High School Musical Raftel Party

di Vera_D_Winters
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You are the Music in Me ***
Capitolo 2: *** Senior Year ***
Capitolo 3: *** A Night to Remember ***
Capitolo 4: *** Now or Never ***
Capitolo 5: *** Stick to the Status Quo ***
Capitolo 6: *** Bop to the Top ***
Capitolo 7: *** I don't dance ***
Capitolo 8: *** When there was me and you ***
Capitolo 9: *** Can I have this dance? ***
Capitolo 10: *** Scream ***
Capitolo 11: *** What I've been looking for ***
Capitolo 12: *** The start of something New ***
Capitolo 13: *** Breaking Free ***
Capitolo 14: *** Bet on it ***
Capitolo 15: *** The Boys are Back ***
Capitolo 16: *** Work this Out ***
Capitolo 17: *** All for One ***
Capitolo 18: *** We're all in this Together ***



Capitolo 1
*** You are the Music in Me ***


... 𝓨𝓸𝓾 𝓴𝓷𝓸𝔀 𝓽𝓱𝒆 𝔀𝓸𝓻𝓭𝓼 "𝓸𝓷𝓬𝒆 𝓾𝓹𝓸𝓷 𝓪 𝓽𝓲𝓶𝒆"
ℳ𝓪𝓴𝒆 𝔂𝓸𝓾 𝓵𝓲𝓼𝓽𝒆𝓷? 
𝓣𝓱𝒆𝓻𝒆'𝓼 𝓪 𝓻𝒆𝓪𝓼𝓸𝓷
𝓦𝓱𝒆𝓷 𝔂𝓸𝓾 𝓭𝓻𝒆𝓪𝓶 𝓽𝓱𝒆𝓻𝒆'𝓼 𝓪 𝓬𝓱𝓪𝓷𝓬𝒆 𝔂𝓸𝓾'𝓵𝓵 𝒇𝓲𝓷𝓭
𝓐 𝓵𝓲𝓽𝓽𝓵𝒆 𝓵𝓪𝓾𝓰𝓱𝓽𝒆𝓻
𝓞𝓻 𝓱𝓪𝓹𝓹𝔂 𝒆𝓿𝒆𝓻 𝓪𝒇𝓽𝒆𝓻...

<< Nefertari...? >>
Oh, com'era bella la voce del professor Marco, calda, profonda, avvolgente...
<< Nefertari...? >>
E i suoi occhi dalla sfumatura cerulea, così infiniti come il cielo e il mare, da affogarci dentro e morire felicemente...
<< Signorina Nefertari... >>
Oh no non essere così formale, chiamami Bibi, ti prego.
<< BIBIIIIIIII >>
L'urlo di Rufy, seduto al banco dietro di lei, squarciò i timpani della giovane e la fece sobbalzare, strappandola prepotentemente ai suoi sogni ad occhi aperti.Il professor Phoenix, alias anche l'affascinante filosofo Marco, alias il sogno proibito di molte liceali con quegli occhiali da intellettuale e i capelli biondi perennemente spettinati, stava in piedi davanti al banco dell'alunna, un sorriso bonario a increspargli le labbra leggermente screpolate dal freddo vento di quel periodo, il libro di storia stretto nella pallida mano dalle dita di pianista.
Bibi divenne paonazza in meno di un millesimo di secondo e abbassò immediatamente lo sguardo, che fino a pochi istanti prima era stato perso nel vuoto delle sue fantasie da diciassettenne invaghita del suo bellissimo insegnante.
<< E' tornata tra noi, signorina Nefertari? >>
La ammonì in tono estremamente pacato, facendole desiderare di sprofondare e non riemergere mai più.Magari se l'avesse colpita un fulmine? Sarebbe stato perfetto.
<< S...si. Si professore mi scusi tanto.>>
Biascicò mortificata senza guardarlo, mentre lui si spostava verso il banco sulla sinistra battendo le nocche sulla superficie lignea, facendo sobbalzare un altro studente che aveva preferito sonnecchiare piuttosto che seguire la lezione.
<< Rorona, ti dispiacerebbe non russare? Se vuoi dormire almeno non disturbare chi invece desidera seguire.>>
Zoro borbottò qualcosa di indecifrabile mentre Rufy se la ghignava divertito. 
Bibi però smise di prestare attenzione ai due compagni, troppo ammirata dai modi di fare dell'unico adulto presente nell'aula: non gridava mai, non perdeva mai la calma, e aveva un modo così appassionato di spiegare le proprie materie che non si poteva non desiderare d'imparare da lui.
Peccato però che probabilmente la giovane non avrebbe comunque passato un solo esame con lui, troppo impegnata a sospirare e ad immaginare un amore che non si sarebbe mai realizzato.
Per fortuna non era lei a doversi diplomare quell'anno, o sarebbero stati guai grossi.


In tutt'altra ala della scuola del resto, i veri diplomandi erano alle prese con una prova assai ardua, molto più degli esami di fine anno, molto più dura dell'esame d'ammissione a Stanford o a Yeil, molto più dura dell'elezione a presidente degli Stati Uniti...
<< Allora ragazzi, come sapete è consuetudine del nostro Istituto che il recital di fine anno venga portato sul palco dai ragazzi dell'ultimo anno. >>
Spiegò il professor... la professoressa... insomma il capo progetto Iva, insegnante referente del club di teatro della scuola, la voce possente, la r moscia che rendeva un po' buffa ogni sua parola nonostante la serietà con cui si stesse interfacciando con gli studenti.
Ace si mise le mani nei capelli con orripilata disperazione, mentre Koala e Nami tutte contente si muovevano sulle sedie cigolanti, pronte a proporre mille idee diverse per la storia da portare in scena.
Un lieve brusio percorse il resto della classe invece, mentre parecchie teste si voltavano quasi automaticamente verso i la coppia seduta in prima fila, rivolta con somma attenzione a colei... colui... insomma quello che era, che parlava dall'alto del palco su cui tutti sarebbero dovuti salire il giorno del recital. Sanji e Pudding erano le due stelle dell'Istituto Raftel, bravissimi in tutto ciò che era arte. Canto, ballo, recitazione, assurdamente competitivi e convinti di essere i migliori, si erano distinti sin dal primo anno nei musical natalizi, quelli che appunto il club di teatro portava avanti ogni anno come progetto didattico. Non avevano mai avuto meno del ruolo principale di ogni recita, e tutti andavano in adorazione al loro passaggio nei corridoi. Puntavano ad Hollywood i due, senza scherzi. O meglio quella era l'ambizione di Pudding
<< Almeno con quei due ci eviteremo di dover interpretare ruoli importanti.>>
Bisbigliò Sabo, dando una gomitatina d'intesa al fratello dai capelli corvini, che per tutta risposta però era caduto preda di uno dei suoi attacchi di narcolessia, probabilmente coadiuvato dalla posizione che aveva assunto con la fronte poggiata sui palmi delle mani. Ecco come passare dalla disperazione alla beatitudine del sonno in tre secondi netti.
Il biondo sollevò gli occhi al cielo con uno sbuffo a metà tra il divertito e l'esasperato, dando poi una scrollata al moro per farlo riprendere.
Se Iva lo avesse beccato a dormire sarebbe stata una catastrofe.
<< E dunque mi aspetto da voi piena collaborazione. >>
L'insegnante terminò il suo discorso, di cui Sabo ormai aveva perso pezzi salienti, e ad esso seguì un applauso non troppo entusiasta.
Come da copione ad ogni modo, Sanji e Pudding si alzarono in piedi e con fare compito si rivolsero a tutta la classe.
<< Saremo lieti di aiutare tutti i nostri compagni non avvezzi a questo genere di cose. >>
Cinguettò Pudding, e Sabo non potè fare a meno di lanciare un'occhiata verso Koala, le cui guance si erano gonfiate con fare inviperito non appena la voce squillante della castana aveva preso il posto di quella di Iva.
Sarebbe stato un lungo, lunghissimo anno...
Ad ogni modo Sanji stava già per partire in una filippica saccente su quanto fosse sacro il ballo, anche se in realtà Sabo sospettava che lo facesse solo per assecondare la sua secolare fidanzata, quando la porta dell'aula magna si aprì con un suono vagamente fastidioso, e una ragazza dai lunghi e ondulati capelli neri comparve sulla soglia: il corpo formoso era fasciato da un vestito floreale che seguiva ogni sua curva mentre avanzava ticchettando verso il palco, un foglio di carta stretto tra le dita dal colorito olivastro, come il resto della sua carnagione.
<< Uhm mi scusi professor Emporio, sono una nuova alunna e ecco, ho sbagliato aula. Chiedo perdono per il ritardo. >>
Aveva un delizioso accento spagnolo, che rendeva leggermente sensuale quel modo di arrotare la lettera r, e persino Iva parve abbastanza colpito da lei, un po' come quando un pittore vede un'opera d'arte.
<< Oh non si preoccupi signorina... Violet. >>
Lesse dal cartoncino che lei gli aveva porto, facendole segno di accomodarsi insieme agli altri studenti, squadrandola da capo a piedi più e più volte.
E non era il sol... la sol... quello che era.
Sanji aveva praticamente quasi gli occhi fuori dalle orbite e la bava alla bocca, cosa che non sfuggì affatto alla sua fidanzata psicopatica. 
Lo aveva già detto Sabo che quello si preannunciava un ultimo anno estremamente difficile?
Un lieve sospiro abbandonò le labbra del giovane che sentendosi osservato spostò lo sguardo dalla nuova arrivata al punto in cui sentiva nascere l'occhiata rovente, e fu così che incrociò lo sguardo assottigliato di Koala, il cui messaggio era evidente: se la guardi per un altro secondo ti eviro lì dove sei.
Il biondo deglutì e forzò un sorriso innocuo, cercando poi conforto nel fratello, improvvisamente sveglio dopo l'arrivo della bellezza latina. 
<< Ma l'hai vista che gnocca quella Sabo? Non le fanno così bene qui da noi. >>
Esordì senza preoccuparsi di non farsi sentire, facendo ridere i compagni attorno a loro e facendo pentire Sabo di essersi rivolto proprio a lui.
Seppellì lo sguardo dietro gli occhiali d'aviatore che portava per bellezza appesi al collo o a volte tra le ciocche bionde per tenerle sistemate sopra la fronte, e fece impunemente finta di nulla, evitando di incrociare nuovamente gli occhi di Koala.
Tempesta... altro che guai, era proprio in arrivo una tempesta.


Intanto il professore di belle arti Izou, la professoressa di musica Bay e il professore di chimica e biologia Thatch, stavano scommettendo bellamente e in maniera poco professionale su quale studentessa si sarebbe dichiarata a Marco quella settimana.
In realtà Bay sorseggiava il suo caffè con fare disinteressato, ammonendo di tanto in tanto i due pettegoli.
<< Andiamo, fate gli adulti ogni tanto...>>
Sospirò rassegnata, mentre i due ridacchiavano impunemente.
E dire che il nuovo anno scolastico era appena cominciato... come sarebbero arrivati alla fine?

- To be Continued -
- Coming Next: Senior Year -

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Capitolo 2
*** Senior Year ***


ℒ𝒆𝓽'𝓼 𝓬𝒆𝓵𝒆𝓫𝓻𝓪𝓽𝒆 𝔀𝓱𝒆𝓻𝒆 𝔀𝒆 𝓬𝓸𝓶𝒆 𝒇𝓻𝓸𝓶
𝓣𝓱𝒆 𝒇𝓻𝓲𝒆𝓷𝓭𝓼 𝔀𝓱𝓸'𝓿𝒆 𝓫𝒆𝒆𝓷 𝓽𝓱𝒆𝓻𝒆 𝓪𝓵𝓵 𝓪𝓵𝓸𝓷𝓰
 

 «Non mi piace.»
Esordì Pudding mentre freneticamente masticava un pasticcino, gli occhi che saettavano da una parte all'altra della mensa in una spietata ricerca della nuova alunna di cui tutti parlavano con moderato interesse. E non fosse mai che non fosse lei la stella principale dell'Istituto.
«A te non piace nessuno, mon cher.»   
Le fece notare Sanji con un sorriso dolce e devoto che celava il velato rimprovero.
La ragazza però si girò verso di lui con espressione totalmente diversa, e con occhi scintillanti si sporse su di lui.
«Ma che cosa dici amore mio? Tu non sei "nessuno".»   
La sua voce suonava zuccherosa oltre ogni limite umano, un tono assai diverso dalle poche parole di poco prima, cariche invece di fastidio e cattiveria. Come facesse Pudding a cambiare stato d'animo in maniera tanto netta e veloce era un mistero per tutti.
Sanji sospirò rassegnato e le accarezzò la guancia con il dorso della mano, ma la sua mente era altrove, e si anche i suoi occhi cercavano la nuova arrivata. Non gli faceva onore guardare le altre ragazze quando aveva la sua fidanzata di fianco, ma non era una novità in realtà, lui aveva un debole per le donne che era secondo solo alla sua passione per la cucina. E sì il ballo e il canto arrivavano in realtà solo per terze, ma questo Pudding non doveva saperlo.
Ad ogni modo la moretta spagnola sembrava essere svanita nel nulla.
Che fosse timida? O che percepisse in realtà l'ostilità e si tenesse alla larga?
Se la seconda opzione era quella esatta significava che era una ragazza intelligente oltre che bella. Un connubio divino.
«Piuttosto perchè non ci focalizziamo sul recital di fine anno? Dobbiamo proporre qualcosa che ci assicuri la parte principale.»   
Le disse per distrarla, e ovviamente questo funzionò.
Gli occhioni scuri e profondi della giovane  si spalancarono, accesi da una luce estatica a tratti inquietante, e le sue morbide labbra cominciarono a snocciolare una serie di idee che riempirono le orecchie di Sanji.
«Oh io avevo pensato inizialmente al "Fantasma dell'opera", ma forse è troppo quotato? "Notre Dame de Paris" è troppo complicato per questi babbei neofiti, magari è meglio "Grease"? Semplice, allegro, colorato... certo è un clichè fare un recital su Grease. Un po' come "Tutti insieme appassionatamente"...»  
Il suo fidanzato però, aveva smesso di ascoltare tipo al... Beh, al Fantasma dell'Opera.
Violet era entrata in mensa.


«Bisogna ammettere che salta all'occhio.»   
Disse pragmatica Nami, mentre si passava il lucidalabbra davanti allo specchio tondo del bagno delle ragazze. Koala alle sue spalle aveva ancora l'espressione imbronciata, le braccia incrociate sotto il seno, il maglioncino tirato fino alle dita: una posa molto adolescenziale in effetti.
 «Parli bene tu, il ragazzo che ti piace ha occhi solo per il basket e la pausa pranzo, non vede te, figuriamoci se si accorge di una sventola coi capelli neri arrivata da chissà dove.»  
L'acidità nell'aria sfrigolò visibilmente, mentre Nami si voltava truce verso l'amica, che mordicchiandosi il labbro inferiore si voltò verso la finestra, conscia di aver esagerato.
«Rufy non mi piace.»  
Puntualizzò la giovane.
«Dato che è in classe con mio cugino gli do una mano con i compiti. Fine della storia. Figurati se mi piace un moccioso del genere.»  
«Negare è la forma più plateale di ammissione, lo sai Nami, vero?»  
Fu la voce pacata di Robin a porre un punto sulla questione. La corvina era appena uscita dal bagno e si stava sciacquando le mani con la sua solita aria serafica estremamente invidiabile.
«E poi... oh un momento. Ma quello non è il mio lucidalabbra?»
Nami non arrossì a quella domanda, e fece impunemente finta di nulla mentre mentiva apertamente.
«No, ti sbagli. Ne avremo uno uguale probabilmente!» 
Un attimo di silenzio.
«Cleptomane e bugiarda...»  
Bofonchiò infine Koala, scostandosi dal calorifero contro cui era stata appoggiata fino a qualche secondo prima, uscendo dal bagno delle ragazze per recarsi alla prossima lezione.
«Voi che cos'avete in programma?»   
Chiese alle due che l'avevano seguita nell'affollato e vociante corridoio.
«Storia.»   
Sorrise Robin con una punta di vera gioia negli occhi. 
Benchè fosse spesso imperscrutabile, il suo amore per la storia era innegabile e impossibile da nascondere.
«A me tocca arte... vi prego salvatemi.»  
Borbottò invece Nami, per nulla contenta. Il professor Izou in effetti faceva venire voglia di sbattere la testa contro il muro.
«Facciamo cambio? Io sono in laboratorio... quei cretini faranno sicuramente saltare in aria qualcosa... di nuovo.» 


«Portgas e Outlook!»   
Ace e Sabo sobbalzarono al suono della voce del professore che si era fermato dietro di loro. Sentivano il suo furore sulla nuca, e brividi di gelido terrore avevano cominciato a risalire lungo le loro spine dorsali mentre si giravano con fare innocente.
«Si, professore?» 
Domandarono in un coro perfettamente collaudato da anni di pratica.
I due coetanei erano cresciuti insieme ed erano inseparabili. Il collante tra loro era stato l'odio che entrambi provavano verso le loro famiglie, dalle quali cercavano di distanziarsi sempre il più possibile, ma col passare del tempo, sopra i problemi comuni, era germogliato un rapporto sincero. Si consideravano fratelli nonostante non vi fossero legami di sangue, e insieme a Rufy, il più piccolo del gruppo, si erano creati una nuova famiglia.
Il nonno di Rufy in particolare si era preso a cuore il destino di tutti e tre e aveva fatto si che la sua cosa fosse un rifugio per loro. Un posto sicuro dove correre quando le cose si facevano difficili. Il che in realtà aveva voluto dire avere i tre marmocchi in giro per casa costantemente.
Perciò il professor Thatch non si stupì del movimento quasi simultaneo dei due, e delle loro espressioni angeliche quasi identiche. Ormai era abituato.
«Che cosa vi ho detto prima? Che cosa non dovevate aggiungere alla miscela per non farla esplodere?»  
« Il potassio e il fosforo, professore.» 
Rispose Sabo, il quale aveva in mano una provetta contenente esattamente il fosforo.
«E quello nelle tue mani che cos'è, Outlook?»   
«Fosforo, professore.»   
«Ma bravo... e il signor Portgas invece cosa stava per infilare nel contenitore sul fornello?»  
Ace provò a fare l'indifferente e mise giù la sua provetta con aria innocua.
« Potassio, professore.»   
Il silenzio accolse le parole del moro, mentre il biondo faceva di tutto per non scoppiare a ridere. 
«Voi due, in presidenza. Subito.»   
Cominciarono le vane proteste di rito.
« Ma prof, non volevamo fare niente di male.»   
« Avremmo aggiunto pochissimi millesimi di grammo, solo per vedere se faceva qualche bolla!» 
« Esatto esatto volevamo bollire non esplodere!» 
« Un regalo alla scienza! Una nuova scoperta!»   
Le voci dei due si sovrapponevano l'una sull'altra in quel susseguirsi di scuse inverosimili, fino a che il professore non ne ebbe abbastanza, ed ergendosi nella sua considerevole statura indicò con il braccio la porta.
 « Dal preside ho detto! »  
Non alzò la voce, ma il suo sguardo bastò a far drizzare in piedi i due alunni che messo lo zaino in spalla, sfilarono a capo chino fino alla porta, i piedi che strisciavano pesantemente sul pavimento del laboratorio di chimica.
Koala poggiò la mano sotto il mento con il palmo aperto a sostenerle il viso ed alzando gli occhi al soffitto sospirò.
« L'avevo detto io...» 


« Ve lo giuro hanno detto che stavano facendo un favore alla scienza.»  
Sghignazzò Thatch, il capo poggiato sulla spalla di Marco, il bicchiere dal liquido rosso fuoco che dondolava nella sua mano appena sollevata in un brindisi mai avvenuto.
Il collega appena arrivato intanto stava togliendo gli occhiali e allentando il nodo della cravatta, pronto a ordinare anche lui qualcosa da bere.
 «Almeno gli alunni si interessano alla tua materia!»  
Protestò invece Izou con fare estremamente indignato, una matita ancora intrecciata tra i lunghi capelli neri, perchè lui da bravo professore di belle arti non usava qualcosa di scontato come gli elastici o le mollette per capelli. I fermagli? Troppo mainstream.
 « Io non vedo la scintilla dell'amore per l'estetica e la bellezza in nessuno! Quale mondo crudele! Le mie lezioni sono così vuote e prive di brio...» 
Il moro sorseggiò il suo cocktail mentre Bay nascondeva una deliziosa risata dietro il suo bicchiere ancora intonso.
« Dai Izou, non essere triste. Se non altro Oscar Wild ti guarda dall'alto dei cieli ed è fiero di te.» 
Lo canzonò bonariamente Marco, beccandosi in risposta un'occhiata di puro fuoco.
« Io non mi lamento.» 
Si inserì nella conversazione l'unica damigella del gruppo, sistemando una riccioluta ciocca azzurrina dietro l'orecchio. Un intervento tempestivo come sempre, per evitare discussioni.
 « Anzi vi dirò che sono un poco dispiaciuta per i diplomandi di quest'anno. Mi mancheranno quando non saranno più tra i nostri banchi, sono uno dei gruppi più belli che abbiamo mai avuto.» 
Il quartetto di professori a quelle parole si ritrovò a sospirare in maniera nostalgica, come fossero un unico corpo e un'unica mente che si muoveva in perfetta sincronia.
«Su su, non deprimiamoci.»   
Esclamò allora Thatch, scostandosi poi dalla spalla del biondo per potergli scoccare un'occhiatina furbesca e dispettosa, resa ancora più malandrina dai capelli sciolti che contornavano il viso olivastro dell'uomo, e dalla cicatrice accanto all'occhio che si era tesa assieme alle sopracciglia.
« Dicci piuttosto, quale altro cuore di studentessa hai infranto oggi?»   
Come un'onda di mare che passa, la malinconia venne spazzata via nel giro di un secondo, e nel piccolo tavolino tornò a scoppiare il caos.
Un pugno leggero colpì il braccio di Thatch, mentre Izou scoppiava platealmente a ridere, facendo voltare verso di loro alcuni avventori del locale.
« Suvvia ragazzi un po' di contengo...»   
Li redarguì Bay, la quale però, dietro le dita poggiate sulle labbra, stava ridacchiando sommessamente assieme a tutti loro.

 

 

- To be Continued -
- Coming next: A Night to Rember -

 

 

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Capitolo 3
*** A Night to Remember ***


𝓘𝓽'𝓼 𝓽𝓱𝒆 𝓷𝓲𝓰𝓱𝓽 𝓸𝒇 𝓸𝓾𝓻 𝓷𝓲𝓰𝓱𝓽𝓶𝓪𝓻𝒆𝓼 
𝓘𝓽'𝓼 𝓽𝓱𝒆 𝓷𝓲𝓰𝓱𝓽 𝓸𝒇 𝓸𝓾𝓻 𝓭𝓻𝒆𝓪𝓶𝓼
𝓘𝓽'𝓼 𝓽𝓸𝓸 𝓵𝓪𝓽𝒆 𝓽𝓸 𝓫𝓪𝓬𝓴 𝓸𝓾𝓽 𝓸𝒇 𝓲𝓽 
ℋ𝒆𝔂! ℳ𝓪𝓴𝒆𝓸𝓿𝒆𝓻𝓼, 𝓶𝓪𝓼𝓼𝓪𝓰𝒆𝓼 
𝓓𝓸𝓷'𝓽 𝓴𝓷𝓸𝔀 𝔀𝓱𝓪𝓽 𝓪 𝓬𝓸𝓻𝓼𝓪𝓰𝒆 𝓲𝓼 
ℬ𝒆𝒆𝓷 𝔀𝓪𝓲𝓽𝓲𝓷𝓰 𝓪𝓵𝓵 𝓸𝓾𝓽 𝓵𝓲𝓿𝒆𝓼 𝒇𝓸𝓻 𝓽𝓱𝓲𝓼

 

Perona non faceva parte del "gruppo", eppure il suo sguardo di sognante principessa era sempre rivolto a loro.
Il "gruppo" era composto da: Koala, Sabo, Ace, Rufy, Zoro, Robin e Nami. Un tempo ne aveva fatto parte anche Sanji, prima di fidanzarsi con la ragazza più bipolare di tutto l'Istituto Raftel, e da poco era entrata ufficialmente nella cerchia anche Bibi Nefertari, una ragazza trasferitasi qualche anno prima e che aveva avuto la fortuna di finire in classe con la fogna dai capelli neri e... e...
Il cuore di Perona si strinse solo nel pensare a quel nome e i suoi occhi si spostarono automaticamente verso il campo da basket dove il cespuglio di capelli verdi spiccava rispetto alle altre teste dai colori anonimi.
Perfino tutto sudato era bello.
Chiunque altro le avrebbe fatto storcere il nasino a punta per il ribrezzo, ma non lui. Lui avrebbe anche potuto presentarsi da lei tutto sporco di fango e invitarla al ballo d'inverno così, senza nemmeno un mazzo di fiori, e lei avrebbe detto si. Si, si, si, mille volte si.
A suo padre non sarebbe mai piaciuto uno così, questo era sicuro.
Mihawk era un uomo estremamente ricco e potente, che per la sua bambina che ormai più bambina non era nonostante l'aspetto da lolita fuorviasse, desiderava solo il meglio del meglio. Peccato che sua figlia avesse già deciso quale fosse il meglio per lei.
Che poi Zoro forse nemmeno sapesse della sua esistenza era un altro paio di maniche.
Insomma, con i lunghi capelli rosa smossi dal vento e le ginocchia al petto a fare da sostengo per il suo pallido viso, se ne stava a fissare come al solito il "gruppo" con i suoi grandi occhioni neri, in attesa di una sorta di miracolo, che evidentemente non voleva arrivare.
Magari se si fosse alzata da quell'angolino sotto la grande quercia dalle foglie ormai rosse e si fosse presentata...
Ma l'aria da snob che si era cucita addosso in tutti quegli anni di scuola le aveva impedito di avvicinarsi e far avvicinare chiunque, rendendola spettatrice delle vite altrui.
Un sospiro sfuggì alle sottili labbra disegnate di rossetto rosa, mentre stringeva tra le esili dita l'inutile cellulare che aveva in mano, poggiando contro la bocca le orecchie d'orsacchiotto dell'enorme cover che lo ricopriva. Era talmente a corto di amici che aveva dato un nome persino alla cover del cellulare, si.
«Tu che ne dici Kumachi? Vado? No, non vado...»   
Inutile tentare di spronarsi da sola, ormai si era rassegnata all'idea che anche quell'anno nessuno l'avrebbe invitata al ballo d'inverno... o meglio, chi desiderava davvero non l'avrebbe fatto.
Un altro sospiro prima di seppellire le guance rosse contro le ginocchia e lasciare che i lunghi capelli mossi calassero come un sipario attorno a lei, nascondendola al mondo.
Dopotutto quello non era il mondo delle fiabe, ma la vita reale, e non c'erano principi azzurri disposti a scalare la torre per salvare la principessa, perciò perchè fantasticare ancora?
Eppure... eppure eccola che al sicuro tra le proprie braccia e gli occhi chiusi, la sua mente le mostrava un roseo futuro, dove il suo cavaliere dai capelli verdi correva da lei per portarla via...


