Expecto Patronum

di ringostarrismybeatle
(/viewuser.php?uid=556297)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4, pt. 2 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 7, pt. 2 ***
Capitolo 10: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Cap 1 Harry Potter e la Pietra Filosofale




“Che tipo strano, non trovi?”

Harry, disteso sul proprio letto ormai da un’ora, con in mano la figurina che in precedenza aveva ospitato l’immagine del professor Silente, si voltò verso il ragazzo dai capelli rossi, conosciuto quel giorno nel suo primo viaggio verso Hogwarts.

In quel momento, non aveva particolarmente voglia di parlare. Non perché non desiderasse stringere amicizia con Ron. Aveva avuto la possibilità di parlare con lui e con altri ragazzi, in particolare coloro che erano stati collocati nella sua stessa casa. Avrebbe voluto chiedere, sapere, perché in fondo non conosceva quasi per niente quel mondo che da pochissimo tempo si era presentato dinanzi a lui. Ma quello non era il momento ideale. Lo sentiva.

“Chi?”

Rispose quasi in modo disinteressato, ma cercò di non farlo notare eccessivamente. Non voleva sembrare scortese. In fondo, Ron era la prima persona che avrebbe potuto considerare un amico. Non sapeva quanto quel rapporto sarebbe durato, non sapeva davvero se quel ragazzo dai capelli rossi sarebbe rimasto suo amico per sempre. Né se il loro legame sarebbe divenuto sempre più forte o, al contrario, si sarebbe interrotto improvvisamente. Ma in nessun modo avrebbe rischiato di rovinare subito ogni cosa. Avrebbe rimandato ad un altro momento le sue riflessioni solitarie. Riflessioni di cui avrebbe avuto bisogno.

Ron piegò senza molta attenzione i maglioni che sua madre aveva preparato per lui, sistemandoli nell’armadio che gli era stato riservato. Sbuffò rumorosamente, impilandoli uno sull’altro e rischiando di farli ricadere più volte a terra. Non avrebbe avuto alcuna voglia di vuotare i propri bagagli. Aveva quasi sperato che la buona e dolce Molly lo seguisse nel dormitorio dei Grifondoro per poter sistemare il suo angolo. Ma non era stato così. E solo quando era giunto lì aveva compreso che, da quel momento, sarebbe stato costretto ad occuparsi delle sue cose.

“Malfoy, è chiaro.”

Chiuse l’anta, in modo fin troppo rumoroso. Harry sobbalzò, nonostante la sua attenzione fosse già rivolta a lui. Fortunatamente, nella stanza, in quel momento, erano presenti solo loro. Tutti gli altri sembravano essere troppo eccitati all’idea di trovarsi ad Hogwarts. Non che loro non lo fossero. Anzi. Forse Ron aveva già ascoltato troppi racconti da parte dei suoi innumerevoli fratelli per essere davvero sorpreso. Conosceva ormai tutti gli angoli del Castello, come se lo avesse già visto. Eppure, quel giorno anche lui era stato colto da una certa eccitazione. Sarebbe stato impossibile non avvertire minimamente quel senso di euforia tipico dei ragazzi del primo anno.

Ed Harry.. Beh, per lui il discorso era stato totalmente diverso.

Non si trattava di semplice euforia. Non si trattava di ciò che accomunava tutti i ragazzi della sua età. Era qualcosa di ben diverso. Qualcosa che non aveva mai provato.

Si trattava di libertà.

Per la prima volta, dopo anni e anni, si sentiva libero. E per quel motivo avrebbe voluto trascorrere quella serata in silenzio e in solitudine, intento a meditare su ciò che fino a quel momento era stato costretto a vivere e su ciò che, invece, da quel momento sarebbe stato. Anche se, in fondo, non sapeva cosa davvero lo avrebbe atteso. Non sapeva cosa sarebbe accaduto il giorno successivo. Né il mese successivo. Né tantomeno dopo un anno trascorso lì. L’unica certezza era quel senso di libertà che lo aveva invaso.

Ron raggiunse nuovamente il proprio letto e si sedette su di esso, con lo sguardo rivolto verso Harry. Anche lui, un attimo dopo, fece come il suo compagno. Si mise a sedere, liberando la propria mente da tutti i pensieri e riportando alla memoria quel momento che lo aveva già visto protagonista all’interno della scuola.

“Già.”

Dovette ammetterlo, almeno a se stesso. Era stato un momento particolare, per lui. Non sapeva precisamente come definirlo. Non sapeva neanche cosa davvero avesse provato.

Nel corso di quella serata, più volte aveva ripensato a ciò che era accaduto. E più volte aveva incrociato lo sguardo di quel ragazzo durante la cena. Aveva sentito i suoi occhi su di sé, o almeno era ciò che aveva avvertito. E ogni volta in cui aveva cercato di guardarlo, per poterlo vedere nuovamente e studiare per qualche istante, era stato costretto a distogliere lo sguardo. Quel Draco Malfoy lo stava già osservando, confermando i suoi sospetti e le sue impressioni.

In fondo, non sarebbe stato difficile da avvertire. Lo sguardo di quel ragazzo era molto pesante da sostenere. Si poteva sentire sul proprio volto, sul proprio corpo. Anche senza voltarsi verso di lui, sarebbe stato certo di averlo su di sé.

Harry si trovò a rivivere quella scena. E vide nuovamente quella mano tesa verso di lui, quegli occhi puntati nei propri, quel volto caratterizzato da un sorriso beffardo e da un’aria di superiorità che avrebbe fatto rabbrividire tutti i ragazzi meno fortunati che si trovavano nella scuola. Praticamente, chiunque.

“Come tutta la sua famiglia, in fondo.”

Ron diede per scontato quel dettaglio su di lui e sulla sua famiglia, e in fondo Harry non aveva impiegato molto per comprendere a cosa quell’aria di superiorità fosse dovuta. Non conosceva Malfoy, né tantomeno i suoi familiari, ma nessuno che si trovasse in una condizione disagiata avrebbe messo in scena un simile spettacolo.

“La sua famiglia?”

Il ragazzo si interessò a quel particolare. Non seppe perché, ma decise che avrebbe desiderato sapere tutto ciò che Ron avrebbe potuto dirgli a riguardo. Il compagno sollevò le spalle, spostando lo sguardo a terra e mostrandosi meno divertito di qualche secondo prima. Ciò che pensava su Draco Malfoy e sulla sua famiglia era ben comprensibile, ma fin quando aveva avuto la possibilità di scherzarci su aveva sicuramente affrontato la questione in modo meno pesante. Eppure, in quel momento, sembrò quasi essere sofferente, nell’affrontare l’argomento. E molto presto, Harry comprese che quella non era un’impressione, ma la verità.

“Sì. Loro sono.. Diversi. Almeno, rispetto a noi. Sono una delle famiglie più ricche. E più.. Malvagie.”

Lo sguardo di Harry si fece interrogativo.

“Malvagie?”
“Già. Mio padre non vuole che io lo dica. Forse perché lavora per il signor Malfoy.”
“E come fai a saperlo, allora?”

Ron lo guardò per qualche istante, senza proferire parola. Poi sollevò le spalle, guardando nuovamente a terra.

“Non lo so. Ma ne sono certo. Tu non l’hai mai visto, Harry. E ti auguro di non vederlo mai. Ma se mai dovesse succedere, capirai di cosa parlo. E per di più..”

Si guardò intorno in modo furtivo, come se non volesse che qualcuno potesse sentirlo. Nella stanza con loro non c’era nessuno, ma volle comunque accertarsene, per evitare sorprese.

“Fred e George mi hanno detto che.. Insomma, non hanno voluto spiegarmi tutto. Dicono che sono troppo piccolo. Ma loro mi hanno detto che.. Lucius Malfoy ha qualcosa a che fare con la magia oscura. E con.. Tu-Sai-Chi.”

Gli occhi di Harry si spalancarono dinanzi a lui. Non sapeva molto sulla questione, si trovava a contatto con quel mondo da pochissimo tempo. Ma comprese da solo che avere a che fare con la magia oscura e con Tu-Sai-Chi non fosse propriamente un vanto per una famiglia.

“E perché dovrebbe?”
“Non lo so. Non mi hanno detto niente di più. Ma hanno ragione, quando dicono che si tratta di un uomo oscuro. Lo è davvero. E suo figlio è proprio come lui.”

Harry rifletté su quelle parole. Non riusciva ad immaginare come una persona potesse sembrare oscura, come Ron l’aveva definito. Forse perché nella sua vita non aveva avuto la possibilità di conoscere persone positive, diverse dai suoi zii e da suo cugino. E probabilmente, non li avrebbe davvero definiti oscuri. O meglio, probabilmente nel mondo dei babbani non esistevano persone oscure. Ma lì, nel mondo della magia, era più che possibile.

“Tu dici che Draco è una persona oscura?”

Ron sollevò le sopracciglia, abbassando leggermente il capo ed osservandolo come se quella domanda non meritasse neanche di essere posta.

“Accidentaccio, Harry. Certo che lo è. Forse adesso è ancora troppo presto per mostrarlo, ma quando diventerà come suo padre sarà proprio come lui.”

Sembrò essere certo delle proprie parole. Sembrò saperlo. E forse aveva ragione. In fondo, Ron conosceva lui e la sua famiglia da molto tempo. E nonostante non si fossero mai incontrati, anche Draco non aveva impiegato molto, prima di comprendere chi lui fosse. Lo aveva identificato come se quelle caratteristiche indicassero qualcuno di.. Inferiore. Ma per Harry non era così. Affatto. Draco Malfoy avrebbe desiderato la sua amicizia, solo perché lui era il Bambino che era Sopravvissuto. Solo perché la sua fama l’avrebbe sempre preceduto. Solo perché un Malfoy meritava amicizie elevate.

Ma no, Harry non lo avrebbe mai permesso. Harry era certo di ciò che aveva detto proprio a lui, dinanzi a quella mano tesa e a tutti i ragazzi che con il fiato sospeso stavano assistendo alla scena. Ragazzi che sembravano aver compreso più di loro quanto quell’incontro fosse importante e raro. Draco Malfoy ed Harry Potter. Un Malfoy ed il Bambino Sopravvissuto. E se quell’amicizia fosse nata, se quella mano fosse stata stretta, tutti loro avrebbero ricordato quel momento.

Ma quell’amicizia non sarebbe mai nata. Harry non desiderava l’amicizia di un ragazzino viziato, proveniente da una famiglia come quella dei Malfoy. Non c’era nulla che lo accomunasse a lui. Nulla che avrebbe potuto farlo avvicinare a lui.

“Sta’ lontano da lui, Harry.”

Parlò sinceramente. Nei suoi occhi ci fu tutta l’onestà di cui Harry avrebbe avuto bisogno.

“È un consiglio da amico.”

Ron sorrise in modo quasi goffo, rischiando di arrossire dinanzi al compagno.

“Perché noi siamo amici, vero?”

E con quelle parole, trasmise il suo sorriso anche ad Harry.

Aveva un amico. E quell’amico era Ron Weasley. Perché tutto ciò che Harry avrebbe desiderato era un amico sincero. Un amico vero. Un amico dai capelli rossi e da una vecchia toga di seconda mano.

Non avrebbe avuto bisogno di Draco Malfoy. Lo aveva saputo fin dal primo istante. Avrebbe saputo riconoscere da solo le persone sbagliate. E lui lo era. Certamente. Non avrebbe potuto portare niente di buono nella sua vita.

“Certo.”

Non avrebbe mai avuto bisogno di Draco Malfoy.

Mai.




Ciao a tutti :D Innanzitutto, mi presento: sono Claudia :) Questa è la mia prima pubblicazione in questo fandom! Finora, ho scritto sempre sui fandom dei Beatles e del Signore degli Anelli, da molto tempo desideravo scrivere anche qui, ma non avevo mai la giusta ispirazione! Quest'estate, finalmente, è arrivata :D

Che dire? Questa è la prima os di una raccolta. Ogni os sarà relativa ad un anno ad Hogwarts o fuori, ma in totale saranno dieci :) Quindi, alcuni anni ne avranno più di una! Mi auguro che questa prima os vi sia piaciuta e che non faccia troppa pena :D Per il resto, cercherò di aggiornare sempre di giovedì, almeno per avere un giorno fisso della settimana! Intanto, ringrazio tutti coloro che leggeranno e che seguiranno la raccolta :D

A presto!

ringostarrismybeatle

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Cap 2 Harry Potter e la Camera dei Segreti




“Potrei suggerire qualcuno che appartiene alla mia Casa?”

Il professor Piton guardò negli occhi Gilderoy Allock, con un’aria di sfida che, in fondo, tutti nell’aula avrebbero atteso. Evidentemente, l’idea di far duellare Harry e Ron era fin troppo scontata. E per niente entusiasmante. Almeno, non per tutti coloro che avrebbero voluto assistere ad uno spettacolo così eccitante come quello che stava per presentarsi davanti ai loro occhi.

Un sorriso impercettibile si disegnò sul volto del professore.

“Malfoy, magari?”

Riservò un ultimo sguardo ad Harry, voltandosi poi di scatto verso il ragazzo dai capelli biondi che già lo stava raggiungendo. Draco sorrise, rivolgendosi al professore, spostando poi gli occhi dinanzi a sé e continuando ad avanzare verso l’oggetto delle sue attenzioni.

Harry Potter.

Non che Harry avesse davvero voglia di duellare. In realtà, non ne aveva affatto. Dal momento in cui il professor Allock gli aveva chiesto di raggiungerlo per fare una dimostrazione davanti agli altri, si era mostrato palesemente annoiato. Soprattutto se a duellare con lui era Ron, con quella bacchetta rotta che avrebbe causato disastri anche per gli incantesimi più semplici, come lo stesso professor Piton aveva affermato.

Ma da quando sulla pedana era stato chiamato lui, le cose erano cambiate.

Da un lato, non aveva voglia di trovarsi di nuovo contro di lui. Erano stati contrapposti tante volte, da quando la loro avventura a Hogwarts era iniziata. Ma forse, mai come in quel momento.

E dentro di sé, Harry comprese che, in realtà, quello scontro stava portando in lui una grande eccitazione.

Quando Draco si fermò a qualche metro da lui, riuscì a catturare i suoi occhi con uno sguardo. Li tenne ben fissi sui propri, mantenne alta l’attenzione in essi, e sorrise. Cercò di curvare le labbra in modo che l’altro lo notasse, ma senza esagerare. E così fu.

Draco spostò lo sguardo su di esse, notando quel movimento nato appositamente per farlo innervosire. Ma no, non ci sarebbe riuscito. Avrebbe mantenuto la calma, qualsiasi cosa quel bastardo avesse fatto. Non gli avrebbe permesso di averla ancora vinta. Non quella volta. Non avrebbe avuto di nuovo un’occasione simile per umiliare Harry Potter. Il professor Piton gli aveva servito quella possibilità su un piatto d’argento. Proprio perché, come lui, avrebbe avuto lo stesso desiderio di vedere per la prima volta quell’aria di superiorità di Potter spegnersi. Preferibilmente, dinanzi a tutta la scuola. Dinanzi a tutti coloro che così tante volte l’avevano visto trionfare. Ma non quella volta.

Non avrebbe sprecato la sua occasione. Non avrebbe deluso il professore. Né se stesso.

Rispose a quel sorriso in modo sprezzante, come solo lui sapeva fare. Ed Harry riconobbe quel sorriso. Forse perché ormai aveva imparato a memoria tutti gli atteggiamenti e le reazioni di Draco. E i suoi stati d’animo. Non sapeva perché, ma ormai sembrava conoscerlo più di quanto lui stesso si conoscesse. Forse per quelle occhiate continue che gli aveva lanciato, da quando lo aveva conosciuto. Forse per quei momenti in cui lo aveva osservato, tenendosi bene a distanza, per comprenderlo, per studiarlo.

Già. Ma perché gli aveva lanciato quelle occhiate? E perché lo aveva osservato?

Si trovò a pensare a quei momenti, mentre intorno a loro i mormorii dei ragazzi divenivano sempre più forti. Ma Harry sembrò ignorarli. Forse perché, nella sua testa, altre immagini e altri pensieri avevano preso il sopravvento. E stavano rischiando di farlo estraniare fin troppo.

Mantenne i propri occhi sui suoi, osservandoli da lontano. E si trovò a chiedersi come sarebbe stato averli a pochi centimetri da lui, poter scavare in essi, per vedere cosa Draco nascondesse dentro di sé. Perché Harry sapeva che lui nascondesse qualcosa del proprio carattere. Non sapeva perché, ma in fondo sentiva che avrebbe voluto sapere di cosa si trattasse. Era certo che quel carattere che mostrava a tutti fosse soltanto un’armatura che aveva scelto di indossare contro il mondo. Per potersi difendere, per non permettere a nessuno di attaccarlo. Per attaccare prima che gli altri potessero farlo.

Eppure, dentro di lui riusciva a vedere altro. Draco era un ragazzo pauroso, aveva imparato a comprenderlo. Ogni volta in cui si trovavano nei guai era la persona più spaventata da ciò che sarebbe potuto accadere. Come l’anno precedente, quando erano stati spediti nella Foresta come punizione. Harry lo ricordava perfettamente.

Se non ti conoscessi bene, Draco, direi che hai una gran fifa.”

Rischiò di lasciarsi scappare un sorriso.

Gli piaceva provocarlo. Dannatamente. Perché sapeva che solo lui, con quell’atteggiamento, sarebbe stato in grado di confonderlo e di portarlo ad impazzire.

Confonderlo.

Già, confuso come proprio lui si sentiva? Perché era questo che Harry sentiva dentro di sé. Confusione. Ogni volta in cui lo vedeva, ogni volta in cui pensava a lui, pensieri mai concepiti prima comparivano nella sua mente, colmandola senza lasciargli scampo.

Insomma, da quando pensava cose simili? E soprattutto, da quando le pensava su di lui? Su di un ragazzo. Praticamente, nella sua vita Harry non aveva mai pensato alle ragazze. In quel momento, però, il suo corpo si stava sviluppando e stava iniziando a mostrare cosa fosse il desiderio. Quel tipo di desiderio. E non sarebbe stato strano avere pensieri come quelli. Eppure, fino ad allora non era mai riuscito ad osservare le ragazze con quel desiderio. E l’unico su cui aveva fatto dei pensieri, di qualsiasi tipo, era stato lui.

Fu difficile ammetterlo a se stesso. E forse quello fu il primo momento in cui lo fece. Si trovò davanti quegli occhi, quasi trasparenti, e sentì che in fondo non ci sarebbe stato nulla di sbagliato, nel desiderare di poterli osservare, di poterli sentire sul proprio corpo e di poterli tenere solo per sé. Non c’era nulla di male. Semplicemente, era ciò che avrebbe voluto. E nella vita aveva imparato che nulla sarebbe potuto essere sbagliato, se voluto con tutto il cuore.

Perché lui lo voleva con tutto il suo cuore, giusto?

Maledetto Malfoy. Forse se avesse smesso di guardarlo in quel modo, di cercare sempre di contrastarlo e di prevalere su di lui, Harry non avrebbe mai pensato certe cose. Ma no, lui aveva sempre bisogno di provocarlo, con quegli sguardi languidi che avrebbero ucciso anche il più grande mago. Con quei movimenti in alcuni casi fin troppo vicini per i suoi gusti. E con quel tono che riusciva a provocare in lui contemporaneamente nervosismo ed eccitazione.

Non sapeva spiegarlo. Non sapeva perché quella stupida voce lo portasse alla pazzia in quel modo. Sapeva solo che la sua aria di superiorità aveva qualcosa di dannatamente..

Smettila.

No, sarebbe stato sbagliato pensarlo. Insomma, pensarlo ancora una volta. Quante altre volte aveva pensato una cosa del genere? Quante altre volte aveva sentito il suo corpo sconvolgersi, sotto l’effetto di quell’atteggiamento? Ma non quella volta. Non gli avrebbe permesso di farlo. Non più.

Non avrebbe sprecato quell’occasione di imporsi contro di lui. Davanti a tutti. Probabilmente non avrebbe avuto un’altra possibilità come quella. Avrebbe dimostrato una volta per tutte che Draco Malfoy era soltanto uno stupido ragazzino viziato. E avrebbe dimostrato a se stesso che non aveva nessuna influenza su di lui. E mai l’avrebbe avuta.

Senza volerlo, entrambi stavano pensando a quell’occasione di prevalere. Entrambi stavano pensando che quella non sarebbe stata una semplice dimostrazione.

“Bacchette in posizione.”

La voce del professor Allock risuonò nella sala, interrompendo il flusso dei loro pensieri. Entrambi si destarono, avvicinandosi di qualche passo e trovandosi a quella distanza che avrebbero desiderato.

Un istante di silenzio, in cui i loro occhi si fissarono gli uni negli altri, con una determinazione che mostrò tutto il loro desiderio di rendere quella giornata decisamente più interessante.

Improvvisamente, le loro braccia scattarono, per portare le loro bacchette dinanzi al viso, in segno di saluto. O, forse, di sfida. E dietro quelle bacchette, i loro occhi si fecero più attenti, per poter studiare qualsiasi movimento. Qualsiasi sguardo. Qualsiasi istante.

“Paura, Potter?”

Come sempre, la miglior difesa sarebbe stata l’attacco.

In quel momento, sarebbe stato in grado di comunicare quelle parole anche solo attraverso lo sguardo. I suoi occhi erano divenuti così espressivi da rappresentare un libro aperto per Harry.

Anche Draco ricordò quelle parole che l’altro aveva pronunciato un anno prima, nella Foresta. Già, lo aveva accusato di avere paura. Paura. Lui. Ma si sbagliava. E in quel momento, l’unico ad essere spaventato era quel dannato Potter. Aveva visto qualcosa in lui. Qualcosa in quell’esitazione che non dipendeva dal dover duellare davanti all’intera scuola. No. Dipendeva da chi si trovava dinanzi al suo volto.

Quel bastardo pensava davvero che Draco non avesse notato le occhiate che gli lanciava? Maledetto Potter. Che cosa pensava di fare? Di farlo cadere ai suoi piedi come aveva fatto con tutta la scuola? No. Lui non era così stupido. Non sarebbe mai stato così stupido da farsi ingannare da quegli stupidi occhi.

Già. Ma in fondo, come aveva fatto a notare quegli sguardi? Avrebbe dovuto mantenere la lucidità, in quei momenti di riflessione con se stesso. E neanche per un istante avrebbe dovuto smettere di essere onesto. Insomma, li aveva notati perché anche lui era stato decisamente impegnato a guardarlo. Quasi sempre di sfuggita, senza soffermarsi troppo su di lui, per paura di essere visto. Ma lo aveva fatto. E non avrebbe potuto negarlo.

Perché lo aveva guardato? Perché diamine lo aveva guardato?

Se c’era qualcuno più dannato di Potter, era proprio lui. Come aveva fatto a farsi mettere nel sacco in quel modo?

Sta’ calmo.

Nessuno lo aveva messo nel sacco. Nessuno lo aveva ingannato. Soprattutto, non Potter.

Potter aveva solo paura. Paura di lui.

“Ti piacerebbe.”

Il cuore di Draco perse un battito. Perché, in quel momento, tutte le sue convinzioni sembrarono sparire.

Le sue labbra rischiarono di dischiudersi, ma fece uno sforzo per tenerle serrate. E sul suo volto si disegnò una sorta di ghigno sprezzante, quasi disgustato da quella risposta. E da lui.

Ma no. Non gli avrebbe dato alcuna importanza. Non quella volta. Sarebbe rimasto impassibile, concentrato sul suo obiettivo.

Abbassarono la bacchetta, tra i sussurri dei compagni che divenivano sempre più forti. Scommesse su chi avrebbe avuto la meglio, su chi avrebbe sferrato il primo colpo, su cosa sarebbe accaduto in quella giornata, che sarebbe stata ricordata ancora per molto.

Si voltarono, riprendendo a camminare e raggiungendo la giusta dinanza per poter iniziare quel duello. Solo quando si trovarono nel punto giusto tornarono nuovamente uno di fronte all’altro, già in posizione, con la bacchetta stretta nella mano destra. Draco portò la sinistra in avanti, in una posizione che certamente aveva imparato da suo padre. Harry, al contrario, pose in avanti la mano con la bacchetta, pensando che quel modo potesse essere il migliore per poter attaccare per primo.

“Al mio tre, lanciate l’incantesimo per disarmare l’avversario. Solo per disarmarlo. Non vogliamo incidenti, qui.”

Il professor Allock si affrettò a specificare. Entrambi, come i loro compagni, conoscevano quell’incantesimo. Ma preferì chiarire che sarebbe stato l’unico ammesso.

I ragazzi tra il pubblico si guardarono più volte in viso, cercando di comprendere se davvero qualcuno tra di loro pensasse che i due avrebbero obbedito a quell’ordine. Dalla sua parte, il professor Piton non aggiunse altro. E se Allock non avesse chiarito quel punto, allo stesso modo sarebbe rimasto in silenzio. E non sarebbe stato difficile immaginare il motivo.

“Uno.”

Il conto iniziò. In modo lento. Troppo lento, contrastando con il battito dei loro cuori.

“Due.”

Ma Draco non poté più attendere.

Everte statim!”

Fu più forte di lui.

Un bagliore improvviso dalla sua bacchetta. E un profondo senso di appagamento dentro di lui.

Harry venne colpito in pieno e spedito con forza qualche metro più indietro, ai piedi del professor Allock che con gli occhi sbarrati osservò la scena.

Senza neanche rendersene conto, Harry si ritrovò a terra, disteso sul fianco destro. E si sentì ribollire di rabbia. Sollevò nuovamente il volto, e lo vide. Quel sorriso ancora più beffardo, accompagnato dalle risate dei Serpeverde che non avrebbero potuto far altro che gioire, dinanzi a ciò che era appena accaduto.

Bastardo.

Probabilmente, entrambi lo pensarono.

Harry, senza alcun dubbio, perché Draco non aveva rispettato gli ordini. Ma, in fondo, guardando dentro di sé, comprese che se il compagno avesse esitato un istante di più, sarebbe stato lui il primo a colpire.

Draco, perché Harry Potter era davvero un bastardo. Il peggiore che avesse mai conosciuto. E avrebbe meritato ogni singolo istante di dolore che i suoi incantesimi avrebbero potuto infliggergli. Perché nessuno, nessuno si sarebbe potuto permettere di entrare nei suoi pensieri così facilmente, come lui aveva fatto. Soprattutto se si trattava di quel maledetto Potter.

Lo vide rialzarsi in pochi istanti, ed il suo sorriso si trasformò nuovamente in una sorta di smorfia di disgusto. Ma non ebbe il tempo di fare altro. Di muoversi, di pensare, di tornare all’attacco. Ebbe solo il tempo di udire la sua voce.

Rictusempra!”

Lo gridò con una convinzione che forse non lo aveva mai contraddistinto. Ma, in quel momento, non poté reagire diversamente.

Una luce scaturì dalla sua bacchetta e in un frangente raggiunse il corpo di Draco, che venne sbalzato lontano, con uno sguardo misto tra la sorpresa e l’umiliazione. Cadde a terra violentemente, con le gambe divaricate, proprio dinanzi al professor Piton che, in quel momento, non poté non smorzare il sorrisetto precedentemente comparso sul suo viso. Tornò serio, e puntò due occhi di fuoco su Draco. Il ragazzo quasi ebbe timore di sollevare lo sguardo. Ed avrebbe avuto tutte le ragioni del mondo per temere.

Lo guardò. E in quello sguardo sentì che avrebbe desiderato essere in qualsiasi luogo. Ma non lì.

È proprio come lui.

Sì. Perché in quel momento dalla sua mente scomparve qualsiasi cosa. La sala gremita di studenti. Il duello. Persino Potter. E comparve un solo sguardo. Così diverso da quello del professor Piton, ma così simile per ciò che stava comunicando.

Delusione.

