Una serie di (s)fortunati eventi

di Nena_Kurata
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un Sabato Pomeriggio Interessante ***
Capitolo 2: *** Perchè tutte a me? ***
Capitolo 3: *** Nuove Amicizie ***
Capitolo 4: *** Una rovinosa caduta ***
Capitolo 5: *** Sono davvero nei guai ***
Capitolo 6: *** Febbre del sabato sera ***
Capitolo 7: *** Biblioteca ***
Capitolo 8: *** Il Compleanno ***



Capitolo 1
*** Un Sabato Pomeriggio Interessante ***


SABATO POMERIGGIO INTERESSANTE.  
“C’era una volta una ragazza che usciva con un gruppo di amici a cui gliene fregava il giusto di lei ma le….”
MA VAFFANCULO VAIII!!!!!
Si bhè, non è assolutamente facile scrivere un discorso serio e coerente quando c’è nonno che guarda la partita della Juventus….comunque continuiamo:
“ma lei era così testarda e stupida da desiderare comunque la loro compagnia e non si rendeva conto che così si fac….”
MA CHI T’HA INSEGNATO A GIOCARE AL CALCIO! IDIOTA!
Ok….basta così.
Chiudo il computer e scendo in cucina con lo stomaco che urla; sono le 15.30, in teoria ho finito di pranzare da poco, ma ho fame lo stesso, che mangio?.....i dilemmi della vita....prendo la busta dei cereali kellog's e mi butto sul divano. Accendo la TV.
Schifo, schifo, brutto, insulso...oh mio dio ma che roba è???!!! bleah! Stupidi programmi senza senso! E come al solito finisco a guardare il solito cartone per bambini nell'attesa di qualcosa di meglio...sabato interessante.
 
Mezz'ora e mezzo pacco di cereali dopo, decido di dare una svolta al mio deprimente pomeriggio. Faccio un giro di telefonate: Irene arbitra ad una partita di basket, Camilla studia, Martina sta andando dal suo ragazzo...forse quelle di classe? Bianca non mi risponde, Marta e Paola saranno sicuramente con il solito gruppo, Cristina é a Magliano e Fiorenza...ah già, lei esce a Orbetello oggi. Fantastico.
Forse Alessia. La chiamo...nessuna risposta. Doppiamente fantastico.
Che belle queste giornate dove tu non hai niente da fare e il resto del mondo è super impegnato.
 
Fuori c'è il sole. Al diavolo la compagnia!
Mi vesto, prendo la borsa, le cuffie, le chiavi e esco. In 5 minuti sono in centro; quanto adoro il mio motorino celeste con le margherite! Veramente hippie!
Parcheggio allo chalet, punto di ritrovo del centro per molti giovani, e mi metto le cuffie. A dir la verità mi vergogno un po' ad andare “a passeggio” di sabato pomeriggio da sola, quindi mi atteggio come se avessi delle cose urgenti da fare o qualcuno che mi aspetta.
 
Cammino spedita a zig zag tra la folla ascoltando canzoni dei film Disney, ultimamente sono fissata.....ma quanta gente c'è oggi?!
Le vie del centro storico della città sono piene, per la maggior parte ci sono ragazzi di un paio d'anni più piccoli di me, ma anche famiglie e coppie.
Ma di solito non ci sono mai così tante persone...c'è qualcosa oggi?...ah già, gli stand di cioccolato! Ora so dove andare.
Raggiungo la piazza principale e mi aggiro tra le bancarelle. Che buon profumo!
Compro una pallina di tartufo bianco al cocco e un pezzo di cioccolata al latte con riso soffiato. Paradiso.
Mentre mangio soddisfatta, mi accorgo che poco più in là c'è un capannello di gente che guarda incuriosita qualcosa. Mi avvicino e vedo delle bandiere sorvolare le loro teste: sono dei bambini-sbandieratori che, accompagnati da dei loro coetanei della banda che suonano i tamburi, danno spettacolo davanti alla Chiesa del Duomo.
Però...sono bravi.
 
Rimango a guardare un po' mentre finisco i miei dolci, poi guardo il portafoglio; ho venticinque euro oggi, forte! Da adolescente squattrinata quale sono, ogni volta che mi ritrovo con più di quindici euro da spendere mi sento ricchissima. E dato che oggi ne ho venticinque, sono da sola e non so cosa fare, mi concedo un vizio: mi compro due manga.
Io adoro i manga! Sono quei fumetti giapponesi che si leggono al contrario e, insieme agli anime, la loro versione sottoforma di cartone animato, sono alla base del mondo contorto e fantastico dove spesso mi perdo.
Ascoltando “part of that world” de “la sirenetta”, faccio rotta verso il Comix Cafè, l'unica fumetteria in tutta la città che funge anche da bar e sala di ritrovo per appassionati di giochi da tavolo. Entro e subito vedo tre o quattro numeri che mancano alle mie serie in corso....ma non posso prenderli tutti, finirei tutto il mio prezioso gruzzolo! Che cosa difficile scegliere. Dopo attente riflessioni, esco con l'introvabile numero 1 della mia serie preferita e il numero 9 di un'altra serie cominciata da poco. E perchè aspettare di tornare a casa per iniziare a leggerli? non sarà mica tanto difficile farlo mentre si cammina!
Inizio dal numero 1 e sono talmente presa da un momento romanticissimo che proprio.....
 
< AHIA! >
 
…come ci sono finita per terra? Non ero in piedi un attimo fa? Oddio e il manga? E se si è rovinato?
Fortunatamente è accanto alla mia mano che mi accorgo essere leggermente graffiata.
Sospiro di sollievo. Alzo gli occhi e la prima cosa che penso è “ perchè il protagonista maschile del fumetto è vivo?”
 
Un tizio alquanto perplesso mi scruta curioso e arrabbiato allo stesso tempo. Ops.
Probabilmente si aspetta delle scuse.
 
< ehm...scusami non ti avevo visto >
 
Il tizio è davvero molto simile al personaggio del mio manga, avrà all'incirca la mia età. Moro, alto, occhi scuri con sfumature blu, fisico atletico. Chissà che sport fa?
 
< bhe sicuro...si può sapere chi è che si mette a leggere per strada?! >
Antipatico. Ora, va bene che gli sono andata addosso, ma qui quella che si è fatta male sono io.
 
< Io. E sono praticamente certa che tra i 7 miliardi di persone che abitano questo mondo non sono la sola. >
 
E pensare che sarebbe anche carino, se non fosse così acido.
 
< ah-ah divertente >
< adesso, ti dispiacerebbe darmi una mano ad alzarmi? Fino a prova contraria sono io la scema per terra >
 
Mi porge la destra e mi alza senza fatica, ne mia ne sua. È forte.
 
< grazie > dico fredda e mi accorgo che è molto più alto di me...ed è tutto dire considerando il mio metro e ottanta. 
 
Poi si volta e senza dire una parola torna dai suoi amici che lo aspettano qualche passo più in là piegati in due dalle risate.
 
Che figura, brava Serena. Complimenti, premio Nobel per la goffaggine.
Mi rimetto le cuffie e, camminando a tempo di musica, oltrepasso il tizio e amici per tornare al mio motorino. Stavolta senza leggere.
 
 
Sono a casa. Poso la borsa, appendo il giacchetto e....ho fame. Ancora. Ma dopotutto è normale che gli adolescenti abbiano sempre fame, no? Sono quasi certa di averlo letto da qualche parte. Mi faccio un thè.
Metto l'acqua a scaldare in un pentolino e, mentre aspetto che bolla, mando un messaggio a Alessia:
 
ehi Ale che fai stasera? Ti ho chiamato prima ma non mi hai risposto.
 
La sua risposta arriva veloce:
 
Scusa Chan stavo studiando. Comunque per stasera niente impegni, ci vediamo?
 
Alessia è una delle mie migliori amiche ma, essendo più grande di me di due anni, la vedo più come una sorella ed è per questo che la chiamo “Onee-chan”, sorellona in giapponese. E a lei è piaciuta talmente tanto questa cosa che mi chiama solamente “Chan”, anche se non significa niente. Va all'università da un paio di anni ormai ed è per questo che ci vediamo poco, così quando torna a Grosseto nel weekend cerchiamo sempre il modo per uscire insieme; impegni di entrambe permettendo.
 
Yess! Centro? Chalet?
 
Ovvio :) 21-21.15?
 
Andata! Ci vediamo là! Ah ti devo raccontare cosa mi è successo oggi! Hihi :)
 
Proprio perchè ci incontriamo poco, le volte che ci vediamo dobbiamo aggiornarci su tutto quello che ci è successo durante il tempo in cui non ci siamo parlate. Inutile dire che l'argomento principale sono le varie conoscenze, strane e non, di ragazzi nuovi.
E da quando ha cominciato la vita universitaria, Alessia ha sempre un sacco di cose assurde da raccontare! E io mi diverto sempre un mondo ad ascoltarla.
 
Ok! non fare tardi o me ne vado! ;)
 
eheh...già.
Sono una ritardataria cronica, ma che ci posso fare se il tempo scorre come gli pare!
In ogni caso, il thè è pronto. Faccio merenda sul divano guardando una serie tv musicale e cantando stralci di canzoni tra un biscotto e un altro.
Finito di mangiare, salgo in camera e accendo il pc: sono le 18.30, i miei sono a cena fuori e io penserò dopo a cosa mangiare per cena. Decido di guardarmi un film, ultimamente ho voglia di film romantici, vado su Google e digito “La verità è che non gli piaci abbastanza”. L'avrò visto già cento volte, ma mi piace troppo!
Infilo le cuffie, mi siedo sul letto e clicco su play.
 
Davanti a me c'è il tizio di oggi pomeriggio, però ha i vestiti del protagonista maschile del film...strano. Mi guarda sorridendo gentilmente ma con una punta di  scherno e mi porge la mano. Sempre più strano.
Io tento di afferrarla ma non ci riesco, mi protendo ancora di più e per poco non casco dal letto!! Accidenti ci è mancato poco!
Uffa, devo essermi addormentata...guardo distrattamente la sveglia ancora un po' frastornata: le 20.45.
Le 20.45.
20.45.
 
Merda!
 
Mi catapulto giù dal letto e, di corsa, scelgo qualche abbinamento di vestiti decente da mettermi per uscire. Ne provo un paio. Mi guardo allo specchio; si, così può andare.
Arraffo una borsa a caso e corro giù per le scale. E non ho ancora cenato!
Le 20.55. Sono morta.
In bagno mi sciacquo la faccia velocemente, poi mi metto al meglio matita e mascara e infine cerco di districare i nodi dei miei capelli post-sonno.
Le 21.05. Ok forse posso farcela, ho 10 minuti.
Apro la scarpiera e do una veloce occhiata per scegliere le scarpe. Prendo un paio di
stivaletti bassi neri che, considerando i jeans e la maglietta grigio chiaro che indosso, vanno più che bene. Prendo poi il giacchetto nero di pelle, stasera non fa tanto freddo.
Metto nella borsa chiavi di casa, telefono e portafoglio. Anche una bottiglietta d'acqua. Altro? Mmmhh.....ah si la sciarpa! Mi avvolgo intorno al collo la sciarpa nera che avevo lasciato oggi pomeriggio sul divano.
Le 21.12. Ci sono.
Esco di casa e chiudo il portone. Salgo in motorino e parto a tutto gas.
Le 21.16. Sono allo chalet.
Serena vs Tempo 1-0. Si! Esulto dentro di me come allo stadio mentre mi tolgo il casco e vedo Alessia che mi viene incontro.
 
< 21.16...sono stupita. Un solo minuto di ritardo! Stiamo migliorando >
< ebbene si, stavolta ce l'ho fatta! Ma non ho cenato... > per attestare la mia tesi il mio stomaco brontola.
< e perchè?>
< guardavo un film, mi sono addormentata e mi sono svegliata tardi, il resto lo puoi immaginare > confesso ridendo
< sei senza speranza Chan > dice lei scuotendo la testa < dai rimediamo, cosa ti va?...
< Pizza? > < Pizza! > diciamo insieme nello stesso momento.
< ahahahahahahah ci avrei scommesso! >
< pizza ovvio! Andiamo al duomo, la margherita lì è buonissima! >
 
La Pizzeria del Duomo fa la margherita più buona di tutta Grosseto, secondo mia modesta opinione. C'è a chi non piace. Matti.
Prendo un paio di pezzi e con Alessia ci sediamo sulle panchine di Piazza Dante.
 
Mentre mangio lei mi racconta le sue ultime news. La cosa divertente, che si ripete sempre, è che lei inizia a raccontare e poi, vedendo la mia faccia confusa, mi dice:
< ma di questo non te ne avevo parlato? >
e io rispondo:  < no >
e lei puntualmente : <  ok allora dimmi dove sei rimasta >
e poi parte in un riassunto dettagliato delle puntate che mi sono persa. Fantastico.
 
Io non ho mai molto di nuovo da raccontare e di solito finisco a parlare sempre di scuola principalmente. Oggi però anche io ho qualcosa di strano da dire.
< e così è tutto. Ma ci pensi? Secondo te cosa ha quello nella testa? >
< ah non ne ho idea! > dico sorridendo e alzando le spalle
< mah...ora tocca a te! Avevi qualcosa da raccontarmi giusto? >
< si > e le racconto dell'incontro-scontro di quel pomeriggio; non fa una piega, non si stupisce nemmeno un po' quando le racconto che leggevo mentre camminavo. Ormai mi conosce, non si aspetta niente di meno da me.
< quindi....questo bel tenebroso scostante ha acceso il tuo interesse... > mi dice lei sorniona. Ma no, per l'amor del cielo!
< Ma no! Per l'amor del cielo! > non ci penso minimamente a quel tizio scorbutico! Mai e poi mai.
< sai com'è...mi sembravi parecchio elettrizzata mentre ne parlavi... >
< assolutamente no. Avrai interpretato male il mio essere indignata e infastidita >
< certo certo...come dici tu >
< ma è la verità! >
< si ok va bene...facciamo un giro? >
< d'accordo >
 
Camminiamo senza una meta per un po' parlando del più e del meno, poi ci dirigiamo verso l'Affinity, un locale molto popolare tra i ragazzi.
 
Le sto raccontando della mia ultima lezione di canto, in cui il mio insegnante mi ha fatto provare una canzone di un musical che mi piace tantissimo. Mentre parlo questa volta sono veramente elettrizzata e per guardarla meglio in faccia, mentre le dico, tutta contenta, di come mi sia venuta bene la parte più difficile del brano, mi giro e cammino all'indietro per qualche passo.
L'avessi mai fatto.
 
All'improvviso urto una persona e mortificata mi giro per chiedere subito scusa.
 
< accidenti la mia maglietta! Ma chi diavolo... >
 
Mi ritrovo davanti il tizio di oggi pomeriggio.
Dio, Buddah, Allah, Zeus, vi prego non di nuovo.
 
< non ci credo! Di nuovo tu! > la sua maglietta blu scuro ha una macchia bella grande proprio nel centro, il suo bicchiere è mezzo vuoto e lui parecchio arrabbiato.
Ma perchè tutte a me?!
 
< ma per quale ragione non guardi dove cammini?! > dice lui infervorato mentre intanto cerca, con scarsi risultati, di pulirsi un po'.
< e perchè tu non stai più attento al tuo bicchiere? C'è un mucchio di gente qui, chiunque avrebbe potuto urtarti >
< si da il caso che le persone intelligenti camminino diritto! Per vedere dove vanno! >
< è un offesa?! > mi avvicino iniziando a scaldarmi
< potrebbe > dice lui ironico avvicinandosi di un passo a sua volta
< ehm...scusate... > ops. Mi ero completamente dimenticata di Alessia < state dando spettacolo... >
 
Mi guardo intorno velocemente e arrossisco. Che vergogna. La maggior parte delle persone ci sta guardando. Forse abbiamo alzato un po' troppo la voce. 
Alzo gli occhi e vedo che anche lui è in imbarazzo.
 
< ehm comunque scusami > dico più calma
< non bastano le tue scuse > dice lui con un tono più basso ma sempre arrabbiato.
< guarda caro che la colpa è di entrambi. In ogni caso, visto che sono una persona gentile, io > sottolineando l' “io” < ti pago il conto della tintoria, anche sono sicura che quella macchietta potrebbe andare via solamente lavandola con un po' d'acqua > dico seccata.
 
