Il silenzio della morte

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tenebre tormentose ***
Capitolo 2: *** La premiazione ***
Capitolo 3: *** Morte in riva al fiume ***
Capitolo 4: *** Il giorno dopo ***
Capitolo 5: *** Uno strano comportamento ***
Capitolo 6: *** Una verità scomoda ***
Capitolo 7: *** Un destino maledetto ***



Capitolo 1
*** Tenebre tormentose ***


6 ore prima
Il grande giorno era arrivato.
Il liceo si era concluso.
Mancava solo il ballo di fine anno.
Gli studenti del liceo di Newton City non aspettavano altro dall’inizio dell’anno.
Gli animi erano in fermento.
Ma non per Karen, ragazza dal carattere impassibile e serio.
Aveva avuto la sfortuna che nessun cavaliere la potesse invitare al ballo.
Fu un duro colpo per lei.
Un colpo che però digerì molto bene.
Non gli importava molto dei ragazzi.
Molti in quella scuola erano stupidi e senza cervello.
Quindi per lei, era meglio starsene alla larga.
«Ehi Karen, ti piace questo vestito?» gli domandò la sua amica Melanie riscuotendola dai suoi pensieri.
«Sì… bello…»
«Potresti almeno dimostrare un po’ di vivo interesse, non ti pare?»
«Almeno sai come mi sento, no?»
Melanie comprendeva i problemi della sua amica.
L’avrebbe aiutata volentieri.
Avrebbe pure cercato un ragazzo per lei.
Ma Karen non voleva.
Era la tipica persona che voleva cavarsela in ogni frangente.
Non voleva essere aiutata.
Per nessun motivo.
«Karen, mi dispiace tanto…»
«E per cosa? Almeno tutte voi vi divertirete…»
«Siamo amiche, Karen. Siamo fatte l’una per l’altra. Se una di noi non è felice, anche tutte le altre sono tristi.»
«Stasera non dovrete esserlo. Avete i migliori partiti di tutto il cielo. Sarà una serata memorabile.»
«Ma non per te… Se vuoi, posso disdire il mio appuntamento con Taylor e passare con te una serata tra amiche.»
«Neanche per sogno! Ti proibisco di farlo, mi hai capito?»
«Ok…»
Il tempo continuava a passare incessantemente.
«Oh no! È tardissimo! Devo ancora farmi la doccia e truccarmi. Ma quanto diavolo ci mette Tamara a prepararsi?»
Le due amiche sentirono alcune voci provenire dalla doccia.
«Questa è Tamara. Sta ancora cantando sotto la doccia come se fosse una cantante internazionale.»
«Non canta poi tanto male» ribatté Karen per difenderla.
«Cosa? Mi prendi in giro? È stonatissima.»
«Però ti prego, non dirglielo. Mineresti la sua emotività.»
«Ma almeno le mie orecchie sarebbero in salvo da quella voce.»
«Ahahah lo so.»
«Comunque se non si da’ una mossa, vado lì e la faccio uscire con la forza. È inaudito! Anche le altre devono ancora farsi la doccia!... Tamara!»
Ma la ragazza cantante non sentiva.
Era completamente concentrata sulla sua canzone.
«Tamara! Esci da quella doccia!» tuonò Melanie.
«Che è? Che cosa vuoi?»
«Fammi largo! È il mio turno!»
«Ma se sono entrata ora!»
«Ora?! Ma mi prendi in giro?! Sei lì dentro da mezz’ora!»
«Devo ancora lavarmi i capelli!»
«Sono affari tuoi! Ora tocca a me. Non voglio arrivare tardi.»
Stava cominciando l’ennesima guerra tra le due mie amiche.
Chi avrebbe prevalso?
Ormai era sempre così.
Litigavano per cose stupide.
Ma d’altronde…erano donne.
«Questa me la pagherai, sonnambula da strapazzo!» gridò Tamara.
«Come mi hai chiamato? Ripetilo se hai il coraggio, gallina stonata!»
«Adesso ti faccio vedere io!»
Nel piccolo bagno della mia casa, stavano volando oggetti di ogni tipo.
Da pettini a forcine per le unghie.
«Adesso smettetela! Tutte e due!»
«E’ lei che ha cominciato a dirmi che sono una sonnambula> si difese Melanie.
«Perché non è vero?»
Tamara e Melanie si fissavano con odio.
Non sopportavano quando facevano le bambine.
Ma alla fine, erano lo stesso due grandi mie amiche.
 
Dopo che alla fine Melanie, riuscì a convincere Tamara a lasciargli la doccia, la mia amica cantante era pronta per il grande ballo.
«Ma Tamara, sono solo le otto» feci mostrando il mio stupore.
«E allora?»
«Prima non mangi qualcosa?»
«Non ho per niente fame. Sono molto tesa.»
«Quando verrà a prenderti il tuo cavaliere?»
«Verso le 9. Chissà come si sarà vestito il mio Jack…»
Quando iniziava a parlare di lui, Tamara aveva lo sguardo trasognato.
Non riusciva più a pensare a nulla.
Sembrava che fosse su un altro pianeta.
«Avrai almeno il tempo di stare con le altre?»
«Credo di no… E poi anche loro saranno impegnate.»
«Tranne me…»
Tamara era riuscita a capire il mio disagio e la mia sfortuna di non avere un cavaliere per il ballo.
«Scusa tesoro, non volevo essere così egoista» fece la mia amica abbracciandomi.
«Non ti preoccupare. Fai bene a divertirti con Jack. In effetti, è un bel ragazzo.»
«Peccato che certe volte sia uno stronzo. Lo sai cosa mi ha fatto l’altra settimana? Mi ha lasciato sola in un locale mentre stavamo bevendo due birre e se né andato con i suoi amici chissà dove a spassarsela.»
«E tu l’hai perdonato?»
«Ho dovuto. Era profondamente rammaricato… E poi, subito dopo, ehm…»
«Ti prego di non aggiungere altro> ribattei senza guardarla negli occhi «Non voglio sapere i particolari.»
«Come vuoi… Ma ti assicuro che è stato molto eccitante.»
«Lo immagino.»
«Karen, che cosa ci fai ancora in mutandine e con quell’insulsa maglietta addosso?!»
«Non vorrai prepararti all’ultimo minuto, spero. Devi essere bellissima» fece Tamara.
«Già. La più bella di tutte.»
«Anche al ballo di fine anno ci sarà qualche scapolo… Magari i migliori saranno già occupati, ma se sei fortunata, forse riuscirai a trovare l’uomo giusto.»
«L’uomo giusto? Perché in quell’insulso liceo esiste per me l’uomo giusto?»
«Avanti Karen, non fare la difficile e lasciati un po’ andare. Vedrai che dopo starai meglio.»
«Io sto meglio così, Tamara. Perché tu e Melanie non riuscite a capirlo?»
«Ok va bene, come vuoi… Contenta tu, contenti tutti.»
«Meno male. Per una volta mi date ascolto.
«Ma non prenderci l’abitudine, va bene?»
«Ahahah forse» risposi infine a Melanie mentre gli lanciavo un cuscino del mio letto.
 
