Ringo-chan and Aoi-chan with the Shining Treasure Hunt

di Rinalamisteriosa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo (Antefatti) ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo (Prima fase) ***
Capitolo 3: *** Terzo capitolo (Seconda fase) ***
Capitolo 4: *** Conclusione ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo (Antefatti) ***


Doc

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Ringo-chan and Aoi-chan with the Shining Treasure Hunt

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PRIMO CAPITOLO (Antefatti)

 

 

 

La stanza di Tsukimiya Ringo era avvolta dalla penombra delle prime ore del mattino, solo una luce soffusa penetrava dalle persiane socchiuse, eppure non era difficile scorgervi l’eccentricità della persona che l’occupava. Visitare quella particolare camera era come cercare conferma della doppia identità del suo famoso proprietario: dalle pareti intonacate di azzurro confetto, alla tendina glitterata che bisognava scostare per inoltrarsi all’interno; dalla parete costellata di fogli a sfondo bianco con sopra disegni abbozzati, modelli e vestiti che lui cuciva e confezionava da sé – lo scialle che, aprendosi, svelava delle luccicanti ali di farfalla, per esempio –, all’angolino dedicato ai costumi dei concerti live per i suoi ex studenti.

Poi vi erano scaffali pieni di libri, di riviste varie, di premi e targhette vinte in passato, alcune foto incorniciate, la custodia del clarinetto, una stufetta per i giorni più freddi e un divanetto a forma di cuore, più un cuscino puntellato di stelline finte sopra.

E infine il semplice letto, costituito da materasso e trapunta, con comodino accanto, sul quale dormiva l’idol e sensei.

In realtà, Ringo non stava affatto riposando, infatti si era già destato da un bel pezzo e sedeva in pigiama alla sua scrivania, davanti a un portatile acceso che rischiarava il suo fine viso intento a leggere una finestra aperta sullo schermo.

Dopo aver contattato privatamente un net idol abbastanza popolare sul web, con una bella galleria settimanalmente aggiornata e accessibile a tutti, dopo essere entrati in confidenza e dopo avergli proposto una collaborazione vantaggiosa per entrambi, con la promessa di una co-conduzione in un nuovo programma televisivo, il ventiseienne attendeva giusto una risposta affermativa per mettere in moto i primi ingranaggi di un periodo fruttuoso che l’avrebbe finalmente visto protagonista. Il giovane sensei non poteva negare di provare una certa ansia a riguardo, ma grazie al suo lavoro costante sul campo poteva vantarsi di aver accumulato una buona dose di fortuna, ottimismo e altri requisiti necessari al successo del progetto. Non appena la risposta che attendeva con trepidazione comparve davanti a lui, Ringo si sciolse in un sorriso fiducioso e digitò velocemente i tasti per dei saluti e qualche smile, prima di chiudere tutto e correre a prepararsi, prima per le lezioni da tenere all’Accademia, poi per l’appuntamento con Aoi-chan.

“The show must start on!”.

 

 

 

La stanza di Hyoudou Aoi non era la solita cameretta quadrata ed essenziale che uno poteva immaginare per uno studente maschio delle scuole medie. Non era così, poiché Aoi amava le cose carine e graziose fin da piccolo, perciò la stanzetta doveva rispecchiare esattamente la sua essenza adorabile, a dispetto del padre che invece disapprovava.

Il quattordicenne dai tratti femminei nel volto giovanissimo teneva sempre in bella vista tutte le sue bambole e i suoi pupazzetti kawaii con i quali giocava da bambino, tutti ordinatamente disposti sulle mensole saldate alle pareti. Vi era sempre l’occorrente per il taglio e per il cucito sopra la scrivania disordinata, insieme ai testi scolastici e alle riviste di moda, nonché all’armadio pieno zeppo di vestiti smessi della zia Satsuki, abiti che lui si prodigava a modificare e a sistemare secondo le proprie misure.

Vestirsi da donna non era un semplice hobby per Aoi, ma si trattava di una vera e propria passione, mescolata al desiderio di riscatto che lui provava quando i bulletti che lo prendevano in giro, i compagni che lo additavano mormorando malignità alle sue spalle, andavano subito in visibilio per i suoi travestimenti impeccabili e perfetti. Aoi ci prese gusto e iniziò a ricercare la popolarità anche su internet; difatti fu così che divenne net idol. La sua pagina infatti era costantemente visualizzata da un numero spropositato di suoi fan. E non immaginava lontanamente che quella cosa sarebbe successa tanto presto, ma una celebrità, ultimamente, lo aveva veramente contattato e lo aveva fatto spesso, per conoscerlo e per fargli delle proposte interessanti ed elettrizzanti.

Appena sveglio, Aoi controllò la posta elettronica e rispose positivamente all’ultima richiesta del personaggio famoso, così entrambi si misero d’accordo per luogo e orario dell’appuntamento.

 

 

 

«Zia Satsuki, zia Satsuki, porto grandi novità!» esclamò Aoi Hyoudou, entrando come uno sgargiante fulmine dai colori vivaci nel Maid Latte e intrufolandosi nelle stanze del retro locale. Il sorriso gioioso che il nipote mostrava in quel momento era così luminoso che la donnina dai capelli viola si meravigliò a tal punto da far oscillare pericolosamente un vassoio con sopra piatti e tazzine. Se non ci fosse stata Misaki Ayuzawa ad aiutarla, probabilmente tutti gli oggetti di vetro sarebbero caduti a terra, frantumandosi in mille pezzi.

«Cosa ti è successo di bello? Hai finalmente rinunciato all’idea di confezionare dei vestiti per me?» ironizzò la cameriera part-time, mettendo il vassoio al sicuro. Tutte le altre giovani dipendenti presenti nella stanza si avvicinarono, curiose di sentire la replica del nipote della proprietaria.

«No, no, no. È una notizia ancora più eccitante, non so da dove cominciare… In poche parole, in un futuro prossimo potrebbe iniziare la vera scalata al successo di Aoi-chan! Ho attirato l’attenzione di una celebrità del mondo dello spettacolo che potrebbe spianarmi la strada, pensate!» rispose tutto d’un fiato, facendo una giravolta infantile nel suo grazioso vestito rosso e nero da lolita.

«Davvero?!» dissero tutte in coro.

«Ed è rimasto talmente colpito dalle bellissime foto nella galleria del mio sito web, dai fantastici video che ho girato, da avermi proposto la co-conduzione in un programma televisivo! Non riesco più a trattenermi, non mi sembra vero! Oh, un’altra cosa: ci siamo dati appuntamento qui, sta per arrivare».

«Cooosa?!» trasecolarono le donne, nuovamente in coro.

«Cercate di non farmi fare brutta figura, mi raccomando», concluse gioviale Aoi, dandosi delle arie e scuotendo la parrucca bionda straripante di boccoli. «Adesso vado a sedermi al nostro tavolo».

«Eh?! Come? Di già?» si stupì Erika.

«U-una… celebrità?!» mormorò Satsuki.

«Quindi è tutto vero!» esclamò Honoka.

«Ma questo contatto sarà affidabile?» si chiese Subaru.

«Quando arriverà, dobbiamo tenerli d’occhio, ragazze!» affermò Misaki, stringendo i pugni.

«Una celebrità… nel mio locale…» mormorò ancora in trance la zia di Aoi, fissando un punto imprecisato della parete frontale, finché Honoka non la scosse un poco e Misaki prese il comando, dando le prime direttive alle altre cameriere prima dell’arrivo del noto ospite, in attesa che il capo riprendesse la sua lucidità mentale.

 

 

 

Si aspettavano chissà chi, invece colui che Aoi attendeva con ansia era un cross-dresser, proprio come lui. Entrambi vestiti da donna, superata la ritrosia iniziale e la formalità tipica di un primo incontro dal vivo, avevano trovato la giusta sintonia e al momento sedevano a un tavolino, persi in una concitata chiacchierata sui loro interessi in comune, soprattutto sulla moda giovanile e sulle tecniche più svariate per attirare gli sguardi dei ragazzi.

Quando Misaki si staccò dal gruppetto di maid appostate dietro una tenda per spiare entrambi, lo fece con un sospiro sollevato, perché il tipo sembrava apparentemente una brava persona. L’uomo con la parrucca rosa confetto, decisamente più lunga e vaporosa rispetto a quella di Aoi, aveva uno sguardo limpido e sincero, che non lasciava affatto presagire cattivi intenti. La ragazza volle comunque assicurarsene facendosi più vicina, con la scusa di togliere le tazze vuote dal tavolino, ai due travestiti. Fu allora che Ringo si sentì incoraggiato a entrare nel vivo della conversazione.

«Caro Aoi-chan, dunque, come ti dicevo prima, abbiamo l’approvazione del mio capo, il presidente Shining Saotome. Però, il vero motivo che mi ha spinto a incontrarti al più presto è che lui ha posto una precisa condizione. E se non la rispettiamo, potrebbe cambiare idea», prospettò Ringo, incrociando le mani in grembo.

«Quale condizione?» domandò Aoi, rimanendo a bocca aperta, non si capiva se per la sorpresa o per fare scena.

«Oh, niente di preoccupante, tranquillo. Soltanto una caccia al tesoro, dove io e te dobbiamo semplicemente metterci a capo di due gruppi e guidarli pazientemente verso un obiettivo comune», lo rassicurò il più grande, facendo spallucce.

«Perché proprio una caccia al tesoro?».

«Credo perché voglia testare le nostre capacità. Io sono un adulto, anche se sembro più giovane, lo so; capisco che tu invece sia ancora minorenne e magari penserai che per te sarà più difficile, però-».

«Aoi sarà anche minorenne, ma noi lo conosciamo e abbiamo fiducia che riuscirà a fare qualunque cosa. Aoi, se per te è davvero importante, non tirarti indietro. Come tua amica, se farai altrimenti io sarò molto delusa da te!» s’intromise Misaki, spostando uno sguardo deciso e penetrante un po’ all’uno e un po’ all’altro.

«Io veramente non ho detto di no! Ci stavo pensando…» precisò il più piccolo, arricciando ulteriormente una ciocca della parrucca.

«Oh! Che bella presenza di spirito ha questa signorina! Che carisma invidiabile! La vedrei benissimo come partecipante attiva, ti consiglio di prenderla per il tuo gruppo, Aoi-chan!» si rallegrò Ringo, rimanendo comunque seduto al suo posto.

«Beh… grazie. Sono sorpresa», disse la liceale.

«Perfetto! Voi due ci sarete sicuramente, quindi te ne mancano altri quattro. Hai carta bianca. Riunisciti con i tuoi amici, parlatene fra voi e fammi sapere i vostri nomi quando sarai sicuro. Ci terrei a consigliare la partecipazione di tua zia, quella bella signorina là in fondo, è bene avere un adulto che ti accompagni in giro per la città di Tokyo… – Ringo fece una pausa, dopo aver ammiccato affabilmente alla donna e averla vista arrossire per il complimento – per oggi è tutto, ti fornirò a tempo debito altri dettagli. Sono soddisfatto di questa piacevole visita. Mi dispiace dovermi già congedare, ma mi aspetta un programma radiofonico in cui sono stato invitato a intervenire e poi, da domani, mi toccherà andare alla ricerca dei miei partecipanti per la caccia al tesoro».

Lasciò delle banconote sul tavolo, sostenendo a Misaki che poteva tenere pure il resto come mancia per sé. La ragazza bruna si inchinò di fronte alla generosità del cliente e nuovo amico di Aoi.

«Arrivederci, padrone».

 

I due cross-dresser uscirono fuori dal Maid Latte e insieme percorsero in silenzio un tragitto corto fino alla limousine nera che aspettava l’idol travestito.

«Caro Aoi-chan, come dico anche ai miei studenti qualche volta: impegniamoci al massimo! Vedrai che la prova andrà bene, la supereremo e faremo il nostro programma! Bye Bye!».

 

 

 

I loro nomi arrivarono prima di quanto io mi aspettassi. Tempo una settimana dal giorno in cui avevo incontrato per la prima volta Aoi-chan e già gli ingranaggi della nostra futura collaborazione brillante si erano messi in moto alla grande!

Li lessi con una nota di compiacimento nella voce.

Ayuzawa Misaki – era la cameriera dallo sguardo ardente che avevo avuto il piacere di vedere quello stesso giorno.

Usui Takumi – che, a detta di Aoi-chan, era un ragazzo molto enigmatico e affascinante invaghito della bella maid.

Shintani Hinata – amico d’infanzia di Ayuzawa-chan, ingenuo e golosone.

Ayuzawa Suzuna – oh, bene, anche la sorellina! Interessata al “tesoro” finale, ovviamente.

A parere mio, si trattava invero di due belle coppiette, naturalmente a quella lista erano inclusi anche Aoi-chan e sua zia, Hyoudou Satsuki.

 

 

 

*

 

 

 

«Posso sedermi accanto a lei?».

Per avvicinarsi alla giovane donna seduta in silenzio, Ringo recitò la parte di colei che, dopo essere stata in giro per negozi a fare shopping sfrenato, cercava una panchina in cui sedersi. E guarda caso, il posto accanto alla diretta interessata era libero.

