The Ice Knight - Il Cavaliere di Ghiaccio (Hijack)

di SterekLover1121
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** “Memories“ ***
Capitolo 2: *** ”Welcome to my Life„ ***



Capitolo 1
*** “Memories“ ***


        "Memories"

                         
Berk era stranamente silenziosa quella sera. 
Quasi nessuno degli abitanti vagava per le vie del villaggio, così affollate durante il giorno. La neve ricopriva quasi ogni casupola, e dei grandissimi spuntoni di ghiaccio pendevano dalle maniglie delle porte e dai tetti spioventi, creando un effetto mozzafiato;il terreno una volta verde era stato sommerso completamente da quel freddissimo manto bianco che era la neve, mentre poco a poco dei piccolissimi fiocchi di neve iniziavano a danzare nel cielo, sospinti dal vento, prima di posarsi al suolo ed unirsi ai loro simili.
Quell'inverno sarebbe stato parecchio rigido, a Berk, rispetto agli altri anni. Non che in passato non lo fosse stato; Berk non era di certo conosciuta nel mondo come un'oasi di calore e di pace, no di certo. 
Era uno strano villaggio, in effetti, non solo da quel punto di vista. Non capita di certo tutti i giorni di vedere draghi di ogni specie e dimensione scorrazzare liberi per le strade, non trovate? Eppure lì ciò succedeva quotidianamente. 
Tuttavia, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, a Berk regnava la pace. Ovviamente, "pace" è un eufemismo. C'era sempre qualcosa da risolvere, in effetti, ed era un gran bel da fare, Sopratutto per il Capo del villaggio, Hiccup Horrendus Haddock III. Il soggetto in questione, al momento, era intento ad osservare la luna, alta e maestosa, dalla finestra della sua camera, il vento freddo che gli accarezzava il viso e diversi fiocchi di neve che gli si posavano sulle
palpebre chiuse e sulla fronte, facendolo rabbrividire. 
Tremando, il giovane si strinse ancor di più nella tunica che indossava, sperando di proteggersi dall'improvviso gelo. 
Guardò fuori, e ancora una volta si meravigliò di quello che, insieme ai suoi amici, era riuscito a ricostruire in quei due lunghi, faticosi anni nelle vesti di Capo. Drago Bludvist aveva raso al suolo gran parte del villaggio, saccheggiando e distruggendo qualunque cosa si fosse trovata sulla propria strada. E c'era riuscito. Eccome se ci era riuscito. Hiccup non sarebbe mai e poi mai riuscito a dimenticare l'orrore e le perdite che quella guerra gli aveva inflitto. 
Ogni notte, non appena chiudeva gli occhi dopo una lunga e faticosa giornata di lavoro, gli si presentavano dietro le palpebre chiuse i morti, i feriti, il fuoco e l'orrore di quella stramaledetta guerra. 

Quella stessa guerra che gli aveva portato via suo padre. 

Al ricordo, una stretta fin troppo familiare gli strinse lo stomaco in una morsa, facendolo boccheggiare. Ricordava ancora quel momento: Sdentato che, in preda all'ipnosi inflitta dall'Alfa di Bludvist, cercava di attaccarlo senza pietà. E poi, proprio quando tutto era sembrato  perduto, ecco che comparve il suo eroe, Stoick l'immenso. L'unico e il solo.
Il colpo di Sdentato lo aveva travolto in pieno, mettendo fine alla sua vita. Era successo tutto così in fretta, ed Hiccup si era sentito morire insieme a suo padre. 
Vedere il suo corpo, grande e possente, inerme e coperto da spuntoni di ghiaccio, era stato per lui un vero e proprio shock. Non aveva potuto crederci. Come già detto, era successo tutto troppo, troppo in fretta.
Ed ogni volta, ogni fottutissima volta che il ricordo riaffiorava nella sua mente, calde lacrime gli solcavano il bel volto, facendolo tremare di rabbia e di dolore. 

