Sopportarsi

di vesta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hope&Alex ***
Capitolo 2: *** Due Vite: Mattino Presto ***
Capitolo 3: *** Si comincia col sorriso ***
Capitolo 4: *** è iniziata scuola ***
Capitolo 5: *** La stanza delle torture ***
Capitolo 6: *** Dopo la tempesta ***



Capitolo 1
*** Hope&Alex ***



HOPE

Non lo sopporto.

Gentile, disponibile, magnanimo, studioso, simpatico, estremamente estroverso, caparbio, coraggioso... insomma, perchè non ha uno, un solo difetto mi chiedo, anche il suo aspetto è perfetto! Capelli neri (e scommetto anche estremamente setosi), alto, snello (sicuramente deve essere anche muscoloso per tutta quella dannata attività fisica che fà) e per finire un paio di occhi così azzurri che sembrano ghiaccio, o almeno, lo sembrano solo quando guarda me, sì, perchè un difetto quest'essere perfetto, che ho appena descritto, ce l'ha, odia immensamente ed incondizzionatamente la mia persona.

Pensare che a me lui sta pure simpatico... un minimo, insomma, chi non amerebbe un ragazzo del genere? Nessuno, appunto, sembra che solo io in tutta la scuola, o meglio, in tutta la città città, sia riuscita a non soccombere al suo irrisistibile fascino, non certo per merito mio, intendiamoci, non sono capitolata ai suoi piedi grazie solo al suo odio nei miei confronti, altrimenti sarei anch'io, come tutta la popolazione femminile in città, infatuata dai suoi modi cavallereschi e dal 'calore passionale' dei suoi occhi, che io personalmente non ho mai sperimentato, ma sul quale tutte le ragazze non fanno altrro che blaterare, del suo sguardo posso testimoniare solo i brividi freddi che mi provoca gelandomi sul posto, forse proprio per questo motivo non ne sono particolarmente attratta, anzi, sono assolutamente intenzionata a rimanerne alla larga da lui e dal raggio d'azione del suo sguardo glaciale.

Non vorrei mai aver avuto nulla a che fare con Alex Gould.

ALEX

Non la sopporto.

Sgarbata, scostante, meschina, menefreghista, estremamente introversa, sempre nervosa, schiva su tutto, pigra... insomma, gli unici pregi che riesco a trovarle sono nel suo aspetto, ma neanche niente di speciale: capelli di un rosso troppo appariscente, seno quasi inesistente, statura nella media femminile, fisico asciutto (è troppo pigra per praticare qualsiasi sport) e in ultimo due occhi color pece che ti entrano dento, ma che non fanno trapelare la minima emozione, cosa estremamente irritante, ogni volta che la guardo cerco di trovarvi una qualsiasi emozione, ma niente, il vuoto più assoluto, è l'unica ragazza che abbia mai visto non sbavarmi dietro e la cosa un po' mi irrita, riesce ad essermi totalmente indifferente alla mia persona.

Pensare che lei è invece l'unica ragazza a cui, io, non sono totalmente indifferete... insomma, quale ragazzo che puo' avere qualsiasi ragazza se solo lo volesse, non sarebbe incuriosito dall'unica persona che riesce a rimanere impassibile al suo fascino? Nessuno, appunto, sembra che io sia l'unica persona ad essersi accorto di questa sua caratteristica, ma di certo non è successo perchè le abbia mai prestato particolare attenzione, il fatto è che ogni volta che incontro causalmente il suo sguardo impassibile una rabbia mi brucia dentro, e non riesco a controllarla, specialmente quando la vedo reagire a qualsiasi presenza maschile esclusa la mia, probabilmente sono l'unico incuriosito da quella ragazza per via dello sguardo che mi rivolge, mi fa talmente incazzare che sono assolutamente intenzionato a rimanere alla larga da lei e dal raggio d'azione del suo sguardo indifferente.

Non vorrei mai aver avuto a che fare con Hope Howard. 


Eccoli, questi bei tipetti saranno i protagonisti di questa storia ^^ Non sembrano andare d'amore e d'accordo, e sono decisi a starsi alla larga.... Ma ovviamente io non la penso allo stesso modo muahahah (Dovrebbe essere una risata malvaglia XD)
E voi cosa ne pensate? Fatemelo sapere ;)

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Capitolo 2
*** Due Vite: Mattino Presto ***


DUE VITE : Mattina Preso

HOPE

06:45

'Piccola non avere paura dai' Cerca di rassicurarmi, ma non sono ancora convinta e glielo dico.
'Piccola fidati, salta, ti prendo io' Vedo le sue braccia aprirsi pronte per prendermi, decido allora di farlo, di saltare. Appena i miei piedi si staccano da terra vedo la figura sotto di me risucchiata in un vortice, sento urla e voci che mi chiamano, mi dicono di non saltare, ma adesso è troppo tardi ed è solo questione di pochi secondi prima che anch'io venga risucchiata.

"Papà!" Mi sveglio agitata al suono martellante della sveglia che ho posizionato sul pavimento vicino al letto, non disponendo di un comodino.
Sto sudando ed ho il respiro affannato, devo aver fatto un brutto sogno, ma non lo ricordo. Dopo aver spento la sveglia non senza qualche difficoltà, mi faccio ricadere frustata sul letto all'idea di dover andar a scuola.

