Learn to love. di LittleBunny (/viewuser.php?uid=983765)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Your Name ***
Capitolo 2: *** Your Attitudes ***
Capitolo 3: *** Your Apologies ***
Capitolo 4: *** Your Work ***
Capitolo 5: *** Your Home ***
Capitolo 6: *** Your Music ***
Capitolo 1 *** Your Name ***
dadecidere
1
~
Your Name
"....!..... !!"
Era da un po' che quel ragazzo aveva catturato la sua attenzione. Non
sapeva se fosse per quello stile così eccentrico e
particolare, almeno per uno come lui, che vestiva sempre in modo molto
sobrio, con un abbigliamento caratterizzato prevalentemente dai colori
pastello. Non credeva di aver mai visto una persona indossare
così tanto nero in una volta sola.
"....? ...! ...?!"
Magari era anche quell'atteggiamento così scontroso e
schivo. Insomma, aveva tutta l'aria di qualcuno che non voleva
assolutamente che le persone gli stessero vicino.
... Aveva come l'impressione che potesse irritargli anche il semplice
fatto che qualcuno respirasse la sua stessa aria. E infatti eccolo
lì, seduto il più lontano possibile da tutto e da
tutti, che rispondeva con un grugnito a chiunque osasse anche solo
incrociare gli occhi con i suoi. Era in qualche modo affascinante
quella scena. Sembrava, in qualche modo, di vedere un documentario sui
gorilla che cercavano di prevalere l'uno sull'altro per determinare il
capobranco.
Tuttavia, per quanto quell'aula fosse piena di gente all'apparenza poco
raccomandabile, il paragone con i gorilla non poteva essere adatto al
ragazzo con i capelli argentati : essi erano animali da branco e lui...
Sembrava tutto fuorchè uno da 'branco'.
"... Quindi... Possibile che... ? ...!"
Ma più di tutto, la cosa che dava maggiormente nell'occhio
era lo sguardo di quel ragazzo. Non solo per l'eterocromia ma anche per
la sensazione che trasmettevano. Qualcuno, all'apparenza, poteva dire
di vederci solo rabbia ed ostilità ma lui era convinto che
ci fosse qualcosa oltre quelle emozioni.
Che magari si trattasse di...?
"... Aze? MIKAZE!"
Scosso dai suoi pensieri Ai sussultò lievemente, spostando
finalmente l'attenzione sul professore. Notò subito il suo
viso rossastro e, con un leggero cipiglio di preoccupazione, si chiese
se il professore soffrisse di pressione alta o qualcosa del genere.
Prima che potesse fare domande a riguardo e consigliare eventualmente
qualche sorta di alimentazione che potesse aiutarlo a risolvere il
problema, l'insegnante lo battè sul tempo.
"... Ai Mikaze. Ha sentito quello di cui le sto parlando da almeno 10
minuti?"
"A dir la verità, no. E' qualcosa di importante?"
replicò senza battere ciglio l'azzurrino, fissandolo dritto
negli occhi, con un'espressione fin troppo sincera e genuina.
Il professore tacque nuovamente mentre il rossore, se possibile,
aumentò ulteriormente, insieme alla sudorazione, e gli
occhiali nel frattempo si fecero via via più appannati. Il
ragazzo, invece che spaventarsi, rimase abbastanza affascinato da
quella strana reazione, il tutto senza sapere minimamente da dove fosse
scaturita: sembrava quasi di vedere un vulcano in eruzione.
Il 'vulcano' però finì per reprimersi e, dopo una
serie di respiri profondi, tornò ad avere un colorito quasi
normale.
"... Signor Mikaze." esordì l'insegnante con voce bassa e
isterica mentre si prese frettolosamente gli occhiali per pulirli con
fare nervoso "... Il fatto di avere 'conoscenze in alto' non le
dà il diritto di comportarsi come vuole. ORA. Spero che
l'ora nell'aula di punizione la faccia riflettere. Buona giornata."
Senza che il ragazzino potesse in qualche modo ribattere, il docente
uscì dall'aula, sbattendo abbastanza rumorosamente la porta.
Il sedicenne scrollò le spalle, lievemente seccato da quella
situazione.
La sua era una buona scuola ma anche fin troppo severa. Non che fosse
mai stato un problema per uno come lui, anzi, era proprio questa la
cosa che più lo urtava di questa situazione.
Lui, che era sempre una persona in orario, aveva fatto in quei giorni
una manciata di minuti di ritardo, per colpa di Natsuki che 'obbligava'
lui e Syo a fermarsi a vedere le vetrine della nuova sala giochi, in
particolare, nella macchinetta gancio stra colma di peluche carini.
Per quanto la cosa lo urtasse, fortunatamente, non aveva mai trovato
nessun professore che badasse molto alla cosa - contando che il ritardo
era davvero minimo e coincideva spesso con l'arrivo del docente e Ai
è sempre stato uno studente modello, di cui nessun
professore si è mai lamentato più di tanto- ma
non quel giorno. Quel giorno, infatti, oltre al bloccarli davanti quei
pupazzi zuccherosi, Natsuki convinse Syo a provare a vincere uno di
quei 'esserini così carini e dolci', come amava chiamarli il
ragazzone con gli occhiali.
Inutile dire che Syo non ci riuscì.
Inutile dire che il ritardo non fu di un paio di minuti ma di
più.
Inutile dire che corsero all'impazzata per non farsi beccare dal
professore.
Fortunatamente, Syo e Natsuki riuscirono ad entrare in aula in tempo
mentre Ai, che era dietro di loro, finì per sbattere
contro... Il professore in questione. Professore che, per qualche
oscura ragione, non sembrava averlo in simpatia.
La cosa ancora più irritante? Lui era veloce, molto
più veloce dei due suoi amici messi assieme, ma... Si era
distratto.
Aveva visto una testa color argento e gli sembrò che
fosse... Beh. Il ragazzo che ora sembrò aver deciso di
dormicchiare sul banco di scuola.
La cosa per l'azzurrino era inconcepibile. Era così
metodico, preciso... Come poteva lasciare che un ragazzo, che neanche
conosceva, gli desse così tante seccature? Era impensabile.
... Tuttavia, la curiosità per l'albino non fece che
aumentare ancora di più.
Così, senza battere ciglio, - procurandosi così
delle occhiate miste ad ammirazione e terrore da parte degli altri
compagni- decise di posizionarsi di fianco al ragazzo dagli occhi
eterocromatici.
Appena si sedette, poggiò lo zaino sul banco e, dando
l'ennesima occhiata al ragazzo, fece un sospiro, iniziando a sfruttare
quell'ora di lezione extra per studiare.
**************
"... Che cavolo stai guardando?"
L'azzurrino non potè fare a meno di sussultare appena
l'altro aprì la bocca, finalmente destato dal suo sonno.
Sarà stato lì una mezz'ora ma, nonostante
l'impegno, non era riuscito in nessun modo a concentrarsi in pieno alla
lettura, e la cosa lo infastidì non poco.
Non si capacitava di come, anche solo la presenza di una persona,
potesse distrarlo fino a questo punto... Senza fare apparentemente
nulla, per giunta.
"Guardavo la persona che mi sta distraendo." replicò senza
battere ciglio l'azzurrino, chiudendo il libro di matematica che aveva
calcolato fino ad un certo punto, mentre il ragazzo più
grande stiracchiò le braccia come se nulla fosse.
Appena sentita la risposta, il ragazzo dagli occhi eterocromatici si
voltò a fissarlo, alzando un sopracciglio, mostrando tutta
la sua irritazione.
"... Scusami? Che diavolo stai dicendo?"
Nonostante il tono di voce minaccioso, il più minuto non
sembrò essere per nulla spaventato e non abbassò
minimamente lo sguardo, anzi, tenne il contato visivo il più
possibile.
"Mi distrai. Hai qualche sorta di problema d'udito..?" chiese, senza
alcuna malizia nella voce "Inoltre è per colpa tua se sono
finito qui. Il minimo che puoi fare è dirmi come ti chiami,
almeno."
Più Ai Mikaze parlava e più il ragazzo seduto di
fronte a lui sembrava diventare rosso dalla rabbia.
L'aveva 'conosciuto' per qualche manciata di minuti e gli stava
già facendo perdere le staffe.
E lui non era di certo famoso per la pazienza.
Di scatto, afferrò il bavero della camicia ma, prima che
potesse urlargli contro le peggiori cose, il docente - uscito
momentaneamente per andare al bagno - lo riprese e, a malincuore, fu
costretto a mollare la presa.
Ai posò una mano sul suo petto, abbastanza confuso da quello
che era appena successo.
Quella vicinanza era stata così... Strana.
Di sottecchi, posò lo sguardo nuovamente sul ragazzo di
fianco a lui, che stava scarabocchiando in maniera piuttosto feroce su
un foglio, in un vano tentativo di scaricare la rabbia.
"... Quindi non me lo vuoi dire?" sussurrò Ai, in modo da
non farsi sentire dall'insegnante ma in maniera tale che l'altro
sentisse.
L'albino smise subito di scarabocchiare, lanciandogli uno sguardo misto
fra l'irritato e il confuso, che il più piccolo
interpretò come il fatto che l'altro non l'aveva capito.
"... Il tuo nome. Non me lo puoi dire?"
Il ragazzo dagli occhi etero-cromatici gli lanciò un
occhiataccia. Fece per aprire bocca, come se volesse lanciargli contro
i peggiori insulti... Ma si bloccò. Visto che era stato
appena ripreso e visto il poco interesse nel ripassare, l'azzurrino
dedusse che non ci tenesse proprio a fare un'altra ora di lezione extra.
"... Se te lo dico, ti starai zitto fino a fine lezione?" chiese in
tono frustrato, tornando a fissare il ragazzino, che annuì
con fare pacato.
Così si ritrovò a sospirare pesantemente,
massaggiandosi la fronte con fare stanco, in maniera così
intensa che Ai Mikaze si chiese se stesse per sentirsi male. Quando
fece per domandarglielo, però, l'altro lo battè
sul tempo.
"Kurosaki. Ranmaru Kurosaki."
*******************
"Perchè sei finito in punizione?"
Era appena riuscito ad aprire la portiera della macchina quando suo padre gli
pose quella domanda.
Domanda a cui Ai non rispose, anzi, sembrò quasi più
interessato a sedersi e sistemarsi la cintura di sicurezza.
Camus fece partire la macchina, avviandosi verso casa e, non ricevendo
risposta, aprì nuovamente bocca.
"... Ai, perchè sei finito in punizione? Non è da
te." mormorò il biondo e, nonostante la sua attenzione fosse
posta sulla strada, quando poteva lanciava delle leggere occhiate al
figlio sul sedile affianco.
Ai inspirò profondamente, per poi scrollare le spalle: dare
delle scocciature al genitore era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare.
"... Natsuki ci ha fatto fare tardi per via della sua insana passione
per gli oggetti carini. Stavolta più del solito. E sono
andato a sbattere sul professore sbagliato al momento sbagliato. Tutto
qui."
"... Hm. Capisco"
Il padre non sembrò dubitare della sua versione - in quanto
conosceva bene che tipi fossero gli amici d'infanzia del figlio- e ad
Ai non sembrò il caso di aggiungere altro. Entrambi non
erano persone particolarmente calorose e spesso finivano a rimanere in
completo silenzio ma era comunque un silenzio che al ragazzo non
dispiaceva, in quanto mai colmo di disagio.
... Tuttavia, quel silenzio sembrò un po' diverso dagli
altri.
"Mi ha chiamato il professore. Sembrava molto irritato dal tuo
comportamento. Sicuro che sia tutto qui? Non devi aggiungere altro?"
Il ragazzino si arricciò un ciuffo di capelli fra le
dita, con fare pensieroso. Capiva bene quell'apprensione da parte
di Camus, era più che normale. Non solo era il suo tutore,
ma era diventato il preside della scuola di quell'anno. Sapeva bene
quanto ci avesse lavorato per quel posto e... Tutto avrebbe fatto,
fuorchè dargli problemi.
"Non so perchè quel professore ce l'abbia così
tanto con me, ma... Non... Succederà più. Non
avrai più problemi per colpa mia."
Il tono di voce si fece lievemente più sottile, mentre lo
sguardo dell'azzurrino si piantò verso le sue gambe, mentre
le dita erano impegnati suoi suoi capelli, immersi in chissà
quali pensieri.
Camus, forse capendo il comportamento strano di Ai, gli diede un
buffetto sulla guancia, approfittando del semaforo rosso.
"Basta con quel muso, è davvero sgradevole. So che non hai
mentito e so che quel professore è abbastanza...
Particolare. Quindi non dargli motivo per chiamarmi nuovamente. Chiaro?"
Notevolmente più rilassato, il ragazzino annuì con
la testa, poggiando la testa sullo schienale, mentre la sua mano smise
finalmente di tormentarsi i capelli. Avrebbe sicuramente fatto in modo
che una situazione del genere, non si sarebbe più presentata.
"... Per il resto? Com'è andata? Hai fatto nuove
conoscenze?"
A quella domanda, Ai si voltò verso il padre e,
istintivamente, la sua mano si posò sul petto. Gli venne
istintivamente in mente quando Ranmaru l'aveva afferrato. Era stato un
comportamento da vero maleducato, contando che lui non gli aveva fatto
assolutamente niente ma... Non riusciva, per qualche oscura ragione, a
smettere di pensare al fatto che, anche se per un breve istante, i loro
visi erano... Molto vicini.
Stavolta, il ragazzo non riuscì a rispondere alla domanda,
in quanto un vivido rossore lo colpì in pieno viso.
~~Note
dell'autrice~~
Tanti auguri RanRan!! (ᗒᗨᗕ)
Yay, sono riuscita a scrivere il primo capitolo di questa storia nata
per caso, per il suo compleanno ~
Allora dunque... Vorrei dare qualche indicazione per capire meglio la
mia storia. (ノ≧ڡ≦)
Ai, Syo e Natsuki hanno 16 anni, Ranmaru ne ha 18 e Camus ne ha... 33!
Ora Camus è un daddy di tutto rispetto, eh eh. (≖ᴗ≖✿)
Alcune cose sono /ovviamente/ abbastanza diverse dalla storia originale
, per quanto riguarda il loro background, ( non ci sono androidi, ne
gatti powah,etc.)
Ad ogni modo, spero che la mia storia possa piacere a qualcuno e...
Spero recensirete in tanti!! (✿╹◡╹)
Ringrazio tantissimo le mie amiche che mi hanno aiutato a correggere la
storia e tutte le altre che hanno continuato a sostenermi.
(♡^▽^♡)
Detto questo... Ci vediamo al prossimo capitolo ~
ヾ(^∇^)
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Capitolo 2 *** Your Attitudes ***
capitolo2
2
~
Your
Attitudes
"Ci dispiace per tutto quello che è successo, ti prego,
perdonaci."
Nonostante il tono davvero dispiaciuto e lo sguardo da cucciolo
bastonato dei due ragazzini biondi, la cosa non sembrò
colpire
particolarmente Ai, anzi, sembrò più interessato
a
staccare le bacchette di legno, per gustarsi il bento pre-cofenzionato
in santa pace.
I due colpevoli si guardarono, abbastanza preoccupati : quando
l'azzurrino faceva così, vuol dire che era arrabbiato sul
serio.
E aveva tutte le ragioni per esserlo!
Natsuki diede una gomitata all'altro e Syo, capendo che doveva parlare
lui, sospirò pesantemente.
"... B-Beh dunque..." esordì il biondino, con un sorrisetto
nervoso "... Pensa positivo! Emh... Hai... Hai potuto approfondire...
Umh. L-Le altre materie, sì...? ... Non che ti serva, visto
che
sei il primo della classe! Eh eh..."
Visto che le sue parole sembravano non aver fatto breccia sull'altro,
Syo sbuffò sconsolato, per poi fissare di sottecchi l'amico
a
fianco.
"... Natsuki, forse dovresti dirgli tu qualcosa, visto che
è...
Sai... COLPA TUA..." borbottò, guaitrdandolo malissimo.
" E-Eh?! I-Io??" Natsuki sussultò alle parole del
più
basso, iniziando ad agitarsi, non sapendo che pesci pigliare. "M-Ma
Syo-chan! Che ci posso fare se erano così soffici e
morbidini? DOVEVO
ASSOLUTAMENTE AVERLI."
"E ALLORA TE LI PRENDEVI DA SOLO, RAZZA DI SCEMO!!"
Syo gli diede un colpo sulla nuca e il ragazzo con gli occhiali
abbassò il capo, mugugnando di dolore, massaggiandoselo
subito
dopo. Vedendo tutto questo fracasso, Ai smise di mangiare e,
finalmente, parlò.
"... D'accordo, ho capito. Ora piantatela, okay? Basta che non ricapiti
più."
I due si bloccarono, come pietrificati dalle parole del ragazzo dagli
occhi azzurri, per poi visibilmente rilassarsi, faccendo un sorrisone.
"... A-Ai-chan!!"
Il ragazzo con gli occhi verdi, con gli occhi lucidissimi dalla
commozione, gli strinse le mani, mentre gli si avvicinava -non troppo,
visto che Syo lo stava bloccando dalla felpa-.
"Ti voglio tantissimo bene, sono felice che non ce l'hai più
con
noi! E e e e e ti farò un sacco di dolcetti buonissimi, per
sdebitarmi!! E...."
"NATSUKI, HA CAPITO, BASTA." esclamò l'altro biondo
irritato,
cercando di allontanarlo il più possibile, ma l'occhialuto
aveva
una forza mostruosa quindi la cosa era parecchio difficile.
Ai sospirò ancora, spostando delicatamente le mani da quelle
di
Natsuki, per poi posargli la mano in faccia, cercando anche lui di
allontanarlo. I suoi gesti d'affetto, talvolta, erano davvero
esagerati, almeno per il Mikaze.
"Ripeto, non è successo nulla di grave. Ho fatto un'ora di
studio in più e mio padre mi ha detto di fare più
attenzione. Tutto qui. E non voglio sentirmi male, quindi declino la
tua offerta sui dolci, se sono cucinati da te. Grazie."
Mentre il ragazzo più alto fece un leggero broncio,
sconsolato
da quel rifiuto - perchè proprio non si capacitava del fatto
che
i suoi dolci potessero essere orribili, per non dire pericolosi per la
salute e l'ambiente.- , Ai vide nel corridoio passare una faccia che
ormai conosceva piuttosto bene.
"... Però, se volete, potete farmi un altro favore."
Incuriositi dalle sue parole, i due ragazzi biondi fissarono
l'azzurrino, in attesa che parlasse. Il ragazzino fece una piccola
pausa, guardandosi un po' in giro per vedere se ci fossero in giro
altre persone che potessero sentire i loro discorsi. Costatando che non
ci fosse nessuno, guardò dritto davanti a sè,
incrociando
le braccia, inclinandosi verso di loro, con il solito tono di voce
pacato, ma con un timbro più basso, in modo che lo
sentissero
solo loro.
"... Conoscete per caso Ranmaru Kurosaki? E' uno studente della nostra
scuola. E' due anni più grande di noi."
Cadde nuovamente il silenzio , come i suoi due amici sembrarono
riflettere sulle parole dell'altro. Natsuki mise il mento fra il
pollice e l'indice, alzando gli occhi al cielo con fare pensieroso
mentre Syo posò la mano fra i capelli biondi,
scompigliandoseli
lievemente.
"... Uh. Non penso di averlo mai sentito nominare perchè ce
l'hai...?"
"AAAAAAAHHH!!"
Ai e Natsuki sussultarono violentemente dallo spavento, guardando poi
abbastanza perplessi Syo, che aveva appena emmesso quell'urlo , mentre
si scompigliava sempre di più i capelli.
Notando lo sguardo interrogativo degli altri due, Syo
scrollò le spalle, togliendosi la mano dai capelli.
"... Mi sembra un nome familiare... Ma proprio non riesco a
ricordare... Mh..."
Il ragazzo con gli occhiali, fece un leggero sorriso, dando delle
leggere pacche sulla schiena del biondino, per poi ridacchiare appena.
"... D'accordo, ma era il caso di gridare...?"
Ai, che nel mentre era rimasto per tutto il tempo zitto, si
alzò, avvicinandosi alla porta della classe. Appena la
aprì, fece segno con la mano ai due di avvicinarsi.
"Guarda, è lì che prende qualcosa alle
macchinette. Magari ti viene in mente qualcosa, se lo vedi."
Cercando di non essere -troppo- sospetti, incuriositi dalle parole
dell'azzurrino, si accostarono alla porta, notando il ragazzo alto,
intento a digitare i pulsanti del macchinario.
"... OH! Sembra tanto un duro ma... Umh. Scommetto che... Sotto sotto,
è un gran tenerone! Tu non pensi Syo-chan??"
esclamò Natsuki,
con una voce ricolma di speranza.
Syo non disse nulla, rimase abbastanza perplesso a scruttare il ragazzo
dai capelli argentati. Proprio in quel momento, non si sa bene per
quale motivo - forse la macchinetta non aveva accettato le monete o
qualcosa del genere-, Ranmaru iniziò a calciarlo malamente,
impreccando così forte che, anche se i ragazzi erano
distanti,
potevano benissimo sentire le sue urla, per quanto non potessero
sentire con chiarezza cosa esattamente dicesse.
"... E questo sarebbe un tenerone...?"
Syo, sempre più perplesso, assottigliò lo
sguardo,
cercando di inquadrare meglio quel ragazzo che era ancora lì
a
dare botte al povero macchinario e, fra un calcio e l'altro, ebbe un
illuminazione.
"... A-Ah!"
Impallidì all'istante, faccendo subito segno agli altri due
di
rientrare. Appena fecero come gli era stato detto, Syo chiuse
delicatamente la porta dietro di sè, per poi guardare i suoi
due
amici, che ora lo guardarono con fare interrogativo.
"... Ma lui è... La Morte Bicolore!!"
Nonostante il tono drammatico con cui disse queste parole, Ai e Natsuki
non colsero assolutamente quello che stesse dicendo, anzi se possibile,
il loro sguardo divenne ulteriormente più dubbioso.
"... Oh! Sì giusto! Aspetta, come dicevano ... ?" Natsuki
tossicchiò, poi riprese a parlare, cercando di assumere un
tono
di voce leggermente inquietante, per poi gesticolare per dare di
più un effetto 'scenico' " Arriva la Morte
Bicolore...
