Tales from the Sixth Season di JEANPAGET (/viewuser.php?uid=899648)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Big Belly not a Burger ***
Capitolo 2: *** The power of true love ***
Capitolo 3: *** Promise ***
Capitolo 4: *** Not just a key ***
Capitolo 5: *** Your math is always right ***
Capitolo 6: *** Your dad, my love ***
Capitolo 7: *** Things we only know ***
Capitolo 8: *** The best thing about me ***
Capitolo 9: *** A very Merry Christmas ***
Capitolo 10: *** Your loving arms (Poetica) ***
Capitolo 1 *** Big Belly not a Burger ***
Ispirato al video – trailer
Belly Burger
Inauguro ufficialmente la raccolta
scleri 6 a serie. Non
garantisco che sclerero’ a ogni episodio. Ma faro’
il possibile. 😊
Cavolo.. cavolo, cavolo, cavolo!!
Siedo stravolta sul water del mio
bagno, al loft. Non riesco
a crederci. Sono stata male stamattina. E ieri. E’ da qualche
giorno che
vomito. Penso di aver vomitato i pranzi e le cene di tutta una
settimana.
Curtis stamattina ha ironizzato che fossi incinta. In fondo la colpa
e’ sua. Mi
ha offerto una ciambella al lavoro e alla sua sola vista sono corsa in
bagno in
preda ai conati. Poi ci ho pensato. Ci ho pensato su tutto il giorno. E
stasera
prima di tornare a casa sono entrata in farmacia e l’ho
preso. Ho fatto tutto
quel che dovevo. E adesso sono qui, lo stick in mano, il cervello che
ripete
sempre la stessa domanda.
Come e’ potuto succedere?
E come vuoi che sia successo,
Felicity? Succede quando un
uomo e una donna fanno l’amore. E tu l’hai fatto.
Era stato bello. Bellissimo. Un
attimo prima era sul divano,
stanco e stravolto da una settimana dura al municipio e da un paio di
nottate
ancora piu’ pesanti come Green Arrow. Si era addormentato, a
maniche di
camicia, il colletto slacciato, i capelli scompigliati. Lo avevo
contemplato
rapita, come sempre. Nel sonno ha sempre avuto un’espressione
cosi’ indifesa,
cosi’ diversa dall’espressione decisa che ha sempre
sul volto durante il
giorno. Quasi vulnerabile. Quasi fragile. Fragile e fortissimo come
solo io so
che e’. Avevo steso su di lui la leggera copertina che ho
sempre sul divano. Mi
aveva preso la mano all’improvviso. me l’aveva
baciata. Mi aveva attirato
contro il suo corpo, forte e saldo. E poi..
Le sue mani hanno fatto cantare il
mio corpo. Le sue labbra
hanno bevuto dalle mie. Come la prima volta. Come l’ultima
volta. E il suo
corpo ha cantato con il mio. Ho respirato con lui. Sono andata sulle
vette piu’
alte del piacere assieme a lui.
E’ stato naturale. Come
l’ondeggiare dei rami alla brezza
della primavera. Come il cadere delle foglie in autunno. Come il
palpito di un
fiore che si schiude al primo sole. Impetuoso. Come il vento che porta
il
temporale. La tempesta della passione. Come sempre stato fra di noi.
Non ho mai
provato niente del genere con nessun altro. Solo lui mi fa sentire
cosi’. Dopo
mi ha tenuto tra le braccia con tenerezza, con amore. Era stato come
tornare a
casa. E so che non lo e’ stato solo per me. Lo abbiamo fatto
piu’ di una volta.
E adesso come faccio? Come faccio a
dirtelo, Oliver?
Tu e tuoi mille impegni. Sindaco.
Green Arrow. Padre di
William. Il mio uomo. Tu che trovi sempre 5 minuti tutte le sere prima
di
andare a casa da tuo figlio, qualsiasi sia l’ora, per stare
un po’ con me. Mi
corteggi. Mi porti fuori a cena. Dici che vuoi fare le cose per bene
stavolta,
come Dio comanda. Come non hai mai fatto. Perche’ mi hai
sempre data un po’ per
scontata. Al tuo fianco, sempre. Nella lotta al crimine. E anche nel
tuo cuore.
Un errore che dici di non voler ripetere. Che io sono troppo preziosa
per te.
Perche’ mi hai gia’ perso una volta e non
riusciresti a sopportarlo di nuovo.
Che mi vuoi riconquistare piano piano. Per non perdermi mai
piu’. Non lo sai
che se perdo te perdo anche me stessa? Che lasciarti e’ stato
uno sbaglio e che
ho gia’ troppi rimpianti per quel che riguarda noi due. Non
ne voglio piu’
avere. Te l’ho detto a Lian Yu. E te lo dico tutte le sere
quando arrivi,
provato dalla giornata al municipio, dallo stress, dalle investigazioni
di
quell’agente FBI Watson. Dal dover far combaciare la tua vita
di giorno con iltuo
alter ego mascherato. E prenderti cura di tuo figlio. Te lo dico
abbracciandoti, baciandoti, accarezzandoti i capelli. Quando siamo sul
divano, abbracciati
stretti, e tu chiudi gli occhi con un respiro profondo, il tuo bel viso
che si
rilassa, i tuoi meravigliosi occhi azzurri coperti dalle palpebre, un
lieve
sorriso che aleggia sulle tue labbra. Labbra che mi baciano sempre con
forza,
con passione, con gratitudine. Come io bacio te, mio amore. Non ti
lamenti mai
con me. Mi racconti cosa ti e’ successo. Mi chiedi la mia
opinione, mi chiedi
consigli. Condividi. Io faccio lo stesso con te. Ti racconto della mia
giornata.
Della mia piccola nuova impresa. Condividiamo. Non ci sono
piu’ segreti. Ti
fidi di me. Mi fido di te. L’unica ombra e’ quel
povero ragazzino cosi’ triste
e scontroso. Che parla poco. Che si tiene tutto dentro. Che ti somiglia
tanto
Che non riesce a scordare la morte di sua madre. E tu non sai cosa fare
per
poter stabilire un contatto, un rapporto con lui. E’ tuo
figlio. Mi hai perfino
chiesto lumi sui videogiochi che vanno per la maggiore per avere un
punto da
cui cominciare. E io mi sono documentata e ti ho aggiornato in merito.
Mi sono
pure divertita. Cosa non faresti per quel bambino. Come per me, del
resto. Lo
so.
Poi ti alzi e te ne vai, come se non
dovessimo piu’ vederci
fino alla sera dopo. Mentre ci vediamo quasi tutte le notti al bunker.
Ma la’
sei Green Arrow e io sono Overwatch. Ci sono gli altri del team. Siamo
noi. E
non siamo noi. Solo quando mi sorridi brevemente prima di uscire fuori
in
missione siamo io e te. E ogni volta non riesco a non pensare che
potresti non
tornare.
E adesso? Un bambino. Un bambino in
arrivo. Non riesco
nemmeno io a crederci. Ma le linee blu sul test di gravidanza che ho
appena
fatto non mentono. Positivo. Mio. E tuo. Nostro figlio. Mi piace il
suono di
queste parole. E mi terrorizza. Come faccio a dirtelo. Come faccio,
adesso che hai
con William con te le cose sono cosi complicate?
Sento bussare alla porta. Sei tu.
Sono le 10.30 di sera. Sei
in anticipo rispetto al solito.
Mi guardo allo specchio. Sono
pallida. O e’ la mia
canottiera giallo aranciata che contrasto e fa risaltare il mio
incarnato? Mi
pizzico le guance per darle un po’ di colore. Sei
cosi’ attento a tutto quel
che mi riguarda che potresti capire qualcosa dalla mia faccia. Sorrido
allo
specchio, esitante.
I colpi alla porta si fanno
piu’ forti.
“Felicity, apri! Dove
sei?”
La sua voce. Quella voce profonda che
sa essere carezzevole
e dolce con me tanto quanto fredda e sferzante con i suoi avversari.
Dalle
mille sfumature di tenerezza alle mille sfumature di durezza.
Esco di corsa dal bagno
“Arrivo, un attimo
solo!”
Arrivo alla porta e mi accorgo di
avere ancora in mano il
test. Oh porc… dove lo metto adesso? E’ troppo
tardi! Nascondo una mano dietro
alla schiena e apro.
Sei sulla porta. Bello. Magnifico.
Insopportabilmente
affascinante nel tuo abito di sartoria. Mi sorridi, di quel tuo
sconvolgente
sorriso che continua a farmi sciogliere dopo piu’ di 5 anni
che ti conosco. Hai
in mano un sacchetto. Big Belly Burger.
“Hey”
“Hey, ciao. Non ti
aspettavo cosi’ presto.”
“Stasera ti ho portato la
cena. Non posso restare tanto, ho
promesso a William che ci sarei stato prima che andasse a
letto.”
Entra. Mi giro in fretta in modo che
non veda la mia mano
dietro alla schiena.
“Mi dispiace
Felicity.”
“Non ti preoccupare. Tuo
figlio e’ .. tuo figlio”
Alzi una mano e te la passi tra i
capelli con un gesto
stanco, rassegnato. Che mi scioglie il cuore ancora di piu’.
“Dammi il sacchetto,
Oliver, ci penso io.”
Me lo passi e io sgattaiolo in
cucina, butto il test nel
primo cassetto che trovo.
Oh oh … non
potro’ mangiarne piu’ tanti da adesso in poi.
“Mi dispiace
davvero.” Ti sento dire “Soprattutto visto che
avevamo deciso di andare insieme al fast food, come una volta.
Ricordi?”
Davvero? Sono talmente stravolta che
se avessimo deciso di
andare su Marte insieme non me lo ricorderei comunque.
“Stai tranquillo Oliver.
Non e’ un problema” rispondo, tirando
fuori i panini e le bibite dal sacchetto. Non saranno piu’
questi a farmi
ingrassare, penso
Sento le tue braccia attorno a me, mi
hai preso alla sprovvista
da dietro. Metti la testa sulla mia spalla e sussurri al mio orecchio
“Tutto bene tesoro? Mi
sembri strana”
Lo sapevo. Lo sapevo. Abbozzo.
“Si, certo, tutto
bene.”
Mi giri tra le braccia e mi guardi
intensamente. Non so come
ma riesco a sostenere il tuo sguardo e ti sorrido. Sorridi di nuovo e
mi
stringi a te
“Ti amo, Felicity
Smoak”
“E io amo te, Oliver
Queen”, sussurro nella tua camicia,
afferrandoti il bavero della giacca con le mani.
No. Non stasera. Stasera non ti
diro’ niente. Domani. Forse.
La prossima settimana. Meglio. Stasera stai con me. E dopo il Belly
Burger, normale
per me e triplo strato per te, ce
ne staremo
come al solito sul divano anche se solo per un po’. Mi accoccolero’
accanto a te, i piedi nudi, le
gambe ripiegate sotto di me. Mettero’ la testa sul tuo petto,
tu mi
abbraccerai, io ascoltero’ il battito del tuo cuore, il tuo
mento sui miei
capelli. Chiudero’ gli occhi e immaginero’.
Immaginero’ un bambino biondo con
gli occhi azzurri ridere nel sole. Bello e forte. Come suo padre.
--------------------------------------
E attenta Felicity che una di queste
sere Oliver trovera’ il
test nel cassetto, prendendo il cavatappi per aprire una bottiglia di
vino che
tu non potrai bere e poi…. Secondo voi lui come la
prenderebbe?
Sclero pre-serie. Spero vi sia
piaciuto.
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Capitolo 2 *** The power of true love ***
Ispirato a quel che ha detto Wendy
Miracle sul crossover che
sara’ incentrato su Oliver e su un personaggio che gli
fara’ capire cosa
significa il vero amore. E dalle straordinarie foto Olicity che ormai
conosciamo in tutti i dettagli possibili e immaginabili.
Lo vedo. Torreggia su di me. Non
riesco a muovermi. Mi ha
colpito con una freccia anestetizzante. E sono paralizzato. A terra. In
questo
buco dove mi ha rinchiuso. Una freccia uguale alle mie. Mi guarda. Ha lo sguardo
penetrante, da sopra
la maschera di metallo che gli ricopre la parte inferiore del volto. Ha tolto il cappuccio e mi
fissa. Due occhi
che conosco bene. Azzurri. Freddi come l’acciaio. Uguali ai
miei. Hanno la
stessa espressione vuota di quando sono tornato dall’isola.
Sono io. E non sono
io. E’ l’Arrow di Terra-X.
“Allora, Arrow di questa
Terra, non sei proprio niente di
speciale!”
“Green Arrow per
te!”
“Verde, bianco,
nero… che importanza ha? Sei un debole! Non ci
ho messo niente a catturarti e farti prigioniero. Sara’ un
gioco da ragazzi
conquistare questa Terra.”
“Non ve lo
permettero’!”
“Ah davvero? E cosa pensi
di fare, mia freccia spezzata? Non
riesci neanche a muoverti!”
Dannazione a lui. Non riesco davvero
a muovermi. Quasi non
riesco a pensare. L’anestetico e’ forte. Troppo
forte. Immagini della prigionia
con Prometheus mi attraversano la mente. Devo resistere. Devo farcela.
Devo
spezzare questa catena.
“Si, sara’
davvero facile. Siamo troppo forti per voi. E’
una fortuna per voi, porteremo ordine e disciplina su questo mondo
cosi’
lassista e debosciato.”
Stringo i denti. Sto lottando con il
torpore che mi avvolge.
Penso. A Felicity. William. Diggle. I miei amici. Il mio team. La mia
citta’.
Questa Terra. Devo reagire. Devo.
Con l’arco, cosi simile al
mio, mi alza il mento e mi guarda
negli occhi. Si toglie lentamente la maschera con la mano guantata.
Siamo
uguali. Identici. Due gocce d’acqua. Sorride. Un ghigno
malefico.
“Sei proprio uguale a me
come aspetto. Potremmo essere
gemelli.”
E’ inquietante. Mi sembra
di guardarmi allo specchio. Uno
specchio nero, oscuro.
“Mi sta venendo
un’idea… e se prendessi il tuo posto?”
Rabbrividisco. No. No!
“Si, ti faccio fuori e
prendo il tuo posto. Come eroe. Come
sindaco. Nella tua famiglia. Nel letto della tua bella. Ce
l’hai una donna, no?”
Gli sputo in faccia. E’
l’unica cosa che riesco a fare. Il
pensiero di Felicity nelle sue mani mi
sconvolge.
Il suo ghigno diventa sardonico.
“Si che ce l’hai.
E ci tieni pure parecchio a quanto pare!” Si
allontana di un passo
“Si, e’ davvero
una buona idea. E magari non ti uccido
neanche. Ti lascio vivo a vedere che prendo il tuo posto e nessuno se
ne
accorge. All’inizio. Poi le cose cambieranno. E tutti diranno
cosa e’ successo
al buon Oliver Queen. Faro’ delle cose cosi malvage che tutti
mi vorranno
morto. E allora salterai fuori di nuovo tu. E pagherai al posto
mio!”
“Anche se fosse, non mi
faranno niente! Tu pagherai per quel
che farai, non io!”
“Ma io saro’ te..
e tu sarai me!”
“Non ci contare,
amico!”
Una voce inaspettata. Femminile.
Nell’ombra. No, non lei.
Prego dentro di me, fa che non sia lei. Lei deve stare lontana, al
sicuro. Ma ho
riconosciuto subito la sua voce. La voce del mio cuore.
Esce lentamente nel cono di luce.
Bella, fiera. Gli occhiali
un po’ storti sul naso. Capelli arruffati e scomposti. Ha in
una mano una
pistola enorme, che trema un po’. Dove diavolo
l’avra’ presa? Nell’altra mano
una sfera T di Curtis.
“Tu non sei lui! Non
sara’ mai lui!” La sua voce e’ sicura.
Non
trema.
“Serenity.”
Il timbro della voce del Bad Arrow
e’ cambiato. Una sola
parola. Quasi incredula. Un respiro
“Serenity? Io mi chiamo
Felicity!”
“Non sulla mia
Terra.”
Il tono cambia di nuovo, ridiventa
duro e beffardo.
“E’ lei la tua
ragazza?”
Inutile negare. Il mio sguardo ha
gia’ risposto.
“Eh si, e’
lei.”
Torna a guardare Felicity.
“Sei davvero carina. Questo
rafforza la mia idea. E poi sarebbe
un peccato farti fuori, bocconcino!”
“Non chiamarmi
bocconcino!”
“Le assomigli proprio,
ragazzina!”
“E non chiamarmi
ragazzina!”
Sorride. Ma non e’ un
sorriso sardonico. E’ malinconico. Quasi
triste.
“L’amavi?”Chiede
Felicity. Perche’ glielo chiedi? Uno cosi’
amare? Ma poi penso: ero come lui. Non sapevo amare. Lo sta distraendo,
forse? Devo
stare attento. Alla minima possibilita’.. forse riesco a
muovermi. Mi sento
meno intorpidito.
“Amare? Uhm che sentimento
inutile. Stavamo insieme. Scopavamo
bene insieme. Ma lei scopava bene pure con altri.”
“Che le e’
successo?”
“Come mai ti interessa
tanto, biondina?”
“Ho il presentimento che
chiunque entri a contatto con te prima
o poi faccia una brutta fine!”
“Sei intelligente piccola.
Hai temperamento, come la tua
controparte sulla mia Terra”.
“Adesso capisco come mai ti
piace tanto , Green Arrow. Anche
se scommetto che ha ben altre qualita’. E’ brava a
far sesso, vero?”
“Stai zitto!” La
voce di Felicity e’ quasi stridula
Un attimo. Un solo attimo. Sono
riuscito a raggiungere le
piccole frecce che tengo sul fianco. Un solo attimo di distrazione e ce
la
posso fare…
“Risparmia le forze, amico.
