Convivenze Sfiancanti e Vicini Molesti

di emme30
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il trasloco nel nuovo appartamento ***
Capitolo 2: *** Gufo Domestico ***
Capitolo 3: *** Libertà Negate ***
Capitolo 4: *** Una birra di troppo ***
Capitolo 5: *** Bro ***
Capitolo 6: *** Dichiarazioni d'amore tra lenzuola disfatte ***
Capitolo 7: *** Dati Persi ***
Capitolo 8: *** Il Fidanzato Giusto ***
Capitolo 9: *** Il Regalo di Compleanno ***
Capitolo 10: *** La Onesie ***
Capitolo 11: *** Ai Gatti Non Piace la Pioggia ***
Capitolo 12: *** Il Raffreddore ***
Capitolo 13: *** Il Cartone del Latte ***



Capitolo 1
*** Il trasloco nel nuovo appartamento ***


 
 

1. Il Trasloco nel Nuovo Appartamento


E’ solo il primo giorno e Akaashi già non ce la sta più facendo.

Di fronte a lui, la tragedia del secolo: Bokuto e Kuroo abbracciati stretti e con due espressioni contrite in volto. Bokuto viene addirittura scosso da qualche singhiozzo, ogni tanto.

Akaashi sospira per quella che è la centesima volta negli ultimi dieci minuti.

Kuroo si allontana da Bokuto e gli mette le mani sulle spalle. “Bro,” lo chiama, utilizzando quello stupido nickname che si sono affibbiati l’un l’altro durante il loro primo anno di università. “Devo andare.”

Bokuto strizza gli occhi e… è una lacrima quella? Akaashi porta una mano a coprire il proprio volto, sconsolato.

Ma bro!” replica lui, imitando l’amico e prendendolo per le spalle. “Sappi che mi mancherai tantissimo.”

“Anche tu, bro… anche tu,” replica Kuroo con identica sofferenza; Akaashi ringrazia il fatto che almeno lui non stia piangendo. Almeno crede che non stia piangendo, ma con quei due idioti non si può mai sapere.

“Ci sarà sempre un posto sul mio divano per te,” Bokuto si porta una mano sul cuore e Akaashi si schiarisce la gola. “Sul nostro divano,” si corregge, ma Akaashi fa un altro verso. “Basta che prima avvisi,” conclude, voltandosi verso il compagno per vedere la sua espressione. Akaashi si limita a far roteare gli occhi.

“Anche su mio per te,” risponde Kuroo intensamente. “Però puoi anche non avvisare, tanto Kenma non si fa certi problemi.”

La frecciatina arriva forte e chiara alle orecchie di Akaashi, il quale lo squadra in cagnesco.

Diavolo-san,” lo apostrofa con un sorrisetto. “Credo che tu debba andare,” mormora, indicando la porta di casa su cui Kenma lo sta aspettando da ormai dieci minuti, così concentrato sul proprio cellulare da non aver seguito neanche una parola di quello che Bokuto e Kuroo si sono detti, grazie al cielo. Akaashi lo fissa e non può che provare invidia per la straordinaria capacità del ragazzo di isolarsi in quei momenti.

“No! Bro! Non andare!” Bokuto si getta nuovamente addosso a Kuroo in quello che Akaashi presume sia il quinto abbraccio da quando hanno iniziato a salutarsi e si accascia contro il muro, chiedendosi quando tutto ciò avrà fine.

“Bro, devo.

Kuroo riesce a scollarsi Bokuto di dosso e fa un’espressione serissima. “Ricordati cosa ti ho detto ieri sera,” gli dice solennemente.

Akaashi non pone domande: non ha davvero intenzione di sapere cosa si sono detti, spera solo che la propria pazienza non giunga al termine prima che Kuroo abbia finalmente portato le chiappe fuori dal loro appartamento.

Finalmente i due si staccano e Akaashi ode gli angeli cantare. Si avvicina all’uscio di casa appoggiando una mano sulla spalla di Bokuto, pronto a prenderlo per il colletto nel caso si getti nuovamente tra le braccia dell’amico.

Kuroo segue Kenma sul pianerottolo e si volta per fare un cenno a Bokuto; gesto che il ragazzo ricambia portandosi addirittura una mano sul cuore. Akaashi riderebbe se non fosse certo del fatto che i due sono invece serissimi.

Poi Kuroo si volta, infila la mano in tasca, estrae un mazzo di chiavi e sblocca la serratura della porta esattamente di fronte a quella di Bokuto e Akaashi, lasciando entrare Kenma nel loro appartamento nuovo di zecca e sistemandosi sullo zerbino. Si volta e li guarda con il suo solito ghigno, come se tutte le scenate di pochi attimi prima non fossero mai avvenute.

“Ah, bro, stasera ti aspetto per la partitona a GTA… porta le patatine!”

“Certo bro, ci vediamo dopo,” replica Bokuto con voce allegra, come se fino a due secondi prima non avesse pianto in aramaico.

Akaashi si volta per osservare il proprio fidanzato ed è certo di avere lo sguardo ridotto a due fessure.

Bokuto lo guarda ingenuamente confuso. “Akaashi, perché mi stai guardando così? Non farai mica una tragedia se passo la serata da Kuroo, vero? Vero che posso andare da lui, Akaashi? Non faccio tardi e prometto che prima lavo i piatti. Vero che posso andare da Kuroo, Akaashi?”

E’ solo il primo giorno, ma Akaashi non ce la può proprio fare.


Questa è una raccolta molto stupida sui miei gufetti e micetti del cuore, spero moltissimo che possa piacervi e di essere riuscita a strapparvi qualche risata, perchè io mi diverto da matti a scrivere questi momenti di vita di tutti i giorni ♥ Grazie a chi ha letto ♥
Ho già scritto 13 capitoli di questa raccolta, quindi pensavo di aggiornare una volta a settimana, impegni permettendo ♥
Grazie di essere arrivati fin qui, ma soprattutto TANTI AUGURI BOKUTO-SAN, MERAVIGLIOSO RAGGIO DI SOLE ♥

Beta reading: Ilaria
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Capitolo 2
*** Gufo Domestico ***


 

2. Gufo Domestico
 

Akaashi si chiude il portone alle spalle e fa un sospiro profondo, lieto di essere a pochi passi dal proprio comodissimo divano e dalla pace di casa.

Sale le scale sovrappensiero fino al proprio piano finchè non arriva sul pianerottolo e sfila le chiavi dalla tasca. Rimane interdetto non appena l’uscio si apre senza che lui l’abbia forzato, ritrovandosi il ghigno di Kuroo davanti al volto.

Il modo in cui il ragazzo ridacchia non appena lo vede gli fa correre un brivido lungo la schiena. Uno di quelli che gli fanno presagire l’accadimento di un sicuro cataclisma in cui sono coinvolti quel diavolo tentatore e il proprio sprovveduto fidanzato.

“Ciao, Keiji,” giunge anche il saluto apatico di Kenma dietro a Kuroo, gli occhi fissi sulla consolle e addosso una felpa decisamente troppo grande per lui.

“Ciao Kenma! E tu...” si rivolge a Kuroo in modo deciso, puntandogli un dito contro il petto. “Che cosa hai da sorridere a quel modo?”

Il suo vicino di casa non risponde: si limita semplicemente a mettere un braccio attorno alle spalle di Kenma per evitare che dia una facciata contro il muro - concentrato com’è sul suo gioco -, e fa una piccola risata prima di entrare nel proprio appartamento.

Akaashi avverte del sudore freddo scivolargli sul retro del collo.

Apre la porta di casa con lentezza, provando a munirsi di tutta la pazienza di cui è capace, e poi si chiude l’uscio alle spalle, chiamando il proprio ragazzo mentre si leva le scarpe.

“Akaaaaaashi!” è il saluto frizzante di Bokuto, il quale alimenta ulteriormente la sua preoccupazione. Ormai Akaashi ci ha fatto l’orecchio: riesce a riconoscere ciascuna sfumatura della voce del fidanzato e sa benissimo a cosa corrisponde ogni suo minimo cambiamento di tono.

Il modo in cui l’ha chiamato in quel momento conferma il disastro che il ghigno di Kuroo gli ha già anticipato.

“Akaaaaashi, bentornato!” Bokuto lo saluta e fa per baciarlo, però Akaashi gli preme una mano contro il torace, facendolo arretrare.

“Cosa hai fatto.” Non è nemmeno una domanda, ma una affermazione; ha già capito che è successo qualcosa che non approverà di certo.

Ne ha la conferma non appena vede Bokuto sbiancare. “Ma Akaaaashi, cosa dici? Non ho mica-“

“Bokuto-san.”

Il tono di Akaashi non ammette repliche.

Il ragazzo sospira e si porta una mano tra i capelli. “A me e Kuroo sembrava una buona idea-“

Oh, santo cielo...” Akaashi non lo lascia neanche finire di parlare: sa che tutte le frasi che iniziano a quel modo si rivelano sempre delle idee incredibilmente pessime. “Cosa avete comprato?”

“Niente!” Bokuto subito porta le mani a scudo davanti a sé, quasi come a proteggersi dall’imminente tempesta che diventerà il suo ragazzo. “Abbiamo solo deciso di aiutare il signore del piano di sotto che non sapeva a chi lasciare il suo cucciolo.”

Akaashi sgrana gli occhi. “Cucciolo?”

Bokuto fa un sorriso a trentadue denti e trotterella verso la cucina, con Akaashi a seguito completamente sconsolato.

Si aspetta di trovare un cane, un gatto o qualche rettile, ma si ritrova a sgranare gli occhi non appena vede una gabbia con dentro un piccolo gufo grigio che dormicchia su un trespolo.

Akaashi vorrebbe dire qualcosa, insultare un po’ quel broccolone del fidanzato e quell’idiota del suo migliore amico, però l’unica cosa che riesce a dire è: ”Un gufo?”

“Non è bellissimo?” Gli occhi di Bokuto brillano. “Quello di due piani sotto lo tiene come animale domestico! Visto che va fuori città per i prossimi due giorni, ha chiesto a me e Kuroo di occuparcene.”

“E per quale motivo è in casa nostra?”

“Perché Kenma è allergico ai gufi,” Bokuto alza le spalle e Akaashi sospira, non credendo per niente a quella storia. Come sempre, Kenma è troppo furbo.

“Ma guardalo, Akaashi, guardalo come è carino!” Bokuto sta praticamente squittendo. “Ti assomiglia... è adorabile come te, Akaashi!”

