Learn to love.

di LittleBunny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Your Name ***
Capitolo 2: *** Your Attitudes ***
Capitolo 3: *** Your Apologies ***
Capitolo 4: *** Your Work ***
Capitolo 5: *** Your Home ***
Capitolo 6: *** Your Music ***



Capitolo 1
*** Your Name ***


dadecidere
1 ~ Your Name



"....!..... !!"

Era da un po' che quel ragazzo aveva catturato la sua attenzione. Non sapeva se fosse per quello stile così eccentrico e particolare, almeno per uno come lui, che vestiva sempre in modo molto sobrio, con un abbigliamento caratterizzato prevalentemente dai colori pastello. Non credeva di aver mai visto una persona indossare così tanto nero in una volta sola.

"....? ...! ...?!"

Magari era anche quell'atteggiamento così scontroso e schivo. Insomma, aveva tutta l'aria di qualcuno che non voleva assolutamente che le persone gli stessero vicino.
... Aveva come l'impressione che potesse irritargli anche il semplice fatto che qualcuno respirasse la sua stessa aria. E infatti eccolo lì, seduto il più lontano possibile da tutto e da tutti, che rispondeva con un grugnito a chiunque osasse anche solo incrociare gli occhi con i suoi. Era in qualche modo affascinante quella scena. Sembrava, in qualche modo, di vedere un documentario sui gorilla che cercavano di prevalere l'uno sull'altro per determinare il capobranco.
Tuttavia, per quanto quell'aula fosse piena di gente all'apparenza poco raccomandabile, il paragone con i gorilla non poteva essere adatto al ragazzo con i capelli argentati : essi erano animali da branco e lui... Sembrava tutto fuorchè uno da 'branco'.

"... Quindi... Possibile che... ? ...!"

Ma più di tutto, la cosa che dava maggiormente nell'occhio era lo sguardo di quel ragazzo. Non solo per l'eterocromia ma anche per la sensazione che trasmettevano. Qualcuno, all'apparenza, poteva dire di vederci solo rabbia ed ostilità ma lui era convinto che ci fosse qualcosa oltre quelle emozioni.
Che magari si trattasse di...?

"... Aze? MIKAZE!"

Scosso dai suoi pensieri Ai sussultò lievemente, spostando finalmente l'attenzione sul professore. Notò subito il suo viso rossastro e, con un leggero cipiglio di preoccupazione, si chiese se il professore soffrisse di pressione alta o qualcosa del genere. Prima che potesse fare domande a riguardo e consigliare eventualmente qualche sorta di alimentazione che potesse aiutarlo a risolvere il problema, l'insegnante lo battè sul tempo.

"... Ai Mikaze. Ha sentito quello di cui le sto parlando da almeno 10 minuti?"

"A dir la verità, no. E' qualcosa di importante?" replicò senza battere ciglio l'azzurrino, fissandolo dritto negli occhi, con un'espressione fin troppo sincera e genuina.

Il professore tacque nuovamente mentre il rossore, se possibile, aumentò ulteriormente, insieme alla sudorazione, e gli occhiali nel frattempo si fecero via via più appannati. Il ragazzo, invece che spaventarsi, rimase abbastanza affascinato da quella strana reazione, il tutto senza sapere minimamente da dove fosse scaturita: sembrava quasi di vedere un vulcano in eruzione.
Il 'vulcano' però finì per reprimersi e, dopo una serie di respiri profondi, tornò ad avere un colorito quasi normale.

"... Signor Mikaze." esordì l'insegnante con voce bassa e isterica mentre si prese frettolosamente gli occhiali per pulirli con fare nervoso "... Il fatto di avere 'conoscenze in alto' non le dà il diritto di comportarsi come vuole. ORA. Spero che l'ora nell'aula di punizione la faccia riflettere. Buona giornata."

Senza che il ragazzino potesse in qualche modo ribattere, il docente uscì dall'aula, sbattendo abbastanza rumorosamente la porta.
Il sedicenne scrollò le spalle, lievemente seccato da quella situazione.
La sua era una buona scuola ma anche fin troppo severa. Non che fosse mai stato un problema per uno come lui, anzi, era proprio questa la cosa che più lo urtava di questa situazione.
Lui, che era sempre una persona in orario, aveva fatto in quei giorni una manciata di minuti di ritardo, per colpa di Natsuki che 'obbligava' lui e Syo a fermarsi a vedere le vetrine della nuova sala giochi, in particolare, nella macchinetta gancio stra colma di peluche carini.
Per quanto la cosa lo urtasse, fortunatamente, non aveva mai trovato nessun professore che badasse molto alla cosa - contando che il ritardo era davvero minimo e coincideva spesso con l'arrivo del docente e Ai è sempre stato uno studente modello, di cui nessun professore si è mai lamentato più di tanto- ma non quel giorno. Quel giorno, infatti, oltre al bloccarli davanti quei pupazzi zuccherosi, Natsuki convinse Syo a provare a vincere uno di quei 'esserini così carini e dolci', come amava chiamarli il ragazzone con gli occhiali.
Inutile dire che Syo non ci riuscì.
Inutile dire che il ritardo non fu di un paio di minuti ma di più.
Inutile dire che corsero all'impazzata per non farsi beccare dal professore.
Fortunatamente, Syo e Natsuki riuscirono ad entrare in aula in tempo mentre Ai, che era dietro di loro, finì per sbattere contro... Il professore in questione. Professore che, per qualche oscura ragione, non sembrava averlo in simpatia.
La cosa ancora più irritante? Lui era veloce, molto più veloce dei due suoi amici messi assieme, ma... Si era distratto.
Aveva visto una testa color argento e gli sembrò che fosse... Beh. Il ragazzo che ora sembrò aver deciso di dormicchiare sul banco di scuola.
La cosa per l'azzurrino era inconcepibile. Era così metodico, preciso... Come poteva lasciare che un ragazzo, che neanche conosceva, gli desse così tante seccature? Era impensabile.
... Tuttavia, la curiosità per l'albino non fece che aumentare ancora di più.
Così, senza battere ciglio, - procurandosi così delle occhiate miste ad ammirazione e terrore da parte degli altri compagni- decise di posizionarsi di fianco al ragazzo dagli occhi eterocromatici.
Appena si sedette, poggiò lo zaino sul banco e, dando l'ennesima occhiata al ragazzo, fece un sospiro, iniziando a sfruttare quell'ora di lezione extra per studiare.


**************

"... Che cavolo stai guardando?"

L'azzurrino non potè fare a meno di sussultare appena l'altro aprì la bocca, finalmente destato dal suo sonno.
Sarà stato lì una mezz'ora ma, nonostante l'impegno, non era riuscito in nessun modo a concentrarsi in pieno alla lettura, e la cosa lo infastidì non poco.
Non si capacitava di come, anche solo la presenza di una persona, potesse distrarlo fino a questo punto... Senza fare apparentemente nulla, per giunta.

"Guardavo la persona che mi sta distraendo." replicò senza battere ciglio l'azzurrino, chiudendo il libro di matematica che aveva calcolato fino ad un certo punto, mentre il ragazzo più grande stiracchiò le braccia come se nulla fosse.
Appena sentita la risposta, il ragazzo dagli occhi eterocromatici si voltò a fissarlo, alzando un sopracciglio, mostrando tutta la sua irritazione.

"... Scusami? Che diavolo stai dicendo?"
Nonostante il tono di voce minaccioso, il più minuto non sembrò essere per nulla spaventato e non abbassò minimamente lo sguardo, anzi, tenne il contato visivo il più possibile.

"Mi distrai. Hai qualche sorta di problema d'udito..?" chiese, senza alcuna malizia nella voce "Inoltre è per colpa tua se sono finito qui. Il minimo che puoi fare è dirmi come ti chiami, almeno."

Più Ai Mikaze parlava e più il ragazzo seduto di fronte a lui sembrava diventare rosso dalla rabbia.
L'aveva 'conosciuto' per qualche manciata di minuti e gli stava già facendo perdere le staffe.
E lui non era di certo famoso per la pazienza.
Di scatto, afferrò il bavero della camicia ma, prima che potesse urlargli contro le peggiori cose, il docente - uscito momentaneamente per andare al bagno - lo riprese e, a malincuore, fu costretto a mollare la presa.
Ai posò una mano sul suo petto, abbastanza confuso da quello che era appena successo.
Quella vicinanza era stata così... Strana.
Di sottecchi, posò lo sguardo nuovamente sul ragazzo di fianco a lui, che stava scarabocchiando in maniera piuttosto feroce su un foglio, in un vano tentativo di scaricare la rabbia.

"... Quindi non me lo vuoi dire?" sussurrò Ai, in modo da non farsi sentire dall'insegnante ma in maniera tale che l'altro sentisse.

L'albino smise subito di scarabocchiare, lanciandogli uno sguardo misto fra l'irritato e il confuso, che il più piccolo interpretò come il fatto che l'altro non l'aveva capito.

"... Il tuo nome. Non me lo puoi dire?"

Il ragazzo dagli occhi etero-cromatici gli lanciò un occhiataccia. Fece per aprire bocca, come se volesse lanciargli contro i peggiori insulti... Ma si bloccò. Visto che era stato appena ripreso e visto il poco interesse nel ripassare, l'azzurrino dedusse che non ci tenesse proprio a fare un'altra ora di lezione extra.

"... Se te lo dico, ti starai zitto fino a fine lezione?" chiese in tono frustrato, tornando a fissare il ragazzino, che annuì con fare pacato.

Così si ritrovò a sospirare pesantemente, massaggiandosi la fronte con fare stanco, in maniera così intensa che Ai Mikaze si chiese se stesse per sentirsi male. Quando fece per domandarglielo, però, l'altro lo battè sul tempo.

"Kurosaki. Ranmaru Kurosaki."

*******************

"Perchè sei finito in punizione?"

Era appena riuscito ad aprire la portiera della macchina quando suo padre gli pose quella domanda.
Domanda a cui Ai non rispose, anzi, sembrò quasi più interessato a sedersi e sistemarsi la cintura di sicurezza.
Camus fece partire la macchina, avviandosi verso casa e, non ricevendo risposta, aprì nuovamente bocca.

"... Ai, perchè sei finito in punizione? Non è da te." mormorò il biondo e, nonostante la sua attenzione fosse posta sulla strada, quando poteva lanciava delle leggere occhiate al figlio sul sedile affianco.

Ai inspirò profondamente, per poi scrollare le spalle: dare delle scocciature al genitore era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare.

"... Natsuki ci ha fatto fare tardi per via della sua insana passione per gli oggetti carini. Stavolta più del solito. E sono andato a sbattere sul professore sbagliato al momento sbagliato. Tutto qui."

"... Hm. Capisco"

Il padre non sembrò dubitare della sua versione - in quanto conosceva bene che tipi fossero gli amici d'infanzia del figlio- e ad Ai non sembrò il caso di aggiungere altro. Entrambi non erano persone particolarmente calorose e spesso finivano a rimanere in completo silenzio ma era comunque un silenzio che al ragazzo non dispiaceva, in quanto mai colmo di disagio.
... Tuttavia, quel silenzio sembrò un po' diverso dagli altri.

"Mi ha chiamato il professore. Sembrava molto irritato dal tuo comportamento. Sicuro che sia tutto qui? Non devi aggiungere altro?"

Il ragazzino si arricciò un ciuffo di capelli fra le dita, con fare pensieroso. Capiva bene quell'apprensione da parte di Camus, era più che normale. Non solo era il suo tutore, ma era diventato il preside della scuola di quell'anno. Sapeva bene quanto ci avesse lavorato per quel posto e... Tutto avrebbe fatto, fuorchè dargli problemi.

"Non so perchè quel professore ce l'abbia così tanto con me, ma... Non... Succederà più. Non avrai più problemi per colpa mia."

Il tono di voce si fece lievemente più sottile, mentre lo sguardo dell'azzurrino si piantò verso le sue gambe, mentre le dita erano impegnati suoi suoi capelli, immersi in chissà quali pensieri.
Camus, forse capendo il comportamento strano di Ai, gli diede un buffetto sulla guancia, approfittando del semaforo rosso.

"Basta con quel muso, è davvero sgradevole. So che non hai mentito e so che quel professore è abbastanza... Particolare. Quindi non dargli motivo per chiamarmi nuovamente. Chiaro?"

Notevolmente più rilassato, il ragazzino annuì con la testa, poggiando la testa sullo schienale, mentre la sua mano smise finalmente di tormentarsi i capelli. Avrebbe sicuramente fatto in modo che una situazione del genere, non si sarebbe più presentata.

"... Per il resto? Com'è andata? Hai fatto nuove conoscenze?"

A quella domanda, Ai si voltò verso il padre e, istintivamente, la sua mano si posò sul petto. Gli venne istintivamente in mente quando Ranmaru l'aveva afferrato. Era stato un comportamento da vero maleducato, contando che lui non gli aveva fatto assolutamente niente ma... Non riusciva, per qualche oscura ragione, a smettere di pensare al fatto che, anche se per un breve istante, i loro visi erano... Molto vicini.
Stavolta, il ragazzo non riuscì a rispondere alla domanda, in quanto un vivido rossore lo colpì in pieno viso.




~~Note dell'autrice~~
Tanti auguri RanRan!! (ᗒᗨᗕ)
Yay, sono riuscita a scrivere il primo capitolo di questa storia nata per caso, per il suo compleanno ~
Allora dunque... Vorrei dare qualche indicazione per capire meglio la mia storia. (ノ≧ڡ≦)
Ai, Syo e Natsuki hanno 16 anni, Ranmaru ne ha 18 e Camus ne ha... 33! Ora Camus è un daddy di tutto rispetto, eh eh. (≖ᴗ≖✿)
Alcune cose sono /ovviamente/ abbastanza diverse dalla storia originale , per quanto riguarda il loro background, ( non ci sono androidi, ne gatti powah,etc.)
Ad ogni modo, spero che la mia storia possa piacere a qualcuno e... Spero recensirete in tanti!!  (✿╹◡╹)
Ringrazio tantissimo le mie amiche che mi hanno aiutato a correggere la storia e tutte le altre che hanno continuato a sostenermi.  (♡^▽^♡)
Detto questo... Ci vediamo al prossimo capitolo ヾ(^∇^)

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Capitolo 2
*** Your Attitudes ***


capitolo2

2 ~ Your Attitudes






"Ci dispiace per tutto quello che è successo, ti prego, perdonaci."

Nonostante il tono davvero dispiaciuto e lo sguardo da cucciolo bastonato dei due ragazzini biondi, la cosa non sembrò colpire particolarmente Ai, anzi, sembrò più interessato a staccare le bacchette di legno, per gustarsi il bento pre-cofenzionato in santa pace.
I due colpevoli si guardarono, abbastanza preoccupati : quando l'azzurrino faceva così, vuol dire che era arrabbiato sul serio. E aveva tutte le ragioni per esserlo!
Natsuki diede una gomitata all'altro e Syo, capendo che doveva parlare lui, sospirò pesantemente.

"... B-Beh dunque..." esordì il biondino, con un sorrisetto nervoso "... Pensa positivo! Emh... Hai... Hai potuto approfondire... Umh. L-Le altre materie, sì...? ... Non che ti serva, visto che sei il primo della classe! Eh eh..."

Visto che le sue parole sembravano non aver fatto breccia sull'altro, Syo sbuffò sconsolato, per poi fissare di sottecchi l'amico a fianco.

"... Natsuki, forse dovresti dirgli tu qualcosa, visto che è... Sai... COLPA TUA..." borbottò, guaitrdandolo malissimo.

" E-Eh?! I-Io??" Natsuki sussultò alle parole del più basso, iniziando ad agitarsi, non sapendo che pesci pigliare. "M-Ma Syo-chan! Che ci posso fare se erano così soffici e morbidini? DOVEVO ASSOLUTAMENTE AVERLI."

"E ALLORA TE LI PRENDEVI DA SOLO, RAZZA DI SCEMO!!"

Syo gli diede un colpo sulla nuca e il ragazzo con gli occhiali abbassò il capo, mugugnando di dolore, massaggiandoselo subito dopo. Vedendo tutto questo fracasso, Ai smise di mangiare e, finalmente, parlò.

"... D'accordo, ho capito. Ora piantatela, okay? Basta che non ricapiti più."

I due si bloccarono, come pietrificati dalle parole del ragazzo dagli occhi azzurri, per poi visibilmente rilassarsi, faccendo un sorrisone.

"... A-Ai-chan!!"

Il ragazzo con gli occhi verdi, con gli occhi lucidissimi dalla commozione, gli strinse le mani, mentre gli si avvicinava -non troppo, visto che Syo lo stava bloccando dalla felpa-.

"Ti voglio tantissimo bene, sono felice che non ce l'hai più con noi! E e e e e ti farò un sacco di dolcetti buonissimi, per sdebitarmi!! E...."

"NATSUKI, HA CAPITO, BASTA." esclamò l'altro biondo irritato, cercando di allontanarlo il più possibile, ma l'occhialuto aveva una forza mostruosa quindi la cosa era parecchio difficile.

Ai sospirò ancora, spostando delicatamente le mani da quelle di Natsuki, per poi posargli la mano in faccia, cercando anche lui di allontanarlo. I suoi gesti d'affetto, talvolta, erano davvero esagerati, almeno per il Mikaze.

"Ripeto, non è successo nulla di grave. Ho fatto un'ora di studio in più e mio padre mi ha detto di fare più attenzione. Tutto qui. E non voglio sentirmi male, quindi declino la tua offerta sui dolci, se sono cucinati da te. Grazie."

Mentre il ragazzo più alto fece un leggero broncio, sconsolato da quel rifiuto - perchè proprio non si capacitava del fatto che i suoi dolci potessero essere orribili, per non dire pericolosi per la salute e l'ambiente.- , Ai vide nel corridoio passare una faccia che ormai conosceva piuttosto bene.

"... Però, se volete, potete farmi un altro favore."

Incuriositi dalle sue parole, i due ragazzi biondi fissarono l'azzurrino, in attesa che parlasse. Il ragazzino fece una piccola pausa, guardandosi un po' in giro per vedere se ci fossero in giro altre persone che potessero sentire i loro discorsi. Costatando che non ci fosse nessuno, guardò dritto davanti a sè, incrociando le braccia, inclinandosi verso di loro, con il solito tono di voce pacato, ma con un timbro più basso, in modo che lo sentissero solo loro.

"... Conoscete per caso Ranmaru Kurosaki? E' uno studente della nostra scuola. E' due anni più grande di noi." 

Cadde nuovamente il silenzio , come i suoi due amici sembrarono riflettere sulle parole dell'altro. Natsuki mise il mento fra il pollice e l'indice, alzando gli occhi al cielo con fare pensieroso mentre Syo posò la mano fra i capelli biondi, scompigliandoseli lievemente.

"... Uh. Non penso di averlo mai sentito nominare perchè ce l'hai...?"

"AAAAAAAHHH!!"

Ai e Natsuki sussultarono violentemente dallo spavento, guardando poi abbastanza perplessi Syo, che aveva appena emmesso quell'urlo , mentre si scompigliava sempre di più i capelli.
Notando lo sguardo interrogativo degli altri due, Syo scrollò le spalle, togliendosi la mano dai capelli.

"... Mi sembra un nome familiare... Ma proprio non riesco a ricordare... Mh..."

Il ragazzo con gli occhiali, fece un leggero sorriso, dando delle leggere pacche sulla schiena del biondino, per poi ridacchiare appena.

"... D'accordo, ma era il caso di gridare...?"

Ai, che nel mentre era rimasto per tutto il tempo zitto, si alzò, avvicinandosi alla porta della classe. Appena la aprì, fece segno con la mano ai due di avvicinarsi.

"Guarda, è lì che prende qualcosa alle macchinette. Magari ti viene in mente qualcosa, se lo vedi."

Cercando di non essere -troppo- sospetti, incuriositi dalle parole dell'azzurrino, si accostarono alla porta, notando il ragazzo alto, intento a digitare i pulsanti del macchinario.

"... OH! Sembra tanto un duro ma... Umh. Scommetto che... Sotto sotto, è un gran tenerone! Tu non pensi Syo-chan??" esclamò Natsuki, con una voce ricolma di speranza.

Syo non disse nulla, rimase abbastanza perplesso a scruttare il ragazzo dai capelli argentati. Proprio in quel momento, non si sa bene per quale motivo - forse la macchinetta non aveva accettato le monete o qualcosa del genere-, Ranmaru iniziò a calciarlo malamente, impreccando così forte che, anche se i ragazzi erano distanti, potevano benissimo sentire le sue urla, per quanto non potessero sentire con chiarezza cosa esattamente dicesse.

"... E questo sarebbe un tenerone...?"

Syo, sempre più perplesso, assottigliò lo sguardo, cercando di inquadrare meglio quel ragazzo che era ancora lì a dare botte al povero macchinario e, fra un calcio e l'altro, ebbe un illuminazione.

"... A-Ah!"

Impallidì all'istante, faccendo subito segno agli altri due di rientrare. Appena fecero come gli era stato detto, Syo chiuse delicatamente la porta dietro di sè, per poi guardare i suoi due amici, che ora lo guardarono con fare interrogativo.

"... Ma lui è... La Morte Bicolore!!"

Nonostante il tono drammatico con cui disse queste parole, Ai e Natsuki non colsero assolutamente quello che stesse dicendo, anzi se possibile, il loro sguardo divenne ulteriormente più dubbioso.

"... Oh! Sì giusto! Aspetta, come dicevano ... ?" Natsuki tossicchiò, poi riprese a parlare, cercando di assumere un tono di voce leggermente inquietante, per poi gesticolare per dare di più un effetto 'scenico' "  Arriva la Morte Bicolore... Prima muori... E poi senti il dolore! Uuuuhhh!!"

