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di LaBabi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Fiori Neri (Parte I) ***
Capitolo 2: *** I Fiori Neri (Parte II) ***



Capitolo 1
*** I Fiori Neri (Parte I) ***


I Fiori Neri (parte I)

DEAN’S POV

«Fai attenzione Sammy» sussurrai a mio fratello. Stavamo entrando di nascosto in una casa, scavalcando la finestra e lui aveva fatto cadere un vaso.

«Scusa Dean» disse lui accendendo la sua torcia «L’uomo è stato ucciso nello studio, dovrebbe essere di qua»

Raggiungemmo la stanza e solcammo l’entrata. Sam si diresse subito dove era stato trovato il corpo, per poi andare alla scrivania e controllare le carte che vi si trovavano sopra.

«Ehi, guarda qui! C’è stato qualcuno.» esclamò lui attirando la mia attenzione.

Mi avvicinai a mio fratello e osservai ciò che mi stava mostrando. Sulla scrivania c’era un cellulare, ultimo modello; fino a qui niente di strano, ma la cosa bizzarra era il fatto che il telefono era rosa, con i glitter.

«Qui gatta ci cova» dissi io mettendomi in guardia.

Improvvisamente sentii qualcosa di freddo, di metallico sfiorarmi la nuca. Non mi voltai, ma guardai mio fratello, aveva un coltello puntato alla gola.

«Miao» disse una voce femminile dietro di me. La ragazza che stava minacciando mio fratello sorrise. Tentai di voltarmi. «Piano» intimò la donna alle mie spalle. Feci come mi disse.

Rimasi sconcertato, una ragazza, sui venticinque anni mi stava puntando contro un fucile. Mi venne da sorridere, il suo aspetto non si addiceva minimamente a ciò che stava facendo. Era alta circa cinque centimetri meno di me, il suo corpo era magro e ben fatto. Indossava una camicetta azzurra che metteva in risalto i suoi occhi chiari, un paio di pantaloni neri e delle scarpe da ginnastica. Il suo volto non era comune, la carnagione chiara si intonava perfettamente con i suoi lunghi capelli biondi.

«Cleo, come cavolo hai fatto a dimenticarti il cellulare?!» chiese la mia minacciatrice a quella di mio fratello.

«Scusa!» rispose questa. Sam, probabilmente credendo che la ragazza si fosse distratta le diede una gomitata allo stomaco, cosa che le fece cadere il coltello dalle mani. Lui le diede una spinta, per allontanarla da sé, ma dopo aver ricevuto un pugno in piena pancia e un calcio in faccia, fu lui a ritrovarsi a terra.

Stavo per ribellarmi anch’io, per dargli una mano ma la bionda mi puntò la canna del fucile fra gli occhi.

«Non ci provare, o farai la fine del tuo amico, se non peggio.» mi minacciò. Sbuffai rumorosamente e lei avvicinò ulteriormente il metallo alla mia pelle.

«Se fossi in te, e tenessi alla mia vita, non lo farei più» mi consigliò l’altra ragazza. La osservai. Era l’esatto contrario dell’amica: i suoi capelli erano neri come la pece, i suoi occhi castani, il suo corpo più alto e formoso. Anche l’abbigliamento era diverso: indossava una canottiera nera che non lasciava niente all’immaginazione, un paio di jeans attillati e delle scarpe dai tacchi alti.

«Volevo controllare che mio fratello stesse bene» ribattei. «Sammy, Sammy! Sam!» Lo chiamai. Si risvegliò e si rimise in piedi barcollando.

«Sto bene Dean, sto bene.» rispose lui massaggiandosi la testa.

La bionda abbassò il fucile.

«Dean e Sam Winchester?»

Mi voltai a guardarla.

«Sì esatto. Ci conosciamo?» chiesi. Non mi sembrava di averle mai viste, forse una di loro era stata una delle mie “ragazze notturne” della quale mi ero dimenticata subito dopo aver lasciato il suo letto, ma allora perché conosceva anche mio fratello?

«Di fama» rispose la mora riprendendo il suo cellulare dalla scrivania. «I fratelli Winchester, e chi se l’aspettava?»

«Forza, andiamo» fece la bionda.

«Ehi!» esclamai «Non vi siete presentate!»