Akaashi guarda prima il suo fidanzato, poi il gufo, e, infine, nuovamente Bokuto prima di girare i tacchi e uscire di casa.

Entra nell’appartamento di fronte al proprio senza neanche bussare - sa benissimo che la porta è aperta -, e non si stupisce di trovare Kuroo e Kenma seduti assieme sul divano, il primo intento a leggere con il fidanzato appollaiato sotto un braccio.

“C’è un gufo in casa mia,” esordisce, senza neanche salutare.

“Oltre a Bokuto, intendi?” domanda Kuroo, volutamente ironico davanti al suo malumore. Il ragazzo si limita a lanciargli un’occhiataccia.

Kuroo ridacchia. “E’ una figata, vero?”

Akaashi vorrebbe tirargli un pugno. “Lo voglio fuori di casa.”

Kuroo sospira. “E dai, Akaashi! Sono solo due giorni, cosa vuoi che sia? Devo andare io ad aiutare Bokuto a non far morire di fame quell’esserino?”

“Ottima idea,” acconsente Akaashi, accomodandosi sul divano accanto al ragazzo. “Ci vediamo tra due giorni.”

Kuroo sembra interdetto solo per un attimo, poi però un ghigno gli colora le labbra e Akaashi non vuole davvero sapere cosa gli stia passando per la testa. Si limita a sospirare non appena ode l’uscio chiudersi.

“Ciao, Keiji,” Kenma lo saluta senza alzare lo sguardo dalla sua PSP.

“E così sei allergico ai gufi, eh?”

Solo a quel punto, Kenma lo guarda negli occhi e gli fa un piccolo sorriso soddisfatto. “Già, una vera disdetta.”

Akaashi sospira. Kenma è davvero troppo furbo.

 
Lo so che sarebbe stato bellissimo se avessero adottato il gufo, ma mi sono documentata e tenere gufi come animali domestici è fuckin difficile e dispendioso e non sarebbe stato troppo realistico per degli squattrinati studenti universitari LOL
GRAZIE a tutte le personcine adorabili che hanno messo la storia tra seguiti e preferiti e tutti coloro che mi hanno lasciato un commentino, sono felicissima di sapere di avervi strappato una risata e mi auguro di continuare a farlo ♥
A mercoledì prossimo ♥

 
Beta reading: Ilaria
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Capitolo 3
*** Libertà Negate ***



 
3. Libertà Negate
 

Se c’è una cosa che Akaashi ama di Bokuto è il suo fisico scolpito.

E’ consapevole del fatto che sia una motivazione incredibilmente superficiale, ma chiunque sarebbe d’accordo con lui una volta visto il fidanzato senza maglietta.

Il suo punto debole sono senza dubbio le spalle di Bokuto - quei muscoli così potenti e allenati a cui Akaashi piace aggrapparsi quando l’altro lo sbatte contro una qualsiasi superficie e in cui adora affondare le unghie quando il piacere è troppo da sopportare.

Adora riempirle di morsi, baci e succhiotti, tracciare quella pelle morbida con la punta delle dita e la lingua, ammirando allo stesso tempo la tonicità di quei muscoli e il modo in cui si flettono sotto il proprio tocco.

Ovviamente, Bokuto non è affatto consapevole di quanto il suo kohai veneri le sue spalle - e non avrebbe neanche mai dovuto saperlo. Akaashi è sicuro che non farebbe più una vita normale se lo scoprisse.

Quella è una di quelle sere in cui Akaashi ha deciso di mettere da parte lo studio e dedicarsi a un po’ di relax. Ha fatto sedere Bokuto sul divano, gli ha fatto rimuovere la t-shirt leggera e si è messo a baciarlo e a tracciargli il contorno dei muscoli scoperti a pieni palmi, assaporando la sensazione di venire stretto da quelle braccia e l’entusiasmo di Bokuto nel ricambiare le sue carezze bagnate.

E’ sceso con la bocca dal mento del ragazzo al suo collo, lasciando piccoli morsi e leccate nel tragitto, cercando di concentrarsi su ciò che sta facendo e non alle mani di Bokuto che scivolano sotto il tessuto sottile del proprio intimo.

Akaashi era già immerso nelle fantasie sullo svolgersi della serata – chissà se riuscirà a farsi prendere contro il muro per potersi far sorreggere dai quei muscoli che tanto idolatra – quando ode un rumore sordo e la porta che si apre li fa sobbalzare.

Akaashi si volta verso l’entrata allarmato, ma il suo umore cambia repentinamente non appena si accorge di chi è appena entrato.

“Scusate, mi serve un attimino il vostro freezer,” annuncia Kuroo con diverse scatole di gelati tra le braccia, chiudendosi la porta alle spalle con il tallone e avviandosi indisturbato verso la cucina.

Akaashi si premura di trapassarlo con lo sguardo per tutto il tempo, per poi riservare un’occhiataccia anche al proprio ragazzo, il quale, non curante della presenza dell’amico, ha ricominciato a baciargli il collo.

“Bokuto-san,” lo ammonisce Akaashi, staccandoselo dal collo. “Mi avevi detto di averci parlato.”

Bokuto si porta una mano tra i capelli e fa una piccola risata. “Oh, Akaashi, potrei essermene dimenticato! Ma non è mica un problema... dai, è Kuroo!”

Akaashi incrocia le braccia al petto. “Non mi importa che sia Kuroo-san, deve smetterla di irrompere in casa nostra a questo modo!” mormora a denti stretti.

“Ma tanto se ne va subito!”

Akaashi scaccia la mano che si adagia sul suo fianco. “Sai cos’altro se ne va subito?”

“Cosa?”

L’ingenuità di Bokuto è davvero adorabile certe volte.

Akaashi si china verso di lui per sussurrargli nell’orecchio. “La mia voglia di fare sesso con te.”

Bokuto quasi lo scaraventa giù dal proprio grembo fino a farlo ruzzolare sul divano e si alza in fretta diretto come un treno in cucina, ignorando Akaashi che se la ride sotto i baffi.
 

*

 

Quando Bokuto entra in cucina, Kuroo ha disseminato il tavolo con i prodotti del loro freezer e sta cercando di incastrarci dentro alcune delle scatole di gelato con cui è entrato.

“Ehi, bro,” lo saluta cordialmente con un piccolo ghigno, al quale Bokuto risponde con un cenno.

“Che stai facendo?”

Kuroo sospira. “Ieri abbiamo scoperto che al conbini qua dietro hanno i gelati alla torta di mele che piacciono tanto a Kenma, quindi oggi sono andato a comprarne una bella scorta. Solo che abbiamo il freezer già pieno e quindi…” indica le scatole che ha sistemato nel congelatore e ghigna. “Prendo in prestito il vostro!”

Bokuto annuisce in modo solenne e sta quasi per chiedergli se ne può assaggiare uno quando si ricorda il motivo per cui è in cucina a parlare con il suo migliore amico e non sul divano a pomiciare col proprio meraviglioso fidanzato.

“Bro, se continui a entrare così senza bussare in casa, Akaashi mi ammazza però,” sospira, facendo poi un cenno verso il salotto. “O peggio, non me lo dà.”

Kuroo ridacchia, ricominciando a sistemare le cose dentro la cella frigorifera. “Qui qualcuno ha il collare bello stretto!”

Bokuto fa una smorfia. “Che c’entra? Scommetto che tu hai appena comprato quindici scatole di gelato solo perché Kenma ha espresso un’opinione riguardo questi… FreezyPie!”

Kuroo alza un indice per replicare, ma tace sconsolato, dato che Bokuto ha assolutamente ragione. “Ogni tanto dovremmo ribellarci alle loro volontà,” dice poi con tono deciso, chiudendo lo sportello del freezer.

“Hai ragione, bro.”

Bokuto sembra farsi serissimo per un istante. “Siamo davvero troppo sottomessi.”

“E’ ora di fare qualcosa, non possiamo far decidere loro tutta la nostra vita.”

“Assolutamente!” esclama Bokuto. “Io sono padrone di ciò che voglio fare! Se il mio migliore amico vuole entrare in casa mia senza bussare, può farlo!”

“Giusto! E io non devo comprare mille gelati che neanche mi piacciono per far contento qualcun altro.”

Bokuto sta per replicare con l’animo infiammato da quelle affermazioni quando la voce di Akaashi raggiunge le sue orecchie.

Bokuto-san~, ti aspetto in camera!”

I due ragazzi si guardano nella piccola cucina per un paio di lunghi attimi.

“Magari però è meglio se bussi prima di entrare,” dice Bokuto con voce sottile.

Diavolo-san, Kenma mi ha scritto se puoi portargli un gelato!” La voce di Akaashi riecheggia nuovamente nel piccolo appartamento.

Bokuto osserva l’amico recuperare un gelato dal freezer. “Lo faccio solo perché mi va di farlo,” si giustifica con uno sguardo serissimo.

“Ovviamente,” replica Bokuto risoluto.

Si guardano ancora una volta prima di andare ognuno per la propria strada, consapevoli di essere irrimediabilmente destinati a voler compiacere sempre e comunque tutti i desideri della loro dolce metà, per quanto strampalati o giusti essi siano.

 
Io Kuroo e Bokuto li vedo come due sottoni allucinanti, sta poco da fare ahahah 
Grazie a chi continua a leggere e commentare questa raccolta, siete adorabili ♥

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Capitolo 4
*** Una birra di troppo ***


 

4. Una birra di troppo
 


Sono già le nove passate quando Akaashi mette piede nel portone quella sera.

Si è trattenuto a cena con dei compagni di corso non appena finite le lezioni, approfittando del fatto che il giorno dopo l’università sia chiusa.

Sale le scale distrattamente, facendo roteare le chiavi di casa attorno all’indice. Deve però fermarsi nel momento in cui arriva sul pianerottolo e legge il foglio di carta appiccicato con lo scotch sopra l’uscio.

Ho qualcosa di tuo, vieni di là non appena arrivi

Non è firmato, ma Akaashi riconosce subito la scrittura di Kenma e si ritrova già a sospirare. Quindi fa dietro front, suona il campanello dell’appartamento di Kuroo e Kenma ed entra in casa loro senza aspettare di ricevere il permesso, visto che la porta è sempre aperta.

Si immagina di trovare la tv accesa, Kenma che la ignora raggomitolato sul divano con la PSP sotto il naso e un familiare odore di torta di mele nell’aria.

Kuroo e Bokuto che dormono e russano uno sull’altro sul pavimento, tuttavia, non rientrano in ciò che Akaashi pensava di vedere una volta entrato nell’appartamento.

