Tutto per colpa di un sorriso

di blacklover
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come terrorizzare i passanti all'autogrill ***
Capitolo 2: *** Da quando sono all' asilo? ***



Capitolo 1
*** Come terrorizzare i passanti all'autogrill ***


Rimpiangevo amaramente di aver rifiutato l'offerta di mio fratello, quasi desideravo la compagnia della sua mogliettina gravida in preda agli ormoni. Avrei passato 7 ore in viaggio in macchina con solo la compagnia della voce metallica del navigatore. Sbattei la testa sul volante azionando il clacson che mi fece scattare subito in alto. Dopo un secondo mia madre si era materializzata al finestrino, che abbassai con un’espressione imbarazzata in viso.

"Tesoro, tutto bene?" Annui sorridendo, mia madre aveva l'assurda capacità di calmarmi all'istante, era come iniettarsi la camomilla endovena.

"Si mamma, mi è solo scivolata la mano, vai pure da papà in macchina, prima partiamo e meglio è"

"Certo tesoro, ma avrei una cosa da chiederti"

"Dimmi pure" le sorrisi incoraggiandola a parlare, in realtà avevo paura, era risaputo che il viso angelico di mia madre nascondesse la sua natura subdola e pianificatrice, quella donna adorava pianificare la vita degli altri ed era tremendamente brava a farlo, l’unica con cui aveva fallito ero io.

"Beh tesoro, ci sarebbe un passeggero rimasto a piedi, dato che sei l'unica ad avere posto, ti dispiacerebbe portarlo con te?".

Ed ecco che il sorriso spariva dalla mia faccia, lo sapevo, volevano appiopparmi di nuovo la zia Gertrude, un nome una garanzia.

"Chi è questo passeggero, mamma?" non potei fare a meno di risultare irritata.

"Beh, sai che vengono anche degli amici di tuo fratello quest'anno e purtroppo la macchina di quello che doveva portare loro tre si è rotta e non sarà pronta prima della prossima settimana, nella macchina di tuo fratello ci sono due posti, quindi il terzo è rimasto a piedi" mia madre fece un sorrisino imbarazzato e mi guardò in attesa.

Si! Niente zia Gertrude! Aspetta, tutti gli amici di mio fratello fanno parte di quella categoria di uomini che ci provano anche con i sassi e io avrei dovuto passare un viaggio di ben sette ore con uno che avrebbe sicuramente cercato di abbordarmi? Non se ne parlava.

"Ma mamma non potete portarlo voi, se non erro c'è un posto libero" la guardai implorante, sperando che dietro questo imprevisto non ci fosse un piano dei suoi.

"Tesoro vorresti davvero lasciare quel povero ragazzo in balia della zia Gertrude e della zia Ofelia?" Sbuffai sonoramente, al diavolo la dignità le avrei detto tutto ciò che pensavo, in fondo era pur sempre mia madre.

" Mamma non voglio passare tutto il viaggio a subire i tentativi di abbordaggio di un ventisettenne arrapato e da quel che ricordo degli amici del mio adorato fratellino è quello che succederebbe"

"Tesoro, non vedi gli amici di tuo fratello da quando avevi diciannove anni ed ora ne hai venticinque, direi che sono tutti cambiati, beh non proprio tutti..." fece una smorfia inorridita fissando uno degli amici di mio fratello che faceva un gesto piuttosto esplicito nei confronti di una passante.

"Spero non sia lui il mio passeggero" dissi sospirando e accettando la richiesta di mia madre, non mi piaceva deluderla e non avevo più scuse da usare.

"No no, il tuo passeggero è quello lì -- indicò un ragazzo dai capelli rossi tendenti all'arancione che stava appoggiato con aria imbarazzata alla sua valigia -- si chiama Federico ed è un medico" a quell’affermazione strabuzzai gli occhi, l'aveva fatto a posta o cosa? 

Mia madre sorrise ammiccante e si diresse verso il ragazzo, mentre io rimanevo lì a bocca aperta. Da piccola avevo un’insana passione per i medici, mi ero perfino invaghita del mio pediatra, facevo di tutto per andarci. Di sicuro la donna che si spacciava per mia madre gli avrebbe raccontato quel dettaglio, sempre che non l'avesse già fatto.

Sospirai e scesi dalla macchina per aprire il bagagliaio e far depositare la valigia al mio nuovo ospite. Dentro c'erano le mie valigie e alcuni scatoloni contenenti i prodotti che mia madre riteneva strettamente necessari per la sopravvivenza, come se in Svizzera non avessero i detersivi e i bagnoschiuma. Una voce maschile ed imbarazzata mi riscosse dai miei pensieri.

"Ciao, io sono Federico, scusa è che quello stupido di Dario non sa tenere una macchina per due settimane di fila senza romperla, se ti dà fastidio la mia compagnia, torno a casa o prendo il treno"

Sorrisi istintivamente vedendolo così imbarazzato con la mano sulla nuca e lo sguardo puntato sulle scarpe nere

"Non preoccuparti, sono abituata a viaggiare con la zia Gertrude, sei peggio della zia Gertrude?"

Rise apertamente e distolse lo sguardo dalle scarpe per posarlo nei miei occhi. Ma perché tutti quelli con i capelli rossi hanno gli occhi azzurri?

"Non credo di essere peggio di una signora che nonostante la sua età piuttosto avanzata ci provò con me quando avevo sedici anni" lo disse ridacchiando ma la mano dietro alla nuca e il suo sguardo tradivano l'imbarazzo che stava provando. Quel tipo mi stava già simpatico, non mi aveva ancora guardato il seno e non aveva fatto apprezzamenti sul mio sedere, mio fratello aveva finalmente trovato un amico normale.

"Come fai a conoscere la zia Gertrude da quando avevi sedici anni?" avevo parlato senza neanche accorgermene, ma ora che ci pensavo quel dubbio era piuttosto fondato

"Davvero non ti ricordi di me? Io e tuo fratello abbiamo fatto insieme tutte le scuole, ci siamo separati solo all'università, rimanendo comunque in contatto. E poi stavo a casa tua notte e giorno..." riportò la mano dietro la nuca e fece vagare lo sguardo alle mie spalle. Io, dal canto mio, aggrottai le sopracciglia, cercando di capire chi fosse il bel ragazzo che avevo davanti, quando un lampo di consapevolezza mi colse facendomi spalancare la bocca.

