Servi del Kosmos - Risoluzione

di Vanya Imyarek
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Diamo il via ***
Capitolo 2: *** Setne progetta il suo attacco, e io inizio il mio ***
Capitolo 3: *** Il karma del mettere nei casini ***
Capitolo 4: *** Scopro che Gaia è tanto carina ***
Capitolo 5: *** Impariamo quanto reggono bene i mezzosangue contro un'armata di dei ***
Capitolo 6: *** Abbiamo il vago sospetto che Atena ci odi ***
Capitolo 7: *** Pensavo che le offerte di lavoro fossero finite ***
Capitolo 8: *** Do you want to build a snowman? ***
Capitolo 9: *** Otteniamo la custodia illegale di una bambina problematica ***
Capitolo 10: *** Nuova moda inverno-primavera: scavarsi la fossa da sè ***
Capitolo 11: *** E ti pareva che non ci fosse un sindacato per le spie triplogiochiste? ***
Capitolo 12: *** Decido che la cosa migliore è farmi cremare e spargere le ceneri ***
Capitolo 13: *** Okay, vi spiego cos'era successo ***
Capitolo 14: *** Com'è possibile che ci fosse ancora qualcosa cui qualcuno non aveva pensato? ***
Capitolo 15: *** Ribelli senza causa: una fregatura pazzesca ***
Capitolo 16: *** E' il mio turno di chiarire le cose ***
Capitolo 17: *** Una decisione schifosa ***
Capitolo 18: *** L'arte dello stare a sentire ***
Capitolo 19: *** La lista delle cose in cui facciamo schifo inizia a farsi ragguardevole ***
Capitolo 20: *** Siamo riassunti per demeriti sul campo ***
Capitolo 22: *** Ci viene detto esattamente cosa siamo ***
Capitolo 22: *** Chissà perchè, essere scoperti come traditori ha abbastanza minato la nostra reputazione ***
Capitolo 23: *** Ultimi ritocchi prima del giorno del giudizio ***
Capitolo 24: *** L'ascesa a divinità più breve della Storia ***
Capitolo 25: *** Come siamo arrivati a questa registrazione ***



Capitolo 1
*** Diamo il via ***



                                           CHAD

                          DIAMO  IL  VIA



Due giorni dopo essere usciti dal Tartaro, aver scoperto esattamente come le cose sarebbero andate male e deciso cosa farcene di un mucchio di gente su cui teoricamente non avremmo avuto alcuna autorità, nascondemmo la corona di Tolomeo nelle catacombe sotto Alessandria d'Egitto. 
Tempistiche affrettate, credete? A dire il vero, era il momento ideale. Nessuna delle due fazioni con cui ci eravamo impelagati aveva ancora deciso le proprie mosse; i Campi e i Nomi aspettavano di capire cos'avesse in mente Setne, e Setne dal canto suo si stava prendendo un paio di giorni per elaborare un piano ben curato al minimo dettaglio, per una polverizzata di precisione delle forze degli dei. 
Noi ci eravamo trovati con tre giorni circa di assoluta libertà, e ne avevamo approfittato per decidere dove mettere quella benedetta corona e come cammuffarla in modo da far pensare che fosse sempre stata lì. Ci avevamo dedicato una nottata intera, quella dopo tutti i vari casini, andando alla Piramide Arena per poter parlare in pace e fare qualche ricerca nella biblioteca di Thoth. E anche per dare da mangiare a ibis e babbuini, ormai calmatisi dopo il panico iniziale ma ancora tutti piuttosto depressi.
 La prima cosa che facemmo fu ricopiare i simboli di protezione creati da Thoth. Non essendo maghi egizi, ci aiutammo con degli amuleti trovati in giro per la Piramide, ma anche così, ci mettemmo due ore solo per capire come ricopiarli decentemente. Ma perfino dopo che li ebbimo ricopiati al minimo dettaglio, le difese del panino al burro di arachidi su cui stavamo testando caddero quasi subito. 
Penelope sospirò e si lasciò cadere sul tavolo, con la testa tra le mani, bofonchiando qualcosa a proposito del fatto che non saremmo mai riusciti a fare niente. Io scarabocchiai una mano, che avrebbe dovuto scaraventarmi all'indietro qualora avessi provato a prendere il panino, però sembrava più una spintarella gentile, ma non riuscii a rimanere concentrato molto a lungo.
 Lo stato di Penelope non mi piaceva davvero per niente. Non mi aveva fregato nemmeno per sbaglio con tutta quella sicurezza e freddezza che aveva tentato di ostentare quando avevamo discusso cosa fare a Gaia. Si vedeva lontano un miglio che stava tentando di trattenersi dal crollare, e ... non mi piaceva. Sembra la cosa più banale del mondo ma ... avrei dato di tutto perchè uscissimo entrambi da quella situazione.
 Non volevamo che due persone morissero. Sì, era per il bene comune, la si sarebbe addirittura potuta definire una cosa giusta, la gente muore tutto il tempo a tutte le età, ma, ma diamine, non sarebbe semplicemente stato meglio che vivessero? E poi non volevo che morissero a causa nostra. Penelope, alla fine della scorsa registrazione, ha probabilmente detto tutto quello che c'era da dire in materia.
 E poi, cavolo, c'era quello che lei avrebbe dovuto fare. Era in qualche modo riuscita a prendersene tutta la responsabilità, incaricandosi di essere quella che avrebbe portato questa persona a un punto tale di disperazione da uccidersi, e portarsi dietro anche qualcun altro. Avrebbe dovuto studiare un piano per farlo, metterci del tempo, rimanere costante nel suo compito e ... che razza di incarico era? 
Non era come se avesse dovuto premere un grilletto, che se anche non sarebbe stata la cosa migliore del mondo, almeno sarebbe stata veloce per entrambe. Qui Penelope doveva causare la sofferenza di Gaia a livello costante, vederla mentre iniziava a sentirsi sempre peggio a causa sua ... non so neanche come esprimere il concetto. Credo che una cosa simile avrebbe distrutto chiunque non fosse un sociopatico. Cosa le sarebbe successo, andando avanti con quel piano? Sarebbe riuscita a portarlo a termine? Se sì, in che stato si sarebbe trovata una volta concluso tutto?
 Domanda del secolo: stava iniziando a crollare già da adesso, per qualcosa che non c'entrava neanche. Bello. Perfetto. 
Cosa cavolo potevo fare? Se avessi provato a suggerirle di lasciar perdere, magari quella cosa potevo farla io, mi avrebbe strozzato. Grazie tante, Penelope, per avere una maledetta sicurezza di sè e cocciutaggine!
 No, okay. Concentrarsi su un compito alla volta. Era un consiglio che sentivo dare spesso nelle terapie per persone con deficit dell'attenzione ... sembrava abbastanza ridicolo che mi fosse tornato in mente in quell'occasione. Bene! Non pensare all'azione atroce che probabilmente stresserà e traumatizzerà la tua collega a vita, concentrati sul rendere un panino al burro di arachidi inattaccabile. E già che c'ero, potevo trovare qualcosa per distrarre Penelope e fare al contempo qualcosa di utile.
 "Facciamo così, io resto qui a perfezionare gli incantesimi, tu vai a cercare qualche posto in cui possiamo portarla" suggerii.
 Lei marciò verso la libreria a testa bassa, senza rispondere niente. Neanche darmi del presuntuoso per averle dato ordini? Era troppo sovrappensiero ... non mi piaceva per niente.
 Ma seriamente, cosa potevo fare? Non ero uno psicologo o roba simile, non avevo la più pallida idea di come aiutarla o come gestire la situazione in generale. No, okay, meglio concentrarsi sul ricreare quei maledettissimi geroglifici. 
Passai due ore piene a ripetere quei simboli, e alla fine il risultato fu che quando cercai di prendere il panino, fui ricacciato indietro di qualche centimetro. Uhm, bello. Tutti avrebbero creduto che un incantesimo di simile potenza sarebbe stato reputato adatto a una corona tanto pericolosa. Passi che il Campo stesso l'aveva lasciata senza difesa, ma quella era stata una strategia un po' maldestra. Si supponeva che i maghi egizi avessero esaminato un po' meglio la situazione.
 Fortunatamente, l'incantesimo per rendere la corona irrintracciabile con la magia mi stava riuscendo un po' meglio. Non doveva essere assolutamente perfetto, in fondo dovevamo far trovare la corona, quindi a quei livelli andava quasi bene.
 "Penso che le catacombe di Kom el-Shufaqa andrebbero più che bene" intervenne Penelope all'improvviso. Mi voltai per trovarla circondata da guide turistiche e volumi sulla storia dell'Egitto, che procedeva verso di me cercando di sorreggere un'ingombrante enciclopedia.
 "Cos'hanno?" le chiesi.
 "Anzitutto, sono sotto Alessandria d'Egitto" iniziò a spiegare lei. "La città governata dalla dinastia tolomea. Avrebbe solo senso che Tolomeo o i suoi discendenti l'avessero lasciata lì. Inoltre, è un luogo funerario. La figlia di Anubi è una divinità degli Inferi tanto quanto lui, probabilmente le verrà spontaneo rifugiarsi in quei luoghi. E magari spera di usarli per trovarlo, o avere una qualche connessione con lui"
 Mi augurai davvero di no. Walt era strettamente controllato da Setne e da suo esercito, non avrebbe potuto mettersi in contatto con nessuno. E anche se fosse stato libero come l'aria, aveva detto chiaro e tondo che, se avesse dovuto, avrebbe scelto Sadie al di sopra di Becky. Quella bambina non si meritava di essere delusa in quel modo. 
"Un buon candidato" borbottai, rendendomi conto che probabilmente avrei dovuto dire qualcosa in merito. 
"Sì. Anche perchè questo sistema di tombe è particolare per la sua struttura. L'arte decorativa è stata realizzata fondendo elementi egizi, greci e romani. Le persone lì seppellite sono anche Romani, ma mummificati"
 "Sadie non aveva trovato una cosa simile quando stava cercando il Libro di Ra?" notai. "Sarebbe un po' strano che due oggetti magici così potenti fossero nascosti nello stesso posto"
 "E invece sono due posti completamente diversi" replicò lei. "Anche solo per il luogo: l'oasi di Bahariya è a quache kilometro dalla città, le 'nostre' catacombe ci stanno proprio sotto. Inoltre, la maggior parte dei defunti di Bahariya sono egizi, con alcuni romani che vivevano nel posto e hanno deciso di provare la sepoltura egizia. A Kom el-Shufaqa c'è praticamente chiunque da tutto il mondo, rigorosamente mummificato. L'unica somiglianza è che sono entrambe state scoperte casualmente dalla caduta di un asino"
 "Non è l'animale di Set?" notai. "Un po' strana come co-"
 "L'animale di Set non è stato ancora identificato dagli egittologi, e probabilmente è estinto" ribatté lei. "Adesso posso continuare?"
 E così se ne andava l'unico animale sacro a una divinità egizia che fossi mai riuscito a ricordarmi (a parte babbuini ed ibis per ovvie ragioni).
 Tra parentesi, con la situazione in cui si trovava Penelope, avrei dovuto ribattere ai suoi scleri o lasciar correre?
 "E poi" continuò lei prima che potessi decidere "ha una parte non ancora esplorata, a causa delle inondazioni"
 "Una delle classiche scuse dei maghi, a quanto ho capito" commentai. "Bene, abbiamo trovato il posto perfetto-"
 "Tu come stai andando con quegli incantesimi?" interruppe lei. Alle mie spalle, sentii Coriolanus emettere un grugnito di scherno.
 "Bene, per qualcuno che non ne ha mai fatti e non ha una goccia di sangue dei faraoni nelle vene" replicai.
 "Quindi malissimo per qualsiasi mago egizio" commentò Penelope. 
"Grazie tante ..."cercai di trattenermi da un'osservazione sulle sue, di abilità. "A meno che tu non trovi il modo di corrompere un mago egizio nel fare il lavoro per noi, ti tocca accontentarti. Se avessimo più tempo a disposizione naturalmente potremmo fare molto di più, ma-"
 "Dovremo nasconderla domani notte" interruppe lei, per l'ennesima volta. Stava diventando anche più snervante del solito, ma non me la sentivo di litigare. Probabilmente era uno sfogo per la situazione in cui era stata ficcata ... non molto carino nei miei confronti, ma comprensibile. Meglio lasciar correre. 
"Va bene, come vuoi. Passerò tutto il giorno a esercitarmi con questi benedetti geroglifici, almeno la situazione migliorerà minimamente"
 Scoprii poi che avevo involontariamente detto l'assoluta verità: i miei miglioramenti furono proprio minimi. Anche perchè quella roba stancava, ed ero costretto a interrompere il lavoro spesso e volentieri. Non so se era perchè li stavo eseguendo per la prima volta o perchè non sarebbero dovuti essere quelli come me a tracciarli, ma alla fine preferii mollare del tutto.
 Mi ero reso conto che più mi stancavo, meno i geroglifici avevano potere. Tanto valeva riservare le forze al punto in cui avrei dovuto apporli alla corona. E no, non l'ho detto a Penelope, volevo evitare del conflitto inutile.
 Il viaggio nell'ombra fu un po' destabilizzante. Immagino che non fossimo abituati a farne su simili distanze, per di più dopo aver fatto la stessa cosa alla Piramide Arena per prendere la corona, ma sempre meglio della nostra primissima esperienza in merito (qui eravamo solo finiti a terra, non svenuti). Comunque, ci ritrovammo in una saletta circolare, attorniata da colonne, con al centro un pozzo.
 "E' quello da cui venivano calati i cadaveri" mi informò Penelope. "Non rischiavano di rovinarli come se li avessero portati a mano"
 Una scala scendeva lungo il pozzo, a uso e consumo di chiunque volesse accedere al piano di sotto. Dovettimo stare attenti, era piuttosto scivolosa.
 Sbucava direttamente nella camera funeraria: una saletta circolare piena di loculi, da cui di diramavano altri corridoi. Vidi immagini della testa di Medusa sormontata da corone egizie, di Anubi in armatura da centurione romano, e altri strani rimescolii che non avevo mai pensato possibile. 
"Fa quasi chiedere perchè Setne abbia pensato che Greci e Romani si sarebbero dati alla guerra con gli egizi" commentai. "Insomma ... si sono ben messi d'impegno nel fondere le due culture"
 "Al giorno d'oggi si può pensarne come a una cosa positiva, all'epoca probabilmente era visto come i vincitori che facevano gli sboroni con roba che nemmeno capivano. Un po' come se qualcuno cercasse di ricopiare  tatuaggi aborigeni senza saperne il significato. Piuttosto offensivo, probabilmente"
 "E' vero" replicai (da quando mi ritrovavo a cercare di essere civile quando discutevo con lei?) "Ma tieni conto che Setne sta agendo, appunto, ai giorni nostri, quando un tentativo di mischiare due culture diverse appare come un bello sforzo di integrazione"
 "Ti sei dimenticato della Seconda Gigantomachia? Greci e Romani erano più che ai ferri corti, e questo considerando che molti Romani antichi avevano apprezzato la cultura greca e che c'era un nemico molto più pericoloso con cui avere a che fare"
 "Però per un sacco di altri versi hanno aderito alla cultura moderna. Per quanto ne sapeva Setne ..."
 "Aveva saputo del caso di Octavian, probabilmente. Ma non finiscono mai questi maledetti?" In effetti il corridoio sembrava eterno. Ogni tanto ne intersecavamo qualche altro, ma pure quelli sembravano interminabili.
 "Sai quanti ce ne siano, di questi corridoi?" chiesi a Penelope.
 "Circa trecento. Ho provato a cercare una mappa del posto sulle guide turistiche, probabilmente stiamo andando nella direzione giusta ... quando ci arriveremo, ovviamente" 
Mi fulminò un altro pensiero. "Scusa, ma non hai detto che quei tunnel erano bloccati ad opera di maghi?" le feci notare. 
Lei annuì.
 "E non pensi che magari ci avranno messo loro qualche incantesimo protettivo?" 
Lei si bloccò. "Hai ragione. Ma noi sappiamo gestire eventuali attacchi ..."
 "E se è una maledizione tipo farci marcire i piedi o ..."
 "Magari i creatori di questo sistema avranno sfortuna e per una volta farà cilecca" tagliò corto lei.
 "Bene. Perchè sarebbe stato un po' difficile da spiegare"
 "Con tutta la pratica in fatto di bugie che ci è toccato fare, non mi sorprenderebbe se ci fossimo-" sentii un rumore basso, e una sorta di tremito "riusci-"
 "Zitta un attimo" mormorai. Lei mi guardò storto e aprì la bocca per replicare, ma poi obbedì.
 "Qualunque cosa sia, ci eviti" mormorò.
 A me venne un'idea migliore, e giusto per sicurezza, ci resi invisibili tutti e due. La cosa non poneva troppi problemi, visto che mi ero allenato nel corso di frequenti visite agli Inferi e potevo avvertire la presenza di Penelope, visto che aveva addosso un mio incantesimo; però per passare davvero inosservati ci venne spontaneo rimanere zitti, e questo ci rese entrambi più nervosi per il resto del tragitto.
 Sul serio, perchè nessuno riflette mai sul quanto sia tranquillizzante parlare durante il corso di una missione, invece che rimanere da soli coi propri pensieri e con qualsiasi minimo rumore che ti manda in paranoia?
 Grazie agli dei, raggiungemmo l'entrata col divieto di accesso. Guardai bene il cartello e le sbarre di ferro: non si vedeva traccia di geroglifici. Non mi fidavo lo stesso. 
"Che nessuna trappola scatti" bisbigliò Penelope, per poi informarmi: "Devi aprirlo tu, ovviamente" 
"Così se ne rende conto chiunque? No, sei mai stata attenta a quello che facevano gli altri durante le nostre uscite con quei teppisti?"
 Tirai fuori uno dei miei coltelli dalla giacca. Certo, un serramanico sarebbe andato meglio, ma in assenza di altro ... 
"E pensi che scassinarla renderà l'effrazione meno vistosa?"
 "Meno che polverizzarla" replicai, eseguendo quel paio di trucchetti che mi erano stati insegnati. La porta si aprì con un rumore tremendo, lasciandoci entrare in un ambiente incredibilmente umido.
 "Stai a vedere che qui ci sono davvero le inondazioni" commentai.
 "Siamo sottoterra, è ovvio che sia umido. Piuttosto, non è scattato niente"
 "Vedi che i tuoi poteri qualche volta funzionano addirittura?"
 "Mh-mh"
 Procedemmo. I dipinti e le statue iniziarono a farsi sempre più frequenti, belli e dettagliati, comunicandoci che ci stavamo avvicinando al cadavere di qualche riccone. Magari direttamente qualcuno dei Tolomei? Sarebbe stata una gran cosa, la corona non sarebbe potuta stare in un posto migliore. 
"Che tu sappia, hanno ritrovato le tombe di tutta la dinastia Tolomea?" provai a chiedere a Penelope.
 "Ma che ne so. Conosco le tombe che sono state trovate, ieri ho cercato quelle, non l'elenco della dinastia" 
"Perchè sarebbe una cosa fantastica se qualcuno di loro fosse sepolto qui"
 "Hai ragione. Ma purtroppo, per qualche strano motivo, le iscrizioni sono tutte in geroglifici, che noi non sappiamo leggere"
 "Non potevano fare scritte bilingue?" brontolai, guardando storto gli ideogrammi che tanto ci offendevano.
 "Troppo sforzo, suppongo. Oppure volevano lasciare spazio alle immagini" ipotizzò lei.
 "Lavativi. Comunque, cosa ce ne facciamo adesso? La mettiamo accanto a una tomba a caso?"
 "Non che possiamo fare altro, direi. Guarda questa, è circondata da un bel po' di roba"
 "Speriamo che non sia quella del buffone preferito di Tolomeo"
 Penelope alzò gli occhi al cielo e poggiò la corona su un poggiapiedi che pareva d'oro (comodo!).
 "La corona sui piedi, va be-"
 "Vedi altri posti dove si possa appoggiare qualcosa?" tagliò corto lei. No, in effetti erano solo pezzi di mobilio un po' troppo mal conservati per fidarsene, e altri oggetti su cui non poteva stare niente. 
"Okay, okay. Aspetta che faccio quei benedetti geroglifici e poi ci leviamo di qui" 
Mi chinai accanto al poggiapiedi, estrassi una vecchissima boccetta dall' aria egizia che avevamo trovato alla Piramide Arena, piena di liquido rosso, e disegnai quei glifi. Provai a testare i risultati ... deboli, decisamente deboli. L'incantesimo per respingere il tocco si avvertiva a malapena. Quello per avvertirne la presenza ... tecnicamente la corona sarebbe dovuta diventare invisibile come effetto collaterale, adesso era solo trasparente. Se si guardava bene, si intravedevano i contorni.
 "Immagino che un qualsisi mago potrebbe fare un lavoro migliore" commentò Penelope, e io dovetti trattenermi dal risponderle male. "Ma questi incantesimi sono molto vecchi, ne abbiamo già parlato. E adesso filiamocela, prima che arrivino qui tutti in massa perchè l'incantesimo non ha funzionato bene"







Ladies & Gentlemen,

eccoci arrivati alla terza e ultima storia di questa serie. Fa un po' uno strano effetto, sapete? Ormai saranno due anni che scrivo le vicende di Chad e Penelope, ed è stata l'unica storia di così lunga durata in cui io finora non abbia nè perso il filo nè mi sia annoiata. Comunque, questo capitolo era molto corto, praticamente introduttivo, ma rimedierò coi prossimi: ho cercato di mettere nei vari capitoli più roba che potevo, e anche qui, ho calcolato che sarà senz'altro molto più lunga delle prime due, con una stima di venticinque capitoli. Spero che apprezzerete! Intanto, ecco lo spoiler: nel prossimo capitolo, un po' di gente si metterà a pianificare, che i nostri protagonisti lo sappiano o meno.

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Capitolo 2
*** Setne progetta il suo attacco, e io inizio il mio ***








                                                PENELOPE

SETNE  PROGETTA  IL  SUO  ATTACCO,  E  IO  INIZIO  IL  MIO







Idealmente, ci sarebbe piaciuto fare qualche viaggetto ogni tanto, il giorno successivo, alle catacombe, per vedere se fosse arrivata Becky; purtroppo le nostre capacità di viaggio nell'ombra erano ancora abbastanza limitate da concedercene uno solo, nel primo pomeriggio per me e nel tardo per Chad, e facendoci pure star male. 
Becky non c'era, per la cronaca. Perlustrammo anche le catacombe per mezz'oretta, per accertarcene e per riguadagnare energia, ma niente. Forse non aveva trovato la corona abbastanza interessante da muoversi dal suo nascondiglio? Forse aveva percepito la mia presenza e, avendomi riconosciuta come amica di Sadie, aveva deciso di starmi alla larga? Era rimasta semplicemente ben nascosta all'interno del sito?
 Ma boh. Ecco il problema con le divinità, decidono sempre loro quando farsi vive, mai il contrario. E sì, funziona anche quando sono bambini piccoli.
 Comunque, qualcuno molto più ansioso di vederci c'era: Setne. Come previsto, quella sera ci avrebbe finalmente dato il responso dopo i suoi giorni di riflessione, e noi finalmente avremmo smesso di friggere nell'attesa e avremmo preparato un piano d'azione degno di questo nome (si sperava).
 E io avrei incontrato Gaia. 
E avrei dovuto iniziare a lavorarmela, a fingere visibilmente di essere sua amica. Mi si chiudeva la gola al pensiero. Dei, ce l'avrei fatta a dirle anche solo una parola senza crollare e rivelare tutto?
 Domanda stupida. Certo che l'avrei fatto, era quello che avrei dovuto fare. In un modo o nell'altro, avrei trovato il modo di riuscirci. Ma non volevo farlo. Avrei voluto fare qualunque altra cosa meno quella.
 Passai nell'ansia tutto il tempo che mi separava dalla riunione. Chad dovette accorgersene in qualche modo, perchè era estremamente nervoso quando mi scosse leggermente per dirmi che era ora di andare. Il viaggio nell'ombra fu ancora stancante, visto come ci eravamo sforzati per quel giorno.
 Piombammo in un'atmosfera molto rilassata. Setne non si vedeva in giro, e così i ragazzi più grandi del gruppo.
 "Ragazzi!" ci salutò Hazelle con un gran sorriso. "Siamo un po' in ritardo sui tempi di marcia. Il capo ha mandato i ragazzi a esplorare un posto, a quanto ho capito, e non sono ancora tornati. E inizieremo solo con tutti presenti"
 Primo: era solo una mia impressione o Setne aveva una fissazione per il mandare i maschi in avanscoperta? Secondo, e molto più importante:esattamente che posto erano andati a esplorare? Delle catacombe, magari? 
Cavolo, speravamo che lo scoprisse, ma magari non così in fretta! Avremmo dovuto trovare il modo di informarne anche i Nomi!
 E terzo: questo momento di puro relax mi lasciava campo libero. Era il momento perfetto per iniziare ad avvicinare Gaia.
 Oh dei, come facevo a- no, un momento. Io non stavo cercando di danneggiarla psicologicamente per spingerla al suicidio. Io ero un'approfittatrice interessata a lei solo per il suo appena acquisito prestigio. Se riuscivo ad autoconvincermene, almeno mentre parlavo con lei, magari sarei riuscita ad andare avanti. Altrimenti, sarebbe stato impossibile.
 Lei stava chiacchierando con Regina, appoggiata alla parete della sala. Sorrisi e marciai verso di loro.
 "Ciao ragazze!" esordii, con il sorriso più largo che potei permettermi senza sembrare del tutto fuori di me. "Le cose sono andate tutte bene, qui, oggi?"
 Le due furono abbastanza sorprese. In effetti era raro che mi mettessi a chiacchierare. Un po' perchè conversazioni casuali non erano molto nel mio carattere, un po' perchè dopo una giornata di allenamenti, spionaggio e riunioni di solito ero troppo esaurita per pensare razionalmente, figuriamoci per socializzare.
 "Bene, grazie" replicò Gaia. "Sono stati giorni praticamente di vacanza-"
 "Quindi non hai potuto mettere alla prova i poteri del Libro? Peccato" commentai.
 "Be', prima o poi arriveranno le occasioni. Però sì, confesso che non ho fatto niente tutto il tempo. Anubi se ne sta tranquillo, al piano di sotto, e a parte la missione di oggi per i ragazzi non ci sono stati incarichi dal capo" 
"Anubi se ne sta tranquillo perchè se tornasse al Ventunesimo Nomo, Sadie lo torturerebbe a morte ... se tutto gli va bene" commentai. "Tu lo stai proteggendo, in realtà" 
"E' rimasta molto scossa?" si informò Gaia. 
"Be' ..." cosa dovevo dire? Sembrare troppo distaccata mi avrebbe fatta sembrare sociopatica, sembrare troppo coinvolta avrebbe fatto dubitare della mia lealtà. Dovevo cercare un giusto mezzo ... permettendomi uno sbilanciamento leggero solo verso la prima opzione, al massimo.
 "Sì, abbastanza. Mettici poi anche la faccenda di Becky, e il fatto che abbia scoperto le due cose quasi contemporaneamente ... insomma, non ne è uscita benissimo. Ma alla fine, questo ci torna a favore ..." 
"E magari potesse essere in altro modo" mi interruppe Gaia, con un'occhiata tagliente. "Qualunque ruolo abbia quella ragazza contro di noi, non merita di essere fatta soffrire a quel modo. L'amore è una cosa che tutti meritano, e non è stato bello che il suo sia stato distrutto così" 
Ah-ah ... a quanto pareva, avevo trovato un nervo scoperto. Era sensibile alla situazione di questi innamorati divisi ... del resto, si era appena trovata un fidanzato anche lei, e- forse avevo un'idea. 
Era stata insistente sul fatto che tutti meritino l'amore, probabilmente influenzata dal pensiero delle esperienze passate di Dakao? Sì, forse poteva sentire di essere una sorta di 'ancora di salvataggio' per lui. Magari avrei potuto lavorare su questa cosa, non sapevo ancora bene come, ma era potenzialmente un ottimo spunto. Come lavorarci? 
Mentre pensavo a queste cose, mi ero istintivamente voltata leggermente a guardare Dakao. Nel riportare il mio sguardo a Gaia, incrociai quello di Hazelle. Mi fissava con un'espressione fredda e cupa che non le avevo mai visto, come se avesse capito esattamente cosa stessi pensando. 
Cosa stessi ... oh dei, ma le avevo pensate davvero quelle cose? Creare a Gaia e Dakao problemi sentimentali così gravi da causare il suicidio della prima, e ci avevo pensato con tanta nonchalanche, come se fosse un piano qualsiasi per far credere a qualcuno che fossimo dalla loro parte? Ma che razza di psicopatica stavo diventando?
 Hazelle si accorse che la guardavo e trasalì come se si fosse riscossa da un qualche pensiero, per poi tornare a sorridermi amabilmente. Mi resi conto che io dovevo fare più o meno lo stesso con Gaia e Regina, lì.
 "Sì, in effetti hai davvero ragione" loro non sembravano essersi accorte di una mia reazione particolare, strano "Infatti io intendevo che ci torna a favore pur essendo in sè una pessima cosa" 
Gaia non sembrava ancora molto convinta dall'argomentazione, ma un vortice comparve improvvisamente nel bel mezzo della stanza. I ragazzi ne uscirono.
 Dakao era apparentemente sano come un pesce e perfettamente illeso, Luciano sembrava essere stato preso di mira da un'esercito di gatti molto arrabbiato, e Mortimer aveva  tutti i vestiti girati al contrario e dei segni violacei attorno al collo, come se avessero cercato di strangolarlo. Forse essere un demone aveva più vantaggi di quanto uno potesse pensare? 
"Cos'è successo?" si informò immediatamente Gaia. 
"Alcune maledizioni erano troppo forti per le mie capacità di disinnescarle" spiegò Dakao.
 "Ti aiuterà il capo ..."
 "Ti è andata di lusso" disse Hazelle a Luciano con un gran sorriso. "Prima di venire qui non abitavi in un quartiere pieno di gatti randagi? Niente a cui non fossi abituato"
 "Effettivamente hai ragione, non sono rimasto più di tanto disturbato. Anzi, avrei preferito che anche i gatti del quartiere fossero d'oro-"
 "Io avevo un bullo che ha cercato di impiccarmi, quando ero bambino" intervenne Mortimer, ansioso di non sfigurare. "Con le corde per saltare della palestra"
 "E l'insegnante?" 
"L'ha sgridato per aver usato le corde fuori dall'ora di ginnastica"
 "Sento dal casino che siete tornati" intervenne Setne, facendo la sua entrata in scena. "Il responso?"
 "E' lì" rispose Dakao. "Non ho idea di come sia possibile, ma è lì" 
Setne sgranò leggermente gli occhi alla notizia. "Incredibile. Mi hanno davvero fregato!"
 "Cos'è successo?!" chiese Chad.
 Setne lo fissò. "Pare che tu non abbia affatto disintegrato la Corona di Tolomeo, dopotutto"
 "Eh?!"
 L'avevano già scoperto? Accidenti, quei nostri incantesimi di protezione facevano davvero schifo. Pace, non si poteva chiedere di meglio da Chad .... che mi tocca pure ammettere, era anche stato più bravo di me.
 Io avevo stupidamente lasciato il via libera allo stress, avevo immediatamente gettato la spugna, ed ero stata buona solo a fare ricerche. Non doveva più succedere. La situazione stava diventando terribilmente seria, e io non potevo permettermi alcuna debolezza. Quindi dovevo essere concentrata sulla situazione attuale. 
Chad non era l'unico ad essere sbigottito, anzi, gli altri lo erano pure per davvero. 
"Ma ... è possibile? Cioè ...?" Regina si guardò attorno smarrita, come se temesse che qualcuno le desse della stupida. 
"Ho il vago sospetto che quella fosse in realtà una copia" spiegò Setne. "Una copia estremamente ben fatta, ha fregato perfino me per intenderci" ammiccò come se si aspettasse che ridessimo. Mortimer e Chad lo fecero anche. 
"Probabilmente i maghi originali non erano sicuri di aver fatto un gran lavoro a nasconderla, e quindi hanno anche fatto una copia per sicurezza. Che è quella su cui tutti ci stavamo accapigliando fino a qualche mese fa. Ma la copia è andata perduta, e per colmo di sfortuna per quei maghi di migliaia di anni fa" ero paranoica o c'era un riferimento particolare? "gli incantesimi a protezione dell'originale hanno iniziato a indebolirsi proprio di recente"
 "E lei ha saputo dire dove si trovasse l'originale?" si sorprese Hazelle.
 "Dolcezza, devi imparare ad avere più fiducia nelle mie capacità magiche. Adesso che sono tornato in vita, poi ..." inspirò a fondo e teatralmente, come se stesse respirando la vita stessa. "Rende le cose un pochino più facili. Comunque sì, l'ho localizzata nelle catacombe di Kom el-Shufaqa. E ci ho spedito i ragazzi in avanscoperta"
 "Dimostrandoci che aveva ragione" rispose Luciano. "L'abbiamo appena intravista prima che scattassero tutte le maledizioni a un tempo, ma è lì" 
"Ma certo che ho ragione. Comunque ... purtroppo mi tocca dire che anche tra i nostri avversari ci sono maghi abbastanza decenti da rendersi conto che la corona è ancora in giro, e dove stia esattamente. E se ci dimostrassimo troppo interessati al luogo, probabilmente accorrerebbero lì in massa. Quindi ... penso sia più prudente fare gli gnorri, attaccarli come se nulla fosse con quello che abbiamo già, e poi fregargliela da sotto il naso mentre si cullano nella loro falsa sicurezza"
 Personalmente, pensavo che la Casa della Vita avrebbe potuto portarsi via la corona senza il minimo sforzo e metterla in un posto più sicuro, ma qui il 'genio bellico' era lui. Probabilmente aveva dedicato più di un vago pensiero alla cosa. Forse.
 "Anche perchè" e il suo sogghigno mi informò che sì, ci aveva pensato per bene. "Saremo aiutati dai litigi in corso"
 Oh dei, cos'aveva in mente? Fino a quel momento Greci, Romani ed Egizi erano andati d'accordissimo. Ma se Setne si metteva a studiare attentamente qualcosa per dividerli ... era un esperto di caos. Aveva scatenato la Rivoluzione Francese e la Prima Guerra Mondiale. Qui si parlava di un branco di adolescenti da poco abituati a vedere le cose sotto una prospettiva diversa dalla loro. Che speranze avevano?
 "E qui si arriva al mio piano d'attacco" Setne si schiarì la voce. "Ho riflettuto a lungo su come possiamo usare l'arma degli dei egizi. Sono virtualmente tutti al nostro servizio ... a parte una bambina. Come usare questo potere straordinario? Ma semplice, il modo più efficace è ... discriminare tra gli obiettivi"
 "Cioè?" si intromise Calvin. Gli brillavano gli occhi: gli piaceva che si stesse parlando di strategia, eh? Chissà se si era reso conto che questa sarebbe stata una battaglia vera, con feriti e morti di mezzo, potenzialmente anche per azioni sue personali.
 No, molto probabilmente no. Che ci faceva in quell'esercito e chi aveva avuto l'idea di portarcelo?
 "Adesso ci arrivo. Immaginate che gli dei egizi avessero la possibilità di opporre qualche resistenza ai nostri ordini. Ma limitata, e debole. Per cosa la userebbero?" 
"Per mantenere le fondamenta del loro potere il più intatte possibile" mormorò Luciano. "Per proteggere la Casa della Vita, sperando di poter tornare, prima o poi, a usare i loro maghi"
 "A scapito dei due Campi" aggiunse Hazelle. "Di quelli chi se ne frega, sono cose degli dei greci  e romani. Non si farebbero alcuna remora ad attaccarli, purchè i loro devoti restino in circolazione"
 Cavolo, no! Altro che i disguidi provocati dai litigi di Sadie col fidanzato, qui si andava su scala infinitamente maggiore.
 Proseguendo il ragionamento dei due fratelli, a Greci e Romani sarebbero un filino girate le scatole all'idea che loro avrebbero avuto da affrontare nemici molto più potenti rispetto agli alleati egizi. Avrebbero iniziato a serpeggiare delle antipatie, la collaborazione sarebbe peggiorata, presto qualcuno avrebbe iniziato a sospettare che in realtà tutta la Casa della Vita avesse finto da'inizio, che fossero sempre stati dalla parte di Setne e che tutto questo fosse un piano per distruggerli senza rendersi indegni di fiducia agli occhi di ... eventuali altri pantheon da cionquistare?
 Era più che possibile che ce ne fossero in giro. Al momento non erano stati coinvolti dai piani di Setne, nè si erano alleati con dei 'colleghi', ma pura e semplice logica dettava a loro esistenza. 
Qualcuno si sarebbe di sicuro fatto questi ragionamenti, e ovviamente non avrebbe tenuto le proprie idee per sè. 'Dalle messi farà sorgere guerra', 'si distruggerà da sè la parte avversa' ... pareva che le mie profezie si stessero rivelando di una precisione chirurgica.
 Bene. Benissimo. Stava per arrivare altro che noi dovessimo gestire?
 "Bravi" li gratificò Setne. "Questo confonderà i nostri nemici. Darà loro l'illusione che almeno i Nomi siano al sicuro, e che gli dei abbiano una possibilità di ribellione cui aggrapparsi. Li cullerà in una falsa speranza, e li porterà a decisioni sbagliate. E a quel punto potremo informarli dell'errore" 
Be' ... sì, poteva funzionare benissimo anche così. Molto probabimente Setne voleva fare un mix dele due cose, e aveva rivelato ai suoi onesti soldati solo il versante più tollerabile della faccenda. Secondo me, con la scusa della guerra avrebbero accettato senza problemi anche di creare uno scisma, ma facesse come pareva a lui. Anzi, forse questa cosa del suo tenere informazioni nascoste mi sarebbe tornata utile in futuro, qualora avessimo ritenuto opportuno minare il suo supporto presso i suoi seguaci. 
Che al momento sembravano approvare di tutto cuore i progetti del loro generale.
 "Ma l'attacco come lo facciamo?" insistè Calvin. 
"Adesso ci arrivo, lasciami continuare. Una volta deciso dove e con chi attaccare, dobbiamo definire il nostro obiettivo. Al momento, non sono sicuro che le nostre forze sappiano distruggere uno dei due Campi in un colpo, quindi punteremo a indebolirli soltanto. Attaccheremo gli edifici importanti e razzieremo l'armeria. A seconda dei risultati di questo ... chiamiamolo esperimento offensivo, decideremo se sia il caso di continuare a logorarli con una serie di piccoli attacchi o se possiamo eliminarli in un colpo solo"
 "Immagino che noi dovremo riferirvi tutte le loro strutture di difesa?" intervenni. 
Questo era logico dal punto di vista dell'esercito di Setne, ma abbastanza rischioso per noi: metti che al Campo iniziassero a sospettare che ci fosse una spia, se i nemici fossero stati troppo bravi a eludere le loro difese.
 "Naturalmente, naturalmente. Penso che inizieremo col Campo Mezzosangue, e in quel caso, la planimetria possono dircela Gaia e Calvin che ci hanno passato qualche mese. Voi vi occuperete di studiare le unità di difesa nel minimo dettaglio e di riferircele" 
"Ma scusi, così non sembrerà troppo ovvio che al Campo ci siano delle spie?" fece notare Chad. "Voglio dire, sembrerebbe sospetto che voi aveste un'idea molto chiara di come controbattere alla difensiva. Potrebbero iniziare a sospettare, e -"
 "Anche ai tempi della guerra contro Crono sapevano che c'era una spia, e ci hanno messo lo stesso tre anni a trovarla" osservò Gaia.
 "Ma Silena Beauregard era nella posizione perfetta per non farsi notare" replicai. "Mi sono informata su di lei. Non interveniva negli incontri di guerra, non partecipava quasi mai alle battaglie, non si spingeva a parlare più di tanto con chi sarebbe dovuto partire per un'impresa, ma come capocabina poteva testimoniare gli esiti di tutto questo. Ed era figlia di Afrodite, quindi nessuno si aspettava che riuscisse a elaborare qualcosa di più complicato che il perfetto abbinamento tra trucco e vestiti"
 "Non sottovalutare l'importanza dello studio dell'aspetto fisico" mi ammonì Hazelle. "Richiede quasi più pensiero strategico della guerra vera e propria"
 "Okay, okay, comunque noi non abbiamo la stessa sicurezza"
 "Per ricapitolare, abbiamo, anche se involontariamente, fatto entrare quasi tutti i nostri nemici al Campo Mezzosangue, apparentemente distrutto la corona che dovevano proteggere, e insistito per partecipare a un'impresa che poi è fallita" intervenne Chad. "E facciamo parte di quei figli di dei minori che ancora non hanno ricevuto la loro capanna e sono ficcati sul pavimento della undici, siamo entrambi stati riconosciuti tardi, e probabilmente siamo pieni di rancore"
 "Avete ragione anche voi" ci concesse Setne. "Troveremo il modo di bilanciare le due cose. Fingere di essere presi di sorpresa ... organizzare l'arrivo tempistico di un gruppo ..." si perse a mormorare nei propri pensieri ancora per qualche istante, poi sollevò la testa e ci guardò con un gran sorriso. "Si può fare! E avete anche fatto bene a sottolinearlo, perdere il vostro ruolo al Campo sarebbe parecchio sconveniente" 
Altro riferimento? Già andava male quando era solo Luciano a dire quelle cose, se adesso ci si metteva pure Setne in persona ... 
"E quindi, adesso tutti via! Domani dovete essere ben svegli, per quelle misure di sicurezza!"
 Riunione sciolta, era tardi, Setne ci aveva liquidati, i suoi soldati veri e propri si stavano ritirando a propria volta, nessuna possibilità di parlare ancora con Gaia. Almeno quella sera avevo iniziato ad approcciarla.
 Le rivolsi un ultimo saluto con un gran sorriso, prima di fare il viaggio nell'ombra per la capanna undici.









Ladies & Gentlemen,
ed ecco il primo capitolo di strategia e pianificazioni. Non sarà di sicuro l'ultimo della storia, anzi, si può dire che le particolari vicende qui narrate verteranno più attorno alla strategia e agli scontri psicologici che non a quelli fisici. Intanto, spero che abbiate apprezzato questo, e che abbia incoraggiati a continuare la serie. Intanto, qui lo spoiler: nel prossimo capitolo, Chad e Penelope impareranno la legge karmica per cui, per ogni casino in cui metti qualcuno, c'è qualcuno disposto a mettere nei guai te.

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Capitolo 3
*** Il karma del mettere nei casini ***


                                   CHAD

 

              IL KARMA DEL METTERE NEI CASINI

 

 

 

 

 

 

Per quella sera, le discussioni si fermarono lì; ma il giorno dopo, io e Penelope ci organizzammo per una battuta di caccia ai mostri nel pomeriggio, che in realtà si 'svolse' alla Piramide Arena. Giuro che nessun ibis o babbuino è stato maltrattato per la realizzazione di questa scusa.

"Allora" sospirò Penelope, iniziando a rimuovere una tovaglia piena di resti di cibo dal tavolo del barbecue. "Ci tocca discutere di che informazioni possiamo dare a Setne. Tu pensi che sia meglio che vinca o perda quell'attacco?"

 Io decisi di spazzare via i resti di alcune fiale piene di liquidi colorati che si erano rovesciate a terra. Ehi, Thoth ci aveva chiesto di ripassare lì ogni tanto per le pulizie, e non potevamo lasciare il luogo al porcile in cui l'avrebbero ridotto un gruppo di animali lasciati a sé stessi.

"Per saperlo, dovremmo sapere esattamente quante perdite e quanti danni subiranno i ragazzi greci. Da una parte, sono molto più numerosi del solo esercito di Setne, ma adesso che gli dei egizi potrebbero intervenire ... non lo so. Ho ascoltato le registrazioni dei fratelli Kane, e quello che Sadie mi ha detto di Iside ..."

"Aspetta ... Sadie" interruppe lei. "Ospiti. Tutti questi tizi hanno bisogno di ospiti per agire nel mondo mortale. Setne non ci ha pensato? ... Comunque, o fanno come la piccola dea e possiedono a forza maghi che seguono il loro sentiero ..." mi vennero i brividi al pensarci. "... o usano ospiti temporanei, come mortali a caso, o animali simili a loro-"

"E in tal caso, il loro tempo di azione sarebbe molto limitato"

Ricordai di tutte le volte che i fratelli Kane avevano raccontato casi simili: gli dei erano dovuti sloggiare in fretta -specie se stavano per fornire informazioni importanti - perché il loro ospite improvvisato non avrebbe potuto reggere ulteriormente il loro spirito dentro di sé. Ma ricordai anche un altro dettaglio, a proposito dell'uso della magia.

"Ma questo non limiterebbe del tutto le loro possibilità magiche. Potrebbero fare incantesimi potenti quanto vogliono loro, solo che l'ospite si disintegrerebbe all'istante"

 Mi visualizzai involontariamente la scena: Iside, nel corpo di una donna normale e dai lineamenti confusi, che scagliava sul Campo Mezzosangue una sfera di fuoco che lo distruggeva in un colpo solo, per poi crollare a terra in un mucchietto di polvere lei stessa. Per poco non vomitai.

"Ecco, appunto" borbottò Penelope. "Ma credi che a loro o a Setne importerà qualcosa di simili danni collaterali?"

Fui folgorato da un'idea, più rassicurante del mio teatrino mentale di prima. "Ma all'esercito regolare di Setne importerà. Ricordati che quei tizi credono di essere lì per cambiare il mondo in meglio in nome della pace, della giustizia e di tutte quelle belle cose. Credi che saranno disposti a far fuori persone per la possibilità di un attacco contro i loro nemici?"

 "A meno che Setne non sia estremamente persuasivo ... no, penso proprio di no. Ciò non toglie che possa usare animali, anche se suppongo che gli spiriti degli dei dovrebbero correre qua e là per raccattarne uno nuovo ad ogni incantesimo"

Era un’immagine mentale molto più divertente della precedente, e aveva anche qualche significato a livello strategico.

"Quindi bisognerà detrarre all'attacco il tempo loro necessario a trovare e infilarsi in un nuovo ospite" dedussi. "Il che è piuttosto imprevedibile. Un piccolo vantaggio ai mezzosangue e ai maghi"

"Che saranno tagliati fuori dalla fonte del loro potere" osservò Penelope. "O almeno, gli ultimi non avranno accesso alle loro possibilità più grandi. Carter e Sadie stanno freschi se sperano di riuscire di nuovo ad attingere all'energia dei loro dei protettori, sarà stata la prima cosa che Setne avrà proibito ad Horus e Iside. Gli altri avranno simili problemi"

"Dovranno fare come prima della rivoluzione dei Kane" aggiunsi. "Più o meno gli stessi incantesimi, ma molto più deboli. E niente Parole Divine. E forse niente avatar guerrieri per Carter, e-"

 "Ho capito, ho capito" borbottò lei. Cercò una tovaglia nuova in un cassettone malridotto in un angolo del campo da basket e la sistemò sul tavolo. Coriolanus applaudì entusiasta. "Ma il problema resta sempre lo stesso: cosa diciamo, e cosa non diciamo?"

"Non dovremmo garantire al Campo totale successo, ma dovremmo anche tenerlo in giro. A lungo termine, potrebbe essere problematico se fosse raso al suolo con tutti i suoi abitanti"

Coriolanus ringhiò, guardando male la tovaglia. Capii che sperava fosse il preludio a un nuovo barbecue - non avevamo dato da mangiare alle povere bestie, negli ultimi giorni, ora che ci pensavo - e andai a ispezionare i frigoriferi. Vuoti.

"E bisognerà andare a fare la spesa per questo posto" conclusi. No, seriamente, quant'era surreale pensare alla spesa o alle pulizie mentre discutevamo il futuro di una guerra?

 "Le difese plausibili"

 "Cosa?" le chiesi, pensando per una frazione di secondo che si riferisse al barbecue.

"Voglio dire che dovremmo riferire loro solo le difese che due regolari ragazzi del Campo possono scoprire con facilità. Noi non siamo particolarmente importanti, e di solito i capi cabina non fanno uscire le informazioni dal loro circolo senza motivo"

 "Più o meno" commentai. "Se ci dimostrassimo particolarmente paranoici, magari qualcuno sarebbe disposto a dirci qualcosa. Avremmo anche il diritto ad esserlo, dopo che la nostra missione è stata un fallimento su scala epica"

 "Quindi dipenderà dalla persona a cui abbiamo chiesto ... hai ragione. Senti, interroghiamo più gente possibile, e poi decidiamo a chi abbiamo ufficialmente chiesto. Setne e i suoi non avranno alcuna prova che le cose non siano andate così"

Annuii con approvazione, soprattutto perché l'idea originale era stata mia.

 "Adesso bisogna pensare a tutte le altre cose. Per esempio, quel centro ricerche da sabotare"

Non mi sentii più tanto nell'umore di concordare.

"Dovremmo fare le due cose contemporaneamente? Perché trovare e scremare informazioni su una sicurezza da cui dipenderebbe anche la vita di un centinaio di ragazzi, e al contempo studiare chimica o ingegneria di livello abbastanza avanzato da causare grossi ostacoli a scienziati professionisti, mi sembra esattamente il genere di cose che noi al momento possiamo fare senza stressarci più di tanto"

 "Dividiamoci i compiti, allora" replicò Penelope. "Tu quanto te ne intendi di chimica?"

 "Poco o niente. Gli istituti di salute mentale non sono noti per l'eccellente istruzione che procurano"

 "Me l'aspettavo" la guardai male, anche se non aveva esattamente tutti i torti. "Allora del centro ricerche me ne occupo io. Tu chiedi in giro per la sicurezza. E vai a fare la spesa"

 Restai un attimo spiazzato dall'ultima frase, prima di capire che si stava riferendo al momento corrente. In effetti la maggior parte degli animali lì dentro ci guardava con aria di aspettativa, e Coriolanus era impegnato a fingere almeno una dozzina di diversi metodi di suicidio. Non lo trovai per nulla divertente.

 Anche perché, andava bene che Penelope dovesse fare ricerche su come ostacolare delle cure mediche? Già c'era tutta la faccenda di Gaia. Se poi si fosse anche messa a fare altre cose che avrebbero potuto danneggiare gravemente un sacco di altre persone ... come ne sarebbe uscita, da quella situazione?

D'altro canto, l'alternativa era lasciarle fare qualcosa che avrebbe messo a repentaglio la sicurezza di un sacco di gente che tra l'altro più o meno conoscevamo. Le cose non miglioravano granché, e probabilmente mi avrebbe strozzato se avessi suggerito che avrebbe potuto non reggere alla pressione, quindi decisi di lasciare stare l'argomento.

"Dove pensi che un dio possa tenere i soldi per le spese alimentari?" commentai, frugando in alcune cassettiere.

"Probabilmente non ne ha nemmeno bisogno" replicò Penelope, esaminando il reparto scientifico della libreria di Thoth. "Se può trasformare i geroglifici in realtà, gli sarebbe bastato scrivere la lista della spesa"

"Il che ci aiuta moltissimo" borbottai. Coriolanus e altri due babbuini si esibirono in un concerto di versi schifati, sconvolti che noi due incapaci non riuscissimo neanche a fare cose tanto semplici come trasformare le parole scritte in oggetti reali.

I soldi, per la cronaca, non erano da nessuna parte, e questo mi spinse ad arraffare un mucchio di cartine tornasole e tentare il mio primo esperimento di manipolazione della Foschia. Funzionò anche, ma dopo cinque minuti abbondanti, passati con una signora che giustamente si lamentava dietro di me, e non so se il successo sia più attribuibile alla mia effettiva manipolazione di quella forza magica o alla pietà del commesso per un povero ragazzo completamente fuori di testa che era lasciato andare in giro senza nessuno a badargli.

 Tornai alla Piramide per trovare una Penelope molto accigliata assorta in un libro, che quando le chiesi come stessero andando le cose, si limitò a borbottare incoerentemente qualcosa a proposito di radioterapia. Non avendo griglie a disposizione, infilai tutto il cibo nel microonde; non capii se di conseguenza i babbuini stessero battendo le braccia eccitati o mi stessero facendo il gesto dell'ombrello.

"Adesso mi sembra il caso di tornare" richiamai Penelope. "È un'ora e mezza che stiamo qui"

Lei si riscosse dal libro, lo guardò accigliata un’ultima volta – segno che probabilmente aveva trovato qualcosa che sarebbe servito allo scopo – e annuì. Ci riportammo al Campo Mezzosangue, ormai era praticamente sera, e io dovevo trovare qualcuno a cui chiedere delle difese del Campo.

Bene, bene, di sicuro i più guerrafondai e/o responsabili avrebbero potuto rispondere … dovevo solo trovare il modo giusto di presentare la domanda. E possibilmente non far sapere a troppa gente che l’avevo chiesto.

Jason avrebbe risposto quasi sicuramente, avrebbe ritenuto suo dovere rassicurare qualcuno arrivato relativamente di recente … purché non si ricordasse di quella strana situazione in cui io avevo accidentalmente fatto entrare al Campo mezzo esercito di Setne.

 Clarisse … senz’altro avrebbe saputo rispondere; solo che probabilmente mi avrebbe preso per i fondelli se mi fossi dimostrato troppo preoccupato. Magari dovevo suggerire se potevo fare qualcosa per aiutare? Quasi di sicuro avrebbe apprezzato più la voglia di fare qualcosa della preoccupazione.

 Altri? Forse qualcuno della capanna di Atena. Lì probabilmente avrei sentito tutti i dettagli sulla strategia e sul perché e percome le varie trappole/difese erano sistemate così com’erano, ma probabilmente non mi avrebbe detto proprio tutto.

 Anzi, con questo ragionamento, forse mi conveniva lasciar perdere Jason e chiedere solo a Clarisse e … Malcolm, lui sarebbe andato più che bene. La prima mi avrebbe probabilmente detto tutto, ma lasciando perdere la strategia, l’altro avrebbe avuto l’approccio opposto. Combinando le due cose, poteva venire fuori o una conoscenza molto completa, o una confusione totale, a seconda di che doti intellettive dovessi mostrare all’esercito di Setne.

Ovviamente l’opzione giusta era meno lusinghiera, ma mi sarei rifatto in seguito, quando quella guerra e il disturbo che creava nel Kosmos sarebbero stati risolti grazie alla mia brillante intelligenza … con due morti di mezzo ...

Basta, dovevo interrogare Clarisse. Prima lei, poi convincere Malcolm che non avessi ricevuto risposte particolarmente esaurienti non sarebbe stato troppo difficile. Decisi che l’avrei interrogata dopo cena, al falò: adesso mancava troppo poco al momento di mangiare in tavoli separati, e con le canzoni nessuno avrebbe badato più di tanto a quello che dicevamo.

Così fu: dovetti urlare per ottenerne l’attenzione, cosa che almeno per i più vicini mandò a quel paese le mie speranze di chiedere in modo stealth, dovetti sopportare e trovare una risposta pe un sacco di prese in giro stupide, ma alla fine, con la scusa di offrirmi per un lavoro di sentinella, ebbi le mie risposte.

“Innanzitutto, c’è la cara vecchia barriera” esordì lei. “Che a questo punto ha lasciato passare chiunque e sua nonna, quindi non ci confidiamo più di tanto. Ci abbiamo messo una ronda di guardia, come ai vecchi tempi, se vuoi puoi partecipare lì. Devi solo firmare un modulo da Will Solace, e impegnarti a rispettare i turni. Poi abbiamo le arpie, ma quelle sono buone solo per mangiarsi chi cerca di uscire dalle cabine di notte. E poi c’è il fuoco greco”

Devo averla guardata confuso.

“Valdez non è passato alla undici questo pomeriggio ad avvertirvi del fuoco greco attorno alle fucine e all’armeria?”

“No, ero a caccia di mostri-“

 “Almeno in tempo di guerra, la vuoi finire di imboscarti con la tua ragazza? Poi non lamentarti che non sai le cose”

 Aprii la bocca per ribattere, solo che non sapevo cosa dire. Era un equivoco comodo, probabilmente la migliore spiegazione alternativa alle nostre assenze che potessimo chiedere, ma era comunque dannatamente imbarazzante. Tra parentesi, questa che sentite in sottofondo è lei che sta picchiando la testa contro il muro … non le avevo detto niente dell’equivoco.

 “Comunque, sì, la capanna di Efesto stamattina ha piazzato tutta una linea di fuoco greco, si attiverà ad avvicinamento a meno che non si arrivi ballando Gangnam Style”

La fissai.

“Non l’ho deciso io il programma di attivazione. Però è un bene, quelli del fantasma o non lo capiranno mai o si rifiuteranno di fare una cosa così stupida. Poi. I figli di Demetra stanno raccattando tutta l’ortica su cui riescono a mettere le mani, contano di renderla la difesa delle capanne. E Atena sta sistemando una strategia di difesa vera e propria … vedi che qui non ci sono? Sono tutti a studiarla. Noi di Ares saremo la carica pesante, voi che state ad Ermes … non ne ho idea, potete essere figli di chiunque. Chiedi a qualcuno dei loro se vuoi informazioni più precise”

Ringraziai e mi informai sugli orari della ronda notturna. Bene, e adesso avevo qualcosa su cui elaborare.

Innanzitutto, Clarisse aveva avuto perfettamente ragione sulla faccenda di Gangnam Style: nessuno avrebbe potuto arrivarci se non l’avesse saputo prima. E non si poteva nemmeno travestire da qualche altra cosa, perché quello stupido ballo richiedeva un sacco di movimenti molto specifici. Se qualcuno di Setne avesse fatto qualcosa che anche solo ci somigliava, sarebbe partita la caccia alla spia.

O trovavano un sistema alternativo per avvicinarsi, o rinunciavano a saccheggiare l’armeria. E a quanto avevo capito, quello era un punto piuttosto importante dell’attacco. Quindi, questo potevo dirlo o meno, il risultato sarebbe stato lo stesso: Setne non avrebbe potuto fare avvicinare le sue truppe al luogo.

 In secondo luogo, la presenza del turno di guardia … avrebbero attaccato con un esercito di dei, probabilmente non avrebbero puntato troppo sulla sottigliezza. Probabilmente sospettavano già una cosa del genere.

Le arpie? A quanto aveva detto Setne, sia Calvin che Gaia erano già stati al Campo, di sicuro se le ricordavano benissimo. Tra parentesi, lì per caso era rimasto qualcuno che se li ricordava, li aveva conosciuti? No, perché sapere i punti deboli di Gaia poteva essere abbastanza importante … oh bene, adesso stavamo parlando di coinvolgere qualcun altro, anche se indirettamente, in quel maledetto piano?

Sì, era, tipo, abbastanza importante. Ma ci avrei pensato in un altro momento, adesso meglio che mi concentrassi sulle difese.

Bene, restava la linea di ortiche nel perimetro delle capanne. Quali erano le possibilità che l’esercito di Setne si aspettasse un attacco simile? Be’, dunque, era abbastanza chiaro che un esercito invasore avrebbe attaccato anche il posto in cui gli avversari abitavano, per rubare eventuali possessi, togliere loro un rifugio, vedere se ci fossero altri disarmati lì nascosti, o anche solo per lo spregio di lasciarli a dormire sotto le stelle. Quindi, quelli di Setne avrebbero potuto tranquillamente aspettarsi l’organizzazione di una difesa in quel punto.

Ma non il tipo esatto di protezione, quello sarebbe stato sospetto. Però era solo ortica. Fuori proporzione, non avrei voluto neanche immaginare come sarebbe stato finire in un cespuglio di quella roba, ma facilmente abbattibile a spadate, o anche a distanza con bombe di fuoco greco. Cose che l’esercito si sarebbe comunque portato a dietro.

Bene, dunque potevo riferire tranquillamente tutte queste cose. Adesso mi restava da scoprire la strategia. Quello poteva aspettare fino al giorno dopo, in quel momento potevo concedermi una nottata di sonno. Non vedevo l’ora.

 Per la prima volta da non so quanto tempo, dormii a lungo e senza interruzioni; ma il mattino dopo mi accorsi che, a giudicare dalle occhiaie e dallo sguardo da zombie, Penelope non aveva approfittato dell’occasione. Doveva studiare un sacco di materiali sul cancro, certo.

Mi sentii immediatamente in colpa per non essere andato ad aiutarla. Ma non avevo neanche pensato che potesse assentarsi la notte …! E certo, in che altro momento avrebbe potuto farlo? Non poteva continuare a sparire il pomeriggio.

Bene, adesso avrei risolto la questione ‘difese del Campo’, poi l’avrei aiutata in tutti i sabotaggi necessari. Dovevo avvicinare Malcolm. Aspettai la fine della colazione, poi praticamente lo stalkerai finché non raggiunse un posto relativamente isolato.

 “Scusa, Malcolm – “ per poco non mi arrivò una spadata in testa. Il posto relativamente isolato era il campo di addestramento con la spada, ed era abbastanza noto che avvicinarsi senza preavviso a qualcuno che si allenava non fosse tra le cose più sagge da fare. Bene, ottima mossa iniziare la conversazione con una brillante prova della mia intelligenza.

 Il figlio di Atena, infatti, imprecò e se ne uscì con qualcosa tipo “Dannazione, Chad, ma sei fuori di testa?!”

Okay, magari un po’ più brusco di così.

“Scusa, scusa” mi affrettai a calmarlo. “Comunque se mi avessi fatto fuori non ti avrebbe incolpato nessuno-“

“Probabilmente mi avrebbero fatto i complimenti” ribatté lui. “Allora, cosa volevi?”

“Sapere se potresti spiegarmi un paio di cose sulle strategie che ci stanno difendendo. Sempre che ce ne siano, intendo”

Malcolm mi squadrò. Probabilmente stava calcolando i danni del rivelare queste informazioni a qualcuno così idiota da saltar fuori dal nulla durante un addestramento con spada. Mi sentii inquietantemente come Mortimer.

“Ce ne sono, sì” esordì con cautela. “Perché questo interesse improvviso?”

“Perché … senti, non mi piace l’idea di starmene con le mani in mano. È già andata a quel paese la missione nel Tartaro …” dovevo pur recuperare con un colpo di genio. “Se posso fare qualcosa, voglio sapere come”

 Malcolm annuì. Sembrava molto più comprensivo adesso. Immagino che la carta del senso di colpa facesse un certo effetto.

 “Abbiamo litigato un sacco su cosa far fare a voi della undici” esordì. “Il problema era che, mentre i figli di un determinato dio condividono tutti le sue abilità di battaglia, in cui più o meno sono tutti molto bravi, voi siete figli o del dio dei ladri o di chiunque non abbia una capanna. Non avete un stile di combattimento unitario, e non siete tutti bravi nelle stesse cose. Ma alla fine, si è deciso di sfruttare proprio questo fattore a nostro favore. Voi sarete, come dire …una carta jolly. Dovrete scorrazzare completamente a caso per tutto il campo di battaglia, attaccando chiunque vi passi per la testa di attaccare. Nessun piano dietro a tutto questo, ma il nemico si aspetterà che ci sia, visto che tutte le altre capanne sono organizzate in reparti uniti. Invece sarà il caos più totale, e questo li prenderà in contropiede”

 Era abbastanza astuto, in effetti. E con questa sapevo che il gruppo di Ares era ‘l’artiglieria pesante’, mentre a Ermes eravamo la carica del caos. I figli di Apollo sarebbero stati senza dubbio gli arcieri, i figli di Efesto probabilmente avrebbero costruito macchine da guerra di vario tipo … gli altri chissà cos’avrebbero fatto.

In effetti, in molte altre cabine c’era gente capace in cose in cui i suoi fratelli erano delle schiappe, ma qualche talento unitario c’era sempre. A Ermes invece solo i veri figli del dio dei ladri avevano gli stessi talenti, ma non potevamo certo lasciar combattere solo loro.

 Malcolm probabilmente mi riteneva soddisfatto con le informazioni su cos’avrebbe fatto la undici, e in effetti era anche quello che gli avevo chiesto io; meglio non indagare sulle altre cabine, non avrebbe avuto troppo senso al momento. Era preferibile chiedere altre informazioni sugli altri dettagli del nostro attacco.

 “Ci sarà un qualche segnale?”

 “Tenete d’occhio il cielo. I figli di Apollo scoccheranno una freccia con attaccati nastrini rosa e luccicanti quando sarà il momento di farvi entrare in scena”

Per la seconda volta in meno di dodici ore, fissai allibito il mio interlocutore.

“Erano in tasca a un figlio di Afrodite che non se ne ricordava nemmeno più, e non sapevamo cos’altro usare. Tutto questo, naturalmente, a meno che non siano loro a trovarvi e ad attaccarvi per primi”

 Annuii. “Grazie davvero”

“Figurati. E adesso allontanati, che devo riprendere con questa spada”

Eseguii, e iniziai a pensare a che altre informazioni potessi ottenere, e cosa farmene di quelle già in mio possesso. Sarei riuscito a chiedere informazioni agli altri ragazzi del Campo su cos’avrebbe fatto la loro cabina?

No. A giudicare da come Malcolm mi aveva parlato solo della undici, probabilmente ciascuno era attentissimo solo alla propria. Il che aveva anche senso, sarebbero stati troppo nervosi per volersi immischiare anche nelle responsabilità degli altri. Se io avessi fatto il contrario, avrei dato nell’occhio, ed era una cosa che non volevo.

 Bene. L’esercito di Setne avrebbe dovuto farsi bastare le informazioni sulla undici. E di questo, cosa potevo dire loro?

Be’, probabilmente tutto. Avremmo perso il vantaggio della sorpresa, certo, ma sarebbe stato troppo strano che io non sapessi niente di tutto questo. E del resto, quanto sarebbe stata vitale quell’informazione? Si sarebbe trattato di attacchi casuali lo stesso. Sapere che si sarebbero mossi senza una logica particolare non avrebbe affatto aiutato a prevedere dove esattamente sarebbero andati. Tanto più che anche se fossi stato zitto, l’avrebbero capito da soli come funzionassero le cose dopo un po’.

Bene, dunque quelle erano tutte le informazioni che potevo raccogliere, apparentemente. In due giorni di lavoro, me ne restavano ancora cinque, circa, prima della prossima riunione con Setne. Avrei tenuto gli occhi aperti nel caso qualcuno si facesse venire nuove idee, ma per il momento, potevo pensare a lasciar perdere quel compito … e preoccuparmi di aiutare Penelope.

Provai a cercarla quella mattina, ma ovviamente non la trovai da nessuna parte. Probabilmente era a completare i suoi studi sul cancro, se non già a sabotare quello che le pareva più opportuno. La ritrovai nel pomeriggio, e le spiegai la situazione. Lei mi sembrò parecchio sollevata all’idea di non dover fare quella cosa da sola, ma ovviamente tentò di non farlo notare. La mia generosa offerta dovette accontentarsi del riconoscimento che in effetti i miei poteri sull’invisibilità sarebbero stati utili.

Andammo quella notte stessa a fare un paio di ‘riparazioni’ sui macchinari per la radioterapia che il centro stava mettendo a punto. Non preoccupatevi, non abbiamo fatto nessun errore così leggero da passare inosservato finché quella macchina non fosse stata usata su un paziente, del resto volevamo che i ricercatori se ne accorgessero.

Non sto qui a descrivervi tutti i dettagli tecnici, ho imparato solo lo stretto necessario al sabotaggio; dirò però che faceva uno strano effetto, stare lì a danneggiare gli sforzi di altre persone per il bene di gente che rischiava di morire, e avere la consapevolezza di starlo facendo per il bene comune. Sembrava davvero che la nostra missione per favorire l’equilibrio e l’armonia cosmici comprendesse un sacco di vite messe a repentaglio … una frase così ci faceva quasi suonare come dei fanatici.

Non parlammo durante la missione, se non per dirci cosa dovessimo fare con specifiche parti del macchinario. Ripetemmo l’operazione per le notti seguenti, cambiando via via il problema secondo le riparazioni che quei poveri scienziati stavano facendo. Scommetto che i loro tecnici non ci stavano capendo più nulla.

 Questo, fino alla riunione con Setne e il suo esercito.

Avevo istruito Penelope con le informazioni necessarie, così che sembrasse che avessimo fatto ricerche in due. Purtroppo, però, questa soluzione aveva anche l’effetto collaterale di far sembrare le nostre scoperte più esigue. E questo era un problema: vi pare forse che i guai potessero fermarsi qui?

Quando arrivammo al rifugio di Setne, scoprimmo che l’esercito aveva acquisito forza numerica. Certo, sapevamo che Setne aveva reclutato diversi possibili aiutanti da far passare attraverso le Porte della Morte; diamine, la soffiata dei nomi l’aveva fatta mia madre. Ma fino a quel momento non li avevamo visti, e avevamo avuto un sacco di altri problemi a cui pensare.

Adesso invece ce li ritrovavamo lì: un uomo dai lineamenti brutali, in armatura greca – Achille in persona, che gli venisse un accidente; un uomo in tenuta da vigile del fuoco, che si guardava attorno con l’aria di non aver nemmeno capito bene cosa ci facesse lì; una donna dai lineamenti incredibilmente simili a quelli di Hazelle, solo con pelle e capelli più chiari, che si teneva a debita distanza dalla ragazza in questione e non sembrava affatto contenta della sua presenza lì; e Sisifo.

Ecco, quest’ultima fu la visione meno gradita di tutte, come potete ben immaginare. A nessuno dei due piaceva l’altro: Sisifo era finito agli inferi per aver incatenato mio padre, e a come si comportava, pareva ritenersi autorizzato a prendersi un’insensata rivalsa su di me. Ed era bravissimo a darmi sui nervi.

Per non contare il fatto che durante il nostro incontro nel Tartaro, quando si era offerto di passarci informazioni sulle attività di Setne da quelle parti, aveva lasciato cadere un piccolo accenno alla possibilità di sapere cosa stessimo combinando. Non sapevamo chi e perché gli avesse detto di dire quelle cose, magari voleva solo metterci nei casini o spaventarci, ma fatto stava che eravamo contenti di averlo davanti quanto di una sprangata in testa.

“E adesso ci siamo davvero tutti!” esclamò allegramente Setne. “Chad, Penelope, lasciate che vi presenti alle nostre nuove leve: Achille, che credo non abbia bisogno di ulteriori chiarimenti, Sisifo, idem come sopra, Samuel Johnson, ex vigile del fuoco che ha lasciato l’Elisio pur id partecipare alla nostra causa, e la signora Deborah Fay, madre della nostra Hazelle, qui”

 La signora Fay rivolse a Setne uno sguardo a dir poco feroce, dimostrandogli tutto il suo entusiasmo per essere stata ricordata a quel modo. Nemmeno Hazelle aveva l’aria particolarmente felice di essersi ricongiunta alla defunta mamma. Chissà che storia c’era sotto? Qualcosa che noi potessimo sfruttare in caso di necessità?

“Signori miei, questi sono Chad e Penelope, nostre spie presso il Campo Mezzosangue e la fazione divina più in generale. A questo proposito: ragazzi, avete preso nota delle difese?”

Riferimmo, alternandoci come concordato. La scarsità delle informazioni passò esattamente tanto inosservata quanto avevamo previsto.

 “Nient’altro?” si stupì Dakao.

 “Quelli sono convinti che dobbiamo tenere a mente solo il piano per la nostra cabina, che è fare cose completamente a random. Sappiamo solo cosa faranno Ares e Apollo, il resto niente” borbottai.

“Va bene così, va bene così” ci imbonì Setne. “Qualche informazione utile l’abbiamo lo stesso. In particolare, sapere del fuoco greco davanti all’armeria è qualcosa di prezioso, visto che è uno dei nostri obiettivi principali. Di avvicinarsi ballando Gangnam Style non se ne parla, ci sono movimenti troppo specifici perché siano casuali e voi verreste scoperti subito. Quello che gli amici del Campo non hanno tenuto in considerazione, è che noi abbiamo degli dei dalla nostra parte. In particolare, abbiamo un certo Shu, che per quanto mi disprezzi, sa che nel Libro di Thoth c’è un certo incantesimo a proposito del suo nome segreto. I suoi poteri dell’aria spareranno sul tetto … direi Luciano o Mortimer, a seconda di chi sarà più vicino in quel momento. Con quel bel bastone o a mani nude, riuscireste entrambi a fare un bel buco e calarvi da lì dentro. Posso incantare una scatola perché abbia una capienza infinita, così che voi possiate infilarci tutte le armi che vi capitano sottomano. Altri difenderanno l’edificio dall’esterno mentre siete dentro. Per uscire, sono sicuro che il nostro dio dell’aria sarà in vena di collaborazione”

I due potenziali interessati annuirono. “Naturalmente, prima qualcuno dovrà far scattare la trappola, o sembrerà troppo sospetto se andassimo difilato col tentativo di evitare il fuoco greco. Per quanto riguarda altre difese magiche … se colpissimo anche le capanne in effetti sarebbe carino. Non avere più un letto o un tetto sulla testa non farebbe molto bene al morale dei nostri avversari, poveretti. Ortiche … Gaia naturalmente non può scendere in campo direttamente, sarebbe troppo pericoloso per lei”

 Ci avrei giurato, per noi sarebbe stata la cosa più semplice.

“Dakao. Tu non avevi menzionato, una volta, di avere un ridotto controllo sulle forze del Caos?”

 Il demone annuì.

“Nel caso, saresti capace di usarlo per dissolvere quelle piante?”

 “Dissolverle forse no, ma potrei impedire ai figli di Demetra di farle crescere fuori proporzione” fu la risposta.

 “Mmm. Va bene. O quello, o Regina le farà morire per eccesso di acqua. Sempre a seconda di chi è disponibile al momento. La Casa Grande direi di lasciarla perdere: sarebbe un luogo simbolico, vero, ma viso che non c’è più l’Oracolo in soffitta è piuttosto inutile. Il che ci porta al problema di come strutturare l’attacco. Sapete, ci ho pensato bene, e ho concluso che probabilmente sia l’unica situazione in cui un attacco frontale potrebbe essere la soluzione più efficace. Abbiamo la forza numerica e di potenza necessaria a permetterlo, e farebbe una certa impressione. Come ‘campo di battaglia’ può potenzialmente contare tutta l’area del Campo Mezzosangue, e nello scontro diretto non dovrebbero esserci troppi problemi … le uniche cose che mi preoccupano sono i figli di Apollo. I nostri amici dei saranno costretti ad adattarsi ad ospiti di fortuna, che non avranno la stessa potenza di un mago del sangue dei faraoni e anche se non ci sarà da scherzare con loro, potrebbero benissimo essere fatti fuori con una freccia. E a quel punto dovranno andare a cercare un altro ospite, possibilmente mettendo nei guai la formazione”

 “E allora?” chiese Regina.

“E allora, bisognerà passare ad Iside e Thoth degli ospiti belli potenti e creare un muro di protezione attorno a loro. Sono dei della magia, sapranno bene come evocare una protezione aerea”

 Il pensiero che avremmo probabilmente combattuto contro il nostro ex capo mi diede una stranissima sensazione. Non saprei definirla, ma di sicuro non era piacevole.

“Potremmo rapire dei maghi veri e propri?” propose Luciano. “Ci sarà pur qualcuno che segue il loro sentiero, da qualche parte nel mondo …”

 “Il loro animale sacro dovrebbe funzionare altrettanto bene” replicò Setne. “E ci farà sprecare meno energie. Dopo siete liberi di organizzare un sequestro a uno zoo come meglio vi aggrada. Poi-“

“Mi scusi” intervenne il vigile del fuoco Johnson. “Ma il nostro compito in tutto questo quale sarà?”

 “Achille combatterà tra le nostre fila, naturalmente” replicò Setne. Il guerriero annuì. Tra parentesi, porca miseria, il piccolo fatto di essere morto aveva fatto qualcosa per controbattere gli effetti del bagno nello Stige? Sperai di sì, o qui Setne poteva anche lasciar perdere la strategia e far caricare lui a testa bassa.

“Voialtri mortali … sarete la nostra carta a sorpresa. I carri pompa di voi vigili del fuoco … con quanta potenza sparano acqua?”

“Parecchia” replicò Johnson. “Ma … in una battaglia con spade e lance, cosa c’entra …?”

 “Assolutamente nulla” replicò il mago. “E sarà il nostro punto forte. Starete belli al sicuro all’interno del carro pompa, e annaffierete chiunque vi capiti a tiro. Naturalmente il veicolo sarà coperto di geroglifici di protezione, ma non avrà alcun altro potenziamento. I semidei inoltre tendono a guardare gli strumenti puramente mortali dall’alto al basso: l’effetto shock sarà doppio, quando saranno buttati a terra da un getto d’acqua di quella potenza. E al pari della loro capanna di Hermes, potrete andare completamente a caso: inseguire una determinata persona, fermarsi all’improvviso, cambiare direzione di colpo, fare testacoda per innaffiare più gente possibile … date libero sfogo alla fantasia”

“Anch’io dovrò andare con loro?” protestò Sisifo. “Ero un bravo guerriero!”

“Eri un pessimo guerriero, a quanto ho capito dai miti”

 “Propaganda degli dei!”

 “Possibile. Farò un test, intanto per quest’attacco ti divertirai con la tecnologia antiincendio odierna”

 Sisifo grugnì, gli altri due mortali presenti annuirono. Sembravano piuttosto desiderosi di aiutare, specialmente Johnson; chissà se Setne aveva detto loro che avrebbero combattuto contro ragazzi che al massimo erano in età da college.

“Riassumendo: un gruppo scorterà Luciano e Mortimer all’armeria; impiegheremo divinità dell’aria. Un altro gruppo scorterà Regina e Dakao alle capanne, e si dedicheranno al saccheggio. Set di sicuro va lì. E un terzo, cui farà a capo Hazelle e a cui parteciperà Calvin, condurrà l’attacco frontale vero e proprio. Vi affideremo divinità della guerra, o dedite a qualsiasi tipo di combattimento. In tutto questo, il nostro allegro carro pompa scorrazzerà per tutto il campo a seminare il caos. Altre idee e suggerimenti … no? Ah, bene. Allora, a parte ‘dateci sotto con quelle armi’, non ho nulla da aggiungere. Sì, Luciano?”

 Luciano aveva alzato la mano, come per un’interrogazione in classe. Teneva in mano un mucchio di fogli e fotografie, che capii avesse tenuto tutto il tempo sul tavolo ma aver aspettato la fine della riunione per tirar fuori. Qualche nuova carognata ai danni del povero Campo?

 “Ci sarebbe una questione che vorrei portare alla sua attenzione” esordì lui. “Non ha nulla a che fare con strategia bellica, piuttosto con le nostre operazioni di volontariato. Veda, questo centro ricerche ….” non diremo il nome per non attirare problemi ai poveretti che stanno cercando di riprendere le loro ricerche. “ha avuto una singolare quantità di problemi con i macchinari per la radioterapia. Sembrava che ce ne fosse uno nuovo ogni giorno. La gestione è stata molto incompetente, essendo stata per qualche ragione affidata a una persona senza alcuna esperienza in merito. Così mi sono incuriosito, e ho fatto qualche piccola ricerca” allungò verso Setne il suo mucchio di fogli. “e ho scoperto prove concrete di un sabotaggio”

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

buone feste! Questo, l’avrete capito, è il mio regalo. Come avete visto, mi sono ampiamente rifatta dei due piuttosto brevi precedenti, perché qui succede veramente di tutto … e vi erano mancati i cliffhanger? Comunque, se volete ricambiare il regalo, una recensione va bene.

Inoltre, come bonus natalizio, in aggiunta al capitolo metto qui sotto i risultati di un’idea suggeritami da alcuni bellissimi video su Youtube: cosa succede se metto titolo e introduzione dei vari capitoli della trilogia attraverso vari passaggi di Google Traduttore in diverse lingue? Spero che la risposta vi strappi almeno una risata (io non ho alterato nulla. Si declina ogni responsabilità per illazioni contro la CNN, strani consigli di vita, e bestemmie).

 

1

E TUTTI I SUOI SERVI – ANELLO FUSIBILE

Per i Greci, l’universo è un sistema globale, prima di piena uguaglianza, come la luce e l’oscurità, il bene e il male. Ora, dovete sapere, perché oggi non c’è molto del suo, quando minaccia il mondo con la CNN dopo diversi problemi mentali, ci sono un paio di uomini e due tipi di fattori, forse il più sicuro, anche purtroppo invadente, quando si tratta dell’edificio occupato dalla vecchia viene dal principe ereditario d’Egitto, paura di saltare nel mondo.

 

2

E TUTTI I SUOI SERVI– INARRESTABILE

Penelope e Chad era finalmente in grado di finire: Tolomeo Tresorfacht rubato in cima alla piramide del circo. Ma naturalmente non funziona: viene impedito, tempo, è aumentato, Setne sopra e la sua giustizia? E’ ovvio che il canale principale, questa è una strada pericolosa in Grecia.

Polemica Taj tra molti partiti, il nostro eroe deve combattere, quando la profezia, per arrestare la regione, tempo, tenere.

 

3

E TUTTI I SUOI SERVI– DISEGNO

 

Impostare la vita, portfolio di potere, Ciad e l’idea vaga, e Penelope, che non lo fa.

Rischiare tutto oggi, e la lotta contro la zona morta e piccoli gli agenti, Dio sta cercando di sfuggire dal carcere, campagna militare, i bambini con una forza incredibile, si è appreso l’alito cattivo.

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Capitolo 4
*** Scopro che Gaia è tanto carina ***


                              PENELOPE

            SCOPRO CHE GAIA E’ TANTO CARINA

 

 

 

Oh cavolo.

Mi ritrovai lì, pietrificata, a cercare di non perdermi ogni singolo dettaglio della conversazione. Stavamo per essere rivelati a tutti? Luciano aveva dato piccoli segni di sospettare di noi un sacco di volte in passato, adesso era riuscito a procurarsi prove certe? Ma perché diamine non avevamo riflettuto sul problema prima e trovato un modo di legargli le mani?

Ero sicura che, se ci avessimo pensato abbastanza bene, ci saremmo riusciti. E invece ci eravamo concentrati su problemi apparentemente maggiori di un tizio che sapeva tutto di noi, ed eccoci lì fregati.

Come avrebbe reagito l’esercito di Setne? Ci avrebbe attaccati immediatamente? Avevano a disposizione un incantesimo che impedisse i viaggi nell’ombra? Setne riprendeva a parlare, dovevo stare attentissima.

“Sabotaggio? Cosa intendi dire?”

“Intendo dire che quel genere di problemi non sono dovuti a macchinari difettosi. Troppo frequenti, troppo improvvisi, e troppo specifici a singole aree. Guardi qui” gli allungò una fotografia.

Setne la guardò e poi la fece munificamente girare tra noi, si trattava di alcune rigature su uno schermo che, come dire … non aveva bisogno di alcun difetto.

“Il giorno prima, come può vedere qui, era assolutamente perfetto. Quelle rigature sono state prodotte da una lama, o da un oggetto con spigoli molto appuntiti”

“Non potrebbero essere stati alcuni dottori che volevano fare uno scherzo?” suggerì Mortimer.

 “Quei macchinari costano un occhio della testa, e servono a salvare vite umane. Se un medico lo facesse, sarebbe cacciato dal centro e probabilmente radiato dall’albo, e non credo che considererebbero ciò un valido prezzo per uno scherzo”

Okay, finora non si era ancora parlato della nostra colpevolezza. Luciano distribuì gentilmente altre foto, ognuna raffigurante uno specifico danno che avevamo inflitto ai disgraziati macchinari, confrontato con una fotografia di come fosse intatto solo il giorno prima. Mi venne un’idea.

“Ma tu come hai fatto a scoprirlo?” intervenni. “Le foto del prima e del dopo sono molto accurate. Se hai fotografato tutte le parti di tutti i macchinari per portarci le prove dopo il danno, complimenti-“

 “Grazie” sorrise amabilmente lui.

 E il mio misero piano di spostare minimamente i sospetti nella sua direzione era allegramente andato a quel paese. Anzi, l’avevo pure fatto sembrare più coscienzioso.

“Notevole” mormorò Setne. “Hai qualche idea di chi possa essere stato?”

Si arrivava al punto … mi tenni pronta al viaggio nell’ombra …

“Purtroppo, no” rispose Luciano, con appena una traccia di frustrazione nella voce. Eh? “Ho tentato di fare delle perlustrazioni notturne per sorprendere il colpevole sul fatto, ma non ho mai visto nessuno, e sono sempre crollato dopo pochissimo. Dovessi andare a logica, non avrei nessuna idea neanche in questo caso. In quel centro non si fanno esperimenti sugli animali, il che escluderebbe degli ambientalisti impazziti. Potrebbe essere sorto un movimento contro la medicina in nome del lasciare che la natura faccia il suo corso, non mi sorprenderebbe, ma almeno in quella zona non ne ho mai sentito parlare. E comunque, non ho idea di come gli attivisti più diligenti possano introdursi in quel posto senza far scattare decine di allarmi”

E così un intervento completamente umano sembrava proprio impossibile.

“Forse è stato uno dei ricercatori … non per scherzo, Mortimer, non ti sto rubando l’idea” si affrettò a intervenire Chad. Fu una delle pochissime volte in cui una sua idea mi fece sentire più sollevata. “Ma quel centro lavora per un’azienda particolare? Se sì, credo che qualcuno di un’azienda rivale abbia messo una talpa, chiamiamola così, tra i ricercatori. Manderebbe al diavolo ogni singola legge etica, ma è precisamente quello di cui stiamo parlando, qui”

 “Una talpa! Non ci avevo pensato” dichiarò Luciano. Un corno, era proprio il punto a cui voleva arrivare. Ma allora perché non ci aveva accusati?

Ah … ma certo. Quelle foto erano prova di un semplice sabotaggio. Gli incantesimi di invisibilità di Chad avevano tenuto bene, non potevamo essere né visti né fotografati. Tra parentesi, neanche noi avevamo visto Luciano. Quindi quella carogna sapeva anche nascondersi bene? Fantastico … no, aspetta.

 In primo luogo, come faceva l’italiano a sapere non solo che avremmo tentato di sabotare un centro ricerche, ma anche quale? Forse al primo punto avrebbe saputo arrivarci da solo, visto che sembrava sapere che cercavamo di favorire l’equilibrio, ma al secondo punto? Non poteva aver tenuto d’occhio i centri di ricerca dell’intera nazione!

Ma comunque, se avesse saputo in anticipo dove avremmo agito, probabilmente si sarebbe tenuto le notti di sonno e avrebbe scattato quelle foto durante il giorno, anche se questo avrebbe posto il problema di non farsi beccare dai ricercatori. No, assumendo che ci fosse andato nelle prime ore del mattino, potevamo non preoccuparci di sue eventuali capacità stealth.

 “Chad ha perfettamente ragione” commentò Setne. “E Luciano ha fatto benissimo a informarci di ciò. Non possiamo lasciare che questo continui”

 “Andiamo lì a fare i detective?” propose Hazelle. Oh dei, non avevano nulla per rilevare le impronte digitali, vero?

 “Io pensavo piuttosto a fare un sistema di sorveglianza notturno” replicò Luciano. “Ci divideremo a coppie, e ognuno resterà al centro per un determinato lasso di tempo. È probabile che entro breve troveremo i responsabili, quindi le riunioni non saranno inficiate”

 “È un’ottima idea” approvò Setne. “Anzi, ho intenzione di mettere un incantesimo di invisibilità su quelli di voi che stanno per affrontare il turno. Così il colpevole non potrà vedervi e filarsela prima di essere colto in flagrante”

Approvazione entusiastica di tutti. Bene, bene, bene, e noi come ce la sbrogliavamo da questo casino? Intanto, sapere come noi saremmo entrati in questo turno di sorveglianza.

 “Faremo qualche ora anche noi?” chiesi. Evidentemente non ci aveva ancora pensato nessuno, a giudicare dai borbottii e dalle espressioni riflessive di tutti.

“Solo se volete” concluse Setne. “Vi prendereste qualche rischio a fare così, quindi giudicate voi se è opportuno”

Probabilmente era molto opportuno, magari avremo potuto anche sperare di approfittare del turno per dan – no, col cavolo, se ne sarebbero accorti subito che i macchinari erano attaccati solo mentre c’eravamo noi. Conclusi che quel piano andava abbandonato, peccato, adesso avremmo pure dovuto inventarci qualcosa di nuovo.

“Io ci sto” dichiarò Chad. Speravo solo che fosse per evitare sospetti, annuii anch’io, e mi ripromisi di accertarmene in seguito.

“Grandiosi! Ragazzi, sono felice di vedere la vostra dedizione. Legare la propria vita a un papiro, fare ricerche minuziose, essere disposti a sacrificare ore di sonno dopo giornate stancanti, lavorare attorno al rischio di essere scoperti solo per fare la cosa giusta … non credo che ce ne siano in giro tanti come voi. Sia oggigiorno, che nei secoli passati, posso assicurarvelo”

 Che complimenti toccanti, peccato che non ci credesse minimamente … no, in effetti nel ‘fare la cosa giusta’ favorivamo i suoi piani, quindi era possibilissimo che in qualche modo ci fosse davvero grato.

 Gli altri ragazzi, in effetti, sembravano davvero toccati. Specie quella che aveva legato la propria vita a un papiro … il che mi ricordava che al momento corrente avevo ben altro di cui preoccuparmi rispetto a un centro ricerche. Ma come potevo usare la situazione per rendere insicura Gaia rispetto al suo ruolo?

Ah, Setne le aveva negato la possibilità di partecipare sia alla grande battaglia sia ai turni di sorveglianza, per la sua sicurezza. Era probabile che per il resto della sua vita, la sua possibilità di azione e movimento sarebbe stata decisamente limitata.

Adesso aveva … diciassette anni, se non andavo errata? La vita media di una donna americana era sugli ottant’anni- certo, a meno che non intervenissimo noi – non era il momento per i sensi di colpa, dovevo pensare a come renderle la vita un inferno. Molto probabilmente col tempo lo sarebbe diventata da sola, perché da una ragazza con tutta la vita e le sue possibilità davanti si sarebbe trasformata nella fonte di potere di Setne, da custodire gelosamente contro tutto il mondo esterno. Io non dovevo fare altro che accelerare il processo, semplicemente facendoglielo notare. Per quella sera, poteva andare bene (programma in anticipo il delitto della serata!).

Setne era andato avanti a dire qualcosa, che pareva un piccolo discorsetto motivazionale per l’imminente battaglia contro il Campo Mezzosangue, i cui abitanti si erano sempre preoccupati di proteggere sé stessi e l’Olimpo e non avevano mai fatto un cavolo per aiutare i mortali, al loro contrario. Certo, perché far fuori Crono e Gea non contava come protezione dei mortali!

Ma va be’, questi avevano bisogno di credere che erano dalla parte giusta, bisognava fargliene qualche esempio ogni tanto. Finito il discorsetto, probabilmente sarebbe finita anche la riunione, e o sarebbero andati tutti a dormire o sarebbero rimasti ancora un po’ alzati a chiacchierare.

Non avevo mai badato a quale fosse il trend in merito, perché ero sempre così stanca che me ne andavo subito. Accidenti a me e alla mia stanchezza!

Okay, okay, lasciamo perdere quello che si faceva di solito. Il discorso di Setne mi aveva fatto sorgere alcune domande rispetto a Gaia, volevo una risposta da lei stessa, e non sapevo in che altro momento avvicinarla. Andava bene così. Ora che Setne si sbrigasse, che non vedevo l’ora di levarmi quel compito dai piedi. E muoviti, quanto ancora ti ci vuole per blaterare di quanto bravi e buoni siamo … oh, finalmente!

 Tutti si alzarono. Io procedetti dritta verso Gaia.

“Ciao!” la salutai con un sorriso. Lei mi guardò con sorpresa e un briciolo di diffidenza. Bene, era precisamente quello che volevo ottenere.

 “Posso chiederti una cosa o sei troppo stanca?”

 Lei mi guardò con ancora più incertezza, ma dovette rendersene conto, perché si affrettò ad assumere un’espressione più cordiale. “Nessun problema, spara pure”

“Non ti dà alcun fastidio non poter più partecipare alle missioni?”

 Lei mi guardò leggermente confusa.

“Voglio dire, visto che adesso incarni il Libro di Thoth, è ovvio che Setne voglia tenerti protetta. Gli dei probabilmente cercherebbero di ucciderti se solo mettessi il naso fuori di qui, figuriamoci partecipare a missioni e battaglie. E visto che sei una brava combattente, mi chiedevo se non ti dispiacesse trasferirti alle retrovie”

Gaia sembrava piuttosto spiazzata, probabilmente non aveva considerato a fondo quel lato della questione. Tanto meglio.

 “Sì … cioè, credo di star facendo qualcosa di utile …” lo stava dicendo in tono difensivo o insicuro? Parlava piano, non capivo bene, accidenti a lei.

“Però il problema dell’isolamento sarà risolto una volta che avremo vinto. Quando Setne diventerà il dio più potente, non credo ci sarà nessuno che si azzarderà ad attaccarmi”

Questa teoria faceva acqua da tutte le parti, perfetto.

“Non saprei” borbottai, pensierosa. “Non è che finora abbia visto tutto questo rispetto per gli dei più potenti. Ra è il più potente del suo pantheon, e nessuno si è fatto problemi a cercare di spodestarlo. Zeus è il più potente del suo pantheon, e qualche anno fa gli hanno fregato la folgore”

Mi sembrò che Gaia fosse impallidita appena.

