Tre è il numero perfetto di Usagi_84 (/viewuser.php?uid=18016)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Voglie matte ***
Capitolo 2: *** Umori e malumori ***
Capitolo 3: *** Padri ***
Capitolo 4: *** Attenti ai desideri! ***
Capitolo 5: *** E' difficile essere te. ***
Capitolo 6: *** Com'è bello il mondo accanto a te. ***
Capitolo 7: *** Parlami, ti ascolto. ***
Capitolo 8: *** Davvero? ***
Capitolo 1 *** Voglie matte ***
Capitolo 1:
Voglie matte.
- Vorrei sapere chi le ha
messo in testa queste fesserie delle “voglie”. Scommetto tutti gli spiccioli
che mi sono rimasti in tasca che è stata Minako… lei e tutti i telefilm che
divora! E mi chiedo perché io continuo ad assecondarla! - Mamoru si poneva la
stessa domanda da più di venti minuti, ovvero il tempo necessario per arrivare
da casa al chiosco notturno di frutta fresca e tornare indietro.
Gennaio non era un buon mese
per andare in giro di notte. Era freddo, dannatamente freddo, e sicuramente le
fragole che teneva nella mano erano state coltivate in serra.
- Ci sarà un motivo se questi
frutti sono estivi, no? - ormai era solito porsi domande e rispondersi da solo,
tanto per tenersi sveglio e non rischiare di addormentarsi lì in mezzo alla
neve che da pochi giorni aveva cominciato a riempire le strade.
- Questa ragazza non è
normale! Bè… non era normale neanche prima - sorrise a questo pensiero, un
sorriso felice e appagato - di certo non poteva non essere strana in questa condizione…
figuriamoci se si tratta di cibo - stava rischiando di beccarsi una secchiata
d’acqua in testa, ma rise di gusto solo al pensiero di come l’aveva lasciata a
casa… e così la ritrovò, non si era mossa di un centimetro. Occhi chiusi, come
se avesse paura che potessero schizzare fuori da un
momento all’altro, e soprattutto… le mani ben lontane da qualsiasi altra parte
del corpo. Erano spalancate in alto, le braccia tese… sembrava quasi che stesse
cercando di raggiungere il soffitto.
- Usako, guarda che non ti si
allungheranno le braccia, anche se le tendi in questo modo. - ridacchiò Mamoru.
- Oh Mamo-chan finalmente sei
tornato! Cominciavano a farmi male, ma ho resistito! - il sorriso sincero e
felice che gli regalò fu per lui la risposta, se pure assurda, a qualsiasi
domanda che aveva potuto porsi.
- Sono mie quelle?- chiese golosa.
- E di chi altro dovrebbero
essere? - rispose in tono canzonatorio
- Bè, mi chiedevo se ne
volessi una? Ma una sola però… - Usagi aprì la scatola di plastica rigida in
cui erano state confezionate le “sue” fragole e ne assaggiò una, riportando
frettolosamente le braccia in alto - Deliziose - mormorò ancora con la bocca
piena.
- Bè… allora regalami un
bacio al sapore di fragola - Mamoru non si fece scappare l’occasione. Era davvero
divertente giocare in questo modo, non l’avrebbe mai detto, ma quella ragazzina
dai buffi codini gli aveva davvero cambiato la vita. E ora sarebbe cambiata
ulteriormente per entrambi.
- Usako… puoi abbassare le
braccia adesso sai? - Mamoru cercò di restare più serio che poteva - credo che
le fragole abbiano fatto già effetto - niente! Esplose in una gran risata.
- Uffa, perché devi prendermi
in giro - Usagi incrociò le braccia al petto… ma solo
dopo si accorse che ormai le sue mani erano venute inevitabilmente a contatto
con il suo corpo - No! Cosa ho fatto! Mamo-chan… e adesso? - Usagi era
seriamente preoccupata.
- Usako… piccola, credimi,
alla nostra bambina non verrà nessuna orribile macchia se le tue mani toccano
il tuo corpo - Mamoru sembrava conoscere quella situazione a memoria. Da quando
era cominciata questa storia?
“- Ehi Mamo-chan, avrei proprio voglia di cioccolata!
- esclamò Usagi passando davanti alla vetrina di una pasticceria. Quel giorno
erano uscite tutte insieme con Mamoru per curiosare
nei negozi per bambini.
- E’ una voglia normale o è una voglia matta? - chiese
Minako.
- Bè… non saprei, ho solo voglia di cioccolata -
rispose la “quasi mammina” in tutta la sua ingenuità.
- Pensaci bene Usagi, è di vitale importanza - Minako
sembrava seriamente ansiosa, e piano piano
quello stato d’animo veniva trasmesso anche alla povera Usagi. Fece per
grattarsi il mento in un gesto di chi sta pensando, ma
immediatamente Minako le impedì di toccarsi.
- No! Non farlo mai più! Prima dimmi se è una voglia
matta o no! - Mamoru ed Amy si scambiarono un’occhiata complice. Entrambi
avevano capito dove volesse andare a parare Minako…
- Ecco io credo di si… Sì, ho
davvero una voglia matta di cioccolata! Bè… adesso posso averla?- chiese
guardando l’amica, credendo di aver soddisfatto la sua curiosità.
- Puoi averla??? Tu devi
averla!!! Usagi forse non ti rendi conto della gravità della situazione!!!-
Mamoru quasi non riusciva a trattenere le risate… possibile ci fosse gente che
ancora credeva a queste sciocchezze?
- Quello che la nostra carissima sapientona allarmista
sta cercando di dirti, è che c’è una credenza: se hai una voglia matta, come
nel tuo caso, e non la soddisfi, rischi di far venire una macchia alla tua
bambina esattamente nel punto in cui le tue mani toccano il tuo corpo - Spiegò
con più calma Makoto premendo forte una mano sulla bocca di Minako
mentre questa asseriva ad ogni parola con grandi cenni della testa.
- Una macchia? Quanto grande? - Usagi pareva realmente
spaventata da questa cosa.
- Bè, la grandezza e il colore dipendono dalla natura
della tua voglia, e da quanto è ampia la parte del corpo che tocchi. Ad
esempio: in questo momento hai voglia di cioccolata no? Bene, se ti toccassi
sul braccio senza aver prima placato questa voglia, la tua bambina rischia di
avere una macchia sullo stesso braccio e dello stesso colore della cioccolata…
- Makoto dovette fermarsi prima che il colorito della mammina, ormai vicino al
celestino, minacciasse di scolorire verso il bianco pallido -
…ma è solo una credenza, ecco tutto qui! - si affrettò ad aggiungere.
A questo punto il danno era fatto!
Mamoru pensò bene di tranquillizzarla: era quasi un
medico dopo tutto, poteva facilmente convincere la sua
Usako che non c’era nulla da temere… o no?
- Usako, amore credimi, non devi assolutamente credere
a queste favole, non c’è nessuna prova scientifica che dia
ragione a Minako… Usako, amore, mi stai ascoltando? - Mamoru le voltò il visino
sconvolto e scoprì un paio di lacrimoni che minacciavano di scendere, seguiti
da numerosa compagnia.
- Mamo-chan… io non voglio che la nostra bambina abbia
una grossa macchia di cioccolata sul braccio, né in nessun altro punto…
Mamo-chan… mi andresti a comprare della cioccolata? - mormorò alzando
rapidamente le braccia verso il cielo.
- Fai sul serio? - Mamoru non poteva davvero accettare
che lei credesse più a una sua amica che a lui.
- Ti prego! -
- Ma… -
- Forza Mamoru, vai! Sbrigati! - anche Minako decise
di partecipare, per la grande gioia del povero ragazzo.
- Ma, andiamo ragazze… -
- Ti prego, non resisterò ancora per molto! - Usagi
cominciava a diventare insofferente, e agitava in aria le mani, come chi ha un
gran prurito ma non può grattarsi.
- Corri Mamoru, corri! - e Minako di certo non aiutava
affatto.
Mamoru si sentì addosso un’ansia
terribile, tra le preghiere di Usagi, e le esortazioni poco gentili di Minako,
cedette.
- D’accordo, d’accordo… vado - ormai si era arreso…
grande errore!
- Mamo-chan! -
- Si… -
- Al latte -
- Cosa…? -
- La cioccolata… la voglio al latte! - Usagi sorrise
ingenuamente, ma se a Mamoru si fossero potute staccare come alle bambole,
sicuramente gli sarebbero cadute le braccia…”
- Ehi Mamo-chan che hai? Non
la vuoi più una fragola? - l’espressione improvvisamente accigliata di Mamoru
aveva attirato l’attenzione di Usagi.
- Ehm, niente… non ho niente…
dormiamo adesso? Io ho davvero un gran sonno - detto questo Mamoru sbadigliò
sonoramente a cadde “svenuto” tra le lenzuola.
- Almeno spogliati no?
Mamo-chan…? Amore…? - era crollato, e ora se ne dormiva beato a pancia in giù e
lei poteva vedere chiaramente la sua espressione felice, sembrava un bimbo
piccolo. Improvvisamente, nella sua mente, si sovrappose l’immagine del visino
di Chibiusa a quello di Mamoru… erano davvero identici.
Accarezzò il suo pancino
leggermente gonfio e insieme i capelli morbidi e profumati di Mamoru.
Era davvero tardi, forse era
davvero il caso di dormire.
Mangiò l’ultima fragola, e si
addormentò con il suo sapore dolce in bocca.
Ciao a tutti, sono tornataaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!
Ecco a grande richiesta il seguito di “Più viva che
mai”. Inizialmente non avevo pensato ad un altro titolo, ma l’idea mi ha folgorato
proprio prima di pubblicare e quindi ecco il mio nuovo capolavoro (come sono
modesta) “Tre è il numero perfetto”.
Buona lettura a tutti, e spero di ritrovare tutti i
lettori della prima fic, ma anche tanti altri nuovi.
Bacio Usa
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Capitolo 2 *** Umori e malumori ***
Capitolo 2: Umori
e malumori.
- Promettimi che non ti farai
venire nessuna voglia - Mamoru era abbastanza restio ad uscire di casa, era
assolutamente certo che appena girato l’angolo lei avrebbe manifestato una
qualche voglia strana. La strada da casa sua a casa dei genitori di Usagi non
era poi così breve… e le tentazioni erano tante. Così erano fermi davanti alla
porta di casa, neanche aperta, fissi l’uno negli occhi dell’altra, con tanto di
cappotto, sciarpa e guanti già indossati.
