Per te, Jensen

di TeamFreeWill
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Solo per te amore mio ***
Capitolo 2: *** Una dolorosa realtà ***
Capitolo 3: *** Incredulo ***
Capitolo 4: *** Seconda chance ***



Capitolo 1
*** Solo per te amore mio ***


'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere o dell'orientamento sessuale di queste persone, nè offenderle in alcun modo'
 
Link alla mia long "Il mio angelo"
 

 
Era passato un mese da quella magnifica serata in cui Jensen chiese la mano al suo angelo. Quella fu la serata più bella, romantica e perfetta nella vita di entrambi. Tutto fu sublime e magnifico. Magico.

In questo momento, fuori, una leggera pioggia autunnale picchiettava sulla finestra della camera da letto dei due amanti.

Jared, a quel dolce suono, si svegliò sorridendo. Si tirò sù, si stiracchiò e poi osservò con fare sognante l’anello che portava all'anulare sinistro. Sospirò innamorato, gli occhi luminosi.

Si girò appena e vide il suo Jensen. Il compagno stava dormendo a pancia sotto, le braccia sotto il cuscino. Sul volto, un magnifico sorriso sereno rivolto verso di lui.

"Amore quanto sei bello!" pensò, poi posò le labbra sulla guancia del biondo in un casto bacio. 
 
Il maggiore si destò immediatamente incatenando i suoi occhi verde speranza in quelli dolci del suo amante.
 
“Buongiorno piccolo!” disse sfiorando il viso del moro delicatamente con la punta del naso, poi cercò la bocca di Jared, ma lui si scansò lasciandolo interdetto!

Il moro iniziò a ridere di cuore.

“Buongiorno amore‼ Dio!! non ci credo ancora! Io e te saremo marito e marito tra una settimana‼” esclamò, felice e innamorato.
 
Jensen, tirandosi su, lo abbracciò stretto. Sentire il cuore del suo amore che batteva così forte lo fece tremare dalla felicità e sorridere estasiato.
 
“Lo saremo piccolo!” confermò, poi assunse un‘espressione imbronciata, ma dolcissima. “Ehi! Il bacio del buongiorno Padalecky!”

Come poteva Jared resistere? Non poteva!

Con uno slancio si buttò su Jensen e iniziò a baciarlo, prima lentamente poi sempre più voracemente, posando una mano sulla guancia del compagno che, estasiato da quella voracità, si lasciò conquistare dal sapore e dal respiro del moro.

Le lingue iniziarono a rincorrersi in una danza perfetta, fatta di sensuali tocchi e fughe. 

Entrambi gli amanti si ritrovarono a gemere nel bacio. Volevano dare e ricevere e in quel movimento perfetto, le mani di Jensen andarono a intrufolarsi sotto la maglietta, sulla schiena del moro, che rabbrividì di piacere. 

Le mani erano fredde e a contatto con la sua pelle calda lo fecero tremare. “Scusami piccolo…” disse il biondo staccandosi a forza da quella bocca perfetta, ma il moro non lo fece continuare.

“Accarezzami ancora così… Tranquillo!! Mi piace” gli disse, la voce bassa e accaldata, appoggiando la fronte su quella del biondo. 
 
E Jensen lo fece. Lo accarezzò lentamente! Dal fianco andò verso la spina dorsale, per poi risalire alle spalle e scendere ancora.
 
Jared si inarcò sensualmente e poi si abbassò iniziando a baciare quel splendido collo che istintivamente si protese verso di lui.
 
“Continua!!!” sussurrò prima di risalire con tanti baci roventi verso la bocca di Jensen, che oramai stordito dal piacere, iniziò a gemere sempre più forte continuando con quelle carezze che divennero sempre più passionali e possessive.
 
Il biondo sfilò sensualmente la maglia al moro e iniziò a saggiare quel magnifico corpo, bacio dopo bacio, gemito dopo gemito, brivido dopo brivido in un continuo crescendo di estasi e piacere. 
 
Storditi i due amanti finirono di spogliarsi, continuando a baciarsi e fremendo di quelle attenzioni che si davano reciprocamente, amorevolmente.
 
Jensen, sotto di Jared, gli accarezzava ogni centimetro di pelle, sussurrava il suo nome o lo gridava proprio mentre con estrema attenzione il moro iniziava a prepararlo e, quando lo ritenne pronto, lo conquistò. 
 
Cercò di fare piano e così, dolcemente ma con passione, abbracciando a sé il biondo, iniziò a muoversi nel corpo del suo amante e quando raggiunse il punto magico di Jensen , furono solo gemiti e sospiri.
 
“Jared ti amo!” gridò mentre, andando incontro ai movimenti sensuali e decisi del moro, raggiunse la vetta più alta dell’estasi, seguito da Jared che si lasciò andare nascondendo il viso nell’incavo del collo di Jensen, che sorrise ansimando.
 