L’ora era giunta.
Jack era passato a prendere Tamara con la sua nuova macchina.
«Ciao Tamara. Divertiti» feci quando l’abbracciai.
«Grazie tesoro. Ci vediamo domani.»
«Sì. Stasera rimango a dormire da Jack. Sarà una notte da fuochi d’artificio. Mi comprendete?»
«Tamara, i tuoi doppi sensi sono comprensibili al cento per cento» risposi con un sorriso tirato cercando di non essere troppo imbarazzata.
«Ahahah lo so. Ci vediamo.»
Tamara scappò via come un fulmine, piombando nella macchina del suo ragazzo.
Pochi minuti dopo, anche Jeff arrivò dinanzi a casa mia.
«E’ arrivato, Karen. Devo andare…»
«Certo… Ma mi dispiace lasciarti qui tutta sola.»
«Ti raggiungerò più tari, va bene? Intanto finisco di prepararmi.»
«E con cosa ci verrai alla scuola?»
«Con la macchina di mio fratello. Dopo molti giorni, sono riuscito a convincerlo a lasciarmela per questa sera.»
«Ah ah! Quindi sapevi già di venire!»
«In un certo senso sì» dissi cercando di mantenere il mio ghigno divertito.
«E tu che mi hai fatto credere che non saresti venuta. Sei davvero malefica!»
«Lo so!»
«Va bene, meglio così… Allora ci vediamo dopo. Non fare tardi, ok?»
«Tranquilla. Arriverò al momento giusto.»
«Che cosa intendi per momento giusto?»
«Più tardi lo vedrai…»
Detto questo, “cacciai” la mia amica fuori dalla stanza, per evitare che il suo cavaliere si innervosisse non vedendola arrivare.

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Capitolo 2
*** La premiazione ***


Odiavo andare da sola in un posto simile.
Ma non potevo farne almeno.
Non dopo che l’avevo promesso sia a Melanie che a Tamara.
Loro erano impegnate con i loro rispettivi fidanzati.
Ma chissà… Magari anch’io avrei trovato qualcuno con cui trascorrere una piacevole serata.
In quella scuola, mi conoscevano tutti.
Dai professori alla maggior parte degli alunni.
La prima a salutarmi, dopo che ebbi parcheggiato la macchina di mio fratello, fu Audrey, un’altra delle mie migliori amiche.
«Ciao Karen! Non mi aspettavo di vederti qui!» disse mentre mi stava soffocando dal suo abbraccio.
«Sì, ho cambiato idea… Non volevo deprimermi a casa mia rimanendo tutta sola… Quindi ho deciso di venire qui. Spero solo di non pentirmene.»
«E perché dovresti pentirtene? Guarda che schianto che sei!»
«Dici davvero?»
«Sei elegantissima con quel vestito verde. E poi risalta i tuoi occhi e le tue curve perfette. Stai attenta che qualcuno non ti salti addosso» fece la mia amica scherzando e mettendosi a ridere per la sua battuta.
«Audrey! Detto da una religiosa come te non me lo sarei mai aspettato!»
Audrey, ragazza dolce e tranquilla. Definita dal nostro gruppo “la religiosa” per il semplice motivo che va in chiesa ogni domenica mattina, e non ha nessuna intenzione di concedersi a nessun uomo prima di essersi sposata.
«Vabbe’, ogni tanto posso dire anch’io qualcosa che non fa parte di me, no?»
«Chi sei? Che cosa hai fatto alla mia amica?» domandai scrollandola.
«Non fare la sciocca.»
«Ok. Hai per caso visto le altre?»
«No. Ho solo visto Katherine in compagnia con un nuovo schiavetto.»
«Chi è lo sfortunato stavolta?»
«So solo che si chiama Goyle.»
«Goyle, l’ennesimo stupido e sciocco ragazzo che si è gettato ai piedi della nostra amica.»
«Perché parli così male di lei?» fece Audrey sorpresa.
«Va bene che Katherine è una nostra amica, ma andiamo Audrey! Non può sfruttare i ragazzi solo per il coso che hanno in mezzo alle gambe e poi mollarli come se niente fosse.»
«Non per altro non è più vergine da quando aveva tredici anni.»
«Questo non centra nulla, Audrey.»
«Centra eccome, ragazza mia. Ti ricordi chi è stato il suo primo ragazzo?»
«Non potrei mai scordarmelo…»
«E’ stato proprio lui a fargli capire il sesso “sfrenato”. Da quel momento, non è stata più la stessa. Non almeno quando è in compagnia della razza maschile.»
«Fortunatamente che con noi, non è cambiata nemmeno di una virgola.»
«Già.»
«Ah, ecco che parli del diavolo e…»
Katherine era in compagnia di un ragazzo basso e cicciottello.
«Quello è Goyle? È davvero brutto! Come può Katherine essersi abbassata a questo livello?»
«Magari ha trovato in lui un qualcosa che noi non comprendiamo, Karen. Che cosa ne vuoi sapere?»
«Magari potrei domandarglielo…»
«Sai che è molto riservata quando si tratta dei suoi presunti “fidanzati”.»
«Tentar non nuoce… Aspetti qui un attimo?»
«No. Frank mi sta aspettando dentro.»
«Frank? Chi è Frank?» domandai scandalizzata. «Non sarà per caso il tuo nuovo ragazzo, vero?»
«Non lo so… Per ora ci sto solo uscendo. Magari più tardi…»
«Oh Audrey, lo sai che manchi solo tu, vero?»
«Sì… Ma non succederà prima che io mi sposi. E tu questo, lo sai bene.»
«Oh, andiamo Audrey. Non puoi rovinarti la vita in questo modo. Non puoi fare sesso così tardi.»
«E perché no?»
«Perché… Oh, e che ne so! Forse è meglio che faccia due chiacchere con Katherine riguardante questo tuo problema.»
«Cosa?! Non ci pensare nemmeno!» ribatté Audrey furiosa.
«Ahahah e va bene.»
«Karen, giuro che se parli con Katherine di me…»
«Tranquilla, non lo farò. Lo sai che di me puoi fidarti.»
«Lo so, però…»
«Adesso vai tranquilla e divertiti, va bene?»
«Ok. E tu cerca di non essere troppo pettegola.»
«Devo prenderlo come un complimento?» domandai con tono risentito ma sotto sotto divertito.
«Forse… A dopo.»
Dopo che Audrey mi ebbe lasciato, raggiunsi Katherine che era impegnata a discutere con alcune sue amiche in compagnia di un superalcolico come a lei piaceva fare.
«Ciao Karen!» disse appena richiamai la sua attenzione “Odio quando è così esplicita dinanzi a persone che non conosco” pensai mentre arrossivo.
«Allora, come te la passi?»
«Bene. E tu?»
«Non mi lamento… Anche se sono in astinenza da fare certe cose. Afferri quello che sto dicendo, vero?»
«Ma tu non riesci a pensare a niente di diverso, Katherine?»
«In questo momento no, ma quando sono in compagnia di Goyle, mi passa tutta questa voglia… Ah, scusami tanto. Non ti ho presentato il mio ragazzo. Karen, questo è Goyle. Goyle, Karen.»
«Piacere Goyle.»
Ma il ragazzo non disse nulla.
Si limitò solo a stringermi la mano.
Sembrava in imbarazzo dalla frase di poco gusto che aveva appena detto su di lui.
«Potrei parlarti un attimo in privato?»
«Certo tesoro» rispose Katherine «Goyle, vai pure a divertirti con i tuoi amici.»
«Ma io non ho amici…» fece Goyle come se si stesse mettendo a piangere.
«Ah, giusto… Vabbe’, vai a fare qualcos’altro allora. Basta che tu non rimanga qui impalato come una statua. Ci vediamo dopo.»
Il ragazzo, con sguardo offeso e per niente felice, si allontano da noi.
»Accidenti, è veramente una seccatura quel ragazzo.>