Kanzaki Noriko – questa era l’identità della bruna – annuì, imperscrutabile.

«Grazie mille! Camminare sui tacchi è davvero stancante», lamentò Ringo, chinandosi per massaggiarsi solerte le caviglie, in fondo doveva essere credibile, era persino circondato da alcune buste e pacchi colorati.

«Ora può riposare».

«Già...».

Ringo si soffermò a osservarla da vicino: i capelli erano intrecciati in una pettinatura insolita, con tre treccine dal lato sinistro e altre tre dal lato destro del viso irrigidito da un’espressione dura. Eppure, doveva essere quel tipo di faccia che, se rilassata, appariva bella e delicata come una statua di porcellana.

Indossava degli abiti semplici, con tessuti non molto costosi, forse di seconda mano.

Gli stivaletti, abbinati al cappotto scuro, facevano pensare a una domestica uscita per una commissione, cosa che effettivamente corrispondeva a verità, a quanto risultava dalle sue accurate indagini.

Kanzaki-san non era una semplice cameriera, ma la persona più vicina alla bambina che Ringo voleva reclutare per la caccia al tesoro. E avrebbe partecipato anche lei stessa, poiché non sembrava tipo da affidare la piccola Hijirikawa a gente che, in fondo, era sconosciuta.

«Sta aspettando che escano i bambini da scuola?» domandò, per spingerla a fare conversazione.

Silenzio.

«Un figlio? Una figlia? O forse una sorella minore?» ritentò Ringo.

Silenzio.

«Ha forse perso il linguaggio? Eppure prima parlava!».

«Non ho figli e nemmeno sorelline, ma è vero, sto aspettando una bambina», dichiarò la donna, seccata.

«Come si chiama?».

«Lei è veramente curiosa, sa? Solitamente non tollero tutta questa confidenza da parte di un’estranea», mise le cose in chiaro, a quel punto Ringo sussultò e comprese il perché: Noriko-san era prudente e diffidente di natura. Che le fosse accaduto qualcosa di brutto in passato?

«In tal caso le dirò chi sono, così non sarò più un’estranea. Tsukimiya Ringo. Ventisei anni. Nato il quindici settembre. Sono alto un metro e settantatre centimetri e mi travesto da donna, perché sono diventato famoso in queste vesti. Lavoro come insegnante all’Accademia di arti dello spettacolo Saotome e Masato-kun è stato mio alunno. Ho conosciuto la sua sorellina, Mai, quella volta in cui era scappata di casa e-».

«Ehi! Ho capito! Non c’è bisogno di riempirmi di informazioni…» lo bloccò, travolta da un fiume in piena di parole.

«Facciamo così: ci crederò solamente se Mai-chan riconoscerà il tuo viso», decise infine la trentaduenne, puntando uno sguardo attento verso lo sciame chiassoso di bambini, che iniziò a riversarsi in quel momento fuori dal portone principale della scuola elementare.

Una bambina si staccò tranquillamente da quella marea di piccoli in divisa scolastica per raggiungerli, come se già sapesse il punto preciso in cui Noriko la aspettava. Ed era sorprendente il modo in cui il volto della donna si rilassò al cospetto di Mai, sembrava quasi un’altra persona rispetto a prima, fiduciosa, gentile e amabile. E anche il modo in cui il tono di voce le si ammorbidì non passò inosservato.

«Mai-chan, hai mai visto “questa donna” che mi siede accanto? Ti ricordi di lei?» s’informò subito. La piccola ci mise poco a ricordare il suo viso, aveva una buona memoria, per sua fortuna. “Chissà come avrebbe reagito, altrimenti, la sospettosa tutrice…”.

«Noriko-san, questa signorina gentile lavora nello stesso posto dove lavora anche oniichama!» spiegò la bimba, gioiosa.

«Visto? Non sono solito mentire», puntualizzò Ringo, senza però mostrarsi offeso.

«Domando umilmente scusa».

«Mai-chan, ascolta, mi rende felice il fatto che tu non mi abbia dimenticato, ma mi renderesti ancora più felice se partecipassi a una caccia al tesoro», precisò Ringo, alzatosi con calma dalla panchina per inchinarsi di fronte alla bambina.

«Un tesoro vero? Dove si trova?» s’incuriosì Mai.

«Questo non posso dirlo adesso, è una sorpresa. Noi avremo una bella mappa della città di Tokyo per orientarci nelle varie tappe che prepareranno apposta per noi. Raccoglieremo indizi e giocheremo tutti insieme, sarà bellissimo, vedrai!» fu ben felice di informarla in modo chiaro e semplice.

«Anche Noriko-san può giocare con noi?».

«Certamente».

«Senta, non ho capito bene dove vuole andare a parare: perché la signorina dovrebbe assecondarla? Cosa ne ricava?» si fece avanti la domestica, di nuovo presa dai sospetti.

«Beh... è innanzitutto uno svago, quello che le sto offrendo. E poi, se non erro, lei e suo fratello non hanno molte occasioni per vedersi. Mi sembra un buon pretesto per convincervi, ma se non basta-».

Noriko si coprì le labbra, sorpresa, mentre la piccola Mai si accostava a lei tirandole la manica del cappotto scuro.

«Accettiamo! Vero che accettiamo? Ti prego, Noriko-san, non sarò in pericolo e non scapperò lontano da te! Mi comporterò benissimo, farò la brava!».

La donna scosse la testa, scrollando anche le sei treccine.

«Non è questo il punto, Tsukimiya. Abbiamo degli orari da rispettare e non posso fare saltare la scuola alla signorina, frequentarla è un suo dovere».

«Non dovrà preoccuparsi per questo, sistemiamo tutto noi!» garantì Ringo, conciliante.

«Noriko-san, dai, accettiamo!» insisté Mai, saltellando mentre le si aggrappava al braccio in cerca di attenzione. Noriko poggiò gentilmente una mano sulle sue piccole spalle per placarne il fanciullesco entusiasmo, poi si diressero verso la macchina con autista personale e allora Ringo si congedò da loro.

«Kanzaki-san, avete tempo per pensarci, comunque. Continuate pure la vostra vita, mi farò sentire e vi fornirò tutte le info essenziali. Non dite nulla in giro, è un segreto, okay? Arrivederci~», le salutò l’idol cross-dresser con voce squillante, agitando una mano.

«Che tipo...» mormorò Noriko, seguendo la signorina dentro l’abitacolo e sbattendo la portiera.

 

 

 

«Kao-chan?».

Mentre usciva dalla porta dell’ambulatorio medico in cui faceva tirocinio assistendo un dottore che esercitava il mestiere da anni, a Kaoru giunse da destra una voce inaspettata.

«Kao-chan!» ripeté il suo nome il proprietario della voce, che, senza dargli il tempo di avere una qualunque reazione, fu subito al suo fianco e lo strinse in un abbraccio soffocante.

«Oh, Kao-chan, quanto sei carino! Diventi sempre più carino, o pensi che sia perché non ci vediamo spesso?» mormorò l’assalitore vicino al suo orecchio con tono zuccheroso; solo allora il ragazzo riuscì a divincolarsi. «Natsu! Smettila!» protestò, imbarazzato.

Si scusò con un inchino timido ai pazienti seduti in sala d’attesa e si diresse verso una portafinestra che conduceva fuori. L’altro lo seguì docilmente e lui gli pose immediatamente la domanda con una leggera nota di rimprovero nella voce bassa: «Shinomiya Natsuki. Che cosa ci fai qui? Potevi scrivermi prima di spuntare davanti così!».

«In verità, Kao-chan, una persona ha chiesto a me e a Syo-chan di poterti incontrare, allora io mi sono offerto di accompagnarlo qui!» dichiarò il ragazzo con gli occhiali in sua discolpa.

«Capisco. Mio fratello sta bene?».

Kaoru Kurusu era il fratello gemello dell’idol Shou Kurusu, soprannominato spesso Syo, molto somigliante all’altro nell’aspetto esteriore, eppure diverso nel carattere e nel temperamento.

«Sì, benissimo, non preoccuparti!» assicurò Natsuki, amico d’infanzia dei gemelli nonché compagno di stanza e di band del fratello assente.

 

 

 

«Kurusu-kun, grazie per aver accettato d’incontrarmi. Non ti faccio perdere tempo, arrivo subito al dunque. Non è che per caso posso considerarti come possibile partecipante a una caccia al tesoro? Ti piace l’idea?» si spiegò senza indugi Ringo-chan.

«Una caccia al tesoro? Come mai ne organizzate una?» pose una domanda più che legittima, dato che non gli avevano mai fatto una proposta del genere.

«Non sono io l’artefice, il mio capo vuole mettere alla prova me e un’altra persona. Però, per farlo, ho bisogno anche di te. Per favore, pensaci, sarà una bella esperienza!» parlò così per convincerlo.

«Non saprei... Non si vedrà in televisione, vero?» si preoccupò Kaoru, essendo di indole timida un’apparizione pubblica lo avrebbe messo molto in imbarazzo: c’erano già tre componenti della sua famiglia famosi, bastavano loro, lui sarebbe rimasto ai margini, nella sua comfort zone. «E-e poi, cosa ci guadagno? Se devo perdere un giorno di tirocinio, mi serve un motivo valido».

«Hai ragione... Io non rientro fra gli organizzatori, ma tuo fratello sì! Non ti piacerebbe fargli una sorpresa?» insisté nel convincimento, rivelando una notizia vera al 90%. Gli Starish erano tutti molto impegnati, sia a livello individuale che di gruppo: l’ultima volta che l’insegnante li aveva sentiti in una videochiamata, non gli avevano dato una conferma definitiva.

«Una sorpresa... per Syo-chan?» affermò Kaoru alzando un poco il tono della voce, allora il più grande portò un dito sulle labbra.

«Fermo. Shh. Loro non devono sapere che tu ci sarai, altrimenti che sorpresa è?» lo avvisò indicando Natsuki, che, a qualche metro da loro, era stato riconosciuto da una fan e le stava scrivendo un autografo.

«Va bene», acconsentì il biondo con un filo di voce.

«Va bene perché hai capito? O perché confermi?».

«Entrambi».

«Perfetto! Continua pure la tua vita, Kurusu-kun, mi farò sentire io. Ti fornirò maggiori informazioni, per ora è tutto. Grazie per la chiacchierata, è stato un piacere!».

«P-piacere mio».

«Bye bye˜».

 

 

 

 

«Continua pure, non ti preoccupare. Devi solo ascoltarmi. So che posso contare su di te, che mi aiuterai anche in questa situazione. Al nostro Haruki piacevano le cacce al tesoro. Ti ricordi quella volta in cui ci nascose i fogli di uno spartito musicale, poiché desiderava vederci collaborare per trovarli? Lui era fatto così, non s’ingegnava solamente con la musica, cercava di essere creativo e originale in qualunque situazione, soprattutto se ci vedeva annoiati, stanchi o imbronciati a causa di un giudizio troppo severo che non comprendevamo».

Probabilmente, questo non era un bel discorso che Ryuuya Hyuuga voleva stare a sentire proprio mentre faceva la sua sessione quotidiana di flessioni, però era in quel momento che Ringo si sentì ispirato a confrontarsi con l’amico e collega.

L’inflessibile insegnante si fermò, non solo con la scusa di umettare il sudore dalla fronte bagnata, ma anche per replicare.

«Nessuno gli chiedeva di farlo. E se fosse qui, Haruki ti direbbe che non hai bisogno di dimostrare il tuo valore. Puoi riuscire a presentare quel programma senza bisogno di sottoporti a una simile prova. Perché lo fai? Vuoi semplicemente dare voce a chi rimane sempre sullo sfondo?».

«È bello constatare che con te il detto “tutto muscoli e niente cervello” non ci azzecca: sei l’eccezione che conferma la regola, ti adoro!» gioì Ringo, intrecciando le dita a mo’ di preghiera.

«Proverai ancora dell’adorazione per me, dopo che ti avrò costretto a un allenamento speciale? Se dovremo muoverci per la città a piedi, a parte quando saliremo sui mezzi per spostarci da un quartiere all’altro, bisognerà migliorare la tua resistenza», ritenne, per poi prendere qualche sorso di bevanda contenente sali minerali.

«È proprio necessario sottopormi a un allenamento fisico?» si turbò l’idol cross-dresser, indietreggiando di qualche passo.

«Se pretendi il mio aiuto, sì. Siamo professionisti, non lasciamo nulla al caso».

«Aiuto…» sussurrò il più giovane dei due fra sé e sé.

 

 

 

Bene. Era tutto sistemato.

Avevamo dalla nostra parte un giovane tirocinante in medicina, una dolce bambina e la sua diffidente tutrice.

Ci sarebbero stati anche Tomo-chan e Ryuuya.

A prescindere, io ero già compreso nella lista.

Anche la nostra squadra poteva definirsi completa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________

Disclaimer: A parte Noriko Kanzaki, una mia OC, tutti i personaggi presenti nella storia non mi appartengono e non ho scritto a scopo di lucro.