Syo annuì velocemente con il capo mentre Natsuki sorrise entusiasta, felice della buona riuscita della sua interpretazione.

"... Non ho la più pallida idea di cosa voi stiate dicendo. Cosa dovrebbe significare quella filastrocca per bambini di cattivo gusto...?" mormorò l'azzurrino, in tono sempre più irritato, incrociando le braccia al petto.

Per quanto sapesse che i suoi due - se non unici- amici avessero delle personalità abbastanza bizzarre, quel loro modo di fare in quel momento, avevano solo l'effetto di irritarlo maggiormente. Specie perchè era davvero interessato a sapere qualcosa di Ranmaru Kurosaki.
Il più basso, forse intuendo i pensieri dal ragazzo dai capelli azzurrini, si mise una mano dietro la nuca, grattandosela lievemente, per poi guardare Natsuki con fare lievemente perplessi.

"... Dunque Ai-chan..." esordì Natsuki "... Quel Kurosaki non ha propriamente una buona reputazione, tutto qui! E' abbastanza famoso nella scuola per questo motivo. Da quel che so, prima era un ragazzo modello, ottimi voti e quant'altro ma... Uh. Come dire? E' cambiato! E non solo nel look ma anche... Sì insomma, è diventato un veeeeeero teppista, a quanto pare!!"

"Io ho sentito che ha picchiato da solo 100 teppisti a mani nude! E che il precedente preside è stato costretto a dimettersi proprio a causa sua... Insomma, ci sono un sacco di brutte storie su di lui..." continuò Syo, incrociando le braccia al petto, annuendo poi con la testa, con fare grave "... Seriamente , dovresti far attenzione."

Ai ascoltò con abbastanza impassibilità le parole dei suoi amici , parole che gli risultavano solo un ammasso di idiozie senza senso. In cuor suo, sapeva che quelle raccomandazioni erano per il suo bene e che quegli stupidi pettegolezzi non provenissero da loro ma... Lo urtarono lo stesso, in qualche modo.
Sapeva benissimo quanto facessero male questo genere di situazione. Quanto fosse facile basarsi esclusivamente all'apparenza, senza sentire la versione del diretto interessato.
Lo sapeva piuttosto bene... E ciò lo portava ancora di più a voler conoscere Ranmaru e la sua 'vera storia'.
In totale silenzio, posò le braccia lungo i fianchi, facendole ciondolare lievemente, per poi spostare delicatamente i suoi due amici che erano in quel momento davanti alla porta che lo guardarono con fare interrogativo.

"... Sapete cosa? Le cose che dicono gli altri non mi hanno mai interessato, specie perchè, spesso e volentieri, sono solo un ammasso di bugie."

Per quanto usasse un tono tranquillo, Syo e Natsuki capirono quanto, anche se in minima parte, il loro amico fosse rimasto ferito dalle loro parole, soprattutto per quello che aveva passato tempo addietro.
Si sentirono tremendamente in colpa, anche perchè tutto volevano, tranne che farlo stare male. La loro priorità era sempre stato quello di proteggerlo ed era quello che erano intenzionati a fare anche in quel momento -soprattutto perchè il ragazzo, che per qualche oscura ragione sembrava aver catturato l'attenzione di Ai, non sembrava per niente un ragazzo con cui fosse facile fare amicizia-.
Syo, in particolare, si chiese se valesse davvero la pena,di fare in modo che l'azzurrino riuscisse di far amicizia anche con altra gente, oltre che fossilizzarsi con loro... 
Ai aveva sofferto troppo, fin troppo nella sua vita, e lui non voleva che si facesse male. Non di nuovo.
Tuttavia, sapeva anche piuttosto bene che Ai aveva preso la sua decisione e che lui e Natsuki non potevano fare più nulla per impedire quello che sarebbe accaduto a breve.
... Ma potevano comunque stargli vicino.
A quei pensieri, Syo fece un enorme sospiro di rassegnazione, guardando dritto negli occhi il suo amico che ormai aveva aperto la porta della classe, pronto ad uscire.

"... E immagino andrai a scoprire di persona se le voci siano vere, no?" esclamò quindi, in tono quasi rassegnato.

L'azzurrino non rispose ma gli mostrò un lieve sorriso, in qualche modo lieto che i suoi migliori amici stessero dalla sua parte, come sempre. Ai si incamminò mentre i due rimasti indietro, dopo essersi lanciati un'occhiata preoccupata, lo seguirono senza aggiungere altro.

***************************

"Ancora tu?"
 
Syo non potè fare a meno di lanciare un'occhiata perplessa e carica di nervosismo a Natsuki, che ricambiò con un sorrisetto nervoso, dandogli lievi colpetti sulla schiena come a volerlo tranquillizzare.
Avevano raggiunto il ragazzo dai capelli argentati , che ora sedeva sugli scalini della terrazza della scuola , mentre prendeva la cannuccia per aprire il cartoncino del latte -molto probabilmente, il bottino delle macchinette di poco prima-. Sembrava che non avesse per nulla apprezzato che fossero venuti a fargli 'visita'. Specialmente, alla vista dell'azzurrino si era irrigidito non poco.

"Ciao Ranmaru." mormorò Ai che, in tutto questo, sembrava essere il più tranquillo in quella situazione. O forse, non aveva assolutamente compreso /in che situazione fossero/.

Il più grande non sembrò per niente apprezzare la confidenza del ragazzino, anzi, sbuffò abbastanza seccato, per poi conficcare la cannuccia nel cartoncino del latte, con la stessa enfasi con cui un assassino pugnalava una delle sue vittime indifese. Kurusu rabbrividì all'istante.

"Ai, forse dovremmo-"

"Non ti avevo detto di lasciarmi in pace?!"

Il biondo aveva appena fatto in tempo a prendere il polso del suo amico, per trascinarlo via, quando nuovamente il ragazzo dagli occhi etero-cromatici aveva parlato.  Mikaze aggrottò le sopracciglia, confuso dall'atteggiamento scontroso del ragazzo, che ora aveva iniziato a bere il suo latte al cioccolato.

"No, non me l'hai detto." affermò abbastanza convinto l'azzurrino,

"Sono piuttosto sicuro di sì, invece." borbottò irritato il grigio e, notando lo sguardo sempre più confuso dell'azzurrino, fece un sospirone ,quasi simile ad un grugnito "All'ora di punizione."

Nuovamente, il più piccolo sembrò confuso dalle sue parole e si prese qualche attimi di silenzio finchè, ad una certa , incrociò le braccia al petto, fissando Ranmaru con uno sguardo che sembrò urlare 'sei stupido o cosa?'. Syo e Natsuki sapevano che ciò non prometteva nulla di buono e fecero inconsciamente un passo indietro.

"Mi ricordo benissimo la nostra conversazione. E tu mi hai detto che dovevo 'starmi zitto fino a fine lezione'. Cosa che ho fatto. Non hai assolutamente specificato come avrei dovuto comportarmi in un ipotetico futuro. Forse dovresti riflettere sulle parole che dici, sai?"

Dire che , ad ogni parola che diceva Ai, il ragazzo dai capelli argentati diventava sempre più rosso, era dire poco e non solo, stava ora strittolando il povero cartoncino del latte che fortunatamente aveva finito di bere.

"... Tu, piccolo...!"

"Per caso non hai pranzato, Kurosaki-senpai?"

Prima che potesse finire male -tant'è che Syo era già pronto a pararsi fra Ai  e quel bullo da strapazzo- Natsuki arrivò in soccorso del suo amico, con uno dei suoi soliti dolci sorrisi. Prima che il più grande potesse dire o fare altro, il ragazzone gli piantò in faccia una bustina piena di biscotti.

"Se quello fosse il caso, perchè non mangi qualche biscotto? Ti sentirai subito meglio, davvero! Provane almeno uno, non te ne pentirai!!" disse ancora, con un sorriso sempre più ampio ,aprendo il sacchettino trasparente ricolmo di dolciumi fatti a mano.

Ranmaru guardò sempre più perplesso il ragazzo con gli occhiali, per poi fissare i biscotti, e così alternò lo sguardo un paio di volte.
L'unica cosa che voleva era mangiare in santa pace: possibile che dovessere essere circondato, per un motivo o per l'altro, da gente strana?
Era pur vero che , rispetto a certa altra gente con cui aveva avuto a che fare, specie a scuola, loro rasentavano quasi la normalità. Quasì.
Sconfitto dalle avversità, scrollò le spalle esasperato, cercando fra quei biscotti quello meno 'carino' -abbastanza difficile, visto che tutti i biscotti erano a forma di coniglietto o a cuoricino e così via.-.  Sperò che, così faccendo, almeno se li sarebbe finalmente levati di torno... Sennò sarebbe dovuto passare alle maniere forti. Insomma, in un modo o nell'altro, un modo per liberarsi di quei tre cretini l'avrebbe trovato.
Syo dal canto suo, vedendo la scena, sembrava quasi rilassato. La spontaneità di Natsuki era stata una salvezza per questa situazione che sperò con tutto il cuore finisse presto. Insomma, avrebbe fatto mangiare qualche biscotto a quel Kurosaki-dei-suoi-stivali e sarebbe andato ognuno per la propria strada. Magari anche Ai, vedendo il comportamento dell'altro, si sarebbe rassegnato a conoscerlo e...
...Improvvisamente, il gelo percorse la spina dorsale del biondo.
Non aveva fatto un piccolo calcolo: quelli che stava per addentare non erano biscotti normali ma erano i biscotti fatti da Natsuki.
Immediatamente i sudori freddi lo pervasero, immaginando la catastrofe che stava per abbattersi su di loro. Se dopo essersi avvelenato con quella roba, il più grande se la prendesse con loro? O, peggio, Ai? O ancora. E se si fosse sentito talmente male che lo avrebbero dovuto portare all'ospedale? Syo non voleva finire in prigione, specie per una roba del genere.
Guardò di sottecchi l'azzurrino e si sorprese nel constatare che anche lui sembrasse visibilmente preoccupato. Visto e contatto che il suo amico riuscisse in ogni situazione a essere calmo e a trovare una soluzione... Che fosse arrivata la situazione tale che anche Ai Mikaze non riuscisse a risolvere...? La cosa lo terrorizzò non poco.
Ai non riuscì a smettere di fissare il pacco di biscotti, vedendo quasi la scena a rallentatore.
Ranmaru che guardava con perplessità quei biscotti. Ranmaru che scelse finalmente un biscotto a forma di stella. Ranmaru che, sembrò analizzare il biscotto fra le mani, forse per capire a che gusto potevana mai essere. Ranmaru che, lentamente, si portò il biscotto alle labbra.
Forse se fosse stato qualcun'altro, il ragazzo avrebbe fatto semplicemente spallucce, lasciando che le cose accadessero - dopotutto, il ragazzo dagli occhi eterocromatici era stato abbastanza incosciente ad accettare dei biscotti da dei ragazzi che conosceva a malapena - , ma non questa volta. Non voleva che il ragazzo più grande stesse male così fece qualcosa che di solito non faceva mai : improvvisò.
Prese letteralmente dalle mani il biscotto incriminante e se lo mangiò in un sol boccone, lasciando gli altri tre ragazzi in un silenzio di tomba.

"Ma che--?!"

"AI, MA SEI IMPAZZITO? SPUTA. IMMEDIATAMENTE."

Le parole del Kurosaki vennero interrotte sul nascere da un Kurusu in ansia per le sorti del suo amico mentre Shinomiya sembrò abbastanza confuso.

"Uh? Ma sono solo i miei biscotti! Li ho fatti con amore..." mugugnò , con un evidentissimo broncio.

"SONO AVVELENATI, NATSUKI." sbraitò Syo, cercando in tutti i modi una maniera per far sputtare ad Ai quella 'roba'.

"COME DIAVOLO SAREBBE A DIRE CHE SONO AVVELENATI??" esclamò Ranmaru, iniziando ad infervorarsi.

"... Uh..."  Syo si voltò, mettendosi la mano sul capo, non sapendo bene da dove iniziare "... Non è che siano /letteralmente/ avvelenati. Ma... Beh. Natsuki fa schifo a cucinare."

Il ragazzo in questione, incrociò le braccia al petto, per poi gonfiare le guanche in maniera molto buffa.

"... Ma non è vero... I miei biscotti sono buonissimi, li mangio tutti i giorni e non mi è mai successo nulla!!"

Nonostante le proteste dal più alto, qualcosa diceva a Ranmaru che non erano poi così vere le sue parole : la faccia di Ai.
Il ragazzo si era fatto silenzioso, più del solito, e gli unici suoni che si sentivano provenire dalla sua parte erano i suoni della sua lenta masticazione.
Immediatamente, l'azzurrino pensò che quei biscotti sapevano di morte, se mai la morte avesse un sapore. Era qualcosa di davvero immondo e, dopo quello che stava patendo in quel momento, avrebbe fatto in modo che quell'arma chimica non rispuntasse mai più , almeno finchè fosse rimasto in vita ma il tutto era talmente rivoltante che quasi pensò che sarebbe morto da lì a pochi istanti, se non avesse saputo per certo che era pressochè impossibile morire per una cosa del genere.
Mentre finiva di masticcare quel cibo indefinito -anche se 'cibo' era davvero una grossa parola per descriverlo-, finì per maledirsi per la sua innaturale imprudenza. Per quale motivo poi? Perchè si era sentito quasi in dovere di aiutare il senpai che ora lo guardava in cagnesco.

"... Ora. " biascicò con una voce che sembrava provenire direttamente dall'oltretomba "Io volevo mangiare in santapace. Perchè diavolo siete venuti a tormentarmi??"

Syo e Natsuki tacquero anche perchè sapevano fin troppo bene che aveva un po' - tanta - ragione ma, a quanto pareva, Ranmaru non aveva finito di parlare e si avvicinò con sguardo sempre più irracondo davanti ad Ai, che ancora faticava a mandar giù il boccone.

"Sentimi bene. Non ne ho idea del perchè hai deciso di perseguitarmi. Pensi che mi faccia mettere i piedi in testa da uno strano come te? Dal figlio del preside? Ma per favore."

Sentita l'ultima frase, l'azzurrino ingoiò di colpo il boccone, fissando con bocca lievemente socchiusa l'altro, sentendo la pancia cortorcersi - abbastanza convinto che non fosse completamente a causa del biscotto incriminato. Ovviamente, sentite quelle parole da parte del ragazzo dai capelli grigi, Kurusu strinse i pugni, alterandosi non poco.

"MA COME TI-"

"Syo. Lascia stare, ci penso io." mormorò Ai, interrompendo l'amico che provò nuovamente ad aprire bocca, ma venne bloccato da Natsuki, che con un cenno dell'indice gli fece segno di tacere. Il biondo si mordicchiò le labbra dal nervoso ma tacque, fissando i due discutere.

"... Dicevi?"

Gli occhi del ragazzo dai capelli argentati erano fissi su quelli dell'altro e sembrò che volesse incenerirlo con lo sguardo, le labbra erano serrate ma si schiusero per far fuoriuscire uno sbuffo infastidito.

"... Ne ho piene le palle di gente come te. Che pensa che, solo perchè il paparino è una persona importante, può permettersi di prendermi per il culo, facendo il cretino con i tuoi amici? Mh? Come se non sapessi i nomignoli idioti che girano su di me? Ne ho davvero abbastanza, non sapete nulla di me. Nulla. Le persone come te mi fanno davvero schifo. Te e quegli stupidi dei tuoi amic-"

"Non osare."

Syo era praticamente al limite della sopportazione e, se non ci fosse stato Natsuki a bloccarlo con tutte le sue forze, sarebbe già saltato addosso a Kurosaki, riempiendolo di pugni. Come si permetteva di parlare così, specie ad Ai? Come si permetteva di parlargli in questo modo, ferendolo, senza motivo? Okay, avevano fatto un po' di casino, ma questo non lo giustificava per niente a trattarlo in questo modo.
Stava per aprire bocca quando qualcun altro lo fece al suo posto.
... Ed era proprio Ai. Ai, che non si diffendeva mai dagli insulti e che, spesso e volentieri, incassava senza dire una parola... Come era accaduto per tanto tempo, purtroppo.
Ranmaru sembrò abbastanza sorpreso dalla reazione dai capelli ciano ma digrignò subito i denti, pronto ad una nuova carica di insulti ma, nuovamente, il ragazzo lo interruppe.

"Non osare pronunciare una sola parola. Hai parlato tanto di pettegolezzi, che non ne puoi più di questi atteggiamenti, ma non sei forse il primo che mi giudica per l'apparenza? Non sai assolutamente niente di me eppure ti sei permesso di giudicarmi, solo perchè sono 'figlio del preside'. Non è un po' ipocrita il tuo discorso? Ma non sono affari miei e a me puoi dire qualsiasi cosa... Non mi importa davvero se pensi che io sia 'strano'. Ma non devi /osare/ insultare i miei amici. Questo non te lo permetto."

Nonostante il tono pacato e glaciale, il ragazzo dagli occhi ciano si sorprese nel constatare che stesse tremando dal nervoso. Come poteva, un ragazzo che conosceva appena, dargli tutte queste sensazione come un groviglio allo stomaco? Non gli importava davvero di quello che gli altri pensassero di lui eppure, in qualche modo, le parole che gli aveva rivolto l'avevano ferito. Non si era innervosito solo per le parole rivolte ai suoi amici - e fino a qui ci arrivava- e avrebbe tanto voluto capire il perchè. Ma, dopo le male parole appena ricevute, tutto voleva tranne stare ancora in compagnia di quel buzzurro. Mordendosi le labbra, distolse lo sguardo -evitando accuratamente gli occhi confusi di Kurosaki- , prese per il polso i due suoi amici per allontanarsi. I due ragazzi fissarono Ai molto dispiaciuti, tutto vuolevano fuorchè si creasse una situazione del genere.

"... Ai-chan, mi dispiace, se non fosse stato per i miei biscotti...!" mugugnò Natsuki, assumendo un espressiona abbastanza malinconica e triste... Tutto voleva tranne che creare questi problemi.

"Ai, lascialo perdere, è solo un completo idiota..." borbottò Syo, stringendo i pugni con rabbia... Tutto quello che voleva era proteggerlo ed aveva fallito.

Nonostante le parole degli altri, Ai non rispose cosa che fece preoccupare i suoi amici, specie perchè lo vedevano parecchio pensieroso, più del solito.

"... Prima non vi ho risposto ma... Vi ringrazio di volere bene ad uno strano come me." sussurrò Ai, in tono di voce strano, come se faticasse a parlare, cosa che fece preoccupare tantissimi i ragazzi, tant'è che abbracciarono fortissimo l'azzurrino per consolarlo.

"... Un' altra cosa..." sussurrò Mikaze, per poi voltarsi lentamente verso di loro "... E' che non mi sento tanto bene."

Dal colorito verdognolo che aveva assunto la sua faccia e dalla lieve sudorazione, Syo capì immediatamente che quei biscotti avevano fatto più danno del prevvisto.



//Eccoci a fine secondo capitolo! (*´∇`*)
Cosa ne pensate? Vi piace come sta andando la storia? (◕ᴗ◕✿)
Un po' di comicità va sempre bene, anche quando in mezzo c'è un po' di angst! E questo è solo l'inizio, eheh. (ʘ‿ʘ✿)
Ringrazio tutte le mie amiche che leggono e sostengono la mia storia,  in particolare, ringrazio @Starishadow , che mi ha aiutato soprattutto per la correzione della storia (MA ANCHE PER LA STORIA DELLA MORTE BICOLORE AHAHAH) !v(・∀・*)
Beh... Che dire? Alla prossima!( ÒㅅÓ) 

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Capitolo 3
*** Your Apologies ***


cap3

3 ~ Your Apologies




Camus procedette lungo il corridoio , cercando di raggiungere il suo studio, con un leggero cipiglio nello sguardo.
Era da un paio di giorni che il lavoro all'interno della scuola lo trovasse decisamente più stressante del solito. A dirla tutta, trovava gli altri decisamente irritabili.
Si sentiva un po' come un monarca alle prese con una banda di servitori nullafacenti : per quanto potesse essere soddisfacente governare, avere a che fare quotidianamente con una banda di zoticoni che non sapevano letteralmente fare nulla senza che ci fosse lui presente, era alquanto frustrante.
Con un leggero sbuffo infastidito, tuttavia, dovette ammettere a se stesso che la causa di questa sensazione di nervoso mista a frustrazione era un'altra - visto che i suoi colleghi non è che fossero cambiati improvviso da un giorno all'altro-.
Il pensiero cadeva più e più volte su Ai che, da qualche giorno a questa parte, aveva iniziato a comportarsi in maniera piuttosto strana.
Lo vedeva più assorto nei suoi pensieri.
Distratto.
Corruggando le sopracciglia, si chiese quando esattamente aveva iniziato a comportarsi in maniera inconsueta.
... Okay, di per sè, suo figlio era sempre stato una persona inconsueta.
Ad esempio, si ricordò quando qualche mese fa, dopo che l'azzurrino si era versato una ciotola di cereali e, constatando che fossero tutti di colori diversi, gli chiese quale secondo lui fosse 'il cereale che avesse dato origine agli altri', lasciando il biondo visibilmente perplesso, non sapendo davvero cosa rispondergli.
A ripensarci, era quasi ammirevole come il figlio riuscisse a farsi domande su questioni così futili.
Quindi quando ha iniziato a comportarti in maniera più strana del suo solito...? Non si ricordava esattamente tanto ma si ricordò di un episodio successo giusto il giorno prima.

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"... Per il resto? Com'è andata? Hai fatto nuove conoscenze?"

