampo di genio turbò la sua mente.
-Ci sarebbe un modo per capire se realmente esiste questo fiore. Su Linphea vive un anziano saggio che conosce ogni singola forma di vita vegetale del nostro universo-
- Lei pensa che potrebbe aiutarmi? - Saladin sorrise divertito mentre una strana tenacità rinvigoriva le membra di Flora.
-È un mio caro amico e non mi negherebbe mai un favore- lentamente si portò davanti alla fata che era ancora elegantemente seduta a terra.
-Sarà bello ritornare finalmente a casa- sospirò non trattenendo una nota di eccitazione dirigendosi verso l'uscita della serra: Flora lo osservò in silenzio allontanarsi sentendo uno strano sentimento di speranza crescere in lei.
 
 
-Ah! -strillò Bloom atterrando malamente a terra. Helia invece al suo fianco parve cadere perfettamente in piedi cosa che scatenò una certa ilarità nel giovane.
-Wow, ma è stupendo qui-sussurrò tenendosi il capo dolorante con la mano e lasciando che i suoi occhi vagassero intorno. Lo spettacolo la lasciò stranamente senza parole: alberi dalle mille dimensioni e fiori dai mille colori salutarono i due nuovi arrivati mentre l’ex specialista richiudeva dietro di sé il passaggio extra-dimensionale. Ammaccata la rossa si alzò in piedi non riuscendo a capacitarsi di dove realmente si trovasse.
-Helia è veramente un posto bellissimo- continuò  correndo verso gli animali fatati che però scapparono impauriti.
-Era come te lo immaginavi?- Helia la affiancò avvolgendola con un braccio.
-Anche meglio- sussurrò piena di adrenalina.
-Purtroppo non è una visita di piacere e lo sai bene- Bloom all’udire quella frase detta con tono così serio fece una piccola smorfia: se fosse stato per lei avrebbe passato settimane intere a visitare la Dimensione Magica, ma la figura di Daphne non abbandonava mai la sua mente.
-Hai ragione, sai per caso dove potremmo trovare l’Anziano di Linphea?-il giovane pensoso si guardò intorno mentre il vento fece ondeggiare i suoi lunghi capelli.
-Mio nonno mi ha sempre detto che l’uomo che stiamo cercando molti anni fa si è ritirato nel bosco oscuro, ma non so precisamente dove-confessò alzando le spalle dispiaciuto.
-Però ho chiamato un amico che potrebbe darci una mano, forza andiamo - concluse afferrandola per un braccio. Bloom non osò ribattere, ma si limitò a fissare la vita intorno a sé mentre sentiva, per la prima volta, di appartenere a quella realtà. Ben presto  apparve davanti a loro quello che sembrava una specie di villaggi anche se la rossa non credette ai proprio occhi: le case avevano una forma così familiare.
-Ma quelle case sono a forma di fungo?!- e prima che Helia potesse ribattere l’amica iniziò a correre più velocemente possibile verso il villaggio animato di gente.
-Ehi stai attenta!-la rimproverò uno strano ragazzo con cui si andò a scontrare.
-Scusa -rispose leggermente seccata notando il tono di voce acido e arrogante dello sconosciuto.
-Potevi farmi cadere-continuò quello sistemandosi la giacca di pelle blu senza degnarla di uno sguardo.
-Ti ho già chiesto scusa- disse esasperata: che fossero tutti così gli abitanti di quel pianeta?
-Potresti anche guardare dove cammini invece che correre con una dodicenne-mormorò divertito capendo che Bloom si stava innervosendo: finalmente i suoi occhi cremisi la fissarono o meglio si soffermarono unicamente sul suo corpo.
-Ti serve qualcosa? -sospirò Bloom notando il suo sguardo insistente che la faceva sentire a disagio: il ragazzo dagli strani capelli blu iniziò a ridere sguaiatamente cosa che irritò ulteriormente la terrestre.
-Se gli abitanti di questo pianeta sono tutti come te allora non vedo l’ora di andarmene- sussurrò a denti stretti riprendendo il cammino, ma una voce conosciuta interruppe entrambi.
-Bloom potresti aspettarmi? Non è sicuro che tu vada da sola-la riprese Helia leggermente allarmato cosa che fece sentire un po’ in colpa la ragazza, ma che invece fece ancora più ridere lo strano sconosciuto.
-Sei proprio una bimba cattiva-la sgridò ridendo ancora più forte come se avesse detto la battuta del secolo. Bloom stava per scoppiare quando Helia appoggiò una mano sulla spalla del ragazzo.
-Nex smettila- lo beccò l’ex specialista e il ragazzo si limitò ad alzare gli occhi al cielo senza abbandonare un orrendo sorriso divertito.
-Voi due vi conoscete? -domandò sorpresa la ragazza senza riuscire a capacitarsi come uno come Helia potesse conoscere uno come Nex.
-Ti ricordi che ti avevo parlato del mio amico? Ecco, è lui- Bloom fulminò all’istante lo sconosciuto.
-Spero sia uno scherzo- sospirò, ma sapendo perfettamente che Helia era incapace di fare scherzi.
-Ti piacerebbe- sogghignò soddisfatto Nex.
-Tranquilla Bloom, di lui ci possiamo fidare: io e Nex siamo amici di vecchia data e lui ora studia proprio qui a Linphea-
-Più precisamente sono un Paladino del Collegio di Alphea-lo interruppe Nex incrociando le braccia soddisfatto come se avesse detto chissà cosa. Per sua sfortuna però Bloom non aveva mai sentito parlare di quel fantomatico Collegio.
-Interessantissimo- sospirò senza alcun interesse.
-Forse non hai ben capito che sono tra i guerrieri più forti di Linphea- e sul viso del ragazzo si allargò una espressione da monello che immediatamente venne spazzata via dall’indifferenza della ragazza. Helia, che aveva ascoltato quella discussione in silenzio, posò una mano sulla spalla del ragazzo.
-Se avete finito direi che possiamo iniziare la missione- disse facendo un eloquente segno con la mano.
Bloom fu la prima a riprendere a camminare verso il villaggio anche se non aveva la più pallida idea di dove andare, ma qualsiasi parte sarebbe stata meglio che stare con quello sbruffoncello.
-Te l’ho detto che proviene dalla Terra -mormorò all’orecchio dell’amico Helia e quello alzò curioso un sopracciglio.
-Avrei preferito che mi avessi anche detto che è così spocchiosa e antipatica- Helia sorrise soddisfatto mentre la sua chioma si lasciò trasportare da una leggera brezza. Bloom poco lontana da loro intanto stava toccando piena di entusiasmo tutto ciò che le passava davanti incantata quando a un certo punto sfiorò una grande pianta. Le foglie del vegetale parvero non gradire quel contatto e dei rami si avvolsero intorno a lei.
-Ragazzi un aiutino? -mormorò impaurita sentendo le foglie farle il solletico sul viso. Nex sbuffò sonoramente arricciando il naso.
-Ci penso io-sospirò correndo verso la rossa che aveva iniziato a urlare impaurita mentre la pianta pareva sempre più divertita.
Helia si appoggiò al muro di una casa sorridendo tra sé e sé e osservando la scena che pareva sempre più comica: socchiuse leggermente gli occhi beandosi dell’aria fresca e pulita del suo pianeta che non aveva niente a che fare con quella di Gardenia. Improvvisamente i suoi occhi blu come il mare si soffermarono su un vaso variopinto che conteneva una pianta a lui conosciuta e carica di ricordi.
-Si chiama Bella di Notte- una voce leggermente saputella e acuta si affiancò al ragazzo mentre due codini colore del miele si contrapposero tra lui e la pianta.
-Questa pianta si chiama così perché i suoi fiori si aprono solo a mezzanotte-continuò alzando un dito come se stesse tenendo una lezione: Helia fissò divertito quella bambina che poteva avere al massimo sette anni prima di concentrare nuovamente la sua attenzioni sui boccioli chiusi della pianta.
-Io so tantissime cose sulle piante- continuò la bambina leggermente irritata dal fatto che il giovane non le stesse riservando le attenzioni desiderate e Helia finalmente concentrò unicamente l’attenzione su di lei.
-Davvero? - domandò teneramente e finalmente il volto della bambina si illuminò nuovamente.
-Sai la mia sorellona è la fata della Natura più potente di tutta la Dimensione Magica e io ho imparato da lei- disse iniziando a volteggiare e lasciando trasparire grande ammirazione. Il volto di Helia si aprì in un sorriso sincero trovando quella bambina estremamente simpatica.
-Io sono Miele- si presentò allungando verso di lui la sua manina mentre i suoi occhi color giada risplendevano con il sole.
-Helia- rispose di rimando l’ex specialista abbassandosi.
-Sei molto bello-confessò senza provare un minimo di imbarazzo e anzi assumendo una espressione estremamente buffa.
-Sei per caso un Paladino?-  ma Helia scosse la testa divertito. La fatina allora si imbronciò come se avesse mille pensieri nella testa.
-Va beh, nessuno è perfetto. Lo sai che i Paladini sono i guerrieri più forti di tutta la Dimensione Magica?-
-E a te piacerebbe essere una Paladina?-
-No, io da grande frequenterò Alfea così diventerò bella e potente come mia sorella- improvvisamente all’udire quella frase la fronte di Helia si corrucciò mentre un volto dalla pelle ambrata si sovrappose su quello della bimba che aveva gli stessi occhi color giada.
-Posso chiederti come si chiama tua sorell…-
-Helia è da cinque minuti che ti sto chiamando, forza andiamo-lo interruppe Nex mettendogli una mano sopra la spalla.
-Lo sai che non posso lasciare sola la tua amica per neanche un secondo altrimenti si caccia nei guai-continuò alludendo alla pianta di ipomee che qualche secondo prima si era divertita con la rossa.
-È stato un piacere conoscerti Miele e sono sicuro che diventerai una grande fata- Miele arrossì di fronte a quel complimento iniziando a giocherellare nervosamente con i capelli, ma si limitò a salutarlo con una mano.
-Allora Nex hai avuto notizie sull’Anziano?-domandò finalmente Helia ricordandosi il motivo per cui si ritrovava sul pianeta natale: gli occhi cremisi intanto continuavano a fissare la terrestre che con la sua goffaggine stava creando scompiglio in quel piccolo paesino a ridosso del bosco oscuro.
-Purtroppo nessuno conosce esattamente i l punto dove abita, ma mi hanno detto che basta seguire i funghi- Helia lo fissò senza capire, ma quello si limitò a sorridere divertito.
-Vedrai- concluse raggiungendo la rossa che era appena stata inghiottita da una pianta carnivora gigante.


 
 
Musa camminava canticchiando per i corridoi di Alfea come suo solito: per sua fortuna le lezioni erano iniziate e tutte le altre allieve non erano ammassate per i corridoi rovinando così la perfetta acustica. Iniziò a volteggiare su sé stessa chiedendosi come se la stavano cavando Stella e Tecna nell’allenamento apposito per le loro bacchette Mythix. Al ricordo di quel nome vibrò di eccitazione e si concesse alcuni passi extra. Il suo corpo fremeva immaginandosi il momento in cui anche lei l’avrebbe ottenuta: c’era una cosa in cui Musa aveva sempre creduto ed era sé stessa.
Quando però si trovò di fronte alla porta principale d’ingresso per le loro stanze ebbe un sussulto: da dentro provenivano dei forti rumori e per un secondo nella sua mente balenò il pensiero di quelle streghe che tanto era state decantate dai suoi amici. Cercando di non essere udita si creò uno spiraglio in modo tale da poter individuare il nemico.
-Flora? -esclamò sorpresa allontanando le cuffie dalle orecchie e liberandosi da una melodiosa melodia. La mora fu anch’essa sorpresa di vedere la sua amica, ma non riuscì a trattenere anche un certo sollievo.
-Vai per caso da qualche parte?-domandò curiosa fissando un piccolo zainetto che la fata sembrava riempire di strane pozioni. Stranamente la ragazza però non si bloccò ,ma anzi continuò ad ammassare roba.
-Non penso che ti ci starà tutto in quello zainetto-commentò divertita non ricevendo alcuna risposta e sporgendosi in modo tale da capire quante cose avesse già accatastato all’interno di quello zainetto.
-Allora mi vuoi rispondere?- continuò leggermente scocciata dal non essere ascoltata soprattutto da una come Flora: questa ennesimo domanda non andò a vuoto, ma parve risvegliare la mora.
-Torno a Linphea-
-Per sempre?- Musa la guardò confusa sentendo una strana paura come se non volesse perdere quell’amica conosciuta da così poco, ma alla quale si sentiva profondamente legata. La mora percepì la sua delusione e scosse la testa con decisione lasciando che il suo viso fosse conquistato dal suo dolce sorriso.
-Devo fare una cosa Musa e ti pregherei di non dirlo a nessuno- in realtà il suo piano era quello di partire solo con il Preside Saladin e non aveva messo in conto di essere beccata. La fata di Melody però non riusciva ancora a capire e un suo sopracciglio si inarcò alla ricerca di risposte.
-Quindi parti da sola per Linphea e non vuoi darmi spiegazioni-bofonchiò
-Non vado da sola, mi accompagnerà Saladin- all’udire quel nome la fata della Musica strabuzzò gli occhi.
-Il Preside di Fonterossa? Flora non dirmi che hai una relazione con lui- sospirò leggermente ironica e sperando che l’ironia fosse l’unica maniera in cui potesse essere interpretata la frase di Flora. La ragazza però era estremamente piena di pensieri e continuò a mantenere una espressione seria e pensierosa cosa che fece ancora più allarmare l’amica.
-Se ti dico la verità mi prometti di non farne parola?-
-Sì, tranquilla-provò a mormorare Musa sedendosi affianco a lei: Flora strinse un lembo del suo vestito tra le sue mani.
-Una vecchia leggenda di Linphea narra che moltissime Ninfee, stremate dalla cattiveria e da tutti i sentimenti negativi, perirono lasciando il mio pianeta natale privo di qualsiasi difesa moltissimi anni fa. Sarebbe stato spacciato se alle Ninfee non fosse stato offerto il polline di Lanusia che le strappò dalla morte- Musa appoggiò la schiena alla libreria ascoltando attentamente.
-Io vorrei provarci con Aisha-
-Aisha?! -
-Sì Musa, l’intera Dimensione Magica dovrebbe esserle grata e io vorrei provare ad aiutarla- sospirò poco convinta con le gote di una rosa pescato.
-Ma sei sicura che la leggenda sia vera? Di solito a Melody le leggende vengono inventate dai genitori per i figli e poi tramandate da generazioni a generazioni- un amaro sorriso si dipinse sul volto della fata della Natura.
-Lo so che probabilmente sarà un fallimento, ma voglio provarci- esclamò riacquistando vigore e sicurezza cosa che fece estremamente piacere a Musa.
-Ma non capisco: perché volevi partire senza dire niente a nessuno? -
-Non voglio creare false speranze a nessuno e non volevo che nessuno rimanesse deluso… dopotutto stiamo parlando di me- all’udire quella fase così insensata Musa afferrò con decisione le mani ambrate della fata tra le sue sorridendole sinceramente.
-Il tuo altruismo è lodevole Flora, ma permettimi di venire con te per darti una mano- Flora incurvò le labbra indecisa di fronte a quella domanda, ma oramai la testa della fata della Musica era partita al solo pensiero di un’altra missione.
-Lascia che io venga con voi, dopotutto una fata in più fa sempre comodo- concluse facendo l’occhiolino ed iniziando a danzare per tutta la stanza.


NOTA
Hola come state? Spero bene nonostante la quarantena.
Spero che questo capitolo possa piacervi perchè vi confesso che è uno dei miei preferiti. Un bacio

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Capitolo 17
*** Il ritorno di Valtor ***


Bloom si fermò all’istante osservando come i raggi del sole penetrassero quasi magicamente in quel fitto bosco: sorrise sincera osservando come tutta la natura su quel mondo risplendesse di luce e vita. Una improvvisa spallata la strappò sgarbatamente  da queste sue considerazione.
-Scusa- disse divertito Nex pochi passi davanti a lei. Bloom strinse con forza i pugni fulminandolo con lo sguardo,ma lo sguardo di Helia la fece desistere da qualsiasi gesto inconsulto.
-Nex sei sicuro che questa sia la strada giusta?-la precedette l’ex specialista asciugandosi il sudore della fronte. Nex incurvò le labbra.
-Te l’ho detto,bisogna seguire i funghi-specificò  indicando come ordinatamente fossero disposti quei funghi dai variopinti colori. La rossa si limitò ad alzare un sopracciglio decisamente poco convinta visto che era da almeno mezz’ora che seguivano quelle tracce. Nex parve accorgersene e una espressione corrucciata prese posto sul suo viso prima di rimettersi nuovamente in cammino.
-Fidatevi di me, questa è la strada giusta- esclamò non nascondendo l’irritazione  nel suo tono: Bloom lo osservò aumentare il passo e superare agilmente le varie radici che stavano sempre più rendendo impossibile quel sentiero.
-Tu ti fidi?- domandò facendo attenzione a non parlare troppo forte. Helia sospirò stanco alzando la spalle e incurvando le labbra.
-Non abbiamo altra scelta- ma non poté aggiungere altro che un grido sorprese entrambi. Si guardarono intorno notando che effettivamente il loro amico era scomparso,ma prima che potessero temere il peggio un altro urlo di gioia fece accorrere i due.
-Lo sapevo che avevo ragione! E voi che dubitavate di me- iniziò a urlare Nex indicando come poco lontano ci fosse una piccola casa anch’essa a forma di fungo. Bloom pensò che se non fosse stato per le grandi dimensione l’avrebbe facilmente scambiata per un vero e proprio fungo. Helia indugiò con lo sguardo analizzando attentamente quel nuovo paesaggio.
-Mi sa che hai proprio ragione Nex,questo posto non mi è nuovo- e un ennesimo sorriso soddisfatto si dipinse sul giovane cosa che irritò la terrestre.
-Dovresti chiedermi scusa- la interrogò lui dandole una leggera gomitata: Bloom fissò per un secondo quei capelli blu così strani e scompigliati.
-E per cosa?- Nex sembrò non gradire quella domanda e iniziò a far vagare senza sosta le mani intorno a sé.
-Per aver dubitato di me- ridacchiò.
-Ma se anche tu ad un certo punto non credevi che stessimo seguendo la strada giusta-
-Ma cosa centra? Alla fine alla nostra destinazione finale ci sei arrivata-
-Ragazzi la potete smettere di litigare come due bambini?- dovette intervenire Helia che nel frattempo si era avvicinato alla porta di ingresso.
-Ma è tutta colpa sua!-esclamarono in contemporanea i due accorgendosi immediatamente del fatto: Bloom fulminò con lo sguardo Nex mentre quello si limitò a sorrise soddisfatto.
-Sei un bambino-sospirò la rossa passando affianco al paladino e dirigendosi verso l’amico. Delicatamente il pittore a quel punto si accinse a bussare sulla porta,ma non ricevette alcuna risposta. Confuso provò nuovamente,ma la casa sembrava completamente deserta.
-Mi sembra chiaro che non ci sia nessuno in casa- azzardò Nex appoggiandosi con la schiena a uno dei tanti alberi.
-Le probabilità sono due: o si è trasferito in un’altra catapecchia come questa o è morto- aggiunse ridendo da solo per questa frase.
-Ragazzo mi dispiace deluderti,ma non è ancora giunta la mia ora- una voce roca,ma allo stesso tempo divertita sorprese i  tre: a poco distanza dal paladino vi era un vecchio minuto che nella mano destra teneva un piccolo cestino completamente pieno di funghi da tutti i colori. Quei pigmenti brillarono negli occhi celesti di Bloom. Nex balbettò qualcosa imbarazzato mentre il vecchio si avvicinò, a fatica, sempre di più verso i tre.
-Helia è un piacere rivederti dopo tutto questo tempo-confessò il vecchio riacquistando una certa allegria nel suo tono e stringendo vigorosamente la mano all’ex-specialista.
-Mentre voi due dovete essere Nex e Bloom- i due però lo guardarono confusi corrugando la fronte cosa che sembrò ancora più divertire lo sconosciuto.
-Le piante mi hanno sussurrato i vostri nomi, hanno ascoltato per tutto il tempo i vostri litigi e ne sono rimaste particolarmente divertite- e si lasciò andare a una fragorosa risata che riecheggiò per tutto il bosco.
-Hanno detto che siete molto divertenti e non vedevo l’ora di conoscerti. Il mio nome è Gargantua- continuò.
-Gargantua?- ripeté Bloom  trovò estremamente buffo quel nome e decisamente azzeccato per quel vecchio arzillo.
-Immagino che per una terrestre questo sia un nome alquanto inusuale- disse entrando nella sua abitazione.
-Gli alberi sono molto pettegoli,non ve l’avevo detto?-continuò divertito percependo la confusione in Bloom per quelle informazioni così personali.  Zoppicando il vecchio si diresse verso il piccolo tavolino intagliato posandoci sopra il cestino.
-Scusate per il disordine,ma è decisamente da tanto che non ricevo ospiti- e con un rapido movimenti di mani tutto si sistemò al suo posto rendendo quella piccola sala accogliente e ordinata. Bloom,non ancora abituata alla magia, fece un balzo all’indietro sorpresa cosa che divertì estremamente il vecchio che rise di gusto.
-Allora ragazzi miei cos’è che vi ha spinti fino a questo povero vecchio?-domandò Gargatua riempiendo un grosso pentolone d’acqua che successivamente mise sul fuoco scoppiettante.
-Pensavamo che tu ci avresti potuto aiutare a trovare un lago- il vecchio annuì debolmente socchiudendo gli occhi.
-Il lago di Roccaluce- ci tenne a precisare la rossa. Gargantua si grattò pensante il capo e corrucciando prepotentemente la fronte.
-Purtroppo ciò che cercate si trova lontano da qui-
-Quindi lei conosce dove si trova?-lo interruppe Bloom speranzosa e lasciando sfuggire un piccolo sorriso.
-Naturale ragazza mia, in prossimità di quel lago vive  la Lanusia, un bellissimo fiore azzurro come i tuoi occhi. Ho passato interi mesi a studiarla per via delle sue grandi proprietà- disse sbattendo le mani e i funghi appena raccolti ordinatamente finirono dentro al pentolone.
-Si può sapere dove si trova?- domandò sgarbatamente Nex incrociando le braccia e irritato dal comportamento così ambiguo del vecchio. Quello però mantenne il suo perenne sorriso che irritò maggiormente il paladino.
-Si trova a Magix, al centro del cratere della Dimensione magica- all’udire quelle parole il viso di Helia si fece contratto.
-Vicino alle scuole di Fonterossa,Alfea e Torrenuvola- ci tenne a precisare il giovane leggermente turbato da quella notizia a differenza della sua amica che invece si illuminò: la verità era che moriva di curiosità per quella scuola di fate che Helia aveva solo accennato nei suoi discorsi.
-Grazie Gargatua per questa informazione- lo ringraziò Bloom sfoderando il suo sorriso più sincero. Il vecchio la guardò compiaciuto
-Forza ora sedetevi: non c’è niente di meglio che una zuppa di funghi appena raccolti-


 
 
I passi della Preside Griffin risuonarono incessanti per i corridoi oscuri e bui di Torrenuvola: i pensieri della strega erano ingarbugliati e privi di senso. Digrignò i denti non riuscendo ancora a capacitarsi che tutto questo non fosse solo un terribile incubo. Senza pensarci il suo sguardo ricadde sull’anulare della mano destra dove aveva un piccolo anello d’oro che oramai non si toglieva da decenni.
Come aveva potuto permettere a quelle due mocciose di ridurla così? Di sconfiggerla con così tanta facilità? Un sorriso amaro si dipinse sul suo pallido viso: doveva ricordarsi di non sottovalutare i poteri di Valtor.
I suoi passi si fecero più frettolosi mentre una lunga chioma color pesca si impossessò della sua mente,ma la strega fu più brava a sotterrare tutto sul nascere. Non doveva e non poteva lasciarsi sopraffare da vecchi sentimentalismi, non ora che Faragonda l’aveva avvisa che Valtor era riuscito ad impossessarsi della Gemma. Un’espressione divertita comparì sul suo volto pentendosi di non aver potuto assistere al momento in cui lui si era accorto che nonostante tutto si trattava di un oggetto inutile nelle sue mani. Purtroppo sapevo d’altro canto che prima o poi si sarebbe vendicato, dopotutto lui era da sempre un tipo vendicativo. Con tutta se stessa d’altro canto pregava che l’uomo non avesse ancora rivelato la verità a Darcy e Stormy: era stata una sciocca ad ignorarle e forse celare ulteriormente la verità era stata una scelta ancor più peggiore. La Griffin conosceva perfettamente Valtor e ancora più perfettamente sapeva che era un mago nel manipolare le menti e Darcy e  Stormy erano due burattine perfette.
Ma lei sarebbe stata capace, dopo tutto questo tempo, di rivederlo e combatterlo nuovamente? Sospirò resasi conto che era passato così tanto tempo. All’improvviso la scuola di Torrenuvola si mise a tremare pericolosamente e la donna si dovette appoggiare a un muro per non cadere: Torrenuvola non era un semplice collegio, era  un vero proprio essere vivente e in quel momento la preside percepì chiaramente che stava per succedere qualcosa. Senza porsi ulteriori domande iniziò a correre più velocemente possibile verso l’anfiteatro di Torrenuvola dove la scuola stava implorando il suo aiuto,ma quando arrivò si sentì gelare il sangue. Le sue allieve erano tutte completamente svenute a terra mentre le loro membra sembravano esser impossessate da una strana magia nera. Solo i suoi colleghi stavano combattendo stremanti tre figure sconosciute e potenti,ma quando i suoi occhi incontrarono uno sguardo oscuro e potente la strega si rimangiò questo suo ultimo pensiero.
-Non è possibile- sibilò a fior la donna mentre un sorriso soddisfatto si dipinse sul volto dell’uomo che toccò terra.
-Griffin è sempre un piacere rivederti- sospirò Valtor leccandosi le labbra mentre la battaglia continuava  incessante intorno a loro.
-Non sei cambiata affatto- aggiunse mentre la strega si sentiva immobilizzata. I suoi occhi veloci scivolarono totalmente sulla sua figura: il tempo per lui sembrava non esser passato e pareva che si fosse solo accanito su di lei. Però lui ora era lì ,davanti a lei, dopo tutto quel tempo e quelle lacrime e la cosa sembrava divertirlo.
-Tu dovresti essere morto-
-Io dovevo essere tante cose ricordi? O gli anni ti hanno fatto dimenticare di me?- domandò passandosi una mano tra i capelli color pesca.
-Ma non sono qui per una visita di piacere o per ricordarci dei vecchi tempi : io voglio te- e senza preavviso dalle sue mani generò un potente fascio di magia nera che colpì in pieno la strega. Griffin non ebbe alcun modo di difendersi e venne pesantemente scaraventata contro un muro.
-Non pensavo che ti avrei trovata così impreparata,non dopo lo scherzetto che tu e la tua amichetta mi avete tirato- la rabbia cresceva sempre di più nella sua voce tradendo il viso calmo e rilassato. La donna non rispose,ma dolorante provò a rialzarsi con successo.
-Avrei voluto esserci quando hai scoperto che la Gemma nelle tue mani ora è inutilizzabile- mormorò sapendo perfettamente come avrebbe reagito l’uomo: e infatti con un urlo di stizza Valtor scaraventò nuovamente la sua magia sulla Preside che però non si fece ritrovare nuovamente impreparata.
-Non sono riuscita ad ucciderti una volta, ma questa volta però non mi lascerò scappare questo onore- urlò la Preside generando  delle enormi sfere viola che senza esitazione scagliò contro il nemico. Un fumo viola e tossico circondò Valtor mentre un sorriso soddisfatto si dipinse sul suo volto.
-Non provare ad utilizzare la tua magia contro di me,Griffin!- la figura dello stregone riprese pian piano nitidezza e con uno schiocco di dita il mago fece sparire le sfere della donna. Griffin indietreggiò rabbrividendo: era senza dubbio diventato molto più forte.
-Questa è la mia scuola Valtor, vattene!-
-Ma io non voglio la tua stupida scuola, io voglio te- e con un potente urlò Valtor scagliò nuovamente un raggio di energia contro la Preside che impotente si accasciò a terra. Il suo corpo però non subì alcun colpo a differenza di un gran tonfo che udì a poca distanza da lei.
-Elditrude? Zarathuta?- mormorò la donna osservando le due professore che stremate si erano contrapposte tra lei e il nemico.
-Preside Griffin lei deve mettersi in salvo, ci penseremo noi a Valtor- disse la prima concentrando tutti i suoi poteri in un guscio magico che vibrò di fronte all’ennesimo attacco di Valtor.
-Ma io non posso lasciarvi- sospirò la donna oramai priva di forze.
-Lo sa bene anche lei che ora la priorità è impedire a Valtor di usare la Gemma- disse Zarathuta aiutandola a rialzarsi.
-Ci penseremo noi a tenerlo occupato, ma faccia in fretta, non penso di riuscire a resistere ancora per molto- confessò Elditrude mentre le energie stavano sempre più abbandonando le sue membra: Griffin la osservò accasciarsi mentre oramai il guscio di energia si fece sempre più debole.
-Tornerò- concluse la Preside rivolgendo un ultimo sguardo prima di teletrasportarsi.  Valtor osservò impotente la donna scomparire da davanti ai suoi occhi.
-No!- urlò disperato scagliando un potente incantesimo contro la barriera energetica: le due professoresse caddero stremate a terra mentre anche l’ultimo lembo della Griffin sparì.
-Non ti permetto di scappare ancora da me!-urlò con ancora più forza Valtor mentre Torrenuvola iniziò lentamente e inesorabilmente a crollare su se stessa.


