Addicted

di Journey
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Spencer ***
Capitolo 2: *** Spencer ***
Capitolo 3: *** Spencer ***
Capitolo 4: *** Garcia ***
Capitolo 5: *** Garcia ***
Capitolo 6: *** JJ ***
Capitolo 7: *** JJ ***
Capitolo 8: *** JJ ***
Capitolo 9: *** Spencer ***
Capitolo 10: *** JJ ***
Capitolo 11: *** JJ ***
Capitolo 12: *** Spencer ***
Capitolo 13: *** JJ ***
Capitolo 14: *** Spencer ***



Capitolo 1
*** Spencer ***


Capitolo 1

La prima volta che i miei occhi incontrarono i suoi rimasi sbalordito dalla profondità di quel blu. La prima volta che vidi il suo sorriso volto nella mia direzione, il mio cuore saltò un battito. La prima volta che la sua mano si poggiò sulla mia spalla, credo abbia saltato due battiti. E quando le sue braccia mi accolsero per la prima volta per confortarmi, credo di aver percepito il tempo scandire i secondi allo stesso ritmo con cui batteva il mio cuore. Ho pensato di soffrire - addirittura - di una qualche malattia cardiaca. Mai, prima di quel momento, avevo sentito il mio cuore battere così forte. Lei era l'unica a chiamarmi Spence. L'unica disposta ad ascoltarmi. La prima che non mi ha fatto sentire completamente fuori luogo. Credo di essere sempre stato innamorato di lei. Purtroppo lei non ha mai provato nulla del genere per me. Per lei sono solo un collega, un amico, il padrino del suo primogenito, niente di più. Certo, non è poco, ma non riesco ad accontentarmi. Per un periodo avevo creduto di aver finalmente trovato l'amore. Per un periodo avevo creduto che il mio sentimento nei suoi confronti era derivato solo dal fatto che mi avesse dato attenzioni quando per tutti ero invisibile. Credevo davvero di amare Meave. Credevo davvero che il mio sentimento per lei fosse puro. Avevamo così tante cose in comune e quando è morta ero distrutto. Mi si era chiuso lo stomaco e la sola idea di un mondo senza lei, mi soffocava. Ma è bastato che lei posasse la sua mano sulla mia guancia per mandare all'aria tutte le mie convinzioni. È bastato che mi rivolgesse un accenno di sorriso per far crollare i miei castelli di carta. E così, finalmente ho capito: non avrei mai potuto amare nessuno come amavo lei. Mi ero quasi dato per vinto. Avrei vissuto il resto della mia vita uscendo con ragazze interessanti delle quali non mi sarei mai innamorato e piano piano avrei visto lei invecchiare tra le braccia di un altro.
Poi, un bel giorno, mi sono ritrovato davanti la persona più fastidiosa sulla faccia della terra. L'unica persona in grado di innervosirmi e farmi perdere la pazienza. Ho trovato l'unica donna in grado di farmi completamente perdere le staffe. L'ho conosciuta in biblioteca un sabato pomeriggio qualunque. Avevo la giornata libera e mi ero recato nel tempio della conoscenza per poter prendere alcune letture interessanti per il fine settimana. Avevo in mente un testo in particolare. Avevo controllato online la disponibilità e in città l'unica biblioteca a possederlo era quella in cui mi trovavo. Feci tutto con molta calma, non c'è molta gente a Washington particolarmente interessata al genere e soprattutto a quel titolo. Arrivato lì, girovagai per i corridoi alla ricerca di qualche lettura interessante e piacevole. Scelsi alcuni libri e poi mi diressi alla sezione in cui avrei trovato quello che cercavo. O almeno, così credevo. Una volta lì la vidi. Se ne stava in piedi davanti allo scaffale. Aveva una mano su un libro e con l'altra rispondeva ad un messaggio sul proprio cellulare. Non volevo infastidirla, quindi restai in piedi a meno di due metri da lei, aspettando che si spostasse e mi lasciasse prendere ciò che cercavo. Ma non lo fece. Poi, dopo esattamente 4 minuti e 37 secondi mi chiese perché la stessi fissando come un pazzo maniaco. Le spiegai gentilmente che non sono né pazzo, né maniaco argomentando le mie risposte. Lei non mi lasciò nemmeno finire, sfilò molto velocemente il libro dallo scaffale e andò a sedersi. Mi accorsi immediatamente che era esattamente lo stesso libro per il quale mi ero recato in quel posto. Così la seguii, ma lei continuò ad ignorare ogni mio tentativo di prendere quel testo. Di solito non sono una di quelle persone che si innervosiscono facilmente, ma la sua arroganza mi fece perdere le staffe. Così le dissi che era stata davvero scortese e mi diressi all'uscita. Avrei semplicemente dovuto aspettare i tempi di lettura di una persona di intelligenza media per poter consultare quel libro. Avrei potuto cercarlo online e farmelo spedire a casa, ma non avrei mai permesso che il mondo di internet mi privasse di fare una bella camminata in una libreria. Non avrei mai permesso a me stesso di non toccare con mano un libro prima di prenderlo. Così mi ripromisi di ripassare due settimane dopo. Peccato che la reincontrai qualche giorno dopo. Ero appena stato da Morgan, gli avevo fatto visita. Non ci vedevamo da un po' e sentivo la sua mancanza. Dopo aver giocato un po' con il mio figlioccio e dopo aver fatto una due chiacchiere con Derek e Savannah, decisi di raggiungere Garcia in un bar lì vicino. Stando a quanto scritto nel galateo, è sempre l'uomo ad ordinare. Così, una volta nel locale, salutai la mia amica con un bacio sulla guancia e mi misi in fila per ordinare i nostri caffè. Non avevo notato, inizialmente, che la tiza davanti a me fosse proprio la ragazza che solo qualche giorno prima mi aveva battuto sul tempo e aveva preso il libro a cui ero interessato. Fu mentre aspettavo in fila che le squillò il telefono e, quando rispose, riconobbi la sua voce. Era vestita in maniera molto diversa rispetto a quando la incontrai. In biblioteca indossava dei pantaloni da yoga neri e una maxi felpa grigia, adesso, invece, aveva un look completamente diverso. Indossava un vestito molto aderente nero e una giacca dello stesso colore. Le grandi scarpe da ginnastica bianche erano stata sostituite da delle scarpe col tacco molto alte. Era alta più o meno un metro e settanta centimetri, con quei tacchi arrivava a un metro e settantacinque massimo. Accanto ai suoi piedi, appoggiata sul pavimento, c'era una ventiquattrore. I suoi capelli biondi, diversamente dal nostro primo incontro, non erano legati in una coda. Questa volta li portava slegati. Erano molto lunghi. Quando è arrivata al bancone ha ordinato velocemente un caffè e una brioche al cioccolato. Nel momento in cui si è girata per andare via, ho visto il colore dei suoi occhi. Erano verdi. Ma non un semplice verde, tendevano al giallo ocra. Mi dissi che probabilmente cambiavano colore a seconda dell'illuminazione. Quando si girò e mi vide esclamò qualcosa in italiano e sbuffando andò via, lanciandomi una strana occhiata. Subito Garcia mi raggiunse e mi chiese se la conoscessi. Le dissi di averla vista in biblioteca e che c'era stata una piccola discussione tra noi. Lei mi sorrise maliziosa e mi aiutò a portare al nostro tavolo gli ordini. Passarono un altro paio di giorni e non mi sarei mai aspettato di rivederla ancora. Mentre ero seduto alla mia scrivania e leggevo un libro, sentii qualcuno avvicinarsi a me.
"Credo sia arrivato il nuovo membro della squadra" mi disse JJ facendomi un cenno col capo verso l'ingresso.
Quando alzai gli occhi e la vidi lì, sentii qualcosa muoversi all'interno del mio corpo. Era chiaramente irrequietudine. Quella ragazza mi rendeva ansioso e irrequieto. La mia collega notò subito il mio sguardo e mi chiese se la conoscessi. Annuii e le raccontai a grandi linee dei nostri due precedenti incontri. Arrivammo in sala riunioni e quando lei mi vide, replicò la stessa identica reazione che avevo avuto solo qualche minuto prima. Hotch ce la presentò ufficialmente. Finalmente conoscevo il suo nome. Si chiamava Sarah Conti. Successivamente ci disse di avere madre americana e padre italiano. I suoi divorziarono quando aveva più o meno dieci anni e fino ai vent'anni aveva vissuto con suo padre in Italia. Era tornata negli Stati Uniti al compiere dei ventuno anni. Subito aveva seguito le orme di sua madre riuscendo ad entrare nell'accademia dell'FBI a Quantico. Fu la migliore del corso, però, all'età di ventisei anni dovette necessariamente prendersi un anno sabbatico. Suo padre era venuto a mancare a causa di un incidente e lei dovette tornare in Italia per risolvere alcune importanti faccende. Non appena le acque cominciarono a calmarsi, decise di ritornare all'FBI. Era ormai negli States da due anni. Finalmente aveva concluso il suo training come Profiler. Da subito si mostrò attenta e brillante. Faceva ottime osservazioni e senza dubbio era un membro importante per la squadra, soprattutto dopo l'addio di Morgan. Ma nonostante tutto, nonostante fossero mesi che lavoravamo assieme, riuscivamo sempre a trovare tempo per litigare e bisticciare come fossimo bambini all'asilo. La cosa mi innervosiva, non capivo per quale motivo non riuscissi ad entrare in sintonia con lei come facevo con tutti. Ammetto che pensare a questo, distolse la mia attenzione dalla donna che segretamente amavo: JJ. E mi faceva bene questo continuo battibeccare, stimolava la mia mente a tenersi sempre sull'attenti, pronta in qualunque momento a combattere contro una domanda impertinente o fastidiosa di Sarah.
Ricordo che una volta, avevamo appena finito di discutere. In ufficio non c'era più nessuno, solo io e lei. Ci guardammo per una quantità di tempo che mi sembrò infinita. Mi ero perso in quei suoi occhi profondi. Scrutavo le sue labbra leggermente aggrottate e sentii l'irrefrenabile voglia di posare le mie sulle sue. Lei mi afferrò il braccio ed io feci lo stesso con il suo. Mi tirò verso di sé ed io la tirai verso di me. Ero così vicino alla sue labbra, così vicino ad assaporarle quando arrivò Jennifer. Alzai lo sguardo e la vidi. Si scusò e disse che sarebbe tornata domattina a recuperare il file che le serviva. Mi sentii terribilmente sporco, come se l'avessi tradita, come se avessi tradito il mio profondo amore celato dall'amicizia che da anni mi teneva intrappolato al suo fianco, silenziosamente. Sapevo che non c'era alcun motivo per sentirmi così, eppure per tutta la sera non feci altro che pensare a quello che era successo. Jennifer non ricambiava il mio amore. Dovevo farmene una ragione. Ma non ci riuscivo. Il pensiero di assicurarmi come stesse Sarah, non mi sfiorò minimamente. L'unica a cui riuscivo a pensare era lei. Jennifer.

 

Ndr. Sarah Conti non esiste, è un personaggio che ho inventato. Mentre la inventavo, avevo in mente un attrice in particolare, attrice che apprezzo molto: Dianna Agron. Quindi se le volete dare un volto o la volete immaginare in qualche modo, Sarah avrebbe il suo volto. 
 

