Incisione a cuore aperto.

di Medeafire
(/viewuser.php?uid=495028)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 2: *** Capitolo due. ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre. ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro. ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno. ***


Image and video hosting by TinyPic

Capitolo 1  

 

 10 gennaio 2017  

-A questo punto credo che sia meglio chiuderla qui. 

 l'unico modo che abbiamo per rimanere in rapporti civili.  

Perché un amore finisce? Me lo sono sempre chiesta 

Ingenuamente credevo che la fine di una storia fossa dovuta ad un tradimento o all'assenza di amore, era impossibile per me che una relazione finisse nonostante ci si amasse l'un l'altro... almeno questo era ciò che credevo fino ad oggi, quando una delle più intense storie d'amore si era sgretolata sotto il peso dei litigi, delle incomprensioni. 

Qual è questa splendida storia d'amore di cui parlo? La mia. 

 

14 ottobre 2017 

Generalmente uno degli ultimi luoghi in cui si vuole andare è un ospedale, per me invece questo posto è paradossalmente vita, devo tutto ciò che sono al mio lavoro. Sono un chirurgo, sono una donna, sono un chirurgo donna ed è fantastico, l'ospedale mi ha dato tutto, anche l'amore, è qui infatti che ho incontrato Sasuke, con lui è stato davvero amore a prima vista –  più che altro a primo intervento –  anche lui chirurgo, ci conoscemmo in occasione di un'appendicite acuta, ero arrivata in ospedale da pochi mesi in quel tempo e quindi il massimo che potevo fare era tenere i divaricatori, fu comunque un'esperienza sublime, rimasi incantata dalle sue mani... e lui dai miei occhi. L'uomo di cui mi sono davvero innamorata, quello stesso uomo che ora sta guardando delle analisi sospette di un paziente con valori biliari eccessivi, quando le avevo viste, lui era stata la prima persona a cui avevo voluto farle visionare. 

-Chi ha fatto l'intervento? 

-Il dottor Aburame - 

-Shizune – fa poi lui rivolto all'infermiera di chirurgia – prenota una tac per il paziente della dieci. -  

-Subito dottore –  

-Cosa c'è? -  

-Non mi stupirei se durante un'epatectomia quell'animale avesse reciso il coledoco, se così fosse dobbiamo prenotare una sala per un intervento d'urgenza –  

-Ma è uno degli errori più gravi che un medico possa fare! -  

-Non per tutti evidentemente. -  

Continuo irrimediabilmente ad essere attratta da lui, non attratta... innamorata, non va per niente bene, soprattutto considerando che lui adesso sta con un'altra – Mei mi pare si chiami – l'avevo incontrata quando era venuta qui per l'asportazione di un neo, mi ero occupata io di lei perché Sasuke era stato richiesto per un intervento, credo che non sapesse chi realmente io fossi perché parlò con me di buon grado raccontandomi anche della sua storia con lui... in realtà io sapevo già tutto di lei, ma quello è un dettaglio che non mi va' proprio di affrontare. 

Non potevo di certo accusare Sasuke di una qualsivoglia colpa, perché io avevo fatto la stessa identica cosa... 

 

15 luglio 2017 

Quella giornata fu particolarmente spossante per me... 

 

-Saku! - mi sento chiamare da uno dei pilastri della mia vita 

-Naruto, che succede? -  

-Devi darmi una mano, ho una paziente... particolare -  

-In che senso? -  

-Il figlio che deve nascerle... è affetto da pentalogia di Cantrell* - 

Mi guarda con i suoi meravigliosi occhioni lucidi ed apprensivi, Naruto mi conosce alla perfezione e sa che nonostante il mio lavoro implichi lo stare costantemente a contatto con la morte, questa è per me un limite insormontabile, odio chi dice che con il tempo alla morte ci si abitua perché non è affatto vero, non dimenticherò mai nemmeno uno dei pazienti che ho perso... e ora Naruto viene qui con quest'assurda richiesta che sa che mi costerà ore di disperazione. 

-Naruto...è una malattia talmente rara... -  

-Lo so Saku, pensi che per me sia facile? Ma dobbiamo aiutare anche questo bambino, soprattutto questo bambino, ti prego. -  

-Ma per casi del genere serve in ogni caso un chirurgo pediatrico –  

-La madre ha firmato dei fogli dove dichiara che se al bambino non dovesse battere il cuore, non vorrà per lui alcun tipo di rianimazione. -  

-E allora io a che ti servo? -  

-Devi solo assicurarti che ci sia battito e che arrivi incolume all'incubatrice... e devi starmi vicino. -  

Sapevo perfettamente che per lui era più difficile che per me, Naruto è un'anima gentile, pura, capace ancora di commuoversi e di gioire per i suoi pazienti, è così tanto amato e stimato anche per questo suo lato umano. 

- D'accordo –  

Poche ore dopo eravamo entrambi sdraiati sulle brandine della nostra stanza a fissare il soffitto, il bambino ce l'aveva fatta, il suo cuoricino era coperto solo da un sottile strato di pelle ma era nato sorridente, in quel momento avevo realizzato il motivo per cui Naruto aveva scelto di fare il neonatologo. 

 

** 

 

-Lo sai che secondo una statistica, le persone che nascono in questo periodo sono considerate le più intelligenti ed attraenti tra tutte? -  

-Perché dici sempre stronzate? E comunque non attacca con me, ti ho già fatto gli auguri... tre volte –  

Quella che però Karin aveva detto non doveva necessariamente essere una fesseria, conoscevo una persona nata proprio in quei giorni che era esattamente il più attraente ed intelligente di tutti gli uomini. 

Karin era la sciroccata cugina di Naruto fissata con gli oroscopi e altre stramberie, sotto certi aspetti si vedeva proprio che condividevano lo stesso sangue, soprattutto per la bontà, dietro l'aspetto da spocchiosa civettuola si celava infatti una grande dolcezza – mista però ad una particolare forma di diabolicità - era proprio per questo che eravamo molto amiche.  

-A proposito, stasera da me alle nove ok? -  

-A trent'anni ancora festeggi il tuo compleanno? -  

-Ventisette! E comunque me la godo finché posso, a stasera confettino –  

 

- Karin dove le metto queste? -  Le dico mostrandole le bevande 

-Poggiale lì, qui ci sono i piselli, il pisellone sta arrivando – conclude soddisfatta, lasciando me e l'altra ragazza presenti esterrefatte. 

Il "pisellone" a cui si riferisce è Suigetsu, il suo storico fidanzato, storico perché gli insulti che si sono lanciati dovrebbero essere scritti negli annali, si sono odiati per tantissimo tempo finché una sera, in uno dei loro tanti litigi, sono finiti a letto. Il problema però era stato che nel momento stesso in cui avevano deciso di abbandonarsi ai piaceri della carne per placare la reciproca frustrazione, avevano capito di non poter fare a meno l'uno dell'altro e da quel momento si erano liberamente amati. 

La serata era stata davvero piacevole, almeno mi aveva permesso di dimenticare quel bambino, 

-Sakura, proprio te cercavo, volevo presentarti dei miei amici di Kumo, sono dei ricercatori –  

-Piacere, Sakura Haruno –  

-Quindi tu sei la famosa Sakura? - a parlare è un ragazzo dai lineamenti fanciulleschi con due occhi color nocciola e un folto quanto strambo ciuffo biondo  

-Famosa? - gli dico incuriosita dalla sua domanda 

-Karin ci ha parlato di te, a suo dire sei uno dei chirurghi più bravi che abbia mai conosciuto – arrossisco e guardo Karin con un sorriso luminoso e grato.  