 
 
Flora non riuscì a trattenere un sorriso lasciandosi cullare dalla incerta brezza: i suoi capelli volteggiarono liberi mentre una miriade di petali accarezzarono dolcemente il viso ambrato della fata. Le sue membra riacquistarono all’istante una forza che da giorni pareva averla abbandonata.
-Linphea è veramente un pianeta stupendo- sospirò incantata Musa che purtroppo durante la sua breve vita non era riuscita ancora a visitare molti pianeti. I suoi occhi blu come la notte vagarono per alcuni secondi tutti intorno attirati dalla flora e dalla fauna: Saladin sorrise divertito facendo attenzione a dove metteva i piedi. Flora li seguì a ruota superando agilmente una spessa radice.
-Quindi il suo amico si trova nel bosco oscuro?-domandò curiosa la fata cercando di raggiungere il Preside. Casa sua non era molto lontana da lì e la fata aveva trascorso molto tempo in quella foresta che possedeva un nominativo che non gli si addiceva: purtroppo il bosco era davvero grande e la mora non riusciva a ricordare neanche uno di quei sentieri.
-Dobbiamo seguire i funghi-specificò il vecchio indicando quella che sembrava una scia: funghi di tutte le dimensioni e di tutti i colori parevano guidare i tre visitatori.
 Flora osservò attentamente come quei funghi comparivano al loro passaggio. Sembrava fossero lì proprio per loro e che li stessero guidando verso un luogo ben preciso.
-Ma come mai questo bosco è chiamato così? – domandò Musa arricciando il naso e appoggiandosi ad un albero per riprendere fiato: nonostante la veneranda età del preside di Fonterossa la fata faceva davvero molta fatica a stargli dietro. Appoggiò delicatamente la testa sulla corteccia socchiudendo gli occhi e cercando di riacquistare ossigeno. Linphea era un posto così diverso dal suo mondo e per un secondo si beò della dolce melodia che animali e piante parevano emanare.
-Comunque quando si fa una domanda sarebbe carino ricevere una risposta Flora- bofonchiò piccante aprendo per un secondo un occhio: purtroppo le figure dei suoi compagni parvero come scomparse.
-Flora?-chiamò iniziando ad indagare con lo sguardo tutto intorno. Alberi dai grandi tronchi e piante di un verde brillante parvero esser diventati i suoi unici interlocutori. Musa si accigliò sbuffando sonoramente: si era persa. Cercando di non perdere la calma la fata si guardò meglio intorno cercando di avvistare una lunga chioma mora.
-Bene mi sono persa- sospirò grattandosi nervosamente la testa e ricomponendo i buffi codini sopra la sua testa. Possibile che riuscisse sempre a cacciarsi nei guai? I suoi occhi,persa la speranza di trovare Saladin e Flora, si alzarono verso il cielo: le foglie e i rami erano talmente tanto fitti che sarebbe stato inutile volare per individuare i due.
-Questo posto non mi piace- confessò a se stessa mentre il luogo attorno a lei parve perdere all’istante il suo fascino mentre una forte insicurezza si impossessò del suo cuore. All’improvviso uno strano rumore attirò la fata dalla pelle color porcellana: a pochi passi lontano da lei un cespuglio pareva muoversi indispettito. Confusa Musa aggrottò la fronte,ma il rumore si fece sempre più incessante.
-Spero che questo posto non sia infestato dagli orsi- mugugnò sbattendo la schiena contro un albero: all’udire quel rumore forte uno scoiattolo saltò fuori dal cespuglio correndo via indispettito. Un grosso senso di sollievo parve riprendere nuovamente possesso all’interno del corpo della giovane.
-Mi sto solo facendo suggestionare, non possono esserci orsi qui- si tranquillizzò ridendo divertita e riprendendo la camminata: non sapeva dove andare,ma in cuor suo sperava che prima o poi Flora si sarebbe accorta della sua sparizione ritornando indietro per cercarla.
-Speriamo solo che io non stia tornando indietro- sospirò avendo oramai perso il senso dell’orientamento,ma la fata non poté fare alcun altra conversazione che notò chiaramente un cespuglio enorme iniziare a muoversi sempre con più insistenza.
-Sarà un altro scoiattolo-pensò,ma le parve immediatamente evidente che si trattava  sicuramente di una creatura più grande. Deglutì a fatica mentre le sue mani iniziarono a sudare sempre di più: indietreggiò pensando se fosse necessario trasformarsi.
Però quello che comparve davanti allo sguardo di Musa fece assumere un'espressione corrucciata alla ragazza: anziché un folto pelo marrone davanti a lei apparve un chioma blu e ribelle. Il ragazzo, decisamente rapito nei suoi pensieri, si stupì quanto lei.
-Non sapevo che questo bosco nascondesse ragazze così belle- disse divertito inarcando un sopracciglio e non mostrando alcun imbarazzo per la sconosciuta. Musa lo guardò confusa e alzando gli occhi al cielo:non solo si era persa,ma a quanto pare aveva appena incontrato un'altro sbruffone.
- Cos'è ti hanno mangiato la lingua?-continuò lui imperterrito sogghignando. Musa inspirò cercando di mantenere la calma di fronte allo sconosciuto che le ricordava tremendamente Riven.
Senza proferire parola riprese il suo cammino ovviamente senza avere la minima idea di dove andare: nella sua mente sperava solo che quel ragazzo non la seguisse e anche il pensiero di ritrovare Flora era passato in secondo piano.
Lo sconosciuto però non la seguì fisicamente,ma si limitò a pedinarla con lo sguardo divertito e irriverente. Musa provò a seguire un sentiero,ma tutto intorno a lei era così simile che iniziò a ipotizzare di star rifacendo il percorso dell'andata.
-Immagino che tu ti sia persa- sogghignò il ragazzo divertito dalla sua esitazione.
-No, affatto-mentì lei fermandosi ed osservando un albero dalle strane foglie rosse.
-Lo sapevo che non eri del luogo,ragazze così belle a Linphea non c'è ne sono - disse lui avvicinandosi a lei: le girò per un paio di volte intorno come se lei fosse la sua preda. Poi senza aggiungere altro si appoggiò al tronco dell'albero mentre i suoi capelli blu iniziarono a risplendere colpiti dai raggi del sole.
-Noto invece che di sbruffoni ne è pieno- sospirò lei sfidandolo con lo sguardo e questo parve ancora di più divertire lo sconosciuto che rise di gusto.
-Sei un bel peperino- commentò,ma la loro discussione venne interrotta da un'altra figura che trafelata si avvicinò a loro.
-Nex lasciala in pace- disse infuriata la nuova ragazza: Musa corrucciò la fronte osservando la folta chioma indomabile della nuova sconosciuta. Quella appena incrociò il suo sguardo parve perdere la sua espressione infastidita e si lasciò andare a un sorriso.
-Spero non ti abbia dato troppo fastidio- commentò riprendendo con lo sguardo quello che doveva essere il suo amico: Nex alzò le spalle con aria innocente.
-Facevamo solo due chiacchiere-
-Forza muoviti dobbiamo andare,Helia ci sta aspettando- continuò quella guardando Nex con disapprovazione. Musa osservò divertita la scena capendo che non fosse l'unica a cui la strafottenza del ragazzo non andava giù.
-È stato bello conoscerti principessa- disse lui ignorando completamente le parole della rossa.
-Io non sono una principessa- tagliò corto Musa scuotendo energeticamente i suoi codini blu.
-Scusalo,  è un idiota- provò a intervenire la sconosciuta e Nex la guardò con ripicca non contento di quel epiteto. Musa si lasciò andare a una fragorosa risata trovando estremamente divertente la ragazza.
-Ci siamo per caso già viste?- domandò la sconosciuta arricciando il naso: i suoi occhi cerulei si soffermarono con insistenza sul volto della Fata di Melody come cercasse di identificarla.
-Nah non penso- disse Musa convinta che una chioma come quella della ragazza era difficile da dimenticare. Un debole sorriso si dipinse sulla rossa che annuì
-Hai ragione, è impossibile- commentò estremamente convinta tanto che Musa rimase decisamente sorpresa.
-Bloom,Nex!- una voce calma attirò all'istante i due ragazzi mentre uno stormo di strani uccelli si alzò in volo evidentemente disturbato dalle urla.
-Noi ora dobbiamo andare, ma è stato un piacere conoscerti- concluse la ragazza prendendo per un braccio l'amico e trascinandolo: Nex per tutta risposta non fece resistenza,ma le regalò un ultimo occhiolino prima di scomparire tra la vegetazione. Musa osservò divertita tutta quella scena incrociando le braccia al petto: quella Bloom le era estremamente simpatica. D'improvviso però una scintilla disturbo i suoi pensieri. Le era completamente passato di mente che lei si era persa in mezzo a tutta quella natura.
-Dannazione!- esclamò riacquistando un volto corrucciato e infastidito. Improvvisamente i suoi occhi blu però parvero notare qualcosa di interessante sul terreno e la fata si accucciò a terra. Dei funghi dai vibranti colori parevano indicarle un percorso secondario da seguire. La fata corrucciò la fronte assolutamente convinta che prima questi strani funghi non ci fossero e ne estremamente certa. Oramai priva di energie per porsi altre domande si incamminò: dopotutto era meglio un orso che un Nex.
 
 
Brandon si asciugò la fronte grondante di sudore mantenendo una camminata costante per i corridoi di Fonterossa: doveva ammettere con se stesso che gli allenamenti con Codatorta erano estremamente pesanti, niente a che vedere con quelli ad Eraklyon. Sospirò non vedendo l'ora di rifugiarsi nella sua stanza dove ad aspettarlo vi era sicuramente una doccia calda e rilassante. Guardò di sfuggita il cellulare che aveva abbandonato in una tasca del mantello: Timmy lo aveva avvisato tramite un breve messaggio che dopo l'allenamento con Codatorta si sarebbe diretto ad Alfea per andare a trovare Tecna. Una risata divertita fu impossibile da trattenere allo specialista non riuscendo ancora a capacitarsi Timmy con Tecna. Le missioni in cui erano stati coinvolti gli specialisti con quelle quattro  fate erano state abbastanza per creare un rapporto di amicizia: Tecna però era da sempre la più enigmatica delle quattro e quella con cui il moro aveva fatto più fatica ad approcciarsi. Era fredda come un ghiacciolo,ma non fredda come Musa che cercava solo di nascondere il suo vero carattere: il moro se non sapesse con certezza che si trattasse di una fata l'avrebbe facilmente scambiata per un robot. Sogghignò cercando di non pensare a cosa potevano discutere o fare quei due da soli e per un attimo si pentì anche solo di esserselo domandato. La verità era che non vedeva l'ora di partecipare ad altre missioni nonostante conoscesse perfettamente il potere del loro nemico. Brandon aveva sempre desiderato diventare un eroe per distaccarsi dall’appellativo di scudiere del principe di Eraklyon.
E poi, sospirò,non vedeva l'ora di rivederla.
Scosse la testa con decisione capendo perfettamente a chi il suo cervello alludesse: non vedeva l'ora di rivedere tutte e quattro le fate ovviamente. Si morse un labbro con decisione cercando di percorrere più velocemente possibile i pochi metri che il corridoio divideva lui dalla sua stanza.
Era vero quello che aveva pensato? All'inizio la principessa di Solaria le era parsa una facile scopata, come tante altre sarebbero venute dopo di lei,eppure aveva scoperto che tra tutte era la più fragile. Dentro di lui si sentiva quasi onorato di essere uno dei pochi a cui la bella bionda aveva mostrato la sua vera essenza e a cui aveva confessato il suo vero amore: già perché  Stella amava Flora. Lo leggeva nei suoi occhi che la fata della Natura era molto importante per lei,ma la cosa che più gli faceva paura era sapere perfettamente che la Principessa sarebbe uscita scottata da tutta quella storia. E lui come ne sarebbe uscito? Corrucciò la fronte non capendo il senso di quella domanda o forse non volendolo capire. Lui non era innamorato di nessuna di loro o così gli piaceva credete. All'improvviso si fermò di scatto: davanti alla porta della sua stanza vi era una figura alta e formosa  e più il giovane si avvicinava più la trovò decisamente familiare. Quella, uditi i suoi passi, si voltò verso di lui mentre i suoi occhi neri come la pece parvero infiammarsi.
-Si può sapere dove eri?- urlò inviperita lasciando che i suoi capelli azzurri si sciogliessero da una coda improvvisata. Brandon non parve capire immediatamente a cosa quella fata  alludesse, ma poi uno strano presentimento rese tutto più chiaro.
-Alessia che piacere vederti- sospirò indietreggiando di qualche passo mentre quella parve accendersi ancora di più.
-Avrei detto lo stesso se ti fossi presentato al nostro appuntamento- strillò e Brandon deglutì nervoso.
-Ti prego abbassa la voce, non vorrei che gli altri ci sentissero- borbottò, ma questo alterò ancora di più la ragazza.
-Non me ne frega niente degli altri Brandon! Non è la prima volta che mi dai buca,ma sono stata stupida io a darti una  seconda possibilità- tuonò avvicinandosi minacciosamente verso di lui: lo specialista però si trovò con le spalle bloccate al muro. Rumori di porte che si aprirono accompagnarono la marcia furiosa della fata.
-Sei solo uno stronzo e un villano!- e prima che lo specialista potesse ribattere un sonoro schiaffo rallegrò tutti gli spettatori.
- E non provare a scrivermi mai più- concluse Alessia allontanatosi furente. A Brandon non rimase che boccheggiare mentre tutti gli altri specialisti si lasciarono andare a una fragorosa risata. Una faccia amica e divertita però catturò la sua attenzione: Sky si avvicinò a lui scuotendo la testa e non riuscendo a trattenere una risata.
-Come è possibile che il grande conquistatore Brandon si lasci sfuggire una così bella preda?- lo incalzò asciugandosi con un asciugamano i capelli fradici. Brandon gli fece uno smorfia non riuscendo a capire cosa ci fosse di così divertente.
-In vita mia non ho mai assistito a un scena del genere,ma vedo che non sono l'unico a notare che in questi ultimi giorni hai la testa tra le nuvole- continuò riacquistando la sua solita calma e regalità.
-Non è vero- provò a giustificarsi l'altro fulminando con lo sguardo i ragazzi che ridevano ancora sulla soglia delle loro stanze.
-Andiamo ragazzi, lo spettacolo è finito- disse Sky seguendo il suo migliore amico che si rifugiò nella loro stanza. Brandon senza proferire parola si buttò sul letto lasciando cadere la sua testa sul soffice cuscino decisamente esausto. Il Principe lo fissò per un paio di secondi mantenendo un sopracciglio alzato
-Che c'è?- domandò Brandon aprendo solo per un secondo un occhio e notando la curiosità sul volto del suo amico.
-C'entra per caso una ragazza?- provò a dire mantenendo un certo disinteresse: sapeva perfettamente che troppa curiosità non l'avrebbe portato da nessuna parte.
-No- tagliò corto l'altro. Sky però si lasciò andare a un sorriso divertito.
-È per caso una tra Tecna,Musa,Flora e Stella?-ipotizzò stendendo l'asciugamano zuppo usato poco prima. A quella domanda i muscoli del ragazzo si irrigidirono.
-La vuoi smettere?- tuonò lasciando un cuscino che il ragazzo però seppe evitare abilmente .
-Troppo lento- lo derise raccogliendolo da terra. Qualcosa però turbò la loro discussione.
-Riven?- esclamò Sky notando la chioma fucsia fare capolinea da dietro la porta. Brandon sbuffò sonoramente rifugiandosi nuovamente tra i cuscini.
-Se sei qui per dirmi che mi sono lasciato una bellissima ragazza, ti avverto già che non è il momento- mugugnò,ma lo sguardo leggermente allarmato di Riven incupì il Principe.
-Non so di cosa tu stia parlando sbruffone,ma Codatorta ci ha urgentemente chiamato nel suo ufficio. Ci sono problemi ad Alfea-
 
 
Faragonda percorse con velocità gli ultimi metri prima di essere accolta nel grande cortile di Alfea: inspirò a pieni polmoni quell'aria fresca pomeridiana come se fino a pochi secondi prima fosse rimasta in apnea. Il suo viso rimase però tirato lasciando trapelare i mille pensieri che galleggiavano nella mente dea Preside: rivedere Aisha era stato un grande colpo per lei a cui forse non era ancora pronta. Quella ragazza era stata un tassello fondamentale nella sopravvivenza della Dimensione Magica e ora nuovamente era stata chiamata in causa per aiutare. Deglutì a fatica ricordandosi quella Principessa quando era ancora solo una bambina paffutella,oramai troppo tempo addietro.
Un chiacchiericcio annoiato sembrò però risvegliare la fata dai suoi pensieri: diversi gruppetti di allieve si riversarono in cortile segno che le lezioni,almeno per quel giorno, erano finite. La donna sorrise notando i loro sguardi stanchi, ma decisi: erano ancora così acerbe che la donna non riuscì a chiedersi tra quanto tempo avrebbero perso la loro ingenuità. In cuor suo sperava mai. Quelle ragazzine davanti a lei con capelli a volte con colori improponibili e abiti dalla dubbia fattura sarebbero state il futuro di Magix ed era un suo obbligo garantire loro il migliore futuro al mondo. Valtor doveva essere sconfitto a tutti i costi, questo non avrebbe mai dovuto dimenticarlo. Un guizzo disturbò nuovamente i pensieri della Direttrice: Faragonda si guardò intorno sistemandosi meglio gli occhiali sul naso. Era da decisamente troppo tempo che non vedeva più Saladin e questo non era di certi da lui. Alzò le spalle rispondendosi che probabilmente si trovava nella serra e senza pensarci troppo si avviò. Il suo cammino però fu decisamente breve visto che un profondo urlo accompagnato da schiamazzi attirò la donna. Senza sapere il punto d'origine si guardò intorno notando un gruppo di ragazzine raccolto vicino al cancello: un orribile presentimento la fece rabbrividire. Prima che potesse raggiungere quelle allieve a lei si affiancarono Stella,Tecna e Timmy, evidentemente accorsi anche loro dopo aver sentito l'urlo .
-Preside cosa è successo?- le domandò Stella cercando di mantenere il suo passo trafelato.
-Non lo so- tagliò corto cercando di farsi spazio tra le allieve
-Permesso ragazze,fatemi passare- sospirò la Direttrice facendosi spazio tra tutte quelle figure e tra tutti quei mormorii: quando però il suo sguardo individuò l'attenzione principale di quelle fate impallidì all’istante.
-Griffin, ma stai bene?- le domandò chinandosi affianco alla sua figura: la strega, ancora più cadaverica del normale, la fissò con occhi intrisi di paura.
-Ci ha attaccato Faragonda, è tornato veramente- mormorò quasi balbettando e la fata percepì chiaramente le poche forze rimaste in lei.
-Tecna, Timmy e Stella per favore mandate queste ragazze nelle loro camerate- disse seria la Preside di Alfea cercando di fare alzare la sua amica.
-Cerca di calmarti ora,sei al sicuro qui- le sussurrò notando che la strega stava tremando. Quella però inizio a scuotere la testa con decisione.
-Tu non capisci Faragonda: ha spazzato iva senza alcuna difficoltà tutte le miei allieve e solo grazie all'aiuto di Ediltrude e Zarathustra che sono riuscita a scappare. Cercava me Faragonda per la Gemma e presto anche Alfea cadrà sotto al suo potere- sospirò cadendo nuovamente a terra esausta e raccogliendo la testa tra le mani. Faragonda all'udire quelle ultime frasi si irrigidì.
-Timmy scorta per cortesia la Preside Griffin in infermeria mentre tu Stella vai ad avvertire Griselda- ordinò mantenendo lo sguardo serio. Le due fate però rimasero a fissarla con decisione.
-Sta arrivando, vero? Valtor sta arrivando qui ad Alfea?- disse Stella stringendo i pugni. La Preside di Alfea si limitò ad annuire con il capo pregando che il suo sgomento non fosse leggibile sul suo viso
-Andate a chiamare Flora e Musa mentre io vado a cercare Saladin- commentò mentre lo Specialista aiutò la Preside di Torrenuvola a rialzarsi
-Impossibile Preside, il mio scanner rileva che non sono presenti nessuno dei tre nella scuola di Alfea- precisò Tecna iniziando a digitare qualcosa su un ologramma generato dal suo orologio. La donna però non ebbe tempo di replicare che il cielo si incupì all'istante. La Preside Griffin riprese a tremare sostenuta dalle braccia di Timmy
-È troppo tardi Faragonda, lui è qui-
 
NOTA
Super capitolo che regala un po’ di spoiler per quello che succederà nel prossimo capitolo il cui nome sarà “La Battaglia”. Helia  e Bloom hanno finalmente scoperto la ubicazione del lago dove dovrebbe aspettarli Daphne mentre Musa ha avuto un incontro ravvicinato con Nex e Bloom senza riconoscerli ovviamente. Riuscirà Flora a scoprire se realmente la Lanusia è in grado di dare nuova vita ad Aisha e soprattutto dove si trova (ma se fate attenzione sappiamo già perfettamente dove si trova…). Brandon invece è decisamente confuso e la parte con quella fata (inutile al fine della trama) spero vi abbia fatto sorridere. Valtor invece si è impossessato con le Trix di Torrenuvola ed evidentemente non si fermerà fin quando non riuscirà a fare funzionare la Gemma delle Sette Lune,ma cosa succederà se riuscirà a farla funzionare? I poteri di Bloom si risveglieranno ? ok spero di avervi creato abbastanza dubbi e niente, vi aspetto al prossimo capitolo ch sarà pieno zeppo di colpi di scena.  

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Capitolo 18
*** La Battaglia I parte ***


AVVERTENZE
Eccoci arrivati a uno dei capitoli più importanti di questa storia. Innanzitutto volevo avvisarvi che il capitolo è davvero lungo. Sicuramente l'avrei preferito più corto, ma purtroppo gli eventi mi sono sfuggiti di mano e questo, come il capitolo successivao, è venuto fuori pieno di parole. Gli eventi narrrati scoprirete che avvengono praticamente in contemporanea o a pochi minuti di distanza. Niente spero vivamente che vi possa piacere perchè mentirei se non dicessi che è stato un vero e proprio parto. Armatevi di pazienza e di fantasia...



Saladin e Flora seguirono in silenzio il sentiero magico di funghi: la fata della Natura osservò con attenzione il volto contrito dell’anziano che continuava a camminare spedito. I suoi occhi stanchi era impregnati di uno strano sentimento che la ragazza faceva fatica a decodificare. Qualcosa turbava il Preside e Flora l’aveva percepito chiaramente anche alla serra. La ragazza si abbassò leggermente per evitare di scontrarsi con uno dei tanti rami che rendevano sempre più fitto il loro cammino: più proseguivano e più la giovane percepì un infoltirsi del bosco come se stessero arrivando sempre più al centro della foresta oscura.
-Dobbiamo esserci quasi- sospirò leggermente accaldato l’uomo fermandosi per un secondo: i suoi capelli svolazzarono leggermente mentre Saladin si guardò intorno pensieroso. Flora lo osservò con insistenza cercando quasi di percepire i suoi pensieri. Prima di riprendere a camminare la fata si guardò indietro notando che la sua amica non era presente.
-Musa?- mormorò guardandosi intorno,ma il verde della vegetazione fu l’unica cosa che passò sotto al suo sguardo leggermente allarmato.
-Musa?- continuò questa volta con una certa decisione in più: il suo richiamo però, nuovamente, rimase inascoltato.
-Stai tranquilla, presto vi rincontrerete- una voce allegra e sconosciuta allarmò la mora mentre un sorriso divertito si dipinse sul volto rugoso del Preside di Fonterossa. Una figura minuti e appoggiata a una corteccia si materializzò sotto ai loro occhi lasciando stupefatta Flora.
-Scusami non volevo spaventarti- disse il vecchio alzando le spalle mentre Saladin si fiondò ad abbracciarlo cosa che lasciò ancora più sbigottita la fata della Natura.
-Gargantua vedo che non ti sei ancora liberato delle tue entrate ad affetto- lo incalzò il nonno di Helia scoppiando in una fraterna risata. Lo sconosciuto si chinò leggermente a baciare la mano di Flora.
-Flora lui è Gargantua, l’uomo che stavamo cercando- spiegò Saladin e finalmente il viso della fata parve rilassarsi.
-È un piacere fare la sua conoscenza- rispose la mora ricambiando il gesto del vecchio con un sorriso dolce che illuminò il suo viso ambrato: Gargantua prima di dire altro si soffermò ancora un paio di secondi sulla fata cosa che imbarazzò non poco Flora.
-Il piacere è tutto mio fata della Natura- commentò distogliendo finalmente lo sguardo da lei.
-Come fa a sapere chi sono?- domandò corrucciando la fronte. A quella domanda l’uomo parve divertirsi ancora di più.
-Sono stati gli alberi, in questo bosco sono estremamente pettegoli- commentò appoggiando una mano sulla corteggia e socchiudendo gli occhi: Flora notò perfettamente come l’uomo fosse un tutt’uno con quelle piante e rimase incantata.
-Gli alberi e le piante hanno ascoltato ogni singolo vostro discorso: sono delle grandi ascoltatrici, ma immagino che tu lo sappia bene- continuò alludendo alla mora che silenziosamente annuì.
-Quindi immagino che tu conosca già perfettamente il motivo per cui siamo qui- si intromise Saladin aggrappandosi sudato al suo bastone: l’anziano, mantenendo gli occhi chiusi, annuì con decisione beandosi ancora di quel contatto vitale con il vegetale.
-Una ragione molto nobile vi ha spinti fino al cuore di questo bosco, ma percepisco una sorta di indecisione dentro di te- disse Gargantua avvicinandosi a Flora e spostando il suo sguardo sulla figura snella della fata. Flora deglutì a fatica percependo come se quell’uomo potesse leggere i suoi pensieri.
-Lei quindi conosce la leggenda delle Ninfee?-
-Ma certo ragazza mia, molti di questi alberi hanno assistito molti anni orsono a quel piccolo miracolo- commentò riacquistando la sua solita allegria e iniziando a saltellare.
-Ma quindi è vera? Pensa veramente che la Lanusia potrebbe portare in vita una persona?- domandò mentre il suo volto ambrato venne pervaso dalla speranza. Gargantua sorrise divertito di fronte a quelle parole.
-Certo che è vero ragazza mia! Gli alberi non mentono mai-
-Sai per caso dove possiamo trovarla? Non ho mai sentito il nome di questo fiore- si intromise Saladin.
-Oh Saladin quello che mi stai domandando si trova molto più vicino di quanto tu possa immaginare- ridacchiò il vecchio alzando un sopracciglio e ricevendo dall’amico solo una espressione confusa.
-La Lanusia cresce sulle rive di uno dei più misteriosi laghi di tutta Magix- ma finalmente un guizzo non lasciò indifferenze il Preside degli Specialisti.
-Il Lago Roccaluce- mormorò quasi a fior di labbra e Gargantua annuì soddisfatto. Flora però era ancora attanagliata da milioni di domande.
-Ma quindi grazie al polline di questo fiore potrò far ritornare in vita una persona?- l’uomo però scosse la testa con decisione. Lasciò che il suo sguardo vagasse per ancora un paio di secondi prima di riservare nuovamente la sua  più completa attenzione alla sua interlocutrice.
-No- rispose deciso osservando come il volto di Flora venne immediatamente rapito dallo sconforto: l’uomo, non distogliendo lo sguardo dagli occhi color giada della ragazza, si avvicinò a lei.
-Fu la Fata Maggiore della Natura, Diana, che mossa dalla pietà  e dalla disperazione si rivolse alla Lanusia: il fiore con il suo polline fu solo un intermedio per infondere  il suo potere curativo alle Ninfee- Flora si portò una mano al petto abbassando lo sguardo a terra.
-Quindi non fu il polline a ridare nuovamente vita alle Ninfee?- sospirò  e l’uomo scosse il capo con decisione.
-Per portare nuovamente in vita la tua amica non basterà solo trovare il fiore-
-Quindi devo per caso cercare la fata Diana?- continuò senza capire Flora. L’uomo nuovamente si lasciò sfuggire un sorriso divertito.
-La vedo dura visto che oramai da secoli si sono perse le sue tracce- disse riacquistando una certa serietà ed aggrottando la fronte. La Fata di Linphea scosse la testa con decisione mentre un terribile dubbio le attanagliò la mente.
-Quindi è tutto inutile? Senza Diana non riusciremo mai a portare di nuovo in vita Aisha. Lo sapevo che non avevo avuto una buona idea- ma all’udire quella frase Gargantua iniziò a ridere sguaiatamente: di fronte a  quel gesto  la mora lo guardò sbigottita mentre il vecchio dovette addirittura aggrapparsi ad un albero per non rischiare di cadere a terra.
-Questi alberi ti hanno vista crescere fata della Natura, ma stentavo a credere che realmente fossi così- Saladin intuire a dove volesse parare il suo amico e fece alcuni passi indietro.
-La chiave per riportare in vita la tua amica non è la Lanusia,ma sei tu- disse serio incrociando nuovamente il suo sguardo con quella della fata.
-Io?- sibilò a fior di labbra Flora non riuscendo a capire. Gargantua però non demorse e anzi afferrò la mora per una mano. Flora percepì una strana energia vitale che si generò dalle mani del vecchio.
-Fu il profondo legame tra la Natura e Diana a regalarle quell’immenso potere guaritore, lo stesso che scorre dentro di te- concluse riacquistando un sorriso divertito e lasciando andare le mani ambrate della ragazza.
-Deve esserci un altro modo, i miei poteri sicuramente non sono così forti da poter essere utili- sospirò la mora indietreggiando, ma l’uomo parve quasi contento di udire quelle sue parole.
-Non sei tu Flora che devi decidere, sono le piante ad aver già deciso per te. Dentro di te scorre un potere immenso che tu cocciutamente continui ad ignorare, ma facendo così l’intera Dimensione Magica e l’intero Universo ben presto scompariranno- sogghignò l’uomo iniziando nuovamente a saltellare.
-Sta parlando di Valtor?- domandò Flora trovando estremamente ambiguo l’anziano che davanti a lei dimostrava la stessa vitalità di un bambino.
-Oh il nostro vecchio nemico è solo un piccolo tassello di tutto quello che sta per accadere. Ora però vi conviene andare, avete molte cose che vi aspettando- concluse Gargantua sorridendo amichevolmente alla fata. Saladin, che fino a quel momento era rimasto in disparte, si avvicinò all’amico abbracciandolo fraternamente.
-Grazie Garguantua il tuo aiuto ci è stato fondamentale- disse abbozzando un sorriso.
-Sono sempre pronto ad aiutare te e la tua famiglia- rispose il vecchio di rimando facendogli un occhiolino, ma Saladin alzò un sopracciglio senza intuire a cosa si riferisse.
-Non c’è motivo di essere così dubbiosa- continuò Gargantua separandosi dal suo amico e avvicinandosi alla fata che continuava a mantenere lo sguardo fisso verso il basso piena di pensieri.
-Ma se qualcosa andasse storto? Se i miei poteri si rivelassero troppo deboli?- abbozzò incrociando le braccia sotto al petto.
-Flora con i se e con i ma non riuscirai mai a diventare la fata che sei destinata ad essere. Fidati dei tuoi poteri e della Natura che è intorno a te: loro quando sarà giunto il momento ti guideranno- rispose l’uomo abbracciandola.
-La tua amica Musa vi sta aspettando all’uscita del bosco, seguite nuovamente il sentieri di funghi e non avrete problemi- concluse l’uomo congedandosi con un leggero inchino.
-Peccato non averla conosciuta, io adoro i peperini- e prima che Flora o Saladin potessero aggiungere altro Gargantua sparì sotto ai loro occhi lasciando come ultima immagine un grosso sorriso divertito.
 
