gli incubi hanno gli occhi

di sentodoredimorte
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***


PARTE 1

Sono sdraiata su qualcosa di morbido e soffice, e nell’aria c’è un odore di pino e legno.

Ci metto qualche minuto per rendermi conto di essere in un letto. Un letto che non è il mio.

Quando apro gli occhi la prima cosa che vedo è un enorme quadro nel quale è raffigurato il mare; un mare mosso e tempestoso, senza barche o gabbiani. Solo il mare. Inoltre mi rendo presto conto che indosso solo la mia pelle. Sono nuda.

Di fianco al quadro c’è una libreria, di quelle vecchie piene di intagli e ricca di volumi rilegati. La cosa che mi colpisce della libreria sono gli ultimi libri, nello scaffale centrale. sono nuovi ma vissuti e i miei preferiti: Oceano Mare di Baricco e Dopo di Zan.

La stanza, o almeno la parte che vedo in quel momento è in legno, e questo spiega l’intenso aroma, ed è calda e accogliente come una baita di montagna.

Non riesco a muovermi; non so dove mi trovo o cosa è successo prima e una parte di me è terrorizzata di trovare una risposta. Lentamente, molto lentamente e senza fiatare, mi giro a pancia all’aria nelle lenzuola color lavanda e rimango senza parole nel trovare un uomo dell’altra parte del letto. Siccome sta ancora dormendo rimango ad osservarlo un attimo. È possente e muscoloso e ha i capelli scuri. Non ne sono certa ma credo sia anche molto alto.

Inizia a salirmi l’ansia, le mie mani iniziano a tremare e il mio cuore non la smette di battere all’impazzata nel mio petto. Sono terrorizzata.

Sempre molto lentamente mi alzo e cerco qualcosa con cui coprirmi. Trovo una camicia bianca, che immagino sia dell’uomo nel letto, e la metto.

Poco dopo l’uomo si gira e io rimango pietrificata dalla paura. Come era potuto succedere! Cosa ci facevo in quella stanza e, soprattutto, dov’era quella stanza?

In qualunque caso, sarei dovuta uscire di lì; silenziosamente vado ad aprire la finestra e, una volta uscita sul balcone, mi rendo conto di essere ad almeno sei metri d’altezza. Per quanto io sia spericolata e atletica non mi sarei mai buttata. Provo allora con la porta, che era chiusa a chiave.

La apro e scappo lasciando l’uomo sconosciuto dietro di me, anche se alle mie spalle avrei voluto lasciare ben altro.

La porta dà su un corridoio così mi avvio senza una vera meta. Il corridoio è lungo, quasi senza fine, e pieno di porte chiuse. Decido di aprirne una e mi ci infilo dentro. La stanza è tutta bianca con un lettino, vari scaffali pieni di medicinali e bende; sembra un’infermeria.

-Sua altezza! È un piacere vedere che sta bene. Per caso ha bisogno di qualcosa?- mi giro subito e mi trovo faccia a faccia con un vecchio signore dal camice bianco dall’aria gentile e cordiale. Non so con chi stia parlando, ma di certo non con me perché io non l’ho mai visto in vita mia. Non so nemmeno chi sia e quindi ricorro all’unica tecnica possibile. Il silenzio.

-Altezza..? Si sente bene?-

Siccome continua e farmi domande per qualche minuto alla fine decido di rispondere. -Sono mortificata, ma credo che lei abbia sbagliato persona signore. -Il vecchio mi guarda prima confuso e poi nel suo sguardo inizia a comparire un’espressione pensierosa. Prima ancora di fare altre domande prende uno sgabello e mi invita a sedere, e poi lui si siede su una sedia che sposta di fronte a me.

-Lei sa chi sono io?- mi chiese il vecchio leggermente agitato.

-No, mi spiace. Non so chi lei sia ne che posto sia questo. Vorrei solo tornare a casa signore.-

Dopo la mia risposta si alza frettolosamente e si dirige verso lo scaffale. Apre una scatola ed estrae un plico di fogli.

- Può dirmi che giorno è oggi?- mi chiede senza nemmeno guardarmi e iniziando a leggere i fogli compulsivamente.

-Emm.. Dovrebbe essere aprile, probabilmente il 5 o il 6..- stranamente non riesco a ricordare la data esatta. L’ultima cosa che ricordo è la gita scolastica a Vienna. Ero all’ultimo anno del liceo, nel piano del periodo scolastico e le verifiche erano all’ordine del giorno. Ricordo che io e le mie amiche eravamo alla festa organizzata per l’ultima sera nella città, avevamo bevuto ma di sicuro io non così tanto da finire a letto con uno sconosciuto, in un posto sconosciuto. In quel momento mi venne un dubbio. Come poteva quell’uomo parlare l’italiano se ero a Vienna? -Aspetta un momento. Come sapevi che parlo l’italiano? E dove siamo? E perché prima ,inconsciamente, mi hai chiamato Sua altezza?-

Il vecchio finalmente mi rivolge lo sguardo ed è uno sguardo un po’ preoccupato. Questo mi fa salire ancora di più l’ansia e il panico inizia ad impossessarsi del mio corpo facendomi muovere compulsivamente la gamba destra su e giù.

-Per rispondere alla sua prima domanda le serve solo sapere che qui si parla italiano, e so che lo parla perché ci conosciamo da anni Cassandra; per quando riguarda dove siamo.. bhe sei nel Regno degli Incubi; e per l’ultima, è perché tu sei la regina di questo regno. Lo sei da tre anni, da quando ha sposato Venom, re Venom.-

Sono confusa, spaventata e in parte anche presa in giro. Una parte di me spera che sia solo un brutto scherzo dei miei compagni di classe. Ringrazio mentalmente il vecchio per lo sgabello perché la testa inizia a girarmi e ora sarei già per terra. Non credo ad una sola parola di quello che mi ha appena detto. È impossibile che esista un posto chiamato Regno degli Incubi e tanto meno che io ne sia la regina. Per non parlare dei tre anni con cui sarei stata sposata con Venom. Chi cavolo è? È forse l’uomo misterioso al fianco del quale mi sono svegliata sta mattina? -Ci stavo quasi per cascare. È stato davvero molto divertente ma ora dovrei proprio tornare a casa mia.- faccio per alzarmi quando il vecchio mi ferma stringendomi il braccio.