 

Avevo passato il resto della serata a parlare con Shi – che dopo il suo intervento si era presentato – era piacevole ed interessante parlare con lui, non mi capitava da tempo di sentirmi così a mio agio con una persona, forse...   

 

23 luglio 2017 

 Ero ancora scombussolata da quell'incontro, come avevo potuto fare una cosa del genere?  

-Scusi la dottoressa Haruno? - la mia attenzione viene catturata dalla voce dello sconosciuto che a quanto pare mi sta cercando, ho già sentito questa voce da qualche parte... 

-Shi! Che ci fai qui? - esclamo una volta che la voce è entrata nel mio range visivo  

-Dovevo consegnare delle provette al laboratorio e ne ho approfittato, speravo di vederti all'opera –  

-Mi dispiace, oggi non è il giorno dedicato agli interventi – non so come concludere il discorso, anche perché sembra che lui voglia dirmi dell'altro. 

-Ascolta, sono qui in questi giorni e mi piacerebbe tanto poter parlare con te come l'altra sera, che ne dici? -  

Dico che sono incoerente, che mi trascino dietro un fantasma, ma dico anche che dovrò pur farmene una ragione, sono stufa di essere così frustrata, voglio concedermi il lusso di non pensare troppo alle conseguenze delle mie azioni.  

Estraggo un fogliettino dalla tasca interna del camice e glielo porgo – chiamami e dimmi dove e quando, sono ritardataria quindi dammi appuntamento almeno mezz'ora prima dell'ora reale – concludo ridendo piano, lui mi guarda felice e dopo avermi salutato, se ne va.  

 

** 

 

3 agosto 2017 

Non sono stata precisa quando ho detto che la morte è per me un limite insormontabile, è uno dei limiti insormontabili. 

Sono seduta a studiare la cartella del signor Sarutobi per cercare di dare un contegno alla mia rabbia, abbiamo perso un paziente per la negligenza di un "medico", è assurdo come questo posto riesca ad influenzare così il mio umore; pensare che la sera prima c'era stato il tanto atteso bacio tra me e Shi e benché non fosse stato stravolgente come lo era stato con Sasuke, non ero rimasta indifferente e questo era di per sé un buon segno, ma tutta la serenità della sera prima era stata spazzata via in un attimo solo. 

-Tsunade – credo che questa donna sia il mio alter ego, è il primario di chirurgia ed è una donna davvero da stimare – chi è stato a fare la colectomia? -  

Anche lei è a pezzi ma in quanto primario deve risolvere la questione il più presto possibile 

-EbisuNamiashi assisteva –  

-E ora che succederà? -  

-Non lo so proprio –  

Sono inviperita, devo andare a dirgliene quattro, come fanno elementi del genere ad infilare le mani dentro qualcuno se non sanno nemmeno quello che fanno? Entro nella stanza dei medici come una furia ma mi blocco quando trovo solo Sasuke che sta trafficando con delle carte. 

-Dov'è Ebisu? -  

-Perché? - mi conosce e sa come divento quando sono nervosa  

-Devo parlargli –  

-Smettila di fare l'incosciente – mi ammonisce  

-Era una colectomia! -  

Lui va a chiudere la porta per evitare che qualcuno mi senta 

-Credi che non sappia come si esegua una colectomia? -  

-Non potevi farla tu? O io? - piagnucolo, orai fuori di me 

-Non possiamo operare sempre noi, non siamo soli in reparto, smettila di fare così -  

-E adesso? -  

-Adesso se sono fortunati avranno un avviso di richiamo, altrimenti si sfocia nel penale, quindi fammi una cortesia, non parlare mai più di quest'intervento. - caustico e stronzo come al solito. 

 

** 

 

 

20 ottobre 2017 

Stamattina, per la prima volta dopo tanto tempo, ho timore di andare a lavoro; la mia presenza è stata richiesta alla sede ospedaliera centrale di Suna per effettuare un trapianto di midollo osseo, era stato chiamato anche Sasuke – ovviamente – ma lui era ad un convegno sulle patologie respiratorie e quindi ero dovuta andare sola, avrei avuto bisogno di lui. 

-Buongiorno dottoressa, è pronta? -  

-Certamente, posso visualizzare la cartella clinica? -  

-Tenga, come ben sa l'intervento durerà un paio di ore, il sangue midollare del donatore è già pronto, dovremo infondergliene circa un litro – 

-Da quanto tempo il paziente è ricoverato? -  

-Diciotto giorni. -  

-Ottimo, allora ci vediamo in sala operatoria –  

 

 

Finalmente mi sfilo la mascherina felice di poter dare sollievo alle mie gambe, il donatore era un cugino, come mi avevano detto in sala, ed era l'ultima spiaggia di salvezza per il ragazzo, a cui avevo promesso di ritornare per vedere come sarebbe stato dopo l'intervento. Rifiuto l'invito di alcuni colleghi per andare a bere e mi dirigo verso il parcheggio, sto per entrare in macchina quando degli spari mi gelano sul posto, mi giro e vedo un uomo riverso a terra, il primo impulso è quello di correre lì ad aiutarlo, ma so che chi gli ha sparato potrebbe essere nei paraggi, mi nascondo quindi dietro la portiera e aspetto un po', quando sento che il mio unico compagno è il silenzio sgattaiolo fuori dal mio nascondiglio e corro verso l'uomo riverso a terra in una pozza di sangue che continua sempre di più ad espandersi. 

-Signore mi può sentire? Sono un medico, andrà tutto bene – gli dico concitata mentre strappo i lembi della maglia per vedere l'origine della ferita 

"E questa stronza chi è?"  

Ho solo il tempo di voltarmi verso la fonte della voce, poi un proiettile mi colpisce nella parte destra del petto,  

Non devono essere molto esperti, altrimenti avrebbero mirato a sinistra. 

Questo è ciò che penso mentre cado a terra con un tonfo. 

 

Sento un improvviso freddo mentre mi risulta sempre più difficile respirare, con fatica mi giro su di un fianco per cercare sollievo e tasto l'addome alla ricerca della ferita; non ci vuol molto prima di capire che ho uno pneumotorace, quanto più in fretta possibile estraggo penna e foglio dal taschino del cento grammi che indosso e scrivo in modo biascicato "probabile pneumotorace, ore 23:27" era importante che segnalassi l'ora esatta perché in base a quando mi avrebbero ritrovata avrebbero saputo l'entità del danno in relazione al tempo intercorso tra lo sparo e il ritrovamento... sorrido tra me e me pensando che questa tecnica me l'aveva insegnata lui, mi aveva detto che se mai mi fosse successo qualcosa mentre ero da sola, dovevo scrivere ciò che pensavo di avere su un fogliettino ed indicare l'ora esatta. 

Sasuke... 

Questo è l'ultimo pensiero che mi affolla mente e cuore, dopodiché respirare diventa impossibile e pertanto cala il buio su di me. 