- Bè tanto per cominciare io
non le posso controllare, arrivano e basta - si giustificò lei con l’aria più
innocente che le riuscì.
- Andiamo… sai benissimo a
cosa mi riferisco. E’ umanamente impossibile che tu possa avere voglia di
qualunque cosa in qualunque momento - la guardò con l’aria di chi la sa lunga,
di chi conosce perfettamente l’espressione della sua ragazza che sta per chiedere
l’impossibile, e anche quel senso di impotenza di
fronte ad una situazione assolutamente sconosciuta ed incontrollabile, come può
esserlo la testa di una donna.
- Ok, te lo prometto -
mormorò Usagi sconfortata notando il cipiglio di rimprovero che in quel momento
troneggiava sul viso di Mamoru.
Il ragazzo sospirò e allungò
la mano verso la maniglia della porta per aprirla finalmente, quando…
Un’esplosione sul soffitto.
Mamoru tenne stretta la sua
Usako…
Una forte luce accecante.
Eppure non sentiva
assolutamente nulla di ostile.
E tanto fumo rosa.
Fumo rosa???
Mamoru sentì un “pacco”
cadergli sul collo e scivolargli sulla schiena… bè evidentemente era un pacco
provvisto di gambe e braccia, perché se le sentiva avvolte attorno al busto, e
si stavano arrampicando in direzione delle spalle fino a che Usagi, mentre il
fumo si andava ormai diradando, vide fare capolino una testolina buffa come la
sua…
- Chibiusa! - gridò un po’
spaventata e sorpresa.
- Questa scena mi ricorda
qualcosa… bè ci è mancato un soffio. Per poco non finivo dritta
dritta per terra questa volta - Chibiusa
regalò un meraviglioso sorriso ai due ragazzi, era davvero felice di essere
tornata.
Scese dalle spalle di Mamoru
e prese a fissare la pancia gonfia di Usagi.
Che fare? Avrebbero dovuto
dirglielo prima o poi, no?
- Chibiusa, ecco… vedi… -
- Ti trovo ingrassata, Usagi!
- esordì la piccola con davvero poca delicatezza.
Silenzio.
Panico.
Ingrassata???
Ma come si permette!!!
- Sto
scherzando… io lo so … - aggiunse immediatamente con non poco imbarazzo.
I due capivano sempre meno.
- Tu sai cosa? - chiese
Mamoru sospettoso.
- Bè, so chi c’è lì dentro -
disse indicando Usagi.
Strana situazione la
gravidanza… soprattutto per un uomo… un momento ridono e quello dopo…
Usagi scoppiò in lacrime e
strinse la sua bambina.
- Oh Chibiusa sono così
felice! E’ una cosa meravigliosa che anche tu sia qui ora - la voce era rotta
dai singhiozzi… ma erano singhiozzi?
Rideva.
Già, la signorina se la
rideva di gusto.
- Non ci avete ancora
pensato? Adesso abbiamo due Chibiusa - non riusciva
davvero a smettere di ridere e tutto ciò spaventava un poco la piccola.
- Mamo-chan, hai mai pensato
di portarla da un bravo medico? - disse con tono serio, che tuttavia provocò un
attacco di risate anche a Mamoru… almeno era una bambina con i piedi per terra,
di sicuro questo lo aveva ereditato da lui.
- Piccola, sono io il suo
bravo medico! Non devi preoccuparti, possono capitare
degli sbalzi d’umore in queste situazioni - spiegò Mamoru ancora ridendo.
- E perché gli sbalzi d’umore
si e le voglie no? - adesso era arrabbiata. Forse
avrebbe voluto che Mamoru trovasse una spiegazione scientifica anche per le sue
voglie… eppure non c’era.
- Oh amore, che tu abbia
voglia di mangiare è normale, ma che tu abbia paura delle macchie che
potrebbero venire alla nostra bambina… bè non lo è - cercò di spiegarle per
l’ennesima volta.
Altro danno.
Evidentemente Chibiusa aveva
ereditato dalla madre molte più cose di quanto lui immaginasse… o sperasse.
- Macchie? Quali macchie? -
gridò spaventata la bambina.
- Lo vedi? Adesso l’hai
spaventata! - Usagi abbracciò di nuovo Chibiusa e le accarezzò i capelli.
- Io non le voglio le
macchie! - piagnucolò.
- Stai tranquilla, io non lo
permetterò - la rassicurò Usagi - … e neanche Mamoru, vero? - il povero ragazzo
non si azzardava a rispondere, sapeva cosa significasse promettere una cosa del
genere, ma per quanto la sua testa gridava disperatamente di non assecondarla,
la sua bocca pronunciò uno spaventato “sì”.
Aveva decisamente bisogno di un
aiuto…anche piccolo. Improvvisamente si rese conto dell’evidente verità: lei
veniva dal futuro, no? Bè questo era più di un piccolo aiuto.
- Chibiusa, ascoltami, credo
di aver trovato la soluzione al nostro problema - affermò più rilassato,
sperando con tutte le forze di avere ragione.
- Davvero? Dimmela,
io non voglio le macchie! - la piccola si aggrappò ai pantaloni del
giovane, sgualcendo senza ritegno la bella piega della stiratura.
- Tu vieni dal futuro, no? -
iniziò lentamente, un’informazione alla volta, tanto per essere sicuri che il
messaggio venisse recepito correttamente.
- Bè, si - rispose titubante
la bambina.
- Bene. Questo significa che
rispetto a noi il tuo futuro si è già avverato. - continuò con un gran sorriso.
- Si… - Chibiusa forse
cominciava a capire.
- Adesso rispondi ad una
semplice domanda: hai delle macchie sul tuo corpo? - Mamoru sparò in fretta
l’ultima domanda attendendo il verdetto e pregando che la risposta fosse
negativa.
- Ehm… no -
Vittoria!
- Non credo -
Quasi vittoria…
- Non lo so, Mamo-chan -
piagnucolò alla fine.
Aiuto!
L’espressione della piccola
andava sempre peggiorando. L’ansia di poter scoprire immediatamente se Usagi aveva
o no mantenuto la promessa fattale solo pochi secondi prima, le chiudeva lo
stomaco.
- C’è una sola cosa da fare
adesso - Usagi era determinata nello scoprire la stessa cosa a cui invece
avrebbe volentieri rinunciato sua figlia. Il suo sguardo parlava chiarissimo.
Chibiusa fu strattonata fino
alla camera da letto, spogliata, esaminata da capo a piedi, e…
- Sorridi piccola, io non
vedo niente. - Chibiusa si rivestì in fretta tirando un grosso sospiro di
sollievo, e abbracciò stretta la ragazza.
- Brava “mamma” - una
semplice parola. Sentirsi chiamare mamma dalla sua futura figlia era una
sensazione stranissima. Piena di stupore e di emozione, ma anche di paura.
Strinse a sua volta la bambina mentre gli occhi iniziavano a pizzicare e la
vista le si appannava.
- Usagi… perché piangi? -
Chibiusa sciolse l’abbraccio per guardarla negli occhi. Vi lesse tanta
emozione. Questa volta non piangeva per un brutto voto, né per l’ennesimo
scivolone. Erano lacrime diverse, e non ne capiva la ragione.
- Allora principessa - Mamoru
entrò nella stanza lasciando quella domanda appesa ancora alle labbra di
Chibiusa - possiamo stare tranquilli?
- Si, il mio corpo è
perfetto. Niente macchie! - Mamoru sospirò uscendo dalla stanza, ed ora con un
bel sorriso rilassato si decise ad uscire.
- Andiamo Usagi altrimenti
tuo padre chi lo sente questa volta! -
- Oh! E’ vero i miei ci hanno
invitato a pranzo, vieni con noi? - le chiese mentre si sistemava la sciarpa
attorno al collo.
- Certo, non voglio perdermi
la faccia di tuo padre quando gli dirai che sei incinta - Mamoru si lasciò
scivolare di mano le chiavi della macchina.
- Già lo sa… e a quanto pare
Mamo-chan non ne ha un bel ricordo, chissà che si sono detti quella sera -
bisbigliò all’orecchio della bambina notata la reazione del ragazzo.
Mamoru dal canto suo non
avrebbe mai potuto dimenticare quella sera…
Le ragazze e Mamoru erano riuniti al bar di Motoki. In
apparenza poteva sembrare un pomeriggio tranquillo, ma…
- Usagi, quando darai ai tuoi la “bella notizia”?
- la curiosità di Minako non aveva davvero limiti… per lo meno tangibili.
Usagi sollevò lo sguardo dal frappé alla fragola che
stava rapidamente divorando. Rivolse all’amica lo sguardo più serio di cui
disponeva.
- Sai Minako, a questo non avevo ancora pensato. E’ un
bel problema - piano piano cominciava a rendersi
conto dell’urgenza di trovare una soluzione - è un grosso problema… bè non
ancora “grosso” - Finché
la pancia non fosse stata visibile avrebbe potuto mantenere segreta la cosa, ma
poi? Avrebbe lasciato che se ne accorgessero da soli? Ma era davvero corretto
mentire in questo modo ai suoi genitori?
- Dai Usagi non preoccuparti,
sono sicura che se sarai sincera loro capiranno e accetteranno la situazione -
aggiunse Rei cercando di essere incoraggiante.
- Oh io lo spero - mormorò Usagi - anche perché non
tornerò indietro, e su questo non si discute - la suo voce
si era leggermente alzata verso le ultime parole, quasi a voler chiarire ora
quello che forse non avrebbe avuto il coraggio di chiarire poi.
- Sai cosa ci vorrebbe? - ruppe il silenzio Ami - una
riunione di famiglia! - sorrise battendo le mani - Ma si, chiedi a tua madre di
invitare a cena Mamoru una di queste sere, così avrete modo di parlare ad
entrambi e con la dovuta calma -
- Si Usako, forse Ami ha ragione, insomma non potremo
andare avanti ancora per molto - sebbene Mamoru avesse un certo timore del
padre di Usagi, sapeva che più glielo avrebbero tenuto nascosto, più la sua ira
sarebbe stata devastante. Non era certo saggio da parte sua prendere il “suocero”
per i fondelli.
Usagi colta da un improvvisa dose
di coraggio prese il cellulare e compose il numero di casa sua così
rapidamente, che nessuno riuscì a dire o fare nulla. A quel punto si limitarono
ad attendere la conversazione ormai prossima con quale dei due genitori avesse
risposto.
