a spirit into my body

di Marylilithfey
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** l'ultimo volo ***
Capitolo 2: *** Esci dal mio corpo! ***
Capitolo 3: *** Mele a volontà ***
Capitolo 4: *** ancora problemi! ***



Capitolo 1
*** l'ultimo volo ***


Salve gente! Sono la vostra Marylilith, questa volta alle prese con una nuova fanfiction su Twilight. Quello che sto per narrarvi è qualcosa che non ho mai provato a raccontare prima, spero di riuscire nel mio intento e di non deludervi. Non voglio svelarvi nulla sulla storia, dimenticatevi solo Edward vampiro, qui sarà un ragazzo qualunque, dimenticatevi Bella goffa e insicura, qui sarà una ragazza molto sicura di se. Spero di avervi incuriosito ^^

 

 

A spirit into my body

 

 

 

Capitolo 1. L’ultimo volo

 

Era la prima volta che prendevo un aereo per il Canada. Mi stavo recando li per partecipare ad una competizione di pattinaggio su ghiaccio. La vittoria mi avrebbe aperto le porte per le Olimpiadi invernali. La voce del capo-pilota all’alto parlante ci avvertì che stavamo per atterrare all’aereoporto di Montreal. Guardando fuori dal finestrino vidi che aveva appena nevicato e che le strade erano ricoperte da un manto candido. Non appena scesi dall’aereo venni accolta da una folla di giornalisti che mi puntarono addosso i loro flash scattandomi una foto al secondo. Per fortuna Charlie il mio manager, nonché mio padre riuscì a fargli mantenere le distanze prima che mi assalissero. Lasciato l’aeroporto una macchina ci aveva prelevato e portato al palazzetto dello sport. Per quell’esibizione avevo deciso di provare una nuova coreografia e di terminarla con un triplo salto.

-Bella sei sicura di poterlo fare?- domandò Charlie, non avevo mai provato quel salto ma ero fiduciosa, volevo sbalordire la giuria, il posto alle Olimpiadi doveva essere mio.

-Non c’è niente che non possa fare- risposi sicura di me.

Il pattinaggio mi aveva cambiato, prima di diventare tra le migliori pattinatrici d’America della mia età ero una ragazza piuttosto goffa, io stessa non avrei mai pensato di riuscire a stare sui pattini per più di qualche secondo senza rovinare a terra. Ancora meno avrei immaginato di arrivare a gareggiare per l’accesso alle Olimpiadi, era il sogno di ogni pattinatrice, era il mio sogno più importante e non mi sarei arresa finché non l’avrei raggiunto.

Prima di me si esibirono una pattinatrice russa e una italiana, vedendo le loro coreografie mi convinsi che la mia era perfetta cosi com’era. Le loro erano state elaborate e piene di passi complicati io non potevo essere da meno. La prossima ero io, indossai i miei pattini al quale avevo legato un piccolo ciondolo portafortuna, mi aveva accompagnato in quasi tutte le gare, era grazie a lui se nella mia stanza potevo sfoggiare una collezione di coppe e medaglie tutte di prima o seconda posizione. Non potevo non indossarlo per quella gara, senza ero certa non sarebbe filato tutto liscio.

Avanzai al centro della pista, presi posizione e attesi che la musica partisse. Per la mia esibizione avevo scelto una melodia eseguita al pianoforte, Claire de lune di Debussy. Era una musica tranquilla, niente di spettacolare. La mia scelta era stata voluta, infatti volevo che la giuria si concentrasse interamente su di me e non sulla musica, una musica troppo elaborata li avrebbe sicuramente distolti dalla mia coreografia. Eseguii alla perfezione i primi passi, mi ero allenata molto per quella gara, avrei potuto pattinare anche ad occhi chiusi. Saltavo e volteggiavo in aria con grazia ed eleganza, non potevo vederli per non perdere le concentrazione ma sapevo che la gente tra il pubblico mi guardava, anzi mi ammirava con il fiato sospeso, li avevo sbalorditi. Eseguii una sequenza di passi in linea retta, portandomi dove mi trovavo prima di iniziare, cioè al centro della pista. L’esibizione stava per terminare, i 2 minuti e 40 erano quasi passati, mancava l’ultimo passo, quello finale, il triplo toe loop. Iniziai a pattinare per prendere velocità, saltai in aria girando per tre volte su me stessa. Troppo tardi mi resi conto di aver saltato troppo presto, e soprattutto di non essermi data lo slancio di cui avevo bisogno. Quando tornai a terra il piede destro slittò in avanti e prima che potessi riprendere il controllo caddi all’indietro sbattendo la testa. L’ultima cosa che vidi furono i medici che mi caricavano su una barella, e Charlie che mi teneva la mano, poi persi i sensi.

