Follow me through the dark

di Miss__Snape_03
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Help ***
Capitolo 2: *** Tutto questo non doveva succedere ***
Capitolo 3: *** inferno ***
Capitolo 4: *** Resistere ***
Capitolo 5: *** Cure ***
Capitolo 6: *** Spiacevoli Eventi ***
Capitolo 7: *** Se solo tu sapessi ***



Capitolo 1
*** Help ***




 

1. Help

 

1 agosto

Casa di Severus Piton, Spinner’s End

 

Quella sera il pozionista decise di coricarsi presto per una buona volta.

Nelle ultime settimane non aveva quasi toccato né cibo né letto, tra pozioni fumanti, libri troppo interessanti per interromperne la lettura, incubi del passato, i gufi di Silente, i sensi di colpa, le inquiete riunioni con i Mangiamorte spaventati dal loro Signore, sempre più irascibile e violento, e il Marchio che non lo lasciava vivere in pace.

Era decisamente esausto.

Si scrutò nell’unico specchio della casa.

La sua pelle pallida era ancor più grigiastra nella penombra, mentre due scure occhiaie violacee testimoniavano a gran voce la sua mancanza di riposo. I capelli scuri e lisci gli pendevano dai lati del viso stanco e scavato.

Emise uno sbuffo simile ad un sospiro.

Non era certo tempo di curarsi dei dettagli estetici, ma dannazione, aveva proprio una brutta cera. Si tagliò i capelli troppo lunghi con un colpo di bacchetta, si fece una doccia rapida e si mise la camicia da notte.

Chiuse gli occhi e solo in quel momento si rilassò, appoggiò la bacchetta sul comodino e si lasciò andare tra le coperte che sapevano di menta.

Vagò incerto nel dormiveglia per un bel po’, ma ogni volta che stava per addormentarsi si svegliava di colpo con il viso arrossato, il sudore freddo che gli si impregnava nelle ossa e il battito del cuore accelerato. Odiava l’insonnia, soprattutto quando aveva davvero bisogno di dormire.

 

Una luce impietosa lo abbagliò attraverso le palpebre. Imprecò e si rigirò nel letto.

Era già mattina. Aprì gli occhi a fatica, seccato, ma invece di vedere il sole mattutino si ritrovò ancora nell’oscurità. Che stava succedendo?

Si mise a sedere e per poco non svenne.

Una lontra argentea era planata sulle sue ginocchia. Un Patronus. Ma di chi…?

La voce dell’animale lo interruppe: “Salvami, portami via...!”. Piton rimase come pietrificato. Era la voce inconfondibile della Granger. Ma quella ragazzina che gli chiedeva aiuto? A quell’ora? A lui?! No, impossibile, era sicuramente uno scherzo idiota! Quella saputella Grifondoro si stava prendendo gioco di lui… O forse no? Ma perché doveva sempre essere preso di mira da tutti? Non potevano solo lasciarlo in pace?....Pace… Piton rise al solo pensiero della parola. Come poteva lui parlare di pace? Era un concetto a lui troppo distante, una parola troppo ardita da pronunciare… No, per l’arcigno Severus Piton era riservato solo dolore, solo solitudine… Si passò una mano tra i capelli che gli ricadevano disordinatamente sul viso e sentì gli occhi inumidirsi. “Sicuramente per la stanchezza...”, si disse.

Quella vita lo stava sfinendo e l’unico motivo di salvezza era scomparso anch’esso.

Quei due smeraldi.

Si lasciò avvolgere da tali pensieri spingendo via un “Patetico” che gli si insinuava nella mente.

Ma nonostante tutto, la morbida coperta calda, il soffice materasso sotto la schiena e le gocce della Pozione Soporifera che si era lasciato scivolare in gola poche ore prima, il sonno prendeva le distanze, invece di avvicinarsi. Dopotutto, tutti si allontanavano da lui.

Abbandonò i pensieri inutili e si sbarazzò delle coperte, ignorando le proteste delle gambe nude, che rabbrividirono, scioccate dall’improvviso gelo, e rimase seduto sul bordo del suo letto, solo, al buio, con i capelli scompigliati in faccia.

Un calore improvviso seguito da un bruciore insopportabile al braccio sinistro li mise a zittire bruscamente e gli strappò una smorfia di dolore. Era il Marchio Nero. Bruciava ed era scuro e vivo come mai, mentre il serpente si contorceva quasi oscenamente come un dannato tra le fiamme.

Granger. Aveva cercato la persona sbagliata al momento sbagliato.

Ma ormai era troppo tardi. Niente da fare. Non poteva aiutarla nemmeno se voleva.

Il Signore Oscuro esigeva la sua presenza.

 

VILLA MALFOY

 

Hermione si era svegliata. Ma non voleva, non poteva aprire gli occhi. Era totalmente inerme.

Sentì solo gelo attorno a sé. Era distesa su un pavimento liscio, duro e freddo. Sopra di lei aleggiava un’aria inquieta e fredda. Poi c’era la luce che arrivava a stento alla sua retina, debole ma fredda. Riusciva a udire delle voci discontinue e concitate, voci non sconosciute ma neanche familiari. Oltretutto i suoi sensi erano come impediti da qualcosa che la limitava, qualcosa che le faceva percepire il mondo esterno come attraverso una vetrata.

E poi improvvisamente quella barriera si ruppe, e tutti i suoni e le sensazioni la inondarono con violenza, come se il mal di testa non bastasse.

Provò a muovere cautamente un dito. Sì, l’incantesimo si era dissolto.

Aprì lentamente un occhio per poi richiuderlo subito, abbagliata da quell’improvviso chiarore.

Si girò su un fianco, ignorando le fitte alla schiena rigida e indolenzita.

-Ah, ma guarda un po’, la nostra bellezza si è risvegliata…- commentò ironicamente una voce femminile, simile a un ringhio di un felino irritato.

Hermione si costrinse ad aprire gli occhi, per poi pentirsene subito. Non poteva avere uno risveglio peggiore.

La faccia di una Mangiamorte drammaticamente nota per gli orrori commessi era a pochi centimetri dalla punta del suo naso insanguinato.

Bellatrix Lestrange.

Una donna che faceva venire i brividi veri. I grandi occhi scuri scintillavano sinistramente, con uno sguardo terrificante, una smorfia di soddisfazione mista a disgusto le faceva arricciare le labbra piene, screpolate per il freddo, mentre i lunghi ricci immobili sfioravano i suoi, di capelli. Inoltre aveva una vista spettacolare sul seno candido che la scollatura evidentemente aveva deciso di abbandonare, cosa del quale un uomo di sicuro si sarebbe esaltato, ma lei tratteneva a stenti i conati di vomito per l’odore che emanava quella donna… Un odore gelido e crudo, pungente.

-Allora,- le alitò in volto, abbassando la voce in un bisbiglio carico di pericolo. -vogliamo cominciare, mia piccola Sanguemarcio?-

 

L’ombra si Materializzò a pochi passi dal cancello, seguita da altri pop che vennero deliberatamente ignorati.

Raggiunse il cancello dalle alte sbarre metalliche e bussò. Il rumore di passi affrettati, lo scorrere del chiavistello e un viso femminile di incredibile pallore comparve, scrutando attentamente il viso del visitatore.

-Severus.- salutò freddamente. Lui annuì, abbassandosi il cappuccio.

-Entra.- aprì il cancello e gettò uno sguardo gelido agli altri uomini al suo seguito. -Entrate.-

Seguirono la padrona di casa oltre l’immenso giardino immerso nell’oscurità, fredda e ordinata.

L’edificio davanti a loro era imponente, scura ed austera, proprio come coloro che ci abitavano. Entrarono e si ritrovarono nel grande salone dal soffitto alto di Villa Malfoy.. Salirono le ampie scalinate illuminate da delle torce appese alle pareti, il rumore dei passi veniva attutito dal morbido tappeto verde scuro.

Entrarono in una stanza dalle tonalità smeraldo scuro misto al nero che conoscevano così bene. Al centro c’era, come al solito, il lungo tavolo delle riunioni. Alcuni Mangiamorte erano già arrivati, e si parlavano a bassa voce, gesticolando eccitati, e non si accorsero dell’arrivo degli altri. O almeno, non lo diedero a vedere. A capotavola, il Signore Oscuro non c’era.

Che fosse successo qualcosa?

-Severus.-

Si girò di scatto verso la fonte di quella voce inconfondibile. Il Signore Oscuro era appoggiato all’unica finestra di quella stanza, e ora gli puntava addosso quegli occhi dai bagliori rossastri, inquietanti, come piccoli rubini maledetti incastonati su quella maschera d’orrore, bianco come il latte inacidito. Sentì il proprio nome sibilato da quella voce stridula eppure debole che aveva fatto zittire tutti i presenti. Restava il dubbio se avessero smesso di muoversi e di parlare perché il loro Signore avesse parlato o perché avesse appena annunciato l’arrivo del suo fidato braccio destro chiamandolo per nome e con quel tono così… dolce che gli altri gli invidiava. Sinceramente, si disse, non sapeva proprio cosa ci fosse di appagante sentirsi chiamare da quel folle manipolatore.

Nascose velocemente tutti i pensieri ai suoi occhi inquisitori, si stampò un falso sorrisetto appena percettibile sulla faccia, fece un veloce cenno con la testa e mormorò un “Mio Signore”, quasi controvoglia. Era sempre l’unico che riusciva a cavarsela con quella leggera mancanza di rispetto senza subire punizioni. Dopotutto essere il suo servitore più prezioso aveva dei vantaggi, sorrise amaramente.

Abbandonati i suoi pensieri, seguì l’Oscuro Signore che prendeva posto, imitato da una massa nera, ognuno al proprio posto. Tutte le sedie si erano riempite, tranne una,  accanto a Narcissa Malfoy. Bellatrix, ecco chi mancava.

Sbirciò il viso del Signore Oscuro, aveva la solita espressione totalmente glaciale e piatta, con quell’odiosa aria di superiorità. Si chiese come facesse quell'immonda creatura a guardarsi allo specchio ogni giorno senza provare il minimo rimorso, era ufficiale, era un mostro, un orribile e raccapricciante mostro che andava fermato a ogni costo…

Ripensò allo scherzo che gli era stato fatto dalla Granger e dai suoi amichetti, possibile che neanche Potter, il Prescelto, avesse ritenuto questo uno scherzo troppo infantile? Eppure Silente riponeva così tanta fiducia in quel ragazzo. Sbuffò silenziosamente. Quel mago riponeva troppa fiducia in chiunque. Dovevano aspettarselo che prima o poi il suo lato “James Potter” sarebbe venuto fuori…

Piton si arrese a certi pensieri e sospirò interiormente rimanendo immobile nella sua solita posizione rigida, e si perse nel colore della carta da parati della stanza, di quel vecchio verde perlato, ostentando una nobiltà tipica dei Purosangue.

Quel verde, colore dell’erba di notte, che narrava di una potenza nascosta nelle cose più oscure. E bastava illuminarlo di alcuni gradi per ottenere quel verde malefico che gli aveva sottratto il cuore. Lily. La sua Lily Evans.

Che non potè essere mai sua, per quel verde brillante e giallastro, infido lampo di di luce che gli aveva dilaniato l’anima in pezzettini, che non potranno mai essere ritrovati e ricomposti. Mai.

Odiava il fatto che Voldemort avesse anche solo un piccolo accenno di verde nei suoi occhi assassini, era un colore che ingannava la vista, era la visione contorta di un verde che pareva credersi superiore agli altri… Ma Piton sapeva bene, troppo bene, che al mondo esisteva un verde, un verde imparagonabile, indescrivibile, di una bellezza unica.

I suoi occhi. Gli-Occhi-Di-Lily.

Non era solo verde smeraldo, sembrava un colore ambizioso, come se volesse fagogitare in sé tutte le tonalità diverse presenti nella natura, come se la vita fosse troppo corta, e che si dovesse divorare il mondo intero nel breve tempo a disposizione.

Quel colore era il miscuglio più meraviglioso e imprevedibile che potesse esistere. Erano le gocce di rugiada, fresche e delicate, sui gigli all’alba, la punta delle piume più morbide dei più bei pavoni durante il corteggiamento, era quel verde che non si trovava se non nei fondali marini più nascosti, era quell’acqua pura e lieve che sfiorava la spiaggia con la schiuma, quando il mondo intero taceva ancora. Era quel verde selvatico della menta piperita e delle felci gigantesche che crescevano all’ombra di ancor più alti arbusti, era quel colore luminoso che attraversava i cieli del Nord nelle notti più oscure, era quel verde che aveva in sé un che di pericoloso, una sorta di monito per gli incauti. Avevano la stessa timidezza di una gemma nel vento primaverile che lasciava scivolare via il gelo dell’inverno, ma potevano diventare anche scuro come il muschio marino che ricopriva le rocce più segrete e profonde nel cuore di Poseidone. Ricordava due dischetti perfetti della giada più pura che probabilmente l’imperatrice della Cina portava alla vita solo nelle feste più importanti e sfarzose. Quel verde meraviglioso che sembrava rendere sciatto ogni altro colore, quel verde che riusciva a purificare anche il più nero degli sguardi, quel verde per il quale lui moriva a ogni sguardo anche fuggiasco… Sotto il sole le sue iridi mostravano delle piccole venature d’oro, piccoli arabeschi intriganti che li rendevano insostituibili. Quando prendeva una decisione importante, brillavano e ardevano come due fuocherelli verdi, irresistibilmente forti. Quando la si feriva, metteva terrore con il suo furore, nessuno poteva placare la sua ira, e in quei momenti mandava bagliori incandescenti, due pietre scure come il mare tempestoso che nuotavano nella lava, inarrestabili e impietosi. E Piton aveva sempre temuto quello sguardo omicida. E da quando la insultò davanti a tutti mentre lei fulminava Potter per proteggere lui, non ricevette altro che quelle occhiate infuocate, e a buon ragione.

Era stato l’errore più grande della sua vita, “se non si contava il fatto che l’hai uccisa diventando il servo fedele di un folle”, si sibilò contro.

Sanguemarcio. Sanguemarcio. Sanguemarcio.

Ma come gli era venuto in mente in quel momento di chiamarla così, quando si struggeva giorno e notte per avere un suo sorriso, uno sguardo, un contatto di qualsiasi tipo?

