Le acque blu dell'oceano.

di L a c e a g a t e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** I ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Note autrice : Salve! È la prima volta che pubblico in questo fandom, sperando che la storia venga apprezzata da qualcuno. Sono rimasta piacevolmente colpita dalla coppia (erenxlevi) dopo aver letto alcune fanfiction e aver visto, ovviamente, l'anime di Shingeki no Kyojin. La storia non sarà composta da tanti capitoli e soprattutto avrà il rating arancione, per il momento, ditemi se vi sembrerà a rating rosso nel caso. Non sono sicura delle mie capacità per quanto riguarda il (lemon). Chiedo scusa in anticipo se i personaggi risulteranno (OOC), anche se cercherò di fare del mio meglio per lasciare i loro caratteri come dovrebbero essere. Detto ciò, mi piacerebbe ricevere una recensione, un piccolo parere da chi leggerà la storia e, fatta questa premessa, buona lettura!
 
 


Le acque blu dell'oceano ( Prologo )


 
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Si narra una leggenda in quelle terre macchiate dall'uomo più spietato; l'oceano che li circonda su ogni dove è popolato da creature marine, pronte a punire chi ha osato contaminare la pace del pianeta. Nessuno di quegli uomini ci crede, la loro vita continua senza interruzioni, ma di certo non possono sapere che la tranquillità che ha abitato quel pianeta per anni e anni sta per trasformarsi in terrore. Loro hanno dimenticato, messo da parte le creature che una volta abitavano con loro, ponendo il dominio su di esse, obbligandole a nascondersi nel più profondo dei mari a portare un rancore tramandato di figlio in figlio. Non c'è soluzione a tutto ciò, la guerra è in agguato, pronta ad esplodere in qualsiasi momento.

Tritoni e sirene, questi sono i nomi delle creature che popolano l'oceano; sono divisi in base alla gerarchia dove il potere assoluto è nelle mani del re. Il re che domina quei mari porta il nome di Grisha: è un tritone buono e con un grande cuore, pronto ad aiutare il suo popolo con ogni mezzo. Ma l'oscurità si cela in lui a causa della rabbia nei confronti del genere umano. Lui deve ucciderli e portare a compimento il suo dovere. L'uomo deve sparire.
Purtroppo, però, ha bisogno di guerrieri forti e coraggiosi e il suo progetto di distruzione viene rallentato da ciò; tutti sono d'accordo con lui per quanto riguarda la fine dell'uomo, ma la formazione del suo esercito richiede tempo e fatica. L'addestramento dura all'incirca quattro anni per ogni cadetto, e i Tritoni di cui ha bisogno sono veramente tanti. Ci vorranno anni e anni prima che venga raggiunto il numero ideale, ma Grisha non ne vede il problema avendo alle spalle ancora un'intera vita.

Intanto che il suo progetto continua, incontra una giovane sirena dai lunghi capelli castani e gli occhi del medesimo colore, che possiede il nome di Carla, bella come il sole che non vede da tempo immemore. Si incontrano vicino ai confini del suo regno, dove erge un abisso infinito; Grisha si trova lì per trovare la serenità che lo ha abbandonato fin da subito. Carla desidera la morte.
Dopo la morte dei suoi genitori, la giovane è costretta a vivere di stenti a causa del basso rango che possiede; ha una casa di modeste dimensioni, un pasto al giorno, sì, ma sente che manca qualcosa nella sua vita dopo la grande perdita subita.
Cerca il sonno eterno per dimenticare il vuoto dentro di sé.
Ma i suoi piani vengono interrotti dal re che la chiama a gran voce, dandole addirittura del lei, costringendo i suoi occhi a posarsi sulla figura giovane del tritone più bello. I suoi occhi sono un colpo al cuore.
Amore a prima vista.
Amore che porterà alle nozze dei due e alla nascita di un principe. Eren è il nome del bambino, il futuro re. È vivace, allegro e forte. Ha ereditato le iridi verdi-azzurre del padre e i morbidi capelli di Carla, la regina. È una forza della natura e il suo sorriso è coinvolgente, quasi fosse nato solo per portare felicità al popolo. Ha tanti amici, come potrebbero mancare, ma i migliori che possiede sono Armin e Mikasa. La loro conoscenza è avvenuta a dieci anni, durante la scuola; si sa che Eren non ha nessun problema ad esporre la sua opinione di fronte a tutti, ma a volte questa sua caratteristica non porta al meglio. Fu Armin il primo a mettersi in mezzo alla lite che si era scatenata, parlando in modo calmo per cercare di attenuare la rabbia dei presenti; la cosa funzionò solo per un breve periodo, prima che il castano aprisse ancora una volta la sua bocca. Gli istanti successivi furono un misto di insulti (molto pacati) e di botte nei confronti del principe. A quel punto fece la sua comparsa Mikasa, una giovane sirena abbastanza forte da contrastare gli altri bambini.