Vi invito caldamente a consultare la wikia di UtaPri e di KWMS, perché alcuni di loro (presenti o soltanto menzionati) sono personaggi spoiler perché non compaiono nell’anime.

Eventuali note e chiarimenti verranno aggiunti di volta in volta.

 

Prossimo aggiornamento: venerdì 22 dicembre

 

Grazie a chiunque abbia letto e a chiunque vorrà commentare l’inizio di questo delirio (mi piace definirlo così xD)

 

Rina

 

 

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Capitolo 2
*** Secondo capitolo (Prima fase) ***


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SECONDO CAPITOLO (Prima fase)

 

 

 

Il giorno prima della caccia al tesoro, precisamente il ventinove ottobre, tutti i partecipanti si sarebbero incontrati nel Bunkamura, nel quartiere commerciale di Shibuya, per discutere degli ultimi dettagli in vista della gara ormai vicina. Vennero introdotti all’interno di un grande teatro con una lunga fila di sedie bordate di rosso disposte lungo la platea deserta, circondate da pareti bianche dallo stile contemporaneo con alcune logge per assistere dall’alto agli spettacoli. Un mucchio di lampade e luci al neon abbellivano e rischiaravano l’ambiente, che venne acclamato con versi di stupore da parte delle fanciulle invitate.

A Mai sembrava un sogno potersi trovare in un luogo diverso dai soliti che abitualmente frequentava, mentre Noriko la teneva d’occhio con un lieve sorriso, finché la bambina di otto anni non le diede la mano per raggiungere le sedie a loro riservate. Lo capirono non solo da un cartello con su scritto ‘riservato’ con tanto di freccia stampata sopra le loro teste, ma anche perché ogni sedia recava i rispettivi nomi. La bambina e la tutrice capitarono accanto a una ragazzina con i codini bassi laterali che rivolgeva una domanda a un ragazzo dai corti capelli spettinati, vestito come se lavorasse in una stazione di servizio – in effetti era proprio così, dato che faceva proprio quel lavoro part-time. Dopo di loro, si accomodarono altri due giovani, apparentemente coetanei di questo ragazzo bruno, che si punzecchiavano fra loro e che formavano proprio una bella coppia.

Nei posti davanti, una ragazzina appariscente esultava, dicendo che presto colui che li aveva invitati sarebbe sicuramente comparso sopra il palco, mentre una donna la rimproverava pacatamente consigliandole di contenersi un po’. Un altro ragazzo, biondo e ben vestito, se ne stava in silenzio controllando il suo cellulare. A Noriko e a Mai parve di averlo già visto: che fosse anche lui un personaggio famoso?

«Miei cari! Benvenuti a tutti! Ringo-chan è qui e vi ringrazia per non essere mancati all’appuntamento e per aver risposto al mio invito con disponibilità ed entusiasmo!» esordì la celebrità, procedendo lentamente verso il centro del palco, microfono in mano. Per l’occasione, indossava un lungo abito occidentale in stile principesco, pieno di risvolti, nastri, tulle, fiocchetti e persino delle rose artificiali fissate in alcuni punti della gonna ingombrante. Questo abito era azzurro ed era gemello di un abito da sposa che aveva avuto il piacere di indossare per una sfilata di qualche anno prima. L’aveva realizzato lui stesso emulando proprio quel modello rifinito, ritenendosi soddisfatto per il risultato finale ne aveva fatto sfoggio con i suoi nuovi amici.

«Ringo-chan, sei stupendo! Farai anche a me un abito simile, quando condurremo il programma insieme?» non riuscì a trattenersi Aoi-chan, tanto che i suoi occhi violetti luccicavano di ammirazione.

«Chissà, Aoi-chan… Vedremo», fece il vago lui, poi allargò un braccio per presentare due personaggi che, nel frattempo, erano comparsi sul palco per affiancarlo.

«Loro sono Hyuuga Ryuuya e Shibuya Tomochika, due colleghi che si sono offerti di aiutarmi in questa nostra iniziativa ludica».

«Piacere di conoscervi!» esclamò una bella ragazza dai capelli rossi, che si trovava a suo agio sul palco, proprio come Ringo, mentre l’alto uomo accanto a loro si limitò, oltre a un cenno col capo, a mantenere un’espressione seria e compita nel suo abito formale.

«Sicuramente alcuni di voi ci conoscono già, mentre per gli altri dico che avrete modo di conoscerci domani, durante la nostra caccia al tesoro. Innanzitutto, dovete sapere che ci divideremo in due squadre, la cui divisione sarà subito proiettata nel grande schermo posto dietro di noi. Ci sposteremo immediatamente, così potrete vedere tutti. Signori dello staff, abbassate le luci, per favore!» ordinò Ringo.

Le luci al neon si spensero e sembrò di ritrovarsi a vedere un film dentro un cinema, solo che, invece di un lungometraggio, lo schermo si fissò su un breve video in cui passarono in rassegna varie fotografie con i loro nomi sopra, per poi smistarsi e insieme formare uno schema preciso che determinava le due squadre partecipanti.

Per la squadra di Ringo: Takumi Usui, Mai Hijirikawa, Hinata Shintani, Noriko Kanzaki, Suzuna Ayuzawa.

Per la squadra di Aoi: Ryuuya Hyuuga, Misaki Ayuzawa, Tomochika Shibuya, Satsuki Hyoudou, Kaoru Kurusu.

«Bene! Avete qualcosa da dire a riguardo? Su, non siate timidi. Siete d’accordo con questo smistamento ideale o avreste preferito stare in una squadra piuttosto che in un’altra?» intervenne la voce affabile ed esortativa di Ringo come sottofondo al video, dopo che tutti ebbero il tempo di leggere lo schema.

«Noriko-san, visto? Noi siamo insieme a Ringo-san!».

«Mai-chan, il mio parere non conta, ma sono contenta che non ci abbiano separate».

«Io e You-kun siamo in squadra insieme, quindi perché non dovrei essere d’accordo?».

«Suzuna-chan… anch’io sono d’accordo, però avrei preferito essere in squadra sia con te che con Misaki-chan, invece ci tocca stare con lui».

«Misa-chan, anche se non siamo nella stessa squadra, se perdi dovrai esaudire un mio desiderio. Sei la mia maid personale, dopotutto».

«Alieno pervertito, non contarci troppo, io farò vincere la squadra di Aoi!».

«Zia Satsuki, abbiamo la tua dipendente e anche quel bel fusto sopra il palco in squadra, la vittoria sarà nostra!».

«Beh… Questa è una buona occasione per conoscere l’idolo di mio fratello Syo, non ci vedo nulla di male».

Solo Satsuki non disse nulla, la donna preferì rimanere fra le nuvole piuttosto che esprimere il suo sincero parere, cioè che tutta quella situazione aveva dell’incredibile!

«State buoni, su. E non dimenticate che l’importante è sempre partecipare. Anche se effettivamente ci saranno in serbo per voi dei premi in palio che farebbero gola a chiunque, non dimenticate lo spirito del gioco: divertirsi e dare il massimo per partecipare, ma senza vederla come una guerra fra di noi», ricordò loro Ringo, ammonendoli bonariamente.

«Se non avete altro da aggiungere, io proporrei di passare avanti: volete conoscere i nomi degli organizzatori delle varie prove che sosterremo?» trillò la voce di Tomo-chan, prendendo in prestito il microfono da Ringo. Atteso l’okay da parte dei partecipanti, le luci si abbassarono nuovamente e partì un altro video.

Stavolta non videro foto, comparve davanti a loro l’interno di uno studio televisivo e un uomo con gli occhiali, probabilmente un giornalista messo lì apposta per leggere un annuncio, cosa deducibile da un taccuino che teneva in mano.

“In realtà, gli organizzatori della caccia al tesoro non hanno bisogno di presentazioni, ma mi è stato chiesto ugualmente di leggere queste poche righe per introdurli a voi tutti, soprattutto a coloro che si affacciano per la prima volta in questo ambiente.

Un debutto strepitoso. Un successo rapido e veloce, come un piacevole batticuore che sconvolge all’improvviso senza fare alcun male. Una felice vittoria agli Uta Pri Award. Singoli orecchiabili. Duetti sorprendenti. Canzoni che vanno oltre i limiti. Uniti dal potere coinvolgente della musica, dai sette colori dell’arcobaleno e da un legame infrangibile, invidiato ed emulato da altri gruppi emergenti. Loro sono il gruppo che ha cantato al concerto di apertura dei Triple S e che continuerà a farci sognare anche in futuro. Nonostante le agende piene di impegni, hanno ritagliato un momento per voi, ecco gli Starish, con alcuni dei loro successi”.

Seguì un momento in cui il volume si alzava, lo scenario cambiava e la musica partiva. Fu sufficiente assistere personalmente a quel mix di dieci minuti circa, frammentati di loro canti e coreografie, per Aoi e i suoi amici, a capire con chi avrebbero avuto a che fare il giorno seguente, sebbene ognuno serbasse il proprio pensiero dentro di sé. Kaoru sorrideva commosso quando l’inquadratura si spostava sull’adorato fratello gemello, mentre Mai si sporgeva, per quanto le era possibile, verso Noriko per commentare ciò che vedeva, i grandi occhioni illuminati di gioia e di orgoglio per Masato. Adesso la bambina aveva otto anni e comprendeva un pochino di più, rispetto a quando ne aveva solo cinque, la portata emblematica di quel sogno. Un sogno divenuto realtà, un cambiamento decisivo così forte da aver fatto mutare opinione persino a loro padre, che non sembrava più così severo e freddo quando parlava del suo oniichama.

Per la terza volta, la luce dei neon tornò a inondare il teatro e un silenzio sorpreso la fece da padrone per qualche secondo, finché Ringo non prese di nuovo in mano la situazione, con il microfono vicino alla bocca.

«Domani vedrete cosa loro hanno in serbo per noi. Vi anticipo solo una cosa: ci saranno precisamente cinque tappe, con cinque oggetti da recuperare. Ogni squadra si impegnerà nelle varie prove per guadagnarsi queste cose misteriose, poi la quinta tappa, l’ultima, la faremo insieme. La squadra vincitrice otterrà così tre oggetti, uno in più rispetto alla perdente. Ci sono domande o vi è tutto chiaro?».

«Sono previste punizioni per chi commetterà degli errori durante le prove?».

Ringo osservò che ad alzare la mano e a porre quel legittimo dubbio era stato Aoi-chan, facendosi portavoce di tutti, effettivamente curiosi per la risposta.

«Mi dispiace, non lo so. Se ci saranno punizioni o no, è a discrezione degli organizzatori. Su, non avete nulla da temere, noi tre li conosciamo bene, non sono così fiscali», li rassicurò Ringo. «Altro?».

«Ci sarà da mangiare?» si levò la voce di Shintani Hinata, assieme alla sua mano alzata.

«Se per caso abbiamo fame o sete, ci fermeremo a mangiare e a bere sicuramente».

«Ci faranno pagare tutti i biglietti nei mezzi pubblici che prenderemo?».

«La caccia al tesoro è stata interamente sovvenzionata da Shiny. Grazie per averlo chiesto, Ayuzawa-chan, perché un’altra cosa importante che volevo comunicarvi è che ci verranno dati in dotazione degli zaini con il marchio dell’agenzia. All’interno, troverete l’abbigliamento sportivo da indossare per domani, ognuno con le vostre taglie – esatto, abbiamo indagato –, una borraccia che riempirete a casa vostra e un pass speciale per salire su treni e metropolitane. Non ci sarà bisogno delle autovetture, possiamo spostarci anche a piedi dentro i quartieri indicati sulla mappa, così c’è più gusto, no?».

Ringo strizzò un occhio, Tomo-chan annuì serena e dalla platea si levò il brusio di voci dei partecipanti, che iniziarono a consultarsi fra loro con i vicini di sedia per stabilire se ci fossero altre domande da fare.

«Tutto ok, miei cari?».

Replicarono con un sì generale. Solamente Usui Takumi sbadigliò.

«Perfetto. Allora potete andare, qui abbiamo finito. Non vediamo l’ora che sia domani, mi raccomando, stanotte riposate bene!».

Ringo ripassò il microfono a Tomo-chan, mentre usciva nel backstage la sentì ricordare loro orario e luogo della partenza, di non dimenticare gli zaini con i loro nomi che avrebbero ricevuto all’uscita dal teatro per mano di alcuni addetti del luogo e poi non udì altro. Egli ripensò nostalgicamente alla prima caccia al tesoro a cui avesse mai partecipato nella sua vita, quella degli spartiti ben nascosti da Haruki Mori, e sperò di divertirsi esattamente come quella volta. Anche se Ryuuya sarebbe capitato nell’altra squadra, non era un problema, in fondo i due amici non erano così inseparabili, l’esperienza di responsabili di due classi differenti glielo aveva insegnato bene, forgiandoli nello spirito.