“Ciao Keiji,” lo saluta Kenma con il suo solito tono monocorde.

“Ciao, Kenma.” Akaashi si porta una mano tra i capelli, per nulla preoccupato. “Cosa è successo?”

Kenma fa scivolare la PSP sul divano e appoggia il mento sulle ginocchia. “Hanno fatto una gara a chi beveva più birra. Kotaro ha vinto e poi Kuro ha insistito per fare la lotta e… si sono addormentati nel mentre.”

Akaashi sfiora con lo sguardo il viso addormentato - e un po’ arrossato sulle guance - di Bokuto e fa un respiro profondo.

“Che idioti.”

“Tu almeno non li hai sentiti cantare,” esala Kenma con sguardo vuoto.

“Tu eri presente? E non hai fatto nulla per fermarli?”

Kenma lo fissa alzando un sopracciglio. “E’ di Kuro e Kotaro che stiamo parlando.”

Akaashi soppesa quell’affermazione solo per una frazione di secondo. “Hai ragione,” concorda infine.

“Dovrei portarlo di là,” dice dopo qualche istante di silenzio. “Non dovrebbe rimanere a dormire sul pavimento freddo.”

Kenma annuisce il suo consenso e Akaashi si piega per provare ad alzarlo - o quantomeno  svegliarlo. Eppure, nonostante gli scrolloni, Bokuto continua a dormire beato, mormorando di tanto in tanto “Akaashi” con voce sognante, molto probabilmente alla versione del suo sogno e non quella in carne ed ossa che sta cercando di issarselo su una spalla.

“Ci rinuncio,” sussurra stremato a un certo punto, lasciando cadere il braccio di Bokuto sullo stomaco di Kuroo. “Te lo lascio qui... rimandamelo domani mattina.”

Kenma annuisce per nulla turbato, spegnendo poi la tv e alzandosi dal divano.

“Hai intenzione di lasciare Kuroo-san sul pavimento pure tu?”

Kenma osserva il suo ragazzo per qualche attimo. “Kuro è pesante.”

Akaashi ridacchia prima di fargli un cenno e avviarsi verso la porta.

“Buonanotte, Kenma.”

“Buonanotte, Keiji.”

 
Grazie a chi continua a seguire questa raccolta, siete un sacco belli ♥

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Capitolo 5
*** Bro ***


 

5. Bro
 

Akaashi sta mettendo a posto la spesa quando sente la porta di casa aprirsi e chiudersi. Aspetta di sentirsi chiamare dal proprio ragazzo, invece l’appartamento ritorna ad essere immerso nel silenzio.

Accosta gli sportelli e si avvia curioso nel piccolo salottino, alzando le sopracciglia nel momento in cui nota Bokuto tutto raggomitolato su un lato del divano, con le ginocchia raccolte al petto e un’espressione arrabbiata in volto.

“Bokuto-san, va tutto bene?”

Bokuto non lo guarda: continua a fissare il vuoto. “Ciao, Akaashi. Sì, va tutto benissimo, grazie.”

Akaashi lo squadra per qualche istante prima di sospirare e allungarsi per poter prendere il cellulare sul mobiletto accanto alla tv. Fa una foto al proprio fidanzato, ignorando il fatto che Bokuto possa accorgersene, e la invia a l’unica persona che può aiutarlo a capire cosa è successo.

La risposta di Kenma è fulminea.

Anche il mio è così, recita il messaggio, a cui è allegata una foto di Kuroo sdraiato a faccia in giù sul piccolo divano di casa loro, con quasi metà delle gambe che sporge dal bracciolo.

Che è successo? digita veloce Akaashi, guardando di tanto in tanto il volto di Bokuto, il quale continua a mutare dal contrito all’arrabbiato a seconda di ciò che gli sta passando per la mente.

Sembra che Kotaro abbia chiamato bro un altro ragazzo della loro squadra di pallavolo e che Kuro non gli abbia rivolto la parola per tutto il pomeriggio

Akaashi legge la risposta di Kenma e si obbliga a non mettersi a ridere: un motivo così stupido per litigare non l’aveva ancora sentito.

Osserva il proprio ragazzo con un sospiro rassegnato prima di digitare una risposta veloce all’amico.

Preparo il ramen

Siamo da voi tra mezz’oretta

Akaashi si siede sul divano accanto a Bokuto e comincia a cospargergli la guancia di piccoli baci finché il ragazzo non volta la testa e possono quindi finalmente salutarsi a dovere dopo aver passato la giornata nelle proprie rispettive università

“Ciao, Akaashi,” dice Bokuto visibilmente più rilassato, mettendogli un braccio attorno alle spalle e avvicinandosi a lui.

“Vai a farti la doccia,” ricambia il saluto Akaashi, sfiorandogli il naso. “Così preparo la cena,” continua, baciandolo sulla bocca per convincerlo a fare ciò che gli ha appena chiesto.

Quando Bokuto entra in cucina dopo la doccia e i suoi occhi cadono sul tavolo apparecchiato, Akaashi lo vede tendersi come una corda di violino.

“Perché hai apparecchiato per quattro?”

La sua risposta arriva un attimo dopo, quando il rumore dell’uscio di casa che si apre e si chiude risuona nelle loro orecchie. “Akaashi, non avrai mica-“

Bokuto non riesce a terminare la frase: sulla porta della cucina compaiono prima Kenma con quello che presume sia un dolce, e poi Kuroo con un’espressione lugubre.

Akaashi osserva come i due ragazzi si fissino in cagnesco per qualche secondo prima di distogliere lo sguardo.

Bokuto-san,” dice Kuroo, sedendosi al suo solito posto.

Kuroo-san,” replica l’amico, obbligato ad accomodarsi al suo fianco, visto che Kenma e Akaashi si sono già accomodati e quest’ultimo sta ormai distribuendo le ciotoline con il ramen.

Cominciano a mangiare in silenzio e, per un po’, l’unico suono che si ode nella piccola cucina è quello delle bacchette che sfiorano le scodelline. Bokuto e Kuroo quasi si danno le spalle, concentrati sulla propria cena.

Akaashi li guarda sconsolato, scambiandosi uno sguardo che Kenma, il quale annuisce lievemente e ingoia il boccone che sta masticando.

“Come sono andati gli allenamenti?” domanda a nessuno in particolare.

“Bene,” replica Bokuto stizzito.

Al suo fianco, Kuroo fa schioccare le labbra e Akaashi si mette comodo, soddisfatto del proprio operato.

Bokuto si volta verso l’amico. “Hai qualcosa da obiettare per caso, Kuroo-san?”

Due bambini, pensa Akaashi mentre li guarda rivolgersi l’uno all’altro tutti impettiti.

“Certo che no, Bokuto-san... sono sicuro che tu ti sia divertito tantissimo con il tuo nuovo bro.”

A quell’affermazione piena di veleno, l’arrabbiatura sul volto di Bokuto si dissipa.

“Ma bro,” mormora sconsolato. “Ma cosa dici? Lo sai che tu sei l’unico!”

Kuroo si volta verso di lui con un’espressione ferita. “Oggi proprio non sembrava, con quello là... quel Takahashi.”

Ma bro!” Ripete di nuovo Bokuto mettendogli una mano sul braccio. “Non l’ho mica fatto apposta, mi è sfuggito. Come puoi pensare che io possa sostituirti?” Akaashi sospira davanti al volto sofferente di Bokuto, sempre così melodrammatico.

Kuroo sembra convinto da quella affermazione, dato che si gira verso di lui e lo abbraccia, ricevendo di rimando una stretta ugualmente convinta.

Akaashi inarca le sopracciglia e li osserva cominciare a dire stupidaggini a voce sempre più alta. Smette di ascoltarli quando cominciano a esaltarsi e a sghignazzare cose che solo loro capiscono.

Si volta verso Kenma che, come lui, sta osservando la scenetta con la sua solita espressione apatica.

“Secondo te mi amerà mai così tanto?” chiede quasi sovrappensiero.

“Nah,” è la risposta di Kenma, ugualmente tranquilla e rilassata.

“Lo immaginavo,” mormora Akaashi finendo la sua ciotolina di ramen, mentre di fronte a lui quel casino così familiare gli allieta la serata.

 


 
Vado di fretta oggi che purtroppo il lavoro chiama, ma spero tanto che vi sia piaciuta anche questa, grazie a chi continua a leggere  ♥

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Capitolo 6
*** Dichiarazioni d'amore tra lenzuola disfatte ***


 
 
 
6. Dichiarazioni d'amore tra lenzuola disfatte
 

Quello è uno dei momenti che Akaashi preferisce di più in assoluto: in sospeso tra il sesso e il sonno, con Bokuto avvinghiato a sé che gli sussurra sciocchezze con tono stanco e vellutato.

Akaashi non lo sta propriamente ascoltando, ma il suono della sua voce e il modo buffo con cui articola le parole sono una ninna nanna perfetta. Ogni volta che Bokuto mormora il suo nome, sospira; tre sillabe piene di affetto, amore e una sensazione di pace assoluta.

Strofina il naso contro il petto del proprio ragazzo e si lascia avvolgere dal suo profumo, mentre le mani dell’altro scrivono poesie d’amore sulla sua schiena nuda, un massaggio fatto con la punta delle dita e una delicatezza che non è così tanto consona al suo Kotaro.

Ma va bene così. E’ tutto perfetto così.

Loro due in quel piccolo appartamento a metà tra le loro università, con gli amici a distanza di un pianerottolo e un sacco di sogni nel cassetto. Di tanto in tanto, Akaashi si chiede se Bokuto sarà al suo fianco quando li realizzerà tutti.

E in quei momenti, quando sono avvolti dal silenzio e dal buio, tutti i dubbi si dissipano e vede chiaramente il proprio compagno accanto a lui a sostenerlo ad ogni ostacolo, consolarlo ad ogni sconfitta e festeggiarlo ad ogni vittoria.

In quell’attimo, Akaashi si sente così felice e così invincibile che se lo fa scappare dalle labbra senza neanche pensarci; si lascia trasportare dalla magia di quella situazione, dalle carezze di Bokuto sulla schiena e dalla melodia delle sue risate a denti stretti.

“Ti amo,” dice con occhi chiusi e in modo da sovrastare il chiacchiericcio del proprio amante.

Di certo, non si aspetta di avvertire il silenzio circondarlo e quelle coccole fermarsi. Apre le palpebre un po’ confuso e si trova davanti Bokuto con gli occhi lucidi e un’espressione scioccata in volto.

“Akaashi…” mormora commosso, tirando su con il naso.

“Bokuto-san, stai bene?”