Ne avrai bisogno quando mi
vedrai scopare la tua ragazza!” si gira verso Felicity
“E ti assicuro che ti
piacera’ stare con un vero uomo, dolcezza!”
Agiamo insieme: io quasi
miracolosamente riesco a scagliare
la piccola freccia verso di lui mentre Felicity scaglia la sfera-T che
esplode
in una nuvola di fumo denso. Non vedo nulla. Sento lui e lei che
tossiscono. Mi
lacrimano gli occhi, il fumo acre ci avvolge. Poi il fumo si dirada.
Felicity e’
a terra, un braccio sul volto. Bad Arrow si e’ allontanato
verso una via di
fuga, nonostante la mia freccia si sia conficcata nella sua gamba. Sta
scappando.
Tento di mettermi in piedi ma ricado a terra su un ginocchio. Non ce la
faccio.
“Tienti pure stretta quella
debole freccia verde! Potrei
sempre tornare a prenderti. Sei davvero interessante piccioncino.
Potresti pure
piacermi sul serio.”
“Nei tuoi sogni, Bad
Arrow!”
“Bad Arrow, eh? Mi piace,
zuccherino.”
“Mi chiamo Felicity, quante
volte te lo devo dire?”
“Una volta in
piu’, bellezza. Dobbiamo salutarci. Ma credo
che vedremo presto!” E sparisce, senza che io possa fare
nulla per fermarlo.
Felicity si alza e mi viene vicino.
Mi abbraccia, mi
accarezza la faccia.
“Stai bene,
amore?” il primo pensiero sempre per me, anche
se e’ sporca e ammaccata. Come allora con il conte Vertigo.
Come sempre.
“Sto bene, Felicity. Sto
bene. Tu piuttosto?”
“Tutto a posto, non sono
ferita” Mi aiuta ad alzarmi. Cosi’ minuscola
rispetto a me. E cosi’ forte. Bella, forte e coraggiosa.
“Sposami
Felicity” le parole mi escono spontaneamente dalla
bocca
“Eeeh? “
“Sposami.”
“Ti pare questo il momento
di chiedermelo?”
“Non
c’e’ momento migliore di questo. L’isola.
William. E
tutto il resto. Ma adesso basta. Non voglio piu’ perdere
tempo. Sposami
Felicity. Sposami. Tu sei la cosa piu’ bella che mi
e’ successa nella vita. Abbiamo
gia’ fatto abbastanza sbagli stando lontani.”
“Non significa che non ne
faremo ancora.”
“Esatto. Ma li faremo
insieme.”
Mi guardi attenta.
“Hai detto che il nostro
amore ti dava scopo. Che tiravo
fuori la parte migliore di te stessa.”
“Hai detto che ho cambiato
tutto nella tua vita. Che volevi
una chance di essere il mio per sempre”
“E’
vero.”
“E’
vero.”
“E’ ancora
vero” sorrido
“E’ ancora
vero.” sorridi
“Felicity, vuoi sbagliare
insieme a me per tutta la vita? Mi
conosci meglio di chiunque altro al mondo. Sai tutto di me, anche le
parti
peggiori di me. Sai che non avremo una vita tranquilla. Che ho un
figlio. So
che non posso importi niente. Lui ha un ruolo importante nella mia
vita. Ma
anche tu sei importante. Tu sei la mia luce. Il mio amore. La mia
famiglia. Ieri.
Oggi. Sempre. “
“Lo so. E ti amo
anch’io. Vieni, andiamo via da qui”
Usciamo insieme da quel bunker.
C’e’ il sole, fuori. L’aria
fresca sui nostri visi. Tutto attorno e’ distruzione. Ma ci
siamo salvati.
Questo pianeta e’ salvo. Vediamo in lontananza la nave delle
Leggende e
Supergirl volare sopra di noi. Li salutiamo con le mani. Io sorreggo
te. Tu
sorreggi me. Ci sosteniamo a vicenda.
“Si, Oliver.”
Ti guardo. Sorridi e ripeti.
“Si, facciamolo.
Sposiamoci” Ti stringo forte tra le
braccia. Sono a casa. Finalmente.
La cerimonia e’ stata
breve, intima. Io e te. Barry e Iris.
Sposi e testimoni gli uni degli altri. E John che ci ha uniti. Lui che
ha
sempre saputo. Lui che ha sempre capito quel che provavo per te. Anche
prima di
me. Non ci ha detto tante parole. Ci ha solo detto che
l’amore e’ prezioso. Che
la vita e’ preziosa. E nessuno dei due va sprecato.
“Abbiamo visto con quel che
e’ successo come la vita possa
essere fragile. Come il tempo possa fuggire in fretta. Avete trovato
l’amore,
quello vero. Tenetevelo stretto. Potrete morire anche domani. Ma fino a
domani
sarete insieme. Vivete ogni istante. Come se fosse l’ultimo.
Vivete ogni
istante. Come se la vita fosse eterna. Vivete e amate.
Insieme.”
Poi John ha guardato me e Barry con
aria sorniona
“Potete baciare le
spose.”
Ho preso tra le mani il tuo amato
volto, come durante il
nostro primo bacio. E ti ho baciata, con tutto il mio cuore, con tutto
quello
che sento per te. Nel sole. Nella luce. In quella luce in cui tu mi hai
riportato, amore mio. Sento che ti stringi a me, le tue labbra
schiudersi, la
tua lingua danzare con la mia. Ti amo, mia luce.
Ci stacchiamo, riluttanti. Ancora non
ci credo. Siamo
sposati. Sposati. Cuore, corpo e anima.
Vedo Barry davanti a me, che stringe
a se’ Iris mentre sento
il tuo corpo ancora stretto al mio, la mia mano sulla tua schiena. Mia
finalmente. Mia moglie. Incredibile. Impensabile all’inizio.
Come mi avevi
detto la prima volta su Lian Yu. Mia moglie. Signora Queen. Amo il
suono di
queste parole.
“Ce l’abbiamo
fatta, Oliver. Abbiamo infranto il tabu’.” Sento Barry che parla mentre
rimiro ancora una
volta la bellissima donna che ho appena sposato.
Lo guardo interrogativo
“Ricordi? Niente ragazze
per quelli come noi, mi avevi detto”
Si, ricordo. Nel bar a Central City,
qualche anno fa. Io e
te che guardavamo da lontano queste due meravigliose inarrivabili
creature. Un
sogno impossibile, allora.
“E avevo
ragione!” Affermo sicuro.
Barry mi guarda confuso
“Solo donne meravigliose,
per quelli come noi!” e sorrido a
Felicity, baciandola leggermente subito dopo.
Sento Barry scoppiare in
un’allegra risata.
“Oliver Jonas Queen, vuoi
sempre avere l’ultima parola, eh?”
“No, Barry.
C’e’ sempre qualcuno che
l’avra’, piu’ di me.
Mia moglie.“
--------------------------------------------
Eccomi! Per tenervi un po’
di compagnia mentre aspettiamo la
premiere della sesta stagione. Spero vi sia piaciuta.
Citazione: Vivi ogni istante dalla
canzone di Elisa.
Non ho osato neppure tentare di
pensare di poter scrivere i
voti matrimoniali del crossover, forse perche’ quelli di
Oliver nella falsa
cerimonia per me sono insuperabili. Chissa’ cosa avranno
scritto gli autori? Eh,
bisogna aspettare.
Visto anche il sizzle reel? A primo
impatto ho pensato:
-
Oliver
faccia da schiaffi (adorabile) quando
dice che non e’ un supereroe ma solo il sindaco (solo!)
-
William
se continui cosi’, fossi tuo padre da me
prenderesti un bel scapaccione. Non
e’
un po’ odiosetto il ragazzino? Per quanto mi sia piaciuto
quando Oliver lo
abbraccia, spero cambi perche’ non la reggo una stagione
intera con ‘sta
manfrina del figlio con problemi di rapporti interpersonali, da capire
e
coccolare
-
Un
po’ troppi cattivi? Adoro Manu Bennett e pure
Michael Emerson, per non parlare di Anatoly (non ricordo il nome
dell’attore)
ma non esageriamo? Boh, vedremo.
-
Ovvio
niente Felicity e Diggle, ma niente news =
buone news (almeno in Arrow)
Ero perplessa, sono sincera. Ho scordato tutto quando ho
visto le foto
Olicity del crossover. Adesso posso sopportare tutto 😊
Buona Arrow Night SIS! E speriamo che
sia una buonissima
stagione. A presto!
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Capitolo 3 *** Promise ***
Ispirato dall’Olicity
moment in episodio 6x01 e dalle
immagini postate sul blog della grande jbuffyangel su tutte le volte
che la
parola promessa e’ stata detta fra i nostri beniamini
Mi sono buttato sul letto senza
neanche spogliarmi. Sono
distrutto. E non fisicamente. E’ stata una lunga notte.
Lunghissima. Chiudo gli
occhi. Tento di fermare quel che mi brucia negli occhi. Mi metto un
braccio
sopra gli occhi. Sono solo in questa grande stanza da letto. Bella.
Confortevole. Calda. Illuminata. Vuota.
Ho passato 5 anni di inferno
sull’isola. Hong Kong. La
Russia. 5 anni qui a Star City a combattere per strada. Ne ho viste di
tutti i
colori. Ne ho affrontate di battaglie. Ma non mi sono mai sentito
cosi’
sconfitto come adesso. Un bambino. Un ragazzino di 12 anni mi ha
distrutto. Mio
figlio. Un figlio che non mi chiama papa’. Che pensa che io
sia un cattivo, un
mostro. Che vede solo la maschera esterna di Green Arrow. Quel Green
Arrow che
ha distrutto la serenita’ della sua vita per catapultarlo in
qualcosa che non
poteva nemmeno immaginare. Che mi ha chiamato freddamente Oliver. Un
estraneo.
Mio figlio.
Lo so. Mi ritiene colpevole della
morte di sua madre. Lo
capisco. Ha paura. Paura di me. Suo padre. Non mi conosce davvero. Mi
somiglia.
Si nasconde e si chiude in se’ stesso, per difendersi. Ma
quando ha puntato il
dito verso di me, mi ha colpito dritto al centro del bersaglio. Come
faccio io
con le mie frecce. Mi
ha fatto male.
Molto male.
Cerco di non pensarci. Ma non ci
riesco. E’ mio figlio. Ho
promesso a sua madre in punto di morte che me ne sarei preso cura. Io
sono suo
padre. Lui e’ la parte piu’ pura di me.
Chase maledetto! Non mi farai odiare
da mio figlio.
E pensare che fino a un’ora
fa… al covo. Ero sereno. Frustrato.
Ma contento.
Tu che eri arrivata piena di
sacchetti del Big Belly Burger.
Bella nel tuo abito aderente azzurro, quello con le cerniere che
chiedono solo
di essere tirate giu’. La tua figura armoniosa. La pelle
abbronzata, baciata
dal sole dell’estate. I tuoi impossibili tacchi alti. I tuoi
capelli legati
nella sua consueta coda. I tuoi vivaci occhi dietro gli occhiali, il
tuo
sguardo luminoso che mi fa sempre restare a bocca aperta. Bella. Bella
e mia.
Premurosa. Attenta. Gentile.
Generosa. Hai pensato anche a
William. Si, lo so cosa ci siamo ripromessi. Dobbiamo dargli tempo. Ma
io so
gia’ che ti adorera’. Che si innamorera’
di te, della tua dolcezza, della tua
luce. Come ho fatto io.
Ci avevo provato. Sono passati 5
mesi. C’e’ posto nel tuo
cuore, nella tua vita anche per mio figlio? Non sono piu’
uno, siamo due. E
sento cosi’ tanto la tua mancanza, amore mio. Hai capito cosa
intendevo. Ma tu,
nella infinita saggezza e intelligenza del tuo cuore mi hai detto di
no. Non
stasera. Un’altra sera. Una promessa? Una promessa.
Quante volte ci siamo detti la parola
promessa?
Quanto mi sono rifugiato ferito nella
tua Mini, svelandoti
la mia identita’ segreta
Felicity.. you have to promise
me that you are
going to take me to my father’s factory and nowhere else
Promise
Quella e’ stata
piu’ di una promessa. Quello e’ stato un
impegno. Solo che allora non me ne ero reso conto. Mi piacevi. Si, mi
piacevi,
disarmante IT girl con il tuo sproloquio nervoso e le guance che
sapevano ancora
arrossire. Innocente e maliziosa. Sincera, solare. Ma non volevo
riconoscerlo.
Mi perdevo dietro relazioni effimere con tante donne. E tu eri sempre
la’,
discreta ed efficiente, poco appariscente e pure cosi’
importante. C’era
qualcosa di speciale in te. Volevo proteggerti. Da tutto. Da tutti.
Soprattutto
da me.
Tu che invece crescevi nel mio cuore,
silenziosa come un
fiore. Tenace, forte e fragile. Una donna. Non piu’ una
ragazza. Mi infondevi
forza. Illuminavi la mia oscura esistenza. Non lo credevo possibile.
Non dopo
quel che avevo passato. Non avevo un futuro. Non ero degno di essere
amato da
nessuno. E invece tu, sempre al mio fianco
I’ll
come back.
Promise me?
Ti avevo detto che sarei tornato. E
tu mi hai chiesto di
prometterlo. Ricordi?
Allora non potevo prometterti niente.
Ne’ che sarei tornato.
Ne’ cosa avrei fatto domani. Vivevo un giorno per volta. E in
ogni mio giorno
c’eri tu.
Se il coraggio aveva un nome, era il
tuo. E io avrei voluto
solo pronunciarlo, quel nome.
E poi sei diventata
l’unica. L’amore della mia vita. La sola
donna nel mio cuore. Siamo stati insieme. Siamo stati felici. Un sogno.
Ci
siamo lasciati. Una dura realta’. Siamo stati separati.
Ma poi quella notte al covo. Un lampo
di luce nel buio in
cui eravamo finiti.
Promise me you’re not
going to tell anyone we
had bunker sex
No, non l’ho detto a
nessuno. Ho custodito quella notte nel
mio cuore come uno dei ricordi piu’ belli e penosi della
nostra storia. Ti
avevo riavuto per un attimo. E ti avevo perso di nuovo. Quel sordo
dolore, dato
dal nuovo abbandono.
Abbiamo cercato altre strade per
dimenticarci. Siamo stati
con altre persone. Inutilmente. Non potevamo stare lontani, divisi. Non
del
tutto. Eravamo diventati quasi l’ombra di quel che eravamo
stati. Quello che
non era ancora un noi completo, anche se intenso e profondo.
E quando, sempre nel bunker, ti ho
confessato il mio segreto
piu’ grande, quando tu hai capito, quando ci siamo ritrovati:
il mio cuore ha
ricominciato a battere.
Sull’isola, tu che mi
abbracci e mi baci. Io che ti faccio
una promessa implicita di ritrovarci dopo, a casa, a Star City, dopo
l’isola, per
parlare. Parlare di tutto. Di un finalmente noi. Per tornare insieme
definitivamente.
Quando ti ho ritrovato dopo tutte
quelle bombe, gli incendi,
la tragedia. Tutte quelle morti. E Thea, viva ma in coma. Tu, viva. Ho
capito
che potevo affrontare tutto. Con te.
Sospiro. Tolgo il braccio dagli
occhi. Guardo il soffitto,
chiaro. Quel grande letto dove dormo. Le lenzuola fresche. Tutto scelto
da te,
quando mi hai aiutato a trovare questa casa, mi hai aiutato ad
arredarla.
Felicity quanto avrei voluto
stringerti a me e baciarti
stasera. Stringerti a me fino a stritolarti, sentire la tua pelle calda
e
liscia sotto le mie mani. Toglierti quel vestito e farti mia sul
pavimento del
covo, come allora.
Baciare la tua bocca, sentire le tue
dolci braccia attorno
al mio collo. Far vibrare il tuo corpo con il mio. Ho cosi’
tanto desiderio di
te. Di fondermi con te. Di tornare a casa con te.
Not tonight. But another night.
Promise?
Promise.
Una promessa. Una dolce promessa.
Felicity, respiro del mio
cuore. Continui a illuminare la mia esistenza. Solo a pensarti sto
meglio. E il
dolore del rifiuto di mio figlio si attenua un po’. Lo rende
piu’ sopportabile.
Pazienza e amore. Presenza. Costante presenza al suo fianco. Questo ci
vuole.
La pazienza dell’amore, come quella che tu hai sempre avuto
con me. La
solidita’ dell’affetto, la sicurezza di aver
qualcuno che stara’ sempre al tuo
fianco. Questo me l’hai insegnato tu.
Il suono di un messaggio arrivato sul
cellulare. Sorrido.
Sei tu.
F. So
come ti senti.
Perche’ anch’io mi sento cosi’. Ma una
promessa e’ una promessa. Buonanotte,
amore.
Digito velocemente la risposta
O. Contero’ i secondi fino
a quella notte. Ti amo.
Buonanotte.
Spengo la luce. Stanotte ti
sognero’, angelo mio. Sognero’
di te, di te che stai con me finalmente. Di William finalmente sereno.
Di Thea
tornata alla vita. Di una citta’ finalmente libera di vivere
senza delinquenti
per strada. Del mio team pronto a proteggerla. Sognero’ della
mia famiglia. Di
quello per cui lotto ogni giorno, perche’ il sogno diventi
realta’.
-----------------------------------------------------
Citazione:
Se il coraggio portasse il tuo nome
lo pronuncerei – Canzone
In mezzo al mondo - B.
Antonacci
Allora SIS, piaciuta la puntata?
Bello il finale dove
Felicity chiede cosa facciamo (noi, plurale, avete notato) e lui
risponde che
non lo sa. E certi sguardi che sono tornati? Il mitico tocco sulla
spalla?
Bene, pero’ adesso Autori Arrow facciamogli fare qualcosa di
concreto agli
Olicity in tempo reale, che sarebbe pure ora 😊
A presto, girls!
|
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Capitolo 4 *** Not just a key ***
Ispirata alle meravigliose foto
Olicity della 6x03, che
hanno fatto gioire e fatto emozionare tutte noi fans Olicity.