Prima di vestirmi decido di scendere a mangiare qualcosa, ma riconoscendo dei rumori fastidiosi in cucina, ci ripenso e dirigendomi verso la mia stanza comincio a scandagliare mentalmente i miei vestititi.

Opto, in fine, per un paio di leggins ed una canottiera lunga, mi chiudo in bagno a farmi una doccia veloce, sperando così di svegliarmi.

Se è possibile, la doccia mi ha stancata ancora di più, mi asciugo i capelli con l'asciugamano, fa troppo caldo, anche se mattina presto, per accendere l'asciugacapelli. Mi vesto il più velocemente possibile e mi infilo gli auricolari del telefono ben dentro le orecchie alzando al massimo il volume della mia playlist.
Scendo distrattamente le scale due a due a ritmo di musica, vado verso la cucina e, prima di svoltare l'angolo per entrarvi, prendo un bel respiro.

Dentro c'è mia mamma con l'uomo di turno, apro come se non li notassi il frigorifero per prendere il succo di frutta, approvando mentalmente, come ogni volta, di essermi messa le cuffie per non sentire le risatine da liceale di mia madre, ma purtoppo non posso far niente per la vista di lei sulle ginocchia di un uomo di cui non conosco il nome e che neanche si degna di presentarsi alla figlia della donna con cui ha passato la notte.
Distolgo velocemente lo sguardo, mia mamma è abituata al mio carattere scorbutico la mattina, e così, conoscendomi, non mi rivolge neanche la parola dato che mi farebbe solamente irritare. 
Prendo dalla dispensa delle fette biscottate e ne mangio tre velocemente mandandole giù con il succo all'ananas.
Uscendo velocemente e senza farmi notare dalla cucina faccio un respiro profondo come se avessi trattenuto il fiato fino ad ora, poi vado verso il bagno a lavarmi i denti.

Finito di lavarmi i denti il mio occhio cade sul mio orologio a polso e, spaventata dall'ora, comincio a correre. Dopo aver cercato e trovato il mio zaino, mi catapulto fuori di casa urlando non so a chi un saluto, per poi riprendere la corsa verso scuola.



ALEX

06:45

Apro la porta principale di casa cercando di non fare il più piccolo rumore, e nello stesso modo la chiudo alle mie spalle. 
Camminando in punta di piedi vado in camera mia, non vedo l'ora di farmi una doccia gelata.

Entrato in camera comincio subito a togliermi i vestiti sudati per la corsa e li butto sul pavimento insieme a quelli della sera precedente bagnati anche quelli, ma di un sudore dovuto a tutt'altra attività fisica.

Accendo la doccia, e il contatto dell'acqua fredda sulla mia pelle calda mi regala subito sollievo, oltre a sciacquarmi via di dosso un po' di stanchezza dovuta all'ennesima notte in bianco.
Ieri sera dopo la fersta a casa di Cris, io e Lavanda siamo andati a casa sua dato che i suoi sono via, e ci abbiamo dato dentro fino alle due di stamattina, dopo di ciò sono tornato a casa e non riuscendo a prender sonno, come capita spesso in questi ultimi tempi, ho deciso ancora una volta di scaricare la tensione facendo una corsa.

Mi sciugo velocemente, decido di non accendere l'asciugacapelli, fa troppo caldo, li friziono solo un po' con l'asciugamano. Apro l'armadio a muro nero lungo tutta la parete della stanza, tirando fuori una maglietta bianca ed un paio di bermuda blu a caso, me li infilo e costatando che tra corsa e doccia mi è venuta una gran fame decido di andare in cucina.

In cucina trovo mamma intenta a cucinare dei pancakes, mio padre seduto, vicino alla porta aperta della cucina che da sul giardino, a fumare un sigaro e leggere il giornale di oggi, sembra di buon umore oggi, probabilmente vuol dire che Lucas non c'è.
Ci scambiamo i vari saluti e mamma mi fa le solite domande sulla sera precedente alle quali rispondo vagamente, evitando di dire che sono stato fuori tutta la notte, non la voglio far di certo preoccupare, ha già abbastanza cose di cui preoccuparsi

Dopo aver mandato giù tre pancakes con del succo all'ananas mi accorgo che si sta facendo tardi, così, dopo essermi lavato velocemente i denti, prendo lo zaino, dopo averlo cercato in tutta casa, accendo il telefono e controllando i messaggi comincio di nuovo a correre, ma sta volta verso la scuola.





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Capitolo 3
*** Si comincia col sorriso ***


SI COMINCIA COL SORRISO

HOPE

Mancano ancora dieci minuti al suono della campanella che segnerà l'inizio della giornata scolastica.

Come è mia abitudine, appena arrivata vicino all'edifico scolastico, mi infilo in un vicolo.
Il vicolo è scuro, puzza di odori che ho paura ad identificare ed è pieno di gente. Ovviamente l'unica tipologia di gente che può frequentare un vicolo del genere non è consigliabile, ora mai, però, mi ci sono abbastanza abituata, purtroppo...

Con gli occhi percorro tutti i volti che popolano il vicolo ed all'improvviso, nelle mie orecchie, risuona il familiare suono che mi avvisa dell'arrivo di un messaggio.
Ti sto guardando. Così compare il testo sul dispaly del mio celulare. La mia prima reazione è quella di alzare gli occhi al cielo, poi mi volto sapendo già cosa il mio sguardo incontrerà.