-Cassandra aspetta. Non so cosa ti sia successo, e immagino che tu non stia scherzando perché sei troppo matura per farlo, ma vorrei sapere da te in che anno siamo.-

-2053-

Dopo la mia risposta il vecchio, che si era precedentemente alzato, si siede massaggiandosi le tempie. -Pensavo che la caduta di ieri sera non avesse riportato seri danni. Ieri stavi bene non capisco come sia potuto accadere.. Mi dispiace informarti che non hai più 19 anni Cassandra, ne hai 25 perché siamo nel 2059. Oggi è il 18 maggio 2059.-

Scoppio a ridere rumorosamente. Scoppio a ridere così tanto che la paura che avevo scompare. -Va bene scherzare su un mondo immaginario ma questo è esagerato!-

Di fronte al mio rifiuto della sua versione mi prende di nuovo per il braccio e mi trascina verso lo specchio appeso al muro. La prima cosa che noto allo specchio è che la camicia bianca che ho usato per coprirmi non svolge perfettamente il suo lavoro; dopo qualche secondo però mi accorgo del cerotto in fronte. Non ci avevo fatto caso al mio risveglio e ora nello sfiorare sento il rigonfiamento di una botta e un lieve dolore, ma questo non conferma la versione del vecchio. Quello che noto poco dopo, quello che mi fa gelare il sangue sono io. È la mia faccia. Non sono ho più il volto lievemente infantile di un’adolescente. I miei lineamenti sono marcati e maturi. Dimostro l’esatta età che il vecchio affermava io avessi. Assalita dal panico, e senza preoccuparmi dell’altro soggetto nella stanza, mi levo la camicia e inizio ad ispezionare il mio corpo alla ricerca di altri indizi. La mia lieve pancetta è sparita e al suo posto c’è un accenno di addominali, le gambe sono più toniche e sode e sulla schiena noto un tatuaggio. Un drago in stile maori.

Tutto ciò non ha alcun senso. Come potevo aver perso 6 anni della mia vita? Come potevo essere sposata da 3 anni? Come poteva esistere un luogo di cui non avevo mai sentito parlare?

Tra le miei mille domande il respiro inizia a farsi pesante, così come la testa. L’ultima cosa che vedo è il vecchio che cerca di tenermi in piedi mentre urla qualcosa. Poi il buio.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


PARTE 2

Sento la testa che mi pulsa e avverto un fischio continuo, come se avessi le orecchie ovattate. Poco per volta inizio a sentire delle voci intorno a me, prima come sussurri e poi, piano piano, più definite. Sono voci maschili, roche e calde.

Non ricordo nulla, ne perché sono sdraiata qui. Poi sento una voce che, urlando, prevale sulle altre -Cosa cazzo significa che non ricorda nulla?- non so chi è, ma improvvisamente mi ricordai tutto. O quasi.

Il risveglio shoccante e le sconcertanti risposte del vecchio signore mi frullano ancora in testa. La confusione e il bisogno di risposte mi spingono a muovermi ed alzarmi ma la discussione che avverto poco dopo mi paralizza e rimango immobile.

- Vedrai che ti amerà ancora. L’ha fatto una volta lo farà di nuovo. Poi tu sai già di amarla quindi non farai più le cazzate di un tempo.-

Amare? Amare chi? Io non sono in grado di gestire una relazione. Troppa fiducia, troppe forti emozioni. Troppa vulnerabilità.

Lentamente apro gli occhi ma, rimanendo ferma, tutto ciò che vedo è il soffitto alto e bianco. Le voci continuano a discutere fra loro, anche abbastanza aggressivamente. Sento un uomo che urla e altri che cercano di calmarlo, tra cui riconosco la voce del vecchio con il camice che avevo visto prima di svenire.

Mi metto seduta e subito vedo tre uomini che si zittiscono e un altro che, vedendo probabilmente le facce degli ultimi, si volta e quasi correndo mi raggiunge. La sua pelle è ambrata e sotto la maglia si vedono i perfetti addominali, talmente perfetti che potrebbe averli scolpiti Michelangelo. È molto alto e probabilmente raggiunge tranquillamente i due metri. In viso ha un’espressione tesa e preoccupata accentuata dai capelli color ebano in disordine e dalle occhiaie appena accennate sotto un paio di occhi di ghiaccio. Non riesco a smettere di guardarli. È come se potessero leggermi dentro, come se per lui non avessi segreti.

L’uomo si mette sul bordo del letto, inginocchiandosi per terra. Con la mano fa un piccolo scatto, quasi del tutto impercettibile, come se volesse prendermi la mano, poi però rimane fermo. In quel momento mi rendo conto che è lo stesso uomo che c’era nel letto al mio risveglio. Lo stesso uomo che, secondo il vecchio,dovrebbe essere mio marito. L’uomo che dovrebbe chiamarsi Venom, il re di questo fantomatico impero, disperso dio solo sà dove.

- come ti senti amore?- persino nel tono di voce si può percepire la lieve angoscia che il corpo esprime, anche se la sua voce rimane calda e intensa.

Amore? Magari sarà anche vero che sono sua moglie, ma sentirmi chiamare così mi fa venire la pelle d’oca, e credo di aver fatto anche una smorfia, perché Venom si acciglia e sembra pure offendersi.

- bene, credo… però vorrei capire cos’è successo; e chi siete voi?-

Dopo le mie domande osservo i volti degli uomini che mi circondano e noto che il vecchio è pensieroso e intento a scervellarsi su qualcosa, gli altri tre uomini mi fissano con dispiacere e Venom appare distrutto e ferito, come se con quelle domanda, o più probabilmente con l’ultima, l’avessi pugnalato al cuore.

Passa qualche minuto prima che si degnino di darmi una risposta, e l’unico a farlo è sempre il vecchio.

- al momento non possiamo darti una risposta certa Cassandra, ma ciò che abbiamo, anzi, ciò che ho concluso è che hai subito un’amnesia abbastanza profonda. Non ti riesco a dire per quanto a lungo possono perdurare gli effetti collaterali, ma da quello che mi hai detto prima di svenire, hai una grave perdita di memoria; talmente grave da aver dimenticato gli ultimi 6 anni della tua vita. Capisco che la cosa ti spaventa, che ti sembra strano ciò che ti ho detto sta mattina e che ti sembrerà strano ciò che vedrai più tardi, ma faremo tutto il possibile per aiutarti. Qualunque domanda dovessi avere non farti problemi nel porla, anche la più stupida.-

È vero. Se ripenso a tutto ciò che è successo mi sembra tutto irreale. Mi viene automatico pensare di dover avvisare i miei compagni di classe o i miei professori per dirgli che non sono sparita. Mi viene automatico credere di avere ancora 19 anni, di dover fare l’esame di maturità a breve, di dover pensare al mio futuro. Non riesco ad accettare di aver perso così tanti anni della mia vita, gli anni più importanti probabilmente, considerato che mi sono sposata. Non riesco ad accettarlo ma, a giudicare dall’immagine che era apparsa nello specchio prima di perdere i sensi, devo. Una parte di me sa che è impossibile, ma l’altra ci crede. Ci crede perché non ci sono altre spiegazioni; tranne l’essere rimasta a dormire per anni e anni, cosa non del tutto improbabile conoscendomi, ma non fino a questi livelli.