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Capitolo 2
*** Spencer ***


Capitolo 2

Il giorno dopo arrivai in ufficio con un'ora d'anticipo. Sapevo che così non avrei incontrato nessuno. Ma purtroppo, le cose non andarono come avevo previsto. Arrivai alla mia scrivania, poggiai la mia borsa e mi sedetti. Presi il fascicolo di un vecchio caso a cui avevamo lavorato e cominciai a dargli un'occhiata.
"Che ci fai già qui a quest'ora?" quando udii queste parole, mi si gelò il sangue. Che ci faceva a quest'ora in ufficio? Così mi girai e incontrai i suoi occhi. Le spiegai che mi ero svegliato incredibilmente presto e che ne avevo approfittato per mettermi al lavoro. Lei mi sorrise, forse per la prima volta da quando ci eravamo conosciuti, e si sedette sulla mia scrivania. Nonostante fosse in parte vera, la mia storia non l'aveva convinta.
"Credo sia il caso di parlare di ciò che è quasi successo ieri sera, prima che JJ ci interrompesse" disse lei cominciando a far dondolare le gambe e tenendo la testa bassa.
Mi sentivo terribilmente a disagio e sono sicurissimo che anche Sarah si sia sentita esattamente così. Glielo feci presente, le dissi che al momento non credevo fosse il caso perché mi sentivo ancora terribilmente a disagio. E lei capì. Mi confidò che si sentiva esattamente allo stesso modo. Così ci guardammo per un secondo e cominciammo a ridere.
"Buongiorno" esclamò Jennifer sedendosi alla sua scrivania. Non so perché, ma in quel momento, mi sentii estremamente in colpa. Ripeto, sapevo che non c'era alcun motivo per sentirmi così, specialmente in questa occasione. Sarah scese dalla mia scrivania e salutò la mia collega dandole un bacio sulla guancia prima di prendere posto alla sua. La mia amica mi guardò e mi strizzò l'occhio. Stavo per mimarle qualcosa con le labbra, quando Garcia fece la sua entrata. Ci chiese di raggiungerla in sala riunioni. Avevamo un nuovo caso e dovevamo partire immediatamente. Tutto il viaggio in aereo fu un vero e proprio tormento. Non riuscivo a non pensare a quanto fosse successo la sera prima e a quell'occhiolino che JJ mi aveva fatto. Pensava che io e Sarah formassimo una bella coppia? Io e Sarah formavamo davvero una bella coppia? Avrei dovuto spiegarle che non c'era nulla tra noi? E in che modo le sarebbe importato? Avrei dovuto parlare con Sarah di quanto successo solo poche ore prima? Mi sentivo davvero attratto da Sarah? E perché continuavo a farmi domande riguardanti lei? Probabilmente quello era un segno, segno che avrei dovuto darle un'opportunità. E se Sarah non avesse voluto un'opportunità con me? E se il giorno prima si fosse solo fatta trascinare dal momento? Avevo la testa completamente da un'altra parte, ma il caso era davvero impegnativo e non potevo permettermi distrazioni. Così cominciai ad eliminare ogni pensiero e immagazzinai quante più informazioni possibili riguardo l'indagine. Andò tutto bene all'inizio. Andò tutto bene fino al momento in cui rimisi piede nel Jet per tornare a casa. Ero seduto e rileggevo per l'ennesima volta lo stesso libro. Quando ad un certo punto, Jennifer si sedette di fronte a me. Mi guardò e mi sorrise. Conoscevo quel sorriso. Era solita farlo ogni qual volta era convinta di sapere qualcosa che io non avevo ancora realizzato. Alzai un sopracciglio e continuai a guardarla in silenzio. Le continuò a sorridermi in silenzio fino a quando le chiesi per quale motivo mi guardasse in quel modo. E mi disse di aver capito tutto, di aver capito che avessi una cotta per Sarah. Le risposi che non era vero. Ma sembrava non riuscire a capire nessuna delle parole che le dicevo. Continuava imperterrita a sostenere che mi piacesse. Mi sentii terribilmente in imbarazzo. Non potevo dirle che in realtà ero innamorato di lei e non potevo farle capire che probabilmente mi sentivo attratto da Sarah perché mi sentivo in colpa. Così rimasi in silenzio mentre Jennifer continuava ad elogiare la mia collega e continuava a consigliarmi di portarla fuori. Quando tornammo alla base, cercai di svignarmela il prima possibile, ma, proprio mentre le porte dell'ascensore stavano per chiudersi, Sarah e JJ mi raggiunsero. Non so spiegarvi se quello fosse il momento più imbarazzante della mia vita o il mio sogno più grande. Che fossi attratto da Sarah, ormai credo si fosse capito. Nonostante riuscisse a farmi innervosire come poche persone prima di lei, non potevo negare che fosse una bellissima ragazza. Ma ciò che provavo per JJ aveva superato l'attrazione fisica ormai molti anni prima. Ero attratto da lei quando Gideon mi consigliava di invitarla fuori. Ero attratto da lei quando era l'unica a chiamarmi Spence, ero attratto da lei quando c'era ancora Elle con noi. Ma adesso, sapevo che ciò che provavo per lei era amore. Mai nessuno aveva suscitato in me le stesse emozioni che riusciva a suscitarmi lei dopo più di dieci anni di amicizia, di conoscenza. Ricordo che speravo immensamente che quell'ascensore andasse ad una velocità superiore. Così, quando arrivammo al piano terra, mi fiondai fuori di lì e raggiunsi in men che non si dica la fermata dell'autobus. Ero lì che aspettavo quando una macchina dai vetri oscurati si fermò davanti a me. Il finestrino del passeggero si abbassò e riuscì a vedere il volto del guidatore. Era Sarah. Mi disse di salire e che mi avrebbe dato lei un passaggio a casa. Provai a declinare l'offerta, ma non si diede per vinta. Così, una volta in macchina, mi sentii in dovere di parlare di quanto successo tra noi solo qualche giorno prima.
Lei è sempre stata molto schietta. Mi disse che era attratta da me. Inizialmente rimasi sbalordito da tale dichiarazione. Certamente non me la sarei aspettata. Le dissi che mi aveva piacevolmente sorpreso e la invitai a cena fuori. Non so dove trovai il coraggio di farlo, so solo che lo feci. Lei sembrò esserne molto felice e accettò senza pensarci troppo. Ci accordammo per la sera dopo, lavoro permettendo. Una volta a casa, mi sdraiai sul letto e decisi di farmi una bella dormita.
L'indomani mi svegliai particolarmente felice. Non andavo ad un appuntamento da tempo. Ammetto di aver avuto anche un po' di paura. Credo sia normale in una situazione del genere. Quando arrivò il momento di andarla a prendere, andai un po' nel panico. Avevo paura che non gradisse le mie scelte in fatto di cibo o che non le piacesse il modo in cui ero vestito. Poi la vidi uscire da casa sua e immediatamente andai a raggiungerla nel vialetto. Era bellissima. Indossava un vestito azzurro, non eccessivamente elegante. La aprii lo sportello dell'auto e lei si accomodò. La serata trascorse molto velocemente. Scoprii che oltre ad essere crudelmente schietta e incredibilmente bella, era anche sorprendentemente intelligente, direi più della media, in effetti. Mi raccontò un po' della sua vita e della sua infanzia in Italia. Le dissi di non esserci mai stato, ma che avrei voluto tantissimo andarci. Le dissi che sarei voluto passare da Firenze e ammirare con i miei occhi la culla della cultura italiana. Mi disse che per un periodo ci aveva abitato, ma che la sua città italiana preferita, non perché ci avesse abitato, era Roma. Scoprii che ascoltarla era un piacere. Inoltre avevo provato in precedenza ad imparare un po' di italiano e così, testai le mie conoscenze con lei. Mi disse che l'inglese e l'italiano non erano le uniche due lingue che conosceva e che aveva una discreta conoscenza anche del francese e sapeva parlare fluentemente anche spagnolo e tedesco. Fu davvero una serata piacevole, ma anche le serate piacevoli devono giungere al termine. Così la riaccompagnai a casa e le augurai la buonanotte mentre le baciavo la guancia. La vidi arrossire e probabilmente stavo cominciando ad arrossire anche io, così decisi che sarebbe stato meglio tornare a casa. Mi girai e in fretta raggiunsi l'auto.
Tornato a casa, non facevo che pensare alla bella serata appena trascorsa. E poi, finalmente, mi addormentai, cullato da quei pensieri gentili.

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Capitolo 3
*** Spencer ***


Capitolo 3

Le settimane passarono da quella nostra prima uscita. In ufficio nessuno era a conoscenza del fatto che, quando avevamo del tempo libero, io e Sarah lo passavamo insieme. E so che potrà sembrare smielato a chiunque legga queste parole, ma stavamo davvero bene assieme. Non ci eravamo ancora mai baciati. Lo so, sembra stupido, ma non scambierei mai un bacio con qualcuno a cui non tengo. Così, più il tempo passava e più mi accorgevo di tenere sempre più a quella ragazza che all'inizio mi era apparsa estremamente fastidiosa e di cui, ormai, non riuscivo a fare a meno. Ricordo molto bene quel periodo della mia vita. Ho bene impresse in mente tutte le serate passate a discutere di un buon libro sorseggiando del vino rosso, mentre dal camino di casa sua proveniva un tepore che ci avvolgeva, riscaldando tutta la casa. Ricordo bene tutte le volte in cui ho cercato di impressionarla cucinando per lei. Non potrei mai dimenticare le risate fragorose e rumorose derivate dai film di Charlie Chaplin.
Ricordo molto bene anche il nostro primo bacio. Eravamo andati al cinema, stavamo tornando a casa. Lei all'improvviso si fermò. In quell'istante smisi di parlare e la guardai. Stava sorridendo. Si alzò sulle punte e mi mise le braccia attorno al collo. Le sue parole furono esattamente queste: "Non posso aspettare che tu ti dia una mossa" e poi, finalmente, mi baciò. Mi confessò che era da tempo che voleva farlo.
Più passava il tempo e più le cose si facevano serie tra noi. Nessuno dei due riusciva più a trattenere il segreto. Avevamo bisogno di vivere la nostra relazione alla luce del sole. Sapevamo cosa avrebbe comportato, ma non ci interessava più a quel punto. Rendere ufficiale una relazione è un passo molto importante, soprattutto quando si lavora assieme. In caso di una probabile rottura, il luogo di lavoro diventerebbe un ambiente ostile e, nella maggior parte dei casi, una delle due persone coinvolte nella relazione, finisce per dare le dimissioni. Ma entrambi eravamo d'accordo, avremmo messo al corrente la nostra squadra.
Quel giorno arrivammo in ufficio e fortunatamente non c'era nessun nuovo caso da affrontare. Erano in programma un paio di seminari, ma niente di particolarmente impegnativo. Così, non appena fummo tutti assieme, invitai i miei colleghi a prestarmi un attimo d'attenzione. Gli dissi che avevo un annuncio da fare e subito guardai Sarah.
"Se vuoi dirci che tu e Sarah avete finalmente deciso di dirci che state assieme, lo sappiamo già" esclamò Rossi dandomi una pacca sulla spalla e sorridendomi. Ricambiai il sorriso e tirai un sospiro di sollievo. Un secondo dopo, tutti si stavano congratulando con noi. Dunque la domanda sorse spontanea: come avevano fatto a capirlo? Certo, sono dei profiler, ma credevamo di essere stati abbastanza credibili nel nostro tentativo di apparire come semplici colleghi.
"Ehi, non sei l'unico genio di questo posto!" esclamò Garcia. Tutti erano molto felici per noi. Così, non appena tutti tornarono ai propri incarichi, mi avvicinai alla scrivania di Sarah. Lei si alzò dalla sedia ed io l'abbracciai. Lei alzò la testa e le diedi un piccolo bacio a stampo, dopodiché tornammo alla nostra routine lavorativa con un peso in meno sullo stomaco.

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Capitolo 4
*** Garcia ***


Capitolo 4

Come tutti sanno, non sono molto capace di farmi i fatti miei. Infatti, non riesco proprio a non ficcare il naso negli affari altrui. Si sa, la curiosità è donna. Quando il piccolo Reid e la bella donzella italiana avevano rivelato il loro segretissimo segreto, non potevo che essere super felicissima per loro. Certo, ero a conoscenza della loro relazione già da svariate settimane e sapevo che quei due covavano qualche sorta di sentimento sin dalla prima volta che avevo visto quell'essere umano bellissimo di Sarah Conti alla caffetteria vicino casa del mio ex profiler preferito: Derek. Alle volte la mia curiosità, ma soprattutto i miei sospetti, mi portano a controllare la posizione del Gps sul telefono dei miei colleghi. Solo per accertarmi innanzitutto che stiano bene e che nessun serial killer li abbia rapiti e poi per avere un ulteriore conferma di aver ragione, insomma, mi capite, vero? Così avevo scoperto sin dall'inizio che quei due uscivano assieme. Devo dire che frequentavano molto spesso librerie e cinema. Non mi sarei mai aspettata nulla di diverso. Come coppia erano davvero carini. Speravo davvero con tutto il cuore che finissero col sposarsi e fare tanti piccoli genietti di cui sarei stata, ovviamente, la madrina e che avrei riempito di regali. Ma sto divagando. Quando dissero alla squadra di avere una relazione, tutti noi eravamo super felici. Il piccolo di casa aveva bisogno di una persona come Sarah nella sua vita. Aveva davvero bisogno di qualcuno che gli volesse bene e credetemi, quella ragazza gli voleva davvero bene. E sto divagando ancora, è solo che gli voglio un mondo di bene. Ma tornando a quel momento. Eravamo super felici. Poi, notai che qualcuno - a differenza del resto del team - non era in procinto di vomitare arcobaleni per la contentezza. La cosa mi sembrò parecchio strana. Così decisi di prendere da parte questa persona per fare due chiacchiere. Era arrivato il momento di una bella serata tra donne. Solo io e lei. Solo io e JJ. Così la invitai nel mio appartamento. Fortunatamente Will era a casa e ai bambini ci avrebbe pensato lui.
Quando la mia amica arrivò la feci accomodare e le porsi un bel bicchiere di vino bianco, il suo preferito, invitandola a raggiungermi sul divano. Ricordo molto bene quella sera, fu la sera in cui indossai per la prima volta il mio nuovo pigiama con i gattini. JJ mi chiese quale fosse il motivo di quella serata tra donne, considerando che solo qualche giorno prima avevamo passato un pomeriggio tra donne, facendo shopping al centro commerciale proprio come delle giovani adolescenti al loro primo anno di superiori. Il ragionamento non faceva una piega. Così dissi alla mia bionda preferita che avevo notato uno strano atteggiamento da parte sua e volevo approfondire la questione, non per farci sopra dei gossip, semplicemente perché volevo aiutarla. E lei mi guardò non riuscendo a capire a cosa mi riferissi. Le presi la mano e le chiesi se le cose andassero bene con Will. Lei era genuinamente confusa. Mi rispose che andava tutto bene a casa e che con Will le cose continuavano ad andare bene. Mi sentii davvero una stupida, forse mi ero immaginata tutto. Che figura pessima! Ovviamente mi chiese quale fosse il motivo di quella domanda e dovetti svuotare il sacco, anche se mi sentivo terribilmente in errore.
“Quando Spencer e Sarah hanno detto alla squadra della loro relazione, eravamo tutti molto felici e contenti al riguardo, soprattutto perché Spencer aveva davvero bisogno di qualcuno che lo amasse e gli volesse bene più di ogni altra cosa al mondo e Sarah è così carina e sembrano fatti per stare assieme” e stavo divagando ancora, ma questa volta, il mio divagare, era studiato. Cercavo di prendere tempo. Ma Jennifer lo capì.
“Penelope, arriva al punto!” mi disse. Così inspirai e cercai di calmarmi.
“Non mi sei sembrata molto contenta della loro relazione e ho pensato che potessi essere un po’ gelosa” dissi velocemente e mi attaccai al mio bicchiere di vino come se stessi bevendo dell’acqua dopo una maratona. Jennifer scoppiò a ridere e io, per poco, non mi strozzai col vino. Giustamente le chiesi perché stesse ridendo.
“Credevi che fossi gelosa perché Spencer si è fidanzato?” mi domandò ed io annuii senza allontanare il bicchiere dalle mie labbra.
“Penelope, non era gelosia quella, era premura. Sono solo molto preoccupata per lui. L’hai detto tu stessa, Spencer ha davvero bisogno di qualcuno che lo ami e che gli voglia bene più di ogni altra cosa al mondo. E io sono completamente d’accordo con questo. Ho davvero paura che, qualora le cose non dovessero funzionare tra lui e Sarah, ci rimarrebbe troppo male. Lui è il mio migliore amico, voglio solo proteggerlo. Se la stessa situazione si fosse presentata con te, avrei fatto lo stesso. E tu avresti fatto lo stesso per Derek. Vi voglio troppo bene per lasciare che qualcuno vi ferisca” affermò prendendomi la mano.
Cominciai a capire di cosa stesse parlando e per qualche secondo mi misi nei suoi panni. Però la storia per quanto convincente, non mi convinse. Si lo so, non ha senso, ma avevo un forte presentimento che il suo sentimento non fosse così nobile come voleva farlo apparire. Lei probabilmente capì di non avermi convito e rincarò la dose.
“Pensa a quando hanno ucciso Meave. Lui c’è stato malissimo. Si è chiuso in casa e per settimane non si è fatto vivo. Certo, era innamorato di lei, eppure non si erano mai visti prima di quel momento, non si erano mai neppure sfiorati. Con Sarah ci passa la maggior parte del suo tempo. Immagina se, per un motivo o per l’altro, lei dovesse uscire dal quadro. Lui come ci rimarrebbe? Questa volta non è una relazione platonica. Ne uscirebbe completamente distrutto” continuò lei.
“Io capisco quello che dici, JJ, ma - per quanto mi piacerebbe - non possiamo nemmeno tenerlo chiuso in una campana di vetro per paura che qualcuno possa ferirlo. Non è un bambino, è un uomo. È cambiato molto negli ultimi anni e tu lo sai bene. Ne ha passate tante, può sopportare un cuore spezzato. E poi sappiamo tutti che non ufficializzerebbe nulla di cui non fosse sicuro. Probabilmente ha trovato la persona che fa per lui, la sua metà, la sua anima gemella. E forse è arrivato il momento in cui ci regalerà tanti piccoli genietti” risposi cominciando a fantasticare su quali nomi avrebbero potuto avere i figli del dottor Reid. Ma JJ era visibilmente e chiaramente infastidita da questo discorso. E i miei dubbi non facevano che aumentare. Così decisi che l’unico modo per farla parlare era quello di farla innervosire. Ero pronta a rincarare la dose, quando il citofonò suonò. Presi il mio telefono che era collegato al citofono e sullo schermo mi apparve proprio il genio del BAU. Così gli aprii il cancello. Niente avrebbe potuto farla sbroccare più di me e Spencer che discutiamo del nome dei suoi futuri figli. Quando il ragazzo entrò in casa era euforico.
“Oh perfetto, siete entrambe qui, fantastico!” disse venendo verso di noi. Si sedette tra me e Jennifer e, dopo averci messo un braccio sulle spalle, ci tirò prima in un grande abbraccio e poi ci diede un bacio sulla guancia.
“Che ci fai qui, genio?” domandai super curiosa.
“Adesso che sapete di me e Sarah posso finalmente parlare di lei con qualcuno e con chi dovrei parlarne se non con le mie migliori amiche?” Il suo discorso non faceva una piega.
“E perché sei così felice? Mammina e papino si sono divertiti stasera? Mi regalerete presto un nipotino o una nipotina? Qualora fosse una nipotina la chiameresti Penelope, vero?” domandai felice.
“Rallenta, rallenta P, niente nipotini per il momento. Certo, abbiamo già avuto quella conversazione. Lei vorrebbe dei bambini, per l’esattezza ne vorrebbe più di due. Viene da una grande famiglia italiana. È la seconda di sei fratelli, di cui due sono nati dal secondo matrimonio della madre. Ma non è per questo che sono venuto qui. Sarei passato anche da te più tardi, JJ” ok, Jennifer si stava innervosendo tantissimo, riuscivo a percepirlo dal suo silenzio, da come si torturava le mani e dai suoi sorrisini forzatissimi.
“Su che aspetti, raccontaci, perché sei qui?” domandai curiosa.
“Stasera siamo andati a cena, l’ho portata in quel ristorante che da sul mare, quello con i gazebo e le lucine. La vista era spettacolare, tutto era perfetto. Abbiamo mangiato benissimo, abbiamo chiacchierato e riso un sacco. Ci siamo divertiti. Quando siamo tornati a casa sua ci siamo divertiti ancora di più, ma non è questo il punto. Mentre andavo via, mi ha detto che mi ama!” disse il ragazzo. Io ero ancora scioccata da quel suo “quando siamo tornati a casa sua ci siamo divertiti ancora di più”, ma non è questo il punto. Sarah gli aveva appena professato il suo amore. Spencer era super felice. JJ mi guardò. Aveva un’espressione persa. La situazione diventava sempre più complicata e preoccupante. Così abbracciai Reid. In questo modo dava le spalle a Jennifer e potevo tranquillamente comunicare con lei. Le mimai con le labbra una semplice frase: “Tu resti a dormire qui!” e poi tornai dal giovane Romeo che non riusciva a smettere di sorridere. Era diventato rosso in viso. Sapevo che c’era una sola domanda che avrei potuto fare in quel momento.
“E quando lei ha detto di amarti, cosa le hai risposto?” chiesi.
“È proprio questa la parte migliore. Non ho avuto paura questa volta, non ci ho ripensato, le ho risposto di getto e le ho detto che l’amo anche io. Per la prima volta dopo tanto tempo, finalmente mi sento felice. Sento di essere pronto ad andare avanti con la mia vita. Finalmente posso farci entrare un’altra persona. So che è relativamente presto, ma comincio davvero a pensare che con Sarah passerò il resto della mia vita. E la cosa non mi spaventa, non vedo l’ora che questa vita assieme cominci. Questo è stato il primo passo. Sono davvero felice” esclamò lui.
Il mio cuore si scaldò di gioia, come se stessi guardando una cucciolata di gattini che giocavano con un gomitolo di lana.
“Spencer questa è davvero una cosa fantastica! Sono felicissima per te, te lo meriti. Tu e Sarah starete benissimo insieme, siete fatti l’uno per l’altra. Lo penso da quando ci imbattemmo in lei alla caffetteria quel giorno. Sono davvero, davvero, davvero super felice per te. Ti voglio tanto bene e ti meriti solo cose belle nella vita” gli dissi stringendolo forte.
“Spence è una cosa bellissima” aggiunse JJ accarezzandogli il braccio.
Quando il ragazzo andò via e rimanemmo sole, guardai la mia amica negli occhi e le dissi: “Comincia a parlare!”