-Sai è abbastanza inquietante ricevere un messaggio del genere, specialmente in luogo come questo...

-Sai è abbastanza inquietante il fatto che una persona ogni mattina venga a cercarti, specialmente in un luogo come questo...

Alzo gli occhi al cielo, già per la seconda volta questa mattina, al sentire le parole di Taylor.

-...Oppure potrei prenderlo come un gesto etremamente romantico da parte tua, mia piccola Hope.

Dopo queste sue ultime parole comincia a camminare verso di me avvicinandosi sempre di più con quella sua stupidissima falcata sexy, che Taylor definisce sempre "da cacciatore che sa già di avere in pugno la sua preda". 

-Certo Taylor! Quando sarò intenzionata a cambiare sponda te lo farò sapere...

Le rispondo allora cercando di trattenere una risata, che in un posto del genere sarebbe molto fuori luogo.
Allora lei mi guarda sbuffando e, lasciando dalla morsa dei suoi incisivi il piercing che ha sul labbro inferiore, mi risponde

-Uff! Sei sempre così tremendamente noiosa! Dai mocciosetta, altrimenti faremo tardi alla tua preziosissima prima ora di lezione!

Detto questo Taylor mi afferra un braccio e comincia a correre, non so davvero come faccia con quei trampoli che ha ai piedi, verso l'entrata della scuola, ora mai quasi completamente deserta visto l'orario, ed io non posso far altro che assecondarla con, sulle labbra, un sorriso.

ALEX

Dieci minuti, ecco il tempo che separa la mia vita dall'inizio di una tremenda tortura quotidiana: le ore di lezione.

Come sono solito fare, appena arrivo vicino al maledetto edificio scolastico, mi fermo in cortile a fumare.
Quando tiro fuori il pacchetto sento qualcuno che mi batte violentemente una pacca sulla schiena e, subito dopo, qualcuno mi chiede:

-Hei amico com'è andata ieri sera?

Riconosco allora la faccia di Cris. Gli offro una sigaretta, che lui accetta senza batter ciglio e rispondo alla sua domanda con molti, molti, particolari la mia nottata.         Metre Cris esprime l'invidia che prova verso di me, non posso dargli torto, passa vicino a noi propio Lavanda.
Lavanda guarda di sfuggita Cris ed a me riseva un saluto che prevede anche un bacio sulla guancia, dopo averle ricambiato il saluto, lei si gira inncamminandosi verso il suo gruppo di amiche, ma senza prima essersi girata ancora una volta verso di me facendomi segno di chiamarla più tardi.

Dopo questo siparietto, che ovviamente tutta la scuola ha visto, si avvicinano a me, dandomi il cinque, battendomi sulla spalla o facendo altri tipi di gesti di approvazione gli altri miei amici e, attorno a Lavanda, si accerchiano una ventina di ragazze sghiggnazanti.

Dopo aver ringraziato uno per uno i miei compagni ci avviamo insieme verso l'entrata della scuola, proti, rassegnati più che altro, ad iniziare un nuovo giorno di torture scolastiche, ma non senza un sorriso sulle labbra.

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Capitolo 4
*** è iniziata scuola ***


ALEX
“Hei Alex!”
“Ciao amico!”
“Ciao Alex!”

E vari altri saluti mi accolgono quando entro nell’aula della prima tortura della giornata: biologia!

Ricambio i vari saluti e scambio altri convenevoli con i miei compagni di classe mentre tutti aspettiamo che si presenti il professore, cosa che spero avvenga il più tardi possibile.
 
Sono già passati dieci minuti dal suono che preannunciava l’inizio della lezione, ma del professore ancora nessuna traccia…

I miei amici ed io ci siamo spostati in fondo all’aula, su dei banchi non utilizzati, per occupare il tempo. Una coppia sta giocando a carte, altri tre stanno combinando qualcosa di non ben definito con del cibo, io ed altri, invece, stiamo discutendo, abbastanza animatamente, su chi sia il pugile migliore di tutti i tempi.

“Ragazzi non sarebbe meglio se qualcuno andasse ad avvisare che il professore non è ancora arrivato?” Propone ad un tratto Sissi e, vari miei compagni di classe, cominciano a ponderare la proposta finendo tutti con il fissarmi.

“Beh io penso che si, sia il caso d’avvisare e chi meglio de-‘’

“Si si… Ho capito, ho capito vado io… ‘chi meglio del rappresentante di classe’, giusto?” Interrompo e completo ciò che stava dicendo Caleb.

In un clima di divertimento generale, dovuto alla scena appena vissuta, salto giù dal banco sopra al quale sono seduto, ma prima che possa avviarmi qualcosa attira la mia attenzione vicino alla porta.
Una macchia rossa, troppo rossa, continua ad ondeggiare dentro e fuori dalla porta.

Caleb, notando probabilmente il mio sguardo smarrito puntato verso la porta, salta giù dal banco, mi raggiunge e, battendomi su una spalla, mi chiede: ’’Che c’è amico? Fifa?”

La sua risposta, però, non la ottiene da me, ma dalle dirette interessate, come del resto l’intera classe.
 
