A cup of it changed my life

di musa90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


1
Il cielo di quella mattina era sereno, non potevo chiedere di meglio per il mio trasferimento, la mia camera è un casino ho messo tutto sotto sopra, vorrei portarmi tutto ma so che non posso, le mie valige sono quasi pronte, mi mancano poche cose e poi posso chiuderle, il mio sguardo gira un po’ per tutta la mia camera e so che mio mal grado mi mancherà.
Mi cambio alla svelta, tra un po’ dovrò andare a prendere il treno, butto una occhiata allo specchio che ho difronte per vedere se è tutto apposto, stamattina come al mio solito ho due borse sotto gli occhi che fanno paura, me no male che esistono i correttori se no quelle come me impazzirebbero, sorrido al mio riflesso, però si vede che è un sorriso sforzato, mi sento stanca e insicura, questo trasferirmi da sola un po’ mi spaventa, però c’è la devo fare, lo sogno da una vita, non posso far saltare tutto per delle stupide paura.
Il rumore delle rotelle della mia valigia che colpiscono le scale, fa un rumore pazzesco
<> grida mia madre dalla cucina, scendo l’ultimo scalino e appoggio la valigia vicino l’entrata, e mi avvicino alla cucina, dove vedo mia madre, che prepara dei panini, che saranno il mio pranzo quel giorno
<> lei si gira e mi guarda, la mia mamma è una delle persone più importanti della mia vita e allontanarmi da lei sarà uno strazio, e so che è la stessa cosa, anche per lei
<> si preoccupa sempre molto
<> le faccio un sorriso rassicurante, mi accarezza la guancia, noto che i suoi occhi stanno per diventare lucidi e sicuramente lo sono anche i miei
<> e mi supera, faccio un respiro profondo prendo dal tavolo il mio pranzo a sacco e la seguo, davanti alla porta noto la figura di mio padre, è lui che mi ha convinta che questo trasferimento era la cosa migliore per me e per la mia futura vita, non saprò mai come ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per me, è la mia roccia.
Ci avviniamo tutte e tre alla macchina, mentre mio padre mette i miei ultimi bagagli all’interno, io guardo verso la mia casa, e i ricordi iniziano a passare attraverso i miei occhi, forse sto esagerando non sto andando mica ha morire, però ho come la sensazione che non ritornerò tanto presto qui, e per questo mi voglio imprimere tutto, prendo il mio cellulare e faccio una foto, già ieri ho fatto la foto di ogni stanza e anche al giardino, mia madre mi ha preso quasi per matta, voglio solo sentirmi sicura che non mi dimenticherò mai di questo posto
<> mi riprende mio padre, mi avvicino alla macchina e salgo, mentre la macchina parte faccio un saluto alla casa e rimango ha fissarla finché non diventa un piccolo puntino nell’orizzonte.
Arrivati alla stazione, la mia ansia sale, aiuto mio padre e prendo la valigia, con mia madre al mio fianco inizio ha camminare, guardo l’orologio che ho al polso, noto che sono in orario, mentre vado verso il mio binario mi fermo e mi specchio ad una vetrina, anche se già mi ero specchiata prima vedendo la mai insicurezza voglio specchiarmi di nuovo, i miei capelli stanno bene con questa coda di cavallo, ho sempre pensato di cambiare colore, questa tonalità di nero non mi è mai piaciuta, le occhiaie per fortuna sono coperte bene dal correttore i miei occhi azzurri sono un po’ lucidi, i jeans e il maglioncino blu stanno messi bene, il mio corpo non mi è mai piaciuto anche se mia madre dice sempre che sono bellissima, ma io non le ho mai creduto, i miei stivaletti preferiti si abbinano bene, mi aggiusto meglio il giubbottino leggero color panna, e mi rincammino, arrivata al binario vedo che i miei stanno già lì che mi aspettano
<> ecco che mi madre riinizia
<> la riassicuro
<> io sorrido e noto che lo fa anche mio padre, il treno arriva, sono l’unica che lo prenderà, la stazione è vuota stiamo solo noi
<> io guardo nelle mani di mio padre e vedo un portafoglio di pelle chiara
<> sono arrabbiata ho risparmiato tanto per tutto questo per non pesare a loro, ho studiato anche come una pazza per riuscire a prendere la borsa di studio per l’università che volevo
<> prende la mia mano e me lo appoggia, guardo il portafoglio e poi di nuovo mio padre, e con un po’ di fastidio me li metto in tasca
<> prendo la mia valigia e la borsa insieme al pranzo al sacco e con un po’ di fatica e con l’auto di mio padre salgo sul treno, e noto subito mia madre iniziare a piangere
<> alcune lacrime escono anche a me, scendo dal treno e mi butto tra le braccia di mia madre e lei scoppia definitivamente a piangere al nostro abbraccio, si giunge anche mio padre, all’improvviso la voce annuncia che il treno sta per partire, io sciolgo l’abbraccio mi asciugo gli occhi, dò un carezza ad entrambi e salgo sul treno, le porte si chiudono, e il mio sguardo rimane fisso su di loro, parte, e davanti a me sembra come se un pezzo della mia vita mi stia salutando, un ultima lacrima mi scende, ora devo pensare solo al mio futuro e a quello che mi aspetterà nelle nuova città.
Prendo i miei bagagli e mi dirigo verso il mio scompartimento, avevo ragione mi sa che sono l’unica in questo treno, non vedo nessun’altro in giro, arrivo davanti a quello che dal numero sempre il mio scompartimento, per sicurezza prendo il biglietto dalla tasca del piumino, e noto che avevo ragione, lo apro ed entro mi siedo vicino la finestra tanto non c’è nessuno, posso sedermi dove voglio, poggio la valigia difronte a me, e la borsa e il sacchetto di fianco, e comincio a guardare fuori, mi sto sempre più allontanando, il paesaggio davanti a miei occhi sta cambiando, sento l’ansia crescere a dismisura per calmarmi prendo il cellullare, metto le cuffie e inizio ha sentire un po’ di musica, e chiudo gli occhi appoggiandomi meglio al sedile, la musica mi entra nel cervello e tutto il mio corpo si rilassa al tal punto che cado in un sonno profondo.
Vengo svegliata dal suono di una porta che si chiude, apro gli occhi è noto il treno fermo, guardo fuori per vedere che succede, vedo delle persone salire, guardo il nome del posto e capisco che è una delle fermate, spero che nessuno entri in questo scompartimento sto troppo comoda da sola, tolgo le cuffie dalle orecchie, non mi ero accorta che la musica aveva smesso di andare, rimetto tutto nella tasca del giubbotto, e decido di mangiare, prendo il sacchetto, lo apro e vedo che mia madre ha fatto il mio panino preferito, crudo e mozzarella, addento il panino e vedo gente che passa vicino lo scompartimento, e per fortuna nessuno ci entra, il treno riparte, guardo l’orologio e noto che sono in viaggio già da un ora, manca ancora un po’ all’arrivo, non so che fare, finisco il panino e prendo la borsa e rovisto all’interno, forse trovo qualcosa di interessante, però non trovo nulla, riprendo il cellulare e provo ad andare su internet però il segnale non c’è, forse facevo meglio ha continuare a dormire, ci riprovo ma il sonno non viene più, l’unica cosa che posso fare è guardare fuori e vedere il paesaggio, il viaggio passa così e non mi accorsi che la mia destinazione era ormai vicina.
Il treno si ferma per la seconda volta ma so che è la mia fermata grazie anche alla voce che lo conferma, metto il sacchetto ormai vuoto all’interno della borsa, prendo la valigia e mi avvio all’uscita, c’è anche altra gente, aspetto il mio turno e con un po’ di fatica scendo mi guardo intorno, vedo che questa stazione è molto più grande di quella della mia città, ora devo solo trovare l’uscita, per non perdermi decido di seguire le persone che ho visto scendere dal mio stesso treno e per fortuna ho fatto la scelta gusta.
Subito provo ha vedere se riesco a trovare un taxi libero, ma per mia sfortuna non c’è neanche uno, tanta è la gente che c’è, e per non aspettare in piedi mi siedo sulla valigia e mi guardo in torno, vedo poco più in là due persone che stanno litigando, e da come vedo, e per chi deve prendere per primo il taxi, ma qui la gente è matta.
Un ombra si stagliò davanti a me, mi girai è vendo un uomo che mi guardava, mi sento un po’ in soggezione sotto quello sguardo
<> lo guardo un po’ stranita, lui se ne accorge e si gira e indica qualcosa dietro di lui
<> io guardo il taxi che l’uomo sta indicando
<> faccio arrossendo
<> mi sorride rassicurante, non so se fidarmi o no, un altro uomo si avvicina a quel taxi sta per entrarci dentro
<> fa l’uomo difronte a me indicandomi, l’altro in modo molto arrogantemente risponde
<> lo guardai malissimo sto per alzarmi è risponderlo male ma vengo anticipata
<> disse tutto questo con una calma e un educazione che mi fece fidare di lui.
Vedo uomo uscire dal taxi tutto imbufalito e guardare male tutte e due è andarsene
<> lo guardo sorridendo, mi alzo, e lui prende la mia valigia e ci incamminiamo verso il taxi, mi accomodo dentro aspetto che anche lui entri in auto, appena si accomoda accende il motore e partiamo.