"Tu sei quel Federico!? Quello di cui tutte le mie amiche erano innamorate pazze!? Sei cambiato tanto" non potei fare a meno di far trasparire il mio stupore, insomma era bello già da adolescente, però ora era di gran lunga migliorato.

"In meglio o in peggio?" il suo sguardo si fece ammiccante mentre l'angolo destro della bocca schizzava verso l'alto. Dal mio canto sentivo le guance bruciare ed iniziai a mordermi violentemente il labbro inferiore.

"In meglio, i brufoli non ti donavano ed i tuoi capelli sono più belli ora, più chiari rispetto al rosso che ricordavo" si prese una ciocca in mano facendo una smorfia che mi fece capire che quei capelli non gli piacevano per niente.

"Beh, sono arancioni e i brufoli donavano solo a te e senza stai ancora meglio" la sua voce si era abbassata di tono diventando sempre più roca e un ghigno gli si era stampato sul volto. Non sapevo come uscire da quella situazione al quanto imbarazzante così chinai il capo e vidi la mia unica fonte di salvezza: la sua valigia, la presi sorridendo, ma non riuscii ad alzarla. Ritentai, ma niente.

"Ma che ci hai messo!? Dei mattoni?" la mia voce era a metà fra lo stupito e l’irritato, ceravo di uscire da una situazione imbarazzante e quel piccolo inconveniente mi rendeva impossibile realizzare i piani. Lui si passò la mano dietro la nuca guardandomi, quel gesto doveva essere un suo vizio, lo conoscevo da dieci minuti e l'aveva già fatto almeno sette volte.

"Ehm...io...lascia, la metto dentro il bagagliaio" afferrò la maniglia scostandomi con dolcezza la mano e sollevando quel blocco di cemento per riporlo all’ interno della macchina.

"Non vuoi dirmi cosa c'è dentro?" La curiosità regnava sovrana in me, comandava sul mio cervello con scettro e corona e mi faceva dimenticare che, alzando con facilità la valigia aveva sminuito il mio ego da femminista incallita.

"Ehm, prometti di non dirlo agli altri? Li brucerebbero tutti o peggio mi picchierebbero per averli portati e mi darebbero del secchione" mentre parlava apriva la zip della valigia e mi guardava intensamente. Lo guardai in attesa e lui sorrise alzando il coperchio. Libri, almeno dieci, seminascosti tra i pochi vestiti. Da nerd incallita qual ero quella era una manna dal cielo, un essere con cui parlare di libri per due intere settimane, cosa potevo mai volere di più dalla vita? Mentre Federico stava per richiudere la valigia adocchiai un titolo che avevo letto pochi giorni fa su internet e di cui attendevo con trepidante attesa l’ uscita. Quella copia doveva essere mia. Allungai la mano e bloccai Federico, così presi in fretta il libro tanto agognato scostando incurante un paio di boxer a righe e dei calzini neri. Accarezzai la copertina e avvicinai il libro al naso per sentirne l’ odore, se spacciassero essenza di libro sarei senza dubbio una drogata. Smisi di pensare al libro e rivolsi lo sguardo al mio passeggero che mi guardava sorridendo, felice che non lo avessi preso per pazzo ad aver portato tutti quei libri. Intanto la curiosità aveva agitato lo scettro ed io non potevo aspettare ancora per soddisfare i miei dubbi

"Come fai ad averlo? È uscito solo in Inghilterra ed è introvabile qui!" lui in risposta prese il libro dalle mie mani per riporlo accuratamente in valigia e chiudere la zip.

"Beh ho i miei segreti" mi fece l'occhiolino e chiuse il cofano. Sbuffai, la mia curiosità  era insoddisfatta, insomma che diamine gli costava rivelarmi dove l’aveva, volevo leggerlo anch’ io e non potevo aspettare tre mesi.

"Beh sappi che potrei per caso prendere uno dei tuoi libri in questi giorni, o anche tutti"

"Se devo prestarti i miei libri per vederti considerali tuoi" fece un sorriso smagliante e mi guardò, mentre l’imbarazzo si faceva strada nei sui occhi

Rimasi per un attimo basita a fissarlo mentre lui abbassava la testa facendosi cadere i capelli sugli occhi

"D-dai andiamo, altrimenti arriviamo tardi e mia madre chiama la polizia" perfetto ora balbettavo anche, brava Giada, complimenti. Iniziai a dirigermi a testa bassa verso il posto del guidatore e lui mi seguì ridendo.

*****

Eravamo in macchina da ben venti minuti e nessuno aveva aperto bocca, si sentiva solo la voce metallica del navigatore che ci aiutava ad uscire dalla città.

"Davvero tutte le tue amiche avevano una cotta per me?” L'arrivo della sua voce fu talmente improvviso che sobbalzai.

"Scusa, ti ho spaventata?"

"No, è che regnava il silenzio da ben venti minuti, credevo fossi morto o che avessi perso la lingua in un incidente con un gatto" oh sarcasmo, mio caro amico, ti aspettavo, era da tanto che non ti facevi vivo. Lui in risposta si girò verso di me e cacciò la lingua.

“Eccola qui in tutto il suo roseo splendore. Non hai risposto alla mia domanda, io credevo che le tue amiche avessero una cotta per tuo fratello, ce le trovavamo sempre lì di fronte alla stanza con qualche scusa, mentre tu sbuffavi e alzavi gli occhi al cielo da dietro le loro schiene" sorrisi consapevole, aveva descritto una mia giornata tipo da quattordicenne.

"Non sapevo fossi così modesto, l'unica innamorata di mio fratello era l'arpia che si spacciava per mia amica. Ti ricordi la tipa con cui ti fidanzasti alla tenera età di diciotto anni? Ecco, non so se mio fratello te l’abbia raccontato, ma si è fatta trovare nuda nella sua stanza un pomeriggio, pochi giorni prima di mettersi con te e lui l’ha rifutata, perché era invaghito di un’ altra. Si fidanzò con te per ripicca" Federico sgranò gli occhi a quella mia afffermazione e mio temetti di essere stata un’insensibile. Per quanto ne sapevo poteva anche essere ancora la sua fidanzata, o anche sua moglie.