“Ma non potrà tenerti segregata per sempre” osservò Regina. “Non è così autoritario. Insomma, ti ha lasciata stare con Dakao … non potrà segregarti a vita”

Ma sarebbe stata la cosa più logica da fare. Dall’espressione di Gaia, capii che almeno ero riuscita a instillarle questo pensiero.

“Certo” mormorò lei. “Ma del resto, suppongo che ci sia in ballo qualcosa di più importante della mia vita. In ogni caso, dovrei fare la cosa giusta, e non lamentarmi”

Ah, ma qui c’era di mezzo un bel complesso dell’eroe. Cose più importanti della vita del singolo … fare la Cosa Giusta… e non lamentarsi. Anzi, glorificarsi un po’ per quello che si stava facendo! Era un modo di pensare molto meno umile di quel che si potesse pensare a prima vista.

 C’erano modi in cui potessi ritorcerglielo contro? Sì, parecchi. C’erano tante cose giuste, anche in un unico sistema di convinzioni: se avessi fatto in modo che due cozzassero in modo da costringerla a una scelta difficile, avrei potuto produrre una crisi bella profonda. Tra parentesi, chi era che continuava a berciare, che già era difficile congratularsi con Gaia per la sua incredibile onestà e il suo coraggio e intanto pensare a come indurre una crisi di valori senza altre cose a distrarmi – oh, anche lei sembrava distratta.

Mi voltai verso la fonte del caos, e scoprii che erano Hazelle e sua madre. Okay … non credo di poter riportare per intero quella conversazione … no, non credo di poterla chiamare conversazione. Era più che altro la signora Fay che insultava sua figlia. Con accuse del tipo di … essersi fatta strada nell’esercito di Setne tramite favori non propriamente attinenti al lavoro verso il suo capo, e chi se ne fregava che fosse stato un fantasma, perché Hazelle sarebbe stata capace anche di quello, visto che era anche stata capace di portarle via il marito, e che adesso non importava cosa avrebbero fatto i facili costumi della ragazza, perché lei, la madre, avrebbe dimostrato una competenza superiore nel rendersi utile, e non avrebbe mai più permesso a un rifiuto come sua figlia di rovinarle l’esistenza.

Era semplicemente … disagevole essere lì presenti ad ascoltare quelle cose, un misto di imbarazzo, disgusto e una certa voglia di filarsela, e tenete conto che io sto edulcorando molto il linguaggio della madre, e anche omettendo qualcuna delle accuse.

 A onore di Hazelle, c’era da dire che non si lasciò scomporre dalle accuse di sua madre, ribattendo punto per punto agli insulti -o almeno provandoci, non era che le urla della signora Fay lasciassero molto spazio alle risposte. Un intervento del cavaliere dall’armatura scintillante noto come Mortimer, che tra molte imprecazioni intimò alla Fay di chiudere il becco, non fece che fare infuriare ancora di più la donna e accusare la figlia di essersi conquistata anche i favori di quel ragazzo nel modo sopra indicato.

Notai però che nessun altro sembrava in vena di interventi: Dakao e Calvin erano spariti, probabilmente il primo aveva portato il bambino fuori dalla stanza, Regina e Gaia sembravano ugualmente paralizzate dallo shock, Chad pareva a metà tra questa reazione e la voglia di scoppiare a ridere per le assurdità sparate dalla Fay, e Luciano osservava impassibile tutta la scena, stando però casualmente appoggiato al bastone delle tempeste.

Alla fine le urla combinate di Mortimer e della Fay richiamarono il capo, e quest’ultima non ebbe il coraggio di ripetere le accuse davanti a lui. Anche tutti gli altri rimasero zitti, tranne la stessa Hazelle, che dichiarò che la madre stava commentando sullo stato in cui la ragazza aveva lasciato la sua stanza a casa prima di partire per quell’esercito. La faccenda si chiuse in un niente.

Bene, e quello era stato tremendo. Sul serio, anche io che non ero mai andata molto d’accordo con mia madre non pensavo che si potesse arrivare a quei livelli. Hazelle non mi era mai stata simpatica, ma mi sentii improvvisamente davvero dispiaciuta per lei. Come doveva essere stato crescere con una pazzoide simile?

 Ah, ma Regina e Gaia si stavano affrettando verso di lei. Mi associai immediatamente.

“Tutto bene?” borbottò nervosamente Regina.

“Nessun problema, grazie” sorrise Hazelle. Sembrava assolutamente serena e imperturbabile. Ma che … oh dei, non ditemi che ci aveva fatto il callo a quelle cose, anche in pubblico.

“Ma quella era tua madre” disse una Gaia allibita. “Come è possibile che sia capace di urlarti quelle … quelle cose …”

 “È molto insicura” replicò Hazelle come se stesse parlando di una perfetta estranea. “In particolare, riguardo alla sua bellezza e alla sua capacità di seduzione. Se io fossi stata un maschio, probabilmente non si sarebbe sentita minacciata, e avremmo avuto un legame normale … come in effetti abbiamo avuto quando ero bambina. È stato quando ho iniziato a raggiungere l’adolescenza che sono iniziati i problemi”

“Sì, ma … voglio dire … è tua madre!” balbettò Gaia. Per la miseria, sembrava davvero sconvolta. Sensibile alle problematiche familiari? Ehi, forse avremmo potuto sfruttare qualcosa col tizio nello scantinato …

 “Non significa niente” replicò Hazelle.

“Dovrebbe!”

 “Per lei, no. E probabilmente continuerà a non farlo, a meno che io non sia sfigurata da qualche incidente. Ma sbaglio, o tu hai avuto un’eccellente vita familiare?”

 Perché era rimasta così sconvolta? Non era una supposizione di grande valore, visto che la mia vita familiare non era affatto eccellente ma ero disturbata lo stesso da ciò che aveva detto la signora Fay. Diamine, penso che chiunque ne sarebbe rimasto disturbato.

Comunque, a quanto pareva, Hazelle ci aveva visto giusto, perché Gaia annuì un po’imbarazzata. “Mio padre è una persona perfettamente normale. Non è perfetto, nessuno lo è, ma ha fatto del suo meglio per crescermi bene. Non capisco perché …”

“Ci siano tanti genitori di mezzosangue che o fanno lo stesso?” continuò Hazelle. “Ma perché la gente è diversa. Oppure perché gli dei hanno pessimi gusti in fatto di partner”

“Sei troppo buona!” commentai io con un sorriso. Gaia mi guardò a metà tra l’imbarazzato e il confuso, Hazelle mi ignorò.

 “Il punto è che cose come queste capitano con un po’ più di frequenza nel mondo semidivino. Tutto quello che uno con un genitore così può fare è, cercare di gestire la situazione, da solo o con l’aiuto di qualche amico”

“Hai ragione, ma … non lo so, penso che queste cose non dovrebbero esserci in partenza” rispose Gaia. “Forse dovremmo parlarne con il capo …”

 “È un’ottima idea!” commentai, anche se davvero non capivo come avrebbero potuto rendere possibile una cosa del genere.

 “E come?” replicò invece Hazelle. “Sorvegliare coi messaggi Iride tutte le famiglie con figli? Sarebbe impossibile. Istituire un test per la possibilità di avere figli, un po’ come si fa con le adozioni? Già più fattibile, ma bisognerebbe studiare al dettaglio cosa significhi essere un buon genitore, e non è detto che siamo le persone più indicate a farlo. Poi bisognerebbe tenere conto di un sacco di fattori, come il luogo in cui i genitori vivono, la condizione economica, la cultura, la possibilità di disturbi mentali del bambino … sarebbe complicatissimo, e rischieremmo di fare più danni che bene. Certe cose bisogna che la gente se le sbrighi da sé”

“Ma trattare i propri figli in certi modi non è giusto a prescindere da qualsiasi altri fattore” replicò Gaia. “Picchiarli, insultarli, abbandonarli … non dovrebbero mai succedere queste cose”

Ecco, a proposito di abbandono, sarebbe stato perfetto menzionarle il caso dell’amico nello scantinato, che per tutto quello che Gaia sapeva sulle sue opinioni era tenuto separato dalla figlia solo da lei stessa.

Certo, avrebbe sempre potuto rispondermi che la cosa migliore era prendere Becky immediatamente, ma tanto valeva provar-

“Ehi, Penelope!” Chad interruppe il mio tentativo prima ancora che lo iniziassi. “Ti sei accorta che sono le due di notte?”

“Cosa?” mi sfuggì. “Allora ce la filiamo, non possiamo sembrare morti di sonno senza motivo ogni tre per due …”

Per qualche motivo, Chad si morse nervosamente il labbro, ma lo ignorai per salutare le ragazze. Peccato, la mia grande idea avrebbe dovuto aspettare l’incontro successivo.

 Naturalmente, con il viaggio nell’ombra andai dritta alla Piramide Arena, e la vista di Coriolanus che ci correva incontro con un pallone mi informò che ci eravamo praticamente letti nel pensiero con il mio socio.

“Allora” borbottò Chad, massaggiandosi l’area del viso colpita dalla palla. “Cosa discutiamo per prima cosa? La strategia di Setne? Luciano che a quanto pare ha deciso di scocciare con più decisione? La toccante conversazione madre-figlia e i suoi effetti su Gaia?”

“Sulla strategia non penso ci sia molto da dire” commentai. “Sono stati piuttosto dettagliati, molto più dettagliati degli strateghi del Campo. Naturalmente noi due combatteremo dalla parte del Campo, solo saremo abbastanza imbranati da non uccidere o ferire seriamente nessuno. È la nostra prima vera battaglia, del resto”

Chad si degnò di annuire, poi cambiò subito argomento. Cos’era, gli bruciava non essere l’unico ad avere buone idee?

“Quindi si arriva a Luciano. Come la mettiamo con lui e col suo turno di guardia?”

 “Lasciamo perdere il piano” decisi. “Non vedo in che modo potremo portarlo avanti. Anche se ci rendessimo invisibili, probabilmente quelli di Setne starebbero attaccati ai macchinari, e non riusciremmo mai a fare abbastanza danni senza farci notare”

 “E se i problemi succedessero solo durante i nostri turni, sarebbe talmente sospetto che quasi ci crederebbero innocenti. Tra parentesi, ma come cavolo ha fatto Luciano a sapere tutte queste cose?”

 “Lui dice di essere bravo nelle ricerche” mi strinsi nelle spalle. “Talmente bravo che sa che lavoria-vamo per Thoth, stiamo cercando di favorire il peggio che si può trovare nel mondo, abbiamo deciso di concentrarci sulla ricerca contro le malattie, quale centro colpire, quando e come. Capisco dove vuoi arrivare, in effetti”

 “Pensi che abbia trovato un sistema di tenerci d’occhio?”

Ci riflettei.

 “No, non credo proprio” conclusi. “Il capo l’avrebbe sgamato in zero secondi, a prescindere che ci abbia provato con mezzi magici o tecnologici. È il dio della magia, del resto”

“Vero. Allora glielo dice qualcuno? Non dirmi che abbiamo noi una spia …”

“E chi scusa?” osservai. “Gli ibis? I babbuini? Non è che stai cercando di accusare Coriolanus per non avere più pallonate …”

Il babbuino in esame afferrò la palla per precauzione.

“Ma no, voglio dire … magari il capo ha qualche amico con cui si confida, e che magari non è la persona più degna di fiducia di questo mondo …”

“Mah” borbottai. “Non ho mai sentito il capo parlare di suoi amici. E poi, gli altri dei sono ufficialmente alleati con i greci, sarebbe autosabotarsi questo …”

“È vero, è vero. O magari la sua vecchia teoria di Set che ci spia tramite le lucine rosse del televisore non è poi così fuori dal mondo? Ora che ci penso, gli effetti del bastone delle tempeste ricordano un po’ la magia del caos …”

“Stai ragionando per assurdo, vero?”

“Ovvio. Ma davvero è assurdo non sapere come faccia ad aver scoperto tutte queste cose, anche perché così non possiamo evitare di fargli sapere cosa stiamo dicendo in questo preciso momento, magari”

 “Potrebbe essere uno di quei semidei che sognano cosa stiano combinando i nemici” ipotizzai. “Un po’ come Percy e Leo. In tal caso, probabilmente non c’è modo di impedirglielo”

“Certo che c’è. Auguragli di sognare qualcos’altro”

 Era una buona idea, dovevo ammetterlo. Ricordando un certo episodio dal primo, disorganizzato attacco dell’esercito di Setne ai danni del Campo, augurai a Luciano di sognare di annegare da lì a ogni notte fino alla fine della guerra. La risatina di Chad mi informò che approvava.

“Non vedo l’ora di vedere la sua faccia dopo una settimana. Comunque, per quella … conversazione …”

 “Gaia è molto legata ai valori familiari, apparentemente” riferii. “Conto di usare questa cosa. Se stai pensando a quello”

“Uhm, già. Con lo stronzo?”

 “Certo, certo. Ma se non ti dispiace, ora sto morendo di sonno, e ho comunque bisogno di studiare un piano d’azione prima”

Lo feci il mattino dopo. Quattro ore e mezza di sonno e due di stordimento totale a separarmi da quando avevo per la prima volta avuto l’idea, ecco cosa intendo per mattino dopo. Va be’ … stavo progettando quello che era essenzialmente un omicidio, non avevo molto diritto di lamentarmi delle poche ore di sonno.

Comunque. Gaia, abituata fin dall’infanzia a un ambiente familiare sereno, dove probabilmente le avevano passato quei valori di giustizia di cui sopra, si era trovata a confronto col fatto che una condizione simile era una rarità nella sua specie fin da quando aveva scoperto di essere una semidea. Di sicuro si era scandalizzata, si era detta che doveva fare di tutto per impedire situazioni simili, magari si era anche sentita in colpa per la sua infanzia felice. E adesso causava direttamente la separazione forzata di una famiglia – di nuovo, sempre per quanto lei poteva sapere delle opinioni di Walt in fatto di genitorialità.

Come si spiegava questo cambiamento? Be’, potevo supporre che, o aveva parlato con Walt senza che io lo sapessi e pensava che Becky stesse molto meglio senza di lui, o non aveva ancora pensato alla situazione. Avrei potuto saperlo solo chiedendoglielo … sarebbe stato strano andare nella loro sede solo per chiacchierare, però. Dovevo aspettare la prossima volta.

 Il che non significava che dovessi starmene con le mani in mano. Becky non si era ancora fatta viva (iniziavamo a dubitare che la corona funzionasse come esca; forse avremmo dovuto provare qualcosa di più forte … portare lì Sadie?), ma tutto quel caos comprendeva anche, e piuttosto direttamente, la mia povera amica.

 In realtà, erano alcuni giorni che non comunicavo davvero con Sadie, se ne ricorderanno tutti perché in quei giorni lei non comunicava con nessuno in generale. Dalla casinista che tutti conoscevano, era diventata una specie di reclusa da quando aveva scoperto che l’idea generale al Ventunesimo Nomo era stata quella di sistemare la faccenda Becky con Walt senza farle sapere nulla. Avevo incontrato di persona solo Carter, i giorni precedenti, e avevo scoperto che a malapena lasciava la sua stanza.

 Io avevo già provato alcune volte a mettermi in contatto con lei via messaggio Iride, ma lei aveva sempre risposto a monosillabi alle mie domande, e annullato la conversazione dopo massimo un minuto. Adesso era il momento di agire con più decisione … sì, adesso che serviva ai miei piani, non prima, quando sarebbe stata solo una questione di preoccupazione. Bell’amica che ero!

Comunque, c’era anche da dire, a mia piccolissima discolpa, che avevo avuto i miei problemi a cui badare in quel periodo. Per giunta, tra l’organizzarmi per far parte alle famose ronde e far collimare il tutto con i turni di guardia al centro ricerche – un piccolo avvoltoio d’argilla mi aveva fatto cadere un biglietto addosso mentre ero abbastanza isolata perché non si notasse- finii per farle effettivamente visita dopo altri due giorni.

 Dunque, presi l’iniziativa e andai direttamente al Ventunesimo Nomo. L’atmosfera era leggermente meno da funerale di come la ricordavo, probabilmente perché molti avevano attutito il colpo dell’assenza dei loro dei e della scomparsa di Walt e Felix; non intendo comunque dire che ci fosse molta allegria. Julian faceva zapping con aria assente, Jaz si impegnava a strappare qualche risata a dei bambini piccoli molto più mogi del solito, e una bottiglia di forma umanoide con della paglia attaccata al collo picchiava il suddetto contro il muro. Quest’ultima cosa non la capii troppo bene, ma la ignorai e procedetti verso la stanza di Sadie. Bussai.

“No” fu la risposta.

“Sadie. Puoi ricordarmi l’ultima volta che hai reagito a qualcosa deprimendoti?” replicai.

Giocare la carta dell’orgoglio funzionò: Sadie aprì la porta. Sembrava reduce da diverse ora sdraiata sul letto ad ascoltare musica, a giudicare dall’aspetto.

“Altre volte in cui non mi è mai capitato che il mio ragazzo fosse già sposato. Anzi, non mi è proprio mai potuto capitare: è il primo fidanzato che abbia mai avuto!”

 Fui sollevata nel sentire lo scatto d’ira nella sua voce: magari tornava all’antico atteggiamento da se-qualcuno-solo-pensa-di-darmi-problemi-si-ritrova-col-cranio-sfondato. Sollievo che però svanì subito non appena entrai davvero nella stanza: c’erano diversi oggetti fracassati contro le pareti, e a quanto pareva quello sfogo non aveva avuto alcun risultato.

Mugugnai qualcosa di indistinto, non sapendo bene come rispondere a un’affermazione del genere, poi optai per cercare di capire le sue opinioni sulla sua nuova ‘famiglia’ senza chiederglielo in modo troppo diretto (mi sarei probabilmente beccata della stupida).

 “Hai più avuto attacchi dalla …”

“No, per fortuna. Certo, questo significa che Felix resta scomparso, ma forse quella non è più intenzionata a uccidermi” Non ci contavo più di tanto, ma non ripetei questa osservazione a voce alta. “Cosa conti di fare con loro una volta che tutta questa storia sarà finita?”

“Ottimista che vinceremo sul serio?”

 “Ma certo che vinceremo sul serio. Campi e Nomi sono passati attraverso cose ben peggiori di un povero nevrastenico che vuole un posto da dio … tra parentesi, dio di che cosa? Mi sembra che tutti i posti di occupazione disponibili siano stati già presi, sia per i greci che per gli egizi”

Sadie si strinse nelle spalle. “Magari si specializzerà in qualcosa che prima era tra gli ambiti di competenza di un altro dio. Magari prenderà da Set e diventerà dio degli stronzi. Oh, ma cosa me ne importa? Tanto non riavrò una vita normale!”

Tirò un calcio al letto. Il letto vinse, probabilmente, perché ritirò di scatto il piede con un’imprecazione.

 “Non fino a questo punto, dai” tentai di tirarla su di morale. “Walt non è l’unico ragazzo sulla faccia della Terra. Lo manderai a quel paese, e te ne troverai un altro che non ti tiene segreti e non ti riempie di balle”

Lei sbuffò. “Sì, certo, come se fosse così semplice dimenticarsi di una storia! Dopo tutto quello che ho passato … confusione, indecisione tra l’uno o l’altro, Walt che stava morendo, Anubi che era un dio, maledizioni, nemici che promettevano la cura senza che potessi cedere, parenti con l’aerosol, e poi questa assurda idea di fondersi insieme senza dirmi niente, e poi finalmente ho deciso di accettare tutto questo, perché rendeva tutti felici e nell’assurdità della mia vita non sembrava neanche tanto fuori posto … e poi salta fuori questo. Ti rendi conto? Una moglie e una figlia. Dannazione, io ho quindici anni! Capirei anche se mi avesse tradita con una coetanea, l’avrei ammazzato lo stesso …”

 “Ma sarebbe stato nell’ordine del normale” completai io. “Qui, rischi di ritrovarti … matrigna?”

“Se mai tornassimo insieme, cosa che non succederà, soprattutto per questo” borbottò Sadie. “Mi sono trovata a pensare … che anche se mi avesse tradita … ci sarei rimasta da cani, certo, ma forse col tempo avrei saputo perdonarlo … è questo il casino, sai? Io lo amo ancora. Non è passato un singolo giorno, da quando quello schifoso di Setne l’ha vinta, che non abbia voluto averlo ancora qui, senza che nulla fosse cambiato tra noi. Ma non posso trovarmi un ragazzo con una figlia allegata! Maledizione, non posso mettermi a fare da madre a qualcuno a quest’età! Secondo la legge, non avrei nemmeno abbastanza responsabilità per guidare o lavorare, come potrei badare a qualcuno?”

“Hai dannatamente ragione” approvai. E malgrado i brontolii di Chad qui, ne sono ancora convinta: era assurdo pretendere che Sadie avesse una responsabilità simile.

“E poi … anche avessi l’età giusta, non lo vorrei fare. È la figlia che il mio fidanzato mi ha tenuta nascosta, sarebbe troppo assurdo. E poi io mi sono già trovata a salvare il mondo e perdere i miei genitori e vorrei solo vivere nel modo più normale che posso, avere problemi che di solito hanno quelli della mia età, divertirmi … non posso affrontare …”

Era così emozionata che praticamente non riusciva più a parlare, il che da solo diceva molte cose.

 “Sadie, hai assolutamente ragione” cercai di calmarla, non era affatto facile, non ero mai stata brava in quelle cose, e continuavo a pensare a come sfruttare la situazione per far suicidare qualcuno. “Hai ogni singolo diritto a goderti la tua età. Hai già avuto abbastanza problemi, ti sei trovata una responsabilità assurda sule spalle quando eri anche più giovane. Sarebbe assurdo pretendere da te che facessi la perfetta adulta responsabile in questa cosa. Anche perché tu non hai tecnicamente nessuna responsabilità sulla dea del ghiaccio, e a lei nemmeno piaci, se il suo tentativo di ucciderti è qualcosa su cui potersi basare”

Sadie scoppiò a ridere, anche se in modo un po’ tremulo. “Non saprei dirti! Ci hanno provato così tanti che ormai a malapena lo distinguo da un normale saluto!”

 Sorrisi. “La base per una perfetta relazione tra matrigna e figliastra. Ma seriamente, Walt si arrangerà. La figlia è sua. Se le prenda lui le responsabilità, tu non sei obbligata a fare nulla”

Sadie mi parve molto sollevata. Capii che la sua insistenza stava a indicare un’insicurezza: temeva che in qualche modo accettare Becky e occuparsene fosse davvero una sua responsabilità, e stava praticamente mettendo le mani avanti per un rimprovero. Io le avevo solo detto che si sbagliava, ed era stata la cosa migliore che potessi fare.

Mi sentii piuttosto orgogliosa di me, visto che nel frattempo ero stata anche impegnata a elaborare queste novità in modo utile per il mio progetto principale. Stavo pensando che qui la situazione familiare si faceva ancora più incasinata: Walt, qualora fosse riuscito a liberarsi dal controllo di Setne, molto probabilmente avrebbe dovuto scegliere tra Sadie e Becky – certo, a patto che la prima lo rivolesse indietro, e sorprendentemente sembrava quasi che fosse così.

Ora, lui aveva già messo abbastanza in chiaro la sua posizione, ma mi risultava che fino a quel momento lo sapessimo solo io, Chad e … ah. C’era anche Luciano. E probabilmente potevamo dare per scontato che sapesse cosa stessimo cercando di fare a Gaia, quindi sarebbe stato attento alle nostre conversazioni-ma fino a quel momento non si era mai mostrato particolarmente interessato- Hazelle. Ricordai quello sguardo freddo che la ragazza mi aveva rivolto per un solo istante, quando avevo iniziato a farmi amica Gaia … probabilmente se ne sarebbe occupata lei di mettermi i bastoni tra le ruote in questa particolare faccenda. Probabilmente perché era più legata alla ragazza in questione del fratello, un po’lo stesso motivo per cui ero io a occuparmi del suo suicidio e non Chad.

Dovevo presumere che Luciano le avesse già riferito quella particolare conversazione, quindi Gaia avrebbe saputo che razza di genitore degenerato era … bene, non dovevo fare altro che inventarmi un modo di presentare le opinioni di Sadie come molto più favorevoli alla piccola dea. Chissà che una fidanzata matura e responsabile non facesse mettere la testa a posto al deficiente!

E Gaia si sarebbe trovata d’improvviso con la consapevolezza che la sua vita negava la felicità a una bambina. Sarebbe stato abbastanza per spingerla a uccidersi? Probabilmente dipendeva dall’andazzo generale di quella vita. Se fosse stata felice e piena di amici e di affetto, sarebbe stata più riluttante, avrebbe potuto dirsi che magari Sadie avrebbe potuto trovare Becky e occuparsi di lei da sola. Se le cose fossero andate male, sarebbe stato un peso in più.

 In altre parole, avevo appena trovato qualcosa di grosso, che avrebbe fatto venire a Gaia enormi sensi di colpa, ma aveva bisogno di un po’ di supporto. Bello!

Sadie intanto stava prendendo dei respiri profondi, come a calmarsi, ero abbastanza sicura che subito dopo sarebbe partito uno scherzo, per alleggerire l’atmosfera, e invece Carter piombò di corsa nella stanza.

“Attacco al Campo Mezzosangue” annunciò. “Setne ha attaccato con tutto il suo esercito e … e gli dei. Chiamano rinforzi”

Sgranai gli occhi. Cosa! Ma quello non era il giorno prefissato per l’attacco!

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

e proprio quando sembrava che le cose per i nostri eroi non fossero poi messe tanto malaccio, con il pericolo stornato tramite tortura psicologica onirica e la presentazione spontanea e fortuita di nuove idee per convincere qualcuno a lasciare questo brutto mondo, ecco che qualcuno fa casino con gli orari. Poverini, non può mai andargliene bene una!

Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto, e che abbiate apprezzato le idee mostrate da Chad e Penelope. Nel prossimo capitolo, si vedrà se sono capace di descrivere uno scontro su scala piuttosto ampia, e l’esercito di Setne deciderà di finanziare una spedizione archeologica.

 

PICCOLO ANGOLO PUBBLICITA’: sì, lo so che non si dovrebbe fare, ma sto tentando di rimediare alla mia cronica assenza di recensioni. Ad oggi ho pubblicato anche il primo capitolo di una long originale fantasy, visto che mi sento pigra se non mando avanti almeno due cose contemporaneamente. Qualcuno sarebbe interessato a darci un’occhiata? Grazie!

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Capitolo 5
*** Impariamo quanto reggono bene i mezzosangue contro un'armata di dei ***


                                     CHAD

IMPARIAMO QUANTO REGGONO BENE I MEZZOSANGUE CONTRO UN’ARMATA DI DEI

 

 

 

 

No, non lo sapeva nessuno di quella simpatica improvvisata dell’esercito di Setne.

Ognuno al Campo si stava facendo i beati affari suoi, me compreso, quando all’improvviso ci fu un volo di arpie su tutto il Campo, con il messaggio “Attacco! Attacco a un quarto d’ora di cammino da qui! Procurarsi armi e correre alle rispettive postazioni!”

 Per poco non mi cascò di mano il coltello che stavo per lanciare. Com’era possibile? L’attacco era stato fissato per quattro giorno da lì! E perché noi non eravamo stati avvisati del cambiamento di programma? Non sapevano pensare a un modo per contattarci a lungo senza farsi scoprire, o stavano iniziando a dubitare seriamente di noi, e quello era una specie di esperimento per vedere come avremmo reagito se colti di sorpresa nel nostro principale territorio di azione?

Chissà perché, ma avevo la netta sensazione che fosse la seconda. Oppure contavano su questa nostra reazione per farci prendere un bello spavento, renderci più nervosi e farci fare errori in futuro. Bene, era esattamente quello che non avrei fatto!

Reagii esattamente come avrei fatto se l’attacco fosse stato puntuale: mi precipitai all’armeria, afferrai un elmo e una corazza da infilare sotto la giacca, e tornai di corsa alla capanna undici.

 Trovai tutti stipati lì dentro, la tensione quasi tangibile, con i più grandi, quelli che avevano già combattuto contro Crono o Gaia, con espressioni decisamente cupe in volto, e i novellini che invece sembravano puramente terrorizzati. C’era anche una terza fazione, quella degli ‘inespressivi’ che copriva tutte le categorie. Fu a quel punto che le mie care vecchie voci tornarono in azione.

Dopo esserci convissuto per tutta la vita, avevo imparato diverse cose sul loro funzionamento: una di queste era che di rado funzionavano quando ero attorno a molta gente. Non so perché, magari sarebbero state troppo confusionarie altrimenti, e non avrei capito niente lo stesso. Adesso, anche se ero in una stanza piena di gente, le sentivo benissimo. Bastava che facessi scorrere lo sguardo su una persona in particolare per più di una frazione di secondo, e mi arrivava il responso in un sibilo: ‘trafitto da una spada’, ‘incenerito da una palla di fuoco’, ‘soffocato’, ‘calpestato’, ‘travolto da un carro pompa’.

 Quest’ultima mi fece accapponare la pelle. Adesso capivo perché il cambiamento nella tabella di marcia: perché un sacco di persone si stavano avvicinando alla loro morte. Certo, non tutti quelli che sentivo sarebbero morti lì: c’erano un po’ di ‘vecchiaia’ nel mucchio. Ma qualcuno dei presenti di sicuro sarebbe morto in quello scontro.

Non riesco a descrivere come mi sentii … fino a quel momento, avevo sempre e solo affrontato scontri in cui il rischio era quello che morissi io. Quella battaglia era qualcosa di completamente diverso: in quanto spia di Setne, avevo l’immunità garantita, ma un sacco di persone con cui avevo coabitato fino a quel momento, che conoscevo, anche solo di vista, non sarebbero arrivate alla serata.

Cioè, immagino che partecipando a una battaglia si saprà che ci saranno dei morti, ma si potrà sperare che siano il meno possibile, o che determinate persone sopravvivano; in quella situazione, sapendo con una certa approssimazione quanti e quali sarebbero morti, era difficile non pensare a tutto quello che sapevo di loro, come avrebbero preso la cosa i loro familiari, i loro amici, chiedersi che tipo di persone fossero con quelli che conoscevano, che progetti per il futuro avessero, altri più insignificanti dettagli che li definivano … e sapere che comunque stessero le cose, la loro vita si sarebbe fermata quel preciso giorno.

Più nessuna di tutte le cose che mi stavo chiedendo, solo un tribunale che le avrebbe giudicate e avrebbe deciso se ciò li rendesse degni di un bel luogo di villeggiatura o di un campo noioso. Mi sembrò una cosa così insensata, d’un tratto, valutare una vita, vedere tutte le azioni e i pensieri che hanno definito una persona assolutamente unica, e ridurli a qualcosa a cui dare un voto o un punteggio, a qualcosa di quantificabile, come se tutto il loro scopo fosse decidere dove andrai dopo essere morto.

 Una freccia con un vago bagliore rosa a dietro nel cielo; basta riflettere, adesso era il momento di uscire.

Saremmo anche stati ‘la carta del caos’, ma anche uscire con un minimo d’ordine non sarebbe stato troppo male. Parecchia gente finì a terra e nell’impeto della carica fu calpestata da quelli che arrivavano dietro, che non è un gran modo di cominciare una battaglia.

L’esercito di Setne non aveva ancora raggiunto lo spazio delle capanne, e andò a finire che nella foga di raggiungerli lo lasciammo pressoché incustodito. Iniziai a vedere i primi nemici nei pressi del padiglione della mensa: un avvoltoio grande come un biplano e uno scorpione della taglia di una macchina, quest’ultimo con tanti scorpioni normali al seguito. Estrassi un coltello dalla giacca e lo tirai verso il primo; Nekhbet fece un verso di scherno (doveva aver capito chi ero) si spostò a malapena dalla traiettoria del coltello, e finì dritta in quella della freccia di un qualche figlio di Apollo.

Non ci badai e corsi verso lo scorpione con un nuovo coltello, cosa che si rivelò una pessima idea, perché avevo dimenticato quelli più piccoli e difficili da eliminare. Prima di potermene accorgere me li ritrovai addosso, finii completamente ricoperto da quelle creaturine brulicanti, cercai di levarmeli dai piedi, non riuscii più a muovermi da quanti ne avevo addosso, finii per terra. Sentii il rumore di un veicolo venire verso di me, e vidi il carro pompa di Setne venirmi addosso a tutta velocità.

Riuscirono a colpirmi con un getto d’acqua, non troppo difficile visto che ero a terra, e curiosamente non fui sbalzato via, anzi, l’acqua portò via gli scorpioni.

“Tutto bene?” mi gridò Percy. Ecco perché l’acqua si era comportata in modo strano.

“Grazie!” gli urlai, mentre lui si precipitava verso il veicolo. Non sarebbe morto investito da un carro pompa, quindi non mi preoccupai più di tanto; piuttosto, Serqet aveva fatto in tempo a sparire.

A parte un piccolo manipolo di tizi che stava aggredendo in massa un babbuino -credo, mi auguro che fosse Baba – sembrava che l’azione principale si fosse spostata verso l’armeria. Avevo una certa voglia di girare sui tacchi e filarmela da qualche parte, ora che nessuno poteva vedermi – ma ero l’unica persona con immunità garantita, lì dentro, sarebbe stato assurdo se non avessi cercato di avere una parte per quanto minima.

 Iniziai a correre. Fui intercettato da una donna dai lineamenti che ricordavano un uccello rapace, forse Iside in persona, che mi tirò alcune sfere di fuoco. Io le schivai tutte, compito particolarmente facile, e le tirai dei coltelli che lei potesse schivare con altrettanta facilità. Un vero e proprio duello farsa, incredibilmente fastidioso e noioso per entrambe le parti: lei si stancò alla svelta e mi trasformò in un topo, prima di voltarsi e procedere verso lo scontro vero e proprio.

Ah, e io cosa facevo adesso? Non era molto praticabile combattere così, i coltelli dovevano essermi finiti da qualche parte nella pelliccia. Non avevo dubbi che qualche mago o figlio di Ecate sarebbe riuscito a ritrasformarmi, ma quasi di sicuro a battaglia finita. Corsi più velocemente che potevo verso l’armeria, non so perché, ma volevo disperatamente fare qualcosa, qualsiasi cosa. Per strada trovai il primo cadavere.

Era bagnato fradicio e aveva parte del corpo e del volto ridotti davvero male, doveva essere stato investito dall’autocisterna. Da quel che riuscivo a capire dal viso, era un ragazzo della capanna di Afrodite. Aveva un elmo e una corazza che calzavano curiosamente male, e l’arma, una delle spade di ordinanza dell’armeria era finita sbalzata a qualche centimetro dalla sua mano.

Supposi che -come la maggior parte della sua capanna – non si fosse mai sottoposto a grandi allenamenti, ma avesse cercato di fare la sua parte al momento del pericolo. E poi era stato buttato a terra dal getto del carro pompa, e una volta a terra, investito. Sembravano tutti così, quelli investiti dai veicoli? Anche- no, non pensavo a quello.

 Piuttosto, quand’era che Setne aveva dato l’ordine di investire quei ragazzi? A quanto ricordavo, era solo ‘colpiteli con l’acqua’. L’idea era stata di Sisifo? E gli altri a bordo, non avevano protestato? Uno del gruppo non era un vigile del fuoco morto eroicamente e tornato per rivedere i suoi figli? Non si era reso conto che questo qui era un ragazzino? Ma cosa stava succedendo a quella gente?

Un coro di stridii e urla furiose mi distrasse dal disgraziato figlio di Afrodite. Zampettai verso l’armeria più in fretta che potevo, trovai un altro cadavere, così gonfio da essere irriconoscibile (doveva essere stato attaccato da qualche strano tipo di animale) e finalmente arrivai in vista della mia destinazione.

 Aveva un buco sul soffitto, e della gente che ballava qualcosa di simile a Gangnam Style davanti. Il Campo doveva star tentando un contrattacco per non farsi fregare tutte le armi, ma la fretta, il panico e il resto dell’esercito divino di Setne non stavano facilitando il compito.

Nella mia posizione, non potevo fare praticamente niente … cioè, con un po’ di impegno probabilmente sarei anche potuto riuscire a cavare un occhio a qualcuno, o simili, ma ci avrei messo un sacco di tempo. Ci provai lo stesso: individuai un bersaglio chiaramente non umano ma delle dimensioni giuste – una specie di grosso volatile dalla forma umanoide che infieriva sui mezzosangue con degli artigli micidiali – e feci del mio meglio per avvicinarmi senza essere calpestato da qualcuno.

 L’impresa si rivelò più facile del previsto: fu il mio stesso bersaglio ad avvistarmi, trasformarsi in un falco completo e avventarsi su di me. Piccoli problemi a tenere a bada gli istinti predatori, eh? Bene, non aveva fatto i conti con questo particolare topo … che frase stupida.

Feci del mio meglio per artigliargli le penne delle zampe e morderlo, e di sicuro gli causai qualche problema, ma non abbastanza da fargli perdere il controllo del volo. Però gli feci perdere la concentrazione sui suoi dintorni, e qualche sveglione di Apollo ne approfittò per piazzargli una freccia proprio attraverso il collo. Intravidi una specie di bagliore luminoso, e un falco morto piombò a terra.

 Io riuscii ad avvolgermi nelle sue ali per attutire l’impatto, ma fu lo stesso una bella botta. Zampettai fuori parecchio stordito, e improvvisamente mi ritrovai umano di nuovo. Vidi un figlio di Ecte che si allontanava di corsa, verso la battaglia; risolto il mistero, lo seguii a ruota.

Buone notizie: erano arrivati i rinforzi. Un intero squadrone di maghi egizi, capitanati dai fratelli Kane, si era piazzato attorno all’armeria, permettendo effettivamente a qualcuno del campo di entrarci dentro. Certo, senza l’assistenza divina ai loro poteri erano più deboli di quanto non li avessi mai visti, ma rafforzavano la nostra capacità puramente numerica, e avevano comunque più esperienza nel vedersela con quel tipo di magia.

 Ironicamente, quelli che si facevano più valere in quel gruppo erano i maghi della vecchia scuola, quelli che avevano cominciato il loro addestramento prima che i Kane riportassero in auge il sentiero degli dei; come mi pare avesse detto una volta Ziah, allora verteva tutto sul combattere gli dei, e al momento ce n’era un bisognone. Lo scontro sembrava minimamente riequilibrato, ma adesso basta, ero lì anch’io accidenti.

Afferrai un nuovo coltello e lo scagliai verso una donna dalla testa di mucca e gli artigli leonini che si faceva largo a zampate micidiali; la colpii a un braccio, non abbastanza da distruggere il suo ospite ma comunque in grado di rallentarla. Altro coltello, una specie di bestia emaciata: la lama gli volò a pochi millimetri dal collo e si conficcò in un albero. Altro coltello, l’avvoltoio di prima che stava planando particolarmente in basso, breve momento di panico quando quello si disintegrò spontaneamente e la lama per poco non colpì un mezzosangue.

Intravidi Penelope nella mischia, che strillava maledizioni a pieni polmoni e cercava di parare i colpi che le arrivavano con la sua spada. Ci fu un momento di isteria collettiva quando un ippopotamo dall’aria terrorizzata irruppe tra i nostri ranghi, travolgendo un paio di persone, prima che diversi maghi riuscissero ad abbatterlo. Un fumo luminoso gli uscì dalla bocca, e ci preparammo tutti per un altro assalto del genere entro qualche minuto.

 Sembrava quasi che stessimo riuscendo a riprenderci, malgrado la schiacciante minoranza numerica e di potere: le maledizioni di Penelope si stavano rivelando veramente micidiali, i ragazzi più esperti stavano mostrando esattamente i risultati dell’addestramento del Campo, i maghi erano degli ossi duri anche senza la loro magia più potente a disposizione, e quello che sembrava un gruppo di Romani si stava avvicinando.

Io tirai altri coltelli, senza far fuori davvero nessuno, ma concedendomi il lusso di qualche ferita: nella fattispecie, a una donna avvolta in strane fronde di palma che rendevano poco chiaro come potesse muoversi e circondata di api, che per risposta insultò la mia mira e prese a bombardarmi di frecce, costringendomi a correre in ogni dove per evitarle.

Si stava ribellando agli ordini di Setne o cosa? Del resto, le frecce non mi avevano ancora colpito, ma ci stavano andando pericolosamente vicine. Comunque, nella mia corsa, feci in modo di urtare, distrarre e far cadere più persone possibile. Mi fermai, molto stupidamente, per lo shock, con un’imprecazione, quando vidi il guerriero vestito di nero.

Non ho idea del perché Walt fosse saltato fuori solo in quel momento, o di dove fosse stato prima; è probabile che avesse semplicemente attaccato un'altra parte del Campo fino ad allora, com’era possibile che Setne lo avesse mandato lì apposta in quel momento, sapendo che ci sarebbe stata Sadie?

 Fatto sta che lo vidi lì, a marciare imperterrito in mezzo alla mischia, brandendo uno strano bastone e schivando tutti i colpi che gli arrivavano, cercando di toccare i guerrieri per trasformarli in cenere. Una volta che questi avevano capito il trucco, lo ‘scontro’ sembrava ridotto a una grottesca partita di acchiapparella.

Però lo vedevi il bastardo! Aveva già abbandonato sua figlia, adesso si metteva ad ammazzare ragazzini senza problemi? Gli tirai un coltello, una freccia di Neith mi scalfì superficialmente l’armatura sulla spalla, e ripresi a correre, cercando una postazione migliore da dove lanciargli coltelli.

 “Walt!” strillò Sadie. Ahi, qui le cose si mettevano male. Mi ritrovai a cercare una posizione più riparata da cui lanciare le mie armi – trovai una piccola collinetta lì vicino che dava una situazione ideale: da lì potevo prendere la mia senza troppi problemi, ma le frecce andavano a finire negli alberi, con buona pace delle driadi, suppongo.

Nel tempo che avevo messo ad arrivare lì, la situazione era scalata fino a far trovare un litigio di coppia in piena regola in mezzo al campo di battaglia, tra la gente che si feriva e si ammazzava. Appropriato. Sadie urlava all’ex di essere uno schifoso bastardo bugiardo e senza cuore – non so se per quello che aveva fatto a lei o perché stava attaccando i ragazzi del Campo – che non l’aveva mai rispettata abbastanza da essere onesto con lei, che le faceva schifo, e che lei era intenzionata a spezzare l’incantesimo del Libro di Thoth solo per avere la possibilità di cavargli tutti gli organi dal corpo senza che nessuno interferisse. Credo che nel mentre Walt stesse cercando di dire qualcosa, ma era troppo basso perché si sentisse qualcosa da dove ero io.

 Gli tirai un coltello, lui lo deviò col bastone, e Sadie si mise a strillare: “Nessun attacco! Con lui me la vedo io!”

Infatti non lo stava attaccando, ma a giudicare dal tenore del litigio, la situazione sarebbe stata presto rettificata. Scelsi di concentrarmi su Neith, che approfittando della distrazione procurata da Sadie era riuscita ad avvicinarsi abbastanza da potermi prendere di mira meglio, e per i successivi dieci minuti fu un interrotto combattimento tra armi da lancio, che spesso e volentieri ci deviavamo a vicenda. La vittoria fu mia, perché riuscii a fare un attacco a sorpresa mentre lei squagliava per cercare di fare a sua volta un avvicinamento stealth. Non avevo ancora capito come facesse ad essere la dea della caccia, visto che apparentemente non aveva ancora capito che di solito è difficile vedere palme nei boschi di Long Island.

Si dissolse in uno sciame di api, il che mi fece imprecare sonoramente prima che si scoprisse che erano solo normali api molto malconce, confuse e per nulla interessate a me. E imprecai più piano quando mi ricordai che tecnicamente non avrei dovuto far fuori nessuno dell’esercito di Setne. Ehm … avevo la mira troppo buona, colpivo il bersaglio anche quando non era nelle mie intenzioni. Era una persona sola, comunque, il numero era ancora dalla parte dell’ex fantasma.

 A chi potevo lanciare coltelli adesso? Walt purtroppo era off limits, tutti gli dei volanti erano fuori portata e sotto attacco da parte delle arpie, l’ippopotamo era tornato alla carica, forse a quello … feci appena in tempo a lanciargli il primo coltello (mancai) che sentii qualcuno urlare la ritirata. Bene, a quanto pareva l’esercito di Setne pensava di essere riuscito a fare abbastanza danni.

Il Campo però sembrava essersi affezionato a loro, e i ragazzi fecero del proprio meglio per organizzare un blocco armato ai confini. Mi unii anch’io a loro, tanto i nemici erano troppi e non saremmo riusciti a combinare niente. Io e quelli vicini a me dovemmo disperderci per evitare di essere travolti da un ippopotamo in corsa; in altri punti del confine furono più fortunati, e riuscirono ad abbattere l’avversario prima che potesse allontanarsi.

Ma alla fine, ci ritrovammo tutti lì, ai margini del Campo, a tornarcene stanchi e malridotti verso il centro principale. Il percorso fu pieno di cadaveri.

Molti erano così sfigurati da essere irriconoscibili, altri sembravano invece essere stati abbattuti da armi umane che avevano risparmiato i visi. Erano ragazzi di praticamente tutte le case, Atena, Apollo, Afrodite (ebbi l’impressione che questi ultimi fossero un po’ più numerosi degli altri. Evidentemente, dedicarsi completamente al proprio aspetto e trascurare l’allenamento non pagava granché), Ermes, Demetra … sembrava che tutti avessero perso un fratello o una sorella, lì dentro. Non sarebbe stata una serata allegra.

E tutte quelle persone, a prescindere da chi fossero, come si comportassero, quali fossero i loro interessi e le loro ambizioni e le loro paure, e come fossero visti dagli altri, tutti sarebbero stati sulla barca di Caronte, e sarebbero passati per il tribunale del giudizio entro il giorno dopo. Era naturale che fosse così, prima o poi toccava a tutti: le persone muoiono, non è nulla di sconvolgente. Però, ogni singola morte avvenuta quel giorno a Long Island era troppo precoce e completamente inutile. Sarebbe bastato che Setne non fosse mai stato interessato alla conquista globale, o che uno dei passati Osiride si fosse deciso a condannarlo, o che i fratelli Kane non se lo fossero lasciati scappare, oppure ancora che nessun mago o semidio si fosse lasciato convincere a seguire la sua fazione, e tutte quelle persone che adesso erano in sala d’attesa da Caronte sarebbero invece state a finire gli allenamenti e a dirigersi verso il tavolo della mensa, ad ingozzarsi dei loro piatti preferiti prima di andare al falò, e concludere una giornata che non aveva avuto niente di speciale.

Magari, anche se non tutti, alcuni di loro sarebbero sopravvissuti anche se io e Penelope avessimo combattuto seriamente, invece di impegnarci a mancare i colpi … ma era inutile pensare a quelle cose. Se l’avessimo fatto, ci saremmo traditi presso la fazione di Setne, e questo avrebbe portato a uno sconvolgimento nell’equilibrio. Il che avrebbe portato a molti più morti, e a un’epoca di caos. Quello che stavamo facendo era per un interesse più alto … che ragionamento ipocrita, ero sicuro che tutte le persone che avevo appena incolpato, Osiride, i Kane, l’esercito di Setne, erano a loro volta convinti che quello che stavano facendo era per un interesse più alto. Sembrava quasi il modello delle guerre: un manipolo di pochi pensava a un fine elevato e superiore, e tutti gli altri morivano combattendo per esso.

 Ma alla fine, anche quei combattimenti contro l’esercito di Setne stavano diventando una guerra vera e propria. E la fazione degli dei non avrebbe mai potuto ottenere nulla di simile a una vittoria se Gaia non fosse morta. Il punto era, non potevano esattamente vincere … la morte della ragazza avrebbe riportato le cose più o meno in parità, considerando tutti i danni che gli dei controllati da Setne avrebbero fatto nel frattempo, ma noi non avevamo ancora idea di come risolvere le cose in modo non pienamente soddisfacente per nessuna delle due squadre. Almeno per allora avremmo avuto di nuovo Thoth, era lui l’esperto in materia.

Alcuni ragazzi stavano iniziando ad avvolgere i corpi in appositi sudari, diedi una mano anch’io a trasportarli dove di solito si facevano i falò, mentre altri ragazzi si affollavano per controllare chi fosse morto.

 “Mandria di bastardi!” urlò una ragazzina sui tredici anni, una figlia di Ares a quanto ricordavo. C’era stato un tale silenzio, con al massimo i sussurri di chi si accertava che i loro cari stessero bene, che l’urlo improvviso ci fece trasalire tutti. “Schifosi figli di puttana, vedono la nostra vita meno della merda, sono tutti uguali, greci, romani, egizi, non capisco perché si siano mai combattuti, non gliene frega un cazzo di noi che crepiamo! Adesso passa un fantasma che, cosa fa, vuole rivelare del gossip su di loro? Orribile, la soluzione è ammazzare mezzosangue! Mi piacerebbe che avesse vinto Apophis, almeno li avrebbe fatti fuori quegli schifosi …” un attacco di singhiozzi le impedì di continuare.

 Clarisse accorse, urlandole di piantarla di frignare e rimettersi in piedi, ma la poveretta non reagì minimamente, limitandosi a rannicchiarsi ancora di più su sé stessa, anche quando la capocabina cercò di darle dei calci per farla rialzare, urlandole che lì tutti stavano di merda, che la guerra era quella, che avrebbe voluto vedere cos’avrebbe fatto se avesse visto quella contro Crono o contro Gea, e nessuno stava facendo una figura patetica come lei, né l’aveva mai fatta.

Balle.

 La stessa Clarisse sembrava piuttosto sconvolta, e nei mei percorsi avanti e indietro dalle pire trovai parecchia gente rannicchiata negli angoli a piangere, o che si avvicinava per vedere chi stessi trasportando e si metteva a urlare, o a piangere, o semplicemente restava lì immobile e incapace di reagire, riconoscendo un loro caro. Questo, intendo, con i cadaveri facilmente identificabili: per tutti gli altri vedevo la gente avvicinarsi, guardare il corpo con incertezza, esaminarlo più da vicino per eventuali segni di riconoscimento, rivolgermi sguardi confusi, e poi correre via, probabilmente sperando di poterlo riconoscere come un estraneo per esclusione.

 Occuparsi dei corpi fu un’altra cosa difficile: quelli cui era stato risparmiato il viso erano relativamente facili, gli mettevi quelle dracme sotto le palpebre e li avvolgevi nei teli funebri che la loro cabina aveva preparato da quando era iniziata la guerra (era un’esperienza surreale: le cabine mezze distrutte, la gente che tentava di scavare nelle macerie per trovare la cassa con i teli, e i ragazzi appostati davanti ogni cabina che ci seguivano con aria terrorizzata, nel panico al pensiero di essere la casa nostra destinazione).

Poi c’erano quelli con il viso carbonizzato, o schiacciato, o sfregiato fino a renderlo niente di più che una confusa superficie sanguinolenta: innanzitutto non riuscivamo a capire dove mettere le monete per assicurarsi che le avessero con sé nell’aldilà (finimmo per metterli nelle tasche dei jeans o tra la maglietta e a corazza, a seconda di cosa avessero addosso). Inoltre non potevamo sapere a che cabina chiedere il sudario per loro, visto che a quanto pareva era di fondamentale importanza che i mezzosangue fossero bruciati avvolti nel simbolo del loro genitore divino.

Ma una possibilità alternativa per metterli semplicemente in un lenzuolo pulito? Almeno ci avrebbe impedito di andare in tutte le capanne a chiedere che più gente possibile ci aiutasse a esaminare nel dettaglio il corpo, nella speranza di trovare dei segni particolari che gli conferissero un’identità. Fu una ripetizione delle scene di quando li avevo trasportati, solo che alle urla e ai pianti andavano aggiunti gli attacchi di vomito o gli svenimenti, quando qualcuno riconosceva un suo caro in una figura così malridotta.

 L’unica cosa vagamente positiva era che ogni tanto ne trovavamo uno ancora vivo: di solito mi bastava guardarli per capirli, e gli altri che erano con me si fidavano abbastanza del mio status come figlio della Morte per portarli di corsa in infermeria. Dalla quale, in cambio, ci arrivava un piccolo ma piuttosto regolare afflusso di gente che non ce l’aveva fatta, anche con cure mediche.

Ci impiegammo diverse ore, tra trasporti, riconoscimenti, ricerca dei sudari, effettiva preparazione dei cadaveri, attesa che tutte le persone in infermeria si stabilizzassero e che quindi cessasse l’arrivo di nuovi corpi. Per quel momento, tutto il Campo aveva fatto le sue riunioni ed era accorso al ‘falò’, per quella sera rimpiazzato dalle pire funebri. Noi ci facemmo da parte a questo punto, lasciando il compito di appiccare il fuoco a parenti, amici e fidanzati, a seconda del caso. Per la capanna di Apollo il ragazzo era uno solo, gli altri erano tutti in infermeria a occuparsi dei superstiti, insieme ad alcuni assistenti volontari da altre capanne.

 La cena si svolse subito dopo, ma nessuno aveva davvero fame, anche se non avevamo toccato cibo da diverse ore. Fu lì che ritrovai Penelope: a quanto pareva, aveva fatto parte del gruppo che aveva recuperato oggetti dalle rovine delle capanne.

L’esercito di Setne, approfittando di avere un po’ di divinità a disposizione, non si era limitato a saccheggiare e distruggere l’interno delle capanne, le avevano proprio rase al suolo. Avremmo dormito all’aperto quella notte, oppure ci saremmo arrangiati nelle stanze vuote del Campo. Ognuna delle due poneva i suoi problemi alla prospettiva di sparire nel cuore della notte per andare da Setne.

Personalmente, ero curioso di vedere come quei ragazzi stessero reagendo alla battaglia appena svoltasi: magari avrebbero avuto qualche tipo di senso di colpa? Me lo augurai, non ero sicuro che sarei riuscito a reggere dei festeggiamenti dopo tutto quello che avevo visto.

Dopo cena ci fu una breve riunione nel teatro, dove Chirone fece un discorso di cordoglio per i defunti estremamente vago e generico, incentrato su virtù e coraggio degni degli eroi antichi invece che sulle persone morte, ci disse dei miglioramenti nella sicurezza e nella strategia che sarebbero stati fatti, questa volta coinvolgendo anche l’altro Campo e i Nomi in una sorta di rete di aiuto reciproco (avremmo dovuto riferire a Setne e approfondire il tipo di difese) e delle disposizioni per la notte: avremmo dormito all’addiaccio, nei sacchi a pelo che generalmente erano tenuti in riserva per la capanna di Ermes.

L’andare a dormire fu molto più caotico del solito: nessuno a fare ordine, nessuno che ovviamente poteva dire di spegnere le luci e fare silenzio. Però notai che i ragazzi di una stessa capanna si mettevano tutti vicini, probabilmente per confortarsi a vicenda della morte dei loro fratelli, e alla fine Chirone risolse il chiacchiericcio costante suonando nella sua conchiglia. Credo fosse solo una formalità, perché continuai a sentir bisbigliare; ma il centauro fu abbastanza sensibile da non darci peso dopo una giornata simile.

 Io e Penelope eravamo ‘casualmente’ finiti vicini con i sacchi a pelo, e in un posto relativamente appartato. Quando la gente smise di bisbigliare (per la maggior parte) effettuammo il viaggio nell’ombra. Come temevo: allegri festeggiamenti.

Qualcuno aveva acceso uno stereo che sparava rock a tutto volume, il tavolo delle riunioni era pieno di bibite, dolci e patatine, e i ragazzi che chiacchieravano animatamente tra loro e scherzavano. Trattenni la tentazione di ribaltare quel tavolo addosso a tutti, invece feci un gran sorriso ed esclamai “Siamo stati grandi!”

La mia uscita fu accolta da un coro di risate. Bene, nessuno aveva ancora cercato di uccidermi, quindi supposi che l’attacco anticipato non fosse per sospetti di tradimento. Però Sisifo mi rivolse un gran sorriso, e questo non mi piacque per nulla.

“Vero?” esclamò trionfante Mortimer. “Io ero nell’armeria! Non gli ho lasciato niente!”

Bravo Mortimer! Dai ancora uno svantaggio, a quelli che non hanno nessun dio dalla loro parte! Gli alzai il pollice, e sopportai il resto dell’esercito.

“Io ho combattuto con i miei fratelli!” dichiarò un Calvin molto fiero. “Li ho sconfitti tutti!”

“Ne ha disarmati un paio” bisbigliò Hazelle.

 “Ottimo lavoro!” finsi di complimentarmi. Bene, se quella era la sua reazione al combattere contro i suoi fratelli e partecipare a uno scontro in cui la sua fazione aveva ammazzato parecchie persone, il piccoletto iniziava a preoccuparmi sul serio. Ma di chi cavolo era stata l’idea di farlo combattere?

 Calvin mi deliziò con altre chiacchiere a raffica del suo valore bellico, con altra gente che ogni tanto interveniva sottovoce per ridimensionarne adeguatamente le imprese.

 Riuscii a notare anche altre persone, in tutto quel caos: Gaia chiacchierava amabilmente con Dakao, con l’aria di qualcuno che non avrebbe voluto suicidarsi in un milione di anni, il vigile del fuoco chiacchierava animatamente, parlando dei suoi figli e come sarebbe stato fantastico rivederli, tra l’espressione annoiata a morte della Fay e quella davvero minimamente più interessata di Sisifo.

“Bene, bene” Setne intervenne a zittire tutti. “Lo so che siete stanchi, lo so che alcuni di voi devono ancora riprendersi dalle ferite, ma dobbiamo ancora fissare un paio di cosette”

Il suo sguardo fece avanti e indietro tra me e Penelope con aria di aspettativa.

“Perché l’attacco è stato anticipato?” gli chiesi io.

Evidentemente non era quello che si aspettava di sentire, perché il suo sorriso si attenuò di parecchio. “Ah … il fatto è che temevamo che poteste tradirvi. Dare un senso di attesa o aspettativa verso qualcosa … so che recitate davvero bene, ma in un’operazione così delicata, non volevo assumermi rischi”

Era la scusa peggiore che avessi mai sentito. Il motivo non poteva che essere qualcos’altro, e quasi di certo Sisifo aveva qualcosa a che fare con ciò.

“Non sono ancora state decise contromisure” dichiarò lei. “Sono stati tutti troppo occupati, tra l’occuparsi dei feriti e dei morti e il tentativo di recuperare qualche oggetto dalle case”

Nessuno sembrò particolarmente turbato alla menzione dei morti, nemmeno l’eroico vigile del fuoco o Calvin. Morale della favola: nell’esercito di Setne c’erano più sociopatici di quanti ne avessi pensato all’inizio – ehi, magari, solo magari, avrei potuto fare qualche intervento anch’io.

“Hanno fatto solo una piccola riunione al centro dell’anfiteatro, e hanno parlato in modo molto generico di creare una rete di aiuti tra i due Campi e i vari Nomi per ricevere aiuti più veloci e consistenti in futuro”

Setne annuì. “Sì, immaginavo che non sarebbero corsi a fare pianificazioni. Avrebbero impiegato troppo tempo a leccarsi le ferite. Il che dà tempo a noi di buttare giù qualche piano”

Nessuno aveva l’espressione troppo entusiasta della cosa. Poverini, avevano ottenuto una vittoria schiacciante senza alcun morto e pochi feriti, ma si erano stancati davvero tanto, era ovvio che volessero rilassarsi e festeggiare come meritato.

“Nei prossimi giorni, tutti saranno impegnati a costruire e organizzare questa rete di comunicazioni e aiuto, come ha detto Chad” proseguì Setne. “Sarà un’impresa, suppongo, titanica, e non avranno tempo di occuparsi di nient’altro. Questo è quello che faremo noi. Dakao, Luciano, riuscite a tracciarmi una mappa di quelle catacombe in cui avete trovato la corona entro dopodomani”

“Certo” rispose Luciano. “In effetti, avevamo già iniziato a metterne giù un abbozzo”

 “Eccellente!” esultò Setne. “Lasciamoli pure a organizzare la loro piccola rete di assistenza immediata: noi, tra pochi giorni, avremo un nuovo dio dalla nostra parte!”

 

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

qui sono curiosa di sapere le vostre opinioni: non sono mai stata davvero brava a descrivere degli scontri fisici alla Riordan, e qui c’era una battaglia vera e propria. Spero che mi sia riuscita bene!

Ma per quanto riguarda la fine del capitolo … ancora tre e arriva Becky, se è quello a cui state pensando. Nel prossimo, seguiremo piuttosto una Penelope impegnata a trovare una controffensiva a tutto quello che ha visto all’allegra festicciola!

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Capitolo 6
*** Abbiamo il vago sospetto che Atena ci odi ***


                                   PENELOPE

   ABBIAMO IL VAGO SOSPETTO CHE ATENA CI ODI

 

 

 

 

Idea.

Setne voleva andare a recuperare la corona di Tolomeo; Sadie era rimasta depressa per parecchi giorni, appena aveva ripreso a combattere aveva ricevuto una batosta eccezionale, e probabilmente aveva voglia di rivalsa (oppure era di nuovo depressa, ma conoscendola non sarebbe stato tropo difficile ‘ricaricarne’ la furia); Becky ancora non si era fatta vedere.

All’inizio avevamo sperato che un manufatto antico potente quanto la corona di Tolomeo sarebbe bastata ad attirarla, ma a quanto pareva la bambina agiva per motivi più personali. Oppure si sarebbe lasciata attirare dal caos … un bello scontro nello stesso luogo in cui si trovava un potente oggetto magico … uno scontro che comprendeva anche la persona che più odiava al mondo, e la possibilità di ammazzarla senza troppi intralci … magari quella poteva essere un’esca.

Certo, un bambino normale probabilmente avrebbe avuto paura di uno scontro simile, oppure ne sarebbe rimasto affascinato e avrebbe osservato a distanza; ma Becky non era una bambina normale, a meno che i bambini di tre anni non siano soliti presentare a un genitore il cadavere del/la tizio/a per cui l’altro genitore l’ha lasciato, insieme a un disegno di persone e casette e un bigliettino d’auguri insegnato all’asilo. Probabilmente la nostra piccola dea si sarebbe lanciata all’assalto, e noi … ecco, una volta che l’avessimo incontrata, cosa ce ne saremmo fatti di lei?

 Avevamo concordato, all’inizio, che avremmo cercato di farla passare dalla nostra parte … solo che in quell’occasione ci saremmo trovati contemporaneamente davanti ai maghi egizi e all’esercito di Setne. Probabilmente saremmo morti prima che l’idea che noi fossimo dei traditori si fosse davvero sedimentata nelle teste della maggior parte di loro, e Becky non ci avrebbe capito niente.

Però non avevo idea di cosa fare – intanto, perché non convincevo qualcuno a morire, visto che tecnicamente era quello il mio compito principale?

 La partenza fece davvero schifo. Riuscii solo a borbottare un “Ciao, come stai? Andata tutto bene oggi …? Non ti ha pesato rimanere qui da sola …?” che sapevano di frasi di circostanza in modo disgustoso.

 Se ne accorse pure lei, e questo fu la mia fortuna.

“Qualcosa non va?” chiese lei, con una gentilezza un po’ tentennante. Almeno il mio solito atteggiamento stava dando i suoi frutti, anche se restava sempre carina e generosa … altra idea.

“No, è solo che …” mormorai. “Sono felice che abbiamo vinto, certo. La battaglia in sé dev’essere stata esaltante. Però noi siamo rimasti al Campo, e abbiamo visto quello che è successo subito dopo. Quelli che cercavano di guarire i feriti, i fratelli e gli amici che si preoccupavano, e poi i morti … ci sono state di quelle reazioni … era difficile da digerire, ecco, anche se va tutto a nostro vantaggio”

 Fenomeno interessante: Gaia e Hazelle, lì vicino, sembravano essere impallidite e rimaste impietrite, tutte e due contemporaneamente. Sospettai che fosse la stessa reazione a ragioni diverse (Regina, unica non coinvolta in qualche modo nei miei tentativi di causare la morte di Gaia, aveva solo assunto un’espressione più malinconica).

 “Ma …” mormorò Hazelle. “Capisco che sia stata dura, però era necessario. Non è una bella cosa, ma quelle persone combattono per gli dei, hanno attivamente scelto di continuare questo mondo rigido e soffocante. Loro non vogliono cambiare il mondo, sono solo appiccicati a quella che definiscono ‘famiglia’, e se noi vogliamo davvero cambiare le cose, per il bene di tutti, è necessario fare dei sacrifici”

 “Non era necessario” mormorò Gaia. Sì, sì! Rabbia verso la propria fazione e sensi di colpa!

Hazelle impallidì ancora di più (questa volta hai fatto una boiata, cara mia!) e cercò di intromettersi, ma Gaia continuò imperterrita.

 “Non era necessario che la gente morisse. Avevamo gli dei dalla nostra parte: una frazione del loro potere avrebbe bloccato qualsiasi attacco, avrebbe potuto imprigionarli, senza che ci fosse il bisogno di farli morire. Avremmo potuto ottenere una vittoria incredibilmente pulita, e invece … e io che non ci ho nemmeno pensato finché non me l’hanno detto in faccia …” Stava cominciando a tremare. Evvai così!

 “Non è vero” intervenne Hazelle. “Avrebbe solo prolungato inutilmente la guerra. Sarebbero rimasti una possibilità di sconfiggerci, di rallentare i miglioramenti che –“

“Ma che cazzo stai dicendo?!” sbottò all’improvviso Gaia. “Avremmo dovuto impegnarci un po’ di più: e allora? Il risultato sarebbe stata molta più gente viva! E avrebbero potuto passare dalla nostra parte e contribuire, oppure adeguarsi a vivere al mondo senza dei, o non adeguarsi e ammazzarsi volontariamente, ma cosa importa, almeno sarebbero ancora in giro e avrebbero la possibilità di decidere della propria esistenza! E se invece non è così, e sono morti tutti quanti, la responsabilità è mia, capisci?”

 “Gaia, adesso calmati” intervenni. “Hazelle ha ragione, in un certo senso. È terribile che ci siano stati tutti quei morti, ma il mondo ricaverà dei benefici dal regno di Setne. Pensali come una retribuzione, o un modo di scusarsi verso la loro memoria, o verso le loro famiglie mortali, ne saranno i beneficiari più diretti …”

“Ma che stai dicendo?!” sbottò lei. “Benefici o altro, i loro cari saranno morti. Anzi, se solo ci fosse un modo per riportarli indietro … abbiamo pur sempre il controllo delle Porte della Morte del resto …”

 No, dannazione, non poteva ritrovare una speranza! Cioè, ero sicurissima che Setne non avrebbe mai riportato in vita nessuno, specie perché era una pessima cosa da far succedere e avrebbe rimpinguato le fila dei suoi nemici, ma probabilmente non l’avrebbe detto a Gaia – o almeno, non subito. Avrebbe posticipato fino al termine della guerra, quando non ci sarebbe stato più nulla da temere da loro, e poi non avrebbe fatto nulla. La ragazza ne sarebbe stata sconvolta, ma a quel punto il mondo sarebbe stato già nel caos. Noi volevamo che morisse molto prima, grazie.

 Hazelle non si era lasciata scappare le implicazioni. “Una volta che avremo finito tutto questo … è vero, potremmo riportare in vita chi vogliamo. Non si opporranno più a noi, ce ne saranno grati … hai avuto davvero un’ottima idea!”

Gaia non sembrava molto convinta dal tipo di ragionamento utilizzato, ma borbottò qualcosa di probabilmente affermativo e rimase zitta per alcuni istanti. Io non riuscii a pensare a nient’altro di utile da dire, e Chad mi richiamò per tornarcene al campo.

Notato niente di strano? Io lo feci solo qualche minuto dopo il mio ritorno: per tutta quella serata, non avevo provato una briciola di angoscia o rimorso verso la faccenda di Gaia. L’avevo vista solo come una qualsiasi faccenda da portare a termine, ed ero anche riuscita ad entusiasmarmi per i buoni risultati … dei, come avevo potuto pensare così? Cosa mi stava succedendo? Davvero mi stavo adattando così bene all’idea di svolgere quel compito?

 No, non volevo essere così senza rimorsi e- dovevo esserlo! Non era il caso di farsi venire una crisi. Non dovevo provare nessuna emozione verso quella faccenda. Né panico, né soddisfazione, niente. Era qualcosa che dovevo fare.

Non potevo pensarci come a nient’altro che un compito.

 

Andai da Sadie nel primo pomeriggio, subito dopo il pranzo. Del resto, perché tardare in un’operazione che avrebbe messo una mia presupposta amica in una situazione estremamente pericolosa, eh?

Il Ventunesimo Nomo era messo decisamente peggio: nessuno guardava la televisione, nessuno andava in giro a praticare incantesimi, le uniche forme di vita nei paraggi erano i bambini piccoli e Jaz che cercava di convincerli a mangiare. Sembravano abbacchiati in modo disturbante.

“Abbiamo dovuto spiegare loro perché Greg e Laila non ci siano più” mi bisbigliò l’infermiera, avvicinatasi dopo essersi accorta che li guardavo. “Nello scontro di ieri, sono –“

 “Capisco perfettamente. Anche i bambini del Campo non hanno reagito bene, per dirla con un eufemismo”

 Certo per ‘bambini’ noi intendevamo qualcuno dai dieci agli undici anni e non qualcuno che doveva ancora cominciare le elementari, ma il concetto non cambiava: erano troppo piccoli per affrontare cose simili. Me li ricordavo perfettamente, il giorno prima, alle capanne, alcuni che chiedevano perché quel tale fratello non fosse lì ad aiutare con gli scavi, altri che avevano capito esattamente cosa fosse successo che spiegavano loro con un tono supponente per tenere a bada la propria paura e la propria sofferenza, chi scoppiava a piangere, chi si metteva a litigare, i fratelli più grandi che intervenivano … era stato un incubo.

 “Immagino” mormorò Jaz, guardandomi con simpatia.

 “Sadie come sta?” le chiesi.

La sua espressione si indurì appena. “Appena finita la battaglia è corsa a chiudersi nella sua stanza, e da allora è rimasta lì senza fare niente”

La guardai storto. Possibile che oltre a tutto quello che stava passando, Sadie doveva anche beccarsi critiche per non essere in forma smagliante a fare e brigare?

“Almeno reagisse, invece di piangere e lanciare oggetti in giro” borbottò Jaz, con un’espressione a metà tra il colpevole e l’infastidito dopo aver notato il mio sguardo. Decisi di lasciarla perdere.

“Vado a parlarle io” replicai, e mi diressi verso la stanza della mia amica. Bussai.

“E basta” rispose lei dall’interno. “Ho detto che voglio stare da sola a pensare a come uccidere quello stro-“

“A me non l’hai detto” obiettai.

“Penelope? Allora te lo dico adesso. Torna pure al Campo”

Sospirai. “Vuoi un sistema per farla pagare allo stronzo, hai detto? Allora –“

 “Non ho voglia di partecipare a riunioni strategiche. Tanto deciderebbe tutto Carter”

 “Non ha a che fare con nessuna riunione strategica. Si tratta di una missione indipendente che, se avesse successo, prenderebbe Setne a sprangate sui denti. Lui sarebbe costretto a lasciare libero Walt, e tu potresti scorticarlo”

La porta si aprì. Wow, stavo diventando brava a trovare gli argomenti vincenti con le persone.

“Di cosa si tratta?” chiese una Sadie ancora in pigiama e dall’aria piuttosto arruffata.

“Ricercare artefatti magici nelle tombe”

“Che?!” mi chiese lei allibita. “Come faceva Setne?!”

 “Sì, lo so che è una misura disperata” replicai. “Il fatto è che siamo in una situazione disperata. Non possiamo più ricorrere al potere degli dei, li stiamo combattendo, abbiamo appena subito una sconfitta epica e il morale generale è a terra –“

 “Hai ragione” mormorò lei. “Ma derubare i morti … turberebbe la loro vita nell’aldilà. Interferirebbe con il Maat”

Riuscii a trasformare la risata che stava per scapparmi in uno sbuffo. Seriamente? Adesso avrei convinto Sadie stessa a bilanciare l’equilibrio alla nostra buona, vecchia maniera? Adesso probabilmente la situazione non poteva diventare più assurda. Comunque, tornando seri … eh, in piccolo aiutino a disseminare il caos era sempre benvenuto. Specie se completamente involontario, a quanto pareva.

“Okay. Interferirebbe più di quanto farebbe Setne?”

Lei ci rifletté per alcuni secondi. “No, probabilmente no. Ma nessuno vorrebbe appoggiare questa cosa …”

“Prego?” era inquietante trovarsi a pensare a quella frase come a un sintomo che Sadie stesse davvero uscendo di testa, e al contempo come alla mia carta vincente. “Da quando, di preciso, basi le tue azioni sull’approvazione degli altri?”

 Sadie si rese conto di quello che aveva appena detto (per fortuna! Era stato un errore di distrazione!) e la sua espressione tornò quella determinata, molto più familiare. “E hai ragione di nuovo. Come cavolo è possibile che mi sia lasciata ridurre in quel modo da quel bastardo … che è il dio delle cerimo … Penelope, subito in biblioteca. Faremo le tombarole, e giuro che se vinceremo questa guerra, sarà solo grazie a questo”

Oh, l’elemento di vendetta contro il fidanzato non l’avevo notato nemmeno io. Però aveva senso: tutte quelle cerimonie funebri perfettamente arrangiate ... eheh. Che non osasse lamentarsene, perché era il minimo che si meritava.

E comunque, ero felice che Sadie avesse deciso che io andassi coinvolta fino a fondo in quella faccenda: avrei potuto influenzare le tempistiche delle ricerche in modo da far coincidere la spedizione di Sadie con quella di Setne. Ma a questo proposito: come l’avrei spiegato a quello specifico gruppo?

 Probabilmente, dopo avermi vista in compagnia di Sadie nello stesso identico posto lo stesso identico giorno in cui sarebbero arrivati anche loro a prendere un’arma davvero molto forte, avrebbero preteso spiegazioni: perché non l’avevo depistata o fermata?

Eeeeh … era arrivata a un punto in cui non avrei potuto negarle assistenza senza apparire sospetta. Aveva deciso lei, per conto suo, di andare a saccheggiare tombe in cerca di manufatti potenti, una forma di rivalsa verso Walt che avesse la parvenza di qualcosa di costruttivo, ed era riuscita a trascinarmi in questa pazzia – anzi no, avevo scelto io di starle a dietro, per poterla controllare e, nel caso, depistare. E davvero, c’ero riuscita con altri manufatti, ma l’improvvisa ricomparsa della corona di Tolomeo? Troppo grossa per lasciarsela scappare. Le ero venuta dietro proprio per intralciarla!

 Okay, poteva andare, noi adesso eravamo arrivate davanti alla biblioteca, Sadie spalancò le porte facendo venire un accidente a quella povera Cleo, ricevette da quest’ultima un’occhiata insicura, e rispose chiedendole di uscire, perché dovevamo fare alcune ricerche per conto nostro.

Una Cleo piuttosto abbacchiata uscì, seguita da Khufu che diede l’equivalente babbuinesco di un’occhiata confusa. Seriamente, uno si abitua a decifrare le loro espressioni, se vive costantemente a contatto con un gruppo di scimmie.

“Da dove cominciamo?” chiese lei, guardandosi attorno. Okay, la libreria riusciva a non essere molto impressionante rispetto a quella della Piramide Arena, ma io non avevo idea di che tipo di libri fossero, e avevamo appena mandato via la bibliotecaria, anche se per motivi validi.

 “Prova nella sezione dedicata alle ricerche archeologiche?” suggerii. “Avrai le date dei ritrovamenti, cosa sia stato ritrovato, e possibilmente annotazioni dei maghi su cosa abbiano impedito agli archeologi di trovare”

“Un lavoro di cataloghi e date? Sembra divertente …” bofonchiò lei.

 “Sarà divertente quando farai il culo a Setne con lo scettro e il flagello di Chennesò II” cercai di incoraggiarla io. “Possiamo prenderne uno a caso?”

“Ecco, il metodo di ricerca già mi piace un po’ di più” replicò lei con un sorrisetto. Andai nella sezione sopra indicata e presi il primo libro che mi capitò sottomano.

“Questo è sulla Valle dei Re” non il posto dove intendevo dirigerla.

 “È pieno di tombe” gongolò lei. “Visitiamole tutte. Ce la faresti a portarmi con il viaggio nell’ombra?”

“Sicuro. Ma vuoi proprio andarci oggi?”

“Certo! Perché perdere tempo?”

Perché dovevamo andare a Kom-el Shufaqa il giorno dopo, ma non potevo dirlo così. “Perché è già pomeriggio. Non sarebbe il massimo partire domani, quando saremo più preparate e riposate?”

“A me non farebbe un baffo andare adesso, ma immagino che tu debba ancora abituarti alla routine della combattente abituale. Domattina alle nove?”

Probabilmente sarebbe andato bene per tutti. “Andata. Adesso vediamo un po’ qui. Seti I … considerata una delle più belle …”

“Come se fosse possibile …”

 “Non ha per nulla l’aria molto magica. Oh, quest’altro tizio … Tutmosi III … aveva un sarcofago di granito rosso”

“Interessante gusto in arredamenti. Gli faremo una capatina”

“Horenrheb … niente di speciale. Poi abbiamo Tutankhamon …”

Dobbiamo andare in quella. Ziah ha detto che non hanno ancora tirato fuori le robe buone. Troveremo senz’altro qualcosa lì. Non è una fortuna che Walt discenda proprio da lui?”

 Il suo sorriso a trentadue denti mi informò che no, non gliene fregava niente della ‘roba buona’, era solo una fortuna che fossero lì nella tomba dell’antenato di Walt, per darle la scusa per saccheggiarla.

 Piccolo problema: era a diversi chilometri dal posto in cui io la volevo! Dei … che stupida. Altro che prendere a caso, avrei dovuto far finta, e scegliere un libro a proposito di Alessandria. Scema, scema, scema! Adesso mi toccava smuovere Sadie dalla sua idea. Operazione che al dizionario di trova sotto la definizione di ‘miracolo’.

 “Sei sicura?” le chiesi un po’ esitante.

 “E certo! Perché?”

 “Non sembrerà … troppo ovvio e infantile andare proprio nella tomba del suo antenato …”

 “Ma è proprio quello il punto! Non l’hai proposto tu?”

In quella giornata stavo davvero infilando una boiata via l’altra. E il giorno dopo Setne avrebbe mandato i suoi scagnozzi a cercare la corona … e se avessero trovato loro Becky? Se fossero riusciti a farla passare dalla loro parte? Cosa facevo? Cosa? Dannazione, come avevo potuto essere così stupida? Proprio io, che dovevo sempre fare i piani da cui dipendeva ogni cosa! Ma non era possibile che non mi fosse mai concesso il minimo erro-

“Penelope? Tutto bene?” chiese Sadie.

“Sì, scusami. Mi ero persa nei miei pensieri” risposi, rifilandole un sorriso troppo falso. Lei mi guardò per nulla convinta. “Scusami, ma al Campo abbiamo avuto una giornata difficile. Non abbiamo visto belle scene, recentemente”

Il suo sguardo si fece immediatamente comprensivo. “Ah … immagino. Allora … domani ti sfoghi?”

“Sì, suppongo di sì” replicai, sollevata per aver eluso la sua confusione. “Alle nove hai detto. Sempre dalla tua stanza?”

“Certo, gli altri penseranno che vogliamo solo parlare. Io raccatterò un po’ di bastoni e amuleti utili per queste situazioni. Grazie per avermi dato quest’idea!”

“Di nulla” replicai con un sorriso meno forzato. “Ci si vede alla prossima!”

Tornai nei pressi del Campo con il viaggio nell’ombra. Bene, a che punto delle mie riflessioni deprimenti ero rimasta? Ah, sì: facevo schifo e non ero riuscita a combinare niente di valido in tutta la giornata. Adesso avevo la serata e buona parte della notte (così supponevo) per rimuginarci sopra.

E trovare una soluzione, prima che succedesse un macello.

Logicamente, non fu così. Stavo giusto pensando e cercando di non addormentarmi nel mio sacco a pelo, verso le undici di notte, quando in un baluginio arcobaleno si materializzò lì nientemeno che Hazelle.

 “Ragazzi, alla base, riunione di emergenza, subito” bisbigliò, prima di sparire.

Io e Chad ci guardammo allibiti. Era pazza quella tipa?! Cioè … non credo di poter esprimere correttamente a parole l’idiozia di quel gesto. E se non fossimo ancora andati a dormire? E se fossimo stati impegnati a parlare con qualcuno, magari proprio qualcuno dei pezzi grossi del Campo? Per quello che ne sapevano loro, potevamo stare origliando a una riunione.

 Okay, Hazelle si era sforzata di essere breve, aveva detto tutto d’un fiato ed era sparita subito, ma ciò non toglieva che era stata la mossa più folle e azzardata che avessero mai fatto. Il che ci portava a un altro problema: se erano stati disposti a ricorrere a una misura così estrema, era abbastanza probabile che stessimo per affrontare la situazione più grave di sempre.

Ecco, lo sapevo, degno coronamento di quella giornata … ci avevano scoperti? Avevano notato qualcosa di sospetto nelle mie attività? Avevano interrogato Thoth? Ovviamente, l’unico modo per scoprirlo era andare direttamente lì.

Tenendoci pronti a rifare immediatamente il viaggio nell’ombra non appena qualcuno ci avesse accusati o avesse tirato fuori le armi. Tra parentesi, questo significava che tutti i miei sforzi con Gaia fino a quel momento sarebbero stati completamente inutili, vero?

 “Ma Hazelle, era proprio necessario mandare loro il messaggio Iride? Se fossero stati con qualcuno …” Regina, la voce della ragione, fu la prima cosa che sentimmo una volta lì, e il messaggio ci fece capire che non eravamo sospettati. Al momento.

“La riunione è urgente, mio fratello ha fatto una scoperta decisamente importante” replicò l’altra ragazza, e noi avemmo la certezza matematica di essere completamente fregati.

Ma com’era possibile? Noi non avevamo fatto niente riguardo a quel centro ricerche da quando erano stati istituiti dei turni di guardia! Se aveva delle prove precedenti, perché non mostrarle alla prima riunione? No, forse era qualcos’altro … non vedevo cosa … ma non vedevo neanche la falla nei nostri piani … ma eccoci nella solita stanza, con l’attenzione di tutti puntata su Luciano invece che su Setne. L’italiano aveva in mano un nuovo mucchio di fogli e fotografie. Gli stessi di prima, o dei nuovi?

“Ci siamo tutti” sentenziò Setne. “Allora, Luciano? Cosa sta succedendo?”

 Luciano esitò un attimo prima di rispondere. “È molto semplice in realtà. Nei nostri turni di guardia, non si sono mai verificati problemi. Nessuno ha tentato di proseguire i sabotaggi” fece una pausa. “Forse è sfuggito all’attenzione generale perché le pattuglie erano fatte separatamente, anch’io ci ho messo un po’ a rendermene conto. Il fatto è che quegli attacchi si sono susseguiti ogni notte per diversi giorni, ininterrottamente. Dalla notte stessa in cui abbiamo riconosciuto la loro presenza, e deciso di istituire i turni di guardia, si sono fermati”

E io ebbi la sensazione che mi si fermasse il cuore. Stupidi, completamente imbecilli! Come avevamo potuto essere così stupidi e superficiali? Era una cosa ovvia, proprio sotto i nostri nasi, come avevamo potuto lasciarci scappare quel dettaglio? Eravamo finiti, ed era interamente colpa nostra e della nostra disattenzione.

“Noi eravamo invisibili e nascosti al buio, quindi non è possibile che abbiano notato la nostra presenza” proseguì l’italiano. Si sarebbe potuto sentir cadere uno spillo, dalla tensione che c’era nella stanza. Avevamo già capito quale sarebbe stata la prossima frase. “L’unica conclusione logica cui sono potuto giungere è che, in questa stanza, abbiamo una spia”

 

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

bisogna pur dimostrare ripetutamente che i nostri disgraziati eroi non possono avere un attimo di tregua. Una curiosità: qualcuno era riuscito a prevedere il ragionamento di Luciano? In ogni caso, si saprà di più su questa faccenda nel prossimo capitolo, dove Chad si ritroverà alle prese con offerte di lavoro, la banalità del male, e uno sgradito tarlo nella testa.

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Capitolo 7
*** Pensavo che le offerte di lavoro fossero finite ***


                                CHAD

    PENSAVO CHE LE OFFERTE DI LAVORO FOSSERO FINITE

 

 

 

 

Probabilmente di riflesso assunsi un’espressione sconvolta e scioccata. A che serviva? Ormai Luciano aveva vinto, la condanna ufficiale sarebbe arrivata nel giro di poche parole.

 “Hai ragione” mormorò Setne, molto più serio e cupo di quanto l’avessi mai visto. “È l’unica possibilità. Siamo stati traditi dall’interno. Luciano, hai qualche sospetto?”

 Viaggio nell’ombra al primo nome che avrebbe fatto …

“Al momento, nessuno”

La cosa mi fece venire un colpo, e non mi rassicurò nemmeno un po’. Ormai era certo che Luciano sapesse esattamente cosa stessimo facendo io e Penelope, era sembrato sul punto di accusarci per due dannate volte … e per entrambe, si tirava indietro con un ‘non so chi sia stato’?! A che razza di gioco stava giocando?

 Io ero lì che stavo facendo uno sforzo assurdo per avere la stessa espressione cupa e tesa degli altri, avrei solo voluto poterlo strozzare, al diavolo se ci avessero scoperti, almeno sarebbe finita tutta quell’incertezza – e probabilmente era esattamente quello che lui voleva. Quel pensiero mi calmò subito.

Certo, forse non aveva prove concrete e materiali, e cercava di farci crollare dalla tensione per ottenerla. Non gli avrei dato corda. Io ero esattamente come tutti gli altri: nervoso e confuso, chi mai poteva essere un traditore di tutte le persone che stavo guardando?

“Ho solo la certezza che ci sia, altrimenti sarebbe stato impossibile prevenire le nostre mosse. Ma …” Luciano sbuffò tra il demoralizzato e l’amareggiato. “Credo che possiamo escludere soltanto Gaia, per ovvie ragioni –“

“Ma a proposito di ragioni” intervenne Regina. “Perché? Cosa vorrebbe questa … questa persona … dei nostri per voler sabotare quel centro ricerche?”

 “È cattivo” spiegò candidamente Calvin, mentre lanciava occhiatacce a tutti noi, probabilmente concludendo che così avrebbe per certo beccato la persona giusta.

“Forse è dalla parte degli dei: l’hanno incaricato di accertarsi che solo i figli di Apollo contribuiscano alla medicina … suona improbabile, ma è l’unica spiegazione che non coinvolga noi a cui riesco a pensare. Oppure, per dire qualcosa si più plausibile, vuole mandarci un qualche messaggio. O forse non è nemmeno lui -o lei -a fare il sabotaggio in prima persona, e ha solo passato informazioni. Gli dei sono gli unici a cui possa pensare per una fazione alternativa … e dobbiamo assumere che sapranno tutto quello che viene detto in questo preciso momento” dichiarò Setne.

“E anche prima” osservò Hazelle. “Se avessimo avuto prima questa prova, sarebbe stato palese. Come faceva Nico di Angelo a trovarsi proprio nei pressi del Tartaro, quando lei è saltato?”

“Mentre i nostri tentativi di recuperare la corona sono stati completamente affidai al caso” rifletté Luciano. “E magari è il motivo per cui siamo ancora tutti qui, con gli dei egizi sotto il nostro controllo: non hanno fatto in tempo a organizzare una controffensiva apposita. L’idea di dare a Gaia il potere del Libro era a conoscenza solo di voi due, e nessuno ha potuto prevederla. È tutto perfettamente logico”

 “Esattamente come è logico aspettarsi che anche le nostre azioni future saranno riferite” concluse Setne. “E che dovremo immaginare che qualcuno abbia recuperato la corona …” rimase zitto alcuni istanti, occhi sgranati e bocca spalancata. “Oh. Noto che questo ha coinvolgimenti interessanti per le nostre spie. Le possibilità sono due: o sono loro stessi questa spia del nostro gruppo, oppure tutti i vertici del Campo Mezzosangue sanno quale sia il loro ruolo in realtà”

Rendo grazie a Setne per come aveva formulato questa cosa: in entrambi i casi, potevo assumere l’espressione di uno cui si era appena gelato il sangue nelle vene senza problemi.

“Ma allora perché non li hanno denunciati subito? E perché li lasciano qui, a riferirci tutto quello che fanno?” obiettò Regina. Ecco che la risposta spontanea si formava in testa a tutti, avevo avuto una pessima idea a pensare che sarebbe finita, vai col viaggio nell’ombra appena qualcuno si degnava di dirlo esplicitamente, sperai che Penelope avesse le stesse intenzioni …

“Io ho due teorie” dichiarò Luciano. “Volendo escludere che loro siano, come dire, delle ‘doppie spie’. La prima è che gli dei vogliano darci delle false rassicurazioni, farci pensare che abbiamo il controllo della situazione mentre loro ne hanno uno molto più profondo e non hanno fatto altro che scombinare con disinvoltura i nostri piani fin dall’inizio”

“Scombinare un corno” obiettò Mortimer. “Il capo è vivo adesso. E abbiamo ammazzato un sacco di mezzosangue ieri”

“Per non renderci sospettosi?” suggerì Hazelle.

“Non riesco a immaginare Chirone fare una cosa del genere” obiettò Gaia. “A modo suo, è davvero legato ai mezzosangue”

“Questa persona potrebbe riferire direttamente agli dei, la cui preoccupazione per la vita umana è celebre” replicò Luciano. “Avrebbe senso: se ci fosse anche una singola persona, al Campo, a conoscenza delle sue attività, Chad e Penelope potrebbero origliare la conversazione, o anche vederlo. Mi pare che Chad sia l’unico a saper usare l’invisibilità qui, o sbaglio?”

Nessuno rispose, probabilmente avevano paura di essere sospettati al minimo cenno. Se proprio volevo essere completamente pazzo e vedere una minima cosa buona qui, era che si stava già creando un certo senso di paranoia e incertezza. Nella giusta situazione, avrebbe potuto anche bilanciare il fatto di avere gli dei ai loro ordini, ma ovviamente non se ne poteva fare nulla, noi probabilmente stavamo per essere denunciati, Luciano doveva essere uno di quei sadici che si divertono a dare alla vittima la speranza di salvarsi prima di finirla. Ripetutamente, in questo caso.

“L’altra mia ipotesi” continuò lo stronzo di cui sopra. “È che ci sia una terza fazione in gioco. Non ho idea di chi comprenda o di quali siano le sue motivazioni, ma non è un’ipotesi da scartare. Un altro pantheon, magari? Una divinità del male che ha deciso di gestire le cose per conto proprio? Comunque sia, qualcuno che non si è esplicitamente fatto vivo finora”

“Cazzo, un altro problema” grugnì Mortimer, guadagnandosi parecchi cenni di assenso.

“Ben pensato” replicò Setne. “Ma in ogni caso, verranno prese contromisure. Un appello per chiunque, in questa stanza, sia la spia: lascia perdere, amico. Hai fatto un gioco brillante finora, ma noi non siamo da meno, come hai potuto vedere. A prescindere dal perché tu ti stia opponendo a ciò che è bene per il mondo, a prescindere da chi te lo stia ordinando, hai la tua ultima possibilità di redimerti e avere un lieto fine per la tua esistenza: raggiungimi in privato, confessa e abbandona chiunque sia per cui ci stai tradendo. Nessuno saprà esattamente chi tu sia, continuerai a stare tra i nostri ranghi come se nulla fosse accaduto. Altrimenti – e sarò sincero, questa possibilità non mi alletta per nulla – quando ti troveremo per conto nostro, ci preoccuperemo di sapere tutto su questa tua attività, cosa voglia fare il nemico, e ci accerteremo che non sappia più nulla di ciò che succede all’interno di questa stanza. Detto questo, la riunione è sciolta, domani mattina comunicherò le nuove disposizioni di sicurezza: sogni d’oro, per chi ci riesce!”

 Grazie dell’augurio, capo. Sul serio, l’avevamo scampata veramente per un soffio, e di sicuro era una sicurezza solo temporanea. Eravamo probabilmente le persone più sospettabili, data la nostra posizione, alla faccia di tutto quello che aveva detto Luciano.

Attorno a noi l’atmosfera era decisamente diversa da quella che di solito c’era a fine riunione: niente relax e discussioni, solo dialoghi sul niente e borbottii nervosi. Gaia se ne andò senza dire nulla a nessuno; Penelope sbuffò appena e scomparve con il viaggio nell’ombra, senz’altro diretta alla Piramide Arena. Io non la seguii subito.

Avevo notato qualcosa: l’espressione di Dakao che osservava Gaia mentre usciva dalla stanza. Era semplicemente una delle più turbate che avessi mai visto. Okay, noi eravamo rimasti al punto della loro relazione in cui la morte dell’una causava quella dell’altro; ma fino a quel momento non ci avevamo mai prestato particolare attenzione. Avevamo sempre avuto l’impressione che andasse tutto bene … ma la pura incertezza sul viso di Dakao mi informò che ci eravamo sbagliati di grosso. Cosa sarebbe successo se i due si fossero lasciati? La parte del ‘nuovo Icaro’ della profezia si riferiva a qualcos’altro?

