A Southside love story

di Ms Mary Santiago
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Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***
Capitolo 3: *** Parte III ***
Capitolo 4: *** Parte IV ***
Capitolo 5: *** Parte V ***
Capitolo 6: *** Parte VI ***
Capitolo 7: *** Parte VII ***
Capitolo 8: *** Parte VIII ***
Capitolo 9: *** Parte IX ***
Capitolo 10: *** Parte X ***
Capitolo 11: *** Parte XI ***
Capitolo 12: *** Parte XII ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


La raccolta tratterà un numero indefinito di prompt, tutti dedicati alla Sweet Pea/Flame (OC), ma non so ancora da quanti capitoli sarà composta. L’ispirazione è nata leggendo “14 storie per 14 giorni” nel fandom di Harry Potter creata da Arya_95 che ha gentilmente reso disponibili i primi quattordici prompt line per tutti coloro che desideravano utilizzarli mentre quelli seguenti li ho inseriti io.

Quindi ancora grazie ad Arya e, come lei prima di me, invito chiunque lo desideri a servirsi dei prompt che compariranno. Se scrivete qualcosa con questi prompt fatemelo sapere (soprattutto se si tratta di raccolte sul fandom di Riverdale o di Harry Potter) e passerò volentieri a leggerle. Quando usate una citazione, indipendentemente da come preferite tradurla in italiano, utilizzate il grassetto per renderla evidente all’interno del testo. Preciso che ogni prompt potrà essere usato indifferentemente per drabble, flash fic o OS.

Detto ciò, preciso che il nome che userò per Sweet Pea è di mia fantasia in quanto non ci è dato sapere quale sia e che Flame è un personaggio di mia creazione e in quanto tale detengo tutti i diritti su di lei.

Vi lascio al primo capitolo della raccolta ;)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Have you lost your damn mind?!?

 

 

 

 

Sweet Pea non riusciva a credere a quello che gli aveva detto Tall Boy appena aveva varcato l’ingresso del White Wyrm.

- Come scusa? –

- Ho detto che Flame è di là a farsi ricucire -, ripetè l’uomo, - era alla Cava con Tony e Fangs quando ha deciso di provare a tuffarsi dalla cima. Ha preso la roccia con la parte esterna del bicipite. –

Alzò gli occhi al cielo, incredulo, mentre superava il luogotenente di FP e marciava risolutamente sul retro del locale.

La trovò seduta sul bordo del divano, il volto distorto nell’evidente tentativo di trattenere imprecazioni di dolore molto poco caste, mentre Bronson le metteva gli ultimi punti.

- Sei uscita fuori di testa?!?

Si voltò verso di lui, abbozzando un sorrisetto che le increspò le labbra tornite.

- Ciao anche a te, Sweet Pea. –

- Non dirmi “ciao Sweet Pea” con quel tono -, la rimbeccò avvicinandosi a studiare la ferita, - ho sempre saputo che avevi un desiderio di morte … ma di qui a lanciarti di sotto. –

- Non mi sono lanciata di sotto -, protestò, - mi sono tuffata e sono quasi riuscita a entrare in acqua senza farmi male. Ho calcolato male la posizione, la prossima volta non succederà. –

- La prossima volta? – le fece eco, ignorando il ridacchiare di Tony e Fangs.

Con loro due se la sarebbe vista più tardi, adesso era il momento di calmare quella pazza scatenata.

- Sto scherzando, non c’è bisogno che ti fai venire un ictus. Sto bene e non ci proverò più, okay? –

La vide fissarlo dritto negli occhi, le iridi castane che ricambiavano il suo sguardo senza alcun timore, una scintilla malandrina negli occhi.

Si rassegnò a mettere fine alla discussione bofonchiando sottovoce: - Sarà meglio per te –

 

 

 

 

[295 parole]

 

 

 

 

 

 

 

“Please, don’t leave.”

 

 

 

 

Era appena rientrato nel salottino del White Wyrm quando vide la sagoma rannicchiata sul divano in pelle, stretta su di sé in preda al freddo e coperta solo con un vecchio plaid. Lanciò un’occhiata all’orologio appeso all’angolo; erano le tre di notte, abbastanza tardi da essere convinto che non ci fosse più nessuno lì dentro e che potesse chiudere tutto quanto.

- Flame … che ci fai ancora qui? –

La ragazza accennò con il capo al temporale che infuriava fuori di lì.

- Sta venendo giù il diluvio. –

- Il pick up di FP è ancora nel parcheggio, puoi prendere quello se non vuoi bagnarti. –

Scosse il capo, giocherellando con un angolo logoro della coperta.

- Mia madre ha il turno di notte, non tornerà prima dell’alba. Se devo rimanere da sola un posto vale l’altro. –

Le si avvicinò, sedendosi sul bracciolo, e la fissò insistentemente finchè non fu lei a rompere il silenzio.

- Cosa c’è? –

- Non è perché piove e perché Margareth ha il turno di notte … c’è qualcos’altro. –

- Non essere paranoico. –

- Allora giuralo. Guardami negli occhi e giuralo. –

Le iridi nocciola distolsero subito il contatto, prendendo a fissare il pavimento come se fosse la cosa più interessante che avesse mai visto in tutta la sua vita.

- D’accordo -, cedette dopo secondi che parvero interminabili, - te lo dirò, ma se ti metti a ridere giuro che ti prendo a pugni. –

E non aveva alcun dubbio che l’avrebbe fatto davvero.

- Promesso. –

- I temporali … con tutti quei lampi e tuoni, beh mi terrorizzano. –

- È normale avere paura di qualcosa. Vuoi che rimanga a farti compagnia o preferisci che me ne vada? –

Flame tentennò prima di fargli spazio accanto a sé.

- Per favore, non te ne andare. –

Si accomodò sul divano, calciando via gli anfibi e lasciando il giubbotto di pelle appeso al bracciolo, e si sdraiò alzando il braccio per permetterle di accoccolarsi contro di lui.

Flame posò il capo sul suo petto, chiudendo gli occhi e rilassandosi contro di lui.

Due minuti più tardi dormiva come una bambina.

 

 

 

 

 

 

 

[350 parole]

 

 

 

 

 

 

 

 

                     “Do you … Well … I mean … I could give you a massage?”     

 

 

 

- Non indosserò mai più questi cosi infernali – annunciò Flame, lanciando via i tacchi alti e fissandoli come se fossero colpevoli di chissà quale grave crimine.

Quella sera li aveva letteralmente trascinati al Gato Negro per una serata all’insegna di alcool, musica e corse clandestine e per l’occasione lei e Tony avevano pensato bene di mettersi in tiro.

Peccato solo che dei tacchi da quindici non andassero affatto d’accordo con ore passate a danzare e asfalto sconnesso.

- Non capisco perché vi siate volute mettere in tiro. –

- Perché siamo ragazze, anche se il più delle volte ve lo dimenticate, e ogni tanto ci piace lasciare da parte giubbotto di pelle e anfibi – lo rimbeccò facendogli la linguaccia, per poi tornare a osservare contrariata i piedi pallidi e smaltati di nero segnati dalla lunga costrizione nelle scarpe.

Effettivamente doveva riconoscere che erano piuttosto gonfi, considerò Sweet Pea, anche se Tony sembrava aver bevuto fin troppo per preoccuparsene perché lei e Fangs erano seduti a terra a gambe incrociate e ridevano di chissà cosa.

- Vuoi … Insomma … Intendo … Vuoi che ti faccia un massaggio?

Non sapeva neanche lui come gli era uscita quella proposta, ma la voglia di fare qualcosa per aiutarla aveva prevalso e l’istinto l’aveva guidato.

- Magari -, allungò le gambe sulle sue, - sei un angelo, Sweet. –

- Figurati. –

Indipendentemente da quello che credeva Flame, lui si era accorto eccome che era una ragazza … e una tremendamente carina per giunta.

 

 

 

 

 

 

[247 parole]

 

 

 

 

 

 

“Wait a minute. Are you jealous?”

 

 

 

 

 

- Flame? –

- Era fuori a fumare -, replicò Tony, - dovrebbe rientrare tra poco. –

Annuì, lasciandosi ricadere sulla sedia.

Di lì a poco avrebbe avuto inizio la lezione di storia, una delle poche materie a cui prestava davvero attenzione, ma l’idea di uno dei suoi fuori per i corridoi quando c’erano i Ghoulies nei paraggi non gli piaceva affatto.

Era tentato di uscire e andarla a cercare e probabilmente l’avrebbe fatto se non l’avesse entrare in aula proprio in quel momento.

Aveva l’espressione vagamente infastidita mentre marciava dentro e poi lungo lo stretto corridoio formato dalle file dei banchi.

Dietro di lei veniva Eric Hamilton, quello che era diventato a tutti gli effetti il leader dei Ghoulis del South side High.

Attese pazientemente che Flame occupasse il banco accanto al suo per allungarsi verso di lei.

- Che succede, Hamilton ti ha rotto le palle? –

Annuì appena, rovistando all’interno della borsa. – Solo un po’. –

- Che voleva? –

- Chiedermi di uscire. –

Rinserrò la presa sulla penna che aveva fatto tamburellare sul banco fino a qualche secondo prima.

- Cosa? E tu che gli hai detto? –

Con il sopracciglio inarcato e un’espressione vagamente perplessa, gli rispose: - Di no ovviamente. Cristo santo, Sweet Pea, smettila di guardarmi come se fossi sul punto di dire chissà quale assurdità. –

- È solo che … non mi piace che i Ghoulies ci girino troppo intorno, specialmente a voi ragazze – bofonchiò.

- Naturale, la maggior parte di loro è tremendamente inquietante. –

- Sì … bene, mi fa piacere che siamo sulla stessa lunghezza d’onda. –

Flame sorrise furba come se avesse appena realizzato qualcosa che fino a quel momento le era sfuggito.

- Sweet … aspetta un minuto, sei geloso?

- Come? –

- Ti ho chiesto se sei geloso. –

- Non essere ridicola, mi preoccupo solo come faccio con tutti gli altri. –

Non sembrava affatto convinta, ma fortunatamente il professor Cardenas scelse proprio quel momento per entrare in aula e dare inizio alla lezione.

Salvato in calcio d’angolo, poco ma sicuro.

 

 

 

 

 

[336 parole]

 

 

 

 

 

 

 

“Wanna bet?”

 

 

 

 

 

- Andiamo, non voglio aspettarti come al solito. –

Recuperò le chiavi della moto, inarcando un sopracciglio. – Ma se sei sempre tu quella in perenne ritardo. –

- Non è affatto vero. –

- Sì che lo é. –

- No. –

- Vuoi scommettere che arrivo prima io? –

Flame annuì, stringendo la mano che le porgeva.

Tra un rombo di motore e l’altro, sfrecciarono lungo la strada che portava al locale, le ruote che slittavano sul cemento bagnato.

Arrivati davanti all’insegna, Sweet Pea le sorrise alzando la visiera del casco.

- Che ti dicevo? Avevo ragione io. –

 

 

 

 

 

 

 

[93 parole]

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Capitolo 2
*** Parte II ***


“Don’t you ever do that again!”

 

 

 

Fare colazione da Pop’s era diventato un po’ il rituale della domenica mattina per tutti loro e tutti ben sapevano che mettersi tra Sweet Pea e la sua consueta dose di caffeina giornaliera non era affatto una scelta saggia.

Perciò quando Flame, ormai vuotata la sua tazza, si sporse per afferrare la sua tazza e la vuotò con un paio di lunghi sorsi a Toni e Fangs venne spontaneo trattenere il fiato nell’attesa dell’esplosione.

- Non osare farlo mai più o la prossima volta ci sarà il tuo funerale. –

Per nulla turbata dalla minaccia, increspò le labbra tornite in un’espressione noncurante.

- Non lo faresti mai, mi adori troppo. –

Non ribattè, facendo segno a Pop di portargli un’altra tazza.

Come si poteva controbattere alla pura verità?

 

 

 

 

[126 parole]

 

 

 

 

 

 

 


“Teach me how to play?”

 

 

Flame osservò i ragazzi seduti al tavolo.

Tenevano le carte ben alte davanti al volto e osservavano il piatto che si riempiva sempre di più mano a mano che i giocatori rilanciavano.