La corsa inizia, guardo fuori il finestrino e vedo che è tutto diverso dal mio paese e mi accorgo sempre di più di aver fatto forse un passo fin troppo grande per me
<> la voce dell’uomo mi fa ritornare alla realtà
<> lui lo prende e lo guarda
<> faccio un respiro profondo oggi mi sento molto agitata.
La macchina si ferma e l’uomo si gira verso di me
<> e scende per aprire il porta bagagli, scendo anche io e vedo davanti a me un palazzo non di recente costruzione, e con i mattoni a vista e di lato una vecchia scala anti incendio  
<> faccio indicando il palazzo, lui annuisce e mi porta il bagaglio fino al portone che si arrivava salendo alcuni gradini, mi rigiro verso di lui e gli pago la corsa
<> fa l’uomo salendo sull’auto, io mi giro
<> e gli sorrido
<> mi saluta e se ne va, io mi rigiro verso il portone, cerco i campanelli quando li individuo, vedo di trovare il cognome che mi serve, quando lo trovo suono e aspetto che qualcuno risponde
<> la voce che esce dal citofono e di uomo
<> dico cortesemente
<>                      
<> si vede che sono un po’ tesa
<> e sento il portone aprirsi, apro la porta e noto subito che non c’è l’ascensore, andiamo bene, guardo male il mio bagaglio, lo prendo è inizio ha salire, mi guardo anche in torno, i muri interni del pazzo sono di un bianco panna e le scale sono di marmo con la rampa di legno chiaro anche le porte degli altri appartamento sono di colori chiari, mi piace è tutto molto luminoso.
Arrivo al piano e vedo subito un uomo di mezza età
<> fa l’uomo ridendo,
<> dico con il fiatone, mi avvicino e appoggio il baglio per terra e gli allungo la mano
<> lui me la stringe di rimando
<< e un piacere mio signorina Hearts>>, sciogliamo la stretta di mano e lo vedo avvicinarsi alla porta di fronte a lui
<> fa prendendo una chiave dal suo cardigan, apre la porta, e mi fa il segno di entrare, prendo la valigia ed entro.
Davanti a me si staglia un soggiorno-entrata, appoggio la valigia e inizio a gironzolare, l’appartamento è già ammobiliato, il salotto è la prima stanza che mi si staglia davanti, un divano di pelle marrone era al centro della stanza difronte c’era una mobile di legno con sopra una televisione e una pianta di plastica accanto al mobile, dietro al divano c’era un tavolo lungo per almeno 6 persone di legno scuro, le pareti erano di un marroncino chiaro e appesi c’erano dei quadretti con rappresentati dei fiori, poco più avanti si apriva un corridoio che sicuramente portava alle camera e al bagno.
Prima di entra nel corridoio, entro in un'altra stanza, che era la cucina, abbastanza spaziosa direi i banconi circondavano quasi tutta la stanza, era di un colore rosso laccato e i vari  elettrodomestici erano di metallo grigio, mi piaceva molto come combinazione, e al centro c’era un piccolo tavolo di legno bianco più piccolo di quello del soggiorno era solo per 4 persone, e c’era anche un finestra dietro il lavandino che però affacciandosi, si vedeva il palazzo di fronte a questo, la cosa sminuiva un po’ tutto.
Esco dalla cucina e vado verso il corridoio, la prima cosa che vedo sono due porte che sono una di pronte all’alta e un’altra porta che sta poco più in fondo, decido di avvicinarmi alla parta più in fondo la apro e come avevo inudito era il bagno, era di media grandezza c’era una vasca apposta della doccia e questa cosa non mi piasse molto, vedendo che adoro la doccia, chiusi la porta e mi avviai verso la stanza, decisi che la mia doveva essere quella di sinistra, non mi chiesi a cosa servisse l’altra, e non mi interessava saperlo, la apri e una folata di serenità di avvolse, si era la stanza giusta, andai subito verso la finestra, il panorama che si ammirava per fortuna non era come quello che si vedeva dalla finestra dalla cucina.
Si ammirava la strada difronte, in quel momento era molto trafficata di gente, e si poteva vedere anche bene il cielo, si mi piaceva, girai lo sguardo per la stanza, c’era un letto a una piazza e mezza, una scrivania e un armadio tutte e tre di legno bianco laccato, e le pareti erano di un bianco panna,
<> sento la voce del signor Wolf arrivare da dietro le mie spalle, mi giro e lo trovo davanti alla porta di quella che sarà la mia stanza
<> e gli sorrido, poi noto che tra le sue mano c’era la mia valigia
<> lui scuote la testa è appoggia la valigia vicino al letto
<> e mi passa un porta chiavi molto semplice con infilate due chiavi una più grande e una più piccola
<> e le appoggio sul comodino
<> dice uscendo dalla camera, io gli vado dietro e arriviamo alla porta d’entrata
<> apre la porta e si dirige verso le scale
<> dico e lo saluto con la mano e chiudo la porta, faccio un respiro profondo e mi rimbocco le maniche, tutto inizia ora.
Dopo aver sistemato, decisi di andare a farmi un giro per il quartiere per conoscere un po’ la zona.
Presi la borsa e le chiavi, misi il piumino, e uscii dall’appartamento, chiusi la porta a chiave e scesi le scale di corsa, ero abbastanza tesa, avevo paura di cosa mi sarebbe successo se avessi aperto quel porto, era la prima cosa che facevo da sola, c’era sempre mia madre con me, ora invece no, lo apro ed esco fuori, l’aria si era fatta un pochetto gelata, mi coprii meglio con piumino e iniziai a camminare.
Le strade erano piene gente, mi guardai in torno non volevo perdermi per poi non riuscire a ritrovare la strada per tornare in dietro, presi come punto di riferimento un negozio di giocattoli che era di fronte al palazzo, lo guardai bene così poi al ritorno sapevo di aver preso la strada giusta, ricomincia a camminare, la via dov’era il mio appartamento era piena di negozi, mi fermai ha guardare tutte le vetrine che mi capitavano d’avanti.
All’improvviso iniziarono a cadere piccole gocce di pioggia che divennero immediatamente un forte temporale, non avendo l’ombrello inizia a correre sperando di trovare un riparo da qualche parte, ma non mi accorsi che più correvo, più mi allontanavo dalla strada che conduceva all’appartamento, mi accorsi di questo solo nel momento in cui trovai un piccolo riparo sotto una tettoia e guardandomi in torno vidi che i negozi e palazzi che erano in torno a me non erano quelli che erano vicino dove abitavo, e questo mi fece venire un forte senso di panico, non sapevo cosa fare, presi il cellulare forse potevo chiamare qualcuno, ma mi ricordai che non avevo chiesto il numero di telefono al signor Wolf, rimisi subito il cellulare in borsa e presi ha fare respiri profondi non potevo andare in panico proprio in quel momento, prima cosa ero bagnata e dovevo asciugarmi se non volevo prendermi un malanno, seconda cosa non avevo un ombrello e dovevo recuperane uno in qualche modo e terzo dovevo trovare un posto migliore per ripararmi se non volevo prendere ulteriore pioggia, così con un po’ di positività in più inizia ricamminare per riuscire a realizzare uno dei miei tre obbiettivi che avevo stabilito.
La pioggia non vuole proprio smettere, e quella poca positività che avevo stava svanendo passo dopo passo, forse dovevo rimanere sotto quella tettoia ho sbagliato a muovermi di li, mentre pensavo a quando ero stata cretina, con la coda dell’occhio vidi dall’altra parte delle strada una enorme vetrata, e da questa irradiava una luce che si estendeva per tutta la strada, curiosa mi avvicinai, per curiosità guardai attraverso la vetrata, sulle parati c’erano dei quadri che presentavano tazze da tè, e su delle mensole facevano bella mostra altre tazze da tè di tanti colori, forme e fantasie diverse, l’ambiente era abbastanza grande, un enorme bancone di legno era disposto nella parte più interna, intono un po’ sparsi, c’erano dei tavolo con la stessa tonalità di colore del bancone, c’era anche parecchia gente, sicuramente per colpa della pioggia si sono rifugiati lì, a per prendersi qualcosa di caldo, mentre stavo rimuginando su queste cose, e guardando ancora più attentamente l’interno del locale non mi accorsi di qualcuno che mi si era vicinato
<> presa dalla sprovvista mi girai verso la voce, davanti a me c’era una ragazza poco più alta di me con dei fluenti capelli rossi che gli incorniciavano il viso, vedendo che ero rimasta ha fissarla come una stupida mi prese per un braccio e mi fece entrare dentro il locale
<> la vedo allontanarsi, segui il suo consiglio e mi sedetti al primo tavolino libero che trovai, e notai che alcune persone si sono girate ha guardarmi, sicuramente come ero combinata non ero un bello spettacolo, abbassai la testa per non farmi vedere bene in viso, mi sentivo un po’ in soggezione.
