Tales from the Sixth Season

di JEANPAGET
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Big Belly not a Burger ***
Capitolo 2: *** The power of true love ***
Capitolo 3: *** Promise ***
Capitolo 4: *** Not just a key ***
Capitolo 5: *** Your math is always right ***
Capitolo 6: *** Your dad, my love ***
Capitolo 7: *** Things we only know ***
Capitolo 8: *** The best thing about me ***
Capitolo 9: *** A very Merry Christmas ***
Capitolo 10: *** Your loving arms (Poetica) ***



Capitolo 1
*** Big Belly not a Burger ***


Ispirato al video – trailer Belly Burger

Inauguro ufficialmente la raccolta scleri 6 a serie. Non garantisco che sclerero’ a ogni episodio. Ma faro’ il possibile. 😊

Cavolo.. cavolo, cavolo, cavolo!!

Siedo stravolta sul water del mio bagno, al loft. Non riesco a crederci. Sono stata male stamattina. E ieri. E’ da qualche giorno che vomito. Penso di aver vomitato i pranzi e le cene di tutta una settimana. Curtis stamattina ha ironizzato che fossi incinta. In fondo la colpa e’ sua. Mi ha offerto una ciambella al lavoro e alla sua sola vista sono corsa in bagno in preda ai conati. Poi ci ho pensato. Ci ho pensato su tutto il giorno. E stasera prima di tornare a casa sono entrata in farmacia e l’ho preso. Ho fatto tutto quel che dovevo. E adesso sono qui, lo stick in mano, il cervello che ripete sempre la stessa domanda.

Come e’ potuto succedere?

E come vuoi che sia successo, Felicity? Succede quando un uomo e una donna fanno l’amore. E tu l’hai fatto.

Era stato bello. Bellissimo. Un attimo prima era sul divano, stanco e stravolto da una settimana dura al municipio e da un paio di nottate ancora piu’ pesanti come Green Arrow. Si era addormentato, a maniche di camicia, il colletto slacciato, i capelli scompigliati. Lo avevo contemplato rapita, come sempre. Nel sonno ha sempre avuto un’espressione cosi’ indifesa, cosi’ diversa dall’espressione decisa che ha sempre sul volto durante il giorno. Quasi vulnerabile. Quasi fragile. Fragile e fortissimo come solo io so che e’. Avevo steso su di lui la leggera copertina che ho sempre sul divano. Mi aveva preso la mano all’improvviso. me l’aveva baciata. Mi aveva attirato contro il suo corpo, forte e saldo. E poi..

Le sue mani hanno fatto cantare il mio corpo. Le sue labbra hanno bevuto dalle mie. Come la prima volta. Come l’ultima volta. E il suo corpo ha cantato con il mio. Ho respirato con lui. Sono andata sulle vette piu’ alte del piacere assieme a lui.

E’ stato naturale. Come l’ondeggiare dei rami alla brezza della primavera. Come il cadere delle foglie in autunno. Come il palpito di un fiore che si schiude al primo sole. Impetuoso. Come il vento che porta il temporale. La tempesta della passione. Come sempre stato fra di noi. Non ho mai provato niente del genere con nessun altro. Solo lui mi fa sentire cosi’. Dopo mi ha tenuto tra le braccia con tenerezza, con amore. Era stato come tornare a casa. E so che non lo e’ stato solo per me. Lo abbiamo fatto piu’ di una volta.

E adesso come faccio? Come faccio a dirtelo, Oliver?

Tu e tuoi mille impegni. Sindaco. Green Arrow. Padre di William. Il mio uomo. Tu che trovi sempre 5 minuti tutte le sere prima di andare a casa da tuo figlio, qualsiasi sia l’ora, per stare un po’ con me. Mi corteggi. Mi porti fuori a cena. Dici che vuoi fare le cose per bene stavolta, come Dio comanda. Come non hai mai fatto. Perche’ mi hai sempre data un po’ per scontata. Al tuo fianco, sempre. Nella lotta al crimine. E anche nel tuo cuore. Un errore che dici di non voler ripetere. Che io sono troppo preziosa per te. Perche’ mi hai gia’ perso una volta e non riusciresti a sopportarlo di nuovo. Che mi vuoi riconquistare piano piano. Per non perdermi mai piu’. Non lo sai che se perdo te perdo anche me stessa? Che lasciarti e’ stato uno sbaglio e che ho gia’ troppi rimpianti per quel che riguarda noi due. Non ne voglio piu’ avere. Te l’ho detto a Lian Yu. E te lo dico tutte le sere quando arrivi, provato dalla giornata al municipio, dallo stress, dalle investigazioni di quell’agente FBI Watson. Dal dover far combaciare la tua vita di giorno con iltuo alter ego mascherato. E prenderti cura di tuo figlio. Te lo dico abbracciandoti, baciandoti, accarezzandoti i capelli. Quando siamo sul divano, abbracciati stretti, e tu chiudi gli occhi con un respiro profondo, il tuo bel viso che si rilassa, i tuoi meravigliosi occhi azzurri coperti dalle palpebre, un lieve sorriso che aleggia sulle tue labbra. Labbra che mi baciano sempre con forza, con passione, con gratitudine. Come io bacio te, mio amore. Non ti lamenti mai con me. Mi racconti cosa ti e’ successo. Mi chiedi la mia opinione, mi chiedi consigli. Condividi. Io faccio lo stesso con te. Ti racconto della mia giornata. Della mia piccola nuova impresa. Condividiamo. Non ci sono piu’ segreti. Ti fidi di me. Mi fido di te. L’unica ombra e’ quel povero ragazzino cosi’ triste e scontroso. Che parla poco. Che si tiene tutto dentro. Che ti somiglia tanto Che non riesce a scordare la morte di sua madre. E tu non sai cosa fare per poter stabilire un contatto, un rapporto con lui. E’ tuo figlio. Mi hai perfino chiesto lumi sui videogiochi che vanno per la maggiore per avere un punto da cui cominciare. E io mi sono documentata e ti ho aggiornato in merito. Mi sono pure divertita. Cosa non faresti per quel bambino. Come per me, del resto. Lo so.

Poi ti alzi e te ne vai, come se non dovessimo piu’ vederci fino alla sera dopo. Mentre ci vediamo quasi tutte le notti al bunker. Ma la’ sei Green Arrow e io sono Overwatch. Ci sono gli altri del team. Siamo noi. E non siamo noi. Solo quando mi sorridi brevemente prima di uscire fuori in missione siamo io e te. E ogni volta non riesco a non pensare che potresti non tornare.

E adesso? Un bambino. Un bambino in arrivo. Non riesco nemmeno io a crederci. Ma le linee blu sul test di gravidanza che ho appena fatto non mentono. Positivo. Mio. E tuo. Nostro figlio. Mi piace il suono di queste parole. E mi terrorizza. Come faccio a dirtelo. Come faccio, adesso che hai con William con te le cose sono cosi complicate?

Sento bussare alla porta. Sei tu. Sono le 10.30 di sera. Sei in anticipo rispetto al solito.

Mi guardo allo specchio. Sono pallida. O e’ la mia canottiera giallo aranciata che contrasto e fa risaltare il mio incarnato? Mi pizzico le guance per darle un po’ di colore. Sei cosi’ attento a tutto quel che mi riguarda che potresti capire qualcosa dalla mia faccia. Sorrido allo specchio, esitante.

I colpi alla porta si fanno piu’ forti. 

“Felicity, apri! Dove sei?”

La sua voce. Quella voce profonda che sa essere carezzevole e dolce con me tanto quanto fredda e sferzante con i suoi avversari. Dalle mille sfumature di tenerezza alle mille sfumature di durezza.

Esco di corsa dal bagno

“Arrivo, un attimo solo!”

Arrivo alla porta e mi accorgo di avere ancora in mano il test. Oh porc… dove lo metto adesso? E’ troppo tardi! Nascondo una mano dietro alla schiena e apro.

Sei sulla porta. Bello. Magnifico. Insopportabilmente affascinante nel tuo abito di sartoria. Mi sorridi, di quel tuo sconvolgente sorriso che continua a farmi sciogliere dopo piu’ di 5 anni che ti conosco. Hai in mano un sacchetto. Big Belly Burger.

“Hey”

“Hey, ciao. Non ti aspettavo cosi’ presto.”

“Stasera ti ho portato la cena. Non posso restare tanto, ho promesso a William che ci sarei stato prima che andasse a letto.”

Entra. Mi giro in fretta in modo che non veda la mia mano dietro alla schiena.

“Mi dispiace Felicity.”

“Non ti preoccupare. Tuo figlio e’ .. tuo figlio”

Alzi una mano e te la passi tra i capelli con un gesto stanco, rassegnato. Che mi scioglie il cuore ancora di piu’.

“Dammi il sacchetto, Oliver, ci penso io.”

Me lo passi e io sgattaiolo in cucina, butto il test nel primo cassetto che trovo.

Oh oh … non potro’ mangiarne piu’ tanti da adesso in poi.

“Mi dispiace davvero.” Ti sento dire “Soprattutto visto che avevamo deciso di andare insieme al fast food, come una volta. Ricordi?”

Davvero? Sono talmente stravolta che se avessimo deciso di andare su Marte insieme non me lo ricorderei comunque.

“Stai tranquillo Oliver. Non e’ un problema” rispondo, tirando fuori i panini e le bibite dal sacchetto. Non saranno piu’ questi a farmi ingrassare, penso

Sento le tue braccia attorno a me, mi hai preso alla sprovvista da dietro. Metti la testa sulla mia spalla e sussurri al mio orecchio

“Tutto bene tesoro? Mi sembri strana”

Lo sapevo. Lo sapevo. Abbozzo.

“Si, certo, tutto bene.”

Mi giri tra le braccia e mi guardi intensamente. Non so come ma riesco a sostenere il tuo sguardo e ti sorrido. Sorridi di nuovo e mi stringi a te

“Ti amo, Felicity Smoak”

“E io amo te, Oliver Queen”, sussurro nella tua camicia, afferrandoti il bavero della giacca con le mani.

No. Non stasera. Stasera non ti diro’ niente. Domani. Forse. La prossima settimana. Meglio. Stasera stai con me. E dopo il Belly Burger, normale per me e triplo strato per te,  ce ne staremo come al solito sul divano anche se solo per un po’.  Mi accoccolero’ accanto a te, i piedi nudi, le gambe ripiegate sotto di me. Mettero’ la testa sul tuo petto, tu mi abbraccerai, io ascoltero’ il battito del tuo cuore, il tuo mento sui miei capelli. Chiudero’ gli occhi e immaginero’. Immaginero’ un bambino biondo con gli occhi azzurri ridere nel sole. Bello e forte. Come suo padre.

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E attenta Felicity che una di queste sere Oliver trovera’ il test nel cassetto, prendendo il cavatappi per aprire una bottiglia di vino che tu non potrai bere e poi…. Secondo voi lui come la prenderebbe?

Sclero pre-serie. Spero vi sia piaciuto.

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Capitolo 2
*** The power of true love ***


Ispirato a quel che ha detto Wendy Miracle sul crossover che sara’ incentrato su Oliver e su un personaggio che gli fara’ capire cosa significa il vero amore. E dalle straordinarie foto Olicity che ormai conosciamo in tutti i dettagli possibili e immaginabili.

Lo vedo. Torreggia su di me. Non riesco a muovermi. Mi ha colpito con una freccia anestetizzante. E sono paralizzato. A terra. In questo buco dove mi ha rinchiuso. Una freccia uguale alle mie.  Mi guarda. Ha lo sguardo penetrante, da sopra la maschera di metallo che gli ricopre la parte inferiore del volto.  Ha tolto il cappuccio e mi fissa. Due occhi che conosco bene. Azzurri. Freddi come l’acciaio. Uguali ai miei. Hanno la stessa espressione vuota di quando sono tornato dall’isola. Sono io. E non sono io. E’ l’Arrow di Terra-X. 

“Allora, Arrow di questa Terra, non sei proprio niente di speciale!”

“Green Arrow per te!”

“Verde, bianco, nero… che importanza ha? Sei un debole! Non ci ho messo niente a catturarti e farti prigioniero. Sara’ un gioco da ragazzi conquistare questa Terra.”

“Non ve lo permettero’!”

“Ah davvero? E cosa pensi di fare, mia freccia spezzata? Non riesci neanche a muoverti!”

Dannazione a lui. Non riesco davvero a muovermi. Quasi non riesco a pensare. L’anestetico e’ forte. Troppo forte. Immagini della prigionia con Prometheus mi attraversano la mente. Devo resistere. Devo farcela. Devo spezzare questa catena.

“Si, sara’ davvero facile. Siamo troppo forti per voi. E’ una fortuna per voi, porteremo ordine e disciplina su questo mondo cosi’ lassista e debosciato.”

Stringo i denti. Sto lottando con il torpore che mi avvolge. Penso. A Felicity. William. Diggle. I miei amici. Il mio team. La mia citta’. Questa Terra. Devo reagire. Devo.

Con l’arco, cosi simile al mio, mi alza il mento e mi guarda negli occhi. Si toglie lentamente la maschera con la mano guantata. Siamo uguali. Identici. Due gocce d’acqua. Sorride. Un ghigno malefico.

“Sei proprio uguale a me come aspetto. Potremmo essere gemelli.”

E’ inquietante. Mi sembra di guardarmi allo specchio. Uno specchio nero, oscuro.

“Mi sta venendo un’idea… e se prendessi il tuo posto?”

Rabbrividisco. No. No!

“Si, ti faccio fuori e prendo il tuo posto. Come eroe. Come sindaco. Nella tua famiglia. Nel letto della tua bella. Ce l’hai una donna, no?”

Gli sputo in faccia. E’ l’unica cosa che riesco a fare.  Il pensiero di Felicity nelle sue mani mi sconvolge.

Il suo ghigno diventa sardonico.

“Si che ce l’hai. E ci tieni pure parecchio a quanto pare!” Si allontana di un passo

“Si, e’ davvero una buona idea. E magari non ti uccido neanche. Ti lascio vivo a vedere che prendo il tuo posto e nessuno se ne accorge. All’inizio. Poi le cose cambieranno. E tutti diranno cosa e’ successo al buon Oliver Queen. Faro’ delle cose cosi malvage che tutti mi vorranno morto. E allora salterai fuori di nuovo tu. E pagherai al posto mio!”

“Anche se fosse, non mi faranno niente! Tu pagherai per quel che farai, non io!”

“Ma io saro’ te.. e tu sarai me!”

“Non ci contare, amico!”

Una voce inaspettata. Femminile. Nell’ombra. No, non lei. Prego dentro di me, fa che non sia lei. Lei deve stare lontana, al sicuro. Ma ho riconosciuto subito la sua voce. La voce del mio cuore.

Esce lentamente nel cono di luce. Bella, fiera. Gli occhiali un po’ storti sul naso. Capelli arruffati e scomposti. Ha in una mano una pistola enorme, che trema un po’. Dove diavolo l’avra’ presa? Nell’altra mano una sfera T di Curtis.

“Tu non sei lui! Non sara’ mai lui!” La sua voce e’ sicura. Non trema.

“Serenity.”

Il timbro della voce del Bad Arrow e’ cambiato. Una sola parola. Quasi incredula. Un respiro

“Serenity? Io mi chiamo Felicity!”

“Non sulla mia Terra.”

Il tono cambia di nuovo, ridiventa duro e beffardo.

“E’ lei la tua ragazza?”

Inutile negare. Il mio sguardo ha gia’ risposto.

“Eh si, e’ lei.”

Torna a guardare Felicity.

“Sei davvero carina. Questo rafforza la mia idea. E poi sarebbe un peccato farti fuori, bocconcino!”

“Non chiamarmi bocconcino!”

“Le assomigli proprio, ragazzina!”

“E non chiamarmi ragazzina!”

Sorride. Ma non e’ un sorriso sardonico. E’ malinconico. Quasi triste.

“L’amavi?”Chiede Felicity. Perche’ glielo chiedi? Uno cosi’ amare? Ma poi penso: ero come lui. Non sapevo amare. Lo sta distraendo, forse? Devo stare attento. Alla minima possibilita’.. forse riesco a muovermi. Mi sento meno intorpidito.

“Amare? Uhm che sentimento inutile. Stavamo insieme. Scopavamo bene insieme. Ma lei scopava bene pure con altri.”

“Che le e’ successo?”

“Come mai ti interessa tanto, biondina?”

“Ho il presentimento che chiunque entri a contatto con te prima o poi faccia una brutta fine!”

“Sei intelligente piccola. Hai temperamento, come la tua controparte sulla mia Terra”.

“Adesso capisco come mai ti piace tanto , Green Arrow. Anche se scommetto che ha ben altre qualita’. E’ brava a far sesso, vero?”

“Stai zitto!” La voce di Felicity e’ quasi stridula

Un attimo. Un solo attimo. Sono riuscito a raggiungere le piccole frecce che tengo sul fianco. Un solo attimo di distrazione e ce la posso fare…

“Risparmia le forze, amico. Ne avrai bisogno quando mi vedrai scopare la tua ragazza!” si gira verso Felicity “E ti assicuro che ti piacera’ stare con un vero uomo, dolcezza!”

