i'll be there (infinity war)

di Midan86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** La minaccia di Thanos ***
Capitolo 3: *** La nuova identità di Steve Rogers ***
Capitolo 4: *** Un nuovo Avenger ***
Capitolo 5: *** Alleati dallo Spazio ***
Capitolo 6: *** Ho bisogno di te ***
Capitolo 7: *** New York sotto attacco. Inizia la missione ***
Capitolo 8: *** La bestia e l'alieno ***
Capitolo 9: *** Seconde occasioni ***
Capitolo 10: *** Mi dispiace ***
Capitolo 11: *** Vittorie e sconfitte ***
Capitolo 12: *** Io ci sarò ***
Capitolo 13: *** Di nuovo a casa ***
Capitolo 14: *** Il destino arriva comunque ***
Capitolo 15: *** Insieme ***
Capitolo 16: *** Promesse di potere ***
Capitolo 17: *** Lottiamo uniti ***
Capitolo 18: *** Progetti futuri ***
Capitolo 19: *** Nessun rimpianto ***



Capitolo 1
*** Un nuovo inizio ***


PROLOGO:
Era ormai passato più di un anno dalla guerra civile, quella che aveva visto aversari Tony e Steve, Iron Man e Captain Anmerica. Li aveva messi l'uno di fronte all'altrocome avversari, come nemici giurati. Divisi in due fazioni, si erano promessi di non cedere. Colpa di un malinteso, di una stupida incompresione, l'orgoglio più di tutti, non aveva permesso loro di chiarirsi. Ma quando Tony aveva finalmente capito le reali motivazioni di Steve, ecco che fu di nuovo pugnalato alle spalle da un video, che vedeva come protagonista l'assassino dei suoi genitori, l'uomo che Steve stava proteggendo con tutto sé stesso andando contro al suo amico e compagno di squadra. Si sentì nuovamente tradito da colui che solo qualche anno prima, lo aveva rimproverato di non essere stato sincero con la squadra riguardo Ultron. Adesso era propro il Capitano ad aver tenuto nascosta la veritò, per paura di ferirlo, questo era ciò gli aveva detto, ma la verità, come poi aveva ammesso per iscritto sulla lettera che alla fine aveva inviato a Tony per scusarsi, diceva che più di tutti, era sé stesso a non voler ferire.  Pentito di ciò, fece una promess a Tony: se mai un giorno avesse avuto bisogno di lui, ci sarebbe stato.
E ora più che mai, il pericolo e la catastrofe incombevano sulla Terra. Avvolta da una minacci più grande di qualsiasi cosa mai vista prima. Un dio pronto ad eliminare ogni anima sul mondo per impossessarsi delle gemme dell'infinito. Gemme di un valore straordinario, che avrebbero permesso al dio di dominare l'intero universo. Thanos le voleva, e non si sarebbe fermato davanti a nulla. 
Tony si trovava a New York, quando tutto ebbe inizio. Aveva ripreso la sua vita, aveva aiutato Peter a diventare un supereroe più consapevole e più maturo, dopo la battaglia all'aeroporto. Lo aveva preso sotto la sua ala protettiva, poiché Peter era orfano di suo zio e sentiva ancora la colpa ricadere sulle sue spalle. Voleva dimostrare di valere, di essere in grado di combattere come gli eroi che ammirava, come il suo mentore. Tony però sapeva che era ancora troppo presto, per questo lo aveva seguito e aiutato ad essere più attento. Alla fine, dopo la battaglia con l'avvoltoio, Tony si era reso conto che ormai Peter era pronto per diventare un Avengers, proponendogli di entrare a far parte della squadra e mostrandogli perfino un nuovo costume, che Peter stesso però, aveva rifiutato.
Tony sapeva di poter contare su di lui, ma era incerto se poter contare ancora su quello che una volta era stato il suo alleato più forte, il suo compagno leale, ma anche quello che lo aveva tradito. Aveva ancora con sé il mini phone che Steve gli aveva inviato insieme alla lettera. Lo portava sempre con sé, come fosse un qualcosa di enorme valore. Ma fino ad allora non si era azzardato ad ursarlo. Dopotutto non aveva ancora perdonato Steve, e la delusione era ancora profondamente scolpita dentro di lui.  éer fortuna non c'era stato bisogno di usarlo. Il mondo, tranne qualche piccola minaccia, viveva un momento di pace e tranqullità.
Tony però stava ricostruendo lo scudo di Steve. Infatti preso da un momento di collera dopo la famosa battaglia, se lo era fatto ridare, e non apparteneva più a Captain America. Ora era di  muovo nelle mani di uno Stark, ma questa cosa lo tormentava. Si era reso conto di aver fatto un errore, e voleva rimediare. Certo, lo scudo era pronto, ma il suo orgoglio ancora vacillava. Ma era sicuro che prima o poi quello scudo sarebbe tornato tra le mani di Steve.  Lo sentiva. 
Intanto nel Queens, anche Peter continuava la sua vita. frequentava ancora il liceo, vegliava ancora sul suo quartiere in veste di SpiderMan e si sentiva di tanto in tanto con Tony per aggiornarlo sui suoi voti e sui criminali catturati. Ovviamente tutto ciò lo riferiva ad Happy, il quale poi avrebbe riferito a Tony.
Quella mattina Peter si stava recando a scuola, come tutti i giorni, ma quel giorno, ancora non poteva saperlo, avrebbe cambiato per sempre la storia dell'umanità

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Capitolo 2
*** La minaccia di Thanos ***


Era una mattina come tante, tutti si erano svegliati dal torpore che li aveva assaliti la notte prima piena di svago e festeggiamenti. C'era chi si recava a scuola, o al lavoro. Chi semplicemente si apprestava a sorseggiare un bicchiere di vino per sciogliere un po' di amarezza che da troppo tempo lo avvolgeva. Ed era proprio Tony, seduto alla sua scrivania, con lo sguardo fisso nel vuoto, ripensava per l'ennesima volta a quel maledetto scontro. A tutte le parole rabbiose dette per orgoglio. E sentiva ancora quei pugni presi in pieno volto, ma soprattutto, sentiva più di ogni altra cosa, lo scudo conficcato nel suo reattore. Quello scudo che Steve con rabbia e violenza aveva centrato il congegno che anni addietro gli salvava la vita. Ancora poteva vedere lo sguardo del Capitano che fissava i suoi occhi pieni di terrore. Mai prima, Steve lo aveva guardato in quel modo, mai prima aveva guardato con tanta rabbia qualcuno, nemmeno i suoi nemici.
Tony si tormentava, aveva avuto spesso degli incubi da quel giorno. Ma lui era fatto così, copriva le sue paure e le sue insicurezza con l'armatura, non voleva mostrarle al mondo. fingeva di essere l'uomo cinico e sicuro di sè che tutti conoscevano, ma dentro era una persona estremamente sensibile e tormentata. Steve era l'unico a conoscere questo suo lato così vulnerabile, e nonostante tutto lo aveva colpito proprio in quel punto. Perché lo aveva fatto? Perché lo aveva tradito per proteggere Bucky Queste domande forse non avrebbero mai ricevuto risposta, a meno che non si fosse deciso a parlargli faccia a faccia mettendo da parte l'orgoglio che non accennava a scemare.
Fu proprio in quell'istante che la voce di Friday dal computer centrale, lo avvertiva di alcuni fatti accaduti in centro. Si stava scatenando il caos e si era sviluppata un'isteria di massa tra la gente, ma ancora non si sapeva quale fosse il motivo. Tony era visibilmente scosso dalla notizia, ma tentennò. Infatti dal giorno dello scontro, poche volte aveva di nuovo indossato l'armatura, se non per aiutare Peter in battaglia. Aveva sviluppato un senso di ripudio per quella tecnologia, per ciò che rappresentava. Non era più sicuro di voler essere un eroe. Di essere ancora Iron man. Ormai non sapeva più cosa Iron Man fosse per lui e per lui e per il mondo.
Si diresse nel punto che Friday aveva indicato, non credeva ai suoi occhi. La gente scappava ovunque e molte strade erano danneggiate. In quel momento vide arrivare anche il suo amico Bruce, insieme a lui anche Stephen Strange con il suo fidato Wong.
Allora capì che qualcosa di grosso stava accadendo e un senso di angoscia lo pervase. 
Tony: "Banner, sei ancora vivo allora, ti avevamo dato per disperso".
Bruce: "Ciao Tony. Sì, in effetti mi ero perso da qualche parte, è una lunga storia, sono stato Hulk per molto tempo e ho combattuto ad Asgard con Thor e..."
Tony: "Ok, fermati. Sei stato ad Asgard? Cosa diavolo sta succedendo qui, perché non sono informato su questo? Avevamo bisogno di te l'anno scorso, sai niente degli accordi di Sokovia? Ho dovuto combattere con i miei stessi compagni, molti dei quali sono stati rinchiusi nella prigione di massima sicurezza, e ora sono dei ricercati criminali per colpa mia! Gli Avengers si sono divisi, niente è più come prima!"
Tony, come al suo solito era sbottato in un monologo arrogante, senza poter dar modo agli altri di rispondere. Stava tirando fuori solo una minima parte  di tutta la rabbia che aveva ancora dentro.
Bruce: "Mi dispiace, Tony. Ma dopo la battaglia con Ultron, Hulk ha preso il sopravvento e non sono più riuscito a tornare in me. E poi..." Bruce era visibilmente scosso, faticava a tirar fuori le parole. "Tony è successo una cosa orribile, eravamo sull'astronave, eravamo salvi dopo il Ragnarok,Thor stava portando gli Asgardiani sulla Terra quando ci siamo imbattuti in qualcosa di enorme...".
Tony: "Quale astronave? Ragnarok? E... per quale motivo stavate portando gli Asgardiani sulla Terra?". Tony era confuso, le parole di Bruce gli sembravano assurde, eppure sapeva che non stava mentendo, e che qualcosa lo avesse davvero terrorizzato.
Strange: "Ah, scusate se mi intrometto, ma qui sta succedendo qualcosa di molto grosso e dobbiamo fermarlo. Forse sarebbe meglio rimandare a dopo le spiegazioni e i convenevoli".
Tony: "Tu chi saresti? Per quale diavolo motivo sei qui, insieme a Banner, e cosa diavolo sta succedendo?".
Bruce: "stiamo cercando di spiegartelo, se ci lasciassi parlare. C'è un dio, Tony, si chiama Thanos, è potente e ha distrutto la nostra astronave, e ha mandato alcuni dei suoi guerrieri ad ucciderci. Molti Asgardiani sono morti, nemmeno Thor è riuscito a fermarlo. E nemmeno io.. voglio dire, Hulk. E' qualcosa che non abbiamo mai affrontato prima. Non è come Loki, o Ultron... è qualcosa di più. Un dio o non saprei, di una potenza inimmaginabile. E ora è qui, Tony. E' sulla Terra e distruggerà tutto". Gli occhi di Bruce erano lucidi, la voce spezzata dall'emozione. C'era terrore in ogni sua cellula.
Tony continuava a guardare Bruce con occhi sconvolti e pieni di domande. Ma sapeva che non c'era più tempo. La Terra era di nuovo minacciata da una potenza indistruttibile e questo lo terrorizzava. Significava dover ancora una volta mettere l'armatura e affrontare i suoi demoni.
Strange: "Vi porto da me, così avremo tempo di organizzare una strategia di difesa e capire quanto sia effettivamente grande questa minaccia".
Arrivati nel Santuario di Strange, Tony e gli altri iniziarono una lunga e corposa discussione. Nessuno di loro sapeva con certezza cosa avessero davanti, solo Bruce, che aveva affrontato Thanos solo qualche ora prima, sapeva che quel dio avrebbe probabilmente distrutto l'intera città senza tanto sforzo. E che ormai il tempo scarseggiava.  Strange dopo una breve ricerca aveva subito inquadrato la situazione.
Tony: "Quindi, questo... Thanos, è una sorta di dio che vuole impossessarsi di alcuni sassi per metterli su un guanto dorato e dominare il mondo? Sarà anche un dio, ma ha davvero pessimo gusto in fatto di moda".
Strange: "Per essere più presici, è un titano, e quello è il guanto dell'infinito, l'unico a poter contenere tutte  e sei le gemme. Sono pietre con poteri immensi, se raccolte e messe tutte insieme sono in grado di donare al loro possessore, l'onnipotenza. In pratica diventerebbe un dio a tutti gli effetti in grado di controllare ogni cosa e di distruggere altrettanto tutto ciò che vuole a suo piacimento. Nessuno sarebbe in grado di fermarlo. Le gemme come sappiamo sono state divise, sono sparse sulla Terra e nell'universo. Una di esse è quella contenuta nell'occhio di Agamotto che ho usato io per sconfiggere Dormammu. E' la gemma del tempo, e consente di dominare a proprio piacimento la timeline della realtà, riavvolgendola o viaggiando nel futuro o nel passato. E a volte anche a riportare indietro i morti.  La gemma della mente, è quella che hai usato tu, Stark, per dare coscienza ad Ultron. Beh, sappiamo com'è andata a finire e che ora è in possesso di Visione".
Tony non fece in tempo di mostrare tutto il suo disppunto sull'ultima affermazione di Strange, che Bruce intervenne, dicendo che la gemma dello spazio era di nuovo in possesso di Loki, dopo averla presa dalla stanza ei trofei di Odino insieme alla corona di Surtur. Ma che poi fosse stato costretto a cederla a Thanos.
Tony: " vuoi dire che Loki è ancora vivo? E ha dato la gemma a Thanos? Vedo che le cose non cambiano. Quindi il titano ha già una gemma in possesso. E dove diavolo è Thor?  Ci servirebbero anche lui e il suo martello rotante al momento".
Bruce: "due, a dire il vero, anche quella del potere. E Thor, beh.. lui è stato sconfitto da Thanos, come avevo detto. C'è stato uno scontro sull'astronave, Abbiamo provato a tenergli testa ma senza riuscirci. So solo che siamo stati catapultati via. Io sono finito sulla Terra, qui nel Santuario di Strange, esattamente dove c'è quell'enorme buco sulle scale, ma non ho idea di che fine abbiano fatto Thor e Loki".
Tony: "Oh, ottimo, ma che belle notizie. Hai anche qualcosa di negativo da raccontarci, Banner?"
Strange: " Sono certo che le altre quattro gemme siano ancora al sicuro, ma non so per quanto ancora. Non sarà difficile per uno come lui recuperarle tutte in poco tempo".
In quel momento arrivò un'altra chiamata a Tony, e si trattava di Peter. Infatti il ragazzo, lo stava avvertendo del caos che si era generato anche nel Queens, e aveva parlato di enormi cerchi fluttuanti nel cielo. Aveva inoltre spiegato, con fare spasmodico e ansioso, che il suo senso d ragno si era attivato e che questo significava che un enorme pericolo stava minacciando tutti. Tony sapeva già cosa stesse succedendo e non rimase sorpreso, ma all'improvviso rimase come congelato. Un pensiero malinconico si era insinuato nella sua mente. Aveva paura che potesse capitare qualcosa a Peter. Ad un tratto senza pensarci, prese in mano il miniphone di Steve per attivare la chiamata. Ma qualcosa lo bloccò. Di nuovo il suo orgoglio. Voleva davvero chiamarlo? Voleva davvero mostrarsi bisognoso del suo aiuto? Eppure questa era un'emergenza, C'era bisogno di Captain America, lui aveva bisogno di Steve, ma alla fine, l'ostinazione prese il sopravvento. E se per istinto lo aveva tirato fuori, ora con una consapevolezza mortificante lo stava rimettendo via. 
Tony: "Ragazzi, mi dispiace, ma io devo andare. A quanto pare questa cosa si sta diffondendo un po' ovunque e ho delle cose da sbrigare".
Strange: " Delle cosa da sbrigare? C'è un titano sulla Terra che vuole distruggere tutto ciò che gli capita a tiro e che minaccia l'incolumità di tutti gli esseri viventi, e tu hai delle commissioni? Dobbiamo organizzarci per combatterlo, Stark. In questo momento non c'è niente che conti più di questo".
Tony: "Oh, davvero? Forse per te è così, dottore, ma io ho qualcosa a cui tengo a questo mondo, e devo proteggerla. E' mio preciso dovere assicurarmi che non gli capiti nulla. E' sotto la mia responsabilità!"
Strange guardò Tony in modo sospetto, aveva capito che si stesse riferendo ad una persona, così lasciò stare e non chiese ulteriore spiegazioni.
Bruce: "Tony, stai attento".
Tony si diresse verso la porta, voltandosi un'ultima volta prima di uscire. Il suo cuore sperava che non fosse un addio, ma la sua mente lo stava già catapultando in scenari disastrosi, che di lì a poco, ancora inconsapevole, sarebbero accaduti davvero.
 
 

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Capitolo 3
*** La nuova identità di Steve Rogers ***


Intanto a Wakanda, Steve si era ormai ambientato nel regno di T Challa, nonché l'eroe Black Panther con cui veva combattuto un anno prima. Aveva deciso di restare dopo aver ibernato Bucky affinché si trovasse un modo per eliminare definitivamente il controllo della mente.
T-Challa aveva dato a Steve delle nuove armi, ed ora combatteva sotto un'altra identità: Nomad. Sentiva di non poter più rappresentare l'eroe americano, quell'identità non gli apparteneva più, ed oltretutto doveva mantenere la segretezza sulla sua nuova vita, poiché dopo i fatti di Civil war era diventato un ricercato.
Neanche Steve aveva ancora dimenticato lo scontro con Tony, era avvolto da sensi di colpa per aver preso le difese di Bucky e aver combattuto con il suo copagno di squadra. Solo tempo dopo si rese conto che avrebbe dovuto trovare un modo per fermarli entrambi, per evitare di prendere posizione contro uno o l'altro.
Aveva sperato più volte che Tony lo chiamasse, ma sapeva quanto fosse orgoglioso, e che probabilmente non avrebbe ceduto. Anche per questo, tornare a New York era un'idea improbabile. Rivedere il compagno, affrontarlo... nulla forse lo aveva mai spaventato così tanto prima d'ora. Ma sapeva che prima o poi le cose avrebbero dovuto chiarirsi.
Lo avevano raggiunto anche Sam e Natasha, suoi amici fidati, e insieme a lui vivevano nuove identità e nuove vite.  Non aveva più avuto notizie degli altri Avengers e questo era un pensiero che lo tormentava da mesi.
Nat: "Ehi, ti vedo pensieroso, ultimamente sei sempre preso dai tuoi pensieri. Anzi, da quando siamo qui non ti ho visto sorridere una sola volta. Pensi ancora allo scontro?"
Steve: "Sì, beh, mentirei se dicessi di non pensarci. In realtà non riesco ancora a capacitarmi di come sia potuto succedere, o meglio, forse lo so, ma voglio negarlo anche a me stesso. Non avrei dovuto, Nat... Avrei dovuto trovare un modo per fermarli, invece ci sono stato dentro anche io, ho ferito un mio compagno e ho lasciato che ci ferissimo tutti a vicenda, come se fossimo avversari.. nemici! Ma in quel momento ero così arrabbiato con Tony. Non voleva capire, qualunque cosa gli dicessi non mi ascoltava. Non potevo lasciare che uccidesse Bucky. Ma non avrei nemmeno dovuto combatterlo così ferocemente.
Nat: "Steve, sei troppo severo con te stesso. Ti stai tormentando per questa cosa da mesi, e ti sta consumando. La verità è che nessuno di voi ha torto né ragione. Siete stati testardi e avete voluto misurare il vostro testosterone in una battaglia all'ultimo sangue". Nat sorrideva, stava cercando un modo per tirare su il morale al suo amico, sapeva quanto Steve soffrisse per questa situazione, ma sapeva anche che l'unica soluzione era parlarsi e chiarirsi. "Penso che... dovresti tornare e parlarci. Sai che Tony non ti chiamerà mai su quell'aggeggio, è troppo orgoglioso. Probabilmente starà ancora rimuginando con il suo fare imbronciato, fingendo che non gliene importi nulla e mostrandosi al mondo in tutto il suo accecante splendore da playboy miliardario".
Steve: "Lo so, ci avevo pensato ma... e se non volesse starmi a sentire? Avrebbe tutte le ragioni per avercela ancora con me e non lo biasimerei. L'ho tradito, è questa la verità. E anche volendo, sai che non posso tornare a New York, ormai siamo ricercati, non possiamo più mostrarci al mondo. Forse lo chiamerò, ma prima voglio sistemare questa cosa con Bucky".
Nat: "non hanno ancora trovato una sulouzione? Eppure questo posto è così teconologicamente avanzato, nonostante sia situato in uno dei continenti più poveri. E' incredibile che possa esistere una realtà come questa, anche se ormai niente riesce più a stupirmi. Tornando a Tomy, penso gli piacerebbe questo posto, potrebbe essere fonte di ispirazione per le sue invenzioni. Avresti una scusa per invitarlo". Nat ammiccava sorridente verso Steve, aveva sempre pensato che lui e Tony avessero un legame più profondo di quello di semplici compagni di squadra. Sapeva che c'era dell'affetto tra di loro ma che non lo avrebbero mai ammesso.
Steve: "Già, buona idea... ma non credo che T-Challa sarebbe d'accordo. Non gli permetterà di usare la sua tecnologia per qualche invenzione stravagante che possa mettere a rischio la sua gente".
Nat: "stai ancora pensando ad Ultron? Andiamo, Tony si è punito abbastanza per quell'errore, è propri quello il motivo che lo ha spinto a firmare gli accordi. Non si sarebbe mai sottomesso alle istituzioni se non si sentisse responsabile di quello che è acaduto a Sokovia. Ved,i Steve, avresti dovuto capire le sue intenzioni, non dico accettarle, ma provare quantomeno a comprenderne il motivo. Invece ti sei ostinato ad andargli contro per via di Bucky. E posso capirlo, davvero, ma.."
Steve: "Non avevi appena detto che nessuna delle due parti aveva torto o ragione?"
Nat: "Sì, hai ragione. Ma questa situazione è così snervante, ve la siete creata con le vosre stesse mani ed ora non riuscite ad uscirne".
Ma in quel momento la conversazione fu interrotta dall'arrivo di T'Challa, visibilmente scosso.
T'Challa: "Steve, posso parlarti un momento?"
Steve: "Certo, arrivo. Nat, contnuiamo dopo, magari".
T'Challa: "Alcuni miei informatori mi hanno detto che a New York sono spuntati all'improvviso nel cielo, degli enormi anelli fluttuanti e nella città si è generato il panico. Ci sono alcuni esseri che stanno distruggendo ogni cosa. Non è facile capire bene la situazione, le comunicazioni sono disturbate. Ho provato a mettermi in contatto con Stark, ma inutilmente. Nessuno sembra aver visto gli Avengers, per qualche motivo non stanno ancora intervenendo".
Steve: "Accidenti, la situazione sembra piuttosto preoccupante, spero non siano di nuovo alieni spuntati nel cielo. Abbiamo già avuto a che fare con esseri simili, e non è stato facile. Abbiamo distrutto mezza città e le conseguenze sono state disastrose".
T'Challa: "Cosa mi dici degli Avengers, perché non stanno intervenendo? Potrebbe essergli successo qualco..."
Steve: "No, non credo. Ma lo sai, dopo quella volta gli Avengers si sono divisi, forse ognuno sta combattendo per conto proprio. Ho fiducia nei miei compagni, non si farebbero battere tanto facilmente".
T'Challa: "Bene, allora aspetteremo per avere altre notizie. Forse non è una minaccia così grande come sembra".
Steve: "Sì, beh, proverò io a mettermi in contatto con Tony e gli altri, anche se ormai non faccio più parte dei vendicatori". Steve aveva un sorriso malinconico sulla bocca, ripetere ad alta voce quella frase lo faceva sempre sentire nostalgico, nonostante avesse deciso lui stesso di abbandonare la squadra.
Ma in questo momento non riusciva a pensare ad altro che alla situazione di New York. Da una parte confidava davvero sulla forza dei suoi ex compagni, ma dall'altra, ricordava bene le ultime minacce che avevano dovuto affrontare e ricordava come Tony avesse rischiato di perdere la vita sacrificandosi. Perché, dunque, non lo aveva ancora chiamato? Era stato chiaro sulla lettera, se avesse avuto bisogno di lui, ci sarebbe stato. Forse come aveva detto T'Challa, la situazione non era così grave e forse proprio Tony stesso aveva già sistemato la faccenda. Ma nonostante continuasse ad autoconvincersi di questo, il suo sesto senso stava cecando di dirgli qualcosa. Adesso non aveva più dubbi. Non c'era più tempo per l'orgoglio, doveva sapere. Così andò a prendere il suo mini phone e con il cuore che batteva all'impazzata digitò il numero di Tony.

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Capitolo 4
*** Un nuovo Avenger ***


Tony aveva raggiunto il quartiere di Peter, incaricando Happy di prelevarlo da scuola e portarlo immediatamente da lui. Si stava recando a casa di May, lo avrebbe aspettato lì. Lo spettacolo che si trovò davanti era disastroso, come quello che aveva lasciato a Manhattan; gente urlante, strade spezzate e quegli enormi anelli fluttuanti proprio come glieli aveva descritti Peter. Più e più volte provò a chiedersi come diavolo avrebbero risolto una catastrofe simile. Sentiva che stavolta era diverso. Era forse arrivata la fine? Provò a distrarsi. Si voltò e suonò il campanello. Ad aprire c'era May, sempre bellissima, proprio come la ricordava lui.
May: "Tony, che sorpresa. Anche se per qualche ragione me lo sentivo saresti arrivato. Peter non c'è, è a scuola ed io sono terribilmente preoccupata per quello che sta accadendo fuori".
Tony: "Salve May, sì lo so, ho mandato qualcuno a prendere Peter, sarà qui a momenti, non preoccuparti. E per quanto riguarda là fuori, beh... forse è meglio non pensarci per ora. Potrei entrare, se possibile?".
May: "Sì, ma certo, scusami, entra pure. Questa mattina era tutto così tranquillo, niente lasciava presagire a questo disastro. Poi dopo un paio d'ore sono spuntati quei cosi nel cielo e... oddio. Spero non siano nuovamente quegli esseri di qualche anno fa usciti da un enorme buco "spaziale" nel cielo. Perché diamine esistono cose simili? Da dove vengono e cosa vogliono? Non possono lasciarci fare le nostre vite tranquillamente?" May era in uno stato di ansia evidente, era agitata e non riusciva a calmarsi. "Senti, so perché sei venuto qui, Tony. Lo so, ma non te lo lascerò fare. Non lascerò che mio nipote vada in giro con quel costume a combattere contro chi o che cosa... per me è stato già un duro colpo scoprire che Spider Man fosse lui. Non sai quanto ci abbia messo ad accettare la cosa, non che io l'abbia accettata del tutto, ovviamente e..."
Tony: "Ok va bene basta. Mi sembri piuttosto agitata. Perché non beviamo qualcosa nel frattempo?"
May fece un piccolo sorriso imbarazzato, sapeva che stava andando fuori controllo e accettò di buon grado di mandare giù un po' di alcool che la distendesse.
Tony: "Peter mi ha detto che lo hai scoperto e che hai dato di matto. Non volevi più che indossasse il costume e mi ha chiesto di venire a parlarti, ma io gli ho detto che avrebbe dovuto risolvere la questione da solo, come farebbe un uomo".
May: " uomo? Vedi Tony, è proprio questo il punto. Peter è un ragazzino, ha solo 16 anni e tu gli hai messo addosso una responsabilità troppo grande. Lo so che quel costume glielo hai dato tu. Oh lo so bene... altro che Stage alla Stark industries, non posso crederci che mi abbiate ingannato in questo modo!"
Tony: "Beh non era ingannare, Peter non voleva fartelo sapere e io ho rispettato il suo volere, abiamo solo evitato di dirti la verità.." Tony fu assalito all'improvviso da un pensiero. Gli tornò come di riflesso alla mente, il momento in cui vide il video dell'assassinio dei suoi genitori. E le parole che Steve gli aveva detto. Lui sapeva quello che Bucky aveva fatto, ma glielo aveva tenuto nascosto. Ed era esattamente ciò che Tony e Peter avevano fatto con zia May. In quello stesso istante comprese in parte le motivazioni che aveva spinto Steve a omettere il fatto.
May: "Qualcosa non va? Forse questo whisky non è così buono.. in effetti l'ho preso proprio nel discount qui sotto, insomma, aveva un buon prezzo e ho pensato che tanto dovessi berlo solo io, per cui..."
Tony; "No, va bene. Certo per i miei standard è sotto la media, ma cosa importa se bevuto insieme ad una donna tanto intelligente e affascinante. Comunque May, per quanto riguarda Peter, sì è vero, ti abbiamo nascosto la questione ma era solo per... proteggerti. Era importante che mantenesse segreta la sua identità per non coinvolgere le persone che gli stanno vicino. Non ti abbiamo ingannata, non era questa la nostra intenzione". Tony adesso sembrava consapevole, sembrava tutto ad un tratto aver capito e accettato le motivazioni di Steve. Improvvisamente tutto il rancore e l'orgoglio se ne erano andati. E aveva solo in mente una cosa: chiamarlo non appena avrebbe sistemato la questione con Peter.
Tony: "Peter ha dimostrato di essere in gamba, è maturato molto nell'ultimo anno, l'ho seguito sai, non è mai stato veramente da solo nelle sue battaglie. Ha avuto i suoi momenti di difficoltà ma è stato straordinariamente bravo a superarli, per questo ho fiducia in lui, per questo sono venuto qui. Fino ad un anno fa non lo avrei mai fatto, ma ora so che può esserci utile se ce ne dovesse essere bisogno. Ha dei poteri straordinari e sta imparando ad usarli, e penso che... chiunque abbia poteri come i suoi, dovrebbe usarli per fare del bene, per salvare vite umane".
May lo guardava rapita, era spaventata da ciò che avrebbe dovuto affrontare suo nipote, ma nello stesso tempo era ammirata da come Tony Stark lo stesse descrivendo. Era orgogliosa di Peter, ma nello stesso tempo era combattuta, ma sapeva che non avrebbe potuto fare nulla per fermarlo.
May: "E' solo che... ho già perso mio marito e non voglio perdere anche lui, è la sola famiglia che mi sia rimasta, la cosa più importante della mia vita".
Tony: "Ti prometto che non perderai tuo nipote, ci sarò io con lui, ci saranno altri eroi e non gli accadrà nulla. Ma questa cosa è enorme, e ci serve tutto l'aiuto possibile".
In quel momento entrarono dalla porta Peter ed Happy. Il ragazzo guardava sua zia e Tony con aria confusa ma nello stesso tempo divertita. Vederli insieme non era affatto male.
Tony: "Ecco, parli del diavolo...".
Peter: "Signor Stark, io.. wow non mi aspettavo di trovarla qui, cioè sì, me lo aspettavo perché me lo ha detto Happy, ma intendevo che.."
Tony: "Va bene, non iniziare con gli sproloqui ti prego. Sono contento di vederti Peter e di sapere che stai bene".
Peter: "Sì beh, grazie. Ma, quei cosi lì fuori, volevo andare a controllare ma Happy non me lo ha permesso. Non so di cosa si tratti, ma è qualcosa di alieno.. una tecnologia avanzata e davvero potente. Morirei dalla voglia di dargli un'occhiata da vicino. Perché non andiamo a vedere, Signor Stark, io col mio costume e lei con l'armatura. Insieme! Spiderman e Iron Man! Fighissimo!"
Tony: "Oh per favore, pensi che questo sia un gioco Peter? Ho appena detto a tua zia che sei diventato più maturo e responsabile, non farmi rimangiare tutto. Ci farei una pessima figura".
Peter: "Oh no, certo, io volevo solo dire che, sarebbe il caso di controllare cosa sta succedendo in città, la gente è spaventata e noi siamo gli Avengers, cioè tu sei un Avenger e io sono comunque un supereroe, quindi dovremmo assicurarci che tutti stiano bene".
Tony: "Sì, esatto, io sono un Avenger e tu sei ancora un ragazzino con dei superpoteri. Comunque, ti porterò con me nella nuova torre e conoscerai altre persone con le quali metteremo in atto un piano difensivo.. e di attacco, probabilmente. Niente colpi di testa, interventi personali, o cazzate simili. Non si agisce da soli, ma insieme. Sono stato chiaro? C'è qui una bella signora che si preoccupa per te, e io le ho promesso che non ti accadrà nulla."
Peter: "Certo, ho imparato la lezione, aspetterò che mi dica lei cosa fare, Tony. Ma combatteremo insieme agli altri Avengers? Insomma, non tra di noi, ma uniti come una squadra".
Tony: "Bene, è ora di andare. May, grazie del whisky, davvero ottimo. Peccato non avessi ancora quel buonissimo pane con noci e datteri".
Tony non aveva certo perso quel suo sarcasmo cinico che lo contraddistingueva, e proprio in momenti di estrema angoscia e pericolo sapeva tirar fuori il meglio di lui.
Si diresse verso la porta salutando May, e fece cenno a Peter di seguirlo.
May: "Peter ti prego.. stai attento. Lo so che hai dimostrato di essere forte ma... non fare sciocchezze, e ascolta sempre il Signor Stark, lui è l'adulto in questa situazione, il tuo tutore e ha molta più esperienza di te".
Peter: "Sta' tranquilla May, starò attento, promesso. Tornerò a casa entro stasera e avremo salvato il mondo!"
May sorrise dolcemente, adorava quel ragazzino sempre così ottimista e pieno di entusiasmo. 
May: "Oh, Peter! Ti voglio bene".
May lo avvolse in uno stretto abbraccio, era difficile per lei lasciarlo andare, ma sapeva che non poteva essere altrimenti. Non poteva controllare per sempre la sua vita, prima o poi il suo piccolo uccellino avrebbe spiccato il volo.
Peter: "Anche io May". Peter ricambiò il suo abbraccio. Nella sua testa un mare di cose lo assillavano. Paura, eccitazione, curiosità. Nonostante sapesse che quello che stava accadendo non era un gioco, non poteva fare a meno di eccitarsi all'idea di combattere insieme a Tony e a tutti gli altri Avengers, dimostrando di essere degno di stare insieme ad eroi così potenti.
Proprio mentre i tre si stavano dirigendo verso l'auto, ci fu un terribile schianto. Un enorme pilastro era sceso dal cielo per piantarsi nel terreno causando varie onde d'urto. Molte auto si erano ribaltate e molte persone erano rimaste ferite.
Peter si guardò intorno e senza nemmeno pensarci usò il suo spara ragnatele per alzare una delle macchine che stava schiacciando un uomo. Dietro di lui altre persone gridavano, molte chiedevano aiuto. La sua testa iniziò a girare, vedere tanta distruzione intorno a lui fu devastante e il suo istinto prese il sopravvento. Iniziò a saltare con l'aiuto delle ragnatele iniziando a spostare auto e vari pezzi di rottami. Tony che lo stava seguendo con lo sguardo, gli intimò di fermarsi, ma il giovane ragazzo non lo ascoltò.
Tony: "Peter, vieni qui! Maledizione!".
Tony corse verso il ragazzo e nel mentre perse il mini phone che Steve gli aveva dato. Non si accorse del rumore, c'era troppo frastuono per accorgersi di un oggetto così piccolo. Lo raggiunse e lo afferrò per un braccio.
Tony: "Ti avevo detto di non fare di testa tua!"
Peter: "Tony, lo so ma queste persone avevano bisogno del mio aiut...".
Tony: "ADESSO BASTA! Ti sto parlando e tu devi ascoltarmi! Lo vedo anche con i miei occhi quello che sta succedendo, proprio per questo sono venuto a prenderti. Dobbiamo intervenire ma dobbiamo farlo insieme, organizzati. Molto preso non saranno più solo delle auto scaraventate, ma ci saranno degli esseri.. un esercito probabilmente. Non hai idea di cosa stia arrivando qui, Peter. Dobbiamo essere pronti ad affrontarlo. Ci serve una strategia, non un ragazzino che gioca a fare l'eroe. Senti.. lo so che vuoi aiutare la gente e lo capisco. Ma se perdiamo tempo ora, potrebbe essere troppo tardi. Potremmo salvare una vita adesso, ma potremmo perderne centinaia, dopo. Ci sono già passato,devi fidarti di me".
Tony cercava di mantenere autocontrollo, era arrabbiato con Peter ma non voleva spaventarlo, non voleva che perdesse fiducia in lui e soprattutto non aveva nessuna intenzione di creare nuovamente attrito con un suo amico. Non in un momento simile.
Peter: "Mi dispiace. Ho agito d'istinto. Ha ragione, devo cercare di essere.. meno impulsivo. Non capiterà più".
Tony: "Bene. Lo so. Ora andiamo".
Alla nuova Stark tower, c'era anche Pepper ad aspettarli. Infatti dopo Civil War, avevano ripreso a frequentarsi e sembravano nuovamente innamorati.
Pepper: "Ehi, eccovi, finalmente. Ci sono terribili notizie lì fuori. I media ci stanno assilllando, la stampa, la tv. Tutti si chiedono come mai Iron Man e gli altri Avengers non siano ancora intervenuti. Tony, dovete fare qualcosa".
Tony: "Pepper, sono contento di vederti, ma ora ho qualcosa da fare con questo ragazzo. Hai contattato Banner e l'altrio tizio.. quello col mantello rosso. Non Thor, il dottore. perché diavolo hanno tutti questo strano feticismo per i mantelli.. Dovrebbero essere già qui.
Pepper: "A dire il vero non verranno. Si sono già diretti dove stanno avvenendo i fatti, non potevano più aspettare".
Tony: "Avevamo concordato che ci saremmo trovati qui".
Pepper: "hanno detto che tu te ne sei andato perché avevi delle commissioni da sbrigare e dato che non hai fatto più sapere nulla, hanno deciso di agire senza di te".
Tony: "Oh ma che stro... Bene, non importa. Andrò io da loro".
Peter: "Ah, scusate se mi intrometto, ma.. a questo punto dovremmo andare anche noi a controllare la situazione. Ormai non c'è più una strategia, o sbaglio?"
Tony: "Ti sbagli. la strategia c'è, e si chiama: eseguire gli ordini di Tony. Ora scusatemi un momento, ma ho una chiamata urgente da fare".
Tony si diresse verso il suo ufficio con passo svelto e sicuro. Mai prima d'ora era stato così convinto di fare quella chiamata. Ormai i dubbi erano spariti e sapeva di aver bisogno di Steve. Non fece nemmeno in tempo ad entrare, che aveva già frugato nella tasca in cerca del telefono, con fare spasmodico cercava in ogni angolino. Mai quella tasca gli era sembrata così fonda. Poco dopo si accorse che qualcosa non andava, la tasca era vuota e il cellulare non si trovava da nessuna parte. Preso dal panico chiese a Friday di intercettare il mini phone.
Friday: "Signore, sto cercando il segnale di locazione".
Tony vide il cellulare proprio nel punto in cui qualche minuto prima si trovava insieme a Peter nel Queens, vicino il suo palazzo, e il caos che circondava la zona. Si rese conto di averlo perso probabilmente durante la conversazione con Peter. Proprio mentre fissava l'ologramma che Friday gli stava mostrando, quest'ultima lo avvisò di una chiamata in corso.
Friday: "Signore, c'è una chiamata proprio in questo momento dal dispositivo. Il numero è sconosciuto e non mi è possibile identificare il mittente".
Tony: "Grazie Friday, ma non c'è bisogno che lo identifichi, so già di chi si tratta. MALEDIZIONE! Devo andare a recuperarlo".
Friday: "Signore, al momento la zona è sotto attacco militare ed è stata evacuata dai civili, non è possibile arrivarci con i normali mezzi di trasporto. Le faccio preparare l'armatura?"
Tony sentendo  quella parola ebbe un sussulto. Non aveva ancora voluto pensare all'idea di indossarla. 
Tony: "No, ci penso io".
Tony si diresse verso la haul dove li attendevano Pepper e Peter e fece cenno al ragazzo.
Tony: "Ehi, ragazzino vieni qui. Ascolta, ti ho fatto preparare la tua nuova... 'tutina'. Hai presente quella che ti avevo mostrato insieme alla proposta di entrare negli Avengers? Ecco, è ancora lì che ti aspetta. Forse è giunto il momento di provarla".
Peter lo guardò emozionato. Tempo prima aveva rifiutato l'offerta di Tony, perché sapeva di non essere ancora pronto, ma stavolta le circostanze erano diverse, il mondo stava subendo una grossa minaccia, e non c'era tempo per farsi la morale.
Peter: "Wow io.. beh ne sarei onorato. Insomma, sarà una cosa fighissima, non che l'altra non lo fosse ma.."
Tony: "Bene, perfetto. Te la mostro".
Tony lo portò nel laboratorio, dove in fila c'erano tutte le sue armature. mentre Peter lo seguiva affascinato da tanta tecnologia.
Tony: "Eccola, l'Iron Spider da oggi è tua".
Peter era estasiato, era esattamente come la ricordava. Perfetta.
Dopo averla indossata fece alcune prove per calibrarla, si sentiva perfettamente a suo agio in essa, come una nuova pelle. Perfino migliore della predente. E c'era ancora lei: Karen.
Tony: "Ottimo, vedo che ti ci trovi a tuo agio" indicando alcune ragnatele sparate sul soffitto "Peter ascolta, io devo andare a recuperare una cosa che ho perso, perciò ti chiedo di restare qui e sorvegliare la struttura e tutti i dipendenti. Non voglio iniziative. Ti lascio il costume, ma devi fare il bravo, capito? Niente iniziative! Ah, e da oggi sei ufficialmente un Avenger".
Peter: "niente iniziative, promesso. Aspetti, un Avenger? Ma io non.."
Tony: "Niente iniziative!"
Tony a malincuore indossò una delle sue armature, la stessa con cui aveva aiutato Peter nello scorso anno.
La situazione all'esterno era nettamente peggiorata e sapeva che ormai c'era rimasto poco tempo. Ma quel cellulare era troppo importante, l'unico mezzo per potersi mettere in contatto col suo amico, e non lo avrebbe lasciato lì. Friday lo avvertì di una chiamata.
Friday: "Signore, c'è una chiamata in corso dal segretario di Stato, Ross. Attivo la comunicazione?"
Tony: "Sì. Segretario Ross, posso fare qualcosa per lei?" Tony era visibilmente sarcastico.
Seg. Ross: "Salve Stark, immagino sia già informato dell'attuale situazione di calamità, vero? Che cosa sta facendo per porvi rimedio? Io ho già mandato i miei uomini sul campo, ma credo che questo sia più un lavoro da Avemgers".
Tony: "Già, è probabile che lo sia. Ma al momento sono un po' a corto di Avengers. Non so se ricorda di certi accordi che hanno messo in disaccordo metà della mia squadra. Scusi il gioco di parole. Ma niente paura, ne ho appena reclutato uno nuovo. E' incredibile mi creda.."
Gen. Ross: "Tony non mi importa a che gioco stai giocando, la situazione è critica e c'è bisogno di forze aggiuntive. I militari non bastano, sembra che si stiano aprendo dei varchi, o qualcosa di simile. Non so cosa accidenti stia succedendo, sono stanco di questi maledetti alieni che cercano di invadere la Terra. Fai quello che devi fare, abbiamo già evacuato molte zone di New York, ma non basta, la gente è nel panico. Devi mettere in salvo più vite possibili e fermare questi.. cosi! E' un ordine del governo, hai la mia autorizzazione ad agire, ma cerca di contenere i danni".
Tony: "Sì, signore, agli ordini"
Dopo gli accordi di Sokovia Tony e altri Avengers erano stati registrati nei servizi governativi e non avevano più l'autonomia di agire a proprio piacimento. Ovviamente sapeva che Banner e Strange non erano tra questi, ma stavolta non si sarebbe messo contro i suoi amici. Avrebbe lasciato che ognuno decidesse di testa propria.
Intanto a Wakanda, Steve continuava a far squillare il cellulare di Tony senza chi vi fosse alcuna risposta.