 

 

Angolo autrice 

Buonasera a tutti, mi preme fare delle precisazioni riguardo questa storia: in quanto fanfiction i dialoghi e le situazioni sono frutto della mia immaginazione, ma non lo sono invece i vari casi medici presenti all'interno della storia, so perfettamente di cosa parlo, mi sono documentata parecchio prima di inserire qualsiasi informazione. Altro punto importante da precisare, soltanto il primo capitolo sarà dal punto di vista di Sakura, gli altri tre saranno interamente dal punto di vista di Sasuke e, quando pubblicherò il secondo capitolo, vi spiegherò perché. Per il resto spero possiate apprezzare la storia, io ho molti dubbi al riguardo! In ogni caso questa volta sono certa di potervi dare apuntamento settimanalmente perché la storia è già conclusa. 

Quasi dimenticavo! La storia si sviluppa nell'arco di nove mesi (da gennaio 2017 ad ottobre 2017) ma ho inserito delle parti in corsivo che indicano avvenimenti del passato, adesso credo di aver detto tutto, a voi la sentenza.  

*La pentalogia di Cantrell è una forma rarissima di malattia che colpisce cinque neonati su un milione, volgarmente parlando il bambino nasce con il cuore fuori dalla gabbia toracica, si può infatti osservare il battitto in quanto l'organo è coperto soltanto da un sottile strato di pelle, il periodo di vita stimato è di circa sei anni. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo due. ***


Image and video hosting by TinyPic

Capitolo 2 

 

21 ottobre 2017  

 

Sono rientrato appena ieri sera dal convegno e stamattina mi ritrovo di nuovo in ospedale per un intervento d'urgenza – maledetta reperibilità - un'ernia strozzata. 

-Buongiorno dottore, qui c'è la cartella del paziente, faccio preparare la sala? -  

-Sì - Shizune è una delle infermiere strumentiste di reparto, una delle più efficienti a mio avviso, ricordo ancora quando dopo un intervento durato sei ore, finsi di aver scordato una laparotomica e lei prontamente ma educatamente me ne ricordò; da quel giorno esegue quasi ogni intervento con me.  

Mi piace perché sa fare il suo lavoro e lo fa in silenzio, fondamentale per me, non sono un chiacchierone e talvolta provo fastidio quando si comincia a spettegolare dentro la sala, anche se devo ammettere che una volta quello sproloquiare mi fu molto d'aiuto, era arrivato da poco un nuovo medico – una donna – l'avevo conosciuta durante un intervento di appendicite acuta svolto assieme – aveva sicuramente poca esperienza quindi tenne i divaricatori; di solito per un intervento del genere c'è bisogno solo di trenta minuti ma quando cominciai ad incidere, mi resi subito conto che qualcosa non andava, invero l'appendice si era rotta e tutto il materiale infetto contenuto al suo interno era fuoriuscito e penetrato nella cavità addominale, se non avessi agito in fretta ci sarebbe stato un rischio alto di peritonite o ascessi, e considerando che il paziente in questione era un bambino di undici anni, non volevo correre il rischio. Mi colpì il modo in cui i suoi occhi si sgranarono quando si accorse che qualcosa non andava, pensai che sarebbe svenuta di lì a poco, invece con mio sommo stupore si sistemò in una posizione più consona per tenere più aperti i divaricatori – permettendomi così di operare più velocemente –  

Finii tre ore dopo. 

Di solito qualsiasi medico mediocre comincia a lamentarsi dopo aver tenuto il divaricatore solo per quarantacinque minuti, per le donne è urtante anche solo tenerli in un intervento di mezz'oretta, lei invece non disse una parola e – almeno dentro la sala – non accennò ad alcun segno di cedimento, anzi, guardava con occhi curiosi ed assetati di conoscenza quella complicanza che le avrebbe permesso di crescere.  

Avrei dovuto complimentarmi con lei quel giorno – non mi capitava da tanto che i divaricatori fossero tenuti così fermi – ma non lo feci, non era nella mia indole spargere moine a destra e a manca. 

 

** 

 

Sono in sala per lavarmi ma c'è qualcosa di strano, sono tutti un po' troppo taciturni, non che la cosa mi dispiaccia ma trovo questo silenzio... assordante, decido di non pensarci, non mi importa, tanto meglio per me.  

Durante tutto l'intervento nessuno ha aperto bocca se non per delle informazioni relative ai parametri della paziente; spossato da tutta questa reticenza decido di andare un po' a riposare in stanza, ma al mio arrivo qualcuno sta già impegnando il divanetto. 

-Naruto – cosa ci fa lui qui? Non è questo il suo reparto. 

Lui alza lentamente lo sguardo su di me e quando i suoi occhi afflitti e disperati si poggiano sui miei, sento un brivido freddo attraversarmi la colonna vertebrale. 

-Cosa c'è? - e nel porre la domanda non riesco a celare la mia insofferenza. 

Non conosco in prima persona questo ragazzo, ho scambiato poche parole con lui, ma so che è uno dalla lacrima facile, so anche però che è davvero bravo in ciò che fa. 

-Sasuke... - si blocca, si tortura le mani, sto davvero perdendo la pazienza, non so perché decido di assecondare questa sua pausa senza spingerlo a parlare; poi finalmente sembra essersi risvegliato dal suo stato catatonico e continua – ieri notte è arrivato un intervento d'urgenza – la sua voce trema parecchio 

-Si lo so – dico incrociando le braccia al petto, lui alza la testa di scatto verso di me – me ne sono occupato io –  

-Ma che stai dicendo? -  

-L'ernia strozzata, sono uscito poco fa dalla sala operatoria – ma mentre lo dico comincia ad instillarsi in me il dubbio che Naruto non si riferisca a quest'intervento. 

-C'è stata una sparatoria, hanno trovato due corpi: uno di un uomo che è morto ancor prima che i soccorsi arrivassero, l'altro... è quello di Sakura. - finisce la sua frase con un singhiozzo che non riesce a reprimere, sgrano gli occhi incredulo, intontito. 

-Ma lei ieri era a Suna – cerco di dire con quel briciolo di razionalità rimastami. 

-L'hanno trovata nel parcheggio dell'ospedale. - non riesco più a sentirlo, le orecchie mi fischiano, senza aggiungere altro esco dalla stanza con una certa urgenza per andare dall'unica persona da cui spero di poter avere risposte. Senza alcun preavviso entro nella stanza del primario, con il magone dentro di me. 

-Dov'è? - incalzo, ho bisogno di vederla  

-Sasuke, è uscita da poco dalla sala operatoria... -  

-Non mi ha avvertito nessuno. - adesso capisco quel silenzio di poco fa 

-Avevi un intervento delicato da fare, sarebbe stato deleterio – continua a guardarmi, lei sa quanto importante sia stata la nostra storia – stanza quattro –  

Tutta l'irruenza di prima sparisce davanti l'uscio della porta, per la prima volta mi manca il coraggio, non credo che riuscirò a mantenermi distaccato come nelle altre situazioni.  

Si sta formando una certa folla attorno a me quindi per liberarmene entro e richiudo velocemente la porta, mi volto e vorrei che il terreno mi inghiottisse, lei è distesa sul lettino, le macchine segnano i suoi parametri vitali, è intubata... non riesco a guardarla, è troppo anche per uno come me. 

Prendo la cartella per sapere qualcosa di più... una sparatoria, una maledettissima sparatoria. 

-Sicuramente sarà stata vista dagli aggressori, stava già cominciando ad aiutare l'altro uomo – non mi sono nemmeno accorto della presenza di Tsunade dietro di me. 

-Cos'è? - dico sollevando il post-it su cui è annotato "probabile pneumotorace, ore 23:27" conosco quella scrittura minuta ma marcata. 