Jared, facendo leva con le braccia, si issò sopra il biondo baciandogli la fronte sudata, sul viso un’ espressione beata e innamorata. 
 
“Piaciuto il bacio del buongiorno?” chiese malizioso. I capelli scompigliati ricadendo in avanti , lo rendevano estremante sexy.

“Piccolo, potrei abituarmi a questo bacio del buongiorno….quindi non viziarmi!” rise Jensen e a Jared gli s’illuminarono gli occhi, che divennero ancora più maliziosi. 
 
“Bene Ackles..buono a sapersi!” e delicatamente uscì da lui per sistemarsi meglio di fianco a Jensen che sorrise malizioso anche lui.
 
Si abbracciarono e si coccolarono ancora per un altro po’ sotto le coperte finché il dovere non li richiamò alla realtà.
 
Si fecero una doccia veloce e fecero colazione, poi entrambi andarono al lavoro salutandosi con dei dolci baci leggeri.
 
Così, nel bar di Misha, Jensen si districava tra i tavoli portando vassoi pieni di roba ai clienti, mentre Jared, al centro, firmava alcune carte e sistemava gli ultimi preparativi del matrimonio.
 
Avevano deciso di celebrarlo al centro ricreativo e c’erano da sistemare le ultime scartoffie burocratiche per essere in regola.
 
“Ma pensa te!…Io devo firmare tutte queste scartoffie quando quei figli di puttana dell’ex compagnia di Jensen, nonostante una seconda denuncia, sono ancora fuori!” disse buttando le carte sul tavolo. 
 
Era furioso! Doveva calmarsi! Così sospirò e inspirò diverse volte, prima di riuscirci.
 
Non sopportava comunque la cosa! Gli ribolliva il sangue al pensiero! 
 
Quando erano andati a trovare Jensen offrendogli la droga, i delinquenti erano scappati ridendo come chi sa di farla franca. 
 
I due compagni, il giorno seguente, erano andati a denunciarli di nuovo e per poco il moro non prese per il collo il procuratore, per una simile decisione. L’intervento tempestivo del biondo calmò le acque appena in tempo. 
 
Il procuratore, dopo un’ammonizione verbale al minore, disse che in carcere erano stati bravissimi, si erano anche impegnati a disintossicarsi e per questo il giudice li aveva rilasciati! 
 
Jared dovette uscire perché questo era davvero troppo!
 
Il biondo, rimasto solo, li denunciò di nuovo e quando uscì trovò il moro appoggiato alla loro auto. Era furioso, le braccia incrociate al petto, il respiro affannoso. Solo un bacio dolce e delicato del biondo lo fece calmare all’istante.
 
Ora, a distanza di un mese, quei delinquenti erano ancora a piede libero!
 
Era una vergogna. Si stava agitando di nuovo, quando Felicia entrò nell’ufficio con due buste tra le mani.
 
Le buste erano bianche, decorate ai lati con rose rosse in rilievo. Erano gli inviti del loro matrimonio. 
 
Gli era venuta in mente un’idea dolcissima per il suo amore nel momento esatto in cui consegnò gli inviti ai suoi genitori. 
 
Quelli lì, decise con l'amica, li avrebbe fatti stampare solo se lei avesse rintracciato i genitori del compagno, che a quanto pare non stavano più a Dallas da un bel po’.
Doveva farlo per Jensen!
 
Comunque, Jared, le andò in contro prendendo gli inviti con estrema cura. Se li mise nella tasca interna della giacca e poi abbracciò di slancio l’amica ringraziandola di essere andata in tipografia.

“Felicia grazie mille! Hai scovato l’indirizzo allora?!” disse staccandosi, gli occhi luminosi di una strana luce.
 
“Jared….si. Ho trovato l’indirizzo…ma dovresti parlane con lui…lo sai!” fece la ragazza appoggiando le mani sulle spalle del giovane. 
 
Ovviamente il minore non l’ascoltò.
 
“Ora anche lui avrà suo padre ad accompagnarlo all’altare! Come giusto che sia…” asserì invece. “”Beh!! raccontami! Dove abitano ora?” chiese tutto contento, euforico.
 
La rossa sospirò scuotendo la testa, ma alla fine cadette alle insistenze di quel gigante.
 
“Allora, dopo che hanno cacciato Jensen...” e dicendo queste parole il moro sentì un dolore forte al centro del petto, “... Alan e Donna hanno vissuto, come sai, ancora Dallas per alcuni anni....poi si sono trasferiti a Houston, in periferia...Sono una nerd, è stato un po’ difficile, ma ce l’ho fatta” disse orgogliosa.
 
