Balto Tribute

di Meramadia94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Susan ***
Capitolo 2: *** L'epidemia ***
Capitolo 3: *** La partenza ***
Capitolo 4: *** Un viaggio difficile ***
Capitolo 5: *** Il tradimento di Steele ***
Capitolo 6: *** Accettarsi ***
Capitolo 7: *** Missione compiuta ***



Capitolo 1
*** Susan ***


''Si prospetta un inverno molto freddo...''- commentò un mattino, una ragazza sui sedici anni affacciandosi alla finestra della sua stanzetta arredata con un semplice letto sgangherato, una sedia su cui teneva  suoi abiti di ricambio e una specie di toilette.
Quando mai a Nome, una città dispersa nel bel mezzo dell'Alaska, che non possedeva nemmeno una stazione ferroviaria per poter ricevere posta, viveri o qualsiasi altra cosa potesse servire alla cittadina, non si prospettava un inverno freddo?
Ma quello sembrava davvero il più freddo degli ultimi dieci anni.
Aprì la finestra ed aiutandosi con un fazzoletto cercò di liberare il davanzale dalla neve caduta quella notte.
Poi la richiuse per evitare che il freddo entrasse ed iniziò a vestirsi e pettinarsi.
I lunghi capelli neri come le ali di un corvo erano pettinati a treccia, dietro la testa, un maglione bianco con sopra un giubbotto marrone, con dei pantaloni lunghi e neri e degli stivali marroni, adatti per camminare sulla neve.
Poi uscì nel freddo inverno dell' Alaska, avviandosi verso la sartoria dove lavorava, ma non prima di essere entrata dal panettiere per comprare un dolcetto alla fragola.
''Buongiorno signora...''- fece la ragazza entrando nella sartoria del paese, appendendo il cappotto.
Una donna sui quaranta, capelli bruni acconciati dietro la testa, la accolse con un sorriso raggiante.
''Oh, buongiorno Susy, tutto a posto?''
''Si, la ringrazio molto...''- rispose prendendo posto, iniziando a rammendare un cumulo di camice che si erano accatastate sulla sua postazione di lavoro.
Si chiamava Susanne Collins, conosciuta come Susy, aveva sedici anni, e non aveva nessuno al mondo.
Era rimasta orfana di entrambi in genitori quando aveva solo undici anni.
Suo padre, era un guidatore di cani da slitta, e la sua muta di cani vinceva sempre, qualsiasi corsa mentre la madre era una semplice casalinga, ma chiunque li vedeva, avrebbe giurato di vedere una famiglia felice e soddisfatta di quello che avevano.
Purtroppo, un brutto giorno, il padre di Susy e la sua muta ebbero un brutto incidente durante una corsa, suo padre cadde dalla slitta sbattendo violentemente la testa contro un sasso nascosto nella neve, lasciando una moglie vedova e la figlia orfana.
La madre, era distrutta dal dolore, ma doveva pensare a Susy.
A sua figlia, l'unico tesoro che le era rimasto e quindi trovò lavoro in una sartoria.
 La paga non era certo alta, ma consentiva a madre e figlia di non morire di fame.
Ma a distanza di sei mesi, la donna, ancora molto provata dal dolore che l'aveva colpita, si ammalò gravemente e purtroppo i soldi non erano sufficienti a pagare le cure mediche di cui aveva bisogno e nel giro di poche settimane, raggiunse il marito, lasciando la figlia completamente sola.
Susy, a regola, sarebbe dovuta finire in orfanotrofio ma i proprietari della sartoria, amici dei suoi poveri genitori, avevano interceduto per lei con il sindaco, permettendole così di continuare a vivere nella sua vecchia casa ed aveva preso il posto di lavoro della madre, con cui riusciva sia a pagare l'affitto della sua casa povera, ma accogliente, ed anche da mangiare.
A volte soffriva molto per l'avere perduto i genitori così presto, ma i padroni della sartoria e la loro figlioletta Rosy, la trattavano proprio come una di famiglia.
In sostanza poteva definirsi molto felice ed appagata, malgrado la piccola cittadina in cui viveva.
Solo una cosa la angustiava...
'' Ciao Susy!!!''- le corse in braccio la bambina, festosa come sempre -'' Lo sai che giorno è oggi?''
La ragazza sorrise e prese il sacchetto di carta contenente il dolcetto alla fragola, comprato poco prima -''  Ma certo che lo so... è il tuo compleanno. A proposito, tantissimi auguri.''- fece porgendoglielo.
'' Grazie!''- fece la piccola -'' Tu oggi verrai alla corsa vero?''
'' Ma certo che verrà...''- intervenne la madre della bambina -'' Susy, per questa mattina possiamo anche chiudere il negozio.
Almeno per mezza giornata tutta la città sarà ad assistere la corsa, quindi penso che nessuno avrà bisogno di abiti nuovi per mezza giornata.''
'' Come vuole, signora.''
'' Mamma, cosa mi avete regalato?''
La donna sorrise scompigliando i capelli della figlia -'' Vedrai, è una sorpresa.''
'' Spero che non sia una casa delle bambole.''- disse nell'orecchio di Susy la bambina.
'' A te cosa piacerebbe ricevere come regalo, piccola?''- le domandò la ragazza.
'' Una slitta! Per fare le corse con Jenna. E vincere tutte le corse, come tuo papà!!!!''
Già. Suo padre.
Il miglior guidatori di cani da slitta che ci fosse mai stato a Nome.
Anche a lei sarebbe piaciuto diventare come lui. Quando era piccola, sognava di essere proprio come il suo papà.
Ma c'era un piccolo problema a riguardo...
Lei era una donna. Una ragazzina, ma pur sempre una donna. E di conseguenza, non era nelle  sue possibilità diventare un guidatore.
Al massimo avrebbe sposato un guidatore, gli avrebbe dato due o tre bambini e poi sarebbe rimasta a casa ad occuparsi della loro casa, dei pasti e dei figli.
Erano questi i pensieri che l'accompagnavano mentre si dirigeva ad assistere alla corsa.
Ogni anno si svolgevano delle gare per decidere quale muta di cani e di conseguenza quale guidatore avrebbe avuto l'onore di provvedere alle esigenze della città per un certo periodo di tempo.
Assistere a quelle gare era l'unica cosa che interrompeva la ruotine sempre uguale della città.
'' Tu chi dici che vincerà la gara di oggi?''
'' Non credo che ci siano dubbi a riguardo...''
'' Hai ragione, Steele è un cane troppo in gamba.''
Questi erano i commenti che gli spettatori e i passanti facevano a riguardo della gara che malgrado non fosse ancora conclusa, in quanto mancavano ancora tre miglia al traguardo, pareva già chiusa.
Ed in effetti, doveva ammetterlo, quel cane era particolarmente veloce e per ora non c'era gara che in città non avesse vinto come non c'era stato cane che non era stato capace di tenergli testa... ma non le piaceva granchè quando lo vedeva andarsene in giro per la città gonfio come un tacchino e soprattutto non sopportava quando si pavoneggiava dopo una gara nemmeno avesso corso solo lui.
Era un'amante degli animali, ma per quel cane sentiva di poter fare un'eccezione. In compenso era molto affezionata ad un cane che girava spesso per la città, che però tutti trattavano con diffidenza, paura e quasi repulsione. Era un incrocio tra un husky e un lupo e per questo molte persone pensavano di doversi guardare da lui, come se dovesse attaccare da un momento all'altro. Ed anche il fatto che fosse l'unico cane della città senza un padrone lo danneggiava molto.
Suo padre però non la pensava come il resto della città: era sempre stato affettuoso con Balto, portandogli da mangiare, facendolo correre o magari facendogli solo qualche coccola, e spesso e volentieri la portava con lui, anche se sua madre era preoccupata all'idea che sua figlia e suo marito stessero attorno ad un '' mezzo lupo''.
Però Balto non aveva mai dato segni di essere pericoloso per la società, quindi alla fine aveva dovuto tacere.
'' Susy!!!''- fece la piccola Rosy andandole incontro a bordo di una piccola slitta trainata da Jenna mentre i cani si accingevano a tagliare il traguardo -'' hai visto che bella? Mi hanno regalato una slitta!!!
Ed anche il cappello da guidatore!!!
Susan sorrise -'' Lo vedo... e sei bellissima.La guidatrice più bella di tutta Nome.''- fece la ragazza carezzando sia la testa della bambina che quella della cagnolina.
La piccola si tolse il cappello da guidatore ed iniziò ad agitarlo in aria -'' FORZA STEELE...''- in quel momento una folata di vento strappò il cappello dalle mani della piccola e lo fece finire proprio sulla pista della corsa.
'' Il mio cappello!!!''- fece la piccola scattando per andare a recuperarlo, bloccata in tempo da Jenna e da Susy -'' lasciami Susy, devo riprenderlo...''
'' No tesoro, i cani sono troppo vicini... rischi di farti male... su, ne troviamo un altro, te lo prometto...''
Fu un attimo. Uno solo.
Ma bastò.
Balto scese in pista correndo di fianco a Steele, riuscendo non solo a tenergli degnamente testa, ma riuscì addirittura a tagliare il traguardo prima di lui.
Con un ultimo balzo afferrò il cappello di Rosy e si mise da parte.
'' Hai visto che bravo?''- fece Rosy euforica -'' Balto ha salvato il mio cappello!!! Posso andare ad accarezzarlo?''
'' Perchè no?''- fece Susy sorridendo.

'' Ma perchè tutti hanno paura di Balto?''- chiese la ragazza al parroco della chiesa di Nome. Lui era un pilastro della comunità, e soprattutto era certa non gli avrebbe risposto '' Perchè quel cane è mezzo lupo''.
'' Io oggi l'ho avvicinato e così anche la piccola Rosy e non ha fatto niente.''
Infatti, poco dopo la corsa, il cane si era avvicinato alla piccola Rosy per restituirle il cappello e la bambina aveva fatto il gesto di mettergli le cinghie per giocare con lui e Jenna al guidatore e alla sua muta, quando era arrivato il padre della piccola che l'aveva scacciato in malo modo ed aveva ripreso la figlia per riportarla a casa.
Inutile dire che Balto se n'era andato con la tipica espressione del cane bastonato.
'' Non c'era bisogno di trattarlo così...''- aveva tentato Susy di ritorno alla sartoria -'' non voleva fare niente di male.''
L'uomo però le disse -'' Quella bestia è pericolosa. E' mezzo lupo. Finora non ha fatto nulla di male, ma non si sa mai quando la sua natura selvatica uscirà fuori. E quel giorno, gradirei che non ci sia mia figlia nelle sue mire.''
Dopo il lavoro, era andata a trovare il parroco per portargli delle coperte e degli abiti dimessi che nessuno voleva più che lei aveva recuperato ed aggiustato ed aveva confidato questa sua incredulità al parroco.
Il prete, un uomo anziano, tarchiato e vestito con una tunica nera le aveva offerto una tazza di tè e l'aveva invitata a fermarsi a chiacchierare un po' da lui.
'' Questa è una piccola cittadina, figliola. Piccolo vuol dire sicuro, ma purtroppo vuol dire anche  ristretto. La paura per le persone diverse è sempre stato un problema di non facile soluzione... anche Gesù è stato crocifisso perchè era diverso e a molti faceva paura e strano, un uomo che non aveva un prezzo.''- le aveva risposto il religioso -'' ma tu sei una ragazza di buon cuore e sai vedere oltre ciò che sembra...
E' il più prezioso dei doni che Nostro Signore ti ha fatto.... promettimi che continuerai a coltivarlo.''
Susan sorrise e prese le mani del prete -'' Lo prometto.''
In quel momento vennero raggiunti da un bambino di circa sette anni, dai vestiti puliti e semplici, ma puliti.
'' Padre Tomas?''- fece il piccolo tossendo ancora una volta -'' non mi sento bene, mi fa male la gola e ho tanto freddo...''
L'uomo gli tastò la fronte.
'' Santo Cielo, ma tu scotti, figliolo.''- fece il parroco -'' Susan, per cortesia...''
'' Sì, mi dica...''
'' Per favore, vai all'ambulatorio e chiedi al dottore di venire qui.''- le disse prendendo in  braccio il bambino, stringendolo forte per tentare di scaldarlo un poco -'' probabilmente è solo un colpo di freddo, niente di serio, ma preferisco non rischiare.''
La ragazza annuì, recuperò il suo cappotto, il berretto ed i guanti ed uscì nella fredda serata di Gennaio in direzione del piccolo ospedale della città, ignara di ciò che l'aspettava.
Ancora non lo sapeva, ma quell'inverno sarebbe stata veramente una dura prova per la città di Nome.