-L'ha scritto Sakura, quel biglietto potrebbe essere stato determinante per salvarle la vita –  

Resto di nuovo da solo con lei, fermo a sfiorare quell'inchiostro impresso sulla carta, mentalmente alla ricerca di lei. 

Se solo non fossi andato al convegno e avessi partecipato all'intervento tutto questo non sarebbe successo. 

Non posso permettermi di avere questi pensieri, non posso crollare, non è nella mia indole, ma quando la guardo nuovamente sento una scarica dolorosa attraversarmi il corpo, come quel giorno... 

 

4 marzo 2017 

 

-Non me ne frega niente delle tue ragioni, ti avevo detto che era rischiosa quella faringectomia e tu l'hai fatta comunque. –  

-Per Tsunade era l'opzione migliore! -  

-Tsunade non aveva visto la sua cartella, non sapeva dei problemi cardiaci di quella donna. -  

Stiamo litigando, stiamo litigando di nuovo, lei che si infervora per difendere l'onore che crede io voglia denigrarle, e io che rimango calmo facendola imbufalire ancora di piùÈ così testarda, non gliene importa niente del fatto che io abbia più esperienza di lei e che cerchi di evitarle le stesse rogne che ho avuto io tempo addietro, per lei sono sempre io l'egoista 

-Hai bisogno di comandare tutto, sei arrogante e saccente come sempre! -  

-Sei tu la saccente, mi sono rotto dei tuoi capricci – nonostante ci eravamo ripromessi di mantenere rapporti civili per il bene del luogo in cui lavoravamo, ogni scusa era buona per litigare e rinfacciarci gli errori del nostro passato. 

La odio così tanto in questo momento, la odio perché riesco a leggere lo stesso sentimento nei suoi occhi fastidiosamente accesi. 

Prima di renderci conto dell'immane stronzata che stiamo facendo, ci ritroviamo a spogliarci nella stanza riservata ai medici, non ci baciamo mai, vogliamo dimostrarci che è solo sesso, che tra di noi non può esserci altro che questo. 

Quando inizio a spingere dentro di lei, faccio appello a tutto il mio autocontrollo per non lasciarmi andare ad un lungo gemito di piacereera da più di due mesi che non sentivo le sue pareti avvolgermi e per quanto tempo possa essere stato insieme a lei, ogni volta è una sensazione sconvolgente. Evidentemente il tempo passato insieme ci ha plasmato a rispettiva immagine e somiglianza perché anche lei sembra non voler dare a vedere quanto stia godendo, si aggrappa al divano, strizza gli occhi, tutto pur di non abbandonarsi al piacere, nessuno dei due si guarda negli occhi, sappiamo entrambi che se lo facessimo, rovineremmo questa farsa.  

 

8 maggio 2017 

 

Sono ad una noiosissima cena di fine seminario, ho deciso di voler allargare i miei orizzonti e l'unico modo che ho di farlo è prendere parte a questi meeting – talvolta internazionali – dove vengono mostrate nuove tecniche biomediche, nuova forme di anestesie e quant'altro e benché i commensali che mi affiancano si siano addentrati in discorsi da deficienti, in realtà sanno come svolgere il loro lavoro. 

La cena si era conclusa ed ero felice di poter tornare a casa e riposarmi, ero stato però prontamente bloccato dal capotavola che aveva esordito dicendo di voler offrire a tutti una speciale grappa invecchiata che servivano soltanto in questo ristorante – anche abbastanza raffinato effettivamente – aveva sussurrato qualcosa al cameriere e questo era scomparso dietro una porta a vetri da cui poco dopo era spuntata una donna, una bellissima donna, era parecchio tempo che non mi capitava di indugiare lo sguardo su qualcuna in questo modo: 

Ldonna in questione dopo aver salutato il mio collega si era prodigata a versare quel liquido ambrato a tutti quanti, mi ero accorto che si era soffermata un po' di più quando era stato il mio turno ma non ci avevo fatto caso più di tanto 

Quella grappa era davvero buona ma sfortunatamente tutti gli uomini seduti a quella tavola erano molto più attempati di me e non reggevano egregiamente l'alcool, per questo dopo un solo bicchiere quasi l'intero tavolo si era dissolto, decidendo di seguire a ruota gli altri stavo per alzarmi dal mio posto ma ero stato inchiodato da un altro bicchiere poggiato dinanzi a me. 

-Questo posso offrirtelo? -  

-Non mi faccio offrire le cose. - per nulla scomposta dalla mia risposta tagliente la donna di prima – probabilmente la proprietaria del ristorante - si era versata da bere e si era seduta accanto a me. 

-Allora diciamo soltanto che mi fai compagnia – avevamo fatto tintinnare i bicchieri ed avevamo buttato giù il contenuto d'un colpo, dopo aver scambiato quattro parole decisi che fosse meglio non andare oltre con lei e mi alzai per andarmene definitivamente. 

-Grazie per la grappa... - 

- Mei - continuò lei per me  

-Mei – ripetei io – mi sdebiterò -  

-Lo spero tanto – si allungò poi verso di me per salutarmi ma non mi sfuggì come le sue labbra si posarono sugli angoli della mia bocca. 

Non riuscivo a capire cosa mi attraesse così tanto di quella donna, non era la sua giunonica presenza, non erano i suoi capelli, ma allora... poi mi resi conto che i suoi occhi, il colore dei suoi occhi più precisamente, era così simile a quello di... dannazione. 

 

23 luglio 2017 

 

Non mi è mai importato troppo del mio compleanno, è un giorno identico a tutti gli altri e trovo superfluo se non inutile tutti i festeggiamenti ad esso annessi, molti dei miei colleghi capendo la mia indifferenza verso questa ricorrenza, sono arrivati con il tempo a limitarsi ad un educato augurio, che trovo molto più consono. Non me ne importa nulla neanche dei regali – l'unica volta che espressi il desiderio di riceverne uno, fu al secondo anno di specialistica, quando incisi per la prima volta e desiderai ardentemente di volere un mio bisturi porta fortuna –  

-Tanti auguri dottor Uchiha - per fortuna la persona in questione non può vedere il sorriso spuntato sul mio volto in questo momento. 

-Lo sai che non mi piace ricevere gli auguri –  

Lei ride, mi piace quando ride così. 

 Ma poi, cogliendomi alla sprovvista, si avvicina a me e poggia delicatamente le sue labbra sulle mie, se ne pente immediatamente perché si stacca bruscamente e poggia i polpastrelli freddi su di me per eliminare le lievi tracce di rossetto. 

L'unica cosa che riesco a fare è sbattere ripetutamente le ciglia. 

 

Questo era il miglior regalo che potessi ricevere. 

 

Sono imbambolato nella mia posizione da tempo quando vengo attratto da una conversazione in corridoio, la prima cosa su cui si poggiano i miei occhi è una chioma bionda che parla con una testolina rosa. 

"Ascolta, sono qui in questi giorni e mi piacerebbe tanto poter parlare con te come l'altra sera, che ne dici?"  

La sua audacia è da ammirare, Sakura è una delle persone più integerrime che abbia mai conosciuto, persino io faticai tanto per uscire con lei. 

Vedo soltanto la sua mano estrarre un foglio e scarabocchiarci qualcosa sopra. 

"Chiamami e dimmi dove e quando, sono ritardataria quindi dammi appuntamento almeno mezz'ora prima dell'ora reale"   

Colto da una rabbia incontrollabile decido di allontanarmi da quel posto, evidentemente anche lei è cambiata ed io non me ne sono reso conto. 