«Lo sappiamo» risposero in coro, prima di andarsene.

«Chi diavolo erano?» chiese mio fratello dopo la loro uscita.

«Non lo so Sammy, non lo so.»

 

«Mettici del ghiaccio,» consigliai a mio fratello appena arrivammo al motel «ti si sta gonfiando il taglio»

«Per forza, mi ha preso con il tacco!» si giustificò lui, avvicinandosi al frigo bar. Dopo aver appoggiato il ghiaccio alla ferita iniziò con la lagna. «Accidenti che male!»

«Ma ne è valsa la pena»

Gli occhi incazzati di mio fratello si puntarono su di me.

«Sei impazzito, Dean?!» Mi diressi verso il letto e mi ci buttai sopra. «Se vuoi vedermi morto puoi sempre spararmi un colpo con la Colt oppure investirmi con l’auto!»

«Wowowo! Non dire scemenze Sammy! Ci sono rimasti pochi colpi nella pistola per sprecarli con te, e poi wo! Stirarti con l’Impala! Quel colpo deve averti dato al cervello! Non rovinerei mai la mia piccola per te!»

«Oh cielo! Ma perché dici che ne è valsa la pena?»

«Ma dico Sammy! Oltre che scemo sei pure diventato cieco! Hai visto che sventole?!»

«Che simpatico!Sai com’è, ero impegnato a salvarmi la vita!» replicò lui alzando le mani. «E comunque, sì, erano proprio due belle ragazze.»

Lo guardai, stava sorridendo.

«Erano proprio due belle ragazze!» dissi facendogli il verso «Ma per piacere! Erano meglio, molto meglio. Comunque io mi prendo la bionda!» Certo, la mora era più formosa, ma l’altra aveva qualcosa che mi attirava.

Sam fece un’espressione del tipo “Il solito Dean!”. Sapevo l’avrebbe fatta, lui è così prevedibile!

 

«Dean! Dean!» mi chiamava mio fratello scuotendomi. «Dean!»

«Zitto Sammy!»

«Dean, dai!»

Voleva proprio rompermi le scatole, ma io ero un ossoduro. Misi la testa sotto al cuscino e non sentii più mio fratello chiamarmi.

«Dean! Dean, maledizione!»

Ok, lo sentivo ancora, ma meno di prima, era una vocina lontana; sicuramente non mi avrebbe disturbato.

«Non ascoltarmi allora! Se quando ti sveglierai la tua auto sarà ridotta in cenere, non dare la colpa a me! Ho tentato di avvertirti che sta andando a fuoco!» Sentii i suoi passi allontanarsi. Finalmente un po’ di pace. Potevo continuare a dormire, magari avrei sognato una bella ragazza. Ehi, un momento, cosa aveva detto Sam? Qualcosa riguardo alla macchina e a un incendio.

«Cosa?!» gridai alzandomi di colpo dal letto e infilandomi i jeans mentre mi dirigevo alla porta. Quando la aprii vidi la mia auto come l’avevo lasciata. «Accidenti Sammy! Mi hai fatto prendere un colpo!» lo sgridai dirigendomi verso il bagno.

«E’ l’unico modo per svegliarti!» ribatté lui sorridendo. «Comunque mentre tu dormivi ha chiamato Bobby, ha chiesto se avevamo risolto il caso. Ne ha un altro pronto per noi, quindi sbrighiamoci a risolvere questo.» Fece una pausa e poi continuò «Mentre tu, ehm, come dire, russavi, io ho fatto alcune ricerche.»

«Ehi! Io non russo!» replicai dal bagno.

«Fidati, tu russi.» disse sbrigativamente. «Vincent Watts è stato l’ennesimo uomo ucciso in questa città in questo periodo dell’anno, con lui la quota sale a quattro.»

«Parlami degli altri casi» lo esortai sedendomi accanto a lui e bevendo il mio caffè, che Sam era uscito a comprare, probabilmente mentre io dormivo.

«Tutti e quattro sono morti in casa loro. Le stanze in cui sono stati trovati, in tutti i casi, erano chiuse dall’interno, quindi nessuna via d’entrata e nessuna via d’uscita. I dettagli delle morti degli altri tre uomini non sono state rese note e purtroppo l’archivio dove erano tenuti i verbali delle autopsie e dei casi sono bruciati in un incendio.»