“Grazie! Bene…Famiglia Ackles arrivo‼” rispose al settimo cielo il moro. Dicendo così uscì dall'ufficio di corsa, lasciando Felicia senza parole, ma alla fine sorrise e uscì anche lei richiudendosi alle spalle la porta dell'ufficio.

"Quel ragazzo è un uragano!" sussurrò sperando anche lei che l'amico riuscisse nell'intento.
 

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Capitolo 2
*** Una dolorosa realtà ***


Jared nel parcheggio del centro prese la macchina al volo.

Fece più di due ore e mezza di macchina e alla fine raggiunse la casa dei genitori di Jensen: un cottage magnifico nelle campagne di Houston. 

Parcheggiò e, facendo un enorme respiro, scese dall'auto.

Era parecchio agitato. Il cuore pulsava all'impazzata, le mani sudavano e si stringevano a pugno nelle tasche.

Percosse il vialetto lastricato di pietra con passo deciso comunque e arrivato davanti alla porta suonò il campanello.

Nel mentre aspettava che gli aprissero, si guardò attorno. 

Un salice piangente vicino alla staccionata faceva ricadere i suoi rami sulla superficie di un piccolo laghetto artificiale. Varie piante e alberi, le cui foglie assumevano le sfumature dal rosso al giallo, facevano assumere al tutto un’atmosfera da sogno.
Jensen, in un giardino così magnifico si sarebbe veramente rilassato e avrebbe composto dell’ottima musica, magari davanti un bel barbecue tutti insieme.
"Dai che funziona!" pensò tra sé e sé, immaginando le famiglie riunite.

Dopo pochi minuti la porta di legno massiccio si aprì lentamente, facendolo ritornare alla realtà.

Una bella signora lo squadrò seria da capo a piedi e chiese chi fosse. 

Con un bellissimo sorriso disse di essere Jared Padalecki, il fidanzato del figlio. E dicendo questo mostrò orgoglioso l'anello che portava al dito.

A quelle parole alla signora vennero gli occhi lucidi, ma comunque trattene le lacrime.

"Entra" disse solo atona e con il ragazzo, dopo aver richiuso la porta dietro di sè, andò verso il soggiorno dove un uomo era seduto nella poltrona di pelle davanti al camino acceso a leggere una rivista medica.

"Alan lui...Lui è Jared. Conosce..."ma l'uomo la interruppe bruscamente con un gesto della mano, guardandola solo.

"Ho sentito! Cosa vuole?" chiese poi rivolgendosi al ragazzo. Il moro prese un profondo respiro e si prese un po’ di tempo per trovare le parole giuste.

Jared aveva notato immediatamente due cose. Uno, nel momento in cui la moglie stava per nominare Jensen, il padre strinse la mascella e s’irrigidì nella sua posizione.
Due, la madre invece si era emozionata fin da subito. Evidentemente le mancava molto figlio.

"Signori Ackles.." cominciò "…Volevo dirvi che vostro figlio sta bene ed è un bravissimo cantante. Ci siamo conosciuti in un momento travagliato per lui e ci siamo innamorati….Ecco, vorrei che voi..." qui si fermò osservando l'espressione dei due. 

Quella del padre era impassibile, a tratti fredda; quella della madre sollevata. " ...Che voi veniste al nostro matrimonio...che metteste da parte le divergenze passate... Che lei, signore, potesse accompagnare suo figlio all'altare!" disse tutto questo con la speranza negli occhi, prendendo dalla tasca del suo giacchetto gli inviti, posandoli sul tavolo alla sua destra.

Sperava di aver fatto centro.

Guardò la madre sorridendo che scoppiò a piangere, poi rivolse lo sguardo verso il padre. Una statua di ghiaccio. 

Il moro spense il sorriso subito e il cuore iniziò battere furiosamente. L’uomo, ricambiando lo sguardo, sospirò posando la rivista sopra gli inviti. Gesto che fece male a Jared.

Alan, alzandosi, iniziò a parlare sconvolgendo il moro nel profondo.

"Jared “, fu il preambolo di quella pugnalata, "Se lei si accontenta di un cantante smieloso, noi no! Nostro figlio doveva essere un medico come lo sono stato io e come lo è stata la nostra generazione. Non l’ho disconosciuto solo per Donna!"

Quello fu un colpo per Jared.

I suoi occhi da dolci divennero furiosi, la voce tremò di rabbia come pure il corpo!
"Come ha detto brutto stronzo?!" gridò.

"Ma come si permette! Fuori di qui ragazzino impertinente e si faccia gli affari suoi!!" gridò il padre, ma Jared non si fece intimorire. La rabbia che aveva provato fin da quella confessione straziante esplose con la forza di un uragano.

Voleva che Jensen avesse qualcuno che lo accompagnasse all'altare come lui aveva suo padre.
Sperava che la cosa si fosse oramai affievolita dopo tutti quegli anni, ma l’orgoglio era più forte dell’amore verso un figlio per queste persone.