La maggior parte delle volte interrompeva qualunque cosa stesse facendo e si rintanava in camera sua, talvolta non uscendo fino al giorno seguente. Rovistava tra le cose del padre, il cuore a pezzi, e nonostante Valka, la sua madre recentemente ritrovata, cercasse di calmarlo, il dolore rimaneva, come una malattia da cui non è possibile guarire.
Ma andava avanti. A poco a poco, la sua vita andava avanti. 
Si sarebbe aggiustato tutto, ne era sicuro. 
Era solo questione di tempo. 

Con quel pensiero in mente, Hiccup sorrise, alzando nuovamente lo sguardo verso la luna, i cui riflessi pallidi entravano nella sua stanza, creando un bellissimo contrasto tra luce ed ombra. 
Uno di questi raggi illuminava un corpo squamoso e di dimensioni estremamente discutibili, accoccolato nel lato più oscuro della stanza, vicino a l letto; Sdentato dormiva beato, il respiro che si alzava ed abbassava regolarmente. 
Hiccup sorrise impercettibilmente a quella vista, contento di avere il suo migliore amico al suo fianco.
Era incredibile come la sua vita fosse cambiata in seguito al ritrovamento di Sdentato, molti anni addietro: ora, non riusciva proprio ad immaginarsi i Berkiani e i Draghi coinvolti in una battaglia che li vedeva entrambi protagonisti. 

Sentendosi probabilmente osservato, Sdentato aprì un occhio e si guardò intorno, prima di posare lo sguardo sul suo padrone. 
Hiccup, dal canto suo, gli si avvicinò sorridente, inginocchiandosi vicino a lui. 
Il drago emise quello che doveva essere un brontolio, prima di accoccolarsi vicino al suo padrone, in cerca di coccole. 
Sorridendo il ragazzo lo accontentò, passando le dita tra la pelle squamosa eppure bella da toccare, accarezzandogli la testa e le orecchie appuntite. 
Sdentato fece un mugolio di contentezza e chiuse nuovamente gli occhi, lasciandosi cullare dalle coccole del suo Hiccup. 

Quest'ultimo, d'altra parte, sorrise notando il suo amico così rilassato e, in poco tempo, sbadigliò, avvertendo il sonno che, finalmente, cercava di sopraffarlo. 
Così, stiracchiandosi, il ragazzo si alzò in piedi e si diresse verso il letto, lasciandovisi cadere placidamente. 
Osservò il tetto per qualche minuto, finché le sue palpebre non divennero pesanti. A quel punto, finalmente, cadde tra le braccia di Morfeo.

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Capitolo 2
*** ”Welcome to my Life„ ***


Il giorno dopo, fu Sdentato a svegliarlo. 

Alle prime luci dell'alba ,infatti, il drago in questione era saltato " non molto delicatamente " sul suo petto, minacciando di schiacciarlo con il suo peso da "furia buia in sovrappeso" . 

 

Hiccup, ovviamente, si era svegliato di soprassalto, trovandosi davanti la faccia sorridente del suo """piccolo""" amico squamoso. 

«Ehi, Sdentato!» lo salutò  il giovane, il quale ebbe a malapena il tempo di terminare la frase prima che fosse sommerso dalla bava umida del drago, che  aveva preso a leccarlo in pieno viso. 

Hiccup non potè fare a meno di farsi sfuggire un gridolino, coprendosi con le braccia e dibattendosi «D'accordo, d'accordo, mi alzo, ho capito!» disse, ridendo di gusto. 

 

Quella risposta sembrò soddisfare abbastanza la furia buia, la quale si mise seduta  su due zampe e lo osservò con la lingua a penzoloni. 

Hiccup ridacchiò a quella vista, mettendo le gambe fuori dal letto ed alzandosi, sbadigliando sonoramente. Dopodiché lanciò uno sguardo fuori dalla finestra, attraverso la quale si potevano udire i rumori della vita che ricominciava. 

 

Stiracchiandosi, il giovane indossò i suoi soliti indumenti e cercò di rendere un po' più presentabili i suoi capelli, ma con scarsi risultati. 

Sdentato intanto lo guardava, impaziente di iniziare una nuova giornata in compagnia del suo vichingo preferito. 