 
Faragonda osservò impotente il cielo sopra Alfea farsi sempre più buio mentre impetuosi lampi squarciarono il calmo silenzio che fino a pochi secondi prima regnava sovrano sulla scuola. La donna si guardò intorno preoccupata osservando come alcune allieve  si trovassero ancora nel cortile.
- È troppo tardi Faragonda- sospirò distrutta la Griffin aggrappandosi con le poche forze che ancora possedeva alla figura di Timmy.
-Preside cosa facciamo?- la domanda seria e preoccupata di Tecna risvegliò la Direttrice che fino a pochi secondi prima si sentiva come  risucchiata in un terribile incubo.
-Faragonda!-urlarono in lontananza i Professori di Alfea che accorsero trafelati verso di lei e la Preside Griffin. Il cielo intanto perse anche la sua ultima luce avvolgendo l’intero pianeta Magix in un terribile buio.
-Cosa sta succedendo?- domandò con il fiatone Palladium osservando esterrefatto il terribile spettacolo. Faragonda strinse con forza i pugni di fronte alla paura che iniziò ad aleggiare forte tra tutti i presenti.
-Purtroppo quello che mai ci saremmo aspettati Palladium, Valtor sta per attaccare la nostra scuola- commentò sistemandosi meglio gli occhiali e osservando l’altro iniziare a boccheggiare.
-Ora non c’è tempo per le spiegazione: voi Professori con Stella e Tecna vi occuperete di portare via tutte le allieve. Ho paura che la furia di Valtor non si fermerebbe neanche davanti a delle fate innocenti- sospirò, ma Stella le si parò davanti scuotendo la testa con decisione.
-Se lei pensa realmente che lasceremo lei e la Preside Griffin si sbaglia di grosso. Non scapperemo come codarde: sappiamo quanto sia importante che Valtor non riesca ad utilizzare la Gemma delle Sette Lune- disse decisa la bionda fissando con forza la donna: Faragonda sorrise lievemente non riuscendo quasi più a riconoscere la frivola ragazzina che l’anno prima aveva bocciato.
-Voi intanto andate!- urlò la Direttrice rivolta ai Professori che senza obiettare rientrarono nuovamente dentro la scuola. Poi dolcemente avvolse con una mano la spalla della Principessa di Solaria.
-Quando vi ho detto  che voi quattro sareste state l’ultima possibilità per l’intero Universo non ne ero perfettamente convinta, ma ora ne sono certa e non posso rischiare che le vostre vite vengano distrutte per salvare me e la Griffin- disse decisa Faragonda percependo però chiaramente che Stella non era d’accordo con le sue parole.
-Senza di lei non saremo niente e non possiamo salvare l’intero Universo senza di lei. È al 100% impossibile- commentò Tecna avvicinandosi alle due e Faragonda si meravigliò di quelle sue parole. Stella annuì convinta alle parole dell’amica.
-E poi è finalmente giunto il momento di dare una lezione a quel cafone- aggiunse la bionda alzando le spalle,ma prima che qualcun’altro potesse aggiungere altro una voce da lontano fece voltare l’intero gruppo.
-E che lezione potresti dargli tu? Su come pettinare i capelli?- la voce impertinente di Riven venne accompagnata dall’arrivo anche di Sky e Brandon.
-Sei sempre il solito stronzo a quanto noto- ribatté Stella incrociando le braccia sotto al seno lasciandosi  però sfuggire un piccolo sorriso grato di fronte alla loro presenza.
-Ragazzi, ma cosa ci fate qui?- domandò allarmata la Preside di Torrenuvola osservando come poco lontano da loro delle navicelle di Fonterossa stessero caricato le allieve di Alfea.
-Sono stato io a chiamarli- si intromise leggermente imbarazzato Timmy aggiustando gli occhiali sopra il naso.
-Mentre Codatorta e gli altri aiutano le allieve di Alfea a salire sulle navicelle noi sconfiggeremo una volta per tutte l’antipaticone - disse Brandon affiancandosi alla fata di Solaria: quella gli sorrise cosa che non lasciò indifferente lo spadaccino.
-Ragazzi forse voi non avete ancora capito che il potere di Valtor è estremamente forte- sospirò Griffin staccandosi da Timmy: Faragonda osservò felice come le sue membra parvero aver acquistato più forze.
-Niente ci farà cambiare idea- le rispose Tecna decisa e la donna si limitò ad abbassare il capo profondamente contraria.
-Ma Musa e Flora?- domandò Riven ricercando con lo sguardo la mora. Tecna alzò però le spalle
-Sono sparite insieme a Saladin- mormorò.
-Quasi mi dispiace interrompere questa commovente  chiacchierata- una voce oscura e profonda fece gelare il sangue alla Griffin e a Faragonda: davanti ai loro occhi apparve una alta figura che più si fece vicina più risultò familiare alle due Direttrici.
-Te l’avevo detto che non puoi scappare da me- sospirò divertito Valtor leccandosi un labbro e non togliendo lo sguardo dalla Griffin: atterrò poco lontano da loro accompagnando questo suo gesto con una terribile risata.
-Avresti potuto arrenderti subito e nessuno nella tua inutile scuola si sarebbe fatto male- continuò facendo un passo mentre il vento iniziò sempre più ad aumentare. Griffin deglutì a fatica non riuscendo a fissare negli occhi il mostro poco lontano da lei: il suo sangue, però, iniziò a ribollire.
-Cosa ne hai fatto delle mie allieve e dei professori di Torrenuvola?- domandò cercando di riacquistare un po’ di decisione nel suo tono cosa che divertì ulteriormente lo stregone.
-Voglio che ti ricordi che tutto quello che ho fatto, l’ho fatto solo ed esclusivamente perché tu non ti sei consegnata. Ora non fare altre storie se non vuoi che ti mostri cosa realmente posso fare con tutte queste innocenti fatine- ringhiò scrutando gli esili corpi di Tecna e Stella.
-Dovrai passare prima sui nostri corpi! Non riuscirai a torcere neanche un capello alle Presidi- si intromise Stella senza paura. Di fronte a quel gesto così coraggioso Valtor scoppiò nuovamente a ridere.
-Ma cosa abbiamo qui? Una piccola eroina? Oh sono commosso e allo stesso tempo estremamente spaventato- sibilò ironico.
-Smettila di parlare e mostrarci cosa sai fare- si intromise Brandon parandosi davanti a Stella: Valtor a quell’ennesimo gesto eroico  si lasciò andare a un profondo sbadiglio.
-Ma non è galante iniziare la festa senza le mie due dame- e appena ebbe finito di parlare due figure atterrarono dal cielo.
-Ancora voi?- urlò indispettita Darcy osservando i ragazzini che si erano disposti a cerchio intorno alle due Presidi.  Stormy digrignò i denti furente di rabbia osservando il volto candido di Stella.
-Stormy, Darcy vi prego smettetela di stare dalla sua parte, non lo capite che vi sta solo manipolando?-
-Zitta!- urlò rabbioso Valtor fermando le parole della Preside di Torrenuvola.
-Sei sempre stata brava con le parole,ma Darcy e Stormy si sono rivolte a me alla ricerca di una verità che tu hai voluto celare a loro- ringhiò  con rabbia tradendo il suo volto calmo e pacato lo stregone. Darcy con estrema calma si passò una mano tra i capelli mori sorridendo felice.
-Mi dispiace Preside,ma Torrenuvola non era la scuola per noi- disse lasciandosi sfuggire un piccolo sorriso divertito.
-Ora sono stanco di parlare, consegnatevi volontariamente oppure vi costringerò a guardare come raderò al suolo questo inutile pianeta!-
 
 
Improvvisamente il verde paesaggio di Linphea lasciò posto ad una oscura radura di alberi che fece notare immediatamente come la vegetazione sul primo pianeta risplendesse rispetto al resto del mondo. Bloom deglutì a fatica sentendo uno strano senso di nausea attanagliarle lo stomaco: si aggrappò a un albero poco distante da lei respirando a fatica. Helia si rese conto che la sua amica iniziava ad accusare i sintomi caratteristici derivanti da un passaggio extradimensionale.
-Stai bene?- le domandò lasciando che la terrestre si appoggiasse a lui. Lei annuì debolmente mentre il suo pallore si fece man mano meno vivo sul suo volto.
-Ora va meglio, grazie- gli rispose qualche secondo dopo decisamente più rinvigorita. Era stata talmente male che non si era neanche resa conto che finalmente i suoi piedi si trovavano sul pianeta che più desiderava visitare, Magix. Boccheggiò guardandosi intorno e notando che si trovavano semplicemente in una foresta, molto diversa dal lago che i suoi occhi speravano di trovare. Helia intanto si accucciò a terra iniziando a fissare uno strano fiore: Bloom gli si affiancò curiosa.
-Questa deve essere la Lanusia- precisò il ragazzo osservando attentamente il fiore. Bloom piegò il capo trovandolo estremamente somigliante a un fiocco di neve.
-Sai sul mio pianeta vi è una strana leggenda che riguarda questi fiori- continuò lui rialzandosi e la rossa fece lo stesso.
-Però se è presente vuol dire che il lago di Roccaluce non si trova lontano- ammise trovandosi estremamente spaesato in quel momento: Helia aveva passato praticamente l’intera adolescenza a Fonterossa per affiancare suo nonno,ma non era mai uscita da quelle quattro mura. Bloom però non gli rispose e quando l’ex specialista si voltò per cercarla notò che era sparita: aggrottò la fronte cercandola con i suoi occhi cerulei,ma della rossa non vi era nessuna traccia.
-Helia- urlò Bloom e al ragazzo non restò che seguire la sua voce: quando finalmente ritrovò la sua amica un magnifico specchio d’acqua aveva rubato la completa attenzione di Bloom.
-Deve essere questo il lago- sospirò la ragazza osservando estasiata quello spettacolo: vicino a Gardenia vi erano molti laghi che la giovane aveva visitato con i suoi genitori,ma nessuno era pari a quello. Lo specchio d’acqua risplendeva di una luce propria mentre si estendeva per vari metri di distanza. La costa era sapientemente contornata dalla Lanusia che cresceva rigogliosa regalando un bellissimo contrasto con l’azzurro limpido dell’acqua. Tutto intorno però era calmo e sereno e di Daphne non vi era traccia.
-La donna che stiamo cercando dovrebbe aspettarci qui, no?- chiese Helia guardandosi intorno: Bloom non ci fece troppo caso ,ma si abbassò sulla riva osservando il suo riflesso nel lago. Sentiva una strana energia scorrerle nelle vene, l’aveva notato appena erano arrivati a Magix e ora, all’avvicinarsi con quel lago, la sentiva chiaramente crescere.
“Bloom”
Una voce estremamente familiare fece stranire i due che iniziarono a guardarsi intorno.
-Helia è lei- disse decisa la rossa oramai decisa ad andare fino in fondo a quella faccenda.
“Bloom”
 Continuò nuovamente la voce,ma nessuna figura fece la sua comparsa. Un forte vento iniziò a far ondeggiare la Lanusia mentre il cielo di Magix si fece quasi magicamente più scuro. Bloom rabbrividii mentre il vento si intrufolò facilmente sotto ai suoi vestiti.
-Tutto ciò è molto strano-mormorò a fior di labbra Helia, ma anche alla rossa non era sfuggito che qualcosa non andasse. I suoi occhi quasi per caso ricaddero sullo specchio d’acqua dove al posto della sua goffa immagine ci trovò il volto mascherato.
-Daphne sei proprio tu?- domandò la ragazza sorpresa provando ad afferrare la figura,ma giustamente la sua mano trapassò lo specchio d’acqua. La figura della donna vibrò per colpa di quel gesto,ma iniziò ad allontanarsi facendole segno di seguirla. Bloom senza pensarci si tolse la giacca buttandola a terra e velocemente passò anche alle scarpe.
-Bloom cosa pensi di fare?-la interpellò Helia senza capire: i suoi occhi cerulei osservavano curiosi la giovane liberarsi degli indumenti superflui.
-Devo seguirla Helia, ne sono sicura- sentenziò lei sentendosi decisa come mai prima d’ora.
-Ma sott’acqua ti sarà impossibile respirare- rispose lui con ovvietà: la rossa si morse le labbra scarlatte.
-Voglio provare a fare questo tentativo, sento che lei mi sta aspettando lì sotto- il volto di Helia,all’udire quelle parole, cambiò radicalmente lasciando spazio ad una espressione estremamente preoccupata.
-Vengo con te- sentenziò ricercando lo sguardo dell’amica che però scosse la testa con decisione.
-Penso che sia una cosa che devo fare da sola se vogliamo delle risposte- disse cercando di tranquillizzarlo: il tempo attorno a loro iniziò a farsi sempre peggio. Un terribile vento scompigliò i capelli del giovane mentre scosse con violenza gli alberi intorno a loro. Bloom a quelle sue parole però non aggiunse altro e sicura si diresse verso il lago: il freddo dell’acqua, che lambiva sempre di più le sue gambe, la fece rabbrividire,ma prima di tuffarsi riservò un’ultima occhiata all’ex specialista che le sorrise dolcemente. Quando poi la rossa si trovò sott’acqua non riuscì a credere a quello che accade: una enorme bolla dorata circondò la sua figura facendo risultare inutile il trattenere del respiro della giovane. Attorno a lei un fondale marino accompagnò il suo percorso mentre la bolla si mosse sicura come seguisse un percorso: la mano di Bloom sfiorò quasi con paura la barriera che la separava dall’acqua e si meravigliò di come sembrasse non esserci. Era come se fosse separata magicamente dall’acqua circostante. All’improvviso la bolla la trasportò verso l’entrata di una piccola grotta buia e spoglia, ma alla fata non rimase molto tempo per guardarsi intorno e per porsi delle domande visto che il lontananza individuò la figura di Daphne.
-Ciao Bloom- disse dolcemente quella strana donna che sembrava quasi fluttuare nel liquido: Bloom la osservò attentamente, era uguale a come le appariva nei sogni.
-Daphne sei veramente tu?- sospirò la ragazza sentendo uno strano sentimento scaldarle il cuore. La donna annuì non riuscendo a reprimere un materno sorriso: Bloom si allungò per afferrare le sue mani,ma le oltrepassò lasciandole un grosso senso di angoscia.
-Sei un fantasma?- mormorò Bloom e la figura eterea annuì nuovamente. Bloom si morse un labbro confusa.
-Ma io non capisco…- balbettò cercando delle risposte sul volto della sua interlocutrice.
-Cosa sei?- continuò osservando la strana figura dorata.
-Sono l’ultima Ninfa di Magix e purtroppo ho perso la mia forma umana molti anni addietro- confessò la donna.
-Quindi una volta anche tu avevi una forma umana?- chiese la rossa rimanendo quasi incantata dai suoi lunghi capelli biondi che ondeggiavano allegramente. Daphne annuì nuovamente.
-Non riesco a credere di averti finalmente incontrata- disse sincera Bloom lasciandosi sfuggire un piccolo sorriso. Non sapeva neanche lei il perché,ma si sentiva estremamente legata a quello spirito che per molto tempo era aleggiato nella sua mente.
-Anche io sono contenta- confessò Daphne
-Io sono qui Daphne per avere delle risposte: come mai mi sei sempre apparsa continuamente in sogno? Perché hai scelto proprio me?-
-Oh Bloom vorrei veramente tanto poterti confessare tutto quello che so-
-E allora dimmelo! Non ho dimenticato che mi confessasti che il mondo, questo mondo, è sbagliato, ma a cosa ti riferivi?- sospirò Bloom corrucciando la fronte: aveva bisogno di risposte.
La donna all’udire quell’ultima frase annuì debolmente pensierosa. Bloom non era stupida ed aveva capito che Daphne sceglieva accuratamente le parole con cui risponderle come se qualcosa le impedisse di essere sincera.
-E poi c’è una parola che non ha mai abbandonato i miei pensieri… Winx- mormorò e improvvisamente un grosso sorriso si dipinse sul volto celato dalla maschera della figura eterea.
-Oh Bloom te ne sei ricordata?- era evidente che quella parola così strana e priva di significato valesse molto per quella donna anche se la rossa non ne sapeva neanche il motivo.
-È come scolpita nella mia mente, ma cosa vuol dire? Ti prego Daphne dammi delle risposte!-
-Bloom vorrei veramente confessarti tutta la verità, ma purtroppo un terribile nemico ti sta cercando. Ben presto l’intera Magix verrà rasa al suolo-
 
 
Darcy si alzò in volo: sapeva perfettamente quale fosse il piano di Valtor e quale sarebbe stato il suo ruolo. In lontananza individuò le navicelle di Fonterossa che si riempivano di quelle stupide fatine e sorrise divertita. Inspirò lentamente mentre l’intero mondo attorno a lei rallentò il suo corso: solo il battito del suo cuore scandiva il passaggio del tempo. Sapientemente si portò le mani alle tempie concentrandosi.
-Vertigo Effect- bisbigliò incurvando le sue labbra  dipinte di viola: delle strane onde si propagarono dal suo corpo avvicinandosi sempre di più alle astronavi.
Darcy ,soddisfatta del suo operato, si lasciò sfuggire una piccola risatina mentre i suoi occhi color giada assunsero una forma quasi felina: uno strano fascio di energia elettrica verde però intrappolò il suo incantesimo. Immediatamente il suo sorriso soddisfatto venne scacciato via da una smorfia.
-Permettimi di dirti che non è affatto un incantesimo efficace- Tecna trasformata incrociò  le braccia sotto al petto sorridendo soddisfatta.
-La tua volgare magia non mi interessa, levati dal mio cammino o devo mostrarti nuovamente cosa è capace di fare la Regina della Mente?- tuonò atterrando a terra e passandosi una mano tra i capelli.
-Tecnicamente mi risulta che sia stata io a sconfiggerti- ci tenne a precisare la fata di Zenith.
-Come osi rivolgerti così a me?- e una strana e potente aurea viola circondò il corpo della fata: senza darle il tempo di reagire, a partire da un violento calcio di Darcy, il terreno, in prossimità di Tecna, iniziò a creparsi.
-Si balla un po’,vero?- la derise osservando la fata cadere a terra perdendo l’equilibrio. Approfittando dello smarrimento dell’avversaria Darcy, senza trattenere una risata, schioccò le dita. Tecna si aggrappò con tutte le forze che possedeva al terreno che finalmente cessò di vibrare: prima che potesse rialzare il capo una tremenda risata divertita la circondò. La ragazza si portò le mani alle tempie mentre quel rumore fastidioso si propagò nel suo cervello.
-Allora fatina riesci a riconoscermi?- e questa frase venne accompagnata dalla comparsa di diverse figure di Darcy che circondarono Tecna. La giovane si guardò spaesata intorno osservando come tutte le raffigurazioni fossero perfettamente uguali e sincronizzate.
-Ti avevo avvertita che è meglio non giocare con me- ma prima che le immagini di Darcy potessero aggiungere altro sul volto di Tecna si dipinse un sorriso soddisfatto.
-Raggio Elettrico- pronunciò generando un fascio di energia elettrica che, a dispetto di quello che credeva la mora, venne diretto unicamente su un’unica figura. Darcy accusò il colpo che la spedì a qualche metro di distanza.
-Forse non avevi calcolato il mio rilevatore di persone, sai Darcy quando si pianifica un attacco bisogna sempre studiare tutte le variabili- disse Tecna rialzandosi in piedi e osservando la strega tenersi la testa estremamente disorientata. Darcy digrignò i denti e socchiuse gli occhi: quella terribile fata era un osso d’uro, ma questa volta niente l’avrebbe fermata.
-Clip Vob Shuriki-
-Ora basta!- gridò piena di rabbia Darcy raccogliendo gli shuriken esplosivi all’interno delle sue mani: Tecna, con sguardo allibito, osservò il suo potente incantesimo venir disintegrato dalla strega.
-Non permetto a nessuno di trattarmi così- e  a questa frase seguì un raggio di magia che scagliò a piena potenza contro la fata.
-Scudo Magico- mormorò Tecna riuscendo a generare all’ultimo una barriera verde lime che si contrappose tra lei e l’attacco che riuscì a parare  fatica: purtroppo però questa volta la fata non fece attentamente i suoi calcoli visto che non notò un doppione della strega raggiungerla da dietro.
-Addio scocciatrice- sibilò seducente generando una palla di magia nera che si schiantò a piena velocità sul fisico esile di Tecna. Una risata compiaciuta accompagnò il tonfo del corpo privo di conoscenza della fata che ruzzolò qualche metro dalla mora. Con eleganza Darcy si avvicinò alla  giovane dai capelli fucsia: la osservò compiaciuta per qualche secondo mentre i suoi occhi color giada brillarono di fronte ai grossi ematomi che creavano un macabro contrasto con il pallore della pelle della fata. Poi, senza aggiungere altro, generò un’ennesima palla di energia che senza pietà scagliò contro il corpo esanime e già martoriato. Purtroppo però il suo colpo non andò a segno visto che all’ultimo una scimitarra riuscì a proteggere Tecna.
-Cosa abbiamo qui? Un eroe?- sibilò la mora mordendosi il labbro ed esaminando attentamente la nuova figura, decisamente più interessante per i suoi gusti: Riven per tutta risposta corse in direzione dell’amica e solo quando ebbe appurato che respirasse ancora sembrò sollevarsi.
-Se pensi che il fatto che tu sia una bella ragazza mi possa fermare allora ti sbagli- disse rialzando la testa con tono da sbruffone che però piacque assai alla strega.
-Pensa che stavo per dirti la stessa cosa- lo provocò facendogli un occhiolino ammiccante. Riven sorrise quasi divertito prima di correre verso di lei brandendo la spada.
-Mancata- sussurrò però la strega smaterializzandosi ed evitando sapientemente il colpo. Lo specialista si guardò intorno spaesato alla ricerca della sua figura,ma tutto ciò che percepì fu una risata seducente.
-Mi stavi cercando?- gli mormorò all’orecchio,ma appena Riven si girò per la seconda volta la sua figura scomparve da davanti gli occhi del giovane.
-Esci immediatamente e combatti!- urlò Riven alterato e Darcy non se lo fece ripetere due volte: la sua immagine rapidamente si materializzò davanti agli occhi dello Specialista che prima che potesse reagire venne bloccato da un semplice schiocco di dita della strega. Gli occhi di Riven da scuri si dipinsero di viola mentre Darcy rise soddisfatta.
-Ho sempre desiderato avere una bambolotto bello come te- gli bisbigliò con fare sensuale e accarezzandogli con un dita le labbra: quel ragazzo era decisamente il suo tipo e in un altro contesto non se lo sarebbe lasciato scappare.
-Ora sono io la tua padrona e tu non vuoi deludermi, vero?- mormorò cingendogli le spalle e Riven completamente ipnotizzato annuì come fosse un fantoccio. Darcy fece un passo indietro osservando interamente la figura del suo nuovo giocattolo. Poi,con uno sguardo sadico,generò da un suo dito un piccolo raggio laser che rivolse contro al petto dello Specialista. Riven urlò impotente dal dolore mentre la strega si lasciò andare a una sadica risata: i suoi occhi color giada brillarono osservando la profonda ferita a forma di D che aveva generato sul petto di Riven.
-Così ti ricorderai per sempre di me- sibilò mentre lo specialista si buttò a terra piegato dal dolore.
-Ma ora smettiamola di giocare:  Nera Sfera dell’Oblio- l’impatto fu micidiale e l’incantesimo colpì alla perfezione Riven che, succube, non tentò neanche di difendersi. Grosse escoriazioni e ferite si aggiunsero sulla sua pelle mentre il suo corpo rimase riverso e immobile sul terreno.
Darcy applaudì soddisfatta e si eccitò ancora di più osservando il sangue macchiare il verde manto del cortile.
-Stai tranquillo, ora metterò fine alle tue sofferenze-
-Scudo!- una barriera arancione coprì completamente il corpo martoriato di Riven parando così un ennesimo incantesimo che sarebbe stato fatale: Riven aprì con fatica un occhio osservando che era stato Timmy a salvarlo.
-Cerca di riposarti Riven, ora ci penserò io a lei- bofonchiò timidamente il ragazzo sistemandosi gli occhiali rossi sul naso: un amaro sorriso si dipinse sul volto stremato di Riven.
-Forse mi sbagliavo sul tuo conto, non sei così codardo come pensavo- ma appena ebbe conclusa questa ultima frase svenne perdendo i sensi.
 
 
Stormy osservò soddisfatta sua sorella atterrare con facilità uno dei tanti Specialisti: si leccò avidamente le labbra sentendo le urla del giovane che dentro la sua testa risultarono quasi come una stupenda melodia.
Presa alla provvista però si vide scagliare addosso una specie di boomerang che la ferì sulla gamba.
-Ti disturbiamo per caso?- la voce irritante e acuta di Stella fece infuriare ancora di più Stormy che digrignò i denti mentre alla fata si affiancarono altri due Specialisti.
-Ti offendi se ti dico che non ci sei per niente mancata?- la derise Brandon sguainando uno spadone verde che la strega ricordava bene: i suoi occhi cerulei si illuminarono pensando che finalmente sarebbe riuscita ad avere la sua vendetta.
-Siete degli stupidi se pensate di poter fermarmi- sibilò con avidità sfregandosi le mani: odiava perdere e non avere ancora dimenticato come quegli sciocchi erano riusciti a sconfiggerla.
-Mi sembra che ci siamo riusciti già una volta- la provocò Stella facendo un occhiolino: a quell’ennesimo gesto di sfida Stormy si alzò in volo alzando le braccia al cielo. Delle nuvole, già buie e minacciose, si generarono delle saette di un viola brillante che si scagliarono sul terreno: Stella si aggrappò a Brandon mentre Sky cadde a terra di fronte ad un terremoto che non accennava a smettere.
-Vi ucciderò uno a uno- continuò la strega richiudendosi a riccio e dal suo corpo si generò una sfera di energia nera che si scagliò contro i tre. Brandon e Sky si guardarono per un secondo prima di contrapporre le loro armi contro quell’incantesimo. Il potere di Stormy era forte,ma riuscirono lo stesso a tenere a bada il colpo.
-Come avete osato?- strillò Stormy con gli occhi iniettati di sangue. In lontananza però tutti e quattro vennero rapiti da un potente e terrificante urlo: Stella si voltò preoccupata individuando la figura di Riven che poco lontano da loro era martoriata dall’altra strega.
-Oh no- sospirò confusa la Principessa di Solara mentre il corpo del loro amico,sanguinante, venne scagliato sul prato.
-Stella tu raggiungi Riven e aiuta Timmy, ci pensiamo noi a Stormy- disse Sky parandosi davanti alla fata. Lo sguardo allarmato della ragazza si posò prima sui suoi due amici e poi sulla figura di Timmy che, all’ultimo, con uno scudo era riuscito a respingere l’attacco di Darcy.
-Ma- sospirò indecisa non volendo abbandonare i due giovani di Eraklyon.
-Tranquilla possiamo farcela, cerca solo di non morire- le sussurrò Brandon facendole un veloce occhiolino e ritornando successivamente ad attaccare Stormy: Stella annuì teneramente a quel gesto prima di alzarsi in volo per raggiungere il fidanzato di Tecna.
 
 
-Sei sicura che non ti serva aiuto?- domandò Musa scrutando negli occhi color giada l’amica: Flora,appena materializzatasi insieme ai suoi due compagni di viaggio, annuì arrossendo. Musa la fissò per ancora un altro secondo storpiando il suo sorriso indecisa se rimanere con lei o tornare con Saladin ad Alfea.
-Va bene- si arrese non riuscendo ancora a fidarsi completamente di Flora: il Preside di Fonterossa le aveva riferito cosa lo strano anziano di Linphea avesse proferito e sentiva che la mora era piena di dubbi.
-Ci vediamo ad Alfea, tornerò presto- concluse la fata regalandole un tenero bacio sulla guancia prima di incamminarsi nel bosco di Magix. Musa la osservò con attenzione per qualche altro secondo fino a quando la sua figura non scomparii tra la vegetazione: quando però si voltò in direzione di Saladin lo trovò a guardare preoccupato il cielo di Magix stranamente buio e tetro. Musa rabbrividì coprendosi con le mani le braccia e  notando solo in quel momento quando facesse freddo sul pianeta che poche ore prima aveva abbandonato.
-Inizia a fare freddo- sospirò,ma il suo interlocutore mantenne uno sguardo preoccupato in direzione del cielo.
-Qualcosa non va?- domandò fissando stranita il Preside: quello tambureggiò per una decina di secondi con il suo bastone prima di rivolgerle il suo sguardo.
-Dobbiamo immediatamente tornare ad Alfea-
 
 
-Finalmente siamo rimasti soli- sibilò divertito Valtor osservando le due Presidi poco lontano da lui: Faragonda aggrottò le sopracciglia riservando un’occhiata alle astronavi fuori da Alfea sulle quali salivano ancora le sue allieve aiutate dagli specialisti e dai professori. Deglutì a fatica mentre i suoi occhi stanchi osservarono Stella e gli Specialisti combattere a fatica contro Stormy e Darcy.
-Non vi sembra di essere tornati ai vecchi tempi?-
-Smettila di parlare Valtor, oramai né io né Faragonda vogliamo più avere a che fare con te- tuonò la Griffin scagliandogli addosso una sfera di energia nera: lo stregone quasi annoiato  la intrappolò tra le mani.
-Oh quasi mi sono mancati i tuoi incantesimi- sussurrò osservando con attenzione l’incantesimo della donna
-Ma non me li ricordavo così deboli- concluse schiacciandolo contro il suo palmo e disintegrandolo all’istante. Faragonda deglutì a fatica intuendo quanto fossero migliorati i poteri del loro nemico.
-Io vi ho dato una possibilità, se vi foste consegnate all’istante a quest’ora nessuno dovrebbe morire!- gridò pieno di ira lo stregone mentre i suoi occhi iniziarono ad ardere.
-Per permetterti di impossessarti della Fiamma del Drago? Non te lo abbiamo permesso 18 anni fa e non accadrà neanche oggi- gli rispose Faragonda, ma questa frase fece uscire fuori di senno Valtor.
-Zitte- gridò generando dei flussi di un grigio tenue che colpirono e  stordirono le due Presidi che caddero a terra doloranti. Faragonda si massaggiò con fatica il capo mentre dei passi si fecero sempre più vicini ai loro due corpi: Valtor le osservò divertito percependo chiaramente il loro dolore.
-Io sono Valtor, sono il più grande stregone dell’universo magico! Avete osato sfidarmi e ora io vi distruggerò- i suoi occhi grigi si dipinsero di un rosso vivo mentre la sua figura si alzò in volo.
Delle scintille di fuoco avvolsero il corpo della Preside di Torrenuvola che provò inutilmente a divincolarsi,ma più si muoveva più veniva stritolata.
-Lasciala stare!- gridò Faragonda generando uno scudo di magia bianca intorno all’amica che però risultò inutile: sospirò contrita osservando come le lingue di fuoco iniziassero a bruciare la pelle della strega.
-Questo dolore è nulla in confronto a tutto ciò che ho dovuto subire io- ululò l’uomo ridendo divertito mentre la Griffin iniziò a gridare dal dolore mentre profonde bruciature marchiarono la sua figura.
-La tua sete di potere ti ha ridotto così! Ti avevamo avvertito 18 anni fa di fermarti,ma tutto ciò che hai subito è derivato dalla tua pazzia- lo incalzò Faragonda alzando le mani: una scia di energia bianca circondò lo stregone,ma ciò servì solo a farlo ridere ancora di più mentre la Griffin si contorse sempre di più dal dolore.
-Ti ho sempre ammirato Faragonda, sai dire le cose giuste al momento giusto, ma ora le tue sagge parole non ti serviranno- e senza dare tempo alla Preside di reagire una grossa palla di fuoco la imprigionò. Faragonda cadde a terra circondata dalle fiamme iniziando a tossire con forza.
-Ora siamo rimasti solo tu e io, come una volta- mormorò Valtor avvicinando a sé il corpo martoriato della Griffin: con un veloce schiocco di dita le lingue di fuoco abbandonarono la donna la cui pelle però era inevitabilmente bruciata e piena di sangue. La strega, che non possedeva neanche più la forza per urlare dal dolore, lo guardò con occhi imploranti.
-Ti prego Valtor, basta! Puoi ancora fermare tutto questo- biascicò mentre calde lacrime bagnarono le sue gote. A quel gesto lo stregone fece un amaro sorriso passando una mano tra i capelli i lunghi capelli viola della donna.
-È inutile che piangi, oramai le tue lacrime non hanno più alcun effetto su di me- le ricordò lui allungando una mano e accarezzando con forza le pallide guancie della strega che tendevano quasi ad un verdastro.
Faragonda intanto sentì sempre di più l’ossigeno mancare nel suo corpo: il fuoco attorno a lei lo stava sempre di più consumando e non le sarebbe rimasto molto tempo.
-Ora da brava, attiva la Gemma e vedrai che tutto finirà- le sussurrò debolmente all’orecchio estraendo il gioiello che brillò nei suoi occhi verdastri. La Griffin deglutì a fatica mentre il suo pianto si fece incessante.
-Io…- sospirò e il suo sguardo ricadde sulla sua amica che oramai era a terra priva di sensi.
-Se non lo farai morirete entrambe e io ti conosco troppo bene, non lasceresti mai morire la tua amica- la minacciò con tono pacato l’uomo: la strega chiuse gli occhi e iniziò a bisbigliare qualcosa. Valtor sgranò gli occhi mentre la Gemma tra le sue mani iniziò a brillare di luce propria: con crudeltà lasciò andare il corpo della Griffin che cadde sul terreno violentemente mentre la palla di fuoco scomparve lasciando libera Faragonda. La sua risata si fece sempre più sadica mentre un forte vento iniziò a generarsi intorno a lui: lo sentiva, il potere della Fiamma del Drago era vicina. Rabbrividì di piacere al solo pensiero di poterlo avere nuovamente tra le sue mani.
-Finalmente- mormorò a fior di labbra leccandole avidamente le labbra. Poi i suoi occhi grigi e bramosi ricaddero sui due corpi riversi di Faragonda e Griffin: sentiva le loro energie vitali talmente deboli che si eccitò ancora di più.
-E ora porrò fine alle vostre sofferenze- concluse iniziando a ridere sguaiatamente e lanciando il colpo finale contro le due donne.
-No!-un urlo improvviso però fece imbestialire l’uomo:  una stupida fata dai codini di un blu accesso creò una specie di scudo che a mala pena riuscì a parare il suo incantesimo. Musa si buttò a terra scuotendo violentemente  il corpo della Preside di Alfea che però non rispose.
-Preside- sospirò la ragazza osservando con orrore le bruciature  sulle pelli delle due donne. Copiose lacrime scivolarono svelte lungo le sue guancie di  porcellana.
-Valtor!- urlò con rabbia Saladin sbattendo con violenza il suo bastone da cui fuoriuscì una bolla di energia bianca che circondò i quattro.
-Saladin vedo che sei arrivato troppo tardi, Alfea ora è mia- rise l’uomo mentre i suoi occhi si iniettarono di pazzia. E appena ebbe pronunciato quelle parole un grosso scudo di energia nera circondò la scuola: Saladin osservò preoccupato quel potente incantesimo.
-Ora siete in trappola e vi schiaccerò come formiche- gridò l’uomo osservando la barriera che avrebbe reso impossibile la loro fuga. Gli occhi preoccupati e stanchi di Saladin osservarono le navicelle della sua scuola che avevano, per fortuna, già preso il volo. Poi però riconobbe le figure di Riven e Tecna martoriate a terra e quelle di Stella, Timmy,Brandon e Sky che combattevano a fatica contro le due streghe.
-Faragonda la prego, mi risponda- sussurrò sconvolta Musa continuando a scuotere le membra stanche della donna che non accennava a svegliarsi.
-Avete perso Saladin- continuò lo stregone stringendo avidamente la Gemma a sé. Il Direttore deglutì a fatica.
-Musa- il suo nome pronunciato con serietà dal Preside di Fonterossa risvegliò la ragazza che distolse il suo sguardo dalla Direttrice di Alfea.
-Mentre noi li teniamo occupati tu devi recuperare la Stella d’Acqua- le disse l’uomo mantenendo gli occhi sul nemico che si trovava in lontananza.
-No! Questo mostro ha ucciso Faragonda e la Griffin e ora si merita una lezione- ribatté la fata adagiando delicatamente il corpo della sua mentore a terra e stringendo con rabbia i pugni: ogni cellula della sua figura vibrava di rabbia e l’unica cosa che in quel momento la fata di Melody ricercava era vendetta.
-Ti ho dato un ordine Musa!- le urlò però di rimando Saladin serio: Musa si morse nervosa un labbro scuotendo la testa.
-Io… no,resto qui- provò a dire mentre le lacrime ripresero a bagnare i suoi occhi.
-Ti prego Musa- questa volta il tono del mago si fece molto più calmo e paterno e la fata rimase colpita da un cambiamento così repentino: ricercò i suoi occhi vecchi e stanchi e rimase pietrificata osservando come anche lui stesse piangendo dal dolore mentre i corpi delle sue  amiche Presidi erano riversi a pochi passi da loro. Senza aggiungere altro Musa si alzò in volo.




