Il patto

di TeamFreeWill
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Patto ***
Capitolo 2: *** Indagini ***
Capitolo 3: *** Solo giustizia!!! ***
Capitolo 4: *** La demone...stacanovista ***
Capitolo 5: *** La notte di Natale ***



Capitolo 1
*** Patto ***


Erano le due di notte a Olathe, capoluogo della contea di Johnson, in Kansas. Il freddo era pungente e la neve scendeva copiosa dal cielo nuvoloso e grigio.

Però questo non importava al disgraziato che stava per recitare l’antica formula in latino per evocare un demone degli incroci, le mani ancora ricoperte di terra e gelate, dopo aver seppellito una scatolina con una sua foto e altri piccoli oggetti personali.

Tentennò un attimo, la voce tremante dal freddo e anche dall’agitazione. Poi si decise e si calmò facendo lunghi respiri. Prese dal taschino un foglio e lesse a voce alta l’incantesimo evocativo.

Attese e si guardò attorno, impaziente.

“Dove sei?! Ti ho evocato e quindi sei sotto al mio comando!” gridò esasperato.

Prese, poi, l’accendino e bruciò il foglietto lasciandolo cadere a terra. Quando si posò sulla neve candida era oramai cenere.

All’improvviso una risata lo fece voltare. All’incrocio si materializzò una donna dall’aspetto angelico.

Sembrava proprio un angelo, ma non lo era. Era una demone degli incroci e gli occhi rossi erano terrificanti, in contrasto netto con la pelle chiara e i capelli color miele.

“Io sono Angie, Eric. A tua disposizione” rispose facendo un inchino all’uomo di fronte a lei.

“So cosa fai! Me l'ha detto un sensitivo che tu potevi aiutarmi. Non ci credevo, poi mi ha dimostrato di uomini poveri diventati ricchi…musicisti senza talento diventati famosi nel giro di una notte. Bene io voglio… voglio giustizia! Quel figlio di puttana ha ucciso mia moglie!” gridò l’uomo in lacrime, disperato, distrutto.

“Bene. Siglamo quest’accordo allora. Dovresti darmi un bacio ora” rispose mantenendo i suoi occhi rossi e sorridendo maligna all’uomo, che si avvicinò cauto.

Posò le sue labbra su quelle della demone in un bacio appassionato, inconsapevole di aver appena venduto l’anima. 

“Abbiamo un patto!!!” Angie concluse staccandosi e guardandolo negli occhi.

Poi la demone si smaterializzò e lasciò Eric da solo, al centro dell’incrocio.

Questi cadde in ginocchio piangente. Ora finalmente ci sarebbe stata giustizia per la sua adorata e dolce Marie.

A chilometri di stanza un uomo, August Percey, stava camminando in un vicolo alquanto malfamato fumando e bevendo vodka. Stava tornando nel suo squallido appartamento e come ogni notte passava da lì per fare prima.

I bidoni della spazzatura erano ricolmi di immondizie, i muri pieni di muffa erano stracolmi di murales orribili. Tutt’intorno, palazzi abbandonati. I lampioni riproducevano ombre inquietanti sulla neve, che lenta si posava a terra e tutt’intorno.

L’uomo era alquanto nervoso e si sentiva osservato quella notte. Ogni tanto si fermava e si guardava attorno con fare agitato, ma ogni volta non c’era nessuno e così riprendeva a camminare sempre più velocemente. 

All’improvviso, un rumore più forte degli altri , alle sue spalle, lo fece fermare e sussultare; un boato, invece, lo fece correre a perdifiato, ma un’ombra inquietante dietro di lui lo raggiunse in fretta. 

Un urlo. La pelle che si lacerava lungo tutta la sua schiena con artigli invisibili e sangue in ogni dove imbrattò i muri e i bidoni. 

L’uomo cadde a terra morto. La neve che si posava sul corpo si dipingeva di rosso man mano che il sangue usciva dalle ferite.

Gli occhi persi nel vuoto. 

Su un palazzo abbandonato proprio lì di fronte, al quarto piano, Angie osservava sorridendo lo spettacolo di cui lei stessa era stata regista. 
 

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Capitolo 2
*** Indagini ***


A Lebanon, nel bunker, verso le 6.45 la sveglia impostata nel cellulare di Sam risuonò inclemente. 