Prima muori... E poi senti il dolore! Uuuuhhh!!"
Syo annuì velocemente con il capo mentre Natsuki sorrise
entusiasta, felice della buona riuscita della sua interpretazione.
"... Non ho la più pallida idea di cosa voi stiate dicendo.
Cosa
dovrebbe significare quella filastrocca per bambini di cattivo
gusto...?" mormorò l'azzurrino, in tono sempre
più
irritato, incrociando le braccia al petto.
Per quanto sapesse che i suoi due - se non unici- amici avessero delle
personalità abbastanza bizzarre, quel loro modo di fare in
quel
momento, avevano solo l'effetto di irritarlo maggiormente. Specie
perchè era davvero interessato a sapere qualcosa di Ranmaru
Kurosaki.
Il più basso, forse intuendo i pensieri dal ragazzo dai
capelli
azzurrini, si mise una mano dietro la nuca, grattandosela lievemente,
per poi guardare Natsuki con fare lievemente perplessi.
"... Dunque Ai-chan..." esordì Natsuki "... Quel Kurosaki
non ha
propriamente una buona reputazione, tutto qui! E' abbastanza famoso
nella scuola per questo motivo. Da quel che so, prima era un ragazzo
modello, ottimi voti e quant'altro ma... Uh. Come dire? E' cambiato! E
non solo nel look ma anche... Sì insomma, è
diventato un
veeeeeero teppista, a quanto pare!!"
"Io ho sentito che ha picchiato da solo 100 teppisti a mani nude! E che
il precedente preside è stato costretto a dimettersi proprio
a
causa sua... Insomma, ci sono un sacco di brutte storie su di lui..."
continuò Syo, incrociando le braccia al petto, annuendo poi
con
la testa, con fare grave "... Seriamente , dovresti far attenzione."
Ai ascoltò con abbastanza impassibilità le parole
dei
suoi amici , parole che gli risultavano solo un ammasso di idiozie
senza senso. In cuor suo, sapeva che quelle raccomandazioni erano per
il suo bene e che quegli stupidi pettegolezzi non provenissero da loro
ma... Lo urtarono lo stesso, in qualche modo.
Sapeva benissimo quanto facessero male questo genere di situazione.
Quanto fosse facile basarsi esclusivamente all'apparenza, senza sentire
la versione del diretto interessato.
Lo sapeva piuttosto bene... E ciò lo portava ancora di
più a voler conoscere Ranmaru e la sua 'vera storia'.
In totale silenzio, posò le braccia lungo i fianchi,
facendole
ciondolare lievemente, per poi spostare delicatamente i suoi due amici
che erano in quel momento davanti alla porta che lo guardarono con fare
interrogativo.
"... Sapete cosa? Le cose che dicono gli altri non mi hanno mai
interessato, specie perchè, spesso e volentieri, sono solo
un
ammasso di bugie."
Per quanto usasse un tono tranquillo, Syo e Natsuki capirono quanto,
anche se in minima parte, il loro amico fosse rimasto ferito dalle loro
parole, soprattutto per quello che aveva passato tempo addietro.
Si sentirono tremendamente in colpa, anche perchè tutto
volevano, tranne che farlo stare male. La loro
priorità era sempre stato quello di proteggerlo ed era
quello
che erano intenzionati a fare anche in quel momento -soprattutto
perchè il ragazzo, che per qualche oscura ragione sembrava
aver
catturato l'attenzione di Ai, non sembrava per niente un ragazzo con
cui fosse facile fare amicizia-.
Syo, in particolare, si chiese se valesse davvero la pena,di fare in
modo che l'azzurrino riuscisse di far amicizia anche con altra gente,
oltre che fossilizzarsi con loro...
Ai aveva sofferto troppo, fin troppo nella sua vita, e lui non voleva
che si facesse male. Non di nuovo.
Tuttavia, sapeva anche piuttosto bene che Ai aveva preso la sua
decisione e che lui e Natsuki non potevano fare più nulla
per
impedire quello che sarebbe accaduto a breve.
... Ma potevano comunque stargli vicino.
A quei pensieri, Syo fece un enorme sospiro di rassegnazione, guardando
dritto negli occhi il suo amico che ormai aveva aperto la porta della
classe, pronto ad uscire.
"... E immagino andrai a scoprire di persona se le voci siano vere,
no?" esclamò quindi, in tono quasi rassegnato.
L'azzurrino non rispose ma gli mostrò un lieve sorriso, in
qualche modo lieto che i suoi migliori amici stessero dalla sua parte,
come sempre. Ai si incamminò mentre i due rimasti indietro,
dopo
essersi lanciati un'occhiata preoccupata, lo seguirono senza aggiungere
altro.
***************************
"Ancora tu?"
Syo non potè fare a meno di lanciare un'occhiata perplessa e
carica di nervosismo a Natsuki, che ricambiò con un
sorrisetto
nervoso, dandogli lievi colpetti sulla schiena come a volerlo
tranquillizzare.
Avevano raggiunto il ragazzo dai capelli argentati , che ora sedeva
sugli scalini della terrazza della scuola , mentre prendeva la
cannuccia per aprire il cartoncino del latte -molto
probabilmente,
il bottino delle macchinette di poco prima-. Sembrava che non avesse
per
nulla apprezzato che fossero venuti a fargli 'visita'. Specialmente,
alla vista dell'azzurrino si era irrigidito non poco.
"Ciao Ranmaru." mormorò Ai che, in tutto questo, sembrava
essere
il più tranquillo in quella situazione. O forse, non aveva
assolutamente compreso /in che situazione fossero/.
Il più grande non sembrò per niente apprezzare la
confidenza del ragazzino, anzi, sbuffò abbastanza seccato,
per
poi conficcare la cannuccia nel cartoncino del latte, con la stessa
enfasi con cui un assassino pugnalava una delle sue vittime indifese.
Kurusu rabbrividì all'istante.
"Ai, forse dovremmo-"
"Non ti avevo detto di lasciarmi in pace?!"
Il biondo aveva appena fatto in tempo a prendere il polso del suo
amico, per trascinarlo via, quando nuovamente il ragazzo dagli occhi
etero-cromatici aveva parlato. Mikaze aggrottò le
sopracciglia, confuso dall'atteggiamento scontroso del ragazzo, che ora
aveva iniziato a bere il suo latte al cioccolato.
"No, non me l'hai detto." affermò abbastanza convinto
l'azzurrino,
"Sono piuttosto sicuro di sì, invece." borbottò
irritato
il grigio e, notando lo sguardo sempre più confuso
dell'azzurrino, fece un sospirone ,quasi simile ad un grugnito "All'ora
di punizione."
Nuovamente, il più piccolo
sembrò confuso dalle sue
parole e si prese qualche attimi di silenzio finchè, ad una
certa , incrociò le braccia al petto, fissando Ranmaru con
uno
sguardo che sembrò urlare 'sei stupido o cosa?'. Syo e
Natsuki
sapevano che ciò non prometteva nulla di buono e fecero
inconsciamente un passo indietro.
"Mi ricordo benissimo la nostra conversazione. E tu mi hai detto che
dovevo 'starmi zitto fino a fine lezione'. Cosa che ho fatto. Non hai
assolutamente specificato come avrei dovuto comportarmi in un ipotetico
futuro. Forse dovresti riflettere sulle parole che dici, sai?"
Dire che , ad ogni parola che diceva Ai, il ragazzo dai capelli
argentati diventava sempre più rosso, era dire poco e non
solo,
stava ora strittolando il povero cartoncino del latte che
fortunatamente aveva finito di bere.
"... Tu, piccolo...!"
"Per caso non hai pranzato, Kurosaki-senpai?"
Prima che potesse finire male -tant'è che Syo era
già
pronto a pararsi fra Ai e quel bullo da strapazzo- Natsuki
arrivò in soccorso del suo amico, con uno dei suoi soliti
dolci
sorrisi. Prima che il più grande potesse dire o fare altro,
il
ragazzone gli piantò in faccia una bustina piena di biscotti.
"Se quello fosse il caso, perchè non mangi qualche
biscotto? Ti
sentirai subito meglio, davvero! Provane almeno uno, non te
ne
pentirai!!" disse ancora, con un sorriso sempre
più ampio
,aprendo il sacchettino trasparente ricolmo di dolciumi fatti a mano.
Ranmaru guardò sempre più perplesso il ragazzo
con gli
occhiali, per poi fissare i biscotti, e così
alternò lo
sguardo un paio di volte.
L'unica cosa che voleva era mangiare in santa pace: possibile che
dovessere essere circondato, per un motivo o per l'altro, da gente
strana?
Era pur vero che , rispetto a certa altra gente con cui aveva avuto a
che fare, specie a scuola, loro rasentavano quasi la
normalità.
Quasì.
Sconfitto dalle avversità, scrollò le spalle
esasperato,
cercando fra quei biscotti quello meno 'carino' -abbastanza difficile,
visto che tutti i biscotti erano a forma di coniglietto o a cuoricino e
così via.-. Sperò che, così
faccendo, almeno
se li sarebbe finalmente levati di torno... Sennò sarebbe
dovuto
passare alle maniere forti. Insomma, in un modo o nell'altro, un modo
per liberarsi di quei tre cretini l'avrebbe trovato.
Syo dal canto suo, vedendo la scena, sembrava quasi rilassato. La
spontaneità di Natsuki era stata una salvezza per questa
situazione che sperò con tutto il cuore finisse presto.
Insomma,
avrebbe fatto mangiare qualche biscotto a quel
Kurosaki-dei-suoi-stivali e sarebbe andato ognuno per la propria
strada. Magari anche Ai, vedendo il comportamento dell'altro, si
sarebbe rassegnato a conoscerlo e...
...Improvvisamente, il gelo percorse la spina dorsale del biondo.
Non aveva fatto un piccolo calcolo: quelli che stava per addentare non
erano biscotti normali ma erano i
biscotti fatti da Natsuki.
Immediatamente i sudori freddi lo pervasero, immaginando la catastrofe
che stava per abbattersi su di loro. Se dopo essersi avvelenato con
quella roba, il più grande se la prendesse con loro? O,
peggio,
Ai? O ancora. E se si fosse sentito talmente male che lo avrebbero
dovuto portare all'ospedale? Syo non voleva finire in prigione, specie
per una roba del genere.
Guardò di sottecchi l'azzurrino e si sorprese nel constatare
che
anche lui sembrasse visibilmente preoccupato. Visto e contatto che il
suo amico riuscisse in ogni situazione a essere calmo e a trovare una
soluzione... Che fosse arrivata la situazione tale che anche Ai Mikaze
non riuscisse a risolvere...? La cosa lo terrorizzò non poco.
Ai non riuscì a smettere di fissare il pacco di biscotti,
vedendo quasi la scena a rallentatore.
Ranmaru che guardava con perplessità quei biscotti. Ranmaru
che
scelse finalmente un biscotto a forma di stella. Ranmaru che,
sembrò analizzare il biscotto fra le mani, forse per capire
a
che gusto potevana mai essere. Ranmaru che, lentamente, si
portò
il biscotto alle labbra.
Forse se fosse stato qualcun'altro, il ragazzo avrebbe fatto
semplicemente spallucce, lasciando che le cose accadessero - dopotutto,
il ragazzo dagli occhi eterocromatici era stato abbastanza incosciente
ad accettare dei biscotti da dei ragazzi che conosceva a malapena - ,
ma non questa volta. Non voleva che il ragazzo più grande
stesse
male così fece qualcosa che di solito non faceva mai :
improvvisò.
Prese letteralmente dalle mani il biscotto incriminante e se lo
mangiò in un sol boccone, lasciando gli altri tre ragazzi in
un
silenzio di tomba.
"Ma che--?!"
"AI, MA SEI IMPAZZITO? SPUTA. IMMEDIATAMENTE."
Le parole del Kurosaki vennero interrotte sul nascere da un Kurusu in
ansia per le sorti del suo amico mentre Shinomiya sembrò
abbastanza confuso.
"Uh? Ma sono solo i miei biscotti! Li ho fatti con amore..."
mugugnò , con un evidentissimo broncio.
"SONO AVVELENATI, NATSUKI." sbraitò Syo, cercando in tutti i
modi una maniera per far sputtare ad Ai quella 'roba'.
"COME DIAVOLO SAREBBE A DIRE CHE SONO AVVELENATI??" esclamò
Ranmaru, iniziando ad infervorarsi.
"... Uh..." Syo si voltò, mettendosi la mano sul
capo, non
sapendo bene da dove iniziare "... Non è che siano
/letteralmente/ avvelenati. Ma... Beh. Natsuki fa schifo a cucinare."
Il ragazzo in questione, incrociò le braccia al petto, per
poi gonfiare le guanche in maniera molto buffa.
"... Ma non è vero... I miei biscotti sono buonissimi, li
mangio tutti i giorni e non mi è mai successo nulla!!"
Nonostante le proteste dal più alto, qualcosa diceva a
Ranmaru
che non erano poi così vere le sue parole : la faccia di
Ai.
Il ragazzo si era fatto silenzioso, più del solito, e gli
unici
suoni che si sentivano provenire dalla sua parte erano i suoni della
sua lenta masticazione.
Immediatamente, l'azzurrino pensò che quei biscotti sapevano
di
morte, se mai la morte avesse un sapore. Era qualcosa di davvero
immondo e, dopo quello che stava patendo in quel momento, avrebbe fatto
in modo che quell'arma chimica non rispuntasse mai più ,
almeno
finchè fosse rimasto in vita ma il tutto era talmente
rivoltante
che quasi pensò che sarebbe morto da lì a pochi
istanti,
se non avesse saputo per certo che era pressochè impossibile
morire per una cosa del genere.
Mentre finiva di masticcare quel cibo indefinito -anche se 'cibo' era
davvero una grossa parola per descriverlo-, finì per
maledirsi
per la sua innaturale imprudenza. Per quale motivo poi?
Perchè
si era sentito quasi in dovere di aiutare il senpai che ora lo guardava
in cagnesco.
"... Ora. " biascicò con una voce che sembrava provenire
direttamente dall'oltretomba "Io volevo mangiare in santapace.
Perchè diavolo siete venuti a tormentarmi??"
Syo e Natsuki tacquero anche perchè sapevano fin troppo bene
che
aveva un po' - tanta - ragione ma, a quanto pareva, Ranmaru non aveva
finito di parlare e si avvicinò con sguardo sempre
più
irracondo davanti ad Ai, che ancora faticava a mandar giù il
boccone.
"Sentimi bene. Non ne ho idea del perchè hai deciso di
perseguitarmi. Pensi che mi faccia mettere i piedi in testa da uno
strano come te? Dal figlio del preside? Ma per favore."
Sentita l'ultima frase, l'azzurrino ingoiò di colpo il
boccone,
fissando con bocca lievemente socchiusa l'altro, sentendo la pancia
cortorcersi - abbastanza convinto che non fosse completamente a causa
del biscotto incriminato. Ovviamente, sentite quelle parole da parte
del ragazzo dai capelli grigi, Kurusu strinse i pugni, alterandosi non
poco.
"MA COME TI-"
"Syo. Lascia stare, ci penso io." mormorò Ai, interrompendo
l'amico che provò nuovamente ad aprire bocca, ma venne
bloccato
da Natsuki, che con un cenno dell'indice gli fece segno di tacere. Il
biondo si mordicchiò le labbra dal nervoso ma tacque,
fissando i
due discutere.
"... Dicevi?"
Gli occhi del ragazzo dai capelli argentati erano fissi su quelli
dell'altro e sembrò che volesse incenerirlo con lo
sguardo,
le labbra erano serrate ma si schiusero per far fuoriuscire uno sbuffo
infastidito.
"... Ne ho piene le palle di gente come te. Che pensa che, solo
perchè il paparino è una persona importante,
può
permettersi di prendermi per il culo, facendo il cretino con i tuoi
amici? Mh? Come se non sapessi i nomignoli idioti che girano su di me? Ne ho davvero abbastanza, non
sapete nulla di me. Nulla. Le persone come te mi
fanno davvero schifo. Te e quegli stupidi dei tuoi amic-"
"Non osare."
Syo era praticamente al limite della sopportazione e, se non ci fosse
stato Natsuki a bloccarlo con tutte le sue forze, sarebbe
già
saltato addosso a Kurosaki, riempiendolo di pugni. Come si permetteva
di parlare così, specie ad Ai? Come si permetteva di
parlargli
in questo modo, ferendolo, senza motivo? Okay, avevano fatto un po' di
casino, ma questo non lo giustificava per niente a trattarlo in questo
modo.
Stava per aprire bocca quando qualcun altro lo fece al suo posto.
... Ed era proprio Ai. Ai, che non si diffendeva mai dagli insulti e
che, spesso e volentieri, incassava senza dire una parola... Come era
accaduto per tanto tempo, purtroppo.
Ranmaru sembrò abbastanza sorpreso dalla reazione dai
capelli
ciano ma digrignò subito i denti, pronto ad una nuova carica
di
insulti ma, nuovamente, il ragazzo lo interruppe.
"Non osare pronunciare una sola parola. Hai parlato tanto di
pettegolezzi, che non ne puoi più di questi atteggiamenti,
ma
non sei forse il primo che mi giudica per l'apparenza? Non sai
assolutamente niente di me eppure ti sei permesso di giudicarmi, solo
perchè sono 'figlio del preside'. Non è un po'
ipocrita il
tuo discorso? Ma non sono affari miei e a me puoi dire qualsiasi
cosa...
Non mi importa davvero se pensi che io sia 'strano'. Ma non devi
/osare/ insultare i miei amici. Questo non te lo permetto."
Nonostante il tono pacato e glaciale, il ragazzo dagli occhi ciano si
sorprese nel constatare che stesse tremando dal nervoso. Come poteva,
un ragazzo che conosceva appena, dargli tutte queste sensazione come un
groviglio allo stomaco? Non gli importava davvero di quello che gli
altri pensassero di lui eppure, in qualche modo, le parole che gli
aveva rivolto l'avevano ferito. Non si era innervosito solo per le
parole rivolte ai suoi amici - e fino a qui ci arrivava- e avrebbe
tanto voluto capire il perchè. Ma, dopo le male parole
appena
ricevute, tutto voleva tranne stare ancora in compagnia di quel
buzzurro. Mordendosi le labbra, distolse lo sguardo -evitando
accuratamente gli occhi confusi di Kurosaki- , prese per il polso i due
suoi amici per allontanarsi. I due ragazzi fissarono Ai molto
dispiaciuti, tutto vuolevano fuorchè si creasse una
situazione
del genere.
"... Ai-chan, mi dispiace, se non fosse stato per i miei biscotti...!"
mugugnò Natsuki, assumendo un espressiona abbastanza
malinconica
e triste... Tutto voleva tranne che creare questi problemi.
"Ai, lascialo perdere, è solo un completo idiota..."
borbottò Syo, stringendo i pugni con rabbia... Tutto quello
che
voleva era proteggerlo ed aveva fallito.
Nonostante le parole degli altri, Ai non rispose cosa che fece
preoccupare i suoi amici, specie perchè lo vedevano
parecchio
pensieroso, più del solito.
"... Prima non vi ho risposto ma... Vi ringrazio di volere bene ad uno
strano come me." sussurrò Ai, in tono di voce strano, come
se
faticasse a parlare, cosa che fece preoccupare tantissimi i ragazzi,
tant'è che abbracciarono fortissimo l'azzurrino per
consolarlo.
"... Un' altra cosa..." sussurrò Mikaze, per poi voltarsi
lentamente verso di loro "... E' che non mi sento tanto bene."
Dal colorito verdognolo che aveva assunto la sua faccia e dalla lieve
sudorazione, Syo capì immediatamente che quei biscotti
avevano
fatto più danno del prevvisto.
//Eccoci a fine secondo capitolo! (*´∇`*)
Cosa ne pensate? Vi piace come sta andando la storia? (◕ᴗ◕✿)
Un po' di comicità va sempre bene, anche quando in mezzo
c'è un po' di angst! E questo è solo l'inizio,
eheh.
(ʘ‿ʘ✿)
Ringrazio tutte le mie amiche che leggono e sostengono la mia storia,
in particolare, ringrazio @Starishadow , che mi ha aiutato
soprattutto per la correzione della storia (MA ANCHE PER LA STORIA DELLA MORTE BICOLORE AHAHAH) !v(・∀・*)
Beh... Che dire? Alla prossima!( ÒㅅÓ)
|
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Capitolo 3 *** Your Apologies ***
cap3
3 ~
Your
Apologies
Camus procedette lungo il corridoio , cercando di raggiungere il suo
studio, con un leggero cipiglio nello sguardo.
Era da un paio di giorni che il lavoro all'interno della scuola lo
trovasse decisamente più stressante del solito. A dirla
tutta,
trovava gli altri decisamente irritabili.
Si sentiva un po' come un monarca alle prese con una banda di servitori
nullafacenti : per quanto potesse essere soddisfacente governare, avere
a che fare quotidianamente con una banda di zoticoni che non sapevano
letteralmente fare nulla senza che ci fosse lui presente, era alquanto
frustrante.
Con un leggero sbuffo infastidito, tuttavia, dovette ammettere a se
stesso che la causa di questa sensazione di nervoso mista a
frustrazione era un'altra - visto che i suoi colleghi non è
che
fossero cambiati improvviso da un giorno all'altro-.
Il pensiero cadeva più e più volte su Ai che, da
qualche
giorno a questa parte, aveva iniziato a comportarsi in maniera
piuttosto strana.
Lo vedeva più assorto nei suoi pensieri.
Distratto.
Corruggando le sopracciglia, si chiese quando esattamente aveva
iniziato a comportarsi in maniera inconsueta.
... Okay, di per sè, suo figlio era sempre stato una persona
inconsueta.
Ad esempio, si ricordò quando qualche mese fa, dopo che
l'azzurrino si era versato una ciotola di cereali e, constatando che
fossero tutti
di colori diversi, gli chiese quale secondo lui fosse 'il cereale che
avesse dato origine agli altri', lasciando il biondo visibilmente
perplesso, non sapendo davvero cosa rispondergli.
A ripensarci, era quasi ammirevole come il figlio riuscisse a farsi
domande su questioni così futili.