NOTE
Eccoci qua,nuovamente. Allora che ne pensate? Spero che gli eventi non risultino accalcati l'uno sull'altro ma che si capiscano bene che a volte sono in contemporane. Proviamo a fare un breve riassunto per levare qualsiasi dubbio: Flora ha scoperto che per riportare in vita Aisha non servirà unicamente la Lanusia, che cresce sulle rive del lago Roccaluce,ma serviranno anche i poteri guaritori che non pensava di avere. Gargantua ha fatto diverse allusioni mostrando di essere un personaggio che sa molto di più di quanto faccia credere: innanzitutto ha fatto una piccola allusione sul fatto che anche Helia si fosse rivolto a lui e poi ha dato un assaggio di cosa sta accadendo nell'Universo. Ad Alfea i nostri protagonisi si sono scontrati contro Valtor e sicuramente Tecna e Riven per ora sono quelli ridotti peggio insieme alle Presidi. Spero che vi siano piaciute le parti di Darcy e Stormy che mi sono molto divertita a scrivere: è vero che le ho considerate poco, ma spero di rimendiare. A Darcy ho dato una sfumatura sensuale ( vi è piaciuta la parte con Riven) mentre Stormy è quella pazza. Bloom intanto ha incontrato Daphne che però non le ha ancora rivelato molto cosa che invece accadrà nel prossimo capitolo.  Valtor però è riuscito ad attivare la Gemma quindi cosa succederà a Bloom? Riuscirà lo stregone a conquistare la Fiamma? Ho voluto lasciare apposta molte domande aperte che nel prossimo capitolo riceveranno le risposte che meritano. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e niente fatemi sapere cosa ne pensate magari facendo delle supposizioni su cosa accadrà.
Un bacio e ci vediamo prestissimo

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Capitolo 19
*** La Battaglia II parte ***


Musa si catapultò con velocità nell’Ufficio della Preside: rimase quasi estasiata osservando come lì fosse tutto in ordine mentre al di fuori la battaglia non cessava di smettere. Diede un veloce sguardo dalla vetrata osservando come i suoi amici combattessero con tutte le loro forze i tre terribili nemici. Doveva sbrigarsi anche se aveva intuito che Saladin aveva un piano in mente: velocemente aprì i cassetti della scrivania e sorrise soddisfatta stringendo tra le mani il piccolo cofanetto dorato dove all’intero vi era la Stella d’Acqua, l’unica cosa oramai legata alla spirito di Aisha. Musa la portò con forza al petto percependo la forza dell’animo della Principessa di Andros rinchiuso all’interno.
-Consegnamela!-un grido forte e carico di rabbia sorpresa la fata di Melody che alzò in fretta i suoi occhi: Darcy la stava fissando con ira , ma neanche il suo volto era rimasto indenne dallo scontro. Copioso sangue si era incrostato sulla sua fronte mentre sulla gamba destra aveva una profonda ferita. Musa confusa guardò lontano dove la stessa figura della strega stava combattendo con fatica contro Stella e Timmy oramai sempre più stanchi e deboli.
-Mai sentito parlare di duplicazione?- le chiese la strega lisciandosi i lunghi capelli castani. Musa si alzò in piedi stringendo con forza i pugni vicino al petto.
-Spostati altrimenti non avrò pietà di te- la minacciò Musa mentre il viso pallido e martoriato della Preside si materializzò nuovamente tra i suoi pensieri. Darcy iniziò a ridere  socchiudendo gli occhi sotto lo sguardo attonito della fata mentre la sua smorfia di dolore si tramutò in un avido sorriso.
-Oh piccola Musa la tua mente è così sconvolta che è un piacere leggerla come un libro- sospirò facendo ricadere la testa all’indietro.
-La tua infanzia così tormentata, il ricordo di tua madre che sta sempre più svanendo e … - ma immediatamente smise di parlare. Un ghigno malvagio si dipinse sul volto della strega che si leccò le labbra seducente.
-Uno stupido Specialista che non ricambia i tuoi grandi sentimenti per lui- all’udire quelle parole Musa si portò le mani alla testa come cercasse di impedire alla strega di leggere i suoi pensieri: di fronte a quel gesto così inutile e patetico un ghigno comparve sul pallido viso di Darcy. I suoi occhi felini brillarono mentre si leccò un dito ricoperto di sangue.
-Posso confessarti che il suo sangue ha un buonissimo sapore?- mormorò leccandosi le labbra.
-È stato un piacevole burattino tra le mie mani- continuò scostando il suo sguardo dalla fata a dove si svolgeva la battaglia.
-Tu sei pazza! Onda Sonora!- le urlò Musa stringendo il cofanetto al petto mentre scagliò contro il nemico un fascio continuo di onde sonore. Darcy, nonostante fosse estremamente provata dalla battaglia, parò il colpo creando uno scudo di magia nera attorno a sé.
-Non vi perdonerò mai per quello che avete fatto e ti prometto che avrò la mia vendetta- concluse Musa raccogliendo tutte le sue forze e generando una grande quantità di onde sonore che ad alta intensità circondarono Darcy. La strega si buttò a terra mentre la sua mentre venne invasa  dall’incantesimo: si portò le mani alla testa digrignando dal dolore.
“Musa sei finalmente riuscita a mettere da parte la tua testardaggine e, seguendo il consiglio di Saladin, sei riuscita a recuperare l’anima di Aisha: la bacchetta Mythix finalmente è tua” sussurrò Nebula e la tanto agognata  arma si materializzò in una mano della fata che non riuscì a trattenere una espressione di stupore.
-Oggi più nessuno morirà- concluse la fata di Melody correndo fuori dalla porta e lasciando una Darcy svenuta dietro di sé.
 
Le ginocchia di Stella quasi cedettero per la stanchezza tant’è che la ragazza si aggrappò al braccio di Brandon.
-Stella stai bene?- le sussurrò preoccupato lo scudiero notando come le forze stessero sempre più abbandonando la fata: la bionda annuì debolmente mentre il suo respiro si fece sempre più irregolare.
-Non resisteremo ancora per molto- aggiunse Sky guardando allarmato il deserto attorno a sé. Stormy e Darcy volteggiarono intorno a loro ridendo a crepapelle. Quella strana barriera che avvolgeva Alfea sembrava regalare una strana e nuova energia alle due streghe mentre stava sempre più indebolendo i possessori di energia bianca. Timmy posò lo sguardo sul Preside che a qualche metro di distanza da loro stava parando a fatica i continui attacchi di Valtor.
-Ragazzi!- il richiamo di Musa attirò l’attenzione di tutti i presenti: correndo più veloce che potette la fata di Melody si affiancò ai compagni mentre una dorata scatola scintillò tra le sue mani. Appena Saladin ricevette il segnale da Musa sbatté con  potenza il suo scettro a terra raccogliendo le poche energie rimaste: una forte onda di un bianco brillante colpì in pieno Valtor e Stormy mentre l’immagine vacua di Darcy sparì all’istante.
-Ragazzi mettetevi in cerchio- ordinò serio: Brandon raccolse dolcemente il corpo di Tecna da terra mentre Sky e Timmy fecero lo stesso con Riven. Nessuno di loro sapeva cosa avesse in mente il mago, ma avevano perfettamente capito che quella barriera generata dallo stregone rendeva impossibile lasciare la scuola.
-Cosa pensa di fare?- domandò preoccupata Stella osservando con lo sguardo che i nemici si stavano pian piano riprendendo dal colpo.
-Prendetevi per mani, presto fate in fretta- la ammonì però allarmato il nonno di Helia. Musa fu la prima a seguire le indicazioni dell’uomo raccogliendo nella sua mano destra e pallida quella dell’anziano.
-No, non possiamo andarcene! Non possiamo lasciare la Preside Faragonda qui!- si ribellò Stella osservando in lacrime il corpo martoriato della Direttrice che giaceva immobile a terra in una pozza di sangue.
-Non abbiamo altra scelta- concluse Saladin strattonando la bionda all’interno del cerchio: Stormy gridò di rabbia mentre quelle poche figure scomparvero da davanti i suoi occhi cerulei.
-No! Dannazione!- sibilò a pieni polmoni rivolgendo uno sguardo allarmato allo stregone. Valtor si alzò a fatica ancora intontito dall’incantesimo a sorpresa del vecchio.
-Dobbiamo seguirli! Non può finire così- gridò la strega quasi impazzita: si buttò a terra stringendo la terra tra le mani. Una calda mano si posò però sulla sua spalla.
-Lasciali scappare come topi, abbiamo ottenuto molto di più di quello che bramavamo- le mormorò con tono sensuale all’orecchio e accarezzandole dolcemente i ricci: a quel gesto la strega sembrò finalmente rilassarsi.
-Alfea è nostra e presto lo sarà anche la Fiamma del Drago- biascicò leccandosi un labbro prima di riservare un ultimo sguardo alle figure inermi delle due Presidi.
 
 
Helia lanciò un ennesimo sasso sulla superficie liscia e perfetta di quel lago: il sasso fece alcuni salti prima di venir risucchiato dall’acqua. Un sorriso amaro si dipinse sul volto del giovane mentre una espressione pensosa non sembrava voler abbandonare il suo volto. Alzò gli occhi al cielo percependo perfettamente che una strana sensazione negativa aleggiava in tutta Magix. Nello stesso momento in cui ebbe formulato quei pensieri, un tremendo vento si alzò facendo svolazzare la sua lunga chioma ferma in una coda. I suoi occhi azzurri si guardarono intorno allarmati mentre anche gli alberi e le foglie rimasero succubi di quello che sembravano un inizio di tempesta. Inspirò cercando di rimanere calmo e guardando nuovamente il suo orologio: Bloom era già da molto tempo in acqua e ogni secondo che passava l’apprensione per quella amica cresceva sempre di più dentro di lui. Si chinò velocemente osservando con attenzione il suo riflesso sullo specchio d’acqua. La sua mente vagò al ricordo del mito di Narciso, un personaggio che da sempre lo aveva affascinato, ma quei  suoi effimeri pensieri vennero però turbati da degli strani rumore. Attentamente l’ex specialista  fece vagare i suoi occhi lungo tutta la grande riva nel lago, ma quello che vide andò al di fuori di qualsiasi immaginazione: una snella e alta figura dall’altra parte del lago era ricurva ad osservare i fiori di Lanusia. I suoi occhi color giada sembravano come rapiti da quei petali, rapiti come lo erano gli occhi del giovane per lei. Al ragazzo ci volle meno di un secondo per riconoscere quella pelle ambrata e quel tenero sorriso.
-Flora- mormorò a fior di labbra il giovane rialzandosi in piedi. La fata, come un miraggio, strinse delicatamente nella mano uno dei tanti fiori di Lanusia prima di addentrarsi nuovamente verso la foresta: Helia rimase a bocca aperta a fissare la figura farsi sempre più lontana. Scosse la testa con decisione come non credesse ancora a quello che aveva appena visto. Il cuore iniziò ad accelerargli mentre senza pensarci iniziò a correre. Non poteva essere lei ,ma  in cuore suo il giovane sperava che fosse realmente la donna che da quella famosa sera non aveva abbandonato i suoi pensieri.
-Flora- gridò allungando la mano, ma proprio in quel momento il vento si fece così forte da portare via, dispettoso, il suo richiamo che quindi non venne udito dalla fata.
-Flora- ripeté questo volta con più enfasi fermandosi un secondo per riprendere fiato. Incurvò le labbra rivolgendo il suo sguardo indietro: Bloom era ancora nel lago e seguire quella ragazza voleva dire abbandonare la rossa. Incrociò le braccia  con stizza, ma qualcosa di inaspettato scombussolò tutti i suoi piani. Un alto e muscoloso uomo  dal mento pronunciato e i lunghi capelli pescati attraversò senza paura lo specchio d’acqua venendo quasi risucchiato dal lago. Helia strinse con forza i pugni: qualcosa di terribile stava per accadere, ne era certo.
 
 
Bloom scosse la testa con decisione: un nemico? Ma di cosa stava parlando?
-Perché mai qualcuno dovrebbe avercela con me? Io sono solo una inutile terrestre su questo pianeta-
-Lo sai anche tu che questo non è vero Bloom: il potere più antico è rinchiuso dentro di te dormiente e tale deve rimanere - disse con decisione il fantasma dorato e Bloom si sentì quasi mancare: lei una creatura magica?
-Ti stai sbagliando- urlò a pieni polmoni sentendo la rabbia crescere in lei: quello che stava dicendo la donna era privo di senso e significato,ma per uno strano motivo la rossa sentiva di credere ciecamente alle parole di Daphne e questo la confondeva ancora di più.
-Tu sei una fata Bloom e purtroppo questo malvagio stregone che ti sta cercando lo sta facendo per strapparti i tuoi poteri. La Fiamma del Drago non può assolutamente cadere in mano sua o l’Universo, già profondamente compromesso,  si sgretolerebbe in un attimo-
-Ma se è vero quello che mi stai dicendo allora perché non ho alcun potere? E chi sono io in realtà?- Daphne si prese un momento per pensare: la maschera che indossava celava la maggior parte del suo volto eppure la terrestre capiva perfettamente ogni singolo sentimento della figura estranea.
- Sono stata io stessa 18 anni fa ad addormentare i tuoi poteri  per impedire che lui riuscisse a trovarli. Gardenia è stata solo la città in cui sei cresciuta, la tua natura appartiene alla Dimensione Magica, ma non posso aggiungere altro. Devi capirmi Bloom, troppe informazioni rischierebbe di stravolgere l’equilibrio già precario della Dimensione Magica. Ti prometto però che ogni cosa avrà il suo tempo- disse seria la Ninfa cercando lo sguardo attonito di Bloom. Quella boccheggiò qualcosa prima di parlare nuovamente.
-Cosa sta succedendo all’Universo? Perché continui a ripetermi che è in grave pericolo e vicino alla distruzione?- un sorriso amaro si dipinse sulla creatura eterea dorata.
-Un terribile potere è stato utilizzato per cambiare un evento fisso ed importante della nostra linea temporale: tutto ciò è già stato vissuto in una maniera diversa in un altro Universo. Devi sapere Bloom che il tempo ha dei punti fissi, dei cardini che non possono essere toccati: un evento però,anni fa, è stato cambiato e dall’ora tutto intorno a noi si sta sgretolando e sta implodendo.  La fine è vicina, ma la speranza non deve essere abbandonata-
-C’entra per caso con quella strana ragazza dell’ospedale?- Daphne annuì questa volta con decisione.
-Il vostro incontro ha risvegliato qualcosa in te e tu lo sai. Quella ragazza, nell’altro Universo, era un figura ricorrente della tua vita ed il suo nome era Icy- quel nome parve turbare enormemente la ragazza che deglutì a fatica. Quelle tre semplici lettere iniziarono a rimbombarle senza sosta nella sua mente. Digrignò i denti succube di quel dolore.
-Ma quindi per rimettere a posto l’Universo mi basterà risvegliarla, vero?-
-Non è così semplice. Quella ragazza purtroppo non è solo in uno stato vegetativo, ma un terribile potente incantesimo aleggia sulla sua figura: il tuo potere sarà indispensabile, ma da sola non potrai far niente. La tua forza, la tua essenza e la tua persona sono incompleti: altre cinque figure segneranno la tua missione e solo insieme sarete in grado di salvarci. Per l’ennesima volta le Winx dovranno salvare il mondo- appena la Ninfa ebbe finito di parlare la grotta tremò pericolosamente: la bolla per fortuna preservò la terrestre dai detriti.
-Daphne cosa sta succedendo?- domandò preoccupata Bloom ignara di cosa stesse per accadere. Una seria espressione si dipinse sul volto della donna.
-Il nostro tempo è finito Bloom-
-Ma potrò sempre tornare vero? Ho ancora un mucchio di domande da porti- sospirò la ragazza avvicinandosi a lei che però si limitò a scuotere la testa con decisione.
-Questo purtroppo è un addio Bloom, in un altro Universo le cose non sarebbero andate così, ma va bene lo stesso: io non sono un tassello fondamentale, ma solo una pedina- disse la donna con uno strano tono rassegnato. Bloom sentì gli occhi farsi sempre più lucidi non riuscendo a capacitarsi come potesse esserci già un legame così forte con quella semi-sconosciuta.
-Il tuo petto- sospirò Daphne osservando la rossa luce che Bloom stava emanando senza volerlo. La rossa si guardò spaventata le mani mentre si sentì ribollire il sangue nelle vene.
-Daphne cosa mi sta succedendo?- le chiese atterrita. Il sangue sembrava bruciarle le vene e uno strano potere pareva impossessarsi sempre di più delle sue membra.
-La tua Fiamma del Drago è stata risvegliata. Bloom promettimi che la difenderai ad ogni costo!- la ammonì la donna seria e Bloom annuì silenziosamente.
-Ti ho cercata così tanto- un ghignò malvagio interruppe le ultime parole di Daphne.
Bloom si girò spaventata mentre i suoi occhi cerulei vennero rapidi da una tetra figura apparsa dietro di loro quasi all’improvviso. Un uomo alto e dai lunghi capelli color pesca la stava scrutando eccitato con occhi iniettati di sangue: la sua più completa attenzione era riservata al suo esile corpo come se non avesse neanche notato la figura dorata poco distante da lei.
-Non posso credere di averti finalmente trovata- continuò lo sconosciuto leccandosi le labbra avidamente: uno strano ciondolo vibrava al suo collo liberando una luce molto simile a quella emanata dal corpo della rossa.
-Chi sei?- balbettò Bloom trovando quello sconosciuto estremamente inquietante e non riuscendo a fermare il suo corpo dal tremare per la paura. Era sicura di non averlo mai visto in vita sua eppure l'energia che in quel momento quell'uomo stava emanando era estremamente oscura e familiare e questo spaventò ancora di più la ragazza.
-In realtà sarei molto più curioso io di sapere chi sei tu e come mai la Fiamma del Drago risiede proprio di te- commentò l'uomo sfidandola con lo sguardo. Bloom deglutì a fatica mentre la luce che avvolgeva il suo corpo pareva non abbandonarla.
-Ma tranquilla, se me la consegnerai senza fare storie potrei anche tenere in considerazione la possibilità di risparmiarti- disse sciogliendosi in una fragorosa risata e facendo ricadere la testa all’indietro. Il suo tono di voce era estremamente calmo e pacato eppure la bramosia era visibile all’interno dei suoi occhi.
-Scordatelo- il tono deciso e improvviso di Daphne prese di sorpresa sia Bloom che lo strano uomo: gli occhi dello sconosciuto finalmente si posarono sua figura dorata e la rossa notò chiaramente i suoi occhi iniettarsi di sorpresa come conoscesse la Ninfa.
-Daphne?- mormorò a fior di labbra l'uomo non riuscendo a credere a quello che stavo vedendo.
-Immagino che questo trucchetto del nascondino sia stata opera tua: hai osato sfidarmi già una volta e non è stato abbastanza? Ho torturato e ucciso i tuoi genitori e distrutto l'inutile involucro che chiamavi corpo eppure vedo che non ti è servita la lezione! Sai, quando sono giù di morale mi torna in mente il corpo lacerato e tremante di tuo padre Orion e lo sguardo pieno di implorazione di tua madre Marion- all'udire quei due nomi Bloom impallidì: un ennesimo,piccolo,ma allo stesso tempo importante pezzo di puzzle andò al suo posto. Senza esitazione si voltò alla ricerca dello sguardo di Daphne.
 -Tu sei mia...- sospirò quasi non riuscendo a respirare, ma l’altra non le diede il tempo di continuare la frase che le si parò davanti come volesse proteggerla. Poi dolcemente le rivolse un dolce sorriso che ebbe per Bloom un chiaro significato.
-I miei genitori sono morti da eroi Valtor e non ti permetto di infangare il loro nome!-
-Scarafaggi, ecco quello che erano. Stupidi scarafaggi che hanno tentato inutilmente come te di contrapporsi tra me e il mio destino. Ma ora i miei poteri sono forti e niente mi impedirà di impossessarmi della Fiamma del Drago- sogghignò Valtor alzando le braccia al cielo. Una terribile palla di energie si creò velocemente tra le sue mani: Bloom indietreggiò di qualche passo sentendo un terribile senso di impotenza crescere dentro di lei.
-Sono stanco di trovare persone che continuano a intromettersi tra me e il mio destino- urlò pieno di rabbia lanciando contro le due  l’incantesimo: la rossa si buttò a terra raccogliendo la testa tra le mani. Ma stranamente l’impatto con quell’attacco non arrivò e quando la ragazza riaprì gli occhi si ritrovò circondata da un bianco e brillante scudo che vibrò un’ultima volta prima di scomparire. Il suo primo pensiero però fu quello di voltarsi in direzione della donna che aveva generato quella barriera.
-Stai bene Bloom?- le domandò Daphne mantenendo lo sguardo fisso sul nemico. La ragazza annuì impercettibilmente notando l’affaticamento nel tono della donna.
-Oh ti sento così debole Daphne che sarà quasi un peccato ucciderti- sibilò Valtor non riuscendo a trattenere un sorriso divertito: gli occhi cerulei della rossa si fecero sempre più lucidi mentre le parole di Daphne rimbombavano tremendamente nella sua testa. Aveva detto che questo sarebbe stato un addio e non poteva e non voleva credere che quell’uomo avrebbe distrutto quella che non aveva più dubbi essere sua sorella.
-Non mi fai paura Valtor, non me ne hai mai fatta. A differenza tua io ho qualcuno per cui combattere e se dovrò sacrificare anche la mia anima per sconfiggerti sappi che non ho paura- rispose la donna
-Spirale di Fiamme- gridò successivamente generando una spirale di fiamme rosse e viola che centrò in pieno l’uomo: Valtor provò inutilmente a generare uno scudo di magia nera che però fu spazzato via dalla potenza dell’incantesimo di Daphne. Lo stregone impotente ricadde sul fondale marino perdendo momentaneamente i sensi. La creatura dorata approfittò di quel momento per dirigersi da Bloom.
-Bloom devi andartene- disse seria non riuscendo a trattenere la preoccupazione. La ragazza però scosse la testa con decisione non riuscendo a trattenere le lacrime.
-No, non voglio lasciarti. Io non ti lascerò sacrificare la tua vita per me- sussurrò mentre le sue gote rosee vennero bagnate dalle calde lacrime che parevano non volersi fermare.
Daphne all’udire quella determinazione della rossa sorrise dolcemente incrociando il suo sguardo.
-Non sei tu Bloom che puoi decidere il mio destino o almeno non in questo mondo. Mi hai già salvato una volta, permettimi di salvarti io questo volta- le mormorò con tono materno commossa nel ritrovare la stessa testardaggine che aveva da sempre caratterizzato la sorella.
-Non posso perderti ora che ti ho ritrovata perché tu sei mia sor…- ma Bloom non poté concludere la frase che il volto di Daphne venne rapito da una espressione di dolore e sofferenza.  La terrestre osservò impotente la ragazza accasciarsi a terra mentre la sua immagine già rarefatta iniziò a tremare. I suoi occhi caddero su una figura che poco lontano da loro stavano ridendo senza sosta con una espressione soddisfatta in volto.
-Daphne!- gridò la rossa buttandosi sulla figura della sorella che oramai respirava a fatica dopo esser stata colpita dal forte e improvviso incantesimo.
-Bloom scappa- le sussurrò a fior di labbra la donna allungando la mano verso il volto della ragazza,ma nuovamente questo gesto risultò inutile.
-Ti prego non mi lasciare- pianse Bloom mentre calde lacrime si mischiarono con l’acqua del lago. Percepiva l’energia della donna farsi sempre più debole.
-Bloom promettimi …- mormorò sempre più stanca Daphne
-Che cercherai le altre Winx, senza di loro l’intero Universo morirebbe- ma oramai le sue parole risultarono alla ragazza come un flebile sospiro.
-Promettimelo- ripeté riacquistando una minima forza.
-Te lo prometto sorella mia- sospirò all’orecchio della donna prima di osservare anche l’ultima fiammella vitale abbandonare gli occhi di Daphne: prima che la rossa potesse aggiungere altro la sua figura scomparii da davanti gli occhi increduli della rossa.
-Ha avuto quello che meritava quella stupida,ma ora tocca a te- la minaccia di Valtor risvegliò Bloom come da un terribile incubo. Con gli occhi ancora arrossati la ragazza fissò l’uomo il cui volto non dava neanche il più minimo segno di rimorso.
-L’hai ucciso!-sgridò a pieni polmoni la giovane alzandosi in piedi: questo gesto però non sembrò scalfire neanche minimamente l’uomo che sorrise quasi divertito.
-Consegnami la Fiamma del Drago se non vuoi fare anche tu la sua stessa fine- la minacciò generando una ennesimo palla di energia oscura nella sua mano destra. Bloom si guardò intorno notando che non vi era alcuna via di fuga all’interno di quella caverna. Deglutì a fatica sentendosi spacciata e assolutamente impotente. Il braccio di Valtor però venne avvolto da degli strani raggi laser che immobilizzarono il nemico.
-Cosa succede ora?- digrignò i denti lo stregone voltandosi dietro di lui: gli occhi di Bloom brillarono notando la figura che l’aveva salvata da morte certa.
-Chi sei tu pidocchio?- mormorò Valtor incenerendo con lo sguardo il ragazzo che poco distante da lui indossava il guanto da cui erano partiti quegli strani raggi.
-Bloom stai bene?- domandò Helia ignorando completamente l’uomo e rivolgendo lo sguardo verso la rossa: Bloom annuì debolmente osservando che anche il suo amico era avvolto dalla stessa barriera che proteggeva lei dall’acqua. Evidentemente il potere di Daphne non l’aveva ancora abbandonata.
-Come osi ignorare la mia domanda ragazzino?- sibilò ricolmo d’odio lo stregone e con un forte strattone si liberò dalla presa del ragazzo.
-Bloom forza andiamocene di qui!- le ordinò l’ex specialista porgendole la mano. Bloom senza pensarci la afferrò e la bolla iniziò a guidarli verso la superficie.
-Dove pensate di andare?- tuonò Valtor evidentemente scocciato da quella situazione. Helia fissò per un secondo preoccupato la rossa mordendosi nervosamente il labbro. Poi disse una frase che lasciò di stucco la rossa.
-Io lo distraggo, tu devi pensare a scappare senza mai voltarti indietro. Non so chi sia quest’uomo, ma percepisco chiaramente la sua potenza- disse serio estraendo nuovamente i laser dal suo strano guanto.
-No Helia, non posso lasciarti- il ragazzo però ignorò completamente queste sue poco parole.
-Al di là del bosco vi è una scuola che si chiama Fonterossa: lì chiedi di Saladin e raccontagli tutto, lui ti terrà al sicuro- la giovane strabuzzò gli occhi trovando estremamente stupido questo suo piano.
-Stai tranquilla, di mio nonno ci possiamo fidare-
-Tuo nonno?- sibilò sorpresa la rossa.
-Allora non mi sbagliavo- la figura di Valtor quasi si palesò a pochi metri da loro interrompendo il dialogo.
-Quanto ti ho visto non volevo quasi crederci, ma devo ammettere che ora la situazione si fa interessante, vero Helia?- mormorò leccandosi avidamente le labbra e osservando divertito il ragazzo a davanti a lui.
-Come fai a sapere il mio nome?- domandò serio l’ex specialista sfidando con lo sguardo l’uomo  che per tutta risposta si passò una mano tra i capelli.
-La mente di quel debole di tuo nonno è così intrisa di te. È stato un vero onore per me  distruggere uno a uno i suoi ricordi (*)- Helia scosse la testa incredula.
-Non ti credo!- urlò stringendo i punti,ma questo parve rallegrare ancora di più lo stregone.
-Tuo nonno era uno stupido debole come immagino lo sia tu- e all’udire quelle parole il ragazzo si scagliò senza pensarci addosso all’uomo.
-No Helia!-urlò con tutte le forze che aveva in corpo Bloom cercando inutilmente di fermare il corvino: Valtor sembrò pronto al gesto sconsiderato di Helia e senza fatica generò un fascio di magia che colpì in pieno petto il nipote di Saladin. Un urlo straziante si sprigionò in quel deserto lago. Il corpo di Helia venne scaraventato lontano mentre macchie di sangue circondarono l’acqua circostante. Bloom impallidì notando l’enorme squarcio sul petto del suo amico. Valtor però parve sfruttare a pieno quel momento di sgomento della ragazza avvicinandosi pericolosamente a lei: mentre calde lacrime rigavano incessanti le guancie della rossa l’uomo avvolse con forza una mano attorno al collo della ragazza. Non disse niente,ma si limitò a stringere sempre più forte mantenendo i suoi occhi tetri sul dolce volto di Bloom.
-Resta da capire come mai la Fiamma del Drago sia dentro di te- sospirò curioso. Bloom rantolò qualcosa,ma la presa era così forte che la ragazza faceva sempre più fatica a respirare.
-Oh ma non è importante dopotutto da morta non sarai più un mio problema. Ti schiaccerò come ho fatto con i tuoi due amici e poi niente mi impedirà di conquistare l’intera Dimensione Magica-
Un terribile sentimento di impotenza attanagliò il cuore della ragazza oramai arresasi alla sua imminente morte.  Aveva giurato a Daphne di proteggere il potere dentro di lei,ma su una cosa la sorella si era sbagliata: lei non era dotata di alcuna magia. Era solo una inutile terrestre che aveva deluso  tutti. Appena la rossa ebbe concluso questo pensiero chiuse gli occhi di getto: non voleva che l’ultima cosa che avrebbe visto prima di morire fosse il ghignò malvagio di quell’uomo. Una ennesima lacrima scivolò velocemente sulla sua guancia mentre oramai sentiva sempre di più la presa di Valtor farsi potente e soffocante. Dentro di sé però si sprigionò uno strano calore mentre il suo sangue iniziò a bruciarle nuovamente.
-Cosa sta succedendo?- urlò con sgomento lo stregone rimanendo scottato dal contatto con la ragazza e liberandola dalla sua presa: Bloom cadde a terra tossendo con forza.
-Cosa stai facendo stupida ragazzina?- continuò indietreggiando e osservando il corpo della giovane farsi sempre più luminescente.  Appena Bloom ebbe riprese fiato osservò esterrefatta le sue mani che brillavano di una viva luce. Percepiva chiaramente che qualcosa stava crescendo dentro di lei.
-Hai ucciso mia sorella e il mio migliore amico,ma non ti permetterò di fare ancora del male- gridò la rossa rialzandosi e stringendo i pugni: Valtor strabuzzò gli occhi all’udire quella frase.
-Stai  farneticando- mormorò digrignando i denti mentre il potere dentro di Bloom si fece sempre più forte.
-Tu non puoi essere ...- ma le parole parvero morirgli in gola.
-Io sono Bloom e da ora in poi sarò il tuo peggiore incubo!- e appena la rossa ebbe finito di pronunciare quella frase una potente luce travolse l’uomo: Valtor venne avvolto da quello strano potere che lo fece urlare dal dolore mentre la sua pelle iniziò a bruciare.
-D’ora in poi nessuno morirà più per mano tua- continuò con ancora più rabbia Bloom e un forte raggio di luce si sprigionò dal lago Roccaluce.


 
 
Flora si morse le labbra carnose dubbiosa: era da quasi cinque minuti che sostava in silenzio fuori da una delle tante stanze di Fonterossa. Sciolse delicatamente la treccia che poco prima si era fatta per tenere a bada i suoi capelli. Avrebbe voluto con tutto il cuore superare quella porta, ma la sua pelle immacolata e priva di qualsiasi ferita derivante dalla battaglia l’aveva fatta desistere. Aveva lasciato che i suoi amici combattessero  quel tremendo scontro  da soli e questo non poteva perdonarselo. Inspirò silenziosamente armandosi di un coraggio che neanche lei pensava di possedere. Senza fare rumore aprì leggermente la porta creandosi un piccolo spiraglio per il suo capo: un buio totale accolse la sua figura e alla ragazza ci vollero alcuni secondi per identificare dove fosse la persona che stava cercando. Riven dormiva tranquillo sul grande letto matrimoniale della camera,ma quello che la fece sobbalzare furono le grosse medicazione che coprivano il suo corpo. Terribili lividi e escoriazioni poi rendevano quasi irriconoscibile il suo volto. Stando attenta la fata si avvicinò con cautela allo Specialista osservando quanto fosse calmo e rilassato il suo respiro. Senza far rumore si sedette accanto a lui senza riuscire a trattenere qualche lacrima che bagnò le sue guancie ambrate.
-Perché stai piangendo?- quelle flebili parole costrinsero la fata ad alzare i suoi occhi color giada.
-Oddio Riven ti ho per caso svegliato?- sospirò mortificata cercando di asciugarsi con la manica del maglione il volto. Il ragazzo non riuscendo a reprimere un verso di dolore scosse la testa.
-Sono contento di vederti- sospirò ricercando la sua mano che però la mora allontanò quasi impaurita.
-Mi dispiace- sospirò a fior di labbra abbassando gli occhi: il ragazzo però fece una faccia confusa non capendo dove la ragazza volesse andare a parare.
-Vi ho lasciati soli nel momento del bisogno- continuò capendo la confusione dello Specialista. Prima che però potesse aggiungere altro la fata si tuffò su di lui iniziando a piangere. Riven la avvolse tra le sue braccia.
-Tranquilla, ora sto bene- mormorò affossando il suo volto tra i profumati capelli castani della fata di Lynphea: all’udire però  quella frase la ragazza non accennò a smettere di piangere.
-Ti prego Flora calmati- le sussurrò dolcemente costringendola ad alzare lo sguardo: gli occhi ambrati e arrossati della ragazza furono quasi obbligati a rispecchiarsi nello sguardo del ragazzo.
-Guardami, io ora sto bene e siamo insieme: questa è l’unica cosa importante- finalmente la fata di Lynphea si tranquillizzò e il suo solito tenero sorriso riacquistò possesso del suo volto ambrato.
-E poi la mia bellezza non verrà certo scalfita da questi piccoli taglietti- disse con tono divertito e Flora si lasciò andare a una sincera e liberatoria risata.
-Ti amo Riven- confessò senza neanche pensarci: all’istante si portò le mani sulle labbra resasi conto solo in quel momento di cosa avesse detto. Riven però non sembrò scosso da quella frase, ma anzi sorrise.
-Anche ti amo Flora- replicò e prima che la mora potesse aggiungere altro la attirò a sé facendo combaciare le sue labbra con quelle carnose della fata. Flora sussultò di fronte a quel gesto così inaspettato,ma poi ricambiò il gesto con passione. All’improvviso però un terribile urlò spazzò via quel romantico gesto: Flora, arrossata,  sobbalzò impaurita.
-Viene dal cortile- disse Riven anche lui scosso dallo strano rumore. A fatica si fece aiutare da Flora a rialzarsi ed entrambi si diressero verso l’uscita di Fonterossa. Quando la luce del tramonto illuminò i loro volti entrambi i ragazzi si stupirono della quantità di Specialisti e Fate raccolti attorno a qualcosa o qualcuno. Ben presto riconobbero i loro amici che attoniti stavano fissando tre figure accasciate a terra.
-Aspetta qui- mormorò Flora lasciando il ragazzo stremato a Brandon. Gentilmente si fece spazio tra la massa e quando si trovò in mezzo i suoi occhi color giada individuarono il Preside Saladin che stravolto dalle lacrime era ricurvo su un ragazzo. Accanto a lui vi era una ragazza dalla folta capigliatura rossiccia che la mora trovò estremamente familiare, ma quello che fece gelare il sangue a Flora furono i lunghi capelli corvini intinsi di sangue del giovane sdraiato tra i due.
-No!- urlò Flora capendo finalmente a chi quella pelle di porcellana appartenesse.
-No!-urlò ancora più forte accasciandosi a terra.
E questo suo ultimo grido venne prontamente trasportato via dal vento come tentasse di scacciare via per sempre una giornata che aveva mietuto troppe vittime.
Magix era salva,ma a che costo?
 