Non era mai stata un granchè nei giochi di carte, ma mentre Sweet Pea si allungava ad afferrare i soldi che si era aggiudicato non potè fare a meno di trattenere un sorrisetto compiaciuto.

Uno alla volta si alzarono dal tavolo, sbuffando davanti a quella che sostenevano fosse la fortuna sfacciata di Sweet Pea.

Tossicchiò appena, attirando l’attenzione dell’amico.

- Sì? –

- Ti va di insegnarmi a giocare? –

Battè con la mano sul divano accanto a lui.

- D’accordo, ma non voglio sentirti lamentare quando perderai. –

- Va bene, papà. –

Le rivolse un’espressione buffa che la fece scoppiare a ridere e il sorriso si allargò ancora di più quando lo vide reggerle il gioco.

- Bene altrimenti dovrò metterti in punizione. –

- Magari. –

Sweet Pea sgranò gli occhi, evidentemente preso in contropiede, e a lei non restò che scoppiare a ridere di cuore.

Era incredibilmente facile scandalizzarlo.

 

 

 

 

 

[179 parole]

 

 

 

 

 

 

 

“Don’t you dare throw that snowba-, goddammit!”

 

 

L’inverno a Riverdale era sempre tremendamente rigido, ma se non altro i bambini del South side avevano un valido motivo per uscire fuori a giocare con la neve fresca.

Seduti sul patio di casa di Flame, intenti a fumare una sigaretta, osservavano i bambini rincorrersi, tirarsi palle di neve e disegnare angeli di neve o costruire pupazzi.

- Ti ricordi quando lo facevamo anche noi? –

Annuì.

Lui e Flame erano amici da quando avevano tre anni, entrambi Serpents per eredità di famiglia, e lei era sempre stata affascinata da quel periodo dell’anno e dalle abbondanti nevicate che l’accompagnavano. Quanto a lui preferiva di gran lunga stare a casa davanti a una tazza di cioccolata calda e termosifoni a tutto spiano.

- Potremmo farlo anche adesso, chi ha detto che è roba solo per i bambini? –

Scosse il capo.

- Flame, non pensarci minimamente. –

La vide chinarsi a raccogliere della neve fresca, modellandola a formare una bella palla.

- Non osare lanciare quella palla di … dannazione! –

Non aveva fatto in tempo a finire la frase che la palla di neve l’aveva centrato in pieno viso.

Flame si era poi alzata ed era scappata via correndo a perdifiato.

- L’hai voluto tu, è guerra! –

 

 

 

 

 

[203 parole]

 

 

 

 

 

 


“I think we need to talk.”

 

 

I litigi tra di loro erano rari e quando accadevano non duravano mai più di un’ora. Eppure quella volta sembrava che le cose fossero destinate ad andare in modo molto diverso. Dopo l’ennesima serata di baldoria al Gato Negro Sweet Pea aveva cambiato improvvisamente umore sulla strada del ritorno a casa e non aveva proferito parola nemmeno la mattina seguente, quando si erano trascinati in aula con delle occhiaie non indifferenti.

Flame aveva rispettato la sua rabbia, sebbene non ne avesse capito il motivo, ma adesso la cosa stava diventando a dir poco ridicola.

Lo fronteggiò davanti al suo armadietto, a braccia incrociate, decisa a non lasciar perdere.

- Credo che dobbiamo parlare. –

- Non c’è nulla di cui parlare. –

- Mi sembra evidente che non è così. Cosa c’è Sweet? Perché ce l’hai con me? –

- Non ce l’ho con te – fece per replicare, ma Flame lo zittì.

- Non essere ridicolo, è ovvio che è così. Dimmi il perché. –

- È solo che non mi piace che ci molli per passare la serata con quell’idiota di Eric -, bofonchiò a mezza bocca, - siamo tuoi amici dopotutto no? –

Era vero, lei ed Eric avevano ballato a lungo e c’era stato qualche bacio … e magari un po’ di drink.

Ma Toni e Fangs non se l’erano minimamente presa come aveva fatto lui.

- È solo per questo? –

- Solo per questo – confermò, ben consapevole di aver detto una bella cazzata.

Annuì. – Bene, se prometto che non accadrà più le cose tra noi torneranno a posto? –

- Certo – confermò, abbozzando un lieve sorriso.

- D’accordo, allora consideralo già fatto, non vi pianterò più in asso – decretò, porgendogli la mano, - Andiamo in classe? –

Sorrise sentendo le dita di Sweet Pea intrecciarsi alle sue mentre la seguiva.

 

 

 

 

 

 

[297 parole]

 


“Kiss me.”

 

 

 

 

- Dammi un bacio. –

Interdetto, Sweet Pea smise di bere la sua birra e la guardò come se avesse appena dato di matto.

- Eh? –

Con uno sbuffo, Flame arricciò le labbra in un lieve e adorabile broncio.

- Non stavi ascoltando quello che ho detto, vero? –

- Non del tutto – confessò.

- Me ne sto tornando a casa, sono a pezzi, perciò dov’è il mio bacio? –

Il bacio della buonanotte, come lo chiamava lei, era una di quelle cose che si portavano dietro da quando erano dei marmocchi.

Quando uno dei due se ne andava il bacio sulla guancia scoccava automaticamente, perciò quella frase estrapolata dal suo contesto originario acquistava tutto un altro significativo.

Si avvicinò alla guancia alabastrina che gli porgeva, baciandola.

- Ecco fatto, soddisfatta? –

- Molto – confermò compiaciuta.

 

 

 

 

[132 parole]

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Eccoci qui con la seconda parte della raccolta. Spero che vi stia piacendo e ringrazio coloro che hanno speso un po’ del loro tempo per leggerla.

La terza parte della raccolta dovrebbe arrivare domani o al massimo martedì mattina.

Qui sotto, per chi fosse curioso, vi lascio il prestavolto di Flame.

  

 

Ci sentiamo presto.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 3
*** Parte III ***




 

“Looks like we’ll be trapped for a while…”

 

 

 

- Non esiste minimamente. –

- Andiamo, solo un giro. –

Scosse il capo. – Neanche mezzo. –

Flame arricciò il labbro inferiore, sfarfallando le lunghe ciglia scure.

- Per favoooore. –

- Ho detto di no. –

- Ma … andiamo, fallo per me – insistè.

Al diavolo, non riusciva a negarle nulla quando lo guardava in quel modo.

Forse Toni aveva ragione: lei era la sua unica debolezza.

Rivolse un’occhiataccia al cassiere dell’attrazione che lo guardava con malcelato divertimento. Ci mancava solo che quell’idiota si facesse beffe di lui.

- D’accordo, due biglietti per la ruota panoramica. –

Afferrati i maledetti ticket, vennero fatti accomodare sui sedili più traballanti e poco sicuri che avesse mai visto.

- Se cadiamo di sotto sarà tutta colpa tua. –

- Esagerato. L’ho presa molte volte e non è mai successo nulla. –

Certo, ma lui era terrorizzato dalle altezze perciò sicuramente qualcosa sarebbe capitato … fosse pure vomitare in testa a qualcuno che camminava sotto di loro.

La ruota venne azionata e prese a girare lentamente finchè non arrivò nel punto più alto. Era incredibile quanto sembrassero piccole le persone sotto di loro.

Un rumore metallico lo fece sobbalzare e lo spinse a guardare verso Flame con gli occhi sgranati.

- Cosa è stato? –

- Si è solo fermata la ruota, nulla di grave. –

- Nulla di grave? – le fece eco incredulo.

Dal suo punto di vista c’era tutto di grave.

- Significa solo che nella peggiore delle ipotesi rimarremo bloccati qui per un po’.

- Appena mettiamo piede a terra ti uccido – la informò per tutta risposta, sforzandosi d’ignorare l’espressione divertita sul volto di lei.

 

 

 

 

[265 parole]



 

 

 

 

“I’ve seen the way you look at me when you think I don’t notice.”

 

 


- Sei proprio sicuro che non ci sia nessuna? – insistè Flame, osservandolo di sottecchi mentre giocavano a biliardo.

- Credo che lo saprei se mi stessi frequentando con qualcuna – replicò sarcasticamente.

- Non intendevo quello … ma magari non volevi dirmelo. –

- E perché mai? – chiese, sinceramente stupito.

Flame scosse il capo, mettendo a segno il colpo e osservando la palla rossa finire in buca.

- Non ne ho idea, è solo un pensiero che mi è passato per la testa. –

- Un pensiero stupido. –

Allontanò una ciocca dal viso, mordicchiandosi il labbro inferiore.

Sweet Pea si sforzò di non concentrarsi troppo su quel gesto o avrebbe finito con il perdere completamente la lucidità e saltarle addosso.

- È solo che ho visto il modo in cui mi guardi quando pensi che non lo noti. C’è qualcosa che ti passa per la testa, ma per qualche ragione non vuoi parlarmene. –

Beccato in pieno.

Sua madre gli aveva sempre detto che Flame era molto più sveglia di lui e quella era solo l’ennesima dimostrazione della cosa.

Emise una risata secca, palesemente finta, nel tentativo di depistarla.

- Dovresti smetterla di essere così paranoica. Sono solo preoccupato per altre questioni, tu non c’entri. –

- E quali sarebbero queste questioni? – lo sfidò, inarcando un sopracciglio perfettamente disegnato.

- Jughead. Non volevo parlartene perché lui … -

- Perché lui è mio cugino -, concluse per lui, - ma proprio per questo devo sapere se c’è qualcosa che spinge i ragazzi a dubitare di lui. –

- Nessuno dubita di lui -, la rassicurò in fretta, - ma credo che sia diviso tra noi e quelli del North side. –

Annuì, meditabonda.

- Ci parlerò io e vedrò di capirci qualcosa -, sentenziò mettendo a segno il colpo vincente, - E per la cronaca … ti ho appena fatto il culo. –

 

 

 

 

 

[305 parole]

 

 

 

 

 

“YOU DID WHAT?!”

 

 

 

- Cosa hai fatto?!?

- Ho solo reagito di conseguenza – replicò all’istante, le braccia incrociate contro il petto muscoloso e l’espressione di sfida sul bel volto che al momento era grondante d’acqua.

- Sei andato nel North side a litigare con un gruppo di stupidi figli di papà proprio mentre tutti ce l’hanno con noi e pensano che ci sia uno di noi dietro quella stronzata del Boia? –

- Mi aveva puntato una stramaledetta pistola dritta in faccia, nella nostra zona e per giunta davanti agli occhi dei ragazzi – insistè caparbio.

Flame alzò gli occhi al cielo, roteandoli spazientita.

Maschi, sempre così legati all’onore e al rispetto da agire senza pensare minimamente alle conseguenze.

- E uno di loro è stato accoltellato alla gamba. Bel lavoro, adesso prepariamoci a una bella visita dello sceriffo. –

Si alzò dal divano e marciò risolutamente verso la piccola stanza che fungeva da “studio” per il leader dei Serpents.

Da quando FP era stato arrestato stava a Tall Boy gestire gli affari del gruppo.

- Dove stai andando? –

- A salvarti il culo dalla furia di mio zio. –

 

 

 

 

[183 parole]

 

 

 

 

 

“Before you decide to murder me, let me explain…”

 

 

Sweet Pea entrò al White Wyrm insieme a Fangs e al resto dei ragazzi, trovando un piccolo drappello di persone accomodate alla meno peggio all’interno della sala principale.

Distinse chiaramente i capelli biondi della fidanzata di Jughead e quelli rossi dell’idiota con cui aveva discusso due giorni prima.

C’erano anche quegli altri bambocci con i giubbotti dei Bulldogs.

Si voltò verso Fangs, che appariva sconcertato tanto quanto lui.

- Cosa succede? –

- Flame ha avuto un’idea per risolvere il casino che avete creato – spiegò Tall Boy, proprio mentre la nipote si alzava dal tavolo da biliardo a cui si era appoggiata e marciava risolutamente verso di lui.

Si alzò in punta di piedi, portando la bocca vicino al suo orecchio per sussurrargli: - Prima che tu decida di uccidermi lascia che ti spieghi. Instaurare una tregua è il solo modo per tenere lontano lo sceriffo e i suoi uomini. –

Annuì rigidamente, continuando a guardare in cagnesco il rosso.

Anche lui sembrava poco convinto, ma da come la sua ragazza ispanica lo fissava non c’era alcun dubbio che anche in quel caso la decisione fosse stata presa o quantomeno fortemente influenzata da lei.