Bene, benissimo, ecco un’altra roba assurda di cui preoccuparsi … oh toh, Mortimer avvicinava Dakao con un sorriso a trentadue denti. Quello che seguì probabilmente furono i disperati tentativi del giapponese di levarsi di torno il bestione; decisi che sarei andato a dare una mano. Chissà che non avessi scoperto qualcosa che avrebbe aiutato Penelope con la sua missione?

 “Qualche problema?” Luciano si avvicinò a Dakao, indicando con discrezione Mortimer. Persi ogni esitazione ad associarmi anch’io, ormai sembrava tutto sulla strada per diventare un problema comune.

 “Niente di grave” replicò Dakao, imbarazzatissimo. “Dopo tutto quello che è saltato fuori … è ridicolo, veramente”

“È per la sua ragazza” Mortimer lo ignorò completamente.

 “Mortimer, taci

“Se è un problema così ridicolo, può essere facilmente risolto” replicò Luciano. “Siamo disponibili ad aiutarti. Gaia … ha un compito importantissimo, la sua situazione dev’essere stressante. Il minimo che possiamo fare per lei è cercare di tenerla serena”

 “Ma deve necessariamente diventare una faccenda di tutti?” protestò Dakao. Lo fissammo in silenzio.

 “E se c’è di mezzo la spia?”

 “Che se ne fa dei tuoi problemi di relazione? L’hai detto tu stesso che non sono importanti” replicò Luciano.

Dakao sospirò, messo alle corde. “Okay, okay. Almeno possiamo trovare un posto più isolato dove parlarne?”

 Trovammo una stanzetta piena di distributori automatici e tavolini con sedie lì vicino (di nuovo, come si erano procurati quel posto)?

“Il problema è che siamo poco in contatto” bofonchiò Dakao a denti stretti. “È da qualche giorno che è chiusa in sé stessa, sembra sempre persa nei suoi pensieri … non ci si vede neanche più con la stessa frequenza di prima. Cioè, più che altro non ci si parla, non sono veri e propri appuntamenti, siamo entrambi confinati qui, ma … insomma … è distante”

Pareva che gli effetti del lavoro di Penelope stessero iniziando a farsi sentire. Gaia stava diventando più isolata; cos’avrebbe voluto in questa situazione?

Due opzioni, potevo supporre: o essere lasciata sola a riflettere su tutti i suoi problemi, o qualcuno che la capisse e la confortasse in un simile frangente. Se non avesse avuto nessuna delle due cose, e peraltro avesse iniziato a sentirsi alienata dal suo ragazzo … be’, questo sarebbe stato abbastanza deprimente per chiunque. Avrebbe potuto essere un’ottima spinta nella direzione che volevamo.

Adesso dovevo solo metterlo in atto … dire una cosa che avrebbe distrutto un legame affettivo di una ragazza già abbastanza depressa, e le avrebbe lasciato poche possibilità di aiuto e conforto … e farlo esattamente per questa ragione.

Mi sembrò di non essere nemmeno capace di aprire la bocca per dare a Dakao i consigli sbagliati, tanto era lo … schifo di quella cosa. In quel momento più che mai capii cos’avesse passato Penelope da qualche settimana a quella parte. E l’aveva fatto, e c’era riuscita senza impazzire o crollare. Avevo la mia opportunità di aiutarla, di renderle le cose un minimo più semplici (contribuendo a far suicidare qualcuno, buttare via una vita), non potevo tirarmi indietro. Anche se Mortimer mi aveva battuto sul tempo.

“E allora? Chissene se non vuole parlare, siete una coppia, è quello che dovreste fare! Se non vuole, scocciala finché non cede”

Molto probabilmente era la ricetta perfetta per farsi mollare, soprattutto se esposta in quei termini, ma era esattamente quello che serviva. Solo, con una presentazione migliore.

 “Sai … credo che questa non sia del tutto una cattiva idea” intervenni. “Quella ragazza avrà un sacco di questioni cui pensare, ma non è granché da parte sua trattarti in questo modo. Siete una coppia, è giusto che anche lei abbia un po’ di considerazione per te, non solo tu per lei. E se è necessaria un po’ di insistenza per farglielo capire, sia!”

“Forse hai ragione” borbottò Dakao (poveretto, probabilmente doveva iniziare ad abituarsi da avere i suoi affari discussi da tutti).

 “Siete sicuri?” intervenne Luciano. “La ragazza, quali che siano i suoi problemi, sarà già sotto pressione. Probabilmente vorrà avere del tempo da passare da sola con i suoi pensieri, per prendere le decisioni giuste. Credo che sia una situazione molto delicata, la sua. Se le venisse messo qualsiasi tipo di pressione, non avrà una reazione positiva né particolarmente pacifica. E tutta la relazione potrebbe andare a rotoli”

 “E che palle!” sbottò Mortimer. “Perché lui deve sempre fare quello che si preoccupa di lei che se ne frega?”

“Perché stanno insieme” lo rimbeccai. “Ma il ragionamento di base è corretto: anche lei dovrebbe fare un minimo caso a quello che a te va bene o no. E non c’è nulla di sbagliato a farglielo notare”

“Se sei disposto a rischiare questa relazione …”

 “Bella merda, con una che manco gli parla perché non gliene sbat-“

“Vado a parlarle” tagliò corto lui. Ebbi la netta sensazione che a questo punto fosse più che altro disperato di sbarazzarsi di noi, e che fosse semplicemente saltato sulla proposta che più gli sembrava conveniente, o quella che si era sentito ripetere con più frequenza. Comunque non gli andò bene, perché Mortimer lo seguì subito a ruota, ciarlando incoraggiamenti. Sentimmo Dakao che cercava di sbarazzarsi di lui per tutto il corridoio.

 “So benissimo che non di dovrebbe parlar male della famiglia, ma mio cugino è un completo imbecille” osservò serenamente Luciano.

Mi voltai a guardarlo, piuttosto sorpreso. “Mortimer è tuo cugino? Intendi dal lato divino della famiglia? Ma …”

 “Lo so che non c’è alcun effettivo legame genetico. Ma tu stessi consideri i figli di Hypnos tuoi cugini, se non sbaglio?”

Annuii. Non avevo idea di dove volesse andare a parare con questo discorsetto. Ora che ci pensavo, l’idea di stare lì da solo a parlare con lui non mi entusiasmava molto. Voleva estorcermi una confessione o cosa? Aveva un registratore nascosto da qualche parte?

“Comunque sì, Mortimer sarebbe effettivamente mio cugino da quel lato. Sua madre è Bia, sorella di mio padre Kratos” assunse un’espressione pensierosa. “Sai, Chad … io non ho mai incontrato mio padre, ma credo di aver capito alcune cose su di lui. Innanzitutto, non è un fan del rapporto quantità-qualità equo”

“Cosa intendi dire?” non avevo nessuna voglia di essere lì, ma era come se non riuscissi a muovermi. E se gli avessi dato qualche prova andandomene? Se avessi perso qualche informazione importante?

 “Pensa a tutte le occasioni in cui un uomo solo ha avuto il controllo su un grande territorio. L’Impero Romano, il Sacro Romano Impero, l’Impero Britannico. In ognuno di questi casi, non è mai stato possibile un potere assoluto. C’erano sempre dei delegati, dei governatori, o in generale qualcuno che si occupava di una determinata zona e aveva tutto il potere per inviare informazioni false o agire di testa propria senza che l’autorità centrale ne sapesse nulla. Il potere assoluto è possibile solo in un territorio ristretto. Una singola nazione, una singola città … pensaci: sono gli unici casi in cui è stato possibile instaurare un regno o una dittatura assoluta”

Dove cavolo stava andando a parare? Ah, ma … Setne al suo esercito diceva di voler diventare un dio, per poter governare il mondo nel bene (ufficiosamente, nel caos). Forse avevo capito dove voleva arrivare il discorso.

 “Il motivo è molto semplice: i popoli sono troppo diversi. Un grande Impero riunisce in sé una quantità di tradizioni, correnti di pensiero, morali, di numero incredibile ed eccezionalmente differenziate tra esse. Pretendere di comandarli tutti con un solo volere, una sola legge, è folle. E sfocia inevitabilmente in ribellioni, e nello sfaldamento di tutta la struttura statale. Ora, cosa pensi che succederebbe se qualcuno cercasse di governare l’umanità intera?”

“Stai dubitando del nostro capo?” gli chiesi. Non ammettere niente, non ammettere niente …

“Io non sto affatto dubitando. Io sono sicuro di due cose: che Setne fallirà, e che non è il tuo capo”

 Aveva buttato tutte le pretese, a questo punto. Perché? Cosa stava cercando di fare? Non mi avrebbe estorto niente …

“Non c’è nessun microfono nascosto in questa stanza, se è quello che stai pensando” mi informò Luciano. “Né telecamera. Né qualunque altra cosa, persona, o animale in grado di riferire questa conversazione a orecchie esterne. Una prova? Credi che a me non succederebbe nulla, se Setne scoprisse cos’ho appena detto, e cosa intendo proporre?”

 Non aveva tutti i torti. Certo, avrebbe potuto dire al redivivo fantasma di aver detto tutte quelle cose per incastrare il traditore, ma Setne non era il tipo da accettare critiche alla sua intelligenza o competenza, anche solo per finta. Soprattutto se erano critiche fondate, e sostenute da un buon ragionamento … okay, potevo confidare nel fatto che quella conversazione non sarebbe stata riportata. Non che la cosa mi facesse sentire molto più tranquillo.

“Che cosa vuoi?” mi limitai a replicare.

“Mi aspettavo domande come ‘perché non hai intenzione di incastrarmi così’ o ‘perché segui questa fazione se sai già che non potrà finire bene’. Rispondendo a tutto a partire dall’ultima, è proprio perché so che tutto questo non finirà bene. Setne sarà un dio, certo, e avrà un esercito di altri dei a sua completa disposizione; è l’unico motivo per cui penso che il suo piano potrà riuscire almeno all’inizio. Tutti avranno paura di lui, gli obbediranno. Ma poi inizieranno le guerre, gli omicidi, le lotte civili, tutto quello che rientra nella definizione di ‘divertimento’ di Setne, e che la necessità di riequilibrare il Maat non potrà fare altro che favorire. Dio o non dio, a questo punto l’umanità inizierà a non reggere più. Inizieranno le ribellioni, attaccheranno Setne e la sua fazione con tutto quello che hanno”

 “Contro un gruppo di dei?” feci notare. “Non sono sicuro che sette miliardi di persone possano riuscire a eliminare definitivamente una divinità sola, anche se riuscissero a mettersi tutti d’accordo. Un esercito intero …”

“Sicuro? Per quanto riguarda il mettersi tutti d’accordo, non hai idea di cosa possono combinare gli esseri umani quando sentono di essere una maggioranza oppressa da una minoranza di privilegiati. In secondo luogo, non fare l’errore tipico dei mezzosangue e non sottovalutare le armi mortali: ho la netta sensazione che una bomba a idrogeno addosso a Setne lo manderebbe nella Duat per circa un millennio, e Gaia farebbe in tempo a morire per cause naturali nel frattempo. Ma qui si arriva al punto: se l’ascesa di Setne si concluderà in un disastro, come beneficiarne? Ebbene, la massa umana non è davvero capace di fare alcunché per conto suo. È quasi una legge matematica, nella psicologia: più sono le persone, meno ci saranno possibilità che qualcuno agisca. È nella loro stessa natura aver bisogno di un leader”

 “Perché ho il vago sospetto che la cosa ti riguardi abbastanza direttamente?” commentai.

Le cose stavano decisamente iniziando a chiarirsi. Non avevo ancora capito esattamente come io e Penelope entrassimo in tutto questo, ma sospettavo che si sarebbe trattato di un’offerta di seguire la sua ancora inufficiale fazione, o almeno di starcene buoni e non rompere. Adesso dovevo lasciarlo continuare, e trovare i termini migliori per un sonoro rifiuto.

“Perché sei una persona a cui piace andare dritto al punto. Sì, conto di assumere il controllo di almeno parte della ribellione contro Setne. Mi serviranno altri capi, certo, ma ho motivo di credere che quelli si formeranno da sé, una volta che avranno davanti un esempio. L’idea era di far partire la rivolta dall’Italia … è il Paese ideale. Innanzitutto, è il mio Paese d’origine, la gente tenderà a fidarsi molto più di me che di uno straniero. In secondo luogo, e anche più importante, si tratta di una nazione già mezzo disastrata per una lunga serie di cause che a quanto mi risulta non hanno nemmeno a che vedere con Setne. Crisi economica, disoccupazione, eccesso di immigrazione spesso clandestina, politici irresponsabili … la gente sta già iniziando a rimpiangere Mussolini, di tutte le persone di questo mondo, sai? Almeno con lui c’era ordine, dicono” non mi piacque affatto il mezzo sorriso che mi indirizzò insieme a quest’ultima osservazione. “Adesso immaginati, in questa situazione, il trionfante arrivo di Setne, divinità suprema del caos. A parte la reazione del Vaticano che sarà qualcosa di straordinario, come pensi che risponderanno gli italiani?”

 “Saranno disposti ad accettare il peggior dittatore, se servisse a liberarli dal dio pazzo” replicai. “Ma non c’è una repubblica, nel tuo Paese?”

 “Formalmente, sì. Per il momento. Ma il punto è, io ho già un posto stabilito, in questo scenario. Ma dove sareste tu e Penelope?”

Ecco, adesso finalmente si arrivava alle faccende personali. Bene, così potevo mandarlo a cagare alla svelta, che avevo sonno, Penelope probabilmente si stava chiedendo dove cavolo mi fossi andato a ficcare, e quella conversazione non mi piaceva per niente.

“Nel caso questo scenario si verifichi in primo luogo, intendi dire. Comunque, perché ho la netta impressione che me lo stia per dire tu stesso dove saremo?”

Luciano sorrise impercettibilmente. “Chad, il compito che tu e la tua amica vi siete sobbarcati rasenta il miracolo. Voi siete una fazione composta da sole due persone, con altre due persone che conoscono il vostro segreto e hanno tutti i mezzi per rivelarvi, non siete dei grandi strateghi e lo sapete voi stessi, e la vostra unica possibilità di trovare una guida e sperare nel successo è interamente basata su un compito di improbabile riuscita che mi pare stia richiedendo un notevole prezzo a livello psicologico. Mi è sembrato di notare che Penelope stia iniziando a farsi meno problemi riguardo a ciò che sta facendo a Gaia … ha avuto crisi di rimorso in seguito?”

Non l’avevo notato. Certo, Penelope era sembrata un po’ giù di morale nel pomeriggio … ma con la battaglia e tutto … non facevo mai davvero caso alle sue conversazioni con Gaia … qualcosa mi diceva che avevo fatto una colossale stronzata a non farlo. E se Luciano avesse avuto ragione? Cosa sarebbe successo a Penelope?

“Non ci hai badato?” continuò lui in tono odiosamente casuale. “Immagino che avrai avuto dei problemi per conto tuo a cui pensare. Ma posso dirlo dalla tua faccia adesso, ti importa di lei. Allora, vuoi che continui con questo compito? Oppure potresti ascoltare la mia offerta. Smettete le vostre operazioni con Gaia. Aspettate ancora per qualche anno, il tempo che le prime ribellioni abbiano iniziato a formarsi. A quel punto, potrete agire in modo corretto: attaccare Setne, proteggere l’umanità, aiutare a creare un nuovo ordine-“

“Sotto la tua direzione, ovviamente-“

 “Siete già sotto la direzione di qualcun altro”

“Ti rendi conto di tutte le cose sbagliate che ci sono in questo tuo piano?”

 “Sono sempre aperto al criticismo costruttivo: prego, enumerale”

“Moriranno un’infinità di persone, e il risultato finale sarà lo stesso”

 “Ah, certo, i morti. Quelli sono innegabili. Ma da queste catastrofi, emergerà un modo nuovo. Un mondo che ha capito gli orrori di cui è capace, e-“

“Non te ne frega niente di tutti quelli che moriranno” mormorai … sorprendendomi di quanto suonassi stupefatto. Non era la prima volta che sentivo un discorso simile: gli esseri umani non contavano niente, tanto sarebbero morti comunque alla svelta, che peccato per loro, ma erano sacrificabili.

Però l’avevo sempre sentito provenire da dei, mostri, esseri in genere millenari e incredibilmente potenti, al confronto dei quali gli esseri umani parevano effettivamente patetici. Luciano era un mezzosangue di massimo diciannove anni. Un mezzosangue che a quanto avevo capito, non aveva ricevuto particolari poteri dal suo genitore divino: era lo stesso che qualsiasi altro ragazzo diciannovenne.

Eppure riusciva a parlare così, senza nessuno sforzo, dei suoi simili. Era infinitamente peggio che sentirlo dire da dei e mostri. Quanti ce n’erano, esattamente, come lui?

“E a te importa” replicò il centro di queste riflessioni. “Ma a quanto ho capito, non ti fai problemi a manipolare la vita umana per raggiungere i tuoi fini. Qualche vittima, e un mondo migliore per i sopravvissuti: non è quello che stai già cercando di fare? Solo, in scala più grande”

Il pensiero che questo potesse essere vero, che io alla fine non fossi affatto diverso da lui (era vero, io e Penelope non avevamo – ancora – ucciso nessuno, ma avevamo incitato furti, instradato ragazzi problematici a una vita di violenza e illegalità, ostacolato ricerche scientifiche tese a salvare la vita di migliaia di persone, fatto credere a un qualsiasi sfigato di poter diventare un grande, solo per buttarlo giù una volta esaurito il suo scopo), per un attimo mi paralizzò. No, io avevo un compito più grande, superiore a un egoistico desiderio di potere; non potevo farmi distrarre a questo modo.

Non risposi e proseguii con il punto successivo: “Il kosmos perderebbe il suo equilibrio”

“Ah, il kosmos” rispose lui, illuminandosi. “La vostra grande causa. L’unico motivo che vi ha spinto a compiere azioni così terribili, che non avreste mai voluto fare, davvero. Ma spiegami, che cos’è? Temo di non averne mai afferrato davvero bene il concetto”

Io temevo che l’avesse afferrato benissimo, e che quella fosse una domanda trabocchetto; risposi lo stesso, citandogli quello che ci aveva detto Thoth.

“Ah, capisco. In pratica, bene e male sono simili a due principi fisici, piuttosto che a principi morali … un po’ come ‘caldo’ e ‘freddo’. Però, è strano: posso dire con una certa sicurezza di non aver mai sentito parlare di due etti di bene, o di essere mai stato scottato da male a elevate temperature-“

 “Sono concetti, infatti” replicai.

“Ah? Curiosa, questa risposta. Dimmi, come nascono i concetti? Saltano fuori dal nulla, e si impongono su chi è in grado di capirli? O perché esistano, è necessario che ci sia qualcuno che li pensi?”

 Capii dove volesse andare a parare Luciano, e devo dirlo, iniziai a sentirmi abbastanza a disagio.

 “Sono creati. È l’umanità a formarli, ma questo non significa che abbiano meno valore”

“No? Ma se i concetti sono creati dall’umanità, vuol dire che non esiste una definizione univoca. Umanità vuol dire un numero incalcolabile, Chad, e di questo numero, è impossibile che tutti abbiano le stesse identiche idee. Bene, male, giustizia, verità, ordine, caos: hanno un significato diverso a seconda della persona che li pensa. Non possono essere davvero definiti: e se qualcosa non può essere definito, si può dire che esista?”

 Il bello è che io l’avevo già fatto questo ragionamento, solo non applicandolo a bene e male: l’avevo sempre e solo pensato nei riguardi della giustizia. Perché non mi era mai venuto spontaneo questionare gli altri concetti allo stesso modo?

 Be’, per quanto riguardava la causa delle nostre operazioni, era semplice: perché c’era una prova materiale.

“E come spieghi l’esistenza degli dei di questi concetti?” ribattei. “Nello stesso mondo, abbiamo divinità che rappresentano fenomeni fisici, e divinità che rappresentano concetti, li manipolano e difendono i loro interessi. Questo come sarebbe possibile, se questi concetti non volessero dire proprio niente?”

 “Davvero sei così sicuro che gli dei siano così indipendenti dall’umanità?”

“Erano sulla Terra prima di noi …”

“Così dicono i miti. Ma, cosa strana, se non controlliamo la loro nascita, com’è che controlliamo la loro morte? Nessuno ti ha raccontato le storie di Elio e Selene? Ma avrai pur sentito parlare della Casa del Riposo egizia, no?”

 Pensai automaticamente a Becky, cui la mancanza di fede da parte degli egizi di millenni fa aveva persino impedito di diventare adulta. Cioè, per quanto ne sapevo, gli dei nascevano nel modo tradizionale anche per l’umanità … ma allora, come facevamo noi a influenzarne crescita – e, ora che pensavo al caso dei greci e dei Romani, anche la personalità? E anche se gli dei nascevano normalmente, com’era questa storia che all’inizio di tutte le cosmologie c’era una divinità o entità che saltava così, fuori dal nulla, senza alcun motivo spiegabile?

Certo, si diceva che l’umanità fosse stata creata in seguito a questa comparsa … ma non sarebbe stato normale che una persona immaginasse un’entità simile come preesistente? E poi, un’altra questione che in precedenza avevo notato, ma cui non avevo dato troppo peso: com’era che tutte le divinità greche, romane o egizie sembravano essere nate nei tempi antichi, quando chi credeva in loro era la maggioranza nel loro territorio? Tutto questo lasciava pensare che l’umanità avesse molto controllo sugli dei stessi … e se riusciva ad averlo sulla loro vita stessa, sarebbe stato tanto astruso pensare che l’avessero anche su ciò di cui erano le divinità?

 “A giudicare dalla tua espressione, ci stai pensando, e hai anche fatto tutti i collegamenti logici successivi” commentò Luciano. “Allora, sei sicuro che quello per cui hai sconvolto la vita di così tante persone, quello per cui tu e la tua amica volete distruggere la vita di una persona al punto tale da convincerla a rinunciarvi, cosa che fa soffrire voi stessi, esista davvero?”

Ecco, era esattamente la domanda che non volevo sentire. Perché non sapevo la risposta. Che cosa sarebbe successo … come sarebbe stato … se avessimo scoperto che ordine e caos non funzionavano affatto così, che tutto quello che avevamo fatto dall’inizio di quella storia fosse stato per nulla … che prove avevamo che Thoth fosse stato davvero onesto con noi, che sapesse lui stesso di cosa era il dio?

Nessuna. Assolutamente nessuna. Dovevamo mantenere l’equilibrio tra bene e male … bene e male secondo chi? Non ci avevamo nemmeno pensato, all’inizio … avevamo preso l’autorità di Thoth come indiscutibile, dato per scontato che sapesse assolutamente di cosa stesse parlando … e adesso tutte le nostre certezze ci erano sfilate da sotto i piedi nel momento peggiore.

E allora cosa dovevo fare? Schierarmi con Luciano?

No. Dovevo darmi una calmata. Non potevo se quello che avevo fatto fino a quel momento avrebbe davvero migliorato le cose per qualcuno; potevo sapere che centinaia di morti avrebbero peggiorato le cose per qualcuno. Avevo presente cos’era appena successo al Campo, no?

Che bene e male esistessero … non ne ero sicuro. Ero sicuro del fatto che non mi piacesse veder morire delle persone, tanto più se potevo evitarlo. Bene e male, ordine e caos … forse erano concetti troppo astrusi perché io li capissi. Potevo capire, invece, quello che volevo; e come fare ad ottenerlo.

In qualche modo, il pensiero di non essere in grado di discernere tra bene e male mi calmò, perché mi ritrovai a sorridere. Probabilmente Luciano non si aspettava una reazione simile, perché mi parve leggermente sorpreso.

“Non ne ho la più pallida idea” gli risposi, con quella che mi parve la massima tranquillità. “E alla fine, non è nemmeno importante. Non è tanto una questione di bene e male, come avevo pensato all’inizio: è più il fatto che voglio che il maggior numero di persone sopravviva. E seguire la tua fazione, sempre che tu riesca a metterla in piedi in primo luogo, non mi porterebbe a questo risultato. Resto sulle mie posizioni”

 “Quindi per far sopravvivere i molti sei disposto a rovinare la vita di pochi?” replicò lui. “Non è alla fine quello che suggerisci di fare anche tu? Solo, con più benefici personali. Egoismo a parte, quello che suggerisci sarebbe magari un metodo più sicuro di successo, ma troppo a lungo termine- sempre che fili tutto come vuoi tu, cosa che non vedo garantita da nessuna parte. Per evitare altre vittime, sono più che disposto a fare un azzardo. E credo che questo concluda la discussione”

“L’offerta resta ancora aperta per qualche giorno, nel caso gli eventi dovessero farti riconsiderare” si limitò a rispondere lui. “Passaci sopra una buona nottata di riposo”

Annuii e andai con il viaggio nell’ombra alla Piramide Arena -ecco la nottata di riposo – dove Coriolanus mi tirò una pallonata e un’arrabbiatissima Penelope mezzo addormentata si mise a strillare perché non ero arrivato prima – di nuovo, ecco la nottata di riposo.

“Datti una calmata, ero alle prese con Luciano” replicai. Lei si zittì subito.

“A quanto pare, non gliene frega un accidente della fazione di Setne e dei suoi ideali, ha concluso che il dominio di un dio fuori di testa non sarà tollerato da un’umanità molto più capace di quanto chiunque altro pensi e già che c’è gli conviene mettersi alla guida della suddetta. Ci ha offerto un comodo posto come suoi alleati e senza la necessità di uccidere Gaia”

 “L’hai mandato a fanculo, vero?” replicò lei, accigliandosi.

 “Gli ho praticamente dato dello scemo, va bene lo stesso?”

Lei annuì. “Comunque, dobbiamo aspettarci qualche altra bastardata, suppongo? Pensavo prima … non abbiamo un qualche metodo per minare la sua tesi della spia? Una coincidenza sarebbe fin troppo strana, e proporre una cosa simile sarebbe sospetto … magari hanno fatto troppo casino durante quel primo turno, e si sono fatti sgamare dalla spia prima che questa li vedesse?”

“Avevano l’incantesimo di invisibilità, e non ce li vedo a fare meno dell’assoluto silenzio in una circostanza simile”

 “Mortimer era nel primo turno per caso?”

 “Non mi ricordo. Sarebbe comodo, ma bisognerebbe trovare la persona giusta a cui chiederlo. Intanto, non esistono prove specificamente a nostro carico …”

 “Sì, grazie tante. E io domani dovrò andare in quella tomba del cavolo con Sadie …”

 “Shom el-Khu-“

 “No, quella di Tutankhamon!”

“Eh?”

 “Ma sì, sono stata una cretina, non so fare un cavolo, e non sono manco riuscita a indirizzarla nel posto giusto! E non ho neanche detto all’esercito di quell’uscita folle …”

 “Puoi sempre farla passare per un’idea avuta improvvisamente da Sadie –“

“In una posizione in cui la gente già ci sospetta? Ma sei cretino?”

 Okay, con Penelope c’era decisamente qualcosa che non andava. Certo, quella non era certo la prima volta che mi insultava, e io di solito avevo risposto insultandola di rimando, ma di solito … era più tipo uno scherzo, o una critica un po’ acida. Non le sentivo quell’acredine da … be’, dalla prima volta che l’avevo incontrata, quando era sotto shock per aver scoperto di non essere umana ed era sotto attacco da parte di alcuni telchini. Oppure, poco tempo dopo, quando ci eravamo trovati coinvolti nel triplo gioco quasi senza volerlo.

A quanto pareva, Penelope non era il tipo da reagire bene quando davvero sotto pressione, e reagiva sfogandosi con chi aveva a portata di mano. Avrei dovuto lasciarla fare? Non sono masochista e non mi entusiasmava l’idea di essere bombardato di insulti, però se serviva a farla sfogare … era in una situazione davvero schifosa, insomma. Optai per lasciar perdere.

 “Okay, uhm …” cercai di farmi venire in mente qualche consiglio.

“Senti, lasciamo perdere questa cosa. Il punto è:se desso rischiamo la nostra posizione, come ci comportiamo con quelli di Setne? Voglio dire, ci sarà un casino, tutti inizieranno a sospettare di tutti, ci sarà la caccia al minimo indizio … sarebbe facilissimo individuare un nostro atteggiamento come prova”

 “Allora non dobbiamo mostrarci preoccupati per noi” risposi. “Diamo l’idea di qualcuno pronto a provare la sua innocenza, che nel caso non ha niente da temere. Almeno un’impressione di innocenza ce la darà. Cerchiamo di fare quelli che si mantengono lucidi” considerando lo stato della mia collega, era un po’ una parola. “e vogliono solo individuare il vero colpevole. Probabilmente sembreremmo sospetti se ci mostrassimo troppo ansiosi”

Penelope annuì. “Okay, facciamo quelli completamente affidabili. Adesso possiamo andarcene a dormire? Ho il cervello troppo fuso per qualunque altra cosa, e domani devo essere sveglia e pronta per le nove”

 Ce ne andammo. Penelope si addormentò praticamente appena sfiorato il cuscino, io malgrado la stanchezza rimasi a occhi aperti ancora un po’.

Ero ancora sicuro di quello che avevo detto a Luciano: avrei agito per limitare il numero delle vittime di Setne. Su questo non ci pioveva. Ma c’era un motivo per cui non avevo menzionato a Penelope quella parte della conversazione: che effetto avrebbe avuto, su di lei, il dubbio che tutto quello che avevamo fatto finora per equilibrare il kosmos potesse essere completamente inutile? Che poteva aver rovinato delle vite per niente, oltre a spingere direttamente Gaia verso il suicidio?

Meglio che mi tenessi quei dubbi per me.

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

ed ecco che dopo bene e male, ordine e caos, nichilismo ed esistenzialismo fanno il loro ingresso in questa storia. Ho voluto usare questo capitolo per praticamente sovvertire le fondamenta stesse della storia, e di praticamente tutte le storie di Riordan, che hanno quasi sempre un bene e un male ben definiti -anche se i personaggi, individualmente, possono essere ambigui, e immaginare quali sarebbero state le reazioni dei nostri eroi. Ho anche portato un po’ avanti la riflessione sulle divinità che viene abbozzata nei libri … probabilmente ai nostri eroi farebbe bene leggere Sandman. A parte questo, ecco l’unico spoiler: nel prossimo capitolo torna Becky.

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Capitolo 8
*** Do you want to build a snowman? ***


                          PENELOPE

      DO YOU WANT TO BUILD A SNOWMAN?

 

 

 

Ma quanto dovevo esser stata fusa dal sonno per non pensarci prima? Avrei fatto un errore di distrazione proprio per quello. Certo che quella situazione mi stava davvero trasformando in un rottame umano … al punto che riuscivo a pensare a come approfittarne solo a scoppio ritardato.

Per la verità, fui un po’ in dubbio, per buona parte della mattinata, se quel piano avrebbe funzionato: si basava sulla maggior parte sul fatto che Sadie avesse notato il mio stato di poca brillantezza. E con Sadie, non potevi mai essere esattamente sicuro di cosa avrebbe notato: in certe occasioni, sapeva essere molto intuitiva e percettiva, ma se interveniva qualcosa a turbarla, poteva dimenticarsi del fatto che altre persone oltre a lei fossero in grado di avere pensieri ed emozioni.

E in questo frangente lei era molto turbata. Non ero ben sicura che avrebbe realizzato che dopo aver combattuto per la prima volta in uno scontro di tale portata, aver visto morire un sacco di gente con cui avevo condiviso il Campo fino a quel momento, ed essermi ritrovata con la consapevolezza che una cosa simile sarebbe potuta succedere di nuovo in ogni momento, sarei potuta essere un po’ sotto stress anch’io. Bene, nel caso, avrei almeno potuto puntare sui sensi di colpa.

Così nobilmente risolto il mio dilemma su come finire nel posto sbagliato senza sollevare sospetti, usai il viaggio nell’ombra per arrivare al Nomo di Brooklyn; non trovai nessuno in giro questa volta, forse erano tutti a lavorare su quella rete di connessioni da qualche altra parte. Tra parentesi, avremmo dovuto trovare alla svelta informazioni su questa cosa, Setne le avrebbe volute sicuramente e se c’era un momento in cui dovevamo confermare la nostra lealtà al Team Fantasma Psicotico, era questo. Avrei affidato quel compito a Chad, lui si era già fatto la reputazione di quello che voleva correre ad aiutare quando avevamo scoperto le difese del Campo.

Non avevo mai visto Sadie così preparata e pronta a scattare all’azione come quando entrai nella sua stanza quel giorno. Bastone, bacchetta, borsa magica a tracolla, pantaloni malconci e giubbotto di pelle a mo’ di armatura: l’immagine bionda e adolescente di una Lara Croft magica.

 “Si va?” mi chiese con un gran ghigno. Io annuii, avendo cura di mostrare appena un pochino la mia stanchezza … e trasportai entrambe a Khom el-Shufaqa.

“Ma che?” fu la stranita e irritata reazione di Sadie.

“Come?” io fui semplicemente confusa e un po’ stordita, guardandomi attorno. Notai la sua espressione. “Non siamo nella tomba di Tutankhamon …?”

“Ehm, no. Non ho la più pallida idea di dove siamo, so solo che quelle statue mi stanno facendo venir voglia di prenderle a calci” Stava indicando le statue di Anubi in armatura.

Io crollai a sedere, fingendomi più esausta di quanto già non fossi. “Oh dei … ho sbagliato mira. Scusami, Sadie … davvero non riesco a connettere da quando c’è stata la battaglia, tra le ricostruzioni e le preparazioni …”

Okay, per tutto il suo egocentrismo, bisogna ammettere che Sadie era molto pronta a saltare nei panni della consolatrice quando si rendeva conto che un simile ruolo era richiesto.

“Ehm, sì, posso immaginare che debba essere stata una bella botta” balbettò. Probabilmente si sentiva davvero in colpa. “Mi dispiace … e io non ti ho neanche chiesto niente … scusa. Ti va di parlare?”

 “Tu non c’entri” mi affrettai a rassicurarla. “È solo che … ci ho mandate nel posto sbagliato, e non sono sicura che riuscirò a fare un altro viaggio nell’ombra nelle prossime ore. Sono abbastanza stancanti, rischierei di mandarci gli dei sanno dove e –“

“Non preoccuparti, sarebbe ridicolo se ti sforzassi più di tanto. E poi, sembra che questa sia proprio una tomba, no? Non quella che volevamo, ma ci sarà pure qualcosa di interessante. Voglio dire … ce la fai a fare un po’ di scarpinata …?”

“Certo” risposi, come se fossi un po’ piccata dall’insinuazione che non potessi farcela. Sadie annuì comprensiva, ed entrambe ci inoltrammo nelle catacombe.

Bene, e Sadie era nel posto giusto senza sospettare niente; ora dovevo solo aspettare che Becky si facesse viva. Per il momento, non sembrava star succedendo niente … certo, erano passati solo pochi minuti dal nostro arrivo … ma quanto ci avrebbe messo la piccola dea a notare la presenza del suo essere umano più odiato proprio nel suo territorio?

 E, a questo proposito: quanto ci avremmo messo prima di incappare negli inviati di Setne? In quel caso, avrei anche dovuto inventarmi una scusa, velocemente … ehi, forse se avessi detto loro che Sadie sembrava molto ansiosa di fare questo viaggio con me di tutte le-

 “Questo posto è abbastanza pazzo, non trovi?” chiese l’oggetto delle mie riflessioni, sottraendomi ad esse. “Voglio dire, sembra un gran casino di roba egizia, greca e romana. Non si ricordavano più che dei adoravano?”

 “Credo fosse più un tentativo di unificare tutte le culture” replicai. “Un po’ come stiamo facendo noi adesso, no? Mi sembra quasi confortante che ci abbiano provato già millenni prima di noi”

“Un accidente!”

Non se l’aspettava nessuna, quindi ci ritrovammo entrambe girate di scatto, con le armi in mano e un mezzo infarto.

Il proprietario della voce non era nessuno che conoscessi. Sembrava una strana versione di Winston Churchill in toga e truccato, di sicuro non aveva nulla a che fare con Becky, non mi risultava che fosse nell’esercito di Setne, non avevo idea di chi fosse e di cosa ci facesse lì e avrei volentieri fatto a meno di lui. Forse un qualche spirito protettore della tomba, a giudicare dal look non molto attuale? Ma sembrava in carne e ossa …oh, e aveva una spada al fianco. Ti pareva?

 “Claudio il Pazzo!” esclamò Sadie, che a quanto pareva conosceva benissimo il soggetto.

 “Chi è?”

 “L’ultima volta che l’ho visto, era un fantasma. Oh … quella parente di Chad l’aveva menzionato tra quelli che –“

“Piantala di parlare di me come se non fossi qui!” la rimproverò l’ex fantasma. “Io sono l’ex comandante delle legioni romane stanziate nella Valle delle Mummie Dorate.  I sacerdoti egizi mi impedirono l’accesso all’aldilà per millenni con le loro magie fallimentari, e come beffa finale, mandarono questa novizia, eretica o quello che è a distruggere il mio corpo. Hai idea di quanti problemi burocratici crei per l’aldilà? E una volta passate tutte le scartoffie, dove credi che mi abbiano piazzato? Alle Praterie degli Asfodeli, chiaro, perché a quanto pare aver tenuto sotto controllo qualche coltivatore di datteri in vita non è niente di così speciale da concedermi l’Elisio, e nessuno ha pensato a un indennizzo dopo quei millenni di noia assoluta che-“

“E quindi ti vendichi facendo venire a noi la noia assoluta” osservai, strappando una risatina a Sadie. “Cosa vuoi che ce ne freghi delle tue lagne? Sei qui, a quanto ho capito, per cercare di ucciderci. Passa direttamente a quello, per cortesia, almeno sarà più veloce!”

Il Pazzo prese le mie parole molto a cuore. “Ragazzina, ti ricordi di quando ho menzionato che ero comandante della mia legione? Voi maghi non siete mai stati alla nostra altez-“

“Stai a vedere” replicò Sadie, nello stesso momento in cui io trasformavo Afanisis e gli facevo notare che non ero una maga.

 “Zitta che gli mandiamo in confusione il cervello se chiamiamo la sua attenzione su due persone allo stesso momento” commentò Sadie. Poi Claudio caricò il suo attacco verso di me, e dimostrò che la mia amica aveva perfettamente ragione, perché non si concentrò affatto su di lei e il nibbio in cui si trasformò la sua bacchetta lo colse del tutto impreparato.

Mollò un fendente alla cavolo, cercando al contempo di colpire me e allontanare l’animale, e io lo disarmai semplicemente colpendogli la spada con abbastanza forza.

“Adesso ho capito perché lo tenevano a sorvegliare i coltivatori di datteri” commentai.

 Sentii un ticchettio, e un’imprecazione di Sadie. “Oh merda! È quel demone dell’esercito di Setne … questo qua era una distrazione!”

 A quanto ne sapevo, Claudio non era neanche compreso nel gruppo di esplorazione alle catacombe, ma non era il caso di specularci sopra insieme a Sadie. L’esercito di Setne, comunque, sapeva che eravamo lì: adesso iniziava la corsa alla corona vera e propria.

 Sadie legò Claudio con l’incantesimo tas (per chi se lo stesse chiedendo, la nostra lotta con lui durò cinque minuti, conversazioni comprese) e si lanciò all’inseguimento di Dakao. Io la seguii a ruota. Forza, Becky… si stanno per fare un sacco di magie qui, in un luogo di sepoltura, e una degli artefici sarà qualcuno che vuoi morto … non vorrai che qualcun altro ti porti via la chance …

Un urlo di Sadie in egizio antico mi riportò al combattimento immediato, giusto in tempo perché non corressi proprio addosso a Dakao, che si era visto spuntare davanti un muro dal nulla. Recuperai l’equilibrio e mi preparai a un fendente che avrei mancato, ma il demone giapponese mi tirò un’unghiata con gli artigli della mano che non sembrava affatto pensata per mancare il bersaglio.

Gli deviai il braccio con il piatto della spada, guardandolo malissimo, e Sadie corse al mio aiuto, il bastone trasformato in una delle sue amate leonesse. L’animale si lanciò subito all’attacco del demone, e iniziò una furibonda lotta ad artigliate; nel frattempo, il muro creato da Sadie tremava, ci doveva essere qualcuno dall’altra parte che lo bersagliava di colpi. Io e la mia amica ci scambiammo un’occhiata, probabilmente pensammo alla stessa cosa, lei sorrise, e il muro scomparve.

Mortimer, col pugno teso, perse l’equilibrio e precipitò in avanti, cadendo a terra e facendosi presto calpestare da Dakao e dalla leonessa, in un tripudio di imprecazioni. Luciano aveva attaccato con il suo bastone, quindi rimase immune alla nostra idea; si limitò a fissare il caos circostante, sorrise dicendo qualcosa a proposito di una felice coincidenza, e ci lanciò un tornado.

Io lo schivai, Sadie urlò un incantesimo che trasformò l’aria vorticante in alghe, e lo rispedì al mittente. Lo beccò in pieno, e questa volta il nostro avversario finì a terra, ingarbugliato in alghe appiccicose e pesanti. Con un sonoro crac!, la leonessa esplose e al suo posto i frammenti del bastone di Sadie caddero addosso ai suoi contendenti. Mortimer ne afferrò uno a mo’ di arma (forse iniziava ad evolversi pure lui) e caricò la sottoscritta.

 Facile controbattere a un bastone di legno con una spada in ferro infernale, vero? No, per niente, quando il tizio che tiene il bastone ha una forza sovrumana. Cercai di intercettare la sua bastonata con Afanisis, ma la pura forza del colpo mi fece volare l’arma via di mano, procurandomi anche una lussazione alla spalla. Imprecai, cercai di farmi venire in mente un piano per contrattaccare, non c’era, Mortimer mi puntava ancora con il bastone, corsi via.

Per essere una tattica di combattimento incredibilmente rozza, si rivelò parecchio efficace: senza neanche realizzare dove stessi correndo, andai a sbattere contro Luciano proprio mentre stava lanciando un terremoto contro Sadie, con il risultato che gli feci sbagliare mira e colpire una sezione di muro, che crollò rovinosamente e spedì qualche frammento di pietra in testa a Dakao, e in misura minore, a Sadie.

 “Ahia! Bel colpo!”

Luciano girò sui tacchi e filò via per le catacombe, Dakao e Mortimer si prepararono ad attaccare di nuovo … non se la stava filando, stava andando a recuperare la corona mentre gli altri due ci tenevano occupate.

“Ma che … dividiamoci anche noi!” la mia amica ebbe questa brillante idea. Non potevo perderla di vista neanche un istante, Becky poteva arrivare in qualsiasi momento, se Setne avesse avuto la corona sarebbe stato solo un dio in più in un’armata impressionante, il suo esercito poteva avere quella dannata corona.

“L’hai detto a voce alta, adesso sanno cosa aspettarsi!” replicai esasperata, e da lì mi comportai come se il piano fosse stato automaticamente bocciato, facendo del mio meglio per intralciare i nostri avversari con un braccio fuori uso. Oh, io avevo dei poteri collegati alla sfiga, vero?

“Mancate i vostri bersagli, tutti e due” gridai a Mortimer e Dakao. Il primo continuò imperterrito nel tentativo di caricarci e nella speranza di sfidare il fato, il secondo decise di usare quel potere che aveva sul caos e di far crollare altre pareti bloccando il percorso che aveva preso Luciano.

 Stavamo demolendo bene questo posto … su, stavamo dissacrando un luogo di sepoltura … perché Becky non si faceva viva?

“Leviamoceli dalle scatole, poi ripareremo il tunnel” decise Sadie, prima di strillare un altro incantesimo contro Dakao. Un geroglifico gli brillò sulla testa, e lui crollò a terra.

 “Incantesimo di sonno” riuscii a capire al di sopra delle imprecazioni di Mortimer. E poi l’acqua mi lanciò contro le macerie. Da dove usciva, finii sotto, mi tirai su alla svelta, vidi Regina.

“Lo sapevo che vi sarebbe servito aiuto” commentò tranquillamente. “Mortimer, tira su Dakao prima che anneghi!”

Io pensai a un modo perché la maga dell’acqua avesse sfortuna, forse – sentii un freddo pazzesco all’altezza delle ginocchia. Abbassai lo sguardo, e scoprii che tutta l’acqua si era trasformata in ghiaccio. Lanciai una rapida occhiata a Regina … sconvolta e spiazzata come tutti lì … sì! Finalmente, dannazione!

“Stai distruggendo le tombe” sentimmo la voce di Becky ancora prima di vederla. Mi colpì il suo suono: non solo sembrava molto più cupa e seria della volta precedente, ma sembrava appartenere a una bambina appena un po’ più grande, attorno ai cinque anni direi. I membri dell’esercito di Setne si scambiarono occhiate confuse, prima di illuminarsi in rapida successione, Sadie sbiancò.

 “Oh, ehm, tu

La dea del ghiaccio si degnò di fare la sua comparsa: parte dell’acqua congelata di Regina si frantumò, e le schegge si alzarono a formare la figura della bambina, solidificandosi poi in un corpo concreto. Bene, già così precoce aveva un gran gusto per le entrate in scena teatrali.

Comunque, il suo aspetto confermava la voce: era davvero più grande. Perché? Il fatto che la sua esistenza fosse stata ricordata da qualcuno – tutto il Ventunesimo Nomo di sicuro, molto probabilmente anche altri maghi avevano sentito parlare del ritorno di una divinità – le aveva permesso di uscire dallo stallo temporale, e riprendere a crescere? Oppure era un effetto dell’essere ospite nel corpo di un undicenne? Non ne avevo idea, e francamente al momento non era la cosa più importante.

Bene, avevo lì Becky! Ora dovevo solo pensare a un modo per attirarla alla Piramide Arena dove parlarle in privato per farla passare dalla nostra parte, il tutto naturalmente sotto il naso di Sadie e dell’esercito di Setne, e già che c’ero impedendo che mi uccidesse e che facesse troppo male a Sadie. Ero correntemente bloccata fino alle ginocchia in una spessa lastra di ghiaccio.

Come cavolo facevo?!

“Perché lo fai?” Becky proseguiva intanto il suo discorso a difesa delle tombe. “Papà odia che lo si faccia. Perché te lo lascia fare? O sa che lo stai facendo? Perché lo fai anche se a lui non piace? Cosa gli hai fatto? Gli hai fatto un sortilegio?”

Sadie, sotto questo fuoco di fila di domande, non era riuscita a spiccicare parola; si riprese solo a questo punto, e probabilmente con l’uscita più impacciata che potesse tirare fuori. “Nessun danneggiamento di tombe! È che quella sezione aveva bisogno di essere riparata, Wal – cioè, Anubi mi aveva chiesto di aiutarlo con queste cose …”

Probabilmente non voleva dipingersi come una nemica del padre cui chiaramente Becky teneva tantissimo, purtroppo proporsi come felice nuovo membro della famiglia non era sicuramente il modo di attirarsi i favori della dea bambina.

“Siamo io e la mamma che aiutiamo papà!” strillò lei, e un nuovo strato di ghiaccio coprì le pareti, avvicinandosi pericolosamente a Sadie. “Tu non ci sei! Tu non c’entri niente, non devi esserci! Vattene, e restituiscimi la mamma!”

 La mia povera amica … a sua difesa, nessuna quindicenne a questo mondo è preparata ad affrontare una figlia piccola del proprio fidanzato, tantomeno poi se la figlia in questione ha tutte le capacità e la volontà di ucciderla. Persone molto più adulte non saprebbero cosa fare in questa situazione.

Questo per dire che non la giudico per aver infilato una boiata via l’altra.

Fece la prima quando trasformò la sua bacchetta in un nibbio e la scagliò contro Becky. Era solo autodifesa, ma spaventò e infuriò la bambina al massimo livello.

“Non osare attaccarmi, brutta mortale stupida! Ti uccido!”

Sì, probabile che l’avrebbe fatto veramente, conclusi mentre un nibbio infilzato da spuntoni di ghiaccio apparsi dal nulla cadeva a terra, infrangendosi in pezzi di avorio. Dovevo trovare il modo di uscire di lì. Avrei potuto fare il viaggio nell’ombra a fuori-dal-ghiaccio? No, ero blocca-cavolo!

 Sadie aveva deciso che prima di tutto doveva liberare sé e i suoi alleati, aveva richiamato a sé i suoi frammenti di bacchetta, e in qualche modo era riuscita a improvvisare quello che probabilmente sarebbe dovuto essere un incantesimo di fuoco. Perché visti i risultati, dubito che i fuochi d’artificio fossero volontari.

Quei maledetti cosi schizzarono ed esplosero per tutto il corridoio in un tripudio di colori vivaci, facendo strillare tutti quanti. Almeno uno atterrò abbastanza vicino alla mia gamba da sciogliere il ghiaccio, ma non così tanto da ferirmi sul serio. Mi divincolai dalla poltiglia gelida che era stata il ghiaccio e cercai di arrancare in direzione di Becky.

La dea non aveva preso affatto bene il nuovo attacco: la temperatura stava precipitando (facendo anche crollare pezzi di muro nelle sue amate tombe, ma era troppo arrabbiata per accorgersene) e il ghiaccio si stava formando ovunque, sempre più stretto attorno a noi. Sentii uno scalpiccio di piedi, erano i membri dell’esercito di Setne che approfittavano della distrazione per filarsela a prendere la corona, non erano il problema principale in quel momento.

“Ketche … Becket … dea del ghiaccio!” richiamai la sua attenzione.

“È Kebechet!” protestò lei indignata.

“Scusa, ho un disturbo del linguaggio-“

“Eh?” sfuggì alla piccola dea. Negli ultimi millenni, si era anche persa le ultime scoperte sulla dislessia, a quanto pareva, perché la mia uscita sembrò lasciarla molto perplessa. La distrasse addirittura dal progetto di uccidere Sadie sul posto.

E la mia amica ovviamente ne approfittò, estraendo un secondo pezzo di corda dalla tasca ed eseguendo l’incantesimo tas. Quello che successe subito dopo è l’unica cosa che mi rese soddisfatta di me stessa in quei giorni.

Becky era troppo distratta, o forse nessun mago aveva mai cercato di legarla prima di allora, fatto sta che si lasciò prendere in pieno dall’incantesimo, strillò, perse l’equilibrio e, legata come un salame, cascò a terra. Le corde che la trattenevano si ricoprirono di ghiaccio, si sarebbero infrante in pochi istanti, e io scattai in quel momento. Non me ne resi neanche conto, ma riuscii a schizzare verso la dea, afferrarla e, prima che potesse reagire, trascinai entrambe via da lì con il viaggio nell’ombra, destinazione Piramide Arena.

Gran lavoro, tempismo eccezionale! Non avevo calcolato che il viaggio nell’ombra era abbastanza affine alla Duat. Becky era molto più preparata ad agire in quella situazione di quanto mi aspettassi.

Mentre eravamo ancora in viaggio, tra oscurità, sagome e rumori strani, le corde che imprigionavano la dea si spezzarono, lei mi urlò qualcosa in egizio antico, e improvvisamente fui ricoperta di neve. Letteralmente: uno strato di ghiaccio e neve si materializzò lì, nel bel mezzo dello spazio di viaggio, e mi ricoprì interamente. Sentii più freddo che mai in tutta la mia vita, dovetti chiudere gli occhi per non farci finire la neve, e sentii che ci eravamo fermate.

Fermate … dove? Eravamo arrivate alla Piramide? O l’attacco mi aveva mandata da tutt’altra parte? Anche se aprivo gli occhi, vedevo solo bianco. Non riuscivo a muovermi. Non sentivo niente.

Merda, e ora che facevo …?

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

ebbene sì, vi ho fatti aspettare un mese per questo capitolo cortissimo. Giuro che i prossimi saranno più lunghi, e infatti usciranno tra diversi mesi, anche perché si sta avvicinando la sessione di esame. Comunque, spero che sia stato un ritorno accettabile per Becky! Che nel prossimo capitolo, comunque, darà molto meno problemi di Tolomeo e Shakespeare.

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Capitolo 9
*** Otteniamo la custodia illegale di una bambina problematica ***


                                   CHAD

OTTENIAMO  LA  CUSTODIA  ILLEGALE  DI  UNA   BAMBINA  PROBLEMATICA

 

 

 

 

 

 

Mi aspettavo che quelle due avrebbero fatto un’entrata in scena … dinamica.

 Era il motivo per cui ero andato a piazzarmi in attesa alla Piramide Arena: Penelope non aveva uno straccio del mio talento con i bambini, quindi sarebbe piombata sul posto portando con sé una Becky o legata come un salame o nel bel mezzo di un attacco omicida, e mi sembrava quantomeno necessario che le due trovassero ad attenderle qualcuno di un po’ più ragionevole di uno stormo di ibis e di un branco di babbuini ossessionati dal basket.

Io del resto non avevo un tubo da fare per tutta la mattinata – a parte scoprire, tipo, quella roba dei collegamenti segreti, ma ehi, avrei avuto un sacco di altre occasioni – quindi mi era parso opportuno andare direttamente alla nostra base operativa e aspettare che si scatenasse l’inferno congelato. E poi, davvero volevo incontrare di persona Becky, parlarle davvero, farle capire che non importavano le cazzate che combinava suo padre, significavano solo che lui non era degno di lei, e che se voleva sostegno, io comunque ci sarei stato.

Perché a prescindere dai miei nuovi ragionamenti su bene e male, non me ne fregava niente di come potesse essere definito, far soffrire a quel modo una bambina non era una cosa che intendevo tollerare.

 La mia attesa comunque fu soddisfatta dopo circa un’ora di attesa, un paio di tentativi di insegnarmi a giocare a basket da parte di Coriolanus che si conclusero quando la palla centrò in pieno alcuni degli alambicchi di Thoth, e un panino di cui la maggior parte andò agli ibis: il tradizionale rettangolo di oscurità comparve nella stanza, e da esso esplose un vento gelido che sputò fuori una bambina bianca e un pupazzo di neve.

Balzai in piedi, mentre Becky si guardava intorno, cercando di capire dove fosse andata a finire e cosa le sarebbe successo.

“Ketche – dea del ghiaccio!” richiamai la sua attenzione. Lei si voltò a guardarmi, si accigliò, e una grossa lama di ghiaccio le comparve tra le mani.

 “Calmati, per favore” alzai le mani in segno di resa, sperando che capisse cosa volesse dire. Lei mi guardò malissimo, ma non mi attaccò ancora. “Scusaci se ti abbiamo portata qui in questo modo, ma non sapevamo come fare. Noi vogliamo solo aiutarti”

Chissà se le avevano insegnato a non dar retta agli sconosciuti? Probabilmente no, avrebbe potuto ammazzare qualsiasi aspirante rapitore o pedofilo in una decina di modi diversi, non dovevano averlo reputato necessario. La lama di ghiacciò divenne più grande e affilata.

 “È vero? Chi siete?” inquisì. Evidentemente qualcosa le avevano detto, o le sue recenti esperienze dovevano averla resa molto diffidente.

“Conosci Thoth? Il dio della scrittura e della conoscenza?”

Becky annuì.

“Noi lavoriamo per lui. E’ stato lui a incaricarci di portarti qui”

“E perché non è venuto lui a prendermi? Quella voleva attaccarmi ed era con la strega” indicò il pupazzo di neve, che evidentemente era Penelope. “E perché era con quella brutta strega? Perché voleva portarmi qui?”

“È una storia molto lunga da spiegare” anche perché non avevo la minima idea di cosa dirle di preciso. “Ma è molto importante. Il tuo ascolto e il tuo aiuto potrebbero essere di importanza vitale per tutti gli dei che conosci”

 Becky si fece subito attentissima. Eh sì, che bambino non ha mai sognato di essere più forte degli adulti? Specie se, come in questo caso, detti adulti l’hanno buttata via come una scarpa vecchia.

Ma non avevo intenzione di illuderla. Avrei cercato di farle capire esattamente che tipo di persona fosse suo padre, sempre che mi avesse creduto. Non le avrei promesso che la sua famiglia sarebbe tornata unita se ci avesse aiutati.

 “I tuoi genitori ti hanno mai raccontato di Setne?”

 “Il nonno?”

“No, quello è Set e basta. Setne era un mago, un mago molto malvagio. Era famoso, ai suoi tempi, per aver fatto delle cose orribili, e sai quante? Se te le elencassi qui adesso, potrei metterci ore. Ti basti sapere che uccideva, rubava, violava tombe e offendeva gli dei”

Becky sgranò gli occhi “Ma perché Ammit non l’ha mangiato?”

 “Perché oltre che crudele, questo mago è anche intelligente, e conosce moltissime cose –“

 “Ma le persone intelligenti sono buone” obiettò Becky.

“Purtroppo ci sono delle eccezioni. Setne è sia malvagio che intelligente. Abbastanza intelligente da imbrogliare Osiride più volte, e fargli credere che il suo aiuto fosse necessario in molte situazioni pericolose. Ogni volta ne approfittò per scappare, ogni volta fu riportato indietro, e ogni volta riuscì a ripetere questo trucco”

 “Ma Osiride è un po’ stupido allora” osservò Becky.

“Ma in certe situazioni … no, lascia perdere, probabilmente hai ragione tu. Comunque, l’ultima volta che è riuscito a scappare, non è stato ricatturato in tempo, e ha trovato soldati per un suo esercito. Con il loro aiuto, e un libro magico molto potente che aveva rubato a Thoth, è riuscito a ritornare in vita, approfittando di una scappatoia concessa dagli Inferi greci …” occhiata confusa. “Sai che ci sono altri dei, oltre a quelli del tuo Paese, sì?”

“Ma se è un fantasma egiziano, perché è andato negli Inferi greci?”

“Appunto perché c’era questa scappatoia possibile, è riuscito a infiltrarsi di nascosto. E così è tornato tra i vivi, con la piena possibilità di usare questo libro magico. Questo libro contiene i nomi segreti, i nascondigli delle ombre di tutti gli dei. Può tenerli sotto il suo completo controllo”

 “Non è possibile!” protestò Becky. “Noi siamo molto più forti di voi mortali. Non può ordinarci di fare niente, non è così che funziona!”

 “Ti hanno detto il potere di un nome segreto, vero?”

 “Sì, ma quel mago è solo un mortale!” rispose lei. “È meno potente di noi”

Qui la cosa si sarebbe fatta lunga.

“Ma il libro magico di cui si serve è stato scritto da un dio” sperai che la spiegazione le fosse sufficiente. A giudicare da come annuiva, come se questo rimettesse in pari le cose, lo era. “E adesso quel mago malvagio è lì fuori, che usa gli dei come il suo esercito personale per portare il caos-“

 “No, io non voglio!” Becky capì esattamente -più o meno – come la cosa la riguardasse. “Non voglio servire il mago cattivo, no! Io lo ucciderò prima che dirmi cosa fare!”

Pareva che Becky, nel relativamente breve tempo che aveva trascorso in questo mondo, fosse già riuscita a trovare una soluzione pratica e veloce per tutti i possibili problemi.

“Stai tranquilla, stai tranquilla. Tu sei immune al libro”

“Ma hai detto che ci sono i nomi segreti di tutti gli dei. E io sono una dea!”

 “Sì, ma sei nata dopo la stesura del testo. Thoth evidentemente non è riuscito a trovare la tua ombra o il tuo nome segreto”

“Ma se Thoth è buono, perché ha scritto queste cose?”

 “È una cosa che ha scritto da giovane, quando non era ancora tanto saggio”

“È diventato il dio della saggezza dopo? Puoi cambiarlo? Prima di cos’era il dio?”

“Non lo so di preciso. Comunque, il punto è: tu sei l’unica dea libera dal controllo di Setne. Ed è per questo che ci serve il tuo aiuto”

 “Devo uccidere il mago cattivo?” sembrava molto entusiasta alla prospettiva. Le tipiche preoccupazioni dei bambini, eh?

 No, Becky decisamente non era una bambina normale. Ma esattamente, cosa era il frutto del suo recente abbandono e cosa era un retaggio di prima, quando aveva ancora una famiglia?

“Purtroppo la situazione è molto complicata” Becky storse il naso. “E’ il motivo per cui Thoth –“

 Il pupazzo di neve si mise a rimbalzare furiosamente. Ah, già, tra tentativi di calmare la bambina e le spiegazioni, mi ero completamente dimenticato di Penelope. “Potresti liberare la mia socia, per cortesia? Non voleva farti del male, portarti qui è stata una manovra di emergenza”

 “Era con la brutta strega” dichiarò Becky come se ciò chiarisse tutto. “Perché era con lei? È cattiva, quella. Ha fatto sparire la mia mamma, e si comportava in modo schifoso con papà …”

Altro che l’equilibrio tra ordine e caos, sarebbe stata quella la situazione difficile da spiegare. “Sadie non sapeva il tuo papà avesse già una famiglia”

 “Ma come faceva a non saperlo!”

“Non glielo aveva detto nessuno”

“Papà glielo ha detto di sicuro”

“Il fatto è-“ il pupazzo rimbalzò di nuovo, e Coriolanus vi si fiondò sopra nel tentativo di spazzar via la neve da Penelope. Per fortuna, somigliava abbastanza a un pestaggio da non far protestare la piccola dea.

Sì, e io restavo con la parte più assurdamente problematica da spiegare. Come spieghi a una bambina che lei e sua madre sono state essenzialmente in coma per millenni, cosa che ha fatto perdere al padre ogni ricordo di loro e che l’ha spinto a rifarsi una vita con un’altra ragazza? Sul serio, credo che neanche su wikihow ci sia una pagina così.

“Ti hanno spiegato cosa siano i Campi Soleggiati?”

“La mamma li aveva nominati qualche volta” strinse gli occhi. “Diceva a papà e Osiride che avrei potuto andarci se non fossi cresciuta abbastanza in fretta. Ma non ho capito cosa fossero. Un posto in cui giocare?”

 “Non esattamente, ecco. È un posto in cui vengono accolte tutte le divinità che vengono dimenticate. Prima dagli umani, e poi dagli altri dei-“

“Ma papà non può essersi dimenticato di me!” gridò lei con gli occhi sgranati. “È papà! Ti stai sbagliando!”

 “È nella natura degli dei, purtroppo” come facevo a farglielo capire, dannazione? “Voi dei siete incredibilmente potenti, ma al tempo stesso, molto influenzati da quello che l’umanità pensa di voi. Quando tu e la tua mamma avete iniziato ad essere dimenticate dagli esseri umani, e siete finite nei Campi Soleggiati, anche il papà ha iniziato a dimenticarsi di voi”

 “No! Non è vero! Perché stai dicendo le bugie?”

Le ricomparirono lame di ghiaccio in mano.

“Pensi davvero che, se si fosse ricordato di voi, si sarebbe fidanzato con un’altra ragazza?”

Non avevo la più pallida idea di cosa avrebbe fatto lo stronzo se avesse mantenuto le sue memorie di Anput e Becky, ma al momento l’importante era calmare la piccola dea. Funzionò, per fortuna della mia integrità fisica, perché le lame di ghiaccio sparirono.

“Ma adesso siamo ricomparse” obiettò lei. “Io sono tornata, si sono ricordati di me. Non ho più visto la mamma, ma io e papà potremo farla ricomparire insieme. Perché non è venuto a cercarmi? Non sa … no! È il mago cattivo che glielo impedisce, vero?”

 “Anubi è sotto i suoi ordini, sì” fu tutto quello che mi sentii di dirle.

E tanti cari saluti al dire tutto con la massima chiarezza. Mi sentivo una merda a darle false speranze di ricongiungersi con la sua famiglia, visto che il paparino aveva reso fin troppo ben chiaro cosa intendeva fare una volta liberato dal controllo di Setne. Ma d’altronde, come facevo a spiegarglielo? Era così piccola! La sua visione del mondo era semplice: i suoi genitori le volevano bene e l’avrebbero sempre protetta. Avrebbe rifiutato di capire qualsiasi insinuazione del contrario.

 Oppure – come avevano fatto gli assistenti sociali che mi avevano spiegato della morte di mia madre? Bella roba ricordarselo, avevo tre anni, richiamavo vagamente qualcosa a proposito di un volo in cielo … so solo che li avevo interrotti per dire loro che sapevo benissimo che era stata investita da un camion, perché era stata la prima volta che avevo reso noto il mio potere a qualcuno. Quei tizi avevano comunque avuto un approccio molto eufemistico, lasciandomi capire che non avrei più rivisto mia madre ma tacendomi le cause precise. Più o meno come stavo facendo io adesso. Poteva andare bene? Dovevo anche considerare il fatto che non potevo inimicarmi Becky, per quanto volessi essere sincero con lei …

 “Allora ucciderò il mago” annunciò Becky. “Dov’è?”

“Aspetta, le cose sono molto più complicate di così …”

“Ma no! Io sono molto più potente di lui!”

“Ci credo, il problema è che quella carogna ha fatto in modo da mettere un sacco di conseguenze negative alla sua morte-“

“Ma è cattivo, se muore va tutto bene-“

 “Lasciami finire, per favore, magari le cose andassero come dici tu. Il problema è che tra bene e male c’è un equilibrio, sai?” ma se non lo sapevo neanch’io. “E deve essere mantenuto. Se il bene, l’ordine e la civiltà vincono troppo spesso, il male e il caos diventeranno a loro volta molto più forti per bilanciarlo. Quindi, perché non diventino troppo forti, di tanto in tanto è necessario fare loro qualche piccola concessione. Capisci?”

A giudicare dall’espressione: no, per niente. Certo, probabilmente erano concetti un po’ troppo astratti per una bambina. “Noi stiamo cercando di fare qualcosa che sia …metà e metà, diciamo. Non i modo in cui le cose dovrebbero andare secondo giustizia, ma un modo che comunque abbia come esito la sconfitta di Setne”

 “E qual è?”

 “Ecco il problema, non lo sappiamo neanche noi di preciso. Il piano vero e proprio lo sapeva Thoth, ma ovviamente è finito sotto il controllo di Setne come tutti gli altri”

 “Ma se voi lavorate per lui, adesso lavorate anche per Setne?”

“Va bene, l’espressione più corretta è dire che lavoravamo per lui. Ci ha cacciati non appena è iniziato il controllo. Noi stiamo lavorando per liberarlo … perché vogliamo fare quello che è meglio per tutti, in effetti, più che per obbedienza a lui. E sono abbastanza sicuro che, una volta fuori dal controllo del mago, ci riprenderebbe al suo servizio e darebbe le direttive”

“Ma se lui vi ha detto che non dovete più lavorare per lui, come fate a sapere che vuole che continuiate a farlo?”

“Ci ha lasciato un messaggio speciale, in cui ci diceva cosa fare davvero” decisi che era la spiegazione più semplice con cui giustificare la situazione. Non ero sicuro che Becky avrebbe colto i vari livelli di interpretazione del messaggio.

“Oh. Ma se non volete uccidere il mago, come si fa a liberare tutti?”

 “Uccideremo la persona che gli fa da tramite con il libro” Penelope intervenne a sorpresa. Mi ero completamente dimenticato di lei, ma Coriolanus era riuscito a liberarla dalla sua prigione a pupazzo di neve, anche se era ancora bagnata fradicia e stava tremando.

“Non l’ho chiesto a te!” scattò Becky.

 “Per favore, dea del ghiaccio, calmati. Non voleva farti del male, voleva solo portarti in un posto sicuro, dove avremmo potuto spiegarti cosa stava succedendo e metterti nelle condizioni migliori per combattere contro Setne”

Becky si zittì, e i suoi lineamenti si rilassarono. Era abbastanza facile da vedere, quando aveva la pelle traslucida. Però sembrava che la mia dichiarazione di volerla aiutare e proteggere avesse fatto un certo effetto. Be’, era abbastanza scontato, chi le aveva detto qualcosa di simile, dal momento in cui si era risvegliata? Nessuno sembrava aver fatto altro che cercare di attaccarla o intrappolarla.

“La mia socia stava cercando di dire che Setne ha fatto ingerire il libro a una persona che altrimenti potrebbe essere considerata relativamente innocente” ripresi a spiegare. “Nelle forze di chi sta cercando di aiutare gli dei, moltissime persone si rifiutano di uccidere-“

 “Perché? Non sono soldati? E se questa persona aiuta Setne, non è cattiva? O l’ha costretta?” fu la replica di Becky.

“Sì, ma tu sei rimasta ai Campi Soleggiati per diversi millenni. In questo periodo di tempo, la gente ha iniziato a pensare che uccidere, a prescindere dalla persona, sia sbagliato”

“Ma uccidere i sacrileghi è giusto” rispose la piccola dea, come se fosse un’ovvietà. “Lo state facendo anche voi!”

 E come si spiega il relativismo morale ai bambini? Dannazione, di solito è una cosa che si impara con l’età e l’esperienza … Becky non aveva nessuna delle due cose, e stavo cercando di farle capire davvero la nostra causa, senza bugie od omissioni. Forse mi conveniva davvero restare sul vago.

“In questo caso, la morte di quella persona sarebbe effettivamente utile” concessi.

“Allora devo ucciderla?”

“No, ci sono altre complicazioni –“

“Ma uffa!”

 “Sì, in effetti hai ragione tu. Io e la mia socia stiamo correntemente facendo finta di essere alleati di Setne, una posizione che ci permette di sapere in anticipo cosa vuole fare e che quindi è piuttosto pratica per combatterlo. Ci permette anche di avvicinarci alla persona da uccidere. Se tu saltassi fuori dal nulla e la uccidessi di persona, mostreresti di sapere molte cose sul libro di Thoth che lasciata a te stessa non sapresti, il che potrebbe portare tutti a pensare o che gli dei greci ti abbiano trovata e ti abbiano detto di farlo, o che te l’abbia detto una spia. E loro hanno già capito che c’è una spia tra loro, anche se non sanno che siamo noi”

Becky sembrava aver seguito piuttosto a fatica. “Ma come fanno a sapere che c’è la spia ma non che siete voi? Voi siete le spie, no?”

 Penelope sbuffò, io la guardai male. Sì, la stavamo tirando parecchio per le lunghe, ma stavo cercando di far capire una delle situazioni più confuse della Storia a una bambina che dimostrava sì e no cinque anni (tra l’altro, Penelope e tutti gi altri che ‘avevano vista non l’avevano descritta come più piccola?).

 “Si, ma loro non lo sanno che siamo noi” Becky aveva ancora l’aria di non averci capito un tubo, ma non insistette oltre, forse perché aveva concluso che fossero complicati misteri da adulti.

“Allora io cosa devo fare? Non posso uccidere il mago cattivo, non posso uccidere quello che si è mangiato il libro, cosa faccio?”

 E qui si arrivava a un altro punto problematico. Non avevamo ancora ben chiaro cosa farcene di Becky. Certo, sapevamo benissimo che una dea sarebbe tornata comoda da avere dalla nostra parte … però non riuscivo a pensare a un singolo problema che avremmo potuto farle risolvere, non senza attirarci confusione e sospetti. Fino a quel momento, l’importante era stato che non passasse dalla parte di Setne o degli dei greci, al resto non avevamo pensato più di tanto. Ma dovevamo pur tenercela buona in qualche modo, no?

Okay … cercare di puntare tutto sulla sua sicurezza. Sembrava averne bisogno.

 “Per il momento, l’importante è che tu resti qui al sicuro. L’esercito di Setne non sa dove sei, riusciremo a inventarci una bugia per nasconderti. Sei una dea, certo, ma tutti gli altri sono molto più esperti di te in un combattimento. Qui potrai esercitare i tuoi poteri senza problemi, intanto che noi individuiamo un buon momento per attaccare”

“Ma che noia!” protestò Becky. “E comunque io sono già molto più forte di voi, anche se siete più grandi! Voi non siete dei, lo vedo benissimo che potete morire”

“Ce ne rendiamo conto perfettamente” concessi. “E infatti abbiamo bisogno del tuo aiuto per sconfiggere Setne, anche se ti assicuro che le nostre magie le sappiamo fare anche noi”

“Ma non mi state facendo fare niente!”

 “Dobbiamo ancora studiare bene il modo di attaccare facendo più danni possibile a loro e ricevendone meno noi. In queste cose non puoi attaccare ciecamente”

Becky annuì, finalmente ero riuscito a esprimere il concetto in modo a lei comprensibile. Non sembrava ancora molto entusiasta della prospettiva di rimanere lì tranquilla, ma era colpa mia, probabilmente le avevo dato troppe speranze dicendole che il suo aiuto sarebbe stato vitale. Sicuramente però avremmo trovato qualcosa per lei, dovevamo solo pensarci bene.

“Bene” intervenne Penelope, e subito Becky la guardò storto. “Allora tu resti qui finché non sarà sicuro farti uscire. Noi passeremo da te ogni giorno –“

 “Dovrete andare via?” la voce della bambina adesso suonava seriamente spaventata.

E aveva perfettamente ragione, immagino. Non importava il suo potere, era una bambina molto piccola che probabilmente non era mai stata separata dai suoi genitori per tutta la vita, e poi si era ritrovata completamente per conto proprio per diverse settimane, dopo aver preso il controllo di Felix, ed essere stata accolta con tentativi di cattura ed esorcismo dovunque si facesse vedere.

“Noi viviamo in un altro posto, e dovremo comunque uscire per fingere di lavorare per Setne. Ma davvero, passeremo di qui tutti i giorni. E per tenerti compagnia e occuparsi di te, ci sono gli animali sacri di Thoth …”

 “Agh! Agh!” dichiarò Coriolanus, e lanciò il pallone da basket contro un altro babbuino che in quel momento era girato, colpendolo sul sedere.

“Gli ibis, intendo. Sono sicuro che troveranno il modo di aiutarti in qualsiasi cosa, se glielo chiedi nel modo giusto”

 Speravo che fosse così. Fin a quel momento non avevo mai visto quegli ibis fare altro a parte mangiare e battere sulle tastiere con i becchi, ma se potevano scrivere trattati, potevano capire le richieste di una bambina di cinque anni. O per dirla con più onestà, non mi fidavo delle capacità di babysitter di Coriolanus (se era quello che aveva provato a dimostrare) e speravo in maggiore intelligenza e collaborazione dagli altri animali disponibili.

 “Ed è pieno di cibo” Penelope indicò il tavolo del barbecue. “E hai tutto il campo a disposizione se vuoi sperimentare con i tuoi poteri. E lì ci sono anche dei giochi” era vero, a Thoth piacevano i Lego.

 Becky comunque non parve apprezzare affatto l’intervento. “Non devi parlare con me! Sei amica della strega!”

Stavo per inventare una balla che in realtà faceva solo finta di esserle amica, quando Penelope mi prevenne. “Sì, sono sua amica. Anche lei sta combattendo contro Setne, anche se non sa esattamente quale sia il nostro ruolo in tutto ciò”

 “Ma lei è cattiva” obiettò Becky.

“È stupido che sia contro Setne, sono cattivi tutti e due”

“Non è così semplice” cercai di intervenire. “Non ci sono solo buoni e cattivi. Ci sono persone più o meno buone o cattive di altre”

 “E Sadie non è …” iniziò Penelope, poi scosse la testa. “Oh, lascia perdere. È già stata la Giornata Ufficiale delle Spiegazioni Complicate oggi. Ti basti sapere che Sadie si sta impegnando per liberare tuo padre e tutti gli altri dei”

“Perché lo rivuole per sé” concluse Becky. “Strega. Io la uccido comunque”

 “Prima ci occupiamo di Setne, poi decideremo eventuali altri omicidi, d’accordo?” tentai di cambiare argomento. “Comunque, noi sappiamo benissimo chi sei, ma non ci siamo ancora presentati: io sono Chad, e lei è Penelope”

 “Che nomi buffi. Da dove venite?”

 “Dal posto in cui siamo adesso, si chiama USA” rispose Penelope. “E per la cronaca, anche per noi il tuo nome è difficilissimo da pronunciare-“

“No, è molto semplice!” ribatté lei, piccata. “Tutti mi hanno sempre chiamata Kebechet e nessuno ha mai balbettato come te”

 “Ma noi siamo stranieri” cercai di spiegarle. “Abbiamo una lingua diversa, e il tuo nome contiene molti suoni cui non siamo abituati. Per di più, abbiamo anche un problema a parlare, non riusciamo a pronunciare le parole troppo lunghe anche nella nostra lingua. Possiamo usare un diminutivo per te? Ad esempio …” cercai di farmi venire in mente qualcosa di decente con il suo nome. Keb? Richiamava alla mente solo il kebab. Kebech …

“Becky sarebbe molto più pronunciabile” la informai. “Somiglia a un nome nella nostra lingua”

A giudicare dalla faccia, il nomignolo non le piaceva neanche un po’, ma annuì. “Il mio nome è semplicissimo, ma se voi non sapete dirlo, potete chiamarmi così”

 “Okay, andata. Ora, hai bisogno di sapere qualcos’altro?” inquisì Penelope. Becky scosse la testa. “Allora direi che è meglio che noi due ce ne andiamo per oggi. Si saranno fatti un sacco di domande quando mi avranno vista andar via con te, e dobbiamo inventarci qualche buona bugia”

A me non sarebbe dispiaciuto restare lì ad aiutare la bambina ad ambientarsi, ma capivo il ragionamento di Penelope. E in effetti, avevamo un sacco di cose da organizzare.

“Poi tornate, sì?”

 “Domani” le promisi. “Tu resta qui e non cercare di chiamare nessuno, e ci troverai sicuramente. Te lo prometto”

“Ciao!” La salutai con un braccio e le sorrisi mentre sparivamo con il viaggio nell’ombra.

 Bene, e quella era fatta … no, un corno. La parte relativa al portarla alla Piramide Arena e all’ottenerne la collaborazione era fatta; adesso bisognava dissuaderla dall’uccidere Sadie ogni volta che la vedeva e soprattutto trovare il modo di farle capire che suo padre non voleva più avere niente a che fare con lei. E come facevamo a spiegare una cosa simile a una bambina? Potessero venire tutti gli accidenti di questo mondo a Walt, non gliene fregava davvero niente di come si sarebbe sentita sua figlia allo scoprirsi davvero abbandonata? Possibile che i genitori non ci pensino mai ai loro figli, prima di fare quello che vogliono?

 “Penelope!” lo strillo mi segnalò che eravamo arrivati proprio al centro dell’attenzione al Campo. “Meno male che sei qui, Sadie è uscita di testa per la preoccupazione ed è qui a strillare da un’ora perché lancino una missione di ricerca … oh, sei qui anche tu, Chad?”

 La ragazza che ci aveva trovati era una nostra coinquilina che non conoscevamo molto bene, tale Maisie.

 “Ho sentito anch’io il chiasso quando è arrivata Sadie, e sono andato subito al Rainbow Lagoon Park a Los Angeles. Quando i suoi viaggi nell’ombra sbagliano, di solito finisce lì”

Penelope mi fulminò con lo sguardo. Non ricordavo dove avessi sentito parlare di quel parco, ma il nome pareva appropriato.

Maisie comunque annuì, comprensiva. “Succede spesso che sbagli il viaggio?”

 “Parecchio, sì”

Penelope si spostò in una posizione in cui potesse più agevolmente indirizzarmi gesti poco educati senza che la nostra interlocutrice se ne accorgesse.

“Vado a cercare Sadie” giustificò lo spostamento, prima di allontanarsi sul serio. “

Non è una persona di molte parole, vero?” commentò Maisie, guardandola allontanarsi.

 “Oh? No, in effetti no”

 “Ma sta bene? Voglio dire …” si impappinò, cercando di trovare le parole giuste. Non avevo mai fatto troppo caso a Maisie, sapevo soltanto che il suo genitore divino aveva qualcosa a che fare con gli Inferi a sua volta. Non ricordavo che avesse mai fatto altri tentativi di avvicinarci, se non questo in cui si preoccupava per Penelope.

“So che ha avuto problemi con la sua famiglia mortale, e poi ha quelle visioni inquietanti, e negli ultimi tempi mi sembrava un po’ stressata …”

 Oh, iniziavano a notarlo anche altre persone? Non ci sarebbero stati sospetti qui, l’importante era che riuscisse a portare avanti la sua recita anche presso l’esercito di Setne … non avevo ragione di preoccuparla ulteriormente a dirglielo. Anzi, avrei dovuto convincere Maisie a lasciar perdere.

 “Scusa se non mi sto facendo gli affari miei” balbettava intanto lei. “Ma vorrei davvero che stesse bene. Insomma … uffa …”

“Non preoccuparti, ho capito” e dissi con un sorriso. “È bello che tu ti preoccupi per lei. Però sappi che Penelope non è tipo da volere le manifestazioni di affetto e preoccupazione degli altri, estranei in particolar modo. Se tu provassi ad avvicinarla così, rischieresti solo di farti mandare a quel paese. E ha molti più amici di quanto non sembri a vederla. Cercheremo di supportarla nei suoi eventuali casini familiari anche da parte tua”

 “Non è per via di mia madre, vero?” chiese lei. “Cioè, non mi sto interessando a lei perché stia per morire o cosa, è solo che mi piace vedere la gente serena in generale, non porto sfiga …”

 “No, quella è Penelope, e io non so neanche chi sia tua madre” le feci notare. Di sicuro nessuno di cui avessero già costruito la capanna.

 Lei sgranò gli occhi. “No? È strano che proprio tu non lo sappia, perché sai … mia madre è Macaria. La dea della morte pacifica”

 “Ci sono molti dei della morte?” questa non la sapevo. Pensavo che mio padre si occupasse un po’ di tutto.

 “Non esattamente. Oltre a mia madre, ci sono solo le Chere, che si occupano della morte in battaglia. Tuo padre ha tutte le altre possibilità”

 Mi fece quello che sembrava un sorriso rassicurante. Forse temeva che mi sentissi in qualche modo declassato? No, quello cui stavo pensando era la morte di mia madre: decisamente non era stata pacifica, ma non era neanche stata su un campo di battaglia, quindi sì, se ne era occupato Thanatos … cosa che avevo sospettato, e per cui gli avevo tenuto una sorta di rancore, praticamente da quando avevo scoperto di essere suo figlio. Anche parlare con lui nel Tartaro, me ne rendevo conto solo ora, non aveva attenuato granché questa stupida sensazione.

 “Tutto bene?” chiese Maisie. “Mi sembri un po’ giù di morale anche tu …”

 “Non preoccuparti, grazie” l’improvviso spostarsi della sua sindrome da crocerossina su sottoscritto me la rese immediatamente più fastidiosa. Volevo solo allontanarmi da lì, e sperare che quella fosse l’ultima volta che ci avevo a che fare.

“Andrò a parlare con Penelope, qualcuno deve controllare che non maledica accidentalmente Sadie cercando di rassicurarla …”

 “Le capita di maledire accidentalmente le persone? È terribile …”

 

Bene o male, per l’ora di cena riuscii a sbarazzarmene, e me la ritrovai ancora che lanciava occhiate apprensive sia a me che a Penelope. Avete presente quelle persone che ignorano o proprio non capiscono quei segnali non verbali (ma anche verbali) che il loro interlocutore vuole solo andarsene? Ecco.

Sospettai perfino che sapesse qualcosa della nostra situazione, e che volesse avvicinarci con l’aria più dolce e amichevole possibile per scoprire i dettagli e poterci incastrare … ma seriamente, come avrebbe potuto fare a saperlo? Doti logiche e di osservazione che manco Sherlock Holmes, Poirot ed L messi insieme? Sogni pure per lei? Per precauzione, quando fossimo tornati alla Piramide Arena, avrei suggerito a Penelope di influenzare anche i suoi sogni su qualcosa di neutrale.

E non ero neanche riuscito a cavare il minimo vantaggio su quella conversazione: Maisie non era una capocabina, non era in rapporti stretti con qualsiasi capocabina, e dunque non aveva la più pallida idea di come funzionasse quella specie di rete di contatto veloce che stavano istituendo tra Campi e Nomi. Ciliegina sulla torta, quella notte ci toccò comunque fare il viaggio nell’ombra fino a quella riunione da Setne che ormai stava diventando abituale, con la prospettiva di dover dare altre spiegazioni di dubbia credibilità. Hurrà per noi.

“Finalmente!” esclamò Dakao non appena ci vide comparire. “Ma che ci facevi alle catacombe oggi?!”

 “Datti una calmata” sbottò Penelope. “È stata un’idea della Kane. Si è ficcata in testa di mettersi a fare la tombarola: in un colpo solo, recupererà artefatti potenti, e rovinerà qualcosa di importante al fidanzato che le ha tenuta nascosta la figlia”

Ulteriori spiegazioni furono interrotte da un attacco di risate di Setne. Sicuro: tra la sua improponibile lista di crimini che l’aveva spedito a una teorica punizione eterna, c’era il saccheggio di tombe: probabilmente si stava immaginando il giudizio di Sadie, magari con l’ancora più divertente variazione di Osiride costretto a consegnarla ad Ammit. Non sarebbe successo, perché Sadie aveva il salvataggio del mondo sull’altro piatto della bilancia, e sperai che Penelope fosse della stessa opinione.

 “Magnifico, magnifico” riuscì a dire il fantasma tra le risate. “È quasi meglio che tu non sia riuscita a fermarla!”

Penelope tirò un sospiro di sollievo. “Meno male, temevo di aver fatto un casino. Almeno la corona ce l’avete, no?”

 Ecco, a questo proposito, perché Setne non ce l’aveva in testa? Era solo un fantasma riportato in vita, perfettamente mortale, quello davanti a me. Ma diventare un dio non era la sua massima ambizione?

 “Sorpreso che non ce l’abbia in testa, vero?”

Non avevo badato alla new entry nelle nostre riunioni. I mortali riportati in vita da Setne di solito non facevano parte delle nostre riunioni, a parte quella volta in cui si era discusso l’attacco vero e proprio. Sospetto che Setne volesse creare un effetto di poter ‘passare ai piani alti’ convocandoli alle riunioni regolari quando ci fosse stato bisogno della loro massima cooperazione. A quanto pareva, di tutte le persone possibili, a fare il grande salto era stato proprio Sisifo. Avrei preferito continuare a non badarci, davvero, ma cavolo, perché proprio la persona che mi dava più sui nervi? E che sembrava sapere qualcosa del gioco in cui eravamo?

“Mi sembrava che quello fosse il piano, in effetti” replicai.

 “Meno male che ne so più di te allora” commentò Sisifo. “Cioè, senza offesa al principe, qui. Gli ho semplicemente fatto notare una cosa di cui nessuno dei suoi fedeli servitori ufficiali si è accorto, ovvero che, nel momento in cui fosse stato un dio, e avesse mosso guerra all’Olimpo, l’intero pantheon greco avrebbe potuto attaccarlo in massa senza regole di non immischiarsi negli affari mortali”

 In effetti non ci aveva pensato nessuno. Ma allora la battaglia …?

“Ha fatto sì che gli dei egizi attaccassero il Campo Mezzosangue” notò Penelope. “Non dovrebbero contare come interferenze di altri dei anche quelle?”

 “Questo presupporrebbe che agli Olimpi freghi minimamente dei loro figli mezzosangue” intervenne Setne. “E quanto ciò sia vero, lo sappiamo tutti benissimo qui dentro. Ma comunque, se li riconoscono come obbedienti a un mortale, contro a loro volontà, la clausola di non interferenza vale lo stesso. Se diventassi un dio ora, invece, farebbero un attacco concentrando tutte le loro forze, divine e mortali, contro di noi. E malgrado il nostro numero, loro ne metterebbero in piedi uno persino più schiacciante. Non vogliamo essere ridotti a usare i vecchietti della Casa del Riposo, vero? No, dobbiamo proseguire con un’azione di logoramento sulle loro forze, che li lasci il più isolati e indeboliti possibile. Poi, colpiremo”

 Cavolo, aveva proprio scelto un metodo che proclamava sicurezza di sé. Certo, se era riuscito a presentarla come prudenza o preoccupazione per il benessere dei suoi soldati mortali, allora potevo credere che nessuno si fosse lamentato …

 Sisifo si avvicinò e mi tirò una gomitata, distraendomi da Penelope che stava chiedendo qualcosa a Setne. “Sei preoccupato? Immagino che per te non sia affatto confortante avere la costante consapevolezza della mortalità del tuo capo … o di chiunque altro per la cronaca”

“Nessuna preoccupazione. Se Setne governa gli dei da mortale, sarebbe perfino più impressionante” replicai.

 “Quindi sei a favore di tenerlo mortale? Non gli farebbe granché comodo, nella lunga durata”

“La pianti di travisare tutto quello che di –“

 “Basta chiacchiere, più ascolti!” ci ordinò Setne. “Penelope qui mi sta dicendo cose molto interessanti. Nella fattispecie, Sadie Kane non si limiterà a queste incursioni. Continuerà la sua allegra escursione nel divertente mondo della profanazione di tombe, cercando di raccattare più oggetti magici e potenti alla facciazza del suo fidanzato. Ma lei è una vera dura ribelle, più tosta e intelligente di tutti gli altri, che sa come stiano le cose meglio di loro, non ha bisogno dell’approvazione di nessuno e, per non dover buttare il suo tempo prezioso con l’opposizione di forme di vita inferiori, si è premunita di non far sapere a nessuno delle sue piccole missioni collaterali. Come spiegherà l’improvvisa comparsa di eventuali oggetti magici non lo so, ma è così geniale, di sicuro troverà un modo. Uscendo dal punto di vista della nostra piccola amica e tornando nel nostro, la Kane è completamente indifesa a un’eventuale trappola. L’unica di cui si fida e che l’accompagna è Penelope, e lei … be’, potrebbe non essere molto utile contro di noi. Certo, parliamo di una maga potente; ma anche lei non potrà molto contro tutti voi combinati, specie se l’attacco arriva a sorpresa. Sadie Kane morirà da sola, presumibilmente in un luogo isolato in cui nessuno penserà di andare a cercarla se non dopo molto tempo; che ne sarà dell’esercito che si è lasciata alle spalle?”

 Silenzio assoluto; se anche non era una domanda retorica, tutti volevano la fine del discorso.

 “Si preoccuperanno per lei. Il suo fidanzato le aveva mentito, ed era stato appena strappato da lei prima che potessero confrontarsi. Lei era sprofondata nella depressione, e diventata una vera e propria reclusa che rifiutava contatto con tutti … ah, e loro le avevano anche mentito, cercando di mantenere il segreto del suo ragazzo e gestendo la sua relazione in sua vece. Chissà come si sarà sentita tradita … sarà per quello che è scappata? Queste vicende hanno spezzato la sua voglia di lottare? La sua famiglia umana non sembra sapere niente di lei, dove potrà essersene andata? Starà bene? Dovranno assolutamente cercarla, il fratello soprattutto sarà disperato … il loro generale, il loro miglior combattente, quello che dovrebbe essere assolutamente concentrato sulle battaglie imminenti. Purtroppo, se c’è una cosa che la famiglia Kane ha dimostrato, è un pessimo senso delle priorità quando si viene al mettere il bene comune al di sopra di quello di un amato. Carter Kane sarà distratto. Dovrà mandare gruppi di ricerca, sottraendoli alla battaglia contro di noi. Magari li guiderà lui stesso, delegando il fronte di combattimento a qualcuno di meno esperto. E se anche cercherà di mantenere il suo ruolo di comando, sarà stressato, incapace di concentrarsi. Chissà, qualcuno potrebbe pensare che come Faraone non serve a nulla, lui sarebbe molto meglio, e creare un nuovo scisma. In un modo o nell’altro, i maghi egizi saranno confusi e indeboliti, proprio nel momento in cui il supporto dei loro dei è stato tranciato. I greci non potranno contare su di loro, magari qualche gruppo razzista si scatenerà … una cosa è sicura: muore questa singola ragazza, i nostri nemici al gran completo saranno rovinati”

 Silenzio. Qualcuno iniziò un applauso, altri lo seguirono. Io mi associai meccanicamente. Porca miseria.

Noi non ci avevamo pensato minimamente. Avevamo incitato Sadie a saccheggiare le tombe al solo scopo di procurare un’esca per Becky, fregandocene allegramente di che conseguenze avrebbe poi avuto la cosa. Avevamo dato la colpa di questo progetto alla maga per liberare Penelope da eventuali sospetti di essere la spia, senza pensare che Setne avrebbe potuto approfittarne in alcun modo. Quello che avevamo appena sentito … quel bel piano a lunga distanza, dannatamente plausibile, le cui sequenze potevamo visualizzare senza alcuno sforzo … quel completo disastro per il fronte degli dei, e per l’equilibrio … era interamente colpa nostra.

Eravamo stati stupidi, non eravamo riusciti non dico a prevedere, ma anche solo accorgerci che le nostre azioni avrebbero avuto conseguenze a lungo termine, anche oltre l’obiettivo pianificato, anche se questo obiettivo fosse stato raggiunto con pieno successo. Se la situazione appena dipinta da Setne si fosse concretizzata, noi saremmo stati i responsabili. Che idioti … cioè, che idioti! Ci eravamo tirati la zappa sui piedi da soli nella maniera più spettacolare e violenta che potesse essere concepita! E adesso come uscivamo da quella situazione? Dannazione, Setne non faceva che acquistare vantaggi, come faceva il kosmos a non essere già crollato?!

