Tutti contro il paradiso, ma prima, beviamoci sù!

di Urom99
(/viewuser.php?uid=1029472)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inviti ***
Capitolo 2: *** Takiun ***
Capitolo 3: *** Coincidenze? ***
Capitolo 4: *** Prima notte ***
Capitolo 5: *** Finché ci sono i fulmini... ***
Capitolo 6: *** Takiun 2? Agst 1? ***
Capitolo 7: *** Punizione divina p 1/ Takiun 3 ***



Capitolo 1
*** Inviti ***


Yukine rientrò nell'abitacolo silenziosamente: si tolse le scarpe lasciandole sull'uscio e fece capolino in cucina, sbirciando un po' ovunque nella speranza di non trovare il padrone di casa alzato.
Non era da lui, in realtà; ma d'altro canto quel dio era imprevedibile sotto ogni aspetto, infondo erano passati poco meno di dieci anni da quando gli aveva dato un nome, Yukine aveva imparato a conoscerlo a fondo.
Difatti, quello che un tempo era un dio senza fama, era lì seduto nell'oscurità dell'unica camera da letto, che lo fissava.
I suoi incantevoli occhi blu sfidavano il buio senza riserve, mostrando una luce più inquietante che mai, che avrebbe fatto accapponare la pelle a qualunque strumento divino, ma, ovviamente, Yukine era l'eccezione.
“Ma guardati e tu vorresti diventare un dio della fortuna?” ridacchiò Yukine, anche se leggermente nervoso a causa di quel buio soffocante.
Entrò nella stanza, posando la spesa sul pavimento, sfiorò, poi, l'interruttore senza premerlo.
Restò un poco davanti a quel grosso bottone bianco, di schiacciarlo non se ne parlava: il percorso intrapreso per sconfiggere le sue debolezze era duro, ma non intendeva rinunciarci. Se non fosse diventato forte...
Fu Yato a premere le dita sopra le sue ed accendere finalmente la luce della stanza, il biondino lo guardò riluttante per poi prendere i congelati dalla busta della spesa e metterli dentro al piccolo frigo in cucina.
Rispetto alla casa spaziosa e accogliente della dea della sfortuna in cui avevano alloggiato per oltre due anni, poco dopo la sua pseudo resurrezione, la loro dimora poteva dirsi alquanto modesta.
Nonostante ciò Yukine non aveva dimenticato le notti passate all'aperto, ospiti di templi altrui per ripararsi dagli spettri della notte.
E proprio per questo motivo quella piccola abitazione era diventata per lui un rifugio più che dignitoso in cui vivere.
“Che c'è per cena?” chiese speranzoso Yukine con lo stomaco che brontolava già, non ci sperò troppo in una risposta, Yato era in una di quelle giornate in cui era meglio lasciarlo stare.
Infatti il dio delle calamità, si limitò a prendere un paio di biscotti dalla credenza per poi porgergli al dodicenne, che li guardò rassegnato prima di prenderli, per poi vedere il suo padrone scomparire nuovamente nella stanza, che spense la luce.
Non si degnò nemmeno di mangiarli, quei biscotti, li posò sul kotazu ed entrò senza troppe cerimonie nella stanza oscura.
Il suo compito quotidiano da strumento benedetto andava iniziando anche quel giorno:
“Muovi il culo ed esci di casa!” urlò Yukine strattonandolo per i capelli, Yato si aggrappò al futon con scarsi risultati.
“No! Sto aspettando l'ispirazione!” si lagnò la divinità indicando tutte le tavole mezze finite del suo manga: Noragami.
“ Ma quale ispirazione, tu non hai fantasia, hai sempre disegnato quello che ti succedeva!”
“Come sei crudele Yukine- kun!”
“Esci di casa!”
 
Davvero, quel ragazzino era una belva quando si impuntava.
Yato fece appena in tempo a rendere cappotto e portafogli che venne, letteralmente, lanciato fuori dalla finestra.
 
 
……
 
Mentre camminavano per le strade della città, immersi nel gelo invernale particolarmente pungente quella sera, i due non dissero una parola.
Yato pensava a quello che gli sarebbe toccato fare da lì a due settimane, mentre Yukine teneva la testa bassa, timoroso quasi di proferir parola.
“Ho fame” osò dire ad un certo punto, proprio mentre passavano davanti alla zona della città indicata per tale bisogno.
“Potevi magiare a casa quello che ti ho dato” fece il dio con fare annoiato,
“tre biscotti in croce e neanche tanto buoni? Mi prendi in giro? Che razza di dio sei?!”
“un dio impegnato”
“tsk, ti piacerebbe! Ho dovuto pagare io l'affitto, questa mattina, mentre tu eri in giro a fare chissà cosa! Quindi, almeno, pagami la cena” si imputò Yukine, ma appena i suoi occhi ambra si posero nuovamente su uno Yato intento a mangiare in solitaria una scatola piena zeppa di takoyaki, la sua rabbia esplose.
“Razza di egoista!”
“Sono miei” sogghignò Yato non lasciandolo avvicinare,
“Questo è davvero ingiusto!” provò ad acciuffarlo, Yukine, lanciandosi letteralmente su di lui.
Ad accoglierlo, però, fu solo l'asfalto pieno di ciottoli su cui atterrò di faccia.
Il ragazzo si rimise seduto, tenendosi il naso tra le mani che per qualche miracolo non si era rotto, ma faceva comunque male.
Fissò truce Yato, che lo derideva dal tetto vicino, mangiando ancora uno o due polpettine; a dirla tutta in otto anni un paio di cose erano cambiate, prima fra tutte Yato.
Era diventato insopportabile.
Non si poteva dire proprio che fosse cambiato in realtà, forse Yukine si sentiva maltrattato più del solito perché, dopo che si erano trasferiti in quella nuova città, nessuno gli dava più supporto.
C'era anche da dire che questo fatto lo aveva aiutato a maturare in tutti i sensi, ma d'altra parte rimaneva sempre un dodicenne.
Poco più che un bambino e questo Yato finiva col dimenticarlo fin troppo spesso.
“Ahi...” gli bruciavano tantissimo gli occhi, forse gli era entrato qualcosa, qualche lacrima scese tranquilla lungo il viso minuto del biondino.
Che non poté vedere Yato sbiancare ad una velocità impressionante, ma sentì chiaramente il dio che lo sollevava da terra.
Ora era seduto sul suo avambraccio mentre si strofinava gli occhi,
“Ne, Yuki-kun, torniamo a casa? Sei stanco?”
Lo chiamava davvero raramente in quel modo, faceva strano, ma quando succedeva sentiva l'influenza del dio farsi più pronunciata e si ritrovava ad essere più mansueto del normale.
“Yato- san tu...”
“Mh?”
“Non capisci un emerito cazzo! Mi è entrato un qualcosa nell'occhio ,e tu,invece di renderti utile, mi tratti come un poppante! Ma la vuoi finire?!”
Si insomma, l'effetto era comunque molto breve.
“Motivo in più per tornare a casa”
“Nooo, io voglio vedere i mercati natalizi!”
“Ora chi è che sta facendo il poppante?”
“Non sono un poppante, ho più di 20 anni!” disse orgoglioso Yukine, continuando a sfregarsi l'occhio.
“ È una gara tappo? Io supero i mille”
“Chi hai chiamato tappo? Dio da quattro soldi bucati?”
“UH? Osi insultare il tuo padrone?”
“No! Ti sto lodando!”
“Piccolo bastardo, come sarebbe a dire?”
“Chi dice la verità loda dio”
“Dopo questa andiamo decisamente a casa”
“Ti rode perdere, eh?”
“Guarda lassù” disse Yato alzandogli il mento con un dito; Yukine colpito da chissà quale forma di estrema ingenuità volse lo sguardo verso le stelle, trovando solo un cielo coperto da nuvole bianche.
“Dici che nevicherà? AHI!” il biondo si portò una mano sull'occhio ferito, trovandolo libero da qualsiasi cosa fosse entrata precedentemente.
“Era solo una ciglia, esprimi un desiderio?” sorrise il dio incamminandosi verso casa, lasciando che il ragazzo si aggrappasse a lui come un koala.
“Vorrei tanto rivedere Iki Hiory – san e koffku-sama, Bishamon- sama e Kazuma san... Io vorrei rivederli tutti” pensò il piccolo soffiando via quella piccola ciglia fastidiosa.
“Ho fame, voglio mangiare” disse, invece, sbuffando sulla spalla del moro.
“Quanto sei noioso Yukine”
“Dove hai messo quei Takoyaki?”
“Mi sono caduti quando ti sei messo a frignare”
“Non stavo frignando!”
“Certo certo”
“Non frignavo...I ventenni non frignano!”
“Già e non si fanno neanche portare in braccio, vuoi scendere si o no?” borbottò il dio cambiando braccio con cui tenerlo.
“No, sono comodo”
“Ah senti, spero tu abbia la grazia di accompagnarmi...” aggiunse, un poco imbarazzato.
“Cosa?”
“Festeggeremo il capodanno con gli altri, mi hanno invitato giusto un paio di giorni fa”
“Eh, davvero? Dove? E chi ci sarà?” chiese Yukine più che gioioso della notizia.
“Troppo entusiasmo marmocchio, non sono neanche sicuro di volerci andare”
“Yato-sama, per favore, non chiedo altro” lo supplicò il ragazzino di punto in bianco, puntando le proprie iridi dorate contro quelle blu oceano della divinità.
“Ah, tu sai proprio come prendermi, non è così?” Yukine sorrise e si fece rimettere a terra, tanto per dare un minimo di veridicità alle suo parole.
Ripresero a camminare verso casa, uno affianco all'altro.
Appena Yuki scorse una bancarella che vendeva Mantou a buon mercato, ne prese un paio con gli ultimi risparmi che gli rimanevano e ne porse un al suo padrone, che fortunatamente, ebbe la grazia di rifiutare.
Mentre mangiava, Yato riprese a parlare.
“Andremo da Koffku, ci saranno un bel po' di divinità: la stalker psicopatica, il vecchio Tejin, Ebisu-chan, quel pazzo fulminato di Takemikazuchi e poi, ovviamente, Koffku.
Oh, e i loro Shinki”
“Non vedo l'ora di rivedere Kazuma- san, Mayu-san e Kiun-san! Dici che Kiun sarà diventato uno strumento benedetto?”
“Nah, quel coglione di Take si sarebbe fatto sentire per tutti i cieli se fosse successo”
“Hahaha, hai ragione! Sarà uno spasso”
"E riguardo a quella cosa..." aggiunse il moro diventando serio tutto ad un tratto,
"Lo so, Yato, lo so"