E in quella delusione, Draco vide lo sguardo di suo padre.

Da tempo non gli capitava di pensare a lui. Da tempo non gli capitava di sentirsi inadeguato, come suo padre lo faceva sempre sentire. In quel momento, lui non era lì, ma si sentì come se ci fosse. Perché quello stesso sguardo si trovava su di lui. E comprese che mai prima di quel momento si era sentito così inadeguato. Ci sarebbero state tante altre occasioni in futuro per sentirsi in quel modo. Suo padre gli avrebbe permesso di sentirsi una delusione ancora per tante volte. Ma negli anni avrebbe sempre ricordato quel momento. Un momento in cui, paradossalmente, suo padre non era presente fisicamente. E proprio questo gli fece comprendere quanto quella situazione fosse per lui dura da affrontare.

Non era lì. Eppure, il primo a cui aveva pensato era stato proprio lui.

La mano del professor Piton si affrettò a raggiungere il colletto della sua camicia, tirandolo nuovamente su e spingendolo verso il suo avversario. Non ebbe tempo di riflettere. Nella sua mente offuscata, solo gli occhi di suo padre.

Suo padre.

Cosa avrebbe reso felice suo padre?

Non sarebbe stato difficile.

“Ho detto solo per disarmare!”

Ma le parole del professor Allock caddero nel vuoto.

Suo padre odiava Harry Potter. E avrebbe decisamente sorriso, nel sapere che suo figlio avesse umiliato quello stupido Potter in un duello.

Serpensortia!”

Fu il veleno presente nel suo corpo a spingerlo ad usare quell’incantesimo. Un incantesimo che sicuramente non aveva imparato ad Hogwarts. Era stato suo padre ad insegnarglielo, come molti altri. E anche per quel motivo aveva scelto di utilizzarlo.

Un serpente si frappose tra lui ed Harry, sotto lo sguardo spaventato della scuola, contrapposto al suo sorriso, tornato beffardo come in precedenza.

Ed ora, cosa farai?

Non gli avrebbe più permesso di prendersi gioco di lui in quel modo. Di incantarlo con qualche sguardo, con qualche occhiata lanciata di sfuggita e rimasta in sospeso tra di loro, nei momenti in cui Draco attendeva qualsiasi cosa, ma non quello.

Non gli avrebbe più permesso di umiliarlo davanti a tutti. Che fossero compagni, professori. Chiunque. Non gli avrebbe più permesso niente di simile

E non gli avrebbe più permesso di farlo sentire inferiore. Inadeguato.

Rimase immerso in quei pensieri, per tutto il tempo in cui Harry osservò il serpente. Quasi non si accorse del fatto che il professor Allock stesse cercando, in modo decisamente imbarazzante, di sbarazzarsi del frutto del suo incantesimo.

Avvertì soltanto quel linguaggio così strano. Così particolare.

Un linguaggio che proveniva dalle labbra di Harry Potter. E dentro di sé, non poté credere a cosa stesse accadendo.

Serpentese.

Il resto, fu storia di Hogwarts.




Ciao a tutti :D Eccomi qui, come promesso sono tornata di giovedì per l'aggiornamento della raccolta :D Ed ecco a voi, la Camera dei Segreti! Dunque, la scena mi è sempre sembrata la migliore per poter cavare fuori qualcosa, e in questo caso non poteva che trattarsi di qualcosa di introspettivo.. Ma dalla prossima, ahi ahi, inizierà il contatto! E che contatto :P

Questione età: è un problema che ho posto, nel momento della stesura, e che mi ha fatto notare anche Kia85 (grazie di tutto, intanto) <3 Secondo me, come in fondo è giusto che sia, la realtà di Harry Potter è un po' "edulcorata", nel senso che sembrano ancora bambini, ma in realtà alla loro età i ragazzi iniziano già a pensare a.. Ben altro ^^" Vi assicuro che ho cercato di ripensare a quando avevo quell'età e, soprattutto, ho chiesto ai miei amici informazioni a riguardo :'D Cosa non si fa pur di scrivere!

Comunque, come sempre, ringrazio tutti coloro che stanno seguendo la raccolta :) Grazie davvero! Vi aspetto per il prossimo aggiornamento!

A presto!

ringostarrismybeatle

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Cap 3 Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban




“Molto divertente, Neville!”

Le risate dell’intera classe si mescolarono agli applausi, dinanzi all’insolito spettacolo del professor Piton vestito da donna. Ed in modo stravagante. Proprio come la nonna di Neville.

Il professor Lupin rise di cuore, congratulandosi con il giovane Paciock per l’esecuzione di quell’incantesimo.

“Bene, ragazzi. Chi è il prossimo?”

Gli studenti riuscirono a prendere coraggio, e uno alla volta si fecero avanti per poter sfidare il Molliccio utilizzato nella lezione e, in quel modo, le loro paure. All’interno dell’aula comparvero così le forme più disparate. Dal ragno gigante, naturalmente opera di Ron, al serpente che minacciò l’intera classe, fino ai timori più segreti degli studenti del corso.

“Non abbiate paura. Concentratevi.”

Harry si guardò intorno. Era quasi il suo turno. E dentro di sé, nonostante quella lezione fosse molto divertente e diversa rispetto a quelle a cui lui e i suoi compagni erano abituati, sentì una paura crescere sempre di più.

Cosa sarebbe apparso, dinanzi a lui?

In fondo, il professor Lupin avrebbe dovuto immaginare la difficoltà di mettere un ragazzo come lui nella condizione di dover affrontare la sua paura più grande. Effettivamente, in quella stanza sarebbe potuto comparire Voldemort. E nonostante si trattasse di un semplice Molliccio, la situazione non sarebbe stata delle più pacate da affrontare.

Ma in fondo, egli sapeva che non si sarebbe trattato di lui. Perché, inaspettatamente, c’era qualcosa che in quel periodo era riuscito a spaventarlo maggiormente. In realtà, perché lui non aveva mai avuto una reale paura di Voldemort. Forse perché si era sempre trovato ad affrontarlo senza rendersene conto, all’improvviso, e senza avere il tempo di comprendere di dover avere paura di lui.

Sapeva cosa sarebbe comparso. Un dissennatore. Ne era certo. E solo l’idea di vedere nuovamente una di quelle creature dinanzi a sé rischiò di farlo cedere al timore. Ma, come chiunque altro, avrebbe dovuto affrontare le proprie paure. Anche se nel suo caso si trattava di una questione ben più grave.

“Avanti, Draco. Tocca a te.”

Harry si destò nuovamente dai propri pensieri. A breve sarebbe stato il suo momento. Ma a tutti i costi sarebbe rimasto concentrato per poter assistere alla dimostrazione di Malfoy. Non l’avrebbe persa per nessun motivo al mondo.

In fondo, cosa sarebbe potuto comparire?

Non aveva idea di quale fosse la paura più grande di Draco. Forse suo padre. Fu proprio verso Lucius Malfoy che la mente di Harry vagò automaticamente.

La paura di non essere mai abbastanza per suo padre, di poterlo deludere. Ancora.

Il ragazzo dai capelli biondi iniziò a camminare, ancora con un braccio fasciato per l’incidente con Fierobecco. Era ormai quasi in grado di muoverlo totalmente, ma la fasciatura sarebbe stata ancora necessaria per un po’.

Si avvicinò titubante a quell’armadio chiuso. Quel tipo di esercitazione non faceva per lui. Non avrebbe mai potuto apprezzarla. In fondo, tutti sapevano che tipo di carattere egli avesse. E mai, mai, avrebbe desiderato mostrare le proprie paure e le proprie debolezze dinanzi agli altri.

“Sei pronto?”

Il professore si preparò ad aprire l’armadio, guardando in direzione del ragazzo. E quando lui, con un cenno del capo in realtà poco convinto, lo confermò, la maniglia scattò.

Draco cercò di non pensare a nulla, nella speranza di non veder comparire neanche una minima figura da quella porta. Cercò di liberare la propria mente, di sgomberarla da qualsiasi pensiero. Ma a parlare per lui fu il suo subconscio.

E tutto sembrò fermarsi, non appena il Molliccio prese la forma che egli, inconsciamente, gli aveva dato.

Gli sguardi dei compagni si posarono prima su quella figura, spostandosi poi sullo stesso Draco. Le labbra del ragazzo si dischiusero, mentre un profondo desiderio di svanire si impossessò di lui.

Ma ci fu un’altra persona che sentì il proprio cuore fermarsi per un istante. Harry.

Non avrebbe mai potuto immaginare una cosa simile. E se fino a quel momento aveva pensato che sarebbe stato divertente vedere quale fosse la maggiore paura di Draco, in quell’istante avrebbe preferito essere in un qualsiasi altro luogo, ma non lì. Perché guardando di fronte a sé, ebbe l’impressione di guardarsi in uno specchio.

Il Molliccio aveva assunto il suo aspetto. L’aspetto di Harry.

Il silenzio colmò quell’aula enorme, mentre i ragazzi iniziavano a guardarsi con aria interrogativa. Persino il professor Lupin trattenne il respiro per qualche istante. Non sapeva, effettivamente, cosa fosse accaduto tra Potter e Malfoy, ma in quel momento comprese che si trattava di una situazione non particolarmente facile da affrontare.

Ma quel silenzio si ruppe. Perché qualche istante dopo, le prime risatine di scherno iniziarono a riecheggiare all’interno della stanza. Fu inevitabile. E in quel momento, Draco si sentì morire.

Non aveva mai provato una simile vergogna. Mai nella sua vita. E non sarebbe rimasto un secondo in più in quell’aula. Soprattutto dopo aver udito una frase, pronunciata da chissà chi, che per lui rappresentò l’umiliazione più grande.

Malfoy ha paura di Potter.

Si voltò improvvisamente, senza incrociare gli occhi del professore neanche per un istante. E a passo svelto, con lo sguardo fisso sul pavimento, si diresse fuori dalla stanza, quasi fuggendo da una scena che mai avrebbe voluto vivere.

Ma ad incrociare lo sguardo di Lupin fu lo stesso Harry, che dal primo momento aveva assistito con il cuore in gola. E fu proprio lui, con un cenno del capo, a concedergli la possibilità di andare via. Ne avrebbe avuto bisogno.

Corse via dalla stanza, mentre la lezione cercava di riprendere in modo regolare. E quasi andando alla cieca, si diresse per i corridoi di Hogwarts, in una zona del Castello quasi inesplorata in quei tre anni trascorsi lì.

Non seppe cosa lo portò in quella stanza immersa nella penombra in cui si trovò ad entrare. Forse un sesto senso che, in quel momento, aveva deciso di ascoltare. Non avrebbe avuto alternative. Cercò di guardarsi intorno, ma il buio di quella stanza, totalmente priva di finestre, non glielo permise.

Avrebbe potuto illuminarla, ma no, sentì di non doverlo fare. Ma allo stesso modo, volle verificare che Draco non fosse lì.

Hominum revelio.”

La punta della sua bacchetta si illuminò di blu, ed una piccola palla di luce fluttuò nell’aria, spostandosi sempre più avanti fino a girare a destra. Harry ebbe quasi timore di seguirla. In fondo, dietro quel muro avrebbe potuto trovare chiunque. Ed in quel periodo, vagare da solo all’interno del Castello, soprattutto in stanze come quella, non sarebbe stato sicuro. Sirius Black sarebbe potuto essere in agguato.

Ma in fondo, fu il suo cuore a parlargli. Ed egli fu certo che lì avrebbe trovato la persona che cercava.

Seguì quella luce, lentamente, facendo attenzione a qualsiasi movimento. Tenne la bacchetta ancora alta, per evitare di farsi cogliere alla sprovvista. Ma quando girò leggermente a destra, qualcun altro fu più veloce di lui.

Harry avvertì una mano afferrare il colletto della propria camicia, e in un solo istante si trovò con le spalle premute con violenza contro il muro.

Una bacchetta, totalmente nera, semplice come nessun’altra, ma allo stesso tempo incantevole, puntata a qualche centimetro di distanza dal suo volto. Dietro di essa, due occhi di ghiaccio, brillanti anche nell’oscurità della stanza.

“Abbassa la bacchetta.”

Fu Draco stesso ad imporsi sull’altro, per evitare che egli potesse reagire.

“Abbassala.”

Seppe che, prevalendo su di lui dal primo momento, sarebbe stato in grado di contrastarlo.

Solo questo è il modo per vincere la paura.

Eppure, neanche lui fu convinto di quel pensiero.

Harry fece come gli veniva detto. La sua mano si abbassò lentamente, fino a ritrovarsi attaccata al corpo. Ma la presa di Draco sulla bacchetta sembrò voler restare sempre salda, nonostante la mano con cui si trovò a tenerla fu proprio quella fasciata.

“Sei venuto a prendermi per il culo?”

Pronunciò quelle parole con un tono duro. Un tono che, nonostante tutti i diverbi tra di loro, Harry non aveva mai udito. Deglutì lentamente, mantenendo i propri occhi sui suoi ed iniziando ad abituarsi a quella penombra.

“No.”
“Non dire cazzate. So perché sei qui.”

Strinse ancor di più la presa sul colletto della sua camicia.

“Ti sbagli.”
“Vuoi sapere perché è accaduto questo a lezione.”

Lo sguardo di Harry confessò per lui. Sì, era quella la verità. E non ebbe bisogno di rispondere, per farlo comprendere al compagno.

“Non ho niente da dirti. Perché so che in ogni caso andresti dai tuoi stupidi amichetti a raccontarlo.”
“Malfoy, io-”
“No. Sarebbe l’ennesimo modo per farti sentire importante.”

Importante.

Già, ma in fondo, quello stupido Potter non si era già sentito abbastanza importante a lezione? Draco non aveva mai incrociato i suoi occhi, in quegli istanti, ma aveva immaginato lo sguardo fiero di chi, ancora una volta, si sente al centro dell’attenzione. Soprattutto in una situazione simile, in cui ad essere bersagliato sarebbe stato lui. Il suo eterno rivale all’interno di Hogwarts.

“Se mi lasciassi parlare-”
“Perché? Così potresti compatirmi? Non ne ho bisogno. Non ho bisogno di sentire le tue stupide parole buoniste. So già cosa mi diresti, ma non ho voglia di sentirti.”

Harry sospirò, ma non demorse.

“Draco. Vorrei solo capire perché è accaduto questo. Davvero sono io la tua paura più grande?”
“Ti ho detto che non ho alcuna voglia di parlarne.”
“Ma devi. Di cosa hai paura? Di me? Di affrontarmi? Di essere inferiore?”
“Non osare.”

Premette con la punta della bacchetta sulla sua guancia, spingendo la sua testa contro il muro che si trovava dietro di lui.

“Non osare dire una cosa del genere.”
“È la verità, Malfoy. Altrimenti da quella porta non sarei mai comparso io.”
“Io non ho paura di te.”

Parlò con un tono duro, ma dentro di sé iniziò a sentire il dubbio che ormai da tempo lo attanagliava tornare a crescere.

“Non ho paura di te, Potter.”

Cercò di ripetere quella frase dentro di sé, ma le parole vennero fuori dalle sue labbra senza controllo. Ed Harry lo notò.

“Chi stai cercando di convincere, Malfoy?”

Riuscì a voltare leggermente il capo verso di lui, approfittando del fatto che la sua stretta sulla bacchetta fosse, in quel momento, meno salda.

“Me o te stesso?”

Lo guardò negli occhi, e la sicurezza di Draco vacillò. Le sue labbra si dischiusero leggermente, mentre tutte le barriere che egli aveva cercato di erigere contro di lui iniziarono a crollare.

“Draco. Vuoi dirmi cosa c’è che non va?”

Harry cercò di farlo ragionare. Osservò i suoi occhi, mai da una distanza così breve.

“C’è sempre stato qualcosa che non è andato, Potter.”
“Sì, ma questo è troppo.”

Aveva ragione. Era troppo per entrambi. Ma soprattutto, era troppo per lui.

Draco non aveva mai pensato di doversi trovare a spiegare. Di doversi trovare a giustificare i suoi timori. Soprattutto, quello più grande.

Eppure, era la verità. Non temeva davvero Harry Potter. Non aveva paura di lui. Né tantomeno di essere inferiore. Aveva semplicemente paura di quei sentimenti che da tempo aveva iniziato a provare. Sentimenti sbagliati, ne era certo. Perché non ci sarebbe mai stato nulla di giusto, in ciò che lui sentiva. E nessuno avrebbe mai dovuto saperlo.

“Draco.”

Lo distolse dai suoi pensieri. Draco tornò con lo sguardo su di lui, ad osservare quegli occhi.

“C’è qualcosa che devi dirmi?”

Dentro di sé, Harry lo sperò.

Forse sperava che quell’occasione arrivasse almeno da un anno. O forse, da una vita. Ma non aveva mai pensato che si sarebbero trovati a viverla. In fondo, fino a poco prima della lezione con il professor Lupin non avrebbe neanche mai potuto pensare che anche da parte di Draco potesse esserci qualcosa. Ma quella giornata aveva mostrato molto. Ed il resto era stato detto dai suoi occhi, mai così sinceri.

Draco lo guardò. Il cuore a mille, impazzito sotto i battiti martellanti. Harry avvertì il suo respiro, ora leggermente affannato, su di sé. E comprese che quello sarebbe stato il momento della verità.

Avrebbe avuto bisogno di tutte le proprie forze per poter parlare. Per confessare ciò che da troppo tempo teneva dentro di sé. E per potersi liberare di quel peso.

Ma io non sarò mai forte.

Ma quella convinzione riecheggiò nella sua testa. E il suo sguardo si spense improvvisamente.

Draco abbassò il braccio fasciato, e con esso la bacchetta puntata minacciosamente sul volto di Harry. La presa sulla sua camicia si indebolì, e in pochi istanti il ragazzo la lasciò andare totalmente. I suoi occhi rimasero ancora per qualche secondo su quelli del compagno, ma poi si spostarono più in basso, persi nel vuoto. Ed ogni sua speranza di liberare il proprio cuore fu vana.

“No. Niente.”

Non avrebbe voluto perdere altro tempo lì. Neanche un istante. Tutto ciò che era accaduto era servito solo a mostrarlo più debole davanti agli occhi di Potter. E ai suoi stessi occhi.

Si voltò rapidamente, avviandosi verso l’uscita, nel buio totale di quel luogo.

“Aspetta.”

Ma si immobilizzò. Non per quella parola, pronunciata con una convinzione che forse Harry non aveva mai provato. No. Si immobilizzò perché, in quel momento, la sua mano venne raggiunta improvvisamente da quella del compagno. In maniera totalmente inaspettata. Senza alcun preavviso.

Draco attese qualche secondo, prima di riuscire a voltarsi. Non sarebbe riuscito a vedere nulla, ancora in quell’oscurità che aveva avvolto ogni cosa. Ma allo stesso modo, seppe che non avrebbe avuto bisogno degli occhi per vedere. In quel momento, avrebbe avuto bisogno solo del suo cuore.

Avvertì la sua pelle sulla propria, in quella stretta che forse Harry non avrebbe voluto rendere così forte, ma che risultò tale sulla mano di Draco. Sembrava quasi che la sua pelle andasse a fuoco, sotto quel contatto. Ma neanche per un istante egli pensò di sottrarsi ad esso.

Nel buio, solo i loro occhi, incatenati da qualcosa che sarebbe andato persino oltre la magia.

“Draco.”

Sussurrò il suo nome, come mai era capitato. Ma nel modo che sempre aveva desiderato. Sfiorò ancora le sue dita, incrociando con esse le proprie e sentendo che, forse, quella giornata sarebbe stata quella che da tempo stava aspettando. Che entrambi stavano aspettando. Senza saperlo.

“Ora sai perché, due anni fa, ho deciso di non stringerti la mano”.

Harry parlò con il cuore il mano. Non pensava di poter essere così sincero, non pensava di poter essere così forte. Ma se Draco non riusciva ad esserlo, lo sarebbe stato lui per entrambi. Penetrò nei suoi occhi e gli trasmise tutto ciò di cui avrebbe avuto bisogno.

“Perché?”

Draco si lasciò andare, ponendo quella domanda con una sensibilità che non aveva mai fatto parte di lui. O forse, che non aveva mai mostrato.

Harry avrebbe voluto sorridere, ma non ci riuscì. Il suo volto era totalmente tirato dal nervosismo e dalla tensione del momento. E l’unica cosa che riuscì a fare, fu parlare. E dire ciò che da molto avrebbe desiderato dire.

“Perché ero certo che, se lo avessi fatto, non sarei più riuscito a lasciarla andare.”

Non temette nulla. Perché, in quel momento, tutto ciò che gli interessava era essere lì, con lui.

“E so che adesso non potrò più farlo.”

Indietreggiò, attirando nuovamente verso di sé Draco. Ed egli lo seguì. Come sempre avrebbe fatto. E in quel momento, fu in grado di ammetterlo a se stesso.

Harry posò la schiena contro il muro, delicatamente, e subito dopo avvertì le gambe di Draco contro le proprie. Il compagno si avvicinò, tenendo sempre ben stretta la sua mano, e i loro occhi non osarono distaccarsi gli uni dagli altri neanche per un solo istante.

“E non voglio farlo.”

Furono parole che Draco non avrebbe mai pensato di ascoltare. Non da lui.

E furono parole che gli restituirono quella forza che credeva di non avere dentro di sé.

E senza attendere ancora, agì.

Si sporse in avanti, annullando quella distanza ancora presente tra loro e raggiungendo il suo viso di colpo. Posò la propria fronte contro quella di Harry, continuando a fissare i suoi occhi ed avvertendo il suo respiro, che iniziò a mescolarsi con il proprio. E sentì di non poter più esitare. Sentì che quel momento sarebbe stato quello che desiderava da molto, troppo tempo. Più di quanto egli stesso avesse potuto pensare.

Si avvicinò ancora, e finalmente le sentì. Avvertì le sue labbra sulle proprie, restando immobile, senza avere più il coraggio di muoversi. Fu una sensazione che non aveva mai provato. E se per caso l’avesse provata in precedenza, non avrebbe mai avuto lo stesso sapore. Perché quello era tutto ciò che aveva sempre voluto.

Sentì le sue labbra chiudersi lentamente sulle proprie, accompagnandole in quel movimento. Harry chiuse gli occhi, per assaporare al massimo la sensazione di quel bacio. Ma Draco non riuscì a farlo. O forse, non volle farlo. Avrebbe voluto ancora osservare il volto del compagno, in quel momento in cui, finalmente, i loro corpi e i loro cuori si fusero in un’unica realtà.

Draco rispose a quel bacio, premendo ancora a fondo sulle sue labbra ed avvertendo il proprio corpo reagire a quel contatto. Spinse in avanti il bacino, senza rendersene davvero conto, e inaspettatamente prese in mano le redini di quel gioco. Dischiuse le proprie labbra, permettendo al compagno di fare altrettanto e ai loro sapori di mescolarsi per davvero. E comprese che il suo sapore era proprio come l’aveva sempre immaginato.

Ed era tutto ciò di cui avrebbe avuto bisogno.

Perché quello, solo quello, sarebbe stato il modo giusto per vincere la sua paura.

Chiuse nuovamente le proprie labbra, restando fermo per qualche istante. Ed Harry lo lasciò fare. Gli lasciò la libertà di fare qualsiasi cosa, perché comprese che per lui sarebbe stato tutto più difficile. Più difficile da accettare, più difficile da realizzare. Sarebbe restato volentieri lì, ancora per qualche minuto, o forse per qualche ora. Ma se lui non avesse voluto, avrebbe rispettato la sua decisione.

E così fu. Un istante dopo, Draco si distaccò dalle sue labbra, aprendo totalmente gli occhi, fino a qualche istante prima dischiusi. Si sentì estremamente confuso, ma mai come in quel momento certo di aver fatto ciò che lo faceva sentire felice.

Perché forse la felicità è ciò che rende confusi.

Ed egli avrebbe voluto trascorrere tutta la propria vita in confusione.

Ma, in quel momento, avrebbe avuto bisogno di solitudine.

Lo guardò per l’ultima volta negli occhi, in uno sguardo ricco di sentimento. E un istante dopo, fuggì nell’oscurità di quella stanza, lasciando Harry solo con i suoi pensieri. E con quel sapore ancora vivo sulle proprie labbra.




Ciao a tutti :D Eccomi, è giovedì e sono tornata con l'aggiornamento della raccolta :D Eccoci alla terza os e, oh, oh.. Ma cosa accade qui :D Bene, quindi siamo giunti ad una svolta *-* E che svolta! Finalmente :D Bene, possiamo iniziare a pensare al Calice di Fuoco.. E vi anticipo che il tema sarà (come forse è ovvio) il Torneo Tremaghi :D Ma, soprattutto, che le os dedicate al quarto saranno due :D

Come sempre, ringrazio tutti coloro che stanno seguendo la raccolta (siete davvero tantissimi *-* ) e in particolare Fujiko91 che recensisce sempre, in qualsiasi fandom :D Vi aspetto per il prossimo aggiornamento!

A presto!

ringostarrismybeatle

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Cap 4 Harry Potter e il Calice di Fuoco




Draco continuò a camminare nervosamente avanti e indietro dinanzi al ritratto della Signora Grassa, in attesa.

La donna lo osservò a lungo, squadrandolo dalla testa ai piedi e guardandolo con un certo disgusto. Un Serpeverde dinanzi la sua porta. Questo non era mai accaduto. E lei ne era sempre stata davvero felice.

Erano ormai le due di notte. Nessuno si aggirava per il Castello di Hogwarts, se non lui. Non sarebbe stato saggio, non in quel periodo. Il Torneo Tremaghi era ormai al termine, ma c’era ancora.. Qualcosa. Qualcosa che nessuno riusciva a spiegarsi. Una sensazione che aleggiava nel Castello, un senso di insicurezza che nessuno riusciva a comprendere. E Draco lo sapeva bene.

Era quello il motivo per cui, di notte, aveva lasciato il proprio dormitorio per recarsi lì. Aveva chiesto di poter incontrare Percy Weasley, e dopo innumerevoli domande e rifiuti da parte della Signora Grassa, aveva avuto la possibilità di parlare con lui. Gli aveva chiesto di Harry. Aveva bisogno di vederlo.

Percy non aveva compreso. Aveva scosso il capo più volte, chiedendo a Draco di essere più preciso sul perché volesse vederlo. Ma lui aveva parlato solo del Torneo. E dell’ultima sfida che lui e gli altri tre concorrenti avrebbero dovuto affrontare.

Camminò ancora, in solitudine, sospirando pesantemente e attendendo. Percy aveva ceduto. In situazioni normali non lo avrebbe mai permesso, ma lo sguardo di Draco gli era sembrato davvero preoccupato. E fino a quel momento, non lo aveva mai visto in condizioni simili.

Solo quando la porta scattò di nuovo, Draco si voltò, con il cuore in gola. Da essa, il volto sorpreso di Harry si rivolse subito verso di lui.

“Ma che cosa ci fai qui?”

Percy gli aveva detto che si trattasse di Draco, ma allo stesso modo lui non avrebbe potuto comprendere. Ma l’altro non gli diede la possibilità di parlare. Non in quel luogo.

“Vieni con me.”

Lo prese rapidamente per mano, conducendolo lungo un corridoio che si trovava poco distante dal dormitorio di Grifondoro. E quando finalmente trovò un luogo adatto, nascosto dagli occhi di chiunque, nonostante a quell’ora non ci fossero occhi in grado di osservarli, si fermò. La sua volontà fu quasi quella di nascondere Harry, che si trovò con le spalle contro il muro.

“Ma che cosa fai?”

Parlò a voce probabilmente troppo alta, perché un istante dopo l’indice di Draco si posò sulle sue labbra, premendole e zittendolo. Attese ancora qualche istante, per accertarsi che non ci fosse nessuno nelle vicinanze. E solo quando fu sicuro, si rivolse all’altro.

“Potter. Ascoltami. Non partecipare al Torneo, domani.”