HOPE
“Taylor! Basta fare la bambina!”
“Hope! Basta fare la mamma!”
 
Dopo che Taylor ed io siamo entrate a scuola, ho notato che era meglio se prima di mandarla a lezione l’avessi resa almeno apparentemente ‘presentabile’, questo mio grande spirito d’osservazione fu risvegliato dalla sua plateale spaccata nel bel mezzo dell’atrio ridendo ed urlando: “Gira tutto qui!! Che bello mi hai portato alle giostre!” … Chiamatemi pure Sherlock…

Così l’ho portata nel bar della scuola. Mary, la barista, non ci fa domande sul motivo per cui non siamo a lezione, discrezione data probabilmente dalla conoscenza dell’elemento che mi ritrovo davanti insieme ad una tazza enorme di caffè bollente che ho ordinato.

“Non mi piace il caffè!” Questo è ciò che Taylor ripete da minuti ininterrottamente.

“Lo so che non ti piace, ma ti serve!” La canzono allora io. Il caffè, infatti, è l’unica cosa che, adesso come adesso, potrebbe renderla, non certo in grado d’intendere e volere, ma almeno di stare in piedi e rendersi conto che non siamo in un lunapark!

“Ok…” Oh cielo miracolo! È rinsavita!

“Ma solo se mi dai tre BUONE motivazioni” conclude lei, marcando più di tutte la parola ‘buone’ ed appoggiandosi con le braccia incrociate alla sedia. 

Scherzavo… Niente miracolo, è ancora un’idiota…

“Uno: siamo in ritardo a lezione e a te non servono altre note disciplinari. Due: non sei per niente in grado di andare a lezione conciata come sei. Tre: sei fatta alle otto di mattina quindi bevi sto cazzo di caffè e vai a lezione!” Sbotto alla fine.

“Ok ok… mammina” Risponde lei con finta indifferenza portandosi alla bocca la tazza di caffè.
 


Dieci minuti dopo siamo nel corridoio della scuola.

“Devo proprio?” Chiede per la decima volta da quando abbiamo lasciato il bar sbadigliando.

“Si, devi proprio” Le rispondo per la decima volta accelerando il passo.

“Perché??” Cambia domanda, il che non sarebbe un problema, almeno non è la stessa domanda per l’undicesima volta, ma è un problema se si ferma in mezzo al corridoio alzando la voce.

La raggiungo a passi svelti, mi avvicino a lei il più possibile, alzo la testa, mi domando perché chi è già alto si debba anche mettere dei trampoli, e le rispondo a bassa voce, ma molto ferma.
“Devi andare, perché se salti ancora delle ore di lezione ti espelleranno! Capito?! Caput! Finish! Stop, fine della corsa! I tuoi genitori avranno un cavolo di motivo per mandarti in un collegio correttivo chissà dove!”

“…” Taylor per tutta risposta mi fissa e poi distoglie lo sguardo.

“Allora… Cos’hai alla prima ora?” Le chiedo con un sorriso, perché alla fine queste cose le sa benissimo, ma come una bambina è in continua ricerca di conferme ed attenzioni.

“Biologia” mi risponde lei.
La prendo quindi per mano e ci dirigiamo verso l’aula, pregando tutte le divinità di questo mondo che l’insegnante non sia ancora arrivato…
 

“Hope dai… Insomma è sconveniente… Nel bel mezzo della scuola, tenermi per mano così spudoratamente!”
“Taylor! Cavoli la vuoi smettere di fare l’idiota per una volta?!” Le lascio la mano di scatto.
“Oh allora il nostro amore vale così poco per te?” Si mette a fare la melodrammatica…
“Sto cercando di salvarti da un futuro orribile, quindi puoi farmi il favore almeno di abbassare la voce?” La ammonisco mentre cerco di spiare dallo spazio rimasto aperto della porta dell’aula di biologia.
“Mi ami davvero allora!” Urla lei buttandomisi addosso e, così facendo, colpisco la porta aprendola, ma mi tiro subito indietro.
“Taylor mollami!” Mi metto ad urlare anch’io visibilmente infastidita.
Taylor perciò mi lascia e continua a ridere. Sono contenta che almeno una delle due si stia divertendo!

Dopo aver mandato uno sguardo truce a Taylor per assicurarmi che stia buona, infilo un po’ la testa nell’aula e non c’è traccia del professore.

“Bene, signorina Taylor sono felice di annunciarle che è salva! Non è ancora arrivato, quindi infilati subito in classe senza farti notare troppo e… buona giornata!” Le comunico dopo aver ritratto la mia testa dall’aula con un sorriso stampato in faccia. Sorriso che, però, scompare prima di subito…

Subito dopo averle annunciato la grande notizia Taylor, ignorando palesemente tutto ciò che le ho detto, mi salta addosso e, non aspettandomelo minimamente, finisco per terra dentro l’aula di biologia con lo sguardo di tutta la classe punta addosso, ma, ovviamente, l’unico che sento e che mi provoca istantaneamente un brivido per tutto il corpo, è uno sguardo di ghiaccio, mente in tutta l’aula risuona solo la voce di Taylor:

“Ti amo Hope!”