Il ragazzo ebbe l’istinto di scaraventare quell’oggetto infernale sulla parete di fronte a lui, ma poi ci ripensò…Il cellulare gli serviva.

Pigiò sul tasto e fermò quel suono martellante. Dean gli aveva fatto l’ennesimo scherzo evidentemente, cambiando la suoneria.
In quel momento l’avrebbe ucciso!

Mugugnò un’ imprecazione colorita e finalmente si girò nel letto a pancia in su.

Sospirò e si mise a sedere stiracchiandosi, poi appoggiò i piedi a terra e si alzò. 

Ancora mezzo addormentato sistemò il letto alla meno peggio e uscì dalla sua camera dirigendosi verso la cucina.

Qui preparò la colazione per lui e il fratello e mentre lo aspettava si mise a spulciare un po’ di siti internet in cerca di qualche caso particolare, mangiando una fetta biscottata con la marmellata. 

Girò a vuoto per 5 minuti, quando all’improvviso apparve una notifica. Premette su di essa e la pagina web si aprì subito mostrando un articolo che faceva proprio al caso loro.

L’articolo diceva che era stato trovato un uomo a Olathe in un vicolo malfamato, dilaniato in maniera brutale alla schiena. Uno spettacolo sconvolgente per i poveri netturbini che al mattino trovarono il cadavere.

Stava leggendo attentamente quando suo fratello, con la sua solita vestaglia e pantofole, lo fece ritornare alla realtà.

“Che guardi fratellino? Porno a quest’ora? Depravato!” disse strafottente con un ampio sorriso a 32 denti avvicinandosi a Sammy e sedendosi lì accanto. Prese i biscotti e li inzuppò nel latte.

“Dean ma pensi sempre a quello?! Tieni….. abbiamo un caso!” e sorridendo passò il cellulare al fratello che lo prese continuando a mangiare. 

Iniziò subito a leggere l’articolo e la sua aria rilassata divenne sempre più seria e preoccupata, come quella del minore.

Finì di mangiare in tutta fretta e intimò al fratello di muoversi perché entro 15 minuti sarebbero partiti per Olathe.

Dean si preparò e poi andò da Baby in garage, l’accarezzò sul cofano delicatamente sorridendo e si sedette al posto di guida accendendo la radio.

Dovette aspettare 5 minuti prima che il fratello arrivasse e dopo uno scambio di battute fraterne su quanto ci avesse messo a pettinarsi i capelli fluenti, i due partirono per la suddetta città.

Durante la notte aveva nevicato molto e il paesaggio era uno spettacolo, ma non riuscivano a goderselo a pieno. Anche se era quasi Natale, il male non andava in vacanza purtroppo.

Comunque durante il viaggio fecero parecchie supposizioni su chi potesse essere il candidato numero uno a vincere il premio come mostro dell’anno. 

Rugaru? Ghoul? Wendigo?, e altri mostri che avevano incontrato nelle loro avventure erano possibili candidati, ma anche un altro era un papabile vincitore. Un Cerbero.

Arrivati si presentarono all’obitorio già vestiti da agenti dell’Fbi e mostrando il distintivo si fecero accompagnare nella sala autopsie dal patologo di turno. 

Appena il medico girò l’uomo di schiena, il moro non ebbe più dubbi su chi aggiudicare il premio. Dean, però, rimase in silenzio, pensieroso. 

Fatto le domande di rito, si congedarono dal medico legale formalmente e si diressero verso Baby.

“Dean cosa ti frulla per la mente?” chiese rivolto al biondo mentre si sedeva al suo posto.

“Sammy non sono convinto sia un segugio infernale” rispose il maggiore guardandolo negli occhi, una volta seduti in auto.
Sammy capì.

Riconosceva il terrore negli occhi del fratello ogni volta che solo nominava o vedeva i segni dei Pittbull demoniaci, ma stavolta non lo vide quell’impercettibile panico negli occhi verdi.

“Cosa pensi che sia Dean?” rispose di rimando. Si fidava di suo fratello e se lui diceva che non era un cerbero non lo era.

“Non lo so…ma mi ricorda qualcosa!” continuò mentre ingranava la prima e si dirigevano alla stazione di polizia locale.