-Isabella!...Bella mi senti?-

Aprii gli occhi ancora stordita e con la testa che mi faceva male, vidi mio padre guardarmi preoccupato chinato su di me.

-come ti senti?- domandò aiutandomi a mettermi seduta

-bene…ma dove mi trovo?- chiesi guardandomi attorno

-non ricordi?-

Mi voltai verso mio padre, cos’è che dovevo ricordare? Ci pensai un momento, quando ricordai mi prese un colpo

-oddio che figuraccia!- esclamai prendendomi il volto tra le mani. Come avevo potuto sbagliare? La mia partecipazione alle Olimpiadi era inevitabilmente compromessa.

Charlie sembrò accorgersi della mia ansia perché tentò di sollevarmi il morale

-sta tranquilla, questa era solo una delle tante gare per accumulare punti e andare alle Olimpiadi, ti rifarai la prossima volta-

Aveva ragione, tutti possono sbagliare, il mio errore era stato quello di eseguire un salto pur non essendo ancora pronta e abbastanza allenata, ma non dovevo arrendermi c’erano ancora tante competizioni da gareggiare, io Isabella Swan, terza classificata ai campionati USA di pattinaggio sul ghiaccio avrei raggiunto la vetta delle Olimpiadi, la medaglia d’oro mi attendeva.

Quello che mi preoccupava però era la reazione dei giornalisti, il mio rapporto con loro non era mai stato dei migliori, e dopo questo sapevo sarei diventata il loro bersaglio preferito già mi immaginavo i titoli sui giornali “pattinatrice americana delude il pubblico con una performance da principianti” o ancora “la scalata verso le olimpiadi si allontana sempre di più per questa giovane pattinatrice”.

-Ti lascio riposare ancora un po’, hai preso una bella botta rimani stesa- disse mio padre dandomi un bacio sulla fronte e lasciando la stanza. Non sapendo cosa fare accessi la tv. Il telegiornale stava trasmettendo una notizia dell’ultimo minuto. Poco distante dal palazzetto dello sport, un piccolo aereo era precipitato durante un esibizione acrobatica, non si sapeva ancora nulla delle sorti del pilota. Ascoltando quella notizia sentii una strana sensazione dentro di me, una sensazione di tristezza e disagio che non riuscii a spiegarmi.

Non volevo più di rimanere a letto. La gara non era ancora finita, dopo di me dovevano esibirsi altre pattinatrici, volevo andarle a vedere. Mi alzai dal letto e uscii dall’infermeria. Mentre percorrevo il corridoio, voltando l’angolo qualcuno mi venne addosso, finimmo entrambi per terra.

-ahi…mi scusi- dissi rialzandomi. Vidi che quella contro cui mi ero scontrata era la pattinatrice italiana, la quale mi fissò con astio e se ne andò senza dire nulla.

“che maleducata”

-si è vero…aspetta! Chi ha parlato?- mi guardai attorno ma nel corridoio non c’era nessuno, eppure ero sicura di aver sentito una voce. Forse la botta alla testa era stata più forte del previsto, mi strinsi nelle spalle e mi affrettai a raggiungere gli spalti prima del termine della competizione.

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Capitolo 2
*** Esci dal mio corpo! ***


Sera gente! È una maturanda che vi sta parlando. Il vero esame inizia domani, pregate per me XD

Per staccare un momento dai libri che mi sta esplodendo la testa posto un altro capitolo della mia fanfiction. Baci a tutti!

Marylilith

 

 

Capitolo 2. Esci dal mio corpo!

 

Dopo la spiacevole figura avuta durante la gara di pattinaggio sul ghiaccio che si era svolta a Montreal, insieme a mio padre ero rientrata in America per rifugiarmi nella sperduta cittadina nel quale risiedevo da un paio di anni, per la precisione da quando i miei si erano separati. Il nome della suddetta città era Forks. Chiamarla città non era del tutto appropriato, in quel caso Port Angels, situato a poca distanza, poteva essere paragonato ad una megalopoli come New York. A Forks c’era il nulla, le giornate si susseguivano tutte uguali, il panorama era sempre lo stesso, alberi, alberi e ancora alberi. Questo isolamento mi permetteva però di avere un minimo di liberta con i giornalisti, che difficilmente si spingevano fino a li. Forks era un ottimo rifugio, soprattutto in momenti come questi che ero un facile bersaglio per la stampa. Mio padre aveva registrato la mia esibizione, cosi avevo potuto rivederla e riflettere su dove avessi sbagliato. La prima cosa che mi saltò all’occhio, e di cui si accorse anche mio padre, era il poco slancio che mi ero data nel salto. Ma soprattutto il poco equilibrio che avevo avuto nell’eseguire quel passo.