Però guardando la sua maglietta confesso che ho combinato proprio un bel disastro...e che quel colore gli dona, mette in risalto le sfumature blu degli occhi.
 
< è il minimo mi pare! > Ritiro tutto. Giuro che questo lo faccio fuori. Non mi dispiace per niente, proprio per niente. Sarebbe dovuto stare più attento a tenere ben fermo il suo bicchiere.
< aspettami qui, fortunatamente ho un maglione in più in moto. E sarà meglio per te che ti ritrovi qui quando tornerò! > e senza darmi il tempo di replicare se ne va stizzito.
Da fare concorrenza a un prima donna, assurdo!
 
< dammi il tuo numero > dice all'improvviso una voce alle mie spalle
< come prego? >
< il tuo numero di cellulare, dammelo >
< e perchè dovrei? >
< ma sei scema? Per restituirmi la maglia quando l’avrai portata a lavare! > sbotta mostrandomi  la maglietta incriminata
< ah già. Dammi il tuo telefono, te lo scrivo. Però voglio anche il tuo. Non mi piace essere contattata da sconosciuti >
< si si d'accordo come ti pare... >
Ci scambiamo i numeri. Poi mi restituisce il telefono e io gli porgo il suo.
< Serena eh? > dice guardando il display del suo cellulare
< giusto...ehm...Riccardo? >
< si. Comunque bel nome >
< è un complimento? > chiedo confusa e piacevolmente sorpresa.
< potrebbe > mi fa un cenno di saluto con la mano e se ne va.
 
 
< Sere... > eh? Chi è? Ah, Alessia.
< ...dimmi... >
< il tuo viso...stai arrossendo >
< ...il viso....arrossendo > ma di che sta parlando? E io a cosa stavo pensando?
 
Aspetta...il mio viso?...arrossendo?
 
< EH?! Cosa? > frettolosa cerco uno specchio in borsa. Non c'è. Rimedio? Mi guardo intorno. Giusto! Le vetrine dei negozi! Ce n'è una proprio alla mia destra.
Corro.
 
Alessia intanto ride apertamente, non cerca nemmeno di trattenersi un po'!
Mi guardo. Non posso essere arrossita.
Mi guardo ancora. Oddio, si invece!
Mi guardo di nuovo. Magari è per il freddo no?
Si! giusto giusto, deve essere il freddo.
 
< si è vero sono un po' rossa in viso, ma è perchè stasera fa freddo > mi difendo.
 
Alessia mi guarda di sottecchi e poi indica la gente attorno a me.
Sono tutti vestiti piuttosto leggeri, e qualcuno indossa perfino una maglietta a maniche corte!
 
< mah! Tutti matti! Cos'hanno? I calori? >
 
Alessia indica me.
Ho una maglietta a maniche lunghe leggera, con un giacchetto leggero e una sciarpa leggera. Dannazione!
 
< qui l'unica persona che ha i calori sei tu, cara mia. E forse so anche perchè >
< non è vero! Non mi piace quel tizio! Non mi piace per niente! >
< ma io non ho parlato di nessun tizio >
 
Merda. Mi sono fregata da sola. Scema.
 
< ahahahahahahah sei ancora più rossa di prima! >
< non infierire tu! è...è...è solo che mi ha colto di sorpresa, tutto qui > dico risoluta, infondo c'è sempre una spiegazione logica a tutto no?
< sisi certo, come no! >
< dico davvero! E poi non lo conosco nemmeno. Non sono un tipo da colpi di fulmine io > e appena finita la frase mi accorgo di aver detto un'enorme cazzata.
Infatti Alessia mi guarda stupita:
< ahahah tu?! La regina delle fantasie contorte? Delle storie d'amore inventate? Del sono-fidanzata-con-lui-ma-lui-non-lo-sa?! Tu che sei sposata con i personaggi degli anime e fidanzata con gli attori di Hollywood?! Scherzi vero? >
 
Già. Ha ragione. Ehh che ci posso fare? Sono un tipo la cui fantasia vaga a briglia sciolta.
 
< eh eh... > abbasso gli occhi imbarazzata
< appunto > sorride lei.
< però giuro che non mi piace. Anzi mi irrita alquanto >
< si va bene. Ne riparliamo poi, eh? Ti va una crêpes? >
< non mi piace quando cambi discorso così. Uffa. Però la crêpes mi sta bene! >.
 
 
 
Ore 01.17. Madre mia che sonno!
Sono appena tornata a casa, in motorino...non faceva molto freddo ma nemmeno eccessivamente caldo! Voglio la patente!!!
In ogni caso...ho già detto che muoio di sonno? Mi strucco, mi infilo il pigiama e mi sdraio sotto le coperte, che bel calduccio! Non c'è niente di meglio dello stare al caldo sotto il piumone! Quanto amo il mio letto... diverrà mio marito prima o poi.
Metto il telefono in carica sopra il comodino e spengo la luce. Notte mondo!
 
Vrrrrrrrrrrr
 
Che diamine...?! Ah. Ho lasciato la vibrazione accesa. Scema.
Con gli occhi semichiusi prendo il telefono e mi accorgo che mi è arrivato un messaggio. È Riccardo...
Riccardo? Perchè?
 
Ciao
 
Perchè?
 
Perchè cosa?
 
Perchè mi hai scritto? A quest'ora poi!
 
Perchè volevo assicurarmi che non mi avessi dato un numero sbagliato
 
E perchè avrei dovuto?
 
Per non pagare il tuo danno
 
Ma per favore! Se do la mia parola, la rispetto. Adesso buonanotte
 
Notte
 
Certo che è strano forte!
Le palpebre si fanno più pesanti e quando non ce la fanno più cado in un sonno profondo fatto di sogni e scontri casuali.
  Ciao!! Grazie per aver speso un attimo del vostro tempo a leggere la mia storia! è la prima che pubblico quindi sono ancora inesperta di tutto. Aspetto le vostre recensioni con consigli o altro! A presto Nena ;)

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Capitolo 2
*** Perchè tutte a me? ***


PERCHE' TUTTE A ME?
 
Ok. Non sarà una tragedia.
Ho fatto lavare, smacchiare e stirare la maglietta di quell'emerito ingrato, pagando anche fior di quattrini dannazione, ora devo solo restituirla. A quanto pare non era una macchia così facile da togliere come pensavo; dannati cocktail appiccicosi.
Prendo il telefono e mando un messaggio:
 
Maglietta pronta.
Dimmi dove e quando.
Serena
 
La risposta arriva subito
 
Sicura che sia pulita?
 
No, l'ho lavata con uova e terriccio.
Ovvio che è pulita, idiota!
 
Modera i termini bimba.
 
Oddio lo uccido.
 
Senti, dimmi quando te la posso ridare e finiamola.
 
Oggi alle 17 in centro allo chalet.
 
Perfetto. A dopo.
 
Ma perchè tutte a me? Perchè l'ho dovuto incontrare proprio io l'essere più odioso sul pianeta terra?
Dea bendata proprio non mi vuoi bene per niente.
Almeno una magra consolazione c'è: oggi gli riporto la maglietta e non dovrò più avere a che fare con lui! Semplicemente fantastico.
 
< Serenaaa!! >
Uffa madre non c'è bisogno che urli.
< mamma ti sento anche se non urli, abitiamo nella stessa casa sai? >
< simpatica. Ascolta io devo andare a fare la spesa, vieni con me? >
mmm...si perchè no.
< si arrivo! >
 
Sarà una vita che non vado a fare la spesa con mia mamma; da piccola invece ci andavo spesso: mi faceva sentire grande prendere le cose e metterle nel carrello.
Vai a sapere che ragionamenti contorti faceva la mia mente...
 
In ogni caso, il supermercato dove mamma abitualmente si rifornisce è sempre il solito da anni. C'è persino la stessa cassiera che oramai mi conosce la una vita!
Prendiamo un po' di cose di prima necessità, poi, mentre mamma si dirige verso il reparto “frutta e verdura”, io mi dissocio un attimo:
 
< mà, vado un secondo al piano di sopra! >
< d'accordo >
 
Ho sempre adorato “il piano di sopra”.
Ci sono vestiti, giornali, dvd e videocassette, giocattoli, pentole e cose per il fai da te...insomma tutto ciò che non è “cibo”.
Ma soprattutto, al piano di sopra, c'è il reparto cancelleria.
 
Ora, so che potrebbe sembrare una cosa da malati, ma credo di avere un problema con gli oggetti della cancelleria.
Tutte quelle gomme dalle forme carine, i pennarelli e le matite colorate, gli evidenziatori, i quaderni e i raccoglitori, le puntine, la plastilina, i post-it. Bellissimo!
Non sembra tutto così dannatamente necessario?
A me si. Solo che le mie finanze non sono abbastanza cospicue da permettermi di portarmi a casa l'intero stand di pennarellini colorati.
Prima o poi li comprerò, lo giuro!......
Si...certo. Come tutte le altre cento mila volte. I drammi della vita.
 
Un ultimo sguardo a una nuova marca di pastelli a cera e mi incammino per tornare da mamma.
Passo davanti al reparto uomo e su un appendiabiti vedo una t-shirt  blu mare.
Mi vengono in mente due occhi profondi e blu.
Quel colore starebbe benissimo a Riccardo.
Rimango un attimo interdetta a fissare la t-shirt.
Riccardo?
Ma cosa diamine vado a pensare. Devo essere ancora sotto l'effetto dei fogli profumati e dei post-it a forma di stella.
Scuoto la testa e mi affretto a tornare di sotto.
 
< ci hai messo tanto, cos'è ti sei fermata di nuovo al reparto cancelleria? >
 
sorrido colpevole a mia mamma < già >
“e non solo” aggiungo dentro di me.
Paghiamo. Aiuto mamma ad imbustare la spesa e carichiamo il tutto in macchina.
Arrivati a casa mettiamo le cose in ordine e poi do un'occhiata all'orologio.
Sono le 16.30.
Perfetto. L'appuntamento con Riccardo è tra mezz'ora. Sono in orario.
Salgo in camera a prendere la borsa, passando davanti allo specchio che si trova nel piccolo corridoio prima della porta della mia stanza.
Mi guardo.
Perchè mi vedo strana?
Jeans, vecchia t-shirt dell'hard rock e converse logore. Capelli un po' alla “via col vento”, un po' di matita sbavata. Sono io. E non devo andare da nessuna parte in particolare.
Ma c'è qualcosa che non mi torna.
 
Corro in bagno. Mi lavo velocemente viso e denti, mi trucco di nuovo e spazzolo i capelli cercando di dargli un senso.
Entro in camera e cambio maglietta. Siamo a aprile, le giornate iniziano a essere più lunghe ma sono ancora un pò fredde, soprattutto andando verso la sera.
Mi metto un maglioncino leggero color pastello e le vans nuove. Mi tengo i jeans. Prendo borsa e giacca e passo di nuovo davanti allo specchio...meglio.
Non so perchè ma così mi sento meglio.
Sorrido. Da sola. A me stessa.
Poi la faccia nello specchio si fa perplessa: perchè sorrido da sola a me stessa? Mah...
Guardo l'orologio, sicura di avere ancora un monte di tempo.
Le 17.05.
Cosa?!
Ma perchè le lancette sono perennemente contro di me?!
Prendo il casco e esco di corsa. Sono in ritardo. Di nuovo.
< ciao mamma a dopo! >
< eh? Dove v... >
ma ho già chiuso la porta.
 
 
< alla buon ora! >
 
Accaldata, con la matita sbavata per il vento che mi ha fatto lacrimare gli occhi e un po' di fiatone per la fretta, vorrei comunque prenderlo a schiaffi.
 
< scusa > sussurro a denti stretti. Che sarà mai? Sono solo le 17.15. L'appuntamento era un quarto d'ora fa ma, fidati caro, avrei potuto fare di peggio.
 
< sisi...allora la mia maglietta? >
Perchè deve essere sempre così scontroso? Che nervi.
 
< è qui... > dico cercando nella borsa. O almeno dovrebbe.
Cerco meglio, non c'è. Dimmi che non l'ho dimenticata.
Guardo nel bauletto e nel sottosella del motorino. Non c'è. Ovvio.
Perchè tutte a me?
 
< senti... > dico cercando di essere cordiale < ti va se ti offro un gelato? > sorriso fintissimo a trentadue denti.
 
< te la sei dimenticata vero? > dice lui scocciato
< si >
< lo dicevo io che tu non hai tutte le rotelle a posto! >
< ehi! >
< avanti torna a casa a prenderla. Ti aspetto qui! >
< come ? >
< vai a prenderla, ho detto. Mi serve stasera >
< oh certo e secondo lei, Sua Maestà, io sono ai vostri ordini! >
< tuo il danno, tu rimedi. Avanti. Se non ti muovi mi offri pure il gelato per l'attesa >
< ma come...grrr > quanto lo odio!
 
Avanti Serena. Tranquilla. Prima gliela porti prima si toglie dalle scatole. Alla fine è tutto di guadagnato!
< okok. Aspetta qui >
 
Vado al motorino, metto il casco e accendo.
E accendo.
E accendo di nuovo.
Rido. Ovvio. Adesso questo dannato coso non parte nemmeno!
Alterata provo ancora.
 
< ma non mi dire?! Adesso non parte? >
Ah! ma come fa a sbucare sempre da nulla.
< ma come fai a sbucare sempre dal nulla? >
< dono naturale > sogghigna alzando le spalle
< si certo. Ora, se non ti dispiace, invece di stare li a guardare, dammi una mano! >
 
Senza rispondere, Riccardo alza gli occhi al cielo e mi fa cenno di scendere.
Poi prova ad accenderlo con la pedalina laterale. Una, due, tre volte. Niente.
 
< probabilmente è successo qualcosa all'interno del motore ma adesso non ci penso proprio a sporcarmi le mani. Andiamo >
< andiamo? Dove? >
< a casa tua no? >
< e perchè? >
< per riprendere la mia maglietta, scema! >
< scema?! Scema a chi?! >
< a te. E adesso muoviti! >
< e come ci arriviamo a casa mia, genio? A piedi? Non è vicina sai?! >
< ti porto io, in moto. Tu mi dici la strada, io guido >
< non ci penso proprio! Te la riporto domani, non mi fido, chissà che guida spericolata che hai! >
< ti ho detto che mi serve per stasera, avanti sbrigati >
< ah ah cos'è? hai un appuntamento con una ragazza e quella è la tua maglia portafortuna? >
< esatto >
 
Ah.
Ovvio. È normale. Un tipo come lui, oggettivamente un bel ragazzo, è ovvio che sia circondato di smorfiose che ci provano.
< ehi? Ti sei imbambolata? >
< eh? Che? Nono tutto ok. Andiamo > dico rassegnata.
Sale in sella, io dietro di lui.
< reggiti a me >
A lui? ...dannata moto sportiva senza maniglie per aggrapparsi.
Perchè tutte a me?
 
Parte. E lo sapevo. Va veloce e guida come un pazzo!
Quando prende una buca, mi stringo più forte per paura di cadere e sento il suo respiro bloccarsi un attimo.
E comunque...si uffa...lo ammetto. La situazione non mi dispiace poi molto. Ha le spalle larghe e il suo torace è caldo e muscoloso. Ispira sicurezza, forza…e per un attimo la voglia di stringerlo ancora di più.
Solo un attimo sia chiaro.
Durante il tragitto parlo solo quando devo dirgli che strada prendere e lui annuisce per fare segno che ha capito.
Arriviamo a casa molto velocemente....forse troppo.
 
< aspettami qui. Faccio in un attimo > dico scendendo
< no problem > risponde
 
Entro in casa e mi fiondo in camera a prendere quella maledetta maglietta.
L'avevo lasciata sul letto. Scema.
Scendo e appena faccio l'ultimo gradino, mamma mi blocca:
< chi è quello qui fuori? >
< ehm...un amico > anzi un conoscente antipatico per l'esattezza
< e perchè è qui? >
< mi si è fermato il motorino e mi ha dato un passaggio visto che mi ero dimenticata una cosa >
< aah...è carino > dice mamma sorridendo. E insinuando.
< mamma! > sgrano gli occhi. No! Pure lei come Alessia!
< che c'è? È vero > e se ne va. Alzo gli occhi al cielo.
Lo so che è carino. Ci vedo anche da sola. Esco.
 