«Sai una cosa? Non me lo ricordo nemmeno. Magari ero ubriaca e ho fatto sesso con lui senza accorgermene… Vabbe’ lasciamo perdere. Che cosa volevi dirmi, Karen?»
«Infatti mi stavo chiedendo cosa ci trovavi in lui…»
«E’ solo per questo che mi volevi parlare in privato?»
«In un certo senso sì…»
«Un bel niente, ecco cosa ci trovo in lui. Infatti domani gli darò la sgradevole notizia… Ho bisogno di qualcuno che mi faccia eccitare. Non che mi faccia passare la voglia di fare sesso. Odio l’astinenza da queste cose… Ho bisogno di dominare qualcuno con il piacere di farlo.»
Katherine, la grande dominatrice sessuale di tutta la città.
«Karen, tu non puoi immaginare un godimento simile. Devo provarlo. Con la tua stessa pelle… Parlando di te, con chi hai fatto sesso?»
“Adesso cosa centro io?”.
«Con Warren Becks. Un anno fa’. È stato veramente un disastro. La mia prima notte con lui… Non mi ha fatto godere nemmeno un po’.»
«Cara Karen, hai bisogno di un ragazzo esperto… dai retta a me. Vuoi che te ne trovi uno? Ce ne sono pochi in questa scuola, ma i pochi sono davvero grandiosi.»
«No, ti ringrazio» feci rimanendo il più cortese possibile «Se mai avrò un altro ragazzo, voglio scegliermelo da sola.»
«Ok, come vuoi tu…»
«Karen! Katherine!»
Melanie ci corse incontro in compagnia del suo ragazzo.
«Come state, amiche?»
«Molto ben»  risposi felice di vederla.
«Wow Karen! Sei davvero uno spettacolo!» ripose Melanie rimanendo di sasso per il mio vestito.
«Per una volta siamo d’accordo, Melanie.»
«Katherine… perché sei sola? Pensavo che tu avessi un nuovo sottomesso con te.»
«Sai che non porto sottomessi ovunque io vada… E poi ero in compagnia di Karen. Sei diventata cieca, oltre che sonnambula?»
Melanie e Katherine.
Erano sempre a punzecchiarsi e a discutere tra di loro.
Ma in fondo in fondo, anche loro si volevano bene.
«Avete per caso visto Victoria?» Domandai interrompendo la loro conversazione prima che sfociasse nel peggio.
«L’ultima volta che l’ho vista era vicina al palco. Credo che verrà premiata insieme al suo ragazzo, come migliore coppia del ballo.»
«La solita fortunata…» fece Katherine con tono sprezzante.
«Se non ti conoscessi, penserei che si gelosa, Katherine» ribatté Melanie verso la sua amica con tono di sfida.
«Gelosa di quella biondina? Ma fammi il piacere! Di sicuro non mi guasterei mai il sangue per lei.»
«La dovete smettere di punzecchiarvi voi due» dissi con insistenza cercando di calmare gli animi «Si può sapere cosa vi sta succedendo questa sera?»
«È Katherine che è nervosa.»
«Parla per te, sonnambula da quattro soldi.»
«Adesso basta! Ne ho abbastanza.»
Melanie si stava dirigendo verso Katherine per mollargli uno schiaffo.
Ma fortunatamente, riuscii ad evitarlo, prendendolo al suo posto.
«Karen, perché ti sei messa in mezzo? Tu non centravi nulla!»
«Non importa…»
«È meglio che torni dal mio Goyle… Almeno lui cercherà di non mettermi le mani addosso.»
Katherine se n’andò a culo ritto.
Era profondamente offesa.
Ma che cosa gli stava succedendo?
E perché Melanie la stava punzecchiando più del dovuto?
«Ultimamente, Katherine è insopportabile. Insomma, hai visto con quale disgusto mi guarda?»
«Sicuramente, tu non l’hai aiutata, Melanie.»
«Ma io non ho fatto niente di male!»
«Smettila di fare la bambina. Non ti sopporto quando fai così.»
Ma ecco che la voce del preside riscosse i miei pensieri.
«Buonasera, alunni del liceo di Newton City e benvenuti al ballo di fine anno. Spero che vi stiate divertendo come i mi sto divertendo ad assaggiare ogni prelibatezza che gentilmente, voi o i vostri genitori o parenti avete preparato… Ma parlando di tutt’altro, ogni anno incoroniamo la coppia più bella della scuola.
Dopo aver preso una decisione unanime, sono Victoria Reyes e Jeff Finnegam i favolosi vincitori di quest’anno. Complimenti.»
Il discorso del preside  fu seguito da un lungo applauso e fischi d’apprezzamento.
Victoria e Jeff, emozionatissimi, riuscirono a dire a malapena grazie.
«Bene. I vincitori daranno il via al ballo finale. Buon divertimento!»
Il preside, dopo il suo breve annuncio, tornò a fiondarsi sul buffet.
«Non credevo che il preside fosse così goloso» disse Melanie per riattirare la mia attenzione.
«Nemmeno io.»
Dopo che l’ultimo ballo stava per concludersi, andai incontro alla mia amica.
«Victoria!»
«Ciao Karen! Sono molto contenta di vederti qua!» fece mentre mi piombò addosso.
«Non sei la sola.»
«Sei riuscita a trovare un cavaliere alla tua altezza?»
«Purtroppo no… Ma va bene così. Sono molto felice di essere venuta qui stasera. Almeno non sono rimasta sola.»
«Infatti vedo che sei in compagnia di Melanie… Come va con il tuo nuovo boyfriend?»
«Alla grande, Victoria. E tu?»
«Non c’è male… Non avrei mai creduto di vincere il premio di più bella coppia dell’anno. Quest’anno credo di essere stata molto fortunata.»
“Non sei la sola che lo pensa” feci.
«Siete una coppia davvero meravigliosa.»
«Lo pensi davvero, Karen?»
«Certo! Altrimenti non te lo direi. Sai che sono una persona che non ama dire bugie.»
«Sì. È vero» ribatté Victoria senza smettere di sorridere.
«Tesoro, il preside e i professori ci stanno aspettando per farci le congratulazioni» fece il suo cavaliere Jeff interrompendo la nostra conversazione.
«Vengo… Ci vediamo più tardi, ragazze.»
«A più tardi, Victoria» dissi infine mentre la vidi scomparire verso la moltitudine di coppiette che erano ancora intenti a ballare.

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Capitolo 3
*** Morte in riva al fiume ***


«Credo di non aver mai visto Victoria così felice…»
«Davvero Melanie?»
«Ultimamente era così triste perché non riusciva a trovare un uomo che la potesse comprendere… Ma quel Jeff penso che sia un tipo apposto.»
«Sì. Lo penso anch’io…» risposi con tono triste.
«Tutto bene, Karen?»
«Sì. Perché?»
«Il tuo umore è cambiato drasticamente… Ho detto qualcosa che non va?»
«Niente di che, stai tranquilla… È solo che non amo pensare agli uomini, in questo momento…»
«Scusa. Non volevo.»
«Tranquilla. Ti ho già detto che non è colpa tua… Ma a proposito di uomini, io ti ho tenuto incollata a me per la metà della serata, mentre eri venuta in compagnia di Taylor.»
«Sarà andato a spassarsela con i suoi sciocchi amici. Non ti preoccupare.»
Ma mentre stavamo parlando di lui, ecco che lo vediamo arrivare a gran velocità verso di noi.
«Ciao Karen.»
«Taylor…»
«Melanie, tutte le coppie del liceo si stanno radunando sulla spiaggia per organizzare un grande falò. Che ne dici di andarci?»
«Beh, non saprei…»
«Avanti, andiamoci. È un momento irripetibile.»
Melanie mi fissava.
Non voleva mettermi a disagio.
«Vai pure con lui, Melanie. La mia serata si conclude qui.»
«Sei sicura?»
«Certo. Meglio che me ne vada a casa.»
«Puoi venire anche tu se vuoi, Karen.»
«Ti ringrazio Taylor, ma sono molto stanca. Ci vediamo domani, va bene? Così mi racconti del falò.»
«Senz’altro. Buonanotte Karen.»
«Buonanotte ragazzi» dissi infine congedandomi da loro.
 