Un asciugamano si poso sulla mia testa
<> senti la sedia vicino alla mia spostarsi sicuramente la ragazza si era seduta
<> e prese ad asciugarmi la testa, senza che io le dissi niente, arrossi, nessuno era mai stato così gentile con me figurati uno sconosciuto
<> dissi a bassa voce sperando che la ragazza mi avesse sentito
<> mi asciugò un altro poi i capelli, ma poi una voce la richiamo, si alzo
<> io alzai finalmente la testa e la vidi avvicinarsi al bancone, c’era una donna che poteva avere l’età di mia madre, che sentendosi osservare alzo lo sguardo verso di me e mi sorrise con dolcezza, io un po’ timidamente la ricambia
<> mi fa la ragazza porgendomi la tazza, la presi e guardai il contenuto
<> continua sorridendo incoraggiandomi ha berne un sorso, lo avvicinai alle labbra e lo iniziai a bere, il thè classico non mi era mai piaciuto ma questo aveva un sapore molto più dolce di quelli che avevo assaggiato in passato, lo bevvi molto volentieri e poi era così caldo, avevo preso troppa pioggia sentivo i miei arti infreddoliti
<> io alzo lo sguardo vero si lei
<> e ripresi a bere, lei si alzo
<> io con un po’ di sconcerto, stavo per replicare ma lei mi fece un gesto con mano e ritornò al suo lavoro.
Dopo aver fino di bere mi alzai, volevo vedere come era ridotta la mia faccia e recuperare il recuperabile, vedendo che la ragazza era occupata a servire ad un tavolo mi avvicino alla signore al bancone
<> la donna rivolse lo sguardo verso di me
<> la ringrazio con un cenno del capo e mi avvicino dove mi aveva indicato, giro l’angolo è trovo subito il bagno femminile ci entro e mi dirigo immediatamente vero il primo specchio che mi si para d’avanti, mi inizio ha specchiarmi, pensavo peggio, il trucco è un po’ colato ma non troppo, la vera tragedia sono i mei capelli sembrano paglia neanche asciugandoli con l’asciugamano ha servito a qualcosa, prendo dei fazzolettini dalla borsa e dolgo il trucco in eccesso, predo l’elastico che avevo stamattina e mi rifaccio di nuovo una coda almeno per non far vedere troppo la schifezza che si sono fatti, forse ho sbagliato ad aver sciolto la coda.
Esco dal bagno ora mi sento un po’ meglio, mi avvicino alle vetrate, la pioggia e un po’ diminuita ma ora il mio vero problema è come ritornare indietro, vedendo che mi sono persa
<> dal riflesso rivedo la ragazza gentile di prima
<> le dico continuando a guardare fuori
<> vedo la sua espressione cambiare ora era diventata preoccupata
<> mi sta vedendo da piangere, mi tremano anche le mani
<> e mi alza il viso con un dito messo sotto il mio mento
<> annuisco e con la manica ancora bagnata del maglioncino asciugo il viso
<> mi fa incoraggiandomi, io prendo subito la borsa per trovare il portafoglio, ricordandomi che avevo il bigliettino con l’indirizzo sopra, ma guardandoci dentro noto che non c’era più
<> lei mi guarda stranita
<> mi viene all’improvviso una illuminazione
<> faccio sperando che la ragazza capisce a cosa mi riferisco
<> io annuisco ho come la paura che non sia l’unico palazzo così in questa città
<> fa sorridendomi e poi guarda l’orologio
<> allargo gli occhi dalla sorpresa
<> mi fa sentire soggezione tutta queste gentilezza
<> le sorrido e rimango ad aspettare la fine del suo turno.
Stiamo camminando non dà molto, lei si è cambiata ora è vestita molto più sportiva di prima
<>
<> le sorrido, lei ricambia
<> sono contenta di poter far subito nuove conoscenze così sicuramente mi sentirò meno sola
<> lei mi guarda bene
<> guardandola bene, anche a lei le darei di meno
<> annuisco
<> sono molto contenta di essere riuscita ad entrare in quella facoltà, lo volevo tanto
<> mi prende in giro scherzosamente
<> dico facendo il gesto con le dita, e scoppiamo a ridere entrambe
<> ripenso al sapore che aveva
<> lei sorride contenta a questa mia affermazione
<> non capisco cosa sta dicendo
<>
<> fa un’espressione pensierosa
<> non capisco veramente dove voleva andare a parare
<> e sorride soddisfatta a questa affermazione
<> questa cosa non l’avevo capita pensavo che lei lavorasse solo come cameriera
<> il suo sorriso diventa ancora più raggiante in più arrossisce e mi guarda sottocchio e come se mi avesse detto uno dei suoi segreti più nascosti
<> chiedo curiosa
<> siamo talmente immerse nel nostro discorso che non ci accorgiamo di essere arrivate davanti al mio palazzo
<> non mi ero neanche accorta di essere già arrivata, guardo verso il palazzo è sorrido
<> e li salto addosso abbracciandola, poi mi accorgo del gesto mi distacco subito arrossendo
<> abbasso la testa e mi maledico
<> e ridacchi del mio rossore
<> dico per poi iniziare a salire le scale
<> mi giro per vedere cosa mi vuoi dire
<> porge la sua mano aperta verso di me, io guardo la mano e poi guardo lei
<> anche se sono titubante glielo porgo, lei lo prendo e ci scrive qualcosa e me lo porge di nuovo
<> sta per fare i primi passi per andarsene però gira la testa verso di me
<> e ne se va facendomi rimanere molto felice
<> grido per farmi sentire e vedo la sua mano alzarsi e salutarmi, quando la vedo girare l’angolo salgo l’ultimo scalino ed entro dentro il portone, mi sento molto più positiva, l’angoscia che aveva questa mattina è un po’ sparita, forse questo trasferimento non è stato così sbagliato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** 2 ***



Mi svegliai molto tranquillamente quella mattina, anche se il letto era un po’ scomodo, mi dovevo solo abituare al materasso, mi alzai e guardai l’orologio erano ancora le 9 e io non sapeo che fare, rimettermi ha dormire non era il caso perché sicuramente non mi sarei mai riaddormentata.
Mi avvio verso il bagno, mi guardo allo specchio del lavandino, anche se avevo dormito i miei occhi ero stanchi si vedevano soprattutto le occhiaie, mi lavai la faccia con dell’abbondante acqua gelata presi un asciugamano mi asciugai velocemente, ma un rumore strano mi fece bloccare, non capii da dove arrivava, poco dopo ci fu uno ancora più forte, addrizzai le orecchie e provai ad avvicinarmi a quel rumore, e notai che arrivava dalla cucina, ma chi cavolo c’era nella mia cucina, mi avvicinai quatta quatta, mi affaccia alla porta e quello che vidi mi sorprese, c’era qualcuno, che stava trafficando con lì, c’erano anche due piatti sul piccolo tavolo, guardai meglio la persona che si era introdotta nella mia cucina e vidi che era un ragazzo, non poteva essere altrimenti, era abbastanza alto con delle spalle ampie che si vedevano benissimo dal maglioncino chiaro che indossava, aveva dei capelli corti ondulati di un marrone scuro.
Mi alzai dalla posa quatta in cui ero, entrai anche io in cucina, volevo capire che cavolo ci faceva questo essere li
<> quasi lo gridai, e lo feci spaventare al tal punto che quello che ha nella padella, li si stava rovesciando a dosso, ma per fortuna per lui lo prese al volo, e poi si girò verso di me
<> fece tranquillamente sorridendomi anche
<> mi stavo seriamente arrabbiando, lui mi guardo sorpreso dalla mia reazione
<> mi sta prendendo per culo
<> mi avvicinai di più, cavolo e molto più alto di me, e gli puntai il dito contro
<> che cavolo sta dicendo questo individuo
<> non ci sto capendo niente
<> mi guarda con uno sguardo mortificato, non avevo notato ma a degli occhi molto belli un misto di marrone e verde 
<> lo vedo annuire, così decisi cosa devo fare, mi girai me ne andai dalla cucina, sento che lui mi sta inseguendo, devo chiarire questa situazione.
Usci da casa quasi correndo, non mi interessa se ero in ciabattine o in pigiama, il signor Wolf mi deve delle spiegazioni.
Arrivo al secondo piano, e vado dritta alla sua porta e suonai, sento che il ragazzo è alla mie spalle, ad aprire non era lui, ma sua moglie, che mi guarda prima stranita ma poi come se si fosse ricorda mi sorrise
<> dice gentile
<> lei apre di più la porta e mi fa entrare poi dopo la sento quasi gridare dalla contentezza
<> mi giro e la vedo abbracciare il ragazzo che ora come ho capito si chiama Peter  
<> lui ricambia l’abbraccio, si conoscono molto bene
<> lui scoglie l’abbraccio e sorride teneramente alla signora
<> mentre loro parlano sento arriva qualcun altro, mi rigiro e di fronte a me c’è il signor Wolf che guarda sia me che Peter
<> sto per rispondergli male, ma quel Peter e più veloce di me
<> sul viso del signor Wolf nasce un’espressione dubbiosa
<> disse riferendosi a me, io scuoto la testa e continuo ha guardarlo male
<> e ridacchia, sto di nuovo per rispondergli male ma si mette in mezzo ancora quel tipo
<> e si rigira verso il signor Wolf sorridendoli e dandoli una pacca sulla spala
<> la signora Wolf si avvicina a noi e ci invita con un gesto verso la sala da pranzo.