Donne, avrebbero finito per farli impazzire tutti quanti.

- D’accordo … e tregua sia. –

 

 

 

 

[206 parole]

 

 

 

 

 

After all these years, do you not instinctively fear me?”

 

 

 

 

- Mi annoio – sbuffò Flame, tamburellando sul tavolo con le lunghe unghie smaltate di nero.

- L’hai detto solo dieci volte … forse potrei arrivarci a capirlo se mi ci mettessi d’impegno – ironizzò lui in risposta.

Gli fece la linguaccia. – Allora trova qualcosa da fare, simpaticone. –

Meditabondo, riflettè su ciò che avevano a disposizione a quell’ora del tardo pomeriggio.

- Andiamo alla pista di skate? –

La “pista” era un piazzale in cui avevano ammassato ostacoli improvvisati da affrontare come in un vero e proprio skate park.

La vide titubare.

Flame e l’equilibrio erano due mondi a parte e questo la rendeva un pericolo pubblico quando si trovava sullo skate … nonché portarle un discreto numero di escoriazioni e lividi.

Però quella era l’unica cosa che gli era venuta in mente da fare senza cacciarsi nei guai, come aveva precisato abbondantemente Tall Boy quando dopo l’incontro con quelli del North side aveva detto che se si fosse ripresentata una situazione come quella gli avrebbe strappato la pelle di dosso e ci si sarebbe fatto un giubbotto nuovo … poco importava che fosse il figlio di Rasoio o meno.

- Okay, facciamolo – stabilì, lasciandolo completamente di stucco.

- Dopo tutti questi anni non mi temi istintivamente quando dico una cosa del genere?

- Ovviamente -, replicò lei, - ma non ti darò mai la soddisfazione di tirarmi indietro solo perché odio quella maledetta tavoletta di legno con le rotelle e le pazzie che vuoi farci sopra. –

Sorrise.

Ecco una delle tante motivazioni per cui adorava quella ragazza: era così tremendamente simile a lui.

 

 

 

 

[261 parole]

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

In questa terza parte della raccolta entriamo finalmente nel vivo degli avvenimenti della serie tv a partire dai fatti della 2x04 in poi. Una piccola precisazione: Flame è cugina di Jughead da parte di padre (il padre di Flame è il fratello maggiore della mamma di Jug) e Tall Boy è suo zio da parte di madre (la mamma di Flame è la sorella minore di Tall Boy). Detto ciò c’è da dire che Flame è mezza Ghoulie (da parte di padre) e mezza Serpent (da parte di madre), ma è sempre cresciuta tra i Serpents perché suo padre ha lasciato i Ghoulies dopo essersi messo con sua madre ed è diventato un Serpent.

Dopo queste piccole ma doverose precisazioni vi saluto e vi auguro una buona serata.

Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 4
*** Parte IV ***


“Listen to me.” “No, it will only encourages you.”

 

 

 

 

 

Flame tossicchiò leggermente, attirando l’attenzione di Sweet Pea e distraendolo dalle parole del professor Johnson, che stava spiegando cosa si aspettava da loro nel portare avanti il compito di sezionare la rana davanti a loro.

Conosceva bene quell’espressione, significava che c’era qualcosa che le passava per la testa e che stava cercando il suo appoggio per combinarne una delle sue.

- Sweet … -

- No. –

Doveva sforzarsi di ignorarla per quanto si sforzasse di tentare di coinvolgerlo.

L’ultima volta avevano rischiato grosso e ricordava chiaramente la minaccia di Tall Boy; perciò niente altri guai, per quanto il sapere cosa le stesse passando per la testa lo incuriosiva tremendamente.

La sentì sbuffare.

- Ascoltami. –

- No, servirebbe solo a incoraggiarti. –

- Ma se non sai nemmeno cosa volevo dirti. –

Cedette, voltandosi con un sopracciglio inarcato.

- Non volevi propormi qualcosa di potenzialmente irresponsabile? –

Gli rivolse un sorrisetto divertito.

- Forse. –

Ecco appunto, ormai la conosceva semplicemente troppo bene.

- Non se ne parla nemmeno. –

- Femminuccia. –

- Non attacca. –

- D’accordo -, cedette sconfitta, - ti riconosco la vittoria per questa volta. Sezioniamo questa stupida rana. –

 

 

 

 

[186 parole]

 

 

 

 

 

“Will you buy me a milkshake if I act like a care?”

 

 

 

- Ripetimi un’altra volta perché siamo qui? –

- Perché Violet ha dei problemi con suo fratello e vuole che lo convinciamo a confidarsi con noi – replicò, risistemando le scomposte ciocche corvine che gli si erano attaccate alla fronte.

- Non sopporto Violet. –

- Lo so -, replicò tenendole il casco mentre lei metteva la catena alla moto, - ma cerca di fare finta che ti piaccia per qualche minuto. –

Spolverandosi i jeans, Flame si incamminò con lui verso l’ingresso di Pop’s.

- Mi compri un milkshake se faccio finta che mi importi quello che dice? –

Ridendo annuì.

- Ci aggiungo anche un brownie se non ci discuti. –

Flame alzò gli occhi al cielo, sbuffando teatralmente. – Guarda te cosa mi tocca fare per un po’ di zuccheri. –

 

 

[126 parole]

 

“Act like a child, get treat like a child.” “What? Isn’t it illegal to leave your child lock in a car?!?”

 

 

Sembrava che in quei giorni la pioggia non volesse dare tregua a Riverdale, perché era l’ennesimo temporale nel giro di due giorni.

Fortunatamente quella volta si erano risparmiati l’acquazzone prendendo in prestito il pickup di FP.

Anche perché per arrivare nel territorio dei Ghoulies quello era decisamente il metodo più sicuro.

- Continuo a sostenere che non sono affatto d’accordo. –

- Ti preoccupi troppo. Dopotutto sono i miei nonni, cosa mi faranno mai? –

- Conoscendo la nomina di Teschio? Meglio non chiederlo. –

- Quindi cosa suggerisci di fare? –

- Andarcene e dimenticarci di questa tremenda idea che hai avuto. –

Aprì lo sportello, venendo immediatamente colpita dalle gocce d’acqua gelida che battevano incessantemente contro il tettino della vettura.

- Io vado, tu resta qui. –

Sbattè la portiera, facendo scattare la chiusura automatica.

- Ma che diavolo … Flame, la sicura delle portiere. –

Si voltò verso di lui, facendo spallucce.

- Se ti comporti da bambino vieni trattato da bambino. –

Fece per riprendere a camminare, fermandosi solo per ridere quando lo sentì urlare in risposta: - Cosa? Ma non è illegale chiudere tuo figlio in macchina?!?

 

 

 

 

 

[184 parole]

 

 

 

“I can’t read people’s minds. I’m not jedi. People just like to tell me things.”

 

 

Attese che finisse di parlare con Jughead, dopodichè le si avvicinò e le rivolse un’occhiata incuriosita.

- Cosa ti ha detto? –

- Dice che è preoccupato per l’udienza di FP. Ha parlato con Penny, ma FP gli ha detto di lasciarla perdere perché di lei non ci si può fidare. –

Annuì.

In effetti Penny Peabody era la quintessenza della persona manipolatrice e cinica che fin da piccolo ti veniva insegnato di evitare e di rifiutare qualsiasi cosa ti offrisse … fosse anche una caramella.

- Perché ne ha parlato con te e non con me? –

- E secondo te io come faccio a saperlo? Non so leggere nel pensiero della gente. Non sono un jedi. Alle persone piace semplicemente raccontarmi le cose.

- Sarà per il tuo carattere amabile – ironizzò.

- Probabile. –

Scosse il capo, incredulo.

Era praticamente impossibile spuntare una discussione con lei.

 

 

 

 

[144 parole]

 

 

 

 

 

“I was so proud when you broke his nose.”

 

 

 

- Dove sta andando Flame? – chiese Toni, osservando l’amica che entrava nella sala mensa e invece di dirigersi verso di loro puntava dritta verso la zona occupata dai Ghoulies. Camminava a passo di carica, lasciando intuire che fosse oltremodo furiosa.

- Credo che si tratti di quello che è successo a letteratura – ipotizzò Fangs.

- Cioè? –

- Sin ha fatto una battuta. Non ho sentito cosa ha detto perché l’ha bofonchiata, ma era decisamente a sfondo sessuale. –

Sweet Pea si irrigidì, voltandosi verso il Ghoulie seduto a capotavola.

Rideva con i suoi amici, dondolandosi sulla sedia, i piercing che scintillavano sotto la luce della lampada al neon.

Lo vide sorridere beffardo all’indirizzo di Flame e dirle qualcosa che da dove erano seduti loro risultava decisamente inudibile.

Per tutta risposta la ragazza caricò indietro il braccio destro e gli scagliò un destro preciso e micidiale in pieno volto.

Persino da dove erano loro era evidente che doveva avergli rotto il setto nasale.

Dalla tavolata dei Serpents proruppero fischi e applausi mentre lei girava i tacchi e si avviava a testa alta verso i sorveglianti che l’attendevano per scortarla dal preside per la sua punizione.

- L’aspetto fuori dallo studio di Sanders – annunciò, seguendoli a pochi metri di distanza.

Dieci minuti, e una bella lavata di capo, dopo Flame riemerse dallo studio.

- Il verdetto? –

- Una settimana di punizione, ma ne è valsa la pena. –

- Per quel che vale, mi sono sentito tremendamente orgoglioso quando gli hai rotto il naso. –

 

 

 

 

[250 parole]

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

A tempo di record eccoci qui con la quarta parte della raccolta. Dalla prossima, su suggerimento di una lettrice, vedremo interagire Flame e Sweet Pea con gli altri personaggi della serie.

Il nuovo capitolo dovrebbe arrivare già domani sera.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 5
*** Parte V ***


“I can’t keep replacing the things that you break. It’s getting expensive.”

 

 

La tensione si percepiva chiaramente all’interno del salotto di Sweet Pea. Dopotutto tra loro e quelli del North side c’era stata una tregua, ma da qui a trovarsi tutti nella stessa stanza ce ne passava.

- Vado a fare del caffè, chi ne vuole? –

Dopotutto non c’era nulla meglio della caffeina per rompere il silenzio imbarazzante che si era creato.

Veronica alzò la mano, seguita a ruota da Toni e Jughead. Dopo un attimo di esitazione anche Betty fece altrettanto.

- Perfetto, torno subito. –

- Ti serve una mano? – chiese la bionda.

Scosse il capo, rivolgendole un lieve sorriso.

Le piaceva Betty, sembrava una tipa a posto e suo cugino sorrideva come non mai quando le era vicino.

- Ti ringrazio, ma ce la faccio. –

Percorse il piccolo corridoio che separava il salotto dalla cucina, mettendosi in piedi su una sedia per raggiungere il contenitore delle cialde che era sistemato sull’ultimo scaffale.

Dannazione a Sweet e alla sua altezza fuori dal comune.

Sfiorò il contenitore con la punta delle dita, urtando involontariamente la brocca nell’angolo e facendola cadere a terra con un boato infernale.

Sentì la voce allarmata di Sweet Pea.

- Cosa è stato? –

- Nulla -, rispose all’istante, - è solo la tua brocca che ha deciso di suicidarsi … ma il caffè è pronto. –

Afferrò il vassoio e lo riempì con tazze di nera bevanda bollente e una manciata di bustine di zucchero.

Tornò in salotto reggendolo con due mani, perché dubitava seriamente che Sweet si sarebbe trattenuto dall’ucciderla se ne avesse fatto cadere sui tappeti.

- Non posso continuare a sostituire le cose che rompi. Sta diventando costoso e … -

Gli piazzò la tazza fumante tra le mani.

- Stai zitto e bevi – lo liquidò.

 

 

 

 

 

[290 parole]

 

 

 

 

 

“You know how I feel about surprises.”

 

 

Erano dieci minuti abbondanti che avevano parcheggiato le moto nel piazzale semideserto e camminavano lungo il sentiero che portava verso il lago.

- Si può sapere cosa stiamo facendo qui? –

Sweet Pea la ignorò, continuando a camminare davanti a sé come se nulla fosse.

- Sweet – lo richiamò.

- Cammina e basta con tutte queste domande, ti prometto che non è nulla di assurdo. –

Allungò il passo, affiancandoglisi per guardarlo in volto.