Quindi quando ha iniziato a comportarti in maniera più
strana
del suo solito...? Non si ricordava esattamente tanto ma si
ricordò di un episodio successo giusto il giorno prima.
######################
"... Per il resto?
Com'è andata? Hai fatto nuove conoscenze?"
Era una delle solite domande di routine, di cui più o meno
si
aspettava già la risposta - tipo 'a scuola è
andata come
sempre e il mio numero di amicizie non è aumentato da ieri
ma
grazie di aver chiesto'-.
Tuttavia, si rese subito conto di quanto sbagliasse quando, appena si
voltò a guardarlo dopo aver parcheggiato la macchina, lo
vide
mettersi una mano sul petto mentre il colore delle sue gote erano
diventate di un colore rossastro in meno di una manciata di secondi.
"... Ai?" chiese confuso il più grande, alzando un
sopracciglio , perplesso da quella reazione.
Nonostante il colorito fosse cambiato, Ai sembrò provare a
comportarsi come se nulla fosse, cercando di mantenere un atteggiamento
composto, mentre cercava di uscire dalla macchina.
Tuttavia, a Camus non potè sfuggire come fosse tremendamente
in
difficoltà ad uscire dalla macchina, visto che
sembrò
avere scordato l'esistenza delle cinture di sicurezza che circondano il
suo petto.
Vista l'incapacità del figlio di uscire dalla macchina, dopo
essersi massaggiato le tempie con fare stanco, il biondo
staccò
la cintura al figlio, causandogli una momentanea perdita di equilibrio.
"Uh. Okay. Mh. Sto bene." mormorò il più giovane
in tono
statico, quasi robotico e ,agli occhi dell'altro, sembrò
quasi
che stesse iperventilando, un po' come quando dai troppi input ad un
computer vecchio, dando come risultato finale il completo blocco del
sistema.
Essendo ormai palese che il ragazzo non avrebbe risposto più
a
nessuna domanda, il compito del genitore era soltando uno : seguirlo e
sperare che non cadesse da qualche parte.
######################
In effetti, è stato molto ingenuo da parte sua
lasciare
semplicemente la cosa 'correre', piuttosto che indagare
oltre. Il
suo comportarsi da padre attento l'aveva trasformato per quel breve
istante in un ingenuo.
Non che volesse farsi gli affari del figlio - in quanto non gli aveva
mai fatto venir dubbi sulla sua integrità morale- ma
iniziava a
domandarsi se fosse il caso di parlargli, si chiedeva se in qualche
modo, fosse il vero motivo del fatto che era finito in punizione
l'ultima volta e... Oh, non era forse Ai quel ragazzo davanti a lui
,appena uscito dall'infermeria?
Immediatamente i loro sguardi si incrociarono e Camus potè
avvertire un leggero sussulto nel più piccolo, come se
l'avesse
appena beccato in qualcosa di inappropriato.
"... Ai, cos-?"
Il preside si bloccò nel momento stesso in cui
vide
apparire l'infermiera dietro il più giovane e subito un
sorriso amorevole gli apparve in viso.
"Oh buongiorno. Come sta? La vedo in splendida forma."
esclamò
in tono affabile , allargando se più possibile il sorriso.
L'infermiera dal canto suo, ridacchiò lievemente, coprendosi
parte del viso con una mano, mentre le gote iniziarono a colorarsi di
rosso. Il ragazzo dai capelli ciano sembrò approffittare del
momento per allontanarsi ma la stretta della mano di Camus sul suo
polso glielo impedirono.
Per quando l'adulto continuò a sorridere, sembrò
quasi
emanare una certa aura che non prometteva nulla di buono e il
più giovane sembrò capire al volo che doveva
arrendersi all'innevitabile.
Il biondo si volse nuovamente verso l'infermiera, sperando che fosse
collaborativa e che non fosse costretto a usare una parola smielosa di
più.
"Scusi, potrei chiederle una cortesia? Visto che mio figlio
è
finito in infermieria, sono un po' preoccupato... Ci potrebbe lasciare
per un'istante da soli all'interno? Vorrei assicurarmi che stesse bene.
Spero di non risultare troppo maleducato ai suoi occhi."
Fortunatamente , la donna sembrò più
collaborativa del
prevvisto e, dopo l'ennesimo risolino, si allontanò andando
verso la sala insegnanti.
Dopo che si fu allontanata, l'uomo fece segno al ragazzino di entrare
e, dopo che l'altro l'ebbe eseguito,
entrò chiudendo la porta alle
sue spalle. Successivamente, si guardò intorno e,
appena ebbe la conferma di essere solo loro due in quell'aula, il suo
solito sorriso di circostanza scomparve, lasciando spazio alla sua
solita espressione fredda mentre guardava il figlio davanti a
sè.
"... Allora?" chiese, dopo qualche attimi di silenzio, mentre
incrociava le braccia al petto, per poi appoggiare la schiena alla
porta dell'aula "Cos'è successo?"
"Sono stato male." mormorò l'azzurrino e , notando dallo
sguardo
dell'altro che non fosse soddisfatto della risposta,
continuò
"Per colpa di un biscotto di Natsuki e ho dovuto prendere qualcosa per
far passare il dolore alla pancia."
Camus sbuffò con fare infastidito, posando l'indice e il
pollice
sul ponte del naso, strizzando lievemente gli occhi, sotto lo sguardo
confuso del figlio.
"Tranquillo, stavo semplicemente valutando l'eventualità di
tagliare le mani al tuo amico, visto che con quelle fa solo danni."
borbottò indispettito, spostando poi la mano e riaprendo gli
occhi.
Ricordava fin troppo bene quando tempo addietro, incosciente delle
inesistenti doti culinari dell'occhialuto, aveva avuto l'ardire di
assaggiare uno di quei dolcetti di 'ringraziamenti per avermi fatto
rimanere a dormire da Ai-chan' .
Tutt'ora, non sapeva bene se fosse stato più il dolore
fulmineo
alla bocca dello stomaco o se fosse stato il ricordo di quel bambino
con le guance paffutelle che gli sorrideva dolcemente porgendogli altri
dolcetti, la parte più orribile di quella giornata.
Poteva benissimo capire il dolore che il figlio avesse provato ma
ancora non capiva come potesse essere successo una cosa del genere.
Insomma, Ai passava davvero tanto tempo con quei ragazzi, quindi
dovrebbe essere palese che più di chiunque altro, lui
dovesse
sapere di non mang...
"E' stata colpa mia ciò che è successo. Natsuki
non centra nulla."
L'azzurrino bloccò il flusso di pensieri di Camus, che ora
guardava il figlio con aria confusa e lo sguardo basso, colpevole del
ragazzo, non miglioravano di certo la situazione.
"Perchè di-"
"Posso chiederti una cosa?"
Il biondo sbuffò nuovamente, costatando di come il ragazzino
davanti a sè, in un modo o nell'altro cercasse di
confonderlo,
bloccando il flusso dei suoi pensieri sul nascere.
Prima di rispondere, spostò lo sguardo sul vetro della
finestra
dell'aula, costatando in quel momento che si fosse messo a piovere:
sperò che non fosse un brutto presagio.
"... Certo, dimmi."
***************
Come sua routine, dopo la
scuola,
Ranmaru andava a posare la borsa e tutto ciò che avesse a
che
fare con la sua vita da studente, per poi tornare indietro con qualche
scatoletta di cibo per gatti. Era da un po' di tempo che aveva
addocchiato un gatto randagio nei dintorni dell'edificio scolastico e,
sebbene il
ragazzo non se lo potesse portare a casa per ovvie ragioni, proprio non
se la sentiva di abbandonarlo a se stesso... Forse proprio
perchè sapeva cosa si provasse.
Così, con l'ombrello in una mano e la borsa con il cibo per
animali dall'altra, girò l'angolo, per poi entrare
all'ingresso
scolastico... Per poi irrigidirsi e allargare gli occhi.
Non.
Era.
Possibile.
Era una cavolo di ossessione.
Eccolo lì, all'ingresso della scuola, la fonte di tutto il
suo
nervoso degli ultimi giorni , colui che gli faceva aggrovigliare
così tanto lo stomaco da fare male : Mikaze.
Che cavolo ci faceva lì? Perchè non era tornato a
casa? ... Che non avesse l'ombrello?
Visto che l'altro sembrasse non averlo notato - e se anche fosse, non
lo dava a vedere - , si prese qualche istante per scrutarlo: era
rannicchiato all'ingresso della scuola, con i vestiti e i capelli un
po' bagnati , mentre guardava il braccio e stringeva un qualcosa, che
il ragazzo più grande identificò come il gatto di
cui si
prendeva cura.
Una leggera smorfia gli apparve in volto mentre un leggero sospiro gli
usciva dalla bocca.
La cosa che più di tutte gli urtava di quel
ragazzo, non
era quel tono quasi di superiorità con cui a volte sembrava
parlarti, non erano quegli occhi che non si abbassavano mai, in nessuna
circostanza, quasi come se volesse sfidarti sempre o quel modo
odioso in cui sembrava apparire nei momenti meno opportuni : era il non
riuscire a comprenderlo.
Per quanto fosse giovane, Ranmaru riusciva sempre a farsi un'idea delle
persone che aveva intorno, un po' come se avesse
un'istinto 'animale' - non che gli importasse davvero di chi
gli
stava intorno ma, per una ragione o l'altra, ha sempre avuto a che fare
ogni giorno con un sacco di persone, scuola compresa- ma proprio non
capiva come funzionasse Ai Mikaze.
A volte aveva come l'impressione che lo sfottesse. Altre volte , aveva
l'impressione che gli volesse stare intorno solo per il semplice gusto
di
farlo arrabbiare. Altre volte ancora, aveva un po' l'impressione che
gli stesse vicino solo perchè semplicemente lo
volesse.
E da quanto tempo non succedeva? Era davvero secoli che una persona gli
si avvicinasse, non per interesse, non per doppi fini, ma solo
perchè semplicemente volevano conoscere Ranmaru Kurosaki. Il
vero
Ranmaru Kurosaki.
E la cosa lo mandava in una confusione tale da non sapere che fare e la
cosa lo irritava terribilmente. Era poi davvero possibile farsi tutti
questi pensieri, su una persona che sì e no avrà
visto
due volte - e non in ottime circostanze-?
Proprio in quel momento, l'azzurrino alzò finalmente lo
sguardo
-facendo ricadere delle cuffiette, che prima non aveva
notato, sulle ginocchia - e si accorse della presenza del ragazzo dai
capelli argentati, cosa che lasciò a quest'ultimo una
sensazione
abbastanza angosciosa e un orribile sensazione alla pancia, come se
dovesse implodere da un momento all'altro.
Per quanto non lo volesse ammettere a se stesso, sapeva fin troppo bene
a cosa erano dovuti quelle sensazioni. Non voleva ammettere a se stesso
che erano i sensi di colpa che si facevano sentire sempre
più
forti.
Schioccò la lingua seccato, come se con quel gesto potesse
scacciare via quelle orribili sensazioni che provava -ovviamente
fallendo miseramente-.
"... Beh? Che ci fai qui? Non dirmi che una persona così precisa
come te non ha pensato di portarsi l'ombrello." borbottò in
tono
piuttosto acido, affiancando il più giovane, mentre chiudeva
l'ombrello e prendeva
dalla borsa gli oggetti necessari a nutrire il gatto.
Ai non sembrò scomporsi più di tanto per il tono
discutibile del più grande - e forse, dopo la discussione
avuta
qualche ora prima, era più che probabile che immaginasse che
ora
ce l'avesse a morte con lui- , anzi, sembrò più
concentrato a fissare l'interno della borsa dell'altro, forse curioso
di quello che stesse andando a prendere al suo interno.
Il micio, che nel mentre aveva riconosciuto il giovane,
saltò
dalle gambe di Ai, per avvicinarsi all'altro, per poi miagolare e
strusciare la testa al suo piede.
"E' tuo questo gatto?" chiese dopo un lungo silenzio fissando Ranmaru
che aveva sistemato per terra ciotolina e croccantini.
Il senpai lo guardò male -cosa che fece aumentare il suo
dolore alla pancia- e sbuffò apparentemente infastidito.
"Che ci fai qui?!" insistette Ranmaru con un'intensità di
voce così alta da far sussultare il più piccolo.
Il ragazzo dagli occhi blu ciano sembrò pensarci per un
istante,
forse per valutare le parole da usare in quel contesto, per poi
scrollare le spalle.
"Si è messo a piovere e non ho l'ombrello. Mio padre mi ha
detto
che saremo andati via assieme ma in questo momento ha una riunione a
scuola. Sto aspettando che finisca."
Forse era solo un impressione, ma il ragazzo più grande si
accorse che l'altro non mostrava la solita sicurezza - o noncuranza,
non sapeva bene come spiegarlo- nel parlare, anzi, sembrava abbastanza
titubante e sembrava usare una certa cautela. Che pensasse ancora alla
loro discussione?
Abbassò lo sguardo, concentrandosi in apparenza al gattino,
dandogli qualche carezza, ricevendo in cambio il suono delle fuse,
mentre in realtà riflettè su quello accaduto
poche ore
prima.
Era davvero arrabbiato in quel momento e immaginava che forse - forse -,
avesse un tantino esagerato nel rivolgersi ad Ai che,
anzi, gli
aveva pure 'salvato la vita' - e ricordava piuttosto perfettamente la
sua espressione dopo aver mangiato quella robaccia, quindi era davvero
sicurissimo della cosa- e a pensarci...
Sapeva piuttosto bene di aver scaricato tutte le sue frustrazioni su di
lui. Il ragazzo dagli occhi eterocromatici non stava passando un bel
periodo, proprio per niente, ma sapeva bene che non aveva il diritto di
ferire i sentimenti delle persone - o almeno, di persone che non gli
avessero fatto nulla di talmente grave di meritarsi un trattamento
simile-.
... Davvero stava pensando ai sentimenti di uno sconosciuto? Dio...
Come si era ridotto per via di quel Mikaze.
Forse era una qualche punizione di qualche genere -se solo ci credesse,
penserebbe che fosse di natura divina- per essere una persona orribile?
Si passò una mano fra i capelli, frustrato da quella
situazione.
Se solo avesse potuto, avrebbe spaccato qualcosa, piuttosto che
rimanere a pensare ai sentimenti di uno come quello là.
Una delle cose più urtanti era il fatto che quello stesse
zitto.
Con la coda nell'occhio, poteva vedere piuttosto bene come l'azzurrino
lo scrutasse, magari chiedendosi se potesse parlare o se l'avrebbe
mangiato vivo.
Doveva fare assolutamente qualcosa, sia per togliergli quella stupida
espressione dalla faccia, sia per farsi passare quella dolorosa
sensazione della pancia ma, purtroppo per lui, non era propriamente una
persona carina e dolce che potrebbe dire come se nulla fosse ' mi
dispiace ' .
... Anche perchè era sicurissimo che non fosse stato solo
colpa sua.
Aveva esagerato con le parole, sapeva che aveva sbagliato a sputare
sentenze su una persona che manco conoscesse -anche stupido, contando
che Ranmaru stesso odiava quando lo facevano con lui- ma sapeva anche
che il ragazzo di fianco a lui non era propriamente un santo, contando
tutte le volte che quasi gli causava un aneurisma cerebrale.
"... Okay ascolta. " esclamò di colpo, in un tono di voce
più aggressivo di quanto avrebbe voluto, cosa di cui si
maledì "Io non so bene come ragioni, non so che ti frulli in
testa e forse in questo momento ti starai chiedendo perchè
questo idiota ti sta ancora parlando. Forse non vuoi avere
più a
che fare con me? E' probabile, visto i nostri trascorsi. Ad ogni modo,
sono una persona schieta e se devo dire una cosa non mi faccio
problemi, quindi ascoltami bene, non te lo dirò una seconda
volte. So bene che non mi sono comportato nei migliori dei modi e il
fatto che sei parecchio strano, non giustificano certe parole che ho
usato. Io odio le persone che giudicano così a caso e di
certo
non voglio diventare io stesso una persona del genere. Diciamo che ho
esagerato ma questo non ti da il diritto di farmi innervosire quando
meglio credi. Capito? Bene. Ma com'è che sei bagnato?"
Il più grande era molto sorpreso e confuso da quanto avesse
parlato - tant'è che gli mancava il fiato-, forse non aveva
parlato così tanto in tutta la sua vita e la cosa era
davvero
imbarazzante. Talmente imbarazzante che si sarebbe preso a cazzotti da
solo, piuttosto che stare lì. Sperò con tutto il
cuore
che l'altro accettasse le sue scuse
e magari prendesse di buon grado quel cambio repentino del discorso
-anche se ,nonostante stesse evitando accuratamente il suo sguardo,
percepiva fin troppo gli occhi dell'azzurrino addosso a lui-.
"... Ti stai scusando con me, per caso?"
Ed ecco che ora Ranmaru avrebbe dato volentieri un pugno ad Ai
stavolta, per averlo fatto imbarazzare e sentire a disagio
più
di quanto già fosse, faccendo aumentare pericolosamente il
rossore sulle sue guance.
Si alzò quindi di scatto, pronto ad andarsene da
lì,
prima di prenderlo ad insulti e di finire nuovamente con lo stomaco
dolorante e l'avrebbe fatto, se non fosse per una presa da dietro,
all'altezza della giacca.
"Scusami." mormorò il ragazzino, prima che Ranmaru potesse
dire
o fare altro "Non volevo metterti a disagio, ho sempre e solo voluto
parlare con te, ma so bene di essere strano. Cercherò di
evitare
di metterti a disagio ma stai qui, d'accordo? Non c'è
bisogno
che ti allontani per colpa mia."
Il ragazzo dagli occhi eterocromatici si irritò non poco a
quelle parole: sia con se stesso per essere ulteriormente idiota, sia
per
l'azzurrino che permetteva che ciò accadesse. Si
ricordò
infatti di quando glielo disse la prima volta qualche ora prima e di
come Mikaze stesso l'avesse ripetuto e forse, per un breve istante, in
quegli occhi freddi ed apparentemente privi di una qualsiasi luce, ci
aveva letto dolore e rassegnazione, come se fosse ormai rassegnato ad
essere semplicemente lui stesso. Non sapeva bene perchè o
come
avesse fatto a vederci una cosa del genere in una manciata di secondi,
ma sta di fatto che quella sensazione lo colpì talmente
forte,
che avvertì un sendo di soffocamento, come se qualcuno gli
avesse appena dato un pugno alla bocca dello stomaco.
"... Allora, mettiamo le cose in chiaro." borbottò Ranmaru,
mettendosi il cappuccio in testa, come a voler nascondere il rossore di
poc'anzi "Io rimango, tu non ti scusi, io non ti do più
dello
strano e tu non te lo ripeti da solo. D'accordo?"
Lanciò un'occhiataccia ad Ai, il quale, dopo un momento di
spaesamento, annuì velocemente con la testa, togliendo poi
la
mano dalla giacca dell'altro e Ranmaru scrollò le spalle,
tornando al suo posto, guardando poi l'orologio al suo polso.
...Quanto tempo era passato? Una ventina di minuti? Quanto durava
quella cavolo di riunione a scuola?!
Oh beh, sarebbe stato meglio passare il tempo evitando qualche altro
silenzio imbarazzante.
"... Allora? Non hai una delle tue domande inconsuete da farmi?" disse
quindi di colpo, evitando accuratamente la parola 'strano'.
"... Beh." esordì Ai, posando gli occhi sul micio, che aveva
appena finito di mangiare e ora si era avvicinato nuovamente a Ranmaru
per avere un po' di affetto "Non mi hai detto se il gatto è
tuo
o meno."
Il ragazzo dai capelli argentati sbuffò: aveva quasi
dimenticato
che l'altro era un ragazzo che non si arrendeva mai, finché
la
sua curiosità non fosse stata soddisfatta.
"No." disse secco, per poi prendere il gattino in braccio ed
accarezzarlo dolcemente.
L' azzurrino rimase a lungo a fissare la scena - tant'è che
Ranmaru si chiese se fosse caduti in qualche sorta di standby o cose
simili - per poi storcere lievemente il naso, come se non fosse
soddisfatto della risposta.
"Eppure ti dai tanto da fare per lui. Gli porti da mangiare, ti prendi
cura di lui... Sembra tutto tranne che tu sia un estraneo per lui." gli
fece notare Ai, guardandolo dritto negli occhi. Il ragazzo
più
grande si stava già pentendo di aver iniziato quella
conversazione.
"Dare da mangiare ad un gatto un paio di volte non vuol dire nulla.
Quelli che danno da mangiare ai piccioni che dovrebbero dire? Di avere
più di 100 piccioni?"
"Non so come avvenga per i piccioni, ma in questo caso il gatto mi
sembra molto affezionato a te. " insistette ancora, non percependo
assolutamente il sarcasmo del senpai "Si vede che ti vuole bene."
Ranmaru schioccò la lingua, tremendamente infastidito dal
più piccolo. Non sapeva se fosse più irritato dal
fatto
che l'altro non cogliesse che voleva assolutamente concludere quella
conversazione imbarazzante, o se lo fosse di più
perchè
l'altro stava insistendo su qualcosa di davvero... Stupido. Non si
affezionavano a lui le persone, figurarsi un gatto randagio!
E ancora, non capiva perchè dovesse fare questi pensieri
profondi per una domanda del cavolo.
"... Senti. Te lo spiegherò in parole povere
perchè
davvero, è una discussione così inconcludente che
non ho
la più pallida idea del perchè ne stiamo ancora
parlando.
Non gli 'piaccio' io, ma il cibo che gli do ogni giorno. Chiunque gli
può essere 'simpatico', basta gli dia un po' di attenzione e
da
mangiare."
"Non è vero." disse ancora Ai, e Ranmaru era abbastanza
sicuro
di sentire nascere in lui qualcosa di simile all'istinto omicida ed era
già pronto ad urlare , sentendo la sua inesistente pazienza
venir meno, ma si bloccò quando l'altro gli fece vedere la
mano
piena di graffi..