 

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Capitolo 5
*** Garcia ***


Capitolo 5

Quando fummo sole, capii che la situazione era più preoccupante di quanto credessi. JJ a stento riusciva a guardarmi negli occhi e quando la incitai a parlare, abbassò il capo e si portò le mani ai capelli.
“Non lo so, Penelope! Non so cosa mi stia succedendo” cominciò a dire.
“Che significa? Spiegami, aiutami a capire così e solo così potrò aiutarti” le dissi mettendole una mano sulla spalla e accarezzandogliela lentamente.
Lei mi guardò e i suoi occhi azzurri come il mare erano pieni di lacrime. La mia biondissima amica piangeva davvero di rado, era una tosta lei. Insomma, non è per niente come me. Io mi emoziono anche per un cagnolino che fa gli occhi dolci.
“Non so come spiegarlo – fece una pausa che mi sembrò durare una vita intera – quando Sarah è arrivata, ho capito subito che c’era qualcosa tra lei e Reid. E subito ho cercato di farli avvicinare. Mi sono detta che lei sarebbe potuta essere la persona giusta per lui. Tu stessa hai rimarcato quanto a Spencer servisse una persona come lei. Ero felice all’idea di loro due assieme, genuinamente felice. Ma quando hanno detto a tutti della loro relazione, tutto è diventato reale. E non so perché ma ha cominciato ad infastidirmi.” Disse.
“Prima di allora Spencer aveva avuto altre relazioni, perché proprio adesso ti infastidisce?” chiesi.
“Oh ma per favore, sapevo che non sarebbero durate. Nessuna di quelle ragazze era alla sua altezza. Solo Meave, ma non l’aveva neppure mai vista dal vivo e, per quanto possa sembrare cattivo sottolinearlo, l’unica volta in cui l’ha vista, lei è morta. Nessuna di loro è mai stata una minaccia. Ma Sarah lo è. Sarah è perfetta per lui. Lei può portarmelo via”
Ero scioccata. “Lei può portarmelo via?” che diavolo significava? Siamo sempre stati tutti iperprotettivi con Spencer, ma solo perché era il più piccolo del gruppo. Insomma lui e JJ portano solo qualche mese di differenza per quanto riguarda l’età, ma il senso è lo stesso. Il comportamento della mia amica, nonostante le volessi un sacco di bene, era totalmente fuori luogo. Certo, alcuni di noi diventano iperprotettivi con le persone a cui vogliono bene, ma JJ stava diventando possessiva nei confronti di Reid.
“Jennifer ma che stai dicendo? In che senso può portartelo via?” domandai scioccata versandole un altro po’ di coraggio liquido nel bicchiere.
“Nel senso che lui mi è stato sempre accanto. Da quando ci siamo conosciuti, siamo sempre stati assieme. Lui c’era prima di Will e dei bambini e c’è ancora. Ma se dovesse crearsi una sua famiglia, ho paura di vederlo sempre meno, ho paura di non avere più il mio migliore amico. Quello su cui posso contare in qualunque momento. Lo so è egoistico da parte mia, ma sono gelosa. La sola idea che un’altra persona possa avere tutta la sua attenzione, mi infastidisce. Mi infastidisce persino pensarlo con un’altra. E so che non ne ho il diritto. Ma è più forte di me” sbottò.
“Jennifer non sarai mica innamorata di lui?” chiesi giusto per fare chiarezza e assicurarmi che non stessimo guidando a tutta velocità in una strada senza uscita, pronti a schiantarci contro il muro. Ma lei mi guardò per un secondo senza dire niente. E io cominciai a preoccuparmi per davvero. Giravo attorno al tavolino da caffè ripetendo “Oh mio dio” all’infinito.
“No, Penelope, non lo amo” mi disse fermandomi. Ma non me la sarei mai bevuta una stupidaggine simile. Stava solamente cercando di tranquillizzarmi.
“E Will? Che ne sarà di Will?” domandai.
“Io amo Will. Non amo Spen… siediti Penelope per favore” sospirò e mi trascinò verso il divano. Ero così scioccata da non riuscire quasi a proferire parola. E ciò significa che ero davvero sconvolta, perché è raro che io stia zitta.
“Penelope ti prego. Ascoltami almeno” ed io annuii “So a cosa stai pensando. E so che penserai che io sia una cretina e che mi stia comportando da stupida, ma non ci posso fare niente. Non ti voglio mentire e quindi ti dirò esattamente come mi sento. Voglio bene a Will, è il padre dei miei figli, è mio marito e ne abbiamo passate tante assieme. Ma quando la possibilità di perdere Spencer si è fatta reale, a lui non ho pensato nemmeno per un secondo. Tutto quello a cui riuscivo a pensare è Spencer: Spencer che l’abbraccia, Spencer che la bacia, Spencer che la tiene tra le sue braccia la notte. E non ti posso spiegare che voglia irrefrenabile avevo di prendere a pugni qualcosa! So a cosa stai pensando. So che è sbagliato. So che non dovrei sentirmi così al riguardo. So che Sarah è una bravissima ragazza, ma non posso smettere di pensare che nessuno potrebbe mai volergli bene come gliene voglio io. E lei potrà anche avergli detto stasera di amarlo e lui potrà anche averle risposto, ma ciò che abbiamo noi, ciò che condividiamo io e Spence, non lo avrà mai nessuno. Sicuramente ti sembrerò una pazza e forse lo sono, forse sto impazzendo, ma non mi importa” disse ed io rimasi completamente scioccata. Non mi sarei mai aspettata nulla del genere da lei. Non potevo accettare il fatto che JJ era innamorata di Spencer. Non potevo accettarlo perché sapevo bene quanto Spencer avesse sofferto quando lui era innamorato di Jennifer (e lo sapevamo tutti, era chiarissimo) mentre Jennifer cominciò a frequentare Will. Per fortuna erano passati anni e il piccolo Reid aveva sepolto quelle emozioni poco dopo. Non avrei mai voluto che tutta quella situazione facesse emergere quei sentimenti che dieci anni prima aveva soppresso per lasciare che Jennifer vivesse in tranquillità la sua relazione e per non perdere la bella amicizia che avevano instaurato. E così decisi che dovevo fare l’unica cosa che avrebbe potuto farle capire ciò che doveva fare: lasciare che Spencer vivesse la sua relazione tranquillamente.
“Devo dirti una cosa, ma promettimi che non dirai mai a Spencer che te l’ho detta. E soprattutto, promettimi che non farei stupidaggini, Jennifer!”
“Te lo prometto Penelope, te lo prometto. Di che cosa si tratta?” mi chiese. Così feci un bel respiro e cominciai a tirare fuori quel segreto che mi ero portata sulle spalle per più di un decennio.
“Ti ricordi quando Spencer ti invitò ad andare con lui alla partita dei Redskin? domandai.
“Certo che lo ricordo, fu il giorno del suo compleanno” rispose lei non capendo dove volessi arrivare.
“Beh era chiaro che per lui quello era un appuntamento – ma lei sembrava ancora non capire – Reid aveva una cotta per te. Ed era una grande, gigantesca cotta per te. E poi ha cominciato ad evolversi e in men che non si dica era cotto a puntino: si era innamorato di te. Ma quando l’ha realizzato tu avevi cominciato a vederti con Will e lui è venuto da me. Mi ha chiesto cosa potesse fare. E gli ho detto di dirti tutto. Ma vedeva quanto fossi presa da Will e mi disse che tutto ciò che gli importava era la tua felicità, che Will era ciò che ti rendeva felice e che lui sarebbe stato bene. Scelse di sacrificare il suo sentimento, lui soppresse le sue emozioni e lasciò che tu vivessi la tua favola con l’uomo dei tuoi sogni. Adesso tu devi fare lo stesso. Lui ha trovato la donna dei suoi sogni e tu, mia cara, devi farti da parte. Non essere egoista, pensa a lui, pensa a Spencer”.
Le feci davvero un bel discorsetto. Ero fiera di me stessa ed ero sicurissima che Jennifer avrebbe capito e avrebbe messo una pietra sopra a tutta questa faccenda. Ma dopo più di un minuto di silenzio la mi amica parlò.
“Spencer era innamorato di me?” mi chiese.
E in quel momento realizzai che non aveva capito niente!

