Love In The Seasons

di Lily710
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Autumn [SonAmy] ***
Capitolo 2: *** Valentine's Day [Shadystal] ***
Capitolo 3: *** Flowers and Butterflies [Tailsmo] ***
Capitolo 4: *** A Sweet Night of Shooting Stars [Dasharkly] ***



Capitolo 1
*** The Autumn [SonAmy] ***


Era un qualunque giorno di Novembre quando mi ritrovai in un parco a passeggiare, il quale si trovava durante il tragitto tra casa mia e la scuola che frequentavo.
Spesso rimanevo lì, anche solo per guardare se fossero avvenuti dei cambiamenti alla vegetazione vasta e varia che lo popolava;
D'estate era sempre pieno di gente, poiché tutte le piante si tingevano di verde mentre le farfalle svolazzavano tra rose, tulipani e margherite: chiunque si fermasse, anche solo per ammirarlo di sfuggita, sorrideva a quella vista così colorata e piena di bambini birbanti e frenetici, i quali si divertivano anche solo con una coccinella tra le dita.
Però, sfortunatamente, quel posto, durante il resto delle stagioni e in particolare in quel periodo dell'anno, pareva abbandonato, nonostante fosse ben più bello rispetto al periodo estivo.

Così quel giorno, consapevole del fatto che non ci fosse nessuno, con lo zaino sulle spalle vi andai per ammirare la magia che lo caratterizzava, la quale veniva fuori particolarmente in autunno.
Il cancello era aperto; lo varcai ed immediatamente il vento mi invase, facendo arrivare l'odore di terra bagnata alle mie narici, scompigliando nel frattempo con dolcezza i miei corti capelli rosa.
Mi fermai e aprii le braccia, facendo delle giravolte su me stessa;
Era come se fossi in una favola: le foglie danzavano in aria mentre il vento le cullava, come se fossero le sue figlie, e i pochi passerotti che vi erano cinguettavano fievolmente, rendendo l'atmosfera rilassante come in un sogno.
Ripresi a camminare, pestando con le mie scarpette rosa il terreno leggermente bagnato.

All'improvviso sussultai, bloccandomi di colpo: in lontananza mi accorsi della presenza di una testa di colore blu elettrico seduto su un fogliame gigantesco, con le cuffiette nelle orecchie e il cellulare in mano.
Portai le mani alla bocca, stupita: non sapevo come comportarmi, con lui.
Mi piaceva da anni ormai, e ovviamente lui non aveva mai ricambiato, però di recente le cose erano di fatto cambiate; ogni volta che mi capitava di parlare con un ragazzo lui era sempre in mezzo, e per di più mi contattava spesso, nonostante io cercassi di dimenticarmi della cotta che da troppo tempo ormai era parte della mia vita.
Così decisi di avvicinarmi lentamente al riccio, salutarlo e magari scambiare due chiacchiere con lui, dato che, essendo un mio carissimo amico, sarebbe stato scorretto andarmene senza dirgli nulla.

«Emh... c-ciao, Sonic!» dissi a disagio e con un tono decisamente troppo basso, tanto che non mi sentì neanche.
Improvvisamente il cielo tuonò: pensai che allora era il momento di tornare a casa, poiché il temporale sarebbe arrivato sicuramente a breve.
Però nel momento in cui stavo per voltare le spalle e correre via, il riccio blu si girò e si alzò un secondo prima di me.

Rimanemmo immobili entrambi mentre i nostri sguardi si incrociarono.
Mi bastò un secondo per perdermi nei suoi profondi e splendenti occhi verde smeraldo, i quali mi fissavano con stupore.
Il cuore mi batteva all'impazzata, mentre il mio nervosismo cresceva sempre più.

«Oh, ciao Amy! Come va?!» rispose poi rompendo il ghiaccio, leggermente a disagio ma con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto.

Gli si leggeva in faccia l'imbarazzo che stava provando.

«Poco fa ti avevo salutato, ma poi non mi hai sentita e così, vedendo il cielo nuvoloso, stavo per andare via...» lo informai nervosa, giocherellando con i miei aculei - gonfi per colpa dell'umidità.

«Avevo la testa altrove, non ti avevo vista... mi dispiace» si scusò lui, a disagio.
Gli sorrisi teneramente, cercando di attenuare la tensione.
Però ciò non successe, poiché vi fu per un po' un silenzio alquanto imbarazzante.
Nessuno sapeva cosa dire o cosa fare; io giocherellavo con un ciuffetto, lui con le dita delle mani.

Poi ci guardammo nuovamente negli occhi.
Lui mi sorrise, e quel sorriso...
era letteralmente riuscito a stendermi.
«T-ti va se rimaniamo un po' qui, insieme?» mi chiese, stranamente allegro e anche leggermente rosso.
Lo rendeva tale la mia presenza, forse?

«Emh, s-si...! Per me è un piacere!» affermai timidamente, sedendomi accanto a lui nel grande e vasto cumulo di foglie mentre diventavo sempre più rossa.
«Sei tenera quando arrossisci...» mi confessò a bassa voce e teneramente impacciato, abbassando lo sguardo.