Gli occhi di Harry si sgranarono dinanzi a lui.

“Che cosa?”
“Devi ascoltarmi. Non andare. Ho paura che tu sia in pericolo.”

Draco fissò i propri occhi su di lui, cercando di convincerlo solo attraverso l’aiuto del proprio sguardo. Avrebbe preferito evitare di dare spiegazioni, perché forse neanche lui aveva voglia di sentirle. Di comprenderle. Ma seppe da solo che non sarebbe mai riuscito a farlo, senza prima discutere della questione con lui.

“Ma di che cosa stai parlando?”

Evidentemente, Harry non capì che avrebbe dovuto abbassare la voce. O forse, quelle parole da parte di Draco lo avevano sorpreso al punto da fargli dimenticare che ora fosse e dove si trovassero.

Draco si affrettò a porre una mano sulla sua bocca, guardandosi intorno e poi riportando lo sguardo su di lui, quasi a volerlo rimproverare.

“Vuoi chiudere quella bocca?”

Fu duro, sì, ma ebbe ragione. Ed Harry non osò controbattere. Avvertì per qualche altro secondo la mano del compagno sulla propria bocca, ma alla fine poté tornare a respirare regolarmente.

Draco lo guardò, e solo un istante dopo estrasse dalla tasca della propria giacca un foglio, piegato più volte. La carta giallognola, tipica delle lettere della famiglia Malfoy, venne aperta dinanzi agli occhi di Harry.

“Leggi solo la fine.”

Il ragazzo osservò il proprio compagno, che senza aggiungere una sola parola gli porse la lettera. Si chiese il perché di quella richiesta. Solitamente, aveva accesso a tutte le lettere dei Malfoy al loro amato figlio. E non perché volesse ficcanasare nelle loro questioni private. Semplicemente, perché era lo stesso Draco a voler condividere con lui le parole dei suoi genitori. Ma quella volta, aveva chiesto di leggere solo la fine. Con grande probabilità, semplicemente perché lì si sarebbe concentrato tutto ciò che il ragazzo stava cercando di spiegargli. E leggendo, Harry comprese.

Per accertarsi che quel dubbio fosse fondato, gettò un’occhiata anche alla prima parte della lettera, ma di fatto non trovò nulla di interessante, in quel momento. Così, fece come gli era stato detto. E le parole di Draco trovarono dimostrazione.

Un’ultima cosa, Draco. La più importante. Resta lontano dal Labirinto della terza prova del Torneo Tremaghi. Non avvicinarti per nessun motivo. Non chiedermi spiegazioni. Quando sarà il momento, saprai.

Le cose stanno per cambiare, Draco.

Sta per accadere qualcosa di grandioso.

E lo accoglieremo insieme.

Abbi cura di te.

La firma, naturalmente, di Lucius Malfoy.

Harry avrebbe riconosciuto quella calligrafia anche tra migliaia e migliaia. Ma in quel momento, l’odiosa scrittura era passata in secondo piano. Perché ad essere veramente importante era il contenuto di quella lettera.

“Cosa vuol dire?”

Non capì. Non seppe davvero di cosa Lucius Malfoy stesse parlando. Guardò di fronte a sé, dove gli occhi di Draco lo stavano osservando da tempo, sperando che almeno lui comprendesse.

“Vuol dire che devi stare lontano da lì, Potter.”
“Draco, ma il Torneo-”
“Non mi interessa del Torneo. Non so di cosa mio padre parli. Speravo che tu sapessi dirmi qualcosa in più. Qualcosa che in questi mesi, forse, mi hai nascosto. Ma se non sappiamo quale sia il pericolo, starai lontano dal Labirinto. Senza scuse.”

Ma l’attenzione di Harry era rimasta ben salda su ciò che lui aveva detto in precedenza.

“Qualcosa che ti ho nascosto?”

Draco, dentro di sé, si rese conto che forse non avrebbe dovuto dirlo. Sapeva che Harry non avrebbe più badato alle cose realmente importanti, per soffermarsi su quella.. Stronzata.

“Lascia perdere.”
“Cosa ti avrei nascosto, negli ultimi mesi?”

Il ragazzo sbuffò, decidendosi a parlare. Harry non avrebbe più smesso di porre domande.

“Forse gli incubi che quest’anno ti hanno stremato. Mi hai sempre detto di non averne più avuti. Ma non è la verità. Lo so. Lo vedo nei tuoi occhi. Sul tuo viso. Hai continuato ad averne per tutto l’anno, ma mi hai sempre mentito.”

Harry impiegò tutte le proprie forze per mantenere gli occhi su di lui. Perché, in quel momento, sentì una profonda vergogna. Aveva sempre pensato, fin dal primo momento, di essere riuscito ad ingannarlo. Ma, evidentemente, si era sbagliato. E di grosso.

“Io.. Mi dispiace.”
“Lascia perdere. Avremo tempo. Ma mi interessa sapere una cosa. Che cosa c’era nei tuoi incubi? Cosa hai visto?”

Era una domanda che decisamente non si aspettava di ricevere. Non quella notte. Non da lui. Spesso Draco si era interessato alla questione, era vero, ma in quel frangente non pensava di dover ripercorrere quei momenti.

“Ecco, io.. Di solito vedo sempre la stessa casa. Il guardiano sale le scale perché.. Perché sente delle voci. E c’è un uomo. Barty Crouch Jr. E.. Non lo so, non so cosa dica-”
“Cerca di ricordare. Chi c’è nella stanza?”
“Non lo so. Ci sono lui e Peter Minus. Ed il serpente. E.. Non so cosa dicano. Ma sono certo che parlino con lui.. Con-”
“Non dirlo.”

Draco non aveva paura di pronunciare quel nome. Non era come tutti gli altri. E sarebbe stata davvero l’unica persona, oltre ad Harry, ad avere il coraggio di pronunciarlo. Ma c’era qualcos’altro che lo aveva sempre frenato. Si trattava del ricordo. Un ricordo che non faceva altro che addolorarlo. Un ricordo che riguardava la sua famiglia.

Perché ogni volta in cui sentiva il nome di Voldemort, le stesse immagini si presentavano nella sua mente.

La follia negli occhi di suo padre. Il dolore negli occhi di sua madre.

Ed era tutto ciò che, ormai, non avrebbe voluto più vedere.

“Non è in forma umana. È debole.”

Le parole di Harry lo riportarono alla realtà.

“E dice che.. Beh, che c’è bisogno del ragazzo, per poter portare a termine.. Non so cosa di preciso. C’è bisogno.. Di me.”

Draco lo osservò. Non c’era altro, ne fu certo. E ciò che Harry aveva raccontato non era abbastanza. Non sarebbe servito. Ma non c’era menzogna nelle sue parole. Non avrebbe potuto nascondere nulla, ormai. Non avrebbe avuto alcun senso.

“Non è molto.”
“È tutto. Non c’è altro.”

Harry portò improvvisamente la mano sulla fronte, lì dove evidentemente la cicatrice aveva iniziato a bruciare.

“Harry?”

Lo sguardo di Draco mostrò tutta la sua preoccupazione a riguardo, ma qualche istante dopo si tranquillizzò, quando anche il dolore di Harry sembrò sparire. Il ragazzo si riprese in pochi secondi. Era abituato a quegli attacchi improvvisi, soprattutto quando cercava di ricordare quegli avvenimenti notturni.

“Tutto bene?”

Riuscì a risollevare lo sguardo su di lui, annuendo e cercando di abbozzare un sorriso.

“Sì.”

Rimasero in silenzio per qualche istante. Istanti preziosi, in cui Harry prese del tempo per poter comprendere se porre quella domanda fosse la cosa giusta da fare. Una domanda che, dall’inizio del suo incontro con Draco, premeva all’interno della sua mente per uscire.

“Draco.”

Trovò dentro di sé il coraggio necessario.

“Credi che la lettera di tuo padre abbia qualcosa a che fare con questa storia?”

Il compagno lo guardò a lungo, prima di rispondere, nel tentativo di restare calmo.

“Non lo so.”
“Draco. Per favore.”

Sapeva benissimo che non avrebbe voluto affrontare quell’argomento. Ma sarebbe stato necessario.

“Cosa vorresti insinuare, Potter?”

Era normale. Draco stava iniziando ad irritarsi. Ed Harry sapeva che avrebbe dovuto mantenere la calma, per poterla trasmettere anche a lui.

“Nulla. Ma.. Insomma, pensavo che la sua lettera potesse-”
“Non c’è niente in quella lettera che sia ricollegabile a.. Tu-Sai-Chi.”

Il suo tono era divenuto più duro. Harry lo aveva avvertito.

“Draco. Non voglio che ti agiti in questo modo. Ma, insomma, sai bene anche tu cosa sia accaduto tempo fa.”
“Già. Tempo fa. Non adesso. E non accadrà mai più.”
“Ne sei certo?”

Le labbra di Draco si dischiusero in modo evidente. Ed Harry desiderò di non aver mai pronunciato quelle parole. Almeno, non con una convinzione così grande.

“Non permetterti. Mai più.”

Scosse il capo, quasi per far fuggire dalla propria mente quelle idee malsane che stavano tornando a colmarla. Paure che, ormai da anni, avevano continuato ad assalirlo, senza lasciargli via di scampo. Paure che nessuna rassicurazione sarebbe stata capace di scacciare.

Paure che, in quel momento, rischiarono di tramutarsi in convinzioni.

“Mio padre non è più un Mangiamorte.”

Non seppe con quale coraggio pronunciò quelle parole. Fu un colpo tremendo che inferse al proprio corpo. Ma fu necessario per convincere Harry. E se stesso.

“Non c’entra nulla con lui. Te lo assicuro.”

Il compagno lo osservò. Le labbra tremanti di Draco tradussero alla perfezione il suo stato d’animo. Ed Harry si maledisse per averlo costretto a parlare. A dire così tanto. Ma in fondo, fu certo che egli avesse compreso dove volesse arrivare.

“Draco. Non insisterò, se tu non vorrai. Ma c’è una cosa che voglio che tu sappia. Una cosa che mi è stata detta da una persona molto importante. Nessuno, nessuno smette di essere un Mangiamorte.”

Il volto di Sirius nel fuoco del dormitorio di Grifondoro tornò nella mente di Harry. In quel caso, il soggetto del loro discorso era Igor Karkaroff. Ma il significato di quelle parole era sempre lo stesso. E mai come in quel momento, Harry lo comprese.

Draco lo guardò, senza rispondere. Non avrebbe avuto intenzione di farlo. Non prima di lasciarlo terminare.

“Forse è vero, tuo padre non c’entra nulla. Forse la sua lettera si riferisce ad altro. Ma non convincerti di qualcosa, solo per fuggire dalle tue paure. Non illuderti che qualcuno a cui tieni possa cambiare. Faresti del male a te stesso.”

Fu totalmente spontaneo. Anche nei gesti. Senza alcun preavviso, raggiunse la mano di Draco, incrociando le sue dita con le proprie e tenendola stretta.

“E io non voglio che questo accada.”

Lo guardò dritto negli occhi. E comprese che, anche se i suoi dubbi non sarebbero stati placati in quel modo, almeno il suo cuore lo sarebbe stato. Ed era tutto ciò che in quel momento desiderava.

“Se tu sei convinto di ciò che dici, io mi fiderò. Ma domani prenderò parte al Torneo. E tu dovrai essere abbastanza forte. E fidarti di me.”

Draco comprese. Non solo comprese quelle parole, ma comprese anche il suo gioco. E seppe che non avrebbe potuto fare nulla per impedire che il compagno si avvicinasse al Labirinto, il giorno successivo.

In fondo, quante volte si era preoccupato per lui? Quante volte aveva pensato di non vederlo tornare? Alla fine, aveva sempre potuto tirare un sospiro di sollievo. Alla fine, Harry era sempre tornato da lui. E anche questa volta sarebbe andata così.

Cosa sarebbe potuto accadere di così grave? Harry aveva affrontato pericoli peggiori di un Labirinto. Qualsiasi cosa si celasse in esso. Cercò di convincersi di quelle parole, che apparvero forzate anche alla sua mente. Ma tutto ciò che gli sembrò importante, in quel momento, fu convincere il compagno di qualcos’altro. Qualcosa che continuava a turbarlo, da quando quella conversazione si era spinta troppo in là.

“Mio padre è cambiato. Lui non potrebbe mai farmi una cosa simile.”

Tra due fuochi. Come sempre si era sentito.

Tra la paura di perdere Harry e la paura di essere tradito da suo padre.

Strinse maggiormente la mano del compagno, forse senza rendersene conto, così immerso nei suoi pensieri. Ma Harry lo notò. E dentro di sé, sorrise. Rispose a quella stretta, avvicinando il corpo di Draco al proprio. Il ragazzo lo guardò, e nel suo sguardo si riversò tutto il dolore che in quel momento stava colmando il suo cuore.

“Fa’ attenzione. Ti prego.”

Ed Harry sorrise dinanzi al suo volto. Perché Draco era lì, con lui. E questo sarebbe bastato.

Lo attirò a sé, e le loro labbra si incontrarono, come se dall’inizio di quell’incontro non avessero desiderato altro. Seppe di volerlo, più del solito. Seppe che in quel momento avrebbe voluto sentirlo, davvero. E con quel bacio lo possedette. E Draco fu davvero suo.

Dei passi nel corridoio li fecero sobbalzare. Draco si distaccò dalle sue labbra, ed Harry si affrettò a lasciare la sua mano, nonostante quella fosse l’ultima cosa che avrebbe desiderato fare. Ma sarebbe stato necessario. Un istante dopo, il volto di Percy si rivelò ai loro occhi.

“Harry. Devi rientrare, adesso.”

Il suo tono fu calmo, ma in lui fu possibile notare quella perenne diffidenza che lo contraddistingueva, soprattutto quando si aveva a che fare con un Malfoy. Non sapeva perché quella notte Draco avesse cercato Harry. Non sapeva cosa avesse da dirgli. In fondo, l’odio tra i due era più che noto, all’interno di Hogwarts. Ma quella sera, Percy aveva compreso qualcosa in più su di loro. Qualcosa che, evidentemente, era sfuggito a tutti.

Draco si voltò verso di lui, e in quel momento non ebbe la forza neanche di mostrarsi superiore ad un Weasley.

“Sì, Percy. Arrivo subito.”

Harry cercò di sorridere, per convincerlo ad allontanarsi, per lasciarli da soli per qualche altro istante. Il Prefetto riportò lo sguardo su di lui, prendendo qualche secondo e poi annuendo.

Si allontanò, e di nuovo furono soli. Ma Harry comprese di dover andare.

Sorrise dinanzi al volto di Draco, portando una mano su di esso ed accarezzandolo con dolcezza. Una dolcezza di cui il ragazzo avrebbe avuto dannatamente bisogno.

“Non preoccuparti per me.”

E dentro di sé, trovò la forza necessaria per affrontare la giornata successiva.

“Andrà tutto bene.”



Ciao a tutti :D Come ogni giovedì, sono tornata con l'aggiornamento della raccolta :D E insomma, si va sempre più avanti con gli avvenimenti. Come vi avevo annunciato, sul Calice di Fuoco ci saranno due os :) Quindi, questa era la prima :D To be continued..

Piccola annotazione tecnica: Percy non dovrebbe esserci, ma insomma, lo vedevo troppo bene per questa scena e ho deciso di stravolgere qualche regola :) In fondo, è sempre una ff! Spero non sia un elemento di troppo disturbo :D

Come sempre, ringrazio tutti coloro che stanno continuando a seguire la raccolta :) Vi aspetto per il prossimo aggiornamento!

A presto!

ringostarrismybeatle

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4, pt. 2 ***


Cap 4b Harry Potter e il Calice di Fuoco, pt. 2




Harry sospirò.

Era notte fonda. E ormai da ore, era solo.

Non sarebbe stato semplice prendere sonno. E non solo per il forte dolore alla ferita presente sul suo braccio. Aveva perso molto sangue, ma quello non sarebbe stato il problema principale della sua nottata. Quel giorno, aveva visto cose che mai nella sua vita avrebbe potuto dimenticare.

Voldemort era tornato in vita. E lui aveva rischiato di morire in quel cimitero.

Tutto era stato organizzato alla perfezione per ucciderlo e per permettere al Male di tornare. Barty Crouch Jr., Malocchio Moody, Peter Minus.. E lui.

Sembrò assurdo persino ad Harry. Di tutto ciò che era accaduto, di tutte le persone presenti lì, nella sua mente compariva sempre lo stesso volto. L’ultimo che avrebbe desiderato vedere lì. L’ultimo che avrebbe sperato di dover additare ancora come seguace di Voldemort.

Lucius Malfoy.

Lui era lì. Lo aveva visto. Persino con la maschera, era stato in grado di riconoscerlo. E dentro di sé, si era sentito morire.

Provò a girarsi nel letto dell’infermeria. Ormai, era abituato a quel letto. Quasi più che  a quello del suo dormitorio. Era stato così tante volte lì. Ormai aveva perso il conto. Ma quella notte, persino quel letto a cui era abituato sembrava essere scomodo.

Cosa devo fare?

Già, cosa? Quella visione nel cimitero lo aveva turbato profondamente. E dal primo momento in cui tutta quella storia era terminata, aveva iniziato a pensare a cosa avrebbe dovuto fare con Draco.

Avrebbe dovuto parlare con lui. Era l’unica cosa da fare. Sapeva che non sarebbe stato semplice. Lo avrebbe fatto soffrire. E gli avrebbe spezzato il cuore. Ma l’onestà sarebbe stata la scelta migliore. Sempre.

Avvertì un rumore nel corridoio che conduceva all’infermeria. E subito dopo, passi silenziosi che, però, non avrebbe potuto non udire. Qualche istante più tardi, prima ancora che Harry potesse pensare di estrarre la bacchetta, il volto di Draco comparve nella stanza, facendogli tirare un sospiro di sollievo.

“Potter.”

Senza neanche una luce accesa, i loro occhi si incontrarono. Finalmente.

Fu una liberazione. Vedersi dopo tutto ciò che era accaduto li fece sentire più leggeri. Nonostante quel peso che ancora continuava ad attanagliare l’animo di Harry.

“Lumos.”

Draco lo sussurrò appena, continuando ad avanzare verso di lui. La punta della sua bacchetta si illuminò, permettendogli di accertarsi che nell’infermeria, oltre a loro due, non ci fosse nessun altro. Sarebbe stata una pessima situazione. Fortunatamente, la stanza era vuota.

Raggiunse il letto su cui il compagno era disteso, in modo evidentemente scomodo. Harry sorrise nel rivederlo. Non avrebbe potuto chiedere di più.

“Draco. Come hai fatto ad uscire?”

Il suo solito sorriso beffardo comparve sul suo volto.

“Diciamo che il nostro Prefetto non disdegna mai qualche galeone.”

E quel sorriso fu contagioso. Ma durò ben poco. Perché qualche istante più tardi, sotto l’effetto di quello sguardo complice, Draco non attese. Si sporse sul letto, raggiungendo le labbra di Harry e baciandole con passione. Il ragazzo si lasciò sopraffare, perché in fondo era ciò che aveva desiderato, dal primo istante in cui lo aveva visto.

E fu un bacio travolgente, un bacio in cui Draco riversò tutti i suoi timori di quel giorno e tutta la stanchezza che quella tensione aveva portato in lui.

“Sei un bastardo.”

Riuscì a parlare tra un bacio e l’altro, stringendosi maggiormente al suo compagno e rischiando di far cadere la bacchetta a terra.

“Sei un maledetto bastardo.”

Harry lo avvicinò a sé con l’unico braccio in grado di muoversi. Raggiunse i suoi capelli biondi, stringendoli tra le dita e tornando a sentirli come avrebbe desiderato. Perché, per qualche istante, quel giorno, aveva temuto di non poterlo più fare. E in quel momento cercò di recuperare.

“Lo so.”

Lo baciò ancora una volta, sorridendo. E si fermò ad ammirare i suoi occhi, che sembrarono più lucenti del solito.

“Pensavo di non vederti più tornare.”

Harry accarezzò il suo viso, annuendo e tornando totalmente serio.

“Già. L’ho pensato anch’io.”

Era ciò che aveva pensato per tutto il tempo trascorso in quel cimitero.

Era la prima volta in cui pensava di non avere scampo. Probabilmente, perché in tutti i momenti in cui era stato vicino alla morte era ancora troppo piccolo. E questo lo aveva portato a sottovalutare il pericolo. Ma in quel momento, con Voldemort davanti a sé e una schiera di Mangiamorte pronti a servire il loro padrone, era riuscito a comprendere in che guaio si fosse cacciato. Ben più grave rispetto a quelli che aveva corso precedentemente.

“E quando ti ho visto tornare.. Ecco.. Per un attimo ho temuto che.. Che tu..”

Harry lo ricordò alla perfezione. Ricordò quel momento.

La mano ben stretta nella Coppa. E l’altra sul corpo di Cedric Diggory. Un corpo senza vita.

Ma nel momento in cui il bagliore della Passaporta aveva accecato il pubblico del Torneo, Draco era stato l’unico a mantenere gli occhi aperti. E in quel frangente, due corpi si erano presentati all’uscita del Labirinto. Distesi a terra. Immobili. Con il volto riverso a terra e senza la minima forza. E quegli occhi, accecati non dalla luce, ma dalla paura, per qualche istante avevano rischiato di spegnersi per sempre. Perché, dinanzi ad essi, quei due corpi erano apparsi senza vita. E non aveva impiegato neanche un secondo per comprendere a chi appartenessero.

Solo qualche secondo, ma lungo come un’intera vita.

Ma quando Draco aveva visto gli occhi di Harry spostarsi verso l’alto, alla disperata ricerca di aiuto, il suo cuore era esploso in una felicità senza limiti. Almeno, fino a quando non aveva compreso la gravità dell’accaduto.

Cedric Diggory era morto. Era stato ucciso.

Perché la prova del Labirinto non era stata quella che tutti immaginavano. Quella che da tradizione gli studenti erano abituati a vedere. No. Era stata architettata in modo che Harry prendesse la Coppa e si trasportasse in quel maledetto cimitero, dove..

Draco non riuscì neanche a pensare a ciò che gli era stato raccontato. Si trattava per lo più di voci, di racconti che probabilmente erano stati cambiati e di cui esistevano versioni diverse. Ma c’era una storia di fondo che nessuno avrebbe potuto mutare. In quel cimitero, era stato quasi attuato un sacrificio, in favore del ritorno in vita di Voldemort.

Non poté immaginare la crudeltà di quella scena. E probabilmente non avrebbe desiderato sapere altro a riguardo. Eppure, dentro di sé, sentì che la cosa giusta da fare sarebbe stata chiedere di più ad Harry. Per sapere cosa fosse accaduto, sì, ma anche per permettergli di liberare tutto il dolore che evidentemente lui aveva tenuto dentro di sé, in tutte quelle ore. Aveva avuto la possibilità di parlare con i suoi amici e con Silente, oltre che con Malocchio Moody, prima di scoprire che dietro di lui si celasse l’identità di Barty Crouch Jr. Ma dal primo momento aveva saputo che tutto ciò che Harry desiderasse era parlarne con lui. Raccontargli, sfogarsi. Liberare tutto ciò che aveva dentro. E lui non glielo avrebbe negato.

“Lo so. E mi dispiace di averti fatto preoccupare.”

Harry sorrise, pronunciando quelle parole. Forse proprio per quella tenerezza che Draco gli aveva trasmesso, spaventandosi per ciò che sarebbe potuto accadere. Ma il compagno sembrò afferrare quel pensiero. E di colpo il suo sguardo si fece altezzoso.

“Ti sembro uno che si preoccupa così facilmente? Ci vuole ben altro, Potter.”

Colpì il suo braccio con una gomitata, voltando il proprio capo dalla parte opposta e provocando in Harry una risatina.

“Avevo dimenticato quanto fossi un insensibile e un opportunista, Malfoy.”
“Farai bene a ricordarlo, quando penserai di nuovo di avermi spaventato.”

La risata di Harry lo trasportò. E fu, finalmente, come ritrovarsi nella normalità, dopo un’infinità di tempo trascorsa nel timore.

“Allora.”

Ma Draco avrebbe voluto proseguire quel discorso.

“Devo pregarti per farti raccontare che cosa è successo?”

I loro occhi si incatenarono per qualche secondo. E nessuno dei due parlò. Ma alla fine, entrambi seppero che Harry lo avrebbe fatto. Prese un profondo respiro, spostando lo sguardo su un punto indefinito della stanza. E ricordò.

“Non avevo idea che sarebbe successo qualcosa del genere. Pensavo che il vero pericolo fosse il Labirinto. Ha fatto impazzire Krum. Ed ero convinto che non ci fosse nulla di più difficile che respirare quell’aria. E invece..”

Si interruppe per un istante.

“Invece mi sono ritrovato in quel cimitero. E continuavo.. Continuavo a dire a Cedric di essere già stato lì. Non riuscivo a ricordare quando. Ero certo di non esserci mai stato.. Fisicamente. E dopo ho capito. Ero stato lì nei miei incubi.”

Ricordò ogni dettaglio di quel cimitero. E sullo sfondo, quella casa che così spesso aveva visto, di notte.

“Sapevo che da un momento all’altro sarebbe successo qualcosa. La cicatrice faceva sempre più male. E.. E lì è iniziato tutto.”

Ripercorse quei momenti, non senza difficoltà.

Peter Minus. Colui che aveva tradito i suoi genitori. Colui che li aveva portati alla morte. Colui a cui lui stesso aveva risparmiato la vita. Ma a quale prezzo? Aveva scelto di non essere un assassino. Aveva scelto di essere una persona migliore, rispetto a lui. Ma a patto che egli fosse condotto ad Azkaban. Una scelta molto saggia, per la sua età. Una scelta matura. Ma in quanti l’avrebbero davvero condivisa? E soprattutto, Harry era stato ancora certo di quella scelta, nel momento in cui aveva visto Peter Minus lì, con quel corpo non umano tra le braccia? Era stato ancora certo di quella scelta, nel momento in cui la stessa carne di Peter Minus, umile servo del Male, era stata utilizzata per riportare in vita il suo padrone?

Voldemort. Non sapeva davvero cosa avesse provato, nel momento in cui lui era tornato in vita. Pensieri confusi, ricordi, sensazioni mescolate le une con le altre, in un vortice che gli era apparso infinito. Ma in fondo non aveva provato rabbia. Non per il passato. Non per ciò che lui aveva causato alla sua famiglia. Non per il presente. Né tantomeno per il futuro. E non aveva provato paura. Non era stato affatto intimorito da quella presenza. Aveva temuto di non tornare più indietro, di non poter fuggire da quel cimitero. Ma mai aveva avuto paura di affrontare lui.

Non sapeva davvero cosa avesse provato, in quegli istanti. E ricordarli non lo aveva aiutato a comprendere. Ma avrebbe avuto bisogno di parlarne. Con lui. E segretamente lo aveva ringraziato per avergli permesso di farlo.

Ma c’era ancora qualcosa che lo tormentava.

Draco lo aveva lasciato sfogare. Lo aveva ascoltato dal primo all’ultimo momento di quel racconto. Ma Harry aveva notato che, al solo pronunciare la parola ‘Mangiamorte’, i suoi occhi erano stati pervasi da un’attenzione maggiore. E, forse, da un timore che avrebbe potuto facilmente spiegare.

Sapeva che il momento della verità sarebbe giunto. Avrebbe potuto arricchire il racconto con tutti i particolari, ma alla fine sarebbe stato costretto a parlare. Avrebbe potuto rimandare ancora, ma a cosa sarebbe servito? Non avrebbe potuto addolcire quella confessione in nessun modo.

“E così sei riuscito a riprendere la Coppa e a tornare qui.”

Harry annuì, ma non in modo convinto. Nella sua mente, pensieri totalmente diversi. E quella distrazione non passò inosservata al compagno.

