Un angelo salito dall'inferno

di directionercipriani
(/viewuser.php?uid=663136)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PREMESSA ***
Capitolo 2: *** LA MISSIONE ***
Capitolo 3: *** UN PENSIERO FISSO ***
Capitolo 4: *** MAMMA ***
Capitolo 5: *** LA RAGAZZA DEGLI SCOGLI ***
Capitolo 6: *** PAROLA D’ONORE ***
Capitolo 7: *** LA FIGLIA DI ALBERT ***
Capitolo 8: *** VIENI CON ME ***
Capitolo 9: *** DILLE TUTTA LA VERITÀ ***
Capitolo 10: *** DISPERATO ***
Capitolo 11: *** IO TI AMO ***



Capitolo 1
*** PREMESSA ***


Il sedere poggiato ormai da ore su uno scoglio e il vestito svolazzante che mostrava a tratti la coscia magra. Non sapevo chi fosse, ma avevo l’impressione di non aver mai visto niente del genere. No, non sapevo chi fosse e non volevo saperlo, potevo restare ore ad osservarla ma non volevo saperlo. I suoi occhi puntati verso l’immensità del mare, verso i gabbiani che sembravano accarezzarlo o forse semplicemente pensava. Il mare appartiene a coloro che amano la solitudine, era il suo posto e questo era una delle poche cose che sapevo di lei.
Decise improvvisamente di alzarsi e raggiungere la strada, quella che forse l’avrebbe portata dai suoi cari o chissà dove, non volevo saperlo.
Mi recai anch’io verso la strada, presi la direzione opposta ma non fermai l’impulso di girarmi a guardarla per poi correre verso la palestra.
Lì quei coglioni dei miei amici erano in pieno allenamento, iniziai anche io con il riscaldamento.
<< Sei rimasto anche oggi a spiare quella povera ragazza? >> disse Alfred sorridendo beffardo
<< Idiota >> risposi ridendo e spingendolo lontano da me
<< So il suo nome, sai? >>
<< Non voglio saperlo >> mi incupii
<< Ancora con questa storia? >>
Non risposi, mi allontanai.
L’ho vista sorridere, ma il suo sguardo non raccontava gioia.
Cerco di distogliere il pensiero da colei che sembra occupare troppo spazio nella mia mente, non dovevo innamorarmi. Mi concentro sul mio allenamento mettendoci tutto l’impegno, non dovevo pensarla.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** LA MISSIONE ***


Come ogni giorno oltrepasso il cancello dell’Università con lo zaino nero in pelle alla spalla e tanta voglia di laurearmi. Lì ad aspettarmi c’è Alyssa: riccia, alta, magra. 

<< Buongiorno >> sorrise mordendosi il labbro; feci un occhiolino e continuai a camminare dritto. Rimase delusa, non mi importava.

Eccola, Aula 3. 

Entrai.

C’era lezione di statistica.

Tre estenuanti ore tra numeri, grafici, medie e quant’altro, feci passare il tempo disegnando cose a caso con la mia amata penna in gel nera. La lezione termina prima del previsto, saluto i miei compagni e mi avvio alla mia moto nuova.

Il rumore del motore mi da una scarica di adrenalina ma ciò che vedo accanto alla siepe mi genera un vuoto nello stomaco, la ragazza degli scogli era lì, vestita con un jeans strappato al ginocchio e una giacca di pelle rosa. Rosa, come le sue guance, ma il colore che preferivo era il rosso, come le sue labbra carnose. 

Il vento le accarezzava i capelli.

Non sapevo frequentasse la mia stessa università, e la cosa cominciava a spaventarmi. No, non era lei a far paura, ero io, o meglio, la parte oscura di me. Misi il casco e scappai.

Raggiunsi la stanza segreta, lì ad aspettarmi c’era tutta gente uguale a me, con gli occhi pieni di rabbia e l’anima che chiedeva vendetta. Bevemmo fino a sentirci male tentando di dar vita a un piano, quello che ci avrebbe liberato dall’odio profondo verso chi ci ha tolto l’elemento più importante nella vita di ogni essere umano: la famiglia.

Il boss, l’uomo che ha messo in piedi questa organizzazione era spietato, alto, robusto, molto spesso faceva paura. Sorrideva di rado.

Lo invidiavo. Era il mio idolo da ormai 5 anni. Era ormai un padre per me e io per lui un figlio.

Avevo solo 8 anni quando degli uomini con delle pistole entrarono a casa mia e spararono a sangue freddo alle spalle di mio padre, alle spalle, come gli infami. Puntarono poi mia madre, in lacrime. 

La stuprarono e andarono via. È così che ho conosciuto il sesso, non come i normali adolescenti. Ricordo ancora gli occhi degli assassini, i cui volti erano coperti da passamontagna neri come la morte. Li ricordo come si ricorda l’incubo più brutto mai fatto in vita. 

Avevo solo 8 anni, e avevo già rischiato la morte. 

<< Harry, vieni a casa mia >> disse il boss poggiando la mano sulla mia spalla

<< Non hai mai permesso a nessuno di venire a casa tua >>

<< Lo so, ma ho una missione per te >>

Rimasi perplesso per un attimo, mi recai verso la sua macchina e aspettai il suo arrivo prima di salire. 

Raggiungemmo un vicolo pieno di piante fiorite, non lo avevo mai visto, ed infine un enorme casa bianca circondata da un robusto recinto alto e nero. Un uomo robusto aprì il cancello e la macchina lo attraversò. Non dissi una parola per tutto il viaggio. 

Entrammo in casa e un enorme televisore si impadronì della mia attenzione; al centro del soggiorno un divano in pelle bianca e un tavolino in vetro sotto il quale c’era un tappeto nero. 

Il boss si sedette sul divano e io accanto a lui. 