"Mentre ero qui, aspettando mio padre, ho visto il gatto gironzolare
sotto la pioggia e ho pensato che si sarebbe ammalato prendendosi
l'acqua." spiegò il più piccolo, coprendo la mano
con la
leggera felpa che stava indossando "Tuttavia, non si è fatto
prendere facilmente, sai? Pensavo che fosse perchè era
spaventato per la pioggia, ma invece l'ho visto saltare come se nulla
fosse nelle pozzanghere per gioco. Molto strano per un gatto, non
trovi? Credevo fossero animali più puliti... Comunque,
proprio
quando mi ero arreso, mi si è acciambellato sulle gambe,
sporcandomi di fango..."
Non sapeva il perchè di quel discorso strampalato, ma c'era
da
dire che ora il senpai si stava divertendo non poco. Infatti, vedere il
più piccolo parlare con voce diversa dal suo solito tono
freddo
ed assumere un leggero cipiglio contrariato, mentre abbassava lo
sguardo verso la felpa ormai sporca di fango, fecero nascere sul volto
del più grande un sorriso derisorio. Forse in fondo, ne era
valsa la pena essere rimasto fino a quel momento.
" Ad ogni modo, non è questo il punto." mormorò
Ai,
tornando a guardarlo dritto negli occhi, e il sorrisetto di Ranmaru
scomparve "Io volevo solo aiutarlo, eppure mi ha riempito di morsi e
graffi. Eppure, secondo il tuo ragionamento, bastava dargli un po' di
corda e si sarebbe affezionato subito a me, no? Mi pare invece che non
sia stato così. Ti ho raccontato questa storia per farti
capire
questo: forse non sono tutti guidati da secondi fini. Credo davvero che
il gatto ti voglia realmente bene... E non penso tu debba aver paura ad
affezionarti a lui. Quindi... perchè non pensi ad un nome
per
lui?"
Ed ecco che , nuovamente, il ragazzino più piccolo lo
sorprese
con le sue parole, lasciandolo per qualche istante con le labbra
semi-socchiuse. Come poteva un discorso sui piccioni e sui gatti
portare ad una conversazione del genere? Proprio non riusciva a capire
il modo di pensare di quel ragazzino.
"... Tsk." borbottò il ragazzo dagli occhi eterocromatici,
per
poi dargli improvvisamente un colpetto in fronte con l'indice, facendo
sussultare il kohai dalla sorpresa.
Non sapeva neanche lui cosa stesse facendo. Non sapeva nemmeno che
strane sensazioni Ai gli avesse suscitato - erano così
intense,
così particolari, così tante che lui, abituato
prima di
tutto ad agire e poi pensare, non sapeva davvero come reagire-.
Si mise a frugare nella borsa, nella più totale confusione
del
più piccolo - cosa di cui Kurosaki fu lieto, almeno non era
l'unico lì ad essere confuso-, per poi prendere dei cerotti,
disinfettante e del cotone - fra una cosa e l'altra, capitava che si
facesse spesso male, ed aveva imparato a portarli sempre con
sè-
e prendere la mano dell'azzurrino.
Forse fu solo un'impressione, ma potè quasi avvertire il
ragazzino irrigidirsi sotto il suo tocco e gli diede quasi
l'impressione che fosse diventato improvvisamente nervoso.
"Ohi, quel gatto è comunque un randagio e io non voglio
avere
nessuna responsabilità se ti prendi un' infezione, chiaro?!"
Sbuffò il ragazzo dai capelli argentati , iniziando a
passare il
disinfettante sui graffi.
Nonostante la voce apparentemente irritata e il modo inizialmente
brusco in cui stava passando il cottone per sterilizzare le piccole
ferite, Ranmaru successivamente fu abbastanza delicato e si prese del
tempo per osservargli attentamente la mano. A parte un graffio che
partiva dal centro del dorso, sotto le nocche, e arrivava fino al
pollice, aveva giusto qualche piccola ferita superficiale.
Alzò gli occhi di nascosto, accorgendosi che ancora il
ragazzino non aveva emmesso nessun fiato. Letteralmente.
L'unica cosa che faceva era fissarlo ma non con il suo solito sguardo
attento, sembrava piuttosto imbambolato e potè notare come,
mentre il più grande gli sfiorava la mano, essa sembrasse
sempre
più umidiccia.
... Che avesse paura? In effetti, quante volte, in quel poco tempo,
aveva rischiato di prenderlo a pugni? Decisamente tante, non c'era da
sorprendersi.
Scrollò le spalle, sospirando lievemente : se fosse questo
il caso, era ovvio che non ci fosse nulla che potesse fare.
Con la mano libera, cercò un cerotto che potesse fare al
caso
suo, quando qualcosa catturò la sua attenzione e subito uno
sguardo irritato gli apparve in volto, insieme ad un grugnito di
disappunto.
Che diavolo ci facevano lì dei cerotti con i coniglietti?!
Sbuffò infastidito -immaginando già chi potesse
aver
fatto qualcosa del genere ai suoi normalissimi cerotti-, per poi dargli
un ulteriore occhiata: per quanto erano stucchevoli e decisamente non
nel suo stile, doveva ammettere che erano di un bel colore tendente
all'azzurro.
Posò nuovamente lo sguardo sul ferito, poi sul cerotto e
avanti
così un paio di volte, per poi metterglielo sull'enorme
graffio
senza tante cerimonie.
"To'. Spero ti piacciano i conigli." borbottò il ragazzo dai
capelli argentati, lasciando la mano dell'altro.
Mentre Ranmaru sistemava nuovamente gli oggetti nella sua borsa,
notò che il ragazzino si sfiorava il cerotto con l'indice,
quasi ammirandolo. Dovevano proprio piacergli quegli animaletti.
"... Quindi gli darai un nome?".
Stavolta, il tono con cui disse quelle parole non era il solito con cui
chiedeva per la sola, semplice e pura curiosità, ma
risultò un po' acuto, come se cercasse un modo per togliere
qualcosa che precedentemente gli impediva di respirare.
"Mah. Ci penserò. Chi lo sa, magari sono più tipo
da piccioni." Replicò in tono sarcastico il ragazzo dagli
occhi eterocromatici - anche per sviare quegli strani sentimenti che
gli invadevano ancora il cuore- per poi guardare di sottecchi dietro di
sè nel sentire un brusio sempre più vicino alla
porta d'ingresso, segno che la riunione era ormai finita.
"Non penso." ribatté il più piccolo, che ora
sembrava più tranquillo mentre osservava l'altro finire di
sistemarsi e alzarsi "Penso che tu sia più buono di quanto
tu voglia far credere e penso anche che tu tenga semplicemente lontane
le persone per paura di essere ferito. Magari mi sbaglio ma... Mi hai
dato quest'impressione."
"Perchè do da mangiare a un gatto e ti ho messo un
cerottino? Devi essere proprio uno stupido allora." borbottò
l'altro, irritato da quei commenti, per poi aprire l'ombrello e
rivolgergli per un ultimo istante un'occhiataccia.
"Certo, per quello... E per essere rimasto con me per non lasciarmi
solo." mormorò Ai, inclinando lievemente il capo, alzandosi
anche lui, sentendo le persone uscire dall'ingresso.
Il senpai non rispose, iniziando a camminare diretto verso casa sua,
lasciando fuoriscire un semplice borbottio.
Era stato beccato.
//Uh uh, eccoci qua ad un nuovo magico capitolo
(*´∀`*)
Non so se si è capito, ma la parte in corsivo e il simbolo #
è stata data per i flashback! (ノ ̄ω ̄)ノ
E le cose hanno iniziato a smuoversi, uh uh~
(´ε` )♡
Che ne pensate? Idee? Personaggi che vorreste che apparissero\vorreste
che gli dessi più spessore? (9`・ω・)9
Ringrazio a tutti per il sostegno, a chi mi scrive (anche su sarahah)
per le recensioni ma ringrazio soprattutto @Starishadow
che mi aiuta sempre a correggere il testo! (ㆆᴗㆆ) /♡♡
Che dire, alla prossima, scrivetemi in tanti!!
(σ'∀')σ*。・゜+.*
|
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Capitolo 4 *** Your Work ***
capitolo4
4 ~
Your Work
"Ai-chan, cosa pensi di fare?" mormorò Natsuki, alzando gli
occhi verso l'amico alla sua destra.
"Penso che prenderò un cappuccino. E mi farò
consigliare
qualcosa da mangiare dal cameriere." rispose il giovane, scrutando
attentamente il menù davanti a sè.
"... Uh. No, penso si riferisca al tuo stalkeramento di questi giorni."
borbottò Syo, sistemando con fare distratto il cappello
sulla
testa.
Dopo la conversazione di Ranmaru, l'azzurrino era stato invaso da un
misto di emozioni tali da mandarlo in completo tilt, tant'è
che
il padre che era arrivato poco dopo, dovette fare attenzione che non
inciampasse o sbattesse su qualsiasi cosa.
Forse in qualche modo era davvero 'lieto' che avessero risolto e che
fossero tornati in rapporti più o meno umani.
Tuttavia, da quel giorno, non si era avvicinato quasi per niente al
più grande.
Non sapeva perchè, ma nel momento in cui provava anche solo
a
salutarlo, si bloccava e sentiva come se le gambe potessero cedergli da
un momento all'altro.
Aveva come un blocco, e l'unica cosa che riusciva a dire fra
sè
e sè, era : 'forse ora non è il momento giusto'.
Erano passati giorni, il tutto sotto gli occhi dei suoi due amici che,
con la scusa di uscire assieme - "Hanno aperto un nuovo locale, vi va
di andarci? Vorrei offrirvi un dolcetto per farmi perdonare per il
ritardo dell'altra volta e l'indigestione causato dai miei dolcetti ad
Ai-chan!"-, ne volevano approfittare per cercare di parlargli e
aiutarlo, se fosse stato possibile.
"... Oh." mugugnò Ai, con una leggera smorfia sul viso. Non
sembrava molto felice di affrontare l'argomento.
"Non vorresti parlarne? Avevo capito che avevate fatto pace... Non
è così?" insistette ancora il più alto
dei tre,
guardando l'amico con fare preoccupato.
Il ragazzo dagli occhi color ciano tacque: non aveva davvero idea di
come rispondere a quella domanda.
Il ragazzo con gli occhiali rimase per qualche istante in attesa di una
risposta che non arrivò e finì per sospirare
sconsolato,
senza però insistere oltre sull'argomento.
"Se volete il mio parere, io dico che è meglio così."
mormorò il biondino, che in quel momento sembrava il
più
rilassato dei tre "Quello là sembra un tipaccio ed
è
meglio che Ai se ne dimentichi. Non vale la pena essere amico di uno
così! Io non lo perdonerò mai per come ti ha
trattato
e..."
"Salve ragazzi! Siete pronti per ordinare?!"
Per fortuna dell'azzurrino, arrivò tempestivamente il
cameriere
a prendere le loro ordinazioni, così si prese qualche
istante
per guardare il suo improbabile salvatore.
Il ragazzo aveva dei capelli rossi sbarazzini, che sembravano sfidare
le leggi della fisica nello stare sparati in ogni direzione; un paio
d'occhi occhi castani che ispiravano gentilezza, ma - soprattutto - un
grandissimo sorriso solare. Ad Ai diede l'impressione di essere il
classico ragazzo che riuscisse a dialogare anche con i muri.
"Ah sì! Io vorrei una tazza di tè e una crepes!
Tu, Syo-chan?"
"Mmh, penso prenderò solo un frappè alla fragola."
Sempre mantenendo il sorriso, il cameriere scrisse velocemente gli
ordini sul suo taccuino , per poi alzare lo sguardo verso l'ultimo
rimasto, inclinando lievemente il capo.
"Per te, invece?"
"Beh..." Ai si prese una pausa per fissare il suo gillet rosso,
individuando dopo una manciata di secondi il nome " ... Otoya, a dirla
tutta, volevo sapere cosa potevi consigliarmi."
Come se gli avessero appena affidato un compito importantissimo, Otoya
Ittoki parve gonfiarsi d'orgoglio, dandosi un leggero pugnetto sul
petto, per poi rivolgere uno sguardo fiero al cliente.
"D'accordo, lascia fare a me! Innanzi tutto, preferisci il dolce o il
salato? No perchè, avremmo dei biscotti tanto buoni che sono
la
fine del mondo!"
Syo non potè trattenere una risata soffocata, che
cercò
di trattenere poggiando la mano sulle proprie labbra, riprendendosi
tuttavia subito dopo, dopo vari colpetti da parte di Natsuki.
Notando lo sguardo perso del rosso, che non era sicuro di capire se
avesse fatto qualcosa di sbagliato, Ai scrollò le spalle,
cercando di essere più sintetico possibile.
"Vedi, uno dei miei amici è un pessimo cuoco." E dopo questo
commento il ragazzo dai capelli ciano potè percepire il
lieve
broncio dell'occhialuto, cosa a cui non diede molto peso "E a casa mio
padre esagera con le dosi di zucchero, tutto qui."
"... Nel senso che l'unico ingrediente che usa è lo
zucchero-"
mormorò nuovamente Syo con un sorrisetto, ricevendo
l'ennesima
gomitata da Natsuki.
Nonostante non volesse importunare il cameriere con questa faccenda,
con la convinzione che non gli sarebbe importato più di
tanto,
vide immediatamente l'altro allargare la bocca dalla sorpresa mentre
stringeva il taccuino al petto. Anche se Ai aveva difficoltà
a
relazionarsi e soprattutto capire gli altri, persino per lui Otoya era
un libro aperto, cosa che non gli dispiaceva completamente.
Forse era troppo teatrale per i suoi gusti. O meglio, più
che teatrale, sembrava un bambino un po' troppo cresciuto.
"E-Eh?! D-Davvero? Mangi solo lo zucchero a casa tua, quindi...?!"
esclamò infatti, in tono quasi sconvolto, non accennando a
chiudere la bocca.
"Non esattamente." borbottò l'azzurrino , lievemente confuso
dalla genuina sincerità dell'altro "Ma è vero che
mio
padre, quando prepara qualsiasi cosa, se può, mette davvero
tantissimo zucchero ovunque. Nel tè, per esempio,
metterà
almeno una ventina di zollette di zucchero. ... Di conseguenza,
insomma, è proprio per questo che non amo particolarmente le
cose
dolci."
Dopo quelle parole, se possibile, la bocca del rosso si
allargò
ancora di più : sembrava aver preso seriamente a cuore
quella
faccenda.
"M-Ma è terribile! Penso che odierei i dolci, in una
situazione
come la tua...UGH! Ma non ti preoccupare! Qui sei allo Shining ☆
Caffè e noi troviamo la soluzione per ogni cliente,
perchè noi abbiamo a cuore i sorrisi di tutti!"
esclamò,
assumendo un'espressione decisa, prendendo il menù in cerca
di
non si sa bene cosa "Fidati di me!"
Ai fu davvero spiazzato dal comportamento del cameriere, che
sembrò aver preso -in maniera assolutamente esagerata-
seriamente il suo 'astio' per i dolci , tant'è che per un
breve
istante non seppe davvero come ribattere mentre i suoi due amici
sembravano più divertiti e incuriositi dalla scelta del
ragazzo
: chissà se sarebbe riuscito a trovare qualcosa di
allettante?
"Ecco..." esordì quasi subito Otoya, voltando il
menù,
indicando con il dito una parte in particolare "Perchè non
prendi una gelatina? E' un dolce ma, a seconda del gusto che prendi,
non dovrebbe essere eccessivamente dolce."
L'azzurrino fissò il menù per un istante, per poi
fissare
il cameriere -che ora lo guardava con occhi che sembravano carichi di
una strana luce - e nuovamente il menù, facendo un leggero
sospiro.
Non si aspettava minimamente una reazione del genere, soprattutto per
un argomento tanto banale ma, visto che c'era, tanto valeva provare,
giusto?
"Prendo questo." disse dopo qualche istante, indicando con l'indice una
gelatina al gusto di frutta tropicale.*
Il rosso sembrò allargare il sorriso -possibilmente,
illuminandosi ancora di più- , e finì per
prendere
l'ultima ordinazione, per poi allontanarsi velocemente.
Tornò
poco dopo con le bevande, assicurandosi che non ci sarebbe voluto
tanto per gli ordini restanti.
"Eheh, Ai magari sarà la volta buona che ti faranno
apprezzare
qualcosa di dolce. " esclamò il biondino, ridendo a denti
stretti, per poi sorseggiare il suo frappè con gusto.
"Io non ho mai detto di non apprezzare i dolci." ribattè il
ragazzo dagli occhi color ciano, girando con il cucchiaino il
cappuccino "Non ho semplicemente nè una alta, nè
una
bassa opinione. E' solo semplice cibo e il cibo è essenziale
per
la sopravvivenza degli esseri umani. Tuttavia, i piatti che cucina mio
padre sono così sbilanciati , per l'eccesso di zucchero, che
non penso neanche si possano definire tale."
"Ai-chan, tranquillo, abbiamo capito! Comunque, questo locale
è davvero carino, non trovate? Sono proprio contento di
esserci
entrato!" esclamò Natsuki con un sorriso dolce, per poi
soffiare
delicatamente sul the, sorseggiandolo con lentezza.
Syo sbuffò, blaterando con fare infastidito di quanto non sarebbe
stato necessario farli ritardare a lezione e far finire l'amico quasi
all'ospedale, per entrare in un locale come questo mentre l'azzurrino
tacque, annuendo semplicemente con la testa, come a confermare le
parole del più alto.
Mentre girava il cucchiaino, aspettando che la sua bevanda si
raffreddasse un minimo, si prese un attimo per osservare meglio lo Shining ☆ Caffè.
L'ambiente era calmo e amichevole, forse anche per il fatto che a
quell'ora non c'era tanta gente - cosa più che normale,
visto
che erano arrivati all'orario di apertura-. Ma la cosa che
catturò di più la sua attenzione di quell'ampio
spazio,
fu il palco vicino al bancone sopra la quale poteva benissimo vedere
degli strumenti musicali.
Che ci facessero dei concerti? Si chiese che tipo di musica facessero
nel caso, se fossero bravi, magari, avrebbe potuto invitare Ran-
A quei pensieri, il ragazzo abbassò lo sguardo, guardando il
cappuccino con espressione vuota.
Era strano pensarlo in questo modo, ma gli mancava il senpai dai
capelli argentei.
Gli mancava il modo in cui la sua voce, per quanto si arrabbiasse,
rimaneva sempre in qualche modo calda.
Gli mancavano i suoi occhi, pieni di rabbia ma anche pieni di un
qualcosa che Ai non aveva ancora compreso del tutto, un vuoto che
avrebbe tanto voluto riempire, se solo avesse capito come.
Gli mancava anche il modo in cui le sue sopracciglia si corrugavano
quando c'era qualcosa - o qualcuno - che lo infastidiva e come queste
sembravano rilassarsi alla presenza di quel gattino.
Ora che aveva avuto il tempo di ragionarci, di elaborare il tutto,
sapeva bene cosa gli stesse succedendo ultimamente, sapeva bene
perchè Ranmaru gli faceva un effetto 'anormale' ed era
perchè-
"Ecco la crepes e chi di voi aveva ordinato la gelatina?"
Mentre Ai sorseggiava con calma la sua bevanda calda, pensò
che
la voce che sentì - così familiare,che gli era
così tanto mancata e che ora stava tormentando i suoi
pensieri-
, fosse solo frutto della sua immaginazione. Non poteva essere che
Ranmaru Kurosaki fosse proprio davanti a lui mentre porgeva le loro
ordinazioni.
"... Tsk, ma questa è proprio una persecuzione. Possibile
che tu sia sempre in mezzo a-- Ohi!!"
Ai si sarebbe aspettato tutto, ma proprio tutto, tranne scoprire che il
suo senpai stesse lavorando qui e proprio mentre il cappuccino gli
andava di traverso, costringendo Natsuki a dargli sonore pacche sulla
schiena.
"Ma che diavolo? Ti sembra il caso di tentare il suicidio qui, proprio
durante il mio turno di lavoro!? Guai a voi se osate crearmi problemi, chiaro?!!"
sbuffò sonoramente infastidito quello che a quanto pare era
il
loro cameriere, mentre porgeva gli ordini rimasti.
Mentre ancora tossicchiava, l'azzurrino non si azzardò a
proferire alcuna parola. Non sapeva se gli faceva più male
lo
stomaco, per la figuraccia appena fatta, o la sua schiena, per i colpi
che gli aveva dato l'amico poco prima.
Il ragazzo più grande sembrò notare il disagio
dell'altro, tant'è che sembrò osservarlo per un po'. Sembrò anche sul
punto
di dire altro ma, un certo biondino, parlò per primo.
"SCUSAMI?! CHE MODO E' DI PORTI? " esclamò con rabbia, mettendo un
piede
sul tavolo, pronto a lanciarsi addosso al cameriere "E poi ci credo che
si è preso un colpo vedendo improvvisamente la tua BRUTTA
FACCIA."
"Syo-chan, per favore, non-"
"Ah?"
I tentativi di Natsuki di fermare il più basso risultarono
vani,
in quanto anche Ranmaru sembrava in vena di litigare.
"Venite qui, nel locale dove IO lavoro, mettete i
piedi dove IO ho appena pulito ed avete pure il coraggio di insultare
ME?"
esclamò il ragazzo dagli occhi eterocromatici con sincera
irritazione, in tono via via sempre più alto e furioso,
calcando
le parole giuste, per poi fare un sorriso beffardo "Tappetto, se hai
davvero le PALLE di fare a pugni con me, allora dovres-"
"Oh, è buono."
Ad interrompere tempestivamente una rissa sul nascere, fu il commento
innocente di Ai che sembrò mangiare con appetito la sua
gelatina,
sotto gli occhi perplessi dei presenti.
"... Oh! Ai-chan, è la prima volta che ti vedo mangiare con
così tanto gusto qualcosa. E' così buono?"
esclamò
Natsuki, improvvisamente incuriosito dal fatto e, appena vide il suo
amico semplicemente annuire alla sua domanda senza smettere di
mangiare, il ragazzo posò lo sguardo sul cameriere, facendo
un
enorme sorriso "Posso averlo anche io, per favore?"