"Ecco perché insisteva tanto per farmela lasciare! Grazie al cielo gli ho dato retta! Tu invece di chi eri invaghita?" Mi stupii di come fosse passato dallo stupore alla curiosità in un nanosecondo

"Beh io... ecco... ehm..." ero consapevole di essere arrossita violentemente e questo mi faceva vergognare ancora di più.

"Se eri innamorata di Dario ti giustifico, tutti fanno errori una volta nella vita" finsi un conato di vomito e scoppiammo a ridere tutti e due. Quel ragazzo era un pervertito già a 7 anni, mi faceva morire d’ imbarazzo ogni volta.

"Dai non può essere così imbarazzante da non potermelo dire, è una cotta adolescenziale" una scusa Giada, inventati qualcosa prima che capisca

"Io...non ero innamorata di nessuno...non riesco ad innamorarmi di una persona a caso solo per l'aspetto, devo conoscerla e nell'adolescenza non avevo fatto amicizia con molti ragazzi. Avevo solo due amici maschi e stavano insieme, in realtà ci stanno anche ora, abitano in svizzera, fra due giorni celebreranno il loro matrimonio in comune, sono uno dei principali motivi per cui ho accettato di venire a questa vacanza di famiglia" sorrisi al pensiero di quei due matti, gli volevo così bene e avevo contribuito a farli mettere insieme, durante l’adolescenza ero stata un po’ il cupido di tutti ed in fondo ciò che avevo detto a Federico era quasi la verità, ecco appunto, quasi… e va bene per un breve, anzi molto breve, periodo avevo avuto una lievissima cotta per Federico, però mi era passata non appena si era messo con quella.

"Sai innamorarsi di una persona a poco a poco non è una cosa di cui vergognarsi, dimostra la tua prudenza e intelligenza. In effetti l'anno scorso non c' eri in Spagna, mossa molto intelligente, che con la mia stupidità non ho imitato" ridacchiai, felice di poter cambiare argomento.

"Sono riusciti a trascinarti in Spagna?" lui annuì vigorosamente cercando il mio sguardo.

"Beh, tuo fratello diceva di aver bisogno di sostegno, l'anno scorso c'erano le tue cugine e a suo parere sono estremamente irritanti e insistenti. In pratica sono stato per due settimane chiuso in camera ad evitare le due arpie che cercavano in tutti i modi di abbordarmi"

"Mi dispiace, Lia e Mia sanno essere insopportabili, fanno a gara su ogni cosa, mi sa che ti hanno considerato come un premio" mi girai verso di lui e subito dopo avergli fatto un sorriso tornai con lo sguardo sulla strada.

"Per fortuna quest'anno non ci sono, ma tuo fratello sta volta ha voluto tutti i suoi amici a raccolta, ha detto che rischiava di impazzire da solo con sua moglie tutto questo tempo"

"Ehi! Ci sono io, non sarebbe stato solo" mi guardò come se lui sapesse qualcosa a me sconosciuto e questo mi diede particolarmente ai nervi

"Ma tu sei sua sorella Jen, e per di più sei femmina, ci sono cose di cui non ti può parlare" lo guardai con fare interrogativo, la mia attenzione si era focalizzata su quel nomignolo e aveva ignorato “l’insulto” che mi aveva rivolto.

"Jen? Solo mio fratello mi chiama così, incredibile che ti abbia permesso di farlo" lui in risposta abbassò lo sguardo e si passò la mano dietro la nuca, in effetti non lo faceva da tanto, ben 20 minuti.

"Beh in effetti non l'ha fatto, ma il tuo nome stonava in quella frase, l'avrebbe resa troppo seria e formale"

"Ma se è un nome cortissimo! Secondo me non te lo ricordi"

"Non c'entra la lunghezza" lo guardai interdetta ridendo sotto i baffi, la tentazione di fare una battuta era troppa. Lui alzò gli occhi al cielo capendo ciò che stavo pensando "

“Sei una pervertita, quasi peggio di Dario”

“Ehi! Non è vero, volevo solo fare una battutina innocente” lui mi guardò scuotendo la testa.

“Ah sì? E sentiamola questa battutina innocente” sull’ ultima parola fece le virgolette con le mani. Non sapevo cosa dire, mi aveva messo all’ angola e dal suo sorrisino soddisfatto deducevo che ne fosse consapevole. Cercai disperatamente una via di fuga e per grazia divina la trovai.

“Beh volevo solo citare Troisi”

“Ah si?” lui mi guardò scettico, consapevole del fatto che gli avessi propinato una balla

“ Beh si” guardai la strada e strinsi forte il volante, sapendo bene che non se la sarebbe mai bevuta e che ora per lui ero la versione ingiovanita della zia Gertrude.

"Va bene" si girò verso il finestrino per ammirare il panorama ricco di fabbriche, ma io avevo bisogno di parlare con lui e sapere che non mi considerava una ninfomane.

"Ma esattamente tu e i tuoi amici dove starete? Mia madre ha affittato una casa per sette persone, con te ed i tuoi amici diventiamo dieci" brava curiosità, parla pure senza essere interpellata, ecco perfetto ora parlavo anche con il mio cervello.

"Beh a quanto ho capito le camere sono tutte doppie, tua madre ha detto che uno di noi dormirà in una delle camere, e altri due sul divano letto a due piazze" strinsi le mani sul volante fino a farmi sbiancare le nocche, sapevo che c’ era qualcosa sotto, quella donna che si spacciava per mia madre mi avrebbe sentito, aveva pianificato tutto come al solito, voleva trovarmi un fidanzato e infilarmi in un pomposo abito da sposa bianco disegnato dal suo caro amico stilista di abiti da sposa.

"Indovina chi è l'unica che non ha un compagno nella sua doppia? Ma io ovviamente, per la fortuna che ho mi toccherà stare con Dario e non potrò neanche dormire con la maglia che uso per pigiama e i pantaloncini corti, dovrò comprarmi una tuta da palombaro” brava Giada, essere sarcastica sarà di sicuro la soluzione. Sbattei la testa sul volante, per poi ritornare prontamente con gli occhi sulla strada.