 Calma, calma, calma. Ero in mezzo all’esercito di Setne. Mi sentivo come se stessi per avere un infarto, non dovevo assolutamente farlo notare. Essere allegro e festante per la pura genialità del nostro leader. A uno non viene un accidente per la felicità.

 Tirai le labbra all’insù e cercai di avere uno sguardo soddisfatto mentre percorrevo con lo sguardo tutta la tavolata. Tutti sembravano molto entusiasti di questo nuovo sviluppo della situazione, belli carichi, pronti ad ascoltare la prossima mossa e andare ad ammazzare una ragazza umana quanto loro. Sembrava sbagliato … se non ricordavo male, i primi tempi non c’erano state delle proteste, quando Setne suggeriva di ammazzare qualcuno? Oppure quelli eravamo io e Penelope quando Thoth aveva suggerito i crimini per preservare l’ordine? Comunque si rapportassero i miei ricordi alla realtà, era abbastanza evidente, dal piccolo fatto che quell’esercito era appena stato in battaglia, che uccidere non era più un problema per loro. La registrai quasi come una curiosità, non che avessimo pensato davvero di dissuaderli per ragioni morali.

 “Penelope, a quando la prossima trasgressione della nostra amica?”

 “Eh?” Penelope trasalì, e per un attimo le si lesse chiaramente in viso la paura e l’agitazione. Riuscì a deformare il viso in un’espressione seria e concentrata subito dopo, ma mi rimase l’apprensione di cosa potessero aver pensato tutti gli altri. “Non ne abbiamo ancora discusso. Oggi ha voluto solo accertarsi che stessi bene dopo che ero sparita con la dea del ghiaccio, e lamentarsi del suo destino crudele subito dopo …”

 “A proposito di Kebechet, che vi è successo?” intervenne Dakao. “Avresti potuto portarla qui –“

 “Ci ho provato” Penelope lo fulminò con un’occhiataccia. “Peccato che il viaggio nell’ombra e il viaggio nella Duat siano incredibilmente simili, e la dea sia riuscita a farmi deviare. Siamo andate a finire in un parco a Los Angeles, ho cercato di riprenderla, lei me le ha suonate ed è filata via. Sono riuscita ad augurarle di incappare sempre in posti assolati nelle sue fughe, spero che basti a indebolirla …”

 “Solo un modo per scoprirlo. Ci metteremo alla sua ricerca dopo aver ucciso la Kane; chissà, magari, se le presentiamo il cadavere della rovinafamiglie, la piccola sarà meglio disposta ad ascoltarci” fu la risposta di Setne.

Okay, ennesimo motivo per impedire la morte di Sadie. Avrebbe portato alla ricerca di Becky, e alla scoperta che proprio non si trovava da nessuna parte, ai conseguenti sospetti … seriamente, che razza di fossa eravamo riusciti a scavarci da soli?

“Tornando alla Kane, non c’è problema. Incoraggiala in quello che sta facendo, cerca di farle preparare delle spedizioni su più giorni, e appena decide una destinazione, passaci l’informazione. Noi sapremo ben organizzare la trappola”

 Okay, appena finita questa cosa, di corsa alla Piramide Arena a spaccarci la testa su come impedire tutto questo. Non sarebbe stato affatto facile.

 “Nel frattempo, credo che non ci sia altro da discutere. La riunione è sciolta”

 Era ormai il segnale perché tutti si riunissero in gruppetti a chiacchierare dei nuovi sviluppi. Penelope puntò immediatamente Gaia, io mi guardai attorno, mezzo tentato di mollar lì tutto con la scusa di essere stanco e andare a controllare Becky, ma fui distratto dalla vista di Sisifo e Luciano che si avvicinavano a Dakao, il quale si guardava attorno con aria piuttosto cupa. Sarà stato pregiudizio, ma la cosa non mi piaceva. Meglio tenere d’occhio ogni singola mossa che potevo di quei due.

 “Ehi, demone!” lo appellò allegramente Sisifo. “Com’è che oggi eri peggio di un sofista in prospettiva di un banchetto?”

 “Eri insolitamente pronto agli interventi” tradusse Luciano.

 Dakao non sembrò affatto confortato da quell’approccio. “Oh? Che? Ma no … è che volevo solo essere più attivo – cioè – è che di solito non intervengo tanto –“

 “E pensi che la situazione vada rettificata? Va benissimo, immagino che il capo lo apprezzerà”

 Dakao mi studiò con diffidenza. Ma cosa stava succedendo? C’era un qualche ulteriore motivo per i suoi interventi?

 “Sei discreto quanto la Morte che ti si presenta alla porta dicendo di muoverti che deve passare al prossimo” commentò Sisifo, guardandomi per un istante con la cosa dell’occhio. Lo ignorai. “Qual è il tuo problema?”

 “Che?”

 “Il vero motivo per cui stai intervenendo con maggior frequenza, e che ti stai sforzando di nascondere” chiarì Luciano.

 “Vuoi impressionare Gaia?” suggerii io.

 Dakao non sembrò affatto calmato, strinse le labbra, guardò a terra, balbettò qualcosa, tornò a guardarci tutti e: “Non sono io la spia, non … non voglio dare quest’impressione e … cavolo! Okay, mi sono tirato la zappa sui piedi da solo, ma davvero, lo giuro, non sono …!”

 Sisifo scoppiò a ridere. Io non avevo capito molto della situazione e di quello che stava cercando di dire. Perché temeva così tanto di essere considerato la spia?

 Luciano sorrise. “Dakao, calmati. È perfettamente normale temere di essere accusato ingiustamente. Un comportamento simile non è indice di colpevolezza”

 Okay … la cosa mi tranquillizzava davvero tanto, visto che io e Penelope eravamo sempre stati d’accordo di mantenere la facciata tranquilla di due persone con la coscienza pulita e che non hanno nulla da temere.

 “Pensavo che sarei stato il primo sospettato” ammise Dakao. “Con tutto quello che sono un demone … sarei una creatura del Caos, un nemico dell’umanità ... ero perfino sorpreso che non ci fossero già state accuse ufficiali …”

 “Sai, credo che nessuno qui abbia mai dato molto peso al tuo essere un demone” replicò Luciano. “Eravamo troppo distratti dalla tua determinazione ad aiutare la causa”

 “E poi, tu non sei un vero e proprio demone” gli feci notare. “Eri umano. Di testa, resti tale … non dico solo letteralmente”

 “Grazie” replicò Dakao, di nuovo a occhi bassi, ma con tono più sollevato. “Continuavo a cercare di rimarcare la mia fedeltà alla causa, ma temevo che sarebbe stato visto come il comportamento della spia che cercava di nascondersi, ed è stato tutto un casino …”

 “Ma sai quanto spesso succede? È un effetto talmente comune, che nella psicologia forense ha un suo nome: effetto Otello. Hai mai letto quella particolare tragedia di Shakespeare?” Dakao scosse il capo. “Per farla molto breve, il protagonista è convinto che sua moglie lo tradisca, e nell’incertezza, assume atteggiamenti incredibilmente bruschi nei suoi confronti. La moglie è innocente, ma si rende conto che il marito è arrabbiato con lei, e si agita non sapendone il motivo. Il marito interpreta la sua agitazione come un segno di colpevolezza, e si mette in atto una serie di fraintendimenti che porta al disastro. Quindi vedi, questo era già accettato allora come il modo in cui anche una persona innocente, ma che teme un’accusa ingiusta, può reagire. Nelle indagini per la spia, se ne sarebbe sicuramente tenuto conto. Anzi, se proprio devo essere sincero, a dover cercare per la spia mi preoccuperei delle persone più tranquille, non di quelle agitate. Dovrebbero impiegare un certo sforzo per restare così calme, e avere una buona capacità di recitazione”

 Ma che cavolo …

 “E sbaglio, o qui c’è qualcuno che calza esattamente alla definizione?” intervenne Hazelle, piombando nella conversazione e guardando dritto verso di me.

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

impressionante, vero? Un aggiornamento. Erano secoli che non se ne vedevano in giro. Scherzi a parte, mi scuso con tutti quelli che hanno seguito la storia, ma gli esami mi hanno davvero uccisa. In compenso, adesso avrò tutta l’estate libera per scrivere.

Cosa ne pensate di Becky? Per adesso i nostri eroi sono riusciti a portarla dalla propria parte, ma le cose resteranno così? E cosa ne pensate del modo in cui Setne ha sfruttato i piani di Chad e Penelope?

Grazie per aver letto il capitolo; nel prossimo, saranno discussi piccoli problemi di cuore.

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Capitolo 10
*** Nuova moda inverno-primavera: scavarsi la fossa da sè ***


                                       PENELOPE

 

NUOVA  MODA  INVERNO-PRIMAVERA:  SCAVARSI  LA  FOSSA  DA  SE’

 

 

 

 

Come menzionato da Chad, ignorai il fatto che ci fosse un altro gruppo di persone con l’assassinio della mia amica in mente – e sospettavo che i seguaci di Setne sarebbero stati molto più efficaci di Becky, in proposito -e raggiunsi Gaia per qualche allegra chiacchierata tra ragazze.

“Sei una grande” fu la prima cosa che mi fu detta, da Hazelle, con un gran sorriso. “Geniale quella cosa in cui hai incastrato la Kane. Ma perché non ce l’hai detto prima? Avremmo potuto organizzarci in anticipo, e prendere due piccioni con una fava oggi. Forse tre, se la dea del ghiaccio …”

“Ma tu ascolti quando gli altri parlano? Ho detto che la sua è stata una decisione improvvisa, non c’era tempo per avvisare”

 “Chiudi il becco” Mortimer fece un poco caratteristico intervento nel gruppo delle ragazze per difendere la sua bella. “Se tu avessi parlato, ci saremmo organizzati”

 “Ha detto che non poteva farlo” replicò Regina. “E comunque non siamo riusciti a convincere la dea. Voleva uccidere la Kane, ma ha attaccato anche noi”

 “Cercato di uccidere …” Gaia aggrottò la fronte. “Ma scusate, quanti anni avete detto che ha?”

 “Nel tempo nostro, diversi millenni. Per biologia sua, credo che adesso siano cinque. È cresciuta dall’ultima volta …” replicai.

 “Ma allora non se ne rende conto” obiettò Gaia. “I bambini così piccoli …non hanno il concetto della morte. Non po' capire cosa stia facendo. Non dovremmo approfittarne per …”

 “No, credo proprio che sappia benissimo cosa stia facendo” disse Hazelle. “È una dea degli Inferi lei stessa, ricordi? Suo padre è il dio della morte, scommetto che prima di finire ai Campi Soleggiati viveva direttamente nel Tribunale del Giudizio, ricordi le menzioni di Osiride? Sa più cose sulla morte lei di tutti noi messi assieme. Non puoi trattarla come una bambina normale”

 “In questo forse no” Gaia non sembrava affatto convinta. “Ma è pur sempre una bambina. Non ha l’età per pensare ad uccidere qualcuno. È troppo piccola …”

 “Non lo so” riflettei io. “Con tutto quello che ha passato …”

“Continuate a dimenticarvi che stiamo parlando di una dea” ribatté Hazelle, parlando un po’ più lentamente, come se si stesse rivolgendo a due ritardate. “Non ha standard umani, né di crescita, né di morale. Per quelli della sua razza, è normale volerci ammazzare tutti”

 “Ma è solo una bambina” protestò Gaia.

 “Vuoi fare una chiacchierata con il papà della piccoletta, lì sotto?” propose Hazelle. “Chiedigli un po’ come l’ha cresciuta, scommetto che il ‘non uccidere’ non ha fatto parte della sua educazione”

 Possibilissimo. Becky stessa aveva dichiarato candidamente che uccidere gli empi era giusto, e una volta Sadie mi aveva raccontato che Anubi aveva pensato di uccidere lei e suo fratello la prima volta che si erano incontrati, fermandosi ad ascoltare quello che avevano da dire solo perché erano in compagnia di un babbuino. La mia amica non sembrava aver riflettuto troppo sulle implicazioni di quella frase, ma adesso ci si stavano rivoltando contro. Il piano era di convincere Gaia che Becky avrebbe avuto una felice vita familiare se non fosse stato per lei …

“No, e la piccola si appoggia parecchio a lui. Voleva uccidere Sadie proprio perché gliel’ha portato via” disse Mortimer.

 “E non è bello che abbia capito questo della situazione” lo rimbeccò Gaia. “Va bene che sono i nostri nemici, ma osservando la cosa da una prospettiva neutrale è terribile che in una famiglia ci siano incomprensioni così, fanno soffrire inutilmente tutti e rischiano di …”

“Incomprensioni?” Hazelle fece un mezzo sorriso. “Vieni a parlare direttamente con lui, sono sicura che troverai la cosa illuminante …”

“È proprio necessario?” intervenni io. “Gaia è letteralmente l’unica persona tra lui e la sua libertà. Potrebbe cercare di attaccarla …”

“In tal caso, mi basterà ordinargli di stare fermo” sembrava quasi perplessa che non ci avessi pensato da sola. Dopodiché si avviò con Hazelle, Regina Mortimer verso la cantina.

 Io le seguii a ruota, dovevo trovare il modo di arginare i danni … quel coglione non sarebbe stato così stupido da far incazzare l’unica persona cui era costretto a obbedire, no? O forse servivano degli incantesimi particolari? Ma in quel caso Gaia l’avrebbe sicuramente saputo … anzi, era possibile che li avessero già fatti per precauzione. Non avevo nulla cui appoggiarmi per impedire quella gita, potevo solo minimizzare i danni in qualche modo.

 Sminuire … eccoci qui, Walt da fondo della sua cella si avvicinò per capire cosa volessimo, fulminandomi con lo sguardo. Rimasi a fissarlo senza nessun problema, non aveva nulla per dichiararsi davvero migliore di me. Sì, potevo benissimo togliere importanza a tutto quello che avrebbe detto …

 “Cosa volete?”

 “Discutere un paio di cosa a proposito di tua figlia” rispose allegramente Hazelle. Mi venne voglia di strozzarla, per quel suo tono giulivo.

 Walt si accigliò. “State parlando di Kebechet …”

 “E di chi altri?”

 “Avete preso anche lei? Dov’era?”

 Oh? Adesso se ne preoccupava? Possibile che fosse abbastanza intelligente da pensare a un piano di fuga basato sulla compassione di Gaia per il genitore preoccupato? Ci avrebbe risolto un po’ di problemi …

 “Non siamo riusciti a catturarla, ma l’abbiamo incontrata nelle gallerie di una tomba egizia. C’era anche Sadie Kane, e la piccola era molto ansiosa di uccidere quella che le ha distrutto la famiglia, quindi –“

 “Ha fatto cosa?! Sadie è in pericolo?” e tanti cari saluti alla storia del genitore preoccupato. “No, non è possib-“

 “Ti stai preoccupando solo della tua ragazza?!” sbottò Gaia. “Non del fatto che tua figlia rischi di diventare un’assassina, o che adesso sia da sola senza nessuno a cui appoggiarsi?”

 Walt sbuffò, abbassando lo sguardo a terra. “E che posizione avete voi per giudicare? Io avevo completamente dimenticato l’esistenza di Kebechet, non è stata una mia idea farlo, ma intanto sono riuscito ad adattarmi ad essere un ospite e ad avere una vita normale. Cosa c’è di sbagliato in questo?”

 “C’è che là fuori c’è tua figlia ancora piccola, da sola, e… e… come puoi anche solo pensare di preferire una ragazza qualsiasi a lei!”

 “Sadie non è una ragazza qualsias-“

 “E ti incazzi pure che ti abbiano detto di badare a tua figlia invece che alle ragazze! Ma che merda sei?!”

 Non avevo mai sentito Gaia tanto sboccata, ma immaginavo che Walt l’avesse mandata parecchio fuori dai gangheri. Stava pensando alla sua vita familiare tranquilla e serena? Io però avevo una mezza idea.

 “Come se nessuno fosse mai riuscito a gestire una figlia piccola e una nuova fidanzata allo stesso tempo” commentai, guardandolo con un malcelato disprezzo. “Sicuro, magari non erano così giovani … ma Sadie è una ragazza matura, saprebbe aggiustarsi. O non la stimi abbastanza?”

 In realtà si trattava più di realismo che di mancanza di stima, ma questo non era certo importante da puntualizzare.

 “Certo che la stimo. Ma Sadie merita una vita felice e normale da quindicenne. Ne abbiamo parlato, era tutto quello che volevamo fare. E se lei vuole che io faccia parte della sua vita, tutto quello che voglio io è renderla felice”

 “In questo momento fidati che ti vuole solo a portata di arma” replicai, o meglio cercai di replicare, perché Gaia tornò alla carica.

 “Ma che schifo sei? Cerchi di nascondere il tuo egoismo dietro la pretesa di rendere felice qualcuno che ami? Non ci pensi a tua figlia, che sarà incredibilmente infelice? Vuoi sacrificarla per non dare inconvenienze alla tua ragazza? Ma vai a cagare! Via, che io a guardare questo pezzo di merda non ci sto un secondo di più …”

 Wow, mai vista da lei un’esplosione di rabbia simile. Certo, Walt, nella sua ansia di proporre la sua causa come indifendibile, aveva appena preso a picconate il mio piano di convincere Gaia che Becky avrebbe avuto l’infanzia perfetta se solo lei si fosse affrettata a tirare le cuoia, grazie mille. Ma potevo ancora salvare qualcosa. L’età era anche entrata spontaneamente nella conversazione …

 “Sembra davvero preso da quella Sadie” commentò Hazelle.

 “No, guarda, vuole solo buttar via sua figlia per stare con lei a fare la coppietta adolescente, non si era notato”

“Non è una bella cosa, ma ci vuole una devozione incredibile, per quello” rispose l’altra. “So che si sono spesso salvati la vita a vicenda. Sembrano veramente fatti l’uno per l’altra …”

 “Io non ci scommetterei” replicai. “Salvarsi la vita a vicenda è abbastanza comune tra persone che fanno la vita dei mezzosangue e dei maghi, hai notato? E per quanto riguarda la loro storia …” sorrisi. “Dò loro massimo tre mesi prima di rompere, nel caso Walt tornasse in libertà -e facciamoci le corna”

 “Tre mesi?!” le altre ragazze mi fissarono esterrefatte.

 “Sei ben cinica!” commentò Hazelle.

“No, sono realista. Anche prima che succedesse tutto questo casino, sapete di cosa parlava sempre Sadie quando si trattava di Walt? Di quanto fosse bello. Seriamente, non faceva che blaterare del suo aspetto fisico, al massimo variava la terminologia dei complimenti”

 “Credi che da parte sua fosse solo infatuazione? A quanto ho capito da quelle loro storie, ha sofferto molto per quel triangolo amoroso che avevano …” obiettò Hazelle.

 “Certo che l’ha fatto. Anche Anubi era figo. Ma non l’ho mai sentita parlare delle loro qualità intellettive o caratteriali … anzi no, parlava di quando lodavano o proteggevano o corteggiavano lei, adesso che mi ricordo”

 “Quindi intendi dire che la loro è una storia superficiale? Peggiorerebbe solo le cose. Quel ragazzo non si occupa di sua figlia solo perché è ossessionato dalla Kane …”

 “Che comunque morirà presto, togliendogli tutta a motivazione per lasciare la dea del ghiaccio al suo destino. E anche se non riuscissimo a farla fuori … la ragazza o lo mollerebbe appena se lo ritrovasse davanti, per cercare un altro altrettanto bello ma senza figlie segrete, oppure pretenderebbe di inserire la piccola nel loro improvvisato nucleo familiare. Anche lei è cresciuta separata dal padre, sa cosa voglia dire …” scossi la testa. “Ma queste nostre sono solo ipotesi. Non possiamo permetterci di non far fuori la Kane, né di mollare libero Anubi per mandarli a fare la famiglia felice, non ha neanche tanto senso stare qui a spaccarci la testa su cosa potrebbe succedere alla piccola dea”

 “Il piano del capo sarà un po’ una carognata in vista di questo possibile futuro idilliaco, ma è più conveniente” convenne Hazelle. “Ciò che quella dea vuole adesso, è la morte violenta di Sadie Kane, e noi le offriremo proprio quello. Forse non la aiuterà molto a ricostruire il legame con suo padre, ma l’idiota potrebbe aprire gli occhi sulla pessima educazione da lui impartita e impegnarsi a rettificare”

 Gaia sbuffò. “Forse, forse … non si può mai davvero essere sicuri di niente, no? Mai avere l’idea di quale sia la cosa giusta da fare!”

 Feci un grugnito d’assenso.

 “Qui non è tanto questione di ‘fare la cosa giusta’ quanto ‘fare ciò che porterà più benefici alla causa” ribatté Hazelle, esitò un istante, e: “Oppure stai pensando alle relazioni in generale? Tutto bene tra te e Dakao?”

 Gaia guardò a terra. “Sembra stupido parlarne, vero? Con tutti i problemi più grossi che ci sono …”

 “Sminuire i propri problemi in questo modo non ha mai aiutato nessuno” disse Hazelle con gentilezza. “Cosa succede?”

 “Vi avevo detto che avevamo problemi a comunicare, no? È come se … continuasse a chiedere il mio tempo …”

 “Be’, non è il tuo ragazzo? Non dovresti essere felice di trascorrere del tempo con lui?” intervenni.

 “Sì, ma … non tutto il mio tempo. Con tutta questa cosa di tenere gli dei sotto controllo, dei vari piani da preparare a cui comunque non posso mai prendere parte… a volte mi sento un po’ come un oggetto attentamente custodito. Mi ritrovo di cattivo umore, e non vorrei imporlo a nessuno, quindi mi piacerebbe stare un po’ per conto mio ad aspettare che mi passi. Ma non posso fare neanche quello, perché Dakao si lamenta sempre che non stiamo mai insieme. E grazie tante, non è che io possa essere altrove!”

 Okay, qui la cosa sensibile era dirle di parlarne direttamente con il diretto interessato e cercare di raggiungere un compromesso … quindi dovevo o criticarla assolutamente, o incoraggiarla nelle sue lamentele. Cosa potevo –

 “E poi non sappiamo mai bene cosa fare. Ovviamente non possiamo fare quello che fanno le coppie normali, come uscire, andare nei locali, provare nuove attività insieme, visitare posti interessanti ... sembra stupido, ma sono sempre esperienze belle da condividere, no? Ma noi siamo sempre chiusi qui. Il massimo di ‘cose insieme’ che possiamo fare è guardare la tv o leggere, e quello stanca dopo un po’. Alla fine, quando proviamo a passare del tempo insieme, finiamo sempre per annoiarci. E’ imbarazzante …”

 “Be’, almeno siete in compagnia!” la interruppi io.”Pensa ad annoiarsi da soli!”

 “Sì, però …sembra sempre che ci stanchiamo della compagnia reciproca. Dakao di sicuro pensa che io lo faccia, è una delle cose su cui abbiamo litigato. Continua a insistere di essere l’unico a cui importa do questa relazione …”

 “Chissà da cosa avrà tratto quest’impressione” commentai. “Davvero, se prima cerchi di isolarti da lui e poi ti annoi quando stai in sua compagnia, cosa dovrebbe pensare, poveretto?”

 “Ma a me importa, dannazione!” sbottò Gaia. “A me piace Dakao, piace davvero. È insistente, forse un po’ troppo concentrato su di sé, ma è riuscito a restare una brava persona pur avendone passate tante. Gli è successa una cosa terribile, ma nonostante tutto è riuscito a continuare a impegnarsi a migliorare la situazione per tutti, è rimasto la brava persona che era, non si è lasciato rovinare dall’amarezza. È una delle persone più gentili che io conosca. Solo che … vorrei riuscire a far funzionare questa cosa, ma sembra sempre che ci sia un problema, e io ho già un sacco di cose a cui …”

 “E quindi lui percepisce di non essere importante per te” interruppi di nuovo. Lei corrugò la fronte, lo sguardo tornato a terra. “Non hai detto che è gentile? Non hai detto che è una brava persona? Di sicuro lui vuole il tuo bene. Non puoi trovare il tempo e la voglia di impegnarti anche tu per il suo?”

 “Oppure la situazione migliore è mollarlo” intervenne Hazelle.

 Eh? Dei due estremi che avevo pensato io, avevo scelto quello di biasimarla e incitarla a stressarsi ancora di più … stress e odio di sé, percezione di essere una brutta persona, avrebbero senz’altro aiutato in una situazione come quella. E Hazelle si andava a piazzare all’estremo opposto? Come se non ci fosse via di mezzo? Ma quello era fare il mio gioco! A cosa stava mirando?

 “Sarà carino e tutto, ma potrebbe andare bene anche come amico. Alla fine, se proprio non riuscite a far funzionare questa storia, magari è perché non andate bene come partner, no?”

 “Secondo me potrebbe funzionare benissimo se Gaia, qui, cooperasse un po’” sentenziai.

“Sta già male per conto suo, Penelope. Non merita ulteriori stress …”

 “I problemi di relazione si ripeteranno in ogni singola che avrà. Che deve fare, troncare sempre al primo litigio perché non vuole fare la sua parte?”

 “Com’è che sei di colpo peggio di una vecchietta? E poi, tu quanti ragazzi hai avuto –“

 “Zitte!” bisbigliò Gaia. Avevamo fatto tutta la strada di ritorno fino alla sala delle riunioni, dove la vita sociale a quanto pareva non era ancora terminata. Chad, insieme a Luciano e Sisifo, stava parlando con Dakao di qualcosa. Il demone sembrava starsi riprendendo da una brutta situazione.

“Aha!” dichiarò Hazelle. “Tempo di chiarimenti. Prova a parlarci un po’ e vedi che opzione scegliere,

okay? Io sloggio gli altri”

Prima che Gaia potesse acconsentire o rifiutare la generosa offerta, sfrecciò in avanti e si intromise nella conversazione. Distrasse i ragazzi aggrappandosi alla loro conversazione con l’ipotesi che Luciano fosse la spia, perché era troppo calmo – stavano parlando di quello, avrei dovuto chiedere a Chad cosa fosse stato detto – facendo di nascosto segni a Dakao di filare a parlare con Gaia, che si era nascosta il viso tra le mani.

 Decisi che era arrivato il mio turno di levarmi dai piedi, e conclusi che non avevo più niente da fare lì: volevo solo tornare al Campo e crollare a dormire. Ai miei casini ci avrei pensato il mattino dopo.

 

Il mattno in questione riuscii, per la prima volta dopo troppo tempo, a non essere troppo una zombie quando ci fu la sveglia.

 La riunione del mattino consistette in un paio di scambi con Chad: sarebbe stato verosimile che Sadie tornasse spontaneamente sui propri passi riguardo ai furti di tombe? No? Bene, allora avremmo dovuto preparare un piano di salvataggio in anticipo. La riunione sarebbe stata nel pomeriggio, e per allora avrei avuto la nuova destinazione di Sadie.

 Andai al Ventunesimo Nomo al mattino, dopo aver chiesto l’aiuto di una figlia di Afrodite (molto disposta a collaborare dopo che le ebbi spiegato che dovevo aiutare un’amica con problemi sentimentali) per convincere gli Stoll a farmi saltare ancora una volta gli allenamenti prestabiliti. Sadie sembrava stare molto meglio delle volte precedenti: era ancora asserragliata nella sua stanza, ma la ritrovai distesa sul suo letto nella compagnia più strana in cui fosse mai stata: diversi libri di archeologia e guide turistiche.

 “Be’, ieri è andata da schifo” dichiarò in risposta al mio sguardo stupefatto. “Non capisco perché Setne non abbia ancora fatto niente per strombazzare a tutto il pianeta che adesso è un dio, ma adesso quei bastardi hanno anche più vantaggio. Se vogliamo suonargliele, servirà qualche giocattolino anche a noi”

 “Miss Freeze permettendo?”

 Sadie sospirò. “Esatto. Quella ragazzina mi mette i brividi … dei, mi è anche uscito un pessimo gioco di parole. Però sembra una completa psicopatica: finora, ne ho avuto abbastanza di avere adulti che minacciavano di uccidermi, ma non bambini di cinque anni! Capisco, anch’io sono stata una bambina precoce, ma non così tanto!”

 Rimasi a fissarla. Il sorriso che aveva fatto con l’ultimo scherzo era tiratissimo. Lei sospirò di nuovo.

 “E va bene, non so cosa fare con lei. Il fatto è che … continua ad accusarmi di averle portato via il papà, ma come faccio a farle capire che sono stata fregata quanto lei? Anubi è suo padre, è ovvio che voglia vedere lui come la persona perfetta e me come quella che ha tutte le colpe. Cambierà tutto quando sarà più grande, lo so, ci sono passata, mio padre è scomparso dalla mia vita quando ero poco più grande di lei, e non facevo che far rimbalzare la colpa da lui ai nonni … e stavo male, perché volevo loro bene. Se ci fosse stata di mezzo una sconosciuta, avrei immediatamente dato la colpa a lei, era qualcuno che avrei potuto odiare senza problemi. Quindi capisco che Kebechet mi odi. Però non ho nessuna voglia di tirare le cuoia solo perché mi sono trovata un ragazzo imbecille che fa figli psicopatici e poi li abbandona in giro senza che io ne sappia niente!”

 Diede un pugno al libro che aveva sottomano.

 “Dovrò combatterci, non riuscirò a ragionare con lei. Però non voglio esecrarla nella Duat o simili, è solo una bambina, la farei arrabbiare e la spaventerei ancora di più. Posso solo difendermi”

 “Io posso aiutarti con fughe veloci” le feci notare. “E poi la piccoletta sembra concentrarsi soprattutto sui luoghi funebri. Non ha tentato di entrare in questo posto, o il Campo Mezzosangue, dove avrebbe potuto trovarti durante le battaglie o ieri. Se stiamo fuori dalle tombe, probabilmente non corriamo rischi”

 “Però andrebbe a farsi benedire tutto il punto di farla pagare a Walt” obiettò lei.

 “Hai ragione. Preferisci la sicurezza o la vendetta?”

 “Cos’è la vita senza un po’ di rischio? E poi non posso farmi vedere spaventata da qualsiasi cosa abbia a che fare con quell’idiota. Non sono una qualche damigella in difficoltà”

 “Okay, okay”

 Certo, Becky poteva essere convinta a non attaccarla, ma lei questo non lo sapeva. Presi una delle guide turistiche.

 Dove mandarla, a questo punto? Ci sarebbe stato sta studiare accuratamente la zona, identificare possibilità sia di attacco che di fuga … iniziai a dare una scorsa alle varie località, naturalmente non arrivavano allegate alle rispettive cartine … idea. Mi concentrai sui luoghi presso il fiume.

 “Ma tu vedi questo posto!” commentai quando ebbi un buon candidato. “Indovina come puoi chiamare un posto pieno di tombe?”

 “Happy City?”

 “Tombos. No, non ti sto prendendo in giro, guarda qui”

 Sadie controllò. “O era pignoleria, o era senso dell’umorismo. Spero il secondo. C’è niente di interessante lì?”

 “A dire il vero, sì” replicai. “La tomba di un amministratore coloniale e di sua moglie. Nella loro tomba sono stati trovati tipici reperti da sepoltura egizia, più due fiaschette micenee”

 “Micenee?”

 “Micene era una città greca abbastanza importante, direi, visto che era il regno di Agamennone –“

“Okay, ma a noi che importa che si sia portato i souvenir da una vacanza?”

 “Importa perché è un simbolo di contatto e unione tra le due culture, qualcosa che adesso è piuttosto importante. Contengono non solo la magia dell’Egitto, ma anche quella greca … non so a che razza di magia potrebbe servire, ma credo che avrebbe un suo valore”

 “Improvvisiamo con nuovi incantesimi? Mi piace. E adesso che ci penso, Carter ogni tanto viene qui a blaterare di come stanno andando le cose con il loro tentativo di istituire una linea veloce Grecia-Egitto, sai, per evitare casini come quell’attacco a sorpresa? Mi aveva detto che stavano provando con incantesimi tramite reperti che unissero le due culture, sottoponendo i vecchi sassi greci alle stesse magie che usano quelli egizi per permettere di comunicare. Me lo ricordo solo perché ha menzionato di essere finito in una brutta situazione con il custode di un museo … il punto è: magari quelle fiaschette potrebbero tornarci utili”

 “Qui menziona che si tratta di reperti rari. Ha una qualche influenza?”

 “E che ne so? Probabilmente vuol dire che sono importanti, e questa è sempre una buona cosa. Te la senti di fare un viaggio nell’ombra?”

“Vuoi andare adesso?”

 “E perché rimandare? Ieri ti ha sfinita?”

 “Un po’, la dea ha davvero incasinato qualunque cosa regoli la mia capacità. Sarebbe meglio trovare un altro mezzo, come un portale, non sono ancora sicura di averla completamente sotto controllo. E pianificare in anticipo delle vie di fuga in caso di eventuali altri attacchi”

 “Quindi rimandiamo a … cosa, domani?”

 “Facciamo tra un paio di giorni, intanto farò anche i miei esperimenti col viaggio nell’ombra. Tanto non mi sembra che quelli di Setne ci stiano sul fiato sul collo”

 “Staranno ancora festeggiando la loro corona. Comunque, questo posto è vicino al Nilo, quindi se proprio possiamo evocare la nuova barca e filarcela di lì. Un sacco di creature della Duat sono indebolite dall’acqua corrente”

 Non ero sicura che lo stesso effetto avrebbe avuto luogo su una dea del ghiaccio, ma quella era parte del punto. Il Nilo poteva essere una buona difesa contro demoni e guardiani tombali di bassa lega, e per di più l’esercito di Setne non aveva una barca. A quanto mi era stato detto, il sangue dei faraoni ne aveva sempre una a disposizione, ma Dakao e Regina non lo erano. L’ultima era una maga dell’acqua, ma non seguendo il sentiero di una dea, era meno potente di un’ospite o una fedele, e comunque avevo in mente un piano per la richiesta di backup. Quel pomeriggio e il giorno seguente avrei avuto alcuni numeri di telefono da chiedere.

“Tu vai a cercare una cartina di questo posto in biblioteca” rispose lei. “Io intanto guarderò su Internet”

Obbedii. La loro bibliotecaria si affrettò a portarmi tutto quello che poteva servirmi in meno di due minuti, vedendo questo nuovo interesse di Sadie per i luoghi funerari antichi come un segno che stava iniziando a migliorare. Tornai con le braccia cariche di papiri.

 “No, cosa c’entrano i tombos engracados …” stava borbottando Sadie.

 “Trovato una dettagliata mappa della tomba?”

“No, quella che sembra ginnastica in spagnolo. Tu ce l’hai?”

“Qui” le porsi la mappa della zona delle tombe, scartabellando ancora un po’ per trovare quella della tomba che ci interessava.

 “Ti pareva. D’ora in avanti Internet lo uso solo per i gatti, non serve a niente se ci sono vecchi papiri a disposizione”

“Esatto” approvai rintracciando il foglio che volevo.

 “Ovviamente c’è da fare una discesa … se volessimo scappare, avremmo solo una via facile per farlo a piedi, e quella potrebbe essere bloccata in mezzo secondo. Devo trovare un amuleto per il volo, chissà se Ziah mi presta il suo dell’avvoltoio?”

 “Buona idea. E io posso augurare a un eventuale attaccante di perdere la sua posizione all’uscita, o di non raggiungerla proprio se facciamo in tempo. Ma lì non ci saranno anche un mare di maledizioni per tenere gli intrusi alla larga?”

 “Sicuramente sì, e ovviamente non le hanno segnate sulle mappe. Dovremo improvvisare sul posto” sogghignò. “Non sarà divertente?”

“Farò una maledizione a mia volta perché il defunto creatore di quelle difese veda fallire tutti i suoi sforzi”

 “La renderai quasi una scampagnata noiosa. Comunque, noi andiamo lì, evitiamo maledizioni, ci freghiamo le fiaschette, scansiamo un eventuale attacco e ce la squagliamo o col viaggio nell’ombra o via fiume, dovremmo essere in grado di raggiungere un qualche altro monumento e infilarci nella Duat. Sarebbe una gran bella inaugurazione per la barca nuova”

 “Quella dei vostri genitori era andata distrutta, se non ricordo male …”

“Carter ne ha creata un’altra. Nome ufficiale: La Regina d’Egitto II. Nome ufficioso: La Sfigata d’Egitto I

 “Un nome, una garanzia. Non vedo l’ora di vederla in azione”

 “Sarà una cosa epica. Ho solo bisogno di fregargli l’amuleto, mi ci vorrà del tempo per escogitare un buon piano … forse è meglio che abbiamo rimandato. Comunque! Abbiamo altro a cui pensare?”

 “Indumenti termici, provviste …”

“In caso di attacco di Becky? Aggiungi alla lista anche un lanciafiamme”

 “Vedrò se hanno qualcosa da Efesto. Poi ti viene in mente altro?”

“Abbiamo già fin troppa roba. Nella Duat ho una buona scorta di pozioni e amuleti per tutte le situazioni, quelli potranno bastare per recuperare due fiaschette”

 “Andata. Allora io vado a procurarmi quel lanciafiamme, tu derubi tuo fratello?”

 “E dopodomani, partenza alle nove esatte per il Tombrobber Tour!”

 Sadie sembrava effettivamente molto entusiasta della prospettiva, probabilmente perché a prescindere dal suo umore, infastidire il fratello era uno dei suoi passatempi più amati. Buon per me, sarebbe stata una simpatica aggiunta a quello che stavo pianificando.

 Nel primo pomeriggio parlai con le persone che avevo in mente, riuscii a evitare un interrogatorio serrato, e ottenni quello che volevo, inclusa la promessa di un lanciafiamme pronto per il giorno dopo. Come concordato, più tardi andai col viaggio nell’ombra alla Piramide Arena.

“Oh, ci sei anche tu” Becky pareva molto delusa da questo fatto. Chad era già lì, e dava l’idea di esserci stato per un bel po’. Non avevo idea di cosa dire o fare a proposito di questo suo improvviso attaccamento alla bambina, ma pace, bastava che non interferisse con il nostro lavoro.

 Comunque annuii. “E sono riuscita a mandare Sadie in un’altra tomba. Sarà in una località di nome Tombos, vuole portar via due fiaschette micenee”

 “Dalla tomba?” protestò Becky. “Ma è sbagliato! Non può fare come con –“

 “E infatti ci sarà una trappola di mezzo” replicai. Non specificai da che parte, e ai danni di chi.

“Che noi dovremmo evitare” borbottò Chad, guardandomi un po’ accigliato.

 “Fidati di me” sorrisi. Mi sentivo stranamente eccitata, come se preparare quel piano fosse davvero stato qualcosa da chiamare un risultato. Effetto del fatto che finalmente mi stessi impegnando a salvare la pelle a qualcuno? “Non vuoi che questa trappola fallisca”

 Becky annuì molto interessata – non aveva capito nulla, di sicuro – e l’espressione di Chad si rilassò in una di semplice curiosità, anche se un po’ apprensiva.

 “Cos’hai in mente, di preciso?”

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

ultimo capitolo prima di partire per le vacanze, quindi aspettatevi il silenzio stampa per almeno due settimane. Per avere in cambio un capitolo piuttosto breve, tra l’altro.

Parlando di questo: cosa ne pensate del comportamento di Walt (moderare il linguaggio please)? E di come si siano comportate le ragazze riguardo ai problemi di Gaia? E infine, cosa pensiate che abbia in mente Penelope?

Piccolo spoiler per il prossimo capitolo: Chad avrà da gestire le sue grane personali. Nulla di che …

 

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Capitolo 11
*** E ti pareva che non ci fosse un sindacato per le spie triplogiochiste? ***


                                       CHAD

E TI PAREVA CHE NON CI FOSSE UN SINDACATO PER LE SPIE TRIPLOGIOCHISTE?

 

 

 

 

 

 

Avrete capito da quel che ha detto Penelope che il discorso con cui ho scenicamente concluso il mio scorso capitolo non si concluse minimamente in una disfatta per me. Ciò che la mia collega, tutta presa dai suoi problemi e dal suo sonno, non ha menzionato che io non reagii affatto bene alla rivelazione: finii per impappinarmi, e balbettare qualcosa di insensato, non riuscendo minimamente a nascondere il sollievo per essermi liberato dalla situazione spinosa. Com’era giusto che fosse, Sisifo lo notò immediatamente.

 “Ora che ci penso, anche tu hai avuto un contegno simile! Immagino che in queste situazioni lo stoicismo non giovi a molto!”

 “No, anche per te sarà dura, suppongo …”

 “Ma che m-“

 “Quasi varrebbe la pena di farsi sospettare, almeno sarebbe indice di un comportamento decente!” intervenne Dakao.

 “E ma quanto ti lamenti, ragazzo mio! Prima è perché potrebbero sospettarti, poi è perché potrebbero non sospettarti …”

 “Adesso fuori dai piedi” ordinò Hazelle, prendendo sia me che Sisifo per le braccia e allontanandoci da Dakao. “Tutti voi avete bisogno di un buon riposo, lo si capisce dalle sciocchezze che state sparando”

 Non protestai, perché vidi Gaia avvicinarsi a Dakao. A quanto pareva, volevano solo dare spazio ai piccioncini … notai Penelope che spariva con il viaggio dell’ombra, la sua presenza lì più di nessuna utilità. Meditai se non fosse il caso di andare da Becky, adesso, o tornarmene a dormire. Optai per la seconda: per quel che ne sapevo la piccola poteva star dormendo, e stanchissimo e nervoso com’ero non le sarei stato di nessuna compagnia. Feci dunque per salutare tutti …

“Te la fili dalla brutta situazione, eh?” scherzò Sisifo.

 “Brutta situazione?” finsi di non capire, magari fare come se Sisifo stesse campando in aria tutto avrebbe aiutato …

 “La possibilità che una persona particolarmente tranquilla e non scossa dalle accuse, tipo quell’italiano, te, o anche la tua ragazza, possa essere la spia. Dovrai metterti in piedi una bella linea di difesa, prima che qualcuno muova accuse serie”

 “Uh-uh” sbadigliai. “Gran base per un’inchiesta”

“”No, in effetti quello sarebbe solo un accessorio. L’accusa principale sarebbe qualcosa come la vostra incompetenza”

 “Eh?” mi sentii un attimino più sveglio a quell’osservazione.

“Recentemente, nessuno di voi è riuscito a scoprire come funzioni la nuova rete di comunicazioni tra Campi e Nomi, vero? Stiamo aspettando, è un’informazione utile. E mentre la tua ragazza ha preparato una bella trappola per la Kane, si può dire che la cosa sia stata accidentale”

 Ero così assonnato e al contempo preoccupato di trovare delle scuse, che non realizzai nemmeno come Sisifo avesse apostrofato Penelope.

 “Ci stiamo lavorando. Sono i capi capanna e i direttori dei Nomi a occuparsi di questa rete, e non hanno lasciato trapelare troppe informazioni con i ragazzi privi di cariche particolari … a meno che io e Penelope non riusciamo a farci costruire una capanna per i rispettivi genitori a tempo record, dovremo procedere a lavorarci qualcuno ai piani alti, e quindi ci vorrà un po’ di tempo. E adesso se permetti, me ne vado a dormire, così magari domani riesco anche a combinare qualcosa”

 “Non dormire in eterno, dovrai ben fare questo lavoro!”

 Dei, che battuta stupida. Tornai alla capanna undici senza degnarla di un commento.

 

La mattina dopo, però, decisi che era ora di darmi da fare. Sisifo avrebbe affettivamente potuto perlomeno piantare dei dubbi a Setne riguardo l’assenza di informazioni sulla rete di comunicazioni. Ma come ottenerle, se non avevo abbastanza contatti con i capi delle capanne per chiederglielo direttamente?

 Be’, una soluzione c’era: trovare un amico di qualcuno di loro che lo facesse per me. Tanta roba, di solito tendevano ad essere un po’ tutti amici tra loro …sarà che in molti avevano partecipato all’impresa dei Sette, ma la maggior parte degli amici dei capi capanna erano altri capi capanna. Forse avrei dovuto provare a corrompere i satiri? Qualcuno di loro era rimasto in contatto con i ragazzini che avevano accompagnato al Campo, anche quando questi si erano ambientati tanto da ottenere la direzione di tutti i loro fratelli.

 Il problema era: perché anche loro avrebbero dovuti prendersi lo sforzo di dirmelo? Avrei potuto fare come quando mi stavo informando sulle strategie di battaglia, e fingere di voler aiutare … ora che ci pensavo, avrei potuto giocare sul fatto che magari, essendo il viaggio nell’ombra simile a quello nella Duat e in grado di coprire lunghe distanze (la famosa impresa di Nico di Angelo era di monito a tutti), l’aiuto di un semidio degli Inferi sarebbe stato utile a tutti … però se la gente avesse notato che le informazioni date a me avevano la tendenza a sembrare note dai nemici … idea.

 Giusto ieri non avevo incontrato un’altra semidea degli Inferi, carina, simpatica, e al di sopra di ogni sospetto? Per di più insistente, qualcuno avrebbe potuto cederle per pura esasperazione … avrebbe voluto aiutarmi, vero?

 Dopo il mio breve scambio con Penelope, mi dedicai subito a cercare di parlare con Maisie. Tutta la capanna undici quel mattino faceva esercizio alla parete di arrampicata, e mi toccò aspettare un momento in cui nessuno dei due stesse sudando su una parete di sassi per parlarle.

 “Volevi chiedermi qualcosa?” sembrava davvero felice della prospettiva. “Ha a che fare con Penelope?”

 “In un certo senso” le risposi. “Grazie al suo amabile temperamento, la nostra amica iettatrice si è fatta effettivamente pochi amici-“

 “Ma non avevi detto che aveva più amici di quanto sembrasse?”

 Accidenti alla sua memoria, e alla mia idiozia!

 “Non ha abbastanza amici che le permettano di agire più direttamente nello scontro. Le piacerebbe collaborare nelle operazioni correnti, fare qualcosa di più che allenarsi in vista della battaglia, e grazie alla sua esperienza di ieri ha avuto modo di scoprire una certa connessione tra viaggio nella Duat e viaggio nell’ombra. Sa che c’è questo tentativo di creare una comunicazione e un trasporto veloce tra Nomi e Campi, e si chiedeva se-“

 “Turno vostro!” sbraitò una figlia di Afrodite che chissà perché era lì, praticamente in fuga dalla sua corda e tutta bruciacchiata.

 “Ci sentiamo dopo pranzo?”

 “Facciamo dopo cena? Nel pomeriggio ho alcuni impegni …”

 “Ma certo, va benissimo!”

 Con questa possibilità continuai le mie arrampicate nel mattino. Mangiai in fretta, e appena finito andai alla Piramide Arena: avevo una promessa da mantenere a Becky.

 Penelope non era ancora arrivata, probabilmente stava ancora finendo il pasto. Becky stava creando dei ghiaccioli su una costruzione di Lego. “Allora sei arrivato!” scattò in piedi quando mi vide arrivare. “Certo. Ti avevo detto che l’avrei fatto. Ho solo avuto del lavoro da fare al mattino”

 “Le vostre cose da spia?”

 “Sì, le … nostre cose da spia. Abbiamo un paio di novità su quel fronte. In primo luogo, l’esercito di Setne vuole fare una trappola a Sadie –“

 “Ah!” esclamò lei tutta contenta, per poi assumere un’espressione dubbiosa. “Ah … ma se è il mago cattivo, bisognerà impedirgli di riuscirci?”

 “Esattamente. Dovremo sabotare i tentativi di attacco … quindi è meglio se per questa particolare sortita tu non esca allo scoperto. Sarebbe molto strano se ti vedessero difendere Sadie”

 Lei annuì. Sembrava piuttosto felice di non dover fare nulla in quel caso. “Ma allora che cosa faccio? Qual è l’altra cosa che volevi dire?”

 “Volevo dire che finalmente sono riuscito a convincere qualcuno ad assistermi nell’ottenere informazioni su una sorta di rete di comunicazione segreta. L’esercito di Setne vuole approfittarne per fare attacchi a sorpresa, ma noi troveremo il modo di sabotarli. Se conosci abbastanza bene le vie della Duat, potresti esserci molto d’aiuto”

 Becky si illuminò a quell’informazione. “Fantastico! Allora, la Duat ha molti strati …”

 “Aspetta un attimo. Questa sera raccoglierò le informazioni più precise su quello che ci serve. Poi al mattino tornerò qui a riferirti tutto, e potrai scegliere tu quali informazioni siano più utile e come sia meglio operare. Va bene?”

 “Sì!”

 Penelope comparve in quel momento.

 “Ah, ci sei anche tu” Becky suonava piuttosto delusa, ma Penelope non lasciò che questo le togliesse il buon umore. Non la vedevo così eccitata da parecchio, cos’era successo?

 Succedeva che aveva un suo piano per salvare Sadie. Notai l’utilizzo della parola …doveva proprio risollevarla, l’idea di poter finalmente fare qualcosa per proteggere qualcuno. Certo che se consideriamo quello che inizialmente era stato il nostro lavoro, ci sarebbe stato da aspettarsi che non avremmo lasciato molta positività sul nostro percorso. Per impegnarci a fare qualcosa di buono e costruttivo, quale che fosse il significato di questi concetti, avremmo dovuto aspettare una situazione in cui le cose andassero davvero da schifo … gran belle persone che siamo, eh?

 Malgrado quel che si possa dire, mi sentii felice per lei. Si meritava un po’ di tregua in mezzo a quello che doveva sobbarcarsi con Gaia. E il suo piano in effetti era solido: ci avrebbe garantito molteplici benefici, e non avrebbe esposto il nostro gioco a nessuno. Da quel punto di vista, potevamo dirci relativamente al sicuro, purché Penelope riuscisse ad agire con sufficiente velocità.

 Seconda grande operazione della giornata: dopo cena, mi trovai con Maisie presso il falò.

 “Eccolo qui!” esclamò allegramente lei. “Nico! È arrivato”

 Nico Di Angelo, seduto accanto a lei in qualità di maggiore esperto di viaggi nell’ombra, supposi, annuì serio. “Qual è a tua teoria su viaggio nell’ombra e trasporto tramite la Duat?”

 “Che siano essenzialmente la stessa cosa” risposi subito. “Quando ieri Penelope ha avuto il suo piccolo incidente con la dea del ghiaccio egiziana, ha cercato di usare il viaggio nell’ombra per allontanarla da Sadie e portarla via, ma la dea è riuscita ad avere un effetto sul suo viaggio e a spedirla da tutt’altra parte, anche se in un luogo completamente casuale”

 “Capisco dove vuoi arrivare. Ma quella era una dea degli Inferi. Magari non è stato tanto un effetto del viaggio nella Duat, quanto un effetto delle sue capacità di viaggio nell’ombra …”

 “Hai mai provato a viaggiare via portale?” gli feci notare. “È un’esperienza molto simile a usare le ombre”

 “E’ vero anche questo” concesse lui. “Per cosa contavi di usarlo?”

 Mi strinsi nelle spalle. “Non lo so, era solo una mia supposizione. Non ho idea di come funzioni il vostro sistema di comunicazione, ma se usa dei corrieri, si potrebbe fare un’alternanza tra semidei degli Inferi e gente che viaggia via portale, per confondere le idee a quelli di Setne …”

 “Non sarebbe una cattiva idea” mi concesse lui. “Però abbiamo scelto un metodo più affidabile che dei corrieri per i messaggi. Sfrutteremo l’energia magica dei reperti –“

“Che?” Anche Sadie aveva detto a Penelope qualcosa di simile, ma non aveva approfondito molto.

“Ogni reperto, a qualunque civiltà antica appartenga, porta con sé un frammento della sua magia. Più tempo passa, più quell’oggetto diventa raro, più questa magia è potente. I figli di Ecate nostrani e i chiaroveggenti egizi sono in grado di sfruttare questa magia, tra le varie cose anche per comunicare messaggi … un po’ come se fossero diapason colpiti in codice Morse. E se questi reperti possono reagire gli uni con gli altri, influenzandosi a vicenda, e sono connessi ad altri in altri luoghi del mondo …”

“Adesso capisco” mormorai. “Quindi vi servono reperti greci, romani ed egizi tenuti abbastanza vicini da percepire la magia degli altri?”

 “Ecco perché i musei sono i punti di comunicazione principali” confermò lui. “Oltre al fatto che spesso, in un museo con reperti egizi, la locale sede della Per Ankh è raggiunta tramite una botola sotto la sedia del direttore. È il sistema più sicuro cui siamo riusciti a pensare …”

 “E se l’esercito di Setne avesse reperti suoi, in grado di percepire le variazioni magiche? O se fossero gli dei della magia da loro controllati a percepirle?”

 “Non penso che l’esercito di Setne abbia reperti, almeno non in grado di aprire portali. Non se ne occupa sempre quel loro demone? E per quanto riguarda i loro dei della magia, confido che abbiano abbastanza decenza da non riferire qualcosa che non è stato esplicitamente ordinato loro. E siccome non sanno di ciò su cui si basano le comunicazioni, non potranno certo andare nei musei a intercettare”

 Questo era tutto da vedere, purtroppo. Mi augurai che Setne programmasse le missioni con abbastanza criterio perché non si capisse della fuga di notizie.

 “Allora noi non possiamo fare niente?” notò Maisie. Sembrava parecchio delusa, evidentemente avevo messo qualche idea in testa anche a lei.

 “Non è detto. Non è quello su cui si basa il network, ma se mai ci trovassimo a dover trasportare qualcosa, la vostra idea dei corrieri risulterebbe vincente. Non solo confonderebbe le idee ai seguaci di Setne, ma con un’attenta disposizione dei trasportatori, si risparmierebbe molto tempo e fatica. Qualcosa come i miei problemi dopo l’Atena Parthenos dev’essere evitato a tutti i costi in una situazione di guerra”

 “Quindi sia io che Maisie siamo disponibili, dovesse presentarsi l’occasione” mi affrettai a dichiarare. “E conta nel gruppo anche Penelope. Del resto, l’idea è stata sua, in un certo senso”

Nico annuì. “Chiederò a Chirone di aggiornare le riunioni. Vi terrò informati sulle decisioni prese, e su eventuali vostre mobilitazioni”

 “Signorsì signore!”

 Naturalmente, la notizia fu molto apprezzata dall’esercito di Setne.

 “Questa è originale!” commentò il nostro presunto capo. “Letteralmente: Roma, Grecia, ed Egitto on sono mai andati tanto d’accordo da poter stabilire un sistema simile. Ma quante possibilità offre! Siccome noi non ne sappiamo niente, ogni eventuale interferenza, o errore nelle informazioni, sarebbe da imputare o a maghi incompetenti, o a un fallimento del sistema. O iniziano a litigare e ad accusarsi gli uni con gli altri, o si sentiranno ancora più impotenti, e il loro morale scenderà a terra. Che ne pensate?”

 “Fighissimo!” esclamò Calvin tutto contento, mentre altri membri della tavolata applaudivano.

 “E io ho altre notizie per quanto riguarda Sadie Kane” intervenne Penelope, aggiornando poi tutti sulla conversazione che aveva tenuto con Sadie quella mattina.

 “Eccellente, bravissima” la lodò Setne. “Essere pronti per una fuga via fiume, allora … ragazzi, sapete che vi dico? La piccola Kane si è dimenticata che anch’io sono sangue dei faraoni. Ho sempre una barca. Ed è abbastanza grande per trasportarvi tutti quanti”

“Non sarebbe meglio tentare comunque di impedirle la fuga? Hanno quell’amuleto dell’avvoltoio, ma basterebbe una parola di Penelope perché quello smetta di funzionare …” suggerì Luciano.

 “Sì, però Sadie è comunque una maga che ha un sacco di risorse e di esperienza. Si è trovata molto spesso in situazioni in cui non era preparata, è brava a improvvisare con quello che ha a portata di mano” replicò Penelope.

“Maledicila in modo che non le venga in mente niente sul posto” propose Hazelle.

 “Deciderebbe o di usare un vecchio trucco, o di agire d’istinto. I miei poteri possono essere peggio di un avvocato certe volte-“

“Oppure non vuoi che la tua amica muoia?”

 Sisifo, ancora lui. Dopo aver innervosito me, procedeva con Penelope? Incrociai le dita di nascosto. La mia collega era già tesa di suo, con quella situazione era impossibile non esserlo, se adesso lui si fosse messo a farle pressione …

 “Certo che voglio che muoia!” sbottò lei. “Cioè … ovviamente non mi fa piacere che muoia una persona … ma sarà necessario per la nostra causa. E mi sto impegnando a trovare il modo migliore per avere un piano in caso Sadie riesca a scappare. Si tratta di semplice previdenza”

 “Quello, e non essere degli inutili piantagrane” aggiunsi, con un gran sorriso a Sisifo.

 “E allora perché continui ad aprir bocca?” Evidentemente Penelope pensava che mi stessi riferendo a lei.

 “Buoni, buoni, voi due. Penelope sta dicendo cose molto sensate, in realtà. Hai anche qualche idea su come far davvero fuori la Kane?”

“Io la aiuterò nello scontro, e per la fuga salirò sulla sua barca” spiegò Penelope. “Una volta lì sopra, le augurerò dei malfunzionamenti, e quando dovrò aiutare con questi, a causa della mia incapacità nautica non farò che peggiorare la situazione”

 “E voialtri ragazzi le raggiungerete sulla mia, di barca” continuò Setne, con un ghigno eccitato. “Regina, mi ricordo che quando sei arrivata qui avevi alcuni amuleti a forma di animale acquatico. Hai coccodrilli e ippopotami, tra quelli?”

 Regina annuì vigorosamente. “Abbastanza da circondare la barca?”

 “Dipende dalle dimensioni. Se fosse una piccola canoa, quelli che ho sarebbero più che sufficienti, se invece è un battello come il primo dovrò inserire geroglifici di duplicazione, mi ci vorrà un po’, è un incantesimo che non ho mai praticato …”

 “Tu esercitati e applicalo lo stesso, per ogni evenienza. Ma con la barca in panne e circondata da bestie feroci, è possibile che si riesca ad eliminare la Kane senza che Penelope debba neppure svelarsi. Almeno la piccola Sadie avrà un aldilà più sereno, convinta di non essere mai stata tradita! È una certa pietà, se ci pensate bene”

 Sembrava più un tentativo di farci sentire in colpa … a cui Sisifo si aggrappò subito, naturalmente.

 “Anche un po’ triste, se ci pensate bene. Magari la ragazza avrà quest’incredibile rimorso di aver causato la morte di un’amica (presumibilmente uccisa a sua volta e mandata in altri Inferi) per tutto il resto dell’eternità … mi dispiace quasi per lei”

 “E questo tuo dispiacere aiuterà la nostra causa?” obiettai.

 “Quanta freddezza! Si vede che sei il figlio della Morte! Ma tu cosa farai, mentre gli altri lavorano su quest’imboscata?”

 Non capivo il senso della domanda, quindi non capivo nemmeno come dovessi rispondere, anche se ero sicuro che non avrebbe portato a nulla di buono. “Al Campo. Io non c’entro niente con la sortita delle ragazze, hai presente?”

 Sisifo si voltò verso Setne, battendo le palpebre in una brutta parodia della confusione. “Quindi, capo, ci stai dicendo che l’unico che riesce a praticare bene incantesimi di invisibilità se ne sta fuori? Quando dovete fare un’imboscata?”

 “Invisibilità? Di cosa stai parlando?” Setne non sapeva di quella mia capacità, gliel’avevamo nascosta per avere un asso nella manica!

 Mi dipinsi in viso un’espressione di confusione assoluta. Che diamine stava dicendo? Io non sapevo (non avevo ancora scoperto che potevo) diventare invisibile!

 “Ragazzo, non gliel’hai detto?”

 “Non gli ho detto cosa?”

 “Ma che sai diventare invisibile!”

 “Io non sono mai diventato meno che perfettamente visibile in vita mia!”

“Ma di che cosa state parlando? Perché dovrebbe diventare invisibile? Per il potere degli Inferi?” interloquì Dakao.

 “Thanatos sa rendersi invisibile. Lo fa anche spesso, grazie a un mio suggerimento. Quindi pensavo che anche suo figlio ne fosse capace”

 “Mai avuto bisogno di provare, quindi non lo so …” mormorai, sovrappensiero.

 “E non potresti farlo ora? Se avessi questa capacità, e potessi estenderla ai tuoi compagni di missione, avreste la copertura perfetta …”

 “Io so fare eccellenti incantesimi di invisibilità sui miei sottoposti, grazie mille” lo fulminò Setne. Ah ah, aveva qualche idea per mettermi nei guai, e gli si era rivoltata contro? Ben gli stava! “E se Chad non sapeva neanche di avere questo potere, dubito seriamente che in un paio di giorni riuscirà anche solo ad eguagliare il mio livello di competenza”

 “Hai perfettamente ragione e ti chiedo scusa, capo” replicò Sisifo in tono conciliante. “Perché pensavo che, oltre che per la sua invisibilità, il ragazzo sarebbe molto utile per altre cose. Se ho capito bene quel che mi è stato detto, può prevedere le cause di morte, vero? Basterà che vi dica quella di Sadie Kane, e saprete che arma usare! O ancora, potrebbe diventare invisibile, da solo o con un incantesimo del capo, e nuotare fino a toccare la barca della Kane, riducendola in polvere in men che non si dica …”

 “In mezzo ai coccodrilli e agli ippopotami? Grazie tante!”

 “Mostra un po’ di spirito di sacrificio per la causa, su! E poi, è possibile che la dea del ghiaccio salti fuori. Chissà, potresti sfruttare il fatto che siete entrambi legati a quel brutto posto pieno di morti per stabilire una qualche connessione! Ai bambini fa sempre piacere vedere persone simili a loro, specie se l’alternativa è qualcuno che li bersaglia con un lanciafiamme”

 Becky non si sarebbe fatta vedere, ma esattamente quanto quel piano avesse possibilità di funzionare se così non fosse stato fu sufficiente a darmi sui nervi di brutto. Oltre al fatto che non sapevo dove stesse andando a parare.

“Ma perché ti sei tanto fissato con l’idea che io vada con loro quando non ce n’è bisogno? Ce l’ho scritto sull’oroscopo?”

 “Sto cercando di farti un favore, ragazzo! Sai che, se in questo gruppo ci fosse una spia, sarebbe davvero dalla parte dei Campi o dei Nomi e non vorrebbe avere niente a che fare con l’omicidio della Kane?”

 “Oppure avrebbe già spiattellato tutto ai piani alti, orchestrato con loro una controffensiva e disposto di fare parte dell’imboscata, per mandare tutto all’aria nel momento clou. Le tue idee non hanno senso, Sisifo”

 “E un simile ragionamento sarebbe un buon modo per discolparsi! Se almeno non stessi a far niente –“

 “Allora parli per invidia?”

 “Silenzio, tutti e due” sbraitò Setne. “Sisifo, le tue accuse mi sembrano un po’ campate per aria, ma hai ragione quando dici che la presenza di Chad potrebbe tornare utile. Specie quella cosa che hai detto su Kebechet, o sul toccare la barca …”

 “E il relativo bagno tra i coccodrilli …”

 “Su, su, ci sarà Regina a controllarli. Al massimo perderai qualche arto. Comunque, mi sembra un’ottima idea. Chad, considerati nel gruppo dell’imboscata”

 Okay … e tutto questo da dove saltava fuori? Niente, nella mia partecipazione o meno a quell’impresa, mi avrebbe davvero imputato come spia, ma allora perché tutta quell’insistenza da parte di Sisifo? Cosa stava tramando quel bastardo? Da cosa mi dovevo guardare? Se almeno avesse fatto piani sensati!

 Comunque annuii. Meglio mostrarmi obbediente, senza nulla da perdere in quel frangente. Solo qualcuno che stava facendo il suo dovere.

 “Uff! E dopo questa discussione, credo che siamo tutti pronti per andare a dormire. La riunione è sciolta!”

 La riunione era sciolta un corno. La maggior parte dei ragazzi, come al solito, si radunò in capannelli per chiacchierare (Penelope fu prontamente coinvolta in una chiacchierata con Gaia), ma io fui avvicinato immediatamente da Sisifo in persona.

 “Tendi a stressarti quando si menziona la possibilità che tu sia la spia?”

 “Non hai sentito Luciano ieri? Se non altro, dimostrerebbe la mia innocenza”

 “Oppure la tua incapacità di recitare”

 “E allora non avrebbero scelto proprio me come spia. Lo sai che stai diventando noioso, Sisifo? Tu vuoi che io sia la spia. Ce l’hai ancora con mio padre perché ha osato infliggerti lo stesso destino che spetta a ogni singolo essere umano. E quindi ti vendichi su di me, anche se siamo dalla stessa parte e stai sviando le indagini sulla vera spia. Sul serio nella tua prima vita eri un re? Io sarei in dubbio sull’affidarti il compito di pelare le patate, figuriamoci quello di governare delle persone”

 “Ben detto” approvò Luciano. Eh? Perché? Lui non era quello che stava cercando di farmi denunciare come spia? Com’era che adesso mi stava difendendo?

 “Le tue accuse sono piuttosto patetiche, Sisifo. Continui a stressarlo, senza nessuna prova concreta che lui sia colpevole” La situazione di cui sopra può essere appropriatamente descritta con l’espressione ‘il bue che dà del cornuto all’asino’.

 “La tua mancanza di obiettività diventerà solo un fastidio per tutti. Oppure una barzelletta, perchè sottoscrivo alle sue obiezioni al tuo regno”

“Stavo solo mettendo in atto le tecniche di interrogazione che avevamo ai miei tempi. Voi in questi giorni siete così fiacchi, con questa storia dell’ ‘innocente fino a prova contraria’. Vi fa perdere un sacco di divert- volevo dire, di colpevoli”

“Immagino che i processi da te si risolvessero in un paio d’ore al massimo?” commentai.

 “E qual era il tasso di criminalità?” volle sapere Luciano.

“Non eravamo così evoluti da avere quello! Uffa … questa non è serata. Ma caro il mio figlio di Thanatos, se mai dovesse saltar fuori che la spia sei tu …” mi fece il segno del ‘ti tengo d’occhio’ e si allontanò.

 “Quella non era la conclusione di una minaccia, era la promessa di continuare a indagare” osservai.

“Credo che non si sia ancora abituato ai gesti di quest’epoca. L’hai gestito bene, comunque. Non avrebbe avuto molte risposte dignitose” Fece un piccolo applauso, rovinato dal sorrisetto ironico.

 “Grazie mille. E ora, se vuoi scusarmi, sono esausto. Avere a che fare con gli idioti è stancante”

 Mi trasportai alla capanna undici senza neanche sentire la sua risposta e crollai nel mio sacco a pelo. Non ci sarebbe stata ragione di andare alla Piramide Arena, Becky probabilmente stava dormendo e i nostri progetti per Sadie sarebbero andati in porto anche con la mia inaspettata presenza.

 Ma quella faccenda con Sisifo e Luciano mi preoccupava. Soprattutto il secondo, che aveva la certezza che fossi io la spia, e aveva sempre lavorato per spingermi a scoprirmi … ma ora, all’improvviso, criticava Sisifo. Stava cercando di confondermi le idee? Perché? Sapeva già che non ci sarebbe riuscito? O forse stava solo criticando un piano mal eseguito nell’altro? Si era creata una specie di rivalità tra i due per chi mi avrebbe consegnato per primo a Setne?

 Era il fatto di non sapere che mi stava facendo uscire pazzo. Mi rendevo conto che quella doveva essere la strategia: mandarmi in confusione con attacchi a sorpresa, minacce di rivelare la mia identità, per logorarmi finchè per pura paranoia non avessi fatto un passo falso. Avevano fatto un buon lavoro, direi: ho già detto che mi era venuto un mezzo infarto per l’ ‘innocente’ commento di Hazelle, sul fatto che la presunta calma come segno di colpevolezza sarebbe potuta essere applicata a qualcuno?

 A mezzo esercito di Setne, per la precisione, tutti o quasi si stavano impegnando a non precipitare nella paranoia e a comportarsi normalmente, ma io l’avevo preso, sul momento, come una sorta di condanna insindacabile. E adesso Sisifo iniziava a lanciarmi addosso idee cretine, Luciano supportava la mia innocenza, e io ero ancora più confuso su cosa dovessi fare. Stare calmo. Non stressarmi: era quello che volevano. Una parola!

 Dormii veramente da cani, quella notte.

 

La mattina dopo avevamo ritenuto superflue altre riunioni tra noi, avevamo idee piuttosto chiare sul da farsi. Penelope recuperò i suoi allenamenti del giorno prima e passò in ogni caso un pomeriggio piuttosto interessante, visto che la sera a vidi portare un grosso lanciafiamme alla capanna undici.

 Io andai lo stesso alla Piramide Arena, a trovare Becky. Stava lanciando lame di ghiaccio contro vari oggetti nel laboratorio di Thoth, tra il panico generale di babbuini ed ibis.

 “Ehi, ehi, cosa succede qui?”

 “Mi sto allenando!” annunciò lei. “Non sono ancora riuscita a uccidere la strega, ma ho capito che se mi esercito a lanciare bene le lame, non riuscirà a scappare di nuovo!”

 “Non dovresti allenarti sugli oggetti di Thoth. Gli servono …”

“Non può fare un incantesimo di riparazione?”

“Questo è vero, ma non è bello rompere le cose degli altri. Non tutti sono in grado di ripararle”

 “E allora?” replicò lei con aria di sfida. “Cosa possono farmi?”

 “Dipende. Se sono più forti di te … puoi immaginartelo da sola. Se invece sono più deboli …”

 “Non mi possono fare niente! Io sono una dea!” sentì il bisogno di sottolineare lei.

 “È vero. Ma certe volte anche i più deboli hanno capacità che i più forti non hanno, ma di cui hanno bisogno. E allora, se il più forte li ha trattati male, possono rifiutare di aiutarlo. Oppure, se il più forte ha trattato male troppe persone, queste possono allearsi contro di lui e, insieme, essere i più forti”

 Ehm, wow, stavo poggiando le basi delle mie argomentazioni sui lati più strettamente morali della faccenda. Becky però sembrava molto intenta ad ascoltare. Anche se non ero la persona più adatta, dovevo rettificare.

 “E poi, perché dovresti voler fare un dispiacere agli altri?”

 “Perché posso” rispose candidamente lei.

 “E a te piacerebbe se qualcuno desse un dispiacere a te?”

 “Ma certo che no!”

“E allora, se sai che agli altri certe cose non piacciono, perché le fai?”

 “Ma io non sono loro” Okay, qui le argomentazioni mandavano un po’ a quel paese il comune senso dell’empatia.

“Però loro vorranno ripagarti con la stessa moneta … voglio dire, farti un dispiacere a loro volta” Buttarla sull’utilitarismo era molto più facile. Ma che pedagogo eccellente ero! Becky stava iniziando a diventare un motivo in più perché non vedessi l’ora che tornasse Thoth. Magari lui sapeva qualcosa sull’educazione dei bambini.

Almeno il mio ultimo ragionamento sembrò convincerla, e smise di bersagliare gli alambicchi di schegge di ghiaccio. “Ma allora come mi alleno?”

 “Domani ti porterò un bersaglio vero e proprio, di quelli che usiamo noi per allenarci nel tiro con l’arco o nel lancio di coltelli. Intanto, possiamo sempre usare Coriolanus …”

 “Agh!” protestò indignato lui.

 “Te lo meriteresti con tutte le pallonate che mi hai tirato!”

 “Ma è un babbuino! È un animale sacro, non puoi fargli del male!” protestò Becky.

 “Stavo scherzando … un attimo. Per te è lecito uccidere le persone, ma non ferire gli animali?!”

 “E per te è lecito uccidere gli animali sacri, ma non uccidere gli empi?!”

 Ci guardammo per qualche istante. Okay, a questa non sapevo davvero come rispondere … non sapevo davvero quale fosse il protocollo egizio verso umani empi e animali sacri, quindi non sapevo che concetti usare per spiegarle che i valori morali erano cambiati un po’ da quando era entrata nei Campi Soleggiati. Decisi di lasciar perdere la parte degli animali.

 “Vedi …di norma, uccidere una persona non è mai giusto. Anche se sono empi, anche se hanno fatto cose brutte, c’è sempre la possibilità che cambino, si pentano delle loro cattive azioni e inizino a farne di buone. Se muoiono, non hanno questa possibilità. È come se …” cercai di farmi venire in mente più cose che potevo sul Tribunale del Giudizio, Becky doveva ricordarsene qualcosa. “Come se non si permettesse loro di mettere buone azioni sul piatto della bilancia, oltre a quelle cattive. Non sto dicendo che certe cose non vadano punite, ma non con la morte. Bisogna sempre lasciare aperta agli altri la possibilità di migliorare”

 “Quindi io non dovrei uccidere la strega, perché può decidere di ridarmi il mio papà?”

 “Al momento, tuo padre è sotto il controllo di Setne e quindi non può farci niente nessuna delle due. Però sì, è possibile”

 “Ma voi non state cercando di uccidere una persona?”

 “Sì, e infatti sappiamo benissimo che sia una cosa sbagliata. Ma quella ragazza è la fonte di potere di una persona molto pericolosa. Se non la uccidiamo, non avremo modo di fermare Setne. Stiamo facendo una cosa terribile, ma non abbiamo altra scelta”

 Becky aveva l’aria di non capire davvero bene quello che stavo dicendo.

 “Be’, fa schifo. Non bisognerebbe costretti a fare cose brutte”

 O magari lo capiva perfettamente.

 “Non bisognerebbe, appunto. Ma spesso e volentieri le cose non vanno come noi vogliamo, e ci tocca sacrificare qualcosa. Comunque, da cosa era partito tutto questo discorso? Ah, dal tuo bisogno di allenarti con le lame. Senti, anche se mi auguro che non lo usi per ammazzare qualcuno … io me la cavo piuttosto bene nel lancio di armi, e visto che purtroppo la situazione dei viaggi nella Duat siè risolta senza che ci sia bisogno di un tuo intervento, tanto vale che usi il tempo a disposizione per prepararti a quando potrai davvero aiutarci. Se vuoi posso farti vedere qualche mossa”

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

questo sarà probabilmente l’ultimo capitolo di scervellamenti e strategie dei nostri eroi per parecchio tempo. Da questo momento in avanti, vi avviso che le cose inizieranno a precipitare sul serio e senza troppe tregue. Spero almeno che quello che avete appena letto vi sia piaciuto, mi chiedo cosa ne pensiate del possibile collegamento tra viaggio nell’ombra e viaggio nella Duat, e del legame tra Chad e Becky. Per quanto riguarda lo spoiler: temo di non poter dire nulla che non sia già stato esposto nel capitolo, riguardo alla piccola gita di Sadie e Penelope.

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Capitolo 12
*** Decido che la cosa migliore è farmi cremare e spargere le ceneri ***


                                 PENELOPE

DECIDO CHE LA COSA MIGLIORE È FARMI CREMARE E SPARGERE LE CENERI

 

 

 

 

 

Ore nove del giorno prefissato, eccomi al Nomo di Brooklyn. Fui ben attenta a evitare a tutti i costi Carter, anche a prezzo di muovermi come la parodia di una ninja quando decise di scendere nella Sala Grande mentre io mi accingevo a salire le scale. Feci benissimo, direi, a giudicare dalla reazione di Sadie.

 “Ciao! A te qualcuno ha rotto le scatole di frequente negli ultimi due giorno?”

 “Chad continua a esistere, quindi sì. Perché?”

 “Non è quello che intendevo … uffa, non è giusto. Perché tutti a me?”

“Ma cos’è successo?”

 “Carter continua a insistere per sapere come sto e cosa voglio fare e cosa stessimo facendo quando Kebechet ti ha attaccata. Lo so, sembra logico che lo faccia … però subito dopo il fatto sembrava quasi contento che io avessi messo il naso fuori di qui, non mi aveva neanche fatto troppe domande. Adesso era così insistente che avresti potuto prenderlo per mio padre! E mi sa che ha capito che vogliamo andare da qualche parte anche oggi. È stato un incubo …”

 Okay, qualcuno, e avevo un forte sospetto su chi, aveva parlato troppo. Non che potessi biasimarlo, in effetti il mio atteggiamento e quelle strane richieste avrebbero di sicuro fatto sorgere qualche domanda, era naturale che ne avessero parlato con il fratello di una delle interessate. Almeno Carter non aveva imposto un vero e proprio divieto di partire (con mezzi magici, perché le parole da sole col cavolo che avrebbero funzionato con Sadie). O magari era perché ci stava spiando dietro la porta, per sapere dove saremmo sparite? Non si poteva mai essere troppo paranoici, e non potevo permettere che il piano scattasse troppo presto.

 “Ti ci sarebbe voluta una sorellastra come la mia, non le sarebbe potuto fregar di meno di quello che avresti fatto e se ci fossi morta tanto di guadagnato. Comunque, ho l’occorrente nello zaino, in versione tascabile: vogliamo andare a fare acquisti al nostro centro commerciale preferito?”

 Sadie scoppiò a ridere. Ormai avremmo potuto effettivamente riferirci così ai luoghi di sepoltura (e dai, Carter, se eri in ascolto, potevi benissimo pensare che fosse una semplice uscita da ragazze per lo shopping, su?).

La trasferta via viaggio nell’ombra procedette senza intoppi - non che me ne aspettassi - e ci ritrovammo in una piana sabbiosa, con il Nilo che scorreva alla nostra sinistra e quella che sembrava una colossale buca attorniata da vari strati di rocce davanti a noi.

 “Ah, sabbia e vecchie rovine. Iniziavano a mancarmi i paesaggi familiari” commentò Sadie. “Comunque, adesso i tuoi viaggi nell’ombra funzionano bene”


“Più o meno” replicai. “Non riesco ancora a farne due a breve distanza. Potremmo dover aspettare un po’ qui, prima di tornare”

 “Oh, Carter sarà felicissimo del mio ritorno. Almeno non può trovarci qui!”

 Io mi sporsi a guardare nella buca: c’era un’apertura più piccola sul fondo. “Credo che quello sia l’ingresso. Deve essere crollata una specie di anticamera …?”

 “Non ne ho idea, è Carter il secchione, per fortuna. Comunque, sbrighiamoci, non ho idea di quando mio fratello tornerà alla carica”

 Probabilmente la discesa non avrebbe avuto particolari maledizioni, o gli archeologi se ne sarebbero accorti. Secondo quella logica, non avrebbero dovuto essercene neanche all’interno … ma forse qualche spedizione era stata composta da maghi.

 “Che chiunque abbia creato le difese di questa tomba sappia, dovunque sia, che sono state inutili” fu la formula che decisi di pronunciare. Un po’ sadica verso il disgraziato mago che aveva posto eventuali maledizioni, ma di sicuro avrebbe funzionato. Sadie entrò, io mi trattenni ancora per un attimo, a guardarmi attorno.

 Eravamo le uniche persone, lì. O l’esercito di Setne non era ancora arrivato, o gli incantesimi di invisibilità del mago erano davvero efficaci.

 In perfetto contrasto con l’ambiente appena fuori, il tunnel di ingresso nella tomba era buio e umido. Sadie evocò un geroglifico luminoso, che illuminò raffigurazioni di dei e uomini piuttosto convenzionali per le pareti egizie.

“Naturalmente non sappiamo di preciso dove sia a camera sepolcrale” brontolò Sadie. “Ci tocca andare alla cieca. Speriamo almeno che non sia troppo lontana, se originariamente questa parte era sotterrata non dovrebbe …”

 Udii un click, e uno sciame di insetti enormi si materializzò nel corridoio.

 “Ma non avevi detto che le trappole non sarebbero scattate?!” mi urlò Sadie.

 “Ho detto … oh merda! Ho detto che le trappole sarebbero state inutili, non che non sarebbero scattate!”

 Intanto quei mosconi non sembravano intenzionati a lasciarci in pace. Ci mettemmo a correre lungo il corridoio, e ovviamente fummo inseguite.

 “E quindi?”

 “Quindi prima o poi li semineremo, recupereremo comunque le fiaschette -ahia!”

 “E intanto ci becchiamo tutte le punture del mondo!” sbottò Sadie. Davvero, quanto possono far male insetti che ti si schiantano addosso? Tanto più che non riuscivamo a vedere dove stavamo andando. Mi sarebbe piaciuto rettificare la situazione, ma non mi fidavo a usare il lanciafiamme in uno spazio così ristretto, e adesso le dannate bestiacce rischiavano di finirmi in bocca.

 Mi trovai dunque a correre davvero alla cieca, sentii strani sibili che mi fecero appellare a tutti gli dei che fossero disposti ad ascoltarmi (funzionò, perché non ci furono conseguenze), e infine inciampai su qualcosa, finendo lunga distesa e abbattendo qualcosa di ceramica. Schiaffeggiando via gli insetti dalla mia faccia, riuscii a scoprire che ero inciampata in uno sfarzoso baule, e avevo fatto un vero e proprio massacro di shabti nella mia caduta.

 Bene, almeno pareva fossimo arrivate alla camera sepolcrale vera e propria. Ma dopo quella corsa, decisi che per quando fossi morta io, avrei predisposto di farmi cremare alla maniera tradizionale greca e poi spargere le ceneri dove aveva voglia chi di dovere. Avrei provato troppa empatia per i ladri di tombe per pensare a una sepoltura che si avvicinasse minimamente a quei livelli di sicurezza.

 Sentii Sadie urlare qualcosa di confuso, ci fu un baluginio, una disgustosa puzza di bruciato e i mosconi si diradarono di molto.

 “Eccoci” borbottò lei, a corto di fiato. “Dove sono quelle dannate fiaschette?”

 “Non lo so” sbottai io. “Non ci hanno messo il cartellino”

 E io non avevo la più pallida idea di come fossero fatti gli oggetti che cercavamo. Un momento eccellente per rendercene conto. Mi rimisi in piedi e maledissi i mosconi superstiti a mancare sempre i loro bersagli, poi passai ad esaminare gli oggetti della tomba. Erano simili a quelli che avevo già visto in molti musei: shabti, scarpe, oggetti in legno e metalli preziosi, ovviamente i due grossi sarcofagi in pietra, cui preferii non controllare il contenuto. Sadie stava aprendo tutti i vari contenitori con la magia.

 “Dubito che li abbiano lasciati qui dentro … mi sa che sono quelle!” intervenni, notando le due fiaschette in terracotta vicino ad altri utensili da cucina. Non sapevo bene in base a cosa definirle ‘micenee’, non ero un’archeologa, ma in effetti sembravano di fattura un po’ diversa rispetto a tutto ciò che le circondava.

 “Ottimo” Sadie le staccò dal loro ripiano senza pensarci due volte. Una nuvola di fumo iniziò a diffondersi per la stanza.

 “Ma ancora?!”

“Te l’ho detto che avrei dovuto formulare meglio! Adesso leviamoci di qui, prima di scoprire che effetto ha quella roba!”

 Facemmo dietrofront, per fortuna c’era un corridoio unico. Ci sarebbe bastato correre per ritrovare la via di uscita.

 Bene, l’uscita dalla tomba. Ora più che mai dovevo stare in campana. Il gruppo di Setne avrebbe ufficialmente fatto partire il suo attacco non appena avessimo messo il naso fuori … voci. Man mano che ci avvicinavamo, le sentivamo più forti. Urla e imprecazioni. Riuscii a distinguere i proprietari. Ma che diamine stavano facendo? Che stavano combinando con tutta l’idea dell’attacco a sorpresa?!

 “Li senti anche tu?” bisbigliò pianissimo Sadie. Annuii. Grazie al cavolo, era difficile non sentirli, a questo punto.

 Cosa facevo? Il piano non prevedeva un ‘come comportarsi se quegli idioti là fuori mandano tutto all’aria mettendosi a sbraitare’!

“Ma come facevano a sapere che saremmo state qui?”

 “E che ne so? Secondo me hanno piazzato un qualche incantesimo che permette di rintracciare i luoghi tombali. Ci hanno beccate l’altra volta, ricordi?”

 Lei annuì. “A giudicare dal chiasso, ci sono tutti, maledizione. Ma l’elemento della sorpresa dovremmo avercelo noi”

 “Hai ragione”

 Dunque, se fossi stata una leale devota a Setne, cos’avrei fatto a quel punto? Avrei mandato avanti Sadie per un attacco a sorpresa e poi l’avrei uccisa colpendola alle spalle.

 Bene, se fossi stata una leale devota a Setne che era stupida e avrebbe perso, cos’avrei fatto a quel punto? Sarei andata nel panico davanti all’imbecillità dei miei colleghi e avrei fatto tutto come previsto dai piani, senza prendere iniziative personali.

 “Andiamo avanti e approfittiamone. Se siamo fortunate, magari non si accorgeranno nemmeno del nostro arrivo”

 Ironicamente dato chi aveva pronunciato quella frase, successe proprio così. A quanto pareva, solo parte dello sciame di mosconi era corso dietro a noi: gli altri dovevano aver percepito la presenza di un incantesimo di invisibilità, e corsi a investigare, facendo nel mentre scattare una qualche altra trappola. Fummo dunque accolte dalla vista di uno sciame di insetti malefici e uno stuolo di scorpioni che rimbalzavano e si accanivano apparentemente contro il nulla, con un sottofondo di imprecazioni e incantesimi.

 “Erano pure invisibili … meriterebbero quasi una foto”

 “Filiamocela!” incitai la mia compagna di missione. Magari saremmo riuscite a scappare sul serio? Sarebbero andati all’aria tutti i piani posti sul tavolo, almeno per quella volta … oh, l’importante era salvare la situazione, poi si sarebbe sempre potuto rifare.

“Oh ca … Sadie, mi sa che sono fuori uso per un altro viaggio nell’ombra”

“Va bene. Va bene. Abbiamo pur sempre la mitica Sfigata d’Egitto” rispose lei, mettendosi a correre verso il fiume. La seguii a ruota. Sentii qualcuno imprecare dietro di noi, e accelerai il passo. Non augurai a nessuno di essere intralciato, tanto il piano era che per il momento non ci avrebbero raggiunti … e poi quegli insetti stavano davvero facendo un ottimo lavoro.

 Sadie si chinò velocemente a riva, estrasse il modellino in argilla di una barca, lo pose sull’acqua e mormorò una parola in egizio antico. Un geroglifico si illuminò sulla barchetta, e in una grande ondata d’acqua, questa si dilatò fino ad assumere le dimensioni di una barca a remi stile egizio su cui brillavano sfere di luce.

 “Pensavo che sarebbe stata un battello” osservai.

 “Secondo te perché si chiama la Sfigata d’Egitto? È opera di Carter per dirla tutta! Adesso salta – cavolo! – su!”

 La sabbia sotto i nostri piedi aveva iniziato a ballare e a sollevarsi, arrivando presto al punto di rischiare di sommergerci. Balzammo sulla barca in contemporanea, rischiammo di cadere fuori bordo, non potevamo perdere tempo così maledizione, ci aggrappammo ai bordi, le luci misero in moto l’imbarcazione. Filammo via lungo il Nilo, a guardare l’esercito di Setne che si avvicinava di corsa alla riva.

 “Non dovrebbero riuscire a raggiungerci qui …”

 “Aspetta. Quella loro Regina non è una maga dell’acqua?”

 “Tirale sfiga!”

 “Ti auguro di non riuscire a influenzare l’acqua!” le urlai. Anche a distanza, riuscii a vedere il suo sorriso, prima che mettesse in acqua qualcosa. Tempo due minuti, e quella che sembrava una nave da crociera di lusso dalle dimensioni adatte a un fiume ci stava alle calcagna.

 “Merda!” urlò Sadie “Da dove se la son tirata fuori quella?”

 “E che ne so? Quanto può andar veloce questa cosa?”

 “Okay, sono a remi anche loro … ma ne hanno più di noi, di nautica non so un accidente e non so che influenza abbia la forma … senti, non puoi dar fondo al tuo potere di iettatrice?”

 Ecco, lì in effetti c’erano dei problemi. Come avrei fatto a danneggiare la nostra barca, con Sadie a portata di orecchi? Forse se riuscivo a incitare adeguatamente i ragazzi di Setne … sperai che capissero …

“Vi auguro di non raggiungerci mai con quella barca!” strillai.

 “D’accordo! Ne noleggeremo un’altra alla prima occasione!” urlò Hazelle, mentre Dakao iniziava a usare magia del caos per scatenarci tempeste di sabbia addosso.

 “Che la nostra barca non riesca ad allontanarsi dalle rive” bisbigliai quasi impercettibilmente.

 Sadie stava lanciando un misto di insulti e incantesimi ai nostri nemici a tutto volume, non si accorse neppure che avevo detto qualcosa. Una serie di incantesimi, commenti sulla lealtà che Walt aveva dimostrato a Sadie e osservazioni che non era fisicamente possibile mettersi la sabbia dove la ragazza aveva suggerito fu inviata in risposta: i ragazzi avevano fortunatamente capito quale fosse il mio problema.

 Io alternai bisbigli a maledizioni urlate che non rallentavano più di tanto la loro barca; in compenso, dopo nemmeno cinque minuti, la nostra era pressoché arenata, imbarcava acqua, aveva un remo rotto, e alcune sfere luminose dell’equipaggio erano sparite.

 “Ma che cazzo è successo?!” strillo istericamente Sadie.

“Non lo so, però promettimi che ucciderai tuo fratello!” sbottai. Mi dispiace di averti reso il capro espiatorio, Carter.

 “Merda, quelli stanno arrivando –“

“No, i loro coccodrilli stanno arrivando!” urlò Sadie.

 Vero: Regina aveva appena liberato l’artiglieria pesante. Pochissimo spazio di movimento, il nemico in avvicinamento, belve pericolose ancora più vicine (chissà se Chad si era già buttato in acqua?): era il momento giusto per far partire alcuni messaggi accuratamente studiati e già pronti per l’invio. I messaggi Iride saranno scenografici e non attireranno mostri, ma alla bisogna non c’è nulla che batta il caro, vecchio cellulare.

“Cosa stai facendo?!” strillò Sadie, quando mi vide trafficare con il mio.

 “Sei libera di odiarmi dopo, ma almeno saremo fuori di qui. Intanto, voi andate a sbattere il muso da qualche parte!”

 Dovevo ricordarmi di essere peggio di un avvocato la prossima volta che usavo i miei poteri: la parte contro cui i coccodrilli sbatterono il muso fu la nostra barca. Fummo catapultate fuori bordo, ci schiantammo sulla sabbia, era bollente dannazione, dovevo rialzarmi, quella mi si avvolse intorno, era come essere avvolti da metallo ustionante, Dakao dannazione volevi proprio far sembrare che io fossi con Sadie fino alla fine, eh, mi sentivo quasi soffocare, il fiume schizzò via dal suo letto e mi si abbatté addosso, strappandomi alla sabbia e depositandomi al sicuro qualche metro più in là.

 Sadie sputacchiava e imprecava allibita, senza capire cosa stesse succedendo. Io tirai un sospiro di sollievo: il mio piano era filato liscio, e i rinforzi erano arrivati.

 “Cosa vi eravate messe in mente di fare?!” ci urlò Percy Jackson, abbattendo la sua spada a decapitare gli ultimi coccodrilli rimasti. “Qui da sole, a rischiare per qualcosa di completamente inutile!”

 “E tu da dove salti fuori?” gli chiese esterrefatta Sadie.

 “Prendi questo, e preparati alla carica!” la spronò Annabeth, lanciandole il suo bastone prima di portare il proprio pugnale in posizione di difesa. “Tuo fratello e Ziah arriveranno tra un attimo –“

 “Cosa?!”

 “Non mi pare il momento di fare storie!” replicai, trasformando Afanisis in spada. “Inizia la carica!”

 L’esercito di Setne aveva guidato la sua nave fino alla riva e aveva iniziato a saltare in acqua per raggiungerci; meno Luciano, che rimase ben fermo a bordo a lanciarci tornado a distanza. Hazelle fu la prima a caricarmi, mentre Percy si impegnava a demolire a magia di Regina, Sadie si scontrava con Dakao ed Annabeth cercava di combattere allo stesso tempo Calvin e Mortimer.

 “Cosa sta succedendo qui?” mi bisbigliò, con un fendente. Parai, bloccandole la spada e cercando di fargliela sfuggire di mano, ma lei aveva un’ottima presa.

 “Non ne ho ideaaAH!” iniziai con un sussurro, mi sfuggì un urlo quando Hazelle mi tirò un calcio nello stomaco, facendomi cadere all’indietro, la spada ancora in mano solo per miracolo. Feci per rialzarmi, dovetti rotolare di lato per evitare un altro colpo, ne parai uno nuovo alla meno peggio, approfittai della mia posizione per sferrare un calcio alle gambe di Hazelle, che perse l’equilibrio a sua volta, ma senza cadere. Approfittai della breve pausa per scattare di nuovo in piedi e caricai.

 “Cosa volete fare?” le sussurrai.

 “Siamo tanti, possiamo ancora vincere se … no, cazzo!”

 Un gigantesco piede luminescente si frappose tra noi, bloccando il suo attacco. Alzando lo sguardo, vidi la copia ologramma gigante di Carter, con il ragazzo stesso al centro, la famosa spada ricurva ben stretta tra le mani. Indietreggiai, il tempo delle chiacchiere era finito, ora dovevo solo fingere di attaccare Hazelle senza farle male, insomma uno dei più semplici compiti standard.