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Takiun ***


TAKIUN




Takemikazuchi era quel tipo di persona che tendeva, naturalmente, al sadismo.
Kiun poteva benissimo affermare che questa dote, assieme alla presunzione, ce l'avesse sempre avuta addosso fin da quando si era reincarnato.
Il dio dei fulmini camminava avanti e indietro in mezzo alla sala con un sorriso malefico stampato sul volto, tra le mani teneva un invito abbastanza rudimentale che aveva ricevuto appena una settimana prima. Scritto a mano, dall'unica divinità che conosceva, talmente tirchia o povera che fosse, da non avere la grazia di fare le cose con un minimo di stile. Degno di un falso dio, insomma.
I dodici anziani se ne stavano in ginocchio alla base della stanza, composti e perfettamente seri, anche se dentro di loro non potevano vantare la stessa compostezza.
“Sarei ben felice di concedervi le vostre meritate ferie natalizie” incominciò il dio diffondendo il panico nelle menti degli Shinki, Kiun alzò d'istinto un sopracciglio a quelle parole.
“Ma quali ferie?” si ritrovò a pensare fermamente, incontro nell'atto gli occhi del suo padrone che lo guardavano con una certa ironia.
Si ritrovò ad aprire la bocca senza averne davvero voglia, gli altri anziani non sembravano propensi ad attaccar briga a così pochi giorni dalle feste natalizie.
“Problemi con il cielo?”
Kiun ci sperava, questo avrebbe placato gli animi in un istante, non ci sarebbe stata una sola lamentela.
“Lo vorrei tanto...No, si tratta di una festa, uno di voi mi deve accompagnare” sentenziò il dio voltandosi un momento, per assaporare pienamente quel sentore di smarrimento nei cuori degli anziani, era una sublime vendetta. Voleva lasciarli cuocere nel loro brodo di rabbia e impotenza per poi...
“Perché signore, ha paura di perdersi?” il padrone si voltò di scatto aprendo il ventaglio davanti al volto, platealmente. Per poi lanciare alla sua guida una brutta, bruttissima occhiata.
Il biondo deglutì un blocco d'aria che gli mozzò il respiro, davvero, quel giorno la sua bocca non voleva restarsene chiusa. Nella sala piombò una tensione, forse cinque o dieci volte superiore a quella che l'aveva preceduta. Era una lotta di sguardi, gli occhi di Takemikazuchi, rossi come il sangue che penetravano in quelli così particolari di Kiun che, nonostante lo sforzo e la tentazione di distogliere lo sguardo, resistevano.
“E grazie Kiun per esserti offerto volontario!” annunciò il dio, mentre il biondo riponeva con gratitudine gli occhi al pavimento, era riuscito a non perdere la faccia davanti agli anziani e questo era fondamentale perché lo rispettassero e lo lasciassero lavorare.
Sekiun prese la parola attirando su di sé l'attenzione di tutti
“E le sembrava il caso di scomodarci tutti e dodici per una frivolezza simile?”
Alcuni Shinki presero a bisbigliare tra loro, Kiun trovò la cosa molto irritante e non fu il solo.
“Cos'è non posso, forse?” fu la risposta veloce del dio,
“Se posso permettermi, il suo comportamento è a dir poco infantile”
“Non puoi” rispose duro, mentre qualche piccola saetta si materializzava spontaneamente lungo il suo corpo.
Sekiun lo fissò incattivendo lo sguardo, dall'incidente del cielo di sette anni prima il dio si era fatto più autoritario e ribelle e la cosa non gli piaceva per niente, anzi, forse lo spaventava.
Kiun, tenendo d'occhio l'Anziano si rivolse al dio cercando di calmare le acque.
“Padrone, dove e quando si svolgerà quella festa di cui parlava?”
“Sulla terra, il 25 dicembre, nella dimora della dea della povertà” rispose velocemente il dio, riprendendo a sventolarsi col ventaglio, anche se non ce n'era alcun bisogno, era inverno.
Sekiun non resistette oltre digrignò i denti sibilando un velenoso: "Dea della povertà", per poi alzarsi e lasciare la sala indignato, seguito da un paio di Shinki.
“Oh, ma che peccato! Volevo fargli l'elenco del resto degli invitati, ma pazienza” ridacchiò Takemikazuchi per niente dispiaciuto,
Kiun affondò il viso nei palmi delle mani, sollevato per lo scontro evitato, stava diventando sempre più difficile con quei due.
 
 
 
 
 
…..
 