Non pensavo che la cosa si potesse risolvere così, anche se per me non è risolta per niente, io di quello non mi fido, e non lo voglio avere in casa mia
<> la voce della signora Wolf mi fa riprendere dai miei pensieri
<> le sorride lieve e rimette sul tagliere il pezzo di torta che mi stava passando
<> rimango un po’ per la confidenza datami così facilmente
<> il suo sorriso gli si allarga
<> annuisco
<> Lucy mi guarda sorridendo
<< che università hai scelto>> nello stesso momento che Lucy mi fece la domanda un'altra paio di occhi si sono voltanti nella nostra direzione
<> e sorrido solo al pensiero di iniziare questa nuova esperienza
<> giro la testa e vedo quello fissarmi
<> chiedo con titubanza oltre a casa anche lì lo devo sopportare
<> me lo dice sorridendo, lo devo ammettere e proprio un bel ragazzo ma non capisco perché mi stia così antipatico
<> dice tutto orgoglioso il signor Wolf
<< non potrò mai diventare come lui-e quando lo dice il suo occhi si appannano di tristezza – almeno vorrei arrivare ad diventare un decimo suo>> l’aria intorno a noi era iniziata a diventare pensante, passo lo sguardo anche su Lucy e la vedo con gli occhi lucidi, doveva conoscere il nonno di lui per avere questa reazione
<> annuisco soltanto
<> stavo accendendo un pezzo di muffin e a quella affermazione mi ha fatto andare in boccone di traverso
<> e Lucy mi passa un picchiere di succo lo bevo tutto in un fiato, e poi guardo malissimo quel coso, che invece di intimorirsi mi sorride, con un sorrisetto consapevole
<> e così finimmo la colazione, con un silenzio surreale, anche se non lo guardavo sentivo ancora i suoi occhi su di me.
Finita la colazione e dopo aver salutato e promesso a Lucy che sarei ritornata per una fetta di torta e un caffè, ritorniamo indietro, sto per aprire la porta ma vengo fermata da quello che mi mette una mano sulla spalla
<> io mi giro e ci guardiamo, faccio un sospiro profondo
<> il suo sguardo si allarga
<> e ridacchia nervosamente, mi rigiro per aprire la porta ma lui mi ferma di nuovo
<> annuisco e ci incamminiamo verso il divano, sedendoci uno accanto all’altro
<> io guardo la sua mano e all’ungo la mia
<> e la stringo
<> ogni volta che nominano la mia facoltà mi viene un brivido di calore lungo la spina dorsale
<> lo vedo avvicinarsi
<> io avvampo e mi allontano un po’
<> e questa cosa la penso da tempo ogni volta che leggevo quel libro mi arrabbiamo con quel personaggio, ma dico come puoi prima comportati in un modo e poi in un altro a me piace la coerenza
<> e lo vedo annuire
<> e inizio a giocherellare con i capelli, mi imbarazzo parlare di queste cose, sono emozioni troppo profonde
<> e molto contento di aver indovinato qualcosa sul mio conto
<> dico imbarazzata
<> a questa domanda non so se risponderli o meno, vedendo il mio titubare
<> sospiro, anche se me lo avrebbe chiesto, lo stesso non faccio leggere le mie cose ad uno sconosciuto
<> alla fine cedo
<> e cala di nuovo il silenzio, non molto piacevole, almeno per me
<> lo vedo rialzare li occhi e riportarli su di me
<> e rivedo di nuovo quella patina di tristezza, non lo so perché lo faccio ma gli accarezzo leggermente il volto
<> lo vedo abbassare lo sguardo
<<è morto 2 anni fa, un infarto nella notte, non si è potuto fare niente>> mi avvicino di più e provo ad abbracciarlo ma mi sento un po’ imbarazzata vedendo che non lo conosco quasi per niente
<> vorrei dire di più ma non mi vengono le parole
<> scuote la testa, come se volesse togliersi qualche pensiero non gradito
<> si allontana da me, e si alza dal divano
<> volevo conoscerlo meglio, lui si ferma e si rigira dalla mia parte
<> adesso capisco
<> faccio un gesto di conferma con la testa, mi alzo anche io dal divano e mi dirigo verso camera mia per cambiarmi, invece vedo lui andare verso la cucina, non so se questa convivenza come andrà, ma dai propositi non la vedo tanto male.
Più camminiamo e più lo sto rivalutando, ho sbagliato ad avere quella prima impressione così brutta nei suoi confronti.
<> devo pure conoscere affondo la persona con cui vivrò
<> e fa un piccolo sorriso
<> lo sorrido di rimando
<> e rivolte lo sguardo verso il cielo, non so perché ho come l’impressione che questo ragazzo abbiamo un grosso peso sulle spalle o qualcosa che ha paura di far uscire fuori
<> lo vedo spostare di nuovo il suo guardo su di me
<> e fa un ghigno poco rassicurante
<> e gli faccio la faccia più minacciosa che posso, ma poi scoppiamo entrambi a ridere
<> lui smette di ridere e fa un faccia pensierosa
<> si gratta la testa imbarazzato
<> lo vedo strabuzzare gli occhi
<> scuota la testa energicamente per dargli il mio consenso
<> e gli faccio gli occhi dolci e lui scoppia di nuovo a ridere, e continuammo a ridere e scherzare così che non mi accordo di essere siamo arrivati davanti al “Draco”
<> dico con voce stupita guardando il locare che era dall’alta parte della strada, anche lui guarda dalla mia stessa parte
<> mi chiede curioso
<> senza accorgermi lo prendo per un braccio e lo tiro verso il locale, lui si fa trascinare senza dire niente.
Prima di entrare guarda dentro attraverso le vetrate e noto subito Ariel, ed entro, con ancora la presa al braccio di Peter, e mi avvicino a lei che non mi aveva ancora notata, nonostante il scampanellio della porta
<> faccio richiamando, lei si gira finalmente verso di me e mi sorride
<> e poi sposta lo sguardo sul ragazzo che tenevo a braccetto, guarda sia me e poi lui più di una volta e poi mi tira facendomi distaccare da Peter, si gira verso di lui
<> e mi tira di più verso di lei
<> me lo dice direttamente nell’orecchio forse per non far sentire niente a lui
<> non capisco quello che vuole intendere
<> io arrossisco di brutto e mi allontano bruscamente da lei
<> nel momento che sto per finire parlare si mette in mezzo lui
<> lo guarda ancora rossa in viso
<> non notando che sul viso di Ariel è spuntato un sorrisino, poco rassicurante
<> e mi indica con il dito, la guardo malissimo
<> lei rimane sorpresa, pensa davvero che fosse il mio ragazzo
<> fa rigirandosi verso di me
<> faccio, ma una voce la richiama
<> io guardo Peter anche lui guarda me e annuisce  
<> e dico indicando il primo tavolo che mi è cascato l’occhi
<> la vedo sorride e andare verso la madre, noi ci sediamo
<> dice Peter sopra pensiero
<> faccio guardando fuori la vetrata.
Qualcosa colpisce il tavolo e mi fa sobbalzare, ero troppo immersa nei miei pensieri
<> e rivolgo lo sguardo ad entrambi, non è la prima volta che me lo dicono, quando entro in trans e difficile farmi ritornare nella realtà
<> faccio riprendendo contatto con la realtà
<> mi alzo sentendo quattro paia di occhi guardarmi
<> li dico andando verso la porta, vedendo che non sento i loro passi mi giro verso di loro e noto che mi stanno fissando stralunati
<> loro si riprendono e mi seguono, va bene io sono strana ma questi due mi battono, e così finalmente andiamo a mangiare.
Il posto dove ci ha portanti Ariel e una paninoteca poco distante dal suo locale, era un locale semplice con un bancone e dei tavolini, e guardando in giro vedevo che c’erano solo ragazzi ad occupare i tavoli
<> dice Ariel indicandoci un tavolo libero, andiamo verso il tavolo e ci sediamo
<> fa Peter guardando i menù, anche io ne prendo uno, c’è molto scelta non so che prendere
<> deve essere una habitué di questo posto, non ha preso neanche il menù, un ragazzo si avvicina al nostro tavolo
<> poi lo vedo alzare lo sguardo, e i suo occhi iniziano ad illuminarsi non sono l’unica che se accorge
<> ah ecco ha una cotta per lei
<> e gli sorride amichevolmente
<> dice guardandoci
<> fa indicandoci con la testa
<> fa lui gentilissimo
<> faccio sorridendogli
<> anche lui gli sorride
<> fa molto amichevolmente
<> faccio e vedo che anche Peter annuisce alle mie parole
<> io lo guardo titubante
<> ci incoraggia Ariel, io e Peter ci guardiamo ma poi accattiamo, lui tutti contento dopo aver scritto delle cose sul taccuino se ne va.