 

 

 

*

 

 

 

Il cane di razza akita conosciuto con il nome di Hachiko divenne simbolo di lealtà incondizionata a livello mondiale, ancora attualmente veniva ricordato dalla celebre statua presente fuori dalla stazione di Shibuya, a dieci minuti dal Bunkamura, letteralmente ‘villaggio della cultura’, dove i nostri eroi si erano incontrati il giorno precedente.

Ringo vi arrivò per primo e sedette di fronte alla scultura canina, comodo nella sua tuta personale fornita dall’agenzia, con indosso gli occhiali da sole e una benda rossa per capelli per mascherare la sua presenza ai passanti, sperando non lo riconoscessero per via della parrucca.

Il secondo a presentarsi al punto di partenza della sua caccia al tesoro fu Ryuuya, anch’egli leggermente camuffato, la terza fu Tomo-chan e a seguire gli altri personaggi, che si presentarono a coppie di due – Usui e Misaki, Noriko e Mai, Shintani e Suzuna, Aoi e sua zia. Quando arrivò anche Kaoru, Ringo riunì i partecipanti intorno a sé per consegnare la mappa alla squadra di Aoi-chan e per dare a tutti loro le ultime raccomandazioni.

Dopodiché, divisi nelle rispettive squadre, partirono contemporaneamente alla ricerca delle giuste linee della metro che li avrebbero condotti nei luoghi segnati nelle mappe corrispondenti.

Per la squadra di Ringo, la prima tappa si trovava nel quartiere di Kichijoji, mentre alla squadra di Aoi era capitato Takaosan, il monte Takao.

 

 

 

*

 

 

 

Sullo sfondo verdeggiante e suggestivo del grande parco di Inokashira, il luogo più famoso nel quartiere di Kichijoji, il gruppetto di sei persone capeggiate da Ringo smise di correre e procedette a passo sostenuto verso la sua prima tappa, principalmente per conservare le energie, dato che non sapevano esattamente quali prove li attendessero lì, quindi loro si limitarono a seguire la traccia nella loro mappa personale.

Ad accoglierli, vicino a due stand recanti lo stemma della Saotome Agency, il trio composto da Otoya Ittoki, Tokiya Ichinose e Reiji Kotobuki, eleganti nei loro completi in cui risaltavano i loro colori insieme al bianco e nero.

«Buongiorno!» salutò Ringo per tutti.

«Noriko-san, che bello, sono vestiti da maghi!» notò la piccola Mai, scambiandosi un’occhiata felice con la sua tutrice.

«Sì, Mai-chan. Ascoltiamo cosa hanno da dirci, questa è la nostra prima prova», replicò a bassa voce lei.

«Esatto, esatto. Buongiorno anche a voi e benvenuti alla prova di magia, come questa bella bambina ha già dedotto dalle nostre vesti di prestigiatori. Sono Kotobuki Reiji dei Quartet Night e mi trovo qui come aiutante dei miei due kohai. Otoyan, vuoi continuare?».

Il ragazzo dai capelli rosso cremisi non rispose subito, stava guardando la piccola dai capelli blu e pensò che ricordasse incredibilmente qualcuno che conosceva. Anche Tokiya si era accorto della probabile somiglianza, ma non poteva lasciare che lui se ne rimanesse lì imbambolato, in fondo c’erano dei tempi da rispettare.

«Otoya, spiega l’andamento del gioco, poi avrai tempo in abbondanza per perderti nei tuoi pensieri».

Il ragazzo scosse la testa.

«È vero, scusatemi tanto. D-dunque, i tendoni dietro di noi contengono rispettivamente dei giochi di magia che abbiamo preparato per voi. Potete decidere se entrare in uno stand alla volta, oppure se dividervi in due coppie e seguirci nei tendoni».

«Vi consigliamo questa seconda scelta, poiché dei bravi cacciatori sanno che il fattore tempo è importante in una vera caccia al tesoro», aggiunse Tokiya, pragmatico come tendeva a essere in certe situazioni.

«Grazie mille, ragazzi. Adesso ci consultiamo fra noi e vi facciamo sapere», disse Ringo, prendendo da parte i suoi partecipanti e facendoli disporre a cerchio intorno a sé, mentre anche i tre idol si dividevano sparendo dentro gli stand.

«Io entro con You-kun. Seguiamo il primo che si è presentato nella tenda a sinistra», decise Suzuna, la sorellina di Misaki e la prima a prendere la parola.

«Non ho nulla in contrario. Speriamo solo di non capitare nella prova più difficile», rispose il ragazzo chiamato in causa, ossia Shintani Hinata.

«Io non lascio Mai-chan da sola. Entriamo nella tenda a destra con gli amici del signorino Masato», riferì Noriko dopo di lui.

«Noriko-san, a me sta bene!» esclamò la piccola.

«Perfetto! Io rimarrò fuori ad aspettarvi, mi fido di voi, mentre Usui-kun seguirà chi più gli aggrada. Andiamo pure a comunicare la nostra decisione, finora ci siamo intesi alla grande, continuiamo così», si complimentò Ringo, il caposquadra.

«Spero ne valga la pena. Devo battere Misa-chan e riscuotere il premio che desidero da lei», concluse Usui, beccandosi un’occhiata contrariata dall’amico d’infanzia di Misaki, che aveva una cotta per lei da sempre ed era geloso della loro complicità e vicinanza.

Si limitarono, tuttavia, soltanto a un breve scontro di sguardi, sembravano due cani pronti a saltarsi al collo, ma fu rapido, dal momento che Suzuna trascinò presto con sé il ragazzo dentro la tenda scelta. Silenziosamente e con le mani dentro la tasca della sua felpa, Usui Takumi andò dietro di loro.

Quindi, nella tenda a destra entrarono Mai, Noriko, Otoya e Tokiya, mentre in quella di sinistra Takumi, Hinata e Suzuna seguirono Reiji.

 

 

 

«Questa è una prova che comprende un mazzo di carte e una moneta da cinquecento yen. Il trucco di magia che andrò a eseguire per voi riguarderà la carta che pescherete dal mazzo e la moneta. A un certo punto, spariranno entrambe e voi dovrete capire il trucco. Mi sono spiegato bene?».

«Sì! Mai-chan ha capito tutto!».

«Sei stato cristallino, Ittoki-kun, anche se sembri più in ansia tu di noi due. Rilassati, non ti mangiamo mica».

Solitamente Noriko, diffidente con gli estranei com’era, non si esprimeva così informalmente con un ragazzo appena conosciuto, ma l’amico del signorino in qualche modo le faceva tenerezza. Forse perché tante volte lo aveva visto cantare e ballare su uno schermo, mentre seguiva i concerti degli Starish insieme alla bambina, dandole l’impressione di una solarità positiva, di una giusta dose di grinta e di una limpidezza tipica dell’infanzia, che applicata a un ragazzo mutava in sincerità d’animo.

«Non ero affatto pratico di giochi con le carte, ho dovuto impegnarmi tantissimo per riuscire a combinare qualcosa di buono. Questa è la seconda volta che faccio un numero che è un mix fra carte e magia, la prima volta è stata per un programma televisivo», chiarì intimidito, grattandosi la nuca.

«E il numero andò bene?».

«Insomma, più o meno».

«Non sottovalutarti, Otoya. Hai superato ostacoli più difficili. Poi, in ogni caso, io sarò qui ad aiutare».

Nonostante le premesse incerte, Otoya, incoraggiato dal compagno e dalla presenza in qualche modo rassicurante delle due spettatrici, riuscì a gestire in modo corretto la prova. Dopo cinque volte in cui la donna e la bambina chiesero di poter rivedere il numero per comprendere meglio il trucco e lui lo ripeté volentieri, entrambe giunsero alla soluzione, cioè che la carta e la moneta sparivano dentro le maniche della giacca del ragazzo non nello stesso momento, ma in tempi diversi.

 

 

 

«Avete presente quando il prestigiatore, improvvisamente, tira fuori un coniglio dal cilindro? Non è esattamente ciò che intendo fare oggi, ma il coniglio e il cilindro ci sono comunque. Anzi, qui abbiamo tre cilindri. Su questo tavolo, sotto questi capelli, si nasconde un coniglio addormentato. Vi va di provare a indovinare dove si trova? In fondo, anche indovinare rientra tra le abilità di un bravo cacciatore. In ogni caso, oggi sarò buono e vi concederò un secondo tentativo, ma solo se sbagliate il primo. Un terzo non vi sarà consentito, anche perché sarebbe scontato, perciò scegliete bene, mi raccomando!» illustrò la prova il membro dei Quartet Night.

«Io scommetto che il coniglio si trova nel cilindro centrale», suggerì la ragazza in tono incolore.

«Sicura, Suzuna-chan? Io invece penso che si nascondi sotto il primo cappello partendo da destra…» provò l’altro, tuttavia era insicuro a riguardo, magari il sesto senso dell’altra si sarebbe rivelato migliore del suo.

«Allora quale scegliete per primo? Il secondo o il terzo cilindro?» chiese Reiji, come da copione.

«Mi dispiacerebbe deluderla, perciò proviamo con quello centrale, mi fiderò della sua scelta», ammise infine Hinata-kun.

«Grazie, You-kun».

Anche Usui Takumi concordò con la scelta della sorellina di Misaki.

Il sesto senso di Suzuna Ayuzawa fece centro al primo tentativo, del resto la ragazza vantava un ricco assortimenti di premi vinti attraverso i sorteggi nelle varie riviste, anche se la maggior parte di quelle cose riguardava generalmente frutta e oggetti utili per la casa.

Come ricompensa bonus, Reiji concesse loro di tenere in braccio, a turno, il coniglietto bianco dal pelo morbidissimo che scovarono sotto il cilindro centrale. L’espressione della giovane si addolcì leggermente mentre lo sorreggeva, Shintani fece addirittura saltare il coniglietto per riprenderlo con le mani per via del troppo entusiasmo, spaventando la bestiolina, che fu prontamente rassicurata dalla presa di Usui: lui ci sapeva decisamente fare con gli animali, dovendo già badare a un gattino nell’attico in cui abitava da solo.

 

 

 

 

«Avete giocato insieme a noi», prese per primo la parola un Otoya sorridente, una volta che si riunirono tutti all’aperto.

«Avete superato le nostre prove riguardanti la magia», proseguì Tokiya, soddisfatto.

«Cosa ancora più importante, vi siete divertiti?» li interpellò Reiji strizzando un occhio.

«Sì!» risposero in coro, chi a tono basso, chi alto.

«Vi rimane un’ultima cosa da fare: andare alla ricerca dell’oggetto che noi tre abbiamo nascosto qui vicino. Prima di farlo, vi forniamo un indizio. Otoya,

tocca a te».

«Sembro un libro, ma non sono un libro. Ho tante pagine in cui i pensieri più segreti puoi annotare, per custodirli gelosamente e mai dimenticare. Cosa sono?».

 

 

 

L’oggetto era un diario, un semplice diario. Dovevano trovarlo all’interno del parco di Inokashira, tranne nell’area del laghetto in cui si poteva transitare con le barche affittate, ovviamente non si celava in mezzo all’acqua.

Dopo circa quindici minuti in cui ognuno dei contendenti esplorò un punto differente dagli altri, la voce infantile di Mai giunse, vicina o distante, alle loro orecchie come un grido di giubilo.

«L’ho trovato! Ho trovato il diario! Noriko-san, sono stata brava?».

La brava donna, che non la perdeva di vista nemmeno un secondo, si complimentò con lei.

«Non brava. Bravissima! Forza, cara, torniamo agli stand e mostriamolo anche agli altri».

 

 

 

Così, il primo oggetto guadagnato dalla squadra zelante di Ringo fu recuperato con successo.

Prima di abbandonare il parco di Inokashira alla volta della stazione di Kichijoji, mentre tutti iniziavano ad avviarsi, Mai Hijirikawa si volse indietro e vide il bravissimo ed elegante trio di prestigiatori che le fece cenno di tornare indietro.

«Piccola…» esordì Otoya, piegandosi sulle ginocchia quando ella lo raggiunse di nuovo, con Noriko che la guardava a distanza, «sei la sorellina di Masa, vero?».

Annuendo, lei sorrise. «L’hai capito perché sei un mago?».

«No, affatto. Gli assomigli molto. Raggiungi la prossima tappa, Mai-chan. Lui sarà sorpreso di vederti, lo renderai felice».

«Anch’io sono felice! Non ho più giocato con oniichama», confidò, con un educato inchino.

«Allora non ti facciamo perdere altro tempo. Corri alla seconda prova, forza!» la esortò Tokiya.

«Grazie mille! Arrivederci!».

 

 

 

*

 

 

 

Il monte Takao, la prima tappa destinata alla squadra mista di Aoi, offriva ai loro occhi panorami mozzafiato, bellissimi, incantevoli, suggestivi. Era proprio fantastico, poter vedere in tutta tranquillità sentieri boschivi, templi antichi circondati dalla natura, funivie che portavano nei punti più alti, ponti apparentemente sicuri, si sperava non traballanti come quelli dei film avventurosi, e infine torrenti d’acqua fresca e pulita. Quando mai gli sarebbe ricapitata un’occasione del genere?