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Capitolo 5
*** Alleati dallo Spazio ***


Steve continuava a far squillare il cellulare, ma dall'altra parte non vi era risposta, mille domande balenavano nella sua testa. Forse era ancora arrabbiato? Forse gli era successo qualcosa? 
Steve: Oh, avanti Tony, rispondi! Accidenti! Cosa diavolo sarà successo?"
Steve si recò di nuovo da T'Challa, gli chiese di riprovare a mettersi in contatto con Stark, o con il Generale Ross, con il quale il Re di Wakanda aveva mantenuto i contatti. Voleva delle informazioni, voleva sapere se Tony stesse bene. Ma T'Challa non riuscì a contattare né l'uno né l'altro, le comunicazioni ormai erano fuori uso, qualcosa impediva loro di funzionare correttamente. 
T'Challa: "Ci sono dei campi magnetici che stanno alterando il sistema centrale del computer, adesso ho mandato alcune guardie ad accertarsi della cosa, ho paura che chiunque abbia combinato quel disastro a New York, sia arrivato anche qui, e so anche cosa è venuto a cercare".
T'Challa aveva un'espressione cupa sul volto, era consapevole di ciò che stava succedendo, ed era certo che prima o poi qualcuno sarebbe arrivato per prendere quello che di più prezioso proteggeva. E sapeva che avrebbe dovuto lottare con tutte le sue forze per non fare accadere il peggio.

Intanto Tony aveva raggiunto ormai il Queens, stava cercando il dispositivo, ma non poteva fare a meno di guardarsi attorno. E gli tornò alla mente la lotta con i chitauri a New York, e il disastro di Sokovia. Questi pensieri lo tormentavano ancora, non era facile poter dimenticare tragedie simili, migliaia di vite spezzate in un solo istante. E tutto si stava nuovamente ripetendo. Alzò lo sguardo e vide il mini phone, era a terra sotto dei massi. Lo prese in mano ma non si accese.
Friday: "Signore, il dispositivo ha subito dei danni, al momento è inutilizzabile, non può ricevere od effettuare nessuna chiamata".
Tony: "Ci mancava anche questa. Lo porterò in laboratorio per aggiustarlo".
Friday: "la signorina Potts sta cercando di mettersi in contatto con lei, attivo la chiamata?".
Tony: "Pepper, che succede? Ti prego almeno tu dammi qualche notizia positiva."
Pepper: "Tony, abbiamo un problema con Peter, non siamo riusciti a fermarlo. C'era un'astronave che stava atterrando, e... ha voluto a tutti i costi precipitarsi per dare un'occhiata. Pensa siano i nemici e ha detto che doveva fermarli prima che fosse troppo tardi. Mi dispiace, ma è davvero testardo. Ti somiglia molto per certi aspetti".
Tony: "Oh dio, che giornata... gli avevo appena detto di non prendere iniziative. Giuro che alla fine di questo casino, lo uccido con le mie mani. Dammi le coordinate dell'astronave, lo raggiungo il prima possibile".
Peter intanto con il cuore in gola si stava recando proprio dove l'astronave sarebbe atterrata. sapeva quali erano gli ordini di Tony, ma se da quel veicolo fossero uscito dei nemici, lui aveva il compito di fermarli. Atterrò su uno degli anelli situati a mezz'aria. Erano enormi, non sapeva assolutamente di cosa si trattasse, ma ne era affascinato. Intanto da lì, poteva avere un'ottima visuale di cosa gli si prospettava davanti. E non era certo un bellissimo spettacolo. Continuò la sua traversata, fino a che l'astronave non si posò sul suolo. Atterrò anche lui in quell'istante e si levò in piedi, ritto con lo sguardo fisso verso di essa. Non aveva idea di cosa si sarebbe trovato davanti, ma si sentiva comunque forte e pronto a combattere. Lo sportello si aprì e ne uscirono alcuni membri, tranne qualcuno, tutti gli altri sembravano avere un aspetto umano e non gli parve nemmeno avessero intenzioni minacciose, ma restò comunque in guardia. Quando si avvicinarono gli intimò di fermarsi.
Peter: "Ehi, aspettate un attimo. Non posso permettervi di andare oltre. Se volete distruggere questo pianeta, dovrete prima fare i conti con me!".
Peter sembrava sicuro delle sue parole, non si era mai sentito così importante prima d'ora. Era un Avenger e sentiva grandi responsabilità sulle spalle.
I membri dell'astronave scesero tutti a terra e guardarono Peter in modo curioso e confuso. Quando finalmente raggiunsero la luce, si videro perfettamente le loro sagome. Peter non credeva ai suoi occhi.
Peter: "Oh, cavolo! Non ho mai visto persone così strane! E quello cosa diavolo è? Sembra una specie di albero, ma sta camminando.. e c'è anche un procione... che imbraccia un fucile... Wow quando lo dirò a Ned non mi crederà!
Peter davanti a sé non aveva dei nemici, ma si trattava proprio dei Guardiani della Galassia, e uno di loro non sembrava particolarmente felice della sua presentazione.
Rocket: "A chi hai dato del procione, ridicolo elfo blu e rosso? Se dici di nuovo quella parole ti infilo questo coso su per il culo e ti assicuro che non sarà una bella esperienza".
P.Quill: "Ehi tu, sei uno dei buoni o uno dei cattiv? Giusto per informazione, sai di questi tempi non si capisce più niente".
Peter: "Ah io beh.. io sono un Avenger! E voi siete..." Peter spostò lo sguardo di lato notando un volto molto famigliare "Tu sei... aspetta un momento. Ho già visto quella faccia da qualche parte, ma hai qualcosa di diverso... Certo! Non hai il mantello! Sei Thor, cavolo! Il dio Asgaradiano! Wow non posso crederci, sono proprio di fronte al potente Thor!".
Thor sembrava compiaciuto, e mostrava a tutti un sorriso altezzoso.
Thor: "Hai detto di essere un Avenger? Non ti ho mai visto prima, stai mentendo ragazzo?"
Peter: "No, non sto mentendo. Lo so, sono un Avenger da.." Peter si guardò l'orologio " praticamente due ore. Lo so, è pazzesco, ma Stark ha detto che da oggi ne faccio ufficialmente parte. E... cavolo non sai da quanto desideravo di conoscerti!"
Thor: "Hai detto Stark? Tony Stark? Parli dunque di Iron Man. Allora sei sincero. Possiamo fidarci di lui, ragazzi, è dalla nostra parte!"
Proprio mentre Thor si stava avvicinando a Peter per salutarlo, arrivò Tony atterrando malamente con la sua armatura, tanto era preoccupato per quello stava avvenendo davanti ai suoi occhi.
Tony: "PETER!" Tony gridò più forte che poteva, e sembrava davvero arrabbiato. "Tu mi hai stufato! Cosa devo fare con te? Ti è così difficile riuscire a fare una sola cosa di quello ti dico? Se non fosse per la situazione d'emergenza ti avrei strappato quel costume di dosso!"
Tony era furibondo. Ma in quel momento Thor si fece avanti con un grande sorriso.
Thor: "Stark, che bello vedere una faccia amica! Questo giovane midgariano mi stava raccontando che vi conoscete e che ora fa parte degli Avengers".
Tony guardò Thor scioccato in primo momento, ma poi si ricordò del racconto di Bruce.
Tony: "Oh, merda, giusto. Banner me lo ha detto che ora sei conciato come una specie di tossicodipendente che se ne va in giro a combattere in incontri clandestini sparsi nell'universo. Sì, è un Avenger, ma non so ancora per quanto".
Thor: "Sei informato su quello che sta succedendo?"
Tony: "Purtroppo sì. Come puoi vedere con i tuoi occhi, la situazione è piuttosto critica. Stavo appunto cercando di mettere in atto una strategia insieme a Banner e al dottore o stregone, non ho ancora capito quale dei due sia il suo ruolo principale. Ma dato che nessuno mi ascolta, hanno deciso di agire senza nessuna tattica concordata" Tony poi si voltò verso i Guardiani "Ah, loro sono tuoi nuovi amiici?"
Thor: "Li ho incontrati per caso nello spazio, o meglio sono finito addosso alla loro astronave dopo aver affrontato Thaons e mi hanno salvato. So che possono sembrare un po' strani all'inizio, ma è brava gente".
Tony: "Oh no, non trovo affatto strano un albero che cammina, la sorella minore di Hulk, una... cosa con le antenne e un procione antropomorf..."
Peter: "Non lo dica Signor Stark! E' molto sensibile sulla questione".
Rocket: "Pensate tutti di essere migliori di me? Un elfo con una tutina blu e rossa, e un uomo dentro una lattina che parla. E sarei io quello strano? Perché non li ammazziamo e basta!?" Rocket si rivolse verso Peter Quill e le sue intenzioni sembravano piuttosto serie.
Groot: "Io sono Groot!" 
Tony: "Ha appena detto io sono Groot? L'albero ha parlato? Ok, forse dovrei smettere di bere alcolici di bassa qualità".
Thor: "Vengono tutti da altri pianeti, ma Quill è terrestre, come voi. E formano i Guardiani della Galassia. Difendono, appunto la Galassia dai pericoli, come facciamo noi Avengers sulla Terra. Adesso sono nostri alleati, ci siamo uniti per affrontare questa minaccia".
Rocket: "Veramente io non ho mai detto di volerlo fare".
Tony: "Oh, ottimo. Sono... esterrefatto! Ah, perché tu e la tua nuova squadra non passate da me, così potremo fare le dovute presentazioni prima di scendere in battaglia e.. probabilmente morire".
Thor: "Non è la mia nuova squadra, io ne avevo già formata una: i revengers" Thor sorrideva fiero. "Io, Banner, Loki e Valchiria". Questa volta aveva un sorriso amaro sulla bocca.
Tony: "Loki? Quel Loki? Quello che ha cercato di ucciderci?"
Thor: "E' una lunga storia, Stark. Forse è meglio se ne parliamo in un luogo più tranquillo".
La squadra si riunì nella nuova Avengers Tower di Tony.
Thor: "Questo posto non è lo stesso di due anni fa o mi sbaglio?"
Tony: "No, non ti sbagli. Ho venduto quella vecchia circa un anno fa, e adesso abbiamo questa nuova sede. C'era bisogno di aria nuova. Non ti piace?"
Thor: "Oh no, è perfetta!"
Drax: "C'è un sacco di roba qua dentro, sembra come la nostra nave, solo più ordinata. Questo cos'è?"
Tony: "No, non toccare niente! Tu con la giacca rossa, puoi dire all'uomo primitivo di non mettere le mani ovunque? Tutto ciò che vedete in giro vale più delle vostre vite messe insieme".
Thor: "Ora che siamo qui, volevo parlarti di Loki. Lo so che può sembrarti assurdo ma.."
Tony: "Cosa dovrebbe sembrarmi assurdo? Loki fa sempre lo stesso gioco. Me lo ha detto Banner, della gemma. L'ha data a Thanos e ora abbiamo un Titano pazzo con due gemme dell'infinito che vuole raccoglierne altre e diventare l'essere più potente dell'universo. Grazie a Loki."
Thor: "Ti sbagli! Banner non ha raccontato la versione esatta dei fatti. Lui non c'era in quel momento. Non può sapere come sono andate le cose! Loki non gli ha dato il Tesseract per egoismo, ma lo ha fatto per salvarmi. Thaons mi stava uccidendo, non riuscivo a liberarmi dalla sua morsa, la sua forza è straordinaria., nemmeno con il potere dei fulmini ho potuto fare nulla. Loki ha barattato il Tesseract con la mia salvezza. Thanos mi ha lasciato andare e in cambio ha preso la gemma dello spazio e Loki. Adesso è con lui, dovrà servirlo come suo padrone. Io gli ho promesso che lo avrei liberato, sono in debito con mio fratello".
Mantis: "Oh, ogni volta che ascolto questa storia mi commuovo. Il cuore del grande Thor è così pieno di dolore".
Thor: "So che in passato mi ha tradito più volte, e ha commesso molti errori, ma... questa volta si è sacrificato per qualcun altro. Lo ha fatto per me ed io ho lasciato che lo portasse via" Thor era commosso, nonostante ci fossero state tante divergenze tra i due fratelli, il dio del tuono non poteva fare a meno di volergli bene, e si sentiva davvero mortificato per non aver fatto nulla. Era in evidente pena per Loki.
Tony: "Che momento toccante, sono quasi commosso anche io. Ad ogni modo, Thanos al momento ha due gemme, noi dobbiamo fare in modo che non prenda le altre quattro. Due sappiamo che al momento sono al sicuro".
Gamora: "Tu sai chi ha le altre gemme? Perché non lo hai detto subito? Se abbiamo anche noi delle gemme a disposizione, allora abbiamo una chance di farcela. Basta usarle contro di lui".
Tony: "Sarebbe una buona idea, verdina, se non fosse che una delle gemme tiene in vita un nostro amico".
Thor: "parli di Visione, giusto? Lui ha la gemme della mente. Se la togliessimo, morirebbe..."
Tony: "Non so cosa accadrebbe di preciso, ma è ciò che lo rende umano, temo che senza quella sarebbero solo una specie di fantoccio fluttuante senza coscienza. Tipo lo spaventapasseri del Mago di Oz. Hai presente?"
Thor e Gamora si guardarono senza capire ciò Tony avesse appena detto.
Tony: "Oh, certo, sto parlando con un dio Asgardiano e un'aliena. Cosa vuoi che ne sappiano del mago di Oz, Tony".
Peter: "Oh io lo conosco! Ho afferrato la metafora". 
Tony appoggiò una mano sulla fronte, pensando a quanto fosse difficile parlare con gente così strana. Erano lontani i tempi in cui aveva a che fare con persone più simili a lui, con le quali affrontare discussioni logiche senza incomprensioni. Non fu difficile ripensare ai momenti passati con gli altri membri della squadra: Natasha, Clint, Visione, Wanda, Rhodes, Steve... Steve. In quel momento gli scappò un sorriso sarcastico. Era buffo pensare che nonostante fosse così simile a lui, si riuscissero a creare molti più malintesi di quanto potesse succedere con un gruppo di alieni provenienti da varie galassie.
Gamora: "Perché sta ridendo?"
Thor: "Oh, non saprei".
Peter Quill: "Anche noi abbiamo una gemma, o meglio, ce l'ha la Nova Corps, L'abbiamo lasciata a loro per sicurezza".
Gamora: "E' vero, quindi tre gemme per ora sono in mani sicure. Ma a questo punto dovremmo riunirle anche noi per riuscire a sconfiggerlo".
Tony: "Non appena riuscirò a mettermi in contatto col Dottore, potremmo parlare meglio della questione, dopotutto anche lui ne possiede una".
Thor: "Dottore? Parli di Strange?".
Tony: "Oh, vedo che hai avuto il piacere di incontrarlo".
THor: "Sì, è stato lui ad indicarci dove si trovasse mio padre, così abbiamo potuto salutarlo per l'ultima volta".
Tony: Tuo padre è morto? Odino, il re degli dèi è morto? Ottimo, se anche voi dèi potete morire come mosche, siamo veramente messi male".
Rocket: "Sapete che vi dico? Sono stufo di questa felice a allegra rimpatriata tra terrestri e Asgaqualunquecosasia. Se continuo ad ascoltare i vostri patetici discorsi strappalacrime, mi verrà la rabbia. Mi farò un bel sonnellino su questa morbida poltrona".
Tony: "Togli quel culo peloso dalla mia poltrona. L'ho appena fatta ripulire e non mi va che ci si sieda sopra un procione selvatico pieno di pulci"
Tutti si guardarono, se c'era una cosa che li spaventasse più di Thanos, quella era sicuramente un Rocket furioso.
Rocket: "Che cosa hai detto? Che problemi hai, uomo latta? Stai cercando una guerra con me? Sei per caso razzista verso gli animali antropomorfi?"
Tony: "Senti, è ora che tu metta da parte questa tua sorta di... complesso di inferiorità e disturbo della personalità. Devi accettare il fatto che sei un procione, un procione parlante, ma pur sempre un orsetto lavatore. Fattene una ragione, vedrai che dopo sarai in pace con te stesso e con il mondo".
Rocket: "Vediamo se tu accetti questo in quella tua fogna di bocca, amico"
Rocket puntò il suo fucile verso Tony e tutti urlarono pensando al peggio, quando Peter Quill, riuscì in qualche modo a calmare la situazione.
Peter Quill: "Gente, balliamo?". Peter Q. accese il suo lettore musicale Zune, e la musica partì all'improvviso. La stanza risuonava ora tra le note di Mr Blue Sky, e Star Lord si fece trascinare con un balletto energico e piuttosto goffo, lasciando i presenti decisamente storditi.
Peter Parker non si fece certo attendere, e si unì anche lui in un ballo eccentrico e fuori luogo. 
Tony: "Ah, tutto questo è surreale. Non sta accadendo davvero. Sono certo sia frutto di una mia condizione psicologica dovuta ad un forte stress post traumatico".
Thor: "Sì, è piuttosto imbarazzante, voi midgariani siete così.. eccentrici".
Tony: "Va bene ok basta! Finiamola, per favore! Ho detto BASTA!
La musica si spense e calò un silenzio imbarazzante. 
Peter Quill: "Era solo per allentare un po' la tensione. Il ballo scioglie i muscoli irrigiditi, e qui siamo tutti piuttosto tesi".
Tony: "Sì, siamo tesi perché tra non molto, probabilmente, verremo tutti uccisi da un titano folle e ti dirò che la cosa non mi fa rilassare! Ok, ora è il caso di rivedere le nostre priorità e decidere il da farsi.

Nel Wakanda intanto la situazione si stava allarmando.
Steve: "C'è qualcosa che non va? Vedo molta gente agitata nei dintorni".
T'Challa: "Purtroppo abbiamo pessime notizie. Alcune mie guardie sono state uccise, sembra sia arrivato un esercito guidato da un alieno che li comanda.Sono creature fortissime. Temo che la guerra sia arrivata, Steve, e io dovrò scendere in battaglia".
Steve: "Allora verrò con te".
T'Challa: "No, non sei dovuto a combattere una guerra in nome di un popolo che non ti appartiene. Questa non è la tua guerra, ma la nostra. Del Wakanda".
Steve: "Non appartengo a questo popolo, ma questo popolo ha fatto molto per me e i miei amici. Ci avete permesso di restare, ci avete fornito delle nuove armi e nuove identità. Avete ricostruito il braccio di Bucky, cercando anche una soluzione per il controllo della mente. Non posso dimenticare tutto questo. Avete fatto più di quanto avreste dovuto, e io ve ne sono grato. Perciò se adesso qualcuno vuole distruggere questo posto mi sento in dovere di proteggerlo".
T'Challa: "Grazie, sei un uomo leale e coraggioso. Ti ammiro. Non ti impedirò allora di combattere al mio fianco. Anzi, ne sarei onorato. C'è una cosa che devi sapere, prima. Un segreto che sto tentando di proteggere da molto tempo, ma evidentemente non è servito, perché qualcuno lo ha scoperto, ed è venuto qui per impossessarsene".
Steve: "Ti ascolto".

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Capitolo 6
*** Ho bisogno di te ***


In quello stesso istante una figura sospetta si palesò all'improvviso di fronte a degli increduli Steve e T'Challa. Non si capacitavano di come potesse essere spuntata così dal nulla. La figura uscì da una specie di cerchio illuminato che si richiuse alle sue spalle. Era alta, con degli strani abiti e un mantello. Strange era arrivata nel Wakanda, per avvertire il Re e il suo popolo dell'imminente minaccia.
Strange: "Sua Maestà T'Challa, Capitano Steven Grant Rogers. Sono il Dr. Stephen Vincent Strange, rinomato neurochirurgo, nonché praticante di arti magiche nel tempo libero. Felice di conoscervi.
Steve e T'Challa erano confusi, il loro istinto gli diceva di restare sulla difensiva, non avevano idea di chi fosse quello strano tizio apparso dvanti ai loro occhi.
T'Challa: "Chi sei? Come hai fatto ad apparire così all'improvviso?"
Strange: "Mi sono appena presentato, pensavo bastasse. Vi prego, rilassatevi, non sono vostro nemico. Se può esservi di conforto, ho già fatto la conoscenza del genio miliardario Anthony Edward Stark. Immagino lo conosciate".
Steve: "Tony... hai parlato con lui?"
Strange: Sì, non molto tempo fa. Sapete, a New York tira una brutta aria e stiamo cercando di capirci qualcosa".
T'Challa: "Sappiamo di New York, ma purtroppo al momento abbiamo perso le comunicazioni. Ci sono novità?"
Strange: "Al momento la situazione è stazionaria, c'è un po'di caos, ma sembra non essere spuntato ancora nessun alieno invasore. Invece so che qui le cosa vanno peggio".
Steve: "Hai parlato anche con altri Avengers? Sai chi sono, vero?"
Srange: Sì, ho conosciuto Bruce Banner. Poi ci siamo separati perché sono venuto qui. E so che in questo posto si trova qualcosa di molto importante, non è così, Sua Maestà?"
T'Challa: "Che cosa ne sai?"
Strange: "Abbastanza, direi. Sai che sono venuti qui per quella, vero?"
Steve: "Per cosa? E' il segreto di cui mi volevi parlare?"
T'Challa: "Sì, esatto. Qui nel Wakanda, non abbiamo solo uno dei metalli più straordinari della Terra, ma possediamo qualcosa di ancora più prezioso e potente. E' una gemma, e so che ha poteri immensi. E' qui da generazioni. Prima di me c'era mio padre a custodirla, ora sono io il suo guardiano".
Steve: "Quale gemma?"
Strange: "La gemma dell'anima, la più potente gemma in assoluto. Sai cosa sono le gemme dell'infinito, Steve?"
Steve: "Sì, qualche anno fa ci siamo imbattuto in una di loro, che ha portato solo morte e distruzione di mezza New York. E un'altra la possiede un nostro amico".
Strange: "Esatto, e una la custodisco io nel mio Santuario a Manhattan. Ne restano altre tre, due delle quali sono già in possesso di Thanos".
Steve: "Thanos? Chi è?"
Strange: "E' proprio quello di cui sono venuto a parlavi"

Nel frattempo nella Torre degli Avengers, Tony cercava ancora di riparare il cellulare, quando Friday lo avvisò del ritorno di Bruce.
Tony: "Banner, dove diavolo eravate finiti tu ed Harry Potter?"
Peter: "Harry Potter esiste davvero?"
Bruce: "Scusaci Tony, ma Strange voleva assicurarsi di persona della situazione lì fuori. "
Tony: "Ce ne siamo assicurati anche noi" Tony guardò tutta la combriccola che si era creata nell'ultima ora.
Bruce: "Chi è tutta questa gente? Accidenti, si vede che sono stato via per molto temp... Thor?"
Thor: "Banner, sei vivo allora?"
Bruce: "Sì, sono vivo.. e anche tu, vedo"
Tony: "Bene, ora che avete appurato entrambi di essere vivi e vegeti, posso sapere dov'è 'lo strano dottore'?"
Bruce: "Oh sì, giusto. Strange si trova nel... Wakanda. Mi pare si chiami così. E' una regione dell'Africa, non so bene..."
Tony: "So cos'è il Wakanda. Cosa diavolo ci fa laggiù?" Tony era sorpreso, sapeva che era lo stato in cui viveva T'Challa, e la cosa lo insospettiva.
Bruce: "Ha detto che doveva parlare con un certo Re o qualcosa... ah e sì, anche con Steve".
Tony sussultò. Aveva davvero sentito quella parola. E non potevano esserci altri Steve, no, non poteva essere una coincidenza.
Bruce: "A quanto pare le cose laggiù sono messe molto peggio di qui".
Tony: "Vuoi dire che... Rogers è lì? O e... in che senso la situazione è messa peggio? Non dirmi che questa roba è arrivata anche lì".
In verità Tony avrebbe voluto continuare a chiedere informazioni su Steve. Era così pieno di domande che cercavano una risposta, ma non poteva concentrarsi solo di lui, non in un momento simile, e non poteva far vedere agli altri quanto la questione gli stesse a cuore.
Bruce: "Sì, mi ha detto solo che ci sono degli alieni pronti a fare una guerra. Non ne so molto, Tony, mi dispiace. Comunque dovrebbe tornare. Ma cosa ci fa Steve nel Wakanda? E, per caso sapresti... sì insomma..."
Tony: "La Romanoff, Wilson e" Tony si prese due secondi per pronunciare il suo nome "Rogers, si sono divisi dagli Avengers. Non ho più loro notizie da un anno e mezzo. Beh,ora so dov'èSteve. E Visione e Wanda sono sotto copertura. Li ho aiutati io. Sono tutti ricercati dal governo perché non hanno firmato l'atto di registrazione". C'era ancora dolore nel pronunciare queste frasi. Tony non avrebbe mai smesso di sentirsi in colpa per i suoi amici.
Bruce lo guardava timidamente, non osava chiedere altre spiegazioni. Ma avrebbe desiderato più di ogni altra cosa rivedere la sua Natasha.

Strange, Steve e T'Challa continuavano la loro conversazione.
Strange: "Thanos è un Titano che appartiene alla razza degli Eterni, non starò qui a dilungarmi sulla sua biografia, tutto ciò che dovete sapere è che uno degli esseri più potenti dell'universo, e per qualche motivo anche molto, molto arrabbiato. Vuole trovare queste gemme per completare la collezione e diventare un dio indistruttibile, in grado di dominare ogni cosa. Onnipotente, onnisciente, dominerebbe tutti gli universi conosciuti e non esisterebbe più nessuno in grado di fermarlo".
Steve: "Cavolo, sembra al quanto spaventoso".
Strange: "Lo è, ma lo sarà ancora di più se riuscirà a prendere tutte e  sei le gemme e metterle sul suo guanto. Non è solo, si fa aiutare da un gruppo di fidati soldati chiamato Ordine Nero, a quanto pare stanno cercando tutti le gemme. Uno di loro si trova qui, si chiama Gamma Corvi e sta mettendo su un esercito di migliaia di creature molto potenti. Thanos vuole la tua gemma, Maestà, e non si fermerà di fronte a nulla.
T'Challa continuava a guardare Strange in modo diffidente. Certo, sapeva che prima o poi qualcuno sarebbe arrivato per rubarla, ma non si aspettava qualcosa di così pericoloso.
Steve: "Noi lo combatteremo, chiunque sia questo Thanos, anche se è potente, lo affronterò"
Strange: "Lo so che sei stato potenziato, Rogers. Ma non basterai da solo".
T'Challa: "Non è da solo, se questi alieni hanno un esercito a disposizione, allora dovranno passare prima sul mio".
Strange: "C'è bisogno di molto di più. Una squadra come gli Avengers, uomni straordinari con poteri eccezionali".
Steve: "Gli Avengers si sono divisi, ma... forse se la situazione è davvero così disperata, allora potremmo mettere da parte le divergenze e allearci nuovamente per combattere questa minaccia. Se solo riuscissi a mettermi in contatto con Tony..."
Strange: "Questo posso farlo io, ma non so quanto vi sarà d'aiuto. Anche se la situazione a New York è ancora stabile, presto sarà l'inferno anche lì, e dovrà essere protetta"
T'Challa: "Allora cosa dovremmo fare? Se sei così bravo con le arti magiche, perché non resti qui a mostrarci cosa sai fare? O l'unica cosa in cui sei bravo è dare fiato alla bocca?"
Strange: "Purtroppo ho il Santuario da sorvegliare, non posso lasciare la gemma incustodita. Farò avere il tuo messaggio a Stark, Steve".
Strange, esattamente come era apparso dal nulla, scomparì lasciandosi dietro a sé solo una flebile luce emanata dal suo cerchio magico.

Riapparve a New York, nella nuova sede degli Avengers, dove il gruppo era nel mezzo di un'importante discussione.
Strange: "Scusate se vi interrompo, sono venuto a portare dei messaggi".
Tutti si voltarono per guardarlo con espressioni incredule sui volti. Si chiedevano da dove fosse sbucato fuori così all'improvviso,
Bruce: "Ve lo avevo detto che sarebbe tornato!"
Tony: "Ottimo, quali messaggi hai da darci, dottore?"
Strange: "Ho un messaggio per te da Steve" 
A Tony salì il cuore in gola, finalmente avrebbe saputo qualcosa in più sul suo amico?
Strange: "A dire il vero non è un vero e proprio messaggio, ma... mi ha fatto capire di aver bisogno del tuo aiuto"
Tony rimase per un attimo col fiato sospeso, stava davvero ascoltando quelle parole? Steve aveva bisogno del suo aiuto e in qualche modo era riuscito a farglielo sapere. La cosa assurda era che Tony avrebbe voluto dirgli la stessa cosa. Se entrambi avevano bisogno l'uno dell'altro, come diavolo avrebbe fatto a risolvere questa situazione? Adesso la cosa che più lo preoccupava, era sapere che Steve si trovasse in difficoltà, conosceva la sua forza, e non era certo uno da farsi abbattere facilmente, la situazione doveva davvero essere critica. Più di ogni altra cosa si domandava cosa ci facesse laggiù. Forse lo aveva fatto per nascondersi dalle autorità? Forse perché T'Challa gli aveva chiesto aiuto? O forse perché voleva fuggire da lui? E la terza opzione, per quanto la più improbabile, gli sembrò la più veritiera, a dimostrazione di quanto il suo ego fosse ancora intatto.
Strange intanto raccontò le stesse cose che aveva appena detto al Capitano e al Re di Wakanda, sotto l'incredulità di alcuni, e lo sconforto di chi aveva già avuto a che fare con il Titano.
Tony: "Bene, se Rogers ci chiede aiuto, allora noi glielo daremo". Pensava già ad un piano, il tutto doveva essere fatto il più velocemente possibile vista la situazione di emergenza. Era convinto che il peggio si trovasse a New York, ma così non era. Sapere di non poter essere al suo fianco in battaglia, lo tormentava.
Star Lord: "Scusate, qualcuno mi spiega cos'è il Wakanda? Non vivo sulla Terra da praticamente.. sempre! Devo aver dimenticato alcune nozioni di geografia"
Rocket: "Che diavolo ti importa di questo Wakanda, io mi chiedo cosa ci facciamo qui? Perché non ce ne torniamo sulla nave e continuiamo a fare quello che abbiamo sempre fatto?"
Tony: "Perché anche se ve ne andaste ai confini dell'universo, prima o poi Thanos vi troverà"
Rocket: "E perché dovrebbe trovarci? Non abbiamo nessuna di queste gemme dell'infinito, noi ci facciamo gli affari nostri, e lui si fa i suoi".
Gamora: "Credo che la situazione sia più complessa di così, Rocket. Se prenderà tutte le gemme diventerà un dio onnipotente. Il suo unico scopo è quello di distruggere ogni cosa, compreso l'universo per come lo conosciamo".
Star Lord: "Il nostro compito è proteggere la Galassia, la Terra ne fa parte, ed è il mi pianeta natale, per cui resterò qui a proteggerlo. Non vi costringerò a seguirmi"
Drax: "Io sono con te, se c'è qualcosa da distruggere, io ci sono"
Gamora: "Ci sono anche io, tanto comunque o moriremo qui, o moriremo nello Spazio".
Star Lord: "Grazie, ragazzi". Peter Quill si girò verso Rocket in cerca di una sua risposta affermativa.
Rocket: "Oh, e va bene! Non ho voglia di morire, perciò almeno vedete di non fare le femminucce. Spacchiamo il culo a questo Titano".
Tony: "Ottimo, è bello vedervi andare così d'accordo. Ora che abbiamo avuto la conferma che i Guardiani ci aiuteranno, direi che possiamo iniziare a mettere in atto un piano difensivo"
Bruce: "In che modo possiamo aiutare Steve e gli altri?"
Tony: "E' proprio quello di cui volevo parlare. Caro Banner, tu sarai un elemento fondamentale. Loro hanno già un esercito, ma non basterà contro mostri simili, ci vuole qualcuno di più... qualcosa di più grosso e potente".
Bruce capi immediatamente a chi si riferiva Tony, anche se la cosa non gli faceva affatto piacere.
Thor: "Se ti stai riferendo ad Hulk, Banner non può trasformarsi di nuovo, rischierebbe di restare per sempre nei panni dell'amicone verde".
Tony: "E' così?"
Bcruce: "Beh, sono stato Hulk così tanto tempo, e non è stato semplice tornare ad essere Bruce ma... Accidenti, questa è una situazione d'emergenza, non possiamo stare qui a rimuginarci, non possiamo pensare a noi stessi. Prima di tutto c'è una guerra da affrontare e il mondo da salvare, anzi, l'intero universo. Credo che Hulk sarà molto più utile di me".
Tony: "Non voglio costringerti, Banner, se non te la senti possiamo trovare un altro modo"
Bruce: "No, tranquillo. Ci sono". Bruce sorrise, era molta la paura di non tornare più in sé, ma sapeva di dover fare la cosa giusta. Sapeva di essere un'arma potente e per quanto non gli piacesse, sapeva che non poteva tirarsi indietro.
Tony: "Grazie, Banner. Ma non sarai da solo. Ho in mente altre due persone che potranno essere utili in battaglia. L'esercito di Wakanda è soprattutto una forza di terra, quindi ci sarà bisogno anche di forze aree per colpire dall'alto e avere una visuale maggiore". 
Tutti si guardarono pensando a chi potesse essere la forza area, dopotutto nessuno dei presenti aveva il potere del volo
Tony: "Ecco perché ho pensato al mio amico Rodhey. War Machine sarà utile, e ho potenziato la sua armatura dall'ultima volta".
Pepper: "Sei sicuro, Tony? Dopo quello che è accaduto..."
Tony: "Rhodey si è ripreso del tutto e sono sicuro sarà più che lieto di poter dare una mano. Non si tira indietro di fronte a niente, è testardo e indissolubile. E' più di un anno che mi assilla di voler riprendere l'armatura e tornare in servizio. Credo che ora sia giunto il momento".
Pepper: "E l'altro, allora?"
Tony: "Ci penserò dopo. Ora devo fare due chiacchiere con Banner"
Tony portò Banner nella sala delle armature, e gli spiegò che avrebbe usato lui la sua Hulkbuster per arrivare nel Wakanda, e che in questo modo sarebbe potuta essere un'arma aggiuntiva e soprattutto uno scudo di protezione nel caso non fosse riuscito ad attivare il mostro verde.
Tony: "Allora, te la senti di usarla? Insomma, sei uno scienziato, sei intelligente, sono certo non farai fatica ad imparare dei comandi un po' più complicati di un'auto"
Banner: "Dopo aver guidato un'astronave, credo che nulla mi sarà più impossibile"
Tony: "Accidenti, Banner, dov'è finita la tua modestia? Sai, che sono io l'unico egocentrico pieno di autostima"
Bruce sorrise, Tony in fondo, non era cambiato per niente dall'ultima volta.
Tony: "Un'altra cosa. Fammi il piacere di dare questo a Rogers, quando arrivi".
Tony diede lo scudo di Steve, lo aveva fatto aggiustare, apportando anche delle modifiche per migliorarne le capacità.
Bruce: "Perché ce lo hai tu? Accidenti, in tutto questo trambusto, non hai ancora avuto modo di raccontarmi quello che è successo. Spero non sia nulla di grave"
Tony: "Tranquillo, solo qualche di disguido. Sai, ci può stare in una squadra, tra colleghi. Soprattutto quando un vecchietto attempato crede di essere il leader indiscusso facendo credere a tutti di avere la ragione in tasca dividendo così metà squadra.
Bruce: "Sei incredibile, Tony. Nonostante stai cercando in tutti i modi di aiutarlo, continui a fingere questa sorta di odio/antipatia nei suoi confronti".
Tony: "A dire il vero stavo parlando di me".
Bruce rimase sorpreso, non si aspettava che Tony si rimproverasse e ammettesse i suoi sbagli. Allora forse, era davvero cambiato.
Tony: "Vedi di stare attento. Mi riferisco all'armatura. Per favore non ammaccarla troppo. Sai, è nuova e costa un occhio della testa".
Bruce: "Certo, stai tranquillo, farò attenzione. E porterò i tuoi saluti a Steve".
Tony: "Questo non te l'ho chiesto"
Bruce: "Ma io lo farò lo stesso". Bruce fece un grande sorriso verso Tony. Non aveva idea se si sarebbero rivisti.

Anche Rhodes raggiunse la base, sia lui che Bruce erano ormai pronti a partire, quando videro di fronte a loro materializzarsi un uomo con un casco metallico. 
Bruce: "Come sei apparso dal nulla? Avete tutti questi poteri magici, adesso.."
Tony: "Veramente è sempre stato qui, Banner, solo che non potevate vederlo".
Si trattava proprio di Scott Lang, Ant Man.
Scott: "Salve, salve, ciao.. ehi, noi già ci conosciamo! Ora siamo nella stessa squadra, giusto?" Riferendosi a Rhodes, il quale lo salutò solo con un cenno.
Peter: "Tu sei quello che è diventato enorme e io poi ho fatto cadere avvolgendoti con la mia ragnatela! Figo, ancora me lo ricordo, è stato pazzesco quello scontro!"
Scott: "Sì, mi ricordo anche io. Eri piuttosto fastidioso"
Peter: "Lo so!" Peter mostrava il suo solito entusiasmo, era difficile per lui restare serio e mantenere toni più adulti, nonostante si sforzasse. Trovarsi insieme a tante persone straordinarie lo eccitava da morire.
Tony: "Ho chiamato Scott perché penso possa essere utile viste le sue determinate qualità. E poi mi deve un favore".
Peter: "Perché? Noi lo abbiamo battuto"
Tony: "Perché dopo che.. qualcuno lo ha fatto uscire dalla prigione insieme agli altri, ho fornito io a Scott una copertura"
Scott: "Sì, perché ti sentivi in colpa"
Tony: "Vuoi che contatti Ross?"
Scott: "E ora mi manda a combattere in guerra in un posto dimenticato da Dio. Bella roba".
Tony: "Credo che Dio si sia dimenticato di tutti noi a questo punto. Ricordati che lo fai per tua figlia"
Scott: "Oh, ora fai il sentimentale? Ho accettato solo perché comunque viste le premesse, moriremo in ogni caso. Almeno avrò visitato un posto nuovo".
Peter: "Oh, andiamo! Perché siete tutti così negativi? Capisco che questo Thanos faccia paura, ma dobbiamo credere di potercela fare. Vi ricordate di Dart Vader? Sembrava impossibile potesse redimersi, eppure alla fine ha salvato Luke sacrificandosi per lui. Luke ha affrontato i suoi nemici con tutte le sue forze anche se sembrava una battaglia impossibile e ce l'ha fatta. L'impero è caduto e i ribelli hanno avuto la loro vittoria. Se ci impegniamo tutti insieme possiamo farcela. Bisogna credere in noi stessi, in quello che siamo. Vero Signor Stark?"
Rhodes: "Tony, perché hai chiamato di nuovo il ragazzino?"
Tony: "Ok, forse il suo discorso può sembrare un po' infantile, ma ha ragione. Non possiamo affrontare il nemico credendo di perdere, o perderemo davvero. La cosa giusta da fare è dare il massimo, anche se cadremo. Dobbiamo provarci, è questo che fanno gli eroi".
Peter: "Proprio così". Peter ammirava Tony, per lui non era solo un tutore, ma era il suo esempio, il suo idolo. La figura paterna che gli era venuta a mancare dopo la morte di zio Ben. Ed ora si sentiva vicino a lui come mai prima.
Bruce, Rhodes e Scott si misero in viaggio verso il Wakanda. Portavano non sé non solo le armature, ma anche la speranza di tornare.
Tony guardava i suoi amici allontanarsi, aveva il cuore in gola, poteva non rivederli mai più, sapeva che era una possibilità da non escludere, ma ormai bisognava giocarsi il tutto per tutto. Steve era a circa 7 mila km di distanza e non era ancora riuscito a mettersi in contatto con lui, se non grazie ad un messaggio portato da Strange. Sarebbero potuti morire entrambi senza aver mai avuto l'occasione di chiarirsi, di parlarsi e guardarsi negli occhi. Per Tony era un pensiero insopportabile, ma doveva essere forte. Adesso doveva guidare la sua nuova squadra. Doveva dare loro la carica e la speranza di farcela. Non poteva cedere, non poteva mostrarsi debole, anche se in realtà, tutto ciò che avrebbe voluto fare, era soltanto accasciarsi a terra e tiare fuori le lacrime che da troppo tempo stava trattenendo. Più che mai, ora, avrebbe avuto bisogno del sostegno di Steve.

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Capitolo 7
*** New York sotto attacco. Inizia la missione ***


Bruce e Rhodey, nelle loro corrispettive armature, stavano ormai solcando i cieli del continente nero. Lo spettacolo che gli si parava davanti era straordinario: distese immense di praterie e savane, villaggi e i fiumi che si estendevano per chilometri. Da terra, i passanti, guardavano con stupore quegli strani oggetti volanti. Erano come missili che lasciavano dietro una scia bianca fumosa. Molti bambini salutavano con le mani, gli adulti più diffidenti si chiudevano nelle loro case. 
Dopo qualche miglia e qualche ora di viaggio, iniziarono a trovarsi davanti un paesaggio del tutto diverso da quello che avevano appena visto. Infatti erano sparite distese di savana e villaggi incustoditi ma c'era qualcosa di incredibile. Una città moderna, tecnologica quasi futuristica. Rhodes pensò di aver sbagliato coordinate, ma Friday era precisa. Quella città era il Regno di Wakanda. La sorvolarono increduli, si guardavano attorno cercando di scorgere ogni dettaglio. Le coordinate, però, indicavano un punto diverso, c'era ancora qualche chilometro da fare per arrivare al punto preciso in cui T'Challa aveva fatto avere a Strange l'esatta posizione. Finalmente arrivarono. Bruce atterrò quasi perfettamente, nonostante fosse la sua prima volta.
Bruce: "Atterraggio perfetto. Cavolo, mi sa che questa macchina me la tengo io. Oppure dovrò chiedere a Tony di prestarmi i progetti".
Rhodes: "Oh, te lo puoi scordare, amico. Neanche al miglior offerente venderebbe i suoi progetti. Ne è geloso come un papà possessivo con la figlia".
Scott: "Ok gente, devo sgranchirmi un po', mi sento spiegazzato come dei panni prima di essere stirati".
Bruce: "Questa cosa di rimpicciolirsi e ingrandirsi mi fa uno strano effetto".
Scott: "Lo dici tu, che appena ti arrabbi diventi un gigante color pisello? Piuttosto, sei sicuro di riuscire a farlo? Vorrei vederti dal vivo. Questa cosa delle radiazioni gamma mi incuriosisce un sacco. Devi parlarmene quando avremo finito il lavoro. Sai, io uso le particelle Pym per fare questa "cosa". In realtà è stato tutta una messa in scena di Hank Pym, voleva che lo sostituissi, così mi ha fatto trovare la tuta e mi ha anche insegnato a parlare con le formiche. Ah... ogni tanto mi torna in mente il povero Anthony... Oh, conosci Hank Pym, vero?"
Rhodes: "Ma che diavolo, avete tutti la parlantina voi supereroi?"
Bruce lo guardava confuso, in effetti era ancora stravolto dal viaggio e ritrovarsi un paese così distante dal suo lo metteva in agitazione.