Giunti a destinazione, fu semplice farsi dare tutto l’incartamento del caso anche senza bisogno di mostrare il distintivo, visto che l’agente di turno prese in simpatia subito il moro. 

La poliziotta, che era prossima alla pensione, pendeva dalle labbra del giovane Winchester, ignorando completamente Dean il quale fece un enorme sforzo per trattenersi dal ridere. 

Sam lo fulminò diverse volte con gli occhi prima che il maggiore potesse fare una delle sue classiche battute. 

Fu un’agonia stare in quella stazione per il moro, un piacevole passatempo per il biondo invece. Non si divertiva così dai tempi del caso della “nave fantasma!”.

Fu difficile congedarsi dalla poliziotta perché volle dare il suo numero a Sammy. Il poveretto, gentile com'era non riuscì a rifiutarsi e accettò il biglietto da visita. Dean alla vista della scena rise proprio, non e la fece più a trattenersi. 

“Ah Romeo!!! A quando il matrimonio?” disse il maggiore prendendolo in giro mentre si trovavano nel parcheggio e si dirigevano verso Baby.

Sammy lo guardò malissimo e si limitò a dire “Jerk! Non una parola”. Non poteva certo dargli uno scappellotto in mezzo al parcheggio!

Ma non appena i due furono in auto e il moro ebbe appoggiato le carte sulle sue gambe, fu questione di un attimo. 

Lo scappellotto colpì il biondo in pieno, che rispose “Ahia bitch!”, poi si massaggiò la nuca guardandolo male.

Il moro si limitò a guardarlo con la sua miglior bitch face dicendo “Se ne vuoi ancora…continua pure.” Dean fece no con la testa e ingranò la prima, ma poi si misero a ridere di gusto entrambi. 
 

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Capitolo 3
*** Solo giustizia!!! ***


Era oramai sera quando decisero di fermarsi in un supermercato a prendere qualcosa da mangiare, poi andarono dritti verso un motel della zona e alloggiarono lì. 

Sammy fece il check-in, poi entrarono nella loro stanza. Il moro si mise ad esaminare le carte sul caso sedendosi sul letto, il maggiore invece andò ai fornelli. Aveva troppa fame!

“Allora, qui c’è scritto che la vittima, August Percey, era un delinquente…Rapine più che altro, ma un anno fa ha compiuto il salto di qualità… Ha ucciso una donna. Marie, circa 30 anni, era in bici. Il bastardo l’ha scippata. La vittima ha perso l'equilibrio ed è caduta, ha sbattuto la testa sull’asfalto ed è morta sul colpo. Il figlio di puttana è appena uscito dal carcere con la condizionale. Il marito, il signor Eric Carver, è impazzito dal dolore. Non si è più ripreso dalla morte della moglie” lesse Sammy e

Dean, che era intento a cucinare, affermò : “Povero uomo, capisco perfettamente cosa prova."

Si girò e fissò i suoi occhi verdi in quelli multicolore di Sammy. Se dovesse capitare qualcosa al suo fratellino…lui impazzirebbe!. Chiuse gli occhi per non pensarci. 

Dean poi sbottò "Il bastardo ha fatto la fine che meritava. Comunque passami le foto Sammy” chiese alla fine. 

Il minore si alzò dal letto e gliele passò, poi vide l’espressione del biondo farsi sempre più concentrata.

“Ma certo! Fratellino ho capito cosa può essere stato...Non esistono solo i cerberi che dilaniano le vittime così…Ti ricordi cosa incontrammo nel Maggio 2006 a Chicago?” chiese il maggiore, a un Sam che lo guardava interrogativo.

Il moro si concentrò e poi ricordò. Erano passati molti anni da allora e di orribili creature ne avevano incontrate parecchie. 

“Non posso crederci…Un Deava. Un demone dell’oscurità! Un demone ombra” costatò il minore. 

Era proprio così.

La distanza degli artigli non era paragonabile a quella di una zampata feroce di un cerbero. Erano di fronte a un demone ombra.

Quei demoni erano molto antichi, addirittura risalivano a 2000 anni prima della venuta di Gesù. 

I normali demoni li controllavano usando un simbolo Zoroastriano dipinto con il proprio sangue e un medaglione con lo stesso simbolo.

Meg ne controllò all’epoca uno per tendere una trappola al padre e a loro. Da allora non li avevano più visti.