“È tutto?”

La domanda non venne posta casualmente. Ed Harry lo notò. Draco aveva compreso che c’era altro. Che c’era qualcosa che non andava. Qualcosa che, evidentemente, lo aveva segnato più di quanto Voldemort avesse potuto fare.

Ma di cosa si trattava? Non riusciva a comprendere. E per quale motivo Harry aveva continuato a tenerglielo nascosto, nonostante gli avesse raccontato ogni cosa accaduta?

Harry lo guardò negli occhi. A lungo.

“No. Non è tutto.”

Il momento era arrivato.

Il cuore di Draco perse un battito. Ciò che aveva immaginato si stava dimostrando reale. C’era qualcosa che il compagno avrebbe dovuto dirgli. Qualcosa che, a giudicare dal suo sguardo, non sarebbe stato facile da dire.

Ed Harry lo osservò. E comprese come dovesse sentirsi. Vide le sue labbra leggermente dischiuse, i suoi occhi quasi totalmente spenti, senza il minimo barlume di speranza.

Quante volte, in quegli anni, lo aveva visto così? Triste, spento. Sfiduciato nei confronti di tutto ciò che aveva amato nella sua vita. Così tante volte aveva provato a credere in qualcosa, o in qualcuno. E alla fine, era stato sempre costretto a ricredersi. Era stato sempre costretto a tornare sui suoi passi, sulle sue convinzioni. E tutto questo lo aveva portato a comportarsi come sempre faceva, con tutti. Lo aveva portato a diventare diffidente, scontroso. Come se quelle origini così elevate della sua famiglia non fossero bastate a farlo sentire superiore agli altri.

Ma con lui.. No, con lui no. Tutto era sempre stato diverso. Draco si era lasciato andare totalmente. Gli aveva permesso di avvicinarsi a lui, di farsi conoscere e amare per come era davvero. Per quel volto che forse non avrebbe mai mostrato a nessun altro, ma che a Harry appariva perfetto. Ogni giorno di più.

“Draco..”

Pronunciò il suo nome, iniziando quel discorso che, ne fu certo, sarebbe stato tra i più difficili della sua vita.

Cosa avrebbe potuto dire?

Draco, tuo padre è ancora un Mangiamorte.

No, diamine. Cosa stava pensando? Non avrebbe mai potuto dire una cosa del genere. Come avrebbe reagito? Cosa avrebbe potuto dire, dinanzi ad una rivelazione simile?

Draco, nel cimitero c’era tuo padre.

Già, e cosa stava facendo? Insomma, non sarebbe stato difficile da immaginare.

Continuò a fissare i suoi occhi, in attesa. Non avrebbe avuto ancora molto tempo a disposizione. Draco non era un ingenuo. Ed era sempre riuscito a comprendere cosa passasse nella sua mente. Se non avesse parlato a breve, sarebbe accaduto anche quella volta.

“Draco, nel cimitero..”

La sua bocca si era improvvisamente asciugata. E parlare non gli era mai apparso così difficile.

“Sì?”

Draco non avrebbe potuto più aspettare. I battiti del suo cuore erano aumentati, quell’attesa lo stava consumando. Avrebbe voluto la verità.

Harry rifletté.

La verità.

La verità era che, se avesse parlato con Draco, la sua vita sarebbe nuovamente sprofondata in un baratro.

La verità era che, se gli avesse confessato ciò che lo stava torturando, gli avrebbe trasmesso tutto il dolore che, in quel maledetto momento nel cimitero, aveva provato.

E soprattutto, la verità era che mai, mai Harry avrebbe desiderato essere la causa della sua sofferenza.

Guardò ancora i suoi occhi, di quel colore per lui così magico. E riuscì a scavare più in profondità. Attraverso quello sguardo, Draco sembrava implorarlo. E non di parlare. Lo stava implorando di non dirgli ciò che mai avrebbe voluto sentire. Forse neanche lui stesso se ne stava rendendo conto. Voleva davvero sapere cosa Harry avesse da dirgli. Ma se avesse saputo di cosa si trattava, probabilmente non lo avrebbe desiderato così tanto.

“Ecco..”

Non posso.

No. La sincerità era sempre stata la cosa più importante per lui, ma non avrebbe rischiato che la spensieratezza che Draco aveva trovato con lui venisse distrutta in quel modo. Non ancora per colpa di Lucius Malfoy.

Si trattava di una menzogna. Già, ma era una menzogna a fin di bene. E questo non gli avrebbe permesso di essere incolpato per qualcosa. Draco non sarebbe mai venuto a conoscenza di quella storia. Non avrebbe mai saputo che suo padre era lì, quella notte, pronto ad ucciderlo per servire ancora una volta il suo Padrone Oscuro. E lui non sarebbe mai stato costretto a spiegargli il perché di quella menzogna.

È la cosa giusta?

Non ne fu certo. Dentro di sé, seppe che mentire a Draco sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe desiderato. O meglio, vederlo star male era l’ultima cosa che avrebbe desiderato. E in quel modo, Draco non avrebbe sofferto.

Harry sorrise. E lo fece con gli occhi colmi di quel sentimento che ormai da tempo lo aveva legato a lui. Non solo da un anno, da quando entrambi avevano trovato il coraggio di confessare ciò che c’era tra di loro. Da molto più tempo. Probabilmente, da quella mancata stretta di mano, il primo giorno a Hogwarts.

“Nel cimitero, ho pensato solo a te. Ogni istante.”

Il cuore di Draco perse un battito. Forse perché si aspettava di sentire qualcosa di totalmente diverso. Forse perché pensava che Harry dovesse comunicargli qualcosa di negativo. O forse perché quelle parole furono così preziose da riuscire a fare spazio nel suo cuore all’istante.

“Avrei dovuto ascoltarti. E non andare. Ho rischiato grosso, questa volta. E se tu fossi rimasto solo, non me lo sarei mai perdonato.”

Stava nascondendo ciò che avrebbe voluto e dovuto dire al compagno, ma in fondo stava parlando sinceramente. Non si trattava più di menzogne. Non si era mai trattato di menzogne, con lui.

“Mi avevi avvertito. E io ti ho chiesto di fidarti. Ho rischiato di non mantenere la mia promessa.”
“Ma l’hai fatto.”

In quel momento, lo stesso sorriso comparve sul volto di Draco.

“Hai mantenuto la tua promessa. Sei tornato da me. E tornerai sempre da me. Ne sono certo.”

La sua mano incontrò quella di Harry. Incrociò le sue dita e le strinse. E fu tutto ciò di cui avrebbe avuto bisogno.

“Mi fido di te.”

Non gli lasciò il tempo di dire altro. Non ebbe bisogno di sentirlo.

Si avvicinò nuovamente a lui, raggiungendo le sue labbra e baciandole con una delicatezza che forse non aveva mai mostrato neanche a lui. E neanche a se stesso.

Ed Harry lo strinse a sé. Come forse mai prima. Tra la felicità per quelle parole e la sofferenza per aver tradito la sua fiducia.

Mi fido di te.

Quelle parole continuarono a risuonare nella sua mente, tra un bacio e l’altro. E non gli avrebbero lasciato scampo, non per quella notte.

Ma Harry era certo di averlo fatto per lui. Per preservarlo, per salvarlo. E nulla sarebbe stato sbagliato, se fatto per lui.

Perché Draco avrebbe meritato solo la felicità.

E lui gliel’avrebbe sempre data.

Glielo aveva promesso.




Ciao a tutti :D Scusate per l'ora, di solito aggiorno prima, ma sono stata un po' impegnata con l'Università oggi :D Però eccomi qui, con la seconda os dedicata al Calice di Fuoco! Insomma, la scelta di Harry è più che comprensibile. Ma, probabilmente, la storia di Lucius presente quella notte non finirà qui, ma tornerà.. In fondo, le bugie (anche quelle dette a fin di bene) hanno le gambe corte.. Chi lo sa!

Come sempre, ringrazio tutti coloro che stanno continuando a seguire e a recensire la raccolta :D Vi aspetto per il prossimo aggiornamento!

A presto!

ringostarrismybeatle

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Cap 5 Harry Potter e l'Ordine della Fenice




Scesero ancora per quelle scale che ormai conoscevano a memoria.

Lentamente, parlando come due vecchi amici che possono permettersi di vagare tranquillamente per Hogwarts, passando inosservati.

Ma non era così. Non per loro.

Eppure, quello era l’unico momento di normalità che i due condividevano, nelle loro giornate. Quando avevano la possibilità di allontanarsi dalle loro abitudini, quando i problemi di ogni giorno sembravano placarsi per qualche istante. Quando, semplicemente, avevano voglia di stringersi di nuovo.

Fingere era divenuto quasi impossibile. Da quanto tempo andava avanti quella storia? Nessuno dei due avrebbe potuto sopportarla ancora per molto. Eppure, entrambi sarebbero stati costretti. Perché non sapevano cosa sarebbe successo andando avanti con il tempo, ma almeno fino al termine della scuola non avrebbero potuto far altro che continuare a fingere di odiarsi. Continuare ad offendersi, in ogni momento in cui i loro occhi semplicemente si incrociavano, in giro per Hogwarts. Continuare a considerarsi avversari, nemici, rivali, davanti a tutti coloro che avrebbero pagato oro solo per vederli discutere. Continuare a nascondere ciò che da tempo tenevano dentro, ben nascosto a chiunque. Persino a loro stessi.

Non sarebbero potuti uscire allo scoperto. Non loro due. Cosa avrebbero pensato di loro? Cosa si sarebbe detto sul loro conto? Harry Potter e Draco Malfoy. Impossibile. Gli acerrimi nemici all’interno di Hogwarts non avrebbero mai potuto avere una relazione. Sarebbe stato tutto dannatamente sbagliato. Soprattutto quell’anno, in cui tutto sembrava contrapporli. L’Esercito di Silente fondato da Harry ed il ruolo di Prefetto affidato a Draco. Il desiderio di nascondersi per potersi addestrare ed il desiderio di primeggiare dinanzi agli occhi della Umbridge, smascherando chiunque si sottraesse alle regole.

Stava diventando tutto maledettamente pesante. Quel bisogno di maltrattarsi davanti a tutti, di essere sotto la lente d’ingrandimento e di non avere un momento a disposizione solo per loro due. E proprio per quel motivo, cercare di sfruttare al massimo quei momenti di libertà sarebbe stato il minimo. Momenti che, naturalmente, non avrebbero mai potuto trascorrere nelle zone più affollate di Hogwarts. No. C’erano posti ben precisi che i due avevano stabilito per incontrarsi. Posti che avevano dovuto studiare alla perfezione, tenendo in mano la Mappa del Malandrino ed accertandosi che fossero praticamente abbandonati.

“Occlumanzia?”

Harry non si preoccupò di mostrare tutta la propria sorpresa davanti alla confessione di Draco. Si voltò verso di lui, guardandolo con gli occhi sgranati.

“Già. E Legilimanzia.”

In effetti, Harry non comprendeva il motivo. Draco aveva iniziato quelle lezioni, privatamente, con il professor Piton. Lezioni che non erano assolutamente previste per nessuno di loro.

“Perché?”

Continuarono a scendere, uno accanto all’altro. Senza alcuna fretta. Godendo di ogni istante. Draco sollevò le spalle, spostando lo sguardo sulle scale dinanzi a sé.

“Mio padre.”

Già. Come qualsiasi scelta della sua vita. Come qualsiasi decisione presa, da quando Draco era venuto al mondo e soprattutto da quando per la prima volta aveva varcato la soglia di Hogwarts. Perché mai Draco avrebbe potuto prendere una decisione per proprio conto. Su di lui, ci sarebbe sempre stata l’ultima parola di suo padre, pronta a contrastarlo e a reprimerlo ancora una volta. E proprio per quel motivo, con il passare del tempo, il ragazzo aveva perso la propria libertà di pensiero. E soprattutto, il proprio desiderio di pensare.

“A cosa dovrebbero servirti Occlumanzia e Legilimanzia?”

Harry sembrò quasi disgustato nel pronunciare quelle parole. Ed era la verità. Aveva sempre odiato quelle discipline. E aveva sempre ringraziato, per non averle dovute affrontare nel corso dei suoi studi. Non avrebbe avuto nessuna intenzione di approfondire la questione. Sapeva di cosa trattassero. E questo sarebbe bastato. Eppure, ancora non sapeva che, a breve, anche a lui sarebbe toccato lo stesso destino. Anche se per motivi diversi.

Ma questa volta, Draco non fu d’accordo con lui.

“A me interessano.”

Harry sollevò un sopracciglio, guardando di nuovo verso di lui.

“Da quando?”
“Da quando ho iniziato le lezioni. Non pensavo fossero così interessanti. C’è qualcosa che mi attrae. Non so cosa, ma c’è. E Piton dice che sono molto portato.”

E ne era davvero convinto. Draco sembrava aver davvero apprezzato quelle prime lezioni, e in più sembrava essere predisposto per applicarsi ad esse. Piton lo aveva notato dal primo momento. E, al contrario del ragazzo, aveva compreso il motivo di quella passione che sembrava crescere sempre di più.

Era parte del suo carattere. Cercare continuamente di nascondere le proprie emozioni e di mettere a tacere la propria interiorità. Draco era questo. Con tutti. E l’Occlumanzia non avrebbe potuto far altro che accentuare la sua tendenza a chiudersi nei confronti del mondo. Ma per Piton non ci sarebbe mai stato nulla di negativo nel porre una barriera tra se stessi e gli altri. Naturalmente, non era quello il motivo per cui aveva dato inizio a quelle lezioni con lui. Aveva ricevuto indicazioni ben precise da Lucius Malfoy. Affinare le sue abilità mentali, per fortificarlo. In vista del futuro.

“Bene, allora. Meglio così.”

Harry sorrise, aprendo la porta che li avrebbe condotti a quella stanza che ormai conoscevano bene. Draco attese qualche istante, prima di entrare, voltandosi verso di lui e rivolgendogli una smorfia per rispondere a quella punta di ironia nella sua voce. Una di quelle che lo aveva caratterizzato, fin da quando era piccolo. Una smorfia che avrebbe voluto trasmettere antipatia, e che per tutti gli altri riusciva nel proprio intento. Ma non per lui.

Draco entrò nella stanza, illuminata dalla luce del giorno che filtrava attraverso le finestre. Era una delle prime volte in cui lui ed Harry riuscivano ad incontrarsi in pieno giorno. Entrambi avevano trovato una scusa per la visita ad Hogsmeade, e la scuola era praticamente deserta, al di là dei ragazzi più piccoli che non avrebbero avuto il permesso di uscire dal Castello. Senza contare che quell’anno sarebbero rimasti ad Hogwarts per le vacanze di Natale. Insieme. E quasi da soli. Draco aveva convinto suo padre proprio grazie a quelle lezioni con Piton. Aveva detto di non volerle interrompere. E in parte, era la verità. Ed Harry.. Beh, lui non aveva bisogno di scuse. Forse avrebbe dovuto cercarne qualcuna per Ron ed Hermione. Ma a quello avrebbe pensato più in là.

“E dimmi. Tu che cosa stai insegnando di così interessante ai tuoi stupidi amichetti?”

Harry chiuse la porta dietro di sé, facendo ben attenzione a prevenire spiacevoli incidenti. Nessuno, soprattutto quando Hogwarts era deserta, girava per quelle zone del Castello, ma avrebbe preferito controllare due volte piuttosto che trovarsi a spiegare situazioni scomode.

Si voltò verso il compagno, comprendendo perfettamente di cosa stesse parlando. L’Esercito di Silente. Sospirò tra sé e sé, guardandolo come se fosse stanco di sentirlo parlare sempre allo stesso modo, riguardo a quell’argomento. E infatti, lo era.

“Draco. Andiamo, ti ho detto che mi dà fastidio.”

Ma mentre Draco si lasciava andare su un divano, accumulato in quella stanza come molti altri arredi, il suo sorriso sprezzante si tirò da un lato del suo volto.

“Cosa? Sapere che hai degli amichetti stupidi?”
“Draco.”

Lo rimproverò solo attraverso lo sguardo. Non si sedette accanto a lui, rimase in piedi ad osservarlo. E il compagno sembrò comprendere.

“Va bene, va bene.”

Draco alzò le mani, liberando una risata che questa volta non avrebbe avuto nessun significato nascosto. Ed Harry sembrò seguirlo, scuotendo leggermente il capo.

“Insomma, che incantesimi state usando?”

Accavallò le gambe, inclinandosi leggermente verso destra e poggiando il gomito sul bracciolo del divano.

“Non so, ce ne sono molti. Schiantesimi, incantesimi di disarmo.”

Quel pensiero non poté che far sorridere di nuovo Draco.

“Immagino quanto Paciock stia imparando.”

Si lasciò sfuggire una risata forse un po’ troppo forte, ma soprattutto troppo sincera. Ed Harry lo sapeva. Era ciò che Draco pensava davvero.

“Ha già imparato un incantesimo per riuscire ad allacciarsi da solo le scarpe?”
“Non fare il bastardo.”
“Oh, andiamo. Non ho neanche detto stupido Paciock.”

Harry lo fissò, scuotendo il capo e poggiandosi contro il bordo di un tavolo, con le braccia incrociate. Non sarebbe mai cambiato. Con lui, sarebbe sempre stato il ragazzo più dolce e sensibile del mondo. Ma al di fuori di quei momenti che i due riuscivano a ritagliarsi, sarebbe sempre rimasto il solito. Uno sbruffone. Eppure, era qualcosa che lo avrebbe sempre attratto.

“Sta migliorando. L’altro giorno è riuscito ad evocare un Patronus.”

Ma in quel momento, il sorriso sul volto di Draco si spense. Puntò gli occhi sul compagno, come se credere a quelle parole gli risultasse impossibile. Ed era così.

“Che cosa?”

Tornò a sistemarsi in modo migliore sul divano, con le labbra leggermente dischiuse e un’espressione incredula sul volto.

“Sì. Che c’è di strano?”
“Stai insegnando il Patronus?”

Sembrò sconvolto da quella confessione di Harry, che da parte sua sembrò non comprendere.

“Sì. E quindi?”

Rispose con la sua solita calma, quasi facendolo sentire pazzo. Ma Draco cercò di placarsi, e si voltò verso la propria sinistra, fissando un punto indefinito della stanza.

“Niente. È solo un incantesimo inutile.”

Ma dopo aver ascoltato quelle parole, Harry non fu più così calmo. Non si agitò, proprio perché conosceva il compagno e sapeva che in alcuni casi parlava senza volerlo davvero. Ma ciò che Draco aveva detto lo aveva in parte infastidito.

“Inutile?”
“Già.”
“Peccato che l’incantesimo inutile mi abbia salvato la vita, due anni fa. A me e a Sirius.”

Ma Draco sembrò non ascoltarlo.

“Non credo di dovermi trovare ad avere a che fare con dei Dissennatori. Non a breve. Quindi, l’incantesimo è inutile.”

Non ci sarebbe stato nulla da fare. Quando Draco si fissava con un’idea, nessuno era in grado di fargliela cambiare. Neanche lui. Era convinto di avere ragione. E come ogni volta in cui sentiva di avere ragione, non avrebbe ascoltato altro. Ed Harry non avrebbe assolutamente cercato di contraddirlo. Non ne avrebbe avuto nessuna voglia. Sapeva come andavano quelle cose. E nonostante quei commenti su uno dei suoi migliori incantesimi lo avessero in parte infastidito, ancora una volta scelse di lasciar perdere. Draco era un caso perso, non avrebbe mai ammesso di avere torto.

“Comunque sia, non è un incantesimo facile da padroneggiare.”

Cercò di smorzare la situazione, ma Draco non sembrò voler fare lo stesso.

“Se riesce a padroneggiarlo Paciock, penso possano farlo tutti.”

Quanto amava prendersela con Neville. Harry non capiva perché. Forse semplicemente perché era un bersaglio facile. E Draco aveva bisogno di bersagli facili, per poter sfogare tutta la rabbia che aveva dentro di sé senza sforzarsi troppo.

“Perché, allora, non provi ad evocarlo tu?”

Il ragazzo sembrò immobilizzarsi al proprio posto. Per qualche istante, i suoi occhi rimasero fissi sul compagno ed apparvero inespressivi.

“Andiamo. Evoca un Patronus.”

Non voleva realmente sfidarlo. Ma forse il suo tono ed il suo sorriso trasmisero quel desiderio. E Draco non sembrò apprezzarlo.

In un primo momento, Harry credé di vederlo furioso, solo perché lui aveva osato insinuare che non fosse in grado di farlo. Che non fosse al livello di Paciock. Sarebbe stato in grado di gridare per ore intere, per una cosa simile. Eppure, non lo fece.

In realtà, abbassò lo sguardo, voltandosi poi di nuovo verso la propria sinistra. Non disse nulla. Per qualche istante, un silenzio quasi angosciante scese nella stanza. Ed Harry non seppe cosa fare, per sbloccare quella situazione. Ma quando fu sul punto di dire qualcosa, la voce di Draco tornò nuovamente a farsi sentire.

“Non posso.”

Due parole. Solo due. Ma pronunciate con un tono così spento da far rabbrividire Harry.

Non capì il senso di ciò che Draco aveva detto. Non fino in fondo.

“Perché?”

Pensò semplicemente che il compagno ritenesse di non essere in grado di padroneggiare un incantesimo così potente. Eppure, era stato il primo ad affermare che, se Neville fosse riuscito a farlo, sarebbe stato semplice per chiunque. Draco era un ottimo mago. Non c’erano dubbi. Sveglio, astuto. Era uno dei Serpeverde più brillanti, anche se spesso non amava ammetterlo. Gli piaceva primeggiare, sì, ma non voleva mostrarlo sotto il punto di vista scolastico.

Certo, c’era differenza tra il Patronus evocato da Neville e quello di Harry. E lo stesso discorso valeva per tutti gli altri evocati nella Stanza delle Necessità. Erano primi tentativi, ovviamente. Buoni tentativi che, però, non avevano nulla a che fare con il Patronus di Harry. Quello che aveva salvato la vita a lui e Sirius, quello che aveva allontanato tutti i Dissennatori impiegati ad Hogwarts. Ma per chiunque di loro ci sarebbe stata una prima volta. E se Draco non avesse mai iniziato, non sarebbe mai stato in grado di evocarne uno.

Il ragazzo rimase in silenzio, sollevandosi da lì solo dopo qualche istante e avviandosi con calma verso una libreria, dalla parte opposta rispetto ad Harry. Su di essa, non solo antichi libri ormai sostituiti nella Biblioteca di Hogwarts, ma anche oggetti dalla più svariata provenienza. La sua attenzione si fissò su un piccolo teschio, ben arrotondato nella parte del cranio. Logorato dal tempo e ormai di un bianco quasi tendente al grigio, quell’oggetto riuscì comunque ad attirare i suoi occhi.

Sembrava uguale ad un altro che aveva visto nella sua vita. Uno che si trovava su uno scaffale, da Magie Sinister. Era praticamente identico, ne era certo. Quel teschio che, anni prima, lo aveva incuriosito a tal punto da provare a toccarlo. Naturalmente, guadagnandosi solo una strattonata da parte di suo padre, che lo aveva bruscamente tirato indietro, intimandogli di non toccare nulla.

Fu quel ricordo a tirare indietro la sua mano, che anche in quel caso si stava avvicinando all’oggetto. Probabilmente, non ci sarebbe stato nulla di negativo in quel teschio praticamente identico. Ma i suoi ricordi gli ordinarono di non rischiare. E non lo fece. Se solo avesse saputo che, solo un anno dopo, ci sarebbe stato un altro oggetto identico tra Hogwarts e Magie Sinister. Un oggetto che avrebbe cambiato le sorti della storia. Proprio per mano sua.

Inumidì leggermente le proprie labbra, improvvisamente secche per la forza di quei ricordi.

“C’è bisogno di un ricordo felice, per poter evocare un Patronus.”

Continuò a fissare quella libreria, in attesa che la sua confessione riuscisse a trovare le parole giuste per venire fuori.

In fondo, sapeva che prima o poi avrebbero affrontato quell’argomento. Semplicemente, aveva sperato che quel momento arrivasse molto più in là.

“Ma io non ne ho.”

Furono parole dure, ma sentì come una liberazione nel proprio cuore. Si sentì più leggero, come se finalmente avesse tolto un peso che continuava a gravare su di lui. Era una cosa che da molto tempo avrebbe voluto dire ad Harry. Eppure, solo in quel momento se ne rese conto. Aveva bisogno di dirlo. Ma fino ad allora, aveva pensato che tenerlo dentro di sé, come tutto ciò che provava, sarebbe stata la cosa migliore da fare.

Harry cercò di guardarlo negli occhi, ma non ci riuscì. Draco continuò a restare voltato dalla parte opposta, senza dargli la possibilità di un dialogo. Non avrebbe voluto. In fondo, tutto ciò che voleva dire era stato detto. E forse, l’unica cosa che in quel momento avrebbe desiderato era restare solo. Inutile dire che Harry non pensò di accontentarlo. Sarebbe stata la cosa più semplice. Uscire da quella stanza e lasciarlo solo con i propri pensieri. Sarebbe andato lui a cercarlo, nel momento in cui sarebbe stato pronto a farlo. Ci sarebbero volute ore, giorni, forse settimane. Ma sarebbe stato necessario.

Eppure, qualcosa continuò a trattenerlo lì.

Harry continuò a pensare a ciò che Draco gli aveva detto. Lui non aveva ricordi felici. Per qualche istante, quel pensiero lo fece sentire leggermente turbato. I momenti che Draco aveva trascorso con lui non lo avevano reso felice? Ma subito comprese che non avrebbe dovuto offendersi. Perché tutti quei momenti erano stati senza dubbi i migliori della sua vita. Gli unici felici della sua vita. Ma Harry sapeva bene quanto un ricordo dovesse essere forte e intenso per permettere di evocare un Patronus.

E in quel silenzio, comprese che Draco aveva provato a farlo. Aveva provato quell’incantesimo, più volte. Ciò che non sapeva era che aveva tentato per tutto il quarto anno, sfruttando ogni ricordo felice di momenti che aveva trascorso con Harry. Il loro primo bacio, la loro prima volta, le parole che si erano scambiati quando i loro sensi venivano annullati dal desiderio e dal piacere. Persino il momento in cui aveva visto Harry tornare sano e salvo dalla sfida del Labirinto nel Torneo Tremaghi. Ma non era bastato. E lui si era sentito così deluso da non voler più tentare. Non sarebbe stato in grado di farlo. Evidentemente, quello era il suo destino. Era destinato a non essere felice.

Harry fece un passo in avanti, senza comandare il suo corpo. Si affidò totalmente al proprio cuore. Seppe che quella sarebbe stata la cosa più giusta da fare. Perché, in un momento come quello, solo il suo cuore avrebbe saputo come agire.

Draco rimase immobile al proprio posto, nonostante avesse avvertito i passi di Harry verso di lui. Attese. E quando il compagno si trovò accanto al suo corpo, cercò la forza necessaria per voltarsi. Ma da solo non ce l’avrebbe mai fatta. Ed Harry lo capì.

Raggiunse la sua mano. Silenziosamente, senza che Draco se ne accorgesse. Avvertì le sue dita raggiungere le proprie, con una delicatezza che forse non aveva mai conosciuto. Le incrociò con le proprie, senza stringere. Forse perché in quel momento lo aveva visto davvero fragile. Più di ogni altra volta in cui era capitato che lui mostrasse le proprie debolezze. Ebbe quasi paura di ferirlo, di fargli del male. E non avrebbe voluto procurargli del dolore.

Attese per qualche istante. Draco non rispose a quella leggera stretta, ma lentamente si voltò verso di lui. Mantenne lo sguardo basso, sarebbe stato difficile fissare gli occhi del compagno in quel momento. Ma avrebbe dovuto farlo. Sollevò il capo, incontrandoli dopo un’attesa che sembrò infinita. Si rispecchiò in essi, e si vide per come era davvero.