Qualche minuto prima, Nel palazzo di T'Challa, si stava tenendo una conferenza; il re annunciava al popolo che il loro Regno era stato preso d'assalto e che l'esercito avrebbe fatto di tutto per difenderlo. Il popolo era devoto al loro nuovo Re, e aveva un'estrema fiducia in lui.
Steve ascoltava il discorso insieme a Sam e Natasha, quando una delle guardie del Re, accorse verso di lui per avvisarlo che qualcosa stava sorvolando i cieli. T'Challa interruppe la conferenza e chiese anche a Steve e agli altri di seguirlo. Quando uscirono fuori si accorsero di quegli strani oggetti, ma Steve capì subito di cosa si trattava.
Steve: "Non sono nemici, quelle sono...le armature di Tony"
Natasha: "Sì, le riconosco, ma una è più grande, è la stessa che aveva usato contro Hulk quando era andato fuori controllo".
Steve: "Sì, esatto. La Hulkbuster, e l'altra... non ne sono sicuro ma, sembra proprio War Machine".
Sam: "Quindi adesso il traditore è venuto ad aiutarci?"
Steve: "Sam, ne abbiamo già parlato"
Sam: Dai, stavo solo scherzando! Sei diventato suscettibile, amico"
T'Challa; "Voglio andare a controllare di persona"
Steve: "Vengo io con te. Nat, Sam, voi restate qui, nel caso.."
Sam: "Sì, nel caso i mostri alieni ci attaccassero. Non ti assicuro che ci ritroverai ancora qui".
Nat: "Che c'è, vuoi scappare, fifone?"
Sam: "Ah ah.. non sei divertente. E comunque ti preferivo rossa".
Steve: "Smettetela voi due, non è il momento di litigare come due bambini"
Sam: "Ok, paparino, faremo i bravi!"
Steve e T'Challa si allontanarono in fretta e Sam e Natasha rimasero ad osservarli.
Sam: "Hai notato anche tu che Steve nell'ultimo periodo è diventato ancora più serio? Anche prima lo era, ma ora è diventato davvero insopportabile"
Natasha: "Steve sta lottando contro i suoi demoni e ha dei sensi di colpa che lo tormentano. Ha anche dovuto abbandonare il ruolo di Capitan America per nascondersi. Non sa più se sia adatto per rappresentare la sua Nazione, tutto ciò in cui credeva lo ha deluso. Le istituzioni, il governo..."
Sam: "Tony.."
Natasha fece un piccolo sorriso sarcastico. "Può darsi, ma credo si senta più in colpa lui verso il nostro Tony"
Sam: "In colpa? Ci ha fatto arrestare. Io, Clint, Scott... non dimentico che ci hanno trattati come dei criminali, Nat. Ci ha traditi"
Nat: "Sai che non era quella la sua intenzione. Andiamo, Tony non vi avrebbe mai fatto rinchiudere in quel posto se lo avesse saputo. Ha cercato di rimediare al suo sbaglio aiutando Steve a catturare Zemo, e sei stato proprio tu a mandarlo da lui"
Sam: "Sì, e poi sappiamo come è andata a finire"
Natasha: "Quella è un'altra storia. Come ti saresti sentito tu al suo posto se avessi visto massacrare i tuoi genitori? E se quella persona si fosse trovata proprio accanto a te? Tony ha reagito d'istinto. Forse sbagliando, ma è umano anche lui".
Sam: "Sembra quasi che tu stia ancora dalla sua parte"
Natasha:"Io mi sento ancora parte di un'unica squadra, Sam. Siamo ancora gli Avengers, e credo che sia arrivato il momento di mettere i dissapori da parte e iniziare a collaborare senza rancori. Siamo tutti dalla stessa parte stavolta".
Sam: "A proposito di Barton, hai saputo qualcosa di lui?"
Nat: "No, purtroppo non ho più avuto sue notizie, ma sono certa stia bene. Forse è tornato dalla sua famiglia, in ogni caso è un tipo che sa cavarsela in ogni situazione".

Steve a T'Challa arrivarono nel punto in cui le armature erano atterrate. Non appena si avvicinarono s accorsero che in realtà erano in tre, e il terzo fu subito riconosciuto da Steve. "Scott?  Come hai fatto?"
Scott: "Sono stato scortato da questo bestione" indicando la Hulkbuster. "Contento? E' arrivata la cavalleria!"
Bruce uscì dall'armatura e questo sorprese non poco Steve, che forse si aspettava qualcun altro.
Steve: "Bruce, questa sì che è una sorpresa! Quanto tempo è passato?"
Bruce: Molto, ho perso il conto ormai. Sono stati anni particolari. Forse Hulk saprebbe raccontarteli meglio".
Steve: "Hulk? Non dirmi che sei stato lui per tutto questo tempo? E' bello rivederti"
Bruce: "Anche per me, Capitano. Oh, ti saluta anche Thor".
Steve: "Chiamami solo Steve, ormai non rappresento più l'America. Vi ha mandati Tony? Hai detto Thor? E' tornato anche lui, allora..."
Rhodes: "Esatto, ci ha mandati Tony. Appena ha saputo che vi serviva aiuto non ha perso tempo a mandarci qui". Rhodey aveva una punta di rimprovero nelle sue parole. Lui era sempre stato devoto al suo amico Tony, e non gli piaceva il modo in cui Steve e gli altri lo avessero tradito. Non sarebbe mai andato ad aiutarli di sua spontanea volontà, ma dava ascolto agli ordini di Stark, e non si faceva troppe domande.
Steve: "Gliene siamo grati. Non appena avrò modo, lo ringrazierò di persona. Ma intanto ringrazio anche voi per essere venuti, lo apprezziamo davvero molto"
T'Challa: "Magari non ne avremo bisogno. Il mio esercito è forte. Comunque apprezzo il gesto di Stark".
Scott: "Non è che per caso, si potrebbe bere qualcosa di fresco? Fa caldo qui.. Che so, magari una spremuta d'arancia?"
Steve: "Sì, prima di prepararci alla battaglia, sarà meglio che conosciate qualcosa di questo posto. E T'Challa potrà fornirvi anche nuove armi. Come avrete potuto notare, il Wakanda è molto ricco di tecnologia. E penso che sarai contento di vedere qualcuno, Bruce"
Steve sorrise, sapendo quanto avrebbe fatto piacere sia a Bruce che a Natasha rivedersi. Erano anni che si era perse le tracce di Banner, e Natasha non aveva mai smesso di chiedersi che fine avesse fatto.

Intanto a New York, il gruppo di Tony si stava preparando a mettere un atto una strategia. Tony ora rappresentava il loro leader, e tutti -o quasi- avevano accettato il suo ruolo affidandosi alle sue tattiche strateghe e alla sua capacità di analizzare la situazione, grazie alla spiccata intelligenza che lo contraddistingueva.
Tony: "Quindi, il nostro compito sarà sorvegliare le aree colpite da questi strani anelli che galleggiano nel vuoto, perché molto probabilmente è lì che i nostri nemici attaccheranno. Dobbiamo quindi restare all'erta e pronti ad agire non appena ce ne sarà bisogno. Ho pensato di suddividerci in gruppi, basandoci sulle capacità di ogni membro. Singolarmente saremmo più deboli e scoperti. Sarete tutti dotati di auricolari, così che potremmo metterci in contatto e chiedere aiuto eventualmente. Se un gruppo dovesse trovarsi in difficoltà, sarà quello più vicino ad inoltrare la richiesta e soccorrere. Gli altri resteranno nelle loro postazioni senza prendere iniziative". Tony guardò verso Peter, era terrorizzato all'idea che il ragazzo potesse fare cose stupide mettendo in pericolo la sua stessa vita e quella degli altri. "Non sappiamo ancora se e quando questo Thanos si farà vivo, non sappiamo che tipo di strategia userà. Sappiamo che ha degli alleati, un piccolo gruppo di gregari chiamato Ordine Nero, tra cui, un membro si trova nel Wakanda per cercare di prendere una delle gemme. E' probabile che verranno anche qui per cercare quelle che sono rimaste. Per cui, il dottore, resterà qui a Manhattan nel suo Santuario per sorvegliare quella che vi è custodita all'interno. L'altra sappiamo che è con Visione, il quale per ora si trova in un posto sicuro con Wanda. Il nostro obiettivo è quello di non farlo arrivare alle gemme, e impedire all'Ordine di attaccare i civili. Sono stato contattato dal Generale Ross, il quale mi ha incaricato di proteggere i civili e attenuare i danni, non sa nulla delle gemme o di Thanos. La verità è che questa è una missione che riguarda solo gli Avengers, non ho voluto allarmarlo più del dovuto, ci avrebbe comunque contrastato sapendo che ci sono altre persone dotate di superpoteri non registrate. Ovviamente se ne accorgerà presto ma cercherò di dissuaderlo. Spero vi sia tutto chiaro. Avete dmande?"
Tutti alzarono velocemente la mano in alto generando una smorfia di fastidio sul volto di Tony. "Oh cielo, avrei dovuto specificare che era una domanda retorica".
Peter: "Io vorrei andare nel Queens, c'è zia May laggiù e sono preoccupato per lei".
Tony: "Questa non è una domanda, ma una richiesta. Deciderò io chi mandare laggiù, attieniti ai piani, ragazzo".
Rocket: Abbiamo il permesso di ammazzare chiunque si metta in mezzo?"
Tony: "No, non potrete ammazzare chiunque. Nemmeno se l'esercito del governo si opporrà. Potrete... rallentarlo, ma non eliminarlo".
Thor: "In tutto questo lo Shield che fine ha fatto? Dov'è Fury?"
Tony: "Oh, bella domanda. Vorrei avere anche io una risposta. Dopo  l'attacco di Ultron non si sono più fatti vivi. Erano in crisi dopo aver scoperto che l'Hydra si era infiltrata nell'organizzazione. E solo Fury e pochi agenti erano rimasti puliti. Se si faranno vivi per darci una mano, saranno ben accetti".
Star Lord: "Cos'è.. questo Shield?"
Tony: "Nulla che al momento vi interessi. Allora iniziamo con le disposizioni.
Thor, tu, e la ragazza verde presidierete Brooklyn Heights.
L'altro cerchio si trova a Staten Island, e sarà sorvegliato da quel coso gigante ramificato e l'altra ragazza bluastra"
Groot: "Io sono Groot"
Tony: "Va bene ok Groot. Non mi abituerò mai a questa cosa. Il ragazzo con la giacca rossa, invece..."
Star Lord: "Sono Star Lord, o Peter"
Tony: "Ne ho già uno di Peter e mi è difficile gestirlo, Star Lord andrà bene. Dicevo, Star Lord, la donna con le antenne.."
Mantis: "Io sono Mantis"
Tony: Oh, andiamo, non me li ricordo tutti. Voi due ed io resteremo qui intorno e sorveglieremo Central Park. E... Peter, tu l'uomo primiti.. zitto, non mi dire il tuo nome, non mi interessa. Voi due e il procione permaloso andrete... nel Queens"
Peter: " Oh sì, grandioso! Grazie Signor Stark!" Peter cercò di abbracciare Tony, ma quest'ultimo si tirò indietro. Tony non era certo tipo da gesti affettuosi, soprattutto se in pubblico.
Rocket: Oh, bene! Proprio il ragazzino petulante, doveva capitarmi. Stammi a sentire, tutina attillata, vedi di non intralciarmi. Non voglio sentire lamentele di alcun tipo, niente capricci, se hai paura te ne torni da paparino. Non sono il tuo baby sitter, chiaro?"
Peter guardava Rocket con aria stupita, ne era quasi intimorito, ma affascinato allo stesso tempo. Per lui quegli strani esseri erano un attrazione imperdibile, avrebbe voluto raccontare tutto al suo amico Ned e anche mostrarglieli di persona.
Peter: "Sentite, io avrei una domanda..."
Tony: "Spero sia inerente alla discussione"
Peter: "Ecco, perché non facciamo tutti una foto ricordo? Insomma, è un momento delicato, potremmo non rivederci più.. Ho qui il cellulare.."
Tony: Ecco, come non detto. No, non faremo nessuna fo.. ok, facciamo la foto. Tutti in posa"
Rocket: "Oh, scordatevelo, non mi metto a fare foto! Ma dai, siamo all'asilo? Non è una festa!"
Peter: "Ti prego, solo uno scatto"
Rocket: "NO!"
Iniziò un'assurda discussione se fare una foto o no, alcuni erano d'accordo, altri meno. All'improvviso l'atmosfera si era rilassata, come se in qualche modo si volesse dimenticare l'imminente minaccia e vivere ancora piccoli momenti spensierati. Ma Pepper mise fine all'allegria con una notizia non proprio positiva.
Pepper: "Tony, ascolta, mi spiace rompere questo momento idilliaco ma sembra ci siano nuovi problemi. E' apparso qualcosa proprio a Time Square sulla 42° strada. Credo sia arrivato il momento di prendere provvedimenti".
Tony: "Ottimo. Inizia la missione, gente. Facciamo vedere a questi alieni di che pasta sono fatti i supereroi"
Ogni gruppo prese postazione nei luoghi assegnati. Il gruppo di Tony fu quello a trovarsi faccia a faccia con il nemico. 
Non avrebbe voluto trovarsi lì, né tanto meno indossare di nuovo l'armatura per combattere, ma non poteva tirarsi indietro, la minaccia stavolta era davvero troppo grande, e si sentiva ancora in dovere di fare qualcosa. Lo doveva fare anche per quella gente che aveva perso i propri cari nelle battaglie precedenti. Doveva farlo per Peter, ormai aveva preso a cuore quel ragazzo e voleva proteggerlo. Dopotutto era stato proprio lui a contattarlo, anni prima, e portarlo a contatto con gli Avengers esponendolo a molti rischi. Non poteva ora mostrarsi debole di fronte a lui. Ma insieme a tutto questo c'era anche qualcos'altro che lo assillava, qualcosa di cui non aveva ancora parlato con nessuno, e non riguardava Steve, stavolta, ma solo sé stesso. Cercò di scacciare questi pensieri e concentrarsi su ciò che si trovava davanti. Non poteva essere Thanos, poiché non corrispondeva alle descrizioni di Thor e Banner, ma faceva sicuramente parte dell'Ordine Nero. Le fattezze ricordavano quelle di una donna, con una sorta di armatura ed elmo sulla testa. Possedeva anche una lancia e il suo aspetto era terribilmente minaccioso. Tony non fece in tempo a chiedere a Friday di scansionare il suo avversario, che questo fece un balzo in avanti, portando la sua lancia in posizione di attacco. Tony cercò di parare il colpo, convinto che l'attacco fosse diretto a lui, ma vide l'essere sorpassarlo e affondare la lancia proprio ad un centimetro da Star Lord. Era incredibile quanta velocità e potenza possedesse l'alieno, nemmeno Friday era riuscita ad anticipare la mossa. Guardò verso Star Lord, il quale era visibilmente sconvolto da tale velocità, non sapeva nemmeno lui come fosse riuscito a schivare il colpo. Tony capì subito la gravità della situazione. sarebbe stato un avversario molto difficile da battere, tra l'altro aveva accanto guerrieri sconosciuti con i quali non aveva mai collaborato prima. Il cuore gli andò in gola. Cercò di essere razionale ed elaborare una strategia d'attacco insieme a Friday ma il panico quasi lo immobilizzò. Aveva paura e in quel momento non c'era niente nessuno che potesse incoraggiarlo".

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Capitolo 8
*** La bestia e l'alieno ***


Nel Wakanda, la situazione non era migliore, infatti l'esercito degli Ouriders, avanzava velocemente e dopo un'analisi più attenta, le guardie del Re si accorsero che il numero era molto più elevato di quello calcolato precedentemente. Anche T'Challa stava preparando il suo esercito, fu informato da una delle Dora Millaje, le guardie del corpo personali di Sua Maestà, dell'imminente scontro con quegli strani esseri.
Intanto in un'altra stanza, Bruce e Natasha si erano finalmente incontrati dopo tanto tempo. Nat lo abbracciò affettuosamente e Bruce la rcambiò un po' imbarazzato. Sentiva il suo cuore esplodere , era talmente alta l'adrenalina in corpo, che aveva paura potesse trasformarsi in Hulk senza volerlo. Ma lo sguardo della sua Nat lo fece calmare, solo lei riusciva a farlo, e anche Thor, in qualche occasione.
Natasha: E' così bello rivederti, Bruce. sarà fin tropp sdolcinato ma... mi sei mancato"
Bruce: "Non sai quanto sia felice di rivedere la tua faccia, anche se, a volte mi sembra come non essere mai andato via. Hulk ha preso per così tanto tempo il sopravvento che praticamente non ho quasi ricordi dopo Ultron. Non l avrei mai detto che mi sarebbe servito Thor per tornare me stesso". Bruce fece una smorfia di sorriso, era divertito dalla cosa ma anche tremendamente imbarazzato. Certo non osava dire a Nat, che il Dio del Tuono aveva usato il suo stesso metodo per calmarlo.
Natasha: Dobbiamo dirci così tante cose e abbiamo così poco tempo".
Bruce: "Già, qui si sta per iniziare una guerra all'ultimo sangue. Mai un attimo di pace, eh?!"
Arrivò Scott ad interromperli, la cosa però fu involontaria, l'uomo insetto non era a conoscenza della liaison tra i due. Scott: "Mmmh, Vedova, giusto? " Scott sorseggiava il suo tanto desiderata succo d'arancia mentre si sgranchiva le gambe dopo il lungo viaggio in versione rimpicciolita. "Mi ricordo di te, davvero tosta e... sempre wow, anche con il nuovo colore".
Natasha alzò il sopracciglio in un'espressione contrariata. Non aveva molta simpatia verso Scott, lo trovava decisamente troppo sferzante, quasi più fastidioso di Tony.
Natasha: Scott Lang, Ant Man giusto? Chi si sarebbe aspettato di rivederti. Fai ancora quel trucchetto diventando enorme?"
Bruce: "Enorme? So che puoi diventare piccolo ma non enorme".
Natasha: "Credo possa crescere o regredire a seconda delle situazioni. Ma credo che regredire sia la cosa che gli riesce meglio". Nat sorrideva sarcastica.
Scott: "E poi sarei io quello sferzante? Non mi permetterei mai di offendere una donna. Davvero molto simpatica, complimenti".
Steve: "Scusate se vi interrompo, ma T'Challa vuole parlarci".
Il Re di Wakanda spiegò velocemente la situazione ai nuovi arrivati, disse loro di potergli procurare delle armi in Vibranio e di prepararsi a una dura battaglia, poi si rivolse verso Steve dicendo che aveva delle novità riguardo il Soldato d'Inverno.
Si recarono nella stanza dove Bucky era stato sottoposto alla crioterapia in attesa di una cura definitiva.
T'Challa: "I miei scienziati hanno lavorato a lungo per trovare una cura e forse ci sono riusciti. E' ancora in fase di sperimentazione ma sino ad ora sono stati ottenuti buoni risultati. In realtà non è nulla di prettamente scientifico, si tratta di una specie di ipnosi regressiva, il meccanismo è più o meno lo stesso che l'Hydra usava per controllare la mente dei supersoldati, ma noi lo useremo in maniera reversa. Faremo in modo di scavare nella mente di Barnes fino a tornare al momento in cui gli scienziati hanno iniziato i loro esperimenti, cercando le parole che attivano il meccanismo di controllo e disattivarle. Non possiamo dire se l'esito sarà del tutto positivo, ma al momento è l'unica strategia possibile".
Steve: "Mi fido di voi, siete riusciti a fare delle cose straordinarie in questo posto, so che Bucky è in buone mani. Qualsiasi sarà il risultato so che ci avrete provato".
T'Challa: "Bene, allora è giunto il momento di scongelare il tuo amico, Rogers".
Steve: "Se... se state tentando questo metodo anche non avendolo ancora del tutto ottimizzato, è perché pensi che avremo bisogno anche di lui, non è vero? Dimmi quanto è grave la situazione, sai che puoi fidarti di me".
T'Challa: "Sì, a quanto pare avevamo fatto male i conti, quegli esseri sono più di quelli che possiamo immaginare e sono forti e violenti. Perciò avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile".
Steve: "E lo avrai, da me e dai miei amici".
T'Challa: "Anche se questo potrebbe costarvi la vita?"
Steve: "Siamo abituati a rischiarla. Abbiamo combattuto altre volte con mostri e alieni giganti, sappiamo come agire, e non abbiamo paura. Non sarà un esercito alieno a fermarci. Questa guerra non riguarda solo il Wakanda, ma tutto il mondo. Non siamo più gli Avengers ma siamo ancora delle persone dotate di poteri e capacità combattive straordinarie, se non ci proviamo noi, chi altri potrebbe farlo? Sì, potremo scappare o nasconderci, ma non siamo dei codardi e abbiamo a cuore questo pianeta e tutta la gente che lo abita".
T'Challa: "Sei davvero un uomo d' onore, più ti conosco e più apprezzo le tue qualità, Rogers. Sono felice di averti come alleato, stavolta". T'Challa increspò le labbra accennando un lieve sorriso. Non era da lui manifestare sentimenti, ma in quel caso sentiva davvero il bisogno di mostrare a Steve il suo rispetto e la sua gratitudine.
Poco più tardi Natasha, Bruce, Scott, Sam e Rhodey provarono le loro nuove armi. Bruce era impacciato, non era certo abituato a maneggiare oggetti così pericolosi e no sapeva bene cosa farci.
Natasha: "Quello lo userai solo in caso di emergenza. Guiderai la Hulkbaster giusto? Ti ci trovi a tuo agio con quella?"
Bruce: "Stranamente sì, credo sia dovuto al fatto che quando ero su Sakaar ho dovuto imparare a guidare una nave in fretta e furia per scappare. E da allora ho preso confidenza con mezzi di trasporto/combattimento tecnologicamente avanzati".
Natasha: "Sakaar? E' il pianeta di cui mi stavi parlando?"
Bruce: "Sì, quello dove Hulk ha partecipato agli incontri organizzati dal Gran maestro e dove poi ho incontrato il nostro amico dalla chioma dorata e il martello. A dire il vero ora non ha più entrambe le cose..."
Natasha: "Non vedo l'ora di ascoltare tutta la storia!"
Bruce: "E io non vedo l'ora di sapere cosa è successo l'anno scorso che ha portato alla scissione degli Avengers. Ho l'impressione che sarà molto più interessante". Bruce stava sorridendo, parlare con Natasha lo faceva stare bene, l'imbarazzo iniziale era passato ed ora il cuore lo sentiva leggero. Era felice di poter di nuovo stare con lei, ma nello stesso tempo era terrorizzato all'idea di perderla nuovamente. Avrebbe desiderato che non ci fosse una guerra di mezzo, che quegli istanti durassero per sempre. Voleva portare la sua Nat fuori a cena e poi riaccompagnarla a casa come un vero gentiluomo, ma conoscendo il carattere autoritario e indipendente della rossa, sapeva non glielo avrebbe mai permesso, eppure era quella la vita che immaginava con lei; cene, chiacchierate davanti ad un camino con un buon bicchiere di vino, film romantici e soprattutto niente Hulk. Bruce amava la vita semplice, una vita che da anni non poteva più avere, ma con Natasha sentiva che forse c'era ancora una speranza di essere nuovamente felice e lasciare la rabbia in un luogo buio e lontano del suo cuore.
All'improvviso nel bel mezzo del discorso ricordò che c'era una cosa importante che doveva dare a Steve e si sentiva in colpa per essersene dimenticato.
Bruce: "Non so come abbia fatto a dimenticarlo. Tutte quelle ore di volo mi hanno intontito",
Natasha: "Cosa devi dargli?"
Bruce: " Lo scudo, maledizione!
Natasha: " Oh, certo. Tony se lo era fatto restituire dopo che..."
Bruce: "Dopo che cosa? Insomma si può sapere cosa diavolo è successo tra quei due?"
Ma prroprio in quel momento arrivò Steve che li chiamò a rapporto.
Bruce: "Oh, Steve, ricordami che devo darti qualcosa"
Steve: "Qualsiasi cosa sia, credo potrà aspettare!"
Bruce non era esattamente della stessa idea, ma per ora obbediva agli ordini del suo amico.
Natasha e Sam presero le loro nuove armi, mentre Bruce e Rhodey tornarono alle armature, ormai tutto era pronto, l'esercito di T'Challa si era schierato e con esso anche i nostri eroi. All'appello mancava ancora Bucky, era ancora in fase di risveglio e in più doveva ancora sottoporsi all'ipnosi regressiva. Certo, i dottori stavano velocizzando i tempi, ma non sarebbe comunque potuto essere pronto se non tra qualche ora.
Purtroppo la situazione precipitò all'improvviso, infatti uno degli alieni si infiltrò a palazzo uccidendo alcune guardie. Vi furono urla e gente che correva in ogni parte. T'Challa, che indossava già la sua armatura da Black Panther, si precipitò nell'androne per soccorrere eventuali feriti, ma si trovò proprio di fronte uno degli Outriders. Non aveva mia visto nulla di simile prima d'ora. A differenza degli altri Avengers, non aveva ancora avuto a che fare con creature aliene. L'essere fece un balzo e finì addosso al Re che perse l'equilibrio e cadde sulla schiena, riuscì comunque a tener testa e sfoderare una delle sue artigliate all'alieno che si ritrasse. T'Challa riuscì a rimettersi in piedi e in quel momento arrivò Steve ad aiutarlo, ma Black Panther non sembrava essere d'accordo.
T'Challa: "Tu pensa agli altri, potrebbero essercene ancora qui fuori, posso cavarmela da solo!".
Steve: "Sicuro? Questi mostri sembrano feroci"
T'Challa: "Ti sembro forse una donzella in pericolo? Aavanti, non voglio che ci siano altri civili feriti!"
Steve obbedì agli ordini e corse fuori per assicurarsi che non ci fossero altri alieni ad attaccare i presenti.
Intanto Bruce e Rhodes si erano infilati nelle corrispettive armature, ma lo scienziato iniziava ad avere dubbi sulle possibilità di riuscita. Non spiccava certo per avere molta autostima e aveva paura di non essere all'altezza della situazione. Era stato mandato lì perché nel caso non fosse riuscito ad usare la Hulkbuster, aveva sempre a disposizione un'arma segreta, una molto più potente, ma era determinato a non far tornare il gigante di giada, per una volta voleva che l'eroe fosse Bruce Banner e non Hulk.
Rhodes: "Ti vedo agitato, Banner"
Bruce: "Lo sono?" Bruce cercava di sorridere ma gli uscì soltanto una smorfia di nervosismo.
Rhodes: "Ascolta, non pensare a cosa devi fare e a come la devi fare. Concentrati solo sul nemico. Guardalo, mira e colpisci. Fatto una volta, dopo sarà molto più facile, ti verrà spontaneo".
Certo, Rhodey era abituato a combattere, era stato tenente nella marina militare degli Stati Uniti e da anni combatteva al fianco di Tony come War Machine, oltretutto aveva un carattere fermo e determinato, sicuramente non doveva combattere con tutte le paranoie e le fobie che invece tormentavano lo scienziato.
Bruce: "Certo, posso farcela"
Rhodey: "Devi farcela! Ormai siamo in guerra, bisogna combattere. Ti guarderò le spalle, anche se con quella temo che potrei essere io a non farcela"
Bruce: "Non dire sciocchezze, tu sei molto più esperto di me, anche con un'armatura più piccola riusciresti a fare meglio, e poi se non tornassi a casa, Tony non me lo perdonerebbe"
Rhodey: "Allora ci guarderemo le spalle a vicenda"
Volarono verso gli Outriders, erano a migliaia, una quantità indefinibile, uno spettacolo terrificante. War Machine iniziò a fare fuoco sugli alieni colpendone molti, e Bruce seguì il suo esempio.
Intanto a terra, anche gli altri si stavano dirigendo sul campo di battaglia, e anche loro si trovarono di fronte lo stesso spettacolo inquietante. Un'orda gigantesca di esseri mostruosi di cui non conoscevano ancora la forza e le capacità combattive. Fu Natasha a sferrare il primo colpo, accorgendosi subito della straordinaria forze degli alieni. Ma lei non era da meno. Nell'ultimo anno passato in Wakanda, si era allenata molto insieme agli altri, affinando ancora di più le sue già sviluppate doti combattive. Non voleva essere un peso, sapeva di non poter essere ai livelli di Steve o altri Avengers dotati di super poteri, ma voleva comunque fare la sua parte. Le battaglie precedenti le avevano insegnato che non si poteva mai stare a riposo, che prima o poi sarebbe arrivato qualcosa di ancora più minaccioso e non voleva farsi trovare impreparata. Così si sottopose ad un intenso allenamento, soprattutto con Steve, il quale non ci andò affatto leggero.
Intanto anche gli altri avevano iniziato a combattere. Sam dall'alto usava i suoi proiettili, Scott si era rimpicciolito riuscendo a colpire i nemici senza essere visto, mantenendo comunque una super forza. Steve usava i pugni, ormai erano lontani i tempi in cui poteva armarsi del suo scudo. Ma T'Challa lo aveva comunque dotato di uno scudo particolare. Infatti era diviso in due metà, le cui due componenti erano portate su entrambi gli avambracci per poi essere unite e formare così lo scudo completo a forma di rombo. Anche questo con materiale di Vibranio e quasi del tutto indistruttibile.
Black Panther, a fatica, era riuscito ad uccidere l'alieno e recarsi anche lui anche in battaglia. Gli Outriders erano forti ma non indistruttibili. Riuscirono a farne fuori molti, ma sembravano infiniti.
Bruce e Rhodey con i razzi riuscirono ad ucciderne un'enorme quantità, eppure non bastava, era come se ci fosse qualcosa ad aumentarne costantemente il numero.
Oltretutto alcuni di loro erano in grado di volare ed altri diventare invisibili. La situazione iniziava a farsi estenuante. La stanchezza iniziò a farsi sentire alterando così, le capacità di ogni guerriero. Solo Steve riusciva ancora a tenere testa.
Intanto dall'alto, War Machine e Bruce videro qualcosa; c'era un'altra creatura nascosta al di sopra della radura, era diversa dai mostri a quattro braccia che stavano combattendo. Infatti questa sembrava a avere fattezze quasi umane, e si ergeva su due gambe. Sembrava come se stesse controllando la battaglia e impartire ordini. Teneva anche una specie di lancia con enormi lame tra le mani.
Rhodey: "Cosa diavolo è?"
Bruce: "Non ne ho idea, Rhodes, forse è un'altra creatura aliena di Thanos"
Rhodey: "Ma sembra diversa da questi mostri disgustosi che stiamo combattendo, ha le sembianze decisamente più umane. Andrò a dare un'occhiata, tu continua a far fuoco sul nemico"
Bruce: "Non so se sia una buona idea, noi siamo la forza area, Steve e T'Challa ci hanno incaricato di.."
Rhodey "Non prendo ordini né da un re di una nazione semi sconosciuta, né da un sovvertivo che non rispetta le leggi!"
Bruce: "Ok, sembra che Steve ti abbia fatto incazzare parecchio"
Rhodey: "Ha ferito un amico a cui tengo molto, capirai che non sono un suo fan, e sono qui solo per Tony. Fai come ti ho detto, Banner".
Bruce non aveva ancora idea di cosa fosse accaduto durante la sua assenza, ma era evidente che situazione era piuttosto tesa e non voleva essere indiscreto, ma avrebbe voluto davvero sapere cosa fosse accaduto di preciso. Ovviamente si limitò ad obbedire agli ordini di Rhodey, anche perché la situazione cominciava a complicarsi. L'esercito di T'Challa era stanco ed in inferiorità numerica, mentre gli alieni sembravano ancora al pieno delle loro forze e più numerosi. Così riprese la posizione dando sempre un occhio verso Rhodes.
War Machine si diresse verso quel nuovo essere, lo guardava dall'altro, sospettoso, sembrava non essersi accorto di lui, quando all'improvviso alzò lo sguardo, lo fissò e poi lanciò la sua asta verso di lui colpendolo al petto. L'asta aveva delle lame molto affilate che scalfirono l'armatura, ma per fortuna il colpo non risultò dannoso. Rhodey lanciò dei colpi dai reattori, ma l'alieno li schivò con una velocità impressionante, poi balzò afferrando il piede di War Mahine e scaraventarlo a terra con una forza inaudita. Rhodey accusò il colpo ma si rialzò, provò allora a combattere corpo a corpo, ma la creatura lo sovrastava in quanto a forza e velocità. Cercò di conficcarlo più volte con le lame della lancia ma fallì, fino a quando per una distrazione di War machine, riuscì a penetrare l'armatura e anche la spalla di Rhodes, che si accasciò e venne afferrato e tenuto in una morsa strettissima dalla mano dell'alieno. Aveva un aspetto strano, non era mostruoso come gli Outriders, sembrava consapevole, era probabilmente dotato di intelletto. Bruce si accorse di quello che stava accadendo e si precipitò ad aiutare l'amico. Dovette afferrarlo da dietro perché sparare sarebbe stato rischioso. Ma questo riuscì a liberarsi e a saltare lontano. Ma non impiegò molto a scattare di nuovo verso l'Hulkbuster. Bruce si trovò alla sprovvista, non immaginava potesse esserci un essere in grado di tener testa ad una macchina così potente, a parte Hulk, ovviamente. Ma l'alieno era estremamente potente e non sembrava intimorito. Nonostante avesse un corpo esile e longilineo emanava una forza sovrumana. Bruce non era certamente esperto, nonostante Tony gli avesse mostrato tutti i comandi prima di partire, ma non poteva trattarsi della sua inesperienza a rendere quella creatura così forte. war Machine si riprese nonostante la ferita sanguinasse molto, cercò di colpire ancora l'alieno ma il braccio gli faceva male e i colpi non erano precisi. Quest'ultimo dopo aver sferrato un attacco a Bruce, scattò verso Rhodey e con una spinta lo gettò a terra, brandendo la lancia e conficcandolo nello sterno. Un urlo straziante si levò nell'aria, mentre l'armatura di War Machine si tingeva di rosso. Bruce rimase pietrificato, non aveva ancora realizzato l'accaduto, l'azione era stata così veloce che non era riuscito a capire cosa fosse successo. Ma le grida di Rhodey erano chiare; il colpo ricevuto era stato profondo e doloroso, e questo lo fece impazzire di rabbia. Cercò in un attimo di lucidità di controllarsi, ma vedeva Rhodes contorcersi dal dolore e non riuscì più a trattenersi. Non gli importava se non fosse più tornato in sé, in quel momento pensava solo a vendicare l'amico in fin di vita. e sarebbe stato felice di vedere l'alieno ridotto a brandelli. Finalmente la bestia uscì sfondando l'Hulkbuster. schizzando via pezzi di rottami ovunque. Hulk ruggì di rabbia e strinse i pugni. Gli occhi inferociti guardavano il nemico, il quale guardava la bestia con supponenza e scherno. Hulk era arrabbiato, molto arrabbiato e nulla lo avrebbe fermato dal fare a pezzi quell'alieno.
Hulk: "Hulk, SPACCA!"

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Capitolo 9
*** Seconde occasioni ***