 
 
-Bloom!-due occhi color ghiaccio impauriti  e scossi si risvegliarono in una strana stanza dalle pareti bianche: la ragazza si guardò intorno mentre il battito talmente forte del suo cuore rimbombava nel sue orecchie.
-Bloom- ripeté come un automa nuovamente a fior di labbra mentre un terribile pallore alleggiò sul suo viso: si guardò atterrita intorno, ma dei grandi macchinari furono le uniche cose che vide.
-Bloom- continuò a dire sentendo sempre di più le forze abbandonarla e inesorabilmente cadde dal letto venendo nuovamente inglobata dal buio. 
 
 
 
 
(*) Ovviamente Valtor sta mentendo: non ha torto un capello a Saladin essendo scappato con le fate e gli Specialista,ma conosce perfettamente quale sarebbe stata la reazione di Helia.
 
 
NOTE
Eccoci giunti alla fine della battaglia che spero non abbia deluso le vostre aspettative. Proviamo a fare chiarezza: Saladin e gli altri sono riusciti a scappare da Alfea dopo l’incantesimo di Valtor che avrebbe altrimenti impedito loro di fuggire condannandoli a morte certa. Si sono rifugiati a Fonterossa e tra tutti Tecna e Riven sono quelli che maggiormente hanno subito delle lesioni. Bloom capisce finalmente chi è, o comunque a quale mondo appartiene, e di fronte alla morte di Valtor e all’attacco (mortale?) subito da Helia sprigiona irrazionalmente i suoi poteri contro lo stregone pronunciando un’ultima frase “D’ora in poi nessuno morirà più per mano tua” (che sia realmente giunta la fine del nemico?) . Alfea è oramai in mano delle due Trix e non si sa perfettamente se Faragonda e Griselda siano morte, ma per fortuna lo spirito di Aisha collegato alle Stelle d’Acqua ( e quindi l’unica possibilità per il Leggendarium ) è salvo grazie a Musa, che a sua volta ha ottenuto la bacchetta Mythix. Le Winx sono finalmente riunite anche se inconsce di chi siano realmente e poi vi è il risveglio di una nostra vecchia conoscenza che pronuncia un nome non qualunque. Beh direi che ci sono molto dubbi soprattutto su chi realmente sia rimasto succube della battaglia. Mi prenderò un paio di giorni/ una settimana per riflettere sul continuo di questa storia che non voglio assolutamente abbandonare, ma solo perfezionare.
Un bacio e ci sentiamo presto

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Capitolo 20
*** Sentimenti nascosti ***


Un mugolio infastidito risuono nella oscurità che totalmente avvolgeva una delle tante stanze della scuola di Fonterossa. Stella mugugnò nuovamente accortasi che il fastidio che aveva turbato il suo sonno proveniva da uno spiraglio di luce che trapassava dalle oscure vetrate. Per sua sfortuna questi versi di disapprovazione non servirono a far ritornare nel buio più totale la camera da letto e così, a malincuore, si decise ad allontanare le lenzuola dalle sue stanche membra e ad alzarsi per tirare meglio le tende. Due secondi dopo il suo corpo ricadde esanime sul materasso su cui era ancora presente il suo torpore: un enorme sorriso soddisfatto, celato solo dalla mancata presenza di luce, si dipinse sul suo volto mentre si apprestò a ritornare nella sua solita posizione fetale che le avrebbe garantito almeno un’altra ora di sonno.
Qualcosa, o per meglio dire qualcuno, però impedì questa sua azione e nel buio la bionda si scontrò con una seconda figura che stava beatamente riposando dall’altro lato nel letto.
-Devi andartene- tuonò la bionda sbuffando sonoramente e assestando un calcio nelle costole al mal capitato.
-Stella cazzo- mormorò Brandon oramai sul bordo del materasso massaggiandosi il fianco. La fata di Solaria però non si impietosì di fronte a questi suoi lamenti e continuò ad allontanare il moro attraverso una serie di calci decisamente meno vigorosi rispetto ai precedenti. Questa volta però lo Specialista non si fece trovare impreparato e, dopo aver afferrato una caviglia della ragazza, la avvicinò a sé sovrastando lo snello corpo della fata con il suo.
-Mi hai fatto male- bisbigliò lasciando che il suo fiato solleticasse il volto della bionda interamente nascosto dall’oscurità
-Mi dispiace, ma ora devi andare. Tra poco tutti si alzeranno e lo sai che non è il caso che ti trovino qui- sibilò non trattenendo una nota di acidità nel suo tono di voce che però non scalfì minimamente l’umore troppo allegro del giovane.
-E questo sarebbe un male perché... – ma la frase volutamente troncata venne accompagnato da un poderoso calcio da parte della fata che fece allontanare Brandon che miseramente cadde a terra sbattendo la schiena contro l’armadio.
-Perché io e te siamo solo amici e il sesso che ci ritroviamo saltuariamente a fare è solo fine a sé stesso anche perché io sono innamorata di Flora mentre tu- e la fata si prese volontariamente alcuni secondi di pausa -Di te stesso- precisò accompagnando queste sue parole con un battito di mani che generò una palla di luce che finalmente illuminò l’intera stanza. Brandon non obbiettò di fronte a quella frase, ma si limitò a rialzarsi massaggiandosi la testa.
-Hai ragione Principessa, il tuo ragionamento non fa una piega- sibilò il giovane avvicinandosi a Stella che per tutta risposta incrociò le braccia al petto con sguardo divertito. Lui allora le scompigliò dolcemente i capelli e prima che la bionda potesse lamentarsi le schioccò un tenero bacio sula fronte. Lei lo lasciò fare reprimendo a fatica mugugni di disappunto osservandolo raccogliere i pochi vestiti buttati a terra.
-Un ultimo bacio non me lo sono meritato? - sussurrò oramai vicino all’uscio sollevando un sopracciglio e schivando agilmente un cuscino scagliato dalla sua interlocutrice.
-Vattene- gli urlò lei di rimando sistemandosi la frangetta arruffata dalla nottata e cercando di ignorare il tono goliardico dello specialista.
-Sei molto più bella quando ti arrabbi- continuò lo scudiero facendo scorrere velocemente la mano sulla maniglia, ma senza staccare gli occhi di dosso dalla fata oramai totalmente spazientita.
-E a te non te l’hanno mai detto che con quell’aria boriosa perdi quel minimo di fascino che hai? E ora vai via prima che mi metta ad urlare- decretò raccogliendo la lunga chioma in una coda accroccata e spiegazzando il cuscino come se l’unico pensiero che attanagliasse la sua mente fosse quello di ritornare a dormire.
-Ogni suo desiderio è un ordine- concluse Brandon, sconfitto, mimando un inchino prima di aprire finalmente la porta della stanza permettendo alla luce di primo mattino di intrufolarsi nella stanza nella ragazza.
-Ti voglio bene- sibilò Stella accompagnando questa sua frase con un deciso sbadiglio.
-Come scusa? – domandò di rimando lo scudiero di Eraklyon osservando il corpo oramai nuovamente celato dalle coperte dell’allieva di Alfea.
-Hai capito benissimo cosa ho detto e non ho intenzione di ripeterlo. E ora sparisci se non vuoi che me la prenda con il tuo non regale didietro- e queste suo ultime parole vennero accompagnate da un leggero tonfo che decretò finalmente il ritorno tra le braccia di Morfeo per la Principessa di Solaria.
 
 
 
Bloom appoggiò il bicchiere oramai vuoto sul piccolo tavolino stando attenta a non fare rumore. La stanza in cui si trovava era totalmente in silenzio se si escludeva il leggero respiro della figura stesa a pochi passi da lei. I suoi occhi azzurri involontariamente si soffermarono sui primi raggi del sole che anche quella mattina stavano facendo capolinea da dietro le montagne di Magix. Aveva passato una notte in bianco, l'ennesima: con decisione scosse la testa lasciando che i suoi capelli rossi le coprissero il viso, non era decisamente il momento più opportuno quello per pensarci. Stando sempre accorta a non emettere alcun rumore si sedette sull'unica sedia presente tra quelle spoglie quattro mura lasciando che il suo sguardo ritornasse a concentrarsi unicamente sulla figura distesa a pochi centimetri da lei. I suoi occhi attenti si soffermarono sulle profonde cicatrici e sulle ferite oramai quasi totalmente rimarginate che creavano un orrendo contrasto con il candore chiaro e malato della pelle di Helia. Bloom inspirò con decisione incrociando goffamente le gambe: due mesi, quello era il tempo che era passato da quel giorno in cui tutto era cambiato, in cui lei stessa era cambiata. Le sarebbe bastato solo chiudere gli occhi per rivivere nuovamente tutto ciò che era successo a Roccaluce: la morte di sua sorella Daphne, i suoi poteri latenti che erano stati risvegliati e il massacro del suo migliore amico che aveva tentato, inutile, di salvarle la vita, tutto ciò per opera di un mostro, Valtor. Per Bloom non era stato facile abituarsi a quella nuova realtà: fin da piccola aveva desiderato di far parte di quei monti fatati e fantasiosi abitati da creature mitologiche, ma mai avrebbe creduto che ne avrebbe fatto parte. Bloom da Gardenia aveva scoperto di essere in realtà l'ultima del suo popolo, una principessa senza regno destinata a custodire per anni uno dei poteri più pericolosi di tutto il Regno Magico.
Bloom sospirò inarcando la schiena: era stato troppo anche per una come lei e ora sapeva di trovarsi su un pianeta al quale non sentiva di appartenere. Ma non poteva andarsene, avrebbe voluto con tutto il cuore dimenticare chi fosse e ritornare alla sua semplice e monotona vita terreste, non ricordandosi che non lo era mai stata, ma sapeva benissimo che non avrebbe mai potuto: non avrebbe potuto per Helia che non aveva più riaperto gli occhi da quel giorno, non poteva per quella sorella che l'aveva protetta due volte sacrificando tutta sé stessa, non poteva per quella parola, Winx, che le risuonava con forza in testa ricordandole in ogni istante della promessa fatta a Daphe.
All'improvviso i suoi pensieri vennero interrotti da un timido bussare che non destabilizzò affatto la rossa come se si aspettasse a momenti quel gesto. Dopo pochi secondi, la porta della stanza in infermeria si aprì e una pelle ambrata fece la sua comparsa.
-Buongiorno- mormorò dolcemente la nuova arrivata fissando con imbarazzo la terrestre che immediatamente si alzò dalla sedia.
-Ciao Flora- rispose con tono neutrale Bloom: aveva riconosciuto in Flora dal primo istante in cui l'aveva vista la ragazza amata e tanto disegnata dal suo migliore amico. Lo sapeva, era lei, ne era certa: ce l'aveva fatta Helia, nonostante tutto l'aveva ritrovata.
-Codatorta ti stava cercando - disse la mora facendo scorrere i suoi occhi color giada sulla figura stravolta della terrestre. Serrò le labbra con decisione osservando le profonde occhiaie presenti sul suo viso.
-Devi dormire Bloom- sospirò la ragazza appoggiandosi allo stipite della porta senza reprimere un tono preoccupato nella sua voce. La fata della Fiamma del Drago si lasciò sfuggire un sorriso involontario: in quei mesi passati a Fonterossa non aveva mai avuto occasione di sentirsi sola, nemmeno per un istante.
-Grazie per avermi riferito di Codatorta, ci pensi tu a stare un po' con lui? - sospirò abbandonando il capezzale. La fata di Linphea annuì lievemente e l'ultima cosa che vide la rossa, prima di chiudere definitivamente la porta dietro di lei, furono le affusolate dita della ragazza stringere dolcemente quelle di Helia.
 
 
 
Un forte botto presagì l'atterraggio a terra della navicella Owl: Sky, stremato, allontanò le mani sul piano comandi reclinando all'indietro la testa.
-Finalmente siamo arrivati- sospirò altrettanto stanco Timmy sistemandosi goffamente gli occhiali rosso scarlatto sul naso. Poi, a seguito di alcune digitazioni sui tasti, la passerella d'entrata si aprì lasciando che l'aria calda di fine estate di Magix riscaldasse le loro provate membra.
-Già- mormorò il biondo massaggiandosi le tempie e abbozzando un sorriso poco convinto. Erano passati esattamente quindici giorni da quando erano partiti in missione e avevano lasciato Fonterossa per monitorare la scuola di Alfea che da quel fatidico giorno di due mesi prima non era stata abbandonata dallo scudo di magia nera che pareva impenetrabile. Purtroppo, anche le ricerche delle due Presidi si erano rilevate inutili ed erano considerate da molti oramai morte.
-Siete in ritardo di bene 3 minuti e 25 secondi dalla tabella di marcia- una voce acuta e divertita rubò l'attenzione dei due ragazzi che non parevano essersi ancora accorti della presenza di Tecna: la fata si appoggiò allo stipite dell'entrata della navicella facendo correre i suoi occhi cerulei veloci da una figura all'altra. Il viso di Timmy in quel preciso istante si illuminò di gioia trovandola incantevole con quell'espressione dura e seria in volto.
-Ciao Tecna- sibilò rosso in viso osservando la sua fidanzata. Lei, di fronte a questa sua timidezza, sorrise divertita.
-Avete novità? - domandò ritornando seria e proiettando davanti al suo volto una agenda elettronica.
-Purtroppo no- sospirò il principe di Eraklyon alzandosi dai comandi e avvicinandosi verso l'uscita. Una nota di delusione di fronte a queste sue parole si dipinse sul volto della fata che però sapientemente ricacciò indietro.
-Sky vai pure, farò io rapporto a Saladin- mormorò lo Specialista dagli insoliti capelli arancioni imitando il suo gesto compiuto pochi istanti prima e dirigendosi verso la fata di Zenith.
-Grazie Timmy - mormorò Sky abbozzando un sorriso sincero e lasciando la coppia da sola. Come si aspettava il cortile di Fonterossa era completamente vuoto, uno spettacolo diverso al quale si era abituato pochi mesi prima. Percorse veloce i corridoi non curandosi del fatto che il mantello intaccasse la sua camminata mostrando una certa sicurezza come se sapesse con esattezza quale fosse la sua meta.
Per tutta la missione, una delle tante che aveva condotto in quei due mesi, un pensiero, o per meglio dire un volto, non aveva abbandonato la sua mente nemmeno per un istante. Percosse con velocità gli ultimi metri che lo separavano da una porta che aveva imparato a conoscere bene.
-Alzati! - l'urlo di Codatorta rimbombò con prepotenza tra le alte pareti della sala da combattimento di Fonterossa. Qualche istante dopo dal suo grido il drago su cui era seduto sputò un potente getto di fuoco che velocemente raggiunse la seconda figura presente nel campo di battaglia. Bloom, impotente di fronte a quell'attacco, trovò riparo dietro a uno dei grandi massi situato a pochi passi da lei: deglutì non riuscendo a reprimere un tremolio involontario che scosse violentemente le sue membra mentre un calore insopportabile avvolse il suo corpo.
-Per oggi basta- un secondo urlo, questa volta più duro e cruento, venne accompagnato da un sospiro neanche tanto velato di Bloom che uscì dal suo nascondiglio.
-Così non va bene- sibilò Codatorta scendendo dalla groppa del drago e avvicinandosi alla rossa che provata abbassò la testa.
-Devi cercare di difenderti e non scappare- continuò l'uomo forzuto senza addolcire nemmeno per un istante il suo tono di voce.
-Ci rivediamo domani, tu cerca di riposarti- e dopo neanche un secondo la sua figura era già sparita da una delle tante porte della sala. Oramai sola la terrestre si buttò a terra distrutta stringendo con forza le vesti tra i pugni: nemmeno oggi c'era riuscita. Una smorfia amareggiata si dipinse sul suo volto osservando con sconforto le sue mani. I suoi poteri, i famosi poteri della Fiamma del Drago, sembravano aver abbandonato per sempre il suo corpo da quel giorno come se si fossero nuovamente riaddormentati. Ogni giorno si sottoponeva a tremendi allenamenti con il miglior professore di Fonterossa per cercare di risvegliarla eppure, anche in situazioni di pericolo, non aveva mostrato alcun talento magico. Inspirò affannata socchiudendo gli occhi: sapeva perfettamente quanto fosse importante per tutti che i suoi poteri si manifestassero e che ottenesse la bacchetta Mythix. Lei era l'ultima del suo popolo, non c'era altra scelta. Una piccola lacrima scivolò involontaria lungo la sua guancia mentre digrignò i denti quasi con sdegno maledicendosi per essere così inutile al gruppo. Aveva osservato più volte di allenamenti di Musa, Flora, Stella e Tecna e aveva ammirato estasiata le loro trasformazioni e tutto l'impegno che impiegavano per diventare più forti. Saladin, il nonno di Helia, le aveva suggerito di liberare la sua mente e che presto la Fiamma del Drago sarebbe ritornata ad ardere nelle sue vene, ma lei ne era sempre meno convinta.
-Ti meriti una pausa- una voce calda e dolce strappò Bloom dai suoi pensieri che curiosa alzò lo sguardo incontrando due occhi il cui colore era così simile al suo. Un sorriso sincero si dipinse involontariamente sulle sue labbra mentre accettò con gioia la mano del ragazzo che la aiutò ad alzarsi.
-Sei tornato- mormorò senza alcun imbarazzo e lasciando che il suo naso si riabituasse al suo profumo.
-Siamo appena atterrati- rispose Sky felice che finalmente il volto che tanto, troppo aveva immaginato fosse davanti a lui. L'aveva riconosciuta dal primo istante in cui l'aveva vista ricurva sul corpo martoriato del nipote di Saladin, era lei, la ragazza che tanto aveva occupato i suoi sogni. Non le aveva detto niente delle sue visioni su di lei per non spaventarla, in realtà neanche lui sapeva bene come mai fosse comparsa nei suoi sogni, ma l'aveva amata dal primo istante in cui l'aveva vista.
-Ti va di fare quattro passi con me? Ho bisogno di svagare la mente- sospirò Bloom e le sue parole risultarono quasi come una supplica. Il Principe di Eraklyon annuì e i due si incamminarono lasciando che tra loro calasse un silenzio privo di imbarazzo.
Bloom lasciò che il solo rumore dei loro passi rimbombasse per i corridoi isolati di Fonterossa, ma, senza farsi notare, lanciò alcune occhiate al suo interlocutore. Sky, il principe di uno dei mondi fatati che non vedeva l'ora di visitare, era stato forse il primo ad avvicinarsi a lei. Era sicura di non averlo mai visto prima eppure sentiva una strana emozione di familiarità ogni volta che stava con lui e non disdegnava la sua compagnia.
-In caso te lo stessi domandando no, non ho fatto alcun progresso- sibilò impaziente rompendo il silenzio tra i due.
-Bloom devi ricordarti delle parole di Saladin, i poteri della Fiamma del Drago sono dentro di te e devi solo fidarti di te stessa - mormorò serio il ragazzo interrompendo la camminata e fissando intensamente la terrestre che però non si rincuorò all'udire quelle parole.
-Io sono sicuro che presto ce la farai- continuò con sicurezza. Lui l'aveva vista risplendere nella sua trasformazione da fata ed era stata proprio lei a guidarlo nel Regno Dorato: non sapeva come, non sapeva il perché, ma lei l'aveva salvato ed ora toccava a lui aiutarla.
Bloom, all'udire quelle parole, si lasciò sfuggire un sorriso divertito che immediatamente spazzò via la sua espressione seria.
-Attenzione Principe, non ti conviene puntare troppo su di me- rispose incrociando le braccia sotto al seno e sbuffando goffamente a un ciuffo ribelle che si era riversato sul suo viso.
-Però grazie per tutto il supporto che mi stai dando- continuò prima che il biondo potesse anche solo aggiungere una parola. Lui le rispose con un sorriso sincero e gentile che fece scaldare ancora di più il cuore della rossa: si sentiva strana in sua presenza, provava un sentimento diverso da quello che sentiva in compagnia di Andy, più forte e caldo. Immediatamente si rese conto di aver paragonato un quasi perfetto sconosciuto a quello che una volta era il suo ragazzo e si maledì per permettere alla sua testa di lavorare troppo liberamente: con stizza scosse la testa come a volersi liberare di quel paragone.
-Stai bene? - le domandò Sky osservando confuso questo suo comportamento e solo in quel momento la rossa parve ricordarsi di essere ancora in sua compagnia.
- Sì, scusami, stavo solo pensando a una cosa- abbozzò roteando freneticamente le mani e celando l'imbarazzo: lui, di fronte a questo suo gesto, rise divertito e la terrestre non riuscì a non fare altrettanto.
-Bloom ti andrebbe di uscire con me sta sera?  - quella domanda uscì con una fretta estranea al giovane mentre Bloom lo fissò interdetta. Si prese alcuni secondi per osservare minuziosamente il suo volto stranamente tirato e così diverso da quello sicuro e deciso a cui era abituata.
-Non ti voglio obbligare e sarà solo una uscita tra amici- continuò lo Specialista decisamente a disagio per il tempo che si stava prendendo la rossa per rispondere.
-Mi piacerebbe molto Sky-
 
 
 
-Sfera Disco- appena Musa ebbe pronunciato quel incantesimo generò una sfera di energia a base di onde ultrasoniche che venne scagliata con forza addosso alla seconda figura che distava alcuni metri da lei. Un sorriso divertito comparì sul volto di Riven che trovò riparo dietro al suo scudo viola brillante riuscendo a parare perfettamente l'incantesimo della fata.
-Tutto qui quello che sai fare? - tuonò con strafottenza trattenendo a fatica un fiatone sempre più evidente. All'udire quelle parole la fata di Melody incaricò un sopracciglio indispettita.
-La smetti di fare lo sbruffone? - gridò con forza, ma ad un occhio ben attento risultava quasi palese il divertimento che provava nell'essere stuzzicata.
-Ora preparati e vedrai che ti farò il culo- e immediatamente socchiuse gli occhi librandosi sempre di più dal terreno. Riven sogghignò leccandosi avidamente le labbra pronto a qualsiasi cosa la fata stesse escogitando. Arrivata oramai all'altezza degli alberi della foresta che circondava Fonterossa, Musa si fermò fissando con aria di sfida il suo sfidante.
-Sicuro di voler andare ancora avanti? Puoi arrenderti se vuoi-
-Lo sai benissimo che non mi arrendo mai, soprattutto non di fronte a dalle ragazze- e questo suo sprezzante commento fu l'ultima goccia che fece traboccare il vaso.
-Mega Sound- e magicamente delle casse sonore di pure energia spuntarono a fianco al giovane Specialista che rimase interdetto: prima che potesse anche solo domandarsi qualsiasi cosa, le casse emanarono delle forti onde sonore di un verde brillante che circondarono all'istante Riven imprigionandolo in una sfera stordente. Lo Specialista sguainò la scimitarra provando inutilmente a rompere la gabbia in cui era stato imprigionato, ma un forte dolore alla spalla lo fece gemere di dolore costringendolo ad accasciarsi a terra. Questo avvenimento venne notato da Musa che immediatamente interruppe il suo incantesimo e Riven si riversò sul manto erboso tenendosi ancora la spalla.
-Stai bene? - domandò Musa cercando di non mostrarsi troppo allarmata. Sapeva perfettamente che dopo la battaglia contro Darcy il corpo di Riven aveva subito ferite che non si erano ancora perfettamente rimarginate e che la sua forma fisica non era ancora ritornata come quella di un tempo. Era proprio per questo che lui le si era rivolto: le aveva chiesto di allenarsi insieme in modo da ristabilirsi più in fretta, ma che non avrebbe dovuto farne parola con nessuno, soprattutto con Flora. La fata di Melody era stata dubbiosa sull'accettare, ma la voglia di riscatto che ardeva negli occhi profondi e scuri di Riven l'avevano convinta.
-Sto bene, non ho bisogno del tuo aiuto- digrignò Riven alzandosi a fatica da terra e appoggiandosi sulla sua arma. Una smorfia di disappunto si dipinse sul volto contratto di Musa.
-Dovremmo fermarci- mormorò.
-No, ce la posso fare- rispose di rimando lo Specialista tradendosi però dall'espressione di puro dolore che comparve sul suo viso.
-Sei patetico- sospirò Musa, stizzita, girandosi dall'altra parte.
Riven di fronte a quella provocazione non rispose, ma si limitò a mordersi il labbro con forza per cercare di distogliere il suo cervello dal dolore che stava scuotendo le sue membra.
-Io me ne vado- ma prima che Riven potesse anche solo controbattere la fata della Musica aveva già preso il volo.
 
 
Darcy percorse veloce i corridoi completamente sgombri di Alfea: l'unico suono che accompagnò il battito del suo cuore, se lo possedeva, fu il forte rumore dei suoi tacchi che rimbombarono forti e decisi. I suoi occhi, sapientemente celati dietro a quegli spigolosi occhiali da vista, si guardavano intorno pensierosi e impazienti cercando con bramosia una figura.
-Eccoti, ti ho cercato per tutta la scuola- tuonò aprendo di impeto le grosse e decorate porte che la condussero nell'ufficio della Preside. Lì vi trovò Stormy intenta a rovistare con furia nei cassetti lasciando che qualsiasi oggetto di poco interesse ricadesse a terra.
-Questa stupida Preside sapeva il fatto suo- borbottò ignorando completamente l'aria spazientita della sorella e facendo luccicare gli occhi all'ennesimo gioiello o artefatto trovato.
-Smettila sciocca! - la sua voce rimbombò con forza in quella stanza oramai totalmente a soqquadro lasciando sbigottita l'altra strega: Darcy era da sempre la più pacata tra le due, dotata di un fascino subdolo che sapeva perfettamente sfruttare a suo favore.
-Possibile che con quella testolina che ti ritrovi tu non riesca a capire la gravità della situazione in cui ci troviamo? - tuonò incaricando le sopracciglia e permettendo ai suoi occhi felini di fare trapelare l'odio che aleggiava nel suo cuore. Stormy stranamente però non fece caso all'insulto della sorella preferendo abbandonare il bordo della scrivania per dirigersi verso la grossa vetrata dell'ufficio. Il suo sguardo, folle e carico di rabbia, scrutò per alcuni secondi il cortile vuoto e desolato mentre istericamente continuava a battere il piede a terra. Poi, con uno scatto, si portò il braccio alle labbra iniziando a succhiare con avidità il sangue che fuoriusciva da una terribile e grossa ferita che faceva fatica a guarire.
-Stupidi pidocchi! La prossima volta che li incontrerò li schiaccerò come scarafaggi- tuonò pregustando mentalmente i corpi martoriati e privi di vita di quelle fate che avevano osato, neanche due mesi prima, sfidarla.
-Se hai finito di vaneggiare dovresti seguirmi, ci ha chiesto di incontrarlo- parlò Darcy alzando gli occhi al cielo prima di lasciare sola la sorella.
 
 
 
Flora inspirò con decisione lasciando che il suo petto di alzasse e abbassasse con regolarità e calma. Davanti a lei vi era lo stesso spettacolo che la aspettava da mesi: il polline di Lanusia era inutilmente disperso su una pianta secca e appassita e a nulla erano valsi gli incantesimi emanati dalle sue mani ambrate. La vita non era più ritornata a risplendere nelle sue foglie e Flora era sicura che mai l'avrebbe fatto.
Espirò: era stanca, stanca di fallire eppure era successo di nuovo. Stravolta lasciò che la sua testa ricadesse tra le mani permettendo ai suoi lunghi capelli di celare il suo viso stanco e velato di malinconia. Le parole di Gargantua risuonarono nella sua mente creando un orrendo contrasto con le immagini dei fallimenti che aveva collezionato in quei due mesi. Ci aveva provato con tutta sé stessa, ma la sua magia non era bastata, lei non era bastata. Sconfitta si alzò dal pavimento della serra lasciando che i suoi occhi color giada vagassero per poi soffermarsi sullo scrigno che conteneva la Stella d'Acqua affidatole dal Preside Saladin. Aisha era lì dentro, percepiva chiaramente la sua forte energia. In cuor suo sperava con tutta sé stessa che nessuno stesse facendo troppo affidamento su di lei: sapeva di star deludendo il Preside Saladin e Aisha... Chi altro sarebbe riuscita a deludere?
Amareggiata si alzò abbandonando la stanza e iniziando a vagare, senza meta, per i corridoi che considerava ancora troppo poco familiari. Le sue gambe, snelle e abbronzate, si susseguirono velocemente mentre il suo sguardo rimase fisso a terra come se si vergognasse di camminare a testa alta. I suoi occhi iniziarono a pizzicare con insistenza mentre Flora si domandò se mai sarebbe riuscita a liberarsi di quel senso di inutilità e colpa che da sempre l’attanagliava: ancora non riusciva a perdonarsi per non aver partecipato allo scontro e aver lasciato che Valtor si impossessasse di Alfea. Il viso ambrato della giovane si incupì al ricordo della Preside a cui si era profondamente legata: Faragonda aveva sempre creduto in lei e nei suoi poteri e mai come in quel momento si chiedeva se non si fosse sbagliata, se Gargantua, Daphne e Faragonda non avesse visto in lei qualcosa che in realtà non c’era. Quelle tre figure le avevano donato per pochi secondi una possibilità di valere qualcosa troppo forte per un’anima come la sua, abituata all’insicurezza.
Da quando aveva conosciuto la ragazze aveva sperato di potersi liberare della Flora da Linphea, di non provare più quel sentimento di solitudine con cui era stata abituata a convivere a causa della sua timidezza eppure mai come in quei due mesi si era sentita distante da loro rinchiusa in una bolla di debolezze e insicurezza.
Uno sghembo sorriso si impossessò delle sue labbra carnose e finalmente la fata si rese conto di aver percorso quasi mezza scuola: i suoi lunghi capelli vennero debolmente sollevati da una leggera brezza serale accarezzando dolcemente le sue guance ambrate. Flora inspirò con calma beandosi della energia positiva che la natura intorno a lei le regalava ristorandola. Si sentì immediatamente meglio.
-Si può sapere dove ti eri imboscata? – la voce leggermente scocciata di Stella rubò la scena spazzando via il silenzio serale. La bionda con eleganza si avvicinò alla esile figura della ambrata mantenendo le braccia tese lungo i fianchi come a voler far capire anche dal suo linguaggio del corpo quanto fosse spazientita e preoccupata per l’assenza dell’amica. Flora non si girò, ma socchiuse leggermente gli occhi che iniziarono a pizzicarle sempre con più insistenza.
-Ho chiesto anche a quel borioso di Riven, ma neanche lui sapeva dove fossi- continuò diretta e spumeggiante come era lei dopotutto. Stella era così, un sole che riusciva a riscaldare con la sua spontaneità e spavalderia qualsiasi animo, anche quelli più bui: per molti anni molti si erano soffermati solo sulla sua corazza giudicandola solo dalle apparenze, ma Flora era diversa. La fata di Linphea l’aveva accolta capendo la sua solitudine e amandola in silenzio, senza mai richiedere qualcosa in cambio alla principessa. Senza dubbio Stella era stata la prima persona che l’ambrata aveva potuto chiamare amica e avrebbe donato la vita per lei, ne era certa.
Perché non poteva essere anche lei come Stella? Coraggiosa, potente e regale, qualità che mai le erano appartenute.
Flora scosse la testa con decisione sentendosi avvampare: era forse invidia quella che provava nei confronti della bionda? No, un animo puro come quello della fata di Linphea non poteva provare un sentimento oscuro come quello. Erano ammirazione e gratitudine per esserle stata donata la possibilità di far parte della vita della Principessa di Solaria. E ora Flora stava deludendo anche lei, lei che l’aveva spronata anche nei momenti più bui e che l’aveva amata, con un amore vero e puro, in silenzio, senza mai rivelarne niente e sicura che non l’avrebbe mai fatto.
-Flora? – mormorò questa volta con meno decisione la fata del Sole e della Luna oramai a pochi passi dalla sua interlocutrice osservando le sue spalle ambrate e scoperte. Flora deglutì a fatica oramai troppo stanca per reprimere ulteriormente le lacrime che, cariche di sconforto e sofferenza, scivolarono veloci sulle sue guance.
Due braccia candide la avvolsero senza preavviso da dietro e la fata della Natura venne circondata da un profumo che conosceva troppo bene. Il volto di Stella si appoggiò delicatamente sulla sua spalla lasciando che i capelli castani le solleticassero il viso, ma beandosi internamente di quel contatto.
-Non piangere- le sussurrò dolcemente aumentando la presa attorno al corpo dell’amica come avesse paura che le sfuggisse da un momento all’altro, ma oramai le lacrime sembravano aver preso il sopravvento sul suo animo debilitato. Stella, dal canto suo, la sentiva sempre più sprofondare in un pozzo di insicurezze e paura e, per una seconda volta, ebbe paura di perderla. Sarebbe riuscita lei, da sola, a sorreggere il suo fragile animo? Lei che aveva pilotato la sua vita come fosse in un gioco fregandosene delle regole e preferendo le scorciatoie anziché le vie più lunghe che dimostrassero il proprio valore.
-Ehi, non vi starete abbracciando senza di noi? – borbottò una voce melodiosa poco distante da loro venendo accompagnata da una camminata ciondolante e da due codini blu come la notte.
-Secondo i miei calcoli gli abbraccia aumentano dello 0,9% l’umore- le fece eco un’altra voce, questa volta decisamente più robotica e neutra. Stella inarcò divertita un sopracciglio.
-Dovreste saperlo molto bene tu e Timmy- cinguettò scostando con malizia i capelli dietro la schiena: un colore paonazzo e innaturale prese possesso del pallido incarnato della fata di Zenith che, colta alla sprovvista, lasciò che numerosi numeri proiettati dal suo palmare scorressero ignorati davanti ai suoi occhi.
-E tu dopo Riven non hai ancora trovato un’altra vittima sacrificabile? – si intromise Musa e Stella sorrise divertita.
-Ragazze? – le interruppe timidamente Flora.
-Grazie- aggiunse semplicemente mentre i suoi occhi arrossati dal pianto brillarono con il riflesso della Luna. Stella provò ad aprire bocca per rispondere a quella parola così genuina e sincera, ma venne bloccata da Musa che le fece cenno di non aggiungere altro.
-Mi sbaglio o ci dovete un abbraccio? -
E in quel preciso istante Flora si rese conto di poter finalmente condividere le sue insicurezze e paure con qualcuno mentre Stella capì che non era sola e che insieme erano molto più forti di quanto riuscissero a immaginare.
 