Ranmaru rimase per un istante in silenzio, a fissare i suoi
indesiderati clienti, fissando per ultimo il ragazzino dagli occhi
ciano. Fece un verso simile ad un ringhio, prendendo dalla tasca il
taccuino, borbottando sottovoce non si sa bene cosa mentre appuntava
l'ordine per poi, infine, allontanarsi. Natsuki fece un enorme sospiro di sollievo,
come vide il senpai andarsene e Syo rimettersi composto mentre
mormorava fra sè e sè insulti verso il ragazzo
dai
capelli argentei -soprattutto sul fatto che se l'avesse chiamato
nuovamente tappetto, gliel'avrebbe fatta pagare cara- . Ma, soprattutto,
l'occhialuto non potè non essere grato per il dolce alla
gelatina, che sembrò aver distratto quanto bastasse
l'azzurrino
per farlo rilassare e godersi la giornata con loro.
***************************
"Oh! Sono proprio felice che il mio consiglio si sia rivelato utile
alla fine!!"
"... Però..."
"Però?"
Otoya, che prima sorrideva raggiante mentre portava loro il secondo
ordine del dessert consigliato poc'anzi, ora guardava il cliente dai
capelli azzurri con una faccia confusa.
"C'è qualche problema?"
Ai sentì improvvisamente - fin troppi- occhi addosso a lui
cosa
che, per qualche ragione, non lo fecero sentire completamente a suo
agio. Come in cerca di una via di fuga, si guardò intorno, notando il ragazzo dagli occhi eterocromatici pulire
qualche tavolo più in là. Era troppo impegnato a
pulire
per accorgersi di quello che stava accadendo ed era anche fin troppo
distante per sentire - non che avrebbe fatto qualcosa comunque, nel
caso-.
"Beh." mormorò, dopo essersi preso un altro piccolo assaggio
del
dolce, per concessione di uno dei suoi migliori amici "Per quanto siano tecnicamente
uguali, sento che sono diversi, in qualche modo."
"Diversi?" mormorò Otoya inclinando il capo,
facendo una
faccia che sembrò ora essere più incuriosita che
altro.
"Sì." insistette ancora guardando il suo amico
più alto
che, mentre continuava a fissarlo con una certa curiosità, si era ripreso il piattino e
stava
finendo di mangiare la gelatina "Non so spiegare bene il
perchè
ma sento che sono diversi. Sono buoni entrambi, tuttavia, nel primo
ordine c'era... Qualcosa in più. E l'unica cosa che mi
è venuto in mente che potesse spiegare il tutto, sia che siano
state
fatte da due persone diverse, è possibile?"
Il cameriere, a quella affermazione, sembrò allargare gli
occhi e sbattè ripetutamente le palpebre - e ad Ai sembrò, per un
breve
istante, che i suoi occhi si fossero spostati a qualcosa dietro di
sè,
ma non ne era completamente sicuro- finchè non
allargò la
bocca, fino a formare una 'o' e si mise ad applaudire.
"W-Wow! Ma come hai fatto a capirlo?" esclamò estasiato, con
la
stessa innocenza con cui un bambino vedeva per la prima volta un gioco
di magia "Insomma, voglio dire..." come se si fosse accorto di essere
sembrato troppo poco professionale, si avvicinò un pugno
alla
bocca, tossicchiando appena "... Effettivamente, abbiamo persone
diverse che si occupano della cucina. Ma sono sorpreso, davvero. E' la
prima volta che qualcuno nota la differenza!"
Mentre il rosso si mise a ridacchiare a denti stretti, grattandosi il
capo con la mano, l'azzurrino si arricciò un ciuffo di
capelli
che gli ricadeva davanti agli occhi, riflettendo fra sè e
sè. Effettivamente, non sapeva neanche lui come avesse fatto
a
trovare una tale differenza, ciò che poc'anzi aveva
definito
cibo come un altro. Non ne conosceva il
motivo, sapeva solo che gli trasmetteva delle belle sensazioni,
soprattutto all'altezza del petto. Ciò forse non voleva dire
che, chi avesse cucinato, ci avesse messo il cuore?
"... Senti, potrei chiederti un favore?" disse di colpo , fissando il
cameriere che lo guardò nuovamente con fare interrogativo
"Potresti fare i complimenti al cuoco? Ho letto tempo fa di una ricerca
che sosteneva che l'essere incoraggiati nel proprio posto di lavoro
favorisce l'autostima e quindi un miglioramento del risultato
lavorativo. Non so se la ragazza o il ragazzo che ha cucinato sia
incoraggiato abbastanza. O se qualcuno crede in lui o lei, in generale.
Quindi, nel mio piccolo, mi piacerebbe essere d'aiuto, così-"
Ad interrompere brutalmente il suo discorso, fu il rumore secco di
qualcosa che cadde -un bicchiere cascato rumorosamente a terra,
che fece imprecare Ranmaru talmente tanto da far girare qualche
cliente-.
"Ow, scusami, ma devo andare a quel tavolo prima che qualche cliente si
lamenti." mormorò Otoya con una risatina nervosa e ad Ai
diede
l'impressione che forse era fin troppo abituato a questi scatti di
nervosismo del ragazzo dai capelli argentati "Ad ogni modo, va bene,
gli dirò che c'è qualcuno che lo sta
incoraggiando!"
Rivolgendo loro un ultimo e candido sorriso, il cameriere si
allontanò andando in soccorso del collega mentre l'azzurrino
sentì nuovamente delle occhiate su di lui, stavolta da parte
dei
suoi amici che sembravano guardarlo stupefatti.
Stavolta, tuttavia, non dovette rispondere a nessun 'interrogatorio' in
quanto ci pensò la risatina di Natsuki a smorzare la
tensione.
"E ora che c'è?" mormorò il ragazzo dagli occhi
color
ciano, guardando l'amico biondo, che gli risponde facendo spallucce
"... D'accordo. Nel mentre che ti tranquillizzi, vado un attimo in bagno,
d'accordo?"
Mentre con un sospiro Ai si alzava dal tavolo e si allontanava, Syo
guardò in maniera perplessa l'amico in cerca di spiegazioni.
Con
un sorrisetto complice, l'occhialuto gli fece segno di avvicinarsi.
"Quella di prima sembrava quasi una dichiarazione d'amore, non trovi?"
sussurrò Natsuki al suo orecchio, con un tenero sorriso.
***************************
"Ai-chan, sei pronto?"
Il ragazzo annuì con la testa mentre posava la sua parte di
soldi sul tavolo, prendendo poi la giacca poggiata sulla sedia. A parte
per i primi momenti, la giornata in quel locale era passata senza
problemi, tant'è che i tre ragazzi si erano ripromessi di
tornarci più spesso.
Prima di andar via, l'azzurrino diede un'ultima occhiata al cameriere
dai capelli grigi che ora si era posizionato vicino al bancone e strinse
lievemente i pugni. Poteva lasciare davvero le cose in questo modo?
Voleva davvero che ci fosse ancora questa distanza fra loro due? La
risposta era ovviamente no.
"Scusate, voi andate avanti. Io devo fare una cosa."
I suoi amici lo guardarono per un istante confusi, per poi guardarsi e
sospirare: non si sapeva mai che passasse nella testa del loro amico.
Dopo che ebbe salutato i suoi amici, il suo sguardo ricadde su quel
bancone e, facendo un lieve sospiro, si avvicinò.
Fortunatamente, non c'erano clienti da servire quindi sperò
che
il senpai avesse del tempo da dedicargli.
"Hai dimenticato qualcosa?" chiese Ranmaru secco, dando a malapena il
tempo al ragazzo di sedersi.
"Oh. No." esclamò Ai e dopo una breve pausa
continuò "Hai un minuto?"
"Veramente no." borbottò schiettamente ma, appena diede
un'occhiata al kohai dietro di sè, sospirò
lievemente
"... Sto lavorando. Sto finendo di fare le ultime cose prima che
finisca il mio turno. Non posso fermarmi
ma posso ascoltare.
Ti sta bene?"
Dopo un'altra breve pausa, l'azzurrino annuì velocemente con
la
testa e l'altro iniziò a mettere a posto delle bottiglie.
"Quindi?"
"Uh." mormorò , poggiando gli occhi color ciano sulla
schiena
dell'altro "Sono venuto qui per parlarti ma, effettivamente, non so
bene da dove iniziare."
All'ennesimo silenzio che Ai avrebbe osato descrivere come
'imbarazzante', si ritrovò ad abbassare lo sguardo, mentre
prendeva fra le dita una ciocca di capelli, arricciandoseli
più
e più volte. Effettivamente, era davvero difficile parlare
con
lui. O almeno, non sapeva che parole usare per far si che non
si arrabbiasse. Ed era qualcosa di davvero complicato, visto che
sembrava essere inconsciamente il suo sport preferito quello di far arrabbiare gli altri, a detta di alcune persone.
"Certo che sei proprio incredibile, mpf."
Mentre rialzava lentamente lo sguardo, si accorse -troppo
tardi-
di quanto i loro visi fossero improvvisamente vicini.
Ranmaru si era inclinato sul bancone, poggiando i gomiti e gli
avambracci mentre teneva gli occhi fissi sui suoi e l'azzurrino
potè quasi sentire i loro capelli sfiorarsi appena.
"Al nostro primo incontro sembrava che cercassi ogni modo per farti
pestare da me. Perchè, Dio, eri così dannatamente irritante."
I
battiti di Ai stavano diventando via via sempre più forti,
così forti che era come se l'altro gli stesse parlando da
un
posto molto, molto lontano. Iniziava a non capire completamente il
discorso che gli stava facendo.
"Ma penso questo tu lo sappia già, no? Ne abbiamo
parlato quella volta fuori scuola ... E se te lo stai chiedendo, no,
non ho ancora pensato al nome per quel gatto."
Era così assordante quel rumore che sembrava quasi che gli
potesse uscire il cuore dal petto - e, se non sapesse che la cosa fosse
umanamente impossibile, avrebbe avuto davvero paura che potesse accadere.-
"E dopo ho notato che mi evitavi in tutti i modi, a scuola. Me ne sono accorto,
sai? Non sono stupido."
Non sentiva più le mani. Erano completamente gelide. Gelide
e
sudate. Appiccicose. Gli davano quasi fastidio. Provava questa
strana sensazione di scappare ma al tempo stesso di rimanere esattamente
lì dove stava. Era davvero una situazione fuori dal controllo.
"Invece, quando meno me l'aspetto, ti trovo qui, con i tuoi amici. Che
cerchi di strozzarti col cappuccino. E un tuo amico cercava in tutti i
modi di farsi spaccare la faccia da me. Esattamente, come dovrei prendere questa situazione, eh? Una presa per il culo?! "
Sarà arrivato a 120 battiti al minuto? O forse li
avrà
già superati? Ah. Ecco un nuovo sintomo. Sentì di colpo del calore diffondersi
sul
petto, che sembrò volesse raggiungere prepotentemente la faccia.
Arricciò il naso, come se questo vano gesto potesse in
qualche
modo evitare che succedesse. Non doveva succedere. Non doveva
succedere. Non doveva assolutamente suc-
"OHI" esclamò il cameriere in tono più alto,
dando un
colpetto ad Ai con l'indice sulla fronte, facendolo in qualche modo risvegliare da
quel torpore "Mi stai ascoltando?!"
"Sì, scusami." mormorò in tono più pacato
-cercando di nascondere in tutti i modi il tremolio che sentiva nella
gola- "Comunque. Mi hai
frainteso. Non volevo evitarti."
Il senpai lo fissò per un altro breve istante, per poi
scostarsi
malamente, abbastanza irritato.
Che non gli credesse? Possibile.
Dopotutto, non aveva fatto molto per dimostrare il contrario. Ma come
fargli capire che si sbagliava? La risposta più logica
sarebbe
usare le parole. Ma quanto potevano aiutarlo le parole? Insomma, non
era proprio questo granchè a rendersi simpatico alle persone
e
il fatto che avesse una lingua così tagliante non era
sicuramente un punto a suo favore.
"Dico sul serio. Io vorrei solo parlare con te. Ma è
sempre
difficile, perchè non vorrei che ti arrabbiassi. ... Non voglio
che ti arrabbi con me. E , soprattutto, non voglio che finissi per
l'odiarmi del tutto."
Guardò nuovamente la schiena del suo interlocutore, che
aveva
ripreso a sistemare non si sa bene cosa. Era un'impressione o le sue
spalle sembravano vagamente più rilassate? Non poteva
averne la
certezza ma quella sensazione lo calmò un poco e lo spinse a continuare a parlare.
"Ma è complicato. Solitamente dico quello che mi viene in
mente
ma spesso e volentieri ciò non viene preso nel migliore dei
modi." mentre parlava, quasi si stupì di come la sua voce
sembrasse molto lenta, come se valutasse il peso di ogni parola "Quindi
davvero, non voglio che tu pensi che tu mi stia antipatico o qualcosa
del genere. Non è così."
"Bah. Tutto questo mistero per una cosa così idiota?"
Il ragazzo dai capelli grigi nuovamente si voltò, stavolta
prendendo uno strofinaccio per poi pulire il bancone e Ai si
spostò lievemente, in modo tale da non ostacolare il suo
lavoro.
"Ti conosco da poco e so che uno dei tuoi punti forza è il fatto
che vai dritto al punto. Vuoi privartene? Non fare l'idiota."
borbottò, strofinando pesantemente su una macchia
particolarmente difficile da togliere mentre l'azzurrino
arricciò il naso, infastidito all'ennesimo appellativo
dell'altro "Ammetto che questo lato di te mi
ha fatto parecchio incazzare ma ho intuito che non lo fai con cattiveria.
Non ti dico che ciò non
mi
farà ancora incazzare in futuro, ma non al punto tale da
odiarti."
Ranmaru alzò lo sguardo per qualche secondo, per guardare
negli
occhi il kohai e, per quanto fu un'esperienza breve, l'azzurrino
potè sentire distintamente un brivido percorrergli lungo la
schiena.
"Se vuoi dire qualcosa, dilla. Se vuoi qualcosa, prenditela. Non rimanere a rifletterci troppo anzi, se hai dubbi, segui l'istinto."
Scrollò le spalle, facendo un sorrisetto soddisfatto - ed
Ai non
era sicuro se fosse dovuto a quel discorso o al fatto che fosse
finalmente riuscito a togliere quella macchia ostinata dal bancone- ,
inclinando lievemente il collo,
scrocchiandolo appena.
"Vedilo come un consiglio. Ovviamente, fai un po' come ti pare.
Non sei obbligato ad ascoltarmi."
Il ragazzo dagli occhi ciano assottigliò gli occhi, come a
cercare di riflettere su ciò che aveva appena sentito, che
l'aveva lasciato abbastanza confuso.
Forse era un modo per dirgli di andare un po' 'fuori gli schemi'?
Aveva parlato di istinto.
Istinto...
La parola istinto , nel dizionario, era spiegata come un impulso, una
reazione innata sia negli esseri umani che negli animali che-
Ah, ecco. Stava sbagliando di nuovo.
Gli aveva detto di non rifletterci troppo quindi era forse quello il punto? 'Buttarsi'?
Forse, il motivo per cui non capiva tante cose, cose per gli altri
normali era perchè non le aveva 'provate' in prima persona?
Beh, immaginava che ci fosse solo un modo per saperlo.
"D'accordo Ranmaru. Ammetto che non penso di aver capito del tutto il
tuo discorso. Ma penso che uno dei punti fosse che non dovevo
'rimuginarci troppo', no? Quindi vorrei esporti quello che al
momento vorrei di più." mormorò di colpo, per poi
tossicchiare
lievemente come a correggersi "No, anzi, non è vorrei ma voglio . Quello che voglio è poterti aiutare. Me
ne
darai occasione?"
Ranmaru smise improvvisamente di pulire, per tornare a guardalo : ora
quello palesemente confuso era lui.
"Ah?!"
***************************
"Ohi, hai visto cos'è successo lì?!"
"Mh?"
"Ma sì, Ranmaru e il ragazzo con i capelli azzurri che
parlavano! Cosa ne pensi?"
"Penso che non dovresti impicciarti degli affari degli altri, Otoya."
A quella risposta, il rosso regalò a Tokiya un evidentissimo
broncio , che ebbe come unica
reazione quella di farlo sospirare pesantemente.
Era stato circa un anno fa che era entrato in quel locale per
puro caso, per prendersi una piccola pausa da un lavoro anche fin troppo
stressante -ma che, purtroppo, non poteva di certo lasciare a
metà- e ricordava fin troppo bene la prima volta che incontrò e che pessima impressione gli
avesse fatto quel cameriere dai capelli rossi.
Rumoroso, aveva subito pensato, rumoroso ed infantile.
Forse non sarebbe più tornato in quel locale, se non fosse
stato per l'ottimo caffè - 'il migliore che avesse mai bevuto in
tutta la sua vita', si ritrovò a pensare fra sè e
sè-. Poteva resistere per qualche minuto della sua vita, giusto?
Doveva dire però che Otoya l'aveva davvero messo a dura
prova, nel corso dei quei mesi.
Non c'era un singolo giorno che non cercasse, in qualche modo, ad instaurare
una conversazione con lui. Non importava quante risposte secche o
fredde gli rivolgesse, sembrava non mollare mai. Tutto
ciò durò fino a che il ragazzo dai capelli
blu scuro perse la pazienza e chiese senza tanti giri di parole
il perchè di questa insistenza.
"Mi dispiace.." gli aveva risposto quel giorno, con un
sorriso imbarazzato "Ma
mi sembri spesso giù di morale e ho pensato che, se fossi
riuscito a diventare tuo amico, sarei riuscito a fare qualcosa a
riguardo."
Non sapeva per quale oscuro motivo ma quella risposta
così innocente e genuina, lo aveva messo
di umore tale che per qualche breve secondo rise di puro
cuore: da quel momento, in qualche modo, riuscì a vedere il
ragazzo una luce diversa.
Si accorse che, dopotutto, non era così male stare in
compagnia di qualcuno che era praticamente l'opposto di se stesso e, da
parte di Otoya, era riuscito ad ottenere un certo rispetto - aveva
imparato a capire quanto potesse o meno insistere sul chiedere o fare
determinate cose, cosa che Tokiya apprezzava parecchio-.
Tuttavia, l'aumentare della simpatia per quel cameriere e della frequenza con cui venisse
al locale -e sapeva fin troppo bene che non fosse dovuto solo al fatto che
avessero aggiunto un menù a basso contenuto calorico-
portò anche l'aumentare della preoccupazione nei suoi
confronti. Per quanto la maggior parte dei clienti sembrasse adorare
quel suo essere infantile, spesso la sua
innocenza e curiosità - paragonata a quella di un bambino- lo
portavano ad avere qualche piccolo problema, di tanto in tanto.
Ricordò come, ad esempio, il rosso rimase a fissare un
cliente che aveva una pettinatura abbastanza peculiare - non avrebbe
potuto dimenticare neanche volendo quel multicolor di capelli che
stavano inspiegabilmente dritti ,per qualche legge fisica a lui
scononosciuta, in testa ad un
signore di una certa età- , allargando sempre di
più la bocca dalla sorpresa. Conoscendolo ormai fin troppo bene,
sapeva che
non c'era pregiudizio nel suo sguardo ma solo un genuino stupore ma il
cliente non era Tokiya e risultò abbastanza infastidito.
Oltre che violento.
Fortunatamente la cosa si risolse in fretta -grazie ,soprattutto, agli
altri collaboratori che lavoravano con lui - ma ciò non
aiutava di certo a farlo sentire meglio.
Per quanto fosse uno dei lati migliori di lui, era anche la sua
maledizione, specie in un lavoro come questo.
Col tempo Otoya aveva imparato a migliorare, certo, ma in momenti come
quelli si chiedeva cosa effettivamente pensasse il capo del locale per
affidare a lui la completa gestione del locale. Non perchè
fosse stupido o non si impegnasse, tutt'altro, ma lo considerava ancora
immaturo per essere un capo, oltre che tanto giovane - ignorando
volutamente la vocina dentro la sua testa che gli faceva ricordare con
un certo disappunto che i due avessero la stessa età-
Per questo suo lato da papino in ansia -
come 'simpaticamente' qualcuno gli aveva fatto notare - cercava in
tutti i modi di allontanarlo dalle possibili situazioni di 'pericolo',
anche se si trattava di un innocuo pettegolezzo.
"Oh ~ andiamo
Tokiya! Ti sarai fatto un'idea sulla situazione? Eh?"
A quello sguardo da cagnolino bastonato, il ragazzo chiuse gli occhi
,posando l'indice e il pollice sul setto nasale, massaggiandolo poi
appena.
"...Che vuoi che ti dica?"
"Beh! E' palese che ci sia qualcosa sotto, ti pare? E la prima volta
che vedo Ranmaru parlare tranquillamente con qualcuno."
" 'Tranquillamente'? A me sembrava abbastanza irritato." gli fece
notare il ragazzo con i capelli blu, sorseggiando il suo
caffè.
"Dai! Sai cosa voglio dire!!" insistette il rosso e, dopo essersi
guardato in giro in modo assai sospetto, si avvicinò di
più all'amico, nascondendo la bocca con il taccuino,
assumendo poi un tono di voce basso "Non l'ho mai visto prima e Ranmaru
non è certamente bravo a fare nuove amicizie! E non mi
sembra neanche un brutto ceffo. Forse è un po' particolare
ma mi sembra una brava persona!"
"Otoya, hai una mentalità troppo ingenua. Non hai appena
detto che è la prima volta che l'hai visto?"
mormorò seriamente, alzando un sopracciglio.
"Lo so! Ma ci ho parlato un pochino e... Oh! Tu non hai sentito una
cosa importante! Ad una certa, lui-"
"Scusami."
Inutile dire che, al suono della voce che provenì dietro di
loro, il cameriere saltò spaventato, e Tokiya per poco non
si versò il caffè restante sulla camicia
-spaventato più dalla reazione dell'altro, che per la
sorpresa in sè-.
"S-S-S-S-Sì?!" mormorò il rosso, in tono
stridulo, guardando il ragazzo dai capelli azzurri con un sorriso
abbastanza tremante, in un vano tentativo di sembrare tranquillo.
Il cliente dai capelli blu, invece, fece come se non fosse successo
nulla, ma restò pronto se eventualmente fosse stato necessario
intervenire. Perchè non era sorpreso che la situazione fosse
degenerata in questo modo?
"Uh, mi dispiace, non volevo spaventarti" mormorò il
ragazzo, sbattendo gli occhi perplesso -e a Tokiya quasi
scappò un sospiro di sollievo, visto che sembrava non avesse
sentito il rosso- "Ti sto disturbando? Devi finire di parlare col tuo cliente?"