Il cielo di New York si faceva sempre più cupo, si stava colorando di una strana luce acre e giallastra, l'aria stava diventando irrespirabile per via del fumo di case in fiamme e dei vapori che uscivano dalle tubature distrutte. 
Peter, Rocket e Drax erano ormai arrivati nel Queens. Si erano fermati a riposare, Peter cercò di scambiare due chiacchiere con i suoi nuovi compagni, i quali però sembravano restii a fare conoscenza.
Peter: " Come mai ti chiamano Drax il Distruttore?"
Drax: "Perché distruggo le cose"
Peter: "Perché le distruggi?"
Drax: "Perché mi diverto"
Peter: "Io mi diverto ad aggiustarle. Dovresti vedere quante cose si possono creare aggiustando roba vecchia. E' divertente e insomma, mi fa sentire bene. E' bello poter dare nuova vita a ciò che ormai si credeva perso per sempre. E' un po' come quando dai una seconda chance ad una persona che ti ha deluso. Bisogna sempre dare una nuova opportunità, anche agli oggetti. Non trovi?"
Drax: "No".
Peter si guardava intorno sospirando, la mente gli tornò al giorno in cui perse suo zio. 
Peter: "Sapete, ho perso mio zio alcuni anni fa, all'inizio mi sentivo in colpa e non volevo più avere questi poteri, li rifiutavo, ma loro non se ne andavano, ormai facevano parte di me. Ma davo proprio a loro, la colpa per ciò che era successo, e alla mia incapacità di saperli usare. Poi però ho capito che era inutile piangersi addosso, che forse i poteri fossero in realtà un dono e che avrei potuto usarli per fare del bene, proprio come lo zio Ben avrebbe voluto. Così mi sono dato una seconda occasione, ho iniziato ad aiutare la gente, e dopo un po' mi sono sentito meglio. Ho capito che non dovevo temerli, ma accettarli. Poi è arrivato il Signor Stark e anche lui mi ha offerto un'occasione. Una grande occasione! Grazie a lui ho avuto modo di imparare un sacco di cose, come essere più responsabili e... pensare prima di agire. Quello però non mi riesce ancora bene. Ma ho capito soprattutto che la mia vera forza non la traggo solo dai poteri che ho avuto, ma da quello che sono, dalla mia volontà. Non farei quello che faccio se non fossi Peter Parker. Non è un costume a rendermi più forte. Ora ho l'occasione di proteggere la Terra. Se avessi rifiutato i miei poteri e non avessi capito quanto fosse giusto usarli, ora non sarei qui. Per questo dico che bisogna sempre dare e darsi una seconda occasione".
Drax guardava il ragazzo incuriosito, era commosso dal suo racconto, nonostante sembrasse all'apparenza un uomo forte e risoluto, in realtà era una persona estremamente sensibile. "Io ho perso la mia famiglia"
Peter: "Mi dispiace. Immagino tu sia diventato forte per loro"
Drax: "No, ero già così" 
Peter: "Abbiamo tutti perso qualcuno. Ma la perdita a volte ci rende più forti"
Rocket: "Sì, anche io ho perso qualcosa... la mia pazienza!" 
Peter guardò verso Rocket, nonostante il brutto carattere dell'animale, pensava che anche lui, in fondo, avesse qualcosa per cui lottare. La cosa che più lo incuriosiva era come fosse diventato un animale in gradi di parlare, se fosse stato sempre così, oppure lo era diventato in seguito: "Ah senti, posso.."
Rocket: " NO"
Peter: "Volevo solo chiederti come mai.."
Rocket: "Ho detto di no! Non starò qui a chiacchierare della mia vita passata e a rimpiangere i bei momenti. Anzi, se non chiudi quella bocca entro 2 secondi troverò io il modo di farlo".
Ci fu qualcuno a gridare aiuto in quel momento. Erano rimaste alcune persone ferite nelle vicinanze. Peter li sentì e corse subito in loro aiuto.
Intanto Drax e Rocket fecero un giro di perlustrazione, si guardavano attorno. Per loro la Terra era un posto sconosciuto, ed erano curiosi di vedere cosa avrebbero trovato. 
Rocket: "E' tutto vecchio qui, che roba antiquata, neanche pezzi di ricambio per un cesso, ci troverei. Guarda quelle macchine, perfino Groot saprebbe farle meglio. E' decisamente il pianeta più brutto e inutile che abbiamo mai visitato. Perché non ce ne torniamo sulla Milano?"
Drax: "Abbiamo promesso a Star Lord che lo avremo aiutato a salvare il suo pianeta e la sua gente. Una promessa è una promessa",
Rocket: Da quando sei diventato così sentimentale?"
Drax: "Poi Thanos verrebbe comunque ad ucciderci"
Rocket: "E tu ci credi? Secondo me lo hanno detto solo per farci restare qui a salvargli il culo. A proposito, dovremo dirgli che due della nostra squadra sono le figlie del pelatone con manie di grandezza?"
Drax: "No, se Peter non lo fa, non lo faremo neanche noi".
Rocket: "Sei diventata la sua troietta" Rocket sputò a terra in segno di disapprovazione, poi cercò Peter con lo sguardo: "Ehi tu, con la tutina luccicante, cosa diavolo stai combinando?"
Peter: "Io? L'ho detto, aiuto queste persone, avevano bisogno di me"
Rocket:"Ma non erano questi gli ordini di uomo latta, o sbaglio?"
Peter: "Sì, ma mentre siamo qui possiamo dare una mano".
Rocket: "Questo qui ci darà un sacco di problemi, te lo dico io. Quel tipo lo ha mollato a noi per toglierselo di mezzo".
Peter tornò dagli altri due dopo essersi assicurato che non ci fossero altri feriti da soccorrere nelle vicinanze. Adesso il suo obiettivo era quello di andare da sua zia May per controllare se stesse bene e dirle di non uscire di casa per nessuna ragione. "Ora faccio un salto da mia zia, sapete è un tipo apprensivo, vorrà sapere se sto bene... o, se ho mangiato qualcosa, e se il signor Stark non sia troppo severo con me. Voi aspettatemi pure qui, io torno tra 5 minuti. Ci vediamo!"
Rocket guardò Drax con espressione perplessa, faticava a sopportare Peter di suo, ma l'idea di dover badare a lui lo irritava.
Rocket: "Tu dici che lo rivedremo o lo ammazzano prima?" 
Drax: "Forse dovremo andare con lui..."
Rocket: "Naah, ho già messo in chiaro che non gli farò da baby sitter, che si arrangi".
Peter arrivò da May, la quale fu molto felice di vederlo. Dopotutto non poteva sopportare l'idea che suo nipote di 16 anni combattesse contro un mostro così spaventoso. "Allora, che succede? Lo avete sconfitto?"
Peter: "Chi, Thanos? Non lo abbiamo nemmeno ancora visto"
May: "Allora cosa hai fatto fino ad ora?"
Peter: "Stiamo perlustrando alcune zone di New York, perché sai, potrebbero farsi vedere da un momento all'altro"
May: "Potrebbero? Chi? Non era solo uno? Oh, Peter, questa situazione non mi piace affatto, non sono tranquilla. Comincio ad avere attacchi di panico".
Peter: "May stai tranquilla, è tutto sotto controllo. Gli Avengers sanno quello che fanno. Ora, ti chiedo solo di restare qui in casa e di non uscire. Lì fuori è pericoloso. Non importa se non hai nulla da preparare stasera a cena. Può darsi che ci rivedremo domani".
May: "Domani? Io non capisco".
Peter: "Tranquilla. Ora devo andare ok? Drax e Rocket mi aspettano".
May: "Drax e Rocket? Non ho mai sentito questi nomi tra gli Avengers"
Peter: "Perché sono i Guardiani della Galassia! Vado! Non aspettarmi sveglia!"
May: "Guardiani di cosa? Peter stai attento, ti prego!"
May continuava ad avere molti dubbi, sentiva scivolare via Peter sempre di più e pregava affinché suo nipote potesse tornare sano e salvo.
Ma il cielo ormai era completamente ricoperto da una coltre salmastra e l'aria era quasi statica. Peter stava tornando dai suoi compagni quando si accorse di qualcosa. Vide all'improvviso aprirsi una specie di scuro portale. Sembrava essersi materializzato dal nulla e cresceva sempre di più. Si avvicinò per guardare meglio e iniziò a vedere attorno a sé oggetti che quasi galleggiavano. Si sentì avvolto da una sensazione di disagio, sentiva quasi mancare l'aria e il respiro si era appesantito. Sembrava uno degli attacchi di zia May, ma si trattava solamente del suo senso di ragno. Lo stava avvertendo di una minaccia grandissima e potenzialmente mortale. 
Dal portale uscì qualcosa: un essere enorme e spaventoso. Aveva lo sguardo fiero e un sorriso di chi ha già la vittoria in pugno e il mondo ai suoi piedi. Si trattava proprio di Thanos, fiero e potente Titano, pronto a tutto pur di prendere le gemme dell'infinito.
Peter guardava quell'essere con cautela, lo scrutò a lungo e si rese subito conto della potenza che emanava, non riusciva a credere potesse esistere un essere tanto terrificante. Aveva capito si trattasse di Thanos e per la prima volta si sentì davvero minacciato e impaurito. Ricordò la battaglia contro l'Avvoltoio, quella che per poco non lo uccise, ma era nulla in confronto a ciò che questo essere maestoso prometteva di essere. Ricordò che fu proprio quella volta a rendersi conto di chi fosse veramente e trovò dentro di lui la forza di combattere, e ora non voleva tirarsi indietro. Anche se il suo istinto gli diceva di non farlo, Peter decise di affrontare Thanos faccia a faccia. Voleva capire cosa spingesse quel mostro ad aver attraversato universi e pianeti pur di recuperare queste gemme. Voleva davvero annientare ogni essere vivente davanti a lui per puro egoismo, o c'era qualcos'altro, sotto? 
Si avvicinò fino a farsi vedere. Si era accovacciato su di un auto capovolta e continuava a fissare il suo nemico, fino a quando non decise di attirare la sua attenzione.
Peter: "Ehi, sei Thanos, non è vero?"
Thanos: "Chi sei, ragazzo? Sei un folle che ha deciso di perire per mano mia?"
Peter: "Mi chiamano in tanti modi: nerd, sfigato, secchione... ma folle nessuno. Effettivamente noi geni veniamo sempre etichettati come matti. Stai cercando quelle, vero?" Peter guardò verso le due gemme che Thanos teneva nel suo guanto.
Thanos: "Tu sai dove sono le altre?"
Peter: "Ehm, no, non lo so. O meglio, sì ma non te lo dirò" Estrasse una della sue ragnatele cercando di afferrare il guanto di Thanos per sottrarglielo, esattamente come aveva fatto con lo scudo di Steve qualche tempo prima. Ovviamente stavolta non riuscì nel suo intento. Il guanto non si sfilò e non si mosse nemmeno un centimetro. "Oh, cavolo! Cos'è, ce lo hai incollato alla mano, gigante?"
Thanos lo guardò immobile per un istante, poi fece un passo e tirò un pugno verso Peter, ma questo riuscì a schivarlo per un pelo. Il pugno finì dritto sull'automobile che si disintegrò come un pezzo di plastica morbida.
Il ragazzino aveva arretrato, ora era distante dal Titano di qualche metro. Lo stava studiando e aveva voluto testare la sua forza.
Peter: "Ok, Karen, è arrivata l'ora di giocare un po' con il nuovo costume del Signor Stark. Sembra più equipaggiato o sbaglio?"
Karen: "ci sono 175 funzioni aggiuntive"
Peter: "Che ficata! Peccato non avrò molto tempo per provarle tutte. Ok, attiva modalità combattimento potenziato. Facciamo subito capire al gigante che non stiamo scherrzando"
Thanos continuava a guardare Peter con il suo solito sorriso spavaldo. Non sapeva se considerare il ragazzo come un gioco, o solo un inutile perdita di tempo. "Sei timido, ragazzo? Perché ti nascondi?"
Peter: "Io timido? Stavo soltanto preparando un gioco per te"
Thanos: "Vuoi davvero giocare? Però sai che ti farai male, vero?" Thanos ora sorrideva divertito. Avrebbe schiacciato Peter in un minuto, per lui era soltanto un insetto insignificante, come quelli prima di lui che venivano calpestati senza troppi problemi.
Peter riuscì finalmente a districarsi con alcune nuovi funzioni del costume e attaccò subito il Titano. Con un balzo assestò un calcio proprio nel pieno viso di Thanos, ma quest'ultimo non si mosse minimamente. Sembrava non aver accusato il colpo, né che qualcuno lo avesse effettivamente colpito. Peter poi atterrò e si guardò indietro. Era sbalordito di come il suo calcio non avesse ottenuto nessun effetto. Thanos era sempre lì che lo scherniva. Sembrava aspettare la prossima mossa del ragazzo mentre delicatamente accarezzava il suo guanto. Poi disse a Peter. "Tu sai dove sono le altre gemme, giusto? Se me lo dirai ti lascerò morire senza inutili sofferenze".
Peter lo guardò con una smorfia di sdegno. Davvero Thanos aveva dato per scontato che lo avrebbe ucciso? Era offeso, sapeva di non avere la stessa esperienza degli altri Avengers, ma sapeva di essere forte e determinato. E che aveva imparato molto nell'ultimo anno. "Aspetta, tu credi davvero che mi ucciderai senza che io faccia niente per impedirtelo? Per chi mi hai preso? Sono un Avenger ufficiale adesso, e porterò le tue enormi chiappe in una prigione super sicura. E sai di chi sarà il merito? Del sottoscritto!"
Peter partì di nuovo all'attacco, sferrando più colpi a Thanos combinati alle varie modalità di ragnatele. Purtroppo nessuno di queste pareva essere efficace.
Intanto Rocket e Drax continuavano il loro giro di perlustrazione cercando cose che potessero essere utili e cercando qualche nemico da far fuori. Si accorsero dell'aria pesante e il cielo scuro, e non avevano affatto un buon presentimento.
Drax: "Dovremmo tornare indietro e assicurarci che il ragazzo stia bene"
Rocket: "E' diventato il tuo animaletto domestico, adesso? Dopotutto se lo hanno mandato in battaglia, qualche talento lo avrà, no?"
Drax: "Non aveva neanche un'arma, solo quel costume ridicolo..."
Rocket: "E' il modo di fare dei terrestri. Sono tutti ridicoli e pensano di essere fighi. anche Quill è così".
Drax: " Ma lui ha delle armi.."
Rocket: " Oh sai che ti dico, se ci tieni tanto, torna indietro e vai a salvare il cucciolo in pericolo". Rocket era infastidito dall'atteggiamento di Drax, tutta la situazione lo metteva a disagio. Aveva capito che c'era qualcosa di grosso, in ballo, e mai come prima aveva sentito un odore così pungente di pericolo.
Drax si voltò e tornò indietro, era deciso a tornare da Peter per assicurarsi stesse bene. Non sapeva nemmeno lui perché ci tenesse tanto a quel ragazzo, forse con gli anni si era ammorbidito, forse perché ripensava alla sua famiglia uccisa, non era riuscito a proteggere i suoi figli e voleva almeno proteggere un ragazzino che in fondo tanto male non era.
Rocket lo guardò allontanarsi, sospirò, guardò in basso, poi alzò di nuovo la testa e imprecò. Prese i suoi fucili e seguì Drax, il quale non sembrava affatto stupito. Conosceva bene ormai il suo compagno e sapeva che pur essendo scontroso e cinico, alla fine faceva sempre la cosa giusta.
La lotta tra Thanos e Peter stava proseguendo. ormai era diventato uno scontro a senso unico. Gli attacchi di Spiderman erano quasi tutti inefficaci e il ragazzo iniziava a stancarsi. 
Peter: "Karen, com'è possibile che non riesca nemmeno a scalfirlo? Di cosa è fatto? Cemento?"
Karen: "In effetti il suo dna è molto differente da quello umano, dalla scansione risulta molto più resistente in difesa con ottimi livelli di attacco. Il 90% dei suoi attacchi vanno a segno, i tuoi Peter, hanno un efficacia di solo 10%"
Peter: "Era una domanda retorica, comunque grazie delle informazioni, ora sì che sono sollevato".
Karen: "E' il caso di metterti in contatto con il Signor Stark?"
Peter avrebbe desiderato più di ogni altra cosa riuscire a sconfiggere Thanos da solo e mostrare quanto forte e indipendente fosse diventato, ma ormai aveva capito che si trattava di un nemico troppo forte da abbattere da solo. Diede l'ok a Karen che si apprestò ad effettuare la chiamata, ma non fece in tempo, perché Thanos irruppe violentemente contro Peter afferrandolo per il collo e scaraventandolo a terra. La morsa era strettissima e Peter non riusciva a respirare, cercò di liberarsi ma fu inutile. Thanos lo aveva in pugno e lo avrebbe stritolato come gomma piuma.
In quel momento Karen attivò la modalità di difesa automatica, che consisteva nell'espellere dagli spara ragnatele una sorta di sostanza corrosiva. Una modalità che si attivava a ogni qualvolta le funzioni vitali di Peter scendevano al di sotto del 30%. Thanos indietreggiò, la sostanza non lo aveva ferito più di tanto, ma aveva permesso a Peter di liberarsi dalla presa e tornare finalmente a respirare. Durante l'impatto col terreno causato dal Titano, Peter aveva riportato varie contusioni. 
Peter: "Karen, ti prego... chiama il Signor Stark... io non... ce la faccio.." Peter riusciva a malapena a respirare, e parlare gli costava fatica. Nella morsa, Thanos aveva danneggiato la trachea del ragazzo che adesso sputava sangue dalla bocca.
Karen: "Sono desolata, Peter, ma alcune funzioni del sistema operativo sono state danneggiate nell'impatto, tra cui anche le impostazioni di chiamata, di locazione e alcune delle modalità di combattimento. Non è più possibile effettuare combinazioni dello spara ragnatela né attivare modalità speciali. Posso calcolare la percentuali dei danni riportati ed effettuare una strategia di difesa più consona alle tue possibilità"
Peter: "Qualsiasi sia la strategia non servirà... è troppo forte, Karen. Se non posso mettermi in contatto con nessuno, allora... è finita".
Karen: "C'è ancora un margine dell'8,5% di possibilità di sopravvivere all'attacco. Vuoi provare?"
Peter: "Apprezzo la tua... positività.. sei una buona amica, Karen. In effetti... l'unica che abbia mai avut..." Peter continuò a tossire, sentiva molto dolore nel respirare, ma non aveva paura. Non poteva fare nulla ormai. Thanos lo aveva messo al tappeto con un solo colpo, in pochi minuti, proprio come il Titano aveva preannunciato. 
peter avrebbe voluto contattare Tony per metterlo in guardia su cosa si sarebbe trovato ad affrontare; un nemico spaventoso, con una forza inaudita e spietato come la morte stessa. Peter si sentiva in colpa per non riuscire ad avvertire i compagni, non gli importava se sarebbe morto di lì a poco, voleva solamente riuscire a proteggere gli altri.
Thanos ora si trovava di fronte a lui, in tutta la sua grandiosa maestosità, un gigante con la pelle coriacea e il cuore freddo e duro come la pietra.
Thanos: "Hai avuto la tua occasione, ragazzo, ma l'hai sprecata perché pensavi di essere nel giusto, ma hai fallito, come falliranno tutti gli altri".
Proprio quando il Titano cercò di colpire Peter, qualcosa gli fu sparata addosso. Thanos si voltò per capire cosa stesse succedendo, si trovò davanti proprio Drax e Rocket, accorsi in aiuto di Spiderman.
Drax: "Adesso te la vedrai con uno della tua stazza, bastardo!" Drax prese una lunga rincorsa, saltando poi verso Thanos pronto a trafiggerlo con i suoi pugnali, il gigante parò il colpo con entrambi gli avambracci. Drax ricadde a terra e sembrava non aver inferto nessuna ferita grave al nemico che se la rideva. Il Titano ricambiò il colpo che prese in pieno Drax facendolo volare dalla parte opposta. Rocket corse in aiuto del suo amico e grazie all'apparecchio posto dietro la schiena poteva volare e colpire i nemici anche dall'alto. Aveva i suoi amati fucili e scaricò una serie di colpi addo a Thanos, ma sembrava davvero impossibile procurargli gravi danni.
Rocket: "Figlio di... non vuole decidersi a crepare quello stronzo! Dovrò usare le cattive maniere"
Rocket intanto inviò una richiesta di soccorso a tutti i compagni, compresi anche gli avengers. Il messaggio era preimpostato ed era un codice per le emergenze che segnalava possibili feriti. 
Arrivò anche a Tony, proprio mentre era nel bel mezzo di una battaglia con un membro dell'ordine nero nel centro di Manatthan.
Friday avvisò Stark: "Signor Stark, c'è un codice rosso attivo. E' stato inviato dal dispositivo di Rocket"
Tony: "Chi è Rocket? Oh, il procione. Lui è con Peter vero? Maledizione! Chiamalo subito!"
Friday: "Spiacente, ma il sistema operativo di Karen è al momento è disabilitato per le funzioni chiamata e risposta".
Tony: "Merda, è successo qualcosa... Ok, entra nel suo sistema operativo e attiva il controllo remoto, dobbiamo capire cosa sta succedendo"
Friday: "Significa hackerare il suo software. Questa è un'azione illegale, signore"
Tony: "Non mi importa cos'è, fai quello ce ti ho detto, ora!"
Friday riuscì ad entrare nel SO di Karen accedendo a tutti i suoi dati, e scansionando e analizzando tutte le azioni compiute dal software.
Friday "Ci siamo, signore, sono riuscita a recuperare i dati di Karen grazie al backup automatico del suo sistema. Inoltre mi è possibile comunicare con lei. Ha riconosciuto il mio ID e ora siamo collegate tramite rete wirless. Dai dati raccolti, purtroppo, sono state riscontrati alcune lesioni in Peter"
Tony: "Lesioni?" Tony era sconvolto, lo sentiva che qualcosa fosse andato storto, ed era già avvolto dai sensi di colpa.
Friday: "Peter ha subito la frattura di due costole, multiple contusioni, lesioni a vari organi. Uno dei polmoni è compromesso. Anche la trachea ha riscontrato una lesione. Inoltre ha un forte trauma cranico. Purtroppo le sue funzioni vitali sono al momento al 28%."
Tony non riusciva a respirare, in un attimo era sprofondato nello sconforto. Man mano che Friday elencava i danni riportati da Peter, lui si sentiva come affogare. Come aveva potuto lasciarlo solo? Come aveva potuto commettere ancora un errore, che forse sarebbe stato fatale? Era in preda al panico e sudava freddo. L'armatura lo stava soffocando e non riusciva a pensare lucidamente.
Friday: "Karen ha detto che Peter vorrebbe mettersi in contatto con lei per avvertirlo della minaccia"
Tony: "Avvertirmi della minaccia? Dopo tutti i traumi riportati, si preoccupa di quello... stupido ragazzino, come ho potuto? Devo andare da lui, subito"
Friday: "Signore, è nel bel mezzo di una battaglia, non può abbandonare dei compagni in difficoltà, non è moralmente corretto".
Tony: "Non mi importa cosa sia corretto o no al momento, devo aiutare Peter. Tutto questo sta accadendo per colpa mia... di nuovo. Friday canalizza tutta l'energia sui reattori. Dobbiamo arrivare il prima possibile da Peter".
Tony si alzò in piedi pronto a mettersi in viaggio, quando Star Lord e Mantis si accorsero di lui.
Star Lord: "Ehi, cosa diavolo stai facendo? Dove stai andando? Questa ci sta facendo il culo e tu te ne vai?"
Tony: "Mi dispiace davvero, ma devo andare ad aiutare un mio amico, non posso lasciare che..." Tony abbassò lo sguardo sconfortato, si sentiva in colpa ad abbandonare i compagni, ma Peter al momento era più importante di ogni altra cosa.
Star Lord: "Codardo del cazzo! Sì, vai pure! Qui ce ne occupiamo noi! Vai a fidarti di questi Avengers"
Mantis: "Forse è solo spaventato, non dovresti prendertela".
Tony si alzò in volo e come un razzo partì subito per il Queens. Non era sicuro se avrebbe trovato Peter ancora vivo, ma ci sperava profondamente. Non osava pensare all'idea di averlo perso. Il mondo gli stava crollando addosso e stavolta non ci sarebbe stato Steve a combattere insieme a lui. Non ci sarebbe stato Steve a chiedergli di non fare pazzie o a preoccuparsi della sua incolumità. Non ci sarebbe stato Steve a rimproverarlo come al solito per il suo atteggiamento strafottente. Non ci sarebbe stato Steve a moderarlo nel linguaggio. Non ci sarebbe stato Steve a credere in lui. Non ci sarebbe stato Steve. Né la sua voce, né la sua presenza. Non si sarebbero mai più rivisti. Non avrebbero mai avuto una seconda occasione per scusarsi e perdonarsi. Era solo, o quasi. Gli erano rimasti soltanto Pepper e Peter, e forse stava per perdere anche uno dei due.

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Capitolo 10
*** Mi dispiace ***


Rocket continuava a tenere a bada Thanos, l'impresa era ardua, ma il piccolo guerriero era determinato a distrarlo dal dare il colpo di grazia a Peter. Non era certo un tipo sentimentale, ma non era nemmeno così arido di sentimenti. E non voleva certo veder morire un ragazzino dal cuore generoso senza almeno aver provato a salvarlo. Perché Rocket era orgoglioso e non lo avrebbe mai ammesso, ma dopotutto un po' se lo ero preso a cuore, proprio come Drax, il quale dopo il potente colpo del Titano, dovette aspettare qualche minuto per riprendersi. Guardava Peter sdraiato a terra sofferente, provava pena per quel ragazzo e anche rabbia. Si sentiva di nuovo inerme e inutile, come quando gli uccisero la famiglia. Qualcosa si smosse in lui, non voleva veder morire un'altra persona innocente e avrebbe tirato fuori anche l'ultimo briciolo della sua forza per sconfiggere Thanos. Così provò di nuovo a colpire il gigante e insieme a Rocket provarono attacchi combinati.
Rocket: "Questo bastardo è più forte del previsto, sembra come di colpire te con tre strati di cemento addosso. Credo che le armi convenzionali non servano a niente, bisogno usare qualcosa di più efficace".
Drax: "Abbiamo un lanciagranate, dei lanciarazzi.. possiamo provare con i missili"
Rocket: "Sì, bella idea ciccio, peccato che tutta questa roba sia sulla Milano!"
Drax: "E perché l'abbiamo lasciata lì?"
Rocket: "Perché nessuno mi ha detto di portarla e che questo qui fosse fatto di cemento armato! Oh, io odio gli imprevisti! Ci farà il culo a fette se non ci inventiamo qualcosa!"
Drax: "Io posso ucciderlo con le mie mani"
Rocket: "Ma se ti sei appena ripreso dopo che ti ha fatto volare per 5 metri! Ma perché sto qui a parlare con te invece di pensare a un piano! E soprattutto perché sto qui a rischiare la vita per un terrestre di cui non mi importa nulla?"
Drax: "Perché in realtà ti importa e vuoi salvargli la vita"
Rocket fece una smorfia di dissenso ma non contraddisse Drax, in fondo ciò che aveva detto non si scostava molto dalla verità. Ma il come salvarlo e salvarsi al tempo stesso, sarebbe stata tutta un'altra faccenda.
Non ci volle molto prima che gli aiuti arrivassero. Infatti come un razzo atterrò proprio Tony. Davanti si trovò uno spettacolo inquietante; il gigante Thaons, spaventoso come Thor glielo aveva descritto. Lo fissava con occhi sgranati, trovarselo davanti era un'esperienza terrificante. Con la coda degli occhi cercò Peter, non voleva distogliere lo sguardo completamente dal Titano, ma era disperatamente preoccupato per il ragazzo e voleva accertarsi delle sue condizioni. Chiese a Friday di trovarlo, e l' AI gli disse il punto esatto in cui Peter si trovava. Purtroppo riversava in pessime condizioni, ma non poteva fare un'accurata scansione delle funzioni vitali finché non si sarebbe trovato vicino a lui. Rocket attirò la sua attenzione: "Oh ma guardate, è arrivato Iron Man a salvare il suo pupillo! Ti consiglio di fare presto, perché è ridotto piuttosto male. E... se hai qualche granata o lanciafiamme con te, sarebbero molto utili in questo momento".
Thanos intanto continuava a guardare da lontano i suoi avversari. per lui uno o dieci guerrieri in più da combattere non facevano differenza. Era così sicuro della sua forza, che sapeva li avrebbe schiacciati tutti non appena avesse voluto. Per lui, l'unica cosa importante, era avere più informazioni possibili sulle gemme e non si preoccupava di come ottenerle.
Thanos: "Tu sei un altro di quelli che pensano di sconfiggermi, vero? Siete tutti così convinti di essere degli eroi al servizio del bene, ma non avete capito che qui non si tratta di bene o male, ma di potere. Io vi ucciderò non perché vi reputi degni delle mie attenzioni, ma perché vi state opponendo alla mia ascesa, volete impedirmi di prendere le gemme perché avete paura, ma io vi farò pentire di questa scelta".
Tony: "E io che pensavo di essere quello egocentrico. Friday, avremo bisogno di un po' d'aiuto, attiva le altre armature e portale qui. Mentre loro terranno occupato questo esaltato, io potrò portare Peter al sicuro. Nel frattempo vediamo cosa possiamo fare per tenerlo a bada".
Rocket e Drax raggiunsero Tony, avvisandolo di stare in guardia e che le armi da loro usate non erano servite a nulla.
"Rocket: "Quel bastardo ha la pelle dura, è un mostro fatto di armatura, bisogna andare sul pesante o non gli faremo neanche il solletico."
Tony: "Io qualcosa di pesante ce l'ho, ma non so se basterà. Ha quelle maledette gemme che lo rendono ancora più forte, e se non riusciremo a fermarlo le prenderà tutte".
Rocket: "Dove diavolo sono gli altri? Ho inviato un messaggio a tutti con le coordinate, perché sei arrivato solo tu?"
Tony: "Due dei tuoi compagni sono impegnati con un altro alieno, gli altri forse ci stanno raggiungendo".
Drax: "Quill e Mantis erano con te, giusto? E li hai lasciati soli?"
Tony: "Credo sia meglio concentrarci sulla battaglia, al momento"
Tony cercò di perdere tempo in attesa delle armature, lanciano subito i raggi repulsori contro Thanos, quest'ultimo accusò i colpi ma non sembrava riportarne i danni. Si lanciò in un corpo a corpo contro i tre, i quali prontamente risposero all'attacco. Non era facile lottare contro un mostro simile; era forte, instancabile e ultra resistente. Drax e Rocket non avevano molte armi e quelli di Tony non erano abbastanza. L'energia ormai iniziava a calare e Friday lo avvertì di stare all'erta.
Friday: "Signore, la carica ormai è al 45%, non manca molto finché resterà senza energia. E ci vorranno almeno 2 ore per tornare al 100%".
Tony: "Non ho altra scelta Friday, finché non arriveranno le Mach, dovrò continuare a tenergli testa. Non posso lasciare che torni da Peter, devo contenerlo in qualche modo".
Friday: "Possiamo tentare il tutto per tutto canalizzando la restante energia nel reattore centrale e sparando un raggio con la massima potenza. Questo, secondo i miei calcoli, basterebbe a procurargli dei danni sopra al 60%".
Tony: "Non mi sembra il tipo da barcollare con dei danni così effimeri. devo conservare energia per portare il ragazzo lontano da qui, non posso rischiare di rimanere a secco".
La battaglia era ormai a senso unico, Thanos era nettamente più forte degli altri tre, non c'era modo di batterlo. Tony provò un ultimo colpo ma non andò nemmeno a segno e il Titano prontamente si avvicinò e gli piazzò un pugno dritto sul viso che lo schiantò a terra riverso. Aveva perso i sensi e stava per ricevere il colpo di grazia quando all'improvvisò il tempo sembrò fermarsi. Tutto sembrò immobile tranne Drax Rocket e Tony. In tutto questo c'era la zampino di Strange, arrivato per aiutare i compagni in difficoltà. Il dottore fece il possibile per tenere a bada il gigante, mentre Tony riacquistò i sensi e si alzò in piedi.
Tony: "Cosa è successo? Forse sono morto e sono finito all'inferno. Perché non si muove niente?"
Friday: "Posso assicurarla che lei è vivo Signor Stark. Il battito cardiaco è accelerato e le cognizioni motorie sono al momento instabili, ma le funzioni vitali sono all'80%. Ed è in corso un'alterazione temporale causata da campi magnetici e forze  extrasensoriali sconosciute".
Tony: "Credo di aver capito di chi si tratta. "Quello strano" sta facendo alcune delle sue magie".
Rocket: "Guarda che roba, quello riesce a fermare il tempo, tranne noi però.."
Strange: "Non riuscirò a contenerlo ancora per molto. Dovete andarvene da qui. Non riuscirete mai a fermarlo da soli!"
Drax: "Ci hai preso per delle femminucce pappaomolli?"
Tony: "Io darei retta al Dottore. Lo abbiamo provato sulla nostra pelle che quel mostro è imbattibile. Non ha senso restare qui a farci uccidere!" Tony poi si ricordò che Peter era ancora disteso a terra bisognoso di aiuto. Lasciò gli altri e volò verso il ragazzino. Peter era visibilmente malmesso, sembrava davvero molto sofferente.
Tony: "Ehi, ragazzino guardami. Avanti, apri gli occhi! Peter devi svegliarti!"
Peter aprì gli occhi e piegò leggermente la testa nella direzione di Tony, era molto debole e gli uscì solo un filo di voce. "Tony, per...donami, io ci ho provato, mi dispiace".
Tony: "Andiamo, non è il momento ora di piangersi addosso. Hai fatto il tuo dovere, sono sicuro che ce l'hai messa tutta". Tony era commosso, aveva gli occhi lucidi e faticava a trattenere le lacrime, aveva capito ce le condizioni di Peter erano molto gravi. "Friday aggiornami sulle condizioni di Peter".
Friday: "Signore, purtroppo Peter ha il polmone sinistro perforato, causato dalla frattura di una costola. Se non si esegue un drenaggio toracico immediato il polmone collasserà".
Tony: "Va bene, devo portarlo via da qui... ok, andrà tutto bene Peter, tornerai dalla tua bella zia, e continuerai a fare la vita di sempre. Tornerai ad essere un normale adolescente in piena crisi ormonale e ti diplomerai e... diventerai un uomo straordinario con una mente brillante e, probabilmente mi supererai. Sarai il mio erede, ti lascerò le Stark Industries, so che con te saranno in buona mani. Ma.. devi promettermi che combatterai. Devi affrontare l'ultima battaglia, ti prego". Ormai le lacrime solcavano il suo viso, non gli era più possibile trattenerle. Aveva accumulato così tanta tensione nelle ultime ore, per non parlare di quella accumulata nell'ultimo anno e mezzo dopo i fatti di Sokovia. Tony si era sempre tenuto tutto dentro, aveva nascosto le sue emozioni a tutti. Nessuno sapeva cosa stesse passando nella sua testa, quanto dolore lo tormentasse. Gli incubi notturni, la rabbia repressa, la depressione mascherata da strafottenza e cinismo. Non aveva mai potuto sfogarsi o raccontare a qualcuno quanto il distacco da Steve lo facesse stare male. Non osava ammettere quanto gli volesse bene e quanto quel fatto lo avesse sconvolto e cambiato. Il mondo da quel giorno gli era crollato addosso, e l'unica cosa che lo tenesse ancora in piedi era l'affetto dei suoi amici: Pepper, con la quale cercava di portare avanti una relazione complicata, Happy sua guardia fedele e leale e poi Peter. Quel ragazzo trovato per caso al quale si era affezionato incredibilmente. Adesso erano loro la sua famiglia. Ora che Steve e gli Avengers se ne erano andati, loro erano tutto ciò che di più caro gli era rimasto. Non poteva sopportare l'idea di perdere anche loro, stavolta non sarebbe riuscito a reggere il dolore. "Mi dispiace Peter, è colpa mia. Ti ho portato io qui, ho fatto io questo casino. Non avrei dovuto. Sono ancora convinto che tu sia veramente forte, ma forse era ancora troppo presto".
Peter: "Non è colpa sua... volevo davvero... diventare come lei. Io l'ammiro così tanto. Volevo solo che capisse che..." Peter ormai non aveva più le forze nemmeno di parlare. Ogni respiro gli procurava un dolore atroce. "Non sono più... un ragazzino. Perché ora io.. vede, io ora sono un Av...enger". Peter fece un leggero sorriso poi arrivò il suo ultimo rantolo di respiro e gli occhi si socchiusero, le labbra diventarono bluastre, le mani che Tony teneva tra le sue, scivolarono a terra. Peter se ne era andato, era spirato tra braccia di Tony, il quale, avvolto da un inconfortabile dolore non trattenne più il suo pianto. Una delle sue paure più grandi si era appena concretizzata davanti a lui.

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Capitolo 11
*** Vittorie e sconfitte ***


Intanto nel Wakanda, Hulk era ormai nel pieno della sua rabbia distruttiva e aveva preso di mira ogni cosa vicino a sé. Ma più di tutti c'era quel maledetto alieno da far fuori, quello che che aveva quasi ucciso Rhodey. La furia del gigante verde era troppa anche per il membro dell'ordine nero che preferiva evitare i colpi allontanandosi e gestendo la cosa da lontano. Si aiutava con la sua lancia e usava la sua velocità per schivarlo. Era proprio lui a controllare gli Ouriders e a ordinargli di combattere. Ma ora che era alle prese con un nemico gli riusciva difficile averne il pieno controllo. Hulk non si risparmiava e spaccava ogni cosa a sé stante, prima o poi era certo lo avrebbe colpito.
Intanto nel laboratorio di T'Challa, l'esperimento su Bucky era terminato. Il Soldato d'Inverno era ormai cosciente e si guardava intorno. Si ricordava di essere stato ibernato, ma ora non aveva idea di quanti mesi fossero passati o cosa fosse successo nel frattempo. Sembrava lucido e consapevole. I medici gli posero alcune domande alle quali rispose correttamente. 
Sul campo di battaglia gli Avengers e i soldati di T'Challa erano ormai esausti, ma avevano notato che anche gli esseri spietati iniziavano a calmarsi. Ne avevano uccisi una grande quantità e finalmente sembravano non moltiplicarsi.
Il Re di Wakanda ne approfittò per richiamare tutti all'appello. Li portò in una specie di sotterraneo vicino alla base del laboratorio dove si trovava anche Bucky. Rimisero insieme le idee e nuovi piani di attacco. Intanto ne approfittarono per riprendere anche le forze. 
intanto Hulk e il membro dell'ordine nero continuavano la loro battaglia personale. Nessuno dei due sembrava cedere. ma il gigante verde, alla fine, riuscì ad afferrare Gamma Corvi e a trascinarlo a terra. Lo colpì più volte con tutta la sua furia, ma l'alieno riuscì comunque a sfuggire e a reggersi ancora in piedi. Per quanto fosse veloce e forte, la potenza di Hulk lo superava di gran lunga. Ormai malconcio decise di abbandonare il campo e ritirarsi. Hulk non lo seguì, si diresse invece verso Rhodey e poi lo prese portandolo via. Il vecchio gigante di Giada si sarebbe lasciato guidare dall'istinto e avrebbe seguito il nemico finché non lo avesse trovato e ucciso. Ma ormai riusciva a controllare bene gli istinti e la ragione aveva il sopravvento. Sapeva che Rhodey aveva bisogno di cure e si concentrò soltanto su di lui. Durante la corsa verso la base, spazzò via anche alcuni Outriders che si trovavano sul campo. Altri provarono ad assaltarlo ma fu tutto inutile, non potevano niente contro quel bestione muscoloso. Arrivò finalmente sul posto e fece uno dei suoi ruggiti per far capire che si trovava lì.
All'interno si accorsero di lui e si precipitarono fuori. Soprattutto Natasha che era molto preoccupata da quando lei e Bruce si erano separati. Lo vide proprio davanti a lei, in tutta la sua massiccia presenza. Lo ricordava proprio così. Guardava i suoi occhi, quelli in cui rivedeva sempre il suo Bruce. Si avvicinò e gli disse di mettere giù Rhodey. Si accertarono che fosse ancora vivo, e per fortuna aveva aperto gli occhi non appena gli tolsero l'elmo. Era ferito gravemente ma era ancora cosciente. Lo aiutarono ad entrare, e lo accompagnarono in infermeria dove vi erano alcuni medici pronti ad accogliere i feriti.
T'Challa gli disse che lo avrebbero aiutato a rimettersi in sesto e che non doveva preoccuparsi di niente.
Steve si avvicinò al militare. Tra loro non c'era mai stata una grande amicizia, e anzi, si conoscevano relativamente poco. Steve sapeva che Rhodey era molto importante per Tony e voleva accertarsi che non fosse in pericolo di vita.
Steve: "Rhodes, come stai?"
Rhodey: "Beh, sicuramente non in perfetta forma, ma spero di cavarmela. Ho superato di peggio. E pensare che Tony mi ha mandato qui per darvi una mano... per darti una mano". C'era dell'amaro nelle sue parole. Sicuramente non provava molta simpatia per il Capitano, sopratutto dopo gli ultimi fatti. Rhodes forse era l'unico a sapere quanto dolore avesse provocato in Tony il suo atteggiamento. Non si era mai confidato, ma lo conosceva abbastanza da aver capito che quello scontro era stato distruttivo per il suo amico a livello morale. Quindi Steve non era certo al primo posto del suo indice di gradimento.
Steve: "Ho saputo del tuo incidente, e che Tony è riuscito a rimetterti di nuovo in piedi. Non c'è niente che lui non sappia o non possa fare. Per quanto riguarda te, vorrei ringraziarlo personalmente se potessi. Gliene sono grato, così come lo sono a te per essere venuto". Steve guardava in basso, aveva capito che Rhodey provava un po' di astio nei suoi confronti, lo percepiva e sapeva anche il motivo.
Rhodey: "Spero potrai farlo. Spero anche che ti scuserai per quello che è successo. Tony ci teneva... ci tiene a te".
Steve fu colto da un profondo disagio. Quelle parole lo avevano colpito dritto al cuore. Era sollevato di sapere che Tony, nonostante tutto, provasse ancora dell'affetto per lui, ma questo lo faceva sentire ancora più in colpa e non avere il tempo e la possibilità di chiarire direttamente con lui lo innervosiva parecchio.
Steve: "Forse per te non significa niente, ma sono profondamente dispiaciuto per quello che è successo. So di essere stato sleale nei suoi confronti, di aver agito di impulso ed essere andato anche contro i miei principi. L'ho deluso, l'ho ferito e ci penso ogni giorno".
Rhodey: "Credo che le tue parole siano sincere, ma un giorno dovrai dirle a lui, faccia a faccia. Sempre che riusciremo a superare questo casino senza lasciarci le penne".
Steve: "Lo farò. Ora è meglio che ti lasci alle cure dei medici, ti rimetteranno in sesto, vedrai. Sono bravi anche qui e fanno miracoli. Ti ringrazio comunque per l'aiuto che ci hai dato fino ad ora". Steve si diresse verso la porta poi si bloccò. "E comunque, anche io tengo a lui. Più di quanto pensi". Uscì svelto dalla porta con passo sicuro. Se c'era una cosa che lo metteva seriamente in difficoltà, era proprio l'argomento Tony. parlare di lui era sempre motivo di disagio. Non perché avesse paura dei suoi sentimenti o ne provasse vergogna, ma perché con Tony non si poteva mai stare sul sicuro. Non si poteva mai sapere cosa pensasse. Steve era in fondo un tipo semplice e organizzato. La mente di Tony a volte era davvero troppo complessa per uno come lui. Non capiva il suo orgoglio, il suo cinismo, la sua testardaggine. Tony aveva sempre avuto un carattere difficile. Fin dal primo momento in cui si sono incontrati, Steve ha faticato per entrare in sintonia con lui, con il suo mondo fatto di scienza e tecnologia. Certo, non era uno stupido, anzi, Steve era sempre stato un ragazzo brillante e perspicace, ma Tony era al di sopra di ogni cosa. Ma nonostante tutto aveva imparato a conoscerlo man mano, a capirlo e ad accettarlo. Quel carattere complicato spesso lo affascinava, a lui piacevano le sfide, e Tony rappresentava forse quella più difficile. Aveva capito di tenere a lui dopo l'attacco a New York di Loki e i chitauri. Quando Tony si sacrificò per dirottare il missile e spedirlo nel buco spaziotemporale. Era rimasto straordinariamente affascinato da come lo scienziato non avesse avuto dubbi su cosa fare e ne avesse accettato le sorti. Lo aveva trovato un atto di estremo coraggio e altruismo. Steve quel gesto non lo aveva mai dimenticato. In molti lo avevano fatto, reputandolo un egoista ed egocentrico, ma lui no. E quando lo aveva visto a terra privo di sensi provò una intensa tristezza, che si trasformò in gioia non appena aprì gli occhi e si riprese. Allora non capiva ancora che tipo di sentimenti provasse per lui, era confuso. Dopotutto non aveva mai avuto a che fare con l'amore, se non per qualche tempo con Peggy. Ma una vera relazione a lui era totalmente sconosciuta e sapeva anche di non essere un gran conquistatore. Forse non si era nemmeno mai reso conto di provare amore nei suoi confronti finché non lo avesse perso. Prima di allora, Tony era un amico, un alleato, un compagno di squadra, così come lo erano tutti gli altri, così come lo era stato Bucky. Gli voleva bene ma l'amore era così lontano. Seppure fin dall'inizio aveva capito che Tony gli facesse sempre uno strano effetto. Un po' come quando osservava Peggy e sapeva di desiderarla. In quello scontro, quel giorno, si era reso conto della frustrazione che provava nei suoi confronti. Non era solo arrabbiato e deluso perché Tony non voleva ascoltarlo, ma per tutto quello che era successo anni prima. Le cose non dette, i piani nascosti, la fiducia mancata. Tony non era certo un santo e anche lui aveva le sue colpe. Steve da parte sua aveva sempre provato ad avvicinarsi, a cercare un tipo di relazione, ma si sentiva respinto ogni volta. Lo vedeva spesso in sintonia con Bruce e questo lo feriva. Perciò in quella battaglia, Steve l'aveva presa sul personale, era stanco dell'atteggiamento del milionario, ed era anche stanco di provare a capirlo. Ma non poteva dimenticare il suo sguardo nel momento in cui trafisse il reattore con il suo scudo. Nei suoi occhi aveva visto paura. E non si dava pace per averlo spaventato così tanto. Come aveva potuto fargli questo.
Solo nei mesi successivi capì quanto fosse stato sciocco. Se solo avesse fermato tutto e gli avesse parlato sinceramente invece dii iniziare uno scontro all'ultimo sangue... pensava a quanto, dopotutto, assomigliasse proprio all'uomo che rimproverava di essere ostinato e orgoglioso. Solo dopo quell'errore ii rese conto finalmente di quanto profondo fosse l'affetto che lo legava a Tony. La lettera gliel'aveva scritta con il cuore, ma sapeva che non era abbastanza. Per molti mesi pensò di tornare da lui per parlargli, ma la verità era che non ne aveva il coraggio. Non voleva sentirsi respinto, non voleva vedere odio negli occhi dell'uomo che amava. Credeva che Tony non fosse solo, questo gli bastava per spingerlo a non tornare.