"No!! Signore, con me non attacca! E si sbaglia perché il benessere di Jensen sono affari miei! Voi non siete genitori. Voi siete....indifendibili!! Per colpa vostra Jensen, quando lo avete umiliato e cacciato, ha iniziato a drogarsi. Lo avete distrutto! E’ stato un miracolo che non sia morto d'overdose o si sia preso preso l'aids!! Vergognatevi"  sbottò ormai senza freni o vergogna.

Poi, rivolto alla madre, disse "Lei, signora è stata zitta mentre questo bastardo lo cacciava?! Ha difeso suo figlio solo dopo? Ho notato che le manca e allora perché non l’ha cercato? Complimenti! Nemmeno gli animali trattano così i propri figli!!!" e la donna si mise le mani sulla bocca sconvolta da quelle notizie.
Che razza di madre era?, si ritrovò a pensare. Ad accusarsi. Finalmente!

Il padre era rosso e respirava affannosamente, ammutolito. Non si aspettava che qualcuno gli rispondesse in quella maniera. Nessuno mai aveva osato. Nemmeno Jensen!

“Se non lo avessi incontrato e salvato, sarebbe sicuramente morto o peggio! Grazie alla sua forza di volontà, ora quel meraviglioso ragazzo ha trovato la sua strada e la sua famiglia! Ed è apprezzato anche come cantante! Andate al diavolo!" e uscì di casa sbattendo la porta, lasciando i due genitori bloccati in quel limbo in cui la realtà era piombata loro addosso come un macigno. Una sconvolgente realtà!

Appena salì in macchina le lacrime iniziarono a rigargli le guance. Tentò di calmarsi, ma non ci riusciva. Povero Jensen, nemmeno i genitori al suo matrimonio poteva avere. 

“Padalecki, calmati cazzo!” e dicendo così accese lo stereo dove le canzoni di Jensen risuonarono dolci, potenti e graffianti. Solo questo riuscì a calmarlo. Fece retromarcia e corse via, verso casa. 

****

Era sera oramai ed era veramente tardi.

A casa loro, Jensen, era un leone in gabbia. Era tornato dal lavoro certo di trovare Jared a casa, ma così non fu. 

Dopo un’ora chiamò il centro, ma non rispose nessuno.

Tentò di chiamare Jared, ma il ragazzo non rispose al telefono perché concentrato com'era nella guida, non lo sentì.

“Adesso basta…Ora lo vado a cercare!” disse aprendo la porta di scatto e quando l’aprì vide l’auto del compagno rientrare nel vialetto e parcheggiare di fronte il garage. “Oh grazie al cielo!” disse andandogli incontro, mentre il moro usciva dall'auto chiudendola a chiave.

Appena si voltò, il maggiore notò immediatamente che qualcosa non andava. Il suo angelo aveva gli occhi rossi e gonfi per il troppo pianto e nel viso campeggiava un’espressione addolorata.

“Piccolo, che è successo?” chiese il maggiore abbracciandolo stretto, e Jared scoppiò a piangere ancora più forte di prima.

“Forza calmati….torniamo in casa al caldo ok?” disse dolcemente prendendogli il viso tra le mani e dandogli un dolce bacio a fior di labbra, a cui il moro rispose immediatamente. Poi intrecciando le mani rientrano in casa.

Arrivati in salone, Jensen fece sedere sul divano il suo compagno e gli prese di nuovo la mano stringendola nella sua per infondergli conforto.

Cavolo!, non lo aveva mai visto così fragile e spezzato e questo gli stava stritolando il cuore. Chi aveva osato fargli del male in questo modo?. 
"Che cosa è successo piccolo?" richiese dolcemente.

“Amore mio mi dispiace tantissimo…” disse Jared, guardandolo negli occhi “io…volevo solo che anche tu avessi qualcuno che ti accompagnasse all'altare... Ho scoperto dove abitano i tuoi grazie a Felicia e così ho fatto stampare anche due inviti in più per loro. Glieli ho portati...ma non è andata bene!!” 

Jensen lo guardò intensamente. Non disse niente! Lo abbracciò solo stretto a sé. In quel momento odiò come non mai i genitori. 

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Capitolo 3
*** Incredulo ***


Avevano osato ferire Jared! Avevano ferito il suo angelo!

"Gliene ho dette di tutti i colori appena tuo padre ti ha offeso, mentre tua madre non ti ha nemmeno difeso! Mi dispiace amore!” disse nascondendo ancora di più viso nel collo del biondo.

Lui gli diede un dolce bacio sulla testa, poi lo allontanò e lo fissò negli occhi. Iniziò a sfiorargli delicatamente con le dita il viso, con l’indice asciugò le lacrime e poi lo attirò a sé baciandolo.
Quel bacio sapeva di amore, devozione, gioia, vita.

