Rosa Maialino

di Road_sama
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Shake The World ***
Capitolo 3: *** One Of A Kind ***
Capitolo 4: *** Today ***
Capitolo 5: *** Who You ***
Capitolo 6: *** Butterfly ***
Capitolo 7: *** Window ***
Capitolo 8: *** Black ***
Capitolo 9: *** Without You ***
Capitolo 10: *** Untitled 2014 ***
Capitolo 11: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
 


 

Un cielo grigiastro si apriva sopra a quella cittadina tranquilla. Le nuvole coprivano il sole annunciando solo l’ennesima giornata uggiosa e cupa di un autunno fin troppo piovoso. Ormai tutti ci avevano fatto l’abitudine, nessuno usciva senza il fidato ombrello, nemmeno Seunghyun che dentro allo zaino blu e nero teneva il suo ombrellino di Batman. Era un regalo di sua nonna e lui lo adorava.
Camminava per i marciapiedi stretti e dissestati calciando un pezzetto di cemento. Era uscito di casa un sorriso giovale, lo stesso che sfoggiava sempre per rassicurare sua madre, lo stesso che prontamente scompariva una volta che si incamminava verso la scuola. Strinse le bretelle della cartella e se la sistemò meglio sulle spalle paffutelle. Poteva almeno consolarsi del fatto che quello era il suo ultimo anno di elementari e di lì a poco avrebbe potuto ricominciare da capo. Sarebbe andato tutto molto meglio, si ripeteva. I bambini sarebbero cresciuti, avrebbero capito che quello che gli facevano era sbagliato, si diceva.
Come ogni mattina sentì da un centinaio di metri il vociare scalpitante degli altri bambini e come sempre le sue gambe tremarono un poco, quasi volessero avvertirlo di non procedere oltre. Pressò le labbra insieme fino a che sentì sufficiente dolore, allora riprese a camminare con più decisione.
La sua scuola era un edificio giallognolo cosparso di enormi finestre ai cui vetri i bambini ci appiccicavano i loro lavoretti di carta velina colorata. Il cancello basso era verde spento e circondava completamente l’edificio alternandosi a qualche siepe abbastanza rigogliosa da non permettere il passaggio di alcuno. Genitori e bambini erano raccolti in piccoli gruppi nel viale d’entrata e parlavano sorridenti. Lui continuò a tenere gli occhi fissi sulla pavimentazione scura sotto ai suoi piedi: se si fosse soffermato troppo su quei quadretti avrebbe provato quella accecante invidia che sentiva nei confronti dei suoi coetanei.
Ancora una volta strinse i denti e proseguì verso l’atrio interno.
La prima campanella squillò e i bambini, come api attirate dai fiori, si accalcarono sulle scale. Seunghyun raggiunse in silenzio la sua aula e nel medesimo mutismo prese posto al suo solito banco. Il suo compagno di banco era già lì. Lo salutò con un cenno del mento, lui fece lo stesso. Quella sarebbe stata l’unica interazione tra di loro.

-Ehi Ciccio-Choi!- una voce purtroppo familiare interruppe il suo stato di precaria tranquillità. Non alzò nemmeno lo sguardo. Era Kim che parlava, era sempre stato lui a prendere l’iniziativa.

-Che c’è sei triste?- sentì i quattro bambini davanti a lui sghignazzare. Lui non rispose e se ne stette seduto immobile a fissare il banco vuoto.

-Di’ un po’ cos’hai per merenda? Un enorme maiale?- altre risate che lui incassò senza assumere nessun tipo di espressione che non fosse una maschera di indifferenza.

-Non parli, Ciccio-Choi?- uno del gruppetto gli schiaffeggiò la guancia gonfia.

-Waa! Ha tremato tutta la faccia!- cacciò un urlo qualcuno. Seunghyun percepì quel lieve schiaffò come l’ennesimo duro colpo alla sua dignità. Sentì l’aria muoversi davanti a lui e pensò che gli sarebbe arrivata un’altra manata, chiuse gli occhi di riflesso, ma il maestro entrò nella classe e interruppe i bulletti che si irrigidirono immediatamente e raggiunsero i loro posti.
Non tirò un sospiro di sollievo, l’aria gli rimase intrappolata in gola, perché sapeva che sarebbero tornati più tardi.

-Buongiorno bambini!- proruppe l’insegnante cercando di richiamare all’ordine tutti quanti. I ragazzini risposero in coro e si sedettero composti sulle loro seggioline, tutti cominciarono a guardare in alto di fronte a loro, tutti tranne Seunghyun che semplicemente sembrava non riuscirci. Era come pietrificato sul posto.

-Bene, cominciamo con l’appello.- il maestro afferrò un registro azzurro e iniziò a leggere i nomi di tutti. Poi all’improvviso la porta dell’aula si spalancò, tutti si ammutolirono compreso il maestro che rivolse un’occhiata di rimprovero al ritardatario.

-E’ il terzo giorno che arrivi in ritardo! Se continui così sarò costretto a metterti in punizione.- lo minacciò il maestro.

-Mi scusi.- ansimò il bambino richiudendosi la porta alle spalle e dirigendosi verso il suo posto. Solo nel momento in cui cominciò a camminare attraversò la classe si levò un leggero brusio accompagnato da qualche risata.

-Si è vestito come sua sorella!- disse qualcuno. Il bambino si fermò in mezzo alla stanza e sfoggiò un sorrisetto tagliente.

-Intanto sono mille volte più bello di te e del tuo giubbettino di jeans che è lo stesso da cinque anni, Kim, pezzente!- una nuova risata si levò dalla classe ma questa volta a supportare il commento del bambino appena arrivato.
Solo in quel momento Seunghyun alzò il capo per riuscire a vedere chi aveva avuto il coraggio di rispondere in quel modo a Kim. Si trattava del bambino che di solito si sedeva sul banco davanti al suo. Non sapeva il suo nome, non gli interessava, ma in quel momento decise che voleva conoscerlo. Voleva sapere chi era quel bambino avvolto in una giacca rosa maialino e con i buchi alle orecchie che camminava fiero e a testa alta per i banchi. Kim, dall’altra parte, era diventato rosso in volto e aveva cercato di trovare una risposta che però risultò piuttosto mediocre. Era stato umiliato.
Il bambino prese posto davanti a lui con gli occhi di tutti puntati addosso. Seunghyun puntò il suo sguardo sulle spalle esili di quel bambino e non poté fare a meno di ammirare la sua fierezza, il suo orgoglio, non aveva paura di mostrare quello che era. Seunghyun non ascoltò una parola di quella lezione né di quelle successive, quel bambino gli aveva mostrato che era possibile alzare la testa e rispondere in modo tagliente, e umiliare. Se quel bambino era riuscito a farlo perché non poteva provarci anche lui? Doveva provarci, poteva riuscirci e fu proprio quello che successe quando, alla fine della scuola, i quattro bambini lo presero da parte.

-Da oggi dovete lasciarmi in pace!- provò a dire con voce ferma ma tutto quello che gli uscì furono quattro sillabe balbettate.

-Ohoh!- sorrise Kim. -Eccola la voce! Non te l’aveva rubata qualcuno stamattina.- Seunghyun si morse un labbro quando si accorse che i quattro si stavano facendo più vicini intorno a lui. Indietreggiò di riflesso ma incontrò il muro freddo del corridoio.

-Però a pensarci bene era meglio quando stavi zitto, Ciccio-Choi.- disse e a quel punto cominciarono a strattonarlo. Cercò di opporsi, ma erano decisamente troppi per poter fare una qualche resistenza. Gli sfilarono di dosso lo zainetto blu e nero.

-Vediamo cos’abbiamo qui?- disse uno e cominciò a rovesciare il contenuto del suo zaino. I suoi quaderni, i suoi libri colorati, l’astuccio, il diario. Tutto finì sul pavimento.

-Che brutte queste cose!- cominciarono a pestarli, gli ruppero la mina della sua matita blu, quella che usava per disegnare, nel frattempo ridevano e lui non riusciva a muovere un muscolo. Poi notò che a terra era finito anche il suo ombrello di Batman e a quanto pare lo vide anche Kim.

-Wow! Che ombrello da sfigati! Solo Ciccio-Choi poteva averlo.- risero mentre Kim afferrava l’ombrello e lo sfilava dalla sua custodia di stoffa impermeabile.

-Ti stiamo dando una mano a liberarti di queste cose.- lo aprirono e, continuando a fare la loro solita risata maligna, sferrarono calci all’asta di ferro dell’ombrello. Non ci volle molto: con un rumoroso “crank” l’asta si ruppe a metà. Seunghyun guardò con occhi smarriti l’ombrello che gli aveva regalato la sua nonna riverso sul pavimento, sgualcito, rotto. Crollo sulle ginocchia, i palmi incontrarono le mattonelle fresche del pavimento. L’ombrello che non era solo un ombrello ma era diventato qualcosa di più, era diventato il simbolo dell’ultimo briciolo di innocenza e speranza che gli era rimasta. Non sentì le vocette stridule dei bulli che dicevano “patetico, andiamocene”. Sentì solo l’immensità della sua impotenza di fronte a quella che era la realtà. Lui non era il bambino con la giacca rosa maialino e non lo sarebbe stato mai. Lui non era uno dei quei carini e mingherlini bambini, lui era solo un basso e grasso bambino con i capelli a scodella. Lottò per trattenere le lacrime ma gli sfuggì comunque un rumoroso singhiozzo. Fuori aveva cominciato a piovere e il rumore scrosciante della pioggia accompagnava i battiti accelerati del suo cuore colmo di rabbia e di tristezza.
Fu quando un paio di scarpe nere con il simbolo di Batman entrarono nel suo campo visivo che decise di alzare lo sguardo. Incontrò gli occhi duri del bambino con la giacca rosa maialino. Si guardarono per qualche istante prima che Seunghyun abbassasse lo sguardo, gli veniva troppo difficile sostenere quegli occhi fieri. Pensava che anche lui si sarebbe rivolto a lui sprezzante ma con sua sorpresa il bambino si chinò alla sua altezza. Prese l’ombrello rotto tra le dita e lo esaminò con sguardo critico. Staccò l’ultima parte dell’asta di metallo e la gettò lontano. Ciò che rimase fu un ombrellino un po’ rovinato e un po’ troppo basso ma ancora utilizzabile. Lo chiuse e glielo porse.

-Puoi ancora usarlo, fuori piove.- gli disse semplicemente. Seunghyun alzò di nuovo lo sguardo quasi come ad accertarsi che quelle parole fossero davvero sentite. Il bambino di fronte a lui non sorrideva, non mostrava compassione, era semplicemente serio. Si alzò e gli diede di nuovo la schiena. Seunghyun prese il poco coraggio che aveva e lo chiamò.

-Bambino con la giacca rosa maialino!- il bambino si fermò e quando si girò verso di lui poté notare un sorriso divertito. Era la prima volta che lo vedeva sorridere e di nuovo gli diede la speranza che pensava di aver perso.

-Come ti chiami?- domandò allora Seunghyun mettendosi in piedi facendo leva sulle ginocchia grassocce.

-Non ha importanza, tra una settimana mi trasferisco.- disse mettendosi le mani in tasca -Bambino con la giacca rosa maialino è carino!- mormorò come se volesse dirlo più a se stesso che altro. Poi riprese a camminare e Seunghyun sentiva che avrebbe dovuto fermarlo, sapeva che doveva chiedergli ancora, che non importava se stava per trasferirsi ma non riusciva a parlare né a muoversi. Abbassò di nuovo lo sguardo, com’era possibile che quel bambino lo facesse sentire come una persona capace di fare qualsiasi cosa ma quando si trattava di agire effettivamente non ci riusciva? Sospirò affranto.

-Però…- il bambino parlò di nuovo dalla fine del corridoio. -Alza la testa altrimenti sei sfigato, mi piacciono i tuoi occhi.- Seunghyun alzò di scatto il capo e lo guardò allontanarsi.
Da quel momento non abbassò più la testa.





Note dell'autriciah:
Ciao a tutti! 
Confesso che questa fanfiction la sto scrivendo più per me stessa che per altro quindi non aspettatevi troppo, anzi se mi gira potrei anche eliminarla, dunno.
In ogni caso, finché avrrò voglia di scrivere e pubblicare spero vi piaccia^^
Non ho intenzione di fare troppi capitoli e nemmeno troppo lunghi (credo che ne avrà più o meno dieci di capitoli).
Il rating potrebbe alzarsi, dipende dall'ispirazione.
A presto
~
Road_sama

 

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Capitolo 2
*** Shake The World ***





Capitolo 1
 
 



Kwon Jiyong percorse la passerella con falcate decise e per nulla vacillanti. Il suo sguardo era puntato di fronte a lui, fisso in un punto indefinito della sala scura illuminata appena dagli scatti dei fotografi. Sentì la solita sensazione di potenza mista ad orgoglio non appena raggiunse il margine della passerella. Poteva chiaramente sentire lo sguardo di tutti puntato su di lui, ammiravano tutta la sua figura, apprezzavano la sua bellezza e la leggerezza con la quale era in grado di indossare quei capi d’alta moda, volevano essere al suo posto. Ma non gli sfuggì il sorrisetto soddisfatto che voleva sfoggiare, doveva rimanere impeccabile. Si voltò e in un attimo diede le spalle al pubblico. Fece lo stesso tragitto a ritroso con la medesima sicurezza. Ora, di fronte a sé non aveva più la stanza colma di ospiti importanti ma il luogo simmetrico e brillante di Coco Chanel.
Proseguì sul retro, fino ai camerini, dove un andirivieni nervoso di truccatrici e modelli si susseguiva senza un attimo di respiro. Subito una donna magra sulla ventina lo individuò e lo portò con sé nella sua stanza. Lo aiutò a cambiarsi e ad indossare un altro capo d’abbigliamento. In un altro camerino si sentì un urlo.

-Non puoi aver rotto il vestito!- qualcuno scoppiò in un pianto.

-Questo è perché non segui la dieta, vattene, sei licenziata. Se lo scoprono i piani alti licenzieranno anche me.-

Jiyong si asciugò il lieve strato di sudore sulla sua fronte mentre un’altra donna gli sistemava i capelli. Non fece caso al trambusto che si era creato nel backstage, lo show doveva andare avanti, una modella in più o in meno non aveva importanza. Ormai ci aveva fatto l’abitudine: quello era all’ordine del giorno quando si partecipava ad una sfilata d’alta moda. Si chiuse l’ultima zip e uscì dalla stanza pronto ad un altro giro di passerella.
Era iniziato tutto quando un fotografo aveva notato il suo profilo Instagram. Non era nulla di che, qualche volta metteva delle sue foto altre volte postava i suoi nuovi acquisti. In fondo, era un normale quindicenne che studiava in una scuola d’arte, era quello che facevano tutti. Ma a sentire quel fotografo lui era diverso. Gli aveva procurato un colloquio di lavoro per una marca di scarpe, poi erano arrivati i manager di altri marchi e dopo quattro anni era riuscito ad arrivare a Chanel. Tutti gli dicevano la stessa cosa: era giovane, era aggraziato e i suoi tratti erano molto vicini a quelli di una donna. In più, aveva una presenza scenica fuori dal comune: quando c’era lui sulla passerella aveva la capacità di incanalare tutta l’attenzione su di lui. Era fiero e maestoso nei suoi abiti firmati: era proprio come un drago, per questo si era guadagnato il soprannome di G-Dragon. In molti ancora non lo conoscevano ma ben presto avrebbe raggiunto tutti gli angoli del mondo, era quello il suo obiettivo, lo era sempre stato. Aveva sacrificato molto e non poteva negare di aver avuto momenti difficili ma vedeva un’unica cosa davanti a lui e avrebbe dato qualsiasi cosa per raggiungerla quindi aveva incassato i colpi e sopportato ogni cosa.
Fece all’incirca quattro uscite prima che la sfilata terminasse e solo a quel punto fece il suo ingrasso Karl Lagerfeld con un sorriso smagliante e i suoi soliti occhiali da sole.

-Ringrazio tutti i presenti per aver partecipato alla sfilata e tutti gli ospiti, senza di voi tutto questo non sarebbe davvero possibile.- un applauso sentito accolse quelle parole ma lui con un gesto della mano richiamò il silenzio. -Ringrazio lo staff e i modelli che come sempre hanno fatto un ottimo lavoro.-
A quel punto furono invitati tutti sulla passerella per incassare un nuovo applauso.

-Inoltre vorrei menzionare uno dei nostri modelli più promettenti. Lo chiamano G-Dragon ma per me rimarrà sempre il piccolo Jiyong.- le guance di Jiyong si colorarono di un leggero rosa mentre faceva un piccolo passo avanti e un lieve inchino. Era grato di quelle attenzioni e sperava di riuscire a ricambiare al meglio tutte quelle menzioni un giorno. Rivolse un altro sorriso verso la folla prima che Lagerfeld chiudesse definitivamente la sfilata.
Nessuno gli fece i complimenti una volta che fu ai camerini, ma se l’aspettava, quello era un ambiente profondamente competitivo e lui era semplicemente l’ultimo passatempo preferito dei piani alti. Si vestì velocemente e si ripulì dallo spesso strato di trucco che gli avevano messo. Si stupì di sentire qualcuno bussare alla porta del suo stanzino.

-Avanti.- disse chiudendo il suo borsone.
Entrarono due donne sulla ventina sfoggiando due sorrisi gentili.

-Ciao Jiyong, io sono Gong Ming-Ji e da oggi sarò la tua manager. Spero di poter passare molto tempo con te, sono in un certo senso una tua fan.- disse tendendogli una mano. Jiyong la afferrò con decisione e a fatica riuscì a contenere il suo sorriso soddisfatto. Finalmente gli avevano assegnato una manager, quello era il primo passo per entrare nella cerchia ristretta dei modelli più famosi e ricchi del mondo.

-Lei è la signora Lee e ti ha gentilmente proposto di fare una pubblicità per la Shinsegae Duty Free di Seoul. Non durerà molto però credo proprio gioverà alla tua immagine. Se decidi di accettare mi occuperò immediatamente di prendere accordi per gli orari in base alla tua schedule.- disse Ming-Ji senza prendere fiato nemmeno una volta. Era chiaro come il sole che fosse molto nervosa, probabilmente era ancora alle prime armi e non sapeva ancora come comportarsi.
Jiyong le sorrise rassicurante e si affrettò a rispondere con entusiasmo.

-Va bene, accetto. Ti sarei davvero grato se gestissi tutto tu, ora sono un po’ stanco quindi che ne dite se ne parliamo un altro giorno?- si mise il borsone in spalla.

-Ma certo! Grazie mille della disponibilità.- disse la signora Lee afferrandogli la mano dopodiché uscirono dal camerino lasciandolo solo. Jiyong ancora non riusciva a capire cosa fosse appena successo. Era stato tutto così veloce che a mala pena ebbe la lucidità di prendere il cellulare per chiamare Youngbae.

-Bae?-

-Dimmi Ji, che c’è?- chiese dall’altra parte della cornetta il suo migliore amico.

-Stasera dei libero?- Youngbae ci pensò un attimo.

-Si, dovrei finire verso le sette e mezzo quindi si, ma che succede?- si sentiva chiaramente la perplessità di Youngbae dal suo tono di voce.

-Andiamo a festeggiare, sono stato ingaggiato per una pubblicità.- disse con la voce che ancora tremava per l’eccitazione.

-Grande Ji! Allora spero che offrirai tu.- rise Youngbae scatenando una leggera risata anche nell’altro.

-Va bene, però almeno scegli un locale decente!-
 




-Ji, ce ne hai messo di tempo porca miseria.- lo accolse un Youngbae alquanto irritato. Jiyong lo attirò in un abbraccio affettuoso.

-Anche per me è un piacere rivederti.- mormorò con un sorriso a trentadue denti.
Effettivamente, era da quasi sei mesi che non si vedevano. Entrambi avevano messo in primo posto le loro carriere e nessuno dei due aveva più un attimo per respirare. Jiyong era impegnato tutti i giorni tra servizi fotografici e sfilate in giro per il mondo mentre Youngbae aveva appena debuttato come idol solista in una compagnia molto famosa per cui era sempre in studio a preparare nuove canzoni e coreografie. Aveva fatto il suo debutto con il nome di “Taeyang” e aveva già emesso il suo primo singolo che aveva letteralmente spopolato. Jiyong era davvero fiero di lui visto che lo aveva supportato, per quanto poteva, durante il suo periodo di training. In più, si erano conosciuti il primo anno di scuole medie e da quel momento non si erano più separati un attimo. Entrambi erano ambiziosi e pieni di talento, entrambi sentivano di potersi fidare l’uno dell’altro.

-Allora dove mi porti stasera?- chiese Jiyong sciogliendo l’abbraccio e puntando lo sguardo dritto su di lui.

-Tra i trainee va molto questo locale in cui fanno free style fino a mezzanotte e poi cominciano i dj.- disse controllando il cellulare.

-Beh spero che ci sia molto alcol. Ho davvero bisogno di staccare.- borbottò il modello appoggiando gli occhiali da sole sulla testa. Quella sera aveva optato per un abbigliamento piuttosto sobrio visto che doveva uscire: jeans strappati, una semplice maglietta a maniche corte bianca e la giacchina blu elettrico di Chanel. Presero a camminare con leggerezza per le strade non troppo affollate di un Ottobre piuttosto frizzante. Il sole era già sparito oltre l’orizzonte da qualche minuti ma nel cielo si potevano ancora vedere dei riverberi giallognoli che davano ancora un po’ di colore alla città. Luci di case, lampioni e insegne luminose erano già state accese: tutti si preparavano alla vita notturna.

-Hai avuto già qualche contatto dai giornalisti?- chiese Jiyong accendendosi una sigaretta. Youngbae cercò di scostarsi il fumo dal naso causando una leggera risata nell’altro.

-Sì, ma è un canale minore e l’intervista sarà trasmessa la mattina presto quindi niente di serio. Sicuramente è un bene, però.- disse attorcigliando tra le dita uno dei suoi rasta. -Tu?-

-Ho due interviste ma solo per due giornali di moda…spero che quella storia della pubblicità mi renda più visibile.- sbuffò un po’ di fumo.

-Sono contento che ce l’abbiamo fatta entrambi, però. - Youngbae diede voce ai pensieri di entrambi con un piccolo sorriso sulle labbra.

-Anche io. E’per questo che stasera dobbiamo festeggiare! - incalzò il modello aspirando un’altra boccata di fumo.
Non ci misero più di dieci minuti per arrivare al locale. Era un edificio basso che si trovava in periferia, il quartiere non era dei migliori tuttavia il posto non sembrava male. La facciata sembrava d’epoca e quell’aria di antico era dovuta anche ai numerosi cartelloni di eventi appiccicati sui muri e ai graffiti. Come entrarono subito furono avvolti da una cappa di fumo e di calore. La luce era soffusa e permetteva parzialmente la vista del locale: i muri erano rivestiti di mattoni e avevano qualche foto d’epoca appesa, il bancone del bar era in legno e si estendeva lungo tutta la parete di fondo dando l’aria di un Pub inglese. Davanti alla zona bar c’era qualche divanetto mentre dalla parte opposta del salone c’era un piccolo palco sul quale già c’era qualche artista indie che suonava. Qualche gruppetto di persone era già radunato sui divanetti o al bar, qualcuno fumava, qualcuno già beveva. Anche loro presero posto sui divanetti dopo aver ordinato qualcosa di veloce da mangiare e una birra a testa.

-Questa volta cominciamo con la birra e poi ci buttiamo sui superalcolici.- aveva detto Youngbae, -non come l’ultima volta che ti sei devastato perché abbiamo mischiato le gradazioni.- Jiyong si era limitato a sbuffare ma alla fine lo aveva ascoltato.
Parlarono del più e del meno per un po’, Youngbae gli raccontò di questa trainee che aveva una cotta per lui ma lui non aveva il coraggio per chiederle di uscire quindi le cose stavano semplicemente ferme a quel punto. Dall’altra parte Jiyong gli raccontò delle sue sveltine, nulla di importante, lui non cercava nulla di duraturo, al momento c’era solo la sua carriera. Poi il modello aveva fatto una foto alla sua birra e alle scarpe colorate che portava ai piedi.

-Ma perché?- gli chiese Youngabe guardandolo storto.

-Devo metterle su Instagram, non giudicarmi.- cercò di giustificarsi Jiyong ma l’amico sospirò soltanto.
Avevano appena cominciato la terza birra quando un tizio piuttosto giovane e pieno di tatuaggi aveva preso in mano il microfono. La stanza si era riempita molto, ora, dai divanetti si vedeva a fatica il palco.

-Yo, ragazzi e ragazze! Questa sera ci sarà la epic rap battle tra Tempo e Tablo, ma prima, come sempre, lasciamo il posto ai nuovi arrivati quindi rimanete fino alla fine!- proruppe il ragazzo e un forte vociare si levò dalla folla. Anche Youngbae parve farsi più attento.

-Aveva sentito dire che ci sarebbe stato Tempo ma non pensavo che fosse proprio stasera.- disse con un interesse che decisamente non era da lui.

-Chi è questo Tempo?- chiese Jiyong con un sorriso di scherno sul volto. Non gli erano mai curato di quelle cose underground e di conseguenza gli faceva strano sentire il suo migliore amico essere così interessato di una cosa del genere.

-E’ un rapper che frequenta la zona da un anno ormai e tutti dicono che sia un fenomeno. Molti di quelli che lavorano con me sono venuti a sentirlo e mi hanno detto che il suo freestyle non ha rivali.- Youngbae prese un altro sorso della sua birra mentre l’altro semplicemente fece spallucce.

-Vedremo.-
 


Jiyong era già brillo alle undici. Era consapevole che non beveva da molto tempo quindi non era più molto abituato a fare serata però essere ridotti così a quell’ora lo fece ridacchiare sotto i baffi per dieci minuti buoni. Youngbae, invece, continuava a guardare la ragazza che era seduta al bar e quando quella gli lanciava qualche occhiata eloquente lui distoglieva lo sguardo. Anche quella situazione contribuiva a scatenare l’ilarità di Jiyong.

-Ed è ecco a voi Tablo vs Tempo: che la battle abbia inizio.- Jiyong sentì lontana la voce del tizio tatuato visto che tutti cominciarono a lanciare urla forsennate. Perfino la ragazza del bar si era alzata per andare più sotto al palco.
Un beat piuttosto basso e martellante proruppe dalle casse e i due ragazzi che erano arrivati sul palco cominciarono a rappare. Ma fu solo quando il pubblico cominciò ad urlare in modo insistente che Jiyong decise che valeva la pena di prestare attenzione alla battle. La voce bassa e aspra di uno dei due aveva appena preso il sopravvento, si trattava di un ragazzo molto alto avvolto in un paio di skinny neri e una semplice felpa grigia. Il cappuccio era tirato sulla testa e gli occhiali da sole erano calati sugli occhi nonostante questo, Jiyong trovò il suo modo di fare piuttosto familiare. Che fosse qualcuno che aveva a che fare con il mondo della moda e che aveva incrociato per sbaglio? Eppure si sarebbe ricordato di un ragazzo così affascinante. Fece scorrere la lingua tra le labbra un momento prima di bere tutto d’un fiato il suo shot di tequila.

-Andiamo sotto il palco, che dici?- disse rivolto a Youngbae ma non lo trovò al suo posto. Jiyong fece schioccare la lingua quindi si buttò in mezzo alla folla.
Non riuscì a capire chi fosse stato il vincitore della battle, sicuramente il ragazzo con la voce profonda era stato bravo, ma poco gli importava perché ben presto arrivò il dj. Le luci si abbassarono definitivamente e la musica si fece più alta. Ora c’era decisamente più gente. Jiyong ballò per tutta la sera, qualcuno gli offrì da bare e lui accettò, si strusciò su qualche ragazzo e qualcuno lo convinse ad andare in bagno a continuare quello che avevano cominciato in pista. Erano le tre e mezzo e lui aveva le mani nei pantaloni di un ragazzo biondo quando Youngbae lo venne a ripescare. Era incredibile con quale facilità il suo migliore amico lo avesse trovato o forse lo stava cercando da un po’, Jiyong non avrebbe saputo dirlo. Sapeva solo che aveva la testa leggera ed era felice di essere uscito con qualcuno come Youngbae in quel momento, quella sera.
Uscirono dal locale e l’impatto con l’aria fredda del mattino si scontrò contro Jiyong come uno schiaffo. Ora si sentiva decisamente meno annebbiato e un po’ più lucido.

-Ma perché devo sempre vederti con le mani in posti oscuri quando usciamo?- chiese Youngbae tra  qualche risata. Anche lui sembrava piuttosto alticcio.

-Dove dovrebbero stare le mie mani?- chiese il modello mettendo un braccio intorno alle spalle di Youngbae.

-E’ meglio se chiamo un taxi…che dici?- provò a dire l’idol cercando il cellulare.

-Cosa fai? Basta mettersi in mezzo alla strada!- lo strattonò Jiyong ma Youngbae si piantò in mezzo al marciapiede.

-Daesung?- lo sentì dire. Davanti a loro c’era un ragazzo più o meno della loro età. Aveva un’aria gentile, sembrava quasi fuori luogo in quel posto.

-Oddio Younbae! Non pensavo di trovarti qui.- i due si salutarono con una stretta, Jiyong rimase indietro cercando di capire chi fosse poi fortunatamente il suo amico lo presentò.

-Daesung, lui è Jiyong è il mio migliore amico nonché modello per Chanel.- Il ragazzo gli rivolse un ampio sorriso.

-Credo proprio di averti visto sulla copertina di qualche rivista, sai? Quei capelli rosa, in fondo, difficilmente passano inosservati.- Youngbae ridacchiò.

-Jiyong, lui è Daesung, è nella mia stessa compagnia e fra poco farà il suo debutto. Abbiamo fatto l’allenamento insieme.- Jiyong lo squadrò meglio e seppure in modo vacillante gli sorrise di rimando.

-Siete appena usciti da qui?- chiese il ragazzo indicando il locale che li affiancava. Youngbae annuì.

-Ma è ora di tornare, domani devo essere in studio alle dieci e, beh, lui è piuttosto ubriaco. Tu invece?-

-Ah, anche io sono stato alla rap battle e ora sto aspettando un mio amico ma come al solito è in ritardo…- borbottò leggermente irritato ma sempre con un sorriso sincero sul volto.

-Beh allora- Youngbae fu interrotto da una voce a loro familiare.

-Scusa Dae ma lo sai com’è Dongwook quando si tratta di afterparty.- Daesung si voltò verso il nuovo arrivato.

-Parlando del diavolo!- disse ridacchiando. Il ragazzo di fianco a lui lo guardò interrogativo un momento prima di spostare l’attenzione verso gli altri due. Quasi come di riflesso si focalizzò sul ragazzo con i capelli rosa. Jiyong lo vide schiudere le labbra e sgranare gli occhi. Lo aveva già visto e l’aveva riconosciuto? Forse anche il modello lo conosceva, anzi, era sicuramente così eppure non riusciva a ricordarsi dove si fossero già visti.

-Ah, ragazzi lui è Seunghyun anche se voi probabilmente lo conoscete come Tempo.- Youngbae sembrò in estasi mistica nel momento in cui gli tese la mano.

-Loro sono Youngbae e Jiyong, i miei nuovi amici.- Seunghyun strinse con poca convinzione la mano di Youngbae perché la sua attenzione era completamente rivolta all’altro ragazzo. Si avvicinò improvvisamente a Jiyong che si sentì incredibilmente in soggezione di fronte a quello sguardo magnetico. Ora era certo di averlo visto: riconosceva quegli occhi.

-Finalmente so qual è il tuo nome bambino dalla giacca rosa maialino.-











Note dell'autriciah:
Ciao a tutti! Eccomi di nuovo qui con il primo capitolo (anche se in realtà è il secondo)!
Che ne pensate? Che cosa succederà tra Top e G-Dragon dopo questo "rimpatrio" improvviso?
Non ho molto da dire se non che ringrazio tutti quelli che hanno letto la storia e spero di leggere un po' di vostri pareri. 
Le persone che cito in questo capitolo sono tutte esistenti (ci sono le 2ne1, gli altri membri dei Big Bang, qualcuno della YG e altri usciranno col tempo).
Credo proprio che arriverò più o meno a quota nove capitoli ma vedremo come si svilupperanno le cose.
A presto,
Road_sama 

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Capitolo 3
*** One Of A Kind ***


Capitolo 2
 




Seunghyun sorseggiò lentamente il suo caffè lungo. Teneva gli occhiali da sole sugli occhi e il cappuccio calato sulla testa. Faceva piuttosto freddo per essere le nove del mattino.

-Ehi, hyung?- la voce di Daesung gli arrivò così lontana che pensò di essersela immaginata.

-Hyung! Sei tra di noi?- la mano dell’amico entrò nel suo campo visivo. Lui fece un leggero salto all’indietro sorpreso dal suo gesto.

-Cosa succede?- chiese allontanando il caffè dalle labbra. Non si era nemmeno accorto di essersi scottato.

-E’ da dieci minuti che ti chiamo.- sospirò con un sorriso affranto Daesung.

-Scusa, stavo solo pensando…- mormorò appoggiandosi allo schienale della sedia.

-Stavi pensando a quel Jiyong?- Seunghyun si irrigidì un po’ perché effettivamente sì, stava ripensando a quello che era successo qualche ora prima. Gli sembrava di aver visto un fantasma del passato, qualcuno che aveva seppellito in fondo alla sua memoria insieme agli altri ricordi dell’infanzia. Rivederlo aveva risvegliato in lui quella sensazione di malinconia e tristezza che sentiva solo quando si soffermava davvero a pensare. Era stato parecchio strano vedere la persona che aveva ammirato profondamente, la persona che lo aveva spinto ad essere quello che era.

-Non è stato solo un semplice compagno di classe, vero?- provò ad indagare Daesung e come sempre riuscì a centrare il problema. Seunghyun si passò la lingua tra le labbra.

-Lui…beh, diciamo che mi ha aiutato molto a capire qual era il mio posto. Probabilmente nemmeno lo sa, però. In fondo, si è trasferito alla fine dell’ultimo anno di elementari e da quel giorno non l’ho più visto.- ammise distogliendo lo sguardo da quello dell’amico.

-E’ la prima volta che mi parli del tuo passato, hyung. Deve essere stato davvero importante per te.- Seunghyun lo guardò per un attimo prima di alzarsi. Odiava davvero quando Daesung riusciva a capire le cose che voleva tenergli nascoste. In più tutto quello che era successo nella sua infanzia non voleva davvero ricordarlo. Non voleva ricordarsi di quando era grasso e tutti lo maltrattavano, non voleva ricordarsi delle cose che aveva fatto dopo che Jiyong se n’era andato, non voleva ricordarsi della sua famiglia in quel periodo né di altro. Per lui c’era solo il presente, c’era solo il fatto che quello era il suo ultimo anno di superiori ed era già in ritardo.

-Più o meno, però ora è meglio se vado. Se entro alla terza ora anche oggi mi mandano dal Preside.- si mise lo zaino in spalla. -Ci vediamo, buona fortuna con il debutto.- Daesung gli rivolse un sorriso materno e lo salutò semplicemente con il cenno della mano.
Seunghyun finì di bere il suo caffè mentre camminava e buttò il bicchiere di carta dentro al primo cestino che trovò. Si ficcò le mani nelle tasche della sua felpa grigia mentre con falcate veloci percorreva la solita strada che faceva per andare a scuola e ancora una volta la sua mente tornò a Jiyong. Ripensò ai suoi capelli rosa e a come quella sfumatura fosse la stessa della giacca che aveva portato. Ripensò alle parole che gli aveva detto prima di andarsene, ripensò al suo viso.
Il ragazzo sbuffò sonoramente. Basta, non voleva più saperne nulla di Jiyong. Era stato bene fino a quel momento, aveva trovato il suo posto e andava bene così. Trovarlo in quel posto era stato un caso, uno scherzo del destino, non sarebbe capitato mai più. Entrò nella sua scuola superiore cercando di non farsi notare da nessuno e appena suonò la campanella si infiltrò di soppiatto nella sua classe. I professori gli avrebbero chiesto ancora spiegazioni, gli avrebbero ripetuto le stesse identiche cose sulla sospensione e sul fatto che avrebbero chiamato sua madre, ma andava bene così perché era la sua routine e niente era cambiato. Si sedette al suo posto in attesa che il professore entrasse in classe. Sollevò le gambe e le mise sopra al suo banco poi decise di scrivere a Dongwook.

-Ehi…Tempo?- una voce richiamò la sua attenzione. Sollevò lo sguardo per incontrare quello di un ragazzino probabilmente del primo anno.

-In persona, cosa vuoi ragazzino?- l’altro cominciò a torturarsi le mani, Seunghyun notò che stava sudando.

-Ecco…- si fece più vicino come se volesse dirgli un segreto -ecco, mi hanno detto che…vendi della roba…- Seunghyun gli rivolse un sorrisetto cercando di trattenere la risata che quella frase gli aveva suscitato. Alla fine cercò di rigettarla indietro con un colpetto di tosse.

-Si, vendo la “roba”. Vieni nei bagni del secondo piano alla fine della scuola.- disse squadrandolo da capo a piedi.

-Dei maschi?- questa volta Seunghyun non riuscì a trattenere una risata.

-No, in quello delle ragazze.- scherzò ma il ragazzino sembrò prenderla sul serio perché sbiancò.

-Ehi, tranquillo amico, sto scherzando, in quello dei maschi, si.- il ragazzino fece un profondo inchino e si dileguò con la stessa velocità con cui era arrivato. Proprio in quel momento arrivò la professoressa, lui mise il cellulare in tasca e tolse i piedi dal banco. In fondo era il suo ultimo anno e non voleva farsi notare troppo dal Preside.
 



“Sono qui.” Seunghyun lesse il messaggio prima di mettersi lo zaino semi vuoto in spalla.
“Dammi cinque minuti che devo incontrare un ragazzino.” Rispose mettendosi una sigaretta dietro all’orecchio. Ripose il cellulare in tasca e si fece largo tra la massa di studenti fino a raggiungere i bagni del secondo piano. Come aprì la porta vide il ragazzino di poco prima fare un salto.