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Capitolo 6
*** JJ ***


Capitolo 6

È sbagliato. Lo so.
Quello che feci, fu ingiusto. Non avrei dovuto nemmeno pensare ad una cosa del genere. Eppure quel pensiero mi tormentava, non riuscivo a farlo uscire dalla mia mente. Non riuscivo a rimuovere dalla mia testa l’immagine di Spencer che l’abbracciava e la baciava. Davanti a me, proprio davanti ai miei occhi. Più li guardavo e più mi rendevo conto di quanto avrei voluto essere al suo posto, al posto di Sarah. Ero stata proprio io a mettergli in testa quell’idea. Ero stata proprio io a dirgli che lui e Sarah avrebbero formato davvero una bella coppia. E in quel momento ci credevo. Riuscivo ad immaginare me e Will a cena con Spencer e Sarah in un’uscita a quattro. Riuscivo ad immaginare di tenere in braccio i loro futuri bambini. Riuscivo ad immaginare di passare la vecchiaia vivendo l’uno accanto all’altro. Vicini di casa. Riuscivo ad immaginarci anziani, seduti comodamente sul portico di casa a chiacchierare allegramente e a ricordare i vecchi casi risolti assieme. Ma improvvisamente, quando vidi Spencer baciarla, mi sentii nauseata. Non potevo accettare l’idea.
Spencer non doveva baciarla e lei non doveva baciare lui. Non doveva toccarlo, tantomeno abbracciarlo. Non doveva stargli troppo vicino e non doveva dirgli cose carine, ma soprattutto non doveva dirgli di amarlo.
Lui non poteva amarla, lui non poteva amarla.
E mentre tutto questo succedeva, mentre la mia mente continuava a lottare contro i miei sentimenti, il segreto rivelatomi da Penelope mi opprimeva tanto che avrei preferito non saperlo. Spencer per un lungo periodo era stato innamorato di me. Ed io non me ne accorsi. Mi sentii tremendamente in colpa. Cominciai a chiedermi come sarebbe andata la mia vita se lui mi avesse dichiarato il suo amore. Chissà, magari sarebbe potuto essere lui il padre dei miei figli. Il che mi riportò ad una grande, grandissima questione che urgeva di essere risolta: Will.
Quello per Will è stato amore a prima vista. Lui è uno degli uomini più dolci che abbia mai incontrato in tutta la mia vita. Con lui ho condiviso più di dieci anni della mia vita. Con lui ho condiviso alcuni dei momenti più belli della mia vita, come la nascita dei miei figli.
Eppure non avevo pensato nemmeno per un secondo a lui. Da quando Spencer era entrato nella mia testa, non riuscivo a pensare a nessun altro.
I giorni che seguirono furono tremendi. Mi dava fastidio ogni singolo comportamento di mio marito. Quando le sue mani mi sfioravano, mi innervosivo. Quando cercava di baciarmi, mi innervosivo. Quando cercava di toccarmi, mi innervosivo.
Will è sempre stato buono come il pane, ma non è mai stato stupido e capii subito che c’era qualcosa che non andava.
Cercò disperatamente di farmi sputare il rospo. Gli dissi che il lavoro mi stressava e che avevo bisogno di un po’ di tempo per me stessa. Lui mi disse che dovevo prendermi una vacanza così sarei potuta stare un po’ a casa a rilassarmi. Gli dissi che non era possibile, non in quel momento. Avevamo un caso tosto e la squadra aveva bisogno di me. E così abbandonai quella conversazione. Presto partimmo, destinazione: Los Angeles. Nel frattempo parlavo costantemente con Penelope e la tenevo aggiornata su tutto. Lei era l’unica ad essere al corrente della situazione. Così, quando le cose si facevano insostenibili, passavamo ore al telefono a discutere dei miei assurdi problemi sentimentali.
Ricordo molto bene quel caso in particolare. Avevamo bisogno di tutto l’aiuto possibile per risolverlo. La mancanza di Hotch si faceva sentire proprio come quella di Morgan, ma per fortuna il nostro nuovo capo, la nostra amica Emily Prentiss, era una tosta.
Io ed Emily abbiamo sempre avuto un rapporto meraviglioso, ma non l’avevo ancora messa al corrente della situazione in cui mi trovavo. Quella volta, per fortuna, diventò di vitale importanza avere con noi sul campo anche Penelope. Ricordo che per il caso saremmo rimasti in città per almeno una settimana. Quando arrivò, le fu data la camera accanto alla mia in albergo. Io, lei e Emily eravamo sullo stesso corridoio, Rossi, Alvez e Simmons erano al piano di sotto, mentre Spencer e Sarah condividevano una matrimoniale al piano sopra il nostro. Quanto mi innervosiva il pensiero di loro due che dormivano assieme, non si può nemmeno spiegare. E così continuavo a spezzarmi e a ridurmi in cenere ad ogni fine serata. Ormai era d’obbligo, prima di rientrare in camera, passare dal bar. Degli uomini avevano tentato di abbordarmi notando quanto fossi poco sobria, ma fortunatamente, non ero mai sola. Accanto a me c’erano sempre le mie amiche, Penelope ed Emily. Emily era la prima ad andare via, così io continuavo ancora per un paio d’ore a bere e ad intossicarmi, mentre Penelope cercava di fermarmi. Quello che successe poi, fu l’inizio della fine.
Come ogni sera, mi fermai al bar assieme alle mie colleghe, ma questa volta non eravamo sole, questa volta con noi c’erano anche Spencer, Sarah e Rossi. Chiacchierammo per un po’, poi, piano piano, la sala cominciò a svuotarsi. Rossi, ci salutò e andò via, Emily lo seguì. Ed infine, anche Sarah, dopo aver dato un bacio a Spencer e avergli detto di amarlo, tornò nella loro stanza. Rimanemmo solo noi tre. Io, Spencer e Penelope.
Reid cominciò a raccontarci di quanto fosse felice e – nonostante non avessi toccato un goccio di alcol quella sera – non riuscivo a mentire. Non riuscivo più a mostrarmi felice per loro. E mentre lui parlava immaginavo di prenderlo a pugni per farlo zittire. Fortunatamente l’argomento dopo un po’ cambiò. Penelope cominciò a lamentarsi di Alvez.
E come ogni serata che si rispetti, anche quella si accingeva a concludersi. Garcia si alzò in piedi e mi disse che si stava facendo tardi e che sarebbe stato meglio se fossimo andate a letto. Annuii e mi alzai, ma Spencer mi afferrò dal braccio.
“Aspetta, vorrei parlarti, resta ancora un po’, dopo ti riaccompagno io in camera” mi disse
Guardai Spencer e poi guardai la mia collega, sperando che facesse qualcosa al riguardo. Da quando avevo metabolizzato e compreso i miei sentimenti per il mio amico, non c’era stata una volta in cui eravamo rimasti da soli.
“Non puoi parlarle domani? È tardi!” esclamò Penelope.
“Non ci vorrà molto, comincia ad andare Garcia” continuò lui.
E Garcia non ebbe scelta, mi mimò un “mi dispiace” con le labbra e andò via. Quando mi risedetti sul divanetto, lui mi prese la mano.
“Mi è mancato parlare con te. Sembra quasi che ultimamente tu mi stia evitando” disse.
“Non ti sto evitando” risposi.
“Che ti succede, JJ?” domandò
“Niente” risposi, forse troppo velocemente
“JJ ti conosco, ti prego dimmi che ti sta succedendo” insistette.
Rimasi in silenzio per un paio di minuti mentre lui continuava a parlare, non ascoltando nemmeno una delle parole che uscivano dalla sua bocca. E poi, mi alzai. Sentivo le lacrime riempirmi gli occhi. In men che non si dica la vista mi diventò sfuocata. Camminai il più velocemente possibile per raggiungere l’ascensore. Quando arrivai al mio piano lui era lì, era fuori dalla porta della mia camera e mi aspettava. Probabilmente aveva preso le scale. Lo guardai e senza digli nulla aprii velocemente la porta di camera mia e mi ci fiondai dentro. Lui mi seguì e si chiuse la porta alle spalle. Gli dissi che doveva andare via. Ma non accennava a muoversi. Gli aprii la porta e lo invitai nuovamente ad uscire. Ma mi disse chiaramente che non sarebbe andato da nessuna parte fino a quando io non gli avessi detto cosa mi stava succedendo. Chiusi la porta alle mie spalle. E quando mi girai lui era a pochi centimetri da me.
“Ti prego JJ, parlami? Che ti ho fatto? Mi eviti da settimane. Dimmi, come posso aiutarti?”
“Smettila. Smettila. Smetti di farlo!” esclamai
Lui mi guardò con quell’espressione smarrita.
“Smetti di essere… te.” Continuai.
“Non posso farci niente” mi rispose con aria innocente.
“Certo che puoi. Puoi – dissi – Tu pensi di sapere che cosa sta succedendo ma… non lo sai”
“Bene, allora spiegamelo, JJ, perché tutto ciò che so è che la mia amica sta soffrendo, e quando la vedo star male, voglio fermare il suo dolore” mi rispose.
E in quel momento non riuscii più a trattenermi. Finalmente mi liberai di quel peso che mi stava logorando, mi stava consumando.
“Vuoi sapere che mi sta succedendo? Vuoi sapere perché sto soffrendo?” chiesi nervosa.
“Si” rispose lui continuando a guardarmi in quel modo che mi faceva sentire quasi del tutto impotente.
“Sono innamorata di te, Spence” 

       

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Capitolo 7
*** JJ ***


Capitolo 7

Ormai l’avevo ammesso. Ormai l’avevo detto. Non potevo più rimangiarmi le mie parole.
Dopo averle pronunciate, rimasi completamente bloccata. In silenzio, per qualche minuto. Mi sentivo paralizzata. Sentivo la pesantezza del suo sguardo su di me e non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi. Non avrei potuto gestire il rifiuto in quel momento, mi sentivo troppo vulnerabile e persa. Avevo ammesso di amarlo. Così le lacrime mi inumidirono gli occhi e le ricacciai indietro. Non avrei pianto. Pensai che non avrei permesso mai a nessuno di farmi sentire così vulnerabile e impotente, mai più per tutta la durata della mia vita. Trovai, dunque, la forza di alzare il viso e incrociai il suoi occhi. Non avevo la minima idea di cosa gli stesse passando per il cervello.
“Spence” cominciai.
“Zitta” mi disse puntandomi il dito contro.
Non l’avevo mai visto così nervoso. Cominciò a fare avanti e indietro. Si massaggiava le tempie ed evitava di guardare nella mia direzione. Decisi di avvicinarmi. Ma non appena mossi il mio primo passo, mi intimò non avvicinarmi. E mi spaventai. Non l’avevo mai visto così.
“Spence” ripresi.
“Ho detto stai zitta!” continuò lui.
Ma non avrei lasciato che mi dicesse cosa fare. Capivo il suo stato d’animo, era chiaramente confuso, arrabbiato e nervoso, ma non gli avrei mai permesso di avere così tanto potere su di me. Così cominciai ad avvicinarmi a lui. Più lo facevo e più si allontanava.
“JJ ti ho detto di non avvicinarti”
“Non mi interessa quello che mi hai detto. Voglio avvicinarmi. Voglio sapere che diavolo ti prende!” esclamai nervosa.
Non appena fui abbastanza vicina, gli misi una mano sul braccio per fermalo. Prima che me ne accorgessi mi ritrovai con le spalle contro il muro e le sue mani sopra di esse. La sua fronte contro la mia.
“Tu non hai la minima idea di quello che mi hai fatto stasera, vero? Sei tu quella che non ha idea di cosa sta succedendo, non io” mi disse.
Averlo così vicino mi faceva male. Avere le sue labbra così vicine alle mie, mi faceva male. Avrei potuto ribaltare la situazione in un batter d’occhio, ma non lo feci.
“E allora spiegamelo, Spence, ­perché tutto ciò che so è che il mio amico sta soffrendo, e quando lo vedo star male, voglio fermare il suo dolore” dissi piano, utilizzando le sue stesse parole.
Lui staccò la sua fronte dalla mia e appoggiò la sua guancia sulla mia.
“Non sai per quanto tempo ho sperato di sentire esattamente quelle parole uscire dalla tua bocca” sussurrò al mio orecchio.
Ed improvvisamente il mio cuore prese a battere più velocemente di prima. Non riuscivo quasi più a sentire quello che Spencer mi diceva per quanto batteva forte.
“Per anni ho sperato che ti accorgessi di quanto fossi innamorato di te. Per anni ho sperato che mi guardassi in maniera diversa. Per anni ho sperato di poter essere il padre dei tuoi figli. Per troppi anni ho sperato di essere il fortunato uomo che ti avrebbe vista invecchiare tra le sue braccia e che sarebbe stato fortunato abbastanza da passare con te anche l’ultimo giorno della sua vita, ma adesso…”
Adesso cosa, Spencer? Adesso, cosa? Continuavo a chiedermi e quel silenzio mi tormentava. Avevo bisogno di sapere. Non riuscii a trattenere le lacrime. Mi aveva commosso e, nonostante tutta la forza di volontà, non riuscii a fare la dura. Pensai che ormai non mi amasse più. Erano passati anni da quando era innamorato di me.
“Lo so, Spence, lo so. So che eri innamorato di me. E mi dispiace di non essermene accorta prima” dissi.
“Cosa sai? Tu non sai un bel niente!” esclamò allontanandosi da me.
Ed io rimasi contro il muro. Immobile.
“Penelope mi ha detto tutto” dissi piano.
“Penelope non sa proprio niente” continuò lui furioso.
“E allora spiegami” dissi.
“Dimmi cosa sai!” esclamò
“So che eri innamorato di me e so che hai deciso di reprimere i tuoi sentimenti quando hai scoperto che avevo cominciato a vedere Will. So che lo hai fatto perché così io avrei avuto la possibilità di essere felice” dissi avvicinandomi di nuovo a lui e prendendogli la mano.
“Non è così semplice. JJ io non ho mai smesso di amarti. Ti ho vista innamorarti di lui e poi dare alla luce i suoi figli, ti ho vista andare all’altare con lui e per tutto il tempo ho pensato che quello era il mio compito. Ho passato questi ultimi anni pensando di doverti stare accanto senza poterti avere. Credevo fosse questo il mio ruolo nella tua vita. Credevo fosse questo tutto ciò che avrei fatto. Ma poi è arrivata Sarah e mi ha fatto credere di poter avere di più. Finalmente mi sono sentito in grado di poter amare qualcuno. E all’improvviso arrivi tu e distruggi ancora le mie certezze. Mi dici che mi ami e mi scombussoli il cervello. Credevo di aver finalmente messo chiarezza nella mia mente. Credevo davvero di poter amare qualcun altro che non fossi tu. Non avresti dovuto, non avresti dovuto dirmelo. Avresti dovuto darmi la possibilità di vivere la mia felicità.” mi disse.
Mi sentii uno schifo. Mi sentii davvero una persona orribile. Mai nella vita mi sarei aspettata di sentirmi così male come mi sentii nel momento che seguì. Sapevo che quello che gli stavo facendo non era giusto, ma finalmente avevo capito di amarlo e non potevo perdere quell’occasione.
Mi avvicinai ancora di più a lui e lo abbracciai. Lui aveva gli occhi lucidi. Appoggiò la testa sulla mia spalla ed io gli misi una mano dietro la nuca. Cominciai a massaggiargli la testa mentre lui continuava a sussurrare che “non era giusto”. E poi feci ciò che non avrei mai dovuto fare. Girai lentamente il mio viso, lui alzò leggermente la testa e gli diedi un bacio sulla guancia.
“JJ ti prego” disse, ma non avevo intenzione di fermarmi. Così gliene diedi un altro e poi un altro ancora e un altro ancora. Gli baciai la fronte e continuai per tutto il viso.
“Ti prego, fermati” continuò. Ma ormai era troppo tardi per fermarmi. Lui mi afferrò dalle braccia e mi allontanò.
“Basta – mi disse – devo andare via” mi disse avviandosi alla porta.
“No, Spence, ti prego” gli dissi cercando di fermarlo.
“JJ lasciami, ti prego”
“Non lasciarmi” dissi avvinghiandomi a lui come una disperata. E in quel momento lo ero, ero disperata. Non volevo che tornasse da lei, non volevo che stesse lontano da me. Non volevo più passare un singolo momento della mia vita senza quell’uomo che per più di dieci anni mi aveva amato in segreto e di cui, per più di dieci anni, avevo ignorato i sentimenti. 