Takemikazuchi entrò nella stanza proprio mentre il biondo stava preparando le valige.
“Che diavolo fai?” chiese il dio accigliato, appoggiandosi allo stipite della porta.
“Non è ovvio? Faccio i bagagli, se ha davvero intenzione di rimanere sulla terra per qualche giorno avrà bisogno di indumenti di ricambio”
“D'accordo, ma perché due valigie?”
“Preferisce che i nostri vestiti vengano mischiati?”
“Vuoi davvero venire con me?” chiese il moro sorpreso, indicandogli i vestiti che voleva portare.
“Ho altra scelta?” domandò lo shinki stranito, piegando ordinatamente gli indumenti richiesti.
“Da adesso non più" ridacchiò il moro dandogli un colpetto sulla spalla, pretendendo i vestiti che aveva in mano la sua guida.
“Ovviamente” sospirò il biondo, consegnando il carico.
Kiun lo osservò scomparire dentro il bagno, sembrava essersi calmato.
Il dio si svestì ed entrò nella vasca appena riempitasi, rilassandosi immediatamente.
“Penota un hotel”
“L'ho già fatto” rispose il biondo entrando a sua volta nella piccola stanza.
“E quale hai scelto?” chiese il moro senza spostare lo sguardo dalla sua figura.
“Quello che più mi aggradava”
“Vedo che le mie opnioni vengono prese molto in considerazione”
Lo Shinki prese qualche boccetta di vari prodotti per capelli dalla mensola sopra al lavandino, fatto questo si inginocchiò su pavimento umido.
“Non ce n'è bisogno, sono in grado di lavarmi i capelli”
“Oh, certo, per questo prima di immergersi aveva, responsabilmente, preso i prodotti adatti” rispose lo Shinki roteando gli occhi, Takemikazuchi era peggio di un bambino.
“in realtà” sorrise il dio estraendo dall'acqua una bottiglietta di shampoo per poi rigettarla in acqua con un'espressione divertita “l'ho fatto”.
Ne seguì un attimo di silenzio in cui Kiun non sapeva se sentirsi imbarazzato o estremamente imbarazzato, scelse la terza opzione, a costo di rimetterci la reputazione. Tuffò la mano, senza pudore, nella vasca, frugando un po' a destra e a manca, sotto lo sguardo confuso del dio.
"Ehm, cerchi qualcosa?" chiese il moro, sentendo la mano dello shinki toccare cose che per il suo bene era meglio che rimanessero a riposo.
Trionfante Kiun estrasse la bottiglietta incriminata e la lesse assaporando quel momento, la scritta 'sapone' primeggiava in bella vista, inoltre era vuota, qualcuno doveva averla dimenticata. Take distolse lo sguardo consapevole di essere stato scoperto e Kiun non disse nient'altro, anche se quel sorrisetto saccente diceva tutto. Riprese in mano i prodotti e si mise a lavoro.
Era bravo a fare quella cosa, tremendamente. Non succedeva poi così spesso che fosse proprio Kiun ad occuparsi di certe cose, normalmente lo facevano i novizi o comunque gli addetti alla casa. Kiun era sempre in prima linea in battaglia, come guida, addestratore o qualsiasi altra cosa.
Nonostante questo, quel biondino se la cavava splendidamente anche in quel campo, anzi, era il migliore. Grazie a quelle mani il tempo si fermava e tutto lo stress svaniva nel nulla.
"Gli occhi" lo avvisò Kiun sciacquandogli i capelli con estrema calma, senza smettere di massaggiarli la nuca. Il dio li chiuse senza protestare, anche se sapeva che era un trucco, Kiun non era mai così gentile.
Mai.
La magia si infranse appena il dio sentì l'acqua ritirarsi,
"Mi spiace, ma devo prepararmi anche io, signore" si giustificò la guida dando un avambraccio per aiutare il dio ad uscire, Take roteò gli occhi, ma accettò l'aiuto.
" Potevi semplicemente unirti a me" Kiun non sapeva spiegarsi se fosse stato per il vapore che riempiva la stanza la causa di quello strano calore che gli imporporava le guance.
“hahaha sei arrossito, ma che carino~”
“Nient'affatto” rispose il biondo distogliendo lo sguardo,
“Non mi hai risposto, però...”
“La prossima volta”
“Guarda che ci conto”
Kiun fece per lasciare la stanza, ma la voce del dio lo raggiunse.
"Dopo che hai finito torna qui, dobbiamo parlare di quella questione"
"Non solo, dobbiamo parlare anche di quelle saette di poco fa" affermò lo shinki risoluto incrociando le braccia.
"Ma se sei tu ad aver insistito per la storia dei miei fulmini!"
"C'è modo e modo"
"Come ti pare" rispose il dio stizzito, non volendo mettersi a litigare.
Non c'era UNA volta che quello shinki facesse qualcosa per lui, senza che si dovesse aspettare l'apocalisse sceso in terra.
Ora avrebbe dovuto sorbirsi una valanga di cazzate sulla politica che avrebbe dovuto adottare con gli anziani, quando aveva cose ben più importanti a cui pensare.
 
 
….............
 
“Sapevo che si sarebbe perso, siamo a più di venti chilometri dalla destinazione” sbuffò Kiun guardando la mappa sull'iphone,
“Magari l'ho fatto apposta”
“E a che scopo, se posso chiedere?” chiese l'altro per niente convinto.
“Facciamo un gara” disse l'uomo determinato, guardando lo Shinki con un'aria di sfida.
“Una gara?"
"Paura di perdere biondo?"
"Mi ha appena chiamato biondo?" pensò la guida contrariata
"Quando perderà, signore, non venga a lamentarsi con me" stabilì, poi, vagamente seccato.
“OKI”
...............
 
Iki Hiyori si bloccò in mezzo alla strada con due buste della spesa in mano, non le sembrava vero.
Due giganteschi fasci di fulmini si stavano dirigendo verso la città, parevano attocigliarsi tra loro con movimenti innaturali, eppure così familiari.
“Ma che tempesta enorme che sta arrivando, speriamo non ci sia brutto tempo durante le feste!” escamò l'amica accanto a lei.
“Quei fulmini” mormorò la giovane donna “non ti sembrano due draghi?”
“Draghi? Certo che ne hai di fantasia tu!”

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Coincidenze? ***



Coincidenze? Io non credo







“Viina, l'hotel dovrebbe essere qui accanto” disse Kazuma indicandole la via.

Yato aveva dato ben poco preavviso, prenotare una stanza in un hotel era stato un vero inferno, per non parlare dei prezzi esorbitanti dati dal periodo natalizio.
Appena Kazuma aveva trovato un annuncio ci si era lanciato senza ragionarci troppo, anche se era sprovvisto di foto ed informazioni.
Avevano infilato nelle valige chissà quanti litri di disinfettante, o meglio, Kazuma lo aveva fatto mentre Bishamon lo guardava accigliata.
Nonostante ciò, alla vista dell'edificio stabile e accogliente i due tirarono un respiro di sollievo. Sensazione che scomparve non appena entrarono nella hall,
“Oi fulminato, cos'è vuoi combattere?” urlò uno Yato in vena di fare a botte, sguainando Sekki senza badare all'ambiente circostante.
“Sicuro di poterti permettere di alloggiare qui, falso dio?” rise Takemikazuchi trasudando elettricità da tutti i pori, sovraccaricando ogni singolo oggetto elettrico nei paraggi.
“Dimmi Kazuma” lo interpellò la dea chiudendo gli occhi per togliersi dalla vista quello spettacolino da quattro soldi.
"Si, signora?” rispose lo shinki ridacchiando nervosamente
“Pensi forse che avere quel pazzoide come vicino nel Takamagahara non sia abbastanza?”
“No, mia signora, comprendo il suo disagio”
“Allora perché continuiamo ad incontrarlo?!” si impuntò la dea attirando l'attenzione delle altre due divinità.
“Anche tu stalker? Cosa ti spinge a perseguitarmi?”
“Io perseguito te? Sei tu che continui a spuntare a caso!” lo additò la dea spingendolo contro il muro.
“Per tutto il paradiso, sembrate dei bambini” sospirò Tenjin, fumando tranquillamente la sua pipa, appoggiato al corrimano della scala a chiocciola che portava ai piani superiori.
“AH? Tomone, ti fai ancora slinguazzare da quel vecchio pervertito?”
“E' Mayu!” fece presente la ragazza una volta che ebbe ripreso forma umana.

Dopo essersi pestati un po' a vicenda le divinità si diedero un contegno, recuperando le chiavi delle loro stanze. Nessuno si era accorto della loro presenza finché Yukine con impazienza suonò ripetutamente il campanellino sulla scrivania della reception. Un uomo grasso e tozzo a vedere tutte quegli svitati vestiti in modo così strano, comparire all'improvviso di fronte ai suoi occhi fece un piccolo saltello all'indietro, scusandosi per non averli notati prima. E domandandosi pure come accidenti avesse fatto!
Ci fu un po' di confusione, ma alla fine le divinità riuscirono ad avviarsi.

Takemikazuchi aspettò di arrivare alla porta della camera prima di interpellare la sua guida.
“Kiun, cos'è questa?” chiese lievemente imbarazzato rigirandosi l'oggetto tra le dita.
“La chiave?” rispose il biondo senza battere ciglio
“Kiun questa non è una chiave, è una dannata carta!”
“Che è la chiave della stanza” continuò pazientemente la guida.
“Puhahahhaha, ma in che mondo vivi Take?” rise Yato passandogli alle spalle, seguito dalla sua Haufuri piegata in due quanto il dio.
“Io lo ammazzo!”
“Lasci correre”
“Passi la carta nella scatola” suggerì poi indicando l'oggetto incastonato tra la porta e il muro.
“Cos'è un bancomat?”
“Mi stupisci, sai cos'è un bancomat” sorrise sorniona Bishamon passandogli affianco, seguita a ruota da Kazuma caricato come un mulo a portare fin troppi bagagli.
“Tornatene dal tuo orecchino!”
“Dal mio strumento benedetto vorrai dire...”
“Tzè, non attacca”
“Certo che no, è un orecchino, padrone” si intromise Kiun sorridendo, Bishamon rimase un attimo imbambolata per poi girare l'angolo senza dire una parola.
“Cattivissimo” si complimentò il dio entrando finalmente nella camera,
“Ho imparato dal migliore”
“Direi quasi che è il contrario, sai?” disse il dio sedendosi sul letto, era comodo, ma continuava a preferire i futon a quei giacigli rialzati.
“Mi riferivo a Sekiun-dono, senza offesa, padrone”
“Mhp, non posso fartene un torto”.





“Perchè non hai detto niente, non puoi lasciarti mettere i piedi in testa da quello!” ringhiò Bishamon furente, entrando nella minuscola stanza.
“Mia signora, quello è Kiun, non che abbia molte speranze” sospirò Kazuma cominciando a disfare le valigie,
“Lo hai già battuto” gli fece presente la divinità guerriera.
“E poi non ha detto nulla di sbagliato” continuò il moretto
“Gli abbiamo già lasciato una cicatrice”
“Sarebbe irrispettoso da parte mia insultarlo”
“In mezzo alla faccia”
“Viina, che ne diresti di dormire?”
“Stai sopra o sotto?” lo liquidò la dea della guerra,
Lo shinki arrossì nel giro di un millisecondo,
“Cos-?”



