one day i'll see the world behind my wall

di Sara163
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11 ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***


Stavo facendo un bel sogno, quando puntualmente la mia sveglia si mette a suonare come impazzita alle 6.30 del mattino, la spengo controvoglia e mi alzo dal letto, con la velocità di un bradipo vado in bagno, mi lavo, mi infilo dei jeans strappati, una maglia dei miei adorati Guns N’ Roses, mi trucco mettendo una sottile linea di eye-liner e decido di lasciare i miei lunghi capelli blu sciolti sulle spalle. Dato che erano già le 7.45 e rischiavo di arrivare in ritardo a scuola come al solito, non feci in tempo a fare colazione, per cui mi misi un biscotto in bocca, le cuffie nelle orecchie, zaino in spalla e corsi fuori dalla porta di casa.
Continuavo a pensare che alla prima ora avrei avuto la verifica di inglese e come al solito avevo studiato poco e niente, che poi dico io, siamo in Germania, perché devo imparare l’inglese per forza? Mentre ero assorta nei miei pensieri e con la musica ad un volume esagerato nelle orecchie quasi mi venne un infarto quando qualcuno mi fece lo sgambetto; stavo già per girarmi e cominciare ad insultare il simpaticone quando mi accorsi che era il mio amico Aaron, chitarrista del mio gruppo, che se la rideva di gusto guardando la mia espressione che era un misto di incazzatura e di “mi hai appena fatto venire un infarto”. Quando assunsi un’espressione più intelligente riuscii a biascicare un

–Buon giorno anche a te Aaron-

 e quando il mio suddetto “amico” smise di ridere per la mia faccia sconvolta mi diede il buon giorno a sua volta e aggiunse

– Oggi pomeriggio verrai al box per fare le prove, Abigail?-

perché si: io cantavo in un gruppo musicale, gli risposi affermativamente tirando fuori l’iphone dalla tasca della giacca e guardando il display tirai un urlo, al che Aaron si girò a guardarmi sbigottito: ero in ritardo di 30 minuti! Addio verifica di inglese, l’avrei recuperata ilo giorno seguente.
Poco dopo io e Aaron arrivammo davanti al cancello della nostra scuola e dato che oramai entrambi avevamo perso la prima ora di lezione ci sedemmo sul marciapiede a fumarci una sigaretta e parlando delle canzoni che avremmo provato quel pomeriggio. Alle 9.00 entrammo a scuola, ci salutammo e ognuno si diresse verso le rispettive classi; appena entrai nella mia fantastica 5M (classe terribile popolata principalmente da arpie fissate con i pettegolezzi ) mi diressi subito verso la mia migliore amica Emily, una ragazza sempre allegra e con vivaci capelli rosa perennemente scompigliati, l’unica che si salvava in mezzo a tutte quelle oche, appena mi sedetti all’ultimo banco di fianco a lei cominciò subito a tempestarmi con un sacco di rimproveri  riguardanti il fatto che io avessi saltato la verifica, io le risposi con un semplice

–Emily, ti adoro e lo sai ma quando ti comporti come se fossi mia madre proprio non ti sopporto-

detto questo lei subito replicò

 –Abigail, lo sai che lo faccio solo perché mi preoccupo per te, ultimamente stai saltando spesso scuola-

dopo ciò io stetti zitta, era vero, ultimamente non riuscivo a dormire bene la notte e per questo motivo la mattina facevo fatica ad alzarmi dal letto e di conseguenza arrivavo  tardi a scuola, saltando perennemente la prima ora di lezione. Dopo poco Emily aggiunse:

-Comunque, lasciando perdere la mia paternale, hai sentito l’ultima novità?-

-Ti prego Emily, non starai cominciando a diventare come quelle oche delle nostre compagne di classe spero-

Le risposi io

-Ma no scema! Fidati che questa notizia sicuro ti piacerà-

 finito di dirmi ciò le chiesi di continuare:

 -Mentre tu eri a farti beatamente i cazzi tuoi durante la prima ora, hanno appeso un nuovo annuncio alla bacheca in corridoio, che esorta tutte le persone che hanno un gruppo musicale, suonano o cantano, di registrare un video in cui eseguono  una canzone, World Behind my Wall mi pare, una cosa così, e pubblicarlo sul sito della scuola, c’è scritto anche che si possono vincere un mucchio di soldi più il soggiorno nella scuola del vincitore della band a cui appartiene questa canzone, che sinceramente non ne ricordo il nome.-

Se mi era rimasto ancora un minimo di abbiocco mi svegliai completamente; soldi, si parlava di un sacco di soldi e io ero in arretrato con l’affitto, mantenere voti decenti a scuola, fare qualche lavoretto e riuscire a pagare le spese non era facile per una ragazza di appena 19 anni; mi precipitai fuori dalla classe, quando raggiunsi il corridoio cercai subito l’annuncio e quando lo trovai lessi che il vincitore avrebbe ricevuto la cospicua somma di 1000 euro, non era poi molto ma almeno sarei stata a posto con l’affitto e le spese per un po’; continuando a leggere vidi anche che la band al completo, Tokio Hotel, una cosa così, sarebbe andata nella scuola del vincitore/vincitrice per tre intere settimane a frequentarne i corsi.
Dopo aver terminato di leggere l’annuncio presi la mia decisone, chissene frega di quella band, mi servivano soldi, quel pomeriggio sapevo che canzone avrei provato al box con il suo gruppo.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


-Ma che roba è questa?-

Si mise a dire Aaron tenendo in mano il testo di World Behind my Wall e guardandomi con aria stranita

-E secondo questi Tokio Hotel questo sarebbe rock? A me sembra più un pop sdolcinato-

Io e gli altri ragazzi della band non ne potevamo più, era almeno la decima volta che il chitarrista si lamentava riguardo al testo della canzone che avremmo dovuto suonare, lui era sul genere metal, infondo era comprensibile che trovasse moscia questa melodia, ma adesso basta!

–Senti Aaron, è tutto il pomeriggio che ne parliamo, io ho bisogno di quel premio, e poi guarda il lato positivo: se vinceremo noi ognuno avrà la sua parte, non ti va di guadagnare un po’ di soldi?-

Gli dissi con aria supplichevole, ma niente

-Certo Abigail che mi va di avere qualche soldino in più, ma questa roba è veramente terrificante!-

A questo Punto Carl, il batterista, stanco anche lui delle lamentele dell’amico, intervenne dicendo:

-Ascolta Aaron; o metti le mani su quelle fottute corde o se no uso te al posto della grancassa, decidi tu.-

Detto questo il chitarrista sbuffando cominciò ad eseguire le prime note di quella benedetta canzone, seguito da Carl, e da Jessica alla tastiera; dopo un breve intro cominciai a cantare leggendo le parole del testo; infondo a me non dispiaceva nonostante  fossi più per il rock e per i classici, le parole erano molto belle e altrettanto era la voce del cantante.
Suonammo World Behind my Wall per un paio d’ore, al termine delle prove uscimmo tutti fuori dal box; Aaron e Carl si misero a dire quello che pensavano riguardo alla canzone, mentre io mi misi di fianco a Jessica e mi accesi una sigaretta, giusto il tempo di rimettere via il pacchetto che subito quella scroccona della mia amica mi chiese di offrirgliene una, io gliela tirai fuori  svogliatamente e gliela porsi insieme all’accendino, dopo avermi ringraziata ed averla accesa si mise a parlare

-Sai Abigail, dopo che mi hai parlato di questo concorso a cui hai deciso di partecipare  ho fatto qualche ricerca online riguardo a questi Tokio Hotel e indovina un po’? Sono praticamente nostri coetanei, hanno solo qualche anno più di noi!-

e io, con la mia solita gentilezza, le risposi

–Cavolo Jess, penso che se non me l’avessi detto non avrei dormito questa notte-

e detto ciò mi beccai uno scappellotto dalla tastierista:

-Abigail sei sempre la solita-.

Dopo una buona mezzora di chiacchere ci salutammo tutti e mentre tornai a casa misi le mie fidate cuffie e scelsi una canzone di Marilyn Manson, Coma White, la mia preferita; il box di Aaron dove provavamo fortunatamente non era molto distante dal mio appartamento, tornai per le 20, ero stanca morta e con nessuna voglia di cucinare, così decisi di ordinarmi una pizza; appena misi giù il telefono qualcuno suonò alla porta, era Emily, spesso veniva a casa mia senza preavviso dato che abitavamo nello stesso palazzo, eravamo sempre insieme, sia a casa che a scuola.

 –Hey!-

mi salutò la mia migliore amica con il suo solito tono allegro lanciandosi praticamente a peso morto su di me e stritolandomi in uno dei suoi “abbracci”, se così si possono definire

- Emi, lo sai che anche se sei magra non sei leggera come una piuma, vero?-

 le dissi cercando di spostarla, e lei

 –Uff, come sei scontrosa, c’è una cosa chiamata affetto, ricordi? Dopo Derek sei diventata molto più fredda anche con me-

 perché si, io, la scontrosa Abigail, non sono sempre stata così, Derek era il mio ex ragazzo, l’unico di cui io mi sia mai innamorata seriamente, dopo averlo scoperto a tradirmi ho chiuso tutti i rapporti con lui e da allora sono stata più distante con tutti per paura di affezionarmi più del dovuto, anche con la mia migliore amica, ma mi sono ripromessa di cambiare questo mio atteggiamento.

-Hey, bella addormentata, ci sei? Ti sei messa a fissare il vuoto-

 mi disse Emily, e io tornando in me la feci finalmente entrare in casa richiudendo la porta alle sue spalle.

 –Allora? Che cosa vuoi mangiare sfruttatrice di appartamenti altrui?-

 le dissi ironica

- Io mi sono ordinata la pizza, se vuoi richiamo e ne faccio portare una anche per te-

 lei mi rispose negativamente e mi disse che si sarebbe preparata  qualcosa, così andò in cucina e si mise a tirare fuori pentole varie e io pensai che prima o poi mi avrebbe smontato la casa.
Mangiammo tranquille e dopo cena scelsi un film horror, li ho sempre adorati anche se a Emily non piacevano per niente, ogni volta che la obbligavo a vederne uno con me mi si attaccava tipo cozza e stringeva un cuscino al petto e sempre sul più bello io la facevo spaventare, lei urlava e cominciava a colpirmi a suon di cuscinate mentre io scappavo ridendo dandole della fifona; tutto ciò successe anche questa volta. Dopo il film lei decise, senza neanche consultarmi, che sarebbe rimasta a dormire da me dicendo che i suoi erano fuori casa e che per colpa mia si era spaventata a morte;  così mi diressi nella mia amatissima camera tappezzata di poster di gruppi rock e da sotto il mio letto ne tirai fuori un altro dove avrebbe dormito la mia amica, fatto questo mi diressi in bagno per sistemarmi e mettermi il pigiama; una volta uscita trovai Emily in camera mia, seduta sul suo letto,  con una delle mie tute addosso (adesso oltre all’appartamento e al mio cibo mi fotte pure i vestiti) intenta a guardare qualcosa sul mio computer, così mi sedetti di fianco a lei e le chiesi che cosa stesse facendo

-Mio dio Abigail, guarda qui, questa è una foto dei componenti dei Tokio Hotel, è bellissimo il ragazzo con i cornrows!-

mi disse una Emily decisamente, come dico io nel mio gergo molto fine, morta di cazzo

- Ma dai Emi, non ci credo che ti piace un tipo con quei cosi in testa e che si veste cinque taglie in più della sua, piuttosto preferisco quello al centro alto vestito di nero-

le risposi io

 -Aah non cambierai mai, ti sono sempre piaciuti i ragazzi un po’ dark-

mi rispose lei con sguardo decisamente malizioso, io in tutta risposta divenni leggermente rossa sulle guance e stetti zitta, anche Derek si vestiva in quel modo, per questo mi aveva colpita fin dal primo momento;

 -Comunque il tizio vestito di nero si chiama Bill, invece il figone è Tom, il primo è il cantante del gruppo e il secondo il chitarrista, sono gemelli-

 poi si mise ad indicare con il dito sullo schermo un ragazzo dai capelli più lisci persino dei miei

– E questo c’è scritto che si chiama Georg, è il bassista-

 poi indicò un altro ragazzo sullo schermo, un po’ grassottello ma non molto, con grandi occhiali e capelli corti biondi,

-E questo si chiama Gustav se non sbaglio, è il batterista-

 concluse la mia amica.