La discussione è nata a causa della difesa di Eren nei confronti degli umani. Lui non li odia non avendo motivo per farlo, nonostante il padre continuasse a invogliarlo alla guerra. Addirittura li trova affascinanti; il bambino ama leggere i testi della grande biblioteca che raccontavano l'evoluzione della terra e i rapporti amichevoli dei due popoli. Interiormente il bambino vuole la pace, senza che nessuna guerra vi andasse di mezzo.
Ma il re, nonostante le parole del figlio, continua a rimanere fermo sulla sua idea.
Il piano di Grisha è quello di mandare un tritone fra gli umani nei vari continenti per scoprire come sono organizzati.
Quando tutto sarebbe stato ultimato, nessuno sarebbe potuto fuggire dalla furia del popolo marino.
 
 
1800/1801



Mentre le dame danzavano con i corrispettivi cavalieri lungo il perimetro del salone, il capo della casa si apprestava ad osservare ammaliato i piatti deliziosi serviti per il grande evento. Era goloso, si poteva capire anche solo dallo sguardo che lasciava a quelle prelibatezze, ma era anche un uomo controllato. Nessuno era a conoscenza del fatto che fosse un uomo come gli altri, con i suoi vizi e i suoi desideri; tutti lo avevano dipinto come il freddo.
Mai aveva avuto una donzella nelle sue stanze, una moglie o un figlio. Eppure i suoi trent'anni apparivano pesanti a causa delle occhiaie che marcavano quel viso asciutto, illuminato dalle iridi di ghiaccio e i morbidi capelli corvini che ricadevano sulla fronte. Era stanco effettivamente.
Aveva ricercato l'amore tempo prima, con scarsi risultati da portare nella casata. Ma nessuno sapeva che, in realtà, il non giovane Levi Ackerman provasse un'attrazione fatale verso lo stesso sesso. Aveva un nome da proteggere certo, ma non avrebbe mai represso quell'istinto primordiale sessuale per i suoi simili solo perché qualcuno avrebbe potuto scoprirlo e, sarebbe potuto capitare, denunciarlo. Però, Levi, non era stupido.
Aveva un grande patrimonio alle spalle, perché non usarlo per far tacere le persone che si concedevano a lui? Lui non avrebbe mai potuto offrire, di certo, il suo didietro a qualcuno che non fosse Erwin.
Erwin Smith era un uomo conosciuto per caso al ricevimento del Sr. Pixis, un uomo di grande successo grazie alle invenzioni e alle scoperte fatte durante gli anni della sua vita.
I loro sguardi si erano incrociati nel momento in cui il padrone di casa aveva deciso di fare i loro nomi e, tra una cosa e l'altra, entrambi si erano ritrovati a passeggiare per i corridoi della villa in cerca di una stanza libera. Era impossibile evitare l'attrazione sentita fin dal primo momento, così i due Lord erano entrati silenziosamente nelle stanze di Lady Petra e avevano consumato il loro rapporto gemendo ad alta voce i loro nomi, così da non scordarli mai più.
In seguito Levi si era concesso più volte al suo Lord, ma non c'era nulla di sentimentale fra i due. Assolutamente.
Si trattava solo di attrazione fisica, nulla di più.