Agiamo insieme: io quasi miracolosamente riesco a scagliare la piccola freccia verso di lui mentre Felicity scaglia la sfera-T che esplode in una nuvola di fumo denso. Non vedo nulla. Sento lui e lei che tossiscono. Mi lacrimano gli occhi, il fumo acre ci avvolge. Poi il fumo si dirada. Felicity e’ a terra, un braccio sul volto. Bad Arrow si e’ allontanato verso una via di fuga, nonostante la mia freccia si sia conficcata nella sua gamba. Sta scappando. Tento di mettermi in piedi ma ricado a terra su un ginocchio. Non ce la faccio.

“Tienti pure stretta quella debole freccia verde! Potrei sempre tornare a prenderti. Sei davvero interessante piccioncino. Potresti pure piacermi sul serio.”

“Nei tuoi sogni, Bad Arrow!”

“Bad Arrow, eh? Mi piace, zuccherino.”

“Mi chiamo Felicity, quante volte te lo devo dire?”

“Una volta in piu’, bellezza. Dobbiamo salutarci. Ma credo che vedremo presto!” E sparisce, senza che io possa fare nulla per fermarlo.

Felicity si alza e mi viene vicino. Mi abbraccia, mi accarezza la faccia.

“Stai bene, amore?” il primo pensiero sempre per me, anche se e’ sporca e ammaccata. Come allora con il conte Vertigo. Come sempre.

“Sto bene, Felicity. Sto bene. Tu piuttosto?”

“Tutto a posto, non sono ferita” Mi aiuta ad alzarmi. Cosi’ minuscola rispetto a me. E cosi’ forte. Bella, forte e coraggiosa.

“Sposami Felicity” le parole mi escono spontaneamente dalla bocca

“Eeeh? “

“Sposami.”

“Ti pare questo il momento di chiedermelo?”

“Non c’e’ momento migliore di questo. L’isola. William. E tutto il resto. Ma adesso basta. Non voglio piu’ perdere tempo. Sposami Felicity. Sposami. Tu sei la cosa piu’ bella che mi e’ successa nella vita. Abbiamo gia’ fatto abbastanza sbagli stando lontani.” 

“Non significa che non ne faremo ancora.”

“Esatto. Ma li faremo insieme.”

Mi guardi attenta.

“Hai detto che il nostro amore ti dava scopo. Che tiravo fuori la parte migliore di te stessa.”

“Hai detto che ho cambiato tutto nella tua vita. Che volevi una chance di essere il mio per sempre”

“E’ vero.”

“E’ vero.”

“E’ ancora vero” sorrido

“E’ ancora vero.” sorridi

“Felicity, vuoi sbagliare insieme a me per tutta la vita? Mi conosci meglio di chiunque altro al mondo. Sai tutto di me, anche le parti peggiori di me. Sai che non avremo una vita tranquilla. Che ho un figlio. So che non posso importi niente. Lui ha un ruolo importante nella mia vita. Ma anche tu sei importante. Tu sei la mia luce. Il mio amore. La mia famiglia. Ieri. Oggi. Sempre. “

“Lo so. E ti amo anch’io. Vieni, andiamo via da qui”

Usciamo insieme da quel bunker. C’e’ il sole, fuori. L’aria fresca sui nostri visi. Tutto attorno e’ distruzione. Ma ci siamo salvati. Questo pianeta e’ salvo. Vediamo in lontananza la nave delle Leggende e Supergirl volare sopra di noi. Li salutiamo con le mani. Io sorreggo te. Tu sorreggi me. Ci sosteniamo a vicenda.

“Si, Oliver.”

Ti guardo. Sorridi e ripeti.

“Si, facciamolo. Sposiamoci” Ti stringo forte tra le braccia. Sono a casa. Finalmente.

La cerimonia e’ stata breve, intima. Io e te. Barry e Iris. Sposi e testimoni gli uni degli altri. E John che ci ha uniti. Lui che ha sempre saputo. Lui che ha sempre capito quel che provavo per te. Anche prima di me. Non ci ha detto tante parole. Ci ha solo detto che l’amore e’ prezioso. Che la vita e’ preziosa. E nessuno dei due va sprecato.

“Abbiamo visto con quel che e’ successo come la vita possa essere fragile. Come il tempo possa fuggire in fretta. Avete trovato l’amore, quello vero. Tenetevelo stretto. Potrete morire anche domani. Ma fino a domani sarete insieme. Vivete ogni istante. Come se fosse l’ultimo. Vivete ogni istante. Come se la vita fosse eterna. Vivete e amate. Insieme.”

Poi John ha guardato me e Barry con aria sorniona

“Potete baciare le spose.”

Ho preso tra le mani il tuo amato volto, come durante il nostro primo bacio. E ti ho baciata, con tutto il mio cuore, con tutto quello che sento per te. Nel sole. Nella luce. In quella luce in cui tu mi hai riportato, amore mio. Sento che ti stringi a me, le tue labbra schiudersi, la tua lingua danzare con la mia. Ti amo, mia luce.

Ci stacchiamo, riluttanti. Ancora non ci credo. Siamo sposati. Sposati. Cuore, corpo e anima.

Vedo Barry davanti a me, che stringe a se’ Iris mentre sento il tuo corpo ancora stretto al mio, la mia mano sulla tua schiena. Mia finalmente. Mia moglie. Incredibile. Impensabile all’inizio. Come mi avevi detto la prima volta su Lian Yu. Mia moglie. Signora Queen. Amo il suono di queste parole.

“Ce l’abbiamo fatta, Oliver. Abbiamo infranto il tabu’.”  Sento Barry che parla mentre rimiro ancora una volta la bellissima donna che ho appena sposato.

Lo guardo interrogativo

“Ricordi? Niente ragazze per quelli come noi, mi avevi detto”

Si, ricordo. Nel bar a Central City, qualche anno fa. Io e te che guardavamo da lontano queste due meravigliose inarrivabili creature. Un sogno impossibile, allora.

“E avevo ragione!” Affermo sicuro.

Barry mi guarda confuso

“Solo donne meravigliose, per quelli come noi!” e sorrido a Felicity, baciandola leggermente subito dopo.

Sento Barry scoppiare in un’allegra risata.

“Oliver Jonas Queen, vuoi sempre avere l’ultima parola, eh?”

“No, Barry. C’e’ sempre qualcuno che l’avra’, piu’ di me. Mia moglie.“

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Eccomi! Per tenervi un po’ di compagnia mentre aspettiamo la premiere della sesta stagione. Spero vi sia piaciuta.

Citazione: Vivi ogni istante dalla canzone di Elisa.

Non ho osato neppure tentare di pensare di poter scrivere i voti matrimoniali del crossover, forse perche’ quelli di Oliver nella falsa cerimonia per me sono insuperabili. Chissa’ cosa avranno scritto gli autori? Eh, bisogna aspettare.

Visto anche il sizzle reel? A primo impatto ho pensato:

-          Oliver faccia da schiaffi (adorabile) quando dice che non e’ un supereroe ma solo il sindaco (solo!)

-          William se continui cosi’, fossi tuo padre da me prenderesti un bel scapaccione.  Non e’ un po’ odiosetto il ragazzino? Per quanto mi sia piaciuto quando Oliver lo abbraccia, spero cambi perche’ non la reggo una stagione intera con ‘sta manfrina del figlio con problemi di rapporti interpersonali, da capire e coccolare

-          Un po’ troppi cattivi? Adoro Manu Bennett e pure Michael Emerson, per non parlare di Anatoly (non ricordo il nome dell’attore) ma non esageriamo? Boh, vedremo.

-          Ovvio niente Felicity e Diggle, ma niente news = buone news (almeno in Arrow)

Ero perplessa, sono sincera.  Ho scordato tutto quando ho visto le foto Olicity del crossover. Adesso posso sopportare tutto 😊

Buona Arrow Night SIS! E speriamo che sia una buonissima stagione. A presto!

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Capitolo 3
*** Promise ***


Ispirato dall’Olicity moment in episodio 6x01 e dalle immagini postate sul blog della grande jbuffyangel su tutte le volte che la parola promessa e’ stata detta fra i nostri beniamini

 

Mi sono buttato sul letto senza neanche spogliarmi. Sono distrutto. E non fisicamente. E’ stata una lunga notte. Lunghissima. Chiudo gli occhi. Tento di fermare quel che mi brucia negli occhi. Mi metto un braccio sopra gli occhi. Sono solo in questa grande stanza da letto. Bella. Confortevole. Calda. Illuminata. Vuota.

Ho passato 5 anni di inferno sull’isola. Hong Kong. La Russia. 5 anni qui a Star City a combattere per strada. Ne ho viste di tutti i colori. Ne ho affrontate di battaglie. Ma non mi sono mai sentito cosi’ sconfitto come adesso. Un bambino. Un ragazzino di 12 anni mi ha distrutto. Mio figlio. Un figlio che non mi chiama papa’. Che pensa che io sia un cattivo, un mostro. Che vede solo la maschera esterna di Green Arrow. Quel Green Arrow che ha distrutto la serenita’ della sua vita per catapultarlo in qualcosa che non poteva nemmeno immaginare. Che mi ha chiamato freddamente Oliver. Un estraneo. Mio figlio.

Lo so. Mi ritiene colpevole della morte di sua madre. Lo capisco. Ha paura. Paura di me. Suo padre. Non mi conosce davvero. Mi somiglia. Si nasconde e si chiude in se’ stesso, per difendersi. Ma quando ha puntato il dito verso di me, mi ha colpito dritto al centro del bersaglio. Come faccio io con le mie frecce.  Mi ha fatto male. Molto male.

Cerco di non pensarci. Ma non ci riesco. E’ mio figlio. Ho promesso a sua madre in punto di morte che me ne sarei preso cura. Io sono suo padre. Lui e’ la parte piu’ pura di me.

Chase maledetto! Non mi farai odiare da mio figlio.

E pensare che fino a un’ora fa… al covo. Ero sereno. Frustrato. Ma contento.

Tu che eri arrivata piena di sacchetti del Big Belly Burger. Bella nel tuo abito aderente azzurro, quello con le cerniere che chiedono solo di essere tirate giu’. La tua figura armoniosa. La pelle abbronzata, baciata dal sole dell’estate. I tuoi impossibili tacchi alti. I tuoi capelli legati nella sua consueta coda. I tuoi vivaci occhi dietro gli occhiali, il tuo sguardo luminoso che mi fa sempre restare a bocca aperta. Bella. Bella e mia.

Premurosa. Attenta. Gentile. Generosa. Hai pensato anche a William. Si, lo so cosa ci siamo ripromessi. Dobbiamo dargli tempo. Ma io so gia’ che ti adorera’. Che si innamorera’ di te, della tua dolcezza, della tua luce. Come ho fatto io.

Ci avevo provato. Sono passati 5 mesi. C’e’ posto nel tuo cuore, nella tua vita anche per mio figlio? Non sono piu’ uno, siamo due. E sento cosi’ tanto la tua mancanza, amore mio. Hai capito cosa intendevo. Ma tu, nella infinita saggezza e intelligenza del tuo cuore mi hai detto di no. Non stasera. Un’altra sera. Una promessa? Una promessa.

Quante volte ci siamo detti la parola promessa?

Quanto mi sono rifugiato ferito nella tua Mini, svelandoti la mia identita’ segreta

Felicity.. you have to promise me that you are going to take me to my father’s factory and nowhere else

Promise

Quella e’ stata piu’ di una promessa. Quello e’ stato un impegno. Solo che allora non me ne ero reso conto. Mi piacevi. Si, mi piacevi, disarmante IT girl con il tuo sproloquio nervoso e le guance che sapevano ancora arrossire. Innocente e maliziosa. Sincera, solare. Ma non volevo riconoscerlo. Mi perdevo dietro relazioni effimere con tante donne. E tu eri sempre la’, discreta ed efficiente, poco appariscente e pure cosi’ importante. C’era qualcosa di speciale in te. Volevo proteggerti. Da tutto. Da tutti. Soprattutto da me.

 

Tu che invece crescevi nel mio cuore, silenziosa come un fiore. Tenace, forte e fragile. Una donna. Non piu’ una ragazza. Mi infondevi forza. Illuminavi la mia oscura esistenza. Non lo credevo possibile. Non dopo quel che avevo passato. Non avevo un futuro. Non ero degno di essere amato da nessuno. E invece tu, sempre al mio fianco

I’ll come back.

Promise me?

Ti avevo detto che sarei tornato. E tu mi hai chiesto di prometterlo. Ricordi?

Allora non potevo prometterti niente. Ne’ che sarei tornato. Ne’ cosa avrei fatto domani. Vivevo un giorno per volta. E in ogni mio giorno c’eri tu.

Se il coraggio aveva un nome, era il tuo. E io avrei voluto solo pronunciarlo, quel nome.

E poi sei diventata l’unica. L’amore della mia vita. La sola donna nel mio cuore. Siamo stati insieme. Siamo stati felici. Un sogno. Ci siamo lasciati. Una dura realta’. Siamo stati separati.

Ma poi quella notte al covo. Un lampo di luce nel buio in cui eravamo finiti.

Promise me you’re not going to tell anyone we had bunker sex

No, non l’ho detto a nessuno. Ho custodito quella notte nel mio cuore come uno dei ricordi piu’ belli e penosi della nostra storia. Ti avevo riavuto per un attimo. E ti avevo perso di nuovo. Quel sordo dolore, dato dal nuovo abbandono.

Abbiamo cercato altre strade per dimenticarci. Siamo stati con altre persone. Inutilmente. Non potevamo stare lontani, divisi. Non del tutto. Eravamo diventati quasi l’ombra di quel che eravamo stati. Quello che non era ancora un noi completo, anche se intenso e profondo.

E quando, sempre nel bunker, ti ho confessato il mio segreto piu’ grande, quando tu hai capito, quando ci siamo ritrovati: il mio cuore ha ricominciato a battere.

Sull’isola, tu che mi abbracci e mi baci. Io che ti faccio una promessa implicita di ritrovarci dopo, a casa, a Star City, dopo l’isola, per parlare. Parlare di tutto. Di un finalmente noi. Per tornare insieme definitivamente.

Quando ti ho ritrovato dopo tutte quelle bombe, gli incendi, la tragedia. Tutte quelle morti. E Thea, viva ma in coma. Tu, viva. Ho capito che potevo affrontare tutto. Con te.

Sospiro. Tolgo il braccio dagli occhi. Guardo il soffitto, chiaro. Quel grande letto dove dormo. Le lenzuola fresche. Tutto scelto da te, quando mi hai aiutato a trovare questa casa, mi hai aiutato ad arredarla.

Felicity quanto avrei voluto stringerti a me e baciarti stasera. Stringerti a me fino a stritolarti, sentire la tua pelle calda e liscia sotto le mie mani. Toglierti quel vestito e farti mia sul pavimento del covo, come allora.

Baciare la tua bocca, sentire le tue dolci braccia attorno al mio collo. Far vibrare il tuo corpo con il mio. Ho cosi’ tanto desiderio di te. Di fondermi con te. Di tornare a casa con te.

Not tonight. But another night.

Promise? Promise.

Una promessa. Una dolce promessa. Felicity, respiro del mio cuore. Continui a illuminare la mia esistenza. Solo a pensarti sto meglio. E il dolore del rifiuto di mio figlio si attenua un po’. Lo rende piu’ sopportabile. Pazienza e amore. Presenza. Costante presenza al suo fianco. Questo ci vuole. La pazienza dell’amore, come quella che tu hai sempre avuto con me. La solidita’ dell’affetto, la sicurezza di aver qualcuno che stara’ sempre al tuo fianco. Questo me l’hai insegnato tu.

Il suono di un messaggio arrivato sul cellulare. Sorrido. Sei tu.

F.  So come ti senti. Perche’ anch’io mi sento cosi’. Ma una promessa e’ una promessa. Buonanotte, amore.

Digito velocemente la risposta

O. Contero’ i secondi fino a quella notte. Ti amo. Buonanotte.

Spengo la luce. Stanotte ti sognero’, angelo mio. Sognero’ di te, di te che stai con me finalmente. Di William finalmente sereno. Di Thea tornata alla vita. Di una citta’ finalmente libera di vivere senza delinquenti per strada. Del mio team pronto a proteggerla. Sognero’ della mia famiglia. Di quello per cui lotto ogni giorno, perche’ il sogno diventi realta’.

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Citazione:

Se il coraggio portasse il tuo nome lo pronuncerei – Canzone In mezzo al mondo -  B. Antonacci

Allora SIS, piaciuta la puntata? Bello il finale dove Felicity chiede cosa facciamo (noi, plurale, avete notato) e lui risponde che non lo sa. E certi sguardi che sono tornati? Il mitico tocco sulla spalla? Bene, pero’ adesso Autori Arrow facciamogli fare qualcosa di concreto agli Olicity in tempo reale, che sarebbe pure ora 😊

A presto, girls!

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Capitolo 4
*** Not just a key ***


Ispirata alle meravigliose foto Olicity della 6x03, che hanno fatto gioire e fatto emozionare tutte noi fans Olicity.