- come avrei perso la memoria?- ho mille domande che mi frullano nella testa ma penso che questa al momento sia la più indicata.

Sta volta è Venom a parlare – ieri pomeriggio stavi portando dei documenti in ufficio, al secondo piano, e sei scivolata picchiando la testa. Ovviamente sei sempre stata troppo orgogliosa per chiedere una mano, e hai sempre voluto fare di testa tua. Dopo la caduta stavi bene. Ti faceva solo male la testa, ma stavi bene. Nessuno credeva sarebbe potuto succedere questo.-

Ripenso alle parole che mi ha detto e riconosco di non essere cambiata. O almeno così sembra. In parte mi sento in colpa, perché, iniziando ad accettare la situazione, capisco che per loro, per lui, non deve essere facile. Mi sforzerò di venirgli in contro, ma dovrà anche capire che ora ha a che fare con una ragazzina nel corpo di un’adulta. Anche se quell’adulta è sua moglie.

Il vecchio interviene improvvisamente – molto probabilmente, Cassandra, la perdita di memoria sarà momentanea. Lo so che è difficile chiedertelo, ma cerca di non stressarti troppo-

- okay, ci proverò- dico poco convinta- però, so che è brutto chiedervelo, avrei bisogno di sapere i vostri nomi-

Venom diventa sempre più triste e sconsolato; mi guarda sofferente e sta per parlare quando viene preceduto da uno dei tre uomini.

-io sono Raphael- il ragazzo biondo, Raphael, allunga la mano stringendomela mentre si presenta, come se non ci fossimo mai conosciuti, come se lui non mi conoscesse. Ha un sorriso raggiante e, anche se gli occhioni verdi sono vagamente tristi, come quelli di chiunque altro in questa stanza, riesce a trasmettere serenità. Potrebbe essere la classica persona sempre felice. Raphael è alto e muscoloso e ha la carnagione chiara. Sembra un angelo.

Dopo di lui si avvicina uno dei due ragazzi castani. Sono entrambi alti e massicci ma quello più vicino a me ha una cicatrice sullo zigomo che gli dà un’aria vagamente inquietante e tenebrosa, contrastata dall’atteggiamento rilassato e pacifico – io sono Sebastian-

Sebastian mi prende la mano e in quel momento, sopra il dorso, noto uno strano tatuaggio a forma di albero.

L’ultimo ad avvicinarsi è molto più alto dei precedenti, e anche più grosso. Ha la carnagione abbronzata e una fasciatura sul braccio destro macchiata di sangue. Una probabile ferita recente. Più lo guardo più ho la sensazione di avere davanti al naso un assassino spietato e insensibile. - sua altezza io sono Michael. Sono il generale dell’esercito imperiale.- È stato il più inquietante tra tutti ma anche il più educato. Si vede che è a capo dell’esercito.

Poco dopo si muove il vecchio con il camice – io sono il dottor Walker. Igor Walker.- Credo abbia sui 50 anni, forse di più. Ha i capelli scuri con qualche ciuffo bianco; la barba scura, corta e ben curata gli incornicia il viso, rendendo penetranti gli occhi color ambra. È abbastanza basso ma non sembra lasciarsi intimidire dalle montagne che lo circondano.

L’ultimo a presentarsi è Venom che prima di parlare si schiarisce la voce.

- io sono Venom e.. bhe- abbassa lo sguardo e noto che scuote la testa – sono il re di questo Regno, il Regno degli Incubi, e sono tuo marito.-

 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


PARTE 3

...– sono il re di questo Regno, il Regno degli Incubi e sono tuo marito.-

 

-Sono tuo marito e spero che tu possa recuperare la memoria velocemente perché è abbastanza straziante essere guardato come uno sconosciuto. Ti garantisco che sarò paziente e ti lascerò i tuoi spazi, e chiedimi qualunque cosa se dovessi aver bisogno-

Venom è troppo gentile e cordiale. Troppo amorevole. Troppo melenso. Non è possibile che io l’abbia sposato considerando che ho sempre provato repulsione per questo genere di uomini, per l’amore.

Poco dopo ci spostiamo tutti nella cucina. É una cucina enorme; il genere di cucina che si può trovare in una reggia o in un castello. E io sono in un castello.

-Immagino tu abbia fame, vero?- troppo assolta dai miei pensieri non mi accorgo che nella stanza siamo rimasti solo io e lui, mio marito. Senza aspettare una mia risposta si sposta dal tavolo a cui era appoggiato, apre il frigo e tira fuori un paio di uova. Se quello che ha detto il vecchio, il signor Walker, è vero lui dovrebbe essere il re. Non mi sarei mai aspettata di vedere un re cucinare. Non mi sarei mai aspettata di vedere un re cucinare per me.

-quindi.. tu quanti anni hai?- è una domanda stupida ma meglio del silenzio imbarazzante che si è creato in pochi minuti.

Molto probabilmente Venom non si aspettava questa domanda. Penso subito che si possa arrabbiare ma la sua reazione mi coglie di sorpresa. Ride.

- quanti anni mi dai?- non riesce a smettere di sghignazzare.

Mentre ride gli si formano delle rughe intorno agli occhi ma non gli darei più di trent’anni. Nello stesso istante che sto per dargli una risposta mi ricordo di essere in un mondo diverso, quindi magari anche il tempo scorre in maniera diversa. Ma tento ugualmente.

- non saprei. Te ne do’ trenta ma se sbaglio non ridere ti prego- spero non rida, ma anche io non riesco a non sorridere mentre pronuncio quelle parole. Sono proprio una stupida.

- sei davvero molto lontana dall’aver indovinato la mia età. Ne ho 356.-

Porca puttana! Credo di aver una faccia sconvolta perché Venom mi guarda e scoppia definitivamente a ridere. Ha una risata coinvolgente e sembra che il timore e l’ansia che prima gli avevo letto in viso sia sparita.

- ma in che razza di posto sono finita? Non ci capisco nulla! Com’è possibile che hai così tanti anni e sembrare così giovane?- poi, improvvisamente, mi rendo conto di un particolare che sul momento mi era sfuggito. Mio marito è più vecchio di mio nonno. Molto più vecchio di mio nonno. È più vecchio del nonno di mio nonno.

- capisco che tu sia sconvolta ma pian piano capirai, anzi, in realtà sto ancora sperando che ti torni la memoria. Comunque per tranquillizzarti se ti va ti posso raccontare qualcosa di questo Regno e di questo mondo.-

Mi porge il piatto che le uova cotte e si siede difronte a me. Fa un respiro profondo e comincia a raccontare.