-devi solo allenarti un po’, c’è ancora tempo per la prossima gara- disse mio padre spegnendo la tv e estraendo il video dal registratore.

Mi alzai dal divano sul quale ero comodamente sdraiata e portandomi dietro la mia coperta salii al piano di sopra dove mi stesi sul letto.

Mio padre aveva ragione, dovevo solo continuare ad allenarmi, non esisteva per me la parola arrendersi. Chiusi gli occhi lasciando cadere le braccia lungo i fianchi e facendo qualche respiro per rilassarmi.

“finalmente soli”

Riaprii di scatto gli occhi guardandomi attorno, di nuovo quella voce, non mi ero sbagliata l’avevo sentita davvero, ma la stanza era vuota

“non parli?”

Sembrava la voce di un ragazzo e facendo attenzione avevo la strana sensazione che provenisse dalla mia testa

-dove sei?- domandai continuando a guardarmi intorno

“dentro di te” rispose la voce facendomi sobbalzare

-è impossibile! Cosa sei?- chiesi un po’ spaventata

“non lo so esattamente, forse uno spirito” rispose la voce del ragazzo

-sei uno spirito che mi sta possedendo?- domandai incredula

“credo di si…mi chiamo Edward Cullen” disse lo spirito

Pensai che era un bel nome, ma non era quello il punto, dovevo sapere come diavolo ci era finito uno spirito nel mio corpo!

-perché sei nel mio corpo? Voglio che tu esca!-

“non posso” rispose la voce

Che significa non poteva? Non gli avevo dato certo io il permesso di entrare e prendere possesso del mio corpo!

-mi dispiace ma non puoi stare qui, io ho una mia vita, che non prevede assolutamente spiriti, fantasmi o qualsiasi altra forma supernaturale-

“non sono stato io a deciderlo, mi spiace che a te non vada bene ma dovrò rimanere qui” dal tono di voce sembrava che si fosse offeso, un po’ mi dispiaceva

-va bene scusa, magari hai ragione non è colpa tua-

C’era però uno cosa che non mi era chiara, cosa comportava farsi possedere da uno spirito? Forse era il caso di domandarglielo

-come puoi possedere il mio corpo?-

“tu avrai sempre il controllo delle tue facoltà motorie e mentali, io posso semplicemente sentire, provare e vedere, ciò che provi, senti e vedi tu”

Semplicemente? Per lui questo era qualcosa di semplice?

-ma è terribile! Non avrò più un momento di privacy!- esclamai indignata

No, la situazione non era fattibile, assolutamente impensabile per me condividere il mio corpo e le mie emozioni con uno spirito.

-devi uscire assolutamente! Altrimenti io divento matta!- esclamai sbattendo per sbaglio la testa contro il muro dietro il letto

“ahi!”

Mi fermai con le mani sul muro e la testa ancora appoggiata alla parete, aveva detto ahi? Colpii nuovamente il muro con la testa

“ahia!” esclamò di nuovo la voce. Era una soluzione stupida ma tanto valeva provare, inizia a sbattere ripetutamente la testa contro la parete

“ahi! Basta ti prego! Smettila! ahia!” si lamentava la voce ad ogni colpo.

-esci da me e non sentirai più dolore!- dissi continuando a colpire il muro.
Charlie, allarmato dal rumore insistente che proveniva dalla mia stanza salì le scale e aperta la porta della mia camera si ritrovò davanti una scena al quanto bizzarra, io che davo testate contro il muro e intanto parlavo da sola, non so cosa lo abbia trattenuto dal chiamare l’ospedale psichiatrico più vicino.

-Bella ti senti bene?- chiese preoccupato avvicinandosi

Io smisi di colpire il muro per voltarmi verso di lui, la testa mi doleva tantissimo e dovevo avere un livido grosso quanto un pugno sulla fronte

-si papà…sto benissimo- risposi un attimo prima di perdere i sensi, di nuovo.

Quando mi ripresi mio padre mi stava mettendo una crema lenitiva sulla fronte per far assorbire il livido

-se continuerai cosi dovrò ricoverarti per trauma cranico Bella- disse mio padre

-non è colpa mia! Ma dello spirito che mi possiede!- dissi senza pensarci. Vidi mio padre alzare le sopracciglia, adesso ero sicura avrebbe chiamato il centro di assistenza sanità mentale.

-mi dispiace, devi essere molto stressata per le gare, forse è meglio che ti riposi qualche giorno prima di riprendere gli allenamenti- disse preoccupato.