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Capitolo 2
*** L'epidemia ***


Non era la prima volta che Susan camminava per le strade di Nome a notte fonda. Le capitava spesso di dover chiudere il negozio, di fare una consegna dell'ultimo minuto a un cliente o di andare all'emporio per comprare qualcosa... e non aveva mai avuto paura. In fin dei conti, Nome era una cittadina sperduta nel bel mezzo dell' Alaska, e in quella cittadina si conoscevano tutti, gli attuali abitanti della città erano i discendenti dei suoi fondatori, per generazioni gli abitanti avevano condiviso le giornate, ed era improbabile che qualcuno si spingesse fin là... insomma, non c'era niente e nessuno da temere.
Ma quella sera era diverso.
Non sapeva perchè ma aveva addosso una stranissima sensazione, come se potesse sentire attorno a sè l'aura della morte, dell'angoscia e della disperazione.
Quando arrivò all'ambulatorio, lo spettacolo che le si presentò davanti le fece gelare il sangue nelle vene: era pieno di bambini che si lamentavano per la tosse, per il freddo, per il male alla gola.
C'erano anche i genitori di Rosy assieme alla piccola.
- Signora...- fece Susy.
La madre della piccola la abbracciò, iniziando a piangere sommessamente sul petto della sedicenne.
Il marito tentò di confortarla come poteva.
- Ma che sta succedendo?- fece Susy.
- Non lo so... dopo la corsa siamo tornati a casa, e dopo un paio d'ore ha iniziato a dire di sentisi poco bene... le abbiamo misurato la febbre e la temperatura si è alzata.... e poi non smette di tossire.-  fece la signora tra le lacrime.
- Un po' bizzarro...- fece Susy.
- Puoi ben dirlo.- fece il padre di Rosy, più adirato che preoccupato - sono certo che c'entri qualcosa quella brutta bestiaccia.-
- Si riferisce a Balto?- fece Susy.
- E chi altri?- fece l'uomo - è una bestia selvatica, chissà che razza di malattie si porta addosso... Rosy lo ha accarezzato, sono sicuro che...-
- Aspetti.- fece Susy - Anche uno dei bambini della parrocchia di Padre Tomàs accusa gli stessi sintomi, e lui non ha mai toccato Balto nè oggi nè mai. La sua teoria non sta in piedi.-
- E allora come ti spieghi che la mia piccola Rosy si sia ammalata così all'improvviso?- fece la donna - deve essere stato per qualcuno o qualcosa che gliel'ha trasmessa.-
- Signori, vi prego...- fece il medico per poi stupirsi di vedere lì  Susy - Susan... ti prego, dimmi che non sei qui per farti visitare...-
- No. Mi manda Padre Tomàs.- fece Susy - Uno dei bambini della parrocchia si sente poco bene...-
- Oddio... indovino: mal di gola, febbre alta...?- fece il medico.
Susan annuì.
- E con questo siamo a venti.- fece il medico.
- Dottore, non ci tenga sulle spine...- fece il padre di Rosy - come sta?-
- Questa tosse la sfinisce. La febbre va aumentando.- fece il medico - Sembrerebbe Difterite.-
Susan si sentì rabbrividire. Non si era mai ammalata di Difterite, ma sua madre quando era ancora in vita le aveva raccontato un sacco di cose in merito a quella malattia...
Infettiva, terribilmente contagiosa, ma che in passato molti scambiavano per una forma più aggressiva dell'influenza di stagione e che quindi veniva '' curata'' con i cosiddetti rimedi della nonna: riposo, latte caldo e miele e stare al  caldo. Motivo per cui molte persone contagiate erano morte.
Ma visto che il medico sapeva di cosa si trattava, poteva somministrare fin da subito ai bambini una cura.
- Non posso dire che anche il bambino della parrocchia abbia la Difterite, ma credo che si tratti solo di avere la conferma...- fece il medico - e sarà il ventesimo caso e solo in una settimana.
E purtroppo ho finito l'anti-tossina.-
La madre di  Rosie cadde in ginocchio, come se il mondo le fosse appena caduto addosso, mentre il marito tentava di calmarla, malgrado lui stesso si sentisse morire dentro.
Rosy si era ammalata di una malattia che poteva essere facilmente neutralizzata usando il farmaco giusto... ma che doveva essere somministrato per tempo, pena la morte del paziente in caso contrario.
E l'ambulatorio aveva terminato le scorte.
Nome era una cittadina sperduta, che non aveva nemmeno una stazione ferroviaria, anche se avessero fatto un ordine per delle scorte di medicinali le possibilità che arrivassero in tempo erano molto, molto basse.
Ma non potevano arrendersi senza combattere.
- Andrò a visitare il bambino, e tornando manderò subito un telegramma per farmi spedire l'anti-tossina.- fece il medico - state tranquilli, si risolverà tutto. Molto presto.-
Mentre aspettavano il ritorno del medico, udirono un rumore, che pareva venire dalla macelleria attigua all'ospedale.
Susan e il padre di Rosy uscirono per contrallare, e trovarono anche il proprietario del negozio.
Sul posto trovarono una scena che non lasciava spazio ad equivoci. Balto aveva addosso delle salsicce, e Steele pareva inseguirlo.
- Balto è riuscito ad impadronirsi nuovamente della sua carne.- fece il padre di Rosy a Jonas, il macellaio di Nome.
- Meno male che Steele era qui...- fece Jjonas guardandon con disgusto il cane selvatico - bravo Steele... te le sei meritate.- fece dando all'husky la collana di salsicce, come premio - tanto chi le vorrebbe mai dopo che le ha toccate quella bestia selvaggia?-
- Via, vattene via!- fece il padre di Rosy prendendolo a calci, facendolo scappare.
- No!- fece Susan. Le sembrava strano che Balto si fosse spinto in centro per cercare del cibo, ma anche se fosse stato altro non sarebbe stato che per fame.
Jenna provò a seguire il cane-lupo ma l'uomo la bloccò afferrandola per il foulard che aveva legato al collo.
- Visto?- tuonò il padre di Rosy - Non è solo un mezzo lupo. Ma è anche un cane ladro.-
- No, io non credo che Balto abbia fatto una cosa simile.- fece Susy - Può pensarla come vuole su di lui, ma è molto improbable che un lupo o un animale selvatico si spinga verso il centro urbano per cercare da mangiare. E comunque caccerebbe prede ancora in vita, di certo non entra di soppiatto in macelleria.-
- E sentiamo, hai anche una spiegazione per averlo ritrovato coperto di salsicce?- fece il macellaio - Certe volte mi sembra di parlare con tuo padre.-
- Che cosa insinua con questo?- fece Susy alterandosi.
- Niente. Solo che il frutto non cade tanto lontano dall'albero.- fece il macellaio.
- Susan...- intervenne il padre di Rosy - Quello che Jonas voleva dire è che... insomma, tuo padre era un uomo che tutti rispettavano, ma quando s'impuntava sulla sua verità le altre verità diventano inesistenti...-
- E cos'ha la sua verità di diverso da quella che sostenete voi?- fece Susan - il fatto che fosse diversa dal vostro pensiero? Che non vi dava ragione?-
- Adesso vedi di calmarti.- fece il padre di Rosy - ci sono cose più importanti a cui pensare che a difendere un mezzo lupo ladro.
Mia figlia ed altri bambini che rischiano di morire, ad esempio.-
Susy abbassò il capo.
Quella faccenda non la convinceva affatto, ma su una cosa il padre di Rosy aveva ragione: Balto non rischiava nulla, si era già preso un calcio ed una strigliata per un furto di cui magari non era nemmeno colpevole ( e lei ci avrebbe giurato), ma non era nulla di cui non si potesse parlare in seguito con grande calma.
La difterite invece non aspettava nessuno.
Urgeva fare qualcosa per salvare i bambini ammalati. La malattia era contagiosa, se non si faceva qualcosa per fermarla, anche adulti e anziani si sarebbero ammalati e senza medicine... Nome sarebbe morta.
Nel silenzio di quell'inverno che si preannunciava il più difficile di tutti.
...
...
...
Purtroppo non c'era molto che si potesse fare se non spedire un telegramma con priorità assoluta  farsi spedire quanto avevano bisogno. Gli abitanti di Nome avevano raccolto molto denaro da spedire assieme al telegramma, per pagare la medicina.
Ma le '' forze del male'' avevano un dono tutto particolare: sentivano la paura che attanagliava i cuori di quei genitori che temevano di vedere i loro bambini andarsene prima di loro, ed avevano organizzato una serie di brutti tiri da giocar loro.
Impossibile spedire la medicina per mare, a causa di una lastra di ghiaccio in avvicinamento.
Stesso discorso valeva per le vie aeree: una bufera impediva all'aereo persino di sollevarsi da terra.
Non restava che una sola soluzione. Spedire la medicina sino a Nenana, ovvero dove la ferrovia s'interrompeva.
Da lì in poi, la squadra di cani da slitta più veloce di Nome, avrebbe portato il carino sino a destinazione.
- Era ora...- fece Susy cercando di far mangiare il piccolo Tommy, il bambino della parrocchia. L'ospedale era sovraffollato, e quindi il piccolo era costretto a passare le giornate a letto, e in solitudine ( per evitare che contagiasse anche gli altri bambini della parrocchia) nella chiesa che ormai era divenuta la sua casa - che queste gare servissero a qualcosa...-
- Tommy?- fece il parroco rivolto al suo piccolo protetto. La febbre era salita, ed il bimbo faceva fatica persino a tenere gli occhi aperti - coraggio... non vorrai offendere Susan, rifiutando la sua ottima zuppa di verdure.-
- Coraggio, angioletto mio...- fece Susan riprovandoci - cerca di mangiare... almeno un pochino.... ecco, così bravo.- non era molto ma era riuscita a fargli mandar giù qualche cucchiaio.
- Sei molto brava con i bambini.- fece il prete.
- E' inevitabile.- fece Susan - Soprattutto quando si tratta di bambini che non hanno avuto i genitori...-
- Sai, a volte mi addolora che tu non abbia nessuno e che tu non possa avere dei bambini tutti tuoi... saresti una madre stupenda.-
- Padre, non iniziate anche voi con questa storia...- fece Susan bagnando la fronte in fiamme del piccolo - Che devo scegliere un marito, che è ora che inizi a sistemarmi, e che mia madre era più giovane di un anno rispetto a me quando si è sposata... scegliere un marito non è mica come scegliere la stoffa per un vestito nuovo.-
- Non volevo dire questo.- fece il prete - Fai bene. Sposati, ma solo con qualcuno che ami davvero.... adesso però torna a casa, e cerca di dormire per un po'. Se ti ammali anche tu non so come fare con Tommy.-
La ragazza annuì.
- Va bene... mi chiami se ci sono problemi.- e nel dir così uscì, per avviarsi verso casa. Sentiva anche lei il bisogno di riposare un po'. In quei giorni, la sartoria era chiusa, i proprietari facevano i turni in ospedale per assistere la loro piccola Rosy e avevano detto che per un po' nessuno avrebbe avuto bisogno di vestiti, e lei ne approfittava per stare alla parrocchia ad assistere Padre Tomàs e il piccolo Tommy, ammalato.
L'indomani si sarebbe tenuta la gara per scegliere chi avrebbe salvato Nome.
E lei non aveva dubbi su chi avrebbe capitanato la muta.
Steele.
Non sapeva perchè, ma quel cane non riusciva a farselo piacere.
Suo padre da piccola le diceva sempre che se voleva essere certa di avere amici sinceri avrebbe dovuto puntare tutto sugli animali più che sulle persone. Erano migliori, perchè avevano il cuore sgombro da sentimenti cattivi come l'odio, il rancore, il risentimento ed anche se incontravano una persona tanto cattiva da prenderli a calci o far loro del male in ogni modo possibile, loro tornavano sempre, più fedeli e felici di vederlo di come erano prima... eppure quel cane non riusciva a trasmetterle simpatia.
- Magari potessi parlare con gli animali...- fece Susan - almeno ogni tanto potrei parlare con qualcuno che sa starmi veramente vicino...- sì, i genitori di Rosy erano molto affettuosi con lei, ed anche Padre Tomàs che stava quasi sempre dalla sua parte... ma anche loro, sotto sotto, si aspettavano che presto o tardi avrebbe portato loro un bel giovanotto annunciando loro il suo imminente matrimonio.
Non che la prospettiva di indossare il vestito bianco, avere una casa sua e tenere in braccio un neonato che aveva i suoi lineamenti la disgustasse del tutto... solo che non capiva perchè il suo progetto di vita dovesse limitarsi a quello.
Non poteva innamorarsi, sposarsi e nello stesso tempo essere un guidatore di cani da slitta?
Sua madre le diceva sempre che si poteva fare tutto, bastava un po' di organizzazione.
- Ottimo per sapere cosa pensa di te, se potessi parlare con qualcuno che sa cosa c'è nel cuore delle persone.- fece una voce alle sue spalle.
- Si, credo di sì...- Susan si paralizzò sulla porta di casa. Qualcuno l'aveva seguita.... ma com'era possibile, la neve che ricopriva il terreno scricchiolava, se qualcuno avesse avuto l'ardire di seguirla, se ne sarebbe certamente accorta...
Si guardò dietro.
Non c'era nessuno. Nemmeno tracce di impronte sulla neve.
Solo un cane-lupo.
Ma lui non poteva certo aver parlato...
O si?
- Oddio... ma... ma...- fece Susan tastandosi la fronte - Ehm... devo essermi ammalata pure io... si, mi sono ammalata, la febbre mi sta facendo delirare.... tu non puoi parlare....-
- Non è che non posso parlare.- fece Balto - Posso parlare, ma finora non ho mai parlato in modo che un umano potesse capire. Sai, è una specie di Tabù. Hai idea di cosa farebbero ad un qualunque animale, mezzosangue o meno in grado di capire e comunicare con un umano?-
Susan si calmò un po' - Si... lo chiuderebbero subito in una gabbia e lo userebbero nei circhi e nelle feste paesane per far ridere la gente.-
- Appunto.- fece Balto - e credimi, è meglio essere emarginati che patire un destino del genere.-
- E non hai paura che io... sì, insomma... che possa andare a dirlo a qualcuno?- chiaro, non l'avrebbe mai fatto, ma anche se avesse pensato di dirlo... chi le avrebbe creduto? Non le credevano quando diceva che quel cane non era una minaccia, figurarsi se le avrebbero dato retta nel defnirlo un '' fenomeno da baraccone''... ma forse, dato che era la cosa peggiore che poteva dire di Balto, forse forse non l'avrebbero presa per una matta da rinchiudere.
- Non avrei comunicato con te, se avessi avuto dubbi.- fece Balto - Mi ricordo di quando tuo padre mi portava da mangiare e quando ti permetteva di giocare con me... vedo nei tuoi occhi il suo spirito, la sua convinzione che nessuno nasce malvagio... è per questo che ho deciso di parlare con te.-
- Capisco. Non ti deluderò, te lo prometto.- fece Susy.
- Ascolta, non posso avvicinarmi all'ospedale nè a Jenna, quindi devo chiederlo a te... come sta Rosy?-
Susy si accucciò e carezzò la fronte del cane - Balto... la situazione è molto grave purtroppo.-
- E non c'è nulla che si possa fare per aiutare i bambini?- chiese il cane lupo.
- Sì. Un modo c'è. - fece Susy - Abbiamo fatto un grosso ordine per avere una scorta di anti-tossina. Ce la portano solo fino a Nenana però. Da lì sarà compito di una muta di cani da slitta portare la medicina sino a qui.
Verranno scelti domani, con una corsa.-
Balto non ebbe esitazioni nel dire - Parteciperò anch'io.-
- Davvero?- fece Susy - ma questa gente...-
- Sì, lo so. Le loro cattiverie, i loro insulti me li sento di continuo, specie durante la notte. Ma qui non si tratta di questo, si parla di Rosy e di altri bambini. Non posso rimanere a guardare senza fare nulla sapendo che invece potrei far qualcosa.-
Susan sorrise.
Sì, decisamente, quel cane era la prova che gli animali valevano molto di più delle persone.