In fondo in fondo, non era stata una brutta serata.
Anzi, tutt’altro.
Almeno finchè un gruppo di ragazzi non provò a circondarmi cercando di invitarmi a quel falò.
«Ehi bellezza, dove vai di bello?»
«Non sono affari tuoi» dissi con tono rabbioso.
«Perché sei così scortese?»
«Sei una vera maleducata, sai?»
Loro erano in tre, mentre io ero sola.
Se non avessi fatto qualcosa al più presto, mi avrebbero aggredito e stuprato contro la mia volontà.
«State indietro!» dissi avvertendoli un’ultima volta.
«Altrimenti che ci fai? Ti metti a gridare?»
«Non sono una sciocca ragazzina che si mette a gridare dalla paura. Anche perché, non vedo niente di pauroso dinanzi a me… Vedo solo tre balordi che cercano in tutti modi di provare a scoparmi.»
«Come ti permetti?!»
Uno dei tre ragazzi, mi piombò addosso a tutta velocità.
Ma i miei riflessi pronti erano molto migliori dei suoi.
Anche perché, a differenza sua, ero sobria.
Per riuscire a toglierlo di mezzo una volta per tutte, lo colpii nei suoi punti sensibili.
Anche gli altri due fecero la sua stessa identica fine.
Fortunatamente riuscii a seguire un corso di autodifesa in passato permettendomi di cavarmela egregiamente contro quei tre teppisti, altrimenti non ne sarei uscita bene.
Li abbandonai mentre erano ancora a terra che stramazzavano dal dolore.
Non ne volevo più sapere di ragazzi.
Non per un po’ almeno.
Dovevo pensare a tutt’altro.
Ed il mio primo pensiero fu di tornarmene a casa il più rapidamente possibile.
La serata stava per prendere una brutta piega.
E la tentata aggressione nei miei confronti di quei ragazzi era solo l’inizio.
Mentre stavo camminando a velocità moderata con l’auto di mio fratello, mi diressi sulla strada principale che dava al fiume.
Il posto era poco illuminato.
Ma una figura sospetta attirò la mia attenzione.
Uscii dalla macchina di mio fratello.
Sapevo che stavo facendo qualcosa di sconsiderato andando a vedere di che cosa si trattava.
Mentre mi avvicinai con circospezione, non volevo credere ai mie occhi.
«No… Non è possibile…»
Appena vidi di chi si trattava, il terrore e la paura s’impadronirono di me.
Victoria Reyes, la mia amica, giaceva senza vita in riva al fiume.
Senza pensarci due volte, chiamai il 911.
Dopo averlo fatto, cercai di non toccare minimamente la scena del crimine.
Era completamente in preda al panico.
Continuavo a piangere disperatamente.
Ma non potevo abbandonarla così.
Non potevo lasciare il suo corpo senza che prima arrivassero i soccorsi.
Mentre cercavo qualcosa che mi distogliesse dalla mia brutta avventura, un’altra cosa attirò la mia attenzione.
Era una lettera stropicciata che si trovava nella mano destra di Victoria.
Presa dalla curiosità, la presi.
Il messaggio scritto sopra, mi fece accapponare ancora di più la pelle:
 
Hai avuto quello che ti meritavi.
 
La lettera conteneva solo queste cinque parole.
Cinque parole coincise.
Cinque parole che risvegliarono in me il terrore di essermi cacciata in un pericolo molto più grande del mio.
Ma adesso il problema era uno soltanto.
Chi aveva ucciso Victoria?
Chi la disprezzava a tal punto di ucciderla?
Domande che avevano bisogno assoluto di risposte.
Risposte che non potevano rimanere nascoste per l’eternità.

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Capitolo 4
*** Il giorno dopo ***


I soccorsi non tardarono ad arrivare.
Ero completamente sotto shock.
Gli infermieri mi dettero una coperta e una tazza di qualcosa di fumante che non riuscii a decifrare.
Ero come fuori dal mondo.
Non riuscivo quasi a ricordare niente di quello che avevo visto.
Non capivo cosa mi stava succedendo.
«Signorina Keane, detective Moses. Vorrei fargli alcune domande…»
«Non so quanto potrei essergli d’aiuto, agente…»
«Ha per caso visto qualcuno di sospetto aggirarsi nei dintorni?»
«Io… Non ricordo… E poi era molto buio.»
«Conosceva la vittima?»
«Sì… Io e lei eravamo molto amiche… Non riesco ancora a credere che sia morta in questo modo…»
«Sa se per caso qualcuno la odiasse o ce l’avesse con lei?»
«Assolutamente no… Era una ragazza solare e gioiosa amata da tutti. Proprio io non riesco a capire chi potrebbe averla uccisa.»
«Va bene. Per ora basta così… Chiamerò un agente che la riaccompagni a casa, va bene?»
Le lacrime e i singhiozzi non facevano altro che aumentare.
Volevo andarmene immediatamente da quel posto.
«Non serve… Ho la macchina…»
«Signorina, credo che nelle sue condizioni non sia saggio mettersi alla guida.»
«Sì… Ha ragione. Ma non scomodi nessun agente. Mi farò venire a prendere da mia madre.»
«Come vuole lei. Arrivederci.»
Ma prima che il detective se n’andasse, mi venne in mente della lettera che trovai accartocciata nella sua mano.
«Agente!»
«Sì?»
«Ho trovato questa nella mano di Victoria… E’ un messaggio di vendetta…»
«Un messaggio di vendetta?»
Dopo averlo riaperto per leggere il contenuto, il detective Moses si rabbuiò improvvisamente.
«Grazie ancora per la sua testimonianza, signorina Keane. Buonanotte. E si riposi.»
«Non sarà facile…»
«Lo immagino… Se non ha impegni, possiamo vederci domani nel mio ufficio?»
«Certo. Nessun problema.»
«Bene. Grazie ancora» disse infine il detective prima di sparire nell’oscurità.
 
Finalmente ero giunta a casa.
Mia madre era agitatissima quando mi vide in che condizioni ero.
«Tesoro, vai a letto. Vedrai che domani andrà meglio…»
«Hai ragione. Ma devi fare qualcosa… Non puoi rimanere in quelle condizioni.»
«Chi penserà alla macchina di Bob?»
«Va bene… Buonanotte.»
«Buonanotte, Karen. Se c’è qualcosa che ti turba o che non ti fa dormire, puoi venirmi a svegliare senza problema, ok?»
Detto questo, mi infilai sotto le fredde coperte della mia camera, mentre un migliaio di pensieri affollavano la mia mente.
 