Era una delle solite domande di routine, di cui più o meno si aspettava già la risposta - tipo 'a scuola è andata come sempre e il mio numero di amicizie non è aumentato da ieri ma grazie di aver chiesto'-.
Tuttavia, si rese subito conto di quanto sbagliasse quando, appena si voltò a guardarlo dopo aver parcheggiato la macchina, lo vide mettersi una mano sul petto mentre il colore delle sue gote erano diventate di un colore rossastro in meno di una manciata di secondi.

"... Ai?" chiese confuso il più grande, alzando un sopracciglio , perplesso da quella reazione.

Nonostante il colorito fosse cambiato, Ai sembrò provare a comportarsi come se nulla fosse, cercando di mantenere un atteggiamento composto, mentre cercava di uscire dalla macchina.
Tuttavia, a Camus non potè sfuggire come fosse tremendamente in difficoltà ad uscire dalla macchina, visto che sembrò avere scordato l'esistenza delle cinture di sicurezza che circondano il suo petto.
Vista l'incapacità del figlio di uscire dalla macchina, dopo essersi massaggiato le tempie con fare stanco, il biondo staccò la cintura al figlio, causandogli una momentanea perdita di equilibrio.

"Uh. Okay. Mh. Sto bene." mormorò il più giovane in tono statico, quasi robotico e ,agli occhi dell'altro, sembrò quasi che stesse iperventilando, un po' come quando dai troppi input ad un computer vecchio, dando come risultato finale il completo blocco del sistema.

Essendo ormai palese che il ragazzo non avrebbe risposto più a nessuna domanda, il compito del genitore era soltando uno : seguirlo e sperare che non cadesse da qualche parte.

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In effetti, è stato molto ingenuo da parte sua lasciare semplicemente la cosa 'correre', piuttosto  che indagare oltre. Il suo comportarsi da padre attento l'aveva trasformato per quel breve istante in un ingenuo.
Non che volesse farsi gli affari del figlio - in quanto non gli aveva mai fatto venir dubbi sulla sua integrità morale- ma iniziava a domandarsi se fosse il caso di parlargli, si chiedeva se in qualche modo, fosse il vero motivo del fatto che era finito in punizione l'ultima volta e... Oh, non era forse Ai quel ragazzo davanti a lui ,appena uscito dall'infermeria?
Immediatamente i loro sguardi si incrociarono e Camus potè avvertire un leggero sussulto nel più piccolo, come se l'avesse appena beccato in qualcosa di inappropriato.

"... Ai, cos-?"

 Il preside si bloccò nel momento stesso in cui vide apparire l'infermiera dietro il più giovane e subito un sorriso amorevole gli apparve in viso.

"Oh buongiorno. Come sta? La vedo in splendida forma." esclamò in tono affabile , allargando se più possibile il sorriso.

L'infermiera dal canto suo, ridacchiò lievemente, coprendosi parte del viso con una mano, mentre le gote iniziarono a colorarsi di rosso. Il ragazzo dai capelli ciano sembrò approffittare del momento per allontanarsi ma la stretta della mano di Camus sul suo polso glielo impedirono.
Per quando l'adulto continuò a sorridere, sembrò quasi emanare una certa aura che non prometteva nulla di buono e il più giovane sembrò capire al volo che doveva arrendersi all'innevitabile.
Il biondo si volse nuovamente verso l'infermiera, sperando che fosse collaborativa e che non fosse costretto a usare una parola smielosa di più.

"Scusi, potrei chiederle una cortesia? Visto che mio figlio è finito in infermieria, sono un po' preoccupato... Ci potrebbe lasciare per un'istante da soli all'interno? Vorrei assicurarmi che stesse bene. Spero di non risultare troppo maleducato ai suoi occhi."

Fortunatamente , la donna sembrò più collaborativa del prevvisto e, dopo l'ennesimo risolino, si allontanò andando verso la sala insegnanti.
Dopo che si fu allontanata, l'uomo fece segno al ragazzino di entrare e, dopo che l'altro l'ebbe eseguito, entrò chiudendo la porta alle sue spalle. Successivamente, si guardò intorno e, appena ebbe la conferma di essere solo loro due in quell'aula, il suo solito sorriso di circostanza scomparve, lasciando spazio alla sua solita espressione fredda mentre guardava il figlio davanti a sè.

"... Allora?" chiese, dopo qualche attimi di silenzio, mentre incrociava le braccia al petto, per poi appoggiare la schiena alla porta dell'aula "Cos'è successo?"
"Sono stato male." mormorò l'azzurrino e , notando dallo sguardo dell'altro che non fosse soddisfatto della risposta, continuò "Per colpa di un biscotto di Natsuki e ho dovuto prendere qualcosa per far passare il dolore alla pancia."

Camus sbuffò con fare infastidito, posando l'indice e il pollice sul ponte del naso, strizzando lievemente gli occhi, sotto lo sguardo confuso del figlio.

"Tranquillo, stavo semplicemente valutando l'eventualità di tagliare le mani al tuo amico, visto che con quelle fa solo danni." borbottò indispettito, spostando poi la mano e riaprendo gli occhi.

Ricordava fin troppo bene quando tempo addietro, incosciente delle inesistenti doti culinari dell'occhialuto, aveva avuto l'ardire di assaggiare uno di quei dolcetti di 'ringraziamenti per avermi fatto rimanere a dormire da Ai-chan' .
Tutt'ora, non sapeva bene se fosse stato più il dolore fulmineo alla bocca dello stomaco o se fosse stato il ricordo di quel bambino con le guance paffutelle che gli sorrideva dolcemente porgendogli altri dolcetti, la parte più orribile di quella giornata.
Poteva benissimo capire il dolore che il figlio avesse provato ma ancora non capiva come potesse essere successo una cosa del genere. Insomma, Ai passava davvero tanto tempo con quei ragazzi, quindi dovrebbe essere palese che più di chiunque altro, lui dovesse sapere di non mang...

"E' stata colpa mia ciò che è successo. Natsuki non centra nulla."

L'azzurrino bloccò il flusso di pensieri di Camus, che ora guardava il figlio con aria confusa e lo sguardo basso, colpevole del ragazzo, non miglioravano di certo la situazione.

"Perchè di-"

"Posso chiederti una cosa?"

Il biondo sbuffò nuovamente, costatando di come il ragazzino davanti a sè, in un modo o nell'altro cercasse di confonderlo, bloccando il flusso dei suoi pensieri sul nascere.
Prima di rispondere, spostò lo sguardo sul vetro della finestra dell'aula, costatando in quel momento che si fosse messo a piovere: sperò che non fosse un brutto presagio.

"... Certo, dimmi."

***************

Come sua routine, dopo la scuola, Ranmaru andava a posare la borsa e tutto ciò che avesse a che fare con la sua vita da studente, per poi tornare indietro con qualche scatoletta di cibo per gatti. Era da un po' di tempo che aveva addocchiato un gatto randagio nei dintorni dell'edificio scolastico e, sebbene il ragazzo non se lo potesse portare a casa per ovvie ragioni, proprio non se la sentiva di abbandonarlo a se stesso... Forse proprio perchè sapeva cosa si provasse.
Così, con l'ombrello in una mano e la borsa con il cibo per animali dall'altra, girò l'angolo, per poi entrare all'ingresso scolastico... Per poi irrigidirsi e allargare gli occhi.
Non.
Era.
Possibile.
Era una cavolo di ossessione.
Eccolo lì, all'ingresso della scuola, la fonte di tutto il suo nervoso degli ultimi giorni , colui che gli faceva aggrovigliare così tanto lo stomaco da fare male : Mikaze.
Che cavolo ci faceva lì? Perchè non era tornato a casa? ... Che non avesse l'ombrello?
Visto che l'altro sembrasse non averlo notato - e se anche fosse, non lo dava a vedere - , si prese qualche istante per scrutarlo: era rannicchiato all'ingresso della scuola, con i vestiti e i capelli un po' bagnati , mentre guardava il braccio e stringeva un qualcosa, che il ragazzo più grande identificò come il gatto di cui si prendeva cura.
Una leggera smorfia gli apparve in volto mentre un leggero sospiro gli usciva dalla bocca.
La cosa che più di tutte gli urtava di quel ragazzo, non era quel tono quasi di superiorità con cui a volte sembrava parlarti, non erano quegli occhi che non si abbassavano mai, in nessuna circostanza, quasi come se volesse sfidarti sempre o quel modo odioso in cui sembrava apparire nei momenti meno opportuni : era il non riuscire a comprenderlo.
Per quanto fosse giovane, Ranmaru riusciva sempre a farsi un'idea delle persone che aveva intorno, un po' come se avesse un'istinto 'animale' - non che gli importasse davvero di chi gli stava intorno ma, per una ragione o l'altra, ha sempre avuto a che fare ogni giorno con un sacco di persone, scuola compresa- ma proprio non capiva come funzionasse Ai Mikaze.
A volte aveva come l'impressione che lo sfottesse. Altre volte , aveva l'impressione che gli volesse stare intorno solo per il semplice gusto di farlo arrabbiare. Altre volte ancora, aveva un po' l'impressione che gli stesse vicino solo perchè semplicemente lo volesse.
E da quanto tempo non succedeva? Era davvero secoli che una persona gli si avvicinasse, non per interesse, non per doppi fini, ma solo perchè semplicemente volevano conoscere Ranmaru Kurosaki. Il vero Ranmaru Kurosaki.
E la cosa lo mandava in una confusione tale da non sapere che fare e la cosa lo irritava terribilmente. Era poi davvero possibile farsi tutti questi pensieri, su una persona che sì e no avrà visto due volte - e non in ottime circostanze-?
Proprio in quel momento, l'azzurrino alzò finalmente lo sguardo -facendo ricadere delle cuffiette, che prima non aveva notato, sulle ginocchia - e si accorse della presenza del ragazzo dai capelli argentati, cosa che lasciò a quest'ultimo una sensazione abbastanza angosciosa e un orribile sensazione alla pancia, come se dovesse implodere da un momento all'altro.
Per quanto non lo volesse ammettere a se stesso, sapeva fin troppo bene a cosa erano dovuti quelle sensazioni. Non voleva ammettere a se stesso che erano i sensi di colpa che si facevano sentire sempre più forti.
Schioccò la lingua seccato, come se con quel gesto potesse scacciare via quelle orribili sensazioni che provava -ovviamente fallendo miseramente-.

"... Beh? Che ci fai qui? Non dirmi che una persona così precisa come te non ha pensato di portarsi l'ombrello." borbottò in tono piuttosto acido, affiancando il più giovane, mentre chiudeva l'ombrello e prendeva dalla borsa gli oggetti necessari a nutrire il gatto.

Ai non sembrò scomporsi più di tanto per il tono discutibile del più grande - e forse, dopo la discussione avuta qualche ora prima, era più che probabile che immaginasse che ora ce l'avesse a morte con lui- , anzi, sembrò più concentrato a fissare l'interno della borsa dell'altro, forse curioso di quello che stesse andando a prendere al suo interno.
Il micio, che nel mentre aveva riconosciuto il giovane, saltò dalle gambe di Ai, per avvicinarsi all'altro, per poi miagolare e strusciare la testa al suo piede.

"E' tuo questo gatto?" chiese dopo un lungo silenzio fissando Ranmaru che aveva sistemato per terra ciotolina e croccantini.

Il senpai lo guardò male -cosa che fece aumentare il suo dolore alla pancia- e sbuffò apparentemente infastidito.

"Che ci fai qui?!" insistette Ranmaru con un'intensità di voce così alta da far sussultare il più piccolo.

Il ragazzo dagli occhi blu ciano sembrò pensarci per un istante, forse per valutare le parole da usare in quel contesto, per poi scrollare le spalle.

"Si è messo a piovere e non ho l'ombrello. Mio padre mi ha detto che saremo andati via assieme ma in questo momento ha una riunione a scuola. Sto aspettando che finisca."

Forse era solo un impressione, ma il ragazzo più grande si accorse che l'altro non mostrava la solita sicurezza - o noncuranza, non sapeva bene come spiegarlo- nel parlare, anzi, sembrava abbastanza titubante e sembrava usare una certa cautela. Che pensasse ancora alla loro discussione?
Abbassò lo sguardo, concentrandosi in apparenza al gattino, dandogli qualche carezza, ricevendo in cambio il suono delle fuse, mentre in realtà riflettè su quello accaduto poche ore prima.
Era davvero arrabbiato in quel momento e immaginava che forse - forse -, avesse un tantino esagerato nel rivolgersi ad Ai che, anzi, gli aveva pure 'salvato la vita' - e ricordava piuttosto perfettamente la sua espressione dopo aver mangiato quella robaccia, quindi era davvero sicurissimo della cosa- e a pensarci... Sapeva piuttosto bene di aver scaricato tutte le sue frustrazioni su di lui. Il ragazzo dagli occhi eterocromatici non stava passando un bel periodo, proprio per niente, ma sapeva bene che non aveva il diritto di ferire i sentimenti delle persone - o almeno, di persone che non gli avessero fatto nulla di talmente grave di meritarsi un trattamento simile-.
... Davvero stava pensando ai sentimenti di uno sconosciuto? Dio... Come si era ridotto per via di quel Mikaze.
Forse era una qualche punizione di qualche genere -se solo ci credesse, penserebbe che fosse di natura divina- per essere una persona orribile? Si passò una mano fra i capelli, frustrato da quella situazione. Se solo avesse potuto, avrebbe spaccato qualcosa, piuttosto che rimanere a pensare ai sentimenti di uno come quello là.
Una delle cose più urtanti era il fatto che quello stesse zitto. Con la coda nell'occhio, poteva vedere piuttosto bene come l'azzurrino lo scrutasse, magari chiedendosi se potesse parlare o se l'avrebbe mangiato vivo.
Doveva fare assolutamente qualcosa, sia per togliergli quella stupida espressione dalla faccia, sia per farsi passare quella dolorosa sensazione della pancia ma, purtroppo per lui, non era propriamente una persona carina e dolce che potrebbe dire come se nulla fosse ' mi dispiace ' .
... Anche perchè era sicurissimo che non fosse stato solo colpa sua.
Aveva esagerato con le parole, sapeva che aveva sbagliato a sputare sentenze su una persona che manco conoscesse -anche stupido, contando che Ranmaru stesso odiava quando lo facevano con lui- ma sapeva anche che il ragazzo di fianco a lui non era propriamente un santo, contando tutte le volte che quasi gli causava un aneurisma cerebrale.

"... Okay ascolta. " esclamò di colpo, in un tono di voce più aggressivo di quanto avrebbe voluto, cosa di cui si maledì "Io non so bene come ragioni, non so che ti frulli in testa e forse in questo momento ti starai chiedendo perchè questo idiota ti sta ancora parlando. Forse non vuoi avere più a che fare con me? E' probabile, visto i nostri trascorsi. Ad ogni modo, sono una persona schieta e se devo dire una cosa non mi faccio problemi, quindi ascoltami bene, non te lo dirò una seconda volte. So bene che non mi sono comportato nei migliori dei modi e il fatto che sei parecchio strano, non giustificano certe parole che ho usato. Io odio le persone che giudicano così a caso e di certo non voglio diventare io stesso una persona del genere. Diciamo che ho esagerato ma questo non ti da il diritto di farmi innervosire quando meglio credi. Capito? Bene. Ma com'è che sei bagnato?"

Il più grande era molto sorpreso e confuso da quanto avesse parlato - tant'è che gli mancava il fiato-, forse non aveva parlato così tanto in tutta la sua vita e la cosa era davvero imbarazzante. Talmente imbarazzante che si sarebbe preso a cazzotti da solo, piuttosto che stare lì. Sperò con tutto il cuore che l'altro accettasse le sue scuse e magari prendesse di buon grado quel cambio repentino del discorso -anche se ,nonostante stesse evitando accuratamente il suo sguardo, percepiva fin troppo gli occhi dell'azzurrino addosso a lui-.

"... Ti stai scusando con me, per caso?"

Ed ecco che ora Ranmaru avrebbe dato volentieri un pugno ad Ai stavolta, per averlo fatto imbarazzare e sentire a disagio più di quanto già fosse, faccendo aumentare pericolosamente il rossore sulle sue guance.
Si alzò quindi di scatto, pronto ad andarsene da lì, prima di prenderlo ad insulti e di finire nuovamente con lo stomaco dolorante e l'avrebbe fatto, se non fosse per una presa da dietro, all'altezza della giacca.

"Scusami." mormorò il ragazzino, prima che Ranmaru potesse dire o fare altro "Non volevo metterti a disagio, ho sempre e solo voluto parlare con te, ma so bene di essere strano. Cercherò di evitare di metterti a disagio ma stai qui, d'accordo? Non c'è bisogno che ti allontani per colpa mia."

Il ragazzo dagli occhi eterocromatici si irritò non poco a quelle parole: sia con se stesso per essere ulteriormente idiota, sia per l'azzurrino che permetteva che ciò accadesse. Si ricordò infatti di quando glielo disse la prima volta qualche ora prima e di come Mikaze stesso l'avesse ripetuto e forse, per un breve istante, in quegli occhi freddi ed apparentemente privi di una qualsiasi luce, ci aveva letto dolore e rassegnazione, come se fosse ormai rassegnato ad essere semplicemente lui stesso. Non sapeva bene perchè o come avesse fatto a vederci una cosa del genere in una manciata di secondi, ma sta di fatto che quella sensazione lo colpì talmente forte, che avvertì un sendo di soffocamento, come se qualcuno gli avesse appena dato un pugno alla bocca dello stomaco.

"... Allora, mettiamo le cose in chiaro." borbottò Ranmaru, mettendosi il cappuccio in testa, come a voler nascondere il rossore di poc'anzi "Io rimango, tu non ti scusi, io non ti do più dello strano e tu non te lo ripeti da solo. D'accordo?"

Lanciò un'occhiataccia ad Ai, il quale, dopo un momento di spaesamento, annuì velocemente con la testa, togliendo poi la mano dalla giacca dell'altro e Ranmaru scrollò le spalle, tornando al suo posto, guardando poi l'orologio al suo polso.
...Quanto tempo era passato? Una ventina di minuti? Quanto durava quella cavolo di riunione a scuola?!
Oh beh, sarebbe stato meglio passare il tempo evitando qualche altro silenzio imbarazzante.

"... Allora? Non hai una delle tue domande inconsuete da farmi?" disse quindi di colpo, evitando accuratamente la parola 'strano'.

"... Beh." esordì Ai, posando gli occhi sul micio, che aveva appena finito di mangiare e ora si era avvicinato nuovamente a Ranmaru per avere un po' di affetto "Non mi hai detto se il gatto è tuo o meno."

Il ragazzo dai capelli argentati sbuffò: aveva quasi dimenticato che l'altro era un ragazzo che non si arrendeva mai, finché la sua curiosità non fosse stata soddisfatta.

"No." disse secco, per poi prendere il gattino in braccio ed accarezzarlo dolcemente.

L' azzurrino rimase a lungo a fissare la scena - tant'è che Ranmaru si chiese se fosse caduti in qualche sorta di standby o cose simili - per poi storcere lievemente il naso, come se non fosse soddisfatto della risposta.

"Eppure ti dai tanto da fare per lui. Gli porti da mangiare, ti prendi cura di lui... Sembra tutto tranne che tu sia un estraneo per lui." gli fece notare Ai, guardandolo dritto negli occhi. Il ragazzo più grande si stava già pentendo di aver iniziato quella conversazione.

"Dare da mangiare ad un gatto un paio di volte non vuol dire nulla. Quelli che danno da mangiare ai piccioni che dovrebbero dire? Di avere più di 100 piccioni?"

"Non so come avvenga per i piccioni, ma in questo caso il gatto mi sembra molto affezionato a te. " insistette ancora, non percependo assolutamente il sarcasmo del senpai "Si vede che ti vuole bene."

Ranmaru schioccò la lingua, tremendamente infastidito dal più piccolo. Non sapeva se fosse più irritato dal fatto che l'altro non cogliesse che voleva assolutamente concludere quella conversazione imbarazzante, o se lo fosse di più perchè l'altro stava insistendo su qualcosa di davvero... Stupido. Non si affezionavano a lui le persone, figurarsi un gatto randagio!
E ancora, non capiva perchè dovesse fare questi pensieri profondi per una domanda del cavolo.

"... Senti. Te lo spiegherò in parole povere perchè davvero, è una discussione così inconcludente che non ho la più pallida idea del perchè ne stiamo ancora parlando. Non gli 'piaccio' io, ma il cibo che gli do ogni giorno. Chiunque gli può essere 'simpatico', basta gli dia un po' di attenzione e da mangiare."

"Non è vero." disse ancora Ai, e Ranmaru era abbastanza sicuro di sentire nascere in lui qualcosa di simile all'istinto omicida ed era già pronto ad urlare , sentendo la sua inesistente pazienza venir meno, ma si bloccò quando l'altro gli fece vedere la mano piena di graffi..

"Mentre ero qui, aspettando mio padre, ho visto il gatto gironzolare sotto la pioggia e ho pensato che si sarebbe ammalato prendendosi l'acqua." spiegò il più piccolo, coprendo la mano con la leggera felpa che stava indossando "Tuttavia, non si è fatto prendere facilmente, sai? Pensavo che fosse perchè era spaventato per la pioggia, ma invece l'ho visto saltare come se nulla fosse nelle pozzanghere per gioco. Molto strano per un gatto, non trovi? Credevo fossero animali più puliti... Comunque, proprio quando mi ero arreso, mi si è acciambellato sulle gambe, sporcandomi di fango..."