Solo il naturale bisogno d’aria li fece staccare e appoggiarsi fronte contro fronte sorridendo, respirando il respiro dell’altro.

“Tranquillo piccolo, non hai fatto niente di male. Calmati ora, ok?”, gli sussurrò dolcemente e il moro si ristrinse ancora a lui.

“Ehi basta!” Disse accarezzandogli la schiena e a quei tocchi il minore sciolse la tensione. 

Poi lo fece alzare e gli disse di farsi una doccia rilassante, mentre lui avrebbe preparato una cenetta coi fiocchi. Il moro annuì e andò verso il bagno, sussurrando un dolce “ti amo”.

Il biondo, rimasto solo, sorrise al cuore grande del suo amato, ma poi la consapevolezza di quello che era successo lo investì in pieno. 

Non voleva sentire i mille pensieri che gli vorticavano nella mente così accese la tv in soggiorno, ma nonostante quel ronzio in sottofondo, questo non impedì a due lacrime di scendere ribelli lungo la guancia.

Preso da un impeto di rabbia imprecò contro i genitori, ma poi si calmò respirando a fondo.

Non voleva farsi vedere così dal suo amore.

Anche se non ne aveva più parlato da quando si era confidato con lui quel giorno, dentro di sé soffriva terribilmente per la situazione.

Ora era forte, riusciva a gestirla in ogni caso. La soddisfazione nel campo musicale e il suo angelo lo rendevano forte.

Scosse la testa, riprese a cucinare e poi iniziò a servire la cena quando sentì il compagno che stava scendendo le scale e rientrava in salone. Subito il moro alzò il volume della tv e chiamò Jensen che accorse immediatamente.

"Che c’è?!" chiese e il compagno gli indicò la tv, dove stava passando un servizio di cronaca nera.

Un gruppo di ragazzi spacciatori è stato arrestato stanotte per aver procurato un overdose a tre diciassettenni. I tre minorenni sono vivi per miracolo! Il gruppo è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio e spaccio” riferì la giornalista.

“O mio dio! Grazie a Dio quei ragazzini non sono morti!! Finalmente quei figli di puttana sono in galera!” disse rivolgendosi al moro accanto a lui che sorrise quando lo baciò di slancio. 

“Già!! Era ora! Giustizia è stata fatta!! Non rovineranno altre persone!! Mai più” Rispose contento.

Jensen sorrise di rimando, poi aggiunse "Ora andiamo a cenare! Sento che il mio angelo ha la pancia che brontola!". 

Jared rise di gusto e arrossì, ma poi lo sguardo divenne triste per un secondo e Jensen lo notò.

"Amore smettila di essere triste, mi fai star male!" e fu solo con quelle parole che il moro si riprese. 

Non sia mai che lui facesse star male la sua dolce metà!

Immediatamente nel suo volto apparve di nuovo il suo dolcissimo sorriso e gli occhi brillarono di luce propria.

Jensen non resistette e lo baciò. "Eccolo qui il sorriso del mio angelo" disse felice e innamorato, mentre entrambi entravano in cucina e si sedevano a tavola.

A Jared iniziò a battere il cuore fortissimo, come tutte le volte che veniva chiamato così.


********

Conclusasi la cena e la serata tranquilla che comunque i due avevano trascorso, i ragazzi andarono a letto.

Jared, coricato di fronte al biondo lo guardava come si guarda la cosa più preziosa della terra! 

“Sei magnifico” disse sorridendo malizioso, poi divenne serio e portò la sua mano sulla guancia di Jensen, che chiuse gli occhi a quel tocco delicato.

“Lo so che soffri, ti ho sentito imprecare prima" disse triste, ritirando fuori il discorso che Jensen credeva concluso.

"Mi dispiace tantissimo che continui a soffrire per questa situazione. Speravo sul serio di risolverla, perché te lo meriti” disse e il compagno a quelle parole si emozionò. 

"Piccolo!! Dio quanto ti amo!" disse poi e annullò la poca di stanza che lo divideva da Jared e con lentezza iniziò a baciare il moro, sollevandogli il mento. Il minore rispose immediatamente con enfasi.

Il maggiore, senza scostare le coperte, lentamente si issò sopra Jared accarezzandogli il ventre sotto maglietta languidamente, solo con la punta delle dita, tracciando baci sempre più bagnati che dalla bocca andarono sul petto e poi su, vicino al lobo dell’orecchio.

"Oddio!" fremette il moro a quei brividi che lo mandarono fuori di testa. Cominciò ad ansimare sempre di più quando quelle stesse dita andarono a intrufolarsi nei suoi posti più intimi e segreti.
Non resistettero oltre!