"O-Oh! I-Io... No, no! Assolutamente! Stavo- Umh- Ah ah! Ah..."
Il cameriere, che sembrò aver capito di essere 'fuori
pericolo', fece una pausa, per poi inspirare ed espirare profondamente,
come a calmarsi, per poi spostarsi lievemente dal tavolo del suo amico,
forse in un vano tentativo di non disturbarlo ulteriormente.
"... Scusami, mi hai colto di sorpresa! Ti serve qualcosa... Emh...?"
"Puoi chiamarmi Ai." mormorò, senza battere ciglio davanti
al comportamento assai strano di Otoya "Mi servirebbe un'informazione.
Me lo doveva dire Ranmaru ma ha finito il suo turno e penso si sia
dimenticato. Potresti darmi una mano?"
Dall'illuminarsi improvvisamente degli occhi, dalla parlantina
improvvisamente euforica e delle parole che si stavano scambiando,
Tokiya pensò che fosse inutile cercare di
salvare Otoya dai guai, visto che era il primo a cercarli volontariamente.
Ma questa volta non ne voleva sapere assolutamente niente.
//Eccomi di nuova qua! Non penso mi seguissero in tanti ma mi è
dispiaciuto che, per un motivo o per l'altro, ho dovuto accantonare
questo progetto da un po' (progetto, a ridere, di cui avevo già
pronto un paio di capitoli, compreso questo).
Con moooolta calma, concluderò anche questo progetto, anche se
ora il mio stile è parecchio cambiato e... Beh, vedrete.
Detto ciò, come vi sembra? Vi sta piacendo la storia?
Finisco il capitolo ringraziando la mia amica Alice, che mi ha aiutato
con la correzione del capitolo, la storia non sarebbe meravigliosa
senza di lei. ;^;
Detto ciò, alla prossima, che spero non sia troppo più in là! <3
|
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Capitolo 5 *** Your Home ***
capitolo5
5 ~
Your Home
Ranmaru non chiedeva molto dalla vita. Aveva davvero poche pretese.
Sapeva piuttosto bene che i ragazzi della sua età, se ne avevano
l'opportunità, passavano il fine settimana con i loro amici,
magari al karaoke o a fare foto nelle Purikura -e,
soprattutto quest'ultima cosa, era una cosa che avrebbe volentieri
evitato, anche se ne avesse avuto l'occasione- o, ancora, organizzare
qualche piccolo viaggio.
Lui non faceva nulla di tutto ciò.
La sua vita era solo scuola, lavoro part time e casa.
Non che la cosa gli dispiacesse completamente - era più il tipo
che preferiva tenersi impegnato, piuttosto che annoiarsi - ma purtroppo
col suo stile di vita non poteva permettersi tante cose, a malapena
poteva permettersi di seguire la scuola.
I suoi voti si erano abbassati drasticamente ed era abbastanza sicuro
che non avrebbe passato l'anno. Insomma, la cosa di cui aveva
più bisogno erano i soldi in quel momento, lo studio veniva in
secondo piano, se non all'ultimo direttamente.
Sapeva che la sua vita doveva essere così, ormai se n'era fatto
una ragione ma una delle poche pretese che aveva nella vita era tornare a casa e rilassarsi dopo una giornata stressante.
Non che poteva pretendere i miracoli, in quanto i suoi coinquilini ,se
non amici d'infanzia, lo facevano spesso imbestialire - più Ren, a
dirla tutta, visto che aveva il vizietto di stare per ore in bagno a
fare non si sa bene cosa - ma nulla di troppo eccessivo e
irrisolvibile.
Per questo quel giorno, quando tornò a casa dal lavoro e si
sentì dare il benvenuto con un 'Ranmaru-kun, mi fa piacere che
ti sei fatto un amico a scuola ma sarebbe l'ideale se la prossima volta
tu avvisassi se inviti qualcuno a casa' da Masato, quasi gli prese un colpo.
"... Tu che ci fai qui?" mormorò in tono quasi incredulo, non avendo manco la forza di arrabbiarsi,
stentando davvero a credere che Ai Mikaze era davvero nella sua cucina
mentre armeggiava con un portatile.
Quest'ultimo, senza smettere di digitare ad una velocità
impressionante, alzò gli occhi verso di lui rivolgendogli uno
sguardo come se gli avesse fatto una domanda ovvia e stupida - e forse solo la
stanchezza separava ora Ranmaru dal dargli una ginocchiata sul naso-.
"Ne abbiamo parlato al locale, ricordi?" mormorò in tono piatto,
tornando a posare gli occhi sullo schermo "Ti avrei aiutato a
risollevare i tuoi voti, per fare in modo che tu possa diplomarti senza
problemi."
Se quello era uno scherzo, non era affatto divertente.
Purtroppo per Ranmaru, per quel poco che conosceva l'azzurrino, sapeva che non stava scherzando proprio per niente.
In tutto ciò, chi odiava più di ogni altra cosa, era solo una persona : se stesso.
Ricordava fin troppo bene la chiacchierata con lui sul bancone.
Ricordava bene la proposta, campata in aria del kohai, che si era
palesato come suo insegnante di ripetizioni visto il suo calo drastico
dei voti -come diavolo faceva a saperlo poi?!- e ancora, ricordava
abbastanza bene la sua risposta sarcastica 'Ah-ah, come no. E
perchè non vieni a casa mia, con tutte le lezioni di ogni
fottuta materia da studiare, scritte in maniera così semplice da studiare tutto senza problemi, entro il
fine settimana? Se riesci a fare una cosa così impossibile e
suicida, sarei io l'idiota a farmi sfuggire questa occasione.'
Quanto. Era. Stato. Deficiente.
Come poteva aver detto una frase del genere, preso dal momento, con uno
come quel ragazzino? Contando che, proprio una delle cose che aveva
imparato era il fatto che non conoscesse per niente la
parola sarcasmo?
Ora capiva anche l'ultimo commento di Otoya. Quel 'mi raccomando, metticela tutta anche con la scuola'.
Molto probabilmente, era stato proprio lui a dare il suo indirizzo di casa.
Se non fosse che era letteralmente distrutto dalla giornata di lavoro e
se non fosse che la cosa fosse un pochino illegale, avrebbe seriamente
valutato l'idea di uccidere il ragazzo.
Ma prima di lui, Otoya. E prima di lui ancora chiunque avesse dato
l'informazione sui suoi voti. E magari anche a tutti gli insegnanti che
avevano permesso che tutto ciò accadesse.
Strinse quindi i pugni, fino quasi a far scricchiolare le nocche, per poi andarsene con passo svelto dalla stanza.
"Ranmaru-kun?" mormorò Masato, vedendo l'altro dirigersi in
camera sua, facendo attenzione a non usare un tono di voce troppo alto
"Cosa stai facendo?"
"Vado a dormire." rispose in tono acido , infischiandosene altamente se l'azzurrino potesse o meno sentirlo.
"... Capisco che tu sia stanco." insistette ancora l'altro - e il
ragazzo dai capelli argentati era così di cattivo umore che ora
meditava se nella lunga lista di gente da far fuori dovesse mettere o
meno il suo coinquilino- "Ma quel ragazzo è da tanto che
aspetta, sarebbe davvero maleducato da parte tua, se tu-"
"Masato, le cose sono due. O mi fai dormire o sarai complice di un
pluriomicidio. E tu non vuoi che avvenga la seconda opzione. Quindi
ciao."
Entrò nella stanza, chiudendo di botto la porta, spogliandosi velocemente per poi buttarsi in mala maniera sul suo letto.
Quella giornata era orribile e sarebbe via via andata anche peggio, se lo sentiva.
Poteva benissimo immaginare, al risveglio, l'amico fargli una ramanzina
su come si tratti e non si tratti un ospite e bla bla bla.
Ma soprattutto, l'idea di dover affrontare di nuovo quel ragazzino non gli piaceva per nulla.
Onestamente, non sapeva davvero che pensare. Quando pensava finalmente
di avere un'opinione quasi positiva dell'altro, ecco che accadevano
cose del genere che gli facevano cambiare improvvisamente idea.
Mentre fece un enorme sospiro, chiudendo gli occhi, sperò in
cuor suo che, al suo risveglio , non avrebbe dovuto discutere con un
kohai di sua conoscenza.
***************************
Si vedeva che qualcuno gli volesse davvero male perchè il suo
desiderio non si era avverato per niente : Ai Mikaze era ancora
lì.
A peggiorare la situazione , ecco che era tornato a casa anche Ren
- non si sapeva bene se fosse stato al part time o con qualche ragazza o
ragazzo, la sua vita era piuttosto caotica e, sinceramente, Ranmaru non
era sicuro di volerne sapere troppo- ed era seduto su una sedia vicino
al kohai mentre sorrideva sornione e, appena lo vide arrivare, il
sorriso si ampliò ancora di più e ciò non prometteva nulla di buono.
"Oh Ran-chan~ ben
svegliato." esclamò, poggiando la guancia sulla mano "Sono
tornato da circa 10 minuti. Ho visto Masato arrabbiato e proprio quando
mi chiedevo cosa fosse successo, ecco che vedo Ai e ci ho fatto una chiacchierata davvero interessante, sai?"
Ranmaru borbottò fra sè e sè, prendendo qualcosa
dal frigo, come a voler far capire che no, non gliene fregava niente
nè di lui, nè dell'azzurrino, nè della
chiacchierata interessante. Voleva solo che tutto ciò finisse ed
anche in fretta.
Ovviamente -e ti pareva?!- ecco che apparve Masato con un vassoio con
una tazza di the e un dolcetto, che appoggiò immediatamente sul
tavolo, vicino al pc di Ai.
"So che non volevi niente." esordì il ragazzo, con un sorriso
affabile, degno di un perfetto padrone di casa "Ma ho pensato che un
piccolo spuntino non sarebbe stato male, a quest'ora."
Il kohai non smise per un'istante di digitare freneticamente sul suo portatile e mugugnò un semplice 'grazie'.
Mentre Ranmaru sorseggiava la bibita presa dal frigo si ritrovò
a pensare che ci stava davvero mettendo impegno su quel progetto.
Anche fin troppo impegno, per i suoi gusti.
"Ben svegliato, Ranmaru-kun."
Un brivido percorse la schiena del ragazzo dai capelli argentati a quelle parole, evitando accuratamente lo sguardo dell'altro.
Per qualcuno che non conosceva bene Masato, poteva sembrare una frase
come un'altra, ma lui lo conosceva abbastanza bene da sapere che c'era
il gelo nelle sue parole.
Il ragazzo dai capelli blu non era solo arrabbiato ma infuriato da morire.
Ovviamente, la cosa non sfuggì neanche a Ren, che sorrise sotto i baffi.
"Ho finito."
Ad allentare la strana tensione che si era creata, furono le parole di
Ai che smise improvvisamente di digitare sul portatile, per poi
allungare le braccia e sgranchirsele leggermente.
"Mh." borbottò Ranmaru a disagio, sperando che questa situazione finisse con l'uscita di casa dell'altro "Quale materia?"
"Tutte." rispose, con una tranquillità disarmante mentre
soffiava delicatamente sulla tazza di the, per poi sorseggiarlo come se
nulla fosse.
Inutile dire che il gelo tornò prepotentemente in quella stanza.
"...Tutte." ripetè Ranmaru, incredulo "Che vuol dire tutte."
"Beh," ribattè ancora il kohai " vuol dire quello che ho detto.
Ti ho sintetizzato in maniera semplice il programma di tutte le materie
obbligatorie. Dovrebbe essere sufficiente per prendere il minimo per
passare tutti gli esami. Anche se..."
Ai fece una pausa, pensieroso, affondando poi la forchettina sul dolce offerto, assaggiandone successivamente un pezzetto.
"...non ho idea se siano abbastanza chiari. E' la prima volta che
faccio un lavoro del genere per qualcuno. Ero venuto soprattutto per
parlare con te per gli ultimi ritocchi ma non avevo calcolato che
potessi essere stanco per il lavoro. Mi dispiace."
Se possibile, la situazione per il senpai si fece ancora peggiore dell'inizio.
Ai Mikaze era rimasto per ore a casa, nonostante la sua maleducazione,
per sistemargli le cose da studiare, non si era lamentato e, anzi, si
era pure scusato.
Quel ragazzo era assurdo: come poteva ribaltare la situazione a suo favore in maniera così naturale ed innocente?
A peggiorare la situazione, non solo i dannati sensi di colpa che si
facevano strada in lui ma gli sguardi penetranti dei suoi coinquilini -
uno sornione ed uno gelido - non lo aiutavano di certo.
"Vi ringrazio dell'ospitalità." concluse il ragazzo dagli occhi
azzurri, riposando il pc nella borsa, del tutto incosciente
dell'atmosfera che si era creata intorno a lui "E grazie per il the e
il dolce. Ho apprezzato."
"Oh, ma figurati, era il minimo." esclamò Masato, tornando a
sorridere educatamente come se nulla fosse "Sei sicuro che non vuoi
fermarti un altro po'? Dopotutto, da quando sei qui hai solo lavorato."
Ed ecco che un nuovo brivido percorse inesorabilmente il ragazzo in piedi ma fece finta di niente, finendo di bersi la bibita.
"Oh no, non è un problema. Piuttosto..."
Ai aprì bocca e la richiuse subito, non finendo la frase, lasciando i presenti confusi e curiosi.
"Questa è la mia chiavetta USB." disse invece l'azzurrino,
porgendo l'oggetto a Ranmaru "C'è tutto il progetto, fammi
sapere se-"
"No."
Ranmaru rispose in maniera secca, senza pensarci troppo, cosa che se ne pentì amaramente subito dopo.
Perchè doveva essere sempre così difficile, con quello là in giro?
Ma...beh, doveva ammettere che il suo aiuto gli aveva fatto comodo e
non era di certo uno che si approfittava a caso di una persona.
"Ho... tempo ora." continuò. in tono scorbutico "Ugh, insomma,
ormai sei qui e sarebbe una rottura organizzare un altro, beh, incontro
del tipo."
Se era turbato dai modi poco carini dell'altro, Ai non lo diede a vedere.
"Sì, penso che la cosa abbia senso." disse infatti, senza battere ciglio.
"... Però finiamo di studiare in camera." concluse dopo un po' Ranmaru.
Almeno non avrebbe dovuto sopportare battutine irriverenti o altre occhiatacce ma questo non poteva ancora dirlo.
"D'accordo." disse ancora l'azzurrino "Allora approfitterò della vostra ospitalità ancora per un po'."
Il kohai seguì il senpai nella propria stanza ma, prima di
entrare, soffermandosi due ragazzi in cucina, soffermandosi su Ren.
"Allora ci si sente domani alle 20."
"Oh sì, certo." esclamò il ragazzo dai capelli arancioni, con un altro sorriso "Non vedo l'ora di giocare con te, Aimi."
Ranmaru si irrigidì a quel breve discorso.
Quello che facesse o meno Ren nella sua vita privata non erano fatti
suoi ma se ciò poteva complicargli la vita - e la sua vita si
sarebbe complicata di certo, se c'era Ai di mezzo - ciò non gli
andava più bene.
Avrebbe fatto sicuramente un discorsetto all'altro, quando l'azzurrino se ne fosse andato da casa.
E parlando dell'azzurrino...
Schioccò la lingua stizzito come vide l'altro guardarsi in giro per tutta la stanza, come se fosse ad un dannato circo.
Il ragazzo dai capelli argentati non si vergognava ad ammettere che, la
dimora dove ora viveva, era abbastanza piccola e semplice ed era
abbastanza sicuro che non fosse niente a confronto di dove vivesse
l'altro.
Tuttavia, ci aveva messo davvero tanto impegno a rendere vivibile quel
posto e se Ai Mikaze avesse avuto il coraggio di fargli qualche
commento a riguardo, giurava che-
"Non me l'aspettavo." mormorò a quel punto il ragazzo "Pensavo
fossi una persona disordinata ed, invece, mi sembra tutto il contrario."
A quelle parole, si rilassò visibilmente, poggiandosi al muro e
decidendo, fra sè e sè che, dopotutto, quel ragazzo poteva dare ancora un'occhiata.
Non che ci fosse molto da vedere.
Un letto singolo, una scrivania minuscola, un armadio e un'esagerata
quantità di cd di musica e, proprio a questi ultimi, il kohai
sembrava starci dando una lunga occhiata.
"Non penso siano il tuo genere." la buttò lì "Io ascolto
prevalentemente roba sul rock, immagino che un principino come te
ascolti musica classica o roba del genere."
"In realtà, non penso di avere un genere musicale preferito."
rispose con semplicità l'altro, facendo spallucce "A casa mia mi
è vietato avvicinarmi troppo al mondo della musica."
Il senpai alzò un sopracciglio alle parole appena sentite: che diavolo significava?
Era il preside quel genere di persona che pensa che la musica sia una distrazione...?
Dio, sapeva che quell'uomo era un idiota ma non fino a quel punto.
A pelle non si erano mai sopportati a vicenda e, dopo ciò, sapeva di aver avuto sempre ragione.
"Vedo che invece tu sembri amare molto la musica." continuò Ai, indicandogli poi un basso appeso sul muro della stanza.
"Sì, lei è la mia ragazza." rispose Ranmaru, sorridendo con fare orgoglioso.
C'erano davvero poche cose di cui non si sarebbe mai e poi mai liberato
in quella stanza ed una di quelle era proprio il suo amato basso,
nonchè una delle poche - se non unica - robe davvero di valore
in quella stanza.
Rimase ad ammirare il suo gioiellino per un lungo istante, per poi
posare lo sguardo nuovamente sull'altro, che spostò
immediatamente lo sguardo, con la scusa di sistemare il portatile sulla
scrivania.
Forse era una sua impressione, ma avrebbe giurato che lo stava fissando.
"...Ohi." borbottò il ragazzo, incrociando le braccia al petto
"Tu ora che fai mentre guardo gli appunti? Non c'è un'altra
sedia nella stanza e odio da morire essere fissato mentre studio,
quindi scordatelo. E se penso che staresti in piedi mentre mi fissi, la
cosa sarebbe anche peggiore."
A quel punto, Ai lo fissò interrogativo a quelle parole, facendo poi spallucce.
"Non so. Vuoi che ritorni nell'altra stanz-?"
"Ma anche no!" ribattè subito Ranmaru.
Ci mancava solo che avesse a che fare con i suoi due coinquilini di nuovo.
Si guardò intorno, sentendo nuovamente il nervoso farsi carico in lui.
A parte la musica, non aveva nessun altro svago in quella stanza, niente che potesse tenere occupato uno come il kohai.
"...Bah, mi sa non c'è altra scelta."
Senza aggiungere altro prese, da un cassetto un vecchio walkman di colore rosso che porse subito all'altro.
Oramai questi oggetti erano più unici che rari, oltre ad essere assai obsoleti, ma a Ranmaru non importava.
E, anche se gli fosse mai importato, non è che avesse soldi da buttare.
"Puoi usare questo per ascoltare la musica. Scegli pure un cd, basta che tu non rompa niente, chiaro?"
Era assai raro che facesse toccare a qualcuno la sua amata collezione
di cd ma, in fondo, il ragazzo se lo meritava visto che sembrava aver
saputo apprezzare la bellezza della sua ragazza.
... E sì, anche per la cosa dei compiti.
"Allora va bene."
L'azzurrino sembrò guardare a lungo la sua collezione,
finchè non catturò la sua attenzione un cd che, ironia
della sorte, aveva un colore molto simile ai suoi occhi.
"Ah sì, ricordo quel cd." mormorò Ranmaru, con fare
pensieroso "Non è il mio genere ma gli album di quel gruppo non
erano male. Anche se quell'album in particolare mi sono un po' pentito ad
averlo preso, ai tempi."
"Sì?" disse Ai, osservando con attenzione la custodia del cd dal colore azzurro "Come mai?"
"Solite situazioni. Era un bel gruppo composto da due cantanti che,
per oscuri motivi, hanno deciso di separarsi e diventare dei solisti.
Ma facendo così, hanno solo fatto album penosi e mi pare che ora
entrambi siano scomparsi dalla circolazione."
Il ragazzo schioccò la lingua infastidito: erano situazioni che, nel mondo della musica, conosceva anche piuttosto bene.
"Allora... Allora proverò ad ascoltare questa, se non ti dispiace."
Ranmaru alzò un sopracciglio a quelle parole.
Ma aveva capito che aveva detto?
Bah, problemi suoi.
"Okay." disse a quel punto, scrocchiando le mani " Mentre leggo i tuoi
appunti, puoi ascoltare il cd sul letto. Ah, puoi mettere il volume che
vuoi, non importa se anche con le cuffie si sente qualcosa. A me non da
fastidio la musica, a differenza di qualcuno."
****
Erano passate ore a leggere tutti quei dannati appunti ma, alla fine, ce l'aveva fatta a finire tutto.
Doveva ammettere a se stesso, anche se con una certa riluttanza, che l'altro aveva fatto davvero un ottimo lavoro.
Erano degli appunti completi e dettagliati ma, al contempo, anche molto
facili da leggere e con vari esempi in cui fare riferimento.
Si poteva dire che erano fatti così bene che anche uno stupido avrebbe potuto imparare qualcosa.
...Chissà quanto ci aveva messo a fare quel lavoraccio.
A quel pensiero, si ritrovò a sospirare pesantemente, tamburellando nervosamente sul tavolo.
Per quanto non gli dovesse niente - perchè nessuno gli aveva
chiesto di fare tutto questo sforzo per lui - doveva ammettere che
tutto quel lavoro gli era assai utile.
"Ohi... tu..." borbottò ad Ai, evitando accuratamente di voltarsi.
Che diavolo avrebbe dovuto dirgli, ora come ora? E perchè diavolo era così in difficoltà?!
"Io... uh, ho visionato tutti gli appunti e mi paiono discreti."
Si sentiva un imbecille.
Lui, che era sempre così diretto, ora girava intorno al discorso, senza arrivare al punto.
"Quello che voglio dire è che... insomma, nessuno ti ha chiesto
niente e mi sembra un po' fuori di testa fare una cosa del genere di
colpo ma..."
Niente, non ci riusciva.
Se aveva un enorme difficoltà a scusarsi, figurarsi ora che doveva ringraziare qualcuno.