<< Boss, qual’è la mia missione? >>

<< Ho bisogno che tu protegga una persona >> 

<< Di chi si tratta? >> 

<< Di una persona molto speciale per me, così speciale da aver nascosto a tutti chi fosse >>

<< Non capisco >> risposi confuso

<< Capirai a breve >>

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** UN PENSIERO FISSO ***


Scese le scale una ragazza, non l’avevo mai vista prima. Poteva avere 18 anni. I capelli lisci e biondi le arrivavano alle spalle, aveva le labbra carnose e gli occhi color miele. 

<< Jasmine, vieni. Devo presentarti una persona >> disse il boss rivolgendosi alla ragazza

<< Harry, lei è mia figlia, Jasmine >> 

Rimasi senza parole. Il boss aveva una figlia. Aveva nascosto al mondo che fosse sua figlia per proteggerla. Non somigliava per niente alla madre, i suoi atteggiamenti volgari non mi ricordavano affatto la dolcezza e la delicatezza della bella moglie del boss, anche lei uccisa.

<< È un piacere >> dissi allungando la mano e fingendo che quei pensieri non fossero mai nati nella mia testa 

<< È lei che devo proteggere? >> 

<< Si >> rispose il boss 

<< Ah, lui deve proteggermi? >> disse avvicinandosi a me e toccandomi la spalla. Conoscevo quel tipo di ragazze, e sapevo che avrei passato una notte molto piacevole.

<< Si amore, così resto più tranquillo >> disse il boss baciando la fronte della ragazza. 

Guardai l’orologi, salutai e corsi verso il mare. La mia missione avrebbe avuto inizio il mattino seguente.

Corsi, dovevo vederla, anche oggi. 

Mentre correvo guardai l’orologio ma mi trovai a terra. Mi ero appena scontrato con qualcuno a me ignoto distratto quanto me. 

<< Oddio ti sei fatto male? >> la voce di una ragazza mi riportò alla realtà, alzai la testa. Era lei. Rimasi senza parole.

<< Tutto bene? >> chiese ormai vicinissima a me

<< Si, tranquilla >> risposi 

<< Mi dispiace tantissimo ero distratta >>

Sorrisi. Non so come. Io non sorridevo mai.

<< Lo ero anche io >>

<< Bene >> disse sorridendo e alzandosi.

Allungò la sua mano per aiutarmi e io accettai volentieri.

<< Piacere, Tracy >> disse

Cazzo, no! 

<< Harry >> risposi 

Sorrise. Volevo morire. 

<< Scusami, devo scappare, sono di fretta >> 

<< Avevo notato >> disse ridendo << Ciao Harry >>

<< Ciao >> dissi scappando.

Porca puttana. Avevo appena avuto una conversazione con la ragazza degli scogli, ormai conoscevo anche il suo nome, Tracy. Avevo il cuore a mille. Era bellissima.

La sua mano era morbida e liscia, i suoi occhi chiari mi ricordavano quel mare che avevano visto tante volte, sentivo il cuore battere forte. No, non dovevo innamorarmi. 

Corsi a casa, dove ad aspettarmi c’era mia madre. 

 

  

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** MAMMA ***


L’odore di pane appena sfornato riempì le mie narici, mia madre aveva un grembiule legato alla vita e i capelli biondi raccolti in una molletta. 

<< Ciao Mà >> dissi oltrepassando il portone d’ingresso

<< Figlio Mio, tutto bene? Hai fatto tardi, è successo qualcosa? >> 

Ecco che cominciava con le sue innumerevoli domande

<< Non iniziare. Va tutto bene. >>

Non rispose, si limitò a sorridere. 

Mi gettai sul divano ripensando all’incontro avvenuto poco tempo prima. Non potevo innamorarmi di lei. Non dovevo più pensare ai suoi meravigliosi capelli mossi che le circondavano il viso angelico. Non dovevo più pensare al suo splendido sorriso. Non dovevo più pensarla. 

<< È successo qualcosa? >> chiese di nuovo mia madre preoccupata sedendosi sul divano accanto a me.

<< Niente >> 

Tentai di tagliare corto, ma con mia madre è letteralmente impossibile, era così premurosa e mi conosceva talmente bene da riuscire a leggere i miei occhi.

<< Non puoi ingannare me Harry >>

Mi arresi.

<< Ho incontrato una ragazza >>

<< È quasi ora che tu porti una ragazza qui a casa >>

<< No mamma, non lei! >>

<< Perché? >> 

Capivo che era molto curiosa, lo vedevo dalla sua fronte aggrottata. 

Decisi di accontentarla. 

<< È così bella mamma >>

<< Quindi? >>

<< Non posso rischiare che le succeda qualcosa per il semplice fatto che mi conosce >> 

<< Figlio mio, se è destino nulla può dividerti da lei, nemmeno la tua testa cocciuta. >> disse prima di sussurrare << Sei proprio come tuo padre >> 

Una lacrima le accarezzò il viso. 

La strinsi forte a me.

<< Harry, io voglio che tu viva la tua vita senza che nessuno possa in qualche modo ostacolarti. Se quella ragazza è quella che ti fa battere il cuore voglio che tu tenti ogni cosa pur di averla accanto a te >> 

<< La metterei in pericolo mamma, non voglio >>

<< Sei abbastanza forte da proteggerla, so che tu puoi >>

Rimasi in silenzio, immerso nei miei pensieri. Forse aveva ragione, o forse no. Ma in fondo conoscevo appena il suo nome, forse correvo troppo, o forse no.

Il viso di mia madre era stanco a causa del lavoro, lavoro che il boss le aveva trovato senza pretendere nulla in cambio. Era comunque bellissima.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** LA RAGAZZA DEGLI SCOGLI ***


Finalmente mi misi nel letto, in mutande.

Il mattino seguente avrebbe avuto inizio la missione, avrei accompagnato la ragazza a scuola, l’avrei poi portata dall’estetista ed infine L’avrei riaccompagnata a casa. I miei pensieri però erano tutti rivolti a lei, Tracy, era un punto fisso nella mia mente. Dovevo smettere. 

Spensi la luce, mi addormentai.