-Ehi, ragazzino, rilassati non stai per uccidere qualcuno.- cercò di rassicurarlo e l’altro sembrò farsi un po’ meno bianco. -Quanta ne vuoi?- chiese prima di entrare in uno dei bagni. Mise lo zaino sopra alla tavoletta e lo aprì.

-Uhm…quanta ce ne vuole per una serata per cinque?-

-E’ la prima volta che fumate?- domandò ancora e il ragazzino fece cenno di si. Chissà come mai se lo aspettava. Seunghyun estrasse un pacchetto di fazzoletti e glielo porse.

-Qui ce ne sono tre, sono già girate ma non sono purini, visto che è la prima volta. Fumate lentamente altrimenti è un casino. Appena finita la prima aspettate una ventina di minuti prima di cominciare anche l’altra, ok?- il ragazzino prese il pacchetto e lo infilò nello zaino.

-Sono dieci.- l’altro gli diede subito le banconote.

-G-Grazie.- balbettò rimanendo però fermo dov’era. Seunghyun chiuse lo zaino e se lo mise sulle spalle, poi si mise gli occhiali da sole.

-Puoi pure andare, eh.- disse e il ragazzino schizzò fuori dal bagno. Era uno spasso avere a che fare con quelli del primo anno. Seunghyun uscì dalla scuola e non appena fu fuori dai cancelli si accese la sigaretta. Ad aspettarlo di fronte alla scuola c’era Dongwook che lo aspettava appoggiato alla sua Porsche. Indossava la sua solita giacca di pelle e i ray ban a specchio.

-Ammettilo che non riesci proprio a stare senza vedermi.- gli disse il ragazzo incrociando le braccia al petto. Seunghyun si fermò a poco più di dieci centimetri da lui.

-Ma stai zitto.- mormorò soffiandogli una boccata di fumo sul viso. Dongwook cercò le sue labbra ma Seunghyun si tirò indietro.

-Portami a casa tua, ho troppo sonno anche solo per mangiare.- il rapper entrò in macchina lanciando lo zaino sui sedili posteriori. Dongwook ridacchiò poco prima di mettersi nel posto del guidatore.

-Agli ordini.-
 




Seunghyun dormì tutto il pomeriggio, fu svegliato alle sette di sera dalla voce di Dongwook che sembrava stesse avendo la conversazione più divertente del mondo al cellulare. Si stiracchiò occupando tutto il letto matrimoniale per poi mettersi a sedere sul materasso. Stropicciò gli occhi e non appena si fu abituato un po’ alla penombra afferrò il suo cellulare. Vide un messaggio di Daesung che gli chiedeva se era tutto a posto, qualche tizio che gli chiedeva se era libero per un po’ di freestyle e due chiamate perse da sua madre. Ignorò tutti a parte Daesung. Decise che era ora di alzarsi e di farsi una doccia. Ormai era abituato a fare come se fosse a casa sua visto che da quattro anni a quella parte viveva praticamente da Dongwook. Nella sua vera casa ci tornava forse due sere a settimana solo per prendere qualche vestito che gli serviva. Per un po’ era stato da Daesung ma poi aveva cominciato il training per diventare idol e quindi l’altro ragazzo lo aveva accolto. Non sapeva bene definire che tipo di relazione ci fosse tra lui e Dongwook: sicuramente erano migliori amici però, quando ne avevano voglia, lo facevano. Si erano conosciuti alle superiori, Seunghyun era appena al primo anno mentre Donwook era al quarto, ed erano entrambi finiti al dopo scuola. Uno aveva fatto a pugni con qualcuno (perdendo miseramente) mentre l’altro aveva imbrattato i muri della scuola con i disegni più fantasiosi e gli insulti più azzeccati. Da quel giorno avevano cominciato ad uscire con le stesse compagnie. Il ragazzo gli aveva insegnato tutto quello che sapeva sull’essere uno spacciatore di erba, gli faceva conoscere un sacco di persone nuove del giro e qualche volta gli procurava qualcosa di più forte della marijuana. Nonostante fosse più o meno un criminale si sentiva davvero in sintonia con lui. Anche lui aveva una famiglia disastrata e anche lui aveva avuto momenti difficili. Quando stava con lui Seunghyun si sentiva capito. 
Finì di farsi la doccia velocemente e visto che aveva messo i suoi vestiti a lavare frugò tra le cose di Dongwook alla ricerca di qualcosa di decente da mettersi. Trovò un paio di pantaloni neri strappati e una camicia a quadri verde e nera. Poi si diresse in cucina dove l’altro se ne stava a parlare animatamente con qualcuno. Puntò il frigorifero alla ricerca di qualcosa da mangiare ma notò con profondo disappunto che era letteralmente vuoto. C’era solo del latte che probabilmente aveva un mese. Si voltò verso l’altro in cerca di spiegazioni ma quello fece spallucce continuando a parlare al telefono. Sospirò prima di portarsi una mano ai capelli per decidere cosa fare. Solo qualche istante dopo gli venne in mente che potevano andare da Seungri.
Dopo quelli che sembrarono secoli Dongwook chiuse la chiamata e senza che Seunghyun gli avesse detto nulla parlò.

-Andiamo da Seungri?- il rapper annuì. Si vestirono in fretta e altrettanto velocemente arrivarono al ristorante di Ramen del quartiere. Era un posticino non troppo grande e abbastanza intimo anche se da quando aveva aperto si era espanso di una sala. Loro andavano abitualmente in quel posto da quando Seungri aveva cominciato a lavorarci. All’inizio venivano solo per prendere in giro un Seungri con la bandana poi però solo per stare in compagnia. Anche lui era un amico di vecchia data e anche lui era entrato nel giro dello spaccio perché aveva bisogno di soldi però poi era riuscito a trovare lavoro come cuoco e quindi ne era uscito.
Entrarono nel ristorante e si sedettero al bancone dove subito furono accolti da un Seungri con due enormi occhiaie nere.

-Hai fatto a pugni per caso?- chiese Dongwook con un sorrisetto in faccia.

-Ciao ragazzi, è un piacere vedervi e no, non ho fatto a pugni ma- fece una pausa strategica per aumentare la suspense e poi continuò -ho fatto le ore piccole, non so se mi spiego.- disse ammiccando.
Entrambi scoppiarono a ridere.

-Non dirmi che qualcuno riesce ancora ad essere rimorchiato dalle tue pick-up line penose.- disse Seunghyun cercando di trattenere le risate. Seungri mise su un finto broncio.

-Il fatto è che tutti cedono al fascino del dj! A proposito ieri sera siete rimasti ad ascoltare qualche mio pezzo?- disse alludendo alla sera prima visto che subito dopo la rap battle aveva animato lui la serata.
Entrambi scossero la testa e di nuovo il più piccolo si incupì.

-Siete crudeli!- sospirò in modo drammatico. -Scommetto che avete organizzato qualche festa senza invitarmi, voi non mi volete bene e io vi do ancora da mangiare gratis! Senza cuore, ecco cosa- non fece nemmeno in tempo a finire che il suo capo lo chiamò. Seunghyun e Dongwook già ridevano.

-Smettila di cianciare, fannullone, e vai alla cassa che ci sono due clienti.- Seungri si irrigidì e si voltò di poco per vedere chi si era avvicinato per pagare.

-Ehi Minzy! Scusa arrivo subito.- Non appena Seunghyun seguì con lo sguardo l’altro che stava andando alla cassa, il fiato gli si mozzò in gola quando vide chi c’era.
Jiyong lo stava già guardando con un sorriso timido.

-Ragazzi, non vi avevo nemmeno visto!- aveva detto Minzy rivolgendosi a Seunghyun e a Dongwook. Il rapper, che sperava di riuscire ad evitare qualsiasi occasione di dialogo con Jiyong si dovette ricredere perché a quanto pareva lui e Gong Min Ji erano insieme.

-Ehi Minzy non ci presenti la tua nuova amica?- disse Dongwook cominciando a squadrare Jiyong. Seunghyun provò un moto di imbarazzo e di rabbia allo stesso tempo. Non sapeva perché ma non voleva che gli occhi di Se7en si posassero sulla figura di Jiyong. Non voleva che anche lui fosse contaminato da quello.

-Sono un ragazzo, Sherlock.- sorrise il ragazzo dai capelli rosa sfoggiando un sarcasmo pungente. Seunghyun sentì una fitta al petto perché i ricordi delle elementari si sovrapposero a quella scena.
Dongwook alzò le mani in segno di scusa. -Scusa, amico, è solo che sei davvero carino.-
Jiyong stava per rispondergli qualcosa ma Minzy intervenne salvando la conversazione.

-Sì, beh, è perché è un modello per Chanel e io sono la sua manager.- Seunghyun spostò il suo sguardo su Jiyong ma non si stupì che uno come lui fosse arrivato così in alto.

-Wow, Chanel! Allora io mi presento sono Lee Seunghyun ma chiamami Seungri.- la mano del cuoco fece capolino dal bancone intromettendosi nel loro discorso.

-Allontana da noi quella mano piena di salsa.- intervenne Minzy cacciando indietro il braccio del più piccolo.

-Comunque è vero, lui è Jiyong.- disse rivolgendosi agli altri due. -E loro sono Dongwook e-

-Io e Seunghyun ci conosciamo già.- la interruppe il modello. Gli sguardi di tutti si puntarono su Tempo che fino a quel momento era sempre stato in silenzio. Lui deglutì rumorosamente, tutti si aspettavano un qualche tipo di spiegazione che lui non voleva dare. Jiyong lo guardava con un’intensità disarmante ma parve capire il suo disagio perché si affrettò a chiarire.

-Abbiamo fatto le elementari insieme.-

-E non ci hai mai detto niente?- intervenne ancora Seungri con un altro dei suoi sospiri melodrammatici poco prima di posare sul bancone due scodelle di ramen fumante.

-Beh, vi lasciamo mangiare. Seunghyun quand’è che fai la prossima battle? Così magari porto anche Dara.- disse la ragazza rimettendosi il cappotto leggero.

-Domani sera all’Alibi.- rispose Dongwook per lui.

-Beh, io ci sarò. Jiyong vieni anche tu?- chiese Minzy a quel punto. Il modello non la degnò nemmeno di uno sguardo ma continuò a tenere puntati i suoi occhi in quelli di Seunghyun.

-Quasi quasi sì.- il rapper sentì di nuovo la stessa sensazione di malinconia di quella mattina. Si era riproposto di non vederlo mai più, si era detto che quello del giorno prima era stato un caso eppure ecco che Jiyong tornava e che sembrava voler fare di tutto per rimanergli addosso.

-Perfetto allora, ci vediamo domani sera!-






Note dell'autriciah:
Eccomi tornata con il terzo capitolo!
Come avete visto Seunghyun è un baddo boi e con lui c'è anche Se7en (<3) che beh, io adoro. Mi dispiace di aver messo questa coppia, all'inizio non era mia intenzione, anche perché li reputo solo grandi grandi amici, però mi è necessaria, sob.
In questo capitolo non succede niente però appare anche Seungri quindi è sufficiente ad animare il tutto lol.
Grazie a tutti quelli che leggono e seguono!
Al prossimo capitolo,
Road_sama

 

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Capitolo 4
*** Today ***


Capitolo 3 
 



Jiyong si lasciò cadere a peso morto sul letto del suo appartamento. Era davvero stanco e aveva ancora una leggera emicrania dal giorno prima. Si mise a fissare il soffitto come se il muro potesse dargli una qualche risposta sul senso della vita. Era inutile negare che non stesse pensando a Seunghyun. Si sentiva strano: le uniche cose a cui aveva pensato con così tanta insistenza erano i flash delle macchine fotografiche e l’odore dolciastro che c’era dentro agli studi fotografici, non di certo un ragazzo con cui aveva parlato appena tre volte nella sua vita. Eppure non poteva fare a meno di vagare con la fantasia sulla sua figura che sembrava avvolta in un’aura di mistero. Si domandava perché fosse finito a fare il rapper, come si manteneva o cosa aveva fatto in quegli anni. E poi c’era il suo sguardo, lo stesso che lo aveva colpito nove anni prima, che sembrava essersi fatto più intenso, più profondo.
Affondò la testa nel cuscino emettendo un mugolio basso. Aveva anche accettato l’invito ad uscire con loro, certo, poteva sempre rispondere che era stanco e all’ultimo momento non presentarsi però qualcosa lo spingeva ad andare lo stesso. Era quasi come se volesse rivedere Seunghyun. Dalle sue labbra uscì un altro borbottio basso. No, non andava bene per niente. Lui aveva una carriera da curarsi. Si mise a sedere sul letto e si schiaffeggiò le guance con i palmi delle mani. Per prima cosa gli serviva qualcuno che andasse con lui alla battle da usare come salvagente nel caso le cose si mettessero male. Scrisse un messaggio a Youngbae ma non dovette aspettare più di cinque minuti per la sua risposta.
“Mi dispiace Ji ma devo lavorare. Divertiti.” Jiyong sbuffò e provò a scrivere a Lee Su-hyeok che però gli rispose in quindici minuti.
“Ho una cena con lo staff, quindi dovrai cavartela da solo, mi spiace.” Il modello ringhiò. Pensò che poteva chiedere a Kush e a Teddy ma sicuramente erano occupati per club quindi alla fine ripiegò su CL. La sua ultima spiaggia era lei, quindi incrociò le dita sperando intensamente che almeno lei fosse disponibile. La risposta gli arrivò quasi subito.
“Mi hanno già invitate due mie amiche quindi si, posso venire Ji!” Jiyong alzò le mani al cielo ed esultò con un sonoro “Sì!”.
Tirò un sospiro di sollievo poco prima di mettersi sotto le coperte. Ora poteva dormire sonni tranquilli. Spense la luce di camera sua e chiuse gli occhi. Un sorriso si dipinse involontariamente sulle sue labbra.
Avrebbe rivisto Seunghyun.
 


-Jiyong? Ci sei? L’obiettivo è qui non tra le nuvole.- il fotografo richiamò la sua attenzione per la terza volta nel giro di due ore. Jiyong spostò lo sguardo su di lui.

-S-Sì scusa.- riprese la posa e guardò in camera. Il fotografo gli scatto una raffica di foto, qualche volta cambiando luce.

-Va bene, facciamo una pausa prima dell’ultima serie.- disse e un leggero vociare si levò tra lo staff. Jiyong tirò un forte sospiro, poi prese il cellulare e il pacchetto di sigarette che teneva sopra al tavolino del trucco e uscì all’aria fresca. Se ne accese una e aspirò a pieni polmoni il fumo per poi liberarlo nell’aria frizzante di quel tardo pomeriggio. Non si accorse nemmeno che Minzy lo aveva raggiunto sul piccolo terrazzino.

-A che stai pensando?- il modello fece un salto quando sentì la sua voce. Lei scoppiò a ridere e lui si portò una mano al petto come per fermare il suo cuore scalpitante.

-M-Minzy! Mi hai spaventato.- lei continuò imperterrita a ridacchiare. Jiyong prese un’altra boccata di fumo. -Quando uscirà lo spot per cui ho posato?- chiese cercando di evitare la domanda che lei gli aveva rivolto.

-Hanno detto che hanno bisogno di qualche giorno per il montaggio per cui, probabilmente, sarà su YouTube nel week end.- il ragazzo annuì guardando dritto davanti a sé.
Stettero in silenzio per qualche istante e poi Minzy parlò ancora.

-Il consiglio che posso darti è quello di cercare di concentrarti il più possibile mentre lavori. Tutto il resto può aspettare fuori.- mormorò la manager riferendosi al fare distratto di Jiyong. Lui spostò i suoi occhi su di lei e vi trovò un sorriso. Prese l’ultima boccata di fumo e spense la sigaretta.

-Forza, andiamo dentro.-

Il servizio fotografico durò un’altra ora abbondante, erano quasi le otto quando uscì dal palazzo. CL gli aveva detto che sarebbe passata a prenderlo alle nove e lui già stava passando in rassegna mentalmente il suo guardaroba per cercare di decidere cosa indossare. Appena arrivò al suo appartamento si fece una doccia veloce e altrettanto velocemente ripiegò per i suoi pantaloni neri lucidi, una maglia a maniche lunghe dello stesso colore e una giacca a pois bianchi, tutto firmato Chanel ovviamente. Ebbe appena il tempo di scegliere le scarpe che il cellulare cominciò a squillare con insistenza: CL era arrivata.
Jiyong salì nella sua macchina personale cinque minuti dopo.

-Ji!- lei lo accolse in un abbraccio caloroso. -Ho saputo che ti hanno assegnato Minzy come manager.- esordì la ragazza. Il modello ricambiò l’abbraccio e le sorrise.

-Già, mi ha detto che avete fatto le medie insieme.- rispose lui ricordando la discussione che avevano avuto con la sua manager la sera prima al ristorante di Ramen. Avevano deciso di uscire per “conoscersi meglio” quindi erano andati a cena e avevano chiacchierato un po’.
La macchina cominciò a procedere pigramente per le strade leggermente trafficate.

-Mi ha anche detto che sei stato preso per la tua prima pubblicità.- lui annuì con un sorriso a trentadue denti. Lee Chae-rin, o CL in arte, era una modella che lavorava per Prada da qualche anno in più di lui. Aveva cominciato giovanissima negli Stati Uniti e ben presto la sua bellezza era stata stampata su tutte le prime pagine delle riviste e cartelloni pubblicitari più famosi. Si erano conosciuti ad un Gala a Parigi quando Jiyong era ancora inesperto e per lo più assisteva i capi. Da quel momento erano diventati quasi migliori amici. CL lo aveva aiutato molto e ancora aveva un ruolo di vitale importanza nella sua carriera.

-Hai già mangiato?- chiese ad un tratto facendosi più seria.

-Si, si tranquilla.- Chae-rin continuò a guardarlo con un cipiglio severo. -Ok, ho solo bevuto un caffè.- a quel punto il suo sguardo severo divenne di rimprovero.

-Ji, stai mangiando?- Jiyong sbuffò incrociando le braccia al petto. Quando faceva così gli sembrava di tornare indietro a quando viveva ancora con i suoi genitori e sua madre lo sgridava. Inaspettatamente CL gli porse una piccola confezione di plastica con dell’insalata.

-Lo sai che se non mangi avrai di nuovo-

-Lo so.- la interruppe il ragazzo aprendo la scatola di insalata. -Lo so e infatti sto mangiando, non ti preoccupare non succederà più.- disse alludendo a quello che gli era successo due anni prima. CL gli lanciò un’altra occhiata però poi parve convincersi.

-Va bene, allora vieni qui che mi serve un selfie da postare sul mio profilo.- disse estraendo il suo iphone ultimo modello. Jiyong ridacchiò. Scattarono due foto: nella prima entrambi avevano la bocca a paperella come i migliori ragazzini delle medie, nella seconda digrignarono i denti. Poi, scoppiarono a ridere.

-Da quanto tempo non facevamo gli stupidi in questo modo?- chiese lei digitando qualche frase sul suo cellulare.

-Tanto.- rise ancora assaggiando un po’ dell’insalata che gli aveva portato l’amica.
Impiegarono poco più di dieci minuti per arrivare all’Alibi. A prima vista sembrava un posto piuttosto isolato in un quartiere malfamato di periferia. Già fuori dal locale si potevano vedere gruppetti di loschi figuri mentre sul marciapiede c’erano parecchie ragazze vestite in modo succinto che fermavano le macchine.
I due a quel punto scesero dalla macchina cercando di ignorare la sensazione di disagio che quelle persone gli suscitavano. Nessuno dei due era mai stato abituato a quel genere di compagnie sebbene avessero già partecipato a quel tipo di eventi. Entrarono nel locale e li accolse una piccola stanza dipinta di un blu intenso nella quale c’era una specie di buttafuori seduto dietro ad un bancone.

-Siete maggiorenni?- chiese lanciandogli un’occhiata veloce. Jiyong si irrigidì appena ma Chae-rin fu più veloce a rispondere.

-Sì.- l’uomo annuì e ritornò a guardare lo schermo del suo cellulare. Sulla destra notarono una scalinata piuttosto ripida e stretta che conduceva al piano inferiore. Mano a mano che scendevano cominciarono a sentire sempre più forte un qualche tipo di musica rock e un odore dolciastro mescolato a quello di alcol. Arrivarono ad una sala abbastanza piccola inondata da luci per lo più rosse e blu che occupavano tutte le pareti. Non c’era moltissima gente che occupava i tavolini alti. Notarono subito al bancone Minzy, Dongwook, Seungri, Daesung e un’altra ragazza che parlavano animatamente quindi si diressero semplicemente in quella direzione.

-Ehi! Guardate chi è qui!- proruppe Seungri in modo abbastanza rumoroso puntando il suo sguardo in quello di Jiyong. Minzy gli diede una gomitata per ricacciarlo indietro prima di accogliere in un abbraccio entrambi i modelli.

-Sono così contenta che ce l’abbiate fatta a venire!- CL sorrise alla ragazza.

-Era da quasi un anno che non ci vedevamo.- disse, ma il suo sguardo fu catturato dalla figura di un’altra ragazza del gruppetto.

-Dara!- gettò letteralmente le braccia al collo della ragazza.
Non appena finirono il giro di saluti decisero di fare le presentazioni. Jiyong scoprì che il nome completo della ragazza era Sandara Park, lei era stata trainee però dopo il debutto con il suo gruppo aveva deciso di dedicarsi alla sua carriera da solista con un’agenzia minore e qualche volta partecipava a quel genere di eventi insieme a Seunghyun. Aveva conosciuto Minzy e i ragazzi ad una battle mentre CL era stata una sua compagna delle superiori.
Inevitabilmente il discorso virò verso Seunghyun visto che sembrava essere l’unico a mancare.

-E così hai fatto le elementari con Tempo?- chiese Dara a Jiyong con gli occhi che le luccicavano. Seungri gli si avvicinò sfoggiando uno sguardo malizioso.

-Quindi puoi dirci qualcosa su com’era una volta, no?- anche Minzy sembrò farsi più attenta.

-In realtà non so nulla di lui, ci siamo parlati solo una volta, credo.- cercò di sviare il discorso Jiyong prendendo un sorso dalla sua birra media.

-Ma avrai visto come si comportava…era già un teppistello a quei tempi?- il modello sentiva che era profondamente sbagliato raccontare dell’infanzia di Seunghyun visto che lui in primis non aveva mai detto nulla.

-Davvero, non saprei…- provò a guardarsi intorno alla ricerca di un modo per troncare quell’interrogatorio.

-Non è che ti ha bullizzato o qualcosa del genere?- provò ancora Seungri facendosi più vicino. Jiyong aprì la bocca per pronunciare un’altra scusa ma Dongwook intervenne richiamando l’attenzione su di lui. Il ragazzo dai capelli rosa gli fu incredibilmente grato.

-Seungri smettila di fare come le vecchie al mercato e fatti gli affari tuoi. Se Seunghyun scoprisse che-

-Se Seunghyun scoprisse che cosa?- da dietro la spalla del ragazzo apparve il rapper con uno sguardo curioso. Seungri si irrigidì e si affrettò a cambiare argomento. Le ragazze scoppiarono a ridere. Non ci volle molto perché Tempo portasse la sua attenzione a Jiyong.

-Sei venuto alla fine…- mormorò mentre gli si faceva più vicino. Jiyong si sentì la gola secca non appena quegli occhi gli furono addosso.

-Sì.- disse il modello schiarendosi la gola. Seunghyun ordinò un bicchiere di whiskey.

-Spero che la mia piccola esibizione ti piacerà.- il rapper bevve tutto d’un sorso il superalcolico e se ne andò prima che Jiyong potesse rispondere una qualsiasi cosa. Seguì la sua figura con lo sguardo e lo vide salire sul palco per poi mettersi a parlare con altri due omaccioni.

-Sembra che tu gli piaccia.- la voce di Daesung gli arrivò gentile all’orecchio. Jiyong gli rivolse un sorrisetto imbarazzato.

-Non pensavo nemmeno che si sarebbe ricordato di me dopo tutto questo tempo.- ammise continuando ad osservare il rapper.

-A quanto pare, invece, sei stato molto più importante per lui.- il modello a quel punto portò la sua attenzione verso il cantante. Non ebbe il tempo di chiedergli che cosa intendesse perché la battle ebbe inizio.
La sala si fece improvvisamente stretta tanto che loro furono costretti ad abbandonare il bancone per poter essere abbastanza vicini da vedere la battle. Questa volta oltre ai due sfidanti c’era anche un altro ragazzo col cappuccio che faceva beatbox seguendo la sua fantasia. Jiyong spostò il suo sguardo su Seunghyun che stava muovendo a tempo la testa come per prendere il giusto ritmo. A cominciare fu l’altro ragazzo, aveva una voce decisamente più alta e pulita rispetto a quella bassa e rabbiosa dell’altro. Le sue rime erano veloci e taglienti ma in qualche punto mancavano di innovazione. Quando fu il turno di Tempo tutto prese una piega diversa. La sua voce era veloce, riusciva a fare qualsiasi gioco di parole mantenendo un sorrisetto strafottente. Jiyong lo sentì dire che Leonardo Da Vinci era ritornato in vita e che ora tutt’uno con la sua mente, disse anche qualcosa a proposito del rap dell’altro che non era altro che un sonnifero per lui. Jiyong, che non aveva mai trovato tempo per la musica, si ritrovò come assorbito da quel genere musicale e da quelle parole così aspre e sferzanti. Stavano entrambi improvvisando e si scoprì ad ammirarli per quello. Cominciò a muovere la testa a tempo e alle volte dalle sue labbra scappava un “uh!” quando uno dei due finiva la sua parte con una punch line particolarmente incisiva.
La battle finì troppo presto per i suoi gusti e si rese conto di volerne di più. Aveva come l’impressione che quella non sarebbe stata l’ultima serata a cui avrebbe partecipato.
Ben presto tutto il suo gruppo di amici si disperse. CL, Dara e Minzy decisero di continuare la serata in un qualche Night Club che stava lì vicino, Dongwook cominciò a parlare con qualche tizio losco mentre Seungri e Daesung si persero a chiacchierare di cose che Jiyong non riusciva a capire quindi decise di aspettare Seunghyun fuori dal locale. Non sapeva di preciso cosa dirgli, sicuramente avrebbe cominciato con il complimentarsi con lui e poi magari avrebbe chiesto di lui, giusto per saperne qualcosa in più.
Uscì all’aria fresca e gli parve di riuscire a respirare meglio. Sentiva la testa girargli leggermente, cosa strana visto che aveva bevuto solo una birra. Cercò una sigaretta da fumare per ingannare l’attesa. Ora per le strade non si vedeva nemmeno una macchina e i gruppetti di uomini inquietanti erano come raddoppiati. Cercò di non farci troppo caso e si guardò intorno. Inizialmente non aveva notato che quel posto era in mezzo ad una serie di case residenziali e la scritta a led “Alibi” era l’unica ad illuminare di rosso la via. Probabilmente alla luce del giorno quel quartiere non sembrava nemmeno così malfamato.
Il filo dei suoi pensieri fu interrotto da un gruppetto di ragazzi che gli si era accostato ed ora sembrava fin troppo rumoroso. Jiyong sbuffò perché quelle voci grosse non facevano altro che essere amplificate dal suo mal di testa. Si era mosso di poco quando sentì qualcuno afferrarlo per la spalla.

-Ehi fighetto ti diamo fastidio?- un tipo pieno di tatuaggi e piuttosto alto gli stava parlando. Il modello si scrollò di dosso la sua mano e indietreggiò di un passo.

-Si.- ammise puntando gli occhi in quelli dell’uomo. Solo in quel momento altri ragazzi gli si strinsero intorno ridacchiando.

-Ma che coraggio!- disse uno. Jiyong spense la sigaretta per terra ed alzò le mani al cielo.

-Sentite ragazzi, non voglio casini, mi stavate dando solo un po’ di fastidio quindi mi sono allontanato ok? Perché adesso voi non tornate a farvi i cazzi vostri e io i miei?- domandò prima di voltare le spalle a quello che lo aveva fermato per tornare all’interno del bar. Fece appena un passo perché qualcun’altro gli aveva bloccato la strada.

-Non sai che è maleducazione dare le spalle a chi ti sta parlando?- disse il ragazzo biondo davanti a lui.

-Forse dovremmo insegnare le buone maniere a questo bel faccino, che dici capo?- Una serie di risate si levò dai ragazzi. Jiyong si sentì spingere in una stradina laterale. Era completamente circondato e non aveva modo di chiedere aiuto a nessuno. Il suo cuore cominciò a battere all’impazzata mentre un’ondata di paura gli attanagliava lo stomaco. Vide i sorrisi di quei tipi stampati sui loro volti e pensò che potessero picchiarlo. Digrignò i denti.

-Se mi toccate ancora chiamo la polizia.- minacciò con la voce che gli tremava. Altre risate si levarono dal gruppo, poi il ragazzo tatuato lo prese per il mento forzandolo a guardare in alto. Le sue dita gli stavano stringendo le guance infossandole ancora di più nella mandibola. Il modello provò a sottrarsi a quella mano ma non riusciva a muovere né la testa né tantomeno la bocca.

-Forza, chiama chi vuoi, dai.- solo in quel momento Jiyong si accorse che non riusciva a muovere un muscolo del suo corpo. Qualcuno gli afferrò le spalle per tenerlo immobile e contemporaneamente l’uomo davanti a lui si fece progressivamente più vicino. Serrò gli occhi d’istinto in attesa che arrivasse un pugno o qualsiasi cosa quei tizi avessero intenzione di fargli ma al contrario non arrivò nulla se non una voce familiare.

-Ehi ragazzi. Non vi siete ancora stancati di importunare la gente?- all’imboccatura del vicolo era apparso Seunghyun. Jiyong aprì gli occhi di scatto e lo vide avvicinarsi al gruppo.

-Amico, ti conviene andartene, questo non è affare tuo.- disse l’uomo che teneva il ragazzo con i capelli rosa per il mento. Il rapper sgranò
appena gli occhi quando fu abbastanza vicino da vedere come le dita di quel tipo fossero conficcate nelle guance del ragazzo.

-Mollalo.- disse Seunghyun con voce glaciale, Jiyong sentì un brivido percorrergli la spina dorsale quando vide lo sguardo dell’altro. L’uomo davanti a lui rise di gusto.

-Altrimenti?- il modello non riuscì nemmeno a vedere il pugno di Seunghyun. Sentì solo un rumoroso “clank” e vide il tipo che lo teneva per il mento steso a terra. Poi percepì la mano calda del rapper stringersi attorno al suo polso e strattonarlo via.
Cominciarono a correre lontano dal quel vicolo ad una velocità a cui Jiyong non pensava di poter arrivare. Non appena ebbe realizzato che stavano scappando il modello si aggrappò con forza alla mano di Seunghyun come se avesse paura che lasciandola potesse essere portato ancora in quel vicolo. Sentì l’adrenalina salire e il tempo parve fermarsi. Il cuore gli batteva così forte che poteva sentirlo nelle orecchie ed era certo che fosse più per lo spavento che per la corsa che stava facendo.
Corsero per quello che sembrò un’eternità a Jiyong poi si fermarono in mezzo ad una strada piuttosto affollata. Entrambi avevano il fiatone. Il più basso dei due sentì le lacrime pungergli occhi. Sentiva le gambe pesanti e la testa gli girava. Solo in quell’istante riuscì a capire cos’era appena successo e cosa aveva rischiato. Puntò i suoi occhi in quelli di Seunghyun e notò che l’altro già lo stava guardando.

-G-Grazie.- balbettò il ragazzo dai capelli rosa cercando di riprendere il controllo del suo corpo.

-Se posso darti un consiglio- disse Seunghyun con un mezzo sorriso -la prossima volta non rispondere indietro se sei da solo contro sette brutti ceffi.- Jiyong si batté il palmo della mano sulla fronte mentre una risatina nervosa si faceva largo nella sua bocca. La risata bassa e calda dell’altro ragazzo gli giunse come un tranquillante all’orecchio. Stettero in quella posizione per un altro paio di minuti poi Seunghyun parlò ancora.

-Che dici, ora puoi lasciare libera la mia mano?- solo in quel momento Jiyong si rese conto di star stringendo ancora la mano dell’altro. La ritrasse di scatto come se si fosse bruciato.

-Si, scusa.- mormorò ritornando a guardarlo negli occhi. Seunghyun ridacchiò ancora.

-Te l’avrei lasciata, sai, ma è ancora attaccata al mio corpo quindi…- il modello si lasciò sfuggire un’altra risata. Si guardò intorno per capire dove si trovasse.

-Forse è meglio se ora torno…in fondo ero rimasto solo per salutarti e per farti i complimenti, sei stato davvero bravo.- ammise poi.

-Ah, uhm, g-grazie.- a Jiyong parve che le guance dell’altro si fossero arrossate un po’ ma forse era solo il freddo. -Beh, se vuoi ti accompagno a casa.- il modello schiuse le labbra per dire che poteva prendere un taxi ma poi qualcosa nella sua testa scattò e si limitò ad annuire.
Cominciarono a camminare per il largo marciapiedi nel più totale silenzio. A Jiyong non dava fastidio, non lo sentiva come imbarazzante o pesante, solamente, c’erano così tante cose che voleva chiedergli che non sapeva da che parte cominciare. Decise che avrebbe cercato di invogliarlo a parlare per primo.

-Così- esordì lanciandogli una veloce occhiata -ora fai il rapper. –

-Uhm, già…- rispose l’altro dopo qualche secondo.

-Da quanto tempo è che lo fai?- chiese rivolgendogli un’occhiata curiosa.

-Più o meno dalle medie, credo.- lo sguardo di Seunghyun si fece cupo.

-Wow, è passato molto tempo!- Jiyong diede un’occhiata alle vetrine dei negozi accanto a lui.

-Ho solo molto da dire.- il ragazzo dai capelli rosa gli rivolse un mezzo sorriso.

-Ammiro molto quello che fai: non dev’essere per nulla facile fare freestyle in modo così…immediato.- il più alto sgranò di poco gli occhi però poi distolse subito lo sguardo.

-Nah, non è niente di che dopo che lo fai da così tanti anni.- si schiarì la voce -tu, piuttosto, ora sei famoso, no?-
Jiyong inspirò forte. Non voleva che la conversazione si spostasse su di lui.

-Non sono ancora così famoso ma spero di diventarlo presto. Nel weekend dovrebbe essere rilasciata la mia prima pubblicità.- disse con un sorriso orgoglioso. Anche Seunghyun parve sorridere.

-Avevo immaginato che saresti diventato qualcuno di importante un giorno.- si lasciò sfuggire il più grande.

-Che intendi?- incalzò Jiyong svoltando a sinistra.

-No, nulla…solo che ti ricordavo uno con le idee chiare.-

-Ah, ti riferisci alla giacca rosa maialino!- Jiyong rise. -Credo di avercela ancora da qualche parte; mi piaceva da morire e avevo una voglia tremenda di mettermela.-
Si lasciò sfuggire un respiro nostalgico. -Quel giorno, quando sono tornato a casa, mia sorella mi ha sgridato per tutto il pomeriggio perché gliel’avevo presa senza chiedergliela.- anche Seunghyun si lasciò sfuggire una leggera risata. Jiyong sorrise mentre guardava davanti a sé, gli piaceva l’atmosfera che si era creata intorno a loro.
Impiegarono all’incirca altri cinque minuti per arrivare al quartiere residenziale in cui si trovava l’appartamento di Jiyong. Si trattava di un edificio e tre piani in stile americano. Aveva i mattoni rossi, numerose finestre e una scala antincendio in ferro battuto sul lato destro. Il modello si fermò davanti al portone di entrata.

-Ti ringrazio per avermi scortato fino a qui.- mormorò rivolgendogli un ultimo sorriso. Seunghyun si grattò la testa imbarazzato.

-Sono stato davvero bene sta sera.- disse il modello e poté vedere chiaramente il rapper bloccarsi di fronte a lui. Lo trovò molto carino.

-Beh, ci vediamo. Magari la prossima volta sarò io ad invitarti da qualche parte.- Jiyong estrasse le chiavi ma prima di infilarle nella toppa decise che quella era la sera giusta per osare un po’ di più. Prese Seunghyun per la felpa e gli lasciò un leggero bacio sulla guancia. Vide gli occhi sgranati dell’altro fissare con insistenza la strada come se le stesse chiedendo cosa fosse appena successo.

-Allora, buonanotte.- aprì il portone ma mentre stava per richiudersi alle sue spalle gli giunse la voce di Seunghyun.

-E’ ancora vero quello che hai detto tempo fa sui miei occhi?- il portone di vetro si chiuse dietro di lui separandolo inevitabilmente da Seunghyun. Jiyong impiegò qualche istante per capire a cosa si stava riferendo, poi involontariamente le sue guance si colorarono di rosa.
Respirò forte sul vetro della porta in modo che si annebbiasse un po’ e con le dita tracciò la sua risposta.
“Sì.”




Note dell'autriciah:
Salve a tutti!
Finalmente si riesce a vedere un po' di approccio tra i due e un Gdragon che da scemotto per poco non si fa ammazzare, bravo!
In più si intravede il passato di Jiyong, che verrà approfondito avaaaanti. Nei prossimi capitoli avrete informazioni anche sul nostro Seunghyun.
Come sempre ringrazio chi legge e mette tra preferiti/ricordate/seguite e recensisce, mi fate sentire un po' apprezzata.
Spero che continuerete a leggere e a presto!
Road_sama

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Capitolo 5
*** Who You ***


Capitolo 4 
 




Seunghyun alzò a tutto volume la musica nella stanza mentre prendeva profonde boccate di fumo. Se ne stava sdraiato sul letto di Dongwook, la porta era chiusa e le tende erano tirate lasciando però filtrare qualche raggio di sole. Un mezzo sorriso gli si era formato sulle labbra. In quell’istante non stava pensando a nulla ma, ne era sicuro, prima di quel momento stava pensando a qualcosa. Ridacchiò nel momento in cui realizzò che non si ricordava a cosa stava pensando.
Sentì la porta d’entrata che si apriva e come a rallentatore vide Dongwook entrare nella stanza. Il ragazzo tossicchiò nel momento in cui respirò un po’ del fumo passivo che si era raccolto nella stanza.

-Seunghyun.- Dongwook aprì la finestra e di conseguenza le tende. La luce del sole colpì in pieno volto il rapper che cercò di coprirsi gli occhi con l’avambraccio.