-Beh Emi, grazie per la lezione su un gruppo di “musicisti” che probabilmente non incontrerò mai-

 le dissi, e lei mi rispose che non potevo saperlo e che magari il concorso avrei anche potuto vincerlo, ma sinceramente io non ci speravo più di tanto, voglio dire, bravi eravamo bravi ma non so fino a che punto e poi molte scuole avevano aderito alla partecipazione di questo concorso.
Andammo avanti a parlare ancora un po’, dopo di che ci mettemmo a letto verso mezzanotte e mezza, ero distrutta, ma sapevo che il giorno dopo non avrei fatto tardi a scuola perché Emily mi avrebbe buttata giù dal letto, quindi mi addormentai, pensando alla verifica di inglese che avrei dovuto recuperare quel giorno e, stranamente, anche a quel Bill di cui io e la mia amica avevamo  parlato poco prima.
 
 
 
 
 
Ciao a tutti! Spero che questi due capitoli vi siano piaciuti, se vi va scrivete delle recensioni, sono curiosa di sapere quello che ne pensate J
 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


-Muoviti Abigail, o rischierai di fare tardi anche questa mattina!-

Si mise ad urlarmi in un timpano quella pazza della mia amica, erano solo le 6.00 del mattino e la scuola sarebbe cominciata alle 8!

-Eddai Emily, è prestissimo, le lezioni cominciano tra tre ore-

Le dissi coprendomi la testa con il lenzuolo

-E’ no mia cara, adesso ti alzi che ora che ti lavi, ti vesti e fai colazione sicuro si faranno le 7.30, ci vogliono trenta minuti per arrivare a scuola e ricordati che devi anche recuperare la verifica!-

Bene, non c’era tempo per discutere con quella che doveva essere la mia migliore amica ma pareva più come una madre asfissiante, mi alzai svogliatamente dal mio adorato letto e mi diressi in bagno, quando finii di prepararmi scesi per mangiare qualcosa con Emily e ci incamminammo verso suola.
La verifica di inglese non era andata poi tanto male e il resto della giornata scolastica trascorse molto lentamente; al termine delle lezioni una delle oche della mia classe si avvicinò al mio banco e cominciò a parlarmi:

-Ciao Abigail-

mi disse con tono di superiorità

 -Ho sentito che hai deciso di partecipare a quel concorso, spero che vincerai perché non voglio perdermi l’occasione di avere quei ragazzi in classe per ben tre settimane! Sono tutti e quattro così belli che c’è l’imbarazzo della scelta-
.
 -Non lo so Catherine, registreremo il nostro video verso la fine di questa settimana, lo saprai a breve se potrai scoparti quei quattro bambolotti, tranquilla-

E detto questo presi il mio zaino e mi diressi fuori dalla classe con Emily subito dietro; le mie compagne erano davvero insopportabili, tutte fissate con vestiti firmati e ragazzi, direi che le cose importanti sono altre ma questo è solo il mio punto di vista. La mia amica mi risvegliò dai miei pensieri:

 -Ehi Abigail, ma di cosa voleva parlarti prima Catherine?-

 -Niente di particolare-

 le risposi io

 -Stava solo cercando di capire, nel caso in cui noi vincessimo il concorso, chi si porterà a letto per primo di quei quattro tizi-

A questo punto Emily esplose in una fragorosa risata e io mi unii a lei, ormai eravamo abituate a ridere delle cazzate di cui parlavano le nostre compagne di classe.
Sulla strada di ritorno io e la mia migliore amica incontrammo Aaron, che mi chiese se quel pomeriggio sarei andata al box per provare di nuovo quello “scempio” di canzone, come la definiva lui, io gli risposi affermativamente; così tornai a casa, pranzai velocemente nel mio appartamento insieme ad Emily e studiammo un po’. Verso le 17.30 ci salutammo, lei tornò a casa sua e io mi diressi verso il box del chitarrista, avremmo dovuto sbrigarci a preparare la canzone, la data di scadenza era stata fissata verso la fine della settimana ed erano rimasti pochi giorni per sistemarla.
Le prove proseguirono bene se non per quelle volte in cui Aaron si lamentava e Carl lo minacciava, ma ero sicura che saremmo stati pronti entro quel giovedì e così fu. Quel pomeriggio mi diressi in una sala insonorizzata che io e i membri del gruppo avevamo affittato per registrare il nostro video; anche Emily era venuta con noi, armata di videocamera pronta per filmarci. Il video riuscì bene, nonostante tutto eravamo riusciti a produrre qualcosa di decente; così lo caricammo sul sito, avremmo avuto i risultati il giorno seguente, siccome ero parecchio nervosa quella notte feci fatica ad addormentarmi, come al solito d’altronde.
Il giorno seguente mi alzai stranamente in orario; decisi di indossare una maglia degli Iron Maiden, una gonna nera corta sopra il ginocchio, delle calze a rete e le mie amatissime converse, misi eye-liner, rossetto nero e lascia i capelli sciolti; ero molto agitata, presto avrei saputo se quel mese sarei riuscita a pagarmi l’affitto tranquillamente o se avrei dovuto fare gli straordinari come cameriera nel locale in cui lavoravo il fine settimana. Non feci colazione e uscii di casa, andando a suonare il campanello di Emily all’appartamento di fronte al mio; mi aprì la mia amica tutta sorridente

-Wow, sempre vestita molto allegra eh?-

mi disse squadrandomi dalla testa ai piedi

-E tu sempre molto pignola, giusto? Dai muoviti che altrimenti faremo tardi-

le dissi io

-E da quando ti preoccupi di arrivare in orario a scuola?-

-Da quando voglio sapere se ho vinto quei soldi o no-

le risposi, e così dicendo ci incamminammo insieme verso la nostra scuola; la prima ora la passai ad ascoltare musica, tanto c’era la lezione di letteratura, potevo anche permettermi di non seguire con attenzione, quando ad un certo punto mi arrivò una gomitata da Emily, mi girai lentamente guardandola male e chiedendole perché l’avesse fatto, e lei tutta eccitata mi disse di togliermi le cuffie perché era appena arrivata la circolare su cui erano scritti i nomi dei vincitori del concorso.
 A questo punto mi levai entrambe le cuffie alla velocità della luce prestando ascolto per la prima volta in vita mia alla proff di letteratura, che svogliatamente e con una lentezza allucinante prese la circolare in mano e cominciò a parlare:

-E il vincitore del concorso è…-

Ma non poteva leggere più veloce quella vecchiaccia? Mi stava facendo salire l’ansia

-Abigail Schmidt e il suo gruppo!-

Tutti gli occhi delle mie compagne di classe erano puntati su di me, non ci potevo credere, io, Aaron, Carl e Jess avevamo vinto veramente.


 
 
Eccomi! Sono tre giorni che pubblico un capitolo dopo l’altro, sono piena di idee, spero che vi piacciano e se vi va lasciatemi qualche recensione, mi farebbe molto piacere J

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 ***


Rimasi per un po’ imbambolata a fissare la professoressa quando Emily si lanciò addosso a me stritolandomi e urlando

-Ce l’hai fatta alla fine eh!-

Tutte le mie compagne di classe cominciarono a lanciare gridolini di gioia, non perché erano felici per me, sia chiaro, semplicemente perché sapevano che sarebbero state a stretto contatto con i Tokio Hotel per molto tempo. Al suono della campana dell’ultima ora io e la mia migliore amica ci dirigemmo velocemente verso la classe di Aaron, che appena mi vide esclamò

-Hai sentito Abigail? Abbiamo vinto! Tu potrai pagarti l’affitto tranquillamente e io avrò finalmente i soldi per comprarmi un nuovo amplificatore!-

Io annuii con convinzione; ero veramente contenta, ma comunque oltre al premio in denaro avrei dovuto avere accollate quattro star, io non ero nemmeno una loro fan, per cui non sapevo come comportarmi ma non mi soffermai a rifletterci più di tanto, alla fine li avrei solo avuti in classe o magari nemmeno quello dato che, avendo vinto anche Aaron, avrebbero potuto benissimo sistemarli in classe con lui.

-Dobbiamo festeggiare!-

Si mise a dire Emily saltellandomi intorno felice, io e il chitarrista rispondemmo affermativamente e così, dopo aver chiamato  Carl e Jessica e dato loro la buona notizia, decidemmo di andare tutti all’Alex, il bar che si trovava sotto il palazzo dove abitavamo io ed Emily.

-Ah ragazzi, non ci posso credere, peccato solo che quei quattro non possano venire a stare con me dato che la mia scuola non ha aderito a questo concorso-

Disse Jess con sguardo affranto sorseggiando lentamente la sua Corona

-Eddai Jessica non fare così, riuscirai a incontrarli comunque,  sicuramente Aaron e Abigail ce li presenteranno non preoccuparti-

Le rispose Carl per tirarla un po’ su di morale

-Beh, io di sicuro meno ci parlerò e meglio sarà, già partiamo male dato che non mi piace per niente la loro musica-

Disse Aaron, beccandosi una leggera spinta da me ed Emily che in contemporanea alzammo gli occhi al cielo, possibile che non facesse altro che lamentarsi quel ragazzo? Avevo già capito che quei quattro avrei dovuto sorbirmeli io, in effetti l’idea un po’ mi preoccupava.
Il pomeriggio trascorse tra risate e battute; vero le 18 io salutai i miei amici e tornai al mio appartamento, mi struccai, misi una tuta comoda e accesi il computer aprendo subito Netflix. Cominciai a guardare qualche serie tv a caso quando il mio iphone si mise a squillare: era un numero che non conoscevo:

-Buona sera, parlo con la signorina Schmidt?-

-Si, sono io… Chi parla?-

Risposi

-Sono David Jost, il manager dei Tokio Hotel, volevo informarla che Bill, Tom, Georg e Gustav arriveranno nella sua scuola tra un paio di giorni, ovvero lunedì-
.
Rimasi un attimo zitta senza dire nulla, ma perché aveva chiamato proprio me? Non poteva telefonare ad Aaron? Infondo anche lui era della mia scuola ed aveva vinto
.
-Ah, d’accordo, grazie per avermi informata-

Dissi al manager, poi aggiunsi

-Potrei farle una domanda?-

Lui mi disse di si e mi incitò a continuare

-Come mai  ha deciso di farli partecipare a questo tipo di concorso? Voglio dire, a quanto so loro sono molto famosi, perché mandarli in una scuola a fargli seguire corsi che probabilmente avranno già fatto dato che hanno 21 anni?-