La mattina dopo ero uno straccio.
Avevo gli occhi rossi, gonfi e una brutta cera.
Non ero ancora del tutto consapevole di cosa mi era accaduto ieri sera.
Vedere Victoria stramazzata a terra morta da chissà quanto tempo.
Davvero uno spettacolo orribile.
Dopo essermi rivestita con le prime cose che mi erano capitate a tiro, scesi di sotto.
Mia madre era intenta a preparare la colazione.
«Buongiorno tesoro. Hai dormito bene?» mi domandò con la sua voce dolce.
«Purtroppo no…»
«Vuoi che ti prepari la colazione?»
«Non ho fame, grazie.»
«Karen, devi sforzarti di mangiare qualcosa. Non puoi rimanere con questo aspetto cadaverico per l’eternità.«
«Vedrai mamma, mi passerà» risposi cercando di mantenere tutta la calma possibile di fronte alla sua insistenza.
«Che programmi hai oggi? Non andrai mica a scuola, vero?»
«No, non me la sento… Ma oggi nel pomeriggio devo andare in centrale a parlare con il detective Moses.»
«Con il detective Moses? E cosa vuole lui da te?»
«Non lo so… Molto probabilmente vorrà parlarmi di come è morta Victoria e altre cose del genere…»
«Karen, promettimi di non rispondere alle domande a trabocchetto che fatto tutti gli agenti di polizia.»
«Domande a trabocchetto? Mamma, non ho niente da nascondere» risposi alquanto sorpresa della sua affermazione.
«Lo so. Però non si sa mai…»
In quel momento, pensavo che quella strana fosse lei. Non io.
«Avvertirai le tue amiche?»
«Magari dopo essere stata in centrale a parlare con il detective… In questo momento, non ho voglia di vedere e di parlare con nessuno.»
«Te ne ritorni a dormire?»
«Sì…»
«Va bene. Per qualsiasi cosa, mi trovi sul cellulare. Io starò in ufficio fino alle sei del pomeriggio, poi tornerò subito a casa. Tuo padre e tuo fratello faranno tardi questa sera, quindi saremo da soli noi due.»
«Capito...»
«A più tardi.>
«Ciao mamma» dissi infine mentre chiusi la porta a chiave.
 
Ero sul mio computer.
Stavo controllando il profilo di Victoria su facebook.
Volevo capire se c’era qualche connessione con quella lettera di vendetta.
Niente.
Tutto era normale.
Foto in cui sorrideva.
Foto con gli amici in vacanza.
Tutto sembrava assolutamente normale.
Ancora mi continuavo a chiedere chi poteva volerla morta.
Mentre stavo spegnendo il computer a causa del mal di testa, sento qualcuno suonare alla porta.
Inizialmente spaventata, volevo evitare di aprire.
Ma la mia curiosità mi fece fare tutt’altro.
Dinanzi alla porta di casa, stavano tutte le mie amiche.
«Karen, come stai?» mi domandò subito Tamara appena vide la mia faccia sconvolta.
«Ragazze! Cosa ci fate voi qui?» domandai con voce stupita.
«Siamo venuti a conoscenza di quello che è accaduto a Victoria… È davvero terribile» fece Melanie senza guardarmi negli occhi.
«Sei stata tu a trovarla, non è vero?»
«Sì, Katherine…»
«Possiamo entrare?» mi domandò Audrey.
«Sì… Venite pure.»
Li feci accomodare in salotto.
«Vi posso offrire qualcosa? Un thè? Un succo d’arancia?»
«No. Siamo apposto così» disse Tamara rispondendo per tutte.
«Karen, non siamo venuti qui per interrogarti…»
«Immagino. Ho già parlato con la polizia. Tra poco devo vedere il detective che si occupa di questo caso.»
«Che cosa può volere il detective da te? Mica sei implicata in questa storia, vero?» mi domandò Melanie.
«Essendo stata io a trovarla, ho anch’io la mia parte in questa vicenda.»
«Capisco…»
«Comunque penso che sia solo un interrogatorio di routine, vero?»
«Non saprei, Audrey.»
«Adesso basta fargli domande. Non lo vedete come è sconvolta?» fece Tamara cercando di difendermi.
«Stiamo solo cercando di aiutarla, Tamara. Non mi sembra che stiamo facendo niente di male.»
«Karen ha solo bisogno di riposo. Solo così la potremmo aiutare… Non è vero, Karen?»
«Beh sì… Ma mi fa molto piacere avervi qui tutte insieme. Sono in questi momenti in cui si vedono le amiche come voi» dissi ritrovando momentaneamente il sorriso.
«Comunque per qualsiasi cosa, sai dove trovarci.»
«Grazie Katherine.»
«Katherine che dice queste cose? Ma ti senti bene?»
«Ho anch’io un cuore, sai Melanie?»
«Adesso però smettetela di litigare.»
«Non stiamo iniziando, Tamara. Stavamo solo discutendo tra amiche…»
«Come no…»
«Forse è meglio se andiamo, ragazze.»
«Di già? Che fretta hai Audrey?»
«Karen deve riposarsi. E tra poco deve parlare con il detective. È meglio andare.»
«Potete rimanere qui finché volete.»
«Ti ringrazio Karen… Ma io e le altre abbiamo da fare… Ci sentiamo più tardi o domani va bene?»
«Ok. Come volete voi…»
Audrey trascinò tutte le mie amiche fuori dalla mia casa.
Sembravano percorse da una fretta irrefrenabile.
«Karen, promettimi che ti riprenderai…»
«Certo Audrey. Stai tranquilla.»
«Ci sentiamo. Ciao a presto.»
«Ciao Audrey… Grazie ancora ragazze!» dissi agitando la mano per farmi sentire.
Anche le altre mie amiche ribadirono con un saluto con la mano.
Ero di nuovo sola.
Non capivo il perché della “fuga” delle mie amiche.
Perché volevano andare via così di fretta?
Perché non mi hanno fatto altre domande sulla morte di Victoria?
Non l’hanno fatto per il semplice motivo che avevano paura di turbarmi?
O c’è qualcos’altro sotto?
Di sicuro si erano comportati in modo strano.
Un comportamento che mi faceva riflettere.

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Capitolo 5
*** Uno strano comportamento ***


Mi trovavo nell’ufficio del detective Moses.
Attendevo pazientemente il suo arrivo.
«Buon pomeriggio, signorina Keane. Come sta?» mi domandò mentre mi stringeva la mano.
«Benino diciamo… Anche se il pensiero di Victoria alberga ancora nella mia mente…»
«Parlando della sua amica, ecco i risultati dell’autopsia: la ragazza è prima stata picchiata e poi strangolata brutalmente. Infatti, se guarda bene queste foto, si vede che ha molti lividi a causa delle percosse.»
Il detective Moses mi passò i referti dell’autopsia.
Nel rivederla in quelle condizioni, mi fece salire ancora di più il panico.
Sbiancai di colpo.
Come se stessi per svenire da un momento all’altro.
«Signorina Kean, è tutto apposto?»
«No. Purtroppo non lo è…»
«Posso capire che vedere queste foto la possano turbare… Ma deve essere forte e combattere insieme a me per trovare il suo assassino.»
«Sto cercando di fare il possibile. Ma non so quanto posso essere d’aiuto…»
«Ne è proprio sicuro che nessuno potesse avercela con lei?»
«Gliel’ho detto ieri…»
«Faccia una sforzo… Ho parlato qualche ora fa’ con il suo ex fidanzato. E sa che impressione mi ha dato? Che di lei non gl’importasse nulla.»
«Direi che è normale… lei e Jeff erano fidanzati da poco e si erano conosciuti nemmeno un mese fa’>
«Questo non giustifica il suo atteggiamento da menefreghista…»
«Lo so, però…»
Ero confusa.
Non sapevo cosa pensare.
Che fosse veramente Jeff il primo indiziato?
«E poi abbiamo trovato questa lettera vicino al suo corpo… Tra poco la scientifica ci porterà i risultati delle impronte…»
Quella lettera…
Mi aveva sconvolto di brutto.
Non potevo fare la finta tonta.
Dovevo raccontargli che l’avevo trovata prima di lui.
«Mi sono permessa di leggerla.»
«Come? Lo sa che così ha inquinato una scena del crimine?»
«Lo so e mi dispiace tanto… Ma non potevo morire dalla curiosità…»
«Signorina Keane…»
«Detective Moses.»
«Mi dica, dottoressa Turner.»
«Ho i risultati delle impronte della lettera. Appartengono a…»
«Karen Keane. Me lo ha appena confessato…»
«Bene. Allora, non ho altro da dirle. Arrivederci, detective.»
«Grazie dottoressa.»
Dopo un momento di smarrimento, mi riconcentrai sull’interrogatorio.
«Lo sai che facendo così ha dato una grande mano all’assassino?»
«Non volevo…» ribattei con tono rammaricato.
«Mi scusi detective, ma ci sono le quattro ragazze che ha fatto chiamare.»
«Grazie Paula. Li faccia entrare.»
Quando mi girai, non credetti ai miei occhi.
Le mie quattro amiche erano state radunate in commissariato.
«Bene, signorina Keane. Il suo interrogatorio è finito.»
Il detective mi “caccio” come se niente fosse.
Sicuramente, non aveva altro da dirmi.
Ma cosa poteva volere dalle mie amiche?
Loro non centravano nulla in questa storia.
O sì?
 