Harry cercò di capire. C’era un motivo per cui era rimasto. Qualcosa che da tempo premeva per venire fuori. Qualcosa che lo portava a guardare Draco con occhi sognanti, quando si distendevano su quel divano, sfiniti, dopo le loro notti d’amore. Qualcosa che forse aveva compreso dal primo giorno in cui lo aveva visto.

E da quel giorno, tante cose erano cambiate. Avevano pensato di odiarsi, di respingersi per sempre, perché erano diversi. Dannatamente diversi. E invece, con il tempo, tutto ciò che avevano in comune si era rivelato. Avevano scoperto di essere molto più simili di quanto si potesse pensare. O forse, molto più simili di quanto loro avessero pensato. Avevano scelto di darsi una possibilità, con molto coraggio, molta forza d’animo e quell’attitudine al rischio che entrambi avevano dimostrato. Quella possibilità era stata la decisione più forte della loro vita. E la migliore.

Avevano provato sensazioni che solo un rapporto così intenso avrebbe potuto donare loro. Sensazioni che avevano colmato le loro giornate, le loro nottate. Avevano vissuto esperienze che li avevano cambiati per sempre. E momenti che gli altri avrebbero solo potuto immaginare.

Perché loro erano Harry Potter e Draco Malfoy. E nessuno avrebbe mai potuto vivere tutto ciò che loro avevano vissuto insieme.

“Ti amo.”

Draco credé che il suo cuore si stesse fermando.

Il suo corpo si irrigidì. I suoi occhi rimasero immobili. E un brivido percorse la sua schiena.

Non poteva credere a cosa avesse sentito. Quelle parole.

Due parole che si rincorsero nella sua testa, senza sosta. Due parole che legarono il suo cuore con un laccio, senza scampo.

Due parole che mai nella sua vita avrebbe pensato di sentire.

Le sue labbra si dischiusero, mentre i suoi occhi continuarono a fissare il compagno. Non erano occhi sorpresi. No. Harry non avrebbe saputo descriverli. Non in quel momento. Solo più tardi avrebbe compreso che si trattava di occhi commossi.

Nessuno gli aveva mai detto una cosa simile. Nessuno. Neanche i suoi genitori. E mai Draco si era sentito amato, nella sua vita. Era una sensazione che non aveva mai provato. E che, anche nei momenti migliori con Harry, aveva pensato di non essere destinato a vivere.

Aveva sperato tante volte che lui gli confessasse un sentimento così forte. Draco sentiva che tra di loro era nato qualcosa di più importante di quella perversa attrazione che li aveva legati tempo prima, quando la competizione li aveva spinti verso un grado di desiderio mai avvertito prima. E non si trattava di un semplice affetto. Ne era certo. Ma allora, perché Harry aveva aspettato così tanto, prima di confessare ciò che provava?

Forse, per lo stesso motivo per cui anche lui aveva aspettato.

Per paura.

Eppure, in quel momento, nulla aveva più senso. E quell’attesa era stata totalmente ripagata.

Draco si mosse, voltandosi totalmente verso di lui. Le sue labbra leggermente tremanti, i suoi occhi fissi in quelli di Harry. Faticò ancora a comprendere davvero quelle parole. Pensò di aver sognato quel momento. Come l’aveva sognato tante volte. Ma no, Harry era lì. Con lui. Teneva la sua mano, osservava i suoi occhi. E lo amava.

Come nessun altro avrebbe fatto nella sua vita.

Harry si avvicinò lentamente, raggiungendo il suo volto e baciando dolcemente le sue labbra, per sigillare quella promessa d’amore. Fu un bacio casto, uno di quelli che Draco non avrebbe mai potuto dimenticare. Casto, ma duraturo. E gli permise di pensare.

Riaprì gli occhi solo quando avvertì il compagno distaccarsi. Harry rimase ad un soffio dalle sue labbra. E lo sentì.

“Ti amo.”

Fu come una ventata d’aria fresca. Come liberarsi di un timore che da anni attanaglia il proprio stomaco. Come iniziare a vivere.

Godé di quelle parole, sorridendo dolcemente. E Draco lo seguì. Sorrise, mantenendo lo sguardo che in precedenza aveva mostrato.

E lo seguì ancora. Perché sempre lo avrebbe seguito.

Harry indietreggiò, attirando a sé il corpo del compagno e conducendolo fino al divano. Draco si sedette su di esso, lasciando che l’altro salisse su di lui. Ed entrambi seppero che l’attesa non sarebbe durata ancora molto.

Le mani di Harry si mossero rapidamente sulla camicia bianca di Draco, raggiungendo i bottoni e slacciandoli con una velocità che non avrebbe potuto nascondere il suo desiderio. Ed il ragazzo lo lasciò fare. Gli permise qualsiasi cosa. Ed Harry non si fece attendere.

Liberò il suo petto, rivelandolo davanti ai propri occhi e avventandosi su di esso, per divorarlo con i propri baci famelici. Avvertì la sua schiena inarcarsi sotto quel piacere. E le sue mani cercare di liberare il corpo di Harry, così desideroso di poterlo avere. Di nuovo.

Ma il piacere di quel giorno avrebbe avuto qualcosa in più. Qualcosa che finalmente era stato confessato. E che, da quel momento in poi, non li avrebbe più lasciati soli.

Qualcosa che avrebbero conservato nei loro cuori per sempre.

Un sentimento.

Un amore.

Un ricordo.




Ciao a tutti :D Allora, innanzitutto scusatemi tantissimo per il ritardo, ma ho avuto problemi di connessione e ieri non sono riuscita ad aggiornare! Ho potuto farlo solo oggi e da un altro computer :( Quindi, vi chiedo scusa!

Che dire? Spero che il capitolo vi sia piaciuto :D Ho sempre avuto qusta idea di Draco che non sa evocare un Patronus.. Anche la Rowling lo ha detto :( Me molto triste! Spero di poter rimediare con questa storia :D

Come sempre, ringrazio tutti coloro che stanno continuando a seguire la raccolta :D Vi aspetto per il prossimo aggiornamento!

A presto!

ringostarrismybeatle

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Cap 6 Harry Potter e il Principe Mezzosangue




Non ci sarebbe stato un altro momento per affrontarlo.

Draco si avviò di corsa fuori dalla Sala, attraverso i corridoi infiniti di Hogwarts. Quello sguardo scambiato con Katie Bell non lo aveva per niente convinto. Avrebbe potuto ricordare qualsiasi cosa. Da un momento all’altro. E per lui sarebbe finita.

Aveva bisogno di acqua. Era dannatamente caldo, all’interno di quella scuola. Sentiva che non avrebbe resistito ancora per molto. Non in quelle condizioni. Avrebbe avuto bisogno di restare da solo, per riflettere. Ma alla fine, a cosa sarebbe servito? Ancora una volta, sarebbero stati pensieri inutili, che non lo avrebbero condotto da nessuna parte. Non lo avrebbero portato a cambiare idea.

Girò improvvisamente a destra, in un corridoio che l’avrebbe condotto nel bagno più vicino. Pensare sarebbe stato inutile, ma avrebbe avuto bisogno di solitudine. E quello sarebbe stato l’unico luogo in cui nessuno l’avrebbe trovato.

Entrò, quasi correndo, raggiungendo il lavandino di fronte a lui. Si gettò su di esso, afferrandolo con forza ed avvertendo il proprio respiro appesantirsi sempre di più. Portò le mani con rapidità sul proprio cardigan smanicato, sfilandolo come se lo stesse asfissiando e scompigliandosi leggermente i capelli. Lo gettò a terra, tornando a sorreggersi con l’aiuto del lavandino. I suoi battiti erano dannatamente aumentati, da quando era fuggito dalla Sala. E il suo cuore maledettamente inquieto.

Sta’ calmo.

Sì, avrebbe avuto bisogno della calma. Per affrontare quel momento, quella giornata, quella situazione. Probabilmente, per affrontare tutta la vita.

Tutta la vita.

Fu inevitabile. Era segnato da quel periodo, non avrebbe potuto trattenere ciò che da tempo lo stava distruggendo.

Alzò lo sguardo, e si vide nello specchio.

Non riuscì a riconoscersi. Nel proprio volto, nel proprio sguardo. Persino nel proprio corpo. Era dimagrito fin troppo, nell’ultimo periodo. E sul suo volto i segni di quel dolore erano ben visibili.

Non poté controllarsi. Afferrò con violenza l’acqua che poco prima aveva lasciato scorrere dal rubinetto, bagnando il proprio volto, per cercare di cancellare pensieri e ricordi. Avvertì i suoi occhi bruciare, e si lasciò andare. Come avrebbe desiderato da molto, troppo tempo.

Le lacrime iniziarono a rigare le sue guance, infiammandole come se stessero andando a fuoco. E quel dolore fu difficile da sopportare. Impossibile. Un singhiozzo ruppe il silenzio della stanza, e subito dopo un altro. Iniziarono ad alternarsi con il suo respiro affannato. Aveva pensato che sfogarsi in quel modo lo avrebbe aiutato a liberarsi. Ma non fu così.

Fragile.

Come sempre si era sentito.

Debole.

Come suo padre lo aveva sempre fatto sentire. Ma in quel momento, non era debole. Non lo sarebbe più stato. Non avrebbe avuto la possibilità di essere debole. C’era chi aveva bisogno di lui. E non avrebbe deluso nessuno.

Un rumore lo fece destare dai propri pensieri.

Sollevò improvvisamente lo sguardo, ritrovandosi ad osservare di nuovo lo specchio. E lo vide.

Il suo cuore si fermò per un istante.

No. Non lui.

Si voltò, anche se, dentro di sé, non avrebbe mai desiderato farlo. Fu forse il suo istinto a portarlo a compiere quel gesto, ma si maledisse per averlo fatto. Incontrò in un istante i suoi occhi, e si sentì pietrificato. Come se avesse appena fissato un Basilisco.

Da tempo non guardava Harry negli occhi. Negli ultimi mesi, aveva incontrato il suo sguardo solo di sfuggita, tenendosi bene a distanza da quegli occhi che avrebbero potuto distruggere tutto ciò che aveva creato. O forse, tutto ciò che gli altri avevano creato per lui. Ma questo non avrebbe avuto importanza.

Rimase immobile al proprio posto, con le labbra secche leggermente dischiuse. Ed Harry lo osservò. E cercò di vederlo per come lui lo conosceva. Per come lo ricordava.

Sembrava essere trascorso così tanto tempo, dall’ultima volta in cui si erano trovati soli all’interno di una stanza. E in quel momento, tutto ciò che avrebbe voluto era capire.

“Draco.”

Pronunciò quel nome in un sussurro, quasi come se lo temesse. E, dentro di sé, si accorse di non aver mai provato niente di simile.

Da quanto non pronunciava quel nome? Da quanto il suo cuore sentiva la sua mancanza? Troppo. Eppure, mai come in quel momento si sentì inopportuno nel farlo.

“Dobbiamo parlare.”

Le parole vennero fuori da sole. Senza che lui le comandasse. Forse perché il suo unico desiderio era risolvere quella questione che da mesi lo teneva lontano da lui. Capire il perché del suo comportamento. Cercare di aiutarlo, per quanto possibile. Ma ben presto, comprese che Draco non avrebbe desiderato alcun aiuto.

“Vattene.”

Fu duro nelle sue parole, ma fu l’unico modo per tradurre il suo volere. Non avrebbe desiderato nessuno intorno. Soprattutto Harry. La sua unica volontà sarebbe stata tenerlo lontano. Non gli avrebbe permesso di avvicinarsi.

“No.”

Ma la determinazione di Harry non gli avrebbe mai concesso di averla vinta. E, in fondo, lo stesso Draco, dentro di sé, sapeva che quello sarebbe stato il momento in cui lo avrebbe affrontato.

Harry rimase in silenzio per qualche istante. Osservò il compagno, studiando ogni centimetro del suo viso. Un viso che, ormai, era divenuto quasi irriconoscibile. Aveva percorso quel volto per anni, con le proprie dita, con le proprie labbra e con i propri occhi. E ovunque sarebbe stato in grado di riconoscerlo. Ma da quando erano tornati ad Hogwarts per il loro sesto anno, tutto era cambiato. Lui era cambiato. Draco non gli aveva più dato l’occasione di parlare, né di incontrarsi. L’aveva sempre evitato, e per Harry era divenuto impossibile cercare di fermarlo per capire cosa fosse successo. Nessuno nella scuola sapeva di quel rapporto. E nessuno avrebbe potuto saperlo. Ma quel giorno, non aveva dato importanza a quel fatto. E lo aveva seguito, dinanzi agli occhi di tutti. Non gli interessava. Voleva solo capire.

“Che cosa ti è successo?”

Era la domanda più scontata che potesse porre. Eppure, l’unica che avrebbe potuto dare delle risposte ai dubbi che da mesi lo assillavano.

“Lasciami in pace.”

Ma Draco non gli concesse quelle risposte.

“Draco. Non me ne andrò da qui fino a quando non avremo risolto questa situazione.”
“Non c’è niente da risolvere.”

Era la verità. Anche se avessero affrontato la questione, non sarebbe cambiato nulla. Ma Harry non poteva saperlo.

“Invece sì. Devo sapere che cosa ti è successo.”
“Non mi è successo niente.”
“Ah, no? E allora dimmi. Perché dall’inizio dell’anno mi eviti? Perché non vuoi più vedermi, senza una spiegazione?”

Pose quelle domande senza mezzi termini. Avrebbe voluto solo la verità.

“Non sono questioni che ti riguardano.”
“Beh, invece credo di sì. Credo che il nostro rapporto mi riguardi, in effetti.”

Probabilmente, Draco aveva pensato di non doversi mai trovare ad affrontare davvero quella conversazione. Ma lo aveva pensato ingenuamente. Come aveva fatto a non immaginare che, prima o poi, Harry avrebbe trovato il modo di bloccarlo? E non avrebbe avuto scampo. Aveva continuato a rimandare, ma in quel momento si trovava spiazzato. E non aveva una giustificazione pronta per lui.

“Che cosa vuoi sapere, Potter? Perché non voglio più vederti?”

Fu l’unica cosa che riuscì a pensare, in quel momento di panico. E gridò quelle parole contro di lui, come se volesse allontanarlo da se stesso. E in fondo, era tutto ciò che desiderava.

“Non ho più voglia. Non ho più bisogno di te. Io non-”

Si interruppe, sentendo il proprio cuore stringersi per le parole che lui stesso stava pronunciando.

“Io non ho bisogno di nessuno.”

E in quel momento, non ci sarebbe stato nulla di più vero da dire. Quello sarebbe stato il momento della solitudine per lui. E dentro di sé, non seppe quanto quel momento sarebbe durato.

“Non stai parlando sul serio.”

Ma Harry non credé a quelle parole. Non solo perché non volle credere che Draco stesse troncando il loro rapporto. Ma soprattutto, perché quella non poteva essere la motivazione a tutto ciò che gli era accaduto.

“Non sono mai stato così serio.”
“Stai mentendo. Draco, te lo ripeto. Che cosa ti è successo? Sei cambiato. Sei dimagrito, sei sempre solo. Non parli con nessuno. Neanche con i tuoi amici. Pensi che non l’abbia notato? Sei sempre silenzioso. Sempre assorto. E vai in giro per la scuola da solo. Che cosa stai facendo?”

Quella scusa non avrebbe retto a lungo. Draco aveva cercato di colpirlo lì dove sarebbe stato più debole. Nel loro rapporto. Ma non era bastato. E avrebbe dovuto saperlo. Harry non era uno stupido. E aveva visto più di quanto avesse pensato.

“Niente.”
“Draco.”
“Ti ho detto che non devi intrometterti. Non più. Non sto facendo nulla. Nulla che ti interessi.”

Nulla che ti interessi.

Furono quelle parole a dargli la conferma di ciò che aveva temuto. Non seppe il perché, ma ebbe un cattivo presentimento.

“Draco.”

Abbassò nuovamente il tono di voce. Seppe che sarebbe stato necessario.

“Ho saputo dell’arresto di tuo padre. Se c’entra qualcosa con questo, noi possiamo parlarne e-”

Ma in un istante, non appena Draco sentì quelle parole, agì.

Estrasse rapidamente la bacchetta, puntandola contro di lui e guardandolo con occhi di fuoco.

“Non permetterti di parlare di lui.”

Fu una reazione forse eccessiva, ma per lui fu più che comprensibile. Quel periodo era stato difficile. Troppo difficile. E trascorrerlo da solo lo aveva portato ad accendere ancor di più il proprio nervosismo. Ma Harry non avrebbe potuto capire. Se Draco non avesse parlato, non avrebbe mai potuto comprendere a cosa quel comportamento fosse dovuto.

“Non volevo-”
“No, già. Non volevi. Tu non vuoi mai niente di tutto quello che fai.”

Fu atroce ascoltare quelle parole da parte sua. Harry non aveva immaginato che la situazione sarebbe stata quella. Pensava che parlare con lui non sarebbe stato così difficile. Ma si era sbagliato.

“Ma lo fai.”

Mantenne salda la presa sulla propria bacchetta. E sperò che Harry demordesse. Ma lo conosceva fin troppo bene. E sapeva che non sarebbe bastato.

“Draco.”

Cercò di parlare con calma. La situazione si stava accendendo fin troppo.

“Ron ed Hermione mi hanno detto di averti visto entrare da Magie Sinister con tua madre, quest’estate.”

Lo colse alla sprovvista. Fu evidente. Le labbra di Draco si dischiusero, i suoi occhi sembrarono quasi chiedere di perdonarlo. E fu l’unico frangente di umanità che mostrò quel giorno.

“Cosa stavi facendo?”

Da mesi teneva quella domanda dentro di sé. Aveva cercato risposte, seguendo Draco nei momenti in cui non avrebbe potuto notare la sua presenza, ma senza riuscire a scoprire nulla.

“Draco. Devo saperlo.”

Lo incalzò. Non avrebbe più potuto attendere. Una volta posta quella domanda, sarebbe stato inutile prendere ancora del tempo. E non sarebbe stato in grado di farlo. Anche se, dovette ammetterlo a se stesso, ebbe paura della risposta.

Draco avvertì le proprie labbra tremare. Le sue convinzioni stavano crollando. E con esse, la determinazione che aveva promesso di mostrare nell’affrontarlo. Sentì che non avrebbe potuto resistere davanti a quegli occhi ancora per molto. E la cosa migliore sarebbe stata tirarsi indietro.

“Niente.”

Era un codardo. Lo sapeva. Non aveva mai dubitato.

Si sentì morire, quando vide gli occhi di Harry supplicarlo ancora di parlare. Lo avrebbe fatto. Davvero. Gli avrebbe spiegato tutto, gli avrebbe fatto comprendere per quale motivo quell’anno avesse scelto la solitudine. Gli avrebbe concesso ancora una volta di aiutarlo. Come sempre, gli avrebbe concesso tutto.

Sospirò tra sé e sé. Non avrebbe potuto. E lo sapeva bene.

Si voltò dalla parte opposta, abbassando la bacchetta, con uno sguardo così spento da trasmettere la stessa rassegnazione a chiunque. Ma non ad Harry.

Per qualche istante, il ragazzo pensò di lasciar perdere. Di rinunciare. Perché Draco non avrebbe avuto alcuna intenzione di parlare. Né di continuare a vederlo. Era tutto finito. Quasi rise tra sé e sé. Era impossibile. Tutto ciò in cui aveva creduto, tutto ciò in cui aveva riposto le proprie speranze stava scomparendo. In un istante. Eppure, Harry capì di averlo saputo molto tempo prima. Non quel giorno, non in quel momento, ma da quando quell’anno erano tornati ad Hogwarts. Da quando Draco non aveva avuto più intenzione di vederlo, di fermarsi con lui, di chiamarlo nei modi più strani solo per poter trascorrere del tempo insieme.

Era tutto finito.

No.

Non avrebbe potuto accettarlo.

Si mosse in avanti, quasi istintivamente. In silenzio, senza chiamarlo, senza farsi sentire. E quando lo raggiunse, afferrò il suo braccio sinistro con forza, facendolo voltare nuovamente verso di sé. E Draco trovò dinanzi a sé quegli occhi. Ancora una volta, senza attendere che accadesse. E quegli occhi chiesero la verità. Senza più alcuna esitazione. Senza più scuse, giustificazioni. Chiesero soltanto sincerità.

Ma Harry sentì un desiderio più forte. Lo avvertì così vicino a sé, dopo troppo tempo. Per tutta l’estate aveva immaginato il momento in cui sarebbe tornato a stringerlo al proprio corpo. E quel desiderio era rimasto intatto in lui. Vide quegli occhi meravigliati dal gesto che aveva compiuto. E seppe che avrebbe potuto meravigliarli ancor di più. Si lasciò andare. E tenendo ben saldo il suo braccio lo attirò a sé.

Gli occhi di Draco si spalancarono, mentre quelli di Harry si chiusero per poter assaporare quel momento. Le loro labbra si incontrarono, come se fosse la prima volta. Lo stesso stupore, lo stesso sapore che sembrava essere totalmente nuovo per entrambi. Ma non era così. Lo sentirono. Era quel sapore che entrambi conoscevano alla perfezione, che per anni aveva permesso loro di restare insieme, di continuare a volersi, a desiderarsi, a possedersi. Ed era tutto ciò che avrebbero chiesto per tutta la vita. Non avrebbero avuto bisogno di altro. E in quel momento, se ne resero conto. Davvero.

Draco rispose al bacio che Harry gli aveva chiesto, lasciandosi andare e socchiudendo gli occhi per poter godere di quel contatto ritrovato.

Non posso.

Già, non poteva farlo. Ma allora, per quale motivo continuava a baciare quelle labbra che gli erano dannatamente mancate, nel corso di quei mesi?

Devo farlo per lui.

Si sentì un egoista. Stava vanificando tutto ciò che in quei mesi era riuscito a costruire con molti sacrifici. Non avrebbe potuto farlo. Avrebbe dovuto resistere. Per lui.

Ma non ebbe bisogno di farlo. Perché un istante dopo, gli occhi di Harry si spalancarono di nuovo ed il ragazzo scattò. Draco si destò da quel momento di felicità che lo stava assalendo, e vide il compagno distaccarsi rapidamente da lui, allontanandosi di qualche metro, e portare la mano sinistra sulla propria cicatrice. Un dolore lancinante sembrò trafiggerlo, passando attraverso la mano destra fino ad arrivare alla sua fronte. Osservò la propria mano, ma non vide nulla di strano. Non comprese. Quella era la mano con cui, fino a pochi istanti prima, aveva stretto il braccio di Draco.

Solo quando il dolore passò del tutto, o quasi, tornò a guardarlo. Il ragazzo rispose al suo sguardo, ma sembrò sofferente nel farlo.

“Stammi lontano.”

Harry non capì. Aveva pensato che quel bacio potesse cambiare ogni cosa. Potesse farlo tornare sui propri passi. E tra le sue braccia.

“Ma perché?”

Mentire ancora non sarebbe servito. Né attendere.

Avrebbe voluto la verità? E allora, l’avrebbe avuta.

Capì che quello sarebbe stato l’unico modo per allontanarlo. L’unico modo per far sì che non tornasse da lui, per cercare di recuperare quel rapporto che sembrava essere giunto al termine.

L’unico modo per farlo andare via. Per sempre.

Per sempre.

Quel pensiero strinse il suo cuore in una morsa. Draco non avrebbe mai desiderato che accadesse. Non avrebbe mai desiderato di dover arrivare a tanto. Ma in quel momento, comprese che non ci sarebbero state alternative.

Lui lo amava. E se lo amava davvero, doveva allontanarlo da tutto ciò che avrebbe potuto fargli del male.

Se lo amava davvero, doveva allontanarlo da se stesso.

“Ma non capisci?”

Gridò con tutto il dolore che aveva dentro di sé. E fu un grido spontaneo, sincero. L’unica cosa che quel giorno riuscì a liberarlo. Ma solo per lasciare spazio ad altro dolore.

Lo guardò per qualche istante con occhi di fuoco. E agì.

Non c’è altro modo.

Raggiunse la manica sinistra della camicia. E non esitò.

È l’unico modo per salvarlo.

La sollevò fino al gomito, mostrando l’interno del braccio al compagno.

Ed Harry si sentì morire.

“Sono stato scelto.”

Tre parole. Tre parole che fecero sprofondare Harry nel baratro.

Un teschio. Un serpente. E la consapevolezza di sapere di cosa si trattasse.

Harry avrebbe pagato con tutto l’oro della Gringott, pur di non sapere cosa quel simbolo inciso sul braccio sinistro di Draco significasse. Ma purtroppo, sapeva bene cosa fosse. E si sentì nauseato.

Draco osservò i suoi occhi, mantenendo la presa ben salda sulla manica della camicia per mostrare ancora il proprio braccio al compagno. Quel braccio che poco prima aveva stretto e che gli aveva causato quel dolore. E lo vide immerso nell’incredulità.

Era ciò che avrebbe voluto. Nient’altro che quello. Sarebbe stato necessario per salvarlo.

E lo sguardo di Harry tradusse tutti quei pensieri che non avrebbe mai potuto tradurre con l’aiuto della parole.

Lo guardò negli occhi. E Draco si sentì vacillare. Avrebbe voluto spiegare. Ogni cosa. Avrebbe voluto spiegare il perché. Ma no. Harry non avrebbe voluto sentirlo. Come aveva previsto. Ed era la cosa migliore. Per tutti.

Abbassò il braccio, mantenendo la manica sollevata. Harry dedicò un altro istante a quel simbolo maledetto che ora lo stava macchiando. E lo avrebbe macchiato per sempre. Ma quando risollevò lo sguardo, fu per parlare.

“Vuoi sapere una cosa?”

Lo colse alla sprovvista. Draco non aveva pensato che Harry desiderasse di parlare.

“Sai chi c’era, quella notte nel cimitero?”

E quando udì quelle parole, si trovò a sperare che Harry perdesse quel desiderio.

“Sai chi c’era, quando Voldemort tentò di uccidermi?”

Il suo cuore accelerò sempre di più i propri battiti. Perché, dentro di sé, Draco conobbe la risposta a quella domanda. Ma sperò che non fosse come aveva sospettato.

Lo sguardo di Harry fu di fuoco. Il peggiore che avesse mai mostrato. A chiunque.

“C’era tuo padre.”

Avrebbe voluto distruggere ogni cosa dinanzi a sé. Perché la rabbia di quel momento fu così tanta da non poter essere contenuta. Eppure, ancor più forte fu il dolore di quelle parole.

Non che non avesse mai avuto il sospetto. Suo padre aveva lasciato degli indizi, nella lettera ricevuta il giorno precedente alla terza prova del Torneo Tremaghi. Ed il giorno successivo, Voldemort era tornato. Non poteva trattarsi di una casualità. Non era una coincidenza. Ma aveva sempre cercato di accantonare il discorso e di convincersi che no, suo padre non avesse nulla a che fare con tutta quella storia. E soprattutto, che quella notte non fosse lì. Ancora per aiutare il Male. Ancora per cercare di uccidere Harry.

“Era lì. Davanti a me. Forse lo sai già. Ma lui è ancora un Mangiamorte. Come avevo previsto.”

Il suo tono rimase immutato. E con esso, la sua crudeltà.

“Vedo che ha saputo tramandare le tradizioni di famiglia.”

Non ci fu ironia in lui. Ma solo una verità che Draco non avrebbe mai voluto ascoltare.

“Lui è un bastardo. Ma tu lo sei di più.”

E la sofferenza esplose.

“Mi fai schifo.”

Avrebbe potuto comunicare ogni cosa con un solo sguardo. Ma quelle parole ferirono Draco come il peggiore degli incantesimi. Ed Harry era pronto a sferrare l’attacco finale.

“Non avvicinarti mai più a me.”

