Una seconda vita

di esserre93
(/viewuser.php?uid=956102)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Da qui ***
Capitolo 2: *** Appartenenze ***
Capitolo 3: *** Rinunce ***
Capitolo 4: *** Mi manchi ***
Capitolo 5: *** Insicurezze ***
Capitolo 6: *** Buona fortuna ***
Capitolo 7: *** Owen ***
Capitolo 8: *** Con te è più bello ***
Capitolo 9: *** Tutto bene, vero? ***
Capitolo 10: *** Muto come un pesce ***
Capitolo 11: *** ... ma tu mi fai del male ***
Capitolo 12: *** Sai tutto, vero? ***
Capitolo 13: *** Proteggersi ***
Capitolo 14: *** Non è colpa tua ***
Capitolo 15: *** Ti amo ***
Capitolo 16: *** Non scherzare con il fuoco ***
Capitolo 17: *** Dove sei finito? ***
Capitolo 18: *** Derek ***
Capitolo 19: *** Speranza ***
Capitolo 20: *** Ciao fratellone ***
Capitolo 21: *** Ricominciare ***
Capitolo 22: *** Insieme ***
Capitolo 23: *** Brava Amy ***
Capitolo 24: *** Ripartire ***
Capitolo 25: *** Lo so, Amelia, lo so ***
Capitolo 26: *** L'offerta ***
Capitolo 27: *** La sala 3 ***
Capitolo 28: *** Così reale ***
Capitolo 29: *** Certo, sempre ***
Capitolo 30: *** Fidati di me ***
Capitolo 31: *** Sei sicura, Amelia? ***
Capitolo 32: *** Vieni da me ***
Capitolo 33: *** Mentre io ti amo ***
Capitolo 34: *** Paure e speranze ***
Capitolo 35: *** Stephan ***
Capitolo 36: *** Le cose che faccio per te ***
Capitolo 37: *** Liz ***
Capitolo 38: *** Andiamo a Los Angeles ***
Capitolo 39: *** Non lo farò mai, Amy ***
Capitolo 40: *** Vivere o morire ***
Capitolo 41: *** In un gesto, milioni di parole ***
Capitolo 42: *** L'una per l'altra ***
Capitolo 43: *** A qualunque costo ***
Capitolo 44: *** Voltare pagina ***
Capitolo 45: *** Tanti auguri Amore ***
Capitolo 46: *** Promesse ***
Capitolo 47: *** Desideri ***
Capitolo 48: *** Futuro con te ***
Capitolo 49: *** Tornare a casa ***
Capitolo 50: *** Te lo prometto ***
Capitolo 51: *** Il peso delle scelte ***
Capitolo 52: *** La vera felicità ***



Capitolo 1
*** Da qui ***


Erano ormai anni che viveva a Los Angeles; tutta la sua vita era lì: i suoi amici, il suo lavoro, Ryan. Già, Ryan.
Non ricordava molto di quella mattina in cui trovò il suo ragazzo in overdose nel suo letto, ma era bastato a farle mettere un punto definitivo ad alcool e droga, prima ancora che venisse a conoscenza di  aspettare un bambino. La gravidanza non era andata come avrebbe voluto: il bambino aveva sviluppato  una grave malformazione, che aveva spinto la donna a donare i suoi organi nel momento della nascita.
Quell’episodio l’aveva sconvolta e per non rischiare di toccare di nuovo il fondo aveva deciso  di trasferirsi a Seattle, dove avrebbe trovato suo fratello: Derek Shepherd. 

Era una mattina stranamente calda a Seattle e Amelia Shepherd si trovava davanti l’ingresso del Grey Sloan Memorial Hospital. C’erano persone che entravano ed uscivano, forse medici, forse parenti di pazienti. Era un continuo via vai. Si decise ad entrare e si recò in caffetteria.
-    Un The verde per favore – fece la sua ordinazione e durante l’attesa vide avvicinarsi una donna bionda, occhi di ghiaccio, andatura sicura ma non regolare e sul camice bianco aveva disegnati una scimmia ed un koala: pediatra. Ci avrebbe scommesso.
-    Un caffè lungo – anche lei fece la sua ordinazione e aspettò accanto ad Amelia
-    Medico o  parente di un paziente? – le labbra della bionda si allargarono in un grande sorriso e Amelia rimase incantata – scusi, forse non sono fatti miei
-    No scusami, ero soprappensiero. Sono un neurochirurgo, ma qui sono solo in visita. Amelia,  piacere  – Amelia strinse la mano che le stava porgendo la bionda 
-    Piacere, Arizona Robbins chirurgo pediatrico e materno fetale 
-    Wow, ho vinto la scommessa a metà 
-    Quale scommessa?
-    Vedendoti arrivare avevo scommesso con me stessa che tu fossi un pediatra 
-     Allora direi che hai abbastanza perso
-    E perché?
-    Sono un chirurgo pediatrico, non un pediatra. Grandi problemi su pazienti piccoli
-    Ah scusami tanto – Amelia alzò le mani in senso di resa e scoppiò a ridere – ora vado. Visto che sei un chirurgo sai dove posso trovare mio fratello Derek?
-    Tu sei Amy? La sorella di Derek Shepherd?
-    Così dicono, ma mi chiamo Amelia, solo mio fratello ha la facoltà di chiamarmi Amy. Sai dove posso trovarlo?
-    Dovrebbe essere in sala operatoria, però se vai davanti al tabellone potresti vedere a che punto è
-    E dov’è il tabellone?
-    Dai, ti accompagno io Amy…
-    Grazie, però smettila di chiamarmi così
Le due donne presero la loro ordinazione e si recarono verso l’ascensore. Mentre salivano, al secondo piano entrò un altro medico, questa volta un uomo: alto, occhi chiari e capelli rossi.
Amelia guardò Arizona e le fece un gesto di compiacimento
-    Owen, ti presento Amelia, la sorella di Derek
L’uomo si voltò verso le due donne e tese la mano alla mora
-    Piacere, Owen Hunt, traumatologo
-    Il piacere è tutto mio
-    Se state cercando Derek l’ho appena incontrato nel suo studio. Potrebbe essere ancora lì 
-    Grazie Owen
Amelia e Arizona uscirono dall’ascensore e la mora rimase colpita dall’uomo che aveva appena conosciuto. Era solare, cordiale, ma guardandolo negli occhi poteva capire che aveva ben altro dentro di se 
-    Il fascino della divisa 
-    Cosa?
-    Owen, è un militare. È stato in Iraq.
-    È sposato, fidanzato?
-    No, sta uscendo da un matrimonio turbolento con Cristina Yang, dovresti conoscerla
-    Come no, la sorella siamese di mia cognata. Me ne ha parlato Derek.
Le due donne arrivarono davanti ad una porta, bussarono e dall’interno sentirono la voce di Derek che le invitava ad entrare
-    Ecco qui, sana e salva a destinazione. Magari ci vediamo in giro
-    Volentieri
Amelia aprì la porta e si ritrovò davanti due occhi sorpresi quanto felici di averla vista. Derek la abbracciò più forte che poté.
-    Amy che ci fai qui?
-    Mi trasferisco 
-    Qui? E come farai con il lavoro?
-    Ho saputo che mio fratello fa parte del board, magari mi darà una mano
-    Amy..
-    Sto scherzando. Cercherò in un altro ospedale di Seattle, ma voglio parlare anche con il capo di chirurgia di qui. Sarebbe bello lavorare insieme, no?
-    Mm se lo dici tu
-    Dai su con la vita! Mi mancavano i miei nipotini e il mio fratellone
-    Come va con la disintossicazione?
-    Alla grande, ormai sono pulita e sto continuando ad andare alle riunioni
-    Bene, sono fiero di te
-    Grazie. Mi sai dire chi è il capo?
-    Owen Hunt
-    Bene! Sarà un gioco da ragazzi
-    Non credo
-    L’ho appena conosciuto in ascensore e mi sembra tutto tranne che severo
Amelia  regalò un sorriso radioso a suo fratello ed uscì per dirigersi verso lo studio del capo. 
-    Cavolo, è un labirinto questo ospedale – era già qualche minuto che la mora girovagava tra i corridoi dell’ospedale e stava iniziando a perdere le speranze
-    Bisogno di aiuto? - riconobbe quella voce, si voltò e la donna avanti a se spalancò la bocca
-    Hai visto un fantasma, Meredith?
-    Amelia! Che ci fai qui?
-    Mi sono trasferita
-    Derek lo sa?
-    Abbiamo appena parlato. I miei nipotini come stanno?
-    Bene, sono al nido. Chi stai cercando?
-    Owen Hunt. Devo parlargli
-    Guarda, prosegui per questo corridoio, poi gira a destra e il suo studio lo trovi oltre il ballatoio
-    Grazie
-    Ma dove andrai a stare?
-    Per ora da nessuna parte, sono in albergo
-    Puoi venire a stare da noi, ai bambini farà bene stare con la zia
-    Dici davvero?
-    Certo, quando hai fatto da Owen cercami così ti do le chiavi
-    Grazie Meredith, a dopo allora
Amelia seguì le indicazioni di sua cognata e si ritrovò davanti l’ufficio del capo. Non sapeva perché, ma le sue mani stavano iniziando a sudare e si sentiva agitata. Bussò e poco dopo ottenne risposta
-    Owen Hunt
-    Amelia Shepherd, posso esserti di aiuto?
-    Mi chiedevo se avessi un posto per me qui
-    Sei medico anche tu?
-    Non lo sapevi?
-    No
-    Neurochirurgo anche io
-    Interessante. Vedo cosa posso fare.
-    Grazie, altrimenti inizierò a cercare altrove
-     Ti trasferisci a Seattle?
-    Esatto
-    Ci vediamo in giro allora
-    Sempre se mi assumerai
Amelia sorrise ad Owen, che rimase spiazzato da quella donna. Era un terremoto, e l’aveva conosciuta neanche un’ora prima. Owen le sorrise imbarazzato e la guardò uscire dalla stanza.
La mora si fermò e poggiando le braccia alla ringhiera del ballatoio rimase a guardare l’ospedale che si estendeva sotto di lei. Nonostante non si fosse trasferita per lavorare in quell’ospedale, in cuor suo sperava di riuscire ad ottenere un posto.
La sua nuova vita stava per iniziare.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Appartenenze ***


Quella mattina Amelia aprì gli occhi, si alzò dal letto e si posizionò di fronte allo specchio della sua nuova camera. I capelli mori appena legati in uno chignon le lasciavano il viso scoperto: era assonnata. Si stiracchiò e non appena riaprì gli occhi, gli si illuminarono di un azzurro cielo. Si specchiò ancora un po’, c’era qualcosa che non riconosceva in quell’immagine riflessa. Probabilmente doveva ancora abituarsi all’aspetto della nuova Amelia, nonostante ora indossasse solamente un pantaloncino e una maglia sportiva. Si guardò indietro e fu tentata di rimettersi a letto, ma fu richiamata dalle voci dei suoi nipotini, che probabilmente erano in cucina a fare colazione.
-    Buongiorno a tutti! – con il suo sorriso Amelia illuminò l’intera cucina e posando le sue labbra prima su Zola, poi su Bailey, andò a versarsi una tazza di caffè. 
-    Buongiorno Amelia, oggi cosa hai in programma?
-    Devo andare in ospedale, mi ha chiamata Il dott. Hunt
-    Ti darà il posto?
-    Non mi ha anticipato nulla. Derek dov’è?
-    In ospedale, tornerà tra poco
-    Ok io faccio una doccia e corro lì. Vuoi che accompagni io i bambini?
-    Lo faresti davvero?
-    Cero, nessun problema. Chi vuole venire con la zia?
-    Io! – Zola alzò immediatamente la mano, seguita dal piccolo di casa
-    Perfetto, allora preparativi che si parte!
Quella nuova vita le stava iniziando a piacere. Partire da Los Angeles per trasferirsi a Seattle si stava rivelando una buona decisione.
-    Buona giornata bambini
-    Grazie zia!
Amelia lasciò i nipoti al nido e salì nello studio del capo, era già lì. Dalla vetrata potette vedere i suoi movimenti all’interno della stanza: era al telefono e qualcosa lo preoccupava. Con una mano si strofinava la testa e la bocca era arricciata in una smorfia. Amelia si ritrovò a sorridere di fronte a quella scena. Era affascinata da quell’uomo. Non appena lo vide riagganciare la cornetta, bussò alla porta ed entrò
-    Buongiorno dott.Hunt
-    Buongiorno Shepherd e chiamami Owen
-    Solo se mi chiamerai Amelia
-    Affare fatto. Ti ho fatta venire qui per informarti che da oggi sarai a tutti gli effetti un neurochirurgo del Grey Sloan Memorial Hospital
-    Grazie!! – con uno slancio Amelia si ritrovò ad abbracciare Owen. Quando si accorse di ciò che aveva appena fatto, imbarazzata si staccò
-    Mm mm scusami, è che sono fatta così 
-    Cosi come? Un terremoto? Uno tsunami? Un vulcano? – un’espressione divertita si dipinse sul viso dell’uomo
-    Me lo dicono in tanti
-    Mi piace come sei fatta
-    Quindi posso andare a cambiarmi?
-    Certo, vai pure
-    Ci vediamo in giro, giusto?
-    Giusto
Uscendo dalla stanza, Amelia fu attraversata da una ventata di freschezza. Era molto che non si sentiva così.
-    Ciao Amy!
Percorrendo il corridoio che portava nella stanza degli strutturati, Amelia si imbatté in Arizona; come al solito sorrideva e come al solito l’aveva chiamata Amy, ma prima ancora che potesse dirle qualcosa, la bionda la anticipò.
-    Ho saputo che sei la nuova neurochirurga
-    A quanto pare si 
-    Allora avremo la possibilità di conoscerci meglio
-    Sempre se mi chiamerai con il mio nome completo
-    L’ultima persona che ho chiamato in un modo che a lei dava fastidio l’ho sposata, meglio non rischiare?
-    Sei sposata?
-    Si – Arizona alzò la mano sinistra e indicò ad Amelia la fede – la conoscerai presto
-    Lavora qui?
In quel momento, dal bagno uscì una donna alta, pelle olivastra, capelli e occhi scuri 
-    Esatto, lavoro qui. Callie Torres chirurgo ortopedico
-    Io sono Amelia
-    So chi sei, Arizona mi ha parlato di te
-    Lei hai già parlato di me? Che onore
-    Amelia smettila. Non devi andare a prepararti?
-    Certo, vado
Prima di entrare nella stanza degli strutturati, Amelia aspettò che le due donne si allontanassero e le vide confabulare qualcosa. Molto probabilmente alla Torres aveva dato fastidio il suo commento sarcastico riguardo Arizona, ma non poteva farci niente, quella donna le trasmetteva energia positiva.
Il suo telefono squillò per la sua prima chiamata al pronto soccorso e corse verso l’emergenza. Nella stanza in cui era stata chiamata trovò una dott.ssa minuta dai capelli rossi  che impartiva ordini, una specializzanda di colore e un’infermiera. 
-    Chi è lei? Non può stare qui – la dott.ssa ora stava guardando lei in attesa di risposta. Amelia rimase per un attimo perplessa, per poi ricordarsi che non aveva avuto tempo di cambiarsi
-    Mi avete chiamato per un’urgenza
-    Ho chiamato il dott. Shepherd
-    Sono io: Amelia Shepherd, neurochirurgo
-    Scusami, credevo rispondesse Derek 
-    Non è di turno ora, ci sono io. Vado bene lo stesso?
-    Certo. Sono April Kapner
-    Wow, un altro Shepherd tra noi
Amelia si voltò verso la specializzanda che aveva appena parlato e la guardò incuriosita 
-    Tu sei?
-    Stephanie Edwards 
-    Mi daresti il quadro generale della situazione?
-    Certo. Uomo, 32 anni, trauma cranico dovuto ad una caduta da 1metro di altezza. Era in montagna a fare arrampicata
Amelia passò la luce davanti gli occhi del paziente e poi richiese una tac celebrale
-    Benvenuta a Seattle, Dott.ssa Shepherd
-    Grazie April
Durante l’attesa, Amelia decise di fare un giro per il pronto soccorso e iniziare a prendere confidenza con il posto. Rimase incantata dalle apparecchiature all’avanguardia e non si meravigliò che quello fosse un centro traumi di primo livello. Durante il “sopralluogo”, però, si sentì seguire, si voltò e dietro di lei c’era la specializzanda incontrata poco prima. Amelia piegò la testa da un lato, socchiudendo gli occhi
-    Edwards, devi dirmi qualcosa?
-    No signora – Amelia, di fronte a quella ragazza imbarazzata, dovette soffocare una risata
-    E perché mi segui?
-    Lei è la Shepherd, signora e voglio imparare quanto più possibile da lei
-    Allora, punto uno: non chiamarmi signora, mi fai sentire vecchia e punto due: segui il paziente in sala tac e chiamami non appena avrai i risultati
-    Certo signora, mi scusi dott.ssa Shepherd
La specializzanda corse verso la sala tac e Amelia potette liberare la risata repressa fino ad allora
-    Cosa ti diverte Amelia?
-    Meredith, questi specializzandi sono troppo forti
-    Non è proprio l’aggettivo che utilizzerei io, ma va bene
-    Mi chiamano signora, ti rendi conto?
-    Non ti dico come chiamavano me
-    Come? Vipera? Stronza?
-    No ma grazie eh. Purtroppo ci sei andata vicino: medusa 
-    Wow questo si che è un vero soprannome, chissà se ne daranno uno anche a me
-    Guarda, forse quella specializzanda cerca te
Amelia si voltò nella direzione indicata da Meredith e vide la Edwards correrle incontro, facendo svolazzare un foglio tra le mani. Quando si fermò davanti a lei glielo porse e si piegò per prendere fiato
-    Dott.ssa Bisogna operare
-    Hai ragione, fallo preparare subito, ci vediamo in sala operatoria
Amelia si voltò verso Meredith, che era ancora divertita dalla scena a cui aveva appena assistito, per poi dirigersi in sala operatoria. Dopo essersi lavata, prese posto dietro il paziente e un’infermiera le mise le lenti binoculari
-    Pronta Edwards?
-    Prontissima
Amelia iniziò ad incidere e gli occhi della Edwards si illuminarono
-    Dimmi un po’, a che anno sei?
-    Al secondo anno dott.ssa
-    Quindi non è la prima volta che entri in sala operatoria 
-    Ovviamente no
-    E perché sembra come se non avessi mai visto un intervento di  neurochirurgia?
-    Perché per me è come se fosse sempre la prima volta e poi operare con lei per me è un onore
-    Mi piaci, Edwards. Sai però che non potrai assistere sempre me, vero?
-    Lo so
Tre ore dopo l’operazione era conclusa. Era andato tutto secondo i piani e Amelia ne fu soddisfatta. Era un’operazione semplice, ma non entrava in sala operatoria da qualche tempo e sapere che operare le dava ancora le stesse emozioni, la face sentire viva.
-    Edwards, ti occupati tu del post operatorio?
-    Certo dott.ssa, la aggiornerò
Amelia si diresse verso la sala degli strutturati e lì incontrò Derek
-    Ciao fratellone
-    Amy, come sta andando?
-    Tutto bene, ho appena clippato un aneurisma
-    Bene, sono contento. So che stai bene, ma vorrei che tu andassi alle riunioni anche qui a Seattle
-    Lo so Derek, ci avevo già pensato, non sono una sprovveduta 
-    Lo so Amy, mi preoccupo per te
-    Non farlo
-    Amy…
-    Dimmi
-    Per qualche giorno non ci sarò, quindi ti passerò tutti i miei pazienti, te la senti?
-    Certo, dove vai?
-    A Washington, devo incontrare il presidente per uno studio che vuole farmi seguire da lì
-    Ti trasferisci?
-    Non è ancora niente di certo, quindi non dire niente a nessuno
-    Meredith che dice?
-    Puoi immaginarlo
Amelia guardò il fratello uscire dalla stanza. Proprio ora che lei era tornata, lui se ne andava. A quanto pare due Shepherd nello stesso ospedale non potevano stare.
-    Amy?
La mora scrollò le spalle e sentendosi chiamare in quel modo e aggrottò la fronte
-    Arizona, mi chiamo Amelia. Cosa faresti se ti chiamassi Ari?
-    Mi piacerebbe – la bionda scoppiò in una risata, che contagiò anche Amelia – come sta andando il tuo primo giorno?
-    Alla grande, ho anche eseguito un intervento, quindi sono a pieno ritmo
-    Mi fa piacere. Senti, per quella cosa di prima con Callie…
-    Scusami sono stata inopportuna
-    È che stiamo passando un periodo un po’ difficile
-    Se ti va possiamo parlarne
-    Ci vediamo stasera da Joe?
-    Avrei un’altra idea
-    Va bene, sai se Meredith è a casa stasera?
-    Penso di sì, perché?
-    Magari le chiedo di guardare mia figlia, così quando accompagno te prendo lei
-    Hai una figlia?
-    Si, Sofia. Ha 3 anni
-    Wow, non me lo aspettavo
-    Perché?
-    Non so, non mi aspettavo neanche fossi sposata. Sei una donna dalle mille sorprese a quanto pare
-    Eh già. A stasera allora
Amelia sentiva nei confronti di Arizona un senso di appartenenza, come se si conoscessero da anni e questa sensazione le piaceva. Era sicura sarebbero diventate ottime amiche. Per questo motivo aveva deciso di parlarle di una cosa che le stava molto a cuore.

Amelia fece parcheggiare Arizona nel parcheggio di un edificio. Guardò la bionda e sapeva di non aver capito dove fosse, d’altronde in quel posto vai solo se ne hai bisogno. Quando entrarono, si ritrovarono in un’ampia stanza, delle sedie erano posizionate a file parallele e una persona alla volta si alzava per raccontare di se
-    Amelia, mi hai portata in una riunione di alcolisti anonimi?
-    Avevo bisogno di compagnia. È la prima volta qui a Seattle. Non te la senti?
-    Si certo, non mi aspettavo tu fossi…
-    Tra poco saprai tutto
Amelia prese posto in una delle sedie rimaste libere, mentre Arizona rimase in disparte in fondo alla stanza. Quando toccò parlare ad Amelia, fece un grande respiro e si alzò
-    Buonasera a tutti, sono Amelia ed ho abusato di alcool e droga. Un anno fa il mio ragazzo è morto nel mio letto a causa di un’overdose e da quel momento ho deciso di dare un taglio netto a tutto ciò che mi ricordava di lui e a tutto ciò che riguardasse alcool o droga. È un anno che sono pulita.
Durante il suo discorso, Amelia cercò con lo sguardo Arizona, che era ancora in fondo alla stanza. I loro sguardi si incrociarono e in quel momento capirono che il loro legame sarebbe stato più profondo di quanto potessero immaginare. 
Quando la riunione terminò, Amelia si avvicinò alla bionda e la strinse in un abbraccio
-    Grazie per non essertene andata 
-    Non avrei mai potuto farlo. Mi dispiace per ciò che ti è accaduto
-    Fa parte del passato. Facciamo un giro?
Non avevano una meta designata, infatti Arizona guidava molto lentamente, dando modo ad Amelia di parlare di ciò che voleva
-    Anche se sono pulita da molto tempo ho bisogno di queste riunioni, come ho bisogno del mio lavoro
-    Lo capisco, ma perché hai portato proprio me?
-    Sento di potermi fidare, Arizona. Sento un legame con te che va al di là di ogni cosa
-    Mi sento una stupida per averti proposto di vederci da Joe
-    Non potevi saperlo, non è successo nulla. Raccontami di te
-    Sono qui a Seattle da circa 5anni. Sono sposata ed ho una figlia
-    Dimmi qualcosa che non so
-    Ho perso mio fratello, era un militare
-    Mi dispiace
-    Tua figlia, invece? Come l’avete avuta? Quando l’hai portata da Meredith ho notato che somiglia molto a Callie
-    È biologicamente sua figlia, l’ha avuta con Mark
-    Mark Sloan? Quando è morto non potevo crederci 
-    Neanche noi, è stato un periodo bruttissimo
-    Eri anche tu sull’aereo, vero?
-    Si, mi ha portato via questa – Arizona alzò il pantalone e fece vedere la protesi ad Amelia, che rimase a bocca aperta
-    Cavolo. E con Callie come mai vanno male le cose?
-    Da quel maledetto incidente aereo non ci siamo più riprese. Quando poi l’ho tradita le cose sono solo peggiorate ed ora riacquistare la sua fiducia è molto difficile e la capisco
-    Tu la ami molto?
-    Si, ma suppongo non basti
Amelia fece segno ad Arizona di accostare e la abbracciò. Un abbraccio che fece scaturire dentro di se una moltitudine di emozioni, che non aveva mai provato prima. Chi era quella donna?

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Rinunce ***


Girò le chiavi nella toppa, si  diresse svogliatamente verso il frigorifero, si versò un bicchiere di acqua e si diresse nella sua camera. Amelia era così: alcune cose le eseguiva con la vitalità di un vulcano, altre cose solo perché doveva farle. Passava dal giorno alla notte con uno schiocco di dita.
Quella era una di quelle sere in cui avrebbe tanto voluto dormire vestita, avrebbe voluto non bere, non avrebbe voluto arrivare al letto. Se non fosse stato per il suo cervello continuamente attivo forse sarebbe rimasta stesa sotto il portico, perché anche girare la chiave nella serratura sarebbe stato troppo estenuante. Quella sera, però, era diverso. Il suo cervello continuava a lavorare e a pensare a ciò che era appena successo. Il cervello, l’organo umano più complesso, l’organo che lei amava più di qualunque altro.
In quel momento, distesa sul letto, la sua mente  la rimandò alle emozioni che aveva provocato l’abbraccio con Arizona. Molto probabilmente si trattava di puro e semplice affetto, ma fino ad ora non aveva mai sentito determinate cose. Cosa stava succedendo? 
Il giorno seguente scattò dal letto come una molla, si lavò e vestì alla velocità della luce e salutando la sua famiglia uscì di casa per dirigersi in ospedale. Per lei era appena iniziato uno di quei giorni in cui avrebbe potuto scalare una montagna. 
-    Buongiorno a tutti! – come un uragano entrò nella sala degli strutturati
-    Finalmente un po’ di vitalità. Piacere, sono Richard Webber
-    Amelia Shepherd, ma suppongo tu sappia già di me
-    Si, ti conosco dai racconti di Derek e fino ad ora non sbagliava
-    Non credere a tutto ciò che racconta mio fratello, a volte esagera
-    Buongiorno a tutti! – Amelia riconobbe immediatamente quella voce, era Arizona, ma non si voltò a salutarla – Ciao Amelia – la bionda la salutò sfiorandole un braccio e un brivido percorse la sua schiena
-    Ciao Arizona – cercando di non dare nell’occhio, Amelia spostò il braccio e si sedette sul divano
-    Ecco l’altra forza della natura. Ci volevano due persone come voi
-    Come chi? – Amelia si girò verso la porta e vide entrare la moglie di Arizona
-    Ciao Callie, stavo dicendo ad Arizona ed Amelia che ci volevano proprio due persone vitali come loro
-    Beh certo, fanno proprio una bella coppia – Amelia riconobbe la vena sarcastica di quella frase e guardando la smorfia di Arizona capì che anche a lei non era sfuggita. Decise di tornare a lavoro prima che la situazione peggiorasse.
-    Ehi Amelia! – la mora si sentì chiamare. Arizona la stava seguendo
-    Scusa Arizona, ho da fare
-    Aspetta – la bionda la prese per un braccio con il tentativo di fermarla – mi spieghi che ti succede?
-    Nulla, ho da fare e tu sei sposata
-    Cosa c’entra questo?
-    Hai sentito Callie, vero?
-    Si, l’ho sentita, ma non è colpa tua
-    Non mi importa di chi è la colpa. Se tra me e te non può esserci neanche un’amicizia allora meglio allontanarci
-    Non ti capisco
-    Non voglio entrare nei vostri problemi
-    Credevo che ieri fossimo state bene
-    Forse anche troppo, non credi?
-    Quindi il problema è questo o Callie?
-    Entrambi. Ora scusami, ma devo proprio andare – Amelia si liberò dalla presa che Arizona aveva ancora sul suo braccio e si diresse verso il pronto soccorso.
Non appena entrò vide Owen che si destreggiava da un letto all’altro. Quella mattina il pronto soccorso era in delirio e lui non faceva una minima piega, aveva tutto sotto controllo. Fece per andarsene, ma l’uomo la chiamò
-    Ehi Amelia, hai ricevuto qualche chiamata da qui?
-    In realtà no, sto per iniziare il giro di visite e volevo vedere la situazione
-    Come vedi è un casino, ma per te non c’è nulla
-    Perfetto, vado allora
-    Ah Amelia?
-    Dimmi – Owen le si avvicinò e con un respiro il profumo dell’uomo le penetrò le narici. Le piaceva.
-    Stavo pensando se ti andasse di prendere qualcosa insieme
-    Prendere cosa?
-    Non so, un drink forse 
-    Prima di assumermi non hai letto il mio fascicolo, vero?
-    No, perché?
-    Avresti letto che sono stata un’alcolizzata  e una tossicodipendente 
-    Dici davvero?
-    Si Owen
-    Cena, allora? Vengo a prenderti alle 9. Sei da Derek?
-    Si sono lì, a dopo allora
Amelia si diresse verso il suo reparto e pensò all’espressione di Owen non appena gli aveva detto di essere stata una tossica. A parole aveva cercato di mascherare la sua sorpresa, ma gli occhi avevano cambiato colore e la bocca si era inarcata in una smorfia. Quando toccava quell’argomento non era mai facile uscirne indenne, poche persone erano riuscite ad accoglierla nonostante quel periodo della sua vita.
-    Buongiorno Nathan, sei pronto per l’intervento?
-    Prontissimo, sono settimane che aspetto questo intervento
-    Lo so, ma dovevamo aspettare che la massa si riducesse prima di intervenire
Nathan era un ragazzo di 26 anni a cui era stata data una delle notizie che nessuno vorrebbe ricevere. Grazie ad una tac, che aveva effettuato per altri motivi, aveva scoperto di avere un meningioma del tutto asintomatico nel primo mese. Dall’avvenuta dei sintomi e dalla conseguente chemioterapia, Amelia aveva deciso di operare. 
La mora chiese ad un’infermiera di trasportarlo in sala operatoria e intanto chiamò la Edwards per farsi assistere. Era l’unica specializzanda capace di farlo.
Una volta in sala operatoria, Amelia illustrò il caso alla specializzanda e iniziò con l’intervento
-    Edwards, guarda bene qui, cosa vedi? – Amelia si spostò lasciandole lo spazio necessario per vedere dove stava indicando
-    Cavolo, ha intaccato il solco olfattivo. Come è possibile?
-    Non ne ho idea. Devo studiare un modo per non creare danni
Amelia si spostò leggermente dalla postazione e iniziò a pensare al possibile passo da compiere. Era in un bivio senza segnaletiche è solo una delle due strade avrebbe salvato Nathan.
Nella sala operatoria era calato un silenzio tombale e tutti erano in attesa della prossima mossa di Amelia. Il suo cervello stava lavorando alla velocità della luce
-    Ci sono
Amelia si avvicinò al campo operatorio e iniziò con il suo piano.
Tre ore dopo l’intervento era concluso, ma nella mente della donna si era insinuato un dubbio che si sarebbe risolto solo nel momento del risveglio del ragazzo.
-    Edwards, complimenti puoi andare a casa 
-    Non devo seguire il post operatorio?
-    Lo seguirò io, ti sei meritata questa serata libera
-    Grazie dott.ssa
Amelia sorrise alla specializzanda e si diresse nella stanza del medico di guardia per riposare. Un pensiero però le impedì di chiudere gli occhi: aveva dimenticato la cena con Owen.
Si alzò ed andò in pronto soccorso, dove era sicura di poterlo trovare.
-    Amelia, vuoi per caso specializzarti in traumatologia? – Amelia si voltò e trovò dietro di se l’uomo affascinante al quale stava per dare buca e un senso di colpa la pervase
-    No, amo la neurochirurgia ed è proprio per lei che dobbiamo rimandare la cena di stasera
-    Come mai?
-    Devo seguire un post operatorio
-    Non c’è qualche specializzando?
-    Voglio seguirlo personalmente, non sono sicura che tutte le cose siano andate bene
-    Vuoi che rimanga anche io con te?
-    Non te lo chiederei mai. Vai a casa e facciamo per un’altra sera. Va bene?
-    Come preferisci
Amelia si voltò e si diresse verso la sala del medico di guardia. Owen le era sembrato seriamente dispiaciuto riguardo il suo cambio di programma e sembrava davvero interessato nonostante le cose che le aveva rivelato su di lei
-    Posso? – Amelia alzò lo sguardo e dalla porta fece capolino la testa di Arizona. Sembrava un angelo, era illuminata solo dai neon del corridoio. Amelia scrollò la testa per quei pensieri e le fece segno di entrare
-    Come facevi a sapere di trovarmi qui?
-    Domande giuste alle persone giuste
-    Mi stavi cercando?
-    Si. Come mai ancora qui?
-    Sto controllando un paziente ed ho dato buca ad Owen
-    Ah, avevate un appuntamento?
-    Una cena
-    Bene
-    Arizona…
-    Che c’è?
-    Perché fai così? 
-    Non sto facendo nulla
-    Invece sì. Sei gelosa
-    Ti ricordo che sono sposata
-    Io lo so, sei tu che forse a volte non lo ricordi
-    È che mi fai provare cose a cui non so dare un significato
-    Ari, ti prego..Non peggioriamo la situazione. Sei sposata e fino a prima di conoscere te mi piacevano solo gli uomini
-    Anche a Callie, sai? Nonostante avesse avuto una mezza storia con una donna. A quanto pare faccio cambiare orientamento
-    Ma ti sei vista? 
-    E tu? Ti sei vista? – Arizona si sedette accanto ad Amelia e sfiorò le sue dita a quelle di Amelia
-    Arizona, ti prego… - Amelia poggiò la sua fronte a quella della bionda. Le loro labbra erano pericolosamente vicine, ma Amelia si tirò indietro – perché lo fai?
-    Non lo so, sento qualcosa
-    Non ferire Callie, non lo merita – Arizona, come se si fosse svegliata da un sogno, si alzò dal letto interrompendo il loro contatto e senza dire nulla uscì dalla stanza, lasciando Amelia sola
Come era possibile provare determinate cose per una persona conosciuta solo tre giorni prima? Come era possibile che la sua vita dovesse essere costantemente incasinata? Non avrebbe mai permesso ad Arizona di tradire di nuovo sua moglie e forse la giusta soluzione era buttarsi a capofitto in un’altra relazione; i sentimenti per Arizona sarebbero sicuramente scomparsi

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Mi manchi ***


-    Grazie, sono stata bene
Owen e Amelia erano appena tornati da un appuntamento ed ora erano fermi in auto davanti casa di Meredith
-    Grazie a te per essere venuta
-    A domani – Amelia aprì la portiera dell’auto, ma Owen la fermò e si avvicinò alle sue labbra, per poi poggiarle su quelle della mora. Amelia ricambiò per poi allontanarsi poggiando una mano sul petto dell’uomo di fronte a lei. Gli regalò un sorriso e scese dall’auto.
Non appena entrò in casa, poggiò la schiena alla porta e si sedette a terra. 
-    A quanto pare è andato tutto bene
-    Dio Meredith, mi hai fatto prendere un colpo – Amelia si poggiò una mano sul petto per lo spavento
-    Scusa, credevo mi avessi sentito
-    No, stavo pensando ad altro
-    Posso immaginare. Allora? Tutto bene?
-    Sembra di sì. Owen è così premuroso, mi fa sentire al sicuro 
-    Non farlo soffrire, tengo a lui
-    Anche io ci tengo e sai com’è sono umana anche io e capace di provare sentimenti 
-    Non intendevo questo
-    So cosa intendevi: è l’ex marito di Cristina e quindi devi proteggerlo, ma non da me
-    Mi fa piacere che tu sia felice
-    Grazie. Ma Derek ti ha fatto sapere qualcosa? Quando torna?
-    Dovrà stare lì ancora una settimana. Problemi con i pazienti?
-    No, solo che mi chiedevo se stesse diventando un lavoro fisso lì
-    Non lo so Amelia, Derek ed io non parliamo più come una volta 
-    Mi dispiace. Vuoi ancora compagnia? Altrimenti vado a letto
-    No non preoccuparti, andiamo insieme domani in ospedale?
-    Va bene, buonanotte
-    Buonanotte 
Amelia si diresse verso la sua camera e si lanciò sul suo letto. Le emozioni che aveva provato quando Owen l’aveva baciata erano ancora vive. Si sentiva felice, quell’uomo sapeva come fare per farla sentire al sicuro ed era proprio di questo di cui aveva bisogno.
Il giorno dopo, quando arrivò in ospedale, fu subito chiamata in pronto soccorso, dove trovò Owen e Arizona a discutere delle sorti di un paziente
-    Che sta succedendo qui?
-    Devo portare immediatamente il paziente in sala operatoria, ha un’emorragia interna
-    Owen, non credo ci sia qualcosa da discutere
-    In realtà si, il bambino ha anche un trauma cranico, che se non viene portato immediatamente a fare la tac potrebbe risultargli fatale
Amelia si avvicinò ad Owen e cercò di calmarlo sfiorandogli la mano
-    Sono io il neurochirurgo, spetta a me decidere, giusto?
-    Lo so, ma volevo aiutarti
-    Non ne ho bisogno, puoi andare Owen, adesso ci pensiamo noi
Amelia vide l’uomo uscire dalla stanza con il capo chinato.
-    Da quand’è che hai bisogno di un cane da guardia?
-    Non ne ho mai avuto bisogno
-    E allora dì al tuo uomo di stare al suo posto
-    Non è il mio uomo
-    Ah no? 
-    No, ci stiamo solo conoscendo e anche se fosse non sono affari tuoi, portiamo subito il bambino in sala operatoria
Arizona aveva ragione, non aveva bisogno di una persona che la difendesse da ogni cosa, tantomeno in ospedale, ma Owen era fatto così: prendere o lasciare.
-    Non ti lavi con me?
-    No, aspetto che finisci e poi lo porto a fare la tac
-    Come vuoi
-    Arizona?
-    Dimmi
-    Mi dispiace per prima, non so cosa gli sia preso
La bionda non rispose, ma terminò di lavarsi ed entrò in sala operatoria.
Amelia rimase lì per l’intera durata dell’intervento e si ritrovò a guardare la sicurezza con cui Arizona compiva quei gesti su quel piccolo paziente. La bionda le aveva appena dimostrato di essere gelosa e nonostante le facesse piacere, questo le procurava anche una grande rabbia, non solo perché Arizona era sposata, ma perché era una donna e nonostante non ci trovasse nulla di sbagliato, non le era mai capitata una cosa simile. Owen, invece, rappresentata tutto ciò di cui aveva bisogno e avrebbe protetto quello che stava nascendo tra di loro
-    Ecco qui, finito, puoi portarlo a fare la tac – Arizona stava uscendo dalla sala operatoria e gettò il camice e la mascherina nel cestino
-    Grazie, vado subito allora
-    Vuoi che ti assista nel caso in cui dovessi operare?
-    Non hai niente da fare oggi?
-    Ormai è ora di pranzo, farò il giro visite nel pomeriggio
-    E allora vai a pranzare, chiamo la Edwards
-    Ma che ti prende?
-    Nulla
Amelia fece segno alle infermiere di portare il bambino in sala tac e anche lei si sbrigò ad uscire
-    Perché scappi?
-    Non sto scappando, ho da fare
-    Credevo fossimo amiche
-    Ah davvero? A me non sembra
-    Perché no?
-    Non posso parlarti di Owen, altrimenti inizia ad uscirti il fumo dalle orecchie 
-    Non è vero
-    Invece sì, come prima in pronto soccorso, quindi mi dispiace, ma questa io non la chiamo amicizia. Ora devo andare.
Amelia lasciò Arizona nel bel mezzo del corridoio senza lasciarle modo di obiettare. Sapeva di averla ferita, ma era l’unica soluzione a quel problema.

Da quel giorno trascorse una settimana. La storia tra Amelia e Owen procedeva bene e nonostante fossero passati così pochi giorni, entrambi avevano il desiderio di fare sul serio. Con Arizona si erano incontrate poche volte, se non per lavoro. I loro scontri fatti di gelosia e risentimento continuavano bensì tra loro non fosse successo mai nulla. 
Quella mattina, Amelia si svegliò nella roulotte con accanto Owen e un sorriso le spuntò guardandolo dormire, sembrava in pace con il mondo.
-    Buongiorno perché mi fissi?
-    Sei bello quando dormi, sembri un bimbo felice
-    Lo sono. Dormito bene?
-    Non molto, il bosco mi terrorizza
-    Anche Derek e Meredith hanno una casa nel bosco
-    Infatti anche lì dormo poco
-    Vorrà dire che compreremo una casa in città 
-    Compreremo?
-    Non vuoi?
-    Certo, ma non ora
-    Io dovrei comunque comprare prima o poi una casa che non abbia le ruote, perché aspettare?
-    È trascorsa solo una settimana
-    Ok, ti ho spaventata. Cancelliamo tutto quello che abbiamo detto. Prenderò una casa solo per me, va meglio?
Amelia piegò la testa da un lato e scrutò lo sguardo del compagno. Aspettava una risposta da parte sua e Lei voleva trovare un modo per non deludere le sue aspettative
-    Però aiuterò nella scelta, non verrei mai a vivere in una casa arredata da un uomo
-    Cosa hai contro il mio arredamento?
-    Vivi in una roulotte, Owen
-    Ok, forse hai ragione. Ci tengo davvero molto a te e voglio fare le cose per bene
-    Lo so, anche io ci tengo, ma non sono molto brava nelle storie in cui non sia contemplata la droga, quindi è tutto nuovo per me
-    Ce la faremo
Owen si distese sopra la donna e iniziò a baciarle il viso, il collo; le tolse la maglia e dopo aver ammirato il corpo sotto di lui, ricominciò a baciarle ogni angolo di quel corpo perfetto. Dei brividi pervasero  Amelia ogni qualvolta le labbra dell’uomo si poggiavano sulla sua pelle e un gemito uscì dalla sua bocca.
-    Apri gli occhi – Amelia fece come le aveva richiesto Owen e gli occhi azzurri di lei incontrarono quelli verdi di lui. In quel momento era davvero tutto perfetto.

-    Buona giornata! – Amelia posò le sue labbra su quelle di Owen e salutò l’uomo nel parcheggio dell’ospedale. Tutti erano a conoscenza della loro relazione, ma nonostante questo, avevano deciso di separare come meglio potevano il lavoro dal privato.
Non appena arrivò in caffetteria, però, davanti le si parò Callie. Era arrabbiata e poteva capirlo dalla mascella che le tremava, faceva quasi paura.
-    Dobbiamo parlare 
-    Buongiorno anche a te Callie, dimmi pure
-    Non qui, andiamo fuori
Amelia e Callie erano nel parcheggio dell’ospedale e nonostante fosse uno dei luoghi più affollati, in quel momento non c’era nessuno.
-    Cosa succede tra te e mia moglie?
-    Come prego?
-    Hai capito bene
-    Callie, è una domanda che non ha senso, perché è come se tu mi chiedessi come vanno le cose con te, ci parliamo a malapena
-    Non credo sia come dici tu
-    E cosa te lo fa pensare?
-    Arizona è continuamente nervosa, passa gran parte del suo tempo in ospedale ed io credo che in tutto questo c’entri tu
-    Ti sbagli, quando non lavoro sono con Owen. Quindi non ti tradisce con me
Non appena terminò la frase Amelia vide la mano di Callie avvicinarsi verso la sua guancia, ma non riuscì a fermarla. Quello che sentì dopo fu solo la sua guancia andarle in fiamme; Callie le aveva appena sferrato un pugno.
-    Ma sei pazza? Io con te e Arizona non voglio avere niente a che fare, quindi risolvete i vostri problemi
Amelia se ne andò con lo zigomo che ancora le doleva; doveva andare subito in pronto soccorso.
Quando arrivò lì ad accoglierla trovò lo sguardo preoccupato di April
-    Oh mio di Amelia! Che ti è successo?
-    Lasciamo perdere, mi controlleresti per piacere?
-    Certo, siediti qui
-    Penso mi stia uscendo del sangue
-    Infatti è così e lo zigomo penso sia rotto
-    Vado a fare una RX
-    Aspetta, fatti medicare. Mi dici cosa è successo?
-    È stata Callie
-    Callie??? E perché?
-    Pensa che io e sua moglie abbiamo una relazione
-    Mio Dio ed è così?
-    April, per chi mi hai presa? Sto con Owen e lei è sposata
-    Scusa, è che tutti hanno visto come vi guardate
-    Ci guardiamo come qualunque essere umano
-    Si certo. Qui ho finito, vai a fare la RX
Amelia, ancora dolorante, mentre si dirigeva nella sala raggi cercò di non incontrare nessuno, ma il fato vuole che proprio quando cerchi di evitare le persone, queste ti si presentano avanti
-    Amelia?
-    Ciao Derek, sei tornato 
-    Lo avresti saputo se solo avessi dormito a casa
-    Giusto
-    Ma mi guardi mentre parlo?
Amelia alzò lo sguardo verso suo fratello e non appena vide il modo in cui era conciata, sul suo viso gli si dipinse il  terrore.
-    Oh mio Dio, ma hai fatto a botte?
-    Mi hanno presa a pugni, è diverso. Io non ho fatto niente 
-    E perché lo avrebbero fatto? E soprattutto, chi lo ha fatto?
-    Callie, per gelosia 
-    Callie Torres è gelosa di te? E per quale motivo?
-    Pensa che Arizona la tradisca con me
-    Questa è una pazzia
-    Bella e buona e intanto mi sono presa questo – Amelia indicò il suo zigomo e si accorse che ancora le doleva molto – mi accompagni?
-    Certo, vieni
Dopo essersi sottoposta alla RX, che non evidenziò alcuna frattura, Amelia si diresse verso lo studio di Arizona, sperando di trovarla. Bussò ed entrò nella stanza. La bionda era seduta alla scrivania intenta a guardare qualcosa allo schermo del pc davanti a lei
-    Ti disturbo?
-    No dimmi
-    Hai un problema con tua moglie
-    Non penso siano affari tuoi
-    Credo di sì invece e se mi guardassi capiresti
Non appena Arizona alzò lo sguardo le si dipinse sul viso una smorfia di paura mista a preoccupazione. Si alzò dalla sedia e si avvicinò ad Amelia che era ancora ferma al centro dello studio. Con una mano le sfiorò il punto in cui aveva il taglio e soffiò delicatamente. A quel tocco così delicato Amelia non riuscì a divincolarsi. Nonostante per quella donna provasse una grande rabbia, starle accanto le procurava sempre lo stesso effetto.
-    Mi dispiace tantissimo
-    Io vorrei sapere il motivo per cui ci sono andata di mezzo
-    È convinta che io la tradisca con te
-    Questo lo so, ma perché lo crede?
-    Non lo so, forse perché a casa non ci sono mai
Amelia vide nel volto della bionda un reale dispiacere e la luce che solitamente emanavano i suoi occhi ora era fioca 
-    Che ti succede?
-    Sono intrappolata in questo matrimonio
-    Tu ami Callie
-    Non abbastanza, sono stanca e se fino ad ora ho resistito è stato solo per Sofia 
-    Sofia la vedresti anche se dovessi lasciare Callie
-    Me la porterebbe via
-    Non lo farebbe mai, Callie non è cattiva
-    Ti ha appena dato un pungo
-    Per difendere il suo amore
-    Sono una persona orribile
-    Non è vero – Amelia si avvicinò maggiormente ad Arizona e con il pollice asciugò le lacrime che scendevano sul suo viso. Le faceva male vederla così, non meritava di soffrire
-    Mi manchi
-    Ma io sono sempre qui
-    Non è vero, sei con Owen
-    Arizona…
-    Lo so, lo so. Lui è quello giusto per te, lui è perfetto
-    Non è perfetto, ma sto bene con lui
-    Staresti bene anche con me
-    Ne sono certa
-    E allora perché scappi da me?
-    Mi fai paura
-    Io non ti farei mai del male
-    Non per questo, ho paura di ciò che mi fai provare quando sono con te
Le due donne erano sempre più vicine, quando parlavano le loro bocche si sfioravano e per Amelia stava diventando impossibile resisterle.
-    Fallo 
-    Cosa?
-    Quello a cui stai pensando
-    Non posso, devo andare da Owen
Amelia si allontanò da Arizona e si avvicinò alla porta. Aveva ancora la mano sulla maniglia, quando si sentì prendere dalla vita e sentì al sua schiena sbattere contro la porta. Poco dopo le sue labbra erano su quelle di Arizona. Le emozioni che suscitò quel contatto non seppe descriverle. Le labbra morbide di Arizona erano sulle sue e tutto ciò che desiderava in quel momento era approfondire quel bacio.
Il pizzico di lucidità che le era rimasto le bastò per riuscire ad allontanarsi da quella tentazione 
-    Cavolo, come è possibile?
Fu tutto ciò che Amelia riuscì a dire, prima di uscire dalla stanza

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Insicurezze ***


-    Amelia, ho saputo solo ora, perché non mi hai chiamato?
Owen stava correndo verso la sua compagna ed era davvero preoccupato. Non faceva altro che toccarle il viso, le braccia, come per accettarsi che non ci fosse nulla di rotto
-    Sono andata a fare la RX e non c’è niente, quindi non c’era motivo di farti preoccupare
-    Ma perché lo ha fatto? Stanno iniziando a girare delle voci in ospedale 
-    Non dar retta alle voci. Il motivo per cui lo ha fatto è del tutto infondato, quindi lasciamoci tutto  alle spalle
-    Ma Amelia, non puoi liquidarmi così
-    Non ti sto liquidando, non ho voglia di parlare di una cosa di cui non mi importa
-    Ma ti ha quasi rotto uno zigomo
-    Non importa, lo avrei fatto anche io al suo posto
-    Tu non alzeresti mai le mani
-    No è vero, ma Callie sta passando un periodo nero
-    Quindi è giustificata?
-    No, ma non la biasimo, quindi chiudiamo il discorso
-    Come vuoi, hai messo il ghiaccio?
-    Ho fatto tutto ciò che c’era da fare, ora vado a lavorare
-    È tornato Derek, perché non vai a casa e ti riposi?
-    Owen..
-    Ok, decidi tu. Torno in pronto soccorso
Owen aveva ragione, le voci che iniziarono a girare si fecero sempre più insistenti e ogni volta che arrivavano alle sue orecchie c’era sempre un particolare in più. La pace dei primi giorni era durata davvero poco e tutto quello iniziava a starle stretto. Per giunta c’era Owen che con la sua premura e le sue attenzioni stava iniziando a soffocarla. Non era abituata a tutto quello. Poi c’era Arizona, la donna che le faceva battere il cuore quasi in un modo tutto suo. La donna che baciandola le aveva fatto venire i brividi per tutto il corpo, la donna che stava occupando la sua mente più di quanto si aspettasse.
Di lì a poco, però,  avrebbe avuto un intervento, quindi cercò di dirottare tutti i suoi pensieri verso il paziente
-    Dott.ssa Shepherd, ma cos’ha combinato?
-    Edwards, vorresti dirmi che non ti sono arrivate delle voci?
-    Si dott.ssa, ma si sa che questo ospedale vive di pettegolezzi, quindi non si sa mai se sono fondati o meno
-    Non sono fondati
-    Beh, deve averle fatto proprio male
-    Abbastanza 
-    Se la sente di operare?
-    Certo, andiamo
Amelia e Stephanie si prepararono per l’intervento. Sarebbe stata un’operazione di routine: asportare un’ernia cervicale da una ragazza di ventisette anni. Per le prime due ore tutto filò liscio, ma poi Amelia iniziò ad accusare un forte mal di testa che le impedì di continuare
-    Dott.ssa, tutto bene?
-    Chiama il dott. Shepherd
-    Subito, cosa devo dirgli?
-    Di venire qui
Amelia si allontanò dal campo chirurgico e aspettò l’arrivo di suo fratello
-    Amy, che ti succede?
-    Non riesco a continuare
-    Vai a casa, continuo io e prendi subito un antidolorifico. Sei venuta con la tua macchina?
-    No
-    Bene, prendi un taxi
-    Derek non c’ è bisogno che me ne vada a casa
-    È un ordine. Ti hanno quasi rotto uno zigomo e non saresti neanche dovuta essere qui dentro
-    Ok vado, ci vediamo  stasera
Amelia uscì dalla sala operatoria. Il dolore alla testa era acuto, molto probabilmente l’effetto dell’analgesico che le aveva somministrato April stava finendo e tutti i dolori stavano ricomparendo; per un attimo maledì Callie e la sua estrema istintività. Prese il telefono per chiamare un taxi e durante l’attesa inviò un messaggio ad Owen per informarlo sugli ultimi avvenimenti; la sua chiamata non tardò ad arrivare.
-    Amelia, vuoi che ti accompagni io a casa?
-    No ho chiamato un taxi e dovrebbe essere quasi arrivato
-    Sei sicura? Ti accompagno a casa mia e torno qui
-    No vado da Derek, ci vediamo domani
-    Amelia…
-    Owen… Non mi assillare, questa giornata è stata già abbastanza dura, non mi servi tu che mi soffochi
-    Scusa, non volevo
-    Non importa, buona giornata
Amelia chiuse la chiamata e si sentì in colpa per come aveva trattato il suo compagno. La sua voce dispiaciuta le faceva venire sempre degli orrendi sensi di colpa, ma il suo modo di fare, soprattutto in quei momenti, era fastidioso. In più c’era il fatto che con il bacio che aveva dato ad Arizona era come se lo avesse tradito, facendo accentuare il tutto.
Come se con il pensiero l’avesse chiamata, le arrivò un messaggio proprio da parte della bionda in cui le chiedeva come stesse. Amelia pensò a cosa scrivere, da una parte c’era la volontà di essere indifferente e rispondere con un “bene” che in realtà avrebbe significato ben altro, ma dall’altra parte c’era la volontà di averla accanto, senza filtri, in pace con se stessa.
Decise di risponderle mentre era distesa sul divano del salotto, facendo prevalere la seconda parte.
Quando Arizona le rispose informandola della fine del suo turno e della sua volontà di andare a trovarla, fu quasi tentata di accettare quella proposta. Era vero, avrebbe tanto voluto averla lì con lei, ma avrebbe senz’altro complicato le cose, più di quanto già non lo fossero. Quella donna le mandava in tilt il cervello. Prima di digitare la risposta, però, rimase addormentata e si  svegliò solo con il suono del campanello. Ancora mezza addormentata e con il mal di testa che non accennava a diminuire si trascinò verso la porta d’ingresso.
-    Arizona…
-    Ehi, ti disturbo? Non mi hai più risposto e mi sono preoccupata
-    Vieni, entra. Ero rimasta addormentata
Amelia fece sedere Arizona, per poi prendere posto accanto a lei. In quel momento percepì una sensazione strana venirle da dentro, come un senso di leggerezza. 
-    Fammi vedere – Amelia sentì la mano di Arizona sfiorarle il mento per farle girare il viso verso di lei. Nel momento in cui i loro occhi si incrociarono il tempo intorno a loro si fermò, per un attimo anche i dolori che avevano accompagnato Amelia fino a quel momento, cessarono, per poi ricomparire quando il loro contatto si interruppe. Arizona posò le labbra sullo zigomo di Amelia e le prese entrambe le mani tra le sue
-    Arizona, non ce la faccio
-    A far cosa?
-    A far del male ad Owen e a Callie
-    Perché ti interessi a Callie? Guarda cosa ti ha combinato
-    Anche lei è una persona
-    Cosa potrei fare per farti stare meglio?
-    Non posso dirlo
-    Io ti voglio, Amelia. Da quando sei arrivata mi hai stravolto completamente. Ho sempre amato Callie con tutta me stessa, ma tu sei riuscita a farmi dubitare anche di quell’amore. Cosa provi per Owen? Se sei sicura di volere lui mi alzerò da questo divano e me ne andrò
Amelia non seppe rispondere a quella domanda, non sapeva cosa provasse per Owen. Sicuramente teneva molto a lui, ma forse non bastava. Con Arizona non c’era mai stato nient’altro se non un bacio ed era riuscita a farle provare un turbinio di emozioni; con Owen nonostante avesse costruito qualcosa di solido, non era arrivata neanche lontanamente alle emozioni che le faceva provare Arizona.
-    Amelia? Ti senti bene?
La mora prese la bionda per mano e la portò nella sua camera da letto, chiuse a chiave la porta ed iniziò a spogliarla. Le tolse la maglia, il reggiseno, i pantaloni, con una lentezza quasi maniacale; le sciolse la coda di cavallo e i capelli biondi si  adagiarono sulle sue spalle nude. Guardandola negli occhi notò le sue pupille quasi del tutto dilatate, dell’azzurro cielo ne era rimasto solo il contorno. 
-    Sei bellissima – con quelle parole, quasi a suggellare tutto ciò che aveva visto fino ad ora, Amelia baciò ogni parte del corpo della bionda, per poi adagiarla sul letto e catturarle le labbra in un bacio dolce, delicato, un bacio fatto di sogni e speranze che  comprendessero nient altro che loro.
Arizona, sotto di lei, iniziò a muoversi al ritmo dei suoi movimenti e dei suoi baci, iniziando a liberare Amelia dai suoi vestiti. Quando si ritrovarono nude, una sopra l’altra, i loro corpi aderirono come se non aspettassero altro che quel momento. Amelia sentì le dita della bionda accarezzarle la schiena, i glutei, fino ad arrivare all’interno coscia. Senza volerlo, però, si irrigidì facendo ritrarre la mano di Arizona
-    Scusami, non volevo correre
-    Non è per quello, ma mi sembra tutto così nuovo e così bello, come se fosse la mia prima volta
-    È un po’ come se lo fosse, con una donna non lo hai mai fatto. Goditi ogni istante, ogni carezza, ogni bacio. Non farò nulla che tu non voglia
-    Dove sei stata fino ad ora? 
Arizona rispose a quella domanda con un bacio sulle labbra. Amelia rispose accarezzandogliele con la lingua, aprendo una lotta tra le due. I loro corpi si muovevano, le loro lingue lottavano, le loro gambe si intrecciavano, le loro posizioni cambiavano, le loro mani si esploravano. Tutte quelle emozioni avevano mandato in estasi Amelia. L’una seguì i movimenti dell’altra, come a voler far capire le emozioni che l’una stava provocando all’altra; le loro voci aumentarono di volume, i loro corpi furono pervasi da continue scariche elettriche, fino a quando, dopo essere stati attraversati da un orgasmo, non si adagiarono l’uno sull’altro.
Le due donne, con i corpi madidi di sudore, l’una tra le braccia dell’altra, si addormentarono.
Quando Amelia si risvegliò era ormai la mattina del giorno dopo e accanto a sé non c’era nessuno. Per un attimo pensò che fosse stato tutto frutto della sua immaginazione, ma ritrovandosi nuda e con i suoi vestiti sparsi per la camera, constatò che la sera prima era stata davvero con Arizona.
Sul letto trovò un foglio bianco: SEI DOLCISSIMA MENTRE DORMI, SONO DOVUTA SCAPPARE. A PRESTO.
Amelia prese il cuscino dove aveva dormito Arizona e lo portò sulla sua bocca per poi liberarsi con un urlo di gioia. Sapeva che di lì a qualche ora avrebbe dovuto fare i conti con la realtà, ma decise di gustarsi fino all’ultimo secondo di gioia e spensieratezza.
Si alzò dal letto, fece una doccia e andò in cucina dove trovò Meredith, Derek e i bambini a fare colazione.
-    Buongiorno a tutti!
-    Zia! Bua! – il piccolo Bailey indicò con la manina lo zigomo di Amelia
-    Si piccolo, ma non mi fa male, non preoccuparti – Amelia diede un bacio tra i capelli al piccolo e prese posto su uno dei sgabelli liberi. Meredith la squadrò da testa a piedi, mentre Derek le controllò lo stato dello zigomo – sto bene, non mi fa più male, davvero
-    Come mai hai chiuso la porta a chiave ieri sera? È venuto Owen? – Amelia si voltò di nuovo verso Meredith, che ora aveva gli occhi semi chiusi, come a voler carpire ogni possibile segno di menzogna 
-    No, stavo male e forse senza rendermene conto ho chiuso a chiave
-    Ma tutto bene tra di voi?
-    Certo
-    Mm, va bene. Vieni con noi in ospedale?
-    No, prendo la mia macchina. Ci vediamo più tardi
Mentre usciva di casa, Amelia sentì confabulare suo fratello e sua cognata, ma non ci pensò più di tanto.
Una volta arrivata in ospedale avrebbe dovuto affrontare Owen e ancora non sapeva come; per non parlare di Arizona.
-    Buongiorno tesoro! Mi sei mancata ieri sera – Owen le si avvicinò dandole un leggero bacio sulla guancia
-    Buongiorno! Io sono crollata non appena sono arrivata a casa, avevo bisogno di una dormita rigenerante
-    Oggi stai meglio?
-    Molto, tra poco scomparirà anche questo brutto livido
-    Ci vediamo per un caffè più tardi? Devo correre in pronto soccorso
-    Va bene, a dopo allora
I due si salutarono e Amelia potette rilassarsi. Era estremamente difficile guardare negli occhi quell’uomo dopo tutto quello che era successo la sera prima. Non aveva mai tradito nella sua vita ed ora si sentiva un verme. Decise di chiamare Arizona e darle appuntamento nel suo studio.
Mezz’ora dopo sentì bussare alla sua porta e in tutta la sua bellezza entrò la donna che qualche ora prima le aveva fatto provare le più forti emozioni della sua vita; in quei giorni sembrava come se stesse continuamente sulle montagne russe. Non appena la vide il suo cuore accelerò i battiti e il sorriso che la donna le regalò non aiutò. La bionda chiuse la porta alla sue spalle chiudendola a chiave. Amelia si alzò dalla sedia e portandosi davanti alla scrivania ci si poggiò sopra e allargando le gambe fece posto ad Arizona. Le loro mani si intrecciarono immediatamente, come due calamite.
-    Buongiorno
-    Buongiorno anche te
-    Scusami se me ne sono andata come una ladra, ma era tardissimo e rischiavamo di farci scoprire
-    Non preoccuparti, lo avevo capito, ma eri  venuta in taxi?
-    Si
-    Hai pensato davvero a tutto
-    Eh già
Amelia portò la mano destra sotto il camice della bionda e iniziò ad accarezzarle la schiena. A quel tocco Arizona la guardò negli occhi ed Amelia capì
-    Scusami
-    Non devi scusarti, ma io non voglio tradire di nuovo Callie, come tu non vuoi tradire di nuovo Owen, giusto?
-    E cosa facciamo?
-    Tu cosa provi per Owen?
-    È difficile da spiegare. Sto bene con lui, ma non sei tu
-    Amelia, prima di prendere questa decisione devi esserne sicura. Hai mai pensato che la nostra possa essere solo attrazione fisica e nient’altro?
-    È quello che è per te?
-    No, Amelia, io stasera lascerò Callie
-    Io…
Amelia non seppe continuare. Negli occhi della bionda vide delusione e dispiacere e questo le spezzò il cuore. Sentì Arizona divincolarsi dalla stretta delle sue gambe, ma non glielo permise
-    Aspetta Ari, non ho detto nulla 
-    Appunto, mi è bastato
-    Ho bisogno di tempo. Io con te sto benissimo, ma sei stata proprio tu a dirlo, giusto? Devo esserne sicura
-    Vai, scopati Owen e poi vieni a dirmi con chi dei due sei stata meglio
-    Non è giusto così
-    Invece sì, perché ieri sera non ti ho costretta a fare nulla, sei stata tu a prendere l’iniziativa e adesso è come se mi dessi uno schiaffo in faccia
-    Io sono sicura di quello che provo per te, ieri sera sono stata da Dio, ma devo essere sicura che con Owen sia tutto finito. Fino a ieri mi parlava di convivenza, devo trovare le giuste parole
-    Io sto lasciando una moglie ed una figlia
-    Tu le stai lasciando a prescindere da me
-    Ok Amelia, hai dato il meglio di te
Arizona si liberò dalle gambe di Amelia e uscì dallo studio. La mora rimase ferma senza sapere cosa fare.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Buona fortuna ***


-    Ti vedo pensierosa
-    Forse un po’
Owen e Amelia erano seduti ad un tavolo della caffetteria; Owen scrutava Amelia con il suo solito sguardo che faceva intenerire anche la persona più fredda al mondo e Amelia si dimenticò per un attimo la folle attrazione che la legava ad Arizona
-    Ti va di parlarne?
-    Hai mai tradito?
-    Emmm si
-    Davvero?
-    Si Amelia, ho tradito Cristina 
-    Ti ha perdonato?
-    Si, ci ha provato, ma eravamo troppo diversi, nonostante facessimo una fatica enorme a stare lontani l’uno dall’altra. Tu hai mai tradito?
-    No
-    Sei migliore di me
-    Non penso che una persona si possa giudicare da un singolo tradimento
-    Tu dici? Perché tradire una persona? Non si fa prima a lasciarla? 
-    Penso ci siano molti motivi che spingono una persona ad andare con un’altra
-    Tipo quali?
-    Non so, ricordi cosa hai provato con la donna con cui hai tradito Cristina?
-    Ero ubriaco
-    Pensavo di essere l’unica ad avere degli scheletri nell’armadio
-    Ne ho parecchi
-    Dicevi sul serio ieri mattina riguardo la convivenza?
-    Si Amelia, ma se per te è troppo possiamo rallentare, abbiamo tutto il tempo, giusto?
-    Ci vediamo stasera a cena? Vorrei parlarti di una cosa
-    Non puoi ora?
-    Meglio di no, poi devo tornare su, ho un intervento
-    Va bene, a dopo
Amelia salutò Owen e si diresse verso la sala operatoria. Le cose si stavano complicando e lei non sapeva da che parte stare. C’era Owen, che le infondeva sicurezza,  ma anche tanta paura e poi c’era Arizona che solo al pensiero le venivano i brividi. Conosceva entrambi da pochissimo tempo, eppure erano stati capaci di occupare i suoi pensieri quasi ad ogni ora del giorno. Un punto di domanda enorme aleggiava sulla sua testa e doveva fare chiarezza subito.
Non appena arrivò in sala operatoria, però, trovò Derek.
-    Che ci fai qui? Non hai letto il tabellone?
-    Si però eseguirò io l’intervento
-    E perché?
-    Ti ho diminuito il lavoro, fino a quando non starai meglio
-    Derek, sto bene, altrimenti sarei rimasta a letto stamattina
-    Sono più sicuro così, vai a fare il giro visite al mio posto
-    Certo capo! Mi eri mancato tantissimo
Amelia uscì dalla stanza sbattendo la porta e in quel momento, sul suo cammino incontrò Callie
-    Amelia
-    Callie
-    Come stai?
-    Per colpa tua ho dovuto rinunciare a parte del mio lavoro, spero tu sia contenta
-    Non era ciò che volevo
-    Beh è quello che è successo
-    Volevo chiederti scusa
-    Grazie, ora posso andare? – Callie fece spazio ad Amelia e la lasciò proseguire
In quel momento, per la prima volta da quando era a Seattle, si pentì di essersi trasferita. Sembrava come se qualcuno di molto potente ce l’avesse con lei.
Iniziò il giro visite come Derek le aveva imposto e quando era a metà dei pazienti da visitare ricevette una chiamata dal pronto soccorso
-    Cosa abbiamo?
-    Donna, 29 anni, vittima di incidente stradale, lamenta dolori diffusi
-    Edwards, ma è incinta, avete chiamato qualcuno?
-    Si, ma la Robbins è in sala operatoria, può volerci un po’
-    C’è solo lei libera?
-    Si
Amelia si avvicinò alla donna e iniziò con la visita. Tutti i parametri erano nella norma, ma ciò che la preoccupava era un probabile schiacciamento delle vertebre
-    Qui devo fare assolutamente una RX, non appena arriva la Robbins mandatela li
Amelia corse verso la sala raggi e lì constatò che la paziente avesse bisogno di un intervento immediato, cosa che non avrebbe potuto fare senza l’aiuto di Arizona.
La chiamò più volte senza ricevere risposta, così decise di intervenire senza di lei.
Un’ora dopo l’inizio dell’intervento Arizona arrivò in sala operatoria
-    Scusatemi, ma ci è voluto più del previsto
-    Ho dovuto iniziare, rischiava una paralisi 
-    Hai fatto bene, all’arrivo in pronto soccorso i parametri del bambino come erano?
-    Nella norma, non sarei mai venuta qui se avessi riscontrato qualcosa
-    Lo so, è che sto notando una leggera sofferenza fetale. Non può sopportare ancora per molto. Quanto ti manca?
-    Due ore
-    È troppo, lo faccio nascere.
-    Come fai in questa posizione? Devi per forza girarla
-    La gireremo
-    Non ci pensare proprio. Tutto il mio lavoro andrà perso 
-    Vuoi che il bambino muoia?
-    Non mettermi in questa posizione, cercherò di stabilizzarla e poi ti farò fare tutto quello che devi
-    Ti do mezz’ora
Amelia lavorò il più velocemente possibile sotto gli occhi insistenti di Arizona. Nella sala operatoria c’era tensione, entrambe stavano lavorando per il bene della paziente, ma aveva diverse priorità, dettate dal diverso ambito di intervento
-    Amelia, sbrigati
-    Puoi non starmi con il fiato sul collo?
-    Devo intervenire
-    Ecco, ecco! Ho fatto
Amelia aiutò Arizona nel proseguimento dell’intervento
-    Chiamate Karev. Amelia, appena ti passo il bambino mettilo subito nell’incubatrice poi penserò a tutto io prima che arrivi Alex
Arizona fece nascere il bambino e quando lo mise tra le mani di Amelia, quest’ultima sentì un’emozione travolgente. Era la prima volta che faceva nascere un bambino e l’ultima volta che ne aveva tenuto uno in braccio era prima che suo figlio esalasse l’ultimo respiro. Delle lacrime iniziarono a rigarle il viso, cercando di non farsi notare adagiò il bambino come le aveva suggerito Arizona e nel momento in cui arrivò il dott. Karav lei uscì dalla sala operatoria per dirigersi nella stanza del medico di guardia. 
Si stese sul letto e i ricordi di tutto ciò che era successo a Los Angeles le invasero di nuovo la mente. Trasferirsi a Seattle l’aveva aiutata ad andare avanti, ma il passato non poteva essere cancellato.
Circa un’ora dopo sentì bussare e Arizona entrò nella stanza
-    Ehi, cosa ti è successo?
-    Nulla
-     Puoi parlare con me
-    L’ultima volta te ne sei andata sbattendo la porta
-    Lo so, ma non riesco ad essere arrabbiata con te, mi ha fatto male vederti in quello stato in sala operatoria 
-    Sono riemersi solo alcuni ricordi
-    Tuo figlio?
-    Si
Amelia vide Arizona sedersi sul letto accanto a lei e allargare le braccia. Senza pensarci troppo ci si rifugiò iniziando a piangere.
-    Sfogati, ne hai bisogno. Ci sono io con te
-    Perché la mia vita è così incasinata? Cosa ho fatto di male? È la mia punizione per aver sprecato parte della mia vita a drogarmi?
-    Non colpevolizzarti. Sono sfide che ci vengono date per far sì che possiamo diventare più forti di prima
-    Perché sei sempre così ottimista?
-    Devo esserlo. Secondo te io non ho mille dubbi su ciò che ci sta accadendo?
-    Certo, non l’ho mai messo in dubbio
-    Se vogliamo stare insieme dobbiamo essere unite
-    Stasera vado a cena con Owen, per parlargli
-    Hai deciso di dirglielo? – Negli occhi della bionda si accese una luce e ad Amelia scappò un sorriso
-    Si
Arizona iniziò a baciare ogni parte del viso di Amelia. Quando arrivò sulle labbra, però, si soffermò più del previsto
-    Ehi, non voglio più baciarti sapendo di tradire Owen, ci vediamo stasera?
-    Non so se per stasera stessa riuscirò. Dipende come la prenderà Callie
-    Hai ragione, scusami. Ma lo farai?
-    Amy, guardami negli occhi. Secondo te sto mentendo?
Amelia alzò lo sguardo verso gli occhi di Arizona e ciò che vide non riuscì a spiegarlo. L’azzurro dei suoi occhi era cristallino, senza veli, senza ombre. 
-    No, non stai mentendo
-    Allora fidati di me. Ti scrivo stasera, va bene?
-    E poi cosa faremo?
-    Che intendi?
-    Non possiamo venire in ospedale e ostentare la nostra felicità di fronte ad Owen e Callie
-    Non lo faremo, lo terremo per noi, fino a quando non saremo sicure dei nostri sentimenti
-    Callie mi ha chiesto scusa
-    Lo so, mi aveva detto che lo avrebbe fatto
-    Ho meritato quel pugno
-    Non è vero, non avevamo fatto ancora niente di sbagliato. Purtroppo non le ho parlato quando avrei dovuto ed ho lasciato che le cose precipitassero
-    Posso chiederti una cosa?
-    Certo
-    Fate ancora sesso?
Di fronte a quella domanda Amelia guardò negli occhi di Arizona dove vide quel velo che fino a poco prima era scomparso. Quella domanda l’aveva turbata e il motivo poteva essere solo uno
-    Cavolo Arizona e hai avuto il coraggio di rimproverarmi per Owen
-    Non ti ho ancora risposto alla domanda
-    Ho letto la risposta nei tuoi occhi, a quanto pare ti conosco più di quanto tu creda
-    Amy
-    Dannazione, non chiamarmi così solo per indorare la pillola 
-    Ma perché ti arrabbi?
-    Perché mi manda in bestia il fatto che tu ti faccia ancora tua moglie
-    Fino a ieri ti facevi ancora Owen, chi mi impedisce di pensare che oggi tu non te lo sia fatto qua?
-    Stai scherzando vero?
-    Scusami, non lo penso davvero, è che sono stanca di tutto questo. Non appena avrò parlato con Callie rimarrò senza casa e probabilmente con mia figlia che mi odierà
-    Non potrebbe mai odiarti, sei sua madre
-    Ci sentiamo stasera ok? Voglio andare a controllare la paziente e poi andarmene a casa
-    Va bene. Buona fortuna

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Owen ***


Per quella sera Owen portò Amelia in uno dei ristoranti più belli di Seattle, cosa che avrebbe reso più difficile tutto ciò che Amelia aveva da dirgli. Owen era un uomo attento ai particolari, sapeva cosa piaceva ad Amelia e non perdeva occasione nel dimostrarlo. Era uno di quegli uomini che se incontri fai molta fatica a lasciar andare. Nonostante fosse consapevole di tutto ciò, Amelia era sicura della scelta che aveva fatto. In un rapporto non bastava solo quello.
-    Sei bellissima
-    Grazie, anche tu stai bene e il ristorante è bellissimo
-    Me ne avevi parlato qualche giorno fa e ho approfittato della serata. Ordiniamo?
Nonostante fosse tutto buono, Amelia mangiò pochissimo; la tensione la stava divorando e non sapeva come affrontare l’argomento
-    Non hai fame?
-    Ho un po’ lo stomaco scombussolato
-    Io penso di sapere già cosa tu voglia dirmi, però voglio sentirmelo dire da te
-    Owen, a te ci tengo davvero tanto e avrei voluto tutto tranne farti soffrire, però vogliamo cose diverse, o meglio in tempi diversi e difficilmente ci troviamo sulla stessa lunghezza d’onda
-    Ti avevo detto che ti avrei aspettata
-    Però io non so se mai vorrò ciò che tu desideri ora. Potresti trovare una donna che vuole esattamente ciò che vuoi tu
-    C’è un’altra persona, perché non mi dici tutta la verità?
-    Voglio risparmiarti un maggior dispiacere
-    Voglio sapere tutto
-    Le voci che circolavano su me e Arizona erano in parte vere. Quando Callie mi ha dato il pugno non era successo ancora nulla, ma i suoi sospetti erano fondati
-    Mi hai tradito, Amelia?
-    Si
-    Quante volte? – ad ogni domanda che l’uomo le poneva il cuore di Amelia si rompeva sempre di  più. Riusciva a sentire la sofferenza di quelle parole, ma non poteva mentirgli, non lo meritava.
-    Ha importanza?
-    Dimmelo! – Owen sbatté un pugno sul tavolo catturando l’attenzione degli altri clienti 
-    Owen, stai esagerando
-    Dimmelo, Amelia. Quante volte te la sei fatta?
-    Una volta. 
-    Devo crederti?
-    Si, perché quando ti ho detto che non ho mai tradito in vita mia era vero. È successo e da quel momento ho deciso di parlarti, non potevo ferirti ulteriormente 
-    Da quando ti piacciono anche le donne?
-    Non mi piacciono le donne, mi piace lei
-    Ma cos’ha? Le cadono tutti ai suoi piedi, mi meraviglio che sia riuscita a sposarsi
-    Nonostante abbia avuto molte donne che le girassero attorno Arizona ha amato moltissimo Callie e penso che in una qualche maniera la ami ancora. Le persone non sono solo ciò che vediamo dall’esterno
-    Questo lo so benissimo,  non mi hai conosciuto abbastanza
-    Conosco bene lei e  mi è  bastato
-    Non abbiamo più nulla da dirci allora
-    Mi dispiace Owen
-    Anche a me

Quando Amelia rincasò erano ormai le 11pm e di Arizona ancora nessuna notizia. Non appena entrò trovò Derek e Meredith ancora svegli
-    Come è andata le serata?
-    Ho lasciato Owen
-    Di già? Sembrava ti rendesse felice 
-    Non abbastanza
-    Amy, non abbiamo mai parlato delle voci che giravano in ospedale
-    E mai ne parleremo. Non erano vere, mi sono semplicemente presa un cazzotto da una moglie troppo gelosa. Vado a letto
-    Amy?
-    Dimmi
-    Da domani puoi riprendere qualsiasi incarico, ho saputo che hai lavorato bene in sala operatoria
-    Quindi dovevano venire a dirtelo? Mi fa davvero piacere che tu riponga tutta questa fiducia in me
-    Amy, sai che lo faccio per te
-    Derek, sono grande abbastanza, non credi? Buonanotte
Amelia si chiuse la porta della camera alla sue spalle e si allungò sul letto. Amelia e Derek erano sempre stati i fratelli con il legame più forte. Avevano assistito all’assassinio di loro padre e questo li aveva legati indissolubilmente. Derek aveva sempre fatto di tutto pur di proteggere Amelia e lei ne era sempre stata grata, ma ora erano grandi, lei aveva messo la testa a posto e  nonostante apprezzasse l’interessamento di suo fratello, aveva bisogno che si fidasse di lei. 
Aspettò più di un’ora che Arizona le facesse sapere qualcosa, ma poi si addormentò. Nel bel mezzo della notte si svegliò di soprassalto, controllò il telefono e trovò cinque chiamate perse da Arizona; guardò l’ora ed erano passate due ore da quando aveva provato a chiamarla, ma tentò lo stesso. 
-    Pronto – Una voce assonnata rispose all’altro capo  del telefono
-    Ehi scusami, sono rimasta addormentata aspettando tue notizie 
-    Ho fatto tardi
-    Dove sei?
-    A casa
-    Quindi non hai parlato con Callie?
-    Si, se ne è andata di casa con Sofia 
-    E dove è andata?
-    Da Meredith
-    Stai scherzando, vero? Io non ho sentito nulla
-    Hai detto che dormivi, controlla nella stanza degli ospiti
-    Ok aspetta in linea
Amelia si alzò dal letto e si diresse verso la camera degli ospiti, la porta era socchiusa e cercando di non fare rumore la aprì leggermente. La stanza era buia, ma nel letto riuscì a distinguere due sagome: erano sicuramente Callie e Sofia
-    Sono qui, stanno dormendo 
-    Almeno so che stanno bene
-    Si ma sono a casa mia Arizona! Non le hai detto di noi?
-    No! Avevamo detto di non dirlo. Tu lo hai detto ad Owen?
-    Si, ho sbagliato?
-    Mi renderà la vita un inferno
-    Owen non è stupido, saprà dividere il lavoro dalla vita privata
-    Lo spero, vieni qui da me?
-    Lo vorrei tanto, ma forse è meglio che Callie mi trovi qui domani mattina, il segno sul mio zigomo mi ricorda che non è una donna molto facile. Come l’ha presa?
-    Se lo aspettava, le cose non andavano  ed era inutile continuare
-    Sofia?
-    È piccola ancora, ma spero che capirà
-    Sono stanchissima, dormiamo?
-    Buonanotte Amy
-    Buonanotte Ari

Qualche ora dopo, quando il sole sorse, Amelia era ancora nel letto a dormire; non aveva nessuna intenzione di svegliarsi dopo aver fatto le ore piccole. Iniziò ad aprire gli occhi quando dall’altra stanza sentì parlare Callie e Meredith. Anche se con fatica, si alzò e si avvicinò alla porta per poter ascoltare ciò che si stessero dicendo
-    Quindi ti ha lasciata
-    Si, in realtà stavo aspettando questo momento. Le cose erano cambiate e vedevo che stava soffrendo. Ormai ci teneva unite l’amore che proviamo per Sofia
-    Sai che qui puoi stare quanto vuoi
-    Grazie, ma spero di trovare presto una casa. Sofia adora stare qui con Zola e Bailey, ma ha bisogno di stabilità
Amelia decise di raggiungerle, anche se guardare negli occhi Callie non sarebbe stato semplice
-    Buongiorno! Callie, come mai qui? Non ti ho sentita arrivare
-    Sono arrivata ieri sera, io e Arizona ci siamo lasciate. Spero non ti dispiaccia che io rimanga qui per qualche giorno 
-    No figurati, i padroni sono Meredith e Derek, decidono loro. Ora scusatemi ma vado a prepararmi così scappo in ospedale
-    All’alba? Che devi fare?
-    Dimostrare a tuo marito che so fare il mio lavoro
-    Amelia, sai benissimo che Derek ha fiducia in te
-    E lo dimostra togliendomi i pazienti?
-    Era preoccupato
-    Si va bene
Amelia andò in bagno e poggiandosi alla porta fece un grande sospiro di sollievo. Era dannatamente difficile mentire così spudoratamente.
Arrivata in ospedale andò a controllare il post operatorio della paziente operata il giorno prima. Stava procedendo tutto bene.
-    Buongiorno dott.ssa Shepherd
-    Edwards, che ci fai già qui?
-    Volevo controllare la paziente
-    Sarai un grande medico, però oggi non sarai con me
-    Perché?
-    Hai fatto troppe ore in neurochirurgia 
-    Ma a me piace qui
-    Lo so e insieme lavoriamo bene, ma sai che devi stare anche negli altri reparti. Non appena avrai recuperato potrai tornare
-    Va bene dott.ssa
Amelia vide la Edwards andarsene e un sorriso le comparì sulle labbra. Quella ragazza le ricordava lei da specializzanda. Suo fratello Derek le aveva fatto amare la neurochirurgia sin dal primo momento ed era sempre stata sicura di qualche potesse essere la sua strada.
-    Buongiorno bellissima dott.ssa – Arizona le si era avvicinata da dietro le spalle bisbigliandole nell’orecchio; una serie di brividi le percorse l’intera colonna vertebrale. Si voltò verso di lei ed incontrò il suo bellissimo sorriso
-    Buongiorno anche a te, come mai già qui?
-    Sapevo che saresti venuta a controllare la paziente e ne ho approfittato. Manca mezz’ora all’inizio del turno, che ne dici di occuparlo in qualche modo?
Amelia percepì il tono malizioso in cui Arizona le aveva posto quella domanda e senza dire nulla si diresse verso il suo studio. Qualche minuto dopo la raggiunse Arizona.
-    Sei stata attenta?
-    Certo, vieni qui
Arizona prese per mano Amelia e l’attirò a sé. 
-    Callie sembra averla presa bene
-    Te lo avevo detto, mi dispiace solo che tu debba vederla tutte le mattine
-    Ha detto che starà poco 
-    Stasera vieni da me?
-    Non credi che si insospettirebbero?
-    Quindi non verrai mai?
-    Vorrei aspettare ancora un po’
-    Sai che dovrei farmeli io tutti questi problemi? Tu hai solo lasciato un uomo con cui eri da una settimana, io ero sposata e con una figlia
-    Lo so, è anche per te che lo dico. Cosa penserebbe la gente?
-    A parte che non me ne importa e poi non ti ho chiesto di rivelarlo al mondo, solo di venire da me questa sera
-    E cosa dico a Derek e Meredith?
-    Che esci
-    Non mi  crederebbero
-    Amelia, ti fai troppi problemi. Provaci almeno
-    Va bene, stasera verrò da te allora
Amelia guardò l’orologio e spazientita si mise il camice
-    Dove vai?
-    Abbiamo sprecato la mezz’ora a discutere
-    Recupereremo stasera
-    Vedremo
La prima ad uscire dallo studio fu Arizona. Quando anche Amelia stava per dirigersi verso la porta, questa si aprì
-    Meredith, hai bisogno di qualcosa?
-    Ho visto uscire Arizona da qui
-    Continua 
-    Cosa state combinando?
-    Nulla, ieri abbiamo operato una ragazza e stavamo discutendo sul post operatorio
-    Devo crederti?
-    Perché non mi lasciate in pace?
-    Arizona lascia Callie, tu lasci Owen, non può essere solo una coincidenza
-    Meredith, mi basta già Derek come seconda mamma
-    Non sono qui per rimproverarti, ma devi stare  attenta a quello che fai
-    Lo so bene, sono adulta e vaccinata
-    Arizona ha una figlia
-    Anche lei è grande abbastanza per prendersi le sue responsabilità, non credi?
-    Certo
-    E allora scusami ma vado a lavorare, a quanto pare avete deciso di rendermi la vita impossibile anche qui a Seattle
-    Teniamo a te, tutto qui
Amelia uscì dal suo studio. Era satura di tutte le critiche che doveva sorbirsi, era stanca di avere sempre Meredith e Derek intorno, era stanca di non poter vivere come desiderava. Si era trasferita a Seattle proprio per ricominciare, ma non pensava sarebbe stato così difficile. La sua vita ruotava intorno all’ospedale, usciva raramente e se lo faceva era per andare alle riunioni. Quello era l’unico posto in cui poteva sentirsi sé stessa. Neanche con Arizona si sbilanciava più di tanto. Il loro rapporto viaggiava sul filo di un rasoio e ogni passo falso sarebbe costato molto ad entrambe.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Con te è più bello ***


Amelia parcheggiò la sua auto nel davanti casa di Arizona e si guardò intorno. Era un bel quartiere fatto di villette. Arizona e Callie avevano fatto una bella scelta nell’andare a vivere lì.
Prese la busta che aveva poggiato sul sedile del passeggero e si avviò verso la porta. Era terribilmente agitata; per Arizona e Amelia era il loro primo appuntamento e voleva che tutto andasse per il meglio. Suonò il campanello e sentì immediatamente dei passi avvicinarsi alla porta. Quando si aprì Amelia rimase a bocca aperta. Davanti a sé c’era la creatura più bella del mondo. Capelli legati in uno chignon morbido, con alcune ciocche bionde che le ricadevano sulle spalle,  jeans a sigaretta con una camicetta bianca trasparente, che lasciava intravedere il reggiseno, Arizona era bellissima.
-    Wow sei stupenda
-    Anche tu – anche Amelia per l’occasione aveva deciso di legare i capelli, ma aveva optato per un vestito morbido che le arrivava poco sopra il ginocchio e décolleté – benvenuta nella mia umile dimora
-    Hai una casa bellissima
-    Grazie, cosa posso offrirti prima della cena?
-    Whisky, grazie
-    Amelia…
-    Ahahah stavo scherzando, adoro la tua faccia shoccata – Amelia  si avvicinò ad Arizona e le stampò un bacio sulle labbra – a dire il vero adoro anche il tuo sorriso, la tua fossetta, gli occhi che si illuminano quando riesci a salvare delle vite, il modo in cui rassicuri i pazienti, ma anche come giochi con i tuoi “piccoli umani”. Sei una donna che ha perso tanto, ma che riesce a dare ancora tutta sé stessa per le cose che ama e a dire il vero non so come sono arrivata a provare tutte queste cose; abbiamo tante di quelle persone contro di noi
-    Ma a noi non importa, giusto?
-    Giusto
Le due donne iniziarono a cenare. Il tempo volò tra chiacchiere, coccole e risate. Amelia si sentiva bene lì, in quel momento. Si sentiva nel posto giusto al momento giusto, cosa che poche volte le era capitato di sentire. Arizona era solare, simpatica, intelligente, ma anche seria e determinata. Quando descriveva lei era come descrivere un po’ se stessa. Erano tanto diverse quanto uguali, entrambe avevano un carattere forte, che a volte portava loro  a scontrarsi, ma quella sera era tutto perfetto.
Amelia ad un tratto sentì la mano della bionda poggiarsi sulla sua coscia e le labbra sul suo collo, voltandosi verso la donna incontrò quegli occhi che l’avevano rapita già il giorno del loro primo incontro.
-    Sono riuscita a catturare la tua attenzione 
-    Scusami, vago troppo con la mente
-    Anche a me succede a volte, però ora voglio pensare solo a te
Arizona fece alzare Amelia e la mise a cavalcioni sulle sue gambe, le alzò il vestito e con le dita sfiorò la sua pelle, che reagì subito a quel lieve contatto. Amelia si avvicinò al collo della bionda e inspirò il suo profumo: ogni volta la mandava su di giri. Le lasciò un bacio per poi iniziare a sbottonarle la camicetta
-    Sei scomoda? Preferisci stenderti?
-    Sto bene Amy
Una volta tolta la camicetta, Amelia portò le sue mani dietro la schiena di Arizona e le sbottonò il reggiseno. La mora si avvicinò alle labbra di Arizona e le catturò in un bacio profondo. Quando sentì le mani di Arizona che cercavano di alzarle il vestito per poterlo togliere, si alzò e le agevolò il movimento. Allungò la mano verso di lei e la portò sul divano
-    Andiamo in camera da letto
-    Rimaniamo qui, ti prego
Arizona acconsentì al volere di Amelia e una volta che si fu stesa sul divano Amelia la spogliò completamente, per poi adagiarsi su di lei
-    Dimmelo se ti faccio male
-    Ehi, non è la prima volta che lo facciamo, stai tranquilla 
-    Lo so, ma ho paura che io non riesca a controllarmi e di farti male
-    Non lo farai
Amelia sembrò tranquillizzarsi e posando le sue labbra su quella della bionda diede inizio ad una vera e propria battaglia tra le due. Quella sera si amarono, si desiderarono, si conobbero sotto ogni punto di vista.