Non e’ la prima e non sara’ l’ultima one shot su queste foto. Perche’ una coppia cosi’ , un bacio cosi’, una chimica come quella tra Stephen e Emily (che trasferiscono sui loro personaggi) non puo’ che far sognare.  Questa e’ la mia versione.

 

 “Si, Curtis, si. Siamo intesi, allora? Ok, no ai documenti ci penso io. Si, ok ok, a domani. Ciao!”

Schiaccio il tasto di chiusura di chiamata. Sono esausta. Non vedo l’ora di andare a dormire. E’ stata una giornata davvero pesante. Curtis e’ entusiasta di questa nuova compagnia che vogliamo creare e continua a fare domande, a farsi venire dubbi, a chiamarmi ogni istante. E poi queste ultime notti al covo. Dig. Il team. I rapporti sono un po’ tesi. Gli equilibri sono cambiati. E fatichiamo un po’ a riassestarci.  

Sei forte John, sei una roccia, una sicurezza per tutti noi della squadra. Ma non sei.. lui.

Lui che non vedo da un po’. Lui che ha deciso di appendere il cappuccio al chiodo per suo figlio. Lui che ha deciso di non poter rischiare la vita di suo figlio. Lui che ha deciso di affidarti la citta’ perche’ si fida di te piu’ di chiunque altro. Perche’ sei suo fratello.

Lui che mi ha parlato prima di decidere. Io che non ero completamente d’accordo. Secondo il suo modo di pensare nessuno che faccia un lavoro pericoloso puo’ essere un buon padre. E non e’ vero. Ma come al solito sono rimasta al suo fianco. Gli ho dato il mio appoggio. Capisco che voglia stare con il suo bambino. Io pero’ spero tanto torni presto a essere Green Arrow. Per quanto questa vita da vigilante sia difficile e problematica. Per quanto non possa promettere a suo figlio di tornare a casa da lui. Io lo so cosa vuol dire. Non poteva prometterlo nemmeno a me. Ma adesso e’ diverso. Ha un figlio. Il nuovo centro del suo mondo.

Sono un po’ gelosa. Si, lo ammetto. Sono gelosa di un bambino di 12 anni. Lo so, non e’ un atteggiamento da persona adulta. L’amore per un figlio non si mette in discussione, ne’ si mette a confronto con niente e nessuno. Io lo dovrei sapere meglio di chiunque altro. William e’ fortunato. Oliver avra’ mille difetti ma vuole essere un padre per suo figlio. Esserci. Sempre e comunque. Mamma lo aveva detto che sarebbe stato il miglior padre del mondo. E come allora lo so, lo sento nel profondo, fin dentro alle mie ossa.

Eppure non posso che sentire una fitta di rimpianto perche’ non sono piu’ tutto il suo amore, l’unica luce che illuminava la sua via. Adesso ne ha un’altra.

Sospiro. Basta rimuginare su quello che e’ cambiato. Mi ripeto che devo avere pazienza. Comportarmi da persona assennata. Fare qualcosa della mia vita. Di buono. Questa nuova start up con Curtis. E la notte al covo. Io ci sono. Se e quando lui vorra’ tornare, mi trovera’. Ancora al suo fianco. Perche’  ho scelto di stare al suo fianco. E continuo a scegliere di stare al suo fianco. Perche’ lo amo. Sempre e comunque. Anche quando mi sono illusa di non amarlo piu’.

Sento qualcuno bussare alla porta. Dei colpi forti e ben scanditi. Un’occhiata all’ora sul cellulare che ho ancora in mano. Chi puo’ essere?

In pochi passi arrivo alla porta, ma ho intuito la figura dietro al vetro rinforzato della porta. Un tuffo al cuore. E’ Oliver.

Apro la porta. Mi sorridi. E mi guardi. Quel tuo inimitabile sguardo. Qualcosa che brilla nel tuo sguardo. E il mondo si ferma. Non esiste piu’ niente. Come quel giorno.

Ti rivedo in un lampo con gli occhi della mente e del cuore.

Felicity Smoak? Hi, I’m Oliver Queen

Sei bellissimo. Bello da svenire. Indescrivibilmente bello. Piu’ del solito. Piu’ di allora.

Sei in tenuta casual. Hai l’aria serena, rilassata. Non hai piu’ le ombre sotto gli occhi, quelle linee che solcavano il tuo volto solitamente teso e corrucciato.

Sembri cosi’ giovane. Vulnerabile. E allo stesso tempo invulnerabile. Non so come dirlo. Non sembri piu’ portare il peso del mondo sulle spalle. E sembri invece pronto ad affrontare il mondo con l’arma piu’ potente: la sicurezza, la forza della serenita’, della pace interiore.

Non ti vedevo cosi dai tempi di Ivy Town. Dal nostro sogno. Sogno infranto.

Io invece sono cosi’ dimessa. Pantaloni del pigiama e canotta rosa sopra il reggiseno blu che ho messo stamattina senza badare al colore, tenuta informale da casa. All’improvviso mi sento sciatta e trascurata, mentre tu… tu sei davvero un colpo al cuore. Perfezione. Mi sento il sangue ronzare nelle orecchie. Spero di non avere l’aria ebete di chi ti guarda con la bocca aperta. Mi passera’ mai questa sensazione di rimescolamento, ogni volta che ti vedo? Quella cascata di intense sensazioni che provo solo a guardarti? Le farfalle, anzi no una scuola di danza nello stomaco?

A volte mi chiedo se non fossi naufragato sull’isola, non avessi passato quel che hai passato, se fossi solo stato il figlio di Robert Queen, l’erede della famiglia piu’ ricca di Star City, quello dall’aria sbruffona nella foto nell’ufficio di tuo padre, se mi avresti mai degnato di due secondi del tuo sguardo. Una piccola e anonima impiegata della Queen Consolidated. Una normalissima, poco appariscente IT girl chiusa in uno stanzino due metri per due. Non ci saremmo mai nemmeno incontrati, forse. Ma tu non sei piu’ il ragazzo strafottente di quei tempi. E non sono piu’ la ragazza impacciata di allora.

Siamo uno davanti all’altra.

“Ciao.” La tua voce intensa e profonda.

“Ciao.”

Rimani fermo sulla porta. Quasi non avessi il coraggio di entrare. Sembri quasi timido. Tu. Il giustiziere notturno. L’implacabile arciere di smeraldo.

“Non ci vediamo da un po’.”

“Gia’. Da un po’.”

Rimaniamo a guardarci ancora un attimo. Poi tento di scuotermi.

“Su, entra!”

“Grazie.” Entri, la tua fluida falcata. Ti guardi intorno pensoso, come ogni volta che entri in questo loft da quel giorno. Da quando sono rimasta la sola ad abitare qui.

“Quanti ricordi in questo loft, eh?”  Ogni volta me lo dici. Una lieve vena di rimpianto, di malinconia nella tua voce.

“Si, tanti.” Dico Belli e brutti. Penso

Quando siamo arrivati da Ivy Town, pronti a sfidare il mondo insieme e dimostrare che potevamo avere tutto. Una vita insieme, sia normale che da vigilanti.

Tanti bei momenti insieme, in questa che volevamo essere la nostra casa, il nostro futuro.

Tanti momenti tristi. Duri.

Quando mi sono alzata dalla sedia a rotelle e me ne sono andata via. Mi avevi escluso dalle tue decisioni. Non eri pronto a condividere.

Quando tu sei venuto a trovarmi scalando la balconata. Uno di fronte all’altra. Come adesso. Ma quanto era diverso. Io stavo con un altro. E non te lo avevo detto. Uno scudo. Una protezione. Ti amavo. Anche allora. Ma ero convinta che non ti fidassi di me. E per me la fiducia era tutto. E cosi’ mi ero allontanata. E quella sera ho chiuso quella porta tra noi che era rimasta socchiusa. In sospeso.

E quando hai bussato di nuovo alla porta, come stasera. Sei venuto a parlarmi, il cuore in mano. Ma non ti ascoltavo. Chiusa nella mia vendetta. Nel mio furore. Nella mia ostinazione. Ma la tua disperata confessione nel bunker mi ha salvato. Ci ha salvati. La tua sincerita’, la tua sconvolgente debolezza. E la porta si e’ riaperta.

Sorridi di nuovo. Quel tuo inimitabile sorriso. Quanto amo il tuo sorriso. Specie quando illumina i tuoi occhi. Occhi che parlano, che mi hanno sempre parlato.

“Tieni, e’ per te.” Mi allunghi qualcosa. Sembri impacciato. 

Metto giu’ il cellulare, prendo il pacchettino che mi stai porgendo. Ha un grande fiocco bianco sopra. Lo soppeso. Le sorprese non mi piacciono tanto. Sono come gli enigmi. Devo assolutamente risolverli.

E’ leggero per le dimensioni che ha.

“Un regalo? Per me?”

Annuisci, mettendo le braccia conserte. Giocherello un istante con il fiocco mentre sento che mi chiedi come va.

Come va? Dirgli che secondo me Dig ha qualcosa che non va? Che non tutto procedere come lui pensa? No, meglio di no. Adesso siamo io e lui. Felicity e Oliver. Non Overwatch e Green Arrow.

“Bene. Bene. Tu come va con William?”

“Bene. Insomma, meglio.”

Ti guardo e sorrido “Scommetto che ti sta facendo un po’ dannare”

Mi guardi, il sorriso un po’ incerto “Beh, si , quel ragazzino sa mettermi alla prova quasi quanto alcuni malviventi che abbiamo assicurato alla giustizia.”

“Devi capirlo. Non e’ facile per lui. La sua vita e’ stata completamente sconvolta. Ci vuole tempo.”

“Si, e’ quel che mi ripeto ogni giorno. La situazione cambia continuamente. A volte e’ scontroso. Brusco. Irritante. A volte esce un po’ dal suo guscio. E allora stiamo bene insieme. Facciamo cose insieme. Siamo usciti in moto assieme l’altro giorno e siamo andati al parco. Ci siamo divertiti. Io mi sono divertito. Una sensazione che avevo quasi scordato. Anche guardare una partita insieme e’ un piccolo dono.”

Me li vedo davanti alla TV a fare il tifo per la partita di baseball. Due ragazzini urlanti e scatenati. Insieme sulla moto. Quella dove lui non mi ha mai portato.

“A volte invece e’ cosi dura. E’ che e’..”

“Chiuso, testardo, cocciuto, ostinato, in guerra con il mondo.  Di poche taglientissime parole? Mi ricorda qualcuno che conoscevo.”

Ridi leggermente. E ancora mi lasci senza parole. Non ti avevo mai visto cosi’ rilassato. Mai.

“Sei tu sei riuscito a cambiare, ci riuscira’ anche William. E’ tuo figlio, no?” torno a fissare il pacchettino.

“Su dai, aprilo. Che aspetti?” mi chiedi, quasi sornione

Non lo so. E’ come se sentissi che aprendolo succedera’ qualcosa. Qualcosa di importante. Che mi fara’ tremare i polsi.

Lo scarto e apro la scatolina. Nel centro una chiave.

Rimango in silenzio. E’ come sentivo che sarebbe stato. Ancora piu’ importante.

“What’s... what’s this?”  La mia voce, esitante  “Cos’e’… cos’e’ questa?”

“It’s a key” la tua voce sicura “E’ una chiave”

Oliver, amore mio immenso, lo so che e’ una chiave. La vedo bene. E’ che… mi trema la mano. E’ una chiave piccola, piuttosto comune. Ma quel che significa e’ cosi’ grande. Enorme.

Tu non parli

“La chiave del tuo appartamento.” dico, mentre continuo a fissare quella minuscola chiave.

“Esatto.”

Ancora silenzio. Non parli, di nuovo. Non ti guardo. Non riesco a guardarti. Riesco solo a dire

“Oliver, non giocare come il gatto con il topo con me, per favore.”

“Non voglio giocare con te” L’intensita’ nella tua voce mi fa alzare lo sguardo verso di te.

“Non sono mai stato piu’ serio nella mia vita.” Prendi la chiave dalla scatola e me la metti nel palmo della mano libera

“Felicity, vuoi venire a vivere con me? “

Io non riesco a parlare. A pensare. A respirare. Vivere con lui. Mi ha chiesto di andare a vivere con lui.

“Con me e con William, intendo.” Precisi. Come se non avessi capito. Tu e lui siete un insieme inscindibile adesso.

Riesco a trovare la voce per dirti “Sei… sei sicuro che sia il momento giusto? Non sono passati neanche sei mesi da.. “

“Abbiamo bisogno di te nelle nostre vite. Io ho bisogno di te. Tanto bisogno di te.“

Il tuo sguardo mi sta letteralmente bruciando l’anima.

“Ma William… e’ troppo presto per un’altra donna nella vita di suo padre. E di conseguenza nella sua vita.”

“Felicity” pronunci il mio nome come solo tu sai fare

“Tu sei l’unica donna di cui mi sia mai importato davvero. Non sei la prima alla quale ho chiesto di trasferirsi da me ma tu sei sei l’unica a cui ho chiesto seriamente di vivere con me. Non voglio piu’ starti lontano.”

“Ma tuo figlio”

“William e’ mio figlio. Tu sei la donna che amo, con la quale voglio dividere la mia vita. Voglio svegliarmi con te al mattino e addormentarmi insieme a te la sera. Voglio vivere con te, lottare con te. Voglio dirti che cucini da schifo, che lo smalto arancione fluo non ti sta bene, vederti girare per casa in gonne corte e tacchi come con il solo pigiama.” Tiri con intenzione l’elastico dei miei pantaloni con un dito e lo rilasci. Mi hai sfiorato solo leggermente la pelle e sono tutta un brivido

“Voglio parlare, discutere con te davanti al caffe’ della mattina, baciarti prima di uscire. Vederti entrare al municipio per discutere con il mio contabile. Essere al mio fianco in pubblico e in privato. Litigare con te. Avere… figli da te. “

Le ultime parole le hai dette con un sussurro

Ti avvicini a me di un passo. Tento di deglutire, senza successo. Mi metti una mano sulla spalla. E come sempre e’ magico.

“Voglio invecchiare con te, Felicity Meghan Smoak. O almeno vivere con te per tutto il tempo che mi sara’ concesso. Sei la mia famiglia. Come mio figlio. Mia sorella. Mio fratello John. Ho detto a mio figlio che faro’ sempre tutto quanto in mio potere per non lasciarlo da solo a questo mondo. E voglio mantenere questa promessa. E non voglio rinunciare a quello che ti ho detto a quella cerimonia che per me non e’ mai stata falsa. Voglio avere la chance di essere il tuo per sempre. Tu lo sei. Lo sei ancora. Lo sarai sempre.”

“Amore mio” ti accarezzo una guancia, il tumulto di sentimenti che ho nel cuore

“E ho voluto chiedertelo proprio oggi che e’ un giorno cosi’ importante per noi.”

“Ma allora non ti sei dimenticato”

“Dimenticare che il 24 ottobre di 5 anni fa sono entrato nel tuo stanzino e tu hai cambiato tutto? Tutti i miei piani? Cambiato per sempre la mia storia? Che con la tua parlantina e la tua penna rossa in bocca mi hai fatto sentire di nuovo un essere umano dopo anni di inferno? Potrei mai dimenticare uno dei giorni piu’ belli della mia vita?”

Ti avvicini piano piano a me, mi stringi con struggente deliberata lentezza tra le braccia, le tue forti braccia. Il mio seno sfiora il tuo giubbotto aperto, il maglioncino nero che porti sotto. Sento il tuo corpo duro e saldo contro il mio. Un nuovo brivido lungo la schiena. I miei capezzoli hanno reagito alla saldezza del tuo corpo attraverso la leggerezza del satin del reggiseno e della canotta, la pelle mi formicola. Mi perdo nel tuo sguardo mentre ti chini su di me, il mio braccio risale lungo il tuo collo. La mia mano chiusa, con dentro ancora la chiave. L’altra mano che tiene ancora il pacchettino. Sento il tuo respiro sfiorarmi le guance, la bocca.

“Ti amo..”  bisbigli roco sulle mie labbra “Ti voglio”

Lascio cadere il pacchetto per stringermi a te. Aderisco letteralmente a te. Voglio sentirti, la mia pelle contro la tua. Sento le tue braccia serrarsi attorno alle mie spalle, mi stringi forte a te. Il bacio diventa piu’ profondo, famelico. Le tue labbra iniziano a divorare le mie. Le mie mani vagano sulle tue spalle, sul tuo petto, le insinuo sotto al maglioncino. Ti scosti un istante, interrompendo il bacio e mi togli la canotta. Sento le tue mani grandi e calde accarezzarmi la schiena. Vicino, ancora piu’ vicino. Respiro nel tuo respiro. Le mie dita nei tuoi capelli. Mi sei mancato cosi tanto, amore.