La risposta era che, dannazione, in quell’istante non stava neppure usando la testa. Essere ridicolizzato davanti ai compagni per l’ennesima volta, facendosi sottomettere dal suo nemico che stava usando il suo stesso incantesimo, appeso al vuoto con la testa in giù da quella banda di inutili vigliacchi boriosi lo aveva mandato fuori di testa. Così i suoi nervi avevano ceduto, la sua maschera impenetrabile gli era stata strappata via e quando la sua Lily era venuta a proteggerlo, il suo orgoglio non aveva retto, e le aveva urlato quella maledetta parola che solo i vermi che ora si sedevano accanto a lui usavano.

SANGUEMARCIO! Un grido e tutta l’amicizia, tutti i sorrisi del passato, tutti i ricordi di quel parco, di tutta la loro infanzia, le domande, le risposte, i dubbi, le emozioni si frantumarono per sempre. In quel momento Severus si rese veramente conto che con quella parola aveva distrutto per sempre la sua eternità…

La porta si aprì con uno schianto, e una figura ammantata di nero apparve sulla soglia, un cespuglio di capelli neri che le incorniciava il viso grigio, su cui spiccavano due labbra scure.

Bellatrix.

Un tonfo sordo accompagnato da un silenzio catacombale. Bellatrix, a passi lunghi e silenziosi, si avvicinò sogghignando al Signore Oscuro, si prostrò fedelmente e umilmente ai suoi piedi, e quando si rialzò, vide con disgusto quell’amore perverso che sprizzava dai suoi occhi scuri, assieme a quell’aria di trionfo che conoscevano bene.

La sua meravigliosa voce stridula inondò la sala con un -Mio Signore!-, rimbombando nelle orecchie di tutti i presenti, due parole che mettevano in mostra l’affetto e il legame morboso che la legava al suo padrone.

-Vi ho portato una sorpresa!- disse sfoggiando un sorriso che lasciava in evidenza il suoi denti di un bianco accecante, innaturale. Negli anni passati nel covo dei Mangiamorte, Severus aveva imparato che un sorriso aperto di quella donna non prometteva mai nulla di buono… Nulla

Severus non ebbe neppure il tempo di indugiare su tali pensieri quando vide una figura scaraventata sul tavolo da un lieve cenno della bacchetta di Bellatrix.

 

Sul tavolo, distesa, sbattuta da uno Schiantesimo, si trovava una ragazza, i capelli una volta color dell’oro scurito che erano passati a un groviglio puzzolente di una tonalità marroncina a causa della sporcizia accumulata, l’esile corpo in una posizione scomposta era martoriato da segni di una maledizione proibita.

Piton non la riconobbe subito conciata com’era ma non appena capì l’identità della ragazza in fronte a lui ci volle molto del suo autocontrollo per evitare di rompere la sua maschera di indifferenza.

“Dannazione… era la Granger.”

 

Ambra, era quello il colore degli occhi che si persero in mille altri di quelli dei presenti, ma sembrava che nessun mangiamorte avesse pietà per quei due piccoli pozzi d’ oro fuso, quei germogli di gioventù che troppi orrori avevano veduto per la loro tenera età, quegli occhi che Piton aveva sempre visto vispi e allegri in quel momento erano velati, inespressivi, come se qualcosa li avesse spenti…. cercavano un appiglio, un’ ancora di salvezza ma trovavano solo altra disperazione…. poi però finalmente l’ambra si posò su di lui e quasi come avessero trovato il loro protettore si accesero di un bagliore di speranza prima che le forze li abbandonassero e che l’oblio scendesse su di loro.






Angolino delle autrici
Premessa: Questa storia è scritta da due autrici. Io la pubblicherò qui, mentre 03 Snamione03 la pubblicherà su wattpad, detto questo Buona Lettura! Heila! Salve bella gente che sta leggendo! Io sono Miss__Snape_03 e questa è la mia prima Long,wow che emozione!
Comunque io e la mia collega ci abbiamo messo davvero anima e corpo per scriverla, quindi spero vi piaccia. Diteci nei commenti se volete il continuo! Passo la parola alla mia collega...

Grazie gentile collega, allora ciao ragazzi! Io sono 03Snamione03. Spero abbiate apprezzato il primo capitolo,se vi è piaciuto fatecelo sapere! Un abbraccio! Commentate...

 

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Capitolo 2
*** Tutto questo non doveva succedere ***


2. Tutto questo non doveva succedere

 

Villa Malfoy, Salone delle Riunioni

 

Severus era attonito, perché mai Voldemort aveva rapito la Granger? Il suo obiettivo non era sempre stato Harry?
Si continuava a porre queste domande senza trovare risposta alcuna… Quando il silenzio dei suoi pensieri venne interrotto da una risata dannosa ai timpani.

Voldemort rideva, anzi, più che una risata era un ghigno prolungato, un verso inumano di quelli da far accapponare la pelle, uno di quei ghigni che Severus non avrebbe mai più scordato…

- Bellatrix, devo ammettere che lo apprezzo.- si complimentò, facendola arrossire e rabbrividire per il piacere. Cercò di esprimere la sua gratitudine, che Piton giudicò estremamente patetica, ma venne interrotta ancor prima di cominciare.

- Miei signori, guardate un po’ chi è venuto a farci compagnia.- sibilò il Signore Oscuro, - E… Oh! Pare che la nostra ospite sia svenuta.-

Eh, sì, il Signore Oscuro aveva il pallino di dover sempre fare osservazioni ovvie.

La sua maschera bianca simulò un’espressione puramente dispiaciuta.- E’ un vero peccato… Ci toccherà lo sgradito compito di svegliarla. Dopotutto, come potremmo accoglierla per bene se rimane incosciente?-

I Mangiamorte risero di gusto, Bellatrix aveva stampata in faccia un’espressione di estremo trionfo, come se da quando Voldemort l’aveva lodata fosse rinata, era talmente felice da far ribrezzo.

-Severus!- chiamò il re del terrore, - Vuoi avere l’onore di far destare la nostra piccola ospite dal suo sonnellino?- Piton per poco non lo fulminò con lo sguardo riservato a Silente quando si permetteva di precipitarsi nelle sue stanze senza avvisare o bussare.

Come avrebbe mai potuto lui fare del male a una ragazzina che per di più era anche una sua studentessa. “Per quanto petulante fosse”, aggiunse.

Ma non ebbe il tempo neanche di rispondere che già quella pazza esaltata maniaca era saltata in piedi e gli sputava contro: -Perché sempre lui, Mio Signore? Perché?! Sono io che vi ho portato la ragazza! Lui è solo uno spudorato bugiardo!-.

Voldemort la mise a tacere con un brusco cenno della mano, facendola indietreggiare.

Piton si arrese a quell’idea, l’idea di essere considerato un traditore…. Prima dall‘Ordine e ora perfino dagli stessi Mangiamorte… Che bella vita. Ma non gli potevano dare un po’ di tregua? Comunque non c’era tempo di abbattersi, in quel momento doveva pensare a come salvare la Granger, più tardi ci sarebbe stato tempo per l’autocommiserazione.

Bisognava che si inventasse qualcosa in fretta. Sapeva già che con “svegliare” il Signore Oscuro non intendeva certo qualche scossone, o svuotarle un catino di acqua gelata in testa. Magari.

La Maledizione Cruciatus, ecco cosa ci voleva, utile, semplice, veloce, e pulito.

Cosa poteva fare? Doveva trovare una soluzione e alla svelta… Sembrava non avere scelta. Ad un tratto, un’idea gli si balenò nella mente… Più che un’idea era un modo per guadagnare tempo e non sapeva neanche se avrebbe funzionato… Ma doveva provarci.

Quindi assunse un’aria tranquilla, risistemò la sua maschera di glaciale indifferenza e sperando che la sua idea funzionasse disse: -Se mi è concesso, mio Signore,- ignorando il lampo di furia nello sguardo di Bellatrix, -credo che sarebbe più saggio lasciare che la ragazza si risvegli da sola, in fondo se la torturassimo ancora non otterremo altro che un peggioramento della situazione e di conseguenza non sarebbe in grado di parlare neppure se lo volesse.-

A quel punto Bellatrix tornò ad attaccare:- Avete visto? Non vuole torturare la ragazza! Poverino, il Vermicolo ha paura di usare la sua bacchettina, non è vero?-  

Voldemort la guardò con fare omicida, i suoi occhi accesi di un fuoco nero e infernale, nessuno dei presenti osava emettere un sospiro. Piton iniziò a domandarsi se non avesse fatto male a parlare. Ma il Signore Oscuro sibilò, come a contenere la sua irritazione: - Lestrange… Un’altra parola contro Severus e te ne pentirai!

Ha ragione, ora che l’abbiamo presa non possiamo torturarla fino ad ucciderla…. Almeno  finché non si sveglia… Lucius!-

- Ehm… S-si mio Signore.- Rispose Malfoy intimidito da quel tono di voce.

- Rinchiudila nelle segrete, domani pomeriggio ci riuniremo di nuovo quando si sveglierà.

Fino ad allora qualcuno dovrà stare tutta la notte a sorvegliarla… Chi vuole avere l’onore?-

Sottolineò con estremo sarcasmo la parola, scorrendo lo sguardo da Mangiamorte a Mangiamorte.

Nessuno alzò la mano e sinceramente neanche Severus aveva molta voglia di sprecare quel tempo a fare da balia alla signorina Granger. Tuttavia, se non l’avesse protetta sia Silente che la sua coscienza glielo avrebbero rinfacciato per sempre.

Chissà cosa potrebbero fare gli altri se si mettessero a “sorvegliarla”. Insomma, la veglia è pur sempre noiosa.…

- Mi occuperò io stesso di questa piccola … seccatura, Mio Signore-, disse con tono sprezzante Severus.

-Sei sempre stato un servo fedele… -lo accarezzò viscidamente con lo sguardo, e senza aggiungere una parola in più, si Smaterializzò in una nube di fumo nero, seguito da tutti gli altri, Bellatrix per ultima.

Lucius rimase fermo e in silenzio, e dopo aver lanciato un’occhiata a Piton, sollevò con un’espressione di puro disgusto il leggero corpo femminile con la bacchetta e la trasportò giù, nelle segrete buie di Villa Malfoy.

Dopodiché prese per il braccio Narcissa e insieme si Smaterializzarono nella loro casa di campagna.

 

Villa Malfoy, Cella Sotterranea

 

Piton si dovette arrendere all’idea di passare la notte in quel lurido spazio angusto e sporco.

Senza badare alla figura accartocciata per terra, cercò di rendere la prigione più pulita e confortevole. Per quanto fosse possibile renderlo comodo senza destare sospetti.

Fece apparire una grande poltrona, morbida nonostante l’età e vi adagiò sopra la ragazza svenuta, raccolta in posizione fetale, che si abbracciava da sola, per paura o per il freddo. La scrutò un attimo, e si sentì dispiaciuto per le ferite che le percorrevano il corpo.

“Dopotutto è ancora una bambina…” si disse con rabbia, buttandole addosso una coperta di lana che sicuramente le avrebbe evitato un raffreddore, se non la febbre.

Fece passare la punta della bacchetta sulle profonde ferite sul viso pallido e sulle braccia scoperte della ragazza, mormorando degli incantesimi curativi per disinfettarle.

Poi rimase lì, in piedi, immobile, ignorando il freddo che se ne fregava del suo mantello nero e che si infilava tranquillamente sotto i vestiti. Si riscosse, sbuffando come un animale inferocito, e fece apparire una semplice sedia di legno, per poi cambiare idea, trasformandolo in una poltrona simile all’altra. Dopotutto la notte era ancora lunga.

Si buttò di peso sulla stoffa con un sospiro. Chiuse gli occhi, ancora più stanco di prima, e stava per appisolarsi quando quella maledetta vocina che lo tormentava di continuo non tardò a farsi sentire.

 

Severus, veramente, mi meraviglio di te! Ma ti sembra il momento di dormire? E se succedesse qualcosa? Non vuoi commettere di nuovo gli errori del passato, vero?

Ti prego, sta’ zitto per un attimo.

Ma Severus, ti rendi conto che stai dormendo con una prigioniera su una poltrona ricoperta da una coperta? Sai cosa ti succederebbe se ora arrivassero i Mangiamorte?

Grazie per avermelo ricordato, ma I MANGIAMORTE SE NE SONO APPENA ANDATI!

Ehi, non urlare!

Mi fai perdere il controllo, ogni volta!

Da quello che vedo non avresti neppure la forza di urlare.

Ti stupiresti se ti dicessi cosa sono capace di fare. Anche in queste condizioni.

Solo… Russare?

Ma che….?! Sì, va bene, solo russare, ma allora lasciamelo fare, no?

No, caro mio, hai qualcuno su cui vegliare…

Grazie mille. Me ne sono accorto.

E allora?! SEVERUS!

 

Non gli dava tregua! Perché mai la sua coscienza doveva farsi sentire anche quando era sfinito? I sensi di colpa non avevano pietá per lui pensò ringhiando leggermente…. Non voleva dormire… Voleva solo rilassarsi. Solo un minuto e poi sarebbe stato vigile tutta la notte….e con questi pensieri chiuse gli occhi rilassando totalmente ogni minima parte del suo corpo… Per una volta….

Dopotutto la Granger non si sarebbe svegliata, nessuno poteva riprendersi così presto da tutte le torture che le erano state inferte ….. E convincendosi il Pozionista si abbandonò finalmente alle braccia di Morfeo. O quasi.

 

Hermione si destò con un brivido. Sentiva un un mal di testa martellante, un gusto amaro in bocca, il respiro affannoso ma nonostante tutto era al caldo. E sì, era distesa su qualcosa di incredibilmente morbido rispetto al pavimento ghiacciato che si era aspettata. Inoltre sentiva un sentore di muffa e di umidità.

Aprì a malavoglia gli occhi, lentamente, come se non osasse apprendere quel ch’era successo.

Ma… Sul serio aveva una coperta addosso?

Ed era su una poltrona? No, decisamente non si era aspettata un trattamento del genere.

Si mise seduta molto faticosamente, e rinchiuse di nuovo gli occhi. Era sfinita.

Si passò una mano su una guancia calda, tastando timorosamente con le dita irrigidite dal freddo le ferite che Bellatrix Lestrange le aveva inflitto la sera precedente. Per accorgersi che si erano cicatrizzate bene.