E, sinceramente, quel silenzio da parte dell'altro non facevano che innervosirlo ulteriormente.
"Ohi tu, sto parlando con-"
Si voltò di scatto e smise immediatamente di parlando notando
che, l'azzurrino, si era bello che addormentato sul suo letto.
In effetti, era parecchio strano che non avesse aperto bocca per tutto questo tempo.
Istintivamente, si mise una mano sulla faccia, trattenendo a stento un
grugnito : quello là l'avrebbe fatto finire sicuramente in
manicomio.
Si alzò quindi dalla sedia, diretto verso il suo letto, con
l'intenzione di svegliare l'altro e far finire presto quella pazzia
quando si bloccò, osservandolo per un lungo istante.
Irritante com'era sempre stato, non aveva mai badato più di
tanto al suo viso e, doveva ammettere con una certa irritazione, che
aveva dei bei lineamenti.
Aveva una bellezza androgina e, ora che la coda si era sciolta, notava
che aveva anche dei capelli ben curati e delle ciglia lunghe.
"Mah, imparassi a rivolgerti meglio agli altri, sono sicuro
diventeresti subito popolare." borbottò fra sè e
sè l'altro.
A quel punto, di colpo, l'azzurrino aprì di scatto gli occhi, facendo prendere un colpo all'altro.
Aveva fatto finta di dormire per tutto quel tempo? L'aveva svegliato lui con le sue chiacchiere o-?
"Ranmaru." mormorò Ai, con voce impastata "Non hai più gli occhi eterocromatici."
"Ah. Sì. E' solo una lente a contatto viola." ribattè di colpo, senza pensarci troppo.
Mentre il kohai si sistemava e si stropicciava gli occhi, l'altro
potè rilassarsi completamente, alla consapevolezza che l'altro
non l'avesse sentito e che non l'avesse beccato a fissarlo.
Sarebbe stato un problema dovergli spiegare cose che manco lui sapeva spiegarsi e non voleva di certo avere altri problemi.
"Si è fatto tardi, penso sia il caso che io vada."
annunciò l'azzurrino con un leggero sbadiglio, sistemandosi con
molta lentezza la borsa e il computer "Gli appunti andavano bene?"
Ranmaru sbattè gli occhi per un lungo istante: per un attimo,
aveva dimenticato perchè l'altro fosse venuto a casa sua.
"...Ah, sì. Andavano bene."
"Ne sono felice."
Ecco che, nuovamente, il senpai sentì che doveva dire qualcosa
ma, orgoglioso com'era, non gli uscì mezza di quelle parole che
avrebbe voluto dire.
A quel punto, Ai gli ridiede il walkman e il cd e, istintivamente, scosse il capo.
"No, tienilo." borbottò, grattandosi il capo "Dico, il cd."
A quel punto, fu il turno dell'altro di stranirsi.
"Sei... sicuro?"
Era strano da pensare, ma Ranmaru avrebbe giurato che ci fosse della sorpresa nel suo tono di voce.
"Boh, sì, tanto era un cd di cui mi volevo liberare comunque."
disse semplicemente, facendo spallucce "E mi sembra di capire che tu
abbia apprezzato."
Ai tacque e, in completo silenzio, entrambi si diressero verso l'ingresso della porta.
Fortunatamente per il ragazzo dai capelli argentati, sembrava che i suoi coinquilini si fossero volatilizzati.
"... Sai," mormorò il kohai, guardando il cd che aveva ancora
fra le dita "A pensarci, è la seconda volta che mi regali
qualcosa di questo colore."
Notando la palese confusione del senpai, continuò.
"I cerotti. Quelli per i graffi del gatto. A proposito, hai poi preso una decisione a riguardo?"
"Boh, forse." borbottò Ranmaru, cercando di tagliare corto
"Comunque, effettivamente è vero. Magari perchè è
il tuo colore. Poi un cd è sempre utile, per quanto non si possa
dire della musica al suo interno."
"Il mio colore? Se dici il mio colore preferito, ti sbagli, è il
lilla." precisò Ai "Comunque, hai ragione, se non te ne facevi
nulla, hai fatto bene a darlo via. Ti ringrazio comunque."
Ecco che, l'insana voglia di sbattergli la testa al muro era tornata viva in lui.
Era il suo un palese segno di ringraziamento: possibile che se non parlava chiaro, l'altro non coglieva i segnali?
Odiava in quella situazione, senza contare che non aveva ben capito se avesse o meno apprezzato il suo gesto.
Sì, l'aveva accettato e ringraziato ma aveva uno sguardo enigmatico mentre fissava con intensità quel cd...
Si ricordò immediatamente del discorso su suo padre, l'odiatore
di musica, e si chiese se, dandogli quel cd, lo avrebbe messo nei guai
o meno.
... Dio, avere a che fare con quello là era pesante.
"Beh, ora è meglio che vada." esclamò l'azzurrino all'ingresso della porta, facendo segno con la mano "Ci vediam-"
"Aspetta."
Mentre il kohai lo fissava con fare interrogativo, Ranmaru non poteva
fare altro che sospirare, massaggiandosi il setto nasale con le dita.
Sapeva che se ne sarebbe pentito.
Sapeva che si sarebbe pentito di ciò che stava per fare.
"...Senti." borbottò il più grande "Hai presente il
locale dove lavoro, sì? Avrai notato che c'è un palco.
Ecco. Una volta alla settimana, il locale diventa una sorta di pub e
noi lavoratori insceniamo uno pseudo concerto. L'ingresso sarebbe a
pagamento ma, ognuno di noi, può avere un ingresso gratuito per
amici e familiari. E..."
Sì, stava facendo una cavolata ma ormai era in ballo.
"La prossima settimana, potresti venire anche tu."
Immediatamente, il minore allargò gli occhi ma, prima che potesse aprir bocca, il senpai intervennì nuovamente.
"Ohi, NON PENSAR MALE." disse immediatamente, ringhiando appena "E' per
i compiti. Non mi va di stare in debito. Quindi ora siamo pari. okay?"
"...Okay." rispose Ai, con un leggero sorriso sulle labbra.
Qualcosa diceva al maggiore che quello non aveva capito ma vabbè, ormai era tardi per ripensarci.
"C'è altro?" continuò il più piccolo "Con tutto il rispetto, avrei un po' di fretta."
"Prima che me ne dimentichi, sì."
Velocemente, Ranmaru prese il cellulare dalla tasca e fece vedere lo schermo all'altro.
"Questo è il mio numero, segnatelo." ordinò "Odio chi mi
tartassa di messaggi o di cose inutili, quindi non farmene pentire. Ora
che hai il mio numero, non hai più scuse, se ti presenti
nuovamente a casa mia senza avvisare, non risponderò delle mie
azioni."
****
"Quindi ti sei fatto un nuovo amico, Ran-chan?"
Quando la porta d'ingresso si chiuse, Ren decise di fare nuovamente la sua comparsa, con un ghigno stampato in volto.
Ovviamente, si era fatto un po' l'idea di quello che stava succedendo ma era curioso di sentire cosa l'amico avesse da dire.
"... Chiamarlo amico mi sembra un parolone."
Se possibile, il sorriso del ragazzo dai capelli arancioni si allargò ancora di più.
"Sì? Eppure lui è venuto qui per darti degli appunti e tu
gli hai regalato un cd e invitato a sentirti suonare... Se non
'amicizia', tu come la chiami?"
"E tu da quando sei diventata una pettegola petulante?"
Ren storse il naso a quelle parole ma continuò a parlare come se nulla fosse.
"Ran-chan," continuò candidamente l'altro "tu sei tante cose, ma non uno stupido. Certo, forse sei un po' lento ma..."
A quel punto, con gli occhi ricolmi di rabbia, il ragazzo dai capelli
argentati prese per il colletto l'altro, avvicinandolo pericolosamente
a sè.
"Ren, non è giornata per i tuoi commentini del cavolo." sibillò "Se hai qualcosa da dire, dillo."
Come se nulla fosse, il ragazzo fece spallucce.
"Se hai intenzione di fare sul serio, penso non ci sia nulla di male.
Ma se non è questo il caso, penso dovresti mettere le cose in
chiaro."
Ora gli occhi di Ranmaru, divennero come due fessure.
"E questo che dovrebbe dire?"
"Penso tu lo sappia benissimo."
Passarono alcuni secondi di completo silenzio che terminarono quando il
ragazzo mollò di colpo la presa sull'altro, allontanandosi dalla
stanza.
"E ora dove vai?"
"Sono stanco, vado a dormire." borbottò secco Ranmaru, sbattendo la porta alle sue spalle.
Un sospiro lasciò la bocca di Ren, che ora fissava da lontano la stanza dell'altro.
Il suo amico sapeva essere davvero una testa calda e ciò, lo portava ad avere costantemente problemi con gli altri,
Il che non era di certo un bene, se poi si aggiungevano anche i problemi di cuore, beh...
"Potevi parlargli in maniera diversa."
Il ragazzo si voltò e vide Masato appoggiato allo stipite della porta che lo osservava, con le braccia incrociate.
"Forse." esclamò con un ghigno "Ma è giusto che impari a riflettere. Lo dicevo esclusivamente per lui."
"...Per lui."
Il ragazzo dai capelli blu ripetè le ultime due parole in tono
sarcastico, cosa che fece alzare un sopracciglio perplesso all'altro.
"Hijirikawa, pensi che ci sia altro dietro le mie azioni?"
"Può darsi." esclamò Masato con fare schietto "Ho visto
come davi confidenza a quel ragazzo e, non mi sorprenderebbe se avessi
su di lui delle mire impure."
A quelle parole, Ren rise di gusto.
Quando parlava in quel modo, si chiedeva se l'altro avesse davvero la
sua stessa età o se avesse ottant'anni, sotto mentite spoglie.
"Che... Che ridi?" borbottò l'altro, rosso per l'imbarazzo "Guarda che il mio commento è-"
"Non dirmelo..." mormorò il ragazzo dai capelli arancioni,
avvicinandosi pericolosamente all'altro "Non dirmi che sei geloso, mh?"
Lì per lì, Masato allargò gli occhi dallo stupore
poi gli lanciò un'occhiataccia, spostandolo di colpo con le mani.
"Deduzione assai stupida." rispose l'altro, con irritazione "Ti facevo più intelligente di così."
Era una reazione indesiderata ma, al contempo, era una reazione che si aspettava.
Sul viso di Ren si formò immediatamente uno strano sorriso.
//Eccomi di nuovo qui!
Spero che il mio regalo di Natale anticipato vi sia piaciuto!
Fatemi sapere che ne pensate e se vi piacciono i nuovi sviluppi. <3
Prima di chiudere qui, ringrazio nuovamente la mia amica Alice che corregge sempre le mie storie, rendendole leggibili (?).
Alla prossima ragazzi uvu)/
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Capitolo 6 *** Your Music ***
capitolo6
6 ~
Your Music
Quando quella sera Ai Mikaze si presentò davanti allo Shining ☆ Caffè, iniziò a domandarsi se avesse fatto la scelta giusta.
Mentre osservava in solenne silenzio un numero sempre più
crescente di persone che entravano nel locale, il ragazzo si
ritrovò a meditare sulle scelte che lo avevano indotto ad uscire
quella sera.
Qualche giorno prima, appena uscì dall'appartamento di Ranmaru,
si era ritrovato con la testa vuota, leggera - come un computer a cui si
era fatto un backup - e neanche si era reso conto di aver mandato un
messaggio nel gruppo chat dei suoi amici, se non fosse stato per una
chiamata improvvisa.
"Ai-chan? Tutto okay??" aveva squittito la voce di Natsuki, come aveva risposto al telefono "Hai scritto che volevi parlare e-e-e- insomma, sembravi sconvolto. E' successo qualcosa??"
"Io...Sì, diciamo di sì." aveva borbottato in risposta l'altro, iniziando ad incamminarsi verso casa.
Mentre camminava a passo svelto, per non fare troppo tardi, l'azzurrino
aveva raccontato all'amico tutti i minimi dettagli della giornata
passata con Ranmaru e - in parte - con i suoi conquilini.
"Ma....MA!" aveva esclamato l'amico, estasiato "E' una buonissima notizia, no?? Stai facendo degli enooormi passi avanti!!"
"Passi... avanti?" aveva risposto Ai, in tono confuso.
"Ma sì! Il cd, l'invito,
insomma... secondo me non gli sei del tutto indifferente! Ed, inutile
dirlo, devi ASSOLUTAMENTE andare a vederlo suonare."
Il ragazzo era rimasto in silenzio per un lungo istante mentre rifletteva sulle
parole dell'altro: non era poi così sicuro che le parole di
Natsuki fossero vere.
Certo, l'amico era un ottimista di natura ma non bastava questo per avere
delle conferme: per appurare che una teoria è corretta o meno,
si hanno bisogno di dati concreti, prove empiriche e...Ai non ne aveva.
Insomma, era stato bello che Ranmaru l'avesse invitato ma era anche
vero che, più volte, il ragazzo aveva dimostrato della vera e
propria ostilità nei suoi confronti.
Ai aveva pochissime - e disastrose - esperienze sull'amore romantico ma
era abbastanza sicuro che il ragazzo dai capelli argentati non era poi
così semplice come persona.
Era come un gatto, che prima ti fa le fusa e poi ti graffia, senza un motivo apparente.
Per qualche ragione, quel paragone lo fece sorridere.
"Io... però non posso andarci." aveva mormorato il ragazzo dagli occhi ciano mentre il suo sorriso
lentamente svaniva, tornando lentamente alla sua solita espressione
impassibile "Lo sai come la pensa mio padre sulla musica."
"Uh..."aveva borbottato il ragazzo biondo, pensieroso "... Dobbiamo ideare un piano. Devi andare ASSOLUTAMENTE."
"... Mh. ...Via
messaggio, visto che ora sono davanti casa. E sappi che, se non
riusciremo a ideare un piano perfetto, non se ne farà niente."
E così passarono giorni a mandarsi messaggi per elaborare un
piano a prova di bomba e, in qualche modo, ce la fecero, sorprendendo
Ai stesso.
Innanzitutto, Ai avrebbe detto al padre che sarebbe andato a dormire
dall'amico ed era in parte vero: sarebbe andato dall'occhialuto
per cambiarsi, per poi andare a vedere il 'concerto' ed infine, ad una
certa ora, sarebbe uscito dal locale a prendere l'ultima corriera che lo avrebbe portato nuovamente a casa del suo amico.
Ovviamente, si sarebbero dovuti ricordare di fare tanti selfie a casa
di Natsuki, in modo tale da poterli postare sui social: era un'abitudine del biondo farlo e sarebbe stato assai sospetto se non
l'avesse fatto!
Per ultimo, avevano concordato di non dire nulla a Syo per il
semplice motivo che era uno che si scaldava con poco ed erano entrambi
abbastanza sicuri che avrebbe sbattuto i piedi ed intimato di non
incontrare quel tipo, considerato come l'aveva visto comportarsi con
l'azzurrino, prottetivo com'era.
Tuttavia, erano d'accordo sul dirglielo subito dopo la serata... forse.
Fu così che arrivò quella serata e Ai si chiese come un
piano così campato per aria, l'avesse così convinto fino
a qualche ora fa.
Insomma, c'erano abbastanza variabili che non conoscevano di quel
piano: e se il concerto avesse ritardato? E se per qualche ragione la corriera non fosse passata? E se...?
"Ehi! Tu sei Ai, giusto?"
A riscuoterlo dai dubbi, una voce familiare e un tocco alle spalle.
"Tu...sei Otoya, giusto?" sussurrò il ragazzo, osservando il suo rosso interlocutore.
"Precisamente!" esclamò l'altro estasiato "Stai cercando la fila
per fare i biglietti? Guarda, siamo quasi al completo, ma se hai
fortuna forse riuscir-"
"Veramente..." lo interruppe l'azzurrino "Mi ha invitato Ranmaru, dicendo che c'era un ingresso gratuito."
A quel punto, il rosso si fermò un attimo, allargando la bocca mostrando un'espressione di puro stupore.
"Cioè- T-ti ha dato il suo biglietto di sua spontanea volontà??"
"...'Biglietto'?" mormorò confuso Ai, anche se lo confuse di più quel 'di sua spontanea volontà'.
Immediatamente, Otoya si frugò freneticamente nelle tasche e
mostrò una specie di card, dal retro completamente rosso.
Gli ricordava il colore dei suoi capelli.
"Io e i dipendenti diamo questi biglietti alle persone che invitiamo.
E' un simil passe-partout che ti permette di saltare la fila, andare al
tuo tavolo e avere una piccola consumazione gratuita. Ogni card ha il
colore che rappresenta un dipendente e--insomma, Ranmaru non ti ha dato
una cosa del genere? E' una card uguale alla mia ma di colore rosso
scuro."
"...Effettivamente no." ammise Ai, facendo le spallucce.
In quel momento, si ritrovò ad avere la testa più leggera.
Con quella scusa, poteva tornare tranquillamente a casa di Natsuki ed
evitare tutto quel giro strano di bugie e corse contro il tempo.
Certo, gli dispiaceva essere arrivato a quel punto e non poter vedere Ranmaru ma-
"Oh, non ti preoccupare, se ne sarà sicuramente dimenticato!"
esclamò con voce squillante il proprietario del locale, per poi
mettergli le mani sulle spalle e spingerlo verso l'interno del locale
"Foooorza, andiamo prima che cominci!"
Il povero ragazzo si trovò a sospirare: sperò quantomeno che durante quella serata andasse tutto bene.
******
"Ranmaru!"
Sentitosi chiamare, il ragazzo si voltò.
Sul suo viso, uno sguardo più corrucciato del solito mentre incrociava le braccia al petto.
La serata stava andando peggio del previsto ed era sicuro che sarebbe
andata anche peggio di così e, quasi a conferma della cosa, vide
Otoya che trascinava Ai Mikaze verso di lui.
"Cosa?" esclamò subito secco.
Nonostante l'espressione apparentemente fredda, notò l'azzurrino
irrigidirsi appena, forse intuendo che fosse di cattivo umore mentre il
rosso sembrava di ottimissimo umore, per qualche oscura ragione.
"Ai mi ha detto che l'hai invitato, è vero?" cinguettò, con uno strano luccichio negli occhi.
Il ragazzo dai capelli argentato sospirò : preso com'era dai suoi problemi, si era dimenticato di quel dettaglio.
"...Sì, c'è qualche problema?"
"A...allora è vero!" disse ancora l'altro, con ancora più
entusiamo "Cioè... voglio dire, eheh... ti sei dimenticata di
dargli la card. Lo sai, serve per farlo passare e le ordinazioni,
insomma..."
A quel punto, il ragazzo scrollò le spalle, frugandosi nelle
tasche, per poi porgere ad Ai quello che sembrava uno sgualcito pezzo
di cartoncino.
"Ecco a voi. Soddisfatti ora?" disse in tono brusco, per poi posare lo
sguardo sul proprietario del locale "Otoya, ho bisogno di parlarti."
"...Fammi indovinare. Dobbiamo cambiare la scaletta e far suonare te e la tua band per ultimi?"
Ranmaru non rispose ma la sua faccia fu abbastanza esaustiva e Otoya sospirò.
"Non ti prometto nulla, ma vedo che posso fare. Chiamo un attimo gli altri."
Il rosso si allontanò velocemente e Ranmaru si ritrovò solo con Ai.
"Certo che potevi avvisare." sbottò l'altro, sbuffando.
"Non mi sembrava necessario."
In casi come questi - aggravati dal fatto che fosse di pessimo umore - ne
avrebbe già dette di tutti colori al kohai, quando notò
qualcosa che non gli tornava.
Okay, era stato il primo a dire all'altro di non darsi dello 'strano' ma quella sera davvero era strano.
Insomma, solitamente si sarebbe aspettato vari tipi di domande - da
'cos'è successo?' a 'perchè sei di cattivo umore' fino a
'non è il caso di mostrare certe espressioni facciali per
un'esibizione ' - invece stava lì, in un angolo, senza
spiccicare
parola e anzi, se proprio doveva dirla tutta, sembrava teso come una
corda di violino.
Per un breve istante, dimenticò i suoi problemi e rivolse uno sguardo di sincera preoccupazione all'altro.
"Tu-"
"Ranmaru-kun, Ittoki ci stava dicendo che hai bisogno di uno scambio di turno, è vero?"
A riportarlo alla realtà - e ai suoi problemi - il ritorno di
Otoya accompagnato dai suoi colleghi di lavoro, nonchè
coinquilini, nonchè amici d'infanzia.
"Oh Aimi." disse con un sorriso affabile e seducente Ren, posando un
braccio intorno alle spalle dell'interlocutore "Mi fa piacere vederti
di nuovo ma deduco non ti vedrò, stasera."
"Jinguji, piantala, è disonorevole questo comportamento davanti
a tutti." mormorò seccato Masato, incrociando le braccia al
petto "Potresti mettere a disagio Mikaze."
"Perchè?" chiese Ai, in vena finalmente di parlare "Stavamo solo parlando di sentirci per giocare assieme."
Quella semplice frase ebbe il potere di scattenare diverse reazione negli interlocutori.
Otoya fece un sorriso tirato a labbra strette, guardandosi in giro,
come se cercasse una via di fuga da quella situazione, mentre le sue
guance diventavano sempre più rosse.
Masato allargò gli occhi, guardando oltraggiato l'azzurrino, come se non si aspettasse da lui certe parole.
Ren assunse un'espressione beffarda, un lungo sorriso a ricoprirgli il
volto, come se fosse soddisfatto della reazione degli altri.
L'unico che sembrò non scomporsi più di tanto, fu
stranamente Ranmaru, che conosceva abbastanza bene Ai da sapere che
sicuramente voleva intendere tutt'altro.
Almeno, così sperava.
"Che vuol dire quello che hai detto?" chiese infatti, posando lo sguardo su di lui e su Ren.
"Vuol dire che ci sentiamo spesso per fare team-up nei giochi online.
Solitamente lui gioca come classe guerriero e io come classe magica.
Siamo un'ottima squadra." esclamò candidamente, per poi
continuare quando notò lo sguardo degli altri su di lui
"Perchè, quale altro significato potevano avere le mie parole?"
Nuovamente, queste parole suscitarono una serie di reazioni diverse.
