Death's gun

di olimponero12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il pistolero nero ***
Capitolo 2: *** Reclutamento ***
Capitolo 3: *** Se venite con me,venite per uccidere ***
Capitolo 4: *** Ombre e piombo ***
Capitolo 5: *** Meccanica di base ***
Capitolo 6: *** Il passato di Jo ***



Capitolo 1
*** Il pistolero nero ***


Il campo mezzosangue poteva essere descritto con due parole: Pace assoluta. Almeno quando non c'erano duelli nell'arena,corse con le bighe o corse ad ostacoli insieme ai figli di Ares. In tutti questi scenari Percy Jackson svolgeva un ruolo quasi sempre fondamentale. Il salvatore dell'Olimpo partecipava a ogni evento con entusiasmo e questo gli aveva permesso di stabilire quasi ogni genere di record al campo: Dal miglior tempo nell'arrampicata della parete di lava,al maggior numero di bighe avversarie distrutte nelle corse. In quel pomeriggio di inizio ottobre però,aveva deciso di stare insieme ad Annabeth,per rilassarsi un po'. I due erano intenti a rilassarsi sugli spalti dell'arena,dando uno sguardo ogni tanto a ciò che succedeva nella zona sabbiosa dove da un'ora circa si stavano svolgendo dei duelli; in mezzo ai duellanti c'era Clarisse,quindi non serviva dare più di un'occhiata ogni tanto per capire chi stesse vincendo: Le uniche persone che avevano mai tenuto testa alla figlia di Ares erano Percy e Jason. Il figlio di Poseidone era seduto sugli spalti ad accarezzare con dolcezza la fronte della fidanzata,che aveva deciso di usare le gambe di Percy come cuscino,quando il suo stomaco brontolò. Al sentire quel suono,che sembrava il ringhio di un enorme cane,la bionda si girò verso il ragazzo -Hai fame testa d'alghe?-. Il ragazzo si portò una mano dietro la nuca con sguardo imbarazzato -Beh,uno spuntino non ci starebbe male che ne dici?-. Tornò un po' più serio e chiese con tono dolce:-Siamo stati qui a fare niente tutto il pomeriggio,qualcosa da mangiare per ingannare il tempo farebbe comodo,che dici?-. La ragazza rivolse un sorriso al fidanzato,poi si allungò e gli diede un bacio a fior di labbra -Non hai tutti i torti-. A quel punto si alzò,seguita a ruota da Percy e si avviarono fuori dall'arena per raggiungere il padiglione della mensa. Non erano neanche a metà strada quando un corvo li raggiunse e una volta posatosi a terra si mise a gracchiare con fare insistente verso i due. Percy fu il primo a portare lo sguardo sul volatile per esaminarlo con sguardo stranito -E tu da dove esci?-. Il corvo so interruppe solo per pochi secondi,dopo i quali ricominciò a gracchiare rivolgendosi al ragazzo,per poi girare la testa verso il bosco,da cui era uscito. Annabeth si avvicinò all'uccello,affiancando Percy -Sembra che voglia che tu lo segua nel bosco-. Il ragazzo era confuso,certo non era la prima volta che parlava con un'animale,visto che a dodici anni Grover lo aveva costretto a parlare con un cagnolino con un pullover rosa,ma quel corvo aveva qualcosa di strano: Sembrava emanasse una vera e propria aura di intelligenza quasi umana. Percy alzò le spalle e si rivolse alla ragazza :-Tu vai alla mensa,ti raggiungo subito-. Annabeth lo guardò negli occhi -Sei sicuro che non vuoi che venga con te?-. Il semidio si avvicinò e le diede un bacio -Non preoccuparti,sicuramente non sarà niente; magari è solo uno scherzo degli Stoll,oppure Grover che mi vuole parlare in privato-. Annabeth rilassò le spalle,rassegnata all'idea che non avrebbe convinto il giovane -Va bene,ma vedi di sbrigarti- -Non preoccuparti-. E detto questo si avvicinò al corvo ancora di più,che prese il volo diretto verso il bosco seguito da Percy.



​Il bosco del campo aveva la caratteristica di far credere a chiunque si trovasse al suo interno che fosse notte fonda persino a mezzogiorno. Percy si era trovato in quel bosco molte volte,ma restava sempre stupito e inquietato dalla quasi totale assenza di luce diretta. Seguire quel corvo si era rivelata un'impresa tutt'altro che facile; aveva rischiato di perderlo di vista tre volte e si era quasi rotto una gamba per colpa di una radice che sbucava dal terreno. Alla fine,nonostante i suoi sforzi,non era riuscito a tenere dietro all'uccello,che nonostante gli avesse esplicitamente fatto capire di voler essere seguito,sembrava intenzionato a far perdere il ragazzo ad ogni costo. Percy si era ritrovato in un punto del bosco in cui era circondato da alberi altissimi abbastanza distanti tra loro,tutto sembrava tranquillo,se si escludevano i ruggiti in lontananza dei mostri. A un certo punto,qualcosa nel ragazzo scattò,innescando il suo istinto che lo portò a estrarre la sua penna a sfera a cui prontamente tolse il cappuccio,trasformandola in una letale spada di bronzo celeste. Percy fece appena in tempo a parare un attacco proveniente dall'alto,scagliato da una figura umana,che subito la stessa figura menò un altro colpo,facendo perdere la presa sulla lama al semidio e scagliandolo per terra. Il ragazzo rivolse lo sguardo alla figura di fronte a lui e la mise a fuoco: Un uomo alto,dalla carnagione pallida,occhiaie profonde e tratti scavati in più punti,probabilmente per la fame,si ergeva davanti a lui impugnando una lama di bronzo celeste poco più lunga di Vortice. Percy riconobbe la figura,ma non riusciva a credere che lui fosse lì davanti a lui! Insomma,era morto e aveva visto lui stesso in diretta video quell'uomo che scompariva mentre cercava di addentare disperato un panino. Alla fine il giovane riuscì a trovare la voce:-Tantalo!-. L'uomo sorrise,un sorriso freddo,senza vita mentre si avvicinava al semidio per colpirlo ancora e ucciderlo -Sorpreso di rivedermi Jackson? Sai,speravo tanto che venissi qui,ma non mi aspettavo che saresti venuto così presto!- si interruppe per riprendere fiato -Sai per quanto mi piacerebbe scambiare due chiacchiere,preferisco ucciderti subito,per riuscire a togliermi la soddisfazione della vendetta!-. La spada stava per colpire,quando dalle viscere del bosco,un'esplosione fece sobbalzare Percy,mentre Tantalo lasciò andare la spada tenendosi il polso,da cui stava sgorgando sangue,per poi rivolgere lo sguardo verso l'origine del suono,imitato subito dopo dal semidio. Nel punti in cui i due stavano guardando si trovava un individuo vestito completamente di nero che impugnava una pistola,una vecchia colt revolver,ancora fumante per lo sparo. Percy osservò meglio la figura per analizzarne i dettagli. Ai piedi calzava dei grossi stivaloni di pelle nera,mentre le gambe erano fasciate da pantaloni scuri; in vita portava un cinturone da cui pendevano un machete e un fucile a canne mozze ancora nella fondina; la parte superiore del corpo era avvolta in una camicia nera sovrastata da un cappotto anch'esso nero che arrivava fino a metà polpaccio; infine la testa da cui lunghi capelli corvini ricadevano sulle spalle arrivando fino a metà del petto,era sormontata da un cappello da cow-boy nero con una fascetta d'argento ad avvolgerlo ed un teschio anch'esso d'argento sopra la visiera. L'uomo si avvicinò a passo lento rimettendo la pistola nella fondina sulla parte posteriore del cinturone facendola ruotare nella mano,quando Tantalo parlò con tono sprezzante e odioso:-Chi diavolo sei...?-. Non fece in tempo a finire la frase che l'individuo nero estrasse il fucile a canne mozze dalla fondina destra e,rapido come un fulmine esplose un colpo,che mandò a terra l'aggressore,tra urla di dolore. Quando l'uomo raggiunse Percy,si tolse il bavaglio che rendeva praticamente impossibile definirne il volto,rivelando un ragazzo di al massimo venticinque anni che disse con tono allegro:-Come te la passi?-. Percy non rispose,troppo sconcertato da ciò che era appena successo. Il ragazzo in nero si avvicinò a Tantalo,ancora agonizzante per terra -Uh,deve fare un male cane,tutto quel sale grosso conficcato nel petto-. Tantalo cercò di rispondere,probabilmente con un "vai al diavolo", ma tutto ciò che uscì dalla sua bocca fu un gemito. Il ragazzo parlò ancora:-Senti,ce la sbrighiamo in fretta che ne dici?- e poi fece una cosa assurda: Tirò fuori dal nulla una lampada ad olio che brillava di un fuoco verde e la avvicinò alla bocca di Tantalo. A un certo punto dalla bocca di quest'ultimo iniziò a uscire una strana nebbia verde che sembrava attirata dalla lanterna ed infine,uscì una piccola fiammella verde,che andò a infilarsi nella lanterna per fondersi col fuoco che già bruciava al suo interno e il corpo di Tantalo si rilassò,a testimonianza della sua morte. Il cow-boy si alzò,risistemò la lampada sotto il cappotto e si spazzolò i vestiti -wow,finalmente me lo levo dai piedi; non hai idea di quante ne abbia passate per catturare questo gran bastardo-. Percy era sconvolto,ma riuscì a formulare una domanda:-Chi sei tu?-. Il ragazzo si drizzò e fissò Percy negli occhi; Percy notò che erano quasi come i suoi,tranne per il fatto che erano di un verde quasi spettrale.-Beh,sono quello che ti ha salvato il culo,quello che ha appena ammazzato uno che,teoricamente,doveva essere già morto,insomma sono tante cose,ma se vuoi sapere il mio nome allora...- si levò il cappello esibendosi in un inchino -Io sono Joseph Leroy Parker! Figlio di Thanatos e cacciatore di taglie!-. Il figlio di Poseidone era ancora più scioccato -Senti,so che sei sconvolto ma sarebbe meglio se raggiungessimo il campo; ho bisogno di parlarti di una cosa importante e sarebbe meglio se ci fossero anche gli altri sei semidei che hanno salvato il mondo,che dici?-




Angolo dell'autore:

​Sì! Ce l'ho fatta! Un'ora di lavoro ma ce l'ho fatta! Il primo capitolo di Death's gun! Chi è il misterioso cow-boy? Come ha fatto Tantalo a tornare dagli inferi? Cosa deve dire il ragazzo misterioso di così importante da coinvolgere i sette della profezia?

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Capitolo 2
*** Reclutamento ***


Due settimane prima
 
Los Angeles era senza dubbio un posto poco sicuro: uno poteva ritenersi fortunato se non veniva derubato una volta all’anno;sapendo questo non dovrebbe essere sorprendente sapere che l’ingresso principale degli inferi fosse proprio lì sotto. Le vie occupate da pochi passanti quel giorno erano diverse dal solito;diverse per via di un individuo vestito totalmente di nero che camminava con passo rilassato e molleggiato,emanando un’aura di timore reverenziale e rispetto. Il cammino di questa figura venne però intralciato da un ragazzo di circa vent’anni che indossava vestiti consumati. Il giovane rivolse alla figura nera un ghigno divertito –Ehi,dove vai di bello?-. Subito altri due ragazzi spuntarono dal vicolo affianco,piazzandosi dietro l’uomo in nero. –In effetti… Starei andando in quella direzione-. Replicò la figura alzando lo sguardo rivelando due occhi verde spettrale dotati di un cipiglio divertito. Il ventenne ghignò –Beh puoi andare,se paghi il pedaggio-. I ragazzi dietro Joseph si unirono al ghigno divertito del capo,che intanto aveva estratto un coltello a serramanico dalla tasca. “Ecco perché uso sempre la porta di servizio per l’Ade” pensò Joseph subito prima di sbuffare e agire. A sorpresa diede un calcio al petto del ragazzo davanti a sé,facendogli volare il coltello di mano,per poi recuperarlo a mezz’aria e lanciarlo contro la gamba del ragazzo più vicino alla strada facendo affondare l’acciaio nella carne;infine,prima che il terzo ragazzo potesse intervenire,estrasse i revolver dalla cintura e li puntò contro il capo-banda e il ragazzo ancora in piedi. –L’unica cosa che avrai da me sarà un proiettile piantato in fronte,a meno che tu e i tuoi amichetti non vi leviate dai piedi-. Detto fatto il capo-banda e il ragazzo ancora illeso tirarono su il terzo compagno e se la diedero a gambe. –Sfigati-.
 