Aprì gli occhi ancora una volta, stavolta decisa di sapere il perché di tutte quelle cure.

Fece un po’ di fatica a mettere a fuoco, ma una volta riuscita la scena non la sorprese poco.

Era in una cella, spaziosa per essere riservata ad un prigioniero. Il soffitto era basso e ammuffito, le pareti presentavano dei graffi e delle crepe dappertutto.

E di fronte a lei c’era Piton, il suo professore di Pozioni, seduto su una poltrona, gambe accavallate, mani in grembo, strette attorno alla sua bacchetta, gli occhi chiusi.

Appena Hermione lo vide richiuse subito gli occhi pregando che forse solo un sogno.

Non poteva essere vero… Piton non aveva nulla a che fare con i Mangiamorte.

Questo significava solo che non era più dai Mangiamorte. E con questo si spiegava la poltrona e la coperta e Piton, soprattutto. Ma le sbarre…?

No, non poteva essere.

Giusto? Non aveva senso, Piton era amico di Silente, lui faceva parte dell’ Ordine, e allora perché si trovava in quella cella? Che fosse imprigionato anche lui assieme a lei?

Rabbrividì di nuovo al pensiero. Se nemmeno uno dei maghi più temuti e abili dell’Inghilterra fosse riuscito a sfuggire alla cattura, voleva dire solo che erano spacciati.

Assolutamente.

Definitivamente.

Si tastò le tasche in cerca dell’amata e utile bacchetta. Ovviamente invano.

Ah, che peccato. A quanto pareva i Mangiamorte erano meno stupidi di quanto si pensasse.

Allora provò ad alzarsi in piedi.

La testa inizió a girarle vorticosamente, le gambe si rifiutavano di mantenere una posizione eretta, ogni muscolo del suo corpo era intorpidito, si sentiva totalmente inerme, gli occhi bruciavano e lacrimavano. Il corpo le urlò di porre fine a quell’agonia, e nemmeno il cervello aveva la forza di opporsi.

Ripiombò pesantemente sulla poltrona, rischiando di spaccarsi l’osso sacro cadendo per terra. Rinchiuse ancora una volta gli occhi, sospirando. Non si era mai sentita così impotente.

Tuttavia, debolezze a parte, era sempre Hermione, Hermione Granger. La strega più brillante della sua età. Estremamente brillante. Anche se in quel momento si sentiva tutto meno che brillante.

Spazzò via le lacrime bollenti dalle guance, forzò le palpebre umide e si guardò attorno con gli occhi arrossati, senza trovare la minima traccia di una via di fuga.

Gemette, frustata, sentendo il panico che gli si montava dentro.

 

Calma, Hermione.

Ma calma un corno!

Ehi, così non risolvi un bel nulla.

E grazie tante.

Usare il cervello?

Ce l’ho bloccato, dannazione!

CALMA!

Come faccio a mantenere la calma?

Pensa.

Molto semplice dirlo. Ho la testa in fiamme, ricordi?

Hermione Granger, stai raggiungendo il limite.

Grazie ancora. Come farei senza di te?

Rivolgiti a Piton.

Magnifica idea. Corro a svegliarlo con un bacio del buongiorno. Ma che idee ti vengono?!

E’ l’unico essere vivente presente qui. Un essere umano che può aiutarti.

Sicura che sia umano?

Hermione, non è il momento.

Invece è il momento di andare a svegliarlo, secondo te?

Sì.

Altro che brillante. Questa è follia! Suicidio!

Cosa ti costa andare lì, scuoterlo per bene e avviare l’interrogatorio?

Tu non hai idea di quanto mi costi, tesoro.

Evidentemente a questo punto non ti servo, Hermione. Te la caverai.

Ehi? C’è qualcuno?

Addio, Hermione, stammi bene. Avviami quando ti servirò sul serio.

Ehi? Ma dove sei finita? Ehi?

Aaaargh, ci seiii?

Ti sto chiamando! Ehi!

Pronto? Ehi, ma dove sei sparita?

Ci seiiii? Mi serviiii!

 

...Come farò senza di te?...

 

Hermione si rassegnò totalmente. Era fritta e spacciata. Abbandonata da tutti. Chissà se Harry la stava cercando. Magari era ancora immerso nella bolla di felicità che gli aveva creato Ginny. Ginny. Le mancava. Le mancava tutti quanti, da morire.

“Ora, però, mi devo tirare fuori da questo incubo E subito.”

Scrutò la figura scura che le stava di fronte, ancora addormentata.

Non aveva mai visto il suo professore dormire. Nonostante alcune rughe d’espressione e il grigiore insano del volto, la sua espressione non era così distaccata e odiosa come quand’era sveglio. Era rilassato, placido ma sempre controllato.

Beh, dopotutto era sempre Piton.

I capelli lisci gli ricadevano stancamente sulle guance, e ogni tanto scuoteva la testa per scuoterli via, come se stesse scacciando qualche pensiero irritante.

Per il resto rimaneva immobile. Im-mo-bi-le, con le dita strette attorno alla sua bacchetta.

Bacchetta. Come aveva fatto a non notarla? Beh, civile o incivile, ne aveva bisogno per andarsene. Si alzò, ancora traballante, scoprendo con soddisfazione di avere abbastanza forza per fare quei due passi che li separava senza schiantarsi per terra.

Fece un passo incerto in direzione della bacchetta, sentendosi le ginocchia che cedeveno sotto il peso del corpo. Imprecò silenziosamente, ripiombando giù sulla poltrona, facendo cigolare le molle, e tenendo sempre lo sguardo fisso sul volto di Piton, sperando di svegliarlo.

Continuó a fissare il suo professore per alcuni minuti sperando forse in una qualche strana magia che gli facesse aprire gli occhi sentendo i pensieri di Hermione…

 

Ma sei totalmente impazzita Hermione Granger?

Dov'era finito il tuo buon senso in situazioni del genere?

Pensa, Hermione pensa!!!

Ma perché era così difficile? Diamine!!!

 

Sbuffó sistemandosi cautamente le selvagge ciocche che le ricadevano ribelli sul volto pallido per le continue emicranie, chiuse gli occhi e massaggiandosi le tempie ragionó con tutto il suo senso logico cercando di trovare una qualsivoglia soluzione a quell'imbarazzante  e allo stesso tempo inquietante situazione

Nella quale si trovava…

Non c’era altra soluzione… Doveva riprovare ad alzarsi… Prese una profonda boccata d'aria e raccogliendo anche gli ultimi frammenti delle sue forze mise cautamente un piede a terra subito seguito dall'altro e spostò tutto il suo peso su di essi… E miracolosamente non era ancora crollata! Ce la poteva fare, quella era la volta buona, cercó di frenare l'entusiasmo dato dalla  sua improvvisa acquisizione di sicurezza e forza d'animo e proseguì  verso la grande poltrona nera che dava riposo al suo professore di Pozioni…

“Basta mettere un piede davanti all'altro….”si disse con aria decisa.

Avanzò lentamente appoggiandosi alle fredde e irregolari pareti di pietra della sua orrenda prigione, fermandosi di tanto in tanto per controllare i suoi giramenti di testa che si erano molto acquietati rispetto a pochi minuti fa…. Sì, ce la poteva fare…

Era arrivata davanti alla poltrona, ancora un passo e sarebbe arrivata a prendere la tanto desiderata bacchetta, prese un profondo respiro e…

Un giramento improvviso la stordí a tal punto da farle annebbiare la vista e le fece perdere l'equilibrio in avanti…..

Ahia!

… Ma aspetta, non fa cosí tanto male... Cadere sulla pietra non era doloroso come si aspettava….

- Ci stiamo divertendo, signorina Granger?- Disse una voce profonda.

Hermione rabbrividì realizzando dov’ era realmente caduta. Diamine. Maledizione. Aaaaaargh!

Tutto questo non doveva succedere…

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Capitolo 3
*** inferno ***


3. Inferno

 

Villa Malfoy, Cella Sotterranea

 

Ti prego Hermione, dimmi che non sei caduta in grembo al signor Non-Provo-Emozioni!

Ora calmati… E inventati qualcosa da dire!

 

-Signorina Granger...?- la voce vibrava per il nervosismo.

 

E adesso che dico!? Cosaaa!?

Qualsiasi cosa!!! Ora!

 

- Ehm ...Mi….mi scusi! Io ehm… Non volevo…. Cioè… Non inten...-

Il suo patetico borbottio imbarazzato cessò mentre cercava disperatamente di alzarsi e sprofondare per sempre negli Inferi, pur di stare lì. Si appoggiò con le mani ai braccioli della poltrona, ansimando per la fatica e cercando di ignorare quel naso che distava solo pochi, atroci, centimetri.

Sì, ce la poteva fare!

Si rialzò con un sorrisino trionfante per il successo, che si spense subito alla vista dell’espressione molto, ma molto contrariata del suo professore. Sebbene si fosse resa conto della situazione problematica in cui era finita, cercò di assumere un’aria menefreghista e distaccata.

- Severus Piton, ma che onore!-

- Professor Piton, se non le dispiace, perché rimango sempre un tuo insegnante, Granger.- la rimbeccò lui, abbastanza seccato. - Se non sbaglio, e non credo, lei si è permessa di sedersi su di me!- “E sta facendo finta di non conoscermi, ma va bene.”

- Non volevo! Stavo camminando e improvvisamente mi sono mancate le forze! Non volevo svegliarla!- Ora la ragazzina era di fronte a lui, in piedi, il viso sporco, braccia incrociate sul petto e lo stava scrutando con un’aria di sfida negli occhi. Ma come si permetteva!

Si alzò dalla poltrona, infastidito dal fatto di essere più basso in una conversazione del genere, si sistemò il mantello sulle spalle e sibilò con un sarcasmo palpabile:- Cosa voleva fare allora? Una sana passeggiata mattutina?-

Lei non rispose, limitandosi a guardarlo con imbarazzo.

 

Certo che per essere solo un rapido riacquisimento delle forze te la stavi prendendo comoda, eh?

Zitto, per favore.

Una tua studentessa è imprigionata e tu stavi DORMENDO?

Avevo bisogno di riposarmi, se no come avrei fatto a proteggerla?

Scuse, pallide e deboli scuse, Severus. Davvero sei caduto così in basso?

 

Per fortuna, si trovò ad ammettere, era stata la Granger a svegliarlo, e non il Signore Oscuro in un modo che gli avrebbe impedito, la prossima volta, di far dormire i prigionieri su una poltrona avvolti in una coperta di lana.

A quel pensiero sfoderò la bacchetta, cercando di non lasciarsi distrarre da un lampo di terrore nei suoi occhi giovani.

Con due colpetti fece sparire la poltrona su cui la prigioniera aveva dormito e la coperta che l’aveva protetta dal freddo. Per pentirsene subito…

La Granger era di nuovo caduta a terra.

 

Le forze abbandonarono nuovamente il corpo di Hermione e senza neanche accorgersene pienamente si ritrovò distesa sul pavimento gelido della cella.

 

Che figura penosa, Hermione Granger!

 

Voleva rialzarsi ad ogni costo, cercò di radunare quel briciolo di energia “e di decenza”  che gli erano rimasti in quell’orrenda e assurda situazione… Ma nulla, il suo corpo non ne voleva proprio sapere di alzarsi da quel letto di pietra grigia e ruvida, mentre la sua vista si stava offuscando… Stava per lasciarsi andare, quando…

Sentì delle mani morbide afferrarla... Erano delicate e, come dire, quasi come se avessero paura di farle del male. Hermione, scombussolata com’era non aveva dato conto che quelle mani appartenevano alla persona sulla quale era sgraziatamente caduta pochi momenti prima. Sentì poi delle braccia forti che la stringeva a un corpo caldo e venne sollevata da terra.  

 

“Guardala, Severus, è una bambina che si è ritrovata sola tutto ad un tratto in questo inferno. Se non l’aiuti tu chi altro lo farà?”, si disse, stringendo gentilmente il corpo molle della ragazza… Ma c’era qualcosa di strano… La Granger tremava, scossa ogni tanto da delle tossi insistenti e respirava a fatica, il suo petto si alzava e abbassava in modo irregolare, quasi doloroso.

La mise piano sulla propria poltrona, temendo di peggiorare la situazione. Mise una mano sulla propria fronte, per poi appoggiarla sulla fronte di lei, confrontando le temperature.

Sbarrò gli occhi, incredulo. Era bollente…. Doveva avere più di 40 gradi!

Come aveva fatto quella ragazzina ad alzarsi in piedi e a non essersi lamentata neanche un po’? Riuscendo addirittura ad affrontare la situazione di poc'anzi con quell’autocontrollo? A quanto pareva non era l’unico ad avere una buona resistenza...

Severus provò a lanciare un incantesimo curativo ma era come se la magia una volta arrivata sul corpo della ragazza rimbalzasse e svanisse… La sua magia non funzionava. Tutto questo non aveva alcun senso! Si calmò e si impose di non andare in tilt. Pensò a lungo, tirando fuori un motivo più ridicolo dell’altro, quando la risposta gli arrivò chiara e limpida nella sua mente.

Come un lampo in una tempesta, e un nome fece la sua comparsa in testa… Quella maledetta miserabile sanguisuga maligna le doveva aver lanciato un incantesimo che impediva la guarigione della ragazza.

Severus sbuffò, avrebbe voluto ucciderla con le sue mani, ma in quel momento era un'altra priorità.

Se non si fosse mosso la febbre sarebbe salita ancora e, senza neanche contare tutte le ferite e i lividi che presentava sul corpo, la Granger sarebbe morta… Doveva sbrigarsi, gli servivano delle pozioni per curarla.

Avrebbe fatto il più veloce possibile, sarebbe andato a casa e avrebbe preso gli ingredienti adatti…

Tirò fuori la bacchetta e stava per Smaterializzarsi quando udì dei passi provenire da fuori.

Qualcuno stava arrivando. Con un gesto fulmineo lasciò cadere la Granger per terra, cercando di farlo nel modo più delicato possibile, per buttarsi lui stesso sulla poltrona, ostentando un’espressione disgustata mentre attendeva l’intruso.

Un attimo dopo le sbarre della cella si aprirono e entrò Lucius Malfoy, col viso fresco e riposato, i lunghi capelli quasi argentei raccolti in un codino basso.