“Akaashi, ma tu non me lo dici mai che mi ami!”

Forse è vero: Akaashi è un sostenitore della teoria che, se ripetuti troppo, dopo un po’ concetti così importanti come quello perdono di significato; di conseguenza, quelle due paroline non lasciano le sue labbra così frequentemente.

Spalanca la bocca per replicare sostenendo non è il caso di farne una tragedia, però Bokuto non glielo lascia fare.

“Tu… tu me lo dici solo quando te lo dico io, sempre in risposta! Non me lo hai mai detto per primo da quando stiamo insieme!”

Akaashi alza le sopracciglia e non crede assolutamente a quella esclamazione.

“Ma cosa dici? Non è vero, te l’ho sicuramente già detto quando…”

Comincia a rifletterci su, ma non gli viene in mente neanche un’occasione in cui lui abbia detto a Bokuto che lo ama per primo. Di solito, è il suo ragazzo a dirglielo costantemente e continuamente ogni singolo giorno, persino nel bel mezzo di conversazioni futili. Akaashi sgrana gli occhi a quella realizzazione. Cielo, è davvero un fidanzato così pessimo?

“Oh, Akaashi, ti amo anche io. Ti amo così tanto!”

Anche in caso fosse stato il peggior compagno del mondo, Bokuto non sembra accorgersene: lo stringe stretto a sé e comincia a lasciargli baci ovunque, ripetendogli quanto sia pazzo di lui.

“Ti amo più dell’aria e più del sole, ti amo più della pallavolo e vincere i nazionali, ti amo più di una bella bistecca al sangue, ti amo più di tutte le cose che esistono al mondo!” esclama, sbaciucchiandolo e abbracciandolo forte. Akaashi prova a divincolarsi da quella stretta di ferro, poi è Bokuto stesso a staccarlo da sé.

Gli accarezza la guancia e gli fa un sorriso così splendente che potrebbe nascondere il sole.

“Akaashi Keiji,” dice solenne e con uno sguardo così innamorato da far quasi male. “Ti amo più di Kuroo.”

E Akaashi percepisce il cuore saltare un battito a quelle parole, così stupide e, allo stesso tempo, talmente intense da essere qualcosa di incredibilmente bello.

Non riesce a fare altro che stringere le braccia attorno al collo di Bokuto e baciarlo sulle labbra con dolcezza, facendosi abbracciare tra le lenzuola disfatte, emozionato come non mai.

“Questa...” gli sussurra contro la bocca dopo qualche attimo. “E’ la dichiarazione più bella e più idiota che potessi mai farmi.”

“Però ti è piaciuta?” Il ghigno sulle labbra di Bokuto gli fa venire da sorridere.

“La migliore di tutte,” sussurra, tornando a baciarlo. Non si aspetta quasi che Bokuto lo allontani e lo guardi con serietà.

“Non dirlo a Kuroo, però. Non credo che la prenderebbe bene, lo sai quanto è permaloso,” spiega avveduto. “Sarebbe capace di non parlarmi per addirittura una giornata intera!”

Akaashi soffoca la propria risata in un altro bacio.

 

 

Ammetto candidamente di essermi ispirata al finale di Scrubs per questa shot, ma quel "Elliot, ti amo più di Turk" rimarrà una delle mie dichiarazioni d'amore preferite ♥
Grazie a chi ha letto 


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Capitolo 7
*** Dati Persi ***


 

7. Dati Persi



Come accade tutti i martedì pomeriggio, Akaashi sa benissimo che la prima cosa che troverà non appena metterà piede in casa è il divano occupato da Kuroo e Bokuto attaccati alla X-box, e forse Kenma seduto in un angolino a giocare per conto suo.

E’ proprio per questo motivo che aggrotta le sopracciglia quando entra nell’appartamento e non sente alcun suono provenire dalla tv o dai due ragazzi esaltati che stanno giocando. Lo accoglie il silenzio e la cosa non può che farlo preoccupare.

“Bokuto-san?” chiama, togliendosi le scarpe e la giacca.

“In cucina,” è la risposta che arriva un po’ soffusa dall’altro vano.

Akaashi la raggiunge subito e sgrana gli occhi nel vedere Kuroo seduto al loro tavolo con una faccia da funerale. E’ pallido, decisamente disperato e intento a fissare il nulla. Ha persino i capelli afflosciati e tristi, il che è tutto dire.

Bokuto, seduto accanto a lui, lo guarda rammaricato e gli dà qualche pacca sulla spalla.

Akaashi immediatamente pensa al peggio: al fatto che sia mancato qualche suo parente, che qualcuno stia male o che sia successo qualcosa di terribile all’università, o peggio, a Kenma.

“Cosa è successo?” domanda, cercando di non sembrare preoccupato.

Bokuto fa un sospiro profondissimo e Akaashi comincia davvero a temere brutte notizie.

“Kenma lo ha chiuso fuori di casa perché lui gli ha per sbaglio cancellato tutti i dati salvati dell’ultimo gioco che sta facendo.”

A quelle parole, Kuroo fa una smorfia disperata e nasconde il viso tra le braccia, incrociate sul tavolo.

Akaashi li guarda per due minuti e si ritrova a portarsi una mano alla fronte, sconsolato. Ovviamente si trattava di una cosa così stupida.

“Tutto qui?” E’ tutto quello che riesce a dire.

Kuroo tira su la testa e gli lancia un’occhiata sbigottita. “Come tutto qui? Kenma non mi vuole parlare! Non risponde ai miei messaggi e alle mie chiamate, cosa succede se decide di lasciarmi e non mi vuole più, io-“ fa un sospiro devastato e porta di nuovo la testa in mezzo alle braccia, mentre il suo amico torna a consolarlo con alcune leggere pacche sulle spalle.

“Akaashi,” Bokuto lo chiama a un certo punto. “Non è che potresti parlare tu con Kenma? Sei l’unico che potrebbe ascoltare.”

Kuroo, a quel punto, alza il volto e lo fissa adorante. “Ti prego, Akaashi, sei la mia unica speranza!”

Nonostante i due broccoloni pensino che questo litigio sia la fine del mondo, Akaashi sa benissimo che si tratta solo ed esclusivamente di una sciocchezza. Quindi, perché non approfittarne?

“E io cosa ci guadagno?”

“La mia più totale devozione?”

Akaashi guarda Kuroo con circospezione e arriccia il naso, chiaramente insoddisfatto da quel premio.

“Domani ti prendo i broccolini Karashiae da quel posto in cui ti piacciono tanto.”

A quell’offerta, Akaashi fa un piccolo sorriso soddisfatto prima di voltarsi e dirigersi verso l’appartamento di fronte al loro, ignorando prontamente Kuroo e Bokuto intenti a seguirlo come cagnolini.

I due ragazzi si sistemano accanto al muro, un po’ nascosti dalla visuale e con due volti curiosi. Akaashi li squadra e scuote la testa prima di bussare alla porta.

“Kenma, sono Akaashi.”

L’uscio si apre di poco giusto qualche attimo dopo.

“Ciao, Keiji,” lo saluta il ragazzo.

“Ciao, Kenma! Senti, sono qui perché l’idiota è davvero pentito di quello che ha fatto e vorrebbe che tu lo perdonassi,” replica Akaashi con un sorriso, ignorando la smorfia contrariata di Kuroo per il modo in cui lo ha chiamato.

Kenma arriccia il naso. “Ancora non può entrare.”

“Lo so, ma mi ha detto che ci terrebbe tantissimo a farsi perdonare cucinandoti una cenetta coi fiocchi stasera… tutti i tuoi piatti preferiti,” continua Akaashi. Con la coda dell’occhio, nota Kuroo alzare un sopracciglia; non è per nulla d’accordo con quella disposizione.

“Non saprei,” replica Kenma, attorcigliando i capelli attorno a un dito.

“E anche di fare le pulizie in casa per il prossimo mese… e di farti trovare colazione, pranzo e cena pronti per i prossimi due mesi,” aggiunge Akaashi, sorridendo tranquillo. Vede benissimo Kuroo provare a parlare, ma, per fortuna, Bokuto gli tappa la bocca con una mano e non lo fa muovere.

“Uhm,” commenta Kenma. “Così potrebbe andare,” sospira, aprendo definitivamente la porta.

Akaashi fa un passo indietro e osserva annoiato Kuroo liberarsi dalle braccia di Bokuto e saltellare in casa propria come se non avesse appena avuto una faccia da funerale e chiamando il suo fidanzato con i soprannomi più sdolcinati che Akaashi abbia mai sentito in vita propria. E’ abbastanza sicuro che non esista qualcuno più disgustosamente innamorato di Kuroo.

Non si aspetta quasi di avvertire le dita di Bokuto sfiorare le sue e un bacio accarezzargli la guancia.

“Il mio Akaashi è sempre il migliore,” gli mormora mentre rientrano in casa.

Akaashi sorride, chiedendosi se la sua faccia in quel momento assomigli anche lontanamente a quella di Kuroo che poco prima ha tanto criticato.

Spera vivamente di no.

 

Grazie a chi continua a seguire le avventure di questi quattro ♥ 

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Capitolo 8
*** Il Fidanzato Giusto ***


 

8. Il Fidanzato Giusto

 

“Bokuto-san, molla le patatine.”

Al suo fianco, il chiaro suono di un bambino che fa i capricci. “Ma Akaashi!”

Akaashi sospira, tirandosi dietro il cestino con le ruote e sbirciando la lista della spesa scritta su un foglietto spiegazzato. “Mancano le uova,” commenta leggermente annoiato.

“Akaashi, dai un pacco solo... queste sono le preferite di Kuroo! Ce le mangiamo durante la prossima partitona a GTA!”

“Ti ricordi mica dove sono le uova, Bokuto-san?” Akaashi lo ignora e si mette a sbirciare per gli scaffali. Di solito, a fare la spesa in quel supermercato ci manda Bokuto, accompagnato ovviamente dal suo complice, ma quel pomeriggio, mosso da chissà quale bontà divina, ha deciso di fargli compagnia.

Non lo avesse mai fatto.

“Te lo dico solo se possiamo comprare le patatine,” replica risoluto Bokuto. “Per favore, per favore?”

Akaashi sospira. “Va bene,” mormora, consapevole del fatto che solo così Bokuto finirà di fare i capricci. Infatti, tre secondi dopo, un paio di labbra si posano sul suo collo.

“Grazie, Akaashi,” gli sussurra Bokuto prima di prendere la maniglia del cestino e infilarsi in una corsia, probabilmente per prendere le uova che il suo ragazzo gli ha domandato.

