Pokémon Genesis

di Teemo Omegasquad
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In memoria ***
Capitolo 2: *** Incontri del destino ***



Capitolo 1
*** In memoria ***


-Mamma mamma! Guarda qua chi abbiamo portato a casa!- va subito dalla madre, col braccio fasciato, moostrandogli il Cyndaquill che aveva in mano, tutto sorridente.

 

-Per la miseria Simon! Che ti è successo al braccio?- il senso materno ebbe subito la meglio in quanto madre, esaminando subito l'arto in fasce.

 

-Mamma! Guarda! Guarda!- gonfiando le guance infastidito le mette in faccia il pokémon di fuoco, obbligandola a guardarlo.

 

-Oh! Che magnifico compagno che hai trovato! Dove lo hai incontrato?- si arrese assecondandolo, ma senza distogliere lo sguardo dal braccio.

 

-Al laboratorio del professor Elm. è quel caso che mi ha chiamato ed è stato abbandonato dal suo allenatore, ma non so come ci ha stretto amicizia. Si vede che è tuo figlio, gli avrai insegnato qualche tuo trucchetto immagino eh?- le rispose Jhon, avvicinandosi a lei baciandola con dolcezza.

 

-Probabile. Ora piccolo Simon hai un pokémon tutto tuo, prenditene cura, mi raccomando e inoltre ti insegnerò alcuni miei trucchetti.- fece l'occhiolino al marito, prendendo in braccio Simon insieme al suo nuovo compagno, sorridendo ad entrambi.

 

-Voglio farli vedere ai miei compagni di asilo! Di sicuro gli piacerà!-

 

-Ne sono sicuro.- gli sorrise ancora dolce.

 

Il giorno dopo, verso la fine dell'orario scolastico, Simon potè portare con se Cyndaquill, approfittando anche che era una giornata particolare a scuola.

Tutto fiero mostrò il pokémon ai suoi compagnetti, ma non ottenne la reazione che sperava.

Anzi, lo derisero per la scelta che aveva fatto facendolo piangere, stringendo a se il compagno.

Finito scuola Simon si precipitò dalla madre in lacrime riferendole ciò che gli era successo e una delle madri dei deritori si intromise.

 

-Mi dispiace piccolo, però hanno ragione.-

 

-Come prego...?- Kai non apprezzò tale intromissione. -Risolviamola alla vecchia maniera con una lotta pokémon. Sempre se le va ovviamente.- sorrise angelica, ma aveva un non so che di malvagio e sadico in quel sorriso.

 

-Certamente, poi non si lamenti ancora se perderà. Vai Heracross!- lanciò in campo un heracross, che provvide subito a megaevolvere, pensando di avere la vittoria in pugno.

 

-Vai amica mia.- prese una sfera azzurra ricoperta da un reticolo bianco e quattro protuberanze gialle ai lati, facendo uscire un pokémon particolare, elegante e bianco perla.

 

Heracross rimase ammaliato da tale creatura innamorandosene immediatamente e venendo battuto con un calcio salto, battendolo all'instante.

Fecero rientrare i mostricciattoli tascabili nelle rispettive ball e Kai, insieme a Simon, se ne andarono soddisfatti della seguente lotta appena compiuta.

 

Passarono circa altri cinque anni.
Era sera tardi e il giovane ragazzo non riuscì a dormire, decidendo di scendere dai suoi genitori per chiedere a loro aiuto, ma non appena fu vicino al salone si fermò appena allo stipite dell'entrata, sentendoli parlare con qualcuno.

-Perché non vuole maestra Kai? Con le sue abilità potremmo riuscire in questo intento e addirittura nel mio!- sentì una voce giovanile, ma al tempo stesso anziana, non era ancora capace di riuscire a distinguere le età.

-No Maximillian! Ti rendi conto che ciò che vuoi fare è impossibile?! Nemmeno con quello che ti ho insegnato e non ti ho nemmeno insegnato tutto! E ritengo che tu non debba più essere un mio allievo e ti chiedo di andartene da casa mia!- Kai aveva il tono infastidito e arrabbiato, cacciando fuori di casa il ragazzo con asprezza e severità.

-Ma maestra...!- Maximillian tentò di farle cambiare idea, ma anche John si mise in mezzo, intimandolo anche lui ad andarsene. -No...NON LO ACCETTO! DUSKNOIR, PALLA OMBRA!- estrasse una poké ball dalla tasca molto rapidamente, dandogli subito un ordine indirizzandolo contro Kai.