 Carter cercò di nuovo di colpire la ragazza calandole un fendente dall’alto, lei schizzò via, io corsi attorno al piede del gigante e la accolsi con un affondo. Lei mi schivò per un soffio, fu costretta a parare il mio colpo immediatamente successivo, e non poté opporre alcuna difesa a quello del gigantesco Carter olografico.

 Hazelle cadde a terra con un urlo di dolore, ma non sembrava visibilmente ferita: che effetto avevano le armi olografiche sulle persone vere?

 Io feci per approfittarne, l’idea era quella di poggiarle la spada alla gola per ‘tenerla sotto tiro’, poi sarebbe scappata dannazione, ma fu come qualcosa di pesante mi cadesse addosso, poi la terra mi si ribaltò sotto i piedi e io caddi di sedere. E rimbalzai ancora all’indietro, perché anche Carter era caduto.

 “Stai bene?” evidentemente, Luciano aveva deciso di intervenire in soccorso della sorella. Feci per rialzarmi e attaccarlo, ma lui colpì il suolo con il suo bastone, e di nuovo mi ritrovai a terra.

 Intanto Hazelle si rialzava, anche se con l’aria un po’ dolorante, recuperava la sua spada, e si avvicinava a un Carter senza ologramma, con l’aria semplicemente stremata, che si sforzava di rialzarsi. Cercai di avvicinarmi a lui per aiutarlo, ma la terra si mise a tremare così velocemente che non riuscii a spostarmi di un millimetro.

 “E quello ti pare un terremoto?” urlò Percy.

 L’italiano fu letteralmente sbalzato via da un’onda sismica di precisione laser nella sua direzione, volando a finire dritto in acqua. Il che lo neutralizzò del tutto, vista la sua incapacità a nuotare, e il nostro semidio marino ne approfittò per creare ingorghi di corrente che lo tenessero fermo dov’era.

 “Quello era un terremoto!” gli urlò. Luciano era troppo occupato a non finire sott’acqua per rispondergli, ma a quello provvide Hazelle, che lo caricò con un affondo mentre lui era distratto.

 Io urlai per avvertirlo, funzionò, i due ripresero lo scontro. Mi rimisi in piedi e corsi da Carter.

 “Sto bene” borbottò lui, mentre lo aiutavo a rimettersi in piedi. “Ma mantenere questi affari senza Horus è praticamente impossibile”

 “Sei abbastanza allenato per combattere a livello del terreno, spero?”

 Lui annuì. Io cercai il mio nuovo bersaglio. Regina era intrappolata in una sfera d’acqua, che vorticava velocissima e le lasciava libera solo la testa. Sadie era coperta di sabbia da capo a piedi, ma stava letteralmente bombardando Dakao di parole divine. Annabeth sembrava un po’ in difficoltà, dovendosela vedere al contempo con due opponenti di così diverse stazze e capacità. Quanto a Chad, chissà dove si era cacciato.

 Carter corse in aiuto della sorella, mentre io decisi di puntare Calvin (conoscendo Mortimer, probabilmente si sarebbe messo a lamentarsi molto sonoramente di essere sotto attacco da un’alleata).

 “Qui, piccoletto!” gli urlai. “Un grande guerriero come te ha davvero bisogno di attaccare due contro una?”

 A tutt’oggi non so se Calvin si fosse davvero arrabbiato per la provocazione o fosse solo stato a una recita; fatto sta che mi caricò con molto entusiasmo per un ragazzino di quell’età. E quasi mi fece fuori al primo colpo.

 Era incredibilmente veloce con quel suo pugnale, una cosa completamente inaspettata. Dovetti lavorare come una matta per deviare tutti i suoi colpi, con l’unico piccolo vantaggio che non erano molto forti, non riuscivano ad arrivare vicino al viso e in generale erano un po’ imprecisi, non so se per il tentativo dell’attaccante di non farmi davvero male o per sua reale imperizia.

 I miei colpi, invece, erano imprecisi perché oltre che a un avversario veloce dovevo difendermi da un avversario parecchio più basso di me, invece che alto uguale come molti guerrieri o più alto come molti mostri. I miei ‘attacchi’ sembravano piuttosto schiaffi alla lama perché non mi prendesse in pieno, ma non sarei riuscita a fargliela sfuggire di mano neanche per sbaglio, troppo concentrata a cercare di adattarmi a quell’insolito metodo di combattimento.

 Decisi di provare a indietreggiare, recuperando così il vantaggio dell’arma più lunga, inciampai in un pezzo di legno e atterrai dritta in acqua. Imprecai, poggiai le mani nel fiume per puntellarmi nuovamente in piedi, e con una tempistica perfetta, quello congelò.

 

 

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

aggiornamento a velocità semplicemente record. Con un capitolo cortissimo, intendiamoci, ma spero che vi sia piaciuto lo stesso. Sto cercando di portarmi avanti con la scrittura il più possibile, perché tra poco riprenderanno le università e io non avrò più tutto quel tempo a disposizione. E ora, spoiler! Nel prossimo capitolo, Chad darà alcune molto necessarie spiegazioni.

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Capitolo 13
*** Okay, vi spiego cos'era successo ***


                                       CHAD

      OKAY, VI SPIEGO COS’ERA SUCCESSO

 

 

 

 

 

Sì, non è che la scena che la mia socia ha descritto nello scorso capitolo facesse molto onore alle nostre capacità di stealth e di silenziosa sopportazione del dolore. Ma lasciatemi dire che davvero le Parche non lesinarono la fantasia, quel giorno, quando si trattò di dar guai all’esercito di Setne.

 Dunque, Penelope se n’era andata a recuperare Sadie, io mi trasportai alla cara vecchia sede del Comitato di Assassinio della poveretta di cui sopra, onde avvertire tutti che il piano poteva procedere. Fu Setne ad applicare l’incantesimo di invisibilità su tutti noi, me compreso, giusto per evitare brutte sorprese. Aveva fatto in modo che tra noi potessimo vederci, sebbene circondati da una sorta di nube nera.

 “Ora bisogna solo sperare che regga al viaggio nell’ombra” concluse il nostro presunto capo.

 “In caso contrario, tutta la responsabilità dello stealth della missione sarà di Chad!” esclamò allegramente Sisifo. Nessuno trovò la sua battuta degna di essere risposta.

 “Auguraci buona fortuna, capo” fu tutto quello che Hazelle disse a Setne, prima che io trasportassi tutti.

 La primissima cosa che feci a Tombos fu cascare a terra, con il cuore a mille e coperto di sudore freddo. Ero diventato bravo con i viaggi nell’ombra, ma non mi pareva proprio di aver mai trasportato così tante persone in un colpo solo, specie appena dopo averne già fatto uno.

 “Com’è che sei così stanco?” intervenne subito Sisifo. Pure a quello si aggrappava?

 “Finiscila, stai diventando noioso” lo ammonì Hazelle. E quello come avrei dovuto interpretarlo? Stavano solo cercando di sminuire un alleato deludente? Far finta di nulla era la cosa migliore.

 Mi concentrai sull’ambiente circostante. Davanti a noi c’era una specie di enorme buca con pietre concentriche, una qualche struttura andata in rovina, evidentemente. In fondo, potevamo scorgere l’entrata al sito sepolcrale vero e proprio.

 “Adesso non dobbiamo fare altro che disporci per quando usciranno” annunciò Luciano. “Dakao, Mortimer, Hazelle e Sisifo: voi appostatevi all’ingresso: le attaccherete non appena usciranno. Chad, Calvin, Regina, voi distribuitevi lungo il perimetro di questa conca, e preparatevi a correre loro incontro se dovessero scappare agli altri”

 Non so chi l’avesse insignito del titolo di stratega, comunque sembrava un piano piuttosto ragionevole: i primi erano migliori nel combattimento ravvicinato, mentre noi sul perimetro eravamo anche in grado o di attaccare a distanza o di spostarci velocemente. Ci posizionammo, e aspettammo in assoluto silenzio. Troppa paura che le due ragazze saltassero fuori da un momento all’altro per permetterci anche solo di respirare rumorosamente.

 E invece dall’apertura si riverso fuori quella che a prima vista sembrò una nuvola nera. Oh dei, era scattata qualche trappola? Cosa stava succedendo a Penelope, lì dentro?

 Il mio istinto immediato sarebbe stato di fiondarmi dentro a controllare, ma mi forzai a rimanere lì e cercare di capire cosa fosse quella nube. Insetti, mi fu chiaro subito dopo: una quantità relativamente esigua, anche perché subito dopo si divisero in otto gruppi minori per caricarci tutti. Il problema più grosso erano semmai gli scorpioni, che si stavano riversando fuori come una specie di colata lavica nera e brulicante.

 “Merda!” tuonò Mortimer, abbastanza forte da farsi sentire per tutta la piana. Quelli vicini all’entrata furono naturalmente le prime vittime della carica di insetti, e in un primo momento tutti tranne Mortimer cercarono di affrontarla con stoicismo e non lamentarsi mentre si scacciavano via varie bestie di dosso; ma alla fine questo qui imprecava talmente forte, che evidentemente decisero che tutto il vantaggio della sorpresa era andato a farsi benedire e si diedero al libero sfogo.

 Anche perché i mosconi, inizialmente pochi come già detto, rivelarono di avere un’interessante proprietà: ogni volta che pungevano o rimbalzavano contro qualcuno, si sdoppiavano, così che nel giro di pochi minuti ce ne fu un vero e proprio sciame. Onestamente, io non sapevo cosa fare. Avevo a disposizione i miei coltelli, che notoriamente non servono a un cavolo contro insetti piccoli e in costante movimento. Avrei potuto trasformarli in polvere, certo … ci provai anche, quando andai ad aiutare gli altri a sbarazzarsi dei mosconi. L’unico risultato che ottenevo era che il moscone originario moriva, ma si allontanava la sua copia sdoppiata, di fatto rendendo tutte le mie azioni nulle.

 Sugli scorpioni riuscivo ad essere più efficace: non si sdoppiavamo, e morivano prima di riuscire a pungermi. L’unico problema era che se cercavo di occuparmene gli altri che cercavano di schiacciarli mi pestavano le mani, e poi Luciano ebbe la brillante idea di cercare di spazzare via tutto creando un piccolo tornado: funzionò abbastanza bene per i mosconi, ma continuava a sbatterci gli scorpioni in faccia. Una salva di imprecazioni fu sufficiente a fargli abbandonare l’idea. Dakao cercò di seppellirli nella sabbia, ma continuavano a sbucare fuori.

 E fu in questo frangente, con tutti noi troppo occupati dall’assalto dal male oscuro e brulicante, che Sadie e Penelope schizzarono fuori dall’ingresso della tomba a tutta velocità, dribblandoci tutti quanti e precipitandosi verso il fiume. Udii Penelope urlare qualcosa a proposito del non poter più eseguire viaggi nell’ombra. Bene, il piano procedeva come al solito.

 “Porca di quella miseria, se la stanno filando!” urlò Hazelle. “Lasciate perdere gli insetti, correte!”

 Eseguimmo. Uno dopo l’altro, tutti si liberarono degli ormai inutili geroglifici di invisibilità, tranne me ovviamente. Sadie e Penelope erano riuscite a guadagnarsi un certo vantaggio; Dakao cercò di usare i suoi poteri di demone sul deserto per trattenerle, ma fallì in pieno. Le ragazze riuscirono a mettere in acqua il loro piccolo amuleto della barca, che si rivelò produrre una di quelle imbarcazioni di canne tipiche delle rappresentazioni egizie, invece di un battello come la precedente.

 “Noi almeno avremo qualcosa di più decente con cui raggiungerle” mormorò Regina.

 Quando ci fummo avvicinati alla riva, Sadie dovette ricordarsi dei poteri specifici a quest’ultima, tra l’altro, perché confabulò brevemente con Penelope prima che la mia socia urlasse la maledizione necessaria a neutralizzarli. Regina sorrise, notando che non era stato detto niente a proposito di barche, e pose in acqua in nostro modellino. In un’ondata d’acqua spettacolare che ci innaffiò tutti quanti, sorse davanti a noi quella che, salvo le piccole dimensioni, sarebbe potuta passare tranquillamente per una nave da crociera di lusso. Hazelle e Sisifo riuscirono a fischiare all’unisono.

 “Mi piace seguire una persona con buon gusto!” esclamò il secondo, deliziato.

 “Lascia perdere il gusto, questa sarà di sicuro molto più veloce della loro canoa … tutti a bordo, forza” intervenne Luciano. Obbedimmo, e piccole sfere luminose, equipaggio tipicamente impiegato a bordo delle barche magiche, ci fecero partire immediatamente dopo. Sì, prendevamo velocità, entro breve iniziammo ad essere decisamente vicini.

 “Io salto giù, vedo se riesco a rallentarle ulteriormente” annunciai, riscuotendo l’assenso generale, prima di avviarmi verso la poppa della barca. C’era una scaletta, lì, sospettai l’avessero aggiunta proprio per quello, e feci discendere quando sentii Penelope urlare: “Vi auguro di non riuscire mai a raggiungerci su quella barca!”

 Non avrebbe attirato troppo i sospetti dell’esercito di Setne? Non sembrava stare collaborando molto al piano omicida concordato.

 “Ottimo! Ne noleggeremo un’altra alla prima occasione!” urlò di rimando Hazelle.

 “Ehi!” la faccia di Sisifo spuntò da una delle porte che portavano all’interno della nave, seguita da tutto il resto del corpo. “La tua amica non sta collaborando molto, sai?”

 “Dalle tregua, sta cercando di ammazzare qualcuno e al contempo far sembrare che non sia colpa sua nello stesso istante” ribattei.

 “Ah! Con un po’ di impegno si può fare di tutto. Lei, infatti, non si sta impegnando proprio per niente, mi pare”

 “E tu cosa ne sai? Non ti ho mai visto mandare in piedi un doppio gioco” lo rimbeccai.

 “Ti ricordi che sono stato un re? E’ praticamente la stessa cosa. L’ho anche fatto molto più a lungo di voi. E meglio! Quella Penelope dovrebbe approfittare del fatto che non ci sono testimoni e augurare un bell’infarto letale a Sadie Kane”

 “Invece si sta attenendo a un piano a cui hai collaborato anche tu. Cosa sono questi ripensamenti? Volevi così disperatamente accusare qualcosa, che hai studiato un piano solo per trovare gli esecutori sospetti?”

 “In un certo senso, sì” replicò lui. Cosa cavolo stava dicendo adesso? “Ero molto interessato a quanto impegno voi ragazzi stiate effettivamente mettendo nella nostra causa. Così ho proposto un piano appositamente fallato, sperando che qualcuno ne cogliesse i difetti e li correggesse. Né tu né la tua amica avete fatto nulla di simile … vi interessava lasciarlo così com’era?”

 “Sei stato il re dei paraocchi per caso? Non hai notato che nessuno nell’esercito ha notato le falle ed è precisamente il motivo per cui lo stiamo ancora seguendo? Anzi, adesso levati dai piedi, così posso finalmente andare a fare la mia parte”

 Sisifo scosse la testa. “Saprai anche tu che è piuttosto deprimente farsi tutti dei bei piani, e vederseli mandare all’aria perché qualcuno ha la testa troppo dura. Scommetto che per voi è stata un’impresa lavorare contro Mortimer, vero?”

 “Lo sa tutto il nostro esercito, non preoccuparti”

 “Ah, mi hai frainteso. Quello che sto dicendo, è che io so

 “Grazie per il ‘so’ senza seguito, ricordati che la vera saggezza è ‘so di non sapere’ …”

 “So che siete voi le spie” tagliò corto lui.

 Okay, adesso aveva mollato i giochetti. Ma non aveva prove certe, vero? Non esistevano, avevamo passato mesi a spaccarci la testa per non lasciarle!

 “Francamente, è solo logica” continuò. “Chi di voi ha la possibilità di allontanarsi regolarmente dalla base, per di più per andare al Campo Mezzosangue? Tu e la tua collega. Certo, ufficialmente siete le nostre spie … ma a quanto mi hanno detto, avete accettato l’incarico molto in fretta, per due che hanno appena saputo dell’esistenza degli dei. Poi siete stati mandati immediatamente al Campo, dove presumibilmente Chirone vi ha fatto sentire l’altra campana”

 “E queste sarebbero le tue prove? Io ho un’idea più intelligente: la vera spia si tiene in contatto con il suo Campo tramite altri mezzi, tipo messaggi Iride o cari vecchi cellulari, e approfitta de fatto che noi ci andiamo di persona per spostare la colpa su di noi”

 “Che siete stati così leali a una causa cui avevate appena aderito, di nuovo con una velocità che ha sorpreso diversi membri del nostro esercito, e resistere in un posto dove veniva propagandata l’idea contraria. Una forza di volontà davvero ammirevole! Peccato che vi siate lasciati dietro altre prove, altrimenti sareste potuti essere eroi. Com’è che ognuno dei nostri piani è andato incontro a fallimenti per colpa vostra? Regina mi ha detto che al vostro primo tentativo di rubare la corona, quando ancora pensavate che ce l’avesse il Campo, è stata Penelope a causare l’inondazione che ha posto termine al vostro scontro. Allo stesso modo, sei stato tu a polverizzare ‘accidentalmente’ quella che pensavi essere la corona, giusto prima che noi la conquistassimo. Voi eravate nel gruppo che avrebbe dovuto fermare il capo …”

 “E ha fallito. Il tuo ragionamento non regge”

 “In quell’occasione avete fallito, e sinceramente, abbiamo una teoria che vi dipinge come incompetenti per due volte e competenti per una, contro un’altra che vi dipinge come competenti per due volte e incompetenti per una. Quale preferisci?”

 “Molto lusinghiero che tu ci pensi così bravi. Ma davvero basi le tue prove su queste cose? Non tutti sono ipercompetenti al primo colpo solo perché sono mezzosangue, sai?”

 “Sì, sì, giocati la carta delle povere vittime con l’idea sbagliata al momento sbagliato. Ma sai che sono pronto a scommettere che anche oggi succederà qualche imprevisto che causerà la nostra sconfitta?”

 “Cosa credevate di fare?!”

 Percy Jackson, se c’è una cosa per cui bisogna davvero farti i complimenti, sono le tempistiche. Certo, sapevo che il piano di Penelope comprendeva mettere in allerta voialtri, ma non potevo certo sapere che Sisifo avrebbe tirato fuori una frase del genere proprio un secondo spaccato prima del vostro arrivo. Penelope non è ancora riuscita a capire se sia umanamente possibile avere tanta sfortuna.

 Il sorriso di Sisifo praticamente gli andò da un orecchio all’altro, fece per dire qualcosa … io ammetto di aver perso la testa. Prima ancora di essermi davvero reso conto di quello che stavo facendo, l’avevo afferrato, spinto nella prima porta che vedevo, c’era un cartello che diceva fosse una stanza riservata al personale della nave ma non controllai neanche quale, e bloccai la porta con una scopa. Rimasi a fissarlo per qualche istante, mentre lui iniziava a strillare e a picchiare sulla porta, rendendomi conto che a quel punto ero fregato, completamente fregato … o forse no, magari sarei riuscito a imputare Sisifo di essere lui la spia, del resto ero in quel gruppo da più tempo di lui, mi sarei inventato qualcosa dannazione! Calma, calma.

 Scesi da quella benedetta scaletta e iniziai a nuotare verso il luogo dello scontro. L’idea di sabotare la barca era ormai completamente inutile, Sadie e Penelope ci avevano già pensato da sole: adesso dovevo gestirmela con una battaglia in piena regola. Dunque, che avrebbe fatto un leale servo di Setne? Avrebbe approfittato della sua invisibilità per intralciare i nemici, naturalmente. Bene, io avrei fatto così: l’esercito del fantasma poteva vedermi benissimo, del resto.

 Chi potevo puntare? Hazelle mi sembrava un po’ in difficoltà, alle prese con una Penelope al cui aiuto stava sopraggiungendo Carter. Li avvicinai e iniziai tutta una serie di spinte, sgambetti, e attacchi alle gambe dell’ologramma con i miei coltelli: funzionò molto bene nel rimettere la battaglia in parità. Solo che, quando l’avatar di Carter fece la sua brutta caduta all’indietro, io ci rimasi di mezzo. Come fanno quei così a pesare tanto?!

 Restai intontito a terra per qualche istante, e Percy ne approfittò per un’onda sismica che fece rotolare via anche me. Su quel fronte sembravamo non avere ormai speranze; ripresi a guardarmi attorno. Chi potevo sabota …

Sisifo era morto.

 Ne ebbi l’improvvisa, assoluta certezza. Sisifo se n’era appena tornato agli inferi. Dei, in che stanza l’avevo rinchiuso?!

 Mollai tutto e tornai di corsa alla nave, avrei inventato qualcosa per spiegarmi ai miei presunti commilitoni, ora dovevo assolutamente controllare cosa fosse successo. Perché io non avevo appena ucciso una persona, vero? Sì, lo sapevo che era un fantasma tornato illecitamente in vita, che era uno stronzo, che tecnicamente stavamo già uccidendo Gaia … ma causare la morte di qualcuno in modo così diretto, anche se non intenzionale … voi come la prendereste?

 Quasi cascai dalla scala nella fretta di salire, armeggiai con la scopa nel tentativo di sfilarla, finalmente ci riuscii dandomela sulle dita e aprii la porta, precipitandomi dentro. Era la cella frigorifera, collegata dall’altra porta alle cucine della nave, con tutti i suoi bravi scaffali metallici in cui erano riposte varie carni e altre pietanze che necessitassero il freddo. Sisifo era a terra, pressoché blu e ancora proteso verso la porta, forse caduto nel tentativo di sfondarla, gli occhi sbarrati. E Becky spostava lo sguardo da me a lui, con aria molto confusa.

“E tu cosa ci fai qui?” fu tutto quello che riuscii a elaborare.

 “Lo so che non dovevo lasciare la Piramide” rispose lei, nervosa, come una qualsiasi bambina che si aspettasse una sgridata e in quel momento non fosse davanti a un cadavere. “Però sapevo che tu eri su questa nave e l’altra era entrata nella tomba, e poi hai chiuso questo tizio dove c’era il ghiaccio –“

 “Becky, è morto di suo per il freddo o …”

 “Perché ce l’hai rinchiuso?” interruppe subito lei.

 Non ci stavo capendo niente. Il fatto che stesse sorridendo nervosamente, come una bambina normale che inventi scuse per una qualsiasi marachella, non mi aiutava davvero per niente. Chi era stato davvero, dei due? Feci per pressare di più Becky a rispondere, ma cambiai idea. Non potevo permettermi preoccupazioni morali e sensi di colpa, in quel momento. L’importante era giustificare in qualche modo la presenza del Sisifo surgelato in una qualche maniera che non denunciasse me o Penelope come le spie. E avevo anche qualche mezza idea sul come fare … mi sarebbe sembrato un po’ come sfruttare Becky, ma –

 “Ehi!” mi richiamò lei. “Rispondi?!”

 “Scusa, stavo pensando a come uscircene da questo guaio …”

 “Perché, non doveva morire?” sembrò davvero molto preoccupata. “Ma se era tornato in vita! Non è giusto che i morti tornino in vita, quindi doveva morire di nuovo!”

 “Se quello, potresti anche aver ragione” concessi. “Solo che lavora per le stesse persone che io sto spiando, e dubito che si fiderebbero ancora di me se saltasse fuori che l’ho chiuso in questa cella. Diciamo che giusto e sbagliato non sono i parametri su cui ragionare in questo momento …”

 Lei mi guardò sempre più confusa. “E allora che cosa facciamo?”

 Decisi di procedere con il mio piano. Non sarebbe stato bello sfruttare così la bambina, non sarebbe stato molto diverso da quello che l’esercito di Setne intendeva fare con lei, ma immaginai che andasse solo aggiunto alla lista di merda che ci toccava fare per il bene superiore.

 “Questo tipo non era noto per il suo coraggio. Faremo finta che si sia chiuso qui dentro da solo, per evitare lo scontro. Tu, però, hai percepito la sua presenza, l’hai riconosciuto come un morto tornato ingiustamente in vita, e per di più un membro del gruppo che ha imprigionato tuo padre. Sei arrivata qui e l’hai congelato. Ti va bene come scusa?”

 Lei annuì entusiasta. “Sì! Ma non posso fare nient’altro?”

 Alla faccia dello sfruttamento: Becky davvero non vedeva l’ora di buttarsi nella mischia. E in effetti non sarebbe stato molto plausibile che lei, piccola dea allo sbando, una volta fatto fuori uno di quelli che le impedivano di vedere suo padre, si fosse fermata lì … specie considerando che lì fuori c’era anche Sadie … e intanto noi avremmo avuto tutto il tempo per portare la ragazza al sicuro.

 “Sai cosa ti dico? Sì che puoi farlo. Esci di qui e attacca tutti tranne: Penelope, le persone con la maglia arancione, le persone con il khopesh e quelle che usano magia del fuoco. Cerca di non ucciderli, al massimo feriscili o mettili in difficoltà. E non esporti troppo, solo il tempo che noi portiamo una certa persona in salvo. Io farò solo finta di attaccarti per far sembrare che sia con loro, ma userò mosse che tu possa facilmente evitare. Ti ricordi quelle di ieri?”

 “Sì …”

 “Benissimo. Allora, ti va bene?”

 “Sì!” non avevo ancora visto Becky con un simile sorriso in faccia. Congelò la porta e la mandò in frantumi (non esattamente quello che stavo pensando, ma d’accordo, ora non sarebbe stato più possibile provare chi si era chiuso dove) e schizzò fuori. Io mi lanciai addosso un po’di schegge di ghiaccio, per dare l’impressione di aver cercato di opporre un minimo di resistenza alla dea, e corsi fuori a mia volta.

 La prima cosa che vidi fu che Becky aveva deciso di fare le cose in grande stile: per quanto potevo vedere, l’intero Nilo coperto da una spessa lastra di ghiaccio. Cercai di non pensare al disastro ambientale per la flora e fauna tipiche e mi concentrai sul campo di battaglia.

 Penelope era finita in acqua con un tempismo eccezionale, rimanendo incastrata; stesso dicasi per Luciano, che sembrava occupato a riprendersi da un attacco di panico mentre era sepolto fino alla testa in un vortice di ghiaccio. Gli altri erano tutti così immobili che avresti detto fossero congelati anche loro, a fissare l’improvviso fenomeno. E poi un enorme cobra di ghiaccio emerse dal fiume, soffiando e sibilando all’esercito di Setne.

 I miei più sentiti complimenti a Becky: aveva senz’altro un talento precoce per le entrate in scena.

 “Oh merda!” urlò Sadie. Carter si precipitò verso di lei, facendole scudo, ma Becky si limitò a sibilare verso di loro, concentrandosi poi su chi le avevo indicato. Regina cercò di evocare la sua magia dell’acqua, e Becky le soffiò addosso, coprendo lei di brina e congelando i suoi geroglifici a mezz’aria, facendoli cadere e infrangersi a terra.

 “Se c’è una magia che non funziona, è quella!” sbottò Ziah, evocando un incantesimo di fuoco. Becky schizzò via per scansarlo, finendo col muso a terra, e ne approfittò per sputare lame di ghiaccio addosso a Mortimer, ferendolo di striscio.

 “Liberate mio padre!” soffiò.

 “Oh, Stige” imprecò Annabeth. “Penelope! Adesso puoi usare il viaggio nell’ombra?”

 “Se qualcuno mi tira fuori di qui, potrei anche farlo!” urlò lei in risposta. Io mi precipitai giù dalla barca, feci i miei finti lanci, e Becky li schivò tutti con successo. Nel frattempo, tirò diversi colpi di coda ai ragazzi di Setne, che furono obbligati a sparpagliarsi in ogni dove per evitarla; e intanto mandò in frantumi il ghiaccio che intrappolava Penelope. Coincidenza o no? Dovevo farle i complimenti più tardi, comunque.

 Corsi verso la mia appena liberata collega, cercai di farle uno sgambetto, ma lei si rimise subito in equilibrio e continuò a correre verso gli altri della fazione divina.

 “No!” urlò Regina, creando una specie di lazo d’acqua che volò verso di loro. Ma Penelope fece il suo viaggio nell’ombra, il gruppetto sparì, e il lazo fu congelato da Becky e si abbatté a terra in mille pezzi.

 “E adesso come la mettiamo?” sbottò Hazelle, sollevando la sua spada verso il cobra gigante.

 “Posso farlo io un viaggio nell’om-“

 “Dakao! Apri un portale, maledizione!”

 “Mortimer, tirami fuori di qui!” urlò Luciano. Mortimer obbedì e io lo seguii a ruota, facendo cenno agli altri di seguirmi per poter fare il trasporto immediatamente.

 “Dov’è Sisifo?” chiese Hazelle, schivando per un soffio una lama di ghiaccio sputatale addosso da Becky.

“Non c’è più niente da fare per lui” replicai cupamente, mentre Dakao mi batteva sul tempo creando un portale.

 Cosa?

 “Perché?!”

 Regina e Calvin avrebbero voluto bombardarmi di domande, ma una nuova raffica di neve li incitò invece a raggiungerci e saltare nel portale in assoluto silenzio. Notai che nessuno era rimasto davvero ferito: un gran risultato, avrei dovuto proprio fare i complimenti a Becky.

 Atterrammo un po’ malamente sui pavimenti della villa di Setne, nella sala delle riunioni, senza che ci fosse nessuno in vista.

 “Chissà dov’è il capo …?” mormorò Hazelle.

 “Cos’è successo a Sisifo?!” le parlò sopra Regina, guardandomi con occhi sgranati.

 “La dea del ghiaccio l’ha ucciso” replicai. “A quanto ho capito, si è preso strizza all’idea di combattere in campo aperto, così si è nascosto nella cella frigorifera delle cucine. Ma a quanto pare, mettersi a contatto con il ghiaccio mentre il suo status era quello di vivo irregolare non si è mostrata una grande idea, perché ha richiamato qui quel bel serpentello che avete visto fuori”

 “E tu come fai a saperlo?” mi chiese Luciano, in tono molto più incuriosito che accusatorio.

 “Posso percepire quando qualcuno che conosco muore” spiegai. “E’ una caratteristica comune a molti mezzosangue degli Inferi, a quanto ne so. Ho semplicemente avvertito che Sisifo era tornato negli Inferi e sono corso a controllare. Ho trovato la dea lì e ho cercato di calmarla, ma avete visto il mio successo”

 Mugugni di assenso in risposta.

 “Mandare Sisifo in questa missione è stato un errore” commentò Luciano. “Già in vita non era un cuor di leone, era noto più per la sua astuzia che per il suo valore in battaglia …”

 “Disse quello che ha paura dell’acqua …” replicò Hazelle.

 “La prossima volta ricordami di non aiutarti più quando sei una contro due”

 “Perché non sai nuotare?” gli chiese Calvin.

 “Colpa del mio patrigno. Ha cercato di affogarmi quando avevo cinque anni”

 Cosa?!”

 “Non l’ha fatto apposta. O almeno, così ha detto. Comunque, non è questo il nostro problema più importante, dobbiamo avvertire il nostro signore di due fallimenti”

 “Ottimo” brontolò Setne, aprendo la porta di colpo e facendoci sobbalzare tutti. “Vi dispiace se ne ho solo un altro da riferirvi per ricambiare?”

 “Cosa?!” mi sfuggì. E adesso cosa stava per succedere?

“I vostri posso vederli da me: Sisifo è morto o se l’è svignata e presumo anche che Sadie Kane sia viva e vegeta. Io non posso vantare informazioni così precise. Non so cosa stia succedendo di preciso, come, o per colpa di chi. L’unica cosa sicura è che Anubi è scomparso dalla sua cella, e Gaia non è più qui”

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

un altro aggiornamento veloce. Posso avvertirvi che il prossimo – tra due settimane, se tutto va bene, sarà probabilmente anche l’ultimo, causa inizio dell’università.

Intanto, spero che questo vi sia piaciuto. Posso già dirvi che il prossimo sarà un po’ più ‘calmo’, avendo a che fare con strane scomparse invece che con battaglie.

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Capitolo 14
*** Com'è possibile che ci fosse ancora qualcosa cui qualcuno non aveva pensato? ***


                                        PENELOPE

COM'È POSSIBILE CHE CI FOSSE ANCORA QUALCOSA CUI QUALCUNO  NON AVEVA  PENSATO?

 

 

 

 

 

"Tutto bene?" mi chiese Percy, non appena fummo arrivati all'ingresso del Campo. Annuii, mostrandomi più affaticata di quanto non fossi.

 "Sarò fuori uso per un po'" mi limitai a spiegare.

 "Bene. Ora, di nuovo, a che cosa stavate pensando?!"

 Sadie sbuffò. "E adesso che succede, ci arriva la ramanzina sul rispetto ai morti?"

 "No, vi si chiede cosa vi sia passato per la testa a fare quelle missioni senza dire nulla a nessuno! Possibile che dopo la prima volta non vi siate rese conto del pericolo che correvate?!" urlò Carter. Praticamente tremava dalla rabbia.

 Sadie fece un passo indietro, ma continuò a guardarlo male. "Non siamo tenute a dire a nessuno le nostre operazioni!"

 "Certo che lo siete, perché siamo parte dello stesso esercito! Se non fossimo arrivati noi, vi avremmo perse, e non avremmo mai davvero saputo cosa vi fosse successo!"

 "Adesso non montarti la testa, non hai salvato nessuno, ce la saremmo cavata ugualmente anche senza di voi ..."

 "Veramente no" obiettai, facendo sì che l'occhiataccia si spostasse su di me. "Eravamo in svantaggio sia numerico che di mezzi. Ho dovuto mandare loro quei messaggi..."

 "Cosa?! Li hai chiamati tu?!"

 "Penelope ci aveva accennato ieri a qualcosa per cui sarebbe potuto servire il nostro aiuto e che aveva a che fare con te, Sadie" replicò Annabeth. "L'unica idea sensata di questa faccenda. Abbiamo passato tutta la serata a preoccuparci, ed eravamo pronti a scattare al minimo preavviso con il portale al Nomo"

 Se gli sguardi avessero potuto uccidere, quello di Sadie avrebbe probabilmente fatto una strage.

 "Era solo una misura di sicurezza, Sadie" mormorai. "Non avrei fatto partire quei messaggi se tutto fosse filato liscio"

 Sadie sbuffò, ignorandomi e rivolgendosi a Carter. "E adesso? Cosa vuoi fare, chiudermi in casa fino alla fine dell'anno scolastico?"

 "A quello hai già provveduto tu, è più di un mese che non metti il naso fuori da camera tua!"

 "Ah, perdonami se dopo aver scoperto che il mio ragazzo ha una figlia segreta ho avuto bisogno di tempo per riprendermi!"

 "L'abbiamo notato tutti, grazie mille! Non ti abbiamo ancora vista alle riunioni in cui decidevamo come procedere, ho cercato di fartene più partecipe ma erano troppo noiosi per le tue sublimi orecchie, l' unica volta che hai partecipato o interagito minimamente con uno di noi è stato per concentrarti su Walt in una battaglia, e adesso salta fuori che te ne sei andata da sola a rischiare di farti ammazzare senza sentire l'opinione di nessun altro? Cosa dovrei pensare?"

 "Niente, tanto mi hai già giudicata, risparmiati di elaborarci ulteriormente su e tornatene alla tua preziosa strategia -"

 "Ragazzi, credo che sia ora di tornare al Campo" disse Annabeth a me e Percy, in un tono che non ammetteva repliche. Era così ovvio che volesse evitare ai Kane l'imbarazzo di litigare in pubblico, che nemmeno ce ne furono.

 Tornammo alla chetichella nei confini, con i due fratelli che ancora si scannavano alle nostre spalle.

 "Tutto quello che è stato detto a Sadie vale anche per te" mi ammonì Annabeth. "Si può sapere come vi è venuta questa idea?"

 "Colpa mia" spiegai. "Volevo un modo per tirar fuori Sadie da quella sua depressione, e cercare antichi manufatti nelle tombe era al contempo un modo di renderci utili e di fare un bel gestaccio metaforico al suo ragazzo. Ma quelli di Setne non  l'hanno resa proprio la passeggiata cui pensavo"

 "Capisco" annui Percy -avevo fatto bene a puntare tutto sulla preoccupazione per un'amica- "È naturale, hai passato molte cose insieme a lei. Ma purtroppo certe cose non le puoi aggiustare da sola, per quanto tu lo voglia"

 Sospirai. "Hai ragione. Ora, c'è in serbo qualche strigliata da Chirone o ...?"

 Saltò fuori che sì, c'era. Ammetto di non ricordare una parola di quello che ha detto il centauro: ero troppo occupata a gongolare su come il mio piano fosse andato in porto.

 Il giorno prima avevo avuto una breve conversazione con Percy e Annabeth riguardo alle mie preoccupazioni per Sadie (sicuro, io non li conoscevo bene, ma sembravano due persone a cui chiedere consiglio riguardo agli amici nei guai) e accennando alla possibilità di un colpo di testa... non ero stata precisa, ma abbastanza da prepararli ad accorrere per un'emergenza nel caso la ragazzina avventata si fosse effettivamente messa nei guai. Una volta conclusa quella conversazione, avevo preparato sul mio cellulare le bozze di messaggi di aiuto diretti ai loro numeri, pronti per essere solo inviati quando l'esercito di Setne avesse iniziato a fare sul serio. Non avevo detto nulla a Carter, ma sospettavo che sarebbe stato avvertito, se non altro perché era l'unico a poter far funzionare i portali egizi. E il fratello protettivo sarebbe tornato molto comodo.

Sadie sarebbe stata salvata in tempo, ma tutti sarebbero stati troppo arrabbiati e preoccupati per lasciarla senza supervisione a correre di nuovo quei rischi. Era salva, e non sarebbe più stata in pericolo. Naturalmente il mio piano dipendeva molto dal fatto che l'esercito di Setne non mi avesse notata mentre mandavo i messaggi, ma tra il caos di sabbia, coccodrilli e controincantesimi dubitavo che l'avessero fatto. E poi ero stata attentissima apposta.

 Ma se qualcuno ci avesse fatto caso ... supposi che comunque stessero le cose, in quel momento ci fosse in corso una riunione, per decidere come gestire il fallimento e cosa fare dopo. E come scannarmi, nell'eventualità. Decisi che non ci sarei andata: era troppo pericoloso, e potevo contare sulla scusa di Chirone che mi faceva la paternale. Sarei invece andata alla Piramide Arena: se Chad, di ritorno, non mi avesse trovata al Campo, avrebbe subito capito dove andare.

 Così fu: non appena Chirone mi lasciò 'libera' (per il momento, poi avrei dovuto pulire le stalle per una settimana) filai verso il bosco, liquidando quella ragazza, Maisie, con la scusa che volevo rilassarmi con un allenamento in solitario, e sparii col viaggio nell'ombra non appena non ci fu nessuno in vista. Trovai lì Becky, intenta a giocare con dei mattoncini Lego, ma che si voltò di scatto a guardarmi non appena arrivai.

 "Ah. Sei tu" sembrava davvero delusa.

 "Eh già, Chad è in riunione. Ma tu cosa ci facevi al fiume?"

 "C'era un servo del fantasma nella ghiacciaia, ce l'aveva chiuso Chad"

 Eh? Chi? Sisifo, era l'unico che non avessi visto all'attacco. Ma perché? Provai a chiederlo a Becky.

 "Non lo so" rispose secca lei, prima di tornare a concentrarsi sui suoi giochi.

 E io ero nella merda. Perché Chad aveva fatto qualcosa di così idiota come chiudere un tizio che già lo sospettava nella cella frigorifera? Cosa stava succedendo in quella riunione? Chad sarebbe tornato? E se fosse stato nei guai? Se gli fosse successo qualcosa? Cosa dovevo fare? Avrei avuto qualche possibilità di aiutarlo, se fossi andata al covo di Setne? O mi sarei fatta ammazzare inutilmente? Dannazione, cosa facevo a quel punto? Avrei dovuto saperne di più da Becky.

 "E perché questo ti ha detto di venire da noi?"

 "Quello era un empio! Meritava di morire!"

 La fissai stralunata per qualche istante. Okay ... le cose erano semplicemente molto peggiori di quanto avessi immaginato.

 "E Chad ti ha trovata?"

 "Sì, mi ha detto lui di attaccare quelli del fantasma per distrarli e far scappare la strega " mi lanciò un'occhiataccia, mettendo bene in chiaro di non essere affatto contenta di quell'ultimo risvolto. Annuii.

 "Bel lavoro in quello. Però quel tizio morto è un bel casino. Non ho idea di che cosa stia succedendo a Chad, adesso, non pos-"

 A quanto pareva, avevo scoperto il trucco per ottenere l'attenzione di Becky: alla sola menzione del fatto che Chad potesse essere nei guai, la piccola dea scattò subito in piedi, rivolgendomi uno sguardo di pura preoccupazione.

 "Lui mi ha detto di fare finta di attaccare" mi informò. "Avrebbe detto che ero stata io a uccidere quel brutto vecchio. Lui avrebbe fatto finta di proteggere gli altri da me, ed è andato tutto benissimo"

 Suonava piuttosto come se Becky stesse cercando di convincere sé stessa, ma preferii non farglielo notare. Piuttosto, mi ritrovai a riflettere su come la dea sembrasse molto disinvolta nell'uccidere, e in particolare i morti tornati in vita. Aveva senso, essendo lei una divinità degli Inferi, e considerando che Setne aveva altri ritornati a disposizione... certo, molti di loro servivano a fare forza numerica, ma Achille restava una brutta bestia in combattimento... e non avrebbe avuto ancora più senso se lei avesse continuato l'opera?

 Le ombre si addensarono sotto un po’ dei canestri, e il Chad completamente illeso che ne saltò fuori mi riscosse dai miei pensieri.

 "Ciao!!" lo salutò una Becky molto contenta.

 Io mi limitai ad annuire, anche se credo di aver sorriso. "Oh, sei ancora intero"

"Sei stata grandiosa, Becky. E tu non hai ancora bisogno di andare dall'oculista. Hai avuto problemi?"

 "Solo una ramanzina di Chirone. Il peggio l'ha avuto Sadie, possiamo stare tranquilli che suo fratello le avrà messo come minimo un microchip"

 Chad annuì. "Almeno su quel fronte, allora, tutto bene. Adesso vi consiglio di mettervi sedute, perché ho alcune notizie bomba"

 Becky obbedì subito, io rimasi dov’ero, sollevando un sopracciglio.

 "Gaia è scomparsa, e si è portata con sè Anubi"

 "Cosa?!" Becky saltò subito in piedi.

 "In che senso?" chiesi io, praticamente boccheggiando per lo shock.

 "Nel senso che nessuno dei due si trova più alla villa. Setne ha messo molto bene in chiaro che Anubi non avrebbe potuto uscire senza il permesso spontaneo di Gaia, visto che lei ha il suo nome segreto. Per qualche motivo, alla seguace più leale di Setne è venuto in mente di disobbedirgli nel modo più clamoroso possibile"

 "Nessun'idea sul perché l'abbia fatto? O dove siano ora?"

 "Nessuna delle due cose. Sono spariti, e questa è l'unica certezza dell'esercito di Setne"

 "E questo che conseguenze ha per noi?" naturalmente avevo qualche idea mia, ma volevo dare anche a lui l’opportunità di parlare.

"Dipende da un sacco di cose" replicò Chad. "Anzitutto, se Gaia era una spia degli dei per tutto questo tempo. In tal caso, Chirone probabilmente sapeva del nostro doppio gioco fin dall'inizio, e ci ha lasciati continuare perché... non lo so perché"

 "Ma adesso sa che c'è anche qualcos’altro in ballo con noi, perché sa della spia e che noi siamo i sospettati" continuai io.

"Magari aspetta di capire proprio per chi stiamo lavorando? Comunque, questa è solo una delle ipotesi. Gaia potrebbe stare lavorando per una ... quarta fazione?"

 "E chi? E poi per carità, abbiamo già abbastanza grane così come stanno le cose. Piuttosto, potrebbe essere un tentativo di riportare Anubi da Becky? Si era dimostrata piuttosto interessata a questo ...."

 "E allora rivedo papà?"

 Ehm, forse non avrei dovuto dirlo con Becky lì presente: sembrava davvero entusiasta della prospettiva. Oh, merda ... finora avevamo evitato di dirle che suo padre proprio non ne voleva sapere di tornare da lei, ma non avremmo potuto evitare di rivelarglielo ancora per molto. Come l'avrebbe presa?

 Domanda stupida, ci avrebbe sofferto tantissimo, ma questo l'avrebbe dissuasa dall'aiutarci? Se la sarebbe presa con noi perché non gliel'avevamo detto prima? Purtroppo, non potevamo permetterci di pensare solo al benessere emotivo di quella bambina.

 "Non lo so" rispose Chad. "Vedi, Becky ...quando abbiamo parlato con lui, il tuo papà sembrava più interessato a tornare da Sadie che da te. Non sappiamo se ..."

"È perché lei gli ha fatto un incantesimo!" ribatté subito Becky. "È tutta colpa della brutta strega. Papà in realtà mi vuole bene"

 Okay, forse l'approccio diretto non era stato l'idea migliore.

 "Forse" concesse Chad in tono molto poco convinto. "Non credo che Sadie gli abbia fatto un incantesimo, non è tipa da fare una cosa del genere, ma forse lui ci ha mentito. Credeva che fossimo nemici, del resto, magari aveva paura che ti avremmo fatto del male se avessimo scoperto che ti voleva ancora bene. Ma non possiamo esserne certi. Becky, per quanto sia qualcosa che una persona come te non dovrebbe mai sopportare, preparati alla possibilità che tuo padre non voglia riprenderti con sé quando tutta questa storia sarà finita"

 Becky era completamente ammutolita. Uhm, Chad era sicuro che l'onestà fosse stata la politica migliore?

 "Ma non è sicuro, no?" mormorò lei alla fine, la voce che tremava. “Basterà dirgli che voi non siete davvero nemici, così vi dirà la verità! E lui mi vuole bene, lui e la mamma me lo dicevano sempre”

"Ah … non lo so. Non possiamo davvero saperlo. Ma comunque andranno le cose voglio che tu sappia che qui sarai sempre la benvenuta" rispose Chad, poggiandole una mano sulla spalla.

“Non ce n’è bisogno. Lui lascerà la strega e tornerà con me. Ritroveremo anche la mamma”

 Se questo non era un fiasco, null’altro al mondo poteva essere definito tale. Meglio cambiare argomento, prima di alienarci del tutto la piccola …

Mi schiarii la voce. "Per saperlo, dovremmo arrivare prima alla fine di questa storia. Setne ha già deciso cosa fare in proposito?"

 "No, vuole prima capire dove si sia cacciata Gaia e perché se ne sia andata. È probabile che cercheranno di rintracciare Becky, avevano ventilato la stessa ipotesi che hai proposto tu"

 "Ecco, a proposito di Becky" la piccola dea mi guardò storto, davvero non era una mia fan "Avrei un'idea su un lavoro da farti fare"

 La bambina si illuminò in viso. "Cosa posso fare? Cosa?"

 Chad invece mi guardò un po' sospettoso. Ehi, bastava che non iniziasse a diventare iperprotettivo!

 "Allora, tu sai che Setne ha altri morti tornati in vita al suo servizio, vero?"

 Lei annuì vigorosamente. "Certo! Achille, Samuel Johnson, Michaela Davis, Jessica Syres, Jacques Lorraine, Theodore Bloom, Deborah Fay e Kurt Cobain"

 "Cosa?!" io e Chad ci ritrovammo a esclamare nello stesso momento. Kurt Cobain? No, anche se non avevamo incontrato tutti i ritornati di Setne, eravamo ragionevolmente certi che il famoso cantante non fosse nel novero.

 “Ho visto la sua faccia in uno di quei negozi di piatti di vetro, e poi ho visto lui. Camminava come se fosse normale, ma ho percepito chiaramente che era morto”

 “Quindi non sei rimasta solo nelle rovine egizie? Hai fatto delle esplorazioni?” le chiese Chad.

 Lei annuì vigorosamente. “Sì, i Nomi sembrano essersi sparpagliati dappertutto e un sacco di reperti delle tombe sono stati portati via e messi dietro a teche in edifici strani” era chiaramente indispettita da quell’ultimo particolare. “Quel morto che dite voi l’ho visto nella città che chiamate Boston, se volete andare a cercarlo”

 Io e Chad ci scambiammo un’occhiata, e decidemmo tacitamente che, non appena fosse finito tutto quel casino, avremmo indagato su quella faccenda di Kurt.

 “Lascia perdere quell’ultimo che hai detto, ma sì, gli altri sono tutti dalla parte di Setne. Ora, il suo esercito non potrebbe pensare strano che tu interrompa la tua impresa per riportare la giustizia infernale solo dopo una persona?”

 Becky mi guardò confusa per un istante, Chad ci arrivò per primo. “Vuoi che continui a dare la caccia ai ritornati?”

 “Ha tutto il potere per farlo” feci notare. “Tecnicamente, sarebbe più un ristabilire l’equilibrio che dei veri e propri omicidi. Sono quasi tutti mortali qualsiasi, l’unico che potrebbe effettivamente darle problemi è Achille, ma anche lui difficilmente potrebbe competere con una dea”

 “Questo è vero” confermò Chad. “Becky, quel tizio greco può morire solo se gli colpisci il tallone destro. Ma tu vuoi partecipare o …”

 “Sì! Sì! Finalmente faccio qualcosa!” esclamò lei entusiasta.

Chad mi lanciò un’occhiata. “Stavo per chiedere se avesse remore all’idea di uccidere”

 “Ecco la risposta” replicai: Becky aveva iniziato una sorta di balletto felice con Coriolanus. “Comunque, suppongo che nessuno abbia fatto storie su di me?”

 “Non sei neanche stata presa in considerazione, erano tutti troppo occupati a capire cosa fosse successo a Gaia. Non hanno questionato neanche me, ed ero più sospetto vista la morte di qualcuno che mi aveva accusato”

 “Quando comincio?” intervenne Becky.

 “Quando vuoi. Ti avvertiremo noi se l’esercito di Setne dovesse preparare una controffensiva per te” promise Chad. “Adesso ci conviene tornarcene al Campo. Magari le notizie su Gaia le hanno loro”

 “E magari ci accoglieranno a spade sguainate proprio per quello. Stai attenta, Becky. E grazie davvero per il tuo aiuto”

 “Ciao!” la piccola ci salutò agitando la mano, come se non stesse meditando di uscire a fare una strage. Pensai che non mi sarei mai davvero sentita a mio agio con quella bambina nei paraggi.

 Nessuno ci accolse a spade sguainate, quando arrivammo; anzi, il Campo era nella calma più totale. Percy e Annabeth dovevano aver raccontato in giro della piccola escursione mia e di Sadie, perché ricevetti varie occhiate di disapprovazione dai campeggiatori più grandi.

 Il pomeriggio passò tra vari allenamenti insieme al resto della capanna undici, più o meno noiosi. C’era una costante sensazione di calma prima della tempesta, e ci rese nervosi per tutto il resto delle attività; come relativamente magra consolazione, saltò fuori che avevamo ragione. Carter, Ziah e Sadie si presentarono nel bel mezzo della cena, quest’ultima in mezzo agli altri due come una sorvegliata speciale che lanciava occhiate torve a destra e manca. Chirone si fece subito incontro a loro.

 “Saremmo felicissimi di questa visita, se il tempo e l’ora non ci suggerissero che sia successo qualcosa di grave” ammise. “Ci sono stati ulteriori problemi …?”

 “Non so quanto ‘problemi’ possano essere definiti” replicò Carter. “Ma abbiamo ricevuto un messaggio da Walt”

 Il silenzio piombò per tutta la mensa. Io e Chad drizzammo le orecchie. Ah, ora le cose iniziavano a farsi interessanti. Come aveva fatto Walt a contattare l’ex fidanzata? Perché Gaia gliel’aveva permesso?

 “L’ospite di Anubi è riuscito a contattarvi?” ripeté Chirone. “Qualunque cosa abbia detto,  la domanda è se sia stata una scelta autonoma o gliel’abbia ordinato quella ragazza”

 “Esattamente. Il messaggio è stato portato da uno sciacallo a Sadie –“

 “So parlare da me, grazie tante” lo interruppe la ragazza appena menzionata. “Mi ha fatto piombare in stanza questo stupido sciacallo, con un cavolo di foglietto scarabocchiato alla meno peggio, e le istruzioni per incontrarci all’Obelisco di Washington. Diceva che ero il mezzo per liberarlo”

 “Suona molto come una trappola” osservò Annabeth.

 “Lo so! E infatti stavo per mandarlo a quel paese, ma qualcuno, qui, si fa venire dei dubbi”

 “Esiste la possibilità che Walt sia riuscito a mandare quel messaggio per davvero” puntualizzò Carter. “Se così fosse, rischieremmo di buttar via una possibilità d’oro di recuperare Walt”

 “E chi lo vuole …” borbottò Sadie.

 “Purtroppo è strategicamente utile. Dai, una volta finita questa faccenda te lo lascerò trasformare in quello che vuoi”

 Probabilmente Carter voleva mostrarsi solidale verso la sorellina, peccato che lo disse davanti a diverse tavolate di persone che, con grande empatia, si misero prontamente a ridacchiare. Sadie arrossì fino ai capelli e borbottò qualcosa che dubitavo sarebbe stato adatto far sentire ai mezzosangue più giovani.

 Chirone si schiarì la voce, riportando l’attenzione di tutti sul problema principale. “E il fatto che sia un’occasione così ghiotta non fa che aumentare i sospetti che sia una trappola. Personalmente, non vi consiglio di andare. Si tratta di un dio solo, del resto”

 “Ma anche uno in più potrebbe fare la differenza, in questo frangente” obiettò Ziah. “Senza contare lo schiaffo morale per l’esercito di Setne”

 “La soluzione migliore sarebbe mandare un gruppo nutrito” ragionò Annabeth. “Il messaggio è stato recapitato alla sola Sadie, che di recente si è fatta notare per aver agito in autonomia: evidentemente speravano che ricadesse in tentazione e andasse senza scorta. Se una scorta l’avesse, potrebbe cogliere di sorpresa gli autori di un’eventuale trappola”

 “Oh, grandioso, mi becco i babysitter adesso. Coraggio, qualcuno si offre volontario?”

 Chad alzò subito la mano. “Ho ragione di credere che i miei poteri saranno utili” annunciò in tono sicuro. “Ho controllo sulla magia della morte, la stessa di Anubi. Potrei essere in grado di controbattere a un suo attacco”

Idea ragionevole, i poteri di Moros come potevano –

“Allora mi offro anch’io”

 Questa era una svolta inaspettata. Quella ragazza che cercava di importunarmi con il suo buonismo da lì a qualche giorno, mi pareva si chiamasse Marcie o Maisie, non si era mai distinta né sul campo di battaglia né in qualsiasi altro ambito: basti dire che avevamo condiviso per svariati mesi una capanna con lei senza praticamente accorgercene. Ma negli ultimi giorni, questa ragazza pareva aver fatto di tutto per assumere un ruolo più importante nella vita sociale del Campo; chissà che motivi aveva.

 “Io ho poteri analoghi. Chad da solo forse non ce la farebbe a tenere testa a un dio, ma se fossimo in due con lo stesso tipo di poteri, avremmo molte più probabilità”

 Chad non parve affatto entusiasta all’insinuazione di non essere abbastanza per qualcosa, ma dovette ammettere la ragionevolezza del voler prendersi garanzie e mugugnò un assenso. La ragazza … era figlia di Macaria, se non ricordavo male. E qualcuno che avrebbe potuto causare un sacco di problemi: noi avremmo dovuto avvertire l’esercito di Setne di quello che avevamo sentito, loro sarebbero partiti in una contro-spedizione … e già assicurarsi che la sola Sadie rimanesse in vita senza che le nostre lealtà fossero messe in discussione si era rivelata un’impresa, figuriamoci badare anche a un’altra persona. Senza contare che forse un’esterna non sarebbe stata spinta dall’amicizia ad accettare scuse per eventuali comportamenti sospetti.

 Dovevo inventare una scusa per aggregarmi e dare manforte a Chad nel caso Maisie ci desse grane, e magari approfittarne per dare qualche bel colpo al morale di Gaia …

“Meglio di no” disse Chirone, non appena ebbi sollevato la mano. “Penelope, capisco che tu voglia aiutare la tua amica, ma sei già andata contro l’interesse di tutti per farlo. Non credo sia saggio che tu sia tanto coinvolta”

 “Ma potrei …”

“Di sicuro i tuoi poteri sarebbero utili” tagliò corto lui. “Sono le tue scelte recenti che mettono dubbio su di te. Non vogliamo impedirti di stare vicina alla tua amica, ma dovresti rivedere le tue priorità e le tue strategie, prima di essere più di danno che di aiuto”

 Wow, quella era una strigliata coi controfiocchi. Feci del mio meglio per sembrare umiliata e imbarazzata, in realtà ero semmai preoccupata. Questa mancanza di fiducia nascondeva per caso qualcos’altro? Per esempio, un sospetto sul nostro ruolo di spie? Magari pensavano di ottenere più risultati prendendoci da separati? O forse sospettavano solo me, e Chad era ‘pulito’? Sarebbe stato già più tollerabile, ma noi ci saremmo nuovamente trovati divisi, senza alcun piano generale e con pochissime possibilità di comunicare tra noi in caso di emergenze. Accidenti alla saggezza del centauro!

 I fortunati prescelti stavano già seguendo Chirone nella Casa Grande, per decidere i dettagli dell’Impresa Recupero Walt. Almeno Chad me li avrebbe detti dopo … anzi no, li avrebbe detti a tutto l’esercito di Setne. Sospirai, al pensiero di un’altra notte di complotti dopo una giornata del genere.

 E il giorno dopo sarei probabilmente dovuta stare attenta a tutto quello che Chad mi avrebbe riferito della faccenda, per usare anche il minimo dettaglio che potesse peggiorare la situazione di Gaia … dei, di recente, tutti i miei desideri stavano iniziando ad ammontare a quello che tutta la dannata faccenda finisse.

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

capitolo davvero breve e di passaggio, ma non preoccupatevi, non durerà. Piuttosto, cosa ne pensate delle interazioni che Becky ha con Chad e Penelope? Ho voluto differenziare un po’ il modo in cui i due ragazzi si rapportano a lei …

E ora, il piccolo spoiler per il prossimo capitolo: molte persone impareranno che davano troppo credito a qualcuno.

 

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Capitolo 15
*** Ribelli senza causa: una fregatura pazzesca ***


                                       CHAD

RIBELLI  SENZA  CAUSA:  UNA  FREGATURA  PAZZESCA

 

 

 

 

 

Ve lo ricorderete il piano concertato con Chirone, no? Lui ne discusse solo con me, Maisie e Sadie, ma in seguito, con tutte le cose che andarono storte, tutto il Campo volle saperne i dettagli in modo da lamentarsi con più accuratezza e biasimare le persone giuste.

 Quello che non sapete sono le contromosse dell’esercito di Setne così come originariamente pianificate, e saranno quelle che procederò a illustrarvi.

 Il nostro arrivo sorprese un po’ tutti, quella sera: non erano in programma riunioni, si erano già tenute al mattino, dopo il fiasco di Tombos. Regina si spaventò anche, pensando che fossimo stati scoperti e fossimo scappati lì come misura di emergenza.

“Molto più liete nuove, per fortuna” chiarii, non appena si fu un minimo tranquillizzata. “Sappiamo dov’è Gaia”

 Cacofonia di richieste e domande in risposta.

 “O almeno, sappiamo dove sia Anubi” si sentì in dovere di puntualizzare la mia socia. “Questo pomeriggio, ha contattato Sadie”

 Riferimmo brevemente le circostanze verificatesi a cena, con Setne che diventava sempre più immusonito a ogni parola pronunciata.

 “Non capisco” chiosò alla fine. “Da come è arrivato quel messaggio, sembra che Anubi l’abbia inviato di nascosto, ma questo implicherebbe che Gaia abbia ancora controllo su di lui, e nessuna intenzione di ricongiungerlo alla sua fazione”

 “Avrebbe ancora senso” gli fece notare Hazelle. “Potrebbe volerlo ricongiungere alla sola Kebechet. Anzi, magari spera di convincere anche lei a passare dalla nostra parte”

 “Avrebbe comunque dovuto dirlo a noi! Quali che fossero le sue intenzioni, quella ragazza ha fatto una pessima mossa”

 “Gaia è una persona gentile e compassionevole” ribatté Dakao, spingendosi pure a lanciargli un’occhiataccia. “Semmai, sarà Anubi ad approfittarsene. Anzi, sicuramente. Non vi siete resi conto che la trappola non è per Sadie, è per Gaia? Le avrà detto di voler tornare a tutti i costi dalla figlia, le avrà prospettato di riunire la famigliola sotto il nostro controllo … lei è sempre stata convinta che le famiglie dovessero restare unite nelle avversità … e intanto ha mandato quel messaggio al Nomo, in modo che arrivi una spedizione a liberarlo dal controllo e, perché no, anche catturare Gaia e costringerla a rivoltare il potere del libro contro di noi! La nostra non deve essere una missione punitiva, deve salvarla!”

 “Ragazzo, calmati, per cortesia” intervenne Setne. “Capisco che quando c’è una bella bambolina di mezzo non vorresti pensare nulla di male di lei. Ci sono passato anch’io. Ma purtroppo un bel faccino non corrisponde sempre a onestà e affidabilità, più spesso il contrario. Non nego che tu abbia ragione, che la nostra Gaia stia correndo un grosso rischio … dico solo che le apparenze non depongono molto a suo favore”

 Dakao fece per protestare, ma Setne lo interruppe subito. “Non è una condanna a priori. Non faremo una missione né per punire né per salvare: dovrete solo riportare entrambi qui. Il resto si vedrà. Ora, iniziamo a fare un po’ di cara vecchia strategia, vi garba?”

 “Dovremo considerare anche la presenza dell’esterna” rifletté Luciano. “Se Chad e Sadie fossero partiti da soli, o con Penelope, questa sarebbe stata l’occasione perfetta per ucciderla. Ma con quella Maisie, Chad dovrà restare nella parte del loro alleato per tutto il tempo, e questo, a seconda di chi sopravvive, potrebbe darci dei problemi”

“Ah, sì. Il problema vero, però, è che siamo ignoranti come delle capre. Ho sentito Gaia formulare l’incantesimo per impedire ad Anubi di comunicare con Sadie, ma non posso sapere se abbia praticato un controincantesimo. Se non l’ha fatto, non ho idea di che cosa possa inventarsi il dio per parlare con la sua ex, ma probabilmente sarà qualcosa di molto contorto”

 “Però la strategia del Campo non lo è” notai. “Anche loro avevano troppe poche informazioni. A parte andare lì con i travestimenti dei figli di Ecate e fingere l’uno di essere qualcun altro, non hanno pensato a molto a parte osservare quello che sarebbe successo”

 “A questo proposito, Chad, vedi di indossare qualcosa di distintivo, così potremo riconoscerti; poi provvederai a dirci chi delle altre due è chi”

 “Avrò un berretto dei Lakers. Me l’ha prestato Carter, l’idea è di fingermi lui così che i poteri della morte colgano di sorpresa eventuali avversari”

 “Non male …” mormorò Luciano.

 “Ma noi intanto che cosa faremo?” Regina tornò al discorso principale.

 “Vi dividerete in gruppi. Calvin e Regina porteranno l’incantesimo di invisibilità e seguiranno Chad e le due ragazze, in modo da comunicare la loro posizione agli altri e aiutare in caso di bisogno. Tutti gli altri cercheranno di rintracciare Gaia o Anubi, o eventuali segni lasciati da loro, prima di Sadie Kane. Le uniche eccezioni sono Dakao e Penelope”

 “Cosa?!” “Perché?!” riuscii a malapena a distinguere le due urla, parlarono con una precisione impressionante nello stesso momento.

 “Dakao, tu sei troppo personalmente coinvolto. Non dico che gli altri presenti non siano legati a Gaia, ma tu presumi troppo la sua innocenza. Difficile non farlo, data la tua posizione, ma questo ti rende poco obiettivo. Preferirei che tu rimanessi qui, piuttosto che rischiare di compromettere il successo della missione. Nulla di personale, voglio solo garantire il bene di tutti”

 Dakao aprì la bocca, fece in tempo a mormorare un ‘ma …’, e poi la richiuse, abbassando il capo in un cenno di assenso.

“Quanto a Penelope, mi è parso di aver capito che i tuoi viaggi nell’ombra non funzionano troppo bene a causa di Becky. Non vorrei che tu restassi bloccata in una situazione scomoda. Non ti ritengo un incapace, mi preoccupo solo per la tua sicurezza”

Penelope grugnì un assenso.

 “Sono lieto di vedere che siete abbastanza maturi da capire le mie motivazioni. Ora, qui” allungò una serie di amuleti a forma di orecchie stilizzate. “Avete i vostri mezzi di comunicazione. Assolutamente impossibili da intercettare, e non renderanno nota la vostra posizione a nessuno di indesiderato. Orario e luogo del vostro arrivo?”

 “Nel primo pomeriggio. Il parcheggio sarà quello dei turisti, arriveremo con i soliti furgoni delle fragole”

 “Siete discreti come un trapano nelle orecchie. Ma se non hanno ancora imparato che il furgone è riconoscibile, buon per noi. Aspettati di trovare i ragazzi al parcheggio, anche se non li vedrai. E da ora in avanti, siamo nelle mani del Fato! Penelope non metterci nessun input, per favore”

 La mia collega alzò gli occhi al cielo a quella battuta, ma non disse niente, limitandosi a un cenno di commiato prima di sparire. Io la seguii subito dopo. Nell’immediatezza, preferivo che il mio Fato fosse una buona dormita.

 

Il viaggio fu un incubo.

 Mi dispiace, Sadie, non so se qualcuno te l’abbia già detto, ma … quando sei di pessimo umore sei tremenda. E non te la dico come cosa di cui andare fieri.

 Anzitutto, sembrava ammesso solo il silenzio tombale: se cercavamo di parlare con te grugnivi, tagliavi corto o ci intimavi di farci gli affari nostri. Se io e Maisie tentavamo di alleggerire l’atmosfera chiacchierando tra noi, ci riempivi di occhiatacce, perché davamo fastidio alle tue riflessioni. Io avevo questa fortissima sensazione … come se a un funerale fossi stato beccato a fare battutacce sul morto. Non posso parlare per Maisie, ma dalla faccia, sembrava un cucciolo preso a calci. L’unica cosa che mi tirò vagamente su fu vedere Argo che ogni tanto ti guardava di sottecchi, e poi alzava gli occhi al cielo.

 A farmi compagnia in questo ameno viaggio ci furono i miei pensieri, ovvero: sarà una trappola per una qualsiasi delle due ragazze? Come facciamo a tenere sia Sadie che Maisie in vita? Se Anubi sta davvero pensando di far catturare Gaia, posso approfittarne in qualche modo per causare la morte ‘accidentale’ della ragazza? Quanti rischi ci sono di farmi beccare e compromettere tutto il lavoro fatto finora?

Cosette allegre, insomma. Quasi benedissi il momento in cui il furgone si fermò, pur sapendo perfettamente che voleva dire solo che si sarebbe arrivati all’azione vera e propria. Almeno la quiete estenuante era finita.

 Sadie scese per ultima dal furgone, si guardò intorno e commento “E allora? Siamo al monumento. Cosa si aspettava che facessimo ora?”

 “Siamo nel parcheggio” notò Maisie. “Forse dovremmo andare all’obelisco vero e proprio”

 Sadie sbuffò e iniziò a marciare verso l’uscita, senza un’altra parola. Maisie la guardò allontanarsi.

“Ma non esiste un modo di tirarla su di morale?”

“Temo di no, tranne uccidere brutalmente il suo ex. E ci serve vivo, quindi suggerisco di tenerla molto sotto controllo”

 Chissà dov’erano Regina e Calvin? Probabilmente ci erano già alle calcagna, ma non potevo fare a meno di buttarmi un’occhiata alle spalle di tanto in tanto, neanche volessi trovare il punto esatto occupato da loro.

Intanto, davanti all’obelisco era il caos, una fila paurosa di turisti che sospettai essere abituale era mischiata a un branco di fotografi che si accalcavano e facevano domande a chissà chi. Evidentemente avevamo scelto proprio il giorno in cui una celebrità era in visita. Sadie si fermò una volta che fu giunta davanti a questo putiferio per entrare, fissando l’edificio come se avesse una faida personale con esso. “Adesso che vogliamo fare? Andare dentro, cercare alla cavolo sperando che ci colga l’illuminazione divina?”

 Un animale uggiolò vicino a noi. Era un grosso pastore tedesco: ci si avvicinò, ci annusò, colpì leggermente Sadie col muso, e poi procedette oltre tutta la fila di persone per procedere all’interno, fermandosi poi a guardarci come ad aspettarsi che lo seguissimo.

 “Ma quello è un cane” obiettò Maisie.

 “A volte gli dei possono possedere o controllare animali simili a quelli sacri a loro. Una volta Horus ha fatto tutta una chiacchierata con mio fratello mentre era sotto forma di piccione. Non funziona bene come con quelli davvero consacrati a loro, ma suppongo che Anubi non sia riuscito a trovare sciacalli nel centro di Washington” sussurrò Sadie.

 “Vietato l’ingresso agli animali!” ci ammonì il bigliettaio con un’occhiataccia.

“No-“

 “Ci scusi!” interruppi subito Sadie. “Andremo subito a recuperarlo!”

“Ve lo riporteranno le guardie” replicò lui secco. “Intanto, siete pregati di allontanarvi da questo posto” “Oh, e ti pareva” brontolò Sadie. Stavo pensando a che scusa inventarci per entrare, possibilmente insieme al cane, quando una voce femminile trillò dal bel mezzo della calca dei giornalisti.

 “Oh! Bella … ecco dov’era. Scusate, quel cane!”

 La proprietaria della voce, e presumibilmente del cane, si fece largo a passo incredibilmente svelto in mezzo alla folla di fotografi, che immediatamente ne seguirono il percorso. Mi ci vollero circa tre secondi per riconoscerla dalle foto che avevo visto sui giornali, e quando lo feci, per poco non mi schizzarono gli occhi fuori dalle orbite: quella era nientemeno che Charlene Mayherne, altrimenti nota come la madre di Penelope.

“Sta’ buona, Bella, non andartene in giro per conto tuo” ammonì con dolcezza il cane.

A giudicare dalla faccia di Sadie, anche lei aveva capito di chi si trattasse, mentre Maisie guardava tra noi cercando di capire a cosa fossero dovute le nostre espressioni. Nessuno reagì tanto quanto il bigliettaio, comunque, che praticamente schizzò in piedi.

 “Signora Mayherne, è davvero un piacere averla qui! Cioè, volevo dire, naturalmente siamo lieti della sua presenza, ma ecco, il cane, in teoria non si potrebbe …”

 “Ho sentito quello che ha detto ai miei dog sitter” rispose lei con un sorriso ammaliante e un cenno amichevole verso di noi. Eh? Aveva sbagliato persone o …?

“Comunque, ho già parlato con il direttore, non si preoccupi. La mia Bella ha un permesso speciale apposta per venire qui, se è necessario glielo mostro …”

 “Non sarà necessario, glielo assicuro. Le auguro una buona visita, sia a lei che al suo cane” rispose l’uomo con un sorriso ebete.

 “La ringrazio infinitamente, è così raro trovare persone così disponibili. Forza, ragazzi, l’equivoco è stato chiarito” Ci fece cenno di andare da lei e dal cane, con la massima disinvoltura. Obbedimmo, facendo il nostro meglio per sembrare le dog sitter di una celebrità. Di nuovo, che stava succedendo?

 Quel piccolo episodio si rivelò una vera miccia per i giornalisti: contai cinque voci diverse che chiedevano alla donna come avesse acquistato il cane.

 “E’ stato un regalo di mio marito” rispose lei. “E’ complicato parlarne, vedete. La scomparsa di mia figlia è stato un dolore atroce per me, e Albert, per quanto meraviglioso, non è riuscito ad alleviarlo. Tuttora, non passa giorno che io non mi distrugga nella preoccupazione, chiedendomi dove abbia sbagliato, se agendo in modo diverso nei confronti di Penelope avrei potuto evitare questo esito. Ho sofferto di una forma di depressione, nei mesi immediati al fatto, al punto che neppure uscivo di casa. La mia famiglia ha pensato di regalarmi il cane proprio in quel periodo: speravano che la presenza di un animale domestico mi avrebbe risollevato il morale. Sebbene abbia adorato il pensiero e sia molto legata alla mia cucciolona, ha avuto un effetto solo parziale …”

 Mi accorsi che la donna ci stava discretamente facendo cenno con la mano di andarcene. In effetti, il cane stava bellamente ignorando tutti quei bei discorsi per infilare un corridoio, e ogni singolo giornalista era troppo concentrato su di lei per far caso a noi. Ne approfittammo, lasciandola a farci da distrazione.

 “Okay, uhm, cos’era tutta quella storia?” commentò Sadie. Sembrava piuttosto turbata, come me, del resto.

 La madre di Penelope, con cui la mia socia non era mai riuscita a entrare in sintonia, che apparentemente non sapeva nulla del lato soprannaturale di sua figlia, ci aveva appena aiutati a oltrepassare la sicurezza del museo? Ed ero sicuro che non ci fosse stato nessun errore: mi era sembrato che la donna mi avesse osservato molto bene, prima di dare inizio alla sua sceneggiata.

Ma perché? Che motivo aveva di farlo? Se non sapeva niente, ne andava di logica che non era nemmeno coinvolta nelle nostre operazioni!

Maisie, evidentemente, aveva una risposta. “Secondo me sa chi siamo” annunciò. “Anche Chad è scomparso più o meno nello stesso periodo di Penelope, del resto. Avrà capito che siamo qui per una qualche impresa, e vuole che mandiamo un messaggio alla figlia. Non avete notato che ci ha segnalato di andar via solo dopo aver detto tutte quelle cose su di lei?”

 “Penelope ha detto che non sapeva niente degli dei” obiettò Sadie.

“Magari aveva preferito tenerlo nascosto alla figlia. Forse sperava che se Penelope non l’avesse saputo, i mostri l’avrebbero ignorata. Spesso succede così”

 Sospirai. Di sicuro avrei avuto una conversazione molto interessante con la mia socia, quando sarei tornato al Campo.

 “Forse” commentò Sadie. Poi sbuffò, guardando il cane. “Comunque, perché ho la sensazione che stiamo procedendo dritti verso una trappola?”  

“Possiamo solo tenerci pronti a un attacco a sorpresa” mormorò Maisie. “Anche se spero davvero che il tuo fidanzato stia solo cercando un modo di farsi portare via da noi”

 Ex fidanzato” la fulminò Sadie. “Sta fresco chiunque si aspetta che io ci torni insieme, io … ma sta’ attento!”

 Era quasi inciampata nello spazzolone che un inserviente in tuta verde lime stava passando per le scale. Il ragazzo mormorò una scusa, Sadie lo ignorò completamente per tornare a inseguire il cane, Maisie gli disse che non c’era problema prima di seguirla a ruota.

Io feci per imitarle quando l’inserviente bisbigliò “Tu fermati un attimo, per favore. Bisognerà discutere con i piani alti di quel cane”

 “Senti, stiamo proprio cercando di recuperarlo …” le parole mi morirono in gola. Il ragazzo delle pulizie era Luciano. “Come cavolo hai fatto a …”

“Prendermi questo rischio? Non farmi notare? Nessuno bada mai agli addetti alle pulizie o ai tecnici. Troverai anche gli altri vestiti così”

“Se riuscirete a far passare inosservato Mortimer con questo trucco, riuscirai a convincermi. Allora, perché volevi parlarmi?”

 “Hazelle è riuscita ad avvicinare Gaia. A quanto pare, la teoria che volesse aiutare un ricongiungimento tra Kebechet e Anubi era corretta: non sapeva nemmeno che Sadie avesse ricevuto quel messaggio, ma ha ammesso di avergli rimosso il divieto di comunicare con chiunque non sia uno di noi, proprio perché potesse contattare sua figlia”

 Sospirai. “Oh, fantastico. Adesso cosa intendete farci? Scusa tanto se ti metto fretta, ma quelle due inizieranno a chiedersi dove sia finito”

 “Per l’appunto. Sospettiamo che Anubi voglia rivelare il suo nome segreto a Sadie: lei è in effetti la persona più vicina al suo cuore, e ricevere un comando di quel genere gli permetterebbe di superare quelli datigli da Gaia e di tornare dalla parte degli dei. Dunque la cosa più importante che devi fare è sbarazzarti di Sadie”

 “Cosa?”

“No, non ti sto dicendo di ucciderla. Solo, impedisci che si incontri con Anubi. Mandala a cercarlo da un’altra parte della città, convincila a tornarsene al furgone, non mi interessa, l’importante è che sia fuori dall’obelisco. Poi penseremo a come occuparci dell’altra ragazza”

 Annuii in fretta e corsi a dietro alle due ragazze, sperando di non aver perso troppo tempo. L’idea filava, avrebbe tolto di torto la persona che, a un tempo, poteva imparare il nome segreto di Anubi, costituiva la minaccia più potente per l’esercito di Setne, e rischiava di morire proprio per questo e per l’effetto che la sua scomparsa avrebbe avuto sul resto dell’esercito. Tutto molto bello, ma come fare a tenercela fuori dai piedi?

Be’, a dire il vero, questa si prospettava come la parte più facile. Non sembrava affatto contenta di essere lì in primo luogo, se ne era lamentata sia quando con Ziah e il fratello aveva interrotto la nostra cena, sia quando avevamo discusso come agire con Chirone … a dispetto della sua utilità, non aveva nessuna voglia di salvare, o prestare una qualsiasi forma di aiuto, al ragazzo che tanto l’aveva fatta soffrire.

 E per quanto fosse una combattente determinata e capace, spesso e volentieri aveva dimostrato di non essere un asso nel mettere il bene comune al di sopra delle sue esigenze anche più trascurabili. Se fossi riuscito a fare leva su questi suoi sentimenti non propriamente eroici, era possibilissimo che sarei riuscito a spedirla a mangiarsi un gelato mentre io e Maisie gestivamo il lavoro sporco.

“Ti vuoi muovere?! Cosa stavi facendo?!” l’oggetto delle mie riflessioni fece capolino dalla rampa di scale per urlarmi contro.

 Affrettai il passo a una vera e propria corsa, urtando chiunque e ricevendo le dovute occhiatacce, e la raggiunsi. “Scusa, un altro che aveva fatto storie per il cane nell’edificio …senti, ma tu sei sicura di stare bene?”

“Sto benissimo, grazie tante” mi fulminò lei.

 “Quello che intendo dire, è che mi sembri davvero stressata. Non hai fatto altro che tormentarti per tutto il viaggio di andata …”

 “Io non mi stavo certo tormentando per quel …”

 “Voglio dire che questa non è la solita Sadie” interruppi. “Ti conosciamo tutti come questa ragazza piena di energia, che non sta mai zitta e non guarda mai in faccia nessuno, pronta a spaccare il mondo se mai gliene venisse voglia. Abbiamo viaggiato con una ragazza scostante e silenziosa, che davvero non sembrava aver nessuna voglia di fare quello che stava facendo. Stai cercando di nasconderlo, ma questa faccenda di Walt ha avuto il suo effetto su di te”

 Sadie abbassò gli occhi a terra, ma sempre con la fronte aggrottata. Centro. “E allora? Cosa te ne frega? Vuoi che faccia finta che vada tutto bene, così voi potete smettere di preoccuparvi?”

“Ti suggerisco di avere meno a che fare con questa faccenda, invece” replicai. “Puoi uscire di qui, tornare al parcheggio, o …”

“Stai dicendo che pensi che io sia troppo debole per gestire la situazione?!” ringhiò lei.

 “E poi c’è bisogno che tutto diano il proprio contributo” osservò Maisie, sopraggiunta a investigare perché ci attardavamo tanto. “Stiamo avendo a che fare con un dio assolutamente imprevedibile, vi ricordo”

 “Certo. Perché io alla fine devo essere sempre quella che si sacrifica per il bene superiore” brontolò Sadie, fulminando l’altra ragazza con lo sguardo. Grazie Maisie: aveva fatto il mio gioco senza saperlo, Sadie odiava che le si dicesse cosa fare.

 “Appunto” rincarai la dose. “Per pensare agli altri, va a finire che non pensi mai a te. Sinceramente, questa è una missione che i poteri miei e di Maisie possono tranquillamente gestire … no, non che tu non ne sia capace. Volevo solo rassicurarti che se tu volessi evitare di prenderti rischi per quell’idiota, o risparmiarti un viaggio a base di scuse lamentose e ipocrite, non avresti niente per cui sentirti in colpa”

 Sadie sembrò effettivamente impressionata dal mio discorsetto, iniziando a riflettere davvero. “Hm. Ma ci sarà ancora Argo ad aspettarci al furgone, e non credo sarà molto contento di vedermi. Non ho idea di cosa possa farmi davvero, ma …”

 “Non è detto che tu debba tornare al furgone” replicai. “Puoi squagliartela e spassartela un po’ come ti pare, per una volta. Solo, tieni il cellulare a portata di mano, credo vorrai essere avvertita in caso di inseguimenti da parte di mostri o dei assassini”

 Sadie sorrise sul serio. “Grazie del pensie …”

Il pastore tedesco uggiolò rumorosamente.

“Oh, eccolo che ti reclama” commentai. “Vuoi dargli un biscotto, così si calma?”

 “Sai cosa ti dico? Per una volta, si arrangi. Io me ne vado!”

 Missione compiuta: Sadie si allontanò con il passo più baldanzoso che le avessi visto da molti mesi a quella parte, tra gli sguardi scandalizzati di molti turisti che proprio non capivano come si potesse abbandonare il proprio cucciolo a quella maniera. Sorrisi a mo’ di scusa a tutti loro e tornai all’inseguimento dell’animale.

“Era proprio necessario?” mi chiese Maisie, tallonandomi. “Lo so che Sadie ha sofferto molto per questa faccenda, ma parlare con Anubi non l’avrebbe aiutata a …”

 “Non credo che la parola ‘discussione civile’ rientri nel vocabolario di Sadie Kane” risposi. “E poi l’hai vista: la situazione le pesa davvero. Non sono un esperto in psicologia, ma credo che in questo momento abbia solo bisogno di prendere le distanze da tutto quel casino”

 “E’ vero” brava e buona Maisie, sempre felice di fare il bene degli altri. “Certo, penso che l’avrei stimata di più se avesse deciso di andare avanti con il piano lo stesso, ma del resto, è passata per questo genere di sacrifici molto più di me. Non sono nessuno per giudicarla, mi dispiace se ho parlato così …”

 “Non c’è problema, ognuno ha il diritto alla propria opinione” la tranquillizzai. Cercai di non far notare quanto fossi soddisfatto: in un colpo solo, ero riuscito ad allontanare Sadie dal pericolo, e ottenendo tutta l’approvazione dell’esercito di Setne. Evviva me, qualcosa di decente ogni tanto riuscivo anche a combinarlo.

Bene, e adesso? Non avevo ricevuto altre direttive oltre a quella di allontanare Sadie, e avevo ancora una persona a cui badare. Iniziai a sentirmi decisamente meno entusiasta. Seguivamo il cane, seguivamo il cane … e adesso?

 Qualcosa mi toccò la spalla e io feci un salto ben poco discreto, guardandomi freneticamente intorno.

 “Hazelle ha parlato con Gaia. Aveva le migliori intenzioni. Stiamo correndo tutti contro a Walt. E’ proprio in cima” bisbigliò Regina, a un tempo velocissima e quasi impercettibile.

 “Chad?” la mia reazione non era certo passata inosservata a Maisie, accidenti.

 “Non preoccuparti” risposi, riprendendo a correre con lei, poi abbassai la voce. “Vedi quel tizio con il maglione verde? L’ho guardato per caso, e fidati, farà davvero una brutta morte”

 Maisie mi sorrise rassicurante, mettendomi a sua volta una mano sulla spalla. Le feci cenno che non era nulla. Bene, ora l’intero esercito di Setne si stava fiondando addosso alla persona che noi stavamo cercando. A ripensarci bene, poco male: sarebbe stato facile, con tutta quella gente, convincere Maisie che non avevamo speranze, e allontanarla con la prospettiva di organizzare una strategia migliore per colpire un altro giorno. Avrei riconfermato la mia fedeltà all’esercito di Setne senza compromettere la mia posizione al Campo.

 Sadie certo sarebbe stata più difficile da convincere, se non altro perché un minimo di responsabilità, con tutto il vanto che si prendeva per il suo essere straordinariamente dotata, l’avrebbe sentita. Ma se ero riuscito una volta a convincerla a lavarsene le mani, ci sarei riuscito anche una seconda.

Notai che continuavamo a incappare in gente che scendeva dalle scale, anche senza essere arrivati. Era come se a un certo punto a tutti fosse venuto il pensiero che non valeva la pena arrivare in cima a quell’edificio allucinante. Buon per noi, di sicuro qualcuno aveva piazzato qualche bell’incantesimo, ma aveva un effetto un po’ inquietante.

 Oh, finalmente! Sentivo la voce di Walt, stava parlando con qualcuno, evidentemente i soldati di Setne l’avevano già raggiunto … ma non si sentivano colpi, o urla, o rumori da battaglia. Era un normale tono da conversazione. Che stava succedendo?

 Maisie aveva accelerato la sua corsa nel sentirlo, la afferrai per una spalla e la trattenni, facendole segno di fare meno rumore possibile. Lei sembrò capire la mia confusione, perché obbedì senza fare domande. Aprimmo la porta che ci stava davanti con la massima circospezione possibile, e ci trovammo davanti, attaccate all’altra porta a origliare, Hazelle, Gaia e … Penelope.

 Oh Stige.

 Non feci nemmeno in tempo ad approfondire esattamente quanto nella merda fossimo, che sentii di nuovo la voce di Walt, e questa volta, riuscii a distinguere la voce del suo interlocutore: si trattava di Becky.

 E io non sapevo definitivamente più che pesci pigliare.

 

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

un capitolo cortissimo che non entusiasma molto nemmeno me, ma farà da prologo ad alcuni capitoli in cui si scateneranno disastri a catena, quindi spero sia sopportabile. Spero anzi che ci sia stato qualche momento interessante o divertente! E ora, passando allo spoiler: nel prossimo capitolo, si scoprirà esattamente cosa ci facessero Penelope e Becky lì.

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Capitolo 16
*** E' il mio turno di chiarire le cose ***


                                        PENELOPE

      E’  IL  MIO  TURNO  DI  CHIARIRE  LE  COSE

 

 

 

 

 

 

 

Era da prima che tutta quella faccenda iniziasse che non mi capitavano più sogni strani.

Visioni di tragedie che non ricordavo, ma che in qualche modo conducevano a delle profezie di sfiga inenarrabile? Sicuro. Ma stranamente, non avevo mai avuto di quei sogni tipici dei mezzosangue che ti rivelano scorci del passato, o cosa stiano facendo nemici e alleati mentre ronfi.

Così, nel preciso momento in cui realizzai che io non ero mai entrata nel luna park in cui mi trovavo e che l’ultima cosa che ricordavo era di essermi addormentata al Campo, fui subito in campana. Non era normale, e se qualcosa non è normale per un mezzosangue, sta per succedere qualcosa di davvero assurdo e probabilmente molto negativo.

Però il luna park sembrava … un normalissimo luna park. Giostrine coi cavalli, bancarelle in cui era possibile cimentarsi col tiro a segno, altre in cui potevi tentare di pescare un peluche, un autoscontro, perfino un ottovolante. E le persone che ci andavano erano comuni esseri umani – non mostri – che sembravano tranquilli e intenti a godersi le giostre – non a correre terrorizzati dall’attacco di qualche abominio.

Stavo giusto iniziando a chiedermi se per caso non fosse un sogno lucido, quando udii il richiamo.

 “Tarocchi! Tarocchi!”

 Dovevo raggiungere il cartomante. Non sapevo perché, sapevo solo che dovevo farlo. E tanti cari saluti al sogno normale. Ci misi abbastanza poco a trovarlo, perché strillava come una sirena dei pompieri e … insomma, il suo abbigliamento.

 Indossava quello che pareva un chitone greco, con sotto un paio di jeans strappati attuali. Sopra il chitone portava un orrendo panciotto simile a quelli settecenteschi, solo di quella che sembrava plastica, e verde acido. In testa aveva un grosso cappello piumato da film sui tre moschettieri, e sul naso un paio di stranissimi occhiali minuscoli e dalla curvatura che non avevo mai visto, su asticelle fluo. Sulla sua sedia notai drappeggiato quello che pareva un lungo mantello nero. Non potei evitare di rimanere imbambolata a fissarlo, chiedendomi perché … solo, perché, e così persi il mio turno per le carte a un gruppo di ragazze più o meno della mia età.

 Non sprecai molto tempo, comunque: la prima ragazza che si sedette cercò di farsi predire il futuro in amore, e il cartomante le disse che avrebbe trovato l’amore della sua vita in un giovane spigliato e ambizioso, forse un giovane cantante o attore, ma a causa della scarsa praticità con quel genere di divinazione, non avrebbe saputo dirle se l’avrebbe incontrato a un concerto noioso (e in tal caso la loro storia si sarebbe evoluta in una vita lunga e felice, piena di risate, con tanti figli e nipoti) o in un rifugio antiatomico (e in tal caso il tutto si sarebbe concluso con un episodio di necrofilia). Al sentire quest’ultima predizione, la ragazza impallidì, si alzò di scatto e se la diede a gambe senza nemmeno pagarlo, con le amiche che le si radunavano attorno come a farle scudo.

 Era il mio turno. Mi sedetti sulla sedia lasciata vuota, ancora senza sapere bene perché lo stessi facendo, anche perché il cartomante stava ancora guardando la ragazza in fuga.

 “Sarà la seconda, naturalmente” commentò. “Almeno, è quello che so io. Queste carte invece sostengono che avrà una vita lunga e felice, il che non fa che dimostrare quanto siano scaduti i metodi di divinazione negli ultimi tempi”

“Viva il dubitare delle proprie capacità …” seriamente, questo tizio mi sembrava Chad se mai avesse fatto il cartomante.

Quello sorrise appena. “Da che pulpito viene la predica. Colpa mia, suppongo, ma al mio contrario, per te quest’incertezza sarebbe giustificata”

Colpa sua? Che cosa …? Poi lo guardai bene in faccia. Bardato com’era in quel modo assurdo, non avevo fatto caso all’aspetto fisico del cartomante: pelle incredibilmente chiara, capelli e occhi neri, lineamenti decisamente familiari. Non fosse stato per la forma degli occhi e delle labbra, avrei potuto dirlo una mia copia al maschile.

 Oh.

Chad, all’epoca del suo incontro con Thanatos, si era chiesto che norme sociali ci fossero da tenere in presenza di un genitore dio che non avevi mai incontrato fino a quel momento; ripeto la domanda, con l’aggiunta del dubbio se esprimere le proprie opinioni a proposito del fatto che il genitore in questione stia facendo il cartomante in un luna park mentre ha addosso un’accozzaglia di vestiti che sembrano pescati da diversi spazi temporali sia saggio o meno.

 In quel momento, decisi che nel dubbio fosse meglio aderire al mio codice di condotta abituale: guardai storto Moros e chiesi a bruciapelo “Perché sono qui?”

“Che cosa intendi per ‘qui’?” fu la sua risposta. “Alla mia bancarella? Nella tua situazione attuale? Su questo pianeta?”

 “Hai una risposta anche per le altre due?” non ero completamente sicura di volerla sentire, ma ormai avevo chiesto.

“La situazione che si sta verificando attualmente richiedeva qualcuno in grado di portare alla rovina qualcuno che tiene letteralmente degli dei in punto” replicò lui. “E la vita dell’incarnazione del libro di Thoth doveva finire per suicidio. Perché il kosmos sia preservato, sarà di nuovo necessario … prima o poi, come dite voi … qualcuno in grado di distruggere l’esistenza anche di chi è più fortunato, forte e intelligente. Infine, per ragioni che sarebbe troppo lungo stare qui a spiegare … di nuovo, prima o poi … deve esserci qualcuno di tanto abile e determinato da trionfare anche su chi può distruggerlo con una parola”

 Ecco, non avrei dovuto chiederlo. Mi sentii un principio di tachicardia, e dovetti sforzarmi per non suonare nemmeno un po’ isterica alla domanda successiva. “Mi stai dicendo che mi hai fatta nascere solo perché serviva qualcuno che facesse tutte queste cose?”

 “Lo dici come se fosse un incredibile affronto” notò Moros. “Non capisco cosa ci sia di diverso in questo dal resto dell’umanità. Tutti gli esseri umani nascono per un motivo ben preciso. Gli altri mezzosangue, perché i miei familiari non hanno il concetto di tenere a bada i propri ormoni, così come anche una certa percentuale di esseri umani completamente normali. Altri nascono perché i loro genitori pensavano fosse un loro dovere sacro o biologico riprodursi. Altri nascono perché i loro genitori volevano una bambola in carne ed ossa da accudire, o al contrario, volevano qualcuno che li accudisse quando sarebbero stati anziani. Altri ancora nascono per indurre qualcuno al matrimonio, o per salvare un matrimonio già contratto. Oppure nascono perché c’è bisogno di qualcuno che erediti una proprietà o delle ricchezze o un’impresa. E’ solo che molti genitori preferiscono non dirlo così direttamente”

Pensai a mia madre, e dovetti riconoscere che probabilmente Moros aveva perfettamente ragione. E allo stesso tempo, iniziavo seriamente a capire perché i genitori non parlassero solitamente in questo modo. Era come sentirsi dire di essere uno strumento, ma secondo questa logica, la cosa andava estesa a livello globale.