- Ciao mamma sono io - le ragazze trattennero il
fiato, ormai era andata, non poteva ritirarsi proprio ora - si, sono con le mie
amiche… e con Mamoru - il diretto interessato rischiò di strozzarsi con il
caffè che cercava di bere con la più artificiale della calma - ecco… non hai
niente in contrario se lo invito a cena… - silenzio - sta sera? - Mamoru sputò
quel poco di liquido che gli era rimasto in bocca, tossì violentemente
voltandosi verso la sua ragazza.
- D’accordo mamma, ci vediamo più
tardi - Usagi interruppe la chiamata rapidamente - è fatta! Ormai è
fatta! - mormorava tra sé e sé come una cantilena.
Mamoru, dal canto suo, la fissava terrorizzato tenendo
ancora in mano la tazza del caffé ormai vuota.
- Bè? Che cos’è
quell’espressione? Non potrà essere mica peggio di Caos! - disse Usagi con
falsa credibilità. Purtroppo quello che preoccupava il
povero ragazzo non era certo sua madre, quella donna
lo adorava. Il giudizio universale al quale il caro Mamoru aveva paura di
sottoporsi era quello presidiato dall’onnipotente signor Tsukino.
- Se vuoi cominciare bene
questa serata, ti suggerisco di non arrivare in ritardo - suggerì Ami alla sua
amica, il cui colorito stava pian piano sbiancando.
- E porta un dolce per la fine
del pasto - consigliò Makoto rivolgendosi all’ospite della serata, mentre Usagi
si premeva le mani sulla bocca.
- Ecco la tua fetta di torta Usagi, con tanta panna e
cioccolato - Motoki poggiò l’ordinazione sotto il naso della ragazza… che
scattò in piedi e sparì tra la fila dei clienti, diretta alla toilette.
Rei si portò entrambe le mani
alla testa scuotendola lentamente.
- E cerca di non vomitare
tutta la cena… - mormorò fissando la fetta di torta incriminata.
Mezz’ora più tardi i due ragazzi erano davanti al
cancello che recava la targhetta “Tsukino” in attesa
che qualcuno venisse ad aprire.
- Come ti senti? - bisbigliò Mamoru.
- Uno schifo…non voglio più sentir parlare di torte al cioccolato - rispose
la ragazza ricordando la disgustosa sensazione.
- Bè, fortuna che Motoki ne aveva
una alle fragole allora - sorrise cercando di tirarle su il morale.
- Cari! Venite ragazzi! - cinguettò la mamma di Usagi aprendo la porta.
- Ciao Mamma, mmmh che
profumino! Che stai preparando di buono? - non era
proprio convinta che fosse“buono”, per lo meno per lei.
- Arrosto! So che piace molto a Mamoru - rispose lei tutta contenta di aver fatto piacere al futuro
genero.
- Aggiungi l’arrosto alla lista - bisbigliò Usagi.
- Come? - Mamoru non era sicuro di aver capito a quale
lista si riferisse.
- Mi sta venendo da vomitare - si aggrappò alla giacca
del suo ragazzo cercando di trattenersi dal forte impulso di arrampicarsi su
per le scale e rinchiudersi nel suo accoglientissimo bagno.
- Come hai detto tesoro? Non ti ho sentita
- si intromise sua madre.
- Dicevo che piace molto
anche a me - le rispose con un grosso sorriso tirato.
- Oh non me lo avevi mai detto. Comunque
per te ho preparato anche una bella torta al cioccolato! -
- Scusate, credo che andrò a lavarmi le mani prima di
cena - Usagi si liberò rapidamente dal cappotto e dalla borsa e molto
rumorosamente salì i gradini a due a due.
- Hai ragione Usako vengo anche io - Mamoru raggiunse rapidamente
la porta del bagno, dalla quale provenivano gli orrendi rumori che lo stomaco di Usagi provocava.
- Ehi piccola, tutto a posto? - per risposta ottenne
solo il rumore dello sciacquone.
Piano piano la porta si
riaprì e rivelò un faccino pallido e provato dagli sforzi.
- Non ce la posso fare, di questo passo non
sopravviverò neanche all’antipasto - il ragazzo l’abbracciò stretta e la
coccolò un pochino, giusto il tempo di farle tornare un colorito sano.
- Non ti preoccupare, ci sono io con te. E poi mica dobbiamo confessare un omicidio. Infondo
diventare nonni è una cosa meravigliosa no? -
- Chi è che diventa nonno? - orecchie indiscrete
avevano assistito in silenzio al discorso dei due piccioncini.
Silenzio.
Ansia.
Paura.
Terrore.
Panico.
- Ciao papà - la voce che le uscì dalla gola risultò un po’ troppo stridula per sembrare la sua naturale.
- Ciao tesoro, buonasera Mamoru - disse con una tale
calma.
- Buonasera signor Tsukino - si affrettò a rispondere
il ragazzo.
- Allora chi è che diventa nonno? - tornò sulla sua
domanda, spinto apparentemente da semplice curiosità.
O la va o la spacca.
- Tu - rispose semplicemente Usagi facendo gelare il
sangue nelle vene di un ormai rassegnato Mamoru.
Chiedo scusa per il ritardo enormissimo,
ma il lavoro e la mia nuova casetta mi portano via più tempo di quanto io non voglia.
I ringraziamenti li rimando
al prossimo capitolo. Intanto godetevi questo secondo e spassosissimo capitolo.
Stava venendo un po’ troppo lungo così ho dovuto dividerlo in due, e allora mi
sono chiesta: perché non interromperlo in un punto in cui so che mi uccideranno
tutti???? Bene sono pronta per essere giustiziata, ma
così non conoscerete mai la reazione del padre mi Usagi… HIHIHI.
Un bacio e a presto. Usa.
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Capitolo 3 *** Padri ***
Capitolo 3: Padri
Il povero “nonno” non
resse alla notizia, sebbene intuita poco prima, sparata direttamente in faccia.
- In che senso? - chiese
con un filo di voce appena percepibile.
Ormai Usagi aveva preso
coraggio. Non si aspettava una reazione di questo tipo da suo padre, se l’era
immaginata più…distruttiva…
- Nell’unico senso che
potrebbe avere, papà - inspirò profondamente prima di ammettere ad alta voce
ciò che ormai non poteva più essere nascosto - sono incinta -
Mamoru strinse forte la
sua mano e deglutì pesantemente. Entrambi guardavano fisso negli occhi di Kenji
Tsukino attendendo il verdetto.
Le labbra del povero uomo
tremavano impercettibilmente mentre il suo sguardo saltava ora a quello deciso
della figlia ora a quello preoccupato del genero… Genero? Che cos’è tutta
questa confidenza? Mamoru… meglio Mamoru.
- Tua madre lo sa? -
chiese cercando di ritrovare un po’ di autocontrollo.
- Non ancora - rispose lei
semplicemente.
- Bè, credo sia giusto che
glielo dica tu - aggiunse, indicando le scale, spingendo quindi la figlia a
scendere al piano inferiore dov’era la madre. Sebbene lo nascondesse perfettamente
davanti alla “sua” Usagi, era decisamente sconvolto. Questo genere di notizie
non sono facili da digerire…
- Si, lo so - sorrise
nervosa lei - siamo qui per questo - disse poi voltandosi, un poco imbarazzata.
Mamoru si mosse per
seguirla, ma improvvisamente si sentì tirare la manica della camicia.
Chissà perché stava
sudando a quel modo, eppure in quei giorni cominciava a fare un certo freddino.
Kenji Tsukino decise che
era arrivato il momento di chiarire le cose.
Il povero ragazzo non ebbe
la forza di chiamare la sua ragazza, che ormai aveva quasi terminato di
scendere al piano inferiore.
Si voltò invece verso il
suo “aguzzino”. In fondo non aveva nulla di cui vergognarsi no? Aveva solo
messo incinta la sua unica figlia femmina e stava per portargliela via… e ti
pare niente???
- Voleva dirmi qualcosa? -
chiese fingendo indifferenza.
Il suo perfetto
autocontrollo era andato a farsi benedire appena quegli occhi blu profondo
avevano incontrato i suoi inquieti… possibile che quel ragazzo mettesse così
tanta soggezione solo con uno sguardo?
- Che intenzioni hai con
mia figlia? La sposerai o la lascerai alla prima difficoltà? Ora che ti sei
divertito hai intenzione di abbandonare la mia bambina? - disse stringendogli
il colletto della camicia. Lo sguardo dell’uomo non nascondeva rabbia, rivelava
solo paura.
Improvvisamente Mamoru si
rese conto delle preoccupazioni che albergano nel cuore di un padre. Si rese
conto di quanto quell’uomo amasse la sua bambina, e che i suoi comportamenti a
volte davvero esagerati erano frutto solo del suo grande amore. Un padre ha il
dovere di proteggere i suoi figli. Sempre.
Improvvisamente quell’uomo
non gli metteva più così tanta paura.
Sorrise.
- Io amo Usagi, più della
mia vita. Lei è tutta la mia famiglia. Io ho perso i genitori a soli sei anni,
sono cresciuto da solo… senza conoscere il significato del calore di una
famiglia, senza sapere cosa si prova ad aspettare con ansia il ritorno di un
padre dal lavoro, senza potermi rifugiare nell’abbraccio, che dicono essere così
comprensivo, di una madre. Con il passare degli anni ho eretto un muro, che
credevo solidissimo, per lasciare fuori tutto il resto del mondo, quel mondo
che mi aveva tolto tutto…- più Mamoru raccontava, più il cuore di Kenji si
faceva piccolo piccolo - Un giorno, per caso, incontrai Usagi. Dolce, gentile,
sempre sorridente, un uragano nel vero senso della parola. I suoi occhi allegri
ed amorevoli distrussero il mio muro e io mi innamorai inevitabilmente di lei.
Da quel giorno io ho cominciato a vivere.
Non lascerò sola Usagi e
il nostro bambino come il mondo ha fatto con me, neanche se dovessi
morire…Voglio essere un bravo padre, lo voglio davvero. - Mamoru ora era serio.
Era la prima volta che si apriva in quel modo così naturale.
Kenji Tsukino non aveva
parole. Era spaventato ma emozionato al tempo stesso.
Fece l’unica cosa che il
cuore gli gridava di fare.
Lo abbracciò stretto.
Come padre e figlio.