 

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Capitolo 5
*** La stanza delle torture ***


HOPE

I miei occhi sono congelati ai suoi. Non riesco a distogliere lo sguardo e lui non aiuta molto continuando a fissarmi con quel dannato sguardo glaciale che mi provoca brividi in ogni parte del corpo.

Il nostro contatto visivo si conclude con uno sconosciuto calore che mi afferra la mano e mi aiuta ad alzarmi… oddio, da quanto sono stramazzata a terra?

Non appena mi scontro con un ampio petto, caloroso, muscoloso, accogliente… Aspetta, aspetta, aspetta! Accogliente… Petto?

Solo in quel momento i miei occhi si alzano per scontrarsi con due pozze blu. Capendo la situazione, mi stacco immediatamente dal ragazzo che mi ha alzato, divento di una tonalità di rosso molto vicina a quella di un peperone e comincio a biascicare cose assolutamente senza senso tentando di sputare fuori delle scuse che, per lo meno, siano decenti, ma decisamente non mi sta riuscendo molto bene… Merda, merda, merda…. Sto facendo una figura di merda!!

“Scusa” sento dire improvvisamente da una voce dietro di me, subito dopo sento due mani appoggiarsi sopra le mie spalle ed una mandibola posizionarsi sopra la mia testa. Taylor.

Il ragazzo dagli occhi blu passa il suo sguardo da me a Taylor un paio di volte e poi scoppia in una risata che mi fa letteralmente sciogliere… e letteralmente è letteralmente, mi sento le gambe tutte molli!

“Contieniti ragazzina è un ragazzo delle superiori, non una specie di qualche creatura mitologica” mi sussurra all’orecchio destro Taylor sghignazzando, non facendo altro che incrementare il mio, già palese, rossore su tutta faccia.

“Taylor è un’altra delle tue questa qui, vero?” mi interrompe da un istinto omicida la voce più suadente che abbia mai sentito. Poi, dopo essermi ripresa dal suono sexy della sua voce, rielaboro anche le parole del ragazzo dagli occhi blu e il mio sguardo indagatore si fissa immediatamente su Taylor.

“Ora basta! State dando spettacolo…” interrompe, prima che Taylor possa aprire bocca per spiegarsi, una voce che innesca nel mio corpo una serie di brividi.

Il mio corpo resta fisso al posto sentendo fisicamente i suoi occhi su di me.

“Avanti amico, devi ammettere che è divertente Taylor, ogni giorno ne ha una nuova” sento dire tra le risate il ragazzo dagli occhi blu.

“Taylor sei fortunata che il professore oggi sembrerebbe essersi preso una giornata di vacanza, l’ultima cosa che ti serve è un altro ritardo.”

“Oh Alex come sei premuroso ad occuparti di me! Devo ricordarti però che a me interessa… altro, ecco diciamo così, ma se vuoi provare a scaldarmi con il tuo fuoco io sono più che disponibile.” Gli risponde Taylor scatenando, oltre che quella del ragazzo dagli occhi blu, la risata dell’intera classe, cosa che mi ricorda che, che cavolo: un’intera classe ci sta guardando?!

“Ahahah visto Alex? Te lo dicevo che Taylor è sempre divertente!” dicendo ciò, il ragazzo dagli occhi blu, mette un braccio attorno alle spalle della mia amica e, mentre sto sgattaiolando fuori dalla classe, mi sembra di vedere le guance di Taylor colorarsi leggermente… possibile?

I miei pensieri sono interrotti immediatamente dalla stessa persona che ha provocato la reazione della mia amica, quando viene da me e mi afferra il braccio, il ché provoca la MIA istantanea combustione. Prima però che il ragazzo dagli occhi blu possa dire qualcosa Alex lo precede.

“Caleb, lasciala andare! Va bene che non sembra un tipo molto intelligente, ma proprio per questo penso che le convenga andare alla sua lezione, se non è troppo tarda anche per capire questo.” Le sue parole mi gelano all’istante e, una reazione simile, la vedo avere da Caleb, ma il suo è più smarrimento.

Vedo Caleb aprire la bocca per dire qualcosa, ma gli occhi di Alex fissi nei miei, mi provocano brividi i quali fanno sì che la apra prima io.

“Senti, bellimbusto, non so chi tu ti creda di essere. Solo perché hai un fisico che si può definire decente, niente dà il diritto alla tua bocca di muoversi per dire qualsiasi cosa mi possa riguardare, chiaro? Se vuoi farlo, fammi prima una richiesta scritta con tre giorni d’anticipo, sai, nella mia vita ho altro da fare che prestare attenzione alle tue stronzate come, invece, in questa scuola sembrerebbe essere il passa tempo preferito di tutti.”

Mi rendo conto che tutti gli occhi della classe, inclusi i begli occhi blu, sono fissi su di me, ma in questo momento sono tropo concentrata sull’odio che provo per quest’essere malefico che mi ritrovo difronte per sentirmene toccata in qualche modo.

Gli occhi di ghiaccio, se è possibile, si fanno ancora più severi e duri verso di me.

Mi aspetto che dica qualcosa, che ribatta, che mi offenda, ma l’unica cosa che fa è passarmi di fianco con indifferenza ed uscire.
 


“Hai proprio la lingua lunga vero piccoletta?” Mi domanda occhi blu mettendomi un braccio sulle spalle ridacchiando.