Io guardo Ariel
<> lei scuotete la testa un po’ rassegnata
<> il suo sguardo diventa triste
<> vedo che alza lo sguardo verso Peter, e da triste è diventato rassegnato
<> e rivolge lo sguardo vero Jemmi che sta parlando con un uomo che sta al di là del bancone
<> è vero anche se io non l’ho mai provato, fa lo stesso paura
<> dice Ariel e la vedo ritornarle il sorriso,
<> fa sempre lei indicandomi con un dito con fare sospetto, vedo Peter sorridere
<> vedo la sua espressione farsi sempre più interessata
<> io guardo Peter e lui con lo sguardo mi fa capire che devo continuare io il racconto
<> vedo il suo sguardo spostarsi su Peter
<> dice giustificandosi
<> lui mi guarda con una faccia da cucciolo
<<è vero stavi nel mio territorio>> faccio con disappunto
<> sbuffo
<> la vedo scoppiare a ridere
<> anche Peter e scoppiato a ridere con lei
<> dico io scocciata
<> prova ha giustificalo Peter
<> e anche io sorrido
<> fa la conclusione per noi due Ariel
<> lo vedo sbuffare è guardarmi male, ma io gli dopo una pacca amichevole sul braccio e gli sorrido rassicurante, nel frattempo arriva Jemmi con i nostri panini
<> e ritorna al bacone dopo aver sorriso ad Ariel.
Guardo il mio panino, lo pravo e vedo che c’è dentro del prosciutto crudo e della mozzarella filante e nient’altro, già lo so che mi piacerà, poi vedo che anche Peter apre il suo e all’intero c’è il prosciutto come il mio con aggiunta di pomodoro e insalata e mozzarella, invece quello di Ariel non saprei proprio descriverlo
<> chiedo ad Ariel guardando strano quel coso che si stava per mangiare
<> la mia faccia sarà diventata verdognola perché mi guarda preoccupata
<> fa Peter dandomi dei colpetti sulla schiena per farmi riprendere dalla schifo
<> e poi si addenda quel coso.
Iniziamo a mangiare, ma mi sento continuamente osservata, noto Jemmi guardare sempre dalla nostra parte, poverino non vorrei stare nella sua situazione
<> chiedere Peter facendomi ritornare a guardare verso di loro
<> io arrossisco alle sue parole
<> dico gesticolando ancora rossa
<> dice Ariel verso Peter, che mi prende per una guancia e me la tira ma gli arriva uno schiaffone sulla mano
<> e scoppiamo a ridere tutte e tre.
Finiamo di mangiare, stiamo per andare a pagare
<> sia io che Ariel guardiamo Peter
<> faccio e vedo lei annuire per darmi ragione
<> la sua faccia e determinata
<> faccio alla fine uscendo dal locale e con me viene anche Ariel
<> fa rigirandosi e sorridendo guardando
<> dico guardando avanti a me e sorridendo alla stupida che sono stata a giudicarlo subito male.
Riaccompagniamo Ariel al locale
<> chiede prima di aprire la porta ed entrare
<> fa Peter, poi la vedo guardare me
<> e mi guarda intensamente
<> dico con un po’ di soggezione
<> vedo lui annuire e poi ci saluta con la mano ed entra
<> dice Peter con un po’ di ironia
<> e ci incamminiamo vero l’appartamento.
 Guardo l’orario forse era ora di vestirsi per andare di nuovo da Ariel, vado verso la mia camera e vedo Peter uscire dalla sua
<> chiedo, lui si accorge di me e annuisce, sta per uscire dal corridoio ma poi si ferma
<< che stupido>> lo vedo ritornare verso di me
<> anche io mi ero dimenticata di dargli il mio, entro in camera e lo prendo e glielo porgo, lo vedo scrivere
<> gli faccio uno squillo è lui lo aggiunge in rubrica
<> e mi saluta con la mano
<> il grido rimbomba per tutto l’appartamento, lo sento ridere finché la porta di entrata non si chiude.
Neanche apro la porta del locale che mi ritrovo spinta letteralmente dentro ed un affannata Ariel mi guarda con degli occhi speranzosi
<> dice, la vedo abbastanza affaticata
<> mi riprende e mi tira dietro il bancone
<> vedo prendere qualcosa da un cassetto
<> chiedo curiosa
<> e mi passa un grembiule bianco con scritto sopra il nome del locale
<> e vedo i suoi occhi illuminarsi, mi sta per dire una cosa, ma vedo uscire dalla porta che dietro al bancone una donna
<> e la vedo guardarmi
<> e vedo gli occhi della signoria squadrami
<> mi sento un po’ in soggezione, ecco da chi ha preso
<> fa annuendo con vigore
<> fa lei presentandomela
<> faccio io cortesemente
<> e mi sorride, forse non gli sto antipatica
<> dice scuotendo la testa
<> e vedo la madre pensarci su o fa per finta di pensarci perché subito dopo,
<> il faccino di Ariel mi fa venire da ridere
<> e vedo Ariel mettersi dietro di me e coprirsi dalla sguarda della madre
<> e la sento ridacchiare, mi giro e la guardo male, ma lei si sposta da me e alza le mano con fare innocente
<< ha accettato da sola- poi guarda di nuovo me- mettiti il grembiule>> ed io eseguo i suoi ordini
<> e me lo passa con insieme una penna
<> io annuisco e riguardo Ariel che se le svignata, sospiro mette la mia borsa dietro il bancone, ritorno dalla parte esterna e aspetto il prossimo cliente, questa è la prima volta che lavoro anche se sarà solo per oggi, ma ho paura di sbagliare qualcosa, nel frattempo che aspetto noto uno dei menù sul bancone, lo apro, è inizio ha leggero, non pensavo che ci fossero tanti tè e di così tanti gusti diversi poi.
Ero troppo distratta dal menu che non senti il scampanellio della porta, Hanna con un colpo di toste mi fece alzare la testa da quello che stavo leggendo, e con gli occhi mi indicò di girarmi, e appena lo feci, lo stomaco si chiuse, il cuore iniziò a battere furiosamente, il respiro mi era andato in gola, d’avanti a me c’era l’uomo più bello che avessi mai visto, alto non saprei precisamente quando, spalle ampie, petto largo, gambe ben messe, vestito con un completo nero che li stava divinamente, capelli di un marrone-bronzeo e la pelle molto chiara e quando alzo gli occhi su di me, il mio mondo si capovolse e annegai in quel mare di verde, non capisco che mi prende non mi sono mai sentita così davanti a nessuno, chi è questa persona e perché non riesco ha toglierli gli occhi di dosso.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** 3 ***


Il mio sguardo rimase fisso nei suoi occhi, qualcosa adombrava quel bellissimo verde.
Il tossire di qualcuno mi fece ritornare alla realtà, notai Hanna che mi guadava male
<< vuoi metterti a lavoro, servi il cliente che è entrato >> io annuisco furiosamente e mi rigirai, ma lui non c’era più, mi guardai in torno ma non lo vedevo, e di nuovo Hanna mi riprese
<< e seduto lì >> e mi indicò con la testa un tavolino che era quasi nascosto, guardai da quella parte, e notai che era già seduto, e ha differenza di prima adesso indossava un paio di occhiali da vista che lo rendeva ancora più bello, deglutì presi il taccuino e mi diressi verso di lui.
Arrivai al suo tavolo, ero molto agitata non sapevo come approcciarmi, provai a fare un respiro profondo e alzai gli occhi su di lui
<< cosa ordinate >> chiesi, e mi accorsi che la mia voce stava tremando, e non solo quella, ero tutto un tremolio
<< un tè classico >> disse alzando lo sguardo su di me, non saprei descrivere veramente in quel momento cosa sentii, ma quella voce così calda e roca mi fatto arriva un brivido caldo che mi ha percossa tutta, scrissi velocemente il suo ordine, e mi direzionai verso il bancone, anche se non so come riuscii a camminare dopo tutte quelle emozioni
<< un tè classico >> faccio ad Hanna, lei mi guardo attentamente mi fa un mezzo sorriso e se ne va a preparare quello che gli ho chiesto, sicuramente ha capito che sono rimasta colpita da quel l’uomo.
<< Oh oh è venuto anche stasera >> alla mia sinistra appare Ariel con un vassoio in mano e due tazze vuote, che appoggia sul bancone
<< lo conosci per caso >> forse lo chiesi con troppo trasporto, perché mi fece lo stesso sorriso della madre
<< diciamo che lo conosco >> vuole fare per caso la misteriosa, o se la vuole tirare vedendo il mio troppo coinvolgimento, non so cosa vide sul mio viso, perché anche la sua di espressione cambiò  
<< va bene, lo conosco solo di vista, viene quasi tutte le sere, forse lo fa dopo aver finito di lavorare perché è sempre vestito così >> e mi rigirare verso di lui, ora stava leggendo dei fogli, forse centravano con il suo lavoro
<< fa sempre così legge dei fogli, si beve il tuo tè e se va >> la sento guardarmi
<< e la persona più affascinante che entra in questo locale, il resto sono tutte vecchie >> fa sconsolata, mi rigiro verso di lei, le sorrido per fargli coraggio e gli do anche una pacca sul braccio
<< voi due invece di fare le comare lavorate, tu-indica Ariel- finisci di pulire i tavoli e poi se vedi bene sono arrivati altri clienti, e tu-indica me- porta questo a tè a quel bel uomo >> e poi mi fa un occhiolino, e ritorna anche lei ha lavoro.