Perona tuttavia, non era l'unica a non far parte del "gruppo".
Trafalgar Law nella sua impossibile intelligenza e nei suoi occhi irraggiungibili nemmeno ci teneva ad ammucchiarsi al resto della plebe.
Peccato che il resto della plebe gli si appiccicasse addosso come una ventosa. E non in senso metaforico.
«Lawwwwwwwwwwww!»   
L'urlo d'amazzone precedette l'impatto, e questo fu l'unico motivo per cui il giovane non finì catapultato in avanti. Ebbe giusto il tempo di puntare i piedi mentre Bonney con tutto il suo peso gli finiva sulla schiena.
Le ginocchia della giovane gli si spinsero nel costato causandogli una smorfia, mentre i polpacci si intrecciavano sui suoi addominali e le braccia facevano lo stesso all'altezza del collo, rischiando di strozzarlo.
Di riflesso Law portò le mani alle cosce tornite della furia che gli era appena planata addosso, ma più per un riflesso appunto, e non perchè lo volesse sul serio. Se fosse caduta e avesse pestato sul gradino il sedere, non gli sarebbe importato granchè. Però... però sapeva che se ciò fosse avvenuto lei lo avrebbe incolpato e probabilmente lo avrebbe colpito con qualcosa di contundente, dunque il male minore era sostenerla.
«Sei pesante...»  
Commentò con voce strascicata, ma lei invece che demordere e scendere, rinsaldò la presa, con un velo di ostilità oltretutto.
« Non si dicono queste cose a una signorina, Law.»  
Gli fece notare con un sorrisetto, tirandogli un po' la guancia.
« Snon vesdo siniorine qui»  
Ribattè lui mordace come sempre, anche se suonava ridicolo a causa della pelle tirata che gli impediva di parlare correttamente.
Per sua fortuna la compagna di classe decise che ne aveva abbastanza e saltò giù dalla sua schiena, girandogli intorno per poterlo guardare negli occhi.
A volte succedeva che quando i loro sguardi si incrociavano, Law sussultasse. Non era qualcosa di romantico era più una sorta di paura. Gli occhi azzurri dalle sfumature lilla di Bonney sembravano vedere molto oltre, dentro nelle profondità che il moro non desiderava mostrare.
« Fingerò di non aver udito la tua ultima e simpaticissima battuta. »
Continuò la giovane a denti stretti.
« Piuttosto tutta la scuola si chiede se quest'anno inviterai qualcuno al ballo d'inverno. Le tue starnazzanti ammiratrici attendono con ansia il momento. Ma tu ovviamente inviterai me, non è vero?»  
Quella domanda lo spiazzò.
Era stato verso la fine del penultimo anno che lui e Bonney avevano fatto amicizia, se così si poteva dire. In realtà lei gli aveva fatto pena durante un compito in classe di matematica e lui le aveva passato tutte le risposte, e da lì lei non si era più staccata, probabilmente perchè aveva subdorato la possibilità di una promozione facile. 
Da quel momento ad ogni modo aveva imparato a conoscersi, e Law non avrebbe mai immaginato di sentirla parlare di cose femminili come il ballo d'inverno.
Bonney era un maschiaccio il cui unico interesse era il cibo. Come mantenesse la linea visto tutto quello che mangiava era un mistero in effetti, ma non era quello il punto. Il punto era che lei, come sempre, riusciva a destabilizzarlo.
Era l'unica persona al mondo in grado di sconvolgerlo a quel modo, di scuoterlo e di farlo mettere in discussione.
« Vuoi andarci sul serio? »
Le domandò con fare seriamente perplesso, ricevendo in regalo un'occhiata scontenta.
« Ovviamente, ma sei scemo? Se no perchè te ne starei parlando? Per fortuna che sei tu quello intelligente, eh. »
Il moro cercò di non lasciarsi andare al fastidio provocato da quel modo di fare saccente e provocatorio, e le rivolse la migliore delle sue occhiate inespressive.
« Allora se vuoi andarci ci andremo.»
Nessun altro avrebbe potuto trascinarlo ad uno stupido ballo, tranne la ragazza dai lisci e setosi capelli rosa che aveva davanti.
Lei poteva fargli compiere questi miracoli... o incubi. Dipendeva un po' dai punti di vista.


E c'era qualcun altro che faticava ad integrarsi.
Violet aveva su di sè gli occhi di tutti da quando era arrivata in quella scuola, eppure nessuno le aveva ancora parlato. Lei aveva cercato qualche scusa per fare quattro chiacchiere come chiedere dove fosse il bagno o qualche aula, ma non aveva ricevuto altro che le informazioni richieste e basta.
Se l'era aspettato ovviamente: come studentessa nuova all'ultimo anno in una classe già ben amalgamata da anni lei era l'intrusa. Ma ad un mese dal suo arrivo, beh... almeno un amico avrebbe sperato di farselo. Ed invece eccola lì ad osservare gli altri giocare a basket e chiacchierare a gruppetti, mentre lei sorseggiava un succo di frutta alla pesca, guardandoli da lontano.
Si faceva tristezza da sola.


« Perchè non le parliamo? Ci guarda sempre.»  
Propose Ace, peccato che stesse guardando Rufy che schiacciava di nuovo a canestro, e quindi capire a chi si riferisse era davvero complicato. Si sarebbe mai tolto quel vizio di parlare senza esprimere il soggetto di riferimento?
Sabo si guardò in torno in cerca della possibile persona cui rivolgere la parola e strabuzzò gli occhi nel vedere Violet seduta su un gradino solitario con lo sguardo perso nel vuoto.
«Scherzi?! Vuoi che Koala mi prenda a pugni?! Parlale tu visto, che sei single e quella dietro cui sbavi non ti fila!»  
« Ma di chi diamine stai parlando???»  
« Ma come di chi sto parlando? Io di Violet! Tu di chi stai parlando scusa? »  
« E chi è Violet? Io parlavo di quella lì con i capelli rosa e i vestiti da principessa che ci stalkera da mille anni!»  
Ace e i nomi...
Con uno sbuffo Sabo si voltò in cerca della compagna di classe, rifiutandosi di spiegare per l'ennesima volta che Violet era la ragazza che si era trasferita per l'ultimo anno.
Gli ci volle poco comunque per individuare la sopracitata stalker e un'espressione interrogativa gli colorò il viso.
« Perchè dovremmo parlarle non l'abbiamo mai fa...»  
Non terminò la domanda, il fratello si era di nuovo addormentato dal nulla, perfettamente seduto nella posa di quando era sveglio.
Ma come faceva...
Beh meglio per lui. Approfittando dell'assopimento del moro, il biondo gli sgraffignò il mezzo panino che aveva ancora stretto in mano e se lo mangiò con gusto, incitando di tanto in tanto Rufy a battere ancora Zoro con qualche tiro spettacolare, sotto lo sguardo ammonitore di Koala che come sempre gli ricordava di non parlare a bocca piena.
Fortunatamente per lui la sua panchina non era vicina a quella su cui stava chiacchierando la sua ragazza e lui non era a portata di pugno.
Ora però nella sua mente si era insinuato il tarlo di Perona.
Alzò il viso nuovamente verso il trio di querce sotto cui aveva visto la giovane seduta e rimase per qualche istante a fissarla, cercando di capire verso chi fossero rivolti i suoi occhioni tondi, anche se era troppo lontano per rendersene conto.
« Uhm... nah non sono affari miei. »  
Scosse il capo e diede una gomitata nel fianco ad Ace per farlo svegliare.
« Dobbiamo rientrare in classe socio, avanti sveglia! Ci aspettano due fantastiche ore di musica con la professoressa Bay. »  
Ecco che cosa svegliò il moro, mica la gomitata.
Ah, gli ormoni dei giovani adolescenti...


- To be Continued -
- Coming Next: Now or Never -


[Angolo autrice: come vede la storia sta procedendo molto velocemente, a discapito di altre Long non più aggiornate. Il fatto è che ne sono particolarmente ispirata, quindi per ora credo procederò con l'uscita di un capitolo al giorno. 
Come sempre spero vi sia piaciuto ciò che avete letto, se vi va fatemelo sapere in un commento o una recensione.
Saluti da zia V]

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Capitolo 4
*** Now or Never ***


𝓣𝓱𝓲𝓼 𝓲𝓼 𝓽𝓱𝒆 𝓵𝓪𝓼𝓽 𝓽𝓲𝓶𝒆 𝓽𝓸 𝓰𝒆𝓽 𝓲𝓽 𝓻𝓲𝓰𝓱𝓽
𝓣𝓱𝓲𝓼 𝓲𝓼 𝓽𝓱𝒆 𝓵𝓪𝓼𝓽 𝓬𝓱𝓪𝓷𝓬𝒆 𝓽𝓸 𝓶𝓪𝓴𝒆 𝓲𝓽 𝓸𝓾𝓻 𝓷𝓲𝓰𝓱𝓽
𝓦𝒆 𝓰𝓸𝓽 𝓽𝓸 𝓼𝓱𝓸𝔀 𝔀𝓱𝓪𝓽 𝔀𝒆'𝓻𝒆 𝓪𝓵𝓵 𝓪𝓫𝓸𝓾𝓽
𝓦𝓸𝓻𝓴 𝓽𝓸𝓰𝒆𝓽𝓱𝒆𝓻
𝓣𝓱𝓲𝓼 𝓲𝓼 𝓽𝓱𝒆 𝓵𝓪𝓼𝓽 𝓬𝓱𝓪𝓷𝓬𝒆 𝓽𝓸 𝓶𝓪𝓴𝒆 𝓸𝓾𝓻 𝓶𝓪𝓻𝓴
ℋ𝓲𝓼𝓽𝓸𝓻𝔂 𝔀𝓲𝓵𝓵 𝓴𝓷𝓸𝔀 𝔀𝓱𝓸 𝔀𝒆 𝓪𝓻𝒆
𝓣𝓱𝓲𝓼 𝓲𝓼 𝓽𝓱𝒆 𝓵𝓪𝓼𝓽 𝓰𝓪𝓶𝒆 𝓼𝓸 𝓶𝓪𝓴𝒆 𝓲𝓽 𝓬𝓸𝓾𝓷𝓽
𝓘𝓽'𝓼 𝓷𝓸𝔀 𝓸𝓻 𝓷𝒆𝓿𝒆𝓻


« Dovremmo parlare.»  
Esordì alla fine Sabo con gli occhi rivolti al soffitto e le dita intrecciate dietro la nuca, la testa di Koala poggiata contro la sua spalla mentre sdraiati sul letto di lui chiacchieravano della scuola e si scambiavano qualche effusione.
Inizialmente la giovane non comprese a chi si riferisse, perchè fino a due secondi prima avevano parlato del ballo d'inverno, di come Nami avrebbe obbligato Rufy a farsi accompagnare, di come dovessero trovare una damigella anche per Ace, di come si sarebbero vestiti.
Perciò esattamente a chi dovevano parlare ora?
« E di chi stiamo parlando ora, di grazia?»  
L'interrogativo restò sospeso nell'aria attorno a loro mentre il biondo si lasciava sfuggire una risata.
« Scusa, pensavo ad alta voce.»   
Le scoccò un bacio lieve tra i capelli prima di proseguire.
« Oggi Ace mi ha fatto notare che Perona non fa altro che guardarci, e allora io pensavo... beh che effettivamente la conosciamo da anni, già dalle medie, eppure non le abbiamo mai parlato. E forse sarebbe carino magari fare amicizia. Magari lei è timida e non osa.»   
Koala allora si sollevò appena sugli avambracci per poterlo guardare negli occhi, e la sua espressione diceva chiaramente che nè lui nè Ace avevano capito nulla.
« Che c'è?»   
« Perona non ci guarda sempre... Perona ha iniziato a guardarci quando qualcuno si è unito al gruppo. Ed è quel qualcuno che dovrebbe parlarle. Ah, voi ragazzi che cercate di fare gli acuti, ma di faccende di cuore non ne capite.»   
Ed in effetti il biondo la guardò alquanto perplesso, cosa che suscitò una risata cristallina nella giovane, che pazientemente si mise a spiegare.
Certo lei in realtà aveva capito tutto solo osservando Nami, e cogliendo in Perona gli stessi atteggiamenti dell'amica. Zoro e Rufy erano fatti della stessa pasta: zotici, per nulla intuitivi, persi per i loro interessi. Non avrebbero capito che una ragazza era innamorata di loro nemmeno se glielo avessero scritto su dei cartelloni giganti come quelli delle pubblicità autostradali. E anche se Nami negava, i suoi occhi nocciola finivano sempre per cercare il moro, anche se lui non li incontrava mai.
« Perona ci ha sempre snobbati, come snobba tutto il mondo del resto, fino a quando non è arrivato Zoro nel gruppo...»   
Un'espressione d'improvvisa comprensione solcò il volto di Sabo mentre alla fine ricongiungeva i pezzi del puzzle. In realtà a lui queste sottigliezze non importavano molto, non era amante del gossip e non erano affari suoi chi fosse invaghito di chi, però adesso sapeva perchè la compagna li guardava sempre da lontano e adesso aveva una scusa in più per farci amicizia.
In fondo era sempre sola... un po' gli dispiaceva.
« Un motivo in più per parlare come aveva proposto Ace oggi!» 
« Sabo...» 
« Domani la invito a pranzare con noi!»   
« Sabo non credo sia...»   
Dissuadere il biondo quando si metteva in testa qualcosa era un'impresa impossibile.
« Così andremo al ballo tutti insieme, ed Ace non avrà scuse, dovrà invitare per forza Bibi! E' perfetto! »   
Koala si spiaccicò una mano in fronte, presagendo il peggio. Sabo che faceva da cupido per ben due coppie? Era l'apocalisse. Ovviamente lei però gli avrebbe dato una mano. E come poteva essere altrimenti? Quando lui la guardava con quegli occhi privi di malizia e colmi di buone intenzioni ed entusiasmo non poteva dire no.
Ma non era forse anche quella l'essenza dell'amore?


« Eddai Marcoooo.»   
« Ho detto di no.»   
« Ma perchè...??» 
Silenzio.
Thatch smise di mordicchiare in maniera giocosa l'orecchio del compagno e si fece serio mentre lo guardava di sottecchi. D'altro canto il biondo continuava a leggere impassibile il suo libro di filosofia, gli occhiali leggermente cadenti sul naso, lo sguardo attento.
« Marco.»   
Questa volta la voce dell'uomo fu perentoria e seria, e costrinse l'interpellato a chiudere il libro e decidere di voltarsi verso il compagno, mentre poggiava il tomo sul basso tavolino accanto al divano di pelle nera, minimal ed elegante come il resto della loro casa.
« Non è una buona idea.»   
« Perchè? Perchè ci farebbe uscire allo scoperto? Ti importa davvero? »   
« Perchè il ballo d'inverno è per gli studenti, non per i professori, tanto per dirne una. E perchè dovremo fare i turni come sorveglianti.»   
« Una sola canzone. Non ti ho chiesto di ballare tutta la sera.»   
« Ho detto di no, Thatch.»   
L'uomo dai lunghi capelli castani allora si scostò del tutto per non mostrare l'espressione ferita, ma non riuscì a reprimere le parole scaturirono dalle sue labbra.
« Però se te lo chiedesse Bay, con lei balleresti.»   
Non era una domanda, ma una dolorosa  constatazione.
« Perchè devi sempre metterla in mezzo? Perchè? »   
E Thatch lo sapeva, lo sapeva che Marco era gay fino al midollo a differenza sua che invece apprezzava anche le donne e non solo i maschi, e tuttavia Bay per lui, rappresentava comunque una minaccia, o quantomeno qualcuno con cui confrontarsi costantemente.
Lei conosceva Marco da molto più tempo, erano stati compagni di classe dalle scuole superiori e lei conosceva tutta una fetta di vita del biondo, che al compagno mancava. Loro a volte senza rendersene conto vivevano in un mondo totalmente a parte, e a Thatch non importava che fossero migliori amici, lui... si sentiva escluso.
 « Lo sai.»   
Marco ovviamente non disse più nulla, si limitò ad alzarsi in piedi e andare verso la camera da letto, perchè non fosse mai che lasciasse trapelare qualcosa oltre quegli occhi cerulei e quella mascella squadrata e sempre dura.
Un estraneo, ecco come lo faceva sentire a volte, benchè convivessero da ormai più di un anno.
Era incredibile, ogni volta che Thatch si illudeva di essere riuscito ad abbattere un muro, ecco che ne sbucavano altri dieci, come se il cuore di Marco fosse una fortezza inespugnabile.
Fu il rumore di una cerniera che si chiude comunque, a riscuoterlo dai suoi pensieri, e quando vide il biondo comparire sulla soglia con un borsone in mano, la terra gli mancò sotto i piedi.
« Dove... dove stai andando adesso? E' tardi.»
Silenzio. Ancora silenzio mentre gli passava accanto.
« Ehi, sto parlando con te! Ti ho chiesto dove stai andando!» 
« Da Bay.»   
E fu così che Thatch andò ufficialmente in pezzi, mentre Marco semplicemente si chiudeva la porta alle spalle.


 « Deve essere tutto perfetto.»   
Disse Pudding per la milionesima volta, mentre Sanji la osservava piroettare nel suo vestito da ballo.
 « Questo è l'ultimo ballo d'inverno. L'ultimo musical di Natale ed infine l'ultimo recital. Se vogliamo farci notare da qualche talent scout dobbiamo brillare più di tutti, adesso o mai più. E' la nostra ultima occasione!Tutto deve essere...»   
« Perfetto.»   
Terminò il ragazzo per lei. Tanto la solfa ormai lo sapeva.
Lei gli sorrise raggiante e gli buttò le braccia al collo, facendolo sbilanciare all'indietro per qualche passo. Fortunatamente riuscì a ritrovare subito l'equilibrio e a sorreggere entrambi, mentre in un gesto ormai automatico le circondava la vita con le braccia, attirandola di più a sè.
Avrebbe dovuto dirle che lui non sarebbe andato con lei in nessuna accademia, che avrebbe scelto la carriera di chef, che avrebbe viaggiato il mondo in un altro modo, ma quando lei alzò gli occhi candidi e colmi d'aspettativa su di lui, non ebbe cuore di tradire le sue aspettative.
Glielo avrebbe detto prima o poi... ma non quella sera.
Le labbra di Pudding intanto si erano posate sulle proprie, spegnendo definitivamente ogni iniziativa sincera da parte del biondo, che ricambiò e approfondì quel bacio senza nemmeno pensarci.
Una parte di lui però protestò sonoramente. Una parte che forse meritava considerazione più di tutto il resto.
Eppure Sanji mise a tacere anche quella, tuffandosi nel sapore al caramello della sua fidanzata, scappando proprio come un codardo.


Intanto dall'altra parte della città, lontano dalla sontuosa villa di Pudding, qualcun altro continuava a ripetersi: ora o mai più. Ora o mai più.
Nami uscì sul piccolo porticato stringendosi nel giubbotto con il collo di finta pelliccia e con le mani in tasca si voltò verso Rufy, che rimasto sorridente sulla soglia si stava apprestando a salutarla dopo le ripetizioni di matematica che lei come sempre gli aveva dato, fingendo fosse un favore fatto a nome del cugino Zoro.
Certo.
Che cosa le piacesse in quel moccioso era un mistero anche per se stessa... eppure... Che poi... moccioso. Aveva solo un anno in meno di lei. Ed era più alto di lei. E i suoi occhi neri erano così limpidi e fieri...
« Senti, tu vieni al ballo d'inverno con me.»   
Proruppe la ragazza stupendosi di se stessa.
Non era così che si era immaginata la scena: si era imposta di chiedere, non di ordinare. E poi così dal nulla? Stupida...
« Eh? Ma io non so ballare. E poi i balli sono per le ragazze.»   
Protestò il moro, inclinando la testa di lato e grattandosi la guancia con l'indice, per nulla convinto dalla situazione.
« Ho detto che tu vieni al ballo con me.»   
Eh? Ancora?? Ma era bipolare o che cosa? La voce le si inceppò leggermente mentre proseguiva.
« Tu... io ti faccio ripetizioni gratis no? E tu hai detto che prima o poi avresti ripagato il tuo debito. Beh, questo è il modo che io ho scelto!» 
Ma brava... si era quasi convinta da sola.
« Ah si? E perchè non me lo hai detto subito? Allora ok! » 
Eh?... Tutto lì?
Rufy le rivolse un ampio sorriso di quelli tipici per lui, tutto denti bianchi e brillanti e occhi felici, dopodichè la salutò con la mano e le chiuse la porta in faccia come se nulla fosse.
Nami rimase con gli occhi sbarrati per un minuto buono fissando l'uscio allibita, prima di sbattere più e più volte le palpebre e riscuotersi del tutto.
Si scostò dal piccolo porticato e cominciò a riprendere la strada di casa, ma ancora non credeva a ciò che era accaduto. Camminava come un'automa, e nemmeno si rese conto di aver tirato fuori il cellulare per mandare un sms alle sue due migliori amiche.
 

#Whatsapp Message to: Koko e RoRo

Vado al ballo d'inverno con Rufy.



-To be Continued-
-Coming next: stick to the status quo.-

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Capitolo 5
*** Stick to the Status Quo ***


ℒ𝓲𝓼𝓽𝒆𝓷 𝔀𝒆𝓵𝓵
𝓘'𝓶 𝓻𝒆𝓪𝓭𝔂 𝓽𝓸 𝓽𝒆𝓵𝓵
𝓐𝓫𝓸𝓾𝓽 𝓪 𝓷𝒆𝒆𝓭 𝓽𝓱𝓪𝓽 
𝓘 𝓬𝓪𝓷𝓷𝓸𝓽 𝓭𝒆𝓷𝔂
𝓓𝓾𝓭𝒆, 𝓽𝓱𝒆𝓻𝒆'𝓼 𝓷𝓸 𝒆𝔁𝓹𝓵𝓪𝓷𝓪𝓽𝓲𝓸𝓷
ℱ𝓸𝓻 𝓽𝓱𝓲𝓼 𝓪𝔀𝒆𝓼𝓸𝓶𝒆 𝓼𝒆𝓷𝓼𝓪𝓽𝓲𝓸𝓷
ℬ𝓾𝓽 𝓘'𝓶 𝓻𝒆𝓪𝓭𝔂 𝓽𝓸 𝓵𝒆𝓽 𝓲𝓽 𝒇𝓵𝔂 


Il tema del recital di fine anno era stato deciso: il Fantasma dell'Opera. Pudding si era già alzata in piedi per proporsi nel ruolo della protagonista Christine e per proporre ovviamente Sanji come fantasma, mentre le classi dell'ultimo anno tiravano un sospiro di sollievo, a eccezione di Nami che stava fingendo di cacciarsi due dita in gola per vomitare, Koala che faceva di tutto per non scoppiare a ridere, e Robin che dava pizzicotti lievi a entrambe per farle smettere.
Era fatta, era finita, erano tutti salvi. 
Poi però, a metà della filippica della castana sulla sua bravura e sulle doti impeccabili del suo fidanzato, una mano si levò in mezzo alle teste degli studenti, creando un assordante silenzio. Una mano pallida, con le unghie dipinte di nero e braccialetti argentati e trillanti al polso.
« Signorina Kurohime... dica.»
La sorpresa trapelò anche dalla voce del professor Emporio.
« Mi scusi professore... non sarebbe il caso di fare delle audizioni? E' vero Pudding e Sanji sono bravissimi, ma non sono gli unici. Io per esempio studio danza classica da quando avevo cinque anni, e ho sentito cantare Violet l'altro giorno in cortile e... beh ha una voce stupenda. Io credo che dovremmo dare a tutti la possibilità di partecipare. »
Perona.... Perona che non aveva mai aperto bocca se non interpellata dai professori, Perona la cui voce non era stridula come ci si sarebbe aspettati, ma forte e determinata, Perona la principessa della torre era scesa tra i comuni mortali per far scoppiare il caos più assurdo che l'Istituto Raftel avesse mai visto.
Più cose accaddero nello stesso momento: Violet divenne paonazza e cercò di rendersi invisibile, mentre gli sguardi dei maschi si dividevano tra lei e Perona; le ragazze esplosero invece in un tripudio di applausi e ovazioni, mentre una Pudding sull'orlo di una crisi di nervi si gettava in avanti come a voler ammazzare la compagna che aveva osato interferire con i suoi piani, trattenuta a stento da un Sanji che non sapeva evidentemente se ridere o piangere. 
Il professor Emporio alla fine si erse su tutto il marasma generale, e con la sua voce profonda quando lo desiderava, richiamò tutti all'ordine. I suoi occhi brillavano per l'emozione, perchè mai, mai aveva avuto l'appoggio di studenti che non appartenessero al suo club di teatro. Il recital di fine anno era noto per il totale disinteresse dei diplomandi, che non volevano perdere tempo in quelle baggianate. Audizioni per attribuire i ruoli? Non si erano mai viste.
« E' deciso. Avete tempo una settimana per decidere in quale ruolo presentarvi e studiare un brano per la vostra parte. Le audizioni si svolgeranno venerdì prossimo, ovviamente non saranno obbligatorie, ed io sarò unico giudice insindacabile del loro risultato. Scelti i ruoli di coloro che si presenteranno volontari, quelli restanti saranno suddivisi casualmente tra tutti voi, e non potrete lamentarvi di ciò che vi toccherà in sorte se non avrete tentato con un provino di ottenere una parte differente. E' tutto chiaro?»
Urla distinte e sbuffi si levarono per tutta l'aula magna, e la riunione venne ufficialmente sciolta.
« Quella merita una statua! »
Disse qualcuno nella folla, mentre la ragazza dai capelli rosa e fluenti cercava di fuggire probabilmente da Pudding in versione bambolina omicida.
« Sai una cosa? »
Esordì Koala rivolgendosi al suo ragazzo, che per tutta risposta le rivolse un'occhiata curiosa.
« Avevi ragione, dovremmo proprio invitare Perona a pranzare con noi. »


Tutta la scuola si era riunita in mensa quel giorno e non vi era una sola persona che non parlasse di ciò che era avvenuto in aula magna quella mattina. O meglio quasi tutti, in realtà qualcuno che non ne stava parlando c'era.
Bibi aveva preso tutto il suo coraggio e si era nascosta dietro il corridoio che portava all'aula professori approfittando del fatto che probabilmente nel caos generale nessuno l'avrebbe notata fare quella follia.
Tra le mani stringeva un pacchettino di biscotti fatti a mano, avvolti in una carta colorata e infiocchettata, il cui profumo riusciva a diffondersi nonostante la copertura della carta.
Il cuore cominciò a batterle all'impazzata quando udì la SUA voce risuonare nel corridoio deserto, e le sue gambe si mossero in automatico in avanti, pronte a raggiungere la meta, se non che l'udire una seconda voce la fece bloccare giusto in tempo, prima che girasse l'angolo.
Marco stava camminando accanto a Bay, i due professori le sfilarono davanti senza nemmeno notarla per sua fortuna, ma lei sentì chiaramente le parole che si stavano scambiando.
« Tu lo ami. E lui questo dovrebbe saperlo si, ma a volte abbiamo semplicemente bisogno di sentircelo dire, Marco. Non puoi continuare a darlo per scontato. Questa volta l'errore è tuo.»  
La studentessa sul momento non si rese nemmeno conto che la professoressa Bay avesse parlato al maschile, e nemmeno le interessava. Il suo Marco poteva essere gay, zoofilo, astronauta in quel momento. Perchè il suo Marco in realtà non le apparteneva e non le sarebbe mai appartenuto, il cuore dell'uomo era rivolto a qualcuno che non era lei, e questa notizia le aveva appena aperto un enorme voragine nel petto. 
I biscottini le caddero di mano, rompendosi a terra con un rumore troppo netto per un sacchettino così piccolo, e lei corse via dalla parte opposta, cercando di mettere più metri possibili tra se stessa e la delusione d'amore appena avvenuta, senza poter però scappare realmente da ciò che era accaduto.
Corse via e non si accorse che qualcun altro era in giro per i corridoi silenziosi, qualcuno che si era addormentato per caso e non aveva ancora raggiunto la mensa, qualcuno che raccolse i biscotti che lei aveva preparato con tanta cura e tanta passione, e se li tenne stretti, come se avesse appena trovato un grande tesoro.