"Terrò Dario lontano da te, tranquilla e lo farà anche tuo fratello, darà di matto quando saprà che uno di noi deve dormire con te" sorrisi alla faccia che sapevo mio fratello avrebbe fatto, almeno avrei riso di qualcosa.

"Beh credo che finirà per scegliere lui con chi devo dormire" sospirai pensando a quanto mio fratello fosse fin troppo iperprotettivo nei miei confronti.

"E sarò io" Federico mi distolse dai miei pensieri e mi guardò alzando il mento.

"Perché?" lo guardai stranita, era sicuro al cento per cento che sarebbe stato così, ma come poteva esserlo?

"Beh Serafino è quasi peggio di Dario, lo abbiamo soprannominato la piovra e credo basti questo perché tu possa capire. Dario guarda, Serafino agisce"

"E tu?" ero curiosa di sapere quale fosse il suo soprannome, anche se sicuramente lui si sarebbe fatto più bello di         quanto in realtà era, aveva troppa autostima per sminuirsi.

"Io sono il meno peggio, come direbbe tuo fratello" sorrise, era bello vedere che il solo pensiero di mio fratello lo rallegrasse.

"Siete davvero legati voi due" non potei fare a meno di farlo notare, quei due, anzi tre contando Dario, si conoscevano da una vita e non si erano mai persi di vista, io l’ avevo fatto con la maggior parte delle mie amiche, solo la mia Amelia era rimasta al mio fianco.

Il suo sorriso si fece più largo di quanto già non fosse.

“Beh si, ci conosciamo da tanto e ne abbiamo passate tante insieme, ero così felice quando ha trovato una persona che lo supporta, anzi sopporta come fa Mariagrazia” sorrise credendo di aver fatto la battuta del secolo. Alzai gli occhi al cielo e tornai a sorridere pensando alla mia adorata cognata.

“Anch’io sono stata felicissima quando l’ha spostata e nonostante sia dominata dagli ormoni le voglio un gran bene anche ora” il mio sorriso si allargò, avevo gioito quasi quanto lei quando aveva scoperto di essere incinta e non vedevo l’ora che quel periodo fatto di voglie assurde e chiamate in preda a pianti incondizionati finisse presto per poter abbracciare la mia nipotina.

“Non preoccuparti, tutto il periodo della gravidanza e il peso che porta con se sparirà non appena poserai gli occhi sulla nuova arrivata, a me è successo così con la mia nipotina, la mia sorellona era davvero insopportabile, ma dopo era come se niente fosse successo, la piccolina di zio ha annullato tutto con i suoi occhioni felici” era così tenero che mi si sciolse il cuore e riuscii a stento a trattenere le lacrime cercando disperatamente qualcos’altro di cui parlare e l’ auto di mio fratello me lo servì su un piatto d’ argento

“Guarda, parli del diavolo e spuntano le corna!” indicai la macchina grigia davanti alla nostra e Federico in risposta mi sorrise, ormai fuori dal mondo della sua nipotina. Accelerai e affiancai la vettura grigia per suonare il clacson e salutare il mio fratellone. Peccato che lui sgranò gli occhi e mi fece cenno di uscire all’ autogrill a pochi metri da noi. Non avevo la più pallida idea di cosa volesse e Federico sembrava della stessa opinione. Sbuffai e mi spostai sulla corsia a destra dopo aver acceso l’indicatore di direzione.

“Perfetto così posso darti anche il cambio” mi girai verso Federico e il suo sguardo non mi diede scampo, dovevo accettare e basta, non potevo ribattere.

Parcheggiai e attesi che mio fratello facesse lo stesso. Non appena lo vidi scendere dalla macchina feci lo stesso e Federico mi seguì a ruota. Non feci a tempo a salutare che Fabio si tuffò sul mio compagno di viaggio, gli afferrò il collo della maglietta e strinse il più possibile.

“Che cazzo ci fai nella macchina di mia sorella? E perché sta guidando lei? Ti fanno male le manine?” Federico fece per rispondere, ma io lo battei sul tempo.

“Fabio, allontanati, ora.”  Il mio tono non gli lasciò scampo, si girò a guardarmi con un’espressione sofferente e lasciò la presa.

“Si può sapere che diamine ti è preso!?” iniziai a gesticolare e feci di tutto per non tirare un pugno a quell’ imbecille che mi ero ritrovata per fratello. Quello scimpanzé indietreggiò impaurito e mise le mani davanti tendando di difendersi dalla furia che ero diventata. Sentii una mano sulla spalla e mi voltai all’ istante, per poco non ringhiavo addosso a colui o colei che aveva osato toccarmi.

Regola numero uno del manuale per non morire di una morte brutale commessa da Giada Rubicondi: mai toccarla quando è arrabbiata, per nessuna ragione al mondo, almeno che non vogliate suicidarvi.

“Ehi Giada, calma, va tutto bene, respira”

“Respira un corno e leva quella mano dalla mia spalla prima che te la tranci. E tu, sottospecie di essere sottosviluppato levati quel sorrisetto dalla faccia, a meno che non voglia che te lo tolga a pugni” mi girai prima verso il cretino che cercava di calmarmi e subito dopo verso quello che mi aveva urtato il sistema nervoso.

“Ehi tesoro, va tutto bene, mio marito è un idiota lo sappiamo tutti, ma se lo uccidi la mia povera bambina rimarrà orfana e tu non vuoi questo, perché se lo vuoi io uccido te piccolina” la mia adorata cognata mi sorrise amorevolmente, ma con una scintilla di pazzia negli occhi. La guardai e sorrisi, adoravo alla follia quella donna e la sua pazzia aveva lo stesso effetto del sorriso rassicurante di mia madre, sentii i muscoli rilassarsi e la rabbia scomparire per lasciare il posto ad un debole sorriso.