Non e’ la prima e non
sara’ l’ultima one shot su queste foto.
Perche’ una coppia cosi’ , un bacio
cosi’, una chimica come quella tra Stephen
e Emily (che trasferiscono sui loro personaggi) non puo’ che
far sognare. Questa
e’ la mia versione.
“Si,
Curtis, si.
Siamo intesi, allora? Ok, no ai documenti ci penso io. Si, ok ok, a
domani.
Ciao!”
Schiaccio il tasto di chiusura di
chiamata. Sono esausta.
Non vedo l’ora di andare a dormire. E’ stata una
giornata davvero pesante.
Curtis e’ entusiasta di questa nuova compagnia che vogliamo
creare e continua a
fare domande, a farsi venire dubbi, a chiamarmi ogni istante. E poi
queste
ultime notti al covo. Dig. Il team. I rapporti sono un po’
tesi. Gli equilibri
sono cambiati. E fatichiamo un po’ a riassestarci.
Sei forte John, sei una roccia, una
sicurezza per tutti noi
della squadra. Ma non sei.. lui.
Lui che non vedo da un po’.
Lui che ha deciso di appendere
il cappuccio al chiodo per suo figlio. Lui che ha deciso di non poter
rischiare
la vita di suo figlio. Lui che ha deciso di affidarti la
citta’ perche’ si fida
di te piu’ di chiunque altro. Perche’ sei suo
fratello.
Lui che mi ha parlato prima di
decidere. Io che non ero
completamente d’accordo. Secondo il suo modo di pensare
nessuno che faccia un
lavoro pericoloso puo’ essere un buon padre. E non
e’ vero. Ma come al solito
sono rimasta al suo fianco. Gli ho dato il mio appoggio. Capisco che
voglia
stare con il suo bambino. Io pero’ spero tanto torni presto a
essere Green
Arrow. Per quanto questa vita da vigilante sia difficile e
problematica. Per
quanto non possa promettere a suo figlio di tornare a casa da lui. Io
lo so
cosa vuol dire. Non poteva prometterlo nemmeno a me. Ma adesso
e’ diverso. Ha un
figlio. Il nuovo centro del suo mondo.
Sono un po’ gelosa. Si, lo
ammetto. Sono gelosa di un
bambino di 12 anni. Lo so, non e’ un atteggiamento da persona
adulta. L’amore
per un figlio non si mette in discussione, ne’ si mette a
confronto con niente
e nessuno. Io lo dovrei sapere meglio di chiunque altro. William
e’ fortunato.
Oliver avra’ mille difetti ma vuole essere un padre per suo
figlio. Esserci.
Sempre e comunque. Mamma lo aveva detto che sarebbe stato il miglior
padre del
mondo. E come allora lo so, lo sento nel profondo, fin dentro alle mie
ossa.
Eppure non posso che sentire una
fitta di rimpianto perche’
non sono piu’ tutto il suo amore, l’unica luce che
illuminava la sua via.
Adesso ne ha un’altra.
Sospiro. Basta rimuginare su quello
che e’ cambiato. Mi
ripeto che devo avere pazienza. Comportarmi da persona assennata. Fare
qualcosa
della mia vita. Di buono. Questa nuova start up con Curtis. E la notte
al covo.
Io ci sono. Se e quando lui vorra’ tornare, mi
trovera’. Ancora al suo fianco.
Perche’ ho
scelto di stare al suo
fianco. E continuo a scegliere di stare al suo fianco.
Perche’ lo amo. Sempre e
comunque. Anche quando mi sono illusa di non amarlo piu’.
Sento qualcuno bussare alla porta.
Dei colpi forti e ben
scanditi. Un’occhiata all’ora sul cellulare che ho
ancora in mano. Chi puo’
essere?
In pochi passi arrivo alla porta, ma
ho intuito la figura
dietro al vetro rinforzato della porta. Un tuffo al cuore. E’
Oliver.
Apro la porta. Mi sorridi. E mi
guardi. Quel tuo inimitabile
sguardo. Qualcosa che brilla nel tuo sguardo. E il mondo si ferma. Non
esiste
piu’ niente. Come quel giorno.
Ti rivedo in un lampo con gli occhi
della mente e del cuore.
Felicity
Smoak? Hi, I’m Oliver Queen
Sei bellissimo. Bello da svenire.
Indescrivibilmente bello. Piu’
del solito. Piu’ di allora.
Sei in tenuta casual. Hai
l’aria serena, rilassata. Non hai
piu’ le ombre sotto gli occhi, quelle linee che solcavano il
tuo volto
solitamente teso e corrucciato.
Sembri cosi’ giovane.
Vulnerabile. E allo stesso tempo invulnerabile.
Non so come dirlo. Non sembri piu’ portare il peso del mondo
sulle spalle. E sembri
invece pronto ad affrontare il mondo con l’arma
piu’ potente: la sicurezza, la
forza della serenita’, della pace interiore.
Non ti vedevo cosi dai tempi di Ivy
Town. Dal nostro sogno.
Sogno infranto.
Io invece sono cosi’
dimessa. Pantaloni del pigiama e
canotta rosa sopra il reggiseno blu che ho messo stamattina senza
badare al
colore, tenuta informale da casa. All’improvviso mi sento
sciatta e trascurata,
mentre tu… tu sei davvero un colpo al cuore. Perfezione. Mi
sento il sangue
ronzare nelle orecchie. Spero di non avere l’aria ebete di
chi ti guarda con la
bocca aperta. Mi passera’ mai questa sensazione di
rimescolamento, ogni volta
che ti vedo? Quella cascata di intense sensazioni che provo solo a
guardarti?
Le farfalle, anzi no una scuola di danza nello stomaco?
A volte mi chiedo se non fossi
naufragato sull’isola, non
avessi passato quel che hai passato, se fossi solo stato il figlio di
Robert
Queen, l’erede della famiglia piu’ ricca di Star
City, quello dall’aria
sbruffona nella foto nell’ufficio di tuo padre, se mi avresti
mai degnato di
due secondi del tuo sguardo. Una piccola e anonima impiegata della
Queen
Consolidated. Una normalissima, poco appariscente IT girl chiusa in uno
stanzino due metri per due. Non ci saremmo mai nemmeno incontrati,
forse. Ma tu
non sei piu’ il ragazzo strafottente di quei tempi. E non
sono piu’ la ragazza
impacciata di allora.
Siamo uno davanti
all’altra.
“Ciao.” La tua
voce intensa e profonda.
“Ciao.”
Rimani fermo sulla porta. Quasi non
avessi il coraggio di
entrare. Sembri quasi timido. Tu. Il giustiziere notturno.
L’implacabile
arciere di smeraldo.
“Non ci vediamo da un
po’.”
“Gia’. Da un
po’.”
Rimaniamo a guardarci ancora un
attimo. Poi tento di
scuotermi.
“Su, entra!”
“Grazie.” Entri,
la tua fluida falcata. Ti guardi intorno
pensoso, come ogni volta che entri in questo loft da quel giorno. Da
quando
sono rimasta la sola ad abitare qui.
“Quanti ricordi in questo
loft, eh?” Ogni
volta me lo dici. Una lieve vena di
rimpianto, di malinconia nella tua voce.
“Si, tanti.” Dico
Belli e brutti. Penso
Quando siamo arrivati da Ivy Town,
pronti a sfidare il mondo
insieme e dimostrare che potevamo avere tutto. Una vita insieme, sia
normale che
da vigilanti.
Tanti bei momenti insieme, in questa
che volevamo essere la
nostra casa, il nostro futuro.
Tanti momenti tristi. Duri.
Quando mi sono alzata dalla sedia a
rotelle e me ne sono
andata via. Mi avevi escluso dalle tue decisioni. Non eri pronto a
condividere.
Quando tu sei venuto a trovarmi
scalando la balconata. Uno
di fronte all’altra. Come adesso. Ma quanto era diverso. Io
stavo con un altro.
E non te lo avevo detto. Uno scudo. Una protezione. Ti amavo. Anche
allora. Ma
ero convinta che non ti fidassi di me. E per me la fiducia era tutto. E
cosi’
mi ero allontanata. E quella sera ho chiuso quella porta tra noi che
era
rimasta socchiusa. In sospeso.
E quando hai bussato di nuovo alla
porta, come stasera. Sei
venuto a parlarmi, il cuore in mano. Ma non ti ascoltavo. Chiusa nella
mia
vendetta. Nel mio furore. Nella mia ostinazione. Ma la tua disperata
confessione nel bunker mi ha salvato. Ci ha salvati. La tua
sincerita’, la tua
sconvolgente debolezza. E la porta si e’ riaperta.
Sorridi di nuovo. Quel tuo
inimitabile sorriso. Quanto amo
il tuo sorriso. Specie quando illumina i tuoi occhi. Occhi che parlano,
che mi
hanno sempre parlato.
“Tieni, e’ per
te.” Mi allunghi qualcosa. Sembri impacciato.
Metto giu’ il cellulare,
prendo il pacchettino che mi stai
porgendo. Ha un grande fiocco bianco sopra. Lo soppeso. Le sorprese non
mi
piacciono tanto. Sono come gli enigmi. Devo assolutamente risolverli.
E’ leggero per le
dimensioni che ha.
“Un regalo? Per
me?”
Annuisci, mettendo le braccia
conserte. Giocherello un
istante con il fiocco mentre sento che mi chiedi come va.
Come va? Dirgli che secondo me Dig ha
qualcosa che non va?
Che non tutto procedere come lui pensa? No, meglio di no. Adesso siamo
io e
lui. Felicity e Oliver. Non Overwatch e Green Arrow.
“Bene. Bene. Tu come va con
William?”
“Bene. Insomma,
meglio.”
Ti guardo e sorrido
“Scommetto che ti sta facendo un po’
dannare”
Mi guardi, il sorriso un
po’ incerto “Beh, si , quel
ragazzino sa mettermi alla prova quasi quanto alcuni malviventi che
abbiamo
assicurato alla giustizia.”
“Devi capirlo. Non
e’ facile per lui. La sua vita e’ stata
completamente sconvolta. Ci vuole tempo.”
“Si, e’ quel che
mi ripeto ogni giorno. La situazione cambia
continuamente. A volte e’ scontroso. Brusco. Irritante. A
volte esce un po’ dal
suo guscio. E allora stiamo bene insieme. Facciamo cose insieme. Siamo
usciti
in moto assieme l’altro giorno e siamo andati al parco. Ci
siamo divertiti. Io
mi sono divertito. Una sensazione che avevo quasi scordato. Anche
guardare una
partita insieme e’ un piccolo dono.”
Me li vedo davanti alla TV a fare il
tifo per la partita di
baseball. Due ragazzini urlanti e scatenati. Insieme sulla moto. Quella
dove
lui non mi ha mai portato.
“A volte invece
e’ cosi dura. E’ che e’..”
“Chiuso, testardo,
cocciuto, ostinato, in guerra con il
mondo. Di poche
taglientissime parole?
Mi ricorda qualcuno che conoscevo.”
Ridi leggermente. E ancora mi lasci
senza parole. Non ti
avevo mai visto cosi’ rilassato. Mai.
“Sei tu sei riuscito a
cambiare, ci riuscira’ anche William.
E’ tuo figlio, no?” torno a fissare il pacchettino.
“Su dai, aprilo. Che
aspetti?” mi chiedi, quasi sornione
Non lo so. E’ come se
sentissi che aprendolo succedera’
qualcosa. Qualcosa di importante. Che mi fara’ tremare i
polsi.
Lo scarto e apro la scatolina. Nel
centro una chiave.
Rimango in silenzio. E’
come sentivo che sarebbe stato.
Ancora piu’ importante.
“What’s...
what’s this?”
La mia voce, esitante
“Cos’e’…
cos’e’ questa?”
“It’s a
key” la tua voce sicura “E’ una
chiave”
Oliver, amore mio immenso, lo so che
e’ una chiave. La vedo
bene. E’ che… mi trema la mano. E’ una
chiave piccola, piuttosto comune. Ma
quel che significa e’ cosi’ grande. Enorme.
Tu non parli
“La chiave del tuo
appartamento.” dico, mentre continuo a
fissare quella minuscola chiave.
“Esatto.”
Ancora silenzio. Non parli, di nuovo.
Non ti guardo. Non
riesco a guardarti. Riesco solo a dire
“Oliver, non giocare come
il gatto con il topo con me, per
favore.”
“Non voglio giocare con
te” L’intensita’ nella tua voce mi
fa alzare lo sguardo verso di te.
“Non sono mai stato
piu’ serio nella mia vita.” Prendi la
chiave dalla scatola e me la metti nel palmo della mano libera
“Felicity, vuoi venire a
vivere con me? “
Io non riesco a parlare. A pensare. A
respirare. Vivere con
lui. Mi ha chiesto di andare a vivere con lui.
“Con me e con William,
intendo.” Precisi. Come se non avessi
capito. Tu e lui siete un insieme inscindibile adesso.
Riesco a trovare la voce per dirti
“Sei… sei sicuro che sia
il momento giusto? Non sono passati neanche sei mesi da.. “
“Abbiamo bisogno di te
nelle nostre vite. Io ho bisogno di
te. Tanto bisogno di te.“
Il tuo sguardo mi sta letteralmente
bruciando l’anima.
“Ma William…
e’ troppo presto per un’altra donna nella vita
di suo padre. E di conseguenza nella sua vita.”
“Felicity”
pronunci il mio nome come solo tu sai fare
“Tu sei l’unica
donna di cui mi sia mai importato davvero.
Non sei la prima alla quale ho chiesto di trasferirsi da me ma tu sei
sei
l’unica a cui ho chiesto seriamente di vivere con me. Non
voglio piu’ starti
lontano.”
“Ma tuo figlio”
“William e’ mio
figlio. Tu sei la donna che amo, con la quale
voglio dividere la mia vita. Voglio svegliarmi con te al mattino e
addormentarmi insieme a te la sera. Voglio vivere con te, lottare con
te.
Voglio dirti che cucini da schifo, che lo smalto arancione fluo non ti
sta
bene, vederti girare per casa in gonne corte e tacchi come con il solo
pigiama.”
Tiri con intenzione l’elastico dei miei pantaloni con un dito
e lo rilasci. Mi
hai sfiorato solo leggermente la pelle e sono tutta un brivido
“Voglio parlare, discutere
con te davanti al caffe’ della
mattina, baciarti prima di uscire. Vederti entrare al municipio per
discutere
con il mio contabile. Essere al mio fianco in pubblico e in privato.
Litigare
con te. Avere… figli da te. “
Le ultime parole le hai dette con un
sussurro
Ti avvicini a me di un passo. Tento
di deglutire, senza
successo. Mi metti una mano sulla spalla. E come sempre e’
magico.
“Voglio invecchiare con te,
Felicity Meghan Smoak. O almeno
vivere con te per tutto il tempo che mi sara’ concesso. Sei
la mia famiglia.
Come mio figlio. Mia sorella. Mio fratello John. Ho detto a mio figlio
che
faro’ sempre tutto quanto in mio potere per non lasciarlo da
solo a questo
mondo. E voglio mantenere questa promessa. E non voglio rinunciare a
quello che
ti ho detto a quella cerimonia che per me non e’ mai stata
falsa. Voglio avere
la chance di essere il tuo per sempre. Tu lo sei. Lo sei ancora. Lo
sarai
sempre.”
“Amore mio” ti
accarezzo una guancia, il tumulto di
sentimenti che ho nel cuore
“E ho voluto chiedertelo
proprio oggi che e’ un giorno cosi’
importante per noi.”
“Ma allora non ti sei
dimenticato”
“Dimenticare che il 24
ottobre di 5 anni fa sono entrato nel
tuo stanzino e tu hai cambiato tutto? Tutti i miei piani? Cambiato per
sempre
la mia storia? Che con la tua parlantina e la tua penna rossa in bocca
mi hai
fatto sentire di nuovo un essere umano dopo anni di inferno? Potrei mai
dimenticare uno dei giorni piu’ belli della mia
vita?”
Ti avvicini piano piano a me, mi
stringi con struggente
deliberata lentezza tra le braccia, le tue forti braccia. Il mio seno
sfiora il
tuo giubbotto aperto, il maglioncino nero che porti sotto. Sento il tuo
corpo
duro e saldo contro il mio. Un nuovo brivido lungo la schiena. I miei
capezzoli
hanno reagito alla saldezza del tuo corpo attraverso la leggerezza del
satin
del reggiseno e della canotta, la pelle mi formicola. Mi perdo nel tuo
sguardo
mentre ti chini su di me, il mio braccio risale lungo il tuo collo. La
mia mano
chiusa, con dentro ancora la chiave. L’altra mano che tiene
ancora il
pacchettino. Sento il tuo respiro sfiorarmi le guance, la bocca.
“Ti amo..” bisbigli
roco sulle mie labbra “Ti voglio”
Lascio cadere il pacchetto per
stringermi a te. Aderisco
letteralmente a te. Voglio sentirti, la mia pelle contro la tua. Sento
le tue
braccia serrarsi attorno alle mie spalle, mi stringi forte a te. Il
bacio
diventa piu’ profondo, famelico. Le tue labbra iniziano a
divorare le mie. Le
mie mani vagano sulle tue spalle, sul tuo petto, le insinuo sotto al
maglioncino. Ti scosti un istante, interrompendo il bacio e mi togli la
canotta. Sento le tue mani grandi e calde accarezzarmi la schiena.
Vicino,
ancora piu’ vicino. Respiro nel tuo respiro. Le mie dita nei
tuoi capelli. Mi
sei mancato cosi tanto, amore.