La giornata all'Istituto Raftel comunque non era ancora finita, un altro sottospecie di dramma si stava svolgendo in mensa, dove una Perona quanto mai incredula non solo si era trovata al centro dell'attenzione, ma per di più aveva finito col sedersi al tavolo del "gruppo" proprio vicino a Zoro, cosa che le aveva impedito di toccare una sola briciola di ciò che aveva sul vassoio.
Più volte Sabo le aveva chiesto preoccupato se stesse male, e altrettante volte lei aveva scosso la testa, incapace di proferire parola alcuna.
E mentre la giovane si godeva quel momento, tra i commensali di tutti i tavoli si aggirava inquieta Pudding, decisa a fare terrorismo psicologico e impedire a qualsiasi ragazzo del terzo anno di partecipare alle audizioni.
Saltò a piè pari il tavolo solitario su cui sedeva Violet, come se lei non meritasse nemmeno le minacce, e poi fece l'errore madornale di avvicinarsi a Bonney e Law.
Il moro non fece nemmeno una piega, ne mostrò di aver in qualche modo udito lo sproloquio della compagna di classe, limitandosi a mangiare i suoi onigiri, regalo di Bonney per l'ultima sessione di studio. Quest'ultima tuttavia, non prese affatto bene le minacce della castana, anzi, le sentì proprio come un affronto personale, cosa che risvegliò il suo pessimo carattere.
Quando Pudding li lasciò per andare a infastidire qualcun altro, convinta dalla recita della compagna dai capelli rosa che questi avrebbe fatto la brava e non si sarebbe intromessa in tutta la questione musical, Bonney si girò verso Law con occhi di fiamma. Sapeva fingere bene quando voleva e aveva davvero fregato Pudding con qualche sorriso e qualche moina, ma la verità era tutt'altra.
« Ma come ha osato quella dire a ME che cosa posso o non posso fare?»   
« Veramente lo sta dicendo a tutti quelli del terzo anno.»   
Le fece notare il giovane, venendo però ignorato totalmente.
«E se io avessi voluto partecipare all'opera del fantasma? »   
«Il fantasma dell'opera... »  
«Quello che è! Lei non può decidere per me! Chi è lei per dire chi può fare le audizioni e chi no? Stiamo scherzando? E se io volessi improvvisamente cantare davanti al mondo? »  
«Ma tu non vuoi cantare... »  
«E invece si! »  
Law si passò una mano davanti al viso con aria disperata.
«No invece, lo hai appena deciso solo perchè Pudding è venuta a pestarti i piedi e tu ora ti senti presa nell'orgoglio e vuoi dimostrare qualcosa. Ma ti prego lascia stare. Lascia che lei faccia la sua parte di prima donna, lasciale fare la protagonista del musical e mettici una pietra sopra. Sei stonata come una campana, non andare a fare brutta figura per cortesia... »  
La compagna di classe però, aveva smesso di ascoltare alla parola orgoglio, perchè non avrebbe mai ammesso che lui aveva ragione.
Invece lo afferrò per il polso e lo tirò in piedi con uno slancio di forza improvviso, trascinandoselo poi con sè.
« Bon... i vassoi...»  
Proteste inutili. La giovane si fermò solo al tavolo di Violet e usando la mano libera tirò su di peso anche lei, spaventando la mora a morte probabilmente, ed infine trascinando entrambi come fossero due pacchi, raggiunse il tavolo del "gruppo".
« Abbiamo una settimana per prepararci e far mangiare la polvere a quella arpia bipolare, smettetela di perdere tempo a ingozzarvi e muovete il culo. Dobbiamo andare a provare. »  
Silenzio generale mentre più di un paio di occhi si alzava verso Bonney, le cui dita erano ancora saldamente ancorate ai suoi due ostaggi: Violet balbettava cercando di divincolarsi, Law invece aveva deciso di fingersi più o meno morto. Dicevano che con gli orsi funzionasse.
« Ehm... Jewerly...»  
Esordì educatamente Koala, dato che le due non si erano mai parlate ufficialmente.
« Bonney. Non siamo formali avanti, adesso che abbiamo un progetto in comune dobbiamo essere amiche. »  
La ragazza dai capelli rosa sorrise raggiante come il sole ad agosto, mentre un silenzio imbarazzato immobilizzava di nuovo tutti i presenti.
Pudding da lontano guardava con occhi spiritati, come se stesse intuendo che quel movimento aveva qualcosa di strano, e potenzialmente pericoloso per lei, e anche altri occhi indiscreti si erano girati curiosi nella loro direzione.
«Bonney... »  
Bofonchiò Law a denti stretti, ora che cominciava a sentire l'imbarazzo e il peso di troppi sguardi su di loro. Era una cosa che proprio non gli piaceva, anche quando si ritrovava addosso le sue "ammiratrici". Proprio non riusciva ad abituarsi al clamore.
A spezzare però il momento di stallo impacciato, fu improvvisamente Nami, che si alzò di getto battendo il palmo aperto sul piano liscio e lucido del tavolo, con tanta forza da far tremolare persino i vassoio che vi erano appoggiati.
« Bonney ha ragione, sono anni che speriamo di zittire quella smorfiosa che si è anche rubata il nostro Sanji. E finalmente è giunto il momento di vendicarci. FACCIAMOLO! »  
Anche Koala saltò su come una molla.
« Avete ragione. Ci sto anche io! » 
« Ehm Koala... non credo sia una buona idea. Dai, nessuno di noi sa da dove cominciare... » 
Protestò giustamente Sabo, che non aveva voglia di essere coinvolto in quel progetto e sperava che la ragionevolezza tornasse a calare su tutti loro.
Tuttavia Bonney spiazzò ancora tutti quanti, impedendo ogni cambio di direzione.
« Non ci sono problemi. Ci aiuteranno Violet e Perona. Siamo in una botte di ferro.»  
La mora allora smise di divincolarsi e guardò tutti con le guance un po' arrossate e un sorriso timido, mentre la principessa, dopo essere stata nominata, finalmente ricordava di essere al mondo e scendeva dalle nuvole su cui era volata da quando le avevano piazzato Zoro di fianco.
« Contate pure su di me. »  
Le ragazze applaudirono entusiaste, mentre Law finalmente libero dalla stretta della compagna alzava gli occhi al soffitto con un sospiro rassegnato e Sabo lasciava cadere la testa in avanti, poggiando la fronte contro il tavolo con un grugnito.
Dove diavolo era Ace, quando c'era bisogno di lui?



- To be Continued -
- Coming next: Bop to the Top -

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Capitolo 6
*** Bop to the Top ***


𝓚𝓲𝓬𝓴𝓲𝓷𝓰 𝓪𝓷𝓭 𝓪 𝓼𝓬𝓻𝓪𝓽𝓬𝓱𝓲𝓷𝓰
𝓖𝓻𝓲𝓷𝓭𝓲𝓷𝓰 𝓸𝓾𝓽 𝓶𝔂 𝓫𝒆𝓼𝓽
𝓐𝓷𝔂𝓽𝓱𝓲𝓷𝓰 𝓲𝓽 𝓽𝓪𝓴𝒆𝓼 𝓽𝓸 𝓬𝓵𝓲𝓶𝓫
𝓣𝓱𝒆 𝓵𝓪𝓭𝓭𝒆𝓻 𝓸𝒇 𝓼𝓾𝓬𝓬𝒆𝓼𝓼
𝓦𝓸𝓻𝓴 𝓸𝓾𝓻 𝓽𝓪𝓲𝓵𝓼 𝓸𝒇𝒇 𝒆𝓿𝒆𝓻𝔂𝓭𝓪𝔂
𝓖𝓸𝓽𝓽𝓪 𝓫𝓾𝓶𝓹 𝓽𝓱𝒆 𝓬𝓸𝓶𝓹𝒆𝓽𝓲𝓽𝓲𝓸𝓷
ℬ𝓵𝓸𝔀 𝓽𝓱𝒆𝓶 𝓪𝓵𝓵 𝓪𝔀𝓪𝔂

 

I preparativi per i provini cominciarono immediatamente, nonostante Pudding fosse sull'orlo di una crisi di nervi.
«Ci vogliono sabotare! Si sono organizzati oggi in mensa, io lo so!»
«Mon cher stai diventando paranoica.»  
«E perchè mai i tuoi amichetti allora confabulavano con Trafalgar e Jewerly? E quella sciacquetta nuova? Mh? Di lei che mi dici? Si stanno preparando ad affossarci, vogliono rubarci la scena! Sono stati invidiosi di noi tutti questi anni e questa è una vendetta! »  
Sanji si massaggiò le tempie con gli indici, chiudendo al contempo gli occhi, esasperato da quel vociare. Odiava quando Pudding chiamava i suoi vecchi amici a quel modo, e ancor di più stava odiando il fatto che lei li stesse accusando di qualcosa, anche se probabilmente aveva ragione.
« Chiamali!»  
Riprese poi la sua fidanzata, mettendolo ulteriormente in una posizione scomoda.
« Convincili! Fermali!»  
La dolce, docile, gentile e caritatevole Pudding si era appena trasformata in una belva che lui non sapeva assolutamente come domare. Non gli era chiaro se questi scatti improvvisi fossero davvero una sorta di turba psichica, non era uno psicologo, e tuttavia quando questi momenti esplodevano, lui finiva con l'interrogarsi su chi fosse la ragazza che amava e quale delle due facce fosse quella vera. 
Un dubbio più che lecito...no?
Ad ogni modo pur di levarsi da quell'impiccio decise di assecondarla, e alzandosi in piedi tirò fuori il cellulare e una sigaretta dalla tasca e si apprestò ad uscire in terrazzo per compiere la fatidica chiamata.
«Lo sai che non mi piace che fumi.» 
Lo sgridò la castana, con voce improvvisamente ammorbidita.
Che diavolo...
«Sto facendo il bravo, fumo solo cinque sigarette al giorno.» 
Pudding sospirò con aria affranta.
« E va bene, va bene. Fai in fretta però eh. Io ti aspetto qui amore.» 
Pazza. Da mandare al manicomio subito. Sanji ne era sempre più convinto.


Il cellulare trillò e Nami fece segno alle altre ragazze di tacere.
Si erano riunite tutte a casa di Perona, e diamine che casa che aveva la principessa! Infissi intarsiati, mobili in legno pregiato, marmo candido ovunque... una reggia. 
E la sua camera? Quella dove stavano prendendo il tea come donnine britanniche? Letto a baldacchino con tendine e lenzuola rosa e nere, peluches e bambole di porcellana ordinatamente poggiate su sedie a dondolo e cassapanche, uno specchio enorme a fare da corona per un angolo adatto al camerino di una diva...
Decisamente l'appellativo principessa le si adattava perfettamente.
Era stata proprio lei a invitarle tutte così da accordarsi sul da farsi per il provino, prima di trascinarvi dentro i ragazzi che evidentemente non avevano preso bene tutta la questione.
Nami si era trascinata dietro anche Bibi, sebbene lei non fosse dell'ultimo anno, e nonostante la compagna di classe di suo cugino fosse visibilmente triste e sconsolata, stava dando un grande apporto al piano per rovesciare Pudding.
Anche lei come Perona studiava danza ed aveva una conoscenza di musical e recital che a tutte loro mancava.
Perciò insieme alla principessina dai capelli rosa teneva banco in quella conversazione, mentre Bonney si limitava a ingozzarsi degli squisiti pasticcini che la domestica di Perona continuava a portare loro, e Robin e Koala prendevano diligentemente appunti. Violet dal canto suo era talmente stupita di non essere più sola che cercava di ambientarsi ed essere il più discreta possibile.
E si Nami fino a quel momento era stata solo attenta a vedere se c'era qualcosa di suo gusto che poteva sgraffignare, almeno fino a che appunto il suo cellulare non aveva preso a trillare.
« E' Sanji...» 
Spiegò prima di rispondere.
« Ehi. »  
« Ehi. Non ci sentiamo da molto.»  
« Non per mio volere.»  
Mise subito in chiaro la giovane, ed il sospiro che udì dall'altra parte dell'apparecchio le fece capire che l'asprezza nella sua voce aveva recapitato il messaggio, ed ora che aveva fatto sentire il biondo uno stronzo, poteva essere più gentile.
« Ti ha chiesto lei di telefonare, vero?»  
« Si, è convinta che stiate elaborando un piano per soffiarle la parte per il recital di fine anno.»
« Infatti è così.» 
Silenzio.
« Sanji?»  
« Fatele vedere i sorci verdi. »  
E la comunicazione venne interrotta brutalmente.
Nami socchiuse gli occhi e si porto pensierosa l'angolo del cellulare alla guancia, usandolo per grattarsela come avrebbe fatto con le proprie dita.
Sanji... Sanji si era ingabbiato con le sue stesse mani.
Pudding sicuramente gli piaceva, ma cominciava a rendersi conto che non era tutto oro quello che luccicava. D'altro canto però, non avrebbe abbandonato il suo ruolo di cavaliere, e quando tutti i muri e i desideri della giovane si sarebbero infranti, lui sarebbe rimasto ad aiutarla a rimettere insieme i cocci, perchè era questo che facevano i principi azzurri nelle favole: non riuscivano mai a salvare la principessa in pericolo, succedeva sempre qualcosa prima che potessero aiutarla veramente, però poi alla fine ce la facevano e vivevano per sempre insieme felici e contenti.
Perciò il biondo donnaiolo non sarebbe mai tornato da loro, nonostante a volte volesse scappare, come probabilmente in quel momento.
Però il loro amico era ancora li, e aveva appena invitato tutti loro a fare del loro meglio, e anche a discapito della sua stessa relazione faceva il tifo per loro.
Koala interruppe il silenzio meditabondo dell'amica.
« Cosa voleva Sanji?»  
« Augurarci buona fortuna con le audizioni.»  


Anche i ragazzi comunque si erano riuniti a casa di nonno Garp, tutti ovviamente tranne Law.
Rufy, Zoro e Sabo si stavano scannando ai tiri liberi con il canestro posizionato davanti al garage della villetta, mentre Ace fingeva di dormire.
Si, per una volta faceva finta.
Aveva mangiato i biscotti preparati da Bibi, anche se erano tutti rotti erano comunque buonissimi, e del pacchettino aveva solo conservato il nastrino di raso blu con cui aveva chiuso il sacchettino che li aveva contenuti, ed ora poteva sospirare beato. O meglio, non tanto beato, ma sospirare poteva farlo.
Non era molto virile, vero?
Però al momento non gli importava granchè.
La giovane aveva preparato quei biscotti per qualcuno, e il moro a questo punto sospettava che quel qualcuno fosse proprio il professore che aveva incrociato per i corridoi. Tutte le alunne prima o poi si dichiaravano a Marco e tutte puntualmente venivano rifiutate.
E come poteva essere altrimenti?
Ma soprattutto Ace con uno così come poteva rivaleggiare?
Di punto in bianco si mise a sedere sul prato, tanto velocemente che i tre amici si voltarono verso di lui a guardarlo perplessi.
Tutti e tre sapevano della cotta spaventosa che lui aveva per Bibi, perciò era inutile fare finta di nulla, tuttavia chiedere a loro consigli amorosi era da escludere. Rufy e Zoro probabilmente non sapevano nemmeno come era fatta una ragazza e Sabo... se Koala non avesse fatto la prima mossa sarebbe rimasto solo come un fesso anche lui. Anche se al fratello piaceva raccontarla diversamente lo sapevano tutti che era così.
No, gli serviva qualcuno davvero saggio in materia, riservato e abbastanza gentile da non prenderlo in giro.
« Sabo... hai mica il numero di Robin? »  


« Continuerete a non rivolgervi la parola?»  
Domandò Izou con molta poca delicatezza, mentre lui e Thatch uscivano dalla sala ovale del preside. O meglio della preside.
Tutti gli insegnanti erano stati riuniti per incontrare la donna che andava a sostituire il suo predecessore Sengoku. 
Era insolito che  un preside venisse sostituito quasi a metà anno, se si ammalava di solito in sua vece passava il vicepreside in attesa dell'anno seguente, e invece questa volta le regole erano state sovvertite.
Con tutte le persone però che potevano sostituire il vecchietto perchè proprio lei?
«Non sembra male la preside Hina eh? E' una tosta, si vede ad occhio.»  
Disse Thatch evidentemente per cambiare discorso, il che fece capire anche ad uno come Izou che Marco ormai era un argomento tabù.
Tuttavia anche Hina lo era.
« Lascia perdere amico. Se vuoi far ingelosire Marco usa un'altra preda.»  
Uno sguardo interrogativo venne rivolto al moro professore di belle arti, il quale ovviamente fece finta di nulla.
Com'è che erano diventati tutti così bravi a fare gli indifferenti? Che fosse la vicinanza di Marco a contagiarli?
« E tu come lo sai?»  
Ma certo, figurarsi se Thatch mollava l'osso.
Pettegola checca curiosa.
Beh checca no... metà checca. Bisognava essere onesti.
« Non lo vuoi sapere amico. Fidati. Non lo vuoi proprio sapere.»  
E con questo Izou chiuse l'argomento Hina.
Tanto lei nemmeno lo aveva riconosciuto in mezzo a tutti gli insegnanti, no?
Perciò perchè riaprire inutilmente vecchie ferite?
«... »  
« Andiamo a bere qualcosa Thatch, ok? »  
Il collega annuì, e finalmente su qualcosa si trovarono d'accordo.



- To be continued-
- Coming next: I don't Dance-

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Capitolo 7
*** I don't dance ***


𝓒𝓸𝓶𝒆 𝓸𝓷!
𝓘 𝓭𝓸𝓷'𝓽 𝓭𝓪𝓷𝓬𝒆
𝓘 𝓴𝓷𝓸𝔀 𝔂𝓸𝓾 𝓬𝓪𝓷
𝓝𝓸𝓽 𝓪 𝓬𝓱𝓪𝓷𝓬𝒆
𝓘𝒇 𝓘 𝓬𝓸𝓾𝓵𝓭 𝓭𝓸 𝓽𝓱𝓲𝓼, 𝔀𝒆𝓵𝓵, 𝔂𝓸𝓾 𝓬𝓸𝓾𝓵𝓭 𝓭𝓸 𝓽𝓱𝓪𝓽
ℬ𝓾𝓽 𝓘 𝓭𝓸𝓷'𝓽 𝓭𝓪𝓷𝓬𝒆


« Io non ballo!»    
« Sabo...»    
« Ho detto che io non ballo! Non lo faccio! No, no e ancora no. No!»  
Bibi davanti a quella scena si lasciò sfuggire la prima risata dopo giorni, una risata di cuore, che accese anche i suoi occhi color cobalto. Koala cercava in tutti i modi di convincere il suo ragazzo che però non ne voleva sapere: aveva puntato i piedi e non si schiodava dalla panchina su cui si era piantato, nonostante la compagna tirasse con tutte le sue forze per farlo alzare.
Dopo qualche minuto si era aggiunta Nami a spingerlo dal dietro, e in due stavano quasi riuscendo a smuoverlo. Mancava solo Bonney per completare il trio delle donne dalla vena manesca, ma la volpe dalla lingua lunga era troppo impegnata a cercare di far cantare Law, aiutata da una Violet assai competente, che davvero si era scoperta avere una voce d'usignolo. Oltre che un senso del ritmo allucinante e una bravura sopraffina nel ballo. Avrebbe fatto le scarpe a Pudding senza dubbio.
Bibi un poco la invidiava.
Chissà se una così avrebbe fatto girare la testa anche al professor Marco...
Ecco non appena quel pensiero la colse, il cuore le mancò un battito, e subito le sue labbra si piegarono all'ingiù come se fosse stato premuto un invisibile interruttore che l'aveva brutalmente spenta.
Per sfuggire a quei tormenti d'amore prese ad intrecciarsi i capelli, cercando di concentrarsi sul movimento delle proprie dita, ma sembrava aver dimenticato persino un gesto tanto semplice.
Stava già per maledirsi da sola, quando due mani più robuste delle proprie le sostituirono, intrecciando sapientemente le ondulate ciocche azzurrine fino alle punte, che vennero infine strette da un laccetto dello stesso colore dei suoi occhi, un nastrino che le sembrava di aver già visto... ma dove?
I suoi occhi poi incontrarono il sorriso splendente di colui che era giunto in suo soccorso, e involontariamente la giovane arrossì.
« A... Ace ma...? »  
Il moro si arruffò i capelli con le proprie dita, il viso spruzzato di lentiggini acceso di una luce allegra e calorosa.
« La mia mamma aveva i capelli lunghi e quando ero piccolo mi divertivo spesso a intrecciarglieli.»
Spiegò lui con una semplicità disarmante, che fece stringere il cuore alla compagna di scuola più giovane.
La storia di Ace era leggenda.
Quando aveva poco più di sei o sette anni la sua mamma si era ammalata ed era morta e lui aveva dovuto tornare a vivere sotto il tetto del padre che li aveva abbandonati ancor prima che lui nascesse. Perchè tutti lo sapevano? Perchè il giovane aveva combattuto gli ultimi anni per farsi legalmente affibbiare il cognome della madre, al posto di quello del padre, e così la sua triste storia era divenuta di pubblico dominio.
Alla fine comunque aveva vinto lui, ed ora con orgoglio si faceva chiamare Portgas da tutti.
Vederlo comunque parlare della madre in maniera tanto serena era stata una sorpresa, soprattutto perchè anche Bibi conosceva bene quel dolore, lo aveva provato purtroppo sulla propria pelle.
« Ah, un'altra cosa, i tuoi biscotti erano deliziosi. Mi piacerebbe mangiare ancora qualcosa preparato da te. »    
Un attimo di smarrimento in cui la ragazza sbattè più volte le palpebre mentre le sue dita prendevano in un gesto inconscio la treccia, e gli occhi scivolavano sino a incontrare il nastro che la teneva legata: ecco dove lo aveva già visto, era quello con cui aveva legato il pacchettino con il regalo distrutto di Marco.
Si era completamente dimenticata di averli lasciati al loro destino quei dolcetti. Ace li aveva raccolti? Allora l'aveva vista? Oh cielo, ora sapeva di lei e della sua cotta stratosferica? O forse era sopraggiunto solo in un secondo momento?
Oh cielo, o cielo, o cielo....
 « Io...io... certo ti preparerò ancora qualcosa.»
Rispose stralunata, solo perchè lui ancora la stava guardando. Le sue parole fecero sorridere di nuovo il moro, che con quell'espressione capace di illuminare una notte senza stelle si congedò per correre verso Sabo, il quale finalmente era stato allontanato dalla sua panchina della salvezza.
Giocherellone come sempre gli si buttò sulla schiena e quasi lo fece cadere in avanti, tra un'imprecazione e un insulto.
Tutti quelli che non erano Sabo risero di cuore, e quel momento decretò l'inizio ufficiale delle prove, in quanto tutti i ragazzi del gruppo erano finalmente presenti.
Bibi però non rimase ad assistere oltre: il suo animo era in totale subbuglio e dovette allontanarsi per ritrovare un minimo di calma. Sentiva il cuore martellarle nel petto come un tamburo, mentre mille pensieri si rincorrevano l'uno con l'altro.
Che cosa diavolo stava succedendo?