Si lo so, sono sempre stata molto diretta, ero curiosa, volevo sapere

-Le dirò, in realtà è stata un’idea di Tom e gli altri tre l’hanno subito seguito a ruota, hanno appena terminato un tour in Italia e volevano provare a fare qualcosa di nuovo e io gli ho lasciato campo libero dato che mi sembrava un’idea divertente farli comportare come ragazzi normali e non come star-

Si certo, un’idea divertente, per me non lo era molto. Parlammo ancora per qualche minuto e poi riattaccai.
Trascorsi quel fine settimana come al solito, studiai, feci le faccende di casa, uscii con i miei amici e la sera andai a lavorare al ristorante. Il lunedì arrivò più velocemente del previsto, quel giorno mi alzai relativamente presto, non avevo voglia di truccarmi molto, così optai solo per un po’ di ombretto nero che mise in risalto i miei occhi color ghiaccio e il mascara, misi jeans strappati in più punti e un felpone nero dei Black Veil Brides, un altro dei miei gruppi preferiti. Stavo per andare in cucina e fare colazione quando qualcuno suonò il campanello; subito pensai che fosse Emily che voleva fare la strada per andare a scuola insieme a me, così urlai un

-Emi entra che tanto è aperto!-

Ma quando la porta si aprì mi apparvero davanti i Tokio Hotel al completo

-Ciao! Tu devi essere Abigail, la vincitrice del concorso, io sono Bill-

Mi disse porgendomi la mano un ragazzo truccato persino meglio di me e  con una cresta nera che lo faceva sembrare ancora più alto di quanto già fosse. Sinceramente? Era ancora più bello che in foto, ma non lo avrei mai ammesso neanche sotto tortura, non mi piaceva sbavare dietro a creature irraggiungibili come lui, o anche alle persone in generale.  Gli strinsi la mano e dopo si presentarono anche tutti gli altri membri del gruppo.

-Bene! Ora che abbiamo fatto la tua conoscenza, dove mettiamo i nostri bagagli bellezza?-

Mi chiese il tizio con i cornrows, Tom.

-Primo non chiamarmi bellezza; e secondo: quali bagagli scusate?-



 
Ciao a tutti! Spero che anche  questo capitolo vi piaccia e che le recensioni sono sempre ben accette!

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***


-Hey ma perché mi guardi con quella faccia? Che ho detto di strano?-

Mi chiese con fare innocente il chitarrista dei Tokio Hotel. Cioè, e me lo chiedeva pure che cosa aveva detto di strano? Quei quattro stavano seriamente pensando di passare tre settimane in casa mia e, soprattutto, a mie spese? No no, si sbagliavano di grosso.

-State scherzando, in casa mia non c’è spazio per tutti quanti e poi non ho assolutamente i soldi per fare la spesa e prendere da mangiare anche per voi e in più sul modulo del concorso non c’era scritto che avrei dovuto ospitarvi a casa mia!-

Okay, stavo seriamente cominciando a sclerare, a questo punto sarebbe stato meglio che non avessi vinto.

-Ah, a proposito di soldi-

Disse Georg

-Bill, dalle il suo assegno-.

Il vocalist estrasse dalla tasca della sua giacca di pelle nera l’assegno, il mio tanto atteso premio di mille euro, e me lo porse sorridendomi, io subito lo presi in mano e andai a riporlo con cura in un cassetto, in seguito sarei andata a prelevare i soldi in banca e li avrei divisi con i componenti della mia band. Quando tornai all’ingresso i ragazzi erano ancora li che mi fissavano attendendo che io dicessi qualcosa.

-Sentite-

Cominciai

-Per il momento lasciate i bagagli qui in casa, ora dobbiamo andare a scuola che altrimenti arriverò in ritardo anche oggi, poi penserò ad una soluzione per voi-.

Detto questo mi diressi verso la porta e quando l’aprii mi trovai di fronte ad Emily

-Abigail dio santo vuoi arrivare in ritardo ancora? Sei veramente un’irresponsabile e…-

Quando si accorse che non ero sola si zittì immediatamente ed esclamò

-Oh porco cazzo! Ma sono arrivati, cioè sono qui, oddio, potevi anche avvertirmi però!-

Mi disse continuando a spostare i suoi occhioni da cerbiatto da me ai quattro ragazzi che la guardarono ridendo sotto i baffi.

-E menomale che poi sono io la ragazza poco fine e che utilizza un linguaggio “scurrile”, come lo definisci tu-

Le dissi io con una nota di vittoria nella voce. Dopo di che la mia amica cominciò ad arrossire violentemente e chiese scusa ai ragazzi che si stavano trattenendo dal non scoppiare a riderle in faccia ed in seguito si presentarono per bene anche a lei.

-Okay, ora che ci siamo conosciuti tutti direi che è ora di andare a scuola, altrimenti arriveremo davvero in ritardo-

Disse Gustav, tra i quattro sembrava quello più serio.
Per strada non parlammo molto, eravamo tutti abbastanza in imbarazzo: io per aver rischiato di sclerare contro i Tokio Hotel perché volevano restare a casa mia, loro per il modo non molto cortese in cui li avevo trattati ed Emily per la colossale figura di merda fatta poco prima.
Quando arrivammo a scuola dissi ai ragazzi e alla mia amica di aspettarmi in corridoio perché io dovevo passare dalla segreteria per sapere se li avrebbero messi nella mia classe o in quella di Aaron:

-Buongiorno-

Dissi rivolta alla segretaria

-Sono Abigail Schmidt, la vincitrice del concorso musicale, vorrei sapere a che classe sono stati assegnati i Tokio Hotel-

-Sono stati assegnati tutti e quattro nella sua classe signorina Schmidt dato che Aaron è passato di qui qualche giorno fa richiedendo esplicitamente che non venissero messi in aula con lui-

Dannato Aaron, questa me l’avrebbe sicuramente pagata cara, okay che non sopportava la loro musica ma questo era troppo. Ringraziai la segretaria mentre nella mia testa cominciavo a progettare l’omicidio del mio chitarrista e tornai in corridoio dai ragazzi; dissi loro che sarebbero stati tutti in classe con me e così feci strada: mentre percorrevamo le rampe di scale e i corridoi per arrivare al nostro piano almeno una ventina di ragazze aveva fermato i Tokio Hotel chiedendo loro autografi e foto, li avevo conosciuti solo da un paio d’ore e già non ne potevo più; che poi, con quale forza di volontà riuscivano a dar retta a tutta quella gente urlante che pareva posseduta dal diavolo in persona? Bah, io li avrei già mandati tutti a quel paese, altro che foto e autografi.
Quando entrammo in classe tutte le mie compagne si zittirono all’istante cominciando a fissarli; Tom fece l’occhiolino ad alcune di loro che subito arrossirono e cominciarono a sventolarsi con dei fogli di carta, tipico di quelle galline, che schifo, mentre  gli altri tre accennarono qualche sorriso e si sedettero sulla fila di banchi di fronte al mio e a quello di Emily. Durante tutta la giornata scolastica io mi comportai normalmente, ovvero sonnecchiando di tanto in tanto, facendo finta che quattro non esistessero, ma finita l’ultima ora tornai alla realtà a causa del casino allucinante che stavano facendo tutte quelle oche attorno ai banchi dei Tokio Hotel e a giudicare dalle espressioni dei ragazzi non vedevano l’ora di togliersele di torno e tagliare la corda, sinceramente mi facevano quasi pena; così mi alzai di scatto dal mio posto e sbattei una mano sul banco più forte che potevo, a questo punto tutti quanti si voltarono nella mia direzione

-Sentite-

Cominciai io

-Sono appena arrivati, non vedete che sono stanchi? Avrete tre settimane per vederli tutti i giorni, non c’è bisogno di asfissiarli in questo modo, anche perché, sapete, se loro cominceranno a pensare che siete troppo appiccicose di sicuro non riuscirete mai a portarveli a letto-.

Detto ciò le mie compagne mi guardarono tutte imbestialite, Emily mi osservò come se avesse visto la madonna  e Bill, Tom, Georg e Gustav come per dire “grazie, non ne potevamo più”; Bill sussurrò anche all’orecchio del gemello una cosa tipo

-Non è per niente male, ha carattere-

E il chitarrista sorrise malizioso.
Io mi colorai leggermente di rosa sulle guance; che stava succedendo? Eh no, Abigail Schmidt non arrossisce per niente e nessuno!
Quando finalmente riuscimmo ad uscire da quella giungla, anche più comunemente chiamata scuola, incontrammo Aaron che mi vide e fece finta di niente, io mi staccai un momento da Emily e dai ragazzi e lo raggiunsi

-Ma guarda un po’ chi si vede! Proprio te stavo cercando-

Gli dissi guardandolo in cagnesco

-Io? E perché mai stavi cercando proprio me?-

Rispose lui con la stessa espressione di un cane bastonato

-Lo sai benissimo il perché! Sei andato in segreteria a dire che non li volevi in classe, certo che sei proprio infantile, a me non dispiace che li abbiano messi nella mia sezione ma non c’era bisogno di arrivare a tanto-

-Scusami Abigail… Hai ragione, ho esagerato, mi dispiace, è solo che proprio non li sopporto a pelle, capisci?-

Mi disse lui; io non risposi e girai i tacchi, sese, tutte scuse, semplicemente non aveva voglia di fare la balia, cosa che sarebbe toccata invece a me, bell’amico.
Quando finalmente arrivammo al mio palazzo salutammo Emily che entrò nell’appartamento di fronte al mio, poi feci entrare i Tokio Hotel in casa, chiusi la porta e cominciai a fissarli incrociando le braccia sotto il seno:

-Bene, adesso parliamo del fatto che volete restare in casa mia per tre settimane-.
 

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 ***


-So che non era scritto da nessuna parte che noi dovessimo rimanere nella casa del vincitore, in realtà è stata un’idea che mi è venuta mentre stavamo venendo qui… C’è qualche problema?-

Mi chiese Tom mettendosi un dito sotto il mento con fare pensieroso e assumendo un’autentica espressione da pesce lesso. Eccome se c’erano problemi! Era almeno mezzora che discutevamo di questa faccenda; di mandarli a calci in culo in un hotel non se ne parlava dato che quello più vicino si trovava a chilometri di distanza dalla scuola, casa di Emily era esclusa visto che lei abitava ancora con i suoi genitori che non le avrebbero mai permesso di ospitare quattro estranei, Aaron li detestava, quindi non mi era nemmeno passato per l’anticamera del cervello di chiedere a lui e Jessica e Carl abitavano troppo lontano e andavano in un altro istituto. L’unica soluzione possibile sarebbe stata effettivamente che io li ospitassi, pensandoci bene i posti letto li avevo ma…

-No, no e no! Come vi ho già detto non posso mantenervi!-

Sbraitai in preda all’esasperazione, con lo stesso tono che avrebbe usato una bambina di sei anni; a questo punto Bill, che era rimasto in silenzio per tutta la durata della nostra discussione, disse

-Ascolta, posso capire che non puoi pagarci anche le spese, se ti promettiamo che non combineremo guai, che ti aiuteremo in casa e anche a pagare tutto quello che ci servirà nei prossimi giorni, ci permetterai di restare? Infondo i soldi non sono un problema, possiamo pagare la nostra parte tranquillamente-

Mi disse il moro guardandomi con i suoi profondi occhioni marroni luccicanti… No aspetta, cosa cavolo avevo appena pensato?! Soldato Schmidt, al rapporto, non puoi farti rammollire da un ragazzo che ha lo stesso sguardo di un cucciolo di foca, coraggio! Ma nonostante tutte le martellate che mi stavo tirando mentalmente dalla mia bocca uscì un semplice e flebilissimo “okay” mentre fissavo imbambolata quegli occhi ambrati. Il vocalist fece un sorriso a 32 denti e a quel punto mi sciolsi, basta, dovevo darmi una regolata, così feci ritornare sul mio viso la solita espressione “nientemipuòtoccaresonofattadighiaccio” mentre anche gli altri componenti del gruppo esultavano felici della mia risposta.