Il mattino seguente mi svegliò mia madre, erano circa la sette e trenta. Mi alzai a fatica dal letto, mi trascinai verso il bagno e feci una doccia. Scelsi i vestiti da mettere e mi avviai alla macchina.

Misi in moto.

Raggiunsi la casa del boss in circa 15 minuti, la ragazza era già pronta con la sua divisa e lo zaino in spalla. Salì in macchina e salutò dandomi un bacio sulla guancia, restai allibito.

Raggiungemmo la scuola senza dire una parola, l’unico suono proveniva dallo stereo della mia macchina. Scese, mi sorrise. Mi assicurai che entrasse a scuola e andai via.

Io non avevo lezioni quel giorno.

Decisi di andare in palestra.

La sorella del proprietario si avvicinò a me, sorrise maliziosamente. Avevo già capito le sue intenzioni. La accontentai.

Ci chiudemmo nello spogliatoio e lei mi sfilò la maglietta, feci lo stesso con lei. Cominciò così a giocare verso il basso fin quando non sentì l’erezione.

Mezz’ora di sesso estremo.

Ci vestimmo e uscimmo uno alla volta dallo spogliatoio, prima lei e poi io.

Feci la mia serie di addominali, flessioni, e mezz’ora di attrezzi. Andai poi nella sala di box e cominciai a prendere a pugni uno dei sacchi neri appesi in quella stanza. Riuscivo così a sfogare tutta la mia rabbia. 

All’una abbandonai la palestra e mi recai a prendere la ragazza. Come da programma l’accompagnai dall’estetista e attesi circa un’ora e tre quarti. La portai a casa. Ad aspettarci c’era il boss. 

<< Com’è andata? >> chiese

<< Tutto tranquillo >> risposi 

<< Bene >> disse rincuorato << Entra a prendere un caffè >> 

Accettai.

Trascorsi due ore tra risate e sigarette in quella enorme casa. 

Era ormai ora di andare in spiaggia.

Salutai, salii in macchina.

Raggiunsi la spiaggia e come al solito mi nascosi dietro ad un enorme cespuglio in attesa che arrivasse lei. 

Arrivò dopo 10 minuti.

Si appoggiò agli scogli, anche oggi. E mentre lei fissava il mare, io fissavo lei. 

Non sapevo perché mi ostinavo a restare lì ogni giorno ad osservarla. Così bella e semplice. Aveva uno sguardo puro ma al tempo stesso triste. Vedevo qualcosa di molto simile a me. 

Decisi. Dovevo avvicinarmi a lei. Forse aveva ragione la mamma, non aveva senso quello che facevo.

Salii sugli scogli.

<< Ciao >> dissi

Si girò a guardarmi. Sorrise. Io nel frattempo morivo dentro.

<< Ciao >> rispose << Anche tu qui? >> 

<< Si >>

<< Sei di poche parole, ragazzo >>

Risi. Mi sedetti accanto a lei. 

<< Cosa fai qui? >> chiesi 

<< Amo il mare >> 

Anche io amavo il mare ma non restavo ore a fissarlo, io fissavo lei. 

<< Capisco, ma credo piuttosto che tu venga qui a pensare a chissà cosa >> 

<< A quanto la vita faccia schifo >> disse ridendo.

Risi anche io.

<< Beh, in effetti >> risposi 

Da vicino era ancora più bella.

<< Non hai paura di restare così tanto tempo sola? >> 

<< Sembri mia madre >> 

Sorrise, e anch’io.

Fatemi sapere cosa pensate della storia anche con un piccolo messaggio privato o una recensione, ci tengo molto. 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** PAROLA D’ONORE ***


Mi parlò di lei, e mi piaceva un casino ascoltarla. Viveva in un appartamento con sua madre nella periferia della città, non sapeva chi fosse suo padre. Cosa ci faceva una ragazza come lei in un posto così cupo? Non chiesi.

Io gli parlai di me, gli dissi che io avevo perso mio padre a 8 anni ma non spiegai i dettagli. Avevo paura scapasse. Non potevo.

Senza che nemmeno me ne accorgessi passarono le ore.

<< È tardissimo >> disse alzandosi 

<< Se vuoi ti accompagno, ho l’auto >>

<< Mi faresti un grande favore >>

Sorrisi. 

Ci avviammo alla macchina. 

Lei Mi arrivava alle spalle. Era più o meno alta un metro e 65. Ed era magrissima. 

<< Wow, hai una macchina enorme >>

Risi. <>

<< Mi piace >> rispose sorridendo. 

Salimmo in macchina. Morivo dalla voglia di invitarla ad uscire. Ma era ancora troppo presto. Mi avrebbe preso per un folle.

<< Domani ti ritrovo lì? >> chiesi come se ancora non conoscessi la risposta

<< Mi trovi lì ogni giorno >> 

Sorrisi. 

Arrivammo davanti al palazzo nel quale abitava. 

<< Ti aspetto lì, domani >> disse scendendo dall’auto. 

Sorrise, sorrisi anche io. 

Chiuse lo sportello e si avviò al palazzo. 

Andai via.

Dovevo assolutamente parlare con Jason.

Andai a casa del mio migliore amico. 

Suonai alla porta e mi aprì lui già in pigiama. 

<< Jason non puoi capire. Ho parlato con lei. Siamo stati ore intere a parlare. Non immagini come sia bella da vicino, la vedo così pura...

<< Hey hey hey, stai calmo fratello. Spiega dall’inizio. Non capisco un cazzo altrimenti >>

Risi.

<< Hai parlato con la ragazza degli scogli? >>

<< Si. Ieri ci siamo scontrati per sbaglio e oggi invece di restare solo lì a fissarla ho deciso di avvicinarmi >>

<< Bella frà, finalmente la scelta giusta >>

<< Si ma...>> dissi abbassando la testa 

<< Non le accadrà niente Harry. Niente >>

<< Jason è quello che accade a tutti quelli che amiamo >>

<< Siamo nati sotto una brutta stella, ma credimi, lei non è così diversa da noi >> risponde il mio amico

<< Che vuoi dire? >>

<< Non posso spiegarti amico, mi dispiace >>

<< Cosa? No cazzo tu ora parli! >>

<< Credimi Harry, non posso >>

<< Dammi almeno un indizio >>

<< Ok. Ma io non ti ho detto niente! >>

<< Parola d’onore >> dissi stringendo la sua mano.