«Capito. Forza andiamo.»

Dopo un’ora e mezzo di viaggio raggiungemmo l’obitorio di Great Falls, dove il medico ci chiese chi fossimo.

«Salve, siamo gli agenti Johnson e Smith dell’ FBI. Dobbiamo vedere il corpo del signor Watts e il rapporto dell’autopsia.» dissi velocemente.

Il medico, un uomo grassoccio sulla cinquantina, con la testa pelata impregnata di sudore, ci guardò con quegli occhietti scuri come se avesse visto un fantasma.

«Ma quanti siete?»

Io e mio fratello ci guardammo. O era ubriaco e vedeva doppio, o c’era qualcosa che non andava.

«Le vostre colleghe sono già qui.»

Un momento, quali colleghe? L’FBI non era coinvolta nell’indagine, chi diavolo erano quelle con il corpo?

«Certo, ci porti da loro»

L’ometto iniziò a camminare per un lungo corridoio, finchè non ci mostrò una porta bianca.

«Entrate. Io intanto vado nel mio ufficio, se vi serve qualcosa chiamatemi con il telefono che trovate nella stanza, basta che premete il numero 9.»

«Grazie» lo ringraziò Sam. Io non mi diedi alle buone maniere ed entrai nella sala autopsie, seguito a ruota da mio fratello. Due figure si voltarono a guardarci, erano due nostre conoscenze.

«Dean e Sam Winchester, qual buon vento?» chiese la bionda.

«Lo sai benissimo» risposi acido.

«Attendete la fila» ribatté questa.

«Scordatelo bellezza» controribattei facendo un passo avanti.

La bionda era visibilmente arrabbiata e a quanto pareva l’avevo fatta infuriare ulteriormente.

«Calmati, siamo qui per lavorare» le disse la mora, prendendola per un braccio.

«Chi siete?» si intromise Sam.

«Agenti Marshall e Adams, FBI.» rispose la bionda.

Sorrisi.

«Certo, anche noi» dissi ironicamente indicando me e mio fratello.

«A loro non puoi dire certe scemenze, non sono stupidi» sussurrò la mora all’amica, che fece una smorfia. Sorrisi.

«Allora?» le esortò Sam.

Le ragazze si guardarono negli occhi, per poi presentarsi.

«Io sono Maya, mentre lei è mia sorella Cleopatra.» disse la bionda.

L’altra la guardò malissimo.

«Cleo.» specificò la mora, per poi porgerci la mano.

«Sam» si presentò mio fratello stringendogliela.

«Dean» feci io copiando Sammy. Allungai la mano alla bionda, ma mi diede le spalle.

«Che fate qui?» chiesi.

«Cos’è, un interrogatorio?!»

«Maya, basta» si intromise la mora, ricevendo come risposta un’occhiataccia dalla sorella. «Siamo qui per il vostro stesso motivo» spiegò.

«Cacciatrici?» chiese Sam.

«Esattamente.» Parlò la mora.

«Sorelle, cacciatrici, sui venticinque.» sussurrò Sammy pensando. «Non ditemi che …» continuò, per poi rimanere a bocca aperta.

«Sì esatto» lo bloccò la bionda. «Siamo le …»

«Wow!» fece Sam.

Ok, non ci stavo capendo più niente. Le due ragazze erano sulla stessa lunghezza d’onda di mio fratello.

«Volete finire una frase e far capire qualcosa anche a me?!» stavo perdendo la pazienza. Odiavo essere messo da parte.

I tre si guardarono.

«Dean, sono le Jackson!»

Jackson! E perchè non me l’avevano detto prima, invece di stare tanto a parlare e a punzecchiarci? In quel momento capii tutto. Certo, sarebbe stato bello.

Guardai Sam in cerca di aiuto.

«Oh santo cielo! Tu sei un cacciatore da molto più tempo di me e non le conosci?! Siamo a posto!» Dovevo ricordarmi di spaccare la faccia a Sam. Non poteva farmi fare una figuraccia davanti a quella sventola, sicuramente non me le sarei portate a letto quella sera. «Dean, sono le sorelle cacciatrici! I membri della loro famiglia sono cacciatori da generazioni! Si dice che i loro genitori abbiano allenato i figli come macchine da guerra, e a quanto ho visto ieri sera, è vero. Dean, loro sono i Fiori Neri!» esclamò mio fratello.