Kaoru pensò bene di scattare qualche foto digitale con lo smartphone, ne salvò cinque o sei sulla scheda di memoria, prima che lo richiamassero quelli del suo gruppo, intenti a consultare nuovamente la mappa per capire dove dovevano dirigersi per trovare la loro prova.

Quando Ryuuya-sensei suggerì una direzione, tutti furono d’accordo e lo seguirono. Girovagarono per almeno una ventina di minuti, prima di individuare, sul tronco di un albero, una bandiera con il nome Shining legata intorno a esso. Significava che erano vicini alle prove, Kaoru confidò nel fatto che, qualunque attività avessero pensato per loro, non sarebbe stata importante quanto il rivedere Syo. Certo, avrebbe cercato di impegnarsi per il bene della squadra, ma solo perché lì ci sarebbe stato suo fratello, perché lui non era energico quanto l’altro, non era abituato allo sport in generale, alla fatica di preparare una coreografia e di essere in sintonia con altri, affatto, lui era riservato e tranquillo.

 

 

 

Avanzarono cautamente fra erbacce e sterpaglie, fino ad arrivare in uno spazio pianeggiante di terra dove il gruppo dei sei esploratori venne accolto da personaggi vestiti tipo archeologi, i cacciatori di tesori per eccellenza.

Kaoru riconobbe Syo e perse temporaneamente la pacatezza che l’aveva caratterizzato fino a quel momento, almeno nell’apparenza, per sussultare e per correre incontro a suo fratello, abbracciarlo e farsi stringere a sua volta.

«Kaoru? Sei davvero tu? Cosa ci fai qui? Hanno coinvolto anche te in questo gioco?».

Syo faticava a credere che l’altro fosse davvero lì, conoscendolo non si lasciava convincere facilmente se c’erano di mezzo escursioni in montagna, sport e cose del genere.

Percepì un movimento della testa di Kaoru che significava una conferma e rise, rise di cuore, sfiorandogli la guancia con la propria.

«Che bella riunione familiare! Voglio unirmi anch’io all’abbraccio, posso?».

«Natsu…» mormorò Kaoru, prima di venire stretto da un braccio dell’idol occhialuto, mentre con l’arto opposto circondava il gemello.

«Natsuki! Finiscila! Così diamo spettacolo!» borbottò contrariato Syo.

 

 

 

Grazie all’intervento provvidenziale del senpai di Shinomiya Natsuki e Kurusu Syo, Ai Mikaze, il quale, dopo averli freddati con un sguardo glaciale, commentò che avrebbe riscritto la loro tabella di marcia rendendola ancora più dura, i due kohai tornarono docilmente ai loro posti accanto a lui.

«Benvenuti alla prima tappa della vostra caccia al tesoro», iniziò in tono apatico.

«Il tema di questa fase è l’azione. Un bravo cacciatore di tesori deve essere uomo d’azione, non deve soltanto possedere la determinazione a raggiungere un determinato obiettivo, dico bene, Syo-chan?» continuò Natsuki, per poi lasciare la parola all’altro.

«Certo, è importante che sia forte e determinato, altroché! Ed è per questo che noi tre, oggi, vogliamo testare queste vostre capacità con due prove belle movimentate. Per la prima, occorre che partecipi uno soltanto di voi, la prova consiste nello scalare un albero sicuro che fra poco vi indicheremo, arrampicandosi fino in cima e raccogliendo la bandiera che ho collocato in cima», spiegò un esuberante Syo, che sperava di stuzzicare l’attenzione del suo idolo, dal momento che per lui era sempre entusiasmante vederlo all’opera.

«Inoltre, per la seconda prova, che realizzerete tutti, è prevista una staffetta impegnativa lungo un percorso che abbiamo studiato a lungo, che ci auguriamo che vi piaccia e che vi motivi ad arrivare fino al traguardo finale!» concluse Natsuki.

 

 

 

A offrirsi volontario per la prima prova fu proprio l’insegnante, che preferiva non rischiare l’incolumità di nessuno dei giocatori, nemmeno di Misaki che avrebbe voluto tentare l’arrampicata.

«Ringo mi ha accennato qualcosa su di te, sei una donna che s’impegna molto, Ayuzawa. Risparmia le tue energie per dopo, alla staffetta ci sarai molto utile», le suggerì l’uomo, mentre abbassava la cerniera della felpa, che affidò a lei per tenergliela momentaneamente. La vista di Ryuuya in canottiera sportiva fece arrossire visibilmente Aoi-chan e sua zia, che già pensavano fosse figo, ma mentre si preparava a scalare l’albero con le sue braccia muscolose lo era ancora di più. Il corpo aitante gli permise di vincere la prova in pochissimo tempo, adesso tutti loro potevano prepararsi per la staffetta a sei, nemmeno Satsuki, la zia di Aoi, era esclusa dalla gara.

 

 

Sarebbero partiti nel seguente ordine: Satsuki avrebbe percorso il breve tratto iniziale, il più semplice, per poi passare il testimone a suo nipote, a cui era destinato il secondo tratto; il terzo sentiero sarebbe spettato a Tomo-chan, il quarto a Kaoru, il quinto a Ryuuya e l’ultimo, il decisivo, a Misaki.

L’intera prova sarebbe stata cronometrata da Ai Mikaze. Se loro non avessero superato il tempo prestabilito di cinquanta minuti, allora avrebbero vinto l’intera tappa nel monte Takao.

La staffetta filò liscia finché Kaoru, forse quello meno abituato a correre, non inciampò sopra il fogliame durante il suo tratto di strada, cadendo a terra e sbucciandosi un ginocchio. Zoppicando, poiché non sarebbe stato giusto se si fosse fermato per il dolore e avesse compromesso la gara, riuscì faticosamente a giungere nel luogo in cui Ryuuya lo attendeva per partire.

Confortandolo a modo suo, Ryuuya gli chiese se ce la faceva a resistere, si offrì persino di caricarselo sulle spalle e di correre nonostante il suo peso addosso, ma Kaoru rifiutò gentilmente il suo aiuto e si intestardì, non voleva compromettere la gara a tempo. Avrebbe atteso fino alla fine che venissero a recuperarlo e a soccorrerlo.

 

 

 

«Kaoru!».

Syo arrivò come un fulmine a ciel sereno prima di quanto suo fratello si aspettasse, infatti Ryuuya era partito da appena dieci minuti, possibile che la staffetta fosse già ultimata?

«Ero preoccupato, avevo un brutto presentimento e sono arrivato prima che ho potuto. Lungo il sentiero ho incrociato Ryuuya-sensei, che dava il testimone alla tipa tosta, allora lui mi ha informato subito della tua caduta!» esclamò apprensivo, poggiandogli una mano sulla guancia e guardandolo dritto negli occhi gemelli, per tranquillizzare il suo battito cardiaco.

Kaoru rise di riflesso, ignorando il bruciore al ginocchio.

«Il tuo idolo è davvero straordinario, niisan».

«Lo so, ma adesso fammi vedere dove ti fa male».

«Che i ruoli si stiano invertendo? In fondo, io devo diventare medico, non tu», strinse i denti Kaoru, mentre Syo strappava leggermente il pantalone per osservare meglio la ferita.

«Aspetta un momento!» saltò su, guardandosi freneticamente intorno. «Deve essere nascosto da queste parti…».

«Di cosa parli, Syo-chan?» domandò il fratello, confuso. Tuttavia, lui partì in quarta e sparì dietro una siepe, per tornare due minuti dopo con nientedimeno che un kit per il pronto soccorso.

«Cosa ci faceva questo in mezzo al bosco?» domandò Kaoru, se possibile ancora più esterrefatto di prima, con un accenno di sorriso sul volto.

«Si tratta dell’oggetto che dovevate cercare alla fine della prova, ma non mi importa se l’ho già svelato, Kaoru, tu sei più importante di una qualunque caccia al tesoro», affermò, deciso.

«Syo-chan… grazie mille! Sono certo che anche gli altri chiuderanno un occhio per lo strappo alla regola».

«Bene. Perché, se non lo faranno, dovranno vedersela con me!» s’infervorò l’idol, facendo ridere, nella commozione che ancora provava, il suo fratellino adorato.

 

 

 

Dopo aver disinfettato la ferita e applicato un cerotto a x, Kaoru accettò di farsi portare in spalla da Syo, purché andasse coi piedi di piombo per non affaticarsi troppo. Lui promise che l’avrebbe fatto, che si sarebbe fermato al minimo accenno di stanchezza.

Una volta riguadagnata la postazione di partenza, raggiunti gli altri e spiegata la situazione, il kit di pronto soccorso finì nello zaino di Aoi, il caposquadra, come un bottino di guerra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

____

Note secondo capitolo: Tutto nasceva dall’idea di un’amicizia crossover fra i miei due travestiti preferiti, Ringo e Aoi *.* un’idea che accantonai, ma vedendo il bando di questo contest, diciamo che sono stata tentata di proporvela in una storia che è semplicemente uno “spin-off” dell’idea originale.

Potendo disporre di tantissimi personaggi tra un anime e l’altro, mi sono detta: “Perché non dividerli in due squadre miste?”.

L’unica cosa che mi dispiace davvero è il fatto di non essere in grado di gestirli tutti contemporaneamente, perciò ho dovuto ignorare oppure sacrificare qualcuno di loro.

Poi, è decisamente da me dare più risalto ai personaggi minori, quindi ho sfruttato di nuovo Mai e Kaoru (Poveri xD); ho ripreso in mano Noriko che è un personaggio originale, esiste solo nella mia testa; ho giocato e mi sono divertita muovendo tutti come pedine di una scacchiera, quindi per questo diciamo che mi sento soddisfatta ^^; ho ricercato i luoghi su internet e le prove più adatte al contesto. Se vi interessa, ho consultato principalmente questo sito per le location: www.giapponepertutti.it

Il monte Takao, anche se non è propriamente un quartiere, fa parte della periferia di Tokyo.

Per ulteriori chiarimenti, sarò a vostra disposizione ^^

 

Ringrazio Lerenshaw per il suo commento, al quale risponderò al più presto.

Grazie a chiunque sta seguendo silenziosamente questo mio delirio xD e per finire, vi auguro buone feste, dal momento che il prossimo aggiornamento sarà mercoledì dieci gennaio.

 

Tanti auguri a tutti e alla prossima! :D

 

Rina

 

 

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Capitolo 3
*** Terzo capitolo (Seconda fase) ***


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TERZO CAPITOLO (Seconda fase)

 

 

 

Beccare le giuste coincidenze della metro, per giungere nel quartiere di Ginza partendo da quello di Kichijoji, non fu così semplice come sembrava, ma alla fine la squadra di Ringo uscì dal mezzo e si mosse correndo fuori dalla stazione, per poi prestare attenzione ai semafori e a non smarrire la strada, anche se in verità il luogo da raggiungere si trovava soltanto a cinque minuti dalla stazione stessa. Ne impiegarono il doppio, dieci minuti, ma almeno vi arrivarono ancora pieni di energia e incuriositi.

Il teatro Shinbachi Enbujo venne aperto nel 1925, come si poteva constatare dalla moderna facciata che si stagliava di fronte a loro, del colore della sabbia del deserto e ben strutturata. Alcuni manifesti di rappresentazioni del teatro kabuki erano affissi sopra l’ingresso, dal momento che il luogo ne offriva una vasta varietà di spettacoli. Al suo interno, si trovavano però anche ristoranti, negozi di bento e souvenirs.

«Secondo la mappa, dobbiamo salire fino al terzo piano dell’edificio. Troveremo un simbolo dell’agenzia sull’insegna esposta di un ristorante, che soltanto per oggi è riservato a noi e alla nostra prova. Suppongo che si tratti di cucina, come siete messi a riguardo?» s’interessò il caposquadra.

«Noriko-san è una brava cuoca. Qualche volta mi capita di aiutarla».

«No, non sono così brava come dice Mai-chan, in realtà. Conosco solo i piatti abituali che mangiavo anche da piccola», si sminuì la trentenne.

«Non preoccupatevi: se c’è da cucinare, lasciate fare a me» disse Usui, che stavolta era più che mai sicuro di rendersi utile alla squadra.

«Grazie, Usui-kun», replicò Ringo con un lieve sorriso.

«Invece io sono bravissimo a mangiare, se può esservi d’aiuto!» affermò Hinata Shintani, levando un pugno verso l’alto.

«Confermo. You-kun è un buongustaio», dichiarò Suzuna.

«Io lo definirei più un pozzo senza fondo…» espresse il suo parere il biondo.

«Non sembro umano se lo dici così!» si lamentò l’interessato.

«Ragazzi, per favore, non discutete proprio adesso», li rabbonì Ringo, indicando la porta d’ingresso, «cosa preferite? Scale o ascensore?».

 

 

 

L’interno del ristorante era davvero molto carino e ospitale, con pareti che ricordavano lo stile ordinato delle case giapponesi e caratteristici arazzi risalenti ai secoli passati appesi alle pareti che sembravano fatte di pergamena.