La curiosità attanagliava la mia mente.
“Che cosa avranno detto le mie amiche al detective?... E poi, possibile che non riesca a pensare a chi potrebbe aver fatto fuori la povera Victoria?”
Ci doveva essere un sospettato principale.
Ma chi?
Presi in mano il telefono per cominciare a fare il giro di telefonate alle mie amiche.
Fino a che…
«Melanie!» dissi con tono sorpreso appena aprii la mia porta di casa.
Melanie aveva uno sguardo torvo e sciupato.
Che cosa gli poteva essere successo?
«Tutto apposto?»
«Purtroppo no…»
«Che cosa è accaduto?»
«Ti spiace se entro a dirtelo?»
«Certo vieni.»
Melanie si accomodò sulla sedia del bancone in cucina.
Non l’avevo mai vista in quello stato.
«Dopo che il detective Moses ci ha interrogata una ad una, forse ho capito chi potrebbe aver fatto fuori la povera Victoria…»
«Ma come…»
«Si tratta di Katherine.»
Non credevo alle mie orecchie.
Melanie che accusa una nostra amica.
«Melanie, sai cosa stia dicendo, vero? Stai accusando una nostra amica di omicidio. Hai le prove?»
«Solo supposizioni… Katherine mi ha raccontato che negli ultimi tempi, non andava molto d’accordo con Victoria… Mi ha confessato che litigavano quando erano da sole. Anche per telefono di giorno e di notte.»
«Questo non prova nulla, Melanie.»
«Aspetta. Non ho ancora finito… Il detective Moses mi ha fatto vedere la foto della lettera rinvenuta nella mano di Victoria. E ho notato un particolare interessante: la scrittura di quella lettera, è perfettamente identica agli appunti di storia che Katherine mi ha dato qualche mese fa’.»
Durante tutta la conversazione, rimasi in un profondo stato di catalessi.
«So che può sembrare una cosa banale, ma secondo me dovremmo stare attente e tenerla d’occhio.»
«Katherine non farebbe mai una cosa del genere» risposi con tono fermo.
«Non possiamo saperlo, Karen… Chi ci dice che a Katherine in quel momento non sia impazzita improvvisamente e abbia aggredito la povera Victoria?»
«Ha un alibi di ferro, Melanie. È stata vista tutta la sera appiccicata a quel Goyle.»
«Che cosa te lo fa pensare? Ne sei estremamente certa?»
«Estremamente certa no… Ma abbastanza sicura, sì.»
«Questo non mi fa stare tranquilla lo stesso, Karen… Voglio solo metterti in guardia. Ma mi raccomando… Non raccontare niente di tutto ciò a Katherine, va bene? Altrimenti non so come la prenderebbe.»
«Di sicuro non bene.»
«Di sicuro…»
«Melanie, se accetti un consiglio da me, evita di dire anche alle altre quello che hai detto a me. Le tue accuse, a mio parere, sono infondate.»
«Allora è così… Tu non mi credi? Me lo sarei aspettata dalle altre. Ma non da te… Mi hai profondamente deluso.»
Melanie si alzò di scatto dalla sedia in cucina.
Cercai in tutti i modi di fermarla.
Ma ormai era già troppo lontana.
Non riuscivo a credere alle sue parole.
Melanie mi aveva dato molto da pensare.
Ma se fosse solo un espediente per non venire sospettata da me?
“No… Non farebbe mai una cosa del genere…”
Evitai di pensare a questo.
Ma ormai ero arrivata ad un punto che tutto era possibile.
Tutti, per me, erano dei sospetti.
Dovevo stare molto attenta.
Perché, ero sicura che l’assassino, non si sarebbe fermato qui.
 
I sospetti di Melanie su Katherine mi avevano messo in allerta.
Ma non sulla mia amica “dominatrice”.
Ma sulla “sonnambula” di Melanie.
Non mi era piaciuto il suo comportamento.
Lo trovavo alquanto strano.
Dopo che scappò da casa mia, decisi di andare a casa sua.
Ma non per parlarci direttamente.
Ma per spiarla.
Sapevo di non fare una cosa giusta.
Ma dovevo andare in fondo a questa storia.
Dopo aver suonato al campanello di casa sua, la prima persona ad aprirmi fu sua madre.
«Ciao Karen!> disse visibilmente sorpresa di vedermi.
«Buonasera signora. C’è per caso Melanie?»
«No… Credevo che fosse venuta da te…»
«Infatti… Ma poi è dovuta scappare per un altro impegno e credevo che poi fosse rientrata a casa…»
Non mi piaceva mentire.
Soprattutto a sua madre.
Ma in quell’occasione non potevo cosa dirle.
«E’ molto strano… Non mi ha detto niente a riguardo» rispose sua madre guardandomi con sguardo pensieroso.
«Vabbe’, magari provo a chiamarla dal cellulare.»
«Vuoi che gli lasci detto che sei passata?»
«No, non serve signora. Grazie ancora e buona giornata.»
La mamma di Melanie replicò con un cenno della mano.
Dove poteva essere andata?
Dal fidanzato no, visto che ho scoperto che in questi giorni era fuori città.
Con le mie amiche è molto improbabile, visto che erano impegnate tutte.
Ma dopo essermi riscossa dai miei pensieri, ecco che la vedo rientrare verso casa sua.
Dove poteva essere andata?
La curiosità mi attanagliava.
Dovevo scoprirlo il prima possibile riparlando con lei.
Ma senza essere troppo sospettosa.

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Capitolo 6
*** Una verità scomoda ***