Prendo in mano la tazza e la metto su un vassoio e prego che non mi si rovesci, con passi calmi e calcolati arrivai al tavolo, lui mi sente arrivare e sposta le carte, prima che le spostò notai che sembravano carte di piante di case, forse faceva l’architetto, con calma presi la tazza e la posai sul tavolo
<< scusi l’attesa >> dissi e gli sorrisi arrossendo, perché sento le guance calde, mi rigirai è tornai al bancone, mi appoggia lì e di sottocchio lo guardai, prese la tazza con un mano e se la portò alla labbra e prese un sorso e nel frattempo guardava ancora quei fogli, mi fissai sul suo modo di come sulle sue labbra si appoggiavano alla tazza, e secondo me era la cosa più sensuale che abbia mai visto, e rimuginando su questo pensiero arrossii ancora di più di quando già lo ero.
Il tempo passo troppo velocemente, e ho scoperto di essere abbastanza brava come cameriera, non ho rovesciato neanche un tazza, dico che il tempo passò troppo velocemente perché, dopo un po’ notai quel uomo alzarsi dal tavolino aggiustare le sue cose nella valigetta e andare verso il bancone, guardai tutti i suoi movimenti avevo una voglia matta di avvicinarmi al bancone, ma stavo servendo una signora e non potevo, lo vidi pagare e poi andare verso la porta, in quel momento ho avuto un tuffo al cuore e lo stomaco si era chiuso, e ho sentito una paura assurda che se usciva da quella porta non lo avrei mai più rivisto, però lui fece qualcosa che mi sorprese prima di aprire la porta si girò dalla mia parta mi guardò, fece un gesto con la testa, aprì la porta e se ne andò.
Continuai a guardare verso la porta, il mio sguardo non voleva spostarsi da li
<< signorina tutto bene >> una voce mi riscuote, giro la testa verso dove arriva la voce e vedo la signora che stavo servendo che mi guarda preoccupata
<< si signora tutto bene >> dico per rassicurarla per poi allontanarmi e ritornare vicino al bancone, mi appoggio su di esso, e non so che pensare, mi sento strana, l’arrivo di quell’uomo mi ha scombussolata totalmente senza che io me ne accorgessi
<< terra chiama Selene >> una mano mi svolazza davanti al viso, la tolgo con uno schiaffo poco delicato
<< ahi potevi fare più piano >> disse prendendosi la mano e massaggiandosela con l’altra
<< tu potevi evitare >> faccio ancora pensierosa, le mi fissa
<< ma che hai sei strana >> la guardo a mia volta
<< no, mi fa solo male la testa >> mento spudoratamente, non voglio far capire cosa ho ora dentro, se neanche io ho capito che mi sta succedendo
<< ti vado a prendere qualcosa >> nego con la testa, poi noto una signora che richiama la nostra attenzione
<< io vado a vedere che le serve >> e mi allontano sentendo ancora gli occhi di Ariel su di me, ho come la sensazione che avrò un terzo grado tra adesso a qualche ora.
Come avevo previsto il terzo grado iniziò fin troppo presto per i miei gusti
<< si può sapere che ti prende all’improvviso >> stavo pulendo una dei tavolo, Hanna aveva voluto chiudere prima oggi
<< non so a cosa ti riferisci >> dico continuando a pulire, le mi prende lo strofinaccio che avevo in mano e lo butta da una parte
<< ehi >> faccio mi stavo innervosendo
<< quando parlo voglio che la persona mi guarda in faccia >> era a un palmo da me
<< cosa vuoi non ti capisco >> non volevo innervosirmi per cazzate
<< lo so che non ci conosciamo ancora bene, per questo ti vorrei capire >> sopirò
<< cosa vuoi capire di me, sentiamo >> senza rispondermi indica con la testa il tavolo
<< siediti, faccio un tè veloce così parliamo tranquillamente >> faccio ciò che mi dice e mi siedo mentre lei va verso il bancone, non ho mai parlato veramente di me con nessuno, ho un po’ paura.
Poco dopo arriva con due tazze fumanti di tè e qualche dolcetto, appoggia il vassoio sul tavolo e mi passa una delle tazze
<< spero che ti piaccia e una nuova invenzione di mia madre >> io guardo il liquido all’interno della tazza in modo sospetto
<< non ti preoccupare non ti voglio avvelenare >> non so se crederle
<< allora io e te abbiamo un discorso da fare >> distolgo lo sguardo dalla tazza e lo rialzo di nuovo su di lei
<< cosa vuoi sapere >> faccio, questa ragazza anche se la conosco da poco, sento che può essere imprevedibile
<< sarà un tranquilla chiacchierata tra amiche che si vogliono conoscere meglio >> e mi sorride
<< va bene, inizio io e tu >> la vedo pensare e prende la tazza tra le mani e bere un sorso
<< io sono troppo curiosa >> io annuisco e faccio con la testa di iniziare
<< parlami di te in generale le cose che non mi hai detto di te e poi ti faccio io le domande >> ecco la parte più difficile, mi incoraggio mentalmente e inizio
<< da come ho capito vuoi sapere della mia vita prima di qui-la vedo annuire- sono la classica ragazza che è voleva andarsene dal suo paesino perché non ce la faceva più ha stare in mezzo a gente che non capiva la tua voglia di emergere, ho amato fin da piccola la letteratura, i libri erano i mie compagni quando mi sentivo sola, non ho mai avuto veri amici, solo conoscenti, mi fido poco della gente >> lei mi sorride
<< l’ho notato, anche io sono come te da un certo punto di vista, le batoste fanno male >> io annuisco e si fanno male
<< sono figlia unica, adoro sia mia madre che mio padre sono le persone più importanti della mia vita-la vedo girarsi verso il bancone dove è apparsa Hanna- penso che mi capisci bene- lei annuisce- sono stati loro ad incoraggiarmi ha realizzare il mio sogno di venire qui e di prendere letteratura se non fosse per loro non lo avrei mai fatto, avevo troppa paura >> ci guardiamo intensamente
<< per fortuna che hanno insistito se no noi due non ci saremo mai conosciute >> fa lei sorridendo raggiante
<< si, per fortuna >> le sorrido di rimando
<< ora parlo un po’ di me e poi passiamo alle domandi scottanti >> la guardo stranita che sarebbero ste domandi scottanti, mi appaiono davanti due occhi verdi come un prato d’estate, e arrossisco
<< sono sempre sta di qui, a scuola ero una frana mi sono diplomata per un pelo, i miei dopo un po’ hanno deciso di aprire questa teeria era sempre stato un loro sogno, e qualche anno fa, ci sono riusciti-poi vedo un sorriso triste apparire sul suo viso- mio padre è morto 2 anni fa-allargo lo guardo gli allungo la mia mano e le la afferra immediatamente- era malato aveva un cancro terminale i medici lo anno scoperto all’ultimo e non hanno potuto fare niente-mi stringe ancora più forte la mano-ho perso una delle persone più importanti della mia vita, però mi sono fatta forza anche per mia madre e mi sono rimboccata le manica e andare avanti, amici e una parola che non conosco soprattutto dopo la morte di mio padre-la vedo asciugarsi velocemente gli occhi con l’altra mano- e così siamo solo io e mia madre >> gli prendo anche l’altra mano, e stringo anche quella
<< adesso hai anche me >> la vedo addolcire lo sguardo
<< e tu hai me >> e stringe di rimando le mie.
Ci riprendiamo un po’ da queste confessioni, bevendo finalmente il tè che mi aveva portato, ne prendo un sorso, ha un sapore molto dolce, sento della mela e forse della cannella, prendo anche un biscotto, sono inebriata da tutti questi sapori e odori
<< adesso parliamo delle cose scottanti >> mi stavo per strozzando con il biscotto che stavo mangiando
<< che sarebbero scusa >> la vedo sorridere in modo strano
<< allora parliamo di ragazzi >> perché dobbiamo parlare proprio di questo argomento
<< vuoi sapere se ho mai avuto mai un ragazzo-la vedo annuire-la risposta e no >> il biscotto che stava per mangiare li cade dalle mani
<< come no, sei una bella ragazza ma sono ciechi da te >> faccio un sorriso tirato
<< diciamo che sono una massa di dementi, e poi io cerco l’amore anche se non mi sono mai innamorata >> mentre dico questa cosa, il mio stomaco mi stringe
<< come non ti sei mai innamorata >> scuoto la testa un po’ malinconica
<< sicuramente arriverà l’amore anche per te o pure è già arrivato >> e mi fa l’occhiolino e arrossisco perché so a chi si riferisce
<< ma non dire cavolate >>
<< l’ho notato come guardavi quel uomo >> abbasso la tessa e immagino che sono diventata talmente rossa che potrei far concorrenza ad un semaforo
<< era un bel uomo come si fa non guardarlo >> forse sto provando ha giustificarmi
<< non sembravano occhi che guardavano solo un bel uomo >> lo ammetto aveva ragione
<< e la prima volta che vedo un uomo così, mi ha affascinata >> non riesco a rialzare la testa mi sento troppo imbarazzata
<< come ti capisco anche a me è successo la stessa cosa >> alzo la testa di scatto, anche lei è rimasta affascinata da lui, nota il mio sguardo e si giustifica subito
<< non sto parando del tuo uomo- io abbasso di nuovo lo sguardo, lui non è il mio uomo anche se- 1 anno fa venne un altro uomo in questo locale, inizialmente pensai che era un tipo strano ma poi avvicinandomi e guardandolo negli occhi sono rimasta perduta >> e mio sguardo si rialza verso il suo
<< e la persona che parlavi oggi ha pranzo >> chiedo
<< si era lui, ma come ti ho detto non lo vedo da 1 anno, non so niente di lui >> i suoi occhi si intristiscono di nuovo, ma questa è una tristezza diversa
<< siamo nella stessa barca eh >> faccio provandola ha farla sorridere
<< mi sa proprio di si, sorella >> vedo che fa un sorriso sforzato, siamo proprio messe bene.