Intanto il corvino aveva volto lo sguardo verso l'uomo del suo piacere, facendogli un cenno del capo affinché capisse di seguirlo fino alle sue stanze. Era da maleducati assentarsi in quel modo, ma Levi avrebbe sviato il discorso con una scusa banale, come sempre.
Intanto che saliva le scale si chiedeva come la sua vita sarebbe trascorsa da quel momento in poi; era annoiato dai ricevimenti, dai balli, senza mai un divertimento vero e proprio, non omettendo la sua vita sessuale. Smith era un passatempo, uno spiraglio di luce del buio dei suoi giorni. Ma Levi era stanco. Se non fosse stato per il suo carattere testardo e il patrimonio lasciato da sua madre che aveva faticato per ottenere, non si poteva dire la stessa cosa per suo padre, Levi avrebbe messo la parola fine a quei giorni.

Entrato nelle camere da letto, le pareti di un celeste molto chiaro, il corvino si sedette sul letto a baldacchino dalle tende bianche. Attese con impazienza l'arrivo di Erwin, mentre intanto andava a sbottonarsi con ardore i pantaloni si seta nera fin troppo aderenti. I suoi bisogni lo chiamavano.


 




《 Diventi sempre più avido Levi. Sai che ho una certa età, vero?》La voce soave di Erwin rimbombava nella sua testa; un rivolo di sperma cadeva lungo la mascella rendendo la visione ancora più bella. Amava il piacere che lui sapeva dargli anche solo con la bocca, provando vergogna per quei gemiti mal trattenuti. Amava il modo in cui lo guardava dopo il sesso, e amava il modo in lo possedeva per ore e ore.
Non sapeva come stesse andando il ricevimento al piano terra, ma poteva sentire la musica da ballo che continuava imperterrita a risuonare fra le mura.
Forse nessuno si era accorto della sua, della loro, assenza. E forse avrebbe potuto evitare di mandare il proprio maggiordomo a dichiarare che la festa era finita, scusandosi per l'assenza del padrone e che egli si sentiva male.
Ma era troppo spossato per alzarsi dal materasso su cui era sdraiato comodamente, con l'uomo dai capelli dorati fra le sue gambe pronto ad un altro round.
《 Vecchio, pft. Non sei mai vecchio quando si tratta di violarmi, di muovere le anche contro il mio didietro, di venire con il mio nome fra le tue labbra. Muoviti a terminare ciò che hai iniziato, voglio sentire il tuo sperma fra le mie gambe. 》Quanto era diretto l'uomo che aveva ereditato il patrimonio degli Ackerman, una delle famiglie più potenti del paese?
Solo quando sentì distintamente una presenza estranea in se, si concesse di smettere di pensare ai suoi invitati. Era magico. . Sublime.
《 Ma sentilo. Fino a qualche mese fa neanche parlavi in modo così sporco, sai quanto mi piace quando lo fai, vero? Levi.. 》 Iniziò il maggiore, prendendo a muovere il bacino avanti e indietro, posando le mani sulle ginocchia del corvino, tentando di aprire in modo osceno quelle gambe sottili.
《 Ti devo parlare di una cosa. 》 Lasciò in sospeso la frase; voleva dire che non si trattava di una bella notizia e Levi neanche avrebbe avuto la forza di rispondere, Erwin lo sapeva. Sapeva come gli occhi gli diventavano lucidi durante l'amplesso, sapeva anche che non aveva mai la forza di rispondere a qualche provocazione dopo che l'orgasmo sarebbe giunto.
Lo odiava.
《 Devo partire. 》 E fu proprio in quel momento, perfettamente calcolato dopo un silenzio infinito a muoversi in lui, che Levi urlò il suo nome devastato dal piacere.




 