Smetti di baciarmi, il tuo sguardo
e’ di fuoco. Mi prendi in
braccio, mi deponi sul divano. Ti togli giubbotto e maglione, a torso
nudo ti
avventi su di me. Catturi di nuovo la mia bocca con la tua mentre ti
sostieni
sulle braccia per non pesare su di me. Le
mie dita tracciano le tue cicatrici, che conosco a memoria. Bacio il
cratere
dove prima avevi il tatuaggio bratva. Mi avvinghio a te. Tu mi
ricatturi le
labbra con le tue mentre mi togli il reggiseno. Ti impossessi del mio
seno.
Baci appassionati. Mani avide delle nostre pelli nude. I nostri corpi
intrecciati come le nostre mani. I battiti furiosi del nostri cuori. Le
nostre
anime che anelano a toccarsi. E quando i nostri corpi si uniscono,
l’estasi
esplode devastante, nella luce abbagliante di milioni di stelle sotto
le
palpebre chiuse.
E dopo che la tempesta dei sensi si
e’ calmata, mi culli tra
le braccia sul divano, la mia schiena contro il tuo petto, le tue
braccia che
mi tengono stretta, raccolta attorno al tuo petto. Braccia solide,
sicure, non
mi lascerai andare. Non mi lascerai cadere.
I nostri respiri convulsi si calmano
piano piano. Sento le
tue labbra nei miei capelli. Le tue mani che mi accarezzano le braccia.
“Ti amo anch’io
Oliver. Ti ho sempre amato“
Ti sento tremare leggermente. E
stringo le tue mani con le
mie.
“Ok. Accetto di venire a
vivere con te. Ma a una condizione.”
Immagino la tua espressione:
dubbiosa, stupita?
“Non subito. Ti prego,
cerca di capire“
Mi stringi piu’ forte.
Sento che mi baci la cicatrice sulla spalla.
Mi giro leggermente a guardarti.
“Sto solo dicendo che
dobbiamo andare piano. Iniziero’ con
farvi visita. A conoscere William. Mi ha praticamente vista un paio di
volte da
lontano e basta. E poi noi due usciremo insieme, andremo al ristorante,
al cinema,
a fare una passeggiata, a mangiare il gelato. Faremo tutte le cose che
gli
innamorati del mondo fanno normalmente. Poi cominceremo a fare cose
insieme
anche con William . E comincero’ a fermarmi qualche sera a
casa vostra. Nostra,
voglio dire.”
“Anche qualche notte
spero?” mi guardi malizioso
Ti guardo e arrossisco. “Se
me lo chiederai… la tua stanza
e’ lontana da quella del bambino, no?”
Annuisci sorridendo piu’
intensamente.
“Oliver. Non voglio
inimicarmi tuo figlio per il troppo desiderio
che ho di te. E per una mera questione di tempo.”
Sospiri mentre mi abbracci
piu’ forte. Quasi mi stai
stritolando su quel divano troppo stretto per due. Non dici niente ma
ho
sentito lo stesso. Capito lo stesso. Non c’e’ mai
stato bisogno di tante parole
fra noi.
“Lo so, Oliver. Lo
so.” Metto la testa sul tuo petto,
ascolto il battito del tuo cuore. “Desidero anch’io
stare con te. Oggi piu’ che
mai. Verra’ il nostro tempo. Presto, vedrai.”
“E’ cosi
difficile starti lontano”
“Un uomo una volta mi ha
detto che tutte le cose che valgono
non sono facili a ottenersi”
Ti sento sorridere tra i capelli
“Per ora puoi invitarmi a
cena, se vuoi, signor Queen. Possiamo
uscire insieme. Fare quelle cose che
non abbiamo mai fatto. Farmi un po’ la corte. E forse, dico
forse, potrei anche
cambiare idea”
“Va bene Signorina Smoak.
Ma voglio che tu tenga la chiave.”
“Davvero?”
“E’ solo la
chiave del mio appartamento.” Alzo la testa e ti
guardo, facendo il broncio per finta
“Solo la chiave del tuo
appartamento?” ripeto
Il tuo sguardo limpido e carezzevole
mi inchioda ancora una
volta
“Quella del mio cuore ce
l’hai da molto tempo ormai.”
Ci baciamo di nuovo. Mi rifugio di
nuovo sul tuo petto, tra
le tue braccia.
Non e’ solo la chiave del
tuo appartamento. O del tuo cuore.
E tu lo sai. E’
la chiave della nostra
vita. Della nostra famiglia.
-------------------------------
5 anni SIS, 5 anni da quel mitico
incontro. E la magia e’
ancora intatta. Con
la speranza che nell’episodio
di domani il bacio non duri un micro secondo ma dia tanta gioia a noi
che 5
anni fa c’eravamo e speravamo gia’ che finisse in
un certo modo, spero vi sia
piaciuta. Un bacio a tutte!
Citazioni:
La
frase di Oliver che non vuole lasciare il figlio da solo al mondo viene dalla
recensione dell’episodio
6x02 della mitica Jen di jbuffyangel. A
pensarci bene, come scrive Jen, e’ stata fatta
un’interessante scelta di
parole.
I am going to do everything in my power
forever to make sure you don’t end up in this world alone.
Non lasciarlo finire da solo al mondo. Non sei
solo se sei circondato
da una famiglia. E
la famiglia chi e’
per Oliver Queen? Tutto si tiene.
Una
scuola
di danza nello stomaco canzone “La musica non
c’e’” Coez
“Respiro
il
tuo respiro” Saffo
“E forse, dico
forse…” dal film “La lunga estate
calda” con
P. Newman e J. Woodward
|
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Capitolo 5 *** Your math is always right ***
Per le mie preziose lettrici,
soprattutto per sis Andreia
e Minny che lo hanno richiesto, una one shot Olicity volante e
matematica :-)
"No, e' inutile, non ce la faccio!
Non ce la
faccio!"
William e' perso, confuso.
Disperato per il test di
matematica. E non riesco ad aiutarlo.
Del resto non sono mai stato una
cima a scuola. Avevo D
in Algebra, come qualcuno mi ha scherzosamente
ricordato stamattina. Pero' mi
aveva anche detto che se
mi fosse importanto davvero della scuola sarei andato bene.
Ma adesso non riesco ad aiutare
mio figlio con frazioni e
decimali. E' imbarazzante. E pensare che stamattina ero cosi' fiducioso.
Felicity mi aveva rincuorato, mi
aveva rassenerato, che
potevo farcela. Con lei tutto diventa facile. Non meno complicato ma
piu'
facile da affrontare. E' sempre stato cosi' con lei. La mia Felicity,
piena di
luce. Che mi illuminava per l'ennesima volta.
La scusa del Big Belly Burger era
per andare a chiederle
aiuto, ma sotto sotto avevo una grande voglia di vederla. Di sentire la
sua
voce, di rimirare la sua bellezza, il suo corpo minuto e armonioso. I
suoi
occhi, la sua pelle di velluto, i suoi morbidi capelli. Sentire la sua
voce, la
piu' bella melodia per le mie orecchie.
Ero uscito dal loft pieno di
baldanzoso coraggio per
affrontare un altro giorno con mio figlio. Un passo avanti e due
indietro, come
le avevo raccontato. Ma ero deciso a vincerla quella battaglia. Per
lui. E per
me.
E adesso siamo qui, tutti e due al
tavolo, lui con il
quaderno aperto dove le cancellature non si contano piu'. E io non so
che fare.
"Non ci capisco niente. Inutile,
la matematica non
fa per me."
A chi lo dice.
"Nemmeno un genio matematico che
la farebbe, e il
test e' dopodomani!"
Inutile perdere altro tempo. Mi
arrendo. E decido di
agire
"Si da’ il caso che io
un genio matematico lo
conosco"
William mi guarda scettico. Non si
fida ancora di me.
Estraggo il cellulare dalla
giacca, la chiamo
"Ciao, sono io"
"Non e' il momento piu' adatto!"
riesco a
sentire fin da qua il ticchettio delle sue agili dita sulla tastiera
del
computer. Le vedo letteralmente
volare
sulla tastiera. Deve essere al covo, il ronzio dei server le fa da
sottofondo.
"Ehm, Houston abbiamo un problema"
"Di che genere?"
"Del genere frazioni, decimali ed
equazioni di primo
grado"
"William? E' agitato per il test?"
"Decisamente!" non aggiungo altro
Silenzio. Un silenzio assordante.
"Felicity, ti prego" cerco di non
sembrare
implorante. Lei e' l'unica possibilita' di salvezza.
"OK, fra un'ora" e chiude di
scatto la
telefonata
Sospiro. Di sollievo. Guardo mio
figlio, sempre piu'
abbattuto.
"Tranquillo. Adesso risolviamo
tutto"
Mi guarda dubbioso. Sorrido.
Andra' bene. Lo spero.
Il cellulare suona. Mi chiamano
dal Municipio.
Dannazione, quella inaugurazione al parco. Me l'ero scordato! Tento di
ritardare ma niente da
fare. Devo andare. Mi perdero'
l'incontro tra la donna
della mia vita e mio figlio. E mi dispiace. Cerco di essere autorevole.
"Mi hanno chiamato dal Municipio,
devo andare. Ma
tra meno di un'ora arrivera' una mia grande amica. E' molto brava ed
intelligente, un vero genio. Ti aiutera', vedrai. E'davvero brava.
Avviso Raisa
cosi' la fara' entrare. Tu stai qui, con lei ce la farai sicuramente."
Vorrei accarezzargli i capelli. O
dargli un bacio. Ma non
ci provo nemmeno. E' sempre piuttosto restio. Respinge anche il minimo
gesto
d'affetto
da parte mia. Sembra sempre un
animaletto spaventato,
pronto a scappare. Sono suo padre ma ancora non mi conosce. Deve ancora
imparare a fidarsi di me.
Esco dal mio appartamento un
po'amareggiato. Sono il
sindaco, devo fare il mio dovere. E invece volevo restare qui. Volevo
essere
presente.
Per lui. E per lei. Non so come
andra'. Spero bene. Lo
spero con tutto il cuore.
Che le due persone piu' importanti
della mia vita si
piacciano. E vadano d'accordo.
Torno dopo 3 ore. Guardo la porta
di quella che adesso e'
casa mia quasi con sospetto. La casa c'e' ancora, non e' saltata per
aria.
Bene. Apro ed entro.
"Sono tornato!"
Sento parlottare a bassa voce di
la' mentre Raisa mi
viene incontro nel corridoio. Sorride e accenna con fare ammiccante con
la
testa verso il soggiorno. Raisa che sorride e' gia' di buon auspicio.
Mi affaccio sulla porta e rimango
li'. Mi appoggio allo
stipite e rimango fermo a guardare. A guardare lo spettacolo piu' bello
del
mondo.
Felicity e William. Insieme.
Seduti al tavolo, uno
accanto all'altra, il quaderno a quadretti aperto tra di loro.
Lei parla a voce non tanto alta ma
animatamente mentre
gesticola con le mani, facendo come una specie di balletto. Gli sta
spiegando
le frazioni con le dita.
Lui la guarda come incantato, la
matita in bocca. Non si
perde un gesto. Poi annuisce e scrive sul quaderno.
Anche lei si china sul quaderno e
con un dito gli indica
di correggere un punto di quel che sta scrivendo.
Quella mano. Piccola. Le unghie
corte laccate di rosa. Il
suo dolce tocco. Lieve, carezzevole. Confortante. Non ricordo piu'
quante volte
le sue mani mi hanno dato forza. Calore. Affetto. Amore. Passione. A
come si
sono sempre intrecciate alle mie con naturalezza, si sono cercate
d'istinto,
trovate e saldate.
So di cosa sono capaci le sue
mani. A volte non riesco a
credere che non ci siamo quasi piu' toccati per piu' di un anno. Non so
come
sono riuscito a farne
quasi a meno.
"Quindi William se il
fruttivendolo ha comprato 20
meloni e ne ha rotti un terzo.."
"Quel fruttivendolo non sa fare
bene il suo lavoro
se ne rompe cosi' tanti" la interrompo con tono leggero. Ma il mio
sguardo. Li ho raccolti in un'unico sguardo. Quello dell'amore.
Alzano tutti e due la testa. Lei
e' incerta, quasi
titubante nel ricambiare il mio sguardo perche' ne ha capito la
portata. Mi conosce.
Meglio di chiunque altro. Lui ridiventa serio, composto. Perche' gli
faccio
questo effetto? Quasi di paura. Non deve aver paura di me.
Resto appoggiato allo stipite.
"Come va? Meglio?"
"Beh abbiamo fatto un po' di
conoscenza approfondita
con le frazioni, vero?" risponde Felicity
Williamo annuisce e basta. Si e'
come ammutolito.
"Hai fatto merenda?" gli chiedo
"Oh scusa William, con tutte le
mie chiacchiere
matematiche me ne sono scordata" Fai la faccia triste, colpevole. Amore
mio, non ti preoccupare. Non e' colpa tua.
Conosco il tuo fervore, quello che
ti anima e ti fa
superare le montagne. Nella vita, nel lavoro, nel cuore. L'impegno che
ci
metti, in tutto. Che ti fa dimenticare di te'stessa.
"E' che quando parlo di matematica
sono felice"
William la guarda serio "Come fai
a essere felice di
parlare di matematica? Per me sono solo numeri tediosi"
Ahi. E adesso come te le caverai
Overwatch?
Ma lei risponde, serena "Beh la
matematica e' come
la musica. Devi imparare a padroneggiare le note per poter suonare
bene. Serve
tanto esercizio. E la musica piu' bella si puo' esprimere con i numeri.
La
musica e' figlia della matematica"
William sembra soppesare le sue
parole.
"Musica tipo le canzoni?" le chiede
"Si."
"Anche quella di Post Malone,
Rockstar?"
Come diavolo fa a conoscere quella
canzone?! E' .. non e'
certo adatta ad un bambino. Mi sto inalberando ma uno sguardo di lei mi
ferma.
Sicuramente lei pensava a una
qualche sinfonia di
Beethoven e non ai rapper, ma non si scompone piu' di tanto.
"Si, anche quella"
"Che ne dite se mentre risolvete
il problema del
fruttivendolo vi preparo qualcosa da mangiare?"
"Ucciderei per uno dei tuoi muffin
al
cioccolato!" dice Felicity
"Siii!" esclama mio figlio,
improvvisamente
animato "Cioe'... andrebbe bene anche per me" si corregge
immediatamente, riprendendo la sua aria seria
Sorrido "E muffin al cioccolato
siano"
Mi allontano per andare in cucina.
Mentre mi allontano
sento che battono il cinque con le mani. Mi sento leggero. Con lei
parla. Si e'
un po' sciolto alla menzione del muffin. Bene. Molto bene.
Improvvisamente quel
peso che sentivo sulle spalle e' scivolato via. Puo' succedere. Puo'
funzionare.
Raisa mi guarda intenta mentre le
ordino di sgombrare la
cucina e tiro fuori tutti gli ingredienti. Questi muffin dovranno
essere il
massimo della bonta’.
Sorride e mi dice "Simpatica la
signorina Smoak.
Sembra in gamba" Annuisco e basta, come mio figlio. E penso "Non ne
hai idea Raisa. Non ne hai idea"
I muffin sono stati un successo.
Tutti e due li hanno
divorati. Io non ho mangiato. Avevo lo stomaco annodato. Ma il cuore
pieno.
Vederli insieme e' la cosa piu' bella del mondo.
Poi William e' tornato ai suoi
altri compiti e Felicity
e' andata. Ci siamo salutati un po' formalmente nel corridoio. Raisa
era nei
paraggi. L'ho ringraziata.
Non le ho detto cosa avevo
intenzione di fare. Quello che
mi era nato nel cuore dopo quei bei momenti. Quell'idea che minuto dopo
minuto
prendeva forma, sostanza.
Luce. Promessa.
La sera sono tornato al loft. Mi
ha aperto un po'
sorpresa. Non si aspettava di vedermi ancora quel giorno.
Avevo in mano il mio pacchetto.
Gliel'ho dato.
"Un regalo?"
"Non proprio. Un anticipo
piuttosto."
Mi hai guardato. Dubbiosa, come
William
Metto le braccia conserte "Volevo
davvero
ringraziarti per oggi. Per William intendo. Adesso e' piu' sereno. E
come
sempre "your math is always right"
"Non dirlo neanche. Quando vuoi.
E'stato bello.
Piacevole. E' un ragazzino intelligente. Deve solo applicarsi un po' di
piu'.
Come suo padre"
Sorridi sorniona. Hai ragione.
"Beh non lo apri?"
Lo fai. Lo scarti. E rimani ferma.
Guardi nel pacchetto.
Non ti muovi. Lentamente prendi in mano il contenuto. Una chiave. La
chiave di
casa mia.
Si, e' ora che tu abbia la chiave
di casa mia.
"Cosa.. cos'e'?" mi chiedi. La tua
voce trema.
Tesoro mio. Il mio cuore trema con te.
"E'una chiave. La chiave di casa
nostra. Cosi potrai
andare e venire quando vorrai. Spero che vorrai"
I tuoi occhi da allegri diventano
seri. Scintilla
qualcosa nei tuoi occhi.
"Oliver, io.."
"Sai cosa mi ha detto William di
te?"
"No..."
"Che sei carina. Intelligente.
Anche se non capisce
come fai ad amare la matematica, ha detto che sei una 'a posto'"
"Oh"
"E'piuttosto positivo. Non mi ha
mai detto tante
parole tutte insieme nei riguardi di un'altra persona prima d'ora.
L'hai
colpito."
"Beh, e' perche' l'ho aiutato con
la matematica, non
per altro" Amore mio, tenti alleggerire il peso che ho nel cuore nei
miei
continui sforzi, a volte senza esito, nel tentare di stabilire un
contatto con
mio figlio.
E ti amo ancora di piu' per questo.
"E sai cosa mi ha anche chiesto?"
Scuoti la testa
"Se ti avevo gia' baciato"
Mi avvicino a te lentamente
"Perche' gli hanno sempre detto
che dare un bacio e'
il miglior modo di esprimere quel che senti senza dire tante parole"
Un altro passo verso di te
"E lo sai, ha proprio ragione"
Ti prendo tra le braccia. Mi chino
su di te. Ho fame e
sete di te. Delle tue labbra. Di stringerti a me. Di sentire il tuo
corpo
snello incollarsi al mio.