"Lì vicino ci deve essere l'altarino e il bastardo che lo comanda" disse il moro, mentre Dean annuiva e riprendeva a cucinare.

"Concordo Sammy" rispose il biondo. 

La serata passò così, cenando e facendo ricerche fino a tardi.

Il mattino seguente si diressero nell’appartamento di Eric, il quale appena aprì la porta vide che erano due agenti dell'Fbi e li fece accomodare in casa.

Ai fratelli dispiaceva vederlo così. Un uomo che era l’ombra di se stesso. Un uomo che ricordava molto loro padre nel dolore che aveva negli occhi. Occhi che erano spenti, privi di ogni emozione.

“Siamo venuti ad informarla che il delinquente che rapinò sua moglie è stato ucciso in maniera brutale.” disse Dean formalmente e l’uomo alla notizia non poté non sorridere compiaciuto. “Giustizia" pensò tra sé e sé.

“La cosa la diverte signor Carver?” continuò Sam a cui balenò un sospetto vedendo la reazione.

“Se mi diverte? Il Karma…. caro agente Smith!” rispose andando a versarsi da bere dal piano bar che aveva in salotto e brindando felice.

“C’entra qualcosa lei non è vero? E non parliamo di Karma, pezzo d’idiota!” intervenne Dean che capì anche lui cosa avesse fatto.

“Come scusi? Ma come si permette. Fuori di…”, ma non finì la frase che il biondo lo prese per la collottola e lo sbatté al muro. L’uomo fece cadere il bicchiere a terra che andò in frantumi.

“Hai fatto un patto con un demone degli incroci figlio di puttana!” gridò il biondo arrabbiato, strattonandolo, ma Sammy lo allontanò e gli mise una mano sulla spalla per cercare di calmarlo, dicendogli “Lo stai spaventando!”. 

Il biondo si allontanò subito, respirando affannosamente.

“Sammy si è venduto l’anima per vendetta!” e tirò un pugno al divano. 

L’uomo, sistemandosi la camicia, disse: “Ma che razza di agenti dell’Fbi siete? Ma cosa state blaterando? Solo giustizia! Beh!! che cazzo ne sapete voi di cosa prova un uomo a cui hanno strappato la propria gioia di vivere? Ora fuori di qui!” gridò a questo punto Eric rivolto ai due giovani che lo guardarono di rimando.

Sam stava per rispondere, ma Dean lo zittì. Era calmo ora.

“Siamo cacciatori e sappiamo cosa prova. Io ho venduto l’anima per il mio fratellino qui. Sono stato all’inferno. E mi creda non auguro a nessuno quello che c’è laggiù. 40 anni ci ho passato e ancora adesso porto dentro di me i segni di quella permanenza. Ma lo farei ancora e ancora per lui, perché è questo che si fa per le persone che si amano e che si perdono ingiustamente!” disse tutto questo fissando l’uomo che rimase zitto, poi posò gli occhi sul suo fratellino nell’ultima parte del discorso. 

All’improvviso gli occhi multicolore del minore si inumidirono e sorrise. Poi si costrinse a parlare a sua volta voltandosi verso Eric.

“Sua moglie non avrebbe voluto questa vendetta…Lei può convincersi che è giustizia, ma è solo mera vendetta quella che l’ha spinta a fare un patto…Cercheremo di trovare il demone che ha il contratto e glielo faremo sciogliere. Mi creda lei è una persona disperata e per la famiglia si fa di tutto, quindi la capiamo” 

Qui il minore guardò il maggiore che sorrise, poi ritornando a guardare Eric aggiunse:“Nessuno che stipula un patto sa le reali conseguenze che comporta averlo stipulato. Lei non si è reso conto che ha venduto l’anima e che tra 10 anni il suo debito sarà riscosso e che andrà all’inferno per poi diventare un demone. Nessuno comprende le conseguenze di un patto finché non scade.” 

Disse questo appoggiando una mano sulla spalla dell’uomo, che lo guardò negli occhi realizzando e capendo cosa avesse fatto.

“Io non sapevo...Quel sensitivo che c’era al parco, che si avvicinava alla gente sostenendo che lui sapeva come risolvere i problemi, dopo avermi convinto non mi ha detto queste cose! Oddio ho deluso mia moglie! La demone so che si chiama Angie, il sensitivo si chiama Patrick. Se n’é andato appena mi sono fatto dire cosa fare.” rispose con le lacrime agli occhi, agitato.