 « Come sarebbe a dire che vai al ballo? Con mia cugina poi?! »    
L'espressione schifata di Zoro diceva TUTTO. E anche il fatto che fosse più schifato di quell'idea piuttosto che da Rufy intento a scaccolarsi diceva tutto.
 « Che c'è di male? Ha detto che è il suo pagamento per le ripetizioni, mica potevo dirle di no!»  
 Il giovane dai capelli verdi si spiaccicò una mano in fronte con un rumore tanto forte che di sicuro qualche povero neurone era passato a miglior vita.
« Ti sei fatto fregare da lei. Ti sei fatto fregare per bene anche...» 
Ma il morettino non vedeva la fregatura in tutta quella faccenda ed anzi era divertito dall'idea di avere una scusa per fare casino.
« Non so perchè ti preoccupi tanto, il nonno mi ha già anche preparato lo smoking.»    
Zoro rabbrividì e scosse la testa.
« Divertitevi. »    
Bofonchiò alla fine, riprendendo in mano la palla da basket per prepararsi a fare qualche tiro, senza però essere seguito dal compagno.
« Come sarebbe a dire divertitevi? Zoro anche tu vieni con noi. »    
« Come scusa? »    
« Vieni anche tu. Ace ha detto che devi venire per forza, altrimenti lui non potrà invitare Bibi con la scusa che è l'unica ragazza senza accompagnatore.»    
 Zoro sconvolto apriva e chiudeva la bocca senza emettere alcun suono. Col cavolo che avrebbero deciso per lui! Oh!
« Scusa tanto Rufy, ma chi diavolo dovrei invitare secondo il vostro piano contorto?»
« Perona!»
Esclamò il moro con estrema semplicità.
E silenzio.
Silenzio.
Ancora silenzio.
Poi...
« Assolutamente no! »    


«Assolutamente si. »    
Izou chiuse la sua borsa contenente le matite e l'album da disegno e sdegnato lasciò la sua aula, dove una Bay sconvolta si metteva le mani nei capelli.
L'insegnante le aveva appena annunciato il suo piano per far rimettere insieme Thatch e Marco, e la collega si rifiutava di aiutare, asserendo che non era affatto una buona idea.
Ma certo che lo era invece.
Non che Izou fosse mosso da buon cuore eh. Solo che era stufo di vedere Thatch depresso e sull'orlo dell'alcolismo. Era giunto il momento di fare qualcosa.
E chi si sarebbe sacrificato per la causa?
Lui ovviamente.
Il suo favoloso e brillante piano diceva questo: lui e Thatch si sarebbero messi in un punto di transito facilmente visibile, e non appena Marco fosse passato in zona, Izou avrebbe afferrato il collega dai capelli castani e lo avrebbe limonato duro davanti a tutti. Il biondo geloso sarebbe corso verso di loro, avrebbe urlato il suo amore al cielo, e la coppia felice sarebbe tornata ad essere felice, con buona pace di tutti, prima tra tutti quella di Izou stesso che ne aveva le scatole piene dei piagnistei altrui.
L'insegnante di belle arti se ne andò dunque via bellamente soddisfatto di sè per quell'idea rivoluzionaria, ma non appena giunse davanti alla propria spider, il buon umore abbandonò completamente il suo viso dai tratti orientali.
Hina stava appoggiata con la schiena alla portiera nera, i capelli lunghi e lisci portati sciolti sulle spalle, il completo dal taglio maschile che fasciava il suo corpo curvilineo, la sigaretta tra le labbra rosse di rossetto e gli occhiali scuri a rendere irraggiungibile lo sguardo della donna.
Alla fine lo aveva notato?
E perchè diavolo non aveva cambiato auto in quegli anni che non si erano visti?
A ma certo, una spider nera come la notte si addiceva perfettamente ad un esteta come lui, il cui motto principale era: le cose belle devono stare tra le cose belle.
Ma porca miseria...
« Che cosa vuoi Hina?»    
Le chiese senza un minimo di grazia. Tutti erano abituati alla sua lingua tagliente, ma quasi mai la sua voce suonava tanto dura ed aspra.
«Sono venuta a prendermi una cosa che mi appartiene. O meglio a riprendermi qualcosa di mio.»    
Le labbra del corvino si strinsero severe.
« Non c'è nulla di tuo qui. » 
Se fosse stato un cane o un qualsiasi altro animale in grado di farlo, avrebbe sicuramente ringhiato.
Hina con glaciale calma intanto si era scostata dall'auto e si era fatti vicina.
Troppo vicina.
« Ti sbagli di grosso. » 
Enunciò con aria autoritaria, le velenose labbra ancora più vicine. Troppo vicine. L'odore di sigaretta al mentolo gli si stava trascinando addosso, adagiandosi sui suoi vestiti firmati e la naturale fragranza della donna riempiva la poca aria rimasta tra i loro corpi ormai vicini allo sfiorarsi.
 « Non farmi di nuovo questo.» 
Un sussurro, una richiesta dal gusto troppo disperato per appartenere ad un uomo.
Ogni protesta però venne spenta dalla bocca della donna che colmava ogni distanza, posandosi con forza e decisione su quella impotente di Izou, che inesorabilmente si lasciò divorare di nuovo, un pezzo alla volta.
Quella era una danza a cui non poteva sottrarsi.
Non lui.

- To be continued -
- Coming next: when there was just me and you -

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Capitolo 8
*** When there was me and you ***


'𝓒𝓪𝓾𝓼𝒆 𝓷𝓸𝔀 𝒆𝓿𝒆𝓷 𝓘 𝓬𝓪𝓷 𝓽𝒆𝓵𝓵
𝓣𝓱𝓪𝓽 𝓘 𝓬𝓸𝓷𝒇𝓾𝓼𝒆𝓭 𝓶𝔂 𝒇𝒆𝒆𝓵𝓲𝓷𝓰𝓼 𝔀𝓲𝓽𝓱 𝓽𝓱𝒆 𝓽𝓻𝓾𝓽𝓱
ℬ𝒆𝓬𝓪𝓾𝓼𝒆 𝓘 𝓵𝓲𝓴𝒆𝓭 𝓽𝓱𝒆 𝓿𝓲𝒆𝔀
𝓦𝓱𝒆𝓷 𝓽𝓱𝒆𝓻𝒆 𝔀𝓪𝓼 𝓶𝒆 𝓪𝓷𝓭 𝔂𝓸𝓾


I provini furono un bagno di sangue, Pudding mise tutta la sua furia e il suo talento, ma non fu abbastanza, ed i peggiori presagi si avverarono tutti in una volta sola: Violet venne scelta per il ruolo di Christine, Sanji ottenne il ruolo del fantasma e la parte del bel visconte che completava quel triangolo amoroso venne assegnata ad un Sabo più che mai orripilato, tra le risate generali.
Nemmeno Koala era felicissima di quell'ultima scelta, ma in quella settimana di prove aveva imparato ad apprezzare e conoscere la mora, e sapeva di poter dormire sonni tranquilli. Il peggio comunque restava di Pudding che doveva vedere il suo ragazzo sbaciucchiarsi Violet ed in più era stata relegata quasi a comparsa nel ruolo di Carlotta Giudicelli, cantante affermate dell'Opera, ma ormai in declino contro la bravura e il talento prorompente di Christine.
Nessuno ad ogni modo osò opporsi al giudizio del professor Emporio, anche se lontano dalle sue orecchie probabilmente si sarebbe accesa una guerra senza pari.
Sanji si comportò da signore dopo l'avvenuta conferma dei ruoli ed andò a complimentarsi con la mora senza sbavare come il suo solito. Tutti furono colpiti dal suo limitarsi a stringerle la mano con un sorriso, ma probabilmente tutto era atto a tenere tranquilla la sua fidanzata isterica.
Il brusio dei ragazzi dell'ultimo anno che usciva dall'aula magna si propagò presto a tutto il resto della scuola e ci volle molto poco affinchè la notizia della disfatta di Pudding divennisse di dominio pubblico.
La ragazza a metà pomeriggio si fece accompagnare a casa lamentando un forte mal di testa e tutti ebbero la certezza che non si sarebbe fatta vedere fino a dopo le vacanze di Natale.
Con la strega fuori gioco comunque, "il gruppo" aveva ottenuto il risultato sperato e la voglia di andare a fare merenda tutti insieme per festeggiare sia la vittoria che la fine della scuola per il periodo natalizio era alle stelle, tanto che persino Sanji venne invitato, proprio come ai vecchi tempi. Il biondo regalò loro un sorriso mesto e declinò l'invito per andare a controllare la sua ragazza però, e questo smorzò leggermente l'entusiasmo di Nami e company.
Dannato cavaliere...
Ovviamente non fu il solo a dire di no.
Il cameratismo di Law si era spento nel momento esatto in cui tutta quella dannata storia era finita, ed il moro non era disposto oltre a fare branco.
Senza nemmeno salutare si diresse per la sua strada, seguito da Bonney, che per qualche strano motivo oscuro a tutti gli altri ci teneva a stargli dietro.
  « Ci vediamo sabato sera al ballo! »  
Si accomiatò così dagli altri e poi corse verso il moro, assalendolo di peso e travolgendolo tra le risate generali.
« Allora andiamo? »  
Domandò Ace impaziente di mangiare.
« Aspettate... manca Perona.»  
Fece notare Sabo che ormai aveva preso la ragazza come presenza fissa tra loro visto che durante le prove era stata proprio la casa di lei a fare da base per il progetto.
Un sorriso gentile e malizioso al tempo stesso comparve sul viso di Robin a quelle parole, come se lei in quel momento la sapesse più lunga di tutti.
« Perona ci raggiungerà più tardi, quando Zoro e Rufy avranno finito gli allenamenti. »  
A quelle parole Nami e Koala si scambiarono un sorrisino d'intesa, mentre si avviavano verso la sala da tea.
Alla fine non era stato Sabo a fare da cupido come si era prefissato, ma Robin con i suoi consigli maturi e materni.
Anche se in effetti Ace non aveva ancora chiesto a Bibi nulla per il ballo... che cosa aspettava? Ormai mancavano solo tre giorni.


I ragazzi non fecero in tempo ad uscire dagli spogliatoi che Rufy fu accecato da un lampo azzurro che lo trascinò via lontano dal resto dei compagni di squadra.
A Zoro parve che quel luccichio di capelli turchesi fosse Bibi, ma non ne era certo. Perchè la loro compagna avrebbe dovuto rapire Rufy? Era assai perplesso, ma questo non gli impedì di imbronciarsi quando udì le parole del moro che urlava:
« Noooo se lo lasciamo Zoro si perderà anche solo per uscire dalla scuolaaaaaaaa.»
Stupido babbuino di un Rufy.
« Io non mi perdo!!!» 
Sbraitò agitando il pugno in aria con fare minaccioso, anche se ormai i due erano lontani.
Ripreso il controllo di sè Zoro cacciò un sospiro e tirò dritto, stringendosi nel giubbotto di pelle che non teneva sufficientemente caldo ora che la neve aveva appena cominciato a scendere in piccoli fiocchi vorticanti, sciogliendosi sul selciato.
Lo sguardo dell'adolescente non venne tuttavia attirato dalla magica atmosfera, bensì da una figura ormai conosciuta, poggiata ad uno dei faggi che costeggiava il vialetto che portava all'uscita della scuola.
Benchè fosse un ragazzo e per di più uno di quelli che si impegnavano a fare i macho a tutti i costi, le sue guance divennero impunemente rosee nel momento in cui la sua mente richiamò la conversazione avuta con Rufy proprio qualche giorno prima.
Lui non voleva invitarla al ballo, non sapeva nemmeno ballare, che diamine.
Però ormai erano amici e a lui non andava di passarle davanti ignorandola completamente, dunque arrestò la sua spavalda camminata a spalle larghe e le rivolse il suo miglior tono burbero di sempre.
« Ehi, che ci fai qui?»   
Fu quello il suo saluto mentre riprendeva il controllo di sè, osservando dall'alto la ragazza che sebbene avesse un anno in più di lui sembrava molto più piccola sia di statura e corporatura sia nei modi di fare.
La vide tormentarsi il labbro inferiore a suon di morsi, incontrò i suoi occhi scuri e la vide tentennare, ma non gli venne in mente che forse lei voleva chiedergli qualcosa, almeno fino a che quelle parole imbarazzanti non lasciarono la sua bocca.
« Ti stavo aspettando. Sai... pensavo... cioè. Volevo sapere...  volevo sapere se vai con qualcuno al ballo.»  
« No, non ci vado.»  
Rispose ovviamente di getto lui nell'onestà più totale, perchè ancora non aveva fatto due più due.
Perona ovviamente divenne ancora più paonazza mentre balbettante alzava il viso per non cedere alla voglia di abbassare lo sguardo e fuggire via.
« A...allora ci...ci verresti con me? »  
Il giovane si bloccò lì su due piedi, incapace di dare una risposta.
Istintivamente fece un passo indietro mentre un'espressione atterrita gli colorava il volto dalla mascella squadrata, come se volesse mettere più distanza possibile da quegli occhioni lacrimosi che lo guardavano colmi di romantiche aspettative.
Non aveva il coraggio di dire no, lui che non aveva paura di nulla e che non aveva peli sulla lingua, in quel momento non riusciva a rispondere con la sua solita verve.
E ovviamente non sapeva che Robin aveva previsto tutto e aveva convinto Perona a fare la sua mossa.
Se lo avesse saputo probabilmente le avrebbe urlato dietro, ma non c'era nessuno lì pronto ad essere insultato, erano solo lui e Perona, e i ragazzi che ridacchiando li fissavano sfilando alle loro spalle.
Fu troppo per lui.
Afferrando saldamente la mano della ragazza, le guance più scarlatte di quelle di lei, la trascinò via lontano da tutti quegli occhi che avevano addosso.
« Si va bene ci vengo. Adesso però andiamocene da qui.»  
Alla fine la sua risposta era stata rude e sbrigativa, ma aveva comunque acconsentito. Si sarebbe maledetto per questo in un secondo momento.
Intanto Perona si lasciava felicemente trascinare in una nuvola di fiori, felice di quel piccolo passo avanti.
E non ebbe cuore di dire al ragazzo che stavano andando nella direzione sbagliata.
A lei andava benissimo così.


« Mi terrai il muso ancora per molto, Law?»   
Nessuna risposta.
« Law.»    
Silenzio.
« Tua sorella sarebbe contenta di sapere che ti sei fatto degli amici.»   
Questo finalmente lo fece voltare.
Il volto di Law sembrava ancora più pallido con i piccoli fiocchi di neve che gli danzavano intorno, ma i suoi occhi neri e profondi erano più accesi che mai.
« Quando mi hai detto che da grande avresti voluto fare l'investigatrice segreta, non credevo che saresti partita a fare ricerche su di me per allenarti.» 
La sua voce era tanto misurata quanto feroce. La rabbia celata dietro quel gelo era percepibile anche da chi non lo conosceva tanto quanto lo conosceva Bonney.
« Non era mia intenzione in realtà. Tua madre mi ha detto che tua sorella era malata di sua spontanea volontà. Mi ha detto che è per questo che vuoi fare il medico. Come una sorta di vendetta... ma io credo che almeno su quest'ultima parte si sbagli. La tua è l'espiazione di una colpa che non hai.»    
«Stai zitta!»    
« Eri solo un bambino, non avresti potuto salvarla comunque.»    
« Taci ho detto!»   
« Non hai deciso tu di non avere un rene compatibile.» 
« Basta!»   
La schiena di Bonney urtò il muro dietro di lei mentre le mani tatuate di Law le stringevano convulsamente le spalle. Chi lo avrebbe mai detto? Era forte per quella corporatura piuttosto esile.
Ma la giovane dai capelli rosa non abbassò lo sguardo nemmeno per un secondo, anzi, continuò a guardarlo dritto negli occhi senza accenno di ansia o fastidio.
«Perchè invece di continuare  a fare il martire non provi ad essere felice anche per lei? Per tutto ciò che non ha mai potuto fare, per tutto ciò che non ha mai potuto vedere... vivi Law. Vivi.»   
Il compagno di classe abbassò il capo.
Tremava.
Sembrava che il freddo delle vento che aveva cominciato a sferzare i loro volti arrossati per la bassa temperatura si fosse impossessato di lui.
Bonney lo sentì affondare il viso contro il suo collo ed inspirare il proprio profumo di mughetto e giglio, come se quella fragranza potesse in qualche modo calmarlo.
Per un attimo si beò di quel pensiero, ritrovandosi a sperare che fosse così.
« Non so come si fa.»    
Bisbigliò al suo orecchio, la voce tremante di una disperazione troppo a lungo trattenuta.
« Nessun problema idiota di un secchione. Ti insegno io come si fa.»    

 

 

- To be continued -
- Coming next: Can I have this dance? -

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Capitolo 9
*** Can I have this dance? ***


𝓣𝓪𝓴𝒆 𝓶𝔂 𝓱𝓪𝓷𝓭, 𝓽𝓪𝓴𝒆 𝓪 𝓫𝓻𝒆𝓪𝓽𝓱
𝓟𝓾𝓵𝓵 𝓶𝒆 𝓬𝓵𝓸𝓼𝒆 𝓪𝓷𝓭 𝓽𝓪𝓴𝒆 𝓸𝓷𝒆 𝓼𝓽𝒆𝓹
𝓚𝒆𝒆𝓹 𝔂𝓸𝓾𝓻 𝒆𝔂𝒆𝓼 𝓵𝓸𝓬𝓴𝒆𝓭 𝓸𝓷 𝓶𝓲𝓷𝒆
𝓐𝓷𝓭 𝓵𝒆𝓽 𝓽𝓱𝒆 𝓶𝓾𝓼𝓲𝓬 𝓫𝒆 𝔂𝓸𝓾𝓻 𝓰𝓾𝓲𝓭𝒆

 

 « Mi concederesti questo ballo, Bibi? »
Il moro stava chinato in avanti, una mano sul cuore come un vero principe azzurro, un sorriso stranamente adulto disegnato sul viso spruzzato di lentiggini.
Le guance della giovane si tinsero di un delizioso rosa mentre si alzava in piedi nel suo morbido e lungo abito rosa antico, le delicate onde azzurre raccolte in uno chignon alto sulla nuca, in bella vista gli orecchini e la collana argentea che brillavano come i suoi occhi dal coloro di zaffiro.
Alla fine Ace non l'aveva invitata al ballo come accompagnatore ufficiale, ma aveva intenzione di requisirla per ogni canzone che la band avrebbe suonato da lì in avanti.
E Bibi affascinata da lui non poteva fare altro che seguirlo, rischiando di inciampare nei propri piedi.
Non si era mai accorta di quanto il giovane fosse più alto di lei, o di quanto fossero ampie e forti le sue spalle, o di quanto potesse essere luminoso il suo sorriso...

 

 « Ahi Rufy... di nuovo!»
Il fratellino di Ace non aveva la stessa attitudine per la danza, e Nami lo stava scoprendo a proprie spese. Era la quarta o quinta volta che il moro le schiacciava i piedi, e la canzone era iniziata da poco più di un minuto.
A fine serata la giovane come si sarebbe ritrovata le dita? Distrutte senza dubbio.
« Scusami, non lo faccio apposta! Te l'avevo detto che non sapevo ballare! »
Protestò Rufy gonfiando le guance, continuando però a tenere una mano stretta in maniera stranamente virile sul fianco della sua accompagnatrice per la serata mentre ostinatamente provava a farla volteggiare sulla pista illuminata dalla luce stroboscopica.
Ormai era una questione di principio per lui, se i suoi fratelli riuscivano a ballare, anche lui lo avrebbe fatto.
E poi Nami era proprio bella quella sera: il vestito blu pervinca con lo scollo a cuore si adattava perfettamente al suo corpo snello, i tacchi slanciavano la sua figura e il trucco applicato in maniera delicata la rendeva più adulta, più donna, tanto che perfino un ingenuo bambinone come lui se ne poteva accorgere.
La compagna più grande sospirò rassegnata intanto, e si fece trascinare ancora un po' fino a che non incrociò lo sguardo di Koala che le fece un grande segno di ok con il pollice da sopra la spalla del suo principe azzurro.
Sorridendo divertita Nami allora affondò il viso nell'incavo tra la spalla e il collo di Rufy per nascondere quell'espressione, e fece l'errore di immergersi nel profumo del ragazzo, cosa che la fece leggermente rabbrividire.
Com'era bello lui, com'era bello tutto...


 « Sabo...» 
 « Mh? »  
Il biondo stava cercando per l'ennesima volta di rubare un bacio alla sua fidanzata mentre dondolava sul posto. Peccato che il regolamento della scuola lo vietasse categoricamente.
« Finiremo dalla preside. Eddai...»  
« Dai Koala, per una volta prova il brivido di infrangere le regole!»  
« Non questa sera, uomo della rivoluzione. »  
Ridacchiando la ragazza gli mordicchiò il mento, prima di posare la testa contro il suo petto, ascoltando il battito del suo cuore, come se fosse una melodia molto più bella della musica su cui stavano danzando.
« Tu ci scherzi, ma io un giorno cambierò davvero il mondo, vedrai! »  
E Koala non seppe dire se fu il tono con cui lo disse, o i battiti del biondo che erano aumentati come in preda ad una forte emozione a convincerla, ma lei a quelle parole ci credette fermamente.


« Non è che vorresti ballare? »  
Domandò Zoro incerto, grattandosi nervosamente la nuca, lo sguardo stranamente basso sui propri piedi, cosa che non faceva mai.
Perona però, stringendosi nel suo abito nero e rosa tutto pizzi e trine da damina dell'ottocento scosse fermamente il capo, le mani strette in grembo e le guance in fiamme.
« A me basta stare qui con te, Zoro. »  
Mormorò con fare quasi adorante, mentre il giovane diveniva più paonazzo di lei.
«E non dire queste cose imbarazzanti!!!!»  
« Sc..scusa!»  
« E non scusarti sempre! AAAAAA. » 
In un gesto di stizza Zoro si alzò in piedi e prendendo Perona per mano la trascinò senza delicatezza alcuna al centro della pista da ballo dove cominciò a ballare come meglio gli riusciva.
Tutto pur di sfuggire all'imbarazzo di quel momento assurdo.


Non tutti si erano presentati al ballo però.
Robin aveva preferito passare la serata con la sua ragazza che non apparteneva alla loro scuola in quanto già studentessa del college, Pudding continuava a fare la sua silenziosa protesta chiusa in camera, e Sanji aveva preferito stare con lei, mentre Violet per non subire l'imbarazzo di passare tutta la sera seduta sola su una panca aveva deciso di evitare la festa.
Bonney e Law invece erano arrivati insieme, tenendosi per mano e facendo voltare molte teste verso di loro, poi sempre insieme se n'erano andati via. Non erano rimasti a lungo, ma abbastanza da concedersi un paio di balli tra lo stupore generale: nessuno si aspettava che Bonney sapesse essere tanto aggraziata nel muoversi, e che Law sapesse essere tanto espansivo da stringerla a sè quasi con una sorta di luce possessiva nello sguardo solitamente spento e apatico.
Nel bene o nel male comunque, la serata era passata via liscia, ed ora ai professori non restava che chiudere la palestra addobbata, lasciando che fossero i bidelli il giorno dopo a occuparsi di ripulire il tutto.
Bay e Izou stavano facendo la ronda per i corridoi per accertarsi che non fossero rimasti studenti in giro o nascosti nelle aule insieme ad altri professori, la preside si era momentaneamente ritirata nel suo ufficio, e in palestra tra i palloncini a terra e le luci ormai soffuse era rimasto solo Thatch, le mani in tasca stretto nel suo completo di sartoria italiana e lo sguardo perso.
Stava ricordando il suo ultimo ballo studentesco e la ragazza che lo aveva accompagnato, nostalgico e in vena di deprimersi come faceva da qualche tempo a quella parte, tuttavia i suoi piani vennero sconvolti quando la musica ricominciò.
Era un cellulare che suonava una canzone precisa, la canzone che aveva ascoltato la sera in cui si era dichiarato a Marco in un pub di periferia.
Si voltò giusto in tempo per vedere il collega con il telefonino stretto in mano e un sorriso di scuse a increspargli quelle labbra che da troppi giorni non poteva più sfiorare.
La melodia veniva proprio da lì, un lento che sembrava fin troppo melenso in quel momento.
« Un ultimo ballo, ti va?» 
Domandò il biondo, una nota esitante nel tono di voce.
Sapeva di non dover chiedere, sapeva che non era sufficiente a farsi perdonare, e Thatch voleva dirgli seriamente di andare a farsi fottere. Poi però pensò a quanto quella scena stesse costando all'uomo di cui era ancora terribilmente innamorato. Pensò a quanto si vergognasse probabilmente, e a quanto temesse che qualcuno potesse tornare indietro e vederli, scoprirli.
Eppure stava affrontando tutto questo per lui, per Thatch. E la risposta che seguì fu inevitabile.
« Tutti i balli che vuoi. » 
Un soffio lieve, un passo avanti, le loro dita che si intrecciavano, la testa del castano che si poggiava sulla spalla del biondo, sebbene fosse lui quello leggermente più alto tra loro.
La mano di Marco fu sulla sua schiena, il suo respiro caldo conto il suo collo, le sue labbra sulla guancia di Thatch, che sorrise per la tenerezza del momento e per il solletico causato dal lieve strato di barba incolta che adombrava il viso del professore di storia.
« Mi sei mancato. »  
Ammise Marco dondolandosi sul posto, trascinando in quella danza lieve il compagno che aveva scelto.
E che fosse maledetto, Thatch si sciolse come un babbeo.
Quelle erano forse le prime parole dolci che riceveva dal biondo. Era la prima volta che esprimeva chiaramente i suoi sentimenti a voce alta. E quello non poteva che essere un buon auspicio.
Sarebbe stato difficile, ma alla fine sarebbe andato tutto per il meglio.