Gruppo di Whatsapp degli Shinki : Sventiamo l'apocalisse.




Mayu: e la prima parte del piano è andata!


Daikokku: siete ancora tutti vivi?


Yukine: sì


Kiun: straordinariamente


Kazuma: stento a crederci


Daikokku: Ebi-chan sta bene?


Yukine: Io non l'ho visto


Mayu: io neppure, magari arriverà domani


Kiun: O magari è morto


Daikokku: …


Mayu: ...


Kazuma: Tu... Che problemi hai?


Kiun: è una possibilità, muore molto spesso


Daikokku: sei davvero adatto al tuo padrone, bro


Kiun: Grazie


Mayu: dubito fosse un complimento


Kunimi: il mio giovane padrone sta riposando


Yukine: sia ringraziato il cielo


Kiun: in realtà, vi ricordo, che è stato proprio il cielo a decidere di farlo fuori


Yukine: potresti smetterla?


Kiun: di fare cosa?


Mayu: ok...


Kazuma: anche voi avete avuto dei problemi con i letti? Ho come l'impressione che ci siamo scambiati le stanze


Yukine: Direi...


Mayu: in effetti il padrone aveva prenotato un matrimoniale, ma nella stanza ci sono due letti singoli, sono piuttosto sollevata in effetti.


Kiun: è probabile che le nostre camere si siano effettivamente scambiate nella confusione di prima...


Mayu: Oddio, mi spiace Kiun, se vuoi lo comunico a Tenjin-sama


Kiun: Non preoccuparti, non potrei mai crearti un disagio simile


Daikokku: Mi stupisci biondo


Yukine: ok, noi siamo in una suite costosissima; è praticamente impossibile che quel pezzente del mio padrone abbia abbastanza grana per pagare... A chi l'abbiamo fregata?


Kazuma: Letti a castallo, Yukine, perché?


Yukine: Letto matrimoniale, Kazuma, perché?


Daikokku: sei un marpione


Mayu: Davvero Kazuma? Non me lo sarei mai aspettato


Kiun: In realtà era piuttosto evidente


Kazuma: io...


Kiun: blasfemia pura


Kazuma: vado a dormire.






Gruppo Whatsapp delle divinità: Casinisti


Koffku: perchè nemmeno Yatino è venuto a dormire qui?


Yato: porti sfiga


Takemikazuchi: non dovresti trattare una signora in questo modo
 
Yato: ma sta zitto che senza Kiun non sai nemmeno aprire una porta


Bishamon: posso confermare la cosa


Takemikazuchi: cos'è un'alleanza amorosa?


Tenjin : non ci sei andato troppo lontano


Yato: ma che spari vecchio pervertito? Stai sempre a impurtunare Tomone


Tenjin: Se Mayu preferisce me a te, dovresti farti due domande


Takemikazuchi: colpito


Ebisu: e affondato!


Yato: Ebi-chan! Sei arrivato a destinazione?


Ebisu: sì, sono nel vostro stesso hotel


Bishamon: come lo sai che è lo stesso? Non ti abbiamo neanche intravisto


Ebisu: ho sbirciato nel telefono di Kunimi, i nostri shinki hanno architettato tutto


Koffku: anche Daikokku?


Ebisu: soprattutto Daiokku


Yato: Io direi di fargliela pagare


Bishamon: E in che modo, idiota? Non possiamo andarci troppo pesante, siamo sotto natale


Koffku: confermo, a Daikokku piace davvero molto il natale

Takemikazuchi: Ma che divinità guarriera sei? Falso dio, io propongo una punizione divina in vecchio stile

Yato: per una volta, sono d'accordo con te

Tenjin: come vi pare, ma chi mi ha rubato la mia suit matrimoniale?
 
Yato: non so di che parli









 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Prima notte ***



Prima notte


Yato si tuffò sul morbido letto matrimoniale dalle suntuose coperte vellutate, erano in tema natalizio, rosse e bianche.
“Morbidissime!”
Yukine lo guardò male, scansandosi appena per evitare il contatto fisico con il dio, perso nel suo rotolarsi senza scopo.
“Dovremmo…” cominciò prendendo un bel respiro e fissando sempre peggio il suo dio che si era impossessato del frigo bar,
“Restituire la camera a Bishamon-sama”   Yato neanche si voltò a guardarlo, impegnato a gettarsi alle spalle contenitori vuoti e lattine mezze scolate.
“Oi…” lo richiamò lo Shinki, venendo ignorato di nuovo, mentre il dio continuava a fere il bello e il cattivo gioco in quella stanza che non aveva pagato.
“Te la vuoi mettere contro ancora una volta? Non ti sembra di averci lottato già abbastanza?” gli fece notare nuovamente, sedendosi a gambe incrociate sul letto, che ad essere sinceri era davvero morbido. Ci poggiò una mano e prese ad accarezzare le coperte, gli evocavano una vecchia immagine, di una ragazza che l’aveva ospitato e se ne era pentita, quasi otto anni prima e…
“No, la stalker sta dalla nostra ora” gli rispose il moro stendendosi sul divano supplementare di quell’enorme suit, sorseggiando una birra ghiacciata.
Yukine si ridestò, togliendo di scatto la mano dal tessuto e riportando l’attenzione al suo padrone.
“Per l’appunto!”
“Se la cosa ti consola, abbiamo rubato la stanza del vecchio Tenjin, con Bishamon non centriamo nulla” sogghignò Yato,
“Abbiamo? Tu HAI rubato! Un dio della fortuna non lo farebbe!” gli fece presente Yukine saltandogli addosso furioso.
“Quando lo diventerò per davvero, smetterò” assicurò il moro sorridente, strizzandogli le guance come una vecchia zia.
“È proprio smettendo che lo diventerai, imbecille!”
“Chi me lo assicura?”
“Sta di fatto che Bishamon ha i nostri letti e Take ha la stanza…a questo punto di Bishamon e Tenjin ha quella di Take! Ti rendi conto del casino che hai combinato, razza di idiota?!”
“Suvvia, l’unico che ci perde è Kazuma, vedrai che mi perdonerà” lo liquidò il dio uscendo dalla stanza.
“Yato!”
Appena fuori, estrasse il cellulare dalla tasca della tuta, gli era arrivato un messaggio abbastanza particolare.
 
Tomone: Grazie Yato-sama

Yato: Non l’hai ancora mollato quel vecchio?

Tomone: Te l’ho detto, lo farò dopo le feste

Yato: Promettilo

Tomone: Promesso

Yato: Ok, notte Tomone

Tomone: È Mayu!

Yato: Ancora per poco ;)
 
… ... ...

Letti a castello, letti a castello, dannatissimi letti a castello da quattro soldi.
Aveva usato la scusa della camera senza foto per giustificare un letto matrimoniale, non dei dannati letti a castello.
“È divertente dormire così” sorrise Bisha spuntando da sopra,
“Già, sembra di essere in un ostello” rispose il ragazzo con un aspro tono sarcastico, riponendo gli occhiali sul comodino sbilenco. Tutto in quella stanza sembrava cadere a pezzi e la cosa peggiore erano le storie di Yato su Whatsapp, intento a godersi una camera super lussuosa. 
Tono che non sfuggì alla divinità guerriera che corrugò la fronte e ripose la testa sul cuscino.
Nel farlo le balenò in testa un’idea niente male.
“Sai, se tu imparassi a tenere testa a quel biondino impertinente, magari, potrei andare a reclamare la stanza che ci hanno rubato.”
“Padrona, importunare Yukine-kun e Yato-sama non mi sembra l’idea migliore, sono nostri alleati”
Bishamon stette un attimo in silenzio e rielaborando le parole della guida realizzò che di biondi ce ne erano davvero parecchi, nei tempi che correvano.
“Mi riferivo a Kiun” puntualizzò la dea.
“Ancora peggio”
“Perché ti spaventa così tanto? È solo un semplice Shinki come gli altri”
“Un semplice shinki che può diventare un drago gigantesco fatto di fulmini” pensò Kazuma tra sé e sé, per poi rispondere in un altro linguaggio.
“Non mi spaventa, lo rispetto”
“tsk, mettiamola così Kazuma, se lo affronti dormiremo nello stesso letto”
“…”