Quando rimasi nuovamente sola cercai di percepire ancora la voce dello spirito, ma non sentivo più nulla, forse il metodo delle testate aveva funzionato e se ne era andato a cercare qualche altro corpo da possedere. Sollevata da quella possibilità mi alzai dal letto pronta a cambiarmi per la notte. Mi tolsi i pantaloni e la maglietta rimanendo in slip poiché non indossavo il reggiseno.

“te l’ho detto che posso vedere quello che vedi tu?”

Oddio di nuovo, allora non era andato via, mi ero solo illusa

-si me lo hai già detto…- dissi sospirando

“bene, allora fa attenzione a quello che guardi…”

Senza volerlo abbassai lo sguardo sul mio corpo nudo

“aaaaaaahhhh!”

Solo in quel momento realizzai ciò che aveva detto, lui vedeva quello che vedevo io, ciò significava che in quel momento si stava godendo una visuale ravvicinata del mio seno?

-nooooooooo!- urlai coprendomi con le braccia.

Non bastava uno spirito a possedermi, pure maniaco!.

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Capitolo 3
*** Mele a volontà ***


Sono felicissima che questa mia nuova storia vi piaccia! Come ce lo vedete il nostro Edward nella parte dello spirito? XD

Prima di lasciarvi ad un altro capitolo vi comunico che probabilmente dopo questo capitolo fermerò entrambe le mie fanfiction, ma solo per il tempo degli esami orali e visto che sono l’ultima della mia classe (la lettera che è uscita è la I io sono la F…) dovrete aspettare un po’. Voi però continuate a seguire le mie storie e commentare

Marylilith.

 

 

Capitolo 3. Mele a volontà

 

Non avrei mai immaginato che per uno spirito la mia vita potesse cambiare cosi. Erano passati appena tre giorni da quando Edward possedeva il mio corpo ma la mia vita era diventata un disastro. A casa mio padre mi aveva più volte trovato a parlare da sola ed era ancora convinto che fosse per lo stress delle gare. Quando dovevo vestirmi ero costretta a bendarmi gli occhi per evitare che Edward potesse vedere qualcosa mentre mi spogliavo, dovevo tenere la benda anche quando mi facevo la doccia e questo aveva comportato diversi scivoloni sul pavimento del bagno. Allenarmi per le gare era diventato quasi impossibile con Edward che continuava a distrarmi. La cosa peggiore però era il non poter andare in bagno, non avrei mai avuto il coraggio di condividere una cosa come quella con lui, era già abbastanza dover condividere tutto il resto.

“ Buongiorno Bella!” venni svegliata dalla voce di Edward

-Non c’è niente di buono in questo giorno…- risposi sospirando.

Mi strinsi la pancia con le mani, avevo delle fitte continue per non essere più andata al bagno, ma dovevo resistere.

“ascolta, capisco come ti senti, anche senza che tu lo dica so che stai male, trattenerla ancora a lungo nuocerà al tuo corpo”

Strinsi le mani a pugno cosi forte da farmi diventare le nocche bianche, poi afferrai il cuscino e mi colpii la testa con forza

-che stai dicendo?! Non condividerò mai quello con te! Mai! Sono una donna femminile! Sarebbe troppo imbarazzante per me!- gli urlai contro continuando a colpirmi con il cuscino la testa mettendoci sempre più forza

“ahi! Basta ahia! Smettila! ti prego! Ahi”

Mi stavo ancora prendendo a cuscinate quando mio padre entrò nella stanza

-emh…mi spiace interromperti…ma la colazione è pronta…- disse fissandomi preoccupato.

-eh…si…ora scendo- risposi imbarazzata rimettendo a posto il cuscino.

Non potevo andare avanti cosi, rischiavo di farmi male sul serio, dovevo trovare il modo di arrecare danno solo a lui. Era a questo che pensavo mentre seduta al tavolo della cucina consumavo la mia colazione. Mio padre mi aveva preparato un toast, un succo alla pesca e una mela già sbucciata e tagliata a spicchi.

-come ti senti?- chiese mio padre evidentemente ancora preoccupato per quello che era successo poco prima

-benissimo tranquillo- risposi mettendo in bocca uno spicchio di mela. Mi sembrò di sentire Edward emettere un verso di disgusto. Mangiai un altro spicchio e questa volta lo sentii chiaramente. Un ghigno si dipinse sul mio volto mentre mi alzavo da tavola

-dimmi un po’ Edward…non ti piacciono le mele?-

“non so di cosa stai parlando” rispose ma sentivo la sua voce tremare

Andai vicino al frigo, lo aprii ed estrassi il cassetto della frutta, dentro traboccava di tante grosse mele rosse. Dentro di me sentii Edward deglutire

-ti conviene parlare ora…- dissi prendendo una mela e rigirandomela tra le mani

“sono soltanto mele…” rispose Edward

-in questo caso…- attesi ancora qualche secondo poi addentai la mela

“bleah! Che schifo!” esclamò Edward.