- To be continued -
- Coming next: scream -


Spazio autrice: si ringrazia Bibi per il suggerimento sulla scena a fine ballo con i palloncini e la palestra vuota <3
E grazie a tutti voi che leggete e commentate. Attendo i vostri pareri con ansia :3

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Capitolo 10
*** Scream ***


𝓘𝓽'𝓼 𝓼𝓹𝓲𝓷𝓷𝓲𝓷𝓰 𝒇𝓪𝓼𝓽𝒆𝓻
𝓦𝓱𝓪𝓽 𝓭𝓸 𝓘 𝓭𝓸 𝓷𝓸𝔀 𝓦𝓲𝓽𝓱𝓸𝓾𝓽 𝔂𝓸𝓾?
𝓘 𝓭𝓸𝓷'𝓽 𝓴𝓷𝓸𝔀 𝔀𝓱𝒆𝓻𝒆 𝓽𝓸 𝓰𝓸 𝓦𝓱𝓪𝓽'𝓼 𝓽𝓱𝒆 𝓻𝓲𝓰𝓱𝓽 𝓽𝒆𝓪𝓶
𝓘 𝔀𝓪𝓷𝓽 𝓶𝔂 𝓸𝔀𝓷 𝓽𝓱𝓲𝓷𝓰
𝓢𝓸 𝓫𝓪𝓭 𝓘'𝓶 𝓰𝓸𝓷𝓷𝓪 𝓼𝓬𝓻𝒆𝓪𝓶
𝓘 𝓬𝓪𝓷'𝓽 𝓬𝓱𝓸𝓼𝒆, 𝓼𝓸 𝓬𝓸𝓷𝒇𝓾𝓼𝒆𝓭 𝓦𝓱𝓪𝓽'𝓼 𝓲𝓽 𝓪𝓵𝓵 𝓶𝒆𝓪𝓷
𝓘 𝔀𝓪𝓷𝓽 𝓶𝔂 𝓸𝔀𝓷 𝓭𝓻𝒆𝓪𝓶𝓢𝓸 𝓫𝓪𝓭 𝓘'𝓶 𝓰𝓸𝓷𝓷𝓪 𝓼𝓬𝓻𝒆𝓪𝓶
𝓘'𝓶 𝓴𝓲𝓬𝓴𝓲𝓷𝓰 𝓭𝓸𝔀𝓷 𝓽𝓱𝒆 𝔀𝓪𝓵𝓵𝓼
𝓘 𝓰𝓸𝓽𝓽𝓪 𝓶𝓪𝓴𝒆 𝓽𝓱𝒆𝓶 𝒇𝓪𝓵𝓵
𝓙𝓾𝓼𝓽 𝓫𝓻𝒆𝓪𝓴 𝓽𝓱𝓻𝓸𝓾𝓰𝓱 𝓽𝓱𝒆𝓶 𝓪𝓵𝓵

 

Ma certo... ma certo. Ora erano tutti di nuovo love love e lui era l'unico babbeo che stava passando le sue vacanze natalizie a scuola. Ma certo.
Izou con forza gettò il colore sulla tela, frustrato muoveva il pennello come se fosse una frusta che tagliava il foglio di lavoro, e non accennava a placarsi.
Izou l'esteta, che dell'amore per l'impressionismo infarciva le proprie lezioni, stava creando un'opera astratta che più astratta non poteva essere, ed intanto inveiva contro i suoi presunti amici.
«Certo Bay doveva tornare a inculonia dai suoi parenti!»
Bofonchiò rabbioso gettando altro colore a macchia sulla tela.
«E Marco e Thatch sono troppo impegnati a fare il remake di nove settimane e mezzo per recuperare la lontananza  delle scorse settimane.»
Grrr, se li avesse avuti tra le mani...
«E chi è il cretino che finisce a dover controllare gli alunni che devono fare i corsi extra per recuperare le insufficienze? Ma Izou ovviamente, perchè tanto Izou non ha nulla da fare! »  
L'astio usciva ad ogni parola e ad ogni schizzo di tempera, mentre il bell'insegnante digrignava i denti, i capelli che erano sfuggiti alla matita con cui li teneva legati e che ora danzavano attorno al suo visto furente.
Aveva passato la mattina della vigilia a scuola.
Da solo.
Come un cane.
« Siete degli amici pessimi. Pessimi! »  
Urlò alla tela.
Avrebbe potuto tornare al suo appartamento dopo pranzo, ma aveva preferito rimanere a scuola a sfogare la sua ira funesta. Ovviamente se avesse immagina cosa stava per accadere non lo avrebbe mai fatto...
Nel mezzo della sua filippica la porta dell'aula infatti cigolò e dei passi risuonarono alle sue spalle, passi fatti da un paio di piedi che calzavano evidentemente dei tacchi.
Un brivido corse lungo la nuca del professore di belle arti che lentamente si voltò, come un uomo che non vuole fare movimenti bruschi davanti ad un animale feroce.
Non si erano più visti dopo quella sera del bacio, quando Izou era vilmente scappato via.
Lui non era esattamente l'uomo più virile del mondo con i suoi modi da dandy preciso e delicato, mentre Hina aveva fin troppe palle per i suoi gusti. In senso metaforico ovviamente.
Eh no, non era gay, anche se tutti lo pensavano. Bicurioso magari, dato che aveva sperimentato cose in gioventù, ma decisamente non gay. Gli piacevano le cose belle, ecco. Ed Hina era... be uno schianto di donna.
Ma la preside a suo tempo lo aveva già ferito usandolo come uno straccio e buttandolo via subito dopo, e lui non doveva ricascarci.
Ovviamente la colpa era stata proprio di Izou, che si era innamorato come un babbeo di quella donna inafferrabile come il vento. Lo avevano avvisato tutti, tutti quanti, ma lui ci era cascato lo stesso e alla fine non si era solo bruciato, si era proprio beccato un'ustione di massimo grado possibile.
Ma la vera domanda era... cosa voleva lei ancora da lui? Perchè tornava alla carica a quel modo? Ci godeva a fargli male? Voleva offrirgli altra sofferenza gratuita? Se causare dolore agli altri non le piaceva solo tra le lenzuola ma anche fuori da esse, in effetti la domanda diveniva stupida.
« Ti si sente urlare fino a fuori, Izou. »  
Come diavolo poteva essere così dannatamente sensuale solo usando otto normalissime parole? Come? Cooooomeeeee???
Lei era la donna che gli aveva insegnato tutto, e forse era quel legame a darle tanto potere su di lui... era un'ipotesi plausibile.
Restava il fatto comunque, che ora doveva darsela a gambe e alla svelta se non voleva farsi trascinare di nuovo da lei in una relazione dolorosa e unilaterale. Dolorosa non solo per i lividi che lasciava sul suo corpo, ma soprattutto per quelli invisibili che restavano nel suo cuore.
«Sono arrabbiato. »  
Ammise semplicemente cominciando a mettere a posto velocemente i pennelli e i colori.
Lei però non sembrava essere disposta a lasciarlo andare con tanta semplicità.
«Non importa. Non si urla a questo modo a scuola. Meriti una punizione esemplare. » 
La dannata promessa erotica nascosta dietro quella frase sarebbe stata chiara persino ad un bambino innocente, e Izou non era più innocente da un bel po'.
Il suo corpo reagì immediatamente come da copione, cosa di cui si vergognò abbastanza, ma riuscì a mantenere una parvenza di decisione nel tono e nella sua risposta negativa.
«Non sono più il tuo sottomesso Hina. Non fare questi giochetti con me, non funzionano più.»
Ci stava provando ad alzare la cresta, ci stava provando sul serio, ed in effetti quelle parole sembrarono sortire un certo effetto... una cosa del tutto inaspettata.
«Lo so. »  Sibilò la donna contrariata. «E' proprio questo che non sopporto. »  
Un momento... aveva udito bene? Aveva davvero sentito quelle parole?
No perchè in quel caso avrebbe dovuto rivedere praticamente tutti i suoi ultimi anni di vita.
Si sarebbero fatti male di nuovo. Sarebbe stato un casino immane.
No, non doveva cascarci, non doveva.
Una relazione tossica. Lei era tossica per lui. Troppo.
«Non mi fido di te, Hina. »  
«Nessuno ti ha chiesto di farlo. »  
«E allora cosa vuoi? » 
«Riprendermi semplicemente ciò che è mio. »
Certo lui era una sua proprietà. Non una persona, un oggetto, un giocattolo.
«Io non appartengo proprio a nessuno.»  
«Tu appartieni a me.» 
Oh be... dannazione! Come faceva a dire ancora no? Dannata Hina! E dannati tutti quanti... proprio buon natale Izou! Auguri!


«Buon natale, Sanji!!»  
Pudding gli buttò le braccia al collo e si accoccolò a lui riempiendogli il mento e il viso di baci.
La ragazza da quando aveva perso alle audizioni non era più uscita di casa, mangiava a malapena ed era piuttosto deperita. Ed ancora una volta il biondo si trovò seriamente combattuto tra il dire la verità e regalarle la pace di una bugia.
Probabilmente era solo un codardo.
La realtà dei fatti era che non riusciva a dirle nulla e si aggrappava ad ogni scusa. Prima era stata troppo stressata, oro troppo debole... non sarebbe mai stato il momento giusto.
In effetti poteva mai esistere un momento giusto per un addio?
Decisamente no. Doveva agire e basta.
«Pudding... »  
Il nome della giovane fluttuò nell'aria, ma non appena Sanji incrociò quegli occhioni fragili, ancora una volta la verità venne ingoiata.
« Buon natale anche a te, mon chere. »  
Prima o poi glielo avrebbe detto che lui sarebbe andato in Europa a studiare come chef... possibilmente prima della fine dell'anno scolastico.


Sabo compilò la domanda d'iscrizione e la inviò, pregando Dio, Buddha, il grande demone celeste, o qualsiasi cosa ci fosse lassù che essa venisse accettata.
Certo partire significava lasciare indietro i suoi affetti, ma anche liberarsi finalmente di quei genitori oppressivi che si ostinavano a cercare di dettar legge nella sua vita. Sarebbe stato uno schiaffo sonoro a tutte le loro idee e a tutte le loro convinzioni: avvocato e imprenditrice in un sistema corrotto che costruiva il suo potere ed il suo vile giro di denaro sul sangue ed il sudore di intere popolazioni che non sapevano e non potevano ribellarsi, che improvvisamente si ritrovavano con un figlio attivista, pronto a dar finalmente loro battaglia non solo con piccole ribellioni casalinghe, ma con vere e proprie campagne legali.
Le loro facce... solo ad immaginarle già si sentiva libero e potente.
Certo, credeva fermamente in ciò che sarebbe andato a fare, non si sarebbe imbarcato in quell'impresa solo per fare un dispetto ai suoi, ma le loro reazioni avrebbero sicuramente resto il tutto più gustoso.
Meno piacevoli sarebbero state invece quelle di Koala e dei suoi fratelli. Magari Ace avrebbe anche capito, ma Rufy sicuramente avrebbe puntato i piedi. E la sua fidanzata? Lei credeva in lui e avrebbe accettato la sua scelta... ma quando di loro avrebbe distrutto la lontananza? Perchè Sabo era certo di amarla quanto era certo di voler cambiare il mondo, e la seconda cosa richiedeva molto più tempo e più sforzo della prima.
La giovane lo avrebbe aspettato?
Non lo sapeva, e lui di certo non l'avrebbe obbligata.
Ma perchè rovinarsi il natale con qui pensieri ora? Già dover pranzare con quelle facce da schiaffi in sala da pranzo era un supplizio sufficiente.
Per fortuna ormai, doveva resistere solo pochi mesi.
Sperando sempre che tutto andasse secondo i piani...


Anche qualcun altro quella mattina aveva deciso di inviare una domanda alla stessa organizzazione cui l'aveva inviata Sabo, anche se per ottenere una mansione differente. Solo che nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Se la cosa fosse andata in porto sarebbe stata una bomba assurda, ma quella persona era disposta a rischiare il tutto per tutto ormai, anche se questo avesse fatto soffrire qualcuno. 
Era un puro e semplice bisogno di libertà. Nessun nobile ideale, nessuna voglia di cambiare le cose. Solo il pensiero di andare via senza regole, e conquistare ciò che nel mondo era ancora conquistabile.
Ed ora non restava altro che pregare davvero in qualche miracolo di natale.
A volte questi avvenivano, no? Bastava solo crederci.



- To be continued -
- Coming next: what I've been looking for -

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Capitolo 11
*** What I've been looking for ***


𝓣𝓱𝓲𝓼 𝒇𝒆𝒆𝓵𝓲𝓷𝓰𝓼 𝓵𝓲𝓴𝒆 𝓷𝓸 𝓸𝓽𝓱𝒆𝓻 
𝓘 𝔀𝓪𝓷𝓽 𝔂𝓸𝓾 𝓽𝓸 𝓴𝓷𝓸𝔀 
𝓘'𝓿𝒆 𝓷𝒆𝓿𝒆𝓻 𝓱𝓪𝓭 𝓼𝓸𝓶𝒆𝓸𝓷𝒆 𝓽𝓱𝓪𝓽 𝓴𝓷𝓸𝔀𝓼 𝓶𝒆 𝓵𝓲𝓴𝒆 𝔂𝓸𝓾 𝓭𝓸 
𝓽𝓱𝒆 𝔀𝓪𝔂 𝔂𝓸𝓾 𝓭𝓸 
𝓘'𝓿𝒆 𝓷𝒆𝓿𝒆𝓻 𝓱𝓪𝓭 𝓼𝓸𝓶𝒆𝓸𝓷𝒆 𝓪𝓼 𝓰𝓸𝓸𝓭 𝒇𝓸𝓻 𝓶𝒆 𝓪𝓼 𝔂𝓸𝓾 
𝓷𝓸 𝓸𝓷𝒆 𝓵𝓲𝓴𝒆 𝔂𝓸𝓾 𝓼𝓸 𝓵𝓸𝓷𝒆𝓵𝔂 𝓫𝒆𝒇𝓸𝓻𝒆 𝓘 𝒇𝓲𝓷𝓪𝓵𝓵𝔂 𝒇𝓸𝓾𝓷𝓭 
𝔀𝓱𝓪𝓽 𝓲'𝓿𝒆 𝓫𝒆𝒆𝓷 𝓵𝓸𝓸𝓴𝓲𝓷𝓰 𝒇𝓸𝓻 

«Non ne ho proprio voglia.» 
Bofonchiò Sabo infastidito, guardando Sanji volteggiare con Violet durante le prove per il recital.
La scuola era ricominciata da una settimana circa, e con essa le prove e il carico immane di compiti erano tornati ad affliggere gli studenti dell'ultimo anno.
In particolare il biondo era preso da un problema di algebra che proprio non gli veniva, e appallottolato su una sedia dell'aula di teatro, continuava a distrarsi impunemente. Non che fosse particolarmente interessato a cosa facessero il don giovanni e la bella morettina, ma i continui commenti di Nami e Koala che spettegolavano come due macchinette proprio non lo lasciavano concentrare.
Così per l'ennesima volta si ritrovò ad assistere alla stessa scena: il professor Emporio elogiava il portamento dei due ballerini, Pudding cercava in qualche modo di disturbare la scena, e le ragazze se la ridevano della grossa.
Perchè diamine doveva stare lì?
Ah già... lui aveva il ruolo di Raul e doveva assistere e provare, mentre gli altri suoi compagni più fortunati erano stati relegati a preparare la scenografia. Quanto avrebbe dato per poter dipingere anche lui un bel fondo? Ah diamine, avrebbe perfino preferito mettersi a cucire i costumi.
E a proposito di costumi...
Chiuse il libro con uno schiocco secco che non raggiunse le sue due compagne talmente erano intente a fare i loro commenti da comari, e sgattaiolò via per recarsi dietro le quinte. Questo almeno gli era ancora concesso.
Sorpassò con un abile balzo Ace, che si era addormentato sul cartone che stava pitturando, strizzò l'occhio a Joe, un ragazzetto dinoccolato con cui a volte scambiava quattro chiacchiere, ed infine raggiunse colei a cui stava mirando.
La trovò come si era aspettato da sola in un angolo, intenta a cucire proprio la divisa che avrebbe dovuto indossare il biondo e per cui già gli aveva preso le misure.
Nessuno si sarebbe aspettato che Perona avesse una tale manualità visto che il denaro non le mancava e aveva stuoli di domestici che facevano tutto per lei. Ed invece aveva stupito di nuovo tutti la principessina, sfoderando delle doti impressionanti.
«Ehi!»  
La salutò cordiale, facendola sobbalzare.
«Oh, Sabo!»  
Sembrava stupita che lui le stesse rivolgendo la parola. Non si era ancora abituata ad avere degli amici, era piuttosto evidente visto che continuava comunque a restare isolata da tutti. Gli metteva tenerezza a volte.
«Come procede?» 
«Molto bene, ho quasi ultimato la giacca. Sarai un bellissimo visconte!»  
Sabo si ritrovò a storcere il naso, perchè lui il nobile proprio non lo voleva fare, ma dato che non voleva rendere vano il lavoro pregiato che la compagna stava facendo si sforzò di regalarle un gran sorriso.
«Sarà solo grazie alle tue doti di sarta. E a proposito... vorrei chiederti un favore, se puoi. Insomma siamo pieni di cose da fare tra questo stupido spettacolo e lo studio, quindi capirò se mi dirai di no.»  
Le sopracciglia della giovane si inarcarono elegantemente in un'espressione sorpresa e curiosa, e con un gesto lo invitò a proseguire in quella richiesta.
« Ecco, mi chiedevo... tu sei brava anche a creare gioielli oltre che a cucire?»
  

Zoro aveva appena corrugato la fronte in maniera imbronciata, ma nemmeno lui sapeva perchè se la stesse prendendo tanto.
Si era intrufolato assieme a Rufy nel retro dell'aula di teatro per sbirciare i più grandi alle prese con calzamaglie e balletti stupidi, quando il suo sguardo aveva intercettato Sabo e Perona, intenti ad avere una fitta conversazione, che quasi sembrava segreta.
La giovane si stava sistemando meglio la coda morbida con la quale cercava di tenere ordinata la folta chioma rosata, ma con il busto e il viso era protesa verso il biondo che parlava al suo orecchio, con una mano a coprirgli la bocca.
«Quella che stai provando si chiama gelosia, sai?»  
La voce delicata di Robin ruppe il muro di domande che si stavano rincorrendo nella mente dello studente più giovane, e causarono un subitaneo rossore sulle guance di lui.
Da quanto lo stava osservando? E di che cosa doveva essere geloso? E Rufy dove cavolo era finito? Se non fosse stato per lui a quest'ora sarebbe già stato in palestra per gli allenamenti pomeridiani.
«Non so di cosa tu stia parlando.»  
Grugnì rivolto alla corvina, grattandosi la nuca con fare infastidito.
Per tutta risposta Robin si lasciò sfuggire una risatina discreta e al contempo maliziosa, ma non aggiunse altro.
E perchè avrebbe dovuto? Ormai aveva insinuato il tarlo nella mente del giovane.
Missione compiuta.
Un leggero tafferuglio però, giunse ad attirare l'attenzione di tutti: un pezzo della scenografia era caduto in avanti, sotterrando beatamente Violet e Sanji, e beccando quasi in pieno anche il professor Emporio.
Un brusio generale si levò mentre molte teste si voltavano istintivamente verso Pudding, visto che era lei a cercare di sabotare il recital, tuttavia Zoro non seguì la massa, e con lo sguardo divertito si mise a cercare quello che era sicuro fosse il vero colpevole.
Ed eccolo lì infatti Rufy che a passo silenzioso si allontanava.
Probabilmente si era sporto troppo in avanti per sbirciare e aveva fatto cadere tutto.
Il compagno dai capelli verdi ovviamente non si fece scappare l'occasione e sfilò via dagli occhi troppo scaltri e arguti di Robin, per seguire il moro fuori dall'aula.
Mentre correvano via come due ladri di merendine, gli parve di intravedere una chioma azzurrina familiare intenta a spiare fuori dalla porta, ma fu solo un lampo.
Lui e Rufy avevano già svoltato l'angolo diretti alla palestra.


Quel gemito profondo era inequivocabile e Thatch rimase come un fesso con la mano sulla maniglia della porta dell'aula di belle arti, la bocca spalancata, mentre un secondo gemito, questa volta inconfondibilmente femminile si univa al primo.
Cosa cavolo... cosa cavolo stava sentendo???
O per tutte le drag queen del creato qualcuno stava facendo sesso in quell'aula???
Il professore dai capelli castani era in pieno panico. Prese a guardarsi come un ossesso a destra e a sinistra nel corridoio apparentemente vuoto, fino a che le sue orecchie non captarono un altro suono che avrebbe preferito non udire: la donna dopo un mugolio estasiato pronunciò un nome, con tanta voluttuosità che qualsiasi persona un po' più etero di quanto non fosse Thatch si sarebbe sicuramente eccitata.
E aveva detto proprio Izou. 
Quello si che era un problema enorme. Enormissimo.
Un altro rumore equivoco, tipo di banchi che dondolavano e cigolavano ad un ritmo preciso e sostenuto fece capire al professore di scienze che era tempo di levare le tende. E velocemente pure.
Per questo corse come un matto fino alla biblioteca dov'era sicuro di trovare la sua metà e forse anche Bay.
Vana speranza però, e Thatch si beccò pure una sgridata epica dall'addetta alla biblioteca perchè aveva fatto rumore.
Senza desistere l'uomo però, tornò a sfrecciare per i corridoi e corse fino all'aula di musica, dalla quale proveniva una melodia armoniosa ed elegante.
Spalancò dunque la porta e si ritrovò con Bay seduta davanti alla sua arpa, intenta a toccare le corde con assoluta delicatezza e sapienza, e Marco quasi placidamente addormentato, seduto sul suo stesso seggio, schiena a schiena con l'insegnante dai capelli turchini.
Ed in un qualsiasi altro momento avrebbe provato una gelosia talmente atroce da fargli venir voglia di picchiarli entrambi, ma era troppo, troppo sconvolto per preoccuparsi di una presunta relazione presente solo nella sua testa bacata.
«Thatch, ti senti bene?»  
Domandò educatamente Bay, guardando verso di lui, notando il fiato corto e probabilmente la faccia piena di ansia.
Marco si alzò invece immediatamente e a passo svelto si avvicinò al compagno, abbastanza preoccupato da ciò che vedeva anche lui.
«E' un casino! Izou si fa una studentessa!!!»  
Esclamò atterrito e trafelato, agitando le braccia con fare quasi isterico.
I due colleghi si scambiarono un'occhiata incerta, e Thatch continuò con la sua filippica da tragedia greca.
«L'ho sentito io! Stava facendo sesso nella sua aula, chiuso a chiave! Oddio lo arresteranno per pedofilia! Lo radieranno dall'albo, lo manderanno in carcere e visto che lui ha un aspetto così effeminato e gaio gli altri detenuti gli faranno la festa con la saponetta nelle docce!!»  
Non seppe dire se Marco lo fece per pietà nei suoi confronti o per esasperazione, ma posò entrambe le mani sulle spalle di Thatch e lo scosse malamente.
«Ti calmi per cortesia?»  
Nel frattempo anche Bay si era alzata ed era andata loro incontro.
«Hai visto la studentessa?»  
«No.» 
«Hai sentito il nome di una studentessa?» 
«No, ma...» 
«E se fosse un'insegnante?»  
Intervenne quindi Marco con un'obiezione effettivamente sensata.
La cosa bella però, era che nessuno dei due avesse messo in dubbio che Izou stesse facendo sesso, il che la diceva lunga sull'idea che avevano tutti del moro e della sua disinibizione.
Thatch ad ogni modo si schiarì la gola.
«Avete ragione, forse mi sono fatto un tantino trascinare dalla fantasia.»  
«Forse...»  
Bofonchiò Marco, tirandogli uno scappellotto per vendicarsi probabilmente dell'accidenti che gli aveva fatto prendere entrando come un pazzo nell'aula di musica.
Ma alla fine lui era sconvolto, dovevano capirlo!
Peccato comunque che si fossero sbagliati tutti e tre, poichè colei che si era chiusa nell'aula di Izou non era nè una studentessa, nè un'insegnante...



-To Be continued-
-Coming next: the start of something new-

 

// Spazio autrice: plin plon, comunicazione di servizio. 
Come vedete ho sensibilmente rallentato l'aggiornamento dei capitoli, questo perchè sto sistemando delle cose all'interno dei gdr in cui ruolo e perchè ho un progetto per un vecchio romanzo ripreso in mano, di conseguenza il tempo che dedico alle ff è diminuito.
Spero comunque che possiate continuare a leggere questa long, anche se dovrete portare un po' di pazienza, e che continuiate a lasciarmi delle recensioni, le quali sono sempre estremamente gradite, siano esse positive o negative.
Per il momento è tutto, un abbraccia a tutti voi che mi avete seguita fino a qui e a presto <3

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Capitolo 12
*** The start of something New ***


 ℒ𝓲𝓿𝓲𝓷𝓰 𝓲𝓷 𝓶𝔂 𝓸𝔀𝓷 𝔀𝓸𝓻𝓵𝓭
𝓓𝓲𝓭𝓷'𝓽 𝓾𝓷𝓭𝒆𝓻𝓼𝓽𝓪𝓷𝓭
𝓣𝓱𝓪𝓽 𝓪𝓷𝔂𝓽𝓱𝓲𝓷𝓰 𝓬𝓪𝓷 𝓱𝓪𝓹𝓹𝒆𝓷
𝓦𝓱𝒆𝓷 𝔂𝓸𝓾 𝓽𝓪𝓴𝒆 𝓪 𝓬𝓱𝓪𝓷𝓬𝒆


 «Marco...»   
Soffice la voce di Bay carezzò le sue orecchie, cosa che fece comparire un sorriso sulle labbra del biondo. Thatch non aveva tutti i torti ad essere geloso di lei. Se Marco avesse nutrito interesse per il sesso femminile, Bay sarebbe stata l'unica donna che avrebbe potuto amare. E forse in una maniera molto platonica in realtà già la amava, di un amore così tenero, quasi infantile, dove lei era amica, sorella e compagna di interminabili chiacchierate.
Si conoscevano davvero da una vita, ma il loro legame non era sedimentato nel tempo, bensì nell'intesa perfetta che si era creata sin dal primo momento.
Si completavano le frasi a vicenda, si capivano con un solo sguardo, vivevano tutto spalla a spalla.
E Marco sapeva che avrebbe dovuto avere quel tipo di rapporto con il suo compagno, ma non ci riusciva.
Thatch era fantastico, gli metteva voglia di vivere, di allargare le braccia al cielo e volare senza freni, amava i loro momenti insieme nella pace della loro casa, adorava perdersi nel suo sapore e nel suo profumo... ma non riusciva a comunicargli i propri sentimenti.
Quante volte aveva detto a Bay che le voleva bene? Aveva perso il conto. Quanto volte si era affidato a lei? Era la prima persona da cui correva quando qualcosa non andava, colei tra le cui braccia si lasciava sempre andare. Molto spesso gli bastava semplicemente posare la testa sul suo grembo e rilassarsi mentre lei suonava l'arpa.
Perchè con Thatch non ci riusciva?
Il suo uomo era... un uragano. Ed era per questo che gli piaceva da morire. Gli piaceva lasciarsi trascinare da lui, gli piaceva il modo in cui lo faceva sentire... eppure non riusciva a dire una sola parola.
A volte con i gesti tamponava quelle sue mancanze, ma per quanto i gesti sarebbero bastati?
Marco doveva abbattere i suoi muri esistenziali e ammettere con se stesso che aveva ancora problemi a fidarsi del mondo, e che per quanto adorasse tutto di Thatch, quel suo essere mutevole come il vento lo spaventava abbastanza da impedirgli di fare il passo decisivo.
E come poteva davvero amarlo se non si fidava di lui?
Ed intanto la radio beffarda aveva cominciato a suonare una delle sue canzoni preferite, e lui ancora una volta si era appoggiato alle esili spalle di Bay in cerca di pace da sè stesso.