… … …
 
 
“Strana coincidenza ritrovarsi tutti nello stesso posto, non è vero Kiun?” disse il dio del fulmine squadrando la sua guida.
“Cosa dovrei dirle padrone?” sbadigliò lo shinki cambiandosi i vestiti con alcuni più sobri e occidentali, solo per dormire.
“La verità o patirai le pene dell'inferno” lo ammonì Take afferrandogli l'avambraccio e stringendo con forza la presa,
“Quindi normale rutine” sorrise il ragazzo mantenendo un buon contatto visivo, era abituato alle sue minacce, dopo 1200 ci aveva fatto il callo.
“Prova a mentirmi e ti sbrano, Kiun” aggiunse il dio stritolandolo sotto la sua presa.
“Ngh, mi sta facendo male” appena Take lo vide piegarsi lo lascò andare, per poi tirargli una spallata e sparire nel bagno.
“Guardi che se non mette le ciabatte prenderà un sacco di funghi ai piedi” lo avvertì Kiun porgendo davanti a sé un paio di infradito.
 Il moro a quelle parole fece dietro-front in un nanosecondo strappandogli le ciabatte dalle mani, poi ringhiò e si sbatté la porta alle spalle.
“Si ringrazia!”
“Vaffanculo!”
Kiun squadrò la porta bianca del bagno di sottecchi, ispezionò poi, il segno rossastro che gli aveva lasciato il suo padrone sull’avambraccio, sperò scomparisse a breve, ma ne dubitava fortemente.
Sospettava qualcosa, no, forse sapeva qualcosa.
A quel punto doveva decidere cosa era più importante, la fiducia del suo padrone o la salvezza del pianeta terra.
Senza prendere una decisione si distese sul letto e si guardò intorno, la camera era modesta, ma confortevole. Nell’angolo c’era un piccolo armadio vuoto, lo sguardo gli si posò poi sulle valigie sfatte, lo shinki sospirò e combattendo con il suo più grande nemico, la pigrizia, si alzò dal letto.
Ignorò completamente il proprio bagaglio e si concentrò su quello di Take, giusto il tempo di una doccia e aveva finito.
Difatti quando il dio dei fulmini uscì dalla piccola stanza, Kiun era nuovamente disteso sul letto, con gli occhi semi chiusi, pronto a partire per chissà quale luogo.
 “Dove sono i miei vestiti?” pretese il dio, trovando la valigia vuota, se era uno scherzo gliela avrebbe fatta pagare il doppio.
“Armadio” mugolò Kiun voltandogli le spalle.
“Mph, hai fatto qualcosa di utile oggi, sono meravigliato” aprendolo trovò i vestiti per la notte ben ripiegati in un piccolo cassetto assieme alla biancheria, il resto era stato appeso agli attaccapanni.
Aveva fatto un buon lavoro, davvero niente da dire.

C’era sicuramente sotto qualcosa.

Ora che la sua collaborazione con quel manipolo di idioti era confermata, tanto valeva dare il via al piano.
Soffocò una risata malvagia e si voltò con i peggiori intenti… Che crollarono alla vista di un Kiun rannicchiato a sonnecchiare sul letto sopra le coperte, oltretutto, con quel pigiama era assurdamente tenero.
Lo aveva comprato apposta?
Piccolo bastardo, era possibile.
Si infilò un paio di pantaloni a caso e si avviò a sua volta, notò immediatamente il segno rosso sul braccio mezzo scoperto di Kiun e distolse lo sguardo sospirando.
Lo sfiorò, facendo mugugnare il biondo, era caldo, gli sarebbe spuntato un livido l’indomani.
Ferirlo fisicamente era escluso dai suoi intenti, non lo aveva fatto di proposito, perché diavolo gli shinki erano così fragili nella loro forma umana? Un padrone violento non era esattamente ciò che uno shinki desiderava, punizione meritata o meno, c'era un limite a quello che avrebbe potuto fargli, per questo Kiun riusciva a rapportarsi in quel modo con lui. 
Vendetta rinviata.
Si sedette nel lato libero del letto, sollevò la sua guida senza sforzo, per poi riporla sotto le coperte; prese la bibbia dal cassetto, la gettò fuori dalla finestra ed, infine, spense la luce.

 
 
 
 
 
Nota dell’autrice.
Io dovrei studiare per gli esami… Cazzo

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Finché ci sono i fulmini... ***


Finché ci sono i fulmini






Yato e Tenjin se ne stavano soli, appena fuori dalla porta dell’hotel, era notte tarda e di persone che girovagavano alla ricerca dell’ultimo regalo non c’era più traccia.
Yato guardava il cielo in contemplazione, il fioco bagliore della luna si percepiva comunque, anche dietro a tutta quella moltitudine di nuvole minacciose.
Tenjin si sistemò la barba grigia, armeggiando con la sua pipa, non si trattava di Mayu, ma di un oggetto antico che l’aveva sempre accompagnato sin dalla sua nascita come divinità. Il tabacco si sprigionò nell’aria, salendo verso il cielo, accompagnato dal vento e dall’oscurità, Yato ne fiutò l’odore e si voltò verso il vecchio dio con un’aria schifata.
“Trovati un’area fumatori, nicotinomane!”
Tenjin sorrise, ma non disse nient’altro, era una bella serata, nulla poteva rovinarla.
“Se non ci fossero tutte queste maledette nuvole…” mormorò Yato unendo le mani in preghiera “sai che bella luna piena”.
Tenjin spalancò gli occhi un secondo per poi ridimensionarli, allargando quel sorriso “Non puoi pretendere di invitare uno come Takemikazuchi ed aspettarti bel tempo.”
Yato si lasciò scappare una breve risata, finché non vide il corpo del vecchio dio cadere tra i ciottoli e affianco a lui una piccola bibbia.
“Tenjin?”
“Ops, scusa vecchio sarà colpa di tutte queste nuvole, non ti ho visto” sorrise beffardo il dio dei fulmini dal piccolo balcone sopra di loro, Tenjin si rialzò fissandolo con cattiveria, mentre Yato raccolse il piccolo libro rispedendolo al mittente, colpo che venne intercettato con nonchalance e rilanciato.
“I vostri shinki?” li interpellò Tenjin, ignorando la ridicola pseudo sfida tra i due, utilizzando un testo sacro di un’altra religione per giunta.
“Dopo il viaggio assurdo che abbiamo fatto Yukine è crollato” ridacchiò Yato schivando per pura fortuna un colpo diretto da parte di Take, sceso dal balcone con addosso soltanto dei semplici pantaloni.
“Kiun ha fatto finta di addormentarsi, adesso sarà nella camera di qualche shinki a darci dentro” ghignò il dio, intraprendendo un nuovo scontro di wrestling con quel falso dio.
Tenjin li guardò da distante, ringraziando il cielo che quei due fossero disarmati, almeno finché Take non smorzò la lotta.
“Tutto qui?” chiese Yato canzonatorio
“Scusa falso dio, ma ho un lavoro da fare” detto questo si tramutò in puro fulmine ascendendo verso il cielo, sotto lo sguardo stupito dei presenti.
“Ci ha preso gusto a prendere quella forma” sospirò Bishamon camminando verso di loro con solo il cappotto sopra agli abiti da notte.
“Che svergognata che sei” la punzecchiò Yato
“Ma va’ a farti una doccia, che è meglio”
“Notizie dell’ultimo invitato?” chiese Tenjin senza perdere di vista Takemikazuchi che si svagava come un bambino.
“Non c’è da preoccuparsi, a lui piacciono le entrate ad effetto, arriverà” li rassicurò Yato guardando per l’ultima volta la luna.
“Quel bastardo è tuo padre dopo tutto” sogghignò Bishamon
“Se se, gli piacerebbe”
 