La partenza del Lord non fu tanto sconvolgente; non sarebbe stata di certo la stessa cosa, ma Levi sarebbe sopravvissuto attraverso altre persone. Non sapeva per quanto tempo sarebbe rimasto nel paese natio, ma sapeva che non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di crollare in sua assenza.
Era solo sesso.
E mentre camminava lungo il perimetro del giardino e osservava il mare e le onde da lontano, Levi si chiese se davvero fosse solo sesso. Si chiese se fosse ancora in grado di amare, dopo tutto ciò che era successo anni prima. Osservava il mare, la villa in cui viveva era proprio vicino ad esso, con occhi stanchi e tristi, mentre ricordava memorie di una vita terribile. Lui non era il figlio legittimo del Lord.
Non lo era, ma aveva ereditato tutto ciò che egli aveva posseduto. La storia degli Ackerman era intrecciata, strana, falsa.
E solo chi possedeva quel cognome sapeva la verità.
E mentre osservava quel blu così intenso, si chiese se il mare avesse una fine, se fosse popolato come c'era scritto nei libri di testo o se fosse solo una menzogna inventata dall'uomo fantasioso.
E fu nel momento in cui il sole emise il suo ultimo raggio di luce che Levi vide la figura di un ragazzo, avvolto da qualcosa alle gambe, uscire dal mare mentre una luce diversa investiva la parte inferiore di quel corpo per offrire agli occhi quelle che erano due gambe magre ma muscolose.
Cos'era?
Levi quasi venne a mancare quando due occhi luminosi e colorati di verde lo individuarono. Quel ragazzo gli stava venendo incontro con grandi difficoltà nel camminare, come se fosse la prima volta, e come se si fosse allenato per una cosa del genere.
Aveva visto qualcosa che non doveva assolutamente vedere.
Ma Levi non si mosse, non ne aveva la forza. Solo quando, in alcuni minuti, quel giovane dai capelli castani lo raggiunse capì che in quello sguardo c'era tristezza, richiesta d'aiuto. Mosse la bocca il ragazzo, ma non ne uscì niente. Mosse le mani il ragazzo, ma Levi non capì. Ma nel momento in cui il ragazzo si inginocchiò di fronte a lui Levi lo vide: vide lo squarcio sulla schiena, da cui fuoriusciva del sangue in modo copioso.


 

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Capitolo 2
*** I ***


Note autrice : Sono particolarmente felice del fatto che qualcuno abbia recensito la storia, come mi fanno piacere le visualizzazioni che ha ricevuto; nel precedente capitolo abbiamo potuto vedere la situazione in generale da parte di entrambe le parti. Eren, principe di un mondo ormai sconosciuto all'occhio umano, Levi, un signore d'alta borghesia dell'ottocento. Non c'è un motivo in particolare per cui ho scelto quella fascia temporale, ma spero che la cosa sia apprezzata. Come sempre, Erwin avrà un ruolo fondamentale nella storia proprio perché è un uomo che sta a cuore a Levi. Volevo solo sapere se l'html si visualizza bene. Non mi dilungherò ancora, solo, buona lettura.


Le acque blu dell'oceano.


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Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita. W. Shakespeare.



Osservava con occhi curiosi il giovane dormiente, adagiato sulle morbide coperte di lana pregiata. Ciuffi ribelli ricadevano sulla pelle bronzea, precisamente sulle palpebre abbassate. Levi si chiedeva come fosse giunto in un luogo come quello, facendo la sua comparsa nel mare aperto.

Dopo aver notato la ferita fresca su quella schiena scossa da profondi spasmi, il corvino aveva realizzato che il tempo si era fermato per lui. Era rimasto sconvolto da ciò che i suoi occhi grigi avevano visto, tanto da non accorgersi veramente di ciò che stava accadendo; solo dopo aveva udito i lamenti dovuti al dolore di quel ragazzo, e solo dopo un paio di secondi si era accorto della sua caduta e, di conseguenza, del sonno che lo aveva colpito all'improvviso. Si era fatto aiutare da Jemis, un inserviente, per poterlo trasportare nelle sue stanze e, successivamente, dargli delle cure adeguate. La ferita era stata disinfettata con gentilezza nei gesti della signora che si occupava di ciò, bendata mentre piccoli farmaci venivano somministrati con cautela; Hanji Zoe non solo era esperta di medicina, purtroppo ancora non ne conosceva tutti gli aspetti, ma era anche la persona che Levi chiamava ogni qualvolta. L'unico vero problema era la parlantina di ella; e chi la fermava più quando iniziava!