Un insieme di profumi deliziosi rese i sei partecipanti ottimisti riguardo alla prova, nonché provocò un forte bisogno di rimpinzare lo stomaco definito “senza fondo” del ragazzo bruno, che procedette nel locale con il volto in estasi. Al momento, gli unici nel locale erano loro, forse gli altri stavano sul retro e dovevano raggiungerli.

«C’è nessuno qui? Oniichama, Mai-chan è venuta a trovarti!» si fece sentire Mai con la sua vocina esuberante e fiduciosa.

In qualche modo il richiamo produsse l’effetto sperato e invitò come d’incanto il trio organizzatore della prova a presentarsi.

In una zona che stava in penombra si accesero tre lampade, rivelando un cuoco, un aiuto cuoco e un cameriere. A calzare queste vesti che si adattavano alla perfezione all’ambito culinario, era il trio composto da Ren Jinguji, Masato Hijirikawa e Ranmaru Kurosaki.

«Un caldo benvenuto ai nostri speciali clienti. Interessante… Pare che non saremo gli unici a sorprendere voi, una leggiadra farfalla ha appena colpito nel cuore il cuoco Hijirikawa», considerò il bel cameriere dai lunghi capelli, rimirando il fiore che rigirava fra le dita.

«Ho fatto male a oniichama? Per questo non viene a salutarmi?» s’intristì la bambina, chinando il capo e celando gli occhioni lucidi grazie alla frangetta.

«No. Voleva dire che sono spiazzato. Non mi aspettavo di vedere mia sorella Mai in questo contesto…» chiarì il ragazzo dai capelli blu, parzialmente coperti da un copricapo di quelli che si utilizzavano in cucina.

Noriko alzò gli occhi al soffitto.

«Uomini…» borbottò. «Mai-chan, vuoi un fazzoletto?» addolcì il tono di voce rivolgendosi alla sua figlioccia.

Masato uscì dal fascio di luce per raggiungere il bancone del ristorante, prendere un fazzoletto pulito e avvicinarsi alla bambina, composto.

«Se voi due non vi spiegate chiaramente, la signorina fraintende e poi ci rimane male. È più estroversa del signorino, ha un animo delicato e sensibile», ammonì entrambi la tutrice, alla quale non sfuggiva nulla.

«Ha ragione, Kanzaki. Avrei dovuto ricambiare il suo saluto».

«Mi scuso se le mie parole sono parse inappropriate», aggiunse Ren.

«Sei triste, Mai?» s’inginocchiò Masato, asciugando la lacrima trasparente che stava scivolando lungo la fossetta rosea della piccola. Alla domanda del fratello maggiore, lei scosse la testa, si accostò al suo petto e lui la cinse in un abbraccio senza stringere. Finché Mai non rise, una risata cristallina priva di risentimento che risolse ogni tensione.

«Oniichama, sai, io sono venuta per giocare con te!» annunciò con gioia.

«Giocheremo presto. Prima concedimi di tornare dagli altri, dobbiamo spiegare le regole», le promise, scostandola delicatamente da sé, mentre Ren, nel frattempo, si era approssimato per porgere il fiorellino bianco alla piccola.

«Non ti puoi ricordare di me, ma io ti ho già vista. Eri molto più piccola e riposavi beata nella culla. Ora invece sei cresciuta e mi ricordi una farfalla. Puoi prenderlo, è un pensierino per te».

Ren non metteva mai via la sua galanteria con il genere femminile, nemmeno con le bambine, a quanto pareva.

«Questi trucchetti non funzionano con lei», ci tenne a dire la sua il compagno e amico d’infanzia, trattandosi della sorellina.

«Grazie», accettò il pensierino lei, rivolgendosi poi al fratello, candidamente, «non preoccuparti, Mai-chan vuole più bene a oniichama, anche se adesso non le sta regalando nulla».

«Oh˜ è così dolce questa scenetta!» si mise in mezzo Ringo. «E mi dispiace davvero tanto interromperla, ma il vostro senpai sta perdendo la pazienza, vuole davvero iniziare la prova, mi sa».

 

 

 

«Avete mai assaggiato un piatto da bendati? Sapreste riconoscere il cibo a occhi chiusi? Al mondo esistono spezie, aromi, condimenti e c’è l’amaro, il dolce e il salato. Pensate di essere in grado di distinguerli usando il senso del gusto e occludendo quello della vista?».

Masato parlò come se stesse recitando una battuta ripetuta almeno cento volte.

«Cercheremo la risposta mettendo alla prova tutti voi, pertanto noi vi applicheremo delle bende sugli occhi e vi faremo assaggiare i trentasei contenuti diversi nascosti in quel grande cesto coperto da un telo».

Alla parola “cesto” nella frase di Ren una lampadina spenta si accese sopra un tavolo di legno con il corrispettivo oggetto.

«Bando alle ciance, gente, si comincia!» esclamò il rocker, che teneva già le sei bende fra le mani e che avanzò per consegnarle a ogni giocatore.

Solo Mai ebbe bisogno di aiuto per legare la sua benda e Noriko volle assisterla prima di collocare sugli occhi la propria.

Si rivelò una prova più divertente di quanto si aspettassero, poiché i gusti erano davvero misti e realmente assaggiarono, a turno, alimenti piccanti, amari, dolci, salati, aspri, per poi cercare di indovinarli senza poter vedere nulla. Ren non si fece problemi a imboccare i partecipanti e a stuzzicarli, mentre Masato si premurò di scegliere sapori non particolarmente difficili per Mai e pensò anche a Kanzaki, dal momento che conosceva entrambe.

Ranmaru si prodigò per fornire bicchieri d’acqua e tozzi di pane nel caso servissero a far passare il bruciore provocato a causa di un gusto piccante o cattivo, giocando con Ringo.

«Adesso possiamo toglierci le bende?» s’informò allegramente quest’ultimo, felice che la prova fosse ormai superata, dal momento che tutti avevano completato l’assaggio di sei nutrimenti ciascuno e soddisfatto gli organizzatori nelle risposte date.

«Potete toglierle», assicurò Masato e questa volta aiutò lui la bambina a sciogliere il nodo dietro la testa.

Solo Hinata Shintani si dispiacque che il primo gioco fosse già finito, ma la cosa non stupì nessuno.

 

 

 

Compostamente, Masato riprese la parola, richiamando l’attenzione di tutti, dopo che il senpai Kurosaki era stato costretto ad andare via prima dello scadere della prova, in seguito a una chiamata del suo manager.

«La nostra tappa non finisce qui. Adesso chiediamo a tre di voi di offrirvi volontari per cucinare un determinato piatto che noi vi suggeriremo fra quelli presenti nel menù di questo ristorante, mentre agli altri tre toccherà giudicare il risultato finale. Capiremo così se avrete davvero meritato la vittoria. I cuochi volontari avranno cinquanta minuti di tempo per sorprenderci con la loro abilità fra i fornelli».

«Finalmente è arrivato il mio turno», intervenne Usui, spostandosi per prepararsi al passatempo culinario.

«You-kun, non preoccuparti, mi impegnerò per prepararti qualcosa di saporito», garantì Suzuna, apparentemente senza enfasi, ma nel profondo era veramente contenta di fare ciò per il bene della squadra – e per piacere a Shintani.

«Noriko-san, Mai-chan ha fame!» esclamò la bambina, toccandosi il pancino.

«Va bene. Non posso certo rifiutarmi, in fondo sono l’unica che conosce i gusti della signorina e che allo stesso tempo immagina cosa potrebbe piacere anche a voi», affermò, inchinandosi, per poi raggiungere gli altri due volontari in postazione.

Frittata di riso, Tofu all’uovo e Hakodate Ramen furono i tre piatti selezionati per Usui, la piccola Ayuzawa e per la domestica e tutrice di Mai.

 

Il primo preparò una frittata di riso molto buona, prelibata e condita superbamente, ma del resto lui si era abituato a cucinare, grazie al fatto che viveva da solo. Anche al Maid Latte, tante volte, aveva sostituito i cuochi guadagnandosi l’ammirazione della proprietaria e delle altre maid e cercando sempre di far colpo su Misaki pure in quel campo.

 

Anche la seconda non se la cavò male, con un tofu all’uovo apprezzabile e saporito, grazie all’esperienza acquisita osservando la madre cucinare e aiutandola più di una volta.

 

I nonni della terza avevano origini in Hokkaido, una città situata nel nord del Giappone, perciò lei aveva puntato su un piatto di ramen che le rammentasse la sua infanzia, quando Noriko era ancora spensierata e andava a trovarli pedalando in bicicletta, quando non si era ancora trasferita con suo padre in un’altra città e in una casa affittata che le aveva lasciato soltanto pessimi ricordi.

Comunque, nonostante questo, si concentrò esclusivamente sulla perfetta riuscita della ricetta, scegliendo gli ingredienti migliori dalla ben fornita dispensa e ringraziando il cielo che ci fossero tutti: il maiale arrosto, lo scalogno, il bamboo, gli spinaci, l’alga nori, più un brodo di salsa di soia che doveva risultare leggero, soprattutto questo era importante.

 

Al termine dei cinquanta minuti, i tre componenti della squadra assaggiarono a turno tutti i piatti preparati per loro e giudicarono la prova magistralmente superata, soddisfatti di aver messo qualcosa sullo stomaco, soprattutto Hinata-kun.

Ringo chiese se anche in quel caso dovevano aspettarsi un indizio e un oggetto in palio. Ren annuì.

«È vero che assomiglio alla marmellata, ma non mi potete spalmare. Non sono liquido, giaccio dentro a un vasetto e posso essere rosso, verde, giallo e blu: ai bambini piaccio anche di più. Cosa sono?» in tono scherzoso, pronunciò l’indovinello per dare il via alla ricerca.

L’unica che non vi prese parte fu Mai, perché preferì giocare insieme al fratello maggiore prima di dover andare via.

Masato la portò fuori per fare una breve passeggiata nei dintorni, promettendole, nel frattempo, che la prossima volta avrebbero giocato molto di più, se ciò l’avesse resa felice.

«Finora ti sei divertita? Sono stati bravi con te?» s’interessò lui.

«Sì, oniichama! Sono tutti bravissimi, oggi mi sono divertita tantissimo!» confermò Mai, stringendogli la mano che la teneva mentre camminavano insieme.

I due fratelli trovarono casualmente una cabina che sviluppava foto istantanee, di quelle utilizzate dai turisti in visita oppure dalle coppie di innamorati. La piccola insisté per averne una insieme a lui e Masato non voleva vederla di nuovo intristirsi, per cui acconsentì alla sua semplice richiesta.

Ne fecero un paio e poi tornarono indietro, scoprendo Noriko che li stava aspettando fuori dal locale e che l’informò sull’andamento delle cose.

«Shintani Hinata ha trovato l’oggetto. Si trattava di un vasetto di gelatina. Stiamo per partire alla volta dell’ultima tappa, gli altri sono già scesi e ci aspettano».

Temeva che Mai avrebbe fatto i capricci, ma per fortuna non fu così, Mai accettò tranquillamente di congedarsi dal suo caro oniichama e lo salutò con affetto, senza versare una lacrima.

 

«Kanzaki?» la richiamò lui.

«Signorino?».

«Grazie di prenderti cura di lei».

«È un dovere, un onore e un piacere, per me».

 

 

 

*

 

 

 

La Namco Namja Town, situata all’interno del quartiere di Ikebukuro Est, vantava, fra le attrazioni feline, iniziative commerciali e aree di ristoro per attrarre il pubblico pagante e i turisti curiosi, anche case dei fantasmi montate per i bambini.

Lo scenario che il gruppo di Aoi si ritrovò davanti, però, era molto più appariscente, dava quasi l’idea di essere stato progettato dallo stesso Saotome, o almeno questo era il pensiero di Ryuuya, braccio destro del Presidente. Essa, la facciata della casa allestita per la prova, non era dissimile da quella di un film horror, grottesca e volta a terrorizzare i nostri volenterosi protagonisti.

Prima di recarsi alla Namco Namja Town, dopo essere scesi dalla metro,  Hyuuga decise che avrebbe accompagnato Kaoru in un negozio di abbigliamento a cambiare i pantaloni strappati, non era giusto lasciarlo nelle sue attuali condizioni. Il ragazzo biondo lo ringraziò, inchinandosi si scusò con gli altri per la deviazione che dovevano fare a causa sua e seguì il gruppo camminando piano, ormai la ferita non si sentiva quasi più e non doveva zoppicare, l’unico fastidio stava nel cerotto, che tirava un pochino la pelle a ogni movimento della gamba destra.

Risolto il problema del cambio di Kaoru, ecco che i nostri eroi giunsero infine nella loro tappa prefissata. Studiando lo scenario della casa infestata, si domandarono, chi preoccupati, chi seri, cosa vi avrebbero trovato all’interno, quali prove di coraggio sarebbero toccate loro in sorte e chi aveva organizzato tutto.