-Potevi almeno aprire un po’ la finestra, ora l’odore di erba non andrà più via.- si lamentò mentre si toglieva la cravatta. Seunghyun non sentì nemmeno la frase.

-Eh?- fece rigirandosi la canna tra le mani. Se7en gli lanciò un’occhiata divertita.

-Quanto fatto sei?- Seunghyun parve pensarci su poi quando si rese conto di non riuscire nemmeno a mettere le parole una dietro l’altra nella sua testa si abbandonò ad una risata. Dongwook si buttò di fianco a lui sul letto rivolgendogli un sorriso divertito. Il rapper gli porse la canna. Inutile dire che fumarono tutto il pomeriggio.
 



Seunghyun si svegliò alle cinque del giorno seguente. Aggrappato al suo braccio c’era un Se7en ancora vestito che dormiva profondamente. Si sfregò gli occhi con i palmi delle mani prima di mettersi a sedere. Il sole stava per sorgere e la finestra era ancora spalancata. Il grinder, le cartine, i filtri e quello che avanzava dalla sera prima se ne stava abbandonati sul comodino. Tempo non si ricordava di preciso cos’era successo. Sapeva solo che aveva bisogno di liberare la mente. Aveva bisogno di capire se aveva davvero intenzione di accettare Jiyong nella sua vita di adesso. All’inizio aveva pensato fossero completamente incompatibili e aveva pensato di evitarlo, poi però lui non aveva fatto altro che apparire ovunque e ricordargli che non poteva rinnegare il suo passato. Non poteva negare di essere stato una persona gentile né tantomeno di essere stato aiutato dalle parole di Jiyong.
Eppure c’era dell’altro. Era come se l’ammirazione che aveva provato per il bambino con la giacca rosa maialino si fosse improvvisamente riaccesa. Era come se in quel momento, proprio come quel giorno nel corridoio, si fosse risvegliata la voglia di conoscere e di sapere di più sul suo conto. Questa volta però non se lo sarebbe fatto sfuggire, era cambiato, era più deciso di un tempo e si sarebbe preso quello che voleva come tutto il resto. Si alzò dal letto per chiudere la finestra e tirare la tenda, poi lentamente si preparò per la giornata. Il giorno prima aveva saltato la scuola quindi doveva per forza andare. In fondo, mancava poco più di sei mesi agli esami finali. Si fece una doccia veloce e indossò le ultime cose pulite che gli rimanevano: dopo scuola sarebbe stato costretto a passare per casa. Preparò del caffè con la macchinetta che Dongwook aveva comprato poco meno di un mese prima e lo bevve tutto d’un sorso. Uscì dall’appartamento e dovette scontrarsi con l’aria fredda del mattino. Si accese una sigaretta e prese a camminare pigramente per i marciapiedi. La sua scuola era in centro quindi dovette attraversare numerosi tratti di strada parecchio affollati. Fu solo quando fu di fronte ad un negozio di televisori che si ritrovò ad osservare un viso familiare.
Ancora una volta si trattava di Jiyong. Stava posando per una pubblicità. Seunghyun notò subito lo spesso strato di eyeliner che gli definiva gli occhi facendoli risaltare nel suo viso pallido incorniciato dai capelli rosa. Indossava una camicia bianca con il colletto nero e delle stelle del medesimo colore posizionate intorno al collo. Due strisce nere verticali marginavano la fila dei bottoni e delle asole sparendo dentro ad una gonna nera lunga. Al di sotto di essa portava comunque dei pantaloni ma il rapper non poté fare a meno di ripensare alla giacca rosa di quando era piccolo. Jiyong guardava l’obiettivo con un’intensità ammaliante e Seunghyun lo trovò bello. La pubblicità terminò con un’alternanza di colori e scritte che non gli interessavano ma proprio in quel momento gli saltò in mente un’idea piuttosto assurda. Il ragazzo estrasse il suo cellulare e cercò il numero di Minzy. Squillò un paio di volte prima che la voce della ragazza rispondesse.

-Pronto? Seunghyun?- chiese a bassa voce.

-Ho bisogno di un favore.- disse lui ricominciando a camminare.

-Va bene, ma veloce perché sto lavorando.- Seunghyun si leccò le labbra.

-Quand’è che Jiyong fa la prossima sfilata?- lei stette in silenzio per un po’, probabilmente l’aveva colta di sorpresa.

-Mmm, aspetta un secondo.- si sentì il rumore di pagine che sfregano le une contro le altre -oggi pomeriggio verso le quattro.-

-Riesci a farmi entrare in qualche modo?- questa volta la ragazza non parlò per almeno trenta secondi.

-Minzy, ci sei?-

-Forse ce la faccio, però non pensare di sederti in prima fila o cose simili perché i posti sono già assegnati agli ospiti. Ti richiamo dopo per dirti meglio.- Seunghyun lasciò andare un mezzo sorriso.

-Grazie mille, a dopo.-

-Ah, un’altra cosa- disse la ragazza con una lieve risata -non pensare di presentarti con la felpa, trovati un completo altrimenti non entri.- detto questo riattaccò e Seunghyun sbuffò. Non aveva mai messo un completo in vita sua e non sapeva proprio da che parte cominciare. Avrebbe potuto chiederne uno a Se7en, però. Si sistemò meglio lo zaino su una spalla prima di varcare il cancello della scuola. Avrebbe pensato a qualcosa.
 



Le lezioni furono noiose come al solito e lui passò la metà del tempo a dormire sul banco e l’altra metà a fare disegnini stupidi sul suo quaderno. Appena suonò la campanella non ci mise molto ad uscire dalla scuola. Quel giorno però non fece la solita strada verso casa di Dongwook ma fece il percorso opposto. Era da quasi due settimane che non tornava nella sua vera casa. Si trovava dalla parte opposta della città quasi ai confini estremi. Era una zona piena di fabbriche e altre strutture poco frequentate. Ci mise poco più di venti minuti a piedi per arrivarci e la vista di quella palazzina fatiscente non fece altro che chiudergli lo stomaco. Frugò nello zaino per estrarvi due chiavi. Aprì il portone con una certa fatica visto che probabilmente non veniva oliato da anni. Percorse tre rampe di scale fino ad arrivare all’appartamento in cui ora abitava solo sua madre. Mentre infilava la chiave nella toppa sperò che stesse dormendo. Come entrò nell’appartamento fu investito da un’ondata di fumo e un’oscurità accecante. Accese una luce per trovare il corridoio tappezzato di cianfrusaglie a terra. Affianco alla porta se ne stavano abbandonati gli stivali nero lucido col tacco che sua mamma usava per il lavoro. Li spinse via con un calcio per poi proseguire verso la sua stanza. Fece finta di non aver gettato un’occhiata in direzione della cucina e distolse lo sguardo non appena vide una montagnola di piatti sul lavandino. Camera sua se ne stava in fondo al corridoio, la porta era tappezzata di poster di band punk e alternative che gli piacevano quando ancora viveva lì. La stanza era proprio come l’aveva lasciata, quello era l’unico capriccio di sua madre: lasciare le sue cose così com’erano nel caso in cui lui avesse voluto tornare. Non si guardò troppo intorno per non rievocare ricordi spiacevoli ma si diresse direttamente verso il suo armadio. Ormai lì non aveva più molti vestiti, probabilmente li avrebbe portati via tutti la prossima volta che sarebbe venuto. Spinse qualche maglia dentro il suo zaino e fece lo stesso con felpe e biancheria. Fu proprio mentre prendeva un paio di pantaloni larghi che sentì qualcosa muoversi dietro di lui.

-Sei tornato.- la voce roca di sua madre lo costrinse a girarsi. La donna se ne stava seduta sul letto con un mezzo sorriso e una sigaretta tra le dita ossute. La trovò terribilmente invecchiata. Il suo cuore si strinse e gli si formò un groppo in gola. Era inutile, ogni volta si riprometteva di rimanere indifferente nei suoi confronti ma semplicemente non ci riusciva.

-Solo a prendere qualche vestito, ora vado.- disse cercando di controllare la voce.

-Se vuoi puoi rimanere a colazione.-

-Sono le tre del pomeriggio, colazione l’ho fatta otto ore fa com’è giusto che sia.- disse rudemente. Sua madre si zittì.

-Puoi comunque fermarti…ci guardiamo un film.- ora la sua voce era diventata supplichevole.

-No. Ormai è tardi per questo.- sibilò guardandola dritta negli occhi. Ed era vero, lei non c’era stata quando lui ne aveva avuto bisogno. Non c’era stata mentre suo padre se ne andava abbandonandoli e non c’era stata quando lui aveva cominciato picchiare gli altri ragazzini a scuola. Lei si limitava solamente a bere e bere lasciandolo andare a dormire da solo in quella casa silenziosa per poi tornare alle quattro della mattina ancora ubriaca. E poi aveva cominciato a fare la prostituta e per lui era stata la fine visto che qualche volta portava i suoi clienti a casa.
Chiuse lo zaino con un gesto secco.
Eppure non riusciva ad odiarla perché lui si atteggiava da duro ma non lo era per nulla.

-Sappi che io lascerò-

-Lascerai la mia camera così com’è, si lo so, lo dici sempre ma non tornerò. Ciao.- inforcò gli occhiali da sole e uscì sbattendo la porta.
Era tardi anche per tornare indietro.
Proprio in quel momento gli arrivò un messaggio da Minzy che gli dava i dettagli di come si sarebbero incontrati. Si mise le cuffie alle orecchie per ascoltare un po’ di musica e cercare di dimenticare quell’incontro.
 



Arrivò a casa di Dongwook quasi di corsa perché si era accorto di essere piuttosto in ritardo. Fortunatamente Se7en era seduto davanti alla tv a guardare qualche stupido talkshow.

-Dongwook.- iniziò solennemente Seunghyun. L’altro ragazzo alzò un sopracciglio in segno di perplessità.

-Ho bisogno di un tuo completo, va bene uno qualsiasi.- Dongwook per poco non si soffocò dal ridere ma si alzò ugualmente dalla sedia.

-Come mai? Ti hanno promosso a spacciatore di quartiere?- scherzò cominciando a frugare nel suo armadio. Il rapper si asciugò il sudore che gli imperlava la fronte e si liberò dei vestiti, poi senza nemmeno guardare quello che si metteva, indossò le cose che gli aveva dato Se7en. Si trattava di un paio di pantaloni neri dentro ai quali vi aveva infilato una camicia azzurrina, il tutto coperto da una giacca di completo grigio-bluastra a quadri. Si diede una spruzzata di profumo a casaccio e cercò di uscire ma la faccia da pesce lesso di Dongwook lo fermò.

-Cosa c’è? Ho qualcosa che non va?- chiese Seunghyun guardandosi allo specchio della camera. Se7en parve ricomporsi.

-N-No-, cioè…è la prima volta che ti vedo vestito così e posso assicurarti che fa effetto.- il rapper ridacchiò dandosi un’ultima occhiata alla specchio. Effettivamente gli donava molto quel colore.

-Però- l’altro ragazzo cominciò a frugare tra le sue scarpe -non puoi certo metterti le sneakers.- detto questo gli porse un paio di mocassini 
blu chiaro con nappine di Dior Homme. Seunghyun si domandò quanto le avesse pagate.

-E poi ci vorrebbe anche un po’ di rosso.- mormorò infilando nella tasca del giacchino un fazzoletto rosso piegato in quattro. Seunghyun si diede un’ultima sistemata ai capelli facendo in modo che il ciuffo gli rimanesse un po’ sollevato davanti, indossò le scarpe che gli aveva dato e fu pronto per uscire. Questa volta Dongwook lo lasciò passare con un sorriso complice sul volto.

-Vai da quel modello?- domandò e nella sua voce c’era un che di ostile. Seunghyun non ci fece troppo caso.

-Sì, ma sono in ritardo quindi vado. Grazie per i vestiti e le scarpe. Cercherò di riportarteli tutti interi.- rise un po’ prima di uscire ma non fece caso allo sguardo triste di Se7en.
Mentre percorreva le strade verso il centro della città, proprio dove Minzy gli aveva indicato, poté notare con un certo fastidio che la gente intorno a lui lo fissava. Era da molto che non gli capitava e si sentiva un po’ in soggezione. Lo smarrimento di Seunghyun aumentò nel momento in cui si ritrovò immerso in una folla di uomini e donne d’affari tutti tirati a lustro. Si sentiva tremendamente fuori posto. Cercò l’amica con lo sguardo e la incontrò mentre era intenta a parlare con un altro ragazzo.

-Ehi Minzy.- disse avvicinandosi. La ragazza lo guardò per un attimo e solo parecchi istanti dopo parlò.

-Seunghyun? Sei tu?- chiese e un leggero rossore le invase le guance. Il rapper si schiarì la voce in imbarazzo.

-Ehm…è troppo?- disse riferendosi al suo abbigliamento.

-Oh no, no, no! E’ solo che…sei molto diverso dal solito e sembri un modello anche tu.- ammise emettendo una risata nervosa. Seunghyun la guardò storto.

-Non sto scherzando. Stai davvero bene così, sono sicura che anche Jiyong ne rimarrà colpito. Ora, però, sbrighiamoci ad andare dentro che la sfilata sta per iniziare e io devo andare a fare supporto morale nel backstage.- disse con un sorriso e lo condusse all’interno.
Seunghyun si ritrovò all’interno di un enorme atrio affollato da personaggi in giacca e cravatta che sorseggiavano qualche bicchiere di champagne che era stato messo a disposizione. Era una stanza dipinta interamente di un azzurro pastello mentre appesi alle pareti si potevano intravedere capi d’alta moda e nomi di marchi famosi. Il rapper si perse a contemplare quel mondo che per lui era del tutto nuovo e immaginò una vita del genere, una vita lussuosa in cui la gente cammina lentamente e si perde in chiacchere perché non ha motivo di affrettarsi. Minzy fu costretta a tirarlo per un braccio.

-Non ti perdere.- disse con un’espressione a metà tra il divertito e il severo. Lui annuì rubando un bicchierino di champagne. Superarono l’atrio ed entrarono attraverso delle pesanti tende rosse in un’altra stanza ancora più grande. Sul fondo c’era quello che assomigliava ad un palco con una lunga passerella al centro mentre attorno c’erano delle sedie già parzialmente occupate. La ragazza lo condusse in uno degli ultimi posti e lo costrinse a sedersi.

-Allora, non parlare con nessuno, non dirgli come ti chiami o chi ti ha fatto arrivare qui e- gli prese lo champagne dalle dita -non bere.- detto questo si allontanò per andare nel backstage. Seunghyun deglutì e cominciò a guardarsi intorno. Quello non assomigliava per nulla al mondo che a cui era abituato. Ogni invitato aveva un abbigliamento molto ricercato e qualche volta estremo, ad un primo sguardo gli sembrarono assurdi poi però notò vagamente qualcosa dell’arte moderna. Era tutto molto lontano dalle felpe extralarge e dai cappelli dell’Adidas che era abituato a vedere, quel posto era di gran lunga più raffinato e fuori da schemi prefissati: ognuno esprimeva se stesso attraverso quegli abiti.
Non ci vollero più di dieci minuti perché la sfilata iniziasse e i modelli cominciassero a camminare sulla passerella sfoggiando il loro perfetto volto impassibile. Vicino a lui si era seduta una vecchina che commentava a gran voce ogni abito e che ogni tanto si rivolgeva a lui per trovare conferma di quello che diceva. Seunghyun non stava seguendo molto la sfilata quando con la coda dell’occhio intravide una familiare testa di capelli rosa. La sua attenzione si spostò totalmente sul ragazzo che camminava deciso per la passerella. Non aveva nulla a che fare con il ragazzo basso che aveva salvato due giorni prima da una banda, ed era ancora più lontano dal Jiyong che era diventato tutto rosso quando aveva disegnato con il dito un “si” sul vetro del suo portone di casa; quello era il ragazzo orgoglioso e fiero delle elementari, era il Jiyong che voleva mostrare a tutti.
Seunghyun studiò interamente la sua figura e qualcosa si mosse dentro di lui. Ne rimase affascinato e in completa balìa. Jiyong lo metteva in soggezione anche se lui si trovava immerso nell’oscurità della sala mentre l’altro era sotto i riflettori. Non spostò nemmeno una volta lo sguardo nella sua direzione eppure si sentì come abbagliato dalla sua maestosità.

-Lui è promettente.- disse la signora accanto a lui -Ha fatto bene a farsi chiamare dragone.- mormorò con un sorriso compiacente sulle labbra.

-Spero solo che la sua brama di fama non lo conduca alla rovina.-
 




Seunghyun si fece trovare come stabilito appena fuori dal backstage. Fu parecchio difficile convincere il buttafuori a farlo passare nella zona in cui non erano ammessi i fotografi anche perché solo dopo parecchi minuti si ricordò del pass che gli aveva dato Minzy. Dovette aspettare all’incirca venti minuti prima che cominciassero ad uscire i modelli, quindi decise di appoggiarsi al muro vicino alla porta dei backstage e accendersi una sigaretta. Infilò una mano in tasca e guardò le costose macchine nere sfilare davanti a lui. Era al suo quarto tiro quando vide uscire Minzy e Jiyong. Li chiamò con un “ehi” impacciato. Entrambi si voltarono immediatamente e non gli sfuggì come il ragazzo dai capelli rosa lo stesse guardando. Impiegò qualche istante di troppo per dire qualcosa.

-Minzy questa è opera tua, vero?- disse riferendosi al fatto che Seunghyun fosse lì ad aspettarlo.

-In realtà avevo voglia di vederti.- mormorò il rapper prendendo un’altra boccata di fumo. Jiyong fissò gli occhi sulle sue labbra.

-Ah.- disse spostando lo sguardo in un’altra direzione -Quindi hai visto la sfilata?-
Seunghyun annuì con un mezzo sorriso.

-La vecchina vicino a me continuava a dire che tu sei un dragone o qualcosa del genere.- Jiyong ridacchiò.

-Quello è perché il mio nome d’arte è G-Dragon.- gli sorrise imbarazzato -Comunque, sei stato molto gentile a venire a vedermi. Che ne dite di venire da me per bere qualcosa?- propose Jiyong grattandosi i capelli ancora un po’ sudati.

-Io devo sbrigare delle cose per il servizio fotografico di venerdì prossimo quindi non posso.- intervenne a quel punto Minzy con un sorriso complice. Gli occhi del modello andarono dalla sua manager all’altro ragazzo.

-Per me va bene.- disse Seunghyun spegnendo la sigaretta con la suola della scarpa.

-Bene allora noi andiamo.- disse rivolto a Minzy che annuì e gli fece l’occhiolino. Salirono sui sedili posteriori di una delle macchine nere. Jiyong si sporse verso l’autista per dire il suo indirizzo e si riappoggiò sul sedile.

-Ti è piaciuta la sfilata?- chiese ad un tratto guardando fuori dal finestrino oscurato.

-L’ho trovata strana…ma interessante, credo.- ammise alla fine sbottonandosi la giacca.

-Immagino sia stata parecchio diversa dalle cose che fai di solito.- disse ridacchiando il ragazzo poco prima di infilarsi una sigaretta tra le labbra. Cominciò a cercare l’accendino ma sembrò non trovarlo quindi Tempo prese il suo e fece scattare la fiammella per fare in modo che l’altro potesse accendere. Jiyong puntò gli occhi nei suoi e avvicinò il tubicino di tabacco al fuoco facendolo bruciare appena. Seunghyun si perse in quello sguardo e di nuovo sentì la stessa sensazione che lo aveva invaso poco prima durante la sfilata.

-Mi sei piaciuto, però. Sembravi completamene a tuo agio con tutto.- il modello gli sorrise leggermente.

-Dopo due anni in cui lo faccio posso dire che si, sono a mio agio. Però non è sempre stato così. E’ difficile riuscire ad avere quel portamento impassibile e deciso nonostante la passerella sia corta.- il rapper cominciò a guardare fuori dal finestrino la città che si trasformava e diventava via via più luminosa.

-Secondo me sei fatto per fare questo.- mormorò forse un po’ troppo a bassa voce perché Jiyong non sentì. Nello stesso istante l’autista si fermò e li fece scendere. Si trovavano nello stesso posto di due sere prima, probabilmente se avessero guardato in controluce avrebbero potuto vedere ancora il “si” sul vetro. Il modello lo precedette e lo condusse verso il suo appartamento. Fecero due piani di scale si ritrovarono di fronte alla porta numero 8. Jiyong aprì il portone in acciaio laccato e fece entrare anche l’altro ragazzo. Il rapper lo vide appoggiare il borsone che aveva a tracolla appena vicino all’entrata e cominciare a tirare tutte le tende. Seunghyun si ritrovò in mezzo ad una stanza ampia e luminosa che doveva essere il soggiorno.

-Devo assolutamente farmi una doccia, non ti dispiace aspettarmi cinque minuti, vero?- chiese l’altro ragazzo. Il più alto scosse la testa. Jiyong gli sorrise e si dileguò dietro ad una porta. Seunghyun cominciò a guardarsi intorno: al centro della sala c’era un divanetto bianco davanti al quale si trovava un televisore piuttosto costoso; dietro al divanetto c’era un tavolo di quattro posti appena sotto ad un’ampia finestra, davanti alla quale era stata messa un’abatjour dal corpo blu scuro. Accanto alla finestra c’era una libreria a muro alla quale Seunghyun si avvicinò senza esitazione. C’erano moltissimi libri di arte e di letteratura che conosceva, prese un volume tra le dita ricordandosi di quando aveva rubato una copia identica da una libreria perché non aveva abbastanza soldi per permetterselo, conteneva le opere più famose di Cy Twombly. L’acqua della doccia cominciò a scorrere e gli occhi di Seunghyun si spostarono sulle pareti di quella stanza: dall’altro lato della finestra c’era un quadro che conosceva di Christopher Wool mentre lungo l’altra parete vi trovò un Gerhard Richter, fu però al terzo quadro che si bloccò. Era una tela occupata da varie sfumature di azzurro, alcune più sul bianco altre simili al blu. Al centro c’era una pennellata ampia simile ad una cascata di grande portata mentre in basso alla tela c’erano gli stessi ghirigori dei tappeti indiani. Non lo aveva mai visto. Vi rimase incantato: era strano come gli trasmettesse un senso di tristezza e desolazione.

-Ah, hai notato il mio Rudolf Stinger.- sentì dire da Jiyong. Il rapper si voltò di scatto come se fosse stato colto a fare qualcosa che non 
doveva. Non si era nemmeno accorto di essere rimasto fisso su quel quadro per così tanto tempo. L’altro ragazzo se ne stava in piedi vicino al divanetto rosso. Indossava dei pantaloni larghi neri e un maglioncino a righe nere e bianche con le maniche fin troppo lunghe per lui. Sulla testa teneva un asciugamano color panna a coprigli i capelli ancora bagnati. Seunghyun deglutì rumorosamente nel momento in cui incrociò gli occhi vispi dell’altro.

-Simboleggia il tempo che scorre.- disse mentre si avvicinava al dipinto -Va dall’astrattismo delle lisce pennellate centrali all’elaboratezza del fondo in cui si vedono le decorazioni dei tappeti.- lo vide osservare con attenzione la tela come se la vedesse per la prima e non fosse nel suo salotto ogni giorno. In quel momento erano uno di fianco all’altro, le loro spalle si sfioravano.

-In più Stinger l’ha dipinta nel mezzo della sua produzione e collega i suoi lavori iniziali ed elaborati a quelli finali e monocromi.- Seunghyun non si rese nemmeno conto di aver guardato per tutto il tempo il profilo di Jiyong fino a quando lui stesso non si girò per rivolgergli un sorriso compiaciuto. Sembrava quasi assurdo come potessero condividere quell’interesse piuttosto strano.
Gli era sembrato che il ragazzo dai capelli rosa fosse completamente assorbito nell’arte. Proprio come lo era lui.
Seunghyun non disse nulla mentre ritornava a guardare la tela, era completamente senza parole e provava una strana contentezza in quel momento. Era felice di sentire l’altro parlare di quelle cose, era felice di essere di fronte ad una tela che valeva moltissimo nel tiepido salotto di Jiyong.
Il modello invece sembrò vacillare quando non ricevette alcuna risposta.

-Scusa, ti ho annoiato. Immagino che non ti piacciano-

-No.- lo interruppe Seunghyun -E’ solo che non ho mai seguito questo artista ma dal modo in cui ne parli dev’essere molto bravo.- Jiyong parve spiazzato per un attimo ma riacquistò subito la sua facciata. Ridacchiò coprendosi le labbra con il palmo della mano.

-Tu che cosa segui?- gli chiese con un pizzico di diffidenza e stupore.

-Diciamo che sono più il tipo da Brice Marden.- disse alludendo al fatto che fosse anche lui piuttosto complesso come i quadri di quell’autore. Jiyong rise ma parve piacevolmente sorpreso dal fatto che anche lui fosse un’amante dell’arte moderna.
Entrambi si zittirono nel momento in cui si resero conto di quello che stava succedendo. A nessuno dei due era mai capitato di incontrare qualcuno che conoscesse quegli autori. Solo in quell’istante Seunghyun notò quanto vicini erano l’uno all’altro: le loro spalle si sfioravano e così anche le loro mani. Lo sguardo di Jiyong continuava ad essere puntato nel suo come se ci stesse vedendo qualcosa che solo lui riusciva a percepire. Seunghyun sentì il proprio cuore aumentare i battiti nel momento in cui la sua mano si mosse automaticamente in direzione del volto di Jiyong per scostare una ciocca bagnata di capelli rosa. Il respiro del modello parve fermarsi ma cercò ugualmente il contatto della mano dell’altro. Seunghyun non si accorse nemmeno di essersi chinato a baciare le labbra piene di Jiyong fino a quando non le baciò effettivamente. Sembrava semplicemente una cosa di routine che aveva sempre fatto. Forse era la cosa giusta da fare e basta.
Il più basso cercò subito le labbra del rapper quasi come se stesse aspettando solo quello da tutto il giorno. Le sue labbra erano morbide e da quella angolazione Seunghyun poteva sentire il profumo di cocco del suo bagnoschiuma.
Il più alto si ritrasse quando sentì qualcosa scontrarsi contro le caviglie. Gli sembrò di sentire Jiyong sbuffare in segno di protesta. Guardò in basso e notò che c’era un gatto grigio che lo stava fissando dal basso come se volesse essere coccolato. Seunghyun riportò lo sguardo in alto verso l’altro ragazzo.

-Hai un…?-

-Mm, si.- il ragazzo dai capelli rosa gli attorcigliò le braccia al collo. -Però, non avevamo ancora finito.- mormorò prima di trascinare Tempo in un bacio molto più esigente e bagnato. Il rapper lo prese per i fianchi e lo strinse a sé. Decise di spegnere la testa e di godersi quel momento perché il corpo di Jiyong gli sembrava bollente e la sua bocca gli regalava emozioni più intense di una battle vinta.








Note dell'autriciah:
Buonasera! Et voilà il nuovo capitolo eccolo qua (?)
Ok, no. Dunque, finalmente hanno uscito il limone! Ora siamo tutte felici.....a parte Seven a quanto pare, mm.
Si è scoperto un po' del passato di Seunghyun e si, lo so, brutta storia infatti ci terrei a precisare che i personaggi appartengono all'AU e sono svincolati dalla vita reale perché in funzione della fanfiction quindi spero mi concediate anche il ruolo della madre e anche le cose che hanno fatto/faranno in futuro.
Detto questo, come sempre ringrazio tutte quelle che seguono la storia e spero di tornare presto!
A prestissimo,
Road_sama

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Capitolo 6
*** Butterfly ***


Capitolo 5
 




Jiyong rimase a letto fino a tardi quel giorno. Aveva la giornata libera dopo giorni di lavoro ininterrotto e voleva godersela al massimo. In più, per tutta la notte, come del resto le precedenti, non aveva fatto altro che sognare Seunghyun. Era così strano per lui, anzi, non era proprio da lui pensare a qualcuno così intensamente. Soprattutto dopo aver passato un pomeriggio a pomiciare un po’ e a parlare di arte moderna. Eppure era più forte di lui: non riusciva a non rievocare nella sua mente le labbra morbide e sottili di Seunghyun che riscaldavano le sue in modo un po’ impacciato, oppure le sue mani che lo tenevano saldamente per i fianchi. Un sorrisetto stupido gli occupò le labbra con invadenza. Aveva voglia di rivederlo. Però non sapeva nulla di lui: non sapeva dove abitasse, quale fosse il suo numero di cellulare e nemmeno quali posti frequentasse più spesso. Seunghyun era sempre stato avvolto da quest’aria di mistero e forse era uno dei motivi per cui a Jiyong piaceva così tanto, eppure era frustrante non sapere nulla. Il ragazzo sbuffò e guardò il cellulare. Aveva qualche notifica di Instagram e qualche email da Minzy che lo informava sulle ultime novità. Guardò distrattamente Instagram, erano le undici del mattino e lui aveva un bisogno impellente di parlare con qualcuno.
Compose il numero di Youngbae senza nemmeno accorgersene.

-Dimmi Ji.- l’amico rispose dopo cinque squilli abbondanti.

-Bae! Come va con l’album?- chiese giochicchiando con una ciocca di capelli.

-Hai la giornata libera, vero?- Jiyong sbuffò.

-Si.-

-Ed è successo qualcosa.- il modello fece roteare gli occhi. A volte il fatto che qualcuno lo conoscesse così bene era irritante.

-Ma no volevo sapere come ti stava andando!- disse con tono lamentoso. L’amico ridacchiò.

-Bene a dire la verità. Nel fine settimana comincio il mio primo mini tour quindi adesso stiamo sistemando le ultime cose sulle coreografie e l’abbigliamento.- Jiyong si mise a sedere sul letto di scatto.

-Wow Bae, ma è fantastico! Quand’è la prima data del tour? Voglio venire a vederti!- disse passandosi una mano tra i capelli arruffati.

-Sapevo che l’avresti detto quindi ti ho tenuto un biglietto. Il concerto è venerdì sera alle otto.- il modello fece un sorriso compiaciuto.

-Ci sarò sicuramente.- disse con convinzione lanciando uno sguardo distratto alle unghie smaltate di nero.

-Visto che ora ho un po’ di tempo- esordì Youngbae -dimmi il vero motivo per cui mi hai chiamato.- lo sentì ridacchiare. Jiyong cercò di protestare ma Youngbae lo interruppe.

-Ti conosco da abbastanza tempo per poter dire quando mi chiami perché ti è successo qualcosa.- il modello fece roteare gli occhi per la millesima volta nell’arco di quella mattinata e si inumidì le labbra. Da dove cominciare?

-Uhm…ecco.- si grattò la testa -Ti ricordi Tempo?- l’amico disse di si.

-E sai che eravamo amici alle elementari anche se io me ne stavo abbastanza per i fatti miei e poi mi sono trasferito quindi ci siamo persi di vista.- si interruppe -Beh, sono andato a sentire una sua battle e quella sera mi ha più o meno chiesto se lui mi piace.-

-Cosa vuol dire “più o meno”?- domandò a quel punto l’altro.

-Non è quella la cosa importante, Bae! Insomma, io gli ho scritto più o meno di si.-

-Come “scritto”? Cosa c’entra?-

-Bae, per favore fammi finire! E’ complicato.- si lamentò Jiyong sentendo già le guance andargli a fuoco.

-Ok, ok, scusa, vai.-

-Bene, lui poi è venuto ad una mia sfilata perché, parole sue eh, voleva vedermi ed era vestito davvero bene, Bae, non l’avevo nemmeno riconosciuto all’inizio.- si fermò per un attimo mentre la sua mente ritornava fissa sul completo che aveva indossato Seunghyun quattro giorni prima. Dire che gli stava divinamente era troppo poco. -Comunque, poi l’ho invitato a casa mia per bere qualcosa ed è venuto fuori che conosce un sacco di artisti e me ne ha addirittura consigliato alcuni e poi- si zittì di nuovo.

-E poi?- incalzò Youngbae.

-E poi mi ha baciato, ci siamo baciati per un po’, insomma. Solo che questa volta è diverso dalle altre volte in cui sono stato con un ragazzo. Mi sembra di non pensare altro che a lui e voglio vederlo e in queste notti non ho fatto altro che sognarlo ed è così strana questa situazione.- mormorò guardando intensamente il quadro di Stinger che aveva davanti al letto.

-Non pensavo che Tempo fosse un tipo a cui piacciono quelli come te.- disse ridacchiando l’altro. Jiyong sbuffò sonoramente.

-Cosa vorresti dire con “quelli come me”?- ora Youngbae rideva.

-Suppongo che non sappia ancora a cosa vada incontro.-

-Bae!- Jiyong calciò le coperte sul letto.

-Ok, ok scusa. Senti, non è che ti sei preso una cotta o qualcosa del genere?- Jiyong ci pensò su. L’ultima volta che aveva preso una cotta era stato alle medie e per il suo professore di ginnastica. Non faceva altro che rispondere a tutte le domande che faceva e offrirsi sempre volontario per ogni dimostrazione che voleva fare. Gli era durata solo qualche mese, però, e poi aveva cominciato a pensare di diventare modello. Da quello momento non c’era stato altro.
Ora non era di certo così.

-Ma è diverso.- Youngbae sospirò.

-Se è diverso potresti essertene addirittura innamorato, chissà. Secondo me dovresti continuare ad uscirci.- Non appena Jiyong sentì la parola “innamorato” si congelò sul posto. Lui, innamorato? Lui che non aveva fatto altro che pensare alla sua carriera per puntare al mondo lussurioso della moda, si era innamorato di un rapper underground? Era possibile poi innamorarsi solo dopo tre incontri faccia a faccia? Jiyong scosse con convinzione la testa.

-Però Ji, stai attento.- la voce di Youngbae lo riportò alla realtà.

-A cosa?- chiese perplesso.

-Ne ho parlato un po’ con Daesung, di Tempo dico, e mi ha detto che frequenta brutti giri da un po’. Dice che non è un cattivo ragazzo ma si fa trasportare un po’ troppo.- Jiyong deglutì.

-Che brutti giri?-

-Non lo so, non me l’ha detto. Forse non lo sa anche lui, però stai attento, ecco. Non sei più una persona qualunque ora sei un modello emergente.- Jiyong si sfiorò le labbra con le dita. Era davvero possibile che Seunghyun fosse così? Lui aveva conosciuto un ragazzo a cui piaceva la musica e l’arte, non aveva nulla che gli dicesse che forse un delinquente o qualcosa del genere. Sicuramente avrebbe fatto attenzione, però il Seunghyun a cui aveva parlato era un ragazzo sensibile e non di certo quello che gli aveva detto Youngbae.

-Ora devo andare, ti manderò tutte le informazioni per venerdì sera.-

-Va bene Bae, grazie.- i due si salutarono e Jiyong rimase così impalato per lunghi minuti. Era ancora più confuso di prima e ancora più incerto su cosa pensare a proposito di Seunghyun. Ciò che sapeva era che rimuginarci sopra non avrebbe portato a nulla e nemmeno cambiato le cose. Ci sarebbe uscito e poi le cose sarebbero andate come dovevano andare. Era decisamente troppo presto per fare tutte quelle riflessioni inutili. Si alzò dal letto e si diede una sistemata. La sua gattina si strusciò sui suoi piedi nudi e lui le sorrise. Avrebbe pensato ad una cosa alla volta e basta.
 
 




Uscì dal parrucchiere che erano più o meno le cinque del pomeriggio e visto che si trovava proprio in centro decise che sarebbe andato a cercare qualche vestito per il concerto di Youngbae.
E magari anche qualcos’altro giusto per festeggiare.
Era uscito di casa subito dopo pranzo perché aveva voglia di cambiare il suo taglio di capelli e il colore ma il parrucchiere si era rifiutato di fargli un’altra tinta per cui era ritornato al nero. Odiava quando gli dicevano tutte quelle cose sul “rovinare i capelli” e “verranno fuori verdi”. A lui piaceva il verde e gli andava bene anche rovinarseli, non era un grande problema.  Sbuffò poco prima di sistemarsi il giubbotto nero sulle spalle. Era solo Novembre e già si sfioravano i sette gradi.
Entrò nel primo negozio che trovò alla sua destra. Era un grande magazzino che aveva cose di un po’ tutte le marche minori il che era l’ideale visto che lui poteva indossare quasi solo Chanel. Passeggiò per gli scaffali gettando occhiate distratte ai vestiti. Si alzò gli occhiali da sole sulla testa quando vide una maglietta nera larga che aveva attirato la sua attenzione.

-Scusa.- due ragazzine gli si erano avvicinate con un po’ di imbarazzo. -Sei G Dragon, vero?-
Jiyong gli rivolse il sorriso che sfoggiava alle telecamere e che sapeva le avrebbe conquistate.

-In persona.- ammise. Le due si guardarono per un attimo emettendo dei gridolini eccitati.

-Possiamo farci una foto con te?- chiese la più alta delle due. Jiyong annuì poco prima di accostarsi a loro. La più bassa prese il cellulare e scattò due foto.

-Grazie mille. Sei il nostro idolo, buona fortuna per tutto.- dissero velocemente prima di inchinarsi un paio di volte e fuggire dal negozio. Jiyong si passò la lingua tra le labbra con soddisfazione. Fare quegli incontri lo riempiva sempre di orgoglio.
Alla fine decise di prendere quella maglietta nera larga e un paio di occhiali da sole nuovi. Uscì dal negozio con una borsa in più e dopo aver attraversato la strada si insinuò in un negozio vintage. Da qui ne uscì con una maglietta di seta nera a fiori e un paio di pantaloni neri a vita alta. Solo alla fine della via decise di entrare in un negozio Chanel. C’era una giacca verde e nera che aveva visto su un altro modello e che voleva avere assolutamente.
Quando uscì dall’ultimo negozio era già sera quindi decise che era ora di tornarsene a casa. Si alzò il bavero del giubbotto perché l’aria si era fatta molto fredda e ripercorse i marciapiedi che aveva attraversato qualche ora prima. Arrivò alla sua macchina circa dieci minuti dopo. Era una Lamborghini bianca che si era comprato con il primo stipendio. Cercò le chiavi nella tasca quando sentì qualcuno venirgli addosso. Si sbilanciò appoggiandosi sulla macchina mentre quello che lo aveva urtato cadde a terra.

-Ehi ma- Jiyong si interruppe non appena vide che quello che gli era venuto addosso era Seunghyun.