“Adesso capisco perché l’hai scelta Taylor!” Continua poi guardando Taylor, la quale però è intenta ha fissarmi con una stana espressione.

La ragazza deve darmi un mucchio di spiegazioni... Penso.

“Beh allora io vado…” Cerco di divincolarmi dal braccio che mi attanaglia le spalle. Effettivamente, ed odio profondamente e visceralmente anche sono pensarlo, il mostro di ghiaccio ha ragione.

Non sono una cima a scuola, anzi, posso essere definita le falde della cima, perciò non gioca molto a mio favore essere in ritardo, ma è anche vero che so già che con la scusa che tanto sono già in ritardo, andrò al bar ed entrerò alla seconda ora.

La pigrizia non è una filosofia, ma uno stile di vita… Penso tra me e me soddisfatta del mio ragionamento.

Sto per uscire dall’aula salutando Taylor quando una voce squillante e fastidiosa da morire si rivolge a me.

Cos’è oggi? Forse la giornata nazionale del ‘Tutti contro Hope’?

“Non te vai semplicemente e basta ragazzina ragazzina!” Una ragazza alta, con un fisico da top model, capelli lunghi, biondissimi e due occhi azzurrissimi mi si avvicina mettendo in risalto la nostra differenza di altezza.

Oh cazzo…

Non sono mai stata una sfacciata, anzi, sono la tipica codarda che appena può se ne scappa con la coda in mezzo alle gambe, ovviamente tranne con le persone di cui mi interessa davvero qualcosa, tipo Taylor, per la quale mi prenderei un proiettile perché le voglio un bene dell’anima, o tipo Alex, il quale colpirei con un proiettile perché lo odio da morire. Quindi, il fatto di essere entrata visibilmente nel mirino di questa cazzuta top model me la sta facendo fare sotto.

“Sissi va a cuccia” Interviene in mio soccorso Taylor notando probabilmente la mia faccia terrorizzata, in effetti non è che stia facendo molto per nasconderla…

Taylor è il completo opposto di me. Lei è sfacciata, agguerrita, non gliene frega niente delle conseguenze.

Forse perché nella sua vita le ha già passate tutte…

“Taylor per l’amor del cielo, stanne fuori.” Intima alla mia amica la top-model assassina. Si si, assassina, ha proprio gli occhi da psicopatica assassina.

“Tu…” Si rivolta verso di me puntandomi con l’indice sul quale sfoggia uno smalto rosso acceso glitterato, diverso dal semplice posso che ha sulle altre unghie.

“… Sottospecie di piccolo mostriciattolo malefico insignificante e rosso”

Wow, la top-model assassina è brava con gli aggettivi!

“vai velocemente, adesso, subito, immediatamente, in questo preciso istante a chiedere scusa al dolce Alex!”

È brava anche con gli aggettivi a quanto pare! Ma non è molto intelligente se attribuisce la parola ‘dolce’ al mostro con gli occhi glaciali e risulta perfino stupida se anche pensa solamente che possa chiedere scusa a suddetto mostro.

Dalla mia bocca non riesce ad uscire neanche un respiro e l’atmosfera si sta facendo pesante, l’unica cosa che prego è che questa situazione finisca prima che la top-model mi mangi!

“Allora mostriciattolo rosso? Adesso non hai più la lingua tagliente eh?” Dicendo questo la ragazza della quale presto sarà la merenda si avvicina ancora di più a me e io penso di star per avere un attacco di cuore.

Forse potrei fingermi morta come gli opossum… Sarebbe un’ottima strategia!

“Dai Sissi, la stai terrorizzando a morte, lasciala stare!” Interviene il principe dagli occhi blu in mio soccorso.

“Ma Caleb!” Cerca di protestare la Top-model assassina voltandosi, grazie al cielo, verso il mio salvatore e lasciando così libero il mio sguardo. Approfittando di tale libertà prendo un profondo respiro e me la do a gambe levate fuggendo da quell’aula che ho soprannominato la stanza delle torture.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Dopo la tempesta ***


HOPE
Appena uscita da quella sottospecie di stanza delle torture mi infilo con forza le cuffiette dentro le orecchie e sparo al massimo volume la mia playlist.

Il volume alto della musica mi ha sempre aiutato a lasciare fuori le cose inutili e concentrarmi sui miei pensieri.

Cavoli… Stavo per rimanerci secca, quella top model-assassina mi avrebbe sul serio mangiata!

Pensieri si… Non sempre intelligenti mi devo riconoscere…

E poi chiedere scusa a quel sottospecie di polaretto! Insomma, mica sono così deficiente da andarlo a cercare! Piuttosto meglio cercare di stargli il più lontano possibile.  
Forse però sulla storia al mio ritardo, della lezione e tutte quelle chiacchere super serie lì, aveva ragione… Già, forse, quindi visto che tanto sono già in ritardo posso tranquillamente andare al bar ed entrare alla seconda ora.

 
Appena entro nel bar della scuola Matilde, una delle cameriere, mi squadra con uno sguardo non molto promettente, perciò prima che possa attivare l’allarme rosso degli studenti che saltano le lezioni, mi affretto a giustificare la mia presenza lì con la prima cosa che mi passa per la mente:

“Ho la diarrea e continuavo a rilasciare gas tossici in classe, quindi il professore mi ha spedita fuori, ma non si preoccupi, ho appena fatto fuori una pianta di limoni, allarme marrone scampato!”