 
 
 
-Grazie mille Codatorta, ora vai pure- il professore più talentuoso di Fonterossa, all’udire quelle parole, mimò un inchino per poi uscire, in fretta come era arrivato, dall’Ufficio. Saladin rimase immobile e fermo fino a quando non percepì chiaramente i passi dell’uomo allontanarsi lungo il corridoio. Poi, quasi con liberazione, si lasciò andare a un grosso sospiro. Senza lasciare altro tempo alla sua testa di pensare scrisse alcune righe su un foglio per poi riporlo, come era solito fare da due mesi, su una grossa pila. Appena ebbe finito di redare il resoconto di una ennesima giornata, si alzò in piedi dirigendosi verso la grossa vetrata di Fonterossa. Purtroppo niente sembrava star andando come sperato: Bloom non stava facendo alcun progresso nel risveglio dei suoi poteri e Saladin non aveva alcuna idea su come aiutarla. Si maledì mentalmente sapendo perfettamente che quella giovane ragazza si stava impegnando con tutta sé stessa, ma il problema era lui, lui che non sapeva come aiutarla, lui che in quel momento avrebbe dovuto trovarsi al posto di Faragonda. Sicuramente la sua amica di vecchia data avrebbe aiutato la terrestre a sprigionare tutto il potere, sicuramente sarebbe riuscita a spronare Flora per farle capire ciò che aveva sempre visto in lei. Eppure la realtà era ben diversa e il Preside di Fonterossa sentiva che quei due mesi trascorsi da quella terribile battaglia non avevano portato a passi in avanti.
Saladin serrò le labbra con decisione aggrappandosi con tutte le sue forze al bastone da cui mai si separava. Avrebbe mentito a sé stesso se non avesse ammesso che vi era un altro pensiero che turbava rovinosamente la sua mente.
Con delusione lasciò che i suoi occhi vecchi e stanchi vagassero lungo la sua scuola che non riportava alcun segno della disgrazia da poco avvenuta. Attentamente osservò la cupola bianca e splendente che lui stesso aveva creato con il fine di proteggere la scuola, la stessa scuola a cui aveva dedicato praticamente la sua vita e che significava tutto per lui insieme a... beh, non sapeva se il suo vecchio cuore avrebbe retto al riudire il nome di suo nipote venire pronunciato dalle sue labbra. Ancora possedeva i vividi ricordi di quando lo aveva visto riverso a terra, completamente dilaniato e ricoperto di sangue, e per un istante aveva perso la sua caratteristica pacatezza buttandosi al suo capezzale, osservando disperato la vita abbandonare le sue membra.
Un sorriso sghembo si dipinse sul suo viso contornato da rughe: se ci fosse stata anche Faragonda gli avrebbe detto che non aveva niente da rimproverarsi perché Helia significava tutto per lui e la disperazione e il dolore, che non volevano abbandonare il suo cuore, avevano senso ad esistere. Gli avrebbe ricordato che suo nipote aveva deciso di sacrificare la sua stessa vita per difendere Bloom, per tenere fede ai precetti che suo nonno gli aveva insegnato e che doveva provare orgoglio. Ma questi sciocchi ragionamenti non avevano alcun senso, Saladin si era ritrovato davanti a una scelta e, sacrificando le due Presidi, aveva portato via i ragazzi. Sapeva di aver compiuto la scelta più giusta, ma il rimorso si stava facendo sempre più strada nel suo cuore scavando profondi solchi che mai sarebbe stati nuovamente riempiti. Si sentiva in colpa per aver fallito come Preside, come amico e come nonno.
Forse, e per un attimo l’anziano mago si estraniò dal mondo, si stava facendo sempre più vicino il momento di lasciare quel mondo a cui sentiva di non appartenere più.
 
 
 
Note
Sinceramente speravo di non dovermi più ritrovare a scrivere una nota del genere dove esprimo, nuovamente, il mio rammarico per aver abbandonato questo storia per un’altra volta (sperando, manon avendo la certezza che sia l’ultima volta). Sicuramente la mancanza di idee non ha aiutato e ancora oggi ho profondi dubbi su come possa io far finire questa storia, ma voglio finirla a tutti i costi. Detto questo mi scuso ulteriormente per il mio stile di scrittura che ogni volta trovo cambiato e per un capitolo che davvero mi ha messo a dura prova. Si tratta di un capitolo decisamente diverso dai precedenti perché ho voluto concentrarmi maggiormente sui sentimenti dei nostri protagonisti, ma state sicuri che dal prossimo la trama andrà decisamente avanti. In più ho trovato quasi doveroso inserire un piccolo momento tra le nostre protagoniste, spero vi sia piaciuto.
Spero di poter concludere il prossimo capitolo il prima possibile, ma penso che ciò non avverrà (ma la speranza è l’ultima a morire).
Grazie a chi segue ancora questa vecchia, vecchissima storia e non vedo l’ora di mettere la parola fine. Fatemi sapere cosa ne pensate e ci vediamo ( spero presto) al prossimo capitolo.
Un bacio
FalbaLove

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Capitolo 21
*** Flora e Bloom ***


-Niente- esclamò Tecna allontanando con stizza il palmare e permettendo alla sua postura rigida di allentarsi per un secondo. Timmy aggrottò le sopracciglia sorpreso da quel commento così aspro e, deglutendo a fatica, scostò l’attenzione dal computer su cui stava lavorando alla sua fidanzata. Tecna, esausta, si portò le mani alle meningi cercando di reprimere il forte dolore alla testa che stava sempre più minando la sua lucidità.
-Ho rifatto i calcoli, ma nuovamente non sono giunta ad alcuna notizia positiva. Purtroppo, lo scudo magico di Valtor attualmente risulterebbe impenetrabile ai nostri poteri- sospirò serrando con decisione le labbra sottili. Lo Specialista si passò le mani tra i folti capelli lasciando trapelare la sofferenza che provava nel vedere la sua fidanzata in quelle condizioni. Era chiaro che Tecna non si era ancora arresa alla scomparsa della Preside di Alfea e, se vi fosse stato anche solo lo 0,01 % di certezza di salvarla, si sarebbe diretta immediatamente alla loro vecchia scuola. Faragonda per lei, e per le altre tre fate, aveva rappresentato la possibilità di salvezza e ora parevano brancolare nel buio consapevoli che avrebbero dovuto contare unicamente sulle loro forze.
Un debole sorriso si dipinse sul volto del giovane osservando la finta aria di indifferenza, che la ragazza di Zenith era solita indossare in pubblico, venir spazzata via in un istante da un sentimento così umano come il dolore. Era incantevole, di una bellezza non comune che a lui toglieva il fiato, ancora di più quando si mostrava così umana. Ma Timmy la amava per quello che era, sopportando in silenzio la sua freddezza e facendo ogni giorno tesoro di quei radi gesti di affetto che lei gli dimostrava senza alcun imbarazzo. Si sentiva lui quello fortunato ad averla nella sua vita senza sapere che questi pensieri erano pienamente condivisi dalla fata della Tecnologia.
-Forse non hai considerato qualche variabile- abbozzò rivolgendole un tenero sguardo che però non venne calcolato minimamente dalla sua interlocutrice che, all’udire quelle parole, alzò un sopracciglio irritata.
-Io non sbaglio mai Timmy- sibilò lasciando che le sue labbra sottili si muovessero disordinate pronunciando quelle parole così cattive. Il ragazzo rimase di stucco, ma non lo diede a vedere. Si limitò quindi ad alzarsi avvicinandosi a lei e porgendole dolcemente una mano tremante. Tecna, di fronte a quel gesto così buono, si sentì un verme per avergli risposto in quel modo. Timmy era un’anima buona, pura come quella di Flora e lei con la sua freddezza spesso non si rendeva conto di ferirlo apertamente.
Deglutì a fatica accettando la mano del suo fidanzato e stringendola con forza: lasciò che le loro mani intrecciate in un gesto così poco logico dimostrassero tutto il suo pentimento.
-Scusami- mormorò decisa, ma il tremolio della sua voce la tradì. Lui abbozzò un timido sorriso di fronte alla stretta di lei che non accennava a diminuire, di fronte a quel gesto così intimo che ancora gli faceva provare le farfalle nello stomaco. Mai come in quel momento Timmy si sentì così fortunato.
-Ho esagerato- continuò la ragazza senza mostrare questa volta alcun tentennamento. Tecna non sapeva cosa volesse dire amare, ma stava facendo di tutto per impararlo al di là dei numeri e dei circuiti che da sempre avevano accompagnato la sua vita. Poi, lasciando un senso di vuoto nell’animo dello Specialista, lasciò che le loro mani si separassero.
-Ora devo andare, mi aspetta Codatorta- disse iniziando ordinatamente a mettere a posto il tavolo su cui erano stati abbandonati calcoli e dispositivi elettronici come volesse, anche solo in parte, mettere a posto i pensieri del suo cervello. Quello che però le sfuggì fu una strana determinazione che trapelò dagli occhi di Timmy. Era quello il momento giusto? Timmy non lo sapeva, sentiva solo che doveva, o per meglio dire voleva, esprimere quel sentimento così caldo e avvolgente che aleggiava nel suo cuore.
-T-tecna- sibilò percependo il suo battito cardiaco aumentare di frequenza. Lei si fermò per un momento lasciando che il suo sguardo azzurro e limpido si soffermasse su di lui e regalandogli così implicitamente la sollecitazione di andare avanti.
-I-io ti... – ma la gola del più intelligente tra gli specialisti iniziò pericolosamente a bruciare e il coraggio, faticosamente raggruppato, sparì all’istante. Aveva paura che non fosse ancora il momento giusto, di rovinare tutto.
Lei inarcò dubbiosa un sopracciglio, ma il battito insistente del suo piede mostrò palesemente l’impazienza che scuoteva la sua mente.
-Ti volevo dire che proverò a rifare la casistica- sibilò deluso, ma cercando di non mostrarlo. Tecna gli sorrise dolcemente regalandogli uno svelto bacio sulla guancia.
-Ci vediamo più tardi- concluse uscendo di corsa dalla stanza e senza udire un sospiro di sconforto sprigionarsi dietro di lei.
Deluso lo Specialista si lasciò andare sulla poltrona permettendo ai suoi occhiali di ricadergli sul naso. Sapeva di aver perso una occasione importante e, conoscendo la sua timidezza, si domandò istintivamente se mai ci sarebbe riuscito.
Intorpidito dalla stanchezza afferrò il portatile tra le mani, spegnendolo e permettendo così anche al suo cervello di fare lo stesso. Era stanco, stanco delle paranoie e dei dubbi che attanagliavano senza sosta la sua mente. Sospirò nuovamente pensando che era meglio se ritornava nella sua stanza. Non ebbe neanche il tempo di rialzarsi che udì un lieve bussare alla porta e successivamente una magra figura fece capolinea.
-Tecna?- domandò Flora lasciando che i suoi occhi color giada si abituassero alla forte luce di quella stanza, ma si ammutolì osservando che invece vi era un’altra figura.
Timmy, notando la nuova arrivata, si grattò nervosamente la testa percependo chiaramente le sue mani iniziare a tremare.
-Oh, ciao Timmy- sospirò la fata di Linphea lasciandosi sfuggire un sorriso sincero dalle labbra e immediatamente lo Specialista si rese conto di essere stato uno sciocco nel sentirsi a disagio in presenza di una figura pura come quella della fata della Natura.
-Tecna è uscita due minuti fa per l’allenamento con Codatorta- bofonchiò sentendosi avvampare di fronte allo sguardo timido, ma fisso che l’ambrata gli stava riservando.
-Ah ok, grazie- mormorò grata la fata indugiando però dall’uscire. Il suo sguardo attento scivolò veloce sul volto turbato del suo interlocutore: nonostante Timmy avesse provato a mantenersi il più neutrale possibile, Flora possedeva un dono naturale in grado di leggere nelle persone.
-C’è per caso qualcosa che ti turba, Timmy? – sospirò non realmente convinta di star facendo la cosa più giusta, dopotutto non sapeva neanche lei se il suo rapporto con lo Specialista poteva definirsi di amicizia, ma lei ci sperava. Un sorriso timido comparve sul volto sempre più deluso del ragazzo.
-I-io - balbettò completamente in pallone avendo paura di sentirsi uno stupido a confessare i suoi più intimi pensieri. Flora parve intuire ciò e si avvicinò con sicurezza a lui incrociando i loro sguardi. Poi si limitò a sorridergli dolcemente e ciò contribuì a distruggere qualsiasi remora nello Specialista.
-I-io- sussurrò nuovamente, ma poi si decise a fare un grosso respiro.
-Io penso di amarla- mormorò con una insolita decisione. Flora sorpresa non riuscì a celare questo suo sentimento dal volto che poi si sciolse in una espressione di viva dolcezza di fronte all’imbarazzo e alla paura di Timmy per un sentimento così puro. Provò immediatamente gioia e felicità che la sua amica Tecna si fosse accorta di che ragazzo fantastico fosse Timmy.
-Tu glielo hai detto? – Timmy, deluso, scosse la testa.
-Ci ho provato, ma lo sai com’è fatta, ho timore di spaventarla- la mano di Flora si mosse veloce su quella del suo interlocutore.
-Timmy non devi avere paura, vi ho osservato attentamente in questi due mesi e l’amore che c’è tra di voi è lampante. Lo so che il rapporto che vi lega non è convenzionale, ma voi per primi non lo siete- la sincerità della fata di Linphea riscaldò piacevolmente il cuore di Timmy regalandogli una nuova linfa.
-Grazie- sospirò sincero abbozzando un sorriso. Flora ricambiò questo suo gesto prima di alzarsi e dirigersi verso l’uscita.
-Flora? – il suo nome sussurrato dal ragazzo interruppe però la sua camminata.
-S-sei una grande f-fata, ma entrambi d-dovremmo imparare a credere di p-più in noi stessi- e questa volta toccò alla ambrata trovarsi sorpresa.
 
 
 
Bloom si guardò per l’ennesima volta con agitazione allo specchio della piccola stanzetta che le era stata offerta nella scuola di Fonterossa: curvò le labbra in una smorfia blanda osservando i capelli completamente disordinati e che non avevano intenzione di essere domati. Arresasi lasciò che il suo corpo ricadesse sul piccolo lettino: perché si sentiva così agitata?
Goffamente si rigirò sul materasso alla ricerca di una posizione che le risultasse abbastanza comoda: stava per fare una semplice uscita con Sky. Da amici, ci tenne precisare.
Eppure, un accennato sorriso sembrava non voler abbandonare gli angoli della sua bocca regalandole una sensazione che era sicura di non sentire da tempo. Arricciò il naso e socchiuse leggermente gli occhi: era decisa a lasciare tutti le sue preoccupazioni in quella stanza per godersi al massimo un semplice picnic nel bosco limitrofo alla scuola. Si sarebbe distratta, sicuramente le avrebbe fatto bene.
Un raggio dai toni aranciati colpì in pieno il suo volto ricordandole che avrebbe fatto meglio ad incamminarsi
 


Valtor osservò con ribrezzo il suo riflesso analizzando attentamente ogni singolo lembo della sua pelle del viso e provando rabbia, pura, cieca. Quello non era lui, non poteva essere lui. Lo stregone non riusciva a capacitarsi di essere oramai un mostro e tutto ciò per colpa di una ragazzina: sentiva ancora vivida sulla sua pelle la sensazione di calore rivoltante circondarlo e bruciarlo dentro e fuori.
Con un grido pieno di ira scaraventò a terra il piccolo specchio osservando compiaciuto le schegge di vetro riversarsi a terra. Valtor affondò con soddisfazione i denti nel labbro inferiore come se percepisse il dolore che quell’oggetto inanimato aveva provato. Una scintilla di pura follia illuminò i suoi occhi deformi facendolo rabbrividire di pura lussuria.
-Entrate- non attese che le due streghe bussassero, bastavano le loro auree di magia nera deboli e insignificanti a infastidirlo.
Stormy assecondò la richiesta dell’uomo rabbrividendo una volta che si trovò al suo cospetto: i suoi occhi velati di insania ebbero quasi paura di soffermarsi sul loro padrone e percepì chiaramente un senso di nausea attanagliare il suo stomaco. Darcy, per sua fortuna, represse qualsiasi espressione dal volto rifugiandosi dietro ai suoi occhiali appuntiti. 
-Ci avevi fatto chiamare?- sibilò l’illusionista con tono calmo e sensuale, ma che non scalfì minimamente lo stregone. Quello non parlò limitandosi a socchiudere gli occhi: era stato lo stesso potere con cui era stato forgiato a ridurlo così, ma l’aveva percepito molto più elevato di quanto ricordasse. Si leccò avidamente le labbra al pensiero di quando quella minuscola fiammella era entrata dentro di lui, quando le sue vene avevano iniziato a bruciare sotto la pelle, quando una energia nuova aveva animato le sue membra. Doveva essere sua la Fiamma del Drago, desiderava risentire quelle emozioni riscaldare un corpo che percepiva sempre più freddo e debole, ma non avrebbe potuto farlo da solo. Era giunto il momento.
-Siete deboli come scarafaggi- mormorò con rabbia e frustrazione.
-E io non ho bisogno di scarafaggi- continuò. Le due streghe strinsero con forza le mascelle.
-Non siamo state noi a venire da te- disse seria Darcy afferrando con forza la sorella per il polso: la pazzia e l’imprevedibilità di Stormy avrebbero potuto farle commettere gesti che sarebbero costati cari ad entrambi. Nonostante la pelle ustionata dell’uomo e il suo volto sfigurato, l’energia che scorreva dentro di lui era ancora scura e potente.
-Avete ragione- commentò mentre un sorriso sadico si dipinse sulle sue labbra deformate. La sua bellezza gli era stata miseramente strappata dall’ultima lurida figlia di Orion e Marion, ora niente gli rimaneva se non voglia di uccidere e fare suo, per sempre, quell’insulso universo. E ci sarebbe riuscito, a qualsiasi costo.
-E voi mi avete servito per quanto i vostri poteri da streghe vi permettessero. Ora è giunto il momento di ricompensarvi - e senza preavviso, con uno scatto felino, si avvicinò alle due afferrando con forza i loro polsi. Le sue dita scivolarono veloci sulla loro pelle lattiginosa stringendole in una morsa forte che fece emettere un gemito di dolore ad entrambe.
-Cosa stai facendo?- urlò Stormy mentre un dolore lancinante si originò dal suo braccio e le sue vene iniziarono a bruciare sotto la pelle.
-State ferme- sibilò però le stregone aumentando ancora di più quel contatto fino a percepire le loro ossa scricchiolare sotto il suo tocco. Intuiva dalle loro urla che il processo era già iniziato e quasi le invidiò volendo provare lui, nuovamente per la prima volta, quella pena. Darcy aprì le labbra in smorfia provando a fare uscire qualunque cosa che non fosse un mugugno di dolore, ma non ci riuscì: qualcosa si stava facendo strada dentro di lei bruciando i suoi organi, un fuoco interno che le toglieva il respiro.
Poi, improvvisamente, Valtor scostò le mani dalle ragazze che caddero a terra contorcendosi ancora dalla sofferenza. Lui, però, non ci badò e si allontanò da loro percorrendo con calma i bordi della stanza.
-Cosa ci hai fatto?- sibilò Darcy. Non voleva darlo a vedere, ma aveva paura.
-Ve l’avevo detto che io non sono solito a lavorare con gente debole come voi- rispose lui schifato fisandole solo per un istante.
-Ci hai ucciso, lurido porco!- tuonò Stormy mentre il suo sguardo si riempì di elettricità. All'istante il volto dello stregone cambiò e il sadismo lasciò spazio alla rabbia.
-Se avessi voluto, l’avrei fatto molto prima- urlò avvicinandosi velocemente alla ragazza che, impaurita, provò a indietreggiare strisciando, ma fu tutto inutile.
-Strisci come un verme- sibilò divertito Valtor oramai in piedi davanti a lei. Stromy rabbrividì deglutendo a fatica mentre il piede dell’uomo calpestò con forza le sue dita lunghe e affusolate. La strega iniziò a gridare con tutta la forza che le rimaneva in corpo, ma questo sembrò divertire ancora di più lo stregone.
-Lasciami!- protestò la sorella minore percependo le ossa rompersi sotto al peso dell’uomo che però rise di gusto. Darcy iniziò a mugugnare sentendosi impotente e priva di forze.
-Lasciami!- gridò con ancora più vigore la strega della Tempesta contorcendosi, ma nuovamente venne ignorata.
-Ora basta!- l’urlo di Darcy riecheggiò per tutta la stanza e Valtor se la ritrovò in piedi, a pochi metri da lui, ma non si scompose anzi sorrise soddisfatto. La strega delle Illusioni accennò un passo debole e instabile mentre una energia oscura e potente la circondò facendo rispendere la sua pelle come fosse il chiaro di Luna.
-Lasciala andare- continuò la ragazza dai lunghi capelli mori mentre una strana sensazione rinvigorì le sue membra provate regalandole un potere nuovo, oscuro che la fece tremare di eccitazione. Valtor assecondò l’ordine della ragazza e, con un calcio vigoroso, allontanò la sua vittima da lui. Il corpo di Stormy atterrò sul pavimento freddo esamine e gli occhi felini dell’incantatrice si rabbuiarono all’istante.
-Sta bene- le mormorò seducente l’uomo facendo passare con delicatezza il suo dito sulle labbra scure e pittate di Darcy che non parlò troppo turbata dal corpo della sorella, ma qualcosa cambiò: le membra della strega della Tempesta iniziarono a essere pervase da spasmi elettrici che la fecero rantolare a terra.
-Ve l’avevo detto che vi meritavate un regalo- continuò lo stregone con tono lussurioso e facendo scorrere la sua mano sul collo diafano della giovane. Lo strinse con una innata delicatezza mente con avidità percorse ogni centimetro del suo corpo con lo sguardo. Ora che sentiva il potere oscuro crescere dentro di loro, ora che percepiva la piccola fiammella del Drago bruciare, anche se minimamente, dentro i loro corpi provava un desiderio irrefrenabile di farle sue.
-Ma i doni per voi non sono ancora finiti: vi avevo promesso di dirvi la verità sul vostro passato e ora è giunto il momento-
 
 
Il corpo di Helia giaceva inerme sul letto dell’infermeria: lo sguardo di Flora percorse veloce la sua figura come se avesse paura, soffermandosi troppo, di non riuscire a sopportare il dolore. Inspirò con decisione mordendosi le labbra carnose mentre il loro primo incontro era ancora vivido nella sua mente. Lentamente gli si avvicinò sedendosi sulla seggiola accanto al letto come aveva fatto, spesso, in quei due mesi. Si era domandata molte volte se lui si ricordasse di lei: ricordava ancora perfettamente quella notte in cui tutto era iniziato. La Bella di Notte non aveva abbandonato i suoi pensieri come il ricordo di quel bacio casto, quasi sfiorato, che lui le aveva regalato sulla guancia.
Dolcemente fece scivolare le sue dita ambrate tra quelle inerti del nipote di Saladin e iniziò ad accarezzargli dolcemente il volto. Era esattamente come se lo ricordava, ogni singola parte del suo corpo era rimasta impressa nella sua mente insieme al sentimento di imbarazzo, ma curiosità che aveva accompagnato la prima volta che i loro sguardi si erano incontrati. Si era spessa chiesta che fine avesse fatto quell’avventuriero incontrato nel mezzo della notte e ora, che sapeva tutto di lui, si era quasi rammaricata di non aver sentito la sua storia provenire dalle sue labbra. Arrossì all’istante come se si vergognasse di farsi così tante storie su una persona che a mala pena conosceva, ma Flora era sicura, anzi certa, che nel suo cuore, quasi magicamente, era impresso il suo nome.
-Helia- bisbigliò muovendo quasi impercettibilmente le labbra carnose e quel nome le fece scaturire un dolce e accennato sorriso sul volto.
Lo amava? In realtà se l’era chiesto spesso dandosi mentalmente della stupida per provare un sentimento così forte per un ragazzo che, a mala pena, aveva visto una volta. Probabilmente lui si era dimenticato di lei, dopotutto lei era solo una timida ragazza a cui spesso la gente non badava, ma questo non le importava. Eppure, un altro pensiero, più buio e insistente, non voleva abbandonare la sua mente. Cosa provava lei per Riven, il ragazzo che per lei era cambiato, il ragazzo che le aveva fatto capire cosa volesse dire amare veramente qualcuno mostrandosi a nudo con i propri difetti e pregi. Flora non era più certa di cosa provasse, ma il sentimento che lo legava a Riven era forte e se non era amore ci si avvicinava molto. Bastava? Come poteva una persona che non aveva mai saputo cosa fosse l’amore vero capire i propri sentimenti? L’unica cosa di cui era certa era che non voleva perderli, nessuno dei due.
Scostò il suo sguardo dalla figura dell’ex specialista alzandosi con impazienza dalla sedia e lasciando che i suoi occhi color giada si perdessero tra i raggi aranciati del sole che, sempre di più, stava calando dietro le montagne di Magix. Flora aveva sempre adorato guardare il tramonto a Linphea, ma ora quel momento, l’istante esatto tra la luce e l’oscurità, sembrava turbare il suo pacato animo.
All’improvviso la porta si aprì quasi con irruenza scatenando un urletto di spavento nell’ambrata. Due occhi azzurri e limpidi si mossero veloci sulla figura del giovane pittore per poi passare, sorpresi, ma neanche troppo, sulla figura ambrata della fata.
-Oh, ciao Flora- sospirò sorridendo allegramente Bloom. La ragazza ricambiò questo suo gesto: quella ragazza emanava uno strano calore che riusciva a riscaldarla in ogni istante.
-Disturbo?- sospirò la rossa cordialmente e Flora non poté non notare che fosse leggermente diversa quella sera con i capelli decisamente più ordinati e un abito semplice, ma azzurro come i suoi occhi. La trovò incantevole, di una bellezza forse ricercata per via dei colori inusuali che componevano la sua figura, ma era certa che, almeno per quel giorno, non vi era traccia della permanente tristezza che aleggiava nel suo sguardo.
-No, tranquilla- mormorò di risposta mentre l’altra si sedette sulla sedia.
-Stavo per andare via- concluse fissando, per un’ultima volta, l’ultimo raggio di sole scomparire da dietro le montagne e provando un sentimento implausibile di malinconia. Percorse velocemente la distanza che la separava dalla porta senza staccare lo sguardo da terra, come imbarazzata di fronte a una ragazza che ancora non era riuscita a conoscere. Quello di Bloom invece non si staccò dalla sua alta e snella figura mentre le labbra si strinsero in una smorfia concentrata.
-Flora posso parlarti?-domandò prima che la mano ambrata si posasse sulla maniglia. Flora la guardò sorpresa, ma annuì con gentilezza.
-Lo so che non siamo amiche e che Helia non approverebbe, ma volevo dirti che lui non ti ha mai dimentica- il volto della fata di Linphea si mosse veloce in una espressione sorpresa di fronte a quelle parole.
-Helia ti dipingeva in ogni suo quadro, il tuo volto occupava ogni suo pensiero e sono contenta che ti abbia ritrovato- parlò incurvando gli angoli della labbra in una espressione di pura felicità nel ricordo, sempre più lontano, di quello che era il suo migliore amico.
-Dipingeva me?- sussurrò Flora percependo la sua voce venirle meno.
-Sì, Helia è un grande artista. Non lo sapevi?- le rispose la rossa e la fata scosse la testa impercettibilmente. Ma allora lui non si era dimenticato di lei. Un sorriso tenero e dolce si originò sul suo viso percependo gli occhi farsi sempre più lucidi.
-Voleva ritrovarti e sono contenta che, alla fine, ci sia riuscito. Devo ammettere che però sei molto più bella dal vivo e ora riesco a capire come mai vi siate innamorati al primo sguardo- e immediatamente l’ambrato di Flora lasciò spazio a un colore rossastro che occupò le sue guance facendole risaltare il verde degli occhi. Bloom, resasi conto di aver parlato forse troppo, si morse la lingua maledicendosi per aver detto più del necessario. Non conosceva bene Flora eppure la sua timidezza era lampante dal primo istante.
-Scusami, a volte parlo troppo- bofonchiò lasciandosi sfuggire una risatina carica di tensione. Flora scosse la testa mentre una espressione materna ritornò a farsi spazio sul suo volto.
-Sono contenta che abbia incontrato una amica come te- sibilò sincera lasciando, finalmente, che i loro sguardi, che avevano vissuto vite completamente diverse, si incrociassero forse per la prima volta noncuranti che in un’altra vita si era già legati da tempo.
-E spero vivamente che da oggi in poi tu possa considerarmi una tua amica, dopotutto tra fate bisogna sempre aiutarsi- e quelle parole lasciarono di stucco Bloom mentre i suoi occhi si riempirono di lacrime: più parlava con lei più capiva come mai l’animo buono e pacifico di Helia si fosse legato così fortemente a quello della ambrata. Erano fate, anche lei era una fata, doveva ricordarselo.
-Ne sarei onorata- rispose con sincerità. Flora le rivolse un ultimo sorriso prima di aprire con delicatezza la porta, ma, nuovamente, le parole della rossa la interruppero.
-Lui credeva in te, Flora- disse decisa senza fissarla, ma lasciando che le sue mani svelte si posassero sui capelli dello Specialista.
-Dovresti anche tu iniziare a farlo, per te e per lui-
 
 
Due occhi grigi e stanchi si aprirono a fatica nell’oscurità: la figura si prese alcuni secondi per analizzare i suoi polsi stretti in catene cariche di magia oscura. Si lasciò sfuggire sospiri di dolore provando, inutilmente, a liberarsi da quelle morse che parevano, secondo dopo secondo, estirparle dal corpo, stanco e provato, la sua energia bianca. La sua mente pareva scoppiarle debilitata da forti incantesimi e la donna sembrava fare lei stessa fatica a capire dove si trovasse. Una smorfia di sofferenza venne immediatamente sfalciata via dal ricordo della fuga di quattro fate dalla scuola di Alfea. Ci erano riusciti, loro ora erano in salvo e questa era l’unica cosa che importava. Non sapeva quanto tempo fosse passato dalla loro fuga, ma percepiva chiaramente che la Fiamma del Drago non era in Valtor: automaticamente si chiese se Saldin fosse riuscito a trovare l’ultima figlia di Orion e Marion. Al ricordo dei suoi vecchi amici il suo volto contornato da rughe si rabbuiò ancora di più. Ce l’avrebbero fatta, erano fate in gamba. Ora toccava a lei trovare un modo per fuggire.
 