“Ma i figli possono anche rifiutare questo destino”

 “No” rispose semplicemente Moros. “Semplicemente, fanno quello che è loro destino fare, non quello che i loro genitori vogliono che sia. Tu – e questa è la differenza – non hai questo privilegio”

 Parlare con mio padre mi dava la vaga sensazione di essere costretta in una gabbia, chissà perché.

 “Grazie tante. Comunque, perché mi hai portata qui?”

“Mi diverte come voi umani cerchiate qualcuno che vi dica il vostro destino, ma lo ascoltiate solo se ciò che dice vi compiace. Passando al tuo discreto tentativo di svicolare, è solo per qualche piccola considerazione” sospirò. “In termini umani, ne hai fatta di strada negli ultimi mesi, sai? E questa strada sta per venire a un termine, in un modo o nell’altro. Volevo solo darti qualche spunto di riflessione. Ora, sperando che questi cosi funzionino …” dispose i tarocchi sul banco e ne pescò uno, il più vicino a me.

 “La Giustizia, capovolta. Abbastanza intuitiva: complicazioni giudiziarie, processi di difficile soluzione, controversie, scontri, accuse false, condanna ingiusta. Le situazioni si evolvono con lentezza e incertezza. Eccesso di razionalità e giudizio, pragmatismo esagerato e, a livello personale, giudizio repressivo sia su sé stessi che con gli altri. Niente male”

 Sono abbastanza sicura di essere sbiancata parecchio, durante quella lettura. Io non sapevo niente di tarocchi, a cosa si riferiva quella carta? A quello che era già successo? A quello che stava per succedere? Al mio carattere? Prima che potessi chiedere spiegazioni, o anche solo andare troppo nel panico, Moros pescò la carta successiva.

 “La Torre, capovolta. Rottura di unioni, delusioni, ferite mortali, crolli emotivi. Sei in una pessima situazione, piena di ostacoli, e non fa differenza che ti lasci andare o lotti contro le avversità, i risultati saranno comunque fuori dalla tua portata. Perderai potere e credibilità, mancherai di aiuti e protezioni. Quasi meglio di prima”

 Io naturalmente stavo scartabellando tutti i possibili significati che quella predizione poteva avere. Lo sapevo già da sola che la mia situazione faceva schifo, erano quei ‘risultati fuori dalla mia portata’ a preoccuparmi. Però quella ‘perdita di potere e credibilità’ … era riferita al Campo Mezzosangue (e in tal caso voleva dire che avrei avuto successo, e Gaia sarebbe morta) o all’esercito di Setne (e allora sarei stata scoperta come spia e tutto il mio lavoro sarebbe finito nel cesso?).

Stavo iniziando a desiderare seriamente di svegliarmi. Ma mancava ancora un’ultima carta.

“Il Carro, diritto. Rappresenta trionfo tramite la determinazione, il raggiungimento di un nuovo livello di consapevolezza, l’unire con successo due opposti”

 Non offrì ulteriori commenti su questa, e volevo ben vedere: era l’unica che mi lasciasse sperare in qualcosa di decente. Unire con successo due opposti … si riferiva al kosmos?

 “Noto che non hai squagliato. Sei la seconda a rimanere qui, oggi” osservò Moros.

 Battei le palpebre. “Aspetta, mi stai dicendo che questo è un posto vero?”

 “Naturalmente tu non sei qui fisicamente, ma sì. Questo luna park è nel Maine, se ti interessa”

 “Sei il dio del Destino, e fai il cartomante in un luna park?”

 “E’ divertente. Comunque, opinioni in merito diverse dalla fuga?”

 Ripensai a quello che mi era stato detto. Avvenimenti di merda, seguiti da altri avvenimenti di merda, seguiti dal successo. Sempre che i tarocchi di Moros fossero affidabili, lui stesso non ne era molto entusiasta. Ma quali sarebbero stati i fallimenti, quali i successi? Non potevo dirlo. Concretamente, non ne sapevo molto più di prima.

 Mi strinsi nelle spalle. “Alla fine, che differenza fa saperlo o no? Se davvero è quello che deve succedere, troverò il modo di adattarlo a mio vantaggio. Non ho fatto altro per gli ultimi mesi”

 Moros annuì, con un sorrisetto compiaciuto. “Come già detto, Penelope, il destino non è nient’altro che questo: ciò che succederà. Non puoi cambiarlo, non puoi aggiungervi, non puoi togliervi. E’ il modo in cui scegli di vederlo ciò che lo rende davvero tuo

 Senza lasciarmi il tempo di commentare quello che aveva appena detto o anche solo di elaborarlo davvero, si mise a rovistare sotto la bancarella.

 “Prima che tu torni al mondo della veglia, prendi questo” mi consegnò un palloncino viola pieno d’acqua fredda. “Quando sarai di fronte a Zeus, tiraglielo. E chiarisci che è da parte mia prima che lui ti fulmini sul posto”

 Un’udienza con Zeus sarebbe stata molto fuori programma per come pensavo che le cose sarebbero andate, ma se lo diceva lui, avevo il sospetto che sarebbe successo (prima o poi). Quindi la domanda che scelsi fu: “Perché?”

“Perché voglio mantenere la mia immagine di divinità misteriosa, onnipotente e onnisciente, temibile perfino dal padre degli dei, e se al contempo voglio fare gavettoni non ho molta scelta se non delegare. E poi voglio vedere per quanti secoli si romperà la testa a preoccuparsi del significato”

 Ora che l’avevo incontrato, probabilmente anch’io mi sarei preoccupata anche di un singolo gavettone da parte di Moros. Preferii non esprimere questo commento, quindi mi limitai a prendere in consegna il palloncino.

 “Interessante lettura. Torna al tuo destino, Penelope. E ricordati di chiamare tua madre ogni tanto, sarà preoccupata, e vi servirà qualcuno che possa aiutarvi nelle pubbliche relazioni”

 E sulle prime raccomandazioni paterne che avessi mai ricevuto in vita mia, mi svegliai nel mio sacco a pelo, trovandomi un palloncino pieno d’acqua davanti al naso.

 

 Come ha già detto Chad, quel mattino io non avevo niente da fare, solo aspettare che gli altri agissero. Era una strana sensazione, sapete? Dovevamo essere sempre tanto impegnati a studiare le nostre azioni riguardo a tre fronti differenti, che ritrovarsi all’improvviso una giornata morta, senza nulla da fare, era una cosa stranissima. Non ricordavo che mi fosse capitato da prima di quella famigerata gita al museo, prima di scoprire di essere una mezzosangue.

Bene, e che me ne facevo di questa giornata? Sarei andata ad allenarmi come tutti gli altri? Chissà … mi sembrava quasi di star sprecando tempo. Come se fossi sotto esame, e qualcuno dei giudici mi stesse criticando per la pigrizia. O forse era per il sogno appena avuto: l’incontro con Moros, le sue predizioni, mi avevano messo addosso un senso di urgenza. Stavano per succedere un sacco di cose, c’era da stare in campana, c’era da agire e vedere quali sarebbero stati i risultati, E io correntemente non stavo agendo.

Ma era possibile che mi fosse capitato il primo singolo giorno libero da molti mesi a quella parte, che sarebbe stato quasi di sicuro seguito da altri mesi di caos, e io non riuscivo neppure a godermelo? Ero seriamente messa male.

 Alla fine decisi di dare buca ai ragazzi di Ermes, un’altra volta, e andare alla Piramide Arena a controllare come stesse Becky. Chad le aveva promesso che uno di noi sarebbe passato tutti i giorni, del resto, e poi volevo chiederle se avesse già iniziato ad agire sulla mia idea. Era sembrata molto entusiasta, il giorno prima.

 La trovai ancora lì, come a solito: stava tirando schegge di ghiaccio contro un sedile in modo molto simile a come avevo già visto Chad lanciare i suoi pugnali.

 “Ah, sei ancora tu” commentò al mio arrivo.

 Davvero non era una mia fan, eh? Logico: ero amica di Sadie, del resto. Neanch’io potevo dire di apprezzarla molto, con i suoi costanti tentativi di spalare la colpa addosso alla mia amica in modi decisamente pericolosi.

 “Eh già. Chad è in missione per trovare il tuo papà, insieme a Sadie –“

“La strega? Ma no, non deve tornare con lei!”

 “Sadie non ha fatto nulla di male. Non sapeva neppure che tu e tua madre esisteste, è piuttosto ignorante”

 “Lo dici solo perché sei sua amica”

 “E tu difendi Anubi solo perché è tuo padre”

 Becky sembrò un po’ presa in contropiede da questa affermazione, e dovette limitarsi a guardarmi storto senza poter ribattere con nulla.

Sospirai. “Senti, vediamo di accantonare questa faccenda di Sadie, per il momento, e concentriamoci sulle cose importanti. Tu hai già iniziato a rintracciare i fantasmi?”

 Lei mi lanciò un’occhiataccia all’implicazione che la sua situazione familiare non fosse una cosa importante, ma si illuminò quando menzionai la sua missione. “Sì! Proprio poco fa, ho trovato Samuel Johnson e l’ho ucciso. Volevo farlo con i coltelli di ghiaccio, ma non è stato molto carino. C’era sangue dappertutto e lui continuava a urlare”

Mi si rivoltò un tantino lo stomaco; a suo credito, la stessa dea sembrava parecchio disturbata. “Ugh. La prossima volta congelalo, oppure colpiscilo nella testa o alla gola. Uno è fuori, comunque, adesso immagino che Setne vorrà organizzare una vera e propria caccia contro di te. Non preoccuparti, sapremo come difenderti”

 Becky annuì. “Chad quando torna?”

 “Non lo so, adesso dovrebbe essere in viaggio”

 “Non può portare qui il mio papà?”

“Non sappiamo neanche se lui vorrà …”

Mi interruppi. Quella frase della dea … la sua deprimente speranza che suo padre le fosse ancora legato, e che volesse tornare da lei, mi stava facendo venire qualche spunto, a proposito di Gaia. Lei che era così attenta a una buona vita familiare, che la teoria più accreditata era che volesse aiutare Anubi a ricongiungersi con Becky … come avrebbe reagito davanti a un bel quadretto di serenità familiare? Uno che proprio lei stava rovinando?

 La piccola non avrebbe potuto fare a meno di mostrare il proprio entusiasmo al genitore, qualora se lo fosse trovato davanti. Su di lui non potevo dire niente, ma era probabile che glissasse sui suoi veri desideri e inventasse una versione carina da dare alla figlia ritrovata. Se Gaia avesse assistito a tutto questo, che effetto avrebbe avuto sulla sua convinzione a seguire Setne – e a restare in vita, dato che lei stessa era tutto quello che teneva la famigliola separata?

 E Becky, a prescindere, si era sempre dimostrata molto felice quando si era trattato di lavorare con noi. Probabilmente si sentiva trattata come un’adulta, un vero membro del gruppo e nemica del cattivo, praticamente tutto quello che una bambina nella sua posizione potesse desiderare. Forse poteva anche avere qualcosa a che fare con la sua strana crescita?

 “Ehi, ci sei?” mi fece Becky, aggrottandosi. “

Uh?”

 “Avevi la faccia strana, nemmeno mi guardavi. Perché?”

 “Perché stavo pensando a un altro piano” spiegai. “A questo proposito, ti piacerebbe ritrovare il tuo papà?”

 Becky mi guardò con gli occhi sgranati. “Ma non stiamo lavorando per quello?”

 “Adesso, intendo” chiarii. “Lo so che non ne abbiamo parlato con Chad, ma il fatto che Gaia l’abbia fatto scappare è semplicemente troppo perfetto per non approfittarne. Potremmo andare da lui, tu ci parleresti e scopriresti se vuole davvero tornare da te, e io ne approfitterei per convincere Gaia che sta davvero facendo una cosa terribile a tenervi separati”

 Becky mi guardò con molto più favore. “Sì!!!” esclamò tutta entusiasta. “Andiamo, andiamo!”

 “Frena” le intimai io. “Non possiamo buttarci così a capofitto, altrimenti si farebbero un sacco di domande. Ci serve una storia di copertura”

 “Diciamo loro delle bugie?”

 “Tutto il nostro lavoro consiste nel dire bugie. Vediamo … dirò che tu hai attaccato il Ventunesimo Nomo, in cerca di Sadie, ma non l’hai trovata. Io ero lì per spiegare delle cose a Carter, ho assistito all’attacco e … oh dei, su questo non mi viene in mente niente”

 “Hai cercato di portarmi via con un viaggio nell’ombra, ed è andata male” suggerì lei.

 “No, l’ho già usata una volta, sarebbe sospetto se succedesse una seconda. Sempre tenere a mente l’originalità, quando si fa questo lavoro”

 Becky mi lanciò un’occhiata indispettita. Perché avevo l’impressione che, se fosse stato Chad a fare un’osservazione simile, sarebbe stato ascoltato con la massima attenzione?

 “Ah, ci sono: dirò che ho provato a ragionare con te, e a portarti dov’erano sia Sadie che Anubi per un vero e proprio confronto di famiglia. Non ho mai provato una cosa del genere, ed è plausibile, data la situazione. Magari dirò anche di aver provato a convincerti a passare dalla nostra parte … degli dei o di Setne, a seconda della persona con cui sto parlando. E una volta che saremo lì, tu incontrerai Walt, e la situazione mi sfuggirà un po’ di mano. Ovvero, tu ne approfitterai per parlare con tuo papà. E’ tutto chiaro?”

 Becky annuì di nuovo. “Andiamo, su!” mi incitò.

 Sì, era decisamente soddisfatta del piano. La presi per mano ed eseguii.

 Grazie alla Foschia, nessuno badò davvero a un’adolescente e una bambina che si materializzavano dal nulla nel bel mezzo di Washington. Certo, Becky si attirò qualche occhiata strana, ma sospettai che i passanti vedessero una piccola albina; e comunque non fu un occorrenza molto frequente, pareva esserci qualcosa che attirava l’attenzione di una gran folla vicino all’obelisco.

 Il fatto di trovarsi in una città caotica e moderna cambiò molto l’atteggiamento della giovane dea nei miei confronti: adesso camminava praticamente attaccata a me, copiando tutti i miei movimenti, occhieggiando nervosamente le macchine e le biciclette che passavano, e ricambiando con un misto di apprensione e irritazione le occhiate della gente.

“Sbaglio o non ti senti molto a tuo agio da queste parti?” commentai.

 Lei mi guardò storto. “E’ pieno di rumore e puzza tantissimo. Perché vivete in questo schifo?”

 “Perché i posti meno schifosi sono anche quelli in cui non succede mai niente” replicai. “Almeno, suppongo che per molti funzioni così. E poi ti dirò, oggi c’è molto più caos del solito. Sarà il Monumento?”

 No, a quanto pareva: davanti all’ingresso c’era una gran calca in mezzo alla quale si vedeva l’inconfondibile baluginio di macchine fotografiche. Ti pareva che un qualche VIP avesse scelto proprio quel giorno per graziare il monumento della sua presenza?

 “Cosa sono quelle?” mi chiese la dea del ghiaccio. Le spiegai in modo più breve e semplice possibile la situazione.

 “Io non posso infilarmi in quella calca, per i mortali sono ricercata dalla polizia e mi riconoscerebbero immediatamente. Dovremo passare per una delle uscite di emergenza. Vieni con me”

 “Entriamo per un’uscita?” in effetti la confusione di Becky era legittima.

 “Non siamo noti per usare metodi convenzionali. Ecco … che nessuno alla sicurezza si accorga di un’effrazione” bisbigliai, per poi fare esattamente quello che avevo detto a Becky. Sperai solo che nessuna guardia ci rimettesse il posto.

 “Perché hai detto quella cosa?”

 “Ho qualche potere anch’io, anche se in misura minore rispetto a mio padre” dopo averlo incontrato, una frase così sembrava un eufemismo. “Quello che auguro alla gente si avvera, ma solo se è qualcosa di negativo”

 “Non devi essere molto popolare alle feste”

Preferii ignorare un’affermazione così Chad-esca per concentrarmi sui problemi immediati. “Adesso … non ho la più pallida idea di dove sia Gaia”

 “E allora cosa facciamo?” sbuffò Becky.

 “La cerchiamo. Dunque, a quest’ora Chad e le altre … o sono appena arrivati, o arriveranno tra poco. Per loro ci sarà un comitato di benvenuto, suppongo, ma noi siamo entrate di nascosto e non abbiamo questi lussi. Ma aspetta, se quello a cui sto pensando riesce, per Gaia non sarebbe una fortuna averci incontrate … che Gaia si faccia trovare da noi. E speriamo che funzioni. Vieni”

 “Allora sai dov’è Gaia?”

 “No, ma con un po’ di sfortuna la troveremo. E se ci va bene, il tuo papà non sarà troppo lontano”

 “Hai appena detto che dovremo avere fortuna e sfortuna nella stessa frase. Non mi piace molto”

 “Hai perfettamente ragione. Adesso cerca di sembrare una bambina normale, o attireremo l’attenzione”

 “Quelli mi guardano già!”

 Girai la testa di scatto, allarmata, e vidi solo un paio di turisti che additavano Becky senza troppi riguardi, discutendo eccitati su come non avessero mai visto un albino prima di allora. Io li fulminai con un’occhiataccia, rimpiazzando le loro ciarle con un atteggiamento imbarazzato, e spiegai a Becky la situazione. Al contrario di quel che mi aspettavo, la bambina sembrò molto compiaciuta di essere considerata una rarità dai mortali, e passò tutto il tempo della nostra ricerca a occhieggiare i turisti per vedere se la guardavano. Che piccola primadonna …

Gaia! Eccola, leggermente in disparte dalla folla di chi entrava, a guardare con aria scontenta la folla all’ingresso.

 “Eccola” sussurrai a Becky. “Sono sicura che il tuo papà sia qui da qualche parte. Tu vai a cercarlo, io mi occupo di lei”

 La piccola dea annuì e trotterellò via. Io marciai spedita verso Gaia, per poi fermarmi di botto. Qualcuno mi aveva preceduta: nella fattispecie, Hazelle e Mortimer, che per qualche motivo indossavano tute verde lime da addetti alle pulizie. Oh, grandioso. E ora, che dovevo fare? Ripetere anche a loro la balla preparata con Becky … e che gli dei me la mandassero buona.

 “Ragazzi! Bene, siete tutto qui?”

 “Penelope? Ma tu non puoi essere qui!” obiettò Mortimer.

 “Non dovrebbe, più che altro …” soggiunse Hazelle, guardandomi con aria interrogativa.

 Io feci una smorfia. “Sviluppi imprevisti. La dea del ghiaccio è qui”

 “Oh, bene!” esclamò Gaia. “Sentite, so che quello che ho fatto ha confuso tutti, ma io volevo proprio che Anubi potesse mettersi in contatto con lei e …”

 “La bambina ce l’ho portata qui io. Non sapeva neanche dove fosse suo padre. E’ Sadie quella che ha ricevuto il messaggio” tagliai corto.

Dall’espressione di Gaia, sembrava che io le avessi appena ammazzato la nonna davanti agli occhi.

 “Ma lui mi aveva giurato …” mormorò.

 “Sullo Stige? Sul Trono di Ra?” interloquì Hazelle. Gaia scosse la testa. “E allora è ciccia. Ma cosa ti è venuto in mente?”

 “Ma era sua figlia” mormorò Gaia. “Era solo logico per un genitore voler rivedere la propria figlia, ero sicura che dicesse la verità …”

 “Stai ragionando secondo parametri umani” replicò Hazelle. “E qui stiamo parlando di dei, gente capace di fare a pezzi i propri figli per atteggiamenti che non li compiacciono. Se adesso tu uscissi e fermassi il primo tizio con un bambino che vedi per strada, quasi di sicuro ti troveresti davanti a un genitore immensamente più amorevole di un dio potentissimo e immortale”

 “Francamente? Non lo so” ribattei. “Ci sono molti genitori orribili anche tra i mortali. E molti dei che, in un modo o nell’altro, trovano il modo di preoccuparsi dei loro figli, perfino mezzosangue. Io direi di andare a controllare cosa stiano combinando quei due. Magari riusciranno davvero a rappacificarsi, e noi potremo anche portare la dea dalla nostra parte. Era quello che volevi, no?”

 Gaia arrossì. “Uhm, certo. Ho lasciato Anubi in uno sgabuzzino, mi sembrava una posizione appropriata …”

 “Di sicuro lo è. Allora andiam …”

 “Sì, prendiamoli tutti e due!”

 “Mortimer, calmati. Prima vediamo cosa si dicono. Magari Anubi era in buonafede” tagliò corto Hazelle, con un vago sorrisetto al mio indirizzo.

 Io annuii e ricambiai il sorriso, ma non avevo un briciolo della sicurezza che ostentavo. Dipendeva tutto da come Becky e Anubi avrebbero interagito. Il padre avrebbe avuto un ravvedimento all’ultimo minuto? Dubitavo seriamente. La mia massima speranza era che cercasse qualche bugia che addolcisse la pillola, che facesse promesse che non aveva nessuna intenzione di mantenere.

 Non era neanche lontanamente giusto nei confronti della piccola dea, lei avrebbe sofferto ancora di più di quanto non stesse facendo adesso … però aveva Chad. Lui aveva già mostrato di saper interagire con lei, magari avrebbe saputo anche consolarla in questo frangente. E io avevo un disperato bisogno che Gaia vedesse una famigliola che sarebbe stata tanto, tanto felice se solo lei non fosse mai esistita.

 Quindi io ero lì, a sperare questa cosa assolutamente spregevole, quando udimmo le voci. Una la riconobbi subito come quella di Becky, l’altra … Walt. Bene, si erano trovati. Non c’erano urla, quindi nessun litigio in corso. Dai, un po’ potevo sperare.

Hazelle mise una mano sulla bocca di Mortimer per precauzione, ci avvicinammo tutti alla porta che portava al balcone …

“Ma io non voglio stare con la strega!” stava protestando Becky. “Io voglio stare con te e con la mamma. Voglio tornare al Tribunale del Giudizio, non voglio questo posto!”

 “Kebechet …” Anubi sospirò. “Sono cambiate tantissime cose, da quando tu e la mamma siete scomparse. So cosa si prova a sentire di rimanere immobili nel tempo, ma con il mondo che cambia attorno a te. Ma non puoi impedire che il mondo cambi. Lo so che non è quello a cui eri abituata, ma adesso le cose sono così …”

 “Ma il Tribunale del Giudizio è sempre lì, no?”

 “Non possiamo vivere lì. Sadie …”

 “Cosa c’entra lei? Non è la mamma!”

 “Lo so. Ma alla tua mamma … è successa una cosa strana. E’ scomparsa, come è successo a te-“

 “Io sono tornata! Possiamo cercare anche lei”

 “Kebechet, se tua madre non è tornata in questi mesi, non lo farà più. Tu sei tornata grazie alla più diffusa conoscenza dei mortali su di te, ma la mamma non ha avuto questi benefici. Non è bello, non è giusto, ma purtroppo questa è la tua prima lezione: non sempre le cose vanno come noi vogliamo. Ora, Sadie …”

 “Non voglio stare con lei” strillò Becky. “La odio, è …”

 “Non parlarne in questi termini!” sbottò Anubi, e la bambina si zittì. “Lo so che lei non è tua madre, non potrà mai esserlo. Ma non hai nessun motivo di odiarla. E’ una ragazza molto dolce e divertente. Non ti ha fatto nulla, e sono sicuro che andreste davvero d’accordo se solo tu ti impegnassi a …”

 “Ma non è giusto” la voce di Becky tremava, immaginai che stesse piangendo. “Non possiamo rinunciare a cercare la mamma e far finta che Sadie sia lei. Non puoi!”

 “Sono sicuro che Sadie ti vorrà bene quanto la mamma” ribatté lui. “Ti ricordi di quei processi …”

 “Ma io non voglio essere come quei bambini!”

 Sarei stata molto interessata a seguire il resto della storia, ma sentii dei passi alle mie spalle. Buttai un’occhiata a quello che credevo un turista mortale, e il mio cuore perse un paio di battito. Erano appena entrati nella stanza Chad, con lo sguardo più atterrito che gli avessi mai visto, e Maisie, che invece esprimeva lo sconvolgimento più totale.

I due dei continuarono a litigare alle nostre spalle, ma io non ci badai. Semplicemente … no. Avevamo avuto paura di essere scoperti tante di quelle volte, ma prima di allora, ciò era solo stato un incentivo a impegnarci per far passare come innocue le nostre attività, al punto che non avevamo mai nemmeno pensato a cosa fare nel caso fossimo scoperti, eccetto battere in ritirata sul posto. Ed eccomi lì, beccata in flagrante nel bel mezzo dell’esercito di Setne, senza uno straccio di piano premeditato, o di accordo con Chad, o non so cosa.

 “Penelope …?” mormorò Maisie. “Cosa … perché?!”

Chad assunse prontamente un’espressione scioccata, fece per commentare il mio incredibile tradimento e salvarsi almeno lui, e prontamente …

“Chad! Ci hai portato quella del Campo?”

 Non augurai una morte atroce sul posto a Mortimer solo perché qualcuno avrebbe potuto accusarmi di sabotaggio della forza numerica. Posso solo immaginare che razza di storia dell’orrore sia stata dal punto di vista della povera Maisie, comunque: fece appena in tempo a lanciare un’occhiata incredula e puramente terrorizzata verso quello che credeva il suo compagno di sventure, fare un mezzo tentativo di corsa fuori dalla stanza, quando Chad prontamente le scattò a dietro, afferrandola e bloccandole le braccia dietro la schiena. Maisie cacciò un urlo.

“Che nessuno ti senta!” le augurai.

“Cosa sta succedendo lì? Kebechet, scappa!” urlò Anubi.

 La distruzione della porta in mille frammenti di ghiaccio annunciò che Becky aveva deciso di anticipare la ribellione adolescenziale.

“Ti ordino di stare fermo!” urlò Gaia all’indirizzo di Anubi. Avreste dovuto vedere i risultati: immaginate una persona completamente bloccata, come un’immagine in standby. A malapena batteva le palpebre.

 La dea bambina intanto perlustrò con lo sguardo tutta la stanza, cercò di decifrare la situazione, e infine ebbe abbastanza buonsenso da attenersi alla cosa più simile a una linea d’azione prestabilita da quelle parti.

 “Lascia libero il mio papà!” strillò a Gaia, facendo prontamente comparire una lama di ghiaccio più grande di lei accanto a sé. La ragazza dovette correre per evitarlo, e Hazelle riuscì a spezzarlo a metà in aria con la sua spada.

 “E’ tutta colpa tua! Se tu non ci fossi, potremmo stare insieme!” proseguì Becky. Si rivelò un colpo da maestra: Gaia, che fino a quel momento aveva obbedito al buono e giusto istinto di sopravvivenza cercando di fiondarsi fuori dalla stanza, rallentò la corsa e si voltò a guardare la bambina, con aria incerta.

 “Io sto cercando di fare il bene di tutti …”

 “Non è vero! Tu sei solo una persona cattiva!”

 Altra scheggia di ghiaccio. Qui Mortimer dovette correre come un disperato per intercettarla in tempo, perché Gaia non era parsa intenzionata a schivarla.

 “Voi potreste stare insieme, se tu volessi allearti con noi …”

 “Hai imprigionato la mia famiglia! Fai schifo!” fu la risposta al tentativo di diplomazia.

“Ahio!” Nella distrazione generale, Maisie si era ripresa dal suo shock abbastanza da tentare la sua fuga. Non so come fosse riuscita a colpire Chad, bloccata com’era, ma fatto sta che ora lui era piegato in due e la figlia di Macaria si stava precipitando fuori dalla stanza alla massima velocità di cui era capace.

“Maisie, trova tutti gli ostacoli possibili sul tuo cammino!” le urlai a dietro.

“Brava!” mi gratificò Hazelle. “Mortimer … no, cazzo!”

 Becky e Gaia dovevano essersi dette qualcos’altro, e lo scambio non era andato bene, a giudicare dalla tempesta di molteplici, sottilissime lame di ghiaccio che ora stavano tempestando la figlia di Demetra. Hazelle si lanciò sopra Gaia, buttandola a terra e facendole scudo con il proprio corpo, Mortimer bestemmiò, io imprecai prima di urlare alla bambina di mancarle entrambe.

 “Via –ahia- di qui, in fretta!” gemette Hazelle. “Mortimer, tu vai ad aiutare Chad a prendere quella ragazza!”

 Il ragazzo obbedì, praticamente sfondando la porta nell’enfasi di obbedire. Becky rimaneva immobile al centro della stanza, a fissarci senza dire nulla. Feci appena in tempo a chiedermi cosa le passasse per la testa, mentre Gaia cercava di parlare di nuovo solo per essere interrotta da Hazelle, che iniziai a sentire un certo freddo. Okay, aveva solo cambiato tattica. Non avevo idea di come comunicare con lei senza farmi beccare, quindi non potevo farle i complimenti e dirle di procedere su quella strada; sperai che la sua cocciutaggine provvedesse da sé.

 “Ascoltami, piccola” nel bel mezzo di un tentato omicidio da parte della ‘piccola’, i tentativi di Gaia avevano un che di patetico. “Io voglio solo il meglio per tutti. Sono sicura che il nostro signore ti permetterebbe di stare con la tua famiglia dove vuoi, se solo passassi dalla nostra parte …”

“Sei solo una mortale, non puoi dirmi che cosa fare!”

 “Questo atteggiamento di voi divinità è alla base dello scontento di tutti …”

“Non stare a farle la lezio …” Hazelle fu interrotta da un attacco di tosse. Gaia le lanciò uno sguardo preoccupato, fece per andare da lei, io feci per prendere in mano la situazione, quando sentii un freddo terribile ai piedi.

 Abbassai lo sguardo, e li vidi bloccati in uno spesso strato di ghiaccio, che copriva tutto il pavimento e teneva ferme sul posto anche le altre due ragazze di Setne. Per quanto ci provassimo, liberarci era impossibile. Oh, Becky aveva trovato l’arma perfetta.

E adesso? La dea del ghiaccio sembrava proprio determinata a far fuori Gaia, in barba a quanto le avevamo detto riguardo all’ammazzarla noi. Del resto, dal suo punto di vista, sempre morta sarebbe stata …e mi resi conto che effettivamente sarebbe stato così.

Se Becky fosse riuscita nel suo intento, Gaia sarebbe morta da lì a pochi istanti, e il nostro problema di doverla portare nella disperazione più assoluta si sarebbe risolto. Anzi, magari sarebbe anche stato meglio, noi non … quello no, saremmo stati responsabili ugualmente. Ma sarebbe certo stata una morte più veloce e indolore per la povera Gaia. Avremmo reso Becky, una bambina, responsabile della morte di una persona vera e non una ritornata, ma non mi era mai sembrato che l’idea di uccidere turbasse particolarmente la piccola.

 Da un punto di vista prettamente morale, pensai mentre ormai Becky era vicinissima a Gaia, le nostre possibilità erano ugualmente orribili, quindi tanto valeva …

“Penelope!” urlò Hazelle. “Dannazione, fa’ qualcosa!”

 Mi ero quasi dimenticata di lei… che stupida, ovviamente le cose non avrebbero potuto trovare una soluzione più semplice.

 “Che il ghiaccio si rompa!” urlai. Prontamente mi trovai sbilanciata, persi l’equilibrio, e feci una brutta caduta sulle scale coperte di ghiaccio. Ci vollero tutte le mie capacità fisiche per esercitare abbastanza attrito da fermarmi.

Alle altre ragazze non andò meglio, ma Becky si accigliò, guardandomi come per chiedermi cosa stessi facendo. Prima che potesse dirmi qualunque altra cosa, però, Hazelle cercò di colpirle i piedi con la spada, facendole fare una spettacolare scivolata all’indietro, per poi rivolgersi a me.

 “Viaggio nell’ombra, subito! Non importa dove andiamo, basta che sia lontano da qui!”

 Mi rimisi in piedi alla meno peggio, afferrai malamente le altre due ragazze e mi concentrai sul covo di Setne. La familiare oscurità piena di grida e sibili ci avvolse, e nel giro di una manciata di secondi, eccoci al sicuro, in una stanza vuota.

 “Questa volta ci è mancato poco!” commentò Hazelle. “Penelope, si può sapere che accidenti ti è preso? Perché te ne sei stata lì imbambolata? Ancora un po’ e Gaia ci rimaneva!”

 “Scusami, ero … talmente nel panico che sono completamente andata nel pallone” in realtà no, stavo solo contemplando una possibilità troppo bella per realizzarsi.

 Hazelle sospirò. “Dannazione, dopo il Tartaro, uno si aspetterebbe che non ti succedano più queste cose! Va bene, non insisto … almeno è andato a finire tutto bene”

 “No” mormorò Gaia. “Non va tutto bene”

 

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

ci sono diverse attività che genitori e figli possono fare insieme. C’è chi va a fare shopping, chi va a conferenze sull’Antico Testamento (ciao, papà), e chi legge la sfortuna. Spero che l’incontro tra Penelope e Moros vi sia piaciuto, perché io mi sono divertita moltissimo a scriverlo! E già che siamo su questo tema, spero che abbiate apprezzato anche l’incontro/scontro tra Becky e Anubi.

E ora, spoiler! Nel prossimo capitolo, Chad avrà qualche ragione di invidiare Sadie.

 

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Capitolo 17
*** Una decisione schifosa ***



                                      CHAD


            UNA  DECISIONE  SCHIFOSA


 


 


 


 


 


 


Negli ultimi tempi, mi sono trovato spesso a pensare che le parole ‘i momenti peggiori della mia vita’ siano tirate in giro con troppa leggerezza. Quanto spesso l’avete sentito dire a qualcuno riguardo a una stupida cosa ‘imbarazzante’ di cui nessuno si sarebbe ricordato dopo un paio d’ore? L’esagerazione arriva con l’essere adolescenti, sicuro. Ma ho notato che con quelle parole, è raro che si intenda qualcosa di davvero serio.


 Io ora sarei tentato di mettere l’inseguimento di Maisie tra i momenti peggiori della mia vita, ma il palio va alla morte di mia madre, e a qualche situazione scoppiata quando ero ancora all’ospedale psichiatrico. Però di sicuro entrano nella classifica.


 Riuscivo a malapena a vedere la sua schiena che spariva tra i turisti, mentre lei avanzava travolgendo chiunque fosse sul suo cammino e senza scusarsi; per quanto una piccolezza, una buona dimostrazione di quanto fosse agitata. E io le stavo a dietro, sforzandomi di non perderla di vista, cercando di correre più veloce di lei e raggiungerla e … cosa le sarebbe successo, una volta che l’avessi portata al resto dell’esercito di Setne? Era davvero la cosa migliore da fare? Come avevo potuto finire in quella situazione?


 Fino a un momento prima stava andando tutto bene, tutto secondo i piani, e poi ci eravamo trovati davanti a Penelope in mezzo ai ragazzi di Setne, e poi Mortimer mi aveva sputtanato davanti alla ragazza, e poi la cattura e il tentativo di fuga, e intanto Becky che litigava con suo padre nella stanza accanto … non ci avevo capito più niente. Avrei voluto solo che tutto quello non fosse mai successo.


 Accidenti a Penelope, che le era venuto in mente ad andare lì? Qualunque cosa volesse fare, non era passato per l’anticamera del suo minuscolo cervello che farsi beccare avrebbe avuto conseguenze catastrofiche? Non me ne fregava niente se era confusa e stressata per la faccenda di Gaia, una volta che tutto quel casino sarebbe finito, gliene avrei dette di ogni.


 Basta, dovevo calmarmi. Il solo pensiero di Penelope mi mandava in bestia e non mi aiutava a ragionare, e io dovevo capire come sbrogliarmela in quella situazione infernale. Maisie … eccola, la vedevo ancora. Cosa potevo inventarmi per tranquillizzarla, dirle che aveva frainteso la situazione, era … avrei potuto tirare fuori la mia vecchia conoscenza da manicomio con Mortimer … no, non avrebbe spiegato niente – accidenti a tutti loro!


Un branco di turisti giapponesi prese a ciondolarmi davanti, compatto come un treno merci e veloce come una tartaruga tetraplegica. Avessi avuto i poteri di Penelope, avrei fatto una strage, ma mi toccò sprecare tempo a individuare quelli più deboli, che potevano essere allontanati a spintoni senza tanti complimenti – beccandomele così io, le maledizioni – per arrivare dall’altra parte. Nessuna traccia di Maisie.


 Be’, merda. E adesso? Non potevo stare lì fermo impalato, dovevo provare ad andare nel parcheggio, no, la ragazza avrebbe cercato Sadie prima e quella sarebbe stata davvero la fine, ma noi non sapevamo dove fosse la maga, era un vantaggio che neanche lei lo sapesse, sicuro, ma io l’avevo persa! Poteva essere direttamente andata verso l’uscita?


 Dalla direzione, sembrava di sì … feci qualche passo molto incerto in quella direzione, e quasi inciampai in uno spazzolone per pavimenti.


 “E’ ora di discutere davvero della tua presenza qui” annunciò Luciano, ancora nella sua uniforme delle pulizie.


 “Maisie ha scoperto me e Penelope” lo informai immediatamente, senza prendermi neanche il tempo di questionare la saggezza della decisione. “Ci ha visti con il resto dell’esercito, Mortimer ha …”


“Capisco” replicò lui, aggrottando la fronte e iniziando a fissare il suolo, come a inseguirvi un suo pensiero privato. Sbuffai, non c’era tempo da sprecare in chissà quali congetture, l’importante era rintracciare la figlia di Macaria, feci per muovere qualche altro passo.


 “Non è una bella situazione” commentò l’italiano. Ma va’, ci voleva lui per arrivarci? “Ti rendi conto di quello che succederà a quella ragazza se viene presa, vero?”


 No, e non mi piaceva la piega che stava prendendo il discorso. Mi convinsi a prestare più attenzione a quello che stavo dicendo, e soprattutto a fermarmi.


 “So che se riuscisse a raggiungere chiunque altro del Campo, cosa che potrebbe stare facendo in questo preciso momento, la nostra utilità di spie è completamente persa” replicai.


 “Quello è il motivo per cui dobbiamo prenderla” concesse Luciano. “Ma non mi sembra giusto mandarti al suo inseguimento senza che tu te ne renda conto … quanto pensi che Setne sarà inclinato a lasciar vivere una persona che possiede informazioni tanto delicate?”


Lo fissai per un istante, senza riuscire ad afferrare bene il significato delle sue parole. O meglio, lo capivo benissimo, ma … non potevo crederci. Non volevo crederci. Non era possibile. Non era possibile chiederci di mettere la vita di Maisie come prezzo per il nostro doppio gioco. Quella ragazza non si meritava nulla del genere. Non doveva morire, era assurdo, dovevamo trovare il modo di evitare quel disastro!


 “E pensi che nessuno dirà niente?” feci notare a Luciano. “Anche se Setne volesse, e spero che non lo voglia, noi stiamo lavorando per rendere il mondo un posto migliore. Vogliamo eliminare i suoi mali, sotto un dio benevolo. Ti sembriamo persone da accettare che un’innocente venga uccisa solo perché ha visto e sentito troppo?”


 Ovviamente, tutto il discorso andava riferito ai seguaci di Setne, noi due esclusi, ma si sa mai che qualcuno non decidesse di piombare lì a tradimento e sentire tutto. Era già successo fin troppe volte.


“Ogni utopia richiede sacrifici, Chad” replicò l’italiano imperturbabile. “Questo lo sappiamo tutti. E siamo tutti pronti a compierlo. Hai dimenticato la battaglia al Campo Mezzosangue? Tutti noi abbiamo ucciso dei difensori del Campo, quando non personalmente, almeno permettendo agli dei di essere lì”


 Non potevo permettermi di uscire definitivamente di testa riflettendo a fondo sulle sue parole, quindi cercai di spostare l’argomento su toni pratici.


 “Ma in questo caso non servirà” obiettai. “Una detenzione avrebbe lo stesso effetto”


 “E perché dovremmo correre il ri …”


“Che cazzo fate qui fermi a parlare? Dov’è la tipa?”


“Mortimer?”


 “Mi ha detto tua sorella di venire qui”


 “Ha fatto bene. Hai ricordato a tutti la priorità assoluta: prendere Maisie, rimandando le discussioni sul suo destino a dopo” mi lanciò un’occhiataccia, come ad accusarmi della discussione. “Abbiamo perso anche troppo tempo. Chad, tu di noi sei l’unico che abbia avuto un minimo di legame con quella ragazza: pensi di poterla convincere a fidarsi di nuovo di te?”


“Sei fuori? Dopo che questa scienza infusa ha berciato ai quattro venti che …”


“Mortimer, non iniziare nemmeno a parlare. Dille che in realtà siete spie del Campo che fingono di essere spie per conto nostro, con tutte le assenze che avrete fatto sarà facile farglielo credere. Sbaglio o, da quel che ho sentito su di lei, è una persona che crede nel pensare il meglio di tutti?”


 Non avevo la più pallida idea di dove Luciano avesse sentito parlare di Maisie, che aveva sempre avuto una posizione abbastanza defilata nella vita sociale del Campo, ma dovevo ammettere che aveva perfettamente ragione. Se avessi avanzato una scusa simile, la ragazza sarebbe stata felicissima di credermi e riprendere a fidarsi serenamente di me.


 Il problema era più che altro: dovevo fare questa cosa? Sacrificare Maisie sarebbe dovuto essere completamente fuori discussione, il nostro ruolo come spie del Campo era importante ma non imprescindibile, avrebbero senz’altro trovato un nuovo impiego per noi se quello fosse saltato, anche per i nostri veri compiti l’importante era che morisse Gaia e quindi restassimo dalla parte di Setne … appunto, restare dalla parte di Setne.


 Loro sapevano già che una spia stava lavorando per rovinare le loro imprese: se avessi permesso a Maisie di scappare, e loro se ne fossero resi conto, quale sarebbe stata la prima conclusione cui sarebbero giunti (anche considerando le isteriche accuse del fu Sisifo, che con la distanza del tempo probabilmente non sarebbero nemmeno parse tanto isteriche)? Ecco, appunto.


“Allora?” incalzò Luciano.


 “Si, credo che ci cascherebbe” bofonchiai.


Cosa fare, cosa fare? E che me lo chiedevo a fare? Era la vita di una persona … ma la faccenda Gaia, e di conseguenza la liberazione dello stramaledettissimo intero pantheon egizio, sarebbe completamente andata a rotoli …


“Perfetto. Se Penelope è riuscita ad augurarle qualcosa …”


“L’ha fatto”


“Bene! Abbiamo qualche possibilità che non sia ancora neppure uscita dall’edificio. Chad, tu vai all’uscita principale, sono sicuro che vorrà usare quella per non attirare troppo l’attenzione. Trattienila. Io e Mortimer improvviseremo qualcosa per trattenerla senza fare una scenata in pubblico”


Grazie tante. Annuii e me ne andai verso l’uscita, ma … oh, dannazione. Perché non inventare un piano che facesse sembrare la sua fuga un brutto incidente? Era già riuscita a sfuggire dalla mia presa, una volta – con una gomitata micidiale, tra l’altro – poteva benissimo capitare di nuovo … ma con la trappola che stavano preparando Mortimer e Luciano? Probabilmente le cose sarebbero state sistemate in modo che, se anche avesse provato a scapparci, gli astanti avrebbero voluto riprenderla. Un’intera folla contro una ragazza sola … tutto quello che dovevo fare per rovinare la sua fuga era letteralmente parlarle per qualche minuto.


Bene. Potevo sempre ‘non trovarla’ … “


La prego, non ho fatto niente, mi dispiace se ho corso, adesso devo andare!”


 “Ah sì? E come mai tutta questa fretta, signorina?”


 Ti pareva, avevo pensato troppo presto. Maisie era rimasta bloccata proprio all’uscita del Monumento, praticamente con un piede mezzo fuori, con una guardia che la fissava severamente e la interrogava sul suo reato di aver evidentemente corso come una pazza. Lei stava iniziando a balbettare qualcosa a proposito di suo fratello che aveva avuto un incidente grave.


 In quel momento presi una decisione. Sarei riuscito ad averla vinta da entrambe le parti. Avrei protestato per la giustizia sommaria dimostrata da Setne, evidenziato ai suoi seguaci che, se erano disposti a uccidere solo per sé stessi, non erano migliori degli dei che tanto odiavano. Gaia avrebbe anche potuto farsi venire seri dubbi sulle persone cui si era associata. Quanto ai possibili sospetti di essere io la spia, sarei stato attento a insistere sulla ferrea sicurezza sulla ragazza proprio perché avevamo deciso di lasciarla vivere. Ci sarei riuscito, ero stato capace di improvvisare cose molto più improbabili. Non potevo non riuscirci.


 Mi avvicinai in fretta. “Maisie! Non c’era bisogno che corressi, ho chiamato io il taxi. Arriverà tra pochi minuti. Intanto calmati, non puoi fartela di corsa fino all’ospedale e Andrew non starà meglio vedendoti agitata” intervenni.


 La guardia annuì, la storia del fratello confermata, e se ne andò, senza notare nemmeno per sbaglio l’espressione di puro terrore di una ragazza che in quel momento avrebbe sicuramente di gran lunga preferito farsi un giretto fino alla centrale di polizia con lui.


 “Stai calma” le sussurrai avvicinandomi. “Sto cercando di farti arrivare al Campo. Fai finta di niente e cammina come se non avessi niente da nascondere”


 Com’era da aspettarsi, lei non mi ascoltò.


 “Stammi alla larga!” fu un curioso tentativo di strillare e bisbigliare allo stesso tempo. “Traditore schifoso … ho il cellulare, avvertirò Sadie in ogni …”


 “Lasciami spiegare un momento” replicai. “E’ vero che sono una spia, ma hai sbagliato la parte. Sono mesi che io e Penelope passiamo a Chirone informazioni sulle attività dell’esercito di Setne, mentre a loro facciamo credere di fare il contrario …”


 Cosa?!”


 “Lo so che è complicato, non sai quante volte abbiamo rischiato di mandare all’aria tutto. Tipo adesso. La presenza di Penelope lì era un fuori programma, il vecchio centauro vorrà strozzarla … tu non dovresti essere in questa situazione. Mi dispiace. Giuro che farò di tutto per tirartene fuori …”


 “Ma se le cose stanno così, perché non ne sapeva niente nessuno?” ribatté lei. Sembrava davvero combattuta, era evidente che volesse credermi, ma a quanto pareva aveva istinto di sopravvivenza in misura sufficiente a farle ancora dubitare di me.


“Farlo sapere a cento e passa persone non è esattamente la definizione di attività segrete. Per quel che ne sapevamo, a uno qualunque di voi sarebbe potuto saltare il ticchio di passare dalla parte di Setne, denunciarci e o convincerlo a fornirci informazioni false o farci fare direttamente una gran brutta fine”


 “Hai ragione …” sembrava appena appena più convinta … rimaneva una traccia di dubbio nei suoi occhi, anche se sembrava quasi volerlo combattere dall’interno.


 Le sorrisi. “Mi dispiace che tu ti sia spaventata tanto. Ti assicuro che le mie mansioni per oggi comprendevano il compiere la missione con voi in modo regolare, la comparsa di Penelope e soprattutto l’assoluta imbecillità di quel figlio di Bia mi hanno costretto un po’ a improvvisare. Adesso bisognerà portarti via da qui …”


 “Prima dobbiamo chiamare Sadie” decise Maisie, dirigendosi verso una fontanella. “Deve sapere che la missione è fallita. Dovrai anche dirle dei tuoi veri compiti, non sarebbe giusto nei suoi confronti e senza si capirebbe molto poco comunque …”


 Ahi, mi ero quasi dimenticato della maga. No, Maisie non doveva proprio mandare quel messaggio Iride. Mi guardai intorno – dov’erano Mortimer e Luciano? Cosa stavano combinando per tardare tanto? Non avrebbe avuto senso per me ritardare l’invio del messaggio … così come, se fossi stato un vero lealista di Setne, non avrei avuto ragioni per non farlo.


 Era come in un vicolo cieco: qualunque cosa avessi scelto, mi sarei incasinato. Ma non avrei potuto approfittarne per salvare – no, la prigionia di quella ragazza tornava a vantaggio anche della nostra vera causa. Prigionia, appunto, non morte, restava da vedere se ci sarei riuscito a evitarla – l’avrei fatto di sicuro! Basta, ora dovevo agire.


 Richiamai quei poteri che possedevo sulle tenebre attorno allo specchietto che Maisie stava usando per indirizzare la luce verso l’acqua, non abbastanza da farlo notare, ma abbastanza da impedire che si creasse quell’arcobaleno. Fu un’improvvisata che non ero neanche sicuro funzionasse, date le mie scarse conoscenze scientifiche: nessuno aveva mai pensato prima a un simile metodo di blocco contatti?


“Ma perché non funziona, stupido coso?” mormorò Maisie, orientando il suo specchio ad angolazioni improbabili nel tentativo di catturare la luce. “Non capisco, l’ho già fatto altre volte e mi è riuscito sempre” mi disse con aria di scuse.


 Sarei dovuto essere io a scusarmi con lei … dannazione, quanto ci mettevano quei due? Era una tortura, stare lì, sapendo di star di nuovo ingannando Maisie, senza poter fare attivamente nulla per salvarla, solo perché stavano tardando a fare chissà che …


“Eccola!” finalmente la voce di Luciano. Mi voltai e lo vidi procedere dritto verso di noi, sempre travestito, in compagnia di Mortimer e di alcuni tizi con l’uniforme della sicurezza.


 “Oh, no” mormorò Maisie, ricacciandosi in tasca lo specchio alla meno peggio, fece per voltarsi e scappare, e io la afferrai per un braccio.


 “Direi proprio che non è il caso” le dissi con un sorriso parecchio tirato. Lei sgranò gli occhi, capendo – o credendo di capire – cosa fosse successo in realtà, e diede uno strattone al braccio che tenevo, allungandomi un calcio nel frattempo.


 Io riuscii a evitare il colpo, ma a causa del braccio tirato persi l’equilibrio e quasi le caddi addosso. Lei ne approfittò per raggiungere un coltello nascosto sotto il giaccone con la mano libera, ma riuscii a far leva sulla mia presa per far perdere l’equilibrio a lei, facendola cadere nella fontanella. Naturalmente in questo il suo braccio mi sfuggì, e lei reagì immediatamente schizzando di lato e saltando in piedi, mettendosi a correre immediatamente dopo.


 Io mi trattenni dal tirare coltelli per non aver problemi con le guardie che ci inseguivano gridando, ma non ero troppo svantaggiato: nella corsa, ero molto più veloce di lei. La raggiunsi quasi subito, lei lanciò un piccolo urlo terrorizzato e cercò di colpirmi con il suo pugnale, io tirai fuori uno dei miei – al diavolo, avrei trovato una spiegazione, adesso mi importava solo di fermarla – e parai il colpo, cercando di intrappolarle la lama nell’elsa. Lei lo tirò via, sbilanciandomi in avanti, e mi tirò un pugno nello stomaco con l’altra mano. Grugnii per il dolore, almeno avevo ancora l’arma in mano, feci una finta dritta alla sua gola, lei fece un gran salto all’indietro e finì praticamente in braccio a una guardia di sicurezza.


 Da quel momento in poi non ci fu gara: per quanto Maisie si dimenasse e scalciasse, l’uomo era abituato a simili situazioni, e aveva una presa di ferro.


 “Tu! Metti via il serramanico, subito” mi intimò un’altra guardia.


 “Grazie dell’aiuto” mi disse invece Luciano, prima di rivolgersi agli agenti. “Lui non c’entra con la ladra. Lo conosco, era qui per caso, gli ho chiesto io di distrarla … anche se forse ha un po’ esagerato” mi lanciò un’occhiataccia finta invidiabile.


 “Me l’hai detto tu di trattenerla se necessario”


 “Sì, ma quello dovrebbe farlo un pubblico ufficiale. Tu non sei un pubblico ufficiale” mi fulminò uno di quelli che potevano fregiarsi di detto titolo. “La ragazza non è ferita, quindi per questa volta chiuderemo un occhio sul coltello, ma devi comunque seguirci nell’ufficio per una deposizione …”


 Perfetto. Adesso qualcuno avrebbe manipolato la Foschia per far dimenticare tutto l’accaduto ai mortali, noi ce ne saremmo tornati al covo di Setne per presentargli la questione Maisie, io avrei potuto perorare la sua causa …


“Prima, credo sia meglio se va a cercare la ragazza derubata” interloquì Luciano. “Quella pazza è andata a cercare la ladra per conto suo, lui sa che faccia abbia … no?”


 “Non molto” borbottai.


 No, che cosa stava pensando di fare? Rispedirmi da Sadie? Allontanarmi dalla discussione … no. No, accidenti a lui, non poteva farlo. Maledizione … era su questo che contava? Ma cosa gliene veniva in tasca, della morte di Maisie? Merda, doveva esserci un modo di impedirgli di allontanarmi!


 “E poi credo sia meglio andare con gli agenti, non voglio guai con la polizia …”


“Non li avrai, stai tranquillo” replicò Luciano in uno sbuffo esasperato. “E più siamo a cercare quell’invasata, meglio è. Bassina, capelli biondi con ciocche blu, vestiti di pelle nera, hai presente?”


 Non c’era proprio un modo discreto di levarmi da quella dannata situazione, a quanto pareva. Ma ne andava della vita di Maisie, porca puttana! Non potevo perdere tempo a pensare cosa conveniva e cosa no!


 “Sì, ma onestamente, è più utile che io aiuti a cercare qualcuno che può essere tranquillamente rintracciato con le telecamere di sorveglianza, o spieghi agli agenti cosa sia successo?” protestai.


 “A dire il vero, ci hanno già spiegato la situazione” replicò uno dei detti agenti, in tono curiosamente piatto. “Questa ragazza ha aggredito e derubato una ragazzina. Per fortuna, è stata fermata in fretta. Abbiamo le prove sulle telecamere, ci serve solo sapere se la vittima intende sporgere denuncia. Tu non avrai grane, vai a cercarla che ce ne andiamo tutti in fuori prima”


 Le telecamere di sorveglianza avevano ripreso … qui qualcuno era capace di pesanti operazioni di fotoritocco con la Foschia. O di controllo mentale, se la curiosa apatia dell’agente poteva essere prova di qualcosa.


 Quei tizi neanche aspettarono che rispondessi: presero e se ne andarono, trascinando via una Maisie che fece in tempo a indirizzarmi un’ultima occhiata stravolta. Non riuscii a incontrare il suo sguardo.


 Non … non potevo crederci. Avevo fallito, e lei …dannazione, Luciano doveva essersi preparato quella scusa apposta fin dall’inizio. Non mi associavo a lui per non causare un numero spropositato di morti? E lui manipolava tutta una situazione in modo di indurmi a mandare al macello qualcuno. Mi venne quasi da ridere per come facilmente mi ero fatto giocare. Non era possibile … adesso Maisie sarebbe morta, morta, per la mia incompetenza … ridere? Volevo spaccare qualcosa.


 Non riuscivo a non smettere di pensare a quella ragazza dolce e gentile, quasi assillante e fastidiosa nel suo desiderio di aiutare il prossimo, ma sempre con buone intenzioni, sempre spontanea, fiduciosa … che futuro avrebbe potuto avere, se non fosse venuta la malaugurata idea di mandare anche lei in quel viaggio, se Penelope non fosse stata lì, se Mortimer avesse tenuto il becco chiuso, se avessi trovato il modo di farla scappare, non dico al Campo, avrei potuto chiuderla nella Piramide Arena con Becky e gli animali di Thoth a controllarla, che inutile pezzo di imbecille ero stato a non pensarci prima, così imbecille che non avevo neanche saputo inventarmi il modo di aggregarmi al gruppo che la stava portando via …


Mi sarebbe tanto, tanto piaciuto non pensare a quella faccenda. Solo che non potevo tenere i miei pensieri lontani da lei. Devo essere rimasto lì fermo, impalato, per non so quanto tempo, prima di ricordarmi di due cose.


La prima, era che dovevo effettivamente andare a recuperare Sadie, inventarmi una balla su che cosa fosse successo. Bello schifo. La seconda fu che Penelope era con l’esercito di Setne. Penelope, che ero sicuro avrebbe avuto le mie stesse idee sulla faccenda Maisie, e avrebbe agito nello stesso modo. Perché l’avrebbe fatto, vero? Se proprio fosse stata ancora lì? E sempre ammesso che le dessero retta? Il brevissimo istante di sollievo che avevo provato terminò sotto una montagna di altre preoccupazioni. Quanto avrei voluto non aver mai partecipato a quella missione, non aver mai mandato via Sadie …


“Ah, sei qui” parli del lupo.


 Una Sadie dall’aria molto più turbata di quanto non mi sarei aspettato da una che ha appena passato una rilassante pausa invece di correre dietro a nemici e ritrovarsi in situazioni orribili mi si avvicinò. “Che è quella faccia? Che fine ha fatto Maisie?”


 Aveva già capito molte cose, a giudicare dal tono e dallo sguardo che iniziava a farsi via via più inorridito. Io dovevo solo confermare i suoi sospetti.


 “L’hanno presa” mormorai, abbassando lo sguardo a terra. “Era davvero una trappola. Quel cane ci ha portati in una delle stanze del personale, e ci è saltato addosso tutto l’esercito-“


 “Che cosa? Come hanno fatto a prenderla? Tu non eri con lei?”


 “Abbiamo tentato di difenderci, ma poi sono stati semplicemente troppi. Le ho detto di scappare con il viaggio nell’ombra, io stesso l’ho fatto subito dopo, ma non è comparsa insieme a me, ho provato a cercare che non si fosse trasportata altrove, ma non l’ho più vista, sono tornato alla stanzetta e anche l’esercito di Setne era sparito, non so cosa sia successo, magari l’hanno presa prima che potesse fare il viaggio, magari l’hanno ritrovata, magari non è riuscita proprio a farlo, non le ho nemmeno chiesto se ne fosse capace, l’ho dato per scontato e l’ho mollata lì, è tutta colpa mia …”


 “Non dire stronzate!” sbottò lei. “E’ mia la colpa. Solo mia. Se fossi andata con voi … era anche la mia missione, sapevo che poteva essere una trappola, che potevate andare da soli in un combattimento, ma che cazzo mi è passato in testa?!”


 “Volevi evitare un brutto incontro con …”


 “Non me ne frega niente! Avessi fatto un po’ meno la bamboccia capricciosa, Maisie sarebbe …”


 “Non sarebbe cambiato niente” cercai di rassicurarla. “Erano troppi e potevano chiamare rinforzi in ogni momento, avremmo tentato lo stesso il viaggio nell’ombra …”


 “Io ero comunque quella con più esperienza” ribatté lei. “Avrei dovuto capirlo che la mia presenza sarebbe stata importante. Adesso … no, adesso un corno! Non sappiamo neanche dove stiano quei bastardi, potrebbero averla portata ovunque!”


 Sadie tirò un calcio a un albero, il contraccolpo la fece cadere a terra, e questo la fece esplodere in una fiumana di epiteti contro la divinità della morte egizia. Mi parve molto appropriato.


 “Se ti senti in colpa, io lo sono altrettanto” replicai. “Sono stato io a convincerti. Volevo aiutarti, ma … sono stato un coglione. Ho sottovalutato il pericolo, e chi ne ha fatto le spese? Qualcun altro


 “E allora siamo un bel duo di falliti” concluse Sadie, nel tono più amaro che le avessi mai sentito. “E io non sarei mai dovuta uscire da quella dannata stanza. Da quanto quel bastardo è sparito, non ho fatto altro che cretinate … vaffanculo se pensa di potermi rovinare la vita così. Io adesso prendo e giuro che trovo il buco schifoso dove si nascondono e ci tiro fuori Maisie. Andiamo, dobbiamo spiegare cos’è successo ad Argo, e poi speriamo di muoverci a tornare al Campo …”


Si interruppe, fissando in alto. Seguii il suo sguardo, e vidi uno spettacolare strato di ghiaccio che si allargava attorto alla cima dell’obelisco. Con tutto quello che era successo, avevo finito per dimenticare le divinità ancora lì sopra.


 Ma le avevano lasciate lì? Significava che le ragazze erano ancora lassù, Penelope compresa? Confesso che mi venne un mezzo infarto. No, no, Penelope doveva tornare al covo di Setne, subito! Dovevo correre lì, farle capire in qualche modo la situazione, rispedirla immediatamente al covo di Setne a salvare Maisie … mi resi conto di che idea avventata fossi solo quando concretizzai il fatto di essere già lanciato per i corridoi, nel tentativo di raggiungere la stanza da cui ero partito, con Sadie alle calcagna.


 Merda, non potevo aver infilato l’ennesima stronzata della giornata, se Sadie avrebbe visto Penelope … magari nel bel mezzo di una battaglia contro Becky avrebbe potuto confondere gli schieramenti … ma Anubi ci avrebbe denunciati nel momento in cui ci avrebbe visti. Ed era un po’ tanto sperare che lei si rifiutasse di credergli solo per ripicca verso un ex fidanzato, specie con la scottatura di un guaio causato dalla sua immaturità ancora fresco.


 Scansai diverse guardie della sicurezza mentre correvo, udii Sadie scagliare incantesimi per farli addormentare a destra e manca, almeno i mortali non sarebbero stati coinvolti, chissà se quelli che avevano portato via Maisie sarebbero ancora stati all’interno dell’edificio? Contrariamente a noi, non avevano mezzi molto veloci di spostarsi, non senza avvertire prima Dakao. Forse c’era una mezza speranza di salvarla?


 Finalmente iniziavano a distinguersi delle voci. Ma erano solo Anubi e Becky che discutevano … nessun’altra voce, o suono di battaglia. Evidentemente tutti avevano già squagliato … ogni speranza andava a Penelope, dunque, senza che io ci potessi fare niente. Rallentai per non attirare l’attenzione, poi feci cenno a Sadie di avanzare tra i due dei litiganti, infine mi resi invisibile. Il messaggio era chiaro: avrei cercato di darle più privacy possibile per chiarire le cose – o più probabilmente scannarsi – con il suo ex, ma sarei stato nei paraggi nel caso le cose si fossero messe male con la di lui figlia.


 Lei annuì, e spalancò con rabbia la porta. Entrambi gli dei sussultarono e si voltarono dalla sua parte; il viso di Becky si contrasse dalla rabbia, quello di Walt sbiancò.


 “Sad…”


 “Vattene!” urlò Becky. “Devi stare lontana dai miei genitori! Io non ti voglio!”


“Kebechet!” la riprese quel patetico ipocrita. “Non azzardarti a parlarle così …”


“Ah? Allora lei non può dirmi quello che pensa di me, mentre tu hai tenuto nascosto che esistesse? Almeno è onesta, lei”


 Becky la fulminò con lo sguardo. Anubi sospirò. “Sadie, lo so che ti è difficile ascoltarmi, ma …”


 “Un accidente!” urlò lei. “Tu sei quello che mi ha tenuto nascosta l’esistenza della sua famiglia, tu sei quello che non mi ha detto che avevi già una bambina di cui ti saresti dovuto occupare, e adesso pretendi che sia io quella che deve stare buona ad ascoltare? Ma vai un po’ all’inferno! Neanche con…”


 “Non parlargli così!” scattò Becky.


 “Ma è una cosa di famiglia dire agli altri come devono parlare?”


 Anubi si ritrasse come se l’avessero schiaffeggiato. “Se avessi ricordato, non avrei mai permesso che tutto questo succedesse. Non avrei mai voluto far soffrire nessuna di voi due. Ma non è necessario che le cose siano così. Possiamo trovare un equilibrio, possiamo …”


 “Io non ci sto con lei!” urlò la piccola dea.


“Niente di personale, ma nemmeno io voglio niente a che fare con lei” ribatté Sadie, in tono più basso ma anche più secco. “Ho quindici anni, se nessuno se ne fosse accorto. Io dovrei ancora vivere con i miei genitori e godermi una vita il più spensierata possibile, non fare da madre a una bambina che non sembra avere nemmeno dieci anni meno di me. Ho già avuto abbastanza grane spalate addosso quando ero anche più piccola. Non ho nessun obbligo verso di lei, quello semmai è tuo”


 La faccia di quello stronzo era tale che avrei fatto una piccola standing ovation, se non avesse voluto dire rovinare completamente la mia copertura. “Io non voglio …”


 “Fare una scelta? Eh no, quello richiederebbe impegno. Ma io non ho intenzione di farle da babysitter. O una cosa, o quell’altra. E parti dal presupposto che io non ho nessuna intenzione di rimettermi con te”


Ehi, no, cosa? Era un ultimatum quello? Ma che stava passando in testa a Sadie? Certo, aveva le sue ragioni a non volersi riprendere l’ex fidanzato, ma si sarebbe dovuta rendere conto che quello poteva essere l’unico modo possibile per legare davvero Anubi e Becky! Certo, non sarebbe stato l’ideale, ma almeno la piccola avrebbe avuto una famiglia. Con quell’aut-aut, non mi piacevano affatto le possibilità che prevedevo per l’eventuale scelta.


Sadie si voltò di scatto per andarsene, Becky la guardò con quella che poteva anche sembrare approvazione. Ma la risposta di quel coso bloccò tutti.


 “Qualunque cosa succeda, Sadie, io non intendo rinunciare a te” non aveva neanche il coraggio di guardare sua figlia. “Non posso rinunciare a te. Sei tutto ciò che mi rende felice”


 Lo dicevo io! Non potevo prenderlo a coltellate, non potevo prenderlo a coltellate, nemmeno sfondargli la faccia a pugni … nessun bambino avrebbe dovuto avere l’espressione che aveva Becky in quel momento. Non riuscì a dire nulla, evocò un portale di oscurità e ci scappò dentro.


 Avevamo tentato di prepararla, ma non aveva davvero voluto pensare a quello che le avevamo detto … e quello era il risultato di aver voluto fare quello che ogni bambino avrebbe fatto: fidarsi dei suoi genitori. Non ho mai voluto aggredire qualcuno tanto come in quel momento.


 A onor di Sadie, lei non mostrò nessuna felicità all’evolversi degli eventi: l’unico modo in cui rispose alla scelta del suo fidanzato e alla conseguente scomparsa della piccola fu eseguire un gesto che probabilmente si era astenuta dal fare fino a quel momento solo per la presenza di Becky. Poi si fiondò fuori dalla stanza, e io la seguii a ruota.


 Il bastardo non cercò di seguirci, e in tutto quel dramma non aveva neanche fatto in tempo a denunciare me e Penelope, o a passare a Sadie il suo nome segreto, o qualunque altra cosa avesse iniziato quel disastro per fare.


 “Sei ancora con me?” mormorò la maga. Io tornai visibile. “Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere a quelle porcherie. Ora, dove eravamo rimasti? Dire che è andato tutto in fumo, organizzarci per combattere meglio gli dei, salvare Maisie e cacciare Setne nel Tartaro … muoviamoci. Ogni istante che sprechiamo è un ritardo inutile”


 Mai come in quel momento credo di aver invidiato Sadie. Eccola lì, che poteva reagire a tutti i suoi errori imprecando e fiondandosi a cercare una soluzione, decisa a non fermarsi finché non l’avesse trovata. Io non potevo fare altro che marcire nell’attesa, e desiderare, una volta di più, che una cosa qualsiasi di quel giorno fosse andata diversamente.


 


 


 


 


 


Ladies & Gentlemen,


e da questo momento in avanti, le cose si faranno sempre più rosee per i nostri eroi, esattamente sul tema di quanto avete appena letto. Spero di essere riuscita a rendere la situazione abbastanza bene! Passando allo spoiler, nel prossimo capitolo Penelope si ritroverà ad ascoltare molta gente che ha dei problemi.


 


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Capitolo 18
*** L'arte dello stare a sentire ***


                                    PENELOPE

           L’ARTE  DELLO  STARE  A  SENTIRE

 

 

 

 

 

La reazione più immediata, sia da parte mia che di Hazelle, fu rimanere in silenzio per qualche istante a fissare Gaia, metabolizzando quello che ci aveva appena detto. Aveva il tono più sconfortato che avessi mai sentito a qualcuno. Ottimo – non dovevo pensare così – non era il momento.

 Ottimo. Il mio piano aveva funzionato a meraviglia.

 “Gaia” fu Hazelle a riprendere la parola per prima, con una dolcezza in cui percepii qualche nota di paura. “Capisco che quello a cui abbiamo assistito sia la scena da famiglia disfunzionale peggiore della Storia, ma …”

 “Non provare a dire che non c’entro niente!” scattò su l’altra. “Io c’entro tutto. Sono io che tengo separati Anubi e sua figlia …”

 “Esistendo”

 Gaia fece un gesto brusco con la mano, come a dire che quello non era importante. “Se non avessi mai assorbito il potere del libro, tutto questo non sarebbe mai successo” “Non è detto …”

 “Sicuramente è così” feci, come se fosse un’ammissione che mi costava. “La presenza di Anubi al ritorno di Sadie avrebbe probabilmente mediato molto prima tra lei e sua figlia, e non ci sarebbe stata quell’escalation di rancore di cui abbiamo visto i risultati …”

 “Penelope, se permetti …” iniziò Hazelle. “E’ stato necessario. Stavo per dirlo, Hazelle. Se Gaia non avesse mai assorbito il libro, tutta questa situazione non sarebbe mai successa, ma noi non avremmo neanche acquisito il controllo degli dei d’Egitto. Non avremmo mai liberato i maghi dalla dipendenza da loro, o dal rischio di abusare dei loro poteri – hai presente quello che è successo a Dakao, sì? – e non avremmo potuto impedire loro di giocare con le vite dei mortali. Non avremmo mai acquisito il potere di attaccare il Campo Mezzosangue … che sarà solo il primo passo verso l’Olimpo. E tutto questo ha richiesto solo che tu bevessi una pozione”

 Gaia tacque, abbassando il volto. Se mi andava bene, stava pensando che certo, lei si era sacrificata, ma non ne aveva tratto niente … né vantaggi per sé stessa, perché avrebbe dovuto vivere come una reclusa da quel momento in avanti, né per gli altri, perché aveva proprio davanti al naso l’esempio di una famiglia divisa proprio a causa delle sue azioni.

 “Ma alla fine a cosa serve tutto questo potere?” bisbigliò. “Io sono la persona più potente al mondo, sono quasi fisicamente tutta la saggezza di un dio, e cosa è cambiato rispetto a quando ero solo Gaia?”

 “Uh … hai acquisito un potere immenso?” rispose Hazelle, come se si trattasse di qualcosa di completamente scontato. Una risposta da vera figlia di Kratos, che però non si rivelò molto adatta a una figlia di Demetra in piena crisi esistenziale.

 “E allora? Cos’ho fatto con questo meraviglioso potere?” sibilò lei. “Ho migliorato la mia vita? Ho migliorato quella di qualcun altro? Ho causato qualcosa di costruttivo? Oppure ho solo causato la distruzione iniziale, senza che ne nascesse niente?”

 “Stai parlando della battaglia al Campo Mezzosangue?” le chiesi stupita – come era possibile che si vedesse quell’avvenimento come pura distruzione, senza pensare al mondo migliore che tutte quelle morti avrebbero sicuramente portato avanti!

“Ti sorprende?” ribatté Gaia – sì, era sempre più arrabbiata! – “Qualcuno ci ha pensato per un attimo che i morti erano tutti ragazzi come noi, lì a combattere solo perché speravano nell’approvazione dei genitori? O eravate troppo presi a festeggiare?”

 La seconda, naturalmente. Forza, Gaia, che restavi in vita a fare per esseri così spregevoli?

 “I genitori in questione sarebbero disposti a far morire sul colpo quei ragazzi per divertimento o per una minuscola offesa” obiettò Hazelle, sollevando un sopracciglio. “Esattamente, che razza di persone potrebbero cercare l’approvazione di genitori del genere?”

 “Qualunque figlio che abbia vissuto senza conoscere sua madre o suo padre per tutta la vita vorrà il suo affetto e la sua approvazione!” sbottò Gaia. “Cercare amore è qualcosa di naturale, ed è solo tragico che per questo qualcuno sia disposto a tollerare un trattamento simile. Noi dovremmo aiutarli, liberarli, non farne una strage per arrivare ai genitori!”

 “Sono loro che restano a difendere quelle carogne …”

 “Prima hai detto di come un figlio vorrà sempre l’approvazione del genitore, per quanto lo faccia soffrire” intervenni. “Non pensi che potrebbe applicarsi anche al caso della dea del ghiaccio? Per farle seguire il padre, potremmo averla tra le nostre fi …”

 “Ma non vi entra in testa niente che non sia una cazzo di strategia?!” fui prontamente interrotta da queste urla. “Vi siete ascoltate? Vi rendete conto di quello che state dicendo? Voi non eravate così! Noi non eravamo così! Noi siamo partiti con il proposito di migliorare il mondo senza le mistificazioni degli dei, liberare i mortali, i maghi e i mezzosangue dal loro lavaggio del cervello, permettere a tutti di avere la felicità che meritavano! E adesso di cosa andate ciancian …”

 “Gaia!”

 Oh-oh. Pareva che urlare a quei livelli avesse attirato l’attenzione di qualcun altro che – giusto per rispondere al discorso della ragazza sull’usare o meno gli altri – mi sarebbe tornato molto ma molto utile. Dakao era piombato nella stanza e ora stava lì, sul vano della porta, a fissare la sua ragazza con aria stralunata. “Dov’eri? Cosa …”

 Gaia guardò a terra e sospirò pesantemente. “E’ stata una pessima idea”

 “Certo che lo è stata!” il demone sembrò riprendersi giusto per scattare all’accusa. “Ti rendi conto di quello che hai fatto? Hai tradito la fiducia di Setne, di tutti noi, hai messo a rischio tutto quello che siamo riusciti a fare finora, e per che cosa? Che accidenti ti è passato per la testa?”

 Gaia sembrava sul punto di scoppiare a piangere. Restò in silenzio cercando di ricomporsi, ma il suo ragazzo non sembrò rendersene conto, perché continuò a insistere.

“Perhcè erano cazzi miei, capito?!” esplose lei alla fine. “Almeno su qualcuna delle mie azioni ho il controllo? Posso?”

 “Ma sei deficiente?! Pensi che il modo giusto di dimostrare che vuoi ‘libertà d’azione’ sia tradirci tutti? Sia liberare un importante prigioniero a caso?”

 “Tu non permetterti di parlarmi in questo modo, non mi sei nemmeno stato a sentire …”

“Ah, io non sono stato a sentire? Non quella che sembra sempre pensare alla tua compagnia come all’ultima spiaggia, giusto perché è bloccata qui e non c’è di meglio in giro?”

 “Ma cosa stai dicendo? Ti pare che sia la situazione da rendere a proposito dei tuoi problemi?!”

 “Oh, che stupido, come ho potuto dimenticare! Gli unici problemi che contano sono i tuoi …”

 “Senti, tu non hai capito un accidente e se intendi star qui a urlarmi addosso e piagnucolare sulle tue stronzate …”

 “Stronzate, eh? Perché chissà come, i tuoi problemi hanno sempre la precedenza. Gli altri? Ah, bazzecole! Come osano pensare a qualcosa che non sia te!”

“Disse quello che si è appena messo a urlarmi contro sen …”

 “Dakao, il tuo amuleto!” intervenne Hazelle.

 Il demone giapponese si era infilato l’amuleto di comunicazione di Setne al collo con una catenella, e adesso brillava come se fosse incandescente. Sospettai che fosse l’equivalente di una dozzina di chiamate non risposte sul cellulare. Dakao sembrò sul punto di mandare al diavolo chiunque stesse cercando di contattarlo – probabilmente volevano essere portati via da Washington – ma poi trovò un buon motivo per ripensarci.

 “Vado a creargli quel portale. Questo posto ha urgentemente bisogno di qualcuno che faccia il suo dovere”

 Ci mollò lì senza un’altra parola. Gaia lo guardò uscire, prese un paio di respiri profondi e tremuli, e scoppiò a piangere. Io e Hazelle accorremmo.

 “Gaia, calmati … non ne vale la pena, è stato solo un gigantesco stronzo …”

 Io preferii mordicchiarmi discretamente il labbro, pur dandole delle amichevoli carezze su una spalla.

 “Non ce la faccio più” mormorò lei. Aveva il tono più stanco che avessi mai sentito a qualcuno. “C’è ancora qualcos’altro che deve succedere?”

 “Uh, sì, Setne deve ancora torchiarti” replicai in tono leggero e scherzoso, come cercando di alleviare l’atmosfera. L’occhiataccia di Hazelle mi informò che avevo ottenuto proprio l’effetto contrario, ovvero proprio quello che volevo. Gaia parve afflosciarsi un attimo, sotto la mia mano.

 “Davvero sono stata così fredda e scostante?” mormorò. “Davvero non penso mai alle emozioni degli altri? Io e Dakao stavamo già avendo dei problemi, ma ho sempre pensato che lui avrebbe dovuto venirmi un po’ incontro … ho sbagliato, vero? E’ colpa mia?”

 Hazelle si affrettò a rassicurarla del contrario, io sospirai a disagio. “Se proprio vuoi la mia sincera opinione, penso che avresti potuto gestire le faccende con lui in modo diverso”

 “Penelope!” mi riprese Hazelle.

 “Ehi, magari quello che sto per dire li aiuterà a cavarsela meglio come coppia, no? Quello che intendo, è che in effetti ti sei mostrata un po’ fredda e scostante con lui. Lo so che la situazione per te è difficile e tutto, ma riflettici, anche lui è bloccato qui. Tu almeno hai tutto l’interesse e la considerazione di noialtri, potremmo dire che tu sia la nostra celebrità …”

 “I ragazzi parlano più spesso tra loro, Dakao incluso, di quanto non facciano con lei” obiettò Hazelle.

 “Metti tutto in proporzione, lei riceve comunque più attenzioni rispetto a noi o Regina. E Dakao è a malapena calcolato. Dal suo punto di vista, mentre entrambi sono impossibilitati a uscire, lei è ammirata e oggetto di attenzioni, lui è solo uno dei tanti compagni di lotta”

 “E questo cosa c’entra? Solo perché lei è il libro di Thoth, i suoi sentimenti non dovrebbero contare?”

 “Certo che contano, ma resta il fatto che lei è diversa dal resto di noi, e bisogna considerare le cose in questa prospettiva”

 “E questo significa che dovrebbe lasciarsi calpestare come giusto prezzo dell’essere così potente? Gaia, se vuoi il mio consiglio, dovresti solo mollarlo. Un tipo così ti porta solo guai”

 “Se io volessi rompere con lui” sbottò lei. “Peccato che io stia cercando di farla funzionare, questa relazione”

 “E allora impara a compromettere”

“E perché dovresti? Lui cosa può darti, a parte un sacco di lamentele?”

 Gaia abbassò di nuovo gli occhi a terra. “Lui era una delle persone più care che avessi. Era gentile, si preoccupava per me, riusciva sempre a farmi sorridere, malgrado avesse passato delle cose orribili. Era una delle persone che ammiravo di più, prima che succedesse tutto questo”

 “E ora, oltre a tutte queste belle cose, ha dimostrato anche di non saperti accettare per quello che sei diventata. Lo so che è dura, ma sei ancora giovane, quelli che trovano l’anima gemella a diciassette anni sono l’eccezione, non la regola …”

 La faccia di Gaia si sarebbe potuta definire in ogni modo, meno che come quella di una che avesse voglia di stare lì a sentirsi dire quelle cose. Mi sorpresi che Hazelle stessa non se ne fosse accorta, per continuare imperterrita sulla sua strada. Alla fine fu il nostro oggetto di contesa a prendere l’iniziativa di sciogliere la discussione.

“Sentite, apprezzo come siate rimaste entrambe a cercare di confortarmi, ma adesso ho bisogno di stare un po’ …”

Un chiasso improvviso la fece interrompere. Un gran vociare dei ragazzi, e urla femminili.

 “Avranno recuperato quella ragazza …” intuì Hazelle.

 Maisie. Non avevo avuto molto tempo per riflettere su di lei, prima, ma in quel momento di relativa distensione, mi si strinse un po’ il cuore per lei. Poveretta, l’intera esperienza doveva essere stata, ed essere ancora, semplicemente orribile per lei: partiva per quella che sembrava una missione non diversa da quelle che capitavano ai semidei quasi tutto il tempo, e una dei suoi compagni spariva nel nulla (che fine aveva fatto Sadie?), lei e quello rimasto scoprivano che quella che credeva un’amica era in realtà una spia dei nemici, e saltava fuori che anche il suo compagno di missione rimasto con lei era una spia. La missione si concludeva con lei catturata, incapace di contattare i suoi veri amici, e trascinata via in pieno territorio avversario. Poteva essere la definizione da dizionario di ‘giornata di merda’.

 Naturalmente mi ero avvicinata alla fonte del vociare in mezzo a tutte queste riflessioni, ed entrata nella stanza da cui provenivano ci trovai una Maisie ammanettata a cui Regina aveva appena finito di legare anche i piedi. La prigioniera di per sé era in piena crisi, in lacrime che ci supplicava di lasciarla andare, anche se di sicuro si rendeva conto lei stessa dell’improbabilità della cosa. Quando mi vide, la sua situazione peggiorò soltanto.

 “Ma cos’è successo? Chi è questa?” chiese esterrefatta Gaia.

 “Non te la ricordi? E’ la ragazza che era con Chad, quella che ci ha scoperti”

 La figlia di Demetra mi guardò confusa un paio di secondi prima di capire – evidentemente, in quei momenti la sua attenzione era stata tutta su Becky. “Oh … è necessario trattarla così?”

 “E’ una prigioniera che se scappasse, consegnerebbe al nemico informazioni incredibilmente dannose per noi” spiegò Luciano, con il tono di chi parla a qualcuno davvero ingenuo. “Probabilmente non possiamo permetterci neppure di lasciarla vivere, tantomeno trattarla con i guanti di velluto”

 Che cosa?!”

Che cazzo stava dicendo Luciano? Uccidere Maisie? Era pazzo? Con chi credeva di star parlando, con gente pronta a uccidere? Lui e Setne stavano freschi, se speravano che quel gruppo di brave persone facesse morire qualcuno, alla faccia di quanto utile sarebbe potuto essere! E a riprova di quei pensieri, quel ‘che cosa’ l’aveva urlato Gaia, non io.

Ormai ero così abituata a cercare dappertutto cose che avrebbero potuto peggiorare l’esistenza di quella ragazza, che pensai subito che se Maisie fosse morta, la fiducia già traballante che la seguace di Setne nutriva nella sua causa sarebbe completamente finita nel cesso; fu immediatamente dopo che mi ricordai che di causare una morte collaterale non se ne parlava, avanti di quel passo e Gaia si sarebbe già ammazzata per conto suo, probabilmente la fiducia sarebbe andata a quel paese solo ascoltando gente come Luciano.

 Restava da sentire Setne … che avrebbe deciso? Sarebbe stata senz’altro una decisione fondata sull’opportunismo, ma quale opportunismo?

 Tornare alla realtà, lì era iniziata una mezza guerra civile mentre io riflettevo sulle sue cause!

 In pratica c’erano Luciano, Hazelle, Mortimer e Dakao che argomentavano a favore dell’eliminazione di Maisie, Gaia che protestava per la vita di lei, Regina che era a metà tra lo spalleggiare quest’ultima e trovare una mediazione, e Calvin non si vedeva da nessuna parte. Io naturalmente scattai a sostegno di Gaia. Stava parlando di come avremmo dovuto essere superiori agli dei …

 “Ha ragione!” intervenni. “Che fine ha fatto l’impegno per un mondo migliore? Mi ricordo un bel discorsetto a proposito di quello, quando ci avete offerto di diventare le vostre spie!”

 “Purtroppo, la realtà e gli ideali non sempre ben si accordano, bambolina”

 Ecco dov’era andato Calvin: a chiamare Setne. Per l’occasione, la divinità wannabe aveva mollato la solita espressione spavalda, esibendone una seria e contrita, da leader che aveva compreso la gravità della situazione ed era pronto a prendere la scelta più difficile. Sì, non c’era verso che Gaia gli rimanesse legata dopo una cosa del genere! No, cazzo, questo voleva dire che Maisie sarebbe morta! Ritirare tutto, dovevo impedire che la facessero fuori!

 “E se sei tu stesso il primo a non aderire ai tuoi ideali, come fai a modificare la realtà?” lo rimbeccò Gaia – ottima risposta.

Setne sospirò. “Ragazzi, capisco benissimo il vostro stato d’animo, e chiedo perdono a tutti voi. Voi siete giovani, è una legge della natura che siate pieni di aspettative di voler cambiare il mondo solo pensandolo; ma io sono più vecchio delle vostre età moltiplicate assieme. Avrei dovuto essere più consapevole, non darvi certe illusioni. Il problema è che il primo che ho illuso sono stato io stesso … per millenni ho visto rivoluzioni che esortavano alla pace e alla libertà porre i propri fondamenti nel sangue e nella repressione. Mi ero illuso che, armato di una simile esperienza, avrei potuto guidare giovani combattenti in qualcosa di completamente nuovo, una rivolta che non si sarebbe macchiata di una singola ingiustizia. Ho peccato di presunzione. Le circostanze forzano le …”

 “Ma potremmo sempre tenerla prigioniera!” interruppi. “Ucciderla non ha senso, otterremmo lo stesso risultato mettendola sotto sorveglianza!”

 “Ha ragione, le basterà augurarle di non uscire mai di qui!”

 “Lo faccio subito! Maisie …”

 “Non basterà” tagliò corto Luciano. “Anche se in tutto quello che le resta da vivere non dovesse mai più metter piede fuori da questo edificio, potrebbe trovare mille metodi alternativi per comunicare con il mondo esterno, o la sua presenza potrebbe essere magicamente rintracciata se prevenissimo anche quello. Lo so benissimo che questa azione non ci rende migliori di quelli che stiamo combattendo …”

 “Sono le altre nostre azioni a farlo” proseguì Hazelle. “E’ il semplice fatto che da soli abbiamo fatto fare enormi passi avanti che sotto gli dei non sarebbero mai stati possibili. E per continuare a farlo, è necessario che sacrifichiamo qualcosa”

 “Abbiamo già ucciso in battaglia” concluse Setne. “E nessuno ha davvero protestato. In ogni caso, il risultato saranno persone morte”

 Ehm, quel ragionamento avrebbe dovuto far sentire meglio Gaia? No, perché sembrava che l’avessero appena presa a pugni. Ebbi la forte sensazione che fino a quel momento, non avendo visto i cadaveri, non avesse riflettuto molto bene sugli effettivi danni da lei causati; Setne aveva appena posto rimedio. Davvero non stava cercando di autosabotarsi?

“E questo lo rende giusto?” ringhiò infatti Gaia. “Solo perché ci siamo già sporcati le mani, è il via libera per farlo a ogni singola occasione?”

 “E’ quello che dobbiamo fare” ribatté Dakao, ed ebbi l’assoluta certezza che avesse preso la sua posizione solo per ripicca verso la fidanzata. “Capisco che per te il concetto di dovere sia difficile da capire, ma …”

 “Seriamente?” Gaia suonava sul punto di saltargli addosso per strangolarlo. “Vuoi metterti a litigare con me sulla vita di una persona?”

A giudicare dall’espressione, il ragazzo non aveva approfonditamente pensato a Maisie come ‘persona’. Ooops, pareva che lo stesse facendo adesso, visto che sembrava non essere più in grado di guardare in faccia uno qualsiasi di noi.

 “Non è argomento su cui discutere, purtroppo” Setne tentò di chiudere la faccenda. “Non si può fare altro, che ci piaccia o no. Mi dispiace”

 “Benissimo” sbottai, sperando in quella che pareva l’ultima spiaggia per salvare Maisie. “Allora, chi fa il boia? Voi? O qualcuno di noi deve offrirsi volontario? Chi ha voglia di farlo? Che metodo vogliamo usare?”

 “Penelope, calmati” mi ordinò Setne. “Penseremo … penseremo anche a questo, d’accordo?”

Oh, si era reso conto della situazione un po’ difficile?

 “Per adesso, Hazelle, accompagnala nella vecchia cella di Anubi – a proposito, che fine ha fatto?”

In effetti era vero, non era da nessuna parte. Luciano ci guardò allarmato. “Non l’avete portato via voi?”

 “La sua bimbetta è partita all’attacco, decisamente non avevamo tempo” ribatté Hazelle. “Pensavamo ve ne sareste occupati voi!”

 “Quindi adesso abbiamo una divinità a piede libero … Dakao, tu sai contrastare la sua magia, vai a recuperarlo, subito” rispose l’ex fantasma. “Hazelle, porta Maisie in quello scantinato, poi torna qui. Ci sono molte cose da disporre. Penelope, tu vai al Campo Mezzosangue, mi spiegherai questa sera perché eri qui in primo luogo. Non stare impalata a fissarmi, vai!”

 Ciao ciao alle speranze di scoprire di che avrebbero parlato, e soprattutto seguire i ‘progressi’ di Gaia. Eseguii.

 Nessuno si era dato particolarmente conto della mia assenza, a quanto pareva. E ironicamente, io ero ancora al punto di partenza, costretta a star ferma lì ad aspettare mentre chiunque altro faceva cose. Non sapevo cosa stessero facendo i seguaci di Setne, non sapevo entro quanto sarebbero tornati Chad e Sadie, non sapevo nemmeno dove fosse Becky. Se non avessi cambiato radicalmente il corso di quella giornata, avrei potuto credere di non essere mai partita da lì.

 Mi venne quasi da ridere. Tutto quel chiasso, ed ero di nuovo al punto di partenza, ad aspettare il responso di quello che stavano combinando altri! Assurdo … fu quasi irreale stare lì al Campo, con gente che mi salutava casualmente come se non me ne fossi mai andata, come se non avessi appena mandato in fumo una parte della loro missione … come se non avessi appena contribuito a causare la morte di una loro amica … non ci avevo ancora davvero pensato, ma la cattura di Maisie poteva essere davvero considerata colpa mia.

 Se io non fossi stata in mezzo alle ragazze di Setne, lei non avrebbe mai pensato che … ma no, Mortimer si era messo a muovere la sua brutta linguaccia subito dopo, avrebbe fatto così anche se ci fosse stato il solo Chad. Ma se in un ipotetico scenario qualcuno fosse riuscito a fermare Mortimer, e io fossi stata ugualmente lì … ma non era andata così! Dovevo smetterla di pensare in termini ipotetici. Era successo quel che era successo.

 E non era detto che Maisie sarebbe morta, no. I seguaci di Setne potevano ribellarsi se confrontati con la prospettiva di essere loro personalmente a eseguire la sentenza, il maledetto principe poteva rendersi conto della cattiva pubblicità, del pessimo stato d’animo della sua seguace (un tempo) più leale … c’erano un sacco di possibilità. Non era ancora morto nessuno. Eravamo ancora in tempo a salvare.

 Chad e Sadie arrivarono qualche ora dopo. Io li avvicinai immediatamente, cercando di scoprire qualcosa sulle loro vicende: Sadie promise che mi avrebbe raccontato tutto prima di filare alla Casa Grande, Chad si limitò a buttarmi un’occhiata stanca e rabbiosa, senza dire niente. Oh dei, intendeva farmela pagare per la faccenda di Maisie? Vero, un po’ di biasimo ce l’avevo anch’io, però non era ancora morta, dannazione! Nessuno obbligava nessuno a farla fuori, potevamo sempre cambiare le idee di quello stronzo! Riservarmi il trattamento silenzioso non avrebbe aiutato.

Evidentemente, lui non la pensava così, visto che quando fu terminata la discussione con Chirone mi evitò di nuovo, sostenendo di essere troppo stanco per avere a che fare con me prima della riunione. Carino.

 Ripiegai dunque su Sadie. La mia amica sembrava altrettanto distrutta, come se fosse invecchiata di dieci anni in quelle poche ore. Per mia fortuna, sembrava molto più disposta allo sfogo. Crollò senza tante cerimonie sull’erba vicino al lago delle canoe, e mi raccontò tutto quello che era accaduto ore prima.

 Chad … aveva voluto trovare un modo semplice e brillante di allontanare Sadie da un posto che in qualche modo doveva aver capito essere pieno di seguaci di Setne, e aveva finito per causarle un senso di colpa immane. Non posso dire che non fui arrabbiata … qualunque ragione avesse lui per tenermi il muso, io stavo iniziando ad averne per dirgliene quattro. E a quanto pareva, i problemi non si erano fermati lì.

Dopo quella sua piccola pausa seguita da trauma micidiale, Sadie aveva avuto nientemeno che un incontro con Anubi e Becky, nello stesso momento per la prima volta. E i risultati erano stati, pure lì, catastrofici.