 

Severus si finse di non accorgersi della sua entrata e si girò di scatto al suono della voce strascicata di Malfoy:- Il Signore Oscuro ha anticipato la riunione. Sono già tutti radunati, ti stiamo aspettando. Prendi la Sanguemarcio e raggiungici su… E vedi di fare in fretta.- Si voltò assottigliando gli occhi e risalì le scale per uscire dai sotterranei.

 

Adesso?! Ma la Granger sta male, chissà quanto resisterà… Devo almeno svegliarla, deve essere cosciente mentre gli faranno l’interrogatorio, deve farsi forza e reagire o potrebbe non uscirne viva...

 

-Signorina Granger, si svegli!- disse Piton con fermezza scuotendola leggermente per le spalle e con suo grande sollievo la ragazza aprì gli occhi, puntandoli su di lui e mugugnò qualcosa. - Professore… Che sta succedendo? Perchè mi sento così debole? E perché lei è qui?-

- Risparmia il fiato, Granger, ti servirà.-

Il viso di Hermione bastò a formulare una domanda muta.

- L’Oscuro Signore vuole estorcerti delle informazioni, e io ti ci sto portando.-

 

No, no, no, Hermione! Non avrai capito bene...

Invece si… Ma come può essere?! Cosa sta succedendo?

Il tuo professore di Pozioni ti sta portando da Tu-Sai-Chi.

Ma perché?!

Voldemort ti deve interrogare….

Ma cosa diavolo c’entra Piton?

Insomma, Silente si fida di lui, e anche l’Ordine… Come può essere finito tra i Mangiamorte?

Questo non ha senso!

Dev’esserci una spiegazione plausibile a tutto questo!

Eppure non c’è!

 

Doveva assimilare ciò che le era successo, ma era troppo debole anche solo per respirare… Avrebbe voluto urlare a Piton che era uno sporco traditore e che lo odiava per aver tradito l’Ordine, Silente e tutto il mondo magico, ma tutto ciò che uscí dalla sua bocca fu...

-Non mi sento molto bene.-

 

Cooosa? Io, Hermione Granger, la strega più brillante della mia età che mi lamento per una febbre e qualche livido con il mio Professore invece di insultarlo per ciò che sta facendo?! Come sono caduta in basso….

 

Le mani forti strinsero ancora più decide e protettive la presa sulle sue spalle.

- Si rilassi, andrà tutto bene. Cerchi solo di... Resistere.-

 

Come se fosse facile…

 

Cercò di ignorare la testa che stava per esplodere per il dolore.

Resistere… Resistere… Re…

- Professor Piton, io… Mi sento così stanca.-

Il volto di Piton assunse una sorta di smorfia in un impeto trattenuto di compassione e non potè far a meno di accarezzarle leggermente i capelli per rassicurarla.

- Immagino sia comprensibile, ma andrà tutto bene, sono un tuo insegnante e no… non le faranno del male.-

E con questa promessa tristemente vuota levò la bacchetta e con un gesto elegante la fece galleggiare in aria.

 

Beh, dipende da cosa si intende per male.

Zitto tu, non abbiamo bisogno di disfattisti ORA.

 

Hermione chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare lontano dalle fredde celle di Villa Malfoy, su per le scale buie.

 

Villa Malfoy, Salone delle Riunioni

 

Piton si fermò davanti al pesante portone di quercia che li divideva dalla grande sala, chiuse gli occhi concentrandosi sul mantenere la sua espressione impassibile

 

...Ora svuota la mente.

 

Con la sua maschera perfettamente in posizione Severus Piton varcó la soglia di quello che sarebbe stato per le prossime ore il suo Inferno personale… e della Granger .

I Mangiamorte erano già seduti, il Signore Oscuro anche, tutti sull’attenti, come avvoltoi affamati che avvistano una preda succulenta. Il loro ingresso fu accolto da numerose acclamazioni e battute oscene.

Piton, ignorandoli, fece levitare il corpo della ragazza fino al tavolo lasciandolo cadere con un leggero tonfo ...Bisogna in qualche modo renderlo credibile… si disse.

Non appena Voldemort vide Severus sedersi un leggero ghigno fece capolino sul suo volto bianco:- Allora Severus, come sta la nostra cara ospite? Forse non ha gradito il suo alloggio.-

Una risata sonora si levó da parte e tutti i Mangiamorte presenti.

- Chiudete quelle bocche!-, sibilò con un tono talmente glaciale da far quasi invidia agli sguardi che Piton lanciava ai suoi studenti quando non seguivano la lezione. Voldemort incuteva più terrore abbassando la voce che urlando.

L’Oscuro Signore tornó a rivolgersi alla ragazza che ancora non capiva bene dove si trovasse e che nonostante i brividi che la percorrevano cercava di mantenere un poco di dignitá…

Beh, per quanto si poteva parlare di dignità per una ragazza febbricitante, inerme, senza bacchetta, maltrattata e con addosso solo dei stracci sporchi sbattuta su un freddo tavolo di pietra circondata da criminali assetati di grida, dolore e tanto, tanto sangue.

- Dunque, mia deliziosa Sanguemarcio, non vorrebbe raccontarci qualcosa riguardo al suo caro amichetto Potter?-

La strega era ancora stordita e sembrava quasi non comprendere appieno la domanda appena posta e per quella che a Severus parve un’eternità la Granger si limitò solo a guardarsi intorno cercando di capire la situazione corrente…

Passarono i secondi ma lei sembrava non riuscire a reagire. E a quanto pare questo non aggradava il Signore Oscuro, che cominciava ad essere molto seccato.

- E non vorrei ripeterle la domanda, signorina.-

Piton iniziava a preoccuparsi, ma doveva mantenere la mente vuota, non doveva lasciare che i pensieri prendessero il sopravvento, doveva restare impassibile.

Ma la continua assenza di risposta della ragazza deve comparire inevitabilmente una miriade di pensieri in mente al Professore...

 

Avanti Granger rispondi! Tu che non stai mai zitta, non farlo proprio ora..

Nulla.

Il Signore Oscuro la fissò negli occhi, cercando di capire.

 

Non stare lì impalata…

Nulla.

Se non si fosse mossa entro pochi secondi l'avrebbe fatta fuori.

 

Avanti! Granger, dannazione!

Ti ucciderà!

Voldemort sembrava sul punto di esplodere…

 

Hermione faticava a capire cosa fosse successo, così si stropicciò gli occhi lentamente… Era confusa… Dove si trovava? L’ultima cosa che si ricordava era che stava cercando di prendere la bacchetta dalle mani del professor Piton e mentre tentava di farlo le era venuto un capogiro ed era caduta… sulle sue ginocchia... Il pensiero di quell’avvenimento la fece arrossire, per poi ricordarsi che aveva perso i sensi un’altra volta, sorretta anche questa volta dal professore.

 

Che idiota! Mi sarò guadagnata una serie interminabile di Troll in Pozioni per tutto l’anno scolastico a venire e or...

 

Ma i suoi pensieri vennero bruscamente interrotti da una voce strana, sibilante e lugubre allo stesso tempo.

Blaterava parole quasi a caso, indefinite e confuse… Hermione non capiva bene cosa stessa dicendo, né da dove provenisse.

Non riusciva neanche a pensare o a muoversi, le sue gambe erano immobili così come le sue braccia, come se fosse paralizzata, la testa aveva ricominciato a doverle un modo acuto e continuo… Si sentiva totalmente impotente.

Quando a un tratto una forza magica la fede levitare e in un batter d'occhio si ritrovò a testa in giú e solo allora realizzò cosa stava accadendo intorno a lei e si ricordò le parole del professore che le diceva che l'avrebbe condotta a un processo per estorcere informazioni. Infatti il suo sguardo incontrò in un momento fuggente quello di Voldemort e  Hermione quasi non si sentì morire quando i suoi grandi occhi stanchi si incontrarono con quel giallo-rosso orrendo e terrificante che erano gli occhi assassini i quali tante persone avevano visto uccidere e non avrebbero esitato un secondo nel fare lo stesso con lei. In quel momento poi questo ultimi sembravano ancora più adirati del solito.

Doveva reagire... Ma c'era un piccolissimo problema… non aveva capito nulla di quello che aveva sbraitato Voldemort fino a quel momento…

- Rispondi, Sanguemarcio! Dove si trova Harry Potter? Farai bene a parlare ora o ti uccideró io stesso e costringeró i tuoi cari amici a guardarti morire!!!-, urlò Voldemort, con il viso stranamente arrossato con tutto il fiato che aveva in gola, le mani umide strette in due pugni minacciosi.

Un Mangiamorte dall’aria estremamente sgradevole, ubbidendo a un cenno di Voldemort, la scaraventò a terra.

 

Aaaargh! Come se non bastasse il fatto che sto male!

Per essere così arrabbiato deve avermi posto questa domanda molte volte mentre io ero in trance…. E ora che faccio?

Calma, Hermione calma ….

Respira e parla! Non puoi più stare zitta.

 

Hermione, presa un lungo respiro e alzandosi con gli arti come foglie tremolanti per una decisa folata di vento invernale aprì la bocca e in tono deciso dichiarò con aria cocciuta:- Non avrai nessuna informazione da me! Io non ti aiuterò mai! -

Il Signore Oscuro con un ghigno deforme sul volto fece un leggero movimento di bacchetta e con una voce da perfetto serpente sibilò lentamente, scandendo ogni lettera di quella parola maledetta:

- Crucio!-

Subito un'ondata di dolore percosse il corpo della giovane, che venne scaraventata nuovamente a terra in preda alle convulsioni.

 

Brucia, Dio, brucia in modo atroce!

Sembra che le mie ossa si stiano spezzando tutte una a una e che la mia pelle stia venendo strappata via un pezzo alla volta! Basta!!! Argh! Bastaaa!

 

E mentre la strega più brillante della sua etá di contorceva dal dolore, il Signore Oscuro e ho altri Mangiamorte sghignazzavano.

- Nessuno, nessuno si oppone al mio volere, stupida ragazzina! Io sono il mago più potente di tutti i tempi!-, disse, concentrandosi per far diventare la maledizione ancora più potente. - E se tu non mi dici ciò che ti ho chiesto adesso, allora farò sì che questo dolore sia eterno!-

Sorrise cautamente, ammorbidendo la voce:- Basta che confessi e tutto questo finirá, confessa e sará tutto stato solo un brutto sogno.-

Hermione non poteva, non voleva, non doveva, ma disse quasi piangendo: -F...fi...finirá?-

Voldemort fece un sorrisetto soddisfatto, nessuno gli resisteva e ora anche l’ amica di Potter stava per voltargli le spalle per unirsi a lui. Allentò la morsa dolorosa di poco, abbassando leggermente la bacchetta.

-Ma certo… dimmi ciò che sai...-

Hermione approfittò di questa tregua.

 

Ma cosa ti è saltato in mente Hermione Granger?

Il dolore ti ha forse dato alla testa?

Vorresti tradire Harry per una promessa fatta da Voldemort!?!?!?

No! Mai!

Ma lui ha detto che tutto finirà e io non voglio che duri per sempre….

Ma...

...Aspetta.

Cosa finirá?

La pena? La sofferenza? Il terrore? I tormenti? Le angosce?

No, Hermione, non finché lui sarà vivo, non finirà nulla.

 

Con tutte le forze che aveva in corpo, sopportando i dolori e nonostante la Maledizione Cruciatus minacciasse di ucciderla, si alzò in piedi e tremando, zoppicando e venendo per il dolore si avvicinò a quell’incubo e spinta da un’ondata improvvisa di coraggio inevitabilmente Grifondoro che se ci fosse stato Godric lì le avrebbe affidato la Casa e l'avrebbe nominata fondatrice. Ignorò i sorrisi dei Mangiamorte, convinti che la Sanguemarcio fosse ceduta, lo sguardo perplesso di Piton che celava una profonda angoscia, guardò Voldemort dritto negli occhi e con il tono che strabordava d’’ira trattenuta a fatica, disse con una forza distruttiva accumulata per anni:- Finché tu avrai vita, altra gente morirà e altre famiglie saranno distrutte; finché tu vivrai non ci sarà mai pace, Tom Riddle. Harry Potter è il Prescelto? Ottimo, allora ti ucciderà e io lo aiuterò fino in fondo, fino alla fine, fosse l’ultima cosa che faccio!

Uccidimi se vuoi, ma sappi che io sono Hermione Granger, sono una Grifondoro, figlia di Babbani e piuttosto che diventare tua alleata preferisco morire come ciò che sono sempre stata e che sono tuttora!-

Detto ciò fece un gesto ancora più folle, se possibile, del quale si sarebbe presto pentita… Presa da un attacco di rabbia violenta sputó sul volto del Signore Oscuro che per lo stupore abbassò la bacchetta interrompendo così la maledizione.

Lei cadde in ginocchio per il sollievo, non potendo credere a ciò che aveva appena fatto. E non aveva nemmeno la forza di pensare alle conseguenze...

Severus Piton rimase esterrefatto da ciò che aveva veduto….

 

Ehi ehi ehi! Fermi tutti! Ho bisogno di un rewind!

Non può averlo fatto davvero. NO, non poteva.

Si è alzata sotto la Maledizione Cruciatus, gli ha urlato in faccia e gli aveva sputato addosso? Ed è ancora viva?!

Ma è completamente impazzita?!

Si rende conto che ha appena firmato la sua condanna di morte?

 

Le rotelle del suo cervello stavano cercando di nuovo di plasmare qualche idea per salvarla. Dannata Granger, dannata la sconsideratezza di tutti i Grifondoro, dannata vita, dannato mondo magico e non!

...Certo, diavolo, aveva fegato. Per quel gesto doveva essere lodata per i secoli a venire: era il coraggio fatto persona. Memorabile. Potente. Rivoluzionario.

E incredibilmente stupido e molto pericoloso.

Voldemort dopo un primo momento di spaesamento si riprese, e asciugó il volto e con l’indignazione che gli ribolliva in corpo sibiló:- Come, ma come osi? Patetica imitazione di strega che non sei altro! Forse questo ti insegnerà a tenere la bocca chiusa per sempre...-

Sfoderò fulmineamente la bacchetta, fumando di rabbia.

- Avad…!-

- Mio Signore!- urlò Piton senza neanche pensarci, interrompendo così Voldemort del lanciare la Maledizione mortale. Non poteva lasciare che uccidesse una sua studentessa, non quando c'era lui presente. Anzi, MAI.