 Nono riuscivo a prendere sonno, sono in un dormiveglia fastidioso, penso ancora alle confidenze che ci siamo fatte io e Ariel, non potevo immaginare che potesse esistere qualcuno che potevo chiamare amica, e questa cosa mi fa sentire molto felice, sento la porta della mia camera aprirsi e qualcuno avvicinarsi al mio letto, anche se non ho preso sonno, sento le mie palpebre pensanti, e non riesco ad aprire gli occhi, per vedere chi è, ma posso immaginarlo, sento una mano accarezzarmi i capelli, e poi la porta chiudersi, mi sento fin troppo fortuna, sto conoscendo molte persone meravigliose.
Mi rigiro su un fianco, non riesco a prendere sonno, due occhi verdi prato mi si parano davanti alla palpebre, aveva ragione Ariel, l’amore è così, arriva quando meno te lo aspetti.
Non sono mai stata innamorata, ma quando ho visto quell’uomo, il mio cuore non smetteva di battere, e anche adesso lo fa al solo pensarlo, e grazie a lui mi addormento in un sonno profondo.
Un forte odore di caffè mi sveglia, non pensavo che alla fine, sarei riuscita a dormire, ieri ero troppo agitata, per tutte quelle cose che mi sono successe.
Mi alzo con un po’ di fatica vado in bagno, busso, vedo che nessuno mi risponde ed entro, mi butto letteralmente in doccia, l’acqua mi scorre sul corpo e i ricordi ritornano prepotentemente, due occhi stupendi, mi rendo conto che ieri grazie a lui che mi sono potuta addormentare, lo vorrei tanto rivedere.
Segui quell’odore di caffè, entrai in cucini, e vidi Peter che era tutto concentrato ha preparare la colazione
<< buon giorno >> lui si girò di scatto, anche questa volta non mi aveva sentito arrivare
<< giorno >> e appoggio sul tavolo due tazze di caffè e due piatti di frittelle, e dall’odore che emanavano, dovevano essere sicuramente buonissime.
Ci sediamo a mangiare, prendo il primo boccone, e il mio palato inizia a fare le feste, queste frittelle sono squisite.
<< Sono davvero favolose, sei un ottimo cuoco >>
<< non devi ringraziare me, ma mia madre, e lei che mi ha insegnato a cucinare >> e vedo che sul suoi volto nasce un bellissimo sorriso
<< sei molto legato a lei >> arrossisce leggermente
<< si e una donna forte, e l’unica che veramente crede in me >> mi alzo e lo abbraccio, lui mi ricambia, non sono mai stata così affettuosa con persone che conosco da poco, sinceramente l’aria di questa città mi sta cambiando.
Sciolsi l’abbraccio e riperdiamo a mangiare
<< che ne dici se questa mattina usciamo >> mi chiese Peter
<< va bene, e dove vuoi andare >>
<< ti voglio portare in un posto >>
<< di che posto si tratta >> mi stavo incuriosendo
<< e una sorpresa >> e mi fa l’occhiolino, prese i piatti sporchi e gli appoggiò nel lavandino
<< andiamo a vestirci >> e uscì dalla cucina, anche io andai nella mia camera, non ci misi tanto a scegliere quello che mi dovevo mettere, volevo essere comoda come sempre, jeans, felpa e una delle sneakers, guardai fuori dalla finestra, il tempo gli sembra buono, ma per sicurezza presi l’ombrello, sentì Peter bussare alla porta, presi la borsa e ci incamminammo.
Arriviamo in un quartiere molto caratteristico, la via che stiamo percorrendo è circondata da alberi, palazzine in stile anni 50, erano divise une della altre, da solo un ringhiera di fil di ferro, ed da un piccolo angolo della strada, si intravedeva un giardinetto con dei giochi per bambini.
Fin che non ci fermiamo davanti ad una casupola, i mattoncini rossi e il tetto verde, i rampicanti che si intrecciavano sulle vetrate, e la porta di ingresso, di un leggo scuro con intagliature di ghirigori e foglie, la facevano sembrava una tana di qualche folletto
<< ma dove siamo >> chiedo ancora più incuriosita di prima
<< dai entriamo >> mi aprì la porta, e così entrai.
All’interno atmosfera era molto rilassante, appena entra una folata di un odore, di pagine di libri vecchi e inchiostro, arriva sotto il naso.
Introno al me, c’erano scaffali e scaffali di libri, mi sembrava di stare in un sogno
<< come fai a conoscere questo posto >> chiedo entusiasta
<< seguimi e lo scoprirai >> ci addentrammo, e con mio stupore vidi l’ultima persona che potevo immaginare, seduto dietro una scrivani a leggere il giornale c’era il signor Wolf
<< Massimillian >> lo richiama Peter, lui alza gli occhi su di noi
<< ragazzi che bella sorpresa >> la vera sorpresa sinceramente e la mia
<< questo posto e suo >> chiedo ricominciando a guardarmi in torno
<< sinceramente e di mia moglie, solo che lei oggi non poteva, e sono venuto io ad aprire >>
<< Lucy è una grande appassionata di libri vecchi e antichi >> fa Peter non notando che io mi ero già allontanata, per guardare uno dei tanti scaffali
<< Selene dove sei >> io mi affaccia da uno scaffale
<< di qua >> ero troppo contenta, e lui vedendomi così, sorrise
<< me lo immaginava che ti sarebbe piaciuto >> quella è l’ultima cosa che ascoltai prima di immergermi in tutta quella meraviglia.
I libri non erano messi in ordine alfabetico, ma in modo sparso, si potevano trovare dei libri della letteratura classica accanto ai libri per bambini, storia di fantasia vicino a romanzi d’avventura, ma la cosa che mi scolpì di più, che nessuno di loro era di una nuova edizione, ma erano tenuti tutti molto bene, e avvicinandomi sentivo lo stesso odore che avevo sentito appena entrata, ma molto più intensamente.
Per un attimo mi si blocco il fiato, davanti ai miei occhi c’era una copia, di una stampa abbastanza vecchia di Orgoglio e Pregiudizio, ho paura anche di prenderla in mano
<< perché ti sei bloccata >> sento Peter avvicinarsi, e guardare dalla mia stessa parte
<< oh, hai trovato… >> vedo la sua mano avvicinarsi sempre di più
<< non toccarlo >> e la scaccio via in malo modo
<< una cosa così preziosa, bisogna solo ammirala, non rovinarla >> lui allarga gli occhi esterrefatto
<< ma ti rendi conto di cosa stai dicendo >> lo ignoro e continua a contemplare quella opera magnifica che ho davanti.
<< Se vuoi, te lo regalo >> la voce del signor Wolf, mi fece gira la testa di scatto
<< come scusi >> avevo paura di aver sentito male
<< ho detto se vuoi quel libro, prendilo >> allora non avevo sentito male
<< state scherzando >> lo vedo fare no con la testa
<< ma si rende quando vale quel libro >>
<< lo so benissimo, ma sta lì da troppo tempo >> la fa così facile lui, come può regale un libro con così tanto valore
<< ma sua moglie >> vedo che il posto non era sua, non volevo che la signora Lucy potesse dire qualcosa
<< lei sicuramente ne sarebbe felice, nel sapere, che te lo dato proprio a te >> il mio cuore sta battendo forte, lo guardo dritto in faccia, avendo paura che mi stesse prendendo in giro, ma lo vedo fare un gesto con la testa, per incoraggiarmi.
Faccio un bel respiro e lo prendo con delicatezza, a una bellissima rilegature in pelle marroncina, molto piacevo al tatto, aprendolo leggo la data di stampa e i miei occhi si allargano
<< 1813 >> e mi rigiro a guardare il signor Wolf
<< ma questa… >> mi si asciuga la saliva
<< hai capito bene signorina Hearts, ha davanti a lei una prima edizione >> va bene adesso posso morie in pace
<< siete davvero sicuro >>
<< come le ho detto, mi farebbe piacere che lo prendesse lei >> mi stava per venire da piangere, nessuno mi aveva fatto un regalo così importante
<< grazie mille >> lo vedo sorridermi
<< me lo dia lo metto nel suo cofanetto, così lo puoi tenere come una reliquia >> arrossisco, si vedeva così tanto, che sono molto attenta alle cose a cui tengo.
Presi il libero, ringrazia 100 volte il signor Wolf, con la promessa che avrei in qualche modo restituito il favore
<< venga solo a trovare di nuovo mia moglie, la ritiene una ragazza meravigliosa >> e con questo ci salutiamo, non sarebbe stata l’ultima volta che sarei entrata lì dentro, quel posto mi faceva sentire a casa.