Il Capitano tornò nell'altra stanza dove tutti stavano discutendo sulle nuove tattiche, ma ad un tratto, da un angolo buio sbucò proprio il Soldato d'Inverno. Steve lo vide e tirò un sospiro di sollievo. Rivedere il suo amico sveglio e in buona salute lo riempiva di gioia. E soprattutto poterlo riavere al suo fianco era l'unica cosa che in quel momento gli avesse dato un po' di serenità. Corse subito verso di lui.
Steve: "Bucky, ti sei ripreso? Dimmi che mi riconosci!".
Bucky lo guardò per un attimo in modo sospetto, così come guardò il restante gruppo. Poi si voltò di nuovo verso Steve, alzò il braccio portandolo all'altezza del collo dell'amico, come per volerlo afferrare e strozzarlo. Rogers ebbe un attimo di sussulto e indietreggiò. Il soldato pose il suo braccio sulla spalla del Capitano stingendola e poi gli fece un grande sorriso. Steve sospirò di nuovo e sorrise anche lui, poi afferrò Bucky e lo abbracciò, dandogli anche delle sonore pacche sulla spalla in segno di affetto.
Steve: "Accidenti, per un attimo ho creduto davvero fossi tornato ad essere il Soldato spietato. Ci sono cascato". Steve continuava a sorridere, stare di nuovo al fianco del suo migliore amico lo rassicurava.
Bucky: "Te la faccio sempre. E' facile con te". 
Steve: "Come ti senti?"
Bucky: "Sto bene, ma so che state affrontando un esercito di mostri alieni. O almeno questo è quello che mi hanno detto alcune persone lì fuori".
T'Challa si diresse verso i due amici. "Esatto, siamo stati attaccati da qualcosa di ancora poco conosciuto. Sappiamo perché sono qui, però. Rogers mi sta aiutando, ma siamo in svantaggio per ora, per questo abbiamo deciso di svegliarti. Spero non ti dispiaccia".
Bucky: "Steve non cambia mai. Se c'è bisogno di aiuto, lui c'è. Non è così?" Bucky guardò Steve con un'espressione compiaciuta. Aveva sempre provato grande stima per l'amico e conosceva più di ogni altro il suo carattere altruista.
Steve: "Sono davvero lieto di sapere che la terapia ha avuto gli effetti sperati, T'Challa e il suo staff hanno fatto un ottimo lavoro". Steve guardò verso il Re. "Te ne sono davvero grato".
Bucky: "Anche io. Ora posso darvi una mano visto che sono qui, così mi sdebiterò".
Sam ad un tratto un po' scocciato della situazione intima che si era creata interruppe il trio. Ormai conosceva Bucky ed erano stati alleati nella Civil War. Si era anche creato un certo legame tra loro e tutto sommato era contento di rivedere il Soldato.
Sam: "Guardate chi è tornato dal mondo dei sogni! Il freddo deve far bene alla pelle, sai hai un viso così luminoso"
Bucky: "Tu sembri invecchiato invece. Magari il prossimo ad essere ibernato potresti essere tu".
I due si scambiarono poi una stretta di mano sorridendosi.
T'Challa: "Mi dispiace interrompervi ma dobbiamo tornare fuori. I miei soldati hanno bisogno d'aiuto". Il Re di Wakanda cercò poi di incoraggiare tutti i guerrieri con un breve discorso.
"So che siamo ancora in svantaggio, ma abbiamo un nuovo alleato, nel pieno delle sue forze. Quest'uomo è forte e potrà esserci molto utile. Se agiamo tutti come deciso avremo una possibilità di vincere. Capisco che siamo stanchi e provati, ma dobbiamo lottare fino all'ultimo. Non possiamo permettere a quei mostri di prendere ciò che cercano. Significherebbe la distruzione non solo del nostro continente ma di tutto il pianeta. Dobbiamo tenere duro, dobbiamo dare tutto quello che abbiamo, anche la nostra vita se necessario, ma quello che stiamo proteggendo è più importante di chiunque sia in questa stanza. Vi sto chiedendo molto, ma se oggi perderemo sarà la fine di tutto".
Uscirono fuori, di nuovo pronti alla battaglia. Hulk era lì che li aspettava. Natasha lo carezzò e gli disse che per fortuna Rhodey non aveva riportato gravi danni. Poi lo guardò ancora
Natasha: "Bruce è ancora lì dentro?"
Hulk: "Banner è qui, ma adesso resta Hulk.Hulk è più forte e vi aiuta a combattere".
Nat sorrise, si rese conto che ora il gigante di giada era molto più tranquillo e ragionevole di un tempo. Bruce le mancava, si erano appena ritrovati ed ora persi di nuovo, ma sapeva che la priorità ora, era sconfiggere i nemici.
Steve e Bucky camminavano vicini, il Capitano sembrava teso ed era immerso nei suoi pensieri.
Bucky: "Tutto bene? So che stiamo per scendere in guerra ma ho come l'impressione che non sia questo a tormentarti".
Steve: "Mi conosci troppo bene, non posso nasconderti nulla, vero? Sì, in realtà c'è qualcosa che mi tormenta da molto tempo e non faccio che rimuginarci sopra. So che non dovrei in un momento come questo ma... se oggi perderemo non avrò mai l'occasione di chiarire e mettermi l'anima in pace".
Bucky gli fece un accenno di sorriso e lo guardò negli occhi. Per lui Steve era ancora il ragazzo gracile, impacciato e insicuro con le donne. Anche se sapeva bene che stavolta non era una donna il vero problema. Ma sapeva che non aveva ancora imparato a gestire i suoi sentimenti, dopotutto non ne aveva avuto poi molto tempo. "Non vi siete mai chiariti da allora? So che è passato più di un anno, avresti potuto fare qualcosa, ma come al solito senza il tuo amico Bucky non riesci proprio a districarti in situazioni amorose".
Steve: "Oh, andiamo, di cosa stai parlando? Non essere ridicolo. Ho sempre saputo cavarmela senza di te".
Bucky: "Neanche dopo il siero, quando avevi tutte le donne ai tuoi piedi riuscivi ad essere disinvolto, credi che me lo sia dimenticato?"
Steve: "E comunque non vedo cosa c'entri questo discorso con Tony". Steve ebbe un piccolo accenno di rossore, si stava addentrando, forse, in una discussione troppo intima e fuori luogo in in momento così delicato.
Bucky: "Di piace anche a me per quello che è successo, mi sento in colpa e se avrai bisogno di una mano per risolvere la situazione, puoi contare su di me".
Steve: "Al momento, mi serviresti per qualcosa di più importante". Steve indicò la miriade di alieni che in branchi si dirigevano proprio verso la loro postazione.
Bucky: "Facciamo fuori questi cosi, e poi potrai dedicarti alle cose davvero importanti". Bucky lanciò un sorriso malizioso.
Steve: "Sei tornato il Bucky di sempre, e questo mi rende felice. Sei sicuro di volerlo fare? Ti sei appena svegliato, e forse non sei ancora in piena forma"
Bucky: "Tranquillo, ho voglia di sgranchirmi le gambe. E poi lo sai che sarò sempre al tuo fianco, ti guardo le spalle, amico mio".
I due si sorrisero, c'era una grandissima intesa tra loro e un legame indissolubile che sarebbe durato per sempre. Con Bucky era facile, si conoscevano fin da ragazzini, avevano condiviso ogni cosa insieme e aveva sempre avuto un carattere più malleabile. Sfacciato, sicuramente, ma non troppo complicato, e Steve gli aveva sempre tenuto testa. Pensava spesso a come sarebbe stato facile se anche Tony avesse avuto lo stesso carattere del suo migliore amico, ma poi si rendeva conto che se probabilmente fosse stato come lui, non avrebbe mai provato certi sentimenti. Era proprio la complessità di Tony, e il suo carattere arrogante e presuntuoso che attraevano Steve e lo rendevano irresistibile ai suoi occhi. E più ci pensava e più trovava la cosa davvero assurda.
Ormai era tempo di regolare i conti e non c'era più tempo per pensare ai sentimenti. Era ora di giocarsi il tutto per tutto e Steve e gli altri Avengers lo sapevano. Erano ormai tutti pronti e in linea quando videro apparire nuovamente Rhodey. T'Challa gli chiese cosa diavolo stesse facendo lì invece di curarsi e il militare rispose che non riusciva a starsene con le mani in mano. Ormai la ferita era stata suturata e riusciva a stare in piedi, per cui avrebbe combattuto anche lui insieme a tutti gli altri e nessuno glielo avrebbe potuto impedire. Quasi tutti si dimostrano dubbiosi ma accettarono la sua decisione. Adesso c'erano tutti. E tutti erano pronti a dare la loro vita per un bene comune.
Bucky caricò il fucile, Steve assicurò gli scudi ai suoi avambracci. Natasha guardò per l'ultima volta verso Hulk. Anche Sam, Scott e T'Challa erano carichi. E dietro a loro l'intero esercito del Re di Wakanda. Proprio quest'ultimo diede il via alla battaglia che vide i guerrieri iniziare una corsa verso il loro destino. 
La battaglia fu davvero impegnativa. Gli alieni sembravano ancora più spietati di prima, forse perché sapevano che ormai il loro comandante se ne era andato e non avrebbe più potuti aiutarli, perciò dovevano vincere assolutamente. Gli Avengers non erano da meno, chi usava le armi, chi semplicemente i pugni, tutti davano il loro meglio. Ma più di tutti Steve sapeva di non poter cedere, li avrebbe uccisi uno per uno se fosse stato necessario. Quella battaglia doveva essere vinta a ogni costo. Voleva che tutto finisse, voleva che la pace tornasse, voleva vivere in un mondo senza esseri spietati e megalomani in cerca di potere, era stanco di tutto questo. Voleva tornare a casa. Voleva rivedere Tony. Assestò una raffica di pugni e di calci che schiantarono a terra decine di Ouriders, sembrava davvero una furia, forse anche più di Hulk. Ma non perdeva occasione di guardarsi intorno per controllare che anche i suoi compagni fossero ancora in grado di combattere. L'idea di perderne anche solo uno lo terrorizzava. Non era certo così presuntuoso da credersi il più forte, ma sapeva che grazie al siero lui aveva più resistenza di chiunque altro. L'unico di cui non si preoccupasse era proprio il gigante verde. Anche Bucky, pur essendo anch'esso un super soldato, era comunque in svantaggio, poiché si era svegliato da un lungo sonno, da nemmeno più di un'ora. Si sentiva responsabile anche degli altri e sapeva di dover fare il doppio. Sventò anche un attacco di uno degli alieni che si stava riversando su Natasha e questa non ne fu molto contenta. "Pensa per te, Rogers, so cavarmela!"
Steve: "Lo so, Nat, ti ho solo alleggerito il compito".
Natasha: "E io ti ripeto che non ne ho bisogno. ormai dovresti saperlo che non sono una donzella in pericolo". E nel mentre squartò il collo di una delle creature. Steve si fece indietro, aveva recepito il messaggio. Hulk, intanto, riusciva a spazzarne via almeno una decina tutti insieme. I suoi colpi erano devastanti e gli Ouriders non avevano scampo. ormai erano decimati e non ne restavano più molti. Anche Rhodey, dall'alto, riusciva a colpirne alcuni, nonostante fosse ancora molto debilitato.
Molti alieni sembravano gettarsi a terra da soli, ma in realtà era Ant Man a scaraventarli con la sua piccola statura. Sam, in volo, copriva le spalle a tutti. 
Uno dei mostri, però, riuscì a prendere Natasha di soppiatto, ferendola, e Hulk non perse tempo ad afferrarlo per poi spezzarlo a metà con tutta la sua furia distruttiva. Nat lo ringraziò, con lui era decisamente più clemente, anche se l'idea di essere salvata la metteva sempre di cattivo umore.
Finalmente la battaglia rallentò, ormai gli Ouriders rimasti non erano più una minaccia e tutti poterono prendere un po' di fiato. Era incredibile quanti ne avessero uccisi. Il campo ormai era pieno di carcasse aliene. Tutti erano esausti e ansimavano per la fatica. Steve guardava il paesaggio davanti a lui. Ce l'avevano fatta, avevano vinto la battaglia. Bucky e Sam gli si avvicinarono e gli poggiarono entrambi una mano sulla spalla. Erano orgogliosi di ciò che erano riusciti a fare.
Anche T'Challa poté tirare un sospiro di sollievo; la gemma era ancora al sicuro e al momento non ci sarebbero state catastrofi imminenti. 
Ancora una volta gli Avengers avevano sventato una grossa minaccia, ma sapevano che la vera guerra non era ancora vinta.
I guerrieri si ritirarono nella base per riprendere le forze. Scott si gettò a terra distrutto, si tolse il casco e finalmente riuscì a rilassarsi. Natasha fu accompagnata da Sam in infermeria, mentre Hulk doveva aspettare fuori perché con quella stazza non sarebbe riuscito ad entrare.
Anche Rhodey era rimasto fuori, e sembrava che stesse parlando con qualcuno. Scott chiese il suo solito succo d'arancia e Steve sorrise. Si sentiva sollevato, sapeva che non era ancora finita, ma eliminare un esercito enorme come quello significava già aver fatto una grande parte del lavoro, o almeno era quello che credeva.
Erano tutti stanchi ma sereni, l'atmosfera si era rilassata e pensavano già a fare ritorno a casa, chi dai propri famigliari come Scott, chi al proprio lavoro o alla propria vita.
Anche Nat e Sam erano tornati nel frattempo. E mentre tutti parlavano di quello che avrebbero fatto da ora, Rhodey entrò nella stanza con aria mesta. Era scuro in volto e sembrava sconvolto.
Non fu facile per lui dare quella notizia. "So che abbiamo appena vinto una battaglia e vorremmo solo rilassarci e probabilmente bere qualcosa di molto forte, ma devo darvi brutte notizie". Non potevano crederci, proprio ora che la situazione sembrava finalmente essersi quasi risolta, ecco che di nuovo usciva fuori qualcosa di pessimo.
Rhodey: "Ho appena parlato con Pepper, e sembra che questo Thanos abbia raggiunto New York. Mi ha detto che si sono riuniti alcuni guerrieri, alcuni provengono dallo spazio, altri li conosciamo già. Alcuni di loro lo stanno affrontando. Uno di loro è Tony". Steve sussultò, non gli piaceva affatto l'idea che Tony combattesse contro un mostro del genere, anzi, l'idea lo preoccupava terribilmente. "Insieme a lui c'era anche il ragazzo, lo abbiamo conosciuto qualche tempo fa, Peter Parker... " Rhodey sospirò, poi continuò "Purtroppo, Pepper mi ha detto che non ce l'ha fatta. E' caduto in battaglia. Thanos lo ha ucciso". Ci fu un silenzio tombale. Nessuno poteva credere alle parole di Rhodey. Si ricordavano bene di quel ragazzino spavaldo che aveva combattuto contro tutti loro. Soprattutto Sam e Bucky, i quali avevano avuto uno scontro diretto con Peter e nonostante la loro esperienza e maturità, era riuscito a tenergli testa irritandoli non poco. Adesso erano sconvolti nell'apprendere la terribile notizia. Steve era pietrificato. Anche lui lo ricordava bene. Ci aveva anche scambiato quattro chiacchiere. Ammirava quel carattere impetuoso e coraggioso. Gli ricordava certamente lui, quando ancora non era stato sottoposto al siero. Una giovane vita era stata spezzata in modo così assurdo e non poteva crederci. Non era giusto, era folle e così assurdo. Sentiva un impeto di rabbia attraversargli le vene, poche volte aveva avuto quella sensazione. Ora pensava anche a Tony, a come si sentisse. Lo sapeva che quel ragazzino era importante per lui e non osava immaginare a come stesse soffrendo in quel momento. 
Steve: "Quindi Tony è ancora lì? Lo sta affrontando?"
Rhodey: "Non ne sono sicuro, Pepper mi ha detto che Tony l'ha chiamata per avvisarla di quanto accaduro, e poi l'ha salutata. E' spaventata, ha paura che possa fare qualche sciocchezza".
Steve: "Di che tipo?"
Rhodey: "Tony nella sua armatura ha messo una bomba. Un ordigno in grado di distruggere ogni cosa nel raggio di 2 chilometri. E' la sua arma finale, da usare solo in casi estremi. Finora non ne ha mai avuto l'occasione, ma temo che con Thanos lo farà. A quanto pare è imbattibile e ogni arma convenzionale è inefficace".
Steve rimase in silenzio, era troppo per lui. Prima la morte di Peter, adesso Tony che avrebbe sacrificato la sua vita. Si sentiva totalmente inutile, al momento non c'era nulla che potesse fare, poi gli venne in mente il cellulare. si ricordò di aver già provato a chiamarlo senza aver ricevuto risposta, ma doveva tentare di nuovo."Scusate un momento".
Nat: "Dove stai andando?".
Sam: "Lascialo stare, sa quello che deve fare".
Steve corse il più lontano possibile, non voleva farsi sentire da nessuno. Poi prese il mini phone e digitò il numero preimpostato. Doveva assolutamente impedire a Tony di commettere una pazzia. Gli avrebbe detto che adesso ci sarebbe stato lui ad aiutarlo, non era solo, insieme lo avrebbero sconfitto. Il cellulare squillava. "Avanti Tony rispondi, ti prego! Non puoi farmi questo, non farlo per favore. Ti ho promesso che ci sarei stato e lo farò, lo faremo insieme. Rispondi almeno questa volta, maledizione!".

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Capitolo 12
*** Io ci sarò ***


Steve continuava a far squillare il telefono, ma dall'altra parte non vi era ancora nessuna risposta. Tony era come perso in un mondo a parte, ovattato. Non riusciva a sentire nulla intorno a lui, c'era solo silenzio. Il silenzio del dolore e dell'incredulità. Fissava nel vuoto e cercava di capire se ciò che era appena accaduto fosse davvero reale o frutto della sua immaginazione. Davanti a lui c'era un ragazzino di 16 anni senza vita. Un ragazzo che lui aveva scelto forse come suo erede ma che comunque aveva preso a cuore e se ne era assunto le responsabilità. Aveva promesso a sé stesso e a May che lo avrebbe protetto, ma ora si sentiva di aver fallito miseramente. La verità è che non era la vergogna del fallimento a devastarlo, ma il fatto che una giovane vita piena di talento era stata spazzata via in così pochi minuti. Immaginava quanti progressi avrebbe potuto fare Peter, a quanti progetti avrebbe preso parte insieme a lui, a quante cose ancora dovesse fare e scoprire, ma ormai non ci sarebbe stato più nulla. Lo assalì un impeto di rabbia e si scagliò contro Thanos colpendolo con una raffica di colpi. Il Titano era ancora sotto l'effetto rallentato di Strange, ma ormai il dottore non riusciva più a controllarlo. 
Strange: "Stark, tra non molto l'effetto svanirà, sono allo stremo. Sarebbe meglio andare via da qui, prendi anche il ragazzo".
Tony: "No voglio far fuori quel bastardo!"
Strange: "Mi dispiace deluderti, ma non ce la farai, non da solo, non in queste condizioni. Ascoltami per favore. Forse c'è un modo per far tornare indietro il ragazzo".
Tony fu colto da un sussulto, aveva sentito bene, Strange aveva detto che forse c'era ancora speranza per Peter, ma come? Si fermò di colpo e guardo nella direzione del Dottore. "Stai dicendo che puoi riportarlo in vita? Non fare certo giochetti con me, Dottore, perché non..."
Strange: "Sto dicendo che io ho la gemma del tempo e come puoi vedere la sto usando per bloccare il Titano. Potrei usarla anche per il ragazzo".
Tony era perplesso, non sapeva fino in fondo quanto le parole di Strange fossero vere e come effettivamente avrebbe potuto riportare indietro Peter, ma guardando Thanos, capì che non avrebbe mai potuto vincere contro un essere così potente e che forse, per una volta, avrebbe dovuto affidarsi alle capacità di qualcun'altro. "Se è così allora mostrami cosa è in grado di fare quella pietra".
Intanto Rocket e Drax assistevano alla scena incuriositi dallo strano tipo che riusciva a fermare il tempo.
Rocket: "Se non vi dispiace noi torniamo indietro a prendere l'artiglieria pesante, così possiamo fare il culo a questo pazzo"
Strange: "Non serve al momento"
Rocket: "Ah no? Intendi tenerlo bloccato per l'eternità? Contento tu, amico".
Srange: "Vi farò tornare indietro nel tempo. Prima ancora di affrontare Thanos"
Rocket: "E poi? Ripeteremo tutto da capo?"
Strange: "No, perché io non farò parte di questo salto temporale. Ne resterò fuori così che possa tornare indietro ed avvertirvi ed escogitare una migliore tattica difensiva. Se il Peter del passato non affronterà Thanos, il Peter del presente non sarà mai morto. Ma c'è una cosa..."
Rocket: "Ecco, ti pareva che c'era la fregatura!"
Strange: "Thanos possiede già due gemme, tra cui quella dello spazio, potenziata da quella del potere, in questo modo potrebbe riuscire a vanificare gli effetti della gemma del tempo, riuscendo a distorcere lo spazio e far modo di trovarsi in entrambi i lassi temporali".
Drax: "Io non ci ho capito niente".
Tony: "Vuoi dire che potrebbe trovarsi sia nel passato che nel presente?"
Strange: "Esatto. La gemma dello spazio può renderti onnipresente facendoti trovare in più luoghi nel medesimo tempo. Con effetto potenziato potrebbe essere in grado di spostarti anche in dimensioni spaziotemporali. In parole povere; sì, il tempo tornerà indietro, ma il Thanos che ora è qui potrebbe non subire alcun effetto. E questo potrebbe essere un bel problema".
Drax: "E cosa ci importa del Thanos del presente se noi torniamo nel passato?"
Strange: "In realtà tutti noi che ora siamo qui, non ci accorgeremo di essere tornati indietro, per noi non è impercettibile lo spostamento temporale. In pratica fra qualche secondo saremo di nuovo indietro di qualche ora, Peter vivo ma con ben due Thanos da affrontare".
Rocket: "Questa sì che è una bella merda".
Tony: "Ti avevo appena detto di non fare giochetti. Se usare la gemma del tempo peggiora le cose allora perché l'hai proposta come soluzione?"
Strange: "Perché in parte lo è, se riuscissimo ad annullare il potere di una delle due gemme il gioco è fatto"
Rocket: "E come ci riusciamo? Ho già avuto a che fare con una di quelle cose, per poco non ci disintegrava! Se non sei abbastanza forte, non puoi controllarle".
Strange: "E' vero, ma se riuscissimo a bloccarlo in questo arco di tempo, non potrà usare le gemme per spostarsi nello spazio e così non avremo nessun problema".
Rocket: "Sì? E come lo blocchiamo? Mi sembra che il tuo potere ormai stia finendo".
Tony: "Io forse ho un modo". Tony guardò in alto, proprio sopra le loro teste volavano le armature che Friday aveva richiamato. Erano quattro e tutte armate pesantemente. Anche gli altri si accorsero di quello che stava accadendo e ne furono sollevati.
Drax: "Quelle sì che sembrano delle buone armi!"
Tony: "Sono le migliori a dire il vero!".
Strange: "Ottimo. Così mentre le tue armature lo terranno occupato io potrò usare l'occhio Agamotto per riportarvi indietro. Speriamo riescano a fare il loro lavoro".
Tony: "Con chi credi star parlando? Le ho fatte equipaggiare con armi militari avanzate. Forse non riusciranno ad annientarlo, ma di sicuro faranno almeno un po' di male a quel bastardo".
le armature iniziarono a far fuoco su Thanos, mentre Strange annullò l'incantesimo del tempo. Il Titano si riprese e accusò i colpi. Intanto il Dottore si preparò per riportare tutti indietro. Non era certamente un'operazione facile, richiedeva concentrazione e molta abilità.
Nel frattempo Tony guidava le armature nella battaglia e cercava punti deboli nei quali colpire. Ma Friday lo avvisò di una chiamata.
Friday: "Signore, è in arrivo una chiamata dal dispositivo del Capitano Rogers. Devo attivare la risposta?"
Tony: "Cosa? Io non... ora sono occupato..." Tony fu colto da un'improvvisa tensione, non si aspettava proprio in quel momento una chiamata da Steve. Era ancora sopraffatto dal dolore e dalla rabbia per la morte di Peter, e oltretutto era impegnato a tenere occupato un mostro quasi indistruttibile. Non era certo il momento migliore per una chiacchierata al telefono con una persona così importante, ma non poté rifiutare.
Tony: "Sono proprio occupato adesso, ma ok, rispondi".
Dall'altra parte del dispositivo vi fu un sospiro e poi una voce.
Steve: "Tony? Stai bene?"
Tony: Capitano. Che sorpresa! Mi trovi un tantino occupato, al momento"
Steve: "Tony, so cosa è successo al ragazzo. Mi dispiace, non posso immaginare cosa stai provando ora, ma ti prego, non fare stupidaggini. Possiamo affrontarlo insieme".
Tony: "Hai saputo? le notizia corrono veloci nel Wakanda. Sì, un ragazzino di 16 anni è stato appena ucciso ed ora sono leggermente incazzato".
Steve: "Lo so, posso capirlo. Quando ho visto morire Bucky ho provato anche io un senso di rabbia e sconforto, non è stato facile superarlo".
Tony: "Certo, posso immaginare. Il tuo amichetto assassino vale più di chiunque altro per te, manderesti a pezzi una squadra o un'amicizia per lui". Nelle parole di Tony adesso c'era solo tanta rabbia e risentimento. Per quanto si sforzasse c'era ancora del rancore nei confronti di Steve, e sentire nominare nuovamente il nome dell'assassino dei suoi genitori non migliorava la situazione.
Steve: "Scusa, forse non avrei dovuto parlartene. Tony, davvero, sono profondamente dispiaciuto per quello che è successo, so di aver sbagliato e ti chiedo scusa. Spero tu abbia letto la lettera che ti ho mandato. Sono felice che almeno abbia preso con te il cellulare. Ti prego, per quanto tutto possa sembrarti difficile al momento, non sprecare la tua vita. C'è ancora speranza, stiamo arrivando a New York per darvi una mano".
Tony: "Sprecare la mia vita? Cosa intendi?"
Steve: "La bomba nell'armatura... per favore non usarla!"
Tony: "Oh santo cielo! Rhodes ha proprio la lingua lunga. Gli dovrò fare un discorsetto quando torna. Non ho intenzione di usarla, abbiamo trovato un'altra soluzione. E comunque non dovresti avere tutta questa confidenza con me, Rogers".
Steve: "Metti da parte il rancore, dobbiamo affrontare questa cosa insieme"
Tony: "Insieme? Oh davvero!? Pensavo che non ti piacesse lavorare con me in squadra. Sai, l'ultima volta non eravamo affatto sulla stessa lunghezza d'onda".
Steve: "Potrò continuare a scusarmi all'infinito ma tu sarai sempre arrabbiato con me. Forse quando sarò lì potremo chiarirci faccia a faccia".
Tony: "Sì, come quando mi hai spaccato il reattore con lo scudo. Non c'è bisogno di te, qui. Possiamo farcela da soli". Tony proprio non riusciva a dimenticare quello scontro. Pensava che in fondo se lo fosse lasciato alle spalle, ogni volta che gli tornava Steve alla mente aveva voglia di vederlo e parlargli e magari far di nuovo pace. Eppure ora si stava comportando come al solito. L'orgoglio la faceva di nuovo da padrone e non poteva controllarlo.
Steve: "Ad ogni modo verrò. Ricordatelo, te l'ho promesso, Tony. Non ti lascerò da solo, questa cosa la affronteremo insieme. Potremo vincere o perdere, ma lo faremo insieme. Io ci sarò. Per te ci sarò sempre".
Tony aveva gli occhi lucidi, non riusciva più a sopportare quelle parole, tutto gli sembrava assurdo. Come poteva fargli promesse così solenni se solo un anno prima lo aveva tradito in quel modo? Certo, si era pentito e si era anche scusato, ma era difficile credergli per ora, anche se avrebbe desiderato farlo. In fondo era stato proprio lui a volerlo chiamare, a voler sentire di nuovo la sua voce. Ma la morte di Peter lo aveva sconvolto a tal punto da confonderlo anche nei sentimenti. Dentro di sé sperava davvero che Steve sarebbe tornato da lui.
Tony: "Come vuoi, Rogers. Ma probabilmente quando arriverete, lo troverete già morto, o molto più probabilmente troverete morti tutti noi.   E comunque non credo che ricorderò questa conversazione".
Steve: "Cosa vuoi dire? Tony? Tony?".
Tony fece chiudere la chiamata da Friday. Adesso gli era difficile restare concentrato sulla battaglia, aveva perso alcuni momenti, ma fortunatamente le armature riuscivano a tenere testa a Thanos. La sua mente brulicava di pensieri. Era inondato da mille emozioni, molte delle quali negative. Sì, pensò che appunto non avrebbe ricordato quella chiamata, perché il tempo sarebbe tornato indietro e non sapeva se sarebbe avvenuta di nuovo.
Il Titano iniziava a perdere la pazienza, per lui quelle armature erano come mosche fastidiose che gli ronzavano intorno. Provò a distruggerle a suon di pugni ma era difficile colpirle. Erano veloci ed agili.
Strange intanto aveva ultimato i preparativi ed era pronto a far scorrere il tempo all'indietro, ma qualcuno non aveva ancora le idee chiare.
Drax: "Ma quindi se noi torniamo indietro, e tu resti qui, come farai ad affrontare Thanos da solo?!"
Rocket: "Oh, no! Adesso ricomincia! Non c'è una gemma che gli costruisca un nuovo cervello?"
Strange: "In verità io non resterò qui. Se le vostre azioni nel passato saranno differenti da quelle compiute in questo arco temporale, allora cambierà anche questo presente. Non ci troveremo tutti qui insieme, probabilmente ci troveremo in un'altra situazione e per voi tutto questo non sarà mai successo. Io sarò l'unico a ricordare gli eventi".
Drax: "Ah, ho capito. Ma quindi se non rimarrà più nessuno qui, chi lo affronterà Thanos?"
Rocket fece una smorfia di insofferenza e si poggiò una mano sulla fronte. Ormai era abituato ai ragionamenti distorti dell'amico.
Tony chiese al Dottore quanto mancasse ancora. "Le mie armature iniziano ad essere inefficaci, perché invece di perderci in stupidi discorsi senza logica non ci diamo da fare?"
Strange: "Allora preparatevi".
Thanos si accorse che lo stregone stava per fare qualcosa e cerco di impedirglielo.
Thanos: "Che cosa cerchi di fare? Credo ti lascerò usare uno dei tuoi trucchi magici? Non saranno queste mosche metalliche a fermarmi. Non avete ancora capito con chi avete a che fare".
Rocket: "A dire il vero lo abbiamo capito bene, per questo adesso ce ne andremo. Mi dimenticherò anche della tua brutta faccia per fortuna".
Thanos: "So che vuoi modificare il tempo, quella è una delle gemme e non te la lascerò usare. La prenderò io e non potrai impedirmelo".
Thanos si lanciò all'attacco verso Strange, ma Tony riuscì a bloccarlo da dietro tenendolo fermo. Era troppo difficile contenerlo, e stava consumando molta energia dei reattori facendo scaricare la batteria centrale. Una delle armature atterrò davanti al Titano, sparandogli un colpo dritto in faccia che fece scaraventare Tony all'indietro. Thanos aveva riportato solo qualche leggero graffio e una rabbia incontrollabile. Afferrò l'armatura e la disintegrò con una sola mano. Poi afferrò il suo guanto per cercare di prendere le gemme, ma in quel momento tutto svanì. Ogni cosa avvenuta fino a quel momento non era mai esistita.

Era la casa di zia May e Peter aveva appena messo piede fuori, salutandola, quando si accorse che i suoi sensi di ragno lo stavano avvertendo di un pericolo imminente. Si stava dirigendo verso Thanos quando fu fermato da Strange.
"Strange: "Ragazzo fermati. Non devi andare da lui o ti ucciderà".
Peter: "Dottor Strange, cavolo è sempre figo vederla con quei vestiti e quel.. mantello! E è così serio... però assomiglia un po' al Signor Stark. Nemmeno lui ha troppa fiducia in me. Se mi lascia andare le mostrerò che posso affrontare qualsiasi cos..."
Strange: "Non devi dimostrare niente a nessuno. L'unica cosa che devi fare è vivere e continuare la tua vita. Non potrò far tornare nuovamente indietro il tempo".
Peter: "Indietro il tempo? Che vuol dire, scusi? I miei sensi di ragno mi stanno dicendo che c'è una minaccia e io devo affrontarla".
Strange: "Ora basta. Ascoltami: siamo tornati indietro. Hai già affrontato quel mostro laggiù e hai perso. Ti ha ucciso e Stark non l'ha presa bene. Ho usato la gemma del tempo per tornare indietro così da impedirti di suicidarti di nuovo ed escogitare un piano migliore per affrontare quel colosso".
Peter era sconcertato, non aveva ancora afferrato bene tutta la situazione, ma si fidava delle parole del Dottore e non osò più ribattere. Certo, credere al fatto che fosse morto in uno scontro lo rendeva nervoso e quasi incredulo, forse molto più del fatto di essere tornato indietro.
Strange: "Ora dimmi dove sono gli altri due membri del gruppo così andremo a prenderli e poi torniamo da Stark".
Peter: "Ok ma, lei viene davvero dal futuro? No perché wow, sono sempre stato affascinato da questo tema. Insomma, i viaggi temporali sono un qualcosa che l'essere umano sogna da decenni e fino adesso era praticamente un'utopia! Però in fondo, ho sempre creduto che in futuro sarebbe stato possibile. Sa, il concetto di relatività e lo spaziotempo. Ho studiato un po' di meccanica quantistica ed è incredibile quante teorie possono venir fuori con dei semplici calcoli.. beh, non tanto semplici. Ho letto anche alcuni libri di astrofisica e ho trovato concetti davvero molto interessanti. Dicono che con le attuali tecnologie non sia ancora possibile viaggiare nel tempo.. Ma a quanto pare invece lo è!".
Strange: "Ho usato una gemma".
Peter: "Una gemma? Di quelle che sta cercando questo misterioso Thanos?"
Strange: "Proprio così. Non ho avuto bisogno di mettermi sui libri. Ha fatto tutto lei".
Peter: "Wow ma.. come è possibile che una sola gemma riesca far spostare le persone nello spaziotempo? Insomma, che tipo di tecnologia e possiede? Non c'è alcuna possibilità scientifica che una pietra possa permettere una distorsione dimensionale creando spostamenti temporali. Ci vorrebbe un meccanismo più elaborato che usi la potenza del suono almeno".
Strange: Ragazzo, ci sono molte cose che non puoi capire, non farti troppe domande".
peter: "Che strano, questa è una cosa che mi aveva detto anche Capitan America. A proposito, lo conosce?"
A New York, intanto, Tony era ancora alle prese con uno dei membri dell'ordine nero che aveva assalito lui, Star Lord e Manthis. Stavolta, diversamente dalla precedente, non ci fu un codice d'emergenza da parte di Rocket, né l'avviso delle gravi condizioni di Peter. Mentre affrontavano l'aliena, fece la sua comparsa Strange, insieme anche al gruppo di Peter.
Tony: "Voi che diavolo ci fate qui?"
Strange: "C'è una questione abbastanza importante di cui dobbiamo discutere"
Tony: "E ti sembra questo il momento? Staremmo combattendo contro un alieno piuttosto incazzato che ci vuole morti".
Star Lord si accorse che c'erano anche i suoi compagni di squadra e ne sembrò entusiasta. "Ragazzi, perché non venite a darci una mano, eh!? Siamo leggermente in difficoltà"
Rocket: "Lo so che senza di me non sai fare niente! Voi Peter siete tutti uguali. Avete bisogno di una balia. Povero me"
Tutti insieme si allearono per combattere il nemico. Peter si mise subito in mostra con la sua nuova tuta si sentiva invincibile, anche se ogni tanto ripensava al fatto di essere morto. Ma questo certo non bastava per demoralizzarlo. Insieme a lui anche Rpcket e Drax usarono le loro armi, le quali sembravano decisamente più efficaci rispetto allo scontro con Thanos.
L'aliena, ormai nettamente in svantaggio e malconcia, decise di ritirarsi, ma fece loro una promessa prima di andarsene. 
Proxima Midnight: "Vi pentirete di esservi messi contro di me e il mio padrone. ma fra non molto proverete la vostra più grande sofferenza e rimpiangerete perfino di essere nati".
Star Lord: "Teatrale, la signorina. Era una femmina vero?"
Rocket: "E io che ne so, perché guardi me?"
Star Lord: "Non ti stavo guardando, mi sono voltato così a caso. E poi era domanda generale".
Rocket: "Sì, e guarda caso ti sei voltato in basso?"
Star Lord: Ma perché stai facendo una scenata per una cosa così stupida?"
Rocket: "Perché lo so che mi stavi provocando"
Star Lord: "Cosa?"
Tony: "Ok, qualcuno può spiegarmi che sta succedendo? Perché voi siete qui invece che nel Queens, come vi avevo detto?"
Rocket: "Eccone un altro! Fa una domanda generale e poi guarda me".
Tony: "Forse è perché attiri l'attenzione"
Peter: "Sì, è così adorabile, finché non lo conosci ovviamente. E' uno tosto, e anche intelligente".
Manthis: "Rocket in questo momento si sente ferito nell'orgoglio"
Rocket: "E chiudi la bocca tu!"
Strange: "Possiamo parlare di cose importanti?"
Si riunirono nel Santuario del Dottore e lì, Strange, spiegò a tutti l'accaduto. Non sembravano convinti del tutto.
Drax: "io non mi sono accorto di niente. Insomma, non mi sembra di essere tornato indietro, queste cose non le ho già fatte"
Rocket: "Certo che non te ne sei accorto, idiota. Non stai mica seduto su una macchina mentre vedi il tempo riavvolgersi. Quelle cose succedono solo nei film".
Peter: "Oh, ci sono stati un sacco di film con questo tema, un giorno dovremmo vederl tutti insieme?"
Rocket: "Forse era meglio se fosse rimasto morto"
Tony: "Mentre voi state qui a a tener banco con le vostre idiozie, io vado a fare alcune telefonate importanti"

Nel Wakanda, Steve e gli altri si stavano godendo la vittoria sull'esercito di Outiriders. Anche Rhodey era insieme a loro e non aveva ricevuto alcuna chiamata da Pepper. Anche lui si stava rilassando con gli altri. Il salto temporale, aveva avuto effetto anche su loro. Steve guardò il suo mini phone, aveva come un presentimento, un presagio, ma poi decise che doveva godersi il momento come tutti e lo ripose nella tasca.
Adesso tutti si interrogavano sul futuro. Sapevano che ancora non era finita. Infatti il vero nemico era Thanos, e nonostante la momentanea vittoria dovevano ancora concentrarsi sulla vera guerra.
Natasha: "Adesso cosa facciamo? Forse dovremmo tornare a New York, dopotutto è lì che sono i nostri  nemici".
Sam: "Sì, ti ricordo che a New York anche noi siamo dei criminali"
Steve: "Nat ha ragione. Anche se ora siamo ricercati dal governo, non possiamo esimerci dai nostri doveri. Noi siamo sempre gli Avengers, abbiamo dei superpoteri e dobbiamo usarli per salvare la gente".
Scott: "Io tanto ci devo tornare in America. Ho una figlia e anche qualcun altro che mi aspetta".
Sam: "Oh ma dai, qualcuno è innamorato!"
Scott: "Nahh, ma piantala. Ho le mie cose da fare, devo ancora sistemare alcune faccende. Insomma, dopo gli ultimi fatti non ho avuto molto tempo"
Sam: "Ma sentitelo... è passato più di anno! Scommetto che ti sei rimesso a rapinare banche"
Scott: "No, ho chiuso con quella roba, lo sai"
Steve: "E' giusto che Scott voglia tornare a casa dalla sua famiglia, Forse tutti noi dovremmo farlo dopo aver sistemato questa faccenda".
Sam: "Sì, e tu che famiglia hai a Brooklyn?
Steve guardò in basso, Sam aveva colpito nel segno, effettivamente ormai non aveva più nessuno. La sua famiglia, da quando si era svegliato nel presente, era stata proprio la squadra degli Avengers, e anche ora si trovava con alcuni di loro. Non aveva ancora mai avuto occasione di vivere una vita normale lontano da tutti.
Bucky: "Ha me"
Sam: "Oh, wow! Questo sì che è amore!"
A tutti scappò una risata, ma Bucky rimase  serio. Credeva in quello che aveva appena detto. Steve per lui era l'unica famiglia che avesse, e anche per Steve era lo stesso.
Steve: "Grazie Bucky, sei il miglior amico che si possa desiderare". Lanciò un'occhiata di rimprovero verso Sam. Anche lui era uno dei suoi amici fidati e lo aveva aiutato molto a comprendere le nuove usanze dell'era moderna.
Steve: "Va bene, adesso però pensiamo alle cose importanti. Io ormai ho preso la mia decisione: tornerò a New York ad aiutare Tony e gli altri in questa missione. Chi vuole restare qui, è libero di farlo, o chi vuole semplicemente tornarsene a casa. Se vorrete aiutarmi ne sarò felice, ma qualsiasi sia la vostra scelta la accetterò".
Nat: "Puoi contare su di me".
Bucky: "Anche su di me"
Sam: "No, dopotutto non ho preso impegni per i prossimi giorni. Ti darò una mano, Capitano".
Scott: "Beh, sono venuto fin qui per salvare il mondo, ma se le cose non sono ancora sistemate allora finiamo quello che c'è da fare e poi tutti in vacanza. Avete mai visitato le Seychelles? Mi hanno detto che sono un paradiso terrestre"
Sam: "A proposito: Banner non è tornato. E' ancora verde e arrabbiato?"
Natasha: "Sì, mi ha detto di non preoccuparmi".
Sam: "Te lo ha detto Hulk?"
Nat: "Adesso sa parlare, molto meglio di te comunque"
Sam: "Sempre gentile"
Steve: "Rhodes, hai notizie di Tony?"
Rhodey: "Non ancora".
Ma proprio in quel momento il telefono di Rhodey squillò, e ci fu proprio Tony dall'altro capo. Avvisò Rhodey che avevano appena sventato l'attacco di un membro dell'ordine nero, e che ora si trovavano tutti insieme a pianificare un sistema in grado di sconfiggere Thanos, poiché avevano già potuto assaggiare la forza dei suoi colpi. Gli spiegò ciò che era accaduto con il salto temporale e della morte di Peter e che ora erano in guai molto grossi. A Rhodey sembrò tutto insensato e illogico, ma si fidava di Tony, perciò, seppure inspiegabile, credette alle sue parole. Disse poi che lo avrebbe raggiunto perché lì avevano terminato positivamente la missione. Poi si guardò intorno e vide tutti molto presi dalla discussione, soprattutto Steve, lo guardava come se desiderasse prendere in mano quel telefono più di ogni altra cosa. Rhodes si allontanò per un minuto e parlò sottovoce. Poi tornò, dirigendosi proprio verso Steve, al quale porse il cellulare. Il Capitano era quasi incredulo, forse gli aveva proprio chiesto se volesse parlare con lui, e Tony aveva accettato.
Rhodey: "Tony vuole parlare con te"
Sam: "Oh, cavolo, spero che adesso non parta una rissa telefonica, ci sarà da divertirsi"
Steve continuava a fissare il telefono, quasi impaurito tese la mano e lentamente lo afferrò. Gli balenarono nella testa mille pensieri. C'erano veramente tante cose che voleva dire a Tony, ma non avrebbe potuto farlo in quel momento. "Tony". Pronunciò il suo nome con voce flebile, non sapeva che tipo di reazione avrebbe trovato dall'altra parte.
Tony: "Capitano, ho saputo della vostra vittoria, mi complimento con voi. Purtroppo le cose non vanno altrettanto bene qui, ma ci stiamo organizzando".
Steve: "Mi dispiace". Poggiò il cellulare sul collo e poi si spostò in una stanza accanto, aveva bisogno di calma e intimità. "So che avete dei guai anche voi, per questo voglio ringraziarti per aver mandato qui Scott, Bruce e Rhodey. So quanto soprattutto Rhodes sia importante per te e che aveva riportato seri danni dopo lo scontro in aeroporto. Perciò te ne sono immensamente grato".
Tony: "Avevate bisogno di aiuto e io ve l'ho dato, tutto qui. Non c'è bisogno di essere melensi. E' questo che fanno gli amici. Si aiutano a vicenda, giusto?"
Steve: "Sono felice di sapere che mi consideri ancora tuo amico".
Tony: "Beh, è tutto relativo. Ti considero ancora un alleato. E per la cronaca, vorrei ancora prenderti a pugni sui denti".
Steve: "Tony, ascolta..."
Tony: "Non c'è bisogno, non ora. So cosa vuoi dirmi ma non è il momento. Se volete venire a darci una mano, allora è bene che iniziate a muovere il culo da ora, Thanos non aspetterà che arriviate. E io vorrei... beh, vorrei qualcuno al mio fianco che sappia combattere bene, senza drammi puerili o crisi esistenziali. E tu sei l'uomo giusto".
Steve: "Allora faremo più in fretta possibile"
Tony: "Bene" spostò il viso dal dispositivo e chiuse per un attimo gli occhi, poi di nuovo disse: "perché avrei davvero bisogno di te, al momento".
Steve: "Io ci sarò, Tony. Te l'ho promesso."
Ci fu qualche istante di silenzio, poi Tony chiuse la conversazione. Steve fissava nel vuoto, dopo un anno e mezzo era finalmente riuscito a sentire di nuovo la sua voce. Gli era quasi impossibile da credere, eppure era così. Non aveva potuto esprimere a pieno i suoi sentimenti e le sue emozioni, ma andava bene lo stesso. Lo avrebbe fatto nel momento opportuno. Ora sapeva che Tony aveva davvero bisogno di lui, e questo lo spronava ancora di più nel tornare a casa, la sua vera casa era Tony. E ora lo aveva capito.
Sam gli chiese più volte cosa gli avesse detto Stark, ma Steve aveva solo accennato al fatto che ora dovevano raggiungere il prima possibile New York.
Tutti si stavano imbarcando su uno degli Helicarrier che Fury aveva concesso a Steve qualche tempo prima di rifugiarsi ne Wakanda.
Il Capitano si diresse verso T'Challa per salutarlo e ringraziarlo per ciò che egli aveva fatto per tutti i suoi amici.
T'Challa: "Dovrei essere io a ringraziare te. Se non fosse stato per voi, non so se ce l'avremmo fatta. I miei soldati sono forti ma nessuno di loro possiede abilità tanto particolari come le vostre. Siete combattenti eccellenti e sarò sempre in debito".
Steve: "Non ce n'è bisogno, ci siamo aiutati a vicenda. Ormai sei nostro amico e anche un Avenger, fai parte della squadra".
T'Challa: "Credevo che per te gli Avengers non esistessero più".
Steve: "In effetti al momento noi siamo fuori ma, la verità è che tutti noi ci consideriamo una famiglia; a volte capitano delle divergenze, ma poi si fa pace e si è di nuovo tutti uniti. Anche se non ne faccio più parte ufficialmente non posso restare indifferente alla richiesta di aiuto di un caro amico".
T'Challa: "Lo capisco. Mi dispiace di non poter venire con voi, ma in un momento così delicato, ho il dovere di restare nel mio paese con il mio popolo. Sono tutti spaventati e non posso lasciarli soli".
Steve: "E questo ti fa onore. Non preoccuparti, ce la caveremo in qualche modo".
Steve e T'Challa si salutarono con una stretta di mano, poi il Capitano salì sul veicolo che si mise in viaggio.

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Capitolo 13
*** Di nuovo a casa ***


Intanto, a Manatthan, tutti si erano riuniti ne santuario di Strange. Il Dottore aveva spiegato anche agli altri membri ciò che era accaduto: del salto temporale, di Thanos e la sua forza indistruttibile ed ora anche dell'ultima notizia che vedeva il ritorno di Steve e gli altri.
Bisognava rimettere insieme le idee e cercare di escogitare un piano efficace. Per sconfiggere un nemico con una forza inaudita e possessore anche di due gemme dell'infinito, non bastavano certamente solo i muscoli, ma anche intelligenza e astuzia. E probabilmente, anche altre gemme.
Le uniche in loro possesso erano quelle del tempo e della mente. Più quella dell'anima al sicuro nel Wakanda. L'unica al momento utilizzabile era proprio quella in possesso da Strange, ma viaggiare nel tempo non era certo una soluzione definitiva.
Intanto Tony si trovava nella nuova sede degli Avengers, chiuso nel suo laboratorio rifletteva sull'accaduto. Aveva preferito restare da solo per meditare in tranquillità. Il Tony del presente non aveva vissuto la morte di Peter, ma ne era comunque a conoscenza e questo lo metteva in difficoltà. Aveva ormai capito che nessuno era al sicuro, chiunque sarebbe potuto morire. Gli tornò in mente la visione che aveva avuto anni addietro, quando Wanda, ancora dalla parte di Ultron, lo ipnotizzò. Ricordò i cadaveri dei suoi amici e infine quello di Steve, che ancora vivo gli disse che avrebbe potuto salvarli. E provò di nuovo quel brivido gelido di terrore. E se fosse stata una premonizione invece di un'illusione? Non ci volle pensare. Scosse la testa e si strofinò il viso con le mani, passandole poi tra i capelli e stringendoli. In che diavolo di situazione erano finiti? Folle, assurda, pericolosa e decisamente senza via di uscita, almeno all'apparenza. Certo, nessun'altro avrebbe potuto fare niente, come tutte le altre volte in cui erano apparsi nemici imbattibili. Ma che alla fine erano comunque stati sconfitti. Ma stavolta, almeno dalle parole di Strange, sembrava non esserci alcuna soluzione fattibile. Neanche Steve avrebbe potuto fare nulla. Guardava l'orologio e calcolava le ore che lo separavano dal suo arrivo. Con la velocità dell'Helicarrier, sarebbe arrivato non prima di cinque ore. Sembravano un'eternità. Pensava che forse sarebbe stato il caso di dirsi addio nel modo giusto, dopotutto poteva essere la loro ultima battaglia.
Si alzò in piedi e camminò tra tutte le sue invenzioni. C'erano armi e armature di ogni tipo con la più avanzata tecnologia, eppure non sarebbero bastate. Si ricordò quando i nemici più pericolosi, erano soltanto dei terroristi o scienziati pazzi in cerca di gloria e potere. Nulla, allora, lasciava presagire che un giorno ci sarebbero stati alieni megalomani e super potenti a minacciare il mondo. 
In quel momento Pepper entrò nella stanza.
Pepper: "Ehi, scusami se ti disturbo, ma non ti vedevo da un po' e iniziavo a preoccuparmi".
Tony: "No tranquilla, stavo solo cercando un'idea, qualcosa di geniale, sai come ho sempre fatto negli ultimi anni. Costruire invenzioni geniali che salvano il mondo è il mio lavoro, ma stavolta sembra che non siano abbastanza".
Pepper: "Solo perché adesso non riesci a trovarne una adatta non vuol dire che non potrai inventarla. Devi solo avere l'ispirazione. Ti conosco troppo bene, so che prima o poi ti verrà in mente qualcosa"
Tony: "Se solo avessimo più tempo. E' solo questione di ore prima che Thanos e il suo esercito venga a bussarci alla porta per prendersi le gemme. Dovrò avvisare Vision"
Pepper: "Forse insieme agli altri avreste potuto trovare più velocemente una soluzione. Dovresti andare anche tu al Santuario"
Tony: "Avevo bisogno dei miei spazi e soprattutto.. di farmi una doccia e cambiarmi. Sai Pepper, questi potrebbero essere i nostri ultimi momenti insieme, forse dovremmo bere qualcosa e rilassarci"
Pepper. "Vuoi davvero rilassarti in un momento simile? Non stavi cercando un'idea geniale per battere Thanos?"
Tony: "Forse dovremmo solo lasciar fare al destino il suo corso. E' inutile star qui a cercare di salvarci il culo quando evidentemente non c'è soluzione" Tony abbassò lo sguardo e si perse nei suoi pensieri. Era decisamente sconfortato.
Pepper: "Non è da te essere così arrendevole. Hai troppo orgoglio e stima di te stesso per lasciare che una situazione prenda il sopravvento. Di solito lotti e cerchi una soluzione, sei troppo intelligente per lasciarti andare in questo modo. Forse alla fine non ci sarà nulla che potremo fare. Sì, forse moriremo tutti ma almeno ci avremo provato. E' quello che stanno facendo tutti gli altri. Tony, lo so che non è questo che vuoi. Lo so che non è arrenderti la tua soluzione. Sei solamente scoraggiato, ma ti riprenderai. Devi essere combattivo". Pepper certamente conosceva molto bene Tony, e aveva capito che a parlare non era lui ma la momentanea depressione che lo aveva colpito.
Tony sospirò poi le si avvicinò e la baciò sulla fronte. Si erano riconciliati dopo gli eventi di Civl War e ora stavano insieme, anche se non era una vera e propria relazione. Non c'era stato nulla di ufficiale, proprio perché Tony era confuso circa i suoi sentimenti e non voleva ferirla. Ci teneva troppo per farle ancora del male. Ora che Steve stava per tornare, le cose si sarebbero complicate ulteriormente. Avrebbe dovuto dirle al più presto che forse non era lei, la persona con cui avrebbe voluto passare il resto della vita.