Arrossii ancora di più, nonostante feci un sorriso a trentadue denti; il cuore palpitava sempre più velocemente e il respiro era molto veloce.
In quel momento ero così imbarazzata che avrei preferito salutarlo e andare via da lì; oltre i suoi complimenti, mi aveva resa tale anche la sua vicinanza.
Forse, non lo avevo affatto dimenticato.
Sì, probabilmente non c'era mai stato un attimo in cui avevo smesso di essere innamorata di lui.
Così, in preda a tutte quelle emozioni, mi tuffai nel fogliame a peso morto, facendone svolazzare alcune nell'aria annebbiata e fredda tipica di quella stagione.
Lui dapprima osservò la scena, poi fece lo stesso divertito;

Poi ridemmo.
Insieme.

Dopo poco una foglia gli si poggiò sul naso: non resistendo alla buffa situazione scoppiai a ridere, mentre nel suo volto si dipinse un broncio dall'aria non molto seria.

Risi ancora, ancora e ancora.
Non avevo intenzione di smettere.
Anzi, erano proprio quello sguardo e quel sorriso che non mi permettevano di farlo.

Una goccia di pioggia mi cadde d'improvviso sul naso: stava arrivando il fatidico temporale preannunciato prima.
Così ci alzammo entrambi da terra, e successivamente mi strofinai il cappotto per rimuovere diverse foglie.
Ci salutammo sorridenti, e subito dopo cominciai ad incamminarmi verso casa.
Mi fermai girandomi verso di lui, solo per guardarlo ancora in quegli occhi splendenti.
Non si era stranamente mosso da lì, ma era rimasto fermo sotto un albero.
Sorrise allegramente, mostrandomi i suoi bellissimi denti scintillanti, ma poi abbassò lo sguardo mordendosi il labbro.
Il mio cuore mancò un battito, e le mie labbra si piegarono armoniosamente verso il riccio.
Sarei rimasta lì per sempre, solo per vederlo ridere mentre le sue guance si tingevano di un rosa tentende al rosso.

Poi cominciò a piovere, e così mi vidi costretta a tornare sui miei passi: le goccioline sbattevano sempre più violente sui miei aculei, sui miei vestiti e sul mio viso, mentre il vento mi raffreddava le mani e il naso.
Nella fretta di tornare a casa fradicia il meno possibile, cominciai allora a correre; distrattamente, però, inciampai in un sassolino: convinta di finire per terra con la faccia sulla pozzanghera bella grande che era posta dinnanzi a me, chiusi istintivamente gli occhi per lo spavento.
Poi, tutto successe talmente in modo veloce che in quel momento a malapena riuscii a capire l'accaduto; l'istante prima di cadere faccia a terra, Sonic arrivò alla velocità del suono, mi afferrò per il braccio e mi portò a riparo sotto l'albero.
Nel fare ciò però finii con la schiena sull'albero e con le braccia attorcigliate al suo collo, mentre le nostre labbra erano distanti forse un centimetro.

Riuscivo a sentire il suo caldo e delicato respiro su di me.
Il suo profumo, sicuramente il migliore che conoscessi, mi invase le narici.
Con le gote arrossate, rimanemmo così per un po'... fino a quando lui mi prese il viso e mi baciò.
Non sapevo perché, ma lo fece e basta. Senza spiegazioni.
Le sue labbra umide e morbide si poggiarono sulle mie: in quel momento, mi sentii in paradiso.
Inizialmente confusa, subito dopo ricambiai il gesto con la stessa passione che aveva lui nei miei confronti; eravamo molto delicati, ma allo stesso tempo l'uno moriva sulle labbra dell'altra, affogando in quel bacio passionale e carico di amore come nessun altro aveva probabilmente fatto.
Nel frattempo il temporale era decisamente arrivato, rendendo i nostri vestiti fradici.

Appena quel momento unico finì, quasi da se, osservammo i nostri vestiti e i nostri poveri aculei, ormai bagnati come se fossimo appena usciti da una piscina.
Ci guardammo negli occhi scoppiando a ridere, ma in un modo così soave e tenero che suscitammo delle emozioni quali né io né lui avevamo sicuramente mai provato.
Subito dopo ci abbracciammo con amore, che sicuramente non si sarebbe spento per nulla al mondo.

Ne ero certa.
In quei momenti non dicemmo nulla, ma capimmo senza parlare che ci amavamo a vicenda in un modo indescrivibile.
Ed era solo grazie alla magia di quel parco, che avevamo finalmente scoperto cosa vuol dire amare davvero qualcuno.

--------------

Angoletto dell'autrice: ciao, ragazzi!
Sì, sono tornata! - dopo secoli e secoli che non pubblico niente per colpa della scuola! -.-
Mi dispiace TANTISSIMO (mi rivolgo a chi segue la mia storia "The Epic War") per non aver ancora pubblicato il quarto capitolo, ma state tranquilli che è quasi (ho detto quasi, eh XD) finito, quindi datemi qualche giorno (in cui sarò libera, ovviamente) per completarlo e magari tra una settimana o poco più lo pubblicherò.
La scuola e lo studio mi hanno tolto molto tempo libero (e in tutto ciò anche internet mi tradisce), quindi scusate per il ritardo!
Bene, detto questo spero che la prima delle 4 one-shot che pubblicherò vi sia piaciuta, segnalatemi tutto quello che secondo voi non va bene e, detto questo, alla prossima! 
Baci, Lily710

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Capitolo 2
*** Valentine's Day [Shadystal] ***


PREMESSA: questa è una mia ship, formata da Shadow e Crystal, la cugina di Amy (una mia OC). Oltre per il fatto che i personaggi sono OOC (perché, anche se leggermente, lo sono in tutte le one-shot di questa raccolta), se pensate che non vi possa piacere e/o non vi possa interessare una ship su Shadow, che è un personaggio molto particolare... per favore non leggete, grazie.
Vi sto dicendo ciò solo perché questo personaggio è amato da moltissimi, e c'è chi si interessa a possibili ship chi no, solo questo. ^^
Detto ciò, buona lettura! ^^
 