"Che gran figlio di..." Sibilò tra i denti il moro e guardò Dean che si premette il pollice e l’indice tra naso e occhi.

Non avevano altro tempo da perdere.

I due lo calmarono assicurandogli che avrebbero fatto di tutto per sciogliere il patto e trovato il sensitivo che lavorava per lei, poi si congedarono da lui e andarono di filato sul luogo del delitto.
 

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Capitolo 4
*** La demone...stacanovista ***


Girarono i vari edifici abbandonati e alla fine trovarono quello che cercavano nell’edificio che stava di fronte ai cassonetti, delineati ancora dal nastro della scientifica.

Lo girarono attentamente tutto quanto e solo al quarto piano trovarono l’altarino nero sotto la grande vetrata con tutto l’occorrente per controllare un Daeva: una coppa piena di sangue demoniaco, il simbolo Zoroastriano disegnato sul legno con il sangue e altri oggetti oscuri di magia nera molto potente.

“Ma bene! Mi stavo chiedendo quando sareste arrivati. Era divertente osservarvi‼” disse sadica la demone materializzandosi nella stanza, facendoli sussultare e voltare.

“Oh la regina delle puttane!!!” disse ironico Dean estraendo il coltello di Ruby. Sammy estrasse invece la sua lama angelica. Entrambi erano pronti all’attacco.

“Non era Ruby?” disse ironica Angie che avanzò verso di loro sorridendo maligna.

“Lo sei anche tu!” disse Sam pronto a colpire, ad affondare la lama angelica in quel corpo per torturarla, non per ucciderla. Doveva convincerla a sciogliere il patto.

“Fermo Samuel. Basta un mio cenno e il Daeva al mio fianco vi manda all’aldilà dell’arcobaleno. Sapete, sono molto creativa in questo periodo. Era un vero peccato che queste creature fossero imprigionate nelle segrete dell’inferno. Le ho sempre adorate. Come pure gli Acheri. Si fanno controllare che è un piacere e io sono una dominatrice. Lo ero anche quando ero umana” Continuò compiacendosi.

“Ma che brava!” rispose ironico il biondo e anche lui cercò di colpirla per lo stesso motivo, ma si bloccò sul posto, come pure Sammy, a un gesto della demone.
Le armi caddero a terra con un tonfo secco.

Angie, guardandoli divertita, si premette le dita alle tempie e da un lucernario situato sul soffitto entrò del fumo nero. La puzza di zolfo invase le narici all'istante dei due fratelli. 

La nube nera assunse le sembianze di una bambina terrificante dai lunghi artigli, dai denti aguzzi e dagli occhi neri/gialli, la pelle grigia e glabra. 

Erano di fronte ad un Acheri, un demone che assumeva sembianze di bambina e che portavano morte e malattie nei piccoli soprattutto. Quest’ultima informazione lo aveva scoperto Sam leggendo un tomo antico nel bunker.

“Ma cosa?! Non ti basta un Daeva?, anche un Acheri?!” gridò il moro. La demone era veramente forte e solo il semplice parlare era uno sforzo enorme.

"Te l’ho detto… sono una a cui piace dominare. Sai, per colpa tua il mio vero Signore è rinchiuso nella Gabbia e Crowley…beh! lasciamo stare…” e indicò Dean sprezzante “Ero stufa e sono scappata dall'inferno con due giocattolini obbedenti".

“Oh bene sei una freelance che si serve di un sensitivo imbroglione per fare patti. Complimenti” ghignò il biondo strafottente. “Non credo che il tuo Re la prenderà bene quando lo saprà. L’ultimo che l’ha fregato, un certo Gary, sta subendo la sua ira da alcuni anni. Se fossi in te andrei piano con le parole.”

“Ho posseduto solo un sensitivo sfigato appena scappata dall’inferno, poi, quando sono uscita da lui l'ho ucciso spezzandogli il collo simulando una caduta accidentale per le scale di casa sua. Ho dovuto farlo. Era tutto un "Oddio ho spinto un uomo a vendere l'anima". Era insopportabile." Disse, il tono della voce, canzonatorio.