Non sapeva il perchè di quel discorso strampalato, ma c'era da dire che ora il senpai si stava divertendo non poco. Infatti, vedere il più piccolo parlare con voce diversa dal suo solito tono freddo ed assumere un leggero cipiglio contrariato, mentre abbassava lo sguardo verso la felpa ormai sporca di fango, fecero nascere sul volto del più grande un sorriso derisorio. Forse in fondo, ne era valsa la pena essere rimasto fino a quel momento.

" Ad ogni modo, non è questo il punto." mormorò Ai, tornando a guardarlo dritto negli occhi, e il sorrisetto di Ranmaru scomparve "Io volevo solo aiutarlo, eppure mi ha riempito di morsi e graffi. Eppure, secondo il tuo ragionamento, bastava dargli un po' di corda e si sarebbe affezionato subito a me, no? Mi pare invece che non sia stato così. Ti ho raccontato questa storia per farti capire questo: forse non sono tutti guidati da secondi fini. Credo davvero che il gatto ti voglia realmente bene... E non penso tu debba aver paura ad affezionarti a lui. Quindi... perchè non pensi ad un nome per lui?"

Ed ecco che , nuovamente, il ragazzino più piccolo lo sorprese con le sue parole, lasciandolo per qualche istante con le labbra semi-socchiuse. Come poteva un discorso sui piccioni e sui gatti portare ad una conversazione del genere? Proprio non riusciva a capire il modo di pensare di quel ragazzino.

"... Tsk." borbottò il ragazzo dagli occhi eterocromatici, per poi dargli improvvisamente un colpetto in fronte con l'indice, facendo sussultare il kohai dalla sorpresa.

Non sapeva neanche lui cosa stesse facendo. Non sapeva nemmeno che strane sensazioni Ai gli avesse suscitato - erano così intense, così particolari, così tante che lui, abituato prima di tutto ad agire e poi pensare, non sapeva davvero come reagire-.
Si mise a frugare nella borsa, nella più totale confusione del più piccolo - cosa di cui Kurosaki fu lieto, almeno non era l'unico lì ad essere confuso-, per poi prendere dei cerotti, disinfettante e del cotone - fra una cosa e l'altra, capitava che si facesse spesso male, ed aveva imparato a portarli sempre con sè- e prendere la mano dell'azzurrino.
Forse fu solo un'impressione, ma potè quasi avvertire il ragazzino irrigidirsi sotto il suo tocco e gli diede quasi l'impressione che fosse diventato improvvisamente nervoso.

"Ohi, quel gatto è comunque un randagio e io non voglio avere nessuna responsabilità se ti prendi un' infezione, chiaro?!" Sbuffò il ragazzo dai capelli argentati , iniziando a passare il disinfettante sui graffi.

Nonostante la voce apparentemente irritata e il modo inizialmente brusco in cui stava passando il cottone per sterilizzare le piccole ferite, Ranmaru successivamente fu abbastanza delicato e si prese del tempo per osservargli attentamente la mano. A parte un graffio che partiva dal centro del dorso, sotto le nocche, e arrivava fino al pollice, aveva giusto qualche piccola ferita superficiale.
Alzò gli occhi di nascosto, accorgendosi che ancora il ragazzino non aveva emmesso nessun fiato. Letteralmente.
L'unica cosa che faceva era fissarlo ma non con il suo solito sguardo attento, sembrava piuttosto imbambolato e potè notare come, mentre il più grande gli sfiorava la mano, essa sembrasse sempre più umidiccia.
... Che avesse paura? In effetti, quante volte, in quel poco tempo, aveva rischiato di prenderlo a pugni? Decisamente tante, non c'era da sorprendersi.
Scrollò le spalle, sospirando lievemente : se fosse questo il caso, era ovvio che non ci fosse nulla che potesse fare.
Con la mano libera, cercò un cerotto che potesse fare al caso suo, quando qualcosa catturò la sua attenzione e subito uno sguardo irritato gli apparve in volto, insieme ad un grugnito di disappunto.
Che diavolo ci facevano lì dei cerotti con i coniglietti?!
Sbuffò infastidito -immaginando già chi potesse aver fatto qualcosa del genere ai suoi normalissimi cerotti-, per poi dargli un ulteriore occhiata: per quanto erano stucchevoli e decisamente non nel suo stile, doveva ammettere che erano di un bel colore tendente all'azzurro.
Posò nuovamente lo sguardo sul ferito, poi sul cerotto e avanti così un paio di volte, per poi metterglielo sull'enorme graffio senza tante cerimonie.
 
"To'. Spero ti piacciano i conigli." borbottò il ragazzo dai capelli argentati, lasciando la mano dell'altro.

Mentre Ranmaru sistemava nuovamente gli oggetti nella sua borsa, notò che il ragazzino si sfiorava il cerotto con l'indice, quasi ammirandolo. Dovevano proprio piacergli quegli animaletti.

"... Quindi gli darai un nome?".

Stavolta, il tono con cui disse quelle parole non era il solito con cui chiedeva per la sola, semplice e pura curiosità, ma risultò un po' acuto, come se cercasse un modo per togliere qualcosa che precedentemente gli impediva di respirare.

"Mah. Ci penserò. Chi lo sa, magari sono più tipo da piccioni." Replicò in tono sarcastico il ragazzo dagli occhi eterocromatici - anche per sviare quegli strani sentimenti che gli invadevano ancora il cuore- per poi guardare di sottecchi dietro di sè nel sentire un brusio sempre più vicino alla porta d'ingresso, segno che la riunione era ormai finita.

"Non penso." ribatté il più piccolo, che ora sembrava più tranquillo mentre osservava l'altro finire di sistemarsi e alzarsi "Penso che tu sia più buono di quanto tu voglia far credere e penso anche che tu tenga semplicemente lontane le persone per paura di essere ferito. Magari mi sbaglio ma... Mi hai dato quest'impressione."

"Perchè do da mangiare a un gatto e ti ho messo un cerottino? Devi essere proprio uno stupido allora." borbottò l'altro, irritato da quei commenti, per poi aprire l'ombrello e rivolgergli per un ultimo istante un'occhiataccia.

"Certo, per quello... E per essere rimasto con me per non lasciarmi solo." mormorò Ai, inclinando lievemente il capo, alzandosi anche lui, sentendo le persone uscire dall'ingresso.

Il senpai non rispose, iniziando a camminare diretto verso casa sua, lasciando fuoriscire un semplice borbottio.
Era stato beccato.

//Uh uh, eccoci qua ad un nuovo magico capitolo (*´∀`*)
Non so se si è capito, ma la parte in corsivo e il simbolo # è stata data per i flashback! (ノ ̄ω ̄)ノ
E le cose hanno iniziato a smuoversi, uh uh~ (´ε` )♡
Che ne pensate? Idee? Personaggi che vorreste che apparissero\vorreste che gli dessi più spessore? (9`・ω・)9
Ringrazio a tutti per il sostegno, a chi mi scrive (anche su sarahah) per le recensioni ma ringrazio soprattutto @Starishadow che mi aiuta sempre a correggere il testo! (ㆆᴗㆆ) /♡♡
Che dire, alla prossima, scrivetemi in tanti!! (σ'∀')σ*。・゜+.*

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Capitolo 4
*** Your Work ***


capitolo4

4 ~ Your Work




"Ai-chan, cosa pensi di fare?" mormorò Natsuki, alzando gli occhi verso l'amico alla sua destra.

"Penso che prenderò un cappuccino. E mi farò consigliare qualcosa da mangiare dal cameriere." rispose il giovane, scrutando attentamente il menù davanti a sè.

"... Uh. No, penso si riferisca al tuo stalkeramento di questi giorni." borbottò Syo, sistemando con fare distratto il cappello sulla testa.

Dopo la conversazione di Ranmaru, l'azzurrino era stato invaso da un misto di emozioni tali da mandarlo in completo tilt, tant'è che il padre che era arrivato poco dopo, dovette fare attenzione che non inciampasse o sbattesse su qualsiasi cosa.
Forse in qualche modo era davvero 'lieto' che avessero risolto e che fossero tornati in rapporti più o meno umani.
Tuttavia, da quel giorno, non si era avvicinato quasi per niente al più grande.
Non sapeva perchè, ma nel momento in cui provava anche solo a salutarlo, si bloccava e sentiva come se le gambe potessero cedergli da un momento all'altro.
Aveva come un blocco, e l'unica cosa che riusciva a dire fra sè e sè, era : 'forse ora non è il momento giusto'.
Erano passati giorni, il tutto sotto gli occhi dei suoi due amici che, con la scusa di uscire assieme - "Hanno aperto un nuovo locale, vi va di andarci? Vorrei offrirvi un dolcetto per farmi perdonare per il ritardo dell'altra volta e l'indigestione causato dai miei dolcetti ad Ai-chan!"-, ne volevano approfittare per cercare di parlargli e aiutarlo, se fosse stato possibile.

"... Oh." mugugnò Ai, con una leggera smorfia sul viso. Non sembrava molto felice di affrontare l'argomento.

"Non vorresti parlarne? Avevo capito che avevate fatto pace... Non è così?" insistette ancora il più alto dei tre, guardando l'amico con fare preoccupato.

Il ragazzo dagli occhi color ciano tacque: non aveva davvero idea di come rispondere a quella domanda.
Il ragazzo con gli occhiali rimase per qualche istante in attesa di una risposta che non arrivò e finì per sospirare sconsolato, senza però insistere oltre sull'argomento.

"Se volete il mio parere, io dico che è meglio così." mormorò il biondino, che in quel momento sembrava il più rilassato dei tre "Quello là sembra un tipaccio ed è meglio che Ai se ne dimentichi. Non vale la pena essere amico di uno così! Io non lo perdonerò mai per come ti ha trattato e..."

"Salve ragazzi! Siete pronti  per ordinare?!"

Per fortuna dell'azzurrino, arrivò tempestivamente il cameriere a prendere le loro ordinazioni, così si prese qualche istante per guardare il suo improbabile salvatore.
Il ragazzo aveva dei capelli rossi sbarazzini, che sembravano sfidare le leggi della fisica nello stare sparati in ogni direzione; un paio d'occhi occhi castani che ispiravano gentilezza, ma - soprattutto - un grandissimo sorriso solare. Ad Ai diede l'impressione di essere il classico ragazzo che riuscisse a dialogare anche con i muri.

"Ah sì! Io vorrei una tazza di tè e una crepes! Tu, Syo-chan?"

"Mmh, penso prenderò solo un frappè alla fragola."

Sempre mantenendo il sorriso, il cameriere scrisse velocemente gli ordini sul suo taccuino , per poi alzare lo sguardo verso l'ultimo rimasto, inclinando lievemente il capo.

"Per te, invece?"

"Beh..." Ai si prese una pausa per fissare il suo gillet rosso, individuando dopo una manciata di secondi il nome " ... Otoya, a dirla tutta, volevo sapere cosa potevi consigliarmi."

Come se gli avessero appena affidato un compito importantissimo, Otoya Ittoki parve gonfiarsi d'orgoglio, dandosi un leggero pugnetto sul petto, per poi rivolgere uno sguardo fiero al cliente.

"D'accordo, lascia fare a me! Innanzi tutto, preferisci il dolce o il salato? No perchè, avremmo dei biscotti tanto buoni che sono la fine del mondo!"

Syo non potè trattenere una risata soffocata, che cercò di trattenere poggiando la mano sulle proprie labbra, riprendendosi tuttavia subito dopo, dopo vari colpetti da parte di Natsuki.
Notando lo sguardo perso del rosso, che non era sicuro di capire se avesse fatto qualcosa di sbagliato, Ai scrollò le spalle, cercando di essere più sintetico possibile.

"Vedi, uno dei miei amici è un pessimo cuoco." E dopo questo commento il ragazzo dai capelli ciano potè percepire il lieve broncio dell'occhialuto, cosa a cui non diede molto peso "E a casa mio padre esagera con le dosi di zucchero, tutto qui."

"... Nel senso che l'unico ingrediente che usa è lo zucchero-" mormorò nuovamente Syo con un sorrisetto, ricevendo l'ennesima gomitata da Natsuki.

Nonostante non volesse importunare il cameriere con questa faccenda, con la convinzione che non gli sarebbe importato più di tanto, vide immediatamente l'altro allargare la bocca dalla sorpresa mentre stringeva il taccuino al petto. Anche se Ai aveva difficoltà a relazionarsi e soprattutto capire gli altri, persino per lui Otoya era un libro aperto, cosa che non gli dispiaceva completamente.
Forse era troppo teatrale per i suoi gusti. O meglio, più che teatrale, sembrava un bambino un po' troppo cresciuto.

"E-Eh?! D-Davvero? Mangi solo lo zucchero a casa tua, quindi...?!" esclamò infatti, in tono quasi sconvolto, non accennando a chiudere la bocca.

"Non esattamente." borbottò l'azzurrino , lievemente confuso dalla genuina sincerità dell'altro "Ma è vero che mio padre, quando prepara qualsiasi cosa, se può, mette davvero tantissimo zucchero ovunque. Nel tè, per esempio, metterà almeno una ventina di zollette di zucchero. ... Di conseguenza, insomma, è proprio per questo che non amo particolarmente le cose dolci."

Dopo quelle parole, se possibile, la bocca del rosso si allargò ancora di più : sembrava aver preso seriamente a cuore quella faccenda.

"M-Ma è terribile! Penso che odierei i dolci, in una situazione come la tua...UGH! Ma non ti preoccupare! Qui sei allo Shining ☆ Caffè e noi troviamo la soluzione per ogni cliente, perchè noi abbiamo a cuore i sorrisi di tutti!" esclamò, assumendo un'espressione decisa, prendendo il menù in cerca di non si sa bene cosa "Fidati di me!"

Ai fu davvero spiazzato dal comportamento del cameriere, che sembrò aver preso -in maniera assolutamente esagerata- seriamente il suo 'astio' per i dolci , tant'è che per un breve istante non seppe davvero come ribattere mentre i suoi due amici sembravano più divertiti e incuriositi dalla scelta del ragazzo : chissà se sarebbe riuscito a trovare qualcosa di allettante?

"Ecco..." esordì quasi subito Otoya, voltando il menù, indicando con il dito una parte in particolare "Perchè non prendi una gelatina? E' un dolce ma, a seconda del gusto che prendi, non dovrebbe essere eccessivamente dolce."

L'azzurrino fissò il menù per un istante, per poi fissare il cameriere -che ora lo guardava con occhi che sembravano carichi di una strana luce - e nuovamente il menù, facendo un leggero sospiro.
Non si aspettava minimamente una reazione del genere, soprattutto per un argomento tanto banale ma, visto che c'era, tanto valeva provare, giusto?

"Prendo questo." disse dopo qualche istante, indicando con l'indice una gelatina al gusto di frutta tropicale.*

Il rosso sembrò allargare il sorriso -possibilmente, illuminandosi ancora di più- , e finì per prendere l'ultima ordinazione, per poi allontanarsi velocemente. Tornò poco dopo con le bevande, assicurandosi che non ci sarebbe voluto tanto per gli ordini restanti.

"Eheh, Ai magari sarà la volta buona che ti faranno apprezzare qualcosa di dolce. " esclamò il biondino, ridendo a denti stretti, per poi sorseggiare il suo frappè con gusto.

"Io non ho mai detto di non apprezzare i dolci." ribattè il ragazzo dagli occhi color ciano, girando con il cucchiaino il cappuccino "Non ho semplicemente nè una alta, nè una bassa opinione. E' solo semplice cibo e il cibo è essenziale per la sopravvivenza degli esseri umani. Tuttavia, i piatti che cucina mio padre sono così sbilanciati , per l'eccesso di zucchero, che non penso neanche si possano definire tale."

"Ai-chan, tranquillo, abbiamo capito! Comunque, questo locale è davvero carino, non trovate? Sono proprio contento di esserci entrato!" esclamò Natsuki con un sorriso dolce, per poi soffiare delicatamente sul the, sorseggiandolo con lentezza.

Syo sbuffò, blaterando con fare infastidito di quanto non sarebbe stato necessario farli ritardare a lezione e far finire l'amico quasi all'ospedale, per entrare in un locale come questo mentre l'azzurrino tacque, annuendo semplicemente con la testa, come a confermare le parole del più alto.
Mentre girava il cucchiaino, aspettando che la sua bevanda si raffreddasse un minimo, si prese un attimo per osservare meglio lo Shining ☆ Caffè.
L'ambiente era calmo e amichevole, forse anche per il fatto che a quell'ora non c'era tanta gente - cosa più che normale, visto che erano arrivati all'orario di apertura-. Ma la cosa che catturò di più la sua attenzione di quell'ampio spazio, fu il palco vicino al bancone sopra la quale poteva benissimo vedere degli strumenti musicali.
Che ci facessero dei concerti? Si chiese che tipo di musica facessero nel caso, se fossero bravi, magari, avrebbe potuto invitare Ran-
A quei pensieri, il ragazzo abbassò lo sguardo, guardando il cappuccino con espressione vuota.
Era strano pensarlo in questo modo, ma gli mancava il senpai dai capelli argentei.
Gli mancava il modo in cui la sua voce, per quanto si arrabbiasse, rimaneva sempre in qualche modo calda.
Gli mancavano i suoi occhi, pieni di rabbia ma anche pieni di un qualcosa che Ai non aveva ancora compreso del tutto, un vuoto che avrebbe tanto voluto riempire, se solo avesse capito come.
Gli mancava anche il modo in cui le sue sopracciglia si corrugavano quando c'era qualcosa - o qualcuno - che lo infastidiva e come queste sembravano rilassarsi alla presenza di quel gattino.
Ora che aveva avuto il tempo di ragionarci, di elaborare il tutto, sapeva bene cosa gli stesse succedendo ultimamente, sapeva bene perchè Ranmaru gli faceva un effetto 'anormale' ed era perchè-

"Ecco la crepes e chi di voi aveva ordinato la gelatina?"

Mentre Ai sorseggiava con calma la sua bevanda calda, pensò che la voce che sentì - così familiare,che gli era così tanto mancata e che ora stava tormentando i suoi pensieri- , fosse solo frutto della sua immaginazione. Non poteva essere che Ranmaru Kurosaki fosse proprio davanti a lui mentre porgeva le loro ordinazioni.

"... Tsk, ma questa è proprio una persecuzione. Possibile che tu sia sempre in mezzo a-- Ohi!!"

Ai si sarebbe aspettato tutto, ma proprio tutto, tranne scoprire che il suo senpai stesse lavorando qui e proprio mentre il cappuccino gli andava di traverso, costringendo Natsuki a dargli sonore pacche sulla schiena.

"Ma che diavolo? Ti sembra il caso di tentare il suicidio qui, proprio durante il mio turno di lavoro!? Guai a voi se osate crearmi problemi, chiaro?!!" sbuffò sonoramente infastidito quello che a quanto pare era il loro cameriere, mentre porgeva gli ordini rimasti.

Mentre ancora tossicchiava, l'azzurrino non si azzardò a proferire alcuna parola. Non sapeva se gli faceva più male lo stomaco, per la figuraccia appena fatta, o la sua schiena, per i colpi che gli aveva dato l'amico poco prima.
Il ragazzo più grande sembrò notare il disagio dell'altro, tant'è che sembrò osservarlo per un po'. Sembrò anche sul punto di dire altro ma, un certo biondino, parlò per primo.

"SCUSAMI?! CHE MODO E' DI PORTI? " esclamò con rabbia, mettendo un piede sul tavolo, pronto a lanciarsi addosso al cameriere "E poi ci credo che si è preso un colpo vedendo improvvisamente la tua BRUTTA FACCIA."

"Syo-chan, per favore, non-"

"Ah?"

I tentativi di Natsuki di fermare il più basso risultarono vani, in quanto anche Ranmaru sembrava in vena di litigare.

"Venite qui, nel locale dove IO lavoro, mettete i piedi dove IO ho appena pulito ed avete pure il coraggio di insultare ME?" esclamò il ragazzo dagli occhi eterocromatici con sincera irritazione, in tono via via sempre più alto e furioso, calcando le parole giuste, per poi fare un sorriso beffardo "Tappetto, se hai davvero le PALLE di fare a pugni con me, allora dovres-"

"Oh, è buono."

Ad interrompere tempestivamente una rissa sul nascere, fu il commento innocente di Ai che sembrò mangiare con appetito la sua gelatina, sotto gli occhi perplessi dei presenti.

"... Oh! Ai-chan, è la prima volta che ti vedo mangiare con così tanto gusto qualcosa. E' così buono?" esclamò Natsuki, improvvisamente incuriosito dal fatto e, appena vide il suo amico semplicemente annuire alla sua domanda senza smettere di mangiare, il ragazzo posò lo sguardo sul cameriere, facendo un enorme sorriso "Posso averlo anche io, per favore?"

Ranmaru rimase per un istante in silenzio, a fissare i suoi indesiderati clienti, fissando per ultimo il ragazzino dagli occhi ciano. Fece un verso simile ad un ringhio, prendendo dalla tasca il taccuino, borbottando sottovoce non si sa bene cosa mentre appuntava l'ordine per poi, infine, allontanarsi. Natsuki fece un enorme sospiro di sollievo, come vide il senpai andarsene e Syo rimettersi composto mentre mormorava fra sè e sè insulti verso il ragazzo dai capelli argentei -soprattutto sul fatto che se l'avesse chiamato nuovamente tappetto, gliel'avrebbe fatta pagare cara- . Ma, soprattutto, l'occhialuto non potè non essere grato per il dolce alla gelatina, che sembrò aver distratto quanto bastasse l'azzurrino per farlo rilassare e godersi la giornata con loro.

***************************

"Oh! Sono proprio felice che il mio consiglio si sia rivelato utile alla fine!!"

"... Però..."