 
< fatto > dico, lanciandogli la maglia
< brava bambina! > sorride lui prendendola al volo
< bambina? Ti sembro una bambina? > lo guardo infastidita
< no > dice serio
 
Ok. Non era assolutamente la risposta che mi aspettavo.
< ok. Grazie. Adesso vado >
< aspetta! >
< cosa? >
< e il mio motorino? >
< ah. Ehm. Bho? >
< come bho? >
< cosa dovrei fare io?? >
< non lo so, darmi una mano!...vabbè senti riportami in centro, me la sbrigo da sola >
mi rimangio per l'ennesima volta tutte le poche cose carine che ho pensato su di lui.
Non è affatto affidabile. Per niente.
È antipatico, irascibile, arrogante...ha due occhi blu come il mare e le braccia forti.
Dicevo. Appunto. Per niente affidabile.
 
Ritornati in centro, Riccardo si ferma nel parcheggio dello chalet. Scendo dalla moto e vado verso il mio motorino, provo a riaccenderlo normalmente “traditore!” penso quando questo si parte al primo tentativo.
Vedo che Riccardo ha parcheggiato ed è sceso dalla sua moto. Pensavo che se ne sarebbe direttamente andato via…bah.
Salgo sul motorino e tolgo il cavalletto per andarmene
 
< ehi dove vai! >
È lui. Ma cosa vuole ancora!
< senti la maglia te l’ho ridata ed è probabilmente più pulita di quando l’hai comprata. Cosa diamine vuoi ancora??? > sbuffo stizzita.
 
Volevo solo andarmene a farmi gli affari miei…
beh non che avessi qualcosa di particolarmente importante da fare…
a dire la verità non avevo proprio nulla da fare…
ma comunque volevo andare via da quell’insolente: averlo intorno mi irritava.

< eh no cara! Ora voglio anche il gelato >
< eh?? Gelato?  E io cosa c’entro? Vattelo a prendere! >
< non ci penso proprio, dopo tutto il tragitto che mi hai fatto fare per la MIA maglietta che TU hai dimenticato. In più prima me lo avevi offerto, quindi andiamo >
 
E prima che io possa dire qualcosa, toglie rapidamente le chiavi dal quadro di accensione del mio motorino.
< Ehi! Ridammele! Non ci tengo proprio a offrirti nulla! >
< Ah si? Allora le chiavi me le tengo io, bye bye bimba  > e si incammina verso il centro
< tu ti diverti a tormentarmi > lo dico più a me stessa, come un’affermazione, che a lui
< …potrebbe… >
< accidenti! Almeno fammi bloccare lo sterzo! >
 
Riccardo torna indietro. Magari ha cambiato idea! Sorrido sollevata e tendo una mano per avere le chiavi tutta contenta.
< faccio io > mi dice < non mi fido…se te le lascio, tu accendi e scappi e io non posso avere il mio gelato >
< ma noooo! Ti pare! Non ci pensavo proprio! > Uffa, mancava poco e sarei stata libera.
 
Blocca il motorino e mi slaccia il cinturino del casco. Per un attimo le sue dita mi sfiorano il collo e sento come un brivido sulla schiena.
Lui pare non farci caso.
< guarda che so farlo anche da sola >
< non ne sarei tanto sicuro visti i precedenti…e come ti ho già detto non mi fido >
Mi sfila il casco e lo mette nel bauletto posteriore mentre io scendo dal motorino.
Poi rimette il cavalletto e blocca lo sterzo. Fa saltellare un paio di volte le chiavi nella mano e se le mette nella tasca della giacca…chiusa con la cerniera. Dannato.
 
< allora?! Ti vuoi decidere??!! >
Sono talmente irritata che la ragazza al bancone mi guarda come se fossi pazza.
Mr. Gradasso qui presente mi ha fatto girare 5 gelaterie, ha voluto assaggiare quasi tutti i gusti possibili e immaginabili e per un momento nella gelateria numero 3 ho creduto che avrebbe chiesto alla commessa di fargli assaggiare anche un pezzo di cono perché “ quelli che sanno troppo di plastica non mi piacciono ”.
Non gli piacciono quelli che sanno di plastica.
Ma che vuol dire poi?! È un dannatissimo cono, come tutti i coni per gelato! Zitto e mangiatelo!
< perché tutte a me? > mormoro sconsolata
Un altro minuto in compagnia di questo tipo e scoppio.
 
< va bene, prendo un cono con cioccolato e crema, grazie >
Cioccolato e crema? CIOCCOLATO E CREMA?!
Cioè mi ha fatto passare il pomeriggio a girare per gelaterie e adesso prende cioccolato e crema??!!
L’idiota deve aver notato la mia espressione scioccata che mi guarda e fa
< che ci vuoi fare, sono uno da gusti semplici > e sorride beffardo
 
Io lo uccido. Semplice. Sarebbe semplice: prendo lo sgabello proprio dietro di noi e glielo spacco in testa.
Veloce e indolore.
La mia mente passa in rassegna un altro paio di modi per mettere fine alla vita di questo individuo prima di accorgersi che la commessa mi sta guardando
 
< sono 2,50 € >
Ah bhe certo, dovevo pagare io. Me ne stavo dimenticando. Pago il gelato ed esco.
< allora hai avuto la tua dannatissima maglietta, il tuo dannatissimo gelato e mi hai fatto sprecare un pomeriggio intero! Contento? >
< si >
< benissimo, a non rivederci >
 
Esausta me la filo di gran carriera al parcheggio e arrivata al motorino mi viene in mente che…
Sospiro sconfortata. Me ne ero scordata.
< perché tutte a me? >
Prendo il cellulare e mando un messaggio. Due parole.
 
Le chiavi.
 
La risposta arriva pronta.
 
Ah già.
 
Come “ah già”, e basta?
 
Vieni a riportarmele no?
 
No, vieni tu. Non ho ancora finito il gelato.
 
E non puoi mangiare mentre cammini??
 
Non mi va.
 
Arrrrgggggg. Non lo sopporto. Dannato.
Ultimo sforzo e poi è finita.
 
Non muoverti.
 
Mr Gradasso è sempre lì, beatamente seduto sulla panchina fuori dalla gelateria che si gusta il suo gelato tranquillamente. Mi fermo in piedi di fronte a lui.
 
< le chiavi >
e me le lancia ma, ovviamente, colta alla sprovvista non riesco a prenderle. Ovviamente. Questa non è la mia giornata.
Sbuffo e mi chino a raccoglierle. Alzo gli occhi e mi ritrovo il suo volto molto vicino.
Ha appoggiato i gomiti sulle ginocchia protraendosi in avanti. E mi fissa. E sogghigna. Probabilmente è divertito dalla mia goffaggine, e dire che la mia coordinazione dovrebbe essere perfetta: ballo da una vita!
Ma oggi non è assolutamente la mia giornata. Decisamente.
 
Rimango un attimo imbambolata. Non preparata a quella distanza ravvicinata.
Mmh…Mi sono sempre piaciuti gli occhi blu a contrasto con il colore scuro dei capelli.
E i suoi sono blu, oggi un po’ più chiaro.
 
< ehi ci sei? >
< eh? >
< perché mi stavi fissando? >
Mi ricompongo.
< non ti stavo fissando! >
< a me sembrava di si… >
< ti sarai sbagliato! Perché dovrei stare a fissare te!...guardavo….il gelato >
Bhe, complimenti Serena, grande scusa che sei riuscita a trovare.
< ah si? Ne vuoi un po’? > chiede ghignando
< cosa?! >
< vuoi un po’ del mio gelato? > e mi porge il cono dalla parte del cioccolato  avvicinandosi ancora.
Mi sento avvampare le guance per la vicinanza. Afferro la sua mano, giro il cono gelato e dò un morso.
< a me piace la crema >
Lui mi guarda tra lo stupito e il divertito.
 
Il freddo del gelato sui denti mi fa tornare in me: ma che sto facendo??!!
Mi sto comportando come un’idiota. E poi perché ho dato un morso??
Ahh, è freddo! Mi si sta congelando il cervello, che cosa fastidiosa.
Mi alzo in fretta. Mormoro un ciao e me ne vado.
Non vedo l’ora di andarmene a casa. Sono sfinita.
Perché tutte a me?
ciao sono tornata! capitolo 2, spero vi piaccia. fatemelo sapere nelle recensioni! Alla prossima Nena

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Capitolo 3
*** Nuove Amicizie ***


NUOVE AMICIZIE

Odio il lunedì.
È così dannatamente...lunedì.
Sono a scuola ed è da poco iniziata la terza ora, storia. Odio la storia.
Sono fermamente convinta che i programmi scolastici di storia dovrebbero togliere qualche secolo o giù di lì. Farne un sunto del sunto almeno. In generale studiare storia è noioso ma alcune parti sono proprio da tagliarsi le vene.
E storia il lunedì mattina è una delle cose che mi infastidiscono di più.
Quanto vorrei dormire. È soporifera!
Mi si chiudono gli occhi…
Paola mi tira una gomitata.
< ahi! Ma che diamine! > sussurro
< non ti addormentare scema > la mia compagna di banco mi risponde ridendo mentre continua a prendere appunti.
Beata lei che ci riesce.
Magari disegno così non mi addormento.
Prendo il telefono e cerco un immagine da copiare. Ah il bello dell’ultima fila!
Trovata, è l’immagine di uno dei miei personaggi preferiti dei manga.
Faccio lo screenshot e mi metto a disegnare.
 
Quando suona la campanella sono talmente concentrata che quasi non me ne accorgo.
< ehi sere, è ricreazione > mi dice Paola
< ah di già? >
Smetto di disegnare e vado alle macchinette a prendermi qualcosa dal mangiare.
Ho voglia di dolce…mmh. Prendo un Twix e una cioccolata calda…così giusto per restare leggeri.
Quando rientro in classe vedo che le mie compagne stanno parlando vicino al banco di Fiorenza
< ehi di che parlate? >
< ah sere! Allora stavo proponendo di uscire sabato sera con il gruppo degli amici del mio ragazzo, ti va? Bianca c’è e forse anche Cristina > mi dice Fiore
< mah si perché no > tanto dubito che avrò qualcosa da fare.
< bene!!!! > Fiorenza mi sembra un po’ troppo eccitata per questa cosa
< senti non metterti a fare cupido come al tuo solito però >
< ma chi io? Quando mai! >
Eh quando mai? Sempre. Fiorenza aveva già tentato di accoppiarmi con qualcuno dei suoi amici. Era stato imbarazzante.
< si tu, vedi di stare buona stavolta >
< vaaa bene >
Sarà ma non ci credo per niente.
È suonata la campanella. Che cosa abbiamo adesso? Ah, fisica… … …
Vabbè finisco il disegno.
 
Oggi è mercoledì e stiamo uscendo da scuola.
Abbiamo avuto solo lezioni di lingue stamani. Mi si impappina il cervello ad averle tutte nella stessa mattinata, alla fine arrivo a mischiare le parole.
Orario di merda.
Mah, vabbe per oggi ho finito.
 
< sere! >
Mh? Che c’è? Ah, Fiorenza. C’è anche Bianca con lei.
< dimmi fiore >
< ti va di accompagnarmi un attimo allo scientifico? Devo vedermi con il mio ragazzo, viene anche Bia così potete conoscere il resto del gruppo prima di sabato >
< ah ok va bene >
 
Frequento il liceo linguistico e sono al quinto anno, l’ultimo. Nella mia città c’è una zona chiamata “cittadella dello studente” poiché ci sono raccolte quasi tutte le scuole della città.
Il liceo scientifico è una di queste. Ed è proprio di fronte alla nostra, dall’altro lato del parcheggio.
 
Arriviamo vicino all’entrata e vedo il ragazzo di Fiorenza venirci incontro. Ha un nome un po’ strano ma non mi ricordo…tipo un nome con due nomi…
< senti mi ricordi come si chiama? > sussurro a Bianca
< ma come Serena? Stanno insieme da più di un anno ormai! >
< eh vabbe non mi ricordo >
< sei assurda... Carlo Matteo >
Ecco appunto. Lo dicevo che era un nome strano.
< Ciao > fa lui
< ciao piacere Serena > ancora non lo avevo mai visto
< piacere Carlo > Matteo. Lo so.
< ciao come va? > Bianca credo che lo abbia già conosciuto
< ciao Bianca tutto ok >
< dove sono i ragazzi? > chiede Fiore
< là, stanno arrivando > e fa un cenno con la mano a un gruppo di 4 persone.
< mancano Ricca e Lore ma li conoscerete sabato >
Ok. Ricca…Riccardo? Ma pensa, come Riccardo l’odioso.
I ragazzi arrivano e si presentano. 2 fanno lo scientifico, 2 arrivano dal Geometri, li a fianco.
C’è un tipo un po’ più basso di me, con i capelli ricci e rossi, la pelle chiara. Sembrerebbe un folletto se non fosse grosso e muscoloso. Lorenzo. Ma non aveva detto che “Lore” non c’era?
Un altro mi sembra di conoscerlo…mhh…ma si andavamo al mare insieme da bambini! Federico. Anche lui si ricorda. Non è cambiato molto.
Un altro è alto quanto me, ha la pelle olivastra, barba e capelli neri. È straniero? Ah no. Italianissimo. Andrea.
L’ultimo ha un’altezza media, porta gli occhiali, i capelli un po’ lunghi e non ha il fisico asciutto degli altri. Lorenzo. Ancora un altro?! Lo chiamano Amant.
Sembrano simpatici. Un po’ nerd forse ma simpatici. Si può fare.
Ci presentiamo anche io e Bianca.
Mi sento un po’ troppo alta.
Chiacchieriamo un po’con loro e ci accordiamo per uscire sabato sera verso le 18 in centro per poi andare a cena da qualche parte.
Le 13.15.
È tardi, devo andare a casa e iniziare a preparare il pranzo.
Saluto tutti e me ne vado.
L’uscita di sabato si può rivelare divertente. Chissà come sono gli altri due.
 
 
È stata una settimana lunga. Decisamente molto lunga.
Tra la scuola e tutte le mie attività pomeridiane sono abbastanza stanca.
Oggi dopo pranzo ho avuto pure una lezione extra di danza.
E stasera dovrei uscire con Fiore e gli altri. Mmh…non so se mi va.
Magari le dico che non mi sento bene.
No, non posso darle buca così. Che sarà mai poi! Magari torno presto.
Ecco si torno presto così mi riposo.
Bene, adesso, problema importante: che mi metto?
Gonna? No in motorino fa freddo. Meglio pantaloni. Jeans a vita alta. Si perché no?
Sopra maglia nera e maglioncino corto blu.
Giacca di pelle. Tacchi? Mmh…no. Converse nere, alte. E soprattutto comode.
Che ore sono?
Le 16.30. Ho sonno. Magari un pisolino. L’appuntamento è alle 18. Metto la sveglia per le 17.15 così mi preparo con calma.
Bene, buonanotte.
 
Suona la sveglia. No dai altri 5 minuti! La rimando e mi giro dall’altra parte del letto.
 
Dopo un po’ mi sveglio. Sono intontita. C’era qualcosa che dovevo fare…guardo l’ora.
Le 18.15.
Mh.

CAZZO!
Il cervello si risveglia di colpo e mi rendo conto di essere in uno spropositato, assurdo, innegabile ritardo clamoroso.
Avevo 5 chiamate perse sul telefono da Bianca e Fiore.
Che palle! Odio fare le cose di fretta!
Lo odio, ma sono sempre in ritardo. Come si spiega questa cosa?
Mando un messaggio veloce a Fiore e Bia dicendo che sarei arrivata tardi. Prendo vestiti e borsa e scendo di corsa in bagno.
Menomale che mi ero già fatta la doccia quel pomeriggio.
Mi lavo la faccia, i denti e mi trucco un po’: fondotinta, eyeliner e mascara. Non avevo tempo di fare di meglio.
Mi vesto in bagno. Mi guardo allo specchio. È ok.
Infilo le scarpe, prendo borsa e giacca. I miei non sembrano essere in casa. Ah già, mi fratello aveva una partita di calcio oggi. Scriverò un messaggio dopo.
Mi fiondo fuori.
Mentre mi metto il casco prego che il motorino parta subito.
E lui lo fa. Oh grazie!
Parto e 15 minuti dopo sono allo chalet.
 
Sono quasi le 19. Un’ora di ritardo, bella prima impressione Serena brava!
Mando un messaggio a mia mamma dicendole che non sarei tornata a cena e poi chiamo Bianca.
Fiorenza non avrebbe risposto. A volte mi chiedo, perché ha un telefono se non risponde mai alle chiamate?
 