 
 
Quel fatidico giorno tanto atteso dalle coppie era finalmente arrivato: mobiani baffuti con un cilindro in testa vendevano rose colorate alle coppie che passavano di lì, che spesso e volentieri venivano regalate alle fidanzate sul momento, le gelaterie erano piene di ragazzi e ragazze che volevano comprare una scatola di cioccolato per il proprio partner, e alcuni ricci donavano anche dei palloncini, giusto per trascorrere il tempo a vedere la gente sorridere.
Non era però amata da tutti quella giornata, anzi, molti addirittura la detestavano: il solo pensiero di vedere tutte quelle coppie che si "sbaciucchiavano" per tutta la giornata... faceva venire il diabete e la nausea.
E... anche la Forma di Vita Perfetta detestava quella festa.
Ovviamente.
 
«Tsk. In questo giorno tutti si "amano infinitamente"...» ironizzò, gesticolando con le mani;
«... poi però negli altri si fanno le corna» alzò gli occhi al cielo, mentre si dirigeva da qualche parte.
 
Vi era un freddo gelido tale che il sole si avvertisse poco e nulla: la neve arrivava quasi alle ginocchia, ma nonostante ciò la gente era comunque in giro con la propria damigella o con il proprio cavaliere.
Lui invece era solo tra le strade innevate di Mobius, con una leggera sciarpa rossa e un giubottino nero che riscaldava a malapena il suo corpo.
Mise le mani alle tasche, e ad ogni passo che faceva le meningi gli divenivano sempre più congelate.
 
Si fecero poi le sei e mezzo del pomeriggio: la temperatura si era davvero abbassata, rispetto alla mattina.
Nonostante fosse fuori casa da quasi tutto il giorno e il crepuscolo ormai si avvicinava, proprio non se la sentiva di tornare nella sua dimora: forse perché vi era la sorella con il suo ormai ragazzo, Dash... o forse perché era proprio l'atmosfera familiare, che quel giorno non riusciva a digerire.
Era come se stesse aspettando qualcosa.
Ma cosa, esattamente?
Non lo sapeva neanche lui.
 
Ormai completamente immerso nei suoi pensieri, non si accorse della presenza di una ragazza... con la quale si scontrò sbadatamente.
 
E, in più, ella perse l'equilibrio per la troppa neve, cadendo addosso al riccio striato.
 
Lui si sentiva a disagio - infatti non guardò nemmeno chi era, chiudendo gli occhi - ma allo stesso tempo era mooolto seccato; invece lei non guardò l'altro in viso nemmeno per un secondo a causa dell'imbarazzo.
 
«Mi scusi, davvero, mi scusi tantissimo! Sa, non sono affatto abituata a tutta questa neve... Dove abitavo prima, non la vedevo quasi mai!» disse dando del "lei" in modo da essere più cortese possibile, mentre si alzava da terra e toglieva tutta la neve dal suo cappellino.
 
«Non si è fatta niente, vero? La accompagno da qualche parte s» dopo poco alzò gli occhi verso il suo interlocutore...
E improvvisamente si interruppe diventando multicolor, capendo chi si era ritrovata davanti.
Come aveva fatto a non riconoscerlo prima?!
 
«O-Oh, Shadow, ma sei tu! Non ti avevo affatto riconosciuto!» disse, imbarazzatissima ma in parte allegra allo stesso tempo.
Si maledisse per essere così timida e impacciata.
 
Lui rimase immobile, osservando le sue iridi castane.
Forse vi si era già perso dentro ancor prima di dire o fare niente.
 
«Ciao, Crystal...»
 
***
 
I due si erano conosciuti alla cena di Natale, e poi si erano anche visti alcune volte in giro per le vie di Mobius; 
era da poco tempo che lei si era trasferita dalla cugina Amy, e così approfittando del fatto di essere presente tra loro, quella sera conobbe gli amici della rosa.
Erano tutti simpatici, diceva.
 
Uno di loro però era un tipo parecchio strano: stava sempre da solo e non parlava mai con nessuno.
Così decise di sedersi accanto a lui su quella panchina fuori casa, giusto per TENTARE, perlomeno, di instaurare un banalissimo dialogo.
La cugina le aveva spiegato che era un tipo abbastanza diffidente e di poche parole, ma lei ugualmente voleva provare a parlarci...
...e, alquanto stranamente, dopo che la riccia ruppe il ghiaccio egli scambiò due parole con lei;
 
Ricordava esattamente di cosa avevano parlato.
Anzi, di chi.
 
Non aveva detto granché, aveva solo fatto il suo nome e accennato quanto fosse stata importante per lui.
E poi Crystal, sorridente, si lasciò raccontare quelle quattro parole su di lei.
Ma ciò non avvenne per caso -dato che Shadow non si apriva mai con nessuno, specialmente su questo argomento - o per simpatia... o per il fatto che quegli aculei verde acqua “sparati ordinatamente e con moltissimo stile all'indietro” erano folti, ben curati e meravigliosi.
 
No, non per quello.
 
Quella riccia aveva qualcosa di speciale dentro, nella sua anima.
Dolce, solare, allegra e buona e anche molto, molto carina.
Anzi, bellissima.
 
Come lei.
 