-    Sei stata dolcissima – Amelia e Arizona, qualche ora dopo, erano distese l’una accanto all’altra sul tappeto del salotto
-    Anche tu, sono stata benissimo
-    Come mai non sei voluta andare in camera da letto?
-    Non sarei riuscita ad essere me stessa. Fino all’altro ieri lì dormiva Callie
-    Hai ragione, scusami
-    Non preoccuparti
-    Dormi con me?
-    Mi piacerebbe moltissimo, ma se non torno succederà un casino, anzi forse è meglio che vada
-    Di già?
Amelia guardò l’orologio che Arizona aveva al polso: segnava le 11:30pm
-    Ancora mezz’ora e vado 
-    Dove hai detto che saresti andata?
-    Ad una riunione
-    A proposito, da quanto non vai?
-    L’ultima volta sono andata con te
-    Amelia…
-    Arizona, sono pulita da moltissimo e non è obbligatorio che io vada tutte le sere, solo quando ne ho bisogno. Almeno tu, fidati di me
-    Tesoro, io mi fido, davvero – il nomignolo che Arizona aveva appena utilizzato fece alzare la testa ad Amelia e guardare con fare curioso la donna accanto a lei – perché mi guardi così?
-    Come mi hai chiamata?
-    Tesoro
-    Dillo di nuovo
-    Tesoro
-    Di nuovo
-    Tesoro
Amelia buttò la testa indietro e sulle sue labbra nacque un sorriso. Era felice
-    Tesoro  penso che non mi ci abbia mai chiamata nessuno. Non sono mai stata così importante da essere considerata un tesoro
-    Per me lo sei, sei un tesoro prezioso e farò di tutto per prendermi cura di te
-    Sei adorabile, ma devo andare
-    Uff
-    Mi dispiace, ma voglio che tra noi le cose funzionino e non siamo pronte ad una bufera
-    Hai ragione
Amelia si alzò dal pavimento e ricominciò a vestirsi sotto gli occhi di Arizona
-    Dio quanto ti sta bene questo vestito, per non parlare dei tacchi
-    Se fai così non me ne andrò mai
-    Posso continuare allora?
La mora si avvicinò alla bionda e le porse le mani per aiutarla ad alzarsi, ma Arizona esercitò una forza maggiore facendo cadere Amelia su di lei
-    Dai, così rendi tutto più difficile. Ci vediamo domani
-    Mm va bene ti lascio libera

Amelia non sarebbe mai voluta andare via, ma se il mattino seguente Meredith, Derek, ma soprattutto Callie non l’avessero trovata in casa, si sarebbero insospettiti e non aveva intenzione di affrontare le conseguenze.
Quando rincasò trovò Callie ancora in piedi, era vicino al frigorifero in cerca di qualcosa 
-    Ciao Callie
-    Amelia. Tutto bene?
-    Si grazie, a te?
-    Si va avanti. Trascorso una bella serata? 
-    Andare agli alcolisti anonimi è compresa nelle “belle serate”?
-    Sei un’alcolizzata?
-    Ex 
-    Wow
-    Cosa ti stupisce?
-    Nulla, non mi aspettavo una cosa del genere
-    Non siamo tutti perfetti
-    Indubbiamente
-    Vado a dormire. Buonanotte Callie
-    Buonanotte
Non appena chiuse la porta della sua camera, Amelia fu quasi tentata di dare un pugno nel muro. Quella donna la mandava su tutte le furie, con il suo fare altezzoso, guardandola sempre dall’alto verso il basso.
Il nome di Arizona iniziò a lampeggiare sul suo telefono ed il suo umore cambiò
-    Ehi, già ti manco?
-    Molto. Sono nel mio letto, da sola
-    Anche io sono nel mio letto, da sola. E indovina chi c’era ancora sveglia?
-    Callie
-    Esatto, mi ha guardato come se fossi un’aliena quando le ho detto degli alcolisti anonimi 
-    Strano
-    Cosa?
-    Non lo farebbe mai
-    La stai difendendo?
-    No, ho detto solo che non è il tipo di persona da giudicare questo tipo di cose
-    A quanto pare si. Non vedo l’ora che se ne vada, anche se Sofia è una bimba dolcissima. Questo lato lo ha preso sicuramente da te
-    Grazie, ma non sono poi così tanto dolce 
-    Quando vuoi lo sei e molto. Sai a cosa stavo pensando?
-    A cosa?
-    Se prendessi una casa tutta mia le cose tra noi potrebbero essere più semplici. Potremmo dormire insieme, svegliarci insieme
-     Amy, per quanto mi piaccia l’idea non credi che diventerebbe troppo per te?
-    Perché?
-    Hai appena cambiato città, hai appena ricominciato tutto da capo
-    Lo so, è che voglio viverti come voglio
-    Non farlo solo per questo. Devi sentirti sicura. Prendere una casa è un passo importantissimo e per te lo è maggiormente 
-    Come farei senza di te?
-    Sei una donna forte, ce la faresti comunque
-    Ma con te è più bello

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Tutto bene, vero? ***


-    Sai, stavo pensando di nuovo al fatto di prendere una casa tutta per me
-    Sei proprio decisa?
-    Ne vorrei parlare alla riunione stasera
-    Fai bene, vuoi che venga con te?
-    No, però mi piacerebbe se ci vedessimo non appena ho finito
Amelia e Arizona erano in ospedale. Si erano incontrate nello studio della mora durante un periodo morto per entrambe. Amelia, per tutta la notte, aveva ripensato alla possibilità di trasferirsi in una casa tutta per se; non doveva essere necessariamente una casa grande, ma desiderava un posto dove poter essere completamente se stessa. Nonostante con Derek e Meredith si trovasse bene, da quando era arrivata Callie la convivenza era diventata difficile. Quando Arizona le aveva chiesto di pensarci bene, fu felice di avere accanto una persona che facesse da moderatrice alla sua forte istintività e per questo aveva deciso di partecipare ad una riunione. 
In quel momento le due donne erano sedute sul divano dello studio di Amelia e avevano lasciato la porta leggermente aperta, cercando di non dare adito ad ulteriori chiacchiere. Amelia sapeva che tutti sospettassero di loro, ma fino a quando non fosse stato necessario, avrebbero tenuto segreto il loro rapporto.
-    Ci vediamo stasera allora
-    Ti scrivo quando ho finito, va bene?
-    Certo – Arizona si avvicinò ad Amelia e le diede un leggero bacio sulla guancia per poi uscire dalla stanza.
Amelia, invece, rimase lì ancora un po’. Il prossimo intervento lo aveva di lì a un’ora. Da quando Derek era tornato e nonostante le avesse riassegnato tutti i suoi compiti, il lavoro era decisamente diminuito.
-    Amy? – la mora si voltò verso la porta e vide suo fratello, indeciso se entrare o meno
-    Vieni entra
Derek entrò e chiuse la porta, per poi sedersi accanto a sua sorella.
-    Ho deciso di accettare l’incarico a Washington
-    Per quanto starai via?
-    Per molto, un anno, forse due
-    E Meredith e i bambini?
-    Rimarranno qua. Meredith non vuole trasferirsi e per me è un impiego troppo importante per lasciarmelo scappare
-    Neanche se avessi una sorella egoista che ti chiedesse di rimanere?
Di fronte a quella domanda, guardando suo fratello, Amelia lesse il suo stupore. Non si aspettava una cosa del genere e fino a qualche minuto prima  neanche lei avrebbe mai creduto di poter dire una cosa simile, ma aveva bisogno di suo fratello lì.
-    Non farlo Amy
-    Ho bisogno di te, Derek, qui. Se te ne vai perderò un altro pezzo importante della mia vita e non voglio
-    Sono sicuro che tu non abbia bisogno di me. Un’altra persona al tuo posto non avrebbe mai trovato il coraggio di ricominciare a vivere in una città quasi del tutto sconosciuta
-    Sono venuta qui perché c’eri tu
-    Amy, che ne dici se passiamo una serata tra fratelli? Usciamo, ci divertiamo e parliamo anche di tutto questo
-    Stasera sarei voluta andare ad una riunione
-    Ci vediamo dopo allora
Amelia pensò all’appuntamento che aveva con Arizona, ma vista la situazione non se la sentiva di rinunciare a suo fratello, così accetto e dopo l’intervento avrebbe cercato Arizona per informarla sul cambio di programma.

-    Edwards?
-    Si dott.ssa?
-    Pronta per l’intervento?
-    Ma oggi non sono al suo servizio, sono con il dott. Hunt
-    Non importa, vieni con me, questo intervento ti interesserà moltissimo
-    Cos’è?
-    Lo vedrai, preparati, tra dieci minuti iniziamo
Amelia vide la Edwards correre immediatamente verso la sala operatoria e rise tra se e se.
Come previsto, la specializzanda rimase più che contenta nel partecipare a quell’intervento. 
-    Wow! Tumore a farfalla!
-    Eh già.. Ne hai mai visto uno?
-    No dott.ssa
-    Qual è il suo nome scientifico?
-    Glioblastoma multiforme 
-    Esatto Edwards
-    Dott.ssa, resezione totale o parziale?
-    Ti sembro un chirurgo da resezione parziale?
-    Ovviamente no
-    Allora preparati, perché sarà una giornata molto lunga 
L’intervento andò avanti per 6 lunghissime ore, durante le quali Amelia trovò non poche difficoltà a recidere l’intero tumore.
-    Edwards, dobbiamo fermarci qui
-    Ma il tumore c’è  ancora
-    Lo so, ma non posso muovermi in alcun modo. Devo studiare un altro piano
Amelia si preparò a chiudere. Avrebbe dovuto trovare un altro piano chirurgico il prima possibile, altrimenti tutto il lavoro fatto fino a quel momento sarebbe stato inutile. Nel momento in cui si stava dirigendo verso la stanza del medico di guardia per poter riposare, nel corridoio incontrò un Owen decisamente arrabbiato 
-    Amelia, ma come ti salta in mente di rubarmi gli specializzandi?
-    Rubarti? Non sono mica di tua proprietà
-    La Edwards era con me oggi 
-    È interessata alla neurochirurgia e non potevo farle perdere un intervento di quella portata
-    Qui decido io, non tu
-    Smettila di fare il cretino. Pensavo fossi più intelligente da saper tenere lontano il lavoro dalla vita privata
-    Non c’entra niente con noi
-    E allora lasciami in pace
Amelia spinse da parte Owen  che le stava intralciando il passo e proseguì verso la sua destinazione. Una volta arrivata nella stanza si allungò sul letto e iniziò a piangere. Uno di quei pianti liberatori. La sua vita era un casino.
-    Ehi, ti ho vista entrare e volevo venire a salutarti, ci vediamo dopo? – non appena sentì la voce di Arizona, Amelia si mise a sedere sul letto cercando di nascondere gli occhi colmi di lacrime
-    Mi dispiace, devo rimanere qui
-    Ehi guardami
Amelia dovette voltarsi verso Arizona, alla quale non sfuggì lo stato in cui si trovava
-    Ehi, hai pianto 
-    Mi hanno reso la vita impossibile oggi
-    Chi?
-    Derek e Owen
-    Cosa hanno fatto?
-    Derek parte per Washington, Owen mi sta mettendo i bastoni tra le ruote
-    Non perderai tuo fratello. Andrà solo via per lavoro, è ciò che faresti anche tu
-    Ma io ho bisogno di lui
-     Tu credi di aver bisogno di lui, in realtà hai solo bisogno di pensarlo accanto a te
-    Non è la stessa cosa?
-    No tesoro, non lo è. Sei una delle donne più forti che io conosca e so che ti credi fragile, ma non lo sei. Una persona fragile non si sarebbe mai trasferita qui, non avrebbe mai trovato il coraggio di disintossicarsi
-    Me lo ha detto anche Derek
-    Ed ha ragione. Devi avere più fiducia in te stessa
-    Grazie Arizona
-    E di cosa, sono qui per te e non piangere, ti prego
Arizona asciugò le lacrime sul volto di Amelia e le diede un bacio sulle labbra.
-    Vuoi che rimanga con te?
-    Derek vorrebbe trascorrere una serata con me, tra fratelli e avevo pensato di chiedergli se volesse rimanere con me per cercare una soluzione 
-    Va bene, però promettimi che domani andrai alla riunione
-    Te lo prometto
-    Mi mancherai
-    Anche tu, tantissimo. Se non facciamo tardi potrei passare da te, che ne pensi?
-    Ti prego, fallo. Anche se farai tardi. Ti lascio le chiavi 
-    E tu come farai ad entrare?
-    Ne ho sempre un paio nascoste fuori casa, nel caso dimenticassi le mie
-    Va bene, le prendo e spero di non tardare
-    Ti aspetterò
Le due donne si salutarono e Amelia chiamò suo fratello, che accettò di aiutarla. Derek aveva già operato un tumore di quel genere, ma questa volta sembrava più complesso. Trascorsero gran parte della serata in ospedale e quando Amelia iniziò a strofinarsi gli occhi per la stanchezza Derek decise di tornare a casa. Avrebbero studiato un piano il giorno seguente.
-    Hai la tua macchina vero?
-    Si, ma non torno subito a casa, ho una cosa da fare 
-    Alle 11 di sera?
-    Si, scusami. Prima o poi te ne parlerò, ma fidati di me
-    Mi fido Amy. 
-    Grazie – Amelia poggiò le sue labbra sulla guancia destra del fratello e scappò verso casa di Arizona.
Sicuramente l’avrebbe trovata a dormire, ma avrebbe voluto lasciarle almeno un saluto.
Scese dalla macchina e girò le chiavi nella toppa. Come previsto Arizona stava dormendo, tutte le luci della casa erano spente. Cercando di fare meno rumore possibile si diresse verso la camera da letto. Una volta lì, però, non la trovò, così decise di aprire la porta di quella che era la stanza degli ospiti: Arizona stava dormendo lì. Le si avvicinò e le lasciò un bacio tra i capelli.
-    Ehi, sei venuta 
-    È tardi, scusami
-    Non importa, l’importante è che tu sia qui
-    Come mai in questa stanza?
-    Sapevo che non avresti mai dormito nella stanza che condividevo con Callie
-    Lo vedi che ho ragione? Sei troppo dolce, ma torno a casa
-    Perché?
-    Lo sai il motivo
-    Ti prego, rimani. Fregatene di Callie. Non può entrare nella tua vita privata e fino a prova contraria potresti essere con chiunque
-    Non ho il pigiama
-    Non ti servirà
Arizona si avvicinò ad Amelia e iniziò a spogliarla completamente. La mora glielo lasciò fare. Aveva voglia di sentire le sue mani sul suo corpo, aveva voglia dei suoi baci, aveva voglia di amare Arizona con tutta se stessa.
Il mattino seguente Amelia si svegliò prima di Arizona. Guardò la donna che aveva accanto e non si spiegò come potesse essere così bella, o forse erano i suoi occhi che la vedevano in quel modo?
La bionda stava dormendo in posizione prona, con un braccio sotto il cuscino e l’altro sopra; il lenzuolo copriva solo metà della schiena. Dormiva profondamente, così Amelia si alzò e andò a prepararle la colazione. L’ultima volta che era stata lì non aveva notato quante foto ci fossero con Arizona, Callie e Sofia. Le guardò una ad una e un senso di gelosia la pervase. In quasi tutte le foto Arizona mostrava il suo più bel sorriso, era davvero felice. 
-    Ehi che stai facendo? – Amelia si voltò verso Arizona, che ora era in piedi davanti la porta del salotto
-    Ero venuta a preparare qualcosa da mangiare e mi sono fermata a guardare queste foto. Sembri felice.
-    Lo ero, ma non devi guardarle. Prima o poi le toglierò 
-    Magari qualcuna. Sento gli occhi di Callie trafiggermi. Non vi siete più viste a parte per lavoro?
-    Si, sono andata a salutare Sofia all’asilo e l’ho trovata lì
-    Come siete rimaste?
-    Parliamo tranquillamente, niente di più 
-    Eri felice
-    Amelia, perché continui a dirlo? Chiunque è felice con sua figlia e la donna che ama
-    Stavate insieme da molto e Callie non ha provato a farti cambiare idea?
-    Certo che ci ha provato, ma non ho voluto
-    Per colpa mia?
-    Amelia, mi spieghi dove vuoi arrivare?
-    Penso solo che se non ci fossi stata io tu avresti provato a riallacciare il rapporto con Callie
-    Può darsi, ma tu ci sei, sei una parte fondamentale della mia vita e voglio che sia così. Callie non mi manca e Sofia posso vederla ogni volta che voglio, quindi sto bene così
-    Scusami
-    Capisco le tue domande, ma non farti venire più queste paranoie. Io sono qui con te e sono felice. Stasera toglierò le foto.
-    Io scappo in ospedale 
-    Non avevi detto che volevi preparare la colazione?
-    Si ma si è fatto tardi, ci vediamo dopo va bene?
Amelia si diresse verso il bagno, fece una doccia veloce e stava per uscire di casa quando Arizona la bloccò per un braccio 
-    Tutto bene, vero?
-    Certo – la mora stampò velocemente un bacio sulle labbra di Arizona e si diresse in ospedale.
Non sapeva se andasse tutto bene. Fino a quel momento non aveva realizzato a cosa avesse davvero rinunciato Arizona per stare con lei e vedere tutte quelle foto le aveva fatto portare i piedi per terra.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Muto come un pesce ***


-    Ehi Amy, credo di aver trovato un buon piano per asportare totalmente il tumore
Derek era nella caffetteria dell’ospedale e non appena aveva visto entrare sua sorella le era andato incontro
-    Perfetto, prendo un caffè e ci vediamo su
-    Tutto ok?
-    Si, non ho dormito bene
-    Quando mi parlerai della persona che stai frequentando?
-    Quando sarò pronta, Derek
Derek se ne andò e Amelia rimase a prendere il caffè. Quella mattina si era svegliata felice, nello stesso letto della persona alla quale teneva più di quanto potesse immaginare; quelle foto, però, avevano innescato vari pensieri nella sua testa e nessuno di questi era positivo. Lei aveva rinunciato ad un uomo conosciuto da una settimana, Arizona invece ad un matrimonio solido e ad una figlia. Valeva davvero così tanto? Lei era la prima a non scommettere su stessa, perché Arizona stava rischiando così?
Per quella mattina Amelia dovette abbandonare quei pensieri per dedicarsi ai suoi pazienti. Il piano che suo fratello le aveva presentato era più che valido, così si apprestarono ad intervenire.
-    Sai che puoi parlarmi, vero?
-    Certo, lo so, ma non mi va
-    Ogni giorno che passa, Owen diventa sempre più irritabile
-    Dio stavamo insieme solo da una settimana, sono problemi suoi
-    Lo so, Amy, ma ho sentito che avete discusso 
-    Si è vero, ma abbiamo risolto. Non sa separare il lavoro dalla vita privata
-    E con la separazione tra Callie e Arizona c’entri qualcosa?
Amelia alzò gli occhi verso suo fratello e nel momento in cui i loro sguardi si incrociarono vide nel fratello il desiderio di volerla aiutare
-    Non c’entro niente, avevano problemi già da molto
-    Va bene, non insisto. Qui abbiamo finito
Amelia e Derek conclusero l’intervento con successo e si diressero verso la stanza degli strutturati
-    Quindi quando partirai?
-    Domani sera
-    Di già? Credevo avremmo avuto più tempo
-    Mi dispiace, ma tornerò non appena avrò qualche giorno libero
-    Ma non pensi alla tua famiglia?
-    Certo, ma ho bisogno di andare, di sentirmi realizzato 
La mora decise di far cadere la conversazione. Non era d’accordo sulla scelta presa da suo fratello, ma non poteva farci nulla, soprattutto perché anche Meredith si era rassegnata. Si sedette sul divano e chiuse gli occhi per riposare dopo le ore trascorse in sala operatoria.
-    Ciao Amelia – Callie era appena entrata nella stanza, Amelia non aveva ancora aperto gli occhi, ma aveva riconosciuto la sua voce ed era l’ultima persona che avrebbe voluto vedere
-    Ciao Callie
-    Hai visto Arizona?
-    No perché avrei dovuto?
-    Era per sapere, devo chiederle se stasera può tenere Sofia, io sarò di turno 
-    Posso tenerla io se vuoi, tanto sono a casa
-    Dici davvero?
-    Certo, avrò anche Zola e Bailey
-    Perfetto, allora le mando un messaggio per dirle che ci pensi tu. Grazie ancora, non te lo avrei mai chiesto dopo tutto quello che è successo tra noi 
-    È acqua passata

Il resto della giornata continuò tra alti e bassi. C’erano momenti in cui era felice e momenti in cui desiderava rimanere in una stanza buia per il resto della serata. Con Arizona non si vide e non si sentì, la bionda aveva avuto molte emergenze e ciò aveva permesso ad Amelia di pensare molto al loro rapporto.
Arrivata quasi alla fine del suo torno ricevette una chiamata proprio dalla sua compagna.
-    Amy, ho saputo che reggerai Sofia stasera
-    Si è vero
-    Perché lo fai?
-    Callie era in difficoltà e l’ho aiutata
-    Grazie, vengo anche io allora. In due sarà più semplice
Amelia avrebbe voluto controbattere, ma la bionda non le diede il tempo, perché aveva già chiuso la comunicazione; allora si cambiò, andò a prendere i bambini e si diresse verso casa
-    Zia, stasera saremo solo con te?
-    Si Zola, la mamma e zia Callie lavorano, forse verrà Zia Arizona
-    Davvero verrà mamma ‘Zona?
-    Si Sofia
-    Che bello!
Amelia riconobbe la felicità nella voce della bambina e le si formò un nodo in gola. Era lei la causa dell’infelicità di Sofia?
-    Allora, cosa vogliamo fare stasera? – la mora aprì la porta di casa e i bimbi corsero all’interno 
-    Facciamo i Waffle? Mamma ‘Zona lì sa fare buonissimi! 
-    Affare fatto, allora andate a lavare le mani così nel frattempo sarà arrivata anche la mamma.
Arizona arrivò circa mezz’ora dopo con tre cartoni di pizza. Amelia le andò incontro.
-    Hai preso la pizza? Volevamo preparare i Waffle
-    Fai cenare i bambini con il dolce? 
-    Sono bambini! Vogliono divertirsi, la pizza non è di certo più salutare
-    Lo so, ma non possono cenare con quelli
-    Va bene, fa come vuoi
-    Amelia, mi spieghi che hai?
-    Nulla, ne parliamo dopo, pensiamo ai bambini
La serata trascorse velocemente; i bambini si divertirono e non fecero caso alla tensione che c’era tra le due donne. Dopo aver raccontato loro la favola della buonanotte e dopo essersi accertate che stessero dormendo, le due si andarono a sedere nel portico.
-    Adesso possiamo parlare. Oggi non mi hai dato neanche un bacio
Amelia si avvicinò alla bionda e le diede un veloce bacio sulle labbra
-    Ok dobbiamo parlare, non mi piace questo tuo comportamento 
-    Penso che tu debba riparare il tuo matrimonio
-    Stai vaneggiando
-    No Arizona, sono seria. Guardando quelle foto ho capito che hai rinunciato a troppo per me ed io non valgo tanto. Hai una figlia alla quale manchi tantissimo
-    Anche a me manca, ma ho preso la mia decisione
-    Allora ti lascio, è finita
Per tutto il tempo Amelia aveva tenuto lo sguardo verso il basso, non aveva il coraggio di guardare negli occhi Arizona, perché sapeva che la stava ferendo, ma quella era l’unica soluzione per far sì che Arizona non  facesse la pazzia più grande della sua vita
-    Guardami negli occhi e dimmelo di nuovo
-    Ti lascio
-    Guardami negli occhi, dannazione!
Amelia alzò lo sguardo e gli occhi di Arizona erano colmi di lacrime. Provò un dolore enorme nel vederla in quello stato, ma prese coraggio e pronunciò di nuovo quella frase
-    Perché mi stai facendo questo? Non ti sto rendendo felice? Vuoi tornare da Owen?
-    Io con te sono felice, ma tu non lo sei come lo eri con Callie
-    E questo chi te lo dice?
-    Lo vedo nei tuoi occhi
-    Amy, per piacere. In questi ultimi giorni ne sono successe di tutti i colori, come potrei essere felice come nelle foto? Hai visto i momenti più belli della mia vita.
-    Appunto, potrebbero tornare di nuovo quei momenti
-    Ma io non voglio, il matrimonio con Callie era finito ancor prima che arrivassi tu
-    Però se io non ci fossi stata avresti tentato di ripararlo
-    Probabilmente si, ma ora l’unica persona che voglio sei tu, perché non lo capisci? Senti – Arizona prese la mano di Amelia e la posò sul suo petto – senti come batte quando sono con te? Non ti basta?
Sotto la sua mano Amelia potette sentire i battiti del cuore di Arizona ben distinti, erano veloci e ne rimase stupita, perché era esattamente il ritmo che aveva anche il suo cuore.
-    Sono io che non posso bastare a te
Arizona prese tra le mani il viso di Amelia e le catturò le labbra in un bacio di paura, di dolore, ma anche di speranza, desiderio e amore. La mora rimase spiazzata dalle emozioni che provò. Era amaro, ma anche dolce e Arizona era proprio lì di fronte a lei
-    Non lasciarmi, siamo solo agli inizi ed io voglio viverti ancora a lungo
-    Non ti merito
-    Lascialo decidere a me
Arizona prese Amelia per mano e la condusse nella camera da letto. Iniziò a spogliarla, a baciarla, a desiderarla e Amelia le rispose con tutto ciò che provava in quel momento. Il cuore batteva all’impazzata e le mani, come le sue labbra erano desiderose di toccare ogni singolo punto del corpo di Arizona.
-    Non mi stai dicendo addio, vero?
-    No, non lo sto facendo
Amelia riprese a baciare Arizona, che si abbandonò completamente a lei.

I primi raggi di sole iniziarono a filtrare dalla finestra e non appena arrivarono sul viso di entrambe le donne, distese nude sul letto, provocò loro un risveglio spiacevole.
-    Cavolo! Ci siamo addormentate! Che ore sono? – Arizona iniziò a vestirsi più velocemente possibile
-    Le 8
-    Dannazione, tra poco Callie e Meredith termineranno il turno 
-    Fai con calma, prima delle 8:30 non saranno qui
-    Non riesco a stare calma, devo andarmene
-    Dammi almeno un bacio – Arizona si abbassò vero Amelia, che era rimasta distesa sul letto e scappò via, per poi tornare indietro
-    Ci hai ripensato?
-    Sono qui, stanno parcheggiando
-    Ma che dici?
-    È vero! Le ho viste
-    E la tua macchina?
-    Ho preso il taxi, come l’ultima volta
-    Sei un genio, rimani qui dentro e facciamo finta di nulla
 Arizona non potette fare altro che stare a quello che le aveva detto Amelia e aspettarono che Callie e Meredith andassero nelle loro rispettive camere.
-    Cavolo! Sofia dirà a Callie che sono venuta qui
-    Qual è il problema? Sei sua madre
-    Amelia, perché non lo diciamo a tutti? Non ce la faccio a vivere così
-    Dai possiamo farcela, diamo almeno loro il tempo di rielaborare la situazione. Se dovessimo dirlo a tutti la vita in ospedale diventerà un inferno
-    Forse hai ragione, ma non vanno a dormire?
Amelia e Arizona rimasero ancora un po’ ad ascoltare e in cucina c’era ancora movimento. Di lì a qualche ora sarebbe tornato anche Derek e se non si fossero sbrigate erano spacciate. Amelia allora si alzò e fece per andare verso la porta 
-    Dove credi di andare?
-    Devo comunque alzarmi, abbiamo un lavoro
-    E mi lasci sola qui dentro?
-    Non entra nessuno nella mia stanza senza permesso
Amelia uscì dalla camera da letto e dopo aver salutato le due donne che erano ancora in cucina si diresse verso la brocca del caffè per versarne una quantità elevata nella tazza
-    Non hai dormito?
-    Certo, perché?
-    Tra un po’ il caffè trabocca dalla tazza
-    Ne ho bisogno, vado a berlo in camera. Voi non andate a dormire?
-    Si tra poco andiamo. Callie mi stava dicendo che sente il profumo di Arizona ovunque
-    Sarò assuefatta, prima o poi mi passerà
-    Forse lo senti perché  ieri sera Arizona  è stata qui
Callie per poco non si strozzò con il caffè che stava bevendo e Meredith sgranò gli occhi
-    E per quale motivo? – Amelia guardò Callie e vide di nuovo la sua mascella contrarsi come il giorno in cui le aveva sferrato un pugno
-    Per vedere Sofia ovviamente. Le avevi detto che tu non ci saresti stata così è passata a salutarla, è stata poco
Amelia vide Callie rilassarsi, almeno apparentemente, mentre Meredith non era ancora convinta di ciò che Amelia aveva appena raccontato, ma fece finta di nulla e se ne andò nella sua camera da letto
-    Ma sei matta? Ti ho sentita
-    E cosa avrei dovuto dire? La tua ex moglie sembra un cane da tartufo
-    Sei una scema
-    Grazie. Tieni, ti ho portato il caffè
-    Sei un tesoro
-    Fino a due secondi fa era una scema
-    Sei entrambe le cose
Amelia si avvicinò alla bionda e le diede un bacio, per poi distendersi sopra di lei
-    Che bello baciarti con il sapore di caffè 
-    Che vuoi fare?
-    L’amore, mi sembra ovvio
-    Non ci pensare proprio, di là c’è la mia ex moglie con tua cognata e tra poco arriverà anche tuo fratello
-    Dai facciamo qualche pazzia
-    No grazie, aspettiamo che vadano a letto e poi andiamocene di qui
Amelia si rassegnò di fronte alla decisione di Arizona e aspettarono che avessero via libera.
Mezz’ora dopo finalmente potettero uscire dalla camera per dirigersi verso l’ospedale. Quando stavano per salire in auto, però, arrivò Derek
-    Cavolo!
-    Non ti preoccupare, ci penso io
Derek parcheggiò e si avvicinò ad entrambe
-    Buongiorno ragazze
-    Derek
-    Ciao fratellone, tu non hai visto niente, d’accordo?
-    Muto come un pesce

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** ... ma tu mi fai del male ***


  • Cavolo! Siamo fregate, adesso Derek andrà a dirlo a Meredith, che a sua volta lo dirà a Callie, poi a Owen e in ospedale scoppierà un putiferio
  • Ehi ehi, calma! Derek non dirà nulla, mi fido di lui e poi tra poco dovrà partire per Washington, si sarà già dimenticato di averti vista
  • Lo spero per lui. Meredith come sta?
  • Sai come è fatta, non ti farà mai vedere le sue emozioni
  • Tu invece?
  • Io cerco di non pensarci, è una cosa che non posso controllare
  • Quindi non prenderai più la casa?
  • Perché non dovrei?
  • Non so, pensavo non volessi lasciare Meredith sola con 2 bambini piccoli
  • Non ci avevo pensato
  • Se ci hai ripensato capisco
Amelia e Arizona erano appena arrivate in ospedale e dovettero concludere la conversazione. Amelia lasciò Arizona sospesa con una risposta non data, perché in realtà non era sicura neanche lei di quello che avrebbe voluto fare. Da un lato voleva aiutare sua cognata, ma dall’altra desiderava un po’ di libertà con Arizona, soprattutto dopo quello che era successo quella mattina. Le due si salutarono con la promessa di continuare il discorso appena possibile.
  • Dott.ssa Shepherd, può venire nel mio studio?
  • Owen, da quando mi dai del lei?
  • Da quando abbiamo deciso di dividere lavoro e vita privata
Amelia rimase sbigottita, ma lasciò correre. Entrarono insieme nello studio e si sedettero.
  • Come ben sai Derek non fa più parte dell’equipe di questo ospedale, quindi ho pensato di promuoverti come Primario di Neurochirurgia
  • Davvero?? È stato lui a dirtelo?
  • No, sono stato io, lui ha solo appoggiato la mia idea. Sappiamo tutti che sei un chirurgo eccezionale e meriti questo posto
  • Non so che dire, grazie
  • Non devi ringraziarmi, te lo sei meritato
Amelia si alzò e fece per avvicinarsi all’uomo per poterlo abbracciare, ma questo si allontanò mettendo tra Amelia e se stesso il proprio braccio
  • No Amelia, scusami ma non riesco
  • Quindi non potremo essere neanche amici?
  • Forse un giorno
  • Stavamo insieme da solo una settimana
  • Avevo dei progetti per noi
  • Mi dispiace Owen
  • Spero che tu stia bene
  • Si, grazie. Allora vado
Non appena uscì dallo studio, la prima cosa che Amelia fece fu inviare un messaggio ad Arizona per darle appuntamento in una delle stanze del medico di guardia. Era euforica, felice e voleva condividere quella gioia con la sua compagna. Sperava in quella promozione, ma non avrebbe mai immaginato che Owen avrebbe pensato a lei, non dopo tutto quello che era successo.
  • Ehi, cosa succede? – Arizona entrò trafelata nella stanza dove era Amelia; era visibilmente preoccupata. La mora nel messaggio non aveva specificato di cosa si trattasse
  • Hai davanti a te il nuovo primario di neurochirurgia
  • Cosa?? Dici davvero?
  • Me lo ha appena detto Owen
  • Sono fiera di te tesoro, te lo sei meritata -  Arizona si avvicinò ad Amelia e le diede un bacio tenero sulle labbra
  • Dobbiamo festeggiare, ci vediamo stasera?
  • Va bene, vieni da me?
  • No, usciamo, andiamo da qualche parte
  • Ma avevamo detto di non farci vedere insieme
  • Non staremo nei dintorni, non preoccuparti
  • Ci vediamo alla fine del turno nel parcheggio allora?
  • A dopo
Amelia vide Arizona uscire dalla stanza e pensò al programma che aveva in mente per quella sera. Era stanca di doversi nascondere continuamente, così avrebbe portato Arizona lontana da occhi indiscreti, dove finalmente avrebbero potuto pensare a loro stesse.
La mattinata dovette impiegarla a riorganizzare tutti i suoi impegni; con il fatto che Derek se ne fosse andato e che fosse il primario, aveva la maggior parte degli interventi più complessi, ma anche molte scartoffie da firmare. Arrivò davanti la porta dell’ufficio che fino a qualche ora prima era di suo fratello: ora c’era una targa con scritto il suo nome. Era molto tempo che non si sentiva così felice e appagata su ogni fronte. Nonostante la sera prima avesse deciso di lasciare Arizona, per un motivo che era valido solo per la sua testa, ora insieme al lavoro era la cosa più bella che potesse avere.
Entrò nella stanza e prese posto sulla sedia dietro la scrivania, dove notò una busta bianca con su scritto il suo nome; riconobbe la calligrafia di Derek. Aprì la busta e vi estrasse un foglio: suo fratello le aveva scritto una lettera.
Amy… la lettera iniziava con queste semplici lettere, come Derek amava chiamare sua sorella, come lei amava che la chiamasse
Sarai sicuramente sorpresa per questa lettera; immagino la smorfia che ti sarà comparsa sul viso, tipica dei momenti in cui non sai se essere felice o no. Owen ti avrà sicuramente annunciato la tua promozione e voglio che tu sappia che io sono molto fiero di te, nonostante non io non te lo abbia mai detto o fatto capire abbastanza. Sei la mia sorellina ed ho sempre voluto proteggerti, a volte anche esagerando, ma ciò che ci è successo da piccoli ci ha segnati a vita, rendendoci ancora più uniti. Hai voluto seguire le mie orme e nonostante fossimo lontani ho sempre cercato di insegnarti come meglio potevo. Ne hai passate molte nella tua vita: l’alcool, la droga, la morte di Ryan, il bambino. Nonostante tutto, però, ne sei sempre uscita a testa alta, nonostante ti sentissi sola. Sono felice di ciò che sei diventata e spero che la persona che hai deciso di avere accanto possa farti capire cosa vuol dire amare ed essere amati, chiunque essa sia. Ti voglio bene, Amy.
Derek.
 
Amelia lesse l’ultima parola ed una lacrima macchiò il foglio. Con il camice cercò di asciugarla, ma ormai il danno era fatto. Suo fratello era riuscito a farla sciogliere, nonostante tra di loro non erano soliti esternare questo tipo di sentimenti. Piegò il foglio in quattro e lo mise nella tasca del camice, lo avrebbe portato con sé. Asciugata l’ultima lacrima che minacciava di uscire, accese il pc e iniziò con il lavoro.
Per quella mattina programmò un clippaggio di un aneurisma, mentre per il pomeriggio una resezione totale. Erano entrambi semplici interventi, ma avevano bisogno di tempo.
 
Erano le 8:30 pm quando Amelia riuscì a liberarsi da tutti gli impegni. Era in ritardo di mezz’ora e sicuramente Arizona era già al luogo di incontro. Si cambiò velocemente e si diresse verso la macchina di Arizona, quando in lontananza la vide abbracciare qualcuno; socchiuse gli occhi abbastanza da mettere a fuoco la sagoma di Callie. Un nodo le si formò in gola paralizzandola completamente. Arizona e Callie si stavano abbracciando e lei non poteva fare nulla, altrimenti sarebbe stata scoperta. Appena riuscì ad ottenere un po’ di lucidità, si avvicinò alle due donne
  • Ciao ragazze! Mi fa piacere vedervi insieme – all’arrivo di Amelia le due donne si staccarono immediatamente e Amelia potette vedere nel viso di Arizona un’espressione di stupore, ma anche di imbarazzo
  • Ciao Amelia, giornata lunga?
  • Molto, finalmente torno a casa, tu Arizona? Tutto bene?
Arizona non rispose alla domanda di Amelia. Il suo viso era più bianco del solito e Callie la guardava insistentemente sotto gli occhi attenti di Amelia
  • Tutto bene, Arizona?
  • Si Callie, puoi andare? Devo dire una cosa ad Amelia.
  • Certo, ci vediamo domani allora
Callie se ne andò e Amelia rimase lì. Aveva bisogno di spiegazioni.
  • Non è come credi
  • Dimmelo tu com’è
  • Ero qui ad aspettare te quando lei uscendo dall’ospedale mi ha vista e ha iniziato a dirmi che le manco e che vorrebbe sistemare le cose, ma quello che hai visto era un abbraccio di addio, perché le ho spiegato che le cose non potrebbero mai tornare come prima
  • Mi sembra di vivere in un film. Dopo tutto quello che ti ho detto ieri sera tu hai il coraggio di fare una cosa del genere. Adesso cosa dovrei fare? Crederti?
  • Si Amelia, perché non sto giocando con i tuoi sentimenti. Le ho semplicemente dato un abbraccio per rincuorarla. Se avessi voluto nascondere qualcosa non sarei rimasta qui, non credi?
  • Non lo so, Arizona. Oggi ho finalmente avuto una giornata perfetta e tu decidi di rovinare tutto
  • Per un abbraccio, Amelia? Non è successo nulla
Arizona cercò di prendere le mani della mora, ma questa si allontanò. Negli occhi della bionda vide un reale dispiacere, ma non abbastanza per farle cambiare umore
  • Amy…
  • Non  chiamarmi così! Mi fai incazzare ancora di più
  • Ok, Amelia… Andiamo in un altro posto? Dove saresti voluta andare?
  • Non andremo da nessuna parte, non insieme. Io me ne vado a casa, tu fa ciò che vuoi
Amelia girò le spalle e fece per andarsene verso la sua macchina, ma la bionda la placcò stringendola a sé
  • Arizona, stai esagerando. Ci vedranno tutti
  • Non me ne importa, dobbiamo parlare, non puoi andartene
  • Mollami
La mora cercò di divincolarsi, ma Arizona teneva la presa ben salda, quasi da farle male
  • È inutile che cerchi di scappare
  • Arizona, devi lasciarmi andare, altrimenti non mi vedrai mai più
Non appena pronunciò quella frase Amelia sentì Arizona allontanarsi dal suo corpo e potette andare verso la sua macchina. Una volta accertatasi che non ci fosse nessuno nei paraggi, liberò le lacrime che minacciavano di uscire non appena aveva assistito alla scena. Con tutta la rabbia che riuscì ad esternare diede un pugno al volante, per poi partire. Aveva bisogno di alcool, di tanto alcool. Si fermò al primo bar che incontrò.
  • Buonasera, cosa posso darle?
  • Un Whisky
Due minuti dopo il barista le posizionò il bicchiere di fronte. L’odore di alcool le invase le narici. Una sensazione che conosceva bene le pervase il corpo e avvicinò il bicchiere alle labbra.
In un attimo la mente la riportò alla lettera che le aveva scritto suo fratello, a tutti i sacrifici che aveva fatto per arrivare fin lì. Se avesse bevuto da quel bicchiere tutto sarebbe stato vano, ma avrebbe anche attutito il dolore che stava provando in quel momento.
Come faceva Arizona ad avere così tanto potere su di lei? Non era mai accaduto fino ad allora, eppure era l’unica persona capace di portarla fino a quel  punto, l’unica persona capace di portarla in paradiso ma anche all’inferno. Riportò il bicchiere ancora pieno sul bancone ed uscì da quel posto squallido.
  • Amelia, che ci fai qui?
  • Adesso mi segui anche?
  • Ero preoccupata per te
  • Arizona, sei una grandissima stronza
  • Mi dispiace averti ferita, ma ho sempre avuto Callie nella mia vita e farla uscire in questo modo è stato più difficile di quanto potessi immaginare, ma per lei, non per me
  • Credo di amarti
  • Cosa hai detto?
  • Hai sentito
  • Ripetimelo
  • Ti amo, ma tu mi fai del male

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Sai tutto, vero? ***


Amelia e Arizona erano ancora ferme sul marciapiede davanti lo squallido bar in cui si era rifugiata Amelia, che ora aspettava impazientemente una risposta dalla donna avanti a lei. Le aveva appena detto che la amava, eppure la bionda era ancora muta.
  • Ok me ne vado
  • Aspetta Amelia
  • Ho appena confessato non solo a te, ma anche  a me stessa di amarti e non hai il coraggio di dire nulla
  • Mi dispiace, ma non voglio dirtelo solo perché devo
  • Wow
  • Amelia, rifletti un attimo. Ho da poco lasciato mia moglie, sarei una matta ad amare già un’altra persona, non credi?
  • Io credo solo che la matta qui sono io che ti sto ancora dietro. È evidente che tieni ancora a tua moglie , ma mi chiedo cosa ti abbia spinto a dirmi tutte quelle cose ieri sera
  • Le pensavo davvero
  • Però non mi ami
  • Io non so cosa provo, so solo che sto bene e voglio stare con te. Perché non ti basta?
  • Perché mi uccide questa situazione. Sono costretta a mentire a tutti e da parte tua non ricevo nulla
  • Cosa vuoi che faccia per farti capire che faccio sul serio?
  • Dì a qualcuno di noi, ad una persona di cui ti fidi. Nella mia famiglia lo sa Derek
  • Solo perché è venuto a saperlo
  • Sono io che ho iniziato a parlargli, ha saputo fare due più due
  • Va bene, lo dirò a qualcuno se può farti stare più serena. Adesso possiamo andarcene da qui?
  • Io vado  a casa
  • Vieni da me
  • Non mi va Arizona, ho bisogno di rimanere da sola
Nonostante Amelia avesse voluto stringere tra le braccia la sua compagna, se ne andò senza aggiungere altro. Aveva bisogno di capire come aveva fatto a cadere così in basso per una donna che non le stava dimostrando nulla. Sapeva che Arizona tenesse a lei, sapeva che il desiderio di vivere la loro storia era reale, ma aveva bisogno che glielo dimostrasse, altrimenti rischiava di diventare una situazione a senso unico. Arrivata a casa, in salotto trovò Meredith che dormiva sul divano. Non voleva svegliarla, probabilmente era rimasta sveglia in attesa di notizie da Derek. Amelia prese una coperta lì vicino e gliela mise addosso.
  • Amelia
  • Ehi scusami, non volevo svegliarti, ma saresti morta di freddo
  • Grazie
  • Notizie da Derek?
  • Si, è arrivato
  • Hai preso la decisione giusta
  • Ha fatto tutto lui, io ho dovuto solo lasciarlo libero
  • I bambini come stanno?
  • Bene, sono ancora piccoli per capire
  • Callie dov’è?
  • Sta dormendo
  • Sai, stavo pensando di cambiare casa
  • Perché? Qui non stai Bene?
  • Certo, ma ho altre esigenze
  • Arizona?
  • Che c’entra?
  • So di voi due
  • Te lo ha detto Derek?
  • Derek non mi ha detto niente, pensavo non lo sapesse
  • Mi ha scoperta stamattina mentre uscivo di casa con Arizona
  • Ha dormito qui?
  • Si, ma non lo abbiamo fatto apposta, siamo crollate. Sei arrabbiata?
  • Callie è mia amica
  • Lo so, non abbiamo detto niente a nessuno, non siamo sicure neanche noi di quello che vogliamo, è tutto molto difficile
  • Devo dirglielo
  • Non farlo, ti prego. Succederebbe un putiferio e poi spetta ad Arizona farlo.
  • Cosa provi per lei?
  • La amo. Sembra una pazzia, ma è così e mi fa paura, perché è un amore che mi distrugge, un amore che mi rende debole
  • Ti conosco poco, Amelia e tra di noi non è mai corso buon sangue, ma sei mia cognata, la sorella di mio marito e nonostante io non abbia mai avuto una famiglia, adesso so cosa vuol dire avere accanto delle persone che amo e che mi amano, quindi vi do del tempo, ma poi lo dirò a Callie
  • Grazie, davvero. Significa molto per me
  • Mi stavi dicendo della casa
  • Si, ma non mi va di lasciarti sola
  • Non sono sola, c’è Callie
  • Prima o poi se ne andrà
  • Ci penserò quando sarà il momento. Vivi la tua vita, ne hai bisogno
Una volta  a letto, Amelia ripensò a ciò che le aveva detto Meredith. Era vero, non si erano mai capite fino in fondo, ma sapevano quando sotterrare l’ascia di guerra. Prima di addormentarsi prese il telefono e controllò se qualcuno l’avesse chiamata. In realtà sperava che Arizona le avesse scritto qualcosa o che la chiamasse. Le sue aspettative furono deluse: Arizona non si era fatta viva. Decise di cercare di prendere sonno, toccava alla sua compagna fare un passo verso di lei se davvero pensava di voler passare la vita  insieme.
  • Buongiorno dott.ssa Shepherd, oggi cosa abbiamo?
  • Edwards, di nuovo con me? Cosa ti avevo detto?
  • Lo so, ma adesso che è primario avrà interventi ancora più interessanti e non voglio perdermeli
  • Lo sai vero che se stai sempre con me non concluderai mai la specializzazione?
  • Ho ancora del tempo, mi faccia stare con lei oggi
  • Va Bene, vieni con me
Amelia quella mattina aveva un consulto richiesto da un paziente che era stato ricoverato il giorno prima. Amelia aveva accettato di eseguire l’intervento, ma avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di Callie.
  • Come vorresti intervenire? -Callie e Amelia, dopo aver visitato il paziente si ritrovarono nello studio della prima per discutere sul piano operatorio. Il paziente aveva scoperto di avere un sarcoma intraosseo con metastasi al cervello. Il paziente, Erik, si era sottoposto a cicli di chemio e radioterapia in un altro ospedale di Seattle ma quando i medici gli avevano annunciato che non c’era più niente da fare non si era dato per vinto e aveva iniziato a cercare i migliori chirurghi del paese.
  • Io direi di intervenire prima sulla gamba e poi ti lascio via libera
  • Dovrà sottoporsi a due interventi troppo lunghi, non è abbastanza forte
  • E cosa vorresti fare?
  • Interveniamo insieme
  • Due interventi in uno? Non sarà comunque troppo stressante?
  • Si, ma sicuramente meno di due interventi separati
  • Va Bene, pensi di toglierlo tutto?
  • Dalle immagini non riesco a capire bene, lo capirò una volta che lo avrò davanti. Tu invece?
  • Si sono abbastanza sicura
Le due donne, dopo aver studiato come intervenire, si diedero appuntamento di li a un’ora. Amelia era agitata non solo per l’operazione; trascorrere molte ore nella stessa sala operatoria dell’ex moglie della sua compagna non era il massimo.
Un’ora dopo erano entrambe pronte ad intervenire
  • Meredith mi ha detto che cerchi una nuova casa?
  • Già te lo ha detto? Ancora è tutto da vedere
  • Se lo fai per me cercherò subito una casa
  • Non lo faccio per te, lo faccio per me. Ho bisogno di una mia indipendenza e soprattutto ora che Derek è partito non mi sento a mio agio con Meredith
  • Ma è tua cognata
  • Lo so, ma non andiamo molto d’accordo, come avrai visto e come ti avrà già detto lei
  • Comunque sto cercando di far pace con Arizona
  • Perché lo fai?
  • Ma che domande Sono? La amo.
  • Glielo hai detto?
  • Si, ma lei non ne vuole più sapere, ho paura abbia un’altra. Tu ne sai qualcosa?
  • Io??? Perché dovrei? Ci vediamo solo qui a lavoro
  • Pensavi ti avesse parlato di qualcosa
  • Ci conosciamo troppo poco suppongo
  • Già, probabile. Dannazione
  • Che succede?
  • Non posso ripulire per Bene, ha bisogno  di un trapianto osseo se non vuole perdere la gamba
  • Merda e ora che fai?
  • Richiudo e preparo l’osso da trapiantare. A te come va?
  • Ho fatto. Tolto tutto. Richiediamo allora. A quanto pare dovrà subire un altro intervento
  • Spero ce la faccia. Amelia?
  • Dimmi
  • Tu non stai con Arizona, vero?
Amelia e Callie erano appena uscite dalla sala operatoria ed ora erano una di fronte all’altra. Callie era troppo intelligente per credere alle bugie di Amelia ed ora l’aveva messa alle strette. Dire di nuovo una bugia sarebbe stato da vigliacchi, ma se le avesse detto la verità Arizona l’avrebbe odiata.
  • Mi dispiace Callie
  • Ti dispiace per cosa?
  • Io e Arizona ci frequentiamo
  • Da quando?
  • Che importanza ha?
  • Dimmelo!
  • Da prima che ti lasciasse, ma siamo state insieme solo una volta, dopodiché ha preso la decisione
  • Allora ho fatto bene a darti quel pugno e Dio sola chi mi sta reggendo per non dartene un altro
  • Non prendertela con Lei, sei vuoi picchiarmi fallo pure, ma non prendertela con Arizona
  • E sentiamo, chi altro lo sapeva?
  • Nessuno
  • Brave, davvero brave. Ora capisco il motivo della tua voglia di indipendenza. Non avresti mai potuto portare la mia ex moglie nella casa in cui vivo anche io
  • Callie, il vostro matrimonio era finito da tempo, Arizona non era più felice
  • E tu saresti la causa della sua felicità? Una drogata?
  • Sono pulita, da anni
  • Rimani pur sempre una drogata
 
  • Cosa sta succedendo qui dentro? Vi sentite da fuori – Arizona entrò nella stanza in cui erano Amelia e Callie e guardò prima l’una poi l’altra
  • Ecco la tua fidanzatina, ti è venuta a salvare – Amelia e Arizona si guardarono negli occhi. La mora capì dallo sguardo della bionda di essere nei guai.
  • Sai tutto, vero?

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Proteggersi ***


Amelia, Arizona e Callie erano nell’anticamera della sala operatoria. Tutte e tre si strofinavano le mani per il nervosismo, tutte e tre passavano il loro peso da una gamba all’altra, ma i loro visi esprimevano tre diverse emozioni. Callie era visibilmente furiosa, Arizona imbarazzata, mentre Amelia forse non sapeva neanche lei cosa stesse provando; l’ex moglie della sua compagna l’aveva messa di fronte ad una scelta e in quel momento avrebbe tanto voluto che avesse optato per una bugia. In fondo lei e Callie non erano amiche, si erano odiate sin dal primo giorno, eppure non era riuscita a mentire.
Callie: Si, Arizona, Amelia mi ha detto tutto
Arizona: Mi dispiace, avevamo deciso di aspettare per dirtelo
Callie: Aspettare cosa? Che lo venissi a scoprire forse?
Arizona: No, che le cose tra me e lei si stabilizzassero
Callie: Fate sul serio quindi?
Arizona: Io si
Per tutto il tempo Amelia era rimasta a guardare la discussione tra le due donne. Non sapeva se intervenire, non sapeva se Arizona era arrabbiata con lei per ciò che aveva fatto; l’unica cosa di cui era sicura era che in quel momento il suo corpo era stato invaso da un senso di leggerezza. Finalmente Callie sapeva la verità e forse le cose con Arizona finalmente sarebbero potute andare meglio.
Mentre vagava con la mente, Amelia non si accorse di avere gli occhi delle due puntati su di lei.
Amelia: Devo dire qualcosa?
Arizona: Beh, ho appena detto alla mia ex moglie che faccio sul serio con te, mi aspetterei che anche tu dicessi la stessa cosa
Amelia: Scusami – Amelia si avvicinò maggiormente alla bionda e passandole un braccio attorno alla vita confermò ciò che Arizona aveva detto poco prima a Callie – anche io faccio sul serio. Non volevamo far soffrire nessuno, ma è successo
Callie: Davvero bel quadretto. Mi fate venire il voltastomaco
Arizona: Mi dispiace, Callie
Callie: Smettila di dirlo, perché mi fai infuriare più di quanto già non lo sia. Cosa ho sbagliato con te, Arizona? Eh? Ti ho dato troppo forse? Ti ho amata troppo?
Arizona: Callie, non sei stata l’unica a dare tutto al nostro matrimonio, c’ero anche io e come te ho sofferto e gioito. Ci sono momenti in cui delle cose vengono a mancare
Callie: Tipo cosa? Ancora mi incolpi per la gamba, non è vero?
Arizona: No, non è così, ma ad un certo punto non ero più me stessa e con Amelia ho ritrovato la vecchia Arizona
Amelia: Ragazze, vi lascio parlare da sole, mi sento fuori luogo
Callie: No, tu rimani qui, non vai da nessuna parte
Arizona: smettila di parlarle così, non ha fatto niente di male
Callie: distruggere una famiglia non è forse un male?
Arizona: Callie, il nostro matrimonio era già finito. Lo sapevo io e lo sapevi anche tu, stavamo andando avanti solo per non far soffrire Sofia. Perché ti ostini a non capire?
Callie: ok finiamola qui. Sono stanca di tutte le tue scuse, di tutti i tuoi sotterfugi, di tutte le bugie che mi hai propinato fino ad ora. Sei libera, Arizona, proprio come volevi tu. Buona fortuna
 
Callie uscì dalla stanza sbattendo la porta, mentre Arizona e Amelia rimasero lì, impalate, ad osservare la porta che ancora tremava per l’urto che aveva appena subìto.
  • Mi dispiace, Arizona, ma aveva capito già tutto e non sono riuscita a mentirle
  • Non fa niente, non sono arrabbiata. Forse è stato meglio così
Amelia passò la mano sulla guancia della sua compagna, per poi posarle un bacio delicato sulle labbra.
  • Hai finito qui?
  • Si, devo firmare alcune cartelle e poi ho da fare alcune cose al pc
  • Tu?
  • Io stavo per andare a pranzo e mi chiedevo se volessi venire con me
  • Va bene, le scartoffie possono aspettare
Una volta arrivate alla mensa dell’ospedale, tutti gli sguardi dei presenti si posarono sulle due donne che erano appena entrate. La voce si era sparsa più velocemente del previsto. Amelia e Arizona presero posto in un tavolo e ordinarono da mangiare.
  • Stai calma, è solo la novità, vedrai che domani già non lo ricorderanno più
Così non fu.
 
Quando il giorno dopo e quello dopo ancora i chiacchiericci e gli sguardi insistenti non davano segno di diminuire, Amelia decise di mettere fine a tutto ciò
  • Che hai intenzione di fare?
  • Vedrai
Quando le due donne quella mattina entrarono in ospedale, si diressero verso le scale. Dopo aver fatto qualche scalino si fermarono e aspettarono che aumentassero le persone in quel punto; d’altronde era una zona di passaggio, quindi prima o poi si sarebbe riempito
  • Spero che tu non voglia fare ciò che mi è appena venuto in mente
  • Può darsi, mi sono stancata
Non appena Amelia constatò che ci fosse la giusta affluenza, con la mano destra prese Arizona per la nuca e la baciò profondamente, lasciando tutti i presenti a bocca aperta
  • Siete contenti? Io e la dott.ssa Robbins stiamo insieme, che vi piaccia o no. Pensate a lavorare piuttosto, invece di pensare alla vita degli altri
In un attimo l’area sotto di loro si svuotò, lasciando solo Meredith, che era appena uscita dall’ascensore
  • Che succede?
  • Nulla, tua cognata ha deciso di risolvere le cose a modo suo
  • Come sempre. Ha funzionato?
  • Lo vedremo presto. Buon lavoro
Amelia salutò Meredith ed infine Arizona, che nonostante facesse finta di essere turbata per ciò che aveva appena fatto, sapeva che le aveva fatto piacere. L’ospedale era il luogo in cui trascorrevano gran parte della loro giornata e mai come in quei giorni era diventato invivibile. Non solo lei, ma anche Arizona era diventata insofferente a tutto quello e sperava che il suo piano avesse funzionato.
Callie, invece, la sera stessa in cui avvenne la discussione, prese le sue cose da Meredith e se ne andò, nonostante la sua amica avesse provato a farle cambiare idea. Erano trascorsi due giorni e Callie ancora non aveva permesso ad Arizona di vedere Sofia, se non per qualche saluto prima e dopo il nido. La bionda ne soffriva e Amelia lo vedeva, ma non riusciva a trovare un modo per risolvere anche quel problema.
  • Mi manca
  • Lo so, prova a parlarle, è anche tua figlia, non può comportarsi così
  • Ho provato, ma non appena mi avvicino se ne va
  • Vuoi che le faccia parlare da Meredith? Magari con lei ragionerà
  • Sono amiche, non starebbe mai dalla mia parte
  • Forse dalla mia si, non andiamo molto d’accordo, ma sono la sua famiglia. Stasera non appena arrivo a casa le parlo
  • Credevo rimanessi a dormire qui
  • Vuoi che rimanga?
  • Si
  • Va bene, le parlerò domani mattina prima di iniziare il turno
Quella notte Arizona ed Amelia dormirono l’una tra le braccia dell’altra. Durante quella notte o l’una o l’altra si svegliò per controllare se stessero ancora nello stesso letto. Non stavano insieme da molto, ma per quello che avevano passato e continuavano a passare pur di stare insieme, avevano un costante bisogno della presenza dell’altra. Erano le 3am quando Amelia si svegliò con l’idea precisa di svegliare anche l’altra.
Arizona stava dormendo in posizione prona e la mora si distese sopra di lei iniziando a cospargerla di baci.
  • Mmm è già ora di svegliarsi?
  • Per te si
Amelia fece voltare la bionda, che iniziò a muoversi sotto di lei
  • Amo svegliarmi con te e soprattutto in questo modo
La mora iniziò a baciare meticolosamente la sua compagna, come a voler segnare il suo corpo come il suo territorio. Ogni bacio ed ogni carezza erano una promessa che faceva a se stessa e alla donna che aveva deciso di avere accanto.
  • Sei troppo dolce
Non appena Arizona pronunciò quella frase, Amelia si poggiò con i gomiti sul materasso e piegando la testa da un lato guardò in modo indagatorio la bionda
  • Troppo nel senso di esagerato o nel senso buono?
  • Mi piace, ma forse a volte sei esageratamente dolce. Lo sai che non mi rompi, vero?
  • Certo che lo so, perché pensi questo?
  • Perché credo che tu non voglia osare per paura di farmi male
  • Scusami
  • Non devi scusarti, è una cosa carina e premurosa, però puoi fare tutto ciò che vuoi, non sono di porcellana
  • Non sono sicura che tu lo voglia
  • Non ne abbiamo mai parlato
  • Vuoi farlo adesso?
  • No, adesso ho bisogno solo della tua sconsiderata dolcezza
Per il resto della notte le due donne fecero l’amore. Amelia sapeva cosa intendeva Arizona e le dava ragione. Sentiva di doverla proteggere, anche se era sicura che ce la facesse da sola; sentiva un senso di protezione e appartenenza che non aveva mai sentito verso nessun altro e anche se da un lato le faceva paura, dall’altro le piaceva molto.
 
  • Meredith! Hai un minuto per me? – la prima cosa che Amelia fece non appena arrivò in ospedale, il mattino seguente, fu andare da sua cognata, con la speranza che potesse accettare la sua richiesta
  • Certo, dimmi
  • Ieri sera stavo parlando con Arizona e le manca Sofia, Callie non le permette di vederla e mi sembra alquanto ingiusto
  • Mi dispiace per lei, ma forse capisco un po’ Callie
  • Perché? Sofia è anche figlia di Arizona
  • Amelia, cos’è che vuoi chiedermi?
  • Potresti parlarne con Callie? Cerca di farla ragionare
  • Non può parlarle Arizona?
  • Ci ha provato, in tutti i modi
  • Perché devi mettermi in questa posizione scomoda?
  • Perché sei la mia famiglia, Meredith e vorrei tanto che mi aiutassi
  • Va bene, ci proverò, ma non ti prometto nulla. Stasera torni a casa?
  • Si, ci sarò, Arizona sarà di turno
Le due donne si salutarono e Amelia guardò Meredith andarsene, per poi bloccarsi a metà strada
  • Ti sei dimenticata qualcosa?
  • Belle occhiaie, ti donano, una volta le avevo anche io così
Meredith girò di nuovo le spalle a sua cognata e se ne andò, lasciando Amelia con un sorriso ebete sulle labbra

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Non è colpa tua ***


Dopo aver saluto Meredith, Amelia andò nel suo studio. Aveva molte carte da visionare e firmare ed era la cosa che più odiava di quel lavoro. Era intenta nella lettura di una cartella clinica, quando sentì bussare alla porta.
  • Avanti
Owen apparì davanti ai suoi occhi in uno stato pietoso. Non lo aveva mai visto conciato in quel modo, soprattutto a lavoro dove, essendo il capo, era sempre curato nei minimi dettagli.
Ora, invece, la barba era incolta, il nodo della cravatta lento e il camice sgualcito.
      -      Owen, tutto bene? - Amelia si alzò dalla scrivania e si avvicinò all’uomo.
      -      No non va tutto bene
      -      Lo vedo, guarda come sei conciato
      -      Mi manchi Amelia
Quando l’uomo aprì la bocca, alla donna arrivò un odore acre di alcool
      -      Hai bevuto?
      -      Ieri sera sono andato al bar, ero solo e mi mancavi, così ho iniziato a bere
      -      Lo sai che non risolvi niente in questo modo?
      -      Io voglio te
      -      Ok smettila, stenditi sul divano, per oggi starai qui fino a quando non avrai smaltito
      -      Ho del lavoro da fare
      -      In questo stato non farai proprio niente
Amelia fece stendere l’uomo sul divano e dopo aver spento la luce si chiuse la porta alle spalle.
Non poteva credere che Owen si fosse ridotto in quello stato per lei. Quando l’odore di alcool le era arrivato dritto nel naso, alla donna tornò in mente la sera in cui litigando con Arizona si era rifugiata in un bar. Sapeva bene cosa significava ridursi a brandelli, sapeva bene cosa si provava quando ci si sedeva ad un bancone e non riuscire a smettere di bere e proprio perché conosceva quel mondo fin troppo bene non voleva più averne a che fare.
Il suono del suo telefono la distrasse da quei pensieri: 911 dal pronto soccorso.