< ehi Bi dove siete? >
< ehi alla buon ora! Al Duomo. Muoviti >
 
Arrivo davanti alla chiesa e vedo Bianca e Fiore con il gruppo. Le saluto da lontano e corro.
< scusate! > ho il fiatone. Ecco ora sono pure sudata!
Mi tolgo la giacca. Ho caldo.
< Sere ma che è successo? > mi chiede Fiorenza
< ehm…mi sono addormentata. Avevo messo la sveglia ma poi per sbaglio devo averla spenta e devo essermi rimessa a dormire > ero davvero in imbarazzo
 
< lo sapevo che non eri del tutto sana tu! >
Chi diamine è l’idiota che offende! Nemmeno mi conosce!
Sposto allora lo sguardo sul gruppo dei ragazzi, che ancora non avevo calcolato.
E rimango di sasso.
Ora, non sono mai stata una che credeva molto nelle coincidenze, il destino e quelle cagate lì. Ma qualcuno mi dica se questo non è un brutto tiro che mi ha giocato una qualche entità superiore.
Dico, ma ce l’avete con me allora!
 
Squadro il tipo dalla tasta ai piedi con una profonda irritazione crescente. Era ovvio che doveva starci pure lui nel nuovo gruppo con cui dovevo uscire.
Sembra un barzelletta di pessimo gusto.
< possibile che sei sempre tra i piedi? >
COSA?!
< cosa?! Senti tu, non è che io sia felice di vederti sappilo. Sono molto più infastidita di te per questa scoperta. E casomai quello tra i piedi sei tu >
< cos’è mi segui adesso? >
< ma io non seguo proprio nessuno! Tantomeno un idiota come te! >
< volete dire anche a noi che succede? >
< Fiore questo è “l’idiota della maglietta”! >
Durante la settimana avevo raccontato alle mie compagne a scuola gli incidenti del sabato scorso e insieme avevamo riso e preso anche un po’ per il culo lo sfacciato e arrogante “idiota della maglietta”.
E ritrovarmelo davanti in quella che doveva essere una piacevole serata mi aveva completamente rovinato l’umore.
 
< ehi! Idiota della maglietta a chi?? >
< a te stupido gorilla idiota! > non ho per niente voglia di uscire in un gruppo dove c’è anche questo individuo. Basta vado a casa. Che occasione sprecata.
< senti Fiore, grazie per l’invito ma io torno a casa > non mi farò tormentare ancora da questo tizio
< no ma dai! Perché? > prendendomi poi da parte < senti ormai ci sei, rimani e vedi come va. Conosci gli altri. Magari loro non sono male >
< Fio io non credo che sia una buona idea. Io e quello ci siamo odiati dal primo sguardo! Mi irrita anche solo averlo intorno >
< dai per favore! Solo stasera. Poi se non vorrai più uscire con noi va bene >
Ahhhh uffa.
< Ahhh che scocciatura! Va bene, solo per oggi > meglio ribadire il concetto, non si sa mai.
Fiorenza sorride e torniamo entrambe da Bianca. L’avevamo lasciata da sola poveretta.
 
Sono le 20.30 e siamo al tavolo di una paninoteca aperta di recente. Un normale sabato sera tra amici no? Dovrebbe. In teoria. E allora come mai ma ultimamente la mia buona stella ha deciso di non fare più il suo lavoro?
In tutti i modi ho tentato di evitare di dovermi sedere vicino a lui e quindi qualcuno mi spiega come sono finita a capotavola con Riccardo alla mia destra????
Partendo dal fatto che odio stare a capotavola , è possibile che mi sia capitato proprio lui come vicino? Odio raddoppiato.
Bianca è alla mia sinistra e deve aver notato la mia espressione eloquente. Mi sorride per incoraggiarmi. Vani tentativi.
Fiore accanto a lei cerca di far finta di nulla.
 
La mia faccia è tutta un programma: stasera non si può certo dire di che le mando a dire, penso che il mio crescente malumore sia talmente esplicito che pure i ragazzi del tavolo in fondo alla sala debbano averlo intuito.
Dal nervoso ho ordinato l’hamburger più improbabile della mia vita fino ad adesso: un mix di grasso colante e abbinamenti davvero discutibili. Che ci vuoi fare, stasera mi andava il salmone con il bacon. Per la serie “affogare le disperazioni nel cibo”.
 
< ma le ragazze non dovrebbero stare attente alla linea? >
Odio. Puro, purissimo odio è quello che mi risale dalle viscere. Ma questo cosa vuole dalla mia vita? Non può mangiarsi in pace il suo banalissimo panino?
< io mangio quello che mi pare >
< non credo nemmeno che sia salutare ingurgitare una porcheria simile >
< non è affar tuo preoccuparti della mia salute. E poi sono sana come un pesce! >
< ah bhe…se lo dici tu >
 
E questo è stato solo l’inizio: l’emerito idiota che mi ritrovo di fianco non ha perso occasione di lanciarmi frecciatine e fare battute, cosa che ha fatto salire il mio livello di sopportazione ai massimi storici. E sono rinomata per la mia pazienza.
Ha trovato da ridire su tutto: la scelta del panino, il modo di mangiarlo ( < sembri uno scaricatore di porto! > ), la mia proposta di prendere il dolce ( < ma mangi ancora? Sei senza fondo! > ) e praticamente ogni commento che è uscito dalla mia bocca sulla conversazione di turno, arrivando a seccarmi a tal punto che ho smesso di parlare sperando che la cena finisse nel minor tempo possibile. Almeno fuori avrei potuto stare a debita distanza e ignorarlo totalmente. Dio quanto ci spero!
 
Fortunatamente la tortura è finita, ci alziamo, ognuno paga la sua parte e pochi minuti dopo siamo fuori.
 
< bene, adesso che si fa? >
< Bia cosa vuoi che si faccia, un giro in centro > bhe Grosseto è una piccola cittadina, le alternative non sono molte.
< e se andassimo alla Bowling? > propone…mh…com’è che si chiamava? Ah Lorenzo. Il rosso.
Ma si dai, perché no.
< ma si dai perché no, qualcuno ha bisogno di un passaggio? Ho un casco in più >
   
Per chi se lo chiedesse, anche se il nome mi pare alquanto esplicito, “la Bowling” è l’unica sala con piste da bowling della città. È la sala giochi più grande e oltre alle piste e giochi vari, come il biliardo o quei cosi dove devi ballare pestando le frecce…che poi ballare è una parola grossa, al massimo possiamo definirlo un saltellamento a dir poco sgraziato nel tentativo di beccare la frecci senza guardarti i piedi…vabbe non divaghiamo.
Dicevo.
Oltre a bowling e giochi vari, c’è anche una sala per il Laser Game: un piccolo labirinto illuminato da luci violette dove due squadre si sfidano sparandosi addosso con fucili laser.
Bhe, quella era l’idea per quella sera.
< allora Laser Game? > chiede Carlo Matteo
< sisi per me va benissimo, sempre che per le signore non sia un problema…>
Riccardo. Quanto è irritante. Ma non può evitare di commentare con queste battutine? Guardando me poi!
Ma che fa? Insinua?
< che fai, insinui? >
< non sia mai! Dicevo che magari voi ragazze avreste preferito qualcosa di più soft >
< stai dicendo che non so giocare?! >
< nono figurati… > e ridacchia
AAAAAAAHHHHHHHHH CHE NERVI!
< per la cronaca sono bravissima in questo gioco. Vengo qui da una vita! Preparati. Sarai eliminato prima che tu possa muovere anche un solo passo >
 
E sarebbe stata una bellissima, godutissima, soddisfacentissima vittoria schiacciante…se solo avessi mai giocato prima a questa cosa.
Come era prevedibile non sono riuscita a fare praticamente nulla per portare punti alla mia squadra, la Blu, e i Rossi, capitanati dall’idiota, hanno vinto quasi senza fatica.
Me misera, me tapina.
Non c’è cosa peggiore dell’essere umiliati dopo essersi vantati.
Che serata di mer….
 
< dai sere non fare così > mi si avvicina Fiore
< si dai, non è successo nulla. Sapevamo dall’inizio che saresti stata una frana >
Ecco. Grazie.
< così non mi aiuti Bia! Dai ho fatto una figura di merda atroce! Chissà come se la starà ridendo quello ora… > e da lontano dò un’occhiata al bar dove sono i ragazzi. Stanno prendendo qualcosa da bere. E lui ride.
Vabbe avranno fatto una battuta tra di loro.
Poi si gira, mi vede, dice qualcosa e torna a ridere. Forse anche più di prima.
Lo sapevo che mi stava infamando.
Maledetto.
< …ecco appunto, vedi? > dico indicandolo < ho fatto la figura dell’imbranata! >
< ma no dai, è solo un gioco. Lascialo perdere a quello, è fatto così >
 
Eh, la fa facile Fiorenza. Vorrei vedere lei nei miei panni dopo questa figura.
Beh, molto probabilmente riderebbe anche lei.
Forse dovrei provare a vederla meno tragica, in fondo che sarà mai?
Alzo gli occhi e vedo che mi sta guardando ridendo. Di nuovo. Prendendomi in giro.
È appurato: non solo l’esito della partita è stato indubbiamente un disastro per me, ma l’intera serata è stata tragica.
Tutto per colpa di quel gorilla! Dannazione a lui!
Ora agli occhi degl’altri sarò per sempre “quella imbranata”.
Ma uffaaaaa. Per stasera ho dato, meglio che me ne vada prima di rendermi ridicola in altro modo.
Saluto tutti da lontano ed esco per andare al mio motorino. Mentre cammino gioco con le chiavi facendole girare intorno a un dito.
Quando a un certo punto mi scappano e cadono poco dietro di me.
Faccio per prenderle ma una mano mi precede.
Riccardo.
< che ci fai qui? >
< nulla. Stavo andando alla mia moto per andare a casa, domani devo alzarmi presto. Sempre imbranata vedo…ma non dovevo essere eliminato prima di muovere un solo passo? > ghigna
< senti tu, ho finito la pazienza! Sei pregato di andartene per la tua strada! > e gli strappo le chiavi di mano e nella concitazione una ciocca di capelli si ferma sulle labbra.
Lui mi guarda in silenzio e non capisco a cosa stia pensando. C’è una strana atmosfera, direi quasi elettrica, tesa. Ma non stavamo litigando un attimo fa?
Gli occhi si stringono un attimo, come se si stesse concentrando e poi, inaspettatamente, sposta la ciocca di ribelle dalle labbra e la ferma dietro al mio orecchio.
Le sue dita mi sfiorano la guancia e sento la pelle andare a fuoco. Oddio dimmi che non sto arrossendo! Menomale che è buio.
Ma che sta facendo?
< che stai facendo? > dico ritornando in me e ritraendomi
Silenzio.
< ehi? Ci sei? >
Nulla. Sventolo una mano davanti ai suoi occhi.
< ma che ti sei imbambolato? >
< mh? Guarda che fino a prova contraria sei tu quella che si perde nei suoi pensieri! >
È tornato. In un attimo la sua espressione è tornata guardinga e altezzosa come sempre. Ecco, questo lo capisco meglio.
Quella strana atmosfera di prima se n’è andata…mah…sarà stata solo una mia impressione?
Basta. Voglio davvero andare a casa, questa serata mi ha sfinito.
< sese certo come vuoi, non mi interessa. Io vado. Ciao >
E torno al motorino senza aspettare nemmeno una risposta.
Che cosa difficile interagire con le persone.


ciao a tutti! capitolo tre. gli sfortunati eventi continuano, chissà come andrà a finire. Recensite!!! sono curiosa di sapere le vostre opinioni :) Nena

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Capitolo 4
*** Una rovinosa caduta ***


Cap 4
UNA ROVINOSA CADUTA
 
Proprio quando stavo intravedendo l’ormai tanto agognata estate, il tempo decide che non gli va bene il caldo e che preferisce il gelo polare artico. Letteralmente.
Ieri sera ha piovuto e stamani fa così freddo che le strade sono ghiacciate.
Non ci credo.
Che palle.
Devo andare a scuola, in motorino. In macchina rimarrei bloccata nel traffico e comunque dovrei andarci con mamma come passeggero. Stupido foglio rosa. Ma manca poco, tra un mese avrò la patente!!! Che cosa bellissima.
In ogni caso, oggi motorino.
Rischio di scivolare un paio di volte per strada ma riesco a non cadere, che culo, ma proprio quando mi accingo a curvare per entrare nel cancello della cittadella……
Ecco. Che grande, grandissima figura di merda. Potete tipo sotterrarmi ora?
 
La ruota dietro ha slittato sul ghiaccio e io sono finita spiaccicata per terra proprio davanti a un bel gruppo di gente vicino al cancello. Cazzo, che figura!
E mi è anche rimasto il piede sotto il motorino…ovvio.
Non riesco ad alzarlo da sola e la gamba mi fa male.
Ma quelli  invece di ridere, dare una mano a una in difficoltà no?
Vaffanculo. Che mattinata di merda.
Cerco di rialzarmi da sola, ma proprio non ci riesco, al che i geni che ridevano si decidono a darmi una mano.
Alzano il motorino e io riesco a mettermi in piedi da sola ma la caviglia fa male, no riesco ad appoggiarci bene il peso.
 
< ehi tutto ok? > chiede una voce ridendo e io, che già presumevo che la sfiga mi perseguitasse, adesso lo so di per certo.
< benissimo Riccardo, una favola > rispondo tagliente rimettendomi a sedere sul motorino
< sicura? Hai fatto proprio una bella caduta > ride, di nuovo < dovresti andare a farti vedere la caviglia no? >
< no, non ce n’è bisogno, non è nulla, sto benissimo > rimetto in moto e parto.
 
Alla fine delle lezioni arrivo a casa a fatica. E la caviglia è gonfia. E Viola. Parecchio. Merda.
< Serena ma che hai fatto! >
< sono caduta dal motorino stamani mamma…ehi piano! Fai male così! >
< dobbiamo andare a farla vedere da un medico >
< uffa…dici che è rotta? > odio i dottori. La fifa di essermi rotta davvero qualcosa inizia a farsi avanti.
< no non credo, ma dobbiamo comunque controllarla >
 
Sono le 16 e sono in uno studio medico, seduta su una poltroncina dallo schienale piuttosto scomodo.
Ho fatto la radiografia e ora stiamo aspettando che il medico ci chiami per il referto.
< Biliotti! >
Un uomo sui 40 credo ci chiama nella sua stanza. Cammino ancora peggio di prima. Uffa.
Mi siedo e mamma accanto a me.
< Allora serena, non c’è nulla di rotto ma abbiamo un bel versamento di liquidi e una leggera contusione.
Dovrai evitare di caricare troppo il peso sulla caviglia e fare impacchi con il ghiaccio per sgonfiarla, diciamo quattro o cinque impacchi la sera di 20 minuti a distanza di 10/15 minuti uno dall’altro, più applicare questa pomata tre volte al giorno. Fai una fasciatura stretta ma non tanto da impedire il movimento. Per aiutarti a camminare ti diamo una stampella, la dovrai tenere dalla parte della caviglia dolente. Tra un paio di settimane dovresti essere a posto, nel caso ritorna per un controllo >
Due settimane? Ma davvero? Uffaaaaaa
< bene, grazie dottore >
Una stampella.
Cosa ci faccio con una stampella?!
Come si cammina con una stampella??!!
Capisco due. Con due è più facile, ho provato una volta con quelle di una mia amica.
Ma con una! Dai…sembro Dr. House!
< io non ci vado a scuola con la stampella >
< dai serena è per poco >
< ma mamma sembro Dr. House! >
< ahahahah ma dai! Se non la usi ci metterai di più a guarire >
No no non voglio prolungare questo fastidio. Maledetta stampella. Mi prenderanno tutti in giro.
 