 
 
-E così il consiglio di amministrazione di Eraklyon ha deciso che, al fine di preservare la mia incolumità e sicurezza, io avrei dovuto scambiare la mia identità con Brandon- Bloom, completamente rapita dalle parole dello Specialista, addentò il panino che teneva stretto dalle mani senza lasciare che il suo sguardo si staccasse, nemmeno per un secondo, da Sky.
-E quindi tu hai finto di essere lo scudiero?- domandò aggrottando le sopracciglia con fare interrogativo.
-Esatto- rispose notando una buffa espressione pensierosa farsi spazio sul volto della sua interlocutrice.
-Non sono molto d’accordo con questo piano- replicò lei mentre Sky si sporse verso l’altro capo del telo a prendere una pila di tovaglioli: Bloom lo accettò abbozzando un sorriso di ringraziamento.
-Non sei credibile come scudiero, tutto di te fa capire che sei un principe- continuò pulendosi le labbra. Lo specialista di Eraklyon la guardò con attenzione, ma non disse niente.
-Addirittura quando mi hai passato prima un tovagliolo l’hai fatto con grazia- concluse ammiccando teneramente prima di lasciare che il suo sguardo si levasse verso il cielo stellato. Sky le rivolse una espressione intenerita prima di imitare il suo gesto appena compiuto.
-Quindi tu mi avresti smascherato subito?-
-Certamente!- risposte immediatamente lei prima di sciogliersi in una risata e il Principe non riuscì a non fare lo stesso mentre un leggera brezza avvolse le due figure.
-E invece la tua vita sulla Terra come era?- domandò. Nel suo tono non vi era invadenza, ma una sincera curiosità.
Bloom all’udire quella domanda aggrottò le sopracciglia mordendosi un labbro: da quando era atterrata a Magix non aveva più ripensato alla sua vita sulla Terra. E ora le sembrava talmente lontana da sembrare irreale.
-Sono stata cresciuta da due genitori fantastici, ma penso di aver sempre saputo di non appartenere a quel mondo. Fin da piccola mi sono immersa in libri che avevano come protagonisti fate, streghe e draghi- disse senza neanche farci troppo caso alle parole che fuoriuscivano dalla sua bocca. Sky si limitò ad ascoltarla in silenzio ripagando la sua precedente attenzione con vivo trasporto.
-Mi sono sempre sentita diversa dagli altri miei coetanei, ma mai avrei immaginato di esserlo davvero- concluse lasciandosi sfuggire un lieve tremolio della voce.
-E quando ho avuto il primo incontro con Helia mi è sembrato come respirare per la prima volta. Mi prenderai forse per pazza, ma appena l’ho conosciuto ho capito subito che i nostri futuri sarebbero stati indissolubilmente legati- Sky serrò le labbra con decisione poiché anche lui aveva sentito la stessa cosa con lei, ma il suo cuore e il suo cervello sembravano condurre una terribilmente battaglia sul confidare tutto.
-Bloom, io devo confessarti una cosa- mormorò passandosi nervosamente una mano tra i capelli dorati, ma lei sue parole vennero inghiottite dal vento che non le fece udire dalla giovane.
-Mai avrei creduto di essere non solo una fata, ma anche la principessa di un mondo completamente congelato e i cui genitori e sorella hanno sacrificato tutto per permetterle di conservare il potere più antico dell’universo- questo discorso le uscì privo di rabbia, ma carico di malinconia per una vita alternativa che le era stata strappata.
-Ma penso si siano sbagliati ad affidarlo a me. Ora che il mondo è in pericolo i miei poteri paiono spariti per sempre e probabilmente mai riuscirò a risvegliarli- concluse piegando le gambe al petto e appoggiando il mento alle ginocchia. Sky serrò con forza la mascella.
-Bloom, ci riuscirai, ne sono certo- mormorò gentile e pacato, ma fu inutile visto che la rossa si limitò ad alzare per pochi secondi gli angoli delle labbra.
-Non dovresti dirlo con così tanta sicurezza- sospirò senza badare neanche molto a ciò che aveva appena pronunciato.
-Io ne sono certo perché ti ho vista-
Bloom sgranò gli occhi con confusione ricercando una nota di ironia nel tono di voce dello Specialista. Ma no, non poteva essere: la terrestre sapeva che lui non era quel tipo di persona.
-Mi hai vista?- ripeté imbambolata facendo combaciare i loro sguardi così limpidi e azzurri.
-Forse non è il caso che io vada avanti- si smarcò il giovane, ma la rossa velocemente raggiunse la mano del biondo con la sua.
-Ti prego, continua- disse seria permettendo ad ogni traccia di fanciullezza di abbandonare il suo volto. Sky le sorrise prima di scostare una ciocca di capelli ribelli dal volto teso e curioso della fata con un gesto che risultò familiare ad entrambi.
Era lei, era davvero lei e il principe di Eraklyon ancora faticava a capacitarsene.
-Penso tu sappia della nostra spedizione alla ricerca della Stella d’Acqua- Bloom annuì, ma senza capire.
-Lì sono stato sottoposto a una prova da parte di una figura eterea e cristallina. Non ricordo tutto con precisione, ma so che mi sono ritrovato solo, avvolto in un buio che pareva inglobare ogni cosa, persino l’ossigeno. Pensavo di essere spacciato e privo di via di fuga fino a quando non è comparsa una figura- Sky inspirò con decisione lasciando che il suo sguardo fermo non si staccasse dalla sua interlocutrice.
-Non era umana, sembrava di più uno spirito avvolto da una luce dorata e calda, ma la cosa che più mi colpì  fu una grossa maschera che celava quasi totalmente il suo volto- Bloom sentì immediatamente il suo cuore iniziare a pulsare con decisione mentre riconobbe immediatamente di che figura Sky stesse parlando.
-Era sicuramente Daphne!- esclamò alzandosi sulle ginocchia con gli occhi che brillarono nell’oscurità. Il Principe di Eraklyon annuì impercettibilmente.
-Ti ha per caso parlato di me? Ti ha detto qualcosa sui miei poteri?- ma tutto il suo entusiasmo scemò non appena vide la faccia delusa dello Specialista. Allora si ricompose mordendosi con forza la lingua.
-Non mi disse niente, si limitò ad abbracciarmi e la sua energia mi avvolse ristorandomi completamente. Io devo la vita a tua sorella, senza di lei sarei morto- concluse abbozzando un sincero sorriso che venne ricambiato dalla rossa.
-Ma io cosa centro in tutto ciò?- domandò rammaricata. Sky si schiarì la voce cercando di calibrare al meglio le sue parole.
-Lei non fu l’unica a salvarmi la vita perché dopo pochi secondi mi apparse una seconda figura- la rossa reclinò leggermente la testa osservandolo con attenzione.
-Ed eri tu nella tua trasformazione da fata-
-Io?!- mormorò esterrefatta la ragazza trovando assurdo tutto quello che stava dicendo il suo interlocutore.
-Sei stata tu a guidarmi fin fuori dall’oscurità- Bloom aggrottò le sopracciglia sempre più incredula di fronte ai suoi discorsi.
-La Fata Guardiana del Regno Dorato, Arcadia, mi confessò che soltanto chi fosse realmente amato da una persona sarebbe riuscito a trovare la via d’uscita. Ma non è tutto...- commentò indugiando rammaricato nell’osservare il volto sempre più sconvolto della fata.
Lei amare lui? Bloom non riusciva a capacitarsi che il biondo non si stesse inventando tutto. Lo conosceva da meno di due mesi e sicuramente il rapporto che li legava non era amore. Eppure, perché inventarsi tutto ciò? Avrebbe voluto credergli, ma tutto le sembrava impossibile.
-Lei sapeva anche che tu sei la figura che mi appare quasi tutte le notti in sogno-
-I-io?- balbettò lei indietreggiando di qualche metro.
-Sì. Non so il perché, non so il come mai, ma la tua figura ha accompagnato tutta la mia vita ed è per questo che non potevo crederci che tu esistessi realmente quando ti ho vista- disse serio e deciso non permettendo al suo tono di voce di mostrare il suo vero stato d’animo.
-Tutto ciò è assurdo- boccheggiò la terrestre portandosi le mani alle tempie, ma non permettendo al suo sguardo di staccarsi dal giovane. I suoi occhi erano puri e limpidi e, per un secondo, Bloom pensò che di lui si sarebbe fidata, ma tutto ciò era impossibile anche per lei. Eppure, lui non le stava mentendo, qualcosa dentro di lei glielo diceva ed anche la coincidenza di Daphne non poteva essersela inventata.
L’esistenza di Sky era stata quindi indissolubilmente legata alla sua, lo stesso legame che la fata della Fiamma del Drago aveva sentito di avere con Helia. Troppe erano le convergenze, troppe per poter essere ignorate. Ma la cosa che più non voleva abbandonare la sua mente era la confessione dello Specialista di averla vista come una fata. Lei quindi era davvero una fata.
-Bloom... – sospirò il biondo preoccupato del silenzio che si era creato tra di loro. Avrebbe voluto avvicinarsi a lei per provare ad alleviare, almeno in parte, la confusione che aleggiava nella mente della ragazza che da sempre amava, ma non lo fece, rimase fermo e composto pronto ad accettare qualsiasi cosa gli riservasse il destino.
Bloom serrò le labbra con decisione, ma non parlò. La sua figura alta e snella si alzò da terra permettendo al suo vestito a quadri di svolazzare a causa del vento. Poi, senza proferire alcuna parola, si avvicinò allo Specialista permettendo quasi ai loro corpi di scontrarsi.
-Baciami- mormorò decisa mentre Sky poté benissimo individuare le fiamme dominare nei suoi occhi.
-Baciami, Sky- continuò estremamente decisa e dura, ma lasciandosi sfuggire un tenero rossore che illuminò la sua pelle al chiaro di luna. Dolcemente la mano di Sky si levò sfiorando le labbra della giovane: accarezzò ogni centimetro del suo volto quasi volesse conservarlo nella sua mente dove però era già perfettamente impresso. Infine, le si avvicinò regalandole un bacio casto e lesto che però riscaldò i cuori di entrambi: mai, prima d’ora, i due percepirono di aver fatto una scelta così giusta.
-Ti credo- sibilò una volta che i loro sguardi poterono tuffarsi l’uno nell’altro. Le sue vene iniziarono a bruciarle sottopelle elargendole una sensazione che la rossa era certa di aver già provato una volta. Qualcosa in lei stava cambiando, una nuova linfa, magica e misteriosa, animava il suo corpo.
D’improvviso una luce accecante avvolse la figura di Bloom sollevandola di qualche centimetro: Bloom strabuzzò gli occhi sentendosi pervasa da un potere nuovo, intenso.
“Principessa di Domino finalmente ti sei lasciata guidare dal cuore fidandoti di chi ti ama incondizionatamente. La Fiamma del Drago arde potente dentro le tue membra e tocca solo a te riportarla a splendere. La bacchetta di Mythix ti accompagnerà per salvare il mondo e per ritrovare il regno che attende il ritorno della sua principessa”
-Bloom... – mormorò il ragazzo sorpreso mentre la rossa afferrò con decisione il manico della bacchetta Mythix.  Un fuoco nuovo e deciso si accese nel suo sguardo percependo chiaramente un nuovo risveglio avvenire dentro di sé. Socchiuse gli occhi per alcuni secondi toccando nuovamente terra mentre le sue vene bruciarono di impazienza sotto la sua pelle. Si sentiva pronta, era pronta.
-Scusa Sky, devo andare- sibilò regalandogli un tenero bacio sulle labbra e scappando, per di fiato, verso la scuola di Fonterossa. Era una fata, ora non ne aveva più dubbi.
 
 
 
 
 
Flora entrò di corsa dentro la serra di Fonterossa: lei era una ragazza calma e pacata, sicuramente non abituata ad andature del genere e infatti, appena si rese conto di essere arrivata, non poté trattenere un fiatone piuttosto accentuato. Non perse tempo e raggiunse il centro della serra lasciando che la linfa vitale delle piante che la circondavano riempisse le sue membra. Era pronta, si sentiva pronta come mai lo era stata prima. Dolcemente estrasse dallo scrigno, che portava sempre con sé, la Stella d’Acqua che conservava gelosamente: con sicurezza la adagiò nell’acqua socchiudendo gli occhi e permettendo all’aura di Aisha di circondarla. Si beò per un istante di quel potere che oramai percepiva familiare prima che la figura di una aurea ragazza si palesasse davanti ai suoi occhi.
-Flora?! – domandò confusa Aisha osservando con i suoi grandi occhi il sorriso deciso della fata che in quei due mesi le era stata vicina. Poi, individuando la fiammella di sicurezza ardere nei suoi occhi verdi, si lasciò sfuggire una smorfia soddisfatta sulle labbra carnose.
-Voglio provarci- sussurrò Flora cercando di reprimere, quanto più potesse, la timidezza che la caratterizzava mentre una nuova linfa vitale bruciava nelle sue vene facendola sentire strana.
La fata di Andros la analizzò per alcuni secondi pronta a scorgere almeno un minimo di indecisione sul suo volto, ma non trovò niente e il suo sorriso si fece ancora più grande.
-Prima però voglio dirti una cosa- Flora aveva imparato a conoscere quello spirito con cui si sentiva profondamente legata e sapeva quanto fosse schietta e decisa la Principessa di Andros, a differenza sua.
-Io credo in te e so che puoi farcela- disse seria fissando con decisione il volto ambrato della sua interlocutrice che, dallo stupore, si lasciò sfuggire una espressione che Aisha giudicò molto buffa. Poi, anche la fata di Linphea si sciolse in un sorriso tenero e materno: tutti le avevano dimostrato di credere in lei e forse finalmente toccava a lei farlo.
-Grazie Aisha- rispose reprimendo a fatica la voglia di abbracciarla. Quella ragazza aveva donato la sua vita e quella del suo popolo per tutti loro e nuovamente adesso, con quelle semplici parole, aveva regalato maggior coraggio ad una fata che non ne possedeva.
-Tranquilla- la precedette la riccia
-Ci abbracceremo presto-
Flora annuì teneramente prima di tirare fuori dalla sua borsa un piccolo barattolo trasparente che, con cura, appoggiò a terra. Gli occhi della fata di Linphea brillarono tirando fuori un fiore di Lanusia.
-Avvicinati- mormorò seria senza staccare lo sguardo dal fiore. Aisha, fiera e regale come lo era sempre stata in vita, si avvicinò chinandosi e lasciando che i suoi ricci capelli le ricadessero sulle spalle.
-Ora non muoverti- sospirò Flora cercando di tenere a freno la voce tremante. Percepiva chiaramente il cuore batterle forte in petto, ma non ci badò, troppo concentrata a incanalare tutti i suoi poteri nelle sue mani. Aisha annuì impercettibilmente di fronte a quell’ordine e, anche se non era mai stata una soggetta a seguire le imposizioni, socchiuse leggermente gli occhi.
-Incantesimo della vita- mormorò a fior di labbra la fata dalla pelle ambrata mentre una cascata di polline di Lanusia attraversò la figura impalpabile ed eterea della Principessa.
-Incantesimo della vita- sussurrò nuovamente Flora. La sua mente era ferma, concentrata: non doveva e non voleva dimenticarsi che da questo suo incantesimo dipendeva l’intero Universo. Lo stava facendo per gli Specialisti che avevano combattuto al loro fianco senza esitazione, per Aisha e il suo sacrificio, per Stella, Musa e Tecna che oramai erano la sua famiglia e contavano su di lei, per le Presidi che si erano sacrificate per loro, per Bloom che meritava di sconfiggere per sempre il mostro che le aveva stappato via tutto compresa la sua famiglia e per Riven che lei amava sinceramente e che la spronava ogni giorno. Non lo volle ammettere, ma automaticamente si aggiunse alla sua lista un altro ragazzo i cui occhi stretti e profondi non volevano abbandonare la sua mente e sperava di poterli presto rivedere perché lui le aveva promesso che si sarebbero rincontrati e lei aspettava da troppo quel momento. Improvvisamente un sentimento dolce e caldo avvolse la fata che venne avvolta da una nuvola di luce verde che fece risplendere il polline del fiore. Aisha, accortasi di quel calore improvviso simile a quello di un abbraccio, dischiuse gli occhi rimanendo esterrefatta: il suo corpo vibrò in aria avvolto dal polline che aderì perfettamente alla sua pelle circondandola. Poi, misteriosamente, percepì un senso di pace avvolgerla mentre tutto intorno a lei si fece luce. Accecata la fata di Andros socchiuse gli occhi sentendosi leggera come mai lo era stata prima.
“Siamo fieri di te Aisha, ora vivi anche per noi” e la voce dei suoi genitori venne udita come un flebile sussurro dalle sue orecchie riscaldandole il cuore e ricordandole cosa significasse sentirsi amati.
-Aisha? – la flebile voce di Flora venne accompagnata da una mano, che tremante, si appoggiò sulla spalla della fata di Andros. Quella semplice contatto sancì la seconda nascita di Aisha.
-Aisha? – continuò con più sicurezza l’ambrata e finalmente la sua interlocutrice aprì, a fatica, i suoi occhi mostrando un azzurro molto simile a quello del mare.
-Ci sono riuscita, bentornata nel mondo dei viventi- le sussurrò dolcemente Flora chinandosi verso di lei, ma Aisha non le permise di dire altro: con foca si tuffò tra le sue braccia ricordandosi, dopo tanti anni, cosa fosse un abbraccio. Flora sorrise sincera mentre lacrime di pura gioia iniziarono a scivolare, veloce e silenti, sulle sue guance ambrate: nella sua mano dentro una bacchetta perfettamente intagliata scintillò.
“Complimenti fiorellino, finalmente hai creduto in te stessa” e la voce di Nebula riecheggiò delicatamente nella sua mente.
Mentre un urlo di pura gioia si sprigionò dalla serra, una brezza leggera guidò, come per magia, una piccola pallina di polline di Lanusia che viaggiò, celere e sicura, per i corridoi come diretta verso una meta ben precisa. Poi, infine, si posò con grazia sulla fronte sudata e pallida di Helia. Una luce verde iniziò magicamente a far brillare la carnagione del ragazzo mentre il suo corpo venne dominato da alcuni spasmi. Quando finalmente la calma riprese possesso, due occhi blu e profondi spiccarono nel buio mentre le sue labbra si mossero a fatica.
-Flora- mormorò flebilmente il ragazzo percependo chiaramente il profumo della fata di Alfea avvolgerlo regalandogli la vita.


 

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Capitolo 22
*** Le sorelle ***


-Si può sapere perché siamo qui?- tuonò Stormy mentre i suoi occhi, carichi di elettricità, si mossero fulminei a guardare tutto ciò che li circondava: in particolare si occuparono di fulminare tutti i terrestri che erano incuriositi dalle tre figure decisamente inusuali ferme davanti all’ospedale principale di Gardenia. Le sue labbra si mossero veloci in una smorfia insoddisfatta.
-Ogni tua domanda avrà presto una risposta- si smarcò Valtor ignorando la sensazione di bruciore che quell’aria, così carica di inquinamento, gli provocava sulla pelle escoriata.
Intanto, lo sguardo felino di Darcy si soffermò per alcuni secondi sulla grande scritta dell’edificio che si trovava a pochi metri da loro: i suoi occhi ambrati scintillarono come i gioielli perfettamente avvolti alle loro braccia, simbolo di un nuovo e potente potere che, oscuro e vibrante, scorreva nelle loro vene.
-Seguitemi- tuonò l’uomo mentre una smorfia di dolore si dipinse sul suo volto martoriato; avrebbe dovuto tener conto che la cessione della fiamma del drago l’avrebbe debilitato, ma non pensava fino a quel punto. Una sensazione di debolezza fece vibrare le sue membra mentre un sentimento di disgusto, sempre più forte, attanagliò il suo stomaco di fronte all’ombra di sé stesso che stava diventando.
-Blah, troppo bianco- sibilò visibilmente rivoltata Stormy osservando le pareti dell’ospedale. Il suo commento, però, non venne udito dalle due figure che, poco più avanti di lei, camminavano con un ritmo sostenuto. Darcy inclinò la testa lasciando che i suoi lunghi capelli castani ondeggiassero seguendo i suoi passi. Osservò svelta e silente ogni singola targa presente sulle porte prima di soffermarsi, velatamente, sulla figura dello stregone. Percepiva chiaramente che qualcosa in lui non andava e ogni centimetro ustionato del suo corpo la faceva rabbrividire: per la prima volta la strega provò sinceramente pena per quell’uomo.
I suoi occhi si dipinsero di un nero pece, celati dietro agli occhiali dalla montatura spigolosa, mentre una sua banale illusione celò i tre avventurieri da occhiate indiscrete del personale dell’ospedale. Avvertiva chiaramente ad ogni suo incantesimo la magia scura e potente cibarsi dei suoi organi, ribollire sotto la sua pelle domandole un sentimento sempre più di assuefazione e benessere: per attimo si domandò come lei e sua sorella avessero fatto a vivere senza di esso e provò ribrezzo per le loro vecchie e deboli figure. Sentiva crescere in lei la voglia di averne di più, sempre di più, di diventare ancora più influente e tutto ciò le regalava una emozione che la faceva contorcere dal desiderio. Follia, pura follia per un attimo si dipinse sul suo volto.
-Siamo arrivati- mormorò senza preavviso lo stregone fermandosi davanti a una delle tante porte del lungo corridoio. Quasi automaticamente gli sguardi delle due sorelle si incontrarono scambiandosi dubbi e domande che non avevano avuto coraggio di confessare, ma che attanagliavano senza sosta i loro cuori. Si erano rivolte a Valtor per scoprire qualcosa in più sul loro passato e ora era giunto il momento che tanto avevano ambito.
Quando però la porta venne richiusa dietro le loro figure, un sentimento di incredulità e sbigottimento venne mal celato dai loro volti.
-È per caso uno scherzo?- tuonò Stormy ricercando approvazione per questo suo temperamento nella sorella che però, ammutolita, non parlò. La strega delle Illusioni osservò attenta la figura, esile e pallida, della ragazza distesa a pochi metri da loro convogliando maggiormente la sua concentrazione sui suoi lineamenti così spigolosi e quasi graffianti.
-Darcy?- mormorò inviperita la strega della Tempesta scocciata di essere ignorata. Trovava insulsa la sconosciuta dai lunghi capelli di un bianco brillante e si pentì di aver seguito lo stregone su quel mondo privo di magia anziché allenare i suoi nuovi poteri.
Ma la sorella nuovamente la ignorò accennando alcuni passi verso la giovane sconosciuta e permettendo sempre di più alla sua attenzione di soffermarsi sulla pelle candida e pallida della malata; Valtor sorrise compiaciuto di fronte all’arguzia della strega.
-Darcy mi stai ascoltando?- ripeté nuovamente Stormy irritata dall’essere tenuta all’oscuro di una verità sempre più lampante per la sorella. Si sentiva stupida e odiava sentirsi così.
-Stai zitta!- le urlò però l’altra di rimando facendo ammutolire Stormy: la pacatezza, che caratterizzava la strega delle Illusioni, sparì all’istante lasciando posto a una bramosia malata che scosse la sua mente brillante.
-Chi è questa ragazza?- sibilò muovendo sensuale le labbra pittate di scuro. Nonostante fosse palese a chi questa domanda fosse rivolta, il suo sguardo non si degnò di alzarsi dalla sconosciuta.
-L’hai già capito benissimo- sussurrò Valtor bramoso di quel corpo sempre più affine a lui. Stormy schiumò di rabbia sentendosi una estranea ad assistere ai loro discorsi, ma non parlò lasciando che le parole e i pensieri della sorella più brillante sostituissero i suoi.
-Dammene conferma- mormorò con tono supplichevole permettendosi un lusso che pochi si potevano permettere. Lo stregone indugiò ancora alcuni secondi sulla figura della strega osservando lussurioso il suo corpo animato dalla voglia di sapere la verità.
-Si tratta di vostra sorella- disse, imperturbato.
-Nostra sorella?- boccheggiò Stormy trovando per la prima volta tratti a lei familiari nella giovane donna. Una smorfia amara catturò le labbra della strega delle Illusioni percependo che qualcosa ancora le sfuggiva.
-Ma perché non si sveglia?- continuò tremante Stormy senza fare un passo. Darcy deglutì a fatica di fronte all’esitazione della sorella.
-È in coma, lo è sempre stata e porta sul suo corpo martoriato i segni di una verità a voi, per troppo tempo, celata. Immagino che la Griffin vi abbia accennato dei vostri genitori- Darcy annuì con decisione serrando la mascella mentre Stormy non rispose, pietrificata da qualcosa che si stava facendo sempre più grande di lei, di loro.
-Un fatidico incidente- sibilò seria e pacata la strega soffermando per un secondo lo sguardo sullo stregone che sorrise quasi divertito.
-Ma non ci abbiamo mai creduto- aggiunse vedendo gli angoli della bocca dello stregone alzarsi. Il suo corpo fremeva dal raccontare e infatti non esitò oltre.
-Tante sono state le profezie che hanno turbato gli animi degli insulsi esseri magici rivelandosi, per la maggior parte delle volte, sciocche storie prive di fondamento. Il dono della chiaroveggenza è un potere oscuro creduto da molti una leggenda, ma solo dagli sciocchi. Questa tipo di capacità non può nascere in corpi mortali e temporanei come lo siamo noi- mormorò con disgusto lo stregone serrando con rabbia la mascella e digrignando i denti con forza.
-Vi è solo una figura, considerata da molti un semplice mito, che nei libri di storia e spesso in quelli delle favole è riportata possedere questo tipo di potere. Il suo vero nome non è un conosciuto da molti poiché spesso viene storpiato mischiandosi alla fantasia di quelle menti troppo piccole da poter concepire la vera potenza. Si tratta di Gaia, la fata dell’Universo, il primo essere ad aver visto crescere in lei la magia, la prima creatura vivente ad aver osservando i mondi collidere per generare l’universo magico. 
Si dice che lei abbia guardato il futuro e sia rimasta inorridita dalla distruzione e dall’odio che tre semplici figure avrebbero creato nell’intero cosmo. Solo tre semplici esseri sarebbero riusciti a minare l’equilibrio che aleggiava tra i vari mondi e così la fata dell’Universo si decise ad intervenire, riportando una profezia che sarebbe risultata un racconto per molti, ma una amara verità per altri-
-E purtroppo queste tre figure, queste tre sorelle gemelle vennero identificate in voi e Gaia decise di rivolgersi a Faragonda e alla Griffin per cercare di porre rimedio a un mondo che, per lei, mai avrebbe dovuto avere vita. I vostri genitori non sono morti in un fortuito incidente, ma hanno pagato pegno per questa nuova esistenza storpiata- concluse Valtor indietreggiando di alcuni passi e permettendo alle due ragazze di mettere in chiaro i loro pensieri. Gli occhi di Stormy si riempirono di pura follia mentre le sue ginocchia si fecero sempre più molli facendola cadere a terra. Darcy, dal canto suo, non lasciò che alcun sentimento turbasse il suo volto: la sua mente, però, correva veloce immaginandosi una vita che senza permesso gli era stata strappata e permettendo all’odio e al desiderio di vendetta di penetrare, veloci e silenti, nel suo cuore.
-Vedo con piacere che finalmente il disprezzo sta lambendo i vostri cuori, ma, mie care, dovete stare attente ad incanalarlo per aumentare i vostri poteri- improvvisamente, all’udire quelle parole, gli occhi della strega della Tempesta si illuminarono per un secondo, come un fulmine a ciel sereno.
-Ma con i nostri nuovi poteri potremmo risvegliarla e insieme ricercare vendetta- parlò quasi più rivolta a sé stessa che agli altri due perdendo sempre di più la sua lucidità.
-Non si può fare- la riprese la sorella e, nuovamente, un sorriso soddisfatto si dipinse sul volto dello stregone.
-Nostra sorella non sta dormendo, ma è avvolta da un potente incantesimo. I nostri poteri di fronte alla sua potenza paiono quasi nulli- sibilò incrociando le braccia sotto al seno e dando un significato fisico alla strana sensazione che aveva attanagliato i suoi sensi sin dall’arrivo in quella stanza. Stormy, di fronte a quelle parole, digrignò i denti portandosi con foga le mani alla testa.
-Valtor sicuramente con la sua forza sarà capace a rompere questo sortilegio- continuò.
-Mi dispiace deluderti, ma la Fiamma del Drago è pressoché inutile. Il potere più antico dell’Universo non può niente di fronte alla fata più antica- sibilò contorcendo il volto in una espressione di puro disgusto per la consapevolezza che l’immortalità e l’invincibilità mai sarebbero scorsi dentro di lui.
-Questo tipo di incantesimo può essere spezzato totalmente solo dal legittimo proprietario altrimenti non posso garantirvi la piena integrità di vostra sorella-
Le dita affusolate e sicure di Darcy si levarono accarezzando con delicatezza il viso spigoloso di Icy e immediatamente captò un nuovo e oscuro desiderio crescere sempre di più dentro di lei, molto più forte della Fiamma del Drago, molto più distruttivo di qualsiasi altra energia.
-Dove possiamo trovare questa Gaia?- domandò ferma assaporando ogni secondo di quel nuovo e freddo contatto: la pelle della sorella ritrovata era come una lastra di ghiaccio sotto ai suoi polpastrelli.
-Sì, così la schiacceremo come un insetto- le fece eco Stormy leccandosi famelica le labbra.
-Mi dispiace scontentarvi, ma dopo la sua comparsa, oramai più di diciotto anni fa, ha fatto perdere le sue tracce- un nota di delusione si dipinse sul volto di Darcy accarezzando con ancora più bramosia ogni lembo della pelle scoperta di Icy e trasformando un gesto a prima vista di affetto, in un chiaro appiglio per non abbandonarsi alla follia che, silenziosa, era già penetrata in sua sorella.
-Però potrebbe esserci qualcosa che conosce la sua ubicazione. Si tratta di Archeon, un potente mago imprigionato nel mondo da lui stesso creato nel Legendarium, l’unico libro che funge da filo conduttore tra il nostro mondo reale e il mondo dell’immaginazione: solo lui ha le risposte alle vostre domande-
Darcy si mosse veloce staccandosi dal capezzale della sorella e giungendo alla figura dello stregone: i suoi occhi felini brillarono a causa della luce artificiale mentre il suo volto magro e pallido si mosse in un sorriso sensuale.
-Come facciamo ad accedere a questo mondo?- sibilò mentre il suo respiro solleticò la pelle martoriata di Valtor che vibrò di piacere.
-Ricordatevi che il nostro obiettivo primario è rubare la Fiamma del Drago, ma, conoscendo Faragonda e le stupide fatine che comandava come burattini, sono sicuro che ben presto ce le ritroveremo sul nostro cammino- disse mentre il ricordo delle bacchette Mythx, strette nelle mani delle loro antagoniste il giorno della grande battaglia, attanagliò la sua mente.
-Ti abbiamo promesso di servirti ed è ciò che faremo- gli ricordo Darcy con un sorriso sempre più perfido sul viso voltandosi ad osservare la riccia ancora distesa a terra. Valtor sogghignò leccandosi avidamente le labbra mentre le sue dita sfiorarono il collo pallido della strega delle Illusioni.
-Allora è meglio muoversi, abbiamo bisogno di una mia vecchia amica per assicurarci l’accesso nel Legendarium- concluse interrompendo quel contatto quasi con rammarico e uscendo dalla stanza.
-Non può essere vero tutto questo- sibilò quasi come fosse una cantilena Stormy percependo i suoi pensieri mischiarsi pericolosamente. Digrignò i denti dal dolore che si stava sempre più originando nel suo cervello offuscando qualunque suo tentativo di rimettere ordine nella sua testa. Turbata serrò con decisione gli occhi come per penetrare ancora più a fondo in quell’oscurità che la stava facendo impazzire: all’improvviso dei passi si fecero sempre più vicini e la strega fu quasi costretta ad aprire gli occhi.
-Io e te insieme, come è sempre stato- bisbigliò la strega dai lunghi capelli castani allungando, decisa, la mano in direzione della sorella. E finalmente gli occhi di Stormy si liberarono di tutta quella pena e follia che stavano sempre di più affossando la sua mente e il suo corpo.
-Per farci vendetta- concluse accettando senza remore l’aiuto della sorella.