Il resto del giro nel piccolo supermercato continua senza particolari intoppi almeno finchè non arrivano alle casse per pagare la spesa.

La cassiera saluta Bokuto cordialmente e Akaashi presume che si ricordi di lui per via di tutte le volte in cui è andato a fare la spesa lì. In fondo, è un po’ difficile non notarlo.

Però, la cosa che lo spiazza di più è ciò che la donna gli dice mentre sta scansionando i loro articoli.

“Non c’è oggi il tuo fidanzato?”

Bokuto sembra scioccato quanto Akaashi: spalanca occhi e bocca e si volta leggeramente per poter guardare il fidanzato al proprio fianco, ma, prima che possa replicare, la cassiera continua.

“Sai, quel ragazzo alto, coi capelli neri e quel gran bel sorriso con cui sei sempre. Non è venuto con te, oggi?”

Bokuto strabuzza ancora di più gli occhi a quella domanda. Quelli di Akaashi, invece, diventano due fessure assassine e sono rivolti all’idiota al suo fianco.

“No, non lo ha accompagnato oggi il suo ragazzo,” commenta guardando la cassiera con un falsissimo sorriso zuccheroso. “Ci sono solo io.”

Bokuto ha nuovamente un’espressione scioccata in volto e non fa in tempo a dire nulla, visto che la cassiera ridacchia.

“Beh, caro, salutalo da parte mia... è sempre così gentile!”

“Certo, sicuramente lo farà,” risponde Akaashi con tono cordiale, senza lasciare spiraglio a Bokuto di poter aprire bocca. “Aiutami a mettere le cose nelle borse, Bokuto-san.”

E’ solamente quando sono fuori dal supermercato che Bokuto si decide a parlare, visto che lo ha fissato come un pesce lesso fino a quel momento e Akaashi lo ha palesemente ignorato.

“Akaashi, sei mica-“

“Non una parola, Bokuto-san,” replica lui, continuando a camminare a passo svelto verso casa.

Non è realmente geloso di Kuroo. Non potrebbe mai esserlo: sa perfettamente che tipo di rapporto abbiano e che ad occhio esterno possano sembrare parecchio intimi. In realtà, sono solo una coppia di amici che fa continuamente cose stupide.

Però, deve ammettere che lo infastidisce un po’ pensare che la gente possa associare Bokuto a qualcuno che non sia lui, anche se non ha idea del perché.

E’ quando sono a casa e stanno mettendo a posto la spesa che Bokuto fa esattamente quello che Akaashi si aspetta: lo abbraccia da dietro e comincia a lasciargli piccoli baci sul collo finché non lo avverte sciogliersi tra le sue braccia. Gli mette una mano sotto il mento e gli fa girare il capo nella sua direzione per baciarlo sulla bocca, stringendolo a sé.

Akaashi lo lascia fare e non dice nulla. Infine, ode esattamente il sussurro che ha tanto atteso.

“Akaashi, andiamo di là in camera?”

Akaashi si volta, gli mette le mani sulle spalle e gli scosta un ciuffo di capelli dal viso.

“Sai a cosa stavo pensando, Bokuto-san?”

“A cosa?” La voce di Bokuto è bassa e piena di anticipazione.

Ed è a quel punto che Akaashi percepisce il sapore della vendetta pungergli la lingua. “Che potresti andarci col tuo ragazzo in camera da letto!”

Detto ciò, si districa dall’abbraccio di Bokuto e ricomincia a mettere a posto gli acquisti con un sorriso soddisfatto in volto.

Ma Akaaaaaashi!

 

Perdonate il ritardo, purtroppo ieri mi hanno fatta dannare in ufficio! Spero che anche questo capitoletto vi sia piaciuto, grazie per aver letto ♥

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Capitolo 9
*** Il Regalo di Compleanno ***


 

9. Il Regalo di Compleanno
 

Durante il secondo anno di università, Kuroo decide di organizzare una grande festa nel suo locale preferito per il compleanno, approfittando della cifra tonda e della sostanziosa somma che gli hanno inviato i genitori per l’occasione.

E’ principalmente per questo motivo che sabato 17 novembre Akaashi si ritrova a sospirare appoggiato a un muro nella brasserie del cuore di quel diavolo di vicino che si ritrova, mentre osserva costernato Kuroo ingozzarsi di carne insieme a dei suoi compagni dell’università, invitati anche loro al grande evento.

Lo sta guardando divorare quella che potrebbe benissimo essere la sua terza bistecca quando si rende conto che sono già diversi minuti che una voce manca all’appello.

Beve un sorso della propria bevanda e si guarda intorno alla ricerca di una chioma grigia che ormai potrebbe riconoscere tra mille, strabuzzando gli occhi nel momento in cui individua il proprio ragazzo appartato in un angolo insieme a Kenma a parlottare fitto fitto. O meglio, in realtà solo Bokuto sta parlando, tra l’altro con un’espressione serissima in volto.

Si avvicina curioso con le sopracciglia corrugate, ma i due ragazzi sono così immersi nel discorso che non si accorgono della sua presenza.

“Di cosa state parlando?” domanda nell’istante in cui si ferma alle spalle del proprio fidanzato.

Di certo, non si aspetta che Bokuto si spaventi così tanto da fare un salto e voltarsi verso di lui con gli occhi sbarrati. “Akaashi!” esclama quasi scioccato, portandosi una mano contro il petto.

Akaashi alza sospettoso un sopracciglio: la faccenda e la reazione di Bokuto gli puzzano. “Di cosa stavate parlando?” ripete. “E perché ti sei spaventato così tanto?”

Bokuto gli fa un gesto, come a dissimulare il genuino spavento che ha provato poco prima. “Ma cosa dici Akaashi, mica mi sono spaventato!”

Akaashi non sembra convinto. “Se lo dici tu...” sospira, continuando a fissarlo curioso. “Beh, mi volete dire di che cosa si tratta?” chiede guardando anche Kenma, però il ragazzo non sembra particolarmente colpito dalla situazione.

“Ma niente,” commenta Bokuto, facendo una risata fintissima. “Stavamo parlando del più e del meno!”

Akaashi scruta il proprio ragazzo solo per un attimo prima di posare lo sguardo su Kenma. Non ha neanche bisogno di fare domande.

“Kotaro mi stava spiegando come fare a Kuro quella cosa che gli fai sempre tu a letto che gli piace un sacco,” spiega con il solito tono apatico che utilizza per dire qualsiasi cosa. “In occasione del suo compleanno.”

Akaashi si sente arrossire fino alla punta delle orecchie: spalanca gli occhi sconvolto e si gira molto lentamente verso il proprio ragazzo. Bokuto fa un sorriso e, tutto a un tratto, si fa piccolo piccolo.

“Akaashi, dai non ti arrabbiare! E’ per il compleanno di Kuroo!” Bokuto prova a giustificarsi portando i palmi delle mani davanti a sé e ridacchiando fintissimo. “Quando gli racconto queste cose mi dice sempre che-“

“Bokuto-san,” Akaashi si sente arrossire ancora di più. “Perché racconti queste cose a Kuroo-san?”

“Ma è il mio bro, ovvio che gliele racconti!”

Prima che Akaashi possa riversare tutta la sua ira sul proprio stupido fidanzato, la vocina di Kenma interrompe i suoi pensieri.

“Kuro non è soddisfatto da… da quello che facciamo?” C’è una nota confusa nella sua voce e Akaashi si rende conto solo in quel momento del danno che ha fatto l’altro.

“Ma no, cosa dici?” Bokuto scuote immediatamente la testa. “Lo sai che Kuroo è pazzo di te, non potrebbe mai essere insoddisfatto… ma cosa vai a pensare, su!”

Kenma lo fissa per qualche attimo prima di spostare lo sguardo su Akaashi, come se avesse bisogno della conferma da parte di qualcuno di più ragionevole.

Akaashi sospira. “Se volessi, potresti utilizzarlo come zerbino e lui ti direbbe pure grazie,” commenta scrollando le spalle. “Di questo non devi preoccuparti. Lo sai che a Diavolo-san basta stare con te per essere l’uomo più insopportabilmente felice del mondo.”

A quel punto, Bokuto appoggia il mento sulla spalla di Akaashi e interviene. “Però, se fai quella cosa che ti ho detto è ancora più contento, fidati!”

Ad Akaashi viene quasi istintivo tirare una gomitata nel costato del proprio fidanzato.

Kenma sembra convinto dalle parole di Akaashi, quindi annuisce e fa una smorfia.

“Okay, ma dove le reperisco un paio di manette?”

Akaashi non riesce a fermare la mano che gli si stampa sulla fronte e il sospiro sconsolato che gli esce dalle labbra; ma non può neanche dire nulla, visto che Bokuto gli fa quasi andare la saliva di traverso.

“Nel secondo cassetto del comodino, nascoste in fondo… sono quelle che gli ho regalato io!”

“Bokuto-san, perché hai regalato a Kuroo-san un paio di manette?” Akaashi non riesce a fermare la domanda che gli esce dalle labbra, tuttavia se ne pente non appena il suo ragazzo gli risponde.

“Beh, lui le ha regalate a me. Secondo te dove le ho prese quelle che usiamo?”

Akaashi lo guarda con occhi sbarrati, pentito di essersi anche solamente avvicinato a quei due in primo luogo.

Bokuto gli fa un sorriso contento prima di voltarsi di nuovo verso Kenma. “Quindi, capito? Fai come fa sempre Akaashi: prima lo leghi al letto, poi gli monti sopra e-“

Akaashi ha la prontezza di riflessi di portare una mano sopra la bocca del fidanzato, ignorando le proprie guance rosse e il desiderio di tirare una testata a Bokuto.

Lo guarda minaccioso solo per qualche istante prima di mettere le mani sulle spalle di Kenma e farlo allontanare.

“Kenma viene via con me, tu stai lontano da lui.”

“Ma Akaashi! Non ho mica fatto nulla di male!” Bokuto prova a lamentarsi, ma il ragazzo gli lancia un’occhiataccia che lo blocca sul posto e gli conferisce un’espressione da cucciolo bastonato.

Dopo aver fatto allontanare Kenma da Bokuto, Akaashi gli si mette di fianco e lo guarda per qualche attimo giocare col proprio cellulare, come se non fosse successo nulla.

“Comunque...” esordisce, schiarendosi la gola e ingoiando l’imbarazzo. “Non so cosa ti abbia detto Bokuto-san, ma al 99% è tutto falso o inventato.”