Nothing goes as planned everything will break people say goodbye in their own special way
All that you rely on and all that you can fake will leave you in the morning but find you in the day

Oh, you're in my veins and I cannot get you out oh, you're all I taste at night inside of my mouth
Oh, you run away 'cause I am not what you found oh, you're in my veins and I cannot get you out  


Marco non era l'unico ad attanagliarsi la mente con dei pesanti dubbi esistenziali.
Sanji stava ascoltando Violet cantare, e nel suo stomaco volavano stormi interi di farfalle.
Il professor Emporio faceva rimanere lui e la corvina un'ora in più dopo le prove ogni giorno poichè loro erano i protagonisti, e questo stava complicando le cose in maniera esponenziale.
Nella scena in cui si erano dovuti baciare Sanji pensava che sarebbe morto lì su due piedi. Non aveva fatto altro che saggiare la morbidezza delle labbra di Violet per un solo secondo, ma tanto era bastato a farlo capitolare malamente.
«Per oggi abbiamo finito.» 
Annunciò il capo progetto quando la giovane ebbe infinito di intonare l'ultima nota, e il biondo accolse la notizia con una punta di gioia che non avrebbe dovuto esserci.
Era libero di andarsene, correre al suo corso segreto di cucina e poi andare a trovare Pud...
Violet gli diede una testata.
Ovviamente non lo aveva fatto apposta: lui si era alzato di scatto mentre lei si avvicinava a prendere la cartella abbandonata nella poltroncina a fianco di quella di Sanji e le loro fronti avevano cozzato l'una contro l'altra.
«Ahi por Dios... Lo siento mucho.»  Che carina che era, quando si agitava parlava in spagnolo.  «S...scusami tantissimo Sanji!» 
 Il biondo intanto si stava massaggiando la testa trattenendo le lacrime.
«Ma no cosa dici Violet? Sono io che mi sono alzato di scatto, è colpa mia, davvero. Tu piuttosto ti sei fatta male?»    
Non appena si fu ripreso dalle stelle che vorticavano attorno a lui, allungò istintivamente una mano a scostare i capelli dalla fronte della giovane per sincerarsi delle sue condizioni e quello fu il gesto più sbagliato da fare.
La scena delle prove si sovrappose a quella di quel momento, e il primo istinto del biondo fu di sporgersi in avanti per saggiare di nuovo la bocca carnosa e invitante di Violet.
Nemmeno lui seppe dire come aveva fatto a fermarsi a metà di quel gesto, ma rapido come si era avvicinato si scostò, deciso a prendere la sua borsa ed allontanarsi il più possibile da quella ragazza che stava minacciando il suo bellissimo mondo dorato.
Se non che fu proprio Violet stessa a fermarlo.
«Mi scuserò anche per questo... dopo.»   
Mormorò mentre lo tratteneva per un braccio, attirandolo pericolosamente a sè.
Sanji barcollò sorpreso in avanti, e prima che potesse dire alcunchè, le sue labbra vennero silenziate da quelle piene e suadenti di lei, in un bacio molto meno casto di quello che si erano scambiati sul palcoscenico.
Il biondo non era un traditore, sapeva essere meglio di così.
Doveva essere meglio di così.
Ma in quel bacio c'erano il calore del sole, il sapore del mare e la passione delle onde che si infrangono con forza a riva, e lui invece che ritrarsi, strinse le dita tra i fianchi burrosi della mora, e si lasciò avviluppare dalla prepotenza delle sensazioni che gli nascevano sotto la pelle.
Avrebbe dovuto riconsiderare tutta la sua esistenza dopo quel bacio.
Sanji era stato sempre un piacione incallito. Ci provava con tutte sin da quando aveva avuto l'età per farlo. No, non era un maniaco ed anzi aveva un profondissimo rispetto per il genere femminile, che decantava sempre in tutte le sue lodi. Ma il suo essere cavaliere non gli aveva mai impedito di correre dietro alle gonnelle di tutte.
Puntualmente però, aveva sempre ricevuto due di picche, almeno fino a che non era arrivata Pudding.
Sanji quasi ci era rimasto male quando lei gli aveva detto di sì, era stato tipo un evento totalmente inaspettato.
Perciò non aveva pensato minimamente alle conseguenze e si era buttato in quella storia, calandosi nella parte del perfetto principe azzurro. Ed all'inizio era anche andato tutto bene, benissimo anzi. Lei accettava tutte le sue smancerie romantiche, e lui si beava di avere una principessa da servire e riverire.
Tuttavia...
Tuttavia la realtà dei fatti piano piano aveva cominciato a mostrarsi, e il biondo l'aveva totalmente ignorata.
Pudding non era quella giusta.
Non avevano nulla in comune, non avevano fatto progetti, o meglio lei li aveva fatti per entrambi, non condividevano praticamente niente.
Ma Sanji si era talmente tanto abituato a lei, alla sua presenza nella propria vita, che aveva chiuso gli occhi ed era andato avanti lo stesso.
Sbagliando certo, ma senza rendersene conto davvero.
Ora però non poteva più fare finta di nulla, perchè il trasporto che stava provando per Violet in quel momento andava oltre il suo essere, oltre ogni sua più rose aspettativa: quella era passione vera, era voglia di sentire, di provare, di scoprire ogni cosa di quella creatura che teneva stretta tra le braccia. 
No, non c'era mai stato nulla di simile per Pudding. Le voleva bene, la rispettava e voleva proteggerla, ma non l'aveva mai stretta a quel modo, come se avesse voluto divorarla e lasciarsi divorare, come se avesse voluto cercare di infondere la propria anima e farla danzare con quella di lei.
Era fregato?
Assolutamente si.
Ne sarebbe uscito?
Doveva.


«Ma gli sta masticando la faccia...»  
Sabo stava guardando con moderato interesse la scena che stava avvenendo davanti ai suoi occhi.
Una ragazza del secondo anno, fuori da scuola al termine dei corsi pomeridiani, aveva osato interrompere l'idillio tra Bonney e Law, che sempre mano nella mano stavano lasciando l'istituto.
La studentessa aveva chiesto se loro due stessero davvero insieme, e come Law potesse davvero apprezzare una tipa del genere, asserendo poi che lei lo amava sicuramente di più di quanto facesse la giovane dai capelli rosa, e praticamente aveva firmato la sua condanna a morte.
Bonney le aveva sorriso come poteva sorridere uno squalo, e prendendo Law per il colletto del giubbotto che indossava, se l'era tirato addosso come una ventosa, e gli aveva impunemente cacciato la lingua in bocca, senza curarsi di chi guardasse lo spettacolo.
A quel punto tutti si erano aspettati che Law la scansasse via visto quanto era fobico del contatto umano e quanto odiasse attirare l'attenzione, ed invece sorprendendo chiunque, aveva fatto scorrere le lunghe dita tatuate tra le ciocche rosate della compagna, e aveva preso a ricambiare il bacio con altrettanto vigore.
Sabo non capiva più molto dove iniziasse uno e finisse l'altro, ma doveva ammettere che ammirava tanta passionalità.
«Ma che schifo dai!» 
Sbuffò Rufy mentre scuoteva il capo e si allontanava, non interessato alla scena, mentre Ace aveva la testa inclinata verso destra, nella speculare posizione del fratello dai capelli biondi, e anche lui osservava i due incollati per le labbra con accademico interesse, come se volesse impararne le movenze.
«Dite che se provassi a baciare Bibi a quel modo se la prenderebbe a male?» 
Domandò assorto.
«Non ne ho idea. Perona probabilmente scapperebbe via.»   
Commentò Zoro con una certa non curanza, girando sui tacchi anche lui per raggiungere il compagno di classe che li aveva già preceduti.
A quell'affermazione però, Ace e Sabo persero del tutto interesse per il bacio a ventosa tra Bonney e Law, e si scambiarono uno sguardo perplesso.
«Hai sentito anche tu quello che ho sentito io?» 
«... Si.»    
«Sono sconvolto.» 
«Anche io. Troppo.» 
«Ci facciamo un hamburger per riprenderci da tutti questi shock?»    
«Assolutamente si. Anche se il mondo sta impazzendo, gli hamburger restano sempre una certezza.»    
«Esatto... loro non cambiano mai.»   
«Già... allora hamburger sia!» 
Ma il mondo stava realmente impazzendo, o stavano solo crescendo tutti piano piano?




-To be continued-
-Coming Next: Breaking free -

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Capitolo 13
*** Breaking Free ***


p>𝓒𝓪𝓷 𝔂𝓸𝓾 𝒇𝒆𝒆𝓵 𝓲𝓽 𝓫𝓾𝓲𝓵𝓭𝓲𝓷𝓰 
ℒ𝓲𝓴𝒆 𝓪 𝔀𝓪𝓿𝒆 𝓽𝓱𝒆 𝓸𝓬𝒆𝓪𝓷 𝓳𝓾𝓼𝓽 𝓬𝓪𝓷'𝓽 𝓬𝓸𝓷𝓽𝓻𝓸𝓵 
𝓒𝓸𝓷𝓷𝒆𝓬𝓽𝒆𝓭 𝓫𝔂 𝓪 𝒇𝒆𝒆𝓵𝓲𝓷𝓰 
𝓞𝓱𝓱𝓱, 𝓲𝓷 𝓸𝓾𝓻 𝓿𝒆𝓻𝔂 𝓼𝓸𝓾𝓵𝓼
 ℛ𝓲𝓼𝓲𝓷𝓰 '𝓽𝓲𝓵 𝓲𝓽 𝓵𝓲𝒇𝓽𝓼 𝓾𝓼 𝓾𝓹 
𝓢𝓸 𝒆𝓿𝒆𝓻𝔂 𝓸𝓷𝒆 𝓬𝓪𝓷 𝓼𝒆𝒆 
𝓦𝒆'𝓻𝒆 𝓫𝓻𝒆𝓪𝓴𝓲𝓷' 𝒇𝓻𝒆𝒆

- Due mesi dopo -

Perona lo stava guardando. Di nuovo. Non avevano fatto veri passi avanti dal ballo, se non il fatto che lui ora notava quando lo sguardo della compagna più grande era postato su di lui. E questo effettivamente succedeva molto spesso. E Zoro dal canto suo aveva cominciato a guardarla a sua volta.
Si, era un buzzurro fissato con le arti marziali e il basket, che passava gran parte del suo tempo ad allenarsi per diventare il più forte di tutti, ma restava comunque un ragazzo, ed il suo corpo aveva desideri da uomo come quello di chiunque altro, soprattutto di chiunque altro alla sua età.
Perciò era piuttosto semplice sovrapporre l'immagine di Perona alle sue normali fantasie adolescenziali, visto che lei era effettivamente molto bella, e fino a qui andava anche tutto abbastanza bene. Non era mica uno scimmione incapace di domare gli istinti lui, quindi non aveva fatto nulla che non fosse l'accompagnare ogni tanto la ragazza a casa dopo scuola, nonostante poi ci mettesse ore a trovare la strada di casa propria. 
Però.
Però da qualche tempo aveva cominciato a notare che Sabo girava spesso intorno alla giovane dagli zuccherosi capelli rosa, e questo gli dava fastidio. Ecco dunque il vero problema.
Robin molto tempo prima gli aveva detto che si trattava di gelosia... ma lo era davvero? Insomma perchè lui doveva essere geloso di Perona? Lei non era la sua ragazza, e nemmeno gli piaceva così tanto. Forse.
Insomma non conosceva nulla di lei, a parte che aveva un sacco di soldi e un padre sempre in viaggio. Ed anche lei in fondo di lui cosa sapeva? Nulla. Perciò quello che provavano era una semplice attrazione fisica reciproca. 
Stabilito questo però, perchè ogni volta che vedeva Sabo avvicinarsi a lei, esattamente come stava accadendo in quel momento, una rabbia irrazionale si appropriava del giovane dai capelli verdi?
La giovane annuì a qualcosa che il biondo le aveva detto e sorrise quasi timidamente. Le guance arrossate si vedevano a chilometri di distanza sulla sua pelle pallida, e persino un tontolone come lui sapeva coglierne la natura imbarazzata.
«Zoro?»  
«Mh?»   
Rufy lo stava guardando con le sopracciglia aggrottate e l'espressione confusa.
«Perchè stai stringendo i pugni come se fossi pronto a fare a cazzotti?» 
Solo a quella domanda il giovane si rese effettivamente conto della sua posa, e affrettandosi a rubare la palla dalle mani del moro, si mise a palleggiare nervosamente via, senza peraltro rispondere.
La domenica seguente si sarebbe svolta la partita che avrebbe decretato la loro vittoria o la loro sconfitta nel campionato. Ecco su cosa si doveva concentrare. Tutto il resto era solo una serie di cavolate inutili.


Sabo incurante di ciò che accadeva sul campo da basket invece, stava elogiando Perona più o meno come avrebbe potuto fare con una divinità greca.
La ragazza gli aveva appena mostrato la foto del lavoro che le aveva commissionato, ormai prossimo alla sua ultimazione, e questo lo aveva reso felice come un bambino il giorno di Natale.
«E ancora più bello di come lo avevo immaginato. Sei bravissima Perona. Bravissima! Ed io non potrò mai sdebitarmi abbastanza.» 
La ragazza allora si esibì nella sua solita risata che la faceva sembrare un po' matta e un po' presuntuosa, e scosse la testa.
«Non devi sdebitarti, l'ho fatto volentieri, e non mi è costato assolutamente nulla. E poi non potevo assolutamente dire di noi dopo che mi hai raccontato tutto quanto.»   
E qui i suoi tondi occhioni divennero luccicanti di commozione, segno che stava per partire con uno dei suoi filmini mentali tragici che avevano senso solo nella sua testa.
Da quando avevano cominciato a conoscerla meglio, Sabo aveva imparato che Perona tendeva a fraintendere o a rendere più tragiche le cose che le venivano dette, e spesso prendeva decisioni da sola sui sentimenti altrui.
Per frenare dunque la tragedia in atto, il biondo l'abbracciò di slancio e sorridendo le arruffò i capelli. Un semplice gesto affettuoso che avrebbe potuto rivolgere ad un'amica, ma tanto bastò per fargli ricevere una pallonata in testa.
Imprecando si scostò dalla giovane per guardare truce verso il basso.
«Oh, scusa Sabo, mi è sfuggita la palla di mano.»  
Bugia più grande non poteva esistere. Lo sapeva lui, lo sapeva Zoro che dal basso lo salutava con fare innocente, lo sapeva persino Rufy che fissava la scena incredulo. L'unica a non aver capito nulla era Perona, che aveva raccolto la palla con fare allarmato e dopo essersi assicurata che Sabo stesse bene era scesa dagli spalti per consegnare l'oggetto del misfatto a colui che l'aveva lanciato di proposito.
Il biondo aveva anche capito il senso del gesto, forse. Ma ciò non gli impedì di vendicarsi ugualmente. E che cavolo gli aveva fatto male quel buzzurro con la testa di muschio, per usare una presa in giro che tanto gli dava fastidio.
Perciò recuperò la cartella di Perona, scese i gradini anche lui e si portò dietro la ragazza con un falsissimo sorriso enorme.
«Non preoccuparti Zoro, sono cose che capitano.»  Esclamò con voce altrettanto falsa, passando il braccio attorno alla vita esile della giovane, tirandosela contro il fianco.  «Adesso però io e Perona ce ne andiamo alle prove del recital. Ormai siamo agli sgoccioli e NOI del terzo anno abbiamo molto da fare.» 
Misurò con cura ogni parola per affondare per bene il concetto, poi si trascinò via una Perona quanto mai esterrefatta e perplessa, mentre Rufy rideva dell'espressione del compagno di classe, che stava diventato quasi verde quanto i suoi capelli.
Anche il biondo comunque si concesse una risata una volta fuori dalla palestra.
Non vedeva l'ora di raccontare l'accaduto agli altri.
Eh si, ultimamente Koala e Nami gli avevano attaccato il gusto per i pettegolezzi, ma era certo che le due avrebbero apprezzato la nascita della gelosia di Zoro. 
Ora bisognava farlo solo capire al diretto oggetto della discordia.
In pratica un'impresa impossibile.


Insomma quell'ultimo anno sembrava essere particolarmente prolifico dal punto di vista delle storie amorose. Ne erano dimostrazione anche Bonney e Law. Quest'ultimo però sembrava avere qualche remora ancora.
Oh lei gli stava assolutamente insegnando a vivere come gli aveva promesso, e lo faceva con una forza tale da sconvolgerlo di continuo. Era una dirompente onda di marea che lo avviluppava e lo portava via. E che fosse dannato, la cosa gli piaceva da morire.
Si stava abituando ai suoi modi un po' grezzi, al suo modo di fare le cose urlando, al profumo che lasciava sul suo cuscino dopo aver passato qualche ora insieme sul suo letto. Si stava abituando anche a tutte le proprie sensazioni ed emozioni suscitate dalla presenza della giovane donna orgogliosa e indomita. E tuttavia si chiedeva... che ne sarebbe stato di loro una volta finito l'ultimo anno?
Lui voleva iscriversi ad un college prestigioso per diventare chirurgo, cosa che praticamente avrebbe assorbito ogni ora dei suoi anni futuri, mentre Bonney desiderava entrare in qualche corpo militare, per poter così sperare di entrare in seguito in qualche agenzia segreta governativa. 
Due carriere totalmente diverse che li avrebbero portati in luoghi completamente diversi.
Quando lui aveva espresso questo dubbio ad alta voce, sentendosi peraltro un'idiota totale, lei aveva scosso il capo e poi gli aveva dato un pugno, dicendogli che si stava facendo delle paranoie inutili.
«Domani potrebbe anche caderci un meteorite in testa, io potrei essere investita da un camion e tu cadere in un pozzo.» Gli aveva urlato con quella sua solita grinta e la sua consolidata sicurezza.  «Perciò chissenefrega! Dobbiamo vivere l'oggi fino all'ultimo respiro, mangiarci la vita come se domani avessimo la certezza di iniziare a morire di fame! E' questo lo spirito. Oggi stiamo bene, è solo questo che conta!» 
Dopo quella breve filippica il moro si era sentito ancora più sciocco, e alla fine avevano fatto pace con lui che le regalava un muffin enorme e lei che lo sbranava.
Ma per quanto lei avesse ragione, Law non poteva fare a meno di provare comunque quella sensazione d'ansia proprio alla bocca dello stomaco, tanto fastidiosa da fargli attorcigliare le viscere e fargli venire voglia di gridare. Quello che Bonney non aveva messo in conto infatti, era che quello che ormai era il suo ragazzo, non aveva mai avuto nulla di così importante. Non aveva mai provato la paura della perdita, non da quando la sua sorellina si era spenta. Ed il ricordo ci come era diventato dopo quell'accaduto, bastava a fargli venire voglia di scappare via almeno fino a che era in tempo, prima di distruggersi di nuovo senza possibilità di risalita.
Ma poi era davvero ancora in tempo?
Ne dubitava fortemente.


Nemmeno Pudding era in tempo per scappare. 
Fissava Sanji come se l'avesse appena pugnalata al cuore senza pietà, e le gambe le tremavano.
Com'era possibile che tutto le stesse crollando addosso senza che lei potesse fare nulla per fermare il disastro?
Voleva chiedergli perchè la stesse lasciando, come poteva dirle che le voleva bene davvero e profondamente, ma che non l'amava e stare insieme a quel punto non aveva senso.
E lei? E quello che provava lei?
Se fosse stata più matura si sarebbe accorta di ciò di cui Sanji si era accorto mesi prima, ovvero che si erano messi insieme per comodità, per non voler restare soli, per scaldarsi un po' il cuore.
Ma lei non era così brava, così coscienziosa. Non era pronta a fare un mea culpa e prendersi le proprie responsabilità.
Era meglio dire che Sanji era cattivo, puntare i piedi, dare la colpa a Violet.
E quando quel nome venne pronunciato, ed il biondo chinò il capo con espressione colpevole, Pudding seppe con certezza cos'era successo.
E non le sarebbe mai e poi mai andato bene.
Perciò finse un malore improvviso e cadde tra le braccia di Sanji, costringendo il biondo a prendersi cura di lei ancora una volta.
No, non glie l'avrebbe data vinta tanto facilmente, nè in quel momento nè mai.

 


- To be continued -
- Coming next: Bet on it -


 

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Capitolo 14
*** Bet on it ***


ℋ𝓸𝔀 𝔀𝓲𝓵𝓵 𝓘 𝓴𝓷𝓸𝔀 𝓲𝒇 𝓽𝓱𝒆𝓻𝒆'𝓼 𝓪 𝓹𝓪𝓽𝓱 𝔀𝓸𝓻𝓽𝓱 𝓽𝓪𝓴𝓲𝓷𝓰? 
𝓢𝓱𝓸𝓾𝓵𝓭 𝓘 𝓺𝓾𝒆𝓼𝓽𝓲𝓸𝓷 𝒆𝓿𝒆𝓻𝔂 𝓶𝓸𝓿𝒆 𝓘 𝓶𝓪𝓴𝒆? 
𝓦𝓲𝓽𝓱 𝓪𝓵𝓵 𝓘'𝓿𝒆 𝓵𝓸𝓼𝓽 𝓶𝔂 𝓱𝒆𝓪𝓻𝓽 𝓲𝓼 𝓫𝓻𝒆𝓪𝓴𝓲𝓷𝓰
 𝓘 𝓭𝓸𝓷'𝓽 𝔀𝓪𝓷𝓷𝓪 𝓶𝓪𝓴𝒆 𝓽𝓱𝒆 𝓼𝓪𝓶𝒆 𝓶𝓲𝓼𝓽𝓪𝓴𝒆 
𝓓𝓲𝓭 𝔂𝓸𝓾 𝒆𝓿𝒆𝓻? 
𝓓𝓸𝓾𝓫𝓽 𝔂𝓸𝓾𝓻 𝓭𝓻𝒆𝓪𝓶 𝔀𝓲𝓵𝓵 𝒆𝓿𝒆𝓻 𝓬𝓸𝓶𝒆 𝓽𝓻𝓾𝒆


« Mi dispiace Violet, ma non so cosa fare al momento. Credimi.»  
La voce di Sanji suonava realmente dispiaciuta, tuttavia la ragazza non riusciva a credergli del tutto.
«Claro. Hai scelto lei. » 
«Non è così. Violet... »     
« No, lascia stare non devi dirmi nulla. Dopotutto io ero il diversivo in questi due mesi. Me lo sarei dovuta aspettare, queste cose finiscono sempre così.» 
«No aspetta! Ti sto dicendo che voglio solo assicurarmi che Pudding stia... » 
Violet non seppe mai di cosa volesse assicurarsi il biondo, poichè gli aveva chiuso il telefono in faccia senza ascoltare oltre il suo cianciare tremolante.
Ma che cosa si era mai potuta aspettare?
Era lei ad aver sbagliato fin da principio, lei aveva fatto la prima mossa e lo aveva trascinato via con sè. Certo... lui si era lasciato trascinare per bene.
In un eccesso di rabbia lanciò il cellulare contro il letto, facendolo rimbalzare sulle lenzuola, poi però si rese conto che le serviva ancora e lo riprese.
Aveva le lacrime agli occhi mentre componeva il numero, ma sapeva che avrebbe trovato il supporto di cui aveva bisogno, e questo le diede la forza di premere il tastino "invio".


Ancora una volta fu la casa di Perona il teatro di tutto, anche se il pigiama party era stata un'idea di Robin, che quella sera si era anche decisa finalmente a portare la sua ragazza, così che le altre la potessero conoscere.
Ebbene non era affatto brutta, aveva l'aria adulta e un sorriso sensuale. Il suo nome poi era assolutamente esotico, e al fianco di Robin stava benissimo.
Ma non erano lì per ammirare la biondona, no. Quella riunione di sole ragazze era stata indetta dopo che Violet aveva chiamato Nami con voce disperata, chiedendo aiuto.
Ovviamente quasi tutte le ragazze, escluse Perona e Bibi, avevano ben inteso che tra la mora e Sanji era successo l'irreparabile, ma nessuno aveva detto nulla finchè non era stata la ragazza a vuotare il sacco. Qualcuno aveva tifato per loro dietro le quinte, si, ma anche questi erano piccolissimi dettagli.
Ora però, chi arrotolato nel proprio sacco a pelo per terra e chi accoccolato sul letto della principessina dai capelli rosa, passandosi biscotti, patatine e bibite varie, ascoltavano tutte con estremo rispetto e silenzio il racconto di quegli ultimi due mesi appena trascorsi.
Quando poi la corvina ebbe terminato con un lieve singhiozzo e un tremito delle spalle, rimase solo un ovattato silenzio.
A rompere i ranghi fu Nami, che con un fruscio si sporse a passare un fazzoletto di carta alla nuova amica, seguita poi da Bonney che dopo aver masticato rumorosamente l'ultimo biscotto al cioccolato, prese parola.
«E se davvero Sanji avesse scelto di lasciare Pudding come promesso, ma quell'arpia avesse trovato il modo di impedirglielo tenendolo legato a lei? »   
Koala annuì a quell'eventualità che non era affatto da scartare. Pudding era un'attrice nata, nascondeva la sua strana personalità dietro ad un sorriso innocuo e innocente, ma sotto sotto lo sapevano tutti che era un'arpia arrivista, e che non avrebbe mai lasciato il suo principe. Era una guerra in piena regola quella che stava ingaggiando, e se Violet voleva Sanji davvero, avrebbe dovuto combattere per prenderselo.
Ovviamente le ragazze non l'avrebbero abbandonata, e questa era la loro forza come aveva appena fatto notare Nami.
«Pudding combatte da sola, mentre tu hai noi Violet. Vedrai, tutto si risolverà per il meglio, fidati!»   
La giovane le aveva strizzato l'occhio con fare cameratesco, poi con una risata allegra e spumeggiante le aveva spiaccicato un cuscino in faccia, lasciandola di sasso.
Koala per vendicare la corvina aveva lanciato a sua volta il cuscino, ma invece che beccare Nami aveva investito in pieno Bonney, la quale con un ringhio belluino aveva preso ben due cuscini in una volta sola e li aveva buttati a casaccio per la stanza, colpendo chiunque le capitava.
Più di una risata allora si librò nell'aria assieme ai cuscini che volavano ormai in una battaglia tutti contro tutti.
Un pensiero fugace attraversò la mente di Koala, che si chiese se in quella casa si fossero mai udite tante risate così allegre e spensierate, così il suo sguardo saettò su Perona, la quale sorridente cercava di pararsi dalle cuscinate doppie di Bibi e Robin.
Dopo qualche tentennamento si era acclimatata e sembrava davvero felice, così come Violet che abbandonata l'aria disperata si era armata di coperta per sopravvivere agli attacchi incrociati di Nami e Bonney.
Tutta quella spensieratezza a Koala sarebbe mancata da morire, per questo strinse forte il proprio cuscino al petto, cercando di imprimere nella memoria quel ricordo felice, assieme agli altri che serbava gelosamente.
Così, quando sarebbero giunti i momenti bui dell'età adulta, avrebbe avuto una luce potente con cui contrastarli.
E chi poteva dirlo? Magari un giorno, dopo molti altri, si sarebbero incontrare tutto come in quel momento e avrebbero fatto a cuscinate con il cuore leggero e il sorriso sulle labbra.