"Però?"

Otoya, che prima sorrideva raggiante mentre portava loro il secondo ordine del dessert consigliato poc'anzi, ora guardava il cliente dai capelli azzurri con una faccia confusa.

"C'è qualche problema?" 

Ai sentì improvvisamente - fin troppi- occhi addosso a lui cosa che, per qualche ragione, non lo fecero sentire completamente a suo agio. Come in cerca di una via di fuga, si guardò intorno, notando il ragazzo dagli occhi eterocromatici pulire qualche tavolo più in là. Era troppo impegnato a pulire per accorgersi di quello che stava accadendo ed era anche fin troppo distante per sentire - non che avrebbe fatto qualcosa comunque, nel caso-.

"Beh." mormorò, dopo essersi preso un altro piccolo assaggio del dolce, per concessione di uno dei suoi migliori amici "Per quanto siano tecnicamente uguali, sento che sono diversi, in qualche modo."

"Diversi?" mormorò Otoya inclinando il capo, facendo una faccia che sembrò ora essere più incuriosita che altro.

"Sì." insistette ancora guardando il suo amico più alto che, mentre continuava a fissarlo con una certa curiosità, si era ripreso il piattino e stava finendo di mangiare la gelatina "Non so spiegare bene il perchè ma sento che sono diversi. Sono buoni entrambi, tuttavia, nel primo ordine c'era... Qualcosa in più. E l'unica cosa che mi è venuto in mente che potesse spiegare il tutto, sia che siano state fatte da due persone diverse, è possibile?"

Il cameriere, a quella affermazione, sembrò allargare gli occhi e sbattè ripetutamente le palpebre - e ad Ai sembrò, per un breve istante, che i suoi occhi si fossero spostati a qualcosa dietro di sè, ma non ne era completamente sicuro- finchè non allargò la bocca, fino a formare una 'o' e si mise ad applaudire.

"W-Wow! Ma come hai fatto a capirlo?" esclamò estasiato, con la stessa innocenza con cui un bambino vedeva per la prima volta un gioco di magia "Insomma, voglio dire..." come se si fosse accorto di essere sembrato troppo poco professionale, si avvicinò un pugno alla bocca, tossicchiando appena "... Effettivamente, abbiamo persone diverse che si occupano della cucina. Ma sono sorpreso, davvero. E' la prima volta che qualcuno nota la differenza!"

Mentre il rosso si mise a ridacchiare a denti stretti, grattandosi il capo con la mano, l'azzurrino si arricciò un ciuffo di capelli che gli ricadeva davanti agli occhi, riflettendo fra sè e sè. Effettivamente, non sapeva neanche lui come avesse fatto a trovare una tale differenza, ciò che poc'anzi aveva definito cibo come un altro. Non ne conosceva il motivo, sapeva solo che gli trasmetteva delle belle sensazioni, soprattutto all'altezza del petto. Ciò forse non voleva dire che, chi avesse cucinato, ci avesse messo il cuore?

"... Senti, potrei chiederti un favore?" disse di colpo , fissando il cameriere che lo guardò nuovamente con fare interrogativo "Potresti fare i complimenti al cuoco? Ho letto tempo fa di una ricerca che sosteneva che l'essere incoraggiati nel proprio posto di lavoro favorisce l'autostima e quindi un miglioramento del risultato lavorativo. Non so se la ragazza o il ragazzo che ha cucinato sia incoraggiato abbastanza. O se qualcuno crede in lui o lei, in generale. Quindi, nel mio piccolo, mi piacerebbe essere d'aiuto, così-"

Ad interrompere brutalmente il suo discorso, fu il rumore secco di qualcosa che cadde -un bicchiere cascato rumorosamente a terra, che fece imprecare Ranmaru  talmente tanto da far girare qualche cliente-.

"Ow, scusami, ma devo andare a quel tavolo prima che qualche cliente si lamenti." mormorò Otoya con una risatina nervosa e ad Ai diede l'impressione che forse era fin troppo abituato a questi scatti di nervosismo del ragazzo dai capelli argentati "Ad ogni modo, va bene, gli dirò che c'è qualcuno che lo sta incoraggiando!"

Rivolgendo loro un ultimo e candido sorriso, il cameriere si allontanò andando in soccorso del collega mentre l'azzurrino sentì nuovamente delle occhiate su di lui, stavolta da parte dei suoi amici che sembravano guardarlo stupefatti. Stavolta, tuttavia, non dovette rispondere a nessun 'interrogatorio' in quanto ci pensò la risatina  di Natsuki a smorzare la tensione.

"E ora che c'è?" mormorò il ragazzo dagli occhi color ciano, guardando l'amico biondo, che gli risponde facendo spallucce "... D'accordo. Nel mentre che ti tranquillizzi, vado un attimo in bagno, d'accordo?"

Mentre con un sospiro Ai si alzava dal tavolo e si allontanava, Syo guardò in maniera perplessa l'amico in cerca di spiegazioni. Con un sorrisetto complice, l'occhialuto gli fece segno di avvicinarsi.

"Quella di prima sembrava quasi una dichiarazione d'amore, non trovi?" sussurrò Natsuki al suo orecchio, con un tenero sorriso.

***************************

"Ai-chan, sei pronto?"

Il ragazzo annuì con la testa mentre posava la sua parte di soldi sul tavolo, prendendo poi la giacca poggiata sulla sedia. A parte per i primi momenti, la giornata in quel locale era passata senza problemi, tant'è che i tre ragazzi si erano ripromessi di tornarci più spesso.
Prima di andar via, l'azzurrino diede un'ultima occhiata al cameriere dai capelli grigi che ora si era posizionato vicino al bancone e strinse lievemente i pugni. Poteva lasciare davvero le cose in questo modo? Voleva davvero che ci fosse ancora questa distanza fra loro due? La risposta era ovviamente no.

"Scusate, voi andate avanti. Io devo fare una cosa."

I suoi amici lo guardarono per un istante confusi, per poi guardarsi e sospirare: non si sapeva mai che passasse nella testa del loro amico. Dopo che ebbe salutato i suoi amici, il suo sguardo ricadde su quel bancone e, facendo un lieve sospiro, si avvicinò. Fortunatamente, non c'erano clienti da servire quindi sperò che il senpai avesse del tempo da dedicargli.

"Hai dimenticato qualcosa?" chiese Ranmaru secco, dando a malapena il tempo al ragazzo di sedersi.

"Oh. No." esclamò Ai e dopo una breve pausa continuò "Hai un minuto?"

"Veramente no." borbottò schiettamente ma, appena diede un'occhiata al kohai dietro di sè, sospirò lievemente "... Sto lavorando. Sto finendo di fare le ultime cose prima che finisca il mio turno. Non posso fermarmi ma posso ascoltare. Ti sta bene?"

Dopo un'altra breve pausa, l'azzurrino annuì velocemente con la testa e l'altro iniziò a mettere a posto delle bottiglie.

"Quindi?"

"Uh." mormorò , poggiando gli occhi color ciano sulla schiena dell'altro "Sono venuto qui per parlarti ma, effettivamente, non so bene da dove iniziare."

All'ennesimo silenzio che Ai avrebbe osato descrivere come 'imbarazzante', si ritrovò ad abbassare lo sguardo, mentre prendeva fra le dita una ciocca di capelli, arricciandoseli più e più volte. Effettivamente, era davvero difficile parlare con lui. O almeno, non sapeva che parole usare per far si che non si arrabbiasse. Ed era qualcosa di davvero complicato, visto che sembrava essere inconsciamente il suo sport preferito quello di far arrabbiare gli altri, a detta di alcune persone.

"Certo che sei proprio incredibile, mpf."

Mentre rialzava lentamente lo sguardo, si accorse -troppo tardi- di quanto i loro visi fossero improvvisamente vicini. Ranmaru si era inclinato sul bancone, poggiando i gomiti e gli avambracci mentre teneva gli occhi fissi sui suoi e l'azzurrino potè quasi sentire i loro capelli sfiorarsi appena.

"Al nostro primo incontro sembrava che cercassi ogni modo per farti pestare da me. Perchè, Dio, eri così dannatamente irritante."

I battiti di Ai stavano diventando via via sempre più forti, così forti che era come se l'altro gli stesse parlando da un posto molto, molto lontano. Iniziava a non capire completamente il discorso che gli stava facendo.

"Ma penso questo tu lo sappia già, no? Ne abbiamo parlato quella volta fuori scuola ... E se te lo stai chiedendo, no, non ho ancora pensato al nome per quel gatto."

Era così assordante quel rumore che sembrava quasi che gli potesse uscire il cuore dal petto - e, se non sapesse che la cosa fosse umanamente impossibile, avrebbe avuto davvero paura che potesse accadere.-

"E dopo ho notato che mi evitavi in tutti i modi, a scuola. Me ne sono accorto, sai? Non sono stupido."

Non sentiva più le mani. Erano completamente gelide. Gelide e sudate. Appiccicose. Gli davano quasi fastidio. Provava questa strana sensazione di scappare ma al tempo stesso di rimanere esattamente lì dove stava. Era davvero una situazione fuori dal controllo.

"Invece, quando meno me l'aspetto, ti trovo qui, con i tuoi amici. Che cerchi di strozzarti col cappuccino. E un tuo amico cercava in tutti i modi di farsi spaccare la faccia da me. Esattamente, come dovrei prendere questa situazione, eh? Una presa per il culo?! "

Sarà arrivato a 120 battiti al minuto? O forse li avrà già superati? Ah. Ecco un nuovo sintomo. Sentì di colpo del calore diffondersi sul petto, che sembrò volesse raggiungere prepotentemente la faccia. Arricciò il naso, come se questo vano gesto potesse in qualche modo evitare che succedesse. Non doveva succedere. Non doveva succedere. Non doveva assolutamente suc-

"OHI" esclamò il cameriere in tono più alto, dando un colpetto ad Ai con l'indice sulla fronte, facendolo in qualche modo risvegliare da quel torpore "Mi stai ascoltando?!"

"Sì, scusami." mormorò in tono più pacato -cercando di nascondere in tutti i modi il tremolio che sentiva nella gola- "Comunque. Mi hai frainteso. Non volevo evitarti."

Il senpai lo fissò per un altro breve istante, per poi scostarsi malamente, abbastanza irritato.
Che non gli credesse? Possibile. Dopotutto, non aveva fatto molto per dimostrare il contrario. Ma come fargli capire che si sbagliava? La risposta più logica sarebbe usare le parole. Ma quanto potevano aiutarlo le parole? Insomma, non era proprio questo granchè a rendersi simpatico alle persone e il fatto che avesse una lingua così tagliante non era sicuramente un punto a suo favore.

"Dico sul serio. Io vorrei solo parlare con te. Ma è sempre difficile, perchè non vorrei che ti arrabbiassi. ... Non voglio che ti arrabbi con me. E , soprattutto, non voglio che finissi per l'odiarmi del tutto."

Guardò nuovamente la schiena del suo interlocutore, che aveva ripreso a sistemare non si sa bene cosa. Era un'impressione o le sue spalle sembravano vagamente più rilassate? Non poteva averne la certezza ma quella sensazione lo calmò un poco e lo spinse a continuare a parlare.

"Ma è complicato. Solitamente dico quello che mi viene in mente ma spesso e volentieri ciò non viene preso nel migliore dei modi." mentre parlava, quasi si stupì di come la sua voce sembrasse molto lenta, come se valutasse il peso di ogni parola "Quindi davvero, non voglio che tu pensi che tu mi stia antipatico o qualcosa del genere. Non è così."

"Bah. Tutto questo mistero per una cosa così idiota?"

Il ragazzo dai capelli grigi nuovamente si voltò, stavolta prendendo uno strofinaccio per poi pulire il bancone e Ai si spostò lievemente, in modo tale da non ostacolare il suo lavoro.

"Ti conosco da poco e so che uno dei tuoi punti forza è il fatto che vai dritto al punto. Vuoi privartene? Non fare l'idiota." borbottò, strofinando pesantemente su una macchia particolarmente difficile da togliere mentre l'azzurrino arricciò il naso, infastidito all'ennesimo appellativo dell'altro "Ammetto che questo lato di te mi ha fatto parecchio incazzare ma ho intuito che non lo fai con cattiveria. Non ti dico che ciò non mi farà ancora incazzare in futuro, ma non al punto tale da odiarti."

Ranmaru alzò lo sguardo per qualche secondo, per guardare negli occhi il kohai e, per quanto fu un'esperienza breve, l'azzurrino potè sentire distintamente un brivido percorrergli lungo la schiena.

"Se vuoi dire qualcosa, dilla. Se vuoi qualcosa, prenditela. Non rimanere a rifletterci troppo anzi, se hai dubbi, segui l'istinto."

Scrollò le spalle, facendo un sorrisetto soddisfatto - ed Ai non era sicuro se fosse dovuto a quel discorso o al fatto che fosse finalmente riuscito a togliere quella macchia ostinata dal bancone- , inclinando lievemente il collo, scrocchiandolo appena.

"Vedilo come un consiglio. Ovviamente, fai un po' come ti pare. Non sei obbligato ad ascoltarmi."

Il ragazzo dagli occhi ciano assottigliò gli occhi, come a cercare di riflettere su ciò che aveva appena sentito,  che l'aveva lasciato abbastanza confuso. Forse era un modo per dirgli di andare un po' 'fuori gli schemi'?
Aveva parlato di istinto.
Istinto...
La parola istinto , nel dizionario, era spiegata come un impulso, una reazione innata sia negli esseri umani che negli animali che-
Ah, ecco. Stava sbagliando di nuovo.
Gli aveva detto di non rifletterci troppo quindi era forse quello il punto? 'Buttarsi'?
Forse, il motivo per cui non capiva tante cose, cose per gli altri normali era perchè non le aveva 'provate' in prima persona?
Beh, immaginava che ci fosse solo un modo per saperlo.

"D'accordo Ranmaru. Ammetto che non penso di aver capito del tutto il tuo discorso. Ma penso che uno dei punti fosse che non dovevo 'rimuginarci troppo', no? Quindi  vorrei esporti quello che al momento vorrei di più." mormorò di colpo, per poi tossicchiare lievemente come a correggersi "No, anzi, non è vorrei ma voglio . Quello che voglio è poterti aiutare. Me ne darai occasione?"

 Ranmaru smise improvvisamente di pulire, per tornare a guardalo : ora quello palesemente confuso era lui.

"Ah?!"

***************************

"Ohi, hai visto cos'è successo lì?!"

"Mh?"

"Ma sì, Ranmaru e il ragazzo con i capelli azzurri che parlavano! Cosa ne pensi?"

"Penso che non dovresti impicciarti degli affari degli altri, Otoya."

A quella risposta, il rosso regalò a Tokiya un evidentissimo broncio , che ebbe come unica reazione quella di farlo sospirare pesantemente.
Era stato circa un anno fa che era entrato in quel locale per puro caso, per prendersi una piccola pausa da un lavoro anche fin troppo stressante -ma che, purtroppo, non poteva di certo lasciare a metà- e ricordava fin troppo bene la prima volta che incontrò e che pessima impressione gli avesse fatto quel cameriere dai capelli rossi.
Rumoroso, aveva subito pensato, rumoroso ed infantile. Forse non sarebbe più tornato in quel locale, se non fosse stato per l'ottimo caffè - 'il migliore che avesse mai bevuto in tutta la sua vita', si ritrovò a pensare fra sè e sè-. Poteva resistere per qualche minuto della sua vita, giusto?
Doveva dire però che Otoya l'aveva davvero messo a dura prova, nel corso dei quei mesi.
Non c'era un singolo giorno che non cercasse, in qualche modo, ad instaurare una conversazione con lui. Non importava quante risposte secche o fredde gli rivolgesse, sembrava non mollare mai. Tutto ciò durò fino a che il ragazzo dai capelli blu scuro perse la pazienza e chiese senza tanti giri di parole il perchè di questa insistenza.
"Mi dispiace.." gli aveva risposto quel giorno, con un sorriso imbarazzato "Ma mi sembri spesso giù di morale e ho pensato che, se fossi riuscito a diventare tuo amico, sarei riuscito a fare qualcosa a riguardo."
Non sapeva per quale oscuro motivo ma quella risposta così innocente e genuina, lo aveva messo di umore tale che per qualche breve secondo rise di puro cuore: da quel momento, in qualche modo, riuscì a vedere il ragazzo una luce diversa.
Si accorse che, dopotutto, non era così male stare in compagnia di qualcuno che era praticamente l'opposto di se stesso e, da parte di Otoya, era riuscito ad ottenere un certo rispetto - aveva imparato a capire quanto potesse o meno insistere sul chiedere o fare determinate cose, cosa che Tokiya apprezzava parecchio-.
Tuttavia, l'aumentare della simpatia per quel cameriere e della frequenza con cui venisse al locale -e sapeva fin troppo bene che non fosse dovuto solo al fatto che avessero aggiunto un menù a basso contenuto calorico- portò anche l'aumentare della preoccupazione nei suoi confronti. Per quanto la maggior parte dei clienti sembrasse adorare quel suo essere infantile, spesso la sua innocenza e curiosità - paragonata a quella di un bambino- lo portavano ad avere qualche piccolo problema, di tanto in tanto.
Ricordò come, ad esempio, il rosso rimase a fissare un cliente che aveva una pettinatura abbastanza peculiare - non avrebbe potuto dimenticare neanche volendo quel multicolor di capelli che stavano inspiegabilmente dritti ,per qualche legge fisica a lui scononosciuta, in testa ad un signore di una certa età- , allargando sempre di più la bocca dalla sorpresa. Conoscendolo ormai fin troppo bene, sapeva che non c'era pregiudizio nel suo sguardo ma solo un genuino stupore ma il cliente non era Tokiya e risultò abbastanza infastidito. Oltre che violento.
Fortunatamente la cosa si risolse in fretta -grazie ,soprattutto, agli altri collaboratori che lavoravano con lui - ma ciò non aiutava di certo a farlo sentire meglio. 
Per quanto fosse uno dei lati migliori di lui, era anche la sua maledizione, specie in un lavoro come questo.
Col tempo Otoya aveva imparato a migliorare, certo, ma in momenti come quelli si chiedeva cosa effettivamente pensasse il capo del locale per affidare a lui la completa gestione del locale. Non perchè fosse stupido o non si impegnasse, tutt'altro, ma lo considerava ancora immaturo per essere un capo, oltre che tanto giovane - ignorando volutamente la vocina dentro la sua testa che gli faceva ricordare con un certo disappunto che i due avessero la stessa età-
Per questo suo lato da papino in ansia - come 'simpaticamente' qualcuno gli aveva fatto notare - cercava in tutti i modi di allontanarlo dalle possibili situazioni di 'pericolo', anche se si trattava di un innocuo pettegolezzo.

"Oh andiamo Tokiya! Ti sarai fatto un'idea sulla situazione? Eh?"

A quello sguardo da cagnolino bastonato, il ragazzo chiuse gli occhi ,posando l'indice e il pollice sul setto nasale, massaggiandolo poi appena.

"...Che vuoi che ti dica?"

"Beh! E' palese che ci sia qualcosa sotto, ti pare? E la prima volta che vedo Ranmaru parlare tranquillamente con qualcuno."

" 'Tranquillamente'? A me sembrava abbastanza irritato." gli fece notare il ragazzo con i capelli blu, sorseggiando il suo caffè.

"Dai! Sai cosa voglio dire!!" insistette il rosso e, dopo essersi guardato in giro in modo assai sospetto, si avvicinò di più all'amico, nascondendo la bocca con il taccuino, assumendo poi un tono di voce basso "Non l'ho mai visto prima e Ranmaru non è certamente bravo a fare nuove amicizie! E non mi sembra neanche un brutto ceffo. Forse è un po' particolare ma mi sembra una brava persona!"

"Otoya, hai una mentalità troppo ingenua. Non hai appena detto che è la prima volta che l'hai visto?" mormorò seriamente, alzando un sopracciglio.

"Lo so! Ma ci ho parlato un pochino e... Oh! Tu non hai sentito una cosa importante! Ad una certa, lui-"

"Scusami."

Inutile dire che, al suono della voce che provenì dietro di loro, il cameriere saltò spaventato, e Tokiya per poco non si versò il caffè restante sulla camicia -spaventato più dalla reazione dell'altro, che per la sorpresa in sè-.

"S-S-S-S-Sì?!" mormorò il rosso, in tono stridulo, guardando il ragazzo dai capelli azzurri con un sorriso abbastanza tremante, in un vano tentativo di sembrare tranquillo.
 
Il cliente dai capelli blu, invece, fece come se non fosse successo nulla, ma restò pronto se eventualmente fosse stato necessario intervenire. Perchè non era sorpreso che la situazione fosse degenerata in questo modo?

"Uh, mi dispiace, non volevo spaventarti" mormorò il ragazzo, sbattendo gli occhi perplesso -e a Tokiya quasi scappò un sospiro di sollievo, visto che sembrava non avesse sentito il rosso- "Ti sto disturbando? Devi finire di parlare col tuo cliente?"

"O-Oh! I-Io... No, no! Assolutamente! Stavo- Umh- Ah ah! Ah..."

Il cameriere, che sembrò aver capito di essere 'fuori pericolo', fece una pausa, per poi inspirare ed espirare profondamente, come a calmarsi, per poi spostarsi lievemente dal tavolo del suo amico, forse in un vano tentativo di non disturbarlo ulteriormente.

"... Scusami, mi hai colto di sorpresa! Ti serve qualcosa... Emh...?"

"Puoi chiamarmi Ai." mormorò, senza battere ciglio davanti al comportamento assai strano di Otoya "Mi servirebbe un'informazione. Me lo doveva dire Ranmaru ma ha finito il suo turno e penso si sia dimenticato. Potresti darmi una mano?"