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Capitolo 8
*** JJ ***


Capitolo 8

Passarono parecchi giorni prima che potessi rivederlo. Dopo avergli confessato i miei sentimenti, dopo averlo spinto al confronto e dopo essergli letteralmente saltata addosso, sapevo che tutto sarebbe cambiato. Il giorno dopo, infatti, mi svegliai e raggiunsi i miei colleghi con la paura tremenda di rivedere Spencer. Ma lui non c’era. Così domandai a Garcia cosa fosse successo e mi disse che Reid aveva preso l’influenza e Prentiss lo aveva mandato a casa. Per il resto del tempo che passammo lì, non riuscii a guardare in faccia Sarah. Mi sentivo uno schifo, sapevo di essermi comportata malissimo con lui e l’unica cosa che mi importava, ormai, era risolvere la situazione, chiarirla, fare pace con lui. Dovevo mettermi l’anima in pace e accettare il fatto che non saremmo mai stati insieme. Mi sentivo tremendamente stupida. Per anni non ho conosciuto i suoi sentimenti. Non riuscivo a capire come avessi potuto reputarmi la sua migliore amica, la sua roccia e non essermi accorta che era innamorato di me. Quando arrivai a casa, continuai a mentire a Will, ma non avevo nessuna voglia di avere un confronto e raccontargli tutto. Così passai quei giorni sepolta nell’intolleranza. Mi infastidiva tutto, ero costantemente nervosa, distratta e a volte scortese. Non riuscivo a pensare ad altro che a quello che avrei detto a Spencer quando l’avrei rivisto. Continuavo a pensare a come mi sarei dovuta comportare dato che sapeva cosa provavo per lui. Mi chiedevo se avremmo mai recuperato almeno il rapporto di amicizia che avevamo prima. E a tutte queste domande, non riuscivo a trovare risposta. E mi tormentavo.
Una sera Penelope mi chiamò, mi disse che c’era un’urgenza a casa sua e che dovevo correre da lei per aiutarla. Lì per lì pensai ad un insetto, ma conoscendo la mia amica, mi armai di quei residui di pazienza che mi erano rimasti e andai da lei. Quando arrivai non era sola.
“Che cosa sarebbe, una specie di intervento?” domandai guardando le due persone davanti a me.
“JJ siediti e ascolta quello che abbiamo da dirti” mi disse Emily guardandomi preoccupata.
“Ragazze, davvero, non ho tempo per queste cose” risposi.
“Allora trovalo il tempo, perché non ho nessuna intenzione di rimanere zitta in silenzio a vedere te e quell’altro stupido di Reid soffrire” continuò Prentiss.
Così mi andai a sedere e aspettai che le mie amiche cominciassero a parlare, prendendo in mano un bicchiere di vino e sorseggiandolo lentamente. Speravo che quella serata volgesse al termine nel minor tempo possibile. Volevo tornare a casa, mettere a letto i miei bambini e andarmene a letto, con la speranza di riuscire a dormire.
“JJ, Penelope mi ha messo al corrente della situazione. Io non sono stata sempre con voi durante questi anni, ma c’è una cosa che so per certo: il bene che c’è tra te e Reid è autentico. So che ci stai male perché hai finalmente scoperto di amarlo e non vuoi perderlo, ma te ne sei accorta troppo tardi e lo sai bene. Ora non puoi pretendere che lui molli tutto e venga da te. Devi solo mettere da parte te stessa e concentrarti su di lui. Sarah lo rende felice, fatti da parte, ma non permettere a nessuno di spezzare il legame che c’è tra voi. Non so se mi sono spiegata” disse Emily
“Tu sei la sua persona JJ… e lui è la tua!” aggiunse Penelope
“Stai di nuovo facendo maratona di Grey’s Anatomy, vero?”
“Si, lo ammetto. Non posso stare lontana dai drammi per molto tempo”
“Ehi ragazze!” dissi per riportare la loro attenzione su me e Spencer
“Oh si, giusto. Tu e Spencer prima che essere sfortunati amanti, siete amici nel vero senso del termine. Tu moriresti per lui e lui per te. E prima che scoprissi i tuoi sentimenti avresti fatto lo stesso” disse Penelope
“Ragazze io non ho idea di cosa fare – dissi scoppiando a piangere – sono passati solo un paio di giorni e non riesco a fare altro che pensare a lui. Continuo a pensare a come potrei risolvere questa situazione. La verità? Non ne ho la più pallida idea. Non posso semplicemente fare finta che non sia successo nulla tra noi a Los Angeles. Ma soprattutto sarei stupida a pensare di poter tornare ad avere ciò che avevamo prima. La verità è che non torneremo più ad essere quelli di prima. E a questo punto, forse è meglio così. Finalmente si libererà di me per sempre. Sapete il pensiero di averlo fatto soffrire per tutti questi anni mi tormenta. Non riesco a dormire la notte per questo. Non soffrivo per amore da anni e non riuscivo a ricordare quanto fosse dura. Oggi, vi posso dire che è un dolore insopportabile e non riesco proprio a capire come abbia fatto Spencer per tutti questi anni. E più ci penso e più sto male. Non riesco ad uscire da questo circolo vizioso in cui sono entrata. Riesco solo a pensare che ho rovinato la vita di un uomo meraviglioso che non merita altro che essere amato. Poi penso che c’è una donna che gli da il suo amore e sento la rabbia scorrermi nelle vene.” Dissi.
“JJ, queste sono davvero delle parole bellissime e sono sicura che il tuo dolore non sia quantificabile, ma ogni giorno sarai costretta a passare del tempo con lui e Sarah. Lavorate assieme, devi mettere da parte tutto quello che provi per rimanere obiettiva e professionale sul lavoro. So che adesso sto parlando come capo e non come amica, ma devi aprire gli occhi e renderti conto che questa situazione non giova per niente all’unità. Quindi come amica ti dico di cercare almeno di recuperare il rapporto che avevate prima, ma come capo ti dico di mettere da parte le tue emozioni e scendere a compromessi. Prima di recuperare un qualunque tipo di rapporto, dovrai crearne uno”
“Lo so Emily, lo so. E finalmente ho capito: devo farmi da parte per il bene di tutti” dissi.
“JJ non voglio che tu stia male, ma è l’unica cosa che puoi fare” continuò la mia amica
“Non voglio che questa situazione si rifletta su nessuno dei miei colleghi, ma soprattutto su nessuno dei miei amici, quindi lunedì ti consegnerò le mie dimissioni” affermai.
“JJ che stai dicendo? Non ti ho chiesto di lasciare il tuo lavoro e non azzardarti a farlo o dovrai continuare a scrivermi lettere di dimissioni fino alla fine dei tuoi giorni perché non le accetterei per nessuna ragione al mondo!” esclamò Emily innervosita.
“Ormai ho deciso, Em. Non c’è altra soluzione”
“Non ti azzardare JJ” intervenne Penelope con le lacrime agli occhi.
“Non hai capito, non darai le dimissioni!” continuò Prentiss.
“Non te lo lasceremo fare” disse Garcia.
Ma ormai avevo preso una decisione ed ero super intenzionata a seguirla. Sarei uscita completamente dalla vita di Spencer. Lui meritava di essere felice, ma senza di me. Così avrei smesso di rovinargli l’esistenza e avrei cominciato a riparare ciò che nell’ultimo periodo avevo cominciato a rompere: la mia relazione con Will. Probabilmente non ce l’avrei mai fatta, ma sapevo di doverci provare anche solo per i bambini. Non amavo più Will, ma gli volevo bene. Speravo con tutto il cuore di riuscire a dimenticare Spence, ma sapevo bene che non ci sarei mai riuscita.
Quella sera, dopo la mia dichiarazione, presi la mia borsa e andai via. Le mie amiche non mi lasciarono un attimo di tregua e cominciarono a chiamarmi ininterrottamente. Penelope si presentò alla mia porta il giorno dopo. Cercò di dissuadermi, ma ormai avevo preso una decisione ed ero estremamente sicura che fosse quella giusta. 

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Capitolo 9
*** Spencer ***


Capitolo 9

Quella mattina arrivai in ufficio e intravidi Emily discutere animatamente con qualcuno in ufficio. Non riuscii a vedere chi fosse il suo interlocutore perché non appena mi vide, chiuse la porta. Subito dopo arrivò Garcia e si fiondò con loro nella stanza. Rimasero chiusi lì dentro per ancora un’altra ora. Poi finalmente uscirono e potei dare un nome alla terza persona, era JJ. Uscì di fretta, mi guardò e continuò a camminare. Aveva gli occhi gonfi, probabilmente aveva pianto. Il mio istinto mi diceva di seguirla, ma non lo feci. Subito dopo uscirono anche Emily e Garcia, anche quest’ultima in lacrime. Non capivo cosa stesse succedendo.
Penelope seguì JJ.
“Reid raduna tutti e ci vediamo in sala riunioni fra cinque minuti esatti” esclamò Prentiss prima di entrare nel suo ufficio e chiudersi la porta alle spalle.
Feci come mi era stato ordinato. Andai a cercare Rossi, Alvez e Simmons, Sarah e Tara erano ad un seminario. Una volta in sala riunioni Emily parlò.
“Devo fare un annuncio – disse visibilmente scossa – l’agente Jareau ha consegnato le dimissioni stamattina, è ufficialmente fuori dal team” disse
Non ci potevo credere, che stava succedendo? La squadra era importantissima per JJ, non l’avrebbe mai lasciata. Non riuscivo a metabolizzare quelle parole.
“È uno scherzo, vero?” domandò Rossi.
“Purtroppo no, Dave. Io e Penelope abbiamo fatto tutto il possibile per dissuaderla, ma ha preso la sua decisione. Non c’è più nulla che possiamo fare”
“Perché?” continuò David
“Mi dispiace, non posso dirvi nient’altro, sappiate solo, come ho già detto a lei, che l’unità di Analisi Comportamentale le riserverà sempre un posto qualora dovesse decidere di tornare” continuò Emily
“Scusate” dissi alzandomi dal mio posto e lasciando la sala. Avevo bisogno di stare un po’ da solo. Emily mi raggiunse fuori.
“Reid nel mio ufficio, adesso!” esclamò.
Nonostante volessi stare solo, decisi di obbedire agli ordini del mio capo e di seguirla nel suo ufficio.
“Che significa, Emily? Perché se n’è andata?” chiesi.
“Spencer sai che non posso dirtelo” affermò
“Lo so Emily ma non riesco a capire per quale motivo abbia lasciato il lavoro che ama. Non me lo spiego”
“E va bene – disse dandomi le spalle e mettendosi le mani sui fianchi – davvero non sai perché sia andata via?
 – sospirò – Pensaci un attimo” mi disse girandosi e guardandomi negli occhi.
E finalmente mi fu tutto chiaro.
“Lo ha fatto per me?” chiesi
“Non solo, lo ha fatto per te, per sé stessa e per il bene della squadra. Sentiva di non poter più essere utile e di essere solo d’intralcio. Ascoltami, Spencer: io so cosa sta succedendo, Penelope mi ha detto tutto. So che non vi vedete da quando lasciasti Los Angeles e so che non siete in buoni rapporti ora come ora, ma sappiamo entrambi che questa scelta di JJ è completamente folle. Non sta ragionando lucidamente. Non possiamo fare nient’altro che sperare che cambi idea” mi disse.
“Posso fargliela cambiare io. Non deve lasciare il suo lavoro per me. Ho bisogno di un permesso” dissi
“Spencer non fare stupidaggini – mi intimò lei – hai due ore da adesso”
In fretta uscii dal suo ufficio e mi fiondai nell’ascensore. Presi un taxi e diedi al conducente l'indirizzo di casa di JJ. Avevo bisogno di parlarle, avevo bisogno di farle cambiare idea, dovevo necessariamente farle capire quanto fosse importante per la squadra.
Durante tutto il tragitto non facevo altro che pensare a cosa le avrei detto. Ciò che era successo tra noi a Los Angeles mi aveva ferito e in quel momento giurai a me stesso che avrei tagliato completamente i ponti con lei. Non potevo più permettermi di soffrire per lei, non potevo farlo perché ormai c’era un’altra persona nella mia vita. Una persona che mi amava e che amavo. Eppure, nonostante l’amassi, le parole di JJ non mi avevano lasciato per niente indifferente. Continuavo a rivivere quella scena ogni qual volta chiudessi gli occhi. Riuscivo a sentire chiaramente ogni parola. E poi le sue mani tra i miei capelli, le sue labbra sul mio viso e improvvisamente mi ritrovavo a pensare a cosa sarei stato disposto a fare pur di riuscire ad assaporare almeno una volta le sue labbra. Quello che seguiva era un momento di profonda vergogna e delusione per me stesso. Avevo Sarah, potevo essere felice.
Arrivai a casa sua, scesi in fretta dall’auto e sperai che Will non fosse a casa. Erano le dieci del mattino quando suonai il campanello. Lei venne ad aprirmi. Aveva ancora gli occhi gonfi per il pianto e vederla in quelle condizioni mi spezzò il cuore. Ci guardammo per quella che sembrò un’infinità di tempo. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dai suoi occhi che, pian piano, si stavano di nuovo riempiendo di lacrime. Erano tante le cose che avrei voluto dirle, ma tutto ciò che riuscii a fare fu abbracciarla. Così la strinsi più forte che potevo. Sentii come piano cominciò a rilassarsi tra le mie braccia.
“Mi dispiace” mi disse
Non le risposi, non c’era nulla da dire. Qualunque parola in quel momento sarebbe stata fuori luogo. Non sono mai stato un tipo da abbracci. Anzi, mi innervosivano. Ma con lei era tutto diverso. Quando la stringevo tra le mie braccia mi sentivo al sicuro e finalmente riuscivo a capire perché a tutti piacesse tanto quell’intima invasione dello spazio personale. Sciolsi l’abbraccio e le presi le mani.
“Possiamo parlare?” chiesi e lei annuì.
Mi fece accomodare sul divano e lei si sedette esattamente di fronte a me. Ci separava solo il tavolino da caffè. Ci guardavamo, ma nessuno dei due sapeva che dire. Poi finalmente parlò.
“Scusami, non avrei mai dovuto dirti quelle cose a Los Angeles e soprattutto non avrei mai dovuto saltarti addosso”
“Non devi scusarti per aver avuto il coraggio che è mancato a me per tutti questi anni. Sono io che dovrei scusarmi per come ho reagito. E dovrei scusarmi anche per essere andato via senza prima avere un confronto con te, ma ero confuso” dissi.
“Non hai proprio nulla di cui scusarti, Spence – mi disse – Perché sei qui?” domandò.
“Sono qui perché hai dato le dimissioni e so che lo hai fatto per me” risposi.
“Spence come pensi che possa essere d’aiuto alla squadra se tra di noi le cose non vanno bene, se ogni volta che ti vedo con Sarah ho voglia di prenderla a pugni in faccia, come potrei essere obiettiva e fare il mio lavoro?” chiese
E cosa avrei potuto dirle in quel momento, non potevo obiettare. La sua era stata la scelta più logica, ma non le avrei permesso di lasciare la squadra. L’unità di analisi comportamentale era la sua vita. Ogni singola persona in quella squadra era parte della sua famiglia.
“Non mi importa! Tu sei un elemento fondamentale per la squadra, la squadra è la tua famiglia, l’unità di analisi comportamentale è la tua famiglia. Non puoi decidere di lasciarci, sappi che non te lo permetto. Non mi importa se non riesci a concepire la vista di me e Sarah assieme, sono sicuro che pur di fare giustizia e di aiutare persone innocenti, riuscirai a conviverci” dissi.
Poi mi alzai e mi avvicinai a lei, mi sedetti sul tavolino da caffè e le presi le mani.
“Spence, ti prego” disse
“Dici di amarmi, vero? – domandai e lei annuì – Se mi ami come dici, allora chiedi a Prentiss di strappare la tua lettera di dimissioni e torna a lavorare con noi”
“Non puoi farmi questo, non puoi utilizzare i miei sentimenti contro di me” mi disse.
“L’ho appena fatto. E sappi che niente e nessuno potranno mai farmi smettere di preoccuparmi per te e di correre in tuo soccorso quando ne hai bisogno. Io ci sarò sempre per te Jennifer, non permetterei mai che nessuno si mettesse tra noi. Ti ho amato e ti voglio bene in un modo che non può essere calcolato. Questo devi tenerlo sempre bene a mente” le dissi.
“È quel ‘ti ho amata’ che mi tiene sveglia la notte. È sapere che non mi ami più che non mi fa ragionare, Spence” affermò
“JJ tu sei la prima persona che ho amato e non potrò mai amare nessuno come ho amato te, ma forse è questa la nostra sorte, forse siamo semplicemente destinati ad amarci senza poter mai stare assieme.” conclusi.
“La cosa non mi fa sentire meglio”
“Mi dispiace, ma ti prego, torna al BAU”
“Ci penserò” mi rispose