 

«Va bene, sono pronto, andiamo bello» disse Hiccup una volta finito di prepararsi, scendendo di sotto con Sdentato al seguito. 

In cucina, come ogni giorno, lo attendava Valka. Ella, non appena lo vide, gli corse incontro e lo abbracciò, dandogli il buongiorno. 

«Dormito bene, tesoro?» gli chiese, scostandogli i capelli dalla fronte. 

Hiccup annuì, sbadigliando. «Il solito.» rispose, sedendosi a tavola. 

Valka sorrise dolcemente, mettendogli davanti il piatto con la colazione. Dopodiché si pulì le mani con uno straccio e lo guardò.

Hiccup intanto aveva preso a mangiare, cercando di ingurgitare quello che aveva preparato la madre, nonostante non fosse granché. Sapeva che Valka non era famosa per le sue doti culinarie, ma non voleva offenderla. Così si costrinse a mangiare tutto e, una volta finito, si pulì la bocca. 

 

«È arrivato il signor Loiarn prima» gli disse Valka, rimettendo il piatto al suo posto «Ti cercava. Parlava di un tetto che sta cadendo a pezzi dopo la tempesta di Neve di stanotte. Gli ho detto che eri già fuori, non volevo svegliarti.»

 

«Sì, grazie mamma» sospirò il ragazzo, alzandosi. «Ero davvero stanco. Ma me ne occuperò io, ora, ti ringrazio. Per tutto.» sorrise, e Valka corse ad abbracciarlo. 

«Sei mio figlio. Voglio solo il meglio per te.» detto questo gli baciò la fronte con amore, prima di guardarlo negli occhi con quello che sembrava vero e proprio... Orgoglio. «ora, va' a rendere grande questo posto, figlio mio, come solo tu sai fare.»

 

A quelle parole, Hiccup si sentì rinvigorito. Con un bacio salutò la madre ed uscì di casa, inspirando profondamente l'aria fredda di gennaio. Immediatamente, gli giunsero alle orecchie i rumori della vita: i ruggiti dei Draghi, le voci rozze dei Berkiani, il vento che soffiava impetuoso... 

Non avrebbe potuto chiedere di meglio.

Ma ovviamente... 

 

«Hiccup, Hiccup!» 

Un vichingo dall'aria corpulenta e con una lunga barba bianca che gli arrivava alle gambe tozze e grassocce, corse verso di lui, inciampando più volte sulla neve fredda. 

Hiccup lo riconobbe al volo e lo raggiunse, seguito a ruota da Sdentato. Era Loiarn il Grave. 

 

«Salve, Loiarn!» lo salutò Hiccup, abbassando di poco il capo. «Cosa ti serve?» 

 

«Grazie al cielo ti ho trovato, ragazzo mio!» rispose l'uomo, fermandosi davanti a lui e riprendendo fiato. La fronte era imperlata di sudore ed aveva il respiro affannoso «Ti ho cercato dappertutto, tua madre aveva detto che eri già uscito!» 

 

«É vero. Io ero... Ehm... » fece una pausa, cercando di trovare una scusa credibile «Ad una riunione con i miei compagni. Sai, cose da risolvere e tutto il resto...» 

 

«Oh, Sisi, capisco benissimo.» l'uomo annuì vigorosamente,  per poi continuare «Solo che ora avrei un favore da chiederti: stanotte ha nevicato davvero, davvero tanto e molti tetti - non solo il mio - non sono stati in grado di reggere il peso della neve. Avremmo quindi bisogno di materiali più resistenti da posizionare sopra il legno, affinché incidenti del genere non ricapitino più. » 

 

Dopo aver ascoltato attentamente l'uomo, Hiccup si affrettò a rispondere: 

«Me ne occuperò subito, Loiarn, non preoccuparti.» 

 

Loiarn sembrò visibilmente sollevato da quella risposta. 

«Ti ringrazio, Hiccup, ti ringrazio.» rispose, stringendogli - parecchio forte, a parer di Hiccup - la mano; dopodichè girò sui tacchi, allontanandosi sulla neve alta e fredda.

 

Hiccup sospirò non appena l'uomo scomparve dalla sua vista e si voltò verso sdentato, che intanto lo fissava con un'espressione quasi esasperata. 