<< Cerca la madre, capirai da solo. >>

Rimasi perplesso. 

Sarei sembrato un pazzo a presentarmi a casa sua senza una ragione valida. Ma volevo sapere a tutti i costi. 

Tornai a casa. Cenai. Stavolta non raccontai nulla a mamma, ero troppo immerso nei miei pensieri. Chissà cosa c’era di oscuro nella sua vita. Chissà se mi aveva detto tutta la verità. 

Quel dubbio non mi fece dormire tutta la notte, pensavo a cosa potesse essere di tanto importante da impedire al mio migliore amico di nascondermi qualcosa. Le uniche cose che noi dell’organizzazione teniamo nascoste per noi sono cose riguardanti l’organizzazione stessa, ma non riuscivo a capire cosa potesse essere.

Forse anche la madre era stata stuprata e aveva aderito all’organizzazione, quindi forse conoscevo già la madre. O forse era qualcosa che ancora non avevo capito. Dovevo trovare il modo per conoscere la verità. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** LA FIGLIA DI ALBERT ***


<< Tracy, penso sia arrivato il momento in cui io debba darti delle spiegazioni. >> disse Mary 

<< Ok, ti ascolto >>

<< Ma non qui, lui tra poco si sveglierà >> disse indicando l’uomo.

Salimmo nella mia auto e lí decidemmo di parlare. 

<< Tuo padre è un uomo molto potente, da giovane gli venne uccisa la famiglia e mise in piedi un organizzazione con altri uomini come lui per vendicarsi dell’accaduto. Lo chiamano il boss, ma il suo vero nome è Albert Smith >> 

<< Non capisco...perché sanno che sei morta? >> 

Mary scoppiò di nuovo in lacrime. 

<< Quando sei nata non volevo farti vivere nelle mie condizioni, non potevo rischiare che qualcuno ti uccidesse o ti facesse del male solo perché il tuo cognome è Smith, quindi pagai delle suore perché ti prendessero con loro e io presi un’altra bambina >> 

<< Cosa? >> dissi scioccato << Quindi quella non è la vera figlia del boss? >>

<< perché ti credono morta? E come hai fatto a riavermi >>

<< Io avevo bisogno della mia bambina, così finsi un attentato >>

<< Ecco perché il corpo non è mai stato ritrovato >> precisai

<< Esatto >>

<< Ma quell’uomo chi è? >> chiesi 

<< L’unico disposto a darmi una casa senza dover pagare >> 

Tracy era in lacrime, avrei voluto stringerla forte a me. Ma scappò. Provai a seguirla ma Mary mi fermò.

<< Lasciala, ha bisogno di stare sola >> 

<< Come sei cresciuto Harry, ti ricordo che avevi un anno e poco più >>

<< Io ti conosco tramite delle foto, non ricordo di te >>

<< Immagino >>

<< Dobbiamo dire la verità al boss >>

<< Cosa? No Harry, non capirebbe >>

<< Capirà, ti ama con tutto se stesso >> dissi.

Andammo a cercare Tracy, già sapevo che l’avrei trovata al mare. Ed infatti era lì.

Scesi dalla macchina e mi avvicinai a lei. 

<< Tracy >> dissi poggiandole le mani sulla spalla 

<< Non capisco più nulla, chi è questo boss? Non so nulla della mia vita cazzo >> 

<< Vieni con me, ti porto a conoscerlo >> 

Mi guardò con gli occhi pieni di lacrime 

<< Ho paura >>  

L’abbracciai forte. << Ci sono io con te >>

Mi strinse a se. Era bellissimo averla tra le mie braccia. I suoi capelli profumavano di cocco. Non la conoscevo, ma ero innamorato. Mi ero innamorato di un’estranea. Di una ragazza che avevo solo guardato da lontano per interi anni, ogni giorno. Da folli. 

Salimmo in macchina. Arrivammo a casa del boss e l’aria preoccupata di Mary era diventata contagiosa.

Tracy decise di non scendere dall’auto.

Io e Mary ci avvicinammo all’ingresso.

Suonai. 

Ad aprire fu proprio il boss. 

Rimase pietrificato. 

Mary scoppiò in lacrime.

<< M..Mary? >> disse il boss

<< Si sono io >> 

<< Tu...tu...tu sei morta! >>

<< No Albert no!  Ho solo finto >> 

<< Cosa? >>

Entrammo dentro, il boss non aveva visto Tracy. Ma quando Mary spiegò tutto al marito sembrò impazzire. 

<< Dov’è adesso? >> disse urlando.

Mary non rispose.

<< Dimmi dov’è mi figlia Mary! O vuoi che non la conosca mai? >> 

<< È in macchina >> risposi 

Seguii il boss che buttò tutto all’aria. Spalancò lo sportello dell’auto ma...era vuota. E il cancello spalancato. 

La vidi scappare tra le piante del bosco che circondavano la casa. La inseguii. La raggiunsi poco tempo dopo. 

<< Tracy! Dove vai? >>

<< Non voglio conoscerlo, urlava Harry! Sembrava un pazzo! Non voglio vivere come ho vissuto con quel mostro che hai messo al tappeto >>

<< Ora ci sono io Tracy >>

<< Non lasciarmi sola, per favore >>

<< Non potrei mai. Ora andiamo >>

Ci avviammo lentamente verso la casa del boss. Ci stava aspettando impaziente davanti alla porta d’ingresso.

Guardò Tracy come si guarda la cosa più bella del mondo. Restò senza parole per un po’, almeno fin quando non ci avvicinammo. 