Matilde mi guarda disgustata e si rifugia dietro il bancone a fare i suoi mestieri, come giudicarla poveretta, ho appena detto una cosa orribile.

Penso seriamente di aver compromesso qualche filtro testa-bocca…

Sono venuta nel bar solo per bighellonare un po’, perciò non prendo niente né da bene né da mangiare, mi metto semplicemente rivolta alla finestra a guardare gli alberi.

Mi sono sempre piaciuti gli alberi, in realtà mi piace la vegetazione in generale o, per meglio dire, è il verde che mi piace, mi piace quello degli alberi perché è vivo, si muove, cambia e cade, proprio come le persone.

Mi ricordo che da bambina andavo sempre a vedere dei parchi pieni di alberi, pensavo fossero dei giganti da quanto erano alti, ma mi piacevano già a quel tempo.
 
“Hope, piccola mia, tu sei proprio come questi alberi, bellissima, rigogliosa, ma poi, anche tu, un giorno perderai tutte le foglie, non devi averne paura però…”
 
 
“Hope!”
“Hope per carità…”
“HOPE!”
 
“No no, non ho paura di cadere…. Le foglie… gli alberi”

“Alberi? Foglie? Cadere? Dì Hope mica ti sarai fumata qualcosa che hai trovato nella mia borsa vero?!”

Un forte odore di tabacco e specialmente il fin troppo alto volume di una voce squillante, fastidiosa e familiare che mi si infila in un orecchio a cui è stata strappata via una cuffietta con molta poca delicatezza mi fano sussultare.

“Taylor per l’amor del cielo chiudi la bocca sto dormendo!”

La rimprovero, perché nessuno, nessuno, può svegliarmi.

Il sonno è una delle attività sacre della mia religione/filosofia/stile di vita.

“Certo certo, tu puoi farmi da mammina rompiscatole se anche solo cerco di saltare la prima ora e tu puoi startene tranquillamente a fare una ronfata al bar fino alla ricreazione?! Dico io, certo che sei proprio una bella ipocrita! Se non fossi così affascinante non ti degnerei nemmeno di uno sguardo lo sai dolcezza?”

Tra lo sproloquio della mia “dolce metà” colgo solo il fattore che può diventare un probabile fattore alquanto problematico.

“Che ore sono?” Le chiedo asciugandomi la bava del sonno dalla bocca.

“11.15, tra cinque minuti riprendono le lezioni.”

Cazzo…

Prendo il mio zaino da terra e me lo infilo.

“Ehi dolcezza dove vai? Torni già in classe? Sei stata qui fino ad ora, non perderai di certo la medaglia della studentessa modello se mi fai compagnia fino alla fine della ricreazione!” Mi riprende Taylor facendomi l’occhiolino, mentre mescola lo zucchero nel suo latte caldo, anche se si muore dal calore asfissiante dell’inizio estate.

“Vado a casa” le rispondo secca ancora mezza intontita dal mio riposino mattutino.

“Cosa cosa? No no, tu non vai da nessunissima parte se non a lezione! Se sta tortura me la devo sorbire io, niente la toglierà anche a te signorina! Ci siamo capite?!”

Cerca di trattenermi Taylor, ma non perché le stia a cuore la mia carriera scolastica, no di certo, figuriamoci! Solo perché, anche se non lo ammetterà mai, ha paura per sè stessa e, diciamocelo, è una sadica che davvero se soffre lei allora anche il resto del mondo, in questo caso io, deve soffrire insieme a lei.

“Ti vengo a pendere finita scuola” dico alla fine salutandola, sapendo così di tranquillizzarla, mentre esco dal bar e successivamente dall’edificio scolastico.
 


ALEX

Alla fine, il professore non si è fatto più vedere.

In sala professori mi avevano informato che era bloccato a letto a causa di un blocco alla schiena e, probabilmente, la segreteria si era dimenticata di sopperire alla sua mancanza. Neanche a dirlo, appena riportai queste cose alla classe ci fu il pandemonio: tutti si misero ad urlare, a ritirare i libri di testo e sostituirli o con cellulari o con carte o cuffiette ecc…

Subito dopo il momento di estasi collettivo constatai che non c’era più alcuna macchia rossa in classe.

Che Dio abbia voluto che le sia magicamente entrato del sale in quella testaccia rossa e che sia finalmente andata a lezione? Le servirebbe, almeno metterebbe degli argini alla sua stupidità e, cosa più importante, non la vedrei nella MIA classe.

“Hei! Re del bipolarismo la fai una partita a briscola?” Mi propone Caleb.

“Certo! Non rinuncerei di certo a farti perdere clam- EHI! Re di cosa scusa?” Gli domando solo dopo aver soppesato meglio le parole con cui mi ha appellato.

“Del bipolarismo. Che c’è? Il grande genio ha bisogno che scandisca meglio le parole?” Cerca di sfottermi ridendo, mentre si avvicina a noi anche Sissi.

“E sentiamo sentiamo, spiegheresti al genio sottoscritto, perché sarebbe bipolare?” Gli domando già pregustando il momento in cui controbatterò a qualsiasi sua spiegazione.