Gli studi di registrazione R.I.P.,con la loro imponenza e il loro colore nero avevano il potere di mettere chiunque in soggezione;utile per convincere la gente a non entrare a curiosare,per poi scoprire uno stuolo di anime che aspettavano di poter riposare in pace o farsi torturare per il resto dell’eternità. Joseph entrò senza esitazioni attraversando le porte in vetro scuro,ritrovandosi in un salone con arredi che mantenevano sempre gli stessi colori: grigio ferro e pelle nera. Il ventisettenne si fece largo tra le anime ciondolanti con lo sguardo perso,avvicinandosi al bancone della sicurezza,dove lo aspettava Caronte con il suo solito abito costoso e occhiali in montatura di tartaruga. –Cary! Come te la passi?-. L’immortale neanche alzò lo sguardo dalla postazione per rispondere al ragazzo –Come ogni volta che mi chiami “Cary”- -Allegro?-. Tirò a indovinare Joseph. -Scazzato-. Il semidio sfoggiò uno sguardo fintamente offeso –Come ti permetti? C’è gente che farebbe a braccio di ferro con Ercole pur di farsi dare un soprannome da me-. Finalmente Caronte alzò lo sguardo piantando lo sguardo percepibile anche da dietro gli occhiali scuri sul ragazzo –Cosa vuoi?-. Joseph senza pensarci un attimo estrasse da sotto il cappotto la lanterna acchiappa-anime –Sarai felice di sapere che ho catturato il tipo morto che se l’è filata il mese scorso-. Subito dalla lanterna uscì una figura verdastra avvolta da una strana nebbia dello stesso colore. –Beh,ce ne hai messo di tempo- -Ho fatto una sosta per festeggiare e ho perso la cognizione del tempo;che male c’è?-. Caronte roteò la testa e  sbuffò con fare esasperato,come a dire: “perché a me?”. Il rapporto tra Caronte e il cacciatore di taglie non era idilliaco;non era neanche brutto,solo andava in due direzioni diverse: il traghettatore manteneva un atteggiamento passivo-aggressivo verso ogni tentativo di interazione di Joseph; al contrario,il semidio tentava di istaurare un rapporto amichevole e scherzoso e quando non ci riusciva (praticamente sempre) passava alle prese in giro amichevoli,come i nomignoli fastidiosi. Forse l’unica cosa che avevano in comune era una passione per i film di Tarantino,soprattutto quelli più sanguinosi come Kill Bill. Joseph recuperò la lanterna e la mise al suo posto sotto il cappotto –Beh se non c’è altro,io levo il disturbo: non mangio un taco di Marco da settimane e sto impazzendo-. Fece per uscire,ma puntuale come un orologio,Caronte gli disse con tono distratto che “suo padre aveva qualcosa da dirgli”. Il ventisettenne si fermò sulla soglia e sbuffò,buttando indietro la testa e girandosi per andare all’ascensore –Aspettavi proprio il momento migliore per distruggere i miei sogni e le mie speranze,vero?-. L’immortale fece un verso di scherno unito a un ghigno –Così impari a chiamarmi “Cary” ogni fottuta volta-. Joseph lo ignorò e si infilò nell’ascensore argentato che stava in fondo alla stanza,ma prima che si chiudessero le porte sibilò,rivolto a Caronte un “antipatico”,a cui il diretto interessato rispose con un “immaturo”. L’interno dell’ascensore era straordinariamente pulito,nonostante venisse usato solo da Joseph e Caronte una volta ogni morte di papa. “Manco fosse il cesso del presidente” pensò il semidio osservando le pareti in mogano con rifiniture in argento e la moquette verde. Thanatos,dio della morte e padre di Joseph,quando non era in giro a mietere anime,si rintanava in un ufficio privato che costituiva l’intero secondo piano degli studi R.I.P.,che usava in genere per riposarsi (per quanto un essere pressoché onnipotente ne avesse bisogno) e per parlare in privato con il figlio e in entrambi i casi non era un buon segno. Il primo caso voleva dire che si stava verificando un boom di morti e il secondo voleva dire un rimprovero per Joseph o (per il piacere di quest’ultimo) una missione molto pericolosa e di conseguenza molto divertente. Le porte dell’ascensore si aprirono con un sibilo così sottile che sembravano fatte di velluto,mostrando a Joseph l’ufficio del genitore divino: moquette verde,pareti in mogano,mobilio in pelle nera con dettagli argentei; sembrava una versione abitabile dell’ascensore,eccezion fatta per le piante dal legno bianco e rami spogli,“come l’albero bianco di Gondor” pensava Joseph ogni volta che le vedeva,e un quarto della stanza costruita come un piccolo bar. L’unica cosa “viva” della stanza era il dio della morte,che se ne stava seduto sulla poltrona di pelle nera rivolta verso le finestre. Joseph si avvicinò col suo solito passo rilassato alla scrivania davanti la quale si trovavano due sedie per gli ospiti –Se stai cercando di imitare un cattivo di James Bond,devo dire… Che finora te la cavi-. La poltrona girò su sé stessa mostrando un uomo di trent’anni  dai lunghi capelli corvini in abito da ufficio,che ridacchiava. –Cosa mi manca?-. Joseph si sedette sulla sedia a sinistra –Bhe,ti manca il ghigno sadico,il dettaglio fisico strambo tipo un monocolo o dei baffetti,un anello e… Un animaletto omicida tra le braccia;ti consiglierei un chihuaua idrofobo,qui a LA ne trovi ovunque-. Thanatos si lasciò andare a una risata spontanea che nessuno penserebbe fattibile dal dio della morte. –Come stai figliolo?-. Joseph si tolse il cappello da cowboy e se lo posò in grembo. Il rapporto padre-figlio tra lui e Thanatos era piuttosto buono,nonostante avesse non più di sei anni e si limitasse ad alcuni,sporadici,incontri faccia a faccia. –Devo intuire che visto l’inizio molto allegro,non sono qui per quell’auto esplosa a Madison?-. Era una prerogativa di Joseph: ovunque andasse per recuperare un’anima in fuga,faceva esplodere qualcosa. C’era da dire che era migliorato: a inizio carriera aveva fatto saltare cinque piani di un palazzo a Washington per riportare agli inferi Benedict Arnold. Thanatos ridacchiò,scuotendo la testa –No,no,non sei qui per quella macchina,ma mi farebbe piacere se non mandassi il conto delle assicurazioni a me;non navigo nei soldi- -Oh ma andiamo! Sei un dio,cosa saranno 13,000 dollari?- -In effetti… -Iniziò Thanatos estraendo alcuni fogli da un cassetto - …i 13,000 dollari sono per l’auto,ma ci sarebbero altri 5,000 per i vari lampioni che hai abbattuto e altri 1,200 per l’autobus ribaltato-. Joseph ammutolì –Oh… Beh così sono 20,000 ma non è la fine del mondo-. Il dio della morte mise via il fascicolo –Comunque,come ho già detto,non ti ho fatto venire per parlare della macchina-. Il semidio si sistemò più comodamente sulla sedia –Allora perché sono qui? Una missione particolare?-. Thanatos sorrise,comprensivo nei confronti del figlio e del suo personalissimo modo di ammazzare il tempo impiegandolo... Ad ammazzare gente,in effetti –Già,una missione molto particolare;ricordi che un po’ di tempo fa abbiamo avuto dei… Problemi di sicurezza,diciamo- -Vuoi dire quando Gea e i suoi simpatici figli di tre metri da quindici tonnellate ti hanno legato come un salame e ti hanno fregato la tua scorciatoia magica portatile resuscita-morti?-. Il dio si fece “leggermente” imbarazzato -…Sì,quello;ad ogni modo,si è verificato un altro piccolo incidente di sicurezza-. Joseph inarcò un sopracciglio,curioso di scoprire dove il padre volesse andare a parare –Cioè?- -Pare che ci sia stata un’evasione di massa-. Gli occhi del semidio si spalancarono al punto che sembrava che le sopracciglia si stessero fondendo con i capelli –Puoi darmi un numero?-
-Un centinaio di semidei e mortali con doti particolari,più una trentina di mostri molto potenti,hanno attraversato il passaggio segreto di Melinoe-
-Quando?-
-Tre giorni fa;abbiamo chiuso il passaggio,ma non abbiamo ancora una lista completa dei semidei evasi-
Joseph era diviso in due:da una parte non vedeva l’ora di partire per dare la caccia a questi evasi,ma dall’altro era preoccupato che da solo non avrebbe potuto trovare e catturare più di cento evasi;gli servivano più informazioni per essere sicuro di cosa fare –Questi evasi,hanno qualche legame tra loro? Parenti divini,motivazioni? Abbiamo qualche indizio su dove siano?-. Thanatos estrasse un altro fascicolo da un cassetto e lo passò al figlio –C’è una persona che ha avuto a che fare con la maggior parte degli evasi,anime e mostri fuggiti insieme a loro-. Joseph aprì il fascicolo senza esitazione e quello che vi trovò dentro lo stupì: nel fascicolo c’era solo una foto che raffigurava un ragazzo di sedici anni circa con indosso una maglietta del campo Mezzosangue,fisico atletico,capelli nerissimi spettinati e occhi verde mare –Percy Jackson-. Thanatos annuì –Quasi tutti gli evasi hanno avuto a che fare con lui,compreso quello che ha orchestrato tutto-. Il ventisettenne alzò lo sguardo e fissò il padre –Questo “capo” ha un nome?- L’immortale scosse la testa –Ci ha lasciato un messaggio in cui rivendicava l’organizzazione di tutto,presentandosi come “il Sovrano” e dicendo che avrebbe avuto vendetta-. Joseph rifletté un momento –Hai detto che solo la maggior parte hanno avuto a che fare con lui: che mi dici degli altri?-
-Quelli che non hanno incontrato lui hanno affrontato altri dei Sette-
-I Sette della profezia? Quelli che hanno sconfitto Gea?-
-Esatto-
Chiunque fosse questo “Sovrano” aveva scelto attentamente chi portarsi dietro,in modo che fosse motivato e allo stesso tempo fedele a lui;il suo obbiettivo era la vendetta contro i Sette,senza dubbio;un ex seguace di Gea forse,ma non poteva esserne sicuro. Quello di cui Joseph era sicuro era il fatto che l’avversario non era uno stupido,sapeva come muoversi;non ce l’avrebbe fatta da solo –Credo che per questa missione avrò bisogno di un piccolo aiuto-. Thanatos rimase incredulo a quest’affermazione: il figlio era sempre voluto andare in missione da solo;se persino lui chiedeva aiuto voleva dire che non sarebbe stato un periodo facile –Posso fornirti i migliori guerrieri dell’oltretomba in breve tempo-. Il semidio Sghignazzò –Niente non-morti papà;voglio gente viva-
-A chi stavi pensando?-
-Conosci il detto “squadra che vince non si cambia”?- si lasciò sfuggire un sorrisetto divertito guardando la foto del figlio di Poseidone –Vediamo se vale anche per i semidei-
 
 
 
 
 
Campo mezzosangue,casa grande,due settimane dopo
 
 
-Ed ecco come sono finito qui-. Il racconto di Joseph aveva lasciato di sasso gli otto semidei presenti: Percy seduto su un divano,insieme ad Annabeth,Jason in piedi accanto a Piper,Leo seduto sul tavolino da ping pong che giocava con la pallina,Frank e Hazel dall’altro lato e Nico che se ne stava rintanato in un angolo buio,lo fissavano tutti un po’ diffidenti; questo ragazzo era comparso del nulla sparando a sangue freddo a un uomo,salvando la vita di Percy,per poi risucchiare l’anima di Tantalo in una lampada ad olio sovrannaturale e adesso se ne usciva con questa storia secondo cui sarebbe figlio della morte in persona,aspettandosi che gli credessero senza battere ciglio. Leo intervenne spezzando il silenzio alquanto pesante che si era formato –Sono solo io o questa cosa sembra una trama da film?-. Joseph si voltò verso il figlio di Efesto con lo sguardo di chi ha appena incontrato chi lo capisce con uno sguardo –Vero? A me ricorda R.I.P.D.,quello con Ryan Reynolds-. Il volto di Leo si illuminò –Oh amico,ho adorato quel film!-. Annabeth fulminò il ragazzo sul posto –Leo! Stai serio per almeno cinque minuti-. Leo si zittì all’istante,scatenando una reazione divertita in Joseph –Wow,allora è vero quello che dicono su quella che ha trovato l’Athena Parthenos;sei davvero tosta-. Jason intervenne bloccando una possibile risposta di Annabeth –Possiamo sapere come fai a sapere tante cose di noi?-. Joseph sbuffò –Mi prendi in giro? Non c’è essere greco o romano che sia che non vi conosce!-. Leo si riscosse dal terrore trasmessogli da Annabeth –Quindi siamo famosi?-
-Relativamente parlando;ma non sono qui per parlare di questo-
Percy si alzò dal divano portandosi le mani ai fianchi –Fammi capire: vieni a sapere che più di cento anime di semidei e mortali che ce l’hanno con noi sono evasi dall’inferno,accompagnati da una trentina di mostri,anche loro che ce l’hanno con noi e l’idea migliore che ti viene in mente è venire da noi per chiederti di venire con te per dare la caccia a questo mini-esercito prendendo per partito preso che ti crederemo?-. Joseph strinse le labbra strabuzzando leggermente gli occhi,assumendo un’espressione alquanto idiota -…Già;niente male vero?-. Tutti nella stanza lo fissarono come se avessero a che fare con un qualche idiota con pesanti andicap,prima che Nico aprisse bocca per la prima volta da quando era cominciato il “meeting”,catalizzando l’attenzione di tutti su di lui –Un modo per provare quello che dice c’è-. Jason guardò attentamente il figlio di Ade –Cioè?-
-Se è davvero figlio di Thanatos può costringere l’anima di Tantalo a rivelargli tutto ciò che sa,confermando la sua storia-
L’attenzione passò in un attimo a Joseph che stava giocando con un accendino zippo come se niente fosse,facendo riportare l’attenzione di Jason sull’amico –Questo qui saprebbe fare una cosa del genere?-
-“Questo qui” sa fare quello e tante altre cose,tra cui l’aggiustarti la piega dei capelli con un proiettile;ho sentito che ti è già capitato durante la guerra contro Gea,quando avete incontrato Scirone-. Jason al ricordo di quella giornata si portò istintivamente una mano ai capelli. –Per quanto riguarda l’interrogare l’anima del gran bastardo,è vero,posso farlo-. Estrasse senza esitazione la lampada brillante di luce verde spettrale per poi appoggiarla sul tavolino da caffè davanti a lui. Per un po’ non successe niente,poi Joseph si accigliò e si rivolse alla lampada:-Porta fuori da lì le tue cadaveriche chiappe,oppure ti faccio incarnare in un coniglio e ti faccio stufato-. La lampada iniziò a brillare con più intensità e ad emanare una sottile nebbia verdastra,formando una coltre sempre più fitta intorno alla lampada. Era evidente a tutti che quello che stava accadendo non era come le evocazioni che faceva Nico,era qualcosa di più potente e oscuro,che incuteva un certo timore. Ad un tratto dalla lampada fuoriuscì una fiamma verde che si avvicinò fluttuando lentamente verso Joseph. Sotto gli occhi scioccati di tutti la fiamma iniziò ad assumere una forma umana;iniziarono a spuntargli delle braccia fatte di piccole scintille verdi e il nucleo della fiamma si allungò a formare un torace con una testa. Pochi secondi e la fiamma aveva assunto la forma miniaturizzata di Tantalo,che fissava rabbioso il figlio di Thanatos. –Sei ancora più brutto di quanto ricordassi,sai?-. Se possibile Tantalo assunse un’espressione ancora più furiosa –Allora,io fossi in te inizierei a parlare,dicendoci ad esempio chi ti ha fatto evadere e chi altro c’è nel club-. Gli sguardi di tutti erano catalizzati sulla scena. Era incredibile quanto il corvino sembrasse rilassato e completamente indifferente al fatto che stesse parlando con l’anima di un uomo morto millenni prima e che poche ore prima aveva tentato di uccidere Percy. –Non ho idea di chi fosse;tre giorni fa un fascio di luce verde mi ha avvolto e mi sono ritrovato in un bosco-. Joseph maledisse in silenzio chiunque avesse scatenato tutto quel trambusto; era stato più furbo del previsto facendo in modo che gli evasi non sbucassero nel suo nascondiglio. –Mi sono ritrovato di fronte a un tizio con una tunica nera e una maschera dorata che si è messo a parlare di un piano per distruggere due campi di semidei e avere vendetta-. Joseph sollevò un sopracciglio –E tu non hai accettato?-. Tantalo fece un verso di scherno –Non mi interessava niente di distruggere due campi di mocciosi,a me importa solo di uccidere Percy Jackson-. Il semidio scosse la testa sbuffando –Ok,sei completamente inutile,puoi tornare nella lampada-. Se il processo di materializzazione fu lento,quello di ingresso fu molto veloce: la nebbia verde si strinse intorno a Tantalo e cominciò a ruotare formando una specie di vortice che lo risucchiò all’interno della lampada. Joseph si alzò dalla sedia,rimettendo la lampada sotto il cappotto –Bhe direi che non ci ha dato indizi su chi sia il capo della banda e su dove si trovi,ma almeno adesso sapete che non mento-. Percy si avvicinò a Joseph con uno sguardo che avrebbe fatto pensare che lo stesse per prendere a calci,quando allungò la mano verso il cacciatore di taglie addolcendo lo sguardo –Grazie per avermi salvato e… scusa se non ti abbiamo creduto-. Joseph sbuffò e strinse la mano di Percy con forza –Non c’è problema amico-. Una volta lasciata la mano del figlio di Poseidone si rivolse agli altri semidei –Sentite,so che siete incastrati in una brutta situazione con questa cosa della società dai triumviri e Apollo trasformato in un mortale dal cognome idiota ma… per questa faccenda mi servirebbe davvero il vostro aiuto,senza contare che potrebbe aiutarvi con questi due casini,che dite?-. I Sette si scambiarono sguardi dubbiosi e Joseph non li poteva biasimare: gli stava chiedendo di seguirlo in una missione quasi sicuramente suicida. Dopo una decina di secondi Jason prese parola –Ragazzi,io credo che dovremmo seguirlo;i mostri e le altre anime evase cercano noi e se non li fermiamo è possibile che facciano del male a gente che non centra. Senza contare che progettano qualcosa per distruggere entrambi i campi;dobbiamo fermarli-. Tutti annuirono,convinti dalle parole di Jason. Nico uscì dall’angolo scuro –Siamo con te Parker,ti aiuteremo-. Joseph guardò tutti i semidei nella stanza con uno sguardo esaltato –Bene,bene. Credo proprio che sarà una cosa fantastica-
 