Non ebbero modo di reagire di fronte a tale velocità, nemmeno di chiamare i propri pokémon, impanicandosi.
L'uomo si mise in mezzo, in un atto di disperazione e amore, facendo da scudo alla donna che amava, spingendola via all'indietro.
Alla donna, invece, sembrava andare tutto al rallentatore quella tragica visione.
Allungò il braccio presa dalla disperazione pure lei, per raggiungere il proiprio partner e tirarselo dietro con se verso la salvezza, però non ci riuscì, versando tristi lacrime.
Il salone venne distrutto del tutto, coinvolgendo anche il piccolo Simon, che se la cavò con qualche piccolo graffio, svegliando anche Quilava che lo raggiunse subito dopo tirandolo fuori dalle macerie.

-MAMMA! PAPà!- corse subito preoccupato dai propri genitori, scorciando per un attimo il volto dell'ex allievo della madre.

Era coperto da un grosso polverone, ma si imprise nella sua mente i sanguinolenti e penetranti occhi e i suoi capelli bianchi prima che si diede alla fuga.
Era tutto devastato, ma l'unico in condizioni gravi era il padre, ricoperto di sangue e con una parte del busto mancante dall'incredibile potenza di quella sfera oscura.
Lo portarono prontamente in ospedale, col figlio che sperava che si salvasse in qualche modo, ma Kai, a differenza della sua prole, sapeva come sarebbe andata in realtà, però continuò a ripetersi tra se e se che si stava sbagliando.
Si strinse a lei, tentando di confortarla come meglio poteva, ottenendo un piccolo, ma triste abbraccio.
Una volta calmi chiamarono la polizia per denunciare l'accaduto, per mettersi in attesa di una qualsiasi risposta.
Arrivò la sera tardi e Kai si divise dal figlio quando vide il dottore uscire dalla sala operatoria, con il camice sporco di sangue e con un'espressione non per niente rassicurante.
John non era riuscito a farcela, lasciandoli pochi minuti fa. Avevano provato di tutto per rianimarlo, per salvarlo, ma niente, era stato tutto quanto vano.
La ormai vedova si mise le mani sulla bocca per soffocare delle grida di disperazione per non far preoccupare il figlio, ma le lacrime sgorgarono dai suoi occhi senza tregua e riposo.

-Mamma...? Papà sta bene...?- la raggiunse preoccupato, insieme al suo fidato compagno.

-Oh...Simon...! Mi dispiace...! Non siamo riusciti a salvarlo...! Non sono riuscito a salvarlo...!- lo abbracciò con amore, stringendolo forte a se senza sapere cosa dire.

Passarono molti anni da quel tragico giorno e Simon si spronò ogni giorno di più.
Fece visita regolarmente alla tomba del padre, in compagnia del suo compagno Aggron e gli raccontò tutto quello che era succedeva in famiglia.
Scelse di fare la stessa scuola del padre per ricordarlo, in onore della sua memoria.
Si diede molto da fare, rimboccandosi per bene le maniche.
Ottenne ottimi risultati, diventando anche un bel ragazzo col tempo e sopratutto tormentato dai bulli siccome veniva considerato una specie di nerd.
Nel primo anno di superiori venne selezionato tra i migliori studenti e mandati in un tirocinio nella regione di Hoenn.
Tornò subito a casa per dare la notizia alla madre.

-Mamma! Sono stato selezionato per andare a Hoenn!- entrò con furia e estasi in casa, con in mano il foglio della notizia, ma venne subito smorzato vedendola triste. -Cosa è successo...?!- le chiese preoccupato.

-Si tratta di Aggron, ogni giorno peggiora e non si muove dalla tomba di John...!- si soffiò il naso, senza sapere cosa poter fare.

-Ho capito. Vedo cosa riesco a fare.- divenne subito serio ponendo il foglio sul comodino, andando al cimitero.

La prima cosa che vide era il pokémon corazza, proprio davanti alla tomba del padre.
Si avvicinò a lui poggiandogli una mano sulla spalla, sospirando triste.

-Aggron, so che tenevi molto a mio padre e ne sono molto grato di questo, sei stato per lui un compagno formidabile senza ombra di dubbio e sono sicuro che ti vorrebbe ancora come tale...! Però, facendo così, non lo farai stare bene e vorrebbe che tu fossi felice. Se vuoi posso riportarti a Hoenn, parto tra qualche giorno. Ti chiedo di pensarci su...- da una lieve pacca al corazzato, per poi tornarsene a casa a prepararsi per il viaggio.