Gli riservò un ultimo sguardo. Uno sguardo disgustato nei suoi confronti. Uno sguardo che Draco non avrebbe mai dimenticato.

L’unico che gli aveva sempre donato grandi emozioni. E l’unico che riuscì a farlo crollare.

Un istante. Ed Harry si voltò.

Si avviò a passo svelto verso l’uscita di quel bagno che non avrebbe mai dimenticato.

Dietro di lui, Draco rimase con il braccio sollevato a mezz’aria. Ma neanche una parola riuscì a venire fuori dalle sue labbra. Neanche un respiro, per poterlo fermare. Per poter tentare.

Non avvicinarti mai più a me.

Era ciò che avrebbe voluto. Lo scopo di quel gesto così avventato.

Draco sapeva che, alla vista del simbolo dei Mangiamorte, Harry non avrebbe posto domande. Non avrebbe chiesto il perché. Avrebbe semplicemente pensato che lui fosse come suo padre. E quello gli sarebbe bastato per cacciarlo dalla sua vita.

Il suo cuore si strinse ancora.

Ripensò a quei momenti. Quelli che aveva trascorso con lui, quelli che lo avevano reso l’uomo che in quel momento si sentiva. Un uomo forte. Un uomo che, al contrario di ciò che Harry pensava, aveva dovuto riflettere a lungo, per comprendere cosa fosse giusto fare. Per salvare le persone che amava. Tutte.

Ma quei ricordi non avevano importanza.

Nulla aveva più importanza.

Era andato tutto come aveva sperato. Harry aveva seguito alla perfezione il suo piano.

E da quel momento in poi, sarebbe stato solo.

Poggiò la schiena contro il muro dietro di lui, lasciandosi andare e scivolando a terra. Portò una mano sui propri occhi, avvertendo quel bruciore che conosceva dannatamente bene tornare da lui.

E sotto l’effetto delle lacrime non si sentì debole.

Si sentì solo.

Aveva fatto la cosa giusta.

Ma Harry gli sarebbe mancato.




Ciao a tutti :D Allora, come avrete notato anche oggi ho pubblicato di venerdì, e mi scuso :'( Purtroppo ho ancora problemi di connessione e solo oggi ho potuto utilizzare un altro computer per aggiornare! Quindi, scusatemi :'(

Intanto, piango anche perché qui siamo arrivati ad un punto molto triste :'( Harry ha scoperto la verità, anche se si tratta di una mezza verità. Perché nessuno sa il motivo reale per cui Draco lo ha fatto. Speriamo che le cose migliorino! Intanto, vi anticipo che per quanto riguarda i Doni della Morte (come per il Calice di Fuoco) ci saranno due os :)

Come sempre, ringrazio tutti coloro che continuano a seguire la raccolta :D Vi aspetto per il prossimo aggiornamento!

A presto!

ringostarrismybeatle

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Cap 7 Harry Potter e i Doni della Morte




Draco si perse negli occhi che si presentarono dinanzi a lui. Occhi che da anni, ormai, era abituato ad osservare da quella distanza.

Eppure, il momento era ben diverso. La situazione era ben diversa. E se fino a quel giorno aveva avuto la possibilità di guardarli con un animo tranquillo, o almeno fino ad un anno prima, in quel frangente si ritrovò a guardarli con il cuore sul punto di esplodere. E con nessuna possibilità di mostrarsi debole.

Sentì le labbra tremare, cercando di controllarsi, inutilmente. Un freddo improvviso l’aveva avvolto e pervaso, nel momento in cui era stato chiamato per quel compito ingrato.

Accanto a lui, suo padre. Stremato, devastato da quel periodo maledetto che aveva coinvolto la loro famiglia. La voce rotta, la barba stranamente incolta. Una pazzia negli occhi, orientata verso la speranza di avere finalmente la possibilità di mettere fine a tutto ciò che stava rischiando di portarli alla rovina.

“Draco.”

Lucius Malfoy si avvicinò al suo orecchio, afferrando la sua giacca nera e attirandolo a sé, ma mai facendo distogliere il suo sguardo.

“Draco. Per favore.”

Una preghiera. Un tono che mai Draco aveva udito, soprattutto da suo padre. Ed un peso che ora gravava sulle spalle del giovane.

“Draco. Dimmi. È lui?”

Un brivido percorse la schiena del ragazzo, che a qualche centimetro di distanza da quel volto deturpato continuava a trattenersi per non iniziare a tremare. Da tempo, ormai, non riusciva più a vivere in modo tranquillo le proprie giornate. Da più di un anno, il suo sonno era disturbato. E quel momento non avrebbe potuto far altro che peggiorare la situazione.

“Draco.”

Lucius lo esortò, chiamandolo ancora una volta. Nella sua pazzia, non avrebbe mai potuto notare lo sguardo assente di suo figlio. Non avrebbe mai potuto notare che Draco, in evidente difficoltà, stava solo cercando di prendere tempo, per capire quale fosse la cosa migliore da dire. E in fondo, si rese conto che non ce ne sarebbe stata una.

“Non ne sono sicuro.”

Suo padre bagnò leggermente le proprie labbra secche, abbassando il capo e sospirando pesantemente.

“Draco. È una grandissima possibilità per noi. Se consegneremo Harry Potter al Signore Oscuro, lui ci ricompenserà. Ma se lo chiameremo inutilmente, ci ucciderà.”

Harry non avrebbe mai voluto che quella decisione spettasse proprio a lui. A Draco. Perché, in fondo, prendere una decisione sarebbe stata l’unica cosa da fare.

Decidere di condannarlo. Ammettere che si trattasse di Harry Potter e consegnarlo nelle mani di Voldemort.

Decidere di salvarlo. Negare che lui fosse chi fino a quel momento avessero creduto.

Non ebbe molte speranze di salvarsi, in fondo.

La loro ultima conversazione non era stata di certo pacifica. E con una sola parola, egli avrebbe potuto decretare la sua morte.

Mantenne i propri occhi nei suoi, ancora, perché in fondo esitare sarebbe stata la cosa migliore. L’unica.

“Draco.”

Ma non per suo padre. No. La smania nel suo sguardo chiedeva una risposta. Non avrebbe potuto attendere ancora.

“Sta’ calmo, Lucius.”

Ma una terza voce intervenne. Una voce che Harry avrebbe preferito non udire.

Perché sentire quella voce, per lui, equivaleva a morire.

“In fondo, i nostri ospiti sono appena arrivati.”

Bellatrix Lestrange.

Con una risatina, si intromise tra padre e figlio, guardando negli occhi il giovane che si trovava dinanzi a loro.

“Io mi occuperò della ragazzina. Ho qualche domanda da farle. E tu, caro Draco, pensa pure a lui. Portalo di sotto.”

Si voltò di scatto, avanzando in direzione di Hermione, che istintivamente si ritrasse, nonostante fosse stretta da un Mangiamorte.

Draco esitò ancora per un istante, ma avvertì lo sguardo del padre gravare su di lui. E fece come gli era stato detto. Afferrò il ragazzo senza alcuna delicatezza per una manica, trascinandolo attraverso il salone di Villa Malfoy.

“Ah, Draco.”

E prima di avviarsi nel sotterraneo, la voce di sua zia lo raggiunse nuovamente.

“Conosci le Maledizioni senza Perdono, non è vero?”

Lo sguardo di Bellatrix lo immobilizzò al suo posto. Ed egli non rispose. Rimase fermo ad osservarla, senza mostrare davvero il disgusto che quel commento gli aveva provocato.

Solo quando riuscì nuovamente a muoversi, si avviò verso le scale che lo avrebbero condotto nel sotterraneo, in quei giorni, fortunatamente, deserto.

Gettò l’altro all’interno di esso, richiudendo la porta dietro le proprie spalle e serrandola per avere la certezza che nessuno li interrompesse. Quando fu sicuro, si voltò verso di lui, finalmente libero di esprimere tutto il proprio sconvolgimento. Ed Harry lo vide tremare, lo vide respirare a fatica ed osservare a distanza i suoi occhi. Solo qualche istante dopo, Draco riprese a camminare, a passo svelto, per poterlo raggiungere.

“Ma che cosa ti è successo?”

Si affrettò a posare una mano sulla sua guancia gonfia, accarezzandola e accertandosi che tutto andasse bene.

“Non so di cosa tu stia parlando.”

Ma lui mentì. Ancora. Forse perché non sarebbe più riuscito a fidarsi di lui e di quel suo comportamento. Ma Draco lo guardò, scuotendo la testa e facendogli comprendere quanto quel suo pensiero fosse stato sciocco.

“Pensi davvero che non ti abbia riconosciuto?”

Ed Harry si sentì davvero sciocco. Come aveva potuto pensare che lui non lo avesse riconosciuto? Non aggiunse nulla. Si limitò ad abbassare lo sguardo, comprendendo le sue buone intenzioni. E infatti, un istante dopo, Draco estrasse la bacchetta, puntandola sul volto di Harry. Senza neanche pronunciare una parola, una leggera luce blu uscì dalla punta, avvolgendo il volto del ragazzo.

“L’effetto dovrebbe essere immediato. Ammesso che si tratti di una Fattura Pungente.”

Allontanò nuovamente la bacchetta, riponendola nella propria tasca. E come aveva immaginato, il volto del ragazzo iniziò improvvisamente a sgonfiarsi, riprendendo le sembianze che Draco ricordava così bene.

Harry cercò gli occhiali che ricordava di aver messo in tasca. Li indossò, e finalmente riuscì a distinguere nettamente i contorni dell’altro.

Il suo volto si mostrò dinanzi a lui, dopo tempo, molto tempo. Da quanto i due non erano così vicini? Da quanto tempo non avevano la possibilità di vedersi? Già, Harry lo ricordava bene. Dalla morte di Silente.

Fu quel ricordo a portare Harry ad agire. In un solo istante, egli afferrò la propria bacchetta, puntandola dinanzi al volto di Draco, che con aria interrogativa cercò di guardarlo negli occhi e di ignorare l’oggetto che lo stava minacciando.

“Tu.”

Il tono di Harry, il cui viso era tornato ad essere perfettamente quello che tutti avrebbero riconosciuto, fu più duro di quanto Draco avesse immaginato.

“Traditore.”
“Ma di cosa stai parlando?”
“Lui aveva fiducia in te. Lui vedeva qualcosa persino nel tuo animo maledetto. E tu lo hai tradito, aprendo le porte di Hogwarts ai tuoi amichetti.”

Draco comprese. Comprese qualsiasi parola pronunciata da Harry, qualsiasi parte di quel discorso. Silente.

“Io-”
“No. Non ci sono scuse. Non questa volta.”

Non avrebbe neanche cercato di tirare fuori la propria bacchetta. Non avrebbe cercato di duellare con lui, di reagire a quella situazione. Non avrebbe avuto la forza di farlo.

“Ho cercato di giustificarti, ogni volta in cui gli altri ti accusavano. Ho cercato di capirti, quando in realtà neanche tu riuscivi a farlo. Ma questa volta no, Malfoy. Questa volta è stato troppo anche per te. E per me.”

Strinse maggiormente la bacchetta nella mano, e anche il suo sguardo sembrò farsi più duro. Ma l’altro non demorse.

“Ascoltami.”
“No. Non ho nessuna voglia di farlo.”
“Invece devi. Potter, non avevo scelta. Cerca di capire.”

Ma Harry scosse il capo.

“Non posso capirti. E non voglio capirti.”
“Ma devi. Abbiamo passato ogni cosa insieme. E hai sempre capito ogni cosa di me. Lo hai detto tu stesso. Mi hai capito anche quando io non riuscivo a farlo. Perché ora non puoi fare altrettanto?”
“Perché finalmente ho capito la cosa più importante. Ho capito che tu sei questo. Niente di più di tuo padre. Sei proprio come lui. E nessuno di voi due riuscirà mai a cambiare.”

Quelle parole fecero più male di qualsiasi Maledizione senza Perdono. E Draco sperò che un qualsiasi incantesimo potesse raggiungerlo al più presto. Perché quella conversazione lo stava ferendo come nient’altro prima.

“Non è vero. Io non sono come lui. E tu lo sai.”
“Quando ti dicevo che saresti stato un uomo migliore di lui, mi sbagliavo. Speravo di poterti salvare. Ma la verità è che tu non vuoi essere salvato. Tu vuoi essere perfettamente come lui. E io mi sono illuso, quando ho pensato di poterti cambiare. Ma ancora non sapevo cosa saresti stato in grado di fare. Solo ora ti vedo per come sei realmente.”

Fu doloroso.

Ascoltare quelle parole, sentirsi accusato proprio da lui. L’unico che lo avesse mai compreso. L’unico che gli fosse stato davvero vicino, in ogni momento.

“E come sono realmente?”

Pose quella domanda quasi senza forze. Ed Harry si meravigliò, perché non aveva pensato di sentirlo ancora pronunciare neanche una singola parola. Ma prima che potesse avere la possibilità di rispondere, Draco parlò ancora.

“Sono un traditore, non è vero? Sono spregevole. Sono un vigliacco. Sono.. Un Mangiamorte. Pensi che non sappia cosa hai detto ai tuoi amici? Puoi ripeterlo anche ora. So cosa pensi di me. Proprio tu. Tu, che più di chiunque altro avresti dovuto capire il perché del mio comportamento.”

Harry non comprese quelle parole. Sembrarono ancora una volta quelle scuse che Draco utilizzava per giustificare i propri comportamenti. Ma questa volta, si trattava della verità. Una verità a cui Harry non era mai stato in grado di pensare.

“Pensi che io sia un traditore, giusto? Bene. Vuoi sapere perché ho preso questa decisione? È stato per la mia famiglia. Per mio padre e per mia madre. Per salvarli. Se io non avessi fatto ciò che mi era stato detto, saremmo stati uccisi. Ero stato scelto. L’alternativa era la morte.”

Draco prese finalmente coraggio, pronunciando quelle parole con la massima sincerità che avrebbe potuto mostrare al ragazzo che, dinanzi a lui, ascoltava in silenzio, sempre mantenendo la bacchetta alta.

“Mio padre ha commesso degli errori. Lui ha scelto di fare del male. Ma in questo modo, ha scelto anche per me. E io sono stato costretto a farlo. Per proteggerli. Per non permettere che venisse fatto loro del male.”

Gli occhi di Harry si persero in quelli dell’altro, iniziando a rompere quella barriera che sembrava averli distaccati dal passato dei due.

“Nessuno poteva capirmi. Nessuno. Lo scorso anno è stato il peggiore, per me. Sono stato solo, ogni giorno, per tutto l’anno. Solo con il mio dolore, solo con i miei segreti. Solo, senza nessun amico. Senza di te. Ed è stata una mia volontà. Allontanarti, per evitare di renderti un bersaglio più facile. Ma tu non hai capito nulla. Hai solo accettato ciò che io ti ho raccontato, senza chiedere di più, senza sapere il perché. Ed è stato un bene. È stato ciò che volevo. Ero certo che il fatto che fossi divenuto un Mangiamorte sarebbe bastato per tenerti lontano da me. E avevo ragione.”

La situazione sembrò capovolgersi, improvvisamente. Perché, se fino a quel momento le parole pronunciate avevano colpito e fatto male a Draco, tutte quelle confessioni erano ora dirette ad Harry. Ed ognuna di esse fu come un coltello conficcato nel petto. Ognuna lo ferì in modo sempre più forte. Ed egli si sentì sprofondare. Per non aver compreso ciò che Draco, forse implicitamente e non intenzionalmente, aveva cercato di dirgli. Per non aver compreso una situazione che, in quel momento, appariva chiara come non mai ai suoi occhi.

“Sapevo di essere rimasto solo. E forse lo sono sempre stato. Tutto ciò che mi era rimasto era la mia famiglia. E per loro avrei fatto di tutto. Come chiunque farebbe.”

Seppe che Harry aveva compreso. Ne fu certo.

“Non avresti fatto qualsiasi cosa per salvare i tuoi genitori?”

Harry ascoltò quelle parole, restando in silenzio. La risposta era ovvia. E in un istante, si accorse che lui aveva ragione. E comprese cose che nell’ultimo anno lo avevano portato a rifiutare ricordi, a dubitare di se stesso, ad odiare il modo in cui, nonostante tutto, continuava ad amare Draco.

“Potrai pensare ciò che vuoi di me. Forse è vero. Sono un traditore, un vigliacco. Sono spregevole. E un Mangiamorte. Ma ora sai qual è la verità. E sarai tu a giudicarmi.”

Tutto sembrò immobilizzarsi per un tempo infinito. Harry mantenne la bacchetta puntata sul suo volto, senza dargli la possibilità di muoversi. Ma in fondo, Draco non avrebbe fatto nulla per fuggire da lì, né per rispondere a quella minaccia e attaccarlo. Se non avesse avuto la bacchetta dell’altro a pochi centimetri dal proprio volto, sarebbe rimasto allo stesso modo fermo al proprio posto. In attesa.

Harry sentì un peso bloccato a metà della propria gola. Un groppo troppo pesante da ingoiare.

Fissò quegli occhi così profondi, così freddi dinanzi a chiunque altro, ma in grado di riscaldare il suo animo. E forse comprese ogni cosa. O forse non comprese più nulla. L’unica cosa che sentì fu quel sentimento che credeva di aver dimenticato per sempre e che, invece, si stava ripresentando con forza in lui. Quella era la prima volta in cui si trovava di nuovo davanti a lui. E quel momento era servito per fargli comprendere che niente era cambiato, rispetto al loro ultimo incontro.

Le labbra di Harry si dischiusero. E finalmente, si preparò a dire ciò che da tempo avrebbe voluto dire.

Ma all’improvviso, una luce alle sue spalle rischiarò i sotterranei. I due ragazzi si voltarono verso di essa, cercando di comprendere. E dopo qualche istante di confusione, una sagoma comparve da quella luce. Una figura che entrambi avrebbero riconosciuto.

“Dobby!”

La voce di Harry, confusa e felice allo stesso tempo, accolse l’elfo domestico, che per qualche secondo si guardò intorno, tornando nella sua vecchia dimora. Quella in cui aveva servito per così tanto tempo. Quella che lo aveva reso schiavo per così tanto tempo.

“Harry Potter!”

Si affrettò ad avvicinarsi a lui, inchinandosi leggermente come era solito fare. Solo quando risollevò il capo, si accorse che dietro di lui c’era qualcun altro. Qualcuno che non avrebbe desiderato rivedere.

“Padron Malfoy.”

Esitò, ma poi si inchinò di nuovo. Draco lo osservò, riportando alla memoria quei momenti che sembravano fin troppo distanti. Abbassò leggermente il capo, e l’elfo lo notò, avvertendo il proprio cuore sobbalzare per un gesto che sempre gli sarebbe apparso esagerato nei suoi confronti. Soprattutto da parte di un Malfoy.

“Dobby, che cosa ci fai qui?”

Ma Harry lo riportò alla sua priorità.

“Dobby è qui per salvare Harry Potter e i suoi amici.”

I due ragazzi rimasero immobili al proprio posto. Dobby non cercò giustificazioni. Non temette la presenza di Draco in quel luogo con loro. Qualcosa gli fece comprendere che il giovane Malfoy non si sarebbe opposto.

Harry lo osservò per qualche istante, ma subito dopo si voltò verso il compagno. Lo guardò, senza sapere cosa dire. Ricordò dove il loro discorso si fosse interrotto. Ricordò cosa stessero dicendo, in quel momento. Ma neanche una parola a riguardo venne fuori dalle sue labbra. Perché, in pochi istanti, tutto era cambiato.

“Non c’è tempo. Dobbiamo andare.”

L’elfo non poté più attendere. Tutto era già stato deciso. Conosceva bene quella casa, sapeva come muoversi. E non avrebbe avuto problemi. Ma capì che Harry avrebbe avuto bisogno di qualche altro istante, per congedarsi da Draco. E per quel motivo, si allontanò di qualche passo.

Harry lo ringraziò segretamente. I due rimasero in silenzio. Si osservarono a lungo. Draco non avrebbe mai negato al compagno di andare via di lì. In fondo, aveva già salvato la sua vita una volta, nel momento in cui non aveva ammesso di averlo riconosciuto. A cosa sarebbe servito trattenerlo lì? A nulla. La situazione tra di loro non sarebbe cambiata. Mai più. Soprattutto in quel momento.

Abbassò il capo, voltandosi verso la propria destra. Ma inaspettatamente, Harry rimase fermo al suo posto. E parlò.

“Vieni con me.”

Fu in quel momento che l’attenzione di Draco tornò ad essere evidente. Le sue labbra si dischiusero, mentre il suo capo tornò a sollevarsi. E i propri occhi, spalancati dinanzi al compagno, incrociarono i suoi, al contrario calmi e consapevoli di quella richiesta.

“Come?”
“Vieni via con me. Scappa da qui. Non succederà nulla ai tuoi genitori. Ma fuggi da questo posto.”

Draco lo guardò con attenzione. E dentro di sé, sperò davvero di avere una possibilità di accettare.

Ma in fondo, dal primo momento seppe che non sarebbe mai potuta andare secondo i suoi piani.

“Non posso.”
“Draco..”

Il suo cuore perse un battito, nel momento in cui sentì il compagno chiamarlo nuovamente per nome. Ma seppe che quel sentimento non avrebbe potuto interferire.

“Non posso. E tu lo sai.”

Harry sostenne il suo sguardo a lungo.

“So che anche tu hai la possibilità di scegliere.”
“No, non è vero. Non in questo momento.”

Il compagno attese, in silenzio. Ma, alla fine, fu costretto a sorridere in modo mesto. E ad accettare quella decisione che, lo comprese, non dipendeva davvero da lui. Gli rivolse un ultimo sguardo, voltandosi poi verso Dobby e preparandosi a seguirlo. Ma non appena si avviò verso di lui, avvertì una mano afferrare la propria.

Harry rimase immobile al proprio posto. Lo sguardo fisso dinanzi a sé, perso nel buio di quei sotterranei. Solo quando si sentì pronto ad accettare quel contatto e a tornare a sentirlo come qualcosa di familiare, si voltò di nuovo verso Draco.

“Harry.”

Non seppe dove trovò la forza per parlare. Ma sentì di doverlo fare.

“Fa’ attenzione.”

Non fu molto. Avrebbe potuto dire molte cose. Ma non in quel momento. E dentro di sé, Draco si trovò a domandarsi se avrebbe avuto un’altra occasione per potergli dire tutto ciò che da tempo teneva dentro di sé.

Harry lo osservò. E per lui, quelle parole furono più importanti di qualsiasi altra cosa. Le stesse che Draco aveva utilizzato tre anni prima, la notte precedente alla terza prova del Torneo Tremaghi.

Le migliori che potesse utilizzare.

E un giorno glielo avrebbe detto.

Ne fu certo.




Ciao a tutti :D Allora, sì, sono una persona pessima. Sto aggiornando addirittura di sabato. Ma vi giuro che il problema non sono io, è la connessione che non va :'( E solo qualche volta ho la possibilità di usare un altro computer :'( Non uccidetemi <3

Intanto, siamo arrivati ai Doni della Morte (prima parte, perché come vi ricordo ci sarà la seconda), e c'è di nuovo l'incontro tra Harry e Draco. E io li amo. Punto.

Come sempre, ringrazio tutti coloro che stanno continuando a seguire la raccolta :D Vi aspetto per il prossimo aggiornamento!

A presto!

ringostarrismybeatle

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 7, pt. 2 ***


Cap 7b Harry Potter e i Doni della Morte, pt. 2




Non seppe come riuscì a raggiungere i suoi genitori.

Non seppe come riuscì a restare integro, mentre Voldemort allargava le braccia verso di lui, per stringerlo al proprio corpo e renderlo parte di ciò che era accaduto.

Non seppe come, in quel momento, non si abbandonò alle dolci braccia della morte. La sola che avrebbe potuto accoglierlo. La sola che lo avrebbe riportato da lui.

I suoi occhi spenti e velati dalle lacrime si mantennero fissi a terra, tra la polvere e le macerie di quella scuola che lo aveva accolto come un figlio, ma che lui aveva contribuito a distruggere. Forse non aveva mai compreso fino in fondo a cosa le sue azioni lo avrebbero portato. Ma, in quel momento, si rese conto di ogni cosa.

Si diresse da sua madre. L’unica che, forse, sarebbe stata in grado di lenire il suo dolore. L’unica, almeno, che lo avrebbe compreso. La donna lo guardò, cercando di catturare il suo sguardo, ma senza riuscirci. E capì che l’unica cosa da fare sarebbe stata attendere. Attendere che Draco la raggiungesse, senza dire nulla.

Forse perché c’era qualcosa in più. Qualcosa oltre il dolore che suo figlio, come qualunque altro ragazzo della sua età, avrebbe potuto provare in un momento così difficile. Qualcosa che solo una madre avrebbe potuto comprendere. E lei l’aveva compreso nel bosco, quella stessa notte.

Draco si avvicinò a lei, con la testa bassa ed il solo desidero di essere lontano da lì. Lontano come avrebbe potuto essere solo con la morte. Eppure, si trovò a sopportare un dolore che non avrebbe mai visto la fine. Un dolore che non avrebbe potuto sfogare, come tutti stavano facendo. E questo lo avrebbe consumato dall’interno. Lo avrebbe dilaniato. Come stava già facendo.

Avvertì qualcosa muoversi, mentre si voltava nuovamente verso i compagni che aveva lasciato dalla parte opposta. Il braccio di suo padre si stava avvicinando a lui. Per sfiorarlo, per fargli comprendere che tutto sarebbe finito molto presto. O forse, per stringerlo al proprio corpo.

Sembrava tutto dannatamente assurdo.

Dinanzi alla distruzione, dinanzi alla morte, suo padre si stava forse rendendo conto di quanto avesse chiesto a suo figlio? Di quanto dolore gli avesse arrecato, di quanti anni spensierati gli avesse sottratto. Di quanta vita gli avesse tolto.

Quel gesto mostrò tutta l’umanità di Lucius Malfoy, tutto il suo desiderio di chiedere perdono a Draco. Perché lui, finalmente, aveva compreso quanto avesse chiesto a suo figlio. E probabilmente, non sarebbe mai riuscito a dimenticarlo.

Ma Draco non avrebbe saputo cosa fare, con quell’umanità.

Sembrava tutto assurdo. Era la verità. Per lui, lo era. Non avrebbe saputo cosa dire, dinanzi a quella supplica. Dinanzi a quella richiesta di perdono. Ma ebbe una certezza. Non sarebbe stato quello il momento adatto per affrontare la questione.

Non appena avvertì la mano di suo padre, si scansò, evitando quel contatto. Non si voltò verso di lui, non incontrò il suo sguardo. Lo avrebbe evitato. E non solo per quel giorno.

“Harry Potter è morto!”

Avvertì quelle parole, ma riecheggiarono nella sua mente come se Draco non le avesse davvero comprese. Qualcosa era ancora troppo vivo in lui. Quella visione lo aveva distrutto. E non avrebbe avuto più il coraggio di voltarsi verso di lui. Non avrebbe mai trovato la forza necessaria per farlo.

Harry Potter era morto. Dovette ripetere ancora una volta quelle parole dentro di sé, per essere certo di averle udite e capite. Ma in fondo, non ci sarebbe stato bisogno di parole. Perché lui aveva visto. Aveva visto qualcosa che mai avrebbe voluto vedere nel corso della sua vita. Qualcosa che per sempre lo avrebbe tormentato.

È stata colpa mia.

Il suo cuore si strinse in una morsa. E Draco non poté che pensare che quella fosse la verità.

È stata tutta colpa mia.

Quella era la pura verità. La stupida verità che non avrebbe mai voluto sentire, ma che continuava a spingere dentro di lui come una lama affilata. Trafiggeva il suo cuore con una forza che non aveva mai sentito, lo privava rapidamente di tutto il suo spirito. Uno spirito maledetto. Uno spirito di cui lui stesso si sarebbe voluto liberare il prima possibile.