Adesso che il corpo del ragazzo era rilassato, il corvino non poteva fare a meno di osservare con meraviglia una creatura del genere; non sapeva se lo aveva immaginato o sognato, era però quasi sicuro che si trattasse di una coda di pesce. I suoi occhi ormai stanchi lo avevano per caso ingannato? Probabile. Piuttosto Levi aspettava il risveglio di colui che non aveva nome per il momento; voleva conoscere la sua storia, il motivo per cui era giunto alla sua casata, precisamente sulla spiaggia che si trovava vicino, a chiedere aiuto a lui per il semplice fatto che aveva notato da così lontano un corpo umano. Era in difficoltà, certo, ma davvero non sapeva chi era lui? Lui era colui che aveva piegato il paese ai suoi piedi, quello che la gente temeva. La sua storia era quanto di più terribile un uomo potesse sopportare, ma il suo epigolo era terminato in modo soddisfacente, si poteva dire.
I suoi pensieri, però, furono ben interrotti dal migugno di quel giovane che, mosso dal fastidio, stava cercando di girarsi su un fianco. Era così bello.
Lui che aveva le labbra schiuse e il respiro leggero, così tranquillo in un modo di merda. Levi semplicemente non capiva se esistessero davvero creature come quelle che venivano citate in alcuni testi; una lunga coda azzurra, che varia sfumatura a seconda della specie, è la caratteristica principale del popolo marino. Il colore della loro pelle è leggermente più scuro rispetto a quello di un comune essere umano, mentre se esposti ai raggi solari queste assumono svariati tipi di colorazione. Loro sono umani sulla terra, ma sono tritoni o sirene nel mare aperto. Basta una sola goccia d'acqua e si trasformano nelle creature più belle e pericolose del pianeta. Così citava il libro posato sul comò di legno pregiato posto proprio vicino al letto.
Possibile che fosse un tritone? Desiderava ardentemente il suo risveglio, ma questo non avveniva mai, così sembrava. Tre lunghe ore erano passate, tre lunghe ore durante le quali Levi non si era spostato dalla sua stanza. Era arrivato il momento di concedersi un bagno di ristoro, egli sospirò ancora una volta e uscì dalla stanza lasciando da solo il piccolo principe.

Con passi piccoli e calcolati, il signor Ackerman raggiunse la sala da bagno, esprimendo il desiderio di rimanere da solo di fronte alla richiesta d'aiuto di una cameriera, una delle tante. Con delicatezza nelle mani, si spogliò della giacca e della camicia comprati appena due giorni prima, lasciando che questi cadessero sul pavimento senza che nessuno li riponesse in modo ordinato nell'armadio. La biancheria intima fece la stessa fine e il corvino rimase completamente nudo; il corpo acerbo presentava solo la presenza di quei pochi muscoli che aveva guadagnato grazie al movimento che prestava a compiere durante i giorni. Levi era una persona che teneva particolarmente all'aspetto fisico, soprattutto nel tenerlo in forma.
E dopo aver riempito la vasca con acqua tiepida, vi entrò emettendo un verso di piacere: quanto stava aspettando quel momento? Non aveva avuto il tempo necessario per dedicarsi a sé, tra pratiche inutili e inviti a cena. Non che non si lavasse tutti i giorni, solo lo aveva fatto sempre di fretta senza godersi un bel niente.
Il corpo era avvolto da quel piacevole tepore e Levi, dopo una giornata quasi del tutto stressante, chiuse gli occhi in cerca di pace e tranquillità. Questa arrivò nell'esatto momento in cui un urlo abbastanza inquietante decise di disturbarlo. Chi diamine era? Non ne ebbe neanche modo di pensare, proprio perché la voce di Hanji lo avvisò che l'ospite si era svegliato alquanto bruscamente.
« Ti consiglio di uscire da questo bagno, stupido di un nano! Il paziente è spaventato e continua a non volere che nessuno lo tocchi. Mi ha avvisato Alice del suo risveglio, se lo è trovato praticamente in piedi fuori dalla stanza e… Levi esci immediatamente da questo bagno! » Dove se le era prese tutte quelle confidenze? Il suo bagno era stato rovinato da uno stupido moccioso, specifando, uno stupido moccioso senza vergogna. Levi, dopo essersi accuratamente passato le mani lungo le forme del suo corpo per pulire il minimo, uscì dalla vasca e decise di presentarsi dal suo ospite con solo un asciugamano legato in vita; era fin troppo irritato per poter sopportare anche il vestiario.
E così si presentò anche davanti alla dottoressa che rimase abbastanza sconvolta. Levi non era un uomo di classe?
Prese a camminare sul pavimento lasciando impronte nitide, stavolta con grande velocità per dirigersi nella sua camera: lì trovo almeno cinque inservienti a tenere fermo il ragazzo che non smetteva di lamentarsi, probabilmente, dal dolore. La medicazione fatta da Hanji era andata a farsi benedire proprio come la sua pazienza. Ordinò ai suoi servitori di uscire, compresa la dottoressa, restando da solo con il castano che si rimise in piedi. Cercava inutilmente di raggiungere la ferita ormai riaperta con le mani ma senza grandi successi; il corvino decise di avvicinarsi con cautela al minore che lo guardava con la paura negli occhi, eppure sapeva che era lo stesso uomo a cui aveva cercato di chiedere aiuto, per questo non cercò di scappare nel momento in cui Levi accarezzò delicatamente la sua schiena con un panno lasciato da una cameriera. Un altro urlo, ancora e ancora. Il ragazzo stava soffrendo ma, nonostante Levi non fosse questo grande esperto, sapeva che il dolore presto si sarebbe affievolito. Si trattava solo di fermare il sangue; lo accompagnò piano piano verso il letto e lo fece distendere con l'addome rivolto verso il materasso. Accarezzò delicatamente i ciuffi castani e il ragazzo sembrò calmarsi appena nonostante delle lacrime continuassero a scorrere sul suo viso. Fu così che Levi lo aiutò in primo luogo, standogli vicino e confortandolo nel suo dolore fisico.