-Piccolo stronzo dove sei?!- si sentì una voce urlare dal fondo della strada. Seunghyun si rimise in piedi e guardò dietro di lui.

-Cazzo.- imprecò.

-Se vuoi puoi salire nella mia macchina.- disse il modello quasi istintivamente sbloccando il sistema di chiusura con la chiave. L’altro lo guardò per un attimo negli occhi ma non se lo fece ripetere due volte e salì nel posto del passeggero. Si raggomitolò nella sua felpa nera tra il sedile e il cruscotto. Nel frattempo il tizio che aveva urlato dal fondo della strada era arrivato fino a Jiyong e gli aveva rivolto un’occhiata omicida.

-Dov’è quel bastardo?- chiese il signore. Il modello fece spallucce.

-Mi è venuto addosso e poi l’ho visto correre verso quel vicolo.- disse mentre si massaggiava la spalla colpita. Il tizio lo squadrò per un attimo, probabilmente indeciso se fidarsi o meno. Poi gettò una veloce occhiata alla macchina ma non vide nulla quindi mormorò un ‘grazie’ e riprese la sua corsa verso il vicolo. Jiyong tirò un sospiro di sollievo. Ripose tutte le borse nel bagagliaio e salì in macchina a sua volta. Seunghyun lo stava già guardando.

-Grazie.- Jiyong sorrise debolmente.

-Cos’hai fatto?- chiese riferendosi al fatto che stesse scappando da qualcuno. Seunghyun abbassò lo sguardo poco prima di guardare fuori dal finestrino. La macchina era ancora ferma mentre intorno a loro le luci dei negozi cominciavano ad accendersi.

-Ho rubato.- ammise dopo lunghi istanti e il modello sentì una stoccata sullo stomaco. Gli vennero in mente le parole che Youngbae gli aveva rivolto quella mattina e non poté fare a meno di sentirsi deluso ma allo stesso tempo, vedendo la figura di Seunghyun seduta accanto a lui non gli sembrava possibile poterlo allontanare ora.
Il rapper si grattò la testa poco prima di girarsi per guardare l’altro ragazzo negli occhi. Un sorriso imbarazzato gli stirò le labbra non appena ebbe estratto da sotto la felpa un grosso libro.

-L’ho fatto per te.- disse a bassa voce tendendogli il tomo. Jiyong spostò lo sguardo da lui all’oggetto che teneva tra le mani. Lo prese sbigottito e lesse il titolo sulla copertina. Il nome di “Mark Grotjahn” troneggiava a caratteri cubitali. Era un libro d’arte.

-Non avevo abbastanza soldi e, beh, non volevo che lo sapessi però ti ho incontrato quindi…-
Jiyong si passò la lingua tra le labbra mentre sentì il suo cuore accelerare i battiti. Nessuno aveva mai fatto una cosa così estrema per lui. Lui che avrebbe potuto comprarselo da solo quel libro, che avrebbe potuto comprarsene cinquanta di copie lo riceveva in quel modo. Per la prima volta da molto tempo si sentì speciale. Per la prima volta sentì che c’era qualcuno che avrebbe rubato per lui. I suoi occhi rimasero piantati sulla copertina rigida del libro per quella che sembrò un’eternità. Il silenzio li avvolgeva completamente. Jiyong sollevò lo sguardo per incontrare quello dell’altro.

-Spero ti piacc- Seunghyun non riuscì a terminare la frase perché l’altro si era sporto per baciarlo. Erano passati appena due giorni e già gli erano mancate quelle labbra. Jiyong si sentiva così vulnerabile e fuori controllo, era qualcosa che non aveva mai provato e la sua mente continuava a dirgli di staccarsi da Seunghyun finché era in tempo eppure non voleva. Per una volta voleva perdere il controllo, voleva lasciarsi trasportare in quel limbo di incertezza che era l’amore. Le parole di Youngbae scomparvero dalla sua memoria e lui approfondì il bacio. Sentì le mani di Seunghyun appoggiarsi sulla sua nuca e intrecciarsi ai suoi capelli appena tagliati.
Solo dopo molto decise di staccarsi per respirare.

-Devo prenderlo come un “grazie”?- chiese allora il rapper con un mezzo sorriso sulle labbra. Jiyong ridacchiò.

-Non me l’aspettavo davvero. E’ stato gentile.- disse poco prima di dare una sfogliata al libro.

-Ho solo pensato che era un autore di cui non avevi mai sentito parlare quindi avrebbe potuto farti piacere.- disse continuando a mantenere il suo sorriso storto.

-Beh, ti devo ringraziare come si deve…che ne dici se ti invito a cena?- chiese Jiyong mettendo in moto.

-E’ un appuntamento?-

-Potrebbe essere.-
 



Jiyong lo portò nel suo ristorante preferito appena fuori città. Si trovava sopra ad una collinetta quindi dalle finestre si poteva scorgere la città illuminata. Era un posto molto elegante ma allo stesso tempo accogliente e non troppo costoso. Era frequentato per lo più da idol, infatti era stato Yougbae il primo a portarlo lì, però non gli dispiaceva l’atmosfera. Si trattava di una sala ampia in cui dominava il verde che in un qualche modo riusciva a calmarlo dallo stress. Li fecero sedere proprio vicino ad un’ampia finestra che dava sulla città illuminata e Jiyong ordinò per entrambi il menù del giorno. Quando gli fu versato il vino Seunghyun lo sorprese di nuovo.

-Dominus Estate del…- il rapper aveva fatto ruotare il liquido scarlatto nel bicchiere con lentezza -del 1987.- Jiyong controllò l’etichetta della bottiglia incredulo per verificare che quello che aveva detto fosse vero.

-Come hai fatto?- Seunghyun gli aveva sorriso furbo.

-Anni e anni di sbronze di qualità.- Jiyong aveva riso coprendosi le labbra con la mano.

-A proposito, come mai ti sei tinto di nuovo i capelli?- il modello prese un sorso di vino dal suo bicchiere.

-Avevo voglia di cambiare colore ma il parrucchiere non ha voluto farmi subito la tinta quindi per un paio di mesi dovrò rimanere così.- aveva risposto con una smorfia di disappunto. Seunghyun fece una mezza risata.

-Non puoi semplicemente tingerti da solo?- chiese ingenuamente e Jiyong per un attimo fu attirato da quell’idea.

-Non posso perché se combino un casino poi dovrei radermi a zero e non è molto carino da vedere su un modello.- Seunghyun aveva sorriso.

-Potresti provare un look arlecchino. Ti donerebbe.- Jiyong sbuffò ma non riuscì a trattenere il sorriso innamorato che gli rimase stampato in faccia per tutta la serata.
Mentre mangiavano parlarono del più e del meno, degli interessi e degli hobby. Jiyong non fece nemmeno caso al fatto che Seunghyun evitava di rispondere a certe domande a partire da quelle che riguardavano la sua famiglia fino a quelle sul suo lavoro part time. Però, per la prima volta da quando se ne era andato via da casa dei suoi genitori, si sentiva davvero bene. Seunghyun era un pezzo del suo passato felice e spensierato ed ora era tornato riportandogli quella felicità genuina che pensava di aver perso. Non gli importava quali cose gli stesse nascondendo, un giorno gliene avrebbe parlato. Andava bene così.
La serata trascorse tranquillamente e solo verso le undici decisero di tornare a casa. Jiyong non se lo seppe spiegare ma si ritrovarono a casa sua, forse era stata l’abitudine a riportarlo lì o forse il suo subconscio. In qualche modo che aveva eliminato dalla sua mente si ritrovarono davanti alla porta del suo appartamento a baciarsi come una coppia di quattordicenni. Con molta fatica il modello riuscì a trovare le chiavi ed entrare in casa. La luce della città filtrava dalle tende parzialmente tirate riverberando nel suo salotto. Quella luce permise ad entrambi di non inciampare sul divano e di arrivare sani e salvi fino alla camera da letto di Jiyong. Si spogliarono frettolosamente e con altrettanta urgenza si scambiavano baci bollenti. Nonostante entrambi sembrassero volerlo fin dal primo momento che si erano visti, lo fecero in modo lento. Jiyong rimase stordito dall’affetto che i gesti di Seunghyun gli stavano trasmettendo. Il sesso, che lui aveva sempre sottovalutato, che aveva sempre ridotto ad un modo per stemperare la tensione assunse dei tratti nuovi, più veri, più grandi di quello che pensava si potesse provare per una persona. L’intensità con cui gli occhi dell’altro scorrevano lungo il suo corpo lo facevano sentire completamente esposto. Seunghyun baciava i suoi tatuaggi e Jiyong tremava sotto al contatto di quelle labbra calde. Mai avrebbe pensato di poter essere così sottomesso a qualcuno, lui che si era sempre elevato sopra gli altri. Affondò le dita tra i capelli corvini di Seunghyun e spalancò le labbra quando una spinta particolarmente forte gli fece vedere tutto bianco. Il rapper lo strinse di più a sé e lui si immerse nel suo profumo che sapeva di sigarette e di vino fino a rimanerne completamente inebriato. La sensazione di grandezza che provava in passerella non sarebbe mai stato nulla in confronto a quello.
 



La mattina dopo si svegliò presto, Seunghyun ancora dormiva di fianco a lui. Jiyong contemplò per un po’ il suo viso tranquillo e la sua mente scivolò ancora a quel giorno di nove anni fa in cui lo aveva trovato inginocchiato a terra in lacrime. Non aveva mai fatto a caso ai suoi compagni di classe perché non gli sembrava di aver bisogno della loro presenza. Tuttavia non aveva potuto non osservare quello che succedeva intorno a lui. Sapeva che Seunghyun veniva bullizzato, tutti lo sapevano, forse persino i maestri, ma non aveva mai fatto nulla perché non gli era mai interessato tutto quello. Poi gli avevano detto che si sarebbe dovuto trasferire e allora aveva vissuto tutto come l’ultima volta. Nell’ultima settimana del suo ultimo anno di elementari aveva deciso che non avrebbe avuto freni, che avrebbe sputato fuori tutte le impressioni che aveva avuto di tutti. E poi aveva visto quel bambino grassoccio che piangeva, un ombrello del suo supereroe preferito sterzato e non era riuscito a trattenersi. Nessuno dovrebbe abbassare lo sguardo di fronte agli altri. Per essere arrivato fino a quel punto, forse, Seunghyun lo aveva ascoltato.
Erano più o meno le otto quando decise che era ora di farsi una doccia. Cercò di fare piano per non svegliare l’altro ragazzo eppure quando uscì dal bagno lo trovò seduto sul letto che si guardava intorno con aria smarrita.

-Buongiorno.- mormorò strofinandosi l’asciugamano sui capelli. Seunghyun parve tranquillizzarsi un po’.

-Pensavo te ne fossi andato da qualche parte.- disse l’altro sbadigliando. Jiyong sorrise spavaldo prima di gattonare fino alle gambe del rapper.

-Non lascerei mai un ladruncolo da solo in casa mia.- sussurrò quando fu a poco più di una spanna dal viso dell’altro. Seunghyun ridacchiò per poi afferrarlo per i fianchi e costringerlo a tornare sotto alle coperte. Il modello si accoccolò sulla spalla dell’altro non riuscendo a togliersi dalla faccia un sorriso stupido. Senza accorgersene prese tra le mani la destra di Seunghyun e cominciò a giocarvici come un gatto. Solo dopo un po’ notò una cicatrice tra l’attaccatura del pollice e dell’indice.

-E questa, come te la sei fatta?- domandò sfiorandola col pollice.

-Ah…è stato molto tempo fa…diciamo che è stavamo litigando e qualcuno mi ha colpito con un calcio. Tutto qua.- Jiyong stette in silenzio per un po’ poi si passò la lingua tra le labbra e rivolse lo sguardo verso l’altro ragazzo.

-Ha fatto male?- chiese ingenuamente. Vide gli occhi dell’altro farsi grandi per la sorpresa, probabilmente non si aspettava quella domanda.

-No.- ammise l’altro -E’ stato più doloroso il motivo per cui mi è stata fatta.- il modello percepì il dolore nella sua voce ma non chiese altro. Tornò a guardare le loro mani strette insieme.

-Ho fame. Che ne dici se facciamo colazione?- il volto cupo di Seunghyun si illuminò di nuovo e annuì con convinzione.
Jiyong non sapeva cucinare quindi si limitò a mettere una cialda di caffè nella macchinetta e mettere sul tavolo un po’ di marmellata, pane e biscotti.

-Forse sarebbe stato meglio andare in un qualche bar…- mormorò mentre fissava il tavolo della cucina così poco guarnito di cibo. Il ragazzo accanto a lui gli rivolse un mezzo sorriso.

-Se hai uova, burro e farina posso preparare io qualcosa.- il modello spostò lo sguardo su di lui cercando di capire se fosse serio.

-Ma sei mio ospite, non posso farti preparare la-

-Nessun problema.- disse Seunghyun rimboccandosi le mani -Basta che mi dai le cose che ti chiedo e ti preparerò la colazione più buona della tua vita.- Jiyong sorrise divertito e cominciò a dargli tutti gli ingredienti di cui l’altro aveva bisogno.
Dopo quindici minuti di un Jiyong che canticchiava Katy Perry e Seunghyun che ondeggiava a ritmo, il rapper mise in tavola due piatti colmi di pancake. Emanavano un profumino che conquistò il modello all’istante e come colpo di grazia l’altro ragazzo vi spruzzò sopra un po’ di panna montata. Jiyong assaggiò una forchettata e le sue papille gustative esultarono di gioia.

-Wow.- mormorò masticando lentamente e con gli occhi chiusi -Se solo ti avessi incontrato prima mi sarei risparmiato tutti quegli anni di cibi in scatola.- sentì Seunghyun ridere sommessamente accanto a lui.

-Dove hai imparato a cucinare questi? Sono buonissimi.- disse l’altro continuando a mangiare.

-Anni di pratica davanti a Masterchef.- Jiyong sorrise e quasi rimase interdetto quando si accorse che il suo piatto era già vuoto. Bevve un sorso di caffè e si stiracchiò sulla sedia. Era da anni che non sentiva quel calore intorno a lui.

-Oggi pomeriggio ho un servizio fotografico però se vuoi puoi stare qui fino a quell’ora.- disse rivolgendosi a Seunghyun. Non voleva che quell’atmosfera si spezzasse, il mondo esterno gli sembrava terribilmente lontano. Voleva godere ancora un po’ di quella pigra felicità che si era insinuata tra di loro.
A quelle parole il rapper saltò in piedi come una molla.

-Oddio.- disse guardandolo. Jiyong gli rivolse uno sguardo interrogativo. -Che ore sono?-

-Più o meno le nove e mezza, credo.- gli rispose vedendolo portarsi le mani alla testa.

-Cazzo, sono in ritardo!- Seunghyun schizzò in camera da letto e dopo qualche minuto vi uscì con indosso i vestiti del giorno prima.

-In ritardo per cosa?- chiese a quel punto il modello seguendolo fino alla porta dove c’erano le sue scarpe.

-Scuola.- rispose solo l’altro e Jiyong non poté fare a meno di ridere. Non si aspettava certo che uno come Seunghyun andasse ancora a scuola. A lui sembrava così lontano quell’ambiente che non si era nemmeno posto il problema. In fondo, aveva fatto dei corsi serali e in tre anni aveva preso il diploma, non sapeva nemmeno di quanti anni fossero le superiori.
Il rapper gli rivolse un’occhiata indispettita poco prima aprire la porta e uscire nel pianerottolo.

-Beh, ci vediamo.- disse ma nel momento in cui stava per girarsi Jiyong lo prese per il bavero della felpa e lo attirò in un bacio a stampo. Quando si staccarono poté leggere stupore e sbigottimento nel volto dell’altro.

-Ci vediamo.- accordò solo a quel punto il modello. Vide Seunghyun stare ancora per qualche istante sulla porta per poi imboccare le scale. Aveva percorso appena una rampa di scale quando si voltò un’ultima volta.

-Chiedi il mio numero a Minzy.- Jiyong coprì il sorriso che nacque sulle sue labbra dietro al palmo della sua mano.
Se era davvero quello l’amore, avrebbe potuto abituarcisi facilmente.
 
 


A Jiyong sembrava di sentire costantemente la colonna sonora del suo drama preferito. Mentre il fotografo scattava ogni foto, mentre si cambiava i vestiti per la foto successiva e perfino mentre Minzy gli parlava.

-Come sta Seunghyun?- gli disse quella risintonizzandolo sulla frequenza giusta.

-Cosa?- domandò sbattendo un paio le volte le palpebre. Lei sorrise sorniona.

-Perché prima mi hai chiesto il suo numero?- lui aggrottò le sopracciglia. Non sapeva davvero che scusa inventarsi.

-Mi ha detto lui di farmelo dare da te.-

-Quando te l’ha detto?- incalzò Minzy. Jiyong sbuffò.

-Siamo usciti…un paio di volte. Tutto qua.- lei sorrise soddisfatta.

-Allora è per lui che da tre settimane a questa parte sei così distratto.- lui le rivolse un mezzo sorriso. Non aveva certo deciso lui di avere la testa perennemente fissa su Seunghyun.

-Beh, vorrei che tu riuscissi a stare concentrato per un po’ perché ti ho organizzato un colloquio di lavoro.- Jiyong si fece attento all’improvviso.

-Sono le sei di sera, che colloquio di lavoro dovrei avere a quest’ora?- Minzy sospirò.

-Sapevo che non avresti letto nelle mie email.- lo prese per un polso e lo portò alla macchina senza che l’altro avesse il tempo di protestare.

-Mi ha contattata questo stilista che si chiama Gee Eun dicendomi che visto che sei molto famoso, soprattutto tra i giovani, vorrebbe proporti un investimento. Non so di cosa si tratta però ho pensato che tentar non nuoce.- Jiyong guardò fuori dal finestrino e un brivido di eccitazione lo percorse con prepotenza.

-Ok, andiamo a sentire quello che ha da dirmi.- guardò fuori dalla finestra per tutto il tempo che trascorsero in macchina e solo dopo un quarto d’ora buono arrivarono ad uno dei locali più famosi e raffinati della città. Quello che aveva il nome di Gee Eun li stava aspettando ad un tavolo in una stanzetta privata. Teneva una sigaretta tra le dita e stava guardando le persone che sfilavano accanto a lui. Era un ragazzo piuttosto giovane, la pelle leggermente olivastra e i capelli neri tenuti lunghi fino alle spalle. Non appena vide Jiyong si illuminò e si alzò in piedi.

-E’ un piacere conoscerti, G Dragon. Penso che ti avranno già detto chi sono ma mi presento comunque: sono Gee Eun, uno stilista piuttosto famoso a Seoul.- il modello e la sua manager si sedettero sui posti davanti al ragazzo.

-Chiamami pure Jiyong e spiega un po’ quali sono le tue intenzioni.- disse tagliente ma Gee Eun sembrò apprezzare.

-Credo che tu abbia davvero del potenziale e io sono convinto di volerlo sfruttare. Su Instagram hai più di dieci milioni di follower e sei uno dei più giovani modelli che lavorano per Chanel. Tutte le ragazzine di questo Paese ti conoscono e così in molte parti del mondo, quindi la mia proposta è questa: crea un marchio insieme a me.- Jiyong lo guardò con occhi spalancati per qualche istante ma non ebbe il tempo di reagire che l’altro proseguì.

-Potrai ancora essere testimonial di Chanel ma allo stesso tempo disegneremo insieme una linea di prodotti con un nuovo marchio. Ho già un paio di progetti in mente e qualche idea per il nome.- si interruppe di nuovo per prendere un sorso del Martini che aveva appena portato il cameriere.

-Non voglio una risposta subito, pensaci per qualche giorno, è una scelta importante e un lavoro che ti impegnerà sicuramente di più di quello che già non sei. So che può sembrare una cosa improvvisa soprattutto perché sono un completo estraneo però credo che tu sia la persona migliore con cui mettersi in affari.- Jiyong non riuscì a distogliere lo sguardo da quello di Gee Eun. Non sembrava che stesse scherzano anzi la sua sincerità era disarmante. Quello era uno dei suoi sogni proibiti che erano ad un passo dall’avverarsi. Aveva sempre voluto essere indipendente e disegnare la propria linea di prodotti. Aveva già fatto una linea di profumi ma l’abbigliamento era tutta un’altra cosa. Minzy accanto a lui non disse una parola, probabilmente anche lei stava ancora processando le nuove informazioni. Eppure Jiyong era stanco di aspettare. Sapeva di essere ancora giovane ma lui voleva tutto. Amore, fama, soldi. Tutto.
Si sporse sul tavolo e prese a sua volta un sorso del suo drink.

-Non ho bisogno di pensarci, piuttosto mi serve che tu ne sia davvero sicuro e sia disposto a lavorare fino a fare le notti in bianco.-
Gee Eun gli rivolse un sorriso storto e annuì con convinzione.
Jiyong alzò il suo bicchiere a mezz’aria, non consultò Minzy, non la guardò nemmeno per una volta.

-Allora abbiamo un accordo.- 






Angolo autriciah:
Buona sera a tutti o buon natale dovrei dire!
So di essere in ritardino però spero che mi perdonerete visto che questo capitolo è particolarmente fluffoso. Jiyong vuole lasciarsi amare e Seunghyun è un piccolo bad boy che però riesce a conquistare il nostro modello. Bravo, complimenti, TOP si che sa come fare! 
Comunque prendete questo capitolo come regalo di natale, anche perché questo quadretto idilliaco potrebbe non durare (ihihi), però intanto godetevelo.
Mi ritiro perché è piuttosto tardi lolle e ringrazio come sempre tutte quelle che leggono la storia.
A (spero) presto,
Road_sama

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Capitolo 7
*** Window ***


Capitolo 6 
 





Era a scuola quando gli arrivò il primo messaggio di Jiyong.

“Voglio una cover con uno dei Butterfly Paintings di Grotjahn.”

Seunghyun aveva trattenuto a fatica una risata mentre le sue labbra si erano distese in un sorriso. Nascose meglio il cellulare dentro all’astuccio sul suo banco e salvò il contatto di Jiyong.

“Le avevo già cercate e su Amazon non ci sono.”

Avevano cominciato così a chattare e a parlare di cose completamente inutili e a Seunghyun sembrava di aver trascorso i momenti più felici della sua vita. Jiyong aveva accettato il fatto che lui avesse rubato senza battere ciglio, non gli aveva fatto la morale e non lo aveva guardato male, anzi lo aveva baciato. Passare la serata con lui e poi la notte lo aveva fatto sentire completo. Lui che era sempre stato un randagio, un vetro rotto, con Jiyong si era sentito normale. Svegliarsi da solo nel letto dell’altro lo aveva spaventato a morte: troppe volte era stato abbandonato e dopo tutto quello che era successo con Jiyong era arrivato al punto che non poteva perderlo. Seunghyun non poteva negare di essere terrorizzato da questo nuovo sentimento. Non gli era mai piaciuto dipendere dagli altri e l’unico con cui l’aveva fatto era stato Dongwook perché sapeva che di lui si poteva fidare. Ma questa volta era diverso. Jiyong sembrava essere sempre stato una parte di lui ed ora era riuscito a diventargli indispensabile con una facilità disarmante. La cosa che lo aveva sconvolto di più di parlare con Jiyong era che per la prima volta aveva avuto l’impulso di raccontargli tutto di se stesso. Era da due giorni che non lo vedeva e già non riusciva a fare altro che pesare a lui.
Il rapper aveva cominciato a domandarsi se fosse vero tutto quello che dicevano sul destino.
Le lezioni passarono velocissime e lui nemmeno si era reso conto di quello che stava succedendo intorno a lui. Uscì dal cancello principale avvolto dagli studenti della scuola, aveva notato che molte ragazze da un po’ di tempo lo guardavano con interesse mentre i ragazzi sembravano squadrarlo più per ammirazione. Si fermò appena fuori dal cancello per girarsi una sigaretta. Fu proprio poco prima di accenderla che notò che una ragazzina gli si era fatta vicino.

-Ciao.- gli aveva detto con le guance completamente rosse. Lui aveva sorriso leggermente e aveva preso una boccata di fumo.

-Ehi.- aveva risposto guardandola. Non sembrava una ragazza in cerca di erba dall’abbigliamento impeccabile.

-Mi chiamo Kim Jennie.- Seunghyun continuò a fumare con calma la sua sigaretta.

-Ok, suppongo che tu sappia già chi sono.- disse guardandola. Lei parve arrossire ancora di più.

-Si…ecco, volevo darti questa.- sussurrò lei tendendogli una lettera tutta rosa. Proprio in quel momento il vociare di ragazzi parve farsi più forte. Qualche ragazza lanciò un paio di gridolini ma solo quando si sentì il rumore di uno sportello che si chiude Seunghyun decise di guardare.
Per poco non gli sfuggì la sigaretta dalle mani.
Dall’altra parte della strada se ne stava un Jiyong con un cappotto di pelliccia di colori diversi aperto a lasciare intravedere le numerose catenine d’oro e collane che teneva al collo. Portava dei pantaloni neri strappati sul ginocchio e degli anfibi dello stesso colore. Sulla testa aveva un cappello tondo e nero a completare l’outfit. Il cuore di Seunghyun sussultò per un attimo quando lo vide lì davanti che lo fissava con intensità quasi omicida. Intorno a lui tutti si erano radunati a guardare lui e la sua Lamborghini bianca.
Jiyong puntò dritto verso Seunghyun. Il rapper, dal canto suo, era come pietrificato sul posto. Non aveva mai vissuto in prima persona cose così plateali e attirare l’attenzione di tutto l’istituto su di lui non era certo quello che aveva cercato di fare in quegli anni.

-Ciao, sono venuto a prenderti.- se ne uscì Jiyong quando fu a poco più di mezzo metro da lui. Seunghyun deglutì rumorosamente, la sigaretta che si era quasi consumata del tutto. Il modello spostò il suo sguardo sulla ragazza accanto a lui e l’aveva letteralmente fulminata con lo sguardo.

-Ho interrotto qualcosa?- chiese fissando i suoi occhi sulla lettera rosa. Solo in quel momento il rapper parve capire perché l’altro avesse avuto quello sguardo truce fin dall’inizio. Gli sorrise di sbieco per stuzzicarlo per poi spostare l’attenzione sulla ragazza.

-Che ne dici se ne parliamo un altro giorno?- chiese e quella annuì ritraendosi impaurita.

-No, nulla.- Jiyong seguì con attenzione la scena per poi sottrarre dalle dita dell’altro ragazzo la sigaretta mezza consumata.

-Allora andiamo.- gli diede le spalle e si avviò verso la macchina. Seunghyun lo seguì come se fossero legati ai capi opposti di un filo. Poteva sentire chiaramente gli occhi di tutti puntati sulle sue spalle e quasi gli parve di capire come doveva essere il senso di potenza che provava Jiyong sulla passerella.
Si sedette sul posto del passeggero e si lasciò trasportare dalla guida nervosa dell’altro.

-Non dirmi che sei geloso.- il modello fece schioccare la lingua e continuò a guardare davanti a sé.

-Perché dovrei esserlo? In fondo, una bella ragazza ti stava dando una lettera d’amore.- il rapper sorrise e Jiyong gettò dal finestrino il mozzicone di sigaretta.

-Io ho occhi solo per una bella ragazza.- mormorò con voce roca. Quasi vide il modello rabbrividire. La sua espressione però parve addolcirsi un po’. Si fermarono ad un semaforo e Jiyong si voltò verso di lui provocante.

-E chi sarebbe questa bella ragazza?- Seunghyun si sporse verso l’altro ma si fermò ad un soffio dal suo viso.

-La mia amante.- Jiyong schiuse le labbra per buttare fuori un respiro pesante. Puntò gli occhi sulle labbra dell’altro come se stessero per rivelare un segreto importantissimo.
Non si accorsero nemmeno che il semaforo era diventato verde fino a che qualcuno dietro di loro non cominciò a suonare il clacson con insistenza. Jiyong arrossì e tornò a guidare ma sul suo volto si materializzò un sorriso soddisfatto.

-Posso chiederti come mai sei venuto a prendermi a scuola? Ma soprattutto come facevi a sapere che facevo proprio quella scuola?- il modello tossicchiò.

-Ho i miei mezzi.- disse per poi cambiare discorso -In ogni caso, so che è tardi per chiederlo e potresti avere già dei programmi ma questa sera Youngbae fa il primo concerto del suo tour e- fece una pausa -mi chiedevo se volessi venire anche tu.-
La voce di Jiyong si era fatta più fievole mentre lo invitava ad uscire per la seconda volta. Tutta la strafottenza che aveva avuto prima davanti a tutti era sparita.

-Uhm….sta sera eh? Non saprei…- Seunghyun ci pensò su solo per provare la soddisfazione di lasciarlo sulle spine. -Si, dai, non ho impegni.- il modello parve rilassarsi un po’.

-Bene.- un sorrisetto furbo gli distese le labbra -Allora adesso andiamo a fare shopping.-
Il rapper non aveva avuto modo di protestare così circa mezz’ora dopo si era trovato dentro ad uno dei centri commerciali più famosi della città. Jiyong si era infilato nel primo negozio che gli era capitato trascinandolo con sé attraverso scaffali ricolmi di vestiti da uomo. Di certo non avrebbe mai potuto immaginare che uscire con un modello fashionista potesse significare avere a che fare con una sottospecie di personal shopper. Si era ritrovato sommerso di vestiti che l’altro ragazzo gli metteva tra le braccia. E poi era arrivata la parte dei camerini in cui la commessa gli aveva spiegato che non si poteva entrare in camerino con più di sette capi. Jiyong aveva fatto gli occhi dolci e lei aveva semplicemente lasciato correre.

-E poi fai il geloso quando sono io a parlare con una ragazza.- il modello aveva sbuffato spingendolo dentro alle tendine. Da quel momento Seunghyun aveva cominciato a sfilare sotto lo sguardo critico ma allo stesso sognante dell’altro. Anche se quelli erano vestiti che il rapper non avrebbe mai pensato di potersi mettere, si sentiva a suo agio, si sentiva orgoglioso di se stesso. In più, vedere Jiyong davanti a lui che gli sistemava la cravatta o che gli scattava qualche foto con un sorriso innamorato, lo faceva sentire davvero amato. Erano momenti semplici, di una coppia ordinaria, era tutto normale.
Erano passate più o meno tre ore quando il rapper si ritrovò ad indossare, finalmente, l’ultimo completo. Si trattava di una giacca azzurra abbinata ad una camicia nera e pantaloni a vita alta del medesimo colore. Uscì dalle tendine e si guardò allo specchio in fondo al breve corridoio.

-Devo dire che dopo un pomeriggio del genere mi sento molto Julia Roberts in Pretty Woman.- Jiyong rise debolmente dietro di lui poco prima di stringere la mano nella sua e posizionarsi al suo fianco. Ora entrambi potevano vedersi allo specchio. Seunghyun sentì il cuore accelerare, non pensava che si potesse trovare qualcuno così bello. Anche l’altro pareva stesse contemplando le loro figure allo specchio. Appartenevano a due mondi così diversi eppure visti in quel momento sembravano venire dallo stesso luogo. Erano stati distanti per così tanto tempo eppure era come se tutto fosse stato già programmato per coincidere in quel momento. Si voltò nella sua direzione e con l’indice della mano libera inclinò il mento del modello verso l’alto. Non gli servivano parole in quell’istante, sembrava tutto così perfetto che Seunghyun pensò avrebbe potuto svanire da un momento all’altro. Baciò Jiyong con delicatezza, dapprima sfiorando le sue labbra e poi appoggiandole con un po’ più di pressione. Sentì le mani del modello risalire lungo la sua schiena da sotto la giacca blu. Era così caldo e confortevole. Non aveva mai sperimentato tutto quello con qualcuno, tantomeno con la sua famiglia. Una domanda si insinuò nella sua mente: sarebbe stato all’altezza dell’amore? La cacciò via proprio quando il cellulare di Jiyong squillò e loro furono costretti ad interrompere il bacio.

-Cavolo, siamo in ritardo. Cambiati che dobbiamo andare.- il più basso gli rivolse un leggero sorriso prima di spingerlo ancora in camerino. Il modello pagò tutti i vestiti che si era provato Seunghyun senza batter ciglio.

-Quindi tra i due sei tu Richard Gere.- aveva ribadito il rapper. Come risposta l’altro gli aveva scaricato tra le mani tutte le borse.
Andarono a casa di Jiyong per prepararsi ma visto che erano in ritardo finirono per fare la doccia insieme. In realtà, come finirono di lavarsi si scoprirono ancora più in ritardo. Si erano vestiti di fretta, l’uno con il completo azzurro e nero appena comprato l’altro con giacca verde e pantaloni neri che aveva trovato qualche giorno prima. Alla fine arrivarono al concerto di Taeyang solo quindici minuti dopo l’orario d’inizio. C’erano moltissimi fotografi ad aspettarli e come ebbero preso posto nella gradinata numerata molti occhi si puntarono su di loro. Loro, però, non fecero altro che ascoltare la voce pazzesca dell’idol che occupava il palcoscenico e Seunghyun non riuscì a non considerare quel ragazzo pieno di talento. Le luci del palco, i fan che cantavano, i paparazzi, la presenza di Jiyong accanto a lui, tutto quello lo faceva sentire diverso. Forse, era proprio quello che Seungri aveva provato prima di uscire dal giro dello spaccio e cominciare una nuova vita. Forse, poteva farlo anche lui: vivere una vita normale, trovarsi un obiettivo, lasciarsi finalmente alle spalle la brutalità del suo passato.
 

Il concerto non durò più di due ore e alla fine aspettarono che tutti fossero usciti per andare nel backstage a salutare Youngbae. Jiyong non aveva smesso un secondo di parlare ed era chiaramente orgoglioso del suo amico.

-Bae!- il modello era saltato al collo dell’idol stringendolo forte e continuando ad urlare il suo nome. Intorno a loro molti avevano cominciato a guardarli. Seunghyun era rimasto subito dietro per non interrompere tutto quello.

-Ji, così mi soffochi.- sciolsero l’abbraccio e il modello aveva cominciò a piangere per la felicità. Probabilmente senza nemmeno accorgersene cercò la mano di Seunghyun come se avesse bisogno di qualcosa in cui aggrapparsi per resistere a tutto quello.
Youngbae sorrise ora anche lui aveva gli occhi lucidi.

-Ce l’hai fatta.- disse Jiyong tirando su col naso.

-Già.- a quel punto lo sguardo del cantante si spostò su quello di Seunghyun.

-Grazie per essere venuto anche tu. Significa molto per me.- il rapper fece un sorriso storto e gli lasciò un’amichevole pacca sulla spalla.

-Sei stato pazzesco.- l’altro non riuscì a replicare perché fu interrotto da un uomo che appoggiò una mano sulla spalla di Youngbae.

-Youngbae, vai a cambiarti perché ci sono già dei fan che ti aspettano fuori.- disse amichevole poco prima di gettare uno sguardo distratto verso gli altri due ragazzi.

-Jiyong!- disse attirandolo in una stretta di mano -Come sta andando con Chanel? Ti ho visto in tv.- domandò con un ampio sorriso. Il modello sorrise a sua volta asciugandosi un po’ le lacrime.

-Si, sta andando tutto bene, ho anche un paio di progetti in mente.-

-Bene.- l’uomo a quel punto spostò l’attenzione su Seunghyun e lo squadrò da capo a piedi.

-Sei anche tu un modello?- il rapper ridacchiò e lo stesso fece Jiyong al suo fianco.

-Lui è Tempo.- intervenne a quel punto Youngbae. L’uomo parve cambiare completamente modo di guardarlo.

-Io sono Park Jae Sang, il manager di Youngbae.- gli tese la mano -Tutti gli idol della compagnia non fanno altro che parlare di te. E finalmente ti conosco.- Seunghyun si sentì riempire di un orgoglio che mai aveva provato.

-Grazie.- mormorò distogliendo lo sguardo per puntarlo a terra.

-So che non dovrei fare scouting in questo momento ma saresti interessato ad entrare nel mondo degli idol?- Per un attimo tutte le voci si spensero. Intorno a lui c’era solo il silenzio più rumoroso della sua vita. L’unica cosa che sentiva era la mano di Jiyong che stringeva la sua. Il cuore gli batteva a mille e si domandò perché, si domandò perché qualcuno gli avesse dato una possibilità. Si chiese se fosse davvero quello che si meritava. La sua bocca si mosse molto prima di tutto il resto.

-Si.- l’uomo sorrise e le voci ricominciarono ad occupare lo spazio intorno a lui. Youngbae sorrideva davanti a lui e probabilmente anche Jiyong al suo fianco.

-Allora presentati a questo indirizzo alle undici tra un mese. E vediamo se sei davvero quello che tutti dicono.- Park Jae Sang gli tese un bigliettino da visita scuro. Seunghyun puntò lo sguardo su quel pezzo di carta e non riuscì a distogliervi lo sguardo per almeno due minuti, non si accorse nemmeno che Youngbae e il suo manager se n’erano andati. Fu solo quando Jiyong gli prese il viso tra le mani e lo sollevò per incontrare i suoi occhi lucidi che si riscosse.

-Ehi.- mormorò passandogli un pollice sulla guancia. Lo guardava come l’aveva sempre guardato, non era mai cambiato nulla, non importa quello che gli rivelava di se stesso. Il rapper non ci credeva, non credeva che tutto quello potesse essere vero, non credeva che ad uno come lui fosse stata data una possibilità. Era come se Jiyong gli stesse indicando di nuovo la strada giusta da percorrere. Fissò i suoi occhi in quelli scuri dell’altro. Era possibile avere così tanto per cui essere grati ad una persona? Poteva smettere di essere il reietto che era sempre stato e ricominciare.
Una lacrima, solo una gli solcò il viso, poi decise di stringere a sé l’altro ragazzo.
Sarebbe mai riuscito a ringraziarlo a sufficienza?
 
 

-Ehi, futuro idol.- le labbra di Jiyong sulla sua fronte lo svegliarono dal suo sonno piuttosto pesante. Aprì un occhio e incontrò quelli vispi del modello.

-Sono le sette e mezza ma io devo scappare a lavoro e tu hai la scuola.- gli depositò un altro bacio sul mento. Solo in quel momento Seunghyun si ricordò che era a casa di Jiyong visto che la sera prima era rimasto da lui a dormire. A dire la verità, avevano dormito molto poco, motivo per cui lui ora fosse piuttosto stanco. Gli mugugnò qualcosa in risposta e provò a girarsi dall’altra parte ma il modello lo prese per le spalle costringendolo a stare fermo.