Arrivò il giorno della partenza per la regione di Hoenn, accompagnato da Typhlosion, con la valigia in mano.
Proprio all'entrata si ritrovarono Aggron davanti alla porta, lasciando rotolare una poké ball fino ai suoi piedi, con lo sguardo triste.
Il ragazzo gli sorrise, capendo che voleva tornare nella sua casa, facendolo tornare dentro la sfera.

-Ti riporto a casa amico mio.-

ANGOLO AUTORE
Vi chiedo subito scusa per come è venuto il capitolo, ma sono riuscito a farcela solamente così, il prossimo cercherò di scriverlo al meglio e più lungo di questo.
Scusate anche la lunga assenza, ma purtroppo ho avuto svariati blocchi che nano compromesso la stesura di questo capitolo, però mi ha permesso a lavorare a 3 progetti di varie storie future, di cui un paio in collaborazione, e magari anche un sequel di una mia storia molto conosciuta. mi vergogno di averlo fatto così corto...

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Capitolo 2
*** Incontri del destino ***


ALOLA, ISOLA MELE MELE, 8 ANNI E DUE SETTIMANE FA DALL'INVASIONE DELLE ULTRACREATURE

 

Un gruppo di scienziati, giovani e vecchi, accompagnati da degli agenti di polizia, erano intenti ad esaminare uno dei luoghi in cui si erano schiantate o atterrate le ultra creature dopo la loro invasione.

Uno scienziato in particolare, molto giovane, con capelli corti cinerei, occhiali da secchione, si era distanziato troppo dal gruppo senza accorgersene, scontrandosi contro un'allenatrice, facendo cadere entrambi.

 

-Ehi! Attento dove guardi quattr'occhi!- la ragazza lo rimproverò aspramente, infastidita del fatto che si erano scontrati l'uno contro l'altro.

 

Indossava dei pantaloncini di jeans azzurri, scarponi neri, maglietta rossa priva di maniche e una borsa a tracolla sulla spalla, dai lunghi capelli boccolosi marroncini chiari.

 

-Scusami...! Non l'ho fatto apposta, purtroppo mi sono distratto e...-

 

-Beh, risolviamola con una lotta allora! Il mio miglior pokémon contro il tuo! 1 contro 1!- con la sua forte volontà contagiò lo scienziato in erba, facendogli accettare la sua proposta.

 

Si miserò in posizione e il ragazzo mise in campo un gigantesco Aggron, che ruggì non appena fu fuori dalla poké ball, pronto alla lotta.

La ragazza prese una strana poké ball, azzurrina avvolta da una specie di reticolo e quattro punte ai lati, facendo uscire a sua volta uno strano pokémon.

La strana creatura, sui due metri, aveva un'aspetto elegante, flessuoso e sinuoso, totalmente bianca perla, testa ovale e delle lunghe antenne spuntarle dalla testa, Aggron ne rimase meravigliato e innamorato.

 

-Usa calcio basso!- con colpo rapido abbattè facilmente l'enorme pokémon corazzato, mandandolo subito k.o., aggiudicandosi lo scontro.

 

Entrambi fecero rientrare i propri mostricciattoli tascabili nelle loro rispettive ball.

 

-Wow...sei stata bravissima! Però...che pokémon era quello...?- chiese lo scienziato, stranito.

 

-Non preoccupartene! Comunque mi chiamo Kai! Te invece quattr'occhi?-

 

-Jonathan, ma se vuoi chiamami pure John o Johnny.-

 

Un incontro totalmente casuale, ma che segno le loro vite nel profondo, iniziando un legame che li avrebbe portati molto lontano...insieme.

 

******

8 ANNI DOPO

 

 

Nell'ospedale di Borgo Foglianova, una giovane coppia stava per avere il loro primo figlio dopo 3 anni di matrimonio.

L'uomo, sui 25 anni, aveva dei corti capelli cinerei, occhiali neri, occhi azzurri, indossava una camicia bianca con cravatta nera, pantaloni grigi e scarpe nere, che aspettava in sala d'attesa, stringendo e palpeggiando a ripetizione compulsiva la pallina anti-stress.

Erano arrivati lì verso le dieci del mattino e il bimbo nacque verso le undici di sera, dopo una lunga attesa da parte del padre e un'estenuante travaglio da parte della madre.

Quando informarono il marito della nascita gli permiserò di vederli subito entrambi, ricomponendosi e tornando calmo, con le dovute protezioni.