- Sarebbe il tuo modo per dirmi che è una sorpresa per me? –

- Forse. –

- Lo sai cosa penso delle sorprese … -

- Sì, ti fanno tornare ad essere una bambina sovraeccitata di cinque anni … è per questo che non te ne ho parlato prima – confermò.

Gonfiò le guance, atteggiando il volto a una ridicola espressione da bambina imbronciata che lo fece scoppiare a ridere.

- Siamo arrivati – annunciò.

Flame si guardò attorno, perplessa.

Era un angolo piuttosto tranquillo a ridosso della riva occidentale dello Sweetwater.

A parte quello non c’era altro.

- Dove dovrebbe essere la sorpresa? –

Le afferrò il mento, spingendola gentilmente a guardare verso il cielo notturno.

- Cacchio, è vero, l’eclissi – esclamò.

Si era completamente dimenticata che ci sarebbe stata quell’estate e il che era ridicolo perché erano mesi che non faceva altro che parlarne.

Da quel punto si riusciva a vedere alla perfezione quello spettacolo, era anche meglio del tetto dal quale aveva inizialmente pianificato di guardarla.

- Te ne sei ricordato. –

- Io mi ricordo sempre tutto quello che dici. –

 

 

 

 

 

 

[251 parole]

 

 

 

 

 

“I was hoping you would ask. Follow me.”

 

Lanciò un’ultima occhiata all’indirizzo di Jughead, che la guardava con espressione seria quasi stesse cercando di percepire quello che le passava per la testa.

- Se la cosa non ti interessa non sentirti obbligata, è solo che Toni mi ha detto che ti piace scrivere e ho pensato che un’altra persona al Red and Black ci farebbe comodo. –

Gettò le braccia attorno al collo del cugino, stringendolo in un abbraccio spaccaossa che lo fece ridacchiare.

- Lo devo prendere come un sì? –

- Stavo aspettando che me lo chiedessi. Seguimi, ho grandi progetti … -

Fangs, che aveva assistito alla scena insieme al resto dei ragazzi, si voltò verso Sweet Pea.

- Di questo passo passeranno più tempo in redazione che al White Wyrm. –

Scrollò le spalle, incurante.

- Se non altro avremo un po’ di pubblicità positiva. –

 

 

 

 

[138 parole]

 

 

 

 

 

“I had an idea.” “Oh, no.” “I swear it’s a good one this time.”

 

 

- Ho avuto un’idea. –

Sweet Pea emise un gemito gutturale. – Oh, no. –

Per tutta risposta ricevette una gomitata dritta nelle costole che ebbe il potere di mozzargli il fiato e farlo imprecare a mezza bocca.  

Toni e Jughead sorrisero divertiti.

- Giuro che questa volta è una buona idea. –

- Di cosa si tratta? – chiese il cugino.

- Stavo pensando che potremmo organizzare una serata tutti insieme. Sai … tu e Betty, Toni, Fangs, Sweet e io … e il resto dei tuoi amici del North side – aggiunse, ignorando palesemente l’occhiata d’avvertimento che aveva ricevuto da Sweet Pea.

Per come la vedeva lei non era giusto che Jug fosse costretto a escludere quella che era stata una considerevole parte della sua vita.

- Non so se è il caso … - cominciò Jughead con tono cauto.

- Perché non siamo all’altezza dei tuoi amici North sider? – rincarò la dose Sweet Pea, immediatamente sul piede di guerra.

- No -, replicò seccamente, - è solo che … -

- Betty non sa che Jughead ci frequenta assiduamente – concluse Toni per lui.

Il ragazzo annuì lentamente alle sue parole, confermandole in pieno.

E l’entusiasmo di Flame scemò all’istante.

- Ah … allora immagino che non fosse un’idea così buona. –

Vide Jughead incupirsi mentre cercava palesemente delle parole che la tirassero su di morale.

Perciò si sforzò di sorridere.

Non aveva alcun senso aggiungere altre preoccupazioni al carico di quelle che aveva già suo cugino.

- Magari organizziamo solo tra di noi, tipo domani sera, sai una cosa tra cugini. –

- Certo -, acconsentì sollevato, - ci puoi contare. –

 

 

 

 

 

[266 parole]

 

 

 

 

 

“I’m sorry … it was the PMS talking.”

 

- Chiudi la stramaledetta porta! –

La richiuse dietro di sé, trovando Flame rannicchiata sul divano davanti al televisore che proiettava una puntata di Pretty Little Liars.

- Qualcuna si è svegliata con il piede sbagliato? –

- Scusami, tutta colpa della sindrome pre mestruale. –

Storse il naso, coprendosi il volto.

- Troppi dettagli … -

- Davvero, lo sai che di solito gestisco la rabbia meglio; è solo che ho dei maledetti crampi che … -

- Ho detto troppi dettagli non richiesti … davvero smettila. –

Rise, gettando la testa all’indietro.

- Sweet … non dirmi che sei imbarazzato. –

- Non sono imbarazzato – replicò, corrugando la fronte.

- E allora perché non vuoi sentire parlare di … -

- Basta! D’accordo, le cose da donne mi imbarazzano … soddisfatta?!? –

Le risate aumentarono a dismisura tanto che sentiva quasi le lacrime invaderle gli occhi.

- Non ci posso credere. Grande, grosso e cattivo e poi ti imbarazzi per una cosa normalissima. –

- Se la smetti vado a comprarti un donut – rilanciò, sorridendo soddisfatto quando la vide riprendere immediatamente il controllo.

- Uno con doppio cioccolato? – chiese, sbattendo le lunghe ciglia da cerbiatta.

- Potrebbe essere. –

[193 parole]

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Come promesso eccoci con un po’ di spezzoni dedicati anche al rapporto tra Jughead e Flame. Spero che questa quinta parte vi sia piaciuta.

A presto.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Parte VI ***


“Where the hell where you been?” “Having a trip in Neverland. Where do you think?”

 

Soffocò uno sbadiglio, sfilando il casco dalla testa e cercando le chiavi all’interno della tasca del giubbotto di pelle.

Trasalì quando la porta di casa venne spalancata e trovò ad attenderlo sulla soglia sua madre e, leggermente in disparte ma ugualmente furiosa, Flame.

Aveva fatto più tardi del solito al White Wyrm, ma non aveva avvisato perché era piuttosto sicuro di trovare sua madre già addormentata. Come se ciò non bastasse il cellulare era morto poco più di un’ora prima.

Insomma, da come lo guardavano quelle due sembrava pronto ad affrontare il plotone d’esecuzione.

- Lo so che … -

- Dove diavolo sei stato? – lo bloccò all’istante sua madre, le braccia incrociate al petto e l’espressione di chi avrebbe voluto incenerirlo con la sola forza del pensiero.

- Stavo facendo una gita sull’isola che non c’è. Dove pensi che fossi?

- Jordan … ah, lascia perdere, entra in casa – sospirò infine, facendosi da parte e dirigendosi verso la sua camera.

Era implicito quello che avrebbe voluto dirgli, ma si era trattenuta.

Sei tale e quale a tuo padre.

Si era sentito ripetere quelle semplici sette parole decine di volte e le aveva sempre considerate un motivo di vanto, ma forse per sua madre non lo erano poi così tanto.

- Tu che ci fai qui? –

Flame si strinse nelle spalle, afferrando giubbotto e casco.

- Mi ha chiamata tua madre per sapere dove fossi visto che non riusciva a contattarti. Era molto preoccupata così sono venuta qui a calmarla. –

Annuì, passandosi una mano tra le scomposte ciocche corvine.

- Non mi piace che giri da sola a quest’ora di notte … resta a dormire qui. –

Parve soppesare la sua proposta per una manciata di secondi, dopodichè accettò con un piccolo sorriso e lo seguì verso la sua camera.

Avevano dormito spesso insieme, ma mai su di un letto … per qualche strana ragione la cosa rendeva il tutto molto più intimo e decisamente più strano.

La vide calciare via gli anfibi e scegliere il lato del muro.

- Se vuoi dormo in salone. –

Flame scosse il capo, battendo sul materasso accanto a lei.

- Non essere sciocco e vieni a letto, sto morendo di sonno. –

Obbedì, scivolando sotto le coperte e sentendo all’istante il corpo di Flame che si modellava addosso al suo.

- Sei un cuscino molto comodo – bofonchiò la ragazza, poggiando il capo sul suo petto.

- Uhm … grazie o almeno credo. –

E adesso chi avrebbe più chiuso occhio.

 

 

 

 

[413 parole]

 

 

 

 

 

“Are you two fuckin’ insane?”

 

 

Si avvicinò al gruppo seduto al tavolo esterno, nel patio della scuola, incuriosita dal loro borbottare a mezza bocca.

Fangs sorrideva come un gatto che avesse appena mangiato un canarino e qualcosa le diceva che di qualsiasi cosa si trattasse l’idea era partita da lui.

Fece cenno al ragazzo più vicino di scalare lungo la panca e farle spazio di fronte a Sweet Pea.

- Di cosa parlate? –

Per tutta risposta le porse i fogli che stavano esaminando con attenzione.

Li scorse con la fronte corrucciata.

Non ne capiva molto di quelle cose, ma aveva tutta l’aria di essere il progetto di costruzione di una qualche bomba artigianale.

- È quello che penso che sia? –

Sweet annuì. – Il cugino di Fangs può mostrarci come prepararla. –

Non aveva alcun dubbio che Johnny l’avrebbe fatto, visto e considerato che il soprannome “El loco” non era certo nato per nulla, ma non riusciva a capacitarsi di quello che i suoi amici stavano anche solo considerando di fare.

- E cosa vorreste farci? –

- Chiudere il Register una volta per tutte. Hai visto cosa hanno scritto, no? –

- Un attacco dinamitardo al Register? Voi due siete diventati fottutamente fuori di testa? – sbottò, gettando sul tavolo gli incartamenti.

- Sono anni che ci danno la colpa di tutto. –

- E avete pensato di incentivarli ancora di più facendo saltare in aria posti a caso? Bel piano, complimenti. –

- Mi pare di capire che non sei dei nostri – considerò velatamente Fangs.

Sentì gli occhi di tutti puntati su di lei in attesa di una risposta.

- No, infatti. –

Si alzò dalla panca, ignorando palesemente tutti i presenti, e si allontanò a passi lunghi e decisi.

 

 

 

 

 

[279 parole]

 

 

 

 

 

 

 

“Sometimes we fight, we cry and we don’t talk to each other. But at the end we are still loving each other.”

 

 

Il bussare incessante alla porta della sua camera sovrastò per un brevissimo istante le note della musica che risuonava attorno a lei.

- Entra – urlò per tutta risposta, rimanendo saldamente sdraiata sul suo letto a osservare il soffitto.

Da quella discussione fuori scuola erano passati due giorni e da allora aveva accuratamente evitato Sweet Pea e i ragazzi.

Non sapeva se c’era stato un qualche risvolto in quella storia, ma Toni le aveva raccontato con una punta d’orgoglio malcelato che Jughead aveva deciso di diventare uno di loro a tutti gli effetti e non solo “a metà” come ripetevano spesso i ragazzi.

C’era stato qualcosa nello sguardo della ragazza che non le era piaciuto quando aveva detto quella frase. Era quasi come se lei non avesse aspettato altro da quando Jug aveva messo piede per la prima volta alla Southside High.

Sua madre fece capolino sull’uscio.

Non avevano parlato di ciò che era successo ma dal suo sguardo le era perfettamente chiaro che sapesse cosa c’era sotto.

- Hai visite. –

- Chi è? –

- Jordan. –

Si sollevò su di un gomito, sospirando profondamente.

Era pronta allo scontro.

- Fallo entrare. –

La vide affacciarsi in corridoio e bofonchiare qualcosa a Jordan prima di permettergli di entrare nella sua stanza e richiudere la porta dietro di sé.

- Dice di rimanere chiusi qui se proprio dobbiamo litigare … almeno non rompiamo nulla a cui è sentimentalmente legata – disse in risposta alla sua muta domanda.

Sentì le labbra incresparsi appena, divertite.

Sua madre sembrava leggerle nella mente certe volte perché sentiva un improvviso desiderio di lanciare oggetti e disintegrarli sul pavimento.