< sai sere sembri Dr. House! >
Ecco appunto.
Paola si diverte a tentare di camminare con la mia stampella mentre aspettiamo l’inizio della prima ora.
< vedi che è difficile, mi chiedo perché non me ne abbiano date due >
< perché non ne avevi bisogno > dice Bianca
< mi si lusserà una spalla a forza di camminare così! E in più sono ridicola! >
< già…un po’ forse >
< grazie Pao…molto confortante >
< senti ma davvero c’era Riccardo quando sei caduta? > chiede Fiore
< si…che fortuna vero? > già la mia solita fortuna.
< vabbè ma dai ti ha aiutata! >
< si dopo aver riso mezz’ora mentre io ero per terra fiore! >
< ………ehm………vabbe dai non la vedere così tragica. Capita di cadere >
< davanti a tutti come un’imbranata facendo una delle più grandi figure di merda di tutta la tua vita? >
< ……… >
< ecco > e fortunatamente entra in classe la prof , perché non avevo proprio più nessuna voglia di parlare di Riccardo, della caduta e della mia immensa figuraccia.
 
Sto camminando, bhe diciamo più zoppicando, verso il cancello della cittadella per aspettare che mamma mi passi a prendere quando…
< ehi tu con la stampella! >
Oramai riconosco la voce e, sperando fortemente che non si fosse rivolta a me, mi guardo in giro per vedere se ci fosse qualcun altro con UNA stampella.
Ovviamente no. Dannazione.
< cosa vuoi? >
< come va la caviglia? > premettendo che già Riccardo mi infastidisce a prescindere, odio un sacco quando la gente risponde a una domanda con un’altra domanda!
Come vuoi che vada? Male.
< bene >
< non sembra >
< e invece è così >
< loquace >
< sempre quando ci sei in giro tu > in effetti non capisco perché mi innervosisce tanto. Dovrei solamente ignorarlo.
< sai che somigli a … >
< Dr. House si lo so. Non fanno che ripeterlo tutti da questa mattina. > già, ogni singola persona con cui ho parlato me l’ha detto. Tutti pensando che fosse una cosa simpatica da farmi notare. Bhe, non lo è.
Non ho ancora imparato bene a muovermi con questa cosa e quindi vado mooolto a rilento e con una certa fatica.
Lo zaino poi oggi pesa un sacco, c’erano le materie con i libri più grandi e pesanti.
Magari mi fermo un attimo.
< perché ti fermi? >
< perché sono stanca. Non è facile camminare con questa e con lo zaino strapieno sulle spalle sai? > dico prendendo il cellulare dalla tasca della giacca. Un messaggio. Mamma avrebbe fatto tardi 5 minuti.
Mi accorgo che Riccardo mi sta guardando. Sembra indeciso su qualcosa.
< va bene….dai qua >
< Cosa? > dai qua cosa? Che vuole?
< lo zaino, dammelo ti aiuto, lo porto io >
Eh?
Perché adesso è gentile? Con me poi!
< no grazie faccio da sola >
< dai non fare l’antipatica come sei di solito. Ti sto magnanimamente offrendo il mio aiuto > dice con aria soddisfatta… e comunque : antipatica?!
< antipatica? Io non sono antipatica. Sono socievole e disponibile, sei tu che fai uscire il mio lato peggiore > sbuffo
Lui scuote la testa e alza gli occhi al cielo. Poi si avvicina a me e inizia a togliermi lo zaino dalle spalle.
< che fai? Ho detto che faccio da sola! > cerco di divincolarmi per impedirgli di prendere il mio zaino e, essendo in equilibrio precario, quasi cado. Di nuovo.
 
Ed è come nei film. Quando il tempo rallenta e tu rimani un attimo senza fiato.
Per la vicinanza.
Per il calore del contatto.
Per il senso di protezione che senti a stare tra le sue braccia.
Per il magnetismo che c’è tra voi. Voi che non vi sopportate e ma che, a volte, siete attratti l’uno dall’altra in un modo che non credevi fosse possibile.
 
Il vento che soffia e vi scompiglia i capelli. I suoi scuri a contrasto con quegli occhi così blu. Gli sguardi si incrociano, i respiri si fermano per un secondo.
L’aria  è calda. Le chiome degli alberi ondeggiano e cadono petali di pesco. Raggi di sole lo illuminano, lui sorride e non avevi mai fatto caso che fosse così bello. I rumori si attenuano ed è un cavallo bianco quello che vedo dietro alle sue spalle?....”
 
Ok no è troppo. Da diabete. Bleah.
 
Mi prende appena in tempo, mi rimette in piedi e riesce a togliermi lo zaino. E io sono leggermente imbambolata…
Ok abbastanza imbambolata…
Va bene! Ho una faccia da ebete!
Piccola fanciulla rammollita che cade ai piedi del principe azzurro perché l’ha salvata dall’ennesima rovinosa caduta.
Non riesco a fare a meno di pensare a quanto sia carino il suo volto quando sorride…ride…sogghigna…
Sogghigna?
< ehi imbambolata, ma le ballerine non dovrebbero avere un equilibrio perfetto? >
< si, peccato che io sia una ballerina azzoppata. Ma tu che ne sai che ballo? >
< ho le mie fonti > e mi fa l’occhiolino, incamminandosi poi verso il cancello.
Ora le cose sono due, tre forse :
  1. Mi ha stalkerato su facebook
  2. Ha chiesto di me a qualcuno
  3. Ha tirato a indovinare
se fosse la 1 vorrebbe dire che è solo un po’ curioso di me, se fosse la 2 significa che è interessato a me abbastanza da chiedere a chi mi conosce, se fosse la 3 significa che è interessato a me a tal punto da osservarmi nel dettaglio e capire se ballo o no da come mi muovo.
Cazzo.
…naaa…avrà sicuramente tirato a caso senza nessun senso. Altrimenti sarei un po’ nei guai.
…ma erano pagliuzze dorate quelle che ho visto intorno all’iride?

Oddio…
Mi sa che sono già un po’ nei guai.
 
Fine cap 4


ciao! capitolo nuovo, spero vi piaccia! fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti!
Nena

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Capitolo 5
*** Sono davvero nei guai ***


Cap 5
SONO DAVVERO NEI GUAI
 
E andiamooo!
Oggi è stata l’ultima lezione di guida con il mio istruttore e domani ho l’esame della patente!
Si si si si si si si! Una macchina! Potrò guidare un macchina!
Bhe…se passo l’esame…e la macchina non sarà comunque mia ma di mia mamma…
Ma vabbè, una macchina!
Niente più freddo, niente più pioggia o vento che fa lacrimare gli occhi…
Lodate siano le automobili!
Adoro.
 
In ogni caso, è passato un mese dalla caduta sul ghiaccio. Nelle due settimane in cui ho dovuto tenere LA stampella non sono praticamente mai uscita di casa, se non per andare a scuola.
Camminare con quella cosa era più faticoso che fare la scalinata di Rocky Balboa a Philadelphia……e senza colonna sonora di incoraggiamento per giunta!
La caviglia però è guarita completamente e adesso cammino di nuovo come una persona normale. E sono tornata anche a ballare! È stata un’ulteriore sofferenza fisica non poter andare a lezione…
Nelle due settimane dopo la guarigione sono comunque uscita solo un paio di volte, di sabato, con il “nuovo” gruppo e…………….rullo di tamburi grazie!
Riccardo non c’era!
Yesssss! Per una volta qualcuno mi ha guardato da lassù e ha deciso di darmi un po’ di tregua…
Anche se…vorrei…
 
No. Anche se, nulla. Non è vero. Shhhhh. Zitta Serena.
Non volevi assolutamente pensare una cosa simile. Non è possibile. Non è assolutamente possibile………giusto?
Cioè, non hai passato l’ultima settimana facendo la vedetta, seduta sul motorino, all’uscita da scuola, nel parcheggio del tuo liceo, cercando, con vista da falco, un qualcuno che decisamente non ti piace proprio per niente, vero?
Stavi solo facendo due chiacchere con le tue compagne di classe.
Si. Giusto. Solo due chiacchere. Solo.
E non hai, casualmente, cercato di reperire informazioni su tale persona a caso, chiedendo, sempre casualmente, vita, morte, miracoli e codice fiscale della suddetta persona, giusto?
Certo. Giusto. Banale curiosità. In fondo sono sempre stata una persona curiosa io. Che c’è, non si può essere solo curiosi???
…No eh?…non così tanto, vero?
Cazzo.
Mi sa che sono nei guai.

Oggi non ho voglia di fare nulla. E con questi pensieri fastidiosi per la testa ancora meno.
Quindi domanda da un milione di dollari: che faccio?
Non ho lezione di danza e avrei delle cose da studiare per domani ma…dai sono poche, gli dò una letta stasera. La maturità? Pff, per oggi non è un mio problema.
Mi va di stare un po’ da sola.
Sono le 16.30 ed è un bel pomeriggio di metà Maggio: uno di quelli caldi ma non afosi, con un sole splendente che mi fa proprio venire voglia di fare una scampagnata per i boschi!
Bhe, adesso credo sia un’idea di difficile attuazione, mi dovrò ridimensionare.
Ci sono, vado al Velodromo.
 
Il Velodromo è il parco pubblico più grande di Grosseto, una bella area verde con una pista asfaltata per pattini a rotelle e biciclette, giochi per bambini, attrezzi per l’esercizio fisico, alberi, panchine e un bel laghetto con tanto di paperelle!
C’è chi corre, chi si allena, chi gioca a pallone e chi semplicemente si riposa all’ombra di qualche albero.
Io passeggio.
Jeans, le mie adorate converse logore, una delle prime magliette a maniche corte della stagione, felpa annodata in vita e le immancabili cuffie nelle orecchie.
C’è un’atmosfera rilassata, ma comunque piena di energia e vitalità.
Ascolto “put your records on” di Corinne Bailey Rae…si accosta bene al mood della giornata. La so a memoria, è una delle mie canzoni preferite per il testo, per la musica, per il genere, per alcune frasi in cui mi rivedo molto…peccato però che non ho i capelli afro. Mmh ora che ci penso, saranno difficili da pettinare?
Con questi problemi esistenziali nella testa continuo a camminare e, senza accorgermene, un po’ persa nel mio mondo, inizio a canticchiare:
“girl, put your records on
Tell me your favorite song
You go ahead, let your hair down.
Sapphire and faded jeans
I hope you get your dreams
You go ahead let you hair down!”
 
< però, mica male! >
Sobbalzo. Non mi ero accorta che ci fosse qualcuno accanto a me.
< non credevo però che oltre a leggere per strada, cantassi anche. Sei proprio strana >
Giro la testa e me lo ritrovo di fianco. Che sghignazza. Come al solito.
E come al solito ha aperto bocca per prendermi in giro.
< io davvero non capisco come fai a sbucare fuori da nulla in ogni posto in cui vado. Non sarai mica tu quello strano? Che fai, mi segui? > e rido, ma appena realizzo cosa ho detto perdo un battito al solo pensiero. Una flebile, apparentemente indesiderata speranza si fa larg…
< ma va…figurati. Non ci penso nemmeno. Stavo solo facendo una corsa >
Appunto.
Scuoto la testa per togliermi di testa quel pensiero e dò un’occhiata al suo abbigliamento. Non me ne ero ancora accorta ma effettivamente si poteva benissimo dedurre. Dai vestiti e dal sudore. Scema.
Però…è ancora più carino con i capelli umidi...e la maglietta lo fascia come un guanto…è proprio..
Ehi! Wait, stop, ferma. Cervello, perché mi giochi contro? Ristabiliamo un po’ di ordine.
Mmhh…chissà se quelle braccia sono così forti come sembrano, forse potrei provare a toccar..
< ehi scema! Ma mi ascolti?! >
Eh? Che?
< eh? Che? >
< l’acqua Serena, ti ho chiesto se hai dell’acqua! >
Serena…oddio. Perché mi sento calda? Mi ha anche chiamato scema. L’acqua, non ci penso nemmeno a prestartela, no.
< si >
COME SI??? Pronto? Questo tizio è un’arrogante pallone gonfiato! Non merita gentilezza…
< grande! Perfetto, me ne dai un po’? >
No.
< ok >
MA DAI!!! Stiamo parlando dello stesso tizio che ti ha fatto cadere, che ti ha fatto lavare la sua maglietta, ti ha rubato le chiavi del motorino e ti ha preso in giro ogni santa volta che vi siete visti! È irritante, antipatico, maleducato, un’idiota che…
 
< grazie! >
E mi sorride.
Un sorriso vero, sincero. Non come quelli di scherno che mi riserva di solito. E io mi sciolgo come un’emerita cretina.
No no no no no. Riprenditi!
Ormai però gli ho detto di si. Uffa.
 
< uffa, tieni > e gli porgo la bottiglietta < ma non me la finire tu…>
Non faccio in tempo neanche a dirlo che l’amico qui si è scolato tutta la mia acqua.
< appunto >
< dai, avevo sete! Non fare troppe storie! >
< almeno vai a riempirmela! >
< ma la fontanella è dall’altra parte del parco! >
< e quindi? Sei venuto per correre no? >
< ok ok, uffa che seccatura! Rimani qui > e se ne va.
Dove vuoi che vada sentiamo?
Mi siedo all’ombra di un albero. Ma sono scomoda.
Allora prendo la felpa la stendo sull’erba e mi sdraio sopra quella, usandola come un telo. Molto meglio.
Si è alzato un leggero venticello caldo e si sta benissimo. Quasi, quasi…tanto devo aspettare no? Magari c’è fila.
Nemmeno me ne accorgo e le palpebre si chiudono da sole.
 
< ehi ma che fai dormi? >
Apro gli occhi di scatto e mi ritrovo immersa in due pozze blu mare. Il volto di Riccardo riempie completamente il mio campo visivo ed è esattamente nella direzione opposta alla mia. È accovacciato sopra la mia testa, come una rana, e mi poggia la bottiglietta piena d’acqua sulla fronte. Tutta questa vicinanza mi da alla testa.
< … >
Decisamente tanto vicino. Sento il suo respiro leggero sulla fronte.
< mi sa che non sei ancora del tutto sveglia eh? >
È..è..è come Spiderman e Maryjane che si baciano al contrario sotto la pioggia.
Chissà se le sue labbra sono morbide…
Realizzo e spalanco gli occhi ancora di più. Cosa!??
Mi siedo di scatto.
< nono sono sveglia, sveglissima! >
< si ma tranquilla, non ti agitare! Ecco l’acqua. >
< g-grazie >
< nulla >
E cala il silenzio. Imbarazzante? Non saprei dirlo. Forse imbarazzante solo per me considerando cosa avevo appena pensato. Ma diamine che scema!
< io vado >
< t-ti serve un passaggio? Ho un casco in più e mi hai portato l’acqua quindi… >
< si ma tu mi hai dato la tua ricordi? Quindi siamo pari. E poi ho la mia moto e non mi fido della tua guida inesperta! >
Ehi!
< ehi! > rispondo in tono contrariato, ma lui già si è incamminato e mi saluta con la mano dandomi le spalle.
 
Mi butto di nuovo a terra.
Mi ritorna in mente l’immagine del suo viso…e delle sue labbra. E mi ritorna in mente quanto forte sia stata la sensazione di provare a toccarlo, di sfiorargli il viso con una carezza…e si, per quanto mi costi ammetterlo, anche di baciarlo.
Dio, sono nella merda fino al collo.
Ho bisogno di un consulto.
Prendo il telefono e compongo il numero. Squilla.
 
< onee-chan? >


Salve a tutti! dopo mesi sono riuscita ad andare avanti, mi scuso per l'assenza >.< 
(s)fortunato evento numero 5 e le cose si fanno più complicate. vedremo cosa succederà.
commentate e fatemi sapere cosa ne pensate!
grazie e alla prossima
Nena.

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Capitolo 6
*** Febbre del sabato sera ***


FEBBRE DEL SABATO SERA
Sabato pomeriggio.
È passata una settimana da quando sono stata al parco e ho incontrato Riccardo, e se ripenso a quello che mi ha detto Alessia quando l’ho chiamata…
 
< senti ma…non è che ti stai innamorando? >
< cosa?? Io? Innamorata? DI LUI? No. Assolutamente no. No…vero che non è possibile? >
< bhe, magari adesso innamorata è ancora un parolone ma secondo me ti piace…e anche parecchio! >
< oddio…e quindi? Ora che si fa? >
< ah! Non l’hai negato! Quindi ci ho preso! Ti piace! Bhe adesso cara mia, come dicevano i latini… >
< …carpe diem? >
< …no, cazzis tuoi >
 
Già, di grande aiuto Onee-chan…
Abbiamo parlato un sacco quella sera e alla fine mi ha consigliato di lasciare un po’ le cose al caso e di vedere l’evolversi della situazione, per vedere se davvero sono interessata e soprattutto se lo è lui, anche se, a sentir parlare lei, ormai siamo già sposati!
Non ci so fare in queste cose io. Quando si tratta di altri posso dare consigli seri e sinceri su come la penso, ma quando una situazione simil-amorosa si intravede alle porte della mia persona, l’oggettività e la praticità che di solito mi contraddistinguono vanno semplicemente a puttane e io divento una bambolina insicura. Su tutto.
Uffa.
 