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Capitolo 3
*** La partenza ***


Susan non riusciva ancora a credere come fosse cambiata la sua vita così da un giorno all'altro. Il giorno prima di una normalissima gara lavorava come sarta per riuscire a mantenersi, quello dopo Rosy si ammalava di difterite e iniziava a parlare con gli animali.
Non che la seconda le dispiacesse... da quello che aveva visto gli animali dicevano sempre la verità su quello che sentivano, non potevano nascondere nulla.
Le persone invece... erano molto brave a fingere di essere chi non erano per piacere agli altri.
Tipo Mark e Jon, rispettivamente figlio e nipote del pescivendolo. Non erano esattamente cattivi, ma avevano la pessima fama di ciondolare per tutto il giorno, inventando scuse di ogni genere per non aiutare quel povero vecchio, troppo buono per dir loro una sola mala parola, e intanto dava loro tempo e modo a quei due di passare le giornate a divertirsi e soprattutto ad importunare ogni ragazza della città.
Erano presenti anche il giorno della gara dal cui esito sarebbero stati fatti i nomi dei cani che avrebbero corso per salvare Nome.
Steele era già stato nominato capo-muta, senza nemmeno farlo correre. Per nessuno c'eraano stati dubbi... '' E' il capo-muta che ha vinto tutte le gare, solo lui è in grado di guidare la squadra alla vittoria''- dicevano tutti.
'' Se ne siete convinti voi...''- diceva lei. Correre qualche chilometro andare e tornare vicino alla città era una cosa.
Tra Nenana e Nome c'erano quasi mille chilometri, non era così scontato che riuscisse a tenere per così tanto... ma in fondo se lo dicevano loro...
- Ehy, Susan, oggi sei un vero schianto.- fece Mark.
- Ti va di farci compagnia mentre guardiamo chi vince la gara?- si associò il cugino.
Susan sbuffò, continuando a camminare per la sua strada.
Non se lo voleva perdere il momento in cui Balto avrebbe tagliato il traguardo. Vedendo la sua velocità e ricordando anche di come era riuscito a tenere degnamente testa a Steele pochi giorni prima , forse avrebbero riconsiderato l'idea di chi doveva essere il capo muta... oltre a riconsiderare del tutto il fatto che quel cane veniva emarginato per il semplice fatto che per la città non rispondeva ai canoni della normalità e l'avrebbero considerato per quello che era: un normalissimo cane.
- Ehy!- fece Mark parandosi davanti a lei - Non ti hanno insegnato che è maleducazione rifiutare un invito?-
- Anche imporre con la forza la propria presenza dove non si è graditi, se è per questo.- ribattè Susan - ed ora vi prego, lasciatemi passare.-
Jon la afferrò per un braccio - Andiamo bellezza... facci compagnia.... guardiamo la corsa assieme e poi andiamo a berci assieme una cosa calda... che te ne pare del programma?-
'' Preferirei uscire con un grizzly, piuttosto''- pensò la ragazza mollando un bel pestone sul piede di Jon - Questo ti può bastare come risposta?-
- Si, ma non ci piace!- fece Mark aggredendola alle spalle.
- Lasciami subito o.... mmmmmppppf!- fece Susan quando Mark le tappò la bocca.
- Cosa fai, gridi?- fece Mark sorridendo - primo, non ti sarà così facile, secondo... lo sai, quando ci sono le gare nessuno bada più a niente e nessuno.-
- E stavolta non ci sono il tuo capo o il prete a proteggerti.- fece Jon.
...
...
...
- Hai parlato troppo presto, idiota.- fece una voce alle loro spalle.
La voce apparteneva ad un giovane, sui diciotto anni.  Leggermente abbronzato, cosa piuttosto insolita per uno che viveva in Alaska, occhi castani, capelli marroni tagliati corti, con una lunga frangia verso destra, alto e muscoloso.
Addosso aveva una camicia bianca, cravatta rossa, un gilet verde e pantoloni neri. E non aveva un'aria molto gentile.
- La signorina non gradisce la vostra compagnia.- fece il ragazzo obbligando Mark a mollare Susan.
- Ma tu chi accidenti sei?!?- tuonarono i due quasi in coro.
A rispondere fu Padre Tomas che si frappose tra loro - Questo è il figlio di mia sorella... è appena arrivato da Petersburg.-
- Dove ho imparato, tra le altre cose, come vanno trattate le signore!- fece il giovane.
- Bada a te amico...- fece Mark - vedi di non capitarmi a tiro.-
- Lascialo perdere, cugino...- fece Jon andandosene via - E' arrivato al momento giusto.... la difterite non lascia scampo.- fece Jon ridendo sguaiatamente.
- Ma tu guarda che razza di...- fece Susan.
- Susan, stai bene?- fece il parroco.
- Si grazie...- fece Susan per poi rivolgersi al nipote del prete - Credo di doverti ringraziare.-
- Oh, fa nulla...- fece il giovane con un tono improvvisamente più gentile, sfiorandosi la nuca - dovere.... mi presento, mi chiamo Nicholas Brown, Nick per gli amici... non ti dico chi sono perchè lo zio ti ha già spiegato.-
- Io invece mi chiamo Susanne Collins, ma tutti qui mi chiamano Susy o Susan.- si presentò la ragazza - non ti ho mai visto qui... come hai fatto a passare, la città è in quarantena.-
- Sono arrivato il giorno prima...bella fortuna vero?-
Lo zio lo riprese subito - Potevi pensarci prima di fare quel che hai fatto giovanotto. Ricordati: sei mesi qui, e in quel periodo righi dritto o torni dritto in cella.- vedendo lo sguardo allarmato di Susy la rassicurò - No, non preoccuparti... non mi sono messo un delinquente in casa... solo un giovane molto impulsivo.... che deve imparare che vi sono modi e modi per aiutare una persona.-
Susan lo guardò con aria interrogativa.
Chi diavolo era Nicholas Brown?
...
...
...
La gara si concluse con la vittoria di Balto.
Purtroppo però, non c'era molto da festeggiare. Era stata una vittoria inutile.
Sì, Balto aveva vinto, era arrivato primo, malgrado i trucchetti messi in atto dagli altri cani per mettergli i bastoni tra le ruote, ma non era servito a nulla.
Steele non poteva sopportare che qualcuno lo sminuisse o che lo rimpiazzasse come '' cane eroe della città'', e soprattutto non riusciva in alcun modo a tollerare che Jenna, la cagnolina più bella e benvoluta della città gli preferisse un mezzo lupo. A lui, che faceva sospirare tutte le cagnoline della città, che non avrebbero esitato a vendersi gli stessi amati padroni pur di avere un suo sguardo.
Il giorno dell'ultima gara '' divertente'' Balto lo aveva superato, tagliando il traguardo prima di lui. E gliel'aveva fatta pagare.
Nessuno poteva sospettare che dietro la facciata di cane eccezionale, amato e benvoluto da tutti, l'orgoglio dei guidatori e della città di Nome, si nascondesse in realtà un animo egoista che approfittava senza limiti della sua credibilità.
Infatti,era stato lui ad introdursi di soppiatto in macelleria, quando aveva sorpreso Jenna e Balto nel locale delle caldaie. Aveva provato ad '' invitarla a cena'', e con l'aiuto di Balto era riuscita a dribblarlo.
La confusione che avevano creato, aveva richiamato l'attenzione di Susy, il padre di Rosy ed il macellaio. Se l'avessero visto ricoperto di salsicce avrebbero sicuramente capito così, con un abile mossa lanciò la carne addosso a Balto che venne subito additato come ladro, e si era '' guadagnato'' le salsicce come premio.
E pur di impedire al rivale di scavalcarlo, aveva usato i pregiudizi della città verso di lui... mentre il guidatore si apprestava a fare una carezza a Balto, come premio per il vincitore, Steele gli pestò violentemente una zampa. Balto urlò di dolore, che però tutti scambiarono per la sua natura selvaggia che stava uscendo allo scoperto.
'' Ah, non possiamo fidarci di lui.''- aveva detto lapidario il guidatore -'' E' mezzo lupo. Potrebbe rivoltarmisi contro.''
'' Non è vero!''- si era intromessa Susan -'' Balto è il cane più dolce di tutta Nome. Non farebbe del male ad una mosca, vuole solo dare una mano...''
'' E tu che ne sai di cosa vuole?''- fece il guidatore -'' Parli come se fossi in grado di comunicare con quella bestia.''
Beh, non era che si fosse allontanato troppo dalla verità, ma la giovane preferì tacere. La vita di quel povero cane era già abbastanza complicata così.
'' Io so solo che non ha mai fatto del male a nessuno, e si che ne avrebbe sia di occasioni che di ragioni.''- continuò Susan.
'' Adesso dacci un taglio.''- ordinò uno degli organizzatori della gara -'' Sarà Steele a guidare la squadra e a portare qui il siero. E' un ottimo cane, possiamo affidargli i nostri figli ad occhi chiusi. La storia finisce qui.''
'' Spero solo che non sia una scelta di cui avrete a pentirvi.''
...
...
...
...
Quella sera, mentre tutta la città salutava la muta di cani che si apprestava a partire, Susan andò alla barca che Balto usava come casa. Sapeva di trovarlo lì.
Stava osservando la città, illuminata, e la muta di cani che si allontanava con sguardo triste e deluso.
Balto non ci teneva a prendere il posto di Steele. Non voleva essere l'eroe salva tutti, il paladino di Nome o chissà che altro. Voleva solo dimostrare che non era l'animale selvaggio che tutti si aspettavano che fosse.
- Mi dispiace per quello che è successo alla corsa...- fece Susy.
- Ah, non preoccuparti... ci sono abituato.- fece Balto - che devo fare per convincere questa gente che non ho intenzione di azzannare qualcuno di loro alla gola?-
Susy si sedette vicino a lui e lo accarezzò - Non lo so. Ma troveremo un modo per farli ricredere, questo te lo prometto.-
...
...
...
Tra tanto dolore, angoscia e sofferenza, Nome riuscì a trovare un modo per gioire. Stando al telegramma che avevano ricevuto, la slitta era arrivata sino a Nenana, aveva preso con sè il siero ed era ripartita immediatamente per tornare a casa.