“Sai Mary se non ti avesse spostato mio fratello l’avrei fatto io” lei scoppiò a ridere

“Ne sono lusingata tesoro, semmai mi dovesse lasciare verrò da te e ci innamoreremo follemente” la guardai sorridendo piena di gratitudine, se non fosse per lei ora avrei squartato mio fratello e seppellito vivo il suo amico. Sospirai per poi voltarmi verso i due che stavano discutendo a bassa voce

“Veniamo a noi. Fabio, Federico sta in macchina con me perché nostra madre non sapeva dove metterlo, quindi preferisci sapere che il tuo migliore amico stia legato al paraurti della tua auto o con me dentro la mia macchina? Ah ah, non fiatare. In secondo luogo, io sono perfettamente in grado di guidare e comunque Federico si è offerto di darmi il cambio. Per terza cosa, Fede mi dispiace per averti risposto male e per aver pensato a come sarebbe stata la tua morte. Non toccarmi mai più quando sono arrabbiata, okay? Perfetto, possiamo andare. Ah e tanto per la cronaca, uno dei tuoi cari amici dovrà dormire con me, perché la tua adorata mamma ha preso una casa troppo piccola. A te la scelta” ignorai completamente le reazioni scioccate dei due e presi Federico per trascinarmelo dietro e arrivare il più in fretta possibile alla macchina

“Fermati!” vidi Fabio correre verso di me agitando le braccia, i suoi amici arrivarono a ruota dietro di lui, mentre sua moglie se ne stava appoggiata all’auto a godersi lo spettacolo. Mi girai annoiata verso lo scimpanzé affannato dietro di me

“Che c'è?”

“Federico dormirà con te” il diretto interessato mi guardò con un’aria alla te l’avevo detto, mentre io scuotevo la testa divertita

“Sei così prevedibile fratellone”

“Perché?”

“Federico aveva già capito che avresti scelto lui e mi ha propinato la sua teoria” sorrisi sfacciata in attesa che uno dei tre mi domandasse spiegazione. Vidi uno delle due spalle di mio fratello farsi avanti, oh quanto mi ricordavano Tiger e Goyle quei due, però quei due erano più carini e con più muscoli, quanto a cervello il livello era lo stesso.

“E quale sarebbe la sua teoria? Ah piacere, Serafino” quello che mi ricordava Goyle aveva parlato e guardava storto Federico, pensava gli avesse rovinato la conquista, povero bimbo, io non sono la conquista di nessuno. Mi girai verso il mio compagno di viaggio che se ne stava lì a rispondere alle occhiatacce di Serafino.

“Che dici Fè sono degni di sentirla o ce la teniamo per noi?” lui distolse finalmente lo sguardo da quell’altro e si voltò a guardarmi sorridendo.

“Oh per me è indifferente, tanto credo ne siano consapevoli e poi è quello che pensa Fabio”

“Oh beh, allora dobbiamo dirlo. Aspetta com’era” finsi di pensarci su mettendomi un dito sulle labbra, mentre tutti mi guardavano pieni di aspettative.

“Dario guarda, Serafino agisce e io sono il meno peggio” Federico, stufo della tensione formatasi nell’ aria aveva parlato rubandomi tutta la scena.

“Uffa Fe’, volevo dirlo io!” pestai i piedi a terra come una bambina e gli diedi uno schiaffo sulla spalla con tutta la forza che avevo, lui in risposta mi guardò per nulla scalfito dal mio tentativo di ferirlo. Maledetti ragazzi con l’ossessione del fisico scolpito.

“Ci mettevi troppo” ignorai la sua mera giustificazione e mi girai verso i tre trovando mio fratello piegato in due dalle risate, mentre quello che credevo fosse Dario gli batteva piano una mano sulla schiena e Serafino stava lì, immobile, a guardare male Federico.

“Ma mi hai dipinto come un maniaco!” Goyle imbellito si avvicinò pericolosamente al rosso di fianco a me e con fare minaccioso gli puntò un dito sul petto. Federico, dal canto suo lo fissava con un sopracciglio alzato in attesa che dicesse qualcos’altro e lo lasciasse andare via.

“Tu non sei certo un santo Fe’, come non lo sono neanche io, vedi non siamo così diversi” mio fratello al sentir quella frase era tornato subito serio e Dario aveva sul volto un’ espressione preoccupata, non capivo il perché di tutta quella preoccupazione, in fondo non l’ aveva insultato pesantemente, o almeno così credevo prima di girarmi verso Federico e di vedere i suoi occhi infiammati dalla rabbia e le mani che si serravano attorno al polso di quello che credevo essere uno dei suoi più cari amici.

“Io come te?” la sua risata fredda e priva di ilarità riecheggiò nel parcheggio ed un’ espressione di paura si dipinse sul volto di Serafino, ma prima che chiunque di noi potesse anche solo respirare riprese a parlare “Io non c’ho provato con la sorella di uno dei miei migliori amici per poi scoparmela e spezzarle il cuore, io non ho mentito ad uno dei miei migliori amici giurando di non aver fatto mai neanche un pensiero su quella stessa sorella, io non ho pensato di scoparmi la sorella dell’ altro mio migliore amico, io non scopo giusto per soddisfare il mio cazzo” la mia bocca si era spalancata e un senso di disgusto mi aveva preso lo stomaco quando avevo capito che quella che desiderava scoparsi ero io. Mio fratello si avvicinò a Federico e gli mise una mano sulla spalla, mentre Dario liberava i polsi di Serafino dalla presa serrata dell’altro e lo portava via.

Mi avvicinai lentamente a Federico e lo abbracciai capendo che quella col cuore spezzato era una delle sue sorelle. E mentre mio fratello si avvinghiava a noi come un koala io sospirai pensando che quello era solo il primo giorno di due lunghe settimane.