Mamoru capì tante cose,
scoprì tante sensazioni nuove in quell’abbraccio. Chiuse gli occhi e le
assaporò una ad una. Fiducia, amore paterno, comprensione… Si, voleva davvero
essere un bravo padre.
- Almeno datemi un
maschietto… - scherzò Kenji sciogliendo l’abbraccio, ma voltandosi per nascondere
la commozione.
- Credo di non poterla
accontentare - Mamoru sorrise - sarà una bambina, signore -
- Bè… credo tu possa anche
prenderti un po’ più di confidenza - disse sollevando un sopracciglio, a
sottolineare l’ovvietà di ciò che stava per affermare - ormai siamo una
famiglia, no? - Kenji si avviò verso le scale senza aspettare risposta. Forse
perché queste domande non hanno realmente bisogno di una risposta, ma questa
non tardò lo stesso ad arrivare.
- Si, grazie… papà - per
quanto tempo aveva desiderato chiamare qualcuno in quel modo così sincero e
significativo. Per lui fu come respirare finalmente.
Kenji Tsukino rimase
immobile. Forse perché non si aspettava una frase del genere. Forse perché si
stava commovendo di nuovo e non voleva che il “genero” lo vedesse. Fatto sta
che si lasciò superare da Mamoru, che ormai al settimo cielo non fece neanche
caso di essere da solo a scendere le scale.
La scena che si prospettò
al nostro “eroe” in soggiorno fu totalmente diversa.
Ikuko piangeva commossa
stringendo convulsamente la sua bambina, ma facendo attenzione alla pancia…
mentre la “bambina” prese ad agitare una mano in direzione del ragazzo
chiedendo un disperato aiuto… se non altro che la salvasse dal soffocamento imminente.
Bè… soffocamento a parte…
andava tutto bene. Tutto bene.
- …non trovi anche tu,
Mamo-chan? -
Mamoru non aveva la benché
minima idea di cosa gli avesse appena chiesto Usagi, tanto era preso dai
ricordi.
- Dicevi? - domandò.
- Oggi il futuro papino ha la
testa sulle nuvole eh… Dicevo che a volte mio padre sa essere davvero esagerato
- disse Usagi, roteando gli occhi per enfatizzare l’idea.
Mamoru ponderò attentamente
le parole della sua donna.
E’ vero, a volte poteva
comportarsi in maniera decisamente più ansiosa di quanto richiedesse la
situazione, ma…
- E’ un bravo padre, se si
comporta così è solo perché ti vuole un bene dell’anima. E’ tutto ciò che io
non ho mai avuto… Dovresti apprezzarlo di più - replicò quasi con tono di
rimprovero, pieno ancora del ricordo di Kenji Tsukino.
Usagi rimase a fissarlo per
parecchi secondi, inarcando mano mano un sopracciglio. Stava palesemente dando
ragione a suo padre? E da quando?
- Bè? Che c’è da guardare in
quel modo? - Mamoru in risposta all’espressione di Usagi alzò entrambi i
sopraccigli -
- Mamoru… - il perfido
sorrisino che gli rivolse la sua bella non era affatto rassicurante - cosa ti
ha detto mio padre quella famosissima sera? -
Mamoru non aveva mai
raccontato i particolari del loro discorso “da uomini”. Sebbene Usagi lo avesse
chiesto sia all’uno sia all’altro, otteneva ogni volta una risposta davvero
poco esauriente che normalmente si limitava a “ci siamo chiariti” oppure “mi ha
fatto capire molte cose” o ancora “è davvero un bravo ragazzo”. Neanche si
fossero messi d’accordo… Ma puntualmente, ciò che accompagnava la frase
(qualsiasi avesse avuto la fortuna di essere sorteggiata) era un sorriso. Uno
di quelli in cui ci puoi guardare dentro e vederci un’infinità di cose. Uno di
quelli che nasconde segreti importanti. Meravigliosi segreti. Quelli che un
padre e un figlio tengono per sé.
Mamoru si limitò a mostrare
l’ormai famoso e conosciutissimo sorriso.
- Bè si è fatto davvero
tardi, credo sia meglio avviarci - schioccò un bacio sulla fronte corrucciata
della povera Usagi e aprì la porta alle sue principesse come avrebbe fatto un
bravo cavaliere.
Chi mi perdona alzi la
mano…
Lo so sono sparita del
tutto. Purtroppo quando arriva, il blocco dello scrittore è bastardo e colpisce
duro…
Ma eccomi qui tornata
tutta per voi con la tanto attesa reazione dell’onnipotente Kenji Tsukino.
Spero di avervi
soddisfatti.
Ringrazio:
princessangel
romanticgirl
dinny
dolcebunny
silvia
semplicementeme
Hatori
bunny1987
Neo Queen Serenity83
serenity 88
Scusate se non vi dedico
più tempo ma sono impaziente di pubblicare finalmente.
Dal prossimo capitolo ci
sarà la catastrofe assoluta.
Vi basti: una litigata…
Chibiusa che vorrebbe che i suoi genitori imparassero a capirsi di più… un
piccolo e innocente desiderio.
E ora con tutta la vostra
fantasia come ce lo vedete Mamo-chan intrappolato nel corpo di Usagi… con le
voglie???
Un bacio a presto
Usa
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Capitolo 4 *** Attenti ai desideri! ***
Dopo non so quanti anni... svariati direi... mi ritrovo a completare questa storia!
Purtroppo finchè non vivi l'esperienza della gravidanza certi comportamenti non li puoi capire fino in fondo... ed ecco cosa mi mancava.
Ora ho 2 meravigliosi bimbi e di voglie, fastidi e nausee ne so abbastanza, dunque, ecco a voi il seguito.
Buona lettura e spero vi piaccia.
Capitolo 4: Attenti ai desideri!
Chi l’ha detto che essere incita è una situazione facile e gestibile… metti sulla bilancia la fame incontrollabile, la nausea subito dopo, le voglie da placare, gli sbalzi d’umore, il tuo corpo che perde forma e diventa una cosa enorme…
- Usako… non sei enorme… non guardarti allo specchio gonfiando le guance come un pallone! – Sospirò Mamoru passando davanti alla camera da letto aperta e scoprendo Usagi per l’ennesima volta a specchiarsi, simulando con le braccia e le guance le dimensioni di una mongolfiera.
Chi l’ha detto che vivere con una donna incinta è una situazione facile e gestibile… metti sulla bilancia la fame incontrollabile, la nausea subito dopo, le voglie da placare, gli sbalzi d’umore, i continui lamenti per “l’enormità” del suo corpo…
- Usako, sei meravigliosa! Non sei mai stata così bella, da che ti conosco…- Usagi rimase a fissarsi nello specchio assumendo uno sguardo a metà tra l’arrabbiato e il disperato - Non dire bugie Mamo, sembro una balena! E sono solo al 5° mese… - Usagi si voltò a guardare Mamoru – pensa come sarò tra altri 4 mesi! – gridò più a se stessa che al povero ragazzo, immaginando davvero il corpo di una balena con i capelli biondi e i codini.
- Usagi, abbiamo fatto questo discorso decine di volte negli ultimi 5 mesi, non puoi vivere la tua gravidanza pensando esclusivamente a quando ingrasserai e ad evitare che a Chibiusa vengano delle macchie assurde se non mangi delle cose altrettanto assurde! – Mamoru, stanco ormai di ascoltare sempre le stesse cose, stava davvero perdendo la pazienza.
- Oh… certo… ecco qual è il tuo problema Mamoru – Usagi assunse improvvisamente un tono serio e totalmente distaccato – la mia gravidanza… non la tua, né tanto meno la nostra. Tu non capisci cosa significa per una donna, per me, preoccuparmi di comportarmi nel miglior modo per evitare che la nostra bambina abbia problemi–
- Usagi non fare la melodrammatica, sai perfettamente che la nostra bambina non avrà alcun problema, viene dal futuro… - Mamoru non ebbe il tempo di terminare la frase…
- Non importa! – esplose Usagi – per una madre è necessario fare tutto il possibile e anche l’impossibile per proteggere il proprio bambino! –
- E io sono d’accordo con te, ma davvero non tollero le esagerazioni e le assurdità che invece tu prendi così seriamente! –
- Non riesco a controllarle le mie assurdità Mamoru, e tu non mi aiuti per niente! Sei solo capace di rimproverarmi e basta! – Usagi iniziò un pianto disperato e inconsolabile – dimmelo Mamoru! E’ perché non ti piaccio più? Perché sono diventata enorme? Non mi guardi più con quegli occhi!! –
Houston abbiamo un problema!
- Usagi non dire fesserie! Non provarci proprio a far ricadere tutte le colpe su di me! E poi con quali occhi ti dovrei guardare?? – anche il tono di Mamoru iniziava ad alzarsi.
- Quegli occhi! Quelli di un uomo innamorato della propria donna, gli occhi carichi di desiderio Mamoru, quegli occhi che io non vedo più! –
- Sai benissimo che ti amo Usagi! E non è affatto un problema il tuo peso o la circonferenza dei tuoi fianchi! – Mamoru battè la mano sullo stipite della porta, ormai arrabbiato seriamente – non hai mai pensato che potremmo fare… “male” alla bambina? – Mamoru arrosì un poco per aver detto quelle parole, pur mantenendo un cipiglio arrabbiato.
- Male? E come potremmo… –
- Oh!! Vuoi che ti faccia un disegnino? – esplose ancora più fuori di sé Mamoru.
- Non fare lo spiritoso! So perfettamente a cosa ti riferisci, ma se mi avessi lasciato terminare la frase, sarei riuscita a farti sapere che i bambini sono talmente protetti che non corrono nessun rischio anche se mamma e papà si dedicano un po’ di effusioni! Eppure il Dott. Chiba queste cose dovrebbe saperle! – terminò Usagi in tono un poco canzonatorio.
- Non importa! Posso aver studiato decine di testi su questo argomento, purtroppo è una cosa che non riesco a controllare!- rispose Mamoru nervoso -Tu non capisci cosa significa lasciare che tutto accada fuori dal mio controllo! Io non posso sentirla scalciare, non posso percepire il suo cuore battere… posso solo appoggiare una mano sulla tua pancia ed aspettare che lei voglia farsi sentire… tutto questo è frustrante, e neanche tu mi aiuti molto Usagi! –
Allarme rosso! La situazione sta precipitando!