     -      Cosa abbiamo?
     -      Maschio, 15 anni, ferita da arma da fuoco, il proiettile è ancora all’interno
     -      Cosa ci faceva un ragazzetto con una pistola? Chiamate subito i genitori e la polizia. Karev dov’è?
     -      Oggi non c’è
     -      Allora chiamate la Robbins
     -      Dott.ssa Shepherd, la Robbins non è di turno
     -      E allora chiamate qualcun altro! Non sono cose che dovrei dirvi io, dannazione! Portiamolo subito in        sala raggi.
Le infermiere seguirono le istruzioni che diede loro Amelia. Il pronto soccorso era sempre in delirio e negli ultimi tempi gli episodi di carenza di personale erano sempre più frequenti; chiunque stesse all’organizzazione dei turni stava facendo un pessimo lavoro. Ripensò a Owen e al fatto che stesse ancora dormendo nel suo studio. Da quando non svolgeva a dovere il suo ruolo? Non sapeva come muoversi, ma avrebbe dovuto fare qualcosa.
     -      Dott.ssa Shepherd, ecco le immagini
Amelia visionò le RX che la Wilson le aveva porto e decise di operare immediatamente
     -      Quale chirurgo pediatrico avete chiamato?
     -      La Robbins, l’unico disponibile era già in sala operatoria
     -      Va bene, non appena arriva mandatela in sala 3
Amelia corse verso la sala operatoria e si preparò ad intervenire. Qualche minuto dopo arrivò anche la sua compagna
    -       Ma cosa è successo?
    -       Un ospedale di questa portata senza chirurghi pediatrici
    -       Qui invece?
    -       Ferita da arma da fuoco, la pallottola è tra L1 e L5, ho paura che rimarrà paralizzato dalla vita in giù, non riesco a muovermi come dovrei
    -        Facciamo il possibile per salvargli la vita. Ma cosa ci faceva con una pistola?
    -      Non ne ho idea, ho fatto chiamare anche la polizia, poi dovrei parlarti di una cosa
    -      Va bene
Tre ore dopo Amelia e Arizona si stavano togliendo il camice e la mascherina. L’operazione era terminata e il ragazzo era ancora vivo, ma come aveva previsto Amelia, sarebbe rimasto paralizzato.
    -      Non è colpa tua
    -      Lo so, ma questa giornata è iniziata malissimo. Mi aspetti nel tuo studio? Vado a parlare con i genitori.
Arizona acconsentì e la mora andò ad informare i genitori del paziente riguardo le sue condizioni.
      -     Buongiorno, sono il chirurgo che ha operato vostro figlio. L’intervento è andato bene, ma purtroppo ci sono alte probabilità che rimanga paralizzato dalla vita in giù. La pallottola era tra le vertebre L1 ed L5, quando è arrivato qui era già troppo tardi
      -      Pallottola? Dott.ssa, come è possibile? Non abbiamo armi in casa
      -      Non so cosa dirle signora. Abbiamo chiamato anche la polizia, dovrete parlare con loro e aspettare che vostro figlio si risvegli
Con questo Amelia si congedò per dirigersi verso lo studio di Arizona. Quando arrivò la trovò seduta dietro la scrivania. Aveva entrambe le mani poggiate sotto il mento come da sostegno e lo sguardo concentrato su una rivista.
       -      Ehi eccoti, cosa hanno detto i familiari?
       -      Non hanno armi in casa, a detta loro, ma se la vedranno con la polizia
       -      Di cosa volevi parlarmi?
       -      Stamattina Owen è venuto nel mio studio, ubriaco e trasandato. L’ho lasciato dormire sul mio divano, ma devo fare qualcosa. Tu sei un componente del board, cosa devo fare secondo te?
       -      Dobbiamo convocare una riunione e dovrai spiegare a tutti la situazione
       -      Non vorrei metterlo nei guai, è il capo ed è colpa mia se è in questo stato
       -      Te lo ha detto lui?
       -      Mi ha detto che non riesce a stare senza di me
       -      Amelia, tu mi stai confidando questa cosa come mia compagna o come dott.ssa?
       -      Come compagna
       -      Allora ti consiglio di parlarne con Meredith. Lei saprà sicuramente cosa fare, lo conosce più di tutti e saprà prendere una decisione. Informala subito, però, prima che succeda qualche altro casino.
       -      Va bene
Amelia si avvicinò alla scrivania di Arizona, prese la cornetta e digitò il numero di sua cognata.
       -      Tu vai a casa, tra poche ore inizierà il tuo turno ed hai fatto più del dovuto
       -      Ora vado, però fammi sapere qualcosa
       -      Certo. Ah, ho parlato con Meredith e mi ha detto che proverà ad aiutarti con Callie
       -      Grazie Amore
Arizona si avvicinò alla sua compagna, che si appoggiò alla scrivania, facendole spazio tra le sue gambe. Stettero così, l’una tra le braccia dell’altra, fino a quando Meredith non entrò nella stanza.
       -      Arizona, che ci fai qui?
       -      Sono dovuta venire per un intervento. Ti dirà tutto Amelia, io vado a casa.
Non appena Arizona uscì dalla stanza Amelia raccontò a Meredith ciò che era successo; di Owen, dei turni, delle sue intenzioni, ma anche di quale sarebbe potuta essere la giusta soluzione.
       -      Vado a parlargli. Ora gli sarà passata la sbronza. Proveremo a ragionare insieme. Non voglio darti la colpa, perché non hai fatto niente di male, ma sapevo che sarebbe andata così. Owen è estremamente fragile, anche se non lo da a vedere.
Anche se Amelia sapeva che non era colpa sua, non riuscì a non sentirsi in colpa. Owen le aveva esplicitamente detto che era andato al bar per cercare di dimenticarla, cosa che aveva fatto anche lei dopo la lite con Arizona. Lei non aveva provato i sentimenti che Owen provava per lei e per questo motivo non riusciva a giudicarlo.
Un’ora dopo Meredith era di nuovo nello studio di Arizona, dove Amelia la stava aspettando.
  • Allora?
  • Ha bisogno di aiuto, di nuovo
  • Di nuovo? Cosa vuol dire?
  • Non ti ha detto che era già stato da una terapista?
  • In realtà no
  • Una volta tornato dalla missione, ha riscontrato un disturbo post traumatico e in questo ci è rientrata anche Cristina. Ci ha lavorato molto e sembrava esserne uscito, ma a quanto pare i fantasmi del passato non se ne vanno facilmente
  • Non sapevo niente. Ci siamo frequentati talmente poco
  • Per questo non do la colpa a te
  • Come faremo con l’ospedale?
  • Convoco subito una riunione del board
  • Grazie Meredith
  • E per cosa?
  • Per l’aiuto che mi stai dando. Non sapevo proprio cosa fare. Ultimamente i guai mi stanno perseguitando
  • Ti capisco. Ora vai, ci penso io a chiamare tutti. Qui farò sicuramente tardi data la situazione. Puoi andare a prendere tu i bambini all’asilo?
  • Certo, nessun problema
 
Concluso il turno Amelia andò a prendere i nipotini al nido e tornò a casa. Fece loro da mangiare e dopo averli messi a letto aspettò che Meredith rientrasse per avere notizie riguardo Owen. Arizona era di turno quella sera, quindi non le avrebbe fatto sapere nulla, ma sperava che le cose stessero andando bene. Nel board c’era anche Callie e dopo il litigio non erano più entrate a stretto contatto, solo nei momenti in cui Arizona cercava di parlare di Sofia. Fino ad allora erano riuscite ad evitarsi molto accuratamente. In quei momenti le mancava terribilmente Derek. Con lui era sempre riuscita a confidarsi, anche su argomenti più difficili. Nonostante Meredith si sforzasse ad aiutarla e a farle capire che per lei ci sarebbe stata, non sarebbe mai stata la stessa cosa.
Meredith rientrò quando ormai era notte fonda.
  • Ehi, avete fatto tardissimo
  • Non è stato semplice
  • Owen era presente?
  • Si
  • E cosa avete deciso?
  • È stato sollevato dall’incarico e sospeso per una settimana, in più abbiamo nominato il nuovo capo ad interim
  • Chi è?
  • Richard, solo perché era l’unico capace di svolgere quel lavoro, ma ha già espresso il suo pensiero a riguardo: non vuole tornare ad essere il capo, quindi presto ne nomineremo un altro
  • Owen che ha detto?
  • Niente, sa che ha sbagliato, sa che non avrebbe dovuto presentarsi a lavoro in questo stato mettendo a repentaglio la vita dei pazienti
  • Ora dov’è?
  • Qui fuori
  • Meredith! Ma sei matta?
  • Devo tenerlo sott’occhio
  • Non avrò mai pace cavolo! Prima Callie, ora Owen
  • Mi dispiace, ma non può rimanere da solo
  • Va bene, me ne vado io allora
  • Non fare la cretina
  • Ma ti sembra normale che lui debba stare sotto lo stesso tetto della donna che lo ha conciato in questo modo?
  • Non è colpa tua!
  • Ma per lui si, quindi vado
  • Ma dove?
  • Da Arizona, passerò in ospedale a farmi dare le chiavi
  • Amelia?
  • Dimmi
  • Mi dispiace, non avevo pensato che avrebbe potuto dar fastidio ad entrambi
  • Lo so, vuoi solo aiutarlo
Amelia prese alcune cose dalla sua camera e uscì di casa. Owen era ancora nell’auto di Meredith in attesa che le desse il via libera. Gli fece un cenno con la mano e una volta salita sulla sua auto mise in moto.
Con Arizona si diede appuntamento nel parcheggio dell’ospedale; aveva sonno e aveva tanto bisogno di riposare
  • Sei scappata di casa?
  • Mia cognata raccoglie randagi per strada, non avrei retto lì dentro
  • Ecco le chiavi
  • Grazie
  • Non preoccuparti per domani mattina, tanto ho il doppione che una volta era di Callie
  • A proposito, come è andata?
  • Come sempre. Mi evita, non vuole parlarmi e va bene così, ma mi manca Sofia, non sai quanto
  • Posso immaginare, vedrai che Meredith le farà cambiare idea
  • Lo spero. Io devo rientrare
  • Vai vai, tanto io ho bisogno di una lunga dormita. Ci vediamo domani mattina
  • Buonanotte
  • Buon lavoro Tesoro
Amelia lasciò un bacio sulle labbra della sua compagna e se ne andò. Quella giornata era iniziata nel peggiore dei modi, ma pensare che avrebbe dormito nel letto di Arizona e che si sarebbe svegliata con lei al suo fianco, le faceva dimenticare tutto quello che era successo fino a quel momento.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Ti amo ***


Quella notte Amelia si svegliò di soprassalto dopo aver fatto un brutto sogno. Il problema di Owen l’aveva destabilizzata più di quanto potesse immaginare. Si voltò verso il posto di Arizona, ma era ancora vuoto. Sapeva che sarebbe tornata solo l’indomani mattina, ma avrebbe voluto averla al suo fianco in quel momento. Si alzò dal letto e andò in cucina a prendere un bicchiere di acqua. Le foto che ritraevano Arizona con Callie erano ormai sparite da tempo e al loro posto ce ne era una che ritraeva loro due. La mora si avvicinò maggiormente: non ricordava di aver scattato quella foto, infatti era del tutto spontanea e dalla angolazione sembrava l’avesse fatta la  bionda. Da quando le aveva chiesto di più, Arizona era cambiata, segno che ad Amelia tenesse molto, anche se ancora non le aveva detto di amarla, cosa che anche Amelia non aveva più fatto. Sapeva che non sarebbe più riuscita a prendere sonno, così si allungò sul divano e iniziò a fare zapping con il telecomando.
  • Ehi Amore
Amelia aprì gli occhi e si ritrovò davanti la sua compagna. Il televisore era ancora acceso, segno che era rimasta addormentata
  • Ehi buongiorno
  • Come mai sei qui?
  • Non riuscivo a dormire
  • Pensi ancora ad Owen?
  • Purtroppo si e penso a quello che ho dovuto passare io, mi dispiace che si sia ridotto così
  • Vedrai che con un po' di aiuto starà meglio, non farti carico anche di questo
  • Lo so, ma non è facile
  • Stasera  potresti andare ad una riunione, è molto che non vai
  • Forse è una buona idea. Come è andato il turno di notte?
  • Tranquillo. Io vado a letto. Vieni con me? È ancora presto per alzarti
Amelia accettò l’invito di Arizona e si addormentarono entrambe. Quando qualche ora dopo la mora si svegliò fu per andare a lavoro.
In ospedale quella mattina girarono molte voci riguardo la sospensione del dott. Hunt e dell’elezione del nuovo capo, ma nessuno sapeva il reale motivo, cosa che rincuorò Amelia. Essere al centro di pettegolezzi non è mai una buona cosa, anche se questi dovessero essere fondati.
Dopo il solito giro di visite, Amelia cercò Meredith sperando di ottenere qualche buona notizia, nonostante fosse passata solo una nottata. Quando la trovò, infatti, non potette dirle nulla di nuovo, a parte che Owen era pentito di ciò che aveva fatto e aveva intenzione di riprendere con le sedute dalla sua analista.
  • Bene! Mi fa piacere, sicuramente lo aiuterà
  • Oggi avremo un’altra riunione del board, te lo ha detto Arizona?
  • No, non ne abbiamo avuto il tempo, a che proposito?
  • Stiamo prendendo in considerazione di eleggere Arizona come prossimo capo di chirurgia, ma in lizza c’è anche Miranda, quindi andremo a votazioni
  • Wow, quindi Arizona ha dato la sua disponibilità?
  • In realtà non lo sa ancora. È ha conoscenza solo della disponibilità di Miranda. Il suo nome lo abbiamo proposto Io, Karev e Callie
  • Callie???
  • Eh già, quindi stasera quando la vedrai non dirle nulla
  • Dubito la vedrò, quando terminerò il turno lei sarà già in riunione
  • Meglio così
Le donne si salutarono ed Amelia tornò a pensare a ciò che sua cognata le avesse appena confessato. Arizona era sicuramente uno dei medici più competenti nello Stato di Washington. Aveva la stima di molti chirurghi pediatrici ed essere nella lista dei chirurghi materno fetali non faceva altro che aumentare la sua stimabilità. Era una donna e un medico davvero in gamba e Amelia non poteva essere che fiera di averla nella sua vita.
Senza che se ne rendesse conto, si ritrovò in pronto soccorso. Non aveva ricevuto nessuna chiamata, ma già che era lì decise di dare una mano alla Kepner. Quello era il primo giorno dopo la sospensione di Owen, ma sembrava che la dott.ssa se la stesse cavando più che bene.
  • Ehi April, hai bisogno di aiuto?
  • Ciao Amelia. Grazie, ma ho quasi finito. Come mai qui?
  • Ho appena finito il giro di visite e il prossimo intervento è tra due ore
  • E poi dicono che essere primario è pesante
Amelia rise alla battuta della rossa. In effetti dopo il primo giorno in cui si era trovata spaesata, poi era proseguito tutto normalmente. Non le pesava affatto avere del lavoro in più. Dopo che ebbe finito di visitare il suo paziente, April si avvicinò ad Amelia bisbigliando e le chiese informazioni su Owen
  • Ma perché parli così?
  • Non voglio farmi sentire dalle infermiere pettegole. Allora? Sai qualcosa?
  • Secondo me dovresti saperne di più tu: tuo marito è proprietario dell’ospedale
  • Mi ha detto solo che ha avuto dei problemi
  • È la verità. Tra una settimana tornerà
  • E riavrà il suo posto?
  • No, ne nomineranno a breve un altro. Ma perché fai queste domande a me? Io non sono neanche nel board
  • Però stai insieme ad Arizona, con cui convivi
  • Io e Arizona non conviviamo, sono andata da lei solo perché Meredith ha ospitato Owen e non mi sembrava il caso di vivere sotto lo stesso tetto
  • Quindi non ti piacerebbe vivere con lei?
  • April? Mi dici perché mi stai facendo tutte queste domande?
  • Mm no no niente, guarda, devi andare sta arrivando un paziente per te
Amelia guardò verso la porta e in effetti c’era un’ambulanza, così decise di preoccuparsi del paziente, anche se ancora non le tornava il motivo per cui April le avesse posto tutte quelle domande. C’era di mezzo anche Arizona, ne era certa.
Dopo essersi accertata che il paziente non avesse bisogno del suo aiuto, decise di andare a prepararsi per l’intervento. Quando entrò trovò di nuovo la Edwards. Il paziente era un bambino di 9 anni al quale bisognava drenare un ematoma subdurale.
  • Edwards, è un semplice ematoma, non ho bisogno di te
  • Lo so, ma non avevo nient’altro da fare
  • Va bene, lavati
Una volta che si fu posizionata dietro il paziente, Amelia iniziò con l’intervento, ma man mano che andava avanti, si accorse che la specializzanda non le toglieva gli occhi di dosso
  • Edwards, sei qui per l’intervento o per me?
  • Scusi dott.ssa, è che mi stavo chiedendo se sapesse qualcosa del dott. Hunt
  • Ha preso un periodo di riposo, è tutto ciò che dovete sapere
  • Ma dott.ssa
  • Niente ma, è tutto. Di queste cose ce ne occupiamo noi
  • Va bene, posso andare?
  • Edwards, mi stai dicendo che sei qui solo per impicciarti?
  • Scusi dott.ssa
  • Vai subito fuori
La specializzanda uscì dalla sala ed Amelia scosse la testa ripensando a quello che era appena successo. Capiva il motivo che spingeva gli specializzandi a voler sapere il più possibile sulle vicende dell’ospedale in cui praticamente vivevano, ma quello era veramente troppo. Amelia concluse l’intervento e dopo aver informato i genitori si rintanò nel suo studio.
Era stesa sul divano quando il portatile sulla sua scrivania la avvisò di una chiamata Skype; si avvicinò e vide la foto di suo fratello lampeggiare sullo schermo. Un sorriso spontaneo le illuminò il viso: era tantissimo che non sentiva Derek e le mancava.
  • Ehi fratellone!
  • Amy, speravo di trovarti
  • Hai avuto fortuna, ho appena finito un intervento
  • Complicato?
  • No, solo un drenaggio di un aneurisma
  • Ti annoia il tuo nuovo ruolo?
  • Assolutamente no. Sono nata per questo
  • Sei proprio una Shepherd
  • Come va con il presidente?
  • Bene, ma mi mancate; mi manchi tu, mi manca mia moglie, ma soprattutto i miei figli
  • Ti stai pentendo della decisione che hai preso?
  • A volte, ma il lavoro che svolgo qui non potrei farlo da nessun’altra parte
  • Stringi i denti
  • Ho saputo di Owen
  • Ti prego, non farmi questa domanda, chiedi a tua moglie, è tutta la mattina che do spiegazioni
  • Chiedono a te perché sanno della vostra relazione
  • Durata solo una settimana e finita male, quindi dovrebbero girare alla larga da me. Ieri non hai partecipato alla riunione in video conferenza?
  • Non ho potuto
  • Comunque chiama Meredith, perché lo sta ospitando a casa vostra, quindi sa sicuramente come vanno le cose
  • Davvero? Quindi vivi sotto lo stesso tetto del tuo ex?
  • Ma sei matto? Mi sono trasferita da Arizona
  • Wow, fate proprio sul serio! Già convivete
  • Non conviviamo, è solo per il momento
  • Sarebbe così male?
  • Non lo so, non ci ho mai pensato. Ho troppi pensieri per la testa
  • Owen?
  • Si, mi dispiace che stia così
  • Non è colpa tua. Owen purtroppo credo non si sia mai ripreso del tutto. Non colpevolizzarti
  • Grazie Derek, mi ha fatto piacere vederti e sentirti
  • Anche a me
  • Chiama tua moglie
  • Si capo
I due fratelli si salutarono, con la promessa di sentirsi più spesso.
Quando quella sera Amelia tornò a casa, come aveva previsto non trovò Arizona. Le mancava. Era tutto il giorno che non la vedeva, si erano scambiate solo qualche messaggio, ma non le bastava. Non era la prima volta che non si incontrassero a causa dei turni che non combaciavano, anche se questi capitavano molto di rado, ma in quel momento iniziò a pensare realmente ad una probabile convivenza. Sarebbe stato un passo decisamente importante, non solo per lei, ma in quel momento sentiva di volerlo fare. Come aveva promesso quella mattina alla sua compagna, dopo aver cenato si recò ad una riunione degli alcolisti. Da quando stava con Arizona aveva cercato di eliminarle dai suoi programmi, non per pigrizia, bensì perché non ne sentiva più il bisogno. Molte volte aveva partecipato a quelle riunioni per sentirsi ascoltata e in qualche modo voluta bene, ma da quando quella donna era entrata nella sua vita il suo cuore si era riempito.
Parcheggiò l’auto nel solito posto, ma non scese. Nonostante l’avesse promesso ad Arizona, non voleva entrare in quella stanza, qualcosa la frenava. Non era quello il posto che l’avrebbe fatta sentire meglio; circa 15min dopo stava parcheggiando davanti la casa di Meredith. Doveva parlare con Owen, era l’unica cosa che le avrebbe tolto il peso che sentiva sul petto. Suonò il campanello e quando la porta si aprì trovo davanti a sé la babysitter
  • Buonasera, sono Amelia, la cognata di Meredith
  • Salve, so benissimo chi è. La signora Shepherd mi aveva informato che sarebbe potuta passere
  • Ah si?
  • Si. Il dott. Hunt è di la con i bambini
  • Grazie, vado allora
Meredith la conosceva più di quanto potesse immaginare. Sapeva che sarebbe passata lì per accertarsi che Owen stesse bene; sapeva che fino a quando non l’avesse visto con i suoi occhi non si sarebbe data pace e così era stato. Sorrise tra sé e sé e quando si trovò davanti la porta della camera dei bambini sentì provenire dall’interno delle risate. Owen era sempre stato bravo con i bambini, ci sapeva fare e molte volte le aveva confidato la volontà di volere una grande famiglia, ma anche che fino ad allora nessuna donna gli aveva potuto dare ciò che desiderava. Amelia per un breve periodo aveva pensato a questa volontà, per poi svanire nel nulla quando tra lei e Arizona le cose iniziarono a farsi più serie.
  • Ciao ziaaa! -  non appena i nipotini videro Amelia sulla porta, le corsero incontro per abbracciarla.
  • Ehi! State facendo impazzire Owen?
  • No zia, stiamo giocando insieme
  • Lo so, vi sentivo. Che ne dite se continuate da soli? Io e Owen dobbiamo parlare
  • Va bene zia
I bambini si allontanarono dalla donna e l’uomo uscì dalla stanza seguendo Amelia.
  • Ciao
  • Come stai?
  • Meglio, grazie. Avrei voluto scusarmi per il mio comportamento, ma mi vergognavo
  • Non devi, può succedere a tutti di avere un periodo negativo. Hai di fronte l’esempio lampante
  • Proprio perché ne hai passate molte non sarei dovuto venire da te e darti la colpa di ciò che ho fatto
  • Mi dispiace che tra noi sia finita, ma non pensavo potessi prenderla così
  • Neanche io, ma l’analista mi farà sicuramente bene
  • Mi fa piacere trovarti così, sai? Ero in pensiero
  • A me fa piacere che tu sia passata e mi dispiace aver invaso la tua casa
  • Meredith è la persona giusta per questo momento ed è casa sua, quindi va bene così
La mora guardò velocemente l’orologio al suo polso e si accorse di aver fatto più tardi del dovuto
  • Scusami, devo andare
  • Certo, capisco. Grazie ancora
Quando Amelia arrivò a casa di Arizona, trovò già la macchina della bionda parcheggiata. Quando entrò la trovò già a letto
  • Ehi, stai dormendo?
  • No, ti stavo aspettando
Amelia si spogliò e si accoccolò accanto alla sua compagna. Inspirò profondamente il suo profumo: sapeva sempre di buono. La fece voltare per poi darle un dolce bacio sulle labbra.
  • Mi sei mancata oggi
  • Anche a me
  • Come è andata la riunione?
  • Mi hanno proposto come capo di chirurgia
  • Wow! È stupendo. Siamo felici, giusto?
  • Certo, ma non me lo aspettavo. Il mio nome è stato proposto anche da Callie
  • Che le cose siano andate male privatamente non vuol dire che debbano farlo anche nel lavoro
  • Lo so, ma mi ha spiazzata
  • Qual è l’altro nome?
  • Miranda, quindi penso che perderò
  • Ehi ehi, da quando hai così poca stima di te? Sei tra i medici più competenti dello Stato, quindi lo meriti più di chiunque altro. Cosa dovrai fare?
  • Prepareremo una relazione, la discuteremo davanti al board e prenderanno una decisione
  • Quando avverrà questo?
  • Tra una settimana. Tu sei andata alla riunione?
  • In realtà no. Sono andata a trovare Owen
  • Me lo avevi promesso
  • Lo so, ma avevo bisogno di vederlo e mi ha fatto stare meglio; più di quanto avrebbe fatto una riunione
  • Non voglio che però le elimini
  • Dovresti essere contenta del fatto che non ne abbia più bisogno
  • Si ha sempre bisogno di sostegno
  • Io ce l’ho, da parte tua. Non mi sono mai sentita così bene. È difficile da credere?
  • Scusami, è che ti amo troppo per vederti stare male
  • Cosa hai detto?
  • Che non voglio che tu stia male
  • No, prima
  • Ti amo
  • Davvero?
  • Si, Amelia. Ti amo con tutto il cuore, ti amo con ogni centimetro del mio corpo. Quando non sono con te mi manchi e quando sono con te vorrei che non te ne andassi mai
  • Ti amo anche io e non vedevo l’ora di sentirlo uscire da questa bellissima bocca
Amelia si avvicinò ad Arizona e iniziò a baciarla, prima dolcemente, poi sempre con più foga. Entrambe avevano bisogno l’una dell’altra. Avevano bisogno di sentire le unghie scalfire la loro pelle, avevano bisogno della pelle che toccava quella dell’altra, avevano bisogno che le loro labbra entrassero in contatto. Quella notte si amarono come mai avevano fatto fino ad allora. Amelia era felice. La sua donna le aveva confessato di amarla e non c’era cosa più bella al mondo.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Non scherzare con il fuoco ***


  • Buongiorno Amore
  • Buongiorno anche a te – Amelia si strofinò gli occhi assonnati con entrambe le mani e poi si
avvicinò alla sua compagna per catturarle le labbra in un bacio
  • Dormito bene stanotte?
  • Benissimo
  • Vado a preparare la colazione
  • Aspetta aspetta, ieri sera poi non ti ho più chiesto una cosa
  • Dimmi
  • April ieri mattina ha iniziato a farmi domande su noi due
  • Qual è il problema?
  • È la tua migliore amica, quindi perché chiedere a me? E poi… sembrava stesse indagando
  • Ah io non so nulla – Arizona fece per alzarsi con l’intento di fuggire da quella conversazione pericolosa, ma Amelia lo capì, perché le si parò davanti buttandosi sopra di lei a cavalcioni
  • Non vai da nessuna parte
  • Altrimenti?
  • Potresti pentirtene
  • Ah si? Non ho paura
Arizona cercò di scappare, ma Amelia la bloccò di nuovo. Questa volta portandole le mani sulla sua testa e bloccandole tra le sue
  • Non giocare con il fuoco
  • Una cosa che non sai di me è che io amo il rischio
  • Va bene, allora scappa, vediamo se accetterai le conseguenze
Amelia lasciò libera Arizona e questa ne approfittò per scappare in cucina. Per circa un’ora, in quella casa regnò la pace. Entrambe le donne fecero colazione, per poi andare a prepararsi. Fu quando Amelia vide la sua compagna pronta per uscire che decise di riscattare la sua vendetta. Arizona era in piedi davanti l’armadio della camera da letto, aveva indossato un pantalone classico a sigaretta di colore nero, un top dello stesso colore e uno blazer bordeaux: era stupenda e per un attimo cambiò idea riguardo la vendetta, ma non poteva dargliela vinta, doveva pagare le conseguenze, così le si avvicinò, la prese di peso e la gettò sul letto
  • Ma sei matta?
  • Credi che io mi sia dimenticata di ciò che è successo stamattina?
  • Dai, cosa vuoi sapere?
  • Ora nulla, devi pagare
Amelia si portò sopra la sua compagna e iniziò a toglierle i vestiti. Una volta che la bionda fu completamente nuda sotto di lei, Amelia iniziò a cospargerla di baci, con una meticolosità che alla bionda faceva impazzire; in ogni bacio metteva un’intensità che era dura anche per lei stessa resistere a tutto quello, ma era sicura che in quel modo avrebbe fatto ricordare ad Arizona che con lei sarebbe stato meglio non scherzare. Una volta che la mora ebbe tracciato ogni parte del corpo con le sue labbra e una volta che si fu accertata che Arizona stesse realmente impazzendo, si alzò dal letto, andò nel bagno e chiuse la porta a chiave. In quel momento immaginò il volto della bionda: avrebbe pagato per poterla vedere la sua espressione, soprattutto dopo averla provocata per un tempo quasi infinito.
Amelia si aspettava una reazione da parte della sua compagna, ma questa non arrivò, anzi, quando uscì dalla doccia sentì sbattere la porta della camera da letto: era andata via senza di lei?
Con l’asciugamano ancora addosso, la mora uscì dalla camera, aprì la porta e si sentì sollevare da dietro per poi essere morsa sulla spalla
  • Ahia!
  • Così impari. Io non posso giocare con il fuoco? Neanche tu mia cara e ne avrai la prova stasera quando tornerai da lavoro
Amelia continuò a massaggiarsi la spalla, ma un sorriso le spuntò sulle labbra. Sapeva di aver innescato qualcosa in Arizona ed era proprio quello il suo intento.
  • Vedremo, vado a finire di prepararmi e arrivo
  • Va bene, sbrigati però
Circa 15min dopo le due donne erano in auto dirette in ospedale. Chiacchierarono come se nulla fosse successo, come se ciò che accadesse in quella casa dovesse rimanere lì, in quel quattro mura e forse era proprio questo che faceva funzionare la loro storia.
  • Agitata?
  • Un po’. Oggi avrò la giornata piena e in più vorrei iniziare a scrivere la relazione
  • Sono fiera di te, lo sai?
  • Grazie – Arizona tolse una mano dal volante per poggiarla sulla gamba di Amelia – significa molto per me
Le loro strade si divisero nell’atrio dell’ospedale. Anche se ormai tutti sapevano della loro relazione, avevano deciso di non dare troppo nell’occhio, soprattutto dopo che erano riuscite a smorzare le voci che si erano sparse riguardo la loro relazione.
Amelia non aveva detto nulla ad Arizona, ma quella mattina avrebbe chiesto a Meredith se avesse parlato con Callie. La bionda non le aveva più chiesto nulla a riguardo, ma la mora sapeva che era un pensiero fisso per lei; sua figlia le mancava e niente e nessuno avrebbe mai potuto colmare quel vuoto.
  • Buongiorno Meredith -  la mora trovò sua cognata nella stanza degli strutturati. Si stava cambiando, segno che anche lei fosse appena arrivata. Quando la bionda si voltò verso di lei, però, Amelia percepì qualcosa di diverso nel suo sguardo; qualcosa lo aveva spento
  • Ciao Amelia
  • Tutto bene?
  • Si certo, volevi dirmi qualcosa?
Amelia guardò più insistentemente sua cognata, di modo da farle capire che non avrebbe mollato la presa
  • Ieri sera mi ha chiamata Derek
  • Cosa ha detto?
  • Che gli manchiamo e lui manca a noi
  • Fallo tornare, sei l’unica persona che davvero può
  • Mi odierebbe; non mi guarderebbe più come la donna che ama, ma come la donna che ha spezzato il suo sogno
  • Non essere così dura, probabilmente è ciò che sta aspettando da parte tua
  • Come fai a dirlo?
  • Ieri ha chiamato anche me e l’ho letto nei suoi occhi; cerca un appiglio e lo cerca da parte tua
  • Tu cosa volevi dirmi?
  • Mi prometti che ci penserai?
  • Ci penserò, allora?
  • Hai parlato con Callie?
  • Si, penso di averla convinta. Ha detto che oggi avrebbe cercato Arizona per parlarle
  • Grazie, grazie, grazie -  Amelia si avvicinò a Meredith e la abbracciò
  • Mi stai davvero abbracciando?
  • È troppo strano?
  • Forse un po’ – la bionda, che fino ad allora era rimasta rigida di fronte al gesto di sua cognata, cedette al suo abbraccio – grazie, non sei così male
  • Cognata di poca fede
Amelia vide finalmente spuntare un sorriso sulle labbra di Meredith e ne fu felice. Sapeva che crescere due figli da sola fosse estremamente difficile, ma sapeva anche che sua cognata fosse più forte di quanto lei stessa potesse immaginare.
  • Con Owen come va?
  • Sta decisamente meglio. Se ne andrà non appena terminerà la sua sospensione, se la sua analista lo riterrà opportuno, così potrai tornare a casa. Sempre se vorrai.
  • Perché non dovrei volerlo?
  • State così bene tu ed Arizona, pensavo volessi rimanere a vivere con lei
  • Ci ho pensato, ma non so cosa voglia lei; in quella casa ci ha vissuto con Callie, non sarebbe strano se andassi io?
  • Secondo me lei vorrebbe
  • Te lo ha detto lei?
  • Ok basta domande, devo andare
Con la stessa velocità con cui aveva tagliato il discorso, Meredith uscì dalla stanza, lasciando perplessa Amelia. Il giorno prima April, quella stessa mattina Arizona ed ora Meredith, qualcosa non tornava e aveva intenzione di scoprirlo. I vari interventi portarono via gran parte della sua giornata lavorativa, facendole trovare del tempo per rinfrescarsi in bagno solo nel tardo pomeriggio. Quando aprì la porta del bagno delle donne, di fronte a sé trovò la sua compagna. Non appena la vide le si illuminarono gli occhi.
  • Ehi, non sai quanto sono contenta di vederti
  • Anche io lo sono -  Amelia guardò sotto le porte dei bagni per accertarsi che fossero liberi, per poi stampare sulle labbra di Arizona un lungo bacio
  • Wow
  • Potresti avere di più se solo rispondessi ad una sola domanda
  • Quale domanda?
  • Quella di stamattina su April, soprattutto dopo che Meredith ha praticamente fatto il suo stesso gioco poco fa
  • Io non so nulla – Arizona cercò di superare la sua compagna dirigendosi verso la porta, ma la mora la bloccò per un polso, trascinandola in uno dei bagni e facendo scattare la serratura
  • Cosa hai intenzione di fare?
Amelia non rispose verbalmente alla domanda, ma con un gesto veloce le tolse prima il camice e poi la casacca, lasciandola del tutto senza parole. Incatenò i suoi occhi a quelli della bionda, che ora era diventati quasi completamente neri per l’eccitazione e con tutta la forza che riuscì ad esternare la sbattette contro la porta, facendo uscire un gemito dalla bocca della bionda. Con la lingua tracciò il percorso che dall’incavo del collo portava ai seni, dove rimase a stuzzicarla più del dovuto. Arizona non riusciva a stare ferma, premeva il suo bacino contro quello di Amelia e nonostante l’attrito che si veniva a creare non la lasciasse indifferente, cercò di rimanere lucida. Con la mano destra penetrò nell’intimità della bionda, che non riuscì a soffocare un gemito di piacere
  • Zitta! – detto ciò la mora mise la mano sinistra sulla bocca della bionda per attutire qualsiasi suono. Quando i colpi si fecero più sicuri, la bionda arrivò all’apice del piacere. Amelia la sorresse per la vita per poi aiutarla a rivestirsi – dott.ssa Robbins, spero lei abbia capito con chi ha a che fare
Amelia uscì dal bagno, sicura di aver vinto quella dolce guerra.
 
Quando quella sera le due donne rincasarono, Amelia era ancora sicura del fatto di aver vinto quella “battaglia”, nonostante non avesse ancora ottenuto nessuna risposta alla sua domanda.
  • Cosa vuoi per cena?
Amelia si voltò verso la sua compagna, che ora era davanti ai fornelli e per un attimo fantasticò su una loro probabile convivenza. Era la seconda volta che quel pensiero le balenava alla mente, ma non aveva ancora trovato il coraggio di parlarne con Arizona.
  • Ehi, ci sei?
  • Scusami, va bene qualunque cosa. In realtà non ho molta fame
  • Come mai? Non ti senti bene? -  Arizona si avvicinò alla mora e le posò una mano sulla fronte. Questo gesto fece riempire il cuore di Amelia. Non si era mai sentita amata come le succedeva con Arizona.
  • Sono solo stanca
  • Stai ancora pensando a stamattina? Se vuoi confesserò tutto
  • Ah ah, hai qualcosa da confessare allora – Amelia d’un tratto si riprese davanti a quell’affermazione. Forse finalmente avrebbe ottenuto qualcosa
  • No, non so niente. Te lo volevo dire solo perché mi facevi tenerezza, ma ora non più
  • Ma guardami bene, sono un angioletto in questo momento, i miei occhietti stravedono per te
Amelia cercò di cacciare il suo lato più tenero, bensì a volte si nascondesse molto bene dentro di se e seppur nello sguardo di Arizona avesse visto un lieve cedimento, la bionda si alzò dal divano sbuffando
  • Smettila, se fai così non andiamo d’accordo
  • Perché?
  • Devo ancora vendicarmi per ciò che è successo stamattina e nel pomeriggio in ospedale
  • Allora fallo
  • Non eri stanca?
  • Sono curiosa di sapere cosa ha in serbo la tua mente geniale
  • Non mi va
  • Cosa hai detto? – Amelia si alzò dal divano per avvicinarsi ad Arizona e spingerla contro il tavolo americano della cucina
  • Non mi va più, non possiamo giocare solo perché va a te
  • Ne sei proprio sicura? Non hai avuto abbastanza prove per oggi?
  • Secondo me quella che ancora non ci crede sei tu
Amelia in un attimo si sentì strattonare per il braccio. Arizona la condusse nella camera da letto e quando mollò la presa la vide togliersi la cinta dai passanti del pantalone che indossava
  • Cosa vuoi fare con quella?
Arizona fece stendere Amelia al centro del letto matrimoniale per poi legarle i polsi alla testiera del letto
  • Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Lo hai voluto tu
Amelia sentì la cinta stringersi ai polsi. Le doleva, ma non troppo. Stava per ottenere ciò che aveva innescato lei stessa quella mattina.
  • Amore, aspetta
  • Ti faccio male?
  • No, è che non dobbiamo per forza. So che lo stai facendo solo per dimostrarmi qualcosa, ma io non ne ho bisogno, abbiamo giocato abbastanza per oggi
In quel momento Amelia vide lo sguardo di Arizona addolcirsi.
  • Non dico che non mi piacciano queste cose, ma in questo momento vorrei fare l’amore con te; ti ho desiderata per tutto il giorno e se non vorrai dirmi di April e Meredith va bene lo stesso
  • Dannazione
  • Cosa c’è?
  • Perché sei così?
  • Così come?
  • Così dannatamente dolce e perfetta
  • Non esagerare
  • April e Meredith stanno tastando il terreno per me
  • Riguardo cosa?
  • Per una nostra probabile convivenza
  • E fino ad ora cosa ti hanno detto?
  • Che sei scettica
  • Amore, sono due giorni che penso costantemente a questa cosa. Svegliarmi con te, addormentarmi tra le tue braccia, entrare in una quotidianità tutta nostra
  • Però?
  • Però non in questa casa. Mi dispiace, ma non riesco proprio. So che ci tieni molto, perché è il frutto di tanti sacrifici, qui c’è anche la stanza di Sofia, ma a me ogni angolo di questa casas ricorda te e Callie insieme. Sembra una cosa stupida, ma per me è un passo importantissimo e non mi sento di compierlo se non sono sicura al 100%
  • Cerco di capire Amelia, ma perché comprare una nuova casa, quando sto pagando ancora questa?
  • Non ho detto di comprarla, possiamo andare in affitto per il momento
  • Per poi cambiarla di nuovo? Credevo che cercassi stabilità
  • È vero, ma perché devo vivere nella casa della tua ex moglie? Non riesco
  • È casa mia ora, abbiamo fatto l’amore in questa camera e quasi in ogni altra stanza, non capisco dove sia ora il problema
  • Ok non mi piace il tono della tua voce. Perché ti stai arrabbiando?
  • Scusami, è che amo questa casa e non so se sono pronta a lasciarla
  • È solo una casa
  • Non per me
  • A quanto pare non vogliamo le stesse cose, Arizona
  • A quanto pare no

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Dove sei finito? ***


Amelia e Arizona erano ancora sul letto, l’una di fronte l’altra. La mora guardò le sue mani e si accorse che stavano tremando. Cosa avrebbe dovuto fare ora? Una lacrima scese dalla sua guancia per posarsi proprio sul dorso della mano che ancora guardava insistentemente, come se lì fossero racchiuse tutte le risposte.
  • Amelia… - Arizona cercò di stringere le mani della mora tra le sue, ma non glielo permise -  non scappare, parlami, ti prego. So cosa ti sta passando per la testa
  • Ah si?
  • Si, stai pensando di andartene, di fare le valigie e tornare da Meredith. Domani a lavoro non mi guarderai neanche in faccia e preferirai soffrire piuttosto che affrontare la situazione.
Amelia rimase spiazzata di fronte a quelle parole. Arizona la conosceva molto e sebbene non avesse pensato ancora a cosa fare, era sicura che avrebbe potuto agire proprio in quel modo.
  • Non devi andartene, rimani, fallo per me, fallo per noi. Abbiamo lottato per arrivare fin qui, non ti permetterò di mandare tutto in fumo
La mora non si aspettava tutto quello dalla sua compagna. Si sarebbe aspettata urla, pianti, porte sbattute in faccia, ma non quello. Arizona teneva veramente a lei,  Arizona la amava.
  • Tu cosa farai per me?
  • Proverò a chiudere definitivamente con il passato, ma devi darmi del tempo. Ho rinunciato a molto per essere qui con te, ho bisogno di metabolizzare il tutto. Questa per me non è solo una casa, non sono solo quattro mura con un tetto.
Amelia sapeva a cosa aveva dovuto rinunciato Arizona. Non solo aveva chiuso con sua moglie, ma aveva rinunciato anche a sua figlia, e questa cosa l’aveva devastata. Amelia sapeva di chiederle molto, nonostante non capisse ancora come mai fosse tanto legata a quella casa, ma aveva intenzione di darle del tempo; Arizona ne valeva la pena.
  • Non capisco cosa possa significare per te questa casa, probabilmente perché non ne ho mai avuta una che mi facesse sentire bene, ma ti darò tutto il tempo che vuoi
A quel punto la mora decise di accorciare la distanza che si era creata tra loro due e poggiò le sue labbra su quelle di Arizona. Avevano un sapore diverso, non sapeva definire in che modo
  • Sembra un bacio di addio, Arizona
  • Non lo è, io non vado da nessuna parte
Arizona si distese sul letto e fece segno ad Amelia di poggiare la testa su di lei. La mora potette sentire il cuore della bionda martellarle nel petto. Era agitata anche lei. Nell’ultima ora avevano provato un turbinio di emozioni, che forse solo al mattino seguente avrebbero trovato una spiegazione razionale.
Arizona continuò ad accarezzarle i capelli fino a quando entrambe non si addormentarono.
 
Il giorno seguente, fu per Amelia, un risveglio poco piacevole. Come previsto, non appena aveva aperto gli occhi, le erano tornati in mente tutti gli eventi della sera precedente, come se si fosse svegliata dopo aver preso una sbornia.
Rimase seduta sul letto, con le gambe incrociate, per un tempo quasi infinito.
Quando anche la bionda si svegliò e vide lo sguardo di Amelia, un’espressione ti terrore si dipinse sul suo volto.
  • No, no, no. Amy, guardami
Amelia guardò negli occhi terrorizzati della donna avanti a se e aspettò che questa le dicesse qualcosa.
  • Cosa vedi?
  • La donna che amo, ancora più bella da appena sveglia – Amelia notò il rossore sulle gote di Arizona e sorrise a quella reazione
  • Cosa devo fare per dimostrarti che io voglio te? Andremo a vivere insieme, te lo prometto, ma abbiamo bisogno di tempo, entrambe. Stiamo insieme da poco e fare un passo del genere sarebbe ancora più importante, quindi questo periodo farà riflettere sia me che te
  • Non ci stiamo lasciando, vero?
  • Ehi – Arizona diede una carezza sulla guancia di Amelia – sei così fragile, amore mio. Non ci stiamo lasciando, non potrei mai. Una volta sarei scappata, avrei trovato un modo per fuggire da questa situazione, ma ora no, non ho intenzione di andare da nessuna parte senza di te
Amelia sembrò rincuorata da quelle parole. Arizona era riuscita a stupirla ancora una volta e forse era riuscita davvero a farla riflettere, così decise di cambiare argomento, aveva bisogno di tornare alla normalità.
  • Sai, ieri ho parlato con Meredith riguardo Callie e mi ha detto che l’ha convinta
  • Davvero?
  • Si e mi ha anche detto che Callie ti avrebbe parlato sul da farsi, ma forse non ha avuto tempo, quindi aspettati qualcosa da parte sua
  • Wow, questa si che è una bella notizia. Grazie, se non lo avessi detto a Meredith probabilmente ancora starei cercando di convincerla. Mi chiedo come ci sia riuscita, conoscendo la testa dura
  • Non importa come, l’importante è che ci sia riuscita e che potrai rivedere tua figlia
  • Non vedo l’ora di riabbracciarla
  • Lo so. Hai iniziato con la relazione, poi?
  • Si, ma te la farò leggere solo quando sarà finita
  • Va bene, capo
Entrambe si guardarono negli occhi e scoppiarono in una grande risata. Ad Amelia si alleggerì il peso che aveva dentro di sé e forse aveva proprio ragione Arizona: avevano entrambe bisogno di tempo e poi tutto sarebbe arrivato da sé.
  • Vieni un po’ qui – Amelia fece cenno alla sua compagna di avvicinarsi e la strinse in un abbraccio. Dovette lottare molto per non far scendere le lacrime che minacciavano di uscire già dalla sera precedente, così fece un gran sospiro e si abbandonò totalmente tra le braccia della sua compagna.
  • Andiamo a lavoro?
Amelia si sporse verso il suo comodino, dove aveva poggiato il telefono e controllò l’orario.
  • Abbiamo ancora circa mezz’ora prima di dover uscire di casa, ci facciamo una doccia insieme?
La mora guardò Arizona con uno sguardo tra il dolce e il malizioso, cosa che le riusciva molto bene, perché la sua compagna poche volte era stata capace di reggere il confronto, infatti non se lo fece ripetere due volte.
 
  • Siamo in ritardo, sbrigati! – 40min dopo Amelia era davanti la porta di casa che aspettava impazientemente Arizona. Quella doccia, che poi non era stata solo una doccia, aveva richiesto più tempo del dovuto, così ora sarebbero arrivate entrambe in ritardo al lavoro
  • Eccomi, eccomi – Arizona uscì di fretta dalla porta della camera da letto e prese al volo la borsa che aveva lasciato sul divano
  • Finalmente! – la mora squadrò la sua compagna dalla testa ai piedi e la guardò con fare interrogativo.
  • Perché mi guardi così?
  • Ci metti un’infinità a prepararti
  • Devo essere presentabile, soprattutto ora che sono in lizza per il posto da primario
  • Sei bellissima lo stesso e poi questo profumo che metti mi fa impazzire - prima di mettere in moto l’auto, Amelia si avvicinò all’incavo del collo di Arizona e inspirò profondamente il suo profumo – ora possiamo andare
 
Dopo aver parcheggiato nel suo posto auto, Amelia in lontananza vide Callie in procinto di entrare in ospedale
  • Ehi, guarda, c’è Callie, se vai magari ti parlerà di Sofia
  • Ok scappo allora
  • Ci vediamo a pranzo?
  • Vorrei continuare a scrivere la relazione, ma se verrai nel mio studio possiamo stare un po’ insieme
  • Perfetto, ora vai. Ci vediamo dopo
Amelia stampò un bacio veloce sulle labbra di Arizona per poi vederla camminare velocemente verso l’ingresso dell’ospedale. Amava follemente quella donna; amava il suo modo di curarsi; amava il suo modo di affrontare la vita; amava il suo sorriso soprattutto nei momenti in cui era triste. La sera prima si era abbattuto sopra di loro un tornado, eppure Arizona era riuscita a trarre beneficio anche da questo. Aveva bisogno proprio di una persona come lei nella sua vita e avrebbe difeso la loro storia da tutto e da tutti.
Il suono del suo cellulare la destò da quei pensieri. In pronto soccorso avevano bisogno di lei.
 
  • Dott.ssa Shepherd , si ricorda il ragazzo che ha operato con la Torres? Un tumore intraosseo metastatizzato al cervello?
  • Certo Wilson
  • È di nuovo qui, lamenta dolori acuti alla gamba operata
  • Dannazione, vado subito a visitarlo. La Torres dov’è?
  • In sala operatoria
Amelia corse verso la stanza che Jo Wilson le aveva indicato e iniziò a visitare il ragazzo. A livello neurologico sembrava che non avesse niente che non andasse.
  • La prego dott.ssa, mi aiuti, il dolore mi sta uccidendo
La mora si voltò verso l’infermiera e le indicò la cura da somministrargli e nel frattempo prenotò una tac celebrale, era l’unica cosa che al momento poteva fare.
  • Erik, ti porteremo subito in sala tac per vedere bene cosa sta succedendo. Da quando hai questi dolori?
  • Da sempre. All’inizio mi dicevo che sarebbe passato, ma ora è diventato insopportabile
  • Mi dispiace, cercheremo la causa di tutto questo, te lo prometto
Amelia uscì dalla stanza e ordinò alla Wilson di portarle i risultati non appena sarebbero arrivati; intanto si diresse verso il suo studio in attesa di iniziare il giro visite. Non le era mai capitato un caso del genere e se nella tac non fosse uscito nulla di sospetto non sapeva proprio come far stare meglio il ragazzo.
Mentre era impegnata in uno dei suoi viaggi con la mente, qualcuno bussò alla porta.
  • Avanti
  • Ma sei comoda seduta così?
Non appena Amelia sentì quella voce, scattò dalla sedia come una molla. Derek era tornato.
Corse ad abbracciarlo e rimasero fermi l’uno tra le braccia dell’altra per un po’.
  • Mi dispiace, Amy. Mi dispiace tanto
  • Per cosa?
  • Per essermene andato
  • Ma ora sei qui, sei tornato
  • Solo nel tuo cuore, Amy
  • Ma cosa vuol dire?
Derek non le diede mai una risposta, perché scomparì davanti a lei.
Amelia aprì gli occhi: era stato un sogno. Si era addormentata sulla sedia e le gambe le dolevano. Doveva smetterla di assumere sempre quelle posizioni strane. Sembrava tutto così reale, cosa intendeva suo fratello? Uno strano presentimento la invase e senza pensarci molto inviò un messaggio a Derek. Aspettò che le rispondesse, ma così non accadde. Probabilmente era a lavoro.
Si alzò dalla sedia e iniziò con il giro di visite.
Quando un’ora dopo ebbe terminato e da Derek non aveva ricevuto ancora nessuna risposta, decise di chiamarlo, di nuovo senza alcun risultato
  • Dove diavolo sei?
  • Con chi parla dott.ssa?
  • Wilson, mi hai fatto prendere un colpo
  • Mi scusi, ma sono pronti i risultati della tac
Amelia alzò le immagini verso la luce e come sospettato non c’era nulla
  • Hai chiamato di nuovo la Torres?
  • Si, sta andando a visitarlo proprio ora
  • Perfetto, non appena ha fatto mandala da me
La specializzanda se ne andò e Amelia si rifugiò di nuovo nel suo studio. Il pensiero che Derek non stesse bene la stava opprimendo. Quel sogno l’aveva destabilizzata e il fatto che suo fratello non rispondesse alle sue chiamate non la faceva stare tranquilla
  • Amelia, ho appena visitato Erik – Callie entrò come un uragano nel suo ufficio prendendo Amelia di sorpresa – scusami, avrei dovuto bussare
  • Non importa, dimmi
  • Lo sto portando a fare una RX, ma probabilmente c’è stato qualche problema con il trapianto osseo, quindi non appena avrò la conferma opererò
  • Va bene, fammi sapere
Prima che la donna uscisse dalla stanza, però, Amelia la fermò
  • Dimmi
  • Hai parlato con Arizona?
  • Si, ci stiamo organizzando con i turni
  • Grazie
  • Lo faccio per Sofia
  • Lo so, ma so anche che sei una brava persona, altrimenti non avresti mai presentato il nome di Arizona al board
  • La stimo molto, nonostante tutto
  • Arizona lo ha apprezzato. Non siamo padroni dei nostri sentimenti e sono sicura che lei non avrebbe mai voluto ferirti
  • Scusami, ma devo andare
  • Certo, a dopo
Callie uscì dalla porta e Amelia rimase di nuovo da sola. Il primo intervento della giornata lo avrebbe avuto di lì a un’ora, così decise di andare a chiedere a Meredith se avesse avuto notizie da Derek. Non avrebbe voluto allarmarla senza un reale motivo, ma era preoccupata e non si sarebbe data pace fino a quando non avesse avuto la prova che suo fratello stesse bene.
  • April, hai visto Meredith?
  • Penso sia in sala operatoria, perché?
  • Nulla, avevo bisogno di chiederle una cosa
  • Ha iniziato da poco, quindi ci vorrà un po’
  • Dannazione
  • Va tutto bene?
  • Spero di si
Amelia voltò le spalle alla donna e si diresse verso la sala operatoria, mise una mascherina e si avvicinò a sua cognata
  • Amelia, che ci fai qui? Non ti sei neanche lavata
  • Scusami, ma hai sentito Derek oggi?
  • No, perché?
  • Nulla, per sapere
  • Devi dirmi qualcosa?
  • No, tranquilla, puoi continuare ad operare, avevo solo bisogno di chiedergli un parere su un paziente, ma ancora non mi risponde
  • Probabilmente sarà impegnato, riprova stasera alla solita ora
  • Va bene, buona giornata
Amelia uscì dalla sala operatoria, ma non riuscì a tranquillizzarsi. Non era mai stata il tipo di persona  che credeva alle sensazioni, ai sogni premonitori, ma in quel momento sentiva che c’era qualcosa che non andava e quella cosa riguardava suo fratello. Prese il telefono nella tasca del camice e compose di nuovo il numero di Derek. Nessuna risposta.
  • Dove sei finito?

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Derek ***


Ora di pranzo. Amelia e Arizona sono nello studio della bionda. La mora è stesa sul divano in cerca di una soluzione al suo problema, mentre la bionda scrive la sua relazione al portatile e ogni tanto il suo sguardo va a ricadere sulla sua compagna.
  • Amy, mi dici che hai? Sento gli ingranaggi muoversi nella tua testa
  • Sono preoccupata
  • Che succede?
  • Derek non mi risponde da questa mattina e in più ho fatto un sogno
  • Un sogno?
  • Si, era nel mio studio e mi chiedeva di perdonarlo per essersene andato da me
In un attimo Amelia vide Arizona pararsi davanti a lei e accoglierla in un abbraccio
  • Vedrai che starà bene. Di solito a che ora vi sentite?
  • Ci sentiamo raramente, ma l’ultima volta qui erano più o meno le 4pm
  • Ok, allora verso quell’ora proverai a richiamarlo e se non ti risponderà andremo a vedere cosa succede, va bene?
  • Ti sembrerò pazza, ma era tutto così reale
  • Non sei pazza, sei preoccupata. Andiamo a mangiare qualcosa?
  • Non devi finire il tuo lavoro?
  • Continuerò più tardi, hai bisogno di distrarti
Le due donne uscirono dalla stanza per recarsi nella mensa dell’ospedale. Durante il tragitto Amelia percepì degli sguardi posarsi su di loro.
  • Oh andiamo, che avete da guardare?
  • Ci scusi dott.ssa Shepherd -  fu la risposta di un’infermiera prima di scappare via.
Prima di entrare nella mensa, però, qualcuno bloccò entrambe per i polsi. Era Meredith.
  • Mer ma che sta succedendo?
  • Vieni con me, devo parlarti
La mora lasciò la mano di Arizona
  • Amelia, forse è meglio che venga anche lei
  • È successo qualcosa a Derek, vero?
  • Vieni
Amelia, Meredith e Arizona si chiusero nella prima stanza libera che trovarono e Meredith iniziò raccontare tutto
  • Mi hanno chiamata dal Dillard Medicine, un ospedale della zona sub-urbana di Seattle
  • E?
  • Hanno portato lì Derek, questa mattina, ha avuto un incidente stradale
  • Come sta?
  • Le condizioni sono critiche. I bambini sono all’asilo, li prendi tu? Io devo andare da lui
  • E mi lasci qui? Non ci pensare proprio. Mio fratello è in fin di vita in un ospedale mai sentito prima e mi lasci a fare la baby sitter?
  • È mio marito
  • È mio fratello, Meredith! È sangue del mio sangue e andrò da lui!
Amelia uscì dalla stanza per dirigersi verso lo studio, dove prese borsa e chiavi della macchina. Nel frattempo Arizona l’aveva raggiunta.
  • Fammi venire con te
  • Devo andare da sola
  • Amelia, non sai cosa troverai, non ti lascerò guidare in questo stato
La mora si avvicinò lentamente alla sua compagna e le prese le mani per stringerle alle sue
  • Prenderò un taxi, ma tu devi rimanere qui, hai del lavoro da fare
  • Promettimi che mi chiamerai appena sarai arrivata
  • Te lo prometto
Amelia uscì dalla stanza, chiamò un taxi e corse verso la stanza degli strutturati, dove trovò Meredith
  • Allora? Vieni con me? Ho chiamato un taxi
  • Si, finisco di prepararmi e vengo, ma devo trovare qualcuno che pensi ai bambini
  • Dillo ad Arizona, le farà piacere
Circa mezz’ora dopo Amelia e Meredith erano in taxi. La mente della mora era ancora in subbuglio, non aveva ancora realizzato ciò che stesse succedendo e per un attimo si pentì di aver lasciato Arizona a Seattle.
Si voltò verso sua cognata, aveva lo sguardo perso. Avrebbe voluto dirle qualcosa, ma nessuna delle parole che le vennero in mente l’avrebbero aiutata. Come previsto, Arizona aveva accettato di tenere i bambini con sé ed Amelia le fu grata. Sapeva che avrebbe tanto voluto starle accanto in quel momento, ma non avrebbe potuto fare nulla lì.
 
Circa due ore dopo le due donne arrivarono in ospedale. Amelia rimase impietrita davanti l’ingresso del pronto soccorso; una volta varcata la soglia sarebbe venuta a conoscenza della realtà dei fatti e non sapeva se ne fosse pronta.
  • Andiamo – Meredith le fece cenno di entrare e così fecero.
Ad accoglierle trovarono un’infermiera, che le accompagnò dal chirurgo che si era occupato di Derek.
  • Quando è arrivato qui le sue condizioni erano gravi, riportava un grave trauma cranico e un’emorragia interna. Abbiamo convenuto di effettuare prima una tac, che ha evidenziato un copioso ematoma sub-durale. Ho eseguito personalmente l’intervento al cervello ed è andato tutto bene, ma non sappiamo se e come si sveglierà. Mi dispiace
  • Voglio vederlo - Quando Amelia entrò in terapia intensiva, i tubi, il suono delle macchine, gli ematomi sul viso del fratello, le fecero venire una fitta al petto. Si avvicinò e poggiò la sua mano su quella di suo fratello, era calda e delle lacrime iniziarono a rigarle il viso
  • Non lasciarmi Derek, ti prego, rimani con me. Se te ne vai tu se ne andrà anche un pezzo di me
  • Amelia – Meredith arrivò alle sue spalle
  • Voglio portarlo a Seattle
  • Non è abbastanza stabile
  • Voglio portarlo a Seattle
  • Non può, Amelia, guardami
La mora alzò lo sguardo verso quello di sua cognata: anche lei stava piangendo.
  • Cosa dobbiamo fare?
  • Aspettiamo che si stabilizzi e poi lo porteremo a Seattle
  • Devo chiamare Arizona
  • Vai, rimango io con lui
Amelia uscì dalla stanza e cercò di tranquillizzarsi prima di digitare il numero della sua compagna.
  • Pronto Amy? Come sta Derek?
  • Ci sono tubi, fili, macchine, lividi
  • Amore, cosa hanno detto i medici?
  • Ematoma sub-durale, emorragia interna
La mora, da quando era venuta a conoscenza dell’incidente di suo fratello, non era più riuscita a formulare una frase di senso compiuto; era in stato di shock dal quale non riusciva a riprendersi.
  • Vengo lì
  • No, pensa ai bambini. Lo porteremo a Seattle
  • È abbastanza stabile?
  • Lo sarà
Amelia chiuse la comunicazione con Arizona e si sedette su una delle sedie della sala d’aspetto. Lei e Derek avevano sempre avuto un rapporto particolare; non era mai stato il tipico rapporto tra fratelli, era molto di più ed entrambi lo avevano sempre saputo, nonostante avessero altre sorelle. Il filo che legava l’uno all’altra era indissolubile. Nonostante i litigi che avevano caratterizzato il loro rapporto, entrambi sapevano che avrebbero sempre potuto contare l’uno sull’altra e viceversa. Ora Derek era attaccato ad una macchina e Amelia si sentiva morire dentro, impotente davanti a quella situazione.
Pochi minuti dopo anche Meredith si sedette accanto a lei.
  • Mi dispiace per prima
  • Non preoccuparti
  • Dico davvero. Derek tiene davvero molto a te
  • Sono sua sorella
  • Non è solo per quello, vi lega qualcosa di più ed io solo ora lo capisco, quindi scusa per prima
  • Accetto le tue scuse allora. Voglio riportarlo a casa, voglio fare qualcosa per lui, non ho intenzione di rimanere a guardare
  • Lo so, domani mattina lo porteremo a casa. Faremo anche l’impossibile
 
Derek superò la notte e come accordato con i medici del Dillard, Amelia e Meredith lo riportarono a casa. Quando arrivarono al Grey Sloan, tutti i loro amici erano lì ad aspettarlo. Iniziarono a eseguirgli tutti i possibili esami, ma man mano che andavano avanti e gli esiti erano negativi, le loro speranze iniziavano a sfumare davanti ai loro occhi.
Derek era stabile, ma non si svegliava e nell’ospedale, da quel giorno,  si iniziò a respirare una tensione palpabile a chiunque.
Amelia passò tutti i suoi casi ad un altro neurochirurgo; dal giorno dell’incidente non aveva più toccato un bisturi, mentre Meredith si buttò a capofitto nel lavoro, come era solita fare.
 
Era la mattina dell’assegnazione del posto di Primario di chirurgia e Arizona era visibilmente agitata. Amelia ascoltava il suo discorso, anche se con la mente era da tutt’altra parte. Dal giorno dell’incidente, anche il loro rapporto aveva subìto dei cambiamenti visibili; Amelia viveva nella stanza di suo fratello e Arizona poche volte era riuscita a convincerla a tornare a casa.
  • Amelia, mi stai ascoltando?
  • Scusami, non ci sono con la testa
  • Me ne sono resa conto
Arizona era offesa e Amelia se ne accorse, così le andò vicino e le stampò un lieve bacio sulle labbra
  • Torna da me
  • Sono qui
  • Non è vero. Da quando Derek ha avuto l’incidente non ci sei più
  • Sono preoccupata, è così strano?
  • Sarebbe strano il contrario, ma sto cercando di starti accanto e se continui così finirai per impazzire. Da quando non operi? Da quando non vai ad una riunione?
  • Sei un disco rotto, Arizona! Mio fratello è in coma! Cosa vuoi che me ne importi del lavoro, oppure di quelle stupide riunioni
  • Il lavoro è la tua vita, ti ha salvata quando intorno a te stava andando tutto in malora. Se non avessi veramente amato la neurochirurgia, a quest’ora non staresti qui
  • Scusami
  • Non devi scusarti, ma devi capire che io ci sono per te
  • Lo so. Buona fortuna per oggi, anche se so che non ne avrai bisogno
 
Anche quella mattina Amelia andò in ospedale a trovare Derek. Entrò nella sua stanza, lo salutò con un bacio sulla fronte e iniziò a parlargli di ciò che era successo nelle ultime ore.
  • Sai, con Arizona sto incasinando le cose. Ha una grande pazienza quella donna e non sono sicura di meritarla; non le sono stata abbastanza accanto. Mi manchi fratellone e voglio che torni da me
Un lieve bussare fece trasalire la donna. Owen era proprio dietro di lei
  • Ehi, non volevo disturbarti, ma volevo salutare Derek
  • Entra, stavo per andare. Sei tornato a lavoro?
  • Ancora no, ma manca poco e finalmente potrò lasciare anche casa di Meredith
  • I bambini sono un terremoto, eh?
  • Sono adorabili, ma in questo periodo ha bisogno dei suoi spazzi e anche io. Ora sto meglio, le sedute dall’analista vanno bene e non vedo l’ora di poter tornare a lavorare
  • Sono contenta per te, sai? È sempre dura ricominciare
Amelia si alzò dalla sedia per poter lasciare Owen con suo fratello ed uscì dalla stanza. Guardò l’orologio: la riunione del board era appena iniziata. Si sentiva in colpa per non essere stata capace di stare accanto alla sua compagna, si sentiva in colpa per non averla sostenuta quanto avrebbe dovuto e in cuor suo sperava che non fosse troppo tardi per rimediare.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Speranza ***


Amelia e Arizona si erano date appuntamento nello studio della bionda per la fine della riunione del board. La mora era in ansia, era da più di mezz’ora che aspettava e Arizona ancora non le aveva fatto sapere nulla. Dopo aver lasciato Owen da Derek non era più andata a trovare suo fratello; aveva bisogno di dedicare del tempo alla sua compagna, qualsiasi risultato avesse ottenuto.
Amelia era seduta di spalle alla porta, quando questa si aprì per far entrare Arizona.
  • Eccomi
La mora si voltò e squadrando la donna avanti a sé cercò di leggere il suo sguardo, ma non ci riuscì. Quando voleva Arizona sapeva bene come nascondere le emozioni.
  • Allora? Come è andata?
  • Niente, hanno dato il posto a Miranda
  • Mi dispiace amore, ero sicura che ce l’avresti fatta – Amelia si avvicinò alla sua compagna e la abbracciò più che potette, ma la bionda la scansò, la guardò dritta negli occhi e dalle labbra iniziò a nascere un grande sorriso
  • Ah ah! Ci hai creduto! Hai davanti a te il nuovo primario di chirurgia del Grey Sloan Memorial Hospital
Amelia rimase pietrificata per l’emozione, Arizona era riuscita ad ottenere il posto. Arizona, la sua compagna era il capo. Con uno slancio si gettò tra le braccia della bionda, che perdendo l’equilibrio andò a finire sul divano alle sue spalle
  • Sei una grande! Sapevo che avresti steso tutti – Amelia si avvicinò alle labbra della bionda e gliele catturò in un bacio
  • Wow, da quanto tempo non mi baciavi in questo modo
  • Lo so e mi dispiace. In questo periodo sono stata una stronza nei tuoi confronti, ma ora sono troppo felice che tu abbia avuto ciò che desideravi
  • Grazie amore. Sei andata a trovare Derek?
  • Si, ma niente di nuovo. Ho lasciato Owen lì
  • A proposito, Richard mi ha detto che sulla scrivania mi ha lasciato le carte per il suo rinserimento, devo andare a firmarle
  • Quando potrà rientrare?
  • Dalla prossima settimana tornerà ad essere dei nostri
  • Mi ha detto anche che tornerà a casa sua, quindi io penso di tornare da Meredith
  • Perché? Non stai bene con me?
  • Certo che sto bene, ma voglio stare accanto a Meredith e voglio aiutarla più che posso con i bambini
  • Non so che dire – Arizona si allontanò da Amelia per andare a sedersi alla sedia dietro la sua scrivania. La mora la raggiunse e le si inginocchiò di fronte, per poterla guardare negli occhi
  • Ti prego, cerca di capire
  • È una settimana che sto cercando di farlo, da quando mi hai detto della casa
  • Anche io non capisco cos’è che ti lega a quella dannata casa
  • Non capisci proprio eh? Quella casa per me ha significato la rinascita; da quella casa è iniziata la mia nuova vita; da quella casa è uscita la nuova Arizona, a prescindere dal fatto che io l’abbia comprata con Callie. E’ così difficile da capire? Mi dispiace che tu non abbia un posto che tu possa chiamare casa, ma io ce l’ho
Amelia rimase immobile dopo le parole strozzate che Arizona aveva faticato a far uscire. Le dispiaceva non essere riuscita a capire fino in fondo ciò che la sua compagna davvero provava verso quella casa; le dispiaceva averla portata fino a quel punto.
  • Sono una stupida, ho pensato solo a me stessa e anche quando ti ho detto che ti avrei dato tutto il tempo per decidere, in realtà è come se non lo avessi fatto
  • Se vuoi andartene, vai pure. Io ora ho da fare. Ah, ti conviene ricominciare ad operare, se Richard non ti ha detto nulla fino ad ora, non credere che ti lascerò fare ciò che vuoi, inizia a riprenderti, Amelia
  • Altrimenti?
  • Altrimenti  nulla, ti sto dando un consiglio. Nella tua vita probabilmente nessuno ti ha mai amata abbastanza, ma è ora che tu ti renda conto che adesso ci sono io
Amelia vide Arizona alzarsi davanti a sé, superarla, per poi uscire dalla stanza, lasciandola sola immersa nei suoi pensieri. Era sempre stata un disastro nelle relazioni e quella era una delle prove lampanti. Amava Arizona, la amava davvero, ma c’era sempre una parte di sé che non riusciva a gestire quel forte sentimento. La durezza con cui Arizona aveva affrontato quel discorso aveva riaperto una ferita che in Amelia non si era mai rimarginata completamente. Arizona lo aveva fatto per il suo bene e lei lo sapeva, ma se da una parte aveva voglia di iniziare qualcosa di più serio con lei, dall’altra non riusciva. La vecchia Amelia continuava ad avere le redini.
La mora decise di accantonare quei pensieri. La sua mente continuava ad essere occupata dalla situazione critica in cui si trovava suo fratello. Era un neurochirurgo, eppure fino ad allora era riuscita a pensare solo da sorella. Formulando quei pensieri arrivò in pronto soccorso. C’era un via vai di pazienti, alcuni gravi, altri meno. Specializzandi e chirurghi correvano da una parte all’altra, mentre lei era lì a guardare la vita scorrerle davanti gli occhi, impotente davanti a tutto quello.
  • Amelia, posso darti un paziente?
La mora si riscosse da quei pensieri e guardò April davanti a sé in attesa di una risposta
  • Cosa?
  • Sei tornata? Posso assegnarti un paziente?
  • N-no. Sono venuta solo a trovare Derek
  • Capisco
April scomparve dalla sua vista così come era arrivata e lasciò Amelia nel punto in cui l’aveva trovata
  • Amelia, che ci fai qui?
  • Meredith, devo parlarti. Hai qualche minuto per me?
  • Consegno il tablet e arrivo. Prendiamo un caffè insieme?
  • Certo, ti aspetto in caffetteria
 
Circa dieci minuti dopo le due donne erano sedute ad un tavolo della caffettiera dell’ospedale.
  • Allora? Cosa volevi dirmi?
  • Voglio fare qualcosa per Derek. Se non si risveglia c’è qualche motivo. Voglio rifare tutte le analisi e tutti gli esami possibili
  • Amelia, abbiamo fatto di tutto e non abbiamo trovato nulla
  • Meredith, non puoi arrenderti; è tuo marito, il padre dei tuoi figli
  • Non voglio sperare di riaverlo con me per poi rimanere delusa
  • Dammi il consenso, ti prego
  • Posso darti il consenso come famigliare, ma non come medico
  • Parlerò con Arizona
La mora fece per alzarsi, ma Meredith la fermò
  • Amelia?
  • Dimmi
  • Prenditi cura di te
Le due rimasero a guardarsi l’una negli occhi dell’altra. Amelia non si aspettava una simile frase da parte di sua cognata, ma sapeva a cosa si riferisse. Meredith aveva continuato a vivere nonostante la situazione, lei invece si era lasciata andare, come era solita fare. Amelia doveva toccare sempre il fondo prima di ricominciare a rivedere la luce, lo aveva sempre fatto e continuava a farlo.
  • Lo farò, ma devo salvare mio fratello
  • Ti darò il consenso, ma stai attenta
  • A cosa?
  • Alla speranza, Amelia, alla speranza
 
Cos’era la speranza? Amelia, nella sua vita, non aveva mai fatto molto affidamento a questa. Era sempre stata una delle persone più scettiche e cupe, nonostante fosse circondata da luce. Solo dopo essersi disintossicata era riuscita a vedere le cose sotto un diverso punto di vista e la speranza era diventata una parte fondamentale della sua vita, soprattutto nella parte lavorativa. Aveva salvato pazienti non solo grazie alla sua bravura, ma a quel qualcosa in più che aveva rispetto agli altri. Meredith, nonostante conoscesse poco della sua vita passata, sapeva anche questo. Amelia non sapeva come, ma sua cognata la capiva e sapeva che se si fosse affidata troppo alla speranza, nel momento in cui avesse constatato che per suo fratello non ci sarebbe stato più niente da fare, ne sarebbe uscita distrutta. Amelia, però, aveva bisogno di crederci.
Arrivò davanti l’ufficio di Arizona. Una targa con il suo nome era già stata affissa alla porta. Bussò con mani tremanti e attese una risposta.
  • Vieni Amelia
La mora entrò e si sedette su una delle poltrone che si trovavano davanti alla grande scrivania. Anche lì sopra c’era una targa con il nome di Arizona e accanto una cornice, la prese: Arizona e Sofia sorridevano davanti l’obiettivo. Erano felici. Da quanto non vedeva quel sorriso sulle labbra della sua compagna?
  • Volevi dirmi qualcosa? – Arizona, che fino ad allora era rimasta a guardare ciò che faceva Amelia, decise di distoglierla dai suoi pensieri
  • Ho bisogno del consenso per poter eseguire ulteriori esami su Derek
  • Che hai intenzione di fare?
  • Salvare mio fratello
  • È in coma da quasi una settimana, pensi ci sia sfuggito qualcosa?
  • Non lo so, ma  non voglio arrendermi
  • E tornerai ad operare?
  • Non lo so, per ora voglio solo salvare Derek
  • Amelia
  • Dammi il consenso, poi parleremo di tutto ciò che vuoi
  • Non posso, sei sua sorella, non possiamo curare i nostri famigliari e lo sai benissimo
  • Non farmi la predica
  • Non lo sto facendo. Esistono queste regole per un motivo
  • Perché lo fai, Arizona?
  • Perché ti amo. Cerca un neurochirurgo di cui tu ti possa fidare e ti darò il consenso
Amelia si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta. Poggiò la mano sulla maniglia, ma prima di aprire la porta si voltò vero Arizona che era ancora seduta dietro la scrivania.
  • Ti amo anche io

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Ciao fratellone ***


Arizona era stata chiara: non avrebbe permesso ad Amelia di eseguire ulteriori esami su Derek, se prima non avesse trovato un altro neurochirurgo a cui affidare il caso. La mora, quindi, dopo la loro conversazione si era rinchiusa nel suo studio a riflettere bene su quale chirurgo affidare la vita di suo fratello. Di chi si fidava così tanto? Nessuno, se non di se stessa e di Derek. Un nome però le venne in mente. Avrebbe chiamato un suo caro amico di Los Angeles. Avevano lavorato insieme per un anno, per poi perdersi di vista, dopo che lui aveva accettato un lavoro in un altro ospedale. In realtà avevano avuto un relazione, sempre se così potevano essere definite le sue storie.
Amelia si avvicinò alla scrivania, ci si sedette sopra e dopo aver alzato la cornetta iniziò a digitare il numero di Thomas.
  • Thomas Harris
  • Ehi Thom, sono Amelia
  • Amelia?
  • Shepherd
  • So chi sei, sono stupito di sentirti. Da quanto tempo
  • Eh già. Sono anni che non ci sentiamo
  • Come stai?
  • È proprio per questo che ti sto chiamando. Mio fratello, Derek, ha avuto un incidente
  • Mi dispiace, cosa posso fare?
  • Potresti venire a Seattle?
  • Farei qualsiasi cosa per te, ma in questo momento sono in Australia
  • Cavolo
  • Mi dispiace Amelia
  • Non preoccuparti, cercherò qualcun altro. Scusa per il disturbo
  • Ma non hai disturbato assolutamente, avrei fatto qualsiasi cosa, se solo avessi potuto
 
Amelia, dopo aver chiuso la comunicazione, fu pervasa da un senso di sconforto.
  • Amy, posso? – Arizona fece capolino e Amelia le fece segno di entrare
  • Come va?
  • E me lo chiedi anche? Non trovo nessuno a cui affidare il caso
  • Mi dispiace, ma anche qui ci sono dei neurochirurghi
  • Dio Arizona, mi fai proprio incazzare
  • Amelia, io non penso che tu sia stupida, ma a volte ti comporti come tale. Devi trovare un neurochirurgo che ti assista negli esami, non devi trovare qualcuno che ti sostituisca. Il tuo nome non deve comparire sulle cartelle
La mora guardò Arizona negli occhi e capì cosa volesse dire. Perché non ci aveva pensato prima?
  • Però non mi farai mai operare, quindi devo comunque trovare qualcuno di cui mi fidi fino a quel punto
  • Non è detto che dovrà essere operato. Non fasciarti la testa prima di rompertela, facciamo un passo alla volta
Amelia ci pensò su, ma alla fine si lasciò convincere da Arizona. Era vero: non sapevano cosa avrebbero trovato, quindi per ora aveva bisogno solo di qualcuno che la assistesse durante gli esami e chiunque in quell’ospedale avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di aiutare Derek.
  • Chi c’è di turno oggi?
  • Parker
  • Bene, vado a chiamarlo. Voglio iniziare subito
Amelia si diresse verso la porta, la aprì, ma poi si ricordò di non aver salutato Arizona, che era rimasta al centro della stanza.
  • Scusami – la mora tornò indietro e lasciò un bacio veloce sulle labbra della bionda
  • Torni stasera a casa?
  • Non so che ora si farà qui
  • Amelia, so che sei preoccupata per tuo fratello e credimi quando ti dico che lo sono anche io, ma avrei tanto voluto festeggiare con te
  • Festeggiare?
  • La promozione
Amelia rimase un attimo a guardare la sua compagna di fronte a sé. Aveva completamente dimenticato che la sua compagna fosse stata appena promossa ed ora era davanti a lei bisognosa di attenzioni, quelle attenzioni che non riceveva da troppo tempo
  • Cercherò di non fare tardi – prima di uscire, Amelia posò di nuovo le sue labbra su quelle di Arizona, per poi chiamare il neurochirurgo che si sarebbe occupato di suo fratello.
 
Come previsto Parker non rifiutò l’aiuto che gli stava chiedendo Amelia, così iniziarono subito con tutte le possibili analisi. Nel frattempo chiamò anche Meredith, che aspettò insieme a lei gli esiti.
  • Non appena Owen se ne andrà tornerò a casa
  • Come mai? Le cose con Arizona non vanno?
  • Non è questo, voglio cercare di darti una mano con i bambini
  • Lo fai per me o per te, Amelia?
  • Cosa vuoi dire?
  • Le cose con Arizona si stanno facendo serie e tu stai cercando una via di fuga?
  • La amo, ma non riesco più ad essere me stessa con lei, oppure la vera me è proprio questa. Ci stiamo allontanando e lei ne sta soffrendo
  • E perché ti comporti così? Se la ami stalle accanto. Derek non vorrebbe questo da te e lo sai benissimo
Le due donne vennero interrotte dal tecnico radiologo. I risultati della tac che avevano eseguito su Derek erano pronti.
  • Bene, andiamo nel mio studio
  • Non dobbiamo chiamare Parker?
  • Ora non ci serve
Meredith e Amelia entrarono nella stanza e una volta che si furono chiuse la porta alle loro spalle iniziarono a visionare le immagini
  • Amelia, io non vedo nulla
  • Aspetta
  • Cavolo
  • Cosa c’è? Hai trovato qualcosa?
  • Guarda qui – Meredith fece segno ad Amelia di guardare verso un punto, che all’apparenza sembrava sprovvisto di dettagli particolari, ma non appena la mora iniziò a guardare più attentamente, un mezzo sorriso le spuntò sul viso -  cos’è secondo te?
  • Infarto celebrale, ha avuto un ictus
  • Dobbiamo chiamare Parker
  • Secondo te sono così stupida da farlo operare da lui? Eseguirò personalmente l’intervento
  • Ne hai già parlato con Arizona?
  • No, ma voglio operare subito
  • Amelia, cerca di riflettere
  • Sei o non sei con me?
  • Certo, farei di tutto per mio marito
  • Perfetto, preparati, operiamo subito
Le due donne si prepararono per l’intervento. Amelia sapeva che non appena Arizona l’avesse scoperta sarebbe andata su tutte le furie, ma sapeva anche che non le avrebbe mai permesso di operare e lei aveva bisogno di aiutare suo fratello.
  • Arizona ci licenzierà – Meredith era accanto ad Amelia in sala operatoria e quest’ultima era pronta per iniziare
  • Non lo farà, capirà sicuramente la situazione
  • Lo sai che non puoi cadere sempre in piedi solo perché hai la fidanzata come capo, vero?
  • Meredith, ho mio fratello, nonché tuo marito steso sul tavolo operatorio e tu mi parli di regole?
  • Lo so, è che sono in ansia. Non operi da una settimana
  • Non ho dimenticato come si fa. Sono stata molto più tempo ferma. Te la senti di assistermi?
  • Certo
Amelia si preparò ad incidere la calotta cranica, per poi intervenire sul cervello.
  • Lo abbiamo preso in tempo?
  • Lo spero
L’intervento andò avanti per altre tre ore, durante le quali Arizona assistette dalla galleria. Amelia l’aveva vista non appena era arrivata e nei suoi occhi era riuscita a leggere la rabbia che in quel momento stava provando nei suoi confronti.
Non appena Amelia ebbe concluso l’intervento, lasciò Meredith con suo fratello, per poi recarsi nello studio di Arizona. Era pronta a tutto, se l’era cercata.
  • Ora mi spieghi cosa ti è saltato in mente – la bionda non aveva dato il tempo ad Amelia di entrare nella stanza
  • Aveva bisogno di un intervento immediato
  • E cosa ti ha fatto credere di poter operare senza la mia autorizzazione?
  • Il buon senso. Mio fratello è in coma da una settimana, era l’unica cosa che avrei potuto fare
  • Non in questo modo. Forse ti avrei dato l’autorizzazione, questo non lo saprai mai. E sai perché? Perché hai deciso di fare di testa tua, come sempre.
  • Stai esagerando, Arizona. Dovresti essere contenta che io sia tornata in sala operatoria; non era questo che volevi?
  • Non importa più ciò che voglio. È finita.
  • Stai scherzando, vero?
  • Affatto. Ti sei presa gioco di me e non te lo permetterò più. Spero Derek possa riprendersi
 
Amelia uscì dalla stanza e sentì mancarle l’aria. Arizona l’aveva appena lasciata. Aveva di nuovo rovinato tutto, aveva fatto soffrire l’unica persona della quale le importasse veramente qualcosa. Non appena Arizona le aveva sbattuto in faccia la sua decisione, il cuore di Amelia aveva mancato un battito e la donna non aveva avuto il coraggio di dire nulla. In quell’ultima settimana era stata odiosa nei confronti di Arizona. In quell’ultima settimana si era odiata anche se stessa. Era di nuovo sola. Sola contro tutti e non sapeva se suo fratello si sarebbe mai svegliato.
 