-Si d’accordo state calmi, ora arriva il problema delle sistemazioni per la notte; dunque, due persone possono dormire in sala sul divano-letto, altri due in camera mia e io sull’altro divano, decidete voi chi dorme con chi-

Detto questo subito Georg e Gustav si guardarono negli occhi ed esclamarono all’unisono

-Io non dormo con Bill!-

Così ci girammo tutti verso il chitarrista che aveva ancora quel dannato dito sotto il mento e sembrava caduto in trance; quando si accorse che tutti noi lo stavamo fissando si risvegliò da quello stato catatonico

-Che c’è? Perché mi state fissando tutti quanti?-

Alchè io alzai gli occhi al cielo, ma proprio a me dovevano capitare dei decerebrati del genere? Non era umanamente possibile.

-Tom, tocca a te dormire con tuo fratello-

Gli disse Georg legandosi i lunghi capelli castani in una coda bassa e guardandolo tutto trionfante

-Assolutamente no! Io non dormo con Bill, quello tira calci a tutto spiano e poi sono anni che ci dormo insieme, datemi tregua-

Povero Tom, sembrava veramente terrorizzato all’idea di dover dormire per tutto il tempo con il suo “gemellino adorato”, anche se la situazione era abbastanza comica dal mio punto di vista, stavo beatamente sghignazzando sotto i baffi quando lo sguardo da trota bollita di Tom si posò su di me, alchè cominciai a sbiancare, aveva in mente qualcosa, lo si capiva benissimo

-Senti un po’ bellezza-

Cominciò pesce lesso/trota bollita, alias Tom Kaulitz

-Che ne diresti di fare una scommessa? Se vinco io ti toccherà dormire con quella sottospecie di anguilla agitata di Bill per tutto il tempo che resteremo qui, mentre se vinci tu potrai farmi fare tutto quello che vuoi per un giorno intero…-

Disse il tizio scemo con i cornrows, alias sempre Tom Kaulitz, facendomi un sorrisetto malizioso; ma che aveva quello in testa, la segatura per caso? In tutto questo si vedeva lontano un miglio che Bill stava ribollendo dalla rabbia e dalla vergogna, in fin dei conti si stava parlando di lui, e anche abbastanza in malo modo, incredibile, riusciva ad essere sexy anche con quell’espressione incazzata.

-Hei, vi ricordo che io sono qui e sento tutto quello che dite!-

Sbraitò il vocalist, guardando male i suoi tre compagni

-Ascolta fratellino, non è colpa di nessuno se mentre dormi diventi un calciatore professionista, noi ti vogliamo bene comunque!-

Disse mettendo le mani sui suoi gioielli, probabilmente per paura che il cantante sfoderasse uno dei suoi famosissimi calci alla Cristiano Ronaldo. Quando Tom vide che il fratello si era accasciato sul divano brontolando e che quindi non lo avrebbe picchiato (per il momento), tornò a fissare me

-Allora, ci stai tesoro?-

-Prima di tutto mi pare di averti già detto di non chiamarmi bellezza e neppure tesoro, mi fai venire la nausea, e secondo si, ci sto-

Già, io non rinuncio mai alle scommesse o alle sfide, amo vincere e stracciare gli altri, fa parte di me.
Dopo aver detto questa frase tutti si girarono a guardarmi, cucciolo di foca compreso; probabilmente erano convinti che non avrei accettato e che avrei mandato a quel paese Tom e invece no cazzo! Abigail Schmidt non perde mai.

-Perfetto, la sfida la deciderò io allora, Vediamo…-

Disse il maggiore dei fratelli Kaulitz tornando a mettere quel fottutissimo dito sotto il mento; promemoria per me stessa, nei prossimi giorni glielo avrei sicuramente tagliato mentre dormiva.

-Hai dell’alcool per caso?-

-Si… Dovrei avere un paio di bottiglie di vodka avanzate dall’ultima festa, perché, che hai in mente?-

-Mmh, interessante, facciamo così: il primo dei due che riesce a scolarsela tutta vince.-

Oh cazzo, ero nella merda, io non ero mai stata brava a reggere l’alcool, ero uno scricciolo, pesavo poco e di conseguenza partivo subito anche con un solo drink, mannaggia a me e alla mia testardaggine, ma oramai era troppo tardi per tirarsi indietro, che figura ci avrei fatto altrimenti?

-Accetto-

Dissi tutto d’un fiato senza starci a pensare ancora. La faccenda per Bill, Georg e Gustav si faceva interessante e lo si poteva capire dalle loro espressioni: occhi spalancati come fanali e tutti e tre si erano seduti sul tappeto, pronti a gustarsi la scena; ero alquanto preoccupata. Siccome non volevo che la situazione si prolungasse ancora per molto abbandonai il mio adorato compagno di vita (il divano) e andai in cucina a recuperare le famose bottiglie di vodka, che poi, non potevo almeno comprarle alla pesca o alla fragola? No, dovevo pure prenderle lisce, che schifo, ritornai in salotto e ne lanciai una in malo modo a Tom che la prese al volo stappandola in un nano secondo e lo stesso feci io; mi risedetti sul sofà con accanto il mio rivale, Gustav si mise in mezzo a noi

-Siete pronti? Uno… Due… Tre… SI BEVE!-

Urlò tutto entusiasta il biondo
Lo invidiavo in quel momento, avrei voluto essere anche io così entusiasta, per la prima volta in vita mia avevo paura di perdere una sfida, non sia mai! Mi misi subito a tracannare il liquido trasparente e denso; Tom era già a metà bottiglia e io ero solo a un quarto, cazzo! Aumentai la velocità e quando finalmente finii tutta quella roba schifosa mi voltai verso il chitarrista convinta di essere riuscita a batterlo, ma lui mi osservava con sguardo strafottente giocherellando con la bottiglia di vodka vuota. Avevo perso, e per di più davanti a delle star, non che mi importasse più di tanto, sia chiaro, ma era comunque deprimente per la mia autostima. In quel momento però oltre alla depressione si aggiunse anche qualcos’altro, uno strano fastidio alla bocca dello stomaco… In meno di due secondi ero corsa in bagno chiudendomi la porta alle spalle e rigettando l’anima, rimasi almeno 15 minuti buoni abbracciata al water immobile, quando qualcuno bussò alla porta e non sentendo alcuna risposta da parte mia entrò in bagno e mi si affiancò. Una voce calda e dolce mi giunse all’orecchio destro e sentii una mano che si appoggiava delicatamente sulla mia schiena.

-Abigail… Come stai? Ti senti tanto male?-

Cavolo, era il cucciolo di foca! No cioè, il cantante dei Tokio cosi… Si insomma Bill, comprendetemi, ero ubriaca persa, che stupida, oltre alla mia sconfitta ora quella creatura androgina mi aveva vista nelle condizioni peggiori, avevo persino il mio bel trucco nero sbavato e i capelli blu tutti arruffati.

-Si… Sto bene, non preoccuparti, vattene, non mi va di farmi vedere in queste condizioni-

Non so dove trovai la forza per rispondergli ma grazie a dio ce la feci, anche se ero in una situazione pessima dovevo pur darmi un contegno, no? Non tutto era perduto.

-No tu non stai bene per niente, coraggio, ti porto a letto-

E detto ciò mi sollevò dal freddo pavimento del bagno e mi adagiò delicatamente sul mio piumone soffice, in quel momento non capivo niente, era in credibile con quale facilità mi fossi ubriacata e tutto per colpa di Tom, li conoscevo solamente da quella mattina ed ero riuscita già a cacciarmi nei guai, altro che l’Abigail spavalda e distaccata da tutto e tutti, stato diventando Abigail la regina delle figure di merda. Bill stava per andarsene quando io con gli occhi semichiusi gli parlai

-Bill…-

Riuscii a biascicare

-Si? Hai bisogno di qualcosa?-

Mi chiese lui premuroso

-Si… Cerca di non tirarmi troppi calci questa notte-

Ed accennai un sorriso tirato; il vocalist mi sorrise dolcemente di rimando, uscì dalla mia stanza ed io mi lasciai avvolgere dalle braccia di Morfeo.
 
 
 


Ciao a tutti! Non avete idea di quanto io mi sia divertita a scrivere questo capitolo, spero che vi piaccia e le recensioni sono sempre ben accette

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 ***


Mi svegliai di soprassalto con il respiro affannato; tutto intorno a me era buio e la testa mi girava pericolosamente. Cercai a tentoni il cellulare sul comodino e quando riuscii a recuperarlo guardai il display: le 22.30. Ci volle un buon quarto d’ora prima che mi tornassero alla mente tutti gli avvenimenti accaduti quel pomeriggio e a quel punto spalancai gli occhi e mi schiaffai una mano sulla fronte; pessima mossa dato il mio mal di testa post vodka liscia, ripensandoci mi tornava la nausea. Scesi dal letto con molta cautela, cercando di non crollare rovinosamente sul pavimento, e raggiunsi il bagno; mi sciacquai il viso togliendo definitivamente i residui di ombretto e mascara e mi misi una magliettona e dei calzerotti di lana  che usavo per dormire; non era un abbigliamento che mi faceva sembrare una modella ma infondo chissene frega, ero a casa mia, giusto? Finito di fare ciò tornai in camera e mi lanciai sul letto, ma appena il mio fondoschiena toccò “delicatamente” il piumone sentii un mugolio sommesso. Schizzai subito in piedi brandendo un cuscino e lanciandolo con più forza che potevo verso la direzione da cui proveniva quel verso; si lo so, un cuscino non era sicuramente un’arma efficace ma che ci posso fare? Era la prima cosa che mi era capitata sotto mano. Nonostante l’oscurità della camera grazie ad un sottile raggio lunare che filtrava dalla finestra riconobbi il viso struccato e sconvolto di un Bill alquanto incazzato e per di più tutto spettinato

-ma cosa cazzo…-

Biascicò il poveretto, a quanto pare l’avevo centrato in pieno, dovevo ammetterlo, la mia mira era sempre e comunque infallibile anche se avevo palesemente lanciato il cuscino a caso.

-Ah Bill, sei tu, scusami, mi ero dimenticata del fatto che adesso dormi qui-

Dissi massaggiandomi le tempie doloranti. Il cantante adesso aveva cambiato la sua espressione da “perchècazzomihailanciatouncuscinointesta” in una un po’ più dolce, facendomi segno di tornare a sdraiarmi e io lo feci. Eravamo vicinissimi, sentivo il suo respiro sul mio collo, cominciai ad avere caldo e quindi mi distanziai con cautela da lui, mettendomi supina, solo che sapendolo li non riuscivo a riprendere sonno e quindi per uscire da quella situazione imbarazzante cominciai a parlare

-Senti un po’, come mai sei venuto a letto così presto? Voglio dire, sono solo le 22.45… Io di solito mi addormento verso l’una se va bene, tranne oggi dopo il mio piccolo incidente…-

Dissi arrossendo, menomale che eravamo al buio e non poteva vedermi, altrimenti avrei fatto un’altra figuraccia.