 
 
 
 
 
Angolo autore
 
Salve gente! Avevo iniziato questa storia molto tempo fa,ma l’avevo abbandonata per mancanza di idee. Ditemi liberamente che ne pensate;tutte le opinioni sono ben accette. Date anche un’occhiata alle altre mie storie,soprattutto al tonight show con Olimponero. Come al solito,qui Olimponero,passo e chiudo!

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Capitolo 3
*** Se venite con me,venite per uccidere ***


Dopo l’incontro le cose proseguirono in modo stranamente ordinario rispetto a ciò che era successo nelle ultime ore; quasi tutti erano tornati alle loro attività: chi era tornato all’arena ad allenarsi,chi era tornato alle stalle ad accudire i pegasi. Il “quasi” implicava però che un folto gruppo di venti-trenta semidei avessero iniziato a seguire Joseph,ancora intrigati dalla sua presenza. Il pistolero camminava rilassato,ammirando cosa fosse cambiato e quanto nel campo dall’ultima volta che c’era stato,incurante della folla di ammiratori che lo seguivano mentre si dirigeva verso il poligono di tiro con l’arco. Inizialmente Il ventisettenne inizialmente rimase spiazzato;non era abituato a poligoni all’aperto,con bersagli di paglia,era più un tipo da bersaglio all’aperto,che corre urlando cercando di ammazzarti. Si posizionò davanti a un bersaglio a circa venti metri di distanza,seguito a ruota dalla folla che si sistemò dietro il ragazzo per vedere cosa stesse per succedere. Joseph fissò il bersaglio iniziando a emanare un’aura di concentrazione pura e di rispetto,che inondò gli spettatori. Distese le dita per sgranchire le dita e torse il collo,quando,con un gesto fulmineo estrasse dalle fondine coperte dal cappotto nero sul retro del cinturone due revolver gemelli di colore nero,che riempirono l’aria con dodici,assordanti,spari consecutivi,lasciando due revolver dalle canne fumanti e una folla di semidei che osservavano a bocca aperta dodici fori neri che svettavano,fumanti,dal centro del bersaglio. Joseph risistemò i revolver nelle fondine e giratosi a guardare i semidei ancora stupiti,allargò leggermente le braccia e disse:-Contenti adesso?-. e detto questo tutti i presenti se ne andarono per la loro strada,alcuni impressionati,altri terrorizzati da quell’inquietante semidio dal grilletto facile –Già,è bello essere di nuovo qui-. Il giovane fece per andarsene,quando sentì una voce femminile rivolgersi a lui,da dietro –Ti hanno mai detto che sei uno sbruffone?-. Joseph si girò,incrociando un paio di occhi grigi come una tempesta che lo fissavano come a voler carpire ogni segreto di sua conoscenza –Che tu ci creda o no,Chase,è l’insulto più lieve che ho mai ricevuto-. Annabeth si avvicinò,con atteggiamento fiero,senza staccare lo sguardo da Joseph,che ricambiava sorridendo. –Cosa ti porta qui,Annabeth?-. Joseph si incamminò verso la spiaggia prima ancora che Annabeth potesse rispondere –Tu,Parker-. Il semidio sollevò le sopracciglia –Sono lusingato ma non esco con donne impegnate,dispiaciuto- -Non intendevo quello;vedi,mi sono informata su di te-. Al corvino sfuggì una risatina –Ma davvero? E cosa avresti scoperto sul sottoscritto?- -Ho fatto delle ricerche su Internet…-. Joseph la interruppe –Non è pericoloso per i semidei usare cose come Internet?-
-No se sei veloce e sai cosa cercare- -Interessante,adesso so come fare per aggiornare il mio MySpace senza farmi trovare dal Tartaro intero- -Comunque,ho scoperto che hai parecchi soprannomi: Il becchino…- -Bello- -Il pistolero nero…- -Niente male- -Death’s gun…- -Il mio preferito- -Ma il più interessante di tutti è Cassidy jr.-. Sentendo quel nome Joseph ebbe un leggero fremito,che riuscì a mascherare,ma non abbastanza bene per gli occhi di Annabeth,abituati da sempre a percepire ogni minimo dettaglio in una persona. –E’ la prima volta che sento quel soprannome. Almeno associato a me-. La figlia di Atena lo guardò bene e notò non solo un leggero fremito alla mano destra,ma anche una leggera variazione nel tono,come se Joseph avesse paura che lei avesse scoperto qualcosa di cui non avrebbe dovuto sapere niente –All’inizio ho pensato che fosse solo perché sei un ottimo pistolero,ma poi mi ha fatto ricordare perché il tuo nome mi sembrava familiare- Si interruppe come se aspettasse che Joseph finisse il discorso per lei,ma l’unica cosa che il semidio fece fu fermarsi all’improvviso –Tu sei imparentato con Robert LeRoy Parker-. Il ragazzo ridacchiò amaramente,consapevole che non poteva più nascondere quella verità,almeno non alla figlia di Atena –Era il mio bis nonno-. Si voltò per fronteggiare la ragazza,che lo fissava con uno sguardo indecifrabile;forse un miscuglio tra rabbia e delusione –Perché non l’hai detto subito?- -Non pensavo fosse importante- -Joseph,il tuo bis nonno era uno dei criminali più ricercati del west-. E a quel punto la rabbia riprese possesso di Joseph;quella rabbia che risorgeva ogni volta che qualcuno gli faceva pesare la sua ascendenza,quella rabbia che provava ogni volta che qualcuno non si fidava di lui per chi era il suo avo –Congratulazioni,hai scoperto il segreto: io sono il discendente di Butch Cassidy,fondatore del mucchio selvaggio,la più famosa banda di criminali che il vecchio west abbia mai visto! Adesso però spiegami cosa diavolo cambia rispetto a quando non lo sapevi!-. Annabeth rimase interdetta dallo sfogo di rabbia appena visto;non si aspettava certo che il figlio di Thanatos avrebbe reagito così –Cambia che sei il discendente di un criminale che,appunto,mise insieme la più pericolosa banda criminale del west- -Ma cosa vuol dire,me lo spieghi? È tutta la vita che la gente mi fa pesare questa cosa,che nessuno si fida di me per chi era il mio bis nonno e che se ne fregano del fatto che io NON sono lui!-. Annabeth si sentiva uno schifo: aveva offeso un ragazzo solo perché il suo avo era un criminale,dimenticandosi da chi era che lei discendeva: certo il bis nonno di Joseph era un criminale famigerato,ma il suo bis nonno era Crono,che era su tutto un altro livello. Si avvicinò con passo esitante al ventisettenne,ancora tremante di rabbia –Scusami,non avrei dovuto agire così. Hai ragione:tu non sei lui,è che mi sono lasciata prendere dalla scoperta e dal fatto che hai tralasciato chi fosse il tuo bis nonno: ho sempre odiato i bugiardi-. Il tremore abbandonò Joseph,che si calmò istantaneamente sentendo le scuse di Annabeth,così sincere e sentite –Ok,dispiace anche a me non averlo detto prima,ma di solito quando dico chi era il mio bis nonno tutti tendono a guardarmi come se fossi io il criminale-. I due si scambiarono uno sguardo pacifico prima che Annabeth prendesse parola –Senti c’è una cosa che voglio capire: io sapevo che Butch Cassidy si fosse suicidato insieme a un suo complice nel 1907 per non essere catturato dalla polizia-. Joseph ridacchiò mentre i due si incamminarono fianco a fianco verso la spiaggia –Questa è la versione ufficiale,ma in realtà andò diversamente: Butch Cassidy e il suo complice,Sundance Kid,inscenarono il suicidio,per poi vivere liberi sotto false identità insieme alle loro mogli in Argentina finchè non morirono entrambi nel 1937 per una malattia. Cassidy ebbe un figlio,mio nonno,che emigrò in America;poi nacque mia madre,che ebbe una relazione con Thanatos da cui nacqui io- -Wow,se la gente lo sapesse- -La gente lo sa,ma la considera una congettura: non ci sono prove che il suicidio fosse effettivamente falso,se non alcuni estratti dal diario di una vecchia amica di Cassidy che afferma di aver pranzato con lui e sua moglie-. E continuarono così,a chiacchierare finché non arrivò l’ora di cena e si separarono.
 
 
 
Percy voleva dormire,davvero,ma c’era qualcosa che non glie lo permetteva: una sensazione che conosceva fin troppo bene: la tensione da giorno prima dell’impresa. Passò quindici minuti a rigirarsi nel letto cercando di prendere sonno,ma si arrese,decidendo di fare l’unica cosa che avrebbe mai potuto alleviare la sua tensione: un bagno di mezzanotte nella baia. Ovviamente avrebbe dovuto fare attenzione,se non voleva farsi sbranare dalle arpie di sorveglianza,ma era un rischio che era pronto a correre. Senza pensarci troppo si mise un costume,prese un asciugamano e uscì dalla cabina facendo attenzione a fare meno rumore possibile. Si diresse il più silenziosamente verso il molo dove erano attraccate le canoe,guardandosi intorno per verificare se le arpie fossero da qualche parte nelle vicinanze. Una volta arrivato abbastanza vicino al molo si tranquillizzò,ma una volta che la meta fu in vista Percy rimase di stucco nello scoprire che qualcuno aveva avuto la sua stessa idea. Seduto all’estremità del pontile stava seduto a petto nudo un ragazzo dai lunghi capelli neri che gli dava le spalle. –Joseph- disse Percy a mezza voce,iniziando ad avvicinarsi al ragazzo,che stava… Fumando? In effetti ogni tanto il semidio si portava alla bocca la mano destra,con cui reggeva qualcosa che somigliava molto a una sigaretta. Il figlio di Poseidone arrivò alle spalle del ventisettenne,senza preoccuparsi di essere sentito. –Non sai che al campo non si può fumare? E che non si può uscire a quest’ora?-. Il figlio di Thanatos si lasciò sfuggire una risatina per poi rispondere senza neanche voltarsi –Sì,lo so,ma dopo una nuotata una sigaretta è l’ideale per rilassarsi. E poi non mi preoccupa il coprifuoco: le arpie hanno imparato anni fa a non disturbarmi quando mi rilasso dopo un tuffo serale-. Percy,alzò un sopracciglio,chiedendosi cosa avesse fatto alle arpie per far sorgere persino in loro quel terrore reverenziale che Joseph sembrava capace di instillare in chiunque. Il semidio si sedette accanto al pistolero,che era rimasto a petto nudo e con i pantaloni neri arrotolati fino a metà polpaccio. –Hai fatto il bagno vestito?- -E rovinare i miei vestiti? Neanche morto. Mi sono dimenticato il costume a casa così l’ho fatto nudo-. Percy fissò shockato Joseph,ma evitò di indagare. Lo sguardo di Percy venne poi attirato dal resto del corpo dell’altro semidio: in fatto al fisico erano molto simili: forgiati da anni di combattimenti che hanno lasciato sul loro corpo cicatrici profonde. Nel caso di Joseph le cicatrici erano prevalentemente segni di proiettili,ma non mancavano artigliate e morsi;un segno in particolare attirò la sua attenzione: erano quattro segni di artigli paralleli sul pettorale destro,molto evidenti. Lo sguardo di Joseph si spostò dal panorama della baia che scintillava illuminata dalla luce della luna,per seguire quello di Percy. –Fu un lestrigone a farlo;gli davo la caccia da un po’ e quando l’ho trovato mi ha lasciato questo regalino;ovviamente poi gli ho fatto esplodere la testa-. Il figlio di Poseidone era stupito di come Joseph parlasse con così tanta facilità di una ferita che se fosse stata solo un po’ più profonda lo avrebbe ucciso. I due giovani stettero poi in silenzio,entrambi a osservare le acque della baia,ma ognuno preso da pensieri diversi. Joseph pensava al discorso di quel pomeriggio con Annabeth; e se l’avesse detto agli altri? Se non lo hanno saputo da Annabeth come reagiranno quando e se lui glielo rivelerà? Percy invece era ancora preso dalla tensione per l’impresa. Non sapeva neanche lui a cosa fosse dovuta;forse al fatto che,diversamente da tutte le imprese che aveva affrontato in passato,non c’era una profezia,una minima guida su cosa fare o almeno da dove cominciare. Doveva assolutamente distrarsi da quei pensieri,così decise di rompere il silenzio creatosi fra lui e Joseph –Quand’è stata l’ultima volta che sei stato qui?-. Joseph spense la sigaretta,ormai ridotta a un mozzicone,sulle assi del pontile e sospirò,ripensando al passato –E’ stato l’inverno prima della guerra di New York; Chirone mi aveva contattato per aiutarlo a reclutare semidei o qualunque aiuto potessi trovare. Mi aveva anche chiesto di venire a darvi una mano,ma non potevo: dopo la tentata evasione di Giapeto Ade mi ha messo a guardia di tutte le uscite secondarie degli inferi ventiquattr’ore su ventiquattro-. Percy ebbe un sussulto a sentire il nome del titano,cosa che non sfuggì a Joseph,che si ricordò che se Percy era sopravvissuto al Tartaro era in buona parte grazie al titano. –Ho sentito che per lui eri una specie di amico-. Percy ridacchiò,pensando a come si era comportato con Bob –No,non lo ero: l’ho abbandonato dopo avergli sottratto la sua vecchia vita- -Ma glie ne hai data una nuova e migliore,dove ha potuto fare qualcosa di buono;ci sono persone che lo avrebbero ucciso appena ne avessero avuto l’occasione- <<ad esempio io>>. Le parole di Joseph sembrarono migliorare l’umore di Percy,che gli rivolse un sorriso,per poi tornare a guardare il panorama. Dopo pochi minuti Il figlio di Poseidone si rivolse di nuovo al pistolero –Ti sei mai chiesto come sarebbero le cose se i mortali sapessero della nostra esistenza? Se non ci nascondessimo?-. Joseph contrasse la mascella;sì che ci aveva pensato e ogni tanto ci ripensava,ma ogni volta finiva che si rendeva conto di una cosa: -Se non ci nascondessimo,o ci ucciderebbero tutti o ci tratterebbero come bestie-. La risposta del più grande lasciò Percy di sasso –Come? Perché?- -Pensaci bene: Ogni volta che l’umanità ha scoperto una nuova specie,ha automaticamente pensato a come poteva sfruttarla e quali minacce poteva comportare. Se i mortali ci scoprissero e scoprissero ciò che siamo in grado di fare,ci vedrebbero come una minaccia e ci eliminerebbero tutti- -Ma che dici? La gente non è così- -Le persone non sono così,la gente è un grosso bambinone pauroso che uccide tutto ciò che non è in grado di comprendere-. Percy voleva controbattere,ma si rese conto che Joseph aveva ragione. Il figlio di Thanatos guardò il più giovane,capendo che lo aveva demoralizzato –Scusa,a volte mi faccio prendere troppo da certe cose;non volevo deprimerti-. Percy si voltò verso Joseph,rivolgendogli un leggero sorriso. –Bene- Joseph si tirò su in piedi –Meglio se andiamo a dormire ora;domani si parte presto:ho un’idea su da dove cominciare-. Percy si tirò su e una volta raccolto il telo che si era portato si incamminò insieme a Joseph. Una volta arrivati alla fine del pontile,I due si separarono,uno diretto alla cabina 4 e l’altro alla casa grande,ma dopo pochi metri Joseph si rivolse a Percy –Percy?-. il semidio si girò a osservare il ragazzo,che gli dava le spalle –So che tu non hai mai ucciso un semidio,nemmeno nella guerra di New York,quindi ti avverto: in quest’impresa incontreremo dei semidei evasi dagli inferi e l’unico modo per farceli ritornare sarà ucciderli. In breve: se tu e i tuoi amici venite con me,venite per uccidere-. E riprese a camminare,senza voltarsi neanche una volta,lasciando lì Percy,che tornò in cabina e dopo aver riflettuto a fondo sulle sue parole si addormentò
 