I Fiori Neri?! Oh merda! Non ci potevo credere. Tutti i cacciatori le conoscevano di fama, conoscevano i loro genitori, i loro avi. Si diceva fossero giovani, cazzo, era vero. Si diceva fossero bravissime, era vero. Si diceva fossero bellissime, era falso, erano molto meglio, meravigliose. Si parlava di loro come leggende.

«Non ci posso credere» riuscii a dire semplicemente. «Esistete davvero!»

Alla mora uscì una risata, mentre l’altra mi voltò di nuovo le spalle. Accidenti, doveva odiarmi.

«Come mai quel soprannome?» chiese il mio fratellino.

La mora si tolse la giacca elegante, rimanendo con un semplice top. Ci diede le spalle e si alzò leggermente la maglietta, lasciando scoperta un pezzo di schiena.

«Vedete il tatuaggio a forma di fiore di loto?» chiese. Se avesse indossato dei pantaloni con vita un po’ più alta sarebbe stato coperto, ma con quelli, bhe, il tatuaggio si vedeva tutto. Era esattamente sulla fine della schiena. «Ecco, Maya ne ha uno identico nello stesso punto.»

«Carino» dissi io, sperando che anche la sorella ce lo avrebbe fatto vedere.

«Grazie.» Ci dava ancora le spalle. Con le mani raccolse i capelli in una coda. «Ne abbiamo altri, più piccoli però.» continuò. Sul collo, fra l’orecchio destro e la rispettiva scapola c’era tatuata una C.

«C di Cleopatra» concluse Sam.

«Esatto.» Lasciò ricadere i capelli e si avvicinò alla sorella. Spostò i capelli biondi verso sinistra, lasciando scoperto il collo. Anche l’altra aveva un tatuaggio identico, però era tatuata una M. Maya. Che nome strano. La osservai, era concentrata. Cosa stava facendo?

Mi avvicinai e la vidi osservare il cadavere, controllarlo meticolosamente. Non ne aveva paura, lo toccava come se fosse stato una bambola.

«Che avete scoperto?» chiese Sam concentrandosi sul lavoro.

«Niente» rispose in un soffio la bionda.

«Maya, piantala. Non sono nemici, accidenti, sii gentile!» la sgridò la mora. «Scusatela, è un paio di notti che non dorme ed è agitata.» si scusò. «Nel rapporto è scritto che l’uomo è morto per i duri colpi ricevuti.»

«Sì, guarda Cleo, come se fosse stato ammazzato di botte» intervenne la sorella.

«Come gli altri tre» concluse l’altra.

«Ehi, come fate a sapere come sono morti gli altri? Non sono state rilasciate interviste, i verbali sono bruciati e coloro che hanno seguito il caso non si lasciano scappare nulla!» esclamò Sam.

«Abbiamo le nostre fonti» tagliò corto la bionda. Non volevo pensare a come avessero avuto quelle informazioni, speravo che non fosse come pensavo.

«Non pensare male Dean» mi rassicurò Cleo, che dalla mia espressione doveva aver capito cosa pensavo. «Noi qui abbiamo finito, è tutto vostro!»

«Ma …» iniziò un discorso Sam.

«Ciao ragazzi!» ci salutarono in coro mentre uscivano dalla sala autopsie, lasciando me e mio fratello lì, con il cadavere, come due scemi. Era già la seconda volta che fuggivano così, senza lasciarci parlare, ma almeno questa volta avevamo scoperto il loro nome.


Maya--> qui
Cleo--> qui
Cellulare--> qui
Tatuaggio a forma di fiore di loto--> qui
Tatuaggio C-->
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Tatuaggio M-->
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Capitolo 2
*** I Fiori Neri (Parte II) ***


I Fiori Neri (parte II)

DEAN’S POV

Entrai silenziosamente nella stanza del motel per non svegliare Sammy, e per lo stesso motivo non accesi la luce.

«Credi davvero che io stia dormendo?» chiese una voce nel buio.

«Dannazione!» gridai quando colpii in pieno il mio comodino dallo spavento.

Una luce si accese e il viso arrabbiato di Sam fu illuminato.

«Che c’è?» chiesi osservandolo.