Iniziai a mangiare una mela dopo l’altra ad ogni morso Edward mi implorava di smettere, forse avevo trovato il modo di fare male solo a lui.

-Bella?- mi bloccai all’istante non appena mi accorsi di mio padre che mi guardava, dovevo trovare una scusa e veloce anche.

-Non so perché ma mi è venuta un improvvisa voglia di mangiare mele!- dissi ridacchiando imbarazzata richiudendo il frigo.

-non importa…comunque volevo dirti che domani si terrà una conferenza stampa- disse mio padre.

Guardai mio padre sorpresa, non sapevo che fosse in programma una conferenza, mi ero illusa di poter stare lontano dai giornalisti ancora per un po’, ma la mia pace sembrava essere finita.

Dopo colazione ero uscita per recarmi alla pista di pattinaggio per allenarmi. Mio padre si era offerto di accompagnarmi ma io avevo preferito  fare un po’ di corsa ascoltando musica con l’ipod

“Bella?...Bella?......Bella!”

Sbuffai togliendomi una cuffia, ignorarlo era impossibile

“sei preoccupata per la conferenza di domani?”

-no ormai ci sono abituata- risposi mentre correvo

“da cosa è causato il tuo cattivo rapporto con i giornalisti?” mi chiese Edward

-va bene te lo dirò…è iniziato tutto circa un anno fa. Era marzo e si stavano svolgendo i campionati mondiali…-

“campionati mondiali?”

-è una gara importante che permette di accumulare punti per le Olimpiadi invernali. A rappresentare gli USA eravamo state chiamate io e Kate Brown. Purtroppo qualche giorno prima della gara Kate si infortunò e non poté partecipare, di conseguenza ero rimasta solo io a rappresentare gli USA -

“e cosa è successo dopo?”

-durante una conferenza alcuni giornalisti mi accusarono di non essere all’altezza per partecipare alle Olimpiadi invernali. Io risposi che non ne capivano nulla di pattinaggio e che erano degli incapaci, li avevo offesi proprio durante la diretta. Iniziarono cosi a parlare di Kate come la povera ragazza a cui era stato privato di realizzare un sogno e di me come la causa per la quale lei non poteva partecipare alle Olimpiadi-

“chi è Kate Brown?” chiese Edward

-è una pattinatrice come me, è fantastica, quando pattina nessuna può eguagliare il suo stile elegante ed aggraziato, però se mi impegno sono anche migliore di lei- risposi.

Eravamo arrivati alla palestra, infilai i pattini e senza perdere tempo iniziai gli allenamenti.

“si! Fantastico non ho mai pattinato così!”

-guarda che non sei tu che pattini…- gli feci notare mentre eseguivo una giravolta all’indietro

“ma è come se lo fosse!”

-domani alla conferenza farò vedere a tutti quei giornalisti chi è Isabella Swan!, e alla prossima gara gli farò mangiare la polvere!-

“d’accordo ma cerca di non cadere prima della fine dell’esibizione”

Cosa? Adesso rigirava pure il coltello nella piaga? Questo non doveva farlo…

Smisi di pattinare e andai verso la mia borsa

“che fai?”  

-adesso vedrai…- aprii la borsa estraendo una mela

-la prossima volta attento a quello che dici…- lo avvertii prima di dare un morso alla mela

“noooooooooo!”.

La conferenza arrivò prestò. Ad accompagnarmi c’erano mio padre in veste di manager e la presidentessa dell’associazione di pattinaggio artistico su ghiaccio, una signora che proprio non sopportavo e che non perdeva occasione per stuzzicarmi.

-Sei pronta?- chiese Charlie mentre dietro le quinte aspettavamo di salire sul palco

-quando vuoi…- risposi

-bene, allora andiamo-

Feci qualche passo verso l’uscita, ma una fitta allo stomaco mi bloccò, era terribile non riuscivo quasi a respirare

-ti senti bene?- domandò mio padre.

“Bella, forse prima di iniziare la conferenza dovresti…”

-non lo dire! Se ti ho detto che sto bene, sto bene! Capito? Stai zitto!-

Urlai infuriata

-va bene…scusa ero solo preoccupato, sono pur sempre tuo padre…-

-eh…scusa, beh adesso andiamo!-

Fuori c’erano tantissimi giornalisti, presi posto dietro il tavolo, al centro, ai miei fianchi sedettero Charlie e la presidentessa.