 
 
Angolo del Produttore:
 
WOAH! Ce l’ho fatta! Non credevo ma ce l’ho fatta: il terzo capitolo di Death’s Gun: iniziamo a scoprire meglio che tipo è Joseph e ascoltiamo conversazioni che nessun’altro conoscerà al campo. Il passato di Joseph non sembra una storia tutta cupcake e unicorni. Piccola nota: la storia di Butch Cassidy che inscena il suicidio è vera. Ho fatto in modo di starci il più possibile con i tempi,per far coincidere bene l’età di Joseph con il periodo in cui è vissuto Cassidy. Ditemi cosa ne pensate con una recensione. Le critiche costruttive sono ben accolte,purchè espresse in modo educato e senza intenti offensivi. Per quanto riguarda il Tonight show,lavorerò al prossimo episodio a partire da domani,visto che nel capitolo precedente abbiamo raccolto un bel po’ di domande. Come al solito,qui Olimponero,passo e chiudo!

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Capitolo 4
*** Ombre e piombo ***


Joseph si svegliò verso le sei del mattino,per fare un controllo rapido dei bagagli e assicurarsi di aver preso tutto quello che sarebbe potuto servire. Appena sceso dal letto si diresse verso la scrivania dall’altro lato della stanza che gli avevano permesso di occupare nella casa grande per raccogliere le poche cose che aveva tirato fuori dai borsoni. Non era male: abbastanza grande con un letto sulla parete  opposta alla porta,messo in modo che la fine del materasso fosse illuminata dai raggi del sole,un armadio a due ante sulla parete a sinistra della porta e una scrivania con due cassetti e una sedia a destra,che Joseph aveva usato per appoggiare il cinturone con tutte le armi e rileggere i rapporti riguardanti l’evasione che suo padre gli aveva lasciato per cercare qualche informazione utile. Fino a quel momento non aveva trovato un solo indizio su chi potesse essere questo “Sovrano”,ma forse aveva scoperto un nome della lista degli evasi. Tantalo aveva detto che era comparso in un bosco dopo che una luce verde lo aveva avvolto,quindi non aveva usato il passaggio di Melinoe per fuggire,bensì era stato trasportato con la magia,cosa fattibile solo per pochi figli di Ecate,con una particolare inclinazione per la negromanzia e molta sicurezza di sé; la negromanzia era stata proibita millenni prima dagli Dei,in particolare gli incantesimi che interferiscono con le leggi della morte. Solo una persona poteva essere tanto avventata ed esperta di magie proibite da fare una cosa del genere,ma sperava davvero di sbagliarsi. Lasciò perdere le sue riflessioni sul possibile futuro nemico e raccolse i fascicoli per metterli in un borsone. Arrivato all’armadio,dove aveva sistemato abiti e bagagli,lo spalancò,avendo una vista completa sul contenuto di esso. Appesi a una gruccia penzolavano uno a fianco all’altra,il suo cappotto e la sua camicia,categoricamente neri,mentre sul ripiano sovrastante giaceva il suo cappello,come il resto dei suoi abiti,nero e sotto gli abiti appesi stavano due borsoni di colore,tanto per cambiare,nero. Il ventisettenne si chinò e dopo aver appoggiato per terra i fascicoli,prese il borsone più vicino,lo tirò fuori dall’armadio e dopo averlo poggiato accanto alle carte,lo aprì per verificarne il contenuto e inserirvi i fascicoli,cosa che fece subito. Dopo aver sistemato le carte in una tasca interna sul fianco del borsone,passò a fare l’inventario. Nel borsone c’erano: dieci pistole,una cinquantina di scatole di proiettili calibro 45 in lega di bronzo celeste e argento(perché,come amava dire la sua amica Em,”l’eccesso è decisamente sottovalutato”),qualche pugnale d’argento,due tirapugni dello stesso materiale,venticinque cartucce per fucile canne mozze con la sua miscela speciale (pallettoni d’argento,bronzo e una spolveratina di peperoncino come tocco personale),venticinque al sale grosso e una scatola di legno con la sua scorta di tabacco nero degli inferi. A vederla Joseph si ricordò la prima volta che l’aveva provato;quella roba era una cosa da uscire di testa da quanto era buona,ma compensava questo punto positivo con l’essere reperibile solo sulle rive dello Stige. Suo padre gli aveva lasciato quella scatola prima che partisse per il campo e chiedesse aiuto ai Sette,dicendogli di sapere che l’ultima scorta che gli aveva dato se l’era fumata in neanche un mese. Richiuse il borsone ed estrasse il secondo,più in profondità nell’armadio rispetto al primo,per poi aprirlo come il primo borsone,dopo averlo poggiato per terra. Diversamente dal primo,il cui contenuto poteva essere definito variegato,questo era molto più monotono;infatti era pieno fino all’orlo di candelotti di dinamite. Non sapeva perché ma Joseph aveva sempre sentito una forte attrazione per la dinamite,mentre cercava di evitare il più possibile gli esplosivi al plastico o altra roba del genere,forse per il fatto che gli sembrasse che la dinamite avesse,come dire,più personalità rispetto agli altri esplosivi. Dopo aver chiuso il borsone si alzò e si vestì,come al solito badando bene che i vestiti fossero ben piegati e puliti,perché se c’era una cosa che aveva imparato in dieci anni da cacciatore di taglie era che l’apparenza poteva farti vincere ancor prima di esplodere un colpo. Stava controllando che i pantaloni non si fossero sgualciti a usarli come pigiama,quando sentì una presenza dietro di sé,che venne accompagnata da una voce profonda,cavernosa e disincarnata. “Le armi,i vestiti,i fascicoli,il tabacco… Non dimentichi niente Jo?”. Joseph si girò con espressione accigliata e scocciata a fronteggiare il suo vecchio “compare”. Affianco al letto si ergeva una imponente figura dal volto indistinguibile avvolta da un mantello di fumo nero-violastro che lo fissava con occhi che sembravano verdi crateri fiammeggianti. -È stato difficile aprire il cassetto senza mani?-
“Non ti servono le mani se puoi separare l’essenza dal corpo fisico”
-E quella cosa che ho chiuso nel comò lo chiami corpo?-
“Tecnicamente il tuo corpo dovrebbe essere il mio corpo”
-C’è un motivo se non ti ho più usato dopo l’ultima volta e lo sai-. La figura si lasciò sfuggire un ghigno che uscito dalla sua “bocca” sembrò più una via di mezzo tra uno sbuffo e un ringhio. “Sai come funziona la cosa,vecchio mio: posso comunicare con te quando voglio,ma se riesco pure a farmi vedere vuol dire che sei tu a volermi”. Sparì,dissolvendosi nell’aria,per poi ricomparire alle spalle di Joseph e posandogli una mano fumosa sulla spalla destra. “In fondo tu sai che avrai bisogno di me in questa impresa,prima o poi”. Il semidio cercava di convincersi che l’ombra mentisse,che stesse solo tentando di confonderlo per prendere il volante e divertirsi un po’,ma alla fine si rese conto che aveva ragione;temeva che il suo potere e quello degli altri,per quanto grande fosse,non sarebbe stato abbastanza per fronteggiare la minaccia incombente,ma sapeva anche che Morty tendeva a non avere freni,una volta libero,anche solo nell’essenza. Si allontanò dall’ombra,dirigendosi verso il comodino vicino al letto e ne aprì l’unico cassetto. All’interno non c’era altro che una specie di maschera bianca; di per sé non sarebbe stato possibile indossarla non avendo fasce per legarla alla testa o altri modi per tenerla ferma. La forma però era particolare; per conformazione sembrava fosse stata creata come imitazione del viso di Thanatos,non fosse stato per il fatto che dalla fronte al naso rappresentava un teschio,ma dal naso in giù era completamente piatta,senza un minimo accenno di bocca. Non sembrava una granché,ma Joseph sapeva che in realtà era un oggetto molto pericoloso se nelle mani sbagliate. Si rivolse all’ombra,che non si era mossa di un centimetro. –Se le cose si metteranno male,davvero male,prenderò in considerazione l’idea di collaborare con te di nuovo,ma se fai casini,nemmeno Tartaro in persona potrà difenderti da ciò che ti farò,chiaro?-. L’ombra ridacchiò pregustando con ansia il momento in cui si sarebbe di nuovo divertita alla luce del sole con un corpo solido. “Cristallino” e detto questo si dissolse nel nulla. Joseph fissò la maschera,per poi avvicinarsi al borsone della dinamite e sistemarlo in una tasca interna simile a quella dell’altro borsone. Recuperò dalla sedia il cinturone,se lo mise ed estrasse le pistole,ergendole con la canna rivolta verso l’alto,di fronte a se. –Prego,perché nessuno dei miei colpi fallisca e compia il suo dovere,perché questi non sono solo armi o strumenti divini; sono le mie compagne di mille battaglie e se questa dovesse essere la mia ultima missione,allora morirò stringendole fino all’ultimo. Se non stringerò loro,allora stringerò il mio fucile e se non stringerò nemmeno lui,allora stringerò la mia lama. Se alla fine di tutto,non dovessi poter stringere nessuno di loro,allora prego perché possa stringere tra le mie mani il cuore del mio nemico e portare la sua vita con me nel mio ultimo viaggio verso gli inferi,per poter riuscire anche nella morte. Amen-. Terminato il suo piccolo rito scaramantico,ripose le pistole nelle fondine,pensando che se sua madre non fosse stata felice di ciò che era diventato,almeno sarebbe stata felice di sapere che non aveva dimenticato nulla di ciò che gli aveva insegnato. Raccolse i borsoni e a passo deciso si diresse verso l’uscita della casa grande,pronto per affrontare,probabilmente la più pericolosa delle imprese mai affrontate nel suo passato e a tornare vittorioso al campo o agli inferi.
 