Trascorsero i giorni da quell’intervento. Amelia e Meredith non si capacitavano del fatto che non fossero riuscite a salvare Derek. L’operazione era andata bene, ma i danni erano troppo estesi. Una settimana dopo l’operazione, le due donne furono costrette a prendere una decisione ed entrambe sapevano cosa avrebbe voluto Derek. Arizona, in tutto questo, cercò di stare accanto alle due come meglio potette, nonostante le cose con Amelia non andassero più bene da quel giorno. Le due donne si mancavano, si cercavano con gli sguardi, ma nonostante il grande amore che l’una provava per l’altra, non avevano trovato il coraggio di parlare a cuore aperto.
  • Meredith, aspettiamo ancora una settimana
  • A quale pro?
  • Ci sono persone che si svegliano dopo anni
  • Amelia, Derek era contro l’accanimento terapeutico e nonostante lo sapessimo siamo andate avanti con tutte le cure possibili e immaginabili
  • Ti stai arrendendo
  • Si Amelia, perché sono stanca. Devo vedere le cose razionalmente e non come una moglie che sta perdendo suo marito, cosa che dovresti fare anche tu
  • Non lo voglio lasciare
  • Se ne andato, Amelia. Due settimane fa
Meredith posò la sua mano su quella di Amelia e in quel momento la mora capì che era ora di perdere la speranza. Suo fratello se ne era andato e lei non era riuscito a salvarlo.
  • Quando?
  • Cosa?
  • Quando staccheremo la spina?
  • Domani, alle 3pm
Amelia si alzò e si diresse verso lo studio di Arizona. Aveva bisogno di lei. Arrivata davanti la porta entrò senza bussare.
  • Non si bussa più?
Amelia si fermò davanti la scrivania della bionda e delle lacrime iniziarono ad inondare gli occhi. In quelle lacrime si sciolse tutta la tensione che la donna aveva accumulato in quelle settimane. Arizona si alzò dalla scrivania e le andò incontro. Senza dire nulla, le due rimasero abbracciate. In quel momento, Amelia, non aveva bisogno di altro.
  • Non l’ho salvato
  • Non è stata colpa tua, hai fatto anche l’impossibile
  • Sono sola
  • Non lo sei, non lo sei mai stata
  • Mi hai lasciata
  • Amelia, porti dietro di te un’ombra con la quale non riesci a convivere neanche tu
  • Sono questa, Arizona. Sono sempre stata questa
  • Non è vero. Io so che tu puoi essere altro. Sei una donna fantastica, eppure preferisci portarti dietro ciò che eri a Los Angeles
  • Ciò che ero lì mi ha reso ciò che sono ora
  • Io ti capisco, Amelia. Ti capisco benissimo. Quando Tim è morto non ero più me stessa; avevo perso la fiducia in tutto, nella vita stessa. Poi però ho capito che lui non mi avrebbe mai voluto vedere in quello stato, non avrebbe mai voluto che mi abbandonassi a me stessa, così ho ricominciato a vivere, anche se arrancando. È straziante, ti lacera il cuore, ma noi siamo vive e dobbiamo vivere anche per loro
  • Sai sempre cosa dire, in ogni momento e mi manca anche questo di te
  • Amelia, io non tornerò indietro. Ho il cuore a pezzi, ma ora che sono capo non funzionerebbe mai tra di noi. Cosa ti impedirebbe di scavalcarmi di nuovo solo perché ci sono io qui?
  • Era mio fratello, Arizona. Io ho bisogno di te
  • È un altro motivo per cui non torno indietro. Ti aggrappi con tutte le forze a me per non cadere nell’abisso
  • Non ce la faccio da sola
  • Questo non è vero, sei tra le donne più forti che io abbia mai conosciuto. Fatti aiutare, vai alle riunioni, ricomincia ad operare, vedrai che ti sentirai meglio. Voglio che la nostra relazione sia sana e non di co-dipendenza
  • Quindi non mi stai lasciando per sempre? – Arizona sorrise alla domanda postale da Amelia. A volte era così dolcemente ingenua
  • No, non ti sto lasciando per sempre. Abbiamo bisogno di trascorrere del tempo con noi stesse per poi poter tornare insieme
Amelia si rincuorò. Non era tutto perduto. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per far sì che la loro relazione potesse funzionare, che le cose potessero andare di nuovo bene. Lo avrebbe fatto, ma suo fratello stava per andarsene per sempre e non riusciva ancora a crederci.
 
Il giorno dopo. Ore 2.45pm
  • Amelia, vieni? – Meredith era appena entrata nello studio della mora. Il giorno era arrivato e Amelia non era ancora pronta. Quella notte l’aveva trascorsa accanto a suo fratello; non era riuscita ad abbandonarlo e Meredith, dopo aver lasciato i bambini a Callie, aveva deciso anche lei di trascorrere la notte accanto a suo marito. Ora la bionda era lì di fronte ad Amelia per avvisarla che l’ora era arrivata. La mora si alzò dalla sedia dietro la scrivania e insieme a sua cognata si recò nella stanza di suo fratello. Quando arrivarono lì trovarono Owen, April, Callie, Jackson, Miranda, Richard, Maggie; tutti i medici, le infermiere, gli specializzandi, erano lì, a salutare il loro amico.
Quando arrivò anche Arizona, questa intrecciò le dita a quelle di Amelia e le tre donne si fecero spazio per poter entrare nella stanza. Un’infermiera fece per staccare una macchina, ma Amelia la bloccò
  • Aspetti, non è ancora pronto – la mora si avvicinò con le labbra all’orecchio di suo fratello per poi bisbigliargli: “ehi fratellone, guarda qui, ci sono tutti. Facci vedere i tuoi occhi aperti, che ne dici? Ti giuro che non mi arrabbierò per questo tuo scherzo”.
Amelia sentì una mano posarsi sulla sua spalla: era Arizona
  • Ehi, è ora, dobbiamo lasciarlo andare
  • Potrebbe svegliarsi
  • No Amelia, non può
Arizona fece segno all’infermiera di continuare e uno ad uno i macchinari smisero di fare il loro lavoro.
I medici che fino ad allora erano rimasti lì se ne andarono per lasciare la giusta privacy a Meredith e ad Amelia.
Quando il cuore di Derek Shepherd smise di battere erano le 4pm
  • Ciao fratellone

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Ricominciare ***


Amelia quel giorno aveva stretto mani ad una miriade di persone, alcune delle quali non aveva mai visto in vita sua. Amelia quel giorno aveva risposto un “grazie” ad ogni persona che si avvicinava con un “condoglianze” di circostanza. Davanti a lei erano passate tante di quelle persone, che ora aveva stampato nella mente ogni singolo viso. Era appena finita quella giornata straziante ed Amelia era in camera sua cercando di elaborare ciò che era successo negli ultimi due giorni. Suo fratello era morto, suo fratello Derek non c’era più. Il giorno del funerale stava volgendo al termine e Amelia era distrutta.
Nonostante la tarda ora qualcuno bussò alla sua porta. Dopo che ebbe dato il consenso per entrare, davanti a sé trovò l’unica persona che avrebbe voluto vedere in quel giorno.
  • Disturbo?
  • Mai
Arizona si sedette sul letto accanto alla mora e le prese una mano
  • Come stai?
  • Ancora non ci credo. Oggi ho seppellito mio fratello. Suppongo ci vorrà del tempo per rendermene conto
  • Si, ci vorrà del tempo
  • Come mai sei qui? Credevo avessi avuto un’emergenza
  • Infatti, ho da poco finito un intervento, ma ero preoccupata per te, così sono venuta a trovarti
  • Grazie
Amelia avvicinò il suo corpo a quello di Arizona e poggiò la testa sulla sua spalla. In quel momento, in quella stanza il tempo si fermò. Entrambe le donne sapevano che prima o poi quel momento sarebbe finito, che prima o poi sarebbero tornate alla vita reale, ma in quel momento ciò che desideravano era stare l’una accanto all’altra.
  • Perché fai questo?
  • Lo sai perché, non farmelo dire
  • Perché no?
  • Perché renderebbe ancor più difficile la mia decisione
  • Voglio averti accanto, Arizona
  • Io sono qui, proprio accanto a te. Non ti ho abbandonata, dobbiamo solo curarci, separate
  • Non mi sembra una buona idea
  • Amelia, cerca di capire cosa vuol dire anche per me tutto questo. Ora so che per te le cose sono difficili e per questo sono qui, come ci sarò in ogni altro momento in cui ne avrai bisogno, ma non come la tua fidanzata
  • Non trovo la differenza
  • Per me c’è
  • Va bene, posso chiederti solo una cosa?
  • Certo, dimmi
  • Rimani a dormire con me?
Quella notte Arizona e Amelia dormirono insieme. Durante la notte entrambe si cercarono nel sonno, entrambe desiderarono il contatto con l’altra, ma entrambe rimasero a debita distanza. Nonostante questo, però, quando la mattina seguente Amelia si svegliò, trovò un braccio di Arizona avvolto attorno alla sua vita. Stava bene, il calore che le infondeva quel corpo la faceva sentire a casa, era sempre stato così. Cercando di non svegliare la bionda, le alzò il braccio e sgattaiolò fuori dalla camera.
  • Ehi, buongiorno
  • Ciao Meredith. Dormito bene?
  • Diciamo di si, tu?
  • Diciamo di si
  • C’è Arizona in camera tua?
  • Si, ma non è come pensi. Vuole starmi accanto, ma non come fidanzata. Ha detto che dobbiamo curarci separatamente per poter stare di nuovo insieme
  • Forse ha ragione
  • Non riesco a capirla, ma le darò tutto quello di cui ha bisogno
Tornata in camera da letto, Amelia trovò Arizona che dormiva profondamente. Rimase a guardare quel corpo perfetto per un tempo che le parve infinito. Nonostante fosse coperta dal lenzuolo, Amelia riuscì a seguire ogni singolo punto di quel corpo che aveva visto nudo milioni di volte. Si sedette sul bordo del letto e iniziò a sfiorare il viso della bionda, per poi accarezzarle i capelli. Arizona iniziò a muoversi, ma Amelia non interruppe quel contatto. Quando due occhi azzurri come il cielo incrociarono i suoi, un brivido le percorse lungo tutta la schiena.
  • Buongiorno
  • Buongiorno anche a te
  • Stavi dormendo benissimo, ma si sta facendo tardi
  • Ero stanchissima, che stai facendo?
  • Ti accarezzo i capelli, l’ho sempre adorato farlo
  • Amelia
  • Lo so, lo so
La mora spostò la mano che aveva tra i capelli di Arizona, per poi poggiare un dito sulle sue labbra, una dolce carezza, che fece tremare anche la bionda, la quale lasciò un bacio su quel dito che Amelia aveva usato infinite volte per accarezzarle il corpo.
Non appena le labbra della bionda si adagiarono sulla pelle della mora, i loro sguardi si incatenarono. Amelia, timidamente, si avvicinò alle labbra di Arizona e le lasciò un bacio.
  • Amelia, ti prego
  • Non ce la faccio a non averti, non ce la faccio
Il bacio divenne man mano più profondo e per entrambe fu difficile separarsi, fino a quando Arizona non trovò il coraggio di interrompere quel contatto
  • Dannazione, Amelia
  • Anche tu mi vuoi, lo sento
  • Certo che ti voglio, ma cosa pensi? Per me sei diventata una droga, lo capisci o no? Devo starti lontano per un po’, devo capire che non dipendo totalmente da te e devi fare anche tu la stessa cosa. Dipendi da me come dipendevi per l’eroina e qualsiasi altra droga di cui ti facevi. Pensavo riuscissi a capirlo, ma con te devo parlare sempre in modo schietto e mi dispiace, perché forse uno schiaffo ti farebbe meno male
  • Cavolo, si che sei stata chiara
  • Amelia, è da quando ci siamo conosciute che ti sto chiedendo di andare alle riunioni, perché non lo hai mai fatto? Perché avevi me, ma per quanto io voglia starti accanto non potrò esserci per sempre, ci saranno sicuramente momenti in cui staremo lontane e a quel punto con chi parlerai? Dove troverai la forza per andare avanti, che ora trovi in me? Le riunioni a questo servono: ti spronano, ti aprono la mente, ti fanno trovare la fiducia in te stessa. Io non sono il centro del tuo mondo, non posso esserlo, devi esserlo tu per te stessa
  • Ma io sto bene con te, nessuno mi ha mai capita come mi capisci tu, nessuno ha mai avuto il coraggio di dirmi le cose che mi dici tu. Perché devo rinunciare a tutto questo?
  • Non devi rinunciarvi, devi guardare le cose sotto un altro punto di vista. Devi chiedermi consigli, ma non dipendere da quello che ti dico; devi voler star insieme a me, ma non dipendere dalla mia presenza. Cerca di capirmi, ti prego
Amelia si alzò dal letto e si diresse verso il bagno senza aprire bocca. Stava cercando di capire Arizona, ma quella situazione era maledettamente difficile.
  • Amelia, io devo correre al lavoro, mi prometti che ci penserai?
Arizona, dall’altra parte della porta attirò la sua attenzione. Certo che ci avrebbe pensato, per lei avrebbe fatto di tutto.
  • Te lo prometto, ci vediamo più tardi
Amelia sentì la porta della sua camera chiudersi, segno che Arizona se ne fosse andata. Non aveva nessuna voglia di andare in ospedale quella mattina, ma era il primario e il dovere chiamava, nonostante ancora non volesse operare. Un getto di acqua calda la risaldò e delle lacrime si unirono alle gocce depositate sul suo corpo. Suo fratello le mancava, come l’aria. Averlo avuto in ospedale per due settimane non aveva facilitato la cosa. Era stato immobile nel letto, senza alcun segno di vita, eppure lei aveva continuato a sperare. Meredith aveva avuto ragione quando le aveva detto di stare attenta. Non avrebbe mai dovuto aggrapparsi con tutte le sue forze a quella flebile speranza. Ora si sentiva come nelle sabbie mobili, più si agitava, più rischiava di sprofondare. Cosa avrebbe dovuto fare?
  • Amelia, vieni con me in ospedale? – Meredith bussò alla porta della sua camera
  • Si, sono quasi pronta, arrivo – Amelia finì di prepararsi e raggiunse la sua famiglia. Quando guardò Zola e Bailey, un macigno si posò sul suo petto. Nessun bambino avrebbe mai dovuto passare quello che stavano passando loro. Nonostante Bailey fosse ancora piccolo per capire, Amelia sapeva che avesse capito dove fosse andato suo padre. Un flashback riportò Amelia al momento in cui ci fu la sparatoria in cui rimase ucciso suo padre; in quel negozio, mentre Derek con una mano le tappava la bocca.
  • Amelia, tutto bene? – La voce di Meredith la portò alla realtà – sicura che te la senti di tornare?
  • Si certo, ero solo sovrappensiero. Tu come stai?
  • Non lo so neanche io
 
Circa mezz’ora dopo arrivarono a lavoro. Si fermarono entrambe davanti l’ospedale, come a voler cercare il coraggio per entrare.
  • Non ti ho mai ringraziato
  • Per cosa?
  • Per essermi stata vicino, nonostante anche tu stessi male
  • Siamo una famiglia, Meredith
  • Posso dirti una cosa?
  • Certo
  • In queste settimane ho avuto paura per te. Temevo che ricominciassi con la droga
A quelle parole, Amelia infilò una mano nella tasca della giacca di pelle e vi estrasse una bustina. Meredith rimase a bocca aperta non appena capì di cosa si trattasse.
  • È in questa tasca da due settimane. Sono stata tentata molte volte, ma non ne ho mai avuto il coraggio, eppure mi avrebbe aiutata
  • Non è così che si affrontano le cose
  • Lo so, infatti ce l’ho in tasca come promemoria
  • Amelia, dammi quella bustina
  • Non ti fidi?
  • Certo, ma mi fido più di me stessa
Amelia, titubante, passò la bustina a sua cognata, che la prese e la ripose nella sua borsa.
  • La prossima volta ti schiaffeggio
  • Ma non ero diventata la tua cognata preferita?
  • Amelia, guardami negli occhi
La mora alzò lo sguardo verso sua cognata e incontrò due occhi visibilmente preoccupati
  • So cavarmela, Meredith, come ho sempre fatto
Amelia si allontanò da sua cognata ed entrò in ospedale. Sarebbe stata una giornata molto pesante.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Insieme ***


La prima cosa che Amelia fece quella mattina, fu andare nel suo studio. Avrebbe trascorso lì il resto della giornata. Otto ore in fondo non erano molte, se solo avesse avuto qualcosa da fare. Si sedette dietro la scrivania e accese il suo portatile. Erano settimane che non operava e tutte le cose burocratiche le aveva svolte, quindi si rassegnò spegnendo il pc. Aprì il cassetto della scrivania ed un foglio piegato in quattro catturò la sua attenzione. Lo aprì, sapendo già cosa avrebbe trovato. Era la lettera che Derek le aveva scritto prima di partire. Una lacrima le rigò il viso andando a depositarsi sul foglio che la donna teneva in mano.
  • Dannazione – con il braccio cercò di asciugare il foglio, ma il danno era fatto
Qualcuno bussò alla sua porta.
  • Avanti – non appena Amelia diede il consenso per entrare, Richard Webber si portò al centro della stanza – Ciao Richard
  • Disturbo?
  • No, dimmi pure
  • Volevo sapere come stessi
  • Come una donna che ha perso suo fratello
  • So che probabilmente non dovrei impicciarmi della tua vita, ma so la tua storia. Derek mi ha raccontato tutto e posso capirti
  • Cosa intendi?
Richard estrasse una moneta dalla tasca del suo pantalone e la poggiò sulla scrivania della donna. Amelia trasalì. Conosceva perfettamente quale significato avesse quell’oggetto. Anche lei lo possedeva.
  • Non lo sapevo
  • Ognuno di noi ha un segreto, Amelia
  • Richard, non so cosa fare, non so con quali forze tornare a vivere
  • Da quanto non vai ad una riunione?
  • Tanto, forse troppo
  • Vogliamo andare insieme questa sera? Non è un modo per tenerti sotto controllo, ti sto solo porgendo una mano
  • Ci penserò
Richard uscì dalla stanza e lasciò Amelia ai suoi pensieri. Quell’uomo forse era l’unica persona in grado di capirla fino in fondo. Guardò l’orologio affisso alla parete: segnava le 10am. Ancora.
Svogliatamente si alzò dalla sedia e uscì dalla stanza. In un attimo fu travolta dalla vita frenetica di quell’ospedale. Medici e infermieri correvano da una parte all’altra, inseguendo chissà quale emergenza. Anche la sua vita era sempre stata frenetica. Aveva sempre corso. Continuamente. Non aveva saputo mettere radici, con nessuno. Trasferirsi a Seattle era stata l’unica mossa coraggiosa che era riuscita a fare. Finalmente lì aveva trovato persone che le volevano davvero bene, persone capaci di starle accanto nonostante i trascorsi; eppure ora era lì, immobile, senza riuscire a fare nulla, lasciando che la vita trascorresse senza che lei facesse qualcosa per rialzarsi.
  • Amelia – la donna si riscosse dai pensieri che affollavano la mente e si ritrovò avanti Owen
  • Dimmi Owen
  • C’è stato un incidente, arriveranno decine di pazienti, alcuni gravi, altri meno. Verrai?
  • No grazie, ho da fare. Ci sono altri due neurochirurghi al posto mio
  • Per quanto avrai intenzione di andare avanti così?
  • Per tutto il tempo che vorrò
Amelia si allontanò dall’uomo e si diresse verso la terapia intensiva. La stanza in cui era stato suo fratello per due settimane era ancora vuota. Un senso di vuoto la pervase completamente. Era possibile non sentire più nulla? Era possibile essere svuotate da ogni tipo di emozione?
  • Sapevo che ti avrei trovata qui – Arizona comparve alle sue spalle, facendola spaventare
  • Ciao
  • Come va?
  • Come sempre
  • Ho bisogno di parlarti
  • Ancora? Penso tu mi abbia detto tutto stamattina
  • Non di quello, ma di lavoro
  • Allora dimmi
  • Devi tornare ad operare. Iniziano a farmi delle domande ed io non riesco più a coprirti
  • Allora non farlo
  • Non penso ti convenga, altrimenti dovrei cacciarti dall’ospedale
  • Fallo
  • Amelia, non sfidarmi
  • Non lo sto facendo. Ti sto aiutando a fare il tuo lavoro
  • Amelia
  • Senti Arizona. Vieni qui a dirmi che devo tornare a lavorare, quando a me non interessa più entrare in quella dannata sala operatoria, non interessa più neanche venire qui dentro ogni mattina, quindi licenziami, cacciami da questo posto
  • Non voglio farlo, so quanto sia importante per te, so che è tutto nella tua vita
  • Mio fratello era importante, non uno stupido lavoro
Amelia, come aveva fatto poco prima con Owen, se ne andò. Questa volta, però, Arizona la seguì e la fermò bloccandola per un braccio
  • Non farlo, Amelia
  • Anche io ti ho chiesto di non lasciarmi, ma tu lo hai fatto
  • Non mettere le due cose sullo stesso piano. Non lo vedi come sei ridotta? Vieni qui solo perché devi, ti trascini da un reparto all’altro, come pensi di andare avanti?
  • Non lo so, Arizona, non lo so. Non ho voglia di fare niente, a volte mi manca talmente l’aria, che preferirei morire
  • Non dirlo neanche per scherzo
  • Ma è ciò che penso, ciò che provo
  • Non potrei vivere senza di te
  • Perché mi hai lasciata? Perché lo hai fatto?
Arizona, senza dire altro, prese Amelia e la strinse tra le sue braccia. Lì era casa.
  • Vediamoci all’ingresso alla fine del turno, ti porto in un posto
  • Quindi posso rimanere?
  • Puoi rimanere
 
Il resto della giornata Amelia lo trascorse come meglio riuscì. Chiunque la incontrasse tra i corridoi rimaneva a fissarla, per poi scappare via non appena la mora fulminava loro con uno sguardo. Amelia sapeva che in ospedale parlavano, lo sapeva perché le voci arrivavano anche alle sue orecchie, ma cercò di non farci caso. In quei giorni le avevano dato molti appellativi, tutti poco carini. I suoi amici, invece, avevano cercato di starle accanto, ma nonostante lei apprezzasse il loro sforzo, non aveva voglia di vedere nessuno. Rifiutò anche l’invito di Richard per quella sera, con la promessa di recuperare più avanti. L’uomo si era dimostrato comprensivo.
Tra un caffè, una passeggiata e una chiacchierata con Meredith, la fine del suo turno arrivò più velocemente del previsto, così si precipitò dove Arizona le aveva dato appuntamento.
Quando arrivò, la bionda era già lì. Il suo cuore iniziò a martellarle nel petto e fu quasi certa che le guance le fossero diventate rosse.
  • Ehi Amy – sentendosi chiamare in quel modo la mora trasalì e Arizona se ne accorse. L’ultima volta che Derek l’aveva chiamata come soleva farlo era stato durante l’ultima videochiamata e da quando si erano lasciate, neanche Arizona aveva più usato quell’appellativo. Riascoltarlo le aveva suscitato uno strano effetto
  • Scusami, l’ho fatto senza pensarci
  • Non preoccuparti, andiamo?
Le due donne si incamminarono verso l’auto della bionda. Il viaggio fu inizialmente molto silenzioso. Arizona era imbarazzata ancora per ciò che era successo qualche minuto prima e Amelia non aveva molta voglia di parlare, nonostante fosse contenta di trovarsi insieme a lei.
  • Dove stiamo andando?
  • È una sorpresa
  • Non mi starai mica portando in un posto lontano per poi uccidermi?
  • Non lo farei mai, staremo via tutto il weekend
  • Ma non abbiamo portato nessun bagaglio
  • Ci ho pensato io, tranquilla
  • Credevo che il capo di chirurgia non potesse prendere delle ferie
  • Certo che può, ho lasciato l’ospedale in buone mani
  • Manca ancora molto?
  • Un po’. Sembri Sofia quando non vede l’ora di arrivare
  • Infatti è così, non mi aspettavo questa sorpresa, dopo quello che è successo stamattina
  • Penso ancora le cose che ti ho detto questa mattina, ma voglio vedere il tuo sorriso e farò di tutto per farlo tornare
  • Quindi cos’è? Una gita tra amiche?
  • Non direi, non lo siamo mai state. Dobbiamo etichettarci per forza?
  • No, l’importante è stare con te
Amelia sorrise ad Arizona e aspettò pazientemente che arrivassero. Erano ormai in viaggio da circa due ore e mezza, quando Arizona parcheggiò di fronte ad uno Chalet stupendo, erano appena arrivate nella Penisola Olimpica.
  • Wow
  • Bello vero?
  • Stupendo
Le due donne scesero, presero i bagagli sul retro dell’auto e si avviarono verso l’entrata. Non appena aprirono, davanti i loro occhi si presentò una vista mozzafiato. Anche l’interno era completamente in legno e il calore che emanò immediatamente, fece sentire entrambe le donne in un ambiente famigliare.
La casa era divisa in tre piani differenti.
  • Sono senza parole, Arizona
  • A chi lo dici. Non avrei mai immaginato potesse essere così bello
  • A quale piano siamo?
  • A questo, vista sull’oceano dalla camera matrimoniale, terrazzo privato, soggiorno, bagno e una cucina tutto per noi
  • Wow, come hai fatto a trovare tutta questa meraviglia?
  • Ho spulciato un po’ su Internet
  • Hai detto camera matrimoniale
  • L’ho detto
  • Questo vuol dire che…
Amelia guardò negli occhi Arizona e timidamente le si avvicinò, aspettando il consenso della donna davanti a lei. Quando la bionda con un lieve cenno della testa acconsentì alle volontà della mora, quest’ultima le si avvicinò maggiormente e le catturò le labbra in un bacio profondo
  • Arizona, dimmi che non mi fermerai, dimmi che questo è tutto vero
  • Baciami Amy
Amelia non se lo fece ripetere due volte e presto le due donne si ritrovarono in camera da letto, stese l’una sull’altra. La mora fu travolta da emozioni che in quelle settimane erano rimaste celate; il suo cuore ricominciò a martellarle nel petto e il suo corpo desiderò ardentemente Arizona. Quella notte Amelia si sentì di nuovo viva. Quella notte Amelia non fu più una donna che soffriva per la perdita del fratello, ma una donna amata e capace di amare, con tutte le sue imperfezioni.
  • Perché non riusciamo a stare lontane? – Arizona porse quella domanda ad Amelia, che per un attimo pensò di essere tornata alla conversazione di quella mattina
  • Mi stai lasciando di nuovo?
  • No, ho paura dei sentimenti che mi fai provare
  • A volte anche io, ma quando sono con te mi sento viva e non può essere un male tutto questo
  • Ti senti viva con me, poi però non riesci ad entrare in sala operatoria, non riesci a lavorare e compri della droga
Con quella frase, Amelia si mise a sedere sul letto e guardò infuriata Arizona
  • Dimmi che non è come penso, dimmi che non mi hai portata qui solo per convincermi a riprendere in mano la mia vita, ad andare alle riunioni e tutte quelle cazzate che mi hanno propinato tutti. Dimmi che mi hai portata qui perché mi ami, perché vuoi vedermi sorridere di nuovo
  • Ti amo e voglio farti stare bene, per questo ti ho portata qui. Non ti ho intrappolata in nessun modo. Meredith mi ha detto della bustina e volevo sapere il motivo per cui l’hai comprata, sto cercando di avere un sano dialogo con te, cosa che non riusciamo ad avere da settimane
Amelia cercò di rilassarsi di nuovo tra le braccia di Arizona, nonostante il pensiero di una possibile trappola le frullava ancora nella mente
  • Ho comprato quella bustina, perché mi sembrava la cosa più giusta da fare in quel momento. L’ho tenuta nella tasca della giacca per settimane. Non sono andata a nessuna riunione, eppure non ho ceduto alla droga. Non sono così debole come tutti pensate
  • Sei tu che ti credi debole. Io ho sempre pensato di te come una donna determinata, con dei valori. Ti comporti così perché è più semplice per te, ma non è ciò che vorresti, altrimenti non saresti riuscita a trascorrere questa serata con me. Essere di nuovo felice non vuol dire dimenticare tuo fratello, ma andare avanti e non sprecare la tua vita
  • È come se lo tradissi
  • Non è così. Si sentirebbe tradito se continuassi a trascurarti e non seguissi quella passione che vi accomuna. Lui non ti avrebbe mai permesso di rinunciare alla neurochirurgia
  • Non l’ho salvato, Arizona. L’ho operato, ma se ne è andato
  • Non è stata colpa tua. I danni erano troppo estesi e il tuo intervento, nonostante sia andato bene, non ha potuto riparare a tutto. Non c’è giorno in cui io non pensi a Tim, ma continuo a vivere anche per lui. È una cosa che ci porteremo dentro per sempre e nessuno potrà mai capire
  • Grazie
  • E per cosa?
  • Per avermi portata qui, per essermi accanto, per essere semplicemente te. So che probabilmente questo non vuol dire che siamo tornate insieme, perché ti giuro che sto cercando di capire il tuo punto di vista, ma era proprio quello di cui avevo bisogno, era quello che mi serviva per non cadere nel baratro
  • Ce la caveremo, Amelia, insieme

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Brava Amy ***


Lentamente, Amelia si avvicinò ad Arizona e strofinò il naso sulla sua guancia. La bionda dormiva serenamente, nonostante il sole fosse ormai sorto da qualche ora. Amelia non era mai stata una grande dormigliona, neanche nei giorni di ferie. Continuò a stuzzicare Arizona, ma questa non si svegliò, così decise di prepararle la colazione ed andare a fare una corsa. In città non amava farlo, avrebbe dovuto spostarsi con l’auto per arrivare al parco più vicino, mentre lì sembrava il posto ideale.
Scese dal letto, riempì il vassoio con tutto ciò che trovò a disposizione e dopo aver scritto una breve dedica, uscì.
Respirò a pieni polmoni. Era un posto fantastico quello. Si incamminò costeggiando il fiume.
- Salve!
Un uomo la superò per poi fermarsi davanti a lei.
- Salve
- È qui per il weekend?
- Si, sto soggiornando allo chalet
- Bel posto, vero? Io sono dall’altra parte della strada.
- Si è stupendo qui
- Io sono anni che vengo, non riesco a farne a meno. Ti va se corro con te?
Amelia ci pensò su e l’uomo, capendo la sua titubanza, le allungò un braccio
- Scusami, sono Robert e non sono uno stalker
- Amelia, va bene corriamo insieme, ma dubito riuscirò a starti dietro
- Sono fermo da un po’ anche io
- Con quel fisico? - Amelia con la mano fece su e giù per indicare i muscoli che la maglia e i pantaloncini mettevano in risalto e l’uomo sorrise
- Beh, faccio palestra
- Sei solo qui?
- Si, tu?
- No, sono con la mia compagna
- Capisco
- Deluso?
- Un po’, ma non mi stupisce, una donna come te non può che essere impegnata
- Grazie, anche se ho un carattere pessimo
- Anche io, te lo assicuro
Dopo circa un quarto d’ora, la mora iniziò ad accusare la stanchezza, così decise di fermarsi
- Penso di tornare indietro, ho il fiatone
- Va bene, io proseguo ancora un po’. Piacere di averti conosciuta, Amelia
- Piacere mio
La mora voltò le spalle all’uomo e si diresse verso lo chalet. Quando arrivò trovò Arizona intenta a fare colazione che, non appena la vide rientrare, le corse incontro lasciandole un bacio sulle labbra
- Sono tutta sudata
- Mi piace, a Seattle non corri mai
- In città divento pigra
- Grazie per la colazione. Dove sei andata a correre?
- Ho costeggiato l’oceano. Non ero sola
- Ah si? E con chi sei stata? - Amelia lesse nello sguardo di Arizona della gelosia, così decise di stuzzicarla ancora un po’
- Con un bel ragazzo, Robert. Mi ha fatto anche dei complimenti
- Davvero? Gli hai detto che sei impegnata?
- Sono impegnata? E con chi?
- Con me!
- Ah, ma davvero? - Arizona mise il broncio e Amelia glielo baciò
- Non te la cavi così
- Sei gelosa
- Certo che lo sono
- E a me piace
- Dove soggiorna quel Robert?
- Non te lo dico, altrimenti saresti capace di ucciderlo e per la cronaca gli ho detto che sono impegnata
- Sei pessima
- Grazie, ma adoro quando fai la gelosa
- Come potrei non esserlo? Non fai in tempo ad uscire di casa che le persone iniziano a flirtare con te
- Non esagerare e poi anche tu una volta flirtavi con me
- Ed ho ottenuto ciò che volevo
- Esatto ed ora che sono con te non potrei andare da nessun’altra parte
- Mi hai convinta
- Andiamo a fare una passeggiata? È una bellissima giornata
- Sei tutta sudata, non ti fai prima una doccia?
- Solo se mi farai compagnia
Arizona accettò ed entrambe si trovarono presto sotto il getto di acqua calda. Trascorsero più tempo del previsto nella doccia. In quei momenti Amelia si sentiva di nuovo viva, di nuovo con i piedi per terra, pronta ad affrontare ogni emozione, ma era quando quelle emozioni si placavano anche solo per un secondo, che negli occhi della donna tornava l’ombra che in quei giorni era stata protagonista nella sua vita.
 
Amelia e Arizona erano sedute su una panchina sulla riva del fiume, quando la bionda si accorse che la Amelia era di nuovo immersa nei suoi pensieri.
-Tutto bene?
- Si
- Amy, siamo qui per trovare un po’ di pace dopo le ultime due settimane, puoi dirmi tutto ciò che vuoi
- Lo so, è che non mi va di stressarti
Arizona prese la mano destra di Amelia e avvicinandola alle sue labbra le lasciò un bacio sul dorso
- Dimmi tutto, sono qui per te
- A volte penso che l’ombra del mio passato debba perseguitarmi per sempre
- Amelia, è il tuo passato e sarà sempre una parte di te, non potrai mai dimenticarla
- Ho fatto tanti di quei sbagli
- Non sei l’unica. Quanti sbagli facciamo continuamente? Purtroppo hai avuto un passato che ti ha segnata molto, ma penso che se non avessi vissuto tutto quello, ora non saresti la donna che sei
- Mi guardi con gli occhi dell’amore
- Forse è vero, ma sei una persona fantastica e devi smetterla di tormentarti
- Cosa siamo, Arizona?
- Hai bisogno di saperlo, vero?
- Si, hai detto che non possiamo stare insieme, però poi facciamo l’amore, dimostri gelosia e fai cose per me che non farebbe nessun altro
- Tu capisci perché non possiamo stare insieme?
- Io dipendo da te e tu dipendi da me
- Esatto. Per questo weekend ti ho portata qui per farti capire alcune cose. Io ti amo Amelia, più di quanto abbia mai amato Callie ed è proprio questo che mi spaventa. Non voglio più dipendere da un’altra persona e la stessa cosa dovresti volere tu
- E se non lo volessi?
- Sbaglieresti. Tutti abbiamo bisogno di indipendenza, di uno spazio solo nostro. Noi non ce l’abbiamo, perché condividiamo qualsiasi cosa, nonostante stiamo insieme da poco tempo
- Quindi quando torneremo a Seattle tra noi non succederà più nulla?
- Esatto. So che non riesci a capire, ma voglio che tu riprenda in mano la tua vita non per vedere felice me, ma per vedere felice te stessa. Voglio che tu riprenda a lavorare, ad operare, e ad andare alle riunioni
- Perché sono così importanti per te queste dannate riunioni?
- Perché lo saranno per te. Vuoi tornare a casa?
- No, voglio vivere a pieno questi giorni con te, prima di tornare alla realtà
- Cosa vorresti fare?
Prima che Amelia potesse rispondere, alle loro spalle si avvicinò Robert, l’uomo che qualche ora prima aveva conosciuto Amelia.
- Ehi, Robert, due volte in una sola mattinata, sicuro tu non sia uno stalker?
- Ne sono più che convinto. Stavo uscendo e vi ho viste sedute qui, così ho pensato di venire a salutarti
- Grazie, ti presento Arizona
- La famosa donna della tua vita
Arizona guardò con uno sguardo interrogativo Amelia, che cercò in tutti i modi di evitare il suo sguardo
- Sono famosa?
- Più che famosa penso tu sia fortunata
- Me lo dicono in molti
- Ora scusatemi, ma ho alcune commissioni urgenti. Mi ha fatto davvero piacere conoscerti, Arizona
- Grazie Robert, piacere mio
Le due donne guardarono l’uomo fino a quando non scomparì dalla loro visuale, per poi tornare alla loro conversazione
- Avevi ragione
- Riguardo?
- Robert, è un bell’uomo
- Ma dai, lo stavo dicendo solo per farti ingelosire
- Beh, se fossimo state insieme mi sarei ingelosita davvero molto
- Anche tu hai detto che è un bell’uomo, eppure non sono gelosa
- Stai scherzando, vero? Io non ho mai avuto un ragazzo in vita mia. I miei apprezzamenti verso gli uomini non potrebbero mai essere maliziosi
- Neanche i miei, te lo assicuro
- Se così fosse non ci sarebbe nessun problema. Sei libera di guardare chiunque
- Arizona, possiamo cambiare argomento? Non siamo ancora a Seattle
- Va bene, che ne dici se andiamo a pranzo? So che qui vicino c’è un posto carino
- Perfetto, andiamo a cambiarci allora
Nonostante Amelia avesse acconsentito alla scelta di Arizona, ancora non capiva il reale motivo della scelta che aveva preso. Sapeva che il loro rapporto non era naturale, ma non lo era sotto nessun punto di vista ed il loro amore, così viscerale, la faceva stare bene. Arizona, però, era insofferente a questa loro unione e Amelia ne soffriva, più di quanto volesse ammettere anche a se stessa.
-Terra chiama Amelia!
La mora si distolse da quei pensieri e guardò Arizona accanto a se, concentrata sulla guida
- Scusami
- Non devi. Siamo quasi arrivate.
- Sei davvero bella quando sei concentrata – in quel momento Amelia avrebbe giurato di aver visto Arizona arrossire e un sorriso le spuntò sulle labbra.
Qualche minuto dopo, come promesso dalla bionda, le due arrivarono ad un bistrot.
-Avevi ragione, è molto carino
Amelia allungò la sua mano verso quella di Arizona e intrecciò le loro dita. Quando Arizona rispose a quella stretta, il cuore della mora si alleggerì. Sapeva che presto tutto quello sarebbe potuto finire, sapeva che una volta tornate a Seattle avrebbero dovuto affrontare le cose che non andavano bene nella loro storia, ma in quel momento si sentiva bene, si sentiva viva e non c’era cosa più bella al mondo.
Sedute al loro tavolo, Amelia e Arizona, iniziarono ad ordinare, quando in lontananza, la mora vide Robert seduto ad un tavolo. Era con un uomo distinto che le aveva appena passato una busta gialla, simile a quelle che consegnavano loro dopo aver effettuato degli esami diagnostici. La mora fece segno ad Arizona di guardare nella sua stessa direzione
- Cosa devo guardare?
- Credo che quello seduto di fronte a lui sia un medico
- Da cosa lo deduci?
- Gli ha appena passato una busta con dei referti medici
- Hai la vista a raggi X?
- Davvero molto simpatica, ma ne sono quasi sicura
- Anche se fosse non sono fatti nostri
- Lo so
Le due donne tornarono al loro pranzo, ma Amelia non riuscì a smettere di pensare a ciò che aveva appena visto. Il viso di Robert era preoccupato; conosceva quel tipo di espressione, ne aveva viste fin troppe nel suo lavoro e nonostante conoscesse quell’uomo da solo qualche ora, sperava che non ci fosse nulla che non andasse
-Buon pranzo belle donne
Amelia riconobbe la voce della persona che si era appena avvicinata a loro e alzando lo sguardo incrociò quello di Robert.
- Quante coincidenze in poche ore
- Eh già, a quanto pare il destino sta cercando di dirci qualcosa
- Ne dubito – Arizona, che fino ad allora era rimasta in silenzio, dimostrò di nuovo tutta la sua gelosia
- Stavo scherzando. Tra poco parto, quindi volevo augurarvi un buon weekend
- Grazie Robert, sei gentilissimo. Come mai così presto?
- Ho delle cose abbastanza urgenti da sbrigare in città
- Spero nulla di grave - Gli occhi di Robert si spensero immediatamente e né ad Amelia, né ad Arizona sfuggì
- tutto bene, Robert?
- Scusatemi, è che mi hanno appena dato una notizia che aspettavo da molto e devo ancora metabolizzarla
- Cosa succede? Possiamo fare qualcosa per te?
- Ne dubito, ma grazie lo stesso
Robert salutò le due donne ed uscì dal locale
- So che non capisci, ma devo vedere cosa c’è che non va – Amelia si alzò dal tavolo e corse dietro all’uomo
- Aspetta, Robert! Forse posso aiutarti
- In che modo, Amelia? Ti ringrazio davvero tanto, ma mi conosci talmente poco
- Lo so, ma sento di dover fare qualcosa
- Mi hanno appena detto che ho un tumore al cervello, di quelli inoperabili. Ecco, dubito che tu possa aiutarmi
- Sono un neurochirurgo e a quanto pare il destino sta cercando davvero di dirci qualcosa
 
Circa un’ora dopo Arizona e Amelia erano di nuovo allo chalet. Di lì a mezz’ora avrebbero incontrato Robert per discutere sul caso.
-Amelia, perché lo fai?
-Perché è una persona, un ragazzo che ha bisogno di aiuto ed il mio lavoro consiste proprio in questo: aiutare
- E’ inoperabile
- Quella parola non è compresa nel mio vocabolario, dovresti saperlo
- E se non dovessi riuscirci?
- Non sarebbe la prima persona. Perché fai così? Prima di dici che devo tornare a fare il mio lavoro ed ora cerchi di dissuadermi. Deciditi
- Non voglio che ti coinvolga troppo
- Arizona, ti giuro che non riesco a stare dietro ai tuoi ragionamenti, ma io vedrò Robert e cercherò di aiutarlo più che posso. Dobbiamo essere indipendenti, giusto?
- Giusto
- Vorrei che tu mi sostenessi in questa mia scelta, ma se non dovessi farlo andrò lo stesso per la mia strada
Fu in quel momento che Amelia capì cosa intendesse Arizona quando le chiedeva più indipendenza. Durante la loro storia avevano sempre cercato di fare la cosa più giusta per entrambe. Fu in quel momento che Amelia capì. Fu in quel preciso momento che Amelia ricominciò a vivere
- Brava Amy
- Per cosa?
- Per essere tornata

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Ripartire ***


Non sempre le cose vanno come vorremmo. Non sempre siamo noi i padroni delle vicende della nostra vita. Eppure, ci sono quei momenti in cui siamo nel posto giusto al momento giusto senza rendercene conto.
Tutto succede per un motivo. Derek era morto e Amelia aveva smesso di operare, di vedere la luce in fondo al tunnel e per questo motivo Arizona aveva deciso di regalarle un po’ di serenità partendo per un weekend nella penisola olimpica. Se tutto questo non fosse accaduto, Amelia e Arizona non avrebbero mai incontrato Robert e non avrebbero mai potuto aiutarlo. Certo, Amelia aveva pur sempre perso suo fratello, ma grazie all’incontro con Robert, la donna stava risalendo dal baratro in cui era caduta.
Derek ancora una volta l’aveva aiutata, secondo Amelia, perché si, secondo lei era stato un segno che le aveva inviato suo fratello. “Amy datti una mossa”, se lo immaginava mentre pronunciava questa frase, con il suo sguardo serio e deciso; l’unico sguardo che le incuteva un po’ di timore.
Ora lei era con Arizona, in quello chalet dove aveva appena promesso a Robert che avrebbe fatto di tutto per aiutarlo.
- Non so davvero come ringraziarti, Amelia
- Aspetta a farlo, dobbiamo rifare prima tutti gli accertamenti e poi potrò dirti come posso aiutarti
- Credevo di essere spacciato, mi avevano detto che non ci fosse più nulla da fare, invece arrivi tu con un barlume di speranza. Credimi, già solo per questo devo ringraziarti
- Faccio il mio lavoro, Robert. Noi ripartiamo da qui domani pomeriggio, quindi da lunedì mattina puoi trovarci al “Grey Sloan Memorial Hospital” a Seattle. Ti lascio il mio numero, così una volta lì non dovrai aspettare che mi chiamino, vieni direttamente nel mio ufficio
- Altrimenti puoi dire che hai un appuntamento con me e vedrai che non faranno storie
- Perché? Hanno paura di te?
Amelia scoppiò in una grande risata non appena Robert pose quella domanda ad Arizona, che invece rimase impassibile.
-Sono il capo di quell’ospedale
- Wow, sapevo fossi una importante
- Da cosa?
- Dalla tua eccessiva serietà
- Devo dire che sei il primo che mi dice una cosa del genere
- C’è sempre una prima volta
Amelia si accorse di ciò che stesse succedendo in quella stanza: Arizona era gelosa di Robert, lo era stata sin da quando le aveva parlato di lui e non stava facendo nulla per nasconderlo. Robert, d’altro canto, non faceva nulla per placare gli animi
- Ok, potete smetterla, non stiamo facendo una gara a chi è più forte. Devi solo presentarti in ospedale lunedì mattina e vedremo come fare per aiutarti
- Perfetto, a lunedì allora, o magari prima – Robert fece l’occhiolino ad Amelia ed uscì dallo chalet.
Non appena rimasero sole nella stanza, Amelia si voltò timorosa verso Arizona. Era adorabile anche da arrabbiata; un sorriso le spuntò sulle labbra
- Non ridere per piacere
- Non sto ridendo. Sei dolce quando sei arrabbiata e gelosa
- Ma hai visto cosa ha fatto?
- Certo che l’ho visto, ma lo stava facendo apposta, perché ha capito che sei gelosa e non fai nulla per nasconderlo
- Perché dovrei?
- Perché devi fidarti di me
- Io non mi fido di lui
- Ma cosa vuoi che faccia? Dai vieni qui
Amelia prese la mano di Arizona e delicatamente le fece fare un passo verso di lei. Appoggiò la sua fronte a quella della bionda e i loro nasi si sfiorarono.
- Io voglio solo te, nessun altro. Ne stiamo passando troppe, lo so, ma io voglio affrontare qualsiasi cosa con te, perché ti voglio nella mia vita, a qualunque costo
- Lo so, scusami – Arizona si spostò quel poco da far poggiare le sue labbra a quelle di Amelia. Un bacio delicato, ma che trasmise alla mora tutto ciò che la bionda stava provando in quel momento.
- Non devi scusarti – Amelia approfondì il bacio, per poi accompagnare Arizona nella camera da letto. La fece sedere e pian piano le tolse i vestiti. Quando la bionda rimase completamente nuda davanti ai suoi occhi, la fece stendere sul letto e le si stese sopra. Con il dito iniziò a tracciare un percorso partendo dalla bocca
- Amo tutto di te, partendo da queste labbra. Così delicate, ma capaci di trasmettermi più emozioni di quanto potessi immaginare – le dita di Amelia scesero sul petto della bionda, che fece un lieve sussulto sotto quel tocco - Il tuo cuore, fragile ma forte. Con questo sei capace di amare anche la persona che ti fa del male - il percorso che Amelia aveva tracciato finì sulle mani di Arizona, alla quale intrecciò le dita portandole sulla sua testa - con queste mani, con queste dita, voglio che tu mi accarezzi per il resto dei nostri giorni.
Una lacrima rigò la guancia di Arizona e Amelia, con il pollice, gliela asciugò
- Perché piangi?
- Sei una persona stupenda, eppure nel momento in cui ne avevi più bisogno ti ho allontanata
- Io non la vedo in questo modo. Hai ragione quando mi dici che dovremmo essere più indipendenti, hai ragione quando mi dici che devo andare alle riunioni, hai ragione quando mi dici che devo riprendere in mano la mia vita. Hai ragione su tutto ed è per questo che ho capito. Ora siamo qui, io e te. Hai trovato un modo per farmi stare meglio, per farmi ritrovare in un momento in cui mi ero persa e per me questo è tutto. E’ tutto ciò di cui ho bisogno
Quel pomeriggio le due donne si amarono. Lo fecero come mai avevano fatto prima. Essere state sincere l’una con l’altra aveva fatto sì che tutte le loro emozioni potessero essere esternate. Lo fecero consapevoli del fatto che da quel giorno tutto sarebbe cambiato.
 
-Arizona, muoviti! E’ tardissimo! – Amelia era davanti la porta dello chalet in attesa della bionda. Come sempre era in ritardo. Erano le 5 del pomeriggio della domenica e ancora non erano partite, nonostante avessero programmato di farlo per molto prima
- Eccomi, eccomi! Non riuscivo a chiudere la valigia
- Ci credo, hai buttato tutto neanche fosse un cestino
- Mi dispiace miss perfettina, non riesco ad essere come te
- Male! Molto male! – Amelia posò le labbra su quella della bionda, che come risposta le morse il labbro inferiore.
- Ahi! Perché lo hai fatto?
- Così la smetti di prendermi in giro
Amelia finse di mettere il broncio in attesa di un bacio dalla sua compagna, che però non arrivò
- Fai la finta offesa per ricevere attenzioni?
- Può darsi
- Mi dispiace, siamo in un mega ritardo – Arizona superò la mora e si diresse verso la macchina. Posò la sua valigia nel porta bagagli e salì nel lato guida.
- Non credere di scappare così facilmente – nel frattempo anche Amelia aveva posato la sua valigia e aveva preso posto in auto, pronta per affrontare il viaggio
- Altrimenti?
- Non te lo dico, quando meno te lo aspetti  arriverà la sorpresa
Arizona sorrise e mese in moto l’auto. Il viaggio fu silenzioso. Amelia era stanca e Arizona era concentrata alla guida. Le giornate erano sempre più corte e quando stavano per entrare in città era ormai buio.
-Aspetta,  accosta un attimo – Poco prima che Arizona entrasse a Seattle, Amelia le fece segno di accostare
- Cosa succede? Non ti senti bene? – Arizona accostò e guardò preoccupata la mora, che le si avvicinò e la baciò con passione, tanto da rimanere senza fiato
- Wow! Per cosa era questo?
- Una volta a Seattle cambieranno un po’ di cose, quindi volevo suggellare in qualche modo questo weekend
- E’ vero che cambieranno alcune cose, ma continueremo a stare insieme,  potrai baciarmi ogni volta che vorrai
- Lo so, solo che abbiamo trascorso un weekend stando sempre insieme, mentre ora dormiremo in case diverse e con il lavoro siamo sempre impegnate, quindi qualcosa cambierà
- Non avevo ancora realizzato la situazione. Ero convinta venissi a dormire da me
- E tutta quella storia di riprenderci i nostri spazi e di fare le cose con calma?
- Lo so, ti sembro matta, ma mi ero abituata alla tua presenza
- Ce la faremo, vedrai
Mezz’ora dopo Arizona stava lasciando Amelia davanti casa di Meredith.
- E’ ancora tutto acceso, vai, ti starà aspettando
- Grazie ancora
- Grazie a te
Le due donne si salutarono, anche se a malincuore e Amelia si avviò verso casa. Come previsto, non appena aprì la porta, trovò Meredith sul divano.
- Ben tornata
- Grazie, mi stavi aspettando?
- Tanto non riesco a dormire. Allora come è andata?
- Alla grande, sembrava di vivere in un mondo parallelo, era tutto perfetto. A te? Come stai?
- Bene, cerco di pensarci il meno possibile. Alex è stato molto qui durante la tua assenza
- Mi dispiace non esserci stata
- Io sono contenta che tu sia andata. Quando Arizona mi ha parlato della sua idea speravo tu accettassi; solo lei è capace di farti stare meglio
- Eh già, è proprio così. Domani in ospedale arriverà un ragazzo con un tumore inoperabile
- Sei andata alla ricerca di tumori?
- In realtà ha soggiornato vicino al nostro chalet
- Proverai ad operarlo?
- Voglio prima vedere in che stato è
- Bene, sono contenta che tu sia tornata, ti trovo bene
- Bisogna sempre prima cadere per potersi rialzare, giusto?
- Giusto

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Lo so, Amelia, lo so ***


Il telefono di Amelia squillò; era nel suo studio intenta a leggere le cartelle cliniche dei vari pazienti che erano ricoverati nel suo reparto e posando lo sguardo sul display non riconobbe il numero.
- Amelia Shepherd
-Buongiorno dott.ssa, sono Robert, la disturbo? – un sorriso comparve sul viso di Amelia. Quell’uomo aveva sempre voglia di scherzare
- Nessun disturbo, sei arrivato in ospedale?
- Si sono proprio qui nell’atrio
- Perfetto, arrivo subito
La donna chiuse la chiamata e corse verso l’ascensore. Quando le porte si aprirono, all’interno trovò Arizona
- Dove vai con tutta questa fretta?
- E’ arrivato Robert, vieni con me?
- No, ho una marea di cose da fare
- Ci avrei scommesso
- Ho veramente da fare, non sai cosa darei per occuparmi di un paziente, invece devo correre a destra e a manca per firmare scartoffie
- Quindi non è bello il ruolo del capo?
- Per niente
- Vediamo se posso fare qualcosa per farti stare meglio – Amelia si sporse verso la tastiera sulla parete dell’ascensore e spinse il pulsante di stop
- Che stai facendo?
La mora si avvicinò ad Arizona, che si ritrovò presto con la schiena contro la parete e le labbra di Amelia sulle sue. Il bacio che nacque da quel contatto lasciò entrambe senza parole, tanto che quando Amelia fece ripartire l’ascensore e uscì al suo piano, Arizona era ancora contro la parete, incapace di dire qualcosa.
Amava sorprendere la sua compagna, per qualunque motivo, importante o futile. Amava lasciarla senza parole, ma soprattutto amava ricordarle ogni giorno che il suo pensiero era rivolto a lei, soprattutto quando non riuscivano a sentirsi per ore.
- Ciao Robert!
- Amelia, che bello rivederti
- Lo è anche per me, andiamo subito nella tua stanza?
- Spero tu mi abbia riservato una suite
- Non ti allargare
- Arizona aveva da fare?
- Non immagini quanto
- Oppure non aveva voglia di vedermi
- Dai, non è vero, era di corsa, verrà a salutarti più tardi, tanto abbiamo molte cose da fare. Prima di tutto ti faccio le carte di ricovero, poi ti farò fare le analisi del sangue. Ho richiesto già una TAC, quindi tra un’ora ti porterò giù
- Caspita, sei sempre così premurosa?
- Si, amo il mio lavoro
- L’ho notato. A proposito, non ti ho detto una cosa
- Cioè?
- Stai benissimo con il camice, ti dona
- Grazie Robert. Ora che non c’è Arizona puoi smetterla di fingere di flirtare con me
- E chi finge?
Nel frattempo i due erano arrivati nella stanza e dopo aver lasciato detto ad un’infermiera di tutti gli esami da svolgere, Amelia lasciò Robert per dirigersi verso l’ufficio di Arizona.
Non appena arrivò, dal ballatoio potette vedere il viso distrutto della sua compagna.
In quel momento avrebbe tanto voluto andare lì ed abbracciarla forte. Avrebbe voluto spazzarle via tutte le preoccupazioni che la attanagliavano la mente, ma sapeva che probabilmente non sarebbe servito a molto. Si fece coraggio e bussò alla porta.
- Vieni Amelia
- Cosa succede?
- Nulla, solite cose. Come mai qui? Finito con Robert?
- Si gli ho assegnato la stanza e tra poco lo porto a fare la TAC. Dimmi la verità, cosa succede?
- Sono distrutta e sono solo le prime settimane
- Posso aiutarti in qualcosa?
- Grazie, ma purtroppo no. Sono tante, troppe scartoffie a cui stare dietro. Non credevo potessero esserci tutte queste cose di cui occuparsi
- Mi dispiace, piccola – Amelia si avvicinò ad Arizona e la strinse forte a sé. Quell’abbraccio che aveva immaginato fino a pochi secondi prima andava sicuramente oltre le sue aspettative. Arizona tremava, era impaurita
- Non credo di essere all’altezza di questo compito
- Posso solo immaginare quanto possa essere difficile, ma le persone che ti hanno voluta qui si fidano di te, delle tue capacità, ma soprattutto ci sono io che credo in te, credo in ciò vuole il tuo cuore e credo in ciò che vuole la tua mente. È solo un ostacolo, siamo brave a superare ostacoli, vero?
Amelia riuscì a sentire il corpo di Arizona rilassarsi e il suo cuore si alleggerì. Forse era riuscita a far stare meglio la sua compagna.
- Grazie Amore. Spero tanto tu possa avere ragione
- Io ne sono certa
- Ma come mai sei qui?
- Nulla, volevo vederti
- Ci siamo incontrate in ascensore mezz’ora fa
- Lo so, ma quel bacio mi ha fatto venire voglia di dartene un altro e un altro ancora
Amelia si avvicinò verso le labbra di Arizona, ma questa si allontanò
- Con me la ruffianeria non funziona, lo sai, quindi dimmi la verità
- Robert mi ha appena fatto un complimento e a quanto pare avevi ragione tu, non stava scherzando quando ci stava provando con me
- Ecco, ci mancava solo questo
- Sono venuta a dirtelo proprio per farti capire che a me non importa. E’ solo un paziente
- Amelia, non ho nessuna intenzione di preoccuparmi anche di lui. L’idea di voi due insieme mi fa ribollire il sangue, ma mi fido di te, quindi non farmene pentire
- Non dirlo neanche per scherzo
- Mm, va bene. Ora vai, altrimenti nessuna delle due combinerà niente
- Ci vediamo alla fine del turno?
- Non so a che ora finirò
- Allora verrò qui a farti compagnia
- Amy, per quanto possa farmi piacere, perché non trascorri un po’ di tempo con Meredith?
- Forse hai ragione, siamo tornate ieri e abbiamo avuto poco tempo per parlare
- Però mi mancherai
- Anche tu -  prima di uscire dalla stanza, Amelia lasciò un bacio sulle labbra di Arizona e si diresse verso la sala tac dove avrebbe trovato Robert. Quella situazione la rendeva tesa, nonostante lei non provasse nulla per quell’uomo.
Non appena le immagini furono pronte, Amelia si ritirò nel suo studio per visionarle. Le sue mani tremavano e non ne capiva il motivo. Era sicuramente preoccupata per ciò che avrebbe visto di lì a poco, ma ciò che probabilmente la intimoriva di più era il fatto di rientrare in sala operatoria. Da quando aveva deciso di operare suo fratello non era più entrata in quella sala e tanto meno nelle altre. Sapeva di essere brava nel suo lavoro, ma non si fidava delle sue emozioni spesso troppo contrastanti.
Le immagini che apparvero davanti ai suoi occhi andarono oltre ogni aspettativa. Robert le aveva detto a ciò che sarebbe andata incontro, ma non credeva fino a quel punto.
Amelia si gettò sulla sedia e con la testa tra le mani cercò un modo per intervenire su ciò che aveva appena visto. Il tumore c’era, ed era molto grande.
 
-Posso? – Amelia, qualche minuto dopo, si ritrovò fuori la stanza di Robert. Aveva deciso di affrontare il discorso con l’uomo e informarlo sulle ultime novità
- Certo, entra pure. Suppongo tu abbia cattive notizie
- I chirurghi che hai incontrato avevano ragione: il tumore è inoperabile, non pensavo fosse così esteso, però voglio provarci lo stesso, se tu mi darai il consenso
- Se non dovessi accettare quanto mi rimarrebbe?
- Sei mesi, forse qualcosa di più
- E se dovessi operarmi?
- Se l’operazione dovesse riuscire guariresti quasi del tutto, ma è molto rischiosa. Il tumore è pericolosamente vicino al nervo ottico e anche un minimo passo sbagliato potrebbe renderti cieco; per non parlare dei deficit mentali che potresti riportare
- Stai cercando di impaurirmi?
- No, ti sto dicendo come stanno realmente le cose. L’intervento è davvero rischioso e dovrò lavorare sodo per trovare il miglior approccio
- Tu cosa faresti?
- E’ la tua vita, non posso dirti io cosa fare
- Sono qui perché mi fido di te, nonostante io ti conosca da poco. Sei stata la prima a farmi tornare la speranza ed ho intenzione di crederci ancora. Trova un modo per guarirmi
- Va bene, allora iniziamo subito con cicli di chemio e radio terapia. Voglio ridurlo il più possibile prima di intervenire. Non abbiamo molto tempo, ma ridurlo anche di solo un millimetro sarebbe tanto per me.
- Devo rimanere rinchiuso qui dentro?
- Ti sconsiglio di sottoporti a cicli di chemio e nel contempo viaggiare, sarebbe troppo stancante, sia fisicamente che mentalmente. Voglio tenerti sotto controllo
- Va bene, allora. Sarà un po’ come stare in un hotel: servito e riverito
- Tra qualche giorno mi odierai sicuramente
- Ne dubito, mi stai salvando la vita
- Senti Robert, a proposito di quello che mi hai detto prima: io amo davvero Arizona e per quanto possano farmi piacere i tuoi complimenti, vorrei che non mi dicessi più determinate cose; cerchiamo di avere un rapporto per quanto possibile tra medico e paziente. È fondamentale per me che tu lo capisca
- Certo dott.ssa, capisco perfettamente
Amelia, nonostante avesse percepito il rammarico nella voce di Robert, decise di non rispondere ed uscire dalla stanza. Arizona, prima di lei, aveva capito le intenzioni dell’uomo, dimostrandosi anche fin troppo gelosa ai suoi occhi, ma non aveva ancora capito che la sua compagna avesse perfettamente ragione.
 
La giornata di lavoro stava volgendo al termine e per Amelia arrivò il momento di tornare a casa.
Anche quel giorno non aveva messo piede in sala operatoria. Arizona non le aveva detto nulla, ma sapeva che prima o poi avrebbe dovuto farlo e questo prima di eseguire un’operazione complessa come quella di Robert.
Amelia parcheggiò la sua auto nel solito posto, accanto a quella di Meredith e si preparò ad entrare. Dall’interno potette distinguere le voci di Zola e Bailey. Durante il weekend le erano mancati moltissimo. Non c’era giorno che non pensasse a loro. Il loro papà non c’era più e poteva capire benissimo come ci si potesse sentire.
- Sono a casa! – Amelia entrò in casa e mostrò alla sua famiglia uno dei suoi migliori sorrisi
- Ciao zia! – Zola e Bailey le corsero incontro gettandole le braccia al collo
- Ciao Amelia, non ti aspettavo
- Lo so, ma avevo bisogno di trascorrere del tempo con la mia famiglia
- Zia, vieni a giocare con noi?
- Certo, prima parlo un attimo con la mamma, voi iniziate ad andare
Una volta che le due donne rimasero sole in salotto, Amelia si avvicinò a sua cognata
- Come è andata la giornata? Non ci siamo viste
- Un delirio, non ho fatto altro che operare. Il tuo tumore, invece?
- Robert ha deciso di farsi operare, ma sarà più complesso del previsto. E’ enorme
- Ce la farai?
- Dovrò lavorarci molto, ma si, ce la farò. Devo prima trovare il coraggio di entrare in sala operatoria. Tu come hai fatto?
- A fare cosa?
- A rientrare nella sala in cui ho operato Derek
- Non ho fatto nulla, non ho più operato in quella sala, la sto evitando
- Davvero?
- Si, è più forte di me. Sono tornata subito a lavorare, ma ancora mi porto dietro gli strascichi
- Pensi che riusciremo mai ad entrare in quella sala?
- Non lo so, ma fino a quando riuscirò ad evitarla, non mi porrò il problema
- Tu sei più riandata in terapia intensiva?
- Continuamente, ma non in quella stanza. Non appena passo davanti quella porta un macigno si posa sul mio petto e mi aspetto ancora di vederlo lì, attaccato alle macchine
- Lo sai che prima o poi dovremmo superare tutto questo?
- Lo so, Amelia, lo so

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** L'offerta ***


- Buongiorno Amelia
- Buongiorno Robert, come ti senti?
- Diciamo che sono stato meglio
- Questa è la parte più difficile, è questo il momento di combattere, poi sarà tutto nelle mie mani
Quella mattina Amelia si era svegliata molto presto per andare a trovare Robert. Erano al terzo giorno di ricovero e gli effetti della chemioterapia iniziavano a farsi sentire e vedere nel corpo dell’uomo.
In quei giorni, che erano trascorsi fin troppo velocemente, Amelia aveva lavorato sodo nel tentativo di trovare un approccio che potesse salvare la vita di Robert.
In quei tre giorni Amelia poche volte aveva messo piede fuori dallo studio, un po’ per dovere, un po’ per evitare il più possibile di dover entrare in una sala operatoria. Il coraggio di operare non lo aveva ancora trovato, eppure il giorno dell’intervento di Robert si avvicinava.
-Tutto bene? Hai trovato il modo di intervenire?
- Ancora no, ma ci sono quasi. Ci vediamo più tardi
Amelia uscì dalla stanza. Quell’uomo confidava in lei, stava mettendo la sua vita nelle sue mani, ma non sapeva cosa stava succedendo nella testa della donna.
-Amelia, devi venire in pronto soccorso, c’è bisogno del tuo aiuto
Owen si parò davanti a lei; aveva il fiatone, segno che anche lui era stato chiamato per un’urgenza
- Io ancora non opero e poi sono impegnata, lo sai a cosa mi sto preparando
- Non per questo devi trascurare gli altri pazienti
- Owen, non sei nato ieri, eppure mi sembra che sia così
- Amelia, ti sto dicendo che devi venire. Non c’è nessun altro neurochirurgo
- Come è possibile? Chi ha fatto i turni?
- Non importa adesso, devi venire
Amelia, nonostante le titubanze, corse verso il pronto soccorso. Sapeva che i turni li avesse fatti Arizona e non si spiegava come avesse potuto fare una cosa del genere.
Non appena arrivò in pronto soccorso, venne travolta da una scarica di adrenalina, che da tempo non scorreva nel suo corpo che, completamente elettrizzato da quella situazione, fece sentire Amelia estremamente viva: sacche di sangue nelle mani degli specializzandi, barelle che venivano spostate, monitor che riproducevano il battito cardiaco. Come aveva fatto a vivere fino ad allora senza tutto quello?
- Cosa abbiamo? – Amelia, come se negli ultimi giorni non avesse fatto altro che quello, entrò nella stanza in cui l’avevano chiamata e si fece spiegare la situazione. Molti occhi si posarono su di lei. Sapeva il motivo, ma cercò di non farci caso e andò avanti con il suo lavoro.
Fortunatamente, quell’emergenza non richiese un intervento chirurgico così, dopo essersi accertata che il paziente fosse stabile dal punto di vista neurologico, la donna si ritirò di nuovo nel suo studio.
Qualche minuto dopo sentì bussare alla sua porta ed Arizona entrò timorosa.
- Hai paura di entrare?
- Sei arrabbiata, vero?
- Devo pensarci. Perché lo hai fatto?
- Per aiutarti, se dipendesse da te staresti rinchiusa qui dentro a vita
- Si da il caso che io mi stia occupando di Robert e poi ho risposto alla chiamata
- E come è andata?
- Bene, ma ciò non toglie che tu abbia sbagliato
- Ho sbagliato dal punto di vista personale, ma non lavorativo. Io sono il capo e devi fare come dico io. Da oggi rimonti in sella
- Non puoi costringermi
- Amelia, questa storia sta andando avanti da troppo tempo e se non faccio così tu ti adagi sugli allori
- Non è come dici tu, ho bisogno di tempo
- Te l’ho dato e non lo hai sfruttato come avresti dovuto. Risponderai ad ogni chiamata ed eseguirai qualsiasi intervento. Lo sto facendo per il tuo bene
- A me non sembra, stai forzando la mano
- Mi ringrazierai
- Sei insopportabile quando fai così
- Grazie, anche io ti amo
Ad Amelia spuntò un sorriso dolce sulle labbra. Amava Arizona, anche quando la faceva arrabbiare. Sapeva che stava agendo per il suo bene, ma non voleva dargliela vinta. Non poteva, questione di orgoglio. Così, con la stessa velocità con cui il sorriso le era spuntato, cercò di sembrarle il più arrabbiata possibile.
 - Non mi incanti. Ami fare il capo solo quando devi comandare me a bacchetta
- Ho visto il sorriso. Stai fingendo
- Chi te lo dice?
- Lo dico io. Ti conosco troppo bene, mia cara
Amelia in un attimo si ritrovò Arizona seduta sulle sue gambe e con le labbra che stuzzicavano il suo collo. La bionda stava giocando sporco, sapeva come farla cedere.
- Cosa credi di fare?
- Non devi essere per forza arrabbiata. So benissimo che hai voglia di baciarmi
- Tu sei sicura di troppe cose
- Vuoi dirmi che non è vero? Vuoi dirmi che se faccio questo – Arizona alzò il camice della mora e prese i seni tra le sue mani – non ti faccio provare nulla? Oppure, se faccio questo -  la bionda scese con le dita verso l’elastico del pantalone – non ti viene voglia di stenderti su questa scrivania e fare l’amore con me?
Amelia si sentì avvampare. Arizona per lei era una droga e quando giocava in questo modo era irresistibile.
-Dai Ari, la porta non è chiusa a chiave, potrebbe entrare chiunque
Arizona, senza farselo ripetere due volte, si alzò e fece scattare la serratura della porta. Nel frattempo, Amelia si alzò dalla sedia e si appoggiò alla scrivania, facendo mettere Arizona tra le sue gambe. Con un movimento, la mora mise la gamba tre quelle di Arizona e un gemito uscì dalla bocca della bionda.
-Dio, quanto mi sei mancata. Sono state giornate infernali – Amelia iniziò a baciare la sua compagna senza freni. Aveva voglia di lei, aveva voglia di farla sentire amata, aveva voglia del suo corpo, che chiedeva sempre più contatto.
- Andiamo a vivere insieme, Arizona – quando la mora si accorse di ciò che aveva detto era troppo tardi. Quelle parole le erano uscite dalla bocca ed ora non poteva farci più niente, perché la sua compagna, nonostante fosse impegnata a baciare il suo collo, aveva perfettamente sentito tutto.
- Non credo di aver capito bene
- Credo tu abbia capito. Scusami, è che mi è uscito di getto
- Quindi devo far finta che tu non abbia detto nulla?
- Dipende dalla tua risposta
- Vorrei tanto che andassimo ad abitare insieme, ma il problema rimane sempre uno
- Quale?
- Tu non vuoi venire ad abitare a casa mia
- Forse potrei passarci sopra. Da quando hai ottenuto la promozione non stiamo mai insieme e mi manchi
- Anche tu mi manchi, ma non voglio forzarti a fare cose che non vuoi
- Io voglio solo passare più tempo con la persona che amo e se queste sono le condizioni, sono disposta ad accettare
- Ci risiamo – Arizona si allontanò da Amelia e si andò a sedere sul divano. Nonostante fosse una conversazione piacevole, quella frase l’aveva urtata
- Che succede?
- Hai pensato a ciò che mi hai appena detto?
- Certo, cosa c’è di male?
- Non devi annullarti per me. Quante volte devo dirtelo? Se per te una cosa è importante, non devi passarci sopra solo perché altrimenti non puoi avermi
- Ti prego, non ricominciare con questa storia, altrimenti me ne vado
- Mettiamo il caso che tu vieni ad abitare a casa mia. Quanto resisteresti? Una settimana? Due?
- Perché dici questo?
- Perché non riesci a dormire nella mia camera da letto, non riesci a fare un passo in quella casa senza pensare che su quel pavimento, su quei divani c’è stata anche Callie
- Non è così, mi sento pronta. Sono pronta ad affrontare tutte le conseguenze. Non è questione di annullarmi per te, perché ti giuro che io ho capito cosa intendi quando mi parli di indipendenza ed essere liberi pur stando insieme. Ho capito perfettamente, ma ora sento nel mio cuore di volere di più dalla nostra storia. Sono stanca di andarci piano, sono stanca di vederci nei nostri studi come delle ladre. Io voglio vivere con te, voglio portarti la colazione a letto, voglio fare la spesa con te, voglio preparare il pranzo con te. Sono cose che non ho mai fatto con nessuno e ho voglia di farlo solo con te, perché ti amo. So che sono un disastro e poco affidabile, ma non posso fare a meno della tua presenza e spero tanto che non sia poco.
Amelia aveva aperto il suo cuore ad Arizona, di nuovo, come non aveva mai fatto prima di allora. Arizona, di fronte a lei, era immobile, come se quel fiume in piena l’avesse travolta e l’avesse lasciata in apnea.
-Ti ho spaventata?
- Affatto. Continuo a proteggerti, a volerti tenere d’occhio, ma solo ora mi rendo conto che non ne hai bisogno. Ti ho affidato il mio cuore dal primo giorno in cui ci siamo conosciute, se tu fossi stata poco affidabile non lo avrei mai permesso. Ti affiderei la mia vita Amelia Shepherd
- Quindi è un si?
- Si, ma non subito
- C’è qualche altro problema?
- Non proprio, ma Sofia non sa niente di noi due e sai che ora trascorre molto tempo da me. Dobbiamo trovare un modo per parlargliene
- Potrei avere un’idea. Ti dispiace se ci pensassi io?
- Che hai in mente?
- Due chiacchiere con la zia Amelia, senza mamma ‘Zona
- Mm se pensi che possa andare, per me va bene
- Grazie Amore, vedrai che ne sarà felice, è una bambina intelligente
- Lo credo anche io. Scusami, ma devo correre ora
- Va bene, però prima devi accettare un’offerta che ti sto per fare
- Spara
- Ti va di assistermi durante l’intervento di Robert?
- Perché? Io di neurochirurgia non capisco nulla
- Non devi fare niente di estremamente difficile. Voglio solo che torni in sala operatoria con me. Da quando sei capo hai operato davvero poco e penso possa farti bene
- Accetto solo se anche tu tornerai ad operare alla prima occasione utile
- Avevo accettato già prima che tu entrassi in questa stanza
- Sei dannatamente insopportabile, Amelia Shepherd
- Ed io ti amo Arizona Robbins

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** La sala 3 ***


Era il giorno dell’intervento a Robert.
Amelia era agitata, nonostante si sentisse preparata. Quella notte non aveva dormito. Si era alzata più di una volta e ognuna di quelle volte si era seduta sul letto e aveva riletto tutti gli appunti che aveva preso. Si era preparata molto per quel giorno; con la Edwards aveva visto e rivisto centinaia di volte le immagini dei test eseguiti ed ora che quel giorno era arrivato, Amelia moriva di paura.
Quella mattina entrò in ospedale e non appena l’odore di disinfettante invase il suo olfatto, fece un grande sospiro. Amava quell’odore, amava il rumore delle ruote delle barelle sul pavimento, amava gli specializzandi che facevano a gara per accaparrarsi un intervento. Amava tutto di quel lavoro.
Non appena arrivò in ospedale, la prima cosa che fece fu andare da Arizona. Quella notte era rimasta lì. Si vedevano sempre più di rado e Amelia aspettava il giorno in cui avrebbe parlato a Sofia su una loro possibile convivenza. Quando arrivò davanti l’ufficio della bionda, dalla vetrata la vide stesa sul divano. Senza bussare entrò e le si accovacciò accanto. Con le dita le accarezzò una guancia. Non appena però la pelle venne a contatto con quella di Arizona, Amelia si quasi scottò.
- Amore, svegliati – la mora cercò di svegliarla delicatamente
- Ehi, hai già finito l’intervento?
- È ancora presto, sono venuta a salutarti, ma scotti. Ti sei accorta di avere la febbre?
- Si, non mi sono sentita bene questa notte
- Perché non mi hai chiamata?
- Non volevo svegliarti
- In realtà non ho chiuso occhio, fatti visitare
Amelia fece sedere Arizona su una sedia e dopo aver preso lo stetoscopio che aveva nella tasca del camice, la oscultò.
-Sembra una semplice influenza, vai a casa, non appena avrò finito l’intervento passerò da te
-Non posso andarmene, ho tantissime cose da fare
- Non voglio sentire storie. Hai fatto fin troppo fino ad ora 
- Va bene, vado a casa
- Prendi un taxi, l’auto la riprenderai domani
Amelia accompagnò Arizona nell’atrio. Era preoccupata. La bionda non era solita cedere così facilmente e il fatto che ora l’avesse fatto non la faceva stare tranquilla. La temperatura del suo corpo era davvero alta.
Nonostante in quel momento quello fosse un pensiero fisso, ora aveva altro a cui pensare.
-Dott.ssa Shepherd, siamo in sala 3 – La Edwards, dopo essere uscita dall’ascensore, si precipitò dalla mora, che era rimasta ferma nel posto in cui aveva salutato la sua compagna.
- Deve esserci uno sbaglio
- Nessun errore. Ho appena letto
- Ti dico che non è possibile. Arizona non lo avrebbe mai fatto
- Credo di non capire
- In sala 3 ho operato mio fratello
- Oh mio Dio, non ci avevo pensato
- Io si, per questo ti sto dicendo che non è possibile
- Questa mattina però la Robbins non ha compilato il tabellone, lo ha fatto il dott. Webber
- Ok ci penso io. Ci vediamo più tardi
Amelia, dopo essersi congedata dalla specializzanda, cercò Meredith. Aveva bisogno di parlarle. Aveva  bisogno di una faccia amica. Girò l’ospedale in lungo e in largo. Nessuno l’aveva vista, eppure era di turno.
Quando Amelia stava per perdere le speranze, sentì dei singhiozzi provenire nella tromba delle scale che portavano all’ultimo piano.
-Meredith, sei tu? – Non appena Amelia salì gli ultimi gradini, si ritrovò davanti sua cognata. Aveva il viso tra le mani. Le si avvicinò e la cinse in un abbraccio. Rimasero senza dire alcuna parola per qualche minuto. Meredith non aveva voglia di parlare e Amelia capiva cosa stesse provando. Quel momento Amelia lo incise sul suo cuore. Il rapporto che aveva avuto con sua cognata era sempre stato contrassegnato da litigi e per la maggior parte da indifferenza reciproca. Ora invece erano entrambe lì, l’una tra le braccia dell’altra e si erano comprese senza dire nulla. Dopo qualche minuto, Meredith si alzò, si asciugò le ultime lacrime che rigavano il suo viso e ringraziò Amelia prima di uscire dalla sua visuale.
La mora aveva trovato ciò che stava cercando.
Si alzò anche lei e andò nella sala 3. Aprì la porta dell’anti sala e non appena la sua mano sfiorò il lavandino di acciaio, un brivido le percosse il corpo riportandola al giorno in cui era in quella stessa sala con Meredith e Derek steso sul tavolo operatorio. Quel giorno credeva davvero di poter curare suo fratello; quel giorno credeva davvero di riuscire a rivedere gli occhi aperti di suo fratello; quel giorno aveva creduto a molte cose e quando tutte le speranze si erano frantumate davanti i suoi  occhi come castelli di sabbia, anche lei era crollata in un baratro. Con la mente ripercorse tutti i gesti che aveva compiuto quel giorno, ogni singolo movimento compiuto con il desiderio di curare suo fratello.
Non aveva commesso nessun errore, aveva fatto anche l’impossibile per poterlo aiutare, ma Derek doveva andarsene, Derek non poteva più stare accanto a lei fisicamente. Si, perché con l’anima era sempre accanto a lei. 
-Amelia, che ci fai qui? Ho sbagliato orario?
La mora si riscosse da quei pensieri, quando Owen apparve alle sue spalle
- No non hai sbagliato, sono venuta a dare un’occhiata
- Ho letto che operi in questa sala
- Si esatto, a quanto pare prima o poi bisogna affrontare le proprie paure
- Lo capisco, tutto bene? Te la senti?
- Certo, farò di tutto per salvare Robert
- Mi fa piacere trovarti così 
- Così come?
- Limpida, sembra come se avessi scacciato i tuoi demoni
- Forse è davvero così
Amelia salutò Owen ed uscì dalla stanza. Aveva davvero combattuto molto pur di uscire indenne da quella battaglia. A volte le sembrava di non farcela, eppure in quel momento era lì pronta ad operare di nuovo. 