Ma non sarebbe stato meglio se quel sabato pomeriggio di tre mesi fa fossi rimasta a casa? Schifezze da mangiare, un bel film di quelli mielosi che piacciono a me, il divano intero tutto mio e nessuno che rompe.
Ecco, si, pigramente a casa.
E invece avevo voglia di primavera e sono uscita.
Sono uscita e mi sono messa a leggere per strada.
Mi sono messa a leggere per strada e mi sono scontrata con lui.
Ma non potevo essere una persona normale e guardare avanti?! Non gli sarei andata addosso…
Che sfiga.

Sfiga, eh? Non sarà invece fortuna?
 
Mah… basta tra poco devo vedermi con gli altri e mi devo preparare.
Ovviamente non che ci sia bisogno di fare chissà che grandi preparazioni, in fondo mica devo impressionare nessuno…no?
E comunque, anche se fosse, e assolutamente non lo è, perché poi dovrebbe esserlo?, non ce n’è motivo, ho tutto il tempo che voglio.
Sono solo le 18.30 e l’appuntamento è…
…alle 19.
Appunto. Tuuutto il tempo del mondo dicevo no?
CAZZO!
Ma perché sono sempre in ritardo??
 
Mi faccio la doccia in un lampo, senza lavarmi i capelli (non ho tempo!), tanto sono abbastanza puliti.
Mi trucco e stasera carico un po’ di più: aggiungo un po’ di ombretto al solito eyeliner, tentando uno smokey eyes di quelli che si vedono in quei fighissimi video tutorial dove sembra tutto facilissimo, ma che ovviamente, a me, non viene molto bene.
Vabbè. Mi accontento. Almeno non è inguardabile.
E visto che oramai sono partita in quarta, e che non ho tempo di starci a pensare, apro l’armadio e vado a sentimento: scelgo coraggiosamente un vestito.
Io. Un vestito.
Io non metto mai vestiti. Sono la donna dei mille pantaloni.
Che poi sarà anche l’unico che ho.
Controllo.
Esatto è proprio l’unico.
Un vestitino dalla linea semplice, rosso mattone con dei fiorellini chiari sopra. Maniche corte e tessuto leggero. Aderente nella parte alta e svasato in quella inferiore. Mi arriva sopra le ginocchia. Calze trasparenti, preferisco metterle anche se forse, con l’estate alle porte, potrei evitare.
Vabbè.
Le 18.55.
“ ora tocca a me! Ce la posso fare! ”
E mentre Hercules continua a cantare nella mia testa, prendo al volo le restanti cose.
Giacchetto di pelle, stivaletti neri bassi senza tacco (sia mai!) e borsa nera, piccola, tracolla.
Ultima occhiata allo specchio e volo.
Non sto male dai. Il tutto ha un vago non so che di rockettaro.
 
Le 18.10 e sono allo chalet. Solo dieci minuti di ritardo, ho un aspetto decente e nella corsa non ho neanche sudato!
Mamma mia che genio.
Adesso arriva la parte complicata.
Vedo da lontano il mio gruppo. Riccardo è già arrivato.
Mi raccomando Serena, comportati normalmente, nor-mal-men-te.
Arrivo e faccio un saluto generale con la mia solita enfasi.
Mi stupisco, per una volta mi sono data ascolto.
Evito però accuratamente il suo sguardo.
Non che prima lo guardassi un granchè a dire il vero, però insomma…adesso è un po’ diverso.
 
Sento qualcuno bussarmi sulla spalla
< Nena? > mi giro
< ma ciao Cami! > e l’abbraccio.
 
Cami, Camilla è una mia amica dai tempi delle scuole medie, anzi anche prima. È un po’ una puffa con un cesto di capelli neri riccioli, occhi scuri e pelle chiara. Allergica al mondo, letteralmente, le ha tutte lei poretta, ma è sempre scattante e con una bella dose di cazzim’ che compensa la statura. Ultimamente si sta interessando alla fotografia.
 
< Cami, ma che ci fai qui? >
< Sere la conosci? > chiede Fiorenza
< eh si, e da un sacco di tempo >
< sono in classe con questi bimbi qui > e indica i ragazzi < la sua compagna di banco > e indica Riccardo.
Ecco. Appunto. Ti pareva.
< …ma dai…pensa…il mondo è piccolo… >
Però sono troppo contenta che ci sia anche lei.
< sono contenta che ci sei anche tu! > e rivolta a tutti < Allora, se non aspettiamo nessun’altro andiamo >
< bhe di solito aspettiamo te >
Ma perché deve sempre fare battutine sul mio conto. Questa cosa non mi fa stare bene. Così è davvero antipatico. Mi ha affondato il buonumore.
Non gli rispondo e nemmeno lo guardo, prendo le ragazze e ci incamminiamo.
< Sere tutto ok? Ti sei abbuiata di colpo… >
< sisi Cami tutto ok, non è nulla… >
 
Stasera siamo a cena all’Hungry Years, un pub molto carino in centro.
Ma la mia fortuna si è evidentemente esaurita in fretta perché, benchè io abbia protestato vivamente, mi sono ritrovata, seduta su una delle due panche di legno, compressa tra Riccardo, molto male, e Fiorenza…malissimo.
Fiore, ragazza gentile e di buone intenzioni, è nota per la sua inclinazione a fare il cupido dei poveri. E io sono la sua vittima preferita: è da dopo la mia reazione alla battuta di Riccardo che non mi perde di vista, anzi, non CI perde di vista.
Sposta lo sguardo sistematicamente da me a lui con fare losco e quando incontra il mio, consapevole e giusto giusto un po’ tanto contrariato, sorride con fare d’intesa e mi fa l’occhiolino.
Anti-sgamo proprio.
E che ci vuoi fare però…le vogliamo bene anche nella sua ingenuità.
Davanti a me Bianca e Camilla sghignazzano in sincro.
Che bel supporto morale.
Menomale che sono arrivati gli ordini. Una gioia: cibo!
E non so perché ma, stavolta, invece di andare sulla combinazione improbabile strapiena di grassi saturi e calorie che il pre-ciclo dettava, ho optato per una tagliata di manzo. Con patatine? No, verdure grigliate.
Buona una sacco anche questa eh, ma, vedendo gli altri che si gustano beatamente i loro hamburger con formaggio, bacon e quant’altro, mi chiedo: sarò stata influenzata?
E con questo pensiero, mentre infilzo un boccone di carne, sposto di sottecchi lo sguardo sul mio vicino di panca.
 
E mi blocco. E anche lui è bloccato.
E mi guarda, con la coda dell’occhio, perplesso, con la mascella aperta, i canini sfoderati pronti ad addentare il panino che si trova  esattamente ad altezza bocca.
E niente, l’immagine è talmente esilarante che non ce la faccio.
 
< pfff AHAHAHAHAHAHAHAH! >
< che c’è? >
Ho le lacrime agli occhi. Oddio piango! Ahahahahahah.
< oddio piango! Ahahahahahahahah >
< si può sapere che hai da ridere? > nel mentre posa il panino sul piatto e si volta verso di me. Mi guarda serio. Ha un po’ di ketchup all’angolo della bocca.
< niente niente… ahahahah > non riesco a smettere di sghignazzare
< dimmelo o ti sporco di ketchup > e passa il dito sulla salsa rimasta sul piatto.
< no che schifo! > e continuo a ridere
< avanti > e avvicina il dito alla mia guancia
< nono! Ahahah! Va bene, va bene…ahahah… Eh che…sei troppo buffo! > e sfodero un sorriso a trentadue denti di come non ne facevo da tanto. Ancora con le lacrime agli occhi per le risate.
 
E mentre io mi calmo, lui mi guarda a metà tra lo sbigottito e il confuso.
< ah, e hai un po’ di ketchup qui >
E prima di accorgermi di quello che stavo facendo, passo un dito all’angolo delle sue labbra, lo ripulisco dalla macchia e poi lecco il mio dito. Sempre in preda agli stralci di ilarità di prima. Una serie di azioni talmente veloci che non ho avuto tempo di realizzare ciò che, innocentemente, stessi facendo.
Lui spalanca ancora di più gli occhi, ancora più sbigottito, ancora più confuso.
Serena: ma stai facendo??!!
 
La serata poi è continuata normalmente. Cioè, più o meno.
Realizzato l’atto di pura follia appena compiuto, mi sono accorta che:
  1. Bianca e Camilla mi guardavano basite,
  2. Fiorenza sorrideva insinuando ancora di più,
  3. Ed iniziavo ad avere un certo dolore alla pancia. Maledetto ciclo. Fortuna che avevo gli assorbenti con me.
 
Così, una volta usciti dal locale, ho dovuto armarmi di pazienza e spiegare che:
  1. Quel tipo non mi interessa,
  2. Non c’è nulla fra me e lui,
  3. L’ho già detto che non mi interessa?
E in più stavo iniziando a sentirmi sempre più male. Anche perché stavo dicendo una marea di cazzate. E nonostante volessi negarlo anche a me stessa, sapevo che non erano vere.
 
Le 23.30.
Dio che male. Adesso anche la schiena. Che palle. Non ce la faccio più.
E se andassi a casa?
Però vorrei restare ancora fuori.
Ma sto di merda e mi sento uno straccio.
Però non voglio andare a casa.
Vediamo se ho un antidolorifico. Niente.
< Bia, Cami, Fiore per caso avete un oki? >
< no, mi spiace >
Cavolo, nessuna. I ragazzi dubito che ce l’abbiano.
< ragazzi per caso avete un oki? >
< perché dovremmo? > ecco appunto, inutili bipedi.
Vabbe non posso fare altro.
< scusate ma devo andare a casa >
< perché? > i ragazzi proprio non ci vedono in queste cose.
< perché non sto per niente bene >
< va bene, tranquilla ti accompagniamo al motorino > almeno sono gentili. Compensano.
< gra… >
< NO! > fiore mi interrompe
< perché? > no dai non vorrà entrare in azione proprio adesso!
< perché…perché con Bia e Cami stavamo organizzando un’uscita da fare domani al Parco dell’Uccellina e dobbiamo parlarne con i ragazzi > e cerca appoggio dalle altre due, mentre gli altri drizzano le orecchie all’idea.
< ehm…si esatto. Stavamo guardando i percorsi e gli orari e dobbiamo confrontarci con loro, vero Bi? > Camilla fulmina Bianca con lo sguardo
< eh sisi, dobbiamo organizzarci ora altrimenti non facciamo in tempo >
< però non la possiamo lasciar andare da sola, vero Cami? > Fiore, basta! Uffa.
< eh già…però noi non possiamo proprio andare… > e poi l’illuminazione < Ricca perché non l’accompagni tu? Avevi detto di voler andare a prendere un gelato allo chalet! >
E nel mentre, telepaticamente, le Tre Parche del mio destino si danno le pacche sulle spalle complimentandosi per la geniale trovata.
< ma Cami non credo che... > tento il salvataggio in corner.
< va bene >
Va bene?
Come va bene?!
No no no non va bene, non va bene per niente.
Non posso restare da sola con lui.
< guarda che se non vuoi non impor… >
< dai Sere ha detto che va bene! > Camillaa…
< andiamo? > e si incammina
< cos? Come? Eh? Aspettami! > ragazze giuro che me la pagate!
E mi affretto dietro al mio improbabile accompagnatore, su di giri più da una parte e terrorizzata dall’altra.
 
Restiamo in silenzio per metà del tragitto. A debita distanza. E io non so più se mi sento male per il ciclo o per la situazione. Accidenti!
< certo che sei deboluccia eh? > ghigna
Cosa?
< cosa? Io non sono “deboluccia” > lo imito facendogli il verso < voi maschi non reggereste nemmeno un giorno! Uhmpf! > e incrocio le braccia sul petto
< ma via cosa sarà mai? >
< cosa sarà mai? Bene ti spiego: fondamentalmente le donne sono serene circa due settimane al mese, una e mezzo a seconda delle persone. Nel pre-ciclo inizia la fame  di qualsiasi cosa, gli sbalzi ormonali, lo scoppio di acne e mal di testa mai avuti nella vita e dopo perdi sangue per una settimana circa, le più fortunate 4/5 giorni. Ma il peggio sono i dolori. Dolore alle ovaie, ai reni, alla testa. Talmente male che c’è chi è sfigata come me e i primi due giorni non riesce a fare nulla se non fare la muffa sul divano. Cosa sarà mai? > ma perché devo essere sempre così acida?
< va bene capito….sto zitto >
< ecco…bravo > dannati sbalzi ormonali.
Sorpassiamo la gelateria dello chalet.
< ehi ma non volevi un gelato? > mi ricordo
< mh? Ah si, lo prendo dopo mentre torno > risponde distrattamente
Bah…
 
Finalmente siamo arrivati. Cerco freneticamente le chiavi nella borsa.
< fretta di scappare? >
< eh? Perché dovrei scappare da te? > rispondo di getto.
Oops. Ho detto una cazzata.
< io intendevo scappare a casa perché ti senti male >
Eh appunto. Dai Serena, queste figure di merda no però!
< eh-eh sisi anche io intendevo la stessa cosa >
Fortuna che lascia cadere il discorso.
Trovo le chiavi. Apro il bauletto, metto il casco e, nella fretta, mi ci chiudo un dito.
< Ahia cazzo! > impreco
< ma perché capitano tutte a me? > borbotto salendo in sella.
E mentre sto per mettere in moto, Riccardo mi prende il dito infortunato tra le sue mani.
Sono fresche. E delicate in un certo senso. Mi passano un bella sensazione.
Meglio questo del ghiaccio. Sicuro.
Un crampo all’addome mi fa riemergere dal momentaneo stato di trance. Sfilo la mano dalle sue.
< ehm grazie…io v-vado…buonanotte >
E parto senza aspettare risposta.
Dio che vergogna! Dimmi che non sono arrossita, dimmi che non sono arrossita!
 
Arrivo a casa che il cuore ancora palpita.
Dai Serena ti ha appena toccato una mano. Anzi no, un dito. Non puoi stare in queste condizioni per una cosa così. Ho caldissimo. Non avrò mica la febbre?
Metto il dito incriminato sotto l’acqua fredda, poi mi strucco e mi sciacquo con l’acqua gelida.
Mi devo calmare.
Un bel respiro….ufff.
Ok ci sono.
Vado a letto e mentre metto in carica il telefono mi arriva un messaggio.
 
Buonanotte
 
E ora chi dorme?







Salve a tutti! Sono al momento ispirata e quindi sto continuando a scrivere! Spero vi piaccia :)
n.b: la "cazzim'" è una parola dei dialetti del sud per esprimere quella che io chiamo "cazzutaggine" o "avere le palle", per usare dei francesismi :'D. spero di averla scritta nel modo giusto, in caso contrario mi scuso con tutti gli amici meridionali. se è sbagliata fatemi sapere come si scrive!
grazie e a presto
Nena

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Capitolo 7
*** Biblioteca ***


Cap 7
BIBLIOTECA
 
Maggio.
Maggio…a maggio lo scemo diventa saggio?
No ok me lo sono inventato.
 
Maggio, quasi alla fine, poco meno di un mese alla maturità: un po’ di ansia inizia a farsi sentire perché ormai gli esami non so più così lontani e non si può più rimandare lo studio… uffa.
Non che io vada male a scuola, però insomma invece di mettermi a studiare preferirei fare altro ecco. Diciamo che sono una di quelle che fa abbastanza con poco: sto attenta in classe, a casa ripasso giusto le nozioni base e poi mi prendo quello che viene: se la preparazione non è sufficiente, pace, sono consapevole che avrei potuto fare di più, se invece va bene, tanto meglio.
Di solito preferisco studiare in coppia o in gruppo con qualcuno, così evito di distrarmi, ma oggi le mie solite tutor sono impegnate…mi hanno abbandonato a me stessa! Me misera…
Idea!
Certo è una cosa nuova, non l’ho mai fatta…
Però potrebbe rivelarsi proficua.
A dire il vero non mi ci vedo proprio però…
Insomma potrebbe essere un modo per concentrarsi no?
Spero che di venerdì non ci sia molta gente.
Si, dai.
Vado in biblioteca.
 