 
 
Se c’è qualcosa che non piace a nessuno è essere svegliato presto,ma ci sono cose peggiori;tipo svegliarsi presto per partire per un’impresa suicida o ancora peggio,svegliarsi presto per partire per un’impresa suicida accompagnati da uno sconosciuto figlio della morte dal grilletto facile e il carattere molto mutevole,quindi non dovrebbe essere sorprendente il fatto che persino otto dei più famosi semidei dell’era moderna sembrassero sfiniti nonostante fossero andati a letto il più presto possibile la sera prima. Persino Nico era visibilmente stanco,nonostante i suoi occhi fossero praticamente sempre segnati da profonde occhiaie. Joseph era passato nella cabina di ognuno dei Sette per svegliarli personalmente,ritrovandosi un paio di volte con una intera cabina di semidei appena svegli e di pessimo umore a minacciarlo; i figli di Apollo con frecce e strumenti medici,i figli di Efesto con martelli e saldatrici e i figli di Ares quando era andato a svegliare Frank… beh diciamo che per un momento si era sentito invidioso del loro arsenale. I Sette erano tutti radunati davanti all’albero di Thalia,intenti ad aspettare che Leo li raggiungesse,con Joseph che si rigirava il suo zippo tra le mani con la schiena appoggiata al tronco dell’albero. Quando il figlio di Efesto raggiunse il gruppo tutti si voltarono a guardarlo mentre incespicava su per la collina. Joseph si allontanò di pochi passi dall’albero,per poi rivolgersi ai semidei di fronte a lui:-Bene ragazzi,so che siete stanchi,ma fidatevi,è meglio partire presto-. Frank rispose a Joseph con tono sicuro:-Hai un’idea sul da dove cominciare?-
-Sì,ce l’ho: conosco un uomo a New York,un mortale con il dono della vista. Se negli ultimi tempi è successo qualcosa di strano a livello divino,lui di certo lo sa-. Nico lo guardò leggermente scocciato.-Sul serio? Ci rivolgiamo a un mortale che ti fa da informatore? È il piano migliore che sei riuscito a elaborare?-. Joseph portò lo sguardo sul figlio di Ade –Se non mi sbaglio anche Percy si è fatto aiutare da una mortale in un paio di situazioni e a quanto ne so ora è il vostro oracolo-. Nico abbassò lo sguardo senza rispondere e incassando il colpo di Joseph. Annabeth si guardò intorno,notando che mancava qualcosa,o meglio,qualcuno.-Argo dov’è?-. Il cacciatore di taglie si rivolse ad Annabeth e ridacchiò.–Mister Milleocchi? No,stavolta non sarà lui il vostro autista;quel compito oggi spetta a me-. Tutti a sentire le parole di Joseph assunsero un’aria piuttosto preoccupata; quel tipo aveva dimostrato di essere un folle nella vita quotidiana,non osavano immaginarsi come poteva essere al volante. Il ventisettenne si avviò giù per la collina,verso la strada e notando che nessuno lo seguiva,fece un cenno col capo alludendo alla strada,come a dire: “Andiamo o vi devo trascinare?”. Riluttanti,i Sette seguirono il pistolero,fino ad arrivare sul ciglio della strada. Joseph si girò verso gli altri.-So che Nico e Percy hanno fatto un giretto sul carro di Apollo,quindi non dovrebbero spaventarsi troppo,ma per gli altri non posso garantire-. Il semidio si rigirò verso la strada e poi emise un fischio alla Newyorkese tanto acuto che quasi rischiò di sfondare i timpani di Hazel che gli stava un passo alle spalle. Pochi istanti dopo si sentì un forte stridore di gomme arrivare dalla loro destra,accompagnato da un rombo di motore simile a un ruggito. –Eccola che arriva-. Joseph fissava tranquillo l’orizzonte,mentre tutti gli altri seguivano il suo sguardo abbastanza preoccupati. Pochi secondi e dalla curva che stavano fissando uscì a tutta velocità una macchina,che in dieci secondi si ritrovò a frenare con potenza inaudita,lasciando evidenti strisce nere dietro di sé,per fermarsi esattamente di fronte a Joseph. I Sette si ritrovarono a fissare allibiti una Dodge Charger nera con motore a vista,dalle cui valvole che si aprivano ad ogni rombo,fuoriusciva una spettrale luce verde,come se ad alimentare la macchina fossero le stesse fiamme dell’inferno. Il figlio di Thanatos guardava la macchina con orgoglio,orgoglio che cresceva ogni volta che la sua piccola rombava. –Stupenda,eh?-. Leo stava sbavando di gioia;si vedeva chiaramente che avrebbe tanto voluto avere lui stesso un’auto come quella. Joseph riportò lo sguardo sull’auto. –Purtroppo non è adatta a trasportare nove persone,quindi dovrò cambiare design-. Subito dopo allungò la mano,puntando il palmo aperto verso la macchina,che sembrò reagire al gesto,iniziando a tremare. Pochi secondi e la macchina fu avvolta da fiamme verdi che si rimodellarono in qualcosa di molto più grosso. Quando si dissiparono le fiamme,al posto della Charger si trovava una diligenza in mogano,con dettagli intarsiati d’argento e al cui interno si potevano intravedere tendaggi verdi e lampade ad olio,mentre la porta per salire si trovava sul retro,affiancata da una scaletta d’argento per raggiungere il tetto,su cui si trovavano delle transenne d’argento. Quello che attirava di più l’attenzione però era la pariglia di cinque cavalli che trainava il tutto;infatti non erano cavalli normali,bensì enormi stalloni scheletrici dalle criniere verdi fiammeggianti. Nico,che aveva mantenuto un’aria impassibile per tutto il tempo,alzò un sopracciglio fissando gli stalloni. –È una mia impressione o hai una fissa per il verde?-
-In effetti è il mio colore preferito,insieme al nero. Questa bellezza è un regalo di mio padre;diceva che non potevo andarmene in giro con quel cesso di macchina che avevo prima-. Leo si rivolse al semidio senza smettere di contemplare le ruote della diligenza,un opera d’arte a parer suo –Perché,prima cosa guidavi?-
-Un pick up scassato che avevo rimediato da uno sfascia carrozze-
Joseph si avvicinò al retro della diligenza,per aprire al porta e far salire gli altri. –Ok,Percy,Jason e Frank stanno sopra con me-. Percy lo guardò stranito –Perché?-
-Perché se ci dovessero attaccare sulla via per New York,vorrei evitare di ritrovarmi da solo contro una cinquantina di soldati non-morti,quindi mi faranno comodo uno spadaccino,un lancia fulmini e un bravo arciere-. Percy sbuffò e dopo aver dato un lieve bacio ad Annabeth,si arrampicò su per la scaletta,seguito da Jason e Frank. –Ok,signore e signori,vi prego di accomodarvi all’interno della carrozza,mettervi comodi e non fare caso alla bara-. Piper lanciò uno sguardo preoccupato a Joseph,mentre questo apriva la porta.-Quale bara?-. Non appena volse lo sguardo verso l’interno della diligenza sobbalzò,accompagnata da Annabeth,Nico e Leo che si pietrificarono e da Hazel che si portava entrambe le mani alla bocca. L’interno della diligenza era davvero incredibile; era abbastanza grande perché sui lati fossero piazzati due lunghi sedili di pelle nera,simili a divanetti,mentre sulle pareti ai lati di ognuna delle due finestre per lato risplendevano due lampade,che illuminavano il tutto,compresa la botola sul soffitto che conduceva all’esterno. Ma se per l’esterno della diligenza ad attirare l’attenzione non era l’aspetto,bensì i cavalli,dell’interno non era l’arredo ad attirare l’attenzione,bensì la grande bara in legno bianco che spiccava come un calabrone in mezzo a delle api,tra i due sedili. Joseph si affacciò a guardare l’interno come gli altri. –Quella bara-. Nico fu il primo a riprendersi dalla sorpresa. –Cosa c’è dentro?-
-Fossi in te spererei di scoprirlo il più tardi possibile-. Dopo che tutti furono saliti,tenendosi il più lontani possibile dalla bara e dopo aver caricato anche i suoi borsoni insieme a loro,Joseph salì su per la scaletta,raggiungendo Percy,Jason e Frank,seduti in attesa della partenza e si piazzò al posto di guida. –Bene,signore e signori,reggetevi forte,perché la partenza potrebbe essere un pochino brusca-. E diede un colpo con le redini,facendo scattare i cinque destrieri a velocità inaudita. All’interno,tutti si ritrovarono pressati in fondo alla diligenza,mentre sopra Percy fu quasi sbalzato fuori,Frank fu tentato di trasformarsi in aquila per farsi il viaggio da solo,Jason si aggrappò alla transenna dietro di lui con tutta la sua forza e Joseph si portò una mano alla testa per evitare che gli volasse il cappello. Dopo una manciata di secondi i cavalli si ripresero dall’euforia scatenata dal colpo di briglie e diminuirono la velocità. Il pistolero si girò,rivolgendosi ai tre semidei sconvolti dall’improvvisa accelerazione. –Come vi è sembrato? Il terzo cavallo mi sembrava un pochino spompato-. Jason lo guardò in cagnesco. –Se non fosse che senza di te non sapremmo a chi rivolgerci,ti sbatterei subito giù da questa diligenza-. Joseph buttò indietro la testa,scoppiando a ridere e riportando la sua attenzione ai cavalli. –Saresti sorpreso di sapere quante volte ho ricevuto minacce simili,Grace-. E così proseguirono il viaggio.
 
 
 
 
 
Stavano viaggiando ormai da un’ora e ancora niente di interessante,a parte i simpatici aneddoti da cacciatore di tagli di Joseph; era incredibile,ma quel ragazzo aveva fatto esplodere più cose di quante ne abbia mai fatte esplodere il governo americano. -…Ed ecco come ho catturato Alex Donarth-. Jason ridacchiò. –Sul serio gli sei saltato addosso sfondando una parete del secondo piano e atterrando su un’auto?-
-Già;grazie a dio il muro era di cartongesso,o avrei dovuto spendere i soldi della taglia per le cure mediche-. Il quartetto si mise a ridere,quando Joseph si rivolse solo a Jason e Frank. –Ehi ragazzi,vi dispiace allontanarvi un po’? vorrei scambiare due parole con Percy-. I due si guardarono un leggermente sorpresi ma si allontanarono,raggiungendo l’altro capo della diligenza. Joseph passò la redine destra nella mano sinistra,per poi estrarre da una tasca del cappotto una sigaretta di tabacco nero che si era preparato prima di partire,se la portò alla bocca e dopo aver estratto l’accendino zippo,la accese,prendendo un paio di boccate prima di riportare la redine destra nella mano giusta e rivolgersi a Percy. –Allora,prima di tutto devo chiederti una cosa: da quant’è che sei fidanzato con Annabeth?-. Percy guardò Joseph leggermente a disagio. –Perché me lo chiedi?-
-Tu rispondi e basta-. Percy sbuffò,ruotando gli occhi al cielo. –Da circa due anni-
-E cosa saresti disposto a fare per lei?-. Il figlio di Poseidone,continuò a fissarlo,ma stavolta con uno sguardo quasi offeso. –Farei di tutto per lei-. Joseph,ridacchiò,avendo previsto una risposta del genere;la storia fra il figlio di Poseidone e la figlia di Atena aveva fatto il giro del mondo ed era ancora il pettegolezzo in cima alla classifica degli inferi. –Se non ti dispiace vorrei condividere una piccola perla di saggezza che a suo tempo mio padre elargì a me-. Percy,annuì,incuriosito. –D’accordo-.
-Una volta,dopo una missione particolarmente difficile,mio padre mi prese da parte e mi parlò di come nei secoli da divinità della morte avesse imparato che ogni vita ha valore solo se la doniamo a qualcun altro e una particolare frase di quel discorso fu: “Quando hai una vita mortale non c’è gioia più grande di dedicarla a una persona,perché una volta fatto non potrete mai più essere soli,né prima né dopo la morte”-.
Percy rimase interdetto dalla profondità di quelle parole. Aveva ascoltato con attenzione quella frase e aveva capito quanto fosse vera e ancor più importante se riferita ai semidei. –Vedi,Percy,noi semidei tendiamo ad avere una vita piuttosto breve,se decidiamo di vivere nel mondo mortale,come ben sai;questo purtroppo comporta che spesso e volentieri ce ne andiamo con molti rimpianti ed essendoci goduti poche gioie nel tempo che ci è stato concesso-. Joseph portò lo sguardo,tenuto fino a quel momento sulla strada,sul figlio di Poseidone per rivolgergli un’occhiata significativa. –Io ho impostato il mio stile di vita su questo concetto: se voglio fare una cosa,la faccio anche se può sembrare stupida. Per questo la maggior parte delle persone mi definiscono uno avventato e irresponsabile. Non ho idea di come tu abbia intenzione di vivere la tua vita,né voglio dirtelo io,ma ti do un consiglio,da semidio a semidio: se vuoi fare un passo importante con Annabeth,ti consiglio di farlo prima che tu possa pentirtene-. Percy fissò stupito il cacciatore di taglie,capendo a cosa si riferiva. Non poteva certo negare a se stesso di averci pensato in un paio di occasioni,ma ogni volta il pensiero si dissolveva nell’incertezza. E se lei non fosse stata pronta? E se LUI non fosse stato pronto come pensava? Andava avanti così da circa un mese dopo la sconfitta di Gea. Stava per parlare,quando improvvisamente,un suono sordo e secco giunse dalle loro spalle. Entrambi si voltarono di scatto,insieme a Jason e Frank,per vedere una freccia nera che svettava al centro della diligenza. Subito i quattro alzarono lo sguardo verso il cielo,giusto in tempo per vedere uno stormo di Giganteschi pipistrelli,cavalcati da figure vestite di armature grigie,coi volti coperti dagli elmi,precipitarsi in picchiata verso di loro. Joseph lasciò andare le redini e urlò,rivolto ai cavalli: -Qualunque cosa accada,non fermatevi e seguite la strada fino a Manhattan-. Gli animali non diedero segni visibili di aver compreso l’ordine,ma Joseph non se ne curò,iniziando a impartire ordini ai tre semidei che aveva scelto come scorta. –OK,RAGAZZI,È ORA DI DARSI DA FARE! Frank,appena sono a portata di tiro inizia a tirare le frecce. Jason,comincia a sfoltire lo stormo con qualche fulmine o qualche vento particolarmente bastardo! Percy,se uno di quei bastardi salta a bordo,sbattilo giù come solo un newyorkese sa fare! Io invece giocherò alla pioggia di piombo!-. Joseph senza neanche aspettare una risposta iniziò a sparare ai pipistrelli,che si erano posizionati dietro la diligenza iniziando a inseguirla,svuotando i caricatori in pochi secondi e abbattendo sei bestie,con tanto di cavalieri,mentre Frank li tempestava di frecce,alcune normali,alcune esplosive. Jason intanto,mentre si concentrava a creare venti aggressivi per ostacolare i nemici,notò che erano sempre di più e non ci avrebbero messo molto a superare la loro contraerea improvvisata,costringendoli a un corpo a corpo. Frank,che stava per prendere un’altra freccia dalla faretra,si rese conto che erano finite;ora gli unici che potevano tenere lontani gli assalitori erano Joseph e Jason. Joseph,sparava all’impazzata,facendo sembrare che stesse praticamente tirando a casaccio,mentre Jason aveva la fronte imperlata di sudore,segno dell’imminente cedimento delle sue tecniche diversive. Joseph lo notò e si rese conto che avrebbero dovuto permettere allo stormo di spostare la battaglia sulla diligenza subito,altrimenti sarebbero stati in svantaggio,con Jason esausto per l’antiaerea. Il semidio si rivolse ai compagni: -Ok,gente,è ora di conoscere più da vicino i nostri ospiti!-. Ripose le pistole nelle fondine con rapidi gesti ed estrasse dal fodero il machete,che illuminato dalla tenue luce che filtrava dalle nuvole sovrastanti sembrava mandare lievi riflessi verdi. In pochi secondi,una coppia di cavalieri si gettò dalle cavalcature,piombando sulla diligenza con un suono sferragliante. Joseph e Percy,che erano i più esperti nel corpo a corpo e i più freschi per una battaglia,si gettarono subito sugli intrusi. I cavalieri estrassero le spade,poco più lunghe di una classica spada greca e le incrociarono con i loro avversari,animati da un fuoco di puro coraggio che risplendeva negli occhi di entrambi. I due nemici si battevano con aggressività,evidente il desiderio di ferirli e sfiancarli allo stesso tempo per facilitare il lavoro dei compagni. Percy e Joseph si impegnavano a tenere il passo,entrambi svantaggiati dalla differenza di lunghezza delle loro lame da quelle avversarie; il più giovane si impegnava nello schivare e deviare i colpi,per quanto il limitato spazio della diligenza gli permettesse e studiare lo stile dell’avversario,mentre il cacciatore di taglie schivava i colpi con agilità e scherniva il cavaliere con frasi tipo: “Quello spadone è per compensare qualcosa?” o “Ti serve un po’ d’olio per quella ferraglia che indossi?”. Le provocazioni ottenevano l’effetto sperato,rendendo il cavaliere più aggressivo e avventato,così quando Joseph vide un’apertura lasciata dal nemico che preparava un pesante colpo verticale,il cacciatore ne approfittò per dare un colpo di tacco al diaframma del nemico con tutta la forza che aveva,spedendolo con facilità verso un altro cavaliere,che non riuscendo a evitare il corpo in tempo,si ritrovò rapidamente a rotolare sull’asfalto col compagno e la cavalcatura,tutti e tre morti,con diverse ossa importanti rotte. –E siamo a uno!-. Ma non appena disse quelle parole altri tre cavalieri atterrarono sulla diligenza. –Oh,ma mi prendi per il culo?-. I tre iniziarono subito ad attaccare i semidei,generando una grossa baruffa sulla diligenza. Frank estrasse una lancia,mentre Jason il gladio d’oro imperiale,ingaggiando un duello con i cavalieri. Joseph invece,aveva sfruttato lo slancio che il suo avversario aveva usato per gettarsi alla carica su di lui per afferrarlo da un braccio,farselo girare intorno e mandarlo a sbattere contro il cavaliere di Percy,mandandoli entrambi a mangiare la polvere. Percy lo guardò annuendo,come a intendere un grazie,per poi gettarsi ad aiutare gli amici. Joseph osservò lo stormo che ancora si addensava dietro il mezzo di trasporto,capendo che non ce l’avrebbero fatto,quando gli venne un’illuminazione. Si rivolse ai compagni,che intanto avevano ridotto il numero di nemici a uno solo,che ben presto si ritrovò un proiettile nella schiena,prima che Joseph parlasse,dopo aver messo via la pistola ancora fumante del colpo esploso. –Ragazzi,ho un modo per salvarci la pelle;voi dovete distrarre i cavalieri,mentre io vado a prendere il mio asso nella manica!-. Senza aspettare una risposta,aprì la botola che portava all’interno della diligenza e vi ci tuffò,piombando sulla bara al centro della stanzetta,spaventando i semidei all’interno. Nico gli urlò contro: -Ma che diavolo sta succedendo!?-. Joseph,scese dalla cassa e mentre armeggiava col lucchetto che la teneva chiusa,rispose al figlio di Ade: -Ricordi quando ti dissi che avresti dovuto sperare di scoprire il più tardi possibile cosa ci fosse dentro questa bara? Beh,purtroppo sembra che tu non abbia pregato abbastanza-. Dopo aver sbloccato il lucchetto spalancò con un calcio la bara,rivelando che al suo interno si trovava una grossa mitragliatrice a canna rotante. Quest’arma era particolare: Era fatta in ottone,compreso il caricatore circolare attaccato per il lato piatto all’arma,mentre le canne erano nere come pece. Leo fissò estasiato l’arma che scintillava davanti ai suoi occhi,quando Joseph lo riportò alla realtà. –Signori e signore,vi presento “La Bestia d’ottone”-. Sollevandola di peso,si avvicinò alla porta sul retro della diligenza e una volta raggiunta,la spalancò con una spallata,per poi puntare l’arma verso lo stormo nero. –Buon appetito,stronzi!-. E aprì il fuoco,scatenando un possente ruggito di fiamme dalla cui scaturivano pesanti proiettili in lega di bronzo e argento,che investirono i nemici come uno tsunami di morte. Dopo pochi secondi di sgomento e decine ci pipistrelli caduti come mosche,i cavalieri decisero che era meglio ritirarsi e salvare la pelle,così fecero dietrofront,sparendo tra le nuvole. Il semidio riportò l’arma nella bara,richiudendola con i lucchetti,per poi dirigersi sul tetto e riprendere il posto di guida della diligenza. Percy si sistemò al suo fianco ancora sbalordito,come gli altri,dalla potenza di fuoco che il cacciatore di taglie si portava dietro. Dopo aver recuperato un po’ di stabilità mentale Percy rivolse al pistolero uno sguardo stranito -Tu sei pazzo-. Il corvino rispose sghignazzando -Un pazzo che ha accesso a ingenti quantità di proiettili e polvere da sparo-.