- in questo mondo esistono cinque regni popolati da creature che sulla terra potresti trovare solo nei libri di fantasia, come maghi, streghe, guardiani.. ; i cinque regni sono: il Regno di Astrus, che sorge sulla cima di una catena montuosa, e dove gli abitanti vengono chiamati popolo del cielo per l’altezza del regno stesso; il Regno del Creato, che si trova su una valle, la Valle delle Querce; il Regno di Mor, che si trova in cima ad una scogliera sul mare, da cui tra l’altro prende il nome; il Regno di Ignis che è circondato dal Grande Eramaa, il deserto più grande che troverai in questo mondo; e per finire il Regno degli Incubi, dove ci troviamo ora. Ogni regno è governato da un re, più o meno simpatico- disse facendomi l’occhiolino. Oh cielo! - e tra tutti i regni ora c’è un trattato di pace che perdura da oltre 200 anni. Questa pace è stata però difficile da raggiungere. Molto prima c’è stata una grande e sanguinosa guerra, una guerra che nessuno credeva potesse finire. Questo periodo è stato causato del desiderio di ogni regno di ampliarsi e diventare potente-

- il potere è sempre una delle causa dello scoppio di una guerra- intervengo sovrappensiero

- è vero, inoltre in questo periodo un potente guardiano delle tenebre, Nikolai Falk, decise che voleva conquistare tutti e cinque i regni, e sarebbe riuscito nella sua impresa se i re non lo avessero fermato. La guerra che scoppiò fu la più orribile e distruttiva, e ci vollero tantissimi anni per sconfiggere definitivamente Nikolai, ma questa guerra fece capire ai sovrani che combattere fra loro era inutile. Così ci fu la pace.-

Tutte queste informazioni che mi frullano in testa mi fanno impazzire. Ha ragione, sembra più una storia di fantasia che la realtà. Ma d'altronde tutto il posto in se sembra uscito da una storia.

Non riesco a credere alle sue parole, e devo anche ammettere che alcune cose sono quasi incomprensibili per me. Com’è possibile che un solo uomo sia riuscito a fare una guerra così terribile? E cosa sono i guardiani?

Tutto questo mi fa pensare a quella volta che Valentina, una mia vecchia amica, mi raccontò di un suo sogno, dove degli alieni erano sbarcati sulla terra e avevano ipnotizzato il genere umano con il pesto, ed erano riusciti a farlo perché gli alieni stessi erano fatti di pesto. Quando me lo aveva raccontato l’avevo presa in giro dandole della pazza, ma ora sono io che mi sento pazza. Sono passate un paio d’ore da quando mi sono svegliata nell’infermeria e ogni volta che mi guardo intorno credo ancora di dormire. Il problema è che non so se tutto questo è un sogno o un incubo.

-c’è una cosa che non ho molto ben chiara, cosa o chi sono i guardiani?-

Venom non è più seduto sulla sedia e in questo momento è girato di schiena che lava il mio piatto e la pentola. Quando sente la domanda smette di lavare e si gira con le mani insaponate che gocciolano sul pavimento – giusto. Allora, i guardiani sono una via di mezzo tra un mago o una strega e un guerriero.-

A quella risposta divento ancora più confusa – che vuol dire?-

- vuol dire che non fanno magie ma possono controllare degli elementi. Un guardiano controlla un solo elemento, può usarlo e manipolarlo. Per esempio un guardiano del fuoco controlla solo il fuoco, lo può usare per fare del bene o del male ma non controllerà mai un altro elemento. Capisci?-

Annuisco impercettibilmente e lui continua

- cosi come esistono cinque regni esistono anche cinque elementi e altrettanti tipi di guardiano e Nikolai, come ho già detto prima era un guardiano delle tenebre.-

Venom nel suo discorso ha agitato un po troppo le mani e ora si trova la maglia con una chiazza umida al centro del petto che gli fa risaltare di parecchio gli addominali. Lui senza scomporsi si gira, si toglie la maglia e la appoggia sul ripiano il legno di fianco al lavandino. Non riesco a non diventare un peperone ma non riesco nemmeno a non fissare la sua schiena, o meglio a fissare l’enorme cicatrice a forma di artiglio che la ricopre.

Senza pensarci esco dalla cucina e mi ritrovo in un immenso salone pieno di tavoli e sedie. Mi sento spaesata; vorrei andare a farmi una bella doccia per poi riposarmi un po’ ma no ricordo nemmeno la strada per l’infermeria. Pochi secondi dopo entra dalla porta Raphael, sempre raggiante.

- sua altezza ha bisogno?-

Avrei voluto dirgli di smetterla di chiamarmi sua altezza, perché non mi sembra il caso ma rinuncio – si, mi piacerebbe fare un bel bagno e poi andare a dormire se è possibile-

Senza farselo ripetere due volte mi accompagna, in quello che a me pare un tragitto infinito, in una stanza grande ricoperta interamente di legno, con un quadro con dipinto un mare in tempesta appeso di fianco ad una libreria. Sono nella stana nella quale mi sono svegliata la prima volta.

- di chi è questa stanza?- chiedo

Raphael sembra imbarazzato - è la stanza che condividete tu e Venom – risponde e poi esce lasciandomi sola.

Poco importa di chi sia la stanza, ora ho solo bisogno di un bel bagno. Mi avvivo verso una delle due porte e quando la apro mi trovo davanti un guardaroba immenso. La chiudo e provo con l’altra, trovando il bagno.

Mi sono spogliata da parecchi minuti ma sono ancora davanti allo specchio ad ammirare il mio nuovo corpo. Improvvisamente ricordo il tatuaggio sulla schiena e mi giro per studiarlo. È così grande da ricoprirmela tutta, e la punta delle ali del drago mi arriva fino all’inizio delle natiche. Nel momento esatto in cui lo sfioro, però, succede una cosa assurda. Si muove.

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 ***


PARTE 4

Il mio tatuaggio si è mosso e non riesco a capire come sia possibile. Nell’esatto momento in cui l’ho sfiorato ha spostato la coda, anche se in modo impercettibile.

Sento che il battito del mio cuore è accelerato, forse a causa dello shock. Forse è lo stress che me l’ha fatto credere; forse questa giornata è stata troppo per me e ora la mia mente mi gioca brutti scherzi.

Cercando di ignorare ciò che avevo visto mi faccio un bel bagno rilassante, con tanto di schiuma e sali da bagno trovati sulle mensole poco prima. Ora che sono sola non posso fare a meno di pensare a quello che è successo. Non posso fare a meno di pensare a come sia finita qui. Tutto ciò che la mia mente ricorda è l’ultima serata a Vienna. Erano le 23 circa ed eravamo in una discoteca, Maria era già ubriaca e ballava in compagnia di un ragazzo sulla ventina in maniera molto provocante, mentre Iris era al bancone cercando di convincere il barista che non era troppo brilla per un altro bicchiere di rum. Come le mie amiche avevo bevuto anche io, ma non ero così messa male da accettare le avance del ragazzo cubano, seduto dell’altra parte della discoteca, che mi stava fissando da almeno mezz’ora. L’ultima cosa che ricordo era che ero uscita dalla discoteca per prendere una boccata d’aria e il cubano mi aveva seguito. Quello che è successo dopo è confuso. Il cubano che prova a palparmi il sedere con la scusa di tenermi in piedi, il cubano a terra con il labbro spaccato e un uomo con un cappello da cowboy dal viso arrabbiato; poi, il vomito. Infine mi sono svegliata nel letto con Venom.