Regola numero due del manuale per non morire di una morte brutale commessa da Giada Rubicondi: le sue vacanze devono essere rilassanti, lo stress la rende nervosa e un Giada rubicondi nervosa può rivelarsi pericolosa, molto pericolosa.

~~~ ANGOLO AUTRICE Salve a tutti, questa è la prima storia che pubblico, quindi non sono ben sicura di quello che faccio ed in più efp non collabora, infatti non mi ha pubblicato alcune parti in grassetto ed altre in corsivo, spero che ciò non influisca sulla comprensione della storia e la lettura sia comunque gradevole. Detto ciò spero che il capitolo vi abbia incuriosito e vogliate seguirmi in questa avventura, se avete qualche errore da farmi notare scrivetemi pure una recensione, alla prossima. ~Chiara

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Capitolo 2
*** Da quando sono all' asilo? ***


Capitolo 2

Quando rientrai in macchina ero così stanca che mi addormentai prima ancora che Federico mettesse in moto ed ero ben felice che fosse successo, perché al mio risveglio avrei preferito essere la bella addormentata e dormire per altri cent’ anni. Federico guidava ancora e la Svizzera era più lontana che mai, nulla di troppo catastrofico se non fosse che il mio adorato compagno di viaggio stringa convulsamente il volante e tenga la mascella serrata come se volesse rompersi tutti i denti.

“Federico?” la mia voce era uscita debole ed incerta, temevo che fosse un Bruce Banner sotto mentite spoglie e si trasformasse presto in Hulk.

“Ah, ti sei svegliata” la sua voce era fredda come Jack Frost, brava coscienza, oggi stai nel mondo dei fumetti, continua pure a fare i tuoi paragoni mentre l’altra parte del cervello cerca di capire se a questo qui di fianco sia venuto il ciclo o stia diventando verde.

“Beh, si. Tutto bene?”

“Ha chiamato tuo fratello” ah, Fabio, ora si capisce tutto...

“Che voleva?”

“Era Serafino” Serafino? Ah…

“E che voleva?” brava Giada, continua a sembrare un’idiota

“Fare pace, come se fossimo bambini di due anni”

“E tu che gli hai detto?”

“Di andarsene a fanculo e ora sono incazzato anche con tuo fratello, perché quel cretino ha avuto l’idea geniale di prestargli il cellulare. Ora non rispondo più neanche alle sue di chiamate” presi un respiro profondo e mi massaggiai la fronte, avevo a che fare con dei bambini dell’asilo.

“Fede… non credo che mio fratello abbia una colpa in questa storia, probabilmente Serafino ha preso il suo cellulare senza che lui neanche lo sapesse, oppure l’ha convinto a prestarglielo, Fabio è troppo generoso per dire di no ad un amico, anche se quell’amico voleva provarci con sua sorella e sotto questo punto di vista dovrebbe voltare le spalle anche a te dato che c’ hai provato spudoratamente” sorrisi convinta di averlo ammorbidito, ma come al solito mi sbagliavo.

“Serafino non voleva provarci con te, voleva scoparti. Mi dispiace non ti meriti le mie sfuriate, ma non riuscivo più a far finta di niente, a guardarlo e sorridere come se lo considerassi ancora un amico. Mia sorella ha diciotto anni, porca puttana!” sbattè violentemente la mano contro il volante e accelerò notevolmente, mentre io iniziavo ad avere paura.

“Federico, calmati, mi stai spaventando” la sincerità in questo momento era la mia unica via d’uscita, tentare di calmarlo sarebbe stato inutile. Lui decelerò e allentò la presa sul volante.

“Scusa, io… non ce la faccio, non voglio stare due settimane a contatto con quel… quel…”

“Verme, mi sembra la parola che meglio lo descrive” avevo preferito interromperlo prima che perdesse di nuovo il controllo, lo vidi sorridermi grato prima di tornare a guardare la strada.

Lui guidava tranquillamente da quelli che mi sembravano dieci minuti, mentre io cercavo di convincere mio fratello ad abbandonare Serafino sull’ autostrada, Fabio aveva lasciato guidare Dario, dopo l’episodio dell’autogrill e quindi ora mi urlava tranquillamente nell’ orecchio attraverso il telefono

“Fabio se non la smetti di gridare giuro che scendo dall’ auto in corsa, rubo una moto, raggiungo la tua auto, rompo il finestrino accanto al quale sei seduto e ti decapito con uno dei vetri” sentii Federico ridere mentre mio fratello si scusava dall’ altra parte del telefono.

“Allora Fa? Scaricalo all’ autogrill, mollalo ad una vecchia signora, io voglio rilassarmi, non cercare di beccarmi un pugno da uno dei tuoi migliori amici. Decidete cosa fare e fateci sapere” gli attaccai il telefono in faccia mentre lui riprendeva ad urlare come una ragazzetta mestruata.

“Sei davvero brava a tenergli testa, io delle volte non ci riesco, tu invece lo metti a tacere come se niente fosse” non feci a tempo a rispondere che il telefono riprese a squillare e il nome che lessi sul display mi fece sorridere rilassata.

“Gregorio”

“Tesoro, sai benissimo che quel nome mi fa accapponare la pelle, chiamami un'altra volta così e al mio matrimonio ti costringerò ad indossare un abito rosa fatto di tulle” ridacchiai sotto lo sguardo interdetto di Federico, molto probabilmente non ricordava chi fosse Gregorio, a scuola tutti credevano si chiamasse Greg e fosse di origini americane, al mio amico piaceva spacciarsi per un americano, ma in realtà era pugliese fino al midollo al midollo osseo.

“Dai passami la tua razionale metà, non riuscirei a sorbirmi i tuoi discorsi sulle bellissime ortensie rosa comprate per il ricevimento nel più lussuoso ristorante della Svizzera”

“Piccola Jen Jen, prova a dire di nuovo una cosa del genere ed al matrimonio non ti ci faccio proprio venire. VALENTINO, VIENI QUI.” Allontanai infastidita il telefono dall’ orecchio, ma perché volevano tutti farmi diventare sorda oggi?

“Ehi Giada, come stai? Il mio futuro marito ha già compromesso le tue facoltà uditorie o siamo ancora in tempo per salvarle?”

“Oh quanto mi sei mancato in questi giorni Val, quell’ altro mi stava facendo impazzire chiedendomi consigli sui colori, sono un’artista non una wedding planner” sentii Val ridere, mentre Federico lo imitava inconsapevolmente, quei due sarebbero andati d’ amore e d’accordo.