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Capitolo 5
*** Meccanica di base ***


Il resto del viaggio proseguì senza ulteriori intoppi di natura “potenzialmente fatale”,cosicché il gruppo riuscì ad arrivare a Manhattan mezz’ora dopo. Jason si guardava intorno,osservando le auto e i passanti,sorpreso di come la Foschia mascherasse alla vista dei mortali persino una cosa come la diligenza di Joseph. L’osservazione di Jason fu interrotta proprio dalla voce del pilota. –Ragazzi,prima di andare dal mio amico dobbiamo fare una piccola sosta-. Frank,che stava scrutando il cielo in cerca di possibili avvisaglie di un altro attacco,si rivolse al semidio. –Perché? Adesso ci porti in giro a svolgere le tue commissioni?-
-No,se procurarvi armi,pallottole e in generale,un equipaggiamento capace di salvarvi la vita non conta come commissione-
Percy  chiese:-Armi e pallottole? Abbiamo già le nostre armi di bronzo celeste e oro imperiale,a che ci servono pistole e pallottole?-
-Se vuoi girare per il Bronx armato di una spada capace di uccidere solo mostri e semidei accomodati pure-.
La discussione si chiuse così,con Joseph che guidava verso solo lui sapeva dove e gli altri che si chiedevano appunto dove li stesse portando. Pochi minuti dopo,Joseph frenò di colpo dopo aver superato il Willis Avenue Bridge e fece scendere tutti. Quando Nico gli chiese perché dovessero scendere lui rispose semplicemente che “anche con la Foschia dalla loro era meglio non farsi notare troppo”. Perciò il gruppo di semidei proseguì a piedi nelle vie del Bronx alla ricerca del posto che il cacciatore di taglie,caricatosi dei suoi borsoni,cercava. Proprio quando gli altri stavano per iniziare a lamentarsi seriamente,Joseph si fermò di botto,con conseguente urto di Leo che gli stava subito dietro. –Bingo. Ammirate ragazzi,il posto migliore dove un semidio può trovare armi e attrezzature di qualità e a buon prezzo a New York!-. disse il semidio alludendo a un’officina che si ergeva staccata da tutti gli altri,come se fossero spaventati di avvicinarsi. Era  più bassa degli altri palazzi,due piani che si facevano notare in mezzo a edifici di cinque. La costruzione era una piccola esplosione di colore rosso,eccetto la saracinesca bianca,in mezzo a giganti grigi e scuri. Nico fissò prima l’edificio,poi il pistolero,ancora sorridente con le mani sollevate a indicare l’officina come fosse un presentatore che mostra un premio. –Fai sul serio? Dovremmo trovare armi e pallottole in un’officina del Bronx? Sei più pazzo di quanto sembri-. Joseph abbassò le mani,cambiando il sorriso orgoglioso con uno paterno,di quelli che i padri rivolgono ai figlio piccoli quando devono spiegargli qualcosa. –Mio dolce innocente Nico,pistole e pallottole ce le ho già,ma devo sistemarle perché non vi esplodano in faccia appena premete il grilletto-. Ed entrò seguito a ruota dagli altri,curiosi di vedere questo grande magazzino delle armi semidivine. L’interno era… beh quello di un’officina media: Alcune auto col cofano aperto stavano ferme in attesa che qualcuno le riparasse,altre erano in disparte agli estremi dell’officina rimontate in modo che sembrassero meno catorci di quanto fossero,visibilmente impossibili da riparare del tutto e altre ancora erano un vero spettacolo per gli occhi,immobili sotto dei teli perché non venissero danneggiate da schizzi d’olio o scintille di saldatura,che imploravano di essere portate in strada per scatenare la potenza dei loro motori. Alcune cassette per gli attrezzi si ergevano vicino alle auto in riparazione con i cassetti aperti,come piccoli guardiani metallici desiderosi di aiutare in un qualunque modo,mentre i tavoli sull’estrema destra dell’officina ospitavano attrezzi,progetti e componenti danneggiati e rimossi o nuovi pronti all’installazione e alcuni motori estratti dalle auto più danneggiate penzolavano sopra di esse sostenuti da robuste catene. Leo si guardava intorno con sguardo nostalgico,ripensando all’officina di sua madre e a quanto si divertisse a guardarla lavorare. Joseph,si girò verso Leo e,intuendo i suoi pensieri,gli diede una pacca solidale sulla spalla: sapeva come si sentiva,come sapeva che in quelle situazioni non serve parlare per essere d’aiuto. Il momento fu interrotto da una voce femminile piuttosto arrabbiata. –Ma che cavolo! Come diavolo dovrei riparare questo catorcio se non riesco nemmeno a trovare i pezzi giusti? Sono un meccanico,non un fottuto dio!-. Joseph concentrò la sua attenzione sul punto più profondo della sala,da cui era venuta la voce,solo per vedere una familiare massa di muscoli dalla capigliatura a spazzola tinta di rosa venirgli incontro,pulendosi le mani macchiate di olio motore con uno straccio logoro. Quando gli sguardi dei due si incrociarono,due spettri verdi contro una coppia di fiamme azzurre di nitro,il figlio di Thanatos si incamminò verso quella montagna di donna,allargando le braccia in modo teatrale. –Indovina che è tornato a trovarti?-. La donna indossava una maglietta che tempo fa poteva essere stata bianca,ma che a quel punto era molto vicino al nero per tutte le macchie di olio motore,sotto una salopette di jeans classica dalla cui tasca spuntavano un cacciavite e una chiave inglese,il tutto completato da un paio di scarponi a punta rinforzata. La meccanica si avvicinò sorridente a passo svelto verso Joseph,che aveva abbandonato i borsoni affianco ai semidei e che stava imitando la rosa,avvicinandosi sorridente. Quando i due furono abbastanza vicini,la ragazza,che superava il semidio di qualche centimetro,strinse il ragazzo in un abbraccio che avrebbe fatto invidia a  un orso,mentre ridacchiava. Pochi secondi dopo infatti il semidio stava battendo la mano sul braccio muscoloso della meccanica in un disperato tentativo di non soffocare,tentativo che fu ascoltato dalla rosa,che sciolse l’abbraccio,lasciando andare Joseph. –Scusa Jo,stai bene?-.
-Ah non preoccuparti,sono solo vertebre;ne ho tante-. La rosa ridacchiò sentendo che il senso dell’umorismo del vecchio amico non era cambiato affatto. Joseph si voltò verso gli altri e li invitò ad avvicinarsi. –Dai,ragazzi avvicinatevi,voglio presentarvi una persona-. Quando gli otto ragazzi furono vicini Joseph fece cenno con la mano verso l’amica. –Ragazzi,vi presento la miglior meccanica che abbia mai conosciuto: Emily Peace; non fatevi ingannare dal cognome: è in grado di romperti una Chevrolet Camaro sulla testa solo perché non le hai lasciato una buona mancia-. Emily ridacchiò leggermente imbarazzata dalle parole dell’amico. <>. I semidei si presentarono uno ad uno,ognuno stringendo la mano di Emily,pentendosene non appena capito che la presa della donna è paragonabile a quella del braccio meccanico che Leo aveva montato sulla Argo II. La ragazza,resasi improvvisamente conto di chi si trovasse davanti,assunse un’espressione stupita. –Ma voi siete i Sette! Diavoli,non pensavo che vi avrei mai incontrato! Ho sentito un sacco di storie su di voi!-. I ragazzi si guardarono tra loro,a disagio con la loro inconsapevole fama,tutti tranne Nico,abituato a non essere considerato un effettivo membro del gruppo,fino a quando,Emily lo notò,nascosto com’era dagli altri. –E qui invece abbiamo il figlio di Ade che ha trasportato  con niente di più che un’imbracatura l’Athena Partenos dal Peloponneso a Long Island! Devi essere più tosto di quanto sembri!-. Il figlio di Ade arrossì,stupito,trovando improvvisamente molto interessanti le sue scarpe. Joseph si rivolse all’amica,divertito dalla reazione di Nico alle attenzioni di Emily. –Ok,basta lusinghe o crederanno di poter sopravvivere senza di me. Emily,ho bisogno di un favore: devi modificare un paio di pistole perché possano sparare i proiettili in lega speciale che hai creato-. Emily si rivolse al semidio. –Certo,di quante pistole stiamo parlando?-
-Di tutte quelle che trovi nei miei borsoni-. Vedendo le dimensioni dei suddetti borsoni la rosa posò lo sguardo sul figlio di Thanatos,sorridendo bonariamente: gli aveva insegnato fin troppo bene che l’eccesso è sottovalutato. –Ok,non c’è problema,ma dovrai farlo fare a Kidd: io devo finire di riparare una Corolla per dopodomani-. Joseph annuì sorridente: Kidd era un eccellente armaiolo,anche se aveva un carattere peggiore di quello di Caronte,riguardo alle sue battute. –No problem: se sei impegnata non posso costringerti a mollare tutto. Dove lo trovo?-. Emily sbuffò,pensando a quanto,in fondo,la domanda risultasse inutile. –Dove sta sempre: al piano di sopra nell’armeria o alla forgia-. Joseph ridacchiò mentre recuperava i borsoni e si dirigeva verso le scale che stavano in fondo alla sala sulla sinistra,seguito dai semidei che salutarono educatamente Emily,stavolta senza stringerle la mano. I semidei salirono due rampe di scale prima di entrare in una enorme sala grande quanto l’officina. Appena entrati nella sala i ragazzi si trovarono di fronte rastrelliere piene di ogni genere di arma: pistole,fucili,mitra,lance,spade,asce e anche martelli giganti. Tra una rastrelliera e l’altra vi erano panche con tavoli su cui si trovavano attrezzature necessarie alla manutenzione delle armi. Persisi per quella che parve un’eternità ad osservare quell’arsenale,i ragazzi si ripresero sentendo dei colpi,come se un’enorme mazza di metallo colpisse un’incudine. Attirati da quel suono,i semidei attraversarono quella giungla di metallo,per trovarsi nella seconda metà della sala. Sulla destra vi erano altre rastrelliere per ospitare i lavori in corso,mentre sulla sinistra sostavano tavoli occupati da diversi progetti. Sul fondo della sala stava la forgia,grande quanto la parte frontale di un camion,che ospitava una massa fiammeggiante immensa che illuminava tutta la sala come dieci soli,mentre di fianco si trovavano vasche di acqua gelida per raffreddare il metallo. L’unica cosa che impediva alla luce della fornace di accecare i semidei era una figura muscolosa che stava in piedi davanti ad essa,menando colpi su un’incudine con quella che sembrava essere la sua stessa mano. Era uno spettacolo stupefacente: ogni colpo generava scintille ardenti,accompagnate dal rombo del fuoco,unito al tremore causato dalle martellate,per generare una visione che faceva pensare a come doveva essere Efesto nella sua fucina durante l’età antica. La figura si fermò a riprendere fiato,quando si accorse di essere osservato. Allungò il braccio sinistro verso una leva,che girò,abbassando l’intensità delle fiamme,per poi girarsi verso gli osservatori. I ragazzi restarono sorpresi nel vedere per la prima volta la figura nella sua interezza. Era un ragazzo quantomeno singolare: fisico molto muscoloso ma asciutto,segnato da anni passati vicino al fuoco della forgia. Il braccio destro era normale,assurdamente abbronzato e dalle unghie coperte di smalto nero ma normale. Quello sinistro invece,era avvolto da un enorme guanto meccanico di bronzo che scintillava di rosso a causa del calore con cui era rimasto a contatto. Aveva una forma molto squadrata,ma sembrava decisamente solido. Il volto era un altro punto singolare: L’occhio sinistro era segnato da una cicatrice irregolare rossastra,come una bruciatura molto profonda che aveva rimosso l’eye-liner viola ancora intatto invece sull’occhio sinistro,mentre le labbra erano evidenziate da rossetto viola scuro e i capelli rossi tenuti su da una quantità non definita di gel erano visivamente separati dalla fronte da un paio di occhiali da aviatore quadrati dalla fascetta borchiata. Joseph ridacchiò guardando bene il ragazzo. –Come te la cavi Kidd?-. Il rosso fece un verso di scherno,indeciso se essere felice di rivedere il pistolero o prepararsi a perdere i nervi per le sue battutacce. –Direi alla grande prima che arrivassi tu,ma adesso ho paura che mi bombarderai di battutacce-. Il semidio ridacchiò,silenziosamente d’accordo con lui. –Oh,ma andiamo,non sono così terribili-.
-Dici? Ogni volta che mi vedi usare il guanto di Efesto fai sempre la stessa battuta sullo smettere di usare questo braccio per divertirmi e trovarmi una ragazza-. Joseph si lasciò andare a una risata a stento trattenuta. –Ma dai,è davvero divertente quella battuta,non puoi negarlo-. Kidd si tolse il guanto e lo gettò in una delle vasche d’acqua,da cui uscì subito una densa nube di vapore,per poi dirigersi verso i semidei con passo sicuro. Una volta arrivato a pochi passi da Joseph,assottigliò lo sguardo puntandolo sul pistolero. –Non dopo la trentesima volta-. Subito dopo alzò lo sguardo e lo posò sul resto del gruppo presentandosi. –Salve,io sono Eustass Kidd,figlio di Efesto e probabilmente il miglior armaiolo che potreste mai incontrare qui a New York-. I ragazzi salutarono tutti,eccetto Leo che ancora fissava il ragazzo con sguardo stupito come se stesse di fronte alla persona che cercava da sempre. Kidd se ne accorse e indicando il fratellastro chiese: -Ma si sente bene?-. Tutti si voltarono verso Leo,notando per la prima volta il suo sguardo. Joseph si voltò verso Kidd,grattandosi la nuca un po’ preoccupato per la possibile reazione dell’armaiolo. –Beh vedi,lui è un figlio di Efesto,quindi,credo tu possa capirlo-. Eustass riportò lo sguardo sul fratellastro che ancora lo fissava imbambolato. –Ah-ah;e come si chiama?-. il pistolero portò lentamente le mani davanti a lui,a livello dello stomaco,preparandosi al peggio. –Lui è Leo Valdez-. Kidd sgranò gli occhi e ammutolì. Leo Valdez. Leo Valdez era lì davanti a lui e lo fissava come una undicenne fissa il suo cantante preferito. L’espressione del rosso cambiò,dallo sbalordito all’irritato,per poi avvicinarsi a Leo,facendo spostare gli altri. Si abbassò per guardarlo diretto negli occhi per poi parlare con tono tagliente. –E così questo è il ragazzino che ha trovato e modificato la mia creazione senza il mio permesso-. Jason,che stava accanto a Joseph,chiese: -Di che sta parlando?-. Joseph,che conosceva quella storia fin troppo bene rispose con tono narrante: -È stato Kidd a creare Festus prima che il campo avesse la barriera. Prima che andasse in corto era l’orgoglio della casa di Efesto,soprattutto per lui. Fu dopo il malfunzionamento che Kidd,pieno di vergogna,lasciò il campo,abbandonando la creazione di automi e iniziando a riparare auto,creare e potenziare armi-. Kidd che ancora fissava Leo,con sguardo pieno di orgoglio ferito e vergogna,si alzò,rimettendosi dritto e incrociò le braccia. –Quando creai il drago presi sulle mie spalle tutte le aspettative degli abitanti del campo,riuscendo a fare un lavoro quasi paragonabile ai progetti di Efesto. Difese il campo per tre anni,ma credete che a qualcuno sia interessato quando ebbe il malfunzionamento che lo portò a fuggire nella foresta? No,mi hanno visto solo come un incompetente-. Joseph annuì proseguendo il racconto. –In seguito,dopo aver abbandonato il campo,conobbe Em,che lo prese con se per lavorare in questa officina. Quando sentì che qualcuno,non solo aveva riparato e migliorato la sua creazione,ma aveva anche trovato il Bunker 9,ricerca che aveva tentato anche lui,concentrò tutta la sua vita sulle armi,creandone di davvero incredibili,trovando anche il modo per far sparare a una pistola normale proiettili divini e per creare proiettili in lega d’argento e bronzo senza i consueti sacrifici necessari per quella creazioni-. Tutti,soprattutto Leo,restarono sconcertati da queste rivelazioni. Si trovavano di fronte al creatore originale di Festus,l’automa che consideravano praticamente un membro della squadra,per chiedere il suo aiuto. Kidd lanciò un’ultima occhiata a Leo,per poi girarsi verso il pistolero. –Che cosa sei venuto a fare qui?-. Joseph prese il borsone con le pistole e  lo porse all’armaiolo. –Mi serve che siano in grado di sparare bronzo e vorrei anche due fucili-.
-Winchester?-
-Certo;vediamo come se la cava Zhang con un arma da fuoco-. Il diretto interessato deglutì,preoccupato dall’idea del cacciatore di taglie. Kidd annuì,poi prese il borsone per guardarci dentro. –Mi servirà del tempo per modificarle tutte-. Joseph aggrottò le sopracciglia,leggermente ansioso. –Quanto tempo,esattamente?-.
-Almeno fino alle otto di stasera-.
-Bene;abbastanza perché non mi venga l’ansia da “Sto perdendo tempo”,per allenare per bene Zhang col fucile e perché anche gli altri possano allenarsi un po’. Dove sono i fucili?-. Kidd indicò verso una fila di rastrelliere che stava sulla sinistra della stanza. –Da quella parte,terzo blocco. Il poligono di tiro è nel seminterrato;vi ci potete allenare anche con le spade-. Joseph annuì,si diresse a prendere i fucili e tornò impugnandone uno per mano. Erano lunghi poco più di un metro e tutte le parti metalliche erano in bronzo,con disegni filigranati in nero. –Ragazzi,vi consiglio di prendere una pistola ciascuno,perché questa probabilmente sarà l’ultima occasione che avrete-. I semidei fecero come gli era stato consigliato,per poi dirigersi,insieme a Joseph,verso il seminterrato,dove li attendevano dieci ore di lezione sull’uso delle armi da fuoco,tenuta da un pazzoide dal grilletto facile.
 