I miei polpastrelli si sono ormai raggrinziti e questo mi fa capire di dover uscire dalla vasca. Con l’asciugamano pulisco lo specchio appannato e mi osservo nuovamente. I miei capelli neri come l’ebano, che mi arrivavano alle spalle, mettono sicuramente in risalto gli occhi verde smeraldo, accentuati anche dalla pelle chiarissima. Non ho mai avuto i capelli così corti come ora. Fuori dal bagno fa quasi freddo ma pian piano mi abituo alla temperatura. Ho solo l’asciugamano che mi copre quando la porta si apre e Venom entra. Mi sono scordata che è anche la sua stanza.

- oh, hei. Ti trovo meglio. Ti sei rilassata almeno un po’? - mentre parla noto che la sua fronte si è rilassata, come se fosse stato agitato per qualcosa. Probabilmente è per colpa mia, essendo uscita dalla cucina senza nemmeno dirgli una parola. Dopo quello che è successo non deve essere stato il massimo per lui.

- si, un po’ si. Se non ti dispiace mi vado a mettere qualcosa addosso- sono diventata di nuovo un peperone ma spero non mi abbia visto; e senza dire altro mi fiondo nel guardaroba, grande come un’altra stanza, chiudendo la porta alle mie spalle.

La stanza è rivestita in legno, come la camera principale, con una moquette color porpora, e tutt’intorno vestiti, vestiti e vestiti. Senza pensarci troppo prendo un intimo, un paio di jeans, una maglia ed esco. Quando apro la porta lo trovo li ad aspettarmi, sdraiato sul letto.

-posso farti una domanda?- devo chiederglielo. Magari è stato frutto della mia fantasia ma devo farlo.

Si alza e mi osserva - certo, puoi chiedermi tutto quello che vuoi.-

- perché il mio tatuaggio si è mosso?- lo dico quasi sputando le mie stesse parole, nel tentativo di non cedere alla vergogna di una domanda simile.

Il suo sguardo è una via di mezzo tra lo stupito e il confuso, ma prima di farlo parlare aggiungo – intendo dire che, magari è stata colpa dello stress, ma sono convinta di avergli visto muovere la coda quando l’ho sfiorato. È stato solo un secondo, anche meno probabilmente, e visto che questo mondo è strano e totalmente diverso dalla terra magari…- ho il fiatone per aver parlato troppo in fretta, e il timore di aver detto una gran cavolata.

Venom si passa una mano fra i capelli, spettinandoli. Fa un respiro profondo e mi guarda accennando un sorriso. - in realtà non è stato lo stress a fartelo vedere, perché si sarà mosso di sicuro. Malibù ha la tendenza a dormire di continuo ma ogni tanto anche lui decide di sgranchirsi un attimo-

-Malibù? Il mio tatuaggio ha un nome?-

- non è un semplice tatuaggio Cassandra. È un famiglio. Un famiglio molto potente.- interviene lui.

Famiglio? Ci mancava solo questa. Ad ogni conversazione è come partecipare ad una lezione di storia. Mi sta esplodendo la testa. Fosse stata un’altra occasione non gli avrei chiesto nulla, ma dal momento che quella cosa è sulla mia schiena, sulla mia pelle, faccio un ultimo sforzo.

- cos’è un famiglio?-

Venom non mi risponde subito. Prima si alza, si sposta verso la finestra e la apre uscendo sul balcone. Lo vedo sedersi su una sedia, che sta mattina a causa della fretta non avevo notato. Di fianco a lui ce n’è anche una seconda e decido di accomodarmi li per il momento.

Per qualche minuto resta a fissare l’orizzonte. Dalla nostra posizione la vista è spettacolare; le innumerevoli case circondano il palazzo e dopo di esse si apre un’enorme distesa di prati e alberi, talmente enorme da sembrare infinita. Capisco che è già sera solo grazie al cielo colorato da varie tonalità di arancione, rosso e rosa, e grazie al sole, che inizia a nascondersi dietro le punte affilate delle montagne, che fanno da sfondo, creando così un paesaggio mozzafiato.

Mentre Venom fissa il panorama io fisso lui. A differenza di quello che vuol mostrare ha lo sguardo infelice, quasi rassegnato; e la stanchezza gli segna il volto lasciandogli due ombre scure sotto gli occhi di ghiaccio.

-che cosa ti preoccupa Venom?- non mi interessa se non mi ha risposto, per ora sento la necessità di assicurarmi che stia bene. Un bisogno profondo nato da qualche meandro del mio cuore che forse ricorda cose a me sconosciute.

- nulla- si sforza di sorridermi, anzi, mi sorride. Ma non con gli occhi.

- e invece si. Dai, puoi parlarmene.-

Sospira profondamente, come se le parole che sta per dire fossero troppo pesanti per uscire dalla sua bocca – mi preoccupi tu. Mi preoccupa il non sapere se ti tornerà la memoria. Non sono spaventato dal dover ricominciare tutto da capo, ma se tu, la tu diciannovenne, non mi amasse più? Noi ci siamo incontrati verso settembre, e potresti essere cambiata dalla persona che ti ricordi tu. Magari quando eri a Vienna eri insensibile e apatica, o eri una fredda manipolatrice o chissà chi, mentre quando ti ho conosciuta io eri dolce e gentile. Vedevi il mondo sempre del lato positivo e avevi sempre il sorriso stampato sulle labbra. Sono terrorizzato di perderti perché so che non potrei farcela, ma non voglio nemmeno farti troppe pressioni per le tue attuali condizioni.-

Rimango in silenzio mentre lui affonda la faccia tra le sue mani. Rimango in silenzio e ferma mentre lui viene scosso dai tremori del pianto.

Quando Venom ha descritto la ragazza che ha incontrato sei anni fa non riuscivo a crederci. Io sono tutto l’opposto. Sono fredda e a volte anche apatica, manipolatrice se serve e molto pessimista. Questo non vuol dire che sono una cattiva persona perché so essere gentile e buona, ma non più di tanto.