- Non sarebbe saggio ucciderla, dopotutto è una delle persone piú vicine a Potter…

Tuttavia credo che debba essere punita in modo esemplare per ciò che vi ha fatto.-

Ogni parola era sofferta, sapeva che lo aveva fatto per un bene superiore ma quello sarebbe costato parecchio alla Granger. La guardò di sfuggita con il cuore pesante mentre la ragazza, con le lacrime agli occhi, lo fissava con un misto di stupore e dolore.

 

Sempre meglio della morte peró.

 

Ma quel pensiero sarebbe stato subito stracciato da quello che sarebbe successo in seguito…. No, la morte in confronto sarebbe stata una passeggiata….

Il Signore Oscuro lo fissò con sospetto, e per un attimo Severus Piton temette di aver esagerato davvero, questa volta.

Ma si limitò a distogliere lo sguardo, riflettendoci un po’ su e dopo quella che sembró un'eternità si decise a parlare: -Essssia! Credo che la morte sia troppo semplice e indolore per ciò che mi hai fatto… No, no, non ti uccideró, per adesso, farò di peggio…- disse e un sorriso malsano illuminò il suo volto deforme.

Severus alla vista di quel sorriso quasi vomitó, temendo il peggio….

E il peggio arrivò, puntuale, in tutta la sua adorabilità.

- Bellatrix avrà il piacere di torturarti incessantemente o quasi finché non otterrò ciò che voglio.-

Tutti i presenti scoppiarono in un coro di delirio, come gli spettatori in prima fila di un teatrino di corte e Lucius Malfoy, giusto per idolatrare ancora un po’ il suo Signore, esclamò:- Oh, ma ben fatto, mio Signore!-

 

Hermione avrebbe voluto piangere ma non lo dava a vedere, se per proteggere il mondo magico doveva sopportare le torture l'avrebbe fatto… Sì: per Harry, per Ron, per i suoi genitori e per tutte le streghe e i maghi del mondo avrebbe resistito.

Bellatrix Lestrange si alzò lentamente, assaporando quel momento unico.

Si erse in tutta la sua statura, avvolta nella veste nera che la faceva sembrare ancora più simile alla Morte, e si scosse via le ciocche ribelli che le impediva di ammirare appieno l’imminente spettacolo.

Inspirò profondamente assottigliando le narici, totalmente insensibile agli sguardi impazienti dei presenti.

Questa era la sua occasione. Il suo Signore le aveva dato questo dovere, o meglio, un piacere immenso. Finalmente. Fece tutto molto lentamente, per godersi meglio ogni dettaglio, il fruscio delle proprie vesti, le dita del Signore Oscuro che accarezzava la testa di Nagini, i movimenti eccitati degli altri presenti, fino a posare i due occhi sulla sua vittima tremante.

Oh sì… Questa sì che sarebbe stata una serata interessante.



Angolino dell' autrice
Bentrovati ragazzi!!!! Si,sono ancora viva e vegeta, scusate il ritardo ma dopo secoli di attesa eccovi il nuovo capitolo di questa fanfiction....spero vi piaccia
Buona lettura!

 

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Capitolo 4
*** Resistere ***


4. Resistere

 

Un gemito trattenuto.

Uno strillo strozzato.

Un grugnito di dolore profondo.

E il primo urlo, un urlo a squarciagola, come se nulla riuscisse ad esprimere la sofferenza interna. Il primo di una serie interminabile di altre grida dolorose che echeggiavano senza fine nella stanza buia.

“Crucio!”

“Crucio!”

“Crucio!” e ancora e ancora, scandita chiaramente dalla voce eccitata di Bellatrix, come un ritornello infernale di un canto fatto di sghignazzamenti e urla infinite.

I Mangiamorte ghignavano e mettevano in mostra le loro orrende dentature marce e gialle. Tutti, tranne uno, con un sorriso talmente finto che sembrava modellata in plastica e che glielo si avesse appiccicato con un Incantesimo di Adesione permanente. Permanente quanto vuoi, ma il sorriso rigido stava cedendo ad ogni urlo della ragazza.

Hermione Granger venne sollevata da terra e lì, a mezz’aria, si contorceva a scatti, in preda a un dolore immenso che sembrava volerle strappare le interiora, spezzare ogni singolo osso del corpo e bruciarle ogni centimetro della pelle. Se prima avesse pianificato di resistere alla Maledizione e non dare loro la soddisfazione di sentirla gridare, ben presto dovette cambiare idea. Quella donna era una maledizione in sé, e questa volta faceva molto, ma molto più male di quando Tu-Sai-Chi l’aveva punita prima.

 

Resistere… Resistere… Resistere….

 

Un grido disumano che strappava le corde vocali, bucava i timpani e scuoteva l’anima proruppe ancora una volta dalla gola di Hermione, stavolta senza riserve, senza trattenersi.

Si sentva come naufraga immerso in un mondo nero dai bagliori rossastri, un mare gelido e tagliente di Dolore che ti annientava da dentro e da fuori, incessantemente, e l’unica cosa certa in quel momento del tutto priva di lucidità era la voce della Mangiamorte che arrivava esultante ogni qualvolta che i recettori di Merkel della ragazza sentivano, per un attimo, il sollievo del corpo senza la Maledizione.

Poi cessò all’improvviso. E la ragazza piombò a terra.

- Allora, piccola Sanguemarcio, abbiamo cambiato idea?-

Hermione non aveva nemmeno la forza di parlare, così si limitò a scoccarle un’occhiataccia.

Bellatrix, tra le risate generali, finse di spaventarsi, indietreggiando di un passo.

- Uuuh, vedo che siamo tenaci, non è vero?- disse con un’aria sprezzante, calciandola al fianco, per poi ritirare subito il piede, come se avesse paura di sporcarsi.

La ragazza gemette con forza, sentendosi scricchiolare dentro.

Sotto il lungo tavolo, delle lunghe dita affusolate si strinsero in un pugno, con le nocche tese e bianche, mentre il volto del proprietario rimase quasi impassibile grazie ai lunghi anni di esercizio, senza i quali a quel punto si sarebbero ritrovati un Severus Piton in preda al panico che urlacchiava e sbatacchiava in giro, intimando ai presenti di smetterla con quell’azione ignobile.

Nonostante tutto, quell’inferno riprese.

“Crucio!” e

“Crucio!” e

“CRUCIOCRUCIOCRUCIOCRUCIOCRUCIO……….!”

Hermione perse ogni cognizione di spazio, di tempo, ma il dolore, invece di affievolirsi, diventava ancora più acuto. Eppure anche Bellatrix si sta stava stancando.

- Uff, ma che giochetto noioso...- contestò la Mangiamorte puntellandosi nervosamente un dito per sorreggere il mento. Poi il suo viso si illuminò di una luce malefica.

- Mio Signore, vorrei continuare a torturarla, ma non reagisce…. Mi chiedevo se potessi continuare questa piacevole… Seduta con questa sgualdrinella nei sotterranei. Avrei in mente qualcosa di estremamente…. Innovativo.-

Un sorriso malsano di face strada sul volto di Voldemort.

- Adoro la tua sete di sangue Bellatrix, dopotutto hai ragione, ti divertirsi molto di più nelle segrete, lí le urla rimbombano nelle pareti e sono più… Godibili.- sorrise sinistramente. - Ora devo andare quindi mi aspetto che entro due giorni la Sanguemarcio ci sappia dire qualcosa di utile, fino ad allora la riunione è terminata.-

Concluse per poi dissolversi in una nebbia nera come il suo animo… sempre ammesso che ce l’abbia….

Mentre i Mangiamorte se ne andavano uno a uno, sollevati di essere ancora vivi, Piton e Bellatrix rimasero soli con la ragazza a terra.

- Verró con te, Lestrange, dopotutto se la ragazza dovesse essere in pericolo di vita a causa delle tue torture, non possiamo lasciarla morire… E pare che tu non abbia grandi doti curative, non è così?-, disse Piton con il tono più controllato del mondo, sperando che quel suo misero piano potesse funzionare, anche se sapeva che la Mangiamorte non si faceva ingannare facilmente…. Ma stranamente Bellatrix troppo presa dal giubilo del momento non se ne curó molto di ciò che era stato detto poc'anzi, invece accennó solo un leggero cenno di assenso con la testa e corse giù nei sotterranei portandosi dietro la Granger che ormai era svenuta… Di nuovo.

- Allora, Sanguemarcio, da dove vogliamo iniziare?- chiese la Mangiamorte, dopo averla svegliata con due schiaffi ben piazzati e un’espressione di grande aspettativa in volto, come se le avesse chiesto la destinazione del loro viaggio di luna di miele.

Hermione la guardava paralizzata, sperando fosse solo una grave allucinazione.

- Ah! Mi è venuta in mente una bellissima idea!- fece un leggero clap clap con le mani, saltellando per la gioia.. - Perchè non usiamo un po’... Ma certo! La Imperius!-

- Mhmm… Ma… Cosa potrei farti fare?- si domandò impaziente con aria fintamente stressata. - Severus non ti va di darmi qualche suggerimento?-

Piton alzò leggermente un sopracciglio, non degnandola di un’occhiata e rispose seccamente: - Credo fermamente nelle tue abilità di torturatrice, Lestrange. Inventati qualcosa.-

- Oh… Ma grazie, Piton, se fossi sempre così dolce!- il suo tono traboccava di sarcasmo. - Non posso dunque deluderti, non è vero?-

Piton prese seriamente in considerazione l’opzione del suicidio per tapparsi quella maledetta bocca per sempre.

- Ma sì! …Ci sono! Che ne diresti, sporco sputo indegno di vivere, se ora io ti dicessi di prendere il mio coltellino e di… Scriverti qualcosa magari… sulla gamba? Si! No! Anzi, no! Che ne dici se ci facciamo questo bel segno sul… petto? Mi piace!- L’obbrobriosa si leccò con calma il labbro superiore, quasi come a voler pregustare quel momento.

Piton aveva il voltastomaco.

Hermione era terrorizzata… Cosa poteva fare? COSA?! Si voltò un attimo a guardare il suo Professore sperando per un attimo che lui avrebbe fermato quella pazzia.

Bellatrix le puntò la bacchetta contro:- IMPERIO!-

Hermione iniziò a sentire che il corpo, dopo pochi secondi, non le rispondeva più.

Bene, mia cara, adesso alzati.

Si mise in piedi fissando il nulla con occhi vitrei, come un pesce fuor d’acqua.

 

Hermione ma che stai facendo?

-silenzio-

Hermione? Hermione ci sei?!

-silenzio-

HERMIOOONEEE! Mi senti?

nessuna risposta

Prendi questo coltellino…

Bellatrix provò a trattenere un risolino quando vide la piccola Sanguemarcio avanzare di qualche passo verso di lei, fissare la mano che teneva il coltello e dopo un attimo di esitazione prenderlo con le dita tremanti.

Ecco, brava, adesso siediti per terra e apriti la camicia.

 

Hermione! Hermione, torna da me! Non ascoltarla!

Ma... Si sta così bene qui... E' tutto così calmo....

Hermione, ti scongiuro, ritorna in te! Non ascoltarla!

-silenzio-

HERMIONE!!!

 

Avanti tesoro, siediti e togliti la camicia!

Hermione piombò a terra con poca grazia, incrociando le gambe, e cominciò a sbottonarsi la camicia con occhi assenti.

Piton era inorridito. Man mano che le dita di lei scendevano sempre più in giù, sentì il bisogno di fare qualcosa. Qualsiasi cosa per risparmiarle quell'umiliazione atroce. Ma non poteva fare nulla! NULLA!!!

Si girò dall'altra parte, quando anche l'ultimo bottone cedette, accompagnato da un sospiro di soddisfazione della pazza.

Per un attimo trovò interessantissima una crepa sul muro, e si concentrò totalmente alla contemplazione di quel segno, cercando di ignorare i passi di Bellatrix e il respiro calmo della Granger.

- cosa c’è caro Severus? Forse  provi pietà per la tua cara studentessa?- una risata stridula seguì le sue parole.

Lui preferì non rispondere, mordendosi la lingua, sentendo più impotente che mai.

Ottimo, ora impugna bene questo pugnale e avvicinalo al tuo petto…

 

HERMIONE! NO!

 

Hermione obbedì, lentamente, ma obbedì. La lama era già sulla pelle, salda nella mano della ragazza. Non si accorse del sorriso di Bellatrix.

Adesso scriviti la parola “Impura” con il coltello.

 

Gli occhi di Hermione incrociarono quelli di Bellatrix, formando una tacita domanda.

Lei, per tutta risposta, rifece l’incantesimo, e cercò di mantenere il massimo livello di controllo mentale.

Avanti, sarai capace di scrivere sei lettere no? Dai, ragazza, OBBEDISCI! Impura, scrivi quello che sei veramente!

 

Non ascoltarla, Hermione! Ribellati!

 

Non farà male… Non farà male affatto… Fallo e sarai liberata… Avanti, sei una ragazza ragionevole! FALLO!

 

NO! NONONONO! Hermione Jean Granger, per l’amor del cielo, RIFIUTATI!!!

Lei posò la punta sul petto, schiacciando leggermente. Una goccia di sangue scese, percorrendo lentamente la linea del seno destro.

 

Hermione!!! RITORNA IN TE! Ti stai facendo male da sola!!!

 

Avanti, fai una linea…. I… e poi una M… Non sentirai nulla….

 

La ragazza premette di più il metallo freddo, e cominciò a tracciare una linea verticale sul proprio petto. Sentiva dolore, ma era come se non la riguardasse.

Non è vero, non è dolore, un coltello non ti può fare male. Continua così… Brava…

 

HERMIONEEEE! RISPONDI! TI PREGO, SVEGLIATI! TI STAI TAGLIANDO DA SOLA!

… Hey, ciao. Perché gridi?

O MIO DIO; GRAZIE AL CIELO! Allora mi senti!

Sì... C’è qualche problema?

RIBELLATI HERMIONE! BELLATRIX TI STA FACENDO FARE DEL MALE A TE STESSA!

Ah davvero? E come mai non sento nulla?

MI STUPISCO DI TE! MAI SENTITO PARLARE DELLA MALEDIZIONE IMPERIUS?!

Ah, già.

Devi combatterla! Ce la puoi fare! Ritorna in te!