•••
 
“Oltre tua sorella... hai per caso qualcuno a cui tieni talmente tanto... che daresti la vita per lui, o lei?”
 
“Si. Lo avrei fatto, se non me l'avessero portata via.”
 
“Se posso chiedere... qual era il suo nome?”
 
“Maria.”
 
***
 
«Non ti avevo visto totalmente... scusami ancora...» sussurrò, a disagio «...ma sai, oggi è una giornata un po' strana.»
«Già.»
 
Soffiò il vento gelido, e fu l'unica cosa che si sentì nel silenzio profondo che vi era durante una luna appena sorta di un San Valentino dall'aria deprimente.
La città era diventata d'improvviso deserta: tutto ciò che rimaneva erano cioccolatini sparsi sul marciapiede di ghiaccio, palloncini che volavano verso l'orizzonte e petali di rose rosse sparsi sopra la neve, come delle macchie di sangue fresco e caldo su un'anima bianca e pura ormai ferita da qualcosa di più grande.
 
Un fiocco di neve cadde sul naso gelido di Shadow, che fu seguito da altri cento, mille. O forse di più.
Ma nessuno dei due badava alla bufera che vi era in quel momento: erano soltanto concentrati l'uno all'altro.
 
Era come se, senza dire una parola, in quel momento si stessero raccontando il mondo.
 
Crystal, presa da uno spirito di gioia, cominciò a fare giravolte intorno a se stessa, guardando il cielo mentre la neve le cadeva sulle guance rosee.
«Dai Shadow, vieni! Non capita spesso che nevichi così tanto a Febbraio!» esclamò, e senza dare al riccio il tempo di replicare, ella lo prese per le mani, fecendolo girare insieme a lei...
... come se, per un istante, fossero tornati bambini.
 
Era molto, molto strano, il fatto che lui non avesse detto nulla; 
se fosse stato qualcun altro, l'avrebbe già picchiato, fatto fuori, dato per matto e poi piantato in asso - anche se probabilmente nessuno avrebbe fatto il gesto che la riccia aveva fatto.
Ma con lei era diverso: gli ricordava sì la sua dolce e tenera Maria, ma allo stesso tempo era come se rappresentasse una nuova pagina: un cuore speciale, dentro la quale vi era il passato, il presente e il futuro.
 
Allegra e parecchio timida: lei era fatta così.
Solo che nel momento in cui l'allegria veniva sopraffatta dalla timidezza per un motivo o per un altro, si lasciava andare, sprizzando di gioia e positività.
Anche lei però aveva dei momenti bui, del resto.
 
All'improvviso smise di fare giravolte con lui: forse per la stanchezza, o forse per il freddo; ciò non fu molto chiaro.
Allora entrambi si sedettero su una panchina.
Egli si sentiva parecchio strano: da quando lei era arrivata in città e dal momento in cui loro due avevano parlato, al riccio si era accesa una scintilla dentro, e quella scintilla in quel momento stava bruciando ardentemente per un sentimento che probabilmente non aveva mai conosciuto a fondo.
Era amore, forse?
 
Vedendo la riccia tremare per la bassissima temperatura, lui le porse la propria sciarpa, avvicinandosi sempre più all'altra;
 
«Tieni, riscaldati» bisbigliò accennando un sorriso, uno di quelli che non mostrava praticamente a nessuno.
 
«Ma no, stai tranquillo, ti potresti beccare un raffredd» le mise un dito nella bocca, facendole cenno di tacere, e poi gliela avvolse al collo senza dire una parola.
Crystal si imbarazzò lievemente: non aveva detto niente, eppure... si era dimostrato premuroso ugualmente.
 
«G-Grazie mille...»
 
I due si guardarono negli occhi: quello sguardo stava forse durando un'infinità, o forse solo un battito di ciglia.
Una via di mezzo non esisteva, probabilmente.
Poi soffiò il vento.
Ormai sempre più vicini, arrivarono a sfiorarsi le mani: lui gliele accarezzava in modo talmente delicato... che sembrava quasi avesse paura di farle del male.
E, dopo poco... le loro dita si intrecciarono, come un labirinto che sicuramente avrebbe avuto una via di uscita, ma solo se risolto insieme.
 
Poi finalmente accadde.
 
Le loro labbra si sfiorarono, fino a che l'uno poggiò definitivamente le sue su quelle dell'altra;
Shadow le prese il viso e Crystal affondò le sue mani nella folta chioma striata dell'altro.
Ma quanto aveva desiderato, toccargli quei fantastici aculei?!
Oh, quel bacio era diventato davvero passionale, direi.
Erano ormai immersi dall'amore. Questo, e nient'altro.
 
Poi dopo poco si staccarono, sorridendosi a vicenda.
«In fondo, non abbiamo passato un San Valentino così, come dire, noioso o...» improvvisamente smise di parlare, vedendo che lui le aveva preso la mano;
Allora la riccia alzò lo sguardo verso di lui, perdendosi in quegli occhi di un rosso ardente, come le fiamme...
o semplicemente come l'amore che stavano provando.
Si sorrisero timidamente a vicenda: non potevano essere più felici di così.
E forse, San Valentino alcune volte poteva non essere così... "diabetico".
Fu un momento magico, uno di quelli che non aveva bisogno di parole.
 
E quella...
Era la pura e sola magia dell'amore.
 