 
 
 
 
 
Angolo autore:
 
Ehi,ragazzi! So che vi aspettavate il Tonight show,ma questa settimana avevo  l’ispirazione solo per scrivere Death’s gun,ma mi farò perdonare. So inoltre che questo capitolo è più corto dei precedenti,ma ho anche cercato di renderlo abbastanza interessante per compensare. Spero inoltre che il piccolo crossover con One Piece vi sia piaciuto e per chi non l’avesse notato,il concept di Emily è ispirato in buona parte a Zarya,un personaggio della classe tank di Overwatch,un bellissimo videogioco con cui sono andato in fissa ultimamente. Non ci ho mai giocato,ma mi piacerebbe tanto. Detto questo,alla prossima,leggete e recensite numerosi! Qui Olimponero,passo e chiudo!

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Capitolo 6
*** Il passato di Jo ***


Joseph camminava avanti e indietro,fumando una sigaretta e osservando i semidei che,sistemati in punti diversi della cantina,ognuno con un paio di cuffie imbottite,sparavano a dei bersagli attaccati ai muri. La cantina era grande la metà dell’armeria di Kidd,con diversi bersagli attaccati ai muri in punti diversi della stanza e al centro un divano impolverato con un tavolino su cui era piazzata una vecchia TV di fronte. Era sorpreso;sapeva che non aveva a che fare con gli ultimi arrivati ma non immaginava che quegli otto ragazzi avrebbero imparato a sparare con tanta abilità,tanto in fretta. Frank,che impugnava un fucile winchester,sparava con rapidità contro i bersagli,ricaricando con altrettanta velocità;era davvero bravo. Gli altri invece avevano scelto delle nove millimetri,eccetto Leo che si era ostinato a prendere un revolver Peacemaker. Ci metteva un sacco per sparare,dato che ogni volta sollevava il cane usando entrambi i pollici,mentre quando ricaricava spesso gli cadevano tutti i proiettili. Il corvino portò la sua attenzione sugli occhi del latino-americano;era una cosa che gli aveva  insegnato il suo mentore: “Se vuoi anticipare un avversario,non concentrarti sulla sua arma,concentrati sui suoi occhi”. Aveva scoperto che era utile anche per altre cose; per esempio se stai insegnando a un ragazzo a sparare e vuoi capire se sbaglia per colpa sua o perché è preoccupato di qualcosa. Joseph si avvicinò a Leo,raggiungendolo proprio mentre sparava l’ultimo colpo. Entrambi guardarono il bersaglio che ricordava una sagoma umana; dell’ultima salva di colpi uno solo aveva centrato il bersaglio e aveva colpito la spalla destra. Leo sbuffò lasciando cadere le braccia lungo il busto con la pistola ancora in mano. –Faccio schifo-. Il figlio di Thanatos ridacchiò,togliendosi la sigaretta dalla bocca. –Sai,conosco un trucco per chi come te non riesce a centrare il bersaglio-. Il più giovane si voltò a guardare l’amico con espressione speranzosa. –Davvero?-
-Certo: tutto quello che devi fare è dirmi cos’è che ti preoccupa così tanto da impedire a uno con la tua manualità di infilare nel caricatore sei proiettili-. Di nuovo il volto di Leo si spense. –È così evidente?-. Il semidio annuì. –Abbastanza-. Il figlio di Efesto sbuffò ancora e andò a sedersi sul divano al centro della stanza,seguito da Joseph. I due stettero seduti uno accanto all’altro per un paio di secondi prima che il più grande provasse ad indovinare:-È per Kidd,vero?-. Al sentire il nome del fratellastro,Leo ebbe un leggero sussulto,per poi portare lo sguardo sul pistolero e annuire. Il corvino sospirò,comprendendo come poteva sentirsi il latino-americano. –Beh,forse avrei dovuto avvertirti sul pessimo carattere di Kidd. E magari anche che aveva creato lui Festus-. Leo scosse leggermente la testa,per poi riportare lo sguardo su Joseph. –Ma qual è il suo problema?-. Joseph si tolse il cappello e lo posò accanto a sé. –Diciamo che lui da tuo padre ha preso l’orgoglio smisurato per le sue invenzioni e il non sopportare che gli altri riuscissero dove lui ha fallito-. Il figlio di Efesto tornò a guardare tristemente il pavimento. Joseph non aveva nemmeno bisogno di leggergli l’anima per capire che Leo si stava deprimendo in una maniera incredibile. Il più giovane sbuffò,poggiando la schiena allo schienale del divano. –Pensavo che quello che ho fatto con Festus e il bunker 9 fossero delle grandi cose e che nessuno potesse risultarne offeso solo perché ero un novellino-. Il cacciatore di taglie annuì con un’espressione comprensiva. –Beh a molti dà fastidio quando un “novellino” appena arrivato si dimostra un genio in un campo che hanno perfezionato per anni e,sfortunatamente,Kidd è tra questi-. Le parole del corvino non aiutarono il morale di Leo,che era più basso che mai. Joseph si accigliò e si mise il cappello in testa con un gesto deciso,rivolgendo al ragazzo al suo fianco uno sguardo ardimentoso. –Scusa,ma si può sapere che problema ti causa questo?-. Leo lo guardò,sorpreso dall’improvviso atteggiamento deciso del semidio. –Guardami bene: ti sembro il tipo che si era preoccupato di a chi stava rubando il titolo di miglior pistolero,mentre imparava a sparare nel deserto del Nevada usando lucertole e scorpioni come bersaglio?-. Il latino-americano rimase interdetto dall’improvvisa tirata del corvino e prima che potesse rispondere,Joseph riprese a parlare. –Te lo dico io: no,non lo sono,mi concentravo sul diventare il migliore in ciò che mi piaceva,ovvero sparare! Ed è la stessa cosa che dovresti fare tu:concentrati sul diventare il miglior meccanico che puoi e se qualcuno ce l’avrà con te perché sei più bravo di loro,beh,sbattitene: è così che vado avanti io-. Leo esitò per un istante,per poi sorridere e finire col ridere a causa dell’improvviso scatto di Joseph. Il corvino fu contagiato dall’ilarità del più giovane e si unì alla risata. Il pistolero spinse lo sguardo in profondità,sul piano di realtà dove le anime diventavano visibili e vide Leo sovrastato da una figura semitrasparente,arancione,identica a lui,che si ergeva a braccia incrociate,testa alta e sguardo fiero. Era un trucco che in genere usava quando interrogava un criminale o un informatore;trovava poco etico usare i propri poteri sugli amici. Sapeva di non essere l’unico ad avere qualche segreto,quindi cercava di usare questo dono solo se strettamente necessario. Il pistolero si voltò verso le scale,che si trovavano dietro il divano,sull’angolo a destra e vi si avviò. –Salgo un momento a vedere che Kidd sia a buon punto. Continua pure ad allenarti e dì agli altri che Em li chiamerà non appena sarà pronto il pranzo-. Dopo un paio di passi però,si fermò,come colto da un’illuminazione. Frugò nella tasca interna destra del giaccone e ne tirò fuori un piccolo oggetto rotondo,per poi lanciarlo a Leo,che lo prese al volto,leggermente sorpreso. Il semidio osservò attentamente l’oggetto. Era un piccolo pezzo di metallo cilindrico,delle stesse dimensioni del caricatore del revolver che teneva in mano. Aveva inoltre sei piccole cavità,abbastanza grandi perché vi entrassero dei proiettili. Sul lato opposto,un piccolo pezzo di metallo simile a un pulsante. Leo guardò il pistolero,confuso. –È un carichino: serve per ricaricare velocemente un revolver. Ci metti i proiettili e quando devi ricaricare li infili nel caricatore e giri in senso orario il pulsante,per far staccare i proiettili e farli entrare nel caricatore: molto utile per chi è alle prime armi-. Il figlio di Efesto sorrise,grato dell’aiuto e tornò a esercitarsi. Il cacciatore di taglie si voltò di nuovo verso le scale e si avviò,per andare a verificare il lavoro di Kidd e par farci due chiacchiere in merito ai suoi rapporti fraterni.
 