Sento il tuo braccio risalire il
mio collo. Il tuo
morbido seno schiacciato sul mio petto.
Ti bacio. Ti bacio finalmente,
dopo tanto tempo. Ed e' come
tornare a casa. Finalmente a casa. Quella casa di cui solo tu possiedi
la
chiave, da quando ti ho conosciuto.
--------------------
Visto lo spezzone Olicity sulla
6x03? Lei che lo
stuzzica, lui ha sempre quello sguardo, anche quando lei lo prende in
giro
sulla scuola e lui si inalbera per poi cedere quasi subito.
E che Thea sarebbe una zia
fantasticamente badass e' la
pura verita'.
Un bacio a tutte SIS e buona Arrow
Night! E dolci sogni
amelliosi rickardosi baciosi :-)
|
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Capitolo 6 *** Your dad, my love ***
Ispirato dalla 6x03 e 6x05. Avete
notato che Felicity per
ben due volte parlando con William fa riferimento a Oliver come il suo
papa’
(non padre, papa’) e solo una volta come Oliver e
semplicemente perche’ William
lo ha chiamato cosi’?
Yeah,
i
mean, If’s it cool with your dad, it’s cool with me
Where’s
your dad? In his room
------------------
Senti bussare alla porta del loft.
Era tardi, cioe’ presto
per i suoi soliti orari al covo. Ma quella sera sembrava che le cose
fossero
tranquille. Come non era lei. Non aveva piu’ avuto notizie di
Oliver. Sapeva
che non l’avrebbe contattata, che non si doveva aspettare
chiamate o messaggi.
Ma quel lungo silenzio cominciava a pesarle. Sapeva che lui era in
grado di
cavarsela, ma non poteva fare a meno di essere preoccupata. Da quando
erano
tornati insieme era come se avesse recuperato una parte di lei che
credeva
perduta per sempre. Era tornata se’ stessa ma era diversa
dalla Felicity di 3
anni prima, quando erano scappati via insieme da Star City. Non aveva mai smesso di
amarlo, anzi adesso le
sembrava di amarlo ancora di piu’ se fosse stato possibile.
Adesso erano pronti,
come aveva detto lui. Entrambi piu’ maturi, piu’
completi. Piu’ temprati da
quel che avevano passato, divisi e insieme. E a lui non avrebbe mai
rinunciato
di nuovo. O forse si, ma solo nel caso la sua vita fosse dipesa da
questo.
Come l’aveva sostenuta
durante la vicenda di Cayden James,
di Alena , come l’avesse guidata in quel labirinto sul campo.
La voce nelle
orecchie stavolta era stata la sua. Aveva saputo tirarsi indietro e
rimanere
con lei. Forte, comprensivo, premuroso. L’aveva confortata,
dato sicurezza.
Come lei aveva fatto tante volte con lui. Il tormento era scomparso dai
suoi
occhi. Era sereno, sorridente. Bellissimo. Era l’uomo che lei
aveva sempre
saputo che era, quando anche lui stesso non lo sapeva, oppresso dal suo
passato, dai suoi demoni interiori.
Era
l’uomo che amava.
Si ritrovo’ a fissare quel
muro dove si erano baciati. Quei
baci che davano dipendenza. Il divano dove si erano ricongiunti. Un
senso di
calore la pervase.
Alla porta continuavano a bussare.
Lei si alzo’ dalla
poltrona rivestita di rosso nella quale era sprofondata con il tablet
alla
prese con il budget della nuova societa’ che stava mettendo
in piedi assieme a
Curtis. Helix Dynamics. Al momento per niente dinamica.
Apri la porta e si ritrovo’
davanti il ragazzino
“William! Tu.. tu che ci
fai qui?” sorpresa. Non si
aspettava di trovarselo davanti, non immaginava che sapesse dove lei
abitava.
“Oliver.. Oliver non
e’ ancora tornato.” La preoccupazione
negli occhi di William
“Non ti devi preoccupare,
tuo papa’ sa quello che fa”
“L’ho sentito al
telefono due giorni fa, diceva che stava
tornando. E poi piu’ niente.”
Dunque lo aveva chiamato. Buon segno
da una parte. E mossa
decisamente pericolosa dall’altra. Ma non poteva incolpare
quel bambino
preoccupato di mancanza di precauzioni.
“Vieni, entra.”
William entro’, guardandosi
intorno. Noto’ il disordine nel
loft.
“Devo dire a Raisa di
passare da te uno di questi giorni?”
Colpita e affondata. Decisamente
figlio di suo padre.
“No.. no, grazie! Domani
metto a posto.” E comincio’ a
togliere le carte delle merendine sparse sul divano
“Non sei proprio una donna
di casa, vero?”
“Raisa sa che sei
qui?” Felicity decise di non farsi mettere
all’angolo dal figlio di Oliver e attacco’ a sua
volta
“Si, si lo sa” tono
meno sicuro
“Uhm?” Lei lo
guardo’ in quella sua maniera, quella di
quando beccava Oliver in fallo
“No, sono scappato
via.” Confesso’ riluttante.
Tale padre tale figlio.
“Non ce la facevo
piu’ a stare fermo nella mia camera con il
ibro di algebra in mano.”
“Sempre le equazioni, vero?
Vuoi che facciamo un po’ di
ripasso?”
“M’importa assai
delle equazioni adesso!”
“Ok, fammi chiamare Raisa
per tranquilizzarla e poi parliamo
un po’.”
William sedette sul divano mentre
Felicity telefonava alla
domestica di Oliver
“Si Raisa, e’ qui
con me adesso, non si preoccupi. Si, penso
rimarra’ con me per la notte. OK, si certo,
senz’altro. Buonanotte Raisa.
Buonanotte, ciao ciao!”
“Uuh.. capisco
perche’ te ne sei scappato via. Raisa e’
certamente una brava persona ma oddio quante raccomandazioni fa.
Assomiglia a
mia madre. No, aspetta non ci assomiglia per niente. A mamma
e’ sempre
interessata all’ultimo modello di Donna Karan che a
raccomandare a me di non
fare tardi. Questioni di priorita’. La priorita’
e’ sempre una cosa relativa.
Dove eravamo rimasti? “ il tutto mentre si sedeva sul divano
accanto a lui
William la guardava, un allegro
sorriso sulle labbra. Per un
attimo con la sua parlantina aveva dimenticato la sua preoccupazione
“Allora e’ vero
quel che dice Oliver”
“E cosa dice?”
“Che parli a raffica quando
sei nervosa, che spari
le prime cose che ti passano per la
testa senza pensarci troppo. E che sei allegra e divertente. Che riesci
sempre
a tirarlo su e a rendere le cose piu’ facili”
“Tuo papa’ ti ha
detto questo?”
Il ragazzino annui”,
ripiombando nella sua aria seria.
Quando faceva cosi’ aveva la stessa espressione tesa di
Oliver. A Felicity si
strinse il cuore. Lei che era cresciuta senza un genitore sapeva
perfettamente
cosa stesse pensando.
“E cos’altro ti
ha raccontato Oliver su di me?” non era
molto corretto far pressione su William pero’ voleva anche
farlo parlare. E
oltre alla matematica avevano in comune solo Oliver. Per ora, almeno
“Parecchie cose. ora che ci
penso. Quando veniva a trovarmi
a Central City e non sapevo che fosse mio padre diceva a me e
a…” si
interruppe, improvvisamente triste
“A tua madre”
Fece Felicity guardinga, era un tasto ancora
molto doloroso quello
“Si, a mamma”
– la voce gli si spezzo’ nel pronunciare quel
nome – “che aveva una persona nella sua vita e che
era importante. La migliore
persona che avesse mai incontrato.”
Lei si inteneri’. Anche se
poi dal fatto che non le avesse
detto nulla era successo tutto quello che l’aveva portata a
lasciarlo.
“A me diceva che eri un
mago con i computer e che se il mio
gameboy si fosse rotto non ci sarebbero stati problemi.”
Oliver che la faceva passare per un
ripara videogiochi,
questa gliel’avrebbe fatta pagare.
“E che sei importante per
lui perche’ sei speciale. Diversa.
C’e’ qualcosa in te che non ha mai visto in nessuna
altra.”
“Questo ti diceva a Central
City”
“No questo me
l’ha detto prima di partire per aiutare il
figlio del suo amico.”
“Ah.”
“E mi ha anche detto
un’altra cosa. Che avrei dovuto
occuparmi io di te se per caso faceva tardi a tornare.”
Lei. Protetta da un ragazzino? Ma poi
riusci’ ad afferrare
quello che intendeva Oliver. E senti’ rimescolarsi qualcosa
nel cuore. Lui
aveva detto a William di occuparsi di lei per dare a lei il modo di
occuparsi
di lui, di proteggerlo. Nell’affidare lei a lui, Oliver in
realta’ le aveva affidato suo
figlio. quel ragazzino che era entrato nella sua vita, nella loro vite
sconvolgendole.
E che li aveva prima divisi, e poi fatti tornare insieme.
“Come lo chiami tu
Oliver?”
“Come scusa?”
“Si, ti ho sentito
chiamarlo per nome o dire che e’ mio
padre. Ma tu come lo chiami? Amore? Tesoro?”
“William!” era
imbarazzata
“Dai, mi sono accorto da
subito che c’e’ qualcosa tra di
voi. Ho 12 anni, non sono un bambino, so come vanno certe
cose.”
“Davvero? Hai anche la
ragazza?”
“No, io non avro’
mai una ragazza!”
Si, ne avrai a migliaia quando sarai
adolescente, se la mela
non cade lontano dall’albero. - penso ‘ Felicity -
Gia’ aveva il fascino
imbronciato di suo padre, carta di
sicuro successo con le donne.
“Allora?”
Insistente, non mollava l’osso. Davvero un Queen,
fin nel midollo
“Solo Oliver. Non amo molto
le smancerie, come te suppongo.”
“Come vi siete
conosciuti?”
Lei sorrise al ricordo
“Lavoravo al reparto IT alla Queen
Consolidated, l’azienda di tuo nonno. Me lo sono trovato
davanti nel mio
ufficetto con un computer danneggiato in mano” omise il
dettaglio che il
computer era pieno di fori di proiettile e che lui le aveva raccontato
po’ di
bugie con quella sua faccia da schiaffi e il suo devastante sorriso
“Ci credo, non e’
molto abile con i computer” commento’
William
Se tu sapessi William,
penso’ lei. Se tu sapessi davvero
cosa riesce a fare.
Ci fu un breve silenzio.
“Vuoi andare a dormire? Sarai
stanco.”
“Felicity, pensi che Oliver
tornera’ davvero a casa?” Chiese
lui
La voce del ragazzino conteneva un
leggero tremolio. Lo
guardo’ in viso, cercava di farsi forza ma si vedeva che
aveva paura. Paura di
perdere l’unico genitore che gli era rimasto. Un genitore con
il quale stava
ancora stabilendo un rapporto. Un uomo che non aveva ancora chiamato
papa’, ma
solo Oliver. Di cui doveva imparare ancora a fidarsi del tutto. Non
sarebbe
stata lei a incrinare questa nascente fiducia. Lei che pure aveva
dubitato di
lui. Ma che non aveva mai perso del tutto la fiducia in lui.
“Oliver ha parecchi
difetti. E credo che tu li conosca. Ma
non ha mai mancato alla parola data. O se lo ha fatto purtroppo non
e’ stata
colpa sua. Ha sempre fatto di tutto per rispettare quel che promette.
Anche a
costo di scelte molto dolorose, mi devi credere. Non ha avuto degli
anni facili
nella sua vita. Ha detto che fara’ tutto quanto in suo potere
per non lasciarti
solo al mondo. E io credo fermamente che lo fara’. Come credo
che lo vedremo entrare
presto da quella porta.”
William annui’ pensoso.
“Andiamo a dormire
adesso?”
Finirono per addormentarsi sul
divano. Lui si era
accoccolato accanto a lei, come a volersi ancorare al suo corpo,
rassicurato
dal suo calore.
E la cosa non le diede fastidio,
anzi. Anche lei si era
addormentata poco dopo, con il tablet in mano, dopo alcuni tentativi di
far
quadrare i conti iniziali della nuova azienda. Prima di addormentarsi
aveva
ricoperto William con la copertina verde che teneva sul divano.
Furono risvegliati tutti e due dalla
porta che si apriva
verso le 4 del mattino. William fu piu’ veloce di lei e si
alzo, correndo verso
la persona che entrava
“Oliver!!”
Corse ad abbracciarlo stretto. Lei
vide le braccia di Oliver
serrarsi attorno al corpo magro del ragazzino, un abbraccio forte e
pieno
d’affetto. Vide anche luccicare qualcosa negli occhi di
Oliver mentre gli scompigliava
i capelli con la mano con tenerezza di padre.
Felicity si alzo’, felice
di vederlo tornare tutto intero.
Tento’ di darsi un contegno. Ma poi corse anche lei a
rifugiarsi nel braccio
destro, braccio che lui aveva teso verso di lei.
“Sei tornato…
Amore” gli sussurro’ dandogli un brevissimo
intenso bacio
Lui la guardo’, felice ma
interrogativo. Felicity non usava
mai quel tipo di nomignoli con lui
“Chiedi a tuo
figlio” sospiro’ Felicity stringendosi a lui.
Lui la bacio’ sui capelli e
strinse lei e il figlio fra le
braccia. La sua donna. Suo figlio. La sua famiglia. Era tornato a casa.
----------
Al volo:
6x04
bellissima (il muro alla fine, ragazze, un muro finalmente! awwnnn)
– 6x05 un
Olicity / William moment abbastanza carino. E poi lei ha usato la
chiave che le
ha dato Oliver per entrare nell’appartamento dei suoi due
uomini!
Avete visto la foto della tomba? E
lui vestito da nazista
nel teaser? Chissa’ cos’altro avranno gli autori
nel cilindro... una cosa e’
sicura, ci faranno morire fino a fine novembre
Buona Arrow Night SIS!
|
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Capitolo 7 *** Things we only know ***
Ispirato
alle due bellissime foto del crossover dove Felicity
accarezza il viso a Oliver vestito da Green Arrow MIX (costume della
nostra
terra ma faretra e frecce rosse) mentre lui le stringe le braccia e
quella
dell’abbraccio. Al trailer ufficiale rilasciato e a spoilers
vari.
REVISIONE
DEL 24.11.2017 – scusate SIS – nel copia incolla mi
e’ saltata una frase.
Ha lasciato la porta aperta.
Incredibile. Ha
lasciato la porta della cella della prigione aperta.
Quel.. quell’uomo.
Oliver. Non il mio Oliver. Quello
di terra X. Quel mostro. Quell’essere malvagio che assieme ai
suoi compari vuol
conquistare la nostra terra.
Mi hanno rinchiuso qui dopo
che li avevo minacciati
"We
will not surrender. We will not back down. We will keep fighting. So
get the
hell off our earth while you still can!" "
Non
ci arrenderemo. Non indietreggeremo. Continueremo a lottare. E quindi
andatevene al diavolo fuori dalla nostra terra finche’ potete!
Quel mostro di scienziato
che vuole fare esperimenti
su di me. Su Iris. Kara e’ sparita. Mi hanno rinchiuso in
attesa delle
decisioni di quel pazzo.
E lui e’ venuto
fin qui, mi ha scortato e poi ha
congedato i suoi gherri. Voleva
rimanere
solo. Solo con me. Per sputarmi in faccia iroso la sua vendetta ai miei
insulti
“Lui e’
morto! Hai capito bene? Morto!” quel tono
agghiacciante
“Non ci credo! Non
ti credero’ mai!”
”Illuditi,
bellezza. Lui e’ morto e tu non puoi
farci niente! Tutto e’ finito, chiuso!” quel suo
ghigno malefico
“Lui non
e’ morto!” Ho le lacrime agli occhi.
Oliver. Amore mio..
Rialzo la testa, lo sfido
con il coraggio della disperazione
“Green Arrow non
morira’ mai! Lui e’ lotta, liberta’
Ideali che voi avete fatto morire, seppellito con la distruzione,
disperazione
e l’oscurita’!”
Sorride, beffardo. Gli
assomiglia talmente che devo
sforzarmi di ricordare che non e’ il mio Oliver
“Il mio Oliver non
morira’ mai! Mai! Non finche’ io
lo ricordero’. Nel mio cuore, nella mia mente. Lui
e’ parte di me. Ho trovato
me’ stessa in lui! Sara’ sempre parte di me.
Sempre!”
Qualcosa luccica nel buio,
qualcosa balugina
stranamente in quegli occhi spenti, bui.
“Sei.. sei proprio
uguale a lei”. Ha una voce strana
adesso.
“Lei.. la tua
Felicity?”
Muove la mano guantata verso
di me, vorrebbe toccarmi
I capelli. Istintivamente
mi ritraggo
“Lei li aveva
scuri. Ma per il resto sei uguale a
lei.”
“Lei ti avrebbe
detto che sbagli a far quello che
stai facendo! Lei ti avrebbe detto di mettere fine a questa follia. Lei
ti
avrebbe detto..”
“Lei e’
morta!” La sua voce e’ una fucilata “Non
c’e’ piu’!” E’ dolore
che sento in quella voce di macchina, non piu’ di essere
umano?
Non mi arrendo “Se
la ricordi lei non e’ morta. Se
senti la sua voce nella tua testa, lei non e’
morta.”
“Stai zitta,
piccola terrestre! Ti conviene!”
Mi gira le spalle, se ne va.
A falcate larghe e
rabbiose. Sparisce nel buio. Rabbrividisco. Non so se e’
freddo o paura. Mi
stringo nelle spalle. Risento
la voce di Oliver nelle orecchie
"We're
gonna show these people that this earth belongs to us."