Angoletto dell'autrice: salve, ragazzuoli! Sono tornata, dopo tanti mesi che non aggiorno questa storia! Però l'ho voluta aggiornare in occasione sì, di San Valentino...
Ma soprattutto in occasione del fatto che un anno fa ho pubblicato la mia prima fic (esattamente il 06/02/2017) e la mia seconda fic (esattamente oggi) che ha raggiunto più di quattrocento visualizzazioni.
Davvero, grazie ragazzi.
Senza di voi non sarei arrivata fin qui.
Non vi sarò mai grata abbastanza, davvero, grazie. ^^
Ah, tranquilli che, per chi segue "The Epic War", a breve pubblicherò il nuovo capitolo! ^^
Bene... detto questo, come al solito segnalatemi eventuali errori, spero che vi sia piaciuta e alla prossima!
Baci, Lily710

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Capitolo 3
*** Flowers and Butterflies [Tailsmo] ***


Era una tranquilla mattina dei primi di Maggio, durante la quale il piccolo Tails se ne stava disteso sognante sul praticello curato della sua campagna.
Non c'era un piccolo tratto di erba che non contenesse un fiorellino colorato: giallo, rosa, arancione, rosso, bianco.
Secondo lui erano bellissimi, ma soprattutto originali;
Davano un tocco davvero magnifico al suo giardino.
 
Per quel giorno non aveva programmato alcun impegno personale, poiché aveva invitato Cosmo a casa sua.
Magari avrebbero anche visto un film.
Abbracciati.
Con i pop corn.
Nel divano.
Con i cuscini.
 
Dal giorno in cui era riuscito a riportarla in vita, le stava quasi sempre accanto e la proteggeva per ogni singola cosa.
Era troppo preziosa per lui, non poteva perderla di nuovo.
 
***
 
A pensarci bene, erano passati ben due anni dal ritorno della Seedrian a Mobius...
E quindi ormai tre da quel triste giorno.
A quei tempi, il piccolo era talmente triste che non gli rimaneva altro che consolarsi con quel minuscolo semino, l'unica cosa rimasta di lei.
Lo studiava praticamente giorno e notte, quasi senza sosta.
Aveva elaborato macchinari di ogni genere pur di riportarla in vita, ma con nessuno di questi aveva concluso niente.
Però il volpino non si era di fatto mai arreso, nonostante parecchi avvenimenti lo avrebbero dovuto portare a ciò.
 
Un giorno, finalmente, quello studio matto e disperatissimo diede alla luce dei risultati;
Egli aveva scoperto che se avesse messo la piantina - ormai abbastanza cresciuta - in un macchinario che la trasformasse effettivamente in "una pianta parlante", appunto in lei (poiché un altro aggeggio che aveva già inventato aveva riconosciuto il suo DNA, e così li avrebbe uniti, eccetera... insomma, le solite idee geniali tipiche di Tails), avrebbe potuto raggiungere il suo obiettivo.
E così, per giorni e notti senza nessuna sosta, si dedicò alla costruzione di questo macchinario...
Con il quale, alla fine e nonostante tutto, riuscì nel suo intento.
E così Cosmo tornò nel pianeta Mobius, con lo stesso aspetto divino di come gli aveva parlato pochi attimi prima che morisse.
Purtroppo però non può andare sempre bene tutto... Giusto?
Giusto.
 
Infatti la ragazza aveva perso la memoria, e non ricordava assolutamente nulla della sua "vita precedente".
Ma nonostante ciò, lui ancora una volta non perse le speranze, passando altri mesi della sua vita a studiare per tentare di farle ritornare in mente i ricordi.
Finché un giorno, dopo averle provate tutte senza ottenere risultati, il volpino stava per arrendersi; ma la Seedrian, sottoposta poi ad un ulteriore test, anche alquanto strano - che, in caso di fallimento, sarebbe stato l'ultimo - ricordò improvvisamente tutto, dettaglio per dettaglio.
Un miracolo in mezzo a tanto buio.
Un sogno.
 
Lei che gli bussava alla porta, sorridente, e che gli correva tra le braccia in lacrime.
E da quel giorno, lui era diventato il volpino più felice di tutta Mobius.*
 
***
 
Erano già le quattro del pomeriggio: cavolo, la ragazza sarebbe arrivata tra pochissimi minuti!
Il volpino si fece prendere dall'agitazione: aveva la camicia in ordine?
Aveva messo abbastanza profumo?
E le code?!
Erano ben pettinate?!
Quel giorno nessuno era a casa, e quindi il suo destino era quello di rimanere da solo durante la sua crisi esistenziale.
Povero ragazzo.
 
Stava andando verso la sua officina quando, finalmente...
La vide fuori dal cancello.
Al piccolo gli mancò un battito, restando immobile nel bel mezzo del marciapiede.
Con le rose sbocciate, le foglie perfettamente in ordine, una camicia bianca, una gonnellina rossa e un sorriso a trentadue denti, la Seedrian era finalmente arrivata a casa sua.
E così l'uno si avvicinò all'altra;
 
«Ciao, Tails! Come stai? Passato bene la giornata?» disse allegramente lei con il suo solito tono dolce e melodico, regalandogli nel frattempo un tenero bacetto sulla guancia.
 
La ragazzina arrossì leggermente, lasciando lui d'altro canto con le guance rosso pomodoro e quasi senza fiato.
Erano entrambi parecchio emozionati.
 
«Emh... c-ciao Cosmo! I-I sto bene, e tu come stai?!» rispose lui, nervoso e totalmente in imbarazzo, con un sorriso da ebete stampato in faccia: sembrava che, all'improvviso, non ricordasse nemmeno il proprio nome.
 