 
-Dov’è?- sospirò una voce tremante venendo accompagnata da una porta che si aprì in quel preciso istante. Un turbinio di capelli rossi e lentiggini fece la sua comparsa in quella stanza piena di gente muovendosi, con fare goffo e impetuoso, verso una figura ben precisa. Helia non ebbe il tempo di parlare che si ritrovò tra le braccia la chioma che, fino a pochi secondi prima, aveva visto superare la soglia.
-Ciao Bloom- sospirò il ragazzo lasciandosi avvolgere dal profumo agrumato e asprigno della giovane. I suoi capelli gli solleticarono dolcemente il volto stanco e provato mentre il petto della rossa non accennò a smettere di muoversi velocemente su e giù: i singhiozzi di Bloom vennero accompagnati dall’ammutolire di tutti i presenti.
-Stupido- mormorò con fare bambinesco la terrestre staccandosi dal petto di Helia. Si portò quasi istintivamente le mani sul volto per cercare di nascondere le lacrime che ancora copiose scivolavano sulle sue guance arrossate.
-Non avevi alcun diritto di sacrificare la tua vita per me!- continuò riservando un tono sempre più astioso e arrabbiato: Helia la fissò serio lasciandosi sfuggire un sorriso appena accennato alla vista del fuoco che, ardente e forte, si accese nei suoi occhi azzurri come il cielo.
-Se lo farai ancora un’altra volta giuro che sarò io stessa a ucciderti- proseguì addolcendo le sue parole davanti a quegli occhi scuri e profondi che aveva creduto di non rivedere mai più. Si morse con decisione le labbra scarlatte arricciando il naso e facendosi sfuggire una buffa espressione.
-Mi sei mancato- sibilò quasi con remore come se fosse tutto un sogno. Helia la fissò teneramente permettendo ai suoi polpastrelli di sfiorare il dorso della mano della sua interlocutrice: il suo silenzio, pieno di affetto e compressione, ristorò l’animo della rossa che, a malincuore, abbandonò il suo capezzale. Un giovane dai capelli biondi, situato in uno degli angoli della stanza, le si avvicinò regalandole un tenero bacio sulla guancia che fece arrossire all’istante la rossa. Helia fissò la scena impassibile, ma lasciandosi sfuggire un addolcimento nei lineamenti.
-Abbiamo aspettato per tanto questo momento- la voce risultò estremamente familiare all’ex specialista che provò, a fatica, a mettersi a sedere sul letto.
-Stai comodo nipote- continuò il Preside di Fonterossa avvicinandosi a lui mentre l’espressione impassibile, che pareva aver ereditato Helia, venne intaccata da un sorriso appena accennato.
-Sono contento che tu ti sia svegliato-
-Mi dispiace averti fatto preoccupare- sibilò il giovane permettendo alle mani rugose del parente di trasportare le sue stanche e provate membra in posizione seduta. La coperta, a causa della forza di gravità, scivolò veloce sulla sua pelle diafana scoprendola e mostrando delle profonde cicatrici violacee. Saladin, di fronte a quelle parole sinceramente pentite del nipote, serrò la mascella cercando di calibrare i suoi pensieri e di ricordarsi quale fosse il suo ruolo.
-L’importante è che ora tu sia qui- disse serio mentre il suo tono si incrinò a causa del sollievo e della commozione che erano grandi dentro di lui.
-Scusate se vi disturbo, ma si può sapere come ha fatto a risvegliarsi? Sappiamo tutti in quali condizioni fosse e una sua eventuale ripresa era considerata improbabile- parlò Stella riunitasi insieme ad altre figure che risultarono completamente estranee al pittore. Una ragazza dai corti capelli fucsia si schiarì la voce mentre una schermata si originò dal suo palmare. Una serie di numeri venne riflessa nelle sue iridi facendola corrucciare sempre di più.
-Secondo i miei rilevatori vi è stata una forte scarica di energia curativa che, pochi minuti fa, è stata sprigionata proprio in questa scuola- disse fredda e decisa e Helia incurvò le sopracciglia di fronte a quel comportamento così poco umano. Le due ragazze più vicine a lei si guardarono per un istante prima di rivolgere l’attenzione a suo nonno che annuì tronfio.
-C’è riuscita- sibilò un ragazzo alto e muscolo rimasto per tutto quel tempo in un angolo nella più completa penombra. I suoi occhi brillarono come animati da quello che Helia identificò come orgoglio. Poi, prima che qualunque altro potesse parlare, due figure apparvero alla soglia della porta e gli angoli delle labbra del nipote di Saladin si alzarono involontariamente mentre il ricordo del profumo dolce e fruttato, che l’aveva avvolto poco prima, lo inebriò nuovamente: era stata lei a salvarlo, ne era certo.
Saladin però fu più veloce e, con passo fiero, le si avvicinò abbracciandola: le sue guance ambrate, di fronte a quel gesto così improvviso e familiare, si dipinsero di un tenero rossore.
-Grazie- mormorò il Preside specchiandosi in quei occhi color giada e alla fata venne quasi spontaneo lasciarsi sfuggire un sorriso dolce.
-Principessa Aisha, è un piacere riaverla tra di noi- continuò l’anziano alla seconda figura, sconosciuta ad Helia, con una pelle decisamente più scura della prima.
-Grazie e io sono felice di potervi riabbracciare, ma devo tutto a Flora- disse la ragazza dalle labbra carnose con tono fermo e deciso accennando un inchino: ad Helia venne spontaneo identificare la sconosciuta con una principessa a causa dei suoi modi regali e posati.
Poi, finalmente, la figura ambrata sembrò accorgersi del paziente finalmente sveglio e si portò istintivamente la mani alla bocca reprimendo un sospiro: i suoi occhi si incontrarono con quelli del giovane non riuscendo a fermare una solitaria lacrima. Helia abbozzò un sorriso di fronte a quella giovane che non aveva mai dimenticato e che era riuscito, finalmente, a ritrovare.
-Ora è meglio se ti riposi, abbiamo tante cose da dirci- parlò suo nonno interrompendo quel contatto visivo e turbando gli animi di entrambi. Il giovane accennò un segno di assenso mentre la stanza, pian piano, si svuotò.
-Flora- mormorò flebilmente mentre le sue labbra sottili sembrarono quasi muoversi autonomamente nel pronunciare quel nome oramai tatuato nella sua mente nel suo cuore. La fata fermò la sua camminata mentre tutti intorno a loro vennero quasi spinti fuori dalla rossa. Quando furono finalmente soli nella stanza tornò a regnare il silenzio.
-Volevo ringraziarti- disse il ragazzo con tono sincero privo di qualsiasi imbarazzo: la sua interlocutrice non parlò, ma abbassò con impaccio lo sguardo a terra. Il ragazzo ebbe quasi timore di andare avanti.
-E dirti che sono contento di averti ritrovata- all’udire quelle parole a Flora venne quasi spontaneo alzare lo sguardo lasciandosi sfuggire un addolcimento nei suoi lineamenti.
-Ho avuto paura che non sarebbe successo- sibilò prendendo un minimo di coraggio e accennando qualche passo verso di lui. Seguì lo sguardo di lei e in un attimo capì, entrambi capirono i sentimenti celati nei loro cuori.
-Ma ora sono cui- rispose lui serio scuotendo la testa; la sua chioma dalla tinta bluastra gli ricadde sul volto celando, in parte, il suo sguardo e questo parve dare un ulteriore coraggio alla giovane per avvicinarsi.
-Helia- mormorò lei senza preavviso.
-Avevo pensato a quale potesse essere il tuo nome, ma nessuno è perfetto come Helia- in cuore di Helia batté all’impazzata all’udire il suo nome venir pronunciato da quelle labbra carnose e il giovane pensò che avrebbe voluto sentirlo proferire da lei per sempre.
-Quindi mi hai pensato dopo il nostro incontro?- azzardò al ricordo dei dipinti, dei sogni e dei pensieri che erano tappezzati della sua immagine e del suo profumo. Flora arrossì all’istante resasi conto di aver espresso, non direttamente, qualcosa di così intimo: Helia la trovò bella così, con tutte le sue insicurezze e un rossore che non accennava mai a lasciare le sue guance. La trovò di una bellezza spontanea, di una eleganza e gentilezza che fiorivano silenziose.
-Scusa, non volevo metterti in imbarazzo- ma non osò dire altro di fronte ai suoi occhi color giada sempre più lucidi e il sollievo si fece sempre più tangibile sul suo volto. E Flora si sentì bene, come mai si era sentita prima.
Restarono così, in silenzio per alcuni minuti, lasciando che i loro respiri cullassero i pensieri di entrambi: la fata di Linphea percepì che la distanza che li separava era diventata un inutile ingombro per entrambi e si avvicinò. Quella vicinanza la caricò di insicurezze ed imbarazzo, nonostante cercasse in tutti i modi di non dimostrarlo, e le fece incurvare le labbra in una smorfia amara.
-Non devi avvicinarti se non lo desideri- disse lui con tono gentile e senza esitazione. Flora impercettibilmente scosse il capo cercando di fargli capire, con un mesto sorriso, che il problema non era lui, ma il senso di colpa che stava sempre più crescendo in lei. Perché Flora si sentiva una traditrice di fronte al semplice desiderio di far scivolare le sue dita ambrate tra quelle di Helia, suggellando un legame che era lampante per entrambi.
-Devo andare- bisbigliò quasi più a sé stessa che al giovane: il nipote di Saladin non parlò né si lasciò sfuggire alcuna emozione dal volto.
Quando Flora varcò la porta sentì un vuoto farsi strada dentro di sé e sperò che quel misero sorriso prima di uscire fosse bastato al ragazzo per fargli capire che non lo avrebbe abbandonato, che sarebbe tornata.
-Flora?!- la ragazza ebbe un sussulto udendo il suo nome rimbombare per quei corridoi così silenziosi. Interruppe la sua camminata e il filare dei suoi pensieri riconoscendo, nel proprietario della voce, l’ultima persona che avrebbe voluto incontrare. Velocemente si passò le maniche della felpa sotto gli occhi intrisi di lacrime che fecero luccicare i suoi occhi color giada. Riven si corrucciò alla vista del volto stravolto della fidanzata, ma cercò di non darlo a vedere.
-Stai piangendo- disse serio serrando la mascella con decisione e pronunciando una frase che era una ovvietà. La sentiva distante, come mai l’aveva percepita prima.
Flora provò a parlare, ma le sue labbra si mossero senza produrre alcun suono prima di sciogliersi in un amaro sorriso, così inusuale da vedere sul suo volto.
-Sto bene, non è niente- bisbigliò flebile come un uccellino cercando di non mostrare sul viso tutte le emozioni che stavano scuotendo la sua gracile figura. Lui non le credette, l’aveva imparata a conoscere bene e sapeva che Flora non sapeva celare alcun tipo di sentimento.
-Se non me ne vuoi parlare non ti obbligherò- disse serio portandosi le braccia al petto, deluso. Era cambiata, l’aveva intuito in quei due mesi che qualcosa, purtroppo, era cambiato in lei: Flora mosse le labbra in una smorfia infelice, ma non parlò, lasciando che i suoi occhi osservassero impotenti la figura dello Specialisti allontanarsi.
-Ah!- esclamò però lui dopo una manciata di passi. Nonostante provasse a non darlo a vedere dovette accasciarsi a causa del lancinante dolore che si originò dal braccio destro. I passi di Flora si fecero sempre più vicini mentre il ragazzo provò, inutilmente, a mascherare la sua aria sofferente.
-Ti fa ancora male la spalla?- sussurrò lei preoccupata senza aspettarsi alcuna risposta da Riven: le sue dita ambrate si mossero veloci e i suoi polpastrelli accarezzarono dolcemente la pelle della spalla dello specialista. Una scossa rianimò l’animo del ragazzo di fronte a quel contatto che, troppo, gli era mancato.
-Sto bene- mormorò stringendo con forza i denti e rialzandosi a fatica. Flora sospirò allontanando dal volto i capelli castani.
-Riven, non ha senso mentirmi- disse seria e autorevole assumendo il comportamento da maestrina che a Riven piaceva tanto stuzzicare.
-Senti chi parla- ribatté e le parole, involontariamente, gli uscirono taglienti e sprezzanti: il volto ambrato della fata si rabbuiò, ma gentilmente lo aiutò a rimettersi in piedi.
-Posso darci una occhiata?- sibilò con tono quasi supplichevole e lui non poté dire di no di fronte a quello sguardo così preoccupato e materno. Le agili mani della Fata della Natura si mossero rapide risalendo dai suoi bicipiti e emanando un calore che immediatamente ristorò i muscoli doloranti dello Specialista dai capelli color magenta.
-L’hai sforzato in questi giorni?- continuò sapendo benissimo quale fosse la risposta. Un sorriso beffardo si dipinse sul volto del ragazzo.
-Ho chiesto a Musa di aiutarmi con alcuni allenamenti-
Le labbra carnose della ambrata si mossero in una espressione di sorpresa al sapere la verità a lei celata: si rammaricò nel sapere che non aveva chiesto aiuto a lei domandandosi se il motivo non fosse la sua debolezza. Ma il potere della bacchetta Mythix scorreva in lei e con essa una nuova consapevolezza di sé stessa.
-Non te l’ho chiesto perché sapevo che eri impegnata con la Lanusia- ci tenne a precisare lui permettendo ai suoi lineamenti di intenerirsi di fronte all’espressione sorpresa della ragazza. Un tenero sorriso si dipinse sul suo volto ambrato scacciando via ogni insicurezza e riscaldando i cuori di entrambi.
-Non sei arrabbiata?- domandò lui inarcando un sopracciglio, ma lei immediatamente scosse la testa con decisione.
-No, ti conosco e so quanto sia difficile per te tutto questo-  
-Solo... stai attento, ok?- continuò giocherellando nervosamente con la mani e lasciando che un timido rossore illuminasse i suoi zigomi: Riven sentì i muscoli automaticamente rilassarsi riconoscendo, in quella fata che aveva sentito così distante, la sua Flora, la ragazza che era penetrata con la sua timidezza e dolcezza nel suo cuore domandolo. E non riuscì più a starle lontano accogliendo quella gracile figura tra le sue braccia e permettendo al battito del suo cuore di fondersi con il suo. Il petto della giovane iniziò ad aumentare frequenza mentre lievi singhiozzi si fecero sempre più insistenti.
-Mi dispiace- sussurrò lei semplicemente mentre le sue lacrime iniziarono a bagnare la maglia di Riven. Lui non parlò, ma strinse ancora maggiormente quella esile figura tra le sue braccia come se avesse paura, da un momento all’altro, di perderla. Si staccarono alcuni minuti dopo provando un senso di vuoto al non sentire più il torpore dell’altro unirsi al proprio.
-Promettimi solo che starai più attento la prossima volta che ti allenerai- sussurrò supplichevole nascondendo gli occhi arrossati dal pianto dietro ai suoi capelli.
-Non ci sarà una prossima volta, non mi alleno più con Musa- tagliò corto.
-Perché? Cosa è successo?- domandò cercando di non risultare troppo apprensiva né curiosa, ma preoccupata di quella sorta di antipatia che, mal celata, era cresciuta tra i due. La mascella dello specialista di chiuse con rabbia al ricordo di un paio di codini blu.
-Io... – parlò
-Mi sono comportato da stupido con lei- concluse lasciando trapelare una velata nota di delusione. Un tenero sorriso si originò sul volto ambrato della ragazza che gli si avvicinò prendendo la mano del giovane tra la sua.
-Sono sicura che se le chiederai scusa Musa ti perdonerà- disse percependo esitazione nei suoi occhi. Il suo interlocutore deglutì a fatica ristorato da quel contatto.
-È troppo orgogliosa, non penso che accetterebbe le mie scuse- tuonò serio e scuro in volto, ma senza scalfire minimamente le parole pacate e attente della fata della Natura.
-Tu provaci- ma i lineamenti di Riven non accennarono ad addolcirsi.
-Fallo per me, ok?- e finalmente un sorriso beffardo ritornò ad animare il volto di Riven mentre due codini blu come la notte si dipinsero tra i suoi pensieri.



 
L’oscurità della grotta venne spazzata via in un lampo da una luce forte e accecate che durò giusto un paio di secondi, tempo sufficiente per far spaventare tutti i pipistrelli presenti. La donna dai lunghi capelli verdi si grattò goffamente la testa inarcando, perplessa, un sopracciglio: davanti a lei il pentolone, su cui stava lavorando, traboccò con il suo contenuto inondando la roccia e le scarpe della donna.
-Maledizione!- si lamentò la sconosciuta osservando come il liquido, inizialmente di un verde acceso, si spense immediatamente virando a un violaceo poco acceso.
-Non posso aver sbagliato- continuò la donna allontanandosi dal suo incantesimo e preferendo invece prendere tra le mani un grosso tomo che pareva antico. Le sue dita affusolate girarono veloci le pagine ingiallite come se le conoscesse a memoria prima di soffermarsi, quasi scocciata, su una pagina precisa. Le sue labbra pittate di un viola poco acceso si incurvarono assumendo una espressione che in sé racchiudeva sia sorpresa che rammarico. Poi, resasi conto dell’errore delle dosi, iniziò quasi a ridere divertita non crucciandosi più per il completo fallimento.
Ad un certo punto però i suoi occhi color petrolio si socchiusero leggermente percependo che qualcuno era entrato nei paraggi della grotta.
“Illusi” pensò di fronte a quei tre sprovveduti che, probabilmente, avevano pensato di coglierla di sorpresa senza sapere del forte incantesimo che lei stessa aveva piazzato all’entrata. Si trattava di un sigillo che sarebbe risultato impossibile per molti da sciogliere e che sapeva identificare la presenza di eventuali avventori e il loro livello di magia magica. Quando però queste informazioni vennero rilevate la strega serrò le labbra in una smorfia indecifrabile mentre, con un sortilegio di poco conto, fece sparire all’istante il disastro provocato pochi minuti prima.
-Vedo che sei rimasta appassionata a questi stupidi incantesimi di pozionologia- una voce fredda, che a Selina risultò quasi glaciale, scaturì come una conferma alle ipotesi della strega dai lunghi capelli verdognoli. 
-Mi avevano detto che eri tornato, ma non pensavo fosse vero- confessò continuando a dare la schiena al nuovo avventuriero e mantenendo lo sguardo fisso sulle rocce scure della grotta. Il suo volto era impassibile e pareva aver estirpato qualsiasi accenno sgraziato che, fino a qualche secondo prima, le regalava una aria decisamente poco da strega. I passi di Valtor si fecero sempre più vicini rimbombando forti contro le pareti e la donna ebbe quasi un sussulto quando lo percepì talmente vicino da avvertire il suo odore.
-Non sei felice di vedermi? Dopotutto mi pare che fossimo amici- ribatté sprezzante l’uomo e finalmente la ragazza si vide quasi costretta a far incontrare i loro sguardi. Selina osservò quasi delusa l’aspetto dello stregone sfigurato e mal ridotto avendo la conferma che fosse realmente sua l’aurea di magia nera così debole.
-Sei ridotto male- tagliò corto lei mentre i suoi occhi vispi saltellarono su ogni centimetro del suo corpo studiandolo.
-Peccato, il tuo aspetto fisico era l’unica cosa che trovavo interessante di te- continuò facendo seguire queste sue sfrontate parole da un sonoro sbadiglio. I pugni dell’uomo si chiusero con forza, ma questo suo gesto non sembrò infastidire minimamente la strega: se era venuto da lei, dopo tutto quel tempo, sicuramente era perché necessitava del suo aiuto e lei si sentiva quasi legittimata a parlargli in quel modo.
-E comunque non siamo mai stati amici, alleati sarebbero meglio dire- concluse schioccando le dita e il tomo di fattura antica scomparve all’istante.
-Ho saputo che sei stata rinchiusa nel monastero di Roccaluce- tuonò l’uomo perfettamente a conoscenza che, con questa sua affermazione, sarebbe riuscito a prendersi una minima rivincita sulla sua interlocutrice. Selina, consapevole dei giochi contorti che lo stregone adorava tessere, non rispose, ma si limitò a schioccare le labbra.
-Vedo che sei informato bene anche tu, ma ora dimmi come mai ti trovi qui e cosa necessiti da me- disse incrociando le braccia sotto al seno spazientita. Valtor osservò per un istante la sua folta capigliatura verdognola che ancora faticava ad avere un senso sulla sua testa poi, serio, incurvò gli angoli della bocca in un ghigno appena accennato.
-Ho bisogno di usare il Legendarium- le sopracciglia di Selina si mossero veloci come sapesse già il motivo per cui era venuto da lei.
-Non ce l’ho più io- tagliò corto. Valtor sorrise soddisfatto come se questo suo malato giochino lo stesse portando esattamente dove voleva e Selina schiumò di rabbia. Odiava farsi mettere i piedi in testa, soprattutto da uno come lui.
-Me l’avevano riferito che, dopo la tua sconfitta, Faragonda e Griffin te l’hanno sequestrato nascondendolo nell’Albero della Vita. Per questo sono qui, vorrei che tu lo usassi per me per farmici entrare-
-E io cosa riceverò in cambio?- il tono con cui lo disse voleva essere sprezzante e indifferente, ma la tensione, che avvertiva sempre più crescente, deformò la sua voce.
-Vendetta, immagino non sia stato facile rimanere rinchiusa per ben 5 anni- Selina sbuffò, non prestando davvero attenzione alle parole di Valtor che avrebbero fatto più male del dovuto.
-Sei anni- precisò troncando quell’argomento con un cenno della mano e lo stregone non fece obiezione.
-Però ora dimmi di che genere vendetta stai parlando- Valtor inspirò lentamente allontanando una ciocca di capelli dal viso. In quel momento si accorse che il corpo di Selina era visibilmente scosso dalla curiosità e non riuscì a non ripensare a quando l’aveva accolta sotto la sua ala a Torrenuvola: l’aveva fatta divenire la sua personale allieva, ma lei, dopo poco, l’aveva tradito per mettersi al servizio di Archeon.
-Ho fatto miei prigioniere sia la Griffin che Faragonda: sai, la prima è mia di diritto, ma posso gentilmente cederti la seconda in cambio del tuo prezioso aiuto. Immagino che tu non veda l’ora di fargliela pagare a chi ti ha rovinato la vita- un sorriso involontario comparve sul volto della strega mentre le sue guance si dipinsero di un breve rossore.
-Immagini bene, ho aspettato di vendicarmi per troppo tempo-
 
 
Brandon non riuscì a trattenere uno sbadiglio mentre il sole parve calare sempre di più: i suoi capelli, perfettamente sistemati da vari strati di gel, si mossero appena di fronte a un vento serale sempre più prepotente. Annoiato e stanco appoggiò i gomiti al mancorrente del balcone permettendo al suo corpo di non sostenere più l’intero suo peso. Il castano diede uno sguardo distratto al cortile di Fonterossa alla ricerca di qualcosa, o per meglio dire qualcuno, su cui soffermare la sua attenzione trovando, compiaciuto, il soggetto perfetto su cui concentrarsi.
Una lunga chioma bionda si muoveva veloce facendo susseguire, svelte, due gambe lunghe e palline. I suoi occhi si socchiusero cercando di mettere meglio a fuoco il volto: Stella era davvero una ragazza estremamente espressiva e, anche se sperava di essere l’unico ad essersene mai accorto, era facilmente deducibile dalle sue espressioni quale fosse il suo umore. Per Brandon la fata di Solaria brillava di una luce propria, molto più scintillante rispetto a quella dei gioielli, molto più calda e avvolgente rispetto al Sole.
Lei, non accortasi di essere osservata, giunse quasi al centro del cortile dirigendosi verso una figura i cui capelli erano decisamente l’opposto rispetto ai suoi: se quelli della bionda erano perfettamente stirati, privi di qualsiasi doppia punta, quelli dell’altra erano naturalmente arricciati e non parevano stare, nemmeno per un secondo, al loro posto nonostante la ragazza li avesse appuntati con un cerchietto. Stella sorrise a quella che Brandon aveva identificato come la Principessa Aisha e la sua figura parve scintillare ancora di più. Lo scudiero di Eraklyon si lasciò sfuggire un sorriso mentre un calore si propagò, sempre di più, nel suo petto.
-Ehi!- una voce familiare, sempre allegra, lo fece sussultare.
-Cosa stai guardando?- domandò ancora il Principe di Eraklyon che era appena entrato nella loro stanza. Si avvicinò con calma a lui poggiandogli, con fare fraterno, una mano sulla spalla.
-Niente- rispose però l’altro scuotendo la testa in segno negativo e accennando un sorriso poco convinto. Sky socchiuse leggermente le labbra fissandolo in modo interrogativo. Il suo migliore amico era, da sempre, un libro aperto per lui e sapeva che qualcosa gli stava frullando in testa e, per la maggior parte delle volte, quel niente stava ad indicare una ragazza, carina possibilmente.
-Io rientro- lo precedette lo scudiero celando il suo volto ancora imbambolato in modo tale che non scaturisse maggiori dubbi nel suo migliore amico.
-Tu vieni?-
-No, grazie. Resto ancora un po’- rispose gentilmente il biondo sempre più curioso di scoprire cosa, o per meglio dire chi, lo avesse ridotto in quello stato.
-Fa come vuoi- e pochi secondi dopo il Principe si ritrovò solo. Sky sollevò incuriosito un sopracciglio facendo vagare il suo sguardo per il cortile che, per sua fortuna, era pressoché deserto.
-Interessante- si lasciò sfuggire osservando, solo di sfuggita, due ragazze dalla forte energia fatata e soffermando maggiormente lo sguardo sulla bellezza insindacabile della Principessa di Andros.
Che Brandon avesse perso la testa per lei?
Sky, pensoso, storpiò le sue labbra: possibile che anche Brandon, il ragazzo dal sorriso smagliante per cui tante ragazze, e persino donne, avevano perso la testa, si fosse innamorato della loro nuova compagna di avventura? Un sorriso sincero e allegro si dipinse sul suo volto: se fosse stato così, non si sarebbe fatto sfuggire l’occasione.
 
 
Le cuffie rosse scarlatte, posizionate perfettamente tra due codini blu, ballavano seguendo il ritmo della camminata mentre la musica rimbombava a pieno volume nelle orecchie della fata di Melody. I corridoi vuoti poi, a causa dell’ora decisamente tarda, le permettevano di accennare alcune mosse di danza facendola sentire leggiadra, come una farfalla. Sorrise mentre il chiaro di luna si rifletteva nei suoi scuri occhi come la notte facendoli luccicare più dei gioielli.
-Dovresti essere a dormire anziché ballare per i corridoi- la derise una voce poco lontana da lei. La ragazza udì perfettamente il richiamo, ma preferì continuare la sua camminata cercando di mostrare, per quanto potesse, un’aria offesa e altezzosa.
Riven si lasciò sfuggire un ghigno divertito incrociando le braccia sotto al petto ampio e senza staccarsi dalla parete.
-Lo so che mi hai sentito- tuonò pentendosi immediatamente di aver usato un tono così duro. Se le voleva parlare, a lei che era così testarda e orgogliosa quasi peggio di lui, era meglio se cambiava tono. Musa infatti, spazientita, continuò ad ignorarlo aumentando i suoi passi e assicurandosi di alzare al massimo il volume della canzone. Non le interessava parlare con quel cretino, non dopo che lui l’aveva trattata in quel modo, dopo che lei, armata di compassione e di un sentimento a cui avrebbe pensato più tardi, aveva deciso di aiutarlo.
-Ehi dai, aspetta- sussurrò lo Specialista raggiungendola e afferrandola, con una strana gentilezza, per il polso.
-Lasciami subito o giuro che mi metto ad urlare- mormorò la fata della Musica osservando il candore della sua pelle brillare a confronto con l’abbronzatura del ragazzo. Riven sbuffò ridendo sarcastico.
-Solo se mi giuri che mi starai a sentire- ma la fata era decisa a non mollare, non questa volta.
-Lasciami- sibilò inviperita allontanando con la mano libera le cuffiette dalle orecchie e lasciando che la musica ritmata rimbombasse anche per il corridoio. Finalmente la presa sul suo polso si allentò, ma non si mosse: alzò lo sguardo scuro fissando con la coda nell’occhio il giovane. Poi schioccò le labbra.
-Forza parla, ma sii veloce- tuonò spegnendo definitivamente il suo mp3 e permettendo al più completo silenzio di avvolgerli.
-Volevo parlarti- sentenziò Riven cercando di calibrare al meglio le parole. Aveva riconosciuto, grazie a Flora, che lo sbaglio era stato suo e quindi si era promesso di mettere da parte l’orgoglio. Dopotutto, pensò, l’aiuto di Musa continuava a servigli e mantenersela buona non era una cattiva idea.
-Questo l’avevo capito- lo interruppe lei sarcastica facendo un veloce gesto con la mano come per indicare che, ora, poteva continuare. Allo Specialista questo comportamento così strafottente non andò giunto ed era già pronto a risponderle quando le gentili parole di Flora rimbombarono nelle sue orecchie. Ok, lo stava facendo per lei: per qualche strano motivo quello sgorbio e lei erano amiche e quindi, se voleva vederla felice, forse, era meglio tacere.
-Volevo scusarmi per questa mattina- disse serio abbozzando un sorriso che però gli uscì più simile a una smorfia. All’udire quelle parole i muscoli di Musa parvero rilassarsi, ma l’offesa ardiva ancora nel suo cuore.
-Mi sono comportato come uno stupido-
-Avrei preferito stronzo, ma accetto le tue scuse- si smarcò osservando di sfuggita i pettorali duri e compatti del suo interlocutore. Riven era già pronto a ribattere quando si voltò di scatto, tanto veloce da non far capire a Musa cosa avesse attirato così tanto la sua attenzione.
-Hai sentito anche tu dei passi?- domandò grugnendo e permettendo ai suoi occhi scuri e profondi di vagare lungo il corridoio e le lunghe colonne. Musa scosse la testa sbuffando sonoramente.
-No- tagliò corto.
-E ora ti saluto- concluse rimettendosi le cuffiette e riprendendo la sua camminata. Non lo udì seguirla e quindi si permise di rilassarsi, ma non fece in tempo a farlo che una mano, nuovamente, si avvolse al suo posto e questa volta udì ancora più forte una scossa scuotere le sue membra.
-In realtà volevo chiederti se potessimo tornare ad allenarci- disse grattandosi nervosamente il capo. Musa lo squadrò sempre più esasperata, ma si limitò a mugugnare in segno di assenso cosa che, evidentemente, bastò anche a lui.
-Però non aspettarti altre scuse da parte mia perché l’ho fatto solo per Flora- commentò mentre un ghigno spavaldo si dipinse sul suo volto. Socchiuse gli occhi soddisfatto di essersela, anche quella volta, cavata senza notare i pungi sempre più chiusi all’altezza dei fianchi stretti della fata.
-Cosa?- urlò facendo rimbombare con forza la sua voce tra quelle quattro mura.
-Ehi che ti prende ora?- domandò lo specialista inarcando sorpreso un sopracciglio senza ricevere risposta visto che, schiumando di rabbia, la fata di Melody lo superò allontanandosi a grande velocità e lasciandolo solo e pieno di dubbi.
Due occhi azzurri come mare brillarono nascosti dietro a una colonna mentre un sorriso divertito si dipinse sul suo volto prima si sparire completamente nel buio.



 
 
 
Nota
Hola, buona estate a tutti. Avrei voluto pubblicare questo capitolo prima, ma alcune parti (essendo praticamente tutto discorsivo questo capitolo) mi hanno fatto penare. Devo ammettere che, nonostante io le abbia abbastanza snobbate durante i precedenti capitoli, ci sto prendendo gusto con le Trix che stanno sempre più prendendo posto nella mia storia. Ho adorato dare una sfumatura di pazzi a Stormy come se i troppi eventi stessero debilitando sempre di più la sua mente, ma la vera protagonista è la mia Trix preferita: Darcy. In realtà questo rapporto ambiguo tra lei e Valtor è venuto fuori a caso durante lo scorso capitolo e, visto che ho sempre pensato che lei e la Griffin si assomigliassero, ho deciso di portarlo velatamente avanti. Non è una vera propria relazione, ma diciamo un’attrazione che si è creata, niente di più.
Per quanto riguarda le Winx non ci sono grandi novità visto che il risveglio di Helia e la resurrezione di Aisha vi erano già stati, ma ho perso in questi mesi decisamente qualsiasi interesse nella coppia Flora/Riven quindi sto facendo fatica. Ho adorato però la parte di lui con Musa e mi ha divertito molto scriverla anche se si è ben capito che prima che Riven provi un minimo di interesse per lei ce ne passa. Chi li avrà spiati e come si risolverà l’equivoco tra i due belli di Eraklyon?
Vi avverto già che dal prossimo capitolo si entrerà nel vivo della situazione così come è successo durante la battaglia: ora le bacchette Mythix ci sono, il Legendarium ci aspetta! Per quanto riguarda Selina ho diciamo stravolto il personaggio e spero vi sia piaciuto.
Un bacio
Ps. Voglio fare due piccoli spoiler: purtroppo a breve ci saranno la morte di due personaggi e, per quanto riguarda questo capitolo, non tutto è come sembra
Ah la figura di Gaia è una delle poche idee rimaste dall'inizio (quindi 2017) poichè sono sue le frasi del primo capitolo, proprio quelle iniziali, ma la vedremo presto. Spero di essere stata chiara( ma non troppo) su chi sia e come mai Icy sia finita in quelle condizioni. La versione di Valtor su cosa è successo l'abbiamo, ma sarà vera?
Ora vi lascio ( scusate per il papiro)
FalbaLove

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