« Quindi, come ti chiami? » Cercò di usare un tono di voce abbastanza gentile. Il ragazzo che poco prima stava urlando, ora si ritrovava ancora una volta steso in quel letto morbido mentre cercava di spiegare la situazione all'umano a cui aveva deciso di affidare la sua vita, per il momento. Si morse il labbro inferiore, cercando una risposta da dare a Levi.
« E-Eren. » Capiva la lingua umana, il problema era mettere insieme una frase decente per far capire la situazione disastrosa in cui era. Il corvino intanto annuì; aveva potuto osservare ancora una volta quel corpo rilassato, con l'unica differenza che ora aveva il piacere di sentirlo parlare, di poterlo guardare direttamente negli occhi verdi. Non un verde qualsiasi, ma un verde che si avvicinava all'azzurro.
Era folgorato da tanta bellezza.

« Bene, Eren. Perché sei qui? » Perché era lì? Eren prese un respiro profondo e, sperando di non essere preso a schiaffi, cercò di raccontare quella che era la sua storia. La storia di come era giunto in superficie, di come era stato tradito e di come il popolo marino si sbagliasse riguardo agli umani.

« Ti prego di credere a me. Io non sono umano, forse tu lo hai visto o notato. Io sono quello che si chiama un tritone. So che è assurdo, ma posso dimostrartelo se lo desideri! Ma ti prego di aspettare la fine della mia storia. » Eren pregò con due occhi da cucciolo bastonato il signore della casata, avendo bisogno di levarsi di dosso quel peso opprimente. Levi, anche se immaginava che Eren fosse qualcosa del genere non emise alcun suono; era il suo tacito consenso.

« Detto in parole povere io sono un principe. Non mi importa se mi crederai o meno, ma io ho bisogno di aiuto. Tempo fa, quando ancora eravamo ben voluti dagli umani, mio padre incontrò una persona in un epoca diversa, tempo addietro. Ho cercato di scoprire la data precisa in cui mio padre incontrò questo uomo e sono disposto a viaggiare indietro nel tempo per trovare costui e ucciderlo. Voglio evitare una guerra Levi! Voglio che mio padre torni ad amare il popolo umano, senza morte e distruzione. Ti prego aiutami. Ho viaggiato per mesi prima di giungere qui, la prima terra che mi è giunta davanti. Non c'è un vero motivo per cui sono precisamente qui, mi hanno attaccato alle spalle e non ci ho capito più nulla. Ho visto te e mi sei sembrata l'unica salvezza. Ti prego credimi! Aiutami! » Si era completamente alzato con il busto e stava guardando il volto di Levi nonostante il leggero dolore gli imponesse di rimanere sdraiato.