- Sei sparita in questi giorni, non hai neppure pranzato con noi. –

- Credo che il motivo sia evidente. –

- Non l’abbiamo fatto -, la informò, - Jughead ha persino accettato di sottoporsi all’iniziazione pur di fermarci. Devo ammettere che forse non è poi così debole come pensavo. –

Inarcò un sopracciglio. – Ovvio che non è debole. È il figlio di FP, è mio cugino … discende da una lunga linea di gente dura a morire. –

- Non sembri molto sorpresa dall’iniziazione – considerò.

- Me l’aveva già detto Toni. –

Il profilo deciso della sua mascella si serrò a quelle parole. – Quindi con lei hai parlato. –

C’era un’implicita accusa nelle sue parole, ma decise di non mostrarsi troppo turbata dalla cosa.

- Toni non mi ha fatta incazzare. –

- Era solo un modo per vendicarci di quello a cui siamo stati sottoposti per anni da quelli del North side. –

- Era un’idea stupida e pericolosa. Non riesco nemmeno a immaginare come tu possa aver seriamente pensato che fosse una buona mossa – replicò, mettendosi finalmente seduta e serrando le mani sui fianchi con espressione di sfida.

- Sono stanco di essere trattato come feccia, come se tutto quello che succede a Riverdale fosse in un modo o nell’altro colpa mia. –

- Anche io lo sono, ma non progetto attentati dinamitardi. –

- Beh, allora evidentemente tu sei meglio di tutti noi –, sbottò con una punta di esasperazione mescolata a gelida rabbia, - Quindi mi domando perché ti abbassi a frequentarci. –

Accusò il colpo con una fitta al cuore.

Sentiva le lacrime lottare contro di lei per sgorgare, ma non avrebbe mai permesso che accadesse.

Serrò i pugni, imponendosi di mantenere la calma.

- Sai, me lo domando anche io. –

Lo vide trasalire, colpito a sua volta nel profondo da quelle parole.

- Bene, allora immagino che sia meglio che me ne vada. –

- Bene. –

- Benissimo. –

Rimasero in silenzio, continuando a fissarsi negli occhi.

Flame inarcò un sopracciglio, imponendosi di suonare il più glaciale possibile.

Non avrebbe mai permesso a nessuno di vederla piangere.

- Sei ancora qui? –

Sweet Pea fece per voltarsi ed uscire, ma quando aveva ancora la mano sulla maniglia si voltò nuovamente.

Sotto l’espressione cupa le iridi castano scure erano contornate da una sospetta ombreggiatura rosa.

- Non intendevo dire quelle cose. Lo so che non pensi davvero di essere migliore di noi – mormorò.

- Non lo penso … e non voglio nemmeno che te ne vada – ammise sottovoce, fissando il pavimento, imbarazzata.

Fino a quel momento non si era mai resa conto di quanto effettivamente tenesse a Jordan.

Sedette accanto a lei, prendendole una mano tra le sue.

- Non voglio andarmene neanche io. –

- Sai … una volta mia madre mi ha detto una cosa su di lei e mio padre. Non ci avevo mai pensato prima, ma credo che per noi due sia la stessa cosa. –

- Cosa? –

- Alcune volte litighiamo, piangiamo, non ci parliamo. Però alla fine di tutto ci amiamo ancora –, ripetè, - Ecco io credo che per noi sia lo stesso. Indipendentemente da quello che succede tra di noi non possiamo fare a meno di volerci bene. Fa parte di noi. –

Rimase in silenzio quando sentì Jordan spostarsi per fronteggiarla e avvicinarlesi.

Sembrava quasi volesse darle modo di fermarlo tanto si muoveva con lentezza esasperante. Però lei non voleva fermarlo, anzi tutt’altro.

Passò le mani attorno al suo collo, attirandolo a sé con decisione, e finalmente le loro labbra s’incontrarono.

 

 

 

 

 

 

[847 parole]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Per questa sesta parte ho deciso d’inserire solo tre prompt line, perché l’ultima è decisamente più lunga del solito.

Finalmente c’è il primo bacio tra questi due capoccioni.

Spero che vi sia piaciuta.

Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

 

 

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Capitolo 7
*** Parte VII ***


 

 

 

“The best memories begin with the most insane ideas.”

 

Seduti sul divano di casa di Jughead, stavano bevendo una birra dopo l’altra quando suo cugino prese la parola.

Teneva il ghiaccio premuto contro la guancia sulla quale si era infranto il tirapugni di Sweet Pea e il tatuaggio sulla spalla sinistra svettava chiaramente sulla pelle alabastrina leggermente arrossata.

Era ufficialmente uno di loro e come tale veniva trattato.

- Coraggio -, lo invitò Toni, - chiedi pure. –

- Avete sempre voluto essere dei Serpents? –

Flame annuì, sorseggiando la birra prima di passarla al ragazzo seduto accanto a lei.

- Fin da quando avevo cinque anni. Io, Sweet e Toni ci siamo arrampicati lungo il muro per sgattaiolare dentro al White Wyrm e origliare quello che dicevano gli adulti. –

- E come è andata a finire? –

Toni è caduta e ha preso una storta, il suo pianto ha attirato gli adulti e ci hanno scoperto. –

Scoppiarono a ridere.

- Però poi tuo padre ci ha detto che eravamo dei piccoli ribelli e avevamo decisamente la stoffa dei Serpents. Ci siamo sentiti tremendamente fieri, anche se le nostre madri ci hanno immediatamente messo in punizione –, concluse Toni, - ma è stato quel giorno che abbiamo deciso che noi tre saremmo entrati nei Serpents a tutti i costi. –

- I migliori ricordi nascono con le idee più insane – decretò Sweet Pea, un sorrisetto sghembo sul volto, mentre il resto del gruppo ruggiva la sua approvazione.

 

 

 

[234 parole]

 

 

 

 

 

“You have looked better, what happened?” “We ran into some old friends.”

 

- Sei sicura di voler entrare? –

Annuì, osservando il portone d’ingresso del penitenziario cittadino. Suo padre le aveva sempre vietato di andarlo a trovare; il carcere non era un posto adatto a lei, le aveva detto, e aveva rispettato quella decisione fino al momento in cui aveva scoperto che Jughead andava regolarmente a trovare FP.

Era stato allora che aveva preso quella decisione.

- Certo, diamoci una mossa – replicò, incamminandosi verso l’ingresso a passi decisi.

Consegnarono i documenti e gli oggetti personali all’ingresso, attendendo pazientemente finchè non diedero loro il permesso di entrare nella sala colloqui.

- Flame? –

Si voltò all’istante verso il padre, sorridendo con l’aria di chi sapeva bene che dopo l’iniziale felicità sarebbe arrivata la ramanzina e lo precedette.

L’occhio nero che avevano a testa, uniti agli ematomi e alle escoriazioni catturarono immediatamente la sua attenzione.

- Avete avuto un aspetto migliore, cosa è successo?

- Abbiamo incontrato dei vecchi amici – replicò FP.

Jughead assottigliò lo sguardo, la fronte aggrottata in un misto di preoccupazione e rabbia per quell’attacco, - Fortuna che erano amici. –

- Ce la sbrighiamo da soli – tagliò corto FP, accennando al giubbotto che indossava il figlio, - non c’è bisogno di scomodare gli altri. –

- Sono stati i Ghoulies? –

FP e suo padre si scambiarono un’occhiata eloquente, ma non le risposero.

Null’altro che una muta conferma.

E in un modo o nell’altro si sarebbe vendicata.

 

 

 

 

[232 parole]

 

 

 

“It’s not a double date. We are just third and fourth wheeling.”

 

 

Fuori dall’ingresso di Pop’s Sweet Pea aveva incrociato le braccia, seduto sulla sua moto, e le aveva rivolto un’occhiata penetrante.

- È una pessima idea – bofonchiò contrariato.

- Tu adori il caffè e a me fanno impazzire i milkshake. Il cinema piace a entrambi, Jug è ufficialmente uno dei nostri e lo stesso vale per Betty visto che stanno insieme. Non c’è assolutamente nulla di pessimo … anzi, credo proprio che sarà la migliore serata da un po’ di tempo a questa parte. –

- Lo sai che non sopporto la roba da filmetto romantico come i doppi appuntamenti. –

- Ma questo non è un doppio appuntamento -, protestò, - siamo solo il terzo e il quarto incomodo.

Roteando gli occhi, si alzò dalla moto e la seguì all’interno del locale.

Jughead e Betty erano già seduti al tavolo, intenti a baciarsi dolcemente.

Con un sopracciglio inarcato, Flame si voltò verso il ragazzo.

- Cosa ti avevo detto? È esattamente come se fossimo il terzo e il quarto incomodo. –

 

 

 

[168 parole]

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Capitolo 8
*** Parte VIII ***


“I’m not jealous.”

 

Seduta sul sedile della sua moto osservò i Ghoulies arrivare e parcheggiare una macchina dopo l’altra nel piazzale deserto nel quale si erano dati appuntamento per la corsa. Continuava a credere che fosse una pessima idea, ma ormai Jughead aveva preso gli accordi del caso con il loro leader e non c’era modo di tirarsene indietro senza rischiare grosso.

- Non avrei mai pensato di assistere a una corsa clandestina, ma se non altro i ragazzi sono sexy – commentò Kevin, osservando il leader dei Ghoulies mentre scendeva dalla sua auto e si dirigeva verso Jughead per scambiarsi una stretta di mano.

Sentì la voce di Cheryl che concordava a modo suo: - Se riesci a passare sopra al loro discutibile senso della moda allora non sono male. –

I loro commenti vennero tacitati dall’arrivo del ragazzo che puntò verso di loro a passo deciso e si fermò di fronte alla sua moto, osservandola dall’alto in basso con studiata lentezza e un sorriso sghembo irriverente e, doveva ammetterlo, accattivante dipinto sul bel volto circondato da scomposti riccioli scuri.

- E così tu saresti la mezza Ghoulie. –

Inarcò un sopracciglio, sfrontata. – E tu dovresti essere? –

- Malachai. –

Le porse la mano, attendendo finchè lei non si decise a stringerla.

- È un piacere conoscerti. –

- Vorrei poter dire lo stesso, ma mentirei. –

Sentiva dietro di sé che Jordan si era spostato leggermente verso di lei, facendo scivolare un braccio attorno alla sua vita e attirandola a sé.

Malachai gettò la testa all’indietro, scoppiando a ridere. – Qualcuno è un po’ possessivo. –

Fece per aggiungere altro, ma uno dei suoi amici lo richiamò per controllare gli ultimi dettagli prima della corsa.

- È dannatamente sexy – insistè Kevin, continuando a osservarlo con insistenza.

- Ha un bel sorriso -, riconobbe Flame, - ma anche una faccia da schiaffi. –

Sweet Pea roteò gli occhi al cielo, imbronciato, ma senza dire nulla.

Fu allora che Flame lo punzecchiò sorridendo divertita. – Non dirmi che sei geloso. –

- Non sono geloso. –

- Peccato perché credo che un pizzico di gelosia sia tremendamente sexy. –

Il sorriso si allargò sul suo volto quando lo vide cambiare in fretta versione.

- D’accordo, magari sono geloso … ma del tipo sexy non ossessivo. –

Lo baciò rapidamente a fior di labbra.

- Ovviamente. –

 

 

 

 

[378 parole]

 

 

 

 

“I taught you how to pick locks and this is how you’re using that skill?”

 

 

Sweet Pea la osservò mentre sbuffava davanti al suo armadietto, le morbide onde castane leggermente scompigliate e le sopracciglia ben disegnate inarcate mentre aggrottava la fronte.

- Che succede? –

- Questo stupido lucchetto non ne vuole saperne di aprirsi. –

Flame sospirò, togliendo una forcina e piegandola delicatamente fino ad assumere la forma che desiderava.

Dopodichè la infilò all’interno della serratura e la smosse finchè non riuscì a trovare l’angolazione giusta.

Un lieve “tac” annunciò l’apertura del lucchetto.

Sweet Pea scosse la testa, incredulo.

- Ti ho insegnato come scassinare lucchetti e lo usi per questo?

Si strinse nelle spalle. – Non ricordavo la combinazione. –

- Questo l’avevo capito, ma non sarebbe più facile scrivertela da qualche parte? –

Si voltò verso di lui in una sventagliata di lunghi e profumati capelli.