-Sentiti libero di fare come fossi a casa tua. Ho comprato qualcosa per colazione quindi guai a te se ti riaddormenti.- Non appena il rapper sentì parlare di cibo il suo stomaco parve risvegliarsi costringendo tutto se stesso a ricomporsi.

-Ok.- disse strofinandosi gli occhi con il palmo della mano.

-Allora io vado.- mormorò il modello cercando di alzarsi ma proprio in quel momento Seunghyun decise di non dargliela vinta così facilmente e lo prese per i polsi spingendoselo addosso. Sentì l’altro ragazzo sussultare mentre nel suo volto apparve un’espressione sorpresa.

-No, non vai.- disse con un mezzo sorriso. Jiyong ridacchiò.

-Minzy mi uccide se arrivo tardi.-

-Chi se ne frega.- Seunghyun cercò le sue labbra e le trovò subito, sapevano di cappuccino. Risalì fino al lembo della maglietta dell’altro ma quando le sue dita entrarono in contatto con la pelle del suo fianco Jiyong gli coprì il volto con un cuscino e riuscì a liberarsi dalla sua presa.

-Sul serio, mi piacerebbe rimanere, ma devo andare.- rise ancora un poco prima di imboccare la porta. Seunghyun si tolse il cuscino dalla faccia e sbuffò.

-Ci sentiamo. Ciao!- il modello gli fece la linguaccia e uscì dall’appartamento pochi istanti dopo. Il rapper si trovò a guardare il soffitto con un sorriso stupido sulle labbra. Da quanto tempo non si sentiva così felice? Forse non si era nemmeno mai sentito così in tutta la sua vita. Si mise a sedere sul letto e notò il quadro davanti a lui. Non gli sarebbe dispiaciuto vivere così d’ora in poi, come qualcuno di importante e non come un randagio, circondato da persone che lo sostengono al posto di abbandonarlo. Il suo sorriso si fece più ampio, forse aveva davvero finito di soffrire per gli altri ed era davvero arrivato il momento di pensare solo a se stesso. Non aveva mai creduto nel futuro, riusciva a mala pena gestire una giornata figurarsi fare piani per anni dopo. Eppure ora gli sembrava di vedere qualcosa davanti a lui.
Decise di alzarsi dal letto di Jiyong, sistemò un po’ le coperte e accarezzò il musetto della micia che gli si stava strusciando sulle gambe. Si fece una doccia veloce per poi rivestirsi con le cose del giorno prima. Mangiò le brioches che l’altro aveva comprato per lui e cercò di lavare le loro tazze per poi metterle ad asciugare sopra al lavandino. Uscì di fretta di casa e chiuse con la chiave che gli aveva lasciato e se la mise nella tasca del giubbotto. In spalla si mise lo zaino che aveva dal giorno prima e andò direttamente a scuola. Uno strano buon umore si era impadronito di lui. In un qualche modo, mentre percorreva le strade e poi i corridoi della sua scuola, si sentiva diverso.

-Seunghyun..!- sentì una vocina acuta chiamarlo da dietro e interrompere i suoi pensieri. Si voltò e incontrò la figura esile della ragazza che lo aveva fermato il giorno prima fuori da scuola. Le sorrise rassicurante e la salutò.

-Avevi detto che avremmo potuto parlarne un altro giorno quindi…uhm, volevo solo dirti che mi piaci.- disse tutto d’un fiato con un violento rossore che le imporporava le guance. -Non serve che mi dai una risposta ora pensa-

-Senti…mi dispiace ma a me piace già qualcun altro.- disse cercando di essere il più cauto possibile. La ragazza rimase immobile, distolse lo sguardo per piantarlo a terra come se stesse riflettendo su quello che gli era appena stato detto.

-Scusa.- provò a dire ancora per cercare di ferirla il meno possibile ma quella non si mosse ancora.

-Ehm…io vado, ok?- a quel punto lei parve riscuotersi, non lo guardò in faccia ma fece un piccolo inchino e si dileguò.
Seunghyun sospirò e puntò verso la sua classe. Da quando Jiyong era rientrato nella sua vita le cose si erano fatte più strane.
 


Quel giorno decise di andare a trovare Jiyong a lavoro. Minzy gli aveva mandato l’indirizzo e lo aveva fatto entrare nel palazzo in cui si trovava. Era un edificio piuttosto alto in cui ogni piano si era specializzato in qualcosa nel settore dell’editoria: c’era un piano per la redazione, un piano per le impaginazioni e poi quello per le pubblicità a quello che si occupava dei servizi fotografici. Alle pareti c’erano molte foto scattate da fotografi famosi in tutto il mondo e Seunghyun non poté fare a meno di guardarsi intorno incuriosito. In quei posti, ogni angolo sembrava nascondere qualcosa di interessante. Poi era arrivato nella stanza in cui stavano facendo il servizio a Jiyong e tutto si era come bloccato. Aveva smesso di guardare le pareti e con tutto se stesso si era focalizzato sull’altro ragazzo. Era vestito completamente di nero, dai pantaloni stretti alla giacca, solo la camicia lasciava posto ai pois bianchi. I capelli gli erano stati spostati più verso la fronte quindi gli occhi truccati si vedevano a malapena. Jiyong guardava dritto nell’obbiettivo con lo sguardo magnetico che aveva sempre in quel tipo di occasioni. Completamente impassibile. Assurdamente professionale. Il rapper si sentì arrossire quando altri pensieri si sovrapposero alla realtà. Non stavano “insieme” da così tanto tempo eppure sentiva già di appartenere profondamente all’altro e vice versa. Era strano come con lui fosse stato così veloce in tutto: conoscersi, fidarsi, innamorarsi.

-Quindi- Minzy gli si fece vicina -tra te e Jiyong…?- lasciò la domanda a metà ma Seunghyun già sapeva dove volesse andare a parare.

-Cosa?- le chiese ignaro.

-Si, insomma. Tu che lo segui a lavoro, lui che viene alle tue battle e poi-

-E poi?- incalzò con un mezzo sorriso.

-E poi questo…- disse lei mostrandole il suo cellulare. La schermata era aperta su un articolo di un giornale minore in cui c’era una sua foto che lo beccava mentre usciva dall’appartamento di Jiyong qualche minuto dopo di lui. Dovevano essere state scattate quella mattina perché notò che aveva indosso gli stessi vestiti. In un primo momento non seppe come rispondere. Il suo volto era un po’ sfocato eppure era abbastanza inequivocabile che fosse lui. Era appena stato fotografato dai paparazzi, era finito su una rivista, additato come il ragazzo di un modello per Chanel.

-Mi sento Cenerentola.- mormorò senza neanche pensarci e Minzy scoppiò a ridere poco prima di togliergli il cellulare dalle mani.

-Beh qualunque cosa sia sono contenta, sembrate entrambi molto felici.- disse con una serietà disarmate. Seunghyun non ebbe la possibilità di dire qualcosa perché lei lo fermò.

-E per i paparazzi non farci troppo caso, si divertono così.- ridacchiò.

-Ok, per me basta così. Vieni a dare un’occhiata.- disse il fotografo indirizzato al modello che sciolse la posizione e si avvicinò all’uomo. Nemmeno si accorse di Seunghyun che fino a quel momento se n’era stato in disparte. Tempo vide il ragazzo annuire ad ogni foto che l’altro uomo gli mostrava oppure indicare qualche dettaglio che non gli andava.

-Perfette, lascio a te il resto.- Jiyong sorrise e il fotografo gli fece l’occhiolino. Una punta di gelosia toccò i sensi del rapper che seguì le mosse dell’altro ragazzo lungo tutto lo studio.

-Il suo camerino è quello in fondo a destra, comunque.- aggiunse Minzy prima di lasciarlo da solo. Il rapper non se lo fece ripetere due volte.
La prima cosa che gli saltò all’occhio non appena aprì la porta del camerino di Jiyong fu la quantità esorbitante di vestiti e di trucchi che erano sparsi per la stanza. Solo in un secondo momento notò quanto piccola in realtà fosse. Studiò quello che si trovava sopra la scrivania e sul piccolo divanetto con attenzione ma la porta che si apriva lo costrinse a girarsi. Sulla soglia vi trovò un Jiyong con la camicia mezza sbottonata sul petto e i capelli un po’ arruffati che lo guardava leggermente inebetito.

-Servizio in camera.- disse il più alto infilando le mani nelle tasche dei jeans strappati. Il modello fece un ampio sorriso poco prima di chiudere a chiave la porta alle sue spalle.

-Cosa mi ha portato il servizio in camera?- Seunghyun gli rivolse un sorriso ammiccante poco prima di attirarlo a se per i polsi.

-Mm, tutto quello che c’è sul menù.- mormorò ad un soffio dalle labbra dell’altro. Jiyong ridacchiò mentre lentamente circondava il collo dell’altro con le braccia.

-Quindi posso chiedere tutto quello che voglio?- Seunghyun lo prese per i fianchi e lo sollevò spostandolo sopra alla piccola scrivania sul lato della stanza.

-Certo.- rispose il rapper mentre iniziava lentamente a spogliarlo dei suoi vestiti. Jiyong fermò le sue mani rivolgendogli uno sguardo malizioso.

-Allora voglio tutto.- sussurrò prima di trascinarlo in un bacio bagnato.
 


-I paparazzi mi hanno definito la tua nuova fiamma.- esordì Seunghyun con uno sbadiglio. Dopo il servizio fotografico erano andati ad un ristorante cinese e poi erano tornati nell’appartamento del modello. Visto che era piuttosto tardi si erano semplicemente messi a letto. Jiyong se ne stava con la testa sul petto dell’altro a guardare i suoi profili sui social.

-Si, ho visto.- disse non dandoci troppo peso. Tempo ne fu sollevato, visto che quella era tutta una situazione nuova per lui il fatto che Jiyong non si allarmasse lo rassicurava.

-Ma dici che se ne stiano appostati qui fuori tutto il giorno e la notte?- chiese lanciando un’occhiata fuori dalla finestra.

-Probabile.- sbuffò l’altro scorrendo con il dito sullo schermo del cellulare.

-Ma non hanno freddo?- a quel punto Jiyong gli rivolse un’occhiata perplessa.

-Sul serio te lo stai chiedendo?- Seunghyun annuì e il modello sorrise cercando di trattenere una piccola risata. Il rapper spostò lo sguardo sullo schermo e intravide la foto di qualche vestito e modelle tutte in tiro che le indossavano, poi però la sua attenzione si sposto sulla mano sinistra dell’altro ragazzo.

-Cos’hai fatto qui?- chiese indicando il cerotto che era stato messo tra l’indice e il pollice della mano di Jiyong. Il modello parve non capire subito, poi però gli rivolse uno sguardo furbo e si tolse il cerotto. Al di sotto c’era il tatuaggio di uno smile.

-Mi sono fatto un nuovo tatuaggio e ho scelto proprio questo e in questo punto perché quando facciamo così- e intrecciò le dita con la mano destra di Seunghyun -la tua cicatrice e lo smile coincidono e la ferita non fa più male.- l’aveva detto con così tanta semplicità che il rapper ne rimase spiazzato. Guardò le loro mani intrecciate in controluce e pensò che quella fosse la cosa più melensa e da film che gli avessero mai detto eppure solo il fatto che fosse stata detta appositamente per lui rendeva tutto diverso. Quella cicatrice, una di quelle che gli aveva fatto più male in assoluto non sarebbe mai potuta essere cancellata però sembrava che in qualche modo così potesse fare meno male. Le attenzioni di Jiyong, le sue cure e le sue parole melense, sembrava potessero curare il suo essere spezzato.
Gli rivolse un mezzo sorriso poco prima di stringerselo un po’ più addosso.

-Non ti aspettare che io mi tinga i capelli per mostrarti la mia devozione.- Jiyong rise forte e lo baciò sotto il mento.

-Tu non capisci il valore dei capelli colorati.- Tempo sbuffò e spense le luci della stanza.

-Magari un giorno lo capirò.-
 


-Sono a casa.- disse mentre apriva la porta dell’appartamento. Ad accoglierlo sentì il vociare basso della televisione. Era da due giorni che non tornava a casa e gli servivano un po’ di vestiti per cui fu costretto a passarci dopo scuola.

-Dongwook, ci sei?- chiese con un mezzo sorriso mentre raggiungeva il piccolo salottino. Gli occhi di Se7en si puntarono immediatamente sui suoi e Seunghyun si sentì come colpito da una schiaffo in pieno viso. L’altro ragazzo se ne stava raggomitolato in una felpa estremamente grande, cosa molto rara per uno come lui, e lo guardava con due occhi rossi e cerchiati. Il sorriso si spense all’improvviso.

-Stai bene?- domandò, ma era ovvio che non era così. Solo poche volte l’aveva visto in quello stato soprattutto perché Dongwook non voleva mai farsi vedere da lui in quelle occasioni. Gli occhi di Seunghyun si spostarono sul tavolino dove vide appoggiata una siringa, un cucchiaio e un laccio emostatico. La bustina vuota che vi trovò accanto era molto più grande di quella che di solito prendevano. Strinse i denti.

-Dove sei stato?- riportò l’attenzione sull’altro ragazzo che gli aveva rivolto quella domanda.

-Dongwook. Cos’è successo?- provò ad avvicinarsi ma l’altro parve tirarsi indietro.

-Sei stato dal modello per tutto questo tempo?-

-Si, sono stato da Jiyong. Ora mi spieghi che cazzo hai fatto?- Dongwook fece un sorriso ferito. Sospirò profondamente e serrò gli occhi prima di alzarsi dal divanetto in cui stava.

-Avevo voglia di sballarmi prima di andarmene.- a quel punto prese un borsone che aveva messo accanto a lui e lo schivò per andare verso la porta. Seunghyun rimase come pietrificato per lunghi istanti.

-Cosa vuol dire “andarmene”? Dove vai? Non mi sembri nello stato di andare fuori.- cercò di prenderlo per un braccio e trattenerlo ma Seven si fermò da solo e si girò per fronteggiarlo. Incontrò due occhi rancorosi e feriti. Gli stessi di un cane che è stato abbandonato.

-Parli come loro adesso?- proruppe in una risata amara -Lasciami fare quello che voglio, non sei mai stato niente per me.-
Lo vide voltarsi, vide due spalle larghe che si allontanavano ed ebbe un nauseante deja-vu. Le ginocchia gli tremarono pericolosamente, gli parve di sentire una lancia conficcarsi nel petto e mozzargli il fiato. Non capiva, non capiva cosa stava succedendo, sentì la porta dell’appartamento sbattere e si sentì impotente proprio come quando il suo ombrello di Batman era stato rotto. Quelle parole, quel Seven, non si sarebbe mai aspettato di vederlo. Dongwook era sempre stato il suo punto di riferimento, il suo modello, il suo migliore amico, quello su cui aveva sempre potuto contare. Con lui aveva condiviso esperienze e cose che non aveva mai condiviso con altri, nemmeno con Daesung. E ora gli diceva che non era stato niente.
Un improvviso conato di vomito gli si bloccò in gola e dovette correre verso il lavandino della cucina. Rigettò il pranzo che aveva avuto a scuola mentre goccioline di sudore freddo cominciavano a colargli lungo le guance. Respirava forte dalla bocca e gli sembrò di svenire, vedeva tutto nero. Cos’era quello? Cosa stava succedendo? Non era tutto solo un brutto sogno? Lasciò scorrere l’acqua del lavandino e si bagnò il viso. Le ginocchia finalmente cedettero e lui si ritrovò per terra. Appoggiò la schiena ai mobili della cucina vuota che era stata casa sua ancora di più di quella di sua madre. La televisione ancora andava eppure gli sembrava che ci fosse un silenzio terribilmente gelido intorno a lui. Sembrava tutto normale, sembrava che non fosse successo nulla eppure si sentiva malissimo. Era stato privato del pavimento e ora sentiva di cadere nel vuoto più totale. Dongwook se n’era andato, l’aveva lasciato solo senza dargli una motivazione. Se n’era andato e l’aveva lasciato indietro.
Non si accorse nemmeno delle lacrime che avevano cominciato a rigargli il volto fino a quando non cominciò ad essere scosso dai singhiozzi. Da quando non piangeva così? Da quando non si sentiva così solo? Si prese la testa tra le mani e ispirò profondamente, le spalle gli tremavano e così anche il resto del corpo.
Rimase in quella posizione per più di due ore, poi le lacrime finirono. Sentiva la testa pesante ma non gli risultò difficile trovare il posto in cui nascondevano la roba di emergenza. Prese due pillole di amfetamina e le ingoiò senza nemmeno aver bisogno di acqua. Poi la sua mente si scollegò e fu tutto buio.
 



Ricominciò ad avere controllo di sé quando ormai il sole era calato da ore. A giudicare dall’altezza della Luna in cielo, probabilmente, era già notte. La prima cosa di cui si rese conto fu il freddo pungente che sembrava essersi insinuato fin dentro le ossa. Era seduto contro una parete gelida, in più, un leggero venticello gli stava muovendo i capelli. Provò a muoversi ma tutta la sua pelle sembrò tirare. In quel momento cominciò a sentire tutto il resto: la mano destra era intorpidita e gli lanciava delle fitte tremende, lo stesso valeva per le costole che gli rendevano difficile respirare e poi c’era la testa che era assurdamente pesante. Socchiuse gli occhi e vide la città illuminata davanti a sé. Non si trovava in qualche vicolo ma probabilmente era sopra ad un palazzo. Cercò di guardarsi intorno ma non capì dove si trovava fino a che non notò la scala antincendio che probabilmente aveva usato per salire. Guardò alla sua destra e vi trovò una grande porta finestra. Sollevò un braccio e picchiò piano il vetro. Aveva la mano completamente insanguinata e le nocche erano incrostate di sangue. Vaghi ricordi del pomeriggio gli rivitalizzarono la mente ma non ebbe il tempo di elaborare gli eventi perché la finestra si aprì e ne uscì un Jiyong in pigiama. Visto da quella angolazione gli sembrava così puro e angelico che pensò di non essere abbastanza per lui. Il modello si guardò intorno e solo dopo qualche istante notò Seunghyun. Si portò entrambe le mani alla bocca mentre nel suo volto si espandeva un’espressione sconvolta.

-Seunghyun!- gli sfuggì dalle labbra mentre si chinava alla sua altezza.

-Chi ti ha ridotto così?- chiese squadrandolo da capo a piedi in panico.

-Non sono mai stato bravo con i bulli, eh?- disse e si stupì di quanto la sua voce fosse roca e impastata. Jiyong continuò a guardarlo non sapendo bene cosa fare poi per sbaglio sfiorò la sua mano.

-Mio Dio, sei ghiacciato. Ce la fai ad alzarti?- il modello si mise il suo braccio intorno al collo e lo aiutò ad alzarsi. Seunghyun sentì le gambe intorpidite e fece un po’ di fatica a mantenere l’equilibrio quindi si appoggiò al muro. Andarono all’interno dell’appartamento e a il rapper quel calore improvviso fece male. Jiyong lo portò in bagno, nel più completo silenzio lo aiutò a spogliarsi dei vestiti. Lo fece sedere sul bordo della vasca e con acqua bollente lo aiutò a lavarsi via fango e sangue incrostato. Il più alto si sentì come ritornare alla vita, era come se si fosse tolto di dosso un peso che gli impediva di muoversi. Aveva la pelle cosparsa di tagli, ferite ed ematomi violacei. Ma sotto le mani delicate di Jiyong tutto quello non era così doloroso.

-Dongwook se ne è andato.- disse ad un certo punto e gli sembrò di aver colto l’altro di sorpresa. Non ribatté ma parve aspettare pazientemente che Seunghyun continuasse.

-Ha detto che per lui io non sono stato nulla. Ma lui è stato la mia famiglia da quando sono scappato di casa.- Jiyong spense l’acqua e prese due asciugamani per asciugarlo.

-Lui è stato come il fratello maggiore che non ho mai avuto, quello che avrebbe dovuto proteggermi da mio padre e aiutarmi a non pensare a mia madre. Lui mi ha insegnato tutto.- violenti singhiozzi cominciarono a scuoterlo e solo in quel momento si rese conto di essere piombato a casa della persona con cui usciva mostrando il suo lato incasinato.

-Scusa.- disse strofinandosi gli occhi per evitare alle lacrime di uscire con prepotenza.

-Seunghyun.- si sentì chiamare e pensò che Jiyong lo stesse per cacciare da casa sua.

-Scusami.-

-Seunghyun.- Jiyong lo prese per la guance costringendolo a guardarlo. Aveva uno sguardo serio e determinato ma allo stesso tempo comprensivo.

-Non devi scusarti, tu non hai fatto nulla di sbagliato.- disse con decisione e il rapper sentì sciogliersi un nodo dentro di lui. Nemmeno sua madre gli aveva mai rivolto quelle parole. Nessuno gli aveva mai detto quelle cose in realtà. Il ragazzo davanti a lui gli rivolse un sorriso timido mentre gli strofinava l’asciugamano sui capelli.

-Senti. Può capitare di fidarsi delle persone sbagliate, soprattutto quando si è in un momento brutto della propria vita.-

-Come fai ad esserne così sicuro?- gli chiese Seunghyun quasi con rabbia.

-Perché è successo anche a me.- rispose dopo un po’ l’altro. Prese una delle sue magliette larghe e la infilò sul rapper.

-Prima di fare sfilate come un vero e proprio modello, ho dovuto essere “allenato” ma per farlo mi sono dovuto trasferire in un’altra città a cui i miei non potevano andare per questioni economiche. Mi sono trovato da solo, in un posto che non conoscevo ad affrontare il mondo duro della moda. Tutti mi dicevano di dimagrire, solo così potevo entrare nei capi migliori, e non sapevo nulla di come funzionavano quelle cose, avevo solo tredici anni, ero solo un bambino. Mi sono fidato e ho cominciato a mangiare poco, molte volte ho rischiato di svenire anche perché i ritmi erano troppo serrati.- prese dei pantaloni larghi per aiutarlo a coprirsi e cominciò a medicargli le ferite con il disinfettante. Aveva smesso di guardarlo negli occhi.

-A quel tempo, Youngbae era nel pieno del suo training e non aveva un attimo di tempo, aveva momenti difficili all’interno dell’organizzazione quindi non sarei mai riuscito ad addossargli anche i miei problemi. Non potevo fare altro che fidarmi dei modelli che erano lì da più tempo e quando mi dissero che per arrivare in alto dovevi fare altre cose, non mi stupii. Avevo quattordici anni quando ho cominciato a fare delle cose per i capi dei piccoli marchi in cui mi assumevano.- si morse un labbro -Non ho mai fatto nulla che non volessi.- precisò mentre con delicatezza passava un po’ di cotone inzuppato di disinfettante sopra alle nocche di Seunghyun.

-In quel modo cominciai ad essere l’accompagnatore di quei tipi con cui mi spingevo oltre al semplice legame professionale. Forse fu un bene perché riuscii a rendermi più visibile agli occhi di marchi più famosi. Fu più o meno in quel periodo che conobbi CL e lei mi aiutò molto ad uscire da quel circolo, mi aiutò persino ad entrare a Chanel. Se non fosse stato per lei non so dove sarei ora.- fece una pausa e ricominciò a guardare Seunghyun negli occhi.

-Quello che voglio dire è che le cose non sono facili per nessuno ma ci sarà sempre qualcuno su cui possiamo contare e che ci mostrerà qual è la strada giusta.-

Il silenzio calò tra di loro e un leggero rossore imporporò le guance di Jiyong sotto lo sguardo perforante dell’altro. Seunghyun chiuse gli occhi e appoggiò la fronte sulla spalla dell’altro in un mezzo abbraccio.

-Perché fa tutto così male?- sentì le dita del modello risalire tra i suoi capelli per stringerselo contro. Nonostante tutto quello che era successo in quella giornata, nonostante il vuoto che aveva lasciato Se7en dentro di lui, nonostante tutto, quel mezzo abbraccio era così caldo da far sentire Seunghyun bene. Era come quando da piccolo sua madre lo abbracciava prima di andare a letto. Perché era sempre tutto così difficile?

-Non lo so.- mormorò.
 


Quando si svegliò la mattina dopo, Seunghyun si trovò tra le braccia esili di Jiyong. Inspirò profondamente il suo profumo che sotto a quelle coperte era ancora più intenso e chiuse di nuovo gli occhi. Il calore diffuso delle coperte in una mattinata invernale, il cuore di un’altra persona che batteva regolare contro il suo orecchio, quello gli regalò un momento di astrazione pura. Voleva rimanere così per sempre, immerso in un abbraccio protettivo con la mente spenta, nessun tipo di relazione umana né emozioni inutili. Niente di niente.
Era da molto che non dormiva così bene e si stupì di poter trovare quella pace in un momento del genere. Proprio nell’istante in cui la sua mente tornò a Se7en una fitta di dolore gli serrò il petto. Gli parve di non riuscire a respirare e fu costretto a ritirarsi da quell’abbraccio. Si mise a sedere e cercò di inspirare profondamente mentre la vista gli si faceva un po’ annebbiata. Il cuore non voleva saperne di fermarsi. Il fatto era che da quel momento in poi avrebbe dovuto cavarsela senza Dongwook e non importava quello che gli aveva detto Jiyong sul poter contare su qualcuno. Anche se lui e il modello condividevano molti interessi erano ben lontani dall’avere il rapporto che aveva avuto con Se7en. Lui era da solo, era sempre stato solo, quella era la verità. Le parole di Jiyong erano solo parole e potevano valere per lui ma non per Seunghyun. Seunghyun non era il ragazzo bello e attraente che aveva le idee chiare sul suo futuro e sulla sua vita, lui era l’altra faccia della medaglia, quello che passa inosservato e non può avere nulla davanti ai suoi occhi. Lui non era forte, non lo era mai stato, semplicemente non sarebbe riuscito ad alzarsi. Non sarebbe mai potuto essere abbastanza per Jiyong e per questo motivo un giorno o l’altro lo avrebbe scaricato e basta.
Il ragazzo accanto a lui si mosse e si mise a sedere per arrivare alla sua altezza.

-Oggi se vuoi possiamo rimanere a letto tanto ho chiesto a Minzy se poteva annullare tutti i miei impegni.- gli rivolse un sorriso gentile. Seunghyun si sentì in colpa perché non sarebbe mai stato in grado di essere all’altezza di uno come Jiyong. Si alzò dal letto e si rimise i vestiti sporchi del giorno prima.

-Devo andare a scuola, scusa.- disse.

-Allora aspettami che facciamo colazione insieme.- il ragazzo si alzò a sua volta dal letto per raggiungerlo ma Seunghyun lo fermò ancora.

-No, non faccio colazione, sono in ritardo.- non lo guardò nemmeno una volta in faccia mentre usciva e sapeva di aver fatto male a Jiyong.

Ma era meglio così.

Scese le scale velocemente e si scontrò con l’aria fredda di Dicembre, quello fu abbastanza per svegliarlo. Imboccò la strada del suo
quartiere dove sapeva che avrebbe trovato il suo solito giro. Quel giorno non sarebbe andato a scuola. Forse nemmeno il giorno dopo, ormai non aveva più senso, forse nulla lo aveva mai avuto e lui se n’era appena reso conto. Si accese una sigaretta e lasciò che i soliti volti consumati dalla rabbia rientrassero nella sua vita. La sua coscienza scivolò via così come la consistenza dei giorni.
Jiyong non lo cercò e lui fece lo stesso.





Note dell'autriciah:
Salve!
E sono tornata abbastanza presto perché non so quando avrò tempo per aggiornare ancora. Comunque, credo proprio che contando anche l'epiologo questa storia avrà dieci capitoli. Ve lo dico giusto perché vi prepariate psicologicamente...
Detto questo, sono cominciati i casini, mi spiace ma ve l'avevo detto che non sarebbe durata. Spero riusciate a capire il punto di vista di Seunghyun e i motivi per cui fa e farà certe cose. E' stato svelato anche il passato di Jiyong e beh, non è stata acile nemmeno per lui.
Come sempre ringrazio quelle che seguono e recensiscono la storia. Spero che vi continuerà a piacere nonostante le possibili pieghe che prenderà la storia.
A (spero) presto,
Road_sama

 

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Capitolo 8
*** Black ***


Capitolo 7





Jiyong guardò fuori dalla stessa finestra da cui cinque giorni prima era entrato un Seunghyun sanguinante. Erano le quattro del pomeriggio e già il sole stava tramontando. Prese un sorso dalla sua tisana e accarezzò pigramente il musetto di Ai, la sua gattina. Non poteva negare che tutto quello che sentiva intorno a lui era desolazione. A circondarlo c’era un silenzio che ora lo infastidiva. Dal giorno in cui Seunghyun gli aveva voltato le spalle in malo modo non si erano più sentiti. Jiyong sapeva che da parte sua era egoistico pretendere che fosse l’altro a scrivergli per primo o che come minimo mostrasse di aver bisogno di lui, però il suo orgoglio bruciava tremendamente. Aveva detto a Minzy di cancellare i suoi impegni perché voleva prendersi cura di lui. Per la prima volta da quando era diventato modello per Chanel non era andato a lavoro. Sapeva di aver fatto la cosa giusta, era profondamente convinto che quel giorno cinque giorni prima sarebbe dovuto essere solo suo e di Seunghyun ed era proprio per questo che faceva male. Lui gli era venuto incontro, aveva rinunciato a qualcosa di importante e l’altro era sparito senza una parola. Ovviamente era preoccupato. Lo era stato fin da quando aveva visto il viso pallido e pieno di graffi rossi di Seunghyun che lo guardava dal basso mentre se ne stava seduto in modo scomposto sul suo terrazzino. Quel giorno aveva incontrato due occhi scuri e infinitamente spenti, aveva visto la sofferenza in faccia e probabilmente quelli erano gli stessi occhi che aveva avuto anche lui perciò gli era risultato automatico aprirsi a Seunghyun. E lui lo aveva ignorato e Jiyong non riusciva ancora a perdonarlo.
Prese un altro lungo sorso dalla tazza a fiori che aveva in mano.
Forse, avrebbe dovuto solamente mettere da parte il suo orgoglio e stargli vicino. Era così che si comportavano le coppie normali. Jiyong lo sapeva.
La sua mente ritornò al corpo pieno di ferite di Seunghyun, chissà dove si trovava in quel momento. Aveva fatto a botte con qualcun altro? Stava bene? Sospirò sonoramente e appoggiò la tisana sul tavolino vicino alla finestra. Aveva resistito per cinque giorni ma ora gli sembrava impossibile andare oltre. Seunghyun lo aveva ferito ma Jiyong sentiva che per lui sarebbe stato capace di mettere da parte l’orgoglio, mettere da parte se stesso purché stessero bene. Purché tutto tornasse come prima.
Prese il cellulare tra le mani e scorse i contatti nella sua rubrica fino a che non trovò il numero dell’altro ragazzo. Gli squilli andarono a vuoto, nessuno gli rispose. Deglutì sonoramente prima di riprovare, ancora nulla. Appoggiò il cellulare sul tavolino e puntò gli occhi sullo schermo, c’era un quadro di Grotjahn. Si mordicchiò le unghie leggermente smaltate mentre una strana ansia cominciava ad impadronirsi di lui. Com’era possibile che un ragazzo come Seunghyun gli facesse quel maledetto effetto.
Aspettò. Trascorsero minuti che a Jiyong sembrarono ore e nella sua testa cominciarono ad affollarsi scenari di quello che sarebbe potuto essere successo all’altro ragazzo. Non era mai stato paranoico eppure Seunghyun lo rendeva così: irrequieto, fragile, solo. Si alzò in piedi e si vestì di fretta senza nemmeno fare troppo caso a quello che si metteva addosso, infilò il cellulare in tasca e uscì dal suo appartamento di fretta. Non sapeva dove fosse Seunghyun, sentiva solo che doveva fare qualcosa. Scrisse velocemente un messaggio a Youngbae che gli rispose solo dopo una quindicina di minuti con un contatto: era quello di Daesung. Lo chiamò subito e quello gli rispose dopo un paio di squilli.

-Pronto?-

-Ciao, Daesung- disse cercando di controllare la voce -sono Jiyong.-
Il ragazzo dall’altra parte della cornetta stette in silenzio per un po’ come se stesse valutando il motivo di quella chiamata.

-Ehi, di cosa hai bisogno?- il modello si bloccò per un attimo in mezzo al marciapiede. Ogni volta che parlava con quel ragazzo gli sembrava di avere a che fare con un mentalista o qualcosa del genere.

-Vorrei che mi dicessi quali sono i posti che frequenta di solito Seunghyun.- di nuovo ci fu una manciata di secondi di silenzio.

-Da quello che so certe volte sta vicino al locale dove ci siamo conosciuti, ma potrebbe anche essere vicino alla zona dei capannoni o vicino all’appartamento di Dongwook che è più o meno a cinque minuti dal negozio di Ramen in cui lavora Seungri.- Jiyong tirò un sospiro di sollievo. Senza Daesung sarebbe andato completamente alla cieca e i luoghi che gli aveva indicato erano tremendamente dettagliati.

-Non so come ringraziarti, davvero grazie.- il modello stava per riattaccare quando l’idol lo fermò.

-Jiyong. E’ successo qualcosa?- il ragazzo vacillò per un attimo. Dirgli la verità o mentire? Non rispose per lungo tempo e forse fu proprio quello che spinse Daesung a chiarire.

-Qualsiasi cosa sia stata, trovalo. Non fargli fare cose stupide, controllalo perché è una persona avventata.- Jiyong si passò la lingua tra le labbra. Aveva già capito quelle cose, gli era stato solo un po’ difficile metterle in pratica ma ora voleva rimediare.

-Ok.- la chiamata terminò e Jiyong cominciò a cercare. Cercò tutto il pomeriggio nei posti che gli erano stati indicati ma vi trovò solo gruppetti loschi che gli rivolgevano occhiatacce. Il freddo si era fatto pungente e le luci della città erano diventate accecanti quando si ritrovò in una specie di vicolo cieco. Sul fondo c’era un gruppetto di ragazzi che apparentemente stavano parlando. Si avvicinò di un paio di passi e uno di quelli si accorse di lui.

-Ehi, ragazzino, hai bisogno di qualcosa?- il modello fece un passo indietro mentre gli tornarono in mente i ricordi della sera in cui era stato circondato da un gruppo di teppisti.

-In realtà cerco una persona.- disse a quel punto, ormai quella era la sua ultima speranza visto che erano quasi le otto di sera.

-Ah si? Chi cerchi?- Quello che gli aveva parlato si fece avanti e Jiyong notò solo in quel momento la sua imponenza. Un brivido di paura gli percorse le gambe facendogliele tremare leggermente ma cercò comunque di mostrare sicurezza.

-Tempo.- mormorò ed era sicuro che in quel modo l’avrebbero capito. Il ragazzo con cui stava parlando strabuzzò gli occhi prima di prorompere in una risata.

-Chi lo cerca? Non mi sembri per niente uno del giro. Sei uno sbirro o qualcosa del genere?- gli si fece ancora più vicino come ad intimidirlo. Jiyong sbuffò trovandolo piuttosto stupido. Se fosse stato un poliziotto si sarebbe risparmiato tutti quei discorsi inutili. Il modello stava per rispondergli quando il tipo davanti a lui alzò lo sguardo per guardare in un punto alle sue spalle.

-Ehi, Tempo, questo tipetto ti cercava.- disse rivolgendosi a qualcuno dietro di lui. Il modello si voltò e, a poco più di un metro da lui, trovò Seunghyun. Gli rivolse uno sguardo sorpreso, gli occhi erano completamente spalancati. Jiyong si sentì prendere per una spalla.

-Vuoi che prima gli facciamo qualche domanda o cosa del genere?- il ragazzo dietro di lui ora stava ridendo ma la sua stretta era incredibilmente forte. Notò solo di sfuggita lo sguardo serio che aveva in quel momento Seunghyun.

-Ah, lasciami.- disse poco prima di scrollarsi di dosso la mano del ragazzo. Prese Seunghyun per un braccio e lo trascinò fuori da quel vicolo puzzolente. Camminò velocemente per le strade fino a che non arrivarono in centro. Le persone camminavano intorno a loro e le luci natalizie decoravano negozi e strade. Solo in quel momento Jiyong si voltò e attirò Seunghyun in un abbraccio. Nemmeno riusciva a spiegare quanto gli fosse mancato. Inspirò profondamente il profumo di sigaretta e alcol dell’altro e affondò la testa nel suo petto.
Solo dopo parecchi istanti sentì le mani dell’altro intrecciarsi dietro alla sua schiena e appoggiare la fronte sulla spalla di Jiyong. Il modello sciolse l’abbraccio solo dopo qualche minuto. Gli mollò un pugno leggero sul petto.

-Ti ho chiamato.- disse -Ti ho cercato tutto il pomeriggio.- gli occhi di Seunghyun parvero farsi un po’ più dolci.

-Ho il cellulare scarico.- lo sentì dire e Jiyong ridacchiò leggermente dandosi dello stupido. Si era preoccupato per niente. Seunghyun stava bene, aveva gli occhi un po’ cerchiati e lo sguardo un po’ spento ma almeno non sembrava avere altri lividi.

-Ho fame, andiamo a mangiare.- il rapper annuì. Jiyong cercò la sua mano, la cicatrice e la faccina combaciarono e tutto sembrò essere tornato come prima. Tutto andava bene. Loro stavano bene.
 
 

Andarono a mangiare cinese e dopo essersi rifocillati tornarono a casa di Jiyong. Seunghyun entrò guardingo come se potesse essere cambiato qualcosa in quella casa. Il modello lo prese per una mano e, guardandolo negli occhi, lo condusse in camera da letto. Gli era mancato così tanto che aveva paura che se lo avesse lasciato andare gli sarebbe potuto scivolare via ancora. Si stesero sul letto e Jiyong si raggomitolò sul suo petto. Avere qualcuno che lo stringeva, che lo amava genuinamente, era una sensazione a cui avrebbe potuto farne a meno difficilmente.

-Perché sei venuto a cercarmi?- chiese all’improvviso il rapper. Jiyong chiuse gli occhi e non pensò nemmeno alla risposta.