Dall'illuminarsi improvvisamente degli occhi, dalla parlantina improvvisamente euforica e delle parole che si stavano scambiando, Tokiya pensò che fosse inutile cercare di
salvare Otoya dai guai, visto che era il primo a cercarli volontariamente.
Ma questa volta non ne voleva sapere assolutamente niente.


//Eccomi di nuova qua! Non penso mi seguissero in tanti ma mi è dispiaciuto che, per un motivo o per l'altro, ho dovuto accantonare questo progetto da un po' (progetto, a ridere, di cui avevo già pronto un paio di capitoli, compreso questo).
Con moooolta calma, concluderò anche questo progetto, anche se ora il mio stile è parecchio cambiato e... Beh, vedrete.
Detto ciò, come vi sembra? Vi sta piacendo la storia?
Finisco il capitolo ringraziando la mia amica Alice, che mi ha aiutato con la correzione del capitolo, la storia non sarebbe meravigliosa senza di lei. ;^;
Detto ciò, alla prossima, che spero non sia troppo più in là! <3

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Capitolo 5
*** Your Home ***


capitolo5

5 ~ Your Home






Ranmaru non chiedeva molto dalla vita. Aveva davvero poche pretese.
Sapeva piuttosto bene che i ragazzi della sua età, se ne avevano l'opportunità, passavano il fine settimana con i loro amici, magari al karaoke o a fare foto nelle Purikura -e, soprattutto quest'ultima cosa, era una cosa che avrebbe volentieri evitato, anche se ne avesse avuto l'occasione- o, ancora, organizzare qualche piccolo viaggio.
Lui non faceva nulla di tutto ciò.
La sua vita era solo scuola, lavoro part time e casa.
Non che la cosa gli dispiacesse completamente - era più il tipo che preferiva tenersi impegnato, piuttosto che annoiarsi - ma purtroppo col suo stile di vita non poteva permettersi tante cose, a malapena poteva permettersi di seguire la scuola.
I suoi voti si erano abbassati drasticamente ed era abbastanza sicuro che non avrebbe passato l'anno. Insomma, la cosa di cui aveva più bisogno erano i soldi in quel momento, lo studio veniva in secondo piano, se non all'ultimo direttamente.
Sapeva che la sua vita doveva essere così, ormai se n'era fatto una ragione ma una delle poche pretese che aveva nella vita era tornare a casa e rilassarsi dopo una giornata stressante.
Non che poteva pretendere i miracoli, in quanto i suoi coinquilini ,se non amici d'infanzia, lo facevano spesso imbestialire - più Ren, a dirla tutta, visto che aveva il vizietto di stare per ore in bagno a fare non si sa bene cosa - ma nulla di troppo eccessivo e irrisolvibile.
Per questo quel giorno, quando tornò a casa dal lavoro e si sentì dare il benvenuto con un 'Ranmaru-kun, mi fa piacere che ti sei fatto un amico a scuola ma sarebbe l'ideale se la prossima volta tu avvisassi se inviti qualcuno a casa' da Masato, quasi gli prese un colpo.

"... Tu che ci fai qui?" mormorò in tono quasi incredulo, non avendo manco la forza di arrabbiarsi, stentando davvero a credere che Ai Mikaze era davvero nella sua cucina mentre armeggiava con un portatile.

Quest'ultimo, senza smettere di digitare ad una velocità impressionante, alzò gli occhi verso di lui rivolgendogli uno sguardo come se gli avesse fatto una domanda ovvia e stupida - e forse solo la stanchezza separava ora Ranmaru dal dargli una ginocchiata sul naso-.

"Ne abbiamo parlato al locale, ricordi?" mormorò in tono piatto, tornando a posare gli occhi sullo schermo "Ti avrei aiutato a risollevare i tuoi voti, per fare in modo che tu possa diplomarti senza problemi."

Se quello era uno scherzo, non era affatto divertente.
Purtroppo per Ranmaru, per quel poco che conosceva l'azzurrino, sapeva che non stava scherzando proprio per niente.
In tutto ciò, chi odiava più di ogni altra cosa, era solo una persona : se stesso.
Ricordava fin troppo bene la chiacchierata con lui sul bancone. Ricordava bene la proposta, campata in aria del kohai, che si era palesato come suo insegnante di ripetizioni visto il suo calo drastico dei voti -come diavolo faceva a saperlo poi?!- e ancora, ricordava abbastanza bene la sua risposta sarcastica 'Ah-ah, come no. E perchè non vieni a casa mia, con tutte le lezioni di ogni fottuta materia da studiare, scritte in maniera così semplice da studiare tutto senza problemi, entro il fine settimana? Se riesci a fare una cosa così impossibile e suicida, sarei io l'idiota a farmi sfuggire questa occasione.'
Quanto. Era. Stato. Deficiente.
Come poteva aver detto una frase del genere, preso dal momento, con uno come quel ragazzino? Contando che, proprio una delle cose che aveva imparato era il fatto che non conoscesse per niente la parola sarcasmo?
Ora capiva anche l'ultimo commento di Otoya. Quel 'mi raccomando, metticela tutta anche con la scuola'.
Molto probabilmente, era stato proprio lui a dare il suo indirizzo di casa.
Se non fosse che era letteralmente distrutto dalla giornata di lavoro e se non fosse che la cosa fosse un pochino illegale, avrebbe seriamente valutato l'idea di uccidere il ragazzo.
Ma prima di lui, Otoya. E prima di lui ancora chiunque avesse dato l'informazione sui suoi voti. E magari anche a tutti gli insegnanti che avevano permesso che tutto ciò accadesse.
Strinse quindi i pugni, fino quasi a far scricchiolare le nocche, per poi andarsene con passo svelto dalla stanza.

"Ranmaru-kun?" mormorò Masato, vedendo l'altro dirigersi in camera sua, facendo attenzione a non usare un tono di voce troppo alto "Cosa stai facendo?"

"Vado a dormire." rispose in tono acido , infischiandosene altamente se l'azzurrino potesse o meno sentirlo.

"... Capisco che tu sia stanco." insistette ancora l'altro - e il ragazzo dai capelli argentati era così di cattivo umore che ora meditava se nella lunga lista di gente da far fuori dovesse mettere o meno il suo coinquilino- "Ma quel ragazzo è da tanto che aspetta, sarebbe davvero maleducato da parte tua, se tu-"

"Masato, le cose sono due. O mi fai dormire o sarai complice di un pluriomicidio. E tu non vuoi che avvenga la seconda opzione. Quindi ciao."

Entrò nella stanza, chiudendo di botto la porta, spogliandosi velocemente per poi buttarsi in mala maniera sul suo letto.
Quella giornata era orribile e sarebbe via via andata anche peggio, se lo sentiva. Poteva benissimo immaginare, al risveglio, l'amico fargli una ramanzina su come si tratti e non si tratti un ospite e bla bla bla.
Ma soprattutto, l'idea di dover affrontare di nuovo quel ragazzino non gli piaceva per nulla.
Onestamente, non sapeva davvero che pensare. Quando pensava finalmente di avere un'opinione quasi positiva dell'altro, ecco che accadevano cose del genere che gli facevano cambiare improvvisamente idea.
Mentre fece un enorme sospiro, chiudendo gli occhi, sperò in cuor suo che, al suo risveglio , non avrebbe dovuto discutere con un kohai di sua conoscenza.

***************************

Si vedeva che qualcuno gli volesse davvero male perchè il suo desiderio non si era avverato per niente : Ai Mikaze era ancora lì.
A peggiorare la situazione , ecco che era tornato a casa anche Ren - non si sapeva bene se fosse stato al part time o con qualche ragazza o ragazzo, la sua vita era piuttosto caotica e, sinceramente, Ranmaru non era sicuro di volerne sapere troppo- ed era seduto su una sedia vicino al kohai mentre sorrideva sornione e, appena lo vide arrivare, il sorriso si ampliò ancora di più e ciò non prometteva nulla di buono.

"Oh Ran-chan
ben svegliato." esclamò, poggiando la guancia sulla mano "Sono tornato da circa 10 minuti. Ho visto Masato arrabbiato e proprio quando mi chiedevo cosa fosse successo, ecco che vedo Ai e ci ho fatto una chiacchierata davvero interessante, sai?"

Ranmaru borbottò fra sè e sè, prendendo qualcosa dal frigo, come a voler far capire che no, non gliene fregava niente nè di lui, nè dell'azzurrino, nè della chiacchierata interessante. Voleva solo che tutto ciò finisse ed anche in fretta.
Ovviamente -e ti pareva?!- ecco che apparve Masato con un vassoio con una tazza di the e un dolcetto, che appoggiò immediatamente sul tavolo, vicino al pc di Ai.

"So che non volevi niente." esordì il ragazzo, con un sorriso affabile, degno di un perfetto padrone di casa "Ma ho pensato che un piccolo spuntino non sarebbe stato male, a quest'ora."

Il kohai non smise per un'istante di digitare freneticamente sul suo portatile e mugugnò un semplice 'grazie'.
Mentre Ranmaru sorseggiava la bibita presa dal frigo si ritrovò a pensare che ci stava davvero mettendo impegno su quel progetto.
Anche fin troppo impegno, per i suoi gusti.

"Ben svegliato, Ranmaru-kun."

Un brivido percorse la schiena del ragazzo dai capelli argentati a quelle parole, evitando accuratamente lo sguardo dell'altro.
Per qualcuno che non conosceva bene Masato, poteva sembrare una frase come un'altra, ma lui lo conosceva abbastanza bene da sapere che c'era il gelo nelle sue parole.
Il ragazzo dai capelli blu non era solo arrabbiato ma infuriato da morire.
Ovviamente, la cosa non sfuggì neanche a Ren, che sorrise sotto i baffi.

"Ho finito."

Ad allentare la strana tensione che si era creata, furono le parole di Ai che smise improvvisamente di digitare sul portatile, per poi allungare le braccia e sgranchirsele leggermente.

"Mh." borbottò Ranmaru a disagio, sperando che questa situazione finisse con l'uscita di casa dell'altro "Quale materia?"

"Tutte." rispose, con una tranquillità disarmante mentre soffiava delicatamente sulla tazza di the, per poi sorseggiarlo come se nulla fosse.

Inutile dire che il gelo tornò prepotentemente in quella stanza.

"...Tutte." ripetè Ranmaru, incredulo "Che vuol dire tutte."

"Beh," ribattè ancora il kohai " vuol dire quello che ho detto. Ti ho sintetizzato in maniera semplice il programma di tutte le materie obbligatorie. Dovrebbe essere sufficiente per prendere il minimo per passare tutti gli esami. Anche se..."

Ai fece una pausa, pensieroso, affondando poi la forchettina sul dolce offerto, assaggiandone successivamente un pezzetto.

"...non ho idea se siano abbastanza chiari. E' la prima volta che faccio un lavoro del genere per qualcuno. Ero venuto soprattutto per parlare con te per gli ultimi ritocchi ma non avevo calcolato che potessi essere stanco per il lavoro. Mi dispiace."

Se possibile, la situazione per il senpai si fece ancora peggiore dell'inizio.
Ai Mikaze era rimasto per ore a casa, nonostante la sua maleducazione, per sistemargli le cose da studiare, non si era lamentato e, anzi, si era pure scusato.
Quel ragazzo era assurdo: come poteva ribaltare la situazione a suo favore in maniera così naturale ed innocente?
A peggiorare la situazione, non solo i dannati sensi di colpa che si facevano strada in lui ma gli sguardi penetranti dei suoi coinquilini - uno sornione ed uno gelido - non lo aiutavano di certo.

"Vi ringrazio dell'ospitalità." concluse il ragazzo dagli occhi azzurri, riposando il pc nella borsa, del tutto incosciente dell'atmosfera che si era creata intorno a lui "E grazie per il the e il dolce. Ho apprezzato."

"Oh, ma figurati, era il minimo." esclamò Masato, tornando a sorridere educatamente come se nulla fosse "Sei sicuro che non vuoi fermarti un altro po'? Dopotutto, da quando sei qui hai solo lavorato."

Ed ecco che un nuovo brivido percorse inesorabilmente il ragazzo in piedi ma fece finta di niente, finendo di bersi la bibita.

"Oh no, non è un problema. Piuttosto..."

Ai aprì bocca e la richiuse subito, non finendo la frase, lasciando i presenti confusi e curiosi.

"Questa è la mia chiavetta USB." disse invece l'azzurrino, porgendo l'oggetto a Ranmaru "C'è tutto il progetto, fammi sapere se-"

"No."

Ranmaru rispose in maniera secca, senza pensarci troppo, cosa che se ne pentì amaramente subito dopo.
Perchè doveva essere sempre così difficile, con quello là in giro?
Ma...beh, doveva ammettere che il suo aiuto gli aveva fatto comodo e non era di certo uno che si approfittava a caso di una persona.

"Ho... tempo ora." continuò. in tono scorbutico "Ugh, insomma, ormai sei qui e sarebbe una rottura organizzare un altro, beh, incontro del tipo."

Se era turbato dai modi poco carini dell'altro, Ai non lo diede a vedere.

"Sì, penso che la cosa abbia senso." disse infatti, senza battere ciglio.

"... Però finiamo di studiare in camera." concluse dopo un po' Ranmaru.

Almeno non avrebbe dovuto sopportare battutine irriverenti o altre occhiatacce ma questo non poteva ancora dirlo.

"D'accordo." disse ancora l'azzurrino "Allora approfitterò della vostra ospitalità ancora per un po'."

Il kohai seguì il senpai nella propria stanza ma, prima di entrare, soffermandosi  due ragazzi in cucina, soffermandosi su Ren.

"Allora ci si sente domani alle 20."

"Oh sì, certo." esclamò il ragazzo dai capelli arancioni, con un altro sorriso "Non vedo l'ora di giocare con te, Aimi."

Ranmaru si irrigidì a quel breve discorso.
Quello che facesse o meno Ren nella sua vita privata non erano fatti suoi ma se ciò poteva complicargli la vita - e la sua vita si sarebbe complicata di certo, se c'era Ai di mezzo - ciò non gli andava più bene.
Avrebbe fatto sicuramente un discorsetto all'altro, quando l'azzurrino se ne fosse andato da casa.
E parlando dell'azzurrino...
Schioccò la lingua stizzito come vide l'altro guardarsi in giro per tutta la stanza, come se fosse ad un dannato circo.
Il ragazzo dai capelli argentati non si vergognava ad ammettere che, la dimora dove ora viveva, era abbastanza piccola e semplice ed era abbastanza sicuro che non fosse niente a confronto di dove vivesse l'altro.
Tuttavia, ci aveva messo davvero tanto impegno a rendere vivibile quel posto e se Ai Mikaze avesse avuto il coraggio di fargli qualche commento a riguardo, giurava che-

"Non me l'aspettavo." mormorò a quel punto il ragazzo "Pensavo fossi una persona disordinata ed, invece, mi sembra tutto il contrario."

A quelle parole, si rilassò visibilmente, poggiandosi al muro e decidendo, fra sè e sè che, dopotutto, quel ragazzo poteva dare ancora un'occhiata.
Non che ci fosse molto da vedere.
Un letto singolo, una scrivania minuscola, un armadio e un'esagerata quantità di cd di musica e, proprio a questi ultimi, il kohai sembrava starci dando una lunga occhiata.

"Non penso siano il tuo genere." la buttò lì "Io ascolto prevalentemente roba sul rock, immagino che un principino come te ascolti musica classica o roba del genere."

"In realtà, non penso di avere un genere musicale preferito." rispose con semplicità l'altro, facendo spallucce "A casa mia mi è vietato avvicinarmi troppo al mondo della musica."

Il senpai alzò un sopracciglio alle parole appena sentite: che diavolo significava?
Era il preside quel genere di persona che pensa che la musica sia una distrazione...?
Dio, sapeva che quell'uomo era un idiota ma non fino a quel punto.
A pelle non si erano mai sopportati a vicenda e, dopo ciò, sapeva di aver avuto sempre ragione.

"Vedo che invece tu sembri amare molto la musica." continuò Ai, indicandogli poi un basso appeso sul muro della stanza.

"Sì, lei è la mia ragazza." rispose Ranmaru, sorridendo con fare orgoglioso.

C'erano davvero poche cose di cui non si sarebbe mai e poi mai liberato in quella stanza ed una di quelle era proprio il suo amato basso, nonchè una delle poche - se non unica - robe davvero di valore in quella stanza.
Rimase ad ammirare il suo gioiellino per un lungo istante, per poi posare lo sguardo nuovamente sull'altro, che spostò immediatamente lo sguardo, con la scusa di sistemare il portatile sulla scrivania.
Forse era una sua impressione, ma avrebbe giurato che lo stava fissando.

"...Ohi." borbottò il ragazzo, incrociando le braccia al petto "Tu ora che fai mentre guardo gli appunti? Non c'è un'altra sedia nella stanza e odio da morire essere fissato mentre studio, quindi scordatelo. E se penso che staresti in piedi mentre mi fissi, la cosa sarebbe anche peggiore."

A quel punto, Ai lo fissò interrogativo a quelle parole, facendo poi spallucce.

"Non so. Vuoi che ritorni nell'altra stanz-?"

"Ma anche no!" ribattè subito Ranmaru.

Ci mancava solo che avesse a che fare con i suoi due coinquilini di nuovo.
Si guardò intorno, sentendo nuovamente il nervoso farsi carico in lui.
A parte la musica, non aveva nessun altro svago in quella stanza, niente che potesse tenere occupato uno come il kohai.

"...Bah, mi sa non c'è altra scelta."

Senza aggiungere altro prese, da un cassetto un vecchio walkman di colore rosso che porse subito all'altro.
Oramai questi oggetti erano più unici che rari, oltre ad essere assai obsoleti, ma a Ranmaru non importava.
E, anche se gli fosse mai importato, non è che avesse soldi da buttare.

"Puoi usare questo per ascoltare la musica. Scegli pure un cd, basta che tu non rompa niente, chiaro?"

Era assai raro che facesse toccare a qualcuno la sua amata collezione di cd ma, in fondo, il ragazzo se lo meritava visto che sembrava aver saputo apprezzare la bellezza della sua ragazza.
... E sì, anche per la cosa dei compiti.

"Allora va bene."

L'azzurrino sembrò guardare a lungo la sua collezione, finchè non catturò la sua attenzione un cd che, ironia della sorte, aveva un colore molto simile ai suoi occhi.

"Ah sì, ricordo quel cd." mormorò Ranmaru, con fare pensieroso "Non è il mio genere ma gli album di quel gruppo non erano male. Anche se quell'album in particolare mi sono un po' pentito ad averlo preso, ai tempi."

"Sì?" disse Ai, osservando con attenzione la custodia del cd dal colore azzurro "Come mai?"

"Solite situazioni. Era un bel gruppo composto da due cantanti che, per oscuri motivi, hanno deciso di separarsi e diventare dei solisti. Ma facendo così, hanno solo fatto album penosi e mi pare che ora entrambi siano scomparsi dalla circolazione."

Il ragazzo schioccò la lingua infastidito: erano situazioni che, nel mondo della musica, conosceva anche piuttosto bene.

"Allora... Allora proverò ad ascoltare questa, se non ti dispiace."

Ranmaru alzò un sopracciglio a quelle parole.
Ma aveva capito che aveva detto?
Bah, problemi suoi.

"Okay." disse a quel punto, scrocchiando le mani " Mentre leggo i tuoi appunti, puoi ascoltare il cd sul letto. Ah, puoi mettere il volume che vuoi, non importa se anche con le cuffie si sente qualcosa. A me non da fastidio la musica, a differenza di qualcuno."

****

Erano passate ore a leggere tutti quei dannati appunti ma, alla fine, ce l'aveva fatta a finire tutto.
Doveva ammettere a se stesso, anche se con una certa riluttanza, che l'altro aveva fatto davvero un ottimo lavoro.
Erano degli appunti completi e dettagliati ma, al contempo, anche molto facili da leggere e con vari esempi in cui fare riferimento.
Si poteva dire che erano fatti così bene che anche uno stupido avrebbe potuto imparare qualcosa.
...Chissà quanto ci aveva messo a fare quel lavoraccio.
A quel pensiero, si ritrovò a sospirare pesantemente, tamburellando nervosamente sul tavolo.
Per quanto non gli dovesse niente - perchè nessuno gli aveva chiesto di fare tutto questo sforzo per lui - doveva ammettere che tutto quel lavoro gli era assai utile.

"Ohi... tu..." borbottò ad Ai, evitando accuratamente di voltarsi.

Che diavolo avrebbe dovuto dirgli, ora come ora? E perchè diavolo era così in difficoltà?!

"Io... uh, ho visionato tutti gli appunti e mi paiono discreti."

Si sentiva un imbecille.
Lui, che era sempre così diretto, ora girava intorno al discorso, senza arrivare al punto.

"Quello che voglio dire è che... insomma, nessuno ti ha chiesto niente e mi sembra un po' fuori di testa fare una cosa del genere di colpo ma..."

Niente, non ci riusciva.
Se aveva un enorme difficoltà a scusarsi, figurarsi ora che doveva ringraziare qualcuno.
E, sinceramente, quel silenzio da parte dell'altro non facevano che innervosirlo ulteriormente.