 

 

 

Innanzitutto, una volta varcata la soglia, una nebbia artificiale impedì loro di vedere l’ingresso della casa improvvisata. Avanzando con cautela per colpa della visuale appannata dalla foschia generata da chissà quale macchinario, a tentoni, riconobbero le ringhiere di una scala.

Ryuuya salì i gradini senza pensarci due volte, incoraggiando con il suo impavido esempio gli altri giocatori, che gli andarono dietro uno alla volta.

A dire il vero Misaki era abbastanza sicura di sé, non aveva affatto paura, potevano anche cercare di spaventarla, ma non ci sarebbero riusciti. La sua presenza confortò Aoi, anche se il net idol, per infondersi coraggio, gli stava appresso, aggrappandosi al suo braccio e strillando quando percepì qualcosa sul braccio, però si trattava semplicemente di una ragnatela finta, messa a penzoloni per fare scena, constatò la presidentessa del consiglio studentesco del liceo Seika dopo averla toccata con mano.

«Aoi, che è successo?!» si preoccupò la zia, con la visuale ancora appannata.

«Non preoccuparti, capo, ho già risolto», replicò Misaki, sospirando.

Giunti al piano superiore, la nebbia finta, fortunatamente, iniziò a diradarsi finché comparvero chiaramente, innanzi a loro, tre loschi figuri.

Le tre maschere veneziane che avevano sul viso impedirono alla squadra di Aoi di riconoscere in essi delle persone conosciute e di stabilirne, almeno solo vagamente, l’identità.

Eppure, la determinata ragazza dagli occhi ambrati ebbe uno strano presentimento riguardo al ragazzo centrale: quei capelli giallastri con la frangia che pendeva dal lato destro e quel sorrisetto sardonico erano elementi di un viso che le sembrava di aver già incontrato prima.

«Vi diamo il nostro cordiale benvenuto nella casa spettrale, seconda tappa del vostro viaggio. Ci auguriamo che possiate trascorrere con noi, in modo indimenticabile, un’ora del tempo messo a disposizione apposta per rendere quantomeno interessante la vostra patetica caccia al tesoro. Ci guadagnerete davvero molto grazie a noi tre, decisamente. Non vi faremo pentire di nulla».

Anche la voce non le era nuova, pur con un microfono fissato all’orecchio che ne modificava l’intonazione e la camuffava un poco.

«Adesso che le nostre intenzioni sono state chiarite, volete seguirmi nella stanza adiacente?» parlò la seconda voce, calma e rilassata, quella dell’individuo alla sua sinistra, che, chinandosi rispettosamente e muovendo i propri passi come un rigido automa che segue specifiche direttive, li guidò.

Misaki ritenne che quello fosse abituato a ricevere ordini senza protestare mai. Come un efficiente maggiordomo.

La terza figura rimase invece ferma al suo posto, con una mano inguantata sul fianco destro e in silenzio, ed era forse l’unico che non le rammentava nessuno. 

 

 

 

«Non vi presentate?» domandò intimidito Aoi, facendosi portavoce del gruppo.

«Ci rincresce, ma per contratto non possiamo svelare chi siamo davvero. Dobbiamo limitarci a interpretare la parte sadica nella vostra caccia al tesoro e poi sparire», rispose colui che si atteggiava a maggiordomo.

«Anche se vi parrà che, con questa prima paurosa prova, stiamo anticipando di un giorno la festività di Halloween, in realtà il nostro scopo è ben lungi da una simile banalità. Tutti al mondo hanno paura di qualcosa, perciò adesso testeremo la vostra capacità di affrontare alcune situazioni terrificanti e nauseanti. Le sei porte frontali sono destinate a essere aperte. Vi chiediamo di oltrepassarle rapidamente e di chiudervi dentro le piccole stanze che troverete per venti minuti. A chi scapperà fuori prima del tempo, daremo una penalità e non saremo affatto clementi con il malcapitato», spiegò il biondo mascherato, l’unico del trio, dal momento che i suoi compari avevano capelli scuri.

Arrivati a questo punto, i nostri eroi non si sarebbero dati per vinti. Si sistemarono, ciascuno a caso, davanti alla porta scelta. Contemporaneamente, attesero il via e poi ruotarono la maniglia per spalancarle ed entrare nel buio.

Sei lampadine si accesero all’interno delle stanze misteriose.

 

Satsuki Hyodou non poteva credere ai suoi occhi, le iridi violette tremolarono per l’orrore, e non solo quelle, anche il suo intero corpo era scosso dai brividi.

Tantissimi topi squittivano e si disperdevano all’interno della piccola stanza, provocandole degli strilli acuti quando alcuni le camminarono vicino alle gambe. Almeno, quei sadici degli organizzatori avevano collocato nella stanza una sedia, sulla quale salì di corsa con i piedi sopra, agitandosi e continuando a strillare come un’ossessa.

Che sfortuna! Proprio a lei, che aveva la fobia dei ratti, doveva capitare!

«Ah! Aiutatemi, vi prego! Vogliono arrampicarsi! Aoi-kun! Misa! Misa!».

Tempo cinque minuti e la proprietaria del Maid Latte, non vedendo giungere nessuno a soccorrerla, corse verso la porta e scappò fuori dalla stanza: la sua prova personale era fallita.

 

Kaoru Kurusu si ritrovò in una stanzetta dalle pareti bianche e vuote. Gli unici oggetti presenti costituivano un divanetto consumato, un televisore e un paio di cuffie.

Trattandosi di una gara di resistenza alla paura, il ragazzo ritenne opportuno prepararsi psicologicamente a ciò che avrebbe visto.

«Metti le cuffie e preparati, partecipante. I tuoi venti minuti partiranno con l’inizio del filmato “speciale”. Goditelo fino in fondo, perché ti osserviamo e sapremo se hai distolto lo sguardo dallo schermo», parlò una nuova voce, che, si accorse, proveniva da una cassa audio e una microtelecamera collegate all’angolo della parete.

Kaoru, prendendo un respiro profondo, eseguì le direttive della voce sconosciuta.

E quando le prime immagini partirono, capì che si trattava di una raccolta di scene horror, seguite poi da altre sequenze particolarmente splatter e cruente.

Fu decisamente scioccante assistere a cotanta violenza, non era assolutamente il suo genere, lui preferiva le commedie e Syo l’azione, ma neanche nei suoi film c’era tutto quello. Forse, malgrado la nausea e l’inquietudine che provava, riuscì a resistere solamente perché non voleva arrecare più alcun disturbo o rallentamento agli altri. E poi, si trattava di venti minuti, soltanto venti minuti di scene che, in fondo, rientravano nella finzione cinematografica e televisiva.

Superò con successo la sua prova personale: se lo avesse saputo Syo-chan, sarebbe stato fiero di lui.

 

A Misaki Ayuzawa era parso di sentire qualcuno di familiare che la chiamava, ma le regole erano chiare, appena entrata nella stanza, doveva rimanere al suo interno fino allo scadere dei venti minuti.

Sperò che agli altri andasse tutto bene.

Da un altoparlante, seppe che doveva avvicinarsi a una vasca coperta da un telo e tenere mani e braccia dentro, qualunque cosa ci fosse.

Il tempo partì quando obbedì all’ordine.

Subito, sentì qualcosa di viscido che le camminava sulle dita. Sgranò gli occhi: avevano riempito il fondo di vermi di ogni genere e forma, nonché qualche scarafaggio!

«Che schifo… Maledetti organizzatori», ringhiò, disgustata, però tenne duro fino alla fine.

Poteva anche essere una ragazza, il sesso debole, ma se lei si metteva in testa di superare un ostacolo, anche uno così rivoltante, nessuno l’avrebbe fermata.

E anche la presidentessa demone si fece valere.

 

Ryuuya Hyuuga non aveva mai avuto paura degli insetti.

E nemmeno dei ragni.

La sua prova si sarebbe svolta in modo lento e noioso, anzi, si sentiva così tranquillo, nonostante intorno a sé l’ambiente pullulasse di ragni non velenosi e ragnatele, che decise di approfittarne per schiacciare un pisolino.

Incurante dei piccoli esseri a otto zampe, Ryuuya si sedette a gambe incrociate, con la schiena poggiata sulla parete, le braccia incrociate, chiudendo gli occhi.

Così, l’insegnante intransigente trionfò, senza neanche il bisogno di muovere un muscolo.

 

«Sentite, a me piacciono i giocattoli, ma vado matto per quelli carini e graziosi! Cosa diavolo sono questi brutti pagliacci?!» protestò imbronciato Aoi Hyoudou, rivolto verso la porta, come se qualcuno potesse rispondergli, entrambe le mani sui fianchi esili.

Gli era capitata la stanza dei clown inanimati, dei pupazzi che più di tutti non tollerava.

Dato che nessuna voce interveniva a replicare, il quattordicenne con la parrucca decise di passare il tempo giocando, se era ciò che quelli volevano, ma lo fece di malumore.

A qualcuno di quegli orribili clown staccò la testa e le braccia, tanto per sfogare la sua frustrazione. Anche rotti, emettevano un ronzio sinistro e la meccanica vocetta irritante.

Giocando e smontando pezzi, anche il giovanissimo caposquadra riuscì nella sua prova.

 

Tomochika Shibuya fischiò.

«Complimenti! Questo sì che sembra uno scenario degno di Halloween, fa un effetto veramente realistico», commentò lei, osservando la meticolosità con il quale avevano costruito un cadavere usando un manichino e i trucchi da professionisti. Anche le armi e i coltelli pieni di sangue, che sangue non era.

Impiegò i suoi venti minuti per scattare foto immaginandosi un agente della scientifica sulla scena di un efferato crimine.

Visto che non si impressionò, anch’ella superò la prova senza difficoltà.

 

 

 

«Vieni con me. Devi cambiarti i vestiti. La seconda e ultima prova si chiama “Un valzer con il vampiro” e tu, Ayuzawa Misaki-chan, sei la prescelta».

Quando tutti uscirono indenni dalle “stanzette della paura”, ella si sentì sussurrare vicino all’orecchio questa frase da uno degli organizzatori, sempre quello che aveva l’impressione di conoscere, se solo avesse potuto sfilargli la maschera…

«Hyuuga-san, secondo lei va contro le regole togliere la dannata maschera a quel tizio?» si chiese, seria.

«Credo di sì».

«Un momento, ragazzi! Zia Satsuki dov’è? Non la vedo! Per caso ha perso la sua sfida?» si accorse Aoi, notando la sua assenza e preoccupandosi leggermente.

«Esatto, Hyoudou Satsuki è stata invitata a lasciare la casa stregata e ad abbandonare la caccia al tesoro. Nessuna clemenza, vi avevamo avvertito in proposito», riferì l’individuo mascherato che non aveva ancora spifferato parola. Aveva un accento straniero, ma sapeva parlare il giapponese.

«Almeno garantisci che lei sta bene?» lo fulminò Misaki, facendo emergere il suo lato diffidente nei confronti dei maschi, sorto in lei da quando suo padre aveva abbandonato la famiglia per via dei debiti.

«Questo sì, milady. Cosa sta aspettando ancora? Il suo vestito per il ballo la sta aspettando», la invitò galantemente, indicando che l’altro varcava un passaggio nella parete.

Misaki, stringendo i denti, corse dietro al biondo e ambiguo figuro, ritrovandosi con suo enorme stupore in una sala da ricevimento dall’eleganza vittoriana ricorrente nei romanzi ottocenteschi, con un banchetto ricco di piatti coperti da vassoi capovolti, un lampadario di cristallo, tappeti persiani, un grammofono. Collocati in un angolino, c’erano quattro paraventi probabilmente destinati a lei, che le avrebbero consentito di cambiarsi.

 

 

 

In verità, il vestito che era stata costretta a indossare non era il classico abito vittoriano, ingombrante e riccamente definito di motivi complicati.

Era un vestito che le riportava alla mente il festival culturale in cui lei impersonava Giulietta e Usui Romeo, soltanto che, invece di essere rosa nella parte superiore e rosso in quella inferiore, in questo prevalevano il grigio e il bianco nella sottoveste.

Tuttavia, non era importante pensare alle differenze, la cosa fondamentale era che potessero vincere anche il secondo gioco, recuperare l’oggetto nascosto dai tre loschi figuri e andarsene verso la terza tappa, dove ci sarebbe stato anche Usui.

Scosse la testa, arrossendo. Non era il momento di rivolgere un pensiero all’alieno pervertito, seppur le mancasse. Un poco. Pochissimo. Quasi per nulla.

Orgogliosa e testarda, concesse il valzer richiesto dal suo cavaliere, danzando impacciata sulle note suggestive e rilassanti diffuse dal grammofono, notando con la coda dell’occhio che i suoi compagni erano stati invitati a sedere al banchetto e a servirsi come preferivano. Aoi, Shibuya e Kurusu approfittarono volentieri di codesta gentilezza inaspettata, solo Hyuuga-san non toccò nulla e rimase fermo a braccia conserte.

«È un vero peccato che non lo lasci perdere…» mormorò in tono basso il suo accompagnatore.