- Magnifico...- fece Susy portando un tè caldo alla madre di Rosy, che non si staccava mai dal capezzale della bambina.
- Hai sentito, tesoro?- fece la donna - hanno preso la medicina... tra poco sarà tutto finito. Resisti...-
Il padre di Rosy si avvicinò a Susan - Susy, va a casa. Qui non c'era altro che puoi fare.-
- Ma signore...-
- Ti sono molto grato per quello che fai, ma hai un faccino più pallido della neve...- fece l'uomo con fare paterno - va e riposati. Non occorre che tu stia qui tutto il tempo. Non farà arrivare la slitta più in fretta.-
Susan annuì.
Uscendo dall'ospedale, la giovane si scontrò quasi con il giovane Nicholas.
- Oh...- fece il giovane prendendola impedendole di scivolare.
- Grazie...- fece lei aggrappandosi al giovane.
- Lo zio voleva sapere se ci sono novità... e anch'io a dire il vero.- fece Nicholas - come stanno?-
Susan scosse la testa - Non migliorano. I farmaci che il dottore sta somministrando loro li aiutano a resistere, ma senza il siero è solo un'agonia che si prolunga.-
Nick si passò una mano tra i capelli - Capisco...-
-Povera Rosy...- fece la giovane - non sai quanto mi manca... la sua vitalità, la sua energia... quel suo correre con la slitta per tutta Nome.... quel visetto pieno di allegria...- ora di quella bambina non rimaneva quasi nulla. Solo un corpicino pallido, che si agitava nel suo letto d'ospedale, tossendo di tanto in tanto, delirante... certe volte si chiedeva perchè Dio permettesse tanta sofferenza e perchè a subirla fossero sempre poveri innocenti - ehm... ti va un tè? Devo ancora sdebitarmi per il tuo aiuto.-
Nick sorrise - Con questo freddo, non dico certo di no.-
...
...
...
- Quindi è qui che vivi...- fece Nick mentre la giovane gli porgeva una tazza calda e fumante, guardando la casa della giovane.
- Sì... è quanto mi posso permettere.- fece la giovane sedendosi a tavola, davanti al suo ospite - e poi vivo sola, non ho bisogno di chissà quante stanze o di molte cose... e poi i signori Huntington, sono molto gentili con me, a volte mi danno delle mance extra al lavoro...-
- Sei molto legata a loro, vedo.-
- Come non potrei esserlo? Sono... sono l'unica famiglia che mi rimane... mio padre è morto per un incidente in slitta... la mamma si è ammalata di crepacuore e lo ha raggiunto nemmeno sei mesi dopo...-
- Mi dispiace molto...- fece Nick - Lo zio... non me lo ha mai detto...- e sì che gli aveva parlato spesso di come nella città in cui '' operava'' c'era una ragazza molto dolce, ma allo stesso tempo forte e coraggiosa... ma non immaginava che lo fosse così tanto.
- La tua famiglia invece?- chiese Susan.
- Vediamo... mia madre è una donna come tante, lavora in casa e si occupava di me, mio padre al momento mi ha denunciato per aggressione...-
- Aggressione?- strabuzzò gli occhi la giovane - come mai?
Oh scusa, non sono fatti miei...-
- Nononono, anzi...- fece Nick - Mia madre prima di sposarsi, lavorava come contabile per una grande azienda. Era brava, si dava un gran daffare, e tutti dicevano che sarebbe arrivata in alto... poi ha conosciuto mio padre.
Per lui ha rinunciato a tutto.  E' diventata una donna di casa... moglie, madre, casalinga...
Poi, circa una settimana fa, ha scoperto che mio padre aveva una relazione con un' altra donna. Più giovane, più carina... ovviamente mia madre lo ha affrontato.-
- E... lui?-
- Ha detto che era stata solo colpa sua. Di mia madre, voglio dire.- fece Nick stringendo la tazza più forte per la rabbia - Ha detto che era diventata banale, prevedibile, ogni giorno le stesse cose, e che ormai non  gli suscitava più nessun sentimento... che si era innamorato di lei per la sua bellezza e la sua vivacità, e che ora era diventata vecchia e noiosa.
Non ci ho visto più dalla rabbia, e allora gli ho dato un pugno.-
- Oh...-
- Lo so, ci sono modi e modi di risolvere le questioni.... ma sentire quelle parole, vedere le lacrime di mia madre... mi ha mandato il sangue al cervello.- fece Nick - ed ora eccomi qua. Libertà vigilata, per sei mesi, con mio zio come garante. Al primo sgarro, torno in galera.-
...
...
...
Per ogni notizia buona, però pareva dovercene essere per forza una che distruggeva ogni speranza. Una notizia terribile investì la città di Nome: Steele e la sua squadra risultavano smarriti. Avevano mancato il secondo posto di controllo, non li trovavano più. A ben vedere non era nemmeno insolito, dato che si era scatenata una violenta tempesta di neve.
Steele poteva essere anche un campione, ma non aveva mai corso con un tempaccio simile. Era prevedibile quello che sarebbe accaduto.
Non potevano nemmeno mandare un'altra squadra, troppo pericoloso. E questo voleva dire una cosa sola...la medicina non sarebbe arrivata. Nome era condannata a morte.
- No, io non ci posso credere...- fece Susan avviandosi verso la chiesa. Lì avrebbe trovato Padre Tomas, di certo avrebbe saputo cosa dire e cosa fare.
Ma non era un buon giorno nemmeno per la speranza, a quanto pare.
Quando Susan entrò in chiesa, sentì di nuovo la sensazione che aveva avvertito la sera in cui era scoppiata l'epidemia. L'aura della morte che avvolgeva la città ora la avvertiva in chiesa.
Padre Tomas era in ginocchio, ai piedi della statua della Madonna, a pregare.
- Padre...- fece Susan avvicinandosi al religioso. Gli occhi del parroco erano velati di lacrime.
Un terribile sospetto la prese.
- Oddio... Tommy...-
L'uomo dissentì e la invitò a seguirlo.
Non era Tommy.
Era Nicholas.
- Oh no...- fece Susan avvicinandosi al letto dove si agitava, scosso dalla tosse, dal freddo e dal delirio della febbre... era difterite. Ormai ne riconosceva benissimo i sintomi.
- Dannato testardo...- fece il parroco - ha voluto assistere Tommy per forza, e alla fine l'ha presa anche lui... avevo detto a mia sorella Martha che ne avrei avuto cura...  l'ho fatto venire qui solo per mandarlo a morire...-
- No...- fece Susan con voce rotta - non è vero... io non ci credo...- eppure era così. Nicholas aveva la difterite, non c'era spazio per nessuna forma di equivoco. Lo stesso ragazzo forte e vigoroso che l'aveva difesa, che si era dimostrato pronto a tutto pur di difendere una persona cara, era lì che lottava tra la vita e la morte... ma non c'era nessuno a difenderlo. Nemmeno suo zio, con la sua fede incrollabile nel Signore, poteva fare qualcosa per salvarlo da quella morte tanto atroce, quanto ingiusta e dolorosa.
Nick agitò una mano come se avesse voluto afferrare qualcosa. Susan gliela strinse.
- Su...- fece Nick - Su, sei tu...-
- Sì... sono io.-
- Peccato... appena finiva l'epidemia volevo invitarti ad uscire... mi sa che non ce la faccio... non in questa vita...-
- No. Non lo dire...- fece Susy - La medicina è già stata presa... vedrai, presto...-
Il parroco la tirò via.
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- A me non puoi dire bugie, Susy.- fece il prete - Sappiamo tutti e due che la muta è dispersa.
Nicholas è già adulto. Su di lui i sintomi sono più forti. Susanne io... non credo che stavolta Nome sopravviverà.-
- Padre!- fece Susy - Proprio lei... mi ha sempre incoraggiata nel credere ai miracoli, quando ogni speranza pare persa...-
- Lo so. Ma arriva un momento nella vita in cui ci si deve anche saper rassegnare... temo che quel momento sia arrivato.-
- No! Non è ancora detto, e non succederà!- fece la ragazza scappando via, in lacrime.
La sua corsa la portò quasi fino all'ospedale. Fu lì che incontrò Balto che pareva discutere con... un oca parlante?
- Ehm... Balto?- fece Susy.
- Oh, ciao Susy...- fece il cane - scusa se non mi fermo a parlare ma... sono in partenza.-
- Per dove?-
- Questo testone vuole andare nel freddo glaciale in cerca di cane che gli sta antipatico per portare medicina a città cui lui sta antipatico.- spiegò l'oca - Un momento... come fai a capire cosa lui dire?-
- E' la stessa domanda che mi sto facendo pure io... per il star parlando con un'oca.- fece Susy.
- Diciamo che riuscendo a parlare con me, puoi parlare con tutti gli altri animali.- fece Balto.
- Capisco...- fece Susy.
- In tal caso di lui qualcosa, fermalo!- fece l'oca.
- E come? Tanto più che sono d'accordo con lui.- fece Susy - anzi, andrò con lui.-
- COSA?!?- fece Boris - Ma allora tra parlare con Balto ed esseri umani non essere differenza... morirete entrambi come cani... senza offesa, Balto... entro domattina sarete due pezzi di ghiaccio.-
- Boris...- fece il cane trascinandolo fino alla finestra della camera d'ospedale di Rosy.
Era l'unico modo per farglielo capire.
...
...
...
- Ottimo.- fece l'oca - Andiamo a prendere medicina.
- Aspetta un attimo... vieni pure tu adesso?- fece Balto.
Al gruppo si aggiunsero anche due orsi polari, Muk e Luk.
Susy quasi strillò.
- Non avere paura... loro non essere cattivi, ma non sanno nuotare.- fece Boris.
- Ah... orsi polari che non nuotano, cani e oche parlanti... meno male che qui non succede mai nulla.- fece Susy.
La giovane tornò a casa, prese il suo cappello, e mise in uno zaino un po' di viveri. Poco dopo, lei, che non aveva mai viaggiato e mai stata da nessuna parte, si avventurava nella selvaggia Alaska assieme a due orsi pasticcioni che non sapevano nuotare, un'oca russa brontolona ed un cane mezzo lupo dal cuore d'oro alla ricerca del siero che avrebbe salvato nome.
'' Rosy... Nick... bambini, tenete duro, vi salveremo.''- promise la ragazza.