Otoya continuava a tacere ma stavolta il suo sguardo era bello che
puntato sul pavimento, Ren sembrava sul punto di dire qualcosa ma fu
intercettato da Masato con quella che sembrava una dolorosa gomitata
sul fianco e Ranmaru si trovò a sospirare: era circondato da
pagliacci.
"... Okay, uh, Ai, stai al tuo tavolo. Qui dobbiamo pensare a sistemare alcune cose del locale."
Il più piccolo annuì e, dopo che essersi fatto spiegare come
arrivare al suo tavolo, si allontanò e il ragazzo dai capelli
argentati non potè non pensare al fatto che, ogni qualvolta si
trovassero assieme, capitavano sempre le cose più assurde.
Come l'azzurrino si accomodò al suo tavolo, si prese un lungo
istante per guardarsi intorno e osservare come quella sera, quel locale sembrava completamente diverso dall'ultima volta.
Le luci soffuse dai colori scuri davano al locale un'aria
sofisticata ma, al contempo, giovanile, e la gente chiacchierava
allegramente,c'era chi prendeva qualche drink dal bancone e, infine, posò lo sguardo sul suo
tavolo.
O meglio, il suo tavolo e quello degli 'ospiti' degli altri membri.
Rispetto agli altri tavoli, erano molto più distanziati e
ordinati, come a dare un senso di privacy, senza contare che erano i
primi posti davanti al palco ed erano contraddistinti da tovaglie di
colore diverso - dedusse che raffigurava il colore della card assegnata.
Ai si prese un momento per osservare gli altri ospiti.
In un tavolo dalla tovaglia arancione, c'era una donna sulla ventina
con una vistosa scollatura che passava il suo tempo a prendere lo
specchietto e mettersi più e più volte un rossetto di
un rosso acceso.
Al suo fianco, un altro tavolo dal colore blu, occupato da un ragazzo
con gli occhiali con giacca e cravatta che stava passando il suo tempo
al portatile, incurante dal mondo che lo circondava.
I colori di quei tavoli gli ricordarono i capelli di Masato e
Ren e gli ricordò il battibecco che stavano avendo i due, prima
che l'azzurrino si allontanasse per andare a sedersi: qualcosa sul
fatto che Masato tendesse ad invitare sempre qualcuno di poco intimo,
con cui aveva poca e nulla confidenza, mentre Ren tendeva ad invitare
qualcuno con cui era anche fin troppo intimo.
Forse ora aveva capito cosa volessero dire.
Voltandosi dall'altro lato, vide il tavolo che dedusse fosse
dell'ospite di Otoya, nella quale c'era seduto un ragazzo dai capelli blu
dall'apparenza tranquilla, che sorseggiava qualcosa simile al
caffè.
Improvvisamente, sussultò alla vibrazione del suo cellulare, posandoci immediatamente lo sguardo sopra: era Camus.
-Ho visto le foto di Natsuki e sembra che vi stiate divertendo. Tutto bene?-
Nuovamente, un senso di angoscia lo invase, riportandolo alle ansie di quando ancora non era entrato nel locale.
Un piano campato in aria, le bugie a suo padre, la promessa non mantenuta di non avvicinarsi alla musica.
Erano una serie di emozioni nuove e che quindi erano anche difficili da reggere tutte in una volta.
-Tutto okay.-
Non era insolito fra loro comunicare a monosillabi, anche all'infuori dei messaggi, ma oggi si sentiva davvero sporco.
Cercando di contenere quest'assurda ansia, posò nuovamente lo
sguardo sull'ospite del tavolo di Otoya, l'unico a cui al momento
sembrava importasse dello spettacolo.
"Scusami." mormorò , cercando di attirare la sua attenzione
"Posso chiederti fino a che ora durerà lo spettacolo? E' la
prima volta che assisto e ho paura di perdere il pullman per tornare
indietro. Sai se solitamente fanno ritardo e simile?"
"...Mh."
Il ragazzo guardò l'orologio al suo polso e sembrò pensarci per un po'.
"Giusto qualche ora e, salvo imprevisti, sono sempre in orario."
Per qualche oscura ragione quel 'salvo imprevisti', non lo rassicurò neanche vagamente.
In quel momento, sul piccolo palco apparve Otoya e subito le persone all'interno del locale, urlano entusiaste al suo arrivo.
Il ragazzo fece una piccola presentazione, ringraziando il pubblico di
essere lì e ricordando a tutti di comportarsi in maniera civile
ed evitare comportamenti inopportuni.
Prima di iniziare lo spettacolo fece presente che la scaletta avrebbe
avuto una piccola modifica e, qualcosa diceva ad Ai, che la modifica
riguardasse proprio l'entrata in scena di Ranmaru.
... A questo punto, sperava solo di non fare troppo tardi.
In quel momento, il rosso prese una chitarra ed iniziò a cantare
un motivetto allegro, che tutti seguirono con le mani e notò anche
come il suo 'ospite', iniziò a sorridere, battendo le mani a sua
volta.
Dopo Otoya, toccò a Masato cantare una melodia accompagnato dal
piano e, a quel punto, il suo 'ospite' sembrò abbandonare il
portatile per seguire finalmente l'evento.
Il ragazzo dalla strana pettinatura aveva uno stile puro e
tradizionale, che gli fece guadagnare una sfilza di applausi,
soprattutto dall'occhialuto.
Se ne andò dal palco facendo un profondo inchino e toccò
a Ren che, come apparì, una sfilza di ragazze si alzarono,
facendo vari urletti.
Il ragazzo sul palco si prese del tempo per mandare dei baci e salutare
i suoi 'agnellini' - come le aveva soprannominate al microfono - per poi
prendere il sassofono per suonare ed alternare al canto.
Nonostante l'esibizione nella quale tutti i ragazzi erano
oggettivamente bravi, Ai non riuscì a godersi il momento
più di tanto e guardava in maniera compulsiva il cellulare.
Ogni esibizione era durata 30 minuti - 27 minuti e 56 secondi a testa
circa - quindi, se ora fosse toccato a Ranmaru senza alcuna
interruzione, non solo sarebbe riuscito a sentire tutto lo spettacolo,
ma avrebbe avuto anche tutto il tempo necessario per bere qualcosa,
salutare tutti e così via, insomma, se la sarebbe potuto
prendere comoda.
Tuttavia, come Ren finì di esibirsi, Otoya salì
nuovamente annunciando che ci sarebbe stato un piccolo ritardo
sull'ultima esibizione.
L'azzurrino si ritrovò ad deglutire molto rumorosamente.
Si ritrovò a seguire con lo sguardo i due scendere dal palco,
parlare non si sa bene di cosa mentre Ren ritornava a servire i tavoli
mentre Otoya e Masato, uscirono fuori e a quel punto, istintivamente, si
alzò ed uscì anche lui.
"Ranmaru-kun, che vuol dire che non vuoi esibirti più? Non è giusto."
Come uscì dal locale, Ai vide i due ragazzi parlare ad un Ranmaru completamente fuori di sè dalla rabbia.
"Non è giusto? NON E' GIUSTO?" inveiva il ragazzo, puntandogli
il dito contro "Non ho una band e dici A ME che non è giusto??"
"Lo so, fa rabbia..." cercò di mediare Otoya, incitandolo con le
mani ad abbassare la voce "Non ti chiedo di fare un'intera esibizione
ma... almeno una canzone da solista? Ti è già capitato di
farlo, no?"
"E' DIVERSO, DANNAZIONE." urlò ancora il ragazzo dai capelli
argentati, dando un pugno al muro vicino "Mi hanno dato buca
definitivamente e io non posso e NON VOGLIO esibirmi."
Detto ciò, si allontanò, nonostante i due cercarono in tutti modi di richiamarlo.
"...Ittoki, ora cosa facciamo?"
"Uh, non ho idea, è un problema..." mormorò il rosso,
pensieroso "Non è la prima volta che succede e... beh, ho paura che Ranmaru sarà davvero licenziato, a questo
giro."
"Ranmaru... licenziato?"
I due sussultarono come sentirono quella voce e Ai si avvicinò lentamente, confuso dalle loro parole.
"Ai, pensavo che tu-"
"Che vuol dire che sarà licenziato?" ripetè , con tono fermo.
"Beh..." mormorò Otoya, posandosi una mano dietro la nuca "In
verità, io sono il co proprietario e il vero proprietario
è...mio padre. E lui ci tiene particolarmente a questo
locale, ha sempre puntato ad un locale che facesse da intermediario fra
ristorazione e musica, come dice lui..."
"Per questo tutti i dipendenti che servono ai tavoli devono saper
quantomeno cantare." si aggiunse Masato, annuendo con la testa.
"Esatto. Ranmaru inizialmente si esibiva con la sua band ma...
ultimamente sta avendo dei problemi con loro, quindi finisce per
arrabbiarsi e per non esibirsi. Sai, fosse successo uno o due volte
è un conto ma... sono mesi che va avanti questa situazione e ho
paura che mio padre non accetterà nuovamente di aver dato al pubblico tre
esibizioni su quattro."
Ai si irrigidì, metabolizzando le parole dell'altro e, senza
pensarci, la sua bocca si azionò prima che il cervello elaborasse quello che stava per dire.
"Magari...posso sostituirlo io."
E da lì cadde nel buio.
******
"Non mi aspettavo che l'avrebbe fatto suo serio."
"Neanche io. Mikaze si era ammutolito e non rispondeva più a
nessuno stimolo. L'unica cosa che ha fatto è stata salire sul
palco e cantare. Per il resto, sembrava un automa."
"Però Aimi ha cantato molto bene."
"Già. Era molto rigido e la sua espressione è rimasta impassibile, ma aveva una voce molto bella."
Ad interrompere il chiacchiericcio di Otoya, Masato, Ren e Tokiya, il ritorno del locale di Ranmaru.
Il ragazzo, che aveva sbollito la rabbia, si guardò intorno: il
locale stava chiudendo e, a parte i ragazzi che chiacchieravano ed
alcuni uomini delle pulizie, non c'era più nessuno.
Anzi no, qualcun'altro c'era.
"...Perchè c'è ancora quello là?" borbottò,
indicando un Ai che ora era rannicchiato sul bancone, addormentato.
Non era troppo tardi per lui?
"'Quello là'" ribadì Tokiya, guardandolo in cagnesco "E'
colui che ti ha sostituito per evitare che ti licenziassero."
Il
ragazzo appena arrivato allargò gli occhi,
sinceramente sorpreso di sentire quelle parole, ma cercò di non
darlo a vedere.
"...Nessuno glielo ha chiesto." borbottò in tono apparentemente scorbutico.
A quel punto, Tokiya si alzò di scatto e lo prese per il colletto.
"Non L'HAI chiesto??" sibillò il ragazzo "Perchè, gli
altri hanno chiesto di salvarti la faccia per tutto questo tempo? Hai
sempre causato un sacco di problemi ad Otoya e te ne esci con discorsi
del genere?? Sei davvero un ingrato, dovresti assumerti le tue
responsabilità, dannazione!"
"T-Tokiya, calmati!" intervenne subito Otoya, mettendosi in mezzo ai
due "E' stata una nottataccia per tutti, cerchiamo di calmarci, va
bene? Abbiamo altro a cui pensare?"
In tutto quel tempo, Ranmaru non disse niente, nè reagì in alcun modo.
Di norma, avrebbe reagito e dato un pugno in faccia a qualcuno che lo
attaccasse in quel modo ma... sapeva che aveva ragione e non aveva
alcun diritto di ribattere, per quanto fosse davvero
arrabbiato.
Ad interrompere quel momento di tensione, la suoneria di un cellulare che riecheggiò nel locale.
"E' di Mikaze." spiegò Masato, indicando il cellulare sopra il
balcone "Sta squillando da qualche tempo. Abbiamo provato a svegliarlo
un bel po' di volte ma niente da fare."
Il ragazzo dai capelli argentati sospirò, prendendo il telefono dell'altro, con fare pensieroso.
Conosceva solo tre persone collegate al kohai, una era lo stangone dai
biscotti avvelenati, l'altro era il nanerottolo iracondo e l'ultimo era
il padre che sembrava avere una scopa su per il didietro.
Sinceramente, non sapeva chi sperare che fosse al telefono.
"Pronto?"
"A-Ai-chan! Che fine hai fatto??" esclamò una voce squillante al
telefono, facendosi sentire da tutti "Dovevi aver già preso la
corriera da un bel pezzo! Che fine hai fatto??"
"Effettivamente, aveva detto qualcosa a riguardo..." mormorò Tokiya, pensieroso.
"Non sono Ai." disse Ranmaru, identificando l'altro come lo stangone dai biscotti avvelenati.
"Uh... Kurosaki-senpai?" mormorò confuso, dall'altra parte del
telefono "Perchè hai risposto tu? Dov'è Ai-chan?? Sta
bene???"
"Sì, sta solo dormendo sul bancone."
Subito questa frase, si voltò a guardare gli altri, con una faccia perplessa.
"Perchè diavolo sta dormendo??"
"Non ne ho la più pallida idea!"esclamò il rosso "Per
ringraziarlo di averci salvato, gli ho offerto un the. Pensavo avesse
bisogno di zuccheri, era piuttosto pallido..."
"Ha bevuto quel the come se fosse uno shot." confermò Tokiya "Ha
borbottato da solo per un po' e poi è crollato addormentato e
non siamo più riusciti a svegliarlo."
"...Mh." mormorò Ren pensieroso, per poi avvicinarsi al ragazzo
addormentato e odorare "Ikki, sei sicuro di avergli dato il drink
giusto? Io qui sento puzza di alcol."
"Cos---?" biascicò Otoya, sbiancando di colpo "Ss...S-sì!
Sono sicuro di avergli dato il drink giusto! Avevo chiesto a Masato di
preparare un the per lui e un Long Island per un tavolo."
"Sì, ricordo anche io." annuì con la testa Masato "E ho
chiesto a Jinguji di prendere il vassoio alla sua destra con il drink
alcolico e quello rimasto l'ha preso Ittoki."
"...Intendevi alla mia destra o alla tua?" chiese dubbioso Ren, come rendendosi conto di qualcosa.
"Alla mia, no? ... Oh." esclamò nuovamente il blu, rendendosi conto di cosa intendesse l'amico.
Calò immediatamente il silenzio, nella quale tutti sbiancarono e Otoya iniziò ad andare lentamente nel panico.
"H-Ho dato un alcolico ad un minorenne..." sussurrò, sul punto di svenire.
"E-Ehi, che succede?" chiese Natsuki, dall'altra parte del telefono "Ho
capito bene? Ai-chan non si sveglia perchè ha bevuto??"
Ranmaru rimase in silenzio, guardando con perplessità i quattro davanti a lui.
Personalmente, era così allibito che non sapeva neanche più cosa dire.
"... C'è la possibilità che qualcuno possa prenderlo?" disse infine, con un sospiro.
"Io... No, purtroppo no." esclamò desolato "Abito in campagna e
sono molto lontano dal centro. Ai doveva prendere la corriera ma deve
essere già passata da un pezzo."
"D'accordo." borbottò Ranmaru, passando l'indice e il pollice
sul setto nasale e massaggiandoselo appena, in cerca di qualche
soluzione "Quel tuo amico basso? Il padre di Ai?"
"Syo-chan è fuori casa in questo momento."borbottò
l'altro enigmatico "E.. ti prego, non contattare il padre, senpai! Non
sa niente di questa storia e potrebbe arrabbiarsi seriamente. Insomma,
l'alcol, l'essere uscito di nascosto..."
"...La musica." concluse l'altro, con uno sbuffo.
L'altro non rispose e il ragazzo dai capelli argentati, si ritrovò a sospirare.
Tutto quello che aveva bisogno in quella serata erano altri problemi
ma... sapeva che buona parte della colpa era sua, per quanto avrebbe
faticato ad ammetterlo pubblicamente.
Posò quindi lo sguardo su Ren e Masato e, come se avessero
intuito cosa stava per dire, annuirono con la testa nello stesso
momento.
"...Senti." disse in maniera brusca al telefono "Facciamo così.
Non mi pare ci sia altra scelta, quindi lo porterò a casa mia.
Però domani mattina dovete immediatamente prendervelo, chiaro? A
breve ti mando l'indirizzo."
"C-Che? Davvero? Non sai quanto sono felice di-"
Il ragazzo dai capelli argentati chiuse la chiamata e si
massaggiò le tempie: non vedeva davvero l'ora che questa serata
finalmente volgesse al termine.
******
Fortunatamente quel giorno Ren aveva portato la macchina, così
trasportare Ai - che aveva preso in braccio 'stile principessa' come
l'aveva definito il possessore della macchina - non fu affatto
difficile.
Il problema fu la notte in sè, perchè Ranmaru non aveva
la più pallida idea di come gestire un'emergenza simile.
Innanzitutto, tutti furono d'accordo che Ai avrebbe dormito sul letto e
per il ragazzo non fu particolarmente un problema cedere il proprio,
visto che dormiva praticamente ovunque ma... quella notte, non era
riuscito a chiudere occhio.
Magari si addormentava ma si svegliava dopo una decina di minuti,
guardando se Ai avesse bisogno di qualcosa e, ogni tot, si alzava per
prendergli dell'acqua o un secchio, in caso di qualsiasi
necessità.
La cosa peggiore? Che l'azzurrino sembrò fregarsene allegramente, visto quando beatamente stesse dormendo.
Quasi avrebbe avuto voglia di picchiarlo, visto la serataccia che gli aveva fatto passare. Quasi.
"Mh..."
La mattina seguente, verso le 8, finalmente il kohai decise di svegliarsi e non sembrava avere una bella cera.
Ovviamente, era sempre meglio di Ranmaru al suo fianco per terra, con delle occhiaie fino al pavimento.
"Era ora." borbottò irritato "Hai dormito un sacco. Otoya stava per avere una sincope a causa tua."
Il senpai rinunciò presto a fare una ramanzina all'altro, visto che non sembrava manco capire come si chiamasse.
"...Vuoi qualcosa? Un the?"
"No no. Basta the." borbottò con voce roca Ai, massaggiandosi la testa "Solo acqua."
Il ragazzo dai capelli argentati se la rise, nonostante tutto.
"Tranquillo, il mio non è corretto." lo canzonò l'altro,
porgendogli la bottiglietta d'acqua "Bevi questa nel mentre."
Faticosamente, il ragazzo si alzò diretto verso la cucina e,
nonostante la stanchezza, si ritrovò sollevato: Ai non sembrava
stare male.
A quel pensiero, si corrucciò, sbuffando appena: era nuovamente in debito.
Cercando di non pensarci, si concentrò sul fare una colazione a prova di vomito per l'altro.
"Forse è più indicata una tisana." mormorò fra sè e sè.
Mentre stava frugando nello scompartimento di Masato, suonarono il
campanello e sperò con tutto il cuore che fosse l'amico di Ai
per riportarlo a casa.
Quando aprì, si accorse di aver indovinato ma non era l'amico in cui sperava.
"Ah, il nanerottolo."
"COME MI HAI CHIAMATO?" esclamò isterico il biondo, per poi stringere i pugni e sospirare "...Dov'è Ai?"
"E' in camera mia. Non urlare, oggi avrà l'emicrania facile."
A quelle parole, Syo sbiancò.
"Ai... in camera tua, cosa-?"
Immaginando cosa l'altro avesse capito, roteò gli occhi : era
troppo stanco per avere a che fare con persone che mal lo giudicavano.
"Non per quello che pensi. L'ho fatto dormire in un posto comodo. Non
sono il tipo che se ne approfitta di qualcuno ubriaco e svenuto, per
giunta."
"...Sì, certo."
Gli occhi di Ranmaru divennero due fessure.
"Prego?"
"Dico solo che sei il tipo che illude le persone." mormorò l'altro, reggendo lo sguardo.
"Illudo? Questa mi è nuova." ribattè l'altro,
avvicinandosi "E se eri così contrario, perchè non hai
impedito al tuo amico di venire ieri sera, mh?"
"Io..." a quel punto abbassò il capo, abbassandosi il cappello
con la mano "...non sapevo di questa storia e anche volendo ero fuori
con la compagnia teatrale e---BEH, QUESTI NON SONO AFFARI TUOI."
A quel punto, rialzò la testa, rivolgendogli uno sguardo deciso, indicandolo con l'indice.
"Sta di fatto che, se l'avessi saputo, gli avrei impedito con tutte le
mie forze di andare con uno come te!" esclamò con fare deciso
"Tu non fai che dargli false speranze e confonderlo. VUOI PIANTARLA PER
UNA BUONA VOLTA?"
Ranmaru allargò gli occhi a quelle parole, sentendo un senso di
dejavu visto che, in maniera più velata, anche Ren gli aveva
fatto un discorso simile.
Tuttavia, il biondo aveva tirato fuori l'argomento nel momento peggiore
possibile: il ragazzo aveva passato una nottata d'inferno e non aveva
dormito.
"Piantarla? PIANTARLA IO?" sbraitò a sua volta e sembrò
sul punto di picchiarlo sul momento "IO HO SEMPRE MESSO LE COSE IN
CHIARO, SE IL TUO AMICO E' COSI' FESSO DA NON CAPIRE LE MIE PAROLE,
SONO AFFARI SUOI, CHIARO? A ME NON INTERESSA, CHIARO? NE' ORA, NE' MAI.
PERCUI-"
"...Umh..."
Sentendo una voce alle loro spalle, entrambi sussultarono, per poi
guardare nella direzione nella quale c'era un Ai con il volto bianco
come un lenzuolo.
"A-Ai! Stai bene..." esclamò subito Syo, allontanandosi da Ranmaru per andare vicino all'amico.
"Io..." mormorò l'azzurrino che guardava davanti a sè -
non si capiva bene se stesse guardando un punto fisso o la faccia del
senpai che ora era in totale shock "...Ero venuto qui per chiedere una
cosa ma mi sa che ormai è tardi."
Dette queste ultime parole, vomitò.
//Eccomi! Scusate per il grosso ritardo ma, purtroppo, sarò
molto incasinata con le pubblicazioni ma non vi preoccupate, non
abbandonerò la storia <3
Come al solito, ringrazio Alice per l'aiuto nella correzione e vi incito a scrivermi per sapere cosa ne pensate!
Detto ciò, a presto ragazzi <3 <3
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