<< Dov’è la mamma? >> chiese Tracy 

<< È dentro >> rispose il boss << Posso sapere il tuo nome? >> 

<< Solo se non ti metti ad urlare >> 

Il boss rise, con gli occhi pieni di lacrime

<< Non urlerò, te lo giuro >> 

<< Mi chiamo Tracy >> disse alzando la testa e guardandolo negli occhi.

<< Come la mia mamma >> disse il boss sorridendo 

<< Come hai fatto a non capire che mi avevano scambiata con un’altra bambina?  >> 

<< Ero in missione quel giorno, tornai il giorno dopo che tu fossi nata, ricordo ancora quella giornata così piovosa e nera >> 

<< Non hai mai avuto il sospetto che la bimba che hai cresciuto non fosse in realtà tua figlia? >> 

<< Ne parleremo in seguito, ok? >>

<< Ok >>

Il boss ma strinse forte a se. << Sei ancora più bella di tua madre >> disse ormai in lacrime.

Non avevo mai visto il boss piangere.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** VIENI CON ME ***


<< Non capisco perché mi hai portata da quell’uomo che ci torturava tutti i giorni >> disse Tracy furiosa verso la madre 

<< Ormai c’ero finita dentro e avevo paura della reazione di tuo padre >>

<< Io non sono sua figlia. Per lui sua figlia è la bambina che a cresciuto!! >>

<< Non dire così Tracy >> disse il boss 

<< Non devo dire così?? E adesso che dirai a tua figlia? Che è stata scambiata in un cazzo di convento? Che è stata messa al mio posto così a rischiare la vita era lei e non io? Come volete che la prenda? >> 

Urlava, ma si capiva dallo sguardo che era molto debole. Era confusa ed io non potevo aiutarla. Si alzò di scatto e uscì dalla porta d’ingresso. Io le andai dietro.

<< Tracy >> 

<< Zitto! Anche tu hai molte cose da spiegarmi >>

<< Hai ragione >>

<< Chi sei tu? >> mi chiese

<< Io sono un ragazzo che ha rischiato di morire a soli 8 anni. Degli uomini entrarono in casa improvvisamente, eravamo a tavola. Io, mia madre, mia sorella minore e mio padre. Quando mio padre capì la situazione era troppo tardi, uno di quegli uomini gli sparò un colpo alle spalle, dritto al cuore. Mio padre cadde a terra morto. Stuprarono mia madre e andarono via. >>

Tracy rimase a fissarmi con le lacrime agli occhi. << Perché mi spiavi? >>

<< Non lo so, un giorno andai in spiaggia per puro caso. Ti vidi li, bella come il sole a fissare il mare. Da quel giorno cominciai ad andare sempre in spiaggia e tu ogni volta eri lì. Eri diventata la mia dipendenza, sei la cosa più bella che ho visto da prima della morte di mio Padre >>

Tracy sorrise << Io conosco tua sorella, Miley >>

<< Conosci mia sorella? >>

<< Si, è la mia migliore amica. L’ho capito dalla tua storia, la conoscevo già >> 

<< Wow >>

<< So che sei uno fottuto stronzo con le ragazze, che te ne scopi una al giorno. Quindi, dimmi chiaramente cosa vuoi da me. >> 

<< Si hai ragione mi sono sempre divertito con le ragazze, ma con te è diverso >>

<< Classica frase degli idioti >> disse.

Il cuore mi andò in frantumi.

Si era vero, avevo giocato con il cuore di molte ragazze. Ma con lei no. Io mi stavo innamorando di lei, porca puttana. 

<< Non è come pensi >>

<< Certo come no >> 

<< Guarda te lo dimostro, ti porto a conoscere mia madre. Può confermartelo anche mia sorella, non l’ho mai fatto con nessuna >>

<< Harry ma perché lo fai? Possiamo dire che siamo estranei. Ci conosciamo da pochi giorni >>

<< Non lo so Tracy, forse hai ragione. Ma io ho come l’impressione di conoscerti da sempre. È così strano da spiegare. >>

Tracy abbassò la testa.

<< So che è difficile crederlo >> continuai 

<< È praticamente impossibile, è tutto così strano >> disse 

<< Allora, vuoi venire a casa mia? Salutiamo Miley e conoscerai mia madre >>

<< Cosa? Ma se non sa nemmeno che io esisto! e cosa le dirai? Ciao mamma questa è una ragazza che ho conosciuto 2 giorni fa e vorrei presentartela. Ma dai! >>

<< Le ho già parlato di te >>

<< Davvero? >>

<< Si >>

Avvisammo Mary e il boss. Salimmo in macchina e ci avviammo. 

Arrivammo sotto casa mia. Scesi ad aprire il cancello e mia sorella era distesa a prendere il sole in giardino. 

<< Tracy!! >> urlò mia sorella correndole incontro

<< Miley >> disse Tracy abbracciandola forte 

<< Cosa ci fai qui? Con mio fratello! >> disse confusa << Io te l’ho raccontato di quanto sia stronzo. Non permetterò che ti faccia star male! >> disse puntandomi il dito contro 

<< Tranquilla, sarò la prima a non consentirglielo >> disse guardandomi e poi sorridendo. Mi incantavo. 

<< Dai saliamo >> disse Miley prendendo la mano a Tracy e trascinandola su per le scale

Io le seguii.

<< Mamma lei è Tracy, la mia migliore amica >> disse mia sorella 

<< Oh, è un piacere conoscerti, io sono Grace >> disse stringendo la mano a Tracy 

<< Piacere mio, signora >>

<< Niente signora, solo Grace per favore >>

<< Ok, mi perdoni >> disse Tracy ridendo.

Mi avvicinai alle ragazze 

<< È stato lui a portarla qui >> disse mia sorella indicandomi 

<< Davvero? >> rispose mia madre. 

Mi guardò negli occhi. 