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Capitolo 4
*** Un viaggio difficile ***


Nessuno si era accorto della partenza di Susan.
Almeno sino a mezzogiorno. Susan in quei giorni passava tutto il tempo all'ospedale, per aiutare le infermiere, il dottore e dare modo ai genitori di Rosy di riposare.
All'inizio nessuno fece caso a quel ritardo, pensando che fosse molto più stanca del solito, che fosse molto preoccupata per la sorte del povero Nicholas, l'unico adulto ad essersi ammalato di Difterite finora e quindi quello più a rischio di tutti e che quindi volesse stare sola...
Poi però al dottore venne il terribile dubbio che la giovane avesse contratto la malattia, che si fosse sentita male, e che non fosse in grado di chiamare aiuto.
La madre di Rosy andò quindi a casa della giovane, per assicurarsi che stesse bene... e sulla scrivania trovò un biglietto, destinato a chiunque lo avesse trovato.
'' Non posso rimanere qui a guardare. Devo fare qualcosa per i bambini e per Nick. Vado a cercare la muta scomparsa. Balto sarà con me. Non temete per me ed abbiate fiducia.''
La donna dopo che ebbe letto quelle poche parole, corse via, tornando all'ospedale.
- Caro!- fece la madre di Rosy rifugiandosi tra le braccia del marito - Susy è scappata!-
- Cosa??!- fece il marito.
- Ha lasciato un biglietto... dice che sta andando a cercare la muta con la medicina.-
- Lei è là fuori?- fece il padre di Rosy - Con la tempesta che infuria?-
- E come se non bastasse, con lei c'è quel lupo.- fece la signora - Oddio, povera ragazza... le mie povere bambine....- 
- Cercate di calmarvi adesso.- fece Padre Tomas.
- Ma come facciamo a calmarci?- sbottò l'uomo - Nostra figlia sta morendo di Difterite, e la ragazza a cui vogliamo bene come se fosse nostra... se non morirà assiderata, morirà sbranata da quella bestia selvatica.-
Padre Tomas perse la pazienza a quel punto.
- Jonathan, adesso basta.- fece il religioso - Sono stufo. E lo è anche Susan.-
- Di che sta parlando?- fece il padre di Rosy.
- Di questa storia che Balto è un lupo, che è pericoloso, che è una minaccia per la comunità- fece il parroco - Jonathan, possibile che tu non ti ricordi? Quando eri bambino, al catechismo, per la messa di Pasqua, raccontato sempre la storia di Gesù messo in croce. E tu ti arrabbiavi sempre, perchè non sopportavi che una brava persona fosse prima processata, condannata, presa in giro e poi messa a morte perchè tanti dicevano che era giusto così.-
- Ma adesso che razza di storie tira in mezzo?- fece l'uomo.
- La stessa. Anche Balto è un bravo cane. E' diverso, non sembra un cane come gli altri...- fece il parroco - ma non per questo significa che è cattivo.
Rispondete sinceramente a questa domanda: quante volte ha aggredito qualcuno o ha dato segni di essere pericoloso?-
I due coniugi si guardarono, ma non ebbero il coraggio di rispondere.
- Ecco, appunto.- fece il parroco - Mai. E sapete perchè? Perchè non è la bestia selvatica, e quindi feroce, che intendete voi.
Ma la sua natura selvatica che tanto disprezzate, in questo momento potrebbe essere la salvezza dei vostri figli.-
In quel momento, nella stanza, barcollando e tenendosi su un bastone, avvolto in una vestaglia rossa, apparve Nicholas Brown.
- Nick!- fece il parroco correndo incontro al nipote - che ti salta in mente, dovresti essere a letto...- disse il prete circondando il nipote con un braccio
- Volevo dell'acqua...- fece il ragazzo coprendo un colpo di tosse con la mano. Il prete lo fece rimettere a letto, e lo aiutò a bere - Zio, mi dispiace...-
- Non dirlo nemmeno...- fece Padre Tomas - Non è colpa tua...- fece rimboccandogli le coperte.
-  Sì, invece... se non mi fossi messo nei guai, non saresti stato costretto a prendermi qui, e adesso potresti occuparti solo di chi ha bisogno... invece sei costretto a starmi dietro...- fece Nick tossendo un'altra volta.
Padre Tomas sorrise, mettendogli sulla fronte una pezza bagnata.
- Vuoi sapere un segreto?- fece il parroco - se tu non avessi messo le mani addosso a tuo padre per quello che ha detto su tua madre... ci avrei pensato io.
Sei un ragazzo generoso, di buon cuore ed io sono fiero di te.-
'' E voglio continuare ad esserlo''- pensò il parroco - Non sei un peso. Quindi, ora non pensare a queste cose, e riposati.-
Nick annuì poggiando il capo sul cuscino, chiudendo gli occhi, per po richiamare lo zio - Susan... lei non si è ammalata, vero?-
- No, tranquillo. Lei ha la pelle dura.- fece il parroco - e in questo momento, è in buone mani.-
...
...
...
Avevano fatto già parecchia strada. La città era sparita dietro di loro, ma non c'era ancora traccia di Steele e della sua muta.
- Beh, non poteva essere così facile...- fece Balto. In fondo, Steele sarà stato pure un presuntuoso, patetico pallone gonfiato, ma non poteva essere così stupido da perdersi a poche miglia da casa sua.
- Sei un po' giu di corda o mi sbaglio?- chiese Balto quando iniziavano ad addentrarsi nella foresta dell''Alaska. Susy non aveva quasi proferito parola da quando erano partiti.
Ma anche se non parlava, era facile intuire cosa pensasse.
Nome, l'epidemia, i bambini, la piccola Rosy... ma forse c'era qualcos'altro sotto.
- Sono molto preoccupata Balto.- fece Susan - Per Rosy, per i bambini... ma anche Nick mi fa pensare...
E' adulto ed è stato contagiato, pensi che riuscirà a resistere per il tempo che basta...?-
Balto sorrise, cercando di rassicurarla - Questo non te lo so dire... ma una cosa la so: faremo l'impossibile, per salvare tutti. Questo te lo prometto.-
- Speriamo...- fece Susy continuando a camminare.
Balto sorrise - Ti piace molto. Quel ragazzo intendo dire.-
Susan arrossì come un pomodoro maturo, divenendo ben visibile in mezzo al bianco della neve dell'Alaska - Cosa....? Ma che dici?!?-
- Guarda che ce l'hai scritto in faccia.- fece Balto - Certe volte non vi capisco voi umani.... dite di sì quando in realtà volete dire no, e no quando invece volete dire sì.
Dite di stimare una persona, quando invece solo sentirne il nome vi fa venire il voltastomaco e dite di non voler sentire parlare di lei quando invece vorreste che stesse accanto a voi tutto il giorno.... -
- E'... è complicato.- fece Susan.
- A me non sembra.- fece Balto - che c'è di complicato nel dire quello che si pensa? E che c'è di complicato nell'ammettere che vuoi bene a quel ragazzo?-
'' Oh magnifico.... un cane vuole che mi sistemi''
- E se a lui non piacessi? Lo metterei in imbarazzo.- fece Susan. Francamente, non aveva mai creduto nell'amore a prima vista, quello in cui due si conoscevano, e dopo poco tempo già parlavano di amore eterno, di vivere assieme, di sposarsi....
Suo padre le aveva detto che conosceva sua madre da due anni, prima di chiederle di sposarlo... però Nick sembrava diverso da tutti gli altri che abitavano a Nome. Erano tutti brave persone, ma come molti uomini pensavano che fosse più che naturale che la loro consorte volesse stare a casa, senza lavorare, per curare la casa ed i bambini.
Nick invece era stato pronto persino ad alzare le mani su un uomo che voleva rifilare la colpa del fallimento del loro matrimonio alla moglie, che lui stesso aveva voluto madre e casalinga, e rischiare la galara.
A rischiare di mettersi ancora di più nei guai per difendere lei da due balordi perdigiorno... 
E quando gli aveva chiesto di raccontargli come e perchè fosse finito in libertà vigilata a Nome, non le aveva risposto '' Non sono fatti tuoi, donna''- come erano soliti rispondere molti uomini quando qualcuna faceva loro domande sul perchè di un loro comportamento, ma gli aveva aperto il suo cuore....
Si era messo in gioco per assistere un bambino ammalato, e ne aveva pagato il prezzo... era stata una stilettata in pieno petto vedere quel giovane, pieno di vita, in un letto a combattere contro quel male che stava rischiando di decimare un'intera città.
Se ne era innamorata, ancora non lo sapeva... però una cosa la sapeva. Era una persona buona e generosa, e non meritava di morire così, in un letto e a soli diciotto anni.
Balto si scagliò contro un pino, scorticando la corteccia.
- Bravo Balto.- si congratulò Boris - Hai affrontato albero più duro, ruvido e fetido della foresta.
E hai vinto tu.-
- Sto segnando il sentiero.- spiegò Balto - Inutile ritrovarli, se poi ci perdiamo pure noi.-
Perchè di perdersi, se ne poteva parlare eccome.
Seguendo l'odore di Steele, si erano allontanati molto, non solo da Nome, ma anche dal percorso a staffetta che delimitava la strada tra Nenana e Nome.
Ormai avevano perso il senso del tempo. Susan non era più in grado di dire da quando erano partiti... potevano aver fatto molti chilometri in poche ore, ma potevano essere passati anche dei giorni.
Gli unici rumori che si sentivano, oltre a Boris che riprendeva Muk e Luk che ogni tanto si fermavano per riprendere fiato o per giocare un po', era il rumore degli stivaletti di Susan sulla neve ed il rumore del vento.
D'altro canto, era quasi impossibile trovare una costruzione fatta dall'uomo in mezzo a quella foresta. Se qualcuno avesse vissuto da quelle parti, non avrebbe avuto nulla con cui nutrirsi.
Pensava a Steele e ai cani. Ok, quel cane non le piaceva granchè, ma morire di fame e di freddo, sperduti chissà dove, era la peggior fine che si potesse augurare ad un essere umano, figuriamoci a degli animali, che fino ad allora non avevano passato una sola notte senza il tepore delle loro case e non avevano mai saputo cosa voleva dire non trovare la ciotola piena.
Balto non aveva di questi problemi. Viveva in una barca, sia d'estate che d'inverno, fatta di legno ormai marcio, e spesso saltava i pasti...  si domandava se i cani ed il loro masher fossero ancora in vita. Se lo augurava.
La loro lunga ricerca li condusse molto presto nel fitto del bosco. Dove la neve era alta.
Muk e Luk, che in fondo, erano ancora dei cuccioli, si erano messi a fare a palle di neve e come tutti i cuccioli e i bambini, amavano coinvolgere anche '' la figura paterna'' nei loro giochi.
Susan scoppiò a ridere nel vedere il povero Borsi centrato in pieno da una palla di neve, lasciando nella neve la sagoma di un'oca, per poi raggiungere Balto.
- Sono molto allegri...- fece Susan.
Il mezzo lupo le fece cenno di stare zitta.
- Che succede?- fece la ragazza a voce  bassa.
- Non lo so... non ne sono certo... ma credo che sia una buona idea continuare a muoverci.- fece Balto - chiamami pazzo... ma ho la sensazione che non siamo da soli in questo bosco.-
- Si, e che cosa mangia?- fece Boris - Qui non c'è nulla...-
'' A parte noi''- pensò Susan.
- Si va bene, ma muoviamoci, su.- fece Balto rimettendosi in testa al gruppo.
- Facile da dire, per uno che ha quattro zampe!- fece Boris venendo centrato da un'altra palla di neve - e va bene... ora basta.
E' il momento di imprimere calcio in sederino di orsi.- fece Boris deciso a dare una bella lezione a quei due mattacchioni. I due orsi, tra l'altro, sembravano essere spaventati a morte e Boris per un attimo si illuse che fossero terrorizzati dalla sua ramanzina/ sculacciata in arrivo.... ma i due orsi non erano preoccupati da quello.
Boris si appoggiò al tronco di un albero... che però sembrava troppo caldo, troppo peloso e soprattutto troppo vivo per essere un tronco...
E infatti non era un tronco.
Era l'orso grizzly più grande che il gruppo avesse mai visto... nonchè l'unico dato che tutti avevano sempre vissuto nei pressi di una cittadina, dove era molto difficile che un animale feroce si spingesse per cercare del cibo.
- OMMIDDIO!- urlò Susan.
- Mettiti al sicuro. Lo sistemo io!- fece Balto lanciandosi sulla bestia per tentare di aiutare Boris, Muk e Luk.
L'orso lo colpì, lanciandolo lontano per poi dedicarsi a Muk, Luk e Borisi.
La ragazza, armata di bastone, si parò davanti ai tre poveri malcapitati, allargando braccia e gambe cercando di sembrare molto più grande di quanto non fosse... ma l'orso non si fece intimorire e cercò di attaccarla.
Balto le si parò davanti per proteggerla, e l'orso lo afferrò iniziando a spingerlo contro la neve fresca....
Balto iniziava a sentire l'aria che gli mancava e la zampa dell'orso verso la sua faccia si faceva sempre più vicina.
Solo l'arrivo di Jenna, che si scagliò contro l'orso per difendere il cane lupo impedì il peggio.
- Ragazzi, ho un'idea!- fece Balto attirando l'orso verso un lago ghiacciato.
- BALTO NO!- fece Boris che iniziò a capire il piano dell'amico.
L'orso tentò di avvicinarsi a Balto, ma il ghiaccio iniziò a rompersi sotto il peso del gigantesco orso e alla fine cedette, facendolo finire in acqua.
L'orso, tentando di salvarsi, provò ad artigliare la lastra ghiacciata,rompendola... Balto era proprio lì sopra.
- Balto!- fece Susan correndo verso l'amico, seguita dall'oca, dai due orsi e da Jenna - resisti, arriviamo!-
Balto tentò di reggersi come poteva, ma la lastra su cui si trovava iniziò a capovolgersi facendolo finire nell'acqua.
Senza possibilità di tornare in superficie.
- NO!- urlarono in coro.
Muk e Luk non persero tempo. Ruppero il ghiaccio con il loro peso, e si tuffarono in acqua per dare soccorso all'amico.
- Muk! Luk!- fece Jenna.
- Non sanno nuotare!- fece Boris.
- Orsi polari che non nuotano?- fece eco Jenna.
Susy si tolse cappello, zaino e giacca e fece per tuffarsi - Io si però.-
Jenna la fermò addentando il maglione della ragazza - Ferma, l'acqua è gelata, ti ucciderà prima che tu possa trovarlo!-
...
...
...
- Se solo riuscissi a rompere il ghiaccio...- fece Susan colpendo la lastra di ghiaccio sotto la quale era finito Balto con una grossa pietra - Boris, c'è qualche novità?-
L'oca tirò fuori la testa dall'acqua - Inutile, non li vedo.-
Jenna iniziò a preoccuparsi - Ma... dove sono?-
Sentirono un rumore.
Poi videro i due orsi riemergere dalle gelide acque del torrente, con Balto tra le braccia.
I tre tirarono sun sospiro di sollievo, e furono subito attorno al loro amico.
- Dimmi che sta bene, starà bene, vero, non ha una bella cera....- fece Muk mentre Boris dava dei colpi sulla faccia del cane per aiutarlo.
- Balto, per la paura... mi è venuta la pelle d'uomo...-
- Ehy!- fece Susan ridendo sotto i baffi.
- Boris...- fece Balto tremando per il freddo - so che per te questo viaggio è una pazzia... ma... meno male che ci sei.-
- E chi vuoi che faccia questa specie di gioco dell'oca se non un oca?- fece Boris ridendo.
Jenna si sdraiò su Balto per tenerlo al caldo - Senti, è arrivato un dispaccio, dobbiamo prendere il sentiero di montagna.-
- Ma se prendiamo il passo dell'aquila risparmiamo mezza giornata.- fece il mezzo lupo, intirizzito.
- E' bloccato.- fece Jenna - Il sentiero è difficile, ma ce la possiamo fare.-
- Sai, inizio a vedere che tu puoi fare tutto.-
Susy sorrise.
Quei due facevano proprio una bella coppietta. Rosy sarebbe stata felicissima di vedere che la sua cagnolina e Balto si volevano così bene... sarebbe stato un bellissimo regalo di guarigione.
Poco dopo si decisero a riprendere la marcia, ma Jenna capitombolò due volte.
- Fa vedere.- fece Susy prendendo la zampa anteriore destra della cagnolina - E' lussata.-
- Puoi fare niente?- fece Balto.
- Non sono un veterinario, e se mi ci improvviso rischio di farle più male che bene.- fece Susy - ma ti posso dire che se la sforza troppo, bene non starà.-
E questo faceva sorgere un problema di non facile soluzione: lasciarla lì non potevano. Tra poco sarebbe calata la notte, e per quanto ne sapevano poteva esserci qualche altro simpatico grizzly in appostamento, pronto a saltarle addosso.
Però non potevano nemmeno rimandarla a piedi, fino a Nome, con una zampa ferita.
Balto afferrò una frasca di pino - Muk, Luk. La riporterete in città usando questa. Boris, ti affido il resto del gruppo.-
- Prosegui da solo?- fece Jenna.
- Ci sono abituato.-
- Non sarà da solo.- fece Susy - Andrò io con lui.-
- No, Susan, è troppo pericoloso.- obiettò Balto.
- Ti servirà un masher.- fece la ragazza - e purtroppo per te... sono l'unico umano dei paraggi.- nel dir così si rivolse a Boris e Jenna - Lo terrò fuori da guai, non abbiate paura.- Jenna si convinse e diede a Balto il foulard che portava al collo, per proteggerlo un po' dal freddo pungente.
- Bene, allora siamo tutti d'accordo.- fece Balto.
- Sei sicuro Balto?- fece Boris - chi ti dirà quanto freddo fa?-
- Boris.- fece Balto- Servi più a loro che a me.-
Boris a quel punto si convinse - Mi raccomando...- fece rivolto a Susy - Assicurati che stia bene.-
Susan sorrise - Ma certo. Non preoccuparti.-
L'oca fece per raggiungere il gruppo, ma si fermò - Voglio dirti una cosa Balto. Un cane non può fare questo viaggio da solo.
Ma forse un lupo si.-
Detto questo, Balto e la giovane Susan si allontanarono, continuando la loro ricerca.