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Capitolo 10
*** JJ ***


Capitolo 10

Quando Spencer lasciò casa mia, ero a pezzi. E nel mio dolore cominciai a ragionare. Dovevo pensare razionalmente. Mi resi conto di quanto potessi sembrare ridicola. Così feci la cosa più ragionevole, chiamai Emily. Le dissi che sarei tornata al lavoro, le chiesi dei giorni di ferie per potermi occupare di alcune faccende che necessitavano attenzione. Una tra tante: Will.
Sapevo di dover mettere le cose in chiaro con lui. Lo avevo amato e proprio per questo non avrei mai potuto continuare una relazione che non aveva più motivo di esistere. Sapevo che gli avrei spezzato il cuore, ma a lungo andare speravo che mi avrebbe perdonato. Purtroppo il mio cuore apparteneva ad un altro uomo e non sarei rimasta con lui solo per comodità e sicurezza. Non si meritava di essere un rimpiazzo. Meritava di potersi innamorare ancora, meritava di poter vivere la sua vita senza condividere tutto con qualcuno che non meritava il suo amore. Così, quando si fece sera e Will tornò a casa, chiamai la babysitter e la invitai a portare i ragazzi fuori casa per un po’.
Quando furono usciti,  gli dissi che dovevo parlargli. E lui cercò immediatamente di capire di cosa si trattasse. Pensava che avessi finalmente deciso di parlargli del caso che tanto mi stava facendo impazzire. In realtà? Non c’era nessun caso ed era arrivato il momento che anche lui lo sapesse.
“Will, vorrei che ti sedessi”
“Certo, qualunque cosa… di che mi vuoi parlare? È a causa del nuovo caso, cos’è successo? Sai che ne puoi sempre parlare con me. Per qualunque cosa, io ci sono, JJ. Sono sempre qui per te” disse cercando di prendermi le mani.
“Will, dirti questo mi fa male, ma non posso continuare a tenermi tutto dentro. Non è giusto, soprattutto per te”
“Che succede, dimmi tutto”
“Sono innamorata di un altro uomo, Will” e lui rise.
“È uno scherzo? Stai scherzando, vero?” mi chiese.
Ma non ridevo. Non avrei mai potuto ridere. Non scherzavo e finalmente dire la verità mi fece sentire meglio. Fu come se mi fossi tolta un enorme peso dallo stomaco. Così ispirai ed espirai rumorosamente.
“No, non è uno scherzo” risposi.
“Come è possibile? Quando è successo? Chi è quest’uomo?” mi disse visibilmente innervosito. E come biasimarlo.
“Non riesco ancora a spiegarmi come sia possibile. È successo all’improvviso e stai tranquillo, non è importante che io ti dica il suo nome. Non staremo mai assieme, lui ama un’altra donna”
“Pensi che questo mi faccia sentire meglio? Pensi che sapere che non starai mai con quest’uomo mi faccia sentire meno a pezzi? Mi hai distrutto JJ. Non avrei mai pensato che potessimo arrivare a questo punto. Credevo che avremmo speso il resto della nostra vita assieme. Io, te e i bambini. Non riesco davvero a capire. Dove ho sbagliato?”
“Non hai sbagliato Will. Non è colpa tua e lo so che è la tipica frase fatta, ma è colpa mia. Non avrei dovuto innamorarmi di lui, lo so. Ma c’è un lato positivo in questa storia. Finalmente sei ti libererai di me e magari potrai trovare qualcuno che ti ami più di quanto io avrei mai potuto fare” dissi.
“Non riesci proprio a capire? Non ho mai voluto liberarmi di te perché amarti non è mai stato un peso per me. Eppure non è stato abbastanza. Io non sono abbastanza per te. E francamente non mi interessa trovare qualcuno che mi ami più di quanto avresti dovuto fare tu, perché io amo te e non ci sarà mai nessun’altra donna che potrò amare allo stesso modo”. Mi rispose.
Avevo gli occhi pieni di lacrime. Will aveva ragione, ma sentivo che – per una volta – stavo facendo la cosa giusta. Lasciarlo era il primo passo verso la mia nuova vita. Una vita in cui avrei dovuto imparare a convivere con tante situazioni nuove, una vita in cui avrei dovuto imparare a sopravvivere senza sapere che c’era qualcuno disposto a dare la vita per me. Qualcuno che mi avrebbe amato nella buona e nella cattiva sorte fino alla fine dei miei giorni.
“Mi dispiace, è finita” fu tutto ciò che riuscii a dire.
Afferrai la borsa e le chiavi dell’auto e mi fiondai fuori casa. Chiamai la babysitter e la raggiunsi. Feci salire i ragazzi in macchina e guidai nell’unico posto sicuro. Andai dall’unica persona che avrebbe capito: Penelope. Una volta a casa sua facemmo cenare i bambini e li mettemmo a letto. Chiesi a Garcia di chiamare Prentiss e quando ci raggiunse, raccontai ad entrambe tutto ciò che era successo con Will.
Le ragazze mi mostrarono tutto il loro supporto e la loro comprensione e finalmente, dopo un periodo che mi era sembrato interminabile, mi sentii più leggera. Potevo respirare di nuovo. So che avrei dovuto piangere e dimenarmi perché avevo appena buttato all’aria un decennio della mia vita, ma non ci riuscivo. Ero contenta di poter essere di nuovo libera, di non dover mentire e di non dover nascondere i miei sentimenti. Ok, di non dover nascondere completamente i miei sentimenti.
E mentre mi godevo un abbraccio di gruppo con le mie amiche, mi squillò il telefono. Era Spencer. Risposi.
“Pronto?”
“JJ dove sei, ti devo parlare”
“Sono da Penelope, che è successo?”
“Sono in macchina, sarò lì tra dieci minuti” esclamò e riattaccò.
Non avevo idea di cosa dovesse parlarmi. Guardai le mie amiche. Il telefono di entrambe era sul tavolino da caffè e se avessimo avuto un importante caso, loro sarebbero state le prime a saperlo. Escludendo il lavoro, di cosa mi avrebbe potuto parlare Spencer?

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Capitolo 11
*** JJ ***


Capitolo 11

“Mi ha chiamato Will” disse Spencer uscendo dalla macchina e sbattendo forte lo sportello. Avevo appena chiuso la porta di casa di Penelope e per il freddo mi stringevo il maglione attorno al corpo.

“E quindi?” gli chiesi scendendo i gradini e avvicinandomi a lui. Continuava a fare avanti e dietro nervoso.

“Spence” gli dissi toccandogli il braccio per fermarlo. Lui mi guardò e per un attimo mi mancò il fiato. Era bellissimo. I suoi capelli disordinati, i suoi occhi da cucciolo, le sue labbra. Sentivo il bisogno di assaggiare quelle labbra. Sentivo il bisogno di accarezzare i suoi capelli arruffati. Volevo disperatamente che i suoi occhi guardassero solo me.

“Mi ha chiamato Will e vuole sapere da me chi è l’uomo di cui ti sei innamorata e per cui l’hai lasciato. Pensa che io ne sia al corrente perché sono il tuo migliore amico. Dice che non c’è nessuno che ti conosca meglio di me”.

Mi sentii tremendamente in colpa. Spencer odiava mentire. Dovevo assumermi le mie responsabilità e dovevo farlo da sola, senza trascinare lui in questo casino.

“Non preoccuparti, me la vedrò io. Gli spiegherò tutto io.”

“Non voglio più mentire, JJ. Odio farlo. E Will è un brav’uomo, non se lo merita”

“Pensi che non sappia che Will sia un brav’uomo? Pensi che non mi stia logorando internamente per tutto quello che ho combinato? Ho rovinato la vita di due persone con il mio egoismo. Ti sembra poco? Al momento faccio difficoltà anche io a convivere con me stessa. Non ho scelto di innamorarmi di te. Non ho scelto di accorgermene solo ora. Purtroppo è successo. E mi dispiace, Spence. Mi dispiace davvero.” Gli dissi con le lacrime agli occhi allontanandomi da lui per non mostragli la mia debolezza. Non volevo che mi vedesse piangere ancora.

“Devi smettere di ripeterlo. Non migliori la situazione. La peggiori. Ogni volta che mi ricordi che sei innamorata di me, mi uccidi.”

“Pensi che sia facile per me ricordarmi ogni volta che il mio sentimento non è ricambiato? E mi fa sentire incredibilmente stupida, perché ogni volta che pronuncio quelle parole, spero sempre che ad un certo punto mi risponderai dicendomi che mi ami anche tu. Che vuoi stare con me”

Mi guardò senza proferire parola. Poi inspirò profondamente e chiuse gli occhi. Si voltò, dandomi le spalle. Appoggiò una mano sullo sportello dell’auto. I secondi passavano lentamente, sembravano interminabili minuti. Lui non si muoveva. Io non mi muovevo.

Ma qualcuno doveva fare qualcosa. Così presi coraggio e mi avvicinai a lui. Gli misi una mano sulla spalla. Non si mosse, continuò a fissare per terra, rivolto verso lo sportello della sua auto.

“Grazie per essere passato. Me la vedo io con Will, torna a casa ora” gli dissi e mi allontanai.

Non so come successe esattamente, ricordo solo che, mentre camminavo per raggiungere la porta di Penelope, mi sentii cingere da dietro. Qualche istante dopo, ero ancora intrappolata tra le braccia di Spencer che mi guardava. Mi guardava come mi aveva guardato quella notte in hotel. Aveva gli occhi scuri, come mai erano stati prima. Non mi parlò, mi guardò soltanto e mi sentii avvampare come una ragazzina. Prima che potessi accorgermene, si fiondò sulle mia labbra trascinandomi in un bacio famelico, bisognoso. Fuochi d’artificio, farfalle nello stomaco, tachicardia, i segnali c’erano tutti. Avevo sognato quel bacio, sperato di averlo e mentre succedeva continuavo a pensare che fosse meglio di quanto avessi immaginato. Lui stava con un’altra e avrei dovuto fermarlo per quello. Ma non lo feci. Non ci riuscii. Volevo quel bacio, volevo lui più di ogni altra cosa al mondo e non mi interessava quanta gente avrei fatto soffrire. Sperai che non finisse mai. Mi aggrappai alla sua giacca più forte possibile, ma questo non bastò. Quel bacio giunse al termine e Spencer scappò via lasciandomi lì ad interrogarmi, piena di domande, con la testa ormai stracolma di speranze.

Quando tornai dalle mie amiche, Penelope mi fece il terzo grado. Emily era altrettanto interessata a scoprire cosa ci fossimo detti e cosa fosse successo. Ma non me la sentii. Volevo solo andare a letto e riposare. Chiudere un attimo gli occhi e ricordare quel bacio. Il mio primo bacio con l’uomo che amavo. Il mio primo bacio con il mio Spence.

La mattina seguente lasciai i bambini a scuola e con le mie colleghe andai al lavoro. Mi tremavano le ginocchia all’idea di rivedere Spencer e di rivederlo con Sarah. Non sapevo come avrei reagito alla sua vista. Non avevo idea di come comportarmi. Così, cercai di ritardare il momento del confronto e mi rifugiai nell’antro di Penelope, sicura di trovare lì un posto sicuro.

Ma, mentre ero seduta sulla sua sedia aspettando che tornasse dal bagno, Spencer entrò nella stanza.

“Penelope sto impazzendo” disse prima di accorgersi che Penelope non c’era e che, al suo posto, c’ero io. Sgranò gli occhi quando mi vide.

“Scusa!” esclamò e tentò di uscire.

“Spence!” lo chiamai “Possiamo parlare?”

Lui mi guardò e non disse nulla. Poi si guardò intorno, notò una sedia vicina alla porta e si sedette lì, ben lontano da me.

“Prendi le distanze da me?” gli chiesi.

“Sì, dopo ieri sera, preferisco così” mi rispose.

“A proposito di ieri sera, ti va di parlarne?” domandai.