… … …
 
“È sicuro riunirsi proprio questa sera? Se ci scoprissero…” iniziò Kazuma sedendosi sul tappeto, in cerchio, tra gli altri.
“Appunto, mi sembra un po’ rischioso” lo sostenne Yukine, anche se a malincuore.
“Sono tutti fuori a vedere quanto caos può creare il mio padrone, non preoccupatevi, finché vedete i fulmini, siamo salvi” rispose Kiun velocemente, per poi armarsi di smartphone,
“Allora secondo il pian-”
“Ma scusa non dovresti esserci tu, lì fuori, ad assicurarti che non combini casini?” gli fece notare Mayu allibita.
“Dal suo punto di vista io starei dormendo, non mi prendo nessuna responsabilità” la liquidò il biondo,
“Come sarebbe?!”
“Ci sono tre divinità là fuori, nessuna di loro è pacifica, sapranno tenerlo a bada per qualche minuto”
“Quattro divinità, dimentichi Ebisu-sama” gli fece notare Kunimi.
“Ovviamente…” rispose il biondo roteando gli occhi “tornando a noi, la prima parte del piano si è compiuta con successo”
“Il problema viene ora” lo precedette Kazuma,
“Inoltre Koffku-sama non era nemmeno nei paraggi” considerò Yukine grattandosi la nuca nervosamente, guardando di tanto in tanto la finestra per essere sicuro che quei bagliori improvvisi continuassero.
“Questo è il problema principale” concordò Mayu “ se quella è nei paraggi andrà tutto a rotoli”
“Per non parlare del padre di Yato!” ricordò Yukine a tutti i presenti che si rabbuiarono fissando il pavimento.
“Io continuo a non capire Viina, quest’alleanza non ha senso…” mormorò Kazuma agitato, non voleva essere così emotivo, ma quella situazione era così surreale.
“Io me ne tiro fuori dopo le feste” li avvisò Mayu sicura.
“Mayu-san, perché?” chiese Yukine con una nota di smarrimento che fece sussultare la ragazza.
“Yukine-kun, io…” provò a spiegarsi senza riuscire a guardarlo i quegli occhi color nocciola, ora così feriti.
“Lascia perdere” la difese Kiun protendendo un braccio in suo favore, lasciandola di sasso, per poi rivolgersi a Yukine con uno sguardo piuttosto freddo.
“Ragazzo, non puoi pretendere che ogni singolo individuo si sacrifichi per la tua causa”
Yukine strinse i pugni e annuì, mentre Kazuma gli passava un braccio attorno alle spalle.
“Signori…” fece Kunimi interrompendo quello strano silenzio.
“Giusto, una volta arrivati nella casa della sventura, dovremmo attuare delle manovre contenitive:
- nessuno risponda alla chiamata, mai
- mantenete la calma
- non fatevi persuadere dall’incantatore, anche se lo consideriamo nostro alleato, non abbassate la guardia con lui” elencò Kazuma.
“Cancellate tutte le chat, ricreeremo il gruppo ogni giorno per non destare sospetti” aggiunse Kiun.
“Scusate…” riprovò Kunimi agitando la mano per attirare l’attenzione di tutti.
“Eh no belli! CASA DELLA SVENTURA LO DITE A VOSTRA SORELLA!” Urlò Daikokku in video chiamata, continuando, poi, ad urlare frasi sconnesse sul poco riguardo e sull’insensibilità di tutti.
“Scusate, credo che il bestione qui, stia cercando di dirvi che i fulmini sono cessati” disse una ragazzina minuta vestita con un kimono bianco e una fascia rossa, molto caratteristica, legata in vita.
Aveva uno sguardo provocatorio e seducente che stonava con il suo corpicino.
“NORA!” urlò Yukine scivolando velocemente all’indietro fino ad appollaiarsi sul divanetto della suit.
“Come è entrata?!” fece Kazuma scattando in piedi, pronto ad innalzare un confine.
I due sconvolti si voltarono verso gli altri Shinki in cerca di supporto, ma li trovarono già sulla porta pronti ad uscire.
“Ragazzi!” li richiamò il quattrocchi confuso.
“Se non sono in camera quando torna, Ebisu-sama, mi toglierà quelle poche vacanze che mi permette di avere!”
“Voglio licenziarmi, non essere licenziata, avrò bisogno delle credenziali per un nuovo impiego”
“Sono due mesi che non nomina la parola ‘ Haufori’ o ‘ Strumento benedetto’, non voglio rovinare tutto”
Dissero i tre, sparendo nel corridoio.
“Che prodi guerrieri che abbiamo come alleati” commentò Nora con forte sarcasmo rivolgendosi ai due Shinki rimasti.





Che l'ANGST abbia inizio miei prodi!
Pronti alla sofferenza? Pronti alla verità?
E soprattutto, pronti a vedere le nostre divinità preferite  prendersi la più colossale sbronza della storia del Giappone?
Bene, tutto questo nella prossima puntata... Forse dovrei elevarlo a ratigs arancione...


Il programma è stato sponsorizzato da Ebisu-Koffku, la sfortuna a portata di uno schiocco di dita.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Takiun 2? Agst 1? ***


Dopo una decina di secondi che correvano per il corridoio, Kunimi arrivò a destinazione.
“Mio dio eri davvero così vicino?” commentò Mayu, fermandosi solo per guardarlo male, per poi ricominciare a correre.
“A che piano è la vostra camera?” le chiese Kiun rallentando il passo per adattarsi al suo.
“Al secondo, aspetta… mi stai dando del lei?” chiese la ragazza sconcertata.
“Mi pare ovvio Milady, essendo senza scorta potrebbe sentirsi offesa, mi permetta di accompagnarla”
“Mi stai prendendo in giro?” chiese Mayu salendo la prima rampa di scale.
“In realtà si” ridacchiò Kiun superandola.
“Credi di essere divertente? Non lo sei”
“Invece lo sono, trovo spassoso sbeffeggiare le traditrici”
“Oh, traditrice eh? Ma se poco fa mi hai difeso!”
“L’ho fatto per insegnare una lezione al ragazzo” affermò Kiun fermandosi a metà corridoio
“Sei un ipocrita” lo accusò Mayu fermandosi a sua volta
“Può darsi, ma almeno io non abbandono il mio padrone appena c’è un momento di difficoltà” rispose il biondo sicuro fissandola,
“Oh, giusto. Tu lo uccidi direttamente, il tuo padrone” a quelle parole Kiun spalancò gli occhi e venne pervaso da un guizzo d’ira, che durò solo una frazione di secondo. Ben presto, infatti, arrivò il panico.
“Nonnetto, le nostre camere sono sullo stesso piano, chi se lo aspettava”
“L’età sta nel cuore, non nel fisico” disse saggiamente Tenjin appena le porte dell’ascensore si aprirono.
“Einstain era un buon fisico” ridacchiò il dio del tuono.
“Vergognati solo per averla pensata”
Mayu guardava il corridoio ad angolo alla stregua di quello di Shining, solo che non sarebbero spuntate due bambine inquietanti, ma molto peggio.
Kiun valutò l’idea di trasformarsi in un micro drago portatile e infilarsi nella spina della corrente, ma i suoi propositi furono resi vani da Mayu che lo spinse contro il muro e si impossessò delle sue labbra.
Kiun lanciò un’occhiata al corridoio e vide spuntare le due divinità, tanto valeva darci dentro, non aveva 1200 anni per niente.
Andarono avanti un bel po’, almeno finché un ventaglio, con sommo dispiacere di Mayu, non li divise, costringendoli a staccarsi. E mentre Tenjin sprofondava nella depressione, Takemikazuchi si rivolse a Mayu, ignorando Kiun come non ci fosse un domani.
“Sei consenziente?” Mayu sbatté le palpebre una decina di volte per poi guardare Kiun, molto confusa e accaldata, ci sapeva decisamente fare quel biondino.
“Non guardare lui, guarda me. Sei consenziente?”
“Le pare che io le metta le mani addosso?” domandò Kiun scuotendo la testa.
“Beh, due secondi fa ho sentito una frustata di collera abbattersi sul mio povero collo, quindi sì, Kiun, lo penso”
“Non lo farei mai! E poi ha 42 shinki oltre a me, perché proprio io?” pretese di sapere il biondo, quasi offeso da quell’accusa.
“So riconoscere quando è un anziano a pungermi, e tu, caro mio, sei quello che mi punge più spesso! Quindi per il dannatissimo paradiso, sei consenziente?”
“C-certo, l’ho baciato io” a quelle parole Takemikazuchi non sembrò affatto sorpreso, forse solo un po’ rassicurato. Raccolse Tenjin che sembrava quasi parte dell’arredamento, un arredamento molto deprimente, e lanciò le chiavi a Kiun. Cioè quella stupida carta da bancomat.
“Ti lascio la camera, trattala bene” sospirò il dio riavviandosi lungo il corridoio, con un Tenjin-zombie che lo seguiva passivamente. I due ragazzi si fissarono per un lungo momento, imbarazzatissimi.
“Non offenderti, ma sarebbe meglio che io vada” provò Kiun,
“Decisamente” affermò Mayu voltandosi girandosi verso la sua camera, non si aspettava che Kiun se ne andasse davvero, non che ci tenesse, ma appena voltò la testa lo vide già a fianco di Takemikazuchi ci rimase parecchio male.
L’aveva praticamente rifiutata.
 