Dimostreremo
a questa gente che questa terra ci appartiene
E prima, al party
pre-nuziale di Barry, quando mi ha
sussurato “Ti amo” brindando insieme a me
No.. no. Non puo’
essere morto. Lo sento.
E poi, dopo alcuni minuti da
sola in quella cella
allo scuro mi sono accorta che ha lasciato la porta aperta.
Esco circospetta nel
corridoio. Nessuno. Bene. Devo
uscire di qua. Devo trovare gli altri. Devo sapere di Oliver. Se
e’vero. Il mio
cuore sanguina. Ma quel che ho detto a Dark Arrow e’ vero.
Oliver per me non
morira’ mai.
Comincio a correre in quel
dedalo buio, I corridoi
lunghi e sgocciolanti. E girando un angolo mi scontro con una figura
alta, un
corpo possente. Allo scuro non vedo, ma avverto la pelle del costume
sotto le
mani. Mi scosto bruscamente da lui. E’ lui? E’
l’altro?
“Felicity!”
La voce. La sua voce. La sua
voce?
“O..
Oliver!”
Esce dal cono
d’ombra, una pallida luce che proviene
dall’alto lo illumina debolmente.
Sembri tu. Ma lui..
lui e’ uguale a te.
“Stai bene? Tutto
a posto? Non sei ferita, vero?”
Scuoto la testa
“Su, vieni, forza,
devi uscire da qui. C’e’ un passaggio
che porta direttamente a…” si interrompe
Si accorge che qualcosa non
va
“Felicity, cosa
c’e’? Sono io.”
“Se sei tu
perche’ ha la faretra di quel verme? Le
sue frecce rosse?”
“Gliel’ho
presa durante il nostro ultimo scontro la
fuori, e’ stata dura. Mi ha quasi messo KO”
“Mi ha detto che
eri morto” Indietreggio tutto a un
tratto
“Felicity sono
qui. Sono io, Oliver!”
“Dimmi qualcosa.
Dimmi qualcosa che solo noi
sappiamo!”
“Non
c’e’ tempo! Devi andartene da qui!”
“Devo sapere se
sei davvero tu. Devo!”
“Ci siamo
incontrati nel tuo stanzino IT, avevi in
bocca una penna rossa.”
Ti guardo.
“Ho cambiato piani
per te. Avevo un piano quando
sono tornato dall’isola ma tu hai cambiato tutto.”
Sei tu? Oddio Oliver, come
faccio? Lui e’ uguale a
te. A quel te tornato dall’isola, ma ancora piu’
disperato. Malvagio. Freddo.
Oscuro. Senza speranza. Non ho visto quasi niente in lui. E invece in
te avevo
visto tanto. Oddio che casino, come faccio a sapere se sei davvero tu?
La mia aria dubbiosa, il mio
atteggiamento di
autodifesa. Sembrano ferirti.
“Non
c’era nessuna scelta da fare.”
Le tue parole quando hai
ucciso il conte vertigo. A
causa mia.
“Sei il mio per
sempre. Voglio solo la possiiblita’
di essere il tuo. Ricordi?”
Si, ricordo. Straziante e
amato ricordo. I tuoi voti
al nostro falso matrimonio.
“Felicity sono
io!”
“Non lo so.
Potrebbero essere entrati nelle nostre
teste, aver copiato i nostri pensieri. I tuoi pensieri. Quel siero che
immobilizza. Forse comanda anche la volonta’. Quel mostro di
scienziato puo’
aver fatto qualsiasi cosa.”
“Ascolta il tuo
cuore.”
Il dubbio e’
lacerante. Sei tu? Sei l’altro? Non lo
so. Davvero, non lo so…
Mi guardi, anche tu non sai
cosa fare. E poi… quel
tuo sguardo. Quello sguardo solo nostro. Quello che non puoi cambiare.
Che non
hai mai cambiato neanche quando eravamo divisi.
Fai un passo verso di me. Il
tuo sguardo carezzevole
su di me. Non riesco a muovermi. Mi tocchi prima che riesca a
scansarmi. Mi
tocchi sulla spalla. E il tuo sguardo diventa piu’ intenso.
Una sola parola
“Fe.li.ci.ty”
Solo tu sai pronunciare il
mio nome in questo modo.
Sei tu.
Le mie mani vanno
automaticamente al tuo volto.
Sento la tua barba ispida, la risolutezza della tua mascella contratta.
Vedo
bene i tuoi occhi dietro alla mascherina adesso.
“Sei tu,Oliver.
Amore mi, sei vivo!
Ti abbraccio di colpo, sento
che mi stringi per una
frazione di secondo. Poi mi afferri per le braccia
“Devi uscire di
qui!”
“Si, ma
tu?”
“Io devo restare
qui. Devo trovare Dark Arrow e
affrontarlo, una volta per tutte”
“Mi ha fatto
uscire!”
“Come?”
“Ha lasciato la
porta della cella aperta. Forse
qualcosa e’ rimasto ancora vivo in lui. Qualcosa cui tu possa
fare appello. La
sua Felicity. E’ morta.”
Annuisci, hai capito tutto.
Un’ombra e’ passata
fuggevole nelle tue iridi. Mi hai stretto la spalla con piu’
forza. Questione
di un secondo. Ma adesso I tuoi occhi brillano nella tenue luce che
cade da una
ferrritoia in alto. Azzurri e chiari come il cielo sereno, dopo essere
stato
spazzato dal vento. Occhi che tanto amo.
Mi porgi una pistola.
Enorme.
“Oliver,
io…”
“Solo in caso di
bisogno.” Mi stringi di nuovo la
spalla. “Non esitare a usarla.”
Annuisco
“Ti prego fai
attenzione!” ti sussurro
“Anche
tu.”
“Ti amo, non
perderti.”
“Non mi
perdero’ mai se tu sei con te. Liberiamoci
di questi nazisti una volta per sempre! E torniamo alla nostra vita!
Coraggio,
andiamo!”
Un ultimo abbraccio, forte,
disperato. Ti stringo
forte. Non voglio lasciarti andare. Ma devi. Devi salvare il nostro
mondo. Le
nostre vite. Il nostro futuro. Un attimo e mi lasci andare, correndo
via. Non
c’e’ piu’ tempo.
Rimango ferma un solo
momento, prima di impugnare la
pistola e andare nella direzione contraria, fuori da questa prigione.
In questo breve momento
penso solo alla nostra vita.
Amore, famiglia, bunker, lotta contro I cattivi. Futuro. Si, Oliver,
torniamo
alla nostra vita. Noi ci ritroveremo, fra un po’. Noi due ci
ritroveremo,
sempre.
-----------------------
Eccovi il
mio sclero settimanale.
Citazioni
“Ho
cambiato piani” canzone di Arisa
“Ci ritroveremo.
Noi ci ritroveremo sempre” -
Sydney a Vaugh, telefilm Alias.
Grazie
Autori Arrow, grazie perche’ la foto dove Felicity
accarezza il viso a Oliver e’ quanto piu’ si
avvicina a una delle mie fantasie:
Felicity che bacia Oliver sotto il cappuccio di Green Arrow. Vedi mia
one shot “Threat
or target”
Anche
stavolta non lo bacera’ ma grazie lo stesso. Gia’
ci
tocchera’ sorbire Stephen Amell che bacia Melissa Benoist (e
spero siano gli
alter ego cattivi a baciarsi), almeno questo gesto tenero a Fel
fateglielo fare
all’Oliver giusto, quello della nostra terra! A presto SIS!
Ps:
Oliver che non vuole sentirsi chiamare Ollie.. impagabile 😊
|
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Capitolo 8 *** The best thing about me ***
Ispirato alle foto del matrimonio
Olicity e alla canzone
degli U2
La macchina corre veloce, nelle
strade illuminate di Star
City. Sotto il cielo stellato di questa giornata ormai finita.
Una giornata importante. Il giorno
del mio matrimonio. Me
l’avessero detto che sarebbe stato cosi’ non ci
avrei creduto. Beh non avrei
creduto nemmeno se mi avessero detto che mi sarei sposata davvero.
Felicity
Queen. Felicity Meghan Smoak Queen. Sono la moglie di
Oliver Queen. Il
sindaco di Star City. Ex playboy miliardario. Green Arrow.
L’eroe e l’uomo.
Sono sua moglie.
Ancora non ci credo. Ma dopo tutto
quel che e’ successo
durante la crisi di Terra X, ho guardato in faccia alla
realta’. E la realta’
e’ che io lo amo, e che voglio stare con lui. Come lui ha
detto a me. Non
importava come, ma solo stare insieme. E che amarci, stare insieme, ci
rende
migliori l’un l’altra.
Io subito non volevo sposarlo.
Non lo nego. Due anni fa ero stata
presa in quel vortice di
sentimenti e di felicita’ che ti offusca la mente. Lui che mi
aveva chiesto di
sposarlo davanti a tutti. Quel che avevamo passato insieme. La mia
convinzione
che potevamo stare insieme e lottare insieme. Ed era stato
l’inizio della fine.
Mai piu’ mi ero detta. Mai piu’.
Non volevo piu’stare
cosi’ male. Prima quei proiettili che
mi avevano paralizzato le gambe. E poi quella sua omissione, quella che
mi era
sembrata mancanza di fiducia che mi aveva paralizzato il cuore. No,
basta. Non
volevo piu’ soffrire.
Siamo stati lontani. E
cosi’ vicini. Peggio. Abbiamo
sofferto, ancora di piu’ stando separati. E lui mi ha
riconquistato. Gli ho
ridato fiducia. Gli ho ridato il mio cuore. Ma la mia paura
piu’ grande,
perderlo, non mi ha mai abbandonato.
Anche se lui mi aveva detto tanto
tempo fa, prima di stare
insieme, prima di essere un noi
Hey, you will never lose me
Quella paura era tornata,
piu’ forte di prima. Abbandonata
da mio padre. Abbandonata da Cooper. Sono sempre stata diversa da
mamma, dal
suo modo di fare, di sentire. Mi sono sempre fatta strada da sola nella
vita.
E incontrare lui mi aveva cambiato la
vita. Non avevo mai
provato dei sentimenti cosi’ profondi per qualcuno.
Al suo abbandono non volevo neanche
pensare. E l’avevo
abbandonato io per prima.
Siamo cresciuti nel tempo in cui
siamo stati separati, siamo
cambiati. Ma quel che c’era tra noi, quel che c’e
tra di noi, quello non e’ mai
cambiato. E’ solo diventato piu’ forte.
Uno scossone dell’auto mi
riporta al presente, probabilmente
una buca nell’asfalto. Siamo in un taxi, seduti fianco a
fianco. Io e mio
marito.
Ti guardo, seduto nel taxi accanto a
me. Sei serio, imbacuccato
nel cappotto nero sopra allo smoking. Mi tieni la mano ma sei lontano
mille miglia.
Immerso in amari pensieri. La fronte aggrottata. La linea della
mascella dura.
I tuoi bellissimi capelli irti sulla testa, visto che ci hai passato le
mani
frustrato piu’ volte. Gli
occhi duri,
quella sfumatura metallica che assumono quando sei preoccupato. Ormai
conosco
quella sfumatura. I tuoi occhi mi parlano. Mi hanno sempre parlato.
So a cosa pensi. Qualcuno nel team
e’ disposto a
testimoniare che sei Green Arrow in cambio di qualcosa
dall’FBI. Quentin te
l’ha detto durante la festa. E tu l’hai presa molto
male. Un tradimento, hai
detto al covo. Non riesci a capacitarti che qualcuno del team voglia
vendere la
tua identita’ nascosta. Perche’? Per cosa?
So come ti senti. So come ci si sente
quando dai fiducia a
qualcuno e ti senti tradito. E sono io che ho insistito
perche’ tu mettessi in
piedi un altro team.
So che pensi che non e’
Diggle. Lo penso anch’io. Ma un
sentimento di sospetto, di sfiducia adesso serpeggia nel team. Qualcosa
che ci
mettera’ gli uni contro gli altri mentre dovremmo essere
uniti.
Ma io saro’ sempre al tuo
fianco.
Non hai piu’ parlato da
quando siamo usciti dal bunker. John
ci ha mandati a casa dicendo che non era giusto che rimanessimo
la’ ad
accusarci a vicenda. Tu hai obiettato che non era il momento di
abbandonare la
squadra ma lui ci ha ricordato che ci eravamo appena sposati e che la
priorita’
eravamo noi.
“Tu mi hai mandato in luna
di miele quando ho sposato Lyla
proprio in un momento di crisi. Io vi sto solo chiedendo di andare a
casa. E’
la vostra notte, dopotutto” aveva sorriso Dig, anche se a
denti stretti.
Avevamo chiamato un taxi per
prelevarci a un isolato di
distanza dal bunker, per sicurezza. Il tassista ci aveva riconosciuti e
ci
aveva fatto mille complimenti. Ma il tuo silenzio, il nostro silenzio
lo aveva
poi dissuaso. E lui aveva acceso la radio, per attenuare quel silenzio.
E dalla radio erano uscite le parole
della canzone degli U2
When you look so good, the pain
in your face
doesn’t show
When you look so good and baby,
you don’t even
know
When the world is ours but the
world is not
your kind of thing
Full of shooting stars,
brighter as they’re
vanishing
Oh you’ve seen enough
to know it’s children who
teach
You’re still free
enough to wake up on a bed or
a beach
You’re the best thing
about me
The best thing that ever
happened a boy
You’re the best thing
about me
I’m the kind of
trouble that you enjoy
You’re the best thing
about me
Quando sei
così bella
che il dolore sulla tua faccia scompare
Quando sei
così bella
tesoro e non lo sai nemmeno
Quando il
mondo è
nostro, ma il mondo non è adatto per te
Pieno di
stelle
cadenti, più luminose mentre spariscono
Ho visto
abbastanza da
sapere che sono i bambini ad insegnarci le cose
Sei la
migliore parte
di me
La cosa
migliore che
possa succedere a un ragazzo
Sei la parte
migliore
di me
Sono il tipo
di guaio
che ti piace
Sei la parte
migliore
di me
Ti ho guardato. Mi hai guardato. E
dopo un lungo momento mi
hai finalmente sorriso di nuovo. E le immagini di oggi mi sono scorse
nella
mente. Mio padre che mi ha accompagnato all’altare. E mamma,
che ho voluto al
mio fianco mentre camminavo verso di te. Tu che mi aspettavi sul palco,
sotto
al baldacchino. Tuo figlio che teneva il cuscino con le fedi. Dig, tua
sorella
e Curtis che ci facevano da testimoni. Io che stringevo spasmodicamente
il
bouquet mentre camminavo verso di te, le farfalle nello stomaco. Tu che
mi
sorridevi, fiducioso, bello piu’ che mai. Io e te. Gli
impensabili. Impensabile
che tu potessi notarmi. Impensabile che io potessi interessarti.
Impensabile
che potessimo innamorarci. Impensabile che potessimo stare insieme.
Impensabile
quel che stava succedendo. Impensabile come il nostro amore, nato e
cresciuto
tra mille difficolta’, il nostro volerlo negare, le prove e
le diffidenze, le
sfide della vita di ogni giorno e di quella crociata notturna in cui ti
seguo
da 6 anni. Ha abbattuto tutti i muri che abbiamo eretto per
proteggerci. Perche’
abbiamo trovato noi stessi l’uno nell’altra.
Proprio come diceva mamma.
Passo dopo passo ti ho raggiunto. Mio
padre mi ha consegnato
a te
“Te l’affido.
Trattala bene.” ti ha detto
Mamma mi ha accarezzato il viso
sussurando “La mia bellissima
bambina” per
poi abbracciare te
“Io so che mia figlia
e’ fortunata ad avere un uomo come te
che l’ama. L’ho capito 5 secondi dopo avervi visto
insieme”
E tu che hai sorriso pazientemente.
La cerimonia, semplice, si
e’ svolta come in un sogno.
Le promesse matrimoniali ce le
eravamo gia’ scambiate e piu’
di una volta.
E
quando mi ha
infilato la fede al dito mi ha detto le uniche parole che contano
“Ti amo Felicity. Voglio
vivere ogni giorno della mia vita
con te, mia luce.”
E io ti ho risposto “Ti
amo, Oliver. Sei la mia stella. Il
mio per sempre.”
Mi hai stretto forte le mani. E dopo
aver rotto il bicchiere
e aver ricevuto la benedizione dal rabbino ci siamo baciati, tra
l’uragano di
applausi degli amici e degli invitati. Ma io non sentivo piu’
niente attorno a
me. Sentivo solo il tuo amore. La tua forza. La tua protezione. E non
ho piu’
avuto paura. Come quando ti ho chiesto d’impulso di sposarmi.
Non avevo piu’
paura. Ho fiducia in te. L’ho sempre avuta. E ho fiducia in
noi adesso.
Il lancio del bouquet, preso al volo
da mia madre.
Incredibile. Chissa’. La festa.
Il brindisi di Rene’
“Al vero amore, a Oliver e Felicity”,
io stretta al tuo braccio. La torta nuziale, io che ti imbocco e mi
sorridi
malizioso. Gli
amici che ballano.
Quando abbiamo ballato insieme,
stretta nelle tue braccia,
mi sembrava di toccare il cielo con un dito. E ho pensato a quella
volta che
volevi ballare con me ma io ero arrabbiata con te. E avevo ballato con
Barry.
Un buon amico. Pure lui sposato adesso. Sembra passato un secolo.
Il taxi si ferma davanti a casa tua.
Casa .. nostra. William
stara’ con Thea per qualche giorno. Avevamo pensato di andare
in luna di miele
a Bali. Ma con l’ombra dell’FBI che indaga su di te
e ti sta addosso non puoi
lasciare il Paese. Ma ci andremo un giorno, lo so.
Scendiamo. Paghi la corsa. Mi stringo
nel cappotto rosa, fa
freddo, sono le 4 del mattino. Mi fanno male i piedi, le scarpe bianche
con il
tacco a spillo che porto da stamattina mi stringono.