Smetti di baciarmi, il tuo sguardo e’ di fuoco. Mi prendi in braccio, mi deponi sul divano. Ti togli giubbotto e maglione, a torso nudo ti avventi su di me. Catturi di nuovo la mia bocca con la tua mentre ti sostieni sulle braccia per non pesare su di me.  Le mie dita tracciano le tue cicatrici, che conosco a memoria. Bacio il cratere dove prima avevi il tatuaggio bratva. Mi avvinghio a te. Tu mi ricatturi le labbra con le tue mentre mi togli il reggiseno. Ti impossessi del mio seno. Baci appassionati. Mani avide delle nostre pelli nude. I nostri corpi intrecciati come le nostre mani. I battiti furiosi del nostri cuori. Le nostre anime che anelano a toccarsi. E quando i nostri corpi si uniscono, l’estasi esplode devastante, nella luce abbagliante di milioni di stelle sotto le palpebre chiuse.

E dopo che la tempesta dei sensi si e’ calmata, mi culli tra le braccia sul divano, la mia schiena contro il tuo petto, le tue braccia che mi tengono stretta, raccolta attorno al tuo petto. Braccia solide, sicure, non mi lascerai andare. Non mi lascerai cadere.

I nostri respiri convulsi si calmano piano piano. Sento le tue labbra nei miei capelli. Le tue mani che mi accarezzano le braccia.

“Ti amo anch’io Oliver. Ti ho sempre amato“

Ti sento tremare leggermente. E stringo le tue mani con le mie.

“Ok. Accetto di venire a vivere con te. Ma a una condizione.”

Immagino la tua espressione: dubbiosa, stupita? 

“Non subito. Ti prego, cerca di capire“

Mi stringi piu’ forte. Sento che mi baci la cicatrice sulla spalla.

Mi giro leggermente a guardarti.

“Sto solo dicendo che dobbiamo andare piano. Iniziero’ con farvi visita. A conoscere William. Mi ha praticamente vista un paio di volte da lontano e basta. E poi noi due usciremo insieme, andremo al ristorante, al cinema, a fare una passeggiata, a mangiare il gelato. Faremo tutte le cose che gli innamorati del mondo fanno normalmente. Poi cominceremo a fare cose insieme anche con William . E comincero’ a fermarmi qualche sera a casa vostra. Nostra, voglio dire.”

“Anche qualche notte spero?” mi guardi malizioso

Ti guardo e arrossisco. “Se me lo chiederai… la tua stanza e’ lontana da quella del bambino, no?”

Annuisci sorridendo piu’ intensamente.

“Oliver. Non voglio inimicarmi tuo figlio per il troppo desiderio che ho di te. E per una mera questione di tempo.”

Sospiri mentre mi abbracci piu’ forte. Quasi mi stai stritolando su quel divano troppo stretto per due. Non dici niente ma ho sentito lo stesso. Capito lo stesso. Non c’e’ mai stato bisogno di tante parole fra noi.

“Lo so, Oliver. Lo so.” Metto la testa sul tuo petto, ascolto il battito del tuo cuore. “Desidero anch’io stare con te. Oggi piu’ che mai. Verra’ il nostro tempo. Presto, vedrai.”

“E’ cosi difficile starti lontano”

“Un uomo una volta mi ha detto che tutte le cose che valgono non sono facili a ottenersi”

Ti sento sorridere tra i capelli

“Per ora puoi invitarmi a cena, se vuoi, signor Queen.  Possiamo uscire insieme. Fare quelle cose che non abbiamo mai fatto. Farmi un po’ la corte. E forse, dico forse, potrei anche cambiare idea”

“Va bene Signorina Smoak. Ma voglio che tu tenga la chiave.”

“Davvero?”

“E’ solo la chiave del mio appartamento.” Alzo la testa e ti guardo, facendo il broncio per finta

“Solo la chiave del tuo appartamento?” ripeto

Il tuo sguardo limpido e carezzevole mi inchioda ancora una volta

“Quella del mio cuore ce l’hai da molto tempo ormai.”

Ci baciamo di nuovo. Mi rifugio di nuovo sul tuo petto, tra le tue braccia.

Non e’ solo la chiave del tuo appartamento. O del tuo cuore. E tu lo sai.  E’ la chiave della nostra vita. Della nostra famiglia.

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5 anni SIS, 5 anni da quel mitico incontro. E la magia e’ ancora intatta.  Con la speranza che nell’episodio di domani il bacio non duri un micro secondo ma dia tanta gioia a noi che 5 anni fa c’eravamo e speravamo gia’ che finisse in un certo modo, spero vi sia piaciuta. Un bacio a tutte!

Citazioni:

La frase di Oliver che non vuole lasciare il figlio da solo  al mondo viene dalla recensione dell’episodio 6x02 della mitica Jen di jbuffyangel.  A pensarci bene, come scrive Jen, e’ stata fatta un’interessante scelta di parole.  

I am going to do everything in my power forever to make sure you don’t end up in this world alone.

Non lasciarlo finire da solo al mondo. Non sei solo se sei circondato da una famiglia.  E la famiglia chi e’ per Oliver Queen? Tutto si tiene.

Una scuola di danza nello stomaco canzone “La musica non c’e’” Coez

“Respiro il tuo respiro” Saffo

“E forse, dico forse…” dal film “La lunga estate calda” con P. Newman e J. Woodward

 

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Capitolo 5
*** Your math is always right ***


 

Per le mie preziose lettrici, soprattutto per sis Andreia e Minny che lo hanno richiesto, una one shot Olicity volante e matematica :-)

 

"No, e' inutile, non ce la faccio! Non ce la faccio!"

 

William e' perso, confuso. Disperato per il test di matematica. E non riesco ad aiutarlo.

Del resto non sono mai stato una cima a scuola. Avevo D in Algebra, come qualcuno mi ha scherzosamente

ricordato stamattina. Pero' mi aveva anche detto che se mi fosse importanto davvero della scuola sarei andato bene.

Ma adesso non riesco ad aiutare mio figlio con frazioni e decimali. E' imbarazzante. E pensare che stamattina ero cosi' fiducioso.

Felicity mi aveva rincuorato, mi aveva rassenerato, che potevo farcela. Con lei tutto diventa facile. Non meno complicato ma piu' facile da affrontare. E' sempre stato cosi' con lei. La mia Felicity, piena di luce. Che mi illuminava per l'ennesima volta.

La scusa del Big Belly Burger era per andare a chiederle aiuto, ma sotto sotto avevo una grande voglia di vederla. Di sentire la sua voce, di rimirare la sua bellezza, il suo corpo minuto e armonioso. I suoi occhi, la sua pelle di velluto, i suoi morbidi capelli. Sentire la sua voce, la piu' bella melodia per le mie orecchie.

 

Ero uscito dal loft pieno di baldanzoso coraggio per affrontare un altro giorno con mio figlio. Un passo avanti e due indietro, come le avevo raccontato. Ma ero deciso a vincerla quella battaglia. Per lui. E per me.

 

E adesso siamo qui, tutti e due al tavolo, lui con il quaderno aperto dove le cancellature non si contano piu'. E io non so che fare.

 

"Non ci capisco niente. Inutile, la matematica non fa per me."

A chi lo dice.

"Nemmeno un genio matematico che la farebbe, e il test e' dopodomani!"

Inutile perdere altro tempo. Mi arrendo. E decido di agire

"Si da’ il caso che io un genio matematico lo conosco"

William mi guarda scettico. Non si fida ancora di me.

Estraggo il cellulare dalla giacca, la chiamo

"Ciao, sono io"

"Non e' il momento piu' adatto!" riesco a sentire fin da qua il ticchettio delle sue agili dita sulla tastiera del computer. Le vedo  letteralmente volare sulla tastiera. Deve essere al covo, il ronzio dei server le fa da sottofondo.

"Ehm, Houston abbiamo un problema"

"Di che genere?"

"Del genere frazioni, decimali ed equazioni di primo grado"

"William? E' agitato per il test?"

"Decisamente!" non aggiungo altro

Silenzio. Un silenzio assordante.

"Felicity, ti prego" cerco di non sembrare implorante. Lei e' l'unica possibilita' di salvezza.

"OK, fra un'ora" e chiude di scatto la telefonata

Sospiro. Di sollievo. Guardo mio figlio, sempre piu' abbattuto.

"Tranquillo. Adesso risolviamo tutto"

Mi guarda dubbioso. Sorrido. Andra' bene. Lo spero.

Il cellulare suona. Mi chiamano dal Municipio. Dannazione, quella inaugurazione al parco. Me l'ero scordato! Tento di ritardare ma niente da

fare. Devo andare. Mi perdero' l'incontro tra la donna della mia vita e mio figlio. E mi dispiace. Cerco di essere autorevole.

"Mi hanno chiamato dal Municipio, devo andare. Ma tra meno di un'ora arrivera' una mia grande amica. E' molto brava ed intelligente, un vero genio. Ti aiutera', vedrai. E'davvero brava. Avviso Raisa cosi' la fara' entrare. Tu stai qui, con lei ce la farai sicuramente."

Vorrei accarezzargli i capelli. O dargli un bacio. Ma non ci provo nemmeno. E' sempre piuttosto restio. Respinge anche il minimo gesto d'affetto

da parte mia. Sembra sempre un animaletto spaventato, pronto a scappare. Sono suo padre ma ancora non mi conosce. Deve ancora imparare a fidarsi di me.

Esco dal mio appartamento un po'amareggiato. Sono il sindaco, devo fare il mio dovere. E invece volevo restare qui. Volevo essere presente.

Per lui. E per lei. Non so come andra'. Spero bene. Lo spero con tutto il cuore.

Che le due persone piu' importanti della mia vita si piacciano. E vadano d'accordo.

 

Torno dopo 3 ore. Guardo la porta di quella che adesso e' casa mia quasi con sospetto. La casa c'e' ancora, non e' saltata per aria.

Bene. Apro ed entro.

"Sono tornato!"

Sento parlottare a bassa voce di la' mentre Raisa mi viene incontro nel corridoio. Sorride e accenna con fare ammiccante con la testa verso il soggiorno. Raisa che sorride e' gia' di buon auspicio.

Mi affaccio sulla porta e rimango li'. Mi appoggio allo stipite e rimango fermo a guardare. A guardare lo spettacolo piu' bello del mondo.

Felicity e William. Insieme. Seduti al tavolo, uno accanto all'altra, il quaderno a quadretti aperto tra di loro.

Lei parla a voce non tanto alta ma animatamente mentre gesticola con le mani, facendo come una specie di balletto. Gli sta spiegando le frazioni con le dita.

Lui la guarda come incantato, la matita in bocca. Non si perde un gesto. Poi annuisce e scrive sul quaderno.

Anche lei si china sul quaderno e con un dito gli indica di correggere un punto di quel che sta scrivendo.

Quella mano. Piccola. Le unghie corte laccate di rosa. Il suo dolce tocco. Lieve, carezzevole. Confortante. Non ricordo piu' quante volte le sue mani mi hanno dato forza. Calore. Affetto. Amore. Passione. A come si sono sempre intrecciate alle mie con naturalezza, si sono cercate d'istinto, trovate e saldate.

So di cosa sono capaci le sue mani. A volte non riesco a credere che non ci siamo quasi piu' toccati per piu' di un anno. Non so come sono riuscito a  farne quasi a meno.

"Quindi William se il fruttivendolo ha comprato 20 meloni e ne ha rotti un terzo.."

"Quel fruttivendolo non sa fare bene il suo lavoro se ne rompe cosi' tanti" la interrompo con tono leggero. Ma il mio sguardo. Li ho raccolti in un'unico sguardo. Quello dell'amore.

Alzano tutti e due la testa. Lei e' incerta, quasi titubante nel ricambiare il mio sguardo perche' ne ha capito la portata. Mi conosce. Meglio di chiunque altro. Lui ridiventa serio, composto. Perche' gli faccio questo effetto? Quasi di paura. Non deve aver paura di me.

Resto appoggiato allo stipite.

"Come va? Meglio?"

"Beh abbiamo fatto un po' di conoscenza approfondita con le frazioni, vero?" risponde Felicity

Williamo annuisce e basta. Si e' come ammutolito.

"Hai fatto merenda?" gli chiedo

"Oh scusa William, con tutte le mie chiacchiere matematiche me ne sono scordata" Fai la faccia triste, colpevole. Amore mio, non ti preoccupare. Non e' colpa tua.

Conosco il tuo fervore, quello che ti anima e ti fa superare le montagne. Nella vita, nel lavoro, nel cuore. L'impegno che ci metti, in tutto. Che ti fa dimenticare di te'stessa.

"E' che quando parlo di matematica sono felice"

William la guarda serio "Come fai a essere felice di parlare di matematica? Per me sono solo numeri tediosi"

Ahi. E adesso come te le caverai Overwatch?

Ma lei risponde, serena "Beh la matematica e' come la musica. Devi imparare a padroneggiare le note per poter suonare bene. Serve tanto esercizio. E la musica piu' bella si puo' esprimere con i numeri. La musica e' figlia della matematica"

William sembra soppesare le sue parole.

"Musica tipo le canzoni?" le chiede

"Si."

"Anche quella di Post Malone, Rockstar?"

Come diavolo fa a conoscere quella canzone?! E' .. non e' certo adatta ad un bambino. Mi sto inalberando ma uno sguardo di lei mi ferma.

Sicuramente lei pensava a una qualche sinfonia di Beethoven e non ai rapper, ma non si scompone piu' di tanto.

"Si, anche quella"

"Che ne dite se mentre risolvete il problema del fruttivendolo vi preparo qualcosa da mangiare?"

"Ucciderei per uno dei tuoi muffin al cioccolato!" dice Felicity

"Siii!" esclama mio figlio, improvvisamente animato "Cioe'... andrebbe bene anche per me" si corregge immediatamente, riprendendo la sua aria seria

Sorrido "E muffin al cioccolato siano"

Mi allontano per andare in cucina. Mentre mi allontano sento che battono il cinque con le mani. Mi sento leggero. Con lei parla. Si e' un po' sciolto alla menzione del muffin. Bene. Molto bene. Improvvisamente quel peso che sentivo sulle spalle e' scivolato via. Puo' succedere. Puo' funzionare.

Raisa mi guarda intenta mentre le ordino di sgombrare la cucina e tiro fuori tutti gli ingredienti. Questi muffin dovranno essere il massimo della bonta’.

Sorride e mi dice "Simpatica la signorina Smoak. Sembra in gamba" Annuisco e basta, come mio figlio. E penso "Non ne hai idea Raisa. Non ne hai idea"

I muffin sono stati un successo. Tutti e due li hanno divorati. Io non ho mangiato. Avevo lo stomaco annodato. Ma il cuore pieno. Vederli insieme e' la cosa piu' bella del mondo.

Poi William e' tornato ai suoi altri compiti e Felicity e' andata. Ci siamo salutati un po' formalmente nel corridoio. Raisa era nei paraggi. L'ho ringraziata.

Non le ho detto cosa avevo intenzione di fare. Quello che mi era nato nel cuore dopo quei bei momenti. Quell'idea che minuto dopo minuto prendeva forma, sostanza.

Luce. Promessa.

 

La sera sono tornato al loft. Mi ha aperto un po' sorpresa. Non si aspettava di vedermi ancora quel giorno.

Avevo in mano il mio pacchetto. Gliel'ho dato.

"Un regalo?"

"Non proprio. Un anticipo piuttosto."

Mi hai guardato. Dubbiosa, come William

Metto le braccia conserte "Volevo davvero ringraziarti per oggi. Per William intendo. Adesso e' piu' sereno. E come sempre "your math is always right"

"Non dirlo neanche. Quando vuoi. E'stato bello. Piacevole. E' un ragazzino intelligente. Deve solo applicarsi un po' di piu'. Come suo padre"

Sorridi sorniona. Hai ragione.

"Beh non lo apri?"

Lo fai. Lo scarti. E rimani ferma. Guardi nel pacchetto. Non ti muovi. Lentamente prendi in mano il contenuto. Una chiave. La chiave di casa mia.

Si, e' ora che tu abbia la chiave di casa mia.

"Cosa.. cos'e'?" mi chiedi. La tua voce trema. Tesoro mio. Il mio cuore trema con te.

"E'una chiave. La chiave di casa nostra. Cosi potrai andare e venire quando vorrai. Spero che vorrai"

I tuoi occhi da allegri diventano seri. Scintilla qualcosa nei tuoi occhi.

"Oliver, io.."

"Sai cosa mi ha detto William di te?"

"No..."

"Che sei carina. Intelligente. Anche se non capisce come fai ad amare la matematica, ha detto che sei una 'a posto'"

"Oh"

"E'piuttosto positivo. Non mi ha mai detto tante parole tutte insieme nei riguardi di un'altra persona prima d'ora. L'hai colpito."

"Beh, e' perche' l'ho aiutato con la matematica, non per altro" Amore mio, tenti alleggerire il peso che ho nel cuore nei miei continui sforzi, a volte senza esito, nel tentare di stabilire un contatto con mio figlio.

E ti amo ancora di piu' per questo.

"E sai cosa mi ha anche chiesto?"