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Capitolo 5
*** Il tradimento di Steele ***


Susan e Balto continuavano a camminare nella tormenta, malgrado il freddo, la neve ed il vento li colpissero in faccia come lame di coltello.
Di tanto in tanto, erano costretti a fermarsi, al riparo di un albero per riparare gli occhi, e Balto ne approfittava per lasciare un segno sul  tronco che sarebbe poi servito loro per tornare a casa una volta trovata la slitta.
Si chiedevano se l'avessero vista, una volta trovata. Il vento impediva quasi di far vedere loro cosa avevano sotto gli occhi.
Ormai non sapevano da quanto tempo erano in giro per le foreste dell'Alaska... la cosa positiva era che non avevano incontrato altri orsi o bestie feroci.
La loro ricerca li portò fino ad un crepaccio, molto profondo.
La slitta era là in fondo.
- Bene...- fece Balto - Bisogna scendere.-
- Ho un'idea.- fece Susan afferrando due pezzi di corteccia d'albero. Salì su uno dei due ed invitò Balto ad imitarla.
Scesero in quel modo, come su uno slittino.
- Balto?!? Susan?!?- fece Star.
- E questi due da dove sbucano fuori?- fece Nikki.
- Come ci avete trovato?- concluse Kaltag.
- Ci sono feriti?- s'informò Balto.
Steele gli rispose con arroganza, senza nemmeno voltarsi - Stiamo tutti magnificamente.-
- A me era parso il contrario.- fece Susan sarcastica.
- Si, ma il nostro masher ha sbattuto la testa...- fece Star - non si è più rialzato.-
- Puoi farci niente?- fece Balto rivolto all'umana.
- Non so, vediamo.- fece la ragazza avvicinandosi all'uomo svenuto - Ha preso una bella botta in testa e la temperatura è bassa... credo abbia un principio di ipotermia. Ma se sta al caldo, e beve liquidi caldi in abbondanza starà di nuovo bene...-
- Ottimo.- fece Balto prendendo le redini della slitta - Susy, tu al posto di guida. Seguitemi. Vi riporto subito a casa.-
Steele si mise tra lui e la slitta - A noi non serve il tuo aiuto!-
- Steele, forse dovremmo ascoltarlo...- tentò Star per poi zittirsi vedendo lo sguardo minaccioso del capo muta.
- Ma come faresti a riportarci a casa?- fece Nikki.
- Ho segnato il sentiero sugli alberi...- spiegò Balto.
- Li riporterò io! Il capo squadra sono io, e sono io che comando!- fece Steele con rabbia.
Susy non ne potè più - Ehy, prima donna dei miei stivali: considerato che sei tu che ti sei perso, io bacerei da dove cammina visto che è venuto fin qui per salvarti. Prima cosa. Seconda cosa...-
- IO NON MI SONO PERSO!- sbraitò Steele - Mi sono solo... fermato un attimo, per riprendere fiato.-
- Sì, una settimana quasi.- fece Susan.
- Susan, lascia perdere non è necessario...- fece Balto - Steele, lascia che porti la medicina. I bambini stanno peggiorando... e c'è anche un adulto che si è ammalato, e rischia più di  tutti... -
Ma a Steele questo non pareva importare - Tu tocca quella cassa... ed io ti faccio a pezzettini, lupastro.-
I cani della muta iniziavano a pregustarsi un bello spettacolo.
- Steele.... io non mi muovo senza la medicina. Sono stato chiaro?- fece Balto con voce pacata.
Steele lo colpì con violenza - Ma chi ti credi di essere?!?-
- Balto...- fece Susan avvicinandosi all'amico a quattro zampe per poi lanciare un'occhiataccia a Steele - E tu invece, chi ti credi di essere?-
- Susy, lascia perdere...- fece Balto rimettendosi in piedi - Da quando in qua ci vuole un pedigree per aiutare qualcuno?-
Un altro colpo.
E poi un altro ancora.
Steele lo afferrò per la bandana che portava al collo, strattonandolo.
- Così non è leale!- fece Kaltag.
- Già!- si aggregò Nikki.
- Adesso basta, brutta bestiaccia!- fece Susan avvicinandosi a Steele. Il cane, individuata l'umana come un nemico le ringhiò contro, minacciando di morderla.
Balto tentò di avvicinarsi alla cassa, ma Steele se ne accorse e fece rovesciare la slitta.
- Preferisco distruggerla che darla a te!- ringhiò Steele contro Balto, per poi afferrarlo per le zampe posteriori lanciandolo contro un sasso.
Balto battè la testa e cadde a terra svenuto.
- Balto!- fece Susan tentando di svegliare il cane lupo, ormai svenuto - Rispondimi, per favore...-
Steele respirava ansimando, ma rideva di gusto, mentre quelli che fino a poco prima si gustavano lo spettacolo del loro capo che massacrava un mezzo lupo, ora lo guardavano inorriditi e spaventati. Sapevano che Steele era un pomposo, arrogante, vanitoso, che adorava essere visto come '' IL CANE'' di Nome... ma non avrebbero mai pensato che fosse disposto persino ad uccidere, pur di mantenere quel titolo e quel maledetto collare d'oro.
- Balto...- fece Susan continuando a scuoterlo, iniziando a piangere - ti prego, rispondimi....-
- Di che ti lamenti?- fece Steele con voce cattiva - è solo un mezzo lupo.-
Gli occhi di Susan si fecero di fuoco.
- Solo un mezzo lupo.... solo un mezzo lupo, dici?- fece la ragazza furiosa - Lui è un cane migliore di quanto tu non potrai mai essere! Aspetta di arrivare a casa e lo sapranno tutti, chi è il vero animale feroce tra i due!-
Steele le rise in faccia - Oh, e cosa farai? Dirai che puoi parlare con gli animali o che gli animali possono parlare con te? Ammesso che sia così fortunato da tornare sulle sue zampe... se dirai che lui parla con te lo rinchiuderebbero da qualche parte come fenomeno da baraccone.
Se invece dirai di essere tu a parlare con gli animali... o non ti crederanno o ti faranno rinchiudere in un manicomio per sempre.- rise Steele - In un modo o nell'altro... il vincente sono e sarò sempre io.-
Susan quasi ringhiò.
Questa poi, messa all'angolo da un cane.
Che però, nella sua arroganza aveva ragione. Non c'era modo di dire la verità senza che qualcuno pagasse uno scotto  più alto del necessario.
In quel momento, Balto si rimise in piedi, seppur a fatica.
Steele, incredulo, gli si avventò contro con ferocia inaudita. No, Balto non sarebbe tornato a Nome, riuscendo dove lui aveva fallito, venendo accolto da tutti come un eroe, ammirato da tutte le cagnoline della città, non avrebbe fatto breccia nel cuore di Jenna... facendo passare lui per quello che '' aveva fatto quanto poteva, non ce l'aveva fatta, ma era stato bravo lo stesso anche se non non quanto Balto''.
Gli si avventò contro, lo afferrò per il foulard di Jenna, ed iniziò a tirare sul ciglio del dirupo tentando di far finire di sotto il rivale... ma il nodo si sciolse, e fu Steele a cadere di sotto, anche se non morì.
- Oh mio Dio...- borbottò Susan - ma come può essere che un cane sia...-
-  Si, lo sappiamo.- fece Kaltag - è il più malevolo, il più disgustoso, il più ripugnante di tutti i cani di Nome.-
- Però so anche che vi date da fare per compiacerlo.- li rimproverò Susan, facendo chinar loro la testa.
- Ci dispiace.- fecero i tre cani in coro.
- Ne riparliamo poi. Ora diamoci da fare per uscire di qui...- nel dir così, la giovane, aiutata da Balto e dagli altri cani della muta riuscì a far accomodare il masher ferito nella slitta, coprendolo e legandolo per dargli stabilità, cercando di farlo stare il più comodo possibile per poi fargli bere il tè che si era mantenuto caldo nel termos che portava con sè.
- Allora, chi di voi ha fame ragazzi?-
- Io, io,io...- fecero tutti i cani in coro. La ragazza tirò fuori delle stringhe di carne secca, e le distribuì a tutti i cani, Balto incluso.
- Balto...- fece Nikki, una volta finito di mangiare - ecco, noi...-
- Vorremmo chiederti scusa, per tutti i dispetti e gli insulti che ti abbiamo fatto.- aggiunse Kaltag - lo sappiamo che non è una giustificazione, ma avevamo paura di Steele, di quello che avrebbe detto o fatto... e vorremmo ringraziarti, per essere venuto a salvarci.-
- Non ditelo nemmeno per scherzo.- fece Balto.
- Anche i nostri padroni non sono mai stati molto gentili con te... avresti potuto lasciarci morire assiderati quaggiù e prenderti una rivincita anche su di loro, attraverso i loro figli...- fece Star.
- Non dite sciocchezze.- fece Balto improvvisamente serio - Non c'è rivincita o astio che tenga quando in ballo ci sono delle vite. Specialmente quando si  tratta di bambini innocenti.-
I tre lo guardarono ammirati: Steele lo aveva sempre definito una bestia selvatica, indegna di essere considerata al pari di un cane... ma lo batteva di cento a uno.
- Balto...- fece Kaltag - Vorresti farci l'onore di essere il nostro capo muta?-
- Io?-
- Sarebbe un vero onore, per noi.- fece Nikki, mentre Star porgeva la briglia da capo muta a Balto.
Il mezzo lupo guardò Susy, quasi per chiederle parere sia per assicurarsi che non stesse facendo un bel sogno.
La giovane gli sorrise - Masher Susanne Collins ai tuoi ordini.-
Balto allora la indossò, aspettò che Susan prendesse posto sulla slitta e gridò - Marchs!-
..
..
..
Steele era riuscito a risalire appena in tempo per vedere l'odiato rivale guidare la SUA muta verso l'uscita dal dirupo.
Per terra vide della carne secca. Un gesto di pietà per lui.
La pestò con rabbia.
- Vai pure cane lupo... non arriverai mai! E' una promessa!- no, non avrebbe mai permesso a quella bestia selvatica di prendersi il SUO  trionfo, di soffiargli il posto di cane eroe... non importava cosa avrebbe dovuto sacrificare per tenersi tutto quello per cui aveva lavorato... o chi.
In fondo... morivano un sacco di persone, ogni giorno, in ogni parte del mondo, e a Nome non era cambiato nulla. La gente aveva ripreso a svolgere le proprie occupazioni e con il sorriso sulle labbra.
Aveva già un piano. Un'idea cattiva, che nessuno avrebbe mai potuto dire appartenesse ad un cane.
...
...
...
- Ehm... Balto?- fece Susan quando furono sul punto di inoltrarsi nella foresta -E' solo una mia impressione... o qui ci sono più segnali di quanti ne ricordassi?-
Balto non rispose, ma si trovò in confusione totale. Susy aveva ragione. Sì, i segni sugli alberi li aveva lasciati lui... ma in modo che segnassero un percorso ben lineato.
Lì invece erano presenti su tutti gli alberi della foresta, alla rinfusa, come per dire '' tutte le direzioni''.
Tentò di andare avanti basandosi sui suoi ricordi, ma l'unico risultato che ne uscì fu quello di girare in tondo per almeno cinque volte.
- Balto!- si risentì  Kaltag - si può sapere che combini?-
- Non so... è come se... io...- poi gli venne un'idea - E' stato Steele.- probabilmente li aveva preceduti, ed aveva imitato i suoi segni apposta per mandarli fuori strada.
Balto non poteva credere che quel cane lo odiasse fino al punto di condannare a morte dei bambini, i suoi stessi compagni pur di non far vedere alal città che qualcuno poteva fare meglio di lui.
- Forse era meglio se era lui a guidarci.- fece Nikki.
- Sì, per finire in un altro crepaccio... no grazie.- fece Susan.
- MARCHS!- fece Balto iniziando a correre, senza nemmeno sapere dove stava andando. La sua unica strada era stata contaminata dalla gelosia e dall'odio di Steele, l'unica cosa di cui poteva fidarsi ora era il suo istinto... che però era influenzato da angoscia, paura ed incertezza.
Confuso ed impaurito, si ritrovò sull'orlo di un dirupo. I cani scivolarono, il masher ferito scivolò via e persino Susan cadde. Si fermarono appena in tempo, prima di cadere nel vuoto in un crepaccio ancora più profondo di quello in cui avevano trovato Steele e la muta.
Susan puntò il piede destro contro un sasso per frenare la sua caduta.
- Attenzione!- fece Nikki.
Le corde che fissavano la cassa con il siero alla slitta cedettero. Balto si liberò delle briglie appena in tempo per saltare e prendere la cassa.
- SEI GRANDE!- fece Star - Bella presa Balto...-
- Shh...- supplicò Susan - non si grida in alta montagna...- fece la ragazzina sporgendosi per tirare su la cassa... ma era tardi.
A causa dell'eco dell'urlo di Star, si creò una piccola valanga che fece precipitare prima, e seppellire subito dopo il cane lupo, la ragazza e la cassa.
...
...
...
- No!- gridò Nick in un sonno interrotto, che non gli dava alcun ristoro - SUSAN, NO!- fece saltando a sedere sul letto.
Suo zio lo prese per le spalle, tentando di calmarlo, terreo in volto.
- Cosa c'è figliolo!?!?- fece il religioso.
Nick aveva le lacrime agli occhi - Susan... è caduta... il burrone... devo andare... lasciami, la devo salvare..-
- Cerca di calmarti adesso... dottore!- fece il parroco cercando di tenerlo fermo.
Il medico arrivò subito, con una siringa contenente un potente sedativo,  trovò una vena adatta nel braccio del giovane e gli somministrò il calmante.
Nicholas si adagiò sul letto, sprofondando lentamente in un sonno profondo.
Il medico gli tastò la fronte.
La febbre era aumentata ancora.
- Povero ragazzo...- commentò il medico con una nota di malinconia nella voce - e poveri piccoli...-
- Non dobbiamo perdere la speranza.- fece il parroco - Se ci mostriamo deboli e angosciati con loro, penseranno di essere condannati a morte.
Se diamo loro una speranza, anche se piccola... li proteggiamo contro l'angoscia.-
- Sì, lei ha ragione...- fece il medico - Ma devo essere onesto con i familiari: manca davvero poco allo stadio finale della malattia e non so fino a quando riusciranno a resistere senza anti-tossina...-
- E Nicholas....?- chiese il parroco vicino alla crisi isterica.
- Potrebbe essere il primo ad andarsene.- fece il medico - è più grande, più forte di tutti i bambini messi assieme.... ma su di lui i sintomi sono molto più forti.-
Padre Tomas abbassò il capo, riprendendo posto accanto al nipote, ormai in fin di vita... come tutti i bambini ospiti di quell'ospedale, pregando -'' Signore... Tu che hai fermato la mano  di Abramo mentre stava per sacrificare il suo unico figlio...
Ti prego. Ferma tutto questo. Salva queste giovani vite.
E proteggi Susanne.''
...
...
....
Si diceva che la speranza era l'ultima a morire, che fino a quando c'era vita allora c'era speranza...
Ma la speranza pareva aver abbandonato del tutto la città di Nome.
Il telegrafista aveva promesso di tenere accesa una lanterna, per dare ai cani un segnale per indicar loro la città e non l'avrebbe spenta fino a quando ci sarebbe stato anche un solo barlume di speranza.
Ma dopo aver ricevuto la conferma definitiva che non sapevano più dove sbattere la testa per cercare la muta... si era arreso. Aveva spento la lanterna fuori dal suo esercizio lavorativo, e con essa la speranza dei genitori dei piccoli pazienti.
Anche tra i cani la speranza scarseggiava.
Steele, dopo aver messo in atto il suo piano per mandare Balto fuori strada, era tornato a Nome, raccontando una colorita storia in cui figurava come un eroe che aveva lottato disperatamente contro un'infelice Madre Natura per salvare i suoi compagni, ma che aveva fallito ed era stato costretto ad assistere, impotente, alla dipartita dei suoi amici.
Inoltre aveva detto a tutti che Balto, in uno slancio di protagonismo maniacale nel tentativo di farsi bello agli occhi di Jenna, aveva preso la cassa con la medicina con la forza e con essa era caduto in un dirupo, morendo e distruggendo la cassa, a causa delle pessime condizioni metereologiche.
- La povera Susan... ha tentato disperatamente di aiutarlo... ma quella bestia feroce l'ha afferata per il cappotto e sono caduti entrambi di sotto...- concluse Steele fingendo di essere sul punto di scoppiare in un pianto disperato.
Il tocco di classe fu mostrare a tutti il foulard di Jenna, asserendo che Balto lo aveva con sè e che il mezzo lupo glielo aveva donato chiedendogli di prendersi cura della cagnolina.
Jenna sulle prime cadde nello sconforto, ma poi iniziò a pensare. Non riusciva a credere che Balto... il suo Balto avesse rischiato la vita, mettendo a rischio quella delle uniche '' persone'' che gli avevano sempre mostrato stima e affetto per mettersi in mostra.
Come non credeva che avesse chiesto al cane che racchiudeva in sè tutto quello che odiava di prendersi cura di lei, la '' donna'' che amava.
E per finire... era presente sia la sera dell'intrusione di Steele in macelleria, quando aveva fatto ricadere su Balto la colpa di un furto, sia quando lo aveva fatto passare per un animale feroce che poteva rivoltarsi in qualunque momento dopo che aveva vinto la gara che lo avrebbe nominato capo muta per diritto.
Insomma, sapeva che Steele non era esattamente un tipo sincero ed affidabile. Non credette quindi ad una sola parola di quel racconto, ma per rovescio della medaglia nessuno credette a lei, a causa del fatto che tutta la comunità canina di Nome era a conoscenza del fatto che Jenna provasse qualcosa per Balto.
La cagnolina uscì fuori, malgrado il tempaccio. Ne era certa, Balto era vivo e presto sarebbe tornato.
- Ma come farà a sapere di essere arrivato con questa bufera...- fece Jenna vedendo la lampada ad olio del telegrafista, ormai spenta.
Se solo ci fosse stato un solo umano a Nome con il quale poteva parlare, senza temere di essere rinchiusa come fenomeno da baraccone, avrebbe potuto trovare il modo di farla riaccendere... ma Rosy, la sua padroncina, stava malissimo, Susan era con Balto, dispersa chissà dove... non c'era nessuno in città di cui poteva fidarsi.
Ma forse poteva fare lo stesso qualcosa, senza l'aiuto di nessuno.
Una cosa che le aveva insegnato Balto.
- Il sole.- fece Jenna prendendo una lanterna accesa - le calotte polari- e prese dei cocci di bottiglia.
Indirizzò la luce della lanterna verso i cocci...  e ne uscì una piccola aurora boreale.
Avrebbe fatto capire a Balto dov'era la città e che lei lo stava aspettando.
- Torna da me... ti aspetto.- fece Jenna.