Kenma alza lo sguardo dallo schermo del dispositivo solo per qualche attimo.

“Certo, Keiji,” dice con un piccolo sorriso malizioso che fa arrossire Akaashi ancora di più.
 

*

 

Domenica mattina Akaashi è sul divano a leggere un testo universitario quando avverte la porta di casa venire aperta e una voce familiare riempire il vano.

“Bro, sei pronto?” Kuroo chiama fermandosi all’ingresso con un tono squillante e felice.

Akaashi alza lo sguardo dal proprio libro e fa di tutto per non scoppiare a ridere.

Kuroo ha un aspetto a dir poco distrutto: i capelli sono ancora più spettinati del solito, ha delle occhiaie pesantissime e un sorriso così grande e luminoso da poter illuminare un’intera città. Akaashi è abbastanza sicuro di non averlo mai visto così felice, il che la dice lunga visto quanto si entusiasma per qualsiasi cosa.

“Oh, ciao Akaashi,” lo saluta quasi cinguettando.

“Diavolo-san,” è il commento che gli riserva Akaashi, portando lo sguardo sui polsi del ragazzo che ha di fronte e notano alcuni segni rossi spuntare da sotto le maniche della felpa.

“Bella festa ieri sera,” continua con un sorriso malizioso.

Kuroo sorride. “La migliore!”

“Ti sono piaciuti i regali?”

“Assolutamente,” il ragazzo ha sempre un ghigno stampato in viso e Akaashi ce la sta mettendo tutta per non mettersi a ridere.

“Cosa ti ha regalato Kenma?”

Se possibile, il sorriso del vicino diventa ancora più grande. “Un maglione verde,” afferma con gli occhi che brillano.

Akaashi annuisce. “Che bel regalo.”

“Il migliore di tutti,” Kuroo sta quasi gongolando adesso e, quando si porta una mano tra i capelli, Akaashi nota anche un paio di segni rossi sul collo. E’ costretto ad abbassare lo sguardo sul proprio libro per non scoppiargli a ridere in faccia.

Fortunatamente non riesce a dire altro, visto che il terremoto-Bokuto arriva in salotto e si trascina via Kuroo saltellando. Akaashi rimane in solitudine solo per una manciata di minuti.

La porta si apre nuovamente, ma non viene disturbato da nessuna voce squillante. Non alza gli occhi dal proprio testo, però raggomitola le gambe contro il petto per lasciare a Kenma lo spazio per sedersi dal lato opposto al suo del divano.

Solleva lo sguardo solo per incontrare un paio di occhi scuri che lo fissano.

“Devo chiederti una cosa,” dice il ragazzo biondo col solito tono apatico.

“Dimmi pure.”

Kenma arriccia il naso. “Ci vuole davvero così poco per farli stare buoni e contenti?”

Akaashi fa un sorriso divertito e chiude il libro ridacchiando.

“Assolutamente sì.”

 
La settimana scorsa era il compleanno di Kuroo e io arrivo un po' in ritardo, ma auguri micione bello ♥
Grazie a chi continua a seguirmi ♥

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Capitolo 10
*** La Onesie ***


 

10. La Onesie



Akaashi la nota mentre sta facendo la spesa nel supermercato accanto all’università. È in super sconto e l’immagine presentata di fronte al cestone da cui si possono scegliere le misure e gli animali è davvero carina, soprattutto perché ritrae una onesie a forma di gufo.

In effetti, gli è bastata quella foto per pensare al proprio fidanzato e alla sua ossessione verso il rapace notturno. Appoggia il canestro con la spesa sul pavimento e accarezza il caldo tessuto di pile dell’indumento esposto, trovandolo estremamente gradevole al tatto e constatando anche il fatto che non sembra cucito con un tipo di stoffa scadente.

Ci pensa su solo per qualche attimo prima di mettersi a cercare una XL e pregando che le spalle di Bokuto non siano troppo larghe per la taglia più grande che hanno.

Paga con un sorrisetto soddisfatto in volto, certo che il proprio regalo verrà assolutamente gradito. Entra in casa di ottimo umore, trattenendo un sorriso quando vede Bokuto seduto sul divano: è intento a studiare e ha una matita incastrata tra il labbro superiore e il naso.

Si volta verso l’ingresso nel momento in cui lo sente chiudere l’uscio e gli fa un enorme sorriso.

“Ciao Akaashi,” lo saluta, recuperando la matita da sotto il naso e mettendola dietro un orecchio.

Akaashi si sfila le scarpe e si avvicina per un bacio prima di guardarlo divertito.

“Ho in regalo per te,” dice, osservando come gli occhi di Bokuto comincino a brillare.

“Per me? Cosa? Cosa mi hai regalato, Akaashi?” Bokuto fa cadere il libro sul pavimento e si mette in ginocchio sui cuscini del divano, aggrappandosi al bracciolo e scrutando le borse che l’altro ha tra le mani.

Il giovane ridacchia, per poi sfilare dal sacchetto della spesa il pacchetto di plastica con dentro il suo dono. “Spero che la taglia sia giusta... era la più grande che avevano,” commenta mentre osserva Bokuto strappare l’involucro trasparente e rigirarsi la onesie viola e azzurra a forma di gufo tra le mani.

Il fidanzato spalanca la bocca e Akaashi ha la certezza di aver fatto benissimo ad acquistarla.

“Akaashi, ma… ma è un gufo!” esclama emozionato. “È una tuta a forma di gufo!”

L’altro sorride. “Ti piace?”

Bokuto lo guarda come se avesse appena detto una sciocchezza. “Ma sei pazzo? È il regalo più bello del mondo, me la devo provare!”

Akaashi non ha nemmeno il tempo di replicare che Bokuto è già in mutande e sta saltellando su un piede per cercare di infilarsela più in fretta possibile.

Tira su la cerniera fin sotto il mento, si cala il cappuccio sulla testa e innalza le braccia verso l’alto, ammirando entusiasta il tessuto cucito sotto ad esse a formare le ali. La taglia è perfetta e Akaashi non può che ritenersi soddisfattissimo.

“Akaashi, ma ha le ali!” urla Bokuto, alzando e abbassando le braccia. “Ed è morbidissima!” continua, stringendo la stoffa contro il petto per poi guardarlo adorante. “E me l’hai regalato tu!”

Akaashi vorrebbe ridere davanti al suo entusiasmo così infantile, ma Bokuto lo sorprende attirandolo a sé e baciandolo con un sacco di lingua, obbligandolo addirittura ad abbandonare le buste della spesa sul pavimento. Akaashi ricambia il suo bacio appassionato e un brivido lungo la schiena gli fa venire voglia di rimuovere ogni singolo indumento che entrambi indossano.

Sta quasi per suggerire a Bokuto quel suo pensiero quando il ragazzo si stacca dalle sue labbra e lo fissa adorante. “Grazie Akaashi, è bellissima! Ti amo da morire e non me la toglierò mai più!”

Ecco, forse Akaashi avrebbe dovuto anche pensare alle conseguenze di tale regalo perfetto.

Non riesce neanche a dire nulla, dato che Bokuto si mette a saltellare entusiasta muovendo le braccia. “Ah, devo farla vedere a Kuroo!” strilla emozionato, fiondandosi un secondo dopo fuori di casa scalzo urlando “hoot hoot” e lasciando la porta dell’appartamento spalancata.

Akaashi fa appena in tempo a sedersi sul divano prima di udire un paio di urla e un “Oh, mio Dio, ma è meravigliosa… la voglio anche io! Secondo te possiamo andarci in università?” e sospirare sconsolato portandosi una mano alla fronte.

Probabilmente non è stata una così buona idea.

 

*

 

Akaashi impiega solo una settimana a pentirsi dell’acquisto della onesie a forma di gufo, visto che Bokuto ha deciso di vivere dentro a quella tuta e non togliersela davvero più.

L’unico momento in cui se la sfila è per uscire di casa e per farsi la doccia; per tutte le altre attività all’interno del loro appartamento e quello di Kuroo e Kenma, invece, Bokuto è perennemente rivestito da quel soffice tessuto di pile.

Il che potrebbe andare anche bene se solo non si muovesse per casa saltellando e muovendo le ali, o non insistesse per dormirci o addirittura cucinarci, abbinando un “hoot” ad ogni movimento gufesco.

Akaashi è un uomo paziente, ma l’ultima volta che ha controllato il suo fidanzato aveva venti anni, non quattro.

E’ disteso a letto a leggere un libro che gli serve per l’università quando vede Bokuto uscire dal bagno dopo la doccia e tirarsi su la cerniera della tuta fin sotto il mento. Fa roteare gli occhi e torna al proprio testo, provando a ignorare il sorriso malizioso sulle labbra del suo ragazzo, o il fatto che stia gattonando sul letto nella sua direzione.

Gli è impossibile fare finta di niente nel momento in cui Bokuto infila la testa tra il libro di Akaashi e il suo stomaco e lo guarda ridacchiando. Gli accarezza i fianchi e lascia un bacio sopra la maglietta all’altezza dell’ombelico.

“Sai, Akaashi... stavo pensando a una cosa,” esordisce con aria furba.

Akaashi alza un sopracciglio e appoggia il libro sul capo di Bokuto, adagiato sulle sue gambe e col mento sul suo stomaco.

“E’ passato un po’ dall’ultima volta che hai...” ridacchia tra sé e sé. “Coccolato il mio gufetto.”

L’espressione di Akaashi non muta nemmeno di un millimetro.

“Sto parlando del mio-”

“Ho capito di cosa stai parlando, Bokuto-san!”

Akaashi sospira e chiude il libro, portando una mano ad accarezzare i capelli ancora un po’ umidi di Bokuto. Lui serra le palpebre e si abbandona a quella carezza prima di mordicchiarsi il labbro e squadrarlo sornione.

“Allora, ti va?”

“A una condizione,” dice lui seriamente, facendo scivolare la mano sulla guancia di Bokuto.

Lui si mette a quattro zampe e si avvicina al volto di Akaashi, sfiorandogli il naso con il proprio. “Tutto quello che vuoi…” mormora suadente con un ghigno.

“Che ti levi questa cosa di dosso almeno per qualche giorno.”

Bokuto si ritrae con una smorfia scioccata in volto, come se Akaashi lo avesse appena insultato.

“Ma… Akaashi…” balbetta confuso e rammaricato.

“Scegli, o la tuta o le…” fa roteare gli occhi. “Le coccole al gufetto.”