 

** 

 

I gemiti di Mei riempiono il silenzio della stanza. 

Non ho avuto remore a prendere ciò che lei mi ha offerto, dovevo distrarmi e non mi importava se lo stavo facendo nel modo più sbagliato possibile. 

Non contento di quella posizione la inverto portandomi sopra di lei, le piego la gamba sinistra e comincio a spingere con più foga notando le lacrime di piacere accumulatesi agli angoli dei suoi occhi, mi concedo soltanto di avvicinarmi a lei per asciugargliele con le labbra, al contempo lei mi afferra la mano facendola spostare dai suoi fianchi al suo seno, appagato da quella visione mi lascio andare ad un gutturale ringhio che soffoco sul suo prosperoso petto. 

 

Credevo di darle una lezione così, dimostrando che di lei non mi importava più nulla... allora com'era che mi facevo così schifo? 

 

4 agosto 2017 

 

La mia prima vera discussione con Sakura dopo quella volta, era stata il giorno prima per un litigio perché a quanto pare l'unico modo che conoscevamo per comunicare era quello;  

come se i miei pensieri si fossero materializzati, uscendo dall'ospedale alla fine del turno l'avevo trovata fuori, assorta in chissà quali pensieri. 

-Mi dispiace – la sento dire – hai ragione tu, non devo impicciarmi, rischio sempre troppo - è così triste e non so se sa che quando la vedo così, farei di tutto pur di rivederla sorridere. 

Come attratto da una calamita, azzero le distanze tra noi e la bacio, la bacio veramente dopo quella che mi è sembrata un'eternità, mi aspetto di essere bloccato di lì a poco dalle sue manine ma mi stupisco quando invece mi stringe la faccia tra i suoi palmi come se avesse bisogno tanto quanto me di quella boccata d'aria fresca. 

 

Avevo fatto scorrere lo sguardo sulla sua figura nuda ancora una volta, venivo distratto di tanto in tanto dalla sua coscia che si sfregava su di me spingendomi a perdermi in lei ancora una volta, Sakura aveva poggiato le sue mani sulla mia schiena avviluppandomi in un abbraccio che non ero stato in grado di rifiutare. 

Ero sconvolto da quello che era successo, stavamo con due persone diverse eppure eravamo lì, incuranti di tutto il resto. 

Eravamo ancora maledettamente innamorati e lo sapevamo... ma faceva paura ammetterlo. 

 

20 agosto 2017 

 

-Dai guarda che è bellissimo! -  

-Mi fanno paura queste cazzate Karin –  

Dalla stanza dei medici sento chiaramente la voci di Karin e Shikamaru che litigano su qualcosa. 

-Sasuke! Ti prego gioca – non avevo tempo da perdere con i giochetti ma acconsentii comunque a quella sceneggiata, c'era qualcosa nello sguardo di Sakura che mi incuriosiva. 

-Ti spiego - continuò concitata – questo è il libro della Sibilla*, devi fare una domanda sul tuo futuro e lei ti risponderà, puoi anche non dirmela, poi devi dirmi tre numeri che hanno un significato per te e al resto penso io! -  

-6, 8, 27 –  

-E la domanda? -  

-Hai detto che posso anche non dirla – sembrava contrariata dalla mia reticenza ma trafficò comunque con il libro, dopodiché scrisse una frase su un foglio e la lesse: 

"No e ti dico no, perché così sta scritto in cielo"  

Sgranai gli occhi di fronte quel responso e anche Karin sembrò stupita della risposta così netta. 

Con uno sbuffo divertito esco dalla stanza lasciando tutti perplessi, non credo alle stupidaggini di questo genere ma anche quel libro sembrava avermi dato la risposta che avevo sempre covato dentro di me... 

 

 

 

… "Smetterò mai di amarla?"  

 

 

Angolo autrice 

Come vi avevo già anticipato, da questo capitolo in poi la narrazione proseguirà dal punto di vista di Sasuke per due semplici motivi: 

Sakura è oggettivamente fuori gioco per poter parlare e ricordare, inoltre... 

Volevo sperimentare la vicenda attraverso i sentimenti di Sasuke, infatti impostando la storia dal suo punto di vista, ho evitato che il personaggio potesse risultare ooc, questi sono i pensieri più intimi di Sasuke, ma da fuori continua a comportarsi come sempre, se non per qualche raro momento in cui anche lui cede. Non so spiegare perché, ma anche all'interno dell'anime ho sempre avuto l'impressione che Sasuke fosse un'anima sensibile e a tratti tormentata – molto tormentata – e questo aspetto secondo me si evidenzia soprattutto quando scopre la verità su Itachi e quando si rende conto dell'amicizia forte che lo lega a Naruto, diciamo che a lui servono emozioni forti per crollare. 

 

*Il libro della Sibilla esiste veramente e quel responso che ha letto Karin esiste davvero (adesso però non ricordo con quali numeri lo avevo ottenuto) è divertente giocarci ma a tratti è inquietante per le risposte che dà!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo tre. ***


Image and video hosting by TinyPic

Capitolo 3 

 

24 ottobre 2017  

 

-Sasuke posso parlarti? -  

-Mi dica tutto – nonostante lavori a stretto contatto con Tsunade da molti anni, raramente riesco a rivolgermi a lei in maniera confidenziale, forse è una delle poche persone verso cui provo una sorta di timore reverenziale. 

-Nella mia stanza – aggiunge sconfortata 

In questi giorni sono riuscito ad andare avanti solo grazie a lei. 

All'insaputa di tutti, di notte, sgattaiolavo nella sua stanza e la osservavo silenziosamente, non l'avevo mai sfiorata, come per paura di romperla, solo ieri la mia mano si era mossa autonomamente sulla sua guancia e l'aveva accarezzata piano. 

Sakura ha sempre avuto la pelle morbida e calda, anche a dicembre le sue guance scottavano, per questo rimasi interdetto quando sentii il freddo della sua carne sotto il mio tocco, era come se d'improvviso avessi dimenticato tutto ciò che sapevo su un paziente intubato e irrazionalmente mi ero chiesto se fosse normale tutto ciò; avevo riacquisito la ragione solo qualche momento dopo e, asciugandomi le goccioline di sudore che mi impregnavano la fronte, mi ero seduto accanto a lei e le avevo stretto la mano... chi l'avrebbe mai detto. 

 

-Sei un medico qualificato e girarci intorno sarebbe deleterio sia per me che per te: Sakura è stata ritrovata riversa al suolo solo due ore dopo la sparatoria quindi era gravemente ipotermica, eravamo riusciti a raggiungere una temperatura di circa trentacinque gradi con grande fatica, ma stamattina è di nuovo crollata a trentadue, come se non bastasse, non dà alcun segno di miglioramento. Considerate le sue condizioni critiche, se Sakura non riuscirà a svegliarsi e a respirare autonomamente entro nove giorni, dovremo staccare le macchine. - 

Sento un improvviso senso di nausea risalirmi lungo l'esofago, la testa mi pulsa e la vista mi si appanna... 

Staccare le macchine... 

Staccare le macchine... 

Staccare le macchine... 