Nel Santuario, la conversazione proseguiva, era difficile tenere a bada un gruppo così eterogeneo, tutti, chi più, chi meno, aveva la propria idea. Peter e Rocket continuavano a punzecchiarsi, Quill che non riusciva a prendere nulla sul serio e Thor che aveva un'espressione ombrosa sul volto e rimaneva in silenzio. Per lui era impossibile dimenticare la tragedia vissuta solo qualche ora prima sulla nave che aveva salvato gli Asgardiani. La maggior parte di loro erano stati uccisi, e di quelli riusciti a scappare sulla capsula di salvataggio non sapeva nulla. L'unica cosa certa era che Valchiria, Korg e Miek fossero andati con loro per proteggerli. E di LOki non aveva ancora avuto nessuna notizia. Si sentiva impotente e avvilito. Aveva praticamente perso tutto il suo popolo e tutta la sua famiglia. E anche sulla Terra sentiva di non appartenere più ad un gruppo. Gli Avengers si erano divisi e quasi tutti gli amici che conosceva, si trovavano dall'altra parte dl mondo. Questa volta anche il grande Dio del Tuono si sentiva fragile e vulnerabile. Sentiva di non avere neanche più la voglia di continuare a combattere.
Strange gli si avvicinò. "Mi dispiace davvero molto per la tua gente. Eravate riusciti a sfuggire al Ragnarok e poi è arrivato qualcosa di ancora peggio. E' difficile da credere. Non sentirti in colpa, hai fatto tutto il possibile per salvarli".
Thor: "No, ti sbagli. Avrei dovuto fare di più. Con i poteri che ho acquisito dopo la battaglia con Hela, avrei dovuto essere in grado di sconfiggere quel mostro e invece... ho lasciato che li uccidesse. Ho lasciato che Loki si sacrificasse per me. Loki... lui che ha sempre giocato solo per se stesso, non hai mai avuto pietà per nessuno o alcun rimorso... il Dio dell'inganno si è sacrificato per qualcun'altro. Avrei potuto, dovuto, farlo io per la mia gente. Non sono il degno erede di mio padre Odino".
Strange: "Se Loki si è sacrificato per salvarti, allora vuol dire che ti ritiene più forte di lui e più utile alla causa. Per quanto sia ingannevole ed egoista, non vuole certo vedere ogni pianeta dell'universo spazzato via. Non ci sarebbe più nessuno ad inginocchiarsi ai suoi piedi, altrimenti".
Thor fece un flebile sorriso. Per quanto gli sembrasse assurda la cosa, Loki gli mancava. Gli mancava la sua presenza, la sua mente geniale. Il suo sapersi tirar fuori da ogni situazione sempre con astuzia. Gli mancava anche quel suo odioso ma amabile sorrisetto sarcastico. Thor al contrario, non era così astuto, né tanto meno geniale. Aveva però un cuore puro e un animo gentile. Ciò che forse li teneva così uniti, seppur il disprezzo reciproco, era il loro completarsi. 
Stranger: "Allora, vuoi arrenderti? Il grande e potente Thor che si inginocchia ai piedi di Thanos e chiede umilmente di risparmiarlo. Davvero patetico"
Thor: "Per tutti i tuoni, non lo farei mai. Perirei piuttosto. Sto solo cercando un valido motivo per combattere questa guerra già persa".
Strange: "Vuoi un motivo? Ce ne sono ben sette miliardi su questo Pianeta. Se non vuoi che anche i terrestri si estinguano, direi che come motivazione sia valida"
Thor: "Hai ragione, non potrei sopportare di veder morire altre persone innocenti. Ho camminato in mezzo ai corpi senza vita di donne e bambini, e ho sentito dentro di me un dolore così pesante da schiacciarmi. Loro contavano su di me".
Strange: Anche i terrestri hanno bisogno di Thor, e di tutti gli altri Avengers. Con le nostre capacità abbiamo il dovere di difenderli e proteggerli. Ho impiegato mesi per riuscire a controllare la magia e viaggiare tra portali dimensionali. Ho iniziato il mio percorso per un capriccio personale. Volevo di nuovo riacquistare il controllo delle mie mani, non c'era altro che mi importasse. Non l'ho fatto per diventare un eroe e salvare il mondo. Volevo solo tornare a fare il mio lavoro. E sai qual era? Salvare vite umane. Ero un neurochirurgo. Ho capito che alla fine dei conti, che usi le mani o la magia, il mio destino è ancorato alla salvezza del prossimo. Così ho affinato le mie tecniche, ho continuato a studiare per cercare di capire al meglio l'assurdo mondo della magia e ciò che ne deriva. Non puoi immaginare quanto fossi scettico all'inizio. Sono sempre stato estremamente razionale. Ero un uomo di scienza e medicina, per me cose come la magia o la religione non erano contemplate. Eppure ora guardami. Mi hanno fatto dono di questi poteri, mi hanno istruito per diventare ciò che sono ora. Tu li hai dalla nascita, ma non cambia. Dobbiamo metterli al servizio del prossimo o saranno comunque inutili. E lo saranno ancora di più dopo questo Pianeta verrà probabilmente distrutto".
Thor: "Sei davvero molto saggio, Dottore. L'ho capito subito dal primo momento in cui ci siamo incontrati, oltre ad essere un grande prestigiatore con i tuoi trucchetti. E' vero, mi stavo arrendendo, ma dopo quei fatti, pensavo davvero di non aver più nessuna ragione. Mi sono sentito perso e sconfitto. Mi stavo lasciando andare, ma non posso farlo, non ancora! Adesso sento di avere uno spirito rinnovato e ho capito qual è il mio compito. Affronterò nuovamente Thanos e lo farò con tutta la forza che ho. Anche se dovessi cadere in battaglia, saprei di averci provato per chi ha ancora fiducia in me".

Erano passate alcune ore da allora. Tony se ne stava seduto sul suo divano, sorseggiando del whiskey, affogava i pensieri e le preoccupazioni nell'alcol come aveva già fatto in passato. Teneva in mano un foglio, o meglio, una cartella con alcuni fogli e li guardava con occhi persi mentre ingeriva il liquore a piccoli sorsi, era completamente assorto, quando alla tv passò una notizia sconvolgente. La reporter mostrava immagini di abitazioni distrutte e cadaveri a terra. C'era un alone di fumo giallo intenso. Proprio come era successo prima nel passato, anche ora l'aria sembrava statica e quasi priva di ossigeno. Era molto rischioso restare in quella postazione, ma la giornalista voleva filmare ciò che stava accadendo. Tony alzò lo sguardo verso il monitor e vide tutto quel disastro. le immagini scorrevano veloci, ma ovunque c'era distruzione. Per lui non era nuovo tutto ciò, aveva già dovuto assistere alla distruzione di mezza New York e di altre città. Sapeva che sarebbe successo, non sembrava sorpreso. Ma sapeva anche che il peggio doveva ancora venire. Poi d'un tratto, apparve una sagoma nella tv. Il cameraman inquadrò una persona, o meglio ciò che aveva le apparenza di una persona, ma era molto più grossa e massiccia. La sagoma si fece avanti ed emanava una sensazione spaventosa. Tony capì subito che si trattava di Thanos. Si alzò in piedi e si avvicinò allo schermo con ancora il bicchiere in mano. Il Titano si accorse della presenza della televisione e fece un sorriso di scherno. Poi si avvicinò alla camera: "Se non avete le gemme mi siete tutti quanti inutili". La comunicazione si interruppe e lo schermo diventò nero. Poi riprese la trasmissione del TG che invitava i cittadini a seguire le direttive dello stato e ad evacuare il più fretta possibile le loro abitazioni e dirigersi fuori città.
Tony fissava ancora la sua TV e poi strinse il bicchiere tanto da spaccarlo. La mano ora sanguinava ma non sentiva dolore, provò solo un'enorme rabbia.
Uscì di casa e si trovò davanti uno spettacolo terrificante. Non aveva la sua armatura ma indossava solo una felpa scura con la quale era solito stare in casa. camminava tra le macerie e tra le urla della gente. Gli sembrava come di vivere in un flashback. Sentiva che avrebbe dovuto fare qualcosa, eppure si sentiva totalmente schiacciato dalla situazione.


Dopo parecchie ore di viaggio, l'Helicarrier finalmente atterrò su una delle piste di atterraggio che appartenevano alla base dello Shield. Erano quasi due anni che Steve, Sam, Nat e Bucky non mettevano piedi sul suolo americano. Il Capitano rimase sorpreso nello scoprire che ad attenderli c'era proprio Nick Fury. Infatti era da tempo che non aveva più sue notizie. L'ultima volta si erano visti prima che Rogers e gli altri partirono per il Wakanda. Fury aveva avuto molti problemi dopo che l'Hydra si era infiltrata nello Shield cercando di ucciderlo. Ci era voluto un bel po' di tempo per rimettere a posto le cose. Aveva messo su una nuova base di cui lui era diventato il nuovo direttore e non gli era facile gestire il tutto. Per questo era stato poco presente negli ultimi fatti. Ma ora sapeva molto bene cosa stesse accadendo, e aveva quindi deciso di rimettersi in contatto con gli Avengers, seppur ormai la squadra fosse a pezzi.
Steve: "Fury, è un piacere rivederti. Sono contento sia stato proprio tu ad accoglierci. Immagino saprai già com'è la situazione"
Fury: "Anche a me fa piacere rivedervi tutti sani e salvi e di questi tempi sembra un miracolo. Venite dentro, così potremo parlare con più calma".
Rodey: "Se non vi dispiace preferirei tornare alla base Avengers, Tony mi sta aspettando"
Fury: "Vai pure. Chiunque voglia andare è libero di farlo". Fury si avvicinò a Steve e Natasha e chiese loro di Hulk. "Cos'è successo a Banner?  Perché è ancora in quella forma?"
Steve: "Da quello che so è stato per molto tempo nella forma di Hulk, e ora gli riesce difficile tornare nella forma originaria. Ma in compenso ha acquisito maggiori capacità intellettive rispetto all'ultima volta. Di questa storia ne sa meglio Thor"
Fury: "Bene, non appena sarà possibile mi piacerebbe riunire di nuovo tutti gli Avengers, e poi vorrei una spiegazione valida per quello che è accaduto dopo Sokovia"
Nat guardò Steve con aria preoccupata, sapeva che l'amico non era particolarmente contento ogni qualvolta si tirasse fuori l'argomento Sokovia, significava dover rivivere di nuovo quegli eventi e anche lo scontro con Tony e per Steve era difficile parlarne.
Arrivò anche Maria Hill a salutare i ragazzi. Scott si presentò sia a lei che a Fury. Infatti non aveva ancora avuto modo di conoscere i direttori dello Shield, seppure ne conosceva la fama che li precedeva. 
Scott: "Vedo che lo Shield è pieno di donne affascinanti e deicse". Si girò verso Natasha con un sorrisetto sprezzante.
Fury: "Tu sei Ant Man, finalmente ti conosco. Ho sentito parlare di te"
Scott: "Ma dai, sono famoso anche io! Al pari di un Thor o un Captain America! Grandioso, quindi adesso inizierò anche io a firmare autografi e i bambini compreranno il mio costume. Già... se il mondo non stesse per finire"
Sam: "La smetti di fare l'idiota? Stimo cercando di fare discussioni serie"
Scott: "Oh, senti chi parla! Guarda come sei accigliato. Ancora ti brucia perché l'ultima volta ti ho battuto"
Sam: "Cosa? Non.. Non mi hai battuto, hai barato!"
Scott: No che non ho barato, ho usato le mie doti per renderti innocuo"
Sam: Sei entrato nel mio zaino e hai messo K.O. il meccanismo di volo. Hai potuto farlo solo perché ti sei rimpicciolito, altrimenti è chiaro che ti avrei battuto"
Steve: "Ehi ragazzi, basta. Non capisco cos'è questa storia. Mi sembra che Scott fosse nella nostra squadra l'ultima volta, quindi di che state parlando?"
Scott: "Oh, porca miseria, non sa niente di quella volta? Di quando sono riuscito ad infiltrarmi nella base Avengers perché un certo Falcon non è riuscito a fermarmi? Te lo sei tenuto per te e posso capirlo, vista la figuraccia"
Sam: "Ma che razza di... finita questa storia non voglio più saperne di te. Anzi, perché non te ne torni dalle tue care formiche"
Steve: "Ok, lasciate stare i vostri screzi, appartengono al passato. Adesso per favore concentriamoci sul presente".
Sam: "Disse quello che è scappato in un altro continente per non affrontare di persona il suo ex"
Steve: "Non l'ho colto questo tuo riferimento, Sam. E adesso basta sul serio, non è il momento di scherzare"
Sam e Scott si lanciarono un'occhiata complice e poi gli scappò una risata sarcastica mentre Nat da dietro, diede loro due pacche sulla schiena per rimproverarli.
Bucky li guardava senza capire a cosa si stessero riferendo.
Bucky: "A cosa ti riferivi?"
Sam: "Oh, parlavo di lui e Tony"
Bucky: "Ah, dello scontro"
Sam: "Sì, e di te"
Bucky: "Cosa c'entro io?"
Sam: "Oh, niente, hai solo fatto sgretolare una squadra molto unita e compatta e distrutto un'amicizia importante, ma... tu non c'entri nulla, amico"
Sam e Scott continuavano a ridere e a prendersi gioco di Bucky.
Bucky: "Non credo fosse tanto unita  e compatta visto il modo in cui si sono affrontati. C'erano già delle crepe. per il resto ho chiesto scusa a Steve per averlo messo contro Tony, anche se involontariamente"
Sam: "Forse non hai tutti i torti. Dopo i fatti di Sokovia qualcosa si era già spezzato. Li ha segnati molto. Io non c'ero ma Steve mi a raccontato tutto"
Bucky: "Forse questa nuova minaccia servirà a farli unire di nuovo"
Sam: "Sì, ci vuole una bella rimpatriata amichevole prima di morire in modo tragico e doloroso"
Fury: "Allora, sapete già che tipo di nemico dovrete affrontare?"
Natasha: "Un Titano di nome Thanos, che brama per avere queste maledette gemme dell'infinito e manda i suoi scagnozzi in giro per il mondo a recuperarle. A quanto pare sembra sia imbattibile. E' tutto giusto?"
Fury: "Non ne sapevamo molto nemmeno noi, fino a quando non è venuto a farci visita un certo Dottore dagli strabilianti poteri magici. E' stato lui a metterci al corrente della drammatica situazione. A dire il vero era già qualche giorno che avevamo intercettato un segnale dallo Spazio, di una gigantesca nave spaziale. Così abbiamo fatto delle ricerche ma non era nulla che avessimo mai visto prima. Non era registrata negli archivi e calcolando le coordinate abbiamo capito che era diretta sulla Terra. Poi ci siamo accorti di uno scontro con un'altra nave, anch'essa sconosciuta, e di un'esplosione. Così abbiamo capito che era in atto una specie di battaglia e che la grande nave non stava di certo venendo in pace. Abbiamo allertato così, le altri basi dello shield in modo che tutte tenessero sotto controllo la situazione. Dopo qualche giorno sono apparsi alcuni dei cerchi fluttuanti nel cielo e dei giganteschi pilastri affondati nel terreno. La nave è atterrata nel Kansas, in un'area di una ex base militare. Abbiamo mandato alcuni agenti a controllare ma sono stati tutti uccisi.  Così abbiamo attivato il codice di massima allerta e preparato gli agenti specializzati per cercare di contenere al minimo i danni causati da quei mostri. Siamo stati contattati anche dal Segretario Ross, il quale ci ha informato di una missione guidata da Sark e altri nuovi alleati. Ovviamente siamo al corrente anche dell'arrivo di un altro gruppo di alieni chiamati Guardiani della Galassia, gli alleati di cui vi parlavo, e Thor. Quando Strange è arrivato da noi, ci ha parlato di come voi stavate affrontando un'altra minaccia nel Wakanda, e di cosa Thanos sia in grado di fare grazie ad alcune gemme che ha recuperato. Adesso è lui che sta tentando di formare una squadra all'altezza e di tenerla unita. Noi non abbiamo potuto fare molto per contrastare questi esseri, sono al di sopra di ogni nostra possibilità. E' un lavoro che soltanto persone straordinarie possono fare. Persone come voi, che tempo fa avevo riunito proprio per affrontare questo tipo di situazioni. Ma che oggi vedo disunite e già molto provate".
Steve: "Hai ragione, Fury, ci siamo separati, abbiamo avuto delle divergenze, ci siamo scontrati come dei nemici, ma adesso siamo qui. Siamo di nuovo a casa, pronti a combattere e ad essere di nuovo una squadra. Una squadra più grande e più forte. Thanos potrà anche avere le gemme dalla sua parte, ma noi abbiamo qualcosa che lui non ha: l'unione. E credimi, saremo più uniti che mai in questa guerra, e uniti potremo sconfiggerlo".

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Capitolo 14
*** Il destino arriva comunque ***


Mentre si trovavano ancora nella base dello Shield, passarono delle notizie sulle tv che nessuno poté ignorare. Alcune tv locali intervistarono dei passanti che qualche ora prima avevano assistito allo scontro tra alcuni Avengers e gli alieni.
Giornalista: "Che cosa può dirci riguardo questo attacco? Lei ha assistito allo scontro?"
Passante: "Proprio prima stavamo scappando, quando abbiamo visto iron Man con altri tizi che combattevano contro una specie di donna, doveva essere sicuramente aliena. Non sappiamo chi fossero gli altri".
Giornalista: "Ha visto soltanto Iron Man, dunque? Non c'era traccia degli atri Avengers?"
Passante: "No, c'era solo lui. Non capiamo che fine abbiano fatto, in un momento critico come quest avremmo bisogno di loro e invece non ci sono!"
Passante n.2: "E' vero, sono spariti. Si vede solo Stark nei dintorni, e gli altri? Dov'è Capitan America? E Thor? Perché non sono qui a salvarci? La verità è che ci hanno abbandonati! Sono scappati e adesso gli alieni ci invaderanno e ci uccideranno!"
Giornalisti: "Questo, signori, è l'umore della gente. Gente disillusa, che non ha più speranza negli Avengers. Gli eroi che più volte hanno salvato il mondo sono scomparsi, forse troppo spaventati per farsi avanti. Chi potrà fermare questa minaccia? E' davvero la fine dell'umanità? Questo è tutto, a voi la linea".
Tutti ascoltavano quelle parole con aria di dissenso, sapere che la gente non aveva più fiducia in loro li demoralizzava, ma non potevano abbattersi in un momento simile.
Sam: "Bella riconoscenza! Ecco cosa pensano adesso di noi, che siamo dei codardi! Dopo che li abbiamo salvati più volte! Roba da matti"
Steve: "Dopotutto non ci facciamo più vivi da un anno e mezzo e anche ora che la città è stata sconvolta non ci vedono in azione, è normale che pensino li abbiamo abbandonati. Non sanno quello che è successo, probabilmente non sanno nemmeno che molti di noi sono dei ricercati. Non dobbiamo essere duri con loro"
Scott: "Oh, a me non interessa, tanto comunque non mi conoscono, perciò la mia reputazione è salva"
Natasha: "Dobbiamo sbrigarci a trovare una soluzione. Steve, ti sei messo di nuovo in contatto con Tony? Dovremmo riunirci tutti e mettere in atto una strategia"
Steve: "No, ancora non l'ho fatto"
Fury: "Io so che al momento si trovano tutti nel Santuario di Strange, è lì che li ha riuniti. Si trova a Manatthan, e dovreste andare anche voi"
Steve: "Tu non verrai? C'è bisogno di qualcuno che come sempre ci sproni a fare del nostro meglio e a far funzionare la squadra"
Fury: "No, io devo restare qui con i miei uomini, non posso abbandonarli. lascio a te il comando, Rogers. So che riuscirai a rimettere in piedi la squadra e dargli fiducia. Anche se non sei più Captain America, conservi ancora uno spirito forte e leale. Hai la carica di un vero leader e so che potrete farcela anche senza di me. E... qualunque cosa sia successa tra te e Stark, risolvetela. Non importa come, ma fatelo. Voi siete l'anima degli Avengers e dovrete essere più uniti che mai in questa guerra.
Steve guardò fiero verso Fury e poi si voltò anche verso i suoi compagni che contraccambiarono lo sguardo di intesa e rispetto. Avevano accettato e supportato silenziosamente il fatto che Steve fosse il Capitano della squadra, il loro leader. In fondo non era poi mai stato tanto diverso. Prima era Tony che guidava ogni operazione e riuniva il team. Steve però era quello più esperto di tattiche militari e dava lui disposizioni su come e dove operare. In realtà entrambi funzionavano come una sola mente, le loro caratteristiche erano in perfetta armonia quando si trattava di collaborare per una missione, i problemi sorgevano solo quando c'era da discutere su come collaborare. Steve era sicuro che non ci sarebbero più state divergenze, avrebbero certamente unito le idee e non si sarebbero trovati nuovamente in disaccordo, o almeno era quello che sperava.
Fury: "Bene. E Bucky, sono contento che ci sia anche tu al fianco di Steve, sono certo che sarai un ottimo supporto morale. E spero vivamente che il tuo passato non torni più a tormentarti"
Bucky fece un piccolo cenno di consenso con la testa.
Nel mentre tornò Rhodes, con la sua armatura. Era andato alla base Avengers ma Pepper gli aveva detto che Tony non c'era più e che non rispondeva al telefono.
Rhodes: "Sto provando a localizzarlo ma ci vorrà un po' di tempo. Pepper non capisce cosa sia successo. Ha detto che prima erano insieme, avevano parlato e sembrava che Tony volesse solo un po' rilassarsi. Però ha detto anche che era strano. Come... avvilito e sconfortato. Lo ha visto molto depresso. Ho controllato nel suo laboratorio e non ha preso nessuna delle sue armature. Anche Friday lo ha confermato. Non so davvero cosa voglia fare quell'idiota!"
Steve: "Noi pensavamo che Tony si trovasse nel santuario con Strange, perché non era lì?"
Rhodes: "Come ho detto, voleva starsene da solo. Non lo so, Rogers, ma Tony da tempo non è più lo stesso. E' cambiato molto da quando..." Rhodey si bloccò, non volle nuovamente parlare dello scontro, non davanti a tutti. Ma non serviva lo facesse perché Steve aveva già capito.
Steve: "Allora, sei riuscito a localizzarlo? Avanti, cerca di fare in fretta, non sappiamo cosa voglia fare"
Rhodes: "Solo un momento. L'unico dispositivo che porta sempre con sé è quel tuo cellulare che gli hai mandato tempo fa ed ha un gps davvero di pessima qualità".
Fury: "Cosa diavolo sarà saltato in mente a quel pazzo!? Andarsene in giro senza armatura con questi alieni folli pronti ad ammazzarlo non appena ne avranno la possibilità. Spero vivamente riuscirai a farlo tornare in sé, Capitano".
Rhodes: "Ci sono. Ho finalmente le coordinate!"

Intanto Tony continuava a camminare per le vie di New York, non sapeva bene cosa stesse facendo o perché fosse lì, si lasciava guidare dal suo istinto o semplicemente da uno stato d'animo ormai sofferente e stanco. Si guardava intorno, e lo spettacolo era mortificante. Poi all'improvviso inciampò su quello che purtroppo si rivelò essere un cadavere. Abbassò lo sguardo e restò pietrificato. Passò almeno un minuto prima che riuscisse a muoversi di nuovo. Guardò il volto della donna morta: era giovane, non più di vent'anni. Era rimasta schiacciata sotto un auto. Ma più avanti ce ne erano altri. cadaveri sparsi a terra come in uno scenario di guerra. Non c'erano ambulanze o polizia. Nessuno si stava occupando di quelle persone. Solo più avanti intravide dei carri militari, ma sapeva bene che probabilmente anche loro avrebbero fatto la stessa fine. Atterrito dal dolore si chinò a terra, sulle ginocchia portò le mani davanti al suo viso e vi appoggiò la testa. Ormai era annientato da tutta quella morte. Le lacrime scesero da sole sul viso, non riuscì a trattenerle. Pensava al dolore che avrebbero provato gli amici e i parenti di quelle povere vittime, e poi pensò a Peter. A come lui fosse stato fortunato a tornare in vita, o meglio, a tornare indietro. Se non ci fosse stato Strange, lui sarebbe stato ancora a piangere la sua morte e a sentirsi in colpa. Avrebbe voluto far tornare di nuovo indietro il tempo e poter salvare così quelle vite, ma sapeva che sarebbe stato inutile. Ci sarebbero state altre vittime in altre circostanze. Bisognava affrontare Thanos e sconfiggerlo, ma nelle condizioni attuali non ci sarebbe mai riuscito. Forse nessuno dei suoi compagni avrebbe potuto farlo. Ed era questo che lo atterrava; la convinzione che stavolta nulla avrebbe potuto fermare la catastrofe imminente.
Poi ci fu un tonfo, un rumore sordo che sorprese Tony e lo fece tornare in sé. Si voltò per guardare cosa stesse accadendo e si trovò davanti proprio lui: il grande Titano che aveva appena abbattuto uno dei carri militari. 
Invece di scappare restò fermo ad osservarlo, non fece neanche un passo. Lo guardava e di nuovo i pensieri correvano veloce nella sua mente ormai troppo tormentata non riuscendo neanche più a provare paura per se stesso.
Thanos si accorse di lui e lo raggiunse lentamente. In questo presente non si erano ancora incontrati né affrontati, ma Tony poteva percepirlo anche da lontano che nemmeno con la sua armatura avrebbe potuto tenergli testa. Continuava a fissarlo senza distogliere lo sguardo, ormai era rassegnato. Aveva perso tutte le speranze e non gli importava di morire, anche se prima avrebbe davvero desiderato poter dire addio alle persone che amava. Per un solo istante si chiese se Steve fosse riuscito a tornare finalmente a New York, se fosse già arrivato. Sarebbe morto senza nemmeno poterlo salutare, il destino era davvero crudele ma non vi si poteva sfuggire. Non sempre almeno.
Thanos: "Nonostante tutto ci rivediamo. E' divertente come il fato ci rincorre anche se cerchiamo di sfuggirgli. Il vostro stratagemma può aver funzionato per salvarvi una volta, ma non servirà a fuggire per sempre. Lo temi. Lo eviti. Ma il destino arriva comunque. E il tuo, è arrivato ora".
Tony capì che il passato per Thanos non era mai cambiato, e che in qualche modo era riuscito a restare collegato a quella dimensione. il Titano era sempre lo stesso, lo stesso che aveva ucciso Peter e che aveva affrontato Tony. Lo afferrò per la felpa e lo tirò su come fosse una bambola, poi lo scaraventò a terra ferendosi così alla testa. Tony era dolorante e non riusciva a tirarsi su. Thanos era pronto a colpirlo mortalmente con il pugno.
Una folata di vento. Silenzio. Un tonfo metallico risuonò nell'aria. Scintille e poi la terra tremò. Tony riaprì gli occhi e vide un'ombra davanti a sé, si tirò su appoggiandosi sui gomiti e finalmente lo vide. Proprio sopra di lui, Steve lo stava riparando dal colpo di Thanos con lo scudo che Tony gli aveva fatto portare da Bruce. Lo stava proteggendo con il suo corpo, che a causa della potenza del Titano affondava sempre di più i piedi nel terreno. Perfino la forza del supersoldato era inefficace contro quella del gigante viola. Ma Steve teneva duro e per nulla al mondo avrebbe ceduto. Doveva proteggere Tony a qualsiasi costo, anche pagando con la propria vita. 
Ci fu poi un colpo, sparati dritto nel volto di Thanos che lo fece indietreggiare. Il Capitano riuscì così a riprendersi e assestare un colpo micidiale con lo scudo che fece barcollare il Titano.
Steve: "Bucky, prendi Tony e portalo via da qui! Svelto!"
Bucky obbedì, ma Tony era ancora confuso. Il colpo alla testa lo aveva decisamente intontito e si sentiva come in una sorta di bolla ovattata. Era certo di aver visto Steve, ma non sapeva se si trattasse di un sogno o della realtà.
Bucky lo afferrò e lo tirò su, poi se lo buttò sulla spalla e iniziò a incamminarsi lontano dal campo di battaglia.
Il Capitano invece restò davanti a Thanos, il quale dopo essersi ripreso dal colpo iniziò ad attaccarlo. I colpi erano talmente forti che si sentivano anche a metri di distanza. Bucky fremeva dalla voglia di aiutare l'amico, ma sapeva che la cosa più importante per Steve, ora, era mettere al siuro Tony, e se lo avesse lasciato e fosse tornato indietro non glielo avrebbe mai perdonato. Tirò dritto sperando che che tutto sarebbe finito per il meglio.
Thanos colpì Rogers con un colpo violento, ma questo riuscì a tenersi in piedi e ricambiò con altri pugni. Ogni colpo richiedeva un immenso sforzo fisico poiché il Titano sembrava fatto di ferro, non sapeva quanto sarebbe riuscito ad incassare ancora i colpi. Quando il gigante capì che l'avversario che aveva di fronte, era un osso duro, decise di utilizzare una delle sue gemme, ovvero quella del potere così da aumentare ancora di più la sua forza già di per sé straordinaria. 
Ormai Bucky aveva portato Tony al sicuro nel Santuario di Strange, grazie alle coordinate che gli aveva dato Fury. Stark aveva perso i sensi durante il tragitto e ora giaceva svenuto su un divano. Il soldato avvertì lo stregone del pericolo che correva Steve affrontando da solo Thanos, così il Dottore decise di intervenire aiutando l'amico.
Intanto Bucky si trovò di fronte a tutti i nuovi guerrieri. Tra loro conosceva soltanto Peter, il quale sembrò entusiasta di rivederlo.
Peter: "Ehi, ti ricordi di me? Ci siamo scontrati un anno e mezzo fa, abbiamo combattuto insieme e vi ho messo al tappeto! Oh, hai ancora il braccio d'acciaio, e sembra anche più nuovo dell'ultimo, fichissimo! Posso toccarlo?"
Bucky: "No"
Peter: "Dov'è il tuo amico? Quello con le ali! Ne ero rimasto affascinato sai, mi piacerebbe studiarne il progetto"
Bucky: "Non smetti mai di parlare?"
Peter: "Eeeh, qualche volta!"
Rocket: "Quest'altro chi è adesso?
Strange: "E' un nuovo alleato, credo si unirà a noi per la stessa causa, così come faranno gli altri appena arriveranno"
Rocket: "Almeno questo sembra più serio di qualcuno che conosco" Rocket guardò i due Peter e Drax, alludendo al fatto che tutti e tre non brillassero per serietà e maturità.
Strange: "Vado a recuperare il tuo amico, intanto conosci il gruppo e magari aiutaci a trovare una buona tattica per affrontare il Titano pazzo"
Bucky guardò Strange con aria diffidente, era solito non fidarsi molto di chi non conosceva bene, e non gli piaceva l'idea di stare in un gruppo così affollato, ma la parola data a Steve era qualcosa a cui non poteva trascendere. Sarebbe dovuto rimanere al fianco di Tony finché lui non fosse tornato. E il che, lo metteva anche un po' in imbarazzo visto ciò che era successo tra i due proprio a causa sua.

Fuori, Steve e Thanos si stavano affrontando corpo a corpo, il Titano era visibilmente in vantaggio grazie all'aiuto della gemma, mentre Steve ormai, iniziava a mollare la presa. Il suo volto era ammaccato e le sue mani sanguinanti, sapeva bene non avrebbe avuto la meglio, ma non sarebbe mai scappato. Per fortuna arrivò Strange in suo soccorso.
Steve: "Dottore, sei venuto a darmi una mano"
Dottore: "Ho pensato avessi bisogno di un po' d'aiuto"
Steve: "In effetti sarebbe gradito. Ma attento, è un osso duro"
Strange: "Oh, lo so bene di che pasta è fatto il nostro amico viola"
Thanos: "Tu, eccoti finalmente. Cedimi quella gemma senza fare storie e io vi prometto che vi farò morire senza sofferenze"
Strange: "Sai della gemma... qualcosa mi fa pensare che per te le cose non siano cambiate"
Thanos: "Ricordi? Ho la gemma dello spazio che mi consente da viaggiare attraverso mondi interdimensionali, così, quando hai mandato indietro le lancette dell'orologio, mi sono intrappolato in una dimensione dove lo scorrere del tempo non esiste, perciò i cambiamenti fatti nel passato non hanno sortito effetto alcuno, su di me. Anche se il ragazzo è ancora vivo, io so bene di averlo ucciso e so bene che ucciderò ognuno di voi"
Strange: "Immaginavo qualcosa del genere, sempre meglio che avere un tuo doppione"
Il Dottore usò i suoi cerchi magici come scudi per proteggere se stesso e Steve dai colpi. Dietro di lui, intanto, era ancora aperto il portale con il quale era arrivato e disse a Steve di entrarvi mentre lui teneva occupato il Titano. Steve si fidò di Strange e attraversò il portale trovandosi immediatamente nel Santuario. Erano presenti tutti e il Capitano si sentì sopraffatto da tutte quelle persone che lo osservavano con aria incuriosita. 
Poi si trovò al suo fianco Bucky, che gli mise una mano sulla spalla e gli sorrise. 
Steve: "Beh... salve a tutti. Voi dovete essere i Guardiani della Galassia, ho sentito parlare di voi"
Star Lord: "Effettivamente siamo piuttosto famosi" Peter Q. sorrise compiaciuto verso i suoi compagni. "E tu sei... Captain America, giusto? Non trovi che sia un po' troppo... patriottico? E anche abbastanza banale dai" 
Rocket: "Ha parlato il 'Signore delle stelle' che guarda caso viaggia appunto tra le stelle"
Steve: "Hai ragione, non è particolarmente originale, ma.. a noi Avengers piacciono le cose semplici. Un nome per far capire le nostre caratteristiche. E comunque puoi chiamarmi semplicemente Steve, ormai"
Thor: "Per tutti gli Dei, è bello rivederti, amico mio!" Il Dio Asgardiano corse incontro a Steve e poi lo strinse in un forte e massiccio abbraccio.
Steve: "Sì, anche per me Thor! Meno male che non sono più mingherlino come una volta,altrimenti mi avresti letteralmente ucciso"
Peter: "Ehi, ciao" Il ragazzino rivolse un timido saluto verso Steve.
Steve: "Peter Parker. Felice di vederti in forma"
Peter: "Oh, grazie, anche per me! Ah senti, era da un po' che volevo chiedertelo solo che poi sai, non ho più avuto di vederti e, niente... che ne dici se... quando avremo sistemato tutto, beh mi prendessi una piccola rivincita?"
Steve sorrise: "Perché no. Ma ti batterò di nuovo"
Bucky si avvicinò all'orecchio di Steve: "lascia stare quel ragazzino, è più fastidioso di una mosca"
Peter: "Fichissimo, ha accettato la sfida! Sono davvero esaltato.. però, in realtà no, sono molto serio. Cioè, lo so che dobbiamo affrontare un grosso nemico e sono molto concentrato, davvero. Sì, sono esaltato ma moderatamente"
Bucky gli lanciò un'occhiataccia, proprio non riusciva a farselo piacere. Ma Steve invece adorava la grinta e l'entusiasmo che Peter Sprizzava. Gli si avvicinò e gli strinse la mano in segno di amicizia e rispetto. Peter era davvero emozionato. "Captain America mi ha toccato la mano. Non me la laverò più".
Wong si avvicinò a Steve chiedendogli dove fosse Strange e il Capitano gli disse che era proprio dietro di lui e che sarebbe tornato a momenti. I due si voltarono indietro verso il portale e non vedendo arrivare nessuno iniziarono a preoccuparsi, ma non ci volle molto perché anche il Dottore fece ritorno, risollevando subito gli animi di tutti.
Strange: "Ogni volta consumo tutta la mia energia con quel folle. Comunque non ci vorrà ancora molto prima che ci trovi. E' riuscito ad usare una delle sue gemme per non finire nel salto temporale, perciò non è cambiato nulla per lui. Ci ha affrontati anche in questo presente e conosce le nostre capacità e siamo ancora una volta in svantaggio. Rogers, come sta Stark? Si è ripreso?"
Steve: "Devo ancora controllare" In effetti non aveva ancora avuto modo di accertarsi delle condizioni di Tony, tutte quelle persone lo avevano distratto dalla cosa più importante, ma sapeva che era al sicuro e questo lo rassicurava.
Appoggiò una mano sulla spalla di Bucky e poi si diresse nella stanza dove vi era Tony. Il soldato non poté fare a meno di seguirlo con lo sguardo. Per Bucky, Steve era la cosa più importante, il legame più profondo, avrebbe dato la vita per lui, ma sapeva che nel cuore di Steve al primo posto adesso c'era Tony e non voleva certo intromettersi rischiando nuovamente di rovinare tutto facendo soffrire ancora il suo migliore amico.
Steve vide Tony sdraiato sul divano dove Bucky lo aveva posto, sembrava dormisse, era ancora privo di conoscenza. Si sedette proprio accanto a lui, su una sedia, e con le mani poggiate sullo schienale, iniziò a fissarlo. Di nuovo poteva ammirare quel volto così simmetricamente perfetto. Aveva sempre pensato che il viso di Tony fosse davvero adorabile. Il naso dritto e all'insù, gli occhi grandi e profondi e le ciglia lunghe. Labbra compatte e definite e la barba solitamente sempre curata nei minimi dettagli, ma stavolta aveva qualche piccolo ciuffo fuori posto. Certo, non minimamente paragonabile a quella che lui si era lasciato crescere nell'ultimo anno. Si chiedeva come avrebbe reagito nel vederlo con quell'aspetto così selvaggio. Ma ora la sua priorità era continuare ad ammirarlo, gli sembrava che il tempo si fosse fermato. C'erano soltanto loro due al momento. Si sentiva davvero stanco e avrebbe volentieri riposato, ma l'emozione di poter stare al fianco della persona che amava lo teneva ancora sveglio e reattivo. Avrebbe desiderato poter baciare quelle labbra, l'ultimo bacio che aveva dato, era stato con Sharon, la nipote di Peggy. Ripensandoci non capì nemmeno lui perché lo avesse fatto. Forse l'adrenalina del momento, o solo ormoni maschili che a volte chiedevano attenzioni. Per lei non provava nulla. Non era come Peggy, l'amore che aveva provato lei era sincero, ma Sharon non era nemmeno lontanamente paragonabile alla forza e all'eleganza di sua zia. Voleva dimenticare quel bacio, così guardò le labbra di Tony ma poi ripensò che sarebbe stato sleale farlo così. A Tony non piaceva essere baciato mentre era svenuto, questo se lo ricordava dalla battaglia di New York. Così si morse il labbro e cercò di contenersi. Finalmente Tony  si mosse, le palpebre degli occhi iniziarono ad agitarsi finché non si aprirono del tutto. Si guardava intorno, era confuso e un po' agitato, poi guardando meglio notò una figura. Sì, non poteva sbagliare. Era proprio Steve e lo aveva riconosciuto anche con quella folta barba. Rimase a fissarlo per qualche secondo, sembrava decisamente sorpreso.
Steve gli sorrise: "Tony, sei sveglio finalmente"

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Capitolo 15
*** Insieme ***


Ciao ragazzi! Volevo approfittare di questo capitoletto /SPOILER) Stony, per avere l'occasione di ringraziare chi legge e recensisce i miei capitoli, e chi anche legge soltanto, perché siete comunque in tanti! Finalmente siamo arrivati al capitolo tanto atteso! Lo so, ci è voluto un sacco di tempo, esattamente 15 capitoli! Per questo vi ringrazio ancora per la vostra infinita pazienza. Se la mia storia non avesse avuto tante visualizzazioni e così belle recensioni, probabilmente l'avrei mollata subito. Quindi ora godetevi queste due patate che finalmente si ritrovano insieme nella stessa stanza, faccia a faccia. Sperando che invece di fare le solite patate lesse insipide, si diano una svegliata e diventino gustose e croccanti (ok, è che ho fame e quindi mi vengono esempi sul cibo e adesso me li sto immaginando come due buonissime patatine fritte pronte per essere mangiate). Va bene, dopo l'idiozia appena detta, vi auguro una buona lettura e a presto!
P.S. Grazie a Wikipedia che mi ha permesso di descrivere perfettamente il Sanctum Sanctorium! :D