«Siamo solo all'inizio, bello.» 

 

Poche ore dopo, infatti, mentre Hiccup era con Scaracchio a creare selle per draghi ed altre attrezzature più resistenti, circa venti Berkiani vennero a chiedere il suo aiuto, per motivi sempre diversi. 

Hiccup cercava di fare il possibile, andando con Sdentato a sostituire i tetti vecchi e rotti con altri più nuovi e sicuri, cambiando finestre, porte, facendo rifugiare gli animali in un luogo al riparo dal freddo, e così via. 

Tuttavia, nonostante gli sforzi, Hiccup si sentiva soddisfatto del suo lavoro. Le cose sembravano andare ogni giorno meglio, a Berk.

Stavano finalmente per diventare un popolo che si sarebbe distinto dagli altri, non solo per l'assenza di pregiudizi nei confronti dei draghi e per la loro natura ormai pacifica, ma anche per i marchingegni di ultima generazione da lui creati e per l'organizzazione assai efficiente dell'intero villaggio. 

Hiccup era fiero di ciò che era - anzi, che erano, lui, Sdentato e i suoi amici - riusciti a creare.  

A poco a poco, stava tutto tornando alla normalità. 

 

Alla fine della giornata, quando il sole era ormai basso ed il cielo iniziava a tingersi di un blu chiaro, seguito da sfumature di arancione e rosa, Hiccup salutò Scaracchio e sua madre - la quale era ormai diventata la loro assistente - ed uscì dalla cabina con Sdentato, che intanto non vedeva l'ora di passare un po' di tempo da solo con lui.

«Dobbiamo andare a trovare gli altri, ricordi?» Fece Hiccup, dandogli una piccola pacca sul collo; Sdentato fece quello che sembrava uno sbuffo. 

«Oh andiamo! Sarà divertente!» disse il giovane, ridacchiando e spronandolo ad alzarsi in volo; anche se a malincuore, Sdentato spalancò le ali e si alzò in volo, dirigendosi verso la loro isola, altrimenti soprannominata "ascella che prude" . 

Il luogo in cui tutto era iniziato, due anni fa. 

 

Hiccup scosse la testa, deciso a non farsi sopraffare dai ricordi e concentrandosi invece sulla sensazione di libertà che ogni volta lo invadeva, quando era in volo con Sdentato. Sospirò felicemente, facendosi accarezzare dalla brezza fredda dell'inverno e osservando il mondo sotto di loro: sembrava tutto così piccolo. 

Sdentato, d'altra parte, sembrava essere altrettanto in pace: faceva qualche capriola occasionale e si alzava ed abbassava costantemente, alzandosi oltre le nuvole bianche e candide come neve.

 

Era in quei momenti che Hiccup si dimenticava di tutto e di tutti; si sentiva finalmente in pace con se stesso, libero dalle preoccupazioni e dai doveri di capo. Erano solo lui e Sdentato. Nessun altro.

 

Tuttavia, quel giorno, la pace non sembrava essere destinata a  durare; infatti, dopo poco più di dieci minuti, Hiccup iniziò a sentirsi osservato. 

Aprì gli occhi - che non ricordava nemmeno di aver chiuso - e si guardò intorno guardingo, reggendosi a Sdentato.

Quest'ultimo sembrava aver avuto la stessa sensazione, poiché aveva preso a ringhiare, guardandosi intorno guardingo. 

 

Passarono alcuni secondi nei quali tutto era silenzioso. Si udiva solo il vento del Nord che, impetuoso, ululava e sferzava il viso di Hiccup. 

Poi, accadde. 

 

Diversi draghi li accerchiarono, ma Hiccup non riuscì a capire chi fossero poiché  le loro sagome erano nascoste dalle nuvole grigie e scure che occupavano il cielo in quel momento. 

Sdentato si fermò a mezz'aria, ringhiando e cacciando fumo dalle narici.

I draghi e i loro cavalieri si stavano avvicinando, e le loro figure divennero sempre più nitide man mano che le nuvole di diradavano. 

 

E fu allora che...

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