"Ohi tu, sto parlando con-"

Si voltò di scatto e smise immediatamente di parlando notando che, l'azzurrino, si era bello che addormentato sul suo letto.
In effetti, era parecchio strano che non avesse aperto bocca per tutto questo tempo.
Istintivamente, si mise una mano sulla faccia, trattenendo a stento un grugnito : quello là l'avrebbe fatto finire sicuramente in manicomio.
Si alzò quindi dalla sedia, diretto verso il suo letto, con l'intenzione di svegliare l'altro e far finire presto quella pazzia quando si bloccò, osservandolo per un lungo istante.
Irritante com'era sempre stato, non aveva mai badato più di tanto al suo viso e, doveva ammettere con una certa irritazione, che aveva dei bei lineamenti.
Aveva una bellezza androgina e, ora che la coda si era sciolta, notava che aveva anche dei capelli ben curati e delle ciglia lunghe.

"Mah, imparassi a rivolgerti meglio agli altri, sono sicuro diventeresti subito popolare." borbottò fra sè e sè l'altro.

A quel punto, di colpo, l'azzurrino aprì di scatto gli occhi, facendo prendere un colpo all'altro.
Aveva fatto finta di dormire per tutto quel tempo? L'aveva svegliato lui con le sue chiacchiere o-?

"Ranmaru." mormorò Ai, con voce impastata "Non hai più gli occhi eterocromatici."

"Ah. Sì. E' solo una lente a contatto viola." ribattè di colpo, senza pensarci troppo.

Mentre il kohai si sistemava e si stropicciava gli occhi, l'altro potè rilassarsi completamente, alla consapevolezza che l'altro non l'avesse sentito e che non l'avesse beccato a fissarlo.
Sarebbe stato un problema dovergli spiegare cose che manco lui sapeva spiegarsi e non voleva di certo avere altri problemi.

"Si è fatto tardi, penso sia il caso che io vada." annunciò l'azzurrino con un leggero sbadiglio, sistemandosi con molta lentezza la borsa e il computer "Gli appunti andavano bene?"

Ranmaru sbattè gli occhi per un lungo istante: per un attimo, aveva dimenticato perchè l'altro fosse venuto a casa sua.

"...Ah, sì. Andavano bene."

"Ne sono felice."

Ecco che, nuovamente, il senpai sentì che doveva dire qualcosa ma, orgoglioso com'era, non gli uscì mezza di quelle parole che avrebbe voluto dire.
A quel punto, Ai gli ridiede il walkman e il cd e, istintivamente, scosse il capo.

"No, tienilo." borbottò, grattandosi il capo "Dico, il cd."

A quel punto, fu il turno dell'altro di stranirsi.

"Sei... sicuro?"

Era strano da pensare, ma Ranmaru avrebbe giurato che ci fosse della sorpresa nel suo tono di voce.

"Boh, sì, tanto era un cd di cui mi volevo liberare comunque." disse semplicemente, facendo spallucce "E mi sembra di capire che tu abbia apprezzato."

Ai tacque e, in completo silenzio, entrambi si diressero verso l'ingresso della porta.
Fortunatamente per il ragazzo dai capelli argentati, sembrava che i suoi coinquilini si fossero volatilizzati.

"... Sai," mormorò il kohai, guardando il cd che aveva ancora fra le dita "A pensarci, è la seconda volta che mi regali qualcosa di questo colore."

Notando la palese confusione del senpai, continuò.

"I cerotti. Quelli per i graffi del gatto. A proposito, hai poi preso una decisione a riguardo?"

"Boh, forse." borbottò Ranmaru, cercando di tagliare corto "Comunque, effettivamente è vero. Magari perchè è il tuo colore. Poi un cd è sempre utile, per quanto non si possa dire della musica al suo interno."

"Il mio colore? Se dici il mio colore preferito, ti sbagli, è il lilla." precisò Ai "Comunque, hai ragione, se non te ne facevi nulla, hai fatto bene a darlo via. Ti ringrazio comunque."

Ecco che, l'insana voglia di sbattergli la testa al muro era tornata viva in lui.
Era il suo un palese segno di ringraziamento: possibile che se non parlava chiaro, l'altro non coglieva i segnali?
Odiava in quella situazione, senza contare che non aveva ben capito se avesse o meno apprezzato il suo gesto.
Sì, l'aveva accettato e ringraziato ma aveva uno sguardo enigmatico mentre fissava con intensità quel cd...
Si ricordò immediatamente del discorso su suo padre, l'odiatore di musica, e si chiese se, dandogli quel cd, lo avrebbe messo nei guai o meno.
... Dio, avere a che fare con quello là era pesante.

"Beh, ora è meglio che vada." esclamò l'azzurrino all'ingresso della porta, facendo segno con la mano "Ci vediam-"

"Aspetta."

Mentre il kohai lo fissava con fare interrogativo, Ranmaru non poteva fare altro che sospirare, massaggiandosi il setto nasale con le dita.
Sapeva che se ne sarebbe pentito.
Sapeva che si sarebbe pentito di ciò che stava per fare.

"...Senti." borbottò il più grande "Hai presente il locale dove lavoro, sì? Avrai notato che c'è un palco. Ecco. Una volta alla settimana, il locale diventa una sorta di pub e noi lavoratori insceniamo uno pseudo concerto. L'ingresso sarebbe a pagamento ma, ognuno di noi, può avere un ingresso gratuito per amici e familiari. E..."

Sì, stava facendo una cavolata ma ormai era in ballo.

"La prossima settimana, potresti venire anche tu."

Immediatamente, il minore allargò gli occhi ma, prima che potesse aprir bocca, il senpai intervennì nuovamente.

"Ohi, NON PENSAR MALE." disse immediatamente, ringhiando appena "E' per i compiti. Non mi va di stare in debito. Quindi ora siamo pari. okay?"

"...Okay." rispose Ai, con un leggero sorriso sulle labbra.

Qualcosa diceva al maggiore che quello non aveva capito ma vabbè, ormai era tardi per ripensarci.

"C'è altro?" continuò il più piccolo "Con tutto il rispetto, avrei un po' di fretta."

"Prima che me ne dimentichi, sì."

Velocemente, Ranmaru prese il cellulare dalla tasca e fece vedere lo schermo all'altro.

"Questo è il mio numero, segnatelo." ordinò "Odio chi mi tartassa di messaggi o di cose inutili, quindi non farmene pentire. Ora che hai il mio numero, non hai più scuse, se ti presenti nuovamente a casa mia senza avvisare, non risponderò delle mie azioni."

****

"Quindi ti sei fatto un nuovo amico, Ran-chan?"

Quando la porta d'ingresso si chiuse, Ren decise di fare nuovamente la sua comparsa, con un ghigno stampato in volto.
Ovviamente, si era fatto un po' l'idea di quello che stava succedendo ma era curioso di sentire cosa l'amico avesse da dire.

"... Chiamarlo amico mi sembra un parolone."

Se possibile, il sorriso del ragazzo dai capelli arancioni si allargò ancora di più.

"Sì? Eppure lui è venuto qui per darti degli appunti e tu gli hai regalato un cd e invitato a sentirti suonare... Se non 'amicizia', tu come la chiami?"

"E tu da quando sei diventata una pettegola petulante?"

Ren storse il naso a quelle parole ma continuò a parlare come se nulla fosse.

"Ran-chan," continuò candidamente l'altro "tu sei tante cose, ma non uno stupido. Certo, forse sei un po' lento ma..."

A quel punto, con gli occhi ricolmi di rabbia, il ragazzo dai capelli argentati prese per il colletto l'altro, avvicinandolo pericolosamente a sè.

"Ren, non è giornata per i tuoi commentini del cavolo." sibillò "Se hai qualcosa da dire, dillo."

Come se nulla fosse, il ragazzo fece spallucce.

"Se hai intenzione di fare sul serio, penso non ci sia nulla di male. Ma se non è questo il caso, penso dovresti mettere le cose in chiaro."

Ora gli occhi di Ranmaru, divennero come due fessure.

"E questo che dovrebbe dire?"

"Penso tu lo sappia benissimo."

Passarono alcuni secondi di completo silenzio che terminarono quando il ragazzo mollò di colpo la presa sull'altro, allontanandosi dalla stanza.

"E ora dove vai?"

"Sono stanco, vado a dormire." borbottò secco Ranmaru, sbattendo la porta alle sue spalle.

Un sospiro lasciò la bocca di Ren, che ora fissava da lontano la stanza dell'altro.
Il suo amico sapeva essere davvero una testa calda e ciò, lo portava ad avere costantemente problemi con gli altri,
Il che non era di certo un bene, se poi si aggiungevano anche i problemi di cuore, beh...

"Potevi parlargli in maniera diversa."

Il ragazzo si voltò e vide Masato appoggiato allo stipite della porta che lo osservava, con le braccia incrociate.

"Forse." esclamò con un ghigno "Ma è giusto che impari a riflettere. Lo dicevo esclusivamente per lui."

"...Per lui."

Il ragazzo dai capelli blu ripetè le ultime due parole in tono sarcastico, cosa che fece alzare un sopracciglio perplesso all'altro.

"Hijirikawa, pensi che ci sia altro dietro le mie azioni?"

"Può darsi." esclamò Masato con fare schietto "Ho visto come davi confidenza a quel ragazzo e, non mi sorprenderebbe se avessi su di lui delle mire impure."

A quelle parole, Ren rise di gusto.
Quando parlava in quel modo, si chiedeva se l'altro avesse davvero la sua stessa età o se avesse ottant'anni, sotto mentite spoglie.

"Che... Che ridi?" borbottò l'altro, rosso per l'imbarazzo "Guarda che il mio commento è-"

"Non dirmelo..." mormorò il ragazzo dai capelli arancioni, avvicinandosi pericolosamente all'altro "Non dirmi che sei geloso, mh?"

Lì per lì, Masato allargò gli occhi dallo stupore poi gli lanciò un'occhiataccia, spostandolo di colpo con le mani.

"Deduzione assai stupida." rispose l'altro, con irritazione "Ti facevo più intelligente di così."

Era una reazione indesiderata ma, al contempo, era una reazione che si aspettava.
Sul viso di Ren si formò immediatamente uno strano sorriso.

//Eccomi di nuovo qui!
Spero che il mio regalo di Natale anticipato vi sia piaciuto!
Fatemi sapere che ne pensate e se vi piacciono i nuovi sviluppi. <3
Prima di chiudere qui, ringrazio nuovamente la mia amica Alice che corregge sempre le mie storie, rendendole leggibili (?).
Alla prossima ragazzi uvu)/

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Capitolo 6
*** Your Music ***


capitolo6

6 ~ Your Music






Quando quella sera Ai Mikaze si presentò davanti allo Shining ☆ Caffè, iniziò a domandarsi se avesse fatto la scelta giusta.
Mentre osservava in solenne silenzio un numero sempre più crescente di persone che entravano nel locale, il ragazzo si ritrovò a meditare sulle scelte che lo avevano indotto ad uscire quella sera.
Qualche giorno prima, appena uscì dall'appartamento di Ranmaru, si era ritrovato con la testa vuota, leggera - come un computer a cui si era fatto un backup - e neanche si era reso conto di aver mandato un messaggio nel gruppo chat dei suoi amici, se non fosse stato per una chiamata improvvisa.

"Ai-chan? Tutto okay??" aveva squittito la voce di Natsuki, come aveva risposto al telefono "Hai scritto che volevi parlare e-e-e- insomma, sembravi sconvolto. E' successo qualcosa??"

"Io...Sì, diciamo di sì." aveva borbottato in risposta l'altro, iniziando ad incamminarsi verso casa.

Mentre camminava a passo svelto, per non fare troppo tardi, l'azzurrino aveva raccontato all'amico tutti i minimi dettagli della giornata passata con Ranmaru e - in parte - con i suoi conquilini.

"Ma....MA!" aveva esclamato l'amico, estasiato "E' una buonissima notizia, no?? Stai facendo degli enooormi passi avanti!!"

"Passi... avanti?" aveva risposto Ai, in tono confuso.

"Ma sì! Il cd, l'invito, insomma... secondo me non gli sei del tutto indifferente! Ed, inutile dirlo, devi ASSOLUTAMENTE andare a vederlo suonare."

Il ragazzo era rimasto in silenzio per un lungo istante mentre rifletteva sulle parole dell'altro: non era poi così sicuro che le parole di Natsuki fossero vere.
Certo, l'amico era un ottimista di natura ma non bastava questo per avere delle conferme: per appurare che una teoria è corretta o meno, si hanno bisogno di dati concreti, prove empiriche e...Ai non ne aveva.
Insomma, era stato bello che Ranmaru l'avesse invitato ma era anche vero che, più volte, il ragazzo aveva dimostrato della vera e propria ostilità nei suoi confronti.
Ai aveva pochissime - e disastrose - esperienze sull'amore romantico ma era abbastanza sicuro che il ragazzo dai capelli argentati non era poi così semplice come persona.
Era come un gatto, che prima ti fa le fusa e poi ti graffia, senza un motivo apparente.
Per qualche ragione, quel paragone lo fece sorridere.

"Io... però non posso andarci." aveva mormorato il ragazzo dagli occhi ciano mentre il suo sorriso lentamente svaniva, tornando lentamente alla sua solita espressione impassibile "Lo sai come la pensa mio padre sulla musica."

"Uh..."aveva borbottato il ragazzo biondo, pensieroso "... Dobbiamo ideare un piano. Devi andare ASSOLUTAMENTE."

"... Mh. ...Via messaggio, visto che ora sono davanti casa. E sappi che, se non riusciremo a ideare un piano perfetto, non se ne farà niente."

E così passarono giorni a mandarsi messaggi per elaborare un piano a prova di bomba e, in qualche modo, ce la fecero, sorprendendo Ai stesso.
Innanzitutto, Ai avrebbe detto al padre che sarebbe andato a dormire dall'amico ed era in parte vero: sarebbe andato dall'occhialuto per cambiarsi, per poi andare a vedere il 'concerto' ed infine, ad una certa ora, sarebbe uscito dal locale a prendere l'ultima corriera che lo avrebbe portato nuovamente a casa del suo amico.
Ovviamente, si sarebbero dovuti ricordare di fare tanti selfie a casa di Natsuki, in modo tale da poterli postare sui social: era un'abitudine del biondo farlo e sarebbe stato assai sospetto se non l'avesse fatto!
Per ultimo, avevano concordato di non dire nulla a Syo per il semplice motivo che era uno che si scaldava con poco ed erano entrambi abbastanza sicuri che avrebbe sbattuto i piedi ed intimato di non incontrare quel tipo, considerato come l'aveva visto comportarsi con l'azzurrino, prottetivo com'era.
Tuttavia, erano d'accordo sul dirglielo subito dopo la serata... forse.
Fu così che arrivò quella serata e Ai si chiese come un piano così campato per aria, l'avesse così convinto fino a qualche ora fa.
Insomma, c'erano abbastanza variabili che non conoscevano di quel piano: e se il concerto avesse ritardato? E se per qualche ragione la corriera non fosse passata? E se...?

"Ehi! Tu sei Ai, giusto?"

A riscuoterlo dai dubbi, una voce familiare e un tocco alle spalle.

"Tu...sei Otoya, giusto?" sussurrò il ragazzo, osservando il suo rosso interlocutore.

"Precisamente!" esclamò l'altro estasiato "Stai cercando la fila per fare i biglietti? Guarda, siamo quasi al completo, ma se hai fortuna forse riuscir-"

"Veramente..." lo interruppe l'azzurrino "Mi ha invitato Ranmaru, dicendo che c'era un ingresso gratuito."

A quel punto, il rosso si fermò un attimo, allargando la bocca mostrando un'espressione di puro stupore.

"Cioè- T-ti ha dato il suo biglietto di sua spontanea volontà??"

"...'Biglietto'?" mormorò confuso Ai, anche se lo confuse di più quel 'di sua spontanea volontà'.

Immediatamente, Otoya si frugò freneticamente nelle tasche e mostrò una specie di card, dal retro completamente rosso.
Gli ricordava il colore dei suoi capelli.

"Io e i dipendenti diamo questi biglietti alle persone che invitiamo. E' un simil passe-partout che ti permette di saltare la fila, andare al tuo tavolo e avere una piccola consumazione gratuita. Ogni card ha il colore che rappresenta un dipendente e--insomma, Ranmaru non ti ha dato una cosa del genere? E' una card uguale alla mia ma di colore rosso scuro."

"...Effettivamente no." ammise Ai, facendo le spallucce.

In quel momento, si ritrovò ad avere la testa più leggera.
Con quella scusa, poteva tornare tranquillamente a casa di Natsuki ed evitare tutto quel giro strano di bugie e corse contro il tempo.
Certo, gli dispiaceva essere arrivato a quel punto e non poter vedere Ranmaru ma-

"Oh, non ti preoccupare, se ne sarà sicuramente dimenticato!" esclamò con voce squillante il proprietario del locale, per poi mettergli le mani sulle spalle e spingerlo verso l'interno del locale "Foooorza, andiamo prima che cominci!"

Il povero ragazzo si trovò a sospirare: sperò quantomeno che durante quella serata andasse tutto bene.

******

"Ranmaru!"

Sentitosi chiamare, il ragazzo si voltò.
Sul suo viso, uno sguardo più corrucciato del solito mentre incrociava le braccia al petto.
La serata stava andando peggio del previsto ed era sicuro che sarebbe andata anche peggio di così e, quasi a conferma della cosa, vide Otoya che trascinava Ai Mikaze verso di lui.

"Cosa?" esclamò subito secco.

Nonostante l'espressione apparentemente fredda, notò l'azzurrino irrigidirsi appena, forse intuendo che fosse di cattivo umore mentre il rosso sembrava di ottimissimo umore, per qualche oscura ragione.

"Ai mi ha detto che l'hai invitato, è vero?" cinguettò, con uno strano luccichio negli occhi.

Il ragazzo dai capelli argentato sospirò : preso com'era dai suoi problemi, si era dimenticato di quel dettaglio.

"...Sì, c'è qualche problema?"

"A...allora è vero!" disse ancora l'altro, con ancora più entusiamo "Cioè... voglio dire, eheh... ti sei dimenticata di dargli la card. Lo sai, serve per farlo passare e le ordinazioni, insomma..."

A quel punto, il ragazzo scrollò le spalle, frugandosi nelle tasche, per poi porgere ad Ai quello che sembrava uno sgualcito pezzo di cartoncino.

"Ecco a voi. Soddisfatti ora?" disse in tono brusco, per poi posare lo sguardo sul proprietario del locale "Otoya, ho bisogno di parlarti."

"...Fammi indovinare. Dobbiamo cambiare la scaletta e far suonare te e la tua band per ultimi?"

Ranmaru non rispose ma la sua faccia fu abbastanza esaustiva e Otoya sospirò.

"Non ti prometto nulla, ma vedo che posso fare. Chiamo un attimo gli altri."

Il rosso si allontanò velocemente e Ranmaru si ritrovò solo con Ai.

"Certo che potevi avvisare." sbottò l'altro, sbuffando.

"Non mi sembrava necessario."

In casi come questi - aggravati dal fatto che fosse di pessimo umore - ne avrebbe già dette di tutti colori al kohai, quando notò qualcosa che non gli tornava.
Okay, era stato il primo a dire all'altro di non darsi dello 'strano' ma quella sera davvero era strano.
Insomma, solitamente si sarebbe aspettato vari tipi di domande - da 'cos'è successo?' a 'perchè sei di cattivo umore' fino a 'non è il caso di mostrare certe espressioni facciali per un'esibizione ' - invece stava lì, in un angolo, senza spiccicare parola e anzi, se proprio doveva dirla tutta, sembrava teso come una corda di violino.
Per un breve istante, dimenticò i suoi problemi e rivolse uno sguardo di sincera preoccupazione all'altro.

"Tu-"

"Ranmaru-kun, Ittoki ci stava dicendo che hai bisogno di uno scambio di turno, è vero?"

A riportarlo alla realtà - e ai suoi problemi - il ritorno di Otoya accompagnato dai suoi colleghi di lavoro, nonchè coinquilini, nonchè amici d'infanzia.

"Oh Aimi." disse con un sorriso affabile e seducente Ren, posando un braccio intorno alle spalle dell'interlocutore "Mi fa piacere vederti di nuovo ma deduco non ti vedrò, stasera."

"Jinguji, piantala, è disonorevole questo comportamento davanti a tutti." mormorò seccato Masato, incrociando le braccia al petto "Potresti mettere a disagio Mikaze."

"Perchè?" chiese Ai, in vena finalmente di parlare "Stavamo solo parlando di sentirci per giocare assieme."

Quella semplice frase ebbe il potere di scattenare diverse reazione negli interlocutori.
Otoya fece un sorriso tirato a labbra strette, guardandosi in giro, come se cercasse una via di fuga da quella situazione, mentre le sue guance diventavano sempre più rosse.
Masato allargò gli occhi, guardando oltraggiato l'azzurrino, come se non si aspettasse da lui certe parole.
Ren assunse un'espressione beffarda, un lungo sorriso a ricoprirgli il volto, come se fosse soddisfatto della reazione degli altri.
L'unico che sembrò non scomporsi più di tanto, fu stranamente Ranmaru, che conosceva abbastanza bene Ai da sapere che sicuramente voleva intendere tutt'altro.
Almeno, così sperava.

"Che vuol dire quello che hai detto?" chiese infatti, posando lo sguardo su di lui e su Ren.

"Vuol dire che ci sentiamo spesso per fare team-up nei giochi online. Solitamente lui gioca come classe guerriero e io come classe magica. Siamo un'ottima squadra." esclamò candidamente, per poi continuare quando notò lo sguardo degli altri su di lui "Perchè, quale altro significato potevano avere le mie parole?"

Nuovamente, queste parole suscitarono una serie di reazioni diverse.
Otoya continuava a tacere ma stavolta il suo sguardo era bello che puntato sul pavimento, Ren sembrava sul punto di dire qualcosa ma fu intercettato da Masato con quella che sembrava una dolorosa gomitata sul fianco e Ranmaru si trovò a sospirare: era circondato da pagliacci.