Entrò in sala operatoria vedendo la propria moglie sul lettino, che aveva dei lunghi capelli marroncini chiari, la carnagione leggermente più scura dell'uomo, gli occhi verdi smeraldo, che teneva tra le braccia, stretto a se, la loro prole avvolto dagli asciugamani, sorridendogli ormai spossata e sudata dall'impresa che aveva appena compiuto.

 

-Kai...! Sei stata bravissima!- le carezzò dolcemente il viso sorridendole felice, spostando piccoli fasci per scoprire il faccino del bimbo, ormai dormiente.

 

-Siamo stati John...lo abbiamo fatto insieme questo magnifico bambino...come vuoi chiamarlo?- chiese riprendendo fiato.

 

-Che ne pensi di Simon...? Un nome semplice.-

 

-Ci sto...ti amo John.- lo baciò con le forse rimastole.

 

-Anche io ti amo Kai.- ricambiò il bacio dolcemente.

 

5 ANNI DOPO

 

 

 

-Buongiorno Elm, sono venuto qua non appena mi hai chiamato - disse l'uomo passandosi una mano dietro la testa -Scusa il ritardo, ho dovuto portarmi dietro mio figlio, Kai è dovuta tornare da sua madre che si è ammalata. Che problema ha?-  mentre teneva stretto il bambino entrò nel laboratorio del professor Elm.

Il bambino in questione era intento a soffiarsi i capelli dal viso, essi erano cinerei, e osservava l'interno dell'edificio e a Elm saltò subito alla vista l'eterocromia dei suoi occhi.
Uno era verde come uno smeraldo mentre l'altro azzurro.
Il ragazzino che si stringeva al padre, probabilmente curioso di ciò che vedeva ma anche un po' impaurito, vestiva con un paio di pantaloncini grigi e una maglia bianca.
 

 

-Grazie per essere venuto il prima possibile! Purtroppo l'ultimo allenatore che lo ha preso con se lo ha abbandonato e adesso si nasconde...chissà che gli avrà fatto di male.- gli espose la triste situazione, chiedendo il suo aiuto nel cercarlo.

 

-Simon, ti andrebbe di aiutarci? Appena vedi un piccolo cyndaquill avvisaci subito va bene? Non voglio che ti succeda niente di male.- prese per le spalle Simon, affidandogli questo "incarico".

 

-Certo papà!- sorrise solare, iniziando a cercare insieme ai due adulti.

 

Lo cercarono guardando negli angoli più bui e nascosti del laboratorio, ma fu proprio Simon a trovarlo, dall'altra parte dell'edificio.

La prima cosa che gli venne in mente fu quello di avvertire che lo aveva trovato, ma si fermo dal farlo, volendo occuparsene personalmente di quel piccolo e spaventato pokémon.

Provò ad avvicinarsi, ma delle piccole fiamme lo respinserò, mettendogli della paura dentro di lui, però non lo fecerò demordere, ne indietreggiare.

Il piccolo roditore di fuoco lo guardò inclinando la testa di lato, uscendo un poco allo scoperto, anche a causa della sua timidezza.

Simon si mise a quattro zampe allungando la mano verso di lui, facendolo indietreggiare reagendo con una mini-fiammata che gli colpì il braccio chiudendo poi gli occhi per paura di ricevere una severa punizione, ma non si aspettò che lo accarezzò con la mano bruciata.

 

-Va tutto bene piccolo, quell'allenatore cattivo non c'è più.- lo rassicurò accarezzandogli dolcemente la testa, avvicinandolo a lui, per poi prenderlo in braccio.

 

-Papà? Posso tenerlo? Ti preeeeego!- gli fece gli occhioni dolci per convincerlo.

 

John si spaventò a morte vedendo la bruciatura preoccupandosi a morte visionandogliela, mentre Elm tentò di prendere in consegna Cyndaquil, ma Simon lo allontanò da lui.

 

-No! Poi troverà un'altro brutto allenatore! Non voglio che succeda!- tiene il roditore stretto a se, facendo il muso infastidito.

 

John convinse il professore a lasciarglielo tenere, fiducioso di quello che aveva intenzione di fare il figlio, lasciandogli modo di creare un legame tra loro due, un legame che li avrebbe tenuti uniti e insieme per sempre, creando qualcosa di straordinario.

 

ANGOLO AUTORE

Spero che questa piccola storia alternativa possa piacervi, ho fatto leva sul fatto dei multiversi sfruttandolo a mio vantaggio creando una specie di mio universo alternativo, diverso da quelli che conosciamo e anche per avere più libertà di movimento e per agire meglio sui fatti di tale storia

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