-Sasuke – Tsunade mi richiama alla sua attenzione con una nota d'allarme nella voce – tutto bene? -  

Nella vita nulla mi ha mai scalfito, le emozioni erano debolezze per me, dovevo limitarle se volevo eccellere, ma non posso perdere l'unica persona che è stata in grado di farmi capire quanto stupido sia stato a cercare di scappare via dall'amore. 

Probabilmente se non l'avessi incontrata avrei sempre vissuto a metà e male, e ora non posso credere che buona parte della mia anima potrebbe svanire. 

-No, per niente. - sono un medico cazzo, sono un fottuto medico e non riesco a trovare una soluzione per salvarla. 

-Suppongo che abbiate provato sia una fleboclisi di fisiologica riscaldata che lavaggi peritoneali con liquido riscaldato – continuo a tenere lo sguardo fisso in un punto in attesa di un'illuminazione. 

-Certamente, somministrati più volte –  

Lei ha detto che se non sarà in grado di respirare autonomamente, dovranno staccarle le macchine, il che vuol dire che il polmone potrebbe essere troppo debole per svolgere la sua funzione, quindi... 

-Un trapianto. - aggiungo con tono ovvio ed insofferente, come hanno fatto a non pensarci prima? Sposto lo sguardo su Tsunade e mi accorgo delle lacrime che liquefanno i suoi occhi. 

-Ho pensato a qualsiasi cosa per salvarla ma sai quanto me che il trapianto, anche se di un solo polmone, è difficile da ottenere, sai cosa deve accadere per averlo e, anche se fosse disponibile, Sakura non è in cima alla lista per riceverlo, le condizioni ipotermiche poi rendono un qualsiasi intervento molto più rischioso a causa di un possibile collasso sotto i ferri... Ti parlo come tua amica e non come tuo superiore, mantieni la calma, non ti fare trascinare dagli eventi e non perdere la speranza, nove giorni sono tanti, nel frattempo noi faremo tutto il possibile per farla tornare tra questi corridoi, ma ti supplico, tu non puoi cedere, non adesso. –  

-Non mi avete mai permesso di avvicinarmi a lei, non l'ho mai potuta aiutare. –  

-Sai meglio di me di essere troppo coinvolto per essere lucido –  

-Sarà meglio per loro che quelli che la stanno osservando non siano degli incompetenti. – e dopo essermi abbandonato alla più pura rabbia, lascio la stanza.   


** 

 

La sera stessa, infischiandomene del fatto di poter essere visto da colleghi pettegoli che godono della mia debolezza, mi fiondo nella sua stanza perché ho un disperato bisogno di vederla, ma quando entro sento dei singhiozzi accogliermi. 

Il sangue mi si gela all'istante temendo che lei non ce l'abbia fatta, riesco a tranquillizzarmi solo quando sento il ritmo scandito delle macchine e pertanto mi avvicino notando solo in quel momento Naruto seduto accanto a lei e con la testa rannicchiata tra le braccia, quando anche lui si accorge della mia presenza non si preoccupa di darsi un contegno e continua a far scorrere liberamente le sue emozioni. 

-Hai saputo quindi – pronuncio la frase in modo atono come per difendermi dal dolore che mi provoca anche solo fare accenno al disastro che potrebbe piombare nella mia vita. 

-Tu sei un chirurgo, non puoi fare qualcosa? - mi implora, dimentico anche lui di quello che fino a pochi anni addietro ha studiato. 

-Farei qualsiasi cosa, anche al di sopra dei miei poteri, per salvarla, ma ho le mani incatenate –  

-A che serve fare il medico se non siamo in grado neanche di salvare una vita? - sembra essersi tranquillizzato, ha bisogno come me di dare un senso alla sua esistenza. 

-Non siamo onnipotenti come credevamo a quanto pare. –  

-Ho mandato a fanculo anni della mia vita per poi ritrovarmi qui a piangere come un coglione senza sapere cosa fare?! - capisco fin troppo bene le sue emozioni perché sono identiche alle mie, l'idea di non poter esserle utile è l'onere più straziante da sopportare.  

In quella stanza semibuia avevo permesso alle mie barriere di infrangersi, stanco di recitare un copione che da tempo non mi apparteneva più... 

-E io? Io come faccio senza di lei? - gli dico stremato, mentre lacrime calde e amare mi solcano le guance lasciando che tutta la mia sofferenza esploda. 

 

2 settembre 2017 

 

Ho sempre saputo di fare scelte sbagliate ma nell'ultimo periodo avevo dato il meglio di me, il problema però è che mentre prima nessuno a parte me subiva le conseguenze dei miei sbagli, adesso c'era Sakura e l'avevo ferita nel peggior modo possibile. 

-Mi fai schifo! Abbiamo anche... non ci credo... –  

Non so per quale assurdo motivo le avevo detto di essere stato con Mei, non era successo più, a me importava solo di lei e forte di questo pensiero le avevo confessato il mio errore, ma lei era rimasta sconvolta, era oltraggiata dal mio comportamento. 

-Ti ho già spiegato il motivo per cui l'ho fatto, te l'ho detto perché per me non ha avuto importanza nemmeno per un secondo, ero solo tremendamente arrabbiato con te e ho sbagliato, ma ora sono qui – non mi avvicino a lei, so che mi farei odiare di più se la sfiorassi. 

-Eri... arrabbiato?! Sai quante volte sono stata io arrabbiata con te? E cosa avrei dovuto fa allora?!- 

-Sei stata tu la prima a cancellare noi uscendo con quello, avevi ancora il mio sapore addosso – mi ero ripromesso di mantenere la calma ma se avevo sbagliato era anche colpa sua e del suo stupido tentativo di allontanarsi da me. 

-Io ho dato a malapena un bacio a Shi, tu ci sei stato a letto, è un po' diverso non trovi?! - benché apprendere la notizia che quel coglione era riuscito a baciare le sue labbra mi fece infuriare, dovevo ammettere che c'era un'effettiva differenza tra quello che avevo fatto io e quello che aveva fatto lei. 

-Lo so... cosa devo fare per farti capire che di lei non mi importa niente? -  

-Assolutamente niente, non mi devi alcun tipo di spiegazione, noi non stiamo più insieme, abbiamo due compagni diversi e ne dobbiamo prendere atto – si lascia sfuggire solo una pesante lacrima che asciuga bambinescamente con il dorso della mano e, senza darmi il tempo di fermarla, va via. 

Alzo gli occhi al cielo con il forte impulso di picchiarmi. 

Non riesco a credere di essere io quello che ha probabilmente mandato tutto a puttane. 

 

27 ottobre 2017 

 

-Tesoro –  

-Ti ho detto che non mi piace essere chiamato con i nomignoli –  

-Sasuke... puoi smetterla di fissare continuamente il telefono mentre siamo a tavola? - quello che sto facendo è contro il galateo e me ne rendo conto, ma è un impulso folle che non posso frenare; ho deciso di uscire con Mei stasera nonostante non ne avessi la minima voglia, lo avevo fatto più che altro per smettere di sentirla frignare circa il fatto che non ci vedessimo mai, non avevo tempo da perdere in spiegazione quindi ero andato a prenderla a Suna ed eravamo andati a cena fuori, solo che a me non interessava stare lì e stare con lei, avevo la testa ad altro. 

-Ascoltami, so che... -  

-Sakura. – continuo io con una certa insofferenza. 

-So che Sakura è stata una persona importante della tua vita, ma ormai fa parte del passato, siete andati avanti entrambi quindi perché te ne preoccupi ancora così tanto? - lo sguardo che le avevo rivolto quando mi aveva ricordato che lei faceva parte del mio passato l'aveva fatta rabbrividire. 