«Potresti pensare al caso per una volta, invece di andare in giro a …» respirò rumorosamente «divertirti!»

Sorrisi. Sam era davvero un bravo ragazzo, costantemente gentile (tranne con me), intelligente e che usava sempre i termini giusti, per esempio io non avrei detto divertito, ma scopare o fare sesso.

«Mah cosa te lo dico a fare?! Tanto è sempre così!» Sbuffò. «Torniamo al caso! Allora, …»

«Ehi Sammy! Sono le cinque di mattina e io voglio farmi una doccia e poi andare a dormire un po’!»

Uno sguardo. Niente di buono.

«Dicevo, torniamo al caso.»

Ok, niente dormitina, ma almeno la doccia!

«Ti prego Sammy! Rinuncio al pisolino, però ho bisogno di lavarmi, intanto tu poi andare a comprare la colazione.»

«Vado» ecco disse uscendo dalla stanza. Ecco che tornava ad essere il mio fratellino obbediente. «Vedi di essere pronto a metterti al lavoro quando torno» Ehm, stavo dicendo?

 

«I quattro uomini sono morti tutti nelle loro case. Avevano in comune, oltre al sesso, l’età, tutti 34 anni, erano tutti uomini divorziati. Mentre ero a prenderti quel caffè» disse Sam indicando il bicchiere dal quale stavo bevendo «Ho parlato con Betty, la cameriera, che a quanto pare è la più grande pettegola e impicciona della città, e mi ha detto che uno di questi era stato denunciato dalla moglie per percosse, mentre gli altri no, ma anche loro picchiavano le loro mogli.»

«Un essere che non sopporta chi picchia le donne.» constatai.

Sam mi guardò.

«Chissà da cosa l’hai capito!» disse ironicamente. Stava diventando quasi impertinente.

«E sappiamo cos’è e chi è questo essere?» chiesi.

«Un fantasma» rispose una voce femminile dopo aver aperto con violenza la porta. Una bionda mozzafiato entrò nella stanza, una che ormai conoscevo. «Ma non vi riguarda più, il caso è nostro, quindi potete ripartire anche ora.»

«Ehi Jackson, cosa sei venuta a fare? Per dirci questo? Sai benissimo che non ti ascolteremo. Ammettilo che sei venuta solo per vedermi!» Il mio fascino aveva colpito ancora, era ovvio.

La bionda si avvicinò.

«Winchester, fai i bagagli e parti.»

Mi avvicinai.

«Dovrei fare quello che mi dici? Altrimenti che fai mi sculacci?» stavo sussurrando, eravamo vicinissimi.

Prima che lei potesse rispondere la porta sbatté, Sam era uscito.

«Vedi, anche mio fratello ha capito che ti piaccio»

Mi guardava dritto negli occhi.

«Pensavo fosse più intelligente di te, a quanto pare mi sbagliavo.»

Sorrisi, pungente la ragazza; la cosa mi piaceva.

«Te lo ripeto Winchester, il caso è nostro, quindi raccogli i tuoi stracci, metti il tuo sedere sul rottame qua fuori e vai a casa. Andate a casa.»

Ok, aveva esagerato.

«Wowowowo bambina! Quelli» dissi indicando i miei vestiti sparsi per la stanza «non sono stracci, direi piuttosto che per quanto ho visto siete tu e tua sorella ad indossare robaccia. E, » esclamai aprendo la porta per uscire ed indicare la mia auto «non chiamarla rottame! E’ una Chevrolet Impala del 67! Una meraviglia! Chissà cosa guidi tu! Quello sicuramente è un catorcio!»

Fece un respiro profondo quanto i suoi occhi azzurri.

«Peggio di un bambino, Winchester. Comunque dovrete partire lo stesso, il caso sarà risolto fra» alzò il polso destro e lo guardò, come se dovesse guardare l’orologio che non aveva «tre ore al massimo. E comunque quella è la mia auto, la Pontiac Solstice. A differenza della tua meraviglia» quest’ultima parola la disse mimando le virgolette con le mani «la mia Pontiac non ha mezzo secolo. E comunque gli autori degli stracci miei e di Cleo sono Chanel, Dior e altri sconosciuti come Dolce e Gabbana. Addio!»