« Ti prego! Farò qualsiasi cosa tu desideri! Non sono degno di chiedere il tuo aiuto, neanche mi conosci ed effettivamente io sono piombato all'improvviso nel tuo paese, ma se non fosse di vitale importanza non lo chiederei al primo che capita. Ti prego, ti prego, ti prego. Ho sentito che voi umani puntate sull'unione dei corpi, che vi piace così tanto da pagare. Io posso offrirti il mio corpo anche se non so come funziona, ma ti prego…» Non poté finire di parlare poiché il corvino gli mise una mano sulla bocca affinché fermasse quel chiacchiericcio fastidioso.
Aiuto? Offrire il suo corpo? Una guerra? Quel moccioso era completamente pazzo. Levi Ackerman non avrebbe messo a repentaglio, semmai la storia fosse stata vera, la sua vita per tornare indietro nel tempo. E uccidere qualcuno. Credeva al fatto che fosse un tritone, lo aveva visto con i suoi occhi, ma non poteva credere ai viaggi temporali. Come non poteva credere a quella guerra. Il tempo non poteva essere modificato.

« Eren, mettiamo caso tu stia dicendo il vero. Il tempo non può essere modificato, dai libri testo nessun uomo cita una possibilità del genere, tantomeno afferma che sia una buona cosa farlo. Cambiarlo significherebbe la morte di tante persone, un susseguirsi di eventi spiacevoli. Tutto cambierebbe. Io non posso aiutarti in questo modo. » Il ragazzo abbassò il capo e si morse ancora una volta il labbro martoriato; che fare? L'unica vera possibilità di evitare quella guerra era che suo padre conoscesse l'animo buono dell'uomo, non tutti erano cattivi e meritavano la morte.

« Allora non sarai tu colui che mi aiuterà. Permettimi di rimanere nella tua casa ancora per un po', il tempo di guarire e tornare nel mare aperto. » Quello era ciò che gli conveniva fare per il momento, poiché partire alla ricerca di altri uomini era impossibile. Che si fosse fidato troppo degli umani? Forse non avrebbe ricevuto l'aiuto che chiedeva e basta, e a quel punto anche Eren sarebbe dovuto entrare in guerra, al fianco di Grisha.

Intanto il corvino annuì appena all'ultima richiesta premendo sulla nuca del minore affinché questo tornasse sdraiato. Voleva guardarlo mentre dormiva, non si sarebbe mai stancato di farlo.

« Allora riposa, tornerò fra qualche ora. »




Levi sentiva l'amaro in bocca; era indeciso sulle prossime mosse da fare. Senza Erwin al suo fianco la noia lo colpiva ogni volta che ci pensava. Doveva chiamare qualcuno, assolutamente. Certo, avrebbe usato la camera degli ospiti per fare qualcosa del genere, non avrebbe mai voluto che Eren vedesse ciò che gli uomini facevano, sembrava una creatura abbastanza innocente. E la sua scelta ricadde su un giovane di cui non ricordava il nome, forse Frederick? Qualcosa del genere. Era da tempo immemore che non faceva l'attivo.
Disse chiaramente a una delle cameriere di trovare e chiamare il ragazzo al più presto, facendo una piccola descrizione della persona poiché non ricordava il nome esatto, poi si ritirò in biblioteca dove iniziò delle piccole ricerche riguardo al popolo marino.
I testi che lo citavano erano immensi e leggerli tutti sembrava impossibile, però una delle cose più interessanti che trovò era che quelle creature avrebbero dovuto essere dotate di alcuni poteri strani. I rapporti con l'uomo si erano interrotti a causa dell'indole umana, invidiosi di un popolo del genere; i tritoni, beh, non l'avevano presa così bene. Si erano dovuto rintanare nelle acque profonde proprio perché erano stati gli uomini ad attaccare. Levi non li biasimava di certo se questi desideravano una guerra dopo così tanto tempo. Volevano giustizia.
Ma il corvino, di certo, non voleva morire a causa delle persone di tanto tempo fa.

E se avesse ricattato il popolo marino tenendo in ostaggio il piccolo Eren? Egli diceva di essere un principe infondo. Avrebbero di certo abbassato le armi di fronte a quel piccolo ragazzo, no?
Mah, quei pensieri sembravano inutili al momento. Si sarebbe goduto la sua esistenza e basta alla fine, senza che una guerra avrebbe influito sul suo giudizio.

Era tempo di provvedere ai suoi bisogni, ancora una volta, ignaro degli occhi di un tritone curioso.


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