Grosseto, come ci si aspetterebbe da una piccola cittadina quale è, ha una sola biblioteca: una sede principale, con tavoli e aule studio, e un paio distaccate che sarebbero in realtà più degli archivi.
Io mi dirigo alla sede principale, lascio il motorino e impiego un buon 5 minuti pieni per capire dove sia l’entrata. E poi la trovo, un portoncino anonimo nascosto tra due colonne…un po’ più in vista no eh?
Salgo le scale, entro e, da brava forestiera, chiedo alla segreteria dove sia l’aula studio.
Al che la donna dietro al bancone mi guarda un po’ stranita e indica esattamente la stanza dietro di me. Che scema Serena.
Entro, la stanza non è molto grande ma fortunatamente sono arrivata abbastanza presto e ci sono ancora un paio di tavoli del tutto liberi.
Scelgo uno vicino alle finestre, in fondo all’aula, leggermente distaccato dal resto.
Anche a scuola sono sempre stata vicino alle finestre. Non so perché, ma è una postazione che mi dà la sensazione che l’aula sia molto più grande di quello che è, che non siano solo quattro mura chiuse ma qualcosa di più aperto. E poi, è una postazione tattica perché, se ci batte il sole, quando ci sono le belle giornate si sta da Dio: i raggi che filtrano dai vetri rendono l’atmosfera più luminosa e poi quel bel tepore sulla pelle….che bella sensazione, come un abbraccio.
Mi siedo.
Sono le 14.30.
Ok diamoci da fare.
 
È passata un’oretta e diciamo che ho raggiunto il mio scopo di non distrarmi troppo.
Adesso però ci vuole una pausetta.
Quasi quasi vado a prendere qualcosa ai distributori che ho visto in fondo al corridoio.
Vediamo cosa c’è: acqua, thè, bounty, mars, girella, patatine, crostini….i twix!
Si, deciso: vado di twix. Tra tutte le schifezze cioccolatose, piene di zucchero, conservanti e chi più ne ha più ne metta, i twix sono i miei preferiti.
D’inverno, quando magari sono a scuola e abbiamo qualche ora buca, prendo i twix e li inzuppo un po’ nella cioccolata calda…lo so, detta così fa un po’ schifo, ma giuro che è buonissimo! Una cosetta così per stare leggeri. Adoro!
 
Finisco di mangiare fuori dall’aula e poi rientro.
Noto che l’altro tavolo che era libero è stato occupato da un gruppetti di ragazzi e, con la coda dell’occhio, che al mio si è seduto anche qualcun altro.
Oh bhe, divideremo gli spazi.
Vado dritta al mio posto e…no vabbe.
Riccardo è seduto di fronte a me.
 
< ma guarda, non ti facevo tipa da biblioteca >
< lo so, in effetti non lo sono. Ma potrei dire la stessa cosa di te >
< sai com’è… >
< maturità > diciamo insieme. Mi scappa un sorriso. Siamo anche in sincronia.
< già…senti se ti do fastidio, cambio tavolo >
Ma come siamo gentili oggi.
< ma come siamo gentili oggi eh? No tranquillo, no problem, puoi rimanere > la tua presenza non mi dispiace per niente.
Bhe, potrei anche dirglielo invece di pensarlo e basta.
< la tua…ehm…tu non…ehm…non mi dai fastidio > ok, non proprio la stessa cosa ma va bene lo stesso. Brava me!
Riccardo rimane un attimo stupito poi mi sorride
< bene! >
E io perdo di nuovo un battito.
Uffa. Sono proprio andata.
< cosa studi? > mi chiede
< eh? > eh? Scusa ma ero ancora persa nei miei pensieri ad immaginare i volti dei nostri quattro figli.
< cosa stavi studiando >
< ah si, matematica, ma non sono proprio una cima > ecco ora penserà che sono una scema.
< vedi le coincidenze…anche io devo fare matematica, e si da il caso che IO sia una cima in questa materia > e si atteggia come se fosse un gran professore. Rido.
< sese… >
< se vuoi posso darti una mano >
Oddio davvero?

< si, “no problem” > risponde imitandomi
< o-ok grazie allora >
< ok dai, siediti da quest’altra parte, accanto a me, così riesco a vedere bene il quaderno >
Eh aspetta che? V-vicini? Non sono sicura…non mi concentrerò mai così!
Devo avere una faccia talmente sconvolta che gli devo fare un po’ pena…altrimenti non si spiega.
I suoi occhi si addolciscono e sulle labbra gli ritorna il sorriso di prima. Che bello.
< dai…vieni >
Mi alzo dalla sedia quasi come un automa, faccio il giro del tavolo con il cuore che batte a mille e mi siedo tentennante accanto a lui.
< guarda che non mordo mica, voglio solo aiutarti >
< o-ok…>
< allora cos’è che non ti torna? >
 
Passiamo la seguente ora e mezzo seduti vicini, con Riccardo che un po’ fa i suoi esercizi e un po’ controlla i miei.
Profuma.
Ogni volta che si avvicina per vedere meglio il mio quaderno, un profumo fresco mi riempie le narici e io devo ricorrere a tutta la mia forza di volontà per non perdermi in strane fantasie.
Ed è gentile.
Lo so, mi costa molto ammetterlo, ma è gentile. Mi corregge con pazienza dove sbaglio senza farmi scoraggiare e cerca di spiegarmi nel modo più semplice quale sia il metodo giusto per risolvere gli esercizi.
Questo ragazzo mi piace.
Mi piace parecchio.
 
< fatto! >
< vediamo…>
< è sicuramente giusto, stavolta sono sicura di averlo fatto bene >
< mmh… >
< cosa? No dai, non mi dire che ho sbagliato! >
< … >
< allora? >
< è giusto, brava > sorride.
Brava.
Mi sento così euforica per un semplice brava?
< yes! High five >
E ci battiamo il cinque. Solo che poi lui prende la mia mano.
La abbassa lentamente, osservandola… sembra così concentrato.
La segue con lo sguardo fino a poggiarla sulle mie gambe e con il pollice disegna dei piccoli cerchi sul dorso.
Che bella sensazione. Un calore avvolgente scaturisce da quel contatto e pian piano sale fino ad arrivare al viso.
Mi sento avvampare. Ho caldo. E non so cosa fare. Ne cosa dire.
< ehm >
Provo a ritrarre la mano ma lui, in risposta, la stringe ancora di più.
E di scatto alza gli occhi e li incatena ai miei.
Mi sto perdendo in queste pozze blu mare. Sembra un mare tempestoso però. Chissà cosa starà pensando…
Continuando a fissarmi, lo vedo avvicinarsi a me.
E d’istinto i miei occhi cadono sulle sue labbra.
Mi è già capitato di pensarci…chissà se sono morbide come sembrano, chissà che sapore avrebbe un suo bacio.
Mi accorgo che anche lui sta fissando le mie.
Oddio ma mica vorrà sul serio…qui poi! Con tutta questa gente intorno.
Il cuore batte sempre più veloce mentre Riccardo continua ad avvicinarsi senza mai lasciare la mia mano.
Il suo sguardo è tornato nei miei occhi e sembra cercare una specie di consenso.
Amico, non so te, ma io mi sto letteralmente sciogliendo per tutta questa tensione, quindi sbrigati!
Lui sorride. Avrà capito?
Oddio ma mica avrò le labbra screpolate?!
Sto contando i millimetri che ci separano quando…
 
SLAM!
Una folata di vento improvvisa fa chiudere violentemente una delle finestre aperte.
È come se fossimo usciti da un’ipnosi.
La bellissima atmosfera che si era creata tra noi si frantuma in mille pezzi e sbattendo gli occhi torniamo entrambi alla realtà.
Riccardo si allontana e lascia la mia mano. Ora che non la tiene più tra le sue, ho quasi freddo.
Torna a guardare i suoi appunti senza dire una parola.
E io rimango lì. Accaldata, confusa, agitata…
Non ci credo.
Stava per baciarmi.
Lui.
A me.
E io….io lo volevo da morire.
Cerco, invano, di rimettermi a studiare con l’unico risultato di ritrovarmi a ripassare al rallentatore ogni fotogramma del nostro quasi-bacio.
Nel mentre disegno cose a caso su un foglio di brutta.
Vorrei parlargli ma non ci riesco. Non riesco nemmeno a guardarlo accidenti!
È una situazione imbarazzante.
Lui ha continuato a tenere la testa sui suoi libri ed è passata un’altra ora.
Eterna.
Ma non posso continuare a stare qui così, non ha senso.
Che faccio, torno a casa?
Alzo lo sguardo e anche lui mi sta osservando adesso.
Il mare è ancora più burrascoso di prima.
Una sensazione alla bocca dello stomaco mi sorprende. Che siano le famose farfalle?
Distolgo lo sguardo imbarazzata a livelli esorbitanti.
Perché quando c’è questo ragazzo di mezzo, perdo tutta la mia risolutezza? Mi sembro una pappamolle.
Non posso restare ancora qui; non sto più concludendo niente con matematica e non sopporto più questa situazione imbarazzante.
Mi alzo e inizio a sistemare le cose nello zaino.
< te ne vai? >
< ehm…si devo tornare a casa >
< ok >
Prendo la felpa e le chiavi del motorino dallo zaino e mi dirigo verso l’entrata, passandogli accanto, quando Riccardo mi blocca prendendomi per mano.
< ehm senti…il 17, è stato il mio compleanno…il diciottesimo… > inizia poco convinto < domani sera…lo festeggiamo…insieme a quello del Nati…ehm…se ti va…mi fareb….puoi ve…mi farebbe piacere che ci fossi anche tu, ecco >
Gli farebbe piacere.
Vuole che io vada alla sua festa.
Sto avvampando troppe volte solo nell’arco di un pomeriggio.
< s-si…ehm volentieri > sorrido
Lui mi guarda e sorride a sua volta, più convinto.
< ci conto allora >
E con questa ultima frase piantata nella mente, esco di corsa prima che riesca a sentire il suono del cuore che mi batte furioso nel petto.
 
Per tutta la sera sono stata con la testa tra le nuvole. Tanto che anche i miei mi guardavano straniti, mentre mio fratello sghignazzava e scuoteva la testa.
Non ci credo. Se ci ripenso, mi viene di nuovo caldo.
Mi ha quasi baciata.
Se solo quella finestra non avesse sbattuto così forte….maledetta!
 
Ore 20.00, casa Nati. Ci saranno tutti.
Ti aspetto. A domani.
 
A domani.

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Capitolo 8
*** Il Compleanno ***


Ok sono stata invitata.
Di persona.
Non vedo l’ora!!!
Ma c’è un problema….ci sono DEI problemi. Primo fra tutti, ovviamente: come mi vesto?
Mi hanno detto che casa del Nati è in campagna e che la festa sarà all’aperto ed essendo di sera potrebbe raffrescare, quindi meglio portarsi una giacca leggera o un copri spalle.
Essendo fuori suppongo che ci sia erba, sassolini, buche, radici sporgenti….capito, niente tacchi. Uffa peccato, mi slanciano. Bhe, più di quanto non lo sia già, ma sarebbe stato un punto a mio favore.
Quindi devo andare sul pratico, anche perché voglio essere libera di muovermi senza preoccupazioni, ergo: niente vestiti.
Uffa…devo scegliere: figa ma impalata o un po’ più casual ma libera?
Sportiva e libera. Si direi di si. Sono più io così. Però sempre con classe.
Scelgo quindi un paio di pantaloni palazzo bordeaux a vita alta lunghi fino alla caviglia che hanno in vita una fusciacca da legare in un bel fiocco. Sotto un body nero, super aderente, a collo alto, smanicato e  con un bello scollo profondo sulla schiena. Scarpe basse chiuse e stringate, eleganti ma non troppo. Un po’ vagamente maschile come stile ma ci sta, mi piace. Serve però una collana o degli accessori.
Mmmh vediamo…questa grigio metallizzato ci starebbe bene. Anzi!
Mi raccolgo i capelli in uno chignon morbido con qualche ciocca che cade ai lati del viso e mi metto un paio di grandi orecchini a cerchio argentati. Aggiungo poi solo qualche bracciale sempre a cerchio.
Tento poi di nuovo uno smokey eyes, devo cercare il video tutorial più semplice che riesco a trovare. Si lo so, sono testarda. Ma magari questa volta mi viene bene, chissà.
Bene un problema risolto.
Secondo problema, come ci arrivo? Non vorrei dover guidare io. Ora che sono finalmente patentata (siiii posso guidare!!!) le ragazze mi usano come autista designato quando usciamo a ballare o per una festa, visto che di solito non bevo spesso. Sarà così anche stavolta me lo sento. Non è giusto. Soprattutto quando io guido e loro si addormentano tutte, e dico tutte, senza nemmeno farmi un po’ di compagnia. Ingrate. Ma non ci distraiamo e arriviamo al problema principale.
Regalo.
È un compleanno e quindi come tale i festeggiati si aspettano dei regali. Ho già messo la mia quota per il regalo di gruppo e quindi potrei ritenermi altamente soddisfatta, ma non so, vorrei regalargli qualcosa di più…più…mio.
Non saprei nemmeno cosa, e la festa è stasera…ho solo oggi pomeriggio.
Cosa posso prendergli?
 
Paola mi pianta una gomitata nel costato.
< Sere la prof ti sta chiamando! >
< eh? Cosa? >
< Serena, siamo ancora su questo pianeta? > mi rimprovera la prof di italiano.
< si certo, scusi… >
Mi sono dimenticata che sono ancora in classe e mi sono persa nelle mie riflessioni, che sono sicuramente più importanti di….di cos’è che stiamo parlando di preciso?
< bene, allora mi diresti di cosa stiamo parlando? >
Ecco appunto.
< ehm… >
< dell’incontro tra Dante e Beatrice > mi sussurra la mia compagna di banco. Santa Paola!
< dell’incontro tra Dante e Beatrice >
< mh…ok > la prof mi guarda poco convinta ma riprende a spiegare. Menomale non ha voluto infierire. Forse avrei potuto chiedere consiglio a lei su cosa regalare a Riccardo…meglio di no, vero?
Devo informarmi meglio sui suoi gusti. Magari dopo chiedo a Fiore di indagare.
 
Musica.
A Riccardo piace la musica. Era una cosa talmente ovvia che non ci ho pensato. Suona il basso ogni tanto in un gruppo che ha formato con i suoi amici.
Quindi un cd potrebbe essere una buona scelta. Peccato che non so ne che tipo di musica gli piaccia, ne quali cd abbia già. Uffa. Scartato.
Qualcosa per la moto? Pensa Serena, pensa, dai!
Dei guanti? In moto fa freddo…ma siamo a maggio, scema.
…un…casco?.........................ma sei seria?!
Un portachiavi?
Mh. Un portachiavi…
Si! L’ultima volta non ne aveva uno alle chiavi della moto! Certo è una cosa piccola ma il regalo figo già lo faccio con gli altri, questo è in più. Si ci sta.
Bene oggi pomeriggio subito dopo pranzo vado alla ricerca, adesso è meglio che mi concentri sulla lezione…
Driiinn!
Bhe come non detto…
 
Sono le 18.00 e sono appena rientrata in casa, leggermente in ritardo sulla mia tabella di marcia, ma sono soddisfatta.
L’ho trovato.
Un portachiavi relativamente semplice. Forse senza relativamente; è semplice, ma è stato l’unico che mi abbia convinto al cento per cento.
L’ho scovato nella bancarella di un artigiano al centro commerciale, oggi doveva esserci qualche evento…
Comunque. Ha un anello in acciaio nero con attaccato un piccolo cinturino di pelle blu scura che si può volendo attaccare ai passanti dei pantaloni o a uno zaino…
E mi piace proprio perché è semplice e poi il blu della pelle è molto molto simile al blu dei suoi occhi.
Un po’ patetico vero?
Come quando, alle elementari, il celeste era diventato il mio colore preferito perché era il colore degli occhi del bambino che mi piaceva allora. Cioè, il celeste è tutt’ora il mio colore preferito, ma per altri motivi. È il colore del cielo e del mare calmo e poco profondo. Adoro il mare. Forse è anche per questo che gli occhi di Riccardo hanno così effetto su di me. È un mare diverso, profondo e pieno di significati nascosti.
Fossi capace di fare immersioni subacquee magari potrei capirne qualcuno. Purtroppo, nonostante me la cavi discretamente a nuotare, trattenere il fiato non è proprio il mio forte. No, direi di no.
In ogni caso, ho un’ora e mezzo per docciarmi, asciugarmi i capelli, acconciarli, truccarmi e vestirmi.
Menomale che ho già scelto cosa mettere.
Ah e ovviamente indovinate chi guida? Io. Certo.
Quindi devo pure passare a prendere una paio di persone. Menomale niente tacchi, faccio schifo a guidare con i tacchi…è difficile!
Ho pure trovato un tutorial per il make-up che promette un risultato miracoloso in poco tempo….chissà se è vero.
Ok.
3…2…1…pronti? Via!
 