“Sinceramente JJ, non mi va”

“Ti prego Spence. Aiutami a capire. Mi dici che non provi nulla per me, ma poi mi baci. Io sono pazza di te e se mi baci e poi vai via, mi confondi”

“JJ sono confuso anche io. Tu sei tutto ciò ho sempre voluto, tutto ciò che ho sempre desiderato. Sei la prima persona che ho amato, profondamente. E ieri sera sentivo di doverti baciare. In quel momento sapevo che era la cosa giusta da fare. Non so perché. E io so sempre il perché delle cose.”

“Spence è possibile che il tuo amore per me non sia del tutto svanito?” gli chiesi avvicinandomi a lui.

“No. Io amo Sarah. E ti prego di non avvicinarti” mi disse. Ma non lo ascoltai. Continuai ad avvicinarmi a lui fino a quando non fui così vicina da potergli toccare le spalle senza allungare completamente le braccia.

“Se amassi Sarah come dici, non mi avresti mai baciato. E sono più che disposta a scommettere che se ne avessi l’occasione, mi baceresti ancora” risposi. Stavo rischiando. Ma ormai non potevo più tirarmi indietro. Avevo avuto un assaggio di Spence e non mi era bastato. Volevo di più. Lo volevo tutto per me, volevo le sue labbra, le sue braccia, lui… tutto per me. Così, chiusi la porta e approfittai del fatto che fosse seduto per mettermi a cavalcioni su di lui.

“JJ” mi disse guardandomi negli occhi.

“Spence, shh”

Piegai la testa di lato e cominciai a baciargli il collo mentre le sue mani si aggrapparono ai miei fianchi. Sorrisi a quel contatto. Continuai a baciarlo. Il collo, il mento, le guance, fino ad arrivare alle labbra. Gliele morsi delicatamente prima di concentrarmi avidamente su di loro. Stavo sbagliando. Lo sapevo. Spencer non era un uomo libero. Ma non mi interessava. Lui era l’uomo della mia vita. E in quel momento era solo mio.

Finalmente mio.

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Capitolo 12
*** Spencer ***


Capitolo 12

La guardai inclinare la testa e cominciare a baciarmi il collo. Avrei dovuto fermare quel contatto. Ma non ci riuscii. L’eccitazione stava crescendo. Le afferrai i fianchi, intenzionato a non fermarmi lì. Sentii le sue labbra ancora più avide sul mio collo. Stavo per perdere l’ultimo briciolo di autocontrollo che avevo. Poi passò alle mie labbra. Cominciammo a baciarci. Ci cercavamo famelici. Le sue mani sul mio viso. La mia mano dietro la sua nuca. Continuavo a tenerla incollata a me. Avevo sognato questo momento per anni. La mia parte razionale mi diceva di staccarmi immediatamente. Ma il mio cuore, voleva restare lì. Voleva godersi quel momento il più possibile.

JJ aveva ragione. Probabilmente il mio sentimento per lei non era mai svanito. Sicuramente il mio sentimento per lei non era mai svanito. Quell’unico bacio aveva cancellato in un istante tutte le mie certezze. Improvvisamente l’amore che provavo per Sarah mi sembrò così superficiale.

La verità è che a Sarah ci pensavo sempre meno. JJ, invece, era la protagonista indiscussa dei miei pensieri. Da quando ci eravamo baciati, la sera prima, non facevo altro che chiedermi dove fosse, se mi stesse pensando. Continuavo a pensare a quel bacio e a quanto avrei voluto baciarla ancora.

Quando quel mattino ricevetti il messaggio di Penelope che mi chiedeva di raggiungerla nel suo ufficio per parlare di ieri sera, ero intenzionato a raccontarle tutto. Le avrei detto anche dei miei pensieri poco casti su JJ. E quando mi accorsi che non c’era e che al suo posto c’era JJ, il mio cuore saltò un battito e cercai di svignarmela al più presto. Sapevo di non poter restare lucido in sua presenza. Sapevo che avrei finito per cedere ancora all’istinto. E avevo ragione. Pochi minuti dopo eravamo incollati, come due adolescenti innamorati.

Saremmo rimasti lì per sempre se il nostro telefono non avesse squillato contemporaneamente. Era Penelope. Rispondemmo.

“Dove siete? Vi stiamo aspettando in sala riunioni, sbrigatevi, abbiamo un caso”

Alla conclusione della telefonata ci guardammo confusi. C’era qualcosa che non mi tornava. Perché Penelope avrebbe dovuto invitarmi nella sua tana per poi non essere lì e perché al suo posto c’era JJ? Poteva aver organizzato tutto?

“Che ci fai qui?” domandai a JJ mentre, sempre tenendola per i fianchi, l’aiutavo a rialzarsi.

“Aspettavo che Penelope tornasse dal bagno. Tu perché sei qui?” mi domandò.

“Penelope mi ha scritto di vederci qui. Le volevo parlare di ieri sera” risposi.

“Pensi a quello che sto pensando io?” chiese.

“Se quello che pensi è che abbia organizzato questo nostro incontro, la risposta è sì”

JJ annuì e ci dirigemmo confusi in sala riunioni. Erano tutti già seduti. Sarah mi sorrise e mi invitò a sedermi accanto a lei. Lo feci, ma non riuscì a non cercare gli occhi di JJ che guardavano, tristi il fascicolo che aveva davanti.

Per tutto il tempo della presentazione del caso riuscii a non pensare alla mia situazione sentimentale. Ma quando Emily annunciò che era tempo di fare i bagagli, la verità arrivò a prendermi a schiaffi violentemente. Stavo per partire con JJ e Sarah per un caso. Saremmo stati nello stesso posto tutti e tre contemporaneamente. Avrei dovuto continuare a mentire alla mia ragazza e avrei dovuto convivere con il pensiero di far soffrire la donna che davvero amavo, JJ. Per un attimo ebbi voglia di chiedere di restare alla base assieme a Penelope. Ma poi pensai a tutta la gente che avrei potuto aiutare e a quanto fosse sbagliato agire da codardo. Così presi feci un respiro profondo e andai a prendere la mia borsa.

La scrivania di JJ è proprio dietro la mia. Stava raccogliendo le ultime cose quando Sarah si avvicinò e mi baciò. Mi sentii terribilmente in colpa, ma non nei confronti della mia fidanzata per averla tradita, bensì nei confronti di JJ, perché vedere quella scena sicuramente l’avrebbe fatta soffrire.

“Dov’eri ieri sera? Ti ho chiamato almeno dieci volte senza avere risposta, mi hai fatto preoccupare”

“Ma no, tranquilla, sono solo uscito a camminare e ho lasciato il telefono a casa”

“È successo qualcosa, Spencer? Sai che puoi dirmi tutto”

“No, perché?”

“Ti vedo strano”

“Non ho nulla, davvero” sorrisi credendo di tranquillizzarla. Ma Sarah non era stupida e sapeva bene che c’era qualcosa che non andava.

“Va bene, ti aspetto sul jet, ti amo” mi disse.

“Ti amo anche io” risposi sbrigativo.

La guardai andare via e quando le porte dell’ascensore si chiusero, aspettai in silenzio che JJ si girasse. Quando lo fece, potei vedere i suoi occhi lucidi. Non mi disse nulla, semplicemente mi sorrise malinconica e si avviò all’ascensore anche lei. Afferrai la mia borsa e la seguii. Entrai con lei nell’abitacolo.

“JJ” dissi.

“Spence, non c’è bisogno che tu dica nulla”

“Mi dispiace”

“E per cosa? Per aver detto alla tua ragazza che l’ami. Non devi scusarti. Sono io quella che dovrebbe scusarsi. Mi dispiace che ti abbia costretto a mentire. So che non ti piace, ti prometto che non ti salterò più addosso”

“Mi sembra che il primo a saltarti addosso sia stato io” lei mi guardò confusa. E non riuscii a fare altro che chinarmi verso il suo viso, alzandoglielo con una mano e baciarla. La baciai dolcemente questa volta e il mio stomaco si chiuse in una morsa stretta, dolorosa per certi versi. Eppure, così piacevole.

“Spence” mi disse piano.

“Non voglio smettere di baciarti”

“Ma ami un’altra donna”

“Ora mi è chiaro. Io amo solo te”

Mi fu tutto chiaro. Avrei dovuto rompere con Sarah. Non c’era altro da fare. E non mi dispiaceva. Volevo rompere con lei se quello avesse significato poter cominciare la mia vita con la donna dei miei sogni, JJ. Ma come?

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Capitolo 13
*** JJ ***


Capitolo 13
 
Eravamo a Waukesha da almeno una settimana. Il caso si era rivelato più complicato del solito e, dopo quell’incontro in ascensore con Spencer, non avevamo avuto un attimo per stare assieme. Lui divideva la camera con Sarah ed era completamente focalizzato sul soggetto ignoto. Probabilmente era il suo modo di scendere a patti con se stesso. Probabilmente stava cercando di capire come porre fine alla sua storia con Sarah. Mi proiettavo già nel nostro futuro insieme. Cominciavo a vederlo in pigiama che dormiva accanto a me. Lo immaginavo mentre mi stringeva la notte. Ma, nonostante i nostri sentimenti, quello non era il nostro momento. Cominciavo a pensare che non avremmo mai avuto il nostro momento, il nostro tempo. Saremmo stati per sempre due sfortunati amanti che continuavano ad inseguirsi nel momento sbagliato.
Lo capii quella mattina, quando Prentiss, con cui dividevo la stanza, mi chiese di radunare tutta la squadra per un briefing prima di rimetterci al lavoro.
Camminavo per il corridoio, bussai alla porta di Sarah e Spencer sperando che fossero presentabili, cosicché il mio cervello potesse ingannare il mio cuore, autoconvincendolo che quei due erano solo compagni di stanza.
Quando Spencer aprì la porta, il mio cuore cominciò a battere velocemente, prima di saltare un battito. Prima che il terreno franasse sotto i miei piedi. Prima che sentissi qualcuno vomitare in bagno. Sono sicura che i miei occhi si inumidirono di lacrime, ma fui in grado di non versarne nemmeno una.
“È Sarah?” domandai.
“Sì – mi rispose ingenuamente lui – deve aver mangiato qualcosa che le ha fatto male, vomita da almeno un quarto d’ora e si lamenta di essere nauseata da giorni”
Sorrisi davanti a quell’ipotesi. Spencer era la persona più intelligente che avessi mai conosciuto in vita mia, ma certe cose proprio non le capiva. Il mio istinto aveva cominciato a farmi tremare le ginocchia davanti a quella che avrebbe potuto essere semplicemente un’intossicazione alimentare.
Gli sfiorai velocemente la guancia con la mano. Una carezza dolce, innocente. Lui mi sorrise in quel modo goffo e mi venne voglia di stringerlo a me.
“Prentiss ci vuole tutti giù prima di tornare sul campo” dissi.
“Va bene” rispose e si chinò verso di me per darmi un bacio veloce sulle labbra.
 
All’ora di pranzo entrammo in un ristorante tipico del posto e, non appena Sarah entrò il suo viso cambiò.
“Che hai?” domandò Spencer mettendole una mano sulla spalla.
“C’è un odore nauseabondo qui dentro!” esclamò lei mettendosi una mano davanti alla bocca e scappando in bagno.
“Non c’è alcun odore nauseabondo” mi disse Spencer guardandomi confuso.
Il mio istinto aveva ragione. Di nuovo. Non era la prima volta che gli odori infastidivano Sarah nelle ultime settimane. Sapevo esattamente qual era il motivo. Nausee e senso dell’olfatto alterato erano due dei più diffusi sintomi della gravidanza. Se Sarah era incinta, sicuramente il bambino era di Spencer. E c’era solo una cosa che avrei potuto fare a quel punto, lasciare che quel bambino nascesse circondato dall’amore di entrambi i suoi genitori. E la mia presenza non glielo avrebbe garantito. Non avrei mai permesso che Spencer lasciasse Sarah in un momento così importante.
Così rimasi in silenzio e ne approfittai per andare in bagno, dove sapevo che avrei trovato la mia collega.
“Come stai?” le chiesi bussando alla porta.
“Malissimo! Penso di avere un’intossicazione alimentare” esclamò ed uscì dal bagno. Si avvicinò al lavandino e cominciò a gettarsi acqua sul viso.
“Da quanto tempo va avanti?” domandai passandole un fazzoletto.
“Cosa?”
“La nausea”
“Saranno un paio giorni, forse un po’ di più” mi rispose.
“E per caso ti sta capitando di percepire tutti gli odori più forti, più intensi?”
“Sì, non ho dovuto chiedere a Spencer di non usare il dopobarba perché l’odore mi fa stare male”
“Io penso di sapere che ti sta succedendo e non ha a che fare con il cibo avariato”
“Che intendi?” mi chiese senza capire.
“È possibile che tu sia incinta?” le domandai.
“Come incinta?”
“Beh penso di non doverti spiegare come si fa a rimanere incinta”
“No, non ce n’è bisogno, ma di solito siamo prudenti, prendiamo precauzioni. Questo non è il momento opportuno per mettere su famiglia” mi disse.
“Perché? C’è qualcosa che non va?” domandai facendo finta di nulla.
“Perché non sono pronta. Non so come la potrebbe prendere Spencer. Ma, soprattutto, penso che voglia rompere con me. Ultimamente è sempre più distante. Da quando siamo qui non mi ha toccato nemmeno una volta. Ho pensato che fosse per il caso, ma le altre volte facevamo tanto sesso nonostante il lavoro e la frustrazione che ne consegue. Tu sei una dei suoi migliori amici, ne sai qualcosa?” mi chiese.
E in quel momento mi sentii morire. Mi sentii morire perché ero il motivo per cui Spencer era più distante. Ero io il motivo per cui lui non la sfiorava. E sapere che stavo distruggendo la vita di una donna quasi sicuramente incinta, mi logorava.
Prima che potessi rispondere alla sua domanda, Prentiss entrò nel bagno, salvandomi in calcio d’angolo.
“Tutto bene?” ci chiese e io mi limitai ad annuire.
“Sarà meglio che torni di là” disse Sarah sorridendomi e uscendo.
Non appena fu fuori, mi portai le mani alla testa. Non potevo crederci.
“Che diavolo sta succedendo?” domandò Emily. Mi limitai a fare di no col capo. Immediatamente mi ritrovai tra le braccia della mia amica che, pur non avendo idea di cosa stesse succedendo, mi sussurrò nell’orecchio che mi sarebbe stata vicina.
Le raccontai brevemente della sera in cui Spence venne a trovarmi a casa di Garcia e del giorno seguente. Poi le raccontai dei miei presentimenti riguardo la possibile gravidanza di Sarah e, mentre lo facevo, mi si riempirono nuovamente gli occhi di lacrime. Avrei voluto mollare tutto e tornare a casa. Avrei voluto circondarmi dell’amore infinito dei miei figli e non pensare a tutto ciò per almeno un altro po’ di tempo.
Ma non potevo, non in quel momento. La squadra aveva bisogno di me. Io avevo bisogno di distrarmi con il lavoro.
E così feci. Rimasi lì e mi impegnai al massimo per portare a termine quel caso.
 