- Il tuo controllo?? E poi sarei io quella che si inventa cose esagerate ed assurde? – rimasero a fissarsi con gli occhi fuori dalle orbite senza più dire una parola, in un pesante e assordante silenzio, finchè un secco rumore li destò dall’empasse e li costrinse a voltarsi verso la porta di casa.
Chibiusa, stufa della situazione, decise di non assistere ulteriormente a quella pietosa discussione preferendo una passeggiata al fresco del tardo pomeriggio.
Possibile che quei due non riuscissero a capirsi? Invece di gridare uno contro l’altra senza carpire il significato di nessuna parola, non sarebbe stato meglio ascoltare uno i timori dell’altra?
Camminando sovrapensiero non si accorse di essere arrivata al parco cittadino, approfittò del fatto che ormai non c’era quasi più nessuno, se non qualche persona che portava a spasso il proprio cane, e si lasciò cadere su un’altalena fissando le prime stelle della sera, finchè una di queste diventò particolarmente luminosa ed attraversò il cielo come una stella cadente.
Chibiusa sorrise istintivamente alla vista di quello spettacolo inaspettato.
-Ti prego stellina, fa che Usagi e Mamoru imparino ad ascoltarsi e a capirsi di più!- Chibiusa espresse velocemente il suo desiderio, prima che la scia luminosa della stella sparisse.
Un poco più serena, tornò verso casa di Mamoru, se avesse corso sarebbe arrivata poco dopo il tramonto.
Svoltò l’ultimo angolo e si diresse verso il portone, entrò e salì le scale rapidamente, fiduciosa che, non appena aperta la porta di casa, li avrebbe trovati abbracciati sul divano e la pace fatta.
Invece l’unico amico che la accolse al suo ingresso, fu il buio e il silenzio.
Non era buon segno.
Si affacciò in camera da letto e vide le sagome dei due ragazzi darsi le spalle perfino sotto le coperte.
E come un palloncino scoppiato, tutto l’entusiasmo di poco prima scomparve. Chibiusa se ne andò dritta a letto senza cenare, nonostante Usagi le avesse lasciato il piatto in tavola, e a guardare bene, la tavola era ancora apparecchiata ed imbandita, segno che quella sera in verità nessuno aveva cenato.
Era presto e non era affatto stanca, eppure, stranamente, il sonno la colse subito.
Quella notte fu diversa dalle altre, stelle dalle strane forme, balene con i codini biondi e bambini pieni di macchie popolarono i sogni di tutti e tre.
Altrettanto strano fu il risveglio.
Mamoru fu il primo a svegliarsi, colto dal forte stimolo di andare in bagno. Ancora intontito dal sonno, barcollò verso il bagno, non capendo come mai il suo modo di camminare ondeggiasse a quel modo. Senza accendere la luce si posizionò davanti al water come ogni mattina, ma c’era qualcosa che non andava, qualcosa decisamente mancava!
-Oh mio Dio!!!- la voce di Mamoru uscì più alta, femminile e graziosa di quanto ricordasse.
Quel grido isterico svegliò di soprassalto Usagi che si precipitò in bagno. Quattro bei passi lunghi ed era già arrivata.
Wow. Da quando era così agile ed atletica?
Usagi accese la luce. I suoi pensieri vennero spazzati via all’istante, nel momento in cui i suoi occhi incontrarono la sua immagine riflessa nello specchio sopra il lavandino…solo che l’immagine non era la sua, era di Mamoru.
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Capitolo 5 *** E' difficile essere te. ***
Capitolo 5: E’ difficile essere te.
Erano buoni 10 minuti che continuavano a fissarsi attraverso lo specchio, tuttavia in ciò che guardavano c’era qualcosa di evidentemente sbagliato…
- E’ un sogno… vero? – chiese Usagi con un filo di voce, ma tanto bastò a permettere ad entrambi di ascoltare chiaramente che la voce non era affatto la sua – deve esserlo per forza – l’ansia stava salendo e i respiri si facevano più rapidi – io sono te… -
- E io sono te! – concluse Mamoru con la delicata voce di Usagi.
Si misero uno di fronte all’altro, faccia a faccia, occhi negli occhi.
- C’è solo un modo per scoprirlo – disse Mamoru – dammi un pizzicotto –
Usagi esitò fissando il proprio corpo.
- Mi fa una certa impressione il pensiero di darmi un pizzicotto senza sentirne il fastidio… perché non lo dai tu a me? – concluse indecisa.
- Credo di provare la stessa cosa Usagi, è assurdo tutto questo… - Mamoru uscì dal bagno portandosi dietro lo sguardo di Usagi, ed andò a sedersi sul divano appoggiando la testa tra le mani.
Usagi lo seguì e si accomodò accanto a lui.
- D’accordo Mamo, facciamo che il pizzicotto lo do io a te… ma tu… chiudi gli occhi per favore –
Mamoru obbedì prima che Usagi ci ripensasse, ma invece del pizzicotto si beccò un bel colpo sulla pancia.
- Usagi! Non doveva essere un pizzicotto? – chiese Mamoru aprendo gli occhi allarmato.
- Non te l’ho ancora dato… - rispose Usagi con la mano ancora sospesa e indecisa sulla zona da pizzicare.
- Ma io ho sentito nettamente un colpo sulla pancia, Usagi! Non è il momento di scherzare.
Usagi realizzò immediatamente cosa potesse aver sentito Mamoru e si sentì pizzicare gli occhi, senza tuttavia sentir scendere alcuna lacrima.
- Mamo… non sono stata io a darti un colpo sulla pancia… è stata la bambina che ora è nella tua pancia –
Silenzio.
Emozione.
Lacrime.
- Usagi!! Come si fermano!!! – Mamoru singhiozzava come una mocciosetta in preda all’emozione più grande che avesse mai provato in vita sua.
- Non puoi fermarle Mamo – sorrise Usagi – quando si saranno calmati gli ormoni si fermeranno anche le lacrime, ma un buon modo per calmarsi è un abbraccio – Usagi, nel corpo grande e forte di Mamoru, poté abbracciare se stessa completamente, infondendo la serenità e la tranquillità di cui sapeva perfettamente aver bisogno Mamoru in questo momento.
Mamoru, dal canto suo, si lasciò cullare e coccolare esattamente come faceva Usagi al suo posto ogni volta che lui l’abbracciava stretta… era davvero una sensazione meravigliosa sentirsi avvolgere completamente, sentirsi al sicuro.
- Non credevo che sentire Chibiusa sarebbe stato così emozionante – Mamoru sciolse l’abbraccio per guardare Usagi attraverso i suoi stessi occhi – e non credevo neanche che trattenere questa emozione sarebbe stato così… - avrebbe voluto dire difficile, ma non sembrava davvero abbastanza – così… impossibile! –
- Benvenuto nel mio corpo! – Usagi si lasciò sfuggire un risolino
- Si bè… a proposito del tuo corpo… credo di avere un problema serio che avrebbe davvero bisogno di una soluzione rapida! – Mamo si ricordò improvvisamente del motivo per cui si era svegliato dal sonno.
- Oh… che succede? Ti senti male? Vuoi dell’acqua? O forse… oh… oooh… Mamoru… devi fare pipì! – Usagi scoppiò in una sonora risata.
- E’ una cosa seria Usagi, io so fare pipì in un solo modo, e al momento è quello sbagliato! – Mamoru cercò di rimanere serio e colpito dal problema, ma si rese conto che era impossibile riuscire a non ridere della situazione – Usagi… prima o poi dovrai fare pipì anche tu, no? Voglio proprio vedere come te la caverai… sai credo che sia un tantino più complicato – la sbeffeggiò cercando di recuperare un po’ del suo famoso autocontrollo, che ahimè, si nascondeva davvero molto bene nel piccolo corpicino di Usagi.
- D’accordo, d’accordo, ti darò delle istruzioni precise – rispose Usagi ancora ridacchiando – su, vieni in bagno con me.
Chibiusa si svegliò in quel momento, si alzò lentamente e si diresse anche lei verso il bagno, e ciò che le capitò di ascoltare fu davvero insolito ed imbarazzante.
- Non possiamo farlo in piedi –
- Perché no, posso provarci, se non riesco… pazienza –
- Allagherai il bagno e poi toccherà a me pulire! Devi sederti…––
- Che cosa complicata!! –
- E’ più facile e comodo che farlo in piedi! Non devi tenere nessun equilibrio e non rischi di sbagliare il bersaglio –
- Io so tenere un equilibrio perfetto! E poi il mio bersaglio è facilissimo da centrare -
- Non fare la persona ostinata, dammi retta e fa come ti dico io! Dopo tutto in questo campo ho più esperienza di te, no?
Chibiusa rimase senza fiato, senza parole, senza pensieri, senza…
Senza ritegno! Questi due non hanno un minimo di pudore! Fare certe cose con una bambina in casa, oh mio Dio… e poi…
E poi arrivò l’inconfondibile rumore della pipì che si tuffa nell’acqua del water e il sospiro liberatorio di quella che sembrava la voce di Usagi dall’altra parte della porta…
-Avevi ragione Usagi… così è una passeggiata! –
Usagi?!?!
Usagi che parla a se stessa? Di fare la pipì con Mamoru?
C’è qualcosa che non va!
Chibiusa aprì la porta del bagno noncurante di chi ci fosse effettivamente dentro e cosa stesse facendo.
I ragazzi si spaventarono non poco nel vedere la faccia inquisitoria della bambina.
- Chibiusa… che ci fai già sveglia? – chiese Usagi nel corpo di Mamoru.
- Credo che questo sia di minore importanza… voi cosa state facendo?- rispose domandando un’imbarazzata Chibiusa.
- La pipì! – esclamò Mamoru come fosse ovvio.
- E da quando in qua, Usagi ha bisogno delle istruzioni di Mamoru per fare la pipì? – chiese la bambina, non credendo davvero di aver appena fatto questa domanda assurda.
- Chibiusa, credo che dovremmo parlare di cosa sta succedendo con un po’ di calma. Vieni, andiamo a sederci e aspettiamo Mamo… ehm… Usagi.
- Ehi… e mi lasci qui seduto? Che devo fare adesso? – chiese Mamoru preoccupato. E con la sua preoccupazione aumentava la confusione di Chibiusa.
- Credo proprio che dovrai usare la carta igienica, adesso! – Usagi esplose nuovamente in una risata incontrollabile mentre si chiudeva la porta alle spalle e guidava la bambina verso il divano.