 Onestamente, non fui tanto sorpresa dal fatto che Sadie avesse rifiutato una relazione in cui avrebbe dovuto giocare alla mamma per una figlia non sua, quanto di come se ne sentisse in colpa.

 “Io ho fatto di tutto perché Walt tornasse da lei” mi spiegò, con un filo di voce. “Non volevo dargli un ultimatum, volevo mettergli in chiaro cosa intendevo fare della mia vita in quella situazione, gli ho detto chiaro e tondo che c’erano pochissime possibilità che io me lo riprendessi. Speravo che avrebbe fatto l’opportunista di nuovo, scelto l’opzione più semplice – tornare da sua figlia. E invece le ha detto in faccia quelle cose, e io ho solo peggiorato la situazione … mi sembra un dannato incubo”

 “Tu non hai niente da sentirti in colpa per questo!” sbottai. “L’hai detto anche tu, hai praticamente cercato di manipolarlo per farlo tornare da Becky. Che colpa ne hai se è troppo scemo anche per cascarci?”

 Lei sorrise debolmente. “Perché una … piccolissima parte di me sarebbe felice se tornasse. Da quando ho scoperto di Becky, mi ha sempre fatto quasi paura pensarci, però mi piacerebbe tornare con lui. E’ stata la mia prima vera relazione, sai? E stiamo insieme da quasi tre anni. Non è una cosa che possa chiudere dall’oggi al domani. Sono stata così felice con lui …”

 “Tu devi fare quello che vuoi. Né io, né nessun altro abbiamo il diritto di giudicarti”

“Ma io posso giudicarmi da sola. E per quello che mi valuto … non hai idea di quanto mi riconosca in Kebechet. Anch’io sono cresciuta senza mio padre, ricordi? Certo, le circostanze erano molto diverse, c’era stata una battaglia legale, ma io ho sempre pensato che lui mi avesse abbandonata per tenere mio fratello con sé. So quanto è orribile quando un genitore che ti è sempre parso come una fonte di amore e sicurezza all’improvviso sembra voltarti le spalle e lasciarti lì al tuo destino. Se a quell’età anch’io avessi avuto poteri su tutto un elemento, sai come mi sarei scatenata per riavere la mia famiglia indietro?”

 “Ed è per questo che per quello che potevi, hai cercato di aiutare la dea” tentai di rassicurarla. “Ma sull’idiozia delle due nessuna può farci niente. Interessanti punti in comune, no? Esperienze simili, dover avere a che fare con lo stesso deficiente … sai che volendo potrebbe essere una base per un buon rapporto matrigna-figliastra?”

 Sadie riuscì a scoppiare a ridere. Per la prima volta in quella giornata, per un breve istante, riuscii a sentirmi davvero bene.

 “Grazie. Ma scherzare non cambierà le cose”

 “No” concordai. “Ma non è detto che non si possano provare altri modi”

 “Appunto” disse lei, mentre una sorta di sorriso iniziava a farsi strada sui suoi lineamenti. “E’ esattamente quello che voglio fare. Basta con la depressione, con la reclusione e le missioni di vendetta. Mi sono lasciata abbattere da quello lì fin troppo a lungo, quando gli altri avevano bisogno di me, e ho finito per inanellare una serie di cazzate. Da questo preciso giorno, mi metto a fare sul serio, e lo giuro sul trono di Ra, rimedierò a tutto, salverò Maisie, e riporterò le cose alla normalità, senza guerre e tragedie, fosse anche l’ultima cosa che faccio!”

 Fu abbastanza meraviglioso vederla così, attiva e determinata come non lo era stata in tanto tempo. Naturalmente le sue parole successive affossarono subito il mio entusiasmo.

“Ho già parlato con Chirone. Abbiamo deciso di tendere una trappola all’esercito di Setne: manderemo un attacco in massa in un luogo a caso, per far credere loro che pensiamo sia il loro nascondiglio, lasciando il Campo apparentemente sguarnito. Loro vorranno approfittarne per attaccare, magari per aspettare lì la spedizione di ritorno, e a quel punto, una combinazione di maghi e figli di Ecate avrà già lavorato a dei sigilli tracciatori da imporre loro, simili a come i mostri rintracciano mezzosangue. Quando il grosso del Campo sarà tornato a sorpresa, loro saranno costretti alla ritirata, e ci segnaleranno loro stessi il loro vero nascondiglio. Bisogna ancora parlarne con altre persone e definire bene i dettagli, ma il piano c’è. Che te ne pare?”

 “E’ geniale” replicai, i miei pensieri già rivolti a come avrei dovuto rovinarlo.

 E sapete, ragazzi, era un buon piano. Credo avrei di gran lunga preferito il suo successo a quello che accadde davvero.

 

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

alla fine Penelope sembra essere l’unica persona disposta ad ascoltare davvero i problemi degli altri, ma di norma lo fa quando vuole spingere qualcuno ad ammazzarsi. Dice molto sulla bella situazione che vige sia al Campo che tra l’esercito di Setne, eh? Scherzi di dubbio gusto a parte, spero che il capitolo vi sia piaciuto, e vi lascio con lo spoiler: nel prossimo capitolo, Becky si rivelerà la persona più matura della situazione.

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Capitolo 19
*** La lista delle cose in cui facciamo schifo inizia a farsi ragguardevole ***


                                    CHAD

LA  LISTA  DELLE  COSE  IN  CUI  FACCIAMO  SCHIFO  INIZIA  A  FARSI  RAGGUARDEVOLE

 

 

 

 

 

 

 

A Penelope avevo detto che l’avrei rivista più tardi alla riunione di Setne; in realtà, preferii andare per conto mio alla Piramide Arena. Becky aveva finalmente affrontato suo padre, quel giorno, e a meno che il bastardo non le avesse dato qualche falsa promessa, avevo il grosso timore che la piccola sarebbe stata ridotta a uno straccio.

 E infatti: eccola lì, rannicchiata a piangere in mezzo agli strumenti scientifici di Thoth – questi ultimi in gran parte distrutti dalle pallonate di Coriolanus, in un’evidente ma fallimentare tentativo di distrarla. Quella vista mi fece venire voglia solo di ritrovare l’ospite di Anubi, scannarlo personalmente, e poi cercare un incantesimo che mi permettesse di esecrare la stramaledetta ombra di quel dio schifoso. Ma tutto quello che potevo fare era consolare la bambina, e non avevo la più pallida idea di come farlo.

 “Becky …” esordii. Come continuavo? “Come … cosa …”

 “Avevi ragione tu” singhiozzò lei. “Papà non mi vuole. Mi ha detto che non vuole cercare la mamma, vuole stare con quella strega, e poi è arrivata lei e …”

 Un nuovo attacco di pianto le impedì di continuare.

 “Lo so. Ero sulla terrazza, anche se con un incantesimo di invisibilità” le spiegai. “Mi dispiace di non essere potuto intervenire, ma …”

 “Non potevi farti scoprire” continuò lei. “Lo so. Non mi dà fastidio … uffa!” cercò di sfregarsi rabbiosamente via le lacrime dalla faccia.

“E’ okay piangere. Anzi, direi che è naturale, in una situazione simile …”

 “Ma io sono una dea!” protestò lei. “Non dovrei … tu sei solo un mortale!”

 “Vuoi dire che non vuoi farti vedere come debole da un semplice mortale, o che uno come me non può capire i tuoi problemi?” le chiesi. Lei si strinse ancora di più le braccia attorno alle ginocchia e si fissò le mani, senza rispondere.

 Sospirai. Forse dovevo essere più specifico con i miei tentativi di empatia.

”Sai, quando avevo tre anni, mia madre morì” le raccontai. “Fu una sua scelta: su buttò sotto un veicolo per salvare un ragazzino stupido che stava per finirci sotto. Tutti mi hanno sempre detto che era una donna buona, eroica, nobile, e che dovevo essere orgoglioso di come fosse morta. Io ho sempre sentito solo che aveva preferito qualcos’altro allo stare con me. Molti mi chiamerebbero insensibile ed egoista per questo, ma ho sempre avuto solo risentimento nei suoi confronti, per quello che ha fatto. Ha avuto una scelta, e ha deciso che buttare via la sua vita e lasciarmi a crescere senza di lei in un istituto era preferibile al far finire sotto un camion un idiota che nemmeno sapeva guardare dove andava”

 Becky ora mi fissava, senza dire nulla. “Lo so che mia madre ha fatto effettivamente una cosa più nobile dello scappare a rifarsi una vita con qualcun altro a prezzo della felicità dei figli. Ma il risultato finale non cambia: ci sei sempre tu, che rimani senza nessuno a volerti bene e a cui volere bene, ad accudirti e a guidarti mentre cerchi di capire come funziona il mondo. Dei o mortali che siano … certe cose sono universali. Posso capire perfettamente come ti senti”

“Mi dispiace” mormorò lei. “Ma se queste cose succedono così tanto … perché? Mi hanno sempre detto che i genitori amano i propri figli incondizionatamente, e che ne ricevono in cambio amore e rispetto per tutta la loro vita. E i genitori si occupano dei figli, anche tra gli animali. Ma perché lo dicono, se queste cose succedono?”

 “Sono bugie” replicai. “Sono la versione idealizzata di quello che dovrebbe succedere. Ma dirlo indurrebbe i figli a pensare che non necessariamente devono amare e rispettare i genitori”

 “E non devono neanche loro?”

 “No. Se un genitore non ama un figlio, il figlio ha tutto il diritto di contraccambiare, checchè ne dica la gente”

 “E quindi io cosa dovrei fare?”

 “Non lo so. A questo punto, la tua vita è sotto il tuo completo controllo, perché qualcuno non vuole prendersene la responsabilità. Sta a te decidere cosa vuoi fare. Puoi scegliere di stare qui alla Piramide Arena e aiutarci con il kosmos, o dedicarti al tuo ghiaccio o ai riti funebri, trovare il tuo posto tra le divinità e accertarti di non essere rispedita ai Campi Soleggiati, cercare personalmente la tua mamma … la scelta è solo tua”

 Nel complesso, era stato uno dei discorsi meno family-friendly che fossero mai stati fatti a un bambino, eppure Becky ne parve molto rinfrancata. Non piangeva più, perlomeno.

“Allora penso che … posso rimanere …”

Si interruppe per un improvviso addensarsi di ombre nella stanza; ne saltò fuori Penelope. E lei cosa ci faceva lì?

 “Ah, sei qui” annuì lei.

 Io cercai di soffocare l’irritazione, per non fare una vera e propria scenata di fronte alla bambina. “Già. A cercare di rimediare a quello che ha combinato la tua cara amica”

 “E cosa c’entra Sadie?” scattò lei, come se avesse una qualunque cosa di cui recriminare. “Non tirarla in mezzo alle stronzate del suo fidanzato!”

 “Sì, il suo fidanzato. Per caso lei ti ha detto dell’ultimatum che gli ha dato tra lei e sua figlia?”

 “Senti, non so che versione ti abbia dato Becky, ma lei ha cercato di spingerlo a tornare da lei …”

 “Becky non mi ha dato nessuna versione, ho sentito tutto io. E non si notava, sai?”

 “Magari è perché quando c’è Becky di mezzo parti in quarta sulla difensiva e assumi che lei abbia la ragione assoluta!”

 “Ma che cazzo dici?!” già, tanti auguri ai buoni propositi di non fare una scenata. “Hai notato che qui si parla dell’abbandono di suo padre, sì? Solo per una ragazza …”

 “E che avrebbe dovuto fare Sadie, eh? Mettersi a fare da matrigna a una bambina che ha cercato di ammazzarla non so quante volte? Ti rendi conto che ha solo quindici anni, sì o no?”

 “Davvero? Non si nota, da quanto riesce a scrollarsi di dosso le responsabilità!”

 “Adesso non metterti a spalarle colpe per una cosa che tu stesso l’hai manipolata per fare …!”

 “E sai perché ha funzionato? Sai perché ho provato quella strategia in primo luogo, assumendo che funzionasse? Perché ha provato un migliaio di volte di essere dannatamente immatura e incapace di prendersi responsabilità!”

 “La ragazza immatura e incapace di prendersi responsabilità ha già salvato il mondo una volta o due. Ed è una cazzo di ragazzina, hai notato? Non puoi imporle la responsabilità di una figlia non sua quando lei non è manco maggiorenne!”

 “Sì, perché noi che ce ne prendiamo cura al posto del padre e della sua fidanzatina siamo dei vecchiacci, al confronto”

 “Noi abbiamo scelto di occuparci di lei. A Sadie verrebbe solo imposta, e come pensi che riuscirebbe a occuparsene con questi presupposti?”

 “Quindi è meglio che venga imposta la separazione dal padre a lei?”

 “Te lo vuoi cacciare in quella testa del cavolo che ti ritrovi? Sadie non ha obbligato Walt ad abbandonare Becky …”

 “Ma lui stesso ha messo bene in chiaro che se solo lei avesse accettato, le cose si sarebbero risolte molto meglio …”

 “La vuoi piantare di spalare colpe su chi non c’entra? Te la prendi con lei solo perché è mia amica, e io ho per sbaglio …”

 “Per sbaglio hai mandato a puttane tutta la missione, e fatto ammazzare un’innocente. O per caso sei riuscita a convincere Setne a salvarle la pelle?”

 Per un istante, meditai su una sua possibile risposta affermativa. Mi sarei trovato a corto di parole, perché davvero non avrei avuto null’altro per cui urlarle contro … lei si morse il labbro.

 “No. Ho provato a parl …”

 “E allora hai fatto morire una persona. Complimenti. Un’altra. Cos’è, ci stai prendendo gus …”

 Non mi aspettavo l’attacco vero e proprio. Prima di accorgermene, stavo barcollando all’indietro, con un gran male alla mascella.

“Chiudi quella cazzo di bocca, lurido idiota!” urlò lei a pieni polmoni, cercando di tirarmi un altro pugno. “Tu non hai fatto un cazzo da quando è iniziata questa storia, sei stato più che contento di spalarmi addosso Gaia mentre cincischiavi con gli altri dandoti l’aria di fare chissà che, poi è comparsa la ragazzina e all’improvviso io facevo solo schifo perché amica di Sadie …”

 “Comodo accusare gli altri di far niente quando si guarda solo sé stessi” urlai, schivandola e facendola inciampare con un calcio. Mi sembrò che Becky avesse detto qualcosa, ma non ci badai tanto. “Se magari avessi levato il cervello dai tuoi problemi e dalla tua amica, per una volta, e non mi sorprende che siate così vicine, siete così simili …”

 “Sadie non ti ha fatto niente, e quello è già un insulto!” commentò lei, rialzandosi alla velocità della luce e tirandomi una ciocca di capelli, facendomi perdere l’equilibrio.

 “Sadie non ha fatto altro che far soffrire persone, tu non hai fatto altro che far …”

 “BASTA!!!”

 Un’ondata di ghiaccio mi investì, bloccandomi sul posto. Idem per Penelope. Becky marciò spedita in mezzo a noi, e il ghiaccio ci trascinò un po’ più lontani l’una dall’altro. Mi resi conto che la mia impressione iniziale era corretta: Becky era davvero un po’ più grande.

 “Siete dei luridi idioti tutti e due! Non ha senso che vi picchiate e vi mettiate a litigare! Lo vedo che siete tristi e arrabbiati, ma non c’entrate niente! E’ stupido! Siete stupidi! Qui deve essere un posto tranquillo, accidenti!”

 Aveva ripreso a piangere, ma questa volta sembrava molto più arrabbiata che triste. Ma che razza di merda ero? Aveva assolutamente ragione … come avevo fatto a perdere il controllo in quel modo? Certo, ero stato semplicemente furioso, ma da lì a urlarle addosso in quel modo, a cercare di colpirla … cosa mi era preso, a cosa stavo pensando? Di che cosa l’avevo accusata?

 Penelope stava passando un periodo orribile per quel suo compito, questo lo avevo sempre saputo. Avevo anche cercato di darle una mano, di sopportare il suo pessimo umore, peggiorare le cose tra Gaia e Dakao … soprattutto all’inizio, dovevo ammetterlo. Penelope mi aveva accusato di essermi dedicato completamente a Becky, da quando era entrata in scena … forse era vero, ma quella bambina non se lo meritava, forse? Era stata completamente sola al mondo dal suo risveglio a quel momento, era naturale che avessi cercato di renderla serena.

 E adesso mi ero ritrovato a farla piangere, per di più mettendomi a urlare cose assurde alla mia associata. Cioè, alcune erano cose che pensavo già da un po’, altre mi avevano tormentato per tutto il giorno, altre ancora erano uno sfogo su terzi del mio senso di colpa per Maisie … no, non dovevo giustificarmi. Ero stato uno stronzo, punto. Avrei dovuto impegnarmi per rendere le cose più facili per entrambe, per dare loro un posto tranquillo, come aveva appena detto Becky, e non ci ero riuscito. Non era altro che un mio fallimento personale, e come tale dovevo prendermene la responsabilità e cercare di rimediare.

 O meglio, mi sarebbe piaciuto, era un po’ difficile parlare mentre incastonato in un blocco di ghiaccio.

 Agh! Agh!” fu Coriolanus a mettere una buona parola per noi, facendo rimbalzare il pallone da basket sui nostri blocchi … o almeno, credo fosse una buona parola, perché Becky annuì, lanciò occhiatacce a entrambi, e fece sciogliere il ghiaccio.

“Mi dispiace” furono le prime parole che riuscii a dire. “Chiedo scusa a tutte e due. Me la sono presa ingiustamente, e …”

 “E io ho fatto lo stesso” sospirò Penelope. “Sono stata così presa dai miei problemi negli ultimi tempi, che ho dato per scontato che tutti se la stessero passando meglio di me. Mi dispiace”

 Ancora non riuscivo davvero a guardarla negli occhi, e sospettai che per lei fosse lo stesso. Ci eravamo punzecchiati e insultati un’infinità di volte, ma non avevamo mai avuto un litigio di quelle proporzioni. Era perfino imbarazzante, aver perso il controllo a quel modo.

 “E perché questo dovrebbe farvi litigare?” Becky ci guardava come se stessimo dicendo cose completamente insensate. “Perché non vi aiutate e confortate a vicenda, invece di litigare? Vi fa anche stare peggio!”

 “Perché siamo stupidi” cercai di buttarla più sul leggero.

 “Perché non siamo shabti costruiti per reagire sempre nel modo migliore” Penelope preferì una risposta più seria. “Siamo umani, facciamo le nostre scemenze”

 Becky sembrava un rasserenata dalla nostra calma, ma in compenso molto più confusa. “Cioè fate cose stupide anche se sapete che sono stupide?”

 “Sì, perché al momento sembrano la cosa più semplice da fare, quella che ci farà stare meglio. E le persone parlano così quando sono molto arrabbiate o molto tristi, è difficile pensare lucidamente in quei momenti”

 Becky ci fissò in silenzio per un minuto buono.

“Voi mortali siete strani” commentò infine, corrugando la fronte come se ci fosse un pensiero che la turbava davvero. Prima che potessi chiederle di che si trattasse, lei tornò a guardarci. “Però, uh, mi dispiace che siate arrabbiati e tristi. Posso, cioè, aiutarvi, o impegnarmi di più …?”

 “Hai già fatto molto più del dovuto” risposi. “In queste situazioni, un blocco completo dei litiganti e una buona strigliata è quello che ci vuole. Sei stata semplicemente grandiosa, mi pare che questa fosse la prima situazione del genere in cui ti sei trovata …?”

 Becky annuì. Il bastardo aveva avuto almeno una decenza più di noi, quella di non piantare litigi davanti alla bambina.

 “E il tuo lavoro è stato perfetto, Setne era di pessimo umore oggi, dopo aver perso i suoi lacchè ritornati” il ghigno con cui Penelope accompagnò la frase riuscì a contagiare anche Becky. “E a proposito di Setne … tra pochissimo dovrebbe iniziare la riunione. Maisie è … ?”

 “Ancora viva” confermai. “Prima ho parlato senza pensare, abbiamo ancora qualche chance di salvarla, se ci mettiamo a insistere in due, e Gaia ci supporta”

 “Ottimo” per la prima volta da quello che mi parve parecchio tempo, Penelope sembrava avere un sorriso sollevato in volto. Mi resi conto che probabilmente avevo la stessa espressione. Sfogarmi, e poi discutere davvero con le ragazze di quello che stava succedendo, mi aveva fatto sentire sorprendentemente meglio. Addirittura mi sembrava di potermi permettere di sperare.

 “Allora, direi di darci una mossa. Vediamo di tirare fuori qualcosa di costruttivo da questa serata. Becky, ti aggiorneremo il prima possibile”

 Avrei voluto dirle qualcosa, che era la ragazzina più forte che conoscessi, che quella sera si era dimostrata la persona più matura da quelle parti, ma non ero mai stato un esperto in quel tipo di discorsi. La promessa di mantenerla come membro attivo del gruppo sembrò funzionare ugualmente bene, comunque. E fu così che facemmo quel fatidico viaggio nell’ombra.

 Il covo di Setne sembrava un funerale in cui i parenti fossero stati avvertiti che forse c’era una bomba che, sempre forse, poteva esplodere: nessuno aveva voglia di urlare e fare scenate, ma la tensione si sarebbe potuta tagliare con il coltello. A malapena ci salutarono quando ci videro, Hazelle continuò a lanciarci occhiatacce senza una spiegazione precisa, Dakao sedeva in un angolo a fissare il pavimento e Calvin si aggirava con aria intimorita, ogni tanto fingendo di allenarsi tirando colpi poco convinti alle statue della villa.

 Eravamo arrivati in anticipo, ma non c’era la solita conversazione. Neanche noi parlammo – rispetto per le atmosfere da funerale – finchè finalmente Luciano arrivò a informarci che il capo voleva parlare con tutti noi. A quel punto si udì qualche bisbiglio sparso tra le altre due ragazze presenti, o tra Regina e Calvin, ma anche quelli si spensero quando fummo nella solita sala delle riunioni.

 Ci trovammo Setne, seduto con il mento appoggiato alle mani e l’aria cupa.

 “Gaia ha già annunciato che non intende graziare questa riunione della sua presenza” fu la primissima cosa che annunciò. Dakao fece un mezzo sbuffo, subito interrotto da un’occhiataccia di Hazelle. E io imprecai mentalmente. Ci era appena stata sfilata da sotto il naso la nostra sostenitrice più influente, quella che avrebbe effettivamente potuto convincere gli altri a insistere per la vita di Maisie, forse addirittura Setne stesso … no, lui no, di sicuro ci aveva già parlato, perché ci fossero queste espressioni cupe. Mitico, ora toccava a noi dare fondo alle nostre capacità di eloquio per convincere questi qui a non votare per l’esecuzione, nel mentre evitando di essere bollati come le spie.

 Chissà dov’era in quel momento Maisie? Di sicuro sarà stata terrorizzata, forse già rassegnata al pensiero di morire … no, non potevo permettere. Lei non c’entrava nulla con i nostri giochi da malati, era capitata lì per sbaglio, non volevo neanche immaginare un’innocente che moriva per un nostro sbaglio.

 Setne si schiarì bene la voce – adesso massima attenzione, dovevo lavorare come un pazzo se volevo essere sicuro che la ragazza vivesse.

 “Questa riunione è inutile, ragazzi. Vi ho già detto che quella ragazzina non può essere lasciata vivere. Dovremmo tenerla segregata per tutta la vita …”

 “E invece no, cazzo!” sbottò Penelope, picchiando il pugno sul tavolo. “Stiamo partendo dal presupposto che …”

 “Non interrompermi!” tagliò corto Setne, fulminandola con lo sguardo. “Esigo silenzio quando vi parlo …”

“E a noi piacerebbe che ci lasciasse dire la nostra” brontolai.

 “Cos’ho appena detto?”

 “Capo …” esordì Regina.

“Fate silenzio, tutti quanti, per il maledetto Osiride!”

 La conversazione iniziava quasi ad avere del comico, in effetti. Ma Setne avrebbe ragionato bene? Non l’avevo mai visto così fuori controllo. Se avesse ignorato i suoi sottoposti, spinto dalla rabbia ... avrebbe scatenato un malcontento che per noi sarebbe stato semplicemente meraviglioso da sfruttare, ma ci sarebbe andata di mezzo Maisie. E se invece per lo stress avesse finito col cedere? Quale delle due possibilità si sarebbe verificata? Quali erano le parole per fare accadere l’una o l’altra?

 “Dicevo” Setne guardò male tutt’attorno. “Quella ragazza ha troppe informazioni su di noi. Cosa credete che sia la prima cosa che dirà se riuscisse ad arrivare al Campo? Che Chad e Penelope sono nostre spie. E allora, ragazzi, tanta fortuna a scappare via in tempo!”

 Penelope alzò una mano, come per un intervento in classe, ma Setne la ignorò.

“E la seconda cosa che direbbe, sarebbe come Gaia sia l’incarnazione del Libro di Thoth. Sicuro, in quel Campo molti seguono l’ideale odierno di non uccidere, ma altrettanti di sicuro seguiranno il principio che il fine giustifica i mezzi. Quanto ai loro dei, non si porranno neppure il problema. Si scatenerà una vera e propria caccia al nostro rifugio, per la morte di Gaia”

 Dakao si agitò nella sua sedia, a disagio. Io mi schiarii la voce, ma non mi fu permesso di parlare.

 “Francamente, trovo molto ironico che le persone che insistono per lasciarla vivere siano quelle che avrebbero più ripercussioni se mai dovesse scappare. Avete tendenze masochiste, ragazzi?”

 “Se finalmente ci lasciasse parlare” sbottò Penelope. “Ci rendiamo perfettamente conto dei rischi. Ed è per questo che pensavamo di suggerire precauzioni ferree. Perché se non l’avete notato, uccidendo quella ragazza non solo non saremmo migliori degli dei …”

 “Ho già parlato di queste faccende di principio …”

 “Ma perderemmo una possibile alleata. A quei dannati Campi fanno praticamente il lavaggio del cervello, avete presente? Appena arrivano, fanno ruotare tutta la vita dei mezzosangue attorno al loro genitore divino. Sono identificati solo come ‘figli di tal dio’, vengono bollati con una serie di stereotipi, devono scegliersi gli amici in base a che dei stiano simpatici ai loro genitori, sono costretti a far loro offerte che lo vogliano o meno, e se provano a lamentarsi, vengono immediatamente paragonati a quelli che hanno servito Crono nella Seconda Titanomachia, gli stessi che hanno fatto strage dei loro fratelli e amici. Come si deve comportare qualcuno che nella maggior parte dei casi sta attraversando l’adolescenza, il periodo in cui c’è più bisogno di trovare un gruppo cui appartenere?”

 “Sì, sei proprio nell’età giusta per guardare con distacco all’adolescenza …”

 “E infatti sto ripetendo una conoscenza abbastanza comune. Sentite, conosco questa ragazza, va bene? E’ una bravissima persona …”

 “Anche Achille, a suo tempo, aveva fama di essere una bravissima persona” si intromise Hazelle. Penelope fece per ribatterle direttamente, e io sospettai un tentativo apposito di sviare il discorso.

 “Voleva dire che è una persona sempre pronta a farsi in quattro per aiutare gli altri” intervenni dunque al suo posto, beccandomi un’occhiataccia. Aveva ragione, ma dovevo assicurarmi che rimanessimo tutti concentrati. “Gentile, generosa, sempre disponibile. Anche con persone che non conosce. Certo, è dalla parte degli dei; ma sono sicuro che se solo riuscissimo a convincerla che quei bastardi stanno portando l’umanità alla rovina, che noi riusciremo davvero a creare un mondo migliore per tutti, sarebbe un’alleata determinata e preziosa”

 “Allora sono d’accordo con Chad e Penelope” sembrava che Regina non avesse aspettato altro che una buona motivazione per supportare attivamente la sopravvivenza di Maisie. “Se è davvero una persona che può cambiare, che può dare il suo contributo alla nostra causa, la sua morte sarebbe perfino meno giusta”

 “Con la piccola complicazione che non sappiamo se vorrà passare dalla nostra parte” obiettò Hazelle. “Potremmo passare del tempo a cercare di convincerla, ma nel frattempo, lei potrebbe studiare un piano di fuga, oppure i suoi amici potrebbero trovarci … non possiamo prenderci dei rischi”

 “Non possiamo ammazzare un’innocente!” protestò Penelope. “Dannazione, si tratta di creare una prigione a prova di evasione, o di persuadere qualcuno, o di nascondere le nostre tracce o difenderci bene contro un attacco, davvero siamo tutti convinti che sia meglio ammazzare qualcuno che non ha fatto nulla di male, tranne starci contro, che una qualunque di queste cose?!”

 Setne si stava massaggiando la fronte, senza dire nulla. Penelope aveva trovato le parole perfette per infilarlo in una gran brutta situazione: adesso non avrebbe potuto continuare a insistere per la morte di Maisie senza sembrare un estremista. Si capiva che confidava molto poco nella possibilità di convertire la figlia di Macaria alla sua causa, e fosse stato per lui uccidere non sarebbe stato un problema, ma si era sforzato così tanto di presentare ai suoi seguaci una sua immagine di leader giusto e nobile!

 La situazione non aveva una buona soluzione, per lui. Una vocina mi ricordò che le indagini sulla spia erano ancora aperte … ma chi se ne fregava, eravamo così vicini, così vicini al far vivere almeno una persona!

…Oh. Era successo … oh dei … esclamazione corretta. Era quello per cui avevamo lavorato negli ultimi mesi, ma non me lo aspettavo … non così in fretta, non in quel momento, ma immagino che non ci fosse un modo di essere pronti per quello, no? Come avrebbe reagito Penelope … come dovevo reagire io, piuttosto, ero l’unico a poter dare l’allarme, adesso si sarebbe scatenato il putiferio, sarebbe stato strano se non avessi allertato tutti.

 Penelope e Hazelle si stavano praticamente urlando contro, con il supporto più pacato, rispettivamente, di Regina e Luciano. Calvin guardava Setne con aria di attesa, e Mortimer aveva l’aria di non aver capito nemmeno di cosa stessero parlando tutti.

 “Ragazzi” cercai di intervenire, mettendo più urgenza possibile nella mia voce. Continuarono a urlarsi.

 “Ragazzi!” l’unica a reagire fu Penelope, che mi guardò male come a dire di sbrigarmi col mio intervento a sua difesa. E va bene, non avevo tempo da sprecare con questa dannata discussione.

 Picchiai il pugno sul tavolo più forte che potei.

“Volete ascoltarmi, porca puttana?!” sbraitai.

 Silenzio. Mi guardavano tutti, finalmente.

“Gaia è morta”

 

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

un capitolo allegro e felice per augurarvi un sereno anno nuovo! Vabbe’, spero che abbiate apprezzato comunque … ma a parte questo, faccio una piccola avvertenza: il prossimo capitolo uscirà tra pochi giorni, poi ci sarà silenzio stampa fino a marzo: preferisco tenermi gennaio e febbraio per studiare per la sessione invernale. Detto questo, auguro un buon 2018 a tutti, e ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito questa storia!

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Capitolo 20
*** Siamo riassunti per demeriti sul campo ***


                                     PENELOPE

       SIAMO  RIASSUNTI  PER  DEMERITI  SUL  CAMPO

 

 

 

 

 

 

 

Non posso dire che ci misi molto a realizzare il significato delle parole di Chad. Non c’era molto spazio per le interpretazioni, del resto.

 Era piuttosto che mi rifiutavo di capirle bene. Non era possibile. Era troppo presto. Era troppo inaspettato. Non l’avevo previsto per quella serata. Solo … no.

 Il resto dell’esercito di Setne sembrava nel mio stesso stato, solo, supponevo, per ragioni dovute piuttosto allo shock e alla sorpresa. Hazelle fu la prima a reagire: scattò in piedi, rovesciando la sedia, e corse via, verso le stanze delle ragazze. Fu come un segnale della carica: esplose una cacofonia di urla, domande, imprecazioni, ordini confusi, sedie che venivano rovesciate, persone che correvano fuori dalla stanza.

 Sussultai, e fu come se mi fossi svegliata anch’io. Gaia era morta. Considerato che nessuno sapeva del rifugio di Setne, tranne gli dei che erano impossibilitati ad agire, e i soldati stessi che erano tutti lì, e il gruppo dei ritornati che non avrebbe avuto alcuna ragione a fare una cosa del genere e non ero neanche sicura sapessero del ruolo della figlia di Demetra … poteva essere stato solo suicidio. Quello per cui io avevo premuto negli ultimi due mesi.

 La sua morte era colpa mia. L’avevo uccisa io. Io avevo appena ucciso una persona. Una persona che avrebbe avuto una vita … no, non potevo dire una vita piena e felice davanti a sé. Sarebbe stata chiusa in una gabbia dorata, se proprio le fosse andata bene, e si vedeva chiaramente che già adesso la prospettiva le stava stretta … ma non aveva iniziato a notarsi dopo che io avevo insistito su questa direzione? E quello che stavo facendo adesso, non era un tentativo di giustificarmi, di illudermi che magari, anche solo in parte, avevo fatto un favore a Gaia, o magari accelerato qualcosa che prima o poi sarebbe successo comunque?

 No, non poteva essere così. Io non potevo essere così, intenta a evitare istericamente le mie responsabilità … dunque assassina andava bene, ma irresponsabile no? Ridicolo, solo ridicolo! Ci stavamo avvicinando alla stanza. Sentivo gli altro che parlavano, ma non li ascoltavo. Riuscivo solo a pensare a noi che ci avvicinavamo alle stanze e … oh, no. Avremmo visto il cadavere?

 Ma certo. Perché non avremmo dovuto? Gaia sarebbe forse andata a nascondersi da qualche parte dopo morta, per risparmiarci la brutta vista? Ma no … non volevo vedere … che schifo di persona ero? Non potevo neanche affrontare il mio stesso lavoro, svolto in modo così diligente, e con così brillante successo?

 Vedevo la porta della stanza. No, no, volevo fermare tutto, volevo scappare, non potevo, avrebbe destato sospetti, la mia intera vita ruotava attorno al non destare sospetti, quindi dovevo fare anche questo, no, eravamo lì, Hazelle aveva aperto la porta e si era fiondata dentro, ecco che eravamo lì anche noi, vedevo i bordi dei letti, no, no, no …

 Gaia era rannicchiata contro una parete. Era bianca, quasi bianca quanto Becky. Aveva il viso distorto in una smorfia strana, probabilmente l’aveva contratto per il dolore, ma ormai era sparita la volontà per tenerlo in quel modo. Le mani erano ancora strette attorno alla spada di Hazelle, il resto del corpo abbarbicato attorno all’arma come se avesse avuto paura di non morire se si fosse semplicemente trapassata. Sembrava che avesse cercato di farsi il più piccola possibile, lì in un angolo, lontana dai letti o dagli altri spazi della vita quotidiana delle ragazze … quasi avesse avuto paura di lasciare tracce troppo evidenti. Ecco il mio lavoro.

 Sentivo le altre ragazze strillare, qualcuno che iniziava a piangere, Dakao che si metteva a urlare il suo nome, correva da lei, cercava di estrarre l’arma come se fosse bastato a riportarla in vita. Non mi faceva nessun effetto. O forse un po’ sì, ma era in modo distaccato, come ascoltare un rumore lontano. Setne si era messo a parlare in tono ansioso, degli dei … chi se ne fregava. Quel poco di sensibilità che mi era rimasta riuscì ad arrabbiarsi, come per le faccende delle divinità ci andassero di mezzo ragazze che non avevano mai voluto altro che fare il bene del prossimo e morivano cercando di farsi più piccole possibile … come se non contassero nulla, come se nemmeno la fine della loro vita valesse la pena di turbare l’attenzione altrui. Gaia si stimava davvero così poco? Avevo fatto un lavoro coi controfiocchi.

 Mi venne quasi da ridere, non sapevo nemmeno perché, non c’era neanche una qualche ironia amara nella situazione. Forse era perché stavo spalando sugli dei il biasimo della situazione. Un comportamento tipico dei mezzosangue, no?

 Cioè, molto spesso avevano assolutamente ragione. Ma lì … mi ero messa a filosofare sulla distanza degli dei dalle faccende umane, ma in quel caso, si trattava solo di quello. Una faccenda umana. Un essere umano che, per i suoi scopi, uccideva un altro essere umano.

 Sembrava una cosa così piccola, insensata, posta in quei termini. La complessità e l’urgenza di ciò che mi aveva spinta a quelle azioni, il dolore di Gaia, le possibilità che avrebbe avuto se solo la sua morte non fosse stata quello che interessava a me, sembrava tutto così piccolo. Nessuna differenza da tanti omicidi compiuti fin dall’alba dei tempi. Una storia sentita e risentita. Davvero voleva dire così poco?

 La persona che era stata Gaia, il modo in cui la sua felicità con un incarico importante e l’ammirazione dei suoi pari e una persona che amava e che la amava si era trasformata in disperazione e angoscia e odio di sé tali da non far vedere altro sollievo che la morte, era solo una storia tante volte ripetuta? E che altrettante volte si sarebbe ripetuta in futuro, finché qualche tentativo di scatenare la fine del mondo avrebbe avuto successo? Ciò a cui sarebbe dovuta servire, avrebbe davvero fatto una differenza agli occhi di qualcuno, chiunque? Qualcuno si sarebbe reso conto che doveva la sua tranquillità di vita alla morte di una ragazza che neppure conosceva?

 Tranquillità di vita … quante persone stavano passando un inferno simile a quello che stava passando Gaia? Quante persone lo stavano infliggendo, come avevo fatto io? Perché? Quali erano le loro ragioni? Cambiava qualcosa? Avrebbe aiutato il mondo più di quello che avevo fatto io? Che senso aveva? Che senso aveva?

 Non mi accorsi nemmeno di essere scivolata in un angolo e di stare piangendo, finché Chad non mi posò una mano su una spalla. Sembrava non sapesse cosa dire, nemmeno mi guardava. Non riuscii a mettere insieme la forza di volontà per rispondergli, o rialzarmi, o smettere di piangere, o fare qualunque cosa diversa da quello che stavo già facendo.

 

Non mi ricordo bene cosa successe da quel momento a quello in cui ci ritrovammo tutti di nuovo nella sala delle riunioni. Mi baso su quello che ha detto Chad, che Setne ci ha messo un po’ per domare il caos, ordinare di lasciare tutto così com’era e tornare a prendere nuove decisioni, con un’infinità di proteste da parte di Dakao, Regina e Hazelle. Io mi ricordo solo che eravamo tutti lì, con un Setne dall’espressione più cupa e rabbiosa che gli avessi visto che sembrava guardarci tutti male.

 “Quello che avete appena … visto” praticamente sputò. Vidi Dakao sussultare. “E’ quanto di più grave potesse succedere. Un tradimento”

 Parole sbagliate. La tavolata sembrò esplodere di urla. Dakao urlava che non poteva limitarsi a quello, Regina gli dava man forte, Mortimer urlava di stare zitti tutti e due (più per paura di tutta la situazione che per malizia o devozione a Setne, sospetto) e Calvin stava facendo tentativi deprimenti di non singhiozzare rumorosamente, senza che nessuno gli badasse o provasse a calmare il bambino che aveva appena visto una ragazza che conosceva morire suicida.

 “Silenzio!” sbraitò Setne, “Ulteriori motivi? Avete qualche idea di quali ‘ulteriori motivi’ che non fossero pugnalare alle spalle tutti noi potessero esserci?”

 “Ho trovato questo” mormorò Regina. Tra tutti, lei aveva la reazione più strana: aveva il volto assolutamente inespressivo, però lacrimava.

 Mostrò a tutti un foglio spiegazzato, coperto di frasi furiosamente cancellate dalla stessa penna nera, in certi punti così violentemente che era stata bucata la pagina. “Credo che abbia voluto lasciare un messaggio, ma non si capisce niente …”

 Dakao fissò il foglio con aria trasecolata, poi se non lo strappò dalle mani della maga fu solo perché lei lo lasciò andare subito.

 “Tu riesci a leggere qualcosa?” chiese Setne, il disprezzo palese nella sua voce. Era incredibile quanto in fretta si fosse sgretolata la sua maschera di leader saggio, buono e divertente, e fui sorpresa che nessuno di quelli che lo seguivano sul serio avesse ancora reagito. Ma probabilmente erano troppo sconvolti da ben altro.

 Dakao comunque scosse la testa, fissando il foglio malridotto come se annunciasse la sua condanna a morte.

 “E allora tutto quello che posso assumere è che quella ragazza avesse in mente quello fin dall’inizio. Ci chiedevamo chi fosse la spia: eccola. Una magnifica attrice, una dei primissimi membri di questo gruppo, sempre in prima linea con i combattimenti, sempre ansiosa di aiutare il prossimo e sacrificarsi per lui. La persona che poteva sembrarmi perfetta per questo tipo di lavoro. A lei eterna lode: con tutta l’esperienza che ho, è riuscita a imbrogliarmi. E’ diventata la mia fonte di potere, quella che avrebbe potuto portare me e voi il più in alto possibile, e poi ce l’ha tolta, lasciandosi con divinità furiose che sanno dove ci troviamo, e un paio di spie completamente inutili”

 In tutta quella serata, non ci avevo ancora pensato, ma era vero: il compito mio e di Chad come spie presso il Campo Mezzosangue era finito. Anubi o Horus o Iside avevano sicuramente già avvertito i fratelli Kane, a quel punto, e se ci fossimo azzardati a tornare al rifugio dei mezzosangue, l’esito più probabile era il linciaggio sul posto.

 “Sono tutte stronzate!” urlò Dakao, così forte che io e molti altri sobbalzammo. “Lei stava male, non c’entra niente col volerci rovinare. Lei non ha mai voluto altro che aiutare!”

 “Ha avuto un modo interessante di dimostrarlo” replicò Setne, senza alzare la voce. “A noi tutti come a te. Eri il suo fidanzato. Approvi forse che per lei tu non sia stato abbastanza importante da restare in vita?”

 Fu il turno di Dakao di sussultare, come se l’avessero schiaffeggiato.

 “Aveva ragione” sibilò. “Lei stava male. Se fossi stato meno ossessionato da me stesso, me ne sarei reso conto. Oggi stesso … ero impegnato più a ferirla, a farle sentire almeno un briciolo di quello che lei stava facendo passare a me … credo abbia funzionato fin troppo bene. No, lei l’ha fatto per i motivi che spingono tutti a suicidarsi. Perché il mondo non è fatto per persone come loro. Lei era dolce e gentile, ma era anche fragile. Ha sacrificato le sue possibilità a una vita normale, e il peso l’ha schiacciata …”

 “Che belle parole” la voce di Setne trasudava il suo sarcasmo in modo quasi rivoltante. “Che cosa triste, l’amore. Con il suo travestimento, anche una viscida traditrice diventa un timido fiorellino schiacciato da un mondo troppo crudele”

 “Sta ascoltando quello che dico? Lei non ha mai voluto tradirci!”

“Curioso, visto che ha fatto esattamente quello. Ragazzo, vuoi aprire gli occhi? Lei ti ha usato fin dall’inizio! Le serviva un modo per mimetizzarsi tra noi, per fingere di essere una normale ragazza per i nostri standard, e cosa c’è di più normale, per una ragazza, dell’avere un fidanzato?”

 “Gaia non era così” bisbigliò Regina. “Era mia amica. Forse ha iniziato a dubitare la nostra causa …”

 “E qual è la differenza con quello che ho appena detto?”

 “L’ha fatto solo più tardi. Non riusciva più a capire che senso avessero le sue azioni, la sua vita stessa … credo che avesse iniziato  soffrire di depressione. Non riusciva più a …”

 “Di nuovo, ragazzi, state diventando sempre più incomprensibili” ribatté Setne. “Siamo appena stati traditi, siamo appena stati scagliati in una posizione di debolezza, possiamo aspettarci un attacco in ogni momento adesso, e voi cercate di difendere la memoria della traditrice? Vi rendete conto che, se fosse qui, riderebbe di voi?”

 “Un cazzo!” non mi sarei mai aspettata che Dakao fosse in grado di urlare a quel modo. “Lei soffriva, dannazione! Soffriva, e nessuno se n’è reso conto, perché eravamo troppo occupati a trattarla come la carta vincente per la vittoria! Abbiamo smesso di vederla come umana molto tempo fa, tu per primo!”

 Setne lo guardò con freddezza. “E così dobbiamo continuare a trattarla. Gaia non è altro che quella che ci ha traditi, quella che ci ha consegnato la vittoria per poi distruggerla prima che potessimo compierla davvero. Non merita altro che disprezzo, se volete essere generosi. Per quanto riguarda il corpo, qualcuno di voi lo porti in una discarica …”

“Io mi ammazzo piuttosto che lasciartelo fare!” ululò Dakao. “Sei tu quello che ci ha traditi! Hai cominciato offrendoci la possibilità di cambiare le cose, di ribellarci agli dei, e appena hai ottenuto il potere sei diventato esattamente come loro! Bastardo, tu devi sparire!”

 Il demone lo attaccò così velocemente che a malapena me ne resi conto. Setne schivò con altrettanta velocità, rischiando di ribaltare il tavolo, tutti saltarono in piedi, Setne tuonò degli incantesimi. Una serie di geroglifici luminosi si materializzò su Dakao, bloccandolo completamente. Il ragazzo rimase lì, ad ansimare e fissarlo con odio.

“Il tuo disgraziato amore ti ha dato alla testa” sentenziò il capo di quel gruppo. “Non riesci a ragionare, adesso. Colpa mia, avrei dovuto aspettarmi che saresti stato in queste condizioni … Mortimer, Luciano, potete portarlo fuori di qui, per favore? Credo sia opportuno che si calmi”

 I due ragazzi eseguirono in silenzio. Nessuno si azzardò a fiatare, mentre tutti tornavano a sedersi. Setne ricominciò solo quando Luciano e Mortimer furono tornati.

 “Se nessuno è più in vena di difendere la traditrice, dimentichiamoci di lei. Le conseguenze delle sue azioni hanno molto più peso della sua sciagurata esistenza. Le divinità egizie possono fare quello che piace a loro, e di sicuro piacerà molto spiattellare la nostra posizione. E’ superfluo dire che Chad e Penelope non possono fare più niente come spie, d’ora in avanti vivranno qui con tutti voi. E quindi non potranno raccontarci i piani d’attacco della fazione nemica. Siamo completamente all’oscuro, nella situazione peggiore in cui siamo mai stati. Tutto quello che possiamo fare, ora, è potenziare le nostre difese. Questo luogo dovrà diventare una via di mezzo tra un bunker e una trappola mortale per chiunque voglia attaccarci. Correranno qui a frotte, vediamo almeno di sfruttare questa maledizione a nostro vantaggio”

 Seguì una lunga trafila di disposizioni. Notai che nessuno sembrava davvero in vena di ascoltarle: arrabbiato com’era, Setne doveva aver dimenticato che non tutti al mondo erano sociopatici quanto lui, da pensare a studiare piani d’attacco immediatamente dopo il suicidio di un’amica. Ho il forte sospetto che molti abbiano dovuto farselo ripetere o chiedere ai pochi che avevano davvero sentito qualcosa, ovvero noi.

 Sorpresi? Del resto, ci conveniva imparare bene e subito i dettagli di una controffensiva, così da permettere a un eventuale attacco dal Campo di avere successo. Magari siamo proprio così sociopatici.

 Il nostro presunto leader andò avanti così per tre quarti d’ora, e concluse il tutto dicendoci di andare a dormire. Io e Chad avremmo per la prima volta condiviso le camerate dei ragazzi. Ma seriamente non aveva pensato che le ragazze potessero avere qualche problema a dormire nella stessa stanza dove poco prima avevano ritrovato il cadavere di Gaia? Doveva essere davvero arrabbiato.

 Ma tanto meglio per noi: prevedevo un impressionante calo di popolarità per lui nei giorni a seguire, e magari saremmo riusciti a far cambiare idea a qualcuno del suo esercito, mettendoli in una posizione favorevole presso gli invasori del Campo … curioso da parte mia, adesso avevo voglia di salvare qualcuno?

 A proposito di questo, nessuno aveva ancora deciso cosa farsene di Maisie, o almeno, non era ancora stata annunciata una decisione ufficiale. Magari Setne avrebbe continuato a fregarsene di chi lavorava per lui e avrebbe ammazzato la ragazza personalmente, oppure ordinato a qualcun altro di farlo, ma in tal caso, sarebbe successo senza che i ragazzi avessero espresso le loro opinioni. Oppure se n’era semplicemente dimenticato. Gli erano appena capitati problemi ben più grossi a cui pensare.

 Ma intanto la figlia di Macaria che fine aveva fatto? Provai a chiederlo a Regina, e mi rispose che era stata rinchiusa in una delle stanze per gli ospiti, una molto piccola, senza finestre e coperta di geroglifici di protezione.

 “Non possiamo permettere che muoia, Penelope” aggiunse. “Gaia non voleva questo. Glielo dobbiamo …te ne rendi conto?”

 “Se possibile, ne sono anche più convinta di prima. E poi” mi morsi il labbro, per impedirgli di tremare. “Maisie me la ricorda tantissimo, Gaia. Come carattere … credo che sarebbero state molto amiche, se le …”

“Sì, sì” Regina non sembrava affatto entusiasta di proseguire su quella particolare conversazione. “Dobbiamo parlarne con il capo. Non adesso, non credo che sia molto in sé …”

 Probabilmente era più in sé di quanto i ragazzi di Setne l’avessero mai visto.

“Hai ragione” concordai. “Vado a controllare come sta la ragazza”

 Lo feci davvero. La mia intenzione iniziale era parlarle, cercare di rassicurarla, spiegarle le cose, dirle che l’offensiva del Campo sarebbe arrivata presto e noi avremmo fatto di tutto per farla sopravvivere fino a quel momento.

 Non ne ebbi il coraggio. Parlare a un’altra persona che poteva morire per colpa mia …una persona così simile a Gaia, in quello non avevo mentito a Regina … solo, no. Mi limitai a controllare dal buco della serratura: era ancora viva, e stava seduta sul letto a giocherellare con le coperte. Doveva star morendo di noia e preoccupazione, ma meglio che essere morta davvero.

 Tornai al dormitorio delle ragazze. Gaia era stata portata … non lo sapevo, anche se avevo la sensazione che gli ordini di Setne relativi alla discarica non fossero stati obbediti. Il sangue era stato completamente ripulito, ma il letto della ragazza era ancora sfatto, e tutte le cose che le erano appartenute erano ancora sul suo comodino.

“Puoi prendere la parte sotto del mio letto a castello” mi informò Hazelle, non appena entrai nella stanza. “Non dovrai dormire dove … insomma, dove c’era lei”

 Qualcosa mi diceva che fosse stato per lei, mi avrebbe fatta dormire esattamente nel vecchio letto di Gaia, giusto per sfogarsi del suo fallimento a tenerla in vita, ma non voleva destare i sospetti di Regina. Annuii. Non avevo con me effetti personali, li avevo lasciati tutti al Campo.

 Al Campo. Non avevo ancora riflettuto a fondo su quello che implicava la scoperta del mio ruolo di spia: io non c’entravo più nulla, con quel posto. A quel punto, di sicuro Anubi o Horus o Iside avrebbero informato i loro ritrovati amici od ospiti mortali della nostra ‘vera’ affiliazione, e se avessimo mai provato a mettere piede da quelle parti, se tutto fosse andato bene ci avrebbe aspettati un linciaggio.

 Sadie di sicuro lo sapeva già, l’avrebbe di sicuro scoperto per prima. La ragazza che era a pezzi, perché il suo fidanzato era un tale bastardo, e perché con la sua negligenza e immaturità aveva causato la cattura di un’alleata, e che io avevo confortato solo poche ore prima, adesso avrebbe dovuto fare i conti anche con il mio tradimento.

 Esattamente, quanto male l’avrebbe presa? Eravamo sempre state amiche, negli ultimi tempi ci eravamo anche avvicinate molto, per i miei tentativi di aiutarla a star meglio … che in realtà erano inerentemente funzionali a tutt’altri scopi. Davvero, Sadie non aveva mai avuto una vera amica, in me.

 Come avrebbe reagito, a una scoperta simile? Aveva già litigato con Carter, probabilmente avrebbe litigato ancora se la faccenda di Maisie fosse giunta alle sue orecchie, la sua altra grande amica oltre a me era la ragazza di suo fratello, non aveva genitori, suo zio era all’estero: sarebbe riuscita a sfogarsi con qualcuno? Non avevo il diritto di farmi ascoltare da una qualsiasi divinità, ma pregai comunque che Carter fosse disposto a mettere da parte le loro divergenze e a sostenere sua sorella.

 E per quanto riguardava tutti gli altri che in un modo o nell’altro ci erano stati vicini … Percy e Annabeth, che ci avevano tirati fuori dai guai diverse volte, i figli di Hypnos che Chad aveva difeso dai bulli, i ragazzi di Ermes che avevano condiviso la capanna con noi … come avrebbero preso tutto questo? Quali sarebbero state le loro varie reazioni?

 Sospirai. A quanto pareva, non ero capace di causare altro che sofferenza per chiunque avesse a che fare con me. E meglio ancora, sarei stata capace di giustificarlo come il necessario per mantenere l’ordine del mondo! Ridicolo, davvero ridicolo. Mi rendevo conto che probabilmente avevo passato qualche minuto seduta immobile sul letto, ma se c’era un buon momento per permettersi di comportarsi in modo strano, era quello.

 Sospirai di nuovo, mi tolsi le scarpe e mi sdraiai, senza chiudere gli occhi o dire alcunché alle mie nuove compagne di stanza. Neanche loro parevano troppo intenzionate a chiacchierare, anche se si capiva benissimo che erano sveglie.

 “Spegniamo le luci?” chiese Regina dopo qualche minuto. Eseguii senza dire niente.

 Ecco, a questo proposito: e adesso come saremmo tornati alle nostre riunioni alla Piramide Arena? Certo, avremmo potuto aspettare che anche i nostri nuovi coinquilini fossero sonoramente addormentati, come avevamo fatto con tutta la capanna di Ermes, ma se non ci avessero trovati, le conseguenze sarebbero state molto più serie di qualche pettegolezzo. Per giunta, né Hazelle né Regina sembravano molto propense a dormire – era buio pesto, ma potevo sentirle respirare normalmente e agitarsi nei rispettivi letti. Immaginavo che nel dormitorio dei ragazzi la situazione fosse anche peggiore, con Dakao.

 Ma prima o poi ci saremmo dovuti tornare per forza, anzi, prima era meglio. C’era Becky lì dentro, che aspettava una nostra visita quotidiana, e soprattutto, con gli dei liberi, Thoth doveva essere tornato alla sua antica dimora. Probabilmente le due divinità si erano già incontrate, e sperai che la piccoletta non si fosse spaventata troppo a quell’arrivo inaspettato. Ma lei e il dio della saggezza si conoscevano già, no?

 E poi, le avevamo detto che eravamo al suo servizio. Dovevamo tornare dal nostro capo, spiegargli quello che avevamo fatto, mettere in chiaro – se ce ne fosse stato bisogno – che non avevamo mai davvero abbandonato la fazione del kosmos.

 No, non volevo affrontarlo. Dopo quello che avevo fatto, non me la sarei sentita di affrontare nessuno, ma lui era la stessa persona che ci aveva coinvolti in quella vicenda, quella che ci aveva garantito che non avremmo dovuto fare nulla di davvero gravi, niente guerre, niente omicidi … e alla fine, avevamo fatto esattamente quello, completamente per conto nostro. Di nuovo, era una situazione che faceva quasi ridere, oltre che a piangere.

 Non seppi bene quanto tempo rimasi lì, al buio, a pensare, a sforzarmi di non guardare il punto dove era stata ritrovata Gaia per quanto la tentazione fosse quasi irresistibile; so solo che ero così nervosa, che il leggerissimo bussare alla porta fu abbastanza da farmi saltare in piedi. Nessuna delle ragazze reagì, ma del resto era troppo buio per vedere bene, magari si erano addormentate davvero o magari non gliene fregava niente. Aprii appena: era Chad.

 Uscii nel corridoio a malapena illuminato da un’altra stanza, richiudendomi la porta alle spalle. Regina avrebbe concluso che volevo solo parlare dei recenti sconvolgimenti con un caro amico, Hazelle avrebbe saputo esattamente cosa stava succedendo, ma non avrebbe potuto farci nulla.

 “Scusa se ci ho messo tanto, abbiamo avuto dei problemi con Dakao” bisbigliò.

 Io annuii. “Mi sorprende che siate riusciti a calmarlo”

 “Luciano ha trovato dei sedativi in un armadietto dei medicinali”

 Dunque era stato necessario ricorrere a simili aiuto chimici, eh? Il ragazzo doveva essere veramente distrutto. Io dovevo averlo veramente distrutto.

 Sospirai. Meritavo di marcire nel rimorso per quel che mi restava da vivere, ma al momento, non sarebbe servito a nulla farmi distrarre così tanto. Avevamo già sacrificato una vita, forse due, ai nostri scopi: sarebbe stato un insulto alla loro memoria abbandonarli così o svolgerli male.

 “Hai trovato una scusa, per loro?”

 “No, penseranno che io voglia solo parlare con te. Non sarebbe difficile pensare che vogliamo discutere della fine del nostro lavoro condiviso, in un momento come questo”

 Annuii. In effetti aveva assolutamente senso.

 “Allora andiamo?” chiesi. Lui annuì.

 Eseguimmo il viaggio nell’ombra.

 Per la seconda volta in pochi mesi, la Piramide Arena era nel caos. Gli ibis volavano a stormo su per le pareti di vetro, i babbuini saltellavano ovunque, lanciandosi palloni da basket. Ma queste non erano manifestazioni di panico: erano festeggiamenti.

 Thoth stava piantato in mezzo alla stanza, lanciando incantesimi a destra e manca per riparare e spolverare e rimpinguare il tavolo del buffet, ma senza troppi tentativi di calmare gli entusiasmi dei suoi animali. Chad fu prontamente colpito da ben due pallonate, e fu questo che attirò l’attenzione del dio.

 “Hanno ragione quando dicono che non si dovrebbero mai affidare le pulizie a degli adolescenti!” commentò. “Ragazzi, questo posto sembrava essere stato travolto da un uragano”

 Smise di lanciare incantesimi e marciò verso di noi. Becky lo precedette di corsa: doveva essere stata seduta al tavolo tutto il tempo, ma con la comparsa dell’altro dio, non avevo badato a lei.

 “Allora” esordì Thoth. “Devo aspettarmi un attacco dell’esercito di Setne, o …”

 “Lo sappiamo benissimo cosa intendeva con quel biglietto” tagliò corto Chad. “E’ possibile fare una domanda di riassunzione?”

 Thoth batté le palpebre con aria innocente. “Con il biglietto? Ma io intendevo esattamente quello che ho scritto. L’avete per caso interpretato come un ordine stealth di continuare le solite operazioni?”

 Ci limitammo a fissarlo. Stava scherzando … vero? Non ne ero molto sicura, adesso che ci pensavo bene. Becky lo guardò con aria corrucciata. Chissà di cosa avevano parlato prima del nostro arrivo?

 “Be’, sono contento della vostra devozione alla causa, comunque” concluse lui. “Naturalmente siete riammessi, non c’è un limite di posti per questo tipo di lavoro. Adesso, suppongo che avrete molto di cui aggiornarmi su cosa sia successo esattamente?”

 Mi sfuggì un sospiro. Pensavo che Thoth avesse almeno una vaga idea di quello che avevamo fatto negli ultimi tempi, o forse ce l’aveva, Becky gli aveva detto tutto, ma preferiva sentire proprio la nostra versione. Sarebbe stata una serata lunga.

 E infatti: ci mettemmo circa due ore a raccontargli tutto nel dettaglio, comprese motivazioni e processi logici dei protagonisti di quella vicenda. Perfino Becky si ritrovò ad ascoltare a bocca aperta questa parte: in effetti, non le avevamo mai parlato seriamente del nostro lavoro di spie. Il problema, per me, fu che dovetti raccontare anche di Gaia … bene nel dettaglio, tutto quello che le avevo detto – e perché l’avevo detto – in quegli ultimi tempi. Non riuscii a guardare in faccia il dio per tutto il tempo del mio resoconto. Mi sentivo come se avessi sporcato la sua causa, come se ne avessi rovinato la bontà e ‘utilità usando mezzi simili, anche se erano stati quelli necessari.

 Lui però non fece commenti, né in positivo, né in negativo. Personalmente, mi trovai molto meglio così che se avesse fatto una qualsiasi delle due cose.

 “Capisco” commentò soltanto. “Ragazzi, rendetevi conto che avete lavorato moltissimo in queste ultime settimane. E ormai la situazione è precipitata. Io e i miei confratelli siamo ormai liberi, la fazione degli dei starà sicuramente preparando il suo primo vero attacco al rifugio di Setne, quest’ultimo ha ormai perso la pazienza di fingersi una persona amichevole e divertente – e a quanto mi avete detto, il suo esercito se ne sta accorgendo – e adesso progetta una situazione di assedio, e voi due non avete più modo di fare da spie presso il Campo”

 Si schiarì la voce. “Setne sarà disperato. Non si lascia mai sfuggire la sua maschera, a meno che non sia in una situazione davvero estrema, specie se davanti a qualcuno che vuole si fidi di lui. Ha avuto un inebriante controllo su esseri superiori, e se l’è visto strappare di mano per motivi che vedrà come futili, da una ragazzina inutile ed egoista. Questa ragazzina è anche un membro in meno al suo esercito, non una buona notizia in attesa di un attacco. E i suoi alleati mortali, che potrebbero essere al più usati come scudi umani mentre i soldati davvero utili difendono, stanno morendo uno dopo l’altro, grazie a Kebechet, qui”

 “E la fiducia in lui del suo esercito si sta incrinando” aggiunse Chad. “E’ già stato contestato sulla faccenda Maisie, ed era abbastanza chiaro che non se l’aspettasse. Il modo in cui ha trattato la morte di Gaia ha solo peggiorato le cose. Ho sentito i discorsi dei ragazzi in dormitorio: né Calvin né Mortimer possono essere definiti davvero contenti di come siano andate le cose. Volevano bene a quella ragazza”

 “Lo stesso dicasi per Regina” aggiunsi, senza staccare gli occhi dal mio piatto intonso. “Ecco, appunto. In una situazione del genere, non mi sorprenderebbe se ricorresse al porsi in testa la Corona di Tolomeo”

 “Per diventare un dio lui stesso?”

 “In effetti, sembrerebbe il momento appropriato”

“Il dio della cacca” mugugnò Becky.

 “Sì, probabile”

“Se fosse sconfitto nella sua forma divina, non potrebbe accedere al Tribunale del Giudizio” ragionò Thoth. “Sebbene sia nato come umano. Non sarebbe possibile processarlo secondo una vera giustizia, e questo sarebbe esattamente il necessario a prevenire lo sconvolgimento del kosmos”

 Veniva da chiedersi se la morte di una ragazza innocente non bastasse. Era ben pretenzioso, il kosmos!

 “Quindi dovremmo favorire l’assalto del Campo, e fare in modo che loro lo … esecrino, caccino nel Tartaro, una qualunque di queste cose potrebbe andare bene” ragionò Chad.

 “Quindi dovremmo sabotare le difese dell’esercito di Setne” aggiunsi. “Rischia di essere piuttosto ovvio, saremo sempre sotto i loro occhi per i prossimi giorni. Già adesso stiamo correndo un bel rischio”

 “L’ideale sarebbe comunicare tutto questo al Campo direttamente” decise Thoth. “Voi non rischiereste di essere scoperti, non quanto con un vero sabotaggio almeno, e loro non avrebbero tempo di organizzare nuove difese, a meno che non siano davvero bravi a improvvisare”

 “Capo, ci hanno beccati” gli ricordò Chad. “Se torniamo lì, ci linciano, e questo se vogliono essere generosi”

 “Vengo anch’io con voi!” si offrì Becky. “Ci ripenseranno quando vedranno che siete protetti da una dea”

 Molto probabilmente avrebbero solo pensato che avevamo fatto il lavaggio del cervello a una bambina e attaccato con il potere di diversi dei, ma mi sentivo quasi male a dirglielo. Era così chiaro che volesse aiutare!

 “Potremmo portare Dakao, invece” intervenne Chad. Cosa?

 Lui sospirò alla mia occhiata sorpresa. “Tu hai visto solo una parte della sua reazione. E’ andato avanti per ore a maledire Setne e cercare di convincere gli altri ad abbandonare ‘quel bastardo’, prima che gli dessero i calmanti. Non ho mai visto qualcuno cambiare opinione sui suoi superiori così velocemente. Credo che per fargli tradire il ritornato, sarebbe sufficiente aspettare che si svegli, e dargliene l’opportunità”

 “E questo esattamente come ci aiuta a non farci ammazzare?”

 “Saremo tutto un gruppo di traditori. Noi siamo stati spie a lungo, il che significa che abbiamo avuto tempo di conoscere i mezzosangue, trovare amici, affezionarci sinceramente a loro. Quando alla fine si è arrivati allo scoperto, ci siamo resi conto che il rimorso era troppo forte, e siamo passati davvero dalla loro parte, convincendo anche un altro ragazzo di Setne a fare altrettanto”

 “Potreste anche dire che avete ucciso Gaia per liberare gli dei!” suggerì entusiasticamente Becky. Io mi sentii quasi soffocare da un nodo in gola. Per fortuna ci pensò Chad a rispondere per me.

 “Lì ci sono persone molto coscienziose. Ho il forte sospetto che dichiararci colpevoli di omicidio, anche se per aiutarli, non ci ingrazierebbe a loro, tutt’altro. Possiamo solo sperare che … Dakao e l’offerta dei piani di difesa di Setne siano sufficienti a non farci ammazzare, non subito, per lo meno”

 Tutto molto bello, ma aveva dimenticato un piccolo particolare. “Dakao come lo convinciamo?”

 “Quella sarà la parte facile. Vorrà aiutarci”

 “Potrebbe sospettare che sia una trappola”

 “Dopo che ci siamo messi a protestare contro le sue azioni riguardo a Maisie? In retrospettiva, abbiamo fatto benissimo, sarà più facile convincerlo”

 Ma tu vedi se anche i nostri tentativi di salvare qualcuno potevano essere distorti in quel modo. Non era possibile che ci fosse permesso di agire, pensare o avere emozioni senza allegarci un calcolo strategico?

 Ma che mi lamentavo a fare? L’avevo scelta io, quella vita.

 Thoth tossicchiò e noi trasalimmo: ormai eravamo così abituati a discutere per conto nostro che ci eravamo quasi dimenticati della sua presenza.

 “Mi fa piacere vedervi sempre così determinati” ci complimentò. “Lo so che sarà dura … ma avrete ancora poca strada da fare. Questa vicenda si avvicina alla fine. Resistete … e andate a riposarvi, ne avrete bisogno, e più tempo passate qui più correte il rischio che qualcuno noti la nostra assenza”

 Vero. Gli rivolgemmo un cenno di saluto, Chad riuscì a mettere insieme anche un sorriso allegro per Becky, e viaggiammo di nuovo fino alla nostra nuova ‘casa’. Se Regina o Hazelle erano ancora sveglie, nessuna delle due reagì minimamente al mio ritorno. Tornai a sdraiarmi sul letto, sentendomi più stanca di quanto lo fossi mai stata in vita mia.

 Vi state chiedendo se riuscii a dormire? Certo. Mai avuti tanti incubi.

 

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

ecco, ultimo capitolo di questa storia prima del grande hiatus da esami. Spero che sia soddisfacente!

Questa storia riprenderà a marzo, così avrò un po’ di tempo per preparare i capitoli in anticipo. Ormai ci avviciniamo alla conclusione di tutta la saga, mancano solo cinque capitoli … quindi, anche dopo l’attesa, dovrebbe finire abbastanza in fretta. Grazie davvero a chi ha letto e commentato!

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Capitolo 22
*** Ci viene detto esattamente cosa siamo ***


                                     CHAD

 

 

 

  CI  VIENE  DETTO  ESATTAMENTE  COSA  SIAMO

 

 

 

 

 

Fu un’esperienza ben strana passare la notte nei dormitori di Setne.

Mortimer prese a russare come un trombone, quando si addormentò; io feci per mettermi il cuscino sulle orecchie, quando scoprii che Calvin e Luciano erano già organizzati per simili evenienze: stando attenti a non svegliarlo, lo rigirarono su un fianco e gli piazzarono uno di quei cerotti sul naso. Il problema diminuì sensibilmente, Calvin notò la mia espressione stupefatta e chiarì “Si arrabbia tantissimo se gli si dice che russa”

 E quello era il giusto compromesso tra l’ira di Mortimer e un sonno tranquillo. Poi verso le sette del mattino suonò una sveglia, era di Luciano, Calvin mugugnò e lo guardò malissimo, e l’italiano tolse il cerotto di Mortimer prima di infilare la porta e sparire chissà dove. Gli altri due si alzarono verso le dieci, mettendosi subito a discutere sui turni al bagno.

 Insomma, considerata anche la riunione alla Piramide, dormii da schifo e mi risvegliai a pezzi, ma rimasi comunque colpito da quanto normali e quotidiane sembrassero quelle situazioni. Ero così abituato ad andare al covo di Setne in piena notte, fermandomi a chiacchierare solo al prezzo di un bel po’ di sonno, che vedere quei ragazzi nella loro vita di tutti giorni, così come vedevo i ragazzi del Campo … quasi stonava. Non erano le persone che associavo al concetto di ‘vita di tutti i giorni’, semplicemente. Chissà cosa stavano facendo in quel momento i ragazzi di Ermes? Non avevo mai dato ai miei compagni di capanna tanto peso, ma quelle situazioni banalissime riuscirono a riportarmeli alla mente.

 Comunque. Adesso che ‘abitavo’ ufficialmente lì, dovevo darmi una mossa e mettermi al lavoro. Non avevo visto Dakao nel dormitorio, quindi sospettai che fosse ancora in isolamento, e Regina me ne diede conferma. Oltre a questo, fui convocato nella sala delle riunioni: noi eravamo lì, non c’era più bisogno di discutere nel cuore della notte, e bisognava parlare di un sacco di cose.

 Setne aveva ancora l’aria molto cupa, ma più dignitosa della sera prima: peccato, probabilmente avrebbe fatto meno gaffe e mantenuto l’uditorio saldamente dalla sua parte. Per fortuna Dakao non c’era ancora.

 “Capisco che ieri sera sia stata stressante” esordì Setne, dopo essersi schiarito la voce. “E vi pongo le mie scuse: sono stato sconvolto quanto voi, ma ciò non avrebbe dovuto impedirmi di mantenere la mia lucidità. Dunque, immagino ci sia bisogno di ripetere le nostre difese …” seguì, di nuovo, la stessa trafila della sera prima, senza variazioni. I ragazzi parevano molto più recettivi, questa volta, e l’argomento fu chiuso alla svelta.

 Regina passò subito dopo a quello che più premeva. “E cosa ce ne faremo di Maisie?”

 Setne sospirò, accigliandosi appena. “Mi pareva che non fosse più necessario parlarne. Quella ragazza non può essere lasciata in vita, soprattutto dopo che la traditrice ha insistito tanto per la sua salvezza. Se l’ha fatto, è perché c’era un piano, magari per raccogliere informazioni su di noi, e non possiamo permettere che si svolga”

 “E se c’era un piano, perché si sarebbe suicidata?” intervenne Penelope. “Non sarebbe stato più ovvio restare vivi per assicurarsi che Maisie non fosse scannata? E se Gaia era la spia, perché avrebbero avuto bisogno di introdurre qualcun altro a raccogliere informazioni?”

 “Tutte obiezioni molto valide” non dovevo agitarmi, ormai era convinto che la vera spia fosse un’altra. “Dunque molto probabilmente era il principio di un attacco. Maisie è una semidea degli Inferi, ha qualche potere, immagino, sui viaggi nell’ombra: Gaia avrebbe manipolato gli eventi in modo da farla arrivare qui, e lei sarebbe stata nel luogo perfetto per fare avanti e indietro di modo da portare qui tutto un esercito”

 “Ma allora perché non è scappata?” obiettai.

 “Per la stessa ragione per cui nessuno ha ancora invaso questo posto: tu e Penelope siete gli unici in grado di portar qui gente tramite viaggio nell’ombra. Sapete, per ragioni di sicurezza, potrei non aver messo voi ragazzi al corrente del preciso numero di difese di questo posto – e sono stato pienamente giustificato, dato quel che è successo con Gaia”

“Dunque il piano di quelle due è saltato” ricapitolò Penelope. “E allora che bisogno c’è di uccidere Maisie, se non può fare niente?”

 “Che bisogno c’è di tenerla in vita, semmai. E’ una nemica, e per quel che ne sappiamo, potrebbe avere altri mezzi di comunicare con i suoi capi. E anche se non lo fosse, non ricaveremmo alcun vantaggio nel tenerla qui a occupare una stanza. Mi dispiace, ragazzi, ma la natura della guerra e le leggi morali non sempre vanno a braccetto”

 Merda. Merda. Merda! Non c’era proprio niente che potesse convincerlo? Dannazione, anche a pensarci bene, non riuscivo a trovare buchi nella sua logica, e tentare la persuasione su un piano puramente morale mi avrebbe fatto dare dell’ingenuo (nel caso migliore) o avrebbe riattizzato i sospetti della spia. Dopotutto, solo perché si credeva fosse Gaia non significava che non potesse essercene un’altra, no? Ma non potevo lasciare che Maisie fosse uccisa, non dopo che ero stato io stesso a portarla lì dentro!

 No, aspetta, Penelope era riuscita a turbare l’esercito di Setne, la sera prima, con un’argomentazione piuttosto valida …

“Ma anche accettando di fare … questa cosa” intervenni. “Chi la fa? Chi vuole diventare il boia?”

 Per un istante ci fu silenzio. L’intero esercito guardò a terra, o in qualunque direzione che non fosse la mia. Regina prese a giocherellare nervosamente con una ciocca di capelli. Calvin tamburellava con le dita sul tavolo. Mortimer fissava le proprie braccia incrociate. Luciano e Hazelle sembravano impassibili, ma era un’impassibilità molto forzata. Per un istante, sperai nella vittoria.

 “Per quanto la morte della ragazza sia necessaria, non voglio costringere nessuno di voi a qualcosa che va contro le sue morali” fu poi la risposta di Setne. “Sarò io a disporre di lei. Voi non avrete parte in questo”

 La tensione nella stanza si allentò sensibilmente. Oh, ma che andassero tutti al diavolo! Davvero era solo quella la natura del problema? Non avevano voglia di sporcarsi le mani? Restavano lo stesso responsabili, proprio come Setne, proprio come noi, solo che non avrebbero dovuto vedere la morte della ragazza da una posizione privilegiata, sentire le sue suppliche o i suoi tentativi di farsi forza, pronunciare l’incantesimo o conficcare l’arma …

 Penelope mi strinse un braccio e io sobbalzai. Mi resi conto di aver avuto una specie di blackout, e che Setne stava continuando a parlare, questa volta a proposito di Dakao. Giusto. Dovevo preoccuparmi di non sembrare strano e non attirare l’attenzione. Concentrarmi su quelle cose importanti che venivano dette e che avrebbero giocato un ruolo nei nostri piani. Avevo voglia di polverizzare tutto e tutti quelli che c’erano in questa stanza, non sarebbe stato il modo più semplice e veloce di finire questa faccenda …? Hah, mi stavo distraendo di nuovo.

“ … un effetto devastante sul povero ragazzo” stava dicendo il nostro ‘capo’. “Non me la sto prendendo con lui, capisco fin troppo bene che danni può fare una donna ingannatrice. Ma al momento, è troppo sconvolto per esserci di qualsiasi utilità, o diamine, anche solo per distinguere il bene dal male e non attaccarci tutti nel momento in cui apriremo quella porta. Tenerlo in isolamento, dargli il tempo di elaborare il suo lutto e riflettere sull’accaduto, sarà meglio per tutti, lui compreso. E per questo, preferirei che nessuno di voi andasse a parlargli. Non sapete come potrebbe reagire”

 Sì, perché il completo isolamento era notoriamente favorevole alla salute mentale di chicchessia. Setne stava cercando di punirlo per il suo tentato attacco, o lo aveva direttamente bollato come qualcuno di cui sbarazzarsi ed entro breve avrebbe fatto una brutta fine ...? Anche lui.

 L’idea che mi venne in quel momento … era stupida, folle, disperata. Non avremmo mai fatto in tempo, anche se avessimo agito subito. Ma forse c’era la magra possibilità che Setne avrebbe voluto disporre le sue difese, o cercare di carpire informazioni alla ragazza, o insomma cincischiare in qualunque modo che non comportasse l’immediata morte di Maisie.

 E comunque, almeno per Dakao, almeno perché il piano che avevamo studiato con Thoth avesse qualche possibilità di successo, dovevamo agire immediatamente. Setne stava discutendo su chi sarebbe stata la persona migliore per portare i pasti al demone imprigionato; io mi offrii subito come volontario.

 “Pratichiamo entrambi la magia degli Inferi” spiegai. “Dovrei essere in grado di gestirlo, se tenta qualcosa di … azzardato”

 “Allora mi associo anch’io” intervenne Penelope. “Due persone sono meglio di una”

 Dovetti trattenermi dal sospirare di sollievo. Aveva capito dove volevo andare a parare! Benissimo, non avrei dovuto perdere tempo a spiegare nulla! Quanto mi sentii felice di essere in squadra con lei.

 Nessuno vide un buon motivo per obiettare a questo arrangiamento, men che meno Setne, che sciolse la riunione con l’ordine di andare tutti ai nostri posti. Io presi un piatto di uova e pancetta, Penelope una caraffa di succo d’arancia, e ci avviammo verso la cella di Dakao.

 “Secondo te Setne ha qualche incantesimo che gli lascia sapere quando viene usato il viaggio nell’ombra di giorno?”

 “Non avrebbe senso, se di notte non c’è” mi rimbeccò lei. “Ma perché lo chiedi? La notte sarebbe il momento migliore per agire …”

 “Sei pazza?” sibilai. “Dobbiamo farlo ora. Setne non aspetterà i nostri comodi per ammazzare Maisie! Vuoi un’altra morte inutile?”

 “Chiudi il becco!” ringhiò lei. “Che Setne continui a trovare impedimenti nell’uccidere Maisie. Visto? Tanto difficile? Vedi di pensare con calma per una volta nella tua vita!”

 Presi un respiro profondo. Vero, mi ero fatto prendere dal panico. Ma come non farlo, data la situazione? Certo, Penelope era anche abituata a tenere il sangue freddo davanti alla possibilità della morte di qualcuno … io avevo avuto la parte più facile in tutto quello, ed ero anche quello che si lamentava di più? Ridicolo.

 Dovevo chiudere il becco e stare calmo, come diceva lei – che al mio contrario, aveva anche trovato un modo per impedire la morte di Maisie. Chissà perché non riuscii a dirle niente di tutto quello, e mi limitai a mugugnare? Un qualche residuo degli stupidi battibecchi che avevamo sempre all’inizio? Troppo imbarazzo nell’ammettere la sconfitta? Non lo so. Sembra strano non saper spiegare i propri comportamenti, però sono sicuro che capita a tutti, più spesso di quanto non si voglia ammettere.

 Dopo questa parentesi sul mio patetico contegno, ci dirigemmo senza ulteriori discussioni alla stanza dove avevano chiuso Dakao. Una semplice camera degli ospiti in quella strana villa, incantata per non permettere l’uscita. Qualcuno aveva creato una finestrella come quella nelle carceri, probabilmente proprio per l’occasione. Sicuramente era stato molto d’aiuto nel confortare il giovane demone in lutto.

 Penelope aprì la finestrella, ma fece cenno a me di parlargli. Non si sentiva degna dopo quello che aveva fatto a Gaia? Comprensibile. Be’, con Dakao avevo principalmente interagito io, spingendolo a creare ulteriori problemi alla sua ragazza … ma almeno questo dovevo farlo. Non potevo scaricare tutti gli aspetti di quella faccenda addosso a Penelope. Aprii la finestrella.

 “Ehi” lo richiamai. Dakao sollevò la testa a guardarmi.

 Aveva un aspetto orribile: spettacolari ombre scure sotto gli occhi, pallido, i capelli spettinati, alcuni tagli sul viso come se si fosse graffiato da solo, e un’espressione a metà tra il distrutto, il furioso e il disperato.

 “Non ho fame” gracchiò in risposta. “Mettete del veleno in quel piatto e rimandatelo da lui”

 Mi lanciai un’occhiata intorno; non c’era nessuno. “Ci piacerebbe tanto, ma purtroppo non sarebbe il modo più discreto di agire”

 Dakao mi fissò come se mi vedesse per la prima volta dall’inizio della conversazione, a occhi spalancati e bocca leggermente aperta. “Voi siete …?”

 “Se prometti di non fare mosse avventate, possiamo entrare a parlare con te. Potremo aiutarti ad avere quello che vuoi. La tua vendetta su Setne”

 Lui rimase a fissarci esterrefatto ancora per qualche istante, poi annuì in fretta. “Quello che vorrei sarebbe aver capito cosa stava succedendo e aver portato via Gaia prima che succedesse tutto questo” sussurrò. “Ma quello non si può fare, vero? Non c’è nessuno che controlli il tempo. Vedere Setne a terra sarà un contentino, casomai”

 Scambiai una veloce occhiata con Penelope: potevamo prendere quello sfogo come un interesse a collaborare e non fare casini.

 “Che la serratura faccia cilecca” bisbigliò Penelope. Sentii un brutto crak-gneek,, e tutto l’insieme di serratura e maniglia collassò malamente.

 “Uh. La nostra discrezione. Dopo rendi la gente abbastanza sfigata da dimenticarsi sempre di passare qui davanti, okay?”

 Penelope annuì, gli occhi fissi sul disgraziato ammasso di metallo.

 Dakao non battè ciglio al siparietto; sarebbe stato decisamente troppo chiedere che lo fosse. “Quindi le spie siete voi” concluse lui. “Pensavo che fosse Regina”

 “Regina?”

 “Perché lei?”

“Perché è la più brava a passare inosservata. La maggior parte del tempo non ti accorgi neanche che ci sia, e nessuno aveva considerato la possibilità. Voi siete stati più o meno discretamente sospettati sia da Sisifo che da Luciano”

 Aveva ragione. Sembravamo incompetenti da far ridere, ora che ci pensavamo.

“Uhm. Tieni a mente che siamo letteralmente due persone pescate dal mezzo della strada e non agenti segreti appositamente addestrati” risposi con una risatina cui nessuno si associò.

 Dakao sospirò. “Immagino siate state scelti perché eravate appena arrivati, facce sconosciute al Campo? Più o meno il ragionamento che abbiamo fatto noi quando vi abbiamo mandati da loro. Che ironia …”

 “Noi non siamo mai stati spie del Campo” mi sembrava il caso di essere onesti su quel punto, almeno per spiegargli come mai, quando saremmo tornati dai mezzosangue, quelli avrebbero cercato di scannare i traditori. “Siamo stati impiegati da … una terza fazione, diciamo così. L’impiego come spie da parte vostra è stato un fortunato caso, ci ha permesso ti sorvegliarvi tutti quanti”

 Il demone ci fissò esterrefatto. Per un attimo sembrò cercare le parole per chiedere qualcosa, poi si limitò a scuotere la testa. “Non mi importa. Tutto quello che voglio è che Setne la paghi. Per come ha mentito a tutti noi, per come ha usato Gaia e l’ha disprezzata dopo averla fatta morire … l’ideologia non mi interessa più. Potete dire quello che volete, ma non ce n’è una che valga più dell’altra. Mi interessa solo la vendetta”

 Annuimmo entrambi. Ci andava bene: l’importante era che aiutasse. Certo, ciò non diceva cose molto positive sul corrente stato mentale ed emotivo del demone, ma per quanto cinico potesse suonare, non era quello che interessava al momento.

 “Proprio di questo volevamo parlarti” ripresi. “Abbiamo già un piano per la disfatta di Setne. Se ben gestito, lo porterebbe a una fine particolarmente orribile, ben peggio di quello che gli Inferi egizi hanno in serbo per lui” avevo la sua attenzione, decisamente. “Ma ci servirà il tuo aiuto. Ci serviranno i tuoi poteri degli Inferi”

 “Li userò” fu la risposta immediata. “Al diavolo cosa mi hanno portato finora, se serviranno a distruggere quel figlio di puttana, userò tutto quello che volete”

“Stasera ti accompagneremo dal nostro capo” lo informai. “Potremo discutere i dettagli del piano d’attacco con lui. Tu non muoverti dalla cella, passeremo noi …”

“Questo è ovvio, non so dove andare” mi interruppe stancamente lui. Ma quanto strideva con il ragazzo tranquillo e socialmente impacciato che avevo conosciuto fino ad allora? Era come se la morte di Gaia avesse premuto un interruttore. Mi faceva venire sempre più voglia di filarmela da quella stanza… difficile guardare alle conseguenze delle proprie azioni, suppongo.

 Comunque, una volta assicurata la collaborazione del demone, non avevamo più molto da fare al momento, e un’assenza troppo prolungata avrebbe destato sospetti. Ci limitammo a ringraziarlo, lasciargli piatto e bicchiere, e uscire.

 “Te la sei cavata” mi concesse Penelope, una volta che fummo fuori portata d’orecchio.

 Io sospirai. “Secondo te si renderà conto esattamente di come siamo coinvolti?”

 “Improbabile” replicò Penelope. “Gaia si è suicidata. Per tutti, è crollata sotto lo stress della sua vita. Ho passato mesi ad assicurarmi che fosse così”

 Mi bastò un’occhiata da parte sua, che decisi di lasciar perdere l’argomento. Mi diedi la risposta da me: se Dakao avesse subodorato il nostro coinvolgimento nella morte della sua ragazza, sarebbe stato il disastro.

 Il resto della giornata fu impiegato predisponendo accuratamente le misure di sicurezza di Setne. In quei pochi giorni, Becky aveva letteralmente fatto una strage dei ritornati: erano essenzialmente carne da macello, ma proprio per quel motivo la loro assenza si faceva sentire. Ormai l’esercito era ridotto alle poche persone originali, meno Dakao e Gaia, più l’unico ritornato superstite: Achille, guarda caso. Forse avremmo dovuto avvertire Becky della faccenda del tallone.

 Era inutile, a quel punto: Setne voleva tenerselo ben stretto, a guida del gruppo di difesa. Certo, la prima cosa che sarebbe passata per la testa di tutti sarebbe stata accanirsi sui suoi talloni, ma proprio per questo il nostro ‘capo’ l’aveva dotato di un paio di stivaloni che parevano corazzati e probabilmente anche pesantemente incantati, alla faccia dei sandali che andavano in voga all’epoca della sua morte. Avrebbe avuto bisogno di tanta sfortuna per perdere.

 Le altre difese erano di natura per lo più magica, e ci toccò fare avanti e indietro per tutta la villa per poter piazzare gli appositi geroglifici. Setne in persona … non avrebbe fatto niente, in pratica: si sarebbe rintanato in una stanza molto interna della villa, a fare da ‘ultima difesa’ alla corona di Tolomeo nel caso tutto il resto fallisse.

 Ovvero tutto il suo esercito fosse sterminato: le implicazioni non sfuggirono esattamente ai suddetti combattenti, e la gioia e il gaudio che ne derivò fu immaginabile. Mortimer decorò l’apprendere di questa disposizione con colorite bestemmie, Calvin protestò la mancanza di onore guerriero, e mi parve di sentire Luciano e Hazelle discutere a bassa voce di un piano di fuga nel caso le cose si fossero messe davvero male. Bene, il fantasma lavorava bene nel tenere il morale alto.

 Iniziavo a capire perché il suo nome non fosse sulla lista dei grandi faraoni: non per questioni dinastiche, ma perché, se era un eccellente operatore in solitario, non era un leader altrettanto capace. Metteva sempre sé stesso al primo posto e non faceva niente per nasconderlo: e se in tempi tranquilli ciò poteva passare in secondo luogo davanti al suo carisma e alle sue belle promesse, quando le cose si facevano difficili era solo logico che ciò non lo rendesse minimamente affidabile ad altre persone che volevano vivere.

 Questo esercito non aveva la minima possibilità di reggere all’attacco del Campo Mezzosangue. Non dovevamo più preoccuparci di loro: i più vigliacchi o rancorosi si sarebbero defilati alla mala parata, e anche chi sembrava aver accettato le disposizioni (solo Regina, a questo punto) probabilmente li avrebbe imitati al momento critico: in situazioni di paura e confusione si tende a imitare quello che fanno tutti gli altri, no? Dovevo averlo sentito dire da qualche psicologo all’istituto, era semplice istinto di sopravvivenza … avrebbe funzionato, vero? Regina non sarebbe stata lì a tentare una resistenza o ‘affrontare la morte con dignità’, vero?

 Quanto eravamo ridicoli coi nostri piani speranzosi e improvvisati.

 Ma era un’altra persona della cui vita non dovevamo preoccuparci: l’importante era garantire la fine peggiore possibile per Setne. E anche quello doveva aspettare. Meno male che adesso c’era Thoth: avevamo fatto abbastanza danni da soli.

 Le ore passarono con lentezza esasperante. Non pranzammo insieme, ognuno aveva turni di guardia designati per coprire il lavoro che avrebbero dovuto fare gli altri mentre mangiavano. Stesso dicasi per la cena. Setne si degnò di fare qualche comparsa, per tirarci su il morale e rinsaldare la lealtà che anche lui avesse intuito essere traballante; il fatto che invece di assumersi le responsabilità usasse tecniche di manipolazione e colpevolizzazione che una volta che ci pensavi su erano abbastanza facili da comprendere si tradusse in un discreto fiasco.

 Le disposizioni per il sonno furono un po’ più umane, riducendo le persone di guardia a solo due per turno, mentre gli altri dormivano. Non ci fu comunque conversazione, tutti volevano guadagnare quanto più sonno possibile. Anche se fossi stato un sincero devoto di Setne, mi sarei trovato con il morale a terra. Decisamente, mi ero fatto contagiare da tutta la depressione che mi circondava, ma anche il compito che mi aspettava era stressante.

 Finalmente fu il turno mio e di Penelope, il momento perfetto per mandare tutto a quel paese, acchiappare Dakao e cominciare finalmente l’azione vera e propria. Bastava tenere molto sotto controllo gli orologi. Setne non si accorse di nulla, Penelope spiegò di aver già fatto le sue maledizioni su eventuali misure di sicurezza.

 Dakao non si mostrò particolarmente entusiasta di star cominciando il piano di vendetta: mostrava semmai una quieta e seria determinazione. Diverso sia dalla rabbia controllata del mattino sia da quella incontrollata della sera prima: questi continui sbalzi d’umore e atteggiamento non mi facevano sentire per nulla tranquillo. Avevo la sensazione che prima o poi sarebbe esploso di nuovo: in un momento critico magari?

 Ci rivolse a malapena un cenno di riconoscimento, prima di fissarci in attesa che attuassimo il viaggio. Restammo in silenzio anche noi: qualunque cosa sarebbe suonata stupida, in quel momento.

 Il nostro arrivo alla Piramide Arena fu accolto da una Becky molto entusiasta, che iniziò a correrci incontro per poi fermarsi con un’occhiata confusa a Dakao. Lui la ricambiò con uno sguardo genuinamente stupefatto – e certo, per lui la dea bambina era una mina vagante priva di lealtà e ideologie che non fossero quella di vendicarsi su chi le aveva distrutto la famiglia. Ehi, era anche colei che aveva indirettamente spinto Gaia a lasciare la sicurezza della base di Setne e a farsi quasi catturare dagli agenti del Campo, cosa che aveva scatenato il loro litigio in base al quale lei si era uccisa … adesso il demone non avrebbe iniziato a prendersela con la persona sbagliata, vero?

 “Bene, sembra che siate stati veloci” commentò Thoth, e l’attenzione del demone si spostò rapidamente su di lui. Meno male, fu la prima cosa che pensai. “Lieto di fare la tua conoscenza, Dakao. Immagino che tu sappia chi io sia …”

“Questa è la Piramide Arena” riconobbe Dakao. “Tu sei Thoth … il dio dell’equilibrio”

 “E di tante altre cose, ma immagino non ti interessi. So che con le tue esperienze passate non ti fiderai a lavorare per qualcuno come me, ma spero vorrai riconoscere che abbattere Setne è un obiettivo comune. Se non vado errato, vi è una forte devozione a una causa nella tua cultu …”

 “Tu ti assicuri che nessuno diventi troppo potente” lo interruppe Dakao, comportandosi come se il dio non avesse detto nulla nel frattempo. Sospettai che non se en fosse nemmeno accorto. “A te non interessa nulla di ciò che è giusto o ciò che è sbagliato, ti interessa solo che nessuno superi un limite fissato da chissà chi e che i danni siano limitati”

 Oh. Iniziavo a capire dove stava andando a parare il discorso. Merda, il nostro gran bel piano ci si stava ritorcendo contro.

 “Opponete Setne non perché è un despota egoista, ma perché aveva passato quel limite. Gaia l’aveva passato. La morte di una ragazza sola non sarebbe stata una perdita eccessiva, vero?” Si voltò a guardarci – me, in particolare. “La sua morte è stata davvero suicidio?”