- Troppo facile … che divertimento ci sarebbe poi? –

 

 


 

[138 parole]

 

 

“Where’s everyone?” “They all went out to get cigarettes.”

 

Flame riemerse dal bagno con indosso solo la sua maglia. Le arrivava a metà coscia e sembrava che avesse deciso di non indossare null’altro visto che le lunghe gambe tornite color dell’alabastro svettavano mentre camminava a piedi nudi sul parquet.

Si costrinse ad alzare lo sguardo e capì all’istante che era stata una pessima idea, perché adesso le iridi scure erano rimaste come catturate dal movimento ondulatorio e quasi ipnotico dei fianchi della ragazza.

La vide raccogliersi i capelli in una crocchia improvvisata, guardandosi attorno perplessa.

- Dove sono tutti quanti?

- Sono usciti per andare a comprare le sigarette. –

Era stata una scusa a dir poco ridicola visto che una persona era più che sufficiente per comprarle e invece loro erano usciti in dieci. Eppure aveva decisamente apprezzato il gesto visto come stavano evolvendo le cose.

- Ok. –

- Sono usciti quasi mezz’ora fa – aggiunse.

E il distributore di sigarette più vicino era solo dall’altra parte della strada.

La vide sgranare gli occhi, capendo all’improvviso cosa avevano cercato di fare i loro amici.

- Oh. –

Già, proprio “oh”.

- Un po’ deboluccia come scusa per lasciarci da soli -, osservò mentre si avvicinava a lui ancheggiando, - non credi? –

- Non il massimo dell’originalità – convenne, chinandosi verso di lei e lasciando che le loro labbra s’incontrassero in un lungo e appassionato bacio.

Le mani di Flame si soffermarono sul bavero del giubbotto, afferrandolo e spingendolo gentilmente all’indietro fino a che non varcarono la soglia della sua camera.

E poi ancora più indietro finchè non sentì le gambe scontrarsi con il materasso.

Fu allora che lo spinse giù, osservandolo per un attimo mentre stava sdraiato lì per poi sedersi a cavalcioni su di lui sigillando quella mossa con l’ennesimo bacio.

- Sarebbe un peccato non approfittarne. –

 

 

 

 

 

 

[296 parole]

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Allora, una piccola precisazione: non so se Kevin si riferisse effettivamente a Malachai quando dice “but the guys are hot” però penso di sì perché diciamocelo francamente … hanno preso un figo per interpretarlo e devo dire che lo shippo anche un po’ con Kevin. Insomma, mi hanno tolto Joaquin che insieme a Kev era un po’ l’unica ship che a parer mio era in grado di rivaleggiare con la Bughead e quindi credo sia giusto che dopo un figo Serpent passi a un figo Ghoulie … così, per non farsi mancare nulla xD

Detto ciò non so se sono l’unica che non vede l’ora di saperne molto di più sui Ghoulies e che spera di rivedere presto Malachai in scena; fatemi sapere se la pensate come me almeno mi ritrovo in buona compagnia ;)

Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 9
*** Parte IX ***


“This is punishment chids, not party time.” “Well, that would explain the absence of balloon animals.”

 

Osservò le carte che teneva strette tra le mani, lanciando poi un’ulteriore occhiata alle carte sul tavolo.

- Guarda che non è che continuando a guardarle il board cambia. –

- Sto pensando – replicò, tamburellando con le dita smaltate di rosso sulle labbra.

Giocherellò con le carte e guardò di sottecchi Jordan.

Fissava dritto davanti a sé con quella che a suo giudizio doveva essere un’aria disinvolta. Peccato solo che lo conoscesse fin troppo bene per non capire quando fingeva ostentatamente di essere tranquillo e rilassato.

O stava bluffando oppure sperava che lei lo seguisse nella puntata perché aveva un punto molto alto.

- D’accordo, vedo i tuoi dieci e rilancio di cinque. –

Sbattè quindici dollari sul banco proprio nel momento in cui la porta dell’aula di detenzione veniva aperta e il professor Blauer faceva la sua comparsa.

Aggrottò la fronte, sequestrando immediatamente le carte da poker.

- Ehy -, protestò Sweet Pea, - qui c’era una partita in ballo. –

- Questa è una punizione, ragazzi, non una festa. –

Ripescando il libro di storia per portarsi avanti con lo studio, Flame bofonchiò.

- Beh, questo spiega l’assenza di palloncini a forma di animali.

Il tentativo di restare serio del ragazzo fallì miseramente e in men che non si dica si ritrovarono entrambi a ridere sotto lo sguardo esasperato del professore.

Blauer sospirò.

Ah, ma chi glielo aveva fatto anni fa di intraprendere quella carriera?

 

 

 

 

 

 

[233 parole]

 

 

 

“You just give off the impression that you want to murder everyone you look at.”

 

 

Sweet Pea buttò fuori il fumo della sigaretta, distendendo le lunghe gambe che si stavano addormentando per via dei lunghi minuti passati seduti sui gradini di casa sua.

Il figlio dei vicini scese dal pulmino scolastico e attraversò la strada, posando le iridi azzurre come il cielo sulla sagoma di Flame e sorridendo timidamente.

Ricordava le cotte che si avevano all’età di otto anni, quando si guardavano le ragazze più grandi con la consapevolezza che loro non avrebbero visto null’altro che un moccioso a cui poter fare da babysitter per guadagnare qualche soldo.

Flame alzò una mano salutandolo e il ragazzino sorrise radioso almeno finchè non spostò lo sguardo su di lui e ammutolì improvvisamente.

- Un giorno o l’altro capirò perché i bambini hanno paura di me – disse, osservando il marmocchio dei vicini che dopo aver incrociato il suo sguardo era scappato dentro il suo trailer e si era sbattuto la porta alle spalle.

- Dai solo l’impressione di voler uccidere tutti quelli che guardi.

- Eppure tu non sei mai scappata via. –

- Certo, questo perché io sono completamente fuori di testa e trovo questa tua aria da potenziale serial killer tremendamente sexy – replicò candidamente.

- Ah, sì? –

- Certo, non ti ricordi che da piccola avevo una cotta tremenda per Billy Loomis di Scream? E più psicopatico di quello non c’è nessuno. –

Le passò un braccio intorno alle spalle, attirandola a sé, e la baciò con passione.

- E questo per cosa era? – chiese lei, quando si furono separati.

- Per essere così come sei. –

 

 

 

 

 

[258 parole]

 

 

 

“Let’s do some we shouldn’t be doing this things.”

 

 

 

Seduti sul divano di casa di Flame erano intenti a guardare un film quando Margareth fece capolino dalla porta del salone e si rivolse loro.

- Esco per il turno; non fate tardi, domani c’è scuola. –

- Sì, mamma – replicò Flame, la testa accoccolata contro il petto di Jordan.

- E non combinate nulla che non dovreste fare. –

Davanti all’espressione imbarazzata di Jordan, Flame non potè fare a meno di scoppiare a ridere.

La porta d’ingresso si chiuse annunciando che sua madre se n’era andata.

Attese finchè non sentì il rumore della macchina che veniva messa in moto, percorreva in retromarcia il vialetto e filava via lungo la strada a malapena illuminata.

Dopodichè calciò via il plaid con cui si erano coperti, afferrò il telecomando e spense il televisore.

- Il film era quasi finito – osservò il ragazzo.

- Lo so, ma ho avuto un’idea più interessante. –

Mettendosi seduto, decise di reggerle il gioco.

- Ah, sì? E che idea sarebbe? –

La vide sfilarsi con un gesto fluido la maglietta, mostrando un reggiseno a balconcino di pizzo nero, e gettarla a terra per poi ancheggiare verso di lui.

- Facciamo un po’ di cose che non dovremmo fare – replicò, sedendosi a cavalcioni su di lui e ondeggiando un po’ i fianchi prima di chinarsi a baciarlo.

Emise un urletto quando Jordan invertì le posizioni con un poderoso colpo di reni e la fece sdraiare sul divano sotto di lei, prendendo d’assalto il collo pallido e delicato con baci famelici.

Alzò le braccia, aiutandola a sfilargli la maglietta che indossava, e tornò a baciarla quasi volesse divorarla.

Ebbe un fremito quando sentì le mani della ragazza indugiare sulla zip dei suoi jeans per poi abbassarla con studiata lentezza.

Accarezzò il ventre asciutto e muscoloso in un lento movimento che dal petto scendeva sempre più in basso, soffermandosi sul bordo dei boxer.

- Allora che ne dici della mia idea? –

- Credo che sia la migliore che tu abbia mai avuto. –

 

 

 

 

 

 

 

[329 parole]

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Non so quanti di voi abbiano mai visto Scream (intendo il primo film, quello del 1996 per capirci), ma per chi lo avesse fatto Billy Loomis viene interpretato da un giovane Skeet Ulrich (ovvero FP Jones) perciò non potevo non omaggiarlo citandolo in un qualche modo.

Oltre a questa piccola curiosità volevo informarvi che ho cominciato anche una mini long che ha come protagonisti i Ghoulies e in particolare Malachai e Lilith (una mia OC) e che prende spunto dalla 2x06 in poi.

Vi lascio qui il link se vi interessa: https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3721368&i=1

Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 10
*** Parte X ***


“Admit it. Life would be so boring without me.”

 

Jughead venne afferrato per un braccio non appena ebbe varcato l’uscita dell’aula e trascinato lungo il corridoio prima ancora che avesse anche solo il tempo di registrare che la ragazza una spanna più bassa di lui con le lunghe onde castane, i leggings di pelle nera e il crop top che lo stava trascinando con sé altri non era che sua cugina.

- Si può sapere dove stiamo andando? –

- Lo vedrai. -

Uscirono dall’atrio della scuola, affacciandosi nel parcheggio dove i Ghoulies del South side High tenevano parcheggiate in bella mostra le auto delle quali si vantavano così tanto.

Sul cofano della vecchia Mustang, talmente modificata da essere ormai solo un vago ricordo di quello che era stata un tempo, che apparteneva al fratello di Saffron, l’altrettanto biondo platinato Kendall, era stato versato tutto il contenuto dei bidoni dell’immondizia appena riempiti con gli avanzi del pranzo.

Kendall era in piedi vicino alla macchina e imprecava lanciando occhiate di fuoco a chiunque fosse nei paraggi.

Afferrò il cellulare dello studente che aveva avuto la malaugurata idea di scattare una foto a quella scena, lanciandolo sul cemento e pestandolo con furia.

Sweet Pea, Toni e Fangs erano seduti al solito tavolo in compagnia del resto del gruppo e osservavano la scena con dei giganteschi sorrisi dipinti sul volto.

Jughead si voltò verso di lei, incredulo.

- Lo hai fatto tu? –

Gli fece l’occhiolino abbozzando una piccola riverenza.

- Ammettilo. La vita sarebbe tremendamente noiosa senza di me.

 

 

 

 

 

[246 parole]

 

 

 

 

 

 

 

“You know a normal person would immediately say that he’s gushing blood. But no, you had to go and bleed allover the place and make me faint first.”

 

 

Sentì bussare alla porta del trailer di Jughead mentre lei, Betty e Veronica erano intente a finire di preparare quella sorta di cena arrangiata che avevano deciso di organizzare per pacificare ancora di più gli animi tra le due fazioni della città e per trovare una soluzione al casino che aveva comportato la “brillante” idea che aveva avuto Archie.

Nel piccolo salotto di casa Jones Archie e Jughead stavano cercando di convincere la piccola stufa portatile a collaborare e Cheryl e Toni stavano apparecchiando sul tavolino dall’aria traballante.

- Vado a vedere chi è – annunciò Betty, mettendo via il cespuglio di lattuga che stava sfogliando per preparare la caesar salad e affacciandosi sul piccolo patio improvvisato.

La sentì trattenere un gemito e, con il coltello per l’arrosto ancora saldamente stretto in pugno, accorse in suo aiuto proprio mentre Jughead faceva altrettanto.

Sulla soglia del trailer, appoggiato allo stipite con aria malconcia, c’era Sweet Pea.

Lasciò il coltello tra le mani di Betty, raggiungendolo e aiutandolo a entrare in casa.

- Sono stati i Ghoulies? –

Scosse il capo, sedendosi sul divano con espressione sofferente.

- No, è stata tutta colpa mia, ho piegato troppo la curva e non ho visto che c’era del brecciolino portato dalla pioggia … ho avuto un bel faccia a faccia con il cemento. –

- Cosa ti ho detto del casco? – sbottò.