Passano ancora un paio di minuti prima che Venom si ricomponga, e quando lo riguardo noto un'altra persona, più sicura e autoritaria. Un re. -comunque per rispondere alla tua domanda di prima i famigli sono delle specie di custodi. Quando salvi la vita ad un animale dotato di anima questo può decidere di esserti riconoscente a vita, stringendo un patto con te e diventando il tuo famiglio. Quest’ultimo per legarsi a te e per poterti proteggere ti entrerà sottopelle, come un tatuaggio.-

Questo vuol dire che ho un drago sottopelle. Non so perché ma la cosa non mi rende per niente tranquilla - aspetta un secondo, ma non possiedono tutti gli animali un’anima?-

- no, tutti gli animali possiedono uno spirito, che è diverso dall’anima; l’anima ti permette di essere “umano”. Noi abbiamo sia uno spirito che un’anima, così come i famigli.- Venom si volta verso di me guardandomi intensamente, si avvicina impercettibilmente fissandomi le labbra ed io in quel momento decido di alzarmi proprio perché so che sta cercando di baciarmi. Cerco di rimanere fredda e impassibile ma in realtà sono un po’ arrabbiata. Pensavo che avrebbe cercato di contenersi. Senza dire nulla si alza e torna nella stanza lasciandomi da sola a fissare il paesaggio. Poco dopo sento la schiena come prudermi, vedo la maglia muoversi e con la coda dell’occhio noto una testa nera spuntare da dietro. Il drago è uscito da sotto la mia pelle e ora è appollaiato sulla mia spalla. È grande quanto un gatto, un gatto pieno di squame. Ha degli spuntoni che gli percorrono tutta la spina dorsale fino alla coda, le zampe sono dotate di quattro lunghi e affilati artigli e gli occhi sono gialli e penetranti. Lo accarezzo titubante e lui sembra quasi farmi le fusa conto la mano – ciao Malibù-

Buongiorno!! Vorrei chiedere a tutti coloro che sono arrivati fin qui a leggere, un commento o un'opinione su questi pochi e brevi capitoli.. giusto per sapere cosa ne pensate o se avete qualche suggerimento o critica! Tutto quello che pensate è benaccetto quindi sbizzarritevi!

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***


PARTE 5 

È passata una settimana intera durante la quale ho ottenuto molte cose: più privacy rispetto al primo giorno, una stanza tutta mia e anche più confidenza con l’ambiente e le persone. Ho ottenuto molto da questa settimana, ma non ciò che voglio davvero. La mia memoria.

Durante questa settimana ho sentito i miei genitori, tralasciando ovviamente le mie attuali condizioni, e anche alcuni miei vecchi amici. Nessuno di loro sapeva, e deve sapere, di questo mondo; anche se sono una regina non mi è concesso parlarne con che non vi abita. A nessun umano è concesso sapere di questo mondo a meno che non diventi il compagno di uno di loro, o come preferiscono farsi chiamare, un’immortale.

Nei giorni passati ho parlato molto con Sebastian, il quale mi ha raccontato delle sue origini e della sua famiglia. Sebastian è nato in Scozia più di 500 anni fa da una famiglia di contadini e solo a causa del forte trauma provocato dalla morte della madre ha scoperto di essere diverso. Di essere un guardiano della terra. Mi ha anche spiegato che, in media ogni 100 anni, può nascere un bambino guardiano da genitori umani.

Sebastian dopo aver scoperto ciò che era diventato, incontrò il padre di Venom, Jarlath, che lo portò con sé nel Regno degli Incubi, addestrandolo e trattandolo come un figlio, e con il passare degli anni, è entrato a far parte dell’esercito reale.

Sono appena passate le 10 di mattina ed io sono già sveglia da 4 ore. Non riuscivo a dormire per il caldo e per colpa di Malibù che ha continuato a muoversi tutta la notte; mi devo ancora abituare a tutto questo.

Mi avvio verso la sala da pranzo e, attraverso le portefinestre, esco sul terrazzo per poi scendere in giardino. È immenso, ricco di ogni specie di pianta e pieno di profumi. Il sentiero principale porta alle serre, ma ho imparato che svoltando a destra dopo le piante di ciliegio, e camminando sempre dritto, si arriva ad un grande salice, probabilmente centenario.

Oggi, prima del salice, nascosto in mezzo al prato, c’è qualcosa di diverso. Qualcosa che non mi sarei aspettata di vedere in un palazzo pieno di guerrieri e assassini. C’è un bambino di 7-8 anni.

Non mi ha ancora visto perché sono nascosta da una quercia e, nonostante sia lontano, noto che ha i capelli boccolosi e biondi, ed ha la carnagione chiara come il latte.

Non so cosa mi spinge a farlo ma mi avvicino lentamente, per paura di spaventarlo, come se fosse un animale selvatico. O forse, sono io ad esserlo.

Non faccio in tempo a fare qualche metro che lui si gira e, sorridendo, mi fissa – Ciao Cassy!- la sua voce è squillante e acuta come quella di ogni bambino. Sentirmi chiamare con quel nomignolo mi fa ricordare una piccola me di 10 anni che gioca con le amiche. Nessuno mi chiama così da anni.

- Ciao! E tu chi sei?- so che ormai tutto il Regno sa della mia amnesia e spero che il piccoletto non si offenda.

-Però non si fa così eh.. davvero non ti ricordi nulla?- il piccolo mi guarda prima imbronciato e poi quasi sospettoso.

- No mi dispiace - Il piccolino diventa un pochino triste poi, però, gli si illuminano gli occhi

- ma se provo da darti un bacio magari ti torna la memoria. Nelle favole che mi racconta il mio fratellone il principe riesce sempre ad aiutare la sua fidanzata!-

Il suo entusiasmo è travolgente e contagioso, e in questo momento vorrei quasi essere in una di quelle favole a lieto fine. - non penso che possa funzionare; comunque potresti dirmi come ti chiami e se ti va rimango qui a giocare un po’ con te.-

- il mio nome è Damiano- dice facendo un piccolo inchino scherzoso e in poco tempo ci mettiamo a giocare rotolandoci nel prato.

Passano velocemente un paio d’ore tra un gioco e l’altro quando il pancino di Damiano comincia a brontolare.

– credo che sia ora di andare a mangiare non trovi?- dico prendendolo per mano per tirarlo su dell’erba.

Ci dirigiamo insieme verso la sala da pranzo dove già la maggior parte dei guerrieri è seduta a tavola con i loro piatti stracolmi di cibo. La sala è grande e luminosa; difronte alle finestre, da cui noi stiamo entrando, ci sono i buffet e in mezzo, tra noi ed essi, ci sono un sacco di tavoli già quasi tutti pieni.

Dopo aver riempito il mio piatto con dei pomodori e un pezzo di tonno alla griglia mi siedo al tavolo con Venom, Raphael e Sebastian.

-com’è andata la mattinata?- chiedo a tutti in generale.

Raphael sorride e fa per rispondermi quando si sente il rumore di piatti rotti. Mi giro e vedo Damiano disteso a terra con davanti cocci di un ex-piatto e un sacco di patatine fritte sparse sul pavimento. Faccio per alzarmi e andare ad aiutarlo ma vengo preceduta da Michael che, prendendo il bambino per la maglia, lo alza.