Una settimana dopo ero seduta alla mia scrivania, leggevo informazioni su un vecchio caso irrisolto. Sarah arrivò all’improvviso e si sedette accanto a me. Aveva un sorriso enorme. E capii immediatamente cosa fosse venuta a dirmi. Ma aspettai di sentire quelle parole uscire direttamente dalla sua bocca per rassegnarmi all’idea che fossero vere.
“Avevi ragione, sono incinta” mi disse e mi abbracciò.
“Congratulazioni” dissi piano mentre ero ancora rapita dalle sue braccia.
“Spencer non lo sa ancora, ho intenzione di dirglielo stasera. Speriamo bene! Pensi che ne sarà felice?”
“Lo spero” le dissi.
Sentivo il mio cuore frantumarsi dolorosamente. Lentamente. Irreversibilmente. Stavo per perdere Spencer per sempre e non c’era nulla che avrei potuto fare per cambiare le cose. Dovevo rinunciare a lui, stavolta per davvero.
L’avevo ignorato da quando eravamo tornati a casa. Ad un certo punto era venuto a casa mia. Ma ho semplicemente finto di essere troppo occupata con i ragazzi per stare un po’ con lui. Ma Spence non era certo uno stupido e capì immediatamente che lo stavo evitando.
Non potevo spiegargli il perché, non stava a me. Avrei dovuto aspettare che lei gli dicesse della gravidanza per poter parlare di nuovo con lui, e per l’ultima volta, metter fine a quella brevissima parentesi che c’era stata fra noi.
Al solo pensiero mi mancava il respiro. Al solo pensiero mi veniva da vomitare. Al solo pensiero mi sentivo morire. Ma cosa avrei potuto fare?
Capii di non meritare un uomo così meraviglioso come Spencer nel momento in cui, mentre versavo lacrime per lui, pensai a quando la situazione era rovesciata. Lui ha dovuto affrontare il peso delle mie due gravidanze, ha accettato di essere il padrino del mio primogenito pur di lasciarmi vivere la mia vita. Pur di farmi essere felice. Ora toccava a me fare lo stesso con lui. Meritava di essere felice assieme a suo figlio e a Sarah. Aveva dimostrato di saperci fare con i bambini. Henry, mio figlio, adorava Spencer. Mi diceva sempre che era il suo adulto preferito. Mi diceva che si divertiva da pazzi quando Spence lo portava agli spettacoli di magia, quando gli raccontava tutte quelle storie fantastiche sulle stelle e quando gli parlava dei dinosauri. Una volta si era persino voluto vestire da lui per Halloween. Lo idolatrava. Ero sicura che sarebbe stato un padre magnifico.
 
Quella sera tornai a casa sentendomi completamente svuotata. Ero un guscio vuoto. L’unico pensiero che mi consolava era sapere che stavo facendo la cosa giusta. Erano le nove passate quando sentii bussare alla porta. Era Spencer. Aveva in mano un mazzo di fiori e nell’altra reggeva due buste.
“Che ci fai qui?” gli chiesi.
“Sono venuto a portarti questi per farmi perdonare per qualunque cosa io abbia fatto anche se sono piuttosto sicuro di non aver fatto nulla di male. E poi ho portato qualcosa per i ragazzi” affermò scuotendo le buste.
“Spence, torna a casa”
Lui mi guardò con quell’espressione confusa che era solito fare. Avrei voluto abbracciarlo, baciarlo e stare con lui, ma non era destino.
“Ma dimmi almeno cosa ho fatto!”
“Spence, ti prego torna a casa”
“Perché mi stai facendo questo, JJ?” mi chiese incupendosi.
“Spence”
“No, non chiamarmi Spence! Mi dici che mi ami, mi fai rinnamorare di te e poi mi allontani, mi eviti. Perché?” mi chiese deluso. I miei occhi si inumidirono di lacrime.
“Lo capirai” gli risposi. E rimanemmo a fissarci per un tempo che sembrò infinito.
“Ho capito, per te sono solo un divertimento, un capriccio momentaneo. Ed io che mi ero illuso che potessi davvero amarmi, che sta volta non avevo frainteso e che finalmente saremmo potuti stare insieme” mi disse, poi appoggiò le buste sul pavimento di casa mia, fece cadere i fiori per terra e andò via. Senza voltarsi.
Scoppiai in lacrime, ma era giusto così. Dovevo rassegnarmi sperando che Spence avrebbe capito. E chissà, forse, prima o poi, mi avrebbe anche perdonato.

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Capitolo 14
*** Spencer ***


Capitolo 14

Tornai a casa furioso. Completamente distrutto dalle parole di JJ. Ero andato da lei, volevo solo capire cosa avessi fatto di sbagliato per poter rimediare. Ma ciò che mi trovai davanti fu assai diverso. Avevo notato che era sempre più fredda nell’ultimo periodo, ma pensavo fosse perché non avevo ancora avuto il coraggio di parlare con Sarah e mettere fine alla nostra relazione. Dopo essere stato a casa sua, mi autoconvinsi che in realtà a Jennifer non interessava nulla di me. E questo mi distrusse. Fu come se qualcuno mi avesse smembrato il cuore. Ancora. Era troppo bello per essere vero. Non capita mai che la donna di cui sei follemente innamorato da sempre si innamori improvvisamente di te e che possiate vivere felici e contenti. Quelli sono solo contentini da fiabe per bambini. Un diversivo per non spaventarli con la vera versione di quelle storie che avevano dei finali assai diversi in principio. Finali paurosi, terrificanti, più reali e meno magici.
La magia ti fa sperare, ma chi di speranza vive, disperato muore. E in quel momento ero così dannatamente disperato.
Buttai le chiavi sul mobile all’ingresso e mi fiondai nel mio studio. Volevo starmene da solo per un po’. Ma quando entrai, lì ad aspettarmi c’era Sarah. Odiavo quando qualcuno entrava nel mio studio. La vedevo come un’invasione della privacy. Se ne stava in piedi con un bicchiere in mano mentre la scritta “Congratulazioni” penzolava dal soffitto. Non avevo avuto una promozione, non avevo preso l’ennesima laurea, non avevo appena raggiunto un obiettivo interessante. Allora perché si stava congratulando? Non avevo alcuna voglia di festeggiare in quel momento, quindi andai dritto al punto e le chiesi a cosa si stesse riferendo. Mi guardò e mi sorrise. Aveva gli occhi lucidi.
“Sono incinta, Spencer” mi disse appoggiando il bicchiere sulla scrivania e portandosi una mano sull’addome.
Tutto diventò improvvisamente sfuocato e sentì le ginocchia cominciare a cedere. In men che non si dica, ero svenuto. Fuori gioco. Al mio risveglio Sarah era sopra di me e mi schiaffeggiava.
“Sei incinta” sussurrai mentre mi porgeva una mano per aiutarmi a rimettermi in piedi.
“Si, aspettiamo un bambino” mi sorrise.
“Da quanto lo sai?” domandai.
“Ufficialmente da stamattina, ma JJ l’aveva intuito già quand’eravamo a Waukesha” mi disse e improvvisamente tutto tornò ad avere senso.
Il comportamento di JJ, il perché avesse cominciato ad evitarmi e perché avesse insistito così tanto per farmi tornare a casa poco prima.
“Sei felice?” mi domandò.
“Lo sono, ma devo dirti una cosa” le risposi.
“Certo dimmi” mi disse mentre ci accomodavamo sul divano del mio studio.
“Sarah, non so come dirtelo, ma non possiamo continuare a stare insieme”, lei mi guardò confusa.
“Che significa? Ci amiamo, stiamo per avere un bambino” esclamò. Mi portai le mani sul viso e sospirai rumorosamente.
“Sono settimane che voglio dirtelo, ma non ne ho mai avuto il coraggio. Sarah io”
“Tu cosa Spencer? Tu cosa? Mi ami? Non sei tu, sono io? Quale stronzata stai per rifilarmi?” mi chiese visibilmente imbestialita.
“Lo so che ti sembrerà cattivo, ma mi sono accorto di non amarti. Non come amo” cominciai a dire.
“Come ami chi, Spencer? C’è un’altra donna?”
“Sì, Sarah. Credevo davvero di amarti, di averla dimenticata e di amare te, ma mi sono accorto che non è così. Mi sono accorto che è lei l’unica che mi fa battere il cuore e che mi fa sentire come un ragazzino alla prima cotta”
“Mi fai schifo!” urlò lei prima di mollarmi uno schiaffo sul viso.
“Me lo merito” dissi massaggiandomi la guancia.
“Questo non si avvicina nemmeno a cosa ti meriti, Spencer! Cazzo, stiamo per avere un bambino! Io l’avevo capito. Lo sentivo che eri più distante, lo sentivo che c’era qualcosa che non andava. Ma pensavo, ingenuamente, che fossi solo frustrato per il caso. Avrei dovuto capirlo! Come ho fatto ad essere così stupida?”
“Non sei stupida. Non devi rimproverarti di nulla. Sono io lo stronzo, ma ti giuro che non era mia intenzione. Ero convinto che avrei passato il resto della mia vita con te, su quello non ti ho mentito. E non ti ho mentito quando ti ho detto che ti amavo”
“Ma adesso non mi ami più, adesso ami un’altra”
“Sì, è vero, adesso amo un’altra, ma non era mia intenzione farti del male. Non lo è mai stato. Ci tengo a te, ma amo lei”
“Questo non mi fa sentire meglio”
“Per questo bambino ci sarò. Questo bambino è un miracolo, tu hai realizzato uno dei miei sogni più grandi, quello di diventare padre e per questo ti ringrazio. Ma non possiamo restare insieme”
“Posso sapere almeno chi è?”
“Chi?”
“La donna che ami e che ti ha fatto rimettere in discussione tutto ciò che provavi per me”
“Non penso sia un’ottima idea”
“Lavoriamo assieme e stiamo per avere un figlio assieme, prima o poi dovrai presentarmela. È una delle tue studentesse?” mi chiese. Feci di no col capo. Sapevo di doverglielo dire. Così raccolsi tutto il coraggio che mi era rimasto e parlai.
“È JJ! Sono innamorato di JJ” affermai sicuro. Lei spalancò la bocca per lo stupore.
“Ed io che pensavo che fosse solo la tua migliore amica! Quella stronza!” esclamò rossa in viso.
Cercai di calmarla e le spiegai che ero sempre stato innamorato di JJ. Non le dissi ciò che era accaduto tra noi. Quando mi chiese cosa l’aveva fatto rinnamorare di JJ, le risposi che saperla di nuovo single, aveva riportato a galla quei sentimenti che credevo sepolti per sempre.
Rimanemmo a parlare per un paio d’ore, cercai di scusarmi in tutti i modi possibili. E, alla fine, me ne andai di casa per la notte. Il primo pensiero fu quello di andare da JJ e dirle che avevo raccontato tutto a Sarah e che eravamo finalmente liberi di stare assieme. Ma, dopo quanto era successo, forse non era il caso. Così suonai alla porta di Penelope che mi accolse senza chiedermi nulla. Mi lasciò il suo divano e mi disse che sarei potuto restare da lei fino a quando ne avessi avuto bisogno.
Il mattino dopo, però, mi svegliai trovandola seduta sul bracciolo del divano. Voleva sapere nei minimi dettagli cosa fosse successo e perché stessi cercando rifugio in casa sua. Le raccontai tutto per filo e per segno sin da quando avevo lasciato casa di JJ. Avevo paura della sua reazione, avevo paura che mi giudicasse e che mi ritenesse uno stronzo. Ma Garcia mi abbracciò, mi abbracciò così forte da farmi sentire al sicuro, a casa. Era come una sorella per me e in quel momento avevo bisogno di lei. Avevo bisogno di qualcuno che non mi facesse sentire un completo idiota.
“Non preoccuparti genietto, io sono qui per te e ti vorrò bene sempre, ricordatelo” mi disse.
Sorrisi e la ringraziai. Uscimmo di casa assieme e andammo al lavoro. Non ero pronto a vedere Sarah e avevo paura di cosa sarebbe potuto succedere tra lei e JJ ora che sapeva dei miei sentimenti per la mia migliore amica.
Quando arrivammo al BAU, vidi Sarah uscire dall’ufficio di Prentiss. Le andai in contro e mi limitai a dirle ciao.
“Non è il momento” mi disse e si precipitò nell’ascensore.
Quando mi voltai verso la mia scrivania, vidi JJ appoggiare la sua borsa e guardare confusa Sarah andare via. Poi il suo sguardo, severo, si fermò su di me. Mi fece un cenno con la testa ed io la seguì. Quando fummo in bagno, chiuse la porta a chiave e mi guardò seria.
“Che diavolo hai combinato?” mi chiese.
“Le ho detto che sono innamorato di te” risposi.
“Sei impazzito? Che ti passa per il cervello! Doveva dirti una cosa”
“Me l’ha detta” risposi.
“Non credo o non le avresti detto di essere innamorato di me”
“JJ è proprio quello che mi ha dato il coraggio di ammettere i miei sentimenti per te. Ho sempre sognato di diventare padre e lo sai. Ma restare con Sarah solo per il bambino sarebbe stato un cattivo insegnamento, un cattivo esempio per mio figlio. Cosa avrebbe imparato da quello? Che un figlio è un motivo sufficiente per stare con qualcuno che non ami? Io voglio che lui cresca sapendo che posso amarlo alla follia pur non stando con sua madre. Voglio che possa trovare qualcuno da amare come io amo te e che sia disposto a tutto per lei”
“Spence, io ti amo, ti amo alla follia, ma quel bambino adesso deve essere la tua priorità. Quel bambino deve essere il centro del tuo mondo. E se c’è anche la più piccola possibilità che io possa essere una distrazione, beh non me la sento di andare fino in fondo”
“Di che stai parlando, JJ? So dell’esistenza di quel bambino da meno di ventiquattro ore e sarei disposto a sacrificare la mia stessa vita per lui già adesso. Niente mi potrà mai distrarre da lui. Lui sarà la mia priorità. Ma non voglio vivere un altro secondo lontano da te. Voglio stare con te e con lui e con i tuoi figli. Possiamo essere una grande famiglia allargata, strana ma felice”
“Ti amo” mi disse accarezzandomi il viso.
“Ti amo anche io” risposi e la baciai. La baciai dolcemente.

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