“Mi dispiace piccola, questa settimana ho lavorato un sacco, se può consolarti sta facendo impazzire anche me, in questo momento sta correndo da una parte all’ altra della casa per far provare lo smoking al cane, si vuole mettere un vestito ad un pastore tedesco.”

“Stai sposando un pazzo. Comunque, la tua sorpresa per il fuori di testa è quasi finita”

“Conosco i tuoi quasi finita, dì la verità, ancora devi iniziarla”

“No, giuro che mi manca solo una piccolissima parte”

“Quanto piccola per la precisione?”

“Devo colorare la tua testa e il cane”

“Meglio di quanto pensassi, muoviti il matrimonio è fra tre giorni e qui non puoi ritardare la consegna” ci tenevo immensamente a quel disegno e non avrei mai deluso il mio migliore amico, gli volevo troppo bene.

“Dai ora vado, altrimenti il mio compagno di viaggio muore dalla curiosità, ciao Val” feci per chiudere la telefonata, quando la voce di quel pazzo di Greg mi frenò

“Ferma ferma, dove credi di andare? Grazie al cielo gli ho tolto il cellulare dalle mani appena in tempo per sentire, che compagno di viaggio? Ti sei fidanzata e non ci hai detto niente? Lo porti al matrimonio?”

“Greg, l’urlo di Munch parlerebbe più piano, è solo uno sventurato amico di mio fratello che deve sorbirsi la mia compagnia per sette ore”

“Ah, è carino? Mettimi in vivavoce” acconsentii perché sapevo che ribattere sarebbe stato inutile. Federico mi guardò interdetto, non capendo perché uno sconosciuto volesse parlargli

“Ciao passeggero della mia adorata Jen Jen, quale amico del suo palestrato fratello sei?” mi sbattei una mano sulla faccia mentre Federico se la rideva,

“Federico, conosco il palestrato dalle medie” marcò in modo strano la parola palestrato e cercò di trattenersi dallo scoppiare a ridere.

“Federico? Quel Federico che Jen…”

“Greg! Ma non hai dei preparativi del matrimonio da ultimare, che mi dicevi l’altro giorno… ah sì, il fioraio” riuscii a bloccare il mio amico impiccione e logorroico prima che potesse umiliarmi e rendermi estremamente imbarazzante la vacanza”

“Non mi nominare quello stolto, ancora mi chiedo perché l’ho assunto, è così… aspetta un momento, volevi cambiare argomento! Ah, ma quindi non lo sa, oh cherì scusa, dimmi che hai tolto il vivavoce” mi battei una mano sulla faccia, se dovevo essere umiliata tanto valeva farlo bene.

“No Greg, fino ad ora non sapeva che in quinta elementare avevo una cotta per lui” non avevo il coraggio di voltarmi a guardare il diretto interessato, mi ero messa nei casini da sola e ora non riuscivo neanche a guardarlo negli occhi.

“Io ce l’avevo al liceo, nel senso che quando tu eri in terzo e io in quinto, prima di mettermi con Isabella mi ero innamorato perso di te, perfino tuo fratello se n’ era accorto” si grattò imbarazzato la nuca, togliendo per un attimo la mano dal volante, mentre io rimanevo lì a fissarlo sbalordita con la bocca semiaperta.

“Ecco! Avevo ragione e tu che dicevi che non era vero! Io venivo preso per un visionario e tu per quella razionale! Avevo ragione, avevo ragione” il mio carissimo amico si mise a canticchiare quelle due irritanti parole provocando il riso di Federico (ma quel ragazzo non faceva altro che ridere?) e la mia indignazione.

“Greg, se non la smetti di cantare ti ritroverai senza testimone e senza sposo, perché verrò lì e convincerò Valentino a lasciarti sull’ altare” alzai la voce per sovrastare la risata di Federico che aumentava sempre più di volume, fra un po’ l’avrei abbandonato sull’ autostrada.

“Su cherì, per una volta dammi la soddisfazione di avere ragione, ora sai quello che si prova a sentire la canzoncina che mi cantasti quando Valentino si dichiarò. So che hai intenzione di rispondermi per le rime, ma quel discorso non ha la minima importanza, quel che devo dire io invece ce l’ha” non mi sorpresi affatto che avesse capito le mie intenzioni e attesi imbronciata che parlasse

“Bene, allora che dovevo dire? Ah si, allora Federico è ancora bello come il sole o sembra un criminale?”

“Ed era questa la cosa importante? Ma scherzi” la mia voce era isterica, quel ragazzo aveva la capacità di darmi ai nervi come nessun altro, ancora dovevo capire perché gli volevo bene così tanto

“Sono serissimo cherì, è un’informazione di vitale importanza per il mio matrimonio, se invitassi uno con tatuaggi e piercing la mia madre tradizionalista si metterebbe ad urlare e chiamerebbe l’esorcista. Già ho fatto fatica a convincerla a venire, non voglio che se ne vada” a quelle parole trattenni le lacrime, ricordavo la fatica che aveva fatto per rivelare il suo orientamento sessuale alla famiglia e sapevo anche l’immenso dolore da lui provato quando il padre l’aveva brutalmente buttato fuori, nonostante l’avesse superato per lui era ancora doloroso parlarne.

“È pulito e comunque io ho sia un tatuaggio che un piercing” cambiai rapidamente argomento, per evitare di scoppiare a piangere.

“Non credo che mia madre ti venga ad alzare la maglietta per vedere il tuo piercing all’ombelico e il tuo tatuaggio è talmente piccolo che per vederlo serve la lente d’ingrandimento” alzai gli occhi al cielo.

“Non è vero, il mio tatuaggio si vede benissimo” misi su il broncio dimentica del fatto che non potesse vedermi.

“Ma se è quasi sotto l’ascella! Dovresti andare girando con una mano alzata, potresti diventare una guida turistica, sai quelli che vanno girando con una bandierina appesa ad un’asta di ferro? Mostreresti il tuo tatuaggio a tante vecchiette in pensione che vanno pazze per le torte di mele” arrossii alle sue parole, conscia solo ora che Federico stesse sentendo tutto.

“Sei davvero un cretino Greg, ci sentiamo quando arrivo, ciao”

“Buon viaggio cherì e guidate con prudenza. Belloccio, se solo osi fare qualcosa alla mia Jen Jen ti troverai al centro della terra ricoperto di lava” sorrisi intenerita da quella minaccia, mi voleva bene almeno quanto io ne volevo lui. Attaccai e riposi il cellulare nella tasca.

“Davvero simpatico il tuo amico” Federico parlò tenendo gli occhi fissi sulla strada e sorrise felice.