Come aveva potuto pensare che restare lontano da lui lo avrebbe aiutato? Aveva cercato la solitudine per poter agire, ma allo stesso tempo per poterlo tenere lontano dal Male. Eppure, in quel modo lo aveva perso. Non era rimasto al suo fianco, nei momenti più importanti di quella battaglia. Non era rimasto al suo fianco, nel momento in cui lui aveva scelto di offrirsi, di sacrificarsi. Glielo avrebbe impedito, avrebbe fatto di tutto per non permettergli di prendere una simile decisione. Ma no. Non aveva avuto la possibilità di farlo. Perché, a causa di una sua scelta, di una sua maledetta scelta, era rimasto lontano da lui.

Come aveva potuto pensare di salvare lui e i suoi genitori? Non avrebbe potuto scegliere ogni cosa. Eppure, quel piano gli era apparso così perfetto da non far sorgere in lui il minimo dubbio. Restare lontano da lui, per non renderlo un bersaglio facile. Eseguire gli ordini ricevuti, per salvare la sua famiglia. Evidentemente, era tutto troppo perfetto.

Fa’ attenzione.

Quelle parole riecheggiarono in lui, senza che lo desiderasse davvero. E quel ricordo lo stremò. Quelle erano state le ultime parole che gli aveva rivolto. Ma quella volta, Harry non aveva fatto come gli era stato detto. Non aveva mantenuto la sua promessa.

Il peso sul suo stomaco sembrò sempre più forte. E divenne quasi impossibile da sopportare.

Quel giorno, nei sotterranei della propria casa, Draco avrebbe potuto dire molto di più di quelle due parole. Ma, in fondo, aveva sperato di poter avere un’occasione diversa per farlo. Un’occasione migliore.

Maledetto.

No. Quella era la risposta. Quella sarebbe sempre stata la risposta, a tutta la sua vita. Non avrebbe avuto un’altra occasione di parlare con lui, di dirgli tutto ciò che provava per lui. Tutto ciò che da più di un anno teneva dentro di sé, insieme a quei segreti che la sua famiglia gli aveva affidato.

Come aveva potuto pensare che non potesse esserci un’altra via d’uscita? Un modo per salvare Harry. E per salvare..

Già. Chi avrebbe voluto salvare davvero? Sua madre, certamente. Ma, in quel momento, si trovò a pensare a quella scelta. A quella decisione presa tempo prima.

Aveva rinunciato per sempre ad Harry, pur di salvare suo padre. Suo padre, che mai aveva mostrato un reale interesse verso di lui, verso la sua innocente infanzia, verso la sua formazione. Suo padre, che aveva sempre e solo pensato a quello che sarebbe stato il suo impiego nella scacchiera del Male. Suo padre, che non avrebbe atteso un solo istante per sacrificare suo figlio.

Ho sbagliato tutto.

Come avrebbe fatto ad andare avanti? Come avrebbe potuto pensare di andare avanti, senza di lui? Sapendo che la sua morte fosse stata causata anche dalle sue maledette scelte.

Come avrebbe fatto a vivere? Con quel peso, con quel fardello. Ma soprattutto, con quell’assenza. Non aveva mai immaginato la sua vita senza Harry. Aveva sempre creduto che le loro vite sarebbero state intrecciate. E mai avrebbe potuto pensare di trascorrere un solo giorno senza di lui.

Ed ora, come avrebbe potuto trascorrere tutta la sua vita senza di lui?

Una lacrima scivolò sulla sua guancia, silenziosa. Percorse il suo volto, senza alcuna fretta, raggiungendo l’angolo sinistro della sua bocca. Ma Draco non avrebbe potuto assaporare quel liquido così salato. Perché, probabilmente, non ci sarebbe stato più alcun sapore nella sua vita.

Avvertì i sensi sempre più deboli. La vista si stava offuscando, il corpo non rispondeva agli stimoli. La sua mente non riusciva a comprendere le parole che provenivano dalla bocca di Neville Paciock.

La vita stava scivolando via dal suo corpo.

Ma, in fondo, cosa avrebbe potuto chiedere di meglio? Abbandonarsi alla stanchezza, congedarsi da quella vita che era riuscita a donargli solo sofferenze. Sarebbe stato tutto più semplice. Perché, probabilmente, se non fosse accaduto in quell’istante, avrebbe provato a farlo accadere più in là. Quel dolore lo avrebbe spinto ad un gesto folle. Ma che, da quel momento, non gli sarebbe più apparso così folle.

Che senso avrebbe avuto vivere senza di lui?

Lui. L’unica persona che davvero aveva avuto la forza di capirlo, di restargli accanto, nonostante tutto ciò che di sbagliato ci fosse in lui. L’unica persona che aveva sempre scelto di essergli vicino. Per consolarlo, per permettergli di sfogarsi, di liberarsi da tutti i pesi della sua vita.

L’unica persona che aveva scelto di amarlo.

Avvertì la risata di Voldemort. Ma gli apparve distante. Troppo distante. Socchiuse gli occhi, abbandonandosi a quel folle desiderio che lo stava colmando. Ma in quel momento, accadde.

Un movimento improvviso. Uno scatto che rapì il suo sguardo.

E lo vide.

Harry balzò a terra, scivolando via con forza dalle braccia di Hagrid. E tutto, intorno a Draco, sembrò fermarsi.

Non era possibile. Nulla di tutto ciò che stava accadendo era possibile.

Harry era morto. Ne era certo. Lo aveva visto, tra le braccia di Hagrid. Senza vita.

Eppure, in quel momento, mentre il suo cuore rischiava di esplodere, riuscì a vederlo davvero.

Era lì. Era vivo.

Lo stesso stupore colse ogni presente. Ed inchiodò Voldemort al proprio posto.

Ma non lui.

Forse perché per troppo tempo era rimasto in bilico tra la vita e la morte. Forse perché, improvvisamente, i suoi sensi si erano risvegliati. O forse, semplicemente, perché finalmente aveva compreso quale sarebbe stata la scelta giusta.

E, in quel momento, anche lui avrebbe avuto la possibilità di scegliere. E, questa volta, non avrebbe commesso errori.

“Potter!”

Fu un grido che squarciò il silenzio. Un grido che riuscì ad esprimere tutta la sua disperazione, tutto il dolore che improvvisamente si era trasformato in una nuova vita. Una vita pronta ad esplodere in lui.

Scattò in avanti, senza controllo. Pronto a lasciarsi alle spalle tutto ciò che aveva rischiato di distruggerlo. Pronto a lasciarsi alle spalle persino la propria famiglia. Il braccio di suo padre si distese, per cercare di raggiungere il ragazzo e di fermarlo. Ma, ormai, era troppo tardi.

Corse con tutta la propria forza, con tutta la propria convinzione, mentre lo stupore di Voldemort aveva lasciato posto alla rabbia e allo sconvolgimento. Sentimenti che lo avevano portato a muoversi rapidamente.

Senza che Harry quasi potesse rendersene conto, dalla bacchetta del Signore Oscuro comparve un lampo verde. Un lampo che in precedenza lo aveva colpito, senza riuscire, però, ad ucciderlo. Ma quella volta non ci sarebbe stato uno scudo pronto a proteggerlo. Non ci sarebbe stato alcun horcrux sacrificato al suo posto. Nessuna parte di Voldemort stesso ancora viva in lui.

Quella volta, Harry fu solo.

Eppure, lui non sarebbe mai stato solo. E, in quel momento, ebbe la conferma.

Indietreggiò di un passo, cercando di evitare quel raggio sempre più vicino. Chiuse gli occhi, voltandosi dalla parte opposta. Ma non sarebbe servito.

“Protego!”

Una luce bianca lo avvolse, facendolo voltare di nuovo. E in quel momento lo vide.

Draco.

Il ragazzo rimase in piedi, immobile. Fiero. Si interpose tra Harry e Voldemort senza timore, proteggendo il suo compagno e preparandosi a farlo ancora una volta, se fosse stato necessario. Harry poté osservare solo le sue spalle. Erette, forse per la prima volta sotto un suo comando, e non proveniente da altri. Poté osservare il suo capo, che orgoglioso si impose su tutto ciò che, fino a quel momento, aveva deciso per lui e per la sua vita. E tutto ciò che si presentò dinanzi ai suoi occhi gli bastò per capire.

Ma chi quel giorno riuscì a vedere il suo volto, comprese che qualcosa era davvero cambiato. Lo videro le schiere di Mangiamorte. Lo videro alcuni compagni di Hogwarts. Lo videro i suoi genitori. E, infine, lo vide Voldemort.

Probabilmente, non tutti loro compresero a cosa quel gesto fosse dovuto. Non tutti compresero il reale motivo. In fondo, Draco non avrebbe voluto mostrare nulla. Quel gesto era stato il più spontaneo che avesse mai compiuto. E se qualcuno avesse compreso, non avrebbe avuto importanza. Nasconderlo non avrebbe avuto più importanza.

Harry rimase immobile al proprio posto, e quei pensieri si impossessarono di lui.

Draco.

Lo aveva salvato. Ancora una volta.

Ma non ebbe altro tempo per pensare. Un istante dopo, Draco si voltò rapidamente verso di lui, con un ordine ben preciso.

“Harry, il serpente!”

Harry sapeva che quello sarebbe stato l’ultimo horcrux. L’ultimo passo per distruggere Voldemort. Ma le parole di Draco riuscirono a risvegliarlo da quel momento. E, senza aggiungere una parola, agì.

Un lampo rosso comparve dalla sua bacchetta, in direzione di Nagini. Entrambi sperarono che potesse funzionare, ma in fondo seppero che non sarebbe stato abbastanza. E, come avevano previsto, l’incantesimo sembrò non sfiorarlo.

“Harry, va’ via!”

E Draco seppe perfettamente che Voldemort non avrebbe perdonato quel gesto a nessuno dei due. Corse verso il compagno, afferrandolo per un braccio e fuggendo da lì. Dietro di loro, una bacchetta quasi impazzita da cui migliaia di lampi verdi comparivano, rincorrendosi ed andandosi ad infrangere sulle macerie di Hogwarts.

Ciò che Draco aveva pensato era la verità. Voldemort non avrebbe perdonato.

I Mangiamorte ruppero le righe, scossi da quell’avvenimento. Cercarono di agire, ma nessuno di loro osò superare il Signore Oscuro.

Draco svoltò con rapidità a destra, trascinando dietro di sé il compagno e raggiungendo il porticato. Sapeva che Voldemort li avrebbe seguiti. Ma, per un istante, ebbe bisogno solo di lui. Girò intorno alla colonna di un portico, attirando Harry dietro di essa e nascondendolo. Non avrebbero avuto molto tempo a disposizione. Ma, senza che lui lo attendesse, fu il compagno il primo a parlare.

“Draco, sei impazzito?”

I suoi occhi si sgranarono, dinanzi a quelle parole.

“Perché l’hai fatto?”
“Che cosa?”

Ma, ben presto, comprese.

“Draco, avrebbe potuto ucciderti!”

Non seppe perché, ma in quel momento solo un sorriso riuscì a venire fuori dalle sue labbra. Era tutto dannatamente assurdo. Voldemort li avrebbe trovati, molto presto. Avevano appena rischiato la vita. Ma quel sorriso fu la cosa più spontanea accaduta nella sua vita.

“Lo farei ancora mille volte, se servisse.”
“Draco, se ti fosse accaduto qualcosa-”
“E se fosse accaduto a te, ancora una volta, non me lo sarei mai perdonato.”

Il riferimento era chiaro. Draco non avrebbe mai permesso che gli accadesse ancora qualcosa. Non quella volta. Non dinanzi a lui.

Una lacrima scivolò sul suo viso. Non lo avrebbe desiderato, ma fu come liberarsi di un peso immenso. Ed Harry lo notò. E lo lasciò sfogare come avrebbe desiderato.

“Ho avuto paura.”

Le sue guance si rigarono velocemente, e non poté evitarlo.

“Ho avuto paura di averti perso.”

Harry cercò la sua mano, per restituirgli forza. Sorrise, avvertendo i propri occhi inumidirsi per quelle parole. E capì.

La sua vita non sarebbe mai stata la stessa, senza Draco.

Ma, prima che potesse rispondere, Harry vide qualcuno comparire alle spalle del compagno. A qualche metro di distanza, con il respiro corto ed il viso sconvolto da ciò che era accaduto. Lucius e Narcissa Malfoy.

“Draco..”

Il ragazzo udì la voce di suo padre, voltandosi di scatto, colto di sorpresa. Incrociò i suoi occhi, colmi di lacrime, e sentì il proprio cuore stringersi dinanzi a quella visione.

“Draco. Vieni via.”

Ma il suo tono non fu furibondo come lo aveva immaginato. Draco lo osservò a lungo, spostando poi lo sguardo su sua madre. Il suo volto affranto non lo stava pregando di tornare dalla parte del Male. Non lo stava pregando di tornare dalla parte di Voldemort. No. Lo stava semplicemente pregando di tornare a casa. Con loro.

“No. Non posso.”

Seppe che non si trattò di un ordine. Di un’imposizione, come quelle che da sempre aveva ricevuto nella vita. Si trattava semplicemente di una supplica, che proveniva dal cuore dei suoi genitori. Ma non ebbe bisogno di tempo per pensare. Non accettò quella supplica. Non avrebbe mai potuto farlo.

“Draco..”

Suo padre lo richiamò ancora una volta. Non avrebbe mai permesso che suo figlio restasse lì un minuto di più. Eppure, guardando nei suoi occhi, comprese che non avrebbe potuto fare nulla per convincerlo.

Ma fu in quel momento che Harry intervenne. E Draco non riuscì a credere alle sue parole.

“Draco. Devi andare.”

Il ragazzo si voltò di scatto verso di lui, con le labbra dischiuse e uno stupore ben evidente nei suoi occhi.

“Che cosa?”
“Devi andare con loro.”

Non capì. Non avrebbe mai potuto capire. Né accettare ciò che Harry stava dicendo.

“Non puoi dire sul serio.”

Scosse leggermente il capo, senza forze. Cercò di comprendere, ma fu impossibile.

“Draco, ti prego.”
“No. Non me ne andrò da qui. Resterò con te.”

Harry non avrebbe mai potuto permetterlo. E si sentì morire dentro, nel momento in cui riportò lo sguardo su Narcissa Malfoy. Non ci fu bisogno di parole. Nei loro occhi, c’era tutto ciò che avrebbero desiderato dire. Occhi di due persone che, in fondo, amavano lo stesso ragazzo, allo stesso modo. Senza alcuna distinzione.

Un lampo verde rischiarò il corridoio che si trovava prima del porticato. I due ragazzi si voltarono di colpo verso quel raggio, ed il loro cuore si preparò a dover sopportare di nuovo quell’angosciante momento. Ma Harry seppe che, in quel momento, non sarebbe andata così.

Approfittò della distrazione di Draco, il cui sguardo era ancora perso nel punto dal quale quella Maledizione era giunta. E seppe cosa fare.

Afferrò le spalle del compagno, che spostò i propri occhi su di lui. Ma non ebbe tempo per rendersi conto di ciò che stava accadendo. Harry lo spinse con forza lontano da sé, verso i suoi genitori. Narcissa trovò rapidamente la sua mano, stringendola forte e tenendo con l’altra suo marito. Draco rimase con lo sguardo fisso su di lui, e in quel momento iniziò a comprendere.

“Harry!”

Sentirlo gridare il proprio nome fu straziante. Ma non avrebbe potuto agire diversamente. Draco aveva salvato la sua vita molte volte. Adesso, sarebbe stato il suo turno.

“Andrà tutto bene.”

Parlò, con il sorriso sulle labbra. Un istante dopo, Lucius Malfoy si smaterializzò, trasportando con sé la sua famiglia.

Harry ebbe un ultimo istante a disposizione. Un istante in cui incontrò i loro sguardi.

Quello di Lucius Malfoy, stanco come mai prima, che semplicemente lo osservò, quasi chiedendosi il perché di quel gesto così magnanimo verso di loro. Forse, egli aveva compreso ogni cosa. Ma, in quel momento, non avrebbe avuto interesse in ciò che era accaduto tra di loro. Il suo unico pensiero era portare via da lì la sua famiglia.

Quello di Narcissa Malfoy, che non poté far altro che ringraziare Harry per ciò che aveva fatto. Dal primo momento in cui Draco era fuggito verso di lui, per salvarlo, aveva temuto che la vita di suo figlio non fosse risparmiata. Ma la scelta di Harry aveva cambiato nuovamente ogni cosa. E lei gli sarebbe stata eternamente grata.

Quello di Draco Malfoy.

Fu l’ultimo sguardo su cui si posarono i suoi occhi. La sua bocca spalancata, il suo volto bianco, quasi trasparente. Le sue forze quasi del tutto annullate. Ed il suo corpo trascinato in quel vortice.

Un ultimo sguardo. Un ultimo istante.

Un ultimo modo in cui entrambi confessarono il loro amore.

Un amore che Harry avrebbe portato con sé, in quell’ultima battaglia.




Ciao a tutti :D Occhei, si è capito che aggiornare di giovedì è diventato impossibile -.- La mia connessione ancora non decide di riprendersi, quindi! Ma, in generale, questa era la penultima os :'( E già piango! Ma non pensiamoci :D

Bene, volevo solo aggiungere che, per chi non lo sappia, questa os viene dalla scena cancellata del film in cui Harry cade dalle braccia di Hagrid e Draco, vedendolo, scappa dai suoi genitori verso di lui. Il nome del video è "Draco Malfoy saving Harry's ass and throwing him his wand 360p". E' una cosa spettacolare. E ancora sono inferocita, perché la scena non è stata inserita nel film. Quindi, dovevo assolutamente scriverci qualcosa :D

Come sempre, ringrazio tutti coloro che continuano a seguire la raccolta :D Vi aspetto per il prossimo aggiornamento!

A presto!

ringostarrismybeatle

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Epilogo ***


Cap 8 Epilogo




Harry sollevò il calice di vino rosso. Un ampio sorriso sul suo volto. Ed occhi che sembravano brillare, per la felicità di quel momento.

Al centro della stanza, George e Angelina osservarono i loro amici. Subito dopo, si scambiarono un dolce sguardo, che inevitabilmente li portò ad avvicinarsi e ad unirsi in un bacio che tutti intorno a loro stavano chiedendo. La folla festante si levò in un grido di approvazione, facendo sorridere i due giovani promessi sposi.

Harry si unì all’applauso dei suoi compagni, cercando di fare attenzione al calice ancora nella sua mano. Aveva bisogno di quella serata. La festa di fidanzamento di George e Angelina era ciò che avrebbe desiderato, per poter tornare alla normalità. O almeno, per tentare di farlo.

Otto mesi erano trascorsi dalla Guerra di Hogwarts. Otto mesi in cui aveva cercato di comprendere che tutto fosse terminato, che ogni cosa si fosse risolta. Otto mesi in cui, a chiunque, aveva risposto che non c’era nulla che non andasse per il verso giusto.

Era la verità. Giusto?

Voldemort era stato sconfitto. Il Male era scomparso. Per sempre. Non ci sarebbero stati più pericoli nel mondo. Mai più. E tutto grazie a lui. Ma a quale prezzo?

Si guardò intorno. Ed il suo sorriso pian piano si spense.

George avvolse le spalle della sua compagna con un braccio, stringendola a sé e baciandole il capo. Sembrava così spensierato. Così libero. Così.. Felice. Harry si trovò, ancora una volta, a chiedersi come fosse possibile. George aveva perso amici. Persone a lui care. Aveva perso suo fratello. Ma nonostante tutto, trovava ancora la forza per andare avanti, per sorridere. Per vivere. E davanti agli altri, tutto sembrava essere nella normalità. Come se nulla fosse accaduto. Harry era certo che lui, come tutti gli altri, avesse sofferto. Ma come riusciva, in quei momenti, a far finta che tutto andasse per il meglio?

“Harry?”

Ron lo destò dai suoi pensieri. Lo stava osservando già da qualche istante, senza che lui se ne accorgesse. Seduto sul divano, con Hermione stretta al suo corpo, comoda sulle sue ginocchia, il ragazzo lo osservava ora dal basso, cercando di comprendere cosa lo stesse tormentando.

Harry si voltò verso di lui. Cercò di dimenticare quei pensieri. E sorrise.

“Tutto bene.”

Avvertì gli occhi di Hermione spostarsi su di sé. E prontamente, li evitò. Seppe perfettamente che lei avrebbe potuto comprendere più di Ron. E forse, lo aveva già compreso. E come avrebbe potuto non farlo? Lei sapeva. Ogni cosa. Da tempo. Aveva sospettato per molto, ma alla fine era stato Harry a confidarle ciò che ci sarebbe stato da sapere.

Le aveva confidato di lui e Draco. Lo aveva fatto nel corso del sesto anno, dopo la discussione che li aveva visti protagonisti. E in quel momento, si era sentito più libero, più leggero. Perché quel peso non attanagliava più il suo stomaco. Perché, finalmente, aveva avuto la possibilità di liberarsene.

Harry sollevò nuovamente lo sguardo, ma avrebbe preferito non farlo. Dall’altra parte della stanza, gli occhi di Ginny si trovarono immersi nei suoi. La ragazza si voltò, non appena notò che Harry aveva incrociato il suo sguardo. E riprese a parlare con gli altri, tra cui Dean Thomas, che sembrò particolarmente interessato ad avvicinarla a sé. Evidentemente, le voci sul loro rapporto, da poco rinato, erano vere. Harry sorrise. In fondo, non aveva alcun interesse in quella questione. Sapeva che Ginny, in realtà, non lo aveva dimenticato. E quegli sguardi continui lo avevano confermato. Come se ci fosse stato bisogno di una conferma. Ma, allo stesso tempo, sapeva che sarebbe stato meglio per entrambi andare avanti. O almeno, per lui sicuramente. Nulla di ciò che era accaduto tra di loro avrebbe avuto senso. E portarlo avanti ne avrebbe avuto ancora meno.

Ma quella sera non avrebbe voluto pensare a nessuno di quei problemi. Avrebbe solo desiderato tranquillità. Quella tranquillità che forse non aveva mai provato, e che in quel momento gli appariva ancora come un sogno. Una tranquillità a cui, forse, non si sarebbe mai abituato.

Prese un sorso di quel vino, cercando di svuotare la mente da tutti i pensieri che avrebbero potuto rovinare la sua serata. Ma, in realtà, qualcosa avrebbe cambiato la sua serata. Qualcosa che mai avrebbe potuto immaginare.

Abbassò nuovamente il bicchiere, guardandolo per un istante e poi sollevando lo sguardo. Dinanzi a sé, a qualche metro di distanza, Neville fissava un punto della stanza, con uno sguardo decisamente stupito. Harry non comprese. Un istante più tardi, anche Luna, notando la meraviglia del compagno, si voltò. Ed i suoi occhi comunicarono lo stesso identico sentimento.

In pochi secondi, la stanza si ammutolì. Un silenzio surreale scese tra i presenti, che rapidamente spostarono lo sguardo, per osservare qualcosa che nessuno avrebbe potuto immaginare. Qualcosa di troppo strano per essere vero.

Harry forse fu l’ultimo a decidere di voltarsi. Non seppe perché. Ma fu certo del fatto che, di qualsiasi cosa si fosse trattato, non sarebbe stato abbastanza importante da destare la sua attenzione. Eppure, quando guardò dietro di sé, fu costretto a ricredersi.

Il suo cuore perse un battito. E in quell’istante, credé che il tempo si fosse fermato.

Era lì.

Le sue labbra si dischiusero, vistosamente. Le sue forze vennero meno, ed il bicchiere nella sua mano rischiò di cadere a terra.

In molti si voltarono verso di lui, per poter osservare la sua reazione. E nonostante nessuno sapesse nulla di quella storia, chiunque all’interno di quella stanza volle vedere con i propri occhi quale sarebbe stato il primo sguardo che i due si sarebbero scambiati.

E lo videro. Ma, forse, senza comprenderlo.

Draco incontrò i suoi occhi. In un istante. Dopo essersi guardato intorno per cercare di capire quanti volti lo avrebbero maledetto in quella casa, non aveva atteso ancora. Perché, in fondo, nonostante Harry fosse rimasto voltato ancora per qualche istante dopo il suo arrivo, non aveva impiegato molto per riconoscerlo. Lo avrebbe riconosciuto ovunque. Tra milioni di persone.

Lo guardò. A lungo.

Riconobbe quegli occhi, come se non fosse trascorso neanche un giorno dall’ultima volta in cui aveva avuto la possibilità di osservarli. E invece, otto lunghi mesi erano trascorsi. Otto mesi dal giorno in cui Harry aveva avuto la meglio sul Male. Otto mesi dal giorno in cui tutto era finito. O, forse, iniziato.

Otto mesi in cui non aveva pensato ad altro che a lui.

Ed Harry rispose a quello sguardo. Mostrò tutto il proprio stupore, senza celarlo. E sarebbe stata la cosa migliore da fare. Pensare che Draco fosse lì era surreale. Nessuno avrebbe potuto attendere il suo arrivo. Soprattutto lui.

Il silenzio perdurò. E probabilmente, sarebbe durato per l’eternità, se George non fosse intervenuto.

“Draco!”

Sorrise ampiamente, dirigendosi verso di lui. Tese una mano verso il nuovo arrivato, che rispose prontamente e la strinse, nonostante il timore di essere lì fosse ancora troppo forte dentro di lui.

“Grazie per essere venuto.”

Probabilmente, tutti i presenti pensarono che George fosse impazzito. E, in realtà, il primo a pensarlo fu Harry.

In fondo, nessuno di loro sapeva cosa fosse accaduto. E nessuno di loro, probabilmente, lo avrebbe mai saputo. Nessuno sapeva che, il giorno del funerale di Fred, George avesse visto Draco recarsi sulla tomba di suo fratello, per poter piangere quella morte che lui stesso aveva contribuito a causare. Nessuno sapeva che, quel giorno, persino George avesse trovato la forza di perdonare qualcuno che, costretto a compiere il male, aveva dimostrato di non appartenere ad esso.

“Grazie a te per avermi invitato.”

Rispose cercando di mostrare tutta la propria sicurezza, ma nonostante quel suo sforzo apparve rigido a tutti. Ma, in fondo, nessuno di loro avrebbe atteso un atteggiamento diverso. Né tantomeno un sorriso.

Era sempre il Draco Malfoy che tutti conoscevano. Totalmente vestito di nero, con i capelli biondi voltati da un lato e quella pelle bianca che così tanto sembrava contrastare con le sue vesti, così scure e così serie. Draco era ancora dannatamente magro, come chiunque di loro lo ricordava ormai dal suo sesto anno ad Hogwarts. Quel volto scavato sembrava portare con sé i segni di tutto ciò che il ragazzo aveva passato. Di tutto ciò che lo aveva segnato.

Eppure, qualcosa in lui sembrava essere cambiato. Nessuno di loro seppe comprendere di cosa si trattasse. Ma tutti ne furono certi.

“Vieni. Prendi qualcosa da bere.”

George comprese che tutti quegli sguardi stavano divenendo fin troppo pesanti per lui. Cinse le sue spalle con un braccio, senza timore di una reazione da parte sua. E, senza aggiungere nulla, lo condusse fino al tavolo su cui alcune bottiglie di vino erano ancora colme. Ma in quel tragitto, Draco non poté non sollevare nuovamente gli occhi, quando passò accanto ad Harry. Incrociò il suo sguardo, e tutto ciò che si trovava intorno a loro perse importanza. Eppure, nessuno dei due riuscì a muoversi, per.. Già, per cosa? Per salutarsi? Per parlare? Per spostarsi da qualche altra parte? Non lo sapevano. In fondo, nessuno di loro sapeva come comportarsi. Ma entrambi seppero che quello non sarebbe stato il momento.