-Quindi lascio che muoia? –  

-Ma no! Non volevo dire questo – si affretta a precisare lei – soltanto allenta un po' la corda, sei teso e non ti fa bene tutto questo stress... posa il cellulare, fallo per me – aveva concluso lasciva e mielosa. 

Avevo posato il cellulare soltanto perché avevano portato il dolce e presto avrei potuto mettere fine a quella farsa. 

 

 

-Ora ci penso io a farti rilassare – mi aveva ghignato a pochi centimetri dalle labbra prima di addentare e leccare il mio labbro inferiore 

Ma io avevo la testa ad altro. 

L'avevo bloccata per i polsi e lei si era allontanata. 

-Tempo fa mi sono chiesto se senza Sakura io sarei stato capace di andare avanti – mi blocco a guardarla negli occhi, quegli occhi che sono così simili ai suoi e che non vedo da troppo tempo – ma è evidente che non ne sono stato capace –  

-Cosa...? - non riesce ancora a capire ciò che voglio dirle. 

 

 

-Mei... è finita. – 

 

 

Angolo Autrice  

Ecco qui il terzo capitolo, manca solo un capitolo alla conclusione... stay tuned! 

Mi fa molto piacere che i numeri delle persone che hanno inserito tra le ricordate/ seguite/ preferite sia aumentato, un bacio. 

Medeafire. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo quattro. ***


Image and video hosting by TinyPic

 Capitolo 4

 

27 ottobre 2017 

Dopo aver lasciato Mei a casa, il mio unico pensiero era quello di andare in ospedale, non avrei perso neanche un secondo con lei... 

 

29 settembre 2017 

Da quel giorno non abbiamo avuto alcun tipo di confronto, neanche un litigio, avrei preferito anche solo scontrarmi con lei pur di parlarle ma mi negava pure questo. L'unica cosa che riuscivamo a fare era fissarci come due deficienti quando gli altri erano distratti, la guardavo e speravo che i miei occhi potessero dirle più di quanto sarei stato in grado di dirle a voce... come per scherzo del destino non ci capitava da tempo di essere inseriti negli stessi interventi e quindi tutto diventava più difficile, temevo che per noi due fosse giunta la fine – veramente questa volta – perché prima non ci avevo mai creduto, sapevamo entrambi di non poter rimanere a lungo separati, al minimo segno di cedimento ci saremmo ritrovati di nuovo insieme, e così era stato. 

 

-Sasuke, ho bisogno di un favore –  

-Cosa le serve? -  

-Mi servi in sala due, c'è una nefrectomia –  

-Credevo che dovesse fare l'intervento il dottor Aburame –  

-È un intervento da fare in laparoscopia e tu sei l'unico ad essere intervenuto più volte con questa tecnica, la dottoressa Haruno ti affiancherà, mi pare di ricordare che lei ha assistito ai tuoi interventi –  

-Sì, faccio preparare la sala allora –  

Non mi capitava da un po' di fare un intervento in laparoscopia ma ero elettrizzato, avrei usato un accesso retroperitoneale per abbassare notevolmente i rischi. 

Sento la porta dietro di me aprirsi, non c'è bisogno di girarmi per sapere chi è entrato. 

-Davvero facciamo un intervento in laparoscopia? – 

-Pensavo di usare un accesso retroperitoneale – confermo mentre continuo a studiare la cartella del paziente  

-Sono contenta che abbia l'occasione di farlo tu – alzo la testa di scatto e rivolgo il mio sguardo verso di lei che mi sorride teneramente e poi entra nella sala attigua, e io sono un coglione per aver rischiato di perdere tutto questo. 

 

** 

 

L'intervento era andato bene – ovviamente – e io e Sakura avevo riassaggiato la bellezza della nostra complicità rimasta intatta nel tempo. 

L'unica sensazione che sento mentre mi sfilo la mascherina e mi lavo, è di benessere. 

-Io ti amo e tu lo sai perfettamente – raramente pronuncio parole d'amore, non fa parte del mio modo di essere, preferisco di gran lunga i fatti, ma ora come non mai capisco che lei deve sentire quello che provo per lei. 

-Lo so ed è per questo che mi ha fatto così tanto male, non credevo potessi arrivare a tanto –  

-Ho sbagliato – è difficile ammetterlo per uno orgoglioso come me ma è la realtà dei fatti questa volta – ma davvero non è mai significato nulla per me, e tu sai anche questo perché a te mi sono mostrato totalmente, senza inganni... So che vuoi farmela pagare ma la punizione più grande a cui mi puoi condannare è quella di impedirmi di parlarti, di starti vicino –  

Lei mi guarda preoccupata ma con un fondo di felicità - c'eravamo lasciati perché eravamo stanchi di litigare così spesso, e adesso mi mancano anche i nostri litigi, le nostre incomprensioni, perché anche quelle sono la prova di quanto ti amo... ho cercato di allontanarti convinta che quella fosse la soluzione migliore per dimenticarti, ma continuavo ad avere la mente e il cuore impregnati di te. -  

Sento finalmente di nuovo quel senso di tepore e completezza che solo Sakura riesce a trasmettermi, le avvicino la testa al mio petto e le deposito un profondo bacio sulla nuca, poi esco dalla stanza con un'idea in mente. 

 

** 

 

-Ma dove stiamo andando? Sono in piedi da un giorno, sono stanca! - 

-Siamo quasi arrivati – le tendo la mano e l'aiuto a salire l'ultimo gradino 

-Ma dov… - spalanca la bocca mentre osserva tutta la città sotto di sé - questa è Konoha? - e si gira nuovamente a fissare il panorama, in pochi conoscono questo posto, io stesso l'avevo scoperto per caso durante l'adolescenza, quando ero arrabbiato con il mondo e mi serviva un posto per allontanarmi da ogni cosa; era un posto che non avevo mostrato a nessuno, nemmeno a lei, una parte di me che le avevo nascosto e che ora ero pronto a rivelarle 

-È un posto meraviglioso... tipico di te. –  


Molti si erano spesso chiesti come io, Sasuke Uchiha, taciturno, schivo, schietto, arrogante e orgoglioso, potessi stare insieme a Sakura Harunoloquace, sorridente, testarda e passionale... solo pochi avevano capito che noi due condividevamo qualcosa che andava anche oltre l'amore. 

 

28 ottobre 2017 

 

Questo è uno di quei momenti in cui mi sento lo stesso ragazzino di parecchi anni fa, arrabbiato con il mondo perché cerca di strapparmi via la mia fonte di felicità. 

Ogni giorno che passa mi perdo sempre di più nel ricordo dei momenti che abbiamo condiviso ma diventa sempre più difficile per me perché temo che di noi resteranno soltanto i ricordi, faccio una fatica immane per non cedere al dolore, certe volte mi diventa difficile anche respirare. Nessuno a parte Naruto sa e comprende come mi sento, per i miei colleghi continuo ad essere il Sasuke integerrimo di sempre. 