- Mamoru… vuoi dirmi che sta succedendo per favore? – Usagi a sentirsi chiamare Mamoru, riprese un po’ di serietà, e le riuscì piuttosto facilmente… wow l’autocontrollo di Mamoru era davvero spaventosamente perfetto!
- Vedi piccola, questa mattina quando ci siamo svegliati, ci siamo trovati in una situazione particolarmente strana… insomma… non so come dirtelo con parole diverse… io non sono Mamoru! – Chibiusa si ritrasse sul divano allontanandosi lentamente da quella persona che sembrava Mamoru ma che evidentemente non lo era – No! No! Non spaventarti, non volevo dire che non sono Mamoru, il suo corpo è qui… ma il suo spirito è… lì – concluse indicando la porta del bagno dalla quale si sentì il familiare rumore dello scarico del water – è nel mio corpo, quello di Usagi, e io sono finita nel corpo di Mamoru. Non capiamo come possa essere successo, ma ora siamo una nei panni dell’altro e finchè non scopriremo come far tornare le cose a posto, credo proprio che dovremo adattarci ed imparare ad essere l’altro.
A Chibiusa si accese la lampadina.
E se il suo desiderio si fosse avverato in questo modo?
Vero o non vero, perché non approfittare della situazione?
- Io… credo che dovreste approfittare per capire meglio cosa prova l’altra persona… io… non voglio più vedervi litigare come ieri sera – confessò Chibiusa mentre Mamoru usciva dal bagno.
- Chibiusa? – Mamoru attirò la sua attenzione – tu… non c’entri niente con questa storia, vero? – il cuore della piccola mancò un battito e si affrettò a rispondere in maniera elusiva.
- No, no… perché dovrei? Comunque credo sia meglio per voi rimanere un po’ soli, io me ne andrò a casa dai tuoi genitori Usagi – affermò guardando Usagi e subito dopo Mamoru ricordandosi che la vera Usagi era lì.
Si affrettò a vestirsi e uscì rumorosamente di casa!
Sta volta l’ho combinata grossa! Non credevo sarebbe successo un disastro simile, volevo solo che si capissero…
I due ragazzi fissavano con sospetto la porta di casa appena chiusa.
- Pensi anche tu quello che penso io? – chiese Mamoru
- Che è ora di colazione ed hai fame? – rispose la ragazza voltandosi a guardare il suo pancione.
- Anche, ora che me l’hai fatto notare – sorrise Mamoru - intendevo che Chibiusa non ce la racconta giusta –
- Poco prima che uscissi dal bagno ha detto “credo che dovreste approfittare per capire meglio cosa prova l’altra persona, non voglio più vedervi litigare come ieri sera”. Se è stata lei, non dev’essere stato un bello spettacolo ieri sera, credo ne abbia sofferto, e non ha tutti i torti.
- Hai ragione, ci siamo fatti trascinare dal nervosismo. D’accordo, diamole retta e prendiamo il lato positivo della situazione – sorrise Mamoru – ora però… facciamo colazione? –
Risero di gusto e finalmente si rilassarono.
Fecero un’abbondante colazione senza parlare, tuttavia, ad un certo punto Mamoru sparò la sua domanda.
- Usako, come riesci a contenere e controllare tutte queste emozioni? –
Usagi sorrise dolcemente.
- Non ci provo nemmeno in realtà, ci sono cose che non possono essere controllate, hanno bisogno di uscire e basta perché io le percepisca come reali – a sua volta Usagi fece la sua domanda – e tu? Come riesci sempre a controllarti? –
- Passare anni e anni della vita a non ricordare chi sei, cosa è reale e cosa no, non ti permette di avere la certezza di dove andrai, io devo avere ogni cosa sotto controllo per sapere che è reale, e di conseguenza devo controllare le mie emozioni per evitare che offuschino la mia mente –
-E’ difficile essere te Mamo – Usagi regalò una carezza al suo visino triste e rigato dalle lacrime.
- Anche essere te non è affatto facile dolce Usako – Mamoru si affrettò ad asciugarsi le lacrime – sei davvero una ragazza sensibile –
- Lo sai Mamo, io percepisco le tue emozioni. Penso con la mia testa, quella di Usagi, ma le emozioni sono le tue, il modo di agire è il tuo, il modo di camminare, di esprimermi… tutto tuo. Credo sia lo stesso per te, o sbaglio? –
- No, non sbagli. Sai, è ridicolo che ci siamo dovuti trovare in questa assurda situazione per chiedere uno all’altra quali sono le nostre sensazioni – disse Mamoru alzandosi da tavola – ti propongo una passeggiata, tanto per stimolare un po’ di emozioni –
- Ne vuoi stimolare ancora? Non ti sono bastate le lacrime incontrollabili? – rise Usagi scherzando – andiamo a vestirci –
No. Non mi sono bastate. Voglio scoprire tutto di noi e delle nostre emozioni.
Buongiorno!
Con questo nuovo capitolo si entra nel vivo dello scambio di corpi... ed è solo l'inizio!
Ringrazio tutte le persone che hanno letto il precedente capitolo nonostante non aggiornassi da parecchi anni!
Riporto per correttezza il pezzo del capitolo della pipì al bagno con le indicazioni di "chi dice cosa" tanto per aiutarvi a dare un volto alla frase nel caso aveste avuto difficoltà.
- Non possiamo farlo in piedi – lei voce lui
- Perché no, posso provarci, se non riesco… pazienza – lui voce lei
- Allagherai il bagno e poi toccherà a me pulire! Devi sederti…–– lei voce lui
- Che cosa complicata!! – lui voce lei
- E’ più facile e comodo che farlo in piedi! Non devi tenere nessun equilibrio e non rischi di sbagliare il bersaglio – lei voce lui
- Io so tenere un equilibrio perfetto! E poi il mio bersaglio è facilissimo da centrare - lui voce lei
- Non fare la persona ostinata, dammi retta e fa come ti dico io! Dopo tutto in questo campo ho più esperienza di te, no? lei voce lui
Alla prossima.
Usa
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Capitolo 6 *** Com'è bello il mondo accanto a te. ***
Capitolo 6: Com’è bello il mondo accanto a te
Mamoru.
“Credo di avere l’impressione di ondeggiare mentre cammino, non è una posizione molto comoda, ma devo ammettere che è piuttosto soddisfacente camminare accarezzandosi la pancia, guardare le vetrine con parecchio interesse, molto più di quanto sia abituato io.
Alcune persone ci guardano dedicandoci un sorriso, forse penseranno che siamo una bella coppietta. Altre persone, quelle più anziane, ci squadrano con sguardi di disapprovazione… chissà perché” Mamoru cercava di catturare tutte le sensazioni possibili finchè si trovò a guardare la propria immagine riflessa nella verina di un negozio. “Che la mia Usako fosse bella lo sapevo, ma che accanto a me sembrasse una ragazzina… non credevo così tanto… forse sono io che ho sempre quel cipiglio serio a sembrare troppo adulto… credo sia per questo che alcune persone ci guardano male”
Guardando oltre la vetrina, all’interno del negozio, Mamoru scoprì il bancone di una pasticceria, ricco di torte, dolci alla frutta, pasticcini al cioccolato… cioccolato…
Improvvisamente Mamoru percepì il netto, forte e inconfondibile desiderio di mangiare quel pasticcino al cioccolato, e con l’acquolina in bocca e un poco di imbarazzo chiese a Usagi se potevano entrare a mangiare qualcosa.
- Hai fame? Bè effettivamente è quasi ora di pranzo, che ne dici di andare in quel nuovo ristorante? Mi piacerebbe assaggiare gli spaghetti che tanto pubblicizzano –
- Spaghetti? Ehm… si magari più tardi… perché non ci concediamo uno spuntino prima di pranzo? – insistette Mamoru sperando che Usagi si decidesse ad entrare proprio nella pasticceria davanti alla quale si trovavano casualmente.
- Hai ragione, forse è presto per il pranzo, che ne dici allora di gelato alla frutta? Qui vicino c’è un’ottima gelateria -
Mamoru non avrebbe resistito ancora per molto… anzi non osava aprire la bocca per paura di poter mangiare la vetrina… dannazione ora sentiva chiaramente anche il profumo di quel pasticcino al cioccolato… dolcissimo cioccolato al latte… delicato… di quelli che si sciolgono in bocca…
- Ok! Ok! Lo ammetto!!! Non ce la faccio più! Usagi voglio un pasticcino al cioccolato! -
- Ma certo tesoro mio, tutto quello che desideri –
Mamoru si affrettò a seguirla e una volta all’interno si riempì gli occhi con tutte le prelibatezze che erano esposte.
- Ora dovresti fare il cavaliere Usagi e chiedere il dolce alla signorina per la tua bella fidanzata incinta – ordinò Mamoru senza togliere gli occhi dal bancone.
- D’accordo, tu aspettami seduto a quel tavolino –
Mamoru si diresse verso il tavolo indicato sorridente e spensierato, e pensò a quanto era rilassante ogni tanto concedersi un momento di assoluto svago fuori controllo. Purtroppo quella parola gli fece venire in mente quello che c’era nel suo portafogli, che ora Usagi teneva in mano in attesa di pagare il suo dolcetto.
Era sempre andato fiero del suo modo di organizzare le finanze, ma ora, attraverso le emozioni di Usagi, se ne vergognava, non dell’organizzazione in sé, ma di quello che avrebbe potuto pensare Usagi.
Infatti la vide voltarsi verso di lui con un’espressione piuttosto triste.
La vide pagare il dolce e venire verso di lui.
Gli si sedette accanto, posò il dolce e lo abbracciò stretto.
- Mamo, io non pensavo fosse così complicato… mi dispiace tanto per tutte le volte che non mi sono resa conto di quanti soldi ti ho fatto spendere –
Mamoru l’abbracciò di rimando.
- Dispiace a me non guadagnare ancora abbastanza, ma quando sarò un medico a tutti gli effetti, potrò davvero comprarti tutto quello che desideri, tutto ciò che è degno di una Regina –
- Mamo, io non ho bisogno di nient’altro se non del mio Re, medico o non medico, ricco o povero, mi dispiace davvero di non aver mai prestato attenzione a questa parte importante della nostra vita –
Mamoru si sentì improvvisamente sciocco per non aver mai parlato ad Usagi delle sue difficoltà, erano o no una famiglia? Si sentì immensamente fortunato.
- Ti bacerei Usako, ma… -
- Si, lo so… sarebbe fin troppo strano -
Usagi.