«Dai, vieni di là, accomodati!» continuò poi, dopo essersi fermato un attimo a respirare cercando di mantenere la calma.
Allora andarono verso il grande Albero d'Ulivo, sotto il quale si sedettero.
 
Arrivò nel frattempo un leggero venticello, forse proveniente da ovest.
Ma il fatto era che Tails, in quel momento, non sapeva nemmeno dove era messo lui, figuriamoci da dove arrivasse quella brezza, che scompigliava il suo pelo e le foglie di lei.
 
«Wow, ci pensi? Sono passati quasi due anni dal ritorno della tua memoria...» disse lui, sorpreso.
Poi sospirò, leggermente preso dalla malinconia e dalla tristezza.
«... e ormai tre da quel giorno. Che tempi bui...»
Prima che lui potesse entrare in un buco nero di infelicità, lei risollevò la situazione.
 
«Eh sì, hai ragione! Ma adesso sono qui, e non andrò più via.» lo rassicurò dolcemente, osservando una rondinella che canticchiava su un ramo del gigantesco albero.
Che bella che era, la primavera.
Era proprio la stagione che rappresentava a pieno la piccola Cosmo: bellissima, tenera...
ma anche fragile.
Però, nonostante tutto, si rialzava sempre, qualunque cosa le accadeva.
Il volpino annuì, dandole pienamente ragione.
Poi gli venne un flash, ricordandosi che doveva darle un tenero regalo.
 
«Ah! Cosmo... devo darti una cosa, torno subito!» si alzò così in volo, tornando in pochi secondi con una ghirlanda di fiori gialli e rosa.
Sedutosi accanto a lei, con delicatezza gliela mise attorno al collo, guardandola poi negli occhi.
In quel momento il vento le soffiava dritto sul viso, scostando le sue foglie all'indietro.
Poi sorrise timidamente, con le guance arrossate e con gli occhi rivolti verso la ghirlanda, che teneva allo stesso tempo tra le sue candide mani.
«Grazie...»
 
Si guardarono dritti negli occhi: entrambi avevano un paio di occhi azzurri, però vi era una leggera differenza di tonalità.
Lui li aveva azzurro mare, lei azzurro cielo.
Quella differenza era segnata dall'orizzonte, lo stesso tra l'oceano e il firmamento.
Quella minima differenza che bastava per far capire che avevano bisogno l'uno dell'altra, e che avrebbero creato nuovi orizzonti insieme.
Erano sempre più vicini: i battiti aumentavano e il respiro accelerava.
 
Poi accadde.
 
Per un attimo, le loro labbra si erano sfiorate.
Giusto per quel tempo che bastava per capirsi a vicenda.
Entrambi sorrisero, e Tails la guardò nuovamente in quelle perle azzurre.
Era talmente bella ai suoi occhi che quelle due bellissime rose rosse, ormai sbocciate, situate tra le sue lunghe foglie brillanti, resero il suo giardino banale.
Poco prima, ricco di splendidi e originali fiorellini.
In quel momento, pieno di lei, di tutte le sue qualità e bellezze...
e di ormai banali piantine.
 
--------------------
 
* = la storiella, sebbene sia un po' priva di senso, é stata completamente inventata dalla sottoscritta.
 
Angoletto dell'autrice: ciao, ragazzi! Ebbene sì, sono ritornata! ^^
Comunque: per chi sta seguendo anche la storia "The Epic War", la aggiornerò a breve... non l'ho abbandonata! xD
Scusate per i ritardi e tranquilli, con le vacanze mi porterò un po' avanti, sia con i capitoli che con le recensioni. ^^
Questa fic in teoria dovevo pubblicarla un sacco di tempo fa (a Maggio appunto), ma non avevo tempo nemmeno per respirare, veramente.
Bene, detto questo, segnalatemi tutti gli errori, datemi eventuali consigli, spero che vi sia piaciuta e ci vediamo alla prossima - e ultima - fic di questa raccolta!
Baci, Lily710

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Capitolo 4
*** A Sweet Night of Shooting Stars [Dasharkly] ***


Si erano ormai fatte le ventuno di quel caldo dieci Agosto.
Era estate, e di conseguenza le giornate erano più lunghe: il mare accoglieva chi andava verso lui con le sue onde più belle...
E gli adolescenti se ne stavano gioiosi e liberi, pensando alle loro cotte o trascorrendo il loro tempo libero con gli amici.
 
‘Mhh... che bella, questa stagione.
Spensierata, allegra.’
 
Questo è quello che pensava Darkly, attendendo che il suo migliore amico Dash arrivasse in spiaggia, quale il loro punto d'incontro.
 
Il piano era quello di passare tranquillamente una serata insieme;
Chissà, probabilmente dopo avrebbero anche potuto fare una passeggiata, dove si sarebbero raccontati di tutto; avrebbero spettegolato, o forse si sarebbero raccontati ciò che l'uno non sapeva ancora dell'altra...
insomma, una serata perfetta per due migliori amici.
 
Però ultimamente tra i due vi era un leggero imbarazzo quando toccavano il tasto "amore" o robe varie, quindi spesso e volentieri evitavano l'argomento per via del disagio.
Non sapevano nemmeno loro la causa di questo fenomeno.
O magari sì, nel profondo dei loro animi.
Perché si sa: molto spesso, si finge di non sapere qualcosa, quando in realtà non è affatto così.
 