1    ORA DOPO
-Edwards, aspira di più, non vedo niente
Stephanie fece come Amelia le aveva chiesto. Sul tavolo operatorio c’era Robert e Amelia si era appena ritrovata di fronte ad una situazione diversa da ciò che aveva studiato fino a quel giorno.
Accanto a lei doveva esserci Arizona, accanto a lei doveva esserci la donna che amava, come promesso, invece non era lì e le sembrava di perdere l’orientamento.
-Dott.ssa si prenda un attimo
-Non ne ho bisogno
- Ne abbiamo bisogno entrambe
Amelia decise di seguire il consiglio che le aveva dato la sua specializzanda e dopo aver posato gli strumenti fece un respiro profondo. 
-Tu cosa faresti?
- Sono solo una specializzanda, sbaglierei sicuramente
- Dai Edwards, dimmi cosa faresti
- Beh, ecco io libererei prima questa parte e poi mi occuperei dell’altra 
- Potrebbe essere una buona idea
- Sta scherzando?
- Affatto, sono mesi ormai che mi segui e sei  l’unica  che sa esattamente cosa farei in situazioni critiche, sei l’unica che riesce ad anticipare le mie mosse
Dopo la breve pausa, Amelia e la Edwards ripresero con il lavoro.
Per Amelia non fu facile. Ogni movimento che compiva richiedeva una forza sovrumana, come se quegli strumenti pesassero tonnellate. Per Amelia essere nella sala in cui era stato deciso il destino di suo fratello non era facile, eppure ora era lì. Aveva accettato quel caso senza troppi ripensamenti, aveva accettato quel caso, che non era mai stato tale. Negli occhi di Robert aveva letto la speranza, aveva visto accendersi una scintilla e non aveva nessuna intenzione di spegnerla, non aveva nessuna intenzione di frantumare il suo castello di sabbia.

L’intervento durò 7 ore. Durante le quali Amelia fu travolta da un’infinità di emozioni e non tutte positive.
In tutte quelle ore, Amelia, aveva perso e ritrovato se stessa alla stessa velocità in cui l’uomo sbatte le palpebre. In tutte quelle ore e grazie ad Amelia, Robert era salvo. Il suo castello di sabbia era intatto.
- Complimenti dott.ssa Shepherd
- Non ce l’avrei fatta senza di te, Edwards. Ora riposati, sei esentata dal mio servizio
-  Perché tutti abbiamo bisogno di riposo, ricordi? Anche io andrò a casa

Circa un’ora dopo, Amelia era davanti la porta di Arizona. Nonostante avesse avuto la giornata piena, non aveva mai smesso di pensare a lei ed ora sapere di trovarla dietro quella porta, le faceva martellare il cuore nel petto. Prese la chiave che Arizona lasciava lì fuori in casi di emergenza e si precipitò da lei.
Aprì la porta della camera da letto e la trovò coperta interamente. Aveva avuto sicuramente molto freddo.
Amelia si spogliò e le si stese accanto.
-Sei tornata
- Sono tornata
- Scusami
- Per cosa?
- Ti avevo promesso che ci sarei stata
- Non preoccuparti, ora sono qui e mi prenderò cura di te
- Ma come è andato l’intervento?
- Robert è vivo
- Sono fiera di te, lo sai?
- È la febbre che ti fa parlare così
- Dico sul serio. Sono orgogliosa di ciò che sei diventata. Hai fatto passi da giganti da quando sei arrivata e non potrei desiderare persona migliore accanto a me
- Vuoi farmi piangere?
- Solo se di gioia. Sposami Amelia
- Cosa?
- Sposami
- Stiamo facendo discorsi troppo seri, Amore. Io sono stanca morta e tu sei febbricitante
- Ne riparleremo domani
- Sempre se ricorderai di averlo detto
Amelia si accoccolò alla sua compagna ed entrambe crollarono in un sonno profondo.

Il mattino seguente, quando la mora aprì gli occhi, era solo l’alba. Arizona aveva dormito serenamente quella notte, segno che non aveva avuto la febbre; anche lei quella notte aveva dormito, nonostante le parole pronunciate dalla sua compagna le ronzassero ancora nella mente.
- Buongiorno Amore
- Ehi, come ti senti?
- Meglio, ma rimarrò a casa anche oggi
- Quasi quasi rimango anche io
- Non devi andare da Robert?
- Questa notte mi ha scritto la Edwards e ha detto che il post operatorio prosegue bene. Robert ha subito un intervento pesantissimo, dovrà recuperare molto, quindi andrò direttamente nel pomeriggio e nel frattempo mi terrò reperibile accanto a te
- Allora accetto, non vedevo l’ora di poter trascorrere del tempo con te
- Anche io, vado a preparare qualcosa da mangiare
Amelia si alzò dal letto, si diresse verso la porta, ma nel momento in cui la sua mano era pronta ad abbassare la maniglia. Arizona richiamò la sua attenzione
-Ah, poi dobbiamo parlare
- Di cosa?
- Vorrei una risposta a ciò che ti ho chiesto ieri sera
- Allora lo ricordi 
- Come potrei dimenticarlo
Amelia uscì dalla stanza con il cuore che le batteva all’impazzata. Forse era il giorno più bello della sua vita.
Quando rientrò nella camera da letto, aveva un vassoio tra le mani, lo poggiò sul letto e non appena gli occhi di Arizona vi si posarono sopra, delle lacrime iniziarono a scendere sul suo viso
-Vuoi farmi piangere 
-Solo se di gioia
Nel piattino che Arizona aveva visto vi era un waffle, sopra il quale vi era una scritta di marmellata.
Il SI più dolce in assoluto.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Così reale ***


- Quindi… Ci sposeremo… – Amelia e Arizona erano distese sul letto, l’una tra le braccia dell’altra. Amelia aveva appena detto il si più importante della sua vita e ancora non riusciva a rendersene conto. Sapeva che avrebbe voluto costruire qualcosa di importante con Arizona, ma non credeva potesse essere pronta già per un matrimonio.
- Ti sei già pentita della risposta?
-Assolutamente no – Amelia si sporse verso la sua compagna e posandole le labbra sulla fronte le diede un bacio – hai ancora un po’ di febbre
- Lo so, tra poco prenderò qualcosa
- Vuoi che rimanga da te oggi? Potrei prepararti qualcosa di caldo
- In ospedale hai molte cose da fare, ci vediamo dopo
- Senti, ma tu e Callie non avete ancora divorziato
- Lo faremo presto
- Non voglio metterti fretta, ne dobbiamo parlare ancora con Sofia
- Faremo tutto Amore e poi sono stata io a chiedertelo, quindi non mi stai mettendo fretta
- Secondo te siamo pronte per questo passo, dopo tutto quello che abbiamo passato?
- Proprio perché ne abbiamo passate tante siamo pronte. Siamo state continuamente sotto esame e diventare tua moglie è il mio sogno. So che probabilmente può sembrare affrettato, ma ti amo e voglio stare con te
- Anche io Amore. Non vedo l’ora di vivere insieme e non vedo l’ora di parlarne con Sofia. A proposito: lo hai detto a Callie?
- Ancora no. Domani Sofia starà con me, quindi quando la porterà qui glielo dirò
Arizona ed Amelia rimasero a letto per tutto il resto della mattinata. Entrambe erano felici, entrambe erano al posto giusto con la persona giusta. Nessuna delle due avrebbe mai creduto che si sarebbero potute innamorare così perdutamente di nuovo, quando ormai i loro cuori erano rotti; ma era successo e nonostante le grandi difficoltà, ogni giorno riuscivano a dimostrarsi quanto si amassero.
 
-Cercherò di fare il prima possibile
- Non preoccuparti, l’importante è che torni
- Mi raccomando, non alzarti. Sei debole e non vorrei succedesse qualcosa, ti ho messo tutto a portata di mano
- Adoro il modo in cui ti prendi cura di me
- Amo prendermi cura di te
La mora diede un bacio sulle labbra della sua compagna ed uscì di casa. Per tutto il viaggio non fece altro che pensare a ciò che era successo in quelle ore. Era riuscita ad operare nella sala in cui aveva operato Derek, era riuscita a salvare Robert ed ora aveva accettato la proposta di matrimonio di Arizona. Finalmente tutte le cose stavano tornando al loro posto e non poteva esserne più felice.
Arrivata in ospedale, prima di salire in reparto, andò in caffetteria. Dopo aver preso il suo caffè, la mora si sedette ad un tavolo.
- Ciao Amelia
- Callie
- Posso sedermi?
- Certo- dopo che Callie ebbe preso posto, Amelia la vide strofinarsi le mani:era agitata. Molto probabilmente aveva qualcosa da chiederle, ma non aveva il coraggio – Hai bisogno di qualcosa?
- Scusami, è che non è facile per me
- Io sono tranquilla, quindi puoi esserlo anche tu
- Mi chiedevo come mai Arizona  non viene a lavoro da due giorni
- Non parlate?
- A dire la verità solo per Sofia
- Chiunque sa il motivo, comunque ha l’influenza, con febbre
Negli occhi di Callie, Amelia riuscì a leggere il suo reale dispiacere. Callie teneva ancora molto ad Arizona e spesso dimenticava che prima era la moglie della sua compagna.
- Domani avrei dovuto portarle Sofia, forse sarà meglio rimandare
- Non posso decidere io, ma ad Arizona dispiacerebbe non vedere la bambina
- Forse hai ragione -  Callie fece per alzarsi, ma Amelia la fermò
- Sicura vada tutto bene?
- Quando Arizona ha la febbre le piace mangiare le zuppe
Così dicendo, Callie diede le spalle ad Amelia e scomparve dalla sua vista.
La mora rimase a pensare a ciò che le aveva appena detto Callie e capì una cosa: soffriva ancora per la separazione da Arizona. Il nodo in gola che le si formò in quel momento le impedì di finire il suo caffè, così decise di andare a lavorare. Distrarsi era la cosa giusta da fare.
 
- Buongiorno Dott.ssa Shepherd
- Buongiorno Edwards. Novità?
- Nessuna. Parametri nella norma, tac pulita, ma ancora non si sveglia
- Ha bisogno di tempo. Vado a visitarlo
Amelia entrò nella stanza in cui era Robert e in un attimo si ritrovò nella stanza di Derek. Il profumo di suo fratello inondava la stanza. Non c’era più Robert davanti a lei, ma suo fratello. Era tutto così reale. Le macchine mostravano i parametri vitali della persona stesa su quel letto. Senza pensarci, Amelia si stese accanto a lui.
- Dott.ssa, cosa sta facendo? – Stephanie Edwards entrò nella stanza di Robert e guardò con occhi sgranati ciò che stesse facendo Amelia. Quest’ultima, come se si fosse appena svegliata da un sogno, si alzò velocemente dal letto e realizzò ciò che avesse fatto.
Non diede alcuna spiegazione alla specializzanda e andò a rinchiudersi nel suo studio.
Si sedette sulla sedia e prendendo il telefono dalla tasca del camice chiamò Arizona.
- Ciao Amore
- Ehi, come stai?
- Ho ancora la febbre alta
- Mi dispiace, hai mangiato qualcosa?
- No, la pastina non mi andava
- Quando torno ti preparerò qualcosa di più buono
- Grazie Amore. Come sta andando lì?
- Ne parliamo quando torno a casa
- È successo qualcosa?
- Niente di grave
- Robert come sta?
- I parametri sono tutti nella norma, ma ancora non si sveglia
- Vedrai che è solo questione di tempo
- Oggi per un attimo in quel letto ci ho visto Derek, mi sono anche stesa accanto a lui, era tutto così reale
- Come un’allucinazione?
- Come in un sogno
- E come ti sei svegliata da questo sogno?
- La Edwards mi ha chiamata e ho realizzato che Derek era morto
- Ne riparliamo stasera? Vorrei approfondire la questione
- Pensi ci sia qualcosa che non vada in me?
- No, ma che dici,  però vorrei che mi parlassi di ciò che stai provando. Anche io vorrei prendermi cura di te
- Lo fai ogni giorno, te lo assicuro
- Per che ora torni?
- Tra poco avrò un intervento, se non va per le lunghe prima della fine del turno. Devo fare l’ultimo giro di visite e poi sarò da te
- Va bene, mi manchi lo sai?
- Anche tu. Sai, oggi mi sono chiesta se tu soffrissi ancora per Callie
- Perché?
- Non lo so, oggi è una giornata un po’ strana e con il fatto che tra poco le parlerai per il divorzio, mi chiedevo se ti portassi ancora dietro gli strascichi della separazione
- Sai che è stata dura, ma non mi manca. Mi manca trascorrere del tempo con Sofia, ma cerco di accontentarmi di quel poco che posso vederla
- Va bene
- Mi dici perché questa domanda?
- Parleremo stasera, devo scappare ora
- Non me la racconti giusta. Lo sai che dovremo approfondire quel discorso, vero?
- Certo, ti prometto che lo faremo
Dopo aver chiuso la chiamata con Arizona, Amelia scappò in sala operatoria. Avrebbe dovuto eseguire un intervento abbastanza lungo, anche se semplice. Come sempre, ad attenderla in pre – sala trovò la Edwards.
- Non ti avevo detto di guardare Robert?
- In realtà no, sul tabellone ci sono scritta anche io
- Va bene, ormai sei qui
- Dott.ssa, lo sa che non dirò nulla di ciò che ho visto, vero? Quindi non si deve preoccupare
- Non hai visto niente, Edwards, quindi non avrai niente da dire
- Dott.ssa, mi scusi se insisto, ma credevo di essermi conquistata la sua fiducia
- Edwards, in campo lavorativo hai tutta la mia stima, ma non andremo mai oltre
- Capisco
Amelia vide la specializzanda entrare in sala operatoria e nonostante avesse la mascherina, dagli occhi potette leggere il suo dispiacere. Sapeva di averla ferita in qualche modo, ma non poteva farci nulla in quel momento. Non avrebbe mai potuto dirle che in quel letto avesse visto suo fratello e non Robert; non avrebbe mai potuto dirle che aveva delle allucinazioni non solo visive, ma anche olfattive. Si, perché nella stanza, quando aveva creduto di vedere Derek, aveva sentito distintamente anche il suo profumo. Non avrebbe mai potuto dirglielo, l’avrebbe presa per matta.
 
Circa quattro ore dopo, entrambe erano fuori dalla sala operatoria. L’intervento era riuscito.
- Edwards, vorrei scusami per prima
- Non deve, ho superato la linea che separa gli strutturati dagli specializzandi
- Non è così, sai che puoi dirmi tutto ciò che vuoi
- Però lei no
- Edwards, sai benissimo ciò che sto passando in questo periodo, quindi la mia vita non è un segreto per te
- Lo so, ma a volte mi farebbe piacere se mi raccontasse qualcosa; questo non vuol dire che io voglia diventare sua amica
- Per me è difficile, perché sono cose che vanno contro il mio volere
- Almeno ci provi
- Nella stanza, quando sono entrata, ho creduto di vedere Derek. Fino a quando non sei arrivata tu ho creduto che realmente fosse in quel letto, ho addirittura sentito il suo profumo
- E’ la prima volta che le succede?
- In questo modo si
- Lei è un neurochirurgo, quindi sa benissimo che non può essere reale una cosa del genere. Ha provato a darsi una spiegazione dal punto di vista medico?
- In realtà no. A volte la nostra mente ci gioca brutti scherzi. Ho solo creduto di vedere ciò che avrei realmente voluto
- Ha mai pensato di andare da un terapista? Siamo medici, non robot. Anche noi a volte abbiamo bisogno di aiuto
- Grazie Edwards
- Non è stato difficile, vero?
- No, non lo è stato
 
-Sai, oggi ho parlato per la prima volta con la Edwards – Amelia era tornata da qualche minuto a casa ed era accanto ad Arizona a raccontarle la sua giornata. Le aveva preparato la zuppa, come le aveva detto Callie e non si meravigliò che avesse avuto ragione. Non spiegò il motivo alla bionda, anche se sapeva che prima o poi avrebbero dovuto affrontare il discorso.
- Sono mesi che ormai ci lavori a stretto contatto e solo oggi avete parlato?
- Si, è una ragazza in gamba
- Cosa vi siete dette?
- Le ho raccontato ciò che è successo in quella stanza. Mi ha consigliato di andare da una terapista
- Penso abbia ragione. So che stai andando alle riunioni, ma uno specialista è  ciò che ti serve
- Lo so, ma finalmente ho ripreso in mano la mia vita e andare da un terapista vorrebbe dire tornare indietro
- Non è così. Ti aiuterebbe ad affrontare il dolore. Perdere un fratello è un trauma
- Tu come hai fatto?
- Non sono la persona giusta da prendere come esempio, te lo assicuro
- Non ti va di parlarne?
- In realtà no, magari un giorno. Ora mi dici come mai mi parlavi di Callie?
- In caffetteria si è seduta al mio tavolo e mi ha chiesto di te
- Cosa voleva sapere?
- Del motivo per cui non stessi venendo in ospedale
- E lo ha chiesto a te?
- Forse lo ha fatto apposta. Mi ha anche detto che quando stai male ami mangiare la zuppa
- Adesso capisco
- E aveva ragione
- E’ normale che abbia ragione. È stata mia moglie per molti anni
- Sta soffrendo ancora per te. L’ho letto nei suoi occhi. Ho visto il modo in cui parla di te
- Amelia, a me dispiace che lei stia ancora soffrendo, ma non posso farci nulla. Non mi sono mai pentita di averla sposata, con lei sono stata benissimo, ma tutto quello che provavo per lei non esiste più. Non ti avrei mai chiesto di sposarmi se avessi avuto anche un minimo dubbio. Non ti avrei mai fatto una cosa del genere, lo sai vero?
- Mi è dispiaciuto vederla in quello stato ed ho provato a mettermi nel suoi panni, non deve essere facile
- No, non credo lo sia, ma deve andare avanti anche lei
- Sai cosa vorrei in questo momento?
- Cosa?
- Baciarti fino a perdere il fiato
- Sai che forse vogliamo la stessa cosa?
- Ah si?
- Mm mm

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Certo, sempre ***


- Io vado, chiamami se dovessi avere bisogno di me 
- Certo, non preoccuparti
- Ci vediamo direttamente stasera dopo cena, quindi?
- Callie porta Sofia alla fine del turno, quindi puoi venire a cena qui con noi
- No rimango da Meredith, non le ho ancora parlato
- Va bene, allora a più tardi
Quella mattina erano entrambe agitate. Arizona avrebbe parlato a Callie e Amelia sperava la potesse prendere bene. Parlare di divorzio non è mai semplice.
Dopo aver dato un lungo bacio sulle labbra di Arizona, la mora si diresse verso l’ospedale.
Questa volta non fece fermate intermedie pur di non incontrare di nuovo Callie.
- Dott.ssa Shepherd, buongiorno 
- Edwards, novità?
- Ancora nessuna
- Non è possibile
- Dott.ssa, forse ha bisogno di più tempo, non tutti i pazienti si riprendono allo stesso modo
- Pensi davvero questo o lo stai dicendo per cercare un po’ di ottimismo?
- Lo penso davvero. Ha tolto tutto il tumore senza commettere alcun errore, quindi deve essere per forza così 
- Speriamo. Per oggi sei libera, chiama la Wilson
- Perché?
- Anche gli altri devono imparare, non puoi avere sempre l’esclusiva
La specializzanda se ne andò con il capo chinato e ad Amelia spuntò un sorriso. Amava il modo in cui la Edwards si era appassionata a quella specializzazione, anche lei era sempre stata così. Non voleva sentir parlare di Pediatria, Ortopedia, Cardiologia. Lei voleva solo e unicamente la neurochirurgia.
- Dott.ssa Shepherd, Stephanie mi ha detto che oggi sono con lei
- Vero, ora vieni con me. Iniziamo il giro visite.
Le due donne entrarono nella stanza di Robert e dopo aver letto il quadro della situazione, Amelia iniziò a visitarlo 
- Wilson, sai dirmi i tempi di recupero di un paziente sottoposto a questo tipo di intervento?
- Due giorni, Dott.ssa 
- E siamo a?
- Due giorni e mezzo dall’intervento
- Cosa ne pensi?
- Le possibilità sono due, ma preferisco pensare che il paziente non sia ancora pronto
- Bene, proseguiamo – Amelia chiuse la porta della stanza di Robert e si incamminò verso l’altro paziente. Sperava davvero che Robert non fosse ancora pronto, che avesse bisogno di più tempo.
- Wilson
- Si Dott.ssa?
- Fino ad ora in che reparto sei stata?
- Pediatria
- Ti piace?
- Molto, ma credo di preferire Ortopedia 
- Come mai?
- La Dott.ssa Torres mi ha fatto innamorare di ogni singola cosa, dal modo in cui ingessa un braccio, a come cerca di salvare a tutti i costi un arto
- Quindi le ossa vincono sui bambini?
- Amo i bambini, ma adoro l’ortopedia
- Capisco. Sei in gamba Wilson
- Grazie Dott.ssa Shepherd

Quando la giornata lavorativa di Amelia volse al termine, la donna era stremata. Da quando aveva ripreso ad operare aveva risposto personalmente a tutte le chiamate e nonostante ne fosse felice, il suo corpo reclamava del riposo. 
- Ciao Meredith – Alle 8 in punto la mora era di rientro a casa, con grande stupore della cognata. Nonostante si fossero intraviste nei corridoi dell’ospedale, Amelia non le aveva detto nulla a riguardo
- Ehi, come mai qui?
- Arizona deve parlare con Callie e in più ha Sofia
- Come mai? È successo qualcosa?
- Le chiederà di iniziare con le pratiche per il divorzio
- Callie aveva ragione allora
- Su cosa?
- Era da un po’ che mi diceva che prima o poi Arizona avrebbe fatto questo passo 
- Beh, normale no?
- Certo, è un passo importante. Vuol dire che ha voltato davvero pagina
- Mi ha chiesto di sposarla
- Coooosa?
- Ed io le ho risposto di sì. Per questo sta parlando con Callie. In realtà dovremmo parlarne anche con Sofia. Stiamo facendo sul serio, Meredith
- Sei felice?
- Si, lo sono
- Allora lo sono anche io per te, nonostante mi dispiaccia per Callie
- Anche a me dispiace, ma ci amiamo e vogliamo vivere insieme.
- Quindi questi sono gli ultimi tuoi giorni in questa casa?
- Penso di si, ti dispiace?
- Un po’, ma in realtà stavo pensando di trasferirmi a casa mia. Questa è troppo grande 
- Ti farà bene, ne sono sicura. I bambini dove sono?
- Già dormono
- Vado a salutarli e poi ti aiuto con la cena
Amelia si diresse verso la stanza dei bambini; nella penombra potette vedere il profilo dei loro visi. Dormivano serenamente. Si avvicinò a Zola e le lasciò un bacio sul fronte, per poi fare la stessa cosa con Bailey. Nonostante in quella casa non ci fosse mai stata molto, le sarebbero mancati terribilmente.
La serata che trascorse con Meredith fu una piacevole sorpresa. Il loro rapporto ormai si era consolidato da tempo, ma ogni giorno Amelia rimaneva stupita dei passi avanti che riuscivano a fare.
- Molto probabilmente inizierò ad andare in terapia
- Come mai? Hai qualche problema?
- È successa una cosa in ospedale
- Non ho saputo niente
- Perché non lo sa nessuno, a parte la Edwards
- Cosa è successo?
- Ieri sono andata a visitare Robert, ma non appena sono entrata nella sua stanza oltre che a vedere il corpo di Derek disteso su quel letto, ho sentito anche il suo profumo. Era tutto così dannatamente reale, che senza pensarci mi sono allungata accanto a lui
- Che risposta ti sei data?
- Forse sto impazzendo 
- Non credo sia così. Penso invece che tu stia paragonando la situazione di Derek a quella di Robert
- Derek non aveva un tumore
- No, ma è stato in coma per molto tempo, senza che avessimo delle reali risposti; la stessa cosa che sta succedendo con Robert
- È tutto nella mia testa quindi
- Certo, ti stai facendo coinvolgere troppo. Hai fatto tutto ciò che potevi, ora devi solo aspettare
- Wow, precisamente quando siamo arrivate a tutto questo?
- Preferisci litigare e dircene di ogni?
- Direi proprio di no
- Bene, allora mangiamo 
In quel periodo, Amelia, aveva scoperto molte cose di sua cognata. Molte di quelle cose erano piacevoli, nonostante Amelia non avrebbe mai scommesso in un loro rapporto pacifico.
Più tardi, la mora  era davanti la porta di quella casa che presto sarebbe diventata anche sua. Era agitata e il motivo era proprio in quelle quattro mura. L’auto di Callie era ancora parcheggiata lì ed Amelia non sarebbe mai voluta entrare. Era rimasta a cena con Arizona e Sofia. Un nodo in gola le si formò in gola e suonò il campanello.
-Ciao zia! – Ad aprile la porta andò Sofia, che subito le strinse le braccia al collo
- Ciao piccola
Poco dopo arrivò anche Arizona
- Ehi
- Ciao, ho disturbato?
- Ma che dici, ti stavo aspettando
- Callie?
- È di là
- Come mai?
- Sofia ha insistito per cenare insieme
- Capisco
- Ehi, guarda che le ho parlato
- Davvero?
- Certo, cosa pensavi?
- Nulla
- Io amo te, quando te ne renderai conto?
- Non lo so, sembra troppo bello per essere vero
- Dai, andiamo di là
Amelia, prima che Arizona potesse voltarsi, la prese per il polso e tirandola a sé le stampò un bacio sulle labbra
- Wow, mi piaci quando sei gelosa
- Perché sei solo mia
- E tu sei solo mia?
- Certo, sempre




PS. SONO SCONVOLTA PER I NUVOI EPISODI!

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Fidati di me ***


- Ciao Callie
-  Amelia
- Tutto bene?
- Credo tu possa immaginare – Callie posò lo sguardo su Arizona e Amelia capì a cosa si riferisse
- Mi dispiace
- Immagino
- Davvero Callie, non sono così insensibile come tu credi
- Non ti credo insensibile, ma stai per sposare la persona che ancora amo, quindi se permetti ce l’ho con te
Amelia volse immediatamente lo sguardo verso Arizona, che nel frattempo era rimasta a bocca aperta. Callie lo aveva detto: era ancora innamorata di Arizona e per Amelia fu come una doccia fredda
- Callie, smettila
- Di fare cosa, Arizona?
- Perché devi dire queste cose ora? Speri che io possa cambiare idea?
- Sarei una stupida a volerlo?
- Ti ho appena chiesto il divorzio
- Lo so e non so se posso concedertelo 
- Non farmi una cosa del genere
- Perché no?
- Io amo Amelia e voglio sposarla
- Però sei ancora sposata con me 
- Callie, non farci questo
- A te non devo proprio niente, Amelia o dovrei dire Amy?
Il movimento che istintivamente compì il braccio di Amelia fece urtare il palmo della sua mano contro la guancia di Callie. Non appena vennero a contatto, la mano di Amelia iniziò a bruciare, mentre quella di Callie si portò immediatamente sulla sua guancia per massaggiarla.
- Non ti permettere mai più
- Callie, esci fuori da casa mia
- Ah, lei alza le mani e cacci me?
- Sei stata tu a provocarla
- Solo per averla chiamata Amy? Non le piace questo nomignolo?
Le mani di Amelia iniziarono a tremare, ma fece di tutto per frenare l’istinto di alzarle di nuovo contro di lei
-Smettila, di là c’è Sofia e non voglio che ci senta litigare. Vai via, ti prego 
Callie non proferì parola. Prese se le sue cose ed uscì di casa. Quando Arizona chiuse la porta alle sue spalle, Amelia sentì il suo sguardo posarsi su di lei
- Lo so, ho sbagliato, scusami
- So cosa ti ha spinto a farlo, ma ti reputo più intelligente di lei, quindi non voglio più assistere ad una cosa del genere
- Non vuole concederti il divorzio
- In qualche modo faremo
- Come?
- Non lo so
- Vado da Sofia, le racconto una storia e la metto a letto
- Va bene, io finisco di mettere a posto qui. Le parleremo domani, per stasera abbiamo fatto abbastanza
- Amore?
- Dimmi
- Mi ami lo stesso, vero?
Arizona si avvicinò ad Amelia e dopo averle dato un lungo bacio sulle labbra appoggiò la sua fronte a quella della mora
- Certo, ma che domande fai?
- Callie ti ama ancora
- Ma io amo un’altra persona. Non ho fatto abbastanza per fartelo capire?
- Non è questo, è che avete passato tanti anni insieme e nessuno scommetterebbe mai su di noi
- Lo sto facendo io, però, chiedendoti di sposarmi e non me ne pentirò mai. Basta con questa insicurezza
- Va bene, scusami. Vado dalla piccola
Amelia entrò nella cambretta di Sofia e la trovò concentrata nella lettura di un libro sugli animali.
-Posso entrare?
- Si zia
- Cosa stai leggendo?
- Il libro degli animali
- Ti piacciono tanto, vero?
- Si
- Quando ero piccola ho avuto un cane, lo sai?
- Davvero? Come si chiamava?
- Spike 
- Che nome buffo
- lo so, ma mi piaceva 
- Ed ora dov’è?
- In cielo
- Con lo zio Derek e Papà Mark?
- Esatto, proprio con loro
- Mamma Callie e Mamma ‘Zona hanno litigato?
- No non preoccuparti
- Zia, ormai sono grande non puoi dirmi bugie
- A volte le persone non vanno molto d’accordo e per loro è difficile stare insieme
- Tu vai d’accordo con mamma ‘Zona, vero?
- Si, molto
- E perché non state insieme?
- Perché mi chiedi questo?
- Quando la mamma è con te è felice e lo è anche quando parla di te. Voi pensate che io sono piccola, ma non è così
Amelia rimase sorpresa dalle parole di Sofia. Sapeva fosse una bambina intelligente, ma non si aspettava fino a quel punto. Sofia le aveva appena detto di aver capito quale rapporto ci fosse tra lei e Arizona ed ora non sapeva se confessare tutto o no
-Anche io sono felice con la mamma
- Lo so
- Davvero?
- Mm mm, hai gli occhi che ridono
- Ma mi dici come fai a sapere tutte queste cose?
- Sono grande zia, te l’ho detto
- Va bene, ne riparliamo domani, ora è meglio dormire
- Buonanotte zia
- Buonanotte Piccola
Amelia spense la luce e dopo aver accostato la porta andò verso Arizona, che era indaffarata ancora in cucina
-Ehi, andiamo a letto, finiamo domani
- Dorme Sofia?
- Quasi, abbiamo parlato un po’ 
- Di cosa?
- Sa che ci amiamo
- Te lo ha detto lei?
- Non con queste parole, ma me lo ha fatto capire. Ha detto che i miei occhi ridono
- Ha ragione. Diventano ancora più chiari quando sei con me, come se ogni velo cadesse e non avessi nessun segreto con me
- È così e vorrei tanto vivermi questa felicità, invece ogni giorno sono costretta ad aspettarmi che mi caschi una tegola in testa
- So che la situazione non è semplice, ma dovevamo immaginarlo. Ero sposata ed ho anche una figlia
- Lo so, ma speravo che Callie non facesse storie. Sembrava che le cose stessero andando bene, invece è sempre pronta a metterci i bastoni tra le ruote
- Vedrai che cambierà idea, proverò a parlarle domani
- Torni a lavoro?
- Si, ho trascorso troppi giorni a casa, sto impazzendo. Scusami, non ti ho chiesto di Meredith
- Tutto bene, è felice per noi. Presto si trasferirà nella vecchia casa
- Si sente sola lì?
- Si e la capisco
- Cosa farà con la casa?
- La terrà. Derek l’ha costruita proprio per loro e sarebbe un peccato venderla
In quel momento il telefono di Amelia iniziò a squillare. Quando vide che era da parte della Wilson iniziò a pensare al peggio riguardo la situazione di Robert. Le aveva chiesto di stare attenta ad ogni minimo cambiamento e di chiamarla nel momento di bisogno
- Wilson, dimmi
- Robert, si è svegliato 
- Arrivo subito
La mora chiuse la chiamata e si precipitò verso la porta
- Ma dove vai?
- Scusami amore, ma Robert si è svegliato, corro in ospedale
- Tornerai?
- Non so, se si farà tardi rimarrò direttamente a riposare lì
- Ma avremmo dovuto parlare con Sofia
- Possiamo fare domani sera?
- Domani non sarà con me, lo sai
- Scusami, devo correre
Prima di aprire la porta, Amelia si diresse verso Arizona e le lasciò un bacio sulle labbra
- Mi dispiace, farò tutto il possibile per tornare
- Ci conto
Queste due parole riecheggiarono nella mente di Amelia per tutto il tragitto che percorse prima di arrivare in ospedale. Arizona contava su di lei, contava sulla sua presenza e lei non era riuscita a garantirgliela, nonostante fosse dipeso solo e soltanto dalla sua volontà. Gli ultimi eventi l’avevano scossa. Callie avrebbe creato non pochi problemi e Amelia non sapeva se sarebbe riuscita ad affrontarli.
-Ciao bellezza!
Non appena la mora varcò la soglia della stanza in cui era ricoverato Robert, la sua voce riecheggiò in quelle quattro mura. Robert era sveglio, Robert non era Derek, Robert era vivo.
- Ce l’hai fatta a svegliarti. Ti fai desiderare eh?
- Ci sono riuscito?
- Non credo
- Ci proverò ancora
- Fatti visitare
- Sto bene
- Lo vedo, ma sei stato in coma tre giorni, voglio vedere se va tutto bene
Amelia prese la penna luce dal taschino e la passò davanti gli occhi di Robert, che però non reagirono alla luce
- Non vedi, vero?
- No, ma sono vivo
- Mi dispiace
- Mi avevano dato per spacciato, invece grazie a te vivrò ancora a lungo. Dovrò solo riabituarmi a non vedere più il tuo viso, ma devo dire che la tua voce è davvero bella, non ci avevo mai fatto così caso
Amelia arrossì e per un attimo si consolò del fatto che Robert non potesse vederla
- Non starai qui molto a lungo, quindi sarà difficile sentire ancora mia voce
- Solo se tu vorrai che ciò accada
- Robert, ne abbiamo parlato
- Lo so, sei super innamorata di Arizona, ma tentar non nuoce
- Sono contenta che tu stia bene, nonostante abbia commesso un errore
- Non pensarci più, io sono felice
- Domani ti porterò a fare una tac. Intanto riposa
Amelia uscì dalla stanza e le andò incontro la Wilson.
- Non è contenta Dott.ssa?
- L’ho reso cieco
- Ma è vivo. Quell’intervento aveva solo il 10% di riuscire e lei ce l’ha fatta
- Grazie Wilson, vai a riposare anche tu, ci vediamo domani mattina
Amelia si cambiò e decise di tornare a casa da Arizona, nonostante fosse tardi. Sapeva che tenesse al fatto di parlare a Sofia della loro relazione e anche lei voleva che ne venisse a conoscenza, nonostante avesse capito già abbastanza.
Senza far rumore aprì la porta di casa. Una volta nel salotto, nella penombra vide il corpo di Arizona disteso sul divano, le si avvicinò posandole le labbra sulla fronte. 
-Amore sono tornata, andiamo a letto
Gli occhi di Arizona si aprirono quel poco che bastò per farla alzare e trascinarla nel letto. Amelia la spogliò per metterle il pigiama. Man mano che toglieva un capo d’abbigliamento, la mora rimaneva incantata da ciò che avesse avanti ai suoi occhi.
- Dio quanto sei bella
- Te ne sei andata – la voce assonnata e spezzata si Arizona le fece venire i brividi.
- Sono tornata, ero andata in ospedale, lo sai
- Eri andata da Robert
- Ero andata da un paziente
- Non mi vuoi più
- Smettila
Amelia finì di spogliare Arizona e iniziò a cospargerla di baci
- Non senti quanto io ti voglia?
- Aspetta, fermati
- Cosa c’è?
- Perché lo fai?
- Perché ti voglio 
- C’è qualcos’altro, lo sento
- Ti voglio e basta
Arizona si liberò dalla presa che Amelia stava esercitando su di lei e guardò negli occhi la sua compagna. La mora si sentì trafiggere da quello sguardo. Arizona riusciva sempre a capire tutto ciò che le passasse per la mente, anche quando lei faceva di tutto per nasconderglielo.
- Robert non vede più
- Ma che stai dicendo
- È cieco, completamente 
In quell’istante il viso di Arizona si addolcì e posò la sua mano su quella di Amelia
- Però è vivo, è questo l’importante
- Lo so, ma speravo andasse tutto alla perfezione
- La perfezione non esiste, nonostante tu ti ci avvicini molto quando operi
- Grazie 
- Mi stai nascondendo qualcos’altro, vero?
- Continua a provarci con me
- Adesso capisco
- Non è come credi. Presto se ne andrà dall’ospedale
- Sai perché mi da fastidio? Perché a te piace che lui flirti con te
- Non è vero
- Si, invece. Se non avessi avuto dei sensi di colpa non ti saresti mai comportata in questo modo
- Sono una donna, è normale rimanere lusingate, a te non succede mai?
- Non da quando sto con te. Non mi importa di nessun’altra, a differenza tua
- A me non interessa Robert, voglio costruire la mia vita con te
- E allora dimostramelo, perché sembra che stia facendo tutto io
- Sei ingiusta
- No, sono terribilmente stanca. Callie non vuole concedermi il divorzio, tu pensi a Robert ed io cosa dovrei fare? Dimmelo tu
- Fidati di me, solo questo ti chiedo di fare. Ti amo, Arizona Robbins. Ti amo con tutta me stessa e se fino ad ora non te l’ho dimostrato abbastanza, farò di tutto per farti capire che voglio passare il resto della mia vita insieme a te

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Sei sicura, Amelia? ***


I raggi di sole iniziarono a filtrare nella camera da letto di Arizona. La bionda dormiva serenamente, nonostante avverse trascorso una nottata inquieta. Al suo fianco c’era Amelia. Era sveglia e con le braccia incrociate sotto la testa guardava verso il soffitto. Mille pensieri si affollavano nella sua mente. La sera prima aveva discusso con la sua compagna e nonostante le avesse chiesto fiducia, in quel momento non sentiva di meritarla. Per Arizona avrebbe fatto di tutto, non credeva neanche di riuscire a provare un sentimento così forte verso un’altra persona, ma era tutto vero, era successo ed ora aveva paura.
Venne distolta dai suoi pensieri quando sentì delle labbra baciare il suo collo; la pelle reagì immediatamente a quel contatto e voltandosi verso Arizona le diede un bacio profondo sulle labbra. Un bacio carico di desiderio. Presto, le due donne, si trovarono a desiderarsi, a bramarsi. Si sfiorarono, si baciarono, si graffiarono, si amarono.
La bionda, come se avesse sentito i pensieri della mora, era riuscita a mettere a tacere tutti i suoi dubbi.
-Wow
- Ancora ti stupisci?
- Mi sembra tutto così troppo bello
- Amelia, tutti meritano un po’ di felicità, te compresa
Arizona si trovò di nuovo su Amelia e iniziarono una dolce danza. I loro corpi si mossero come onde, le loro dita incrociarono quelle dell’altra, i loro capelli si mossero a ritmo dei loro corpi. Erano perfette.

Un’ora dopo Arizona ed Amelia erano a preparare la colazione. I loro occhi continuavano a cercarsi, come i loro corpi, che venivano attratti l’uno all’altro non appena la distanza tra le due veniva meno.
- Ok forse è meglio se per stamattina stiamo un po’ lontane
- Hai paura eh?
- Non sai quanta
Arizona, nonostante avesse accolto la proposta di Amelia, prese di peso la sua compagna e la fece sedere sull’isola della cucina. Iniziò a baciarle il collo, i seni, le gambe, per poi risalire e posarsi sulle sue labbra.
Amelia sentiva le dita della bionda perlustrare il suo corpo, voleva di più e lo voleva in quel momento. La mora, così, scese dall’isola e fermò la sua compagna.
-Che stai facendo?
- Ti fermo 
- Perché?
- Sofia si sta svegliando
- Non credo, devo sempre svegliarla io
- Ti assicuro che è così, vai a vedere
Amelia non era certa di ciò che avesse detto ad Arizona, ma la sensazione che aveva sentito era forte, talmente forte da trovare il coraggio di fermare la sua compagna. Quando qualche minuto dopo Arizona tornò, aveva tra le braccia la bambina.
- Non so come tu abbia fatto
- Ringraziami
- Lo farò – Le due donne si scambiarono uno sguardo per niente ingenuo e si concentrarono sulla bambina
- Zia, hai dormito qui?
- Si piccola
- Insieme alla mamma?
- Insieme alla mamma
- Avevo ragione io?
- Si piccola, solo che io e la mamma vogliamo che tu sia felice e se per te questa cosa non va bene lo capiremo 
- Credo di si, però rimani zia Amelia
- Certo che rimango la tua zia
- Piccola, le cose non cambieranno. Tu starai con mamma Callie e quando vorrai verrai da me e la zia
- Mamma Callie sta male?
- Per cosa?
- Ora hai zia con te
- Presto anche mamma Callie troverà un’altra persona da amare. Le cose tra noi purtroppo non sono andate bene, ma siamo felici e lo è anche mamma Callie
- Va bene
Sofia sembrò accettare la nuova situazione e Amelia si tranquillizzò, anche se ciò che la preoccupava non era la bambina, bensì Callie. Non avrebbe concesso il divorzio ad Arizona e se non avesse cambiato idea sarebbero andate incontro ad una lotta, che avrebbe fatto soffrire più di una persona.
- Mi accompagni tu a scuola? – Amelia si voltò verso Sofia e capì che la bambina stesse parlando con lei
- Certo, finisci di mangiare e corri a prepararti, altrimenti facciamo tardi
Nel frattempo Amelia e Arizona andarono a prepararsi. Erano entrambe silenziose, nonostante la giornata fosse iniziata nel migliore dei modi. Amelia pensava ancora a Callie, mentre Arizona non aveva un pensiero ben definito, anche se quello che predominava nella sua testa e che aveva predominato per tutta la notte passata, era Robert. Sentiva che quell’uomo avrebbe fatto ancora parte della loro vita, non sapeva a che titolo, ma così sarebbe stato e l’idea non la faceva stare tranquilla.
-Amore, io e Sofia andiamo. Ci vediamo a pranzo?
- Vieni nel mio ufficio, non penso di potermi muovere molto oggi
- Va bene, a dopo allora – Amelia diede un bacio veloce ad Arizona e con Sofia uscì di casa. Sistemò la bambina in auto e mise in moto.
- Zia, hai i cd della mamma?
- No piccola, però se mi dici quale canzone vuoi sentire io la metto dal telefono
Per tutto il viaggio Sofia e Amelia cantarono, risero e si confidarono.
- Zia?
- Dimmi
- Non far piangere mai la mamma
- Piccola, non lo farei mai
- Anche mamma Callie lo diceva, ma io a volte la sentivo piangere e a me dispiaceva. Tu non farla piangere
- Te lo prometto
Amelia, dopo aver lasciato Sofia a scuola, si diresse verso la stanza degli strutturati dove trovò Meredith
- Buongiorno Mer
- Buongiorno Amelia, come va?
- Ho appena avuto una profonda conversazione con Sofia. Quella bambina mi stupisce ogni giorno
- Tutto bene?
- Penso di si. Nella mia vita non ho mai avuto una famiglia ed ora oltre che ad essere quasi moglie, sarò madre di una bambina stupenda. Mi spaventa un po’, è normale?
- Solo se sei sicura di ciò che provi per Arizona
- Lo sono, ma fino a qualche mese fa non pensavo neanche di poter amare una donna, ho un carattere altalenante ed ho appena promesso a Sofia che non avrei mai fatto piangere la sua mamma
- E tu hai intenzione di farlo?
- Certo che no, io amo Arizona
- E allora smettila di avere tutti questi dubbi e goditi questa felicità
- Devo parlare con Callie
- Perché?
- Non vuole concedere il divorzio ad Arizona e voglio cercare di convincerla
- Puoi farcela, buona giornata
- Anche a te 
Non appena finì di prepararsi, Amelia andò da Robert. Prima di entrare nella sua camera fece un grande respiro
- Arizona?
- No, sono Amelia
- Porti il suo profumo
- Ho dormito da lei, ho usato il suo bagnoschiuma. Come ti senti?
- Vivo 
- Chiamo l’infermiera e andiamo subito a fare una tac e nel pomeriggio proviamo a camminare
- Va bene
Quando qualche ora più tardi i risultati della tac furono pronti, Amelia poté tranquillizzarsi definitivamente. Era riuscita ad eliminare completamente il tumore e l’unica cosa da fare era trasferirlo in un altro ospedale. Nonostante avesse voluto seguire la sua convalescenza, Amelia sapeva che tenere Robert lì non le faceva bene, soprattutto alla storia con Arizona. Quell’uomo le provocava sempre delle strane sensazioni. 
- Robert, il tumore non c’è più. Il che è una grande notizia
- Sapevo che ce l’avresti fatta
- Ti farò trasferire
- E dove?
- In un ospedale più vicino a casa tua
- Ma a me non importa, posso rimanere qui, non ho una famiglia
- Sarebbe meglio trasferirti
- Qual è il problema?
-  Te l’ho detto. È meglio così
- Per chi? Per te forse
- Anche se fosse? Io devo pensare a me
- Vieni qui – Robert battette una mano sul letto per far sì che Amelia si sedesse accanto a lui. La donna, anche se titubante, accettò il suo invito – Cosa senti dentro di te?
- Io amo Arizona, ma se continui a comportarti così mi rendi le cose molto difficili. Ho promesso ad una persona molto importante di non farle del male e non lo farò, quindi te ne andrai da questo ospedale e continueremo con le nostre vite
- È ciò che vuoi?
- È ciò che voglio
Amelia si alzò dal letto ed uscì dalla stanza. Il peso che aveva avuto fino ad un attimo prima era scomparso. Aveva preso la giusta decisione. Rimaneva solo una cosa da fare.
-Wilson? Fa venire la Torres nel mio ufficio, è urgente
- Va bene Dott.ssa
L’unica cosa che le rimaneva da fare era convincere Callie a concedere il divorzio ad Arizona. Sapeva che sarebbe stata un’impresa difficile, se non impossibile, ma aveva intenzione di provarci.

-Amelia, mi hai chiamata? – Qualche minuto dopo Callie era nell’ufficio della neurochirurga. La mora si pentì subito di averla chiamata, ma prese coraggio. Ogni volta che si trovava di fronte a Callie si sentiva minuscola, a partire dalla loro evidente differenza di altezza.
- Si, avrei bisogno di parlarti
- Se è per ieri sera non ho nulla da dirti
- Io si invece
- Sarà Arizona a scegliere
- Non stiamo giocando e Arizona non è un oggetto che passa da una persona all’altra
- Certo che no, ma è stata con me per anni, perché mai dovrebbe scegliere una come te?
- Sai Callie? Ti reputavo più intelligente. Pensavo che riuscissi a capire quando sarebbe stato il momento di fare un passo indietro
- Credevo di averlo capito, invece la amo ancora
- Ma Arizona ama me ed Io amo lei. Mi dispiace che tu debba prenderla così, ma devi accettare la realtà dei fatti
- Quindi tu saresti il tipo di persona che si sposa? Che ha dei figli? Dedita alla famiglia?
- Arizona non vuole figli
- Te lo ha detto lei? Lo sai che prima di lasciarci stavamo pensando di averne un altro?
- Non era ancora capo di chirurgia. Il lavoro la assorbe totalmente
- Ripeto, te lo ha detto lei questo?
Amelia non riuscì a rispondere. Con Arizona non aveva mai parlato di figli, non ne aveva mai sentito il bisogno, perché lei non ne voleva. Non avevano mai affrontato l’argomento, perché era sicura che anche Arizona la pensasse come lei
-Ecco appunto, vuoi davvero sposare una donna che non conosci?

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Vieni da me ***


Amelia era sul ballatoio che portava all’ufficio di Arizona. Si erano date appuntamento per pranzare insieme, ma la mora  aveva timore ad entrare. Una volta aperta quella porta non avrebbe potuto nascondere alla sua compagna ciò che quella mattina fosse successo tra lei e Callie, ma soprattutto non avrebbe potuto nasconderle il dubbio che la attanagliava riguardo all’avere un figlio o meno.
- Non entri? – Amelia si trovò davanti il sorriso della sua compagna e cercò di ricambiarlo
- Si arrivo – le due si sedettero sul divano ed iniziarono ad addentare il loro pranzo. Per entrambe era stata una mattinata frenetica, anche se non per gli stessi motivi. Nonostante questo, Arizona era felice e Amelia lo aveva capito. I primi periodi del nuovo incarico avevano messo a dura prova la sua compagna, ma come previsto stava iniziando ad ingranare e lo stava facendo piuttosto bene.
- Sei silenziosa
- Sono stanca. Ho deciso di trasferire Robert in un altro ospedale
- Come mai?
- L’intervento è riuscito e non c’è motivo che rimanga qui
- È solo questo il motivo?
- Si Arizona, è solo questo
Amelia sapeva di non essere stata convincente, ma sperava che Arizona lasciasse perdere. Il motivo per cui non voleva più Robert in quell’ospedale era fin troppo evidente non solo ai suoi occhi, ma anche a quelli di Arizona
- Ho parlato con Callie
- Perché?
- Ho cercato di convincerla di concederti il divorzio
- E ci sei riuscita?
- Mi ha detto che prima di lasciarvi stavate provando ad avere un altro figlio
- Si è vero, ma cosa c’entra questo?
- Crede che tu quel figlio lo voglia ancora
- Ma cosa importa a lei cosa voglio?
- Importa a me
- Quindi una delle due risposte cambierebbe il nostro rapporto?
- Non lo so
- Non voglio un altro figlio, Amelia. Ho Sofia e sto bene così, poi con il lavoro non riuscirei a godermi la gravidanza, quindi puoi tirare un sospiro di sollievo
- Mi dispiace
- Anche a me, perché a quanto pare non ci conosciamo abbastanza, o meglio tu non mi conosci abbastanza. Ti è bastata una mezza chiacchierata con Callie per farti mettere la pulce nell’orecchio
- Non è questo, avevo solo paura che tu volessi un altro figlio, mente io no. Avevo paura di non riuscire a renderti felice
- Io lo so che tu non vuoi un altro figlio e l’ho sempre saputo. Se avessi voluto cose che tu non vuoi credi che avrei continuato a vederti?
- Ti stai arrabbiando
- Sono solo stanca dei tuoi continui dubbi. Prima Robert, ora questo. Ma che ti prende?
- Callie sta cercando di farmi il lavaggio del cervello. Sta facendo di tutto per insinuarmi dei dubbi su di noi
- E tu gliela stai dando vinta. Io voglio te e non cambierò idea, quindi smettila, altrimenti la prossima volta mi arrabbierò davvero
- Vorrei solo una cosa da parte tua
- Cosa?
- Una copia dei cd di Sofia nella mia auto, stamattina abbiamo completamente  scaricato il mio telefono
Arizona guardò Amelia e un attimo dopo entrambe scoppiarono in una grande risata. Il clima tra le due si era disteso e la mora fu grata a se stessa di essere riuscita a distrarre la sua compagna. Sapeva che a volte potesse risultare pesante e persino lei a volte non era in grado di riconoscere quel lato di se stessa, ma nonostante fosse adulta, quella era la sua prima storia importante e aveva intenzione di rendere tutto perfetto.
- Amy?
- Dimmi
- Lo sai che ti amo, vero?
Certo che lo sapeva. L’amore che Arizona provava per lei si sentiva a miglia di distanza. Arizona quando amava qualcuno lo faceva con tutta se stessa e non aveva mai paura di renderlo plateale. Era fatta cosi: amava l’amore, in tutte le sue forme
- Vieni a dormire da me stasera?
- Mmm penso di no. Vorrei trascorrere del tempo con Zola e Bailey, non li vedo mai
Era vero che Amelia avrebbe voluto passare la serata con i suoi nipoti, ma aveva anche un altro impegno e Arizona non poteva venire a scoprirlo.
- Quindi ci vediamo direttamente domani mattina?
- Temo di si
- Mm va bene. Mi piaceva svegliarmi con te
- Anche a me, ma sarà solo per stasera, promesso

La giornata delle due donne trascorse senza emergenze. Arizona riuscì ad eseguire due interventi che ormai rimandava da troppo, mentre Amelia dopo aver constatato che Robert stesse rispondendo bene anche fisicamente, iniziò a preparare le carte per il trasferimento, nonostante Robert non fosse d’accordo.
Più volte aveva provato a dissuaderla, senza alcun risultato. Amelia voleva liberarsi di lui.

- Quindi…Sei proprio sicura di non voler venire da me? – Prima di andare verso le rispettive auto, dopo la fine del loro turno, Amelia e Arizona si erano ritrovate nel parcheggio dell’ospedale
- Si mi dispiace, ti prometto che domani sera staremo insieme
- Mm, va bene
Arizona dopo aver tentato invano di convincere Amelia, desistette e la mora tirò un respiro di sollievo.
Anche lei sarebbe voluta andare con la sua compagna, ma aveva un impegno che non aveva intenzione di rimandare. Infatti, prima di tornare a casa, circa mezz’ora dopo, Amelia si trovò davanti ad una gioielleria. Le tremavano le mani, stava per fare uno dei passi più importanti della sua vita ed era terribilmente agitata.
- Buonasera
- Buonasera, posso esserle d’aiuto? – L’uomo dietro il bancone era di mezza età, media statura e un grande sorriso sulle labbra
- Si grazie, avrei bisogno di vedere degli anelli di fidanzamento
- È nel posto giusto. Solitamente chiedo qualche caratteristica della persona a cui andrà l’anello
- Lei è… Lei è bellissima. Penso sia la donna più bella che io abbia mai visto, ma probabilmente sono di parte. Bionda, con degli occhi stupendi. Sono verdi, no ma cosa dico, sono azzurri, talmente azzurri che ti ci puoi specchiare all’interno
- Penso che questo sia quello adatto
L’uomo posò sul bancone un anello che lasciò Amelia a bocca aperta
- Wow
- Vede il brillante? Non ci rivede gli occhi della sua futura moglie?
- Ha ragione, è stupendo, lo prendo
- Non vuole sapere il prezzo?
- Non importa, mi sono innamorata di questo anello
L’uomo sorrise ad Amelia e lo ripose in un astuccio di velluto rosso.
- Buona fortuna, anche se sono certo che non ne avrà bisogno
- Grazie mille
Amelia uscì dalla gioielleria e, una volta arrivata a casa, corse nella sua camera per nascondere l’anello.
- Amelia, tutto bene? – Nella camera entrò Meredith un attimo dopo che la mora ebbe nascosto l’astuccio
- Si scusami, mi ero ricordata di fare una cosa urgente
- E cosa?
- Controllare alcune carte
- Mm va bene. Rimani qui stasera?
- Si, ti dispiace?
- Affatto
- Quando ti trasferirai a casa tua?
- Non appena tu e Arizona avrete reso ufficiale la convivenza
- Allora manca poco
- Poi hai parlato con Callie?
- Si, ma non mi va di parlarne. Non ha nessuna intenzione di cedere
- Mi dispiace
- Anche a me
- Dai, andiamo di la, ho ordinato la pizza 
- Arrivo, faccio solo una chiamata
Meredith uscì dalla stanza e Amelia iniziò a digitare il numero di Arizona sullo schermo del suo telefono. Si erano salutate da poco, ma già le mancava ed ogni giorno che passava era sempre più sicura della sua voglia di sposarla.
- Amore?
- Ehi, ciao, ti ho disturbata?
- No, stavo preparando qualcosa per cena
- Meredith invece ha ordinato la pizza
- Come mai mi hai chiamata?
- Mi mancavi, non vedo l’ora di venire da te
- E cosa stiamo aspettando allora?
- A questo punto non lo so
- Allora facciamolo, subito
- Ora? In questo momento?
- Certo, devi portare solo qualche cambio, la maggior parte dei vestiti li hai lasciati da me
- Mi stai tentando
- E allora fallo, vieni da me
- Arrivo
- Davvero?
- Certo, già non mi vuoi più?
- Certo che ti voglio scema!
- Allora aspettami
Amelia chiuse la chiamata e iniziò a preparare immediatamente il borsone, per poi prendere nel cassetto del comò l’astuccio con l’anello. Uscì dalla stanza e lo sguardo interrogativo di Meredith si posò su di lei.
- Parti?
- Ti prometto che ti spiegherò, ma devo andare
- Ok vai, ma domani devi raccontarmi tutto
- Promesso

Circa un’ora dopo Amelia era davanti la porta della sua futura casa. Nonostante avesse le chiavi suonò il campanello e si inginocchiò con l’astuccio tra le mani, in attesa di Arizona. La porta si aprì e un’Arizona molto sorpresa apparì davanti ad Amelia
- Ma che stai facendo?
- Amore mio, so che sono un disastro, sono sempre insicura e stare con me è come andare sulle montagne russe, ma ti amo. Ti amo immensamente e incontrare te nella mia vita è stata la cosa più bella che potesse capitarmi. Probabilmente non ci sposeremo tra un mese, forse neanche tra un anno, ma voglio che tu sappia che io voglio essere tua per sempre e con questo anello voglio che tu ti senta mai e che tutti sappiano quanto ci amiamo.. Arizona Robbins, vuoi sposarmi?

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Mentre io ti amo ***


Amelia era inginocchiata davanti ad Arizona e Arizona era in piedi davanti ad Amelia. La mora aveva appena chiesto alla bionda di sposarla, ma la bionda non aveva ancora risposto. Le sue labbra accennavano un sorriso, ma Amelia non riusciva a decifrarlo. Un sorriso nervoso? Un sorriso sincero? Perché Arizona non parlava? Perché Arizona non diceva quel “si” che qualche tempo prima, invece, lei aveva scritto su un waffle? La mora non sapeva se rompere il silenzio o rimanere ancora in quella posizione, anche se il ginocchio iniziava a dolerle. Arizona fece un passo, si mosse, ma non verso la sua direzione, fece dietrofront e il cuore di Amelia iniziò ad incrinarsi. Ma cosa stava succedendo? La bionda uscì dalla sua visuale e Amelia decise di alzarsi, ma, come se avesse visto le sue intenzioni, finalmente Arizona disse qualcosa:
-Fermati lì, arrivo subito
Amelia rimase lì, come se stesse scontando chissà quale punizione e aspettò che Arizona tornasse. 
Qualche minuto dopo Arizona tornò davanti a lei. Aveva le mani dietro la schiena.
-Sto impazzendo, ti prego, dimmi qualcosa
Arizona portò le mani davanti al suo corpo e Amelia capì tutto. Tra le mani della bionda c’era un cup cake e sopra di esso, con glassa al cioccolato c’era un grande “si”.
Il cuore di Amelia ricominciò finalmente a battere e le labbra si distesero in un grande sorriso, si alzò e si gettò tra le braccia della sua compagna.
- Sei matta
- Non avrei mai potuto dirti di no
Amelia prese la mano sinistra di Arizona e le infilò l’anello
- E’ stupendo e mi sento in imbarazzo
- Perché?
- Questa è una vera proposta di matrimonio
- E’ solo la conferma a quella che mi hai già fatto tu
- Sono felice Amore
- Anche io, moltissimo e non sai quanto vorrei sposarti, anche domani
- Lo so e mi dispiace non poterlo fare, ma ti prometto che se Callie non dovesse cambiare idea andremo da un avvocato
- Amore, sarà un inferno, Sofia non lo merita
- Lo so, per questo spero che cambi idea
- In fondo noi possiamo ancora aspettare, l’importante è che stiamo insieme
Amelia abbracciò forte Arizona e con quel gesto cercò di farle capire quanto tenesse a quelle parole. Era vero, per lei la cosa fondamentale era stare insieme ad Arizona. Il matrimonio sarebbe stato il coronamento di un sogno, ma avrebbero aspettato, per il bene di Sofia. Amelia sapeva che Callie non avrebbe ceduto facilmente, sapeva che sarebbe stata disposta ad intraprendere vie legali pur di riprendersi Arizona, ma lei non lo avrebbe permesso. 
- Quindi stiamo ufficialmente convivendo?
- Sembra di si

Dopo aver consumato una cena veloce, le due donne si rilassarono davanti alla tv. Non era la prima volta che si ritrovavano a trascorrere una serata solo loro due, in quella casa, ma era la prima volta che nessuna delle due sarebbe dovuta scappare da un momento all’altro per tornare alla propria casa; era la prima volta che sarebbero andate a dormire insieme, per poi risvegliarsi nello stesso letto e ritrovarsi la sera nella stessa casa. Era tutto così nuovo e così bello: la testa di Amelia sulla spalla di Arizona, la mano di Arizona che cercava quella di Amelia.
- Sicura di seguire il film? – la mora si mise a sedere e guardò Arizona negli occhi
- In realtà no, stavo pensando
- A cosa?
- A questa casa. Callie la odiava, siamo venute qui solo perché voleva vedermi felice
- Non ti piace più?
- Tra queste mura ho pianto, ho riso, ho messo fine ad un matrimonio e Sofia ci è cresciuta, ma forse è arrivato il momento di voltare pagina
- Vuoi cambiare casa?
- Credo di si
- Non farlo solo per me, io sto bene dove sei tu e so quanto possa essere importante per te tutto questo
- Ma a te non piace
- A me piace moltissimo questa casa, è quello che hai vissuto qui dentro a non piacermi, ma ormai la sento anche un po’ mia e non voglio che tu faccia il passo più lungo della gamba solo per vedermi felice, perché io lo sono già
- Davvero?
- Certo, però grazie
- Per cosa?
- Per averci pensato
- Lo sai che ti amo, forse non te lo dimostro abbastanza, ma mi hai resa felice in un momento della mia vita in cui non sapevo neanche cosa fosse la felicità
- Anche io ti amo e trasferirmi a Seattle è stata la scelta più giusta che io potessi fare
- Ti prometto che ti sposerò, Amy. Ti meriti il vestito bianco, ti meriti i tuoi amici nel momento più felice della tua vita, ti meriti l’emozione che si prova a dire quel fatidico “si”, ti meriti una famiglia che ti ama. Tuo fratello e tuo padre sarebbero orgogliosi di ciò che sei diventata e lo sono anche io.
Delle lacrime iniziarono a rigare il viso di Amelia. Nessuna persona le aveva mai detto cose simili. A Los Angeles, nonostante avesse avuto degli amici, non era riuscita a costruirsi una famiglia ed ora davanti a lei c’era una donna fantastica, che le stava promettendo esattamente tutto ciò di cui aveva bisogno.
La mano di Arizona andò a posarsi sulla guancia di Amelia, che alzò gli occhi per catturare quelli della bionda.
- Scusa, ti ho fatto piangere
- Mi hai resa felice – la mora si avvicinò quel poco che bastò per catturare le labbra di Arizona. Ben presto entrambe si ritrovarono a spogliarsi l’un l’altra. Amelia iniziò ad assaporare ogni centimetro del corpo della sua compagna e quel sapore tra le sue labbra le suscitò lo stesso effetto della loro prima volta. La prese tra le braccia e la condusse in camera da letto. Prima di dedicarsi completamente a lei, però, si sporse vero il comodino e accese l’abatjour. Quella notte non voleva perdersi nulla di Arizona, non voleva perdersi i suoi occhi colmi di desiderio, non voleva perdersi le sue mani irrigidirsi attorno alle lenzuola, non voleva perdersi le sue labbra gonfie di passione.
- Sei mia
- Sono tua

Il giorno seguente arrivò presto e quando le prime luci dell’alba iniziarono ad illuminare i corpi delle due donne distese sul letto, nessuna delle due era pronta ad affrontare una nuova giornata lavorativa
- Voglio dormire – Arizona si voltò verso la sua compagna e le lasciò una scia di baci sulla schiena rimasta scoperta dal lenzuolo
- Mmmm io farei altro – Amelia rispose a quel gesto mettendosi a cavalcioni sulla bionda
- Non sei ancora stanca?
- Quanti anni credi che io abbia?
- So perfettamente quanti anni hai, per questo te l’ho chiesto
- Ah si? Pensi che io sia vecchia? Si da il caso che tu abbia più anni di me
-  Infatti sono stanca
- Peggio per te
Amelia scivolò di nuovo nella sua metà di letto e finse di tornare a dormire. 
- Sei una bambina
- Lo so, mi ami anche per questo
- Vero, ma dobbiamo andare a lavoro
- Ok, andiamo, ma stasera quando torneremo a casa ti pentirai di avermi dato della vecchia
Amelia si aspettava un risposta dalla sua compagna, ma questa rimase a fissarla senza dire nulla
- Che hai?
- Nulla, mi è piaciuto il modo in cui lo hai detto
- Cosa?
- Stasera torneremo a casa, nella nostra casa
- Bello, vero?
Un’ora dopo Amelia vagava per la casa come una pallina di un flipper, in cerca delle chiavi dell’auto, mentre Arizona era ancora in bagno a prepararsi
-Siamo in ritardo, dannazione! E non trovo quelle maledette chiavi
Arizona, invece, era davanti allo specchio cercando di mettere la matita agli occhi; un sorriso le spuntò quando sentì Amelia nell’altra stanza.
- Andiamo con la mia auto, lascia perdere le chiavi
- Ok, ma muoviti
- Amy, calmati. Sono io il capo dell’ospedale, quindi puoi fare tardi
- Proprio perché sei tu non voglio che accada
- Allora la prossima volta non saltarmi addosso
- Volevo solo dimostrarti che non sono vecchia come tu pensi e non mi sembra che ti sia dispiaciuto
Amelia fece capolino nel bagno e rimase a guardare Arizona. Era stupenda quando si concentrava
- Non guardarmi così
- Così come?
- Come se stessi guardando pane e nutella
- Vedi che sei tu che mi provochi?
- Ma è la verità, hai la stessa espressione
- Ok allora per dessert stasera vorrei pane e nutella
- Va bene Amore di mamma
- E smettila di prendermi in giro

Qualche minuto dopo, con grande contentezza di Amelia, le due donne erano in auto, dirette a lavoro. Non erano trascorse neanche ventiquattro ore, ma la donna già amava tutto di quella vita. Come aveva fatto fino a quel  momento a perdersi quella quotidianità che rende tutto più bello? Rimase a guardare fuori dal finestrino per tutto il tragitto in auto, proprio come una bambina. Era vero, a volte lo sembrava.
- Ho visto il foglio che hai compilato ieri per il trasferimento di Robert
- Si, lo dimetto stamattina
- Sei sicura?
- Si, si prenderanno cura di lui, ne sono certa
- Va bene, allora ci vediamo più tardi. Devo portargli alcune carte
- A dopo
Dopo aver salutato Arizona, Amelia si diresse verso la caffetteria. Non solo avevano tardato, ma non avevano neanche preso il caffè .
-Trovato traffico per strada?
Nel sentire quella voce, la donna, presa alla sprovvista fece un balzo per lo spavento. Owen appariva sempre nei momenti meno opportuni
- Scusa ti ho spaventata?
- Ero solo soprappensiero. Comunque no, non trovavo le chiavi della macchina
- La solita sbadata
- Eh già, non cambio mai. Ora scusami, ma sono di fretta
- Certo, vai pure
Nonostante le cose con Owen si fossero risolte, Amelia non si sentiva più a suo agio in sua presenza. Non credeva all’amicizia tra due ex, anche se la loro storia era durata poco. La presenza di Owen le suscitava inquietudine e quando poteva lo evitava.
- Buongiorno Robert – Amelia entrò nella stanza dell’uomo e lo vide fare colazione
- Buongiorno bella Dott.ssa 
- Stamattina come va?
- Sono triste
- Come mai? – in quel momento, nel tentativo di prendere il vasetto di yogurt dal vassoio, Robert lo fece cadere e Amelia si precipitò a recuperarlo
- Aspetta ti aiuto io
- Non ne ho bisogno
- Ma che ti prende?
- Sono cieco, Amelia e in più la donna che mi ha salvato la vita ha deciso di trasferirmi chissà in quale ospedale
- Robert, i sentimenti che provi per me non mi permettono di esserti indifferente e mi sono informata sulla struttura, è ottima
- Ma non ci sei tu
- Robert – Amelia prese la mano dell’uomo e la strinse alla sua – mi dispiace, ma non possiamo andare avanti così
- Qualche problema? – In quel momento nella stanza entrò Arizona e Amelia si affrettò a togliere la mano da quella di Robert
- No, tutto bene, lo stavo informando sulla struttura, vado a continuare il giro di visite
Con la stessa velocità con cui aveva tolto la sua mano da quella dell’uomo, Amelia uscì dalla stanza pregando che Arizona non avesse frainteso quel gesto. Robert, sin da quando l’aveva conosciuta, le aveva sempre dimostrato quanto la volesse. Questo suo modo di fare non l’aveva lasciata indifferente, ma amava Arizona, la amava con tutta sé stessa e non voleva in nessun modo rovinare ciò che avevano costruito fino a quel momento.
- Dove scappi? – Arizona la raggiunse nel momento in cui stava per entrare in un’altra stanza
- Ho delle visite da fare e poi un intervento, sono di fretta
- Credi che io non abbia visto?
- Non era nulla, gli stavo facendo capire che io non provo niente per lui
- Mettendo la tua mano sulla sua?
- L’ho reso cieco, Arizona e tra poco dovrò anche trasferirlo
- Lo sai che non ti ho obbligata, vero? Hai preso tu questa scelta
- Lo so, ma lo sto facendo anche per te
- Quindi la colpa è mia?
- Non sto dicendo questo, ma so cosa pensi e non voglio che renderti la vita difficile
- Non è certo un ragazzo a spaventarmi
- E cosa ti spaventa?
- Per te sono tutte emozioni nuove quelle che stai vivendo con me e so quanto tu sia eccitata da tutto questo, ma ho paura che, quando scoprirai che la nostra relazione non ha nulla in più rispetto alle altre, tu te ne possa andare
- Davvero pensi questo? – Amelia sapeva già la risposta, l’espressione di Arizona parlava chiaro, ma sperava di sbagliare – Pensi che io sia una ragazzina che si infatua di una persona per poi stancarsi al primo problema?
- Possiamo parlarne a casa stasera?
- Va bene, anche perché ho da fare. Buona giornata
Amelia entrò nella stanza della sua paziente e per il resto della giornata cercò di abbandonare i pensieri legati alla discussione con Arizona.
Nel pomeriggio, come promesso, incontrò Meredith per aggiornarla sulle ultime novità. Per tutto il tempo cercò di mascherare bene la delusione sul suo volto.
- Quindi stai finalmente convivendo e le hai anche chiesto di sposarla
- Eh già
- Ti sei inginocchiata e le hai anche comprato un anello
- Proprio così 
- E perché sembra che ti sia passato un treno sopra?
- Niente, abbiamo discusso
- Perché?
- Crede che io sia una ragazzina con l’innamoramento facile 
- Ma dai, e perché dovrebbe pensare una cosa del genere?
- Mi ha vista con Robert
- A fare cosa?
- Niente! Lo stavo solo confortando
- Vuoi sapere cosa penso?
- Vai, spara
- Ti senti in colpa per averlo reso cieco, quando invece dovresti essere contenta di come è andata un’operazione rifiutata da tutti. Non devi sentirti in debito con lui, non devi. Arizona probabilmente non riesce a capire questa cosa, perché lei guarda questa situazione con gelosia. Tu cosa penseresti al suo posto?
- Non lo so, ma a volte pensa davvero io sia una ragazzina
- Anche io lo penso a volte
- Ma perché? So di avere un carattere particolare, ma non per questo sono una bambina. Se avessi avuto paura di impegnarmi non avrei mai comprato un anello, non sarei mai andata a vivere a casa sua e non avrei mai parlato a Sofia
- Lo so, sei cambiata e se così non fosse stato ora non staremmo qui a parlare, ma devi lasciare andare Robert, non solo da questo ospedale
Meredith aveva ragione, Meredith aveva terribilmente ragione, di nuovo. Amelia non riusciva a lasciare andare Robert, ma non perché provasse qualcosa per lui, ma perché il senso di colpa che provava la legava a lui, nonostante non potesse fare nulla per migliorare la sua situazione.