“Ancora felicitazioni a lei
e alla sua sposa, Signor
Sindaco!” e il taxi si allontana nella notte.
La tua sposa. Mi prendi per mano.
Prendiamo l’ascensore.
Usciamo nel pianerottolo, ci fermiamo
davanti alla porta. Non parli.
Togli le chiavi dalla tasca, apri la
porta. Guardo davanti a
me, deglutendo. Vorrei aiutarti ma non so bene cosa dirti, se non quel
che ti
ho gia’ detto al covo mentre andavamo via. Che ti amo e che
puoi contare su di
me. Che non ti abbandonero’ e che staro ‘sempre al
tuo fianco.
Faccio per entrare ma mi prendi per
un braccio, fermandomi.
Ti guardo. Mi guardi. Quel tuo sguardo carezzevole e unico. Quello
sguardo che
hai per me da sempre. Anche se in questo momento ha un velo di
tristezza. E di
qualcos’altro.
“Non e’
cosi’ che devi entrare”
Mi ritrovo nelle tue braccia senza
neanche aver capito come
In braccio mi porti dentro casa,
chiudendo la porta con un
calcio.
In soggiorno uno striscione
“Benvenuti signore e signora Queen!”
“William?”
sorrido, le mie braccia attorno al tuo collo
“Probabile, con
l’aiuto di Thea e Raisa”
Mi baci leggermente “Si,
benvenuta davvero Signora Queen”
“Smoak Queen,
prego!”
Le tue labbra piene si curvano in un
lieve sorriso. Mi baci
ancora, con piu’ passione, mentre mi porti in camera da
letto. La tua, la
nostra camera da letto.
Lentamente mi deponi a terra. Io
scalcio via le scarpe con
una smorfia, sono ancora piu’ piccola davanti a te.
Mi tolgo il cappotto, tu togli il
tuo. Mi metti le mani
sulle spalle, me le
accarezzi, scendi ad
accarezzarmi le braccia. Poi mi circondi il volto con le mani, sento il
freddo
della tua fede al’anulare sinistro, quel modo solo tuo quando
stai per
baciarmi.
Mi contempli un attimo, intensamente
come solo tu sai fare
“Sei bellissima, Felicity.
Sei cosi’ bella che non son mai
riuscito a dirtelo davvero”
Ti sorrido.
Mi accarezzi i capelli, il viso. Hai
un’ombra di rimpianto
negli occhi. Ti bacio alzandomi sulle punte. Non e’ colpa tua
amore mio penso
“Mi dispiace,
Felicity” mormori mentre mi baci le labbra, la
guancia, la tempia, attirandomi teneramente a te
Mi scosto un attimo, ti accarezzo la
guancia con la mano
sinistra, dove brilla la fede che mi hai infilato al dito.
“Non
devi dispiacerti,
tesoro.”
Tu ne baci il palmo, indugi
sull’anello con le labbra
“Volevo che il giorno del
nostro matrimonio fosse perfetto”
“E’ lo
e’ stato. Lo e’. Una bellissima giornata “
Mi guardi incredulo.
“Lo e’ stato
perche’ mi ami. E io amo te. Siamo insieme. Il
resto non conta. Almeno …”
“Almeno?”
“Almeno fino a domani.
Stanotte e’ solo nostra. Siamo solo
io e te.”
Mi
accarezzi la
guancia con un dito, i tuoi occhi valgono piu’ di mille
parole
“Solo io e te…
amore.” Mi stringo a te, mi abbracci forte.
Ad anni di distanza, a ogni
anniversario avrei ricordato quelle
poche ore tutte per noi. Il tuo bacio grato dopo le mie parole, i tuoi
ti amo
sussurrati sulla pelle, baci e parole brucianti. Le tue mani che
abbassavano le
spalline del mio abito, che tiravano giu’ la lampo fino a far
cadere il vestito
da sposa sui fianchi e scivolare giu’, lasciandomi in
mutandine e autoreggenti
bianche. Le mie mani che ti toglievano la giacca e scivolavano sulla
camicia
sotto le bretelle dello smoking a cercare la tua pelle calda. Il tuo
petto
forte e saldo, i tuoi muscoli, la tua potenza e dolcezza. La pressione
della tua
cintura sul mio ventre mentre ti liberavo dalla camicia attirandoti a
me sul
letto e sentivo la tua crescente erezione tra le cosce. La passione che
era
divampata come un incendio. Avvinghiati nel letto, le carezze, i baci,
i morsi,
le grida, i gemiti. La fusione dei nostri corpi, delle nostre anime,
l’estasi
che raggiungemmo piu’ volte. E poi la quiete dopo la tempesta
dei sensi, il nostro
dolce abbraccio, il respiro del nostro primo sonno insieme da sposati.
Io e te. Tu ed io.
Noi. La
parte migliore di noi.
----------------------------------
Eccoci qua SIS !
Crossover: solo due parole per
definirlo: L’ABBRACCIO. Io
non ci speravo proprio in quel bacio disperatamente vero e passionale.
Per me e’ stato il massimo,
piu’ del matrimonio, piu’ di
tutto quello che si sono detti. Piu’ della adorabile
trepidazione di Oliver nel
chiedere a Felicity di sposarlo, quel dialogo tragicomico ammazzacuore.
Piu’
del suo cuore infranto in quarantamila pezzi quando Felicity gli ha
detto di
no. Piu’ del loro parlare sulla scaletta. Piu’ del
faccino triste di lui mentre
si confidava con i Westallen. Piu’ del perche’
Felicity gli aveva detto di no.
Piu’ della tensione quando il Dark Oliver le ha puntato
contro l’arco dopo che
lei gliene aveva dette 4 mentre
Oliver
nostro cercava di salvare lei, Cara Cattiva, capra cavoli e mondi
interi. Bello
bello bello. A presto!
Ps: me li hanno fatti andare insieme
in moto a Central
City!!! Gia’ li’ ero stesa.
Ps2: lo scrivo? Non lo scrivo? Lo
scrivo: Dark Oliver era
terribile, malvagio, senza redenzione ma cavoli se era .. avete capito
cosa,
vero? 😊
|
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Capitolo 9 *** A very Merry Christmas ***
Oliver si sveglio’ di
soprassalto. Nella penombra della
stanza, illuminata solo dalla luce della luna piena ci mise un attimo
prima di
mettere a fuoco. Allungo’ d’istinto la mano verso
destra ma la parte del letto
matrimoniale accanto a lui era fredda, vuota.
Non erano sposati da neanche un mese,
molte delle cose di
Felicity erano ancora al loft, che peraltro non si decidevano a mettere
in
vendita, e lui non si ricordava quasi piu’ com’era
dormire da solo. Averla tra
le braccia, i morbidi capelli che gli solleticavano il collo, il
profumo di
quei capelli, la
mano di lei che gli
accarezzava il petto: era diventato irrinunciabile ormai. Lui spesso le
prendeva la mano, ne baciava il palmo o i polpastrelli delle dita
colorate. O i
capelli. E le labbra, sempre. E poi scivolava nel sonno piu’
tranquillo che
avesse mai dormito. Sereno. In pace. Nonostante tutto.
Quella sera di Vigilia quando era
rientrato dalla conferenza
stampa natalizia al Municipio non l’aveva trovata. Era
indaffarata con la sua
azienda, stava tentando di riallacciare un rapporto almeno lavorativo
con
Curtis dopo che aveva abbandonato il Team Arrow al covo. E doveva anche
passare
al covo per controllare l’attivita’ dei server. Non
aveva potuto accompagnarlo
alla conferenza stampa e lui l’aveva capita. Da quando erano
tornati insieme, lei
aveva messo ben in chiaro che lei non era solo la compagna, ora moglie,
del
sindaco. Aveva una sua vita. Una sua professione, un suo scopo
personale.
Qualcosa da realizzare e da portare avanti al di la’ della
sua relazione con
lui o della sua appartenenza al Team Arrow, ma che non per questo
metteva in
secondo piano la sua vita con lui,
l’amore che provava per lui e la loro comune
crociata contro il crimine.
E lui la rispettava
in questa sua
scelta. Anzi, ne era orgoglioso.
Qualcosa lo aveva fatto svegliare,
come un rumore attutito.
Si decise ad alzarsi. Usci dalla camera da letto e si avvio’
verso il salotto.
Tranne che per il fuoco acceso nel
camino, la stanza era
immersa nel buio. A destra, distante dal camino un Albero di Natale
debitamente
addobbato. Raisa e William si erano dati da fare, ed era molto bello,
adorno di
palline rosse e gialle, file dorati e lucine varie. Era pure comparsa
la calza
di Oliver bambino, con il suo nome scritto sopra. L’ultima
volta l’aveva vista
appesa al loft quando ci abitava Thea prima di…
scaccio’ quel pensiero e si
costrinse a tornare al presente.
A fianco dell’albero,
posato su un tavolino di cristallo, un
candelabro a 7 braccia. Non avevano dimenticato che Felicity era ebrea.
Alcuni
pacchetti sotto l’albero mentre lei saltellava sul tappeto
cercando di
raccogliere quel che era caduto.
“Cosa stai
combinando?” disse lui appoggiandosi allo stipite
della porta
Lei si fermo’ di botto,
l’aria colpevole di chi era stato
colto in fallo
Illuminata solo dal fuoco del camino,
il riflesso delle
fiamme che danzava sulla sua pelle diafana, era bellissima. In un paio
di
semplici pantaloni di pigiama e la solita canotta rosa che portava
abitualmente
per andare a dormire, la semplice purezza di quel profilo minuto e
aggraziato
che era solo suo. Il cuore di Oliver si gonfio’
d’amore solo a vederla
“Ciao, ecco io.. come
e’ andata la conferenza stampa?”
Lui si tolse dallo stipite e
avanzo’ verso di lei.
Ogni volta che lo vedeva arrivare
verso di lei le si
azzerava la salivazione. Cosi’ alto, forte, bello nella sua
gloriosa fisicita’.
La danza di luce e ombre su quel petto nudo, largo e segnato dalle
cicatrici, i
fianchi stretti nei pantaloni del pigiama, azzurri come i suoi occhi. E
non si
era innamorata di lui solo grazie al suo aspetto fisico.
“Bene, bene. a parte le
solite domande su un futuro
impeachment e se quello che si dice su di me che sono Green Arrow e
presto
l’FBI mi mettera’ in prigione definitivamente..
bene.”
“E cosa hai detto ai tuoi
sostenitori e ai tuoi detrattori
della mia assenza alla conferenza stampa di Natale del
Sindaco?”
“Ho detto loro che mia
moglie e’ una donna che lavora e che
chiunque di loro avesse una moglie che lavorava avrebbe capito la mia
sitauzione.
Che le nostre compagne sono sempre al nostro fianco nelle lotte
quotidiane a
sostenerci, anche quando non ci sono fisicamente, perche’
impegnate nel loro
lavoro e nel contribuire al benessere delle nostre famiglie.”
“Molto ben detto, signor
Sindaco.”
“Beh in fondo non ho detto
che la verita’. Tu lavori davvero
al benessere della nostra famiglia. Solo che e’ una famiglia
grande come una
citta’ e un po’.. verde.”
“Una famiglia che di
recente ti ha deluso.” Felicity chino’
la testa “Sia come citta’ che come team”
Oliver strinse le labbra.
L’agente dell’ FBI gli stava
mettendo contro la citta’ di cui era sindaco. E ancora non si era rassegnato
per quel che era
successo al Team. Non riusciva a mandare giu’ quel che aveva
fatto Rene’. Lo
capiva. Lo capiva fin troppo bene. Come lui aveva messo il bene di sua
figlia
davanti a tutto. Ma
non riusciva a
giustificarlo. Non per come si era comportato. E anche Dinah e Curtis
se
n’erano andati. Lo confortava che John fosse rimasto dalla
loro parte. Ma
sentiva di aver fallito, ancora una volta. E non gli piaceva.
“So che non ne vuoi
parlare, ma” inizio’ lei
“Hai detto bene Felicity,
non voglio parlarne. Non adesso,
almeno.” Commento’ mestamente lui
“Che stavi combinando al
buio?” Chiese
lui subito dopo, cambiando discorso
“Stavo tentando di fare
Babbo Natale. Ma non mi viene un
granche’ bene” rispose lei
“Uhm, non ci credo. Tu
riesci bene in tutto.”
Lei gli sorrise. La fiducia che lui
riponeva in lei la
commuoveva, soprattutto da quando aveva avuto conferma che lui aveva
sempre
avuto fiducia in lei, anche se a lei non pareva, durante
quella straziante umanissima
confessione che le aveva fatto quando erano stati intrappolati al covo.
Da
allora non aveva fatto che amarlo piu’ di prima, anche se non
credeva fosse possibile.
“E cosa ha portato Babbo
Natale?”
“Sono riuscita a scovare
l’ultima edizione di quel
videogioco che tanto voleva Wiliam, quella che abbiamo tanto cercato.
Sono
andata a ritararla stasera giusto un attimo prima che chiudesse il
negozio. La
volevo incartare per bene, ma lo scotch mi e’ rimasto sulle
dita, la carta si
e’ strappata in un punto e nel girarmi a prenderne un altro
foglio e’ caduto
tutto quel che c’era sul tavolino. Un elefante in una
cristalleria avrebbe
fatto meno danni, in queste cose non ci so fare, regali per bambini,
feste di
famiglia, io..”
Oliver le accarezzo’ con
dolcezza una guancia, fermando quel
fiume di parole. Sorrideva. Come la prima volta che si erano
incontrati. La sua
parlantina aveva sempre il potere di farlo sorridere. La sua semplice
presenza
lo faceva sorridere. Il fatto che lei lo amassa lo rendeva felice. Il
fatto che
lei pensasse a suo figlio lo commuoveva. Il legame di affettuosa
complicita’
che lei aveva stabilito cosi’ in fretta con William era
stupefacente. Ma del
resto era di Felicity rendere le cose piu’ belle e
piu’ semplici, uno dei
tratti di lei che piu’ amava.
Depose un tenero bacio sulle labbra
di quella che da meno di
un mese era sua moglie. Ancora non ci credeva. A tutto quel che era
successo.
Lei rispose al bacio con pari
tenerezza.
“Mi piace come mi fai stare
zitta, lo sai?” sussurro’ sulle
sue labbra
“Lo so” rispose
lui abbracciandola. Quel piccolo morbido
corpo consenziente si incollo’ al suo con la solita
naturalezza, data dalla
consuetudine e dal reciproco desiderio. Le mani calde di lui
scivolarono sulla
schiena di lei, insinuandosi sotto la canotta e tra
l’elastico dei pantaloni
del pigiama, accarezzadole la pelle in parte morbida e in parte
increspata
dalle cicatrici delle operazioni subite alla parte bassa della schiena
per
l’impianto del chip che la faceva camminare.
Se solo pensava che quasi
l’aveva persa… La bacio’ di
nuovo, la tenerezza
stava diventando
qualcosa di piu’ urgente, impellente
“Pero’ se
continui cosi non riusciro’ a finire di incartare
il regalo…” sospiro’ lei riluttante
staccando le labbra dalle sue. Gli occhi di
lui brillavano come stelle azzurre nella penombra, rischiatata dalla
fiamme del
fuoco nel camino. La passione, il desiderio non celato in quegli occhi
che
tanto amava.
“E va bene”
concesse lui, sciogliendola dall’abbraccio
Felicity fini’ di fare il
pacchetto e lo pose in bella vista
davanti all’albero.
Lui decise che doveva dirglielo.
Dirle quello che aveva nel
cuore. Aveva bisogno di lei.
“Felicity, ho parlato con
l’avvocato”
Felicity rabbrividi’, e non
per il freddo
“Oliver..” disse
girandosi verso di lui. Non voleva sentire
quello che le avrebbe detto. E sapeva che doveva sentirlo invece.
“Felicity, dobbiamo
affrontare la questione, lo sai. Vieni
qui.”
Le tese la mano, si accoccolarono a
terra sul tappeto di
fronte al camino, lui di schiena contro il divano, lei seduta nel suo
grembo,
le braccia di lui attorno a lei.
“Se .. se le cose dovessero
andare male, se fossi condannato”
“Non ti condanneranno, io
lo so”
“Amore, se mi condanneranno
dovro’ passare molti anni in
prigione, lo sai. Forse tutta la vita.”
“Non voglio sentirti
parlare in questo modo” la
stretta di lei si fece piu’ forte
“Felicity, io
dovro’ pagare per quel che ho fatto”
“Tu non hai fatto altro che
salvare questa citta’”
“Si, ma quando sono tornato
qui dall’isola, prima di
conoscerti, ero solo un killer. Devo rispondere delle tante morti che
ho
causato.”
“Tu non sei un killer. Non
sei piu’ quello che eri. E hai
fatto tanto di buono per Star City, questo non potranno ne’
averlo dimenticato
ne’ metterlo in dubbio.”
“Felicity, tu sei buona e
fiduciosa. Non tutti la penseranno
come te. Dobbiamo prepararci al peggio.”
Felicity rimase in silenzio.Lui le
prese la mano dove
brillava la fede che le aveva infilato all’anulare
“E’ per questo
che ho parlato con l’avvocato. A proposito di
William. Le ho
chiesto di preparare i
documenti per l’affido congiunto di mio figlio.”
“Oliver, io”
“Lui non deve pagare per i
miei errori. E gli ho promesso
che per quanto fosse in mio potere non sarebbe rimasto solo al
mondo.” Le alzo’
il mento con il dorso della mano, accarezzandole lievemente la guancia
“Voglio affidarti mio
figlio. Voglio che lui diventi anche
tuo figlio. Tu sei l’unica persona al mondo che amo e di cui
mi fido a tal
punto da chiederti di prenderti cura di lui, di stargli accanto, di
aiutarlo a
crescere”
Gli occhi di lei si riempirono di
lacrime
“Felicity so che ti sto
chiedendo tanto. Lo faremo solo se
sei d’accordo. Ma io mi sentirei infinitamente piu’
tranquillo sapendolo con
te. Perche’ so che gli vuoi bene e e non lascerai che gli
accada niente di
male.”