Due giorni dopo, Bibi attendeva Ace fuori dall'aula di teatro. Era stato messo in detenzione perchè ancora una volta aveva quasi fatto esplodere il laboratorio di scienze con Sabo, e questo era costato loro un'ora di pittura extra di sfondi e scenografie.
Sabo era schizzato via al termine dell'ora punitiva e l'aveva salutata rapidamente, asserendo che aveva una notizia importantissima e che doveva però prima raggiungere assolutamente Perona, perciò non poteva fermarsi a chiacchierare.
Poco dopo era uscito Ace, il volto corrucciato mentre fissava lo schermo del suo cellulare.
«Ace?!»    
La giovane si era scostata con un soffice fruscio dalla parete cui era stata appoggiata, e avvicinandosi titubante aveva richiamato l'attenzione del moro, il quale le aveva subito sorriso, sebbene la luce di quell'espressione non aveva raggiunto i suoi occhi che erano rimasti pensierosi come due nubi temporalesche.
«Ehi, aspettavi me?»  
Bibi annuì, anche se a quel punto non era più tanto certa di quello che stava facendo.
Indecisa allungò la mano verso di lui e gli porse una scatola di quelle con la cupola trasparente, sotto la quale si intravedevano dei muffin.
 «Ecco... oggi a lezione di economia domestica abbiamo fatto questi. E siccome so che i dolci ti piacciono molto aveva pensato di portarteli. Ma... non sei obbligato ad accettarli, insomma... mi sembri pensieroso ed io non voglio disturbare!» 
Squittì alla fine abbassando lo sguardo.
Il moro tuttavia prese il contenitore e in risposta si chinò a posarle un bacio delicato sulla guancia, sogghignando malandrino come sempre, le lentiggini che rendevano ancor più birbante quell'espressione.
«Saranno sicuramente deliziosi, grazie. »    
La ragazza ovviamente avvampò dalla testa ai piedi e cominciò a balbettare.
Non era ancora certa di avere una cotta per Ace, ma aveva ufficialmente smesso da tempo di sospirare per il professor Marco, e se ciò era avvenuto era anche sicuramente merito del moro e del suo starle silenziosamente vicino.
«Sai Bibi... tu mi piaci tanto. Non quanto mi piace la libertà, ma quasi e questo per me vuol dire molto, credimi.» 
Esordì il corvino di punto in bianco, causando nella compagna più giovane un violento e confuso batticuore.
«E mi piacerebbe che tu diventassi la mia ragazza. Tantissimo. E' almeno un anno che vorrei dirtelo, ma non me la sono mai sentita, perchè vedevo come guardavi il prof, e a me quel tipo di sguardo non era rivolto.» 
Non lo disse con cattiveria, ma solo come un semplice dato di fatto.
«Perciò sono rimasto dietro le quinte. Ora però mi rendo conto che ho perso un'occasione. Avrei dovuto osare ed ora me ne pento.»   
Bibi lo ascoltava ormai rapita, senza capire bene dove andasse a parare quel discorso.
«Avrei potuto fare breccia nel tuo cuore se fossi stato un po' più coraggioso, ma vedi... non lo sono stato, e adesso continuare così sarebbe crudele ed egoista. Io andrò via Bibi. Una volta diplomato partirò con Sabo, anche se lui ancora non lo sa.»    
E qui gli occhi di Ace divennero splendenti come due soli neri, cosa che fece ballare la conga alle farfalle nello stomaco di Bibi, e che ancora più gli fece capire quanto il ragazzo tenesse al fratello.
«E non lo sa nemmeno Rufy, il che probabilmente sarà un disastro cosmico ma... io farò il giornalista freelance! Viaggerò per il mondo, scoprirò nuovi posti, scioccherò il mondo con i miei articoli! Non vedo l'ora. Quando prima ho ricevuto l'e-mail dall'organizzazione non stavo più nella pelle e volevo mettermi a urlare. I miei sogni si stanno improvvisamente realizzando! Perciò... vedi?»  
La voce entusiasta del moro si affievolì un poco.
«Non posso ferirti come ha fatto il prof, prendendomi qualcosa per me per poi lasciarti qui a ricordare niente più che qualche momento gioioso. Non sono quel tipo di ragazzo. Perciò scusami, scusami se ho fatto più di un passo verso di te ed ora mi ritiro come un codardo. Mi dispiace tantissimo, ma non voglio farti del male, non me lo perdonerei mai, perchè vedi i miei sentimenti per te sono così sinceri che preferisco rinunciare piuttosto che farti soffrire, anche se questa decisione mi tormenterà per tantissimo tempo.»  
Bibi nel frattempo si era completamente sciolta come neve al sole.
Si, il moro le voleva bene sul serio, questo era chiaro e lampante come un cielo stellato d'estate, per questo Bibi sorrise radiosa mentre prendeva la mano del giovane e la stringeva tra le sue più delicate e nivee.
«Io invece vorrei salutarti con un bel ricordo. Perciò per favore Ace, sii egoista. Magari hai ragione, e dopo farà male, però... però io vorrei sentire questo sentimento. Lo so sono una stupida e inguaribile romantica, innamorata dell'amore prima di ogni altra cosa. Probabilmente per questo mi ritroverò con il cuore spezzato un altro milione di volte... Perciò sono pronta a lasciarmi andare anche con la certezza che poi mi scotterò sicuramente. Non ho paura dell'addio, sarebbe molto peggio il rimpianto nel chiedermi come sarebbe potuto essere. Perciò ti prego Ace, sii egoista. Anche se poi magari mi mancherai da morire sii egoista per tutto il tempo che ci resta.»  
E come poteva Ace dirle di no in quel momento?
Nessuno avrebbe potuto, non quando quegli occhioni azzurri scintillavano della promessa di un dolce sentimento bello come il mare.

 

 

- To be continued-
- Coming next: The Boys are Back -  



// spazio autrice
Siamo ormai agli sgoccioli, la maggior parte dei personaggi hanno trovato la loro collocazione nel mondo, e l'anno scolastico sta finendo. Non penso che manchino molti capitoli alla fine di questa long, che è la prima che in effetti riesco a portare avanti così tanto a lungo. 
Volevo approfittare però di questo momento per dire grazie.
Il primo capitolo di questa ff ha raggiunto le 500 visualizzazioni, e per me è un traguardo mai raggiunto. Non so se questo sia un numero nella media per l'utenza di efp, e magari qualcuno sorriderà perchè questo non è un traguardo epico, ma lo è per me. Per me vuol dire tantissimo.
Perciò grazie a tutti i cinquecento lettori. A chi si è fermato a quel primo capitolo e a tutti coloro che invece hanno continuato sino a questo. A tutti quelli rimasti in silenzio, a chi mi ha aggiunto ai preferiti, chi alle storie ricordate, chi a quelle seguite.
Grazie per il vostro supporto silenzioso.
Cinquecento volte grazie poi a chi invece ha lasciato la propria recensione, a chi sospira e fangirla con me, a chi si emoziona, a chi sta pregando affinchè il proprio personaggio preferito trovi il suo angolo di gioia. *Riferimenti casuali ad un certo Izou*
Cinquecento volte grazie a ThelviaBB che mi ha dato una carica assoluta con la sua assiduità e cinquecento volte grazie ai ragazzi del Gdr Onepiece Caffè, che mi supportano, mi sopportano e sono ispirazione fondamentale per il continuo di questa storia.
Scusate dunque questo papiro emozionale, ma sono felicissima, e volevo condividere questa gioia con tutti voi.
Grazie a tutti <3
-V- 

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Capitolo 15
*** The Boys are Back ***


𝓣𝓪𝓴𝒆 𝓲𝓽 𝓫𝓪𝓬𝓴 𝓽𝓸 𝓽𝓱𝒆 𝓹𝓵𝓪𝓬𝒆 𝔀𝓱𝒆𝓻𝒆 𝔂𝓸𝓾 𝓴𝓷𝓸𝔀 𝓲𝓽 𝓪𝓵𝓵 𝓫𝒆𝓰𝓪𝓷
𝓦𝒆 𝓬𝓸𝓾𝓵𝓭 𝓫𝒆 𝓪𝓷𝔂𝓽𝓱𝓲𝓷𝓰 𝔀𝒆 𝔀𝓪𝓷𝓷𝓪 𝓫𝒆
𝓨𝓸𝓾 𝓬𝓪𝓷 𝓽𝒆𝓵𝓵 𝓫𝔂 𝓽𝓱𝒆 𝓷𝓸𝓲𝓼𝒆 𝓽𝓱𝓪𝓽 𝓽𝓱𝒆 𝓫𝓸𝔂𝓼 𝓪𝓻𝒆 𝓫𝓪𝓬𝓴 𝓪𝓰𝓪𝓲𝓷
𝓣𝓸𝓰𝒆𝓽𝓱𝒆𝓻 𝓶𝓪𝓴𝓲𝓷𝓰 𝓱𝓲𝓼𝓽𝓸𝓻𝔂
𝓘𝓽'𝓼 𝓽𝓲𝓶𝒆 𝓽𝓸 𝓼𝓱𝓸𝔀 𝓱𝓸𝔀 𝓽𝓸 𝓫𝒆 𝓪 𝓼𝓾𝓹𝒆𝓻𝓱𝒆𝓻𝓸

Sabo sopraggiunse alla villa di Perona, dopo essersi accordati via messaggio: lui le aveva chiesto se la collana che le aveva commissionato era pronta e lei gli aveva detto che poteva passare a prenderla quando voleva, di conseguenza lui si era precipitato come un kamikaze.
Quando si sporse per suonare al campanello però, il cancello in ghisa nera si aprì, ed un auto costosa quanto probabilmente l'intero debito del terzo mondo uscì con un lieve stridio di ruote, diretta chissà dove.
Anche la famiglia di Sabo era ricca, benchè lui facesse di tutto per far sembrare il contrario, e tuttavia non era COSì ricca.
Un lieve fischio abbandonò le sue labbra sottili mentre si voltava di nuovo verso la grande e sontuosa casa padronale, dove sulla soglia intravide una Perona mai vista prima: le morbide onde rosate erano imbrigliate in due codini arrotolati alla base delle orecchie, creando quasi una sorta di pon pon naturali attorno al suo viso latteo; indossava un paio di pantaloni tipo jeans e una t-shirt abbondante di almeno una taglia con l'effige dei Boston Red Sox, una squadra di baseball. E la giovane non aveva proprio l'aria della tipa che seguiva un qualsiasi sport. Eccezion fatta per il basket ovviamente, ma lì c'era un ragazzo di nome Zoro che canalizzava tutta la sua attenzione.
Perciò Sabo la osservò perplesso, anche quando lei dopo averlo notato gli fece segno di avvicinarsi.
Perchè era conciata così? Come se volesse sembrare un... maschiaccio?Il biondo la raggiunse ad ogni modo, e la salutò cordiale come sempre, non ricevendo però la solita accoglienza spensierata. Vi era una sorta di aura pesante che sovrastava la casa quel giorno.
La compagna di classe si defilò da lui asserendo che andava nella sua stanza a prendere il pacchettino e lo fece accomodare, dicendogli che sarebbe arrivata subito, ed una domestica si impegnò affinchè Sabo le lasciasse la giacca e la cartella, mentre un'altra gli chiedeva se voleva del tea e dei biscotti.
Oh, lui sapeva che era un po' troppo accettare quel trattamento da principino, ma i biscotti in quella casa erano sempre una delizia, ed alla fine lo stomaco aveva vinto. La domestica aveva anche scoperto che i dolcetti preferiti dal biondo erano quelli alla mela, perciò non poteva proprio rifiutarsi.
Tuttavia fecero in tempo a sopraggiungere tea fumante e biscotti, e di Perona ancora nessuna traccia.
«Il padrone è stato qui.» 
 Bisbigliò la domestica a Sabo, come se fosse un segreto madornale, e davanti all'espressione perplessa del giovane aggiunse una spiegazione rapida e quasi timorosa.
«Il padrone voleva un primogenito maschio, perciò non è mai gentile con la signorina. La signorina cerca di accontentarlo in tutto ma lui non si sofferma mai nemmeno a guardarla. E quando lui riparte per un viaggio di lavoro la signorina è sempre molto... infelice.» 
Ed ecco spiegato lo strano abbigliamento maschile della ragazza quel giorno. Faceva il maschiaccio per accontentare il padre.
Istintivamente Sabo provò una nuova simpatia per lei, la quale come tutti loro sembrava avere seri problemi con i genitori, e sentì anche un odio viscerale verso quel padre ligio al dovere che schifava la figlia perchè non era ciò che lui avrebbe voluto. Erano tutti così? Che schifo.
A quel punto il biondo fece per alzarsi per andare a vedere dove fosse finita la compagna, ma lei sopraggiunse con un sorriso forzato e il pacchettino promesso tra le mani. Aveva gli occhi rossi e gonfi, segno che aveva pianto, e a lui dispiacque molto che lei non si fosse sentita libera di farlo davanti a lui, ma che al contrario si fosse nascosta in camera sua.
Voleva dirle qualcosa di carino, ma lei gli posò delicatamente l'indice sulle labbra schiuse e scosse il capo.
«Non c'è nulla che tu possa dire. Lo apprezzo, ma preferisco non parlarne. E' troppo complicato.» 
 «Posso capirti più di quanto credi.» 
Mormorò il biondo con fare accondiscendente, ma lei scosse ancora la folta chioma rosa, tornata ad accarezzarle le spalle ora che i codini erano stati sciolti.
«Non voglio essere capita Sabo, io voglio essere amata.» 
 Non era chiaro se si riferisse a suo padre di preciso, o se intendesse in maniera più generale. Ad ogni modo a quelle parole il biondo non seppe davvero cosa rispondere, ma ripromise a se stesso che prima di partire, avrebbe fatto assolutamente qualcosa anche per lei. E sicuramente ancora una volta avrebbe avuto bisogno della sua Koala e di quella scavezzacollo di Nami.
Non se ne sarebbe andato in pace se non avesse saputo la ragazze felice. Parola di ragazzo rivoluzionario.


«Rufy, mi stai ascoltando??!!» 
 Lo redarguì Nami picchiettando la matita sul quaderno del giovane moro la cui attenzione sembrava persa altrove.
«Ehm... no.» 
 Ammise lui costringendo la ragazza a sbuffare sonoramente. Chiuse quindi il libro di trigonometria e guardò attentamente il compagno più giovane, cercando di scrutarne i pensieri.
Rufy allora ricambiò il suo sguardo e le mostrò una tristezza immensa, sopita nelle sui iridi scure.
«Sabo ed Ace se ne vanno. Partono dopo il diploma e mi lasceranno indietro. Si dimenticheranno di me. Io sono sempre stato un di più, il fratellino piccolo, la zavorra. Loro se ne andranno e io rimarrò indietro.» 
Ok Nami doveva ammettere che quel discorso non se lo sarebbe mai aspettata, non perchè Rufy non fosse capace di discorsi e sentimenti profondi, ma perchè si era sempre figurata il rapporto tra i tre come qualcosa di idilliaco e perfetto, ed invece in quel momento scopriva che uno dei tre aveva sempre covato dentro di sè quelle paure, probabilmente anche infondate, che tuttavia gettavano una luce del tutto diversa sul trio.
«Rufy, i tuoi fratelli ti vogliono bene, non ti lascerebbero mai indietro.»  
«Anche se non siamo fratelli veri?»   
Qualcosa dentro Nami si scaldò a quelle parole tanto intrise di ansia e timore.
«Ascoltami Rufy. Siete più fratelli voi di chiunque io abbia mai incontrato avente un legame di sangue. Non dimenticartelo mai.»   


«Questa cosa deve finire.» 
Izou stava parlando ancora una volta da solo con le sue tele nell'aula ormai deserta, o che almeno credeva tale.
«Cosa deve finire?» 
Delicata la voce di Bay lo raggiunse, facendolo leggermente trasalire ed anche arrossire. 
Il corvino sapeva essere spregiudicato come poi a quel mondo, tuttavia davanti alla gentile eleganza di Bay si ritrovava sempre un po' in soggezione, come se avesse davanti una dama d'altri tempi ed in qualche modo dovesse comportarsi di conseguenza.
«Ehm... nulla.»   
Mentì massaggiandosi la nuca e stiracchiando le spalle mentre si raddrizzava e si voltava sullo sgabello girevole mentre lei si scostava dalla porta su cui era rimasta educatamente prima di ottenere il permesso di entrare.
«Non sei molto bravo a mentire Izou, ma non ti obbligherò a parlare se non lo desideri.»   
Lo rassicurò la donna dai capelli turchesi fermandosi a pochi passi da lui. Glie ne fu grato.
«E' strano vederti qui. Posso fare qualcosa per te?» 
«Si e no. Ho bisogno di un consiglio. Mi hanno offerto una cattedra in un'altra scuola, o meglio in un conservatorio, e per me sarebbe l'ideale. Ma è... molto lontano. Dalla'altra parte del Paese in effetti.»   
Bay si stava torturando il lembo della camicetta lilla, senza guardare Izou negli occhi. Non era molto da lei quell'atteggiamento.
«Scusa Bay, non voglio essere indiscreto ma... perchè chiedi consiglio a me e non a Marco?»  
Un attimo di silenzio e poi...
«Perchè ho paura della sua risposta. Sicuramente mi inciterebbe a cogliere l'occasione perchè sarebbe per me un posto migliore di quello che ho in questo momento. Tuttavia... tuttavia ho paura di scoprire che mi spronerebbe ad andarmene anche per... tenermi lontana da lui. Da loro.» 
Ed il loro era chiaro anche al corvino a chi fosse riferito. L'altra metà di quell'equazione complicata.
Possibile che loro fossero gli adulti, e che fossero molto più incasinati degli studenti?
«Senti Bay... non sai mica se in qualche scuola vicina a quel conservatorio cercano anche un professore di belle arti?»   
No, il piano della fuga non era molto da persona coraggiosa, ma lui sapeva che Hina era come una droga di cui lui era fortemente dipendente, per quanto sapesse fosse dannosa e pericolosa, perciò l'unica soluzione era tenersi lontano dalla tentazione.
E chi poteva dirlo? Nella nuova città magari avrebbe trovato qualcuno capace di fargli battere il cuore.
In fondo a Izou avevano insegnato a credere nei miracoli.

 

- To be Continued-
- Coming next: work this out -

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Capitolo 16
*** Work this Out ***


𝓦𝒆'𝓻𝒆 𝓪 𝓬𝓱𝓪𝓶𝓹𝓲𝓸𝓷 𝓽𝒆𝓪𝓶
𝓐 𝔀𝒆𝓵𝓵-𝓸𝓲𝓵𝒆𝓭 𝓶𝓪𝓬𝓱𝓲𝓷𝒆
𝓐𝓷𝓭 𝔀𝒆'𝓿𝒆 𝒇𝓪𝓬𝒆𝓭 𝓽𝓸𝓾𝓰𝓱𝒆𝓻 𝓹𝓻𝓸𝓫𝓵𝒆𝓶𝓼 𝓽𝓱𝓪𝓷 𝓽𝓱𝓲𝓼
𝓘 𝓴𝓷𝓸𝔀 𝓲𝓽'𝓼 𝓪 𝓰𝓻𝓲𝓷𝓭
ℬ𝓾𝓽 𝓘'𝓶 𝓼𝓾𝓻𝒆 𝔀𝒆 𝓬𝓪𝓷 𝒇𝓲𝓷𝓭
𝓐 𝔀𝓪𝔂 𝓽𝓸 𝓱𝓪𝓿𝒆 𝒇𝓾𝓷
𝓦𝓱𝓲𝓵𝒆 𝔀𝒆 𝓰𝒆𝓽 𝓽𝓱𝓲𝓼 𝓳𝓸𝓫 𝓭𝓸𝓷𝒆

 

La fine dell'anno si avvicinava e la follia cominciava a dilagare tra gli studenti dell'ultimo anno, tra compiti, esami in arrivo, e spettacolo di fine anno che metteva in crisi il professor Emporio che di conseguenza metteva ansia ad ogni alunno che gli capitasse a tiro.
Capitava molto spesso di vedere dei ragazzi litigare tra loro per sciocchezze a causa del nervosismo esasperato, come capitava di assistere a vere e proprie crisi esistenziali, con gente che piangeva nei corridoi e persone che strappavano i libri di testo per la disperazione.
In quel marasma, ogni giorno Violet trovava bigliettini e rose nel suo armadietto, e puntualmente buttava tutto in pattumiera.
Sapeva chi era l'emissario di quei regali, e non le importava. O meglio le importava ma si diceva che ciò non doveva avvenire e quindi si auto convinceva che andava bene così. Ma non andava affatto bene, soprattutto durante le prove del recital, quando dovevano cantare insieme, o stringersi e assumere atteggiamenti amorosi, o guardarsi negli occhi come se fossero gli unici esseri umani rimasti sul pianeta.
Era un supplizio.
Anche Sanji in quei momenti sembrava sull'orlo di una crisi, così come Pudding, che ormai aveva compreso di aver perso per sempre il suo fidanzato.
Ma allora perchè lui non la lasciava? 
Molto semplice, per la scuola ormai girava una voce serpeggiante, la quale diceva che Pudding era gravemente malata, ed il biondo aveva giurato di starle accanto.
Le ragazze avevano tutte affermato che quella era un'invenzione, Nami soprattutto che si era infervorata da morire, ma bugia o meno non cambiava la realtà dei fatti: Sanji stava con la ragazza per dovere, ma continuava a fare una corte spietata a Violet, che tuttavia non voleva essere la seconda scelta di nessuno.
E tutti soffrivano come cani. Ecco il vero punto focale di quella situazione... Tutti tranne Pudding. Lei era l'unica che sembrava essere capace di far funzionare le cose come desiderava che andassero.


 «Mi è arrivata una richiesta di trasferimento Izou. Anzi me ne sono arrivate due. Stai scappando da me?»    
L'uomo per la prima volta da quando conosceva Hina, semplicemente la ignorò. Rimase di spalle continuando a dipingere sulla tela la sua bella imitazione di ninfee rosa senza nemmeno togliersi le cuffie dalle orecchie. Il volume dell'mp3 era basso e gli aveva permesso di udire la voce della preside, tuttavia finse il contrario.
«Vuoi rispondermi Izou? Lo so che mi senti. »  
 Il moro per tutta risposta cominciò a fischiettare un motivetto che nulla aveva a che fare con la ballata a pianoforte che suonava nelle cuffiette e continuò a ignorarla.
 «Izou vuoi....?!»   
 «No, non voglio Hina. Non ti devo alcuna spiegazione. » 
Finalmente rispose, ma non con le parole che la donna desiderava udire. E prima che lei potesse dire alcunchè, il corvino si alzò dallo sgabellino girevole, la guardò dritto negli occhi e le scoccò un bacio a fior di labbra, prendendo tutto il suo coraggio e tutta la sua forza di volontà per aggiungere a quel teatrino anche un largo sorriso.
«Un giorno mi ringrazierai Hina, quando capirai che tutto questo a lungo andare sarebbe stato deleterio anche per te.»    
E con quelle parole aveva chiuso davvero.
Lasciò l'aula di belle arti con le spalle dritte e il mento alto, e solo quando ebbe svoltato l'angolo del corridoio si permise di respirare, passandosi le pallide dita tra i capelli, chiudendo gli occhi esausto.
Ma ce l'aveva fatta, e questa volta non sarebbe tornato indietro.
Quello che però Izo forse non aveva mai capito, è che a modo suo la donna lo amava profondamente, nel suo personalissimo modo distorto e rovinoso.
Ma d'altronde il lieto fine non era per tutti, no?
Lo avevano dimostrato la sera precedente Marco e Bay, i quali fingendo che andasse tutto bene si erano augurati reciprocamente buona fortuna: lui aveva annunciato il matrimonio prossimo con Thatch, chiedendole di fargli da testimone, e lei aveva spiegato della sua offerta al conservatorio e della sua conseguente accettazione dell'incarico.
Vi erano state le congratulazioni di rito, gli abbracci, gli sguardi che dicevano più delle parole, e i pensieri celati.
Se entrambi avessero avuto il coraggio e la spavalderia di spogliarsi delle proprie maschere forse le cose sarebbero andate in maniera diversa, ma alla fine aveva vinto la paura di perdere un rapporto consolidato nel tempo a favore di un qualcosa di cui nemmeno erano sicuri. 
Ed in fondo era questo a differenziare gli adulti agli adolescenti: i primi pensavano fin troppo invece che viversi l'attimo.
E Bay e Marco di attimi ne avevano persi ormai troppi.