-la conferenza può iniziare, una domanda alla volta- disse la donna.

Un giornalista alzò la mano -riguardo alla gara svoltasi a Montreal può dirci i dettagli?-

-Non c’è nessun dettaglio, come già sapete è stata una spiacevole sconfitta, non ho altro da aggiungere-

-e riguardo allo svenimento in pista?- chiese un altro giornalista

-queste sono cose personali, comunque la mia è la stessa risposta della domanda precedente-

Un altro giornalista alzò la mano -pensa che la sua esibizione in Canada possa influire sui risultati per essere ammessa alle Olimpiadi?-

-indubbiamente, ma farò sempre del mio meglio…-

-non le sembra strano che dopo quanto è successo lei è ancora candidata? Proprio come era successo a marzo, molte persone si sono lamentate…-

Riconobbi quel giornalista, era uno di quelli che dubitava della mia candidatura alle Olimpiadi

-Questa domanda va oltre a quelle consentite, la scelta delle rappresentanti è decisa dall’organizzazione- intervenne mio padre

-d’accordo, ritiro la domanda, mi permetta di riformularla…-

“accidenti a questi reporter, sembra che ti stiano stuzzicando…”

-è tutto a posto, so cosa vogliono, per loro qualcosa che non diventi scandalo non merita la prima pagina…-

-le porgo un'altra domanda, ha saputo che Kate è di nuovo in gara per le olimpiadi? Forse questo le crea qualche fastidio?-

-si ero già al correnti di questo-

-lei e Kate competerete presto una contro l’altra, pensa di essere all’altezza?-

-farò solo del mio meglio, non mi preoccupo di Kate-

-questa è una menzogna, Kate è la sua rivale nella rappresentanza, non può non disprezzarla-

-ho già detto…-

-basta così la conferenza è terminata- disse la presidentessa.

Per la prima volta mi trovai a ringraziarla. I giornalisti fecero qualche foto poi lasciarono la sala.

Quella notte dormii malissimo, continuavo a pensare a quello che avevano detto i giornalisti, e lo stomaco mi faceva sempre più male, non sapevo per quanto avrei resistito.

La mattina dopo mi svegliò il telefono, mio padre non era in casa così dovetti rispondere io

-Pronto?- chiesi con la voce impastata dal sonno

-ciao Bella, sono Jacob-

Mi sorpresi sentendo pronunciare quel nome, Jacob era un mio amico, era un reporter uno dei pochi che fosse dalla mia parte.  

-che c’è?- chiesi sedendomi sul letto

-possiamo vederci tra due ore al bar della biblioteca a Port Angels, vorrei farti un intervista?-

-Jacob non so, sono molto stanca…

-andiamo, solo qualche domanda, e poi ho anche una sorpresa-

Una sorpresa? Chissà di cosa si trattava

-va bene, ci vediamo tra due ore li- risposi riattaccando.

Mi alzai dal letto e mi preparai velocemente, o almeno per quanto me lo consentisse una benda sugli occhi

“chi è questo Jacob?”

-è un amico, è giovane ma è già un ottimo reporter-.

Presi la macchina e raggiunsi Port Angels, l’appuntamento era al bar della biblioteca.

-sono curiosa di vedere questa sorpresa- dissi mentre entravo nel bar.

Vidi subito Jacob in piedi che parlava con una ragazza, non mi ci volle molto per capire che si trattava di Kate

“allora è questa la sorpresa”

-mi chiedo cosa abbia in mente-

Mi avvicinai a loro, Jacob si accorse di me e mi venne in contro sorridendo

-ben arrivata Bella, a questo punto possiamo accomodarci-

Dopo esserci seduta una cameriera venne a prendere le ordinazioni

Jacob ordinò un cappuccino, Kate un tè verde e io un frullato di mele

“povero me…”.

-Allora Jacob, perché ci hai fatto venire qui entrambe?- chiese Kate

-volevo farvi qualche domanda, in un posto tranquillo senza essere disturbati-

-Potevi venire alla conferenza di ieri avrei risposto a tutte le tue domande- gli feci notare

-non hai capito io volevo assistere ad un confronto tra voi due, vedere se eravate pronte ad affrontarvi almeno a parole-

Non riuscivo a capire a che gioco stesse giocando, io non avevo proprio nulla da dire Kate, cosa si aspettava Jacob?

-prendetevi il tempo che volete- disse lasciando sul tavolo un biglietto con il suo numero e allontanandosi.