Aveva capito tutto. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** DILLE TUTTA LA VERITÀ ***


<< Mamma, prepara una cioccolata calda per favore >> disse mia sorella

<< Certo, tesoro >>

<< Vediamo un film? >> proposi 

<< Perché no >> rispose Tracy << Facciamo un Horroh dai! >> 

<< Dici sempre così e poi tremi di paura >> disse mia sorella

<< Non è vero! >> rispose Tracy incrociando le braccia al petto.

Risi. 

Scelsi io il film. La prima volta che lo vidi era con i miei amici ed eravamo tutti tremendamente terrorizzati. 

Ci sedemmo sul divano, Tracy al centro, io alla sua destra e mia sorella alla sua sinistra. Cliccai su play e misi un braccio sulle spalle di Tracy. Braccio che mia sorella spostò. Stronza del cazzo! 

Tracy rise. Io sorrisi. 

Il film cominciò, poco dopo mia madre portò cioccolata calda con panna per tutti e tre ma solo Tracy ringraziò. 

Alla prima scena paurosa le ragazze urlarono come pazze << Harry ti odio! >> disse Tracy. Io risi come un matto. 

Mi guardò in faccia e rise anche lei. 

<< Che c’è? >> chiesi

<< Sei tutto sporco di cioccolata >> rispose 

<< Davvero? Dove? >> 

Tracy afferrò un fazzoletto e mi pulì proprio vicino alle labbra. Provai un vuoto nello stomaco, erano forse queste le famose farfalle? Sorrisi prima di ringraziare. Sorrise anche lei ma non rispose. 

<< Vado in bagno >> disse mia sorella facendomi delle frecciatine con gli occhi.

Eravamo soli, al buio a causa delle tapparelle sigillate. L’unico accenno di luce proveniva dalla televisione. 

Mi avvicino a lei molto lentamente, quasi a temere che mi rifiutasse. Forse stavo correndo troppo, non mi importava. Ne avevo bisogno. Lei non si mosse, forse anche lei era indecisa. Le sfiorai le labbra e mi sentivo tra le nuvole, ma un tuffo al cuore lo provai quando lei mi spinse verso di lei mettendomi la mano dietro al collo. Sentii le sue labbra sulle mie e la sua lingua che accarezzava la mia. Avevo gli occhi chiusi e sembrava un sogno. La strinsi forte a me fin quando lei non si staccò da me.

<< Tua sorella >> disse sottovoce.

In effetti due secondi dopo mia sorella entrò in soggiorno. Non avevo mai vissuto nulla di più bello, il bacio più intenso della mia vita. 

<< Cos’è successo? >> chiese mia sorella

<< N..niente >> disse Tracy 

<< Non è ancora morto il ciccione lì? >>

Ah, si riferiva al film. Feci un sospiro di sollievo. 

<< Sei stato 10 secondi nel cesso cosa volevi che accadesse? >> risposi infastidito

<< Stai calmo eh >> disse mia sorella 

La fulminai con lo sguardo. 

Tracy rise. 

Continuammo a guardare il film. Ogni tanto io e Tracy ci scambiavamo degli sguardi. Mi sentivo così strano. 

Nel pieno del film mi girai a guardare Tracy che era caduta tra le braccia di Morfeo. Sembrava un angelo. 

Mia madre entrò in soggiorno 

<< Oh, si è addormentata >> disse 

<< Si >> risposi

<< È bellissima >> 

<< Lo so >>

<< Harry non lascerò che tu la prenda in giro come hai fatto con le altre. È la mia migliore amica cazzo. Ti odierò in eterno se le fai del male. >> disse mia sorella

<< Ma io non ho intenzione di farle del male Miley! >> 

<< No?? Per quanto ne sappia hai fatto star male ogni ragazza con chi hai avuto rapporti. Te le scopavi e le mandavi a fanculo. >>

<< Miley! Modera i termini! >> la rimproverò mia madre 

<< Tu non mi allontanerai da lei cazzo! >> dissi incazzato nero.

<< Che ti importa di lei? Hai tante ragazze alle tue calcagna perché devi prendere in giro lei? >> 

<< Non la prendo in giro! Miley, non sto scherzando credimi! >> 

<< Allora dille tutta la verità >>

<< Glie l’ho detta! >>

<< Tutta Harry, tutta! Hai una settimana di tempo, dopodiché parlo io! >>

Mi alzai di scatto innervosito. 

<< Vaffanculo >> dissi 

Tracy si svegliò. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** DISPERATO ***


<< Cosa succede qui? >> 

<< Nulla, mia sorella è un’idiota >> 

<< Che ore sono? >>

<< Le cinque e venti >> 

<< Riaccompagnami per favore >> 

<< Certo, andiamo >> 

<< Vengo anche io >> si intrufolò mia sorella 

<< Mi dispiace non puoi >> dissi << Andiamo a casa del boss >> sorrisi beffardo 

<< Poi ti spiego tutto >> aggiunse Tracy 

<< Stasera al solito posto? >>

<< Al solito posto >> 

Salimmo in macchina e misi in moto. Quella stronza di mia sorella stava per rovinare tutto. No, non potevo raccontargli tutta la verità, mi avrebbe considerato un mostro. 

<< Harry, che succede? >>

<< Nulla Tracy, Nulla >>

<< Ti prego non mentirmi >> disse abbassando il tono di voce.

Un pugno al cuore. 

<< Io non sono quello che tu pensi, forse è meglio se ci allontaniamo un po’ >> 

<< Cosa? Prima mi baci e poi vuoi che ci allontaniamo? Allora sei esattamente quello che pensavo tu fossi. >> rispose incazzata 

<< Tracy non dire così >> 

<< Per favore dimmi la verità. Ho sentito tua sorella che ti urlava di dirmi la verità >> 

Frenai di colpo. 

<< Non posso >> dissi 

<< Perché non puoi Harry?? Cosa ci può essere di tanto grave?? >>

<< Ho stuprato una ragazza. E l’ho quasi uccisa! >> 

Tracy rimase immobile. Irrigidita. 