-Ero preoccupato.-

-Perché lo eri?- il modello a quel punto alzò la testa per incontrare lo sguardo intenso di Seunghyun. Le parole uscirono naturali.

-Perché ti amo.- mormorò con lentezza e vide l’altro sussultare. I suoi occhi si fecero larghi e lucidi tanto che Jiyong pensò che potesse
scoppiare a piangere. Si aspettava una risposta ma l’altro rimase semplicemente in silenzio come se volesse conservare la consistenza di quelle parole nella sua testa. Solo dopo parecchi istanti Seunghyun gli lasciò un bacio a fior di labbra che Jiyong accolse come una boccata di aria fresca.

-Non dovresti.- disse alla fine il rapper poco prima di prendere l’altro per le spalle e costringerlo tra il suo corpo e il letto. Il cuore di Jiyong cominciò a battere fortissimo, sembrava così pericoloso tutto quello, sembrava tutto così sbagliato e forse era proprio per questo che nella sua testa era giusto.

-Che importa?- chiese infilando le mani tra i suoi capelli un po’ arruffati. Seunghyun serrò gli occhi per un attimo.

-E se non fossi la persona che tu pensi che io sia?- a quelle parole il modello fece un mezzo sorriso. Si alzò un po’ sui gomiti per essere alla sua altezza.

-Non importerebbe comunque.- poteva leggere negli occhi dell’altro l’incertezza e si convinse che tutte quelle domande erano dovute al fatto che era appena stato abbandonato da Se7en. Baciò l’angolo della sua bocca sorridendogli ammiccante.

-Bastiamo noi.- sussurrò prima di baciarlo ancora ma questa volta sulle labbra. Seunghyun ricambiò subito con passione.
I baci di quella notte furono lenti e dilanianti. Il sesso che fecero aveva un che di disperato come se fossero rimasti da soli contro tutti. Jiyong si lasciò inebriare dalle sue mani, si lasciò coinvolgere fin nel profondo. Spense il cervello e chiuse gli occhi di fronte a tutto. Era così dipendente da quelle attenzioni, amava essere amato, adorava avere qualcuno che si concentrava interamente su di lui. Era tutto così perfetto da sembrare surreale. Sembrava tutto così surreale che quando si svegliò la mattina dopo e non trovò nessuno accanto a lui pensò di aver sognato. Le coperte erano sfatte ma le lenzuola erano fredde come se non ci fosse mai stato nessuno fin dall’inizio. Si sentì solo, proprio come una settimana prima. Ora capiva cosa significava amare così tanto qualcuno da sentirsi male. Eppure sembrava che fosse solo lui quello a soffrire. Ingoiò quel rospo amaro e si convinse che Seunghyun stava solo passando un momento difficile. Anche quella volta cercò di far finta di niente.
 


Il ricordo di quella notte rimase vivido nella mente di Jiyong anche per tutto il giorno seguente. Si costrinse a pensare solo a quello e ad ignorare tutto il resto. Il lavoro lo occupava abbastanza da non farlo pensare troppo. In più, stava per lanciare il suo nuovo marco insieme a Gee Eun, si trattava solo di pochi giorni e poi avrebbero rilasciato una dichiarazione ufficiale per la stampa. Aveva appena finito di rispondere a qualche domanda per un’intervista quando si trovò a controllare il cellulare. Rimase deluso quando vide che Seunghyun non l’aveva cercato, né un messaggio né una chiamata. Sospirò sonoramente poco prima di cadere a peso morto sulla sedia del suo camerino.

-Vuoi parlarne?- Minzy apparve di fianco a lui con un sorriso comprensivo. Jiyong grugnì.

-Sono solo un po’ stanco.- disse una mezza verità.

-E’ normale, stai portando avanti il progetto con Gee Eun contemporaneamente al tuo lavoro da modello. Non è semplice. Ti consiglio di riposarti più che puoi e non pensare troppo al resto.- gli sorrise ancora sedendosi al suo fianco. Il modello le lanciò un’occhiata. Aveva ragione, però non era facile evitare di pensare ai suoi problemi con Seunghyun. Per niente.

-Diciamo che c’è questo mio amico.- cominciò cauto riguadagnandosi la piena attenzione della ragazza.

-Si?-

-Che sta insieme ad una ragazza.- distolse lo sguardo da lei e cominciò a fissarsi le dita. Non era da lui chiedere consigli d’amore. Probabilmente perché prima di Seunghyun non c’era mai stato nulla di serio. Minzy annuì ancora.

-Ma questa ragazza la mattina dopo se ne va senza svegliarlo né salutarlo né lasciandogli messaggi. Cosa vuol dire?- riportò lo sguardo su Minzy e lei, dopo essersi portata l’indice al mento, parve pensarci un po’ su.

-La mattina dopo è sempre un problema. Per mia esperienza posso dire che se non rimane potrebbe averlo tradito e quindi non ha il coraggio di affrontarlo.- Jiyong si sentì colpito in pieno viso da uno schiaffo. Provò ad immaginarsi Seunghyun con qualcun altro ma gli faceva troppo male. Gli tornarono in mente le parole che gli aveva rivolto la sera prima. Seunghyun gli aveva detto che non avrebbe dovuto amarlo e che poteva non essere la persona che sembrava. Il modello non ci aveva dato troppo peso ma visto tutto da questo nuovo punto di vista sarebbe stata plausibile anche questa conclusione. Scosse la testa, no, non poteva averlo tradito. Non sapeva come avrebbe potuto reagire se quello si fosse rivelato esatto. Minzy parve notare qualcosa nell’espressione del modello perché si affrettò a chiarire.

-Ma potrebbe esserci anche qualcos’altro sotto. Magari lei si sente a disagio o è un po’ timida o semplicemente ha molto da fare. Non si può essere certi di quello che sta succedendo fino a che non si chiede direttamente…quindi se dovessi dare un consiglio al tuo amico, gli direi di essere onesto e chiederle.- Jiyong fece un altro lungo sospiro e chiuse gli occhi. Già, forse parlare sarebbe stata la cosa giusta da fare fin dall’inizio. Invece, non avevano fatto altro che rincorrersi senza mai chiarire nulla. Jiyong gli aveva detto che lo amava eppure non avevano mai deciso di definirsi in qualche modo. Stavano insieme? Uscivano e basta? Non si sapeva esattamente cosa fossero e già il modello gli era dipendente.

-Grazie Minzy…glielo riferirò.- disse e la ragazza sorrise appoggiando delicatamente la mano sulla sua spalla.

-So che non è facile e so che non dovrei dirlo perché potrei sembrarti egoista ma…credo che per ora sia meglio se ti concentri su te stesso. Mi sembri davvero stanco e pallido oltre al fatto che hai perso peso, non puoi pensare anche agli altri.- Jiyong fece una smorfia. Due mesi fa quello sarebbe stato una passeggiata. Il lavoro, se stesso, viveva per quello. Ora gli sembrava di non essere più solo lui al centro di tutto, ora non era più così facile focalizzarsi solo su quelle cose. Non gli piaceva essere così debole a causa di qualcuno, essere controllato da una forza irrazionale che gli diceva di fare tutto il contrario di quello che doveva fare. Però era inevitabile: Seunghyun era già penetrato sotto la sua pelle.
 
 

Jiyong entrò in casa lasciando come al solito il borsone con le sue cose vicino alla porta. Aprì una bustina di carne in scatola per Ai e la versò nella sua ciotola rossa. Le accarezzò delicatamente la nuca poco prima di lasciarsi cadere sul divanetto del salotto. Seunghyun non si faceva sentire da tre giorni e durante quel tempo al modello era sembrato di essere entrato in una specie di universo parallelo in cui il tempo si muove più lento. Solo dopo quel tempo infinito aveva capito che aspettarsi che fosse l’altro a prendere l’iniziativa non li avrebbe portati a nulla quindi decise di chiamarlo. Anche solo sentire la sua voce calda e profonda lo avrebbe fatto stare meglio.
Il cellulare fece un paio di squilli e poi rispose la voce bassa e impastata di Seunghyun.

-Pronto?- il cuore di Jiyong cominciò ad aumentare i battiti non appena sentì l’altro parlare.

-Ciao Seunghyun.- disse dopo lunghi istanti.

-Ehi.- mormorò l’altro facendo sentire Jiyong su di giri. Inizialmente aveva chiamato il rapper solo per sentirlo ma ora aveva decisamente voglia di vederlo.

-Hai da fare sta sera?- chiese senza troppi giri di parole. Erano più o meno le nove di sera ma non era troppo tardi per uscire. Seunghyun non parlò subito.

-In realtà un mio amico mi ha invitato ad una festa…però, se non hai nulla da fare puoi venire anche tu.- disse l’altro lentamente. Jiyong si sentì un po’ ferito da quelle parole. Aveva pensato che Seunghyun avesse solo bisogno di un po’ di tempo per riprendersi da quello che era successo con Dongwook eppure non esitava ad uscire con i suoi amici. Forse era Jiyong stesso il vero problema di tutta quella storia. Deglutì quel rospo amaro. In fondo la cosa che più gli importava al momento era accertarsi che Seunghyun stesse bene. Era così che funzionavano le relazioni no?

-Si, non ho nulla da fare quindi va bene. A che ora è?- il rapper ridacchiò leggermente dall’altra parte della cornetta.

-A dire la verità è adesso.- disse con nonchalance -Dammi il tempo di darmi una sistemata e passo a prenderti.- detto questo non aspettò nemmeno che Jiyong lo salutasse che subito riattaccò.
Il modello fece lungo sospiro mentre abbassava il cellulare dall’orecchio e fissava lo schermo ancora illuminato sul contatto di Seunghyun. Minzy gli aveva detto di non pensarci troppo, che le cose si sarebbero sistemate, quindi si autoconvinse che sarebbe stato così.
Si alzò in piedi e si diresse verso l’armadio nella sua camera per scegliere cosa mettersi. Optò per una maglietta a righe nere e bianche a collo alto e un giubbetto di jeans abbinati ad un paio di pantaloni neri. Dovette aspettare solo pochi minuti prima che il campanello del suo appartamento suonasse. Si affrettò a scendere e parcheggiata davanti al portone trovò una macchina sportiva che non aveva mai visto. Seunghyun lo aspettava fuori con una sigaretta tra le dita.

-Ciao, non ti dispiace se andiamo ci facciamo portare da alcuni amici vero?- Jiyong scosse la testa e sorrise nel momento in cui l’altro ragazzo gli aprì la portiera. Come entrò nella vettura notò che c’erano già tre persone.

-Ciao, io sono Mithra Jin.- gli tese la mano quello che era già seduto sui sedili posteriori. Aveva un berretto nero in testa e la barba sulle guance, i suoi occhi erano molto profondi e il modello si sentì come perforare da quello sguardo. Gli strinse la mano a sua volta mentre Seunghyun si sedeva accanto a lui e lasciava il finestrino un po’ aperto per continuare a fumare. La macchina partì e cominciò a sfrecciare per le strade affollate.

-I due brutti ceffi davanti sono Dj Tukutz- disse indicando il ragazzo con gli occhiali da sole e il ciuffo all’insù seduto di fianco al guidatore -e Tablo.- Jiyong spostò lo sguardo sul terzo che aveva una sigaretta appoggiata dietro all’orecchio e aveva l’aria di essere quello più giovane e affidabile di tutti.

-E non so se Tempo te l’ha detto ma il nostro rap gli spacca il culo ogni volta.- si intromise Tablo guadagnandosi una risata di scherno da parte di Seunghyun. Anche Mithra Jin ridacchiando si accese una sigaretta.

-Tu come ti chiami, invece?- chiese il ragazzo sul sedile anteriore. Il modello sorrise leggermente poco prima di schiarirsi la voce. Quelli erano i primi amici che Seunghyun gli faceva conoscere oltre a Dongwook e Daesung.

-Io sono Jiyong, piacere.- disse scoccando un sorriso ammaliante. Vide Tablo guardarlo dallo specchietto.

-Sbaglio o ti ho già visto da qualche parte?- domandò a quel punto come se non riuscisse a ricordarsi dove.

-E’ un modello, forse l’hai visto in tv.- fu Seunghyun a rispondere per lui senza nemmeno rivolgergli un’occhiata. Un coro di “oh” sorpresi si levarono dagli altri ragazzi.

-E quindi hai gli agganci, eh, moccioso?- disse Jin prorompendo in una risata. A Jiyong faceva strano sentire qualcuno chiamare Seunghyun con quel nomignolo. Dovevano conoscersi da parecchio.
Vi fu qualche istante di silenzio quindi il modello ne approfittò per indagare un po’.

-Da quanto vi conoscete?- Il rapper si fece pensieroso come se stesse cercando di ricordare qualcosa che era successa molto tempo fa. Fu Tablo a parlare per primo.

-Sono passati più o meno cinque anni ma me lo ricordo come fosse ieri. Del resto come si può dimenticare un ragazzino di quindici anni che viene da te in pieno centro a chiederti se vuoi un po’ di erba.- tutti proruppero in una forte risata, compreso Seunghyun. Solo Jiyong sorrise appena. Non aveva idea che ad un’età così giovane uno come potesse spacciare marijuana.

-Senti, avevo quindici anni, non sapevo nulla.- provò a difendersi il rapper poco prima di gettare il mozzicone di sigaretta fuori dal finestrino. Gli altri dissero qualcosa a proposito del fatto che era stato il giorno più divertente della loro vita ma dovettero interrompersi perché ben presto arrivarono al luogo della festa. Era un po’ in periferia e si trattava di un enorme edificio pieno di graffiti dal quale proveniva una musica assordante. Tablo parcheggiò poco lontano e tutti e cinque uscirono dalla macchina. Quasi subito lui e Seunghyun si ritrovarono da soli appena fuori dal casermone ed a Jiyong venne l’impulso inconscio di prendere l’altro ragazzo per mano ma non avevano mai chiarito cosa potessero fare in pubblico e cosa no per cui si limitò ad andargli vicino.

-Che dici, ordiniamo qualcosa al bar?- Jiyong annuì e fu con un Jin Tonic che iniziarono la serata. Il posto era piuttosto ampio e c’erano moltissimi divanetti su cui c’erano dei ragazzi semi coscienti che stavano semplicemente lì gli uni contro gli altri. Al centro della stanza invece c’era una folla di corpi ammassati che ballava a ritmo della musica mentre un odore dolciastro si faceva sempre più forte mano a mano che la serata procedeva.
Era più meno mezzanotte quando anche loro due trovarono un divanetto libero. Avevano bevuto un paio di drink ma non avevano parlato molto e non erano nemmeno stati così vicini per cui Jiyong ne approfittò e fece in modo che le loro spalle e le loro cosce fossero appiccicate. Seunghyun si accese una sigaretta che sembrava girata piuttosto male.

-Dovremmo uscire più spesso.- disse il modello guardando il profilo dell’altro ragazzo.

-Ti piace questo mondo?- chiese piano il rapper. Jiyong fece di sì con la testa.

-Non mi sono mai lasciato andare troppo quindi mi piace poter essere libero anche solo per un po’.- Seunghyun fece un sorriso sghembo.

-Vuoi provare una cosa che ti farà sentire davvero libero?- il modello si fece curioso ma accettò comunque. Seunghyun gli tese la sigaretta e Jiyong la prese esitante tra le dita.

-Cos’è?- domandò osservando l’aspetto insolito di quella sigaretta. L’altro gli disse soltanto di provare. Il modello la prese tra le labbra e fece un primo breve tiro. La gola cominciò a bruciargli immediatamente e fu tentato di tossire ma si trattenne. Seunghyun fece una risata stupida mentre lo invitava a fare un secondo tiro. Fu alla terza volta che Jiyong cominciò a sentire il corpo terribilmente pesante ma la mente decisamente leggera. Non sapeva spiegarsi cosa stava succedendo ma sentiva solo di essere e non essere lì allo stesso tempo. Si accasciò contro il divano e non si accorse nemmeno di averlo fatto. La musica gli giungeva amplificata e così anche tutto quello che lo circondavano.

-Cos’è questa sensazione?- chiese e Seunghyun gli rispose ma lui non lo capì.

-Cosa?-

-Erba.- in una situazione normale se la sarebbe presa ma in quel momento gli venne solo da ridere. Voleva ridere, solo ridere, non rideva da così tanto tempo che quello non lo faceva nemmeno più respirare. Anche Seunghyun accanto a lui cominciò a ridere e Jiyong trovò che quella situazione fosse bellissima. Era tutto perfetto: non c’erano problemi, non c’era la vita vera, lui si sentiva fluttuare su quel divanetto ed esattamente accanto a lui c’era la persona che voleva che ci fosse. Quasi involontariamente si voltò ad appoggiare un leggero bacio a stampo sulle labbra di Seunghyun, erano giorni che non lo faceva e le sue labbra gli erano mancate. Si appoggiò sulla spalla dell’altro ragazzo che nel frattempo lo aveva circondato con un braccio e cominciò a guardare davanti a sé. Le persone si muovevano ed a lui sembrava di percepirle a rallentatore, tutto sembrava essere a rallentatore ma stava così bene che Jiyong non riusciva a pensare ad altro. Ora capiva perché Seunghyun gli aveva detto che quello era davvero essere liberi. Trascorsero così almeno un paio d’ore anche se nessuno dei due se ne accorse. Erano semplicemente l’uno addosso all’altro, corpo contro corpo, teste leggere e nessuna preoccupazione.
Non aveva mai pensato che la droga potesse fare quello.
Un gorgoglio alla pancia lo fece raddrizzare di scatto ma il ragazzo accanto a lui sembrò capire tutto al volo.

-Torniamo in centro che ho voglia di hamburger e patatine.- disse e lo prendendolo per mano lo condusse fuori. Jiyong sorrise poco prima di abbandonarsi contro il corpo del più alto. Si sentiva così in pace con se stesso che il modello pensò di non essere davvero lì, in quel momento, con Seunghyun. Uscirono dall’edificio ma il modello si stupì di quanto l’aria non fosse affatto fredda.
Stavano ridendo non sapeva nemmeno per cosa quando un paio di macchine della polizia gli si pararono davanti. Non erano nemmeno arrivati al parcheggio che furono come circondati.

-Cazzo.- Seunghyun con un gesto veloce gettò dei piccoli sacchettini di plastica che aveva in tasca nei cespugli lì accanto. Jiyong non capì cosa stava succedendo fino a quando due agenti si staccarono dal gruppo per raggiungerli.

-Eravate alla festa?- Jiyong fece di sì con la testa prima che l’altro ragazzo potesse rispondere qualcos’altro.

-Allora vi chiederei di seguirmi in macchina.- disse accompagnandoli con una mano sulla schiena.

-Perché? Che abbiamo fatto?- chiese Seunghyun con il tono di voce leggermente allarmato.

-Siamo stati informati da un anonimo che la festa è stata indetta illegalmente e che c’è circolazione di droghe. Quindi adesso vi porterò in centrale, farete un paio di test e se siete apposto potrete andare a casa.- a Jiyong crollò addosso tutto il peso di quelle parole. La testa improvvisamente si fece meno leggera e i pensieri un po’ più chiari. Lui aveva fumato, aveva consumato droga ed ora stava per essere condotto a fare dei test, alla polizia. Il cuore cominciò a battergli all’impazzata mentre si sedeva in macchina. Non si era nemmeno accorto che la musica era stata interrotta e la gente aveva cominciato a scappare dalla festa. Non sentì nemmeno che Seunghyun accanto a lui stava continuando a parlare in modo agitato con i poliziotti. Sentiva solo il cuore martellargli il petto e fargli quasi male mentre i pensieri si affollavano troppo velocemente nella sua testa. La nausea si impossessò di lui e fu costretto a chiudere gli occhi quasi come se poi riaprendoli si sarebbe trovato nel letto di casa sua. Era tutto un brutto sogno da cui si sarebbe svegliato presto.
La macchina fu messa in moto e Jiyong piantò lo sguardo fuori dal finestrino. Le luci della città scorrevano accanto a lui insieme a tutto quello che era successo nella sua vita. Nella sua testa cominciò a vedere una serie di cose che sarebbero potute succedergli e nessuno di questi finiva bene. Forse, quello che gli fece più male di tutta quella situazione era il fatto che Seunghyun non lo aveva preso la mano per dirgli che sarebbe andato tutto bene. Strinse le labbra ad una fessura mentre una grande stanchezza e intorpidimento cominciava a diffondersi in lui. Fortunatamente non stettero in macchina più di altri cinque minuti. I poliziotti li fecero uscire ed entrare nell’ufficio di polizia della città. Jiyong pensò che li avrebbero messi in una stessa stanza e invece li separarono. Seunghyun gli rivolse un ultimo sguardo incoraggiante e il modello si sentì un po’ rincuorato. Lo condussero in una stanza piuttosto bianca in cui gli fecero un prelievo del sangue e il test del palloncino. Gli chiesero i documenti e lo perquisirono velocemente prima portarlo in una stanza umidiccia e grigia. Lo mise a sedere su una sedia di fianco ad una grande scrivania e lo lasciò da solo. Jiyong cominciò a mangiarsi istintivamente le unghie. Era ancora minorenne e aveva usato droghe oltre ad aver bevuto alchol. Cosa gli sarebbe successo? Gli avrebbero dato una pena? Perché si trovava una stanza molto simile a quella che veniva usata per gli interrogatori?
Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dall’entrata di un poliziotto. In mano teneva dei fogli ma dalla sua faccia non trapelava nulla di quello che ne sarebbe stato di Jiyong. Si sedette di fronte a lui con un sospiro stanco.

-Kwon Jiyong, giusto?- il modello annuì. Improvvisamente la gola gli si era fatta secca.

-Allora Jiyong, sei risultato positivo sia al test del palloncino che agli oppiacei. Non sarebbe una cosa troppo grave se tu fossi maggiorenne…però non lo sei.- il ragazzo lo ascoltò in silenzio incapace di distogliere lo sguardo dal tavolo bianco sotto le sue mani.

-Ne hai altra di droga?- chiese l’uomo davanti a lui. Il modello scosse la testa con convinzione.

-Te l’ha data qualcuno allora?- Jiyong annuì visto che la sua bocca non sembrava voler collaborare.

-Chi te l’ha data?- domandò e il ragazzo si sentì mancare. Doveva mentire o doveva incolpare Seunghyun? Doveva fare il bene di se stesso o quello della persona di cui era innamorato. Alzò lo sguardo per incontrare quello del poliziotto. Sentì gli occhi pizzicargli.

-Te l’ha data Choi Seunghyun?- Jiyong esitò e il poliziotto parve notarlo -Non gli faremo nulla, in fondo non aveva niente addosso e lui ha già raggiunto la maggiore età.- cercò di incoraggiarlo.
Il ragazzo ci rifletté un po’. Quello che diceva il poliziotto era vero, forse si era preoccupato per nulla. In fondo, ammettere che era stato Seunghyun a dargli una sola canna non poteva essere così tanto dannoso.

-Si, è stato lui…ma era solo una canna.- precisò stringendosi la stoffa dei pantaloni con le mani. Il poliziotto scrisse qualcosa sul foglio.

-Qualcun altro ti ha dato qualcosa o hai visto altri spacciare?- il modello fece di no con la testa e di nuovo l’uomo appuntò qualcosa con la penna. Dopo un paio di istanti quello in divisa si chinò sul tavolo in modo da poter guardare il ragazzo un po’ più da vicino.

-Ascolta Jiyong, questo è il tuo primo reato, non è stata trovata una grande quantità di droga nel sangue e lo stesso vale per l’alchol, quindi ti spiego quello che succederà adesso: noi ti schederemo in modo che se dovesse succedere qualcos’altro del genere avremmo già i tuoi dati e per questa volta te la caverai con una piccola multa.- il modello mollò il fiato. In fondo non era andata così male, avrebbero potuto arrestarlo.

-Visto che sei minorenne abbiamo chiamato i tuoi genitori che ci hanno spiegato un po’ la situazione quindi puoi andare via da solo.- il cuore di Jiyong riprese a battere mentre un’ondata di senso di colpa lo investiva. Avevano detto tutto ai suoi genitori, li aveva fatti preoccupare e probabilmente in quel momento erano molto delusi da lui. Affondò il viso tra le mani e sperò intensamente di poter scomparire. Una serata, poche ore ed era riuscito a deludere tutti, compreso se stesso.
Il poliziotto gli diede i documenti e una delibera da firmare per poi condurlo fuori dalla stanza.

-Ragazzo, ti do un consiglio: sei ancora in tempo quindi smetti di fare queste cose e di uscire con le persone sbagliate.- Jiyong deglutì mentre la domanda gli salì spontanea alle labbra e ancora prima di pronunciarla sapeva di non voler sentire la risposta.

-Seunghyun fa parte di queste persone? Adesso farete uscire anche lui, vero?- l’uomo si passò una mano tra i capelli.

-Conosciamo bene Choi Seunghyun e non è di certo la prima volta che succede una cosa del genere. Questa volta non è stato trovato in possesso di droga ma per lui ci vorrà un po’ più di tempo in ogni caso.- Jiyong non riuscì a trattenersi dallo spalancare la bocca. Quindi era quello Seunghyun, quindi era stato così da sempre. E lui era stato escluso da tutto fin dall’inizio.

-Ora faresti meglio ad andare a casa, è molto tardi.- detto questo lo portò all’uscita della centrale e se ne andò. Jiyong rimase così impalato a guardare di fronte a sé. Tutte le emozioni che aveva provato quella sera, le cose che era successe si fecero pesanti sulle sue spalle rendendogli difficile anche solo pensare. Aveva combinato un casino, un tremendo casino e tutto a causa di una persona che aveva deciso di mentirgli fin dall’inizio. Un groppo duro e doloroso gli si formò in gola rendendogli difficile la respirazione. Tutto il nervosismo e lo stress si sciolsero in calde lacrime che decisero di ricoprirgli il viso. Cominciò a piangere senza nemmeno accorgersi mentre i singhiozzi lo scuotevano da capo a piedi. Aveva avuto così paura per se stesso e tutto era successo per essersi fidato. Ne era valsa la pena? Non sapeva nemmeno più rispondere.
Prese il suo cellulare e cercò tra i suoi contatti in rubrica. Gli fu difficile premere il tasto di chiamata visto che le lacrime continuavano a bagnare lo schermo.

-Ji, che succede?- la voce rassicurante e familiare di Youngbae lo fece sentire ancora più in colpa. Ormai i singhiozzi erano diventati incontrollabili.

-Bae.- pianse Jiyong e si vergognò di mostrarsi così debole, si vergognò di se stesso per essere stato così stupido.

-Ji mi sto preoccupando, cosa c’è?- solo dopo un altro paio di singhiozzi trovò la voce per rispondergli.

-Bae, ho fatto una cazzata, vieni a prendermi!- disse disperato strofinandosi il naso con il palmo della mano.

-Va bene, dove sei?-




Angolo autriciah:
Ciao!
Scusate il ritatdo ma sono stata un po' impegnata e non ho avuto molto tempo! So anche che con un capitolo del genere non mi sono fatta perdonare però a mia discolpa posso dire che vi avevo avvisati..
Jiyong sicuramente non l'ha presa bene e Seunghyun sta facendo una cazzata dopo l'altra ma non scoraggiatevi (forse) andrà meglio ihih
Ringrazio come sempre chi legge e continua a seguire la storia e chi lascia commenti.
Spero di tornare presto con il terzultimo capitolo della fanfiction,
Road_sama

 

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Capitolo 9
*** Without You ***


Capitolo 8






Jiyong dormì nella nuova casa di Youngbae. Dormirono nello stesso letto proprio come facevano da ragazzini. Jiyong si sentì protetto, gli parve di tornare indietro a quando era piccolo e il mondo degli adulti era ancora lontano. Aveva pianto così tanto da arrivare ad addormentarsi per la stanchezza e il suo sonno era proseguito ininterrotto fino alle due del pomeriggio del giorno dopo. Aprì gli occhi lentamente visto che le palpebre sembravano essersi incollate le une contro le altre.
Si sentiva a pezzi.
Si stiracchiò leggermente poco prima di strofinarsi gli occhi con il palmo delle mani. Si guardò intorno e solo dopo qualche istante si ricordò che quella era casa di Youngbae. La consapevolezza di quello che era successo si abbatté contro di lui come un pugno in pieno stomaco. Sospirò forte e cercò di scacciare il pensiero. Cercò il suo cellulare ma non lo trovò quindi si limitò ad alzarsi dal letto. Solo dopo essere andato in bagno sentì la voce del suo migliore amico provenire dalla cucina. Pensò che stesse parlando del suo lavoro quindi si avvicinò alla stanza silenziosamente.

-No, semplicemente non credo che sia il momento.- lo sentì dire. -Lo so, ho intenzione di dirglielo, deve saperlo, è la sua carriera ma oggi è ancora troppo presto.- Jiyong si congelò sul posto poco prima di fermarsi appena fuori dalla cucina per continuare a sentire quello che Youngbae stava dicendo al telefono.

-Si, sta ancora dormendo…non mi va di svegliarlo, ieri sera ha pianto davvero tanto.- l’amico prese un lungo sospiro -Va bene, tranquilla.
Ce l’ho io il suo cellulare quindi non c’è problema. Ci sentiamo, ciao Minzy.- riattaccò. Jiyong lo vide passarsi una mano sulla faccia per poi tirare un altro sospiro. Era successo qualcosa e non voleva dirglielo. Il modello entrò nella stanza cercando di rimanere calmo.

-Ah, Ji sei sveglio. Come ti senti?- Youngbae gli rivolse un sorriso tirato. Sembrava stanchissimo.

-Perché eri al telefono con Minzy?- l’idol si irrigidì improvvisamente di fronte a lui.

-Non voglio parlarne ora…vuoi fare colazione?- Jiyong gli impedì di alzarsi e puntò lo sguardo nel suo.

-Ho il diritto di sapere, subito. Soprattutto se si tratta di me.- l’altro ragazzo lo guardò con occhi colmi di compassione. Non parlò e questo non fece altro che allarmare ancora di più il modello.

-Dammi il cellulare.- disse tendendogli il palmo aperto. Youngbae guardò la sua mano come se fosse un alieno e fece di no con la testa.

-Cosa sta succedendo Bae? Ti prego, ho bisogno di sapere la verità almeno per una volta.- a quelle parole il suo migliore amico sospirò ancora ma parve rassegnarsi.

-Siediti.- Jiyong obbedì -Prima di dirtelo voglio che mi prometti che non darai di matto e che non farai cazzate.- il modello annuì e
Youngbae si passò una mano tra i capelli neri.

-Pare che qualcuno ti abbia visto uscire dalla polizia e gli stessi poliziotti hanno confermato che tu eri lì ieri notte. Quindi sei più o meno su tutti i giornali di moda e su altri di gossip. Minzy ha chiamato per dirmi che ha annullato tutti i tuoi appuntamenti per le prossime tre settimane per far calmare le acque e anche che è consigliabile non farsi vedere troppo in giro. Lo sai che i giornali gonfiano le notizie quindi potrebbe essere che le compagnie ora ti vedano male. Minzy ha anche detto che Chanel potrebbe fare storie per questo ma è solo una remota ipotesi…quindi per favore Ji non-
Il modello alzò un braccio come a volerlo interrompere. Puntò gli occhi in un angolo della cucina. Tutto quello fu come una secchiata di acqua fredda. Non aveva minimante pensato che potessero averlo seguito, non aveva nemmeno concepito che il suo lavoro e la sua carriera potessero esserne compromessi. Chanel avrebbe potuto fare storie, avrebbe potuto licenziarlo e se fosse stato così cosa avrebbe fatto lui? Aveva speso la sua adolescenza per avere tutto quello, aveva sudato e lavorato fino a svenire per poter arrivare fino a lassù ed ora una serata, una fottuta serata rischiava di spazzare tutto via. Per la prima volta nella sua vita aveva deciso di aprirsi in modo serio ad una persona di cui era innamorato e Seunghyun lo aveva pugnalato alle spalle. Gli aveva mentito, lo aveva usato, lo aveva fatto drogare. Solo in quel momento gli parve di vedere tutto chiaramente: era stato solo Jiyong fin dall’inizio ad importarsi della loro relazione, era lui quello che gli chiedeva di uscire era lui quello davvero innamorato tra i due. Seunghyun l’aveva tagliato fuori dalla sua vita senza motivo e aveva fatto di lui tutto quello che aveva voluto. Jiyong si era detto che loro stavano bene, che tutto quello era successo a causa di Dongwook ma non si era reso conto che quello che Seunghyun gli stava mostrando era il vero se stesso: un ragazzo completamente irresponsabile, inaffidabile, bugiardo e instabile. Era un ladro ed uno spacciatore che non pensava a quello che gli accadeva intorno. Jiyong si diede dello stupido per non averlo visto prima. Si strinse la testa tra le mani e si tirò i capelli perché quel dolore era l’unica cosa vera, solo su se stesso poteva contare. Era stato così fin dall’inizio.

-Jiyong tutto bene?- Youngbae mise una mano sulla spalla del modello e solo dopo quel gesto lui alzò la testa. Non versò una lacrima, le aveva esaurite tutte.

-Fanculo a tutto. Non lascerò andare tutto a rotoli per un po’ di erba, io sono Kwon Jiyong, posso farcela da solo.- si passò le mani tra i capelli e si mise in piedi. Youngbae lo guardò sbigottito per poi parve rassicurarsi. Si alzò a sua volta e lo trascinò in un abbraccio.

-Fanculo a tutto. Mostra al mondo quello che vali.- Jiyong lo strinse forte e tirò su col naso. Lui riusciva ad imparare dai suoi errori e non sarebbe più successa una cosa del genere. Doveva rimanere focalizzato sul suo futuro e fregarsene di tutto il resto. Avrebbe sputato sangue se era davvero quello che il mondo voleva da lui, lo avrebbe fatto davvero per raggiungere quello che voleva. Avrebbe affrontato quel problema con le sue sole forze proprio come aveva fatto fino a quel momento. Lui era G-Dragon.
 
 

Jiyong non aveva pensato che potesse essere così freddo di fronte a Seunghyun. Nella sua testa si erano susseguiti una serie di modi in cui avevano potuto rincontrarsi. Ci sarebbe stato risentimento? Senso di colpa? Gli avrebbe urlato contro tutta la sua rabbia? O forse lo avrebbe abbracciato perdonandolo?
Non successe nulla di tutto quello che si era immaginato.
Era stato Seunghyun a venire a cercarlo, ironico visto che per tutto il tempo in cui si erano frequentati era stato il contrario. Si era fatto trovare fuori dal suo condominio con il cappuccio tenuto calato sulla testa più o meno una settimana dopo tutto quello che era successo. Jiyong aveva sentito inizialmente il suo cuore fargli male nel vederlo ma era stato solo un attimo perché poi aveva trovato la calma gelida che sapeva appartenergli e l’indifferenza si era impadronita di lui. Indifferenza e basta.
Non aveva provato nulla nel momento in cui gli aveva detto che qualsiasi c’era stata tra di loro aveva intenzione di finirla. Gli aveva detto che era meglio così per entrambi visto che appartenevano a due mondi semplicemente troppo diversi. Probabilmente era stato così fin dall’inizio ma entrambi si erano illusi di poter trovare un punto di contatto.
Seunghyun non aveva fatto una piega. Aveva annuito e basta come se sapesse già tutte quelle cose. Gli aveva fatto un cenno di saluto con il mento, si era voltato e se n’era andato. Quello non aveva fatto altro che confermare a Jiyong il fatto che Seunghyun non fosse per nulla innamorato di lui. Quello, anche se si era ripromesso di non provare nulla, gli aveva fatto male. Ma quello era stata anche tutta colpa sua: era stato solo lui quello cieco, quello che aveva fatto finta di non vedere la realtà. Ma non sarebbe successo più. Aveva stretto le labbra ad una fessura ed era salito in macchina a sua volta. L’unica cosa che gli era rimasta, l’unica cosa che aveva sempre avuto era la sua carriera ed era quello a cui doveva pensare.
 
 

Visto che con Chanel non aveva più impegni, in quelle due settimane decise di dedicarsi alla linea di prodotti e abiti per il marco con Gee Eun. Avevano affittato una specie di studio in cui si trovavano praticamente tutti i giorni per decidere colori, forme e accessori da aggiungere. Jiyong ormai viveva in quel posto, andava a casa solo una volta ogni due giorni e ci stava solo per dormire qualche ora perché poi tornava subito in studio. Aveva imparato a conoscere Gee Eun e gli sembrava un ragazzo apposto. Avevano molti interessi in comune per quanto riguardava la moda e questo non fece altro che agevolarli nel disegno dei prodotti. Come lui Gee Eun era ambizioso e non aveva distrazioni, non permetteva di farsi distrarre e quando cominciava un progetto ne rimaneva completamente immerso fino a che la vista non gli si annebbiava e il mal di testa non lo costringeva a fermarsi. Qualche volta passava Minzy a portargli un po’ di cibo e ad aggiornarlo su quello che succedeva all’esterno. Da quando aveva rotto con Seunghyun non si era più interessato a quello che dicevano i giornali né tantomeno ad altri pettegolezzi su quello che gli era successo. Accendeva il solo cellulare solo per postare su Instagram qualche indizio su quello che stava facendo però poi lo metteva in modalità aereo.
Nel giro di tre settimane elaborarono più di una trentina di idee che mandarono a realizzare nelle stesse fabbriche degli altri grandi marchi. Jiyong non stava più nella pelle e non avrebbe mai pensato che il momento più triste della sua vita potesse rivelarsi anche il più felice.

-E’ già passato un mese da quando ci conosciamo e più o meno tre settimane da quando abbiamo cominciato ad elaborare i prodotti.- aveva cominciato in modo solenne Gee Eun. Era una serata dei primi di Gennaio, si trovavano in studio, fuori era buio e le uniche luci ad illuminare la stanza erano due lampade giallo opaco. Jiyong si sentiva esausto e se ne stava accasciato su una sedia a guardare lo schermo del computer.

-Ormai è tutto pronto, dopodomani dovrebbero mandare i campioni e nel giro di una settimana le cose saranno già nei negozi e nel nostro sito.- fece una pausa e tese al modello una birra in bottiglia. -Manca solo una cosa.- Jiyong sospirò perché sapeva già cosa stava per dire.