Scuoti la testa

"Se ti avevo gia' baciato"

Mi avvicino a te lentamente

"Perche' gli hanno sempre detto che dare un bacio e' il miglior modo di esprimere quel che senti senza dire tante parole"

Un altro passo verso di te

"E lo sai, ha proprio ragione"

Ti prendo tra le braccia. Mi chino su di te. Ho fame e sete di te. Delle tue labbra. Di stringerti a me. Di sentire il tuo corpo snello incollarsi al mio.

Sento il tuo braccio risalire il mio collo. Il tuo morbido seno schiacciato sul mio petto.

Ti bacio. Ti bacio finalmente, dopo tanto tempo. Ed e' come tornare a casa. Finalmente a casa. Quella casa di cui solo tu possiedi la chiave, da quando ti ho conosciuto.

 

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Visto lo spezzone Olicity sulla 6x03? Lei che lo stuzzica, lui ha sempre quello sguardo, anche quando lei lo prende in giro sulla scuola e lui si inalbera per poi cedere quasi subito.

E che Thea sarebbe una zia fantasticamente badass e' la pura verita'.

Un bacio a tutte SIS e buona Arrow Night! E dolci sogni amelliosi rickardosi baciosi :-)

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Capitolo 6
*** Your dad, my love ***


Ispirato dalla 6x03 e 6x05. Avete notato che Felicity per ben due volte parlando con William fa riferimento a Oliver come il suo papa’ (non padre, papa’) e solo una volta come Oliver e semplicemente perche’ William lo ha chiamato cosi’?

Yeah, i mean, If’s it cool with your dad, it’s cool with me

Where’s your dad? In his room  

------------------

Senti bussare alla porta del loft. Era tardi, cioe’ presto per i suoi soliti orari al covo. Ma quella sera sembrava che le cose fossero tranquille. Come non era lei. Non aveva piu’ avuto notizie di Oliver. Sapeva che non l’avrebbe contattata, che non si doveva aspettare chiamate o messaggi. Ma quel lungo silenzio cominciava a pesarle. Sapeva che lui era in grado di cavarsela, ma non poteva fare a meno di essere preoccupata. Da quando erano tornati insieme era come se avesse recuperato una parte di lei che credeva perduta per sempre. Era tornata se’ stessa ma era diversa dalla Felicity di 3 anni prima, quando erano scappati via insieme da Star City.  Non aveva mai smesso di amarlo, anzi adesso le sembrava di amarlo ancora di piu’ se fosse stato possibile. Adesso erano pronti, come aveva detto lui. Entrambi piu’ maturi, piu’ completi. Piu’ temprati da quel che avevano passato, divisi e insieme. E a lui non avrebbe mai rinunciato di nuovo. O forse si, ma solo nel caso la sua vita fosse dipesa da questo.

Come l’aveva sostenuta durante la vicenda di Cayden James, di Alena , come l’avesse guidata in quel labirinto sul campo. La voce nelle orecchie stavolta era stata la sua. Aveva saputo tirarsi indietro e rimanere con lei. Forte, comprensivo, premuroso. L’aveva confortata, dato sicurezza. Come lei aveva fatto tante volte con lui. Il tormento era scomparso dai suoi occhi. Era sereno, sorridente. Bellissimo. Era l’uomo che lei aveva sempre saputo che era, quando anche lui stesso non lo sapeva, oppresso dal suo passato, dai suoi demoni interiori.  Era l’uomo che amava.

Si ritrovo’ a fissare quel muro dove si erano baciati. Quei baci che davano dipendenza. Il divano dove si erano ricongiunti. Un senso di calore la pervase.

Alla porta continuavano a bussare. Lei si alzo’ dalla poltrona rivestita di rosso nella quale era sprofondata con il tablet alla prese con il budget della nuova societa’ che stava mettendo in piedi assieme a Curtis. Helix Dynamics. Al momento per niente dinamica.

Apri la porta e si ritrovo’ davanti il ragazzino

“William! Tu.. tu che ci fai qui?” sorpresa. Non si aspettava di trovarselo davanti, non immaginava che sapesse dove lei abitava.

“Oliver.. Oliver non e’ ancora tornato.” La preoccupazione negli occhi di William

“Non ti devi preoccupare, tuo papa’ sa quello che fa”

“L’ho sentito al telefono due giorni fa, diceva che stava tornando. E poi piu’ niente.”

Dunque lo aveva chiamato. Buon segno da una parte. E mossa decisamente pericolosa dall’altra. Ma non poteva incolpare quel bambino preoccupato di mancanza di precauzioni.

“Vieni, entra.”

William entro’, guardandosi intorno. Noto’ il disordine nel loft.

“Devo dire a Raisa di passare da te uno di questi giorni?”

Colpita e affondata. Decisamente figlio di suo padre.

“No.. no, grazie! Domani metto a posto.” E comincio’ a togliere le carte delle merendine sparse sul divano

“Non sei proprio una donna di casa, vero?”

“Raisa sa che sei qui?” Felicity decise di non farsi mettere all’angolo dal figlio di Oliver e attacco’ a sua volta

“Si, si lo sa”  tono meno sicuro

“Uhm?” Lei lo guardo’ in quella sua maniera, quella di quando beccava Oliver in fallo

“No, sono scappato via.” Confesso’ riluttante.

Tale padre tale figlio.

“Non ce la facevo piu’ a stare fermo nella mia camera con il ibro di algebra in mano.”

“Sempre le equazioni, vero? Vuoi che facciamo un po’ di ripasso?”

“M’importa assai delle equazioni adesso!”

“Ok, fammi chiamare Raisa per tranquilizzarla e poi parliamo un po’.”

William sedette sul divano mentre Felicity telefonava alla domestica di Oliver

“Si Raisa, e’ qui con me adesso, non si preoccupi. Si, penso rimarra’ con me per la notte. OK, si certo, senz’altro. Buonanotte Raisa. Buonanotte, ciao ciao!”

“Uuh.. capisco perche’ te ne sei scappato via. Raisa e’ certamente una brava persona ma oddio quante raccomandazioni fa. Assomiglia a mia madre. No, aspetta non ci assomiglia per niente. A mamma e’ sempre interessata all’ultimo modello di Donna Karan che a raccomandare a me di non fare tardi. Questioni di priorita’. La priorita’ e’ sempre una cosa relativa. Dove eravamo rimasti? “ il tutto mentre si sedeva sul divano accanto a lui

William la guardava, un allegro sorriso sulle labbra. Per un attimo con la sua parlantina aveva dimenticato la sua preoccupazione

“Allora e’ vero quel che dice Oliver”

“E cosa dice?”

“Che parli a raffica quando sei nervosa, che  spari le prime cose che ti passano per la testa senza pensarci troppo. E che sei allegra e divertente. Che riesci sempre a tirarlo su e a rendere le cose piu’ facili”

“Tuo papa’ ti ha detto questo?”

Il ragazzino annui”, ripiombando nella sua aria seria. Quando faceva cosi’ aveva la stessa espressione tesa di Oliver. A Felicity si strinse il cuore. Lei che era cresciuta senza un genitore sapeva perfettamente cosa stesse pensando.

“E cos’altro ti ha raccontato Oliver su di me?” non era molto corretto far pressione su William pero’ voleva anche farlo parlare. E oltre alla matematica avevano in comune solo Oliver. Per ora, almeno

“Parecchie cose. ora che ci penso. Quando veniva a trovarmi a Central City e non sapevo che fosse mio padre diceva a me e a…” si interruppe, improvvisamente triste

“A tua madre” Fece Felicity guardinga, era un tasto ancora molto doloroso quello

“Si, a mamma” – la voce gli si spezzo’ nel pronunciare quel nome – “che aveva una persona nella sua vita e che era importante. La migliore persona che avesse mai incontrato.”

Lei si inteneri’. Anche se poi dal fatto che non le avesse detto nulla era successo tutto quello che l’aveva portata a lasciarlo. 

“A me diceva che eri un mago con i computer e che se il mio gameboy si fosse rotto non ci sarebbero stati problemi.”

Oliver che la faceva passare per un ripara videogiochi, questa gliel’avrebbe fatta pagare.

“E che sei importante per lui perche’ sei speciale. Diversa. C’e’ qualcosa in te che non ha mai visto in nessuna altra.”

“Questo ti diceva a Central City”

“No questo me l’ha detto prima di partire per aiutare il figlio del suo amico.”

“Ah.”

“E mi ha anche detto un’altra cosa. Che avrei dovuto occuparmi io di te se per caso faceva tardi a tornare.”

Lei. Protetta da un ragazzino? Ma poi riusci’ ad afferrare quello che intendeva Oliver. E senti’ rimescolarsi qualcosa nel cuore. Lui aveva detto a William di occuparsi di lei per dare a lei il modo di occuparsi di lui, di proteggerlo. Nell’affidare lei a lui,  Oliver in realta’ le aveva affidato suo figlio. quel ragazzino che era entrato nella sua vita, nella loro vite sconvolgendole. E che li aveva prima divisi, e poi fatti tornare insieme.

“Come lo chiami tu Oliver?”

“Come scusa?”

“Si, ti ho sentito chiamarlo per nome o dire che e’ mio padre. Ma tu come lo chiami? Amore? Tesoro?”

“William!” era imbarazzata

“Dai, mi sono accorto da subito che c’e’ qualcosa tra di voi. Ho 12 anni, non sono un bambino, so come vanno certe cose.”

“Davvero? Hai anche la ragazza?”

“No, io non avro’ mai una ragazza!”

Si, ne avrai a migliaia quando sarai adolescente, se la mela non cade lontano dall’albero. - penso ‘ Felicity -

Gia’ aveva il fascino imbronciato di suo padre, carta di sicuro successo con le donne.

“Allora?” Insistente, non mollava l’osso. Davvero un Queen, fin nel midollo

“Solo Oliver. Non amo molto le smancerie, come te suppongo.”

“Come vi siete conosciuti?”

Lei sorrise al ricordo “Lavoravo al reparto IT alla Queen Consolidated, l’azienda di tuo nonno. Me lo sono trovato davanti nel mio ufficetto con un computer danneggiato in mano” omise il dettaglio che il computer era pieno di fori di proiettile e che lui le aveva raccontato po’ di bugie con quella sua faccia da schiaffi e il suo devastante sorriso

“Ci credo, non e’ molto abile con i computer” commento’ William

Se tu sapessi William, penso’ lei. Se tu sapessi davvero cosa riesce a fare.

Ci fu un breve silenzio. “Vuoi andare a dormire? Sarai stanco.”

“Felicity, pensi che Oliver tornera’ davvero a casa?” Chiese lui

La voce del ragazzino conteneva un leggero tremolio. Lo guardo’ in viso, cercava di farsi forza ma si vedeva che aveva paura. Paura di perdere l’unico genitore che gli era rimasto. Un genitore con il quale stava ancora stabilendo un rapporto. Un uomo che non aveva ancora chiamato papa’, ma solo Oliver. Di cui doveva imparare ancora a fidarsi del tutto. Non sarebbe stata lei a incrinare questa nascente fiducia. Lei che pure aveva dubitato di lui. Ma che non aveva mai perso del tutto la fiducia in lui.

“Oliver ha parecchi difetti. E credo che tu li conosca. Ma non ha mai mancato alla parola data. O se lo ha fatto purtroppo non e’ stata colpa sua. Ha sempre fatto di tutto per rispettare quel che promette. Anche a costo di scelte molto dolorose, mi devi credere. Non ha avuto degli anni facili nella sua vita. Ha detto che fara’ tutto quanto in suo potere per non lasciarti solo al mondo. E io credo fermamente che lo fara’. Come credo che lo vedremo entrare presto da quella porta.”

William annui’ pensoso.

“Andiamo a dormire adesso?”

Finirono per addormentarsi sul divano. Lui si era accoccolato accanto a lei, come a volersi ancorare al suo corpo, rassicurato dal suo calore.

E la cosa non le diede fastidio, anzi. Anche lei si era addormentata poco dopo, con il tablet in mano, dopo alcuni tentativi di far quadrare i conti iniziali della nuova azienda. Prima di addormentarsi aveva ricoperto William con la copertina verde che teneva sul divano.

Furono risvegliati tutti e due dalla porta che si apriva verso le 4 del mattino. William fu piu’ veloce di lei e si alzo, correndo verso la persona che entrava

“Oliver!!”

Corse ad abbracciarlo stretto. Lei vide le braccia di Oliver serrarsi attorno al corpo magro del ragazzino, un abbraccio forte e pieno d’affetto. Vide anche luccicare qualcosa negli occhi di Oliver mentre gli scompigliava i capelli con la mano con tenerezza di padre.

Felicity si alzo’, felice di vederlo tornare tutto intero. Tento’ di darsi un contegno. Ma poi corse anche lei a rifugiarsi nel braccio destro, braccio che lui aveva teso verso di lei.

“Sei tornato… Amore” gli sussurro’ dandogli un brevissimo intenso bacio

Lui la guardo’, felice ma interrogativo. Felicity non usava mai quel tipo di nomignoli con lui

“Chiedi a tuo figlio” sospiro’ Felicity stringendosi a lui.

Lui la bacio’ sui capelli e strinse lei e il figlio fra le braccia. La sua donna. Suo figlio. La sua famiglia. Era tornato a casa.

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Al volo:  6x04 bellissima (il muro alla fine, ragazze, un muro finalmente! awwnnn) – 6x05 un Olicity / William moment abbastanza carino. E poi lei ha usato la chiave che le ha dato Oliver per entrare nell’appartamento dei suoi due uomini! 

Avete visto la foto della tomba? E lui vestito da nazista nel teaser? Chissa’ cos’altro avranno gli autori nel cilindro... una cosa e’ sicura, ci faranno morire fino a fine novembre 

Buona Arrow Night SIS!

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Capitolo 7
*** Things we only know ***


Ispirato alle due bellissime foto del crossover dove Felicity accarezza il viso a Oliver vestito da Green Arrow MIX (costume della nostra terra ma faretra e frecce rosse) mentre lui le stringe le braccia e quella dell’abbraccio. Al trailer ufficiale rilasciato e a spoilers vari.

REVISIONE DEL 24.11.2017 – scusate SIS – nel copia incolla mi e’ saltata una frase.

Ha lasciato la porta aperta. Incredibile. Ha lasciato la porta della cella della prigione aperta.

Quel.. quell’uomo. Oliver. Non il mio Oliver. Quello di terra X. Quel mostro. Quell’essere malvagio che assieme ai suoi compari vuol conquistare la nostra terra.

Mi hanno rinchiuso qui dopo che li avevo minacciati

"We will not surrender. We will not back down. We will keep fighting. So get the hell off our earth while you still can!" "

Non ci arrenderemo. Non indietreggeremo. Continueremo a lottare. E quindi andatevene al diavolo fuori dalla nostra terra finche’ potete!

Quel mostro di scienziato che vuole fare esperimenti su di me. Su Iris. Kara e’ sparita. Mi hanno rinchiuso in attesa delle decisioni di quel pazzo.

E lui e’ venuto fin qui, mi ha scortato e poi ha congedato i suoi gherri.  Voleva rimanere solo. Solo con me. Per sputarmi in faccia iroso la sua vendetta ai miei insulti

“Lui e’ morto! Hai capito bene? Morto!” quel tono agghiacciante

“Non ci credo! Non ti credero’ mai!”

”Illuditi, bellezza. Lui e’ morto e tu non puoi farci niente! Tutto e’ finito, chiuso!” quel suo ghigno malefico

“Lui non e’ morto!” Ho le lacrime agli occhi. Oliver. Amore mio..

Rialzo la testa, lo sfido con il coraggio della disperazione

“Green Arrow non morira’ mai! Lui e’ lotta, liberta’ Ideali che voi avete fatto morire, seppellito con la distruzione, disperazione e l’oscurita’!”

Sorride, beffardo. Gli assomiglia talmente che devo sforzarmi di ricordare che non e’ il mio Oliver

“Il mio Oliver non morira’ mai! Mai! Non finche’ io lo ricordero’. Nel mio cuore, nella mia mente. Lui e’ parte di me. Ho trovato me’ stessa in lui! Sara’ sempre parte di me. Sempre!”

Qualcosa luccica nel buio, qualcosa balugina stranamente in quegli occhi spenti, bui.

“Sei.. sei proprio uguale a lei”. Ha una voce strana adesso.

“Lei.. la tua Felicity?”

Muove la mano guantata verso di me, vorrebbe toccarmi I capelli.  Istintivamente mi ritraggo

“Lei li aveva scuri. Ma per il resto sei uguale a lei.”

“Lei ti avrebbe detto che sbagli a far quello che stai facendo! Lei ti avrebbe detto di mettere fine a questa follia. Lei ti avrebbe detto..”

“Lei e’ morta!” La sua voce e’ una fucilata “Non c’e’ piu’!” E’ dolore che sento in quella voce di macchina, non piu’ di essere umano?

Non mi arrendo “Se la ricordi lei non e’ morta. Se senti la sua voce nella tua testa, lei non e’ morta.”

“Stai zitta, piccola terrestre! Ti conviene!”

Mi gira le spalle, se ne va. A falcate larghe e rabbiose. Sparisce nel buio. Rabbrividisco. Non so se e’ freddo o paura.  Mi stringo nelle spalle.  Risento la voce di Oliver nelle orecchie

"We're gonna show these people that this earth belongs to us."