A grandi passi uscì dalla camera e, dopo aver trascinato via la sorella con la forza, salì in auto e sgommando se ne andò.

Aveva del fegato la ragazza, oltre che a un bel corpo.

«Cosa diavolo le hai detto per farla andare via così?» chiese entrando Sam.

«Niente!»

Uno sguardo sospettoso si posò su di me.

«Sammy, veramente!»

«Farò finta che sia vero. Comunque Cleo mi ha detto che …»

«Cleo» dissi sghignazzando.

«Sì, esatto. Mi ha detto che lei e sua sorella …»

Continuai a ridere.

«Vuoi essere serio una volta nella tua vita?» chiese retoricamente.

«Sammy, l’hai chiamata Cleo.»

«E’ il suo nome!» si giustificò lui.

«Sì e la sorella si chiama Maya ma non l’hai chiamata con il suo nome. Ti piace eh?»

«No!» gridò lui.

«Sammy, Sammy, a chi vuoi darla a bere?»

Mi guardò.

«A te. Tanto bevi di tutto.»

Un momento, di solito ero io a fare battute del genere!

«Sam! Dai, a me puoi dirlo, ti piace!»

«Dean, ammetto sia carina, ma …»

«Bando alle ciance! E’ tutta tua!» esclamai alzando le mani.

«Non si può fare un discorso serio con te! Comunque, stavo dicendo che Cleo mi ha detto che sua sorella e lei hanno risolto il mistero. E’ il fantasma di una donna che è stata uccisa dal marito a pugni. Abitavano nella casa dove è stato ucciso il primo uomo. Le ragazze suppongono che il fantasma sia stato risvegliato dal fatto che il nuovo proprietario picchiasse la moglie, e dopo ha continuato a punire i violenti con le consorti nella città. La donna si chiamava Wilhelmina Backer.»

«Andiamo!» esclamai per poi catapultarmi in auto seguito da Sam, per andare al cimitero.

 

Wilhelmina Backer. Wilhelmina Backer. Wilhelmina Backer. Dove accidenti era la sua tomba? Wilhelmina Backer. Niente.

«Forza, sbrighiamoci!»

Quella voce, l’avrei riconosciuta fra mille. Feci segno a mio fratello di fare silenzio e senza fare rumore ci avvicinammo.

Eravamo dietro alle due ragazze, io alle spalle della bionda e Sam a quelle della mora. Questa, con un rapido movimento del capo all’indietro, diede una testata a mio fratello, per poi senza girarsi dargli una gomitata nello stomaco e un pugno sul naso.

Accidenti, era violenta quella ragazza!

«Cazzo Cleo!» gridò Sam tenendosi il naso.

Lei si voltò di scatto.

«Sam! Scusami, non avevo idea fossi tu!» si scusò lei avvicinandosi a mio fratello per aiutarlo.

Sentii un rumore che conoscevo bene, lo sentivo tutte le volte che caricavo il fucile. Guardai la bionda, aveva afferrato un fucile e l’aveva puntato contro di noi. Ma l’abbassò subito.

«Winchester! Ti avevo detto di tornare a casa!»

«Prima devo chiudere il caso.»

«Il caso è nostro!» mi intimò lei.

«Scordatelo» la sfidai.

«Piantatela!» esclamarono in contemporanea i nostri fratelli. Sarebbero la coppia perfetta.

«Possiamo chiuderlo insieme!» propose Cleo.

«Ci sto» acconsentii.

La bionda sbuffò e riprese in mano la pala per ricominciare a scavare. Mi avvicinai e iniziai a scavare anche io.

«Cleo!» urlò Sam. «Cleo, riprenditi!»

La sorella fece cadere la pala e si avvicinò a mio fratello e alla mora. Le mise le mani sulle guance.

«Cleo, respira.» sussurrò all’altra. «Respira, forza.»

Guardai la bruna, aveva lo sguardo vacuo e tremava.

«Cos’ha?» chiese in un soffio Sam.

«Respira, piano.» continuò la biondina. L’altra inspirò con la bocca molto rumorosamente. «Brava tesoro, così.»

Improvvisamente il suo tremito crebbe notevolmente e ansimava come un asmatico. Iniziai a preoccuparmi anche io. La frequenza del suo respiro cresceva smisuratamente fino a che in un istante si placò del tutto, tornando normale.