Era l’ennesima volta che gli faceva presente quanto fosse pessima l’abitudine che lui e parecchi dei ragazzi avevano preso di girare in moto senza alcuna protezione.

- Lo so, lo so – bofonchiò, scostando leggermente la testa dal bracciolo del divano.

Sul tessuto c’erano scure macchie di sangue che la fecero impallidire.

Si sforzò di regolarizzare il respiro mentre si sporgeva ad esaminare la base del collo di Jordan e vedeva una ferita insanguinata.

- Jordan … sanguini. –

- Ah, sì devo essermi ferito lievemente con la caduta. –

Gli diede una botta sulla gamba, facendolo gemere per protesta.

- Sai una persona normale avrebbe detto fin dall’inizio che stava sanguinando; ma tu no, tu devi sanguinare ovunque e rischiare di farmi svenire prima.

- Che posso dire, sono piuttosto resistente al dolore. –

Questa poi.

- Sta zitto, Jordan, e lasciami medicarti prima che decida io stessa di farti sperimentare un po’ di sano e autentico dolore – sbottò, costringendolo ad alzarsi e a seguirla nel piccolo bagno in cui era riposta la cassetta del pronto soccorso, consapevole delle occhiate divertite dei presenti.

Ah, ma come avrebbe fatto a sopportarlo per il resto della vita?

 

 

 

 

 

[417 parole]

 

 

 

 

 

 

“Are you on drugs?” “You and I both know that I don’t have enough money to have a drug problem.”

 

 

 

Scoppiò a ridere sotto gli sguardi increduli del resto del gruppo, continuando a farlo finchè all’interno del White Wyrm non ebbero smesso tutti di interrogarsi a gran voce su come affrontare il problema dei Ghoulies e del loro desiderio di vendetta.

Eppure era così semplice, quasi banale in effetti, e potenzialmente tremendamente efficace.

Si diede della stupida per non averci pensato prima, considerò tra una risata e l’altra finchè Jordan non si chinò verso di lei con sconcerto nei grandi occhi scuri.

- Sei fatta?

Inarcò un sopracciglio, guardandolo dall’alto in basso con eloquenza, - Tu ed io sappiamo che non ho abbastanza soldi per avere un problema di droga.

- Questo è vero, ma Fangs trova sempre un po’ d’erba in giro e Abby sarebbe disposta a trovarti di tutto se solo tu le chiedessi di farlo. –

In effetti era parecchio che Abby non si faceva vedere in giro.

Era un lupo solitario, sebbene spesso facesse tappa al White Wyrm per racimolare qualcosa da mettere sotto i denti, ma in quei giorni era sparita strategicamente dai radar.

Immaginò che volesse tenersi alla larga dal fuoco incrociato dei Serpents e dei Ghoulies, mantenendo viva la sua neutralità tra le due gang.

Tipico di Abby.

Eppure lei poteva essere la chiave per sistemare tutta quella storia.

Afferrò il cellulare dalla tasca, ignorando la muta richiesta di spiegazioni di Jordan, e digitò velocemente sui tasti.

F: Abby, mi serve un favore.

A: Dimmi tutto, tesoro.

F: Hai modo di farmi entrare in contatto con Lilith McKinley senza che uno dei Ghoulies, o magari lei stessa, provi a farmi la pelle?

A: Sei tutta matta, ragazza … ma lo farò.

F: Sei sempre la migliore.

A: Lo so ;)

 

- Ora è chiaro, non sei fatta, sei semplicemente andata del tutto fuori di testa – esclamò dopo aver finito di leggere lo scambio di messaggi tra le due ragazze.

- Se Abby dice di poterlo fare mi fido di lei. –

- Non lo metto in dubbio, ma nemmeno lei può garantirti che i Ghoulies non infilino la tua testa su una picca e l’appendano fuori dal White Wyrm. –

Scese giù dal bordo del tavolo da biliardo, afferrando le chiavi della moto, - Continui a dimenticarti che per metà sono una di loro. Non mi torceranno un capello. –

- Flame … -

- Fidati di me, Jordan – replicò, zittendolo con un rapido bacio a fior di labbra, - Posso sistemare le cose. –

Dopodichè sparì fuori dal locale, salì in sella e mise in moto prima che qualcuno avesse modo di provare a farle cambiare idea.

Era una pazzia, ma o la andava o la spaccava.

 

 

 

 

 

[440 parole]

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Dopo un po’ d’attesa rispetto al solito eccomi qui con la decima parte. Vorrei fare qualche piccola precisazione per chiarire le dinamiche di questa parte a tutti voi lettori/lettrici.

Innanzitutto Lilith McKinley è una mia altra OC che conoscerà sicuramente chi sta seguendo la mia mini long dedicata a lei e Malachai. Lei comparirà nell’undicesima parte della raccolta e sicuramente Flame e tutta l’allegra brigata compariranno anche nella mini long.

Poi aggiungo che il personaggio di Abby è anche lei una mia creazione. Lei non è né una Serpent né una Ghoulie. È una ragazza del South side High orfana di entrambi i genitori che ha vissuto dall’età di dodici anni come una sorta di “vagabonda” appoggiandosi un po’ a una gang e un po’ all’altra quindi è considerata come neutrale da entrambe le gang del South side ma di lei saprete di più nel prossimo capitolo della mini long su Lilith e Malachai.

Infine va da sé che gli eventi narrati sia nella raccolta che nella mini long sono di mia esclusiva invenzione e che se dovessero esserci similitudini con quanto narrato nelle prossime puntate della serie tv essere saranno del tutto casuali e involontarie.

Detto ciò ci sentiamo al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 11
*** Parte XI ***


Parte XI

 

 

 

 

 

“You come from a strong line of lunatics.”

 

 

 

 

 

- Questa storia continua a non piacermi. –

- Figurati a me -, replicò sbuffando mentre lasciava cadere il giubbotto di pelle sulla spalliera della sedia di fronte alla sua scrivania, - ma dovevo comunque fare un tentativo. –

- Lilith McKinley non ti ha nemmeno voluta ascoltare, vero? –

- Già. È convinta che sia colpa nostra se Malachai è in carcere insieme a tre quarti della cerchia più importante dei Ghoulies. –

- Tutta colpa di quell’idiota di Andrews – sbuffò Sweet Pea, sbattendo il pugno contro la parete in mogano della scrivania.

- Se avessimo finito la corsa a quest’ora avremmo dovuto lasciare sia il White Wyrm che Sunnyside Trailer Park. –

- Oppure ci saremmo tolti di mezzo i Ghoulies. –

Flame inarcò un sopracciglio, scettica.

- Sappiamo benissimo entrambi che Jug non avrebbe mai potuto vincere, non contro Malachai. –

Non era certo un caso se il leader dei Ghoulies aveva accettato di correre contro di lui dopotutto; se non fosse stato certo di vincere con il minimo sforzo non si sarebbe mai sbilanciato così tanto e nel profondo tutti i Serpents lo sapevano.

Persino Jordan, anche se in quel momento voleva fare finta che così non fosse.

- Comunque sia è assurdo che dobbiamo addossarci la colpa per quell’idiota di rosso. –

- Jug non lascerebbe mai che ad Archie accadesse qualcosa e noi Serpents non lasceremmo mai che uno dei nostri rischiasse l’osso del collo da solo. –

Sospirò, passandole un braccio intorno alle spalle e attirandola a sé.

- Metà famiglia Ghoulies e metà con il DNA dei Jones; discendi da una solida linea di pazzi. –

- Lo so -, replicò accoccolandosi con la testa sul suo petto, - fa parte del mio fascino. –

 

 

 

 

 

[226 parole]

 

 

 

 

 

“It’s all fun and games till one of you gets my foot up your ass.”

 

 

 

 

 

- Non riesco a crederci, l’hai messa davvero – rise Fangs osservando l’amico con addosso la maglia a collo alto che gli copriva il tatuaggio sugellante l’appartenenza ai Serpents.

Jordan lo folgorò con un’occhiataccia, finendo di preparare le cose per l’inizio della settimana scolastica.

Tutta colpa di quell’idiota di preside che aveva ordinato loro di far sparire ogni simbolo all’appartenenza di una gang.

- Fogarty, ti avverto. –

- Non essere suscettibile -, convenne Toni, - il bianco ti dona moltissimo. È proprio il tuo colore, ti fa sembrare un angioletto. –

Lei e Fangs scoppiarono a ridere, ignorando la sua occhiata omicida.

Evidentemente le maglie a dolcevita annullavano ogni fattore di virile potenza omicida nel suo aspetto.

- È tutto un ridere e scherzare finchè uno di voi due non si ritrova con uno dei miei piedi piantato su per il culo. –

Si scambiarono un’occhiata complice, continuando a ridere.

- L’angioletto è nervoso a quanto pare. –

- Già, avrà dormito male. –

Alzò gli occhi al cielo e uscì di casa sbuffando, consapevole che gli amici erano a pochi passi da lui.

Fuori, seduta in sella alla sua moto con il casco ancora slacciato, c’era Flame che sorrideva allegra.

- Come mai di pessimo umore? –

- Perché qualcuno si è lasciato sfuggire la storia dell’angioletto addormentato. –

Sbattè le lunghe ciglia scure, andandogli incontro per baciarlo rapidamente.

- Non è certo colpa mia se sei adorabile quando dormi. –

- Già, proprio quello che un membro dei Serpents vorrebbe sentirsi dire … che è adorabile. –

Tuttavia le cinse la vita con entrambe le mani e la strinse maggiormente a sé mentre rispondeva al bacio precedente.

Non c’era nulla che non le avrebbe permesso di dire o fare.

 

 

 

 

 

[282 parole]

 

 

 

 

 

“Only if you promise not to kill anyone with them.”

 

 

 

 

 

Quando era troppo era troppo.

Passasse la storia del divieto dei simboli delle gang, il patetico tentativo di farli sbattere fuori abbozzando un tag nell’atrio della scuola, persino le continue provocazioni di quegli idioti di giocatori di football.

Ma quello era imperdonabile.

- Perché fissi dritto davanti a te come se volessi uccidere qualcuno, Sweet? –

- Non voglio uccidere qualcuno, solo Mantle. –

Jug aggrottò la fronte e poi seguì lo sguardo dell’amico, individuando il capitano dei Bulldogs intento a chiacchierare placidamente con Flame a qualche metro da loro.

Non sembrava che ci fosse nulla che non andava, perché la ragazza appariva perfettamente rilassata e a suo agio, ma l’antipatia tra Jordan e Reggie era evidente a chiunque quindi anche un’innocua chiacchierata poteva essere equivocata.

- Non mi sembra che ci siano problemi … -

- No, i problemi per Mantle stanno per cominciare – replicò a denti stretti Jordan, facendo per allungare le mani verso le posate e sfogare la sua rabbia sul cibo.

Tuttavia trovò il tovagliolo deserto.

Le stringeva tra le dita Toni, sorridendo sghemba.

- Queste te le ridò solo se giuri che non le userai per uccidere qualcuno … specialmente Mantle. –

- Lo giuro -, replicò senza esitazione, - perché non mi perderei mai l’occasione di massacrare Mantle a mani nude. –

Non era esattamente il tipo di risposta che avrebbe voluto ricevere, ma se non altro almeno coltello e forchetta erano in salvo.

Quando Flame tornò al loro tavolo e sedette di fronte al suo fidanzato capì all’istante che c’era qualcosa che non andava visto che Jordan attaccava la bistecca come se volesse sventrarla.

- Cosa succede? –

- Reggie – replicò Jug a mo’ di spiegazione.

- Ah -, una scintilla di comprensione le illuminò lo sguardo, - gli stavo solo parlando del progetto di chimica in cui siamo coinvolti con Josie, Kevin e Cheryl. –

Certo, era ovvio.

Che idiota, e dire che anche lui era stato messo in gruppo con Moose, Archie e Fangs.

- Ah, bene. –

- Con un po’ di fortuna io e Josie riusciremo a passare meno tempo possibile in presenza di quell’intollerabile troglodita – aggiunse poi Flame, aprendo il contenitore del suo pranzo.

Quella sì che era un’ottima notizia.

- Questo va decisamente molto più che bene. –

 

 

 

 

 

[373 parole]

 

 

 

 

 

If I ever die, do me a favor. Go on Oprah and tell the world that I loved kittens.”