-Si, è presto anche per me ma sai, dopo il viaggio, la scuola e tutto il resto sono distrutto, anche gli altri stanno già dormendo-

Poi aggiunse

-Senti, non è che ti ho tirato calci vero? Sai non vorrei farti male…-

Nonostante in quel momento non lo vedessi mi stavo già immaginando la sua faccia da cucciolo di foca dispiaciuto, così mi lasciai scappare una risatina

-Mmh non so, da quando mi hai portata dal bagno al letto sono crollata, quindi anche se mi hai tirato calci non li ho sentiti-

Dissi cercando di rassicurarlo un poco, sembrava quasi timoroso nei miei confronti. Dopo avergli detto ciò sentii che tirò un sospiro di sollievo; poi aggiunse

-Ascolta, non per essere indiscreto ma… come mai a 19 anni hai già un appartamento tuo? Non deve essere facile mantenere una casa e continuare ad andare a scuola-

-Tranquillo, comunque ho preso la decisione di vivere da sola appena compiuti i 18 anni, volevo la mia indipendenza e poi a casa non avevo esattamente una bella situazione familiare-

Dissi con una nota di malinconia ripensando alle litigate che facevano i miei genitori tutti i giorni, anche con me presente. Da che ne ho memoria li ho sempre visti discutere animatamente, per questo non capivo perché continuassero a portare avanti il loro matrimonio; non avevo ancora ben presente che cosa fosse l’amore quando ero più piccola, in realtà nemmeno adesso dato che Derek, quello per cui pensavo di aver perso la testa, mi aveva tradita, ma comunque ero certa che quello che c’era tra i miei non fosse amore.
A questo punto ricademmo entrambi in un silenzio imbarazzante; così questa volta decisi di fare io una domanda a Bill:

-Piuttosto, parliamo di te, come mai hai deciso di assecondare tuo fratello in questa strana idea del concorso?-

-Ah, allora quando hai parlato con David ti ha detto che è stata un’idea di Tom… beh, ho deciso di seguirlo in questo progetto perché mi sembrava un’idea originale e poi è bello staccare dalla nostra vita fatta esclusivamente di concerti, interviste e feste, alla fine ci siamo nati in questo mondo, suoniamo da quando abbiamo 11 anni e volevamo vedere com’era vivere normalmente almeno per qualche settimana, capisci?-

Mi rispose il cantante

-Quindi se ho capito bene sei stanco del lusso, ti informo che la vita vera non è una passeggiata, tu dovresti ritenerti fortunato per quello che hai, non è da tutti riuscire a sfondare nel campo della musica come avete fatto voi-

Gli dissi, forse con un tono un po’ troppo acido, ma mi dava fastidio quello che aveva appena detto, magari io fossi stata piena di soldi! A malapena riuscivo a pagare l’affitto mensile; però c’era da dire che provavo anche ammirazione, sebbene in minima parte, per il fatto che lui volesse lanciarsi in questa esperienza.

-Comunque… a proposito di musica-

Cominciò il vocalist, evidentemente non aveva colto la mia acidità nella frase detta poco prima, meglio così.

-Ci tenevo a dirti che ho visto più volte il video che tu e il tuo gruppo avete caricato sul sito, hai davvero una voce meravigliosa, mi sono commosso nel sentirla e così ho mostrato il filmato anche a mio fratello, Georg e Gustav e abbiamo tutti concordato che eri tu la ragazza che meritava di vincere-.

Wow, a questo punto si che diventai bordeaux, era un complimento che apprezzai molto, non ero solita riceverne e così mi girai su un fianco e baciai Bill sulla guancia, dopo essermi resa conto di cosa avevo appena fatto mi scostai da lui velocemente mentre sempre attraverso quello stramaledettissimo raggio di luna vidi il vocalist arrossire un poco e toccarsi la guancia nel punto in cui gli avevo dato un bacio e così ripiombammo nel silenzio più assoluto. La situazione era troppo imbarazzante, stavo perdendo il controllo di me stessa, dovevo riprendermi, mi ero imposta di non affezionarmi più del dovuto; così decisi di cambiare totalmente argomento e, alzandomi di scatto dal letto, gli dissi

-Bill, e se facessimo uno scherzo alla trota bollita? Voglio vendicarmi del fatto che mi ha battuta in quella stupida sfida-

-Ehm… trota bollita?-

-Ah si, scusami, a tuo fratello, trota bollita è solo un soprannome che gli ho affibbiato, mi sembrava adatto…-

Gli risposi grattandomi la testa con fare imbarazzato, alchè lui esplose in una fragorosa risata e io lo seguii a ruota. Poco dopo si alzò anche lui dal letto e quando accesi la luce ci squadrammo a vicenda, io pensavo di essere ridicola con i miei calzettoni di lana ma lui mi batteva in pieno, indossava un pigiamino tutto nero con delle barchette gialle, non esattamente adatto per un 21enne… Così scoppiai in una nuova risata e lui mise il broncio

-Ridi ridi, tanto tu non sei meglio eh, sembri una casalinga con quella maglia, delle calze poi non ne parliamo-.

Dopo avergli tirato una nuova cuscinata dritta nello stomaco, prima che lui potesse ribattere in qualsiasi modo, lo zittii indicandogli la mia scrivania, prendemmo due pennarelli neri, uno a testa, e in punta di piedi ci dirigemmo verso il salotto nel quale dormivano Tom, Georg e Gustav. La scena che si presentò davanti a noi era a dir poco fantastica: il bassista dormiva beato abbracciato al batterista sul divano-letto, mentre la trota bollita era stravaccata in malo modo sull’altro divano e russava come un trombone impazzito; e menomale che Tom si lamentava dei calci del gemello. Io e Bill ci avvicinammo al divano dove dormiva ignaro di tutto il malcapitato e cominciammo a sbizzarrirci disegnando qualsiasi cosa sulla sua faccia e dopo aver terminato la nostra opera sul viso del chitarrista tornammo nella mia camera cercando di non ridere troppo forte per non farci scoprire.
Parlammo del più e del meno per un’altra mezzora e, quando si fecero le 2.30 del mattino cominciò a venirci sonno.

-Senti Bill, ti dispiace se dormo adesso? Sto seriamente cominciando ad avere dei problemi nel tenere gli occhi aperti-

Dissi al cantante mentre sbadigliavo

-Dormi, tranquilla, anche io sto crollando… Buonanotte Abigail-

E così dicendo Bill si sporse verso di me baciandomi la guancia come avevo fatto io qualche ora prima

-N-notte Bill…-

Risposi, girandomi dal lato opposto rispetto a lui, arrossendo nuovamente, negli ultimi giorni arrossivo troppo spesso, cazzo; ma prima di addormentarmi pensai a quello che avevamo fatto a Tom; la mattina seguente ci sarebbe stato da divertirsi.

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 8 ***


-COSA CAZZO E’ SUCCESSO ALLA MIA FACCIA?!-

Erano le sei del mattino e venni svegliata da un urlo che manco James Hetfield (il cantante dei Metallica) sarebbe stato in grado di tirare. Detti un colpo al braccio di Bill che imprecò e si girò sull’altro fianco, così spazientita gli diedi una spinta con un po’ troppa energia che lo fece cadere dal letto a faccia in giù. Quando si tirò su tutto dolorante si girò di scatto nella mia direzione

-Abigail ma cosa diavolo ti è preso si può sapere?!-

Mi chiese alterato il cucciolo di foca

-Scusami Bill, non volevo farti rotolare giù dal letto ma ho sentito un urlo provenire dal bagno, vieni con me, credo che la trota bollita si sia svegliata-

Gli dissi facendo l’occhiolino e lui sbuffando mi seguì fuori dalla mia camera; la porta del bagno era socchiusa, così entrammo senza troppi convenevoli e ci trovammo di fronte un Tom in boxer con delle stampe di orsacchiotti sopra; ma possibile che i fratelli Kaulitz avessero gusti così strani nei pigiami e nella biancheria? Bah, fatto sta che Tom era intento a guardarsi allo specchio con la bocca spalancata e la mandibola che quasi toccava terra; quando vide il nostro riflesso nello specchio si girò verso di noi in tutto il suo “splendore”

-Abigail-

Disse il tizio con i cornrows

-Perché ho un pene gigante sulla faccia?-

Mi chiese con un’espressione talmente scandalizzata che né io né Bill riuscimmo a trattenerci dallo scoppiare a ridergli in faccia

-Ah è così eh? Siete stati voi allora! Sappiate che se vi prendo siete morti!-

E così dicendo il chitarrista si mise a correre verso di noi e subito io e il cantante cominciammo a scappare in giro per tutta la casa; saltando anche sul letto di Georg e Gustav che si svegliarono di soprassalto

-Ma cosa cazzo state combinando voi tre alle 6 del mattino?-

Cominciò ad urlare Georg in preda ad una crisi isterica, mentre Gustav si stropicciava gli occhi assonnato non capendo una beata fava di quello che gli stava succedendo intorno

-Questi due stronzi mi hanno disegnato questo sulla faccia mentre dormivo!-

Disse Tom puntandosi un dito verso il viso e osservandoci con aria minacciosa, come se volesse accoltellarci da un momento all’altro; vedendo la faccia del chitarrista anche il batterista e il bassista cominciarono a ridere arrivando addirittura ad avere le lacrime agli occhi.

-Ma begli amici che siete! Lasciamo stare, vado al cesso a tentare di togliermi questa roba-

-Se hai bisogno nell’anta dietro allo specchio ci sono le salviette struccanti!-

Gli urlai mentre si avviava verso il bagno; in tutta risposta mi fece il dito medio.
La scuola sarebbe cominciata alle 8, quella mattina avevo ben due ore per prepararmi, per una volta potevo fare le cose con calma; ma non avevo messo in conto il fatto che non ero sola, eravamo in cinque ed io avevo un solo bagno.

-Tom, è mezzora che sei li dentro, muoviti, devo farmi la doccia!-

Urlai picchiando i pugni contro la porta, che prontamente venne aperta

-Ma se vuoi puoi entrare, così magari ti fai anche perdonare per lo scherzetto di questa notte-

Mi sussurrò quel pervertito leccandosi il piercing che aveva al labbro

-Grazie, sono lusingata ma passo-

E detto questo con poca grazia lo presi per un braccio buttandolo fuori dal bagno e chiudendo la porta a chiave. Finalmente ero sola, era stancante avere quattro persone in casa, e per di più dei ragazzi! Mi spogliai e mi misi sotto il getto d’acqua calda; dopo neanche 10 minuti sentii bussare alla porta, addio alla mia doccia rilassante mattutina.