“Io non so se
riusciro’ .. ha bisogno di suo padre.”
“Ha bisogno di amore, e tu
ne hai tanto da dare. Ci
riuscirai, ne sono piu’ che sicuro. William ti vuole bene,
hai riportato
affetto e allegria nella sua vita. L’hai resa migliore.
Esattamente come hai
fatto con me. Ti prego, Felicity. Aiutami a tenere al sicuro nostro
figlio”
“Nostro figlio”
aveva detto. Felicity stava per mettersi a
piangere, ma ricaccio’ indietro le lacrime.
“Va bene.
Firmero’ i documenti e faro’ del mio meglio con
William. E so che tornerai presto da noi.”
“Grazie, amore mio.
Grazie”
L’abbraccio’,
stringendola forte a se’. Aveva visto la lotta
interna dentro di lei, la forza con la quale aveva evitato di mettersi
a
piangere.
Si alzo’ in piedi, e la
fece alzare.
“Scusami un
secondo”
Si allontano’ un secondo
per poi tornare con un pacchettino rosso
con il fiocco bianco “Per
te”
“Oliver non dovevi,
davvero”
“Si che dovevo.”
Le diede il pacchettino, lei lo
rigiro’ tra le mani con fare
inpacciato
“Non e’
un’altra chiave” sorrise lui
“Su aprilo, mezzanotte
e’ gia’ passata!”
Lei lo apr’i. Era un
delizioso braccialetto, con appeso un
piccolo charm a forma di casetta. Lei lo fisso’.Poi
fisso’ Oliver
“Oliver e’ bellissimo!”
Lui lo prese dallo scatolino e glielo
allaccio’ al polso,
sfiorando il piccolo ciondolo con un dito
“Casa. Perche ‘
e’ questo che sei per me.”
Trattenne le mani di lei nelle sue
“Pensavo che ogni anno che
ci sara’ concesso di vivere
insieme, al nostro anniversario ti posso regalare un
altro charm da aggiungere a questo.”
Lei lo guardava con le lacrime agli
occhi.
“Spero che questo ciondolo
non resti da solo, e che non solo
completeremo questo braccialetto ma che ne avrai anche degli
altri.”
“Oliver” fu lei
stavolta ad accarezzarlo sulla guancia spruzzata di barba
“Anch’io ho
qualcosa per te.
Volevo dartelo domani, ma visto che siamo qui”
Tolse un pacchettino dalla calza di
Oliver appesa all’albero
e glielo porse.
“Felicity. Tu mi hai
gia’ fatto il regalo piu’ bello
chiedendomi di sposarti. Non chiedevo altro”
Non era del tutto vero. Aveva un
altro desiderio ma non
poteva ancora dargli voce. Gia’ averla sposata era una cosa
enorme, che solo
fino all’anno prima aveva creduto non sarebbe mai potuta
accadere. Ma ancora
non poteva confidarle quello che sognava, quello che sperava da quando
aveva
realizzato di amarla, da quando aveva accettato
il suo amore per lei
in quel suo
forte abbraccio sulla torre dell’orologio, da quando aveva
visto la gioia del
suo amico John quando era diventato padre. Gia’ in parte quel
sogno di una
famiglia sua si era realizzato con Wiliam eppure nel suo cuore serbava
gelosamente quel sogno: un bambino loro. Avere un figlio da Felicity,
dalla
donna che amava piu’ di se’ stesso. Un meraviglioso
sogno che con il tempo sperava
si sarebbe potuto finalmente realizzare. Ma non voleva metterle
pressione. Non
adesso. Voleva viverla attimo per attimo, vivere il suo amore,
costruire la
loro vita insieme giorno per giorno, con William. Anche con quella
spada di
Damocle che pendeva sulla sua testa, del processo, dell’FBI.
“E’ solo un
piccolo segno. Su dai,aprilo”
Sembrava una bambina. Eccitata e al
tempo stesso titubante,
come timorosa che il regalo non gli sarebbe piaciuto.
Oliver apri’ il
pacchettino. Sollevo’ dal velluto una sottile
catena dorata con un piccolo pendente a forma di stella racchiusa in un
cerchio.
“Un’altra stella.
Un’altra appartenenza” disse lei
timidamente, accarezzadogli con
mano
lieve il cratere sul petto di lui dove prima aveva il tatuaggio della
stella
Bratva.
Lui soppeso’ per un attimo
il ciondolo. Voltandolo lesse la
scritta incisa sul dietro “You are my star. F” (Sei
la mia stella. F.)
“Anche io voglio
invecchiare insieme a te. Anche se
conduciamo una vita particolare e pericolosa. Ma voglio che tu sappia
una cosa:
che il destino ci separi domani o fra quarant’anni non rimpiangero’
un solo secondo passato
insieme a te da quando ti ho conosciuto. Mai.” La
senti’ dire piano.
Alzo’ lo sguardo dal
ciondolo per guardarla. Lei glielo
prese dalle mani e glielo mise al collo.
“E ti aspettero’.
Sempre.”
Lui la guardo’ senza
parole, solo con quello suo sguardo
particolare, di amore immenso, le lacrime che gli brillavano negli occhi
“Nel bene e nel male.
Ricordi?” sorrise lei
“Nel bene e nel
male.” Riaffermo’ lui deciso. Le strinse
forte le spalle, le accarezzo’ il collo, circondandole il
volto con le mani.
Stavano per baciarsi con passione quando
“Ehi, voi due. Avete finito
di tubare?”
William appoggiato allo stipite della
porta che li guardava
con aria divertita, le braccia conserte. Cosi’ simile a suo
padre poco prima,
in quella stessa posa indolente e rilassata.
Oliver e Felicity si separarono
bruscamente, imbarazzati
“Credi figliolo
verra’ il tempo in cui anche a te piacera’..
tubare” rispose
Oliver
“Ho sentito qualcuno
parlare e sono venuto a vedere se era
arrivato Babbo Natale”
“E’ arrivato,
e’ arrivato.” Felicity prese il pacco che con
tanta premura aveva incartato e glielo porse
“Ma lo posso aprire
adesso?”
“Certamente,
William”
Il ragazzino scarto’ il
pacco, lacerando la carta
velocemente
“Wooow ! Sii, il gioco che
volevo cosi’ tanto. Ma era
introvabile, come..?”
“Babbo Natale ha le sue
fonti” ironizzo’ Oliver, uno sguardo
furtivo a Felicity
“Posso andarlo a
provare?”
“William” fece
Oliver improvvisamente serio e burbero
“Solo una partitina, poi
vado a dormire, prometto!” imploro’
il ragazzo
“Solo una, e poi dritto a
letto. Sono le 3 del mat..”
Il ragazzino non lo fece finire e
abbraccio’ strettamente
all’improvviso sia il padre che Felicity.
D’impulso. E altrettanto velocemente
li lascio’ per correre verso la sua camera.
“William?” fece
Oliver, un po’ stranito dal comportamento
del figlio
Il ragazzino si fermo’ di
botto sulla soglia e si giro’
verso di loro
“Grazie papa’.
Grazie Felicity. E non solo per questo.”
Alzo’ il pacco verso di loro. “Grazie
perche’.. ci siete”
fece un piccolo sorriso triste.
”Buon Natale!” E scappo’ via
di corsa.
Oliver degluti’
forzatamente, tentando di ricacciare
indietro l’ondata di commozione
che lo stava prendendo. Felicity si strinse a lui e lo guardo’
“Buon Natale, amore
mio”
“Felice Festa di Hannukah,
mia luce” fece lui sommessamente
La bacio’ a lungo, con
amore e gratitudine. E la tenne
stretta a se’. Sentiva il suo amore per lui. In quel momento
fu sicuro che
qualsiasi cosa gli avesse riservato il nuovo anno, bella o brutta,
qualsiasi
prova, qualsiasi situazione difficile gli si fosse posta davanti
l’avrebbe
saputa affrontare. Grazie a quella piccola fortissima donna che aveva
tra le
braccia. Grazie a quel ragazzino che era corso nella sua camera.Verso
quel
guscio, quello scudo dietro cui si proteggeva per nascondere i suoi
sentimenti.
Anche in questo cosi’ simile a lui.
Sua moglie. Suo figlio. La sua
famiglia. La sua forza.
-------
One shot natalizia in ritardo e in
anticipo per il Nuovo
Anno
Tanti Auguri mie preziose lettrici.
Grazie di esserci state,
di esserci e di leggere le mie storie, che spero che vi abbiano tenuto
e vi tengano
compagnia.
A very Merry
Christmas
and a Happy New Year, let’s hope it’a good one,
without any fear
Davvero Buon
Natale e
un Buon Anno Nuovo, speriamo sia buono, senza paura
Con le immortali parole di John
Lennon, Buone Feste a voi
tutte SIS e alle vostre famiglie e che il 2018 sia davvero un Buon Anno
Nuovo!
Un bacio e a presto!
|
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Capitolo 10 *** Your loving arms (Poetica) ***
Sono
stanco. Una riunione
infinita. Non ce la faccio piu’. E’ meno stressante
pattugliare la citta’ di
notte, a colpire tutti quei criminali, che passare tanto tempo in
riunione al municipio.
Non posso crivellare con il mio arco tutti i consiglieri comunali. E le
mie
parole purtroppo non sono convincenti e appuntite come le mie frecce. E
adesso
sto andando al bunker. Problemi anche la’. Quei tre che se ne
sono andati. Il
team si e’ disgregato. Ma che team posso avere se non posso
piu’ fidarmi di
loro? Ma quello che sento il ‘mio’ team
e’ rimasto. Mi e’ rimasto mio fratello
John. E per fortuna immensa, una fortuna che non merito ho lei al mio
fianco,
sempre. Devo vederla. Subito. Ho bisogno di lei adesso, piu’
che mai
Anche
quando poi saremo stanchi
troveremo il modo per
navigare nel buio
che tanto è facile
abbandonarsi alle onde
che si infrangono su di noi
Ho
bisogno della mia
luce. Che illumini il buio in cui mi sto dibattendo. Non ho molte via
di
uscita. Da sindaco un processo pende su di me. Cayden James con il
ricatto ha
estorto soldi a questa citta’ che ho giurato di proteggere e
difendere. E sono
stato io a dare ordine di darglieli. Come vigilante non va meglio. Per
combattere i criminali ho infranto la promessa fatta a mio figlio. La
sua
espressione triste e delusa mi perseguita ancora. E se non ci fosse
stata
Felicity non so come sarebbe andata a finire. Peggio, sicuramente. Ma
quelle
parole agrodolci di William mi hanno fatto male. Ci hanno fatto male.
Perche’
anche lei gli vuole bene. Meraviglioso amore mio, che ami anche un
figlio che
ti e’ capitato tra capo e collo, come a me. Un figlio per il
quale ti ho fatto
anche soffrire. Ma tu vedi sempre il meglio negli altri. Hai saputo
vedere il
bene che era in me anche quando io non lo vedevo, sprofondato nel buio
della
mia solitudine, della mia vendetta, delle brutture di cinque anni di
inferno.
Dimmi
dove sei
vorrei parlarti
tutte quelle cose che
ho mandato già in fumo
Colpa della solitudine
non l’ho mai detto a nessuno
a nessuno tranne che a te
No,
non ho mai parlato a nessuno
come parlo con te. Non sono mai stato felice con nessuno come lo sono
con te. Sei
sempre stata speciale. Da quando ti ho conosciuto ti ho sempre sentita
vicina,
come nessuna altra donna mai prima di te. Dolce. Solare. Intelligente.
Spiritosa. Forte. Bellissima.
Questa
sera sei bellissima
se sai che non è finita abbracciami
Sei
davvero bellissima in quel
tuo abito color rubino. Le tue braccia candide, dalla pelle vellutata,
che ho
la fortuna di accarezzare, di venerare. il tuo viso luminoso. I tuoi
morbidi capelli
biondi, quelle onde dorate che tanto amo. Stai bevendo un
caffe’, l’aria
assorta una piccola pausa anche per te in questa difficile giornata. Ma
appena
mi vedi capisci subito il mio stato d’animo. La mia faccia
distrutta, la mia
espressione sfinita ti ha parlato
Oh
amo il tuo viso. Ma non hai
una bella faccia adesso. Cos’e’ successo? Mi prendi
la mano, posi la tazza di
caffe’
Mi
siedo stancamente sul tavolo
delle riunioni e te lo dico. Due ore a tentare di convincere il
consiglio
comunale che usciremo dallo scacco in cui ci tiene Cayden James. Due
ore a
tentare di convincere qualcuno di qualcosa della quale nemmeno io sono
piu’
sicuro in questo momento.
Mi
stringi il bavero della
giacca, mi accarezzi dolcemente il collo, il volto. Un vero balsamo per
il mio
animo stanco e combattuto. E poi mi sussurri “hey
..” e mi stringi a te. Lo
sapevo. Sapevo che lo sapevi. Che sapevi di cosa avevo bisogno. Di
stare nelle
tue braccia. Come tu hai bisogno di stare nelle mie.
Mi
stringi tra le tue braccia.
Le tue dolci amorevoli braccia. Mi stringi forte. E io torno a casa.
Sospiri
insieme a me. Nelle tue braccia mi sento sicuro, tranquillo. Niente mi
puo’ far
male se sono tra le tue braccia. Sei cosi piccola, sembri fragile. E
invece sei
fortissima. Piu’ forte di me. Mi rilasso nel tuo abbraccio.
Chiudo gli occhi. Anche
tu sei stanca. Il bunker. La tua azienda. La nostra famiglia appena
formata.
William. Non so cosa esattamente gli hai detto. Ma so che ci sai fare
con le
parole, e infatti il mio bambino ha detto che ha capito
perche’ faccio quel che
faccio. Forse non del tutto. Ma qualcosa ha capito. E sei stata tu a
farglielo
capire. Questa vita. Le notti al bunker. La vita al mio fianco. Le
preoccupazioni.
Sento la fatica che e’anche in te.
E
anche quando poi saremo stanchi
troveremo il modo per
navigare nel buio
che tanto è facile
abbandonarsi alle onde
che si infrangono su di noi
Ti
stringo, mi stringi. Il
nostro abbraccio ci calma, mi calma il cuore. Ci diamo forza. Il sangue
comincia a scorre di nuovo nelle mie vene, ricomincio a respirare. E poi come sempre mi
illumini. Mi chiedi se
so a cosa pensa quando sara’ finita con James. Io ti chiedo a
cosa, mentre la
mia mano scende dai tuoi capelli ad accarezzarti la schiena. E mormori
al mio
orecchio che pensi alla nostra luna di miele. E un brivido mi
attraversa. Un
piacevole brivido.
Dimmi
come stai
perché non parli
ora tienimi con te
la tua mano nel buio
la luce è la mia solitudine
non l’ho mai chiesto a nessuno
a nessuno tranne che a te
Ancora
una volta compi la tua
magia: mi fai
sorridere. Aruba. Si,
Aruba. Ci andremo, prima o poi. Sorrido al solo pensiero. La nostra
luna di
miele. Dove poter dimenticare tutto. Stare solo con te. Il sole, la
sabbia
calda sotto i piedi. Il mare azzurro, scintillante come i tuoi occhi.
Ammirare
il tuo corpo snello, le tue forme esaltate da un ridotto bikini nero.
Baciarti.
Respirarti. Stare con te. Niente malviventi. Niente problemi. Una
piccola oasi
di pace, dove poter stare solo con te. Fare l’amore tra le
onde, in un mondo
silenzioso e liquido. Bere dalle tue labbra, vezzeggiare il tuo seno,
sprofondare con te in un universo dove esistiamo solo noi. Un sogno.
Questa
sera sei bellissima
se lo sai che non è finita abbracciami
anche se penserai che non è poetica
questa vita ci ha sorriso e lo sai
non è mai finita abbracciami
Questa
vita e’ tutt’altro che
poetica. Ma ci sei tu, amore mio infinito. E non ho bisogno di altro.
E
voglio sognare assieme a te la
nostra luna di miele.
Abbracciami
Abbracciami
Rimarrei
per sempre tra le tue braccia, amore. Ma non posso.
Chiudo gli occhi. Sospiro di nuovo. Torno alla realta’.
“Any
news here?”
E tu
cominci a parlare, ad aggiornarmi. E poi quel suono dai
server, il tuo sistema di localizzazione ha trovato qualcosa.
Ti giri
parlando, ma le nostre mani.. le nostre mani si cercano.
Le nostre mani si stringono, s’intrecciano
d’istinto. Insieme saliamo sulla
pedana. Insieme esaminiamo lo schermo. Tu riparti a razzo digitando
sulla tua
tastiera. Io ti dico cosa sto per fare.
Eccomi di
nuovo in azione. Rinvigorito, di nuovo pronto. Insieme a
e te. Mia forza. Mia luce. Mio amore.
Andremo
ad Aruba. Si, ci andremo. Te lo prometto.
-------------------------------------
Sclero
ispirato dal bellissimo (e brevissimo) Olicity moment
dell’episodio 6x12 intrecciato al testo di Poetica di Cesare
Cremonini.
Dedicato
a voi tutte mie preziose lettrici. Per ringraziarvi per avermi
contattato. Per la vostra gentilezza e preoccupazione. Non volevo
allarmarvi
con il mio lungo silenzio. Ho avuto un periodo di stallo, sono rimasta
fuori
dal sito per un bel po’, per vari motivi. Ma sono di nuovo
qui. E voglio
rassicurarvi. Presto arrivera’ anche il nuovo aggiornamento
Dirty Arrow. Non
abbandono la storia, siatene certe. Non e’ solo mia,
e’ soprattutto vostra. Grazie
ancora per il vostro supporto. A presto.
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