Non ce la faccio… Lei… è …. troppo… forte…..

Hermione? Fallo per Ron! Harry! Mamma! FALLO!

-silenzio-

HERMIONE! NON MOLLARE PROPRIO ADESSO!

 

Quando anche la lineetta in mezzo alla A di IMPURA fu tracciata, Bellatrix Lestrange, era piegata in due dalle risate.

Hermione era svenuta, e vicino alle dita aveva lasciato cadere il pugnale insanguinato, mentre Piton era in uno stato di confusione e orripilazione totale.

Ci furono cinque minuti di pausa, dopodichè la tortura continuò.

 

Hermione gridava, non le importava più nulla della sua dignità, implorava la Mangiamorte di smetterla, di lasciarla in pace ma era come se non avesse voce..

La tortura continuava ancora e ancora, non finiva…

Maledizioni, tagli, graffi, le urla di eccitazione e di scherno della Mangiamorte e, sangue, sangue solo sangue….

Hermione non ce la faceva più, faceva male, tanto male…

Resistere, resistere… Resistere?

Ecco che la strega la vide… Una luce chiara, calda, accogliente, sembrava volerla attirare a sé; ed era così confortevole e pacifico che a Hermione sembrò che il dolore, la stanchezza, le preoccupazioni e tutte le cose brutte della vita la abbandonassero così come le sue forze, decise di aggrapparsi a quella luce eterea per vedere quale altra grande avventura la attendeva…. Si, perché la curiosità se la sarebbe portata sempre dietro, nonostante tutto...

 

Pare proprio che per Hermione Granger nonché la strega più brillante della sua etá sia arrivata la fine eh?

Pare di si….

Mamma, mi manchi così tanto, il tuo profumo, i tuoi libri, i tuoi sorrisi….

Papá, tu che mi hai sempre protetta… Grazie per avermi regalato quelle risate….

Harry, mio caro Cercatore… Ti ricordi ancora la volta in cui ti ho riparato gli occhiali? Allora eravamo ancora piccoli e innocenti…. Ah, tempi felici!

Ron….. Ron, brutto scansafatiche del cavolo… Ti voglio bene… Tutte le volte che ti ho fatto copiare i compiti… Tutte le volte che mi hai insegnato che la vita va oltre lo studio...

Ginny, pazzoide mia, il turbine di felicità che mi scorre nelle vene….

Luna, Neville, George, Fred, Remus, Sirius, Molly, Arthur, Professoressa McGonagall, Vicktor...

Mi dispiace lasciarvi…… Ma grazie di tutto e scusatemi, non ce l’ho fatta. Perdonatemi. Ma ora posso morire in pace, perché so di non avervi traditi… Mai….

Addio.

 

Così pensando la testa di Hermione si fece pesante e sbatté al suolo, il corpo inerme e apparentemente privo di vita distesa per l’ennesima volta sul pavimento sporco.

 

Severus guardava pietrificato le torture brutali che Bellatrix sapeva infliggere senza battere ciglio, era implacabile, la sua sete non aveva un limite e Severus ne era disgustato.

La follia che le scintillava negli occhi, i lampi colorati e malefici che riduceva sempre peggio quella ragazza, i capelli neri che svolazzavano liberi, il viso deformato in una maschera esaltata.

Tutto questo era orripilante, ma anche perché gli ricordava troppo sé stesso, prima di perdere il Lily. E prima di ritrovare la ragione.

Sentiva la sua studentessa gridare e la guardava estremamente impotente. Qualsiasi cosa avrebbe fatto saltare la sua preziosa copertura. Preziosa….

Finché non vide la ragazza cadere a terra e a quel punto non poté non fare nulla, i suoi piedi veloci si mossero senza essere controllati e subito puntó la bacchetta alla gola della Mangiamorte intimandole di andarsene su-bi-to , faceva quasi invidia con il suo improvviso impulso nettamente Grifondoro e l’espressione truce che aveva in faccia.

- Stammi a sentire, inetta che non sei altro! Se lei muore ne pagheremo noi le conseguenze, perciò ora mi tocca curare questa piccola….- ci mise un po’ a dirlo, e lo fece lentamente, come se non osasse. Quella parola gli riportava alla mente troppo ricordi dolorosi…- Sang… sanguemarcio.-

Poi riprese con tono nuovamente infuriato:- Così potremmo estrapolare tutte le informazioni prima che muoia per colpa tua e solo tua!-

Bellatrix al pensiero di non soddisfare i suoi desideri e quelli del suo Signore si incupí, ma in fondo al cuore dovette ammettere che il verme aveva ragione…. Se quel lurido mucchio di stracci umani si fosse schiattata non solo il suo Signore non sarebbe stato contento e lei non poteva deluderlo…..

Si avviò verso la porta con passo furioso.

Avrebbe voluto uccidere quel traditore e urlargli tutte le maledizioni immaginabili ma...per la prima volta in vita sua si trattenne. Non per debolezza o per paura, semplicemente non voleva dargli la soddisfazione di vederla arrabbiata e così sibiló:- Vediamo cosa sei capace di fare allora.- Detto questo sparì dalla stanza a passi veloci.

Severus tirò un sospiro di sollievo che però ben presto si tramutó in ansia pura ricordandosi delle condizioni attuali della Granger. Si prese un attimo per esaminarla.

Il corpo rigido era immobile sul pavimento grigio e il petto non si stava quasi alzando, e quando lo faceva c’erano lunghi intervalli di immobilità in mezzo che lo stavano facendo impazzire. Era come se potesse smettere da un momento all’altro, così…. Puf.

La labbra secche erano di un insano color bluastro, il corpo era scosso da violenti brividi e spasmi e ferite sanguinanti su tutto il corpo ed era gelida….terribilmente gelida.

Le sfiorò lentamente la guancia con un dito. Era come toccare una lastra di marmo bianco che aveva passato la notte su un prato di dicembre.

Senza perdere altro tempo Piton sollevò il corpo da terra e fece Apparire un letto e una coperta spessa come aveva già fatto la sera precedente e le mise un panno bagnato in fronte…. Metodo molto babbano ma a volte poteva rivelarsi utile se non si avevano molto mezzi… E si ricordò improvvisamente di…

 

Uno spazio in penombra, vagamente illuminato dai raggi di sole che disperatamente si infiltravano attraverso gli spiragli.

Caldo e morbidezza attorno a sé.

Tanta tanta morbidezza.

Aprì gli occhi, nonostante bruciassero, e si vide circondato da un mondo bianco e soffice.

Era sprofondato nel suo letto, avvolto tra le proprie coperte candide e scosso da piccoli brividi di freddo nonostante le lenzuola lo tenessero al caldo. Si girò su un fianco, strusciandosi contro il vecchio materasso, in cerca di calore.

Rinchiuse gli occhi. Bruciavano troppo per la febbre e al minimo movimento della testa si sentiva il cervello rivoltarsi, rigurgitare, sbandare di qua e là come se si fosse annacquato.

Sentì dei passi leggeri avvicinarsi al letto, seguito dal silenzio e una mano gelida che gli sfiorava la fronte e delle dita affusolate scostargli i capelli scuri dalla faccia con una delicatezza infinita.

Si costrinse ad aprire lentamente gli occhi e vide un sorriso triste sul viso stanco della madre, incorniciato dagli stessi capelli corvini del bambino.

Rinchiuse gli occhi, sentendoseli riempire di lacrime per la stanchezza e per l’ambiente esterno che non gli era mai sembrato così illuminato.

La sentì allontanarsi a passi affrettati e sospirò, sentendosi spiacevolmente debole.

Silenzio. Era stanco, molto stanco, e solo la testa in fiamme e gli arti gelidi gli impedivano di scivolare in un sonno buio, pacifico, senza sogni… Dal quale magari non si sarebbe più svegliato.

Di nuovo il pavimento scricchiolare sotto i piedi di sua madre e improvvisamente una spugna bagnata sulla fronte bollente. Sospirò, sentendosi già meglio.

Il materasso si abbassò nel punto in cui suo madre si sedette, cigolando come un edificio fatiscente.

- Severus!- chiamò lei, in un sussurro preoccupato.

Lui rispose con un grugnito, aprendo gli occhi ma deciso a far entrare solo uno spiraglio di mondo.

- Come ti senti?-

Di nuovo l’unico suono che uscì in risposta fu un grugnito. Forse non voleva rispondere o forse non ne aveva la forza.

La donna sospirò, accarezzandogli lentamente la guancia pallida, poi decretò:- Sev, hai bisogno di una tisana. Subito.-

Tirò fuori la bacchetta che non usava da chissà quanto tempo dalla tasca interna del cappotto, con un gesto indeciso, facendosi inondare da quel calore familiare e benefico.

Poi, saggiando la presa come una bambina Nata Babbana alle prime prese con la nuova bacchetta, si trovò ad Appellare delle foglie di timo, fiori di camomilla e menta piperita dal giardino sul retro della casa, e con un’espressione quasi sorpresa fece Apparire un piccolo calderone e tutto l’occorrente per farne l’infuso.

Il malato dovette forzare le palpebre a stare in alto per evitare di perdersi anche solo un singolo dettaglio. Si ricordava vagamente l’ultima volta che sua madre aveva usato la magia, era stato anni e anni prima… E ora, finalmente, poté riconoscere la donna forte e decisa che aveva sempre ammirato.

Con una concentrazione estrema, con il calderone bollente sul fuoco, le mani agili che si fondevano con l'impugnatura del coltello, tagliuzzava le piante e mormorando procedimenti imparati a memoria si mise a mescolare… E sembrava finalmente ritornata in sé.

Con i capelli disordinati, il sudore sulle guance, il naso sensibile che riconosceva ed esaminava attentamente i fumi dell pozione e le mani veloci che correvano al loro posto fluidamente, era nel suo elemento.

Come lui, dall’altra parte.

Poi, mentre con un gesto della mano faceva volare la tazza calda, un po’ traballante, nelle mani pronte del figlio, sorrise veramente per la prima volta in anni quando il piccolo avvicinò il  bicchiere alle labbra secche.

Com’era bella quando sorrideva, era come un seme che, se curato con amore avrebbe fatto crescere i fiori più pieni e colorati di sempre… Una bellezza quasi proibita e intoccabile… Tuttavia si sa che la felicità è una sensazione fin troppo effimera, coloro che cercano di irretirla spesso e si rendono conto troppo tardi che essa è come la luce del sole: impossibile da catturare o imprigionare, se non nel proprio cuore.

Proprio mentre il piccolo Severus stava per bere l'infuso la porta venne sbattuta da un tonfo sordo e un uomo robusto entró nella stanza, gli occhi iniettati di sangue e i capelli mal curati e oleosi, le guance arrossate per il troppo alcol, i suoi vestiti erano sudici da cui traspariva un animo che aveva perso ogni minimo interesse per la vita…

Barcolló leggermente verso la moglie irrigidita dal terrore e la afferrò per le vesti leggere iniziando a mugugnare qualcosa senza senso che poi si tramutó in urla, urla terribili, urla sconnesse della quali Severus non ricordava… Anzi, non voleva ricordarne il significato perché era troppo orribile e mostruoso….

Era un miscuglio confuso di insulti raccapriccianti, la forza di un uomo che colpiva malamente il corpo già debole della moglie, le grida di dolore, la bacchetta che veniva strappata dalle mani di lei e gettata in qualche angolo polveroso... E l'unica cosa che poté fare Severus in quel momento fu solo tapparsi le orecchie, pregare che tutto finisse, pregare che a sua madre non venisse fatto del male. Non troppo, almeno.

Ma niente poteva far svanire quelle urla che continuavano incessanti, ancora, ancora a ancora fino a quando… Severus ci mise un po’ a mettere a fuoco la raccapricciante immagine di sua madre distesa a terra totalmente immobile con dei lividi violacei sul corpo e suo padre che gridava:- Cosí impari a usare la magia la prossima volta, lurida strega!-

E dopo quello era tutto confuso…. Le urla e i pianti del piccolo Severus che implorava la madre di svegliarsi, i passi del padre che si allontanavano dalla stanza, la luce ormai tenue che si mischiava con le ombre insistenti della casa, il rumore della tazza che andava in pezzi con all'interno la tisana che andava a decorare macabramente il legno del pavimento e poi ….Buio…. Tanto buio….

 
Un gemito di dolore da parte della Granger fece risvegliare Severus dal turbine di emozioni nel quale si stava perdendo….
Si maledisse per la sua avventata distrazione, maledisse Bellatrix, maledisse Voldemort e maledisse il mondo intero.
Ora doveva davvero fare in fretta…. O sarebbe stato troppo tardi.



ANGOLINO DELLE AUTRICI :
Buongiornooooo, si siamo ancora vive. Ci dispiace un sacco di non essere state attive, ma la scuola ci ha massacrate, essendo stata onnipresente nella nostra ormai caotica "quotidianità". PERO'  tranquilli! perchè , questo inferno sta per finire e l'Estate è ormai alle porte, dunque aggiorneremo molto più spesso!! Lo giuro.
Inoltre abbiamo un sacco di sorprese per  il continuo della trama, dunque continuate a seguire la storia mi raccomandooo
Arrivederci a tutti e buona lettura!
  da Miss Snape03 e Snamione03




 

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Capitolo 5
*** Cure ***


5. Cure

 

2 Agosto

Villa Malfoy, Cella Sotterranea

 

Guarì velocemente tutte le ferite sanguinanti, percorrendo lentamente gli orrendi tagli profondi che quella maniaca le aveva inflitto con il suo amato pugnale d’argento con la bacchetta, mormorando sottovoce, come una dolce ninna nanna, un utile incantesimo curativo che aveva imparato da un amico sciamano, mille volte più sicuro e veloce degli impacchi, eppure così stancante.

Il calore chiudeva delicatamente le ferite, evitando che si infettassero, lasciandosi dietro solo delle cicatrici di un rosa pallido. Finì di curare le ferite con la fronte imperlata di sudore, gli occhi appannati dalla stanchezza, ma prima di cascare sulla propria poltrona, rinfrescò di nuovo il panno umido sulla fronte meno calda della Granger.

La scritta IMPURA troneggiava ancora in modo quasi osceno sul petto della ragazza, e Piton si affrettò a coprirlo il lenzuolo.