Rimanemmo io e Kate a fissarci entrambe piuttosto confuse.

Poi anche Kate si alzò

-a questo punto posso anche andarmene-

-no aspetta!-

-mi spiace, ma non proprio nulla da dirti…-

-cosa? Non vuoi approfittarne ora che siamo sole?-

“giusto! Per gente malvagia come Bella non bisogna tenersi nulla dentro nemmeno le offese!”

Afferrai il mio frullato di mele mandandolo giù tutto in pochi sorsi

“qualcuno mi aiuti!”

-no, mi spiace per te per quello che è successo con i media, ma davvero non ho nulla da dirti, nella prossima competizione quando ci scontreremo farò del mio meglio non importa che sia tu la mia rivale, questo è tutto-

Le sue parole non erano altro che una gentile proclamazione di guerra

-facciamo entrambe del nostro meglio- disse Kate porgendomi la mano

-aspetta, ho ancora qualcosa da dirti-

-cosa?-

-Kate, farò sicuramente del….-

Non ce la facevo più, avevo fortissimi crampi allo stomaco

-mele…-

-mele?-

-ho mangiato troppe mele!- urlai correndo via.

Dovevo trovare un bagno, mentre correvo aprii la borsa e tirai fuori l’ipod mi infilai le cuffie e misi la musica a massimo volume almeno avrei distratto Edward. Mi infilai nel primo bagno disponibile e chiusi la porta a chiave. In quel momento, io Isabella Swan, promessa del pattinaggio artistico su ghiaccio, avevo perso qualcosa di importante…il mio orgoglio.

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Capitolo 4
*** ancora problemi! ***


Vi sono mancata? Come avevo promesso, finiti gli esami sarei tornata a postare le mie storie e io mantengo sempre le promesse ^^.

Prima di lasciarvi ad un nuovo capitolo vorrei dare un piccolo avvertimento. La storia che state leggendo non è incentrata sulla storia d’amore tra Edward e Bella, anzi questa è quasi assente. La ff è troppo breve per poter sviluppare una storia d’amore degna di quella della Meyer. Però c’è sempre l’altra mia ff Blu Blood che tratta questo argomento ^^. Ed ora, via al capitolo!

Marylilith.

 

Capitolo 4. Ancora problemi!

 

Non potevo crederci, non volevo crederci. Era impensabile che fossi caduta cosi in basso. Io, Isabella, l’orgoglio della famiglia Swan, promessa del pattinaggio artistico su ghiaccio, mi era abbassata ad un tale livello. Adesso si che avevo condiviso proprio tutto con Edward, in realtà lui non ne sapeva nulla, ma per me restava comunque qualcosa di assolutamente vergognoso. Dopo la figura poco professionale dei campionati a Montreal, mi ero allenata tutti i giorni intensamente. Ormai ero abituata alla presenza costante di Edward, era diventato il mio sostenitore più accanito anche se a volte era stressante essere costretta ad ascoltare la sua voce nella mia testa. Quel giorno stavo provando il triplo toe loop, il salto che mi era costato la squalifica in Canada. Era la quinta volta che lo provavo e la quinta volta che finivo a terra sul fondoschiena. "ahi!, Bella è la quinta volta oggi, fa male!" sentii Edward lamentarsi.

-è normale che faccia male quando cado! e smettila di ripetere "ahi" sembri una femminuccia!- sibilai irritata. Non ce l'avevo con lui, almeno non quanto ce l'avessi con me stessa, ma odiavo sbagliare e dovevo sfogarmi in qualche modo. Quel giorno a vedermi c'erano mio padre e anche Meg, la presidentessa del comitato di pattinaggio su ghiaccio. Dopo la settima caduta decisa che per quel giorno poteva bastare o il mio sedere ne avrebbe risentito per sempre. Pattinai fino a mio padre che mi porse un asciugamano. Notai che sia lui che la presidentessa mi guardavano in modo strano.

Ma nessuno disse niente, almeno fin quando Meg non se ne fu andata.

-Ha detto che potresti fare l'attrice-

-chi io? ma dai sarà una delle sue solite battute...non prenderla sul serio- dissi ridendo

-Si, però potresti anche smetterla di parlare da sola, ormai sta diventando un abitudine...-

"mi dispiace Bella..."

-tu stai zitto...ah! no papà non dicevo a te!- dissi imbarazzata, accidenti in che situazione mi ero andata a cacciare, e tutto per un fantasma!.

Come se gli allenamenti e le gare non fossero già abbastanza tra qualche giorno c'erano anche gli esami a scuola. Per me che non potevo frequentare le lezioni con regolarità sarebbe stato un bel problema.