Dimostreremo a questa gente che questa terra ci appartiene

E prima, al party pre-nuziale di Barry, quando mi ha sussurato “Ti amo” brindando insieme a me

No.. no. Non puo’ essere morto. Lo sento.

E poi, dopo alcuni minuti da sola in quella cella allo scuro mi sono accorta che ha lasciato la porta aperta.

Esco circospetta nel corridoio. Nessuno. Bene. Devo uscire di qua. Devo trovare gli altri. Devo sapere di Oliver. Se e’vero. Il mio cuore sanguina. Ma quel che ho detto a Dark Arrow e’ vero. Oliver per me non morira’ mai.

Comincio a correre in quel dedalo buio, I corridoi lunghi e sgocciolanti. E girando un angolo mi scontro con una figura alta, un corpo possente. Allo scuro non vedo, ma avverto la pelle del costume sotto le mani. Mi scosto bruscamente da lui. E’ lui? E’ l’altro?

“Felicity!”

La voce. La sua voce. La sua voce?

“O.. Oliver!”

Esce dal cono d’ombra, una pallida luce che proviene dall’alto lo illumina debolmente.

Sembri tu. Ma lui..  lui e’ uguale a te.

“Stai bene? Tutto a posto? Non sei ferita, vero?”

Scuoto la testa

“Su, vieni, forza, devi uscire da qui. C’e’ un passaggio che porta direttamente a…” si interrompe

Si accorge che qualcosa non va

“Felicity, cosa c’e’? Sono io.”

“Se sei tu perche’ ha la faretra di quel verme? Le sue frecce rosse?”

“Gliel’ho presa durante il nostro ultimo scontro la fuori, e’ stata dura. Mi ha quasi messo KO”

“Mi ha detto che eri morto” Indietreggio tutto a un tratto

“Felicity sono qui. Sono io, Oliver!”

“Dimmi qualcosa. Dimmi qualcosa che solo noi sappiamo!”

“Non c’e’ tempo! Devi andartene da qui!”

“Devo sapere se sei davvero tu. Devo!”

“Ci siamo incontrati nel tuo stanzino IT, avevi in bocca una penna rossa.”

Ti guardo.

“Ho cambiato piani per te. Avevo un piano quando sono tornato dall’isola ma tu hai cambiato tutto.”

Sei tu? Oddio Oliver, come faccio? Lui e’ uguale a te. A quel te tornato dall’isola, ma ancora piu’ disperato. Malvagio. Freddo. Oscuro. Senza speranza. Non ho visto quasi niente in lui. E invece in te avevo visto tanto. Oddio che casino, come faccio a sapere se sei davvero tu?

La mia aria dubbiosa, il mio atteggiamento di autodifesa. Sembrano ferirti.

“Non c’era nessuna scelta da fare.”

Le tue parole quando hai ucciso il conte vertigo. A causa mia.

“Sei il mio per sempre. Voglio solo la possiiblita’ di essere il tuo. Ricordi?”

Si, ricordo. Straziante e amato ricordo. I tuoi voti al nostro falso matrimonio.

“Felicity sono io!”

“Non lo so. Potrebbero essere entrati nelle nostre teste, aver copiato i nostri pensieri. I tuoi pensieri. Quel siero che immobilizza. Forse comanda anche la volonta’. Quel mostro di scienziato puo’ aver fatto qualsiasi cosa.”

“Ascolta il tuo cuore.”

Il dubbio e’ lacerante. Sei tu? Sei l’altro? Non lo so. Davvero, non lo so…

Mi guardi, anche tu non sai cosa fare. E poi… quel tuo sguardo. Quello sguardo solo nostro. Quello che non puoi cambiare. Che non hai mai cambiato neanche quando eravamo divisi.

Fai un passo verso di me. Il tuo sguardo carezzevole su di me. Non riesco a muovermi. Mi tocchi prima che riesca a scansarmi. Mi tocchi sulla spalla. E il tuo sguardo diventa piu’ intenso. Una sola parola

“Fe.li.ci.ty”

Solo tu sai pronunciare il mio nome in questo modo. Sei tu.

Le mie mani vanno automaticamente al tuo volto. Sento la tua barba ispida, la risolutezza della tua mascella contratta. Vedo bene i tuoi occhi dietro alla mascherina adesso.

“Sei tu,Oliver. Amore mi, sei vivo!

Ti abbraccio di colpo, sento che mi stringi per una frazione di secondo. Poi mi afferri per le braccia

“Devi uscire di qui!”

“Si, ma tu?”

“Io devo restare qui. Devo trovare Dark Arrow e affrontarlo, una volta per tutte”

“Mi ha fatto uscire!”

“Come?”

“Ha lasciato la porta della cella aperta. Forse qualcosa e’ rimasto ancora vivo in lui. Qualcosa cui tu possa fare appello. La sua Felicity. E’ morta.”

Annuisci, hai capito tutto. Un’ombra e’ passata fuggevole nelle tue iridi. Mi hai stretto la spalla con piu’ forza. Questione di un secondo. Ma adesso I tuoi occhi brillano nella tenue luce che cade da una ferrritoia in alto. Azzurri e chiari come il cielo sereno, dopo essere stato spazzato dal vento. Occhi che tanto amo.

Mi porgi una pistola. Enorme.

“Oliver, io…”

“Solo in caso di bisogno.” Mi stringi di nuovo la spalla. “Non esitare a usarla.”

Annuisco

“Ti prego fai attenzione!” ti sussurro

“Anche tu.”

“Ti amo, non perderti.”

“Non mi perdero’ mai se tu sei con te. Liberiamoci di questi nazisti una volta per sempre! E torniamo alla nostra vita! Coraggio, andiamo!”

Un ultimo abbraccio, forte, disperato. Ti stringo forte. Non voglio lasciarti andare. Ma devi. Devi salvare il nostro mondo. Le nostre vite. Il nostro futuro. Un attimo e mi lasci andare, correndo via. Non c’e’ piu’ tempo.

Rimango ferma un solo momento, prima di impugnare la pistola e andare nella direzione contraria, fuori da questa prigione.

In questo breve momento penso solo alla nostra vita. Amore, famiglia, bunker, lotta contro I cattivi. Futuro. Si, Oliver, torniamo alla nostra vita. Noi ci ritroveremo, fra un po’. Noi due ci ritroveremo, sempre.

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Eccovi il mio sclero settimanale.

Citazioni

“Ho cambiato piani” canzone di Arisa

“Ci ritroveremo. Noi ci ritroveremo sempre”  - Sydney a Vaugh, telefilm Alias.

Grazie Autori Arrow, grazie perche’ la foto dove Felicity accarezza il viso a Oliver e’ quanto piu’ si avvicina a una delle mie fantasie: Felicity che bacia Oliver sotto il cappuccio di Green Arrow. Vedi mia one shot “Threat or target”

Anche stavolta non lo bacera’ ma grazie lo stesso. Gia’ ci tocchera’ sorbire Stephen Amell che bacia Melissa Benoist (e spero siano gli alter ego cattivi a baciarsi), almeno questo gesto tenero a Fel fateglielo fare all’Oliver giusto, quello della nostra terra! A presto SIS!

Ps: Oliver che non vuole sentirsi chiamare Ollie.. impagabile 😊

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Capitolo 8
*** The best thing about me ***


Ispirato alle foto del matrimonio Olicity e alla canzone degli U2

La macchina corre veloce, nelle strade illuminate di Star City. Sotto il cielo stellato di questa giornata ormai finita.

Una giornata importante. Il giorno del mio matrimonio. Me l’avessero detto che sarebbe stato cosi’ non ci avrei creduto. Beh non avrei creduto nemmeno se mi avessero detto che mi sarei sposata davvero.

Felicity Queen. Felicity Meghan Smoak Queen. Sono la moglie di Oliver Queen. Il sindaco di Star City. Ex playboy miliardario. Green Arrow. L’eroe e l’uomo. Sono sua moglie.

Ancora non ci credo. Ma dopo tutto quel che e’ successo durante la crisi di Terra X, ho guardato in faccia alla realta’. E la realta’ e’ che io lo amo, e che voglio stare con lui. Come lui ha detto a me. Non importava come, ma solo stare insieme. E che amarci, stare insieme, ci rende migliori l’un l’altra.

Io subito non volevo sposarlo.

Non lo nego. Due anni fa ero stata presa in quel vortice di sentimenti e di felicita’ che ti offusca la mente. Lui che mi aveva chiesto di sposarlo davanti a tutti. Quel che avevamo passato insieme. La mia convinzione che potevamo stare insieme e lottare insieme. Ed era stato l’inizio della fine. Mai piu’ mi ero detta. Mai piu’.

Non volevo piu’stare cosi’ male. Prima quei proiettili che mi avevano paralizzato le gambe. E poi quella sua omissione, quella che mi era sembrata mancanza di fiducia che mi aveva paralizzato il cuore. No, basta. Non volevo piu’ soffrire.

Siamo stati lontani. E cosi’ vicini. Peggio. Abbiamo sofferto, ancora di piu’ stando separati. E lui mi ha riconquistato. Gli ho ridato fiducia. Gli ho ridato il mio cuore. Ma la mia paura piu’ grande, perderlo, non mi ha mai abbandonato.

Anche se lui mi aveva detto tanto tempo fa, prima di stare insieme, prima di essere un noi

Hey, you will never lose me

Quella paura era tornata, piu’ forte di prima. Abbandonata da mio padre. Abbandonata da Cooper. Sono sempre stata diversa da mamma, dal suo modo di fare, di sentire. Mi sono sempre fatta strada da sola nella vita.

E incontrare lui mi aveva cambiato la vita. Non avevo mai provato dei sentimenti cosi’ profondi per qualcuno.

Al suo abbandono non volevo neanche pensare. E l’avevo abbandonato io per prima.

Siamo cresciuti nel tempo in cui siamo stati separati, siamo cambiati. Ma quel che c’era tra noi, quel che c’e tra di noi, quello non e’ mai cambiato. E’ solo diventato piu’ forte.

Uno scossone dell’auto mi riporta al presente, probabilmente una buca nell’asfalto. Siamo in un taxi, seduti fianco a fianco. Io e mio marito.

Ti guardo, seduto nel taxi accanto a me. Sei serio, imbacuccato nel cappotto nero sopra allo smoking. Mi tieni la mano ma sei lontano mille miglia. Immerso in amari pensieri. La fronte aggrottata. La linea della mascella dura. I tuoi bellissimi capelli irti sulla testa, visto che ci hai passato le mani frustrato piu’ volte.  Gli occhi duri, quella sfumatura metallica che assumono quando sei preoccupato. Ormai conosco quella sfumatura. I tuoi occhi mi parlano. Mi hanno sempre parlato.

So a cosa pensi. Qualcuno nel team e’ disposto a testimoniare che sei Green Arrow in cambio di qualcosa dall’FBI. Quentin te l’ha detto durante la festa. E tu l’hai presa molto male. Un tradimento, hai detto al covo. Non riesci a capacitarti che qualcuno del team voglia vendere la tua identita’ nascosta. Perche’? Per cosa?

So come ti senti. So come ci si sente quando dai fiducia a qualcuno e ti senti tradito. E sono io che ho insistito perche’ tu mettessi in piedi un altro team.

So che pensi che non e’ Diggle. Lo penso anch’io. Ma un sentimento di sospetto, di sfiducia adesso serpeggia nel team. Qualcosa che ci mettera’ gli uni contro gli altri mentre dovremmo essere uniti.

Ma io saro’ sempre al tuo fianco.

Non hai piu’ parlato da quando siamo usciti dal bunker. John ci ha mandati a casa dicendo che non era giusto che rimanessimo la’ ad accusarci a vicenda. Tu hai obiettato che non era il momento di abbandonare la squadra ma lui ci ha ricordato che ci eravamo appena sposati e che la priorita’ eravamo noi.

“Tu mi hai mandato in luna di miele quando ho sposato Lyla proprio in un momento di crisi. Io vi sto solo chiedendo di andare a casa. E’ la vostra notte, dopotutto” aveva sorriso Dig, anche se a denti stretti.

Avevamo chiamato un taxi per prelevarci a un isolato di distanza dal bunker, per sicurezza. Il tassista ci aveva riconosciuti e ci aveva fatto mille complimenti. Ma il tuo silenzio, il nostro silenzio lo aveva poi dissuaso. E lui aveva acceso la radio, per attenuare quel silenzio.

E dalla radio erano uscite le parole della canzone degli U2

When you look so good, the pain in your face doesn’t show

When you look so good and baby, you don’t even know

When the world is ours but the world is not your kind of thing

Full of shooting stars, brighter as they’re vanishing

Oh you’ve seen enough to know it’s children who teach

You’re still free enough to wake up on a bed or a beach

You’re the best thing about me

The best thing that ever happened a boy

You’re the best thing about me

I’m the kind of trouble that you enjoy

You’re the best thing about me

Quando sei così bella che il dolore sulla tua faccia scompare

Quando sei così bella tesoro e non lo sai nemmeno

Quando il mondo è nostro, ma il mondo non è adatto per te

Pieno di stelle cadenti, più luminose mentre spariscono

Ho visto abbastanza da sapere che sono i bambini ad insegnarci le cose

Sei la migliore parte di me

La cosa migliore che possa succedere a un ragazzo

Sei la parte migliore di me

Sono il tipo di guaio che ti piace

Sei la parte migliore di me

Ti ho guardato. Mi hai guardato. E dopo un lungo momento mi hai finalmente sorriso di nuovo. E le immagini di oggi mi sono scorse nella mente. Mio padre che mi ha accompagnato all’altare. E mamma, che ho voluto al mio fianco mentre camminavo verso di te. Tu che mi aspettavi sul palco, sotto al baldacchino. Tuo figlio che teneva il cuscino con le fedi. Dig, tua sorella e Curtis che ci facevano da testimoni. Io che stringevo spasmodicamente il bouquet mentre camminavo verso di te, le farfalle nello stomaco. Tu che mi sorridevi, fiducioso, bello piu’ che mai. Io e te. Gli impensabili. Impensabile che tu potessi notarmi. Impensabile che io potessi interessarti. Impensabile che potessimo innamorarci. Impensabile che potessimo stare insieme. Impensabile quel che stava succedendo. Impensabile come il nostro amore, nato e cresciuto tra mille difficolta’, il nostro volerlo negare, le prove e le diffidenze, le sfide della vita di ogni giorno e di quella crociata notturna in cui ti seguo da 6 anni. Ha abbattuto tutti i muri che abbiamo eretto per proteggerci. Perche’ abbiamo trovato noi stessi l’uno nell’altra. Proprio come diceva mamma.

Passo dopo passo ti ho raggiunto. Mio padre mi ha consegnato a te

“Te l’affido. Trattala bene.” ti ha detto

Mamma mi ha accarezzato il viso sussurando “La mia bellissima bambina”  per poi abbracciare te

“Io so che mia figlia e’ fortunata ad avere un uomo come te che l’ama. L’ho capito 5 secondi dopo avervi visto insieme”

E tu che hai sorriso pazientemente.

La cerimonia, semplice, si e’ svolta come in un sogno.

Le promesse matrimoniali ce le eravamo gia’ scambiate e piu’ di una volta.

 E quando mi ha infilato la fede al dito mi ha detto le uniche parole che contano

“Ti amo Felicity. Voglio vivere ogni giorno della mia vita con te, mia luce.”

E io ti ho risposto “Ti amo, Oliver. Sei la mia stella. Il mio per sempre.”

Mi hai stretto forte le mani. E dopo aver rotto il bicchiere e aver ricevuto la benedizione dal rabbino ci siamo baciati, tra l’uragano di applausi degli amici e degli invitati. Ma io non sentivo piu’ niente attorno a me. Sentivo solo il tuo amore. La tua forza. La tua protezione. E non ho piu’ avuto paura. Come quando ti ho chiesto d’impulso di sposarmi. Non avevo piu’ paura. Ho fiducia in te. L’ho sempre avuta. E ho fiducia in noi adesso.

Il lancio del bouquet, preso al volo da mia madre. Incredibile. Chissa’. La festa.

Il brindisi di Rene’ “Al vero amore, a Oliver e Felicity”, io stretta al tuo braccio. La torta nuziale, io che ti imbocco e mi sorridi malizioso.  Gli amici che ballano.

Quando abbiamo ballato insieme, stretta nelle tue braccia, mi sembrava di toccare il cielo con un dito. E ho pensato a quella volta che volevi ballare con me ma io ero arrabbiata con te. E avevo ballato con Barry. Un buon amico. Pure lui sposato adesso. Sembra passato un secolo.

Il taxi si ferma davanti a casa tua. Casa .. nostra. William stara’ con Thea per qualche giorno. Avevamo pensato di andare in luna di miele a Bali. Ma con l’ombra dell’FBI che indaga su di te e ti sta addosso non puoi lasciare il Paese. Ma ci andremo un giorno, lo so.

Scendiamo. Paghi la corsa. Mi stringo nel cappotto rosa, fa freddo, sono le 4 del mattino. Mi fanno male i piedi, le scarpe bianche con il tacco a spillo che porto da stamattina mi stringono.