Ron ed Hermione seguirono quel lungo sguardo, e nonostante il ragazzo non sapesse nulla di quella storia, trovò conferma ai dubbi che ormai da anni colmavano la sua mente. Quelle fughe notturne, quei momenti in cui si allontanava dal dormitorio di Grifondoro senza dare spiegazioni. Per anni, Harry aveva evitato qualsiasi domanda, ma Ron aveva compreso più di quanto il suo amico potesse pensare. E aveva scelto di non chiedere nulla. Almeno fino a quando Harry non si fosse sentito pronto a parlarne con lui.

Harry seguì Draco con gli occhi, vedendolo allontanarsi con George fino a raggiungere il tavolo. Il ragazzo salutò Angelina sobriamente, con una stretta di mano, complimentandosi per l’avvenimento e cercando di apparire il più disinvolto possibile. In passato, non avrebbe mai scambiato neanche una parola con lei. Ma la ragazza tentò di farlo sentire a suo agio. E George la ringraziò per questo, sorridendo tra sé e sé.

Trascorse forse mezz’ora. O forse un’ora. O forse solo cinque minuti. Harry non fu in grado di dirlo. Cercò di pensare ad altro. Di spostare l’attenzione su qualsiasi cosa che non fosse lui. Ma in ogni istante, nei suoi pensieri, riuscì a comparire solo Draco. Lo vide parlare con alcuni compagni di Serpeverde, i pochi con cui George aveva intrattenuto un buon rapporto ad Hogwarts. Ma, molto spesso, aveva incontrato il suo sguardo. E dentro di sé, aveva sperato che anche lui avesse voglia di parlare.

Bevve l’ultimo sorso di vino, tutto d’un fiato. Abbassò nuovamente il bicchiere, riaprendo gli occhi e guardando di fronte a sé. Dalla parte opposta della stanza, lo sguardo di Draco lo catturò. Il ragazzo era solo. Lo guardò a lungo, ed Harry rispose ai suoi occhi. E capì.

Draco si voltò verso la propria sinistra, avviandosi verso l’ampia terrazza ed invitando il compagno a seguirlo, con uno sguardo che fece perdere un battito al suo cuore. Harry lasciò che l’altro si allontanasse, sotto gli occhi di tutti. Attese qualche istante, ma alla fine comprese che non sarebbe servito a nulla.

E lo seguì.

Avvertì i presenti osservare quella scena e porre domande, ma non gli interessò. Avvertì i bisbigli, le conferme sulle voci che da tempo circolavano all’interno di Hogwarts. Ma non ebbe importanza. Harry posò il bicchiere ormai vuoto sul tavolo, e senza aspettare uscì sull’ampia terrazza. E lo vide.

Draco era di spalle. I gomiti poggiati con delicatezza sulla ringhiera, gli occhi persi in quella nottata, nel cielo illuminato da una forte luna piena e da una miriade di stelle. Nella mente di Harry, senza alcun preavviso, il volto di Remus Lupin comparve dal nulla. Ma egli scansò quel pensiero. Rimase fermo al proprio posto. Fu certo che il compagno lo avesse avvertito. Qualche istante dopo, riprese a camminare verso di lui. Lentamente, godendo di ogni istante di attesa. Draco mantenne gli occhi fissi dinanzi a sé. Tra le mani, il bicchiere ancora per metà colmo del vino rosso che George aveva versato per quel brindisi. Una leggera brezza soffiava sui loro volti. Il caldo dell’estate ormai era svanito, per lasciare il posto ad un fresco autunno che tutti loro avrebbero ricordato.

Lo raggiunse. Rimase in silenzio, sistemandosi accanto a lui ed osservando il paesaggio che si estendeva dinanzi ai loro occhi, nonostante il buio della notte fosse riuscito a prevalere sulla luce della luna, inghiottendo nell’oscurità tutto ciò che aveva trovato sul proprio cammino. Il vento avvolse le sue braccia, ed Harry si pentì di aver lasciato all’interno la propria giacca. Persino le maniche della sua camicia bianca, arrotolate fino al gomito, in un istante divennero fredde ed inutili a riscaldarlo. Ma un solo brivido lo scosse. Non avrebbe avuto spazio nella propria mente per pensare a qualcosa di diverso da lui.

“Bella serata, vero?”

Avrebbe dannatamente desiderato parlare. E disse la prima cosa che passò nella sua mente.

Che stronzata.

Già. Si maledisse per averlo detto. Possibile che non sapesse dire altro che stronzate?

Ma sul volto di Draco si dipinse un impercettibile sorriso. Un sorriso che solo Harry sarebbe stato in grado di vedere e di capire.

“Già.”

Il suo cuore si alleggerì. L’unica cosa che avrebbe avuto importanza era quella. Trovare il coraggio di parlare. Di iniziare il discorso, in qualsiasi modo. Probabilmente, dopo, sarebbe stato tutto più semplice. O, almeno, lo sperò.

Harry prese un profondo respiro, osservando il profilo perfetto del compagno, che continuò a perdersi con lo sguardo nell’oscurità.

“Come stai?”

Forse si trattava di una domanda sciocca. Forse avrebbe potuto chiedere altro. Ma era ciò che desiderava sapere davvero. L’unica cosa che gli interessava.

Draco rimase immobile. Ed Harry attese. Capì che avrebbe avuto bisogno di tempo. E glielo concesse, nel silenzio più totale di quella terrazza. Le voci che provenivano dall’interno della casa sembravano ancor più lontane. Ma, probabilmente, nessuno dei due pensò di essere ancora lì. Ad una festa di fidanzamento. Sembrarono quasi essersi materializzati in un altro luogo. Un luogo che non avrebbe potuto ospitare altri che loro.

“Non lo so.”

Era la verità. Ed Harry lo sapeva.

Prese un sorso di vino, per trovare la forza di continuare a parlare.

“Pensavo che alla fine di tutta questa storia sarei riuscito a sentirmi bene. Davvero bene. Finalmente. Ma gli ultimi due anni sono stati strazianti. E non riesco ancora a liberarmi del peso di quei momenti.”

Harry ascoltò ogni parola. E in quelle parole si ritrovò. Avevano passato momenti diversi, in quel periodo di tempo. Ma, in realtà, momenti che li avevano portati a soffrire allo stesso modo. Entrambi in solitudine. Perché, nonostante Harry avesse avuto accanto a sé i suoi amici, aveva sentito che al suo fianco mancava la persona più importante, quella che avrebbe desiderato a tutti i costi. L’unica che avrebbe potuto e saputo condividere con lui qualcosa di così forte.

Erano stati soli. Uno senza l’altro. E avevano rischiato di perdersi per sempre.

“Non so se riuscirò mai a liberarmene. Ma, in questi ultimi mesi, ho avuto poco tempo per pensare a me. Ci sono state cose più importanti di cui occuparmi. La mia casa, la mia famiglia.”

Già, Harry aveva sentito molte voci a riguardo. Villa Malfoy era ormai nelle mani di Draco. In fondo, era così già da due anni, da quando Lucius Malfoy era stato arrestato, all’inizio del loro sesto anno ad Hogwarts. Ma, dalla fine della guerra, il ragazzo aveva assunto maggiori responsabilità. Le voci, tra i dipendenti del Ministero, si erano rincorse per mesi interi, e non sarebbero potute non giungere alle orecchie di Harry. Voci che avevano riguardato anche i genitori di Draco. Ma preferì non chiedere. Seppe che sarebbe stato lui a parlargliene. E così fu.

“Mio padre si trova in una clinica. Una volta finita la guerra, non avrebbe mai potuto riprendere la sua vita normale. Era devastato. Dal momento del suo arresto, non è stato più lo stesso. Ha rischiato di impazzire. Lo hai visto anche tu. Senza contare ciò che gli altri avrebbero pensato di lui. Nessuno si sarebbe più avvicinato ad un uomo come lui. È stata la cosa migliore da fare.”

Parlò con un tono molto più autoritario rispetto a quello che negli anni precedenti aveva utilizzato, in riferimento a Lucius Malfoy.

“E mia madre.. Lei non avrebbe voluto distaccarsi da lui, ma sarebbe stato necessario. Avrebbe voluto seguirlo, ma non le è stato permesso. E non sarebbe stata la cosa migliore per lei. Ha bisogno di solitudine e di pace.”

Ed Harry comprese. Quella decisione era stata presa da lui. Da Draco.

Lui era andato avanti. Era cresciuto. E nonostante i ricordi di quei tremendi anni continuassero a tormentarlo, era riuscito a liberarsi dalle catene della sua vita.

“E tu? Come stai?”

Harry venne quasi colto alla sprovvista, quando il compagno tornò a parlare, voltandosi per la prima volta verso di lui. Forse perché aveva pensato che avesse altro da raccontare. Forse perché si era perso in quei pensieri. Forse perché, semplicemente, non pensava che Draco avrebbe posto delle domande. Nessuno, negli ultimi mesi, lo aveva fatto. Nessuno si era interessato alla sua situazione. Probabilmente, perché tutti avevano pensato che, in seguito alla fine della guerra e alla morte di Voldemort, tutto per lui si fosse risolto. E, ancora una volta, ebbe la conferma del fatto che solo lui sarebbe sempre stato in grado di capirlo.

Incontrò quegli occhi, rischiarati dalla luce della luna. Li sentì indagare dentro di sé, metterlo a nudo come sempre avrebbero fatto. E mantenere lo sguardo su di essi non fu semplice. Ma Harry rifletté su quella domanda che gli era stata posta. E solo un sorriso poté comparire sul suo volto, perché la risposta fu la stessa che Draco aveva dato in precedenza.

“Non lo so.”

E ancora una volta, fu la verità. Harry spostò lo sguardo a terra. Non avrebbe potuto portare avanti quel discorso, con quegli occhi di ghiaccio puntati su di sé.

“Sono stato solo, per un po’. Ne ho avuto bisogno. Mi serviva tempo per capire tutto ciò che era accaduto. E per accettarlo. E mi sono reso conto di molte cose. Di non aver mai avuto del tempo per capire ed accettare, ad esempio. È stata la prima volta. Di non aver mai conosciuto davvero il pericolo che stavo correndo. Di non aver mai saputo comprendere le persone, soprattutto.”

Il riferimento a lui fu chiaro. Le labbra di Draco si piegarono leggermente in un sorriso, perché Harry stava riconoscendo il suo errore. Ed egli lo capì, senza problemi. Abbassò lo sguardo per un istante, avvertendo le proprie guance tingersi di un delicato rosso. Anche se, con le luci fioche sistemate sulla terrazza, il compagno non sarebbe mai riuscito a vedere il suo volto colorirsi.

“Per qualche tempo, ho visto solo Hermione e Ron, di tanto in tanto. È stato difficile per loro accettarlo. Avevano paura che potesse succedermi qualcosa. Che la solitudine potesse farmi impazzire. Che i ricordi della guerra potessero distruggermi. Ma non avevano capito che essere solo era tutto ciò che avrei desiderato, in quel momento.”

Draco avvertì il dolore nelle sue parole. E lo riconobbe. Il dolore dei ricordi, il dolore di ciò che avevano trascorso. Un dolore a lui troppo familiare, che entrambi avrebbero potuto sanare solo con la solitudine. Eppure, domande continuarono a vorticare nella sua mente. Domande che avrebbero desiderato risposte. Ed ebbe il bisogno di porle.

“E Ginny Weasley?”

Harry venne colto di sorpresa, con quelle parole. Le sue sopracciglia si inarcarono, e per un istante ebbe il desiderio di far finta di nulla. Ma, in fondo, non sarebbe servito. Semplicemente, si chiese come il compagno fosse venuto a conoscenza di qualcosa a cui lui stesso non aveva dato la minima importanza. E Draco sembrò leggerlo nel pensiero. Ed anticipò la risposta a quella domanda posta solo con l’aiuto del proprio sguardo.

“Le voci su di te continuano a correre. E continueranno sempre a farlo. Si dice che abbiate una relazione. All’inizio, non avrei voluto credere a ciò che si diceva. Ma, con il passare del tempo, ho iniziato a pensare che non ci fosse nulla di strano, nel tuo bisogno di andare avanti.”

Si scambiarono uno sguardo profondo, ed Harry capì di non aver bisogno di prendere del tempo. Draco aveva atteso fin troppo per poter porre quella domanda.

“Non c’è stato nulla, Draco. Te lo assicuro. Ginny mi ha confessato di provare qualcosa per me, da molto tempo. E, in fondo, era qualcosa che dentro di me avevo già capito. Voglio essere sincero. Lei ha provato ad avvicinarsi a me. Ha provato a baciarmi. Ma.. Non avrei mai potuto farlo. Non era ciò che volevo.”

Non dubitò neanche per un secondo. Seppe che quella era la verità. Non c’era menzogna, nelle sue parole.

“È vero, avevo bisogno di andare avanti. Ma non in questo modo. C’è solo una persona con cui sono certo di poterlo fare. E sei tu.”

Draco non aveva pensato di sentirlo parlare in quel modo. Non quella sera. O, forse, mai più nella vita. Ma, ancora una volta, egli fu in grado di smentirlo. Eppure, ancora una domanda si celava in lui. E non ci sarebbe stato altro momento per cercare di rischiarare i suoi dubbi.

“Non hai mai pensato di cercarmi?”

Harry lo guardò, restando in silenzio per qualche istante. Era vero, aveva sempre cercato la solitudine. Ma in tutti quei mesi, aveva sempre atteso quel momento.

“Sì. L’ho pensato. Molte volte. Volevo scriverti. Ma non sapevo come avresti reagito. Ero certo che anche tu, in fondo, avessi voglia di rivedermi. Ma, da un lato, avevo paura che tu potessi avercela con me. Per come ti avevo allontanato dalla guerra, quel giorno.”
“E come avrei potuto? È vero, quel giorno non sarei mai andato via. Lo sai bene. Ma, poi, ho capito. Ho capito perché lo hai fatto. E io avrei fatto lo stesso.”

Harry sorrise tra sé e sé, ma un istante dopo portò di nuovo lo sguardo a terra.

“Già. Ma, se non ti ho scritto, non è stato solo per questo. Avevo paura della tua reazione, è vero. Ma avevo paura anche di me.”

Gli occhi di Draco si soffermarono a lungo su di lui. Non incrociò il suo sguardo, ma cercò di capire quelle parole. Ed Harry si spiegò.

“Non mi sentivo davvero bene. Non ero certo di essere capace di vivere le mie giornate come avrei voluto davvero. E, se in quel momento non ero in grado di occuparmi di me stesso, non avrei mai permesso di farti avvicinare a me. Questa potrebbe essere una nuova vita. Per entrambi. E vorrei essere certo di poterti dare tutto me stesso. Se tu ancora lo vorrai.”

Le labbra di Draco si dischiusero. Ed i suoi occhi sembrarono illuminarsi di una luce nuova. Nuova, come quella vita che si stava mostrando dinanzi a loro.

Era un sogno. Quel sogno che per anni avevano accarezzato, spesso pensando che mai sarebbe divenuto realtà. Ma, in quel momento, si trovarono a viverlo. E fu tutto come lo avevano immaginato.

“Sono stato uno stupido. Non sono stato in grado di capirti, quando avevi più bisogno di me. Ti ho lasciato da solo, credendo a ciò che tu hai detto per allontanarmi. Ma tu hai sempre fatto tutto questo per me. Mi hai salvato la vita in così tante occasioni. Tenendomi lontano da te, fingendo di non riconoscermi. Proteggendomi da quella Maledizione. Nessuno l’avrebbe fatto. Ma tu non hai avuto paura. Neanche per un istante.”

Harry inumidì le proprie labbra, divenute improvvisamente troppo asciutte per permettergli di parlare.

“E io ti ho detto cose terribili. Cose che non pensavo davvero. E non le meritavi. Tu non sei così. Non sei come io ti ho descritto. Non lo sei mai stato. E mai lo sarai.”

Aveva utilizzato parole tremende. Le ricordava perfettamente. E ognuna di quelle parole aveva ferito Draco nel profondo, facendolo sprofondare in un dolore che era apparso senza fine.

“Tu non sarai mai come tuo padre.”

Sorrise, nel pronunciare quelle parole. E fu un sorriso carico di dolcezza, di comprensione. E di amore. Un sorriso che riscaldò l’animo di Draco e, per la prima volta, lo fece sentire completo.

Al sicuro.

Quel sorriso fu contagioso. Le sue labbra si piegarono dolcemente. E nei suoi occhi, quelli del compagno si rispecchiarono e si immersero, come in un mare profondo da cui non sarebbero mai voluti riemergere. Harry si mosse, compiendo un passo verso di lui. Trovò la sua mano ancora posata sulla ringhiera, incrociando delicatamente le sue dita con le proprie. Una delle cose di cui maggiormente aveva sentito la mancanza, in quei due anni in cui non aveva avuto la possibilità di sfiorarlo.

“Ti chiedo scusa. Per tutto.”

Fu sincero, come avrebbe desiderato. E Draco apprezzò quelle parole e quella sincerità. Era tutto ciò che avrebbe chiesto. E volle ricambiare.

“No. Sono io che devo scusarmi con te.”

Strinse maggiormente le sue dita.

“Non avrei dovuto allontanarmi. Ho sbagliato. Ogni cosa. Pensavo che, in quel modo, sarebbe stato più difficile avvicinarsi a te. Se qualcuno avesse scoperto la nostra relazione, sarebbe stato semplicissimo prenderti. E non avrei potuto rischiare niente di simile. Solo dopo ho capito che, volendolo o meno, sarebbe arrivato il momento del confronto tra te e lui. E non avrei potuto fare nulla per evitarlo.”

Parlò con il cuore in mano, ricordando momenti che lo avevano coinvolto, straziandolo.

“Certo, non pensavo che tu potessi recarti da lui, di tua spontanea volontà. Sapevo bene degli horcrux. Ma neanche io potevo immaginare che dentro di te ci fosse una parte di Voldemort.”

Harry era certo che lui lo sapesse. Conosceva la storia degli horcrux, probabilmente era stato Voldemort stesso a parlarne ai suoi seguaci, per assicurarsi che tutti garantissero la sicurezza degli oggetti a lui più cari. Quelli che contenevano parte della sua anima. Altrimenti, come avrebbe potuto sapere del serpente, il giorno della guerra di Hogwarts?

“Mia madre mi ha raccontato tutto. Mi ha detto di come tu abbia deciso di consegnarti. Mi ha detto che è stata lei ad avvicinarsi, per assicurarsi che tutto fosse andato secondo i piani. E mi ha detto di averti chiesto di me.”

Lo ricordava perfettamente. Nella sua mente, Harry ripercorse quei momenti, e non poté ignorare il brivido che salì lungo la sua schiena. Un timore rinnovato, portato a galla dai ricordi, misto ad una folata di vento leggermente più freddo.

Draco lo notò. E in un istante, lasciando andare la sua mano, si tolse la giacca, posandola con cura sulle spalle del compagno. Harry la osservò, ed il suo naso si colmò di quel profumo che sembrava essere più familiare del proprio. Tornò a stringere la sua mano, dolcemente. E fu di nuovo pronto ad ascoltarlo.

“Probabilmente, aveva già capito cosa ci fosse tra di noi. Sono certo che lei sapesse che, in realtà, ti avevo riconosciuto, quel giorno a casa nostra. Mia madre sa tutto di me. È in grado di capirmi. E, in quel momento, non avrebbe potuto far altro che salvarti la vita. Sapeva che ci sarebbe stato ancora un modo per incontrarci. Sapeva che ci sarebbe stata concessa un’altra possibilità.”

Una possibilità.

Quella parola rimase impressa nella loro mente. Rifletterono su di essa, mentre le loro mani, tornate ad intrecciarsi, avevano iniziato a scambiarsi dolci carezze. Fu solo una questione di tempo. Entrambi avrebbero voluto porre quella domanda. Ma il primo di loro in grado di sciogliere il nodo creatosi in gola fu Draco.

“Questa possibilità ci è stata concessa, Potter. Ma tu desideri davvero averla?”

Per un istante, temette la risposta. Quello sarebbe stato il momento della verità. Quello decisivo. Quello che attendeva da una vita.

Per anni, Harry gli aveva promesso un futuro migliore. Un futuro in cui sarebbero stati liberi di vivere la loro vita, come l’avevano sognata. Liberi di amarsi, senza alcun ostacolo. Liberi di scegliere.

Il momento della scelta era arrivato. E avrebbe cambiato le loro vite per sempre.

Harry piegò dolcemente le proprie labbra in un sorriso. Si avvicinò a lui, raggiungendo la sua mano, ancora impegnata a sorreggere il calice di vino. Lo prese, facendo attenzione, e lo posò sul tavolo di legno che si trovava sulla terrazza, a pochi metri da loro. Incontrò la sua mano, ora libera, e la strinse come fino a quel momento aveva fatto con l’altra. E fu così vicino a lui da poter avvertire il suo respiro. Ed il battito del suo cuore.

“È l’unica cosa che chiedo.”

Risalì con la mano lungo il suo braccio, raggiungendo il suo collo e cingendolo, come Draco amava. Sfiorò il morbido e fresco tessuto della sua camicia bianca, riconoscendolo. Lo ricordava perfettamente. Non avrebbe mai potuto dimenticarlo.

Un ultimo sguardo. E fu un istante.

Le loro labbra si incontrarono, come se non avessero atteso altro dall’inizio della serata. O, forse, da mesi interi, in cui entrambi avevano cercato la solitudine, ma sempre desiderando una possibilità per trovarsi di nuovo.

E fu un bacio casto, un bacio carico di dolcezza, che disse più di quanto avrebbero potuto fare con le parole. Qualsiasi frase, in quel momento, sarebbe apparsa fin troppo banale, fin troppo semplice, in confronto a quel bacio che riuscì a tradurre i loro sentimenti più nascosti ed i loro sogni più reconditi.

E fu un bacio di cui, per la prima volta, non furono costretti a vergognarsi. Un bacio per cui non dovettero temere nulla. Perché non avrebbero più avuto bisogno di nascondersi nei luoghi dimenticati di Hogwarts. Per esprimere i loro desideri, ma solo quando la notte scendeva sul Castello e l’oscurità avvolgeva ogni cosa. Per amarsi come chiunque altro avrebbe potuto fare, ma solo quando il mondo intero era immerso nel sonno.

E fu un bacio che non avrebbero mai dimenticato.

Si distaccarono con altrettanta dolcezza, aprendo gli occhi lentamente, come risvegliandosi da un bellissimo sogno. Ma quella era la realtà.

Era la loro vita. La vita che Harry e Draco avrebbero trascorso insieme.

Harry fece scivolare nuovamente la mano sinistra lungo il proprio fianco, mantenendo la destra ancora stretta a quella del compagno. E fu pronto per tornare all’interno della casa, lì dove una festa li stava attendendo. Una festa che, da quel momento, avrebbe avuto un sapore totalmente diverso. Ma Draco esitò.

“Aspetta.”

C’era un’ultima cosa che avrebbe voluto dirgli. O meglio, mostrargli.

Ed Harry attese. Vide il compagno estrarre la bacchetta dalla propria tasca, mantenendo sempre la propria mano stretta nella sua. E si chiese per cosa potesse servirgli. Eppure, dentro di sé, fu certo di conoscere la risposta. Non seppe il perché, ma capì di averlo saputo fin dal primo istante.

Draco puntò i propri occhi nei suoi. E parlò.

Expecto patronum.”

Fu un solo istante. E dalla punta della sua bacchetta, una luce azzurra si proiettò nell’aria. Sollevarono lo sguardo, e rapidamente quel raggio iniziò a prendere forma.

Due ali si spiegarono nel buio della notte, illuminando il cielo. Un becco affilato fendette l’aria fresca, puntando ad innalzarsi sempre di più, verso le stelle che, in quel momento, non sembrarono così lontane.

Un’aquila maestosa attraversò il cielo, compiendo più voli e poi avvicinandosi di nuovo a loro. Rimase sospesa nell’aria, battendo le ali in modo lento, ma con una forza capace di sorreggerla. Incrociò lo sguardo di Draco, come per rispetto nei confronti di colui che l’aveva evocata. Ma, un istante dopo, la sua attenzione si spostò sugli occhi di Harry. Il ragazzo la fissò a lungo. E capì.

Fiera. Forte. Orgogliosa. Ma, soprattutto, libera.

Proprio come Draco.

Fiero e orgoglioso. Come sempre era stato. Come la sua famiglia lo aveva cresciuto. Perché quello era il lascito di suo padre.

Forte. Come nel tempo si era dimostrato. Come la vita lo aveva reso. Perché quello era ciò che sarebbe appartenuto solo a lui.

Libero. Libero di vivere la propria vita come avrebbe desiderato. Libero di prendere decisioni, per se stesso e per gli altri. Libero di scegliere.

Harry non aveva mai visto nulla di così bello. Era il Patronus migliore che avesse mai avuto la possibilità di osservare. Non sapeva quando Draco avesse trovato la forza di evocarlo. Non sapeva quando fosse stato capace di tentare nuovamente di padroneggiare quell’incantesimo. Ma non sarebbe stato il momento giusto per chiedere.

Draco osservò l’aquila alzarsi nuovamente in volo. E ricordò ogni momento trascorso in sua compagnia. L’unica che nel corso di quei due anni aveva avuto. Nei momenti di solitudine trascorsi ad Hogwarts, tra un tentativo e l’altro di far funzionare l’Armadio Svanitore. Nelle terribili nottate passate nella sua Villa, chiuso nella sua stanza, in preda al terrore e alle lacrime. Negli ultimi otto mesi, in cui sarebbe stata l’unica consolazione in grado di dargli la forza di andare avanti.

Perché, in tutta la tristezza che aveva colmato la sua vita, un solo ricordo era riuscito ad accendere quel barlume di speranza che lo aveva spinto ad andare avanti. Un ricordo che da sempre era stato in grado di farlo sentire unico al mondo.

Erano state quelle parole. Quelle parole che, in quel freddo giorno ad Hogwarts, mentre tutti erano ad Hogsmeade, avevano riscaldato il suo cuore. Quelle parole che Harry aveva utilizzato per esprimere i propri sentimenti. Due semplici parole, che per lui avevano rappresentato ogni cosa.

Nessun ricordo sarebbe stato più intenso di quello, per lui. Nessuna sensazione sarebbe stata così forte, come il sentirsi amato. E fin dal suo primo istante di solitudine, aveva iniziato a provare. Ed aveva compreso che, sì, quello sarebbe stato l’unico momento in cui sarebbe riuscito a farlo. E così era stato. Perché, anche in un mare di oscurità, una semplice scintilla di luce sarebbe riuscita a prevalere.

E videro quella luce involarsi nuovamente verso il cielo. Le loro mani si strinsero ancor di più. Si voltarono uno verso l’altro, ed i loro occhi sorrisero ancor prima delle loro labbra. E mentre l’aquila si voltava, dopo l’ultimo volo nell’aria notturna, per tornare ad addormentarsi al loro cospetto, due sole parole provennero dal cuore di Draco.

Due parole che diedero inizio alla loro nuova vita.

“Sono pronto.”




Ciao a tutti :D Non ci posso credere, siamo già arrivati alla fine della raccolta :'( Piango tantissimo! Ma la consolazione per me è questo lieto fine <3 Lo sognavo da tanto tempo, non vedevo l'ora di scriverlo e soprattutto di pubblicarlo, sperando piaccia anche a voi :)

Che dire? Tutto è bene quel che finisce bene! E Draco che finalmente può mostrare ad Harry il proprio patronus chiude la raccolta che proprio da questo prende il titolo :)

Bene, come sempre, ringrazio tutti coloro che hanno seguito la raccolta e chi ha trovato il tempo per recensire o per mandarmi un proprio pensiero <3 Grazie davvero! Ah, prima di salutarci.. Sto preparando una long :) Sono al capitolo 23, sicuramente finirò di scriverla prima di pubblicarla, ma spero di rifarmi viva il prima possibile :D

A presto!

ringostarrismybeatle

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3706239