Bokuto lo guarda in silenzio per qualche attimo, in volto un’espressione compunta, e Akaashi teme di aver esagerato nel fare quella pretesa. Poi, però, il ragazzo sospira e scrolla le spalle, sdraiandosi accanto a lui e appoggiando la testa alla sua spalla. Gli lascia un piccolo bacio sul collo e si raggomitola al suo fianco con un sonoro sbadiglio.

Akaashi riesce a rimanere in silenzio solo per qualche istante.

“Ma fai sul serio?”

“Certo,” è la replica convinta di Bokuto. “È il regalo più bello di sempre e me lo hai fatto tu, lo amo quasi quanto amo te. Non voglio togliermela.”

Akaashi rimane colpito più di quanto vorrebbe da quelle parole: si volta su un fianco e comincia a baciarlo languido e possessivo. Lascia che le mani di Bokuto scivolino sotto il pigiama e si stupisce di vederlo ritrarsi un po’ confuso.

“Coccole anche se ho la tuta?”

Akaashi ridacchia e lo attira a sé per continuare a baciarlo, chiedendosi come sia possibile che Bokuto lo renda sempre così ubriaco di affetto.

Alla fine, Akaashi riesce a fargli togliere la tuta, ma solo per qualche ora, visto che poco prima di prendere sonno avverte il morbido tessuto di pile accarezzargli la schiena nuda.

E, in fondo, va bene così.

 

La onesie a forma di gufo esiste, ed è BELLISSIMA!
Grazie a chi continua a seguirmi e a commentare, siete adorabili ♥ 

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Capitolo 11
*** Ai Gatti Non Piace la Pioggia ***


 
 
11. Ai Gatti Non Piace la Pioggia
 

Ad Akaashi piace la pioggia, soprattutto quando è in casa al calduccio e senza la preoccupazione di uscire. Gli piace sentire il rumore che fanno le gocce sui vetri delle finestre e i tuoni rombare in lontananza, gli dà una sensazione di casa e di tranquillità.

A Kuroo, invece, la pioggia proprio non piace.

Akaashi se ne accorge dopo neanche un paio di minuti che lui e Bokuto si sono seduti al tavolo della cucina dell’appartamento di Kuroo e Kenma per studiare un po’ loro tre insieme. Nonostante il QI di Kuroo scenda ai minimi storici quando è insieme a Bokuto, il ragazzo è incredibilmente intelligente e Akaashi ha davvero bisogno che qualcuno gli spieghi certe cose che proprio non ha capito.

Nota che c’è qualcosa che non va non appena apre il libro: Kuroo è distratto e continua a guardare la pioggia bagnare i vetri della finestra della cucina. Sul suo volto non c’è la solita espressione calma e divertita… gli sembra quasi preoccupato.

“Kuroo-san?” lo richiama all’attenzione mentre Bokuto gli passa una tazza di tè caldo. “Va tutto bene?”

Kuroo si mordicchia un labbro, però non smette di guardare fuori dalla finestra. “Kenma è uscito di casa senza ombrello stamattina,” mormora, arricciando il naso.

E, a quel punto, Akaashi non ha davvero bisogno di ulteriori spiegazioni.

Studiano indisturbati per un paio d’ore, nonostante Kuroo sia molto sbadato e gli ci voglia più di un tentativo per illustrare ad Akaashi ciò che non ha compreso. Akaashi, tuttavia, è paziente e non gli fa notare questa sua mancanza nemmeno una volta. Se proprio deve essere sincero, non lo ha mai visto più umano e vulnerabile in vita sua - così impensierito dal fatto che Kenma possa arrivare a casa zuppo e bagnato.

Si sa, ai gatti proprio non piace la pioggia.

Lo vede scattare dritto e precipitarsi all’entrata non appena ode l’uscio di casa aprirsi. L’appartamento di Kuroo e Kenma è un po’ più piccolo del loro, e dalla minuscola cucina si può vedere benissimo l’ingresso.

Akaashi non può fare a meno di voltarsi, incuriosito.

Kenma è fermo all’entrata con il cappuccio della giacca a coprirgli i capelli e sta letteralmente gocciolando e tremando tutto. Ha un’espressione imbronciata e Akaashi trova che assomigli moltissimo a un felino che hanno infilato a forza sotto la doccia.

Kuroo è di fronte a lui in un battito di ciglia. “Te lo avevo detto di prendere l’ombrello stamattina,” gli dice mentre lo aiuta a disfarsi dello zaino mezzo zuppo e della giacca fradicia.

“Ma non pensavo che piovesse così tanto...” replica lui, battendo i denti e arricciando il naso ai capelli umidicci che gli ricadono sulla fronte.

Vede Kuroo lanciargli uno sguardo apprensivo e sparire in bagno con tutta la roba bagnata, lasciando Kenma all’ingresso a togliersi gli altri indumenti impregnati di acqua.

Un attimo dopo, il ragazzo fa ritorno con dei calzini asciutti e la tuta che utilizza Kenma per stare in casa, recupera il resto e lo lascia a rivestirsi tremante all’entrata; il tutto nel silenzio più calmo, quasi come se Kuroo sapesse già esattamente tutto ciò di cui Kenma ha bisogno. Torna poco più tardi, questa volta con un asciugamano che avvolge attorno al capo di Kenma per asciugargli i capelli umidi.

Il ragazzo si lascia andare contro il corpo più alto e massiccio di Kuroo, il quale però non protesta; anzi, continua a frizionargli le ciocche bagnate nel tentativo di asciugarle il prima possibile. E’ un gesto così intimo che ad Akaashi sembra quasi di intromettersi, nonostante non stiano facendo nulla di particolare.

Una volta soddisfatto, Kuroo gli bacia il capo e lo stringe a sé, visto che Kenma sta ancora tremando.

Senza dire nient’altro, indietreggia verso il divano, recuperando la coperta di pile appoggiata lì sul bracciolo e avvolgendola attorno al corpo minuto del fidanzato. Poi, si siede sui cuscini e fa sistemare Kenma in mezzo alle sue gambe con il capo appoggiato contro la sua spalla, le ginocchia raccolte al petto e raggomitolato completamente a lui.

Kuroo comincia ad accarezzargli con dolcezza i capelli con una mano e, in quel momento, Akaashi capisce che la presenza sua e di Bokuto è di troppo.

“Bokuto-san,” mormora, attirando la sua attenzione dal libro che ha sotto il naso. “Andiamo a casa.”

Lui alza un sopracciglio, eppure ad Akaashi basta fare un cenno col capo in direzione del salotto affinché il ragazzo capisca tutto.

Raccolgono le loro cose in silenzio e si avviano verso l’uscita in punta di piedi.

Kuroo li guarda riconoscente e fa loro un sorriso. Kenma gli si è addormentato addosso e non ha assolutamente intenzione di svegliarlo.

Akaashi li osserva ancora un’ultima volta tutti raggomitolati sul divano prima di chiudersi dolcemente la porta alle spalle. Kuroo non ha più uno sguardo preoccupato a colorargli il volto, bensì un’espressione calma e serena, come se tutti i pezzi fossero tornati a posto.

In fondo, ai gatti le coccole al caldo piacciono proprio un sacco.


 

Perdonate il ritardo e grazie a chi continua a seguire questa raccolta, un baciotto per voi ♥

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Capitolo 12
*** Il Raffreddore ***


 
 
12. Il Raffreddore
 


“Akaashi, te lo giuro, sento che sto per morire.”

Akaashi sospira e si avvicina al divano con fare paziente. “Non morirai, Bokuto-san,” dice, porgendogli il palmo della mano e con un tono di voce calmo e composto.

Bokuto tira su col naso ed estrae il termometro da sotto l’ascella prima di coprirsi anche il capo con la coperta di pile che ha avvolta attorno alle spalle e schiacciare i ciuffi neri e grigi sulla fronte. Ha un’espressione sconsolata e le gote arrossate - Akaashi deve trattenersi dal ridacchiare.

“Vediamo quanto hai,” mormora, muovendo il piccolo strumento tra le mani per visualizzare la lunghezza della colonnina di mercurio.

“E’ alta, vero?” Bokuto si porta una mano in fronte ed estrae un altro fazzoletto dalla piccola scatola appoggiata sul bracciolo del divano, per poi soffiarsi rumorosamente il naso.

“Trentasette e mezzo,” commenta Akaashi. “Sei praticamente moribondo.”

Bokuto arriccia le labbra e alza le sopracciglia offeso. “Akaashi, ma perché mi prendi in giro? Sto malissimo! Sto davvero, davvero male.”

Akaashi sospira e appoggia il termometro sul mobiletto accanto alla tv, poi si avvicina al proprio ragazzo, che ancora non ha avuto occasione di salutare da quando è tornato a casa dall’università. Bokuto lo ha accolto già avvolto nella coperta come un salame e convintissimo di essere in punto di morte.

Gli scopre il capo e si avvicina per lasciargli un bacio sulle labbra, però Bokuto lo ferma e gli copre la bocca col proprio palmo.

“Akaashi, ma cosa fai?” esclama, allontanandolo e coprendosi il capo con la coperta. “Potrei infettarti, potresti stare malissimo pure tu!”

Akaashi ridacchia davanti alla sua sentita preoccupazione. “E’ solo un raffreddore, Bokuto-san... guarirò.”

Bokuto scuote comunque la testa, allontanandolo. “Non potrei mai infettarti consapevolmente, Akaashi. Niente baci per te questo pomeriggio.”

Un po’ gli fa tenerezza quel grande bambinone che ci tiene a non fargli prendere il raffreddore, per cui gli fa un  bel sorriso e opta per lasciargli un piccolo bacio sulla fronte. “Come desideri, Bokuto-san.”

Bokuto apre la bocca per parlare, ma non riesce a dire nulla, visto che lo coglie un sonoro starnuto. Si soffia nuovamente il naso e si lascia cadere sul divano, guardando nel vuoto di fronte a sé. “Sto borendo Akaashi, be lo sento.”

Il ragazzo sospira nuovamente sconsolato prima di afferrare il cellulare e mandare un messaggio a Kenma.

Avete del paracetamolo in casa? Qui stiamo facendo testamento.

La risposta dell’amico è fulminea, esattamente come si aspetta.

Yup, te lo mando.

Neanche mezzo minuto dopo, sente un leggero bussare alla porta e se ne stupisce. Allora la strigliata della settimana precedente sulle buone maniere e il bussare è servita davvero a qualcosa! Non ci avrebbe scommesso neanche uno yen.

Apre l’uscio e cerca di non mettersi a ridere davanti allo sguardo preoccupatissimo di Kuroo.

“Mi dispiace, Bokuto è malato e non può uscire fuori a giocare,” dice con un piccolo ghigno.