Tuttavia si sentí abbastanza rasserenato vedendo che il viso della sua studentessa non era più plasmato orribilmente in una smorfia di dolore ma era sereno come i timidi raggi del sole al mattino che presto che si fanno strada attraverso l'oscurità della notte.

Ora bastava aspettare che la febbre passasse. Sistemò le coperte blu notte facendo attenzione a coprire tutto il piccolo corpo infreddolito della ragazza, poi fece apparire una sedia a dondolo in legno e ci si sedette, era stremato, tutti quegli incantesimi curativi lo avevano annientato, e aveva addirittura perso la cognizione del tempo.

Controllò velocemente l’ora e contastò che erano le 2.00 del mattino, e si sorprese che fosse così presto. Di solito, quando finalmente decideva di concedersi un po’ di riposo erano almeno le quattro.

Accennó un leggero sorriso e facendo comparire una soffice coperta si accoccoló sulla sedia lasciandosi cullare dal morbido calore delle coperte che tanto gli ricordavano quelle che aveva da bambino.

E così, gettando un'ultima rapida occhiata alla Granger per assicurarsi che stesse bene, si lasciò cadere tra le braccia di Morfeo.

 

“Che bel prato… Ma chi è là in fondo? Harry! Ron! Non ci credo! Corrono verso di me, mi stanno raggiungendo…. Ma aspetta, cosa succede? I loro volti… Oddio mio… stanno cambiando! Ma... Bellatrix e Voldemort…?! Sono così vicini… e come mai ora mi trovo in una cella?

… Cosa ho fatto?! Lasciatemi andare! Non mi ascoltano… stanno ridendo di me? Cosa ho fatto di male? NO! Liberatemi! Non ho fatto niente di male...

Cosa vogliono farmi farmi? Hanno stampati in volto dei sorrisi così contorti e eccitati… Non vorranno ancora...

No! Non fatemi  del male! Io ...io …

- Crucio ! -

Noooo!

- Cosa c’è, piccolina? Ti fa male?-

- Basta, vi prego… io non voglio più soffrire, sono così sola!- La mia voce è stridula, disperata.

La figure stanno sparando, è tutto così buio ...io… Ho paura.

… Non piangere Hermione Jean Granger, non ti azzardare a piangere…

 

Non ce la faccio… sono troppo debole… Mi dispiace tanto….

Queste lacrime, me ne vergogno così tanto, io devo essere forte… ma qui è tutto così freddo…

Ma aspetta, cos’è questo tepore improvviso che sento avvolgermi?

Questo calore così gentile e delicato…”

 

- Signorina Granger.-

 

E questa voce? Così profonda e amorevole, mi ci potrei perdere…

 

- Signorina Granger, si svegli!-

 

Parla ancora, sconosciuto, la tua voce è ambrosia per le mie orecchie…

 

- Signorina Granger... Ma cosa sta facendo? Si svegli subito! -

 

Fu come una doccia fredda: Hermione venne riportata alla realtà, aprì a fatica gli occhi per scoprire che il calore che l'aveva avvolta nel sonno era dovuto alle braccia del professore che la tenevano per le spalle scuotendola leggermente.

Inizialmente si chiese perché il suo Professore si fosse preso la premura di svegliarla, ma in seguito si accorse che c'era una cosa peggiore della quale si sarebbe ricordata e vergognata a vita…

La sua faccia era a una distanza orripilantemente vicina a quella del Professore e come se non bastasse lei era totalmente protesa verso di lui.

Subito si ritrasse e con un gesto istintivo tolse le mani del Professore dalle sue spalle, in seguito mugugnò qualcosa di altamente incomprensibile per la troppa agitazione.

Il Professor Piton abbandonó la presa sulle spalle della studentessa e tornò alla sua sedia con tutta la calma del mondo, riservandole una breve occhiata perplessa.

Hermione invece non era esattamente calma.

 

Hermione Granger… Inspira, espira. Calmati.

Ma come faccio? Se non te ne fossi accorta eri a pochi centimetri dalla faccia del Professore più intollerante e inquietante del mondo magico e questa è già la seconda volta in ventiquattro ore che ti trovi in una situazione del genere, insomma, un po’ di contegno!

Giusto... Ma comunque devo dire qualcosa, non puoi rimanere lì impalata per sempre, non trovi?

Tranquilla Hermione te la caverai alla grande come sempre… Ordina i tuoi pensieri.

 

Hermione si preparò un discorso accurato sul “come poteva spiegare quella situazione inappropriata con una scusa plausibilissima”, prese un bel respiro e…

- Signorina Granger, se sta per farmi una conferenza interminabile su quanto è appena successo le vorrei ricordarle che siamo in una prigione e io sono la sua guardia, lei stava sognando, probabilmente, e quindi non mi deve proprio nessuna spiegazione.- disse il suo Professore nella maniera più annoiata e apatica immaginabile.

Hermione non sapeva se essere sollevata per il fatto che non aveva dovuto dare spiegazioni di un comportamento alquanto inappropriato oppure ribollire di rabbia al ricordo che il suo stesso Professore, sotto gli ordini di Voldemort la stava tenendo rinchiusa in un'angusta  e maleodorante cella.

Naturalmente, trattandosi di Hermione Granger, scelse la seconda opzione e iniziò a urlare:- Esattamente! Io non le devo spiegare proprio niente, perché è lei che deve darmi delle spiegazioni. Per esempio: perché lei lavora per Voldemort? Perché nonostante tutto Silente e l’Ordine si fidano di lei? Ma soprattutto lei da che parte sta? Devo capire!-

Severus la guardò con il solito sguardo gelido da professore che avrebbe fatto raggelare anche Godric Grifondoro, ma poi emise una sorta di sbuffo tra l’esasperato e il divertito, e disse:- E’ così necessario che lei debba sapere sempre tutto, non è vero, signorina Granger?-

Hermione arrossí violentemente.

-C...ce..c...certo che sì! Voglio dire, almeno in questo caso! Dopotutto qui sono io la vittima...-

Piton corrugó la fronte, come colto da un fastidio improvviso, guardó malamente la ragazza e sputó sprezzantemente:- Oh povera signorina Granger! E’ stata rapita e ora pensa che il mondo sia crudele con lei! Beh, la notizia dell'ultima ora... Il mondo è crudele, lo è sempre stato e sempre lo sarà!

Lei pretende, nella sua incorreggibile petulanza, di sapere cos'è il bene e cos'è il male, ma chi può giudicarlo davvero? Io? Lei? Il Ministro? Silente? Il Signore Oscuro? Ogni uomo segue solo l’ideale delle sue convinzioni e si batte per quella, quindi dal suo punto di vista ciò per cui combatte sarà sempre il Bene. Quindi ora ascolti e mi risponda, Granger!

Lei è sicura di ciò per cui combatte?-

Hermione era indignata. Come poteva il suo professore dubitare della sua posizione?!

A stento riuscì a calmare la voce:- Io combatto per ció in cui credo: la pace, la giustizia, i valori umani! -

- E allora anche lei sostiene la mia tesi. Vede, signorina Granger, lei ritiene che il bene sia quello, ma per i Mangiamorte ciò che è  giusto è tutto ciò che dice Voldemort…. Dunque, ci pensi bene prima di rispondere: io da che parte sto?-

La giovane strega era spiazzata, aprì la bocca per controbattere ma il suo Professore uscì sbattendo la porta e afferrandosi convulsamente il braccio sinistro.

ANGOLO DELLE SCRITTRICI

Heilà bella gente, scusate, siamo mortificate dal profondo del nostro cuore, but
ecco il nuovo capitolo!!! YEEE
Ci impegneremo per postare più spesso.
Intanto godetevi questo proseguimento della storia,
a breve il capitolo 6!!
Alla prossima

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Capitolo 6
*** Spiacevoli Eventi ***


6. Spiacevoli eventi

 

Severus Piton corse su per le scale, il Marchio Nero che gli bruciava insistentemente.

Era di nuovo in quella maledetta stanza, riempita di profumi pregiati che creavano un'atmosfera talmente pesante che l'aria quasi non si poteva respirare.

La sala delle riunioni. Per l'ennesima volta.

Il Professore si accorse che nella stanza c’erano tutte le teste senza cervello, e... Voldemort. Ovviamente.

-Severus...- cominciò la nera creatura con un sibilo. Severus riuscì a percepire una vena di eccitazione nella sua voce. Oh no. 

- Accomodati…. Ho da affidarti un incarico molto importante.- 

- Ma Mio Signore non pu…!- lo interruppe bruscamente la Mangiamorte rossa per l’umiliazione, saltando in piedi e ergendosi nella propria altezza.

Il resto dei presenti trattennero a stento le risate. Si stavano godendo immensamente la caduta di Bellatrix.

- Lestrange, SILENZIO! HAI AVUTO LA TUA OPPORTUNITÀ E L'HAI SPRECATA!- 

I Mangiamorte smisero all’istante. Se c’era una cosa che il Signore Oscuro non tollerava per niente, era il fatto di ridacchiare. Oltre al fatto di non riuscire ad uccidere un ragazzino di nome Harry Potter.

Bellatrix impallidì (per quanto il suo incarnato cadaverico glielo consentisse) e indietreggiò, quasi inciampando nella propria veste. Ripiombò sgraziatamente sulla propria sedia. 

Questa volta fu il turno di Severus di trattenere un sorriso di scherno.

Voldemort si rivolse sorridente a Piton, il quale per qualche ragione ne fu altamente inquietato, e ascoltò teso le sue parole:- Vedi, ho riflettuto a lungo e sono giunto alla conclusione che Bellatrix non ha estorto neanche mezza informazione su Potter dalla Sanguemarcio… Ha avuto una notte intera, l’ha persino portata nelle celle…. Ma è stata un’inetta.- Scoccò uno sguardo maligno alla sua serva, contemplando con piacere la sua smorfia irrigidita dalla rabbia.

- Pertanto voglio che sia tu, mio caro Severus, ad avere questo incarico, ma bada, ti darò solo tre giorni, non un secondo in più. Se non dirà nulla neanche in questo modo allora… Possiamo ritenerla inutile e dunque... Ucciderla.-

Nonostante la terribile confusione mentale causata da quella notizia, Piton rispose prontamente:- Mio Signore, non mi permetterei mai di dubitare dei vostri piani, ma come mai io dovrei essere meglio di Bellatrix?-

La donna per poco non annuì.

- Giusta domanda Severus, come sempre. Semplicemente perchè lei si fida più di te, dopotutto sei il suo professore ad Hogwarts. Falla parlare… Sii gentile, devi farle credere che sei dalla sua parte. Ma non mi importa come, mi basta che tu ti renda, perché non accetterò un altro fallimento…- fece una pausa d’effetto, - Da nessuno di voi. 

Lanciò uno sguardo di feroce ammonimento a tutti i presenti, che non osavano nemmeno battere le palpebre, per poi scomparire dissolvendosi in polvere nerastra.

Severus si ricompose a fatica dalla scioccante notizia e scese di nuovo nei sotterranei, con i passi appesantiti e uno spiacevole sensazione di disgusto che gli stritolava lo stomaco. 

 

Calmati, Severus.

Ma immagina già la faccia contorta dal rancore di quella ragazzina! E mi fisserà per tutto il tempo con la convinzione che io sia davvero un Mangiamorte… Le sue parole sprezzanti, lo sguardo impertinente…

Che vuoi farci? Ormai dovresti essere già abituato a questo genere di problemi, o sbaglio? Non capisco come mai ti possa interessare in particolare la reazion…

Altolà! Zitto. Non voglio neanche sapere dove avresti voluto andare a parare. 

Ma cosa pensi, io…

Silenzio!

 

La Granger stava in piedi con le mani sui fianchi e le sopracciglia aggrottate con aria interrogativa. Probabilmente si era dimenticata della domanda cruciale che le aveva posto. E forse era meglio così.

- Professore! Vorrebbe dirmi cos’è successo?!- disse, poi proseguì con un sorrisetto vittorioso, -  Ha un aria... Poco disinvolta.- 

 

Diavolo! L’ha notato! Le tue abilità di spia sono andate a farsi benedire?!

 

Una volta essersi sistemato Severus rispose con un ghigno tatticamente impresso sul volto:- Non hai niente da ridere Granger! Bellatrix non ti torturerà più…-

Hermione lo interruppe, con un tono indecifrabile:- Capisco, deve essere questo il motivo della sua tristezza. Non potrà più divertirsi ad ascoltare le mie urla di dolore.-

Piton, non riuscì a trattenersi, esplose in tutta la tensione rabbiosa che lo soffocava, sia per essere stato incolpato ingiustamente e sia per il fatto che non aveva idea di come avrebbe potuto LUI torturare una sua stessa studentessa, urlò:- Non essere così maledettamente deficiente, mocciosa! Bellatrix non ti torturerà più per il semplice motivo che dovrò essere io a farlo!- 

Un grande silenzio piombò nella stanza, interrotto solo respiri pesanti dei due, paura e rabbia si intrecciavano come volute di fumo sopra le loro teste. 

Hermione boccheggiò, indietreggiando e barcollando. 

Piton, prendendo un profondo respiro per calmarsi, continuò con tono grave:- Abbiamo solo tre giorni, se tu non mi darai informazioni il Signore Oscuro ti ucciderà…-

La ragazza chiuse gli occhi e deglutì a fatica, come per digerire l’informazione, non accorgendosi che anche l’altro aveva abbassato le palpebre, a disagio.

 

E io non potrò fare nulla per salvarti...

 

- Cosa intende fare allora…- e poi aggiunse, sputando il suo disprezzo. - ...Professore?- 

Era un inutile frammento strappato da un concetto che ormai Severus era sicuro, nella mente della Granger, era stato totalmente distrutto. In questa recita orrenda lui aveva la parte del boia.

 

Certo che ti salverò, sciocca ragazza!

 

Così, mantenendo la sua espressione marmorea Severus rispose solo:- Lo vedrai.-

e uscì di scatto dalla stanza sbattendo rumorosamente il portone della cella dietro di se’.

 

Devo immediatamente andare nel mio laboratorio.

 

 

Sto per morire,

ne sono sicura. Il profes….Piton, non è quello che tutti credono. Vorrei avvertire l’Ordine, ma non ne avrò la possibilità. 

Cosa posso fare ora? Sinceramente non mi importa… prego solo che Harry e Ron stiano bene…. Se la dovranno cavare senza di me….

 

Infine la stanchezza, le emozioni e i pensieri avvolsero la strega, lasciandola in un sonno profondo ma irrequieto.