Nel frattempo la riccia, seduta sulla spiaggia, osservava pensierosa l'enorme distesa d'acqua, illuminata dalla luna piena, in tutte le sue sfumature di blu.
Che strano che era, il mare: a momenti sembrava la cosa più sicura e innocente, ma a volte si poteva mostrare davvero mortale.
La brezza marina le scompigliava dolcemente gli aculei striati, sollevando nel frattempo qualche granello di sabbia in aria. Poi alzò lo sguardo: era quasi totalmente buio lì, e approfittando di ciò, in attesa del riccio, decise di ammirare il firmamento con tutte le sue stelle.
 
C'era la pace, in quel posto;
non vi era nessuno eccetto lei, infatti si sentivano solo le onde che si infrangevano sul bagnasciuga, e talvolta anche il canto di alcune cicale.
Amava starsene lì, a meditare silenziosa.
Del resto era fatta così: preferiva restarsene senza proferire parola piuttosto che rimanere lì ad ascoltare mille e mille parole senza senso, magari recitate come delle frasi imparate a memoria, per dover poi rispondere ad esse.
 
Quanto poteva essere bello invece, fantasticare in silenzio su quel cielo che pareva essere brillantinato?
 
Improvvisamente il vento soffiò fortissimo, tanto che i suoi aculei per un attimo si arruffarono tantissimo e la sabbia si sollevò da terra a grumi.
Fu una folata rapidissima, che per fortuna terminò in un battito di ciglia.
Darkly sbuffò: faceva sempre tanto caos, quando correva.
Si sistemò poi la folta chioma striata;
l'avrebbe riconosciuto tra milioni.
Se alzava un sacco di polverone, passandoti accanto per dispetto e facendoti pure sobbalzare in aria - e soprattutto se non era affatto puntuale - era sicuramente lui.
Diamine, quel riccio era SEMPRE E COSTANTEMENTE in ritardo! E chissà quanto sarebbe stato peggio, se non avesse avuto la supervelocità.
Però come avrebbe potuto fare, senza quelle soffiate di vento, o la sua “grandiosa” puntualità - mhh... forse senza quella sarebbe stata divinamente - che, in fondo in fondo, le miglioravano la giornata?
 
«Ciao, carissima» la salutò armonioso Dash, sedendosi accanto a lei.
Era leggermente in imbarazzo, in realtà: arrivava sempre tardi agli appuntamenti - o qualunque cosa richiedesse un orario stabilito, insomma - per un motivo o per un altro, e sapeva che questa cosa irritava e non poco l'amica.
 
«Mh, alla buon ora. Sei sempre il solito» sentenziò lei alzando gli occhi al cielo, con un'aria leggermente seccata.
 
In fondo, ma molto in fondo, però era contenta che fosse finalmente arrivato, perché averlo al suo fianco la faceva stare bene come niente sapeva fare.
Lui sospirò.
 
«Scusa, ma ho perso tempo a cercare una cosa che avevo comprato tempo fa per te. Tieni» confessò il blu scuro ancora più in imbarazzo, con le guance rosate, porgendole un orsacchiotto di peluche.
Gli occhi di lei alla vista dell'oggetto luccicarono dalla gioia, che si manifestò con un sorriso smagliante, e la steccatura di pochi attimi prima sparì come per magia.
Il riccio si era nel frattempo incantato a contemplare quel sorriso: gli piaceva da impazzire, e quando lo vedeva nascere il cuore gli accelerava all'improvviso.
Si sentiva al settimo cielo, ogni volta che la scopriva sorridere così. Questo perché ciò non avveniva molto spesso, ed erano quindi eventi più unici che rari.
 
Come mai però sentiva quelle sensazioni?
Suvvia, erano migliori amici da una vita - esattamente nove anni!
Perché all'improvviso provava quelle cose?
 
«Oh... grazie» farfugliò la riccia - osservando con dolcezza colui che aveva pensato di chiamare Teddy, o comunque qualcosa di simile - mentre le si tingevano le gote di rosso.
La conosceva proprio bene: al contrario di quello che sembrava, le piacevano un sacco i pupazzetti di cotone.
 
Un silenzio alquanto imbarazzante aleggiava nell'aria, ma per fortuna venne spezzato subito da Dash, che nel frattempo affondò i piedi nella sabbia asciutta, morbida e soffice.
«Stavi guardando il cielo?» lei non rispose subito, poiché era proprio persa tra quelle stelle luminose.
Se avesse potuto sarebbe stata lì, a ballare sopra una di esse.
 
«Oh, sì... sai, oggi è la notte delle stelle cadenti» sussurrò tranquilla, mentre giocava con un aculeo ancora con lo sguardo all'insù.
Chissà, stava forse aspettando che il suo desiderio, in qualche modo, si esaudisse?
 
Poi l'altro alzò gli occhi da terra, guardandola di profilo, anche se lei pareva quasi non dargli retta poiché troppo persa in quel firmamento luminoso.
Perché non si era mai reso conto di quanto fosse bella?
Quei tratti somatici che la ritraevano parevano scolpiti da un professionista.
E quegli occhi erano davvero unici.
Diamine, effettivamente era così: dove si era mai visto un paio di occhi rosati con sfumature di un rosso che ricordava i rubini?
 
Sentendosi osservata, la riccia girò gli occhi per un attimo verso l'altro, il quale si voltò di scatto, evidentemente nervoso, e ammirò il cielo per sfuggire allo sguardo dell'altra.
Ma non lo fece solo per quello: in realtà era anche lui alla ricerca di una stella cadente, sperando che quel desiderio che conservava da qualche tempo in fondo al cuore si potesse esaudire.
 