Poi, seria, continuò "Ah si...Non mi fa paura Crowley. Tu piuttosto dovresti averne” e guardando Dean si mise le dita alle tempie. L’Acheri rise e poi si stagliò sul biondo ferocemente. 

"Bastarda!" grugnì il biondo prima che lo spirito lo ferisse alla guancia, alla braccia e al petto; le lacerazioni erano profonde e sentì le unghie strappare i muscoli in profondità.. 

Sammy, impotente, non poteva far altro che gridare disperato “Lascialo!! Prendi me!! Prendi me!!”. Vedere quella scena fece riemergere il ricordo più doloroso della sua vita.

“Ma che carino! Non preoccuparti giovane Winchester! Ce n’é anche per te moretto!" Continuò sadica.

Toccò il medaglione che aveva al collo con il simbolo Zoroastriano e indicò Sam. L’ombra demoniaca si stagliò sul minore ferendolo al petto.

Il moro sentì la pelle lacerarsi sempre più profondamente, pensava di morire e che le ultime parole che sentisse fossero le urla disperate di Dean che gridavano il suo nome.

Ma non avvenne niente di tutto ciò per fortuna.

Il portone di ferro fu scagliato dall’altra parte della stanza con una tale violenza da far tremare l’edificio, facendo gridare e voltare Angie di frustrazione.

Castiel, che era stato avvertito preventivamente non appena erano usciti dalla casa di Eric, si stagliava potente nella stanza avanzando verso i ragazzi.
L’ombra delle ali dietro di lui facevano impressione. Una luce furiosa negli occhi blu.

“State lontani dai miei protetti, infime creature” gridò e una luce sprigionata dal suo stesso corpo divenne sempre più forte e accecante. I due ragazzi chiusero gli occhi contemporaneamente sapendo esattamente cosa sarebbe accaduto.

Il Daeva e l’Acheri, che si erano fermati sentendo il rumore, si disintegrarono all’istante gridando di dolore, cosa che fece andare in frantumi le vetrate.

Angie, sconfitta, tentò di uscire dal corpo della ragazza che possedeva, ma l’angelo, bloccando la tramite da dietro, la fece rientrare nel corpo. Sapeva tutto e voleva anche lui che l'accordo fosse annullato.

La tramite era ritornata lucida per pochi istanti, ma fu un secondo poi la demone prese di nuovo il sopravvento sul suo corpo.

I due cacciatori feriti ma vivi, venuta meno la forza bloccante, caddero a terra carponi, respirando affannosamente.

Il maggiore sentiva il sangue caldo uscire, ma non gli importava niente del dolore che provava. No!, a lui importava sapere di suo fratello.

Si avvicinò verso Sam e quando constatò che le ferite erano, sì profonde, ma non gravi da metterlo in pericolo di vita, l’abbracciò stretto a sé possessivamente. Il minore rispose all'abbraccio e questo riscaldò il cuore di entrambi.

Dean poi si staccò e prese dalla giacca la fiaschetta con l’acqua santa, si alzò e avvicinandosi alla demone intimò di sciogliere il patto. Era furioso.
Sammy lo seguì prendendo del sale.

La risposta fu uno sputo per terra seguito da un ghigno maligno, gli occhi rossi in bella vista.

“Puttana!!!, come vuoi. Iniziamo a giocare” e buttò l’acqua santa sul viso della demone. Il moro invece premette la mano sulla bocca di Angie costringendola a ingoiare il sale.

La demone iniziò a contorcersi dal dolore. La pelle reagì all'acqua benedetta e al sale. Immediatamente urla e imprecazioni offensive invasero le loro orecchie all’istante. 

Cass la teneva bloccata per impedirle d’andare via, il corpo si contorceva e le unghie si conficcavano negli avambracci dell'angelo.

“Sciogli il patto!” continuò il biondo, glaciale e calmo.

Stava per prendere il coltello curdo che era a terra per iniziare a incidere il petto della demone, quando apparve Crowley in persona, con la sua solita eleganza, la sua calma, nel suo completo firmato migliore e un bicchiere di scotch in mano.

Lo bevve con calma e infine l’appoggiò su quell'altarino nero.

Poi si voltò.