-Hey Abigail apri, me la sto facendo sotto!-

Era la voce del bassista

-Georg, tra 10 minuti te lo lascio, dammi il tempo di vestirmi!-

Gli risposi alzando gli occhi al cielo, uscii con non troppa fretta dal box doccia e mi vestii indossando jeans neri strappati, sotto di essi delle calze a rete, una maglia degli Avenged Sevenfold e infine una camicia larga di flanella.
Appena aprii la porta subito Georg ci si fiondò dentro chiudendosela alle spalle; così andai in camera mia per truccarmi e trovai Bill sdraiato sul letto intento a contemplare il soffitto; appena tirai fuori dal cassetto del comodino i miei trucchi il viso del vocalist si illuminò, si sedette sul letto e con quei suoi occhioni luccicanti mi chiese

-Posso truccarti io oggi? Ti prego ti prego ti prego-

Disse supplicandomi; sembrava un bambino che chiedeva a sua madre il permesso per restare a giocare ancora un po’al parco, sorridendogli gli risposi affermativamente e lui tutto contento si tirò in piedi venendo verso di me, poi mi fece sedere e con molta maestria cominciò a stendermi sulle palpebre una linea di eye-liner. Non mi ero mai fatta truccare da nessuno prima d’ora, neppure da Emily che tutte le volte che c’era una festa me lo chiedeva sempre; però dovetti ricredermi, era quasi rilassante. Dopo l’eye-liner passò al mascara e in meno di 10 minuti ero pronta; mi alzai dal letto andando verso lo specchio appeso alla parete della mia stanza e mi guardai, il trucco era perfetto

-Cavolo Bill, al posto del cantante avresti dovuto fare il makeup artist, te la cavi molto bene sai?-

-Ti ringrazio, ora però è meglio che vada a prepararmi anche io, altrimenti arriveremo in ritardo-

Detto ciò si diresse verso il bagno intimando a suon di urla a Georg di uscire da li.
Andai in cucina per preparare a me e ai Tokio Hotel qualcosa da mangiare per colazione, peccato fossi veramente imbranata come cuoca; mentre riflettevo sul da farsi entrarono nella stanza Tom e Gustav, già vestiti e pronti

-Hai bisogno una mano per la colazione Abigail?-

Mi domandò premuroso Gustav, mentre il chitarrista si accasciava mollemente su una sedia con lo sguardo perso nel vuoto

-Boh, non saprei, se non ti scoccia volentieri, anche perché ti confesso che sono una vera frana ai fornelli-

-E non solo con quelli immagino-

 Disse il treccinaro sfottendomi e beccandosi da parte mia un rotolo di scottex in testa

-Aia! Ma tu sei proprio pazza! Prima quello scarabocchio in faccia e adesso questo!-

Piagnucolò Tom, accarezzandosi la testa

-Oh povero piccino-

Dissi beccandomi un’occhiataccia da parte sua, poi, rivolgendomi a Gustav

-Quindi sei sicuro? Ci pensi tu alla colazione?-

Il batterista mi rispose affermativamente così io aggiunsi

-Va bene, ti ringrazio, io nel frattempo vado a chiedere ad Emily se vuole mangiare con noi-

-Chi? La tua amica strafiga con i capelli rosa?-

Chiese subito Tom con un’improvvisa voglia di vivere, fino a 5 minuti fa stava per addormentarsi sul tavolo e adesso era tutto pimpante, mah, quel ragazzo era un bel po’ strano.

-Si, è la mia migliore amica e no, non pensarci neppure per sogno caro mio-.

Detto ciò mi diressi fuori dalla porta del mio appartamento e bussai a quella di Emily che mi aprì in meno di due secondi già pronta, con i suoi soliti capelli tutti spettinati.

-Eccoti finalmente! Allora? Com’è andata ieri? Ti vedo particolarmente felice ed è strano dato che non lo sei mai -

Si beccò una mia occhiataccia e le raccontai brevemente tutto quello che era successo il pomeriggio e la notte precedenti.

-Beh, sicuramente non è da te non accettare una scommessa, ma la vodka? Dai Abigail sappiamo entrambe che non reggi un emerito cazzo, anche se alla fine ci hai guadagnato dato che dormirai con Bill per tutte e tre le settimane…-

Disse con un sorrisetto malizioso; era incredibile quanto in quel momento assomigliasse a Tom.

-Dai… lasciamo stare, comunque sono venuta qui per chiederti se volevi fare colazione con noi, muoviti ad uscire che a quest’ora di là sarà pronto-

E detto ciò ritornai nel mio appartamento con la mia amica. Quando entrammo in cucina un profumino di pancake ci avvolse e i Tokio Hotel erano già tutti a tavola che ci fissavano ansiosi:

-Alla buon ora, pensavamo che vi foste perse-

Disse Georg.
Finimmo tutti i pancake che Gustav ci aveva preparato, erano veramente deliziosi, non avrei mai pensato che il batterista potesse essere un così bravo cuoco. Al termine della colazione raccattammo la nostra roba e cominciammo ad avviarci verso la scuola; appena uscita di casa tirai fuori una sigaretta, me la accesi e subito mi trovai addosso Bill e Tom intenti a scroccarmene una; con malavoglia cedetti e gliene diedi una a testa. Mentre camminavamo il mio iphone si mise a squillare, quando lo tirai fuori lo sbloccai e sbuffando risposi, era Aaron

-Cosa vuoi? Ricordati che sono ancora arrabbiata con te per la storia delle classi-

-Dai Abigail, non fare la bambina, ti ho già chiesto scusa e comunque ho brutte notizie…-

Mi disse il mio chitarrista

-Ho saputo che Derek tornerà a frequentare la nostra scuola-.


 
 
 
Ciao a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e perdonate il ritardo, ho avuto molte cose da fare tra cui il concerto di ieri dei Tokio Hotel a Torino per il quale ne è valsa assolutamente la pena di farsi ore e ore in coda al freddo. Spero di ricevere ancora qualche recensione da parte vostra e buona lettura :)
 
 
 

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 9 ***


Rimasi imbambolata a fissare il vuoto per parecchi secondi: non ci potevo credere, Derek sarebbe tornato.
Ricordai che subito dopo la nostra rottura il padre aveva deciso di trasferirsi in Francia per questioni di lavoro, e lui lo aveva seguito. Il suo allontanamento mi aveva aiutata molto; quando lo avevo sorpreso con quella…quella…ah, non avevo un termine adatto per descrivere quella ragazza, mi ero sentita un’imbecille ad aver anche solo pensato che lui tenesse veramente a me.

-Abigail, ci sei? Tutto bene?-

La voce preoccupata di Aaron mi riportò alla realtà ed uscii dallo stato di trance in cui ero caduta

-Sisi scusami, sto bene non ti preoccupare, adesso devo andare o farò tardi-

E senza aspettare che il chitarrista aggiungesse altro misi fine a una delle telefonate più brutte che avessi mai fatto.
Fortunatamente né i Tokio Hotel né la mia migliore amica si erano accorti che per qualche minuto mi ero messa al telefono, in quel momento erano tutti troppo impegnati a prendere bellamente per i fondelli la trota bollita per la storia del “disegnino innocente” che io e Bill gli avevamo fatto quella notte.
Come il giorno seguente mentre percorrevamo i corridoi per arrivare alla nostra classe tutti gli occhi erano puntati su di noi, che palle, li avevano già assaliti lunedì, possibile che avessero ancora voglia di dar fastidio? Mah; comunque una cosa era certa: dopo la telefonata con Aaron quella giornata era partita malissimo e non sarebbe stata destinata a migliorare. Con l’eleganza di un mammut sovrappeso mi accasciai sulla sedia e appoggiai la testa sul banco aspettando che la mia “amatissima” professoressa di letteratura facesse il suo ingresso in aula, quando una vocina irritante attirò la mia attenzione, così sollevai la testa svogliatamente e vidi Catherine, la stessa che una settimana fa era venuta a parlarmi di quanto fossero boni i Tokio Hotel secondo lei e alla quale io avevo risposto con il mio solito sarcasmo tagliente; quella sottospecie di barbie sembrava una copia venuta male di Regina George di Mean Girls: tutta rosa e con i capelli biondi ossigenati, uno schifo insomma. Fatto sta che quella cozza era intenta a fare gli occhioni dolci e a strusciarsi sul banco del vocalist cercando di apparire attraente, a me sinceramente sembrava solo un’idiota, ma io non faccio testo.

-Quindi Bill, tu e i ragazzi verrete alla mia festa?-

Gli chiese sbattendo le lunghe ciglia incrostate di mascara. Bill sembrava pensieroso e ad un tratto si girò nella mia direzione

-Hai invitato anche loro?-

Chiese a Catherine indicando Emily ed io

-Ehm… no, ma avevo intenzione di farlo-

Disse rivolgendo a me e alla mia amica uno dei sorrisi più falsi del mondo. Balla. Balla enorme, se Bill non ci avesse tirate in causa quell’oca giuliva non ci avrebbe mai invitate.

-Quindi? Verrete anche voi?-

Io ed Emi ci guardammo per un minuto negli occhi e pensammo la stessa cosa: casa enorme con piscina, bevande e cibo gratis, e poi sarebbe stata anche una bella rivincita dato che quella stronza non si era mai sognata di invitarci ad una delle sue famose feste in stile americano alle quali partecipavano tutte le persone più “popolari”, come le definiva lei, e noi di certo non rientravamo in quella categoria.

-Si certo, verremo con molto piacere-

Le risposi con lo stesso sorriso falso che aveva usato la barbie poco prima; quest’ultima alzò gli occhi al cielo

-Benissimo allora, la festa comincerà alle 22.00 di questo venerdì sera-

E detto ciò non aggiunse altro, girò i tacchi e tornò sculettando al suo posto, mentre io ripiombai nel mood “giornata di merda”, mettendomi le cuffie nelle orecchie e tornando ad appoggiare la testa sul banco.
La giornata passò più lentamente del solito, continuavo a pensare al fatto che Derek sarebbe tornato, non sapevo quando, non sapevo come ma sicuramente l’avrei rivisto e non mi sentivo ancora pronta.
Al suono dell’ultima campana uscii dalla classe senza aspettare i ragazzi e la mia amica e mi diressi di fronte alla porta dell’aula di Aaron, quando lui mi vide venne nella mia direzione

-Hey… come stai?-

Mi chiese

-Bene-

-Sicura? Perché mi sono preoccupato quando stamattina mi hai messo giù in quel modo-

-Si scusami, hai ragione, comunque dimmi di più, come fai a sapere che Derek tornerà a stare in questa scuola?-

-Beh semplice, mi ha chiamato ieri sera per dirmelo, in qualsiasi caso non so esattamente quando arriverà, potrebbero essere due giorni come due settimane-

Bene, fantastico, quindi avrei potuto ritrovarmelo davanti in qualsiasi momento, davvero perfetto.

-Okay, grazie comunque, ora devo andare, ci sentiamo-

E detto questo tornai indietro sui miei passi raggiungendo Emily e i Tokio Hotel

-Ma dov’eri finita?-

Mi chiese la trota bollita

-A parlare con un mio amico-

Risposi sbrigativa

-Mah, sei strana comunque-

Aggiunse il chitarrista fissando un punto indefinito del corridoio e baccandosi da parte mia un sonoro coppino

-Aia! Ma perché l’hai fatto? Prima il disegno e adesso questo!-

Piagnucolò massaggiandosi la zona offesa

-Zitto e non fare i capricci-

Gli dissi autorevole

-Mi farete morire prima o poi voi due, siete fantastici-

Intervenne Bill asciugandosi una lacrimuccia che gli era scesa per le risate; era bello vederlo ridere di gusto, in quel momento mi dimenticai completamente della storia del mio ex e sorrisi gustandomi quella scena. Si, stavo cominciando decisamente a rammollirmi.
Tornammo a casa tutti insieme, i ragazzi entrarono nel mio appartamento, ma io venni trattenuta per un braccio da Emily che mi trascinò dentro casa sua

-Cosa c’è Emi?-

-Niente di particolare… volevo parlarti un attimo, ti ho vista assente questa mattina, più del solito intendo-

Mi disse preoccupata la mia migliore amica, così le raccontai della telefonata con Aaron

-Wow, non ci posso credere, e tu come ti senti sapendo che rivedrai quel coglione?-

Era arrabbiata, lo si capiva benissimo, sapevo perfettamente che lei odiava Derek per quello che mi aveva fatto.