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Capitolo 6
*** Accettarsi ***



- Coraggio Nick...- fece il dottore - devi respirare. Anche se ti fa male.-
Il ragazzo si sforzò di obbedire.
Stava sempre peggio. Sentiva che non ce l'avrebbe fatta a resistere ancora a lungo. 
- Fatelo smettere... per favore...- 
Il dottore, a malincuore e pur sapendo quanto fosse rischioso, gli diede un bicchiere d'acqua dove aveva sciolto del tranquillante. 
Si addormentò quasi subito. 
Ma non sapeva se si sarebbe risvegliato. La malattia stava per raggiungere lo stadio finale, non avrebbe resistito ancora a lungo in quelle condizioni... quel sonnifero almeno gli avrebbe risparmiato l'agonia.
Suo zio non aveva potuto fare nulla. Solo pregare. 
Era costretto a vedere il nipote mentre moriva in un letto d'ospedale, provato dalla febbre, dal dolore, dalle privazioni... aveva pensato più volte di telegrafare a sua sorella, pensando che fosse un diritto della madre stare vicino al figlio, per dirgli almeno addio... ma gli era sempre mancato il coraggio. 
Non aveva il coraggio di dire a sua sorella '' A Nome c'è un'epidemia. Nicholas sta morendo. Vieni subito.''
Forse perchè aveva ancora speranza. 
- Adesso dipende tutto da Susan.- fece il prete. 
- Io non la capisco padre...- fece il medico - la ceca fiducia che ha in quella ragazza. Certo, è una ragazza in gamba, buona e gentile, ma...- 
- Immagino che tu ricordi, Jeremy.- fece Padre Tomas - La madre di Susy... Arianna, te la ricordi?- 
- Certo...- fece il medico - come dimenticarla?-
- Al sesto mese di gravidanza, iniziò a perdere sangue.- fece il prete - te lo ricordi?- 
- Ovvio. Sono stato io a dirle che si erano prensentate minacce di aborto, e che con tutta probabilità il bambino non ce l'avrebbe fatta...- le aveva anche detto che non era così grave, che era giovane, avrebbe avuto altri bambini.
Lei era scoppiata a piangere... sì, forse era vero, avrebbe avuto altri figli.. ma nessuno di loro sarebbe stata quella piccola e dolce creatura che cresceva dentro di lei. Che moriva dentro di lei. 
L'unica cosa che poteva fare per tentare di salvarle la vita era stare a riposo assoluto. 
E dopo una battaglia terribile... Susanne Collins venne al mondo. Sana, in perfetto stato di salute, come se le minacce di aborto spontaneo non ci fossero mai state.
- C'erano troppe possibilità che Susy morisse nel ventre di sua madre. E ce l'ha fatta.- fece Padre Tomas - sai cos'ho pensato quando mi hanno detto che madre e figlia ce l'avevano fatta? Questa ragazzina ha la stoffa per fare grandi cose.- 
Ne era sempre stato certo. Susan si era sempre sentita diversa da tutte le altre ragazze di Nome.... perchè lo era.
Ne era certo, avrebbe fatto grandi cose. 
E forse già le stava portando a termine.
- Forse. Ma si ricordi questo padre.- fece il medico - E' una ragazza eccezionale, se le piace pensarla come una sorta di guerriera invincibile. Ma anche i guerrieri muoiono.- 
...
...
...
Non avrebbe capito mai come aveva fatto a sopravvivere a quella caduta. 
Avrebbe ucciso chiunque... il volo, l'impatto con la neve fresca che si chiudeva su di loro come sabbie mobili... eppure erano vivi. Tutti e due. 
Balto fu il primo ad uscire dalla neve, a fatica, per poi tirare fuori anche Susan.
- Stai bene....?- fece il cane - ti prego dimmi che sei salva...-
Susan non rispose. 
Era come... persa. Si sentiva tutta un livido a causa della caduta, eppure per qualche misteriosa ragione non sentiva dolore da nessuna parte. Non sentiva nemmeno freddo.
Solo pensare. Questo le veniva.
'' Mi dispiace Nick...''- pensò mentre le lacrime le rigavano il viso -'' non ci riesco. Non riesco ad aiutarti... perdonami.''
Non aveva mai creduto che avrebbe pianto di nuovo per un pezzo del suo cuore che se ne andava. Suo padre, sua madre... e ora Nick.
Un ragazzo che aveva appena conosciuto, ma che già occupava un posto importante nel suo cuore. Un ragazzo che non si era fatto scrupoli a difenderla da due balordi pur non conoscendola affatto... lui l'aveva salvata, ma lei non era stata in grado di salvare lui da quella morte orribile e dolorosa...
Forse avevano ragione gli abitanti di Nome a dirle che avrebbe fatto meglio a sposarsi e adempiere ai doveri di moglie e di madre... perchè questo avrebbe dovuto essere di lei. Invece si era imbarcata con folle presunzione nell'impresa di riuscire a salvare una città con il solo appoggio di un cane.
In fondo chi era lei? Una donna che voleva dimostrare di poter essere tanto quanto un uomo. 
E Balto un cane lupo che voleva dimostrare di essere un cane. 
Fu allora che entrambi videro qualcosa.
Un lupo stupendo di color bianco che si mimetizzava perfettamente con il manto di neve che ululava, quasi stesse invitando Balto ad unirsi a lui... Balto però rimase in silenzio.
Poco dopo, entrambi ricordarono le parole di Boris.... '' Un cane non può fare questo tipo di viaggio da solo. Ma forse... un lupo si.'' 
Ed a quel punto fu chiaro per entrambi cosa avesse voluto dire l'oca.... l'essere mezzo lupo per Balto, il suo essere donna... non erano punti di debolezza, ma di forza. Che però non avrebbero potuto usare finchè non li avrebbero visti come tali. 
A quel punto si rialzò.
- Ok Balto.- fece Susan - torniamo su.-
Il cane annuì afferrando una delle funi che fissavano la cassa alla slitta per iniziare a salire, mentre Susan iniziava ad arrampicarsi.
I cani intanto si erano accorti che il loro masher ed il capo muta erano ancora vivi ed avevano iniziato ad incitarli. Uno dei cani lanciò una corda a Susan perchè potesse arrampicarsi facilmente. 
- Ancora una sforzo....- fece Susan arrivando in cima, per essere aiutata dai cani. Poi fu lei ad aiutare Balto a mettere il salvo la medicina. Per scrupolo aprì la cassa.
- Grazie a Dio... sono tutte intere.- fece la ragazza.
- Ok perfetto.- fece Balto - che ne dite di rimettere tutto a posto e ripartire per Nome?- 
- Agli ordini capo.- fece Kaltag sorridendo.
E così fecero.
Sistemarono di nuovo la cassa sulla slitta, adagiarono il masher ferito e ripartirono. 
'' Rosy, Nick, bambini.... vi prego, tenete duro, stiamo arrivando!''- pregò Susan mettendosi al posto del masher, mentre i cani correvano.