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Capitolo 5
*** La notte di Natale ***


“Salve ragazzi! Meretrice!, pensavi di fregarmi? Sei solo un’ idiota! Acheri e Daeva fanno tanto vecchia scuola….Esci dall'inferno rubandomi delle creature e fai patti di nascosto... Poco furbo da parte tua! Appena ho saputo del furto e che eri scappata ho messo alle tue calcagna Mark. Mi ha appena avvertito dove fossi e cosa stessi facendo! Pensavo che Gary fosse stato un esempio…”, poi con il solito ghigno inglese, guardò Dean e Castiel: “Angelo spiumato lasciala andare e tu, scoiattolo, calmati o ti verrà un'ulcera” disse calmo avvicinandosi a tutti loro. ll biondo lo guardò alzando gli occhi al cielo.

Cass eseguì l’ordine, pronto a bloccarla di nuovo se fosse servito, ma la demone non si mosse più. Si piegò in due tenendosi lo stomaco.

Crowley, che ora anche lui mostrava i suoi occhi rossi, strinse le mani a pugno e iniziò a torturarla crudelmente. Tagli, ferite interne la fecero sputare sangue.

Poi il Re, non contento,  lanciò un sacchetto per maledizioni creato per uccidere i demoni. Lo stesso che Rowena aveva lanciato a lui e a uno dei suoi demoni. I lamenti erano inimmaginabili.

Cass, negli stessi istanti, era corso da Sammy e l’aveva guarito appoggiando le mani sul petto del ragazzo da cui si sprigionò una luce bianca, poi guarì Dean allo stesso modo. I due lo ringraziarono di cuore, poi ritornarono a concentrarsi su Crowley.

Sam gridò immediatamente verso il demone con forza:

"Crowley ucciderai la tramite. Smettila cazzo! E' con Angie che ce l'hai!", ma il Re era concentrato e voleva ottenere quello che si era prefissato.

Continuò per qualche altro minuto, poi all’improvviso, tra le urla sentirono, “Basta! Va bene. Va bene. Il patto è sciolto." La voce incrinata dal dolore puro era rivolta al re dell’inferno che la guardava disgustato. A questo punto, contento e compiaciuto di se stesso, il Re bruciò il sacchetto per maledizioni. Lui otteneva sempre quello che voleva.

“Subirai ire inimmaginabili! Alce esorcizzala da questo tramite e rispediscimela all’inferno. Con lei non ho ancora finito!” Ordinò il re voltandosi, ma tenendo ancora bloccata Angie che era ridotta malissimo. 

Sam non se lo fece ripetere e formulò l’esorcismo. La demone finì all’inferno gridando e qualche secondo dopo la raggiunse il Re. 

Cass corse immediatamente dalla povera ragazza non appena fu libera dalla possessione, la guarì con il suo tocco e distrusse il medaglione Zoroastriano. La giovane donna, sussurrando e sorridendogli appena, lo ringraziò poi svenne tra le sue braccia.

Dean, nel frattempo, chiamò Eric e lo informò di ogni cosa e soprattutto, cosa più importante, che il patto era sciolto.

Aggiunse, ripetendo quello che gli aveva detto Cass al telefono qualche ora prima, che poteva ancora redimersi per quello che aveva fatto. 

In fin dei conti aveva comunque fatto uccidere un uomo e questo era una macchia nella sua anima, ma se la sua vita fosse stata dedicata al bene degli altri poteva purificarla e il paradiso poteva accoglierlo, ma solo se il pentimento fosse stato sincero.

L’uomo ringraziò tutti loro dicendo anche era profondamente pentito di quello che aveva fatto, che avrebbe rimediato viaggiando e aiutando i bambini poveri nei paesi del terzo mondo. Lui e la moglie avevano già deciso di farlo, ma con quello che era successo aveva perso il senno. Augurò perfino Buon Natale e chiuse la comunicazione.

Sammy, poco dopo, si avvicinò furioso all'altarino nero distruggendolo scaraventando tutto all’aria; poi si voltò verso la povera donna svenuta e, inginocchiatosi di fianco, cercò se avesse con sé dei documenti. Per fortuna aveva la patente nella tasca della giacca.

La portarono via e dopo averla adagiata nei sedili posteriori di Baby, Sammy la sorresse stringendola a sè. Dopo pochi minuti si svegliò e si guardò attorno confusa. Era chiusa in se stessa e traumatizzata. Quei tre giorni erano stati terrificanti. 