E’ piuttosto rilassante camminare ben diritti.
Non ondeggiare ad ogni passo, certo la pancia le mancava parecchio, ma ora si godeva la sensazione di essere alta e atletica.
Osservava Mamoru nel suo corpo accarezzarsi la pancia e guardare il mondo con occhi diversi, curiosi, i suoi occhi insomma, mentre lei guardava tutto con molta più attenzione, attenzione studiata, esattamente l’attenzione con cui due ragazze la stavano squadrando in quel momento… o meglio, squadravano il suo fidanzano con aria piuttosto interessata.
Lei assunse lo sguardo più serio di cui Mamoru fosse capace, quello che tutti temevano e impossibile da sostenere, alla presenza del quale tutti si sentivano in soggezione… stava esagerando? Certo che no! Poi notò che alla mano di Mamoru non c’era nessun anello, forse non era così scontato per i passanti che fosse un ragazzo fidanzato, lei non gli aveva mai regalato nulla del genere. Poi guardò la sua di mano e colse immediatamente il brillare luminoso dell’anello che portava all’anulare della mano sinistra. Chiaro. Inconfondibile.
Poi la sua attenzione fu catturata dallo sguardo di Mamoru, e nel seguirlo si accorse che puntava dritto all’interno di una pasticceria accanto alla quale stavano passando… e rallentando.
“Se non cade qui, io non mi chiamo più Usagi”
- Usagi, che ne dici di mangiare qualcosa? –
Ed ecco la caduta… metaforica ovviamente, verso l’irresistibile cioccolato. Ci avrebbe scommesso tutto quello che possedeva.
Nonostante Mamoru avesse nascosto molto bene quella sua voglia smodata, Usagi conosceva benissimo quella sensazione, decise perciò di provocare un po’ il suo fidanzato per obbligarlo ad ammettere di avere voglia di cioccolato.
- Hai fame? Bè effettivamente è quasi ora di pranzo, che ne dici di andare in quel nuovo ristorante? Mi piacerebbe assaggiare gli spaghetti che tanto pubblicizzano – propose Usagi, aspettando la reazione di Mamoru.
- Spaghetti? Ehm… si magari più tardi… perché non ci concediamo uno spuntino prima di pranzo? –
- Hai ragione, forse è presto per il pranzo, che ne dici allora di gelato alla frutta? Qui vicino c’è un’ottima gelateria – continuò la ragazza pazientemente, fortunatamente Mamoru aveva pazienza da vendere, non era affatto complicato… ora capiva molte cose, e si rendeva conto di quanto poca ne avesse lei, e infatti proprio su questa contava, Mamoru era al limite, stava per confessare!
- Ok! Ok! Lo ammetto!!! Non ce la faccio più! Usagi voglio un pasticcino al cioccolato! -
Vittoria!
Usagi non aveva bisogno di altro.
- Ma certo tesoro mio, tutto quello che desideri – sogghignò Usagi dirigendosi verso l’entrata della pasticceria.
Mamoru si precipitò al bancone… esattamente come avrebbe fatto lei, e invece in quel corpo non era affatto attratta da tutte quelle golosità, o almeno non in modo così evidente.
- Ora dovresti fare il cavaliere Usagi e chiedere il dolce alla signorina per la tua bella fidanzata incinta –
- D’accordo, tu aspettami seduto a quel tavolino – sorrise Usagi alla vista di un Mamoru saltellante.
Chiese finalmente l’oggetto del desiderio, quello più grande, ed estrasse il portafogli per pagare.
Organizzazione perfetta.
Maniacale, ma perfetta.
Ogni gruppetto di soldi era tenuto insieme da una spilla e un foglietto con scritto a cosa erano destinati.
Il gruppetto più consistente era quello dedicato a lei e alle spese per la bambina.
Non si era mai resa conto di quanto poco lei contribuisse alle spese, ora viveva a casa di Mamoru, e le spese di casa erano abbastanza onerose. Notò infatti, i foglietti con le diciture “affitto” e “bollette”, e i soldi raccolti erano meno di quelli necessari.
Improvvisamente si sentì una vera egoista, si sentì infantile e sciocca a ripensare ad ogni volta che aveva chiesto a Mamoru di comprarle questo o quello o di regalarle una cosa carina.
Si voltò a guardare Mamoru piena di vergogna, e notò che lui aveva capito cosa aveva visto.
Si affrettò a pagare il dolce e si diresse verso il tavolo.
Gli si sedette accanto, posò il dolce e lo abbracciò stretto.
- Mamo, io non pensavo fosse così complicato… mi dispiace tanto per tutte le volte che non mi sono resa conto di quanti soldi ti ho fatto spendere – si sentì abbracciare a sua volta.
- Dispiace a me non guadagnare ancora abbastanza, ma quando sarò un medico a tutti gli effetti, potrò davvero comprarti tutto quello che desideri, tutto ciò che è degno di una Regina –
Si sentì ancora più misera, lui si preoccupava che lei si sentisse una Regina a discapito di tutto il resto, e lei aveva sempre dato per scontato il suo atteggiamento protettivo, non avrebbe più permesso a se stessa di fare un errore tanto grande.
- Mamo, io non ho bisogno di nient’altro se non del mio Re, medico o non medico, ricco o povero, mi dispiace davvero di non aver mai prestato attenzione a questa parte importante della nostra vita –
- Ti bacerei Usako, ma… -
- Si, lo so… sarebbe fin troppo strano - |
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Capitolo 7 *** Parlami, ti ascolto. ***
Capitolo 7: Parlami, ti ascolto.
Tornarono a casa e si concessero una buona tazza di thè.
Mamoru si rese conto di quanto fosse stanco ed Usagi gli consigliò di farsi un bel bagno rilassante, l’acqua calda avrebbe rilassato i muscoli e avrebbe alleviato il peso della pancia.
Nel frattempo Usagi decise di sistemare un po’ la camera da letto, d’altra parte quella mattina, presi dalla nuova situazione, non avevano neanche sistemato il letto.
Perciò si avviò verso un lato del letto e tirò bene le lenzuola e la coperta, poi toccò all’altro lato, quello di Mamoru, e notò sporgere da sotto il letto alcuni libri, li tirò fuori per scoprire che si trattava di testi di medicina.
Che bravo studioso era il suo bel dottore!
Decise di aprirne uno al punto in cui era inserito il segnalibro, chissà, magari nel corpo di Mamoru, avrebbe potuto usufruire della sua intelligenza e capire le nozioni di medicina che ogni tanto lui si impegnava a spiegarle.
Capitolo 24: La gravidanza.
Usagi scorse le pagine di quel capitolo seguendo le sottolineature e gli appunti di Mamoru. Stava studiano quello stato particolare femminile per cercare di capire, dal punto di vista medico ed anatomico, cosa succedesse, ma non solo, alcuni appunti riportavano domande alle quali Mamoru cercava risposte “Quanto sono protetti i bambini nell’utero materno?”
- Oh Mamo, hai paura davvero… io non avevo capito – sospirò Usagi sentendosi così stupida.
Decise di continuare a sfogliare concentrandosi sulle altre domande o appunti personali “Le voglie non esistono! O, si?” “La mia bambina sente davvero la mia voce?”
Usagi ripensò immediatamente al loro litigio, alle parole di Mamoru, lui aveva cercato di dirle cosa provava, ma lei era troppo impegnata a far valere le sue ragioni di mamma, come se fossero più importanti di quelle di un papà. Lui non viveva la gravidanza come lei, non poteva sentire la bambina quando voleva e non poteva controllare i suoi sbalzi d’umore e come le aveva detto lui “tutto questo è frustrante, e neanche tu mi aiuti molto Usagi!”.
- Che stupida! Stupida! Stupida…
Nel frattempo Mamoru era uscito dalla vasca e si concedeva altre coccole avvolto nel caldo accappatoio di spugna bianco.
Per ingannare il tempo cercò qualcosa da leggere, qualcosa di Usagi magari, che so… un fumetto, qualcosa di leggero insomma.
Trovò una di quelle riviste femminili che leggevano le ragazze… bè, lui ora era nel corpo di una ragazza, no? Decise di aprirla.
Era piena di scritte disordinate e sottolineature sugli articoli che evidentemente l’avevano interessata, come una grossa cornicetta rossa intorno al titolo “Come riaccendere il desiderio” e varie sottolineature sui suggerimenti più efficaci ad esempio “completino di pizzo”… Gli bastò leggere quelle parole per richiamare alla mente un’immagine di Usagi in camicia da notte… fin troppo trasparente… sotto alla quale aveva notato il completino di pizzo azzurro come i suoi occhi, ma la sua attenzione era stata poi catturata dalla pancia e dalle stupide paure che aveva e si era voltato uscendo dalla stanza in favore di una bella doccia fredda.
Immediatamente ricordò le lacrime di Usagi durante il loro litigio “E’ perché non ti piaccio più? Perché sono diventata enorme? Non mi guardi più con quegli occhi!!”
- Piccola mia, ti ho protetta per anni da mostri e demoni, e poi non sono stato capace di proteggerti proprio da me stesso –
Lei aveva cercato, nelle sue lacrime, di trasmettergli il suo stato d’animo e la mancanza di affetto che percepiva, eppure lui si era lasciato prendere più dalle sue paure che dalle sue certezze, e ce le aveva davanti agli occhi, ogni giorno.
Uscì dal bagno, animato da nuove sicurezze e si diresse in camera, dove trovò Usagi china sui suoi testi di medicina, mentre accarezzava i suoi appunti ordinati ai margini del capitolo 24.
- Che stupida! Stupida! Stupida…
- Siamo in due Usako – Usagi sobbalzò sul letto nel sentire quelle parole.
- Da quanto sei qui? – chiese Usagi con gli occhi lucidi.
- Abbastanza da aver capito cosa hai letto – disse mostrando ciò che aveva letto lui.
Usagi si ritrasse sul letto improvvisamente vergognosa cercando di nascondere il viso tra le mani. Due mani delicate glielo impedirono, le stesse la abbracciarono stretta.
- Finalmente so perché non riusciamo a capirci Usako –
- Lo so anche io… non siamo riusciti ad ascoltarci –
Rimasero in silenzio, quasi ad assimilare il significato profondo di quella verità.
- Voglio tornare nel mio corpo Usako – sospirò Mamoru – voglio abbracciarti con il mio corpo, voglio abbracciarti tutta – l’abbracciò ancora più stretta, cercando di avvolgere tutto il suo corpo, ma quelle braccine delicate davvero non potevano contenere tutto il suo corpo maschile.