Si spogliarono e intrecciarono i loro corpi in un incastro perfetto. 

Con carezze e baci sempre più intimi e appassionali, Jensen conquistò il suo amante dolcemente senza mai smettere di guardarlo fisso negli occhi. Quegli occhi che lo avevano fatto innamorare perdutamente.

E, perso in quel mare dalle mille sfumature, si lasciò travolgere dall'estasi insieme a Jared che aveva preso il viso tra le sue mani per baciarlo nel modo più passionale e dolce possibile.

Si sussurrano ancora un dolce "ti amo" seguito da un bacio, poi il biondo lentamente uscì da quel meraviglio amante e adagiò la testa sul petto ansante di Jared, che con quel dolce peso, si fece sempre più calmo.

Di contro, il moro iniziò a lasciare dolci carezze sulla schiena di Jensen e cullati dai propri respiri si addormentarono così. Erano dolcissimi.

Il mattino dopo li ritrovò ancora stretti l’uno all’altro. Stavano dormendo sereni quando il suono del capannello li svegliò di colpo.

“Ma cosa succede!” disse il maggiore alzandosi e girandosi verso la sveglia sul comodino che segnava le 6 in punto.

Jared ne sapeva quanto lui e all’ennesima insistenza, si decisero ad alzarsi dal letto. Si rivestirono e scesero le scale insieme in tutta fretta.

Jensen fece scattare la serratura ed aprì la porta.

Immediatamente il cuore si fermò, il respiro accelerò e, se non fosse stato per Jared che lo afferrò per i fianchi, era sicuro sarebbe caduto all'indietro. Non riusciva a parlare.

Davanti a loro, Donna e Alan Ackles. Il biondo muoveva frenetico gli occhi verso i due genitori che stavano fermi a fissarlo.

La madre era come la ricordava, bellissima.

"Jensen" riuscì a dire prima di scoppiare a piangere. 

Il padre era rigido. Schiena dritta. Un vero texano insomma. Portava bene gli anni anche lui e dietro quegli occhiali, lo sguardo che stava rivolgendo al figlio era di colpa, di consapevolezza dell'orrore compiuto verso di lui.

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Capitolo 4
*** Seconda chance ***


"Che...cosa...volete?!" riuscì a dire il maggiore, mentre gli occhi gli si riempirono di lacrime.

Jared, ora gli accarezzava la schiena cercando di calmarlo, ma non riusciva ad ottenere nessun risultato. Anzi...

"Jensen...perdonaci! Jared ci ha fatto capire cosa hai passato. Ci dispiace tantissimo" furono le uniche parole del padre che tentò d’avvicinarsi al figlio, ma per Jensen fu troppo. Si scansò immediatamente!

Rivisse nella mente quel giorno di molti anni prima, le umiliazioni, tutto quel dolore, quegli anni da drogato, la sofferenza, perfino come avevano trattato Jared il giorno prima.

L'espressione da sgomento divenne di puro odio e lo rivolse ad entrambi i genitori.

Le parole gli uscirono piano, con calma glaciale. Faceva paura. " Voi per me siete morti" e richiuse la porta sbattendola.

Poi si divincolò da Jared, che era rimasto sconvolto e gli parlò a pochi centimetri dal viso.

"Mi dispiace Jared, ma non ci riesco a...Sul serio...ho apprezzato che tu sia intervenuto ma non riesco...non voglio vederli e non riesco ad affrontarli" e cosi dicendo salì per andare in camera da letto.
Jared non sapeva cosa fare.

Così aprì la porta e disse ai genitori di andarsene, che avrebbe parlato lui con Jensen. I due annuirono, gli diedero entrambi i numeri di cellulare e andarono via sconsolati.

Jared salì le scale e quando rientrò nella camera trovò il biondo in lacrime, seduto per terra. Si teneva il viso nascosto tra le mani. Era disperato.

Il moro non disse niente, si sedette accanto a lui e lo abbracciò a sé lasciando che il biondo abbandonasse la testa sulla sua spalla e si sfogasse.

Passarono più di mezz’ora così e alla fine quando Jensen riuscì a calmarsi disse solo sussurrando "Io...come posso perdonarli piccolo?! Come?!"

"Devi trovare la forza in te come hai fatto quando ti sei disintossicato" rispose il minore accarezzando il viso del biondo con le dita.

"Non so se ci riuscirò. Loro sono il motivo per cui..." e non finì la frase perché Jared si alzò di colpo guardandolo serio.

"Cazzo! Sei ritornato di colpo a 2 anni fa?! Reagisci! Offendili! Sfogati come ho fatto io! Ma poi lascia che la rabbia ti abbandoni. Non ci speravo più nemmeno io, ma appena li ho visti la speranza si è riaccesa. Cristo! Sono qui per te! Non fare l'errore dei tuoi. Non essere orgoglioso come tuo padre o codardo come tua madre!" 