-Dobbiamo dare un nome al marchio.- Jiyong ci aveva pensato continuamente. Aveva anche chiesto consiglio ai suoi amici ma nessuno aveva saputo dargli un nome che lo soddisfacesse. Lui voleva un nome che significasse qualcosa, voleva poterlo mostrare a tutto il mondo ed esserne orgoglioso, voleva rendere tutti invidiosi.

-Non mi viene in mente proprio niente.- sospirò arruffandosi i capelli.

-Che ne dici di “drago dorato”?- Jiyong scoppiò in una risata scuotendo forte la testa.

-Ok…e allora che ne dici di “Big Bang” perché sarà una cosa esplosiva proprio come la creazione dell’Universo?- il modello sbuffò.

-Sembra più il nome di una boy band.- disse con una smorfia mentre prendeva in mano il cellulare per guardare se aveva delle chiamate perse. Gee Eun si sedette accanto a lui.

-Però non possiamo iniziare nulla se non abbiamo il nome.- il modello fece spallucce poco prima di scorrere un po’ le sue immagini per postarne una su Instagram. In fondo, dal giorno dopo sarebbe tornato a lavorare quindi doveva mostrare a tutti quelli che lo seguivano che stava bene.

-Ma perché nelle foto ti metti sempre con le dita in quel modo?- chiese Gee Eun dopo aver sbirciato quello che stava facendo l’altro ragazzo.

-Uhm…non lo so è involontario…e molti lo fanno, probabilmente perché è il simbolo della pace?- disse alzando indice e medio e agitandoli di fronte alla faccia dell’altro.

-Perché fare la pace quando puoi mandare direttamente tutti a fanculo?- chiese a quel punto alzando solo il dito medio nella direzione di Jiyong. Entrambi scoppiarono a ridere ma quasi subito il modello si interruppe bruscamente.

-O mio Dio. E’ geniale!- disse alzandosi in piedi di scatto a rischiando di rovesciare la bottiglia di birra. Il ragazzo vicino a lui parve prendere paura.

-Che cosa?-

-Se fai il simbolo della pace con le dita e poi abbassi l’indice rimane solo il medio alzato quindi è peaceminusone!- Gee Eun ci pensò un po’ su forse per sentire come quel nome gli suonava nella testa. Solo dopo un paio di istanti alzò lo sguardo e si aprì in un sorriso euforico.

-E’ perfetto.- mormorò poco prima di mettersi ad abbozzare il font e la calligrafia con Photoshop. Jiyong lo affiancò e puntò gli occhi sullo schermo. Una scrittura semplice in maiuscoletto, bianca su sfondo nero.

-Però manca qualcosa.- borbottò a quel punto l’altro ragazzo. Il modello ci rifletté un po’ ma continuò comunque ad osservare attentamente i tentativi che faceva Gee Eun per dare un senso a quella scritta. Fu quando quasi per sbaglio il mouse scivolò sul pulsante con la linea dritta che tutto sembrò fermarsi.

Peaceminusone.

Jiyong prese un sorso della sua birra perché la gola gli si era fatta improvvisamente secca.

-Ora è perfetta.-
 
 

Un paio di giorni dopo Jiyong si ritrovò di nuovo in passerella con indosso gli abiti di Chanel. I flash, gli applausi e perfino l’odore dolciastro in sala gli era mancato terribilmente. Non gli sembrò nemmeno concepibile la sua vita senza quello. Ovviamente la compagnia lo aveva sgridato per quello che era successo e aveva insistito su cose che già sapeva. Era consapevole che lui si era fatto portatore del marchio quindi non poteva dare una brutta impressione, aveva imparato fin troppo bene che in quell’ambito l’immagine era tutto. Dopo avergli dato un ultimatum e avergli detto che se veniva beccato a farlo un’altra volta lo avrebbero licenziato, lo riaccolsero a braccia aperte. Del resto era uno dei modelli più giovani e più in voga del momento e non potevano farselo scappare.
Due giorni dopo presentò il suo nuovo marchio insieme a Gee Eun. La sua vita aveva continuato ad andare avanti e una specie di nuovo inizio gli si era parato davanti. I giornali che ancora parlavano del suo scandalo per droga vennero letteralmente spazzati via da quelli che parlavano dei nuovi prodotti che sarebbero stati lanciati sul mercato. Sembrava quasi che dopo quello che era successo fosse diventato ancora più famoso. Alla presentazione aveva invitato tutti i suoi amici più stretti, quelli che gli erano sempre stati vicini e fu proprio vedendoli lì davanti a lui, con un bicchiere di Champagne in mano e un sorriso orgoglioso sulle labbra, che si sentì bene. Non c’era nulla meglio di quello. L’atmosfera era rilassata, tutti chiacchieravano tra di loro amichevolmente e si fecero scattare così tante foto da perderne il conto. Tonnellate di macchine fotografiche e telecamere occupavano la piccola sala che avevano affittato per mostrare i primi capi che di lì a pochi giorni sarebbero entrati sul mercato e altre si erano ammassate all’esterno in attesa che qualcuno uscisse.

-G-Dragon, ma quindi continuerà a sfilare per Chanel e allo stesso tempo indosserà anche Peaceminusone?- domandò un giornalista appena finita la presentazione.

-Certo.- affermò lui ravvivandosi i capelli che da poco aveva tinto di bianco.

-Non crede che ci potranno essere dei conflitti di interesse?- domandò qualcun altro tendendo un piccolo microfono.

-Abbiamo già preso accordi con Chanel e mi è stato confermato che non ci sarà alcun problema a patto che non indossi Peaceminusone in convegni o eventi per Chanel.- disse con convinzione. I giornalisti annuirono quasi all’unisono per poi cominciare a tempestarlo di domande sui suoi nuovi prodotti.

-Come ha conosciuto Gee Eun?- chiese una donna bassa poco lontana da lui. Jiyong fece una risatina coprendosi le labbra con il palmo della mano.

-Mi ha invitato a bere qualcosa ed era tutto così convincente che pensavo fosse un appuntamento al buio,- fece un finto broncio -poi si è rivelata tutta una cena d’affari e basta.- tutti risero a quel piccolo teatrino. Fu la domanda che seguì a fargli cambiare drasticamente il suo umore.

-Che ne pensa il ragazzo con cui è stato paparazzato?- il modello strinse le dita attorno al bicchiere di champagne mentre sentiva la sua espressione farsi dura. E nonostante fosse ancora profondamente arrabbiato con Seunghyun il suo cuore non poté fare a meno di saltare un battito quando gli ritornò in mente il suo viso.

-Era solo un amico non vedo perché dovrebbe avere qualcosa da dire.- disse quelle parole sprezzante, più per spazzare via l’immagine del rapper che per dare una vera risposta.

-Solo un amico? Eppure è stato visto uscire la mattina presto da casa sua.- Jiyong strinse i denti cercando di contenere la frustrazione.

-Non sono tenuto a parlare della mia vita privata. Se avete altre domande su Peaceminusone vi prego di farle al mio socio.- detto quello si liberò della massa di giornalisti rifugiandosi nell’unico bagno della sala. Strinse i bordi del lavandino con le mani e guardò la sua immagine riflessa allo specchio. Aveva un aspetto bellissimo, era diventato un grande modello ma in quel momento sembrava sconvolto. Erano passate solo poche settimane da quando aveva rotto con Seunghyun eppure sentire parlare di lui riusciva ancora a scuoterlo profondamente. Jiyong si domandò per la prima volta da quando aveva conosciuto il rapper come fosse possibile che in così poco tempo una persona potesse rimanergli sotto la pelle in quel modo. Lasciò un sospiro affranto e proprio in quel momento vide attraverso lo specchio Youngbae entrare dalla porta dietro di lui. Un sorriso timido gli si stampò sul viso non appena l’altro accennò un saluto con la mano.

-Bae! Sono così contento che tu sia riuscito a venire.- disse stringendo l’amico in un abbraccio. L’idol lo strinse forte.

-Sarei venuto a parlarti prima ma sembra che oggi tutti ti vogliano.- ridacchiò a quello ma quasi subito il sorriso si spense sul suo viso. Ormai l’umore gli era stato guastato.

-Come stai?- chiese Youngbae notando il suo cambiamento di espressione.

-Bene.- disse il modello passandosi una mano tra i capelli. L’amico gli lanciò un’occhiata che voleva dire “non mentirmi, ti conosco troppo bene perché tu ci riesca”.

-Non hai più sentito Seunghyun dopo il giorno…- lasciò la domanda in sospeso ma Jiyong sapeva bene cosa voleva intendere.

-Si, per lasciarlo.- disse inespressivo guardando per terra. Poté sentire chiaramente lo sguardo bruciante dell’altro su di lui. E sapeva anche quello che stava per dirgli.

-Gli hai dato almeno la possibilità di spiegarsi?- sentirsi dire per davvero quelle parole gli fece un effetto diverso che pensarle e basta. Improvvisamente la voce non sembrava volere uscire quindi scosse la testa. Youngbae mollò un sospiro.

-Beh, non so se ti può interessare ancora a questo punto,- l’amico fece una pausa e Jiyong ne approfittò per alzare lo sguardo -ma il mio manager mi ha detto che Seunghyun non si è presentato al provino con la compagnia.-
Il modello rimase a lungo in silenzio. Non sapeva tradurre a parole quello che stava provando. Forse erano così tante le emozioni che gli invasero la mente che semplicemente non riusciva a dire nulla. Ovviamente questo non aveva fatto altro che farlo preoccupare per Seunghyun ma allo stesso tempo era arrabbiato con se stesso per averlo anche solo pensato. Voleva sapere cosa stava succedendo all’altro ragazzo e contemporaneamente non voleva che entrasse di nuovo nella sua vita per danneggiarla.
Alla fine, dopo quelli che sembrarono minuti interi, rispose a Youngbae con indifferenza.

-La vita è sua quindi può farne quello che vuole. Non mi interessa.- lo disse annuendo più a se stesso che all’amico quindi Youngbae non ribatté ma semplicemente lo invitò ad uscire per andare dagli altri invitati. Jiyong stava facendo fatica a dimenticare Seunghyun ma era fermamente convinto che quello era un capitolo della sua vita che aveva già chiuso. Si sistemò un po’ meglio i vestiti scuri che indossava e ricominciò a sfoggiare il suo sorriso da manuale.
 
 

La sua vita aveva ricominciato a scorrere regolarmente. Si divideva tra i lavori per Chanel e quelli per Peaceminusone. Ora aveva cominciato ad andare molto spesso in tv anche solo per fare pubblicità di poco conto. Era passato solo un mese e la gente sembrava già aver dimenticato tutto. In fondo, altre star avevano fatto qualche scandalo, qualcuno si era sposato e quello era bastato a zittire la gente. Lui era tornato ad essere il modello a cui tutti guardavano con rispetto e sentirsi al vertice di ogni cosa lo faceva sentire amato. Era tutto perfettamente sotto il suo controllo.
Quella mattina si fece portare dal suo autista privato fino all’edificio in cui doveva fare un servizio fotografico. Anche se era piuttosto vicino a casa sua decise di andarci in macchina perché pioveva forte. Controllò il suo cellulare per vedere se aveva qualche nuova notifica. Da poco si era fatto un profilo privato con il nome del suo nuovo marco in modo da poter avere un po’ più di privacy. Scorrendo nella home notò qualche video dell’ultimo concerto di Youngbae. Ormai era in Giappone da quasi una settimana per una serie di concerti che stavano facendo di lui un idol conosciuto in parecchi posti. Aveva saputo che anche Daesung aveva debuttato da poco con una boy band composta da altri cinque membri. Sembrava andare a tutti benissimo e davvero Jiyong non riusciva a pensare a qualcosa che potesse rovinare tutto quello.
Raggiunse il settimo piano dell’edificio e lì incontrò lo staff che lo accolse calorosamente. Lo portarono a vestirsi con i primi abiti del servizio che consistevano in una camicia larga rossa a pois neri, pantaloni attillati in pelle dello stesso colore e all star borchiate alte fino allo stinco. Poi cominciarono a fargli la piega e a truccarlo. Si guardò intorno e si stupì di non vedere ancora la sua manager. Non era da lei essere in ritardo soprattutto quando si parlava di un servizio fotografico. Cercò di ignorare il suo ritardo per un po’. Dopo circa cinque minuti provò a chiedere alle truccatrici se l’avevano vista ma tutti diedero una risposta negativa. Tra pochi minuti avrebbe dovuto cominciare il servizio quindi decise di chiamarla. Rispose la segreteria.
Era preoccupato, ora, perché una cosa del genere non era mai successa. Si alzò in piedi non appena ebbero finito con il suo make-up e cominciò ad andare avanti e indietro per la stanza. Fu proprio quando stava per richiamare Minzy per la terza volta che la porta del suo camerino venne sbattuta con violenza. La sua attenzione si posò sulla ragazza che era appena entrata. Sulla soglia c’era una Minzy completamente inzuppata di pioggia, il mascara che le colava dagli occhi, non era sicuro che fosse solo a causa della pioggia, e il fiato corto. Solo dopo qualche istante si rese conto che effettivamente stava piangendo. Non ebbe nemmeno il tempo di chiedere spiegazione perché la sua manager lo precedette.

-Seunghyun.- lasciò un grande ansimo e Jiyong trattenne il fiato.

-Seunghyun è andato in overdose. E’ in ospedale.-

Poche semplici parole, dirette e secche, per mandare a fanculo tutto quanto.




Angolo autriciah:
Ciao a tutti!
Sono tornata con il terzultimo capitolo della fanfiction! E lo so che le cose stanno andando a rotoli però non scoraggiatevi, è presto per questo :')
Pare che GD abbia ricominciato la sua vita come del resto la creazione di Peaceminusone dimostra. Tra l'altro, non credo di averlo mai detto ma Gee Eun nella realtà è una ragazza solo che ho deciso di renderla uomo ai fini della storia.
Top si rimetterà?
Spero di riuscire a pubblicare il penultimo capitolo tra due settimane!
A presto,
Road_sama

 

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Capitolo 10
*** Untitled 2014 ***


Capitolo 9 
 




La prima cosa che Seunghyun sentì fu un ritmico “bip” che sembrava volergli perforare le tempie. Lentamente gli parve di risalire dal caldo e rassicurante tepore di un lungo sonno. Oltre a quel suono fastidioso cominciò ad avere coscienza del suo corpo: la bocca completamente secca, il corpo che gli faceva male in ogni punto e poi la testa. Gli sembrava che un camion gli fosse passato sopra più volte ma quello era decisamente diverso da ogni hangover. C’era qualcosa che non andava. Aprì gli occhi di scatto e fu una grande brutta mossa perché delle luci accecanti lo costrinsero a richiuderli di nuovo. Portò una mano sul viso come a cercare di coprirsi dalla luce e si sorprese di come i suoi movimenti sembrassero ingessati. Impiegò un minuto buono ad abituarsi a quella luce e non appena riuscì ad avere una visione chiara di quello che gli stava intorno il sangue gli si gelò nelle vene. Quella non era camera sua, né quella di uno dei suoi amici, quella era la stanza di un ospedale. Muri bianchi, luci al neon, qualche sedia e un letto con le coperte beige. Si guardò le braccia e le trovò piene di cerotti e garze, piantata sul suo polso c’era un piccolo ago da cui fuoriusciva un tubicino collegato ad una sacca di liquido trasparente. Fece un lungo respiro e solo in quel momento si rese conto di avere due cannule sulle narici. Una sensazione di nausea gli attanagliò lo stomaco. Si liberò dei tubicini che dovevano aiutarlo a respirare e strinse i denti. La sua mente vagò intorno ai suoi ricordi annebbiati. La polizia li aveva beccati alla festa a causa di una soffiata anonima, era stato nella cella comune per ventiquattrore e poi lo avevano rilasciato. Aveva passato un paio di giorni a cercare di ripagare il tizio che gli aveva venduto la roba che lui aveva buttato in mezzo ai cespugli e poi si era presentato da Jiyong senza un motivo preciso. Una fitta al cuore gli ricordò cos’era successo. Si erano lasciati e lui non aveva fatto nulla perché sapeva che prima o poi l’avrebbe abbandonato anche lui proprio come tutte le persone importanti della sua vita. Da quel giorno non aveva fatto altro che drogarsi. I professori l’avevano pure scoperto e l’avevano espulso dalla scuola. L’ultima cosa che ricordava era mischiare cocaina ed una pasticca che gli aveva dato qualcuno di cui non ricordava nemmeno la faccia. Serrò gli occhi e si portò le mani sugli occhi. Questa volta aveva rischiato davvero grosso. Buttò fuori forte l’aria che si era incastrata nei suoi polmoni mentre una sensazione di ribrezzo verso sé stesso gli si bloccò in gola. Le lacrime cominciarono a bruciargli gli angoli degli occhi, sapeva che stava per mettersi a piangere ma un sospiro lo bloccò. Aprì di nuovo gli occhi e cercò la fonte di quel sospiro. Il suo cuore perse un paio di battiti. Vicino a lui, con la testa posata sulle coperte beige stava una zazzera di capelli bianchi che lui non aveva neanche notato. Non gli servì nemmeno aspettare che alzasse la testa per capire chi fosse.
Jiyong coprì il suo sbadiglio con una mano poco prima di strofinarsi gli occhi con la punta delle dita. Si stiracchiò con una smorfia di dolore sul viso e stava per sbadigliare ancora ma si bloccò in partenza non appena i loro sguardi si incontrarono. Seunghyun si mise a sedere e un capogiro gli fece ruotare la stanza tutto intorno, stava per distendersi di nuovo quando due braccia familiari lo strinsero forte al petto. Il respiro gli mancò non appena realizzò che Jiyong lo stava abbracciando. Proprio quel ragazzo che nelle ultime settimane aveva trattato malissimo, quello a cui aveva offerto del veleno, lo stesso ragazzo che lo aveva lasciato voltandogli le spalle, ora era lì a sostenerlo. Stettero fermi in quel modo per quello che a Seunghyun sembrò troppo poco e quando il modello sciolse l’abbraccio poté chiaramente vedere i suoi occhi lucidi.

-Cosa cazzo pensavi di fare?- la voce spezzata ma piena di collera di Jiyong lo colpì come una ventata di aria gelida. Seunghyun non riuscì a rispondere perché semplicemente nessuno gli aveva mai chiesto qualcosa del genere, nemmeno sua madre.

-Hai idea di quanto hai fatto spaventare tutti quanti?- la sua voce era troppo acuta e stridula per dargli l’apparenza di essere davvero arrabbiato. Seunghyun aprì la bocca per rispondere ma aveva la gola troppo secca anche solo per collegare qualche parola.

-Sei uno stupido egoista che non riesce proprio a pensare alle conseguenze.- in un’altra occasione si sarebbe sentito davvero ferito per sentirsi dire quelle cose ma in quel momento l’unica cosa su cui riusciva a focalizzarsi era lo sguardo disperato e tradito che aveva l’altro ragazzo. Jiyong si alzò in piedi e solo in quel momento Seunghyun notò che era vestito con abiti firmati. Che stesse facendo una sfilata e fosse venuto da lui così? Che avesse lasciato tutto per lui? Deglutì a vuoto e non riuscì a staccare gli occhi dalla sua figura.

-Non farlo mai più. Ci sono delle persone che tengono a te anche sei troppo occupato ad autocommiserarti per capirlo.- lo vide passarsi una mano tra i capelli con nervosismo -Prendi in mano la tua vita. Non sei più il bambino grasso a cui hanno spezzato l’ombrello di Batman, ora sai difenderti ed è assurdo che tu abbia bisogno di fare questo, di farmi fare questo per capirlo.-
Jiyong buttò fuori l’aria quasi in un ringhio e con grandi falcate raggiunse la porta.

-Non farmelo fare mai più.- gli scoccò un’occhiata supplicante poco prima di chiudersi la porta della stanza alle spalle. Non appena il tonfo sordo della porta smise di aleggiare nella stanza le lacrime cominciarono a inondargli il viso senza freni. Per la prima volta dopo molto tempo pianse davvero. Il suo corpo cominciò ad essere scosso dai singhiozzi e nulla riusciva a fermarlo nemmeno le infermiere che entrarono poco istanti dopo che Jiyong se n’era andato. Le lacrime e i sensi di colpa non fecero altro che aumentare quando vide entrare anche tutti i suoi amici. Daesung con un sorriso timido, Seungri e un ampio mazzo di fiori, Minzy con le lacrime agli occhi e Dara che la sosteneva con una mano sulle spalle e infine, dietro a tutti, Dongwook con lo sguardo basso.
Pensava di essere lui la vittima di questa situazione, pensava che fosse inevitabile che tutti lo lasciassero indietro perché era quello che gli era successo fin da piccolo. Prima se n’era andato suo padre, poi sua madre, poi Dongwook e infine Jiyong. O almeno pensava che fosse così. Pensava che gli altri lo dimenticassero completamente e invece non era così. Jiyong aveva ragione, per tutto quel tempo non aveva fatto altro che autocommiserarsi, aveva soltanto pensato che a lui non potesse succedere nulla di buono e aveva distrutto tutto quello che aveva avuto perché una vita così non valeva la pena di essere vissuta. Non così, non senza gli altri. Il fatto è che lui aveva sempre avuto paura di cadere per questo non si era mai buttato, non si era mai fidato. Affondò il volto nelle coperte e per la prima volta in tutta la sua vita si rese conto dell’importanza delle persone che gli stavano intorno. Per la prima volta si rese conto che poteva essere amato veramente anche lui. Solo in quel momento capì le parole che gli aveva rivolto Jiyong quel giorno nel suo appartamento. Gli sembrava tutto così lontano, quei momenti felici passati con l’unica persona determinante nella sua vita. Lui li aveva rovinati e aveva rovinato quella degli altri. Era colpa sua certo, ma ora era consapevole di essere l’artefice del proprio futuro. Lui non poteva dipendere dalle persone, lui per un po’ avrebbe fatto affidamento solo su se stesso. Ancora una volta Jiyong gli aveva mostrato la strada. E ancora una volta le loro vie avevano preso direzioni diverse.
 

Restò in osservazione in ospedale per altri due giorni. I medici gli spiegarono che aveva ancora molte tossine nel corpo per questo si sentiva così pezzi. Gli dissero che aveva dormito per due giorni interi prima di svegliarsi dall’overdose e se non si fosse svegliato sarebbe molto probabilmente entrato in coma. Seunghyun aveva deglutito rumorosamente a sentire quelle parole perché avere il presentimento di rischiare la vita era drasticamente diverso dall’essere clinicamente confermato.
Nei due giorni in cui stette in ospedale gli portarono una psicologa che lo aiutasse a capire quello che era successo. Gli dissero che era previsto dalla politica dell’ospedale ma Seunghyun era sicuro che fosse opera di qualcuno dei suoi amici. Si trattava di una signora più o meno della stessa età di sua madre, corti capelli neri e un cognome piuttosto impronunciabile. Nonostante fosse una completa estranea il rapper riuscì a parlare con lei tranquillamente. C’era qualcosa nel suo sorriso che lo rassicurava.
Quando non parlava con la psicologa e non cercava di corrompere le infermiere a farsi portare del cioccolato al latte, qualcuno dei suoi amici veniva a fargli visita.

-Allora come stai?- chiese Minzy mentre si sedeva sulla sedia vicino al letto. Seunghyun fece una smorfia.

-Un po’ come se tutti gli All Blacks mi fossero passati sopra ma rispetto al primo giorno sicuramente meglio.- lei aveva sorriso triste. Il silenziò calò tra di loro, l’unica cosa che si sentiva era il vociare delle persone in corridoio.

-Lo so che forse è un po’ presto e hai bisogno di pensarci ancora su però…sai già cosa farai domani quando ti dimetteranno?- Seunghyun ci aveva pensato un po’ quella notte visto che non era riuscito a dormire. Sapeva che doveva darsi una regolata, se c’era una cosa che aveva capito da tutta quella storia era che non voleva più ferire nessuno. Solo il ricordo dello sguardo di Jiyong lo faceva sentire male. Per quanto riguardava il resto, beh, di certo non poteva tornare nella sua vecchia scuola, quindi avrebbe dovuto cercare qualche altro posto per finire l’anno. Sempre che gliene fosse data l’occasione.

-Credo che mi troverò un lavoro, sai, per autosostenermi o qualcosa del genere.- la ragazza annuì incerta. Era normale che non riuscisse molto a credere alle sue parole. Nemmeno lui era sicuro di riuscire a farcela.

-Quindi non tornerai a spacciare e drogarti vero?- a quella domanda Seunghyun non sapeva cosa rispondere. Erano ormai anni che lo faceva e quasi non riusciva ad immaginare la sua vita senza. Era stata un po’ come la sua cura dal mondo, era difficile pensare di affrontare tutte le giornate grigie e tristi da sobrio. Aprì la bocca per dire qualcosa ma non uscì nemmeno un filo di voce. Minzy strinse le labbra ad una fessura.

-Ok, forse è troppo presto per farti questa domanda però tieni.- gli porse un bigliettino da visita colorato -Questo è il centro in cui è stata una mia amica. So che non hai abbastanza soldi per tutta la terapia ma le sedute sono gratis, sono un po’ come per gli alcolisti quindi non dovresti avere problemi. Non dico che devi andarci ma se non ti senti sicuro di farcela, ecco-

-Ho capito.- disse aiutandola a venire fuori da quella situazione. Un leggero rossore le coprì le guance. Di nuovo il silenziò calò tra di loro. Seunghyun sentiva che le cose erano diverse ora.

-Jiyong come sta?- si azzardò a chiedere senza nemmeno pensarci più di tanto. Minzy gli rivolse un’occhiata compassionevole. Nel suo viso era scritto chiaramente come dentro di lei fosse in conflitto. Non doveva essere facile essere amica di entrambi. Non parlò subito, forse perché voleva trovare le parole giuste.

-Se devo essere sincera, non bene. Quando gli ho detto che eri andato in overdose si è precipitato qui senza nemmeno togliersi i vestiti del servizio fotografico.- si inumidì le labbra prima di continuare -Quando siamo arrivati c’era già Dongwook e gli è saltato al collo. Sono dovuti arrivare due infermieri a separarli perché Jiyong continuava a tiragli pugni e chiedergli cosa ti avesse fatto. Non l’ho mai visto così fuori di sè.-
Il cuore rallentò i battiti nel suo petto e Seunghyun si sentì sprofondare proprio come se sotto di lui non ci fosse il letto a sostenerlo ma solo un precipizio infinito.

-E’ rimasto vicino a te per tutto il tempo, nemmeno i medici sono riusciti a farlo andare via dopo l’orario di visite. In tre giorni ha mangiato solo un paio di barrette energetiche che gli ho portato.-
Il rapper puntò lo sguardo sulle mani che teneva sul grembo. La sua mente si era come sigillata, non riusciva a pensare a nulla. Era tutto vuoto, era tutto incolore.

-Però credo che se la caverà, è un ragazzo forte e ha appena lanciato sul mercato una sua linea di prodotti quindi non pensarci troppo su.- sentì il sorriso sbieco di lei bruciargli sulle orecchie. Il silenzio calò per la terza volta tra di loro ma questa volta era decisamente troppo pesante perché gli risultava difficile anche solo respirare.

-Dongwook mi ha chiesto se va bene se viene a trovarti anche lui.- quelle parole lo riportarono alla realtà e il respirò gli si mozzò definitivamente in gola. La sua ferita cominciò a sanguinare di nuovo. Come avrebbe dovuto comportarsi nei suoi confronti? Cosa avrebbe dovuto dire alla persona a cui aveva tenuto come un fratello?
Non seppe perché ma fece di si con la testa, forse era la curiosità di sapere cosa gli avrebbe detto o forse era solo perché voleva rivederlo.
Minzy si alzò dalla sedia e Seunghyun alzò lo sguardo per vederla sorridere leggermente.

-Io ora devo andare perché Jiyong ha una sfilata però se hai bisogno di qualsiasi cosa chiamami.- disse lei e fece per andarsene ma si bloccò. -Ah, Daesung mi ha detto di darti questo.- estrasse dalla tasca un cioccolatino con il bigliettino di un dinosauro attaccato sulla carta lucida.

-Non pensarci troppo, ok?- disse lei posando il dolcetto sul tavolino di plastica vicino al letto. Lui annuì lentamente mentre Minzy lo salutava con un cenno della mano prima di uscire dalla stanza.
Un sorriso debole si dipinse sulle sue labbra non appena fu lasciato solo. Daesung sapeva sempre cosa gli passava per la testa anche dopo tutto quel tempo. Prese il cioccolatino tra le mani e lo scartò lentamente. Con altrettanta lentezza lo infilò in bocca per assaporarlo pienamente. Non poteva fumare sigarette e il cibo che gli davano in quel posto aveva la stessa consistenza di una purea quindi quello era come un toccasana. Gli era sembrato tutto così ispido e amaro in quei giorni che nemmeno riuscì a definire il sapore del cioccolato sulla sua lingua. Solo dopo parecchi istanti decise di leggere il bigliettino.

“Ciao Seunghyun, so che avrai bisogno di un po’ di tempo per metterti in sesto quindi ci vediamo nella mia nuova casa. L’indirizzo è xxx xxx. Daesung.”

Un’altra lacrima solitaria gli scese lungo la guancia. Da quando si era svegliato non aveva fatto altro che piangere eppure non gli dava troppo fastidio. Tutti si erano preoccupati per lui e lui che pensava di essere sempre stato da solo si dovette ricredere. Aveva delle persone che gli volevano bene e questo era più che sufficiente.
 
 

Passò la mattina del secondo giorno a girovagare per il reparto. Gli infermieri gli avevano detto che doveva portarsi sempre appresso la flebo perché i liquidi non erano ancora ben bilanciati nel sangue quindi era costretto a camminare con un piccolo piedistallo di metallo accanto a lui. Dara gli aveva portato delle pantofole gialle fluorescenti con la faccia di Spongebob e questo probabilmente faceva sorgere a tutti il dubbio che si trovasse nel reparto giusto. Aveva deciso che l’ospedale gli faceva schifo. Dalle finestre non faceva altro che penetrare una luce grigia che dava a tutto delle fattezze inconsistenti. Una cosa che gli era subito saltato all’occhio era che lì il tempo passava senza nemmeno potersene rendere conto. Non cambiava nulla a parte gli infermieri. Fu proprio mentre girovagava con curiosità per i corridoi tutti uguali che incontrò Dongwook. Lui era già fermo a guardarlo da qualche metro di distanza e Seunghyun non servì nemmeno avvicinarsi per capire che fosse lui. Si guardarono per qualche minuto buono e nessuno dei due abbassò lo sguardo. Anche se non si stavano dicendo nulla a Seunghyun parve che Se7en gli stesse parlando. Non era sicuro di quello che volesse dirgli però aveva un’aria piena di dispiacere. Per questo fu strano quando lo sentì dire “ciao”.
Non seppe quanto tempo trascorse prima che gli rispondesse. Forse un po’ troppo perché Dongwook parve vacillare, in ogni caso, non lo vide muoversi di un passo. Che aspettasse il suo consenso?

-Che ne dici se andiamo sul tetto? E’ da giorni che non prendo un po’ d’aria.- disse indicando l’ascensore poco distante da loro. L’altro ragazzo annuì lentamente e in silenzio presero l’ascensore. Non era un silenzio pesante e nemmeno fastidioso. Seunghyun si era dimenticato la sensazione della vicinanza di Dongwook. Era così che prima stava bene.
L’ascensore si aprì in un breve corridoio in cui la temperatura era decisamente minore rispetto a quella che c’era negli altri piani. Fortunatamente Seunghyun si era portato la coperta che usava per dormire quindi gli fu più facile resistere al freddo di fine gennaio. Alla fine del corridoio trovarono una piccola porticina bianca come il latte e non appena il rapper la aprì si trovò all’aria aperta. La vista da lassù non era bella, anzi, dava sul retro dell’ospedale in cui erano ammassati ampi sacchetti della spazzatura e un paio di ambulanze. La città costituiva solo lo sfondo di quel panorama.

-Come stai?- fu Dongwook a rompere il silenzio per primo. Seunghyun prese una boccata di aria fresca e gli parve che i polmoni bruciassero come se avessero inalato fumo.

-Credo di stare meglio ora.- disse e non mentì. Gli sembrava che tutto quello che aveva passato non avesse fatto altro che chiarirgli le idee su molte cose. Ironico come gli fosse servito essere ad un passo dalla morte per capire.

-Mi fa piacere.- disse quello rivolgendogli un mezzo sorriso che però si spense subito.

-Scusa.-

-Scusa.-
Lo dissero all’unisono e questo non fece altro che creare un leggero imbarazzo tra di loro. Ancora una volta fu Se7en a parlare per primo.

-Mi dispiace per essermene andato così e per averti detto quelle cose. E mi dispiace anche per essere così stronzo da venirti a spiegare le mie ragioni dopo che sei quasi morto.- lo vide prendere un ampio respiro come se potesse mettersi ad urlare da un momento all’altro. Seunghyun decise di starsene semplicemente in silenzio.

-Il fatto è che non sono mai stato bravo a far capire alle persone quello che provo e tu lo sai bene, in fondo da questo punto di vista siamo uguali.- fece un lieve sorriso prima di riprendere a parlare -Non volevo dire che non sei stato nulla per me perché in realtà sei stato tutto. Solo dopo un po’ ho capito che tu mi piacevi parecchio e quello che facevamo insieme mi bastava perché tu sembravi gravitare solo intorno a me. Poi però è arrivato Jiyong, io ho capito che non ero più il centro del mondo per te e la cosa più naturale per me è stata quella di andare via da te perché mi faceva troppo male vederti con qualcun altro.-
Seunghyun si ritrovò la bocca secca. Mai si sarebbe aspettato una cosa del genere. Forse avrebbe dovuto visto che loro due qualche volta facevano sesso e vivevano insieme. Non si stupì però di non esserci arrivato. Lui era sempre stato un tipo da farsi passare sopra le cose senza darci troppo peso. Era per questo che aveva sempre ammirato Jiyong e le persone come lui, loro hanno abbastanza volontà per invertire la rotta ed evitare di essere sommersi dagli eventi.

-Quindi, ho riflettuto un po’ in questo periodo ed ora sono riuscito a raccogliere i pezzi e venire a trovarti.- fece un mezzo sorriso. -Ti offrirei la mia roba migliore ma credo che all’interno del perimetro dell’ospedale non si possa fumare, però visto che non ho ancora venuto l’appartamento possiamo tornare e fumare lì come ai vecchi tempi.- concluse il suo discorso con una risata nervosa e cercò di accorciare i due metri di distanza che c’erano tra di loro. Seunghyun prese un respiro profondo prima di rispondere.

 -Accetto le tue scuse ma mi scuso a mia volta perché non posso accettarle subito.- ignorò lo sguardo interrogativo che gli lanciò Dongwook -Non posso tornare nel tuo appartamento perché ho bisogno di pensare ad un paio di cose. Da quando te ne sei andato non ho fatto altro che accantonare i mie problemi e lasciarli irrisolti ma credo che ora sia arrivato il momento di affrontarli.- serrò le labbra fino a farle coincidere e buttò fuori l’aria dalle narici.
Vide Dongwook stringere i denti. Sapeva che non erano quelle le parole che voleva sentirsi dire ma non era ancora pronto a riallacciare i rapporti con lui. Se7en aveva rappresentato una parte della sua vita in cui si era perso, con lui non aveva fatto altro che vivere alla giornata ma ora non gli bastava più.

-Va bene. Visto che anche io non mi sono fatto sentire per un po’ credo che questo sia il minimo. Comunque, sappi che le porte sono aperte per te.- Seunghyun annuì. Lo vide prendere un ampio respiro.

-Allora credo che sia meglio che vada ora. In fondo, anche tu tra un po’ verrai dimesso.- si salutarono in modo un po’ troppo distaccato considerando tutte le cose che c’erano state tra di loro. Ma probabilmente era proprio a causa di quelle cose che il rapporto che c’era tra di loro era cambiato.
Quando se ne andò dall’ospedale e riuscì a camminare di nuovo sulle strade della sua città con le sue gambe decise che voleva iniziare qualcosa di nuovo. Si passò la lingua tra le labbra poco prima di accendersi la prima sigaretta dopo giorni. Inspirò a pieni polmoni e sentire di nuovo quel gusto in gola lo fece tossicchiare. Si diresse a passi decisi fino all’appartamento di Daesung, al resto avrebbe pensato dopo.
 


Tutti i buoni propositi che si era fatto si erano rivelati più faticosi del previsto. Non appena si sistemò da Daesung decise di provare ad iscriversi in un’altra scuola superiore. La sua città aveva cinque scuole e di queste solo una aveva accettato la sua richiesta di trasferimento. Avrebbe dovuto fare un piccolo test di ingresso e il preside gli spiegò che sarebbe stato un “sorvegliato speciale” visti i suoi comportamenti precedenti. Per una settimana buona non aveva fatto altro che studiare libri che non aveva mai aperto. Aveva pensato di riuscire a gestire la pressione che quel test gli aveva messo addosso ma si sbagliava. Fu quattro giorni dopo essere uscito dall’ospedale che si ritrovò a girarsi una canna. Era sul terrazzo dell’appartamento, accendino in una mano e il tubicino cilindrico nell’altra. Si girò la canna tra le dita e la osservò quasi sentendo per la prima volta il suo vero peso. La tentazione di fumarla era troppa. Si era ripromesso di evitare le droghe però voleva rilassarsi, voleva stemperare la pressione. Dopo dieci minuti se la accese e ne fumò metà, poi qualcosa dentro di lui si rifiutò di farlo andare avanti. Forse il suo corpo rigettava quella sostanza visto quello che era successo l’ultima volta. La testa si era fatta comunque leggera e il corpo pesante per cui quello che rimaneva lo gettò via semplicemente.
Riuscì a passare il test per un pelo e quella sera Daesung lo portò a bere qualcosa.

-Bene, stasera brindiamo a te che hai passato il tuo test e a me che dalla prossima settimana parto per il tour.- i bicchieri di vino rimasero per un attimo a mezz’aria. L’idol parve notare l’incertezza sul viso di Seunghyun perché si affrettò a rassicurarlo.

-Tranquillo, puoi rimanere nel mio appartamento quanto vuoi. Anzi, se c’è qualcuno che fa prendere aria alla casa è molto meglio.- il rapper aveva sorriso leggermente.

-Per quanto tempo starai via?- chiese guardando il liquido scarlatto dentro al bicchiere.