- Se ti accontenti, per ora, posso abbracciarti io – disse Usagi sorridendo e invertendo l’abbraccio – rivoglio anche io il mio corpo Mamo, amo essere coccolata dalle tue braccia forti e sentirmi protetta –
- Mi dispiace Mamo non aver ascoltato le tue paure, e non averti affatto rassicurato – confessò Usagi.
E visto che si stava entrando in tema di confessioni anche Mamo si scusò per le sue mancate attenzioni.
- Dispiace anche a me non averti fatto sentire desiderata Usako, lo avevo notato il completino di pizzo azzurro, e invece poi… bè… diciamo che ho dovuto farmi una doccia fredda per calmarmi – Mamoru abbassò lo sguardo, perché, ci avrebbe scommesso la sua moto, in quel corpo così sensibile era sicuramente arrossito.
- Doccia fredda? E a cosa… - Usagi lasciò a metà la domanda – oh… oooh! Mamo, vuoi dire che… insomma… ti avevo fatto un certo effetto? – chiese entusiasta Usagi.
Il ballo era iniziato, non si poteva fermare a metà.
- Oh… Usako… tu non hai idea dell’effetto che mi fai, io ti desidero ogni momento della giornata, che tu sia vicina a me o lontana, che i miei occhi ti guardino o che la mia mente ti pensi solamente – le disse serio guardandola dritta negli occhi e scorgendo la vera lei nei suoi stessi occhi.
Eccoli. Quegli occhi. Che lei desiderava tanto. Si, erano quelli di una ragazza, ma dietro a tutto, c’era il suo sguardo, il suo amore e il suo desiderio.
Sta volta non c’era vergogna o imbarazzo a trattenerlo, la guardava negli occhi, non vedeva il colore dei capelli, ne’ le spalle grandi e forti e la baciò.
Elettricità allo stato puro.
Luce accecante.
E poi buio. |
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Capitolo 8 *** Davvero? ***
Capitolo 8: Davvero?
Usagi aprì lentamente gli occhi, perfettamente riposata, come se avesse dormito per 24 ore consecutive, eppure era ancora notte fonda. La sua bambina invece sembrava sveglia da un pezzo per quanto si muoveva… La sua bambina?
Usagi si tirò a sedere sul letto.
La pancia.
I capelli lunghi e biondi.
E soprattutto il suo amore ancora addormentato nel letto accanto a lei.
- Sono di nuovo io! – sussurrò Usagi per paura che se lo avesse detto a voce alta sarebbe svanito tutto come un sogno – Mamo… Mamo! – cercò di svegliarlo Usagi
- Devi fare pipì? - Mamoru ancora mezzo addormentato biascicò la prima cosa che gli venne in mente. Improvvisamente spalancò gli occhi sentendo che la voce uscita dalle sue labbra era decisamente maschile.
- Usako! Siamo noi stessi! – Si alzò dal letto come una molla per verificare che ogni parte del corpo era effettivamente la sua.
Poi aprì le braccia in direzione della sua Usako aspettando che ci si tufasse dentro.
E lei non aspettò neanche un secondo.
Finalmente tutto era al suo posto. Quanto era bello lasciarsi finalmente cullare nell’abbraccio caldo e protettivo di Mamoru. E quanto era bello sentire Usagi tutta lì, tutta sua, tenerla stretta e al sicuro. Le baciò i capelli, le guance, gli occhi, la pancia lasciandosi per ultime le labbra, soffermandosi più a lungo, finchè diventò un bacio intenso e passionale, preludio di qualcosa di molto più intimo.
Sta volta Usagi non permise alle paure di Mamoru di venire a galla, lo rassicurò dolcemente.
- Ti prometto che faremo molta attenzione, non permetterò mai che la nostra bambina possa farsi male, la proteggerò io – sussurrò Usagi sulle labbra appena socchiuse del suo amore.
Mamoru non rispose, tornò a baciarla più forte di prima, come fosse l’ultima volta che avrebbe avuto la possibilità di farlo e il suo respiro non accennò a calmarsi, segno che sta volta non si sarebbe fermato.
La prima a svegliarsi fu Usagi, che si concesse ancora 5 minuti accoccolata sul petto del suo amore che se la dormiva beato. Lo osservò molto attentamente, le sue labbra disegnavano un meraviglioso sorriso, così rilassato sembrava un bambino, il suo respiro era regolare e il suo cuore batteva piano. Sembrava che ogni paura fosse andata via per sempre, ma Usagi sapeva che avrebbe dovuto combattere ancora, quel tipo di paura non se ne va al primo tentativo.
Intrecciò la mano sinistra alla sua, e le osservò.
Improvvisamente decise di uscire per una commissione.
Lasciò un biglietto a Mamoru sperando non si svegliasse prima del suo ritorno, si vestì velocemente ed uscì.
Mamoru si svegliò lentamente, cercando con le mani il corpo di Usagi accanto al suo, ma non c’era.
Al suo posto, sul cuscino, trovò un biglietto pieno di cuoricini rossi che riportava un messaggio: “Spero non ti svegli prima del mio ritorno. Purtroppo la mia commissione urgente non può aspettare neanche un minuto. Usako.”
Nient’altro, neanche un accenno a dove era andata.
Restò ancora sdraiato sul letto, a perdersi tra i pensieri, e le immagini della notte appena passata ancora vive nella sua mente. Aveva dovuto trattenersi…in più di un’occasione, ma era abbastanza sicuro che la sua bambina non aveva subito alcun danno… insomma… ce l’aveva fatta! Era un passo avanti verso situazioni più serene.
Per una volta aveva lasciato il controllo ad Usagi e si era lasciato andare, dopo tutto essere stato Usagi per un giorno gli aveva fatto bene, lo aveva reso più sorridente e sereno. Ora forse, passeggiando per le strade le persone anziane non li avrebbero più guardati con disapprovazione, ora Mamoru era un ragazzo e non un uomo eccessivamente serio gravato dal peso del mondo.
Si trovò a sorridere appoggiando le labbra al foglietto ed inspirando il profumo della sua principessa.
In quel momento sentì le chiavi di casa inserirsi nella fessura e far scattare la serratura.
Decise di fingere di dormire, rimise a posto il biglietto ed aspettò.
Usagi entrò in camera in punta di piedi, si tolse il giacchetto ed estrasse dalla borsa l’oggetto della sua commissione.
Mamoru si sentì prendere la mano, ecco adesso lo avrebbe svegliato con un bacio e la colazione.
Invece sentì qualcosa scivolargli sul dito.
L’anulare.
L’anulare della mano sinistra.
Aprì gli occhi lentamente, incontrando i movimenti delicati della sua piccola dolce Usako mentre cercava di incastrare bene l’anello al suo dito.
Usagi si accorse che Mamoru stava osservando tutti i suoi gesti con il sorriso più dolce che avesse mai visto.
Gli accarezzò la testa e lo costrinse a guardarla.
- Mentre ero te, mi sono accorta che non avevi un anello che significasse qualcosa di serio, come ce l’ho io – mostrò fiera il suo anello luminoso – così, ho sentito il desiderio di regalartelo –
- E’ meraviglioso Usako, questo significa molto per me – sussurrò Mamoru senza fiato e con il groppo in gola. Nessuno mai gli aveva regalato questo senso di appartenenza.
Rimasero a perdersi uno negli occhi dell’altra per un po’, finché…
- Sposami Usagi –
Non fu una domanda, e Mamoru non aspettò risposta, qualunque altra parola aggiunta sarebbe stata di troppo.
L’urgenza con cui sentirono il desiderio di baciarsi regalò ad entrambi una boccata d’aria piena e fresca, come se fossero appena tornati in superficie dopo un’immersione troppo in profondità, come se fino a quel momento avessero respirato al 50% della loro reale possibilità, come se improvvisamente i pezzi del puzzle stessero combaciando perfettamente, perché ora avevano la forma giusta.
- Oh Mamo… davvero mi vuoi sposare? – anche se non aveva davvero bisogno di una risposta, sentirlo dire dalla sua voce era meravigliosamente reale.
- Certo che si! – rispose lui prendendole il viso tra le mani - E non ho intenzione di aspettare ancora – continuò tenendo lo sguardo fisso in quello di lei – perciò ora andremo da tuo padre e faremo le cose come si deve –
Mamoru iniziò a vestirsi in fretta mentre Usagi assimilava la reale portata di quelle parole.
Mamoru. Matrimonio. Kenji Tsukino.
Oddio.
Una bomba ad orologeria.
- Mamo, andare da mio padre? Adesso? Fare le cose come si deve? – annaspò lei in cerca di ossigeno – Fai sul serio? –
Mamoru la guardò più attentamente, mentre finiva di infilarsi la giacca ed esplose in una sonora risata.
- Usako la tua espressione è impagabile! – le disse continuando a ridere – sembri terrorizzata dal fatto che tuo padre possa avere qualche reazione assurda – continuò poi cercando di tornare un poco più serio.
- Be’… mio padre non prende mai bene “questo” genere di notizie – rispose lei punta sul vivo.
- Usagi, pensaci, io sono ancora vivo… se tuo padre non mi ha fatto fuori quando ha saputo della bambina, sono sicuro che sopravvivrò anche sta volta! E poi te l’avrò detto un milione di volte… ormai io e tuo padre abbiamo instaurato un gran bel rapporto, perciò rilassati… quello teso dovrei essere io, no? Infondo sto per chiedere ufficialmente la tua mano a tuo padre! – concluse lui con un sorriso che non lasciava possibilità di replica.
Fare le cose come si deve… ok adesso era tutto chiaro!
Usagi sorrise a sua volta, contagiata da tutta quella sicurezza e si lasciò guidare verso la porta di casa.
Anche se non aveva mai saputo i dettagli di quella famosa sera di alcuni mesi prima, aveva capito che suo padre aveva acquisito una certa fiducia nei confronti del suo fidanzato… fidanzato… adesso lo poteva dire davvero, a voce alta e ufficialmente… quasi ufficialmente, mancava solo l’approvazione di papà.
D’accordo… è passato… boh … 3 mesi forse … be’ è un sacco di tempo! Chiedo scusa!
Ma ormai siamo alla fine. Dopo anni finirò questa storia, costi quel che costi.
Grazie a tutti i lettori, siete tantissimi! |
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