- Possiamo parlare ora? – Amelia e Arizona erano appena rientrate da lavoro e dopo aver passato il viaggio completamente in silenzio, finalmente la mora aveva trovato  il coraggio di parlare alla sua compagna.
- Ok dimmi
- So che a volte posso sembrare una bambina e magari lo sono anche, ma non quando si tratta di sentimenti
- Allora smettila di  civettare con Robert
- Io non civetto con Robert. Hai mai pensato che magari io possa sentirmi in colpa nei suoi riguardi? Hai mai pensato che i sentimenti che lui prova per me possano imbarazzarmi, anziché lusingare? Non ruota tutto intorno al sesso, all’attrazione fisica. Tu non ti fidi abbastanza di me…
- Smettila, non continuare
- Tu non ti fidi abbastanza di me e ti capisco, davvero. Non sono mai stata con una donna, non ho mai avuto una relazione seria, non sono mai stata tanto sobria da ricordare di aver mai detto un “ti amo”, ma con te è tutto diverso: ti dico che ti amo perché lo sento, il mio cuore potrebbe esplodere per quanto Amore provo per te; ti chiedo di sposarmi perché voglio passare il resto della mia vita con te. Voglio tutto di te e della nostra vita insieme, quindi puoi continuare ad essere gelosa, ma non di Robert e smettila di darmi della bambina
- Peccato, ti avrei preparato pane e nutella
- Ti odio
- Mentre io ti amo da morire Amelia Shepherd 

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Paure e speranze ***


Era una delle tipiche giornate di pioggia a Seattle. Amelia era nel salotto di quella che ormai era diventata la sua casa e Arizona era alle sue spalle che le cingeva la vita; guardavano fuori dalla finestra la pioggia che cadeva incessante ormai da più di un’ora; le auto sfrecciavano davanti la loro casa come se ci fosse una tranquilla giornata di sole, mentre Amelia non riusciva ancora ad abituarsi a quel clima. A Los Angeles era sempre caldo, la casa che divideva con Addison era sulla spiaggia e assistere ad un temperale di quella portata era raro. Quel clima non si addiceva affatto al suo carattere. Nella casa regnava il silenzio da circa dieci minuti; potevano sentirsi solo le gocce di pioggia che battevano contro i vetri delle finestre e le pozzanghere che venivano a contatto con gli pneumatici delle auto.
- Sei malinconica – Arizona decise di rompere quel silenzio, era riuscita a decifrare i pensieri della sua compagna.
- Un po’, non riesco ad abituarmi a queste giornate cupe, anche se mi piace moltissimo stare qui con te
- Anche per me è stato difficile all’inizio, ma poi ti abitui
La conversazione venne interrotta dal suono del telefono di Arizona, che, sfilando le braccia dalla vita di Amelia, corse a rispondere alla chiamata. La mora assistette alla conversazione da lontano; dai movimenti del corpo della bionda, riuscì a capire che fosse successo qualcosa.
- Mi dispiace, devo correre in ospedale
- Ma è domenica
- Lo so, ma ci sono problemi con un paziente, devo andare
- Chiama un taxi, non voglio che guidi con questo tempo
- Dai, sono abituata
- Fa come ti dico, per favore
- Ok, puoi chiamarlo tu? Intanto vado a cambiarmi
Amelia acconsentì alla richiesta di Arizona e iniziò a digitare il numero  sul suo telefono. Non aveva nessuna voglia di lasciar andare Arizona, ma doveva. Qualche minuto dopo la bionda era pronta e il taxi era per strada ad aspettarla
- Mi chiami quando arrivi?
- Amore, ma che ti prende? Non è la prima volta che vado in ospedale senza di te
- Lo so, ma voglio stare tranquilla
- Va bene, non appena arrivo ti chiamo
Arizona lasciò un bacio delicato sulle labbra della mora e uscì di casa. Una volta sola, Amelia si stese sul divano e iniziò a fare zapping con il telecomando. Quella che era iniziata come una semplice giornata cupa, era diventata una giornata cupa e solitaria. Senza rendersene conto, crollò in un sonno profondo.
Si svegliò circa un’ora dopo. Guardò fuori dalla finestra: ancora pioveva. Prese il telefono che aveva accanto, sicura di trovare la telefonata di Arizona, ma non appena accese lo schermo, questo non segnò nessuna nuova notifica. Decise così di chiamarla.
Quando alle prime tre chiamate non ricevette nessuna risposta, decise di chiamare Meredith. Non sapeva se stesse in ospedale, ma non sapeva chi altro chiamare.
- Ciao Amelia
- Ehi Mer, sei in ospedale?
- No, sono a casa, perché?
- Hanno chiamato Arizona per un’emergenza; è partita più di un’ora fa, ma ancora non mi ha avvisata di essere arrivata ed è brutto tempo
- Stai tranquilla, vedrai che si è solo dimenticata
- Ho provato a chiamarla, non risponde
- Lo hai detto tu: aveva un’emergenza
- Lo so, ma non riesco a stare tranquilla
- Prova a chiamare in ospedale
- Va bene
- Fammi sapere qualcosa
Amelia chiuse la comunicazione e con mani tremanti digitò il numero dell’ospedale
- Grey Sloan
- April, sei tu? Sono Amelia
- Amelia, perché chiami in pronto soccorso?
- Arizona è lì? Ha ricevuto una chiamata per un’emergenza
- No, ma non l’abbiamo chiamata noi, probabilmente sarà successo qualcosa in reparto
- Dannazione, puoi controllare per piacere? 
- Ma cosa è successo?
- Doveva avvisarmi del suo arrivo in ospedale, ma ancora non mi ha chiamata e sono preoccupata
- Va bene, cerca di stare tranquilla, ti farò sapere tra poco
Non appena April chiuse la chiamata, Amelia iniziò a vagare per la casa; aveva un brutto presentimento e man mano che passavano i minuti quel presentimento diventava paura. E se le fosse accaduto qualcosa? Se avesse avuto un incidente? Il cuore iniziò a martellarle nel petto, iniziò a sudare freddo e le mani continuarono a tremare senza sosta. La mora si diresse verso la cucina, dove riempì un bicchiere di acqua fresca. Non appena le sue labbra si bagnarono, il suo telefono iniziò a squillare di nuovo: era April
- Amelia, Arizona è su in ortopedia
- Sicura? L’hai vista? Sta bene?
- Certo, me lo ha detto l’infermeria: è con Callie ed un paziente
- Io la uccido
- Dai, si è solo dimenticata 
- Grazie April, non dirle nulla
- Va bene, buona giornata
- Anche a te
Amelia chiuse la comunicazione e dopo aver avvisato Meredith, sospirando profondamente si lanciò sul divano. Arizona si era dimenticata di chiamarla, mentre lei stava morendo di paura, in più era con Callie. Nonostante sapesse che fosse solo per lavoro, non poteva evitare di esserne gelosa.Guardò l’orologio: era arrivata ora di cena, ma non aveva nessuna intenzione di mangiare. Non sapeva quanto ci avrebbe messo Arizona in ospedale, così decise di guardare un film, di quelli che ti fanno versare cascate di lacrime. Era la giornata perfetta per deprimersi più di quanto già non lo fosse.
Lo schermo della tv stava mostrando i titoli di coda quando Arizona rincasò. Amelia non si mosse dalla sua pozione nonostante avesse sentito le chiavi nella toppa. Non si mosse, perché se avesse guardato Arizona, in quel momento sarebbe stata capace di dire cose di cui si sarebbe pentita amaramente.
- Amore, sono tornata
- Ti ho sentita
Il profumo di Arizona invase l’intera stanza e Amelia dovette lottare contro se stessa per non avvicinarsi a lei e baciarla. 
- Che ti prende? – la bionda si sedette sul divano accanto a lei e le si avvicinò per darle un bacio. Amelia però si spostò – Cosa ho fatto?
- Dimmelo tu – Amelia si alzò dal divano e si diresse verso la cucina. Non aveva né sete, né fame, ma doveva allontanarsi da Arizona
- Non capisco – la bionda la seguì e afferrandola per un braccio la fece voltare verso di lei
- Non capisci? Cosa avresti dovuto fare una volta arrivata in ospedale? Eh? Ho passato i minuti più brutti della mia vita, credevo ti fosse successo qualcosa
Le lacrime minacciarono di uscire, ma Amelia cercò di reprimerle, nonostante fosse quasi impossibile.
Sul viso di Arizona si dipinse un’espressione di colpevolezza, cosa che fece infuriare maggiormente la mora.
- Cavolo, l’ho dimenticato
- Lo so, ho chiamato in pronto soccorso e April mi ha detto che stavi con Callie
- Non credo ti abbia detto così, perché ero con Callie ed un paziente, non mi stavo divertendo
- Ci mancherebbe
- Mi dispiace, ok? Ma era una cosa grave e ho dimenticato di avvisarti
- Lo capisci che io sono entrata nel panico? Se non avevi intenzione di avvisarmi avresti dovuto dirmelo quando sei uscita di qua. Non posso sempre entrare nella tua testa
Arizona cercò di avvicinarsi di nuovo ad Amelia, ma questa si allontanò
- Non toccarmi
- Stai esagerando – la bionda si avvicinò di nuovo ad Amelia, che però iniziò a tirarle pugni sul petto e sulla schiena, liberando la paura e la rabbia di quelle ultime ore
- Ho avuto paura! Tu eri con Callie, mentre io ero qui a morire
Arizona aumentò la stretta su Amelia, che finalmente smise di divincolarsi, assecondando il gesto
- Mi dispiace, non pensavo potessi stare così. Non accadrà più. Non so che altro dire
- Se ti dovesse succedere qualcosa ne morirei
- Odio farti stare male – Arizona iniziò a baciare Amelia sulle labbra. La mora rispose con avidità a quel gesto: aveva bisogno di quel contatto, aveva bisogno di quella certezza, aveva bisogno di essere sicura che Arizona stesse realmente lì con lei. Quello che era cominciato come un bacio, si trasformò in altro. Le due donne si ritrovarono a far l’amore, si ritrovarono a spogliarsi l’un l’altra, si ritrovarono a dimostrarsi quanto amore provassero.
- Non farmi più una cosa del genere – circa un’ora dopo, Arizona e Amelia erano distese sul tappeto del salotto. Arizona aveva la testa sul petto di Amelia, che giocava con le ciocche dei capelli della bionda.
- Mi dispiace davvero, ma ciò che è successo in ospedale è abbastanza grave ed ero preoccupata, in realtà lo sono ancora. Non so come andrà a finire
- Cos’è successo?
- I parenti di un paziente di Callie hanno sporto denuncia nei suoi confronti. Secondo loro ha commesso un errore durante un semplice intervento 
- Lei come sta?
- Male, non è la prima volta che capita
- Ma ha davvero commesso un errore, oppure i parenti non riescono ad accettarlo?
- Callie mi ha giurato di aver fatto tutto bene, ma sono sorte delle complicanze e il paziente è andato in arresto cardiaco
- Chi c’era con lei?
- La Edwards
- Le hai parlato?
- Si, ha confermato ciò che mi ha detto Callie
- Quindi non dovrà preoccuparsi e neanche tu, vedrai che andrà tutto bene. Quando andrà davanti alla commissione disciplinare?
- Domani, nel pomeriggio
- Mi dispiace, non ci voleva proprio
- Per niente. Ti dispiace andare a prendere Sofia domani? Non so che ora si farà per me e Callie
- Ci penso io. Posso portarla qui?
- Certo, dove altrimenti?
- Non so, pensavo che Callie volesse portarla da Meredith
- Tranquilla, può venire con te
Amelia ne fu felice. Era molto che lei e Sofia non trascorrevano del tempo solo loro due e le mancava. Quando era da Meredith riusciva a vederla spesso; Callie e sua cognata dopo il lavoro si incontravano e i bambini giocavano insieme, ma da quando lei e Arizona avevano iniziato a convivere, Sofia era venuta di rado. Callie ancora non aveva accettato la loro decisione di sposarsi ed era venuta meno alla parola data ad Arizona riguardo sua figlia. Amelia sapeva che Arizona ne soffriva molto e solo in quel momento capì quanto potesse essere difficile per lei starle accanto, soprattutto in un momento delicato come questo.
- Sono stata una stupida
- Perché?
- Ho pensato solo alla mia gelosia nei confronti di Callie, invece di pensare a quanto possa essere difficile per te starle accanto e difenderla a spada tratta
- È vero, non è facile, ma avevi le tue buone ragioni. Dovrei darti delle certezze, invece ti riempio di dubbi
- Non è così, io sto benissimo con te, dobbiamo venirci solo incontro

Il giorno dopo, Amelia e Arizona si recarono in ospedale separatamente. Per Arizona stava per iniziare una delle giornate più impegnative da quando era diventata il capo di chirurgia, mentre Amelia sperò che filasse tutto liscio. Alla fine del turno avrebbe preso Sofia a scuola e avrebbero trascorso una bella serata insieme.
Il suono del suo cellulare la distolse dai pensieri di quel momento e salutando Arizona con un bacio sulle labbra, si diresse vero il pronto soccorso.
Il 911 dal pronto soccorso si trasformò in codice rosso e Amelia dovette prepararsi per intervenire chirurgicamente. L’uomo era arrivato in pronto soccorso dopo una violenta caduta dal tetto della sua abitazione. Aveva riportato un trauma cranico vasto con conseguente ematoma sub-durale. Sarebbe stato difficile intervenire, ma Amelia ce l’avrebbe messa tutta.
- Dannazione! Dannazione!
- Dott.ssa Shepherd, sta erniando 
- Grazie Wilson, lo sto vedendo
- E perché non fa nulla?
- È troppo tardi
- Non è mai troppo tardi, lo dice sempre lei 
- Questa volta è così, controlla le pupille 
La Wilson fece come le aveva chiesto Amelia
- Non reattive
- Appunto
- Cavolo
- Wilson, che hai oggi? Siamo in un ospedale, le persone muoiono purtroppo
- Mi scusi Dott.ssa è che la neurochirurgia non fa per me
- Come mai?
- Il cuore batte ancora, come fai ad accertare la morte di un paziente se il suo cuore batte?
- Lo so, la morte celebrarle è difficile da accettare, ma è il nostro lavoro. Il cervello è uno degli organi più complessi e dobbiamo accettare che da un momento all’altro possa non funzionare più, nonostante il cuore continui a battere
- Non sono abbastanza forte per questo
- Sarei forte per qualcos’altro, Wilson, ne sono sicura
Amelia uscì dalla sala operatoria e iniziò con il giro di visite. Non si aspettava un discorso di quel genere dalla Wilson, ma dovette darle ragione. Accertare la morte celebrale era una cosa tremenda, soprattutto per i famigliari.
- Dott.ssa Shepherd
- Buongiorno campione, come stai oggi?
Amelia era appena entrata nella stanza dell’unico paziente pediatrico di cui si era occupata in quel periodo. Stephan aveva 11 anni, era una forza della natura, ma la vita aveva deciso di metterlo di fronte ad uno ostacolo più grande di lui. Amelia lo aveva operato più di una volta senza ottenere i risultati sperati. Aveva studiato a fondo il suo caso, ma non si era mai vista una cosa del genere prima d’ora. Amelia aveva deciso di tenerlo sotto osservazione ancora per qualche giorno, prima di dimetterlo definitivamente. Odiava gettare la spugna, ma non aveva altra scelta
- Sono un po’ stanco
- Lo so, ma tra qualche giorno potrai tornare a casa 
- Sono guarito? 
- No piccolo, mi dispiace
- Avevi detto che avresti fatto di tutto
- Lo so
- Me lo avevi promesso!
Amelia si avvicinò al bambino e sedendosi sul suo letto, lo prese tra le sue braccia e lo strinse a sé. Il bambino iniziò a piangere e ad Amelia si spezzò il cuore. In quel momento promise a se stessa che non avrebbe ancora mollato la presa.
Il suo telefono iniziò a squillare e dovette allontanarsi.
-Passo più tardi e parliamo
Amelia uscì dalla stanza e si recò nel luogo in cui le aveva dato appuntamento Arizona.
Entrò nella stanza del medico di guardia del suo reparto e venne travolta dalla sua compagna.
- Ehi, ehi, qualcuno qui è molto eccitato
- Esatto ed ho pochissimo tempo – Arizona iniziò a spogliare Amelia, che cercò di lasciarsi andare. Non riuscì nel suo intento. La mente era fin troppo occupata.
- Scusami, non riesco 
- Perché?
- Ho troppi pensieri, non riesco a rilassarmi
- Ok va bene, ne parliamo?
- Ho perso un paziente e sto cercando ancora una cura per Stephan
- Posso fare qualcosa?
- No, però grazie lo stesso. A te come è andata?
- Callie è intrattabile, anche se la commissione disciplinare le dà ragione
- È una buona notizia 
- Si e non vedo l’ora di chiudere questo caso. Stasera faccio tardi, saluta Sofia da parte mia e non aspettatemi sveglie
- Mmm sicura che vuoi che io non ti aspetti sveglia? – Amelia iniziò a stuzzicare Arizona, baciandole l’incavo del collo
- Ok tu puoi aspettarmi sveglia, anzi devi
La bionda lasciò un bacio sulle labbra di Amelia ed entrambe uscirono dalla stanza. Prima di tornare a casa, la mora sarebbe passata da Stephan, gli doveva delle spiegazioni.
- Ciao piccolo
- Ciao
- Sei arrabbiato con me, vero?
Stephan, anziché rispondere, si voltò dalla parte opposta di quella di Amelia. La donna, però, gli si avvicinò e si sedette accanto a lui come aveva fatto qualche minuto prima
- Mi dispiace, ma non mi sono arresa, sto ancora cercando una cura, solo che questa volta non posso prometterti nulla
- Io ti ho creduto
- Lo so ed io ce l’ho messa tutta
- Non è vero
Amelia prese tra le sue braccia Stephan e lo strinse più forte che potette. Era un bambino dolcissimo, ma soffriva immensamente. Non aveva un padre come punto di riferimento, mentre la madre si faceva in quattro per permettersi un’assicurazione sanitaria.
- Ci vediamo domani mattina, va bene?
- Come vuole
Amelia lasciò un bacio sulla testa del bambino e prima di uscire lo guardò per un’ultima volta, per accertarsi che stesse bene. Avrebbe trovato qualcosa per farlo stare meglio, ce l’avrebbe messa tutta, doveva salvare quel bambino.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Stephan ***


Amelia e Sofia erano distese sul divano; guardavano uno dei cartoni animati preferiti della bambina e Amelia faticava a tenere gli occhi aperti. Dopo essere andata a prenderla all’asilo erano andate a mangiare un gelato, nonostante le temperature non altissime e poi a comprare la pizza per la cena. Amelia sapeva di viziarla, ma solo lei poteva farlo e Sofia ne era felice.
- Zia! Non ti piace il cartone?
- Certo che mi piace, lo sto guardando
- Stavi chiudendo gli occhi
- Purtroppo sono stanchissima, ma lo stavo guardando. Ora in piedi che ti metto a letto
- Non aspettiamo la mamma?
- Si è fatto tardi, ma ti accompagnerà domani a scuola
Amelia porse la sua mano a Sofia, che gliela strinse forte; le mise il pigiama, le fece lavare i denti e poi le raccontò una favola. Quando Sofia si addormentò, Amelia non aveva letto ancora la seconda pagina e un po’ le fu grata. Anche lei non vedeva l’ora di mettersi a letto. Aveva promesso ad Arizona di aspettarla sveglia e avrebbe fatto di tutto per riuscirci, così, una volta sotto le coperte, prese il tablet e iniziò a leggere articoli riguardanti malattie simili a quella di Stephan e delle probabili cure.
Erano le 11pm quando Arizona tornò a casa. Amelia era ancora sveglia.
- Amore – la bionda fece capolino nella camera da letto e rivolse alla mora un sorriso stanco. Gli occhi erano contornati da occhiaie e il colorito del viso era più pallido del solito
- Ehi, è tardissimo e sei distrutta
- Non sai quanto. Vado a cambiarmi e sono da te
Qualche minuto dopo Arizona uscì dal bagno, si infilò sotto le coperte e si accoccolò tra le braccia della sua compagna. Amelia le diede un bacio sulle labbra e la strinse più forte al suo petto
- Come è andata?
- È stato più faticoso del previsto, ma la commissione ha dato ragione a Callie.
- Sono contenta, immagino come potesse stare Callie
- È sempre stata sicura di se, a volte anche troppo, ma questa volta l’ho vista cedere, non ha più fiducia in se stessa e mi dispiace, perché è un validissimo chirurgo
- Vedrai che si riprenderà. Non è mai facile perdere un paziente
- Già. A te invece come è andata?
- Alla grande. Formiamo una bella squadra io e Sofia
- Lo so, si diverte tanto con te
- Anche io con lei. Avrebbe voluto aspettarti, le manchi 
- Anche a me, lo sai, ma Callie non mi sta rendendo le cose semplici. Che stavi facendo con il tablet?
- Cercavo qualche articolo su casi simili a quello di Stephan
- Trovato qualcosa?
- Per ora no, ma finirò domani, sono stanca
Amelia posò il tablet sul suo comodino e una volta voltatasi dalla parte di Arizona la face stendere in posizione prona e dopo essersi messa a cavalcioni su di lei iniziò a massaggiarle la schiena. La pelle di Arizona reagì immediatamente a quel tocco delicato e un sorriso spuntò sulle labbra di Amelia.
- Perché sorridi?
- Come fai a saperlo?
- Ti conosco
- È bello vedere che quando ti tocco ti faccio questo effetto
- Ah si? Perché, a te non faccio questo effetto?
Arizona si liberò dal peso di Amelia riuscendo ad invertire i ruoli: ora era lei a cavalcioni sulla mora.
-Cosa vuoi fare?
Arizona, con l’indice della mano destra iniziò a tracciare le linee del corpo di Amelia, che sotto di lei iniziò a riscaldarsi sotto quel contatto. La mora vide negli occhi di Arizona tutto il desiderio che provava nei suoi confronti: le sue guance, prima di un colore pallido, erano diventate di un rosso tenue e gli occhi avevano completamente perso il loro colore a causa delle pupille dilatate. Amelia sentì le unghie di Arizona scalfirle la pelle, provocandole un gemito.
- Rimani con me
- Sono qui
- Ti eri persa
- Nei tuoi occhi. Quando sei eccitata diventano ancora più belli 
Arizona ricominciò a baciare Amelia con frenesia. Nonostante la stanchezza, quella notte le due donne si amarono, si desiderarono. Ogni volta era sempre come la prima volta.

Il mattino seguente Amelia decise di uscire presto da casa e lasciare ad Arizona e a Sofia del tempo tutto per loro. Arrivata in ospedale si rifugiò nel suo studio. Aveva intenzione di aiutare Stephan e non avrebbe mollato. Se ci fosse stato Derek avrebbe sicuramente saputo cosa fare. Lui sapeva sempre tutto. Sapeva quando rinunciare a qualcosa, ma soprattutto quando lottare con tutte le sue forze. Amelia invece aveva trascorso la sua vita a commettere errori ed ora si sentiva insicura più che mai.
Ripensare a Derek, riportò alla mente di Amelia un caso di cui si era occupato suo fratello qualche anno prima, di cui le aveva parlato prima di partire per Washington.
Kate era una bambina della stessa età di Stephan, portata all’allora Seattle Grey’s, dai suoi genitori dopo una corsa continuava in ospedali in cui avevano dato loro continue risposte negative. A Seattle però avevano sentito parlare di Derek Shepherd, che era diventato per loro l’ultima occasione per viversi ancora a lungo la loro bambina. Derek aveva visionato il caso e aveva accettato di aiutare Kate, dando alla bambina ed ai suoi genitori ancora una speranza.
Amelia si alzò dalla sedia e si diresse vero il reparto di Chirurgia Generale, aveva bisogno di Meredith. Non appena uscì dall’ascensore si trovò davanti Miranda Bailey.
- Shepherd, dove corri?
- Sto cercando Meredith
- Non ha ancora iniziato il turno – la donna guardò l’orologio e poi alzò di nuovo lo sguardo su Amelia – ma sarà qui tra qualche minuto
- Perfetto grazie. Anzi, forse puoi aiutarmi tu
- Dimmi pure
- Ho bisogno della cartella clinica di Kate, la bambina operata da Derek qualche anno fa. So che le cartelle sono digitalizzate, ma non c’è traccia di questa
- Quelle di molti anni fa sono giù in archivio, sai dov’è?
- Sisi grazie, vado allora
Amelia salutò la Dott.ssa Bailey e una volta chiusasi in ascensore, schiacciò il tasto -1.
L’archivio dell’ospedale era in una stanza enorme piena di scaffali colmi di cartelle cliniche. In ognuna di quelle c’era la storia di ogni paziente passato per quell’ospedale.
La ricerca della cartella di Kate durò più del previsto. Derek si era occupato di un’infinità di casi e cercare una cartella di molti anni prima non era affatto semplice. Circa venti minuti dopo, quando ormai Amelia stava per perdere le speranze, una cartella catturò la sua attenzione. Sul dorso c’erano le iniziali K.J. Probabilmente la seconda lettera stava ad indicare il cognome della bambina. Amelia la prese tra le mani e sulla facciata della cartella riconobbe la scrittura di Derek:”la piccola Kate”. Alla mora spuntò un sorriso non appena lesse quella frase. Sapeva quanto suo fratello si fosse affezionato a quella bambina.
Dopo aver preso tutto ciò di cui avesse bisogno, Amelia tornò nel suo studio. Lesse da cima a fondo tutto ciò che suo fratello aveva appuntato in quella cartella. Il caso di Kate era stato molto più complesso in quegli anni, ma con le attrezzature di cui Amelia avrebbe putito usufruire, le cose per Stephan sarebbero migliorare nettamente.
La mora, in quello studio, rimase più di un’ora, fino a quando qualcuno bussò alla porta. Dopo aver dato il consenso per entrare, un’Arizona sorridente comparve.
- Ehi disturbo?
- No affatto. Forse sono a buon punto per aiutare Stephan
- Davvero?
- Si, mi sono ricordata di un vecchio caso di Derek e sembra siano quasi uguali
- Sono felice per te 
- Grazie Amore. Come è andata la mattinata con Sofia?
- Alla grande, ma non sai quanto ci pesi questa situazione.
- Lo so, per questo dovreste sfruttare ogni minuto che potete trascorrere insieme
- Vorrei solo che Callie capisse quanto sia difficile
- Dovresti parlarle, so che ha avuto un brutto periodo, ma magari ti ascolterà
- Ci proverò. Allora raccontami di Stephan, come farai?
Amelia iniziò a descrivere ad Arizona tutto ciò che aveva in mente di fare. Non sarebbe stato semplice, ma neanche impossibile. Avrebbe richiesto non solo molto tempo in sala operatoria, ma anche dopo. Stephan avrebbe trascorso ancora quale settimana in quelle mura, ma con maggior probabilità di avere una lunga vita.
- Sono fiera di te, lo sai?
- Sono stata fortunata a ricordami del caso di Derek, tutto qui
- Ma questa volta sarai tu ad agire, non tuo fratello
- Mi manca, sai?
- Lo so, ti capisco e ti mancherà per sempre, imparerai solo a conviverci
- Stasera se non finisco tardi vorrei andare ad una riunione
- Come mai?
- Quando sto per affrontare qualcosa di importante sento il bisogno di avere qualcuno che mi mantenga con i piedi per terra
- Ci vediamo a casa allora
- Ti dispiace?
- Perché dovrebbe? Sono contenta che tu voglia andarci ancora, perché so che hai bisogno di qualcuno che ti capisca davvero, qualcuno che abbia passato ciò che hai passato tu
- Grazie Amore
- Ora vai a dare la bella notizia a Stephan, ci sentiamo più tardi
Arizona posò le sue labbra su quelle della mora ed uscì dalla stanza. Prima di andare dal bambino, Amelia rimase a riflettere su ciò che le avesse appena detto Arizona. Sapeva che non la comprendesse fino in fondo, ma solo il fatto che ci provasse davvero, le fece scaldare il cuore.

- Buongiorno Ometto! – Amelia entrò nella stanza di Stephan e lo trovò intento a giocare ai video game. Il suo sguardo si posò sulla mano destra del bambino e notò che i sintomi della malattia stavano continuando a evidenziarsi. La mano era immobile, segno che stava perdendo del tutto la motricità
- Buongiorno Dott.ssa
- Ho buone notizie!
- A pranzo ci sarà il gelato?
Amelia scoppiò in una risata e andò a sedersi accanto al bambino frizionandogli i capelli
- Sbagliato, è ancora più bella
- Oggi verrà la mamma?
- Mi informerò e ti farò sapere, ma è una notizia che ti renderà molto felice
- Mi arrendo
- Da oggi inizieremo una cura tutta nuova. Sono fiduciosa Stephan, siamo sulla buona strada, ma dovrai subire un ultimo intervento, che durerà molto, ma poi sarai finalmente libero
- Davvero Dott.ssa?
- Davvero
- Siii sapevo che ce l’avrebbe fatta! Sapevo lei mi avrebbe aiutata
Delle lacrime iniziarono ad uscire dagli occhi del bambino, ma questa volta Amelia fu sicura che fossero lacrime di gioia. Finalmente quel bambino aveva ricominciato a sperare una vita migliore, una vita che proprio lei le avrebbe donato. Con uno slancio Stephan si strinse tra le braccia di Amelia, che ricambiò immediatamente quel gesto.
-Perché piange Dott.ssa? – Nonostante non potesse vederla, il bambino aveva sentito i leggeri singhiozzi di Amelia provenire alla sue spalle.
- Sono felice Stephan, sono felice

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Le cose che faccio per te ***


Amelia, quella mattina, uscì di casa molto presto per recarsi in ospedale. Aveva programmato l’intervento di Stephan per quel giorno e voleva che tutto fosse perfetto. Era trascorsa ormai una settimana da quando aveva trovato il modo per aiutarlo e in quella settimana aveva rincasato sempre più tardi alla sera. Arizona capiva, come sempre, anche se a volte non volendo dimostrava la sua insofferenza a quella situazione.
Avevano discusso e fatto pace quasi ogni giorno nell’arco di quella settimana ed ora che era arrivato il grande giorno, oltre che a sentirsi agitata per l’intervento, Amelia non vedeva l’ora di poter trascorrere di nuovo del tempo con Arizona.
- Buongiorno campione! Sei pronto? – Amelia entrò sorridendo nella stanza del bambino. Accanto al suo letto c’era sua madre, Liza. La donna era riuscita finalmente a tornare a Seattle, dopo l’ennesima settimana trascorsa a fare doppi turni di lavoro.
- Certo Dott.ssa
- Perfetto, allora tra poco delle infermiere verranno a prenderti – Amelia si avvicinò al bambino, gli diede un bacio tra i capelli ed uscì dalla stanza per recarsi nella sala operatoria. Aveva chiesto alla Edwards di assisterla. Era l’unica che riuscisse ad anticipare le sue mosse e che riuscisse a fare le cose prima che lei gliele dovesse chiedere. Quella ragazza avrebbe fatto grandi cose nella chirurgia.
Non appena entro nell’anti sala operatoria, Amelia trovò la specializzanda ai lavandini.
- Buongiorno Edwards
- Dott.ssa Shepherd
- Pronta?
- Si
- È un intervento estremamente lungo, quindi non appena avrai un minimo di esitazione ti farò sostituire
- Non ce ne sarà bisogno
Anche Amelia si avvicinò al lavandino e come da prassi iniziò a lavarsi. Nella mente ripensò a tutto ciò che di lì a qualche minuto avrebbe dovuto fare. Le mani non tremavano, ma dentro di se sentiva quanto fosse agitata. Indossò la mascherina, entrò in sala operatoria, dove le misero i guanti e non appena anche Stephan fu pronto, Amelia iniziò con l’operazione.

Era passata un’ora da quando era iniziato l’intervento. L’orologio segnava le 9:30am, segno che il turno della maggior parte dei chirurghi fosse iniziato e che non appena avessero avuto del tempo libero si sarebbero riversati tutti in galleria per assistere ad uno dei più grandi interventi effettuati al Grey Sloan. 
- Edwards, tra poco la galleria si riempirà, ma cerca di non farci caso, rimani concentrata sul paziente
- Certo, Dott.ssa
- Aspira di più qui per favore – Amelia indicò alla specializzanda il punto preciso e la ragazza eseguì immediatamente la richiesta. L’operazione si stava dimostrando più complicata del previsto. Nonostante Amelia avesse visionato ogni esame possibile, la realtà andava ben oltre. Avrebbe dovuto procedere più lentamente di quanto avesse previsto e ciò stava a significare più rischi per Stephan.
L’orologio aveva appena segnato le 10:30am, quando nella galleria entrò Owen. Amelia alzò lo sguardo e i suoi occhi si incrociarono con quelli dell’uomo. Non ci fu nessun dialogo esplicito tra i due, ma lo sguardo che Owen dedicò ad Amelia, fece capire alla donna di avere tutta la sua stima.
Amelia si concentrò di nuovo sull’intervento, che proseguì per altre quattro ore.
In galleria era un continuo via vai, tutti erano in ansia per quel bambino, che ormai era conosciuto da ogni medico dell’ospedale.
L’orologio scoccò le 4pm quando Amelia ufficializzò la conclusione dell’intervento. Nonostante fosse durato circa un’ora più del previsto, il bambino non aveva mostrato evidenti segni si sofferenza, segno che anche il post operatorio sarebbe andato secondo i piani.

- Allora Dott.ssa, come sta Stephan? – Non appena Amelia si avvicinò alla sala d’aspetto, Liza le corse incontro. Aveva il viso provato da quella giornata estenuante.
- Sta bene, ancora dorme, l’operazione è riuscita e prevedo una completa guarigione, anche se la strada è ancora lunga
- Grazie, grazie, grazie! – Liza si gettò tra le braccia della mora, che si abbandonò completamente a quel gesto. Quello era uno dei motivi per cui amava il suo lavoro: dare gioia alle persone.
Dopo aver accompagnato Liza dal suo bambino, Amelia andò nel suo studio e si allungò sul divano. Era stremata. La stanchezza di quell’ultima settimana si stava facendo sentire e l’unica cosa di cui aveva bisogno in quel momento era dormire.
Passarono solo alcuni minuti prima che Amelia crollasse in un sonno profondo. Quando si risvegliò Arizona era appena entrata nella stanza e la luce del corridoio aveva abbagliato il viso provato della mora.
- Scusami, stavi dormendo – La bionda, non incertezza, si sedette sul divano, accanto ad Amelia e posò una mano sulla sua guancia, a mo di carezza
- Non preoccuparti
- Ho saputo che l’intervento è andato bene
- Si è così. Perché non sei venuta?
- Ho avuto molto da fare, mi dispiace
- Hai operato?
- Si, sono arrivate due urgenze, poi ho dovuto rivedere alcune cose burocratiche e in più ho dovuto incontrare Callie
- Le hai parlato di Sofia?
- Si, ha detto che questo weekend può rimanere con noi e poi che darà a Sofia la scelta di stare da noi o da lei
- Perfetto, allora potremo iniziare ad organizzare qualcosa per il fine settimana, magari fuori da Seattle. Non abbiamo mai fatto qualcosa solo noi tre
- Mi sembra una buona idea, inizia a pensare a dove vorresti andare
- Va bene, ora vado da Stephan, devo controllare se tutto sta procedendo bene. Ci vediamo a casa
- Farai tardi?
- No. Vado solo a controllare i post operatori e torno, sono stanchissima
Amelia si avvicinò ad Arizona e catturò le sue labbra in un bacio profondo
- Wow, per cos’era questo?
- Ti chiedo scusa per essere stata poco presente in questa ultima settimana. Ti prometto che rimedierò
- So quanto ami il tuo lavoro e se avessi avuto anche io un caso del genere mi sarei comportata allo stesso modo. Dovrei chiederti io scusa per la mia insensibilità.
In quel momento Amelia capì quanto il loro amore fosse grande. Durante la loro vita insieme avrebbero avuto tante discussioni e litigi, ma avrebbero fatto pace altrettante volte.

Quando Amelia si recò da Stephan, trovò il bambino che dormiva. I parametri ero stabili ed era buon segno, avrebbe avuto bisogno di più tempo per riprendersi. Lasciò detto all’infermiera di avvisarla per qualsiasi minimo cambiamento e si andò a preparare per tornare a casa.
- Ciao Amelia
- Ehi Owen
L’uomo era seduto su una panchina fuori l’ospedale e non appena vide Amelia si alzò per andarle incontro
- Ho saputo, sei stata bravissima
- Grazie, anche per essere venuto in galleria
- Speravo di non crearti alcun fastidio
- Ma figurati, penso che ormai le cose sono cambiate, o no?
- Si penso di si
- Sbaglio o mi stavi aspettando?
- In effetti si, volevo chiederti se ti andasse di andare da qualche parte per festeggiare la riuscita dell’intervento, ho visto che Arizona è già andata via
- Mi piacerebbe, ma le ho promesso che sarei tornata subito a casa e sono anche stanchissima. Facciamo un’altra volta?
- Ci conto
Owen diede le spalle ad Amelia e si recò verso la sua auto.
Durante il tragitto verso casa, la mora ripensò a ciò che fosse appena accaduto. Era molto che con Owen non aveva contatti di quel genere e il fatto che volesse uscire con lei non sapeva in che modo interpretarlo. Forse voleva tentare di recuperare un’amicizia?
Prima che potesse cercare una risposta a quella domanda, Amelia imboccò nel vialetto di casa.


-Amore sono tornata! – la mora si chiuse la porta alle spalle e sentendo lo scroscio d’acqua provenire dal bagno, si diresse lì. Aprì la porta e voltandosi verso la doccia trovò Arizona che le dava le spalle. La cabina era chiusa, ma in quel momento Amelia riuscì ad immaginarsi le curve del corpo della bionda. Senza farsi sentire si spogliò anche lei. Aprì un’anta e dopo averla richiusa posò entrambe le mani sui seni della sua compagna.
- Qualcuno potrebbe rapirti senza che tu te ne accorga
- Mmmm sembra che tu stia facendo tutt’altro che rapirmi – Arizona si voltò verso Amelia e catturò le sue labbra. Il bacio divenne presto più profondo e la bionda si ritrovò con le spalle al muro. La mora premeva il suo corpo su quello di Arizona, mentre le loro lingue continuavano una loro lotta.
Il getto dell’acqua continuava a bagnare i loro corpi accaldati.
-Ti prego, fallo – la supplica uscita dalla bocca di Arizona fece sì che Amelia potesse esaudire subito il suo desiderio. Così la mora, con la mano che prima aveva su un seno della bionda, andò a stuzzicare la sua intimità. Iniziò con piccoli movimenti. Sotto quel tocco, il corpo di Arizona iniziò ad essere pervaso da scariche elettriche. Amelia fece adire di più i loro corpi e con delle spinte più sicure provocò un orgasmo alla bionda, che in un urlo sprigionò tutta la tensione repressa fino a quel momento.
- Ma non avevi detto che eri stanca?
- Di te mai – Amelia posò di nuovo le sue labbra su quelle di Arizona, per poi prepararsi ad uscire dalla doccia
- Brrr che freddo – la bionda frizionò l’asciugamano al suo corpo nel tentativo di riscaldarsi dopo il brusco cambio di temperatura. Amelia, dietro di sé, la strinse tra le sue braccia 
- Così va meglio?
- Un po’, grazie

- Devo dirti una cosa – Amelia e Arizona erano sedute sul divano intente a guardare un film, quando Amelia si voltò verso la bionda  per confessarle ciò che fosse successo con Owen. Non appena quella frase uscì dalla sua bocca, nel viso di Arizona potette leggere un velo di preoccupazione – ma non è niente di che
- Allora dimmi
- Owen stasera mi aveva invitata ad andare a festeggiare per l’intervento riuscito
- Che gentile
- Fai del sarcasmo?
- Non dovrei? Era solo una scusa la sua
- Lo so, infatti ho rifiutato, però ho pensato che magari potrebbe volere una semplice amicizia
- Non credo 
- Quindi se dovesse chiedermelo di nuovo dovrò rifiutare?
- Amelia, tu puoi fare ciò che vuoi, ma sai come la penso a riguardo
- Io vorrei andare se dovesse richiedermelo
- Potevi andare stasera allora
- Ti avevo promesso che sarei tornata presto e volevo stare solo con te
- Allora chiamalo per domani
- Ma che ti prende?
- A me? Mi stai dicendo che vuoi uscire a fare due chiacchiere con il tuo ex, è normale secondo te? Come se io uscissi a farmi una birra con Callie
- Tu e Callie avete un trascorso importante insieme. Tra me e Owen è durata una settimana
- Ti ricordo però che si è presentato nel tuo ufficio ubriaco perso perché non riusciva ad accettare la situazione
- Va bene, chiudiamo il discorso allora, vado a letto, sono stanca
Amelia si alzò dal divano e si diresse verso la camera da letto. Quando voleva Arizona riusciva ad essere più dura del solito e in quei momenti preferiva lasciar perdere piuttosto che iniziare una vera e propria battaglia. Qualche minuto dopo essersi messa sotto le coperte, arrivò anche Arizona
- Mi dispiace
- Anche a me
- Non dici nient’altro?
- Cosa dovrei dire, Arizona? Che vorrei che ti fidassi più di me? Che non sono una totale sconsiderata?
- Non penso questo e lo sai
- No, non lo so, perché non me lo dimostri, le tue sono solo parole
- Ma che ti prende?
- Niente, lascia perdere, buonanotte – Amelia fece per alzarsi, ma la bionda la bloccò per un braccio
- Dove vai?
- Nella stanza degli ospiti
- Addirittura? Non ti sembra di esagerare?
- Può darsi, ma è ciò che voglio in questo momento
Amelia si liberò dalla presa che Arizona stava ancora tenendo sul suo braccio e si diresse verso la seconda camera da letto. Sapeva che Arizona ci fosse rimasta male, sapeva che probabilmente stesse esagerando, ma voleva che la sua compagna cambiasse idea su di lei. Trovava ingiusto il fatto che avesse timore di ogni uomo della sua vita. Per lei aveva lasciato Owen, per lei aveva trasferito Robert in un altro ospedale, per lei aveva fatto cose che non avrebbe fatto per nessun altro, eppure sembrava non rendersene conto

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** Liz ***


Amelia quella notte non chiuse occhio. In quella stanza si sentì sola e mai come in quel momento le sembrava come se stesse dormendo in una casa in cui non aveva mai vissuto prima, eppure in quella stanza lei e Arizona avevano dormito insieme, quando per lei era ancora troppo difficile condividere con la sua compagna, il letto che una volta era occupato da Callie. Quella notte, invece, Amelia si sentì vuota e spogliata da tutte le sue sicurezze. Sapeva che Arizona fosse a pochi passi da lei, ma non voleva essere lei la prima a cedere, non dopo aver fatto di tutto affinché Arizona capisse il suo punto di vista.
Il mattino seguente, così, la mora si alzò e andò a lavoro; evitando Arizona, ancora convinta della sua posizione.
- Buongiorno Dott.ssa Shepherd – Appena arrivata in reparto, la Edwards si avvicinò ad Amelia con il suo solito sorriso e le passò il tablet che aveva tra le mani – questi sono i parametri di Stephan
- Bene, nessun miglioramento, ma neanche nessun peggioramento, sono ottimista; i bambini sono forti, più di quanto noi possiamo credere
- Ne sono certa, Dott.ssa
Per quella mattina Amelia aveva deciso di non pensare a ciò che era successo tra lei e Arizona, così iniziò con il solito giro di visite mattutine. Era al terzo paziente da visitare, quando il suo telefono iniziò a squillare: il nome di Arizona comparve sullo schermo, ma decise di non rispondere e occuparsi del suo paziente. Qualche minuto dopo, il suono del suo telefono la distrasse di nuovo
- Dimmi Arizona
- Ti ho disturbata?
- Sto facendo il giro
- Scusami, è che stamattina te ne sei andata senza salutarmi
- Mi hai chiamata per questo? Ne possiamo parlare dopo?
- Pranziamo insieme?
- Non lo so, tra poco ho un intervento e non so per quanto ne avrò
- Ce l’hai con me, vero?
- Arizona, ne parliamo dopo, devo andare
Amelia chiuse la comunicazione e immediatamente un macigno le si posò sul petto. Odiava trattare in quel modo la sua compagna, ma odiava ancora di più il modo in cui Arizona la trattava quando sapeva che aveva qualcosa di cui farsi perdonare. Senza indugiare ulteriormente, si diresse verso il prossimo paziente da visitare, per poi recarsi in sala operatoria. Quell’intervento l’avrebbe tenuta occupata per tutta la mattina.

- Hai finito di evitarmi? – circa quattro ore dopo, Amelia ebbe terminato l’intervento. Uscita dalla  sala operatoria trovò ad aspettarla Arizona. La guardò e nei suoi occhi lesse rabbia mista a dispiacere.
- Non ti sto evitando, sto lavorando – Amelia cercò di superare la bionda, ma questa le chiuse il passaggio.
- Mi dici che hai?
- Niente
- Non mentirmi
Amelia alzò di nuovo lo sguardo verso Arizona, ma questa volta i suoi occhi imploravano una risposta. Amelia, di Arizona amava anche questo. Riusciva ad essere sempre limpida, chiara su ciò che le passasse nella mente in un determinato momento. Amelia invece sapeva mentire, sapeva mascherare bene le sue emozioni e questo suo lato, molto spesso, faceva soffrire Arizona.
- So che probabilmente ti sto chiedendo tanto, ma non mi piace il pensiero che ti sei fatta su di me
- E quale idea avrei su di te? Sentiamo
- Pensi che io possa tradirti da un momento all’altro con un qualsiasi uomo
- Non lo penso
- Invece si, ma cosa dovrebbe mancarmi? L’amore? Ce l’ho; il sesso? Anche e più di quanto mi aspettassi
- Io di te penso solo cose positive ed è proprio per questo che ho paura che qualche uomo possa portarti via da me
- Ma non succederà mai. Se mi piacciono anche gli uomini non vuol dire che da un momento all’altro io scappi da te, io ti amo e non potrei mai fare una cosa simile
- Allora non uscire con Owen e non farmi sentire in colpa per Robert
- Ti sentiresti meglio se accettassi questo tuo limite? Con Owen sono stata solo una settimana, non si può neanche definire un mio ex, perché non provi a fidarti di me? 
- Vuoi fiducia? Va bene, esci con Owen, divertitevi, poi quando tornerai a casa  mi racconterai di quante volte ci avrà provato con te 
- Non penso  accadrà questo, ma va bene
- Guarda che non è una sfida, io sono sicura di ciò che dico
- Anche io lo sono e vedrai che per una volta capirai che ti stai sbagliando
- Allora quando uscirete?
- Non lo so, vedremo
- Ora vado, buona giornata
Arizona voltò le spalle ad Amelia e quest’ultima rimase ferma a guardare la sua compagna che se ne andava. La mora non era sicura di essere dalla parte della ragione, ma quanto meno era riuscita a convincere Arizona nel dare una possibilità anche ad Owen.
Non appena uscì dall’anti sala operatoria, Amelia decise di cercare proprio l’uomo, per accordarsi su una possibile uscita. Man mano che si avvicinava al pronto soccorso, la saliva nella bocca le veniva meno e le mani iniziavano a tremare. Nonostante avesse difeso a spada tratta quella strana situazione, in quel momento non era sicura di fare la cosa giusta. Owen, anche se per poco tempo, aveva fatto parte della sua vita, con lei aveva iniziato a progettare qualcosa da costruire insieme e tutto questo non poteva essere cancellato, soprattutto per Arizona, che doveva stare a guardare.
Senza pensarci ulteriormente, la mora fece dietrofront e si incamminò verso il suo reparto, maledicendo la sua testa dura.
- Amy -  Sentendo quella voce, la mora si bloccò immediatamente. Non avrebbe voluto voltarsi, perché una volta fatto, non sarebbe più potuta tornata indietro, ma dovette farlo, perché quella persona si stava incamminando proprio verso di lei, riusciva a sentire i tacchi sbattere sul pavimento
- Amy, che fai, non saluti tua sorella?
Amelia si voltò e davanti a sé trovò sua sorella Liz. Da quando aveva deciso di trasferirsi a Seattle non si erano più sentite, le era mancata, ma era riuscita a fare a meno anche di lei.
- Non devi chiamarmi Amy
- Non ci vediamo da una vita e l’unica cosa che sai dirmi è questa?
- Scusa, ma lo sai che mi da fastidio
- Lo so, me lo dai un abbraccio?
Amelia cercò di rilassarsi e si avvicinò a sua sorella, per poi stringerla in un caldo abbraccio. Le era mancata più di quanto volesse ammettere.
- Non sei venuta al funerale di nostro fratello
- Mi dispiace, ma non ce l’ho fatta, non sono stata abbastanza forte
- Non hai pensato che forse potessi avere bisogno di te?
- Siamo state egoiste, lo sappiamo, ma anche noi abbiamo sofferto. Era anche nostro fratello
- Dimmi perché sei qui
- Possiamo andare nel tuo studio?
- Va bene, seguimi
Amelia fece strada a sua sorella Liz e qualche minuto dopo si ritrovarono nella stanza in cui Amelia trascorreva poco tempo, ma nel quale si sentiva protetta.
- Non hai cambiato nulla
- No, è rimasto tutto come aveva Derek, ho aggiunto solo qualche quadro
Amelia fece segno a Liz di accomodarsi sulla poltrona, mentre lei si sedette di fronte a lei sul divano.
- Dimmi tutto
- Ho bisogno del tuo aiuto
- Ecco, ora capisco tutto
- Mi dispiace, ma non sapevo da chi altro andare
- Deve essere qualcosa di importante se sei venuta fin qui
- Lo è
- Non farmi stare sulle spine, allora – nel momento in cui pronunciò quella frase, il telefono di Amelia iniziò a squillare: novità da Stephen – scusami, è un’emergenza, aspettami qui
La mora non aspettò una risposta da sua sorella e corse verso la stanza del bambino. Quando arrivò, trovò la Edwards accanto alla madre di Stephan, sveglio e vigile. Un sorriso si dipinse sul volto di Amelia, che subito si avvicinò al bambino per eseguire i vari esami di routine.
- Ehi campione, mi sai dire il tuo nome?
- Mi chiamo Stephan, dott.ssa Shepherd
- Quanti anni hai?
- Undici
- Ma che bravo, direi che stai andando alla grande. Ora stringi più che puoi le mie dita – Amelia immediatamente sentì la stretta che il bambino esercitò e fu grata che le cose stessero andando bene.
- Hai dormito un bel po’, come ti senti? Mal di testa, vertigini?
- Nulla, dott.ssa. Mi hai guarito, vero?
- Tra poco ti porteranno a fare una tac, ma sono sicura che sei finalmente guarito
- Grazie dott.ssa! – la madre del bambino, nel frattempo, aveva raggiunto Amelia, che subito venne avvolta dalle braccia della donna – Grazie per non essersi arresa
- E’ merito anche di questo campione, ha lottato con tutte le sue forze

Quando Amelia uscì dalla stanza, lasciò il bambino alle coccole della madre. La mora tirò un sospiro di sollievo, le cose erano andate decisamente bene.
- Ce l’abbiamo fatta, dott.ssa, ne ero sicura
- Formiamo una bella squadra, complimenti anche a te Edwards, anche per oggi sei esentata dal mio servizio
- Non ha in programma nessun intervento?
- Non per oggi, ci vediamo domani
Amelia salutò la specializzanda, per poi dirigersi di nuovo verso il suo studio. Durante il tragitto, però, incontrò Meredith
- Ehi, che ci fai qui?
- Cercavo te
- Dimmi
- April mi ha riferito di aver visto Liz, tua sorella, nonché mia cognata, girovagare per l’ospedale
- Lo so, è nel mio studio, sono sorpresa almeno quanto te
- E’ successo qualcosa?
- Sto andando a scoprirlo, vieni con me?
Meredith e Amelia si incamminarono verso lo studio del neurochirurgo. Quella giornata, per Amelia, non era iniziata nel migliore dei modi e nonostante l’intervento della mattina e il risveglio di Stephan, non riusciva a stare tranquilla ripensando ad Arizona e a sua sorella Liz nel suo studio.
- Da quando non la sentivi?
- Da quando sono qui, sei stata tu ad avvisare di Derek 
- E non hanno pensato di vedere come stessi?
- A quanto pare no
Nel frattempo le due donne arrivarono nello studio della mora. Una volta entrate, Liz corse incontro a Meredith e la strinse in un abbraccio 
- Come stai?
- Bene, grazie 
- Mi dispiace non essere venuta, mi dispiace tanto
- Non pensiamoci più, come mai sei qui?
- James, ha bisogno di te, Amelia
- Che gli è successo?
- Incidente d’auto, è in coma da circa un mese
- No, no, no non posso fare quello che mi stai per chiedere. Tu non sai cosa ho passato dopo la morte di Derek, non puoi neanche immaginarlo 
- Liz, Amelia ha ragione, non potete scomparire per poi riapparire a vostro piacimento. Amelia ci ha messo tanto per ricominciare
- Posso solo immaginare cosa abbia passato, ma è la migliore e Jason è nostro amico
- Da quando?
- Da quando lo hai lasciato su due piedi per venire qui a Seattle
- A me dispiace di come siano andate le cose e mi dispiace ancor di più per ciò che gli è successo, ma a Los Angeles ci sono neurochirurghi più rinomati di me, ti do qualche numero
- Noi vogliamo te, Amelia, perché non capisci?
- Quella a non capire sei tu, Liz. Muore nostro fratello e tu neanche una telefonata, non sei venuta al suo funerale, non ti sei degnata di chiedere come stessimo. Con Jason le cose non sono andate bene e venendo qui sono riuscita a rialzarmi, ora sto con un’altra persona 
- Amelia, sono venuta fin qui, perché è davvero grave, so che ci tieni ancora a lui
- Ci penserò, ma nel frattempo cerca qualcun altro
- Grazie sorellina – Liz si allungò verso sua sorella, che però non le concesse l’abbraccio – Dai, non essere arrabbiata
- Lo sarò fin quando vorrò. Buon rientro a casa, Liz
- Prima di andare vorrei vedere i miei nipotini
- Ora sono a scuola, quando riparti?
- Domani mattina ho l’aereo, ho preso una camera in un hotel vicino l’aeroporto
- Se vuoi puoi venire a stare da me
- Grazie Meredith, quindi serata tra donne?
- Sarete solo voi due, se ti fossi interessata alla mia vita ora sapresti che convivo
- La piccola Amy convive?
- Come ti ho detto, molte cose sono cambiate. Vi lascio, ho molte cose da fare
Prima di abbandonare il suo studio, Amelia rimase a guardare sua cognata e Liz che chiacchieravano. Meredith non riusciva a portare rancore, era sempre fin troppo buona con le persone. Liz non aveva fatto nulla per starle accanto, eppure l’aveva accolta a braccia aperte. L’unico famigliare che, nonostante i primi problemi, aveva imparato davvero a conoscerla, ora non c’era più e non aveva intenzione di fingere solo per quieto vivere. Liz era andata fino a Seattle per James. Le venne un nodo in gola quando l’immagine del suo ex collegato alle macchine, le apparve davanti gli occhi. James aveva bisogno di lei, ma non ne sarebbe uscita illesa se le cose fossero andate male.
Amelia guardò l’orologio che aveva al polso: le lancette segnavano le 4:00pm. Come previsto aveva saltato il pranzo e dopo tutto quello che era successo il suo stomaco si era chiuso. 
Senza che se ne rendesse realmente conto, si ritrovò sul ballatoio che portava nell’ufficio di Arizona. Come di consuetudine, rimase a guardare la sua ragazza attraverso la vetrata: era seduta dietro la sua scrivania, una mano teneva la penna e l’altra percorse tutto il tragitto dei suoi lunghissimi capelli biondi, era evidentemente stanca. Gli sguardi delle due donne si incrociarono, Amelia si perse nell’azzurro degli occhi della sua compagna e per un attimo dimenticò la lite di quella mattina. Arizona abbozzò un sorriso e le fece cenno di entrare.
- Che facevi lì fuori?
- Ti guardavo. Mi piace vederti a lavoro
- Ho la faccia distrutta
- Lo so, sei stanca, ma tra poco torneremo a casa. Prima però devo dirti una cosa. Vieni, siediti vicino a me.
Arizona si alzò dalla sua sedia e si diresse verso il divano in cui si era seduta la mora. Era preoccupata.
- Cosa succede?
- Non ho intenzione di uscire con Owen, né oggi, né mai. Non avevo capito di quanto fosse sbagliato fino a quando non mi sono trovata davanti ad una scelta e mi dispiace tantissimo non averti capita
Arizona fece un sospiro di sollievo e gli occhi le si illuminarono. Amelia provò un forte senso di colpa nei suoi riguardi. Arizona la amava, la amava davvero.
- Mi fa piacere che tu abbia capito, ma non voglio più affrontare un discorso del genere, perché devi essere tu la prima a capire che non è neanche lontanamente possibile instaurare un rapporto con i nostri ex
- Ora ho capito. Devo dirti un’altra cosa: Liz è qui
- Liz tua sorella? Come mai? 
- Ha bisogno di me. James ha avuto un incidente stradale, è in coma da circa un mese e vuole il mio aiuto
- James il tuo ex? Lo stesso James che ti aveva chiesto di sposarlo?
- Proprio lui
- Cosa le hai detto?
- Ci avrei pensato, volevo parlarne prima con te
- Certo che tua sorella non si fa sentire per tutto questo tempo e poi ti cerca solo quando ne ha bisogno. Poi cosa c’entra lei con Jason?
- Lavorano entrambi al St.Ambrose, sono sempre stati amici
- Non so che dire
- Lo so, non sai quanto vorrei un po’ di pace, ma stiamo parlando di James
- So chi è James, Amelia, non è questo il punto. Non sai la sua situazione attuale, non sai se riuscirai ad aiutarlo ed hai bisogno di tutto tranne che affrontare una nuova battaglia. Ho saputo di Stephan e sono così tanto orgogliosa di te, che vorrei tenerti sempre al sicuro. La morte di Derek ti ha devastata e anche se non lo dimostri, so benissimo che continui a pensare all’intervento di Robert, a ciò che avresti potuto fare.
Tua sorella non sa tutte queste cose di te, non ne sa neanche la metà
- Però è venuta e non riesco a far finta di nulla, è James, come faccio a lasciarlo lì?
- Hai deciso allora 
- Non ho detto questo. Mi farò inviare la sua cartella e da lì deciderò. Ho bisogno del tuo appoggio
- Ce l’hai
Amelia si sporse vero la sua compagna, che allargò le braccia per stringerla a sé. La mora si sentì  immediatamente al sicuro. Sapeva di mettere continuamente alla prova Arizona e proprio per questo era grata di ciò riuscisse a donarle, nonostante le sue decisioni non sempre giuste. La mora strofinò con il naso il collo di Arizona e respirò profondamente il suo profumo. Appoggiò le sue labbra e la pelle, immediatamente, reagì a quel contatto. La bionda si mosse quel poco che bastò per far sì che le loro labbra si incontrassero in un bacio pieno di fiducia e desiderio reciproco.
- Mi sei mancata stanotte
- Anche a me, ma qui non possiamo 
- Lo so, non vedo l’ora di tornare a casa
- Liz dov’è?
- Questa notte la passerà da Meredith e domattina ripartirà
- Certo che deve tenerci proprio tanto per venire fin qua solo per chiederti aiuto
- Così sembra. Se dovessi andare a Los Angeles ti andrebbe di venire con me?
- Come faccio a lasciare l’ospedale?
- Dai, chiedi a Weber di sostituirti. Ha fatto il capo per tanti anni. Voglio che tu venga
- Va bene, vedremo 
- Ti amo, lo sai?
- Ti amo anche io 

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** Andiamo a Los Angeles ***


Una volta tornate a casa, senza dire nulla, entrambe si recarono nella loro camera da letto. Le loro labbra si sfiorarono e l’una inspirò il respiro dell’altra. Un attimo dopo le loro labbra entrarono a contatto, fu un bacio lento, un bacio senza fretta, un bacio dato per sentire quanto si desiderassero e quanto si amassero. Amelia si sentì avvampare, non appena le mani di Arizona sfiorarono la sua schiena. La mora assecondò quel gesto e iniziò a spogliare la donna di fronte a lei. Quella sera nessuna delle due avrebbe avuto fretta, quella sera nessuno avrebbe rovinato il momento che tanto aspettavano, quella sera era tutto perfetto.
 
- Lo sai che non ho mai amato nessuno, come sto amando te? – qualche ora dopo Amelia e Arizona erano distese l’una sull’altra. La mora inspirò profondamente il profumo dei capelli di Arizona; adorava il suo shampoo
- Anche per me è così e a volte tutto questo mi fa paura
- Lo so, è un amore del tutto fuori controllo, eppure mi rende felice
- Secondo te ci faremo del male?
- Io non vorrei mai farti del male
- Non volontariamente. Ci amiamo talmente tanto, che quando litighiamo ci creiamo cicatrici profonde e dolorose
- Quelle cicatrici guariranno, è normale discutere
- Sei cambiata tantissimo da quando sei arrivata qui e sono fiera di te
- E’ anche grazie a te che sono diventata quello che sono, incontrarti mi ha fatto bene
- Mi dispiace per la tua famiglia, mi dispiace che non ti capiscano e che non abbiano mai provato a farlo. Non hanno mai capito che cercavi di chiedere aiuto, quando ti rifugiavi nella droga
- Amore, non voglio pensarci. La mia famiglia ora è qui a Seattle – Amelia si mosse quel poco che bastò per dare un bacio delicato sulle labbra di Arizona.
- Mi hai chiesto di venire con te a Los Angeles, nel caso accettassi di aiutare James, ma saresti pronta a presentarmi ai tuoi amici?
- Di cosa hai paura? Di non piacergli?
- No, non questo, ma rappresentano pur sempre una parte fondamentale della tua vita e credevano tu fossi etero
- Addison sa già di noi, probabilmente lo sapranno tutti
- A parte tua sorella Liz
- Non si parlano poi così tanto dopo la separazione da Derek. Avrei voluto che ti conoscesse mio padre, le saresti piaciuta tanto, ne sono certa
- Ti amo tanto Amy
 
 
Il giorno dopo, Amelia, si svegliò con le prime luci dell’alba. Aveva dormito come una bambina per tutta la notte; quando Arizona era accanto a lei si sentiva protetta, anche se molto spesso era lei a voler proteggere la bionda. La mora si alzò, cercando di non svegliare Arizona e si diresse verso la cucina; avrebbe preparato la colazione. Erano sempre più rari i momenti in cui entrambe avevano del tempo per stare insieme appena sveglie. La loro vita era sempre di fretta, scandita da minuti da non perdere in altro, fuorché il loro lavoro. Quella mattina, però, sia Arizona che Amelia, avrebbero avuto una mezz’ora in più da trascorrere a casa e l’avrebbero sfruttata al meglio.
Quando fu tutto pronto sul tavolo, Amelia si recò nella camera da letto. Si fermò qualche minuto a contemplare il corpo della sua ragazza. Per un momento indugiò sull’arto mancante e un senso di profondo dispiacere la pervase. Non riusciva ad immaginare cosa potesse voler dire perdere una parte fondamentale del corpo, non riusciva ad immaginare come potesse sentirsi Arizona ogni volta che non riusciva a prendere in braccio sua figlia, o quando non riusciva a correre quanto avrebbe voluto.
Ammirava la sua forza, era riuscita ad alzarsi quando il suo mondo crollava davanti ai suoi occhi.
Una lacrima solcò la sua guancia e con il dorso della mano si affrettò a catturarla
- Buongiorno amore, tutto bene? – gli occhi azzurri della bionda incontrarono quelli della mora. Sorrisero entrambe, come se non avessero aspettato altro per tutta la notte, come se il vero buongiorno ci fosse solo ed unicamente quando entrambe erano sveglie
- Buongiorno anche a te tesoro, tutto bene, ti ho preparato la colazione. Ne ho approfittato per stare un po’ insieme
- Hai fatto benissimo, dammi un minuto e ti raggiungo
Amelia lasciò sola Arizona e si diresse verso il tavolo imbandito. Qualche minuto dopo, Arizona entrò: aveva messo la protesi e una vestaglia di seta.
- Lo sai che per me sei bellissima anche senza quella? – la mora indicò la protesi e le guance della bionda avvamparono
- Lo so, ma mi sento meglio quando la “indosso”
- Va bene, non voglio farti fare cose che non vuoi
- Ma perché ne stiamo parlando? Non hai mai affrontato il discorso
- Scusami, non volevo metterti a disagio
- Tranquilla, non lo hai fatto – Arizona fece qualche passo verso Amelia e catturò le loro labbra in un bacio profondo -  amo quando ti preoccupi per me, ma in questo caso non ce n’è bisogno, ho accettato la mia situazione nel momento in cui ti sei innamorata di me, nonostante tutto.
Il cuore di Amelia in quell’esatto momento si alleggerì; Arizona iniziò a mangiare con gusto e la mora la seguì. Ne avevano passate tante insieme, avevano faticato e continuavano a faticare nel trovare un equilibrio, ma entrambe erano innamorate l’una dell’altra e quando c’è un amore così grande a tenere unite due persone, difficilmente il legamene si romperà.
 
- Pronta? – Amelia, un’ora dopo, era davanti la porta d’ingresso in attesa di Arizona. Alcune cose non sarebbero mai cambiate. La bionda sarebbe stata sempre la più ritardataria delle due.
- Arrivo, sto cercando alcuni documenti che mi servono per oggi – Arizona le rispose dallo studio che dividevano le due donne. Amelia la raggiunse e un sorriso buffo le spuntò sulle labbra. Sentendo i passi della mora avvicinarsi, la bionda alzò lo sguardo verso di lei – ti diverti?
- Molto, sei sempre la solita disordinata. Vuoi scommettere che già so dove trovare ciò che stai cercando?
- Illuminami
Amelia, velocemente, si avvicinò verso la scrivania di Arizona, alzò una pila di documenti e sfilò una cartella verde
- E’ questa? – la mora sventolò fiera la cartella sulla sua testa e gli occhi di Arizona si illuminarono
- Come facevi a sapere che stesse lì?
- Ti ho vista mentre ce le posavi distrattamente. Dai, ora andiamo, smemorata
Amelia allungò la mano verso quella di Arizona, che gliela strinse.
 
- Fammi sapere quando vedrai la cartella di James, va bene?
- Certo, a dopo
Le due donne, come di consuetudine, si salutarono nell’atrio dell’ospedale, per poi dirigersi ai loro rispettivi impegni. Quella mattina sarebbe stata importante per Amelia. Non solo Liz le avrebbe mandato la cartella clinica, ma Stephan avrebbe iniziato la riabilitazione, prima di tornare definitivamente a casa.
- Buongiorno campione, come va?
- Buongiorno dott.ssa Shepherd, bene, quando uscirò?
- Devi avere un po’ di pazienza, manca poco, ma dovrai fare un po’ di riabilitazione, voglio che tu stia completamente bene una volta uscito di qui
- Cosa dovrò fare?
- Ti faranno fare degli esercizi sia fisici, che attitudinali, ma non preoccuparti, perché sono semplicissimi, però vorrei che tu li faccia
- Ci sarai anche tu con me?
- Certo, ci vediamo più tardi
Amelia uscì dalla stanza del bambino e si diresse verso il suo studio. Una volta acceso il suo computer, con il mouse cliccò sulla posta in arrivo. Liz non le aveva inviato ancora nulla, ma probabilmente era ancora in aereo. In quel momento si accorse di quanto tenesse a quel caso. James era stato un pezzo importante della sua vita; grazie a lui era uscita dal tunnel, grazie  a lui aveva ricominciato a sognare, grazie a lui era tornata Amelia Shepherd, brillante donna e neuro chirurgo. James aveva bisogno di lei, James  era in coma e nonostante non le piacesse il modo in cui Liz aveva deciso di chiederle aiuto, non avrebbe mai potuto lasciare l’uomo nelle mani di un altro chirurgo.
Il suono di una notifica la distrasse da quei pensieri: Liz le aveva inviato la cartella clinica.
Con mani tremanti cliccò sull’allegato e una serie di immagini apparve davanti ai suoi occhi. Lesse da cima a fondo tutto ciò che sua sorella le avesse mandato, lesse la cartella più di una volta prima di prendere una decisione e, una volta presa, afferrò la cornetta del telefono e chiamò Arizona.
- Dott.ssa Robbins
- Ehi, sono io, non hai visto il numero?
- Scusami, ero distratta, dimmi Amy
- Sto leggendo la cartella di James, in realtà l’ho letta già cinque, sei volte
- Puoi aiutarlo, vero?
- Si, posso, ma non voglio fare qualcosa che possa crearti dispiacere
- Andiamo a Los Angeles, Amelia, andiamo ad aiutare James
 

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** Non lo farò mai, Amy ***


La mano di Amelia giocava con i ricci biondi di Arizona da ormai qualche minuto. Le due donne, dopo aver pranzato insieme, si erano rifugiate nello studio della mora. Amelia si era seduta sul divano e Arizona aveva poggiato la testa sulle sue gambe. Dopo che la bionda aveva accettato di andare a Los Angeles avevano iniziato a programmare le ferie e affidato i loro compiti a persone di loro fiducia.
Arizona aveva chiesto a Richard Webber di prendere il proprio posto: si fidava di lui e sapeva che avrebbe lasciato l’ospedale in ottime mani. Anche Amelia aveva trovato a chi affidare il reparto di neurochirurgia, nonostante non amasse l’idea di lasciare Stephan durante la riabilitazione.
- Sei preoccupata? – Arizona interruppe il silenzio che si era creato nella stanza
- Un po’, non vado a Los Angeles da molto ormai
- Saranno tutti felici di vederti, ne sono sicura – la bionda alzò la testa e diede un bacio sulle labbra ad Amelia
- Me ne sono andata senza salutare, sono praticamente scappata, quindi dubito possano essere felici di vedermi
Il suono del cellulare della bionda interruppe la loro conversazione: una paziente in pronto soccorso aveva bisogno di lei
- Vado, ci vediamo stasera e non essere troppo in pensiero
- Ci proverò. Buon lavoro – Amelia diede un ultimo bacio alla sua compagna, prima di vederla alzarsi ed uscire dalla stanza.
Prima di partire per Los Angeles, Amelia avrebbe voluto salutare Meredith, da quando non abitavano più insieme, riuscivano a vedersi molto di rado, nonostante lavorassero nello stesso ospedale. Entrambe erano primari di un reparto ed entrambe non avevano mai molto tempo per parlare del più e del meno.
La mora si alzò e si diresse verso la stanza degli strutturati, non era sicura di trovarla lì, ma avrebbe fatto un tentativo. Quando aprì la porta, però, trovò davanti a sé Callie.
- Callie
- Amelia
- Hai visto Meredith?
- No
- Grazie lo stesso
- Ho saputo che partirete per Los Angeles
- Si, domani mattina, ho un paziente lì
- Capisco
- E’ un po’ che volevo dirti una cosa. Arizona e Sofia si vedono molto poco e so con certezza che non dipenda dalla bambina, vorrei solamente che la vostra situazione non ricada su di lei
- Penso che solo io possa dire cosa sia meglio per mia figlia
- Anche Arizona è sua madre, anche se sembra che tu lo abbia dimenticato
- Senti, Amelia, non ho intenzione di continuare questo discorso. È stata Arizona a mandarti qui?
- No, Arizona non c’entra niente, ma volevo dirti che il tuo comportamento è sbagliato, lo sai che se non dovessi concederle il divorzio prenderemo vie legali, vero?
- E’ una minaccia?
- No, un avvertimento. Arizona ti ha lasciata, posso capire che tu abbia sofferto, ma ora sta con me e non puoi farla pagare anche a Sofia
- Come ti ho già detto, solo io so cosa fare con mia figlia
- Perfetto, buona giornata dott.ssa Torres
Amelia voltò le spalle a Callie ed uscì dalla stanza sbattendo la porta. Con Arizona non aveva più parlato di divorzio e matrimonio, ma Amelia sapeva che anche lei ci pensasse. La bionda non aveva più provato ad affrontare Callie per paura di perdere Sofia, ma da quando Callie aveva saputo della proposta di matrimonio, aveva fatto di tutto pur di non fargliela vedere. Ne soffriva ogni giorno di più e ormai quei pochi minuti trascorsi con la propria figlia non le bastavano.
 
- Eccoti, Mer – Dopo aver camminato lungo tutto il corridoio di Chirurgia Generale, Amelia finalmente trovò sua cognata: era appena uscita dalla stanza di un paziente
- Mi stavi cercando?
- Si, volevo salutarti, io e Arizona stiamo partendo per Los Angeles
- Hai accettato la richiesta di Liz, quindi
- Si, non ce la faccio a lasciarlo lì, sapendo di poter fare qualcosa
- Agitata?
- Per James?
- Non solo. Porterai Arizona a casa tua, nell’ospedale dove hai lavorato per anni, dove ci sono i tuoi amici, dove hai passato i tuoi periodi più bui
- Credo di essere pronta
Meredith allargò le braccia per accogliere Amelia, ma questa rimase immobile
- Ehm, dobbiamo abbracciarci?
- Sarebbe troppo strano?
- Forse un po’
Meredith, allora, allungò la mano ad Amelia, che gliela strinse con forza
- Buon viaggio Amy
- Grazie Mer, dà un bacio ai bambini
- Lo farò
Amelia sfilò la mano da quella di Meredith e dandole le spalle andò verso la stanza di Stephan. Il rapporto con sua cognata era cambiato, era migliorato. Non erano mai andate d’accordo, all’apparenza troppo diverse, ma dopo la morte di Derek, qualcosa era scattato tra loro, come se solo in quel momento potessero vedere cosa le legasse. Amelia era felice delle persone che aveva trovato a Seattle, nonostante gli alti e i bassi.
 
- Ciao campione, sei pronto? – La mora entrò nella stanza del bambino, gli si avvicinò e posò le labbra sulla sua fronte
- Si dott.ssa, verrai con me?
- Certo, però da domani mattina ti seguirà la dott.ssa che ti ha operato insieme a me. Devo partire per guarire un’altra persona
- Tornerai presto?
- Non ti accorgerai neanche della mia assenza
Amelia aiutò Stephan a scendere dal letto, per poi farlo sedere sulla sedia a rotelle. Una volta usciti dalla stanza, prima di andare nella sala riabilitazione, Amelia fece fare un giro dell’ospedale al bambino.
- E’ il tuo l’ospedale?
- No, ma di tante altre brave persone
- Della dott.ssa Robbins?
- Si, è tra quelle persone
- Del dottor Karev?
- No, lui non è tra quelle persone, ma anche lui è bravo
- Mangiamo un gelato prima di andare?
- Faremo tardi, lo prendiamo dopo
- Mm va bene
- Non devi aver paura, farai delle cose semplicissime
Amelia entrò nella stanza, fece sedere Stephan su una sedia che si trovava davanti ad uno schermo e uscì, andando verso il terapeuta
- Mi raccomando, oggi solo cose basilari, è impaurito
- Non si preoccupi dott.ssa
Il dottore diede inizio alle analisi preliminari. Fece scorrere davanti a Stephan delle immagini di oggetti comuni, cose con le quali il bambino veniva continuamente a contatto. Come sospettato da Amelia, il test andò brillantemente. Stephan non dimostrava alcuna lacuna.
- Ci vediamo domani, dott.ssa?
- No, mi assenterò per qualche giorno, ma si occuperà di tutto la dott.ssa Edwards; voglio essere tenuta al corrente di tutto
- Certo dott.ssa Shepherd
 
- Allora? Come è andata il resto della giornata? – Amelia e Arizona erano in auto, il turno era terminato per entrambe e finalmente erano di ritorno a casa.
- Sono andata a salutare Meredith, poi abbiamo iniziato con riabilitazione di Stephan
- Tutto bene?
- Alla grande, non pensavo potesse riuscire così bene l’intervento
- Sono fiera di te, nient’altro da raccontarmi?
Amelia, che era al volante, sentì lo sguardo indagatore di Arizona. Probabilmente era venuta a conoscenza della discussione che aveva avuto con Callie.
- In realtà si, quanto sai già di ciò che è successo?
- Abbastanza
- Mi dispiace, non volevo fare nulla di sbagliato, ma odio il modo in cui si comporta. Sofia ha bisogno di te e tu di lei
- Mi fa piacere che tu abbia a cuore questa cosa, però non mi piace il fatto che tu l’abbia minacciata
- L’ho solo avvisata, perché l’hai lasciata e deve concederti il divorzio
- Non andremo mai in tribunale, Amelia, altrimenti mi toglieranno Sofia, lo sai vero?
- Non lo faranno, quella che ha una relazione stabile sei tu
- Non le farei mai una cosa del genere
- Lo so, era solo per dire
- No, Amy, non voglio togliere Sofia a Callie, voglio solo riuscire ad accordarci e questo possiamo farlo solo quando mi concederà il divorzio. Noi possiamo aspettare, me lo avevi promesso
- Ed è vero, ma Sofia ti manca
- E smuoverei mari e monti pur di vederla, ma voglio anche che non soffra, quindi aspetterò
- Va bene, scusami
- Non devi scusarti, lo so che agisci in buona fede – Arizona posò una mano sulla gamba di Amelia – ti stai affezionando a Stephan
- Purtroppo si
- E’ dolce, invece
- Presto lo dimetterò
- Ci saranno altri pazienti a cui dedicherai il tuo tempo
Amelia, nel frattempo, parcheggiò ed entrambe si diressero verso la loro casa.
Le due donne trascorsero la serata all’insegna del relax; prepararono le valige, fecero un bagno caldo, per poi andare a letto. La sveglia, il mattino seguente, avrebbe suonato molto presto.
 
 
LOS ANGELES
- Wow – le due donne erano appena atterrate all’aeroporto di Los Angeles e Arizona continuava a guardarsi intorno come una bambina al luna park
- Non eri mai venuta?
- No, mai
- Bene, ti presento Los Angeles, dove le spiagge e il sole sono i protagonisti indiscussi
- Dove andiamo?
- Posiamo le cose in hotel, poi andiamo in ospedale
- In clinica non vuoi passare?
- Liz ed Addison ci stanno aspettando lì, anche Charlotte troveremo, quindi in clinica passeremo più tardi
- Va bene, andiamo allora
Amelia e Arizona presero un taxi, che le accompagnò in hotel.
Circa un’ora dopo, erano davanti al St. Ambrose. Rivedere la struttura in cui aveva lavorato, fece suscitare in Amelia molte emozioni, anche contrastanti. In quell’ospedale aveva conosciuto Jason, in quell’ospedale aveva avuto degli amici veri, amici che avevano tentato di tutto pur di farla uscire dal tunnel della droga, in quell’ospedale c’era gran parte della sua vita.
- Sei pronta?
- Si, possiamo andare
Le due donne entrarono e immediatamente furono catapultate nel mondo frenetico degli ospedali: parenti di pazienti entravano ed uscivano, alcuni seduti nella sala d’aspetto, in attesa di chissà quale notizia, alcuni pazienti passeggiavano per i corridoi.
- Dove dobbiamo andare?
- Liz ci aspetta in terapia intensiva – Amelia si avvicinò al cartello in cui erano indicati i vari piani e una volta individuato il loro, entrarono nel primo ascensore libero.
- Cerca di stare calma, so che non fa un bell’effetto ritrovarti qui
- Ci sto provando
Il suono dell’ascensore avvisò loro dell’arrivo al piano di terapia intensiva.
- Amelia! Eccoti finalmente! – Liz andò loro incontro, la gioia di vederle era palpabile, a quanto pare era davvero importante per lei che sua sorella riuscisse ad aiutare James
- Ciao Liz, ti presento Arizona Robbins
Arizona allungò la mano a Liz, che gliela strinse
- Lavori con mia sorella?
- Si, sono il capo di chirurgia
- E come mai qui?
Prima che Arizona potesse rispondere, Amelia fermò la conversazione – Stai facendo il terzo grado? Possiamo metterci subito a lavoro?
- Va bene, va bene, andiamo – Liz fece strada alle due donne e Amelia cercò di non incrociare mai lo sguardo di Arizona. Sapeva di aver fatto una mossa sbagliata, sapeva che Arizona avrebbe voluto presentarsi come la sua compagna, ma Amelia non ce l’aveva fatta.
Una volta arrivate davanti la stanza di James, Liz e Arizona la lasciarono sola.
Amelia entrò e avvicinandosi al letto vide il suo ex ragazzo attaccato alle macchine; era sempre stato bello James, ma ora il suo viso era scarnito, dopo un mese di coma il suo corpo stava iniziando a cedere. Davanti a quella scena, Amelia riuscì a malapena a reprimere le lacrime.
- Tutto bene? – anche Liz entrò nella stanza e si avvicinò ad Amelia, cingendole la vita con il braccio
- Non posso crederci che sia in queste condizioni
- E’ dura, lo so, se hai bisogno di tempo lo capisco
- No, voglio iniziare subito
- Va bene, comunque sono tutti ansiosi di rivederti, passerai in clinica, vero?
- Si, ci avevo già pensato, ma Addison dov’è?
- In sala operatoria ancora
Le ore seguenti al suo arrivo a Los Angeles, Amelia le trascorse nell’eseguire i vari esami su James. Liz le stette accanto per tutto il tempo. Arizona, invece, aveva deciso di lasciarla sola e Amelia aveva capito.
Quando ebbero terminato con i vari esami, le tre donne si recarono in clinica. Come un flash, non appena le porte dell’ascensore si aprirono, Amelia ricordò tutto ciò che aveva passato lì dentro. Rimase ferma per un po’, fino a quando non sentì Arizona posarle la mano sulla schiena, per incitarla ad entrare. Non appena varcarono la soglia, tutti i suoi vecchi amici le andarono incontro, c’erano proprio tutti: Addison, Charlotte, Pete, Cooper, Violet, Sam, Sheldon, Naomi. Nel vedere tutti lì per lei, il cuore di Amelia iniziò a battere all’impazzata, non credeva le fossero mancati così tanto.
Abbracciò tutti, nessuno escluso, il calore che le mandarono con un semplice gesto, ridiede ad Amelia la forza che le mancava per poter aiutare James al meglio.
-Ragazzi, vi presento Arizona Robbins, ma suppongo già sappiate chi sia, Addison vi avrà detto tutto
Addison: In realtà non ho detto nulla, aspettavo lo facessi tu
Sheldon: Quindi? Cosa devi dirci?
Cooper: Dai, su, non tenerci sulle spine
Amelia: Io e Arizona stiamo insieme, nel senso che conviviamo e ci sposeremo
Charlotte: Wow, questa è bella, va anche oltre i miei pensieri più impuri
Addison: Charlotte, sempre con la tua delicatezza
Charlotte: Che ho detto?
Pete: Sono felice per te, Amelia, davvero
Amelia: Grazie Pete, significa molto per me
I suoi amici erano felici per lei, i suoi amici, dopo la sua “fuga” erano ancora lì, contenti di vederla. Il cuore di Amelia era colmo di gioia.
- Visto? E’ andata bene – Arizona strinse la sua mano a quella della mora, che ricambiò il gesto
- Grazie
- Cosa c’entro io?
- Sei come loro, non mi abbandoni mai, neanche quando lo meriterei
- E non lo farò mai, Amy

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** Vivere o morire ***


Amelia si stiracchiò lentamente e aprì gli occhi assonnati. Era la mattina del secondo giorno a Los Angeles. La mora si voltò verso Arizona e la guardò dormire. La sera precedente erano tornate tardi in hotel e sapeva che Arizona ne avesse risentito molto, ma era felice e Amelia lo capiva dal suo viso disteso.
Rivedere tutti i suoi amici, così come li aveva lasciati, aveva provocato in lei delle bellissime sensazioni. Era come se il tempo fosse stato sospeso fino al suo ritorno, come se le cose, per poter prendere il loro pieno ritmo, avessero bisogno del ricongiungimento di tutti i pezzi del suo passato.
Anche Arizona iniziò a stiracchiarsi e Amelia si chinò per donarle un bacio sulle labbra
- Buongiorno cara
- Buongiorno anche a te, come stai?
- Alla grande, tu invece?
- Bene, anche se un po’ stanca
- Mi dispiace averti fatto fare tardi ieri sera
- Sono stata bene, sono felice che i tuoi amici ci tengano così tanto a te
- Anche io, non credevo di poterli ritrovare. Era come se avessi cancellato tutto ciò che avevo vissuto qui
- Ti sono mancati vero?
- Molto, ma non mi pento della mia decisione
Arizona si mise a sedere, poggiando la  schiena alla testiera del letto e Amelia la imitò
- Hai paura?
- Di cosa?
- Che io possa soffrire a Seattle
- Un po’, soprattutto dopo ieri sera, è stato come se non te ne fossi mai andata
- Lo so, anche io non mi aspettavo una cosa del genere, ma ti prometto che non me ne andrò mai; a Seattle ho te, Sofia, Meredith e i bambini, non potrei mai farvi una cosa del genere
- Vogliamo andare a fare colazione? Tra qualche ora hai l’intervento
Amelia vide Arizona alzarsi dal letto e dirigersi verso il bagno. Qualcosa turbava la bionda e Amelia avrebbe voluto saperne il motivo, ma sapeva che Arizona non ne avrebbe parlato fino a quando non si sarebbe sentita pronta, così anche lei si alzò e andò verso il bagno, bussò alla porta e dopo aver ricevuto l’invito ad entrare, si diresse verso la sua compagna e da dietro la strinse in un abbraccio. Con quel gesto cercò di farle sentire la sua costante presenza.
-Facciamo la doccia insieme? – Amelia accolse l’invito di Arizona e presto le due si ritrovarono a fare l’amore sotto il getto d’acqua. Entrambe avevano bisogno l’una dell’altra, entrambe avevano voglia di dimostrare che l’una senza l’altra non avrebbe fatto nulla di insensato; entrambe, in quel momento, sperarono di catturare quell’amore per sempre.
 