La mora ondeggiò, ma sostenuta dalla sorella, tornò immediatamente in piedi.

«Sta arrivando?» chiese la bionda.

«Sì, è molto vicina.» rispose decisa la mora.

«Ma cosa …» iniziò Sam per essere interrotto.

«Non è il momento né il luogo» tagliò corto Cleo. «Forza, sbrighiamoci.» Afferrò la pala e iniziò a scavare. «Sam, Dean, presto!»

Iniziammo tutti e quattro a scavare. Un rumore sordo ci fece capire di aver toccato la bara.

Dopo aver aperto la bara, la bionda sparse il sale e io ero già pronto per bruciare le ossa.

«E’ qui, abbiamo pochi secondi!» gridò la mora.

«Vado io» mi proposi, ma la bruna aveva già dato fuoco a tutto.

«Ora?» chiese Maya.

«E’ ancora qui! Non era la salma giusta!» rispose l’altra.

«Cosa stai dicendo? C’è scritto Wilhelmina Backer qui!» ribattei indicando la lapide.

«Devono aver invertito le bare»

Era impossibile. E se fosse stato vero, come faceva lei a saperlo? Peggio ancora, come avremmo trovato la tomba giusta?

«Venite!» ci chiamò Cleo. Si era allontanata di poco, ed era in piedi davanti ad una lapide. «Qui, è lei» affermò.

«Scaviamo!» ordinò la bionda. Iniziammo a fare ciò che ci diceva, improvvisamente una delle sorelle cadde a terra, quando alzò il viso aveva il labbro spaccato. «E’ lei, sbrighiamoci prima che ci uccida tutti!» urlò Maya, guardando l’altra a terra, che tentava di rialzarsi, ma veniva sbattuta violentemente a terra.

«Lei chi?!» chiese urlando Sam.

«La Backer!» gridò la mora prima di emettere un grido di dolore.

«Oh merda!» questo il mio commento.

«Ecco, pronti con il sale e il fuoco!» ci avvertì Maya, che stava aprendo la bara. Sammy gettò il sale sulle ossa e io le bruciai.

«E’ andata» disse Cleo ancora a terra «per sempre»

«Tutto bene?» chiese la sorella aiutandola a rialzarsi.

«Sì, grazie. Questa ci è andata anche leggera.»

La guardai. Aveva il labbro spaccato in più punti, un taglio sopra al sopracciglio destro, un’escoriazione sulla parte sinistra della fronte e una sulla rispettiva guancia. Alla faccia della leggerezza!

«Volete spiegarci come facevi a sapere che era questa la salma giusta?» chiesi mentre raggiungevamo le auto.

«Non qui, al vostro motel.»

 

«Allora?» chiesi dopo essermi chiuso la porta alle spalle.

«Intuizione»

«Ehi mora, non dire cavolate»

Ero stanco, affamato e una ragazza mi stava mentendo palesemente.

«L’avevo detto che non l’avrebbero bevuta» si giustificò con la sorella. «Comunque è una sensazione, diciamo che percepisco le presenze sovrannaturali, riesco a capire dove sono, le loro intenzioni. La prima volta che entro in contatto con loro è doloroso, fatico a respirare e non sono in me. Ma dopo quella volta io sento tutto ciò che sentono loro, diventano come una parte di me. Oh grazie Sam!» ringraziò mio fratello che gli stava porgendo del ghiaccio.

«Una sensitiva»

«No Dean, è tutta un’altra cosa. E vi dico che non è affatto piacevole, la gente ha paura di me quando mi vede “in ricezione”.»

«Ti posso capire, io ho delle visioni» disse Sammy sedendosi accanto a lei.

«Oh, creiamo un club!» disse ironicamente la bionda. «Forza, si va in hotel, e domani partiamo.» continuò rivolta alla sorella.

«Ok. Addio ragazzi!» ci salutò questa, per poi seguire Maya fuori.

«Ciao Cleo! Ciao Maya!» le salutò Sammy.

«Ciao»

Quando la porta si chiuse mi buttai sul letto e mi addormentai di colpo, come Sam d’altronde. Ripensai alla giornata, alle sorelle ed ebbi come un’intuizione, le avrei riviste. Un buono o cattivo presentimento?




Auto di Cleo e Maya--> qui

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