<< Chi è questa ragazza? >> 

<< Mi stavo invaghendo di lei. Ma lei non si sottometteva a me. Io...io non riuscivo a sopportare quella cosa. Una sera mi ubriacai, forse troppo. Andai da lei e... >>

<< Ora ho paura >> disse 

Scoppiai in lacrime. 

<< Tracy io non voglio farti del male >>

<< Posso sapere chi è questa ragazza? >>

<< Si chiama Adrianne, frequenta la mia stessa università >> 

<< Se sei invaghito di lei cosa vuoi da me? >> 

<< È una vecchia storia Tracy... >>

<< No. Non credo. Penso più che altro che lei non ti abbia più voluto e tu cerchi con chi rimediare >> disse << Forse hai ragione tu, forse è meglio se ci allontaniamo >> 

Scese dall’auto e corse. La cercai. 

Non era al mare. Non la trovai. 

Ero disperato. Odiavo mia sorella con tutto me stesso, si, io ero invaghito di Adrianne ma non ne ero innamorato, era solo la prima ragazza che mi dava buca e io non lo accettavo. 

Piansi. Su quegli scogli. Ovunque la cercassi Piangevo. 

Era ormai diventato buio quando tornai a casa, con gli occhi gonfi e rossi.

<< Harry cos’è successo? >> chiese mia madre preoccupata 

<< Mamma lasciami in pace! Davvero! >>

<< Ti prego raccontami >>

<< Dov’è Miley? Ansi no, non voglio saperlo! Dille solo che ha ottenuto ciò che voleva. >> 

<< Harry...Miley è uscita con Tracy >>

<< Cosa?? Sai dove sono andate? >>

<< Non lo so. Si incontrano dietro la piazza in genere >>

Scesi le scale correndo e misi in moto l’auto. Raggiunsi in pochissimo tempo la piazza. Non erano lì. 

Mi arresi solo quando sapevo che mia sorella era ormai tornata a casa. Tornai a casa anche io.

Non dissi una parola.

<< Harry mi dispiace >> disse

<< Sta zitta! >> 

<< Harry ho dovuto! >>

<< Si, hai solo dovuto rompere il cazzo come sempre. Ti odio! >> 

Miley abbassò la testa

<< Ti ho obbligato solo perché anche Tracy è stata stuprata e non volevo le riaccadesse. Scusa, non ti darò più fastidio. >> disse mentre una lacrima le rigò il viso.

<< Miley. Scusami! >> dissi correndo ad abbracciarla << Io..hai ragione! Io non mi sono mai innamorato. Mai Miley, da quando l’ho vista io sentivo che quella ragazza in qualche modo mi appartenesse. È così difficile da spiegare. L’ho spiata per interi anni mentre guardava il mare su quegli scogli e non mi sono mai avvicinato per la stessa ragione che avevi tu nel volerci lontani >> 

<< Harry io le voglio troppo bene. È stata sempre con me, pronta ad ascoltarmi e tu non hai idea di ciò che lei ha vissuto. >> 

<< Puoi spiegarmelo? >> chiesi 

<< Ha vissuto un’intera vita con un uomo che non è suo padre. Ogni giorno la vedevo con un graffio o un livido diverso addosso. La costringeva a lavorare in casa come una serva, doveva pulire, servire a tavola, preparare il pranzo. Era schiava di quell’uomo. >>

<< Chi l’ha stuprata? >>

<< Un giorno lei era per strada. Era andata a fare compere per la casa con i pochi soldi che aveva in tasca. Un ragazzo da un po’ di tempo le stava dietro, ma quel giorno pretese altre cose. La costrinse a fare sesso in un bagno pubblico. Le ha strappato via la verginità contro la sua volontà. Fidati lei di ragazzi dietro ne ha tanti, ma ha sempre avuto paura di tutti. Ho visto dai suoi occhi però come si fidava di te e conoscendoti...>>

Aveva ragione. 

<< Posso sapere il nome di lui? >>

<< Lucas, Lucas Bolton. Ma hai pianto? >> chiese mia sorella

<< Cosa? No! >> 

<< Non puoi nascondere a me l’evidenza! >> 

<< Voglio vederla >>

<< Domani mattina mi vedrò con lei al bar nell’angolo. Ma io non ti ho detto niente! >>

Sorrisi e l’abbracciai forte.

<< Ti prego non farle del male >>

<< Non lo farò >>

<< Un’ultima domanda: sei innamorato? >>

<< Ne ho una io per te: quando sei innamorata hai tipo un vuoto nello stomaco quando lui ti bacia? >>

<< Si >>

<< Allora credo di essere innamorato >>

Mia sorella fece dei gridolini e comincio a saltellare per tutta casa 

<< Mamma!!! Harry si è innamorato! >>

<< Zitta! >>

<< Dai su Harry. Non c’è nulla di male! >> disse mia madre sorridendo 

<< Vado a dormire! >> dissi raggiungendo la mia stanza. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** IO TI AMO ***


Passò del tempo, non la rividi più. Al bar andai con mia sorella, ma lei non si presentò.

Nel frattempo decisi di rivedere Adrienne per scusarmi, per dirle che ero profondamente pentito e dispiaciuto, lei mi raccontò che in realtà era innamorata di me, che voleva solo farmi sudare per averla. Continuai ad uscire con Adrienne per qualche mese e ci fidanzammo. Non andavo più al mare a spiarle Tracy, non sapevo se ancora ci andava. Ma inevitabilmente, ogni tanto il mio pensiero era rivolto a lei.

<< Miley ma, Tracy? >> chiesi un giorno

<< Che ti importa? >>

<< Era solo una curiosità >>

<< Non l’ho più sentita nemmeno io >> disse alzandosi dal divano e raggiungendo la sua stanza.

Erano ormai passati 7 mesi e mezzo, decisi che dovevo rivederla. Andai al mare, era lì, nonostante il freddo. 

Era ancora più bella di come la ricordassi.

Mi avvicinai lentamente.