Ero troppo felice per tutto quello che era successo
<< devo ringraziare te >> faccio a Peter, stringendo a me la borsa che a suoi interno c’era il libero dei miei sogni
<< dopo quello che mi avevi detto ieri, ho pensato subito che un posto così ti sarebbe piaciuto >> questo ragazzo era proprio da sposare
<< ma da quando tempo e aperta quella libreria >> mi sembra abbastanza vissuta
<< da parecchi anni, prima era del padre di Lucy e poi quando è morto, glielo ha passato a lei, e un struttura molto antica >>
<< e anche molto bella, sembra che stessi per entrare in mondo incantato >>
<< e questo è l’intendo di Lucy, lei vuole che persone che ci entrato, devo pensare di essere in un'altra realtà, fatta di libri e profumo di inchiostro >>
<< ti posso dire che ci è riuscita perfettamente >>
<< non sarà l’ultima volta che ci andrai >> mi sta conoscendo bene
<< no non sarà l’ultima >>.
Ci facciamo un bel giro in quel quartiere, e poi decidiamo di andare da Ariel, volevamo vedere come stava, e poi io gli volevo far vedere la mia nuova conquista, ma il cellulare che sta nella tasta della giacca inizia a squillare, lo prendo e guardo chi era
<< ora sono nei pasticci >> anche Peter guarda chi mi sta chiamando
<< ma è solo tua madre >>
<< ecco mi sono dimenticata di chiamarla >> ora me la sentirò
<< oh ecco, buona fortuna >> e ridacchia, che stronzo, lo guardo male e rispondo
<< si pronto >> mi stanno vendendo i brividi ma non per il freddo
<< tu figlia sconsiderata >> tra poco mi sfrontava il timpano
<< calmati, me ne ero dimentica di telefonarti >> no cosa ho detto
<< tu sei una sconsiderata, io lo sapevo che sarebbe successo >> ecco che inizia come a suo solito
<< si me lo dice ogni volta >>
<< con te ho perso le speranza, comunque dimmi come va >>
<< tutto bene mamma, l’appartamento e bello, la città la sto ancora scoprendo >> meno informazioni do meglio e per me
<< quindi tutto bene >> e sempre stata super protettiva con me
<< si mamma tutto bene >>
<< ok un attimo ti passo papà >> e sorrido
<< cucciolo >> amo mio padre
<< papà come va >>
<< tutto bene, sinceramente volevo sapere di te >>
<< va bene, mi sto trovando bene per ora >> lo sento fare un sospiro, sicuramente era di sollievo
<< allora ti lascio, e comunque chiamaci più spesso se no a tua madre gli verrà un infarto >> rido alla sua battuta e sento la mamma sbuffare
<< si certo vi chiamo più tardi così parliamo meglio >>
<< ok a dopo tesoro, e mi raccomando per qualsiasi cosa >>
<< si certo salutami mamma >> e riaccadiamo insieme, oggi e proprio una bella giornata.
<< E andata bene la telefonata vedo >>
<< si fin troppo bene >> però lo vedo ancora ridacchiare
<< non sei per niente simpatico >>
<< dai, tua madre mi sempre simpatica >>
<< solo quando vuole lei >> e ridemmo insieme, non lo so, se dire a i mei che convivo con un ragazzo, sicuramente a mio padre sverrebbe e mia madre mi chiedere a quando le nozze, no, glielo dire molto più in là.
Appena arrivati davanti al locale, guardai subito attraverso le vetrate se riuscivo a individuare Ariel, ma non fu lei che notai, ma il bellissimo uomo di ieri sera, questa volta era vestito casual, e si stava tranquillamente bevendo il suo tè, senza quei fogli che lo in rintracciavano, ed era ancora più bello di ieri, abbasso la testa arrossendo come non mai
<< tutta apposto >> Peter sicuramente avrà visto tutta la scena
<< si, bene, entriamo >> e apro la porta, e il tintinnio richiama sia Ariel che si gira verso di noi salutatoci con un sorriso, che il bellissimo uomo che gira lo sguardo verso di noi, mi sento leggermente osservata, ma faccio finta di niente, già sono imbarazzata, se poi giro la testa e lo guardo negli occhi sicuramente morirò sul colpo.
<< Pensavo che oggi non sareste venuti >> fa Ariel avvicinandosi a noi tutta contenta
<< ho fatto fare un giro a Selene >> risponde Peter, mentre ci andava ad accomodare in un tavolino libero
<< e dove siete andati di bello >> ci accomodiamo, e con noi anche Ariel
<< Peter mi ha portato in una libreria molto bella >> volevo che sapesse tutto per troppo contenta di mio, e magari trasmettere un po’ il mio entusiasmo
<< poi che è successo >> la sta trasmettendo più che l’entusiasmo la curiosità
<< ho scoperto che il proprietario di quel posto e lo stesso del mio appartamento >>
<< sono ancora sorpresa-esco dalla borsa il cofanetto-che mi abbia regalato questo libero >> e glielo passo, lei lo apre e rimane stupefatta come me
<< non devi essere sorpresa, se a Massimillan o a Lucy comincia a piacergli una persona, questo è il mino che fanno >> se come dice Peter questo è il minimo il massimo quale sarebbe.
<< Davvero un bellissimo regalo, Selene viene un attimo con me mia madre vuole salutarti >> rimetto a posto il libero, e la seguo
<< dai, un giorno ci andiamo insieme in quel posto, sono curiosa di vederlo >> gli sorrisi di risposta.
Arrivando vicino al bacone, mi prese sotto braccio, e mi sussurra all’orecchio
<< hai visto chi c’è >> fa indicando con la testa dietro di noi
<< lo so chi c’è >> e il rossore ritorna ad circondare le mie guance
<< e la 2 tazza di tè che si prende, sembra che sta aspettando qualcuno >> un brivido di timore mi circola lungo la schiena, ma chi starà mai aspettando, era troppo bello per essere single, mi intristisco leggermente
<< ehi, piccola sicuramente non sarà una donna >> vuole solo farmi stare meglio, mi dà un bacio sulla guancia
<< dai ti faccio fare, quel buon tè alla cannella, che da come avevo visto ti era piaciuto, e anche qualche dolcetto >> non mi era solo piaciuto, l’ho adorato
<< pensi che anche a Peter, potrebbe piacere >>
<< non lo so, ma farglielo provare non costa niente >> dicendo questo, ritorno a sedermi.
Guardo di sotto occhi dalla parte, dove stare il quell’uomo è ancora lì che beve un altro sorso del suo tè, e al tempo stesso guarda l’orologio, io spero con tutta me stessa che non stia aspettando qualche donna
<< chi guardi >> mi rigiro di scatto verso di lui
<< no nessuno >> e inizio a frettolosamente a guardare in giro
<< allora perché sei diventata tutta rossa >> mi dice indicandomi le guance
<< non sono per niente arrossita >> mi giustifico, ma lui mi prende una guancia e me la tira
<< si come no >> e inizia a ridacchiare e prendere in giro.
Ma il nostro scherzare finisce quando all’interno del locale, entrano dei tipi strani, che si sedettero ad un tavolino molto vicino al bancone, ed uno di loro iniziò a fissare fin troppo insistentemente Ariel, non mi piaceva per niente quello che vedevo
<< ho una brutta sensazione >> mi fa Peter, alonandosi leggermente da me, ed iniziando a osservare quel tizio
<< non piace neanche a me >> questi tipi non sono sicuramente venuti qui, per bere una tazza di tè.
I miei occhi sono puntati solo su Ariel, anche Peter come me stava guardando la situazione, quei tizi volevano fare qualcosa, ma sembra che stanno aspettando il momento giusto.
Vedo Ariel arrivare verso di noi, con il vassoio in mano, con sopra due tazze e un pittino di biscotti, e proprio in quel momento che quel tizio che la fissava, la prese per un braccio e attirala verso di se, facendola sedere sulle sue gambe, e quello che aveva in mano si rovesci per terra andando in 100 pezzi
<< lasciami >> la sento dire, e vedo Peter scatta verso di loro, però venendo fermato, da uno che era con lui
<< spostati >> gli fa Peter abbastanza innervosito
<< fatti gli affari tuoi >> gli rispose quest’ultimo.
 Poi vedo Hanna uscire dalla porta del retro, e subito nota la situazione
<< lasciate stare mia figlia >> dice oltrepassando il bacone
<< no Hanna resta lì >> faccio io alzandomi, non volevo che se la prendessero con lei, quelle merde sicuramente non si sarebbero fermati neanche davanti ad una donna più grande.
Qualcuno mi si para d’avanti
<< stai ferma lì >> alzo la testa e vedo chi mi aveva fermata, ed era proprio l’uomo bellissimo.
Faccio come mi dice, ma sarei voluta andare da Hanna, guardo dalla sua parte e la vedo abbastanza sconvolta, ma per fortuna mi ha sentita e ha fermato la sua corsa.
In torno a noi le signore sono tutte abbastanza spaventata, gli unici uomini sono Peter e il bel uomo, sono in anche in inferiorità numerica a differenza di quelli.
Vorrei vedere cosa sta succedendo ad Ariel, ma ci sono troppe persone d’avanti, mi sta salendo l’ansia, vorrei fare qualcosa.
Ma proprio in quel momento, che il mio cuore stava battendo a 1000, la porta di entrata viene aperta con forza, e il campanellino tintinnò, in modo che tutti i presenti ci voltammo dalla sua parte, ed un uomo completamente vestito di nero, fa la sua comparsa
<< vi state divertendo senza di me >> adesso chi è questo tizio.
 
 

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BUONA LETTURA 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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