Giunsero a casa della ragazza e con un po’ di difficoltà la fecero uscire dall’impala, poi a braccetto i due fratelli la sorressero, mentre Cass apriva la porta d’entrata usando una chiave di riserva trovata sotto un sasso. 

Entrati, la misero sul divano coprendola con una coperta di plaid. “Cass puoi cancellarle la memoria?!" chiese il moro guardandola addolorato e l'angelo annuì. 

Mise due dita sulla fronte della donna e la fece riaddormentare. Quando si sarebbe svegliata non avrebbe ricordato nulla ed era meglio così. 

Soddisfatti, la lasciarono così, serenamente addormentata e tranquilla, poi uscirono richiedendosi la porta alle spalle. 

Ripartirono per il bunker immediatamente, ma con tutto quel trambusto non si erano resi conto che era quasi mezzanotte e che la neve aveva ripreso a scendere tranquilla.

Rimasero in silenzio per un po', poi Sam chiamò il fratello.

“Ehi Dean" disse sorridendo, "fra pochi minuti è Natale! Da quando non lo festeggiamo come si deve?” constató.

Dean lo guardó di sottecchi.
“Dal Dicembre 2007 fratellino! Festeggiamolo quest’anno come da tradizione e invitiamo l’angioletto. Vorrei tanto vederlo bere l’Eggnog che quei nostri amici cacciatori ci hanno regalato dopo averli aiutati con dei Kenzune! Vorrei rivedere Cass ubriaco! Sarebbe uno spasso!” disse all'improvviso guardando lo specchietto retrovisore da dove la strana auto di Cass era riflessa.

Il più piccolo annuì poi entrambi scoppiarono a ridere di cuore a quella prospettiva.

Una volta arrivati a casa, Sam andò in cucina e il maggiore convinse il loro angelo custode a trascorrere la serata con loro.

"Dai Cass! Natale si festeggia e si passa con la propria famiglia e tu oramai sei un fratello per noi. Quindi, se non vuoi che ti spiumi, festeggerai con noi" disse Dean serio, fissandolo.

Poi un sorriso comparve nel biondo, le rughette agli angoli degli occhi in bella vista.

"Non ho scelta vero?" rispose l'angelo inclinando la testa. Poi si tolse il trench e lo appoggiò sul divano del grande salone sorridendo.

"Bene Cass! Ottima scelta. Ti avrei spiumato anch’io altrimenti" rispose Sammy sorridendo, le fossette accentuate. 

Teneva in mano un vassoio pieno di leccornie: 3 bottiglie di birra, una bottiglia di Eggnog, dei bicchierini e molti hamburger.

Appoggiò il tutto sul grande tavolo e poi guardò Dean con la sua miglior bitch face. "Ah si fratellone! Non me ne sono scordato! Mi hai cambiato la suoneria della sveglia! Lo sai che posso vendicarmi quando meno te lo aspetti"

Dean lo guardò solo e sorrise strafottente. Posò il bicchierino pieno di Eggnog sul tavolo e prese il famoso biglietto da visita di una certa anziana poliziotta dal taschino dei pantaloni. 

Sammy l’aveva fatto cadere senza rendersene conto quando gli aveva dato lo scappellotto e lui l’aveva raccolto ridendo di gusto poco prima di scendere da Baby quando erano arrivati al motel. Il moro stava facendo il check-in e non era accorto di nulla!!.

Comunque Dean stava per comporre il numero quando Sam, realizzando, gli strappò il cellulare dalle mani.

"Ho capito. Sei il maggiore e devi sempre avere l'ultima parola Jerk" disse Sammy scoppiando a ridere.

“Certo bitch” rispose Dean ridendo anche lui.

Cass li guardava, ma non ci stava capendo niente, però scoppiò a ridere lo stesso inclinando la testa.

I due fratelli lo guardarono e poi ripresero a ridere come non facevano da molto tempo. 

Non chiedevano di meglio.
Un Natale sereno e felice.



Note autrice
Grazie Cin75 per avermela betata! *_* Buon Natale a voi che leggete e alle ragazze del gruppo su Whatapp! Siete uniche :) 
Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggerla. Ciao a tutti. 

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