 

 

 

 

 

Jordan la guardava come se stesse pensando che le avesse completamente dato di volta il cervello.

E magari era vero.

Dopotutto lei non aveva avuto bisogno d’esibirsi nella Danza del Serpente per acquisire il suo giubbotto di pelle, ma Betty avrebbe dovuto farlo se voleva che il gruppo l’accettasse come compagna ufficiale di Jughead.

E dal momento che era più che evidente che la bionda e innocente North sider non era affatto avvezza a quel genere d’esibizione forse avrebbe anche potuto darle una mano.

In fin dei conti a lei Betty piaceva moltissimo, era esattamente il tipo di ragazza che avrebbe visto alla perfezione al fianco di suo cugino.

- Tu vorresti fare cosa con quel palo? – ripetè, tanto per essere chiaro di aver compreso le sue parole.

- Un po’ di pole dance, sempre ammesso che mi ricordi ancora come si fa. –

Quando Honor, una delle spogliarelliste del Sette veli di Greendale, usciva con il defunto Mustang era solita frequentare il White Wyrm con assiduità e le aveva insegnato qualche trucchetto.

- Con i vestiti ben piantati addosso voglio sperare. –

Flame sogghignò.

- Ah, all’improvviso è un problema se sono io a fare la Danza? Allora ammetterai che è una tradizione retrograda e maschilista. –

- D’accordo, lo ammetto –, cedette all’istante, - ma se Betty non vuole entrare ufficialmente nei Serpents è l’unica cosa che le rimane da fare. –

- Comunque rilassati, signor gelosone, toglierò solo il giubbotto e gli anfibi.

Mentre faceva seguire i fatti alle parole e si dirigeva verso il palo sulla pedana, aggiunse distrattamente.

- Non sono sicura di ricordarmi quello che mi ha insegnato Honor e di non finire invece con il rompermi l’osso del collo, perciò se dovessi morire fatemi un favore. Andate da Oprah e dite che amavo i gattini. –

 

 

 

 

 

[296 parole]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Era una vita che non aggiornavo questa raccolta, ma l’ispirazione mi ha assalita questa sera e poi in vista della puntata di domani non potevo non riprendere in mano la raccolta.

Insomma, non sono per niente pronta al season finale né tantomeno ad aspettare mesi per la terza stagione e immagino che mi capiate.

Detto ciò, nel prossimo aggiornamento ho in programma di postare una mood board di Sweet Pea e Flame, spero che vi piacerà.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 12
*** Parte XII ***


Parte XII

 

 

 

 

 

“If it’s the thought that counts than I should probably be in jail.”

 

 

 

 

 

- Il pensiero non conta se non è seguito dalle azioni. –

- Non credo che sia proprio così -, obiettò Betty divertita, - anzi sono abbastanza sicura che sia il pensiero quello che conta. –

- Già -, convenne Veronica, - è decisamente il pensiero quello che conta. Per esempio io e Archie … -

- Fate numeri da paura in camera da letto, è chiaro a tutti – la interruppe Flame, facendo arrossire Betty e ridacchiare in modo complice la mora. – Comunque sono sempre più convinta che non sia il pensiero che conta; insomma, se contasse molto probabilmente dovrei essere in prigione. –

Veronica e Betty seguirono il suo sguardo mentre osservava Violet e suo fratello chiacchierare con Fangs e Sweet Pea.

La ragazza era evidentemente molto concentrata nel cercare di attirare l’attenzione di quest’ultimo, ma c’era da dire che dal canto suo Jordan non aveva spostato le iridi scure neppure per un secondo dalla sua direzione quasi volesse essere certo che mentre parlava con Betty e Veronica non ci fosse nessuno in procinto di provare ad attaccare bottone.

- Violet non ti va molto a genio, vero? –

- Diciamo pure che ci detestiamo cordialmente, è così praticamente da sempre. –

- Effettivamente non piace neppure a me -, replicò Veronica, - ha un po’ troppo l’aria da gatta morta. –

Betty si voltò verso di loro, sorridendo malandrina.

- Beh, se esagera possiamo sempre coinvolgere Toni e mettere su una spedizione punitiva in perfetto stile girl power. –

Veronica e Flame le rivolsero occhiate incredule.

- Chi sei tu e cosa ne hai fatto di Betty Cooper? –

- Diciamo solo che affilo le unghie quando si tratta di ragazze poco morigerate che potrebbero girare anche attorno a Jug. –

E Violet Bronson era decisamente poco morigerata.

 

 

 

 

 

[291 parole]

 

 

 

 

 

“First of all no. Second of all no.”

 

 

 

 

 

Andare alla Cava era un po’ una sorta di tradizione per il loro gruppo quando si doveva festeggiare il compleanno di qualcuno. E quella volta che toccava al compleanno di Flame non era certo un’eccezione, anche se l’acqua era gelida visto che era il due di dicembre e l’aria fredda della sera non era proprio l’ideale in quel contesto buio e umido della spiaggia in prossimità dello Sweet Water.

Stretta nella felpa che Jordan le aveva prestato e con sopra il giubbotto dei Serpents, appoggiò il capo sulla spalla del ragazzo e dopo qualche minuto di attesa ruppe il silenzio che aleggiava nel gruppo.

- Stavo pensando … -

- Quanto devo preoccuparmi da uno a infinitamente? – intervenne Jordan, facendo ridacchiare Fangs e Jughead.

Flame gli rifilò un buffetto sul collo.

- Scemo, non è nulla di pericoloso … almeno non troppo. Pensavo di fare un bel bagno di mezzanotte. –

Sweet Pea fissò la sua ragazza con un misto di serietà mista a decisa contrarietà.

- Spero che tu non stia davvero suggerendo di fare il bagno nel lago con una temperatura che si avvicina paurosamente allo zero. –

- Per il tuo compleanno lo abbiamo fatto – gli fece notare imperterrita.

- Ma il mio compleanno è il tre settembre. –

Flame arricciò le labbra atteggiandole a un piccolo broncio.

- Andiamo, non fa poi così freddo … poco poco, fallo per farmi contenta. –

- Per prima cosa no … e per seconda no. –

- Sei insopportabilmente testardo. –

- E tu sei pazza. –

Lo spinse all’indietro, finendo con il farlo cadere dritto nell’unico tratto del lago che ancora non era gelato.

- Oh oh. –

- Pazza e in procinto di essere uccisa – precisò, affiorando dall’acqua gelida sotto le risate degli amici.

Si lanciò lungo la spiaggia, consapevole che Sweet Pea era uscito dall’acqua e la stava riconcorrendo e raggiungendo rapidamente vista la sua altezza notevole e le ampie falcate che essa gli permetteva di compiere.

Quando le mani le afferrarono la vita si lasciò sfuggire un urletto che venne prontamente tacitato dalle labbra di Sweet Pea sulle sue.

- Mi stai bagnando tutta. –

- Ringrazia che non ti abbia gettata nel lago a mia volta. Sei troppo carina per spingermi a vendicarmi. –

 

 

 

 

 

[370 parole]

 

 

 

 

 

 “Don’t give that look, it wasn’t her fault.”

 

 

 

 

 

Flame osservò la bruciatura che aveva all’altezza della caviglia destra con fare corrucciato. Faceva un male d’inferno, come tutte le bruciature di marmitta del resto, e non riusciva a capacitarsi del fatto che si fosse lasciata ferire come una novellina che metteva piede su una moto per la prima volta.

- Avresti anche potuto ricordarmi che la tua moto ha la marmitta più avanti della mia – bofonchiò, soffiando forte contro la pelle ferita nella speranza di lenire almeno un po’ il bruciore.

- Pensavo che te lo ricordassi, non è mica la prima volta che vieni in moto con me. –

- Già, ma ero sovrappensiero. –

Lanciò un’occhiataccia alla Harley di Sweet Pea, soffermandosi sulla marmitta ancora rovente che nel freddo di quella mattina domenicale mandava volute di vapore in contrasto con la temperatura bassa.

Cosa che ovviamente non sfuggì al suo ragazzo, che intervenne subito entrando in modalità protettiva.

- Non guardarla in quel modo, non è stata colpa sua. –

- Stai davvero difendendo la tua moto? –

- Assolutamente sì, qualcuno deve pur farlo. –

Alzò gli occhi al cielo, incredula.

Jordan aveva un’ossessione a dir poco patologica per quella moto.

- D’accordo, prometto che non la picchierò, rilassati. –

 

 

 

 

 

[198 parole]

 

 

 

 

 

“Push me against the wall and kiss the hell out of me.”

 

 

 

 

 

Mentre entravano in casa Flame si alzò in punta di piedi a mordicchiargli il lobo dell’orecchio per poi far dardeggiare la lingua nel punto tra il collo e l’orecchio che sapeva per esperienza lo avrebbe fatto impazzire.

Jordan fremette.

- Che piani hai? –

- Il mio piano, e non l’ho ancora studiato nel dettaglio, prevede te che mi sbatti contro il muro e mi baci come se volessi divorarmi – asserì, afferrandolo per il bavero del giubbotto da Serpent e attirandolo verso di sé per sussurrargli quelle parole fissandolo dritto negli occhi mentre si teneva a un soffio di labbra da lui.

Vide le sue iridi scure accendersi per l’eccitazione del momento.

- Mi sembra un gran bel piano, forse è il caso di metterlo in atto subito. –

Le cinse la vita con le mani, liberandola dell’impedimento del casco e della borsa; li lasciò cadere a terra e poi passò a farle scivolare giù il giubbotto di pelle e sfilarle il top per poi prenderle d’assalto il collo con baci famelici e il seno sostenuto dallo scuro reggiseno a balconcino.

Flame sospirò, affondando le dita nelle ciocche corvine di lui e chiuse gli occhi per lasciarsi andare in balia delle emozioni che Jordan le stava provocando.

Almeno finchè non sentì il rumore di una chiave che girava nella toppa e vide la porta aprirsi.

Si erano fermati lì proprio perché era certa che sua madre avesse il turno di notte quindi chi accidenti poteva mai essere?

Vide il profilo di suo padre fare capolino sulla soglia, seguito a ruota da quello dello zio FP.

Jordan si staccò con uno scatto, evidentemente incerto sul dove mettere le mani e soprattutto su come spiegare perché fosse davanti a lei mezza nuda.

- Papà, ti hanno rilasciato questa sera? Pensavo che uscissi domani mattina … -

- Comincio a credere che avrei preferito che fosse così. –

Flame arrossì, abbassando lo sguardo e sforzandosi disperatamente di apparire perfettamente a suo agio mentre recuperava il top e lo infilava con un gesto rapido sotto allo sguardo divertito dello zio, incredulo di Sweet Pea e a dir poco scandalizzato di suo padre.

Avrebbe voluto sotterrarsi in quel preciso istante.

- Abbiamo proprio un tempismo del cazzo – asserì a mezza bocca.

- Mai stato più d’accordo su qualcosa … Sweet Pea? –

- Sì, signore? –

C’era una certa rigidità nella sua voce, cosa non certo nuova dal momento che era sempre stato intimidito da lui.

- Pensi di rimanere ancora qui oppure te ne torni a casa tipo all’istante? –

- Torno a casa all’istante. –

- Saggia scelta, ragazzo. –

Lo oltrepassò e puntò verso il salone insieme a FP; da lontano provenne il rumore delle chiacchiere dei due uomini che sorseggiavano una birra.

- Credo che sia meglio che vada davvero, tuo padre mette parecchia ansia … sarà il suo essere un ex Ghoulie. –

- Probabile -, replicò ridendo prima di alzarsi in punta di piedi per baciarlo, - Magari domani dopo scuola ci fermiamo da te e finiamo quello che abbiamo cominciato. –

Rispose al bacio con vigore. – Non vedo l’ora. –

Il tossicchiare dall’altra stanza annunciò loro che il padre stava cominciando a perdere la pazienza, così Jordan dopo aver salutato i due uomini ad alta voce uscì di casa.

Dopotutto con un uomo come quello non si poteva certo tirare troppo la corda.

 

 

 

 

 

[554 parole]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Eccoci con la dodicesima parte della raccolta, spero vi sia piaciuta. Qui sotto come promesso vi lascio la mood board di Flame e quella di lei e Jordan.

Alla prossima.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 


 


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