“Ancora felicitazioni a lei e alla sua sposa, Signor Sindaco!” e il taxi si allontana nella notte.

La tua sposa. Mi prendi per mano.

Prendiamo l’ascensore. Usciamo nel pianerottolo, ci fermiamo davanti alla porta. Non parli.

Togli le chiavi dalla tasca, apri la porta. Guardo davanti a me, deglutendo. Vorrei aiutarti ma non so bene cosa dirti, se non quel che ti ho gia’ detto al covo mentre andavamo via. Che ti amo e che puoi contare su di me. Che non ti abbandonero’ e che staro ‘sempre al tuo fianco.

Faccio per entrare ma mi prendi per un braccio, fermandomi. Ti guardo. Mi guardi. Quel tuo sguardo carezzevole e unico. Quello sguardo che hai per me da sempre. Anche se in questo momento ha un velo di tristezza. E di qualcos’altro.

“Non e’ cosi’ che devi entrare”

Mi ritrovo nelle tue braccia senza neanche aver capito come

In braccio mi porti dentro casa, chiudendo la porta con un calcio.

In soggiorno uno striscione  “Benvenuti signore e signora Queen!”

“William?” sorrido, le mie braccia attorno al tuo collo

“Probabile, con l’aiuto di Thea e Raisa”

Mi baci leggermente “Si, benvenuta davvero Signora Queen”

“Smoak Queen, prego!”

Le tue labbra piene si curvano in un lieve sorriso. Mi baci ancora, con piu’ passione, mentre mi porti in camera da letto. La tua, la nostra camera da letto.

Lentamente mi deponi a terra. Io scalcio via le scarpe con una smorfia, sono ancora piu’ piccola davanti a te.

Mi tolgo il cappotto, tu togli il tuo. Mi metti le mani sulle spalle,  me le accarezzi, scendi ad accarezzarmi le braccia. Poi mi circondi il volto con le mani, sento il freddo della tua fede al’anulare sinistro, quel modo solo tuo quando stai per baciarmi.

Mi contempli un attimo, intensamente come solo tu sai fare

“Sei bellissima, Felicity. Sei cosi’ bella che non son mai riuscito a dirtelo davvero”

Ti sorrido.

Mi accarezzi i capelli, il viso. Hai un’ombra di rimpianto negli occhi. Ti bacio alzandomi sulle punte. Non e’ colpa tua amore mio penso

“Mi dispiace, Felicity” mormori mentre mi baci le labbra, la guancia, la tempia, attirandomi teneramente a te

Mi scosto un attimo, ti accarezzo la guancia con la mano sinistra, dove brilla la fede che mi hai infilato al dito.

 “Non devi dispiacerti, tesoro.”

Tu ne baci il palmo, indugi sull’anello con le labbra

“Volevo che il giorno del nostro matrimonio fosse perfetto”

“E’ lo e’ stato. Lo e’. Una bellissima giornata “

Mi guardi incredulo.

“Lo e’ stato perche’ mi ami. E io amo te. Siamo insieme. Il resto non conta. Almeno …”

“Almeno?”

“Almeno fino a domani. Stanotte e’ solo nostra. Siamo solo io e te.”

 Mi accarezzi la guancia con un dito, i tuoi occhi valgono piu’ di mille parole

“Solo io e te… amore.” Mi stringo a te, mi abbracci forte.

Ad anni di distanza, a ogni anniversario avrei ricordato quelle poche ore tutte per noi. Il tuo bacio grato dopo le mie parole, i tuoi ti amo sussurrati sulla pelle, baci e parole brucianti. Le tue mani che abbassavano le spalline del mio abito, che tiravano giu’ la lampo fino a far cadere il vestito da sposa sui fianchi e scivolare giu’, lasciandomi in mutandine e autoreggenti bianche. Le mie mani che ti toglievano la giacca e scivolavano sulla camicia sotto le bretelle dello smoking a cercare la tua pelle calda. Il tuo petto forte e saldo, i tuoi muscoli, la tua potenza e dolcezza. La pressione della tua cintura sul mio ventre mentre ti liberavo dalla camicia attirandoti a me sul letto e sentivo la tua crescente erezione tra le cosce. La passione che era divampata come un incendio. Avvinghiati nel letto, le carezze, i baci, i morsi, le grida, i gemiti. La fusione dei nostri corpi, delle nostre anime, l’estasi che raggiungemmo piu’ volte. E poi la quiete dopo la tempesta dei sensi, il nostro dolce abbraccio, il respiro del nostro primo sonno insieme da sposati.

Io e te. Tu ed io.  Noi.  La parte migliore di noi.

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Eccoci qua SIS !

Crossover: solo due parole per definirlo: L’ABBRACCIO. Io non ci speravo proprio in quel bacio disperatamente vero e passionale.  

Per me e’ stato il massimo, piu’ del matrimonio, piu’ di tutto quello che si sono detti. Piu’ della adorabile trepidazione di Oliver nel chiedere a Felicity di sposarlo, quel dialogo tragicomico ammazzacuore. Piu’ del suo cuore infranto in quarantamila pezzi quando Felicity gli ha detto di no. Piu’ del loro parlare sulla scaletta. Piu’ del faccino triste di lui mentre si confidava con i Westallen. Piu’ del perche’ Felicity gli aveva detto di no. Piu’ della tensione quando il Dark Oliver le ha puntato contro l’arco dopo che lei gliene aveva dette 4  mentre Oliver nostro cercava di salvare lei, Cara Cattiva, capra cavoli e mondi interi. Bello bello bello. A presto!

Ps: me li hanno fatti andare insieme in moto a Central City!!! Gia’ li’ ero stesa.

Ps2: lo scrivo? Non lo scrivo? Lo scrivo: Dark Oliver era terribile, malvagio, senza redenzione ma cavoli se era .. avete capito cosa, vero? 😊

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Capitolo 9
*** A very Merry Christmas ***


Oliver si sveglio’ di soprassalto. Nella penombra della stanza, illuminata solo dalla luce della luna piena ci mise un attimo prima di mettere a fuoco. Allungo’ d’istinto la mano verso destra ma la parte del letto matrimoniale accanto a lui era fredda, vuota.

Non erano sposati da neanche un mese, molte delle cose di Felicity erano ancora al loft, che peraltro non si decidevano a mettere in vendita, e lui non si ricordava quasi piu’ com’era dormire da solo. Averla tra le braccia, i morbidi capelli che gli solleticavano il collo, il profumo di quei capelli,  la mano di lei che gli accarezzava il petto: era diventato irrinunciabile ormai. Lui spesso le prendeva la mano, ne baciava il palmo o i polpastrelli delle dita colorate. O i capelli. E le labbra, sempre. E poi scivolava nel sonno piu’ tranquillo che avesse mai dormito. Sereno. In pace. Nonostante tutto.

Quella sera di Vigilia quando era rientrato dalla conferenza stampa natalizia al Municipio non l’aveva trovata. Era indaffarata con la sua azienda, stava tentando di riallacciare un rapporto almeno lavorativo con Curtis dopo che aveva abbandonato il Team Arrow al covo. E doveva anche passare al covo per controllare l’attivita’ dei server. Non aveva potuto accompagnarlo alla conferenza stampa e lui l’aveva capita. Da quando erano tornati insieme, lei aveva messo ben in chiaro che lei non era solo la compagna, ora moglie, del sindaco. Aveva una sua vita. Una sua professione, un suo scopo personale. Qualcosa da realizzare e da portare avanti al di la’ della sua relazione con lui o della sua appartenenza al Team Arrow, ma che non per questo metteva in secondo piano la sua vita con lui,  l’amore che provava per lui e la loro comune crociata contro il crimine.  E lui la rispettava in questa sua scelta. Anzi, ne era orgoglioso.

Qualcosa lo aveva fatto svegliare, come un rumore attutito. Si decise ad alzarsi. Usci dalla camera da letto e si avvio’ verso il salotto.

Tranne che per il fuoco acceso nel camino, la stanza era immersa nel buio. A destra, distante dal camino un Albero di Natale debitamente addobbato. Raisa e William si erano dati da fare, ed era molto bello, adorno di palline rosse e gialle, file dorati e lucine varie. Era pure comparsa la calza di Oliver bambino, con il suo nome scritto sopra. L’ultima volta l’aveva vista appesa al loft quando ci abitava Thea prima di… scaccio’ quel pensiero e si costrinse a tornare al presente.

A fianco dell’albero, posato su un tavolino di cristallo, un candelabro a 7 braccia. Non avevano dimenticato che Felicity era ebrea. Alcuni pacchetti sotto l’albero mentre lei saltellava sul tappeto cercando di raccogliere quel che era caduto.

“Cosa stai combinando?” disse lui appoggiandosi allo stipite della porta

Lei si fermo’ di botto, l’aria colpevole di chi era stato colto in fallo

Illuminata solo dal fuoco del camino, il riflesso delle fiamme che danzava sulla sua pelle diafana, era bellissima. In un paio di semplici pantaloni di pigiama e la solita canotta rosa che portava abitualmente per andare a dormire, la semplice purezza di quel profilo minuto e aggraziato che era solo suo. Il cuore di Oliver si gonfio’ d’amore solo a vederla

“Ciao, ecco io.. come e’ andata la conferenza stampa?”

Lui si tolse dallo stipite e avanzo’ verso di lei.

Ogni volta che lo vedeva arrivare verso di lei le si azzerava la salivazione. Cosi’ alto, forte, bello nella sua gloriosa fisicita’. La danza di luce e ombre su quel petto nudo, largo e segnato dalle cicatrici, i fianchi stretti nei pantaloni del pigiama, azzurri come i suoi occhi. E non si era innamorata di lui solo grazie al suo aspetto fisico.

“Bene, bene. a parte le solite domande su un futuro impeachment e se quello che si dice su di me che sono Green Arrow e presto l’FBI mi mettera’ in prigione definitivamente.. bene.”

“E cosa hai detto ai tuoi sostenitori e ai tuoi detrattori della mia assenza alla conferenza stampa di Natale del Sindaco?”

“Ho detto loro che mia moglie e’ una donna che lavora e che chiunque di loro avesse una moglie che lavorava avrebbe capito la mia sitauzione. Che le nostre compagne sono sempre al nostro fianco nelle lotte quotidiane a sostenerci, anche quando non ci sono fisicamente, perche’ impegnate nel loro lavoro e nel contribuire al benessere delle nostre famiglie.”

“Molto ben detto, signor Sindaco.”

“Beh in fondo non ho detto che la verita’. Tu lavori davvero al benessere della nostra famiglia. Solo che e’ una famiglia grande come una citta’ e un po’.. verde.”

“Una famiglia che di recente ti ha deluso.” Felicity chino’ la testa “Sia come citta’ che come team”

Oliver strinse le labbra. L’agente dell’ FBI gli stava mettendo contro la citta’ di cui era sindaco. E  ancora non si era rassegnato per quel che era successo al Team. Non riusciva a mandare giu’ quel che aveva fatto Rene’. Lo capiva. Lo capiva fin troppo bene. Come lui aveva messo il bene di sua figlia davanti a tutto.  Ma non riusciva a giustificarlo. Non per come si era comportato. E anche Dinah e Curtis se n’erano andati. Lo confortava che John fosse rimasto dalla loro parte. Ma sentiva di aver fallito, ancora una volta. E non gli piaceva.

“So che non ne vuoi parlare, ma” inizio’ lei

“Hai detto bene Felicity, non voglio parlarne. Non adesso, almeno.” Commento’ mestamente lui

“Che stavi combinando al buio?”  Chiese lui subito dopo, cambiando discorso

“Stavo tentando di fare Babbo Natale. Ma non mi viene un granche’ bene” rispose lei

“Uhm, non ci credo. Tu riesci bene in tutto.”

Lei gli sorrise. La fiducia che lui riponeva in lei la commuoveva, soprattutto da quando aveva avuto conferma che lui aveva sempre avuto fiducia in lei, anche se a lei non pareva,  durante quella straziante umanissima confessione che le aveva fatto quando erano stati intrappolati al covo. Da allora non aveva fatto che amarlo piu’ di prima, anche se non credeva fosse possibile.

“E cosa ha portato Babbo Natale?”

“Sono riuscita a scovare l’ultima edizione di quel videogioco che tanto voleva Wiliam, quella che abbiamo tanto cercato. Sono andata a ritararla stasera giusto un attimo prima che chiudesse il negozio. La volevo incartare per bene, ma lo scotch mi e’ rimasto sulle dita, la carta si e’ strappata in un punto e nel girarmi a prenderne un altro foglio e’ caduto tutto quel che c’era sul tavolino. Un elefante in una cristalleria avrebbe fatto meno danni, in queste cose non ci so fare, regali per bambini, feste di famiglia, io..”

Oliver le accarezzo’ con dolcezza una guancia, fermando quel fiume di parole. Sorrideva. Come la prima volta che si erano incontrati. La sua parlantina aveva sempre il potere di farlo sorridere. La sua semplice presenza lo faceva sorridere. Il fatto che lei lo amassa lo rendeva felice. Il fatto che lei pensasse a suo figlio lo commuoveva. Il legame di affettuosa complicita’ che lei aveva stabilito cosi’ in fretta con William era stupefacente. Ma del resto era di Felicity rendere le cose piu’ belle e piu’ semplici, uno dei tratti di lei che piu’ amava.

Depose un tenero bacio sulle labbra di quella che da meno di un mese era sua moglie. Ancora non ci credeva. A tutto quel che era successo.

Lei rispose al bacio con pari tenerezza.

“Mi piace come mi fai stare zitta, lo sai?” sussurro’ sulle sue labbra

“Lo so” rispose lui abbracciandola. Quel piccolo morbido corpo consenziente si incollo’ al suo con la solita naturalezza, data dalla consuetudine e dal reciproco desiderio. Le mani calde di lui scivolarono sulla schiena di lei, insinuandosi sotto la canotta e tra l’elastico dei pantaloni del pigiama, accarezzadole la pelle in parte morbida e in parte increspata dalle cicatrici delle operazioni subite alla parte bassa della schiena per l’impianto del chip che la faceva camminare.

Se solo pensava che quasi l’aveva persa… La bacio’ di nuovo,  la tenerezza stava diventando qualcosa di piu’ urgente, impellente

“Pero’ se continui cosi non riusciro’ a finire di incartare il regalo…” sospiro’ lei riluttante staccando le labbra dalle sue. Gli occhi di lui brillavano come stelle azzurre nella penombra, rischiatata dalla fiamme del fuoco nel camino. La passione, il desiderio non celato in quegli occhi che tanto amava.

“E va bene” concesse lui, sciogliendola dall’abbraccio

Felicity fini’ di fare il pacchetto e lo pose in bella vista davanti all’albero.

Lui decise che doveva dirglielo. Dirle quello che aveva nel cuore. Aveva bisogno di lei.

“Felicity, ho parlato con l’avvocato”

Felicity rabbrividi’, e non per il freddo

“Oliver..” disse girandosi verso di lui. Non voleva sentire quello che le avrebbe detto. E sapeva che doveva sentirlo invece.

“Felicity, dobbiamo affrontare la questione, lo sai. Vieni qui.”

Le tese la mano, si accoccolarono a terra sul tappeto di fronte al camino, lui di schiena contro il divano, lei seduta nel suo grembo, le braccia di lui attorno a lei.

“Se .. se le cose dovessero andare male, se fossi condannato”

“Non ti condanneranno, io lo so”

“Amore, se mi condanneranno dovro’ passare molti anni in prigione, lo sai. Forse tutta la vita.”

“Non voglio sentirti parlare in questo modo”  la stretta di lei si fece piu’ forte

“Felicity, io dovro’ pagare per quel che ho fatto”

“Tu non hai fatto altro che salvare questa citta’”

“Si, ma quando sono tornato qui dall’isola, prima di conoscerti, ero solo un killer. Devo rispondere delle tante morti che ho causato.”

“Tu non sei un killer. Non sei piu’ quello che eri. E hai fatto tanto di buono per Star City, questo non potranno ne’ averlo dimenticato ne’ metterlo in dubbio.”

“Felicity, tu sei buona e fiduciosa. Non tutti la penseranno come te. Dobbiamo prepararci al peggio.”

Felicity rimase in silenzio.Lui le prese la mano dove brillava la fede che le aveva infilato all’anulare

“E’ per questo che ho parlato con l’avvocato. A proposito di  William. Le ho chiesto di preparare i documenti per l’affido congiunto di mio figlio.”

“Oliver, io”

“Lui non deve pagare per i miei errori. E gli ho promesso che per quanto fosse in mio potere non sarebbe rimasto solo al mondo.” Le alzo’ il mento con il dorso della mano, accarezzandole lievemente la guancia

“Voglio affidarti mio figlio. Voglio che lui diventi anche tuo figlio. Tu sei l’unica persona al mondo che amo e di cui mi fido a tal punto da chiederti di prenderti cura di lui, di stargli accanto, di aiutarlo a crescere”

Gli occhi di lei si riempirono di lacrime

“Felicity so che ti sto chiedendo tanto. Lo faremo solo se sei d’accordo. Ma io mi sentirei infinitamente piu’ tranquillo sapendolo con te. Perche’ so che gli vuoi bene e e non lascerai che gli accada niente di male.”