Jensen a queste parole rimase a bocca aperta, sorpreso.

"Si..lei ti ha difeso solo dopo che tuo padre ti ha cacciato, ma non ha avuto il coraggio di cercarti! Ma gli sei mancato, lo so. Non te l'ho detto ieri per non farti stare ancora più male, visto che credevo non sarebbero mai venuti...ma a quanto pare sono riuscito a scuoterli!" 

"O mio dio!" Fece il maggiore alzandosi.

Stava pensando a cosa fare, a come comportarsi. La scelta era difficile, poi guardò il suo compagno.

Lui il suo sostegno. La sua famiglia. Il suo amore. Prese un profondo respiro.

"Sarà dura perdonarli, ma per il tuo amore voglio dargli una seconda chance" disse sedendosi sul letto seguito dal moro che lo baciò d'impeto. Quel bacio fu pace, calore, risanatore per il cuore spezzato di Jensen.

Fu lo stesso Jensen a chiamare i genitori, che emozionati arrivarono dopo mezz’ora a casa loro, accolti da Jared che li fece accomodare in casa con un sorriso solare.

Il padre gli porse la mano in segno di scuse per come lo aveva trattato il giorno prima, ma Jared disse che non ce n'era bisogno. Anzi solo il fatto che fossero lì era più che sufficiente. 

Quello che successe nei minuti successivi fu molto emozionante per tutti. 

Il moro accompagnò i genitori in cucina, dove Jensen li stava aspettando seduto vicino al tavolo. Era agitato e molto. Il compagno gli sedette accanto e gli prese la mano stringendola tra la sua. Una presa forte e sicura. E Jensen stette subito meglio.
I genitori si guardarono e dopo un po’ si sedettero anche loro.

“Scusaci figliolo!” disse il padre guardandolo negli occhi, “Siamo stati dei mostri…Sappiamo benissimo di non meritare il tuo perdono. Jared ci ha fatto capire quanto male ti abbiamo fatto. Hai un cuore veramente grande a darci una seconda possibilità…”

“Lo faccio per Jared” lo interruppe il figlio serio “Lui ora è la mia famiglia!” disse con tono sicuro sostenendo lo sguardo del padre.

“Lui mi ha rialzato. Lui ha creduto in me! Voi siete stati orribili! Non meritavo un trattamento del genere! Siete stati dei...dei…Cazzo! Non trovo nemmeno la parola per descrivervi... ” si stava agitando di nuovo, ma la presa di Jared lo calmò subito “Ma voglio provarci….voglio che vediate l’uomo che sono diventato!” disse, ma stavolta fu la madre a interromperlo.

“Sapevamo già che eri un ragazzo fantastico e soprattutto coraggioso! Ma l’orgoglio non ci ha fatto capire niente…quando il tuo compagno è andato via, una volta che ci siamo ripresi, siamo andati su internet e abbiamo cercato il tuo nome….sono apparsi migliaia di video amatoriali dei tuoi concerti…e per la prima volta abbiamo ascoltato veramente le tue canzoni…il significato che trasmettono. Arrivano all’anima”

Jensen era in lacrime, come pure la madre che non aspettò e andò ad abbracciate il figlio. Quell’abbraccio valeva più di mille parole.

Jensen ricambiò sussurrando “mamma…”.

Alan osservò la scena con gli occhi un po’ lucidi e con enorme sorpresa del figlio disse: “Mi faccio schifo per come ti ho trattato quando tornasti a casa sconvolto, ma sappi che d’ora in avanti ti sosterrò sempre…sarò il padre che hai sempre desiderato…” e porse la mano verso il figlio che ancora stretto nell’abbraccio materno, guardò prima la mano poi il padre.

Si staccò da Donna sorridendole, poi si rivolse al padre tornando serio.
Con lui era più difficile sciogliersi, ma decise. Gli strinse la mano. Una stretta che da debole divenne sempre più forte e decisa. 

La mattinata passò così, tra chiacchiere, pianti e chiarimenti. Jared osservava il suo amore sempre meno teso alla presenza dei genitori e pianse di gioia vedendo come quella sua idea avesse funzionato alla grande.

Era certo che Jensen sarebbe riuscito a perdonarli. Lui era forte. Ce l’avrebbe fatta. Quello era solo l'inizio per ricostruire un rapporto amorevole genitori/figlio.

Nei giorni successivi i genitori poterono conoscere Misha e i vari amici del centro, oltre i genitori di Jared e quando gli Ackles assistettero per la prima volta ad un concerto dal vivo del figlio, l'orgoglio era palese nei loro volti.

****

Così, nella completa serenità, arrivò finalmente il tanto atteso giorno del matrimonio.