Sabo e Koala non erano riusciti a passare insieme quanto tempo avrebbero voluto, e questo rendeva altalenante l'umore della ragazza che avrebbe voluto approfittare di quegli ultimi mesi assieme per fare un sacco di cose.
Quel giorno comunque erano riusciti a ritagliarsi del tempo per loro, e lei stava attendendo sotto il gazebo del parco giochi in cui si erano dichiarati un anno prima, che lui la raggiungesse.
Il biondo era stato molto misterioso a riguardo di quell'appuntamento e lei doveva ammettere di essere molto curiosa.
Quando lo vide arrivare di corsa un po' trafelato comunque, un'espressione dolce e allegra le dipinse il viso dalla forma a cuore, e nel suo stomaco si agitò la stessa sensazione di sempre: uno sfarfallio, un groviglio di tenerezza e voglia di corrergli incontro, fino al momento in cui i loro sguardi si allacciavano e facevano si che il mondo attorno scomparisse.
Ne era profondamente innamorata, ed anche per questo l'idea che lui se ne andasse la faceva soffrire sì, ma non quanto la gente comune avrebbe immaginato, perchè lei amava lui e il suo sogno, e ciò che per lui esso rappresentava, perciò sapere che il biondo stava andando a combattere per ciò in cui credeva la rendeva estremamente orgogliosa.
Le sarebbe mancato ovvio, ma l'amore vero non era egoismo, e questo Koala l'aveva imparato.
Quando lui fu abbastanza vicino, lei gli circondò le spalle e gli si appese un po' addosso, beandosi della fragranza dei suoi abiti profumati e di quella naturale della sua pelle, che ormai avrebbe riconosciuto ovunque, e lui la strinse a sè senza nemmeno doverci pensare, colmando quella distanza che in quegli ultimi giorni li aveva separati.
Dopo i saluti, dopo le chiacchiere, dopo qualche altro sguardo e qualche altra carezza, la coppia prese posto su una delle panchine lì accanto, e Sabo le prese la mano, sorridendo con una timidezza che Koala gli aveva visto in volto solo il giorno in cui avevano deciso di mettersi insieme.
«Ho un regalo per te. Ed una promessa.» 
A quelle parole la giovane fece per protestare, ma lui la fermò estraendo poi dalla tasca un pacchettino rettangolare dalla custodia celeste, con un fiocchettino più scuro ad adornarne la sommità.
Sembrava uno di quei costosi regali da gioielleria, e Koala fece ancora per aprire bocca perchè sapeva che Sabo nei ritagli di tempo lavorava per non dover chiedere soldi ai suoi genitori, e che spendesse inutilmente denaro per dei regali a lei non andava. Ancora una volta però, lui la interruppe sul nascere.
«Ho chiesto una mano a Perona per questo. Aprilo per favore.»   
La giovane allora con uno sbuffo leggero aprì la scatolina e rimase di stucco una volta visto il contenuto: una catenina argentea a cui era appesa una piccola pietra blu, che era il colore preferito di entrambi ed una piastrina finemente incisa con una S e una K, decorata poi con dei motivi floreali.
Perona aveva fatto una cosa simile? Sembrava un lavoro artigianale... che avesse mentito a Sabo? Probabilmente non lo avrebbero mai saputo, ed anche se era un po' egoista la giovane nemmeno ci pensò più di tanto. Quel regalo era stupendo e lei era commossa fin nel profondo, perchè sapeva che il biondo detestava gli anelli, e che quella collana ne era una sostituta degna. Ecco cosa intendeva poco prima, quando aveva detto che aveva una promessa da fare.
«E' bellissima.»   
Sussurrò la giovane mentre il ragazzo sfilava la catenina dal pacchetto e si apprestava ad allacciargliela al collo, con le dita che sembravano non essere più capaci di un movimento tanto semplice.
«Non voglio chiederti di aspettarmi Koala, non posso pretendere tanto. Questa è semplicemente la mia promessa di fare ritorno. Qualsiasi sarà la tua decisione futura, io tornerò qui da te.»  
«Ed io ti aspetterò Sabo, non perchè me lo hai chiesto, ma perchè è ciò che desidero più di ogni altra cosa al mondo.» 
E c'era forse altro da dire? Assolutamente no, qualsiasi altra parola avrebbe semplicemente sminuito quel gesto, quel che era appena successo.
Una sola lacrima sfuggì al controllo della giovane, scivolando lungo la sua guancia arrossata, fino a svanire tra le labbra rosee. E fu lì che Sabo la trovò.

 

 

- To be continued -
-Coming next: All for One -


// Angolo autrice.
Mancano solo due capitoli alla fine, ho tirato le fila di quasi tutti ormai, e non resta che salutare i nostri amati studenti dell'istituto Raftel. Conto di finire prima della fine dell'anno, perchè fin dall'inizio era mia idea chiudere tutti i progetti in sospeso. Purtroppo temo invece che riuscirò a terminare solo questa... eheh sono peggio di Oda con Wano XD
Ad ogni modo grazie come sempre per avermi seguita anche in questo capitolo <3

 

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Capitolo 17
*** All for One ***


ℒ𝒆𝓽'𝓼 𝓬𝒆𝓵𝒆𝓫𝓻𝓪𝓽𝒆 𝓽𝓸𝓭𝓪𝔂
𝓣𝓱𝒆𝓻𝒆'𝓵𝓵 𝓷𝒆𝓿𝒆𝓻 𝓫𝒆 𝓪𝓷𝓸𝓽𝓱𝒆𝓻
𝓦𝒆'𝓻𝒆 𝓼𝓽𝓻𝓸𝓷𝓰𝒆𝓻 𝓽𝓱𝓲𝓼 𝓽𝓲𝓶𝒆
𝓦𝒆'𝓿𝒆 𝓫𝒆𝒆𝓷 𝓽𝓱𝒆𝓻𝒆 𝒇𝓸𝓻 𝒆𝓪𝓬𝓱 𝓸𝓽𝓱𝒆𝓻
𝓔𝓿𝒆𝓻𝔂𝓽𝓱𝓲𝓷𝓰'𝓼 𝓳𝓾𝓼𝓽 𝓻𝓲𝓰𝓱𝓽
𝓔𝓿𝒆𝓻𝔂𝓫𝓸𝓭𝔂 𝓪𝓵𝓵 𝒇𝓸𝓻 𝓸𝓷𝒆


Tutto era pronto per la grande giornata, il palco era sistemato, i ragazzi erano dietro le quinte a crepitare, nell'aria si respirava l'attesa mentre gli altri studenti della scuola prendevano posto.
Quello che Perona non sapeva però, era che tutto era stato pianificato per lei.
Violet infatti si presentò davanti al professor Emporio fingendo di starnutire, parlando con voce gutturale come se avesse un forte mal di gola, facendo venire un attacco cardiaco al buon insegnante.
Ovviamente Pudding si stava già proponendo come sostituta, ma Koala la fece inciampare nei propri piedi e Nami alzò la mano con fare eccitato.
«Perona conosce le battute di tutti a memoria, può sostituire lei Violet!»  
«Oh si coff coff, lei sarebbe perfetta per sostituirmi.»   
«Ma... ma...»   
«Niente ma! Sarai divina.»   
La rassicurò Robin carezzandole le spalle, spingendola un poco più avanti, mentre Sabo la trascinava appena per un polso.
«Dai Perona! Viene a mettere i vestiti di scena!»  
Perfino Sanji per una volta fu meno cavaliere verso Pudding e fece invece un profondo inchino alla compagna dai capelli rosa.
«Sarà un piacere essere il tuo fantasma.» 
«Dai Pery non vorrai far morire così il professor Emporio! Guardalo sta annaspando!» 
Fece notare Ace divertito, riportando l'attenzione di tutti sul poveraccio steso a terra che con una mano al petto fingeva di essere sul punto di avere davvero un infarto.
Così alla fine la decisione venne presa, per la gioia di quasi tutti.


Perona apparve sul palco e fu un sogno.
«Non sapevo che Perona sapesse cantare così bene...»
Bisbigliò Bibi che aveva sgranato gli occhi nel vedere il bellissimo abito bianco di pizzo in cui la ragazza danzava al ritmo di Valzer. Tutta la scuola era rimasta piacevolmente stupita e aveva tenuto il fiato sospeso nelle scene più emozionanti del recital. Tutto era andato bene sino a che non era stato ingaggiato il duello tra il fantasma e il conte, in cui presumibilmente avrebbe dovuto vincere il secondo e salvare la bella Christine.
Solo che quando Zoro capì che sarebbe stato Sabo ad avere Perona alla fine del recital, il giovane si alzò dal suo posto e urlò.
«Io mi oppongo!»   
Senza motivo apparente, senza ragione, senza probabilmente pensarci.
Risate generali scoppiarono, il professor Emporio si mise le mani nei folti ricci viola e cominciò a prendere a testate il primo muro disponibile, mentre la giovane dai capelli rosa spostava lo sguardo sconvolta da una parte all'altra.
Dopo essersi scambiato un'occhiata d'intesa con Sanji che lasciò quindi il palco e la sua spada finta, Sabo si rivolse direttamente a Zoro, ancora in piedi con espressione quasi arrabbiata.
«Nessuno può opporsi al mio amore per lei!»  
Gli urlò con fare teatrale, circondando le spalle della compagna di classe con il braccio, così da avvicinarla a sè.
Le ragazze dietro le quinte si battevano il cinque con fare cospiratorio, mentre Rufy cercava inutilmente di far rimettere al suo posto l'amico.
«Il tuo amore non vale niente! Lei è mia!» 
Fu quindi la risposta di Zoro, che trascinandosi dietro il moro disperato risalì sul palco, tra gli applausi generali per quell'uscita improvvisa e gli sguardi stupiti dei professori, che si chiedevano se fosse stato orchestrato tutto da Iva oppure no. Con lui c'era da aspettarsi di tutto.
Dal canto suo Perona non sapeva più cosa dire, il suo viso aveva preso il colorito del sole al tramonto, e guardava attonita i due contendenti alla sua mano, anche se lei sapeva per certo che in realtà Sabo stava giocando. Ma perchè?
Il biondo intanto aveva dato un calcio alla finta spada di Sanji, facendola rotolare fino ai piedi dello studente dai capelli verdi.
«Se davvero la desideri, devi batterti per lei! Sfidami e battiti per il suo cuore. Zoro! Altrimenti la porterò via con me.»   
«Vai così Saboooooo!!!!»   
Lo incitò Ace dal suo angolo, le braccia alzate e i pugni serrati come se stesse assistendo ad un vero duello.
«Non si sarà lasciato prendere un po' la  mano?»   
Domandò allora Robin con un sincero sorriso divertito a incresparle le labbra, mentre Koala scuoteva la testa, altrettanto di buon umore.
«Lascialo fare, si diverte in queste cose.»  
Il professor Emporio a quel punto però aveva smesso di disperarsi, e guardava anche lui rapito la scena, oltre che soddisfatto: nessun suo recital aveva mai avuto un riscontro tanto positivo.
Ed ovviamente Zoro non poteva certo non raccogliere la sfida e dopo essersi inginocchiato per recuperare la spada di legno, la puntò dritta contro il petto del biondo.
«A noi due!!!» 
Rufy andò quindi a raggiungere Ace per fare il tifo, e Perona venne trascinata via da Nami, mentre i due contendenti si prendevano il palco, cominciando a far risuonare il rumore delle due lame giocattolo che si scontravano l'una con l'altra.
Il pubblico ululava, ormai vi erano due schieramenti precisi, ed il duello si faceva mano a mano più avvincente, anche se a Sabo veniva da ridere mentre provocava volutamente il compagno più giovane con frasi del tipo: "sei troppo debole" oppure "tu non la meriti."
Ad un certo punto Bibi aveva approfittato della confusione ed era cosa dietro le quinte per raggiungere Ace, sotto lo sguardo attento di Rufy che alla fine aveva sorriso.
«Lo sapevo che vi eravate messi insieme!» 
Aveva esclamato contento, e non volendo essere d'intralcio si era avvicinato a Nami, l'unica con cui davvero aveva confidenza a parte il fratello.
Lo scontro intanto sembrava non avere fine, il biondo e il verdino erano alla pari, e Sabo si stava divertendo troppo per lasciarlo vincere come aveva stabilito nel suo piano.
«Forse è il caso che li faccia smettere tu, Perona.»   
Suggerì Robin con fare complice, sussurrandole quelle semplici parole all'orecchio, mentre le altre amiche la guardavano con fare incoraggiante.
Erano tutte lì per lei, tutto questo era stato fatto per lei.
Si commosse fin nel suo io più profondo, e trattenere le lacrime mentre tornava ad avanzare sul palco fu estremamente difficile.
Pudding a quel punto se ne andò.
Non aveva più senso per lei restare lì, dopo essere stata messa in secondo piano lo spettacolo era stato addirittura ridicolizzato. I talent scout nel pubblico non avrebbero mai preso in considerazione nulla di simile, perciò lei furente aveva lasciato quel teatrino.
Si guardò intorno solo quando fu a metà del corridoio deserto, e una sensazione di spaesamento la colse: Sanji non l'aveva seguita. Eppure l'aveva vista andare via... perchè? Perchè non la stava seguendo come sempre?
Oh... Violet. Ovviamente.
Ed in effetti il biondo era rimasto dietro le quinte accanto alla corvina, facendo scivolare la mano nella sua con fare disinvolto, mentre tutti avevano gli occhi puntati sul palco.
«E' stato molto altruista quello che hai fatto per Perona.»   
Le sussurrò all'orecchio con il tono di chi aveva realmente apprezzato la cosa, e forse per questo Violet non lo allontanò.
«Volevo che l'amore vincesse almeno una volta.»   
Difficile dire se quella fosse una frecciatina a Sanji oppure una semplice costatazione, ma il biondo ne fece tesoro, e dopo averle scoccato un rapido bacio sulla guancia, anche lui lasciò la sala, andando però a cercare...Law.
No, non Pudding.
Non più.


Intanto sul palco Perona aveva finalmente trovato il coraggio di frapporsi tra i due spadaccini improvvisati, e con la schiena rivolta a Sabo, parlò direttamente a colui che da tempo le aveva rubato il cuore.
«Non c'è bisogno che combattiate oltre! Io ho preso la mia scelta già da tempo.» 
Spiegò con fare concitato, la voce che le tremava mentre cercava la forza di dichiararsi tanto apertamente, con tutta la scuola che la guardava trattenendo il fiato.
Senza farsi notare la mano del biondo le si posò delicatamente sulla schiena, dandole una lieve spinta in avanti.
"Coraggio."
Quello era il silenzioso messaggio che quel gesto portava con sè.
Perona si voltò a guardarlo con sopra la spalla, gli occhioni tondi e lucidi, lo sguardo colmo di gratitudine e incertezza. Sabo tornò a sorriderle invece, e lei avanzò di un altro piccolo passo.
«Io sono da sempre innamorata di te, Zoro. Non devi batterti per me, perchè non potrei mai volere nessun altro che non sei tu.» 
Allora dalle sedie si sollevarono di nuovo grida esaltate: tutti applaudivano estasiati, qualcuno si era persino alzato in piedi.
Thatch poggiò la testa sulla spalla di Marco per bisbigliarsi qualcosa che fu impossibile udire sotto quelle urla festanti, e il professor Emporio saltò d'improvviso fuori dalle quinte, muovendo le braccia come un ossesso.
«Ma baciala!!! Che cosa aspetti ancora??? Baciala!!!»   
E non fu il solo a chiedere a gran voce che ciò accadesse. Bibi praticamente stava saltellando come un canguro, tirando il braccio di Ace con forza.
«Perchè non la bacia?? Perchè??»   
Ormai nessuno sapeva più cosa fare, era un delirio assurdo, e fu proprio in quell'atmosfera di follia generale che Zoro attirò davvero a sè la compagna più grande per un polso, e sotto gli occhi di tutti, posò finalmente le labbra su quelle di lei.
«Siiiii!!!»   
Urlò qualcuno, mentre altri applausi risuonavano di nuovo nell'aula magna.
Tutti dietro le quinte si abbracciarono festanti, il professor Emporio cominciò a piangere e singhiozzare disperato, mentre anche Perona piangeva, le braccia strette al collo del ragazzo che tanto amava, mentre ricambiava quel bacio timido e deciso al tempo stesso.
«Ce l'hai fatta.»   
Bisbigliò Koala che nel frattempo era riuscita a raggiungere il suo fidanzato, prendendolo sotto braccio per tenerlo ancorato a sè.
«Ce l'abbiamo fatta.»   
La corresse lui scoccandole un bacio delicato sulla fronte.
Per una volta era andato tutto bene davvero.
Chi aveva detto che i lieto fine non esistevano più?


- To be continued -
- Coming next: We're all in this together -

 

// Angolo autrice:
Ebbene come annunciato questo era il penultimo capitolo. Penso sia il mio preferito in assoluto fino ad ora, ed io di solito sono molto, molto critica con ciò che scrivo, e difficilmente mi faccio complimenti da sola o sono pienamente soddisfatta di ciò che faccio XD
Spero possa piacere anche a voi, tanto quanto mi sono divertita io a scriverlo.
A settimana prossima con l'ultimo capitolo <3 

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Capitolo 18
*** We're all in this Together ***


𝓔𝓿𝒆𝓻𝔂𝓸𝓷𝒆 𝓲𝓼 𝓼𝓹𝒆𝓬𝓲𝓪𝓵 𝓲𝓷 𝓽𝓱𝒆𝓲𝓻 𝓸𝔀𝓷 𝔀𝓪𝔂 
𝓦𝒆 𝓶𝓪𝓴𝒆 𝒆𝓪𝓬𝓱 𝓸𝓽𝓱𝒆𝓻 𝓼𝓽𝓻𝓸𝓷𝓰 
𝓦𝒆'𝓻𝒆 𝓷𝓸𝓽 𝓽𝓱𝒆 𝓼𝓪𝓶𝒆 
𝓦𝒆'𝓻𝒆 𝓭𝓲𝒇𝒇𝒆𝓻𝒆𝓷𝓽 𝓲𝓷 𝓪 𝓰𝓸𝓸𝓭 𝔀𝓪𝔂 
𝓣𝓸𝓰𝒆𝓽𝓱𝒆𝓻'𝓼 𝔀𝓱𝒆𝓻𝒆 𝔀𝒆 𝓫𝒆𝓵𝓸𝓷𝓰 
𝓦𝒆'𝓻𝒆 𝓪𝓵𝓵 𝓲𝓷 𝓽𝓱𝓲𝓼 𝓽𝓸𝓰𝒆𝓽𝓱𝒆𝓻 
𝓞𝓷𝓬𝒆 𝔀𝒆 𝓴𝓷𝓸𝔀 
𝓣𝓱𝓪𝓽 𝔀𝒆 𝓪𝓻𝒆 
𝓦𝒆'𝓻𝒆 𝓪𝓵𝓵 𝓼𝓽𝓪𝓻𝓼 
𝓐𝓷𝓭 𝔀𝒆 𝓼𝒆𝒆 𝓽𝓱𝓪𝓽 
𝓦𝒆'𝓻𝒆 𝓪𝓵𝓵 𝓲𝓷 𝓽𝓱𝓲𝓼 𝓽𝓸𝓰𝒆𝓽𝓱𝒆𝓻 
𝓐𝓷𝓭 𝓲𝓽 𝓼𝓱𝓸𝔀𝓼 
𝓦𝓱𝒆𝓷 𝔀𝒆 𝓼𝓽𝓪𝓷𝓭 
ℋ𝓪𝓷𝓭 𝓲𝓷 𝓱𝓪𝓷𝓭 
ℳ𝓪𝓴𝒆 𝓸𝓾𝓻 𝓭𝓻𝒆𝓪𝓶𝓼 𝓬𝓸𝓶𝒆 𝓽𝓻𝓾𝒆
 

La cerimonia dei diplomi si sarebbe svolta il giorno seguente e Pudding si stava specchiando per decidere quale abito le stesse meglio sotto la divisa da diplomanda. Un abitino nero elegante era troppo serioso, ma un'ampia gonna avrebbe fatto troppo volume, rovinando la sua silouhette. Era una bella sfida, soprattutto perchè si rifiutava di sfigurare anche quel giorno, l'avevano già ridicolizzata fin troppo quell'ultimo anno.
Non si aspettava però di ricevere visite.
Non si aspettava quella visita in particolare.
Sanji era comparso sulla soglia di camera sua e la osservava attentamente, probabilmente era stata la madre della giovane a lasciarlo passare come sempre, non sapendo che le cose tra lui e l'adorata figlia erano ormai definitivamente perdute.
«Ciao.»  
«Sanji... Tesoro.» 
Fece per avvicinarsi a lui, ma il biondo per tutta risposta lanciò dei documenti sul letto, guardandola con assoluta serietà.
«Cosa...?»   
«Me li ha dati Law. Sono i tuoi esami.»   
Pudding assottigliò lo sguardo.
«Questo è illegale.»   
«Denunciami pure se ti va, mi prenderò la responsabilità di ogni cosa. Resta il fatto che quegli esami sono praticamente perfetti e tu non hai nessuna malattia.»   
A questo la giovane non potè ribattere. I suoi occhi si gonfiarono di lacrime, e tuttavia Sanji non vi badò. Non quella volta.
«Non ci sono scuse Pudding. E' inutile che ora scoppi a piangere. Mi hai tenuto legato a te con una menzogna approfittando del fatto che non ti avrei mai lasciata nei guai. Mi hai mentito volutamente e subdolamente, e mi viene da chiedermi quante volte tu l'abbia fatto. Ma in fondo non ha più importanza.»   
Non un solo fiato si levò dalla castana. Non poteva, non osava.
«Io mi trasferirò in Europa, Pudding. Voglia fare lo chef. D'ora in poi tu sentiti libera di vivere come meglio credi.»   
«Sanji????»   
Nessuna risposta.
«Sanjiii!!!!!»   
Il biondo le aveva già voltato le spalle, scendendo le scale verso il piano di sotto.
Pudding lo chiamò ancora, lo chiamò anche quando lui ebbe lasciato la casa, lo chiamò con tutta se stessa, ma ormai era troppo tardi.


La cerimonia dei diplomi fu una delle più commoventi che l'istituto Raftel avesse mai eseguito. Nessuno voleva realmente lasciare andare gli scavezzacollo di quell'anno, e perfino i professori si erano commossi come mai prima.
Izou aveva nascosto gli occhi dietro un fazzolettino bianco ricamato che Bay gli aveva gentilmente passato, e persino le iridi cerulee di Marco trovarono un vago luccichio.
Il discorso di fine anno era toccato a Sabo che era riuscito a toccare le corde del cuore di tutti con le sue parole, dopodichè la preside Hina aveva consegnato la pergamena ad ognuno degli studenti che uno ad uno avevano sfilato davanti all'intera scuola festante, chi incespicando nella tunica, chi cercando di nascondere le emozioni grazie al cappello da diplomando.
Gli applausi scrosciavano, il professor Emporio fece partire il coro della scuola che in quel momento era composto solo dagli studenti del primo anno, come se questo fosse il saluto finale, il cambio di testimone. 
I cappelli volarono in aria, ci furono abbracci, baci, urla, sorrisi e pianti, e le emozioni dolci e amare volarono su fino al cielo, mentre gli alunni finalmente spiegavano le ali per creare il loro futuro.


La scuola era deserta ormai, ma davanti al campo di basket si era radunato ancora un piccolo gruppo, un gruppo che non riusciva a dire addio a quelle mura che tanto avevano dato loro.
Allineati, le spalle poggiate alla ringhiera guardavano il tramonto in uno strano silenzio.
Ace si era addormentato sulla spalla di Sabo, mentre Koala si era poggiata all'altra libera. Nami e Robins i tenevano strette mentre la corvina accarezzava i capelli della compagna con fare materno. Perona aveva portato le ginocchia al petto e sembrava persa nei suoi pensieri, anche se Bonney cercava di farle i dispetti e Law provava a farla smettere. Anche Sanji e Violet si erano uniti al gruppo e finalmente si tenevano per mano.
«Dovremmo andare, tra poco chiuderanno i cancelli.»   
Mormorò il biondo mentre la gentile brezza di giugno scompigliava loro i capelli.
«Un minuto ancora.»   
Propose allora Perona, con una vocina che era ancora carica di emozione.
E nessuno ebbe nulla da ridire: volevano tutti godersi quell'ultimo caldo tramonto che dolce calava sull'istituto Raftel.


L'aeroporto pullulava di persone, gente che partiva, gente che tornava, abbracci che si spezzavano o si riunivano, voci festanti e voci meste.
Nami stringeva Rufy per le spalle, mentre il giovane commosso osservava l'aereo decollare.
«Il vostro legame non può essere distrutto da qualche miglio di distanza.»   
Rufy annuì e ricambiò la stretta della ragazza più grande prima di unirsi ad un abbraccio anche con Koala che finalmente si era decisa a lasciarsi andare alle lacrime.
Ace e Sabo avrebbero fatto sentire la loro mancanza, la loro forza, il loro carisma, il loro essere casinisti. Lasciavano un vuoto enorme.
Ma la consapevolezza che quei due stavano realizzando i propri desideri era abbastanza per far sbucare il sorriso sul volto dei tre che li avevano appena salutati.
«Allora... a chi va un gelato?»   
Domandò Nami allegra.
«Perona e quel musone di mio cugino ci aspettano!»   
«Non ci credo che Zoro si sia fatto davvero la ragazza.»   
Bofonchiò Rufy con un certo disappunto, facendo ridere le due ragazze che stavano lasciando l'aeroporto con lui.
«Manchi solo tu, Rufy.» 
Fece notare quindi Koala, continuando a ridacchiare amabilmente, notando tuttavia che sul volto del moro si era mostrata un'espressione perplessa.
«Ma come manco solo io? Io ho Nami!»   
Ci fu un minuto esatto di silenzio in cui nessuno osò dire nulla, mentre la diretta interessata di quella frase stava lentamente soffocando.
La risata di Koala si fece ancora più forte, tanto da tenersi la pancia e tanto da rischiare di piangere, intanto che Rufy voltava il viso da una parte all'altra senza capire.
«Non è divertente.»   
Protestò il moro che ora cominciava a imbronciarsi parecchio, almeno fino a che le braccia di Nami non gli finirono al collo, mentre lei gli dava dello stupido idiota.
E Koala rise ancora fino a farsi dolere le guance.
Andava tutto bene, il futuro sorrideva gioioso a tutti loro.

 

 

- The End -

 

 

// Ed eccoci qui, con questo capitoletto finale. Non volevo chiudere con qualcosa di eclatante, ed ammetto di essere presa da un nuovo progetto che mi sta agitando e non poco, dunque ho voluto regalare una conclusione semplice a questa long, la mia prima così effettivamente lunga.
Grazie a tutti per avermi seguita e buon anno nuovo <3
Un abbraccio speciale a Zomi e ThelviaBB che sono state carinissime con me, e ovviamente al mio tema del OnePiece caffè <3
A presto <3

 

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