“Già, io lo adoro e lui lo sa e ne approfitta” sorrisi ripensando a tutte le volte che avevamo litigato in disaccordo su qualcosa.

“Si vede che anche lui ti vuole bene, ho almeno si sente” sorrisi non sapendo come altro rispondere, eravamo ad un punto morto, un dannatissimo punto morto che non sapevo come scavalcare. Non ero mai stata brava a dialogare, iniziavo i discordi ma poi mi perdevo e non riuscivo più a continuare, peccato che gli altri non erano consapevoli del mio problema e continuavano a parlare lasciandomi nell' imbarazzo più totale. Mi aspettavo che Federico iniziasse a parlare della sua vita o di cose per cui non avevo il minimo interesse e invece non lo fece, rimase lì con lo sguardo sulla strada, una rughetta di concentrazione a solcargli la fronte e un leggero sorriso sulle labbra. Smisi di tremare impaurita e mi fermai ad osservarlo. Lui se ne stava lì tranquillo e sorridente mentre io tremavo impaurita vittima dei miei complessi. Sentii montare la rabbia dentro di me e strinsi i pugni per evitare di accanirmi su di lui apparentemente senza motivo. Perché non potevo essere anche io così? Perché dovevo sempre pormi dei problemi inesistenti? Avrei potuto semplicemente osservare la strada sorridendo e invece no, stavo lì a tremare come una bambina spaventata dall’uomo nero. Strinsi i denti così forte che temevo Federico li sentisse stridere.

“Tutto bene?” sussultai nel sentire la sua voce, ero così immersa nei miei pensieri da non accorgermi che mi stesse guardando con la coda dell’occhio.

“Si, perché?”

“Ti stai conficcando le unghie nella carne” abbassai lo sguardo sui miei pugni, non mi ero accorta che fossero serrati e solo ora riuscii ad avvertirne il dolore, ero talmente presa dai miei complessi da non accorgermi di star soffrendo.

“Oh, ero immersa nei miei pensieri”

“E a che stavi pensando? Sicuramente qualcosa che provoca la tua ira” sorrise mostrando i denti e continuò a guidare senza degnarmi di uno sguardo.

“Niente di importante” pregavi che il discorso si concludesse lì, non potevo di certo rivelargli tutto quello che mi passava per la testa. Sentii il cellulare vibrare nella tasca del pantalone, così lo presi e lo sbloccai notando la notifica di un messaggio che aprii subito. Sullo schermo del mio cellulare ora campeggiava il testo lunghissimo di un messaggio scritto dalla mia ancora di salvezza, colei che amava prendermi per il culo e riderne insieme a me, Letizia, l’unica e sola. Lessi velocemente sorridendo sempre di più, finché non arrivai al finale e ed emisi un lamento che fece spaventare Federico

“Che c'è?”

“Viene anche Letizia, una delle persone a cui voglio più bene al mondo e sono felice per questo, ma si porta dietro la persona che odio di più al mondo, sua sorella”

“Che avrà di così male questa ragazza?” lo fulminai con lo sguardo, aveva toccato un tasto dolente.

Regola numero tre del manuale per non morire di una morte brutale commessa da Giada Rubicondi: mai sminuire la sua peggior nemica, perché significa sminuire l’odio che prova per lei e di conseguenza sminuire Giada stessa.

“Era la mia migliore amica e la tua fidanzata del liceo, quella…quella…”

“Troia?”

“Peggio. È la sorella gemella di Letizia e non possono essere più diverse, una piranha e un alpaca, l’uno ti divora in un secondo e l’altro ti intenerisce con il morbido manto, anche se Letizia quando vuole diventa uno squalo tigre: mille volte più pericoloso dei piranha” sorrisi soddisfatta della mia descrizione accurata, ma la rabbia non mi abbandonava e restava lì nell’angolino pronta ad uscire fuori al momento giusto

“Scusa, ma dove le mettiamo? Nel senso già io e te siamo costretti a dormire insieme, se vengono anche loro due dobbiamo davvero abbandonare qualcuno all’autogrill”

“Loro prenderanno una camera d’ albergo, Letizia è stata invitata al matrimonio, Vale l’adora, era la sua migliore amica ai tempi del liceo e quando si è messo con Greg il loro duo è diventato un quartetto e Leti ed io abbiamo legato tanto, è buffo perché al liceo ci parlavamo a stento, io stavo sempre con sua sorella e le altre sue amiche oche che lei odiava follemente, abbiamo capito di avere tante cose in comune solo in quinto, però per fortuna Leti ha scelto di fare l’accademia come me, ha un talento innato come disegnatrice” Federico ascoltava il mio monologo in silenzio e solo allora mi accorsi che probabilmente lo stavo annoiando, diventando una di quelle persone che io tanto odiavo.

“Scusa, mi sono lasciata trasportare dai ricordi, probabilmente non ti interessano, la mia vita al liceo era sicuramente meno eccitante della tua”

“Non direi, io ho avuto gli stessi amici dal primo al quinto, ho visto tutti gli anni le stesse facce, prima di capire che mi facevano ribrezzo quasi tutti. Tuo fratello e Dario, sono gli unici per i quali provo ancora affetto, in questa lista c’era anche Serafino, ma ora… lo sai”

“Dario?”

“Si, per quanto possa sembrare un maniaco è buono e dolce più di qualsiasi galantuomo, tratta le ragazze con i guanti bianchi e sarei stato quasi felice se ci avesse provato lui con mia sorella” lo vidi stringere le mani sul volante e gli portai istintivamente una mano sul braccio in tensione, l’ultima cosa che volevo era vederlo scoppiare di nuovo.

“Non avevo mai visto Dario sotto questo punto di vista, quasi quasi chiedo a lui di stare in camera con me” lo provocai, sperando di distogliere l’attenzione dall’argomento Serafino

“Ah si? Preferisci Dario a questa bellezza paragonabile al sole?” ammiccò riprendendo le parole di Greg. Risi trascinando anche lui.

“Beh ma a me non importa il fisico, cerco un coinquilino non un fidanzato” alle mie parole sorrise e mi guardò come se sapesse qualcosa che io non ero in grado di capire.

“Vedremo. Siamo arrivati, benvenuta in Svizzera” sorrisi e guardai il cartello dell’autostrada, ma all’improvviso mi sentii sbalzare in avanti, guardai davanti a me ed ecco l’incubo diventava realtà.

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