-Sinceramente? Mi sento abbastanza uno schifo, oramai bene o male sono riuscita a dimenticarlo, ma sicuro sarebbe stato meglio se fosse rimasto in Francia-

Detto questo la mia amica si lanciò addosso a me in uno dei suoi soliti abbracci da piovra e io la strinsi a mia volta.
Tornai nel mio appartamento e trovai i Tokio Hotel tutti appiccicati sul divano-letto dove dormivano Georg e Gustav mentre erano intenti a guardarsi Titanic. Fermi tutti. Quattro persone che si spacciavano per uomini stavano guardando un film per ragazzine?  Quei ragazzi continuavano a sorprendermi e non in maniera positiva; evidentemente non si erano nemmeno accorti che avevo passato mezzora nell’appartamento di Emily.

-Non ci posso credere, state veramente guardando questo film?-

Dissi incredula ,non riuscendo a trattenere una risata

-Ssh zitta, adesso arriva la mia scena preferita!-

Mi rispose Georg, così, dato che non avevo di meglio da fare, feci segno al vocalist di farmi un po’ di spazio e sbuffando mi sedetti con loro

-Bill, tu che mi sembri il meno disagiato tra questa banda di scimpanzè, mi spieghi perché vi siete messi a guardare questa roba?-

Gli sussurrai all’orecchio per evitare di farmi sentire da quel pazzo del bassista

-Perché devi sapere che è il film che Georg preferisce in assoluto e siccome quando ce l’aveva proposto settimane fa l’avevamo tutti mandato a quel paese questa volta non potevamo tirarci indietro, e poi lo stanno dando per tele, per cui non abbiamo via di scampo-

Mi rispose il povero cucciolo di foca con sguardo rassegnato. Alla fine mi sorbii quelle tre ore di agonia senza dire una parola, e quando finalmente la tortura finì mi alzai spegnendo il televisore e accendendo le luci: Tom si era tranquillamente appisolato, Gustav e Bill come me erano contenti che quello strazio fosse finito e Georg piangeva come un bambino abbracciato al cuscino e continuando a dire cose del tipo “ma no non doveva finire così, Jack non può morire” e blah blah blah, manco io all’età di 10 anni facevo tutte quelle scene.

-Coraggio, invece di piagnucolare sveglia Tom che dobbiamo cenare-

-Ma tu non puoi capire… sei crudele-

Mi rispose il bassista

-Si hai ragione, sono perfida, ma adesso muoviti che ho fame ed è tardi-

Controvoglia Georg dette uno spintone a Tom che cadde come un sacco di patate giù dal divano

-Cos’è successo? Chi è stato? A che punto è il film?-

Disse in preda all’agitazione la trota bollita, ma prima che io potessi tirare giù dal cielo tutti i santi e scatenarglieli contro Bill prese la parola

-E’ successo che ti sei addormentato come un bambino fratellino, ora alzati da terra che si mangia-.

Cenammo con le poche cose che mi erano rimaste in casa, a breve sarei dovuta andare a fare la spesa, quei ragazzi mangiavano come buoi, sembravano dei pozzi senza fondo.
Dopo aver spazzolato tutto a turno andammo in bagno per prepararci per la notte, quando finalmente mi lanciai a peso morto sul mio adorato letto tirai un sospiro di sollievo, quello era sempre il momento migliore delle mie giornate; poco dopo Bill si sdraiò accanto a me  cominciando a guardarmi intensamente

-Mi sei sembrata distante oggi, stai bene?-

Mi chiese premuroso, scostandomi una ciocca di capelli blu ribelle che mi era scivolata su un occhio

-Si, diciamo di si, solo che adesso non mi va di parlarne-

Troppe persone quel giorno mi avevano chiesto che cosa avessi ed ero stanca di rispondere.

-D’accordo… se hai bisogno sappi che puoi parlare con me, sono un buon ascoltatore, sai?-

E detto questo il vocalist mi strinse a se in un abbraccio ed io mi lasciai cullare appoggiando la testa sul suo petto, per la prima volta dopo tanto tempo mi sentii protetta, e mi addormentai così, tra le braccia di Bill.

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 10 ***


Un fastidioso raggio di sole che entrava dalla finestra e finiva direttamente sulla mia faccia mi svegliò, ma c’era qualcosa di diverso dal solito, sotto la testa non avevo il mio adorato cuscino, ma qualcosa, o meglio qualcuno, di incredibilmente comodo; quando ripresi del tutto conoscenza mi sollevai e osservai il viso del cucciolo di foca che dormiva beatamente, sembrava quasi un angioletto, in versione dark ovviamente. Con molta cautela, per cercare di non svegliare Bill, allungai un braccio verso il comodino alla ricerca del mio cellulare, quando lo presi controllai il display, erano solo le 6.00, potevo fare le cose con calma; stavo per rimettere al suo posto l’iphone quando si mise a squillare, mannaggia a me e alla mia mania di non togliere mai la suoneria di notte. Cercai di scendere dal letto il più velocemente possibile per andare in cucina a rispondere e non disturbare i ragazzi che ancora dormivano, ma nella fretta poggiai il piede sul piumone che era caduto sul pavimento, scivolai e finii per terra a gambe all’aria, quello si che era proprio un bell’inizio di mattinata. Imprecando sottovoce mi sollevai da terra massaggiandomi il fondoschiena e andai in cucina a rispondere a quel benedetto cellulare: era Jessica

-Hey Abigail! Ti disturbo?-

“No ma va, figurati, mi hai chiamata alle 6 del mattino e in più mi hai fatto fare un ruzzolone sul pavimento, ma no, certo che non mi disturbi, ti pare?” Pensai tra me e me, ma mi limitai a rispondere

-No, tranquilla, dimmi pure-

-Sei veramente un’amica orribile!-

Oddio, cos’aveva quella ragazza questa volta? Alzando gli occhi al cielo le chiesi il perché di questa sua affermazione

-Semplice, perché i Tokio Hotel sono arrivati da tre giorni e tu non li hai ancora presentati a me e Carl!-

-Santo cielo Jess, non potevi aspettare e dirmelo più tardi? Sono ancora mezza addormentata-

Le risposi io, possibile che non avesse di meglio da fare a quell’ora del mattino che rompere l’anima a me?

-Beh, non importa, ma per farti perdonare oggi pomeriggio ci troveremo tutti all’Alex alle 16-

E senza neanche darmi il tempo di replicare chiuse la telefonata. Sbuffando andai in bagno, fortuna che quella mattina essendomi alzata presto  potevo fare la mia routine senza avere alle calcagna quei quattro squinternati che rompevano per usare il bagno. Feci la doccia, mi infilai le mie amate calze a rete, i miei soliti jeans strappati e una felpa nera dei Bring Me The Horizon, si lo so, ero molto monotona riguardo al mio abbigliamento ma non ci potevo fare niente, adoravo vestirmi in quel modo, misi eye-liner, mascara e decisi di farmi le trecce, alle 6.30 ero pronta, così tornai nella mia camera con l’intento di svegliare il vocalist, mi sedetti di fianco a lui e gli misi una mano sulla spalla, scuotendolo delicatamente

-Bill, svegliati, altrimenti non arriveremo più a scuola-

Niente, nessuna risposta, solo qualche mugolio, così questa volta provai con un po’ più di energia e finalmente il bell’addormentato aprì gli occhi

-Alla buon ora! Forza, adesso sbrigati che tu ci metti i secoli per prepararti-

Stavo per alzarmi dal letto e andare a svegliare gli altri tre pigroni, quando il cantante mi prese per il polso

-Sai, mi è piaciuto abbracciarti questa notte-

Disse il ragazzo accarezzandomi lievemente la mano, io la scostai in preda alla vergogna e cominciai ad arrossire, Bill vedendo la mia espressione scoppiò a ridere, così io mi alzai dal letto e cominciando a balbettare gli dissi che andavo a svegliare gli altri. Che figura di merda.
Come la mattina precedente i Tokio Hotel si prepararono a turno andando in bagno e insultandosi a vicenda se qualcuno ci metteva troppo, era esilarante guardarli, fortuna che io ero già pronta, altrimenti sarebbe stato peggio. A scuola non successe nulla di particolare, se non i soliti sguardi languidi lanciati dalle mie compagne di classe ai ragazzi, che tanto non se le cagavano di striscio. Tornammo a casa e il mio cellulare si mise a squillare nuovamente

-Pronto?-

Chiesi mentre lanciavo in malo modo lo zaino sul pavimento di camera mia

-Abigail, non ti sarai scordata di questo pomeriggio vero? Stranamente sono riuscita a convincere anche Aaron a venire con noi-

Era di nuovo Jess e si, mi ero completamente dimenticata dell’appuntamento

-Ma no… ti pare? Non sono così smemorata, non ti preoccupare, ci vediamo dopo-

Okay, mentii spudoratamente ma cosa ci potevo fare? Sempre meglio che passare per l’imbecille di turno.
Tornai in salotto dove i Tokio Hotel ed Emily si erano spaparanzati sui divani

-Tranquilli eh, fate come se foste a casa vostra-

Dissi con una nota di sarcasmo

-Beh, tecnicamente per ancora più di due settimane questa è casa nostra-

Mi rispose quell’idiota del chitarrista

-Tom, devo picchiarti di nuovo?-

Gli chiesi scrocchiandomi le dita

-Nono, sto zitto sto zitto-

Mi rispose il ragazzo assumendo un’espressione da cane bastonato

-Comunque-

Cominciai io

-Mi sono dimenticata di dirvi che tra poco scendiamo tutti al bar qui sotto perché la mia band vuole conoscervi-

Annunciai. I Tokio Hotel sembravano molto contenti di incontrare gli altri vincitori del concorso e così non ci fu nessuna obiezione e menomale, altrimenti Jess mi avrebbe sicuramente rasata a zero se non glieli avessi portati

-Io devo assolutamente conoscere la tastierista del tuo video-

Mi disse con aria sognante Georg

-Si ma vacci piano eh-

Gli risposi io, evidentemente il bassista era rimasto colpito dalla mia amica quando aveva visto il video.
Alle 16 in punto io, Bill, Tom, Georg, Gustav ed Emily eravamo all’Alex ad aspettare la mia band che era in ritardo, dopo una quindicina di minuti fece il suo ingresso Jessica, seguita da un Carl sorridente e da un Aaron imbronciato, il mio gruppo si presentò ai Tokio Hotel, in seguito la tastierista prese posto di fianco a me e mi disse sussurrandomi all’orecchio

-Scusa il ritardo ma quel cocciuto di Aaron ci ha detto all’ultimo momento che non voleva più venire e quindi c’è voluto un po’ per convincerlo-

Io annuii con disapprovazione, era veramente infantile quel ragazzo. Nel frattempo Georg e Jessica si erano lanciati in una conversazione riguardante i Metallica, dato che erano uno dei gruppi preferiti di entrambi, Tom era intento a giocherellare con una delle sue treccine mentre parlava con Emily di non so cosa, Carl e Gustav stavano discutendo di batteria e strumenti musicali mentre io, Bill e Aaron eravamo in silenzio, dopo un po’ Bill decise di rompere il ghiaccio