Mi giro, continuando a mangiare, e subito mi sento osservata. Venom mi sta guardando sorridendo. -Carino, non ti facevo una figlia dei fiori- mentre parla avvicina la sua mano ai miei capelli togliendomi un fiore di ciliegio ormai appassito. Deve avermelo messo Damiano mentre giocavamo nel prato.

Gli rispondo con un sorriso cortese e continuo a mangiare.

- Raph! Raph! Michael non mi fa prendere la torta!- Damiano sta correndo verso il nostro tavolo, con un’espressione imbronciata in volto, seguito da Michael che regge due piatti, di cui un stracolmo di carne e l’altro di patatine fritte.

Raphael prende in braccio Damiano -piccola peste! La torta la si mangia a fine pranzo. Grazie Dev per averlo aiutato, ti va di fare la babysitter per un po’?- dice rivolgendosi prima a Damiano e poi a Michael, guardandolo scherzosamente.

-Dev?- chiedo. Quando una settimana fa si è presentato mi aveva detto di chiamarsi Michael, quindi immagino sia un soprannome ma non capisco da dove derivi.

Ci pensa Sebastian a rispondermi – Michael fa Lebedev di cognome e quando qualche decina di anni fa Raphael l’ha scoperto lo chiama così; anche se di solito lo fa per farlo incazzare o per prenderlo in giro- so che non è educato ma non riesco a smettere di fissare la cicatrice sul volto di Sebastian, mentre lui mi parla. Mi chiedo come se la sia procurata.

Dopo qualche minuto passato a litigare con Raphael, Damiano mi guarda e sorride, con la bocca stracolma di una poltiglia di patatine masticate. - oggi io e Cassy abbiamo giocato nel prato e l’ho portata a vedere la serra!- dice girandosi verso Raphael, che gli sorride di rimando. Adesso che li guardo, mentre sono vicini, noto la loro straordinaria somiglianza. Entrambi hanno i capelli biondi, gli occhi verdi e la carnagione chiara. Sembrano due angeli.

- Nel caso se lo stia chiedendo, queste due pesti sono fratelli, mia regina- un brivido mi percorre la schiena; non ne posso fare a meno, nel sentirmi chiamare in quel modo. Michael, le poche volte che mi ha rivolto la parola, mi ha sempre trattata con riguardo; mentre gli altri mi chiamano per nome e scherzano con me, lui rimane sempre freddo e distaccato. Non esce mai dal suo ruolo, o dal suo guscio.

Con la coda dell’occhio vedo Venom che fulmina Michael con lo sguardo, e quest'ultimo che sbuffa e si infila in bocca una forchettata di carne.

- Davvero? Ma non sei un po vecchio per avere un fratellino così giovane Raphael?- mentre pronuncio la domanda non posso fare a meno di ridere.

- ehi, guarda che ho solo 196 anni. Non sono così vecchio!- mi guarda quasi offeso – comunque mia madre ha deciso di farsi una nuova famiglia con il suo nuovo maritino; ora però me lo devo sorbire io questo qui.- lo dice scherzando ma nel suo sguardo per un secondo c’è stata una scintilla malinconica. Il mio istinto mi dice che è successo qualcosa, qualcosa di brutto, e preferisco lasciar perdere per ora.

Ho finito di pranzare da quasi un’ora e sto seguendo Venom per tutto il palazzo. Mentre eravamo ancora seduti mi ha chiesto di aspettarlo e di non prendere impegni perché dopo la riunione voleva portarmi a vedere un posto, ed io non avendo nulla da fare ho accettato.

Usciti dall’ingresso principale ci dirigiamo verso il centro. La città è grande ma tranquilla, ci sono poche macchine per la strada e le persone sembrano tutte molto allegre e cordiali.

Dopo pochi minuti di camminata, e dopo aver attraversato l’intera città, ci ritroviamo in una radura circondata da pini di tutte le dimensioni. Il cielo è limpido ed essendo la fine di maggio inizia a fare caldo.

-è questo il posto?- chiedo. Il suo entusiasmo mi ha fatto avere grandi aspettative che ora, però, si stanno sgretolando poco per volta.

Lui ride – non ci siamo nemmeno vicini – mentre ride sento Malibù muoversi e uscire da sotto la maglia. Venom mette le mani in tasca e mi guarda con un sorriso enigmatico, quasi sexy. – sei pronta a fare un giro su un drago? -.

 

ECCO UN NUOVO CAPITOLO! COSA NE PENSATE? VI STA PIACENDO? FATEMI SAPERE! 
UN BACIONE DA SENTODOREDIMORTE

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 ***


CAPITOLO 6

-è questo il posto?- chiedo. Il suo entusiasmo mi ha fatto avere grandi aspettative che ora, però, si stanno sgretolando poco per volta.

Lui ride – non ci siamo nemmeno vicini – mentre ride sento Malibù muoversi e uscire da sotto la maglia. Venom mette le mani in tasca e mi guarda con un sorriso enigmatico, quasi sexy. – sei pronta a fare un giro su un drago? -.

 

appena mi giro vedo Malibù sull’erba che, lentamente, si trasforma cambiando completamente dimensione; dal piccolo cucciolo di drago che avevo imparato a conoscere in questo periodo mi ritrovo davanti al naso un enorme dragone, addirittura più grande di un autobus, dallo sguardo affilato. Non riesco a credere che un animale così abnorme sia rimasto sul mio corpo per tutto questo tempo. Ora ho anche capito come mai, l’esserino che ero abituata a vedere, potesse mangiare così tanto.

Mi avvicino lentamente per accarezzarlo. Nonostante sia sempre lo stesso mi inquieta e mi spaventa come se fosse la prima volta che lo vedo. Forse è davvero la prima volta che lo vedo per com’è.

- pensi di rimanere lì immobile ancora per molto?- Venom mi deride alle mie spalle e non posso che dargli ragione. Mi comporto come una bambina che vede solo adesso il modo per com’è davvero. Che impara a conoscerlo davvero.

Mi giro per guardarlo e lo trovo quasi piegato in due dalle risate. Ma non sono risate di cattiveria o di presa in giro, ride come ridono le persone davvero felici. Ride come una persona che sta facendo una gran cazzata solo per sentirsi viva. Quando Venom ride gli si illuminano gli occhi per la felicità. Si vede che sta bene e che è rilassato. Mi si scalda quasi il cuore a vederlo così. Quasi.

- pensi di rimanere lì a ridere ancora per molto?- gli rispondo di rimando e per deriderlo.

Mi guarda e poi fa un inchino esagerato – mi scusi sua altezza. Non era mia intenzione farla aspettare- quando si alza dritto mi fa nuovamente l’occhiolino.