-accidenti è davvero troppo, le gare, un fantasma che mi possiede e ora anche gli esami!- dissi poggiando la testa sul quaderno.

"sono tre bei problemi...mi dispiace per te Bella"

-guarda che è colpa tua!-

"uno probabilmente è colpa mia"

-no probabilmente...è colpa tua!- mi presi la testa tra le mani, ma che stavo facendo? gli esami erano alle porte e io perdevo tempo a bisticciare con qualcuno che nemmeno potevo vedere ma solo sentire. Poi all'improvviso mi venne un lampo di genio, se solo ci avessi pensato prima!.

-Edward...tu eri bravo a scuola?- chiesi con la voce più innocente che avevo

"abbastanza, andavo bene in quasi tutte le materie" mi rispose.

Un sorrisetto furbo si dipinse sul mio volto senza che riuscissi a trattenerlo.

-bene, allora memorizza- dissi indicando gli appunti.

"cosa? stai scherzando spero!"

-no no, forza che non abbiamo molto tempo, prendila come un favore che mi devi per vivere dentro di me-

"e va bene..." sospirò arrendendosi. Con l'aiuto di Edward gli esami sarebbero stati una passeggiata! potevo farcela.

Dalla scrivania mi spostai al letto, mi stesi a pancia sotto ed aprii il quaderno di matematica, le altre materie andavo abbastanza bene, ma la matematica proprio non la capivo. 

"emh...Bella, se non leggi io non posso vedere gli appunti"

-ah...si giusto- dissi riportando la mia attenzione sul quaderno.

Gli esami giunsero presto, con l'aiuto di Edward mi sentivo abbastanza sicura, potevo affrontarli con tranquillità.

Appena in classe ci furono tutti gli studenti, la professoressa passò a consegnare i compiti. Quegli esami significavano l'addio all'anno scolastico. Se invece fossero andati male avrei dovuto ripetere l'anno.

Al via della prof girammo tutti il foglio

"la risposta alla numero 1 è la c"

Edward mi aiutò a tutte le domande, sopratutto a matematica. Il suo aiuto mi risultò fondamentale, e per la prima volta pensai che non era poi cosi male essere posseduti da un fantasma. Quello che non potevo immaginare è che grazie al suo aiuto riuscii ad ottenere il punteggio migliore.

-fantastico Isabella! chissà quanto hai studiato per ottenere quel punteggio!- Angela una mia compagna di classe era venuta subito a congratularsi con me subito dopo l'uscita dei quadri.

-beh si...ho studiato parecchio...-

"io l'ho fatto..."

-almeno per oggi non voglio sentire la tua voce!- ormai era un riflesso incondizionato rispondere a quel modo ogni volta che lui mi parlava, il problema è che lo facevo ogni volta che c'era qualcuno.

-scusa, io credevo che fossi stressata per le gare, però se è quello che vuoi non ti parlerò più...- disse Angela scappando via.

-no Angela aspetta!- ci mancava solo questa!

Come se la mia sfortuna non fosse già tanta, il giorno dopo Meg, mi informò che nella prossima gara mi sarei esibita subito dopo Kate. La cosa mi preoccupò più del dovuto ma ovviamente non lo diedi a vedere, o comunque nessuno ci fece caso. Solo Edward percepì la mia preoccupazione ma nasconderlo a lui era impossibile, sarebbe stato come nasconderlo a me stessa. 

"ti spaventa cosi tanto gareggiare dopo Kate?" fa la domanda che mi rivolse non appena la presidentessa si fu allontanata

-no, in realtà ora sono abbastanza tranquilla, ma so già che se vedrò la performance di Kate e sarà perfetta allora si che mi preoccuperò-

"non è solo Kate a preoccuparti giusto?"

-ho già perso due gare, non posso più fare errori se voglio arrivare alle Olimpiadi- 

Negli ultimi tempi quel giorno mi sembrava sempre più lontano, quando invece mancavano appena 3 mesi. Mancavano ancora 3 gare e dovevo vincerle se volevo assicurarmi l'entrata alle Olimpiadi. 

"forse posso pensare ad un modo per aiutarti nel pattinaggio come ho fatto con gli esami..." disse all'improvviso Edward dopo qualche  minuto di silenzio. 

Questa volta però la cosa invece che farmi piacere mi turbò. 

-no, mi spiace ma questa volta voglio fare da sola, non posso sempre contare sul tuo aiuto, ce la farò da sola- 

"è quello che volevo sentire"

Quella notte dormii male, non facevo altro che pensare a cosa sarebbe successo due giorni dopo durante la mia esibizione.

 

 

 

 

 

 

 

 

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