 
- Buona fortuna, amore
- Grazie
Era arrivata l’ora dell’intervento e Arizona e Amelia si salutarono nell’ anti sala operatoria. Amelia era agitata, dall’altra parte del vetro vide James, steso sul lettino, pronto per l’operazione.
Quella mattina, la mora, non aveva voluto vedere nessuno dei suoi amici, non voleva vedere gli occhi colmi di speranza, gli occhi imploranti nei suoi confronti. Non era sicura di riuscire a portare a termine l’intervento, ma ce l’avrebbe messa tutta.
Amelia non sapeva come si sarebbe conclusa quella giornata, ma sapeva che ora era tutto nelle sue mani, così finì di lavarsi e si preparò ad entrare. Nella sala non c’era la sua equipe fidata, non c’era la Edwards. Ora i volti dietro le mascherine erano sconosciute. “E’ una bella giornata per salvare delle vite”, Amelia lo ripetette nella sua mente come un mantra; avrebbe voluto suo fratello lì, accanto a lei, con la sua spavalderia, ma anche con il suo tono sicuro e rassicurante. La mora ripetette per l’ultima volta il suo porta fortuna e si preparò ad incidere.
La situazione che si presentò davanti ai suoi occhi fu grave. Non si sarebbe aspettata una cosa del genere, non si sarebbe aspettata di dover intervenire su un problema così grande. Le immagini che aveva visto, purtroppo, non erano riuscite ad arrivare così in profondità ed ora avrebbe dovuto fare i conti con quel problema insormontabile.
- Amelia, tutto bene? – dalla galleria, attraverso l’interfono, la voce di Addison riecheggiò nell’intera sala operatoria. La mora non rimase sorpresa da quella domanda, in fondo era ferma con il bisturi in mano da ormai 5min.
- Sto pensando
- Hai bisogno di qualcosa?
- Preparali, ti prego, non voglio leggere la delusione nei loro occhi
- Amelia, prenditi tempo, puoi farcela, sei una Shepherd
Il neurochirurgo fece un grande respiro e iniziò con l’intervento.
 
Erano ormai 4ore che Amelia era in sala operatoria. Era riuscita ad andare più in là di quanto si aspettasse, ma ora si trovava di nuovo davanti ad un bivio: vivere o morire. Una delle due strade avrebbe sicuramente portato alla morte celebrare di James, mentre l’altra avrebbe fatto sperare in un suo risveglio. Quale prendere? Amelia ripensò ai suoi amici, ripensò a Liz che era andata a Seattle pur di convincerla ad eseguire quell’operazione, ripensò a Derek, al giorno in cui morì, ripensò a Meredith, ai suoi nipotini, ma soprattutto ripensò ad Arizona, che aveva preso un aereo pur di starle accanto, aveva lasciato il suo lavoro nelle mani di un’altra persona, pur di non lasciarla sola, aveva rinunciato a tanto per lei. Cosa sarebbe successo se avesse preso la strada sbagliata? Cosa avrebbero fatto i suoi amici? L’avrebbero mai perdonata?
In quel momento Amelia prese coraggio e fece una scelta, sperando di aver salvato una vita.
 
6ore dopo dall’inizio dell’intervento, Amelia uscì dalla sala operatoria; tolse la mascherina, la cuffietta, il camice e si diresse verso la sala d’aspetto. Non appena i suoi amici e Arizona la videro scattarono dalle sedie come molle: Charlotte e Cooper si tenevano per mano, Addison era appena tornata con un caffè tra le mani, Arizona, invece, non appena fece incrociare i loro occhi capì tutto.
James non ce l’aveva fatta.
Arizona le corse incontro e la strinse in un abbraccio, ma il corpo di Amelia non rispose a quel gesto di affetto.
-Mi dispiace – furono le uniche due parole che la donna riuscì a pronunciare e se ne andò, non sapeva dove, ma aveva bisogno di uscire da quell’incubo.
Si sentì chiamare più volte alle sue spalle, ma non ebbe il coraggio di voltarsi, non ebbe il coraggio di affrontare le persone che fino a quel momento avevano contato su di lei.
Con forza, Amelia, diede una spinta alla maniglia antipanico di una porta e si ritrovò nelle scale di servizio: lì non l’avrebbero trovata. Si sedette su un dei gradini, portò le gambe al petto e pianse, pianse fino a quando non ebbe più lacrime, pianse per la delusione, pianse per il dolore, pianse perché James non c’era più.
-Amy
Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille, quella voce che le faceva mancare il battito ogni volta che arrivava alle sue orecchie. Arizona prese posto accanto a lei e la strinse tra le sue braccia.
- Ho deluso anche te
- Non è vero, sapevamo che sarebbe stata un’operazione difficile
- Non avrei mai dovuto accettare, avevi ragione
- Se non avessi accettato, James sarebbe rimasto per sempre attaccato a delle macchine
- Sono troppo sicura di me, mi credo Dio, invece sono solo una persona come un’altra
- Smettila di farti del male. Tutti avevamo previsto questo. Io non sono delusa da te e non lo sono neanche i tuoi amici. Avevano perso James il giorno dell’incidente. Ora alzati e va da loro, hanno bisogno di te
Amelia si asciugò le lacrime, si alzò dallo scalino e dopo aver aiutato Arizona ad alzarsi, entrambe si diressero verso la porta. Amelia poggiò la mano sulla maniglia, ma prima di aprire si voltò verso la sua compagna e la baciò con passione
- Per questo motivo non ho nessuna intenzione di aspettare
- Aspettare cosa?
- Di sposarti. Vedi sempre il mio lato migliore, vedi una me diversa, vedi la mia vera me e nessuno lo ha mai fatto. Io voglio diventare tua moglie e scalerò le montagne pur di esserlo.

Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** In un gesto, milioni di parole ***


Bianco o nero, si o no, destra o sinistra, tutto o niente. Durante la nostra vita ci troviamo continuamente di fronte a delle scelte, delle scelte che portano ad un risultato finale. Scelte che non ci permettono di tornare indietro una volta fatte. Strade che non possiamo ripercorrere, una volta abbandonate alle nostre spalle ed è proprio in questo momento che dobbiamo fare i conti con le conseguenze derivate dalle queste strade intraprese.
Amelia, in quella sala operatoria, aveva preso una decisione, aveva dato ascolto al suo intuito, al suo sesto senso. Amelia aveva causato la morte di James, del suo ex fidanzato, della persona che era riuscito a farla sorridere dopo un periodo buio; James era morto nelle mani di Amelia e la donna non riusciva a darsi pace. Il suo cuore era spezzato.
Tutti i suoi amici, non appena la videro tornare con Arizona, nella sala d’aspetto, le corsero incontro e la abbracciarono. Se in un primo momento  la mora si sentì soffocare, successivamente riuscì a capire cosa realmente stesse accadendo. I suoi amici erano ancora lì con lei, i suoi amici non la odiavano.
Quando l’abbraccio di gruppo si sciolse, Addison fu la prima a voler dire qualcosa alla sua amica:
- Amelia, non potremmo mai darti la colpa per ciò che è successo, le condizioni di James erano disperate, eravamo pronti – Addison era sempre stata così: terribilmente comprensiva nei suoi confronti, forse anche troppo. Anche quando c’era dell’oscurità in Amelia, lei non riusciva a vederla.
- Addison ha ragione – Charlotte fece un passo verso di lei e le posò una mano sul braccio. La diplomazia di quella donna non era confortante, ma era un lato che contraddistingueva la bionda. Vedeva ogni situazione da un punto di vista diverso, particolare. Amelia abbozzò un sorriso e si congedò dai suoi amici. Non avrebbe retto ad altre frasi di circostanza, non avrebbe retto agli sguardi compassionevoli di tutti; ne aveva visti fin troppi nella sua vita. Quando il padre era morto lei era troppo piccola per ricordare ciò che accadde dopo, ma gli strascichi di quell’evento li aveva portati dietro con Derek e il  suo volergli stare continuamente addosso, come se avesse bisogno di una costante protezione; quando morì Ryan, il suo corpo pietrificato, se lo portò impresso nella mente a lungo, anche ora, nei momenti più difficili, quell’immagine si ostinava a presentarsi davanti ai suoi occhi, ma era una cosa a cui aveva fatto il callo, sapeva come mandare via quei pensieri, sapeva come accantonare Ryan in un lato buio della sua mente;  con la morte di Derek, un parte di lei se ne era andata con lui: l’intervento, il giorno in cui avevano staccato la spina, il funerale. Era tutte immagini che portava dentro di sé, alle quali non riusciva a fare a meno di pensare. Con la morte di suo fratello Amelia era caduta in un baratro, dal quale era stato difficile uscirne.
Ora cosa sarebbe successo?
Una mano si posò delicatamente sulla sua spalla e la mora riconobbe immediatamente quel tocco.
- Ehi, torniamo in hotel? – Arizona era accanto a lei, la seguiva, anche se non sapeva dove stesse andando. In quel momento fu grata di aver trovato una persona come lei. Un amore incondizionato come quello che Arizona provava per Amelia era difficile da trovare.
- No, voglio tornare a casa, voglio tornare a Seattle
- Va bene, chiamo subito per prenotare due biglietti
Amelia fece un gesto di assenso con la testa e si fermò lungo un corridoio desertico, si appoggiò ad una parete e facendo scivolare i piedi sul pavimento, si accasciò a terra.
Guardò Arizona fare la telefonata, per un tempo che non riuscì a quantificare, Amelia rimase immobile a guardare i movimenti che la bionda compiva. Con la mano destra teneva il telefono, mentre la mano sinistra gesticolava, poi la passava tra i capelli, infine sulla gamba. Quelle due giornate erano state dure per lei. Amelia, troppo spesso, dimenticava quanto potesse essere difficile essere nella situazione di Arizona, anche se non aveva mai assistito ad un suo cedimento.
La bionda chiuse la comunicazione e si avvicinò ad Amelia con un sorriso flebile
- Abbiamo un aereo tra 3 ore, andiamo in hotel a preparare le valige
- Va bene – la mora si alzò e stringendo la mano a quella di Arizona, si incamminò verso l’uscita
 
- Perché c’è così tanta morte intorno a me? – Le due donne erano appena rientrate nella loro stanza e nel sentir pronunciare quella domanda, Arizona impallidì visibilmente
- Non lo so, Amore. Nessuno merita ciò che è capitato a te
- So di aver sbagliato, di non essere stata una figlia perfetta, tanto meno una sorella degna di questo ruolo, ma ho amato tanto e sofferto altrettanto, se un Dio esiste, perché vuole farmela pagare in questo modo?
- Non possiamo tenere sotto controllo tutta la nostra vita, ma possiamo decidere come reagire alle dure prove che siamo costretti ad affrontare. Sei uno stimato neurochirurgo, i tuoi nipoti ti adorano, sei riuscita a riallacciare i rapporti con Meredith e hai una donna proprio qui accanto a te che ti ama; ti hanno tolto tanto, ma hai anche molte persone che contato su di te. Hai combattuto molto e purtroppo dovrai farlo ancora, ma devi avere la forza di rialzarti, sempre
- James è morto
- Lo so amore – Arizona si avvicinò ad Amelia e la strinse in un abbraccio. La mora si abbandonò totalmente all’amore della sua compagna, sfogando la tensione accumulata fino a quel momento. Il tempo, in quella stanza, si fermò. Un silenzio surreale calò e le due donne potettero udire solo i loro cuori battere all’unisono.
 
 
Le due donne rincasarono tardi quella sera. Si trascinarono in camera da letto, dove crollarono immediatamente in un sonno profondo.
Il mattino seguente quando Amelia aprì gli occhi, si guardò intorno e notò che Arizona non era più nel letto e che lei portava ancora i vestiti della sera precedente.
Il volo era stato estenuante, nonostante non fosse stato lunghissimo, ma gli eventi delle ultime ventiquattro ore avevano sfinito sia lei che Arizona.
-Amore? – Amelia chiamò la sua compagna con la speranza di ricevere una risposta, ma ciò non avvenne. Si sporse verso il comodino e in quel momento capì il motivo per cui Arizona non fosse in casa: erano le 11a.m. La mora corse in cucina, dove trovò un biglietto: “Non venire in ospedale, io purtroppo ho avuto un’emergenza, ci vediamo stasera. Prenditi cura di te. Ti amo”.
Amelia sorrise rileggendo il messaggio che Arizona le aveva lasciato e decise di seguire il consiglio che le aveva dato. Si diresse verso il bagno, dove foce una doccia rigenerante. Gli ultimi eventi l’avevano devastata, nulla sarebbe stato più lo stesso dopo quello che era successo e Amelia non riusciva a darsi pace. Sua sorella aveva volato per quasi tre ore pur di chiedere il suo aiuto e lei l’aveva delusa. All’uscita dalla sala operatoria non era insieme a tutti gli altri e era stata la prima cosa che Amelia aveva notato. Non aveva chiesto ai suoi amici dove fosse, né tantomeno ad Arizona, ma aveva intuito il motivo per cui non fosse lì.
Il rapporto con Liz non era mai stato dei migliori; Amelia era considerata la pecora nera della famiglia e Liz non aveva mai fatto nulla per cercare di conoscere meglio sua sorella. Le cose erano sempre andate così tra di loro e da parte di Amelia la situazione era peggiorata da quando la sua famiglia aveva deciso di non partecipare al funerale di Derek. Nonostante questo, però, Amelia non faceva altro che ripensare di aver deluso sua sorella e voleva trovare un modo per rimediare. Senza pensarci più di tanto, dopo essere uscita dalla doccia, prese il suo telefono e digitò il numero di Liz.
- Amelia, sei tu?
- Si, Liz, ciao
- Ma dove sei?
- A Seattle, sono tornata a casa
- Perché?
- Non me la sentivo di stare lì, era troppo pesante per me. Perché non eri insieme agli altri ieri?
- Ero in galleria, so che non mi hai vista, ma ero lì, ho assistito a tutta l’operazione e quando hai dichiarato il decesso sono scappata
- Mi dispiace, ti ho delusa
- Smettila di dire così, ho sbagliato io a venire da te, sapendo quanto fosse delicata la situazione, avrei dovuto proteggerti, sono tua sorella
- Non mi devi niente, Liz
- Non essere troppo dura con te stessa, Amelia, promettimi solo questo
- Ci proverò, buona giornata Liz
- Buona giornata anche a te
Amelia chiuse la comunicazione e lanciò il telefono sul letto. Era infuriata, amareggiata, dispiaciuta, addolorata; dentro di se aveva un mix di sensazioni, che si sentì quasi esplodere.
Il suono del campanello la distrasse dai suoi pensieri, non aveva voglia di vedere nessuno, ma non poteva far finta che non fosse in casa. Quando aprì la porta, trovò Meredith avanti a lei
- Buongiorno Amy
- Ehi ciao, come mai qui?
- Nulla, ho saputo che eravate tornate e sono venuta a salutarti
- Vieni entra – Amelia fece spazio a Meredith, che entrò dirigendosi verso la cucina – caffè?
- Si grazie – Meredith prese la tazza che Amelia poco dopo le porse e si sedettero sugli sgabelli, attorno al tavolo americano
- Dimmi la verità, ti ha mandata Arizona?
- Mi ha solo detto ciò che è successo ed ho pensato di venire a vedere come stessi, nulla di più
- Scusa, è che so quanto lei sia preoccupata per me
- E sbaglia?
- Non lo so, Mer. Avrei dovuto rifiutare di intervenire e tutto ciò non sarebbe successo. Mi sento in colpa
- Nessun altro chirurgo aveva intenzione di intervenire, il corpo di James ormai stava cedendo ed hai fatto bene a tentare il tutto per tutto, io probabilmente avrei fatto la stessa cosa
- Ma tu non sei una cocainomane, non rischi di ricadere nei tuoi vizi
- C’è questo pericolo, Amelia?
- Ricordi quando dopo la morte di Derek ti feci vedere la bustina che avevo comprato?
- Certo che ricordo
- Ci ho ripensato, non oggi, non ieri, ma ogni tanto ci ripenso. Ho sofferto tanto per disintossicarmi, per ripulirmi totalmente, eppure ogni volta che sto male, l’unica cosa che desidero è una bustina di coca
- Perché mi stai dicendo questo?
- Devo parlarne con qualcuno e non voglio uscire per andare ad una riunione, altrimenti potrei prendere una strada sbagliata
- Amelia, guardati intorno, avresti mai pensato di vivere in una casa così calda e accogliente con la persona che ami?
- No
- Ecco, basta pensare a questo per capire quanto tu possa essere cresciuta. Questa, purtroppo, non sarà l’ultima difficoltà che incontrerai, ma hai Arizona, un lavoro che ami e hai anche me e non c’è droga che ti faccia stare bene quanto una famiglia. Sappiamo che dentro di te hai un lato oscuro con il quale ogni giorno sei costretta a combattere, ma noi siamo qui e ci saremo sempre per te.
Delle lacrime iniziarono a rigare il viso di Amelia, che subito tentò di asciugarle
-Piangi, Amy, non tenere tutto dentro, ti è concesso sfogarti – Meredith allargò le braccia e Amelia ci si rifugiò, dando sfogo a tutto il dolore che provava. In quel momento quell’abbraccio era la cosa giusta al momento giusto. “Ti voglio bene, Mer”: Amelia non disse mai quelle parole a sua cognata, ma in cuor suo sperò di averglielo fatto capire con quell’abbraccio. A volte un gesto, racchiude milioni di parole.

Ritorna all'indice


Capitolo 42
*** L'una per l'altra ***


Era ormai passata quasi un’ora da quando Meredith era andata via. Amelia le aveva confessato tutto e averle parlato aveva fatto sì che ritrovasse fiducia in se stessa. Aveva voglia di uscire, di prendere aria, di camminare. Poco lontano da casa sua c’era un parco, ben curato, dove molte mamme, ogni mattina portavano i figli a giocare. Amelia si incamminò e una volta arrivata si sedette nella prima panchina che trovò libera.
Una bambina veniva spinta sull’altalena da quella che molto probabilmente sarebbe dovuta essere la madre: ridevano entrambe, erano una famiglia felice; poco più in là un bambino era caduto sbucciandosi il ginocchio, un uomo gli si era avvicinato soffiando sulla ferita, come se con quel gesto tutto il dolore e le paure potessero essere spazzate via. Amelia abbozzò un sorriso ripensando alle volte in cui era caduta e non era riuscita a rialzarsi. Nella sua vita aveva conosciuto persone che avevano tentato di aiutarla, nonostante questo, però, dentro si sé aveva celato un lato oscuro, che neanche lei era mai riuscita a decifrare, aveva semplicemente imparato a conviverci.
- Salve, anche lei ha portato suo figlio qui? – Amelia si destò da quei pensieri e accanto a lei vide una donna: capelli rossi, occhi scuri e profondi, viso gentile
- No, non ho figli, ma mi piace questo posto
- Ha ragione, è molto tranquillo
- Lei ha figli?
- Si, laggiù – Amelia guardò verso il punto indicato dalla donna e vide una bambina giocare con lo scivolo, era identica alla donna accanto a lei
- Bellissima bambina
- Grazie, scusami sono Hanna
- Piacere, Amelia
- Si chiederà come mai mi sono avvicinata, ma l’ho vista e pensavo avesse bisogno di qualcuno con cui parlare
- Si vede così tanto?
- Un po’ – la donna le sorrise e Amelia non potette fare a meno di ricambiare
- Purtroppo ci sono cose che non possiamo controllare e dobbiamo semplicemente trovare la forza per andare avanti
- Mi dispiace che stia passando un brutto periodo
- Passerà
Il telefono di Amelia segnò l’arrivo di un messaggio da parte di Arizona, la mora sorrise, ma decise di non rispondere, lo avrebbe fatto più tardi. Lei e Hanna rimasero su quella panchina a lungo, non parlarono molto, ma Amelia si sentì bene. Il sole era caldo, i bambini giocavano felici e lei forse avrebbe potuto ritrovare parte della felicità persa.
- Buona giornata Amelia, mi ha fatto piacere conoscerti
- Buona giornata anche a te e piacere mio
- Solo una cosa: non essere triste, hai qualcuno a casa che ti ama
Con quelle parole la donna prese per mano la bambina e se ne andò.
Hanna aveva ragione: a casa aveva Arizona, Meredith, i bambini e tutti i suoi amici che la amavano. Nonostante ne avesse passate tante, era stata fortunata ad aver incontrato persone come loro e ad aver trovato sempre la forza di andare avanti. Come era riuscita una perfetta sconosciuta a farla riflettere più di qualunque altra persona?
Amelia prese la borsa sulla panchina e si avviò verso casa. Non appena arrivò, sul viale riconobbe l’auto di Arizona. La mora aprì la porta e immediatamente si ritrovò la sua compagna infuriata.
- Dove sei stata?
- A fare una passeggiata, avevo bisogno di stare all’aperto
- Perché non hai risposto al messaggio? Mi hai fatto preoccupare
Amelia cercò di avvicinarsi alla bionda, ma questa si allontanò
- Mi dispiace, ho dimenticato di rispondere, ero al parco, ma che ti succede?
- Dopo tutto quello che è accaduto in questi giorni non ho il diritto di essere preoccupata per te?
- Certo che ne hai, però sto bene, sono solo andata a fare due passi, come mai sei qui?
- Te l’ho detto, ero preoccupata
- Sei venuta fin qui perché eri in pensiero? Non potevi semplicemente chiamarmi?
- Appena ho visto che non rispondevi al messaggio mi sono precipitata
- Amore, io sto bene, domani torno a lavoro, non c’è motivo di preoccuparti
- Scusami, forse ho esagerato, è che so che stai soffrendo e vorrei fare qualcosa per te
- Desidero solo che tu mi stia accanto, tutto qui
Amelia tentò di nuovo di avvicinarsi ad Arizona che questa volta allargò le braccia per accoglierla.
La mora riuscì a sentire il battito del suo cuore, era veloce e ne rimase quasi stupita. Arizona aveva preso un bello spavento ed il motivo era lei.
- Mi dispiace, ti prometto che la prossima volta risponderò subito, ma credimi quando ti dico che sto bene. Al parco ho riflettuto molto e non voglio piangermi addosso, voglio pensare a ciò che ho ancora nella mia vita, alle persone che amo e che mi amano – Amelia si scostò quel poco che le bastò per poggiare le sue labbra su quelle di Arizona, che ricambiò immediatamente
- Non sai quanto mi fa piacere sentirti dire queste cose – Arizona ricambiò il bacio con più passione, ma presto dovettero fermarsi – scusami, devo andare
- Rimani un altro po’ – Amelia mise la mano destra dietro il collo di Arizona e fece sì che le loro labbra si incontrassero di nuovo. Intanto, con l’altra mano, cercò di slacciare la camicia, ma Arizona si allontanò
- Amy, ti prego, devo scappare
Amelia, mal volentieri, si separò da Arizona e la lasciò andare. Quando fu di nuovo sola, decise di preparare qualcosa di speciale per la sua compagna. Erano rari i momenti in cui riuscivano a dedicarsi completamente l’una all’altra e desiderava far capire ad Arizona quanto la amasse, così andò nella camera di Sofia dove prese dei pennarelli con dei fogli bianchi e iniziò a scrivere tutto ciò che le passasse per la mente pensando ad Arizona. Una volta terminato il lavoro, portò i fogli in camera da letto e li attaccò alle pareti. Arizona ne sarebbe stata sicuramente felice.
La giornata trascorse molto lentamente per Amelia, ma finalmente il momento del ritorno a casa di Arizona arrivò. Non appena la mora vide l’auto della bionda entrare nel vialetto, spense tutte le luci e si diresse verso la loro camera da letto. Il cuore le martellava nel petto, era emozionata, nella sua vita non aveva mai dimostrato in questo modo il suo affetto, anche se realmente amava quella persona. Con Arizona era tutto diverso. Nel momento in cui le aveva permesso di entrare nella sua vita, non solo era riuscita ad essere di nuovo felice, ma si era ritrovata a provare emozioni che non credeva di conoscere.
-Amore, sono a casa! – Arizona non appena entrò accese le luci del salotto – ci sei?
Amelia sentì il rumore dei passi andare verso la cucina, lì la mora aveva messo un bigliettino con la scritta “VIENI DA ME”
-Ok, stiamo facendo una caccia al tesoro, lo sai se ti prendo sono guai?
Amelia a stento riuscì a soffocare una risata. Amava Arizona quando si sentiva messa alla prova. Voleva vincere a tutti i costi e quando non riusciva per Amelia erano sempre guai. La mora si nascose bene dentro una delle cabine armadio e aspettò che Arizona arrivasse in quella stanza. Passarono circa 2min prima che la porta della camera si aprì
-Sei qui, vero? Non ci sono più stanze da perlustrare – la bionda accese la luce e Amelia potette sentire un sospiro di meraviglia. Arizona iniziò a leggere ad alta voce tutto ciò che la mora aveva affisso alle pareti:
“POCHE VOLTE TI DIMOSTRO QUANTO POSSA ESSERE GRANDE IL MIO AMORE PER TE.
NON SONO PERFETTA, SONO PER LO PIU’ INSOPPORTABILE, MA TI AMO, CON OGNI FIBRA DEL MIO CORPO.
FARTI ENTRARE NELLA MIA VITA E’ STATA LA COSA PIU’ BELLA E GIUSTA CHE IO POTESSI FARE.
MI HAI DONATO AMORE, FIDUCIA, FEDELTA’, COMPRENSIONE
ED OGGI VOGLIO DIRTI GRAZIE,
GRAZIE PER AVERMI SCELTA”
La voce di Arizona si era incrinata a metà della lettura e delle lacrime iniziarono a rigare il viso di entrambe le donne.
-Vieni da me, Amy
Amelia non se lo fece ripetere due volte ed uscì dalla cabina, lanciandosi tra le braccia della sua compagna. Arizona iniziò a baciarle ogni centimetro del suo viso. Amelia sentì il sapore delle lacrime di entrambe non appena le loro labbra vennero a contatto. I battiti dei loro cuori, per quanto fossero accelerati, fecero quasi sfiorare i loro cuori. Le due donne si abbandonarono sul letto, l’una iniziò a spogliare l’altra, si erano desiderate per tutto il giorno ed ora finalmente erano di nuovo insieme, senza ostacoli, senza barriere.
 
- Sei stata un tesoro – Amelia e Arizona, dopo aver fatto l’amore, erano l’una tra le braccia dell’altra e guardavano verso la parete in cui la mora aveva affisso la dedica. Con i vari fogli che aveva utilizzato aveva formato un cuore – non me lo sarei mai aspettata
- Neanche io, per te faccio cose che stupiscono anche me
- Stai veramente meglio?
- Certo, non devi preoccuparti. Stamattina quando sono uscita ho avuto modo di riflettere su me stessa e non ci crederai, ma una persona mi ha aiutata
- Chi?
- Una donna, l’ho incontrata al parco. Mi ha detto di non essere triste, perché a casa ho qualcuno che mi ama ed aveva ragione. Ho pensato a te, a Sofia, a Meredith, ai bambini ed ho capito che dopo tutto ciò che ho passato devo essere fiera di quello che sono diventata e di ciò che sono riuscita a costruire. Non avevo mai visto quella donna, ma è comparsa e scomparsa senza che me ne rendessi realmente conto.
- Forse qualcuno l’ha mandata proprio per te
- Credi negli angeli custodi?
- Non lo so, può darsi. Se questa donna, chiunque essa sia, è riuscita a farti riflettere, non può essere altro che qualcosa di positivo
- Hai ragione. Devo confessarti una cosa
- Dimmi
- Quest’ultimo anno è stato davvero difficile per me. Ho rischiato di cadere in tentazione e se stamattina Meredith non fosse venuta a trovarmi non so cosa avrei fatto. Mi vergogno a dirtelo, ma avevo bisogno di essere sincera
- Lo sapevo, sai? Non ne ero certa, ma sentivo dentro di me che stessi lottando con qualcosa di troppo grande. Ho cercato di lasciarti i tuoi spazi, ma stamattina sono morta di paura. Sono felice che ora ti senta bene e che mi abbia detto questa cosa, però voglio che tu vada alle riunioni, è una cosa che devi fare per me
- Te lo prometto, ma tu devi fare una cosa per me
- Qualunque cosa
- Affidati a me. Non voglio che tu debba stare continuamente all’erta. Io posso farcela, ma se tu continui a portare tutto questo peso sulle tue spalle cederai ed io cederò insieme a te. Siamo una coppia, ci amiamo e l’una potrà sempre contare sull’altra, giusto?
- Giusto

Ritorna all'indice


Capitolo 43
*** A qualunque costo ***


Amelia entrò in ospedale e si diresse verso la camera di Stephan. Erano trascorsi tre giorni dalla sua ultima visita e le era mancato. Sin da quando si erano conosciuti, il bambino aveva sempre contato su di lei e quando Amelia aveva visto di nuovo la luce nei suoi occhi, il suo cuore aveva ricominciato a battere regolarmente. Quel bambino aveva sempre significato molto per lei, non era mai stato solo un paziente. Quando arrivò nella sua stanza lo trovò a dormire, così la mora si sedette sulla poltrona accanto al suo letto e aspettò che si svegliasse. La madre non sarebbe venuta neanche quel giorno, ormai erano rari i momenti in cui riusciva a stare con suo figlio ed entrambi ne soffrivano. Amelia non riusciva a pensare a cosa dovesse provare una madre nel dover stare lontano dal proprio figlio contro la sua volontà.
- Ciao Dott.ssa – una voce flebile e assonnata destò Amelia da quei pensieri, due occhi chiari e cristallini incrociarono i suoi
- Buongiorno campione, come ti senti oggi?
- Bene, sono stato bravo, lo sai?
- Certo che lo so, mi hanno detto tutto
- Davvero?
- Certo, ho chiesto di te, anche se sono stata lontana più del previsto, mi dispiace
- Però ora sei tornata
- E non me ne andrò, anche perché tra poco sarai tu a tornare a casa dalla tua mamma
- Non vedo l’ora
- Ci vediamo più tardi, va bene? Chiedo di farti portare la colazione
Amelia salutò il bambino posando le sue labbra sulla sua fronte ed uscì dalla stanza.
- Ci sai fare con i bambini – la mora si voltò in direzione della voce, anche se aveva capito di chi fosse
- Ciao Callie, che ci fai qui?
- Avrei bisogno di chiederti una cosa
- Dimmi
- Tra pochi giorni sarà il compleanno di Arizona e Sofia vorrebbe prepararle una festa
- È davvero Sofia a volerlo?
- E chi altrimenti?
- Non è forse un modo per riavvicinarti ad Arizona?
- È stata Sofia a chiedermelo
- E dove vorrebbe farla questa festa?
- A casa nostra
- Le hai detto che non è possibile?
- Perché no?
- Perché non state più insieme ormai da molto e Sofia sa bene questa cosa, quindi non ti chiederebbe mai una cosa del genere
- Amelia, Amelia, vuoi davvero far rimanere male una bambina?
- Sei ingiusta, Callie
- Quindi dovrò dire a Sofia che zia Amelia non vuole?
Senza aspettarsi una risposta, Callie le voltò le spalle e se ne andò.
Come aveva potuto fare una cosa simile? Non si sarebbe davvero fermata davanti a nulla pur di riavere con sé Arizona? Amelia non avrebbe trovato una risposta a quelle domande, ne era sicura, ma avrebbe fatto di tutto pur di non farlo accadere.
Dopo aver terminato il giro di visite mattutino, Amelia si diresse verso l’ufficio di Arizona; aveva bisogno di vederla, anche se si erano salutate solo qualche ora prima. Callie era riuscita a farle venire milioni di dubbi, ci riusciva ogni volta che le parlava.
- Ehi amore, come mai qui? – Arizona sorrise non appena vide Amelia entrare nel suo ufficio e la mora cercò di rilassarsi
- Avevo voglia di vederti – la mora le si avvicinò catturandole le labbra in un bacio tenero
- Sei dolce, ma devo andare in sala operatoria
- Scusami, allora vado
- Abbiamo qualche minuto, ti vedo pensierosa
- Non è nulla
- Ci eravamo promesse sincerità
- Callie è venuta nel mio reparto poco fa
- Cosa voleva?
- Mi ha detto che Sofia vorrebbe fare una festa per il tuo compleanno, nella loro casa
- E lei cosa le ha risposto?
- Tu credi davvero che sia stata Sofia a chiederglielo? E’ Callie che sta orchestrando tutto
- A che pro?
- Vuole riaverti con lei e farebbe di tutto pur di riuscirci e poi è stata lei a confermarmelo. Sta giocando sporco e sta mettendo in mezzo vostra figlia
- Le parlerò, te lo prometto e stasera ne riparleremo a casa, va bene?
- Si, però parlale
- Certo che lo farò, tu però non pensarci troppo – Arizona diede un ultimo bacio ad Amelia prima di uscire dalla stanza e recarsi in sala operatoria.
Per il resto della giornata, nonostante Amelia fu molto impegnata, non riuscì a non pensare a Callie e a quello che le avesse detto quella mattina.
Quando Amelia quella sera rincasò, Arizona era già rientrata. La mora le si avvicinò e le fiorò le labbra, un tocco quasi impercettibile, che però fece effetto sulla bionda
- Sei riuscita a rientrare prima di me
- Si, l’intervento è andato per le lunghe e dopo aver compilato la cartella sono tornata a casa
- Hai fatto bene, meriti del riposo anche tu. Hai parlato con Callie?
- Si, l’ho fatto
- E?
- Niente, dice che è stata un’idea di Sofia
- Tutto qui? – Amelia scrutò Arizona, cercando di capire cosa le stesse nascondendo
- Cosa vuoi che ti dica?
- Mi stai nascondendo qualcosa
- Callie ha provato a baciarmi
Amelia si staccò immediatamente da Arizona e indietreggiò verso il divano, per poi buttarcisi a peso morto
-Credo di non aver capito
Arizona si avvicinò alla mora e si sedette accanto a lei, stringendo le mani tra le sue
- Ma non è successo niente, non gliel’ho permesso
- Perché sembra come se tu non mi stia dicendo tutto?
- E’ solo una tua sensazione, perché ti giuro che non c’è altro da dire. Ero andata da lei solo per parlarle; è convinta che io provi per lei qualcosa e che non lo voglia ammettere
- Ed è così?
- Amelia, stai scherzando vero? Sei tu la donna che voglio al mio fianco e sai benissimo che tra me e Callie è finita
- Però è sempre tra di noi, non ci lascia in pace e non fa altro che insinuarmi dei dubbi
- Non devi cedere ai suoi giochetti. Io voglio te
- Divorzia allora, andiamo da un avvocato. Io non ce la faccio a continuare così: voglio sposarti, voglio che tu possa vedere Sofia ogni volta che vuoi e in questo modo lei non te lo permetterà mai
- Ok se può farti stare meglio prendiamo appuntamento con un avvocato
- Lo vuoi davvero?
- Amelia, io voglio vivere il resto della mia vita con te, non voglio nient’altro
- Non è importate per te il matrimonio?
- Importante, ma non indispensabile. Il matrimonio l’ho avuto e non è andato come previsto. Ora ho te nella mia vita e mi basta questo
- Ti giuro che anche per me è così, ma Callie sta avendo troppo potere su di noi e se andassimo da un avvocato potresti ottenere l’affidamento congiunto di Sofia e saresti più felice
- Va bene, facciamolo
Amelia si avvicinò ad Arizona e iniziò a baciarla
- Grazie
- Per cosa?
- Mi sopporti, anche quando io stessa non riuscirei a farlo. Sono difficile lo so, ma voglio riprendermi la mia vita, voglio essere felice insieme a te, ma fino a quando tu e Callie non divorzierete, la sua ombra farà sempre parte della nostra storia
- Sarà dura, lo sai vero?
- Lo so, ma dobbiamo lottare per noi, dobbiamo farcela
Le due donne si strinsero in un abbraccio; da quel momento la loro vita sarebbe cambiata drasticamente, la loro vita sarebbe passata al setaccio di giudici e avvocati e nessuno avrebbe potuto garantire loro che da quella lotta ne sarebbero uscite vittoriose.
 
La mattina seguente, Amelia e Arizona andarono in ospedale, come di consueto, ma entrambe sapevano che di lì a poco molte cose sarebbero cambiate. Avevano deciso di prendere il pomeriggio libero per poter andare da un avvocato divorzista ed entrambe erano tese come le corde di un violino.
- Ci vediamo alle 4 nel mio ufficio? – Tra le due, Arizona era quella più tesa, c’era in ballo tutto quello che era stata, ma soprattutto c’era in ballo il futuro di Sofia e per quanto avesse voluto proteggerla, non sapeva come sarebbero andate le cose
- Va bene, mi raccomando stai tranquilla – Amelia accarezzò la guancia di Arizona con il dorso della mano, per poi lasciarle un bacio sulle labbra – insieme siamo sempre più forti
- Grazie, ci proverò
Le due donne si salutarono e si diressero verso i loro reparti.
Amelia, quella mattina, avrebbe dimesso Stephan. Tutti gli esami eseguiti avevano dato esito positivo e nonostante le dispiaceva dover salutare il bambino, era felice di essere riuscita a guarirlo. In momenti come quelli Amelia si sentiva viva come non mai, riusciva ad assaporare ogni emozione a pieno; era sempre stata convinta della sua bravura come chirurgo, ma quando otteneva risultati come quelli ottenuti con Stephan, riusciva ad essere fiera di se stessa. Aveva lavorato duramente per arrivare fin lì e sapeva di meritarlo.
- Ciao campione!
- Buongiorno Amelia
- Pronto per uscire?
- Si, la mamma quando arriverà?
- Sarà qui tra poco – la mora si avvicinò al letto e prese posto accanto al bambino – mi mancherai, lo sai? Sei stato un bambino coraggiosissimo e sei riuscito a trasmettere tutto il tuo coraggio anche a me. E’ giunto il momento che tu possa divertirti come tutti i bambini della tua età
- Tu mi hai salvato – Stephan si sporse verso la mora e i due si abbandonarono ad un abbraccio.
Circa mezz’ora dopo arrivò anche Liza, la madre del bambino.
- Buongiorno Dott.ssa, allora come sta Stephan?
- Direi che meglio di così non potesse andare, quindi puoi portarlo a casa
- Non so come ringraziarti
- Non devi, è il mio lavoro e amo farlo. Stephan è stato fortissimo, ma per ogni minimo dubbio non esitare a chiamarmi, ti lascio il mio biglietto da visita – Amelia prese dal taschino del camice uno dei suoi biglietti e lo porse alla donna – direi che possiamo rivederci tra due mesi per un controllo
- Va benissimo, ora vado da lui
- Certo
Amelia lasciò la donna, mentre lei incominciò il giro visite. Per quella mattina non aveva programmato interventi. Fortunatamente nessuno dei suoi pazienti era grave, quindi il giorno seguente si sarebbe occupata di tutto quello che avrebbe dovuto fare nel pomeriggio.
- Amy, ciao
- Meredith
- Ho visto che hai il pomeriggio libero, come mai?
- Ho un impegno con Arizona
- Successo qualcosa?
- No, cioè si, Arizona ha deciso di chiedere il divorzio a Callie
- Non glielo aveva già detto?
- Si, ma Callie ci sta mettendo i bastoni tra le ruote, quindi abbiamo deciso di prendere vie legali
- Ci avete pensato bene?
- Anche troppo. Callie non cambierà idea, anche se io e Arizona ormai stiamo insieme da un po’ e questa mi sembra l’unica strada giusta da intraprendere
- Glielo avete detto?
- No, lo saprà tramite l’avvocato
- Amelia, diteglielo, anche se lei non la prenderà bene, datele un’altra occasione per cambiare idea
- Ieri ha provato a baciare Arizona, devo ancora darle qualcosa?
Meredith non rispose a quella domanda, ma si limitò a poggiare una mano sulla spalla di Amelia. Con quel tocco, la mora capì di avere il suo appoggio, qualunque cosa fosse accaduta.
- Avevi bisogno di qualcosa?
- Nulla di urgente, ti chiamo stasera e ne parliamo
 
Tra le varie visite dei pazienti ricoverati e le urgenze arrivate in pronto soccorso, arrivò l’ora dell’appuntamento con Arizona. Amelia si cambiò e si recò verso l’ufficio della bionda.
Una volta arrivata sul ballatoio, come faceva spesso, rimase a guardare la sua compagna. Erano sempre più rare le volte in cui Amelia riusciva a vedere il volto disteso di Arizona: i giorni passavano ed era sempre più preoccupata. Per un attimo si sentì in colpa per averla convinta intraprendere vie legali.
- Eccomi, sono pronta – Arizona, uscita dal suo ufficio, andò incontro alla mora e le lasciò un bacio sulle labbra
- Sai, stavo pensando che forse potremmo prenderci del tempo per riflettere su questa storia del divorzio
- Hai insistito tanto, perché ci hai ripensato?
- Ti stavo guardando, poco fa e ho visto che c’è qualcosa che ti preoccupa
- Sono il primario di  chirurgia, ci sono molte cose che mi preoccupano, ma nessuna di queste fa parte della mia vita privata
- Però riguardano te
- Amelia, so che lo stai facendo per me, ma ormai abbiamo deciso. Andiamo, altrimenti faremo tardi – la mora sentì le dita di Arizona intrecciarsi alle sue e immediatamente ricambiò quel gesto. Arizona c’era, era convinta di quella scelta ed ora Amelia doveva essere pronta a starle accanto, qualsiasi cosa sarebbe accaduta da lì in avanti, a qualunque costo.

Ritorna all'indice


Capitolo 44
*** Voltare pagina ***


Amelia guardò un’ultima volta Arizona prima di abbassare la maniglia che le avrebbe portate nella stanza dell’avvocato. Sulla targa affissa alla porta c’era il nome di Leonard Jhonson, avvocato divorzista rinomato.
Arizona e Amelia avevano fatto molta strada per arrivare fin lì. Si erano amate e odiate, avevano litigato e avevano fatto pace. Quello, però, era il passo più grande che l’una potesse fare per l’altra. Arizona aveva deciso di divorziare da Callie perché Amelia era entrata nella sua vita, come un uragano, come le aveva detto la bionda più di una volta. Amelia non avrebbe mai immaginato di poter arrivare a quel punto della storia con una persona, tanto meno con una donna. Trasferirsi a Seattle era stato un grande passo per lei, sotto tutti i punti di vista.
-Buongiorno signore – l’uomo, circa quarantenne, porse la mano prima all’una, poi all’altra. Aveva un grande sorriso, nonostante la situazione non fosse delle migliori.
- Buongiorno avvocato, sono Arizona Robbins e lei è la mia compagna Amelia Shepherd
Le due donne si sedettero sulle due sedie poste davanti alla scrivania e così fece anche l’uomo. La tensione che aleggiava in quella stanza poteva essere tagliata con il coltello.
-Parlatemi della vostra situazione
Arizona fece un lungo respiro, per poi descrivere il tutto all’avvocato.
- Con mia moglie sono stata legata per sette anni, di cui tre di matrimonio. Abbiamo una figlia di quattro anni, che purtroppo vedo sempre più di rado. Quando la mia ex moglie è venuta a conoscenza della mia volontà di chiedere il divorzio, le cose sono peggiorate.
- Bene, prima di proseguire, vorrei sapere cosa è disposta a fare pur di ottenere il divorzio
- Non voglio toglierle nostra figlia, vorrei ottenere un affidamento congiunto. Niente di più, niente di meno
- Ci proveremo, ma voglio anticiparle che non sarà facile; una delle due parti, se non entrambe, perderà qualcosa, a meno che la sua ex moglie non cambi idea
Amelia strinse la mano ad Arizona, che ricambiò la stretta. La mora non aveva proferito parola per tutta la durata dell’incontro. Sapeva che Arizona avesse bisogno solo ed esclusivamente della sua presenza e lei gliel’aveva concessa.
 
-Tutto ok? – durante il ritorno a casa, Arizona fu stranamente silenziosa e una volta arrivate, Amelia decise di chiedere spiegazioni alla bionda. Sapeva di quanto potesse essere difficile per lei quella situazione, ma voleva che ne fosse completamente sicura.
- Si, sono solo stanca
- Vuoi che ti prepari la vasca con dell’acqua calda?
- Ottima idea
Amelia lasciò un bacio delicato sulle labbra della bionda prima di dirigersi verso il bagno.
 
- Sai, capirei se ci avessi ripensato – la mora era distesa nella vasca, con la schiena di Arizona poggiata sul petto
- Non ho cambiato idea, ma sto mettendo fine ad un capitolo molto importante della mia vita
- Lo so, per questo non vorrei che te ne pentissi, magari potremmo chiamare Callie e darle un’ultima opportunità
- A volte non ti capisco, Amy. Perché ora ti interessano così tanto i sentimenti di Callie?
- Non sono i suoi sentimenti a preoccuparmi, ma i tuoi. So che avresti aspettato ancora un po’
- Lo avrei fatto, ma ho cercato di venirti incontro, so che per te è importante questo matrimonio e sono felice di fare questa cosa per te
- E ti adoro per questo…
- …ma?
- Chiamiamo Callie, facciamola venire qui e spieghiamole le cose come stanno, magari vedendo la nostra convinzione, cambierà idea
- Va bene, facciamo così – Arizona si voltò verso Amelia e le stampò un bacio sulle labbra – hai un grande potere su di me, Amelia Shepherd
- Ah si? Vediamo quanto – Amelia fece voltare Arizona verso di lei e l’acqua che riempiva la vasca inondò il pavimento del bagno, provocando le risate delle due donne. La mora si alzò, uscì dalla vasca, prese tra le braccia la bionda per poi adagiarla sul letto. Prima di dedicare tutte le attenzioni alla sua donna, rimase a contemplarne la bellezza.
- Dio quanto sei bella
- Dai, smettila di guardarmi
- Perché? Sei bellissima
- Mi imbarazzi
- Dopo un anno ancora ti vergogni di me?
- Un po’
- Sai che per me sei perfetta
- Non lo sono
- Invece si – Amelia si distese accanto ad Arizona e con il dito tracciò la linea del suo corpo, fino ad arrivare alla gamba sinistra. A quel tocco, la bionda si irrigidì, ma Amelia non tolse la mano. Con il dito seguì la linea del moncone, per poi risalire sull’interno coscia – vedi? Per me sei perfetta
- Grazie
Quella sera Arizona ed Amelia si dedicarono l’una all’altra. Amelia non si era mai sentita amata come accadeva con Arizona, che riusciva a darle cose che neanche lei credeva di desiderare. Sapeva che fosse la donna della sua vita e avrebbe lottato con le unghie e con i denti per far sì che ciò accadesse.
 
- Quindi la chiamo – le due donne, un’ora dopo, erano nella cucina intente a preparare la cena. Arizona teneva tra le mani il suo telefono, indecisa se fare o no la telefonata
- Vai, vedi se può venire più tardi, dopo il suo turno. Dille anche di non portare Sofia, non vorrei che ascoltasse le loro madri litigare
- Va bene, però le invio un messaggio. Aveva un intervento nel pomeriggio e non credo abbia finito
 
Durante la cena, le due donne parlarono del più e del meno, ma entrambe erano in ansia per la risposta che avrebbero ricevuto da Callie di lì a poco. Non erano sicure che la donna avrebbe accettato il loro gesto.
Quando ormai entrambe erano sul punto di perdere le speranze, il display del telefono di Arizona segnò la ricezione di un messaggio da parte di Callie: aveva accettato l’invito di andare da loro per quella sera stessa e le informava che Sofia sarebbe rimasta da Meredith.
- Bene, ora dobbiamo solo sperare che accetti il divorzio senza troppe polemiche
- Amy, apprezzo il tuo ottimismo, ma se non lo ha fatto fino ad ora, dubito potrà mai farlo se non una volta messa alle strette
- Appunto, ora deve prendere una decisone e sa a cosa andrebbe incontro nel caso dovesse rifiutare. È un favore che le stiamo facendo
Alle 9:00pm in punto Callie suonò al campanello. Arizona e Amelia si diressero verso la porta e non appena aprirono, trovarono davanti a loro la persona che avrebbe deciso tutto sulle vite di tutte e tre le donne.
Callie: Buonasera
Arizona: Ciao Callie
Amelia: Ciao, accomodati
Callie, con la sua solita spavalderia entrò in casa e si diresse verso il salotto. Non mostrava nessuno tipo di titubanza e ad Amelia provocò dei brividi per tutto il corpo. Callie si muoveva in quel modo per farle capire che non aveva dimenticato nulla di quella casa e che era pronta a tornare. Amelia andò verso la cucina, lasciando Callie e Arizona in salotto. Avrebbe preparato un caffè e tutto sarebbe andato per il meglio. Continuava a ripete questa frase come un mantra. La vena positivista che aveva avuto fino ad allora iniziava a vacillare e non vedeva l’ora che quella situazione imbarazzante potesse finire presto.
Quando Amelia rientrò in salotto, aveva tra le mani il vassoio, con tre tazze da caffè, le sue mani tremavano e Callie se ne accorse, perché non perse occasione di farglielo notare
- Agitata, Amelia?
- No, perché?
- A momenti fai cadere il vassoio
- Non ti preoccupare, sto benissimo
- Bene, allora posso sapere il motivo per cui mi avete fatto venire?
Arizona: sei qui per parlare del nostro divorzio
Callie: che novità e deve esserci anche lei?
Arizona: Amelia abita qui, è parte della mia vita, quindi si
Callie: sapete entrambe che non sono ancora pronta per firmare
Amelia: lo sarai mai?
Callie: non vedo dove sia tutta questa fretta
Arizona: Callie, non mi permetti di vedere Sofia per chissà quale motivo, quindi si, c’è fretta
Callie: E’ solo questo il motivo? Possiamo concordarci
Arizona: non è solo questo. Io e Amelia vogliamo sposarci, ma questo già lo sai
Callie: se la sposi te ne pentirai, non è fatta per il matrimonio
Amelia: e tu cosa puoi saperne di quello che sono? Non mi conosci e neanche pretenderei una nostra riappacificazione, perché so benissimo che uno dei motivi per cui Arizona ti ha lasciata, sono io, ma dovresti accettare le sue scelte
Callie: Altrimenti?
Arizona: Callie, perché devi prendere tutto come una minaccia? Sei qui perché Amelia mi ha convinta a farti venire, altrimenti avresti direttamente ricevuto la lettera dell’avvocato
Sentendo quelle parole, il viso di Callie diventò immediatamente pallido
Callie: Cosa c’entra l’avvocato?
Arizona: Nel pomeriggio sono andata nello studio  di un divorzista
Callie: Non puoi farlo, ti toglierebbero Sofia, lo sai vero?
Amelia: Perché dovrebbero? E’ tua figlia quanto sua
Callie: non era questo che intendevo
Arizona: E cosa? Callie, non ho un vincolo con l’avvocato, quindi se mi firmi le carte possiamo lasciarci tutto alle spalle e accordarci tra di noi, altrimenti non ci penserò due volte a prendere vie legali
Callie: Ok, proviamo ad accordarci
Arizona: voglio vedere Sofia, quanto più possibile. Mi manca
Callie: Non vorrei farle pesare troppo questa situazione
Arizona: penso che le stia già pesando, visto che non mi vede mai
Callie: Sei tu a stabilire i turni in ospedale, quindi prova a fare in modo che i nostri non coincidano e riusciremo a venirci incontro. Per le festività come vuoi fare?
Arizona: Che tu mi stia concedendo questo è un grande passo avanti. Per le festività possiamo riparlarne strada facendo
Callie: bene
Amelia: Quindi le firmerai le carte?
Callie: si le firmerò, non ho nessuna intenzione di andare davanti ad un giudice, anche perché una delle due inevitabilmente soffrirebbe e non lo voglio
Arizona: Grazie Callie
Le due donne si alzarono dal divano e si strinsero in un abbraccio. Quel momento non fu imbarazzante solo per Amelia, ma anche per Arizona, che non si aspettava quel gesto da parte di Callie
Amelia: mm mm
Callie: non essere gelosa, so benissimo che ormai è tua
Arizona cercò di abbozzare un sorriso, ma l’aria era troppo tesa per far si che risultasse sincero.
Ce l’aveva fatta, era riuscita ad ottenere il divorzio, senza dover rinunciare a Sofia e di questo risultato era grata non solo ad Amelia, che l’aveva convinta a dare un’ultima opportunità alla sua ex, ma anche a Callie, che era riuscita ad essere ragionevole. La bionda sapeva quanto potesse essere difficile per lei firmare quei documenti, ne avevano passate tante insieme, ma era arrivato il momento di voltare pagina definitivamente e su quella nuova pagina, nero su bianco, vi era scritto un solo nome: Amelia.

Ritorna all'indice


Capitolo 45
*** Tanti auguri Amore ***


Lo sguardo di Amelia era posato sui fogli poggiati sul tavolo ormai da qualche minuto; non riusciva a distogliere gli occhi da quelle due firme in penna nera, in fondo al foglio. Arizona e Callie avevano appena ufficializzato il loro divorzio e la donna ancora non riusciva a credere che fosse davvero accaduto.
Amelia alzò lo sguardo e vide Arizona e Callie discutere sul prossimo passo da fare riguardo Sofia.
Le tre donne, quella mattina, avevano deciso di incontrarsi nell’ufficio della bionda; un luogo famigliare a tutte e tre e che non fosse troppo formale, per il momento che stavano vivendo.
Callie: So che ormai abbiamo ufficializzato il divorzio, ma per quanto riguarda la tua festa?
Arizona: Callie, non mi sembra il caso di farla da te, organizziamo qualcosa a casa nostra, a Sofia farà piacere lo stesso
Callie: va bene, vuoi che inizi a dirlo a qualcuno?
Amelia: ci pensiamo noi
Callie: scusami
Arizona: non importa, grazie lo stesso
Callie: allora ci vediamo domani sera da voi
Arizona: perfetto
Callie uscì dalla stanza e lasciò Amelia con Arizona
- Ce l’abbiamo fatta – la mora si avvicinò alla sua compagna e dopo aver allacciato le braccia attorno alla sua vita, fece incontrare le loro labbra in un tenero bacio
- Visto? Dovevamo portare un po’ di pazienza
- Ti dispiace tornare a casa sola dopo il turno?
- Come mai?
- Ho delle commissioni da fare per domani
- Mmm va bene, ci vediamo a casa allora
Amelia diede un ultimo bacio ad Arizona, prima di uscire dalla stanza e andare verso il suo reparto.
Quella sera, la mora, avrebbe dovuto trovare un regalo adatto per Arizona. Sapeva che non amasse festeggiare il suo compleanno, ma era il primo che trascorrevano insieme e avrebbe voluto trovare qualcosa di speciale. Glielo avrebbe dato allo scoccare della mezzanotte, voleva godersi ogni attimo con la sua compagna, prima che la loro casa fosse invasa da tutti i loro amici.
La mattinata fu frenetica. Amelia dovette recuperare gli interventi che non aveva svolto il giorno prima e operare delle vittime di incidente stradale, arrivate in pronto soccorso in gravi condizioni.
Quando finalmente riuscì a riposare nel suo studio erano le 7:45pm. Mancavano solo quindici minuti alla fine del suo turno, così iniziò a prepararsi per poter uscire. Era sul punto di aprire la porta della stanza, quando sentì bussare. Aprendo, trovò di fronte a lei Owen.
- Owen, come mai qui?
- Volevo chiederti una cosa
- Dimmi
- Callie mi ha detto che state organizzando la festa per Arizona e mi ha invitato
- Cosa ha fatto?
- Avevo capito che tu non ne sapessi nulla, per questo ho preferito parlartene
- Hai fatto bene, le avevamo detto che ce ne saremmo occupate noi, ma a quanto pare ha voluto metterci in difficoltà ancora una volta, ma ti rinnovo l’invito, se ti va puoi venire, mi farebbe piacere
- Dici sul serio?
- Certo, ormai ci siamo lasciati alle spalle ciò che è successo tra noi
- Vero, allora ci sarò
- Perfetto
Amelia salutò l’uomo e si diresse verso l’uscita. Avrebbe voluto dire qualcosa a Callie e al suo continuo voler mettere i bastoni tra le ruote tra lei e Arizona, ma per quieto vivere decise di lasciar correre.
A casa le aspettava una donna che l’amava e che lei amava e niente e nessuno avrebbe rovinato tutto quello.
 
- Sono tornata! – Amelia chiuse la porta di casa alle sue spalle e si diresse verso la cucina, dove trovò Arizona. Le cinse la vita da dietro e posò le sue labbra sull’incavo del collo
- Eccoti finalmente – Arizona si voltò, così da far incontrare le loro labbra in un bacio – dove sei stata?
- In centro, ho ordinato le cose per la festa di domani ed ho comprato gli addobbi
- Nient’altro?
- Nient’altro. Ho una fame da lupi, vado a cambiarmi e ceniamo?
Amelia si diresse verso la camera da letto e una volta assicuratasi che Arizona non la potesse vedere, dalla borsa estrasse il regalo che le aveva comprato e lo nascose. Una volta pronta, tornò dalla sua compagna. Aspettava trepidante il momento in cui le avrebbe dato ciò che le aveva comprato.
-Eccomi – la mora, pochi minuti dopo, rientrò in cucina.
Durante la cena, le due parlarono della giornata appena trascorsa e dell’imminente festa di compleanno.
- Sai, oggi nel mio studio è venuto Owen
- Come mai?
- Callie lo ha invitato alla tua festa
- E perché lo ha fatto?
- Mi pare evidente, per metterci in difficoltà
- Cosa hai detto a Owen?
- Gli ho confermato l’invito. Siamo grandi abbastanza per capire quando bisogna andare avanti e lui è d’accordo con me. Ti dispiace?
- Assolutamente no, mi dispiace solo che Callie ricorra ancora a questi giochetti
- Anche a me, ma non pensiamoci, voglio godermi ogni istante del tuo compleanno
- Perché è così importante per te?
- E’ il primo compleanno che festeggi con me, deve essere tutto perfetto – Amelia guardò l’orologio appeso alla parete di fronte a lei e constatò che mancassero anche due ore alla mezzanotte – guardiamo un film?
- In realtà sono stanca, perché non andiamo a letto? – Amelia vide Arizona alzarsi dalla tavola e andarle incontro, per poi sedersi sulle sue gambe. La bionda iniziò a baciarle il collo, provocandole dei brividi per tutto il corpo. Amelia, come risposta, prese Arizona in braccio e la portò nella loro camera, facendola stendere sul letto
- Non avevi detto di essere stanca?
- Non sono mai troppo stanca per fare l’amore con te
Amelia si distese su Arizona e iniziò a spogliarla; un indumento alla volta, con una calma quasi maniacale, come se avesse voluto fissare nella sua mente ogni singolo instante che stava vivendo. Così fece anche Arizona, facendo sentire la mora viva più che mai. La sua pelle reagiva ad ogni contatto con la bionda, il suo cuore martellava nel suo petto come non aveva mai fatto prima di conoscerla.
 
Amelia, qualche ora dopo, aprì gli occhi e si voltò verso la sveglia poggiata sul suo comodino: erano le 00:30. Entrambe, dopo aver fatto l’amore si erano addormentate. La mora guardò Arizona dormire accanto a lei e cercò di alzarsi senza fare troppo rumore; l’avrebbe svegliata non appena fosse stato tutto pronto. Si diresse verso la sua parte di armadio e dal cassetto prese una scatola quadrata, la aprì e in quel momento fu davvero contenta di aver pensato ad un regalo semplice, ma allo stesso tempo significativo.
Dopo aver chiuso la scatola andò in cucina, prese un vassoio da colazione e dopo avervi adagiato su quale petalo di rosa rossa, vi mise la scatola e una candela.
Emozionata, tornò da Arizona e dopo aver poggiato il vassoio sul letto, iniziò a svegliare la sua compagna.
- Amore, svegliati – la mora le diede dei piccoli baci, con la speranza di addolcirle quel risveglio improvviso
- Mmm, che succede? È già ora di andare a lavoro?
- No, è ancora notte, ma volevo darti gli auguri prima di tutti gli altri
Arizona aprì immediatamente gli occhi, che si illuminarono alla vista di quello che la sua compagna aveva preparato per lei
- Wow soffio?
- Certo, esprimi un desiderio – Amelia vide Arizona chiudere gli occhi per poi soffiare sulla candela. In quel preciso momento, sperò che tutti i suoi desideri si potessero avverare – questo è un piccolo regalo.
La mora porse la scatola alla bionda ed aspettò trepidante la sua reazione. Non appena aprì la scatolina, Arizona rimase a bocca aperta. All’interno trovò una collana con due pendenti legati tra di loro: il primo a forma di cuore, mentre il secondo a forma di chiave.
-Guarda sul retro
Arizona seguì l’indicazione della sua compagna e sul pendente a forma di cuore trovò incisa una A².
- Grazie amore, è bellissimo – la bionda avvicinò le sue labbra a quelle di Amelia e le catturò in un bacio profondo, per poi passarle il gioiello. La mora allacciò la collana ad Arizona e le lasciò un bacio sull’incavo del collo
- Tanti Auguri Amore
- Grazie, sono felice
- E spero che tu lo sarai sempre accanto a me
 

Ritorna all'indice


Capitolo 46
*** Promesse ***


Amelia, quella mattina, entrò in ospedale e si diresse in reparto da Meredith; dopo gli eventi degli ultimi giorni aveva preso una decisione e sua cognata avrebbe dovuto aiutarla. Dopo aver preso quella decisione, non era più riuscita a non pensarci. Quella sera Arizona avrebbe festeggiato il suo compleanno e quello era il giorno perfetto per far sì che tutto andasse nel migliore dei modi.
-Buongiorno Meredith! – la mora entrò nello studio della bionda, con un grande sorriso sulle labbra. Non appena sua cognata la vide entrare, sul suo viso si dipinse un’espressione buffa: non riusciva ancora ad abituarsi al perenne buonumore di Amelia.
- Buongiorno anche a te! Come va?
- Tutto bene, a te? I bambini?
- Stanno bene, non vedono l’ora di vederti
- Anche io, mi mancano tanto
- Sei venuta per qualche motivo?
- In effetti si
Amelia si avvicinò alla scrivania di Meredith ed iniziò a spiegarle tutto ciò a cui aveva pensato in quegli ultimi giorni. Man mano che proseguiva con il racconto, l’espressione della bionda diveniva sempre più sorpresa
- Wow, sei proprio decisa allora
- Si, non voglio perdere tempo, mi aiuti quindi?
- Certo, mi fa piacere che abbia deciso di chiederlo a me
- Il nostro rapporto è cambiato nell’ultimo anno e sono felice di questo, mi fido ciecamente di te, quindi sei la persona giusta
- Grazie Amy, ti faccio sapere nel pomeriggio allora, va bene?
- Certo, a dopo
Amelia uscì dalla stanza e si diresse nel suo reparto per il giro di visite. Il suo buonumore non cambiò per il resto della mattinata. Tutto stava andando esattamente come lei desiderava.
I due interventi che eseguì diedero esito positivo e, una volta terminato l’ultimo, si diresse verso il suo studio, per poter incominciare con i preparativi per la festa di quella sera. C’erano molte cose da fare e Amelia sperò che Meredith riuscisse a fare ciò che le aveva chiesto.
Fu destata da quei pensieri dal suono del suo telefono. Arizona le chiedeva come stesse andando la giornata. Un sorriso spuntò sul viso della mora, che subito rispose al messaggio.
Amelia appoggiò la schiena alla sedia e incominciò a pensare a tutto quello che aveva passato in quell’ultimo anno. Le festività Natalizie erano ormai alle porte e un nuovo anno stava per arrivare. Aveva perso molte persone a lei care, ma ne aveva trovate altre sulle quali ogni giorno faceva affidamento. Meredith era diventata la cognata che aveva sempre sognato, nonostante il loro rapporto non fosse iniziato nel migliore dei modi; in ospedale aveva trovato dei veri amici, pronti ad aiutarla ogni volta che ne avesse avuto bisogno; poi c’era Arizona, la donna della sua vita. Incontrarla era stata la cosa più bella che le fosse mai capitata. In lei vedeva tutto ciò che aveva sempre desiderato. Aveva completamente stravolto il suo mondo e grazie a lei era riuscita a superare molte paure e molti fantasmi del passato.
 
- Amelia, posso? – Senza rendersene conto, la mora si trovò sua cognata davanti a lei. Non l’aveva sentita entrare – eri sovrappensiero
- Si scusami, sono stanca
- hai operato?
- Si, ho finito da poco
- Sono venuta per dirti che è confermato tutto
- Perfetto! Io mi sto occupando dei preparativi, ma ci sono troppe cose da fare e non so quando farle
- Ma ci sono delle persone che vengono pagate per organizzare feste, perché non chiami? Per una volta puoi lasciar fare a qualcun altro
- Avrei voluto fare io, ma non ho il tempo materiale, conosci qualcuno?
Meredith prese il suo telefono dalla tasca del camice e dopo aver trovato ciò che cercava, lo passò ad Amelia, per farle annotare il numero
- Chiama loro e per stasera avrai tutto pronto
- Grazie, mi hai salvata di nuovo
- Vai, chiama, altrimenti farai tardi
Amelia compose il numero e aspettò che qualcuno rispondesse all’altro capo del telefono, nel frattempo Meredith si sedette sul divano in attesa.
Quando Amelia concluse la chiamata, con suo grande sollievo sarebbe riuscita ad organizzare tutto, come promesso dall’agenzia. Arizona ne sarebbe rimasta felice, ne era sicura
- Tutto risolto? – Amelia guardò in direzione di Meredith e le regalò con un sorriso
- Fortunatamente si, sarei impazzita altrimenti
- Hai bisogno di altro?
- No grazie, dovresti solo venire stasera, puntuale
- Ovviamente, ci vediamo più tardi allora
Meredith si alzò dal divano ed uscì dalla stanza, lasciando Amelia ai suoi pensieri. Essere riuscita ad organizzare tutto per quella sera era stato un grande sollievo per lei; sarebbe stata una serata importante, tutti i suoi amici sarebbero stati accanto a lei e solo al pensiero era emozionata. Arizona meritava più di quello che lei riuscisse a dimostrarle ogni giorno e ce l’avrebbe messa tutta pur di farglielo capire.
La mora guardò l’orologio al suo polso e ricordò di avere appuntamento con Arizona in caffetteria, così mise il camice ed uscì dalla stanza.
Non appena arrivò nel luogo dell’appuntamento, Amelia vide la sua compagna seduta al loro solito tavolo: con la mano destra teneva il telefono, con l’altra, in quel momento, portò una ciocca ribelle dietro l’orecchio, dei brividi pervasero il corpo di Amelia, che si avvicinò alla bionda.
- Ehi, mi aspetti da molto? – la mora si chinò verso Arizona, per poterle dare un lieve bacio sulle labbra
- Ehi, no sono arrivata da poco, ho già ordinato
- Perfetto – Amelia prese posto di fronte ad Arizona e la sua mente la riportò al giorno in cui l’aveva conosciuta. Sin da subito, entrambe, avevano sentito l’attrazione che le legava, come un magnete che attira a se il polo opposto di un suo simile. Arizona e Amelia erano tanto simili, quanto diverse e proprio questo aveva permesso loro di creare quel tipo di rapporto senza il quale sarebbe stato difficile, se non impossibile vivere.
- A cosa pensi?
Amelia scrollò le spalle e tornò con i piedi per terra. Arizona la stava guardando curiosa
- Ripensavo al giorno in cui ci siamo conosciute, a quando ti ostinavi a chiamarmi “Amy”, nonostante sapessi che mi desse fastidio; penso sia stato proprio questo a farmi innamorare di te: la tua ostinazione nel voler fare colpo su di me, anche facendomi irritare
- Ricordo benissimo quel giorno, ne abbiamo passate tante
- Vero e stiamo per festeggiare il tuo primo compleanno insieme
- Sto diventando vecchia
- Abbiamo tantissime cose da fare insieme
- Cosa vorresti fare?
Nel frattempo la barista portò loro i due caffè; Amelia diede un sorso prima di rispondere alla domanda postale dalla sua compagna. Avrebbe voluto dirle la verità, avrebbe voluto dirle cosa stesse organizzando per quella sera stessa, ma cercò di mantenere il segreto.
- Fare un viaggio solo io, te e Sofia, vorrei portarla a visitare tante di quelle città
- Lo faremo, te lo prometto, non appena riusciremo a prendere qualche giorno libero
- Sei pronta per stasera?
- Diciamo che avrei preferito trascorrerlo con te
- Abbiamo tutto il tempo del mondo per stare solo io e te, i nostri amici ci tengono a festeggiarti
- Per questo ho accettato, allora ci vediamo direttamente a casa?
- Si, per le 8:30pm, voglio che quando arrivi sia tutto pronto
- Mm va bene, allora ci vediamo più tardi
Arizona si alzò e prima di andare via lasciò ad Amelia un bacio sulle labbra. La mora,  passò il pollice destro sul labbro inferiore, come a voler catturare per sempre quella sensazione di pace che la invadeva ogni volta che Arizona posava le labbra sulle sue.
 
La fine del turno arriverò presto e con essa anche l’agitazione di Amelia crebbe. Quella, sarebbe stata una serata indimenticabile e nonostante stesse per accadere qualcosa di stupendo, non riusciva a  non pensare alla reazione degli invitati.
Amelia parcheggiò l’auto sul vialetto di casa e una volta trovatasi davanti la porta, inspirò a lungo, per poi aprire. Non appena accese la luce del salotto, davanti a sé trovò le decorazioni più belle che avesse mai visto. Il tavolo era stato poggiato in un angolo in fondo alla stanza, mentre il divano non c’era più, probabilmente era stato portato in un’altra stanza. Dalla porta, dei petali bianchi segnavano un percorso che portava ad un arco fatto interamente di rose bianche. Quella sera Amelia e Arizona avrebbero coronato il loro sogno e sarebbe stato tutto perfetto.
Qualche minuto dopo arrivò anche Meredith, con a seguito i due bambini, che non appena videro Amelia le corsero tra le braccia
- Ziaaaa
- Ciao piccoli, quanto siete cresciuti
- Visto? Ormai siamo grandi
- Eh già, vi ha detto la mamma che oggi, insieme a Sofia farete una cosa importantissima?
- Si, ci ha detto tutto
Amelia lasciò andare i due bambini e si diresse verso Meredith
- Hanno fatto un lavoro bellissimo
- Si, davvero stupendo, stentavo a riconoscere la mia casa
- Ti ho portato i vestiti e le fedi – Meredith estrasse un astuccio rosso dalla sua borsa e non appena lo aprì Amelia rimase a bocca aperta: fedi in oro bianco, con brillanti
- Sono stupende, proprio come le volevo
- Mi fa piacere che ti piacciano, ma chi saranno i testimoni?
- Oh mio Dio! L’ho completamente dimenticato ed ora?
- Risolveremo tutto, sono sicura che ad Arizona possa far piacere avere April come testimone; per quanto riguarda te…
- Stephanie, Stephanie Edwards è perfetta
- Va bene, allora io chiamo April e tu Stephanie
 
Circa mezz’ora dopo era tutto pronto, i primi invitati iniziarono ad arrivare ed Amelia iniziò a spiegare loro il cambio di programma. Ne furono tutti felici, aspettavano ormai da tempo un passo del genere da parte delle due donne. Anche Owen ne rimase sorpreso e la mora potette vedere nei suoi occhi del dispiacere, ma cercò di cacciar via quella sensazione; aveva preso la decisione giusta. Neanche con l’arrivo di Callie, Amelia si fece scoraggiare. Le cose tra loro due non erano mai state idilliache, ma dovevano continuare a vivere ognuna la propria vita.
Alle 8:40pm arrivò Arizona. Amelia si posizionò sotto l’arcata di rose, con Meredith pronta a celebrare il rito. Non appena la bionda aprì la porta, Amelia trattenne il respiro, in attesa di una sua reazione. Delle lacrime iniziarono a rigare il viso di Arizona: era felice. Amelia le andò incontro e dopo averle posato le labbra sulla guancia, la prese per mano e la accompagnò nella loro camera da letto.
- Amore, ma cosa hai fatto?
- Ci sposiamo, oggi
- Sei matta
- Si, di te
Arizona iniziò a cospargere di baci il viso di Amelia che, nonostante avesse voluto continuare, dovette allontanarsi
-Abbiamo tutto il tempo per festeggiare, ora abbiamo una cosa importantissima da fare. Nell’armadio c’è il tuo vestito, spero ti possa piacere
Arizona aprì l’armadio e un vestito color porpora catturò la sua attenzione: era un vestito monospalla lungo, con una fascia di seta in vita e scollatura a cuore. Amelia aveva avuto sempre gran gusto nel vestire
-E’ bellissimo, grazie Amore
 
Circa un quarto d’ora dopo, le due donne, mano nella mano, raggiunsero i loro amici. Si posizionarono di fronte a Meredith, che evidentemente emozionata, iniziò con la celebrazione.
-Avete preparato le  promesse?
Amelia aveva pensato per tutto il giorno a qualcosa da dire per quel momento, così fu la prima a rispondere, trovando il coraggio di dire tutto ciò che pensava alla sua futura moglie.
Nel frattempo Zola, Bailey e Sofia si avvicinarono alle due donne tenendo le fedi tra le mani
- Guardarti negli occhi, in questo momento, mi riporta al giorno in cui per la prima volta i nostri occhi si sono incrociati, la prima volta in cui abbiamo deciso che ci saremmo appartenute per sempre. Guardarti negli occhi mi ha permesso di essere ottimista anche sugli avvenimenti più difficili della nostra vita: sei limpida, cristallina e grazie a te sono una persona migliore. Hai completamente stravolto la mia vita, Ti Amo di un amore che non ha confini.
Amelia prese la fede e la fece scivolare all’anulare sinistro di Arizona, per poi adagiarvi su le sue labbra.
-Ti Amo Amelia Shepherd, conoscere te mi ha permesso di conoscere me ancora più a fondo. Grazie a te ho trovato il coraggio di fare passi che avevo paura di intraprendere. Abbiamo passato tanti periodi bui, ma sono sicura che ci saranno anche periodi di luce per noi e ti prometto che ce la metterò tutta per renderti una moglie felice.
Arizona prese la fede e imitò il gesto di Amelia.
-Avete fatto emozionare anche me, quindi posso ufficialmente dire che: con il potere conferitomi dallo stato di Washington, io vi dichiaro unite in matrimonio.
In quel momento nella stanza riecheggiò un grande applauso. Amelia prese tra le braccia Arizona, catturandole le labbra in un profondo bacio.
 