 
 
 
 
 
 
 
L’armaiolo era chino sul tavolo da lavoro,due mucchi di pistole a destra e sinistra,un mucchio già modificato,l’altro ancora da fare. Una lente di ingrandimento dotata di torca,fissata tramite un supporto al tavolo,illuminava la 9mm su cui stava lavorando,con minuscoli attrezzi di precisione. Era un fascio di pura concentrazione e doveva essere così: un solo,minuscolo errore e al primo proiettile di bronzo celeste,il proprietario dell’arma avrebbe perso un paio di dita,come minimo! Per questo Joseph,lontano dal tavolo,stava in disparte,silenzioso e il più discreto possibile. Una volta che Kidd allontanò la lente,posò gli strumenti e mise la pistola nel mucchio delle “completate”,il pistolero si avvicinò e si sedette al lato opposto del tavolo,fronteggiando lo sguardo serio e quasi feroce di Kidd con uno altrettanto intenso e ardente. –Voglio che chiedi scusa a Leo-. I due si scambiarono sguardi fulminanti per un paio di secondi;sembrava che l’aria in mezzo a loro potesse prendere fuoco come un petardo da un momento all’altro. Alla fine l’armaiolo,a braccia incrociate,rispose:-No- con la secchezza di un deserto. Il pistolero si tolse il cappello e lo posò sul tavolo. Quella giornata gli stava facendo stabilire un record: non si era mai tolto il cappello così tante volte in meno di ventiquattr’ore. –Mi vuoi davvero far credere che odi così tanto quel ragazzo da negargli delle scuse meritatissime?-. Kidd posò i gomiti sul tavolo,senza distogliere lo sguardo da Joseph. –Non odio quel ragazzino;odio il fatto che sia riuscito nel giro di neanche una notte a fare ciò a cui ho dedicato mesi di ricerche e a migliorare una macchina che era paragonabile a quelle di Efesto senza aver mai visto un automa prima di allora-. Il corvino sollevò un sopracciglio,per poi tirare fuori un’altra sigaretta di tabacco nero,portarla alla bocca e accenderla. –Questa cosa tra te e Leo mi farà dimezzare le mie scorte di tabacco,lo sai?-. Kidd non rispose,non reagì,restò fermo come una statua a fissare Joseph che tranquillamente prendeva una boccata dietro l’altra,accorciando la sigaretta. Il rosso sbuffò,sporgendosi di più verso l’amico ma mantenendo la stessa espressione seria. –È una tattica per convincermi a chiedere scusa prendendomi per esasperazione?-. Joseph si sporse,imitando il meccanico,con un sorriso furbo stampato in faccia. –Tu che dici?-. altri secondi di sguardi elettrici. –Dico che mi sta soltanto facendo incazzare-.
 
-Forse perché senti che dovresti chiedere scusa?-
 
-O forse perché la tua faccia sembra quella di una trota cerebrolesa-
 
-È con questa faccia che ho rimorchiato tante delle tue sorelle figlie di Efesto,sai?-. Kidd serrò la mascella,disturbato dalla conversazione che non aveva più senso. –Ok,forse sto andando un po’ fuori dal discorso; quello che ti volevo dire,sin dall’inizio è: se fossi in te,sarei dannatamente orgoglioso di essere il fratello di un ragazzo come Leo,soprattutto se riuscisse dove io ho fallito-. L’armaiolo distolse lo sguardo,riflettendo: in fondo sapeva che Joseph aveva ragione; aveva sempre voluto che qualcuno seguisse le sue orme,imparando da lui. –E poi…-. Kidd riportò lo sguardo sul pistolero,che stava spegnendo la sigaretta in un porta-cicche d’argento,che rimise in tasca. –Vuoi davvero avercela con quel ragazzo solo perché ha un dono? Solo perché è migliore di altri? Sappiamo entrambi che,quando sei un semidio,è difficile vederci un lato positivo,nonostante tutte le abilità che ti porta-. L’armaiolo annuì,pensieroso. Alzò lo sguardo,osservando l’amico che restituiva lo sguardo. –Ci penserò-. Joseph si alzò,rimettendosi il cappello. –Per adesso mi basta-. Il pistolero si avviò,ma venne fermato dalla voce di Kidd. –Visto che probabilmente morirai e non ci rivedremo,vorrei confessarti una cosa-. Joseph si voltò a guardare il ragazzo,che intanto si era rimesso a lavorare sulle armi. –Hai presente tutte le volte che ti sei fermato a mangiare qui? E che ogni volta ti ho passato io il piatto?-. Joseph disse un semplice “Sì”,un po’ confuso. –Te l’ho sempre passato io  perché,per vendicarmi di quella battuta sul guanto di Efesto,ci ho sempre sputato dentro-. Le labbra di Kidd si tirarono in un ghigno compiaciuto,mentre il volto del pistolero si deformava in puro disgusto misto a rabbia. –Sei veramente un bastardo!-. E se ne andò come una furia. Una volta tornato nel seminterrato,gli otto semidei,che si stavano concedendo una pausa,scoprirono che fin’ora non avevano visto nemmeno la metà della rabbia di cui era capace il figlio di Thanatos,dato che dopo il suo turno di tiro al bersaglio,delle cinque sagome che aveva usato,erano rimasti solo coriandoli e buchi fumanti sul muro.
 
 
 
 
 
 
Gli otto nuovi arrivati scoprirono un’altra cosa: Em sapeva fare uno stufato di carne migliore anche di quello che servivano al campo mezzosangue,e i piatti del campo erano sempre perfetti per chiunque li ordinasse. Erano tutti seduti nel seminterrato dove i salvatori del mondo si erano impratichiti con le armi da fuoco a gustare il delizioso manicaretto. Emily e Leo erano seduti sul divano,separati da Joseph,mentre tutti gli altri erano seduti per terra nelle vicinanze del divano; persino Kidd si era unito al gruppo,per così dire; stava distaccato dagli altri,con una sedia che si era portato dietro dall’armeria. Mangiava lo stufato in maniera distratta,mentre lanciava occhiate a Leo,riflettendo sulle parole di Joseph. Più di una volta il più giovane aveva notato le occhiate del fratello,a cui aveva reagito semplicemente distogliendo lo sguardo,intimorito. Joseph ripulì il piatto,lo posò per terra,davanti a sé e parlò con tono allegro: -Em,non c’è alcun dubbio: il tuo stufato è il migliore in assoluto-. Gli altri ragazzi annuirono e espressero le loro lodi al delizioso piatto che avevano gustato,facendo arrossire la meccanica. Pochi minuti dopo,quando tutti posarono i piatti a terra,Em e Joseph si misero a raccoglierli,mentre la meccanica dai capelli rosa chiedeva: -Allora,una volta che Kidd avrà finito con le armi cosa farete? Avete un piano?-. Il corvino si limitò ad alzare le spalle,prima di rispondere. –Prima di fare un piano,ci serve una direzione e per avere una direzione ci servono informazioni-. Em portò lo sguardo sul cacciatore di taglie,guardandolo in maniera interrogativa. –E da chi andrete a raccogliere le informazioni?-. Joseph tornò a sedersi sul divano,dopo aver posato le stoviglie sulle scale che portavano ai piani superiori,rispondendo in un sospiro. –Dall’unico uomo che riesce a raccogliere informazioni sul mondo divino e che non mi vuole uccidere o imbrogliarmi per farmi uccidere-. L’espressione della ragazza rimase dubbiosa per un paio di secondi,per poi illuminarsi. –Chiederai delle informazioni a Marco! Beh,scommetto che sarà contento di rivedere suo figlio-. A quelle parole tutti,tranne Kidd si voltarono a fissare Em. I semidei la guardavano sbalorditi e confusi,mentre sul volto di Joseph si leggeva un chiaro messaggio: “Perché dovevi parlare!”. Piper fu la prima a riprendersi e a parlare. –Scusate,ma… credevo che Joseph fosse figlio di Thanatos,non di questo Marco-. Il pistolero rivolse un ultimo sguardo seccato all’amica,prima di parlare. –Infatti è così; Thanatos è mio padre ma l’uomo di cui stiamo parlando,Marco Ortiz è il mio patrigno-. Percy posò uno sguardo interrogativo sul nuovo alleato,sperando che la risposta alla sua domanda sarebbe stata positiva. –Quindi… tua madre si è sposata con un mortale?-. Joseph si strofinò la fronte,i ricordi che si facevano strada per riemergere dalle profondità in cui li aveva ricacciati. –Vorrei fosse così,ma la storia è un po’ più complicata e triste-. Gli otto semidei lo guardarono in una muta domanda collettiva: “Ti va di raccontare o preferisci tenerlo per te?”. Il cacciatore di taglie sondò gli sguardi di ognuno,comprendendo che gli interessava davvero e che poteva fidarsi di loro,raccontando la sua storia. –Mia madre… era un angelo. Non ce n’erano altre come lei: premurosa,amorevole e gentile,tuttavia la persona più caparbia,coraggiosa e testarda che si potesse incontrare. Come al solito però,le persone migliori sono quelle che gli inferi reclamano per prime. Le diagnosticarono un tumore inoperabile al cervello,che la uccise quando io avevo solo undici anni. Marco era un amico di famiglia di lunga data,proveniente dal Messico che aveva perso tutta la sua famiglia eccetto la figlia,Leena; ero abituato a chiamarlo “zio Marco”. Poco dopo la morte di mia madre,lui mi adottò e si prese cura di me. Questo però non mi impedì di diventare quello che genitori e insegnanti chiamano un “pessimo soggetto”. Facevo a pugni con chiunque mi provocasse o mi prendesse in giro,col risultato che Passavo la maggior parte delle notti in una cella. A un certo punto Marco ricorse a una misura estrema. Lui gestisce questo locale, il “Los Desperados”. A quei tempi c’era un uomo,Jesse,che era un cliente abituale,oltre che un amico di vecchia data di Marco. Era un cacciatore di taglie del Texas,famoso per la sua mira impeccabile e per la velocità nello sparare: riusciva a svuotare il caricatore di un revolver 500 magnum in meno di due secondi. Non sapendo cosa fare,Marco mi affidò a lui,sperando che mi avrebbe raddrizzato. Passai quattro anni nel deserto ad imparare a sparare,sviluppando la sua stessa mira e velocità nello sparare. Quando tornai a casa Marco era stupito di quanto fossi cambiato: Jesse non mi aveva insegnato solo a sparare o a combattere,mi aveva anche insegnato che ogni uomo,per essere tale,deve seguire un codice. Io ereditai il suo: “Chi è forte protegge se stesso,chi è più forte protegge chi non può farlo”. Lavorammo insieme per due anni,come soci,prima che Jesse decidesse che era ora che iniziassi a cavarmela da solo e a farmi un nome per conto mio. Da quel momento decisi che nessuno mi avrebbe più temuto per chi erano i miei avi o per chi mi aveva addestrato,mi avrebbero temuto per chi ero. E così sono diventato ciò che sono-. Tutti i presenti osservarono in silenzio il pistolero,a disagio sotto quegli sguardi. Il corvino si alzò sfregandosi le mani e tirando fuori le pistole. –Beh,ora basta con i racconti; meglio continuare a fare un po’ di esercizio-. Prima che potesse allontanarsi troppo,Percy si alzò e gli pose un’unica domanda: -Come si chiamava? Tua madre?-. Il ventisettenne si fermò e senza nemmeno guardare il figlio di Poseidone rispose: -Si chiamava Aina-. Il pistolero proseguì,controllando che le pistole fossero cariche e ricominciò a sparare contro i bersagli,mentre i semidei lo imitavano e Kidd ed Em portavano le stoviglie in cucina,per poi proseguire con i loro compiti.
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore ritardatario:
 
Ehilà! Lo so,ve lo state chiedendo: da chi è arrivata la minaccia di morte per convincermi a finire il sesto capitolo? Non ve lo posso dire,ma sappiate che indossa un’adorabile uniforme da generale sovietico. E credetemi: è munito di una bella nave da guerra russa… doppio senso non voluto. Ma ad ogni modo,finalmente scopriamo una buona parte del nostro Joseph. Ma ci sono ancora molti buchi: Chi è l’essere che possiede la maschera? Come ha fatto Joseph ad entrarne in possesso? Tutte cose che si scopriranno più avanti,se continuerete a seguire questa serie. Inoltre,ditemi se avete capito qual'è il cognome del pistolero che ha addestrato Joseph (Indizio: è preso dalla stessa opera da cui ho preso il concept di Emily. Non preoccupatevi per il Tonight show: pubblicherò il nuovo episodio fra poche ore! Lasciate tante recensioni e ditemi cosa pensate della mia storia. Come al solito,qui Olimponero,passo e chiudo!!!

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