Jared era agitatissimo nel suo smoking nero, mentre passo dopo passo, accompagnato a braccetto da suo padre, raggiunse il giudice di pace in piedi di fronte ad un leggio posto su un piccolo palco eretto per l'occasione.

Il cuore gli batteva talmente forte che era certo sarebbe scoppiato. Cercava di calmarsi canticchiando dentro la sua mente la canzone che Jensen gli aveva scritto e dedicato, ma era dura.

Non credeva possibile agitarsi di più, ma quando guardò verso l’entrata del grande salone addobbato con rose bianche e drappeggi alle pareti, pianse di gioia mettendosi le mani a coppa sulla bocca. 

Un grande applauso si levò dagli invitati e molti occhi divennero lucidi di commozione.

Per Jared vedere il suo amore accompagnato da suo padre fu una gioia immensa, indescrivibile.

Lui era raggiante. Bellissimo. Perfetto. Si innamorò ancora di più del suo Jensen che, quando si avvicinò al suo Jared, gli rivolse il sorriso più bello e dolce che mondo potesse conoscere.
Alan, visibilmente emozionato, lo lasciò battendo la mano sulle spalla.

Il biondo a quel gesto dolce ripose "grazie papà" e il padre abbracciò il figlio di slancio.

"Scusaci!" riuscì solo a dire prima di scoppiare a piangere.

Jensen lo tranquillizzò ricambiando quell'abbraccio che, come quello con la madre, valse più di mille parole.

"Figliolo...ti sto rubando la scena!" disse staccandosi e facendo ridere tutti compreso il figlio e il compagno.

"Già!" Rispose, ma era fintamente imbronciato.

Il padre sorrise e andò dalla moglie felice come non mai e quando anche lui si sedette, il giudice di pace iniziò a celebrare il matrimonio.

I due amanti, per tutto il rito, si guardarono fissi negli occhi tenendosi per mano e quando fu il momento degli scambi degli anelli Jared era già in lacrime.

Il primo a dire le promesse fu il maggiore.

"Piccolo" prendendo la fede tra le dita "io ti amo ogni giorno di più. Se mi avessero detto che gli angeli esistono, non ci avrei creduto una volta. Ma ora, con te al mio fianco, so che mi sbagliavo. Tu mi regali ogni giorno la voglia e la gioia di vivere. Mi hai donato il tuo cuore. Mi hai donato il tuo amore. Non riesco a vivere senza di te! Non posso vivere senza di te! Ti amo da impazzire! Sei tu la mia droga, la mia linfa vitale! Il mio tutto!" e guardò il compagno che sorrise tra le lacrime.

"Jared Tristan Padalecki con questo anello consacro il mio legame a te per sempre e anche oltre. Vuoi diventare mio marito?"

"Si! Amore mio, si!!!!" e sentendo questo, il maggiore mise la fede al dito del compagno che tremava sempre più. 

Jared non riusciva a calmarsi e ora toccava a lui pronunciare le promesse! Sospirò e tremando prese la fede anche lui tra le dita. Poi, con la voce tremolante, iniziò a parlare.

"Amore quando ti ho conosciuto eri fragile, ma dentro te avevi una grande forza. Dovevi solo scoprirla. Sei amore, dolcezza, grinta e ogni cosa bella e romantica esista al mondo. Tu mi consideri il tuo angelo, ma anche se non te lo dico mai, anche tu lo sei per me. Perché quando la parte mia esuberante prede il sopravvento, tu ci sei sempre e mi calmi anche solo con lo sguardo. Ti amo, ti amo talmente tanto che senza di te sarei perso. Tu mi rendi vivo. Sei il mio tutto anche tu!"

Ora era Jensen a piangere. "Jensen Ross Ackles con quest'anello consacro il mio legame a te per sempre e anche oltre! Vuoi diventare mio marito?!"

"Si! Amore si!" e con queste parole il minore mise la fede all'anulare del maggiore.

I due stavano solo aspettando che il giudice desse loro il permesso di baciarsi e quando fu dato il “via libera”, i due volarono l'uno tra le braccia dell'altro scambiandosi un bacio che tolse loro il respiro e li fece volare in paradiso.

Solo il bisogno d'aria li fece staccare e appoggiare fronte contro fronte sorridendo e quando ritornarono alla realtà, nella sala l'applauso risuonò fragoroso.

Felici come non mai i due novelli sposi ripresero a baciarsi con rinnovata passione circondati dal calore familiare e dagli amici che, con occhi lucidi, li guardavano emozionati e commossi mentre una pioggia di petali di rose bianche avvolgeva tutti nel loro candore.



Note autrice
Un grazie speciale Cin75 che me l'ha betata. *_*
Grazie a chiunque ha avuto la pazienza di leggerla. Ciao.  

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