Il battito cardiaco di lei invece aumentò notevolmente, essendosi accorta che Dash la stava guardando, ma cercò di non farglielo pesare poiché non voleva che si sentisse a disagio.
Quel riccio era già timido di suo, sarebbe stato brutto metterlo in una situazione scomoda.
E poi era il suo migliore amico: voleva solo il meglio per lui.
Però anche Darkly provava le stesse sensazioni, ma le risultava davvero così strano che a tratti nemmeno lo ammetteva a sé stessa.
Quegli occhi poi, verdi come una foresta nel cuor della notte, le creavano una pace interiore, quieta proprio come il silenzio di quella sera.
Probabilmente, l'unico desiderio che le attanagliava il cervello era uno.
Soltanto uno.
E sperava, in cuor suo, che si avverasse.
Eccome se lo sperava.
 
Improvvisamente, tornando a guardare il cielo insieme all'altro, vide passare una stella cadente, che lasciò una traccia blu come quel mare che teneva loro compagnia. Ella sorrise lievemente: quella stellina le ricordava la scia che lui lasciava quando correva a velocità supersonica.
 
Poi si girarono, a loro insaputa, contemporaneamente l'uno verso l'altra.
Dash sentì lo stomaco in subbuglio mentre il rossore gli arrivava sino alla punta delle orecchie, abbassate dall'imbarazzo, mentre cercava di sfuggirle con lo sguardo - ma, ahimé, non riuscendoci.
Non stava capendo più niente, era veramente in crisi.
Lei invece per un attimo provò a ragionare, ma poi, presa dalle emozioni, chiuse gli occhi, si avvicinò lentamente all'altro...
e lo baciò a stampo, mentre il profumo di lui, che le ricordava il borotalco, le mandò a quel paese i polmoni.
Certo, perché il cuore era per i fatti suoi già da tempo, poiché sembrava che minacciasse di uscire dalla gabbia toracica.
 
Poi ella si staccò da lui, con lo sguardo rivolto verso le labbra del riccio.
Voleva continuare, ma si sentiva in colpa per il comportamento di lui.
Perché non aveva fatto niente?
Allora era la sola a provare quei sentimenti?
Il blu scuro invece rimase, per tutta la durata dell'azione, immobile, guardandola negli occhi, mentre l'aroma di vaniglia gli occludeva le narici da qualsiasi altro odore esistente.
 
Notò che le luccicavano gli occhi, mentre un'espressione imbarazzata mista a tristezza e delusione si dipinse sul suo viso.
Egli aveva compreso il suo stato d'animo... ed era solo colpa sua e del suo comportamento -definito da lui stesso stupido- la causa di quella deprimente reazione da parte della riccia.
Si maledisse per essere così impacciato, mentre i sensi di colpa cominciarono a invaderlo.
Cavolo, anche lui provava quei sentimenti!
Perché tirarsi indietro, adesso che aveva scoperto di essere ricambiato?
Dentro stava, forse, ballando di gioia, ma allo stesso tempo pareva che le sue emozioni si fossero mischiate tra di loro come un cocktail, al punto da non capire cosa stesse esattamente provando in quel momento.
 
Poi però si fece coraggio: sospirò, mandò tutto all'aria - timidezza, odori, cuore, emozioni e tutto il resto - la prese per il viso e la baciò nuovamente.
Questa volta però fu diverso: non fu semplicemente a stampo, ma le loro labbra si sfiorarono con tenerezza e allo stesso tempo con la foga di morire l'uno sull'altra.
A quel gesto la riccia sussultò, chiudendo poi lentamente gli occhi; aveva completamente perso la speranza nonostante fossero passati pochissimi secondi, eppure adesso non aveva più nulla di tutto ciò in testa se non le labbra di lui.
Erano così belle, cavolo!
Carnose, umide, e... buone.
Sarebbe voluta rimanere lì, a baciarlo, per sempre.
E quelle di lei invece? Oh, erano così morbide e tenere.
Si capiva lontano un miglio che erano proprio le sue.
Traspiravano la sua essenza.
E lui non poteva essere più innamorato di così.
 
Dopo un po' si staccarono imbarazzati, si guardarono e scoppiarono a ridere.
Entrambi godevano di una complicità speciale, e quel desiderio, tanto voluto e sognato, si era realizzato da entrambe le parti, nonostante la timidezza...
E Teddy sarebbe rimasto sempre lì, a guardarli con dolcezza, mentre quella giornata sarebbe rimasta tra i loro ricordi del cuore più belli.
 
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Angoletto dell'autrice: ciao, ragazzi! Come state?
Dopo quattro one-shot, con quattro coppie proprio come le quattro stagioni, la mia raccolta finisce con un raccontino sui miei OC, uscito giusto un tantino (ma un tantino eh "^^) in ritardo poiché doveva uscire proprio ad Agosto. 
Povera me! xD
Comunque, ci tenevo a ringraziare tutti coloro che hanno recensito le quattro fic: grazie per avermi supportata! ^^
Spero che (così come tutta la raccolta ^^) vi sia piaciuta, e come al solito segnalatemi eventuali errori/datemi qualche consiglio se vedete qualcosa che non va (senza problemi, non preoccupatevi), e grazie a coloro che lo fanno sempre, siete davvero gentili. :D
Bene, detto questo, vi faccio tantissimi auguri di Buon Natale e di Buon Anno, e alla prossima!
Baci, Lily :3

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