“Io non so se riusciro’ .. ha bisogno di suo padre.”

“Ha bisogno di amore, e tu ne hai tanto da dare. Ci riuscirai, ne sono piu’ che sicuro. William ti vuole bene, hai riportato affetto e allegria nella sua vita. L’hai resa migliore. Esattamente come hai fatto con me. Ti prego, Felicity. Aiutami a tenere al sicuro nostro figlio”

“Nostro figlio” aveva detto. Felicity stava per mettersi a piangere, ma ricaccio’ indietro le lacrime.

“Va bene. Firmero’ i documenti e faro’ del mio meglio con William. E so che tornerai presto da noi.”

“Grazie, amore mio. Grazie”

L’abbraccio’, stringendola forte a se’. Aveva visto la lotta interna dentro di lei, la forza con la quale aveva evitato di mettersi a piangere.

Si alzo’ in piedi, e la fece alzare.

“Scusami un secondo”

Si allontano’ un secondo per poi tornare con un pacchettino rosso con il fiocco bianco  “Per te”

“Oliver non dovevi, davvero”

“Si che dovevo.”

Le diede il pacchettino, lei lo rigiro’ tra le mani con fare inpacciato

“Non e’ un’altra chiave” sorrise lui

“Su aprilo, mezzanotte e’ gia’ passata!”

Lei lo apr’i. Era un delizioso braccialetto, con appeso un piccolo charm a forma di casetta. Lei lo fisso’.Poi fisso’ Oliver

“Oliver e’  bellissimo!”

Lui lo prese dallo scatolino e glielo allaccio’ al polso, sfiorando il piccolo ciondolo con un dito

“Casa. Perche ‘ e’ questo che sei per me.”

Trattenne le mani di lei nelle sue

“Pensavo che ogni anno che ci sara’ concesso di vivere insieme, al nostro anniversario ti posso regalare  un altro charm da aggiungere a questo.”

Lei lo guardava con le lacrime agli occhi.

“Spero che questo ciondolo non resti da solo, e che non solo completeremo questo braccialetto ma che ne avrai anche degli altri.”

“Oliver” fu lei  stavolta ad accarezzarlo sulla guancia spruzzata di barba

“Anch’io ho qualcosa per te.  Volevo dartelo domani, ma visto che siamo qui”

Tolse un pacchettino dalla calza di Oliver appesa all’albero e glielo porse.

“Felicity. Tu mi hai gia’ fatto il regalo piu’ bello chiedendomi di sposarti. Non chiedevo altro”

Non era del tutto vero. Aveva un altro desiderio ma non poteva ancora dargli voce. Gia’ averla sposata era una cosa enorme, che solo fino all’anno prima aveva creduto non sarebbe mai potuta accadere. Ma ancora non poteva confidarle quello che sognava, quello che sperava da quando aveva realizzato di amarla, da quando aveva accettato  il suo amore per lei  in quel suo forte abbraccio sulla torre dell’orologio, da quando aveva visto la gioia del suo amico John quando era diventato padre. Gia’ in parte quel sogno di una famiglia sua si era realizzato con Wiliam eppure nel suo cuore serbava gelosamente quel sogno: un bambino loro. Avere un figlio da Felicity, dalla donna che amava piu’ di se’ stesso. Un meraviglioso sogno che con il tempo sperava si sarebbe potuto finalmente realizzare. Ma non voleva metterle pressione. Non adesso. Voleva viverla attimo per attimo, vivere il suo amore, costruire la loro vita insieme giorno per giorno, con William. Anche con quella spada di Damocle che pendeva sulla sua testa, del processo, dell’FBI.

“E’ solo un piccolo segno. Su dai,aprilo”

Sembrava una bambina. Eccitata e al tempo stesso titubante, come timorosa che il regalo non gli sarebbe piaciuto.

Oliver apri’ il pacchettino. Sollevo’ dal velluto una sottile catena dorata con un piccolo pendente a forma di stella racchiusa in un cerchio.

“Un’altra stella. Un’altra appartenenza” disse lei timidamente, accarezzadogli  con mano lieve il cratere sul petto di lui dove prima aveva il tatuaggio della stella Bratva.

Lui soppeso’ per un attimo il ciondolo. Voltandolo lesse la scritta incisa sul dietro “You are my star. F” (Sei la mia stella. F.)

“Anche io voglio invecchiare insieme a te. Anche se conduciamo una vita particolare e pericolosa. Ma voglio che tu sappia una cosa: che il destino ci separi domani o fra quarant’anni  non rimpiangero’ un solo secondo passato insieme a te da quando ti ho conosciuto. Mai.” La senti’ dire piano.

Alzo’ lo sguardo dal ciondolo per guardarla. Lei glielo prese dalle mani e glielo mise al collo.

“E ti aspettero’. Sempre.”

Lui la guardo’ senza parole, solo con quello suo sguardo particolare, di amore immenso, le lacrime che gli brillavano negli occhi

“Nel bene e nel male. Ricordi?” sorrise lei

“Nel bene e nel male.” Riaffermo’ lui deciso. Le strinse forte le spalle, le accarezzo’ il collo, circondandole il volto con le mani. Stavano per baciarsi con passione quando

“Ehi, voi due. Avete finito di tubare?”

William appoggiato allo stipite della porta che li guardava con aria divertita, le braccia conserte. Cosi’ simile a suo padre poco prima, in quella stessa posa indolente e rilassata.

Oliver e Felicity si separarono bruscamente,  imbarazzati

“Credi figliolo verra’ il tempo in cui anche a te piacera’.. tubare”  rispose Oliver

“Ho sentito qualcuno parlare e sono venuto a vedere se era arrivato Babbo Natale”

“E’ arrivato, e’ arrivato.” Felicity prese il pacco che con tanta premura aveva incartato e glielo porse

“Ma lo posso aprire adesso?”

“Certamente, William”

Il ragazzino scarto’ il pacco, lacerando la carta velocemente

“Wooow ! Sii, il gioco che volevo cosi’ tanto. Ma era introvabile, come..?”

“Babbo Natale ha le sue fonti” ironizzo’ Oliver, uno sguardo furtivo a Felicity

“Posso andarlo a provare?”

“William” fece Oliver improvvisamente serio e burbero

“Solo una partitina, poi vado a dormire, prometto!” imploro’ il ragazzo

“Solo una, e poi dritto a letto. Sono le 3 del mat..”

Il ragazzino non lo fece finire e abbraccio’ strettamente all’improvviso sia il padre che Felicity. D’impulso. E altrettanto velocemente li lascio’ per correre verso la sua camera.

“William?” fece Oliver, un po’ stranito dal comportamento del figlio

Il ragazzino si fermo’ di botto sulla soglia e si giro’ verso di loro

“Grazie papa’. Grazie Felicity. E non solo per questo.” Alzo’ il pacco verso di loro. “Grazie perche’.. ci siete”

fece un piccolo sorriso triste. ”Buon Natale!” E scappo’ via di corsa.

Oliver degluti’ forzatamente, tentando di  ricacciare indietro l’ondata di commozione che lo stava prendendo. Felicity si strinse a lui e lo guardo’

“Buon Natale, amore mio”

“Felice Festa di Hannukah, mia luce” fece lui sommessamente

La bacio’ a lungo, con amore e gratitudine. E la tenne stretta a se’. Sentiva il suo amore per lui. In quel momento fu sicuro che qualsiasi cosa gli avesse riservato il nuovo anno, bella o brutta, qualsiasi prova, qualsiasi situazione difficile gli si fosse posta davanti l’avrebbe saputa affrontare. Grazie a quella piccola fortissima donna che aveva tra le braccia. Grazie a quel ragazzino che era corso nella sua camera.Verso quel guscio, quello scudo dietro cui si proteggeva per nascondere i suoi sentimenti. Anche in questo cosi’ simile a lui.

Sua moglie. Suo figlio. La sua famiglia. La sua forza.

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One shot natalizia in ritardo e in anticipo per il Nuovo Anno

Tanti Auguri mie preziose lettrici. Grazie di esserci state, di esserci e di leggere le mie storie, che spero che vi abbiano tenuto e vi tengano compagnia.

A very Merry Christmas and a Happy New Year, let’s hope it’a good one, without any fear

Davvero Buon Natale e un Buon Anno Nuovo, speriamo sia buono, senza paura

Con le immortali parole di John Lennon, Buone Feste a voi tutte SIS e alle vostre famiglie e che il 2018 sia davvero un Buon Anno Nuovo! Un bacio e a presto!

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Capitolo 10
*** Your loving arms (Poetica) ***


Sono stanco. Una riunione infinita. Non ce la faccio piu’. E’ meno stressante pattugliare la citta’ di notte, a colpire tutti quei criminali, che passare tanto tempo in riunione al municipio. Non posso crivellare con il mio arco tutti i consiglieri comunali. E le mie parole purtroppo non sono convincenti e appuntite come le mie frecce. E adesso sto andando al bunker. Problemi anche la’. Quei tre che se ne sono andati. Il team si e’ disgregato. Ma che team posso avere se non posso piu’ fidarmi di loro? Ma quello che sento il ‘mio’ team e’ rimasto. Mi e’ rimasto mio fratello John. E per fortuna immensa, una fortuna che non merito ho lei al mio fianco, sempre. Devo vederla. Subito. Ho bisogno di lei adesso, piu’ che mai

 

Anche quando poi saremo stanchi
troveremo il modo per
navigare nel buio
che tanto è facile
abbandonarsi alle onde
che si infrangono su di noi

 

Ho bisogno della mia luce. Che illumini il buio in cui mi sto dibattendo. Non ho molte via di uscita. Da sindaco un processo pende su di me. Cayden James con il ricatto ha estorto soldi a questa citta’ che ho giurato di proteggere e difendere. E sono stato io a dare ordine di darglieli. Come vigilante non va meglio. Per combattere i criminali ho infranto la promessa fatta a mio figlio. La sua espressione triste e delusa mi perseguita ancora. E se non ci fosse stata Felicity non so come sarebbe andata a finire. Peggio, sicuramente. Ma quelle parole agrodolci di William mi hanno fatto male. Ci hanno fatto male. Perche’ anche lei gli vuole bene. Meraviglioso amore mio, che ami anche un figlio che ti e’ capitato tra capo e collo, come a me. Un figlio per il quale ti ho fatto anche soffrire. Ma tu vedi sempre il meglio negli altri. Hai saputo vedere il bene che era in me anche quando io non lo vedevo, sprofondato nel buio della mia solitudine, della mia vendetta, delle brutture di cinque anni di inferno.

 

Dimmi dove sei
vorrei parlarti
tutte quelle cose che
ho mandato già in fumo
Colpa della solitudine
non l’ho mai detto a nessuno
a nessuno tranne che a te

 

No, non ho mai parlato a nessuno come parlo con te. Non sono mai stato felice con nessuno come lo sono con te. Sei sempre stata speciale. Da quando ti ho conosciuto ti ho sempre sentita vicina, come nessuna altra donna mai prima di te. Dolce. Solare. Intelligente. Spiritosa. Forte. Bellissima.

 

Questa sera sei bellissima
se sai che non è finita abbracciami

 

Sei davvero bellissima in quel tuo abito color rubino. Le tue braccia candide, dalla pelle vellutata, che ho la fortuna di accarezzare, di venerare. il tuo viso luminoso. I tuoi morbidi capelli biondi, quelle onde dorate che tanto amo. Stai bevendo un caffe’, l’aria assorta una piccola pausa anche per te in questa difficile giornata. Ma appena mi vedi capisci subito il mio stato d’animo. La mia faccia distrutta, la mia espressione sfinita ti ha parlato

 

Oh amo il tuo viso. Ma non hai una bella faccia adesso. Cos’e’ successo? Mi prendi la mano, posi la tazza di caffe’

 

Mi siedo stancamente sul tavolo delle riunioni e te lo dico. Due ore a tentare di convincere il consiglio comunale che usciremo dallo scacco in cui ci tiene Cayden James. Due ore a tentare di convincere qualcuno di qualcosa della quale nemmeno io sono piu’ sicuro in questo momento.

 

Mi stringi il bavero della giacca, mi accarezzi dolcemente il collo, il volto. Un vero balsamo per il mio animo stanco e combattuto. E poi mi sussurri “hey ..” e mi stringi a te. Lo sapevo. Sapevo che lo sapevi. Che sapevi di cosa avevo bisogno. Di stare nelle tue braccia. Come tu hai bisogno di stare nelle mie.

 

Mi stringi tra le tue braccia. Le tue dolci amorevoli braccia. Mi stringi forte. E io torno a casa. Sospiri insieme a me. Nelle tue braccia mi sento sicuro, tranquillo. Niente mi puo’ far male se sono tra le tue braccia. Sei cosi piccola, sembri fragile. E invece sei fortissima. Piu’ forte di me. Mi rilasso nel tuo abbraccio. Chiudo gli occhi. Anche tu sei stanca. Il bunker. La tua azienda. La nostra famiglia appena formata. William. Non so cosa esattamente gli hai detto. Ma so che ci sai fare con le parole, e infatti il mio bambino ha detto che ha capito perche’ faccio quel che faccio. Forse non del tutto. Ma qualcosa ha capito. E sei stata tu a farglielo capire. Questa vita. Le notti al bunker. La vita al mio fianco. Le preoccupazioni. Sento la fatica che e’anche in te.

 

E anche quando poi saremo stanchi
troveremo il modo per
navigare nel buio
che tanto è facile
abbandonarsi alle onde
che si infrangono su di noi

 

Ti stringo, mi stringi. Il nostro abbraccio ci calma, mi calma il cuore. Ci diamo forza. Il sangue comincia a scorre di nuovo nelle mie vene, ricomincio a respirare.  E poi come sempre mi illumini. Mi chiedi se so a cosa pensa quando sara’ finita con James. Io ti chiedo a cosa, mentre la mia mano scende dai tuoi capelli ad accarezzarti la schiena. E mormori al mio orecchio che pensi alla nostra luna di miele. E un brivido mi attraversa. Un piacevole brivido.

 

Dimmi come stai
perché non parli
ora tienimi con te
la tua mano nel buio
la luce è la mia solitudine
non l’ho mai chiesto a nessuno
a nessuno tranne che a te

 

Ancora una volta compi la tua magia:  mi fai sorridere. Aruba. Si, Aruba. Ci andremo, prima o poi. Sorrido al solo pensiero. La nostra luna di miele. Dove poter dimenticare tutto. Stare solo con te. Il sole, la sabbia calda sotto i piedi. Il mare azzurro, scintillante come i tuoi occhi. Ammirare il tuo corpo snello, le tue forme esaltate da un ridotto bikini nero. Baciarti. Respirarti. Stare con te. Niente malviventi. Niente problemi. Una piccola oasi di pace, dove poter stare solo con te. Fare l’amore tra le onde, in un mondo silenzioso e liquido. Bere dalle tue labbra, vezzeggiare il tuo seno, sprofondare con te in un universo dove esistiamo solo noi. Un sogno.

 

Questa sera sei bellissima
se lo sai che non è finita abbracciami


anche se penserai che non è poetica
questa vita ci ha sorriso e lo sai
non è mai finita abbracciami

 

Questa vita e’ tutt’altro che poetica. Ma ci sei tu, amore mio infinito. E non ho bisogno di altro.

E voglio sognare assieme a te la nostra luna di miele.

 

Abbracciami
Abbracciami

 

Rimarrei per sempre tra le tue braccia, amore. Ma non posso. Chiudo gli occhi. Sospiro di nuovo. Torno alla realta’.

“Any news here?”

E tu cominci a parlare, ad aggiornarmi. E poi quel suono dai server, il tuo sistema di localizzazione ha trovato qualcosa.

Ti giri parlando, ma le nostre mani.. le nostre mani si cercano. Le nostre mani si stringono, s’intrecciano d’istinto. Insieme saliamo sulla pedana. Insieme esaminiamo lo schermo. Tu riparti a razzo digitando sulla tua tastiera. Io ti dico cosa sto per fare.

Eccomi di nuovo in azione. Rinvigorito, di nuovo pronto. Insieme a e te. Mia forza. Mia luce. Mio amore.

Andremo ad Aruba. Si, ci andremo. Te lo prometto.

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Sclero ispirato dal bellissimo (e brevissimo) Olicity moment dell’episodio 6x12 intrecciato al testo di Poetica di Cesare Cremonini.

Dedicato a voi tutte mie preziose lettrici. Per ringraziarvi per avermi contattato. Per la vostra gentilezza e preoccupazione. Non volevo allarmarvi con il mio lungo silenzio. Ho avuto un periodo di stallo, sono rimasta fuori dal sito per un bel po’, per vari motivi. Ma sono di nuovo qui. E voglio rassicurarvi. Presto arrivera’ anche il nuovo aggiornamento Dirty Arrow. Non abbandono la storia, siatene certe. Non e’ solo mia, e’ soprattutto vostra. Grazie ancora per il vostro supporto. A presto.

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