L'edificio era fatto di pietra arenaria dallo stile vittoriano, dall'architettura stile barocco francese. Sulla facciata anteriore, all'ultimo piano vi era posta la Finestra  dei Mondi, un'enorme vetrata attraversata dallo Stemma dei Vishanti.
All'esterno, la struttura, appariva molto più piccola di quello che in realtà fosse, proprio per non attirare troppi passanti curiosi.
Grazie ad un incantesimo di Strange, il Santuario non era accessibile a nessuno senza il suo permesso.
Dall'inizio di tutto, erano ormai passati circa 2 giorni, e molte cose erano successe.Tony aveva la testa che fluttuava, si sentiva stordito e confuso. Era sveglio ormai, e guardava proprio verso Steve, il quale si trovava seduto di fronte a lui. Più lo guardava e più non capiva cosa stesse succedendo. "Ahi, ho bisogno di un'aspirina. Non ho ancora capito se sei frutto di un'illusione, oppure sono morto o sto solo sognando".
Steve: "Sei sveglio, e ti assicuro che sei vivo. E io sono qui, proprio accanto a te, in questo momento".
Tony: "Allora sei arrivato... ma, dov'è Thanos? Ti ho visto lì, eri sopra di me.. beh, davanti a me, o davanti a lui. Mio Dio, non so cosa stia dicendo. Ma se tu sei qui, allora vuol dire che lo hai sconfitto?"
Steve: "Purtroppo no, non ce l'ho fatta. Ha usato una di quelle gemme per diventare più forte, come se non lo fosse già abbastanza. E' arrivato Strange e mi ha fatto entrare in una specie di.. non so, un portale magico credo. Non riesco ancora ad abituarmi a certe cose"
Tony: "Lo dici a me? Sto ancora cercando di abituarmi all'idea di vivere su un pianeta circondati da altri pianeti e sistemi solari popolati da alieni guerrafondai e tiranni con un GPS al quanto limitato".
Steve fece una piccola risata, adorava il sarcasmo di Tony, anche se a volte era proprio quello a farlo arrabbiare, soprattutto quando lo usava per sviare discorsi seri ed importanti ai quali non voleva partecipare. Ma nella maggior parte dei casi, riusciva a farlo sorridere.
Steve: "Mi era mancato il tuo umorismo. Anche se probabilmente stai soffrendo per quella ferita, non smetti mai di fare il sarcastico"
Tony: "Che vuoi farci, è una delle mie tante qualità. Ma tu non sarai d'accordo, a quanto pare non ti piacciono mai le mie idee"
Steve sospirò, sapeva dove Tony volesse andare a parare, ma non si fece scoraggiare.
Steve: "Visto che finalmente siamo tutti e due qui, mi sembrava il momento giusto per..."
Tony: "No, lascia stare. Non dissotterriamo cose ormai morte"
Steve: "Davvero? Pensi sia tutto morto? Credo che finché non ne parleremo apertamente e non ci chiariremo, resterà sempre qualcosa di irrisolto"
Tony: "E' solo che ci sono un sacco di cose a cui pensare. Siamo nel bel mezzo di una guerra, non è il caso di fare i sentimentali, Rogers"
Steve: "Oh, andiamo Tony. Basta trovare scuse, quello che è successo l'altra volta, beh... la verità è che è successo ed è inutile far finta di niente. So quanto ti ho ferito, e le scuse scritte su una lettera non mi bastano, perciò ti chiedo scusa anche qui, ora. Proprio davanti a te!"
Tonty: "Va bene, scuse accettate. Ora possiamo parlare di cose più serie e più... virili? A proposito di virili.. quella barba è piuttosto selvaggia. Ti fa molto hipster. Non ci sono lamette nel Wakanda?" Tony lo disse mentre girò la testa dall'altra parte facendo finta di nulla.
Steve: "Beh, l'ho fatta crescere di proposito. Non so nemmeno io perché, forse volevo solo cambiare"
Tony: "Come hai cambiato identità? Non hai più la stella sul petto, non hai il tuo elmo e nemmeno... lo scudo. Ok, per quello mi assumo le mie responsabilità. Ma non per quei capelli unti e la puzza"
Steve rimase sorpreso, poi timidamente provò ad annusarsi. Tony non aveva peli sulla lingua e certamente non si faceva problemi nel mettere gli altri in imbarazzo.
Steve: "Il tuo scudo me lo ha portato Bruce. Me lo ha dato quando siamo tornati qui, o meglio, Hulk lo ha portato. Bruce si era dimenticato e ora è un po' di tempo che non lo vediamo"
Tony: "Ci ho fatto alcune modifiche. Migliorie. Ormai era malandato. Non sei particolarmente attento alle cose preziose"
Steve: "Ho visto e ti ringrazio per avermelo fatto riavere. So quanto sia importante per te"
Tony: "Ti sbagli, quello scudo non ha nessun valore affettivo per me. Lo aveva creato mio padre, è vero, ma... alla fine è stato un uomo soltanto ad usarlo e credo abbia più valore chi lo indossa"
Steve: "Tony... mi dispiace davvero. Spero con tutto il cuore che il tuo rancore nei miei confronti sia sparito. So di aver sbagliato ma ti prometto che non sarò più così impulsivo". Steve si alzò dalla sedia e si sedette sul divano accanto a Tony che ormai riusciva a stare seduto. "Sai perché l'ho fatto, Bucky mi tiene ancorato al passato e la verità è che non riesco a liberarmene, fa parte di me. E voglio così bene a Bucky, perciò non potevo lasciare che lo incolpassero anche di omicidi che lui non aveva commesso. E.. sì, Dio sono stato sleale a non dirti la verità sui tuoi genitori. Ma avevo così paura di come potessi reagire. Non ho pensato ai tuoi sentimenti, sono stato un'egoista, lo so. E anche presuntuoso nel pensare che la verità non sarebbe mai venuta a galla". Tony aveva gli occhi lucidi e il suo solito sguardo di tristezza e disappunto. Le parole di Steve lo ferivano ma non sentiva più quella rabbia che lo divorava. Credeva a ciò che gli diceva e la sua voce lo rilassava, eppure continuava a pensare e ripensare al modo in cui Steve lo aveva guardato quando lo aveva colpito al petto con lo scudo, quella scena non riusciva a togliersela dalla testa.
Steve: "Tony, il mio passato è importante per me e farà sempre parte della mia vita, ma ciò che conta adesso è il presente, e in quello voglio stare al tuo fianco. Voglio esserci per te, voglio che tu possa fidarti nuovamente di me, e farò ogni cosa per dimostrartelo"
Tony: "Vorrei anche io pensare al presente, ma al momento non riesco a pensare ad altro che al futuro e a quello che succederà"
Steve: "Qualsiasi cosa succederà starò al tuo fianco"
Tony: "Non fare promesse che non puoi mantenere"
Steve: "Allora ci proverò. Possiamo essere di nuovo una squadra.Combatteremo insieme ogni minaccia aliena che verrà su questo pianeta. Siamo forti insieme, Tony, possiamo vincere"
Tony: "Forse lo ero una volta ma ora..." Tony sfregò le mani sui pantaloni, poi le strinse nei pugni e la sua voce si fece tremolante. "Ora sono soltanto l'ombra di me stesso. A volte metto ancora l'armatura ma non mi riconosco. Lo faccio per abitudine, per dovere. Sono stanco e questa vita mi sta prosciugando letteralmente. Vorrei solo passare gli anni che mi restano in un posto tranquillo, con le mie cose, il mio laboratorio e mangiare Shawerma ogni giorno"
Steve: "Oh, io odio quella roba"
Tony: "Infatti non ho detto che dovrai mangiarla con me. L'ultima volta che abbiamo mangiato tutti insieme tu non hai toccato cibo. E avevo pagato io"
Steve: "Allora finiamo questo lavoro. Eliminiamo Thanos e il suo esercito e dopo ognuno potrà avere la vita che vuole".
Tony: "Davvero? Pensi non ci saranno altri invasioni aliene intergalattiche? Forse la prossima volta verrà il diavolo in persona a punirci per i nostri peccati. Credo che per me verrà"
Steve: "Tony, tu non sei una persona cattiva. So quanto è grande e generoso il tuo cuore"
Tony: "Sì, così tanto generoso da aver creato un'arma di distruzione di massa perché pensavo potesse fare del bene"
Steve: "Esatto. Era quello il tuo obiettivo"
Tony: "Sì, ma ho fallito. hai idea di cosa voglia dire avere migliaia di morti sulla tua coscienza? Ti logora dentro e ti avvelena"
Steve: "E' stato solo un incidente. Ti soffermi solo sulle cose sbagliate ma... pensi mai a quante cose buone invece hai fatto per le persone?"
Tony: "Quali? Vendere armi nucleari per il Governo, le quali poi sono state usate dai terroristi per i loro sporchi affari? Andiamo, ogni mia invenzione, ogni cosa che ho progettato mi si è sempre rivoltata contro finendo per ferire persone innocenti o ucciderle. La verità Steve, è che il mondo sarebbe un posto migliore senza Tony Stark. Ma forse non dovrà aspettare a lungo fino a quel giorno".
Steve: "Certo, è questo che pensi. Ti piangi addosso, adesso? Vuoi giocare a fare la vittima? Invece di mortificarti, pensa a quanto bene hai fatto per questo mondo. Hai costruito un'armatura quasi indistruttibile per contrastare chi voleva arrivare al potere sulla pelle degli altri. Hai combattuto per fermare quelle persone. Hai messo in piedi una squadra di supereroi garantendo al mondo la sicurezza"
Tony: "Quello non sono stato io, ma Fury"
Steve: "No, sei stato anche tu. Anche tu hai contribuito nella missione, contribuisci con la tua tecnologia. Hai salvato il mondo più volte insieme a noi, e una volta ti sei sacrificato rischiando quasi di morire. Credi che tutto questo valga meno degli sbagli che hai fatto? Sei generoso e altruista. Ti importa della vita degli altri, e soffri quando persone innocenti vengono coinvolte. Sei umano, Tony, e commetti errori come li commettiamo tutti. Come li ho commessi anche io, ma questo non fa di te una persona malvagia o arida. Quindi ti prego, non commiserarti. Tu sai bene che grande uomo sei, migliore di tuo padre. Per quanto io ammirassi Howard, tu sei molto più... tu sei speciale, Tony. Lo sei per me, e credo per molti altri".
Steve lo guardava, anche se Tony fissava dritto davanti a sé e non ricambiava il suo sguardo. Ma alla fine cedette e si voltò anche lui. I loro occhi finalmente si ritrovarono. Era straordinario come Tony ricordasse perfettamente ogni sfumatura verde/azzurra dell'iride di Steve. Quei colori, a prima vista, potevano sembrare freddi e vuoti, ma guardandoli attentamente si poteva intravedere una calda e luminosa scintilla che brillava viva, come lo spirito indomito e coraggioso del suo possessore. Altrettanto Steve si specchiava in quei caldi e intensi occhi scuri che tanto lo incantavano. Gli occhi di Tony rispecchiavano esattamente la sua anima: forti, sicuri, scaltri e perennemente malinconici. Anche stavolta poteva scrutare tristezza e rammarico. 
Steve: "Non sei solo in questa battaglia, e non lo sarai nemmeno nelle altre. Qualsiasi momento difficile tu stia passando io ti aiuterò a superarlo se me lo permetterai. Ci sarò sempre". Allungò la mano destra e la poggiò su quella di Tony, poi la strinse. Era davvero molto piccola rispetto a quella di Steve. Riusciva ad avvolgerla quasi tutta. "Sconfiggeremo Thanos insieme. Ci proveremo insieme. E se dovessimo fallire, falliremo insieme, o vinceremo insieme".
Tony: "Ho sempre ammirato la tua forza di volontà e il tuo ottimismo. Fai sembrare tutto più facile. Dovrai incoraggiare anche gli altri. Non so se li hai già conosciuti, ma non sono facili da gestire"
Steve: "Nessuno è più complicato di te. Ho davvero molta esperienza in questo campo." Irruppe in una piccola risata. "Andiamo, Tony. Dimmi che ci sei, ho bisogno di te".
Tony: "Non credo tu abbia bisogno di me più di quanto io ne abbia di te. Ma non posso tirarmi indietro. Ci siamo dentro tutti". Tony si alzò dal divano, provando a fare due passi per sgranchirsi le gambe. Era ancora un po' incerto e la testa gli doleva, ma sentiva il bisogno di staccarsi per un momento da Steve o sarebbe crollato. Forse tra le sue braccia, e non voleva certo sembrare una ragazzina emotiva e fragile. Ma non fece i conti con l'ostinatezza del Capitano, che lo seguì dritto verso di lui accostandosi come un'ombra.
Tony: "Adesso mi segui come un cagnolino? Un po' di spazio personale non ci farebbe male"
Steve: "Ne abbiamo avuto molto in quest'ultimo anno. Lascia che... insomma, vorrei solo..." Si sentì improvvisamente imbarazzato. Ecco che non appena si toccasse una corda romantica e sentimentale, Steve tirava fuori tutta la sua insicurezza, quella stessa che lo aveva tenuto lontano da donne e relazioni per tutta l'adolescenza e che non gli aveva permesso pienamente di godere del rapporto con Peggy. Era davvero pessimo in questo, ma stavolta non poteva lasciarsi scappare l'occasione per far capire a Tony quanti ci tenesse. O quanto lo amasse. Doveva agire come quando combatteva: con coraggio e risolutezza.
Tony dal canto suo lo guardava quasi rassegnato, conosceva troppo bene Steve e si aspettava un comportamento simile. A differenza sua, Tony invece era sempre stato un vero playboy con le donne. Aveva un fascino magnetico al quale nessuna poteva resistere. La sua parlantina sicura ed efficace ipnotizzava ogni donna portandola ai suoi piedi. Anche discorsi noiosi come progetti e lavori di ingegneria robotica, risultavano interessanti grazie alla sua verve e al suo umorismo. Certo, alla fine il discorso prendeva sempre una sola ed unica piega: il sesso. L'unica donna con la quale riusciva ad affrontare discorsi intelligenti e costruttivi era Pepper, ed era infatti anche stata l'unica donna della quale si fosse mai innamorato. Tony amava intrattenere discorsi interessanti con persone altrettanto interessanti e con un minimo di quoziente intellettivo, e in Steve a volte aveva trovato una connessione, anche se non sempre il soldato riusciva a stargli dietro quando iniziava ad usare termini fin troppo tecnici e scientifici. Ma di certo non era il livello scolastico di Steve, che aveva attratto Tony, la cosa che aveva sempre adorato in lui era proprio il suo carattere semplice e positivo. Mai un'ombra nel suo cuore, mai pensieri negativi lo avevano afflitto e tormentato, mai una sola macchia di egoismo o di vanità lo avevano sporcato. Steve era un'anima candida, ancora vergine sia di spirito che di corpo. Non poteva resistergli. La loro diversità si trasformava in due poli magnetici che si attiravano indissolubilmente.
Steve lo guardò ancora negli occhi, notò la ferita alla testa, e la sua tuta impolverata dal fumo delle macerie. Aveva anche degli tagli sulle mani che nascondeva con le lunghe maniche. Sembrava così fragile e vulnerabile, questo lo fece impazzire. Non riuscì più a resistere. Fece un passo verso di lui, poi allungò la mano sul suo viso afferrandolo e si spinse verso di lui, affondando letteralmente sulle sue labbra. All'iniziò fu solo un bacio casto e superficiale, ma Tony lo aiutò a superare il muro, invitando la sua lingua ad entrare con prepotenza nella sua bocca. Brividi e spasmi. Niente di più selvaggio avevano mai provato prima. Un bacio con un altro uomo era qualcosa di animalesco e primitivo. C'era quasi una sorta di gara a chi fosse più rude e violento. Sicuramente, la forza di Steve si faceva sentire anche sotto forma di un bacio. Lo spingeva così forte, che Tony dovette fare un piccolo passo indietro per non perdere l'equilibrio. Così gli avvolse la testa con la sua mano, tenendosi a lui. Non era facile, anzi. Quel bacio sembrava quasi doloroso e pressante, ma era stato così a lungo desiderato da entrambi, che ormai nessuno dei due poteva e voleva essere delicato e paziente. La barba lunga e incolta di Steve si sentiva. Lo graffiava ovunque ed era una sensazione così nuova e particolare. Eppure non gli dava fastidio, gli permetteva di sentire ancora di più il suo odore, che non era il classico profumo fiorito e delicato delle donne con cui era stato, o come quello dolce e legnoso di Pepper. No, Steve non usava nessun Acqua di Colonia, ma aveva solo l'odore di chi aveva appena combattuto rischiando quasi di morire. Un odore forte ma nonostante tutto piacevole. Un odore che in quel momento stava risvegliando ogni istinto primordiale assopito. Tutto il corpo di Tony lo sentiva, quel fremito che continuava a pulsare e a chiedergli un po' di piacere. Non era quello il momento giusto, lo sapevano, ma come potevano reprimere un istinto così forte e primordiale? Da troppo tempo il corpo di Tony era rimasto sprovvisto di calde mani che lo accarezzavano. Nemmeno con Pepper c'era stata più la passione di una volta. Aveva soltanto un unico desiderio da mesi. Ed ora era lì, davanti a lui e poteva toccarlo e baciarlo. Sentiva il cuore esplodere dall'eccitazione. E Steve, che di carezze intime non ne aveva ancora mai avute, sentiva un'esplosione di ormoni che avvolgeva ogni cellula del suo corpo. Non era successo con Peggy, né con Sharon. Con la prima aveva solo sentito le farfalle nello stomaco e la testa girare, con la seconda, solo un leggero brivido di eccitazione. Nulla era paragonabile con ci che gli stava accadendo ora. Improvvisamente sentiva la sua tuta troppo stretta e avvolgente. Sentiva il bisogno di strapparsela di dosso e liberare finalmente il suo corpo da quella stringa che lo imprigionava. E quel maledetto divano era lì, così vicino, così invitante... Non avrebbero avuto più occasioni, forse, di lasciarsi andare. sarebbero potuti morire entrambi nella battaglia. Fare l'amore prima di una guerra così importante poteva dargli la giusta carica, ma poteva anche distrarli troppo dall'obiettivo. Se Thanos avesse attaccato mentre erano avvolti nella loro intimità, sarebbe stato un bel guaio, e anche piuttosto imbarazzante. Però il desiderio era più forte di ogni altra cosa. Steve baciava avidamente il collo di Tony, le labbra, il mento, ogni cosa che potesse mordere e leccare, era per lui qualcosa di tremendamente eccitante. E aveva ancora un così buono odore, se lo ricordava. Era lo stesso che aveva sempre, e lo amava. Anche Tony affondava la testa nel collo, e per un attimo lasciò andare le sue mani giù fino alla cintura di Steve. Era impossibile fermarsi. 
O almeno lo era per loro, ma non per alcuni aggeggi elettronici. Infatti furono interrotti da uno squillo. Uno squillo incessante e la vibrazione visibile nelle tasche dei pantaloni del Capitano. E no, non era certamente quello che avrebbe dovuto essere. Steve tirò fuori il mini phone e rispose. Era Natasha.
Nat: "Steve, ascoltami. Abbiamo un problema qui alla base dello Shield. Alcuni agenti erano riusciti ad intercettare un membro dell'Ordine Nero, così Fury ha mandato Scott e Hulk per cercare di abbatterlo, ma si trattava di una trappola per farci uscire allo scoperto. Un altro membro ha fatto irruzione nella base, ma ora siamo in minoranza. Oltre ad alcuni agenti ci siamo solo io e Sam. Fury ha ordinato a tutti di evacuare la base, non vuole che ci siano altre vittime. Ma noi pensiamo di combatterlo e provare a fermarlo. Ci stanno cercando, Steve. Vogliono quelle maledette gemme e ci staneranno come topi. State in guardia".
Nat agganciò e chiuse la chiamata, lasciando Steve confuso e preoccupato.
Tony: "Chi era?"
Steve: "Natasha. Dice che lo Shield è sotto attacco dall'Ordine Nero, gli hanno teso una trappola, credo. Sono rimasti soltanto lei e Sam".
Tony: "Allora vai a dargli una mano. Non sono avversari facili, non ce la faranno mai da soli"
Steve sospirò e abbassò per un attimo la testa, aveva lo sguardo di chi aveva appena ricevuto una notizia devastante. Sapeva che era la cosa giusta da fare ma doversene andare di nuovo lasciando Tony solo lo faceva star male. Sembrava che ogni cosa fosse contro di loro.
Steve: "Sì, non posso lasciarli soli. Tony, ascolta..."
Tony: "No, non ti preoccupare, io me la caverò. Non ho bisogno che tu mi faccia da balia"
Steve poggiò la sua fronte contro quella di Tony prendendo il suo viso tra le mani. "Torno presto, te lo prometto. E quando tutto sarà finito io e te ci prenderemo una pausa. Potremo fare un viaggio... non so, in qualche posto esotico... non in Wakanda". I due si lasciarono andare in un piccolo sorriso. Non era facile doversi dividere di nuovo. Ma essere degli eroi comportava il doversi sacrificare sempre per un bene superiore. La loro felicità al momento non poteva essere la priorità. Lo sapevano e lo avevano accettato. Steve uscì dalla stanza, mentre Tony lo seguiva con gli occhi. Gli occhi di chi ha sopportato tanto dolore, di chi sa che probabilmente, tra non molto, perderà la persona tanto amata.

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Capitolo 16
*** Promesse di potere ***


Steve uscì dalla stanza e si recò giù al primo piano dove vi erano tutti gli altri compagni. Li avvertì dell'accaduto alla base Shield e che si sarebbe dovuto recare lì il più presto possibile. Prima di uscire dalla porta principale disse qualcosa a Bucky e poi se ne andò.
Tony scese dopo circa 10 minuti. Aveva gli occhi arrossati di chi aveva appena pianto e il suo aspetto era decisamente mesto. 
Quando fu giù, si scontrò proprio con Bucky, il quale lo guardava intensamente. Tony era a disagio, provava ancora del risentimento verso quell'uomo. Guardarlo negli occhi sapendo cosa aveva fatto anni prima ai suoi genitori era insopportabile. Sentì salire nuovamente un impeto di rabbia, proprio come quel giorno, davanti a quel maledetto schermo. Strinse la mano in un pugno e cercò di contenersi. Bucky, dal canto suo, non faceva nulla per migliorare la situazione, poiché continuava a fissarlo con sguardo di chi aveva tutta l'aria di lanciare una sfida. C'era una tale tensione che poteva essere percepita da tutti i presenti nella stanza. Quasi la si poteva toccare con mano.
Tony gli si avvicinò, aveva capito che Bucky era rimasto lì per lui e la cosa lo faceva impazzire.
Tony: "Quindi ora sei diventato la mia guardia del corpo? Pensa sia così debole da aver bisogno che tu resti qui a proteggermi?"
Bucky: "Non è questo il motivo".
Tony: "Allora qual è? Devi farmi compagnia perché così non mi senta solo? O perché vuole assicurarsi che non faccia cazzate?"
Bucky: "Parli in questo modo perché non lo conosci bene"
Tony: "Oh, giusto, invece tu lo conosci molto bene! Certo... James Barnes 'Bucky' l'amico d'infanzia. Colui che gli è stato sempre accanto, che lo conosce meglio di chiunque altro. Io invece non so nulla di lui. No, noi non siamo cresciuti insieme, non abbiamo frequentato lo stesso liceo, nemmeno gli stessi locali, o le stesse ragazze. Non ci siamo arruolati insieme nell'esercito. No, abbiamo solo combattuto insieme. Abbiamo salvato il mondo insieme. Tu puoi dire lo stesso?"
Bucky: "Allora saprai anche che mi ha lasciato qui per dare una mano in un eventuale attacco. Siamo una squadra ora. Dobbiamo essere tutti uniti o non funzionerà. Non è una competizione tra te e me, Stark. Lui ha già fatto la sua scelta".
Tony lo guardò ancora per un momento, non sapeva se credere o no a quelle parole. Certo era che sarebbe stato molto difficile per lui fare squadra insieme a un uomo che non riusciva a guardare in faccia senza provare odio. Ma se questa era davvero la volontà di Steve, allora ci avrebbe provato.
Peter si accorse finalmente di lui, e quando lo vide e fu felice di constatare che stesse bene.
Peter: "Signor Stark, finalmente! Ero preoccupato, sa? Quando ho visto il soldato fico col braccio d'acciaio portarla sulle spalle mi sono spaventato. Ho pensato tipo che fosse morto. Però poi mi sono detto - Ehi, lui è Iron Man, non può morire! - così ho capito che era soltanto svenuto e allora mi sono sentito meglio. Ma adesso che la vedo qui di fronte a me tutto intero, beh, mi sento molto più sollevato!"
Bucky lo guardò sempre con aria infastidita, non riusciva proprio a sopportare l'esuberanza del ragazzo: "odio quando parla senza prendere fiato"
Tony: "Su questo almeno siamo d'accordo"

Intanto alla base dello Shield, Natasha e Sam stavano raggiungendo la sala comandi dove vi era stato trovato l'intruso. Ad attenderli ci fu un'incredibile sorpresa. Videro un'aliena nel buio, che teneva per il collo qualcuno. I due la riconobbero subito.
Natasha: "Wanda!"
L'aliena si voltò, e si trattava proprio di Proxima Midnight, colei che aveva già affrontato Star Lord e Tony.
Proxima:" Bene bene, i tuoi amichetti sono finalmente arrivati. Vediamo di levarceli subito di torno"
Fece cadere Wanda a terra, poi prese la sua lancia.
Natasha: "Wanda cosa ci fa qui?"
Wanda: "Hanno preso..." Faticava ancora a parlare per quanto fosse stata stretta la sua gola. "Hanno preso Vision, vogliono prendergli la gemma. Ci hanno colto alla sprovvista. Sono forti e non siamo riusciti a scappare"
Proxima. si avventò contro i due appena arrivati, affondando la sua lancia che per fortuna colpì solo il cemento del pavimento, poiché sia Sam che Natasha erano riusciti a schivarla. Sam iniziò a colpirla dall'alto, con i missili, ma l'aliena era scaltra e veloce, così le riusciva facile schivarli o pararli. Nat usò alcuni de suoi oggetti elettronici e tutta la sua abilità nel combattimento corpo a corpo. Intanto Wanda si stava riprendendo, e anche lei si unì alla lotta. Cercò di bloccare Proxima con la sua magia, anche se richiedeva un enorme sforzo vista la potenza dell'aliena. In quel momento Natasha ne approfittò per infilzarla con la sua stessa lancia, ma riuscì a ferirla solo superficialmente. Alla fine si liberò dall'incantesimo di Wanda e guardò la ferita, non sembrava affatto contenta della cosa.
Natasha: "Sai dove hanno portato Vision?"
Wanda: "No, non ne ho idea. Insieme a lei ce n'era un altro e si sono divisi. Non capisco che cosa stia succedendo. Chi diavolo sono questi esseri e cosa vogliono da Visione?"
Natasha: "Te lo spiegherò più tardi, tesoro, ora è meglio concentrarsi sulla battaglia".
Wanda: "Non sapevo neanche che fossi tornata. Erano mesi che non ti vedevo più"
Natasha: "A quanto pare sei proprio all'oscuro di tutto. Scommetto che è un'altra idea di Tony"
Sam: "Ragazze, capisco l'entusiasmo nel rivedersi dopo tanto tempo e tutte le cose da donne che avrete da dirvi, ma non credete che forse sia meglio pensare a combattere prima che questa ci faccia fuori?"
Natasha sembrò scocciata e si rivolse a Wanda: "Dopo che avremo finito qui, ricordami di ucciderlo"
La lotta fu piuttosto ardua, ma nessuno dei quattro sembrava cedere. Proxima aveva la sua lunga e potente lancia dalla sua parte, ma Wanda grazie alla sua magia riusciva a contenerla e metterla anche in difficoltà.
Proxima: " Piccola streghetta, se mi uccidi non rivedrai più il tuo amore"
Wanda: "Dove lo avete portato? Dimmelo!"
Sam: "Il tuo amore? Ci siamo persi un bel po' di gossip"
Natasha: "Smettila!"
Proxima: "Oh, al momento è in compagnia di Gamma Corvi, e credimi, non vorresti sapere cosa gli sta facendo"
Wanda si innervosì e tirò fuori tutta la sua rabbia: "DIMMI COSA GLI STATE FACENDO!" Fece esplodere alcuni macchinari presenti nella stanza e generò un'onda d'urto talmente potente da scaraventare tutti quanti a terra.
Proxima: "Quanto potere e quanta rabbia... saresti un'alleata perfetta. Perché non vieni con noi? Se lo farai non saremo costretti a togliergli la gemma dalla fronte e lui non morirà, così potrai riunirti a lui. Combatterete dalla nostra parte e saremo invincibili. Creeremo un nuovo mondo fatto di esseri potenti e indistruttibili. Un mondo dove non vi saranno guerre fratricide, come per secoli avete fatto voi terrestri. E voi due vivrete per sempre grazie alle gemme dell'infinito e sarete liberi di amarvi per l'eternità. Amore, potere e conquista. Non c'è nient'altro che un essere vivente possa desiderare. Pensaci bene piccola strega, ti sto offrendo un'occasione unica".
Wanda sembrò confusa dalla proposta. Come se una parte di lei fosse allettata all'idea, ma l'altra le ricordò com'era quando era sotto il dominio di Ultron, costretta insieme a suo fratello Pietro a combattere le sue battaglie e a fare del male a persone innocenti. Ma se avesse accettato Visione sarebbe stato salvo, ed era la cosa alla quale al momento teneva più fra tutte.
Wanda: "Lo lascerete davvero vivere? Non gli farete del male?"
Natasha capì che Wanda era tentata dall'accordo e cercò di dissuaderla: "Non credere a quello che sta dicendo, Wanda. Ti sta promettendo un mondo fatto solo di guerra e distruzione, non c'è nulla di appagante in tutto questo. L'amore di cui parla non è fattibile nel suo mondo, non può esistere. Tutto quello che vogliono è conquistare pianeti e galassie, fare tabula rasa di ogni essere vivente inferiore. Creare una razza invincibile? Anche Ultron voleva questo, affermando di fare il bene dell'umanità, mentre ha solo distrutto ogni cosa e ucciso migliaia di persone. Non farti nuovamente controllare da qualcuno, agisci solo per conto tuo. Anche se Visione vivrà, non è quello il mondo in cui vorrebbe stare"
Proxima: "La donna si sbaglia. Il mondo ha bisogno di esseri forti per proteggerlo e non di inutili e deboli esseri umani. Nessuno di loro è in grado di proteggere il loro pianeta, solo chi ha poteri straordinari e armature di ferro può permettersi di farlo. Ma sono pochi e sono comunque deboli. Per questo non possiamo permettere loro di esistere. Ma tu puoi far parte di questo grandioso progetto che Thanos ha pianificato per anni. Tu e il tuo uomo sarete soddisfatti dalla vita che mio padre vi darà. Vuole soltanto rendere la Galassia un posto sicuro e protetto".
Natasha: "A discapito di miliardi di vite? Che cosa ve ne fate di un Universo con pianeti decimati?"
Proxima: "Saranno distrutti soltanto quelli che ospitano forme vitali insulse come la vostra".
Natasha: "Oh, certo, questo allora vi rende davvero caritatevoli. Sai una cosa? Ho imparati negli anni a non credere a chi offre l'illusione di una vita migliore, a chi ti dice che sarai invincibile se lo seguirai nei suoi folli piani. Anche io per anni ho creduto a queste fantomatiche promesse. Ho fatto cose per le quali mi pento solo perché ero stata illusa e plagiata. Ho creduto davvero che gli altri mi facessero compiere orribili azioni per il mio bene, per rendermi più forte. E sono stata cieca per molto tempo. Ma poi ho capito che dietro alle vostre promesse si nasconde sempre un secondo fine, lo fate solo per voi stessi. E tu, tu stai probabilmente servendo il tuo padrone perché ti ha promesso potere e vita eterna, ma stai soltanto facendo il suo gioco, sei sol una sua marionetta. La verità è che alla fine dei conti non ci sarà nulla per te. né gloria, né potere. Tutto questo lo stai facendo per lui e solo lui ne usufruirà. Quando diventerai inutile ti getterà via e ti rimpiazzerà con qualcosa di migliore. Sei una povera illusa, una vittima anche tu. E non trascinerai nella tua follia anche la mia amica, non te lo permetterò"
Proxima: "Tu hai la lingua decisamente troppo lunga per i miei gusti".
Sam: "Oh no, guerra tra donne. Quasi quasi potrei trovare tutto questo molto divertente"
Natasha: "Sam, sai che se dici ancora un'altra idiozia inizierò a considerarti un nemico?"
Proxima allungò la sua lancia verso Natasha. Le due iniziarono una serie di colpi di arti marziali, entrambe erano eccelse nella lotta corpo a corpo, ma Proxima in quanto a forza fisica era purtroppo superiore e non ci mise molto ad avere la meglio. Sam provò a fermarla ma l'aliena riuscì a distruggere le sue ali meccaniche facendolo cadere a terra. Wanda era ancora dubbiosa riguardo la proposta di allearsi a Thanos e non riusciva a prendere una decisione. Sam caduto a terra, afferrò la lancia e con tutta la forza la tirò addosso a Proxima che schivò il colpo. La lancia non si schiantò addosso a qualcosa, ma finì dritta in una mano che la afferrò al volo.
Dall'ombra uscì fuori una sagoma, era alta e piuttosto massiccia. Quando Wanda si accorse di conoscere quella figura tirò un sospiro di sollievo e tutti i suoi dubbi erano finalmente spariti. Era così sollevata di rivedere un suo amico che le ombre nel suo cuore si erano dissolte in un attimo.
Steve era arrivato alla base, e finalmente avrebbe potuto aiutare i suoi compagni. 
Sam: "Meglio tardi che mai, sei stato piuttosto lento stavolta"
Steve: "Mi dispiace, ma stavo chiarendo una situazione piuttosto complessa ma estremamente importante".
Sam: "Oh, certo.. quella situazione". Sam capì che Steve parlava di Tony e non si fece mancare il suo commento sarcastico. Gli piaceva stuzzicare il suo migliore amico e punzecchiarlo sulla questione Tony. Steve per fortuna era paziente e di rado perdeva le staffe.
Natasha: "Stai attento, questa qui non scherza"
Steve: "Neanche io sono venuto qui per giocare. Non mi piace quando vengo interrotto da cose importanti. Perciò sarà meglio finirla in fretta senza perdere altro tempo"
Proxima: " Sei troppo sicuro di te, non mi piacciono gli arroganti. Ti farò scendere dal piedistallo"
Steve: "Intanto ti restituisco qualcosa che ti appartiene". Steve lanciò la lancia di Proxima che aveva afferrato, scagliandola contro quest'ultima. Il lancio fu così potente e veloce che non fece in tempo a schivarlo restando ferita ad un fianco.
Natasha si avvicinò a Wanda per capire le condizioni in cui riversava. La ragazza ora sembrava più consapevole e aveva rassicurato l'amica di essere tornata in sé. 
Proxima era ormai circondata da quattro forti guerrieri che non l'avrebbero risparmiata, capendo la situazione critica in cui si trovava decise di abbandonare il campo, ma Wanda non era intenzionata a lasciarla andare. La trattenne con la sua magia che le impediva di muoversi. Sam e Natasha l'attaccarono mentre Steve restò a guardare.
Steve: "Perché state facendo tutto questo? E' davvero solo l'idea di recuperare queste gemme ad avervi spinto così tanto lontano? Quali sono le vostre vere intenzioni?"
Proxima: "Mio padre, Thanos, è l'essere più forte dell'universo, ed è stanco di vedere pianeti sottomessi da creature infime come voi. Così ha deciso di sterminare ogni essere debole e distruggere pianeti inutili, in modo da lasciare in vita solo coloro che sono degni di far parte del suo nuovo mondo"
Steve: "Non mi sono mai piaciuti i dittatori come lui, bramosi di potere. Non importa da quale pianeta vengano, hanno sempre questa insopportabile presunzione di essere migliori, più forti, gli unici degni di esistere. Una volta ne avevamo uno anche noi. Ha massacrato milioni di esseri umani, li ha privati non solo della loro vita, ma anche della loro dignità. Perché pensava di essere superiore e di avere il diritto di decidere per la vita altrui. Beh, alla fine è stato sconfitto. Troppa presunzione può accecarti la vista e renderti prevedibile e anche debole. In questo lungo periodo ho imparato che prima o poi quelli come Thanos cadono sempre".
Proxima: "Paragonare un Titano ad un misero essere umano... Non hai idea di cosa sia capace, di quanto potere abbia. Quando avrà raccolto tutte le gemme diventerà indistruttibile, immortale! Non esisterà nessuno in grado di sconfiggerlo. Gli unici a cadere sarete voi"
L'aliena cadde a terra stremata, ormai non era più in gradi di combattere, ma proprio in quel momento arrivò il suo compagno Gamma Corvi a salvarla. Sferrò un colpo a Wanda che lasciò la presa su Proxima, la quale fu sollevata dal suo compagno e se ne andarono
Non poterono fare nulla per impedirlo, perché svanirono in una specie di portale.
Steve si assicurò che tutti stessero bene, poi abbracciò Wanda. Lui la vedeva ancora come una ragazzina volubile e bisognosa di protezione, nonostante sapesse quanto fosse grande il suo potere.
Wanda: "Ho lasciato che prendessero Visione. Non ho potuto fare nulla per impedirlo, e ora lo uccideranno. Gli prenderanno la gemma dalla fronte e non avrà più la sua coscienza". Wanda era in lacrime e le sue mani tremavano. Si sentiva in colpa per aver abbandonato l'uomo che amava.
Natasha: "Non permetteremo che gli facciano del male. Non permetteremo che facciano del male a nessuno. Lo troveremo e lo porteremo in salvo. Visione è forte, non si lascerà abbattere tanto facilmente".
Nat cercò di rincuorarla, anche se non era del tutto sicura quanto le sue parole potessero essere vere.
I quattro arrivarono al Santuario di Strange, Natasha accompagnò Wanda in una delle stanze a riposare, mentre Steve e Sam si riunirono agli altri.
Tony vedendo Wanda restò molto sorpreso, po si volle accertare che stesse bene, e Nat rispose quasi in malo modo. Quasi tutti i vecchi membri degli Avengers erano ancora arrabbiati con lui, come se portasse sulle spalle tutte le colpe. Anche questo lo faceva soffrire, nessuno sembrava più avere fiducia in lui. A parte Steve. Quando si voltò incrociò il suo sguardo e sentì di nuovo un piccolo calore nel suo cuore. Però forse non era abbastanza.
C'era ancora qualcosa che doveva dirgli, ma non sapeva se quello fosse il momento giusto. Ora che tutti erano presenti, Strange avrebbe voluto finalmente indire una sorta di riunione e organizzarsi per l'imminente attacco. Ma Steve approfittò del caos generale per afferrarlo e portarlo via al piano di sopra. Tony non riuscì a fermarlo, era quasi sopraffatto da quel gesto, non se lo aspettava.
Tony: "Allora cosa è successo? Come mai Wanda era con voi? Avevo dato a lei e Visione un posto sicuro dove stare, non capisco".
Steve: "L'Ordine Nero ha preso Visione"
Tony: "Non è possibile... vogliono la sua gemma, è ovvio. Maledizione, con quella arriveranno a 3 o 4. Ho perso il conto, ormai. Stanno vincendo loro".
Steve: "No, non avranno vinto finché noi saremo vivi e li combatteremo."
Tony: "Già, scusa, dimentico sempre il tuo eterno ottimismo".
Steve: "Devo averlo per tutti e due. Andiamo, hai visto in quanti siamo? E tutti quanti hanno capacità straordinarie. Devi avere più fiducia in loro".
Tony: "Sì, come loro ne hanno in me?" La fiducia persa dei propri compagni era un peso quasi insopportabile.
Steve: "Tony, ci sono state delle divergenze in passato. Tutti abbiamo avuto le nostre colpe, anche tra di noi a volte non ci siamo fidati. Sono state più le volte in cui il nostro gruppo era diviso che unito. Non è semplice mettere d'accordo tante personalità diverse. Ognuno di noi ha le proprie idee e i propri principi in cui credere. Però alla fine siamo sempre riusciti a trovare un accordo e a mettere da parte le nostre convinzioni pur di salvare il mondo. Gli screzi ci saranno sempre, le incomprensioni, le colpe, ma sempre troveremo un modo per superarli e unirci. Se pensi che non credano più in te allora dagli modo di farlo. Dimostra chi è veramente Anthony Stark. Non solo un genio, milionario, filantropo e playboy. Ma un uomo generoso che mette tutte le sue capacità al servizio di un bene più grande. Un uomo da un grande cuore. Un uomo a cui affidare la propria vita, come farei io". Steve gli mise una mano sulla spalla e la strinse.
Tony annuì. Non diede nessuna risposta. Aveva solo gli occhi lucidi.
Steve: "Torniamo giù, è ora di organizzarci". Si avvicinò alla porta quando sentì qualcosa che gli gelò il sangue. Una frase detta da Tony, con voce flebile: "sto morendo, Steve".