"... Okay, uh, Ai, stai al tuo tavolo. Qui dobbiamo pensare a sistemare alcune cose del locale."

Il più piccolo annuì e, dopo che essersi fatto spiegare come arrivare al suo tavolo, si allontanò e il ragazzo dai capelli argentati non potè non pensare al fatto che, ogni qualvolta si trovassero assieme, capitavano sempre le cose più assurde.

******

Come l'azzurrino si accomodò al suo tavolo, si prese un lungo istante per guardarsi intorno e osservare come quella sera, quel locale sembrava completamente diverso dall'ultima volta.
Le luci soffuse dai colori scuri davano al locale un'aria sofisticata ma, al contempo, giovanile, e la gente chiacchierava allegramente,c'era chi prendeva qualche drink dal bancone e, infine, posò lo sguardo sul suo tavolo.
O meglio, il suo tavolo e quello degli 'ospiti' degli altri membri.
Rispetto agli altri tavoli, erano molto più distanziati e ordinati, come a dare un senso di privacy, senza contare che erano i primi posti davanti al palco ed erano contraddistinti da tovaglie di colore diverso - dedusse che raffigurava il colore della card assegnata.
Ai si prese un momento per osservare gli altri ospiti.
In un tavolo dalla tovaglia arancione, c'era una donna sulla ventina con una vistosa scollatura che passava il suo tempo a prendere lo specchietto e mettersi più e più volte un rossetto di un rosso acceso.
Al suo fianco, un altro tavolo dal colore blu, occupato da un ragazzo con gli occhiali con giacca e cravatta che stava passando il suo tempo al portatile, incurante dal mondo che lo circondava.
I colori di quei tavoli gli ricordarono  i capelli di Masato e Ren e gli ricordò il battibecco che stavano avendo i due, prima che l'azzurrino si allontanasse per andare a sedersi: qualcosa sul fatto che Masato tendesse ad invitare sempre qualcuno di poco intimo, con cui aveva poca e nulla confidenza, mentre Ren tendeva ad invitare qualcuno con cui era anche fin troppo intimo.
Forse ora aveva capito cosa volessero dire.
Voltandosi dall'altro lato, vide il tavolo che dedusse fosse dell'ospite di Otoya, nella quale c'era seduto un ragazzo dai capelli blu dall'apparenza tranquilla, che sorseggiava qualcosa simile al caffè.
Improvvisamente, sussultò alla vibrazione del suo cellulare, posandoci immediatamente lo sguardo sopra: era Camus.

-Ho visto le foto di Natsuki e sembra che vi stiate divertendo. Tutto bene?-

Nuovamente, un senso di angoscia lo invase, riportandolo alle ansie di quando ancora non era entrato nel locale.
Un piano campato in aria, le bugie a suo padre, la promessa non mantenuta di non avvicinarsi alla musica.
Erano una serie di emozioni nuove e che quindi erano anche difficili da reggere tutte in una volta.

-Tutto okay.-

Non era insolito fra loro comunicare a monosillabi, anche all'infuori dei messaggi, ma oggi si sentiva davvero sporco.
Cercando di contenere quest'assurda ansia, posò nuovamente lo sguardo sull'ospite del tavolo di Otoya, l'unico a cui al momento sembrava importasse dello spettacolo.

"Scusami." mormorò , cercando di attirare la sua attenzione "Posso chiederti fino a che ora durerà lo spettacolo? E' la prima volta che assisto e ho paura di perdere il pullman per tornare indietro. Sai se solitamente fanno ritardo e simile?"

"...Mh."

Il ragazzo guardò l'orologio al suo polso e sembrò pensarci per un po'.

"Giusto qualche ora e, salvo imprevisti, sono sempre in orario."

Per qualche oscura ragione quel 'salvo imprevisti', non lo rassicurò neanche vagamente.
In quel momento, sul piccolo palco apparve Otoya e subito le persone all'interno del locale, urlano entusiaste al suo arrivo.
Il ragazzo fece una piccola presentazione, ringraziando il pubblico di essere lì e ricordando a tutti di comportarsi in maniera civile ed evitare comportamenti inopportuni.
Prima di iniziare lo spettacolo fece presente che la scaletta avrebbe avuto una piccola modifica e, qualcosa diceva ad Ai, che la modifica riguardasse proprio l'entrata in scena di Ranmaru.
... A questo punto, sperava solo di non fare troppo tardi.
In quel momento, il rosso prese una chitarra ed iniziò a cantare un motivetto allegro, che tutti seguirono con le mani e notò anche come il suo 'ospite', iniziò a sorridere, battendo le mani a sua volta.
Dopo Otoya, toccò a Masato cantare una melodia accompagnato dal piano e, a quel punto, il suo 'ospite' sembrò abbandonare il portatile per seguire finalmente l'evento.
Il ragazzo dalla strana pettinatura aveva uno stile puro e tradizionale, che gli fece guadagnare una sfilza di applausi, soprattutto dall'occhialuto.
Se ne andò dal palco facendo un profondo inchino e toccò a Ren che, come apparì, una sfilza di ragazze si alzarono, facendo vari urletti.
Il ragazzo sul palco si prese del tempo per mandare dei baci e salutare i suoi 'agnellini' - come le aveva soprannominate al microfono - per poi prendere il sassofono per suonare ed alternare al canto.
Nonostante l'esibizione nella quale tutti i ragazzi erano oggettivamente bravi, Ai non riuscì a godersi il momento più di tanto e guardava in maniera compulsiva il cellulare.
Ogni esibizione era durata 30 minuti - 27 minuti e 56 secondi a testa circa - quindi, se ora fosse toccato a Ranmaru senza alcuna interruzione, non solo sarebbe riuscito a sentire tutto lo spettacolo, ma avrebbe avuto anche tutto il tempo necessario per bere qualcosa, salutare tutti e così via, insomma, se la sarebbe potuto prendere comoda.
Tuttavia, come Ren finì di esibirsi, Otoya salì nuovamente annunciando che ci sarebbe stato un piccolo ritardo sull'ultima esibizione.
L'azzurrino si ritrovò ad deglutire molto rumorosamente.
Si ritrovò a seguire con lo sguardo i due scendere dal palco, parlare non si sa bene di cosa mentre Ren ritornava a servire i tavoli mentre Otoya e Masato, uscirono fuori e a quel punto, istintivamente, si alzò ed uscì anche lui.

"Ranmaru-kun, che vuol dire che non vuoi esibirti più? Non è giusto."

Come uscì dal locale, Ai vide i due ragazzi parlare ad un Ranmaru completamente fuori di sè dalla rabbia.

"Non è giusto? NON E' GIUSTO?" inveiva il ragazzo, puntandogli il dito contro "Non ho una band e dici A ME che non è giusto??"

"Lo so, fa rabbia..." cercò di mediare Otoya, incitandolo con le mani ad abbassare la voce "Non ti chiedo di fare un'intera esibizione ma... almeno una canzone da solista? Ti è già capitato di farlo, no?"

"E' DIVERSO, DANNAZIONE." urlò ancora il ragazzo dai capelli argentati, dando un pugno al muro vicino "Mi hanno dato buca definitivamente e io non posso e NON VOGLIO esibirmi."

Detto ciò, si allontanò, nonostante i due cercarono in tutti modi di richiamarlo.

"...Ittoki, ora cosa facciamo?"

"Uh, non ho idea, è un problema..." mormorò il rosso, pensieroso "Non è la prima volta che succede e... beh, ho paura che Ranmaru sarà davvero licenziato, a questo giro."

"Ranmaru... licenziato?"

I due sussultarono come sentirono quella voce e Ai si avvicinò lentamente, confuso dalle loro parole.

"Ai, pensavo che tu-"

"Che vuol dire che sarà licenziato?" ripetè , con tono fermo.

"Beh..." mormorò Otoya, posandosi una mano dietro la nuca "In verità, io sono il co proprietario e il vero proprietario è...mio padre. E lui ci tiene particolarmente a questo locale, ha sempre puntato ad un locale che facesse da intermediario fra ristorazione e musica, come dice lui..."

"Per questo tutti i dipendenti che servono ai tavoli devono saper quantomeno cantare." si aggiunse Masato, annuendo con la testa.

"Esatto. Ranmaru inizialmente si esibiva con la sua band ma... ultimamente sta avendo dei problemi con loro, quindi finisce per arrabbiarsi e per non esibirsi. Sai, fosse successo uno o due volte è un conto ma... sono mesi che va avanti questa situazione e ho paura che mio padre non accetterà nuovamente di aver dato al pubblico tre esibizioni su quattro."

Ai si irrigidì, metabolizzando le parole dell'altro e, senza pensarci, la sua bocca si azionò prima che il cervello elaborasse quello che stava per dire.

"Magari...posso sostituirlo io."

E da lì cadde nel buio.

******

"Non mi aspettavo che l'avrebbe fatto suo serio."

"Neanche io. Mikaze si era ammutolito e non rispondeva più a nessuno stimolo. L'unica cosa che ha fatto è stata salire sul palco e cantare. Per il resto, sembrava un automa."

"Però Aimi ha cantato molto bene."

"Già. Era molto rigido e la sua espressione è rimasta impassibile, ma aveva una voce molto bella."

Ad interrompere il chiacchiericcio di Otoya, Masato, Ren e Tokiya, il ritorno del locale di Ranmaru.
Il ragazzo, che aveva sbollito la rabbia, si guardò intorno: il locale stava chiudendo e, a parte i ragazzi che chiacchieravano ed alcuni uomini delle pulizie, non c'era più nessuno.
Anzi no, qualcun'altro c'era.

"...Perchè c'è ancora quello là?" borbottò, indicando un Ai che ora era rannicchiato sul bancone, addormentato.

Non era troppo tardi per lui?

"'Quello là'" ribadì Tokiya, guardandolo in cagnesco "E' colui che ti ha sostituito per evitare che ti licenziassero."

Il ragazzo appena arrivato allargò gli occhi, sinceramente sorpreso di sentire quelle parole, ma cercò di non darlo a vedere.

"...Nessuno glielo ha chiesto." borbottò in tono apparentemente scorbutico.

A quel punto, Tokiya si alzò di scatto e lo prese per il colletto.

"Non L'HAI chiesto??" sibillò il ragazzo "Perchè, gli altri hanno chiesto di salvarti la faccia per tutto questo tempo? Hai sempre causato un sacco di problemi ad Otoya e te ne esci con discorsi del genere?? Sei davvero un ingrato, dovresti assumerti le tue responsabilità, dannazione!"

"T-Tokiya, calmati!" intervenne subito Otoya, mettendosi in mezzo ai due "E' stata una nottataccia per tutti, cerchiamo di calmarci, va bene? Abbiamo altro a cui pensare?"

In tutto quel tempo, Ranmaru non disse niente, nè reagì in alcun modo.
Di norma, avrebbe reagito e dato un pugno in faccia a qualcuno che lo attaccasse in quel modo ma... sapeva che aveva ragione e non aveva alcun diritto di ribattere, per quanto fosse davvero arrabbiato.
Ad interrompere quel momento di tensione, la suoneria di un cellulare che riecheggiò nel locale.

"E' di Mikaze." spiegò Masato, indicando il cellulare sopra il balcone "Sta squillando da qualche tempo. Abbiamo provato a svegliarlo un bel po' di volte ma niente da fare."

Il ragazzo dai capelli argentati sospirò, prendendo il telefono dell'altro, con fare pensieroso.
Conosceva solo tre persone collegate al kohai, una era lo stangone dai biscotti avvelenati, l'altro era il nanerottolo iracondo e l'ultimo era il padre che sembrava avere una scopa su per il didietro.
Sinceramente, non sapeva chi sperare che fosse al telefono.

"Pronto?"

"A-Ai-chan! Che fine hai fatto??" esclamò una voce squillante al telefono, facendosi sentire da tutti "Dovevi aver già preso la corriera da un bel pezzo! Che fine hai fatto??"

"Effettivamente, aveva detto qualcosa a riguardo..." mormorò Tokiya, pensieroso.

"Non sono Ai." disse Ranmaru, identificando l'altro come lo stangone dai biscotti avvelenati.

"Uh... Kurosaki-senpai?" mormorò confuso, dall'altra parte del telefono "Perchè hai risposto tu? Dov'è Ai-chan?? Sta bene???"

"Sì, sta solo dormendo sul bancone."

Subito questa frase, si voltò a guardare gli altri, con una faccia perplessa.

"Perchè diavolo sta dormendo??"

"Non ne ho la più pallida idea!"esclamò il rosso "Per ringraziarlo di averci salvato, gli ho offerto un the. Pensavo avesse bisogno di zuccheri, era piuttosto pallido..."

"Ha bevuto quel the come se fosse uno shot." confermò Tokiya "Ha borbottato da solo per un po' e poi è crollato addormentato e non siamo più riusciti a svegliarlo."

"...Mh." mormorò Ren pensieroso, per poi avvicinarsi al ragazzo addormentato e odorare "Ikki, sei sicuro di avergli dato il drink giusto? Io qui sento puzza di alcol."

"Cos---?" biascicò Otoya, sbiancando di colpo "Ss...S-sì! Sono sicuro di avergli dato il drink giusto! Avevo chiesto a Masato di preparare un the per lui e un Long Island per un tavolo."

"Sì, ricordo anche io." annuì con la testa Masato "E ho chiesto a Jinguji di prendere il vassoio alla sua destra con il drink alcolico e quello rimasto l'ha preso Ittoki."

"...Intendevi alla mia destra o alla tua?" chiese dubbioso Ren, come rendendosi conto di qualcosa.

"Alla mia, no? ... Oh." esclamò nuovamente il blu, rendendosi conto di cosa intendesse l'amico.

Calò immediatamente il silenzio, nella quale tutti sbiancarono e Otoya iniziò ad andare lentamente nel panico.

"H-Ho dato un alcolico ad un minorenne..." sussurrò, sul punto di svenire.

"E-Ehi, che succede?" chiese Natsuki, dall'altra parte del telefono "Ho capito bene? Ai-chan non si sveglia perchè ha bevuto??"

Ranmaru rimase in silenzio, guardando con perplessità i quattro davanti a lui.
Personalmente, era così allibito che non sapeva neanche più cosa dire.

"... C'è la possibilità che qualcuno possa prenderlo?" disse infine, con un sospiro.

"Io... No, purtroppo no." esclamò desolato "Abito in campagna e sono molto lontano dal centro. Ai doveva prendere la corriera ma deve essere già passata da un pezzo."

"D'accordo." borbottò Ranmaru, passando l'indice e il pollice sul setto nasale e massaggiandoselo appena, in cerca di qualche soluzione "Quel tuo amico basso? Il padre di Ai?"

"Syo-chan è fuori casa in questo momento."borbottò l'altro enigmatico "E.. ti prego, non contattare il padre, senpai! Non sa niente di questa storia e potrebbe arrabbiarsi seriamente. Insomma, l'alcol, l'essere uscito di nascosto..."

"...La musica." concluse l'altro, con uno sbuffo.

L'altro non rispose e il ragazzo dai capelli argentati, si ritrovò a sospirare.
Tutto quello che aveva bisogno in quella serata erano altri problemi ma... sapeva che buona parte della colpa era sua, per quanto avrebbe faticato ad ammetterlo pubblicamente.
Posò quindi lo sguardo su Ren e Masato e, come se avessero intuito cosa stava per dire, annuirono con la testa nello stesso momento.

"...Senti." disse in maniera brusca al telefono "Facciamo così. Non mi pare ci sia altra scelta, quindi lo porterò a casa mia. Però domani mattina dovete immediatamente prendervelo, chiaro? A breve ti mando l'indirizzo."

"C-Che? Davvero? Non sai quanto sono felice di-"

Il ragazzo dai capelli argentati chiuse la chiamata e si massaggiò le tempie: non vedeva davvero l'ora che questa serata finalmente volgesse al termine.

******

Fortunatamente quel giorno Ren aveva portato la macchina, così trasportare Ai - che aveva preso in braccio 'stile principessa' come l'aveva definito il possessore della macchina - non fu affatto difficile.
Il problema fu la notte in sè, perchè Ranmaru non aveva la più pallida idea di come gestire un'emergenza simile.
Innanzitutto, tutti furono d'accordo che Ai avrebbe dormito sul letto e per il ragazzo non fu particolarmente un problema cedere il proprio, visto che dormiva praticamente ovunque ma... quella notte, non era riuscito a chiudere occhio.
Magari si addormentava ma si svegliava dopo una decina di minuti, guardando se Ai avesse bisogno di qualcosa e, ogni tot, si alzava per prendergli dell'acqua o un secchio, in caso di qualsiasi necessità.
La cosa peggiore? Che l'azzurrino sembrò fregarsene allegramente, visto quando beatamente stesse dormendo.
Quasi avrebbe avuto voglia di picchiarlo, visto la serataccia che gli aveva fatto passare. Quasi.

"Mh..."

La mattina seguente, verso le 8, finalmente il kohai decise di svegliarsi e non sembrava avere una bella cera.
Ovviamente, era sempre meglio di Ranmaru al suo fianco per terra, con delle occhiaie fino al pavimento.

"Era ora." borbottò irritato "Hai dormito un sacco. Otoya stava per avere una sincope a causa tua."

Il senpai rinunciò presto a fare una ramanzina all'altro, visto che non sembrava manco capire come si chiamasse.

"...Vuoi qualcosa? Un the?"

"No no. Basta the." borbottò con voce roca Ai, massaggiandosi la testa "Solo acqua."

Il ragazzo dai capelli argentati se la rise, nonostante tutto.

"Tranquillo, il mio non è corretto." lo canzonò l'altro, porgendogli la bottiglietta d'acqua "Bevi questa nel mentre."

Faticosamente, il ragazzo si alzò diretto verso la cucina e, nonostante la stanchezza, si ritrovò sollevato: Ai non sembrava stare male.
A quel pensiero, si corrucciò, sbuffando appena: era nuovamente in debito.
Cercando di non pensarci, si concentrò sul fare una colazione a prova di vomito per l'altro.

"Forse è più indicata una tisana." mormorò fra sè e sè.

Mentre stava frugando nello scompartimento di Masato, suonarono il campanello e sperò con tutto il cuore che fosse l'amico di Ai per riportarlo a casa.
Quando aprì, si accorse di aver indovinato ma non era l'amico in cui sperava.

"Ah, il nanerottolo."

"COME MI HAI CHIAMATO?" esclamò isterico il biondo, per poi stringere i pugni e sospirare "...Dov'è Ai?"

"E' in camera mia. Non urlare, oggi avrà l'emicrania facile."

A quelle parole, Syo sbiancò.

"Ai... in camera tua, cosa-?"

Immaginando cosa l'altro avesse capito, roteò gli occhi : era troppo stanco per avere a che fare con persone che mal lo giudicavano.

"Non per quello che pensi. L'ho fatto dormire in un posto comodo. Non sono il tipo che se ne approfitta di qualcuno ubriaco e svenuto, per giunta."

"...Sì, certo."

Gli occhi di Ranmaru divennero due fessure.

"Prego?"

"Dico solo che sei il tipo che illude le persone." mormorò l'altro, reggendo lo sguardo.

"Illudo? Questa mi è nuova." ribattè l'altro, avvicinandosi "E se eri così contrario, perchè non hai impedito al tuo amico di venire ieri sera, mh?"

"Io..." a quel punto abbassò il capo, abbassandosi il cappello con la mano "...non sapevo di questa storia e anche volendo ero fuori con la compagnia teatrale e---BEH, QUESTI NON SONO AFFARI TUOI."

A quel punto, rialzò la testa, rivolgendogli uno sguardo deciso, indicandolo con l'indice.

"Sta di fatto che, se l'avessi saputo, gli avrei impedito con tutte le mie forze di andare con uno come te!" esclamò con fare deciso "Tu non fai che dargli false speranze e confonderlo. VUOI PIANTARLA PER UNA BUONA VOLTA?"

Ranmaru allargò gli occhi a quelle parole, sentendo un senso di dejavu visto che, in maniera più velata, anche Ren gli aveva fatto un discorso simile.
Tuttavia, il biondo aveva tirato fuori l'argomento nel momento peggiore possibile: il ragazzo aveva passato una nottata d'inferno e non aveva dormito.

"Piantarla? PIANTARLA IO?" sbraitò a sua volta e sembrò sul punto di picchiarlo sul momento "IO HO SEMPRE MESSO LE COSE IN CHIARO, SE IL TUO AMICO E' COSI' FESSO DA NON CAPIRE LE MIE PAROLE, SONO AFFARI SUOI, CHIARO? A ME NON INTERESSA, CHIARO? NE' ORA, NE' MAI. PERCUI-"

"...Umh..."

Sentendo una voce alle loro spalle, entrambi sussultarono, per poi guardare nella direzione nella quale c'era un Ai con il volto bianco come un lenzuolo.

"A-Ai! Stai bene..." esclamò subito Syo, allontanandosi da Ranmaru per andare vicino all'amico.

"Io..." mormorò l'azzurrino che guardava davanti a sè - non si capiva bene se stesse guardando un punto fisso o la faccia del senpai che ora era in totale shock "...Ero venuto qui per chiedere una cosa ma mi sa che ormai è tardi."

Dette queste ultime parole, vomitò.








//Eccomi! Scusate per il grosso ritardo ma, purtroppo, sarò molto incasinata con le pubblicazioni ma non vi preoccupate, non abbandonerò la storia <3
Come al solito, ringrazio Alice per l'aiuto nella correzione e vi incito a scrivermi per sapere cosa ne pensate!
Detto ciò, a presto ragazzi <3 <3

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