<< Cosa c’è Harry? >> disse 

<< Nulla... >> 

<< Và dalla tua ragazza. Non vorrei che nascesse una questione a causa mia >>

<< Tracy...io... >>

<< Harry...vai >>

Obbedii.

Porca puttana! Il mio fottuto cuore batteva così forte. Cercai di non pensarci mentre raggiungevo Adrianne davanti scuola ma era praticamente impossibile. 

<< Harry cosa c’è? >> mi chiese Adrianne 

<< Nulla >> risposi 

<< Harry...Harry cos’hai? Hai il viso pallidissimo >>

Svenni.

Mi svegliai in ospedale urlando il nome di Tracy. Ma Tracy non c’era. C’era solo mia madre. 

<< Harry, ti sei svegliato >> 

Piansi. 

<< Mamma sono un coglione! >>

<< Lo so >> disse

<< Io sono innamorato di Tracy non dovevo farla scappare via da me >>

<< Ti sei sentito in dovere nei confronti di Adrianne...ma tu ami Tracy >>

<< Si, ma lei ora mi odia >>

<< È qui fuori con tua sorella. >>

<< Cosa? >>

<< Tua sorella l’ha chiamata e lei è corsa qui con il padre >>

<< Falla entrare per favore >>

Tracy entrò, bella come il sole.

<< Harry, come stai? Mi hai fatto morire dallo spavento. Ti odio da morire! >> disse correndo verso di me e accarezzandomi il viso. Scoppiai in lacrime.

<< Tracy mi dispiace un casino! Io ho bisogno di te! >>

<< E domani avrai bisogno di nuovo di lei? >> 

<< No Tracy no! Io mi sentivo solo in dovere nei suoi confronti! >>

<< Harry, capiscimi se ora non ti credo >>

<< Capisco >> dissi abbassando la testa.

Mi sentivo così male. Mi prese la mano. Il suo tocco non era come quello di Adrianne, era delicato e mi provocava quel vuoto allo stomaco. 

<< Harry >> disse il boss entrando 

<< Boss >> 

<< Allora, fatemi capire cosa sta succedendo >>

<< Succede che è uno stronzo >> disse Tracy 

<< Si. Lo sono. >>

Il boss rise. << Dai su, spiegate >>

Gli raccontai tutta la storia. Il boss ascoltò in silenzio e senza commentare. 

<< È un bel casino >> disse alla fine

<< Lei dov’è adesso? >> chiese Tracy

<< Non so.. >> 

Sentimmo la porta aprirsi. Era lei! 

Tracy mi lasciò la mano. 

<< Harry, come stai? >> chiese avvicinandosi a me 

<< Sto bene >> 

<< Cosa ci fai lei qui? >>

<< È venuta a far visita >> 

Ecco, lo stavo rifacendo. Che idiota! 

<< Tu ami me, vero? >> chiese 

<< Certo >> 

Tracy lasciò la stanza notevolmente infastidita. Spalancò la porta e prima di uscire mi guardò, con uno sguardo gelido e pieno di odio. Il boss la seguì. Odiavo me stesso. 

<< Perché ha fatto così? È innamorata di te? >> 

<< Cosa? No! >>

<< Lo è chiaramente Harry >> 

Non risposi.

Chissà ora quando l’avrei rivista. Già mi mancava la sua voce, le sue mani, i suoi occhi.

Poche ore dopo mi dimisero dall’ospedale. Era solo un calo di pressione. Avrei dovuto mangiare più zuccheri quel giorno. 

Tornato a casa aspettai che Adrianne andò via per prendere l’auto e correre a casa del boss, dove ormai viveva Tracy. 

Bussai alla porta e ad aprirmi fu Jasmine.

<< Dov’è Tracy? >> 

<< In camera sua >> disse 

<< Dov’è la sua camera? >> chiesi 

<< Secondo piano, terza porta a destra >> 

Corsi su per le scale e giunsi alla meta.

Bussai.

<< Avanti >> disse lei 

Aprii la porta. Indossava un leggins e una maglietta. Era seduta ad una scrivania intenta a leggere un libro. Alzò la testa per vedere chi fosse appena entrato.

Mi guardò. Non disse nulla.

<< Tracy, mi dispiace >>

<< Bene, ti sei scusato. Puoi andare via >>

<< Vorrei parlarti >>

<< Io no. >> disse ferma

<< Ok perfetto! Ero solo venuta a dirti che mi manchi >>

<< Ma Vaffanculo >> disse alzandosi e spingendomi fuori. 

Mi chiuse la porta in faccia. 

<< Tracy aprimi cazzo. Lascia che ti spieghi! >> 

<< Spiegarmi cosa? L’amore non si gioca in tre. >>

<< No, infatti! Lascia che ti spieghi >> 

Spalancò la porta. Mi puntò il dito contro costringendomi a indietreggiare 

<< Cosa devi spiegarmi? Che sei innamorato di lei e che vuoi solo scoparmi?? Ce ne sono tanti come te, sai? >> 

La strinsi a me e la baciai. Dopo un attimo di confusione si lasciò andare a quel bacio. 

<< Io voglio te >> dissi

<< No Harry, se volessi me questa situazione non esisterebbe!! >> 

<< Tracy, io voglio te cazzo! Ti ho già detto che mi sento solo in dovere nei suoi confronti. Mi fa troppo male pensare di doverla di nuovo deludere >>

<< Come sia sia, come pretendi che io ti aspetti? Quanto tempo vuoi che io sopporti questa situazione? >>

<< Io voglio te, punto. Tu sarai mia. >>

<< Non sono un oggetto! >>

<< No! Sei la ragazza che amo! >>

Avevo gli occhi lucidi e una lacrima mi percorse la guancia. Tracy mi guardò negli occhi e stavolta fu lei a baciarmi. La strinsi forte a me. Avevo così voglia di fare l’amore con lei. Ma non feci e dissi nulla, non volevo pensasse che io ero lì per quello. Io ero lì per lei, perché l’amavo cazzo! Si, l’amavo!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3722228