-Allora… tu suoni la chitarra come mio fratello, giusto?-

Chiese il vocalist un po’ imbarazzato

-Già-

Rispose secco il chitarrista, beccandosi un calcio sotto al tavolo da parte mia, il poveretto mugugnò per il dolore massaggiandosi la gamba e quindi, sollecitato “gentilmente” da me, continuò

-Si, suono la chitarra, e tu canti no?-

Bill annuì col capo e abbassando lo sguardo sui suoi piedi. Ripiombammo nel silenzio più assoluto; poco dopo partì una canzone dei Nirvana dal telefono di Aaron, lui guardò il display, mise in muto e rimise il cellulare nella tasca dei jeans

-Anche tu ascolti i Nirvana?!-

Chiese Bill illuminandosi improvvisamente

-Si certo, sono uno dei gruppi che preferisco-

Gli rispose Aaron

-Anche io li adoro!-

E così si lanciarono in un’intensa conversazione riguardante Kurt Cobain, mentre io li ascoltavo interessata.
Verso le 19 decidemmo di tornare tutti a casa, con la promessa però di rivederci presto

-Beh, allora ci si vede Bill, quando Abigail e gli altri verranno al box da me per le prove vieni a sentirci, mi raccomando!-

Disse Aaron rivolto al moro

-Certo, verrò molto volentieri-

Gli rispose; mentre i ragazzi si stavano avviando con Emily io rimasi ancora un attimo a parlare con la mia band

-Allora? Hai visto che non è stato poi così tremendo conoscerli?-

Dissi ad Aaron prendendolo sotto braccio

-Già… mi scoccia ammetterlo ma è vero, però frena, Ho parlato solo con il cantante per il momento, con gli altri non c’è stato molto dialogo-

-Devi sempre per forza avere ragione tu eh?-

Gli disse Carl dandogli una leggera spinta, poi Jessica aggiunse

-Comunque Georg è fantastico, abbiamo un sacco di cose in comune, ci siamo anche scambiati il numero di telefono-

Disse con gli occhi a cuoricino, sembrava quasi un manga

-Non ti sarai mica presa una cotta, vero?-

Le chiese Aaron sorridendole malizioso

-Chi? Io? Ma no dai, figurati…-

Gli rispose la tastierista arrossendo leggermente. Parlammo ancora qualche minuto e poi ci salutammo anche noi; ero contenta che la mia band trovasse simpatici i Tokio Hotel, anche a me scocciava ammetterlo ma li trovavo adorabili, in soli tre giorni ero già riuscita ad affezionarmi a loro… anche se più che altro ad uno in particolare.

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 11 ***


-No, no e no! Così non va Abigail, mi deludi-

Disse un Bill alquanto esasperato. Era da un’ora che frugava nel mio armadio alla ricerca del vestito che avrei dovuto mettere quella sera per la famosa festa di Catherine, ma a quanto pareva non aveva trovato niente che gli piacesse, anche perché nel mio guardaroba non avevo molto, solo pantaloni distrutti, felpone nere e qualche gonna. per tutto il tempo io gli avevo detto che non mi importava che cosa avrei indossato e che mi interessava solamente scroccare cibo e alcol a quella strega, ma era tutto inutile, si era messo in testa che io avrei dovuto fare un figurone ed era impossibile cercare di contraddirlo.

-Bene, adesso che sei convinto del fatto che non ho niente di adatto, puoi lasciar perdere per piacere?-

Gli chiesi praticamente supplicandolo

-Assolutamente no! Tu adesso vieni con me, andiamo a fare shopping!-

E detto ciò mi prese per un polso e mi trascinò fuori dalla camera

-Ma aspetta un attimo! Che si fa per la gente? Sicuramente qualcuno ti riconoscerà e sinceramente non ne posso più di vedere persone urlanti che corrono verso di te e con la bava alla bocca ti chiedono foto e autografi-

-Non preoccuparti, sono bravo a camuffarmi, non c’è pericolo-

Okay, non avevo via di scampo, tanto valeva assecondarlo, se c’era una cosa che avevo capito su Bill Kaulitz era che qualsiasi idea si mettesse in testa doveva sempre realizzarla a tutti i costi. A questo punto il vocalist si diresse nuovamente verso la mia stanza e si mise a trafficare con la sua valigia, nel frattempo io andai in salotto dagli altri membri dei Tokio Hotel che erano comodamente sdraiati sul divano a guardare la tele

-Sentite, Bill ha deciso di trascinarmi contro la mia volontà in giro per negozi, qualcun altro per solidarietà ha voglia di soffrire con me?-

Chiesi speranzosa, ma come risposta ottenni solamente una risata sarcastica di Tom e un’alzata di sopracciglia da parte di Gustav e Georg che mi guardarono come se gli avessi chiesto se volevano andare al patibolo.

-Okay, come volete, me lo ricorderò quando voi avrete bisogno di un favore-

-Eccomi, sono pronto!-

Disse Bill mentre saltellava verso di me con un cappello enorme in testa e degli occhiali da sole che gli coprivano praticamente tutta la faccia

-Hai visto? Così non mi riconoscerà nessuno-

-Se… vabbè, come ti pare-.

Erano almeno un paio d’ore che eravamo intenti a girare tutta Berlino alla ricerca di uno stramaledettissimo vestito che al signorino andasse bene, manco avesse dovuto indossarlo lui, ne avevo provati già più di una decina, ero stanca, andare a fare shopping non faceva per me, così appena vidi una panchina li vicino mi ci sedetti e mi accesi una sigaretta.

-Ma cosa stai facendo? Abbiamo ancora un sacco di posti dove dobbiamo andare e non ci è rimasto molto tempo!-

Detto ciò Bill mi prese per mano, facendomi anche cadere la sigaretta, ma non ci feci molto caso dato che quel nuovo contatto mi aveva fatta arrossire, mannaggia a me e soprattutto a lui. Camminammo ancora per un buon quarto d’ora, quando l’attenzione del moro venne attirata da un vestito in una vetrina

-Okay, forse ci siamo, questo lo devi assolutamente provare Abigail-.

Effettivamente il capo che si presentava davanti a noi stranamente piaceva anche a me: era un vestito nero, abbastanza corto sopra al ginocchio, a mezze maniche con delle aperture che lasciavano le spalle nude, scollato ma non troppo e con una cintura, anch’essa rigorosamente nera, in vita; non era niente male, con un paio di calze a rete e degli anfibi sarebbe stato perfetto.

-Entriamo-

E senza neanche aspettare una risposta da parte mia mi diede una leggera spinta verso l’entrata del negozio; poco dopo mi ritrovai in un camerino con in mano il vestito scelto da Bill, così mi spogliai e lo indossai, dovevo ammettere che non era  per niente male, anche se era un po’ troppo vistoso per i miei gusti, non ero solita indossare cose del genere, dopo una veloce occhiata allo specchio uscii dal camerino e mi diressi verso il vocalist

-Allora? Ti prego dimmi che questo ti va bene perché sono stanca di girare per tutta la città-

Dissi esausta, il cantante nel frattempo mi fissava con un’autentica espressione da pesce lesso, mi ricordava molto Tom in quel momento, non per niente erano gemelli.

-Terra chiama Bill, ci sei?-

Dissi sventolando una mano davanti a quel suo visino di porcellana

-Si… scusami, ecco è che… stai benissimo-

Mi rispose il cucciolo di foca mettendosi a fissare il pavimento, era in evidente imbarazzo, ma mai quanto me!

-Grazie…-

E detto questo tornai quasi correndo nel camerino, che situazione, ma da quando ero diventata così femminuccia? Mentre mi torturavo mentalmente mi cambiai e poi uscii, trovando Bill alla cassa intento a parlare con una commessa, andai accanto a lui e appena mi vide si aprì in un enorme sorriso

-Allora è questo il vestito giusto?-

-Credo proprio che dovresti decidere tu-

-Io direi che è questo-

Disse prendendomelo delicatamente dalle mani, porgendolo alla commessa e tirando fuori il portafogli

-Aspetta… sei sicuro? Odio quando le persone vogliono pagare al posto mio-

-Ma non dire scemenze, ti ho trascinata per tutta Berlino, ricordi? Prendilo come un regalo per avermi sopportato tutto il tempo-

E così dicendo pagò e uscimmo dal negozio; mi sentivo una bambina mentre stringevo il sacchetto contenente il vestito, ero incredibilmente contenta in quel momento

-Hey Bill… ti ringrazio, è stato molto gentile da parte tua-

Dissi sorridendogli felice, non che mi interessasse particolarmente un nuovo vestito eh, però ero contenta per il pensiero

-E di cosa? E’ stato un piacere-

Mi rispose, mettendomi un braccio intorno alle spalle.
Quando aprii la porta di casa trovai i ragazzi esattamente come li avevo lasciati, ovvero sul divano a vegetare, con l’unica differenza che anche Emily si era unita a loro; li salutai con un gesto della mano e mi diressi in camera per sistemare il mio vestito nell’armadio, mentre Bill era rimasto in salotto con gli altri.

-E questo da dove arriva?-

Mi chiese la mia migliore amica vedendo il mio nuovo acquisto, così le raccontai del pomeriggio passato con il vocalist

-Wow, okay, Abigail, questo ragazzo ci sta palesemente provando con te!-

Si mise a urlare quella pazza scatenata cominciando a saltare sul mio letto

-Ma sei scema? Primo scendi da li, secondo non strillare, vuoi che ci sentano tutti? E terzo, non lo so… magari non ci sta provando…forse  voleva solo essere gentile-

-Se, come no, i ragazzi non si comportano mai così se non per un motivo…-

Stavo per ribattere ma Emi non me ne lasciò il tempo

-Comunque, cambiando discorso, volevo parlarti di una cosa molto…ehm, personale-

Il suo viso vivace era diventato completamente serio, così mi sedetti sul letto accanto a lei e la incitai a continuare

-Vedi… so già che non approverai la cosa, ma avrai notato che ultimamente io e Tom parliamo molto spesso no? Ecco… credo di essermi presa una bella cotta-

Disse la mia amica coprendosi subito la testa con il cuscino, forse per la vergogna o per paura che io le tirassi un pugno, non lo sapevo, fatto sta che io sul momento non dissi niente e rimasi persa nei miei pensieri: come faceva una ragazza così carina ed innocente ad andare dietro a quella trota bollita? Voglio dire, bello era bello anche se non lo avrei mai detto ad alta voce, però Tom… tutto ma non lui! Si meritava sicuramente di meglio. Avrei voluto esprimere le mie opinioni ad alta voce, ma non volevo far rattristare Emi

-Ascolta, tu sai già la mia opinione nei confronti di Tom, ma alla fine devi fare quello che ti senti, se lui ti piace non sarò di certo io a fermarti-

Le dissi sorridendole

-Da quando sei diventata così saggia Abigail?-

Mi rispose Emily abbandonando l’espressione seria di poco prima e sorridendomi a sua volta; io in tutta risposta le lanciai addosso il cuscino che poco prima aveva usato per coprirsi la testa, lei si mise a ridere e mi stritolò in uno dei suoi abbracci, ringraziandomi per non averla giudicata e per averla ascoltata.

-Okay, ora ti lascio, torno nel mio appartamento a prepararmi per la festa, a dopo!-

E così dicendo uscì dalla stanza saltellando. Appena la mia amica se ne andò io mi lasciai cadere sul letto sospirando; avevo una strano presentimento riguardo alla serata.








Eccomi! Mi scuso con chi segue la mia storia per il mio stratosferico ritardo, cercherò di pubblicare i prossimi capitoli il prima possibile :)
 
 

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