Entrai nel suo vialetto senza farmi vedere.
La sua casa aveva la finestra del soggiorno aperta.
«E’ passata la tua amica Karen di qui. » sentii dire appena mi avvicinai.
«Quando? » domandò bruscamente Melanie.
«Poco fa’. »
«Ti ha detto cosa voleva? »
«No. Ha detto solo che ti cercava…»
Lo sguardo di Melanie si fece più cupo e tenebroso.
La visita  che ebbi poco fa’ a casa sua la stava turbando.
Che cosa poteva preoccuparla di me?
«Melanie, ultimamente ti vedo molto strana… Cosa ti succede? È a causa dell’assenza di Taylor che ti senti così?»
«Così come? Io sto bene, mamma. Non ti devi preoccupare. »
«E invece mi preoccupo e come… Non ti riconosco più. Non sembri più la stessa…»
«Mamma, te lo chiedo gentilmente: lasciami in pace. »
Sua madre non osò controbattere.
Voleva sapere a tutti i costi come stava sua figlia.
Ma lei, di certo, non la stava aiutando.
«Se c’è qualcosa che ti preoccupa, me lo diresti vero? »
«Certo» mentì Melanie cercando di calmare la curiosità di sua madre «Adesso me ne vado di sopra, ok? Vuoi sapere qualcos’altro? Tipo quante volte vado in bagno? »
Non avevo mai visto Melanie rispondere così a sua madre.
Sua madre, indignata, non rispose, uscendo dal soggiorno per andare a chiudersi in cucina.
“Melanie, cosa stai facendo?”
La ragazza si diresse di sopra molto lentamente.
Ora spiarla sarebbe stato più difficile.
Ma non potevo fermarmi ora.
Come una ladra, m’intrufolai in casa sua fuori dalla porta della sua camera.
La stanza era socchiusa, riuscendo così a vedere cosa stava facendo.
Compose un numero sul suo cellulare che non riconobbi.
«Sì, sono io> iniziò a dire con tono cupo Dopo aver inizialmente parlato, Melanie mise il vivavoce.
«Come mai è così sospettosa? Che cosa hai fatto?»
La voce dall’altra parte era contraffatta.
Non riuscivo a comprendere se era un uomo o una donna.
«Niente di che… Sono solo andata a parlargli…»
«Che cosa gli hai detto?»
«Ho cercato di buttare tutti i sospetti su di Katherine. »
Nel sentire quella frase, lo sconosciuto dall’altro capo del telefono s’imbufalì.
«Sei una stupida! Come hai potuto fare una cosa del genere?! Adesso Karen, che non è stupida, potrebbe sospettare di te. »
«Io non ho niente da nascondere. Non centro niente in questa storia!»
«Centri eccome! E se non cerchi di comportarti normalmente, scaricherò tutta la colpa su di te, facendoti finire nei guai.>
La minaccia dello sconosciuto risuonò nelle mie orecchie come una palla di cannone.
«Non lo farai mai. Dopo tutto quello che ho fatto per te…»
Melanie aveva le lacrime agli occhi.
Questa minaccia la fece molto impaurire.
Ma soprattutto, i miei sospetti erano reali: Melanie è una complice.
Complice della morte di Victoria.
Ora dovevo solo scoprire con chi stava parlando.
Dovevo coglierla sul fatto o fare finta di niente?
«Tu non hai fatto mai niente di veramente importante per me! Levatelo dalla testa!
«Che tu sia maledetta!»
Maledetta? Quindi è una donna.
Ma non riuscii a scoprire lo stesso come si chiamava.
Melanie riattaccò il cellulare, lanciandolo per terra.
Stranamente, non andò in mille pezzi.
Piangeva come una fontana.
Più per rabbia che per disperazione.
Volevo consolarla.
Ma non era il momento migliore.
Dovevo andare a fondo di questa verità.
Dovevo cogliere la palla al balzo interrogandola subito.
Aprii la porta, e quando mi vide, sbiancò di colpo.
«Che cosa ci fai tu qui?»
«Io… Beh, mi trovavo nei paraggi e sono venuta qui a trovarti.»
Non ero molto brava nelle menzogne.
«Bugiarda! Tu mi stavi spiando!»
«No, non è vero!»
«Da quant’è che ti trovavi dietro la porta di camera mia?»
Non potevo continuare così.
Dovevo dirgli la verità.
«Abbastanza da capire che centri con la morte di Victoria…»
Se solo avesse potuto, Melanie sarebbe sprofondata nell’oblio.
Ma invece era in camera sua dinanzi a me.
Non poteva scappare.
Non gliel’avrei mai permesso.
«Quindi hai capito tutto… Hai capito che sono una complice…»
«Perché l’hai fatto… Melanie, Victoria ti voleva bene.»
«Victoria era una stronza! Mi ha rubato prima il ragazzo, e poi è andata a dire a tutta la scuola che aveva scopato con lui! Bella amica, vero?»
«Ma tu e Taylor non stavate insieme…»
«Non ancora… Ci stavamo frequentando di recente uscendo spesso assieme… Poi è arrivata quella bionda sgualdrina e se l’è portato a letto. Non gliel’ho mai perdonata.»
«Chi è stata ad ucciderla?»
Ma Melanie non rispose.
Era troppo arrabbiata e nervosa con se stessa per parlarmi.
«Dimmelo Melanie!»
«No! A differenza sua, io non la tradirò mai.»
«Tradire chi? La tua complice?»
«Karen, devo dirti di andartene e di non immischiarti più in questa faccenda.»
«Non ci penso nemmeno! O tu mi dici chi è stato, o ti denuncio alla polizia.»
Presa da una rabbia incontrollabile, Melanie tirò fuori da sotto il letto una pistola.
«Non oserai…»
Ero spaventatissima.
Una delle mie migliori amiche aveva la pistola puntata su di me.
«Melanie, dove hai trovato quella pistola?»
«Non ha importanza…»
«È quella che ha ucciso Victoria, vero?»
«E anche se fosse?»
«Melanie, cerca di ragionare…»
«No! So di avere sbagliato… E so anche che non posso tornare indietro… Ma tu non dirai niente a nessuno…»
«Che cosa vuoi farmi? Uccidermi?»
Aveva le lacrime agli occhi.
Non sapeva cosa fare.
Ma in quel momento ero certa che non l’avrebbe mai sparato.
«Io… no, non posso…»
«Melanie, metti giù la pistola… Lasciati aiutare…»
«Karen… Perdonami…»
Dopo averla puntata contro di me, Melanie se la puntò contro la sua tempia.
«No! Melanie!»
Non potevo permettere che finisse così.
Anche se Melanie aveva fatto una cosa orribile, non potevo permettere che si uccidesse in questo modo.
Piombai addosso a lei per evitare il peggio.
Fortunatamente, il colpo non partì, riuscendo a salvare la mia amica.
Presi dalla sua mano la pistola.
Melanie era veramente distrutta.
Non mi sarei mai aspettato che potesse arrivare a tanto.
Dovevo assolutamente aiutarla.
«Melanie, smettila di piangere… È tutto finito.»
«Karen… Mi sento persa come il buio della notte… Mi sento così sola…»
«Ma tu non sei sola!»
«Karen… Cosa posso fare?»
«Dimmi solo chi l’ha uccisa… Solo così potrai ritornare a vivere in pace.»
«Ma dopo finirò in prigione?»
«Se confessi, non verrai condannata. E poi, sei minorenne.»
In quel momento, sapevo che Melanie non mi avrebbe mai deluso.
Poteva contare su di me.
«Tamara… È stata Tamara.»

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Capitolo 7
*** Un destino maledetto ***


«Tamara? Come Tamara?»
«È stata lei a convincermi a fare tutto questo… Ed è stata lei ad ucciderla.»
«Perché? Che motivo aveva?»
«Forse per gelosia… Ma non ne sono tanto sicura… So soltanto che non si fermerà a Victoria…»
Quelle parole mi fecero rabbrividire.
«Come?...»
«Ora tocca a Jeff. È lui la prossima vittima.»
«So che Jeff è fuori città…»
«Lo sta aspettando a casa sua…»
«Allora dobbiamo andare subito da lui. E alla svelta.»
Mentre corsi fuori dalla stanza, mi accorsi che Melanie non mi stava seguendo.
«Melanie, cosa stai facendo? Andiamo!»
«Mi vergogno molto di quello che ho fatto…»
«Adesso non è il momento» feci prendendola per mano per trascinarla fuori «Dobbiamo andare a casa di Jeff ad evitare il peggio.»
 