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Capitolo 7
*** Missione compiuta ***


Il viaggio riprese.
Nonostante il depistaggio di Steele, Balto riuscì a riconoscere i propri segni sugli alberi affidandosi al proprio fiuto anche se purtroppo, a causa dei danni procurati dalla neve furono costretti a prendere la strada più corta... e più pericolosa. 
E se ne accorsero quando si trovarono davanti ad un ponte di ghiaccio dall'aria non troppo robusta.
- Ed ora che si fa?- fece Kaltag spaventato tanto quanto gli altri cani dall'abisso sotto di loro. 
- Balto, sei tu il capo, aspettiamo solo la tua parola.- fece Nikki.
Balto ci pensò un secondo poi dispose - Ok ascoltate. Non guardate in basso e mettete un piede davanti all'altro. Molto lentamente. Fate in questo modo e ridurremo i rischi al minimo. Pronti?- 
I cani e Susan annuirono.
Fecero come consigliato da Balto... ma non avevano tenuto conto del fatto che trasportavano con loro troppo peso perchè del semplice ghiaccio potesse reggerli tutti. Bastò poco infatti perchè il ponte iniziasse a franare sotto i loro piedi e minacciare di farli cadere di sotto.
- REGGETEVI!- fece Balto addentando una radice sporgente per poi risalire, con un grande sforzo e portare così tutti al sicuro.
- Tutti bene?- s'informò Balto. 
- Si grazie... etciù!- starnutì Star.
- Salute.- fecero tutti.
Lo starnuto del cane aveva però causato una valanga.
Fu Susan ad accorgersene, voltandosi, insospettita da quel rumore.
- Correte, presto!- gridò la ragazza.
I cani iniziarono a correre a più non posso per non essere investiti dalla neve che veniva loro addosso.
Balto notò una caverna scavata nella parete.
- Qui, presto!- fece Balto rifugiandosi con i cani e Susan nella caverna. Le ragazza ed i cani rimanerono senza fiato davanti a quella meraviglia della natura: l'intera caverna era interamente di ghiaccio, piena di stalattiti e stalagmiti che brillavano sotto uno spiraglio di luce. Il che significava che quel posto aveva un'altra uscita.
- Da questo momento in poi che nessuno fiati...- fece Susan - respirate piano...- si raccomandò la ragazza.
Dal soffitto infatti cadevano delle gocce d'acqua... segno che bastava poco perchè franasse tutto. 
Cercarono di fare il più piano che potevano... ma la slitta fece comunque rumore, scendendo da uno scalino... 
- Via!- fece Balto iniziando a correre mentre le stalattiti di ghiaccio affilate come rasoi iniziavano a cadere.
I cani andarono a zig zag per evitare di essere colpiti, ma un ghiacciolo enorme cadde sulla cassa, aprendola, e minacciando di fare cadere le fiale di antitossina.
Susan se ne accorse subito, e si arrampicò lungo la slitta per cercare di aggiustarla. Appena in tempo per salvare una fiala.
- Susy, cerca di tenere premute le assi contro la cassa!- fece Balto saltando contro la cassa rifissando i chiodi.
Con un ultimo sforzo riuscirono ad uscire poi da quell'inferno di ghiaccio che fino ad un attimo prima sembrava la cosa più bella che avessero mai visto.
...
...
...
Nel frattempo, in città le persone avevano iniziato ad arrendersi alla possibilità di stare per perdere i propri figli. Il personale dell'ospedale aveva iniziato a prendersi cura anche dei genitori dei loro piccoli pazienti, provati dalle veglie, dalla stanchezza e dal dolore. 
Padre Tomàs continuava ad assistere il nipote, che non faceva che chiedere di Susan durante il delirio.
- Sarà qui presto.... vedrai.- fece il religioso.
O almeno ci sperava.
'' Padre Onnipotente ti prego... salva queste povere anime innocenti.''- pregava silenziosamente.
Quel silenzio angosciante venne rotto da un ululato.
- Balto...- fece il parroco.
...
...
...
- Ragazzi, ci siamo!- fece Balto vedendo le luci dell'aurola boreale. Jenna di sicuro. Aveva ricreato quel fenomeno della natura, come lui le aveva insegnato per fargli capire che era arrivato - La città!- per poi ululare con tutto il fiato che aveva in gola per far capire ai cittadini che ormai era solo questione di qualche minuto per chiudere per sempre il terribile incubo che li aveva terrorizzati per giorni.
- Meno male!- fece Keltag - Non ce la facevo più!- 
- A chi lo dici amico...- fece Nikki. 
- E di Steele che mi dite?- fece Star - se tanto mi da tanto, a quest'ora lui se ne sta bello comodo e sparanzato al calduccio a fare il grand'uomo... ehm, scusate, il grande cane eroe.-
- Non preoccuparti di lui.- fece Susan - qualunque cosa abbia raccontato, verrà sbugiardato al nostro arrivo. Dopo nessun cane accetterebbe di mangiare dalla sua stessa ciotola.- concluse Susan mantendendosi in equilibrio. In compenso non potè fare a meno di pensare che d'ora in poi la vita di Balto sarebbe cambiata. Nessuno lo avrebbe più guardato con timore e sospetto, sarebbe stato accettato, ed acclamato come un eroe... anche se questa era l'ultima cosa che importava a Balto. Lui non aveva mai voluto essere un eroe. Tutto quello che aveva desiderato era di essere apprezzato ed amato, come un qualunque cane. 
Erano questi i pensieri mentre le tante luci della città si illuminavano accompagnate a grida di gioiosa incredulità.
- LA SLITTA!-
- CE L'HANNO FATTA!- 
- E' UN MIRACOLO!-
E con un ultimo sforzo sovrumano Balto riuscì a guidare la propria muta proprio di fronte all'ospedale, da cui uscirono con un sorriso gioioso sia il medico che il parroco. 
- Susan!- la abbracciò il parroco - Sapevo che ce l'avreste fatta!- 
- Come stanno Nick ed i bambini?-chiese Susan. 
Fu il medico a risponderle mentre due uomini portavano giù la cassa ed il masher sulla barella affinchè potesse anche lui ricevere le cure adeguate - Se la caveranno, grazie a voi.- 
Susan sorrise sollevata.
Era vivo.
Nick era vivo e si sarebbe salvato.
E con lui anche Rosy e tutti gli altri bambini della città.
- Ma...- fece il medico allarmato quando la cassa venne aperta - ne manca una...- 
Susan si infilò una mano in tasca ed estrasse la fiala mancate.
- Abbiamo avuto qualche problema durante la strada, ma sono riuscita a salvarla.- fece la ragazza affidandola nelle mani del medico, che sorrise sollevato. 
Per la mezz'ora successiva il personale dell'ospedale fu indaffaratissimo a somministrare a Nick e a tutti i suoi piccoli pazienti l'antidoto, per poi tranquillizzare i genitori. La medicina era arrivata appena in tempo. Sarebbero bastate due settimane di convalescenza, al caldo, mangiando in modo adeguato e la terribile epidemia che aveva minacciato di strappare all'amore dei genitori almeno venti bambini sarebbe stato solo un brutto ricordo.
Poco dopo, il padre di Rosy avvicinò Susan indaffarata a dar da mangiare ai cani in modo che potessero rifocillarsi a dovere dopo quella lunga e per certi versi interminabile settimana. 
- Non so come ringraziarti per quello che hai fatto per la mia piccola Rosy.... hai tutta la nostra gratitudine.- 
Susan lo squadrò. 
- Io non ho fatto niente.- fece Susan - è un altro che dovreste ringraziare e baciare da dove cammina.- fece indicando Balto con lo sguardo. 
Il padre di Rosy sospirò. 
Niente da dire. Quella ragazza aveva ragione. Aveva sempre avuto ragione. Aveva capito tutto prima di loro. Tale e quale a suo padre, che non si arrendeva davanti alla '' verità'' che molti davano per scontata senza averne prima le prove tangibili. A volte aveva pensato che quella testardaggine le sarebbe costata la vita... e invece l'ottusità sua, e di tutta la gente di Nome, per poco non finiva con una strage. 
Jonathan si avvicinò a Balto per fargli una carezza per poi condurlo dentro dicendo - Vieni bello... c'è qualcuno che vuol vederti.- 
Il tutto sotto gli occhi sorridenti di Susan e Padre Tomàs.
Il religioso guardò la giovane donna dicendole - Anche tu.-
- Come?- 
- C'è qualcuno che era molto preoccupato di te.- fece il parroco conducendola dentro l'ospedale, sino al letto di Nicholas.
Susan lo guardò.
Era pallido, dimagrito e più sofferente di quando era partita... si tranquillizzò al pensiero che erano solo i postumi della malattia che se n'era appena andata, risparmiandogli la vita. Quando il giovane la vide le sorrise, carezzandole una guancia.
- Sei ancora più bella dell'ultima volta che ti ho visto....- 
Susan sorrise. 
- Mi hai salvato la vita....- sorrise il ragazzo.
Susan scosse la testa.
- Non io...  è stato Balto a ritrovare la muta e la strada di casa... io non ho fatto niente.- fece Susan facendo cenno a Balto di raggiungerli. Il cane lupo li raggiunse, assieme a Jenna. 
Nick sorrise per poi carezzare la  testa del cane eroe di Nome.
'' Grazie per averla protetta''- lo ringraziò mentalmente Nicholas continuando a fargli un po' di coccole - Ti spiace bello se però a prendere un caffè caldo invito Susan e non te?- 
Balto abbaiò.
- Penso che sia un '' Se non la inviti ti mordo''...- scherzò Nick per poi guardare Susan sorridente - Susanne Collins... quando mi sarò ripreso, mi faresti l'onore di farmi compagnia per un caffè?- 
Susan sorrise luminosa - Certamente...-
EPILOGO
Dopo quella lunga settimana le cose cambiarono molto a Nome. Susan, si era dedicata con cura e devozione agli ammalati assieme a padre Tomàs ed al personale ospedaliero, fino a quando anche l'ultimo bambino non fu dimesso. Riprese il suo lavoro alla sartoria, ma ciò non le impedì di diventare un masher. A capo della sua muta c'era e ci sarebbe sempre stato Balto, adesso accettato e trattato con affetto e dolcezza da tutti gli abitanti della città.
Susan aveva inoltre ottenuto di poter tenere Balto e Boris con sè, almeno per le stagioni fredde e dar loro un pasto caldo ed un riparo accogliente... e che i piccoli Muk e Luk potessero andare a trovarli ogni volta che desideravano, per la '' gioia'' di Boris.
Chi non fu affatto felice e contento della fine di quella storia, fu proprio Steele. Come previsto da Susan, bastò il loro ritorno per dimostrare se non alla città, almeno a tutti i cani che lo idolatravano ed ammiravano, a dimostrare che Steele non teneva ad altri che a sè stesso e che aveva praticamente sacrificato i propri compagni, il suo padrone e dei bambini innocenti pur di non cedere la gloria a qualcun altro. Una gloria che tra l'altro, Balto non aveva mai voluto. Ci pensarono i suoi ex ammiratori a punirlo in modo adeguato: per Steele non c'era cosa peggiore dell'anonimato e dell'essere ignorato. E così fu fatto. Al punto che il malvagio cane fu costretto a lasciare la città per sempre... con l'unica consolazione del collare d'oro in ricordo di un tempo che non sarebbe mai più tornato. 
Dopo la guarigione ed aver finito di scontare la sua pena, Nick fece ritorno a Petersburg per sistemare le ultime cose riguardo al processo, promettendo però di fare ritorno appena chiuse le sue questioni per vivere a Nome con Susan.
- Fino ad allora la affido a te.- fece Nick carezzando Balto sulla fronte prima di partire.
- Mi raccomando...- fece Susan - torna presto.- 
- Tranquilla.- fece Nick prendendola tra le braccia - sistemo le mie faccende e torno subito da te.- e nel dir così se ne andò lasciando la ragazza all'ingresso di Nome con la sola compagnia di Balto ed i genitori di Rosy.
Il padre della bambina abbracciò sia la ragazza che il cane.
- Su coraggio.... andiamo a casa.- fece l'uomo quando Nick non fu che un puntino all'orizzonte.

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