“Beh… Analizziamo la questione. Alex: ragazzo socievole, disponibile con tutti, gentile con tutti, ottimo giocatore, un genio a scuola e abbastanza simpatico-“

“Se vuoi ti faccio un autografo Caleb, ma bastava chiederlo, non serviva attirare la mia attenzione chiamandomi bipolare per poi elogiarmi!” Gli faccio notare con un sorriso sornione e provocando le risa di Sissi e un’occhiataccia da parte di Taylor, al quale banco siamo effettivamente vicini, ma pensavo non ci stesse ascoltando dato le cuffie che ha nelle orecchie.

“Se il simpaticone in questione mi lasciasse finire…”

“Ok ok concesso, prosegua pure avvocato” lo sfotto ancora aumentando l’ilarità di Sissi.

“Allora… Riprendiamo, Alex ragazzo apparentemente perfetto, come abbiamo già detto, appena una dolce creaturina indifesa e timida dai capelli rossi cerca di aiutare una sua amica e nostra bellissima compagna di classe, la fulmina all’istante trattandola come un tossico che minaccia di trasmettere l’AIDS a tutto il mondo!”

A queste parole seguono varie reazioni.

Sissi smette di ridere di colpo, tanto da aver ancora il volto il sorriso di poco primo, ma abbandonando l’ilarità che lo accompagnava ora appare come una di quelle bambole assassine degli Horror.

Il dilagare di un rossore sulle guance di Taylor che noto solo perché seduta davanti a me, ma del cui motivo, per ora, non riesco ad associare nulla perché troppo impegnato a guardare malamente Caleb che però non si fa intimidire.

Appena sto per ribattere Sissi mi si pone davanti e, come un chihuahua che cerca di difendere il padrone da un pastore maremmano, comincia a parlare a raffica diventando tutta rossa e con le mani sopra i fianchi.

“Come ti permetti di dire queste cose al nostro adorato rappresentate di classe e futuro sicuramente rappresentante d’istituto non ti vergogni? Ovvio che lo abbia fatto quella mostriciattola come si permette?” ….. e continua così per un bel po’, fin quando il suo blaterare indistinto, senza un filo logico e mettendo solo una parola davanti ad un'altra mi dà sui nervi e prendo io la parola.

“L’ho fatto proprio perché sono quel ragazzo perfetto che hai descritto, l’ho fatto per il suo bene, se non la si tratta così non dà ascolto a nessuno e sicuramente avrebbe perso un’ora di lezione, per lei importantissima, data la sua condizione scolastica. In sintesi, era tutto a suo vantaggio” Difendo così il mio comportamento nascondendo la reale irritazione che ci sta dietro.

“Ovvio che fosse per questo! Insomma, Caleb mi stupisce tu non ci abbia pensato prima sapendo che tipo di persona meravigliosa sia Alex!” mi affianca nuovamente il chihuahua, ma sta volta in maniera consona per cui le sono grato.

“Bah… Sarà… A me non è saltata all’occhio tutta questa tua benevolenza nei suoi confronti… Ma forse era solo una mia impressione…” Risponde il mio amico dubbioso.

“Solo perché tu sei un uomo delle caverne il cui istinto primordiale ignora tutto ciò che non serve ad appagarlo…” Gli faccio notare battendogli un pugno sulla spalla e alludendo alla debolezza che ha per tutte e ragazze che camminano e respirano.

“Hai ragione! Per questo non vedo l’ora che sia la festa di sabato sera!! Lì si che il cavernicolo ci darà dentro!” Mi dà ragione ridacchiando e, pensando che la questione sia chiusa, mi avvio a prendere le carte, ma, ovviamente, sottovaluto sempre Caleb, dimenticandomi che è una delle persone più astute che conosca anche se non lo dà a vedere, forse è proprio questo fatto di non darlo a vedere a renderlo così dannatamente bravo!

“Beh, ma giusto per verificare… direi che possiamo vedere se effettivamente sono l’unico troglodita che non se ne è reso conto… Dì Taylor, a te Alex è sembrato così interessato alla carriera scolastica della tua amichetta rossa da rischiare persino la sua immagine da angelo perfetto disceso dal cielo per salvare i comuni mortali quali siamo noi?” E giuro che se non fosse che sono una persona civile gli avrei già tolto dal viso quel ghigno divertito che si ritrova.

Taylor, che in un primo momento sembrava a disagio, si ricompone in men che non si dica e, spostandosi i capelli dalla spalla, mi fissa e proclama con il suo solito tono sfacciato:

“Assolutamente no”

A queste parole Caleb sghignazza divertito più che mai, io serro istintivamente i pugni ed il chihuahua minaccia di riprendere ad abbaiare, ma Taylor la precede: “Ma non ti vergognare dolcezza, a tutti piacciono i badboy, danno quel pizzico di pepe.” Si rivolge a me facendomi l’occhiolino per poi rimettersi le cuffie, come se niente fosse, e posso giurare che sta volta la musica la ascolta per davvero visto il volume talmente alto da fuoriuscire anche dalle cuffie, cosa che le permette di ignorare Sissi che, come al suo solito, le sta già sparlando dietro con le amiche…

“Beh, sua Maestà…” mi si rivolge Caleb accennando un inchino al chè lo intimo di smetterla di perdere tempo in inutili chiacchere solo perché non vuole essere battuto a carte.
 

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