 “Eravamo lì, ci hai visti, mentre …” balbettai, perché lo stavo dicendo, avrei solo peggiorato la situazione se avessi cercato di discolparci …

 “L’hai annunciata tu. Nessun altro in quella stanza aveva le capacità di percepire il momento della morte” replicò lui. Non riuscii a sostenere il suo sguardo.

“E’ stato un suicidio” intervenne Penelope. Anche lei stava guardando a terra, ma con quella che sembrò una gran fatica alzò gli occhi verso Dakao. “Ma da sola non l’avrebbe mai fatto. Io le ho ordinato di farlo. E’ questo il vero potere di Moros, sai? Non portare sfortuna: condurre tutto alla sua fine. E con i miei poteri, posso …”

 Probabilmente la bugia era più diplomatica di ‘sì, abbiamo passato settimane intere a tormentare la tua ragazza perché si uccidesse’, ma non riuscì a salvare Penelope. Dakao si avventò su di lei prima che io o uno qualunque degli dei nella stanza potessimo fare alcunché, colpendola così forte con i suoi artigli da farla cadere a terra.

 Si buttò verso di lei afferrandole la gola e urlandole qualcosa di incoerente, io afferrai un coltello, e prima che potessi intervenire un sottile strato di ghiaccio coprì Penelope. Dakao allontanò istintivamente le mani dal freddo, e in quella frazione di secondo il ghiaccio liberò la mia amica e si riversò su di lui, avvolgendolo e imprigionandolo completamente.

 “Ti ha fatto molto male?” fu quel che si premurò di chiedere Becky.

 Io la guardai esterrefatto: Penelope era amica di Sadie, non avrei mai pensato che la piccola dea sarebbe intervenuta a suo favore in qualunque modo! Ero incredulo, certo, ma nel senso positivo di incredulità. Riuscii perfino a sorridere prima che Thoth mi richiamasse alla situazione in corso.

 “So benissimo che quanto sto per dire non renderà la morte di quella ragazza più facile da sopportare …”

 “E allora sta’ zitto” gracchiò Dakao. Stava battendo i denti, ma non sembrava affatto spaventato dall’attacco. Fece scorrere lo sguardo su tutti noi, iniziando a ridacchiare. “Allora mi stavate prendendo per il culo! Anzi, siete riusciti a prendere due piccioni con una fava: avete distrutto la fonte di potere di Setne, e al contempo mi avete spinto a ribellarmi contro di lui. Peccato per questo piccolo incidente, avreste potuto guadagnarvi la mia completa fedeltà!”

 “Non potevamo fare altro” mormorò Penelope. Gli artigli di Dakao le avevano aperto lunghi tagli sul viso, ma non sembrava curarsene. “Anche se fossimo riusciti a convincere Gaia ad abbandonare Setne, sarebbe rimasta troppo potente. Tutti l’avrebbero vista come una minaccia all’equilibrio. Se non l’avessimo fatto noi, l’avrebbe fatto qualcun altro. Gaia ha firmato la propria condanna a morte nel momento in cui ha bevuto quella pozione”

 “Ti piacerebbe tanto credere che il suo sia stato un vero suicidio, sì? Heh … certo, così avresti la coscienza pulita, non che della vita di Gaia te ne freghi qualcosa. E fatemi indovinare, a questi discorsetti sta per seguire un tentativo di convincermi a non abbandonarvi, che Setne è comunque il male peggiore, vero?”

 Silenzio.

 “Perché è tutto quello che vi importa. L’ho già visto fare a chi mi ha condannato, perfino a Setne, quando parlava del suo passato. Vi date questa grande aria da eroi tragici, che devono prendere la decisione gravosa e difficile per tutti, compiendo l’eroico sacrificio dei propri principi morali per il bene comune, disposti a farsi odiare … in attesa delle lodi! Non vi importa dei vostri crimini, delle vostre ingiustizie, di chi ci rimane di mezzo, restate concentrati sul vostro scopo nobile, sulla bontà della vostra causa, e questo alle vostre orecchie trasforma le critiche in complimenti! Voi siete dalla parte giusta, e anche le vostre vittime, chi vi odia, prima o poi lo capirà, vi perdonerà sicuramente per avergli rovinato la vita in nome del bene superiore. Siete il genere di essere umano più patetico di questa Terra”

 Nessuno disse una parola. Cosa potevamo dire? Aveva assolutamente ragione. Star agendo per il bene superiore, quello che gli altri non potevano vedere, quello per cui erano troppo buoni o troppo soggiogati a uno psicopatico per cui agire … era stata la grande difesa delle nostre azioni. Ci eravamo tuffati sulla missione di arbitri del conflitto e spie proposta da Thoth senza un dubbio, senza mai provare a spiegare agli altri come stessero le cose, a portarli dalla nostra parte. Così che, in un eventuale confronto sulle nostre azioni, noi avremmo avuto la superiorità morale di agire per un bene che loro avevano ignorato?

 Non lo sapevo. Non ci avevo mai pensato, ma era come se lo avessi sempre pensato, forse dato così per scontato da non concretizzare neppure quel pensiero … io ero davvero quel genere di persona? Patetico, certo, ma avevo davvero pensato in quel modo folle? Quanta ragione aveva Dakao?

Mi sentii una grande spossatezza addosso. Avevamo passato metà di un anno tra intrighi e doppi giochi, e solo adesso mi rendevo conto di che idea poco chiara avessi di me stesso. Volevo solo che quella faccenda finisse, volevo solo andarmene da tutta quella confusione. Che vigliacco, vero?

 “Chi tace acconsente” commentò Dakao. Non avevo mai sentito tanto disprezzo nella voce di qualcuno. “Ma voi due mezzosangue … e anche tu, piccola dea … toglietemi una curiosità: voi lo sapete davvero cosa sia questo kosmos per cui agite? Pensate davvero che le vostre azioni siano quelle giuste per mantenerlo? Siete sicuri che mantenerlo sia la cosa migliore per tutti?”

 Penelope arretrò, presa in contropiede; Becky sbottò indignata che non doveva giustificare le sue azioni a un demone, guadagnandosi solo una risatina di scherno. A me quelle domande erano state già rivolte da Luciano, qualche tempo prima, e per qualche istante mi illusi di avere la risposta. Molto semplicemente, non volevo che le persone morissero inutilmente, e stavo agendo nel modo migliore per evitarlo.

 Risultato? Anche per me una risatina di scherno.

 “E di nuovo, come lo sai che è il modo migliore? Pensi che basti avere buone intenzioni?”

 Lanciai una mezza occhiata a Thoth – era stato lui a rivelarmi dell’equilibrio e dell’importanza di mantenerlo, praticamente nello stesso momento in cui avevo scoperto di essere un mezzosangue. Questa volta, Dakao rise sonoramente, senza la minima traccia di allegria.

 “Ed ecco i grandi eroi sconosciuti, i protettori dell’equilibrio! Un dio che pretende obbedienza, una bambina incapace di distinguere il bene dal male che si nasconde dietro la sua specie, e due marionette senza cervello. Detto in tutta sincerità, è la cosa più patetica che abbia mai visto”

 Becky fece per scattare in avanti e urlare qualcosa, ma fui io stesso a trattenerla.

 “Ha ragione” dissi semplicemente. Becky mi guardò esterrefatta, prima di lanciare occhiate confuse qua e là per tutta la stanza, come aspettando qualcuno che risollevasse improvvisamente il morale e riportasse le certezze sul posto. Penelope ormai guardava a terra, nel più assoluto silenzio, il viso una maschera di sangue per i tagli che aveva trascurato.

 Thoth, che era rimasto in silenzio a osservare lo scambio per quasi tutta la sua durata, finalmente si schiarì la voce e intervenne. “Su una cosa ti sbagli, Dakao Miridoka. Io non ho mai preteso obbedienza dai ragazzi. Ho semplicemente detto loro come stavano le cose, nel modo in cui io le sapevo. Mettersi al servizio mio e del Maat è stata una loro scelta: se avessero rifiutato, li avrei rispediti tranquillamente al Campo Mezzosangue. Ma loro hanno scelto di restare, e hanno scelto per proprio conto come gestire molte delle situazioni degli ultimi tempi. Io ho semplicemente dato loro qualche direzione. Puoi accusarli di qualunque cosa, ma non puoi accusarli di essere privi di pensiero autonomo. E lo stesso, ho modo di supporre, loro hanno fatto con Kebechet”

 “E loro hanno mai messo in discussione le tue parole?” ribatté Dakao. “No? So benissimo come funziona. Anch’io ho accettato senza discutere prima quello che mi veniva detto al Nomo, che gli dei fossero pericolosi, e ho continuato a fidarmi di loro dopo che sono arrivati i Kane e improvvisamente il sentiero degli dei pareva obbligatorio. E poi ho creduto allo stesso modo a Setne, quando mi ha promesso la mia vendetta su un sistema sbagliato. Non sei diverso da loro, pronto a fare grandi discorsi che diano ai tuoi leccapiedi l’impressione di avere autonomia, importanza, potere decisionale. Sono sicuro che li stai usando, che non hai detto loro neanche una frazione della verità e dei tuoi veri scopi … e onestamente, non me ne frega nulla. Voi due” tornò a far dardeggiare lo sguardo tra me e Penelope.

 “Siete liberi di fidarvi di questo essere, anche se sapete cos’ha fatto la sua razza. Procedete nella vita con il paraocchi, non ponete in discussione la vostra causa, vi direi di morire eroicamente per essa se non avessi altri piani”

 Il suo sguardo si fissò su Becky. “Tu fammi uscire di qui. Non ho intenzione di fare del male ai tuoi amici, non adesso. Tutti voi mi disgustate, ma odio Setne quanto voi, e siete l’unico mezzo che ho per distruggerlo. Collaborerò come concordato stamattina. Ma Chad, Penelope … una volta che la disfatta di Setne sarà assicurata, giuro che vi ammazzerò tutti e due”

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

alla faccia di marzo. Chiedo davvero scusa, ma l’ultimo semestre è stato il delirio più assoluto. Colpa mia, certo … e non prometto che non farò di nuovo casini simili, non con tesina di laurea e tirocinio e ultimi esami della triennale da gestire.

C’è di buono che questa storia è praticamente terminata, solo pochi capitoli di cui la maggior parte è già completa. Magari ce la faccio anche prima della fine dell’estate, così gli unici a subire i miei problemi di organizzazione saranno quelli che leggono anche la mia long fantasy!

Comunque, spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto. Grazie davvero a tutti quelli che hanno letto e recensito!

 

 

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Capitolo 22
*** Chissà perchè, essere scoperti come traditori ha abbastanza minato la nostra reputazione ***


                                     PENELOPE

 

CHISSA’  PERCHE’, ESSERE  SCOPERTI  COME TRADITORI   HA  ABBASTANZA  MINATO  LA  NOSTRA  CREDIBILITA’

 

 

 

 

 

 

Se volessi ironizzare in un senso di ‘ridiamo per non piangere’, direi che le parole di Dakao avrebbero avuto più peso se quello di ucciderci non fosse stato uno scopo unanimemente sentito e condiviso da tutti quelli che ci avevano conosciuti, e se la sua promessa fosse stata l’unica giunta alle nostre orecchie. Invece? Facemmo a malapena in tempo a eseguire il viaggio nell’ombra all’interno del Campo Mezzosangue, che quasi fummo trapassati sul posto dalla spada di Percy.

 Chad dovette tirarmi indietro appena in tempo per evitare il colpo; Percy urlò qualcosa di indistinto; Dakao si allontanò tranquillamente per andare a godersi la scena appoggiandosi a una parete.

“Con che razza di coraggio vi presentate qui?!” urlò il figlio di Poseidone, caricando con un nuovo colpo. Io e Chad corremmo in direzioni opposte, evitandolo.

Okay, avevamo previsto questo possibile sviluppo. Del resto, resoconti delle vicende passate ci avevano insegnato che se c’era qualcosa che Percy odiava, erano i traditori.

 “Tutti i nostri piani che sono andati in fumo per colpa vostra” ringhiò. “Tutte le persone che sono morte per colpa vostra, perché voi stavate passando informazioni al nemico tutto il tempo …!”

 “Manca tutti i colpi possibili!” gli urlai.

 Percy urlò di frustrazione e gettò via la spada, con un’espressione di puro odio che stonava orribilmente sul suo viso. Feci per parlare, per calmare appena la situazione, quando sentii un dolore fortissimo nel retro della testa, non ci capii più niente, persi l’equilibrio, caddi a terra, qualcuno mi teneva lì ferma, dovevo liberarmi ma quello era troppo forte …

 “A me non l’hai detto di mancare i colpi” osservò Carter con assoluta serietà, a pochi millimetri dal mio orecchio. Smisi subito di divincolarmi, ricordandomi la situazione. Era necessario ispirare loro più fiducia possibile.

 “Basta, basta!” intervenne un Chad chiaramente in preda al panico. “Siamo qui per sistemare le cose!”

“Sistemare le cose?” ripeté Percy, incredulo. “Sistemare le cose?! Avete per caso il potere di resuscitare le persone e non ce l’avete mai detto? Perché altrimenti, non vedo come rimediare alla strage che è stata l’attacco di Setne!”

 “E ci avete portato lui?” intervenne Annabeth. Distrasse tutti il tempo di permettermi di vedere che stava fissando Dakao. Vedendosi chiamato in causa, il demone si allontanò dalla sua parete.

 “Non siamo qui per preparare o minacciare nessun attacco, se è quello che vi state chiedendo” si decise a chiarire. “Se non uno contro Setne. Sareste interessati?”

 Finalmente l’attenzione generale si concentrò su di lui.

 “E perché di punto in bianco i suoi leali servitori gli si rivoltano contro?” obiettò Percy. “Non ditemi che avete improvvisamente visto la luce?”

 “Ne dubito, è un inganno che va avanti da molto tempo” nei miei eroici tentativi di non farmi ammazzare sul posto, non avevo notato che Walt sedeva allo stesso piccolo tavolo delle riunioni. I suoi vestiti avevano qualche bruciatura e si teneva a debita distanza da Sadie. Ma doveva cercare di riguadagnarsi il favore collettivo proprio in quel momento? “Da prima che quei due arrivassero al Campo, a quanto ho capito. E Midorikawa …”

 “Sta’ zitto” gli ordinò la sua ragazza, prima di fissarmi. Pareva assolutamente impassibile. Oh dei … avrei dovuto confrontarla, vero? Come avrei retto a tutte le sue accuse? E se invece mi avesse ignorata, e ci fossimo separate alla fine di quella faccenda senza chiarirci o sfogarci? Non sapevo quale delle due opzioni mi spaventasse di più.

 “Ascolta la tua ragazza, Anubi” lo schernì Dakao. “Hai una vita così piacevole, sei potente, hai una vera causa per cui lottare, amici sinceri, una fidanzata bella e serena e viva … non disprezzare tutto questo, dalle retta e chiudi quella putrida bocca che ti ritrovi”

 Le sue parole ebbero il considerevole effetto di zittire non solo Walt, ma tutti gli astanti in genere. Potevo quasi vedere gli ingranaggi del loro cervello mentre connettevano ‘che fortuna ad avere una fidanzata viva’ alla ragazza che sapevano per certo essere morta, e la conclusione li portava a fidarsi di noi, appena un pochino. Dovevamo approfittare di quella pausa di incertezza.

 “Vi abbiamo ingannati e non siamo mai stati dalla vostra parte, questo è superfluo da dire” cominciai. “Ma non siamo mai davvero stati dalla parte di Setne …”

 “Siete di quelli che agiscono solo per sé stessi? Nessun pensiero per le vite degli altri, nessun pensiero per il futuro del mondo, l’importante è che voi stiate dalla parte del vincitore? Sì, ha senso, ora Setne ha la peggio e quindi correte da noi …”

“Non esattamente” intervenne Chad. Io avevo pensato di lasciarglielo credere, del resto due approfittatori assoluti avrebbero ben saputo riconoscere quale sarebbe stata la parte vincente ed esporre i punti deboli dell’altro, ma a quanto pareva non avevo scelta in capitolo.

 Oh be’. Se ciò fosse successo qualche tempo prima, magari avrei anche avuto la forza di arrabbiarmi con Chad, ma onestamente? Non mi importava più niente. Volevo solo che tutto quello finisse, che quella patetica storia di una tentata scalata al potere e un impacciato e confuso doppio gioco finisse, con tutte le sofferenze e le vittime che aveva creato.

 “Noi apparteniamo a una terza fazione fin dall’inizio, anche da prima di incontrare l’esercito di Setne. Stare qui a spiegare quale sia e dare una motivazione a tutto quello che abbiamo fatto ci porterebbe via troppo tempo …”

 “Ma guarda un po’ …” ironizzò Percy.

 “Ma tutto quello che abbiamo fatto, è stato eseguire quello che ci dicevano i nostri superiori …”

 “La stessa difesa dei nazisti a Norimberga non depone molto a favore della vostra causa” osservò Annabeth.

 “Stavamo facendo quello che era necessario fare!”

 “Il punto è” intervenni. “che adesso è necessario abbattere Setne. E quello che stiamo proponendo, è un’alleanza vera e completa. Pensateci. Noi conosciamo tutte le difese che Setne è riuscito a mettere in piedi, dove sono collocate, cosa sono capaci di fare. Ma siamo in pochissimi. Voi avete un numero schiacciante non solo in confronto a noi, ma anche a loro, però non sapete nulla del covo di Setne e delle difese che ci sono dentro al momento. Non possiamo vincere che con una collaborazione”

 Nessuno pareva convinto. Merda, mi aspettavo che sarebbe stato difficile, ma adesso quel muro di ghiaccio che più che metaforico pareva quasi visibile mi sembrava un ostacolo invalicabile. Dannazione, tutto il nostro piano verteva sull’avere l’aiuto del Campo Mezzosangue, e la possibilità di esercitare un minimo di controllo sui loro movimenti!

 Annabeth fu la prima a sospirare. “Da un punto di vista puramente strategico, hanno ragione”

 “Ti fidi di loro?” Ziah alzò un sopracciglio, la vera immagine dello scetticismo.

 “Di loro, no, per niente. E’ la presenza del demone che mi fa pensare” I suoi occhi si spostarono su Dakao. “Tu sei sempre stato uno dei più ferventi sostenitori di Setne. Se quello spettro volesse tenderci una trappola, non avrebbe mandato anche te. Chad e Penelope hanno senso, avrebbero potuto dire di essersi affezionati ai ragazzi del Campo e di aver voltato faccia per rimorsi di coscienza, sarebbe stato credibile visto che sono stati quelli a costante contatto con noi … ma tu a malapena sai chi siamo noi in questa stanza, odi Anubi e tutto quello che si lega al culto egizio con tutto te stesso, non hai mai mostrato di vedere Setne come meno di un salvatore. Non avrebbe senso la tua presenza qui”

 “Molto brillante” non riuscii a capire se era sarcastico o meno. “Quindi immagino che mi tocchi fare da garante per loro. Sì, erano parte di una terza fazione ancora. Ho visto il loro covo, parlato con il loro capo e la loro alleata … quella dea bambina, se qualcuno se lo stesse domandando”

 “Cosa? Kebechet?” intervenne Walt.

 “Non fare finta che te ne freghi qualcosa” brontolò Chad. Carter lo guardò con aria pensierosa.

 “Doveva pur andare a finire da qualche parte, visto che nessun altro si è preso la briga di cercarla. Ma non è questo il punto. Immagino che spiegare per chi lavorino e perché ci prenderebbe diverse ore, e noi dobbiamo ancora studiare l’attacco al covo di Setne. Noi probabilmente dovremo tornare tra i suoi ranghi almeno per un altro giorno per convincerlo che stiamo ancora dalla sua parte e stanotte non abbiamo fatto altro che dormire. Cosa preferite? Perdere il vantaggio ascoltando tutta la loro storia, o passare al contrattacco e finire questa vicenda una volta per tutte?”

 Decisamente, avevamo fatto bene a portarci dietro Dakao. Da soli, non saremmo mai riusciti a convincere il Campo Mezzosangue non della nostra completa buonafede (impossibile, e a ragione), ma a darci abbastanza beneficio del dubbio da provare a seguire le nostre indicazioni. E noi stessi non avremmo saputo convincerli: le nostre abilità di parlantina che tante volte ci avevano aiutati a evadere dai guai sembravano essersi misteriosamente dileguate, lasciandoci a impappinarci come degli imbecilli davanti a quelli che sapevano del nostro inganno.

Non mi illudevo che volesse dire che Dakao fosse messo meglio di noi: avevo l’impressione che tutta la sua gentilezza e decenza umana avesse appena subito il colpo di grazia dopo una lunga serie di traumi, e che questo l’avesse lasciato completamente svuotato invece che visibilmente arrabbiato o disperato. In retrospettiva, la cosa avrebbe dovuto preoccuparmi: più si dimostrava calmo in quello che avrebbe dovuto essere uno stato di sconvolgimento totale, più diventava imprevedibile. All’epoca, fu solo felice della sua presenza e del sollievo dai problemi che ci procurava.

 Per quanto giustamente furiosi, quei ragazzi del Campo erano i più esperti: sapevano come dovevano trattare la possibilità di una rapida fine del conflitto quando il nemico era prossimo allo stremo, potevano pensare alle vite che sarebbero state risparmiate, e decidere quanto avessero bisogno di quelle informazioni.

 Percy depose a malincuore la spada e gesticolò verso il tavolo. “Dite quello che dovete. E poi fateci la cortesia di sparire”

 Obbedimmo – almeno, io e Chad, Dakao restò appoggiato alla parete, fissando Walt con occhi che mettevano in chiaro che non aveva nessuna voglia di sedersi al suo stesso tavolo. Nessuno gli disse niente. Bene, sapevamo chi della nostra delega era il membro più rispettato, ed era la persona su cui avevamo meno controllo, fantastico … davvero non riuscivo a smettere di pensare così, anche quando la situazione richiedeva la massima sincerità possibile? Che meraviglia.

Tornai alla realtà.

 “Siamo riusciti a localizzare il covo di Setne” esordii. “Qui, presso il confine con il Canada. Si tratta di una villa a tre piani, piuttosto grande …”

 “Secondo quale criterio?” intervenne Annabeth.

 “Non abbiamo potuto prendere le misure esatte. Diciamo, a occhio, più della Casa Grande … aggiungi qualche metro a ogni estremità e ce l’hai, diciamo così”

 “Non è molto precisa come informazione”

 “Non siamo architetti” intervenne Dakao. “E penso che vi interesserà più dove e come sono disposte le guardie. C’è una piccola torre al lato frontale della casa: Calvin è lì di vedetta: il più giovane e inesperto perché nessuno si aspetta davvero che attacchiate frontalmente. Sulla torretta posteriore invece c’è Luciano. Chad e Regina staranno entrambi in soffitta, ma dai lati opposti ai fianchi della casa”

 “Quindi, quattro persone a fare di vedetta, ma ognuna deve coprire da sola un intero lato” ripeté Annabeth, l’aria di chi stesse contemplando la vergogna di ogni stratega.

“L’abbiamo detto, Setne è allo stremo” intervenne Chad. “E’ tutto quello che può concedersi, se vuole lasciare qualcuno al piano terreno pronto a rispondere all’attacco. Ma c’è da dire, saremmo tutti muniti di capacità offensiva. Luciano ha il suo bastone delle tempeste, Regina è piazzata proprio davanti a uno stagno nel giardino e quindi non avrà problemi a usare la sua magia, Calvin sarà dotato di un arco. E io avrei i miei coltelli, che ovviamente, in caso di attacco, mancheranno tutti i colpi”

 “Poi diventerebbe troppo ovvio che tu ci stai aiutando” replicò Annabeth. “Tu ci torneresti comodo per entrare, ma poi dovresti stare attento a non farti catturare e usare come ostaggio, se non uccidere direttamente. D’altro canto, attaccheremo con una forza molto più massiccia: ci sarà troppa confusione perché qualcuno badi a te”

 “Del resto, sono una persona sola contro un battaglione” ammise lui.

 “Sempre attento a non comprometterti con nessuna delle due parti, vedo” commentò Percy.

“Ma quelli rimasti ai piani inferiori? Come sono disposti?” tagliò corto Carter.

 “Sono solo in tre” spiegò Dakao. “Penelope, Mortimer e Hazelle, di cui solo due sono un vero problema”

 “E tu?” inquisì Ziah. “Non prenderai parte all’attacco?”

 Dakao fece un verso sprezzante. “Al contrario di questi due, sono stato fin troppo palese nella mia ribellione a Setne. Hanno dovuto tirarmi fuori da una cella per portarmi qui. Quel bastardo dice che sarà solo temporaneo, perché smaltisca la rabbia, ma dubito seriamente che mi permetterà di partecipare all’attacco”

 “E questo ci tornerà ancora più utile, perché potrà approfittare della sua posizione per creare un portale all’interno della villa e farci entrare chiunque voglia” intervenni.

“Stai cercando di dirmi che Setne non ha creato scudi magici per evitare esattamente qualcosa del genere?” replicò Annabeth, sollevando un sopracciglio.

 “Certo che li ha, ma non sarà difficile che per pura sfortuna abbiano una piccola falla” replicai. “Confidiamo solo che al momento sarà troppo distratto da un attacco massiccio per pensare alle implicazioni”

 “Quindi voi due non intendete combattere con noi una volta che saremo arrivati?” la figlia di Atena strinse gli occhi.

 “Non esattamente. Noi raggiungeremo Setne, gli daremo delle informazioni sbagliate, e lo convinceremo a fare qualche pessima mossa”

 “Non è esattamente chiaro cosa intendiate”

 Uhm, non potevamo esattamente informarli di come avremmo convinto il fantasma a indossare la Corona di Tolomeo …

“Perché non siamo sicuri del possibile risultato” mentì Chad. “Setne sarà disperato e imprevedibile in quel momento. Ma possiamo giurarvi che qualunque cosa succeda, saprete tenergli testa”

 “Non mi piace il vostro rifiuto di spiegarvi …” esordì Percy.

 “No, hanno ragione” lo interruppe Annabeth. “Questa sembra esattamente una situazione in cui le azioni di Setne non possano essere regolate. Diamo loro il beneficio del dubbio”

 E con improvvisa certezza seppi che, non appena avessimo lasciato il Campo, la riunione sarebbe continuata con contromisure nel caso la nostra fosse solo una trappola. Bene, era solo giusto. Casomai sarebbero tornate utili per quando avrebbero scoperto esattamente quale sarebbe stata la ‘pessima mossa’ che avremmo convinto Setne a fare.

“E quanto agli altri ragazzi dell’esercito, non aspettatevi un grande scontro” li avvertì Chad. “Setne è stato un pessimo manager delle pubbliche relazioni, ultimamente. Ho già sentito parlare di piani di fuga, ed è probabile che li metteranno in atto non appena vedranno un esercito di grandi dimensioni filare verso di loro”

 “Sì, l’idea di lasciarli scappare dopo tutto quello che hanno fatto ci piace moltissimo” commentò Carter.

“Per il momento, il problema principale è Setne. Quelli che scapperanno possono sempre essere rintracciati” replicai.

 “E gli incantesimi di protezione?” intervenne Ziah. “Per come mi state dipingendo la situazione, dovremmo preoccuparci più di quelli che dei combattenti”

 Chad sospirò. “Come vorrei avere una planimetria della casa, renderebbe tutto più semplice. Comunque, c’è una maledizione che vi ricoprirà di miele e creerà mosche proprio all’ingresso principale della casa. Ne ha piazzati anche nei corridoi sui lati esterni della casa, uno che scatena pipistrelli e l’altro locuste, nel caso voi entriate dalle finestre”

 “Non c’è un ingresso posteriore?”

 “Dà direttamente sul corridoio sinistro. E questo è solo il primo piano. Al secondo, il corridoio che porta alla sala delle riunioni … all’inizio doveva essere quella da pranzo, sorpassando la cucina che troverete salendo la rampa di scale destra … è programmato per inondarsi di sangue al passaggio di intrusi”

 “Che schifo. Proprio Shining doveva guardare?”

 “Sempre meglio di quello che conduce ai dormitori: è programmato per inondarsi di escrementi di cammello”

 “Perché questa bella idea?”

 “Perché la stanza con Maisie è alla fine del corridoio, suppongo. Avrà pensato che fossero necessarie buone misure di protezione”

 “Maisie?” intervenne Percy. “E’ ancora …?”

 “Viva, sì. E’ tutto il giorno che maledico Setne perché trovi intoppi quando cerca di ucciderla” spiegai. “Ed è anche il motivo per cui ci conviene sbrigarci ad agire se vogliamo salvarla. Posso continuare a maledirlo, ma prima o poi inizierà a trovare queste sfortunate coincidenze sospette”

 “L’attacco sarà domani” decise immediatamente Percy.

“No, troppo poco preavviso. Adesso è quasi mattina, noi siamo stati svegli tutta la notte e loro non sembrano aver fatto di meglio, saremmo troppo stanchi per agire con la lucidità necessaria. E bisognerà rifinire la strategia, assicurarsi che tutti abbiano il piano chiaro in mente e le armi adatte. E per questo, scusate tanto” Annabeth tornò a rivolgersi a noi. “Ma temo proprio che non ne parleremo davanti a voi. Del resto, le vostre idee sul cosa fare sono a prescindere dai dettagli del piano d’attacco, vero?”

 “Naturalmente” mi affrettai a rispondere. Meglio non tirare troppo la corda e mostrarci più collaborativi possibile, se ci tenevano tanto a farci sapere che non si fidavano di noi.

 “Ma Maisie …” Carter scosse la testa. “Pensate di riuscire a distrarre Setne un altro giorno?”

 Il mago era sembrato già indispettito quella sera a cena, lamentandosi di come continuassero a sorgere contrattempi per ‘qualunque cosa’. Non ero davvero sicura che sarebbe passato per un secondo round senza sospettare nulla. Ma qui si parlava solo di un giorno … ah, sempre meglio che niente. Se mi avesse accusata, avrei inventato qualcosa. Del resto, non potevano esserci prove tangibili del mio coinvolgimento. Dunque assentii.

 “Bene.” Replicò Percy. “Avete altro che volete dirci?”

“Un incantesimo sul tetto, crea un piccolo vulcano che spara lapilli incandescenti a chiunque si avvicini. Dovrebbe essere piuttosto facile fargli avere problemi di gittata, comunque”

 “No, insospettirebbe troppo Setne su un intervento di Penelope. La casa di Efesto dovrebbe avere degli scudi adatti a proteggerci, comunque. E’ tutto?” chiese di nuovo Annabeth. Questa volta assentimmo. “E allora potete andarvene. Ci sarà molto da fare qui”

 “Ehi, frena” intervenne Sadie. Oh cavolo. Non aveva smesso di fissarmi un momento per tutta la durata della discussione. “Penelope, posso parlarti un momento in privato?”

 Esattamente quello che temevo.

 “Sadie …” iniziò Carter, fulminandomi con lo sguardo.

 “Non preoccuparti, fratellone, so badare a me stessa” rispose lei con un’alzata di occhi al cielo. Aveva risposto con quello invece che con un’assicurazione che io non le avrei fatto del male … cominciavamo bene.

“Sarebbe meglio andare” annunciò Chad nervosamente. “Dovremo nascondere di nuovo Dakao nella sua cella, ed è quasi l’alba, si sveglieranno …”

 “No, va bene” intervenni io. “Non ci metteremo molto. Vai pure, intanto, e casomai inventati una scusa per me”

 Chad mi rivolse un’occhiata preoccupata, annuì, rivolse agli astanti un cenno di saluto che nessuno ricambiò e sparì nell’ombra. Sadie marciò fuori dalla stanza senza una parola. Io la seguii, cercando di non farmi pesare troppo addosso gli sguardi degli altri. Lei si fermò nel corridoio, appena fuori.

“Allora?” chiese subito. “Perché proprio io?”

 “Come?” ritardare il momento delle spiegazioni, avrei avuto un’idea più chiara di come fosse meglio risponderle.

 “Voglio una risposta ora. Perché di tutti hai deciso di fingerti amica mia? Perché non di Carter, o Ziah, o Annabeth? Secondo voi ero la più ingenua? La più facile da avvicinare? La più bisognosa di attenzione? Avanti, voglio saperlo. Almeno avrò un modo per evitare i soggetti come te in futuro”

 Non mi avrebbe creduto. Anche se le avessi detto la verità, che con lei davvero mi trovavo bene, che davvero l’avevo considerata un’amica nonostante tutte le balle che ero costretta a raccontarle …o forse avrei potuto porla in termini diversi.

 “No. Eri solo quella con cui, se avessi dovuto comportarmi con spontaneità, avrei legato meglio”

Ecco, questo mi faceva apparire più calcolatrice e, paradossalmente, più sincera … lo sbuffo amareggiato di Sadie mi informò che no, davvero non avevo ottenuto il risultato sperato.

“Adesso cerchi di fare l’amica? Hai idea di quanto tempo io abbia passato a spaccarmi la testa cercando di capire tutte le stronzate che mi hai detto, perché tu le abbia dette, che conseguenze abbiano avuto … mesi di amicizia da vagliare, è un lavoraccio, sai? Una missione insieme nel luogo più pericoloso del mondo da vagliare. Pensavo che … non so, certe esperienze fossero la massima garanzia di fiducia reciproca … che povera scema, vero? Non cercare di giustificarti o chiedermi scusa. Sai che Walt ha passato tutto ieri a cercare di parlarmi, di spiegarsi, di farmi capire, e io non ho più la persona che mi è stata più vicina durante tutto quel casino e mi ha fatto capire solo che sono stanca di dover ascoltare e perdonare gente che mi vomita addosso balle senza darsi un pensiero per come mi faranno sentire! Guarda … questa conversazione è inutile, è stata inutile fin dall’inizio. Magari volevo solo mandarti affanculo. Adesso tornatene ai tuoi piccoli schemi, non vorrei farti perdere tempo prezioso per qualcosa che per una volta torna comodo anche a noi”

 Ero a malapena riuscita a fiatare in tutto questo. Sì, aveva solo voglia di rovesciarmi addosso tutta la sua rabbia, e ne aveva ogni diritto. Era tutto quello che mi meritavo. E non sapeva neanche la metà di quello che avevo davvero fatto!

 Mi venne quasi da ridere, ma non sarebbe stato il massimo farlo davanti a lei, forse l’unico modo di rendere la mia situazione peggiore di quanto già non fosse. Così mi limitai a fare quello che mi era stato detto: il viaggio nell’ombra.

 Be’, mica male come ultima volta in cui avrei parlato con la mia amica.

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

altro capitolo piuttosto breve, ma spero che il confronto con dei ragazzi del Campo ormai consapevoli, più o meno, di chi siano davvero i nostri eroi vi sia piaciuta. Nel prossimo capitolo … diciamo solo che avrà inizio lo scontro finale vero e proprio. Grazie a tutti quelli che hanno letto e recensito!


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Capitolo 23
*** Ultimi ritocchi prima del giorno del giudizio ***


 

                                 CHAD

ULTIMI  RITOCCHI  PRIMA  DEL  GIORNO  DEL  GIUDIZIO

 

 

 

Il giorno seguente fu un incubo.

 Ormai dormire poche ore per notte era per noi più comune del contrario, ma quella era la prima volta dopo tanto tempo che passavamo una notte completamente insonne. Per di più, in quell’occasione precedente ci era stato permesso di recuperare dormendo fino al pomeriggio, mentre ora dovevamo dare l’impressione di aver dormito … quindi ci si aspettava che lavorassimo con la stessa efficienza di tutti gli altri.

 Io riuscii a rimettere Dakao nella sua cella e tornare in stanza prima che … no, merda, Mortimer e Calvin dormivano, ma Luciano se ne era già andato. Merda, cos’era andato a fare? Avrei dovuto ricordarmelo, che era mattiniero … ma se era corso a denunciarmi a Setne non appena aveva visto il letto vuoto, perché non ero stato fermato? Avrebbero dovuto accorgersi anche della scomparsa di Dakao … dannazione, non riuscivo a concentrarmi. Volevo solo dormire.

 Ma avrei avuto al massimo un quarto d’ora di tempo: se avessi approfittato di quelli, ero abbastanza sicuro che sarei crollato in modo molto sospetto per qualcuno che aveva appena passato una lunga notte di sonno ristoratore. Decisi quindi di andarmene in cucina e procurarmi del caffè, il più forte possibile.

 Ci trovai già Penelope, che fissava la macchinetta con tutta l’aria di volerla maledire per l’eternità se non si fosse sbrigata a far bollire il necessario. La sua chiacchierata con Sadie doveva essere durata veramente poco. Dubitavo che questo fosse un buon segno.

“Oh, questa volta vi siete alzati presto anche voi” Luciano riuscì a farci fare un piccolo salto per la sorpresa, cosa che lo fece ridere. Crepasse malamente, quello stronzo. “Oppure non siete andati a dormire proprio … non fate quella faccia, Setne non si è ancora mosso dalla sua stanza. Tutto quello che avete fatto è stato darmi una buona idea di quando sarebbe opportuno prendere mia sorella e filarmela da qui, perciò vi ringrazio, al massimo”

 Per quel che ne sapevamo, poteva benissimo essere vero. Come avevamo già fatto notare al Campo Mezzosangue, il morale dell’esercito di Setne era a terra, e un assalto li avrebbe spinti a battere in ritirata piuttosto che sacrificarsi alla causa; Luciano e Hazelle avrebbero aperto la fila, visto che erano sempre stati nel gruppo per motivi di convenienza invece che ideologici. Ma avevamo già fin troppa esperienza dei suoi tentativi di incastrarci per ritenere davvero attendibili le sue parole: ci limitammo a guardarlo con aria che probabilmente più che infastidita risultò stanca, e tornammo a concentrarci sulla nostra macchinetta del caffè dalle lealtà ben più certe.

 A poco a poco ci raggiunsero anche gli altri: tutti indiscutibilmente più riposati di noi, ma comunque ben poco entusiasti. Com’era diverso quel gruppetto da quello che aveva fatto festa quando Setne aveva fatto il suo ritorno tra i vivi e Gaia ci aveva garantito il controllo su un intero pantheon! Certo, una sonora sconfitta e due membri in meno … per la prima volta, mi trovai a chiedermi che ne sarebbe stato di quei ragazzi se non avessero mai seguito la causa di Setne.

 Gaia sarebbe rimasta tranquilla al Campo Mezzosangue, non avrebbe mai sofferto quello che le avevamo fatto passare, e non avrebbe mai incontrato Dakao, che forse se ne sarebbe rimasto al suo Nomo in Antartide o forse se ne sarebbe scappato lo stesso, per fare la vita del demone randagio. Luciano e Hazelle avrebbero probabilmente avuto vite piuttosto normali, erano figli di un dio abbastanza minore perché i mostri li ignorassero. Non sapevo molto di Mortimer, ma anche lui forse avrebbe condotto una vita nel limite del normale. Regina si sarebbe adattata alla nuova magia, oppure avrebbe trovato un suo modo di ribellarsi. Calvin sarebbe quasi di sicuro finito al Campo Mezzosangue, a tenere testa ai suoi fratelli maggiori.

 Nessuno si sarebbe trovato a scendere in guerra, a trovarsi schiacciati nel lato perdente, a veder morire i propri amici. E tutto questo, solo perché Setne aveva promesso loro che avrebbero cambiato il mondo, perché all’inizio stava effettivamente facendo molto di più dei vari dei con tutte quelle donazioni e turni di sicurezza. Certo, non avevo dimenticato il massacro che era stato l’attacco al Campo Mezzosangue, che loro avevano pure festeggiato, né tutte le volte che avevano cercato di ferire e uccidere i loro avversari; ma pensando a come erano partiti, non potei che sperare che riuscissero nei loro piani di fuga.

 Tutto questo treno di pensieri fu interrotto dall’arrivo di Setne, anche lui con l’aria abbastanza stanca, e di pessimo umore.

 “Penelope, vieni con me, dobbiamo discutere di una cosa” oh cavolo. “Tutti gli altri, alle vostre posizioni”

 La mia collega lo seguì, con l’aria per nulla contenta, e seguita da sguardi perplessi o preoccupati.

 “Dovrebbe darle un po’ di tregua” commentò Regina. “E’ stanca, ma con tutto quello che è successo … lo siamo tutti, no?”

 Uh, forse c’era un’occasione per convincerli a filarsela al primo segnale di pericolo.

“Sicuro” sbuffai. “Non so voi, ma io sto cominciando a pentirmi di essere venuto qui. Se ce ne fossimo andati nei vari Nomi e Campi, avremmo potuto cambiare le cose dall’interno, senza tutto il bisogno di fare una guerra …” non il più sottile dei miei tentativi, ma ehi, ero esausto.

 “Ma all’inizio stavamo andando così bene” sospirò Regina. “Essere quelli che stavano davvero facendo qualcosa, mentre dei e mezzosangue sembravano accontentarsi di essere quelli speciali e superiori ai mortali! Alla fine, le cose hanno iniziato ad andare male quando Gaia ha bevuto quel papiro. Potremmo dire che abbiamo peccato di hybris?”

“No, potremmo dire che abbiamo avuto una pessima organizzazione e un sabotaggio dall’interno” commentò Luciano. “Altrimenti, avremmo vinto noi, e le generazioni successive avrebbero imparato che il regime degli dei era stato fatto cadere per la loro hybris. E’ un concetto largamente determinato dal successo di chi la compie”

 “Siete ancora lì a parlare?” si accigliò Achille, entrando nella stanza. “Muovetevi. Stiamo aspettando dei nemici, non ospiti per un banchetto”

 Mica male come massimo dell’interazione che gli avessi mai visto fare con i ragazzi di Setne. Di solito se ne stava sulle sue, era stato abbastanza chiaro che ci considerava molto al di sotto degli eroi con cui aveva avuto a che fare nella sua vita mortale, ma non piaceva a nessuno sentirselo sbattere in faccia in modo tanto esplicito. Ricevette dunque una notevole quantità di occhiatacce, ma nulla di più: aveva sfortunatamente ragione.

 Ci separammo senza dire una parola, e andammo tutti ai rispettivi posti di combattimento. Intravidi Penelope piantonare un corridoio: qualunque cosa fosse successa con Setne, era sopravvissuta senza particolari problemi. Meglio chiedere al riguardo non appena avessi avuto la possibilità, comunque.

 In realtà, l’unica possibilità che ebbi quella mattina fu quella di dormire, ma fu largamente benvenuta. Gli altri in soffitta non sembravano molto inclini a chiacchierare, quindi mi bastò sistemarmi a una finestra, come se stessi guardando fuori, e fare il meno rumore possibile. Fu una meraviglia che naturalmente durò poco, visto che Regina mi chiese qualcosa dopo circa un’ora, ma riuscii a svegliarmi e improvvisare, da mezzo addormentato, una risposta a una domanda per fortuna piuttosto banale. Una lussuosissima ora di sonno in più di un giorno … che meraviglia. Almeno sarei dovuto resistere solo fino a quella notte …

Le ore si susseguirono nella più completa monotonia, con chiacchiere occasionali per far passare il tempo. Il momento più entusiasmante di tutta la giornata fu il pranzo, perché ebbi qualcosa da fare che non fosse fissare il vuoto, e perché riuscii a chiedere a incrociare Penelope e chiederle cosa fosse successo con Setne.

 A quanto pareva, il mago aveva fatto due più due tra la riluttanza di Penelope a uccidere Maisie e i contrattempi che continuavano a impedirgli di uccidere la ragazza, e aveva messo su un vero e proprio interrogatorio. Penelope aveva fermamente negato, e l’aveva velatamente (su questo punto non so quanto si possa essere sicuri) accusato di star diventando paranoico per le ragioni sbagliate, e star perdendo la concentrazione sul vero problema dell’invasione imminente. Siccome uno dei vantaggi del potere di Penelope è che non lascia tracce magiche o non si sposta dai confini della realtà possibile, non c’è stato modo di provarlo, e Setne ha finito tutto con un gran senso di frustrazione e l’impossibilità di punire chicchessia. Che aveva sfogato ordinando a Penelope un turno di guardia notturno doppio, in coppia prima con Luciano e poi con Hazelle, perché ‘non le venissero strane idee’.

 “Il che significa solo che potrò tenere un occhio su di loro perché non vadano a romperci proprio all’ultimo, e che ti toccherà andare da solo a dire al capo del nostro successo” fu il suo commento.

“E non credi che si insospettirà ancora di più quando oggi non potrà alzare un dito su Maisie?” bisbigliai di rimando.

 “Continua a non avere prove. Se insiste, farà solo la figura del paranoico e dell’incompetente che dà la colpa agli altri per i suoi fallimenti … oppure gli crederanno, e non sarà un grosso problema visto che metà dei presenti vogliono che quella ragazza viva”

 “Spero che tu abbia ragione”

 “Portare gramo dovrebbe essere il mio lavoro …”

 Fummo entrambi richiamati alle nostre postazioni. Bene, almeno avrei saputo come organizzarmi per quella notte, in cui nessuno dei due avrebbe di nuovo dormito molto.

 

“Chad?”

 Se parlare con Thoth mi aveva portato via davvero poco tempo, perché il dio si era affrettato ad approvare la strategia e darmi qualche parola di incoraggiamento, Becky non sembrava disposta a farla così breve, di qualunque cosa dovesse parlarmi. Per la prima volta, desiderai davvero che avesse scelto un altro momento.

 “Sì?” mi sforzai lo stesso di risponderle con un sorriso stiracchiato.

 “Ho pensato a quello che mi avete detto” esordì. “Sul fatto che non ci siano solo buoni o solo cattivi. Hanno tutti delle ragioni per quello che fanno, giusto?”

 Io annuii.

 “Quindi anche la strega e papà avrebbero avuto delle ragioni per …”

 “No!” intervenni subito. “Voglio dire, la stre- Sadie davvero non c’entrava niente con questa storia, non sapeva neanche della tua esistenza …”

 “Ma anche papà non se ne ricordava” obiettò lei.

 “Quello è un altro discorso!”

 “E come?”

 Esitai. Becky aveva ragione, scoprire di avere una famiglia dimenticata avrebbe scombussolato chiunque … il problema vero e proprio stava nella reazione.

“Quello è vero, ma poi ha deciso di abbandonarti”

 “E questo non va bene”

 “Per niente”

 “E chi lo decide? Avrà avuto delle ragioni anche per fare quello, vero?”

 “Non sono abbastanza valide da giustificare quello che hai passato!”

 “E come fai a dire questo? Chi decide quali ragioni sono abbastanza valide per fare qualcosa e quali no?”

 Mi ritrovai a corto di parole. Un po’ sarà stata la stanchezza, un po’ che quelli erano effettivamente argomenti complicati, non avevo idea di come risolvere i suoi dubbi. Decisi di provare un approccio di domande: magari si sarebbe trovata meglio con una conclusione cui era giunta da sola?

 “Secondo te?”

“Non lo so. Mi fa strano pensare al Tribunale del Giudizio. Ho visto tanti processi, e seguivano sempre delle leggi ben precise. Ma non so neanche chi avesse fissato le leggi. Però non è su queste che si basa il Maat? Quello per cui stiamo combattendo?”

 Io annuii. Okay, qui arrivavamo già più su un terreno in cui io avrei potuto dare delle risposte, avendo già dovuto affrontare il problema.

 “E allora come facciamo a sapere che stiamo combattendo per la cosa giusta? Tutti gli altri avranno le loro ragioni, no?”

 “Esattamente. E dunque che si fa, Becky?”

 Lei mi fissò ancora per qualche istante, per poi rassegnarsi all’idea che una risposta facile non sarebbe arrivata. Rimase in meditazione per qualche minuto, che a me sembrò davvero l’eternità perché on vedevo proprio l’ora di mettermi a dormire. Ma proprio ora si doveva far venire i dilemmi esistenziali?

 “Sono inventate?” fu la risposta finale. “Voglio dire, dai miti sembra che i primi dei siano arrivati già con la conoscenza del bene e del male … quindi se le sono inventate loro, giusto? E allora io posso provare a inventarmene di nuove?”

 Non era esattamente la stessa conclusione cui ero giunto io, ma prima che potessi intervenire in qualunque modo, Becky era già partita in quarta.

 “Ma allora è come un gioco! C’è il niente, l’assoluta assenza di regole, e uno se le inventa, e crea il Maat dal Caos …” scoppiò a ridere. “Sembra anche divertente!”

 Non ne ero proprio sicuro, del resto il Maat aveva regole ben precise che noi dovevamo seguire … o le regole esistevano perché noi le seguivamo? Belle domande da farsi alla vigilia della battaglia finale. Pareva proprio che fino all’ultimo, non avremmo saputo quello che stavamo facendo.

 “Allora posso decidere quello che è giusto per me” continuò lei. “Non cercherò più di uccidere la strega o papà. Mi piacerebbe, ma lei non sapeva niente, e non mi piace uccidere le persone per cose che non sapevano. E papà è comunque più forte di me, e magari gli farà più male essere dimenticato. Poi lascerò andare il mio ospite dopo la battaglia di domani”

 “Il tuo ospite?” chiesi, prima di sentirmi un immenso coglione.

 Con tutti i problemi degli ultimi tempi, avevo dimenticato che Becky si trovava correntemente nel corpo di Felix, quel povero ragazzino ossessionato dai pinguini che non era più in controllo del suo corpo da mesi. Ops, piccola svista.

“A me serve qualcuno che segua il mio sentiero, non un pupazzo” spiegò lei. “Non voglio sparire di nuovo, voglio che altri iniziati facciano come lui. Voglio un culto vero e proprio, questa volta. E poi anche lui è stato allontanato dalla sua famiglia, proprio come me. Non lo so se lo stiano ancora cercando, se non lo vogliono più può tornare qui, però se c’è qualcuno che gli vuole bene … non voglio tenerlo lontano, anche se è solo un mortale”

 Una bella combinazione di motivazioni altruistiche e di tornaconto personale. Chissà da chi aveva imparato questo bel modo di pensare.

 “Tanto Thoth dice che potrò continuare a esistere anche senza ospite qui alla Piramide Arena, anche se i miei poteri saranno meno forti. Va bene, tanto li migliorerò. E potrò restare con voi ad aiutarvi nei vostri lavori!”

 Sarebbe stato bello avere Becky in giro ancora per un po’. Mi sforzai di sorriderle. “Tutte ottime idee. Adesso però ci occuperemo della battaglia, poi ne riparleremo, okay?”

 Lei parve capire che ero stanco morto, perché si affrettò a salutarmi e a tornare da Thoth. Perfetto.

 E su quelle ultime parole, potei finalmente fare il viaggio nell’ombra e andare a schiantarmi sul letto.

 

“Ciao, lo sai che hai dormito vestito?” riporto il più fedelmente possibile la sveglia di Calvin.

 Io grugnii per tutta risposta, nello sforzo non indifferente di tornare presente a me stesso. Quelle ore di sonno sembravano troppo poche …

“Il turno di guardia è stato stancante?”

 “Tutto è stancante in questi giorni. Fa parte dell’essere vecchi” borbottai in risposta.

 Lui scosse la testa. “Hai solo sette anni più di me …”commentò disgustato.

 “Abbi rispetto, giovinastro, tra poco sarai così anche tu. Ci sono stati problemi?”

 Calvin ovviamente negò, e io lo accompagnai nella sala comune per la colazione. Rispetto al giorno prima la tensione pareva essersi appena appena allentata: nessuno sembrava temere la morte se non avesse finito i cereali abbastanza in fretta, e c’erano perfino delle chiacchiere che ogni tanto risuonavano per la stanza. Chissà se anche fare loro abbassare la guardia rientrava nel piano di Annabeth?

 Penelope si stava sforzando di unirsi al clima, però sembrava potesse venirle un infarto da un momento all’altro. Mi rivolse la parola solo per chiedermi se avessi dormito bene, poi si chiuse in un silenzio pensoso finché non si alzò per andare alla sua postazione, urtandomi ‘accidentalmente’. Okay, era un buon trucco, pensai, uscendo per esaminare il pezzo di tovagliolo che mi aveva infilato in tasca. Mi trovi nel corridoio sinistro.

 Benissimo, conclusi. Avevo ben chiaro il piano. Adesso dovevamo solo aspettare che il Campo Mezzosangue iniziasse il suo attacco.

 Passammo quattro interminabili ora a friggere nell’attesa. Ero così ansioso, stranito dal fatto che tutto stesse per finire, spaventato che una qualunque cosa potesse andare storto, che l’urlo di Calvin che avvertiva dell’esercito in avvicinamento fu una vera benedizione.

 “Vado ad avvertire quelli di sotto!” gridai, per poi imboccare le scale senza dare a nessuno di quelli sopra il tempo di replicare.

 Le scale erano quelle che portavano dritte al corridoio sinistro, vidi subito Penelope alla fine, lei capì immediatamente cosa stesse succedendo e corse verso l’interno, allertando tutti. In breve si scatenò la confusione generale, con gente che correva cercando di capire come fare una buona formazione d’attacco con così pochi numeri.

 E noi fummo liberi di sparire senza che loro se ne accorgessero. Non incontrammo nessun altro nel percorso per arrivare alla cella di Dakao; trovammo il giovane demone già in allerta e pronto all’azione.

 “Finalmente” commentò. “E’ un pezzo che sento il chiasso di quell’esercito. Avete già rimosso le protezioni?”

“Fatto. Ho impedito a Setne di ricrearle per buona misura” fu la risposta di Penelope.

 Dakao annuì, fissò la parete per qualche istante, perso nei suoi pensieri, poi sospirò e creò uno dei suoi portali di tenebra. Qualche istante ancora, e fu Percy il primo a uscirne, spada pronta all’attacco. Si rilassò appena solo quando si fu accertato che davvero, quella non era un’imboscata.

 “E’ tutto a posto!” urlò nel portale. “Nessuna sorpresa!”

“Puoi farti sentire se urli in quei cosi?” una domanda a sproposito, va bene, ma non l’avevo mai visto fare.

 “No” mi informò Annabeth, sbucando mezzo secondo più tardi. Anche lei abbassò il suo pugnale. “Devi solo sperare in bene”

 Uno dopo l’altro, emersero da quei portali anche Sadie, Carter e Ziah, tutti con le armi in pugno e l’espressione meno contenta che avessi mai visto loro. L’ultima di questi sfoderò un coltello di bronzo e me lo puntò alla gola.

 “Adesso usciamo. E controlliamo se qualcuno non ci sta facendo scherzi”

 Okay. Mi sarebbe tornato comodo poter giocare la parte del povero ostaggio innocente, nel caso avessimo effettivamente incontrato qualcuno. Non potevo vedere cosa stesse succedendo a Penelope, ma sospettai che anche lei si fosse trovata un’arma addosso. Nessun problema, fuori non c’era nessuno, ovviamente si erano tutti affollati all’ingresso per difenderlo dai nemici incombenti.

“Dov’è la stanza di Maisie?” chiese Percy. Si occupò Penelope di dargli le direttive, con l’assicurazione di aver bloccato la maledizione. “Bene. Adesso voi raggiungerete Setne, e farete qualunque cosa dobbiate fare per ostacolarlo. Poi ci aiuterete a gestire il resto del suo esercito”

 Annuimmo, e ci separammo dal resto del gruppo, dritti verso la stanza del mago redivivo. Non mi accorsi neanche che Dakao ci aveva seguiti finché non sentii il tonfo.

 Non avevo mai pensato, neanche per un istante, che la sua promessa di ucciderci fossero parole al vento. Avevo solo sbagliato le tempistiche. Non pensavo che avrebbe ritenuto il momento migliore per farlo il preciso istante in cui la prima parte del nostro piano fosse stata svolta.

 E invece eccolo lì, che sollevava Penelope contro una parete, stringendole le mani intorno alla gola. Non esitai un istante prima di estrarre un coltello e scagliarglielo addosso – solo perché rimbalzasse innocuo sulla membrana di cui era rivestito. Bene, dovevo essere più fisico: mi lanciai addosso a lui assestandogli uno spintone.

 Se Dakao fosse stato un ragazzo normale, con la differenza in corporatura che ci ritrovavamo probabilmente sarei riuscito a buttarlo a terra; ma era uno stramaledetto demone, e quindi riuscii a farlo vacillare a malapena. Lui mi mollò un pugno con le sue mani a zampa di coccodrillo, abbastanza forte da mandarmi a sbattere contro l’altra parete del corridoio; l’unica cosa positiva fu che nel farlo dovette mollare la presa su Penelope.

 Lei riuscì a divincolarsi e a iniziare un augurio, solo perché lui le tappasse immediatamente la bocca con una zampa. Mossa abbastanza logica, in effetti.

 Io riuscii a rimettermi in piedi, più o meno, presi un quadro che pendeva tranquillamente dalla parete, e glielo distrussi in testa. Questo non solo lo centrò in un punto scoperto, ma lo colse anche davvero di sorpresa, abbastanza perché Penelope riuscisse a calciarlo via.

“Non impedirmi più di parlare!” gli urlò, prima di passare a un più tradizionale augurio di mancare i colpi. Il demone ci fissò con assoluta freddezza, probabilmente cercando di capire come aggirare in problema, prima di scagliarsi verso di me. Non so cosa stesse pensando di fare: effettivamente mi scansai in tempo e lo mandai a sbattere contro la parete. Prima che potessi fare qualunque altra cosa, però, lui mi afferrò e mi mise un braccio attorno al collo, puntandomi gli artigli alla gola. Dannazione, era incredibilmente forte, liberarmi dalla sua presa sarebbe stato un casino …

“Non credo che conti come un vero colpo” disse il demone, con la voce più tranquilla che gli avessi sentito negli ultimi tempi. “Quindi, sta’ zitta o lo ammazzo”

 Okay, liberarmi in modo tradizionale sarebbe stato improponibile. Dunque l’unica opzione possibile … era probabilmente quella meno consigliabile, non l’avevo mai fatta in vita mia e non ero sicuro fosse fisicamente possibile. Allacciai le mani dietro la sua schiena e mi piegai in avanti, ribaltandolo. La sua reazione sorpresa fu fortunatamente allontanarmi gli artigli dal collo invece che affondarceli, si agitò inutilmente per una frazione si secondo, poi crollò a terra, io persi l’equilibrio e gli finii addosso. Cosa che diede il tempo a Penelope di colpirlo con il piatto della spada, stordendolo abbastanza da permetterci di riprendere fiato.

 “Accidenti a lui. Che gli costava aspettare la fine del piano prima di ucciderci?” brontolò Penelope.

 “Mi sa che non si fidava di noi tanto quanto aveva lasciato intendere. Chiudiamolo … no, qui c’è una finestra …”

 “Abbiamo già perso abbastanza tempo, se uscirà da lì ce la vedremo dopo” chiosò Penelope.

 Spingemmo Dakao in quello che una volta doveva essere stato uno studio, e Penelope augurò alla serratura di bloccarsi.

 “Viva le tempistiche. Credi che al piano di sotto abbiano fatto in tempo a scatenare l’Apocalisse?”

 “Se la smetti di parlare e ti sbrighi ad andare da Setne forse lo sapremo” brontolò lei. Decisamente, sembrava star bene.

 Vorrei far notare che corremmo come dei dannati per raggiungere il mago. Certo, gli altri presenti della villa avevano già scatenato il caos più assoluto: urla, suoni di colpi ed esplosioni, mura distrutte – di cui una coperta di ghiaccio. Ma non ci lasciammo distrarre, correndo e schivando ogni ostacolo e possibilità di scontro. L’unico momento in cui rallentai fu quando avvertii la morte di Dakao.

 Come era successo? Perché? L’altezza di quella finestra era abbastanza da uccidere qualcuno che vi si fosse lanciato senza saper volare? Oppure era stato colpito mentre scendeva da qualcuno che pensava stesse per attaccare? Era morto per caso, o era stata quella la sua intenzione?

 Era uno schifo che la sua vita si fosse conclusa così (poteva essere considerata anche quella colpa nostra, vero?).

 Poi misi anche quel pensiero da parte, e raggiunsi la stanza più interna della villa.

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

una fine poco gloriosa per il povero Dakao, ma i nostri hanno troppo da fare per commemorarlo adeguatamente. Spero che le varie parti del capitolo vi siano piaciute; nel prossimo, avremo la battaglia finale vera e propria.

Grazie a tutti quelli che hanno letto e recensito!


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Capitolo 24
*** L'ascesa a divinità più breve della Storia ***


                                  PENELOPE

L’ASCESA  A  DIVINITA’  PIU’  BREVE  DELLA  STORIA

 

 

 

 

Setne non sembrava affatto messo bene quando facemmo irruzione nello studio.

 Aveva il solito abbigliamento pacchiano, certo, ma con la postura incurvata che annullava l’effetto delle spalle imbottite e il volto preoccupato e rabbioso, gli dava l’aria di qualcuno che fosse stato costretto a travestirsi da clown, e che non fosse affatto contento della cosa. A coronare questo effetto, non appena entrammo ci guardò davvero malissimo.

 “Perché non siete con gli altri a combattere?”

 “Perché sarebbe inutile” dissi io. Prima che potesse replicare, probabilmente con qualche accusa di diserzione, mi affrettai a rispondere “Sono troppi. Achille è il semidio più forte di tutti, certo, ma il suo punto debole è stranoto: mi sorprenderei se fosse ancora in piedi. E per quanto i nostri siano bravi combattenti, quelli saranno arrivati in un centinaio, non abbiamo speranze di sopraffarli”

 “E hanno una dea dalla loro parte” aggiunse Chad. “Kebechet, chi l’avrebbe mai detto? Non ho la più pallida idea di chi l’abbia convinta a schierarsi nuovamente con gli dei egizi, ma fatto sta che è lì fuori a spararci ghiaccio addosso”

 Un’affermazione interessante, visto che noi non avevamo traccia di ghiaccio addosso, ma per fortuna Setne era troppo distratto dalla situazione per farci caso.

 “E cosa state cercando di dirmi? Volete che io stesso scenda in campo?”

 “Precisamente. E non solo. Vi chiediamo di indossare la corona di Tolomeo”

 Ci fu un attimo di pausa, mentre Setne realizzava che sì, quella richiesta era stata posta davvero.

 “La mia corona? Ora?”

“Quale momento migliore? Lo so che non è prudente, ma non possiamo vincere se non avremo un potere divino dalla nostra parte. Ve ne prego … non posso sopportare che tutto quello che abbiamo passato, tutto quello per cui ci siamo impegnati, sia per nulla. Siamo così vicini al successo, non possiamo lasciarcelo rubare da una mandria di schiavi degli dei!”

 “Quella che ci offrite voi è la più grande occasione che l’umanità abbia mai avuto di liberarsi dal giogo degli antichi dei” Chad rincarò la dose. “Avrete tutta la gratitudine, la devozione del mondo se solo non abbandonerete i vostri progetti ora!”

 A quanto pareva, erano esattamente le parole che servivano a Setne in quel momento. Del resto, di tutte le volte che aveva cercato di ascendere non solo a divinità, ma a divinità suprema, era quella in cui era arrivato più vicino al suo obiettivo … sarebbe stato un vero peccato fallire proprio ora, così vicino alla meta. E magari ritrovarsi con qualcuno del suo vecchio esercito che non fosse disposto a filarsela subito non faceva così schifo come idea.

 “Farò esattamente quello” dichiarò Setne. “Cioè, indossare la corona. Voi due, tenetevi pronti a coprirmi le spalle!”

 Marciò spedito verso quella che sarebbe stata una normalissima cassaforte, non fosse che era coperta di geroglifici, vi armeggiò, e ne estrasse la famosa corona. Se la pose in capo.

 Non so descrivere esattamente quello che successe. Apparentemente, non cambiò assolutamente nulla, se non il look di Setne: ora stava negli abiti tradizionali di un faraone, più la corona in testa: avresti effettivamente potuto scambiarlo per un antico re, ma non esattamente divino. Però aveva un qualcosa attorno a lui … non qualcosa di fisico, più una sensazione che emanava … la sensazione che ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato.

 Quel lampo di soddisfazione che avevo provato al vederlo mettersi in testa la corona svanì, rimpiazzato da una stretta allo stomaco. E adesso cosa stava per succedere? Niente di buono, vero? Di che accidenti era diventato il dio?

 Lui mi rivolse un sorriso a trentadue denti. “Finalmente … avevate ragione, non avrei neanche dovuto aspettare così a lungo. Finalmente sono … pronto a offrirvi il mondo, ragazzi”

 Chissà perché, ebbi la sensazione che non fosse la conclusione della frase che lui aveva in mente. Avevamo davvero preso la scelta giusta?

 Il nuovo dio marciò spedito fuori dalla stanza, elargendo ai dintorni uno sguardo di puro disgusto, come se li trovasse indegni della sua presenza. Io e Chad ci scambiammo un’occhiata, e lo seguimmo.

 Fuori era lo sfacelo. Metà delle pareti della villa erano state abbattute, molte coperte di ghiaccio. Le urla degli invasori riecheggiavano da ogni angolo. A quanto potevamo capire, stavano cercando sia Setne che gli altri membri del suo esercito: pareva che se la fossero già filata tutti. Feci segno a Chad di rallentare, mentre Setne spariva alla vista in un corridoio.

 “Non ci conviene farci beccare con lui” gli sussurrai. “Ormai quel che dovevamo fare l’abbiamo fatto. Dobbiamo solo controllare che vada tutto bene”

 Riuscimmo ad arrampicarci in quel che restava della soffitta: qualcuno aveva creato uno spettacolare buco nel suo pavimento, e guardare in basso ci dava un’ottima vista delle stanze sotto. Certo, avevamo la sensazione che ci sarebbe crollato tutto sotto i piedi da un momento all’altro, ma almeno non eravamo nella linea di tiro di nessuno.

 Lo scontro finale si svolse in quello che un tempo era stato un salotto. Una prima carica di mezzosangue notò Setne e urlò, allertando tutti gli altri; poi si lanciarono all’attacco.

 Fu l’ultima cosa che fecero: un semplice cenno del nuovo dio, e presero a rimpicciolirsi e a deformarsi in modi assolutamente disgustosi, strani assembramenti di parti umane e animali che non sarebbero dovuti esistere al di fuori di un incubo. Per qualche istante si agitarono convulsamente, confusi; poi iniziarono ad attaccarsi gli uni con gli altri, scannandosi a vicenda, e i superstiti accolsero i nuovi semidei e maghi che sopraggiungevano, i quali massacrarono quei mostri sconosciuti con esclamazioni di ribrezzo.

 Io e Chad ci scambiammo uno sguardo inorridito. Sapevamo che Setne era un bastardo malato, ma quello? Che razza di divinità avevamo appena scatenato? I suoi avversari avrebbero avuto qualche speranza di farcela contro di lui?

 Setne scoppiò a ridere, e di nuovo la prima fila dei suoi attaccanti fu ridotta a mostri, tra le urla di quelli che stavano dietro e che avevano appena capito chi avessero ucciso un attimo prima. Qualcuno girò direttamente sui tacchi e filò via, chissà se a scappare o ad avvertire gli altri mezzosangue.

 “Rettifico” mormorai. “Mi sa che se vogliamo farli vincere, abbiamo ancora un po’ di lavoro da fare”

 Una raffica di neve e schegge di ghiaccio fece irruzione nella stanza, intrappolando nel ghiaccio i mezzosangue non ancora trasformati e investendo in pieno Setne. Bisognava dire che Becky aveva sviluppato un certo talento per le entrate in scena.

 E finalmente vedemmo il nuovo dio messo in difficoltà, costretto ad arretrare e a cercare di ripararsi gli occhi dalle schegge di ghiaccio. I mezzosangue e i maghi ritrovarono un po’ di speranza, urlando la loro approvazione alla dea bambina e il loro scherno a Setne, mentre tentavano un nuovo attacco.

 “Vai così, Becky!” sussurrò Chad con un sorriso a trentadue denti. Non gli dissi di aspettare a cantare vittoria per non tirare gramo con il mio potere … evidentemente le Parche mi sentirono lo stesso, perché anche il ghiaccio di Becky prese a contorcersi, diventando nerastro, cadendo a terra ed emanando un fetore allucinante.

 “E ti pareva” ringhiai, prima di augurare sottovoce a Setne di non riuscire ad agire né sulla dea né sul suo ospite. Lui evidentemente ci provò, a giudicare dalla sua espressione indispettita; ma siccome neanche lei poteva agire per lo stato in cui era stato ridotto il suo ghiaccio, si trovavano in una situazione di stallo perfetto. Becky riuscì a malapena a racchiudere gli attaccanti in blocchi di ghiaccio prima che Setne potesse operare su di loro la sua magia.

 In quel frangente, Sadie e Carter piombarono sulla scena, brandendo rispettivamente un papiro e un khopesh. Ziah, Percy e Annabeth li raggiunsero un istante dopo.

 “Vedo che quei due maledetti hanno tenuto fede alla loro parola” commentò Percy. “Perché ho l’impressione che non fosse affatto un piano per aiutarci?”

 “Di chi stai parlando, di preciso?” si azzardò a chiedere Setne.

 “Sta’ più attento a quello che sto per dire io” replicò Sadie, piazzandosi di fronte a lui con il papiro … cos’era quello, un tentativo di proteggerci dalla sua eventuale ira? Sarebbe stato troppo ridicolo sperarci, suppongo …?

“Maat!” tuonò la ragazza.

Sadie cadde a terra, esausta dall’incantesimo. I ragazzi maledetti, quelli ancora in vita, ritornarono alla loro forma originale, le pareti crollate risorsero al loro posto. Pure il tetto, che se da una parte ci diede una certa stabilità, dall’altra ci oscurò completamente la vista.

“Uh” commentò Chad. “E’ finita qui?”

“Non ci crederò finchè non l’avrò visto” replicai. “Ci tocca scendere. Speriamo solo di non dare troppo nell’occhio …”

Nessuno badò a noi, in effetti, ma per un motivo molto specifico: Setne era ancora lì.

“… sono parte del Maat, ora. Il tuo incantesimo non fa che riconfermare la mia importanza nell’ordine delle cose!”

In un modo o nell’altro, era un dio ora. E quindi non poteva essere eliminato con mezzi convenzionali, ma con quelli meno adatti all’umano che un tempo era stato. Proprio come volevamo noi.

“Non è un problema” disse Sadie, rimettendosi in piedi con l’aiuto del fratello e agitando il suo papiro. “Eravamo preparati anche a quello, sai?”

 Si scatenò il caos: i combattenti scattarono all’attacco, mentre Sadie iniziò a leggere le prime righe di un incantesimo: un’evocazione. Un semplice cenno di Setne, e le armi che gli venivano puntate contro si contorsero, il loro metallo prese a colare a terra e poi a risalire lungo il braccio di chi li impugnava, tra imprecazioni e urla di dolore. Anche il papiro di Sadie prese a decomporsi agli angoli, ma prima che potesse rovinarsi oltre, fu ricoperto da una patina di ghiaccio sottile ma abbastanza resistente da impedire ulteriori interferenze di Setne.

 “Che gli incantesimi di Setne si rivelino reversibili da qualsiasi guaritore” sussurrai. Non accadde niente sul momento … per forza, di un guaritore nemmeno l’ombra. Speravo solo che avesse funzionato …

Setne ci fece poi la cortesia di uno spettacolare errore strategico: considerò i combattenti fuori gioco, e si concentrò unicamente su Sadie e il suo papiro, cercando di rovinarne la leggibilità corrompendo il ghiaccio di Sadie.

 In primo luogo, questo fu inutile: la dea del ghiaccio rimpiazzava la lastra rovinata con una nuova e intonsa, e la maga continuava imperterrita a leggere la sua esecrazione.

 In secondo luogo, i combattenti non erano affatto fuori gioco. Percy fu ovviamente il primo ad avere l’idea: chi poteva essere così stupido da pensare che avere tutto il braccio fuso con Vortice potesse convincerlo a desistere? Semmai, gli suggerì l’idea di prendere a schiaffi Setne.

 Il nuovo dio fu talmente preso in contropiede da quell’idea che non riuscì neanche a reagire sulle prime, e quando dopo un paio di secondi ci provò, Carter, Annabeth e Ziah avevano deciso di darsi al plagio e l’avevano attaccato in massa con le loro braccia fuse a lame e bastoni. Quella scena fu talmente spettacolare che, se Sadie avesse parlato appena un po’ più piano, ci saremmo persi la fine dell’incantesimo. E invece.

 “Il tuo nome è Setne” cantò la ragazza a voce forte e chiara. “Il tuo nome è Corruttore. Tu sei un nemico del Maat, e per questo, sarai bandito. Io ti esilio oltre il vuoto. Tu hai cessato di essere”

 La stanza piombò nel silenzio. Gli attaccanti fecero tutti qualche indietro, senza togliere gli occhi da Setne. Quanto a quest’ultimo, rimase a fissare Sadie a bocca semiaperta, l’espressione stupida di chi non vuole capire quel che è appena successo. Poi cominciò a disintegrarsi.

 No, disintegrarsi non è proprio l’espressione corretta, vero? Fa suonare il tutto troppo pulito. La maggior parte di voi era presente, sapete di cosa sto parlando. Sinceramente, non ho mai osservato il processo di decomposizione di un cadavere, ma a giudicare da quel che ho trovato sui libri di medicina di Thoth, abbiamo visto praticamente quello, solo accelerato. E come ciliegina sulla torta, il tutto si riversò … con suoni viscidi e umidicci … sul pavimento, prima di sparire definitivamente.

“Apophis faceva molto meno schifo!” esclamò Carter.

 “Si vede che il … modo di andarsene … era collegato alla loro natura” commentò Ziah. “Apophis era il caos, ed è esploso. Questo era … il Corruttore, a quanto ho capito da Sadie? Dunque se n’è andato in maniera molto meno pulita”

 “Okay, ragazzi” annunciò Percy. “Datemi il nome del vostro maestro di meditazione, perché io non ho idea di come facciate a rimanere calmi davanti a … questo” agitò il suo braccio misto a spada.

“Le fusioni di un corpo umano con qualcosa che non ha nulla a che fare con esso sono relativamente comuni nella magia egizia” gli rispose Ziah. “I nostri guaritori dovrebbero essere in grado di aggiustare il problema … a meno che la magia di un dio di cui nessuno ha mai seguito il sentiero e che è esistito al massimo dieci minuti non sia irreparabile”

 “Ecco, appunto” borbottò Percy. “E a proposito di come sia durato dieci minuti …guarda un po’ cos’è riuscito a fare” Indicò lo sfacelo di quei poveri corpi trasfigurati.

 “Lasciargli indossare la corona di Tolomeo è stata una pessima idea” commentò Annabeth. “Non avremmo mai dovuto fidarci di Chad e Penelope. Se solo avessi capito cos’avevano in mente … ma perché, perché? Avremmo sconfitto Setne anche come mago, perfino il suo esercito l’ha abbandonato a questo punto!”

 “Si vede che non erano contenti delle morti che hanno causato” commentò Percy. “Maisie è salva, quindi dovevano rimediare in qualche modo. E scommetto che a questo punto se la saranno già filata chissà dove …”

 Potevamo davvero ritenerci accusati ingiustamente? Era necessario che Setne morisse in modo non adatto a lui, ma forse poteva essere fatto diversamente … certo che poteva essere fatto diversamente. Avremmo potuto imprigionarlo nel Tartaro. Quindi sì, quei disgraziati ragazzi e le loro raccapriccianti morti erano, di nuovo, nostra responsabilità.

 Vidi Sadie che stringeva convulsamente i pezzi del ghiaccio che aveva contenuto il suo papiro, ora scomparso, per poi mollarli imprecando per il freddo. Certo che la sua reazione era quella. Eravamo state amiche. Poi fece qualcosa che non mi aspettavo: si voltò a confrontare Becky.

 “Tu mi hai aiutata”

 “Ho impedito che il papiro venisse rovinato” fu la risposta della piccola dea. “Non volevo che Setne vincesse. Non c’entra niente con te”

 “E neanche adesso stai cercando di uccidermi”

 “Non pensare a cose stupide. Non mi piaci, e non mi piacerai mai. Ma non c’entri davvero con le scelte di mio padre, e da sola, non sei abbastanza importante da uccidere. Papà può tenerti, io non voglio più niente a che fare con nessuno di voi due”

 “Penso che sia la soluzione migliore per tutti, sì” concordò Sadie. Pareva incredibilmente stanca, dal tono.

 “Ehi, aspetta ad andartene” intervenne Carter. “Il tuo ospite. Hai preso forzatamente controllo di lui …”

“Non mi sembrava importante, all’epoca. Potete tenervelo. Mi sarà utile qualcuno che segua il mio sentiero, invece di essere solo controllato. Abbiatene cura”

 E ci fu come uno sdoppiamento, come se dall’immagine della dea si separasse, per crollare a terra, quella del piccolo Felix, un po’ malconcio ma illeso. Becky svanì, il ragazzino fu circondato da gente in piena apprensione. Era semplicemente svenuto, fu il verdetto, probabilmente si sarebbe ripreso. Sadie, unica a non avere lame affilate attaccate alle braccia, lo sollevò alla meno peggio, e il gruppetto al gran completo uscì fuori.

 Noi rimanemmo a fissare la stanza. Era finita.

 Era davvero finita. Tutto quello per cui avevamo lavorato, tutti i nostri complotti e schemi e doppi giochi, ecco a cos’avevano portato. Un dio durato pochi minuti, un pugno di gente morta in modo orribile, persone stanche, tradite e traumatizzate che lasciavano una villa distrutta.

 Il Maat, in qualche modo, ancora in piedi, pronto a reggere all’assalto della prossima calamità.

 E noi due fermi in quella soffitta mezzo distrutta.

 Fu Chad a dare voce ai miei pensieri: “E adesso?”

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

e la storia principale si è conclusa. Devo dire, fa uno strano effetto … ma direi che posso riservare riflessioni al prossimo capitolo, un epilogo piuttosto breve. Intanto, qui ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito!


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Capitolo 25
*** Come siamo arrivati a questa registrazione ***


                                     CHAD

DI  COME  SIAMO  ARRIVATI  A  QUESTA  REGISTRAZIONE

 

 

 

 

 

Adesso si tornava alla Piramide Arena. Era l’unica cosa sensata da fare, no?

 Becky ci aveva già preceduti. Stava riferendo a Thoth l’esito del nostro scontro, ma appena ci vide, strillò allegramente e ci corse incontro.

 “Ce l’abbiamo fatta! E’ finita! Abbiamo vinto!” esultò, abbracciando prima me e poi, più brevemente, anche Penelope. Io mi sforzai di sorriderle, Penelope le rivolse semplicemente uno sguardo stanco e confuso.

 Eh già. Di tutta quella faccenda, lei era quella che ne era uscita meglio: era partita ritrovandosi senza famiglia o appoggio o idea di cosa fare, braccata da tutte le fazioni di una guerra che non capiva, e pian piano aveva trovato un posto dove stare, gente che cercava di aiutarla, una migliore comprensione di quel che stava succedendo, la possibilità di fare le sue scelte e di diventare una parte attiva nel conflitto. I suoi legami e le sue certezze erano stati ricostruiti, non distrutti. Era ovvio che fosse così felice. Ne aveva tutto il diritto.

 Thoth si dimostrò un po’ più comprensivo dello stato d’animo di chi invece si sentiva uno straccio, cominciando da un invito al barbecue. “Vi sentite già in grado di dirmi cosa sia successo?”

 Fu già una sorta di conforto poter mettere qualcosa sotto i denti e spiegare tutto … a modo nostro, senza fretta o interrogatori incalzanti. Thoth ascoltò in silenzio e senza la minima interruzione.

 “Quindi, possiamo dare ragione a Kebechet, qui” concluse alla fine. “La vostra missione ha avuto successo. Certo, non è stata indolore o priva di perdite … ma il Maat regge ancora. Se voi due – voi tre, devo dire a questo punto – aveste fallito, le perdite sarebbero rimaste lì, e probabilmente state ben peggiori. Ricordatevene sempre, anche se non sarà facile accettarlo”

 Grazie tante. Dovevo sforzarmi, per tenere lontane dalla mente le immagini di quei poveretti trasformati da Setne. Per non considerare poi tutta la faccenda di Maisie, e Dakao … per l’appunto, ci stavo pensando. Per poco non vomitai tutto quello che ero riuscito a mangiare.

 “E quindi, adesso che succede?” intervenne Penelope. “Ci sarà un consolidamento del Maat? E noi che fine faremo? Dopo tutto quello che è successo, casa nostra e i Campi sono fuori discussione …”

 “L’equilibrio è già molto più saldo di quanto non fosse fino a poco tempo fa” confermò Thoth. “L’intera faccenda di Setne … è stata come la formazione di un muscolo: uno spezzamento temporaneo, per ricreare un legame più forte”

 Non fosse stato per le precedenti rassicurazioni del dio, avrei pensato che quei termini fossero decisamente riduttivi. Ma, come era già stato detto, quel che contava alla fine era il successo, no? Almeno per rispetto alle vittime.

 “Quanto a voi due, direi che vi spetta la decisione”

 “Tra quali possibilità?” replicò la mia socia.

 “Potete dichiarare che il vostro tempo come miei assistenti è concluso, e andarvene ad affrontare il mondo per conto vostro. Potete decidere di rimettervi al giudizio degli dei o dei mezzosangue per le vostre azioni: sappiate che io sarò sempre disposto a garantire che ogni vostra azione è stata compiuta al mio servizio. Oppure potete rimanere qui”

 Ci scambiammo un’occhiata. Naturalmente, sapevamo quale fosse la cosa ‘responsabile’ da fare: andare al Campo Mezzosangue o al Ventunesimo Nomo e spiegare tutto.

 Ma poi? Sempre ammesso che non ci avrebbero uccisi a vista, una volta che avessimo affrontato qualunque processo avessero in mente per noi … che sarebbe successo? Avendo agito per ordine del dio dell’equilibrio, probabilmente ci avrebbero assolti, ma a nessuno sarebbe passato per la testa di perdonarci davvero. Il Campo non ci avrebbe riaccolti, e noi ci saremmo trovati punto a capo.

 “Cosa comporterebbe restare qui?”

 “Diventare miei assistenti a tempo pieno. Aiutarmi a monitorare lo stato dell’equilibrio, tenervi pronti a intervenire in caso una crisi simile a quella di Setne si riaffacci, collaborare nelle mie ricerche e assicurarvi che la biblioteca e il laboratorio siano in ordine. I ragazzi qui non aiutano molto da questo punto di vista”

 Agh!” protestò Coriolanus, il che suonò un po’ a vuoto perché aveva appena abbattuto un becher con una pallonata.

 “E questo fino a quanto durerà?” chiese Penelope.

 “Dipende da voi. Può essere per pochi giorni, finché non avrete trovato una sistemazione migliore, può essere per il resto della vostra vita. La scelta, e le sue conseguenze, saranno interamente vostre”

Non scambiai nessuna occhiata con Penelope, non ci fu un mutuo e tacito accordo. Fu una scelta che ognuno fece per conto proprio.

 Io che potevo fare nel mondo esterno? Ero un ragazzo con presunti disturbi mentali, una pessima reputazione, un anno di scomparsa di cui rendere conto alla polizia, un’istruzione decisamente incompleta. Che possibilità avrei avuto, se avessi abbandonato la Piramide Arena?

 Se fossi rimasto, invece … avrei avuto un tetto sulla testa e dei pasti garantiti, certo, ma avrei anche avuto una vera e propria occupazione. Votarmi definitivamente al servizio del Kosmos: non sembrava la scelta più logica? Dopo tutto quello che avevo fatto, mi sentivo come se lavorare per l’equilibrio fosse diventato parte integrante della mia identità.

 E durante la prossima crisi, per la prossima missione … magari avrei saputo gestire meglio le cose? Bilanciare i danni, in modo da riparare in qualche modo al mezzo disastro che era stata questa nostra prima impresa? Non potevo esserne sicuro. Data la natura del lavoro, sarebbe potuta anche andare a finire peggio. Ma era sempre meglio che non provare, no?

 Altro motivo per restare, Becky. Ci eravamo presi cura di lei fino a quel momento; alla Piramide, aveva trovato una nuova casa, un posto dove si sentiva davvero bene accetta, e dove poteva manifestarsi liberamente: come avrei potuto lasciarla da sola con Thoth e i babbuini? Non che loro fossero una cattiva compagnia, certo … ma io c’ero da più tempo. Non potevo pensare di mollarla per una qualunque cosa, come aveva fatto suo padre.

 “Ci sto” conclusi. “Rimango qui”

 “Stavo per dire lo stesso” commentò Penelope.

 Mi sembra tuttora strano non esserne stato affatto sorpreso. In tutto il mio ragionamento, non avevo preso in considerazione la mia socia, ma a pensarci, non era perché la stessi ignorando: era perché davo per scontato che avremmo preso la stessa decisione. Un modo di pensare ridicolo e forse anche piuttosto pericoloso, ma era così tanto tempo che lavoravamo insieme, che condividevamo ogni aspetto di quell’impresa sempre più stressante, malgrado litigi e vedute diverse, che non riuscivo a pensare di agire separatamente da lei. Non so se per Penelope sia stato lo stesso, ma … be’, semplicemente, per me le cose stavano così.

 Thoth accettò con un sorriso; Becky fu così contenta che congelò il posto da cima a fondo, e le ci volle qualche ora per rimuovere tutto il ghiaccio.

 E questa è la nostra posizione corrente: Piramide Arena. Lo so che stiamo correndo un rischio a dirvelo, che è possibile-probabile- che vi fiondiate qui armati fino ai denti ad affermare la vostra idea di giustizia alla faccia della protezione divina, ma … ne parleremo più avanti. Dico solo che meritate di fare, anche voi, le vostre scelte.

 La vita è stata piuttosto monotona da quando ci siamo trasferiti qui: nessuno ha cercato di conquistare il mondo, scatenare guerre intestine o sconvolgere altrimenti l’ordine delle cose; il nostro ruolo è stato essenzialmente quello di bibliotecari e assistenti di laboratorio. Non è particolarmente difficile, Thoth spiega le cose con abbastanza completezza da evitare incidenti letali, stiamo imparando sufficienti cose in sufficienti materie che qualora volessimo andarcene di qui, tra qualche anno non avremmo problemi a fingere di aver terminato almeno il liceo.

 Becky è ancora in giro e alterna tra darci una mano e renderci le cose molto più complicate quando decide di sperimentare con i suoi poteri del ghiaccio; sta diventando sempre più potente, grazie anche al fatto che, a quanto abbiamo saputo, adesso il suo sentiero si è diffuso ed è seguito da ben cinque persone in tutto il mondo. La sua partecipazione alla battaglia contro Setne le ha fruttato un bel po’ di popolarità, e di venerazione, o almeno più di quanta ne aveva all’inizio.

 Recentemente si è messa a parlare di una sua idea, di avventurarsi nella Duat e aiutare le anime smarrite a raggiungere il Tribunale del Giudizio: resta pur sempre una divinità degli inferi, e quello le sembra qualcosa che va fatto, visto che Osiride e Anubi sembrano non averci ancora pensato. Thoth ha approvato a gran voce, e la dea bambina ha iniziato le sue prime incursioni per familiarizzarsi con il territorio; tenetevi pronti a un’ondata di spiriti che hanno ritrovato la strada, da quelle parti.

 Probabilmente vi sembra una vita più serena di quel che meritiamo, e quello che stiamo per dirvi non vi solleverà il morale: abbiamo fatto qualche ricerca riguardo alle sorti dell’esercito di Setne. Un po’ perché volevamo monitorare il rischio di rappresaglie, un po’ per curiosità verso quelli che sono stati i nostri presunti compagni d’avventura. Sappiamo che Mortimer l’avete catturato voi, è stato l’unico abbastanza leale o stupido da fermarsi a combattere. Gli altri hanno tutti lasciato gli Stati Uniti: sospettiamo che Regina abbia aperto un qualche portale per un qualche posto in Europa, e che da lì abbiano preso strade diverse.

 Luciano e Hazelle sono riusciti a filarsela in Italia, a Roma, e cercano di giostrarsi tra studi e due lavori a testa per permettersi detti studi e l’affitto di un appartamento striminzito e malconcio: una conclusione interessante al loro sogno di prendere il controllo di nazioni intere sfruttando la stupidità di Setne.

 Regina lavora come inserviente in un parco divertimenti da qualche parte in Inghilterra, sotto falso nome: tiene un profilo abbastanza basso da essere stata la più difficile da individuare, e vive un po’ più dignitosamente visto che non studia e deve mantenere solo sé stessa.

 Calvin, anche lui sotto falsa identità, è stato il nostro ritrovamento più recente: sta in una casa famiglia in Francia, ed è già considerato un ragazzino turbolento e problematico. Ci credo, con i geni di Ares misti a quello che ha visto succedere.

 Non sappiamo se siano ancora in contatto tra loro, di sicuro non hanno provato a comunicare con noi, ma come potete vedere, hanno tutti vite relativamente normali anche se piuttosto deprimenti. Se ritenete che vadano perseguiti, dovrete farvi le vostre ricerche, temo: siamo stati vaghi sui luoghi apposta per non dare loro problemi.

 Che altro aggiungere? Gli unici di cui non sappiamo molto siete voi. Le difese del Campo Mezzosangue e dei Nomi ormai sono estese anche a noi, abbiamo potuto al massimo informarci sul vostro andamento scolastico e lavorativo, ma quello dice solo che siete tornati a un certo livello di normalità per i mezzosangue. Non abbiamo modo di sapere come abbiate gestito la faccenda con i vari piani alti divini, o come il casino che è stata la battaglia finale sia stato sopportato dagli altri semidei e maghi.

 No, non stiamo cercando di riallacciare i contatti, sarebbe a dir poco ridicolo. E’ che a furia di parlarne, a forza di chiederci come ve la stesse passando, abbiamo iniziato a discutere di come non sapeste davvero niente di quel che era successo davvero: la storia della guerra contro Setne doveva avere parecchi buchi di trama, per voi, senza le informazioni sul nostro reale coinvolgimento. E abbiamo deciso che ve lo dovevamo.

 Voi ragazzi … non siete mai stati altro che amichevoli, gentili e accoglienti nei nostri confronti, pronti a considerarci parte dei vostri amici. Noi avremmo voluto esserlo sul serio, ma le circostanze non erano esattamente dalla nostra. Però non potevamo semplicemente ignorarvi e lasciarvi all’oscuro, non dopo tutto quello che abbiamo passato, non dopo tutte le volte che avete combattuto al nostro fianco o cercato di aiutarci per essere sabotati in cambio.

 E’ solo questo, davvero. Non stiamo chiedendo il vostro perdono, non siamo così stupidi da pensare di ottenerlo, non stiamo neanche chiedendo scusa: non abbiamo fatto altro che quello che era necessario fare. Certo, alcuni errori sono stati frutto di semplice incompetenza, ma non è il genere di cosa che puoi aggiustare con uno ‘scusa’. Volevamo solo farvi avere il quadro della situazione, quello completo.

 E niente, non credo che nessuno dei due abbia altro da aggiungere. Queste saranno le ultime parole delle nostre registrazioni. Se qualcosa vi pare ancora poco chiaro, se volete dirci chiaro e tondo quello che pensate di noi, se volete ammazzarci … siete liberissimi di provare a farlo, anche se non avrete certo bisogno di questa autorizzazione.

 Del resto, vi abbiamo detto e ripetuto dove trovarci, no?

 

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

è finita. E’ davvero finita. Dopo tanti anni, ho concluso anche questa serie.

Devo dire, fa uno strano effetto. Una serie che inizialmente doveva essere radicalmente diversa, e che anche dopo aver cambiato trama ha continuato a rinnovarsi. Sapete che quando ho pubblicato la prima storia, Kebechet non era ancora stata inclusa? E il finale era originariamente un pelino più allegro, senza tanti morti ammazzati, e con dei Servi del Kosmos in grado di combinare meno casini. La cosa è cambiata perché col tempo, mi sono resa conto che un doppio gioco simile avrebbe dovuto avere conseguenze psicologiche non indifferenti.

E che altro? E’ conclusa anche questa. Probabilmente è l’ultima fanfiction che pubblicherò: d’ora in avanti, mi sono definitivamente spostata sulle originali, anche se di diversi generi. Se qualcuno vuole dare un’occhiata anche a quelle, ne sarei solo felice. Ma intanto ringrazio tutti voi che avete letto, che avete inserito le storie di questa serie tra le seguite o preferite, e recensito. Un ringraziamento in particolare va a Farkas, che si è preso la non indifferente briga di recensire ogni singolo capitolo fin dalla prima storia, e fenris, che ha seguito costantemente fin dall’inizio.

 Grazie davvero, a tutti voi.

 

 

(Altro spiegone sull’idea originale per questa storia).

Per l’equivalente del capitolo finale della saga … be’, era quello meno sviluppato, dato che non ho neanche mai iniziato a scriverlo. E in più sono anche passati diversi anni. C’era comunque uno scontro finale con Setne, e so che a un certo punto Penelope riusciva a separarsi accidentalmente dal gruppo principale, a essere creduta morta, e a fare un ritorno trionfale con un esercito di morti riportati temporaneamente in vita. Verso la fine, ci sarebbe anche dovuto essere l’inizio di una relazione vera e propria tra Chad e Penelope, che qui è stato completamente sorvolato, in cambio di due persone incredibilmente stressate ed emotivamente distrutte. Poi se voi avete voglia di leggere qualcosa tra le righe, chi sono io per impedirvelo?)

 


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