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Capitolo 17
*** Lottiamo uniti ***


Sembrava improvvisamente che il Santuario si fosse svuotato. Nonostante la presenza di decine di persone al piano di sotto, era calato un silenzio tombale, un silenzio pesantemente ingombrante. La frase di Tony aveva pietrificato Steve, il quale ancora non riusciva a dar voce ai suoi pensieri. Cosa poteva significare realmente quella frase? Forse era soltanto una paura di Tony e di quello che sarebbe successo più avanti nello scontro con Thanos, una sorta di rassegnazione, una constatazione della situazione critica attuale, o significava davvero che Tony fosse sul punto di morire per qualcosa di cui era all'oscuro? Tony era solito essere piuttosto drammatico nelle sue affermazioni, sapeva quanto fosse teatrale in quasi tutto quello che faceva, ma stavolta non poteva aver detto qualcosa di così doloroso e importante solo per ricevere attenzioni, non era questo il momento. Steve era terrorizzato da una probabile risposta, sarebbe rimasto sul ciglio della porta per il resto dell'eternità piuttosto che sapere la verità dei fatti. Ma non ci fu bisogno di attendere, perché Tony proseguì. "Anche se riusciremo a vinceremo questa guerra, non ci sarà mai tempo per noi, ad ogni modo, cercherò comunque di fare la mia parte. Perlomeno così parleranno ancora di Tony Stark, in futuro".
Steve riuscì finalmente a voltarsi e a guardarlo negli occhi. Non riusciva a credere a quelle parole: "E' per il cuore?". Con voce tremolante provò a chiedere spiegazioni.
Tony: "No, il cuore ormai è a posto, forse l'unica cosa che funziona ancora bene. Il mio sistema nervoso è danneggiato. Pensavo che gli effetti del palladio fossero svaniti una volta trovato il nuovo elemento con cui far funzionare il reattore, invece si erano già insinuati in tutto il corpo deteriorandolo. Ne sta risentendo soprattutto il mio cervello, che a quanto pare si diverte a mandare segnali distorti al mio corpo e alle mie cellule. Si sono formate delle neoplasie ai polmoni  e alle ossa, portando le cellule cancerose dritte nel liquido cerebrospinale. In pratica sono una specie di campo minato. Ovviamente non c'è nessuna cura definitiva, ma solo terapie per alleviare il dolore e prolungare l'agonia. Chemio e radioterapia sono ormai inutili a questo stadio. Ho interpellato i migliori oncologi del Globo, i miei scienziati e ricercatori. Io stesso ho provato a trovare una cura con lo stesso elemento che alimenta il mio reattore, ma ciò che ottengo sono solo degli effetti palliativi. La verità è che sono destinato ad andarmene da questo mondo che sia per mano di Thanos o per le mie cellule impazzite. Non ne ho parlato con nessuno oltre te. Non volevo dirlo neanche a te a dire il vero ma... questa storia di nasconderci le cose iniziava a stancarmi."
Steve era incredulo, se Thanos fosse stato presente probabilmente lo avrebbe fatto fuori da solo con la sola forza dei suoi pugni, tanta era la rabbia e la frustrazione che lo pervadeva.
Steve: "Deve esserci un'altra soluzione. Tutto questo è assurdo, Tony. Come... come è possibile? Da quanto ne sei a conoscenza?"
Tony: "L'ho scoperto subito dopo i fatti di Sokovia, ma non ho voluto dire niente perché ancora non si sapeva la gravità della situazione. Ho aspettato di avere notizie più certe. Solo che poi è successo... beh, lo sai. Così alla fine ho preferito tacere con tutti. E' stata dura affrontare tutto da solo. Sai, dopo che mi è stata data la sentenza di morte, ho sentito come un vuoto dentro. Mi sono chiesto se avessi lasciato abbastanza a questo mondo, se la mia eredità sarà valida, se potrà mai servire a qualcuno. Tutte le mie invenzioni, certo, so che saranno utili su vari fronti, eppure sentivo di non aver fatto ancora abbastanza. Poi ho capito che avrei desiderato lasciare non qualcosa, ma qualcuno. Figli miei non ne ho ma, c'è quel ragazzo, Peter. L'ho preso molto a cuore ed anche se ora è così maledettamente immaturo e petulante, io credo di voler riporre in lui tutte le mie speranze e i miei sogni futuri. Ha così tanto potenziale ma va guidato, aiutato a capire quale strada percorrere. Così me lo sono messo sotto la mia ala protettiva e sto cercando di insegnargli tutto quello che so, così che un giorno prenderà il mio posto e la mia eredità sarà in buone mani.  Certo ormai, non sappiamo come andranno le cose, non sappiamo nemmeno se domani saremo ancora tutti vivi o se il mondo verrà distrutto. Ma nel caso dovessimo vincere, vorrei che tu lo aiutassi in questo compito dopo che io me ne sarò andato".
Steve: "Tony no... ti prego. Non devi parlare come se tutto fosse già deciso, non puoi arrenderti così"
Tony: "E' stato già deciso, Steve. Ci sono decine di cartelle cliniche a confermarlo".
Steve: "Tony. quello che stai facendo per Peter è ammirevole, so quanto tieni al ragazzo. Ed è bello che tu abbia scelto qualcuno che porti avanti i tuoi progetti, ma ti prego, concentrati su te stesso adesso. Sei sicuro di aver percorso ogni strada possibile? Sappiamo bene entrambi quante cose assurde ci sono in questo mondo. Forse c'è ancora una soluzione. Io credo che... forse la tecnologia avanzata che c'è in Wakanda potrebbe aiutarti. Non hai idea di cosa possano fare quelle persone. Sono tutte estremamente intelligenti, superiori a qualsiasi altra persona del resto del mondo. Non puoi nemmeno immaginare cosa siano in grado di fare".
Tony: "Lo so, invece. Conosco il loro popolo. Mio padre c'era stato molti anni fa. E' lì che ha preso il Vibranio per farci il tuo scudo. Già allora erano tecnologicamente avanzati, perciò immagino quanto ci abbiano surclassato, ma la mia tecnologia non è da meno. Al momento non esistono terapie farmacologiche in grado di curare tumori del mio tipo in stadio avanzato. Il mio corpo ormai è avvelenato dal palladio. Anche le cellule rigenerate vengono contaminate di nuovo. Per quanto i tuoi amici Wakandiani siano avanzati, non credo che nemmeno loro possano fare qualcosa".
Steve: "Perché? Perché dici così? Perché dai per scontato che non possano fare nulla? Non vuoi nemmeno provarci. Non riesco a capire il tuo atteggiamento. Come puoi sapere qualcosa se non ci provi nemmeno? Ti stai arrendendo, Tony".
Tony: "Perché è così! E' tutto inutile..."
Steve: "Tu non ci sei mai stato! C'è stato tuo padre, quando? Quarant'anni fa? Lo hai detto tu stesso che ormai ci hanno surclassato, e se fossero riusciti a trovare una cura per questo tipo di malattie? Se fossero riusciti a superare la tua tecnloogia? Perché non vuoi provarci? Cosa ti spaventa?"
Tony: "Andiamo Steve, siamo nel bel mezzo di una guerra, non c'è nemmeno tempo di pensare alla mia malattia! Pensi davvero che adesso mi metta a fare le valigie per trasferirmi in Wakanda?"
Steve: "Se riusciremo a superare questa catastrofe, promettimi che verrai con me!"
Tony voltò la testa con un cenno di dissenso e un sorriso sarcastico. sapeva che Steve non avrebbe mollato la presa e ne capiva il motivo, ma la sua convinzione era più forte di qualsiasi altra idea. Per lui non esisteva nessun'altra opzione. La sua tecnologia era al pari di quella wakandiana, o almeno così credeva, e non voleva più imbattersi nell'ennesima illusione di una cura miracolosa che non ci sarebbe stata. Era stanco di lottare e di sprecare tempo ed energie in qualcosa che non avrebbe portato a nulla.
Steve: "Devi lottare, Tony. Non puoi arrenderti, ci sarò io con te. Da ora in poi le tue battaglie saranno anche le mie".
Tony: "Non sai cosa significhi lottare contro qualcosa che non puoi vincere ed esserne consapevole. L'ho fatto per mesi, mi sono illuso di riuscire a trovare un modo. E' stato come tirare pugni su un muro a mani nude. Credi che non ci abbia provato? L'ho fatto anche senza di te. Voglio concentrarmi sulla vera battaglia, ora".
Steve: "Pensavo avessi più coraggio. Non fai che ripetere quanto ti importi di Peter eppure stai per lasciarlo solo. Mi pareva avesse già perso suo zio, e ora perderà anche te perché sei così convinto che le cose debbano andare così. Sai qual è la verità? E' che stai gettando la spugna, non te ne frega niente di Peter, o della guerra o di me. Non te ne frega niente di nessuno! Ti importa soltanto di apparire come un martire, ti piace piangerti addosso e che gli altri ti compatiscano! Sei un egoista, Tony. Un CODARDO!"
Steve era sconvolto, non pensava potesse riuscire a dire parole così dure verso Tony, aveva perfino il fiato corto. Sentiva il cuore battergli all'impazzata, sentiva gli occhi gonfi, come se stessero per essere inondati da un fiume di lacrime. Perché in realtà era quello che avrebbe voluto fare. Non era uno che piangeva spesso, anzi, poche volte nella vita lo aveva fatto. L'ultima volta fu per la morte di Peggy. Fin da ragazzino era abituato a sopportare situazioni difficili. Per via della sua statura fu sempre vittima dei bulli che lo tormentavano. E se all'inizio sembrava una situazione troppo dolorosa da sopportare, grazie anche all'aiuto e al supporto morale di Bucky riuscì a superare quegli anni e a costruirsi uno scudo invisibile che lo proteggeva da ogni male. Aveva quindi imparato presto a mettere via le lacrime per far spazio al coraggio e alla determinazione. Ma ormai quello scudo si era crepato irreparabilmente. Come un anno prima fu costretto a gettare via quello reale per uno stupido e infantile litigio, adesso avrebbe gettato via anche quello che per tutta l'infanzia e l'adolescenza lo aveva protetto dalla cattiveria della gente. Quello scudo che forse lo aveva reso fin troppo impassibile e freddo. Tanto da aver ferito la persona che amava più di una volta. 
Tony rimase a fissarlo con occhi sgranati e lucidi. Era ferito, esattamente come il giorno della battaglia. Non poteva credere che per la seconda volta, Steve, fosse riuscito a fargli così male. Nessun altro al mondo riusciva a spezzargli il cuore così come ci riusciva il soldato biondo.
Tony: "Hai ragione. Sono un codardo. E un egoista. Se vuoi puoi aggiungere altri aggettivi dispregiativi nella tua lista personale. Ma penso che ormai sia quasi piena".  
Steve non disse nulla, continuava a fissare il vuoto, sconvolto dalle sue stesse parole, Tony uscì dalla stanza in silenzio.
Al piano di sotto c'era molta agitazione. Wanda, che ormai si era ristabilita, aveva deciso di tornare indietro e cercare Visione, ma Natasha e Sam la stavano trattenendo.
Tony: "Cosa succede?"
Natasha: "Wanda vuole cercare Visione, è preoccupata per lui e non si dà pace. Ma non può andare lì fuori da sola, è troppo pericoloso".
Wanda: "Non capisci, io devo aiutarlo! Sento che ha bisogno di me. Non posso abbandonarlo!" Intanto le lacrime scorrevano sul suo viso copiose.
Tony: "Ehi, lasciatela avanti, ci penso io". Le afferrò un braccio, poi cercò di rassicurarla. "Capisco la tua posizione, capisco che possa sentirti in colpa per averlo perso, ma non essere impulsiva. Credi davvero che se ora andassi lì, riusciresti salvarlo? Guardati, sei sconvolta e anche ferita. Saresti solo un peso per lui".
Natasha e Sam si guardarono stupiti, non si aspettavano certo un commento simile.
Sam: "E' proprio quello che le serve in questo momento. Sentirsi dire che è un peso. Sai sempre come far stare bene le persone, eh, Tony?"
Tony: "Cosa vuoi che le dica, allora? Vuoi che la inviti a suicidarsi? Perché è questo che succederà se andrà lì da sola!"
Sam: "Ci sono modi migliori per farglielo capire"
Tony: "Sai una cosa, sono stanco di questo tuo atteggiamento arrogante e impertinente. Se non ti stanno bene i miei modi perché non te ne vai... non sei neanche un Avenger ufficiale".
Sam: "Nessuno di noi lo è più per colpa tua" indicò con lo sguardo anche Natasha e Wanda.
Ormai la discussione aveva raggiunto dei toni piuttosto tesi e tutti si erano accorti di quello che stava accadendo. Molti dei presenti sembravano interessati e c'era già chi lanciava scommesse sul vincitore di una  probabile rissa tra i due. Bucky si allontanò dagli altri, recandosi di nascosto verso il primo piano dove si trovava Steve.
Strange: "Che diavolo sta succedendo qui? Perché vi state azzannando voi due?"
Tony: "Non importa. Discussione finita".
Sam: "E con Wanda?"
Tony si voltò verso la ragazza: "Se vuoi salvare Visione devi restare con noi ed essere lucida"
Sam: "Sì, altrimenti ti chiuderà nuovamente in una prigione dorata".
Steve: "ORA BASTA!" Il soldato era arrivato al piano di sotto per far calmare le acque. Bucky lo aveva avvertito della discussione poco piacevole chiedendogli di intervenire.
Steve: "Sam, per favore non metterti in mezzo. Tony conosce Wanda sicuramente meglio di te.
Sam: "Ok, certo. Se pensi che faccia bene a darle del peso allora non mi permetterò più di difenderla".
Steve: "Sono sicuro che Wanda abbia capito." Poi si recò verso la ragazza e l'abbracciò confortandola.
Tony non sopportò quel gesto e si allontanò. Non era stato altrettanto comprensivo con lui. Certo, Wanda era ancora una ragazzina, ma lui era l'uomo che Steve diceva di amare. Nella sua testa ancora risuonava l'eco di quelle offese.
Più avanti, Strange parlò con Steve dell'attuale situazione: "Allora Capitano Rogers, è questo il tuo gruppo? Una manciata di uomini che si odiano tra loro? Sto facendo una fatica immane per mettere d'accordo tutte queste persone, per far sì che mettano insieme le loro forze e agiscano come un gruppo coeso. Sono un più diverso dell'altro e sono arroganti, immaturi, beffardi, egocentrici e scontrosi. Molti di loro non si conoscono o hanno subito dei traumi fisici od emotivi. Farli stare tutti insieme in un unico ambiente senza che si uccidano l'uno con l'altro mi è costato fatica, poi arrivi tu con i tuoi uomini e ricomincia una nuova diatriba".
Steve: "hai ragione, mi dispiace. Purtroppo non sono io a controllare le loro emozioni, ognuno di loro pensa con la propria testa e non posso obbligarli ad amarsi. Ci sono state delle divergenze in passato, che ancora non son state del tutto superate. Siamo sempre stato un gruppo piuttosto difficile da gestire, anche Fury ce lo diceva sempre. Abbiamo sempre trovato ogni scusa per litigare e poche volte siamo stati uniti come un vero team. Per lo più è successo solo dopo brutti episodi. C'era sempre bisogno di un qualcosa che ci spronasse a stare insieme, non lo abbiamo mai fatto perché lo volevamo davvero. Questo è anche il motivo per cui la squadra si è spaccata. Non c'è mai stata una vera coesione, una vera fratellanza. A volte penso che... forse nessuno di noi darebbe la vita per l'altro. Ci piace molto di più giocare singolarmente".
Strange: "Questo è un bel problema. Abbiamo già un nemico da combattere, se poi dobbiamo farlo anche tra noi allora, beh, temo che per la Terra non ci siano molte speranze".
Steve: "E' un qualcosa più grande di tutti noi messi insieme, ma non possiamo mollare, siamo l'ultima speranza per il mondo. Cerchiamo di impegnarci. Io cercherò di sistemare le cose al meglio che posso".
Steve cercò Sam e poi gli parlò in privato.
Steve: "Non volevo essere duro, prima, ma non è il momento di aprire nuove discussioni,Sam. Capisci anche tu in che situazione siamo e creare altre tensioni fra il gruppo, peggiora solo le cose. So che sei ancora arrabbiato con Tony, ma ti prego, cerca di andare avanti. La colpa di quello che è successo non è sua, ma di tutti noi perché non siamo in grado di essere una squadra. Ci pugnaliamo alle spalle appena possiamo e siamo pronti a farci la guerra se uno di noi non è d'accordo con l'altro. Abbiamo tutti le nostre colpe, soprattutto io". Steve abbassò lo sguardo perché ripensava a ciò che era accaduto con Tony qualche minuto prima. Per quanto lui potesse ferirlo non tollerava che lo facessero gli altri.
Sam: "Ok, forse ho esagerato. Ma cavolo, parlare in quel modo a una ragazzina sconvolta, che senso ha?"
Steve: "So che può sembrarti assurdo, ma Tony sa quello che fa e credo lo abbia fatto solo per far capire a Wanda che in questo momento la cosa migliore è restare uniti e pensare ad una strategia. Forse non è stato gentile e premuroso ma, a volte quando si è in uno stato di nervosismo o di stress, si possono dire cose che non pensiamo, anche se queste possono far male".
Sam: " Senti una cosa. Ma hai sistemato la questione con lui? Perché mi sembra un tantino frustrato".
Steve: "Beh io... ero riuscito a sistemarla ma poi l'ho incasinata di nuovo".
Sam: "Oh cavoli, Steve! Senti amico, lascia che te lo dica. Sei davvero pessimo in fatto di relazioni interpersonali. Pensavo di averti insegnato qualcosa e invece ti comporti ancora come un idiota incapace di relazionarti. Beh, vedi di sistemare la questione, o il tuo fidanzato sfogherà la sua frustrazione su tutti noi... ah, roba da matti!". Sam sfuggì alla conversazione e se ne tornò dagli altri piuttosto infastidito.
Steve rifletteva su quello che Tony gli aveva detto. Adesso avrebbe portato quel peso sulle spalle ed era difficile difficile concentrarsi su altro. Però sapeva di dover sistemare le cose con il gruppo. Doveva riuscire in qualche modo a prendere tutte quelle persone e trasformarle in una squadra affiatata e vincente. Per fortuna aveva Strange dalla sua parte, pronto ad aiutarlo in questa difficile missione. Erano gli unici a poterlo fare, gli altri non sembravano minimamente interessati a collaborare tra di loro. Probabilmente ognuno avrebbe fatto di testa sua usando le proprie tattiche e conoscenze.
Purtroppo non ci fu tempo di mettere in atto questa prova, poiché qualcosa rovinò i piani. Ci fu un boato da fuori che colse tutti di sorpresa. Alcuni dei ragazzi si precipitarono a vedere cosa fosse accaduto. Tutto sembrava andasse a fuoco e la terra tremava. L'Ordine Nero stava distruggendo la città, cercando di attirare l'attenzione degli eroi per farli uscire allo scoperto. Poco più avanti trovarono uno dei membri dell'ordine, con il quale ancora non avevano avuto nessuno scontro. Si trattava di Astro Nero. Un altro dei figli di Thanos. Questo, a differenza degli altri, sembrava molto più massiccio, con una pelle coriacea, molto simile a quella del Titano e molto imponente. Strange si fece avanti usando i suoi cerchi magici come scudo, voleva prima capire di cosa si trattasse, parlare con l'alieno e scoprire quali fossero i suoi piani, ma qualcuno non ebbe la sua stesse idea e decise quindi di attaccare.
Furono Peter Quill e Rocket a farsi avanti. Con le loro pistole gettarono una scarica di proiettili contro l'avversario ma sembrò non accusare molto il colpo.
Strange: "Chi vi ha detto di attaccare?"
StarLord: "Nessuno, lo facciamo e basta!"
Rocket: "Questo bastardo ha la pelle dura come quell'altro. Che diavolo, sono fatti tutti di cemento questi stramaledetti alieni?"
Ad un tratto anche Nebula si fece avanti: "Toglietevi di mezzo, falliti!" sparò dei raggi laser dalle sue pistole che portava ai polsi. Solitamente risultavano fatali, incenerendo i nemici, ma stavolta riuscì a malapena a creare delle piccole ferite superficiali su Astro. L'alieno la guardò e ne derise il debole attacco.
Astro Nero: "Tutto qui quello che sapete fare? Mi chiedo come abbiate fatto a ferire Proxima e a far ritirare Gamma Corvi con le vostre insulse armi. Non siete altro che minuscoli insetti da schiacciare".
Scott: "Ehi, mi stai offendendo? Cos'hai contro gli insetti? Ora ti faccio vedere". Lang si rimpicciolì e senza farsi vedere da Astro, riuscì a salirgli sopra. L'alieno si mosse, poi sembrò quasi danzare da solo iniziando a muoversi con strani passi e movimenti delle braccia decisamente scoordinati. I Guardiani rimasero sconcertati, mentre gli altri avevano capito che si trattava di Scott. L'uomo cercò in tutti i modi di far crollare il nemico a terra ma stavolta sembrava riscontrare non poca difficoltà. "Porca miseria, ma quanto pesi? Una dieta ogni tanto la facciamo?"
Peter: "Signor Stark, dovremmo intervenire anche noi?"
Tony: "Lascia che se ne occupino gli altri, e poi sono troppo codardo per farmi avanti"". Non mancò di lanciare una frecciatina verso Steve, il quale, al suo fianco, lo stava guardando.
Peter: "Cosa? Ma se lei è l'uomo più coraggioso che conosca! Io voglio dare una mano".
Strange: "Signor Lang, la smetta! Voglio parlare con lui, lo lasci stare"
Wong: "Dubito che l'ostile voglia parlare. Credo sia venuto qui solo per distruggere e uccidere, e prendere le gemme".
Strange: "Credi che non lo sappia? Ma potrei riuscire a strappargli qualche informazione, se soltanto questo branco di esagitati la smettesse di agire per conto proprio".
Wong: "Beh, è questo il problema, queste persone non hanno capito di essere in una squadra. Non vedono nessuno come loro leader e non staranno certo ai suoi ordini o quelli di nessun altro, a meno che qualcuno non glielo faccia capire con le cattive. Ma comandare non è mai la scelta migliore, c'è bisogno che loro stessi vedano qualcuno come leader e che decidano di loro spontanea volontà di seguirlo".
Scott: "Oh, cazzo. Ma dai!". Scott venne lanciato a terra e assunse nuovamente le sue misure originarie. "Ragazzi, questo è un osso duro, state in guardia".
Sam: "Già, perché finora gli altri erano dei teneri coniglietti coccolosi"
Scott: "Oh andiamo, perché devi riprendere tutto quello che dico"
Sam: "Non è colpa mia se dici sempre cose stupide"
Scott: "Non dico cose stupide. Senti, se non la pianti"
Sam: "Cosa?"
Natasha: "La volete smettere voi due?!"
Strange si fece avanti verso Astro. "Sei dell'Ordine Nero, ti ha mandato Thanos, suppongo. Sei qui per cercare le gemme dell'infinito?"
Astro: "Sono qui per distruggere tutto ciò che è superfluo, come i moscerini di questo pianeta. Ci pensano i miei fratelli alle gemme"
Strange: "Quindi è questo il vostro piano; estinguere gli esseri umani e occupare il pianeta?"
Astro: "Se sarà utile per gli scopi di mio padre non lo distruggeremo, altrimenti farà puff anche lui"
Strange: "Siete già in possesso di molte gemme, immagino"
Steve non potette più ascoltare i discorsi deliranti dell'alieno e decise di intervenire con un attacco rabbioso colpendolo sotto il mento con lo scudo che gli aveva dato T'Challa. Astro Nero cadde a terra all'indietro, suscitando lo stupore di tutti i presenti.
Peter: "Oh cavoli! Ho sempre detto che Captain America è fichissimo!"
Sam: "Vai amico! Spacca il culo a quell'ammasso di muscoli"
Steve: "Non posso più sopportare le vostre parole piene di arroganza e presunzione. Sono stufo del vostro smisurato ego! Se pensate di essere venuti qui per fare i vostri comodi e spazzare via questo pianeta vi siete sbagliati. Forse pensavate di non trovare ostacoli, ma non avete ancora fatto i conti con gli Avengers!"
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Star Lord: "E con i guardiani" 

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Capitolo 18
*** Progetti futuri ***


Steve era deciso a farla finita in quel momento. Uno dei nemici era proprio davanti a lui ed era deciso a non farlo scappare come successo per gli altri. Peter Quill era accanto a lui, e a suo fianco, tutto il team dei Guardiani che gli dava manforte. Steve si accorse subito della differenza tra loro e gli Avengers. Quella coesione e affiatamento che tanto cercava nel suo gruppo, poteva vederlo chiaramente in quello dei Guardiani. Non solo erano un vero team, ma soprattutto erano amici, pronti a sacrificarsi gli uni per gli altri.
Steve: "Ragazzi, potete andare. Qui ci penso io"
Star Lord: "Cosa? Ma sentitelo, il gradasso. Amico, sai chi siamo noi?"
Sam: "Se fossi in te mi darei una calmata. Ha steso con un solo pugno quel colosso, mentre le vostre pistole non gli hanno fatto nemmeno il solletico"
Nebula: "Scommetto che su di te farebbero molto male"
Sam: "Ehi, quanta passione. Mi piacciono le donne focose"
Astro Nero: "Credi che basti un pugno per mettermi fuori gioco? Sono il figlio di Thanos. Serve ben altro per farmi fuori" L'alieno si pulì il sangue che colava dal mento con un sorriso di scherno.
Nebula: "Lo sono anche io"
Sam: "Cavolo, è davvero la figlia di Thanos? Lotta fratricida"
Rocket: "A qualcuno servono nuovi giocattoli?" Disse mentre tornava trascinando quelle che all'apparenza sembravano grosse armi. "Stavolta non mi fregate, paparino ha preso l'artiglieria pesante, così farà secco quel grosso culone che ti ritrovi"
Star Lord: "Oh, sì! Finalmente la cosa si fa seria"
Gamora prese una di queste armi insieme al resto dei Guardiani che sembrava piuttosto convinto a mettere fine ai giochi una volta per tutte.
Strange cercò di radunare gli altri e portarli via dal campo di battaglia. Chiamò anche Steve a rapporto. "Ascolta Capitano, qui ci penseranno i Guardiani, ho bisogno che tu e i tuoi uomini andiate a recuperare il vostro amico con la gemma. Se finisse in mani sbagliate sarebbe una tragedia. Pensi di potercela fare?"
Steve: " Avrei preferito occuparmi del colosso e fermarlo, ma sì, adesso recuperare Visione e la gemma è la cosa più importante".
Strange: "Non preoccuparti, credo che quei ragazzi siano intenzionati quanto te a fermarlo, non lo lasceranno andare vivo"
Steve chiamò con sé Natasha. Non voleva privare il gruppo di troppi elementi nel caso ci fosse stato un altro attacco. Lui e Nat sarebbero bastati, ma Wanda li interruppe implorando Steve di portare anche lei. Natasha lo guardò facendogli capire che avrebbe dovuto accettare la richiesta della ragazza. Il soldato ci pensò per un momento, poi accettò. Capì che per Wanda era molto importante partecipare alla missione di salvataggio, lui avrebbe voluto fare lo stesso se ci fosse stato Tony, in pericolo di vita.
Mentre ci pensava iniziò a fissare proprio il genio filantropo, non poteva smettere di pensare a come erano andate a finire le cose, avrebbe voluto nuovamente chiedergli scusa ma non sapeva se stavolta le avrebbe accettate, ma soprattutto ormai non c'era più tempo per questo genere di questioni.
Tony si sentì osservato e catturò lo sguardo di Steve. I due, come spesso capitava, si fermarono per qualche istante a vagare l'uno negli occhi dell'altro. Nonostante i battibecchi e le incomprensioni, c'era sempre qualcosa che li attraeva indissolubilmente come una grande forza magnetica. Forse il loro destino non era quello di stare insieme, ma di sicuro il loro legame sarebbe stato eterno.
Peter Parker si avvicinò al soldato: "Potrei venire anche io con voi? Potrei dare una mano."
Steve: "Preferirei che tu restassi qui con gli altri a difendere questo posto. In caso i Guardiani non riuscissero a farcela, conto su di te, Peter".
Il ragazzo arrossì imbarazzato. Per lui, Steve, rappresentava quasi una leggenda, era come trovarsi di fronte una sorta di Dio. Molto più importante di quello che poteva rappresentare Thor, un Dio a tutti gli effetti.
Peter: "Grazie, io.. io farò del mio meglio". Sorrise impacciato.
I tre si avviarono, mentre gli altri stavano ancora combattendo.
Tony: "Non ti emozionare troppo. Non ti ha fatto andare solo perché probabilmente non ti considera alla sua altezza".
Peter: "Cosa? Perché dice così? Io mi sento onorato della fiducia di Captain America"
Tony: "E un'altra cosa. Non è più Captain America. Ritira la tua bandierina a stelle e strisce e vieni con me".
Natasa, Steve e Wanda stavano tornando alla base dello Shield, per avere informazioni su dove potesse trovarsi Visione al momento, Natasha ne approfittò subito per chiarire con Steve.
Natasha: "Posso sapere perché hai lasciato nuovamente Bucky con Tony? Vuoi proprio che si uccidano. E pensare che avevi fatto tanto per evitarlo".
Steve: "Voglio che imparino ad andare d'accordo".
Natasha: "Hai scelto proprio un bel momento per cercare di fargli fare amicizia".
Steve: "So che la situazione attuale è critica, ma proprio per questo ho bisogno che quei due mettano da parte i rancori, soprattutto Tony. Voglio che capisca che Bucky non è suo nemico, ma che è dalla sua parte. Per vincere questa battaglia dobbiamo essere uniti, Nat. Non posso ogni volta far da pacere o evitare discussioni inutili e puerili. Non sono il loro baby sitter"
Natasha: "Oh, ti ci vedrei bene" sorrise ironicamente.
Syeve: "Sono adulti e devono imparare a comportarsi come tali. Se il gruppo non sarà coeso non vinceremo contro Thanos. Ho ammirato il legame che unisce i Guardiani, sono affiatati e non si mettono i bastoni tra le ruote fra di loro. Sanno collaborare e sono affidabili. Possiamo dire la stessa cosa di noi?"
Wanda: "Forse loro si conoscono da più tempo". Si sentì tirata in causa, dopotutto tempo addietro, era stata una loro nemica e ancora oggi, qualcuno non si fidava di lei.
Steve: "Forse, ciò non toglie che sono riusciti ad essere una squadra affiatata in poco tempo. Perché noi non riusciamo a fare lo stesso? Cosa ci rende diversi?"
Natasha: "Forse il nostro passato. Forse dal fatto che alcuni di noi vengono da mondi diversi. Forse è solo carattere. Probabilmente non abbiamo affinità. Però alla fine siamo sempre riusciti a cavarcela. Non saremo un gruppo unito come loro, ma se collaboriamo diventiamo imbattibili".
Steve: "E' proprio questo il punto. SE, collaboriamo. Il più delle volte ci facciamo la guerra. Quindi è arrivato il momento di prendere la situazione in mano e appianare le divergenze. Se saranno costretti, sono certo che troveranno il modo di collaborare".
Mentre la battaglia infuriava a colpi di arma da fuoco e asce indistruttibili, Tony decise di portare Peter al suo alloggio, dove vi erano rimasti nascosti Pepper ed Happy.
Pepper: "Tony, cosa ci fai qui? Pensavo fossi al Santuario con tutti gli altri"
Tony: "Sì, lo ero ma ho bisogno per un attimo del mio spazio e delle mie cose".
Peter: "Ciao Happy! Mi sei mancato, ci credi? Come stai, amico?"
Happy: "Ah, ehm, bene, Peter, bene. Tua zia? Tutto a posto?"
Tony: "A parte il fatto che siamo nel bel mezzo di una guerra, direi che stiamo tutti bene, compresa la zia gnocca. Adesso vieni".
Happy: "E' di buon umore..." fece cenno a Pepper, la quale sembrava piuttosto preoccupata.
Tony e Peter scesero nel laboratorio.
Peter: "Mi emoziona sempre vedere questo posto. E' grandioso! Cosa darei per poter lavorare qui ai suoi progetti, signor Stark".
Tony: "Puoi smetterla di essere così formale? Mi fai sentire vecchio. Chissà, magari se ti comporterai bene e non farai arrabbiare la zietta, ti darò il permesso di venire qui a farmi da stagista".
Peter: "Oh! Ma sarebbe fantastico! Posso davvero? Insomma, se vinceremo contro Thanos. A proposito, perché siamo qui? Deve prendere una delle sue armature?"
Tony: "Ho lavorato ad un progetto, nell'ultimo anno. Una cosa che ha richiesto molto tempo e sudore. Qualcosa che pensavo potesse essermi utile".
Peter: "Wow! Di cosa si tratta? Ha creato un nuovo reattore a fusione nucleare?"
Tony: "No, forse è qualcosa di ancora meglio. Lascia che te lo mostri"
Peter fremeva dalla curiosità, l'eccitazione era palpabile. Tony prese un oggetto, poi lo iniettò in un braccio. Passarono alcuni minuti e iniziò a ricoprirsi man mano di uno strato metallico che cresceva sul suo corpo. Sembrava uscire dalla sua pelle per attecchirsi perfettamente. Dopo qualche istante si ritrovò di fronte Iron Man. Peter era a dir poco scioccato: "Oh, porca pu.."
Tony: Ah, linguaggio, ragazzo"
Peter: "Che cos'è? E' pazzesco! La tua armatura è cresciuta sul tuo corpo. Come se fosse stata la tua pelle a generarla. Hai impiantato delle micro particelle nello strato epidermico che si attivano con il calore della pelle? O qualche altra cosa?"
Tony: "Nano tecnologia. Sono delle nano-macchine impiantate nelle mie cellule che possono prendere la forma di qualsiasi cosa. Sono alimentate dal mio nuovo reattore, vedi? Quello che ho sul petto. Di una potenza decisamente superiore, al precedente. Sono comandate direttamente dal mio cervello. Posso ordinargli di trasformarsi in qualsiasi cosa voglia. Un'armatura, dei vestiti, tutto. Non c'è più bisogno di motori o di server che la guidino, le nano-macchine creano una sorta di muscolo artificiale aggiuntivo, questo mi permette di muovermi anche più liberamente e inoltre è in gradi auto-rigenerarsi, poiché la nano-macchine continuano a replicarsi finché il reattore non viene spento. Ovviamente è inclusa di nuove armi e funzioni varie. Ah, volendo posso creare anche sul momento un'arma che nemmeno esiste nella realtà. Solo usando la mia fervida immaginazione. Come dicevo, le nano-macchine possono creare qualsiasi cosa io voglia. Allora, cosa ne pensi?"
Peter era letteralmente allibito, non poteva credere ai suoi occhi. Quello che aveva appena visto sembrava un qualcosa di fantascientifico. Ma a ripensarci, effettivamente, si ricordò che dopotutto era stato testimone di cose altrettanto strabilianti nell'ultimo periodo.
Peter: "Wow, è... è fantastico! Ha avuto un'idea eccezionale, signor Stark. Volevo dire, Tony. Non credo sarei riuscito a pensare a qualcosa di così geniale".
Tony: "Beh, Peter, a differenza di te, io ho gli strumenti adatti per realizzare invenzioni di questo tipo, tu al momento ne sei sprovvisto. Ecco perché come ti ho detto, se farai il bravo bambino, ti permetterò di venire a lavorare per le Stark Industries. Sono certo che potresti realizzare invenzioni come queste con gli studi adeguati".
Peter: "Sono senza parole. Come mai non l'hai utilizzata prima?"
Tony: "Come avrai capito, quest'armatura è diversa da tutte le altre. Le nano-macchine si impiantano nel corpo, e il processo di eliminazione può essere complicato, per questo attendevo il momento giusto, volevo usarla solo in caso di estremo bisogno, anche perché a dire il vero non è del tutto completata."
Peter: "Ma a me sembra perfetta"
Tony: "Sì, all'apparenza lo è, e lo è anche nelle sue funzionalità combattiva, ma a dire il vero, il progetto iniziale era ben diverso. Doveva essere una soluzione. Una cura".
Peter: "Una cura? Cosa vuol dire?"
Tony: "Vedi Peter, non avrei voluto dirtelo per non farti preoccupare ma, ormai siamo giunti al capolinea. Ho bisogno del tuo supporto e del tuo aiuto. Tempo fa iniziai a progettare una cura che riuscisse ad accelerare il processo di auto-rigenerazione cellulare. Misi a punto la nano-tecnologia, composta da queste nano-macchine che si insinuassero nelle cellule danneggiate e che le riparassero. L'ambizione era troppo alta e per mesi non sono riuscito ad ottenere nulla, fino a che non mi è venuta l'idea di creare un'armatura cellulare. Vedevo queste piccole macchine in grado di autorigenerarsi e trasformarsi, così ho pensato che potesse essere un fattore davvero innovativo e importante per una nuova armatura. Purtroppo la malattia a volte mi ha tenuto lontano dal progetto e così, non sono riuscito ad ultimarlo. Le nano-macchine sono in grado di rigenerare solo se stesse, ma non le cellule danneggiate. Anche se ci lavorassi per altro tempo non riuscirei a trovare la soluzione. C'è qualcosa che manca e ormai con la guerra alle porte e il mio corpo è sempre più debole, non c'è più niente che si possa fare. Ma almeno potrò fare anche io la mia parte in questa battaglia".
Peter era totalmente sconvolto, non si aspettava che Tony fosse malato, né che la situazione fosse così grave. Ripensava inevitabilmente a suo zio, alla sua morte, al dolore che aveva provato nel perderlo. Avrebbe nuovamente vissuto quel terribile dolore della perdita. Sarebbe stato di nuovo in lutto. Ma forse sarebbe stato lui a morire per primo nella battaglia. Troppi pensieri negativi adesso, occupavano la sua mente.
Tony: "Ascolta, Peter, io ho fiducia in te e se vinceremo la guerra, sono certo che farai grandi cose un giorno. Devi credere in te stesso, io ti darò le basi, tu farai il resto. Ah, togliti la tuta per un attimo, devo aggiungerci un ultimo upgrade".

Il gruppo di Steve non fece in tempo ad arrivare alla base Shield, quando sentirono dei colpi in lontananza. Si fermarono ad ascoltare e sembravano i suoi di una battaglia. Poi una voce, un urlo. Era Visione, Wanda lo avrebbe riconosciuto tra mille.Sembrava in difficoltà. Sembrava avesse bisogno di aiuto. Di nuovo un boato. Wanda non resistette, accorse in aiuto di Visione e si ritrovò di fronte una scena terribile. Uno dell'Ordine Nero era in piedi sopra di lui, puntava la sua lancia dritta sulla fronte di un Visione inerme e ferito. Quando con un colpo netto, agganciò la gemma posta al centro della fronte e iniziò a sollevarla. L'urlo che ne seguì fu terrificante.

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Capitolo 19
*** Nessun rimpianto ***


Wanda: "NOOOOOOOOO! SMETTILA"
Steve e Natasha la raggiunsero sul posto e anche loro rimasero sconvolti dalla scena. Vedere Visione così sofferente era uno strazio.
Wanda decise di intervenire usando la sua magia, ma fu immediatamente fermata da un altro membro dell'Ordine che si era nascosto. 
Era Proxima Midnight, guarita dalla ferita inferta in precedenza.
Proxima: "Vedi? Avresti potuto accettare l'offerta e non avresti sopportato tutta questa sofferenza. Adesso vedrai il tuo grande amore perire sotto le nostre mani e poi toccherà a te e ai tuoi amici"
Wanda: "Ti sbagli, non vi permetteremo di cavarvela così facilmente. Voi ci sottovalutate"
Natasha provò a colpire Gamma Corvi, colui che stava togliendo la gemma a Visione, ma i colpi non lo scalfirono.
Steve invece cercò di liberare Wanda dalla presa di Proxima, ma quest'ultima scaraventò la ragazza a terra e poi colpì il soldato in pieno volto. Sembrava molto più forte di prima e quel colpo fu davvero molto doloroso.
Natasha: "Steve, cosa facciamo? Perché ho la vaga sensazione che questi abbiano aumentato la loro forza?"
Steve: "Non lo so. Dobbiamo usare i mezzi a nostra disposizione. Forza, strategia e improvvisazione"
Natasha: "Dobbiamo prima salvare Visione o prenderà la sua gemma"
Steve corse verso il nemico ma Proxima lo afferrò trascinandolo a sé e avvolgendogli la mano intorno al collo in una morsa strettissima. Steve si sentì soffocare, non poteva credere che fosse la stessa persona che aveva affrontato in precedenza. Wanda, ancora a terra, riuscì a spostare Proxima con la magia e a permettere a Steve di allontanarsi dalla presa. 
Wanda: "Ti prego Steve, aiuta Visione! Lo sta torturando!" La giovane ragazza era in lacrime, sentire quelle urla strazianti era davvero troppo da sopportare.
Natasha: "Steve, penso io a lei, tu vai da Vision e ferma quel mostro"
Steve: "Non puoi farcela, Nat. E' diventata molto più forte!"
Natasha: "Stai mettendo in dubbio le mie capacità? Ti ho mai deluso?"
Proxima: "Sei sicura di quello che fai? Sai che oltre ad ucciderti, rovinerò quel tuo bel faccino?"
Natasha: "Immaginavo fosse invidia. Certo, madre natura non è stata clemente con te. Tranquilla, dopo tutti i calci che prenderai, il tuo viso potrebbe migliorare!"

Intanto a Manatthan, era ancora in corso la battaglia che vedeva protagonista i Guardiani contro Astro Nero. Le nuove armi avevano una potenza maggiore ed erano molto più efficaci, nonostante l'alieno fosse ricoperto da uno strato impenetrabile di dura corazza. I guardiani, a differenza degli altri super eroi preferivano battersi a suon di colpi di pistole, piuttosto che con combattimenti corpo a corpo, ma di certo non si facevano trovare impreparati quando l'occasione lo richiedeva. Drax e Gamora, soprattutto erano molto abili nella lotta. Nonostante ciò, sapevano che non avrebbero avuto molta speranza con un energumeno roccioso come quello che avevano di fronte.
Drax colpì più volte l'alieno che ricambiò con la stessa moneta. Astro, però, era nettamente più forte e riusciva a mandare a segno i colpi molto più efficacemente.
Rocket: "Spostati, ciccio, lo faccio fuori io quel bastardo roccioso". Il procione puntò il suo enorme fucile potenziato, sparando dritto al petto di Astro Nero. Quest'ultimo barcollò accusando il colpo. Ma lo strato di dura roccia col quale era ricoperto riusciva ad attenuare i danni.
Sam: "Che facciamo, diamo una mano anche noi". Il braccio destro di Steve propose a Bucky di intervenire, ma il soldato d'inverno non ne era tanto convinto.
Bucky: "Forse non dovremmo metterci in mezzo. Se la stanno vedendo loro, saremmo d'intralcio".
Sam: "Sì, ma ho la vaga impressione che non gli stiano facendo molti danni. Tu potresti metterlo a tappeto quel colosso. Guarda lì quel braccio nuovo di zecca! Adesso è diventato indistruttibile grazie al Vibranio di cui è fatto"
Bucky: "Se avranno bisogno di noi, interverremo"
Sam: "Oh, ma che noia, stiamo sempre in panchina?"
Star Lord: "Allora,quando lo facciamo fuori? Comincio ad averne piene le palle"
Rocket: "E allora tirale fuori per fare qualcosa di utile invece di dar fiato alla bocca"
Star Lord: "Ehi, stai dicendo che io non ho le palle?"
Gamora: " Finitela voi due, e dateci una mano"
Star Lord: "Ma mi ha offeso!"
Groot: "Io sono Groot"
Rocket: "Oh, bravo ragazzo! Ha afferrato quell'energumeno con i suoi rami. Questo è il momento di darci dentro"
Astro Nero cercò di liberarsi dalla morsa di Groot, ma i suoi rami erano robusti e resistenti. Ormai si era trasformato in un giovane adolescente nel pieno della sua vitalità, non avrebbe mollato facilmente la presa.
Drax: "Tieni duro, ragazzo, adesso ci pensa paparino a metterlo k.o". Drax lo colpì alle spalle con i suoi pugnali, mentre gli altri aprirono il fuoco su di lui, inondandolo di proiettili e scariche laser. Il gigante cadde a terra stremato, sembrava ormai in fin di vita.
Gamora: "Ottimo lavoro di squadra, ragazzi. Groot, tu sei stato il migliore"
Groot: "Io sono Groot"
Star Lord: "Oh, andiamo. Ho fatto quasi tutto io"
Rocket: " Cosa? ma se ti sei lamentato per tutto il tempo. Sei stato quello più inutile fra tutti"
Star Lord: "Davvero? Prova a ripeterlo, piccolo botolo maleodorante infestato di pulci"
Nebula: "Mentre voi pensate a fare gli idioti io gli darò il colpo di grazi... aaargh...."
Gamora: "NEBULA!
Nebula era in piedi, immobile, ma dal suo addome grondava sangue. Si teneva la ferita con le mani per fermare l'emorragia, ma cadde poi sulle ginocchia, stremata.
Gamora: "No, Nebula, che cosa..."
Gamora alzò lo sguardo e vide Astro Nero alzarsi con un ghigno soddisfatto. Nessuno si era accordo che stesse tramando qualcosa. Aveva lanciato una delle sue armi proprio addosso a sua sorella, ferendola gravemente.
Gamora: "Cerca di non muoverti, andrà tutto bene".
Nebula: "Che c'è, sei dispiaciuta per me?"
Gamora: "Non fare la stupida, mi servi solo nella squadra, è difficile essere l'unica intelligente in un gruppo di idioti" gamorra sorrise dolcemente, ma era evidente che fosse triste per sua sorella. Nonostante le divergenze, le aveva sempre voluto bene.
Nebula: "Non mi importa di morire, anzi, forse sarà l'unico momento in cui mi sentirò davvero libera. Va bene così, non ho nessun rimpianto. E smettila di piangere, cretina. In fondo ho sempre saputo che eri tu la prediletta di nostro padre, colei che avrebbe compiuto grandi azioni. fai vedere di che pasta siamo fatte. Fallo anche per me".
Gamora piangeva discretamente, non vleva farsi vedere dagli altri, non le piaceva mostrare le sue debolezze. Poi sentì a vita di Nebula spegnersi tra le sue mani

Le cose si facevano serie anche per il gruppo di Steve. Infatti iniziavano a sentire la fatica e a indebolirsi. Wanda era ormai stremata e la sua magia di contenimento non era più sufficiente. Anche Natasha era al limite. L'unico a riuscire a reggersi ancora sulle gambe era proprio Steve, che non mollava la presa. Nat, però era orgogliosa e non si sarebbe arresa tanto facilmente. Aveva promesso a Proxima di rovinare il suo visetto e voleva mantenere la promessa. Era un continuo lotta a lotta tra i due amici e Proxima, la quale incredibilmente riusciva a tenere teta ad entrambi.
Visione, intanto, era ancora nella morsa di Gamma Corvi e non riusciva a liberarsi. Wanda, ormai in preda alla disperazione, lanciò un urlo fortissimo generando una distorsione gravitazionale. Ogni cosa intorno a sé iniziò a fluttuare, gli oggetti giravano vorticosamente intorno alla sua aura elettromagnetica. Perfino Steve, Natasha e i due alieni faticavano a tenere i piedi piantati a terra. Wanda si alzò in piedi, i suoi occhi erano diventati di un rosso fiammeggiante, il suo sguardo ora era rivolto solo verso Corvi, ed era di puro odio. Camminò a passo svelto verso di lui, il quale sembrava piuttosto sorpreso dalla violenta reazione della ragazza e dal suo potere. Tolse la lancia dalla fronte di Visione e la puntò verso Wanda per difendersi. Questa non sembrava intimorita, ma anzi, accettò la sfida.
Steve e Natasha la guardarono preoccupati, avevano capito che oramai era fuori di sé, ma probabilmente quello era l'unico modo per riuscire ad avere la meglio. I poteri di Wanda aumentavano vertiginosamente quando era fuori controllo, nessuno riusciva a fermarla o contenerla. 
Gamma Corvi si fece vanti e cerco di colpirla con la sua lancia, ma la giovane strega con un gesto delle mani fece scorrere gli oggetti per poi catapultarli addosso all'alieno che accusò il colpo e si ritrovò sommerso senza via di fuga.
Visione era ancora a terra e ansimava per il dolore, le forze gli erano state tolte, era del tutto inerme. Wanda lo raggiunse e poi gli sollevò la testa. Lo guardò in lacrime: "Dimmi che stai bene, ti prego"
Visione: "Sapevo che saresti venuta, ma non voglio che tu ti metta nei guai. Non fare nulla di cui ti pentiresti".
Wanda: "Volevo soltanto aiutarti". Le lacrime scesero, percorrendo le gote fino ad arrivare sul mento e cadere poi sulle labbra di Visione.
Visione: "Non avevo mai sentito il sapore delle lacrime, pensavo fossero dolci". Poi allungò la mano, passandola attraverso i capelli di Wanda, carezzandoli dolcemente. "Da te ho imparato molto più di quello che avrei potuto imparare restando un'entità artificiale. Credevo di sapere ogni cosa, di essere già "istruito", credevo di essere superiore a qualsiasi mente umana, eppure una cosa mi era sempre sfuggita: l'amore. Ora mi sento veramente vivo, grazie a te. Questi due anni insieme sono stati unici e non tornerei mai indietro, ti devo tutto. Non ho nessun rimpianto.".
Wanda gli sorrise nonostante sentisse il cuore a pezzi
Gamma Corvi si mise di nuovo in piedi pronto ad attaccare. 
Steve: "Wanda, alle tue spalle!"
Ma la giovane strega si era già accorta della sua presenza e con un altro movimento delle mani scaraventò nuovamente l'alieno a terra. In un momento di distrazione, però, non si accorse di avere anche Proxima dietro di sé, e quest'ultima, con uno scatto repentino, infilzò Wanda con la sua lancia.
Steve e Natasha rimasero senza fiato, sconvolti da ciò che era appena successo. Questi due esseri sembravano inarrestabili ed invincibili, il terrore scorse impetuoso nelle loro vene.

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