 
-Siamo davvero sposate, non riesco a crederci
Amelia era distesa sul letto tra le braccia di Arizona. Tutti gli invitati erano andati via e finalmente era l’una tra le braccia dell’altra.
- Non riesco a crederci neanche io ed è successo solo grazie a te, sei stata stupenda
- Meredith mi ha aiutata molto, non ce l’avrei fatta senza di lei
- Ringrazierò anche lei
- Callie se ne è andata presto, ho sbagliato a non dirle la verità?
- Non sarà stato facile per lei, ma non è colpa tua. Deve trovare la forza di andare avanti
- Sofia sta dormendo nella sua cameretta, secondo te ci sentirà se facciamo l’amore?
- Cerchiamo di non fare rumore
La bocca di Amelia si allargò in un grande sorriso e senza pensarci ulteriormente, si distese su Arizona
- Preparati alla notte più bella della tua vita, mogliettina mia
- Ti piace chiamarmi così eh?
- Non sai quanto

Ritorna all'indice


Capitolo 47
*** Desideri ***


Amelia aprì gli occhi e un sorriso spontaneo comparve sul suo viso; voltò la testa verso Arizona e rimase a contemplarla. Era bellissima ed era sua moglie. La mora alzò la mano sinistra e vide la fede in oro bianco e il cuore iniziò a martellarle nel petto: era quella la felicità?
- Buongiorno Amore – la voce assonnata di Arizona le provocò dei brividi in tutto il corpo: si, era davvero quella la felicità
- Buongiorno anche a te – Amelia si avvicinò alla bionda e le diede un profondo bacio – dormito bene?
- Benissimo e tu?
- Anche, sono felice
- Non sai quanto mi faccia piacere sentirtelo dire. Anche io lo sono – Arizona, come aveva fatto poco prima la mora, alzò la mano sinistra per ammirare la sua fede. Amelia, allora, alzò anche la sua e le loro dita si intrecciarono a mezz’aria
- Siamo sposate, lo siamo davvero, potrebbe scoppiarmi il cuore
- Non mi sentivo così bene da troppo tempo
- Avevo paura di affrettare le cose, che non apprezzassi la mia sorpresa
- Ma scherzi? Abbiamo lottato per arrivare qui, io sono pazza di te
- Ed io di te, cosa vogliamo fare oggi?
- Vorrei prima chiamare Callie, se non ti dispiace
- Certo, fai pure, io intanto sveglio Sofia, magari ha qualche idea
Amelia diede un ultimo bacio a sua moglie prima di alzarsi e andare dalla bambina.
Capiva il motivo per cui Arizona sentiva il bisogno di chiamare Callie. Il giorno prima era stata catapultata in una situazione scomoda e dover assistere al matrimonio della donna che ancora amava non era stato sicuramente semplice.
Amelia aprì la porta della stanza di Sofia e la vide dormire serenamente. Era felice quando era lì. La mora si avvicinò al latto e con delicatezza iniziò a svegliarla. Dopo vari tentativi, finalmente Sofia riuscì ad aprire gli occhi
- Buongiorno Piccola
- Buongiorno zia, devo andare a scuola?
- No, è domenica; io, te e la mamma potremo fare qualsiasi cosa tu voglia
- Mmm non so, posso fare colazione prima?
- Certo, cosa vorresti?
- Pancakes!
- Perfetto! Riposa ancora un po’, non appena sono pronti vengo a chiamarti
Sofia, seguì il consiglio di Amelia e si rimise sotto le coperte, mentre la donna si diresse in cucina, dove trovò Arizona ai fornelli. Amelia le si avvicinò e da dietro le cinse la vita
- Tutto bene?
- Diciamo di si
- Che ti ha detto Callie?
- Non si aspettava una cosa del genere
- Mi dispiace, è stata colpa mia, avrei dovuto dirle tutto
- Smettila di incolparti, non lo hai fatto con cattiveria; spero solo che le passi presto - Arizona si voltò e catturò le labbra di Amelia in un bacio profondo – che ti ha detto Sofia?
- Dopo la colazione ci dirà cosa le andrà di fare
- Perfetto, finisci tu qui? Vado a fare una doccia
Amelia vide uscire Arizona dalla stanza e si immersa nella preparazione dei Pancakes.
Non appena fu tutto pronto, le tre si ritrovarono a tavola.
- Allora piccola, hai pensato a cosa vorresti fare?
- Mi piacerebbe andare all’acquario
- Va benissimo, allora finiamo di mangiare e possiamo partire
 
Circa un’ora dopo, Amelia, Arizona e Sofia erano in auto in direzione del Seattle Aquarium.
A metà tragitto, quando Amelia si voltò verso la bambina, la vide immersa nei suoi pensieri. Aveva solo cinque anni ed Amelia avrebbe pagato oro pur di sapere cosa le passasse per la mente.
- Tutto bene piccola?
- Si zia
- Sei felice di andare all’acquario?
- Molto
Amelia posò lo sguardo su Arizona, che stava guidando e anche lei aveva la stessa espressione che aveva visto poco prima in Sofia
- E’ impressionante come vi somigliate
- Perché?
- Avete la stessa espressione quando siete sovrappensiero
- Scusami
- A cosa pensi?
- Che sto bene qui con voi due
- C’è qualcos’altro
- Stamattina Callie sembrava davvero ferita
- Mi dispiace, anche se dici che non lo è, ma so che è colpa mia, magari domani la cerco per chiederle scusa. Purtroppo in quel momento non ho pensato a ciò che avrebbe potuto pensare
- Lo so che non lo hai fatto con cattiveria e non voglio rovinare in alcun modo il momento più bello della nostra vita, quindi basta brutti pensieri, dobbiamo divertirci oggi
Arizona parcheggiò l’auto e tutte e tre si diressero verso la biglietteria. Una volta entrate, si ritrovarono in un piccolo tunnel che le portò sotto un’enorme cupola sommersa. Sofia rimase a bocca aperta e le due donne la seguirono a ruota. Erano circondate da acqua e da una moltitudine di specie marine
-Wow mamma! È bellissimo! – Sofia corse verso le vetrate per ammirare da vicino tutto ciò che la circondava. Intanto Amelia e Arizona rimasero a guardare l’espressione meravigliata che si dipingeva sul volto della bambina ogni volta che appariva un pesce.
- Abbiamo fatto bene a portarla qui
- E’ vero, è stupendo qui e aveva bisogno di distrarsi – Arizona intrecciò le dita a quelle di Amelia, che ricambiò la stretta più che potette -  sono qui, non vado via e non sono arrabbiata con te, lo so che lo pensi
- Perché so che nonostante tutto a Callie ancora tieni molto e sono stata una stupida a non pensare ad una cosa del genere
- Vedrai che accetterà le tue scuse, lo sa che non volevi e non pensiamoci più, ti prego
Arizona incatenò i suoi occhi a quelli di Amelia, che lesse immediatamente la sincerità della sua donna.
-Va bene, non pensiamoci più
Arizona, Amelia e Sofia, trascorsero il resto della mattinata ad ammirare la bellezza di quel posto. Vedere Sofia così felice, ad Amelia, fece scaldare il cuore. Voleva un bene inestimabile a quella bambina e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di vedere ogni giorno quel sorriso dipinto sulle sue labbra.
 
Le tre, rincasarono a pomeriggio inoltrato. Sofia era crollata durante il viaggio di ritorno, così Amelia la portò direttamente nella sua cameretta. Una volta tornata in salotto, la mora trovò Arizona ad aspettarla sul divano
- Cosa guardi?
- Nulla, ti stavo aspettando
Amelia prese posto accanto a sua moglie, che immediatamente le catturò le labbra in un bacio
- Wow,  a cosa devo questo?
- Hai una moglie che ti ama e che ti desidera
- Ah si? E cosa vorresti fare?
Arizona iniziò a sbottonare la camicia ad Amelia, che pochi secondi dopo si ritrovò in reggiseno. Il suo cuore iniziò a martellarle nel petto, mentre le sue mani cercarono, vogliose, ogni contatto con la pelle della bionda
-Ti va?
- E me lo chiedi? – Amelia si alzò dal divano e, dopo aver preso tra le braccia Arizona, la portò nella loro camera e la adagiò sul letto
- Ti amo Amy
- Anche io ti amo – le due donne iniziarono a togliersi a vicenda i vestiti che impedivano ai loro corpi di venire a contatto e si amarono con tutte le loro forze; si amarono come solo due persone legate da un sentimento profondo e puro come il loro, sono capaci di fare.
 
Qualche ora dopo, quando Amelia si svegliò, era notte fonda. Dopo aver fatto l’amore, entrambe erano cadute in un sonno profondo. La mora guardò verso sua moglie, che ancora dormiva serenamente e decise di andare a controllare la bambina. Una volta arrivata sul ciglio della porta, Amelia rimase a guardare Sofia per un tempo quasi infinito
-Ehi, cosa fai? -  Amelia, presa alla sprovvista, si spaventò nel sentire la voce di Arizona provenire alle sue spalle – scusa, ti ho  spaventata
- Non è colpa tua, ero sovrappensiero
- A cosa pensavi?
- Nulla di che
- Dai, so che c’è qualcosa di  importante
- Beh, ecco, so che avevamo deciso di non avere figli, ma credo di averci ripensato; mi piacerebbe dare un fratellino o una sorellina a Sofia
- Dici sul serio?
- Si, avere Sofia mi ha fatto capire che vorrei avere un bambino con te
- Sono sorpresa
- Sorpresa o delusa?
- Non potrei mai essere delusa per una cosa così bella, amore, ma avevo accantonato questo desiderio
- Quindi non lo vuoi?
- Penso di volerlo anche io, Amy, ma ho paura
- Anche io ne ho, tanta. Le nostre precedenti gravidanze non sono andate bene, ma se facciamo degli accertamenti potremo capire se potremmo farcela, che ne dici?
- Ci sto
- Davvero?
- Davvero
- Proveremo ad avere un altro bambino?
- Si amore, ci proveremo, te lo prometto

Ritorna all'indice


Capitolo 48
*** Futuro con te ***


Amelia e Arizona, quella mattina, si salutarono, come di consueto, nell’atrio dell’ospedale, con la promessa di incontrarsi più tardi. Quel giorno sarebbe stato molto importante per entrambe. Quel giorno, avrebbero iniziato con i primi accertamenti, prima di decidere se intraprendere una gravidanza.
Amelia, prima di salire al suo reparto, decise di andare da Callie. Aveva intenzione di chiederle scusa per ciò che era successo due giorni prima. Non sapeva se le avrebbe accettate, ma voleva comunque provarci.
Arrivata nel reparto di ortopedia, chiese all’infermiera di turno se fosse già arrivata.
- Si dott.ssa Shepherd, la dott.ssa Torres ha iniziato il giro di visite cinque minuti fa, può trovarla nella stanza 2216
- Perfetto, grazie
Amelia si allontanò dall’infermiera e si recò verso la stanza da lei indicata. Non appena arrivò, vide Callie intenta a visitare un paziente. Era affettuosa, delicata nei gesti, era davvero brava nel suo lavoro.
- Amelia, successo qualcosa? – Callie ora era proprio davanti a lei
- Callie, ciao, no assolutamente, volevo farti le mie scuse
- Per?
- So che non hai preso bene il matrimonio, ma ti giuro che non l’ho fatto di proposito a non dirti nulla. Quel giorno avevo talmente tante cose da fare, che ho dimenticato di informarti sul cambio di programma
- Fatico a crederti, Amelia
- Eppure è così. Sapevo che non avresti accettato il mio gesto, ma ho voluto provarci
-  Lo apprezzo, ma devo cercare di dimenticare tutto quello che mi è successo in quest’ultimo anno, quindi cerca di starmi il più lontano possibile
- Come vuoi, buona giornata
- Anche a te
Amelia se ne andò e non appena fu sicura di essere fuori dal campo visivo di Callie, sbuffò pesantemente: quella donna era davvero dura con se stessa e con le persone che tenevano a lei. Era una donna forte, eppure non riusciva ad andare avanti con la propria vita.
Amelia si diresse immediatamente nel suo reparto e dopo essersi cambiata, iniziò con il giro di visite mattutino, ma il suono del suo telefono la fece precipitare in pronto soccorso: era in arrivo un ferito grave ed avevano bisogno di lei.
 
- Cosa abbiamo? – Amelia si fece spazio nella sala trauma 1 e si avvicinò al paziente; era un ragazzo, troppo giovane per essere ridotto in quelle condizioni
- Uomo, 27 anni, è stato travolto da una valanga, era con i suoi amici a sciare – a risponderle fu April Kapner
- Cavolo, e gli altri dove sono? – Amelia formulò quella domanda, anche dentro di se già era a conoscenza della risposta che le avrebbe dato la sua amica
- Dispersi, i soccorsi stanno lavorando duro
Amelia si chinò di nuovo sul paziente ed iniziò con tutti gli esami del caso
-C’è una fuoriuscita di materia grigia, dobbiamo assolutamente operare, informate in sala operatoria che stiamo arrivando
I medici che erano intorno alla barella, fecero spazio alle infermiere con la barella e ad Amelia, che corse verso la sala operatoria a prepararsi.
-Edwards, dobbiamo essere più veloci del solito, voglio salvare assolutamente questo ragazzo.
La specializzanda, che aveva seguito passo dopo passo Amelia, rispose con un cenno del capo, per poi entrare in sala operatoria; preparò il campo chirurgico e Amelia si preparò ad intervenire.
 
Circa 2 ore dopo, Amelia e Stephanie Edwards erano ancora in sala operatoria
-Dott.ssa, ha perso una quantità elevata di sostanza, anche se uscisse vivo da questa sala non sarà più quello di una volta
- Edwards, da quando ti arrendi? Dobbiamo fare anche l’impossibile per salvare una vita
La specializzanda, senza rispondere, si avvicinò al paziente e dopo avergli passato la luce davanti occhi, accertò la morte celebrale.
- Dott.ssa, pupille non reattive
- Dannazione
 
Amelia tolse il casco e dopo averlo passato all’infermiera, uscì dalla sala operatoria. Con il loro lavoro, lottavano costantemente contro la morte e nonostante le vittorie erano più numerose rispetto alle sconfitte, ogni medico non sarebbe mai riuscito ad abituarsi a quest’ultime. Amelia era tra questi medici. Era uno dei neurochirurghi più esperti, eppure anche lei doveva affrontare quei momenti.
La donna, dopo aver guardato l’orologio al suo polso, si accorse di essere in ritardo per l’appuntamento con Arizona, così corse verso l’ufficio della bionda, sperando di non trovarla arrabbiata.
- Eccomi amore, scusami – Amelia entrò trafelata nella stanza e stampò un bacio sulle labbra di sua moglie
- Credevo l’avessi dimenticato
- Non potrei mai, ma è arrivata un’urgenza, sono stata in sala operatoria fino ad ora
- Come è andata?
- Purtroppo male, abbiamo dovuto dichiarare morte celebrale
- Cavolo, mi dispiace Tesoro – Arizona si avvicinò alla mora e la strinse tra le sue braccia. In quel momento Amelia dimenticò ciò che era appena successo e si rifugiò tra quelle calde braccia.
- Sono andata da Callie
- Risolto?
- Mi ha chiesto di starle alla larga e accetterò la sua richiesta. Ho cercato di essere sincera con lei, ma non lo accetta, mi odia, quindi cercherò di non darle altro fastidio
- Mi dispiace, credevo avrebbe capito
- Non fa niente, vogliamo andare?
Le due donne uscirono dalla stanza e si recarono nel laboratorio analisi. Le due donne si sedettero sul lettino e dopo aver preso l’occorrente, Amelia iniziò con il prelievo
- Se non potessimo averne più?
- Non ci sono ragioni per crederlo, amore. Se così fosse, però, valuteremo cosa fare, ma non fasciamoci la testa prima del dovuto
- Va bene – la mora sciolse il laccio attorno al braccio della bionda, per poi allungare il suo per permettere a sua moglie di eseguire l’esame
- Abbiamo tempo anche per un’ecografia, se andiamo giù in ginecologia facciamo subito
- Non voglio che gli altri sappiano cosa sta succedendo
- Non verrà a saperlo nessuno
Qualche minuto dopo, le due donne erano in ascensore in direzione del reparto. Lo sguardo di Amelia era posato sul display posizionato sopra la porta. I numeri cambiavano lentamente e la sua agitazione cresceva. Sentì la mano di Arizona stringere la sua e ricambiò il gesto
- Amore, a cosa pensi?
- Sono stanca e preoccupata. Non ho mai voluto avere un bambino, ma con te ho rivoluzionato la mia vita e se non potessi averne di miei, non so come potrei prenderla
- So che ora desideri tanto avere un bambino e che significherebbe molto affrontare una gravidanza, ma sarei sua madre anche se dovessimo adottarlo o se quel bambino dovessi metterlo al mondo io. Quando è nata Sofia sono stata la donna più felice del mondo, mi sono sentita sua madre non appena i nostri occhi si sono incrociati. La gravidanza è una cosa che ti cambia, che ti porta ad avere un amore smisurato verso il bimbo che porti in grembo, ma quell’amore smisurato lo provi anche per Sofia no?
Amelia rimase a pensare qualche secondo alle parole di Arizona. Sua moglie aveva ragione: amava Sofia come se fosse sua figlia e avrebbe amato follemente il bambino che sarebbe nato da Arizona o il bambino che avrebbero adottato.
-Grazie Amore – Amelia si sporse verso Arizona e le diede un dolce bacio sulle labbra, quando l’ascensore segnò loro l’arrivo al piano.
Le due donne si diressero verso la stanza, dove trovarono la ginecologa di turno
- Buongiorno dott.ssa Robbins, le serve qualcosa?
- Buongiorno dott.ssa Mckenzie, abbiamo bisogno dello studio per qualche minuto, le dispiace?
- No assolutamente, esco subito
La donna uscì dalla stanza e Amelia non riuscì a nascondere il suo disappunto
- Cosa succede?
- Lo andrà a raccontare a tutti
- Non stiamo rubando e non le conviene raccontare qualcosa
- Mi fai paura a volte
- Sono il capo, devo incutere un po’ di timore, no? Ora stenditi, vediamo se è tutto a posto.
Amelia si distese sul lettino e aspettò che sua moglie accendesse l’ecografo, ma un attimo dopo, prendendola del tutto alla sprovvista, due dita penetrarono nella sua intimità. La bocca della mora si aprì non appena avvenne il contatto e così fecero anche i suoi occhi, che divennero neri dall’eccitazione.
- Ma che fai?
- Cosa credevi? Dobbiamo fare esami approfonditi
- Potevi avvisarmi
- Sei un medico, amore, non credevo ne avessi bisogno
Amelia alzò lo sguardo verso sua moglie e capì che la stesse prendendo in giro
- Non credo che i professionisti lavorino in questo modo
- Ah no?
- No, altrimenti dovrei preoccuparmi
- E per cosa?
- Per mia moglie
- Ma io non sono ginecologa
- Sei un chirurgo materno fetale, però e le future mamme hanno bisogno di visite
- Non preoccuparti, questo tipo di visite le riservo solo a mia moglie
Le due donne si scambiarono un sorriso e terminarono l’esame
- Allora?
- Sembra che vada tutto bene, ma non appena avremo i risultati delle analisi del sangue ne avremo la certezza, ma non c’è nulla di cui preoccuparti
- Posso farti io la visita ginecologica, ora?
- Non sei ginecologa
- Non lo sei neanche tu – Amelia si avvicinò ad Arizona ed iniziò a cospargerla di baci
- Mmm vorrei tanto, ma dobbiamo andare
- Uffa -  la mora finse di mettere il broncio, in attesa di un gesto da parte di sua moglie
- Ti prometto che non appena saremo a casa potremo fare tutto ciò che vuoi
- Va bene, tu però quando farai la visita?
- Non appena avrò un attimo di tempo, ora devo tornare a lavoro
- Ok, ci vediamo più tardi allora?
- Certo – le due donne si scambiarono un ultimo bacio, prima di tornare ai loro rispettivi impegni.
Amelia tornò nel suo studio e non appena si sedette dietro la scrivania, si ritrovò a sognare la sua vita da mamma. Immaginò un piccolo fagottino tra le sue braccia, immaginò i suoi primi passi, immaginò la gioia di Sofia nell’avere un fratellino o una sorellina. Il viso della donna, immediatamente, si illuminò in un sorriso.
Non avrebbe mai immagino di poter arrivare a quel punto della sua vita, eppure era tutto vero; era sposata, amava follemente sua moglie e non vedeva l’ora di poter avere un figlio con lei.

Ritorna all'indice


Capitolo 49
*** Tornare a casa ***


Quella sera, Amelia e Arizona, tornarono a casa stremate; dopo essersi salutate nello studio ginecologico, non erano più riuscite ad incontrarsi, se non di sfuggita ed entrambe avevano sentito la mancanza l’una dell’altra. Lavorare nello stesso ospedale aveva i suoi pregi ed i suoi difetti. Molto spesso, Amelia, si ritrovava a pensare ad Arizona più del dovuto e se non l’avesse avuta costantemente a pochi passi da lei, probabilmente, non sarebbe stata la stessa cosa. Altre volte, invece, quando si trovavano ad essere in disaccordo per qualcosa, Amelia desiderava con tutta se stessa non averla accanto, o nella stessa sala operatoria. Si vergognava per ciò che pensava, ma sapeva perfettamente che il matrimonio non era sempre rose e fiori.
- Mi manca già Sofia – Arizona posò la borsa e si diresse nella loro camera da letto, trascinando i piedi, come se non avesse voglia neanche di camminare – Callie ha insistito per averla con lei e la capisco, ma mi ero già abituata alla sua presenza – la bionda iniziò a spogliarsi per mettere qualcosa di più comodo e la mora la imitò
- Lo so, anche a me manca, ma vedrai che presto tornerà, ha un’altra mamma con cui stare
- A tal proposito dobbiamo parlare di una cosa – Arizona si sedette sul letto e battendo la mano sul materasso fece capire ad Amelia di doversi sedere accanto a lei
- È successo qualcosa?
- Ho avuto i risultati delle analisi
- Già? Pensavo ci volesse più tempo
- Sono riuscita a ritirarli prima della fine del turno
- Bene, come sono?
- C’è qualcosa che non va
- Nelle mie o nelle tue?
- Nelle mie
- Le fai leggere anche a me?
- Certo – Arizona si alzò e si diresse in salotto, dove prese due buste gialle dalla borsa – eccole – la bionda porse la busta con il suo nome ad Amelia, che iniziò ad analizzarle
- Ti preoccupano questi livelli elevati di FSH?
- Si, molto probabilmente è per questo che ho abortito
- Dopo che è accaduto non hai fatto alcun test?
- No, è stato un periodo tremendo e da allora non ho più voluto sentir parlare di gravidanza, mi sono buttata a capofitto nel lavoro e non ci ho più pensato fino ad ora
- Mi dispiace, è colpa mia, se non avessi avuto un ripensamento ora non staresti così male
Arizona prese le mani di Amelia e le intrecciò alle sue
- Non devi dire assolutamente questo, sono stata felicissima quando mi hai chiesto di avere un bambino insieme, non credevo neanche io di poter provare qualcosa di così forte parlando di gravidanza, ma purtroppo sapevamo a cosa andavamo incontro e mi dispiace non poterti dare il figlio che desideri.
Amelia allargò le braccia e Arizona vi si rifugiò. La notizia che avevano appena ricevuto gettò nello sconforto entrambe le donne, ma non era ancora tutto perduto.
- Possiamo comunque avere un figlio, amore. Porterò avanti la gravidanza come avevamo deciso
- Ma avevamo anche detto che avrei contribuito anche io
- Lo so amore e mi dispiace
Arizona, però, si alzò e si diresse verso la cucina
- Dove vai?
- A preparare qualcosa da mangiare
- Ma stavamo parlando
- Non ne ho più voglia, Amelia
- Ma cosa ti prende ora?
- Nulla, sono stanca, voglio mangiare e andarmene a letto
Amelia cercò di comprendere il malumore di sua moglie, probabilmente avrebbe reagito anche lei in quel modo, se avesse scoperto di non poter aver figli, ma non sapeva cosa fare per poterle stare accanto.
Da quel momento, nella casa, regnò il silenzio. Arizona si limitò a mangiare e Amelia, nonostante cercasse di intraprendere un qualsiasi argomento, non riuscì mai a portarlo a termine, se non con una risposta brusca da parte di Arizona.
A cena terminata, la mora decise di stendersi sul divano e guardare qualche film in tv, mentre Arizona si diresse verso la loro camera, nonostante Amelia le avesse espresso la volontà di stare con lei.
 
Il televisore stava trasmettendo i titoli di coda quando Amelia si svegliò. Era rimasta addormentata sul divano e probabilmente non aveva resistito neanche alla prima mezz’ora di film, poiché non ricordava di cosa trattasse. Dopo aver spento la televisione, si cambiò per andare a letto.
- Ehi, dormi? – la mora prese posto accanto a sua moglie e le cinse la vita con il braccio, per poi avvicinarla sé.
- No, non riesco
- Parlami ti prego, sto impazzendo
A quella richiesta, Arizona si voltò, in modo da poter essere l’una di fronte all’altra. Amelia si accorse immediatamente che la bionda avesse pianto e con il pollice destro, cercò di asciugare le lacrime che ancora rigavano il suo viso.
- Desideravo un figlio che potesse avere qualcosa di me, so che sembra egoista, ma dopo che ne abbiamo parlato, mi sono ritrovata a desiderarlo davvero tanto
- Non è egoista, è una cosa bellissima, ma possiamo fare delle cure, possiamo rivolgerci a qualcuno e probabilmente è una cosa temporanea
- Apprezzo il tuo ottimismo, ma dopo tutti questi anni le statistiche non sono a mio favore e non me la sento di combattere una battaglia persa in partenza
- Io posso darti questo bambino, Arizona; posso e voglio allargare la nostra famiglia
- Ho bisogno di metabolizzare questa notizia prima
- Va bene, tutto ciò che vuoi
Arizona si avvicinò ad Amelia, le stampò un bacio sulle labbra, per poi darle le spalle e tornare a dormire. Amelia rimase ferita da quel comportamento, ma cercò di lasciare a sua moglie il tempo di cui aveva bisogno e cercò di prendere sonno anche lei.
Qualche ora dopo, Amelia si svegliò di soprassalto, un brutto sogno aveva rovinato il suo sonno. Guardò dal lato di Arizona e si consolò nel vederla dormire, apparentemente serena. Lei, invece, decise di alzarsi e andare in salotto e dopo aver composto il numero di cellulare di Meredith, avviò la chiamata.
Al quarto squillo, quando ormai la mora stava per perdere le speranze, dall’altro capo del telefono rispose una voce assonnata e preoccupata
- Amy, tutto bene? È successo qualcosa?
- Meredith, scusami se ti chiamo a quest’ora, ma non riuscivo a dormire
- Mi hai chiamata perché non hai sonno? Mi hai fatto prendere un colpo
- Lo so, scusa, ma avevo bisogno di sentire qualcuno di famigliare
- Potevi svegliare tua moglie
-  Non ha voglia di parlarmi
- Ma è successo qualcosa?
- Oggi abbiamo fatto le analisi del sangue per una probabile gravidanza
- E?
- Arizona non può avere figli
- Mi dispiace Amy
- Anche a me, non sai quanto
- Arizona come l’ha presa?
- Peggio di quanto mi aspettassi
- E’ comprensibile, quando non riuscivo ad avere figli ero continuamente di malumore e mi sentivo sbagliata, non riuscivo a dare a Derek quella famiglia che tanto desiderava
- Ma poi avete avuto Bailey
- Si, ho seguito una cura ed ha funzionato
- Arizona non vuole sentirne parlare, non vuole combattere una battaglia già persa, parole sue
- Penso sia comprensibile
- Si, forse, ma ci non anche io con lei e sa che io desidero portare avanti la gravidanza
- Non credo il punto sia questo, però, vero?
- No, infatti, ma credevo che potesse capire meglio di chiunque dopo aver avuto Sofia. E’ sua figlia quanto di Callie e ha lottato per diventare sua madre a tutti gli effetti
- Penso che Arizona, però, stia soffrendo più di Callie per quanto riguarda Sofia. Callie l’ha presa con se, perché biologicamente sua e Arizona ha deciso di non lottare in tribunale per paura di perderla definitivamente
- Quindi pensi che stia reagendo così perché se un giorno dovessimo lasciarci, lei ne soffrirebbe come per Sofia? Ma io non ho nessuna intenzione di lasciarla, o di portarle via nostro figlio
- Lo so, ma forse ha semplicemente bisogno di sentirselo dire
- Grazie Meredith, ti prometto che non ti disturberò più a quest’ora
- Non preoccuparti, mi fa piacere che tu riesca a confidarti con me. Ci vediamo più tardi a lavoro
- Va bene, buonanotte Mer
- Buonanotte Amy
Non appena ebbe chiuso la chiamata, Amelia si sentì meglio; aver parlato con sua cognata le aveva permesso di capire meglio cosa potesse pensare Arizona in quel momento. Sua moglie aveva paura di perdere sia lei, che un probabile bambino e nonostante Amelia fosse sicura di non poter mai permettere che accadesse ciò, Arizona aveva dei timori e ne aveva tutto il diritto dopo il suo passato burrascoso.
 
Il mattino seguente, Amelia decise di svegliarsi prima del dovuto, per poter preparare la colazione ad Arizona e cogliere l’occasione di parlare. Quando si svegliò, però, non trovò sua moglie nel letto e dopo svariate ricerche in tutta casa, dovette accettare il fatto che se ne fosse andare senza avvisarla.
Nonostante la tentazione fosse alta, la mora decise di non chiamarla e quindi di lasciarle i suoi spazi.
Si preparò e andò in ospedale. La prima persona che incontrò non appena varcò l’ingresso, fu Owen. Non era dell’umore adatto per intrattenersi con l’uomo, ma cercò di non darlo a vedere.
- Buongiorno Amelia
- Buongiorno Owen
- Spero che il capo stia bene
- Come mai tutto questo interessamento?
- So che è a casa con l’influenza e che la sostituisce Richard
- Guarirà, grazie per l’interessamento
Amelia cercò di superarlo, ma l’uomo la fermò di nuovo
- Tutto bene, Amelia?
- Certo, salgo altrimenti faccio tardi per il giro
La mora salutò Owen e si diresse verso il suo studio. Non riusciva a credere che Arizona si stesse comportando in quel modo, dove era finita? Dopo averle inviato un messaggio, decise di cambiarsi e iniziare con il giro visite.
- Buongiorno Kyle
- Buongiorno a lei dottoressa
- Come ti senti stamattina?
- Meglio grazie, le droghe che mi date funzionano
- Fortunatamente non perdi il tuo senso dell’umorismo – Sorridendo, Amelia gli si avvicinò e iniziò a visitarlo – bene, confermiamo l’intervento per oggi stesso
- Andrà bene, vero?
- Certo che si
- Hai bisogno di qualcosa?
- No, sta per arrivare mia moglie con qualcosa da mangiare, grazie
- Perfetto, ci vediamo più tardi allora
Amelia salutò l’uomo ed uscì dalla stanza per recarsi da un altro paziente. Kyle era un uomo di quasi mezza età; era andato qualche giorno prima in ospedale per una tac di controllo, per poi ricevere la notizia di un imminente ricovero per un aneurisma celebrale.
La mora, prima di entrare nella stanza successiva, prese il telefono dalla tasca del suo camice, sperando di avere notizie da parte di Arizona, ma così non fu. Amareggiata, entrò nella stanza, dove trovò ad attenderla Jessica, una ragazza con la passione per la danza, alla quale però era stato strappato il sogno in seguito ad un infortunio. Jessica era andata alla ricerca di un chirurgo che accettasse di aiutarla, fino a quando non trovò Amelia Shepherd, la dea della chirurgia, così l’aveva definita la ragazza il giorno in cui il chirurgo aveva accettato il suo caso. Jessica avrebbe avuto bisogno di un riallineamento della colonna vertebrale e solo Amelia le aveva garantito il 100% della mobilità.
- Buongiorno Jessica
- Buongiorno Dott.ssa Shepherd, tutto bene?
- Dovrei chiederlo io a te, come stai?
- Bene grazie, ma non vedo l’ora di tornare a ballare. Ora dimmi di te, così tanto stanca di prima mattina?
-  Nottata movimentata, comunque mi raccomando, una volta che ti avrò dimesso non potrai iniziare a ballare, dovrai pazientare un po’ e ti assicuro che ce la farai
- Mm, va bene dott.ssa
- Vogliamo provare ad alzarci?
- Ma mi ha operato solo ieri
- Non preoccuparti, ti reggo io
Amelia fece sedere Jessica per poi porle il braccio come sostegno. La ragazza, con tutte le sue forze, si appoggiò ad Amelia e si alzò.
-Bravissima, visto che puoi farcela? Ora proviamo a fare qualche passo
Jessica cercò di alzare la gamba destra, ma non riuscì
- Basta, non ce la faccio, sono stanca
- Solo un passo, Jessica, devi camminare un po’, altrimenti sarà stato tutto vano
Jessica cercò di seguire l’incitamento di Amelia e dopo vari tentativi finalmente riuscì a muoversi in piccoli passi
- Bravissima, ora possiamo tornare a letto, per stamattina va bene così, torno poco prima della fine del turno
- Va bene
- A dopo allora
- Ah dott.ssa?
- Dimmi
- Qualunque sia la cosa a preoccuparti sono sicura che si risolverà
- Grazie Jessica, se vuoi puoi chiamarmi Amelia
- Va bene, a dopo Amelia
La mora uscì dalla stanza e si recò nel suo studio. Ammirava la tenacia di quella ragazza, ma come ogni altra persona, anche lei aveva bisogno di essere incoraggiata ed era sicura che ce l’avrebbe fatta a seguire il suo sogno. Una volta arrivata nel suo studio, si sedette dietro la scrivania e sperò che Arizona le avesse fatto sapere qualcosa. Con mani tremanti, prese il telefono, sbloccò lo schermo e finalmente trovò la notifica di un messaggio da parte di sua moglie. Non appena aprì, però,  Amelia non potette credere ai propri occhi, Arizona la informava di essere andata dai suoi genitori e che sarebbe tornata quella sera stessa.
Sua moglie era scappata. Sua moglie le chiedeva spazio e del tempo per riflettere.
Sul viso della mora iniziarono a scendere delle lacrime, lacrime di dolore, impotenza e frustrazione. Non riusciva a credere che sua moglie se ne fosse andata senza dirle nulla.
Ad un tratto, qualcuno bussò alla porta, la luce della stanza era spenta, così la mora decise di non rispondere, non aveva voglia di vedere nessuno e se fosse stato importante l’avrebbero chiamata sul telefono.
- Amelia, sono Meredith, so che sei qui, posso entrare?
- Vattene Mer, non mi va di parlare
- Dai, Amy, io entro
La luce del corridoio abbagliò il viso di Amelia nel momento in cui sua cognata aprì la porta. La mora potette vedere benissimo l’espressione sorpresa della donna, nel vederla in quello stato.
- A quanto pare le mie parole valgono molto per te
- So che non stai bene, ho saputo di Arizona
- Cosa hai saputo?
- Si è data malata, ma so che non è così, o almeno non fisicamente
- Se ne è andata dai suoi genitori
- Ma che dici
- Me lo ha appena scritto, tornerà stasera. Stamattina mi sono svegliata e non l’ho trovata né in casa, né in ospedale, non sapevo cosa fare, ma le ho dato i suoi spazi, le ho mandato un semplice messaggio giusto per essere sicura che non fosse morta
- Ha bisogno di tempo Amy
- Poteva averlo anche qui a Seattle il suo tempo, invece ha deciso di allontanarsi da me, da sua moglie, dalla sua famiglia, non ha senso e mi fa incazzare questa cosa, perché dovremmo risolvere tutto insieme
- Non è così semplice, tu per prima dovresti capirlo. Quando si sta male, l’ultima cosa che si vuole è far star male anche le persone che ami, così scappi. L’ho fatto io, lo hai fatto tu, lo fa lei, lo facciamo tutti
- Io la voglio qui con me
- Lei aveva bisogno dei suoi genitori, vedrai che stasera quando tornerà avrà bisogno di sua moglie
- Perché è tutto così maledettamente difficile? Credevo di aver trovato la felicità
- Infatti è così, ma ci sono gli alti e i bassi, anche nella coppia più felice del mondo. Andiamo a pranzo?
- Non mi va molto di mangiare
- Invece tu vieni, non puoi non mangiare, poi hai un intervento
- Va bene, andiamo allora
 
Alle 8:00pm in punto, Amelia era nel parcheggio dell’ospedale diretta a casa. L’intervento era riuscito alla perfezione e Jessica era riuscita a compiere di nuovo qualche altro passo. Sarebbe stata una giornata perfetta se solo la donna non avesse avuto il cuore spezzato.
Una volta arrivata a casa, il cuore le mancò un battito, l’auto di Arizona era parcheggiata nel vialetto, sua moglie era tornata a casa. La mora parcheggiò e scese velocemente dall’auto, per poi entrare trafelata in casa.
-Bentornata, come è andata a lavoro?
Amelia trovò Arizona in cucina, intenta a preparare la cena. Sembrava che nessun uragano si fosse abbattuto sopra di loro, sembrava tutto nella normalità e Amelia non sapeva se gioirne o esserne furiosa.
La mora, anche se a stento, riuscì ad optare per la prima soluzione, così si avvicinò a sua moglie, le diede un leggero bacio sulla guancia, per poi recarsi in camera da letto per cambiarsi.
- E’ andato tutto bene. Ho operato Kyle e Jessica si sta riprendendo bene, non vede l’ora di tornare a ballare
- Posso immaginarlo, l’hai fatta camminare?
- Si, ha fatto qualche passo, sono contenta per come sta reagendo
- E’ davvero forte quella ragazza
- A te come è andata? Come stanno i tuoi?
- Tutto bene, sono andata a trovare Tim, mi mancava
- Mi hai fatto preoccupare
- Lo so, mi dispiace e spero tu mi possa perdonare
Amelia si avvicinò ad Arizona e da dietro, la cinse in un abbraccio
- Sei tornata, l’importante è questo
- Avevi paura che ti avessi lasciata?
- Non sapevo cosa pensare; mi sono svegliata e non ti ho trovata, in ospedale mi hanno detto che eri malata ed ho dovuto far finta di saperlo
- Mi dispiace da morire, ma avevo bisogno di spazio e…
- Di tempo, lo so, ma ciò non toglie che ci sia stata male, non farmi più una cosa del genere
- Te lo prometto – Amelia lasciò un bacio dolce sull’incavo del collo di sua moglie, per poi sedersi a tavola
- Quindi il viaggio ti ha fatto bene?
- Direi di si, in questi anni sapevo di avere qualcosa che non andasse, ma non ci ho mai dato peso, perché non desideravo avere un figlio. Con te invece è tutto cambiato, ho riscoperto la volontà di diventare madre ed essere davanti al problema mi ha destabilizzata
- Tu lo sai vero che io non potrei mai lasciarti e che non potrei mai toglierti nostro figlio?
- Perché dici questo?
- Hai paura di rivivere ciò che stai vivendo con Sofia e ti capisco, ma per me quel “finché morte non ci separi” è reale, lo sento nel profondo del mio cuore e se vorrai ancora avere un bambino con me, sarò e ti renderò la donna più felice del mondo
- Certo che voglio un bambino con te, ti amo da impazzire
- Ti amo anche io, matta del mio cuore

Ritorna all'indice


Capitolo 50
*** Te lo prometto ***


Amelia intrecciò le dita della sua mano a quelle di Arizona e strinse forte. La bionda la guardò con occhi lucidi e le posò l’altra mano sul braccio, infondendole sicurezza. Amelia, in quegli occhi, riuscì a leggere tutto l’amore che sua moglie provava per lei.
Ora, le due donne, erano nella stanza del ginecologo, in attesa della prima ecografia, da quando avevano scoperto di aspettare un bambino.
Erano trascorsi sei mesi da quando Arizona aveva scoperto di non poter avere figli, erano trascorsi sei mesi da quando le due donne avevano deciso di intraprendere lo stesso una gravidanza, erano trascorsi sei mesi da quando Amelia e Arizona avevano iniziato la fecondazione assistita. Dopo essersi rivolte ad una delle cliniche più all’avanguardia del paese, le due donne avevano iniziato la cura. Non erano stati mesi semplici, ma ce l’avevano fatta ed ora erano lì, emozionate come non credevano di poterlo mai essere.
-Allora, vediamo un po’ la situazione – la ginecologa del “Grey Sloan Memorial Hospital” entrò nella stanza con un sorriso radioso. Arizona si fidava molto di lei; da quando era diventata il capo di chirurgia, aveva rinnovato anche parte del personale medico e la dott.ssa Mckenzie era tra questi.
La donna fece alzare il camice ad Amelia e dopo aver posizionato il gel sul ventre, vi passò l’ecografo.
Non appena il monitor mostrò le prime immagini, Arizona si avvicinò per controllare di persona.
Un sorriso le si dipinse sul viso non appena l’ecografo mostrò una macchiolina
- Amy, guarda – Arizona indicò alla mora dove guardare e non appena anche lei capì, il suo viso si illuminò
- Ma è un fagiolo
- È piccolissimo, ma c’è. Tutto bene, quindi, dott.ssa?
- Si, è tutto nella norma, ma è ancora presto per sentire il battito, mi dispiace, so che avreste voluto sentirlo
Amelia guardò Arizona, che immediatamente le porse la mano
-Ha ragione la dott.ssa, è davvero troppo presto per ascoltare il battito, aspettiamo una settimana e torneremo
Amelia volse il suo sguardo alla ginecologa, che cercò di infonderle sicurezza
- Ok, torneremo la prossima settimana
- Bene, intanto ti prescrivo le varie cure da fare. Mi raccomando, nessuno sforzo eccessivo, beva tanto e prenda queste – la dott.ssa le passò la ricetta che aveva appena compilato
- Non si preoccupi, ho per moglie un chirurgo materno fetale e pediatrico, nonché capo di chirurgia, quindi  non poteva andarmi peggio
A quelle parole, la ginecologa scoppiò in una risata
- Mi fa piacere incuterti un po’ di timore
- Non sai quanto – la mora rivolse a sua moglie uno dei suoi sorrisi migliori, che fecero immediatamente addolcire la bionda
- Bene, possiamo andare. Grazie mille dott.ssa – Arizona le porse la mano e così fece anche Amelia, per poi uscire dalla stanza.
Durante il tragitto che portava le due donne nello studio di Arizona, regnò un silenzio surreale. Entrambe iniziarono a vagare con la mente, erano emozionate per ciò che stavano vivendo, erano felici per ciò che la vita stava per donare loro e non sapevano come esternare quella gioia così pura e vera.
Non appena arrivarono nello studio, Arizona prese Amelia tra le sue braccia e la strinse forte a sé.
In quel momento, la mora, riuscì a sentire i battiti di sua moglie aumentare a dismisura: era emozionata quanto lei.
- Amore, non sai quanto sono felice – la bionda lasciò la presa e si sedette sul divano
- Anche io, ma sono preoccupata, avrei voluto sentire il battito
- È normale che non si sia sentito, è troppo presto, sono sicura che nella prossima visita si sentirà. Tu devi stare tranquilla, però, ora devi pensare anche a questo fagiolino qui – Arizona poggiò le sue labbra sul ventre di Amelia, che per la commozione non riuscì a trattenere le lacrime – perché piangi?
- Non lo so, saranno gli ormoni. Quando ho scoperto di essere incinta la prima volta, non ricordo ciò che ho provato, ero in un periodo della mia vita in cui riuscivo a malapena a pensare a me stessa; ma questa volta è tutto diverso, sto cercando di intrappolare dentro di me tutte le emozioni che tutto questo mi sta dando.
Amelia si sporse verso Arizona e catturò le sue labbra in un bacio profondo. Le dita di entrambe si intrecciarono, creando un legame indissolubile. Se il telefono di Arizona non avesse suonato, molto probabilmente, sarebbero rimaste legate l’una all’altra ancora a lungo.
- Scusami, devo andare, emergenza in pronto soccorso
- Va bene, ci vediamo più tardi
- Mi raccomando, stai attenta
- Non preoccuparti, oggi starò tranquilla
- Brava il mio Amore – Arizona diede un ultimo bacio ad Amelia prima di uscire dalla stanza e dirigersi verso il pronto soccorso. Anche la mora uscì per dirigersi verso il suo studio. Di lì a qualche ora avrebbe dovuto operare, quindi voleva riposare il più possibile. Con Arizona aveva deciso di non dire niente a nessuno per i primi tempi, ma Amelia non vedeva l’ora di poterlo esternare al mondo. Finalmente era felice, finalmente le cose stavano andando proprio come lei desiderava.
Dopo essere entrata nel suo studio, Amelia si sedette dietro la scrivania e una foto catturò il suo sguardo: c’erano lei e Derek abbracciati. Nessuno dei due guardava l’obiettivo. Non ricordava il giorno in cui era stata scattata quella foto, erano passati molti anni, ma era una delle più belle che avesse con suo fratello.
- È fiero di te, puoi starne certa  – Amelia, spaventata, si voltò verso la porta, dove vide Meredith
- Mer, mi hai fatto prendere un colpo
- Scusami, ho bussato
- Non ti ho sentita
- Eri sovrappensiero?
- Si, mi manca ogni giorno
- Anche a me
- Come mai qui?
- Volevo vedere mia cognata. Come è andata la giornata?
- Bene, tra un’ora avrò un intervento, la tua?
- Tutto bene, tra poco torno a casa, sono stremata
- Dà un bacio ai bambini da parte mia
- Certo, qualche volta tu e Arizona potreste anche venire
- Ti prometto che verremo
- Dici sempre così e poi non venite mai
- Dai, lo sai che non lo facciamo con cattiveria, ma ti prometto che il prossimo weekend faremo una cena insieme, abbiamo un annuncio da fare, però non posso anticiparti nulla
- E me lo dici così? Ora devi dirmelo
- Non posso, sarà un’incognita anche per me fino alla prossima settimana
- Dimmi solo se devo preoccuparmi
- Assolutamente no, è una cosa bella
- Mm allora cercherò di resistere
- Bravissima, ora scusami ma vado a prepararmi – Amelia si alzò e si diresse verso la porta
- Ah Amy?
- Dimmi
- Qualunque cosa sia, ti sta facendo bene, hai un’aria serena e ti dona
Amelia regalò un sorriso a sua cognata, per poi uscire dal suo studio. Era vero, da quando lei ed Arizona avevano scoperto di aspettare un bambino, le ombre del suo passato erano scomparse, per dare vita ad una nuova Amelia. Lo squillo del telefono destò la donna da quei pensieri.
-Dott.ssa Amelia Shepherd
- Salve dott.ssa – non appena la mora sentì quella voce all’altro capo del telefono, il suo cuore mancò un battito
- Robert? Sei tu?
- Esatto, sono proprio io, disturbo?
- No assolutamente, come stai?
- Bene, sono tornato a casa, sai?
- Mi fa davvero piacere
- Ora sono a Seattle, rimango qualche giorno e volevo chiederti se ti andasse di incontrarci, solo per un caffè
- Sei in hotel?
- Si, sono all’Executive Hotel
- Va bene, allora ti richiamo io?
- Prometti che lo farai?
- Prometto, fino a quando starai qui?
- Riparto giovedì
- Perfetto, allora ci risentiamo. Ora scusami ma ho un intervento. Mi ha fatto piacere risentirti
- Anche a me, dott.ssa. A presto
Amelia chiuse la chiamata e rimase a pensare a ciò che era appena accaduto. Non sentiva Robert da quando lo aveva dimesso e rare volte si era ritrovata a pensare a lui. Ora, dopo quasi due anni, l’uomo era tornato a farsi sentire e Amelia non poteva certo nascondere il piacere che aveva provato nel risentirlo.
 
Circa quattro ore dopo, la mora era finalmente fuori dalla sala operatoria. L’intervento era riuscito e non vedeva l’ora di tornare a casa e riposare. Si diresse verso la stanza degli strutturati e si cambiò; infine inviò un messaggio ad Arizona dandole appuntamento nell’atrio.
 
- Ehi amore, eccomi – Amelia era seduta nel luogo dell’appuntamento da ormai mezz’ora, quando finalmente Arizona arrivò – scusami, avevo delle scartoffie da firmare entro oggi
- Non preoccuparti – la mora prese la mano di sua moglie ed entrambe si diressero verso l’auto
- Come è andato l’intervento?
- Bene, ma sono fritta
- Non appena saremo a casa potrai riposare un po’ prima di cenare
- Senti Amore, dovrei dirti una cosa
- Certo, dimmi tutto
- Mi ha chiamata Robert – nonostante stesse guidando, Amelia riuscì a vedere l’espressione di Arizona cambiare nel sentire quel nome – vuole incontrarmi per un caffè
- Gli hai detto che sei sposata e che stai per avere un bambino?
- No Arizona, dovevo andare a prepararmi per l’intervento e non potevo raccontargli la mia vita
- Amelia, avresti dovuto
-  Vuole incontrarmi solo per un caffè, nient’altro
- Beh, certo, dopo averci provato spudoratamente davanti a me
- Non stai un po’ esagerando?
- Quindi hai già deciso di andare?
- Te ne sto parlando proprio per questo, ma ovviamente devi sempre partire prevenuta
Nel frattempo, Amelia parcheggiò l’auto dietro quella di Arizona ed entrarono in casa. La mora si sedette sullo sgabello in cucina, mentre sua moglie iniziò a preparare la cena.
- Sono prevenuta perché so che gli piaci, ci ha sempre provato con te
- Gli ho causato la cecità
- Quindi gli dà diritto a provarci?
- Dio Arizona, non ho nessuna intenzione di continuare con questa discussione inutile. Sei insopportabile quando fai così – Amelia si alzò e si diresse verso la loro camera da letto
- Dove stai andando?
- A dormire, mi è passata la fame
Amelia, dopo essersi cambiata, si mise sotto le coperte. Qualche minuto dopo arrivò anche Arizona, che le cinse la vita da dietro.
- Scusami, ho esagerato, ma sono gelosa, perché so l’effetto che fai su quell’uomo
- Io però amo te e non potrei mai tradirti, non riesco neanche a pensare ad una cosa del genere
- Se vuoi puoi andare
- Grazie, ci penserò. Comunque ho detto a Meredith che fine settimana prossima andremo da lei a cena, così diremo a tutti della gravidanza, che ne pensi?
- Credo vada bene. Oggi è stata una giornata bellissima e non voglio rovinarla con brutti pensieri.
Arizona fece voltare Amelia e le si sdraiò sopra, iniziando a toglierle i vestiti
- Amore, ma non è pericoloso?
- So farti godere anche senza penetrazione
E se ti facessi godere un po’ io? Almeno ti convinci che io desidero solo ed esclusivamente te
- Ma io questo già lo so
- Allora promettimi che non avrai più dubbi
- E tu promettimi di non lasciarmi mai e poi mai
- Al mio tre: 1 – 2 – 3
- Te lo prometto – te lo prometto

Ritorna all'indice


Capitolo 51
*** Il peso delle scelte ***


Era la mattina di un mercoledì, il sole era alto nel cielo di Seattle, come rare volte accadeva e Amelia era seduta su una panchina fuori l’ospedale, intenta a godersi quella giornata.
Erano trascorsi due giorni da quando aveva ricevuto la chiamata di Robert e nonostante avesse promesso ad Arizona di non accettare l’invito da parte dell’uomo, Amelia non era riuscita a non pensarci; il giorno dopo sarebbe partito e conoscendolo non si sarebbe arreso di fronte ad un rifiuto.
Arizona era gelosa, lo era sempre stata nei confronti di Robert e non aveva fatto nulla per nasconderlo; se da una parte Amelia riusciva a capire lo stato d’animo di sua moglie, dall’altra desiderava incontrare l’uomo, soprattutto perché Amelia aveva scelto Arizona, anche quando le cose si erano fatte complicate ed ora portava in grembo quel bambino che tanto avevano desiderato, quindi non c’era motivo per cui sua moglie dovesse preoccuparsi.
-Amelia, ciao
La mora aprì gli occhi nell’udire il suo nome e si voltò verso sua cognata
- Ehi, come mai qui?
- Ho un attimo di pausa ed ho deciso di godermi questo sole
- Si sta benissimo oggi
- Eh già, anche tu in pausa?
- In realtà non ho ancora iniziato, avevo bisogno di qualche minuto solo per me
- Successo qualcosa?
- No nulla di così importante
- Sicura? Ti vedo pensierosa
- Qualche giorno fa mi ha chiamato Robert e mi ha chiesto di incontrarci per un caffè
- E tu cosa hai deciso di fare?
- Secondo Arizona non dovrei prendere in considerazione l’idea di andare
- E tu cosa pensi, invece?
- Mi farebbe piacere rivederlo, ma non voglio che Arizona ci stia male
- Parlagliene, vedrai che riuscirà a capire anche il tuo punto di vista
- Ci proverò, ora sarà meglio che io vada
- Buona giornata
- Anche a te, Mer
Amelia si alzò dalla panchina e si diresse verso l’ingresso dell’ospedale. Non sapeva se seguire o no il consiglio di sua cognata, non voleva discutere di nuovo con sua moglie, ma sapeva anche che non sarebbe riuscita a nasconderle una cosa del genere.
Dopo essersi cambiata, la mora, iniziò con il giro di visite e una volta accertatasi che tutto stesse proseguendo bene, decise di andare nell’ufficio di sua moglie. Non appena arrivò, trovò la stanza vuota, così si sedette sul divano ed aspettò il suo ritorno.
La mora si accorse di essersi addormentata solo nel momento in cui si sentì accarezzare il braccio. Riconobbe quel tocco leggero, quel tocco famigliare. Aprendo gli occhi, infatti, accanto a sé  trovòArizona.
- Ehi, ti sei addormentata
- Che ore sono?
- Le 11:30
- Sto dormendo da un’ora?
- E’ normale che tu sia stanca amore
- E tra qualche mese cosa farò? Mi addormenterò in piedi?
- Spero di no – Arizona regalò un sorriso dolce alla mora – Eri venuta per qualcosa in particolare?
Amelia, immediatamente, ricordò il motivo per cui era andata lì e cercò di prendere il coraggio che le sarebbe servito per affrontare il discorso, così fece un lungo sospiro prima di iniziare a parlare.
- So che odi affrontare questo argomento, ma ho bisogno di incontrare Robert, ho bisogno di vedere con i miei occhi come sta. Sai quanto sia stato difficile per me e vorrei tanto che tu mi appoggiassi in questa mia decisione
- Ricordi cosa ti dissi quando mi esprimesti la tua volontà di uscire con Owen?
- Certo che lo ricordo, ma non è la stessa cosa, perché Owen è e sarà sempre un mio ex, con il quale ho condiviso cose che invece non ho condiviso con Robert
- Vuoi andare?
- Si, ma non voglio che tu ci stia male
- Non succederà, ma vorrei che tu fossi totalmente sincera con lui, perché sono sicura che lui provi ancora qualcosa per te
- Non preoccuparti – Amelia si alzò dal divano, diede un bacio sulle labbra a sua moglie e si diresse verso la porta – Grazie amore, so  quanto sia difficile per te
- So cosa hai passato e sono certa dell’amore che tu provi per me, quindi cercherò di essere tranquilla a riguardo
Amelia sorrise a sua moglie ed uscì dalla stanza per dirigersi in sala operatoria, dove trovò Stephanie Edwards intenta nel lavarsi
- Buongiorno Stephanie
- Buongiorno dott.ssa
- Quando deciderai di darmi del tu? Sei stata la mia testimone di nozze dopotutto
- Ha ragione, scusami, hai ragione
- Così va meglio, sei pronta?
- Certo
- Allora entriamo
Circa 4 ore dopo, le due dottoresse erano fuori la sala operatoria
-Secondo te si riprenderà del tutto?
Amelia guardò negli occhi Stephanie e potette leggere la sua reale preoccupazione. L’intervento che avevano appena terminato non era andato secondo i piani: il paziente aveva avuto un arresto cardiaco e dopo averlo rianimato, aveva riportato danni celebrali e le percentuali di un risveglio positivo erano davvero basse.
-Non so, possiamo solo aspettare, intanto vado ad avvisare la famiglia
Amelia andò verso la sala d’attesa dove la stava aspettando la moglie del paziente. Non era mai semplice informare i famigliari su cosa fosse accaduto e su cosa si sarebbero dovuti aspettare da quel momento in poi; mogli, mariti, figli, vogliono sentir uscire dalla bocca del chirurgo una sola e semplice frase: “E’ andato tutto bene, si riprenderà presto”. Le volte in cui Amelia era riuscita a pronunciare questa frase, erano state molte e ricordava perfettamente il sorriso sul volto di tutte le persone che aveva reso felice grazie al suo lavoro, ma ricordava molto bene anche le volte in cui sul volto dei famigliari si posava un velo di dolore. Amelia era appena entrata nella sala d’aspetto, quando questo velo si posò sul volto della moglie del paziente. La donna aveva capito ancor prima che Amelia riuscisse a pronunciare qualsiasi parola.
-Dott.ssa, mio marito non ce l’ha fatta, vero?
- Suo marito è vivo, ma l’operazione non è andata come speravamo. Durante l’intervento ha avuto un arresto cardiaco e dopo averlo rianimato varie volte, ha riportato dei danni celebrali; non sappiamo di che entità. Ho cercato di essere più scrupolosa possibile, ma l’unica cosa che ci rimane da fare è aspettare il suo risveglio
- Quindi è vivo, lei ha salvato mio marito
- E’ vivo, ma dobbiamo aspettare che si risvegli
Con queste parole, Amelia si allontanò dalla donna, per poi farla accompagnare nella stanza di suo marito. Sperava con tutto il cuore che l’uomo potesse uscire indenne da quell’operazione, anche se le speranze erano ridotte al minimo.
Una volta nel suo ufficio, Amelia decise di chiamare Robert. L’indomani sarebbe partito e se avessero voluto incontrarsi, avrebbe dovuto farlo quel giorno stesso.
- Pronto
- Ciao Robert, sono Amelia
- Ehi ci stavo quasi perdendo le speranze
- Sono stata impegnatissima, vale ancora l’invito?
- Certo che si, dove vogliamo incontrarci?
- Se per te va bene posso venire nell’Hotel in cui stai soggiornando
- Certo, a che ora finisci il turno?
Amelia guardò l’orologio al suo polso – tra circa 2 ore
- Quindi ci vediamo alle 7:30 nella hall, va bene?
- Perfetto, a dopo
Amelia chiuse la chiamata e sperò di non aver fatto uno sbaglio nell’accettare l’invito da parte di Robert. Da una parte c’era Arizona, che era stata più che comprensiva e dell’altra c’era l’uomo, che era curiosa di rincontrare dopo tanto tempo. Quando qualcuno bussò alla porta, la mora decise di non pensarci più, aveva preso la sua decisione e non c’era motivo per avere dei ripensamenti.
- Avanti – non appena diede il consenso, Meredith entrò nella stanza – successo qualcosa?
- Volevo sapere se avessi parlato con Arizona
- Si e stasera dopo il turno incontrerò Robert
- Quindi è andata bene
- Ha semplicemente cercato di capire la mia decisione, ma so che non ne è molto entusiasta
- Perché non le hai proposto di venire con te? D’altronde lo conosce bene anche lei
- Dici che avrei dovuto? Ma ha detto che si fida di me e le credo
- Certo che si fida di te, ma probabilmente avrebbe apprezzato un gesto simile
- Ma dimmi un po’, da quanto sei così saggia?
- Una delle due dovrà pur esserlo
Le due donne scoppiarono in una risata e poco dopo Meredith lasciò Amelia ai suoi pensieri. Anche se a malincuore, la mora, dovette dare ragione a sua cognata: se Robert aveva intenzione di incontrarla, avrebbe dovuto farlo con sua moglie.
Durante il tragitto che la portava nello studio di Arizona, Amelia si diede della stupida più volte. Se Meredith non le avesse aperto gli occhi, non avrebbe mai pensato a quella eventualità ed era certa, invece, che Arizona, sin dall’inizio, si fosse aspettata un gesto del genere da parte sua.
Non appena arrivò davanti la porta, senza bussare, entrò nella stanza e vide Arizona al telefono. Con un gesto della mano le fece capire che sarebbe tornata più tardi, ma sua moglie la fece fermare, per poi chiudere la comunicazione.
- Non volevo interromperti
- Nulla che non possa essere rimandato, ho l’orecchio in fiamme – Arizona si avvicinò ad Amelia e dopo aver posato le labbra sulle sue, si abbassò all’altezza del ventre della mora, per darle un bacio – ciao piccolino, si sta comportando bene la mamma?
- Ma certo che si, che domande sono. A questo proposito volevo chiederti se volessi venire con me ad incontrare Robert
- Wow e a cosa devo questa sorpresa?
- Ci ho pensato un po’ e non vedo il motivo per cui tu non debba venire. Sei mia moglie, dentro di me ho nostro figlio e ciò che interessa me, interessa anche te e viceversa
Sul viso di Arizona si disegnò un sorriso bellissimo e Amelia arrossì di fronte a quella reazione. Arizona stava proprio aspettando quel gesto da parte sua.
- Va bene, verrò. Quando e dove?
- Stasera alle 7:30 nella hall dell’hotel in cui sta soggiornando
- Spero di fare in tempo
- Ci conto
- Ce la metterò tutta. Grazie per averci pensato amore – Arizona si avvicinò ad Amelia e la strinse in un abbraccio. La mora, finalmente, si rilassò. Aveva fatto la scelta giusta.
 
Alle 7:00pm in punto, Amelia era nell’atrio dell’ospedale in attesa di Arizona. Era agitata. Camminava freneticamente lungo tutto l’atrio. Di lì a qualche minuto, sua moglie e Robert si sarebbero incontrati e sperava non si creassero momenti di imbarazzo.
-Amore, eccomi
Amelia si voltò verso Arizona, che dopo aver sceso l’ultimo gradino, le si avvicinò per darle un bacio.
- Sapevo che ce l’avresti fatta
- Lasciamo la tua macchina qui e andiamo con la mia?
- Va bene, più tardi passiamo a prenderla
Le due donne si recarono verso l’auto della bionda, per poi partire.
- Amore, possiamo confermare la cena con Meredith? Non ce la faccio più a tenere questo segreto
- Sarebbe meglio aspettare ancora un po’, ma se proprio non ce la fai, va bene
- Grazie, allora domani glielo dico. Sabato abbiamo Sofia, vero?
- Si, verrà anche lei, ma vorrei prima parlarle da sola
- Certo, lo diremo prima a lei. Secondo te ne sarà felice?
- Lo spero
Qualche minuto dopo, Amelia e Arizona erano davanti il portone dell’hotel. La mora intrecciò le dita a quelle di sua moglie, che aumentò la presa.
Non appena entrarono si diressero verso la reception, dove chiesero se Robert fosse già sceso. Dopo che la receptionist le informò della presenza dell’uomo nel ristorante dell’hotel, le due lo raggiunsero.
Robert era seduto ad un tavolo poco distante dall’entrata del ristorante. Indossava degli occhiali da sole ed il suo sguardo era rivolto verso qualcosa di indefinito. Un brivido percorse la schiena di Amelia.
- Ciao Amelia – Robert, come sempre, aveva riconosciuto la donna solo dal suo profumo.
- Ciao Robert, come stai?
- Arizona? Ci sei anche tu?
- Si, sono io, tutto bene?
- Alla grande. Amelia non mi aveva detto che avrebbe portato anche te
- Sono sua moglie, Robert
- Caspita, quante cose sono cambiate
- Non immagini quanto, ti trovo bene
- Grazie, sicuramente sarai stupenda come al solito, Amelia è fortunata
- Lo sono di più io
- Ne sono certo
- Se avete finito di punzecchiavi, voi due, io ordinerei qualcosa
- Hai ragione, scusami Amelia
Il clima sembrò distenderti, con enorme piacere della mora.
- Allora, come è andata la riabilitazione?
- Meglio di quanto mi aspettassi. Oramai sono quasi del tutto autonomo e se sono ancora qui lo devo solo a te
- Sei tu che hai trovato la forza per andare avanti, nonostante un muro quasi insormontabile
- Dimmi di te, invece, qualche novità oltre il matrimonio?
Amelia, a quella domanda, cercò lo sguardo di Arizona
- Ragazze, anche se non vi vedo, so che avete qualcosa da darmi
- In realtà si, Amelia aspetta un bambino
Le due donne guardarono l’espressione dell’uomo cambiare immediatamente
- Auguri, davvero, mi fa piacere per voi
- Robert, tranquillo, so cosa pensi di Amelia, quindi non devi per forza esserne felice
- Vedi, Arizona, hai ragione: per Amelia provo una grande stima e non solo dal punto di vista lavorativo e chi meglio di te può capirmi
- Ragazzi, io sarei qui vicino a voi e mi state mettendo in imbarazzo
- Scusami Amelia, ma Arizona ha ragione e non nego che questa sera avrei voluto incontrare solo te, ma visto come stanno le cose, spero davvero che tra voi due vada tutto bene, siete una coppia affiatata, riesco a percepirlo, quindi non posso fare altro che tirarmi indietro
- Robert, mi dispiace, ma sai che per qualunque cosa io ci sono
- Forse un giorno, Amelia, forse un giorno
L’uomo, senza dire nient’altro, si alzò e con il bastone alla mano si diresse verso la sua camera lasciando le due donne al tavolo
-Ti prego, non dire niente – anche Amelia, seguita da Arizona, si alzò e si diresse verso l’auto.
La mora non provava rimorso per la scelta che aveva fatto, ma ancora una volta aveva avuto ragione sua moglie. Il passato non poteva essere cancellato e nonostante tra lei e Robert non fosse accaduto nulla, l’uomo aveva fin da subito provato qualcosa per lei e non poteva essere annullato, non potevano far finta di nulla.
Una volta a casa, Amelia si spogliò e si andò a buttare sul letto. Era stanca della giornata appena trascorsa. Era stanca per ciò che era accaduto al lavoro, era stanca per ciò che era accaduto con Robert ed era stanca delle continue scelte sbagliate che continuava a prendere nella sua vita.
-Ehi, posso?
Amelia si voltò verso la porta, dove trovò Arizona sul ciglio, indecisa se entrare o no
- Certo che puoi
Arizona entrò e si sedette sul letto accanto alla mora
- A cosa pensi?
- Avevi ragione tu, non sarei dovuta andare da Robert. Sono adulta, eppure cado ancora in questi errori ridicoli
- Non sei ridicola, sei troppo buona. Cerchi di trovare sempre il buono nelle persone e nonostante Robert sia tutt’altro che una cattiva persona, non era possibile che avesse cancellato i suoi sentimenti nei tuoi confronti. Non ti biasimo per aver voluto tentare, vieni qui – Arizona allargò le braccia e Amelia vi si rifugiò: quello era il suo posto sicuro.
- Sai, amore, stavo pensando a dei possibili nomi per il nostro bimbo
- Ah si? A cosa hai pensato?
- Pensavo di unire il secondo nome di Derek, con il nome di tuo fratello
Una lacrima sfuggì al controllo di Arizona e Amelia si apprestò ad asciugargliela
- Non ti piace?
- Lo adoro, ma se fosse femminuccia?
- Non so perché, ma sento un maschietto dentro di me, ti sembro matta?
- No, sei dolcissima amore. Christopher Timothy
- Si, Amore, il nostro piccolo grande, Christopher Timothy

Ritorna all'indice


Capitolo 52
*** La vera felicità ***


-Amore, stai tranquilla, vedrai che andrà tutto bene – Amelia cinse la vita di Arizona, cercando di rassicurarla.
Le due donne erano nel salotto della loro casa in attesa che Callie portasse Sofia. Avrebbero avuto il weekend tutto per loro e prima di andare quella sera stessa a cena da Meredith, avrebbero dovuto informare la bambina sulla gravidanza di Amelia. Arizona, però, non era agitata solo per la possibile reazione di sua figlia, ma per quella della sua ex moglie. Da quando si erano separate, il loro rapporto era stato costantemente sottoposto ad alti e bassi; ora le cose erano migliorate, anche se non in modo rilevante e di lì a poco, Arizona avrebbe di nuovo minato quella pace.
Non appena il campanello suonò, Arizona scattò verso la porta e Amelia non riuscì a trattenere un sorriso.
La bionda aprì la porta e Sofia le saltò tra le braccia. Amelia amava il rapporto che c’era tra Arizona e sua figlia. Arizona riusciva ad essere un’ottima amica per Sofia, ma anche un’ottima madre ed il modo in cui Sofia le sorrideva ogni volta era la dimostrazione che stesse riuscendo bene nel suo lavoro di madre. Amelia sperava che anche lei potesse essere così per il suo bambino. Istintivamente, la mora poggiò la mano sul ventre e Arizona, vedendola, le corse incontro
-Tutto bene Amy?
Amelia si destò da quei pensieri e guardando negli occhi sua moglie, capì di aver frainteso quel gesto
-Tutto bene, ero solo sovrappensiero
Callie era ancora sulla porta, incerta sulla scena a cui stava assistendo
- Cosa succede?
- Nulla Callie, ma io e Amelia vorremmo parlarti
- Ditemi tutto
Arizona si abbassò all’altezza di Sofia e dopo averle posato le labbra sulla testa, le disse di andare a giocare nella sua cameretta: le tre donne avevano bisogno di parlare da sole.
-Amelia, vuoi dirglielo tu?
La mora prese la mano di sua moglie e prima di parlare la strinse forte
-Callie, aspetto un bambino – Dopo aver pronunciato quelle parole, Amelia cercò di decifrare l’espressione che si dipinse sul volto della donna di fronte a lei, ma era vitrea e non lasciava trasparire nessuna emozione, così Arizona decise di prendere la situazione in mano
- Dì qualcosa per favore
- Sono contenta per voi, ma come avete fatto?
- Fecondazione in vitro
- Quindi prenderà da entrambe?
- No, io non posso più avere bambini, Callie
- Mi dispiace, davvero. Per Sofia sei stata e continui ad essere una mamma bravissima, sono sicura che lo sarai anche per lui o lei
- Grazie Callie, lo apprezzo
- Anche io Callie
- Ora devo andare, sono di turno. Trascorrete una buona serata. Sofia la porti all’asilo direttamente lunedì mattina?
- Si certo
- Perfetto
Dopo aver salutato le due donne e Sofia, Callie se ne andò e Amelia e Arizona riuscirono a fare un sospiro di sollievo. Il primo ostacolo era stato superato ed era andata abbastanza bene, rimaneva la bambina, la persona a cui Arizona tenesse più al mondo.
-Pronta? – Amelia posò le sue labbra su quelle di Arizona ed entrambe si avvicinarono alla stanza di Sofia – vedrai che andrà tutto bene. E’ una cosa stupenda quella che sta per accadere e non vedo perché non debba esserne felice anche lei
- Speriamo sia così
Amelia e Arizona entrarono nella stanza e si sedettero sul letto.
-Piccola, ti vieni a sedere qui vicino a noi?
- Va bene mamma – Sofia prese posto accanto a loro e Arizona la strinse in un abbraccio
- Lo sai che ti voglio un mondo di bene?
- Si mamma, anche io, ma cosa succede?
ARIZONA: Dobbiamo dirti una cosa bella che presto accadrà
SOFIA: Che cosa?
ARIZONA: Tra qualche mese arriverà un bambino o una bambina
SOFIA: Dove arriverà?
ARIZONA: Qui, zia Amelia lo farà nascere, proprio come tu sei nata da mamma Callie
SOFIA: Ed è anche tuo?
ARIZONA: Certo piccola, proprio come lo sei tu
SOFIA: E perché?
ARIZONA: Perché la mamma vuole tanto bene alla zia
SOFIA: Non capisco, tu hai me però
ARIZONA: Certo che ho te e ti avrò per sempre, ma avrai un fratellino o una sorellina, non sei contenta?
SOFIA: Ti dimenticherai di me e non mi farai più venire qui da voi
AMELIA: Amore, ma cosa dici, la mamma non potrebbe mai dimenticarsi di te. Zia Meredith ama Zola e Bailey allo stesso modo lo sai? Io ho tante sorelle e la mia mamma ha amato e continua ad amarci allo stesso modo e non c’è giorno in cui si dimentica di chiamarmi, perché sono e sarò sempre sua figlia, proprio come tu lo sarai per la tua mamma
SOFIA: Davvero zia?
AMELIA: Ma certo, parola mia. Vorrai tanto di quel bene al fratellino o alla sorellina che arriverà, che non vorrai mai lasciarlo. Il legame tra fratelli è la cosa più bella che ci sia
 
La stretta che Arizona aveva sulla mano di Amelia, aumentò a quelle parole e la mora capì immediatamente. Parlare di Tim non era mai stato facile per Arizona, che aveva sofferto per la sua morte più di chiunque altro e anche a distanza di anni, la cicatrice nel suo cuore non era del tutto rimarginata.
-Scusa mamma
- Non devi scusarti piccola, ti prometto che anche quando nascerà il bambino non ti farò mai mancare la mia presenza
- Ti voglio bene mamma
- Anche io piccola
Amelia e Arizona si alzarono dal letto ed uscirono dalla stanza, lasciando la bambina ai suoi giochi ed andarono nella loro camera per iniziare a prepararsi per la cena.
Non appena entrarono nella stanza, Amelia sentì le mani di Arizona stringere le sue braccia, per poi sentire la schiena sbattere contro il muro.
-Ehi, ma che fai? – Il bacio che ottenne come risposta la lasciò senza fiato – Wow, cosa ho fatto per meritare questo?
- Sei stata fantastica con Sofia, le hai detto delle parole bellissime e sono sicura che sarai una madre fantastica. Forse ti sembrerò dura, ma tua madre non merita una figlia come te. Sei riuscita a farla apparire perfetta agli occhi di Sofia, nonostante sia tutt’altro e per questo ti amo ancora di più, so quanto ti sia costato.
- Sai? Meno di quanto immaginassi. La mia famiglia è qui. La mia famiglia sei tu, questo bambino che cresce dentro di me, lo è Sofia, Meredith, i miei nipoti e i miei amici. Non ho bisogno di nessun altro. Dio solo sa quanto mi manchi Derek, ma sono felice, davvero.
Amelia poggiò di nuovo le sue labbra su quelle di Arizona e si abbandonarono l’una tra le braccia dell’altra, fino a quando non arrivò il momento di prepararsi ed andare da Meredith.
 
-Benvenute ragazze, entrate pure – Non appena Meredith aprì loro la porta di casa, le accolse in un grande sorriso – Sofia, vai di sopra, ci sono Zola e Bailey che ti aspettano
- Mamma posso? – la bambina guardò verso Arizona in attesa del suo consenso
- Ma certo che puoi, poi vi verremo a chiamare per la cena
Non appena Sofia uscì dalla loro visuale, le tre donne si accomodarono sul divano
-Vi offro qualcosa prima di cena?
AMELIA: per me acqua, sto morendo di sete
ARIZONA: per me nulla, grazie
Meredith, dopo aver porto il bicchiere di acqua ad Amelia, prese posto accanto a loro
AMELIA: Allora come ti trovi di nuovo qui?
MEREDITH: Bene, è la mia casa da sempre e sembra come se non me ne fossi mai andata
ARIZONA: Con la casa nel bosco cosa hai deciso di fare?
MEREDITH: Ancora non so, ma venderla mi dispiace, Derek la amava e l’ha costruita con lei sue mani
AMELIA: Potremmo prenderla noi
ARIZONA: Cosa??? Ma noi abbiamo una casa
AMELIA: Lo so, ma quella è più grande
MEREDITH: cosa devi farci con una casa così grande? Quella che avete ha anche una stanza in più
AMELIA: Sono incinta
MEREDITH: Davvero??? Incinta??? Questa sì che è una bella notizia, congratulazioni!
ARIZONA: Grazie Meredith, io avrei aspettato ancora un po’ a dirlo, ma tua cognata non riesce a non parlarne, quindi abbiamo deciso di dirlo almeno a te, a Callie e a Sofia
MEREDITH: Come l’hanno presa?
AMELIA: Callie sembra abbastanza bene, mentre Sofia sembra un po’ restia, dovrà solo abituarsi
MEREDITH: Anche Zola lo era, ma non appena è nato Bailey non riusciva a non stargli sempre vicino, succederà la stessa cosa con Sofia
ARIZONA: Lo spero, perché non voglio che ne soffra
AMELIA: Non succederà
MEREDITH: Quindi è per questo che vorresti la casa nel bosco? All’inizio avevi anche paura di vivere lì
ARIZONA: Infatti ed io non vorrei andarci ad abitare, sto bene in città
AMELIA: Ma non ne parliamo neanche?
ARIZONA: Magari se me ne avessi parlato prima lo avremmo fatto, così su due piedi cosa dovrei dirti?
MEREDITH: Volete farvi lasciare sole per parlare?
ARIZONA: No, assolutamente, ne parleremo una volta che saremo tornate a casa
Nonostante Amelia sapesse di aver sbagliato nell’esprimere quel suo desiderio, non riuscì  a non pensare che Arizona non avesse intenzione di andare a vivere in una casa più grande, ma soprattutto che appartenesse anche un po’ a lei, affettivamente parlando. In quella casa c’era Derek e se Meredith se ne era andata per quel motivo, Amelia avrebbe voluto viverci.
 
Era quasi mezzanotte quando le due donne rincasarono. Amelia portò Sofia nel suo letto e dopo averle rimboccato le coperte, raggiunse Arizona nella loro camera da letto.
- Sei arrabbiata vero?
- Sono dispiaciuta. Perché non me ne hai parlato prima?
- Non credevo di volerlo
- Tu lo sai da sempre, Amelia e questa casa ti è sempre stata stretta per via di Callie
- Non dire così, in queste mura abbiamo costruito dei nostri ricordi e la sento mia, ma vorrei che provassi a pensare a questa eventualità
- No Amelia, Sofia non lo sopporterebbe. Ha tutte le sue cose qui, ha i suoi ricordi e non voglio portarglieli via, ha già sofferto abbastanza andando a vivere in un’altra casa con Callie
- Mi dispiace, non avevo pensato a questo
- Quando sarai mamma te ne renderai conto. Quando nascerà sarà il tuo unico pensiero, non riuscirai a pensare ad altro e più crescerà e più questi pensieri aumenteranno
- E se gliene parlassimo?
- No, Amelia, per me il discorso è chiuso qua
- Arizona, ti prego, pensaci almeno
- Ci ho pensato. Non vado a vivere in una casa nel bosco solo per un tuo capriccio. Abbiamo questa casa che è abbastanza grande per tutti e quattro
- Ma perché non capisci?
- Avevi detto che stavi bene in questa casa, avevi detto che non avevi bisogno di cercarne un’altra e che non lo stessi facendo solo per rendermi felice, ma perché davvero stavi bene qui, ora cosa è cambiato?
- Nulla, sto bene qua infatti
- E allora chiudiamo il discorso, buonanotte
- Buonanotte – Amelia si voltò dalla parte opposta di Arizona e cercò di prendere sonno, ma la discussione appena avuta con sua moglie non glielo permise. Arizona non aveva voluto sentire spiegazioni e quando faceva così faticava a sopportare il suo carattere a volte pessimo. Non sapeva neanche lei il motivo preciso per cui volesse andare ad abitare nella casa nel bosco, ma sentiva il desiderio di farlo, desiderio che era appena stato infranto.
 
 
6 MESI DOPO
-Amore, svegliati, ho dei dolori fortissimi – Amelia accese la luce dell’abatjour sul suo comodino e svegliò Arizona che stava dormendo accanto a lei
- E’ ora? Dici che stai per partorire? – Arizona si sedette immediatamente sul letto e cercò di non perdere la calma
- Non lo so, ne capisci più tu di bambini e di nascite, che dici?
- Hai ragione, cerchiamo di non andare fuori di testa – Arizona prese il polso di sua moglie e dopo aver constatato che le pulsazioni fossero nella norma, controllò a che punto fosse la dilatazione.
- Ok, dobbiamo andare immediatamente in ospedale, altrimenti partorirai qui
- Come faccio a non andare fuori di testa dopo quello che mi hai detto? Andiamo allora! – Amelia cercò di alzarsi come meglio potette, seguita da Arizona, che nel frattempo si vestì
- Se adesso stessimo abitando in città, non avremmo impiegato una vita per arrivare in ospedale
- Amore, ti prego, proprio ora vuoi rinfacciarmi il fatto di aver acconsentito a venire a vivere nella casa nel bosco?
- No scusa, è che sono agitata, sta per nascere nostro figlio, ti rendi conto?
- Lo so e fa un male cane!
 
Alle 4:45am del 3 Settembre, il pianto di Christopher Timothy, riecheggiò nell’intero pronto soccorso del Gray Sloan Memorial Hospital.
Nella stanza numero 2154, Amelia aveva tra le braccia suo figlio ed Arizona era accanto a lei
- Amore, sai che giorno è oggi?
- Certo, il 3 settembre
- E’ il compleanno di Derek
- Davvero?
- Si, mi scoppia il cuore, non credevo potesse esistere la vera felicità
- Esiste davvero Amore, esiste davvero

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3693541