Presto però il mattino irruppe, per illuminare un nuovo giorno e un debole raggio di luce beffardo si poggiò sulla guancia di Hermione facendola destare dalla quiete del sonno per riportarla alla cruda realtà. 

Angolino delle autrici

Ciao a tutti ragazzi, allora
ne è passato di tempo!! Cavolo ce la faremo a finire questa fanc ficiotn?
beh adesso siamo tutti in quarantena quindi abbiamo già preparato tantissimi nuovi capitoli!!
Ormai la passione in noi è riaccesa e nessuno ci ferma più
In questi anni siamo cresciute e abbiamo maturato una storia che credo vi piacerà...
Speriamo che continuerete a seguirci nonostante l'inattività fino ad ora

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Capitolo 7
*** Se solo tu sapessi ***


7. Se solo tu sapessi   

 

Non ebbe neppure il tempo di realizzare il suo terrore che la porta della cella si spalancò e la stanza assunse un profumo di menta e erbe aromatiche. 

Avrebbe riconosciuto quell’odore ovunque. Di solito significava pozioni da preparare e sgridate immeritate, ma in quel caso aveva solo un odore di imminente disastro, greve, colpevole.

Ancora rannicchiata nel suo giaciglio, Hermione non era in grado di muoversi neanche di un millimetro.

 

Coraggio Hermione! Non essere codarda! Affrontalo! 

 

Con tutta la forza e la resistenza da Grifondoro che le rimaneva in corpo la ragazza si alzò in piedi di scatto e piantò i suoi occhi ambrati in quelli di lui.

Tuttavia, prima che potesse schernirlo con le parole, qualcosa nella sua figura attirò la sua attenzione: la sua veste era a posto ma leggermente malmessa, un’aria abbattuta e stanca opprimeva le sue spalle e le occhiaie avevano una preoccupante sfumatura violacea. 

 

Sarà stato troppo emozionato per dormire…

Ora mi torturerà...

 

Ma il pozionista senza muovere neppure un passo con un movimento della bacchetta fece apparire una piccola poltrona di velluto e ci si sedette con tutta la calma del mondo, dopodichè piantò i suoi occhi in quelli della giovane Grifondoro. 

Passò un minuto, poi due… Hermione pensò di poter svenire dall’ansia da un momento all’ altro.

Quando il suo cuore batteva talmente forte da fare male la ragazza urlò:- Cosa vuole da me? Se vuole farmi del male sarà meglio che si dia subito da fare!-

Severus alzando impercettibilmente uno degli angoli della sua bocca rispose in tono pacato:- Signorina Granger, mi sorprende, ha perso forse il suo contegno da orgogliosa ragazza testarda?-

- E’ lei che mi provoca, come al solito!-

- Signorina, la prego, si calmi. Non credo sia saggio da parte sua alzare la voce. Se fossi Bellatrix, in questo momento avrebbe probabilmente già perso l’uso di un arto.-

Lei si limitò a ridere, schernendolo con un pizzico di amarezza:- Oh sì, ma almeno lei non mente.-

Ci fu un silenzio scomodo, durante il quale si fissarono l’un l’altro, con odio, ripugnanza e qualcosa di impreciso, strano. Lui deglutì, come per fermare un commento acido che premeva per uscire.

Si ricompose, intrecciò le dita, sorreggendosi il mento, e finalmente parlò:- D’accordo, ho capito.

Lei è un osso duro, lo sa? Nessun prigioniero ha mai dato tanto fastidio a Bellatrix quanto lei.

Si è procurata una nemica terribile resistendo alla sua tortura, perché questo le ha fatto subire una delle più grandi umiliazioni nella sua splendida carriera da Mangiamorte.-

Hermione si limitò a ridacchiare senza il minimo divertimento:- Beh, che dire… Almeno ho fatto qualcosa di bello nella vita.- Fece una breve pausa, chiuse gli occhi, per poi spalancarli improvvisamente e assumere una faccia serissima:- Ma se le altre cose che ha da dirmi sono inutili come questa, ti consiglio davvero di andartene se non vuoi che io....-

- Che cosa, per esempio? Cosa vuoi farmi? Cosa puoi farmi? Pestarmi a sangue? Cruciarmi? Condannarmi a morte? Ragazza, pensa bene a quello che dici… Prima di dirlo.- Le regalò un gran sorriso sprezzante.

- Tornerò dopo.- 

La porta della cella si chiuse.

Era come se tutta la falsa determinazione e forza che prima aveva tirato fuori le fosse tolta all’improvviso. Crollò a terra, strisciò fino all’angolino più buio della cella, cercando di non piangere, e stette lì, in silenzio, aspettando.

 

Ha ragione questo bastardo, ha ragione. Non posso che essere dura con le parole. La solo violenza che mi è concessa è quella attraverso la voce.. Non ho scelta. Non posso fare niente. Non posso andarmene. Non posso fuggire. Non posso nemmeno resistere a tutto questo in eterno. Nemmeno sperare. Se comincio a sperare, troverò solo la delusione. Posso solo aspettare. Aspettare.


Il sole ormai era allo zenit quando arrivò la colazione.

Ma quando Hermione vide ciò che c’era su quel vassoio, si disse che ne era valsa la pena, di aspettare.

Un’omelette enorme dominava la scena, mentre un tè caldo, del latte, un succo di mela, una ciotola di miele, fette di toast, del prosciutto, una banana e un mousse di cioccolato facevano da contorno.

 

Perfetto,  adesso la fame mi fa venire anche le allucinazioni. Non penserai mica che i Mangiamorte ti preparino un banchetto come questo solo perché sperano che tu faccia “la brava bambina” e gli riveli tutto…

 

Ben presto, però, la giovane strega constatò che quella era stata probabilmente la più bella allucinazione che avesse mai avuto. 

Il gusto di quelle deliziose pietanze si irradiava per tutta la sua bocca era una sensazione quasi simile alla felicità che non provava più da tempo.

 

Sai cosa, Hermione? Chissenefrega se è un’allucinazione, me la voglio godere fino in fondo: non so nemmeno se vedrò il prossimo sole sorgere...

 

Finito il pasto la giovane strega aveva una miriade e di pensieri che le vorticavano  nella mente. Si distese per schiarirsi le idee, ma presto il suo cervello si rifiutò di ragionare e gli occhi le si chiusero da soli.

Dormì fin quando una voce profonda non la svegliò.

- Granger! Ma lei non fa altro che dormire?- 

Hermione, confinata nella sua prigionia e avendo contatti quasi unicamente con una sola persona, ormai non doveva sforzarsi per capire di chi fosse quella voce tanto ironica. 

Ma che cavolo aveva da ridere?!

Avrebbe voluto tirargli un pugno in quel preciso istante.

- Signorina, credo che tirarmi un pugno sarebbe controproducente nella sua... situazione.- 

Hermione si morse la lingua, limitandosi a incenerirlo con un’occhiata furibonda.

Decise di ignorare quell’intruso e si rannicchiò di nuovo nel suo letto spoglio.

- Granger ascolta...- 

- “Granger”? Cos’è, ho perso anche il mio titolo di studentessa adesso? Quindi non le dispiacerà  se la chiamo solo Piton, giusto?-

Il pozionista a metà tra il sorpreso e l’irritato rispose:- Certo, ma quando torneremo ad Hogwarts mi aspetto che tu torna a darmi del professore.-

Lei rise, incredula:- Quando torneremo ad Hogwarts?! Ma lei crede che potremmo andarcene di qui vivi?Ah giusto... sono solo io quella in pericolo... Lei non sarà per nulla preoccupato...-

- Mi scusi signorina Granger, basta chiacchiere, devo parlarle di una cosa importante, ho bisogno che lei collabori…-

A quel punto Hermione esplose: - Ah si? Io collaborare con lei!? Scusi professore, magari una pozione che le ha fatto perdere la memoria ieri sera, ma vorrei ricordarle che lei mi sta tenendo prigioniera, torturandomi, per non menzionare il fatto che ha tradito l’Ordine.

Mi perdonerà quindi se non voglio sentire più neanche una parola da lei!- 

Ancora prima che Piton potesse replicare, la giovane Grifondoro si era tappata le orecchie come una bambina che fa i capricci.

 

È inutile Severus…. non capirà.

Non puoi neppure provare a chiederle di collaborare.

Dopotutto quello che è successo non posso di certo biasimarla…

Sì, ma io sto rischiando la mia copertura e la mia vita per salvarla!

Non sei costretto...

 

Spinto all'esasperazione per quella situazione senza vie di scampo, per un attimo sentì il proprio controllo cedere alla rabbia e scattò verso la ragazza. Le si avvicinò da un centimetro dalla faccia. L’idea era quella di rivolgerle una delle sue frecciatine più salaci, anzi, questa volta avrebbe adoperato volentieri una palla di cannone, ma per qualche ragione che il suo cervello si rifiutava di comprendere, le parole gli rimasero bloccate in gola mentre guardava il suo viso e lo analizzava in ogni sua piccola imperfezione. I suoi capelli da pazza che probabilmente non avevano mai visto una spazzola, i suoi occhi ardenti che brillavano di quella odiosa grinta da Grifondoro, le guance fredde color miele e le sue labbra...

 

SEVERUS CHE COSA DIAVOLO INTENDI FARE?!

 

Senza essersene accorto aveva preso con le mani le spalle della ragazza, che aveva sussultato a quel contatto fisico così improvviso.

Subito Piton ritirò le mani, quasi impacciato e si maledisse in tutte le lingue possibili per ciò che aveva fatto.

 

Tu, Severus Piton, hai un serio bisogno di calmarti.

 

Si voltò e con tono quasi stanco annunciò che da domani non sarebbe stato più così clemente.

Doveva agire, prima che il Signore Oscuro si fosse accorto di qualcosa.

Ormai il tempo delle trattative era finito. 

 

Quella sera stessa Piton, come ormai sembrava fosse sua consueta abitudine, non riusciva a chiudere occhio. 

Casa sua era un disastro: pozioni, ingredienti di tutti i tipi, libri di incantesimi, ricettari, distillati di sua invenzione, appunti sparsi e giusto una piccola (e indispensabile) scorta di Whiskey Incendiario. Quello strano e disordinato panorama che sembrava rispecchiare perfettamente l’anima di quell’ uomo sempre ricurvo sulle sue cose a cercare una contorta soluzione a un altro contorto problema della sua ormai totalmente contorta vita.

Erano ormai ore che provava a cercare un qualcosa che sarebbe riuscito a fargli salvare la vita della Granger e possibilmente anche la sua dall’Oscuro Signore, ma ogni volta che gli sembrava di aver trovato qualcosa spuntava fuori un altro inghippo e doveva ricominciare tutto da capo. Possibile che neanche i suoi amati libri di pozioni, ai quali aveva tanto consacrato l’anima per tutta la sua vita potessero aiutare?

Passate ormai le due di notte il pozionista si lasciò cadere sulla sua fidata poltrona in lino che era anche il suo posto preferito per riflettere, rilassarsi, leggere… Avrebbe passato la vita su quella poltrona!

 

Cosa posso fare? Se non torturo la Granger neppure domani ai Mangiamorte verranno dei sospetti.

Finora sono veramente rimasto stupito dalla tenacia della mia allieva... Questa volta Bellatrix ha davvero esagerato. 

Destino disgraziato per lei, ma è stata impressionante, soprattutto con la Cruciatus.

Un incantesimo per provocare dolore insopportabile… 

Quanta sfacciataggine dimostra l’uomo, come se fosse lui che può decidere chi deve soffrire e chi no; quanta presunzione e scelleratezza, nell’ideare qualcosa che potrebbe ritorcersi su se’ stesso.

Cruciatus… se solo ci fosse un modo… una soluzione… un incantesimo che lo possa annullare… ma per inventare una contro-maledizione così potente ci vorrebbero mesi…

E che ne dici se….

 

Al pensiero subito seguì l’azione.

Il pozionista scattò in piedi e si tuffò sul suo tavolo da lavoro, dove passò la notte correndo di qua e là come un forsennato, mentre la sua mente sfrecciava senza riposo al solo scopo di salvare la stramaledetta vita della sua stramaledetta alunna. 

Ogni volta che era tentato di riposarsi gli tornava in mente la faccia della Granger distorta dalle convulsioni e la risata di Bellatrix alla vista del sangue di lei e ripartiva con una grinta folle.

 

Darmi da fare così tanto per una ragazzina, ma perché mai? 

Magari io….

Per Salazar! Severus Tobias Piton! non ti azzardare a pensarlo neanche per un secondo! Lo stai facendo perchè lei è importante per la causa di Silente e perché è un dovere salvare la vita di una tua allieva.

Si, come no. Ma che problemi hai? Cosa ti costa ammettere che…

Ammettere cosa?

Allora? COSA DEVO AMMETTERE, ESATTAMENTE?

Che la vuoi salvare anche per... altre ragioni.

E potresti illuminarmi su quali sarebbero?

La stimi così tanto che non permetteresti la sua morte. E’ così giovane e intelligente, deve ancora cominciare ad assaggiare la vita…

Quello che mi chiedo è perché cavolo ti preoccupi così tanto per una ragazzina di sedici anni… E’ strano.

Tante cose sono strane. 

Forse ti senti in qualche modo… obbligato ad accudirla? Per via del Patronus?

Ecco. Questo è strano. Ormai si è capito che non era uno scherzo. Ma perché diavolo l’ha mandato a me? Cosa c’entravo io?

Glielo chiederai quando o SE uscirete da questo casino. Ora che intendi fare?

La salverò.

A costo della tua stessa vita?

A costo della mia stessa vita.

Ma ora basta parlare con me stesso... sembro Albus.

 

Rimessi a posto i suoi pensieri (per quanto gli fosse possibile) riprese subito il lavoro. 

La notte passò anche per il pozionista che non ebbe neanche il tempo di pensare alla sua immagine che si godeva della comodità della sua amata poltrona, e in un baleno si ritrovò a dover partire per Villa Malfoy ancora una volta. 

La sua nuova pozione gli avrebbe concesso un po’ di tempo in più fino al concepimento del piano e con una buona dose di Whisky incendiario a dargli man forte alzò le sue fidate barriere occlumantiche e si Smaterializò portandosi appresso il profumo di un mischio degli ingredienti usati quella notte.

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