 
 
 
“Suvvia, Kiun, io ti do la possibilità di farti una bella ragazza e tu la rendi vana?” ridacchiò Take una volta che furono abbastanza lontani.
“È colpa sua, ha infranto la magia” fece presente Kiun.
“Ma davvero? Forse sei tu che sei un pessimo mago”
“In ogni caso la pregherei di non dire fandonie in pubblico sul mio conto” disse Kiun, molto contrariato da come si erano svolti i fatti.
“Solo perché ho fatto intendere che sei etero?”
“Sono più di cento anni che non vengo corrotto e- Aspetti, cosa?”
“Mi hai sentito, limonarti una ragazza in mezzo al corridoio non di salverà da me, se fosse stato un ragazzo avrei potuto crederci, ti ho dato una possibilità di dimostrarmi che sei bisessuale, ma l’hai rifiutata. Quindi caro mio, che hai fatto di bello questa sera?”
Ci fu un attimo di pausa in cui i due si guardarono senza dire nulla.
“Cosa sta insinuando? È stato lei il primo a lasciare la stanza”
“E con questo? Io sono un dio, non ho bisogno del tuo permesso, tu hai bisogno del mio”
“Oh, ho bisogno del suo permesso? Mi scusi Takemikazuchi-sama, ho il permesso di preoccuparmi se il mio padrone esce in piena notte in una forma che non sa affatto controllare, oltretutto in centro città?”
“So controllarmi benissimo!”
“Infatti, questo pomeriggio non ha affatto perso il controllo finendo quasi col schiantarsi sul tetto di un’abitazione”
“Di chi è la colpa se non sono pratico della mia vera forma, Kiun?” volle sapere Take in preda all’esasperazione
“Se non l’avessi fermata avrebbe ucciso delle persone”
“Quanto sei noioso, le persone muoiono da sempre, tu ne sei la prova”
“La sua sensibilità mi dona un calore immenso”
“Quindi mi stai dicendo che eri fuori per causa mia?” riassunse il dio, tagliando corto.
“Esattamente”
“Non so se sentirmi più offeso da tutte le bugie che mi sai dicendo o dal fatto che tu non mi corrompa per questo, ma li hai i sensi di colpa?”
“Non mi metta in bocca parole che non ho mai pronunciato, grazie. Soprattutto se non ha prove” lo superò Kiun, rientrando in camera per primo.
Quello shinki sapeva atteggiarsi bene, non vacillava nelle parole, rispondeva con sicurezza anche se sapeva di non avere il coltello dalla parte del manico.
Il dio del tuono lo guardò allontanarsi, quei vestiti stretti che indossava lasciavano ben poco spazio all’immaginazione, gli occhi vagarono senza timore lungo il suo corpo. Il dio si leccò le labbra compiaciuto con un pensiero fisso che gli occupava la mente…
“Se continui a mancarmi di rispetto in questo modo, ti ficcherò ben altro in bocca…”
 
                                                         … … …
Nora si soffermò più volte al pensiero del volto di Yukine che si tingeva di rosso al suo arrivo, non altrettanto piacevole era stato l’incontro con Kazuma. Tuttavia, nessuno aveva mosso un dito, fino all’arrivo di Yato che l’aveva praticamente cacciata dalla camera. Che fratello scortese che si ritrovava.
Lo stregone si trovava sul tetto dell’hotel, circondato da spettri a forma di lupo, ognuno dei quali aveva su di sé una maschera.
“Padre intendi davvero allearti con quelle stupide divinità per andare contro il paradiso?”
L’incantatore sorrise, accarezzando la testa della piccola randagia.
“Non essere sciocca Mizuchi, dobbiamo toglierci Kazuma di dosso per estirpare quella maledizione. Yukine è ancora nella mia lista dei desideri e poi, credi davvero che quel dio burbero abbia bisogno di uno splendido Shinki come Kiun?”
“Vuoi anche Kiun?”
“Un soldato addestrato alla vecchia maniera con una conoscenza mastodontica del Takamahara, non ti sembra perfetto?”
“Avrò dei nuovi fratelli, quindi?”
“Esatto, degli splendidi randagi, solo così avremo una possibilità contro Amaterasu.”
“E per quanto riguarda Yabuko?” chiese nuovamente Nora, sempre più curiosa. Il padre sorrise, allargando un inquietante sorriso.
“Sarebbe anche ora che nascesse una nuova luna”
 
… … …
Koffku andò ad aprire la porta tutta contenta, anche se era piena notte era felice che fossero venuti a sorpresa tutti quanti. Sarebbero dovuti arrivare il pomeriggio successivo, ma nell’immaginario di Koffku era inconcepibile immaginare Yato che pagava una stanza dove dormire, invece che andare a scrocco in casa altrui.
Quindi quando spalancò la porta di casa, di certo non si aspettava una Hyori ben più adulta di quella che ricordava, mostrarsi ai suoi occhi con tanto di coda. Sembrava agitata, ma in ogni caso non avrebbe dovuto essere lì.
“Koffku-san, Yato sta tornando a casa, non è così?”

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Punizione divina p 1/ Takiun 3 ***


Bishamon non riusciva ad entrare nella testa di Kazuma, il suo modo di ragionare era parecchio illogico a dirla tutta. Sapeva cosa provava il moretto per lei, ma nonostante questo aveva deciso di boicottare una possibile fuga romantica per organizzare una pseudo trappola contenitiva con gli altri Shinki. E poi quello strano modo di rapportarsi con Kiun? Perché tanto timore per un comunissimo Shinki? Gli lanciò un’occhiata indagatrice, sembrava tranquillo con in mano tutti quei pacchetti regalo, ma d’altro canto lui era sempre troppo tranquillo, anche quando non avrebbe dovuto.
“Viina, cosa c’è?” chiese il ragazzo accigliato, la bionda scosse la testa e sorrise,
“Chi manca dalla lista?” volle sapere rallentando il passo per affiancarsi perfettamente a lui.
“Uhm, il clan Ha è apposto, mancano Nana-chan e gli alleati”
“E dimmi il clan Ma come è messo?” Kazuma arrossì senza un vero motivo, girando la testa dall’altra parte.
“Non mi serve nulla”
“Dai non fare il timido” si impuntò Bishamon facendogli un tenero Pat-pat sulla testa.
“Finché sono con te Viina, non mi serve altro”
“Kazuma…”
Un momento perfetto, ecco cosa sarebbe stato senza quei tre inutili idioti sullo sfondo a rovinare tutto.
Tenjin, Take e Yato stavano infatti alle spalle di Kazuma con tre cartelli abbastanza evidenti alzati verso il cielo. Su ogni cartello c’era una sola parola che componeva una frase difficilmente fraintendibile.
‘Povero-Ragazzo-Dagliela’
Bishamon provò ad ignorarli, ma lo spirito guerriero che risiedeva in lei non resistette.
Non considerando Tenjin che a suo avviso non aveva più speranze di miglioramento, prese per il bavero Take e Yato per poi fissarli malissimo.
“Cosa ci fate voi qui?!”
“Cosa credi stalker, la città non è mica tua!” le rispose a modo Yato, decisamente propenso ad iniziare l’ennesima litigata.
“Stavo solo dando un piccolo incoraggiamento alla vostra relazione, non puoi sventolargliela davanti per secoli e aspettarti che lui continui a non pretendere nulla” fece tranquillamente Take per nulla intimorito dalla rabbia della donna.
Kazuma nel frattempo non sembrava affatto offeso dal tentativo delle divinità, si ritrovò, anzi, ad annuire alle parole di Takemikazuchi, senza ovviamente farsi vedere dalla sua dea.
“Kazuma-kun” lo interpellò Kiun prendendo metà dei suoi pacchetti, mentre le divinità si minacciavano di morte a vicenda, “Il mio signore, poco fa, ha espresso il desiderio di discutere in privato con i suoi pari, ti dispiacerebbe seguirmi?”
Kazuma lo guardò stupito e anche un po’ dispiaciuto da quella richiesta, ma si allontanò comunque con lui, dopo aver avvisato Bishamon, ovviamente.
Quando furono abbastanza lontani il moretto lo interpellò.
“Perché continui ad usare tutto questa pro-forma quando parli? Sembri un dizionario, non puoi rilassarti un po’? Quei tempi sono passati”
Kiun lo guardò storto riconsegnandogli tutti i pacchetti e sparendo dentro un negozio.
“Quando il mio padrone mi autorizzerà ad adottare un comportamento più rilassato, allora mi rilasserò”
“Non è cambiato nulla negli ultimi 300 anni, eh?”
“Stesso discorso vale per la tua verginità, novellino”
“Cos-? Io non sono vergine! E comunque, non sono più un novellino”
“Certo, certo”
Kazuma corrugò le sopracciglia, ogni volta che si confrontavano a parole, finiva per auto ritenersi inferiore. Era irritante, ed ora che anche Viina se ne era accorta non poteva più starsene zitto. Inoltre, se lo avesse affrontato, lui e Viina avrebbero potuto…
“Se ti senti così superiore perché non sei ancora diventato un Hafuri?”
Kiun sorrise uscendo dal negozio con un paio di pacchetti regalo.
“Ti sono superiore proprio perché non sono un Hafuri, si chiama auto controllo”
Kazuma digrignò i denti, non aveva senso eppure sembrava che quel biondo avesse ragione. Come un flash gli tornarono in mente quegli shinki che lo avevano interrogato sette anni prima, con la faccenda del paradiso. E lui non era riuscito nemmeno ad alzare la testa e aveva cantato come un canarino. Tuttavia, con Kiun il discorso era diverso.
“Guarda che sono stato io a lasciarti quelle cicatrici, per dirne una”
“A proposito” disse il biondo voltandosi verso i lui con uno sguardo differente, privo di qualsivoglia forma di pietà “Dovresti imparare un paio di cosette da Yukine-kun…”
Kazuma non indietreggiò come il suo istinto gli suggeriva di fare, conosceva moltissimi sortilegi per combattere uno come Kiun, lo aveva già fatto, poteva affrontarlo.
“Quando un nemico indubbiamente più capace di te si lascia colpire di proposito…” sussurrò Kiun al suo orecchio, allargando il sorriso
“è buona educazione non lasciare segni visibili”.
Kazuma sentì il pericolo farsi sempre maggiore, unì due dita pronto a innalzare un confine…
“Kiun” lo richiamò Takemikazuchi appollaiato sul tetto della casa affianco “Quando avrai finito di sbaciucchiarti con il tuo ragazzo-hafuri, vedi di dirigerti a casa di Bimbogami, grazie”
Kiun si allontanò velocemente da Kazuma “Io non stavo facendo nulla di simile!”
“Hai comprato dei pacchetti?” chiese il dio ignorandolo “Per chi sono?” con una faccia degna di un bimbetto curioso. Nel mentre Kazuma si guardava intorno nel tentativo di avvistare un conoscente o un palo che assomigliasse a una persona con cui inscenare una conversazione, insomma, qualsiasi cosa andava bene. Confrontarsi con Kiun era un conto, Takemikazuchi era un’altra storia.
“Sekiun-dono e Kaun”
“Nulla per me? Vergognati ragazzino” alquanto deluso mettendo il broncio.
“Lei lo sa che sono più vecchio io, si?” gli fece notare Kiun
“Non lo saresti se fossi stato un buono shinki”
“Io sono un ottimo shinki, per questo sono un anziano”
Il dio scese dal tetto con un balzo avvicinandosi minacciosamente a lui.
“Oh, ma davvero? E cosa saresti altrimenti? Sono curioso.”
Kiun sorrise, dimenticando come per magia la presenza di Kazuma alle sue spalle, si avvicinò maggiormente al dio.
“Sarei sepolto in giardino”
In tutto quel fiume di parole Kazuma sprofondava nell’incertezza, quel ragazzo era sempre così rispettoso e formale e improvvisamente… Ma soprattutto, Takemikazuchi. Un dio con una pessima reputazione in fatto di shinki, uno così poteva scatenarsi violentemente, provocarlo in quel modo era una follia.
Takemikazuchi sorrise, alzò una mano facendola poi ricadere a peso morto sul capo di Kiun.
“Punizione divina!” un enorme scarica elettrica si abbatté sul corpo del ragazzo. Quel fulmine aveva una tale potenza da far tremare il terreno sotto i piedi di Kazuma per qualche secondo, il moretto si pietrificò sul posto nel vedere il corpo di Kiun scivolare a terra come un guscio vuoto.
Kazuma rimase impalato sul posto con la bocca semi aperta realizzando che quella scena era solo la prova delle dicerie, Takemikazuchi era un pessimo padrone. Kiun doveva aver avuto una vita davvero dura con un essere simile… il ragazzo strinse i pugni a quel pensiero, Viina si stava alleando con gente pericolosa, non poteva permettere che succedesse un’altra volta. Doveva proteggerla, ad ogni costo.