Kuroo fa una smorfia e gli porge la scatola di medicinali. “Come sta?”

Prima che Akaashi possa rispondere, un rantolo di agonia giunge dal divano.

“Sto malissimo, bro… sento che sto morendo.”

Akaashi sospira e si volta leggermente. “Non stai morendo, Bokuto-san. Hai solo un leggero raffreddore,” esclama, per poi tornare a guardare Kuroo. “Ha solo un leggero raffreddore,” ripete, come se la cosa non fosse chiara.

Il ragazzo annuisce, ma non sembra convinto; cerca addirittura di sbirciare oltre la spalla di Akaashi per constatare che il proprio migliore amico non sia in fin di vita.

“Vuoi entrare e constatare quanto è moribondo?” chiede a quel punto Akaashi, spostandosi dall’uscio con un sorriso sulle labbra.

“Uhm, no... non vorrei prendermi qualcosa e rischiare di attaccarlo a Kenma,” afferma, portandosi una mano tra i capelli e facendo un passo indietro. “Lo sai che è di salute cagionevole.”

Akaashi alza gli occhi al cielo, ma sorride a Kuroo, il quale torna in casa propria con una smorfia un po’ abbattuta, chiudendo la porta dolcemente.

Bokuto è ancora sdraiato sul divano con la coperta avviluppata addosso, intento a tirare su col naso. Akaashi gli direbbe pure che è adorabile se solo non fosse consapevole del fatto che poi non farebbe più vita dopo tale dichiarazione.

Prende una pastiglia dalla confezione e gliela porge insieme a un bicchier d’acqua. Lui fa solo una piccola smorfia e non replica, tornando poi a raggomitolarsi sul divano e a soffiarsi il naso.

Ci mette solo un paio di minuti ad addormentarsi e Akaashi approfitta del silenzio per portarsi avanti con lo studio, controllando ogni tanto la fronte di Bokuto e che la temperatura non si alzi.

Qualche ora dopo, sta preparando la cena quando avverte due mani calde sfiorargli i fianchi e un bacio sulla guancia.

“Akaashi, è successo il miracolo! Mi hai guarito!” urla Bokuto, stringendolo forte a sé.

“Certo,” Akaashi ridacchia e si appoggia al suo petto, continuando a girare la minestra calda con il mestolo. “Sono stato io a farti guarire, mica la medicina.”

Bokuto gli lascia un altro bacio sulla guancia. “Quando sono malato, tu sei l’unica medicina di cui ho bisogno.”

E, a quel punto, anche se a Bokuto ancora un po’ il naso cola, Akaashi pensa si sia meritato un bacio come si deve.

Anche se poi passerà una settimana col raffreddore.


 

Ieri proprio non sono riuscita ad aggiornare questa raccolta, ma oggi ecco a voi ♥
Vi informo che questo è il penultimo capitolo (di quelli che ho già scritto) e dopo la settimana prossima gli aggiornamenti non saranno più regolari, almeno finchè non mi metto a scrivere altro! Spero che l'ispirazione per questi quattro broccoloni torni presto ♥
Grazie grande a chi legge ♥

Beta reading: Ilaria
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Capitolo 13
*** Il Cartone del Latte ***


 
 
13. Il Cartone del Latte
 

Akaashi sa di essere un uomo fortunato soprattutto in giornate come questa, quando torna dall’università frustrato, arrabbiato e con un gran bisogno di sfogare fisicamente tutto ciò che lo sta facendo irritare.

Entra in casa sbattendo la porta e con i nervi a fior di pelle, si sfila le scarpe con un gesto scocciato e abbandona la tracolla sul divano, dirigendosi poi a passo di marcia in cucina, dato che il salotto è tristemente vuoto.

Si sente molto fortunato perchè Bokuto in quest’ultimo periodo patisce inspiegabilmente il caldo quando sono in casa e gira sempre senza maglietta, indossando solo un paio di boxer.

Ad Akaashi viene fame quando fa scivolare lo sguardo sui muscoli delle spalle e del collo del proprio ragazzo così definiti e allenati, sui suoi bicipiti e le vene leggermente in evidenza, sugli addominali e la V che sparisce sotto l’elastico dell’intimo.

Bokuto sta mangiando quelli che Akaashi sospetta siano gli onigiri avanzati dalla sera precedente, ha i capelli spettinati e un’espressione confusa in volto. E’ tutto tranne che sexy, in quel preciso istante, eppure Akaashi proprio non riesce a resistere.

Il ragazzo deglutisce l’ultimo boccone che sta masticando e inclina la testa di lato. “Akaashi, va tutto bene?”

Lui non gli risponde: annulla la distanza che li separa con un paio di falcate leste e si attacca letteralmente alla sua bocca, stringendogli forte i capelli tra le dita. Non aspetta che Bokuto gli dia il permesso - gli ruba un bacio profondo e bisognoso, facendo scontrare la lingua con la sua e assaggiando ciò che ha appena finito di mangiare. Sì, erano proprio gli onigiri avanzati.

Bokuto gli porta le mani alla vita e lo avvicina a sé, assecondando quei movimenti e lasciando che il suo fidanzato gli tolga il fiato e faccia tutto ciò che vuole della sua bocca.

Akaashi lo spinge contro il mobile della cucina e gli stringe i capelli con forza, rabbrividendo quando Bokuto geme eccitato nella sua bocca. Lo tiene bloccato lì col proprio corpo e non perde tempo nel far scivolare un ginocchio in mezzo alle gambe di Bokuto per sfiorarlo sopra l’intimo.

Lo sente eccitato e capisce che la sua pazienza è giunta al termine.

Senza smettere di baciarlo neanche per un attimo, lo afferra per la spalla e lo fa indietreggiare contro il tavolo della cucina, ringraziando mentalmente il proprio ragazzo quando capisce che deve sedercisi sopra.

Bokuto si accomoda proprio sul bordo e lo accoglie in mezzo alle sue gambe, prendendogli il sedere tra le mani per farlo avvicinare ancora di più a sé.

Akaashi fa scorrere le mani dai capelli di Bokuto alle sue spalle, graffiandole nel mentre e desiderando come non mai poterle riempire di succhiotti.

Il suo fidanzato geme un po’ più forte e stacca quindi la bocca dalla sua, ansimando.

Akaashi gli morde un labbro, premendo la propria eccitazione contro quella del fidanzato. “Kotaro…” riesce a mormorare con un tono di voce basso e provocante.

“Prendimi qui, Keiji,” è la risposta di Bokuto, ugualmente vogliosa, che promette davvero molto di più. “Qui sul tavolo.”

E’ in quei momenti, quando il suo ragazzo è disposto a lasciargli fare esattamente tutto quello che vuole, che Akaashi ha la consapevolezza di essere un uomo davvero fortunato.

Guarda quelle iridi dorate solo per un attimo e si lecca le labbra, deciso a fare esattamente quello che gli è stato chiesto.

Ma, ovviamente, non va proprio tutto secondo i piani.

“Ah, io lo sapevo che ti piaceva prenderlo!”

Akaashi si volta immediatamente verso la porta della cucina e gli viene quasi da urlare nell’istante in cui incontra il ghigno diabolico di Kuroo.

Il ragazzo è appoggiato contro lo stipite di legno con un fianco, indossa una tuta leggera e li sta fissando con sguardo divertito e avveduto. Akaashi è così scioccato di vederlo lì, in un momento come quello, quando è a tanto così dal farsi il proprio ragazzo sul tavolo della cucina, che proprio non riesce a dire nulla.

E il bello è che Kuroo non sembra intenzionato a muoversi, visto che continua a guardarli, immobili e scioccati l’uno tra le braccia dell’altro.

“Bro,” perfino Bokuto sembra imbarazzato dalla situazione. “Siamo un po’ impegnati, te ne potresti andare?”

Kuroo ridacchia e si stacca dalla porta, ma non fa dietro front; invece, si avvicina al frigo. “Mi serviva il latte,” spiega ai volti allibiti dei proprietari di casa.

Prende il cartone dall’elettrodomestico e poi si allunga per aprire l’ultimo cassetto del mobile della cucina, tirando fuori una bottiglietta che fa arrossire tremendamente Akaashi. Bokuto prima o poi dovrà spiegargli perché il suo migliore amico sa dove nascondono i flaconcini del lubrificante.

Kuroo lancia la boccetta a Bokuto ridacchiando. “Ricorda bro, meglio abbondare,” dice con un ghigno che fa arrossire come fragole mature i due ragazzi ancora avvinghiati, poi si avvia finalmente fuori dalla cucina salutando con un cenno della mano.

“Mi raccomando, Akaashi... non farlo urlare troppo che di là si sente tutto!”

I due rimangono immobili con gli occhi fissi sulla porta della cucina finché non sentono l’uscio di casa chiudersi con un tonfo. Akaashi deglutisce e sente Bokuto fare lo stesso, prima di voltarsi per guardare in basso, dove ancora i loro inguini si sfiorano.

Non ci vuole uno scienziato per comprendere il fatto che la situazione sia ora assolutamente cambiata.

“Beh,” commenta Akaashi deluso, facendo un passo indietro. “Credo andrò a farmi una doccia.”

“No! Akaashi, non te ne andare!” Bokuto si aggrappa alla sua maglietta e comincia a baciargli il collo, ma smette non appena si rende conto che la magia ormai si è dissipata.

Si allontanano con un po’ di imbarazzo, eppure quella sensazione di disagio si allevia non appena Akaashi nota Bokuto ridurre gli occhi a due fessure.

“Bokuto-san, cosa-”

“Io quello lo ammazzo,” mormora con un sibilo. Poi prende Akaashi per le spalle e lo guarda serissimo. “Ora vado di là, lo insulto, dico a Kenma di punirlo in qualche modo e quando torno, mi scopi su tutte le superfici perpendicolari e non al suolo, okay, Akaashi?”

Akaashi sorride e annuisce.

Già, un uomo proprio fortunato.


 

Diciamo che questa shot spiega il rating arancione della raccolta, ecco uwu
Con questa oneshot la raccolta va momentaneamente in pausa. Ho intenzione di scrivere altre storie legate a queste coppie, ma non so esattamente quando. Ho un sacco di prompt da fillare, però, e davvero non vedo l’ora ♥
Grazie a chi continua a seguire questa raccolta e perdonatemi se vi ho fatto aspettare tanto per l’aggiornamento, il Natale e le ferie mi hanno tenuta lontana da EFP!
A presto! ♥


Beta reading: Ilaria
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