 

-Pronto? -  

-Tsunade sono io, ho bisogno di due giorni di malattia –  

-Ma stai bene? -  

-Si, il tempo di schiarirmi le idee –  

 

** 

30 ottobre 2017 
 

"Lascio che mi baci le labbra, mi piace il modo in cui la sua lingua si insinua nella mia bocca, mi sta già sbottonando la camicia mentre io le sfilo definitivamente la longuette permettendo alle mie mani di depositarsi in modo fermo su quelle natiche sode che neanche il camice largo riusciva a nascondere; mi stacco dalle sue labbra per farla adagiare sul letto e continuare da dove ero rimasto, scendo ad accarezzare il suo interno coscia avvicinandomi pericolosamente alla sua intimità calda per tastarla, le sue mani sono già sulla mia cintura per liberarmi dai pantaloni che ormai sono diventati troppo stretti.  

Quando la penetro per la prima volta ho paura di non riuscire a resistere al forte piacere che si sprigiona in tutto il mio corpo, lei incrocia le braccia al mio collo e fa aderire i nostri corpi minando ancora di più la mia resistenza, entrambi stregati dalla magia di quella prima notte insieme dimentichiamo tutto il pudore e ci abbandoniamo alla più intensa passione carnale. Sperimentiamo e scopriamo nuovi fronti del piacere che fino ad allora ci erano ignoti e ci lasciamo andare a portentosi orgasmi per tutta la notte" 

 

Mi sveglio sudato ed ansimante, non ho pace nemmeno nei sogni, non è bastato neanche stare lontano quasi due giorni dall'ospedale per esorcizzare la sua presenza. 

Non ce la faccio, non riesco a stare qui e non vederla, non mi importa se tra pochi giorni tutto potrebbe finire, io devo andare da lei, devo starle vicino.  

In fretta e furia mi vesto e mi ritrovo all'ospedale ancor prima di rendermene conto, fisso l'ingresso senza riuscire a muovere un muscolo, probabilmente sto impazzendo... 

Pur di procrastinare il momento in cui avrei dovuto vederla, avevo fatto il giro di tutto l'ospedale. 

Ero passato dalla neonatologia all'oncologia, dalla rianimazione alla terapia intensiva, passavo dalla vita alla morte semplicemente cambiando corridoio e più mi avvicinavo al mio reparto, più sentivo le forze venir meno... 

 

" -Non capisco perché te la prendi tanto, non era nemmeno un tuo paziente –  

-Io sono un medico, tutte le persone che varcano l'ingresso dell'ospedale sono miei pazienti – 

-Sai che cose del genere possono succedere, fa parte del nostro lavoro –  

-Non credo di potermi mai abituare alla morte di una persona, è un mio limite, mi dispiace ma non riuscirò mai ad abituarmi all'idea che la vita possa morirmi davanti così -  "

 

Aveva sempre saputo usare parole incisive per esprimere i suoi stati d'animo, io non la capivo, faceva parte del gioco la morte di qualcuno, per questo avevo sempre cercato di migliorarmi, per evitare il più possibile che una vita potesse spegnersi prematuramente. Non avevo mai pensato alla morte come ad un mio limite ma in quel preciso istante tutti i pensieri di Sakura erano anche i miei e potevo comprendere perfettamente il suo dolore, la sua rabbia, la sua rassegnazione... 

La morte sarebbe diventato un limite anche per me. 

 

 

  

Quando entro nella stanza mi accorgo di come tutto sia rimasto intatto, congelato in quella posizione come lei, anche la fioca luce che filtra dalle tapparelle sembra essere rimasta invariata, però...  

C'è troppo silenzio e questa volta non ci sono nemmeno gli sfiatamenti delle macchine a tranquillizzarmi, convinto che la mente mi stia giocando un brutto scherzo mi avvicino al suo letto per accertarmi della sua presenza ma anche quello è vacante, comincio a tossire ripetutamente nella speranza di poter respirare meglio, ma più la sensazione che lei non ce l'ha fatta si concretizza, più le mie vie respiratorie si occludono. 

Non posso credere che non mi abbiano detto niente, che mi diano lo strazio di scoprirlo in questo modo così meschino, avrei preferito vederla mentre le staccavano le macchine, con la consapevolezza di esserle stata acanto fino alla fine, invece mi hanno condannato al rimorso di essere scappato via e di non averla potuta salutare un'ultima volta. I singhiozzi che sento assomigliano più al lamento di un animale in fin di vita, non mi ero mai visto ridotto in quelle condizioni, infuriato butto a terra il vaso posto sopra il comodino continuando a disperarmi, solo quando mi accorgo del sangue che sgorga dal mio dito riesco a tranquillizzarmi ed a riprendere un po' di lucidità. 

 

-Lei è sempre la mia dottoressa preferita, se lo ricordi – 

-Signor Daikoku torni a letto perchè lei è comunque sotto la mia tutela e voglio che riposi –  

Non sono pronto ad impazzire così presto, me la voglio scordare la sua voce, non la voglio sentire. 

-Si deve riposare anche lei, le devo rammentare che è altrettanto una paziente? - se questo vecchio pazzoide non la smette di parlare giuro che esco fuori e lo infilo a forza nel letto.

Sto ancora cercando di ripercorrere mentalmente gli ultimi dieci minuti quando sento la porta aprirsi, chiunque sia si pentirà di aver aperto quell'usc... 

Le braccia mi ricadono lungo il letto quando la vedo: i capelli un po' sfibrati e spettinati, il viso un po' pallido, le labbra rosee e gli occhi... vivi, sconcertati, confusi di vedermi lì in quello stato. 

-Sasuke... - chiudo gli occhi quando sento nuovamente quella voce che mi era stata negata per troppo tempo, lei muove dei passi incerti verso di me ma io rimango ancorato a quel letto. 

-Ho chiesto io a Tsunade di non dirti nulla, mi aveva detto che eri molto stressato e non volevo stressarti ulteriormente – 

Stressarmi? 

-… Volevo farti una sorpresa domani mattina, la dottoressa mi ha detto tutto quello che poteva succedere... -  

Porto entrambe le mani sul volto come per accertarmi di essere ancora reale, di vivere veramente quella conversazione. 

-Sasuke... ho avuto paura – un singhiozzo blocca la sua frase – paura di non vederti più... sei stato l'ultima persona a cui ho pensato prima di perdere i sensi... - di fronte a quella frase scatto come una molla da quel dannato letto e la stringo a me con tutta la forza che mi è rimasta, quando sento le sue mani stingermi con altrettanta forza lascio scorrere via con le lacrime tutta la paura accumulata fino a quel momento, le mie lacrime si mischiano alle sue, le accarezzo il volto felice di sentire di nuovo quel calore e la bacio mentre le sposto dei ciuffi di capelli dalla fronte. 

 

 

-Senza di te io non sarei niente – 

 




Fine. 

 

Angolo autrice 

Come promesso, ecco qui l'ultimo capitolo di questa mini long, ovviamente non avrei mai permesso di far morire Sakura, sono un'inguaribile ottimista ma volevo cercare di trasmettere la sensazione orribile che si prova quando una persona cara non è accanto a noi. Si ha come l'impressione di stare in un limbo, non si vive realmente in quei momenti, si vegeta, ci si trascina dietro il guscio vuoto della propria anima... i ricordi sono l'unico appiglio a cui aggrapparsi per poter far fronte ai momenti di dolore acuto, proprio come ha fatto Sasuke, anche se questi, a lungo andare, non possono riuscire a colmare tutta la sofferenza. 

Ultimata anche questa storia (a cui mi sono molto affezionata)  

*Spunta mentalmente un'altra casella*  

Posso dedicarmi al sesto capitolo dell'ultima long in sospeso, un bacio. 

Medeafire.  

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3719688