Lo seguo quando si dirige verso Malibù e lo osservo mentre gli sale sopra, passando per il muso del drago. Titubante mi avvicino anche io e aspetto che Malibù, gentilmente, abbassi la testa per farmi salire.

Appena salgo sulla sua testa Malibù la alza facendomi cadere addosso a Venom, che però mi prende prontamente.

- emm.. scusa- gli dico mentre mi sposto di fianco a lui. La mia faccia diventa improvvisamente bollente tanto che la copro con le mani capendo che molto probabilmente sono diventata rossissima.

Venom mi risponde sorridendomi – tranquilla Cassandra, sono più resistente di quando sembro- poi sposta lo sguardo dalla sottoscritta per rivolgersi al mio drago – Malibù andiamo -.

Dopo qualche secondo vedo le enormi ali del drago nero muoversi, prima lentamente e poi sempre con più energia, fino a quando ci solleviamo dal prato e ci dirigiamo verso una meta a me sconosciuta.

Dal punto in cui siamo ora si vede tutto il paesaggio intorno a noi, dalle montagne fino ad una lieve striscia di mare all’orizzonte.

È passata un'oretta da quando siamo partiti e il sole picchia abbastanza forte, sia perché sono le 15 circa e sia perché ci stiamo avvicinando a giugno.

Poco a poco sento Malibù abbassarsi per raggiungere la terraferma e, davanti a me, vedo un magnifico mare.

Malibù atterra in un’altra radura simile ma diversa a quella da cui eravamo partiti. Per tre quarti è circondata da un fitto bosco con una strada sterrata che lo attraversa e per la parte mancante, quella difronte a me, a noi, c’è il mare più bello che io abbia mai visto. Senza pensarci troppo salto giù dalla groppa del drago, azione che mi risulta quasi famigliare, e corro a perdifiato verso la spiaggia, talmente chiara da sembrare bianca, con il sorriso stampato sulla faccia come una bambina di cinque anni. Mi giro e vedo Venom sempre sorridente che mi raggiunge.

- oddio ma è meraviglioso qui. È fantastico e così tranquillo!- lo urlo, non tanto per paura di non essere sentita ma perché, per la prima volta dopo giorni, mi sento libera e al settimo cielo e tutto questo solo avendo visto un posto. Certo, uno incredibile ma pur sempre un posto.

Venom arriva sulla spiaggia e prendendomi per mano mi trascina sulla riva, il tutto senza dire una parola. - va tutto bene?- gli chiedo senza però ottenere una risposta.

Abbiamo camminato per qualche minuto e lui non solo ha continuato a non parlare ma la sua espressione è diventata anche leggermente triste. Dopo qualche altro passo mi accorgo di una casetta sulla riva. Non è grandissima ma è carina, bianca e con il tetto rivestito da dalle foglie di palma.

Troppo concentrata sulla casa non mi accorgo che Venom si è fermato – questa è casa nostra. Non è grandissima ma quando eravamo troppo stressati venivamo qui per qualche giorno a rilassarci.- l’allegria gli è un po’ tornata e ora capisco anche perché mi abbia portato proprio qui.

Non lo guardo mentre gli rispondo- è carina- e, spinta da una forza sconosciuta, mi dirigo trascinandolo verso la casa.

Prima che io abbia la possibilità di toccare la maniglia lui mi si para davanti e con una chiave la apre. Dentro, l’arredamento è semplice ma non minimalista. Ha uno stile quasi sofisticato. Non penso che l’avrei mai arredata così ma non devo dimenticare che ho 25 anni e quindi dovrei essere più matura e, soprattutto, i miei gusti saranno sicuramente variati.

È passato quasi tutto il pomeriggio e nel frattempo ci siamo entrambi cambiati e messi dei costumi, abbiamo preso i teli da spiaggia e ora, dopo vari bagni, osservo Venom che prepara un falò con la legna secca trovata sulla riva.

-sia che ti ho chiesto di sposarmi proprio su questa spiaggia?- dice lui interrompendo il silenzio che si era da poco creato.

Mi guarda sorridendo e io faccio altrettanto -davvero? Allora non mi sorprende se abbiamo fatto costruire la casa proprio qui-.

-Già, lo hai proposto tu qualche mese dopo il nostro matrimonio- prende il sacchetto con le salsicce dentro, le infilza su un bastone e poi me lo passa – la cosa divertente è che mi hai detto di no all’inizio, ma in realtà non ci sono rimasto troppo male in quel momento- lui ride mentre lo dice ma io rimango un po’ perplessa.

- scusa ma perché avrei rifiutato?-

Mi guarda di sottecchi con uno sguardo a metà sta la vergogna e il divertimento -perché era la prima volta che ci incontravamo Cassandra-

-Ora mi sento confusa. Credevo che gli esseri umani non potessero conoscere questo posto, non senza essere portati qui da qualcuno-.

Venom fissa perplesso il fuoco per qualche minuto prima di rispondermi – si è vero, gli umani non possono venire a conoscenza di questo mondo, non senza una valida ragione. Ma non capisco cosa c’entra questo ora?-

-c’entra perché io sono umana. Quindi non capisco come sia possibile esserci incontrati qui-

- Cassandra ma tu non sei umana-.

Okay, fermi tutti. Che cosa significa che non sono umana? Per tutta la settimana ho sempre dato per scontato di esserlo. Anzi, per tutta la vita. Mi sarò anche dimenticata degli ultimi sei anni della mia vita ma se in 19 anni non ho mai pensato a nulla di diverso cosa può essere successo in quei pochi mesi prima dell’incontro di Venom? Quindi se non sono umana che cosa sono?

Rimango paralizzata per svariati minuti con Venom che mi fissa lievemente allarmato.

-Cassandra? Va tutto bene?-

-no! Non che non va bene!- cerco di calmare il mio battito cardiaco facendo respiri profondi – se non sono umana allora che cosa sono?-

-sei una guardiana Cassandra, pensavo che qualcuno te lo avesse detto-

Sono terrorizzata. Le poche certezze che avevo ottenuto in questa settimana sono svanite. Chi sono io davvero?

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Capitolo 7
*** AVVISO ***


CARI LETTORI, RINGRAZIO TUTTI COLORO CHE SONO ARRIVATI A LEGGERE FIN QUI E, PROPRIO A QUESTE PERSONE, CHIEDO GENTILMENTE UN PARERE SULLA STORIA. IL MOTIVO DI QUESTO CAPITOLO-NON CAPITOLO E' DOVUTO AL FATTO CHE HO MOMENTANEAMENTE UN BLOCCO E VOLEVO SAPERE SE LA STORIA VI PIACE, COSI' DA CONTINUARLA O FERMARMI QUI. 
SPERO DI RICEVERE QUALCHE RISPOSTA E A PRESTO, SI SPERA! 
UN BACIO DA SENTODOREDIMORTE 

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