.
.
.
Lo stregone ridusse gli occhi a due fessure e seguendo l’esempio della guida di Bishamonten si allontanò rapidamente dal dio del tuono.
“Mizuchi, non avevi detto che quel Take si era reincarnato?”
“Si, da quel che ho capito è successo più di 1200 anni fa, padre” rispose la ragazzina riassumendo forma umana.
“Non mi sembra molto cambiato, è pericoloso”
“Hai intenzione di lasciare perdere Kiun, padre?”
“No, anzi. Se quello shinki è sopravvissuto così a lungo in condizioni simili, deve essere davvero abile”
.
.
.
Kiun si rialzò forse 30 o 40 secondi dopo che Kazuma era fuggito,
“Ma le sembra il modo?” fece Kiun indispettito massaggiandosi la testa e trovando, con orrore, una capigliatura afro al posto dei suoi soliti capelli lisci.
“Ce ne hai messo di tempo? Ti stai indebolendo o cosa? La vecchiaia che si fa sentire?”
“Mi ha solo colto di sorpresa, non si preoccupi…” disse il biondo con un basso sospiro, incamminandosi con un passo malfermo per la via, cercando di sistemarsi i capelli con gesti nervosi. Il dio lo guardò inarcando un sopracciglio, l’immagine della guida che si allontanava a fatica appoggiandosi al muro lo disturbò non poco. Non aveva senso, Kiun aveva un voltaggio solo leggermente inferiore al suo e in ogni caso avrebbe dovuto trasformarsi in un drago completo per ottenere una potenza che potesse ferirlo, giusto? Giusto?!
“Hey” lo chiamò Take rincorrendolo “Va tutto bene? Stai tremando…”
“Ah” constatò lo shinki ispezionandosi la mano libera, senza voltarsi a guardarlo “deve essere un calo di zuccheri”
“Allora... Tu siediti qui ed io vado a prenderti quei cioccolatini che ti piacciono tanto, Ok?” ordinò pacatamente il dio, afferrando lo shinki per le spalle, si sentì sollevato non avvertendo Kiun irrigidirsi sotto la sua presa. Sollievo che sparì alla risposta della guida.
“Non ce n’è alcun bisogno, posso resistere.”
Per Takemikazuchi fu peggio di ricevere uno schiaffo.
Aveva rifiutato i cioccolatini a forma di fungo.
Aveva rifiutato i Kinoko no Yama.
Non era mai successo.
Merda.
In quel preciso istante l’impetuoso dio del tuono sprofondò nel terrore totale.
“Dai piccolo, vuoi qualcos’altro? Un biscotto? Un succo? Ci sono i distributori a pochi passi da qui… Pago io, non ti preoccupare! Ehm…”
In tutto quel chiasso Kiun voltò la testa di lato senza emettere un solo fiato.
“Vuoi che ti porti da qualche parte? Alle terme magari, nella tua cronologia c’erano dei posti carini qui intorno… Ti va di andarci adesso?”
Kiun si degnò di guardarlo con la coda dell’occhio, facendo riacquistare un po’ di ossigeno al suo padrone.
Ok, forse il rapporto che aveva edificato con la sua guida per 1200 non era completamente perduto.
“In uno di questi dovrebbe esserci anche un centro estetico, che ne dici se andiamo a farci belli prima di andare da Bimbogami? Così ti sistemano anche quei capelli”
Kiun si illuminò d’immenso dopo quella frase.
“Promesso?”
“Certo, cucciolo”
.
.
.
Alle terme

Take guardava Kiun visibilmente incazzato, la sua guida sguazzava allegramente nella piscina termale, senza palesare un solo acciacco.
Guarigione immediata appena erano entrati nella Spa, un vero miracolo divino.
“Hai ancora cali di zuccheri, Kiun?” ringhiò il moro, accettando comunque uno dei cocktail offerti dalla cameriera a bordo piscina.
“Sto apposto, grazie. Ma se non mi crede può sempre controllare spudoratamente la mia cronologia”
“Sai? Più passo il tempo con te più penso che Sekiun sia un vero illuso” affermò sicuro il dio, afferrando il biondino per un braccio e attirandolo a sé, fino a stringerselo addosso, senza lasciargli possibilità di fuga.
Kiun arrossì violentemente al sentire il corpo del suo padrone sfregarsi sul suo, petto contro petto e di conseguenza… Si, beh, non si aspettava di cavarsela senza ripercussioni.
“Un illuso Sekiun-dono, mio signore?” lo interrogò Kiun confuso, mentre il dio si impegnava a lasciargli più segni possibili sul collo, come se il suo nome ‘casualmente’ impresso nel suo gluteo destro, dal suo predecessore, non fosse già un segno abbastanza evidente.
“Era convinto di poter fare di me una divinità pacifica, ma ti ha affidato il compito di guida” ridacchiò Take scendendo più in basso con la lingua.
“Mi sta dando dell’incompetente?”
“Ti sto dando del demone, maledetto stronzetto manipolatore” ghignò Take
“Oh” sorrise Kiun compiaciuto “Allora grazie”








Note dell'autrice:
DIMENTICAVO : richiesta importante, i nomi di Take e Kiun non compaiono tra i personaggi. Se avete voglia, potreste andare a votare quei nomi in "aggiungi nuovi personaggi" sono a quota 3/4 voti e ne servono 10 per essere aggiunti.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3721350