Ero preoccupatissima.
Non avevo nessun mezzo di trasporto per andare a casa di Jeff.
Come potevo fare?
«Melanie, non ho la macchina!»
«Adesso cosa facciamo?»
«Tua madre ci potrebbe portare?»
«Potrei sentire…»
«Che cosa succede, ragazze?» domandò la madre di Melanie
«Dobbiamo andare a casa di Jeff.»
«E’ una questione di vita o di morte, mamma.»
La mamma di Melanie, preoccupatissima per le sorti della figlia, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.
«Va bene. Vi accompagno» fece la mamma di Melanie appena uscì di casa.
 
In soli dieci minuti, ero arrivata a casa di Jeff.
In quel momento, speravo solo che la fortuna non mi abbandonasse.
Dovevo recarmi immediatamente in casa.
«Karen…»
«Cosa c’è Melanie?»
«Credo che Tamara non sia ancora arrivata… Non c’è la sua macchina.»
«Questo non mi fa stare tranquilla, Melanie… Potrebbe essersi fatta accompagnare da Jeff o da qualcun altro…»
«E’ vero…»
«Ragazze, mi dite che cosa sta succedendo?» domandò la mamma di Melanie in preda all’ansia.
«Dobbiamo salvare la vita a Jeff… E’ tutta colpa mia mamma… Ho fatto una cosa spiacevole»
«Che cosa hai fatto? Parla!»
«Adesso non c’è tempo. Signora, ci potrebbe aspettare qui per qualche minuto?»
«Sì Karen, va bene… Ma non capisco perché. Cosa mi state nascondendo?»
Ma né io né Melanie rispondemmo alla sua domanda.
Ci recammo dinanzi alla porta d’ingresso di Jeff.
«Secondo te dovremmo suonare?»
«Per far capire che siamo qui? Neanche per sogno! Entreremo di nascosto.»
Melanie non sapeva cosa fare.
Sembrava che avesse la mente da un’altra parte.
Io, bene o male, riuscivo a mantenere il sangue freddo. Anche se ero molto nervosa.
Non c’erano vie d’entrata.
«Ecco Jeff!» mi disse Melanie vedendolo dalla finestra.
Fortunatamente, era in bagno che si stava rivestendo.
«Molto bene. Tamara non è ancora arrivata» feci con tono tranquillo.
«Allora possiamo entrare senza problemi.»
«Credo proprio di sì.»
Dopo aver bussato alla porta d’ingresso, Jeff ci mise poco per venirci ad aprire.
«Ragazze. Che cosa ci fate qua?»
«Jeff, dobbiamo parlarti immediatamente.»
Il ragazzo non riusciva a capire la mia faccia sconvolta.
«Va bene. Entrate pure.»
Io e Melanie ci eravamo fermati all’ingresso.
«Jeff, sei in pericolo di vita. Devi andartene da qui!»
«Andarmene? E perché?»
«Tamara sta venendo qui con il solo scopo di ucciderti!»
«Ma cosa stai dicendo, Karen? Sei impazzita?»
«Ti dico che è la verità! Vattene subito da qui! Ti devi nascondere.»
Jeff aveva stranamente lo sguardo impassibile.
Sembrava che non gli importasse nulla.
Era stranamente tranquillo.
«Jeff, hai sentito quello che ti ho detto?»
«Sì, Karen… E ti confesso che non m’importa proprio niente. Perché…»
Prima che Jeff finisse la frase, Tamara sbucò da dietro di noi.
Aveva lo sguardo carico d’odio.
«Tamara…»
«Sorprese di vedermi, ragazze?»
Aveva un ghigno malefico e lo sguardo compiaciuto.
Che diavolo aveva in mente?
«Finalmente sei qui, amore.»
«Amore? Ma che…»
«Sì Karen, hai capito bene. Io e Jeff siamo amanti. Anzi, adesso stiamo ufficialmente insieme.»
Non credevo alle sue parole.
Lei e Jeff insieme.
«Quindi siete stati voi due…»
«A far fuori quella puttana di Victoria? Sì, hai indovinato carina.»
«Ma perché?»
«Dopo che siamo stati incoronati la coppia più bella del ballo di fine anno, Victoria ha visto me e Tamara baciarci. A quel punto, non ci ha visto più dalla rabbia.»
«Sì… Era veramente disperata» continuò Tamara «Quella smorfiosa ha cercato di aggredirmi, ma invano. Jeff ha cercato di tenerla in guardia, e subito dopo non ha fatto altro che minacciarci, dicendo che avrebbe raccontato a tutti della nostra storia… Non potevamo permetterlo in nessun modo. E fu così che la inseguimmo, fino ad arrivare al fiume. Victoria non riusciva a comprendere i guai in cui si sarebbe cacciata sia lei che noi. Quindi, dopo un impulso di rabbia, abbiamo deciso di toglierla di mezzo.»
La naturalezza in cui Tamara e Jeff raccontarono la storia, mi fece alquanto rabbrividire e disgustare.
«Siete dei mostri! Come avete potuto?!»
«Calmati Karen. Non peggiorare ulteriormente la situazione…»
Melanie, con uno scatto d’ira, si precipitò verso Tamara aggredendola alla gola.
«Maledetta! Hai rovinato la mia vita!»
Io e Jeff cercavamo di farla ritrarre, ma Melanie era troppo forte.
«Melanie, ragiona. Se uccidi Tamara, finirai in carcere per colpa sua!»
«Non m’importa! Ha ucciso una nostra amica e mi ha ricattato. La deve pagare.»
«Sì, ma non così. Non puoi rovinarti la vita per lei.»
Melanie, dopo averla guardata dritta negli occhi per qualche secondo, si convinse che non ne valeva la pena.
«Ecco, brava. Così…»
«Melanie… Hai finito di vivere.»
Improvvisamente, Tamara tirò fuori una pistola da un cassetto nelle vicinanze, puntandola contro la mia amica e sparando un colpo.
Melanie venne colpita all’altezza della gamba, ferendola gravemente.
«Tamara! Ma sei impazzita?!»
«Tu stai zitto, Jeff. Dobbiamo sbarazzarci di quelle due. Sanno troppe cose di noi!»
«Abbiamo già ucciso una persona… Non credi che sia sufficiente?»
«Quindi vorresti metterti contro di me?»
«No, io…»
«Sei solo un bastardo. Vuoi consegnarmi alla polizia? Dovrai passare sul mio corpo.»
«Non ho detto questo!»
Tamara era completamente fuori di sé.
Dopo aver colpito Melanie, sparò anche a Jeff, colpendolo in pieno stomaco.
Ormai rimanevo solo io.
«Ho l’ultimo colpo in canna… Sei pronta, Karen?»
Ma prima che potesse spararmi, la mamma di Melanie sfondò la porta d’ingresso fermando Tamara e scaraventando la pistola il più lontano possibile.
«No!»
Tamara cercò di recuperarla.
Ma ormai era troppo tardi.
La polizia arrivò dinanzi la casa di Jeff.
«Ci rivedremo Karen… Questa è una promessa.»
Dopo quelle parole che mi lacerarono l’anima, Tamara riuscì a scappare.
La mamma di Melanie, spaventata, andò verso sua figlia per soccorrerla.
Fortunatamente non era in pericolo di vita.
Però non si poteva dire lo stesso di Jeff.
Il ragazzo ormai era morto.
Visibilmente sotto shock, cercai di consolarmi e parlare con il detective Moses.
«E’ stata la mia amica Tamara… E’ lei che ha ucciso Victoria…»
«Te l’ha confessato?»
«Sì…»
«Tranquilla, signorina Keane. Faremo di tutto per trovarla> disse infine il detective prima di parlare con i suoi agenti, lasciandomi sola tra i miei pensieri pieni di terrore per la vicenda che avevo appena passato.

 
CONTINUA…

 

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