-Più o meno un mese visto che è il mio primo mini tour.- disse con un ampio sorriso.

-Beh, allora brindiamo.- Seunghyun fece scontrare i bicchieri che entrando in contatto fecero un leggero tintinnio. Prese un sorso di vino poco prima che Daesung cominciasse di nuovo a parlare.

-Senti, Taeyang mi ha detto che ti avevano proposto un’audizione nella nostra compagnia.- il rapper si irrigidì all’istante. Si ricordava ancora bene il giorno in cui si sarebbe dovuto presentare all’incontro. E si ricordava ancora meglio di aver usato il biglietto da visita per sniffare un po’ di cocaina. Il cuore cominciò a battergli forte mentre una strana sensazione si faceva largo in lui. Cos’era? Gli prudeva la punta delle dita. Quella era voglia. Lui voleva della cocaina o eroina, qualsiasi cosa lo avesse aiutato a placare quella sete tremenda. Si guardò le mani aperte sul tavolo e pensò che non sarebbe stato poi così grave se ne avesse presa solo un po’. Il suo filo di pensieri venne interrotto bruscamente dalla mano di Daesung che entrò nel suo campo visivo. Alzò lo sguardo per incontrare la faccia sorridente dell’altro ragazzo. Per un attimo ritornò alla realtà della situazione e cercò di scacciare dalla testa la voglia di droga.

-Se vuoi posso provare a rimediarti un’altra audizione. Non è detto che ti prendano dopo tutto quello che è successo ma tentare non nuoce giusto?- Seunghyun si inumidì le labbra. Aveva paura di fallire, aveva paura di illudersi per poi non ottenere nulla, aveva paura di ricadere nella droga e rovinare tutto un’altra volta. Tuttavia, entrare nel mondo della musica era qualcosa che aveva sempre sognato ma non aveva mai avuto il coraggio per buttarsi. Coraggio che aveva ritrovato quella sera in cui Jiyong gli aveva stretto la mano e lui aveva accettato il biglietto da visita.
Serrò gli occhi e fece un respiro profondo.

-Va bene proviamoci.- questa volta non voleva rovinare tutto. Ne aveva abbastanza di essere sempre un passo indietro rispetto agli altri e di vedere sempre davanti a lui le spalle esili ma forti di Jiyong. Questa volta voleva camminare di fianco a lui.
Daesung sorrise e Seunghyun decise di tentare di sistemare la sua vita una volta per tutte.
 

Cominciò ad andare agli incontri per tossico dipendenti che gli aveva consigliato Minzy. All’inizio pensava che sarebbe stato piuttosto inutile sentire gente che racconta storie strappalacrime e che scoppia a piangere perché la loro vita fa schifo. Invece, conoscere così tanta gente come lui, qualcuno addirittura più giovane di lui gli diede un altro po’ di forza di volontà. Aveva già buttato via tutta l’erba che aveva comprato appena uscito dall’ospedale e appena finita la scuola andava direttamente al centro. A dire la verità, ogni volta che gli veniva voglia andava ad una seduta. Fu lì che conobbe John Lee. Non era molto bravo a farsi degli amici soprattutto se avevano un’età diversa dalla sua ma con John Lee si era sentito subito a suo agio. Aveva più o meno una quindicina di anni più di lui e si trovava in riabilitazione per aver abusato di cocaina più o meno alla stessa età di Seunghyun. Non gli aveva detto i dettagli però gli aveva raccontato che aveva messo la testa a posto ed era diventato un regista. Era stato difficile, certo, e tutt’ora gli sembrava difficile resistere alla tentazione per questo continuava ad andare alle sedute ogni tanto. Seunghyun aveva sentito che c’era speranza anche per lui.
Avevano cominciato ad andare a prendere un caffè insieme dopo le sedute per chiacchierare un po’ del più e del meno. Fu grazie a lui che il rapper scoprì che con un buon caffè e qualche sigaretta riuscivano a tenere a bada la voglia del resto.

-Tu cosa vorresti fare dopo la scuola?- gli aveva chiesto una sera davanti ad una tazza fumante di caffè nero.

-Vorrei entrare nel mondo della musica ma non potrò farlo se non mi prendono in un’agenzia.- spiegò soffiando un po’ sulla bevanda. John gli aveva rivolto un grosso sorriso sulle labbra.

-Davvero? Canti?- a quelle immediate attenzioni Seunghyun si sentì arrossire imbarazzato.

-Facevo il rapper nei locali qualche volta…freestyle, beatbox e cose così.- il sorriso non aveva abbandonato un secondo le labbra dell’uomo di fronte a lui.

-Se è così devi per forza entrare in un’agenzia così potrò sentirti.- alzò lo sguardo su di lui per vedere se quello che gli aveva appena detto era sentito. L’uomo di fronte sorrideva. Seunghyun doveva ancora abituarsi al fatto che qualcuno credesse in lui, che qualcuno volesse sentirlo per davvero. Sollevò la tazza di tè alla mela che aveva davanti a lui e la fece scontrare con quella dell’altro.

-Allora ci proverò.-
 


Nel mese in cui Daesung rimase in tour si trovò a passare lunghe giornate da solo in casa. Non gli dispiaceva rimanere da solo con i suoi pensieri, lo faceva spesso quando stava con Se7en però la maggior parte delle volte era fatto. Essere totalmente sobrio era una sensazione completamente diversa. Tutto sembrava molto più grande di lui tanto che molte volte si chiedeva come riuscisse ad alzarsi ogni mattina dal letto, vestirsi e uscire di casa in mezzo al freddo di Febbraio. Si chiedeva come tutto il mondo riuscisse ad andare avanti in quella routine immortale senza mai stancarsi. Gli sembrava di essere rimasto indietro fino a quel momento, di aver vissuto in una sorta di limbo.
Quando aveva tempo libero ascoltava musica, scoprì moltissimo nuovi artisti e tutti i vinili che gli aveva lasciato Daesung non fece altro che fargli scoprire una parte della musica che aveva ignorato fino a quel momento. Quando non era a scuola e alle sedute studiava. Non aveva mai studiato così tanto in tutta la sua vita e gli sembrò strano cominciare proprio poco prima della fine del suo ultimo anno. Scoprì che alcune cose erano piuttosto interessanti e forse se si fosse impegnato prima avrebbe potuto continuarle più avanti.
Ad essere sinceri, non c’era giorno in cui non pensasse a Jiyong. Nonostante avesse moltissime altre cose su cui concentrarsi non riusciva proprio a tagliare fuori di nuovo Jiyong dalla sua vita. Dall’ultima volta che aveva deciso di lasciarlo entrare sembrava essere diventato come un tatuaggio sotto pelle. Ogni tanto vedeva una pubblicità in cui posava, oppure una sua intervista in uno dei giornali di gossip che qualcuno portava alle sedute.
In tutto quello, fortunatamente, c’era Daesung che lo chiamava tutte le sere. Non importava in che parte del paese fosse o se avesse appena finito un concerto o se dovesse andare ad una cena con il resto della sua band, la sua voce c’era sempre.

-Scusa, cosa stavi dicendo a proposito dell’acido desboclerico?- Seunghyun ridacchiò.

-Acido desossiribonucleico.- l’altro fece un verso di intesa -E’ solo una cosa che ci stanno facendo studiare per gli esami. Credo proprio di non piacere alla chimica.-

-Eh già, non le piacevo neanche io.- concordò Daesung con una piccola risata.

-Come vi sta andando il tour?- chiese bevendo un sorso della sua tisana. Erano più o meno le nove di sera e Seunghyun si trovava comodamente disteso sul letto, una matita dietro all’orecchio e il libro di chimica sulle gambe.

-Bene! I fan sono incredibili e l’ultima data ha già fatto sold out.- la voce dell’altro si fece entusiasta e anche il rapper si ritrovò a sorridere.

-Beh, se va così bene vuol dire che farete presto altre canzoni e interviste e cose del genere?-

-Esatto, hanno già programmato la data del nostro comeback quindi quando torniamo dovremo darci da fare ma vedere tutte queste persone qui per noi è una motivazione più che sufficiente.- Seunghyun prese un altro sorso.

-Quindi tra un po’ tornerete?-

-Si, tra tre o quattro giorni mi avrai di nuovo lì.- fece una risata -Spero che tu non abbia organizzato troppe feste.-

-Sai come va, acido desossiribonucleico ha portato anche il suo amico acido ribonucleico che a sua volta ha portato adenina e guanina, tipe proprio sexy.- Daesung cominciò a dirgli di smetterla tra una risata e l’altra e Seunghyun chiuse il libro di chimica. Per quella sera era abbastanza.

-A proposito!- proruppe l’idol all’improvviso -Ho delle notizie, vuoi prima quella buona o quella cattiva?- il rapper ci pensò un po’ su.

-Quella cattiva.- finì la tisana in un lungo sorso.

-Allora, prima di tutto siediti perché non vorrei chiudere la chiamata per chiamare il pronto soccorso.-

-Sono seduto.- il rapper cercò di non chiedersi cosa stava per dirgli ma la curiosità era troppa. Daesung stette per un po’ in silenzio.

-Taeyang mi ha detto che Jiyong va a lavorare a Parigi.- Seunghyun sentì le labbra spalancarsi e un ronzio occupargli le orecchie. Fu un po’ come sentire un cerotto che gli strappa la pelle.

-Per quanto?- si sentì boccheggiare con un filo di voce.

-Il contratto per ora è di tre anni.- quello fu un altro strappo. Come sempre Jiyong stava andando avanti. Che lo avesse già dimenticato? Era lui quello che rimaneva sempre indietro, in fondo. Daesung non gli diede il tempo di assimilare quella informazione perché continuò.

-Però ho anche una buona notizia: ti hanno concesso un altro provino per entrare nella nostra agenzia. Hanno detto che dovranno rivedere il tipo di contratto da farti ma se sarai abbastanza bravo sorvoleranno su tutto il tuo passato.-
La gola di Seunghyun era completamente secca ora. Sentimenti contrastanti lo agitavano. Da una parte era decisamente triste per il fatto che Jiyong sarebbe stato a chilometri di distanza da lui e quello significava nessuna speranza di rincontrarlo per caso né tanto meno parlarci. Dall’altra parte era euforico perché avrebbe potuto ricominciare. E quella volta per davvero perché training significava rimanere fuori dal mondo per anni, lontano da droghe e alcol per dedicarsi solo a sé stessi, al ballo al canto e alla disciplina più assoluta. Quella era decisamente la sua occasione per cambiare strada una volta per tutte.

-Ci sei?- Seunghyun annuì a se stesso perché Daesung non poteva vederlo. Questa volta ce l’avrebbe fatta.

-Allora avrò bisogno del tuo aiuto.- riuscì a percepire il sorriso dell’altro ragazzo dall’altra parte della cornetta.

-Generale Kang Daesung ponto per il suo addestramento.-
 
 

L’unica cosa che non aveva calcolato fu che Daesung avesse potuto essere davvero un generale. Dietro a quel caldo e comprensivo sorriso se ne nascondeva uno diabolico. Lo costrinse ad imparare a ballare, cosa che lui non aveva mai minimamente calcolato. E quando gli aveva detto che lui era un rapper, cazzo, Daesung aveva fermato “Umbrella” di Rihanna e gli aveva detto “se sai cos’è l’acido desossiribonucleico devi sapere anche ballare”. Per cui Seunghyun aveva capito che non avrebbe potuto fare altro che imparare. Aveva passato intere giornate a muovere i fianchi e quando non lo faceva studiava perché il destino aveva voluto che gli esami finali fossero proprio nella stessa settimana del colloquio con l’agenzia. Il tutto con l’aggiunta degli impegni di Daesung e il fatto che tornava a casa a mezzanotte la maggior parte delle volte per cui lui doveva allenarsi di notte.
Sette giorni prima della settimana più importante della sua vita viveva di caffè alternato a tisane senza limone e sigarette dal gusto pessimo. Senza contare che ormai aveva imparato a memoria la discografia di Rihanna, Beyoncè e Lady Gaga. La cosa positiva è che era così tanto occupato a sudare che non aveva nemmeno più il tempo di pensare alla droga. Era pulito da quasi tre mesi e le uniche cose vagamente eccessive che prendeva erano i cioccolatini al liquore che gli portava qualche volta Seungri.
Lui che era sempre stato abituato a vivere mezzo fatto o mezzo ubriaco, stava sperimentando per la prima volta dopo che i suoi si erano separati cosa voleva dire essere puliti. Era così che si era sentito anche Jiyong? Forse, finalmente erano uguali.
Passare gli esami non fu poi così difficile. Gli era bastato sedersi ad un banco, stappare una penna e svuotarsi di tutto quello che aveva dentro. Alla fine di otto ore divise in tre giorni aveva trovato la sua testa sempre più vuota e i fogli sempre più pieni. Fu molto più semplice quello che presentarsi il quarto giorni nell’agenzia di Daesung. Era un edificio imponente e biancastro, sembrava venuto dal futuro. Alle pareti numerose finestre facevano risplendere il pallido sole di quel giorno. Per tutto il tragitto in macchina era stato con la faccia fuori dal finestrino eppure aveva continuato a sudare freddo. Era stato Daesung ad accompagnarlo e dovette ringraziarlo mentalmente una cinquantina di volte perché se fosse stato da solo sarebbe scappato senza pensarci due volte. Anche Seungri aveva insistito per accompagnarlo ma non aveva fatto altro che aumentare la sua tensione visto che non aveva smesso un secondo di parlare di festini illegali a cui era stato come dj. Seunghyun aveva fumato solo quella mattina un intero pacchetto di sigarette e poco prima di entrare ne aveva fumate altre tre. Era stato Daesung ad aprire la porta d’entrata perché le sue mani non avevano nemmeno presa sulla maniglia in acciaio da quanto erano sudate.

-E se non passo?- disse a Daesung facendo scorrere la lingua tra le labbra.

-Vedrai che ti prenderanno.- aveva risposto Seungri dando una scrollata al suo Instagram

-Ma se non passo?- continuò passandosi una mano tra i capelli poco prima che Daesung premesse il pulsante numero tre dell’ascensore. Entrarono tutti e tre e il rapper cominciò a sentirsi soffocare. Il dopobarba di Seungri era insopportabile.

-Proverai da un’altra parte. Ci sono molte agenzie.- provò a rassicurarlo l’idol.

-E se non passo neanche lì?- Daesung lo prese per le spalle e lo costrinse a guardarlo.

-Hyung. Ti risparmio il discorso da film drammatico in cui ti faccio notare che non ti droghi né frequenti brutta gente da mesi, a parte Seungri ovviamente,- il più piccolo fece un “ehi” offeso a quello -quindi dovresti già sapere di aver raggiunto il tuo traguardo. Ti dirò solo una cosa.- le porte metalliche si aprirono e si ritrovarono in un corridoio alla cui estremità c’era una porta chiusa.

-Cosa?- chiese Seunghyun mentre camminava verso quella porta. Daesung si fermò poco prima.

-Prima fai un respiro profondo.- Seunghyun obbedì e si voltò verso gli altri due in attesa delle parole che avrebbero dovuto rassicurarlo definitivamente.

-E poi?- chiese a quel punto e nemmeno si accorse della porta che si apriva alle sue spalle. Fu Seungri a rispondere al posto di Daesung.

-Muovi i fianchi, hyung.- non ebbe nemmeno il tempo di sentire la disillusione impadronirsi di lui che si ritrovò nella stanza in cui avrebbe dovuto mostrare quello che sapeva fare.
Furono venti minuti intensi e se qualcuno gli avesse chiesto cosa aveva fatto lui non avrebbe saputo rispondere perché era come se l’emozione fosse stata così forte che la sua mente aveva deciso di eliminare tutto.

Alla fine, però, lo presero come trainee.










Angolo dell'autriciah:
Ciao a tutti!
E con un po' di ritardo sono ritornata, yayy.
Dunque, questo è più o meno ufficialmente l'ultimo capitolo nel senso che il prossimo che pubblicherò sarà l'Epilogo. Forse qualcuno si aspettava qualcosa di diverso ma in fin dei conti sia Gd che Top hanno trovato la loro strada e a quanto sono due percorsi distinti :/
In ogni caso, non vi abbatete perché non è ancora finita!
Come sempre ringrazio tutti voi lettori!
Al prossimo e ultimo capitolo,
Road_sama

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Capitolo 11
*** Epilogo ***




Epilogo
 



Jiyong prese un lungo respiro mentre si guardava intorno. Non si prese nemmeno la briga di alzarsi gli occhiali da sole sulla testa e uscì dall’aeroporto. Era sera ed erano le ultime giornate d’autunno quindi si sistemò meglio il cappello nero sulla testa. Le macchine sfilavano numerose sulla strada davanti agli Arrivi e molti erano i taxi fermi lì davanti. Una strana eccitazione gli ribolliva nelle vene e fece molta fatica ad accendersi la sigaretta che stringeva tra le dita. La mano quasi gli tremava. Ispirò con cura come se in quella parte del mondo le sigarette avessero un altro sapore e gli parve che fosse davvero diverso, che fosse più buono ma probabilmente era solo suggestione.

-Finiscila in macchina, non vedo l’ora di tornare a casa e dormire per tre giorni di fila.- Minzy lo spinse delicatamente da dietro e lo costrinse ad attraversare le strisce pedonali. Dall’altra parte della strada li attendeva un Suv nero. Lui si ritrovò a sbuffare ma fu praticamente gettato nell’auto quindi non ebbe tempo di protestare.

L’autista mise in moto e la macchina cominciò a sfrecciare per strade familiari. Non voleva sembrare melodrammatico però gli sembrava che tutto fosse esattamente come l’aveva lasciato. Le luci della sua città illuminavano le strade in un modo diverso, i cartelli stradali nella sua lingua madre, macchine con targhe familiari e poi il centro città. Palazzi che aveva visto per anni, strade che aveva percorso, uffici in cui lo avevano chiamato a fare servizi fotografici quando ancora era alle prime armi. Una stretta gli attanagliò il cuore perché ogni angolo di quel posto faceva traspirare qualche ricordo felice o doloroso che fosse. Finì di fumare la sigaretta e la gettò dal finestrino che aveva tenuto leggermente aperto. Sorrise mentre si faceva riportare indietro negli anni. Minzy non disse nulla, probabilmente anche lei si sentiva allo stesso modo.
La macchina si fermò all’improvviso, non si era nemmeno reso conto di essere arrivato davanti a casa sua. L’autista smontò per aiutarlo a portare i bagagli. Lui scese dalla macchina e rimase per un po’ con gli occhi piantati sul condominio, il suo condominio. Lo guardò con la bocca semi aperta e percorse la sua forma nella sua interezza come se dovesse ripartire da un momento all’altro e lasciarla di nuovo indietro. Guardò i mattoni che ora sembravano di un rosso più acceso rispetto a quando se ne era andato, poi guardò la scala antincendio sul lato destro e infine osservò ogni singola finestra fino a che individuò quella del suo soggiorno. Si passò la lingua tra le labbra mentre le sue dita incontravano le chiavi di metallo che aveva in tasca. Aprì il portone con il solito scatto rumoroso che faceva sempre e tenne aperta la porta per fare entrare anche l’altro uomo. Guardò la porta chiudersi alle sue spalle e fissò intensamente un punto particolare nel vetro, ma era passato così tanto tempo e quel vetro era stato lavato così tante volte che era normale non avesse nemmeno un alone. Il pianerottolo sapeva di pulito ed era poco illuminato come al solito. Da quando se n’era andato avevano messo un ascensore, fece salire l’autista con le valigie ma lui decise di fare le scale. Appoggiò la mano sul corrimano e lasciò che il palmo si adattasse al ferro freddo. Salì i piani di scale fino a che giunse all’appartamento numero otto. L’autista lasciò le valigie lì davanti e lo salutò con un cenno della mano mentre riprendeva l’ascensore. Jiyong lo sentì a malapena. Infilò la seconda chiave nella toppa e aprì la porta del suo appartamento. Prima di accendere la luce spinse le valigie dove un tempo lasciava il borsone che usava per i servizi fotografici. Si chiuse la porta alle spalle e nel buio della casa cercò gli interruttori. Non appena le luci illuminarono il soggiorno si ritrovò a sorridere. Il divano bianco, il televisore, il tavolino con la lampada accanto alla finestra e poi i suoi quadri, belli e imponenti proprio come se li ricordava. La sua libreria, la cucina non troppo grande e la camera da letto con il letto completamente in ordine.
Fece un lungo sospiro prima di gettarsi a peso morto sul suo letto.

-Finalmente sono a casa.-
 


I giorni che seguirono li spese a riallacciare i rapporti. Incontrò tutti i suoi amici che non vedeva da moltissimo tempo e ritornò in tutti i locali in cui aveva passato dei bei momenti. I primi che incontrò furono Lee Soo-hyuk e CL che erano sempre impegnati con il lavoro per cui si potevano vedere solo raramente.

-Jiyong, ti trovo bene!- aveva detto la ragazza attirandolo in un abbraccio.

-Non è che mi firmi l’ultimo cappello della Peaceminusone?- aveva aggiunto il ragazzo con un sorriso ammiccante. Andarono a cena e bevvero qualche bicchiere di vino e rise come non aveva fatto da tempo.
Poi fu il turno di Teddy e Kush. Loro due lo invitarono ad un loro evento: musica assordante, gente ammassata in un posto troppo piccolo e fiumi di alcol. Con loro parlò poco ma fu abbastanza, considerando quanto erano ubriachi e quante ragazze gli giravano attorno. Ragazze che non potevano che rifiutare visto che si erano entrambi sposati e avevano figli. Teddy si era trovato una ex spogliarellista mentre Kush una cameriera, sembravano entrambi felici e questo a Jiyong non faceva altro che piacere.
Incontrò tutti i modelli con cui aveva lavorato e lo staff che lo aveva aiutato. Rivide anche Gee Eun che era rimasto a gestire la sede principale di Peaceminusone nella loro città natale.

-Visto che sei qui che ne dici di fare un servizio per i nuovi prodotti?- gli aveva chiesto stringendo tra le mani un gin tonic. Erano in un locale che aveva inaugurato da poco ma che faceva dei drink fantastici. Jiyong aveva annuito.

-Va bene, ma almeno per un po’ ho voglia di staccare.- Gee Eun sbuffò.

-Ci sarebbero delle persone che ti vogliono conoscere, che ne dici di domani?- questa volta fu Jiyong a sbuffare.

-Lasciami respirare!- sorrise scherzoso -Domani mi vedo con Yougbae e per almeno una settimana non ci sono per nessuno.- il ragazzo davanti a lui aveva alzato a mezz’aria il bicchiere.

-E va bene, super star.- il modello ridacchiò.

Alla fine incontrò Yougbae. Loro due si erano incontrati già qualche volta nel corso di quei cinque anni in cui era stato in Europa. L’idol aveva fatto carriera ed era diventato così famoso da riempire gli stadi perfino in Europa, era stato in quelle occasioni che si erano visti.

-Quindi con Min Hyorin come va?- chiese Jiyong sorseggiando un po’ del suo Malibù. Yougbae arrossì violentemente e abbassò lo sguardo.

-Bene…però lei è sempre in viaggio per Parigi…- mormorò. Il modello sorrise. Tre anni prima a Parigi aveva incontrato questa ragazza con cui aveva subito legato, erano diventati amici e uscivano sempre insieme. Poi era arrivato Yougbae, lui gliel’aveva presentata ed improvvisamente avevano cominciato a vedersi. Jiyong non aveva mai visto l’amico fare così sul serio con qualcuno quindi era decisamente felice per lui. Il loro problema è che entrambi erano molto occupati con i loro lavori ma se avessero avuto l’occasione di stare un po’ più vicini sarebbe stato l’ideale per tutti e due.

-Le ho detto che se vuole posso parlare con Chanel e farla trasferire qui, al mio posto.- disse distrattamente. Taeyang alzò di nuovo lo sguardo.

-Me l’ha detto. Però prima vuole essere sicura che tu non voglia tornare qui definitivamente.- Jiyong fece ciondolare la testa di lato mentre guardava fuori dalla finestra. Già, lui non sapeva davvero cosa fare. Quei cinque anni in Europa erano stati un’esperienza molto positiva per lui: viaggi continui, nuovi marchi per posare e Parigi dove aveva vissuto la maggior parte del tempo. Parigi era una città magica che gli aveva fatto sognare la vita bohemien dell’ottocento e che gli regalava emozioni forti. Emozioni che però non potevano essere paragonate alla città in cui tutto aveva avuto inizio: la sua carriera da modello, Peaceminusone, la decisione di partire e la parte più importante della sua vita.

Si sarebbe preso un po’ di tempo per fermarsi e riflettere. Non lo faceva da molto tempo e tornare nel suo vecchio mondo lo avrebbe aiutato decisamente. Vedere i suoi vecchi amici, le persone che lo avevano da sempre sostenuto e poi riposarsi e distendere i nervi. Era proprio questo che gli serviva: fermarsi.

-Ci penserò.- disse prendendo un altro sorso dal suo drink. Youngabe gli mollò un’amichevole pacca sulla spalla.
 


Il giorno dopo lo trascorse in casa a fare nulla in particolare. Aveva ascoltato un po’ di musica e riletto un paio di libri della sua libreria. Guardò il suo profilo Instagram e caricò qualche foto. Gli arrivò tra i consigliati la pubblicità di una mostra di Mark Grotjahn che ci sarebbe stata nella sua città per due settimane. I quadri venivano direttamente dall’America per cui era un’occasione che era obbligato a cogliere. Decise che ci sarebbe andato il giorno dopo.
La giornata volò via con una velocità disarmante. Non si era mai reso conto di quanto veloce potesse andare il tempo nonostante non avesse nulla da fare. Solo verso sera si distese a letto e accese la televisione nuova che aveva messo in camera. Cominciò a fare zapping tra i canali distrattamente, era da molto che non aveva il tempo per guardare la tv. Si interruppe di fronte al live di uno show televisivo. Era una replica perché la data che riportava in alto a destra era di qualche mese fa. Si trattava della finale un qualche talent in cui avevano invitato dei cantanti già affermati per fare ascolti. Il presentatore annunciò un ragazzo che aveva appena fatto il comeback dopo un anno passato a girare un film. Jiyong nemmeno sapeva perché dovessero fare tutto quel chiasso per un cantante che recitava. Lo presentò come T.O.P. e lui non riuscì a fare a meno di pensare che quel tipo fosse piuttosto arrogante. Stava per cambiare di nuovo canale quando le luci del palcoscenico si abbassarono e una chitarra classica cominciò a suonare. Il ritmo era lento e simile a quello delle ballad.

“La mia mente sa che ci sono le stelle cadenti”

Una voce fin troppo conosciuta lo scosse da capo a piedi.

“Tutto è faticoso e angoscioso”

Il cuore cominciò a battere a mille mentre si ritrovò a sedersi di scatto sul letto.

“In questa notte buia ho pensato ‘chi sono io?’”

Le luci nel televisore si fecero blu e lasciarono intravedere il profilo di un ragazzo che non vedeva da anni ma che era rimasto lo stesso di sempre.

“Il lampione silenzioso della strada sta brillando e il mio cuore sa”

Una serie infinita di domande si stavano susseguendo nella mente di Jiyong ma nessun pensiero era chiaro. La voce di Seunghyun cominciò ad entrargli dentro proprio come aveva fatto la prima volta.

“che è lì che ho visto la tua immagine”

Il cuore gli faceva male perché quella era una canzone d’amore e sembrava che fosse indirizzata proprio a lui. Forse, Jiyong era decisamente troppo agitato per capire se quelle parole erano rivolte a lui eppure sapeva che quello era diverso dal rap che era stato abituato a sentire e non appena le luci si alzarono si ritrovò a fissare la figura di un uomo diverso da quello che conosceva. Più forte, più intimidatorio e carismatico. Jiyong si ritrovò a deglutire e non riuscì ad elaborare quello che stava vedendo. A tentoni prese il cellulare tra le mani e digitò il suo nome nella barra di ricerca di google. Era stato lontano per cinque anni e nessuno dei suoi amici gli aveva mai detto che Seunghyun era diventato un idol sotto la stessa compagnia di Taeyang come artista indipendente. Nessuno gli aveva mai detto nulla e lui non aveva cercato nulla. Gli ci erano voluti anni per riuscire a recuperare se stesso dopo quello che era successo con Seunghyun e aveva semplicemente deciso di non pensarci e tenersi impegnato. Eppure adesso eccoli lì, tra le coperte del suo letto a guardare l’uomo che aveva incasinato le loro vite ed ora il suo cuore stava battendo in modo incontrollato proprio per lui. Proprio come se non fossero passati anni.
Quel sentimento era ancora lì come una fiamma immortale.
 
 

Quella notte non dormì e decise che la cosa ideale era passare la mattinata nel museo di Mark Grotjahn. L’arte lo avrebbe aiutato a rilassarsi, a dirsi che sarebbe andato tutto bene e ad autoconvincersi che il fatto di aver visto Seunghyun in televisione non cambiasse proprio nulla ai suoi piani. Si sistemò gli occhiali da sole sopra alla testa poco dopo essersi dato una sistemata ai capelli appena tinti di verde fluo. Pagò il biglietto all’entrata e lasciò il giubbotto nel guardaroba rimanendo con il suo maglione a righe nere e verdi acqua, bretelle con stampe a pantera che sostenevano dei jeans vintage. Gli faceva ancora strano sentire tutte quelle persone che gli parlavano con la sua lingua madre e lui doveva ancora riabituarsi a parlare. Prese il piccolo opuscolo che spiegava la disposizione dei quadri e diede una veloce letta alla biografia dell’autore. Si lasciò l’entrata del museo alle spalle e non appena si fece controllare il biglietto, ebbe accesso alla prima sala. Avevano deciso di arredare in modo molto semplice: le pareti erano completamente bianche e il parquet era di un marroncino chiaro messo completamente a lucido. Jiyong apprezzò quell’atmosfera calda e accogliente e lentamente camminò tra i dipinti. Osservò attentamente ogni dettaglio degli Untitled, a partire da quelli in cui le pennellate erano numerose e così tanto spesse da far sporgere la pittura, fino a quelli con gli sfondi bianchi e fasci di righe colorate nel centro della tela. Davanti ad ogni quadro stette molto più tempo del previsto ma del resto, c’era stato un periodo in cui Grotjahn era il suo autore preferito e l’unico modo che aveva di vedere i suoi quadri era sui libri. Uno in particolare gli tornò in mente, quello era l’unico che si era portato a Parigi.
La sala che decise di tenere per ultima era quella con i Butterfly Paintings. Ad occupare una sola parete c’era uno dei suoi preferiti e fu proprio davanti a quello che si fermò. Inizialmente non si era nemmeno accorto della persona che stava già guardando il quadro accanto a lui. Di solito non faceva nemmeno troppo caso a quelli che passeggiavano per i musei perché erano solo figure sfocate che oscuravano il vero argomento della stanza: i quadri. Quella volta però c’era qualcosa che stonava. Forse era la giacca di un rosso acceso abbinato a dei corti capelli rosa o forse era il fatto che era così alto da impedirgli di vedere bene il quadro. Non sapeva cosa di preciso l’aveva infastidito, sapeva solo che la sua attenzione slittò completamente dal quadro all’uomo davanti a lui. Più lo guardava e più qualcosa dentro di lui si muoveva, era come se ci fosse qualcosa di sbagliato nel fatto che lui gli desse le spalle. Lo squadrò da capo a piedi e non riuscì a fare a meno di pensare che avesse un certo stile: pantaloni neri leggeri fasciavano le gambe magre, le scarpe erano scure ma riuscì a capire con una certa facilità che fossero Louis Vuitton, guardò la giacca rossa che gli ricadeva larga sul busto e infine i capelli rosa acceso. Jiyong pensò che era decisamente quell’accostamento a non piacergli. Storse il naso e pensò di spostare lo sguardo verso un altro quadro ma il ragazzo davanti a lui si voltò per tornare indietro e il tempo parve fermarsi.
Jiyong incontrò un viso terribilmente conosciuto e due occhi scuri e profondi leggermente spalancati come se fossero spaventati. Era curato, stava bene, non aveva quasi nulla di quello che si ricordava. Il fiato gli si mozzò in gola mentre un formicolio strano si localizzava per tutto il suo corpo. Da molto tempo non gli capitava di rimanere senza parole di fronte a qualcuno. E forse, era sempre stato solo Seunghyun a fargli quell’effetto.

-Ciao.- fu lui il primo a parlare dopo essersi schiarito la voce. Jiyong percepì la sua voce dieci secondi dopo che era uscita dalle labbra dell’altro. Si sentì arrossire e non riuscì a fare nulla per impedirlo.

-Ciao.- sussurrò. Voleva distogliere lo sguardo, evitare che l’altro vedesse il suo stato di agitazione ma non ci riusciva. Non riusciva ad impedirsi di guardare quegli occhi, ancora e ancora come se fosse l’ultima volta.

-Quindi…sei tornato?- disse cauto Seunghyun facendo un mezzo passo in avanti. Il cuore di Jiyong prese a battere così forte che pensò che in quel silenzio l’altro ragazzo potesse sentirlo.

-Si, pochi giorni fa.- il silenzio calò di nuovo tra di loro.

-Beh, ti trovo bene.- Seunghyun gli rivolse un mezzo sorriso e il modello davvero voleva riscuotersi e dire qualsiasi cosa perché era da cinque anni che non si vedevano e quella conversazione era così impacciata da farlo sentire uno stupido.

-Tu come stai?- trovò il coraggio di dire dopo lunghi istanti.

-Bene, credo.- di nuovo il silenzio riempì lo spazio tra di loro. Perché Jiyong aveva la sensazione di essere così distante da Seunghyun nonostante fossero a poco più di un metro l’uno dall’altro? All’improvviso sentì addosso la pesantezza di quei cinque anni di distanza.
C’era come una frattura sulla porzione di pavimento tra di loro e non sembrava poter essere aggiustata. Si passò la lingua tra le labbra. Probabilmente era passato troppo tempo.

-Forse è meglio che vada ora.- disse facendo un passo di lato per superarlo ed era convinto che non avrebbe trovato ostacoli. In fondo, ormai lo sapevano bene entrambi che i loro universi erano sempre stati troppo diversi. Ma una mano grande e tiepida si strinse delicatamente attorno al suo avambraccio come se avesse paura di spezzarlo. I loro sguardi si incrociarono di nuovo e Jiyong sentì il cuore fargli male perché dopo tutto quel tempo passato a cercare di dimenticare tutto, in realtà non aveva dimenticato proprio niente.
Si guardarono per interminabili istanti e se Jiyong non fosse stato così focalizzato a ripensare a tutte le cose che erano successe, avrebbe notato sicuramente lo sguardo terribilmente insicuro e vulnerabile di Seunghyun.

-Non voglio che tu te ne vada.- furono parole quasi sussurrate con una voce fin troppo roca. Il modello si sentì scuotere nel profondo, fu come se la testa avesse cominciato a girare e le gambe sembravano essersi fatte molli. Jiyong voleva dire qualcosa, qualsiasi cosa, magari sul fatto che non era una buona idea continuare quella conversazione, magari mostrare ad entrambi quanto disastroso fosse stato il loro rapporto. Eppure c’era qualcosa nel Seunghyun di quel momento che lo faceva vacillare. Era davvero cambiato. Non sembrava essere più il ragazzo che indossa felpe extra large e che spaccia nel ghetto. In quel momento sembrava una persona completamente diversa, quasi sicura, che per la prima volta tra di loro è pronto a prendere l’iniziativa.

-Uhm…ti va di venire a prendere un caffè con me?- gli propose all'improvviso e la gola gli si fece secca ma non riuscì nemmeno per un secondo a distogliere lo sguardo. Sentiva che quei secondi avrebbero determinato il resto della loro vita. Aveva sempre dato per scontato che loro due appartenevano a due mondi diversi, aveva sempre pensato che loro non erano mai stati destinati ad essere insieme. E allora perché gli eventi continuavano a farli incontrare? Strinse le labbra ad una fessura prima di spostare lo sguardo ai capelli tirati indietro di Seunghyun. Avevano una sfumatura di rosa molto accesa, quasi fluorescente eppure non poteva non pensare al fatto che quel colore fosse sempre stato una costante nei loro incontri.

Fece un respiro profondo per cercare di calmare i suoi pensieri.

In fondo, solo Seunghyun era stato lì nei momenti decisivi della sua vita e solo con lui aveva imparato cosa voleva dire veramente lasciarsi andare. Non poteva negare di non aver voluto tutto quanto. E non poteva nemmeno fingere di non volerne ancora.

-Va bene,- disse dopo quello che sembrò un’eternità.

-Ma solo perché questa volta sei tu il ragazzo in rosa maialino.- Seunghyun fece un sorriso storto come se tutto il nervosismo di poco prima stesse scomparendo.

Era così stupido lasciarsi andare ancora una volta a Seunghyun? Jiyong fece un sorriso a sua volta.

Forse erano solo due stupidi che giocano a rincorrersi da tutta una vita.
Si lasciarono alle spalle la stanza con i Butterfly Paintings e cominciarono a camminare, questa volta però le loro mani si sfioravano e loro erano uno accanto all’altro.








Note dell'autriciah:
E finalmente siamo giunti all'ultimo capitolo! 
Finire questa fanfiction è stato un po' triste, perché con lei si chiudono tante cose (basti pensare all'arruolamento di gdragon e taeyang), però come tutte le cose belle ci deve essere una fine.
La canzone che c'è nella storia è quella che ha scritto TOP come colonna sonora di un drama e si chiama "Hi Haruka" e su YouTube si trova tranquillamente.
Volevo ringraziare tutti quelli che hanno letto la fanfiction e che l'hanno inserita tra le seguite/ricordate/preferite che mi hanno spronato a continuare a scriverla (soprattutto perché all'inizio non ero molto convinta di voler pubblicarla). Un ringraziamento particolare va a greenlove che ha recensito molti capitoli facendomi sapere cosa ne pensava e supportando molte "pieghe" che facevo prendere alla storia.
Detto questo, spero che questo finale aperto vi abbia dato un po' di speranza e che la storia abbia rappresentato per voi, come per me e i personaggi della stessa, una sorta di viaggio.
Spero di tornare in futuro con qualche altra storia sia gtop che non,
grazie a tutti
Road_sama

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