«Eh? Cosa? Chi dovrei lasciare perdere?» domandò Misaki, puntando gli occhi ambrati nei suoi, che, malgrado la maschera, riusciva a scorgere: oro, proprio come i suoi capelli.

«Usui Takumi. Lui non ti merita e tu non lo meriti. Non siete allo stesso livello. Ti divertiresti molto di più come mia schiava…», replicò, ghignante, stringendo la presa sulla schiena di lei.

E a Misaki, finalmente, venne un lampo di illuminazione. L’aveva appena riconosciuto, si era fregato con le sue stesse parole e azioni.

«Ah! Adesso ho capito chi sei, ti ho smascherato! Igarashi Tora, levati subito la maschera!» esclamò irritata, spingendolo via.

«Sciocca. Adesso non sono Igarashi Tora, ma il vampiro che ti succhierà il sangue. Ti ricordo che stiamo recitando, devi stare al gioco».

Dopo averle stretto forte i polsi con le mani, il ragazzo tentò di morderla sul collo. E un poco riuscì nel suo intento.

«Smettila! Non voglio segni equivoci sul collo, non te lo permetto!» protestò lei.

Malandrino, ne approfittò per succhiare il lembo di pelle su cui aveva posato i denti, ma, se entrambi si erano dimenticati della presenza della squadra nell’ampio salone, la squadra non se ne dimenticò, intervenendo in soccorso di Misaki.

Assaltarono Tora tutti insieme, chi insultandolo, chi assicurandosi che la compagna di squadra stesse bene, chi, come Ryuuya, serrando il furbetto con le sue forti braccia per impedirgli di avvicinarsi nuovamente.

Quando capirono che il ragazzo non le avrebbe più fatto nulla di male, lo lasciarono andare e lui si massaggiò le braccia.

«Mi allungo, ma non sono una corda. Faccio male, senza usare le lame. Mi usi con destrezza e mi avvolgi con lentezza. Cosa sono?» disse, a capo chino, senza far trapelare il suo stato d’animo.

«L’indizio per capire l’oggetto. Non dovrete cercare molto, si trova in questa stessa sala», aggiunse il terzo ragazzo, mentre il secondo si offriva di fare un massaggio al compagno alla fine della loro ricerca.

«Eccola! Stava sotto uno dei vassoi capovolti che non ci hanno fatto toccare prima, è la frusta?» lo trovò Kaoru, dopo sette minuti in cui si erano divisi per trovarla.

«Perfetto, signori. Potete andare via. Siete liberi adesso».

Era di nuovo il secondo ragazzo, quello calmo nonostante tutto, che, togliendosi la maschera, rivelò di essere Kanade Maki, il vicepresidente del consiglio studentesco del liceo Miyabigaoka e maggiordomo personale di Igarashi Tora, il presidente.

 

 

 

«Tiger-kun, sei stato parecchio avventato, però ti ringrazio, hai reso memorabile questa mia brevissima trasferta giapponese», gli confessò infine il giovane uomo d’affari che si celava dietro la terza maschera veneziana, quello che non aveva fatto quasi nulla durante la tappa della “prova di coraggio” soltanto perché non poteva esporsi troppo. In fondo, il suo fratellastro Takumi non doveva sapere nulla e, in quanto agli altri, nemmeno conoscevano la sua esistenza.

Non ancora, almeno.

 

 

 

*

 

 

 

Le nostre due squadre si ritrovarono, stanchi ma sereni, malgrado le sorprese e le vicissitudini incontrate, al Bentendo.

Il Bentendo era un tempio a base ottagonale situato sull’isoletta del laghetto Shirobazu, all’estremità meridionale del parco di Ueno, un altro dei quartieri caratteristici di Tokyo.

Esso, il tempio, era dedicato a Benten, la dea della ricchezza, della conoscenza, della fortuna e della musica. Proprio per la musica, era stato scelto come location della tappa definitiva della caccia al tesoro.

In un ambiente tanto bello, Misaki fu molto sollevata di riunirsi con sua sorella, con l’amico d’infanzia e con Usui, che iniziò immediatamente a stuzzicarla come al solito, invadendo il suo spazio privato e infischiandosene se gli altri li potessero vedere scambiarsi effusioni. La maid risolse tutto con uno scappellotto sulla sua zucca.

«Come sta il mio futuro collaboratore?» s’interessò affabilmente Ringo, rivolgendosi ad Aoi, il quale si perse in un lungo sproloquio per raccontargli più o meno tutto quello che la sua squadra aveva passato, aiutato in alcuni punti dagli interventi di Tomo-chan e di Kaoru, che si unirono all’animata conversazione.

A un tratto, in sottofondo, una base musicale classica attirò l’attenzione di tutti loro, mentre dalla piccola scalinata del tempio ottagonale scendevano tre individui con abbigliamento casual. Non erano nel mese della fioritura dei ciliegi, altrimenti avrebbero visto tanti petali rosa fluttuare magici nell’etere.

Comunque, si trattava dell’ultimo trio di organizzatori rimasto, quello composto da Haruka Nanami, Cecil Aijima e Camus.

«Haruka!».

Tomo-chan, entusiasta, corse ad abbracciare la sua migliore amica, poiché non sapeva che avessero coinvolto anche lei, cioè, questa era davvero una sorpresa!

«Mi hanno chiesto di partecipare perché sono la loro compositrice. Questa prova riguarda la musica che noi tutti amiamo sopra ogni cosa», mormorò, staccandosi da lei.

«Le muse benevoli accompagnano i passi di coloro che si dedicano con passione alla musica e che sanno renderla armonia», disse poeticamente Cecil, presentandosi.

«Chi di voi plebei sa suonare uno strumento musicale?» andò dritto al punto l’algido senpai, rivelando che la prova, l’ultima, avrebbe riguardato proprio quella materia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

___

Note: Ci avviciniamo alla conclusione della storia! Vi sono piaciute queste prove? :D

Ho una buona notizia da comunicarvi: l’intera fanfiction si è classificata prima e con molti complimenti, tanto che, mentre leggevo i risultati, pensavo: “No, cioè, ma davvero? Stanno parlando proprio di questa caccia al tesoro? Di questo parto?” xD

Superata l’incredulità iniziale, ho ringraziato e adesso lo faccio di nuovo, grazie di cuore alle due giudici per avermi ispirata così tanto! Sono soddisfatta di me ^_^

Spero di aver sorpreso anche voi così come ho stupito loro.

Eventuali chiarimenti verranno dati nell’epilogo.

Per chi non conosce Tora, Maki e Gerard Walker, invito caldamente i lettori a consultare la wikia di KWMS.

Il sito di riferimento per i quartieri e per i luoghi è sempre www.giapponepertutti.it

 

Prossimo aggiornamento: lunedì 22 gennaio.

 

A presto! ;)

Rina

 

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Capitolo 4
*** Conclusione ***


Conclusione

 

 

 

Li seguirono in un’altra area del parco di Ueno, pittoresca e suggestiva, dove avevano piazzato due tendoni rosa (simili a quelli bianchi nella prova di magia, notò la squadra di Ringo) con lo stemma di Saotome. Il trio esplicò chiaramente che in uno si sarebbe tenuto il karaoke fra le due squadre contendenti, mentre l’altro era destinato a un esame veloce sul modo soggettivo di suonare uno strumento musicale, da scegliere fra quelli presenti all’interno dello stand rosa, di un solo membro che rappresentasse tutta la squadra.

Cominciarono proprio da questa sfida, schierando uno stupito Kaoru Kurusu per la squadra di Aoi e un entusiasta Ringo per la sua squadra. Avrebbero anche potuto mandare Usui Takumi, ma non rientrava nelle regole il fatto di suonare entrambi il violino, poteva farlo solo uno dei due, perciò il gemello di Syo si contese la vittoria con il clarinetto di Ringo. Credeva di aver dimenticato come si suonava, la posizione da assumere, come muovere l’archetto sopra le corde producendo note bellissime; pensava che ne avrebbe stonate alcune, invece, come prese in mano il violino, Kaoru rammentò tutto.

E batté Ringo, che accettò la sconfitta con un sorriso.

 

 

 

La gara di karaoke vide piazzarsi in campo soltanto quattro della squadra di Aoi, poiché Hyuuga-sensei, dopo la morte incidentale di Haruki, aveva giurato che non avrebbe più cantato, nemmeno in quest’occasione venne meno al suo giuramento, mentre Satsuki era già fuori gioco dalla prova di coraggio.

Così, Aoi-chan, Tomo-chan, Misaki e Kaoru cantarono “My Secret” senza sbagliare, seguendo il testo scritto con le lettere colorate che passavano via via sullo schermo rincorrendo in modo sincronizzato la musica.

Fu divertente cantare quella canzone allegra, perciò non se la cavarono male.

 

Per la squadra di Ringo, anche lui si fece da parte, lasciando che fossero gli altri giocatori a cantare, però si improvvisò ragazza pompon e iniziò a fare il tifo per loro dall’inizio alla fine della canzone che capitò.

La fortuna gli sorrise nella scelta, dal momento che si trattava di “Maji Love 1000%”. I tre amici di Aoi, però, non furono proprio intonati e stonarono alcune frasi, mancando i tempi giusti, perciò ammisero la loro sconfitta prima ancora che il trio decretasse all’unanimità il successo della squadra avversaria.

 

 

 

«Congratulazioni! Siete stati bravissimi, poiché avevamo stabilito che l’ultima prova dell’intera caccia al tesoro sarebbe valsa due punti. Per tre punti a zero, per tre oggetti su due, ecco i vincitori», decretò Nanami.

Cecil consegnò l’armonica a bocca, l’ultimo oggetto rimasto, ad Aoi e lui esultò.

«Sì!».

«Evviva!» li sentì esclamare in coro.

Ayuzawa, Shibuya, Kurusu e Hyuuga si complimentarono per l’ottimo lavoro di squadra, ma anche Ringo si disse orgoglioso e felice dei suoi compagni di caccia, poiché l’importante alla fine non era vincere, ma partecipare e divertirsi tutti insieme. Il cammino era molto più emblematico e significativo rispetto alla linea di un traguardo. L’obiettivo comune prefissato fin dal principio era stato così raggiunto.

«Sono d’accordo: Mai-chan si è divertita molto!» esclamò l’unica bambina presente.

«Posso riportare la signorina a casa, adesso?» domandò Noriko, stringendole la manina.

«Non ancora, dobbiamo fare la fotografia di gruppo per ricordarci di questa giornata!» disposero i due caposquadra, invitando gioiosamente tutti a mettersi accanto a loro e in posa.

La divisione in squadre, ormai, non valeva più, perciò si poterono sistemare come meglio preferivano.

 

«Misa-chan, anche se oggi ho perso, posso ricevere da te il premio di consolazione?» le sussurrò Usui, standole accanto prima dello scatto, per poi fissarla intensamente negli occhi.

«N-no. Scordatelo, baka! Alieno pervertito, non sono affatto dispiaciuta per te, dato che io ho vinto», ribatté nel pallone una Misaki imbarazzata, non scostandosi il suo braccio dalle spalle.

Non ci furono altri battibecchi fra i due.

E quando la foto venne sviluppata, apparvero sui volti di tutti e undici i nostri partecipanti sorrisi lievi, aperti o spontanei.

Eccetto Usui e Misaki.

Nel momento dello scatto, lui l’aveva baciata a tradimento, incassando il suo premio personale.

 

 

 

E in lontananza, su un elicottero, si udì risuonare da un altoparlante la voce roboante e strascicata di Shining Saotome.

Il famosissimo presidente annunciò qualcosa del genere: “Ahahah! Grazie a tutti per aver partecipato. Riceverete i premi in palio direttamente per posta”.

 

Tipico di Shiny comportarsi così…” pensò Ringo, facendo spallucce e levando gli occhi al cielo, mentre si offriva di riaccompagnare a casa Aoi-chan, per iniziare a mettere su qualche idea per il loro nuovo, ormai sicuro, programma da condurre insieme.

 

Fine

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note finali: Giungo a pubblicare l’epilogo. Ricordo ancora che, quando lo scrissi, il tempo concessomi nella proroga stringeva e quindi sono andata più veloce rispetto agli altri capitoli. Ne è valsa la pena però, oggi ho apportato solo qualche piccolissima modifica a due frasi, ma in fondo non mi dispiace! :D

 

Se non conoscete l’opening di KWMS, My secret, ecco a voi un link da Youtube.

Confesso di aver provato personalmente a fare il karaoke di entrambe le canzoni da me scelte. Con My secret mi era sembrato più facile rincorrere le frasi, mentre con Maji Love mi si ingarbugliava la lingua in alcune veloci xD però mi piacciano entrambe, sono molto carine e accessibili!

 

Siete contenti per la vittoria della squadra di Aoi-chan, oppure avreste preferito l’altra squadra?

Fatemi sapere in un commento, se vi va ^_^

Rinnovo i miei ringraziamenti alle care giudici e a tutti voi che mi avete seguita! <3

 

Alla prossima!

 

Rina

 

 

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