Sono le 19.30 e per una volta nella vita, sono in orario.
Mi concedo un secondo per assaporare la sensazione di pace e tranquillità che deriva dal fatto che non devo correre come una forsennata.
Tre parole magiche.
Io. Ti. Amo.
No. Certo sarebbero fantastiche anche quelle…più che fantastiche. Ma vuoi mettere? Per una ritardataria cronica è la sensazione più giusta che si possa provare. Si perché per una volta ce l’hai fatta, hai battuto il tempo, non devi correre per recuperare, e di conseguenza sudare, hai fatto tutto quello che dovevi e come lo volevi senza accontentarti, hai battuto i pregiudizi dei tuoi amici che di solito ti dicono di trovarsi ad un certo orario quando poi l’appuntamento in realtà è 15 minuti dopo. Così di sicuro arrivi in orario…bhe si spera.
Tre parole.
Sono. In. Orario.
Che frase mistica.
Ok però adesso è meglio che vada, altrimenti tornerò di nuovo ad essere in ritardo.
 
Passo a prendere Fiore e Camilla e ci avviamo sulla superstrada con la musica a palla cantando le canzoni in inglese che passano alla radio con parole a caso, in uno slang propriamente detto “maccheronico”.
In 20 minuti siamo a destinazione. Fiore va a salutare il suo ragazzo, io rimango un po’ più indietro con Camilla.
Chiudo la macchina e lo vedo. E le sensazioni e i ricordi del nostro quasi-bacio tornano prepotenti.
< sere che hai? Sei tutta rossa… >
< uhm…no nulla > cerco di lasciar cadere il discorso, Camilla, saggiamente o fortunatamente per me, non chiede oltre e ci incamminiamo verso la veranda con il tavolo apparecchiato. La situazione è spartana e informale come mi aspettavo, menomale che non mi sono messa troppo in ghingheri, altrimenti mi sarei sentita a disagio.
“madò, che ansia!”
Si la dialettica, anche se si tratta solo di un pensiero, non è il mio forte quando sono in situazioni di scompenso emotivo come queste.
Ogni passo che faccio nella sua direzione, il mio battito accelera. E accelera, e accelera, e accelera…e si ferma.
Riccardo è di fronte a me e mi sorride contento. E io rimango imbambolata come una cretina.
< ciao! Tanti Auguri! > ah già, c’è anche Camilla. Menomale ha parlato lei al posto mio…
< si ehm…auguri… >
< venite dai, aspettiamo gli ultimi e poi iniziamo >
E sorride di nuovo. E io, di nuovo, mi sciolgo. Non sono abituata a tutti questi sorrisi da parte sua e, secondo me, nemmeno lui…siamo sicuri che non c’è il rischio che gli venga una paresi?
< ehi ci sei? >
Ehm…si…no…forse
< si ci sono > rispondo a Camilla con un sospiro…
< ah…l’amore > mi prende in giro lei ridendo e io mi risveglio dal mio stato di trance
< cosa?! No guarda che ti stai… > ma lei si è già mossa per raggiungere il gruppo.
Ora. Parliamoci chiaro.
Amore è una parola grossa. Grossa più grossa!
Non nego che il ragazzo abbia una non trascurabile influenza su di me e che tra di noi ci sia una certa attrazione, ma da qui a definirmi innamorata…
Le cose non sono iniziate nel migliore dei modi comunque: mi derideva ed era di un’antipatia leggendaria nei miei confronti.
E poi bhe dai non ci siamo mai nemmeno parlati sul serio! Nel senso, di…di…cose importanti ecco! Opinioni politiche e sociali, l’effetto serra, l’aumento della benzina e dei biglietti dei treni, problemi personali o con la presunta sorella scassacazzo a cui però vuole comunque bene…queste cose qui.
E se ve lo state chiedendo: No no, non ci ho pensato su per niente no.
Non nego che mi piaccia, perché sarebbe da stupidi, ma amore è un concetto troppo grande per questo…no?
Si. Appunto. È un’infatuazione momentanea…com’è che si dice?
Ah si: cotta adolescenziale. Ecco.
Una di quelle cose che sembrano chissà che all’inizio, ma che dopo poco vanno a perdersi e poi, per qualche scienza infusa data dall’universo, capisci, tutto ad un tratto, che l’amore della tua vita non era il tipo insieme a te mezz’ora fa. E non ti dispiace neanche troppo!
Quindi si, vedremo come andrà. Magari ci metteremo insieme e dopo qualche mese l’attrazione svanirà e lui mi lascerà perché si sarà convertito alle bionde. O io lo lascerò perché “avrò bisogno dei miei spazi”. Ci lasceremo di comune accordo? No. C’è sempre una delle due parti che vuole rompere, l’altra accetta la decisone e subisce…più o meno bene. Andremo all’università ed ognuno per se. Si sarà così.
In fondo io ho sempre aspirato a qualcuno più maturo. Si. Non più vecchio sia chiaro, ma non un ragazzino antipatico e strafottente…che però mi ha aiutato con la matematica e mi ha appena fatto dei sorrisi così luminosi che…
Dicevo, cotta adolescenziale.
Ecco, messo in chiaro questo punto possiamo andare avanti con la serata. Sono un po’ meno in ansia adesso…più o meno.
< allora ci siamo tutti! Mangiamo? > chiede il Nati, l’altro festeggiato.
 
Ci sediamo a tavola e il mio stomaco si apre.
C’è di tutto: primi freddi, torte salate, salumi e verdure a crudo, pizza varia e carne alla brace…mi andrebbero un sacco un paio di pezzi di rostinciana (o costine di maiale che dir si voglia)…ma la dovrei mangiare con le mani. Posso permettermi di mangiare con le mani al diciottesimo del tipo che mi piace finendo con il ritrovarmi mani e bocca unte?
Mmh…ci penso mentre assaggio un po’ di cous cous e subito dopo un pezzo di pizza.
Stavolta sono stata graziata per metà: Riccardo non è seduto accanto a me, ma davanti.
Mastico un pezzo di carota mentre lo osservo, spero senza essere notata.
È rilassato, che per lui che vive perennemente sul chi va là, penso sia una cosa rara. E si sta godendo la cena.
Ha un paio di jeans un po’ sdruciti che vanno tanto di moda adesso, senza strappi evidenti però, sneakers bianche e una camicia celeste con le maniche arrotolate al gomito e i primi due bottoni aperti. Si è messo anche un cravatta non molto grande, ma abbastanza fina. Blu scuro ovviamente. Non credo proprio che sia intenzionale, ma i colori che ha addosso accentuano ancora di più le sfumature dei suoi occhi.
Come se ce ne fosse bisogno.
Come se IO ne avessi bisogno. E non fossi già andata in palla per un paio di sorrisi.
Occhi che, per inciso, adesso mi stanno guardando.
‘azz…beccata.
Distolgo subito lo sguardo se non fosse che, non so chi, mi mette davanti un vassoio di carne appena tolta dalla brace. E i miei occhi ritornano subito sul tavolo, famelici.
Si, sono particolarmente affamata quando sono nervosa.
E ritorno al mio dilemma.
Mani o non mani?
Sempre guardandomi, forse intuendo in parte il mio dubbio, lui prende una costina con le mani e gli da un morso deciso. Che mi stia sfidando a fare lo stesso?
La mia parte di brava ragazza, mini me vestita di bianco sul polso sinistro, sta legando mentalmente le mie mani alle posate, mentre quella più vera, più istintiva e incurante del giudizio altrui, mini me vestita in rosso sul destro, sta già tirando la mano verso il vassoio.
No? Si? No no…ma forse.
Ohmachissenefrega. Tutto attaccato perché rende meglio.
Prendo una rostinciana e do un morso anche io. Che buona!
Riccardo sorride e senza dire nulla va avanti a gustarsi la sua.
So che la mia immagine adesso è lontana anni luce da quella che volevo che vedesse, ma pace, la signorina che segue il galateo posso farla un’altra volta…magari ad un primo appuntamento…uno vero, tipo a cena in un locale carino…magari anche dall’atmosfera un po’ soffusa, il chiacchericcio degli altri clienti intorno a noi che svanisce non appena mi prende per mano sul tavolo…
< buona eh? >
< mh…che? >
< avevi una faccia così assorta che pensavo fosse per il cibo > sogghigna
Si, certo, come no.
< ah, eh si…eheheh beccata > che imbarazzo, ma come si fa ad essere così scemi.
Il problema è che mi distraggo facile: passa un pensiero interessante e la mia mente lo segue senza esitare e finisco a fare la figura dell’idiota imbambolata.
E la nostra brillante conversazione finisce lì.
Wow, che capacità oratorie e di intrattenimento incredibili che hai Serena, davvero, un sasso parla di più.
< proposta! > sento urlare dall’altro capo della tavolata < andiamo a farci un giro in notturna per i campi! > conclude tutto contento l’altro festeggiato.
Lorenzo Nati, Nati, Natone…MA PERCHE’!!??
< si…cioè figo…ma…non è pericoloso? sai gli animali escono la notte… > tento.
< ma vaaa, non c’è nessun problema, andremo con delle torce e poi rimarremo nelle vicinanze del podere >
Ma che palle!
Era una bella serata, perché questa proposta adesso?
In più tutti gli altri sembrano un sacco d’accordo e non vedono l’ora di andare; forse solo Fiore è un attimo un po’ più scettica come me.
< che c’è? > chiede Riccardo < paura? > e mi sfida con lo sguardo.
La sento, sta montando, non riesco a resistere ad una provocazione, soprattutto se sua.
< ovviamente no > sibilo.
< bene >
< bene >
Facciamo il punto. Ho paura del buio.
Cioè, non a livelli esorbitanti, ma possiamo essere tutti d’accordo che andare a farsi una bella passeggiata nelle campagne di notte con il rischio di imbattersi in qualche animale, non è l’idea più geniale che una mente umana possa partorire, no?
Ecco. Consenso unanime di me e me.
Quindi si, ho fifa. E adesso per colpa di questo sbruffone che ho davanti, non posso nemmeno rifiutarmi…o fingere un mal di pancia improvviso o una caviglia slogata, capirebbe che è una scusa.
E come se mi avesse letto nel pensiero, l’uomo della serata sogghigna di nuovo
< non pensarci nemmeno a trovare una scusa per non venire >
Maledetto.
 
Stiamo girellando da circa una mezz’ora e io sono stata per tutto il tempo appiccicata a Camilla.
< guarda che non è il mio di braccio che dovresti stritolare > dice lei
< e quale allora? Quello di Fiore? Mi pare sia già impegnato no? > e faccio un cenno alla coppia avanti a noi: anche Fiore è rimasta appiccicata ad un braccio nel corso degli ultimi venti minuti, quello del suo ragazzo.
< ovvio che no scema, quello di Riccardo >
< non ci penso nemmeno, neanche fosse l’ultimo braccio sulla faccia della terra >
< quante storie…lui sarebbe contento > e mi guarda di sottecchi
< ma va… > e lascio cadere il discorso continuando a camminare. Ad un tratto sento un fruscio tra l’erba alta che proviene proprio dalla parte scoperta, quella dove, in caso di necessità, non ci sarebbe Camilla a farmi da scudo umano.
Non faccio in tempo ad avvisarla che…
< BOO! >
< AHHHHH! > lancio un urlo e sobbalzo, saltando quasi in collo alla povera Cami.
< ahahahahahhahahahahahh! > lo scemo integrale se la ride di cuore, mentre io cerco di recuperare il mio che mi è praticamente uscito dal petto per lo spavento.
< sapevo che ti saresti spaventata, ma non credevo così tanto! Ahahahaahah! >
E intanto anche gli altri, accortisi della scena, ridono.
Mi ha fatto fare una figura di merda colossale! Maledetto di nuovo! Lo disintegro.
< MA SEI IMPAZZITO??!! Ci potevo rimanere secca! > sbotto, lasciando Camilla che ne approfitta per andarsene più avanti.
< ahahah! Ma dai come sei esagerata, era un piccolo scherzo! >
< SCHERZO? NON SI FANNO QUESTI SCHERZI. Per poco non ho rischiato un infarto, senti qua, scemo! > e presa dalla rabbia gli prendo la mano e la appoggio sul mio petto per fargli sentire il battito, totalmente impazzito, del mio cuore, giusto sopra il seno.
Silenzio. Anche gli altri hanno smesso di ridere per un momento. Ora sghignazzano.
Lui è impietrito, io ho ancora il fumo che mi esce dalle narici. E non ho ovviamente realizzato il gesto.
Aspetta…aspetta…ancora un po’…ecco, realizzato.
Adesso il fumo esce dalle orecchie e la faccia è bordeaux quanto i pantaloni.
Ma che cazz…Mi scosto.
Gli altri riprendono a camminare come se nulla fosse e noi, dopo un attimo di esitazione, li seguiamo.
Ho provveduto a ristabilire una certa distanza di sicurezza tra me e lui e adesso non so cosa fare.
Camminiamo in silenzio ancora per un po’.
< quindi avevo ragione, hai paura > ride
Gli lancio uno sguardo astioso e non rispondo.
<…chi tace acconsente…> insinua.
Mi fermo. Si ferma. Non che sia un’insinuazione sbagliata ma è comunque altamente fastidioso, che sommato alla rabbia per lo spavento di prima, mi rende giusto un tantino irritata.
< ma cosa ne sai? stavo benissimo fino a che tu non hai voluto fare il giullare per i tuoi amici scegliendo me come vittima! > sbotto facendo un passo nella sua direzione
< io davvero non capisco perché te la prendi tanto con me! > ma perché mi piaceva ‘sto tipo? No davvero, al momento non me lo ricordo.
< che ci posso fare? È divertente vederti arrabbiata > sorride
Divertente?!
< DIVERTENTE? Mi spiace caro, ma ho di meglio da fare che passare il mio tempo a intrattenere te > e mi incammino per raggiungere gli altri. Faccio in tempo a fare solo un passo che Riccardo mi blocca prendendomi per mano.
< senti… > comincia, che voglia scusarsi? Anche se fosse, adesso non mi va di starlo a sentire.
< cosa c’è ancora? Guarda che non mi va proprio di starti a sentire. Sei arrogante, antipatico, strafottente e odioso. Non fai che farmi fare figure di merda e prendermi per il culo! >
< posso? >
< cos..? >
Mi bacia.
Non ho fatto in tempo nemmeno a capire che mi sono ritrovata le sue labbra sulle mie.
Sono un sasso. Completamente spiazzata e paralizzata. La sua mano ancora mi tiene per il polso, si avvicina a me e mi accarezza il viso con la mano libera. Parte dall’orecchio e traccia un disegno impercettibile seguendo la linea della mascella.
E io mi sciolgo.
Chiudo gli occhi e rispondo al bacio. È dolce, casto e tanto tanto morbido. Mi lascia il polso e mi abbraccia.
Le mie di braccia invece, sono come inanimate, non riesco a muoverle e pertanto rimangono stese lungo i miei fianchi. E anche se fuori il mio corpo sembra morto, giuro che dentro di me sono vivissima. Ho un miscuglio di emozioni talmente confuso che non riesco a capire cosa sia cosa. Paura, rabbia, gioia, imbarazzo, dubbio, sorpresa…alimentano tutte un fuoco enorme che nasce dallo stomaco e mi brucia ovunque. Ho caldissimo.
Decido che non posso rimanere immobile e quindi tento di muovere un braccio per andare ad accarezzargli il viso e affondare finalmente le mie dita in quei capelli nerissimi che sembrano tanto morbidi.
La punta dell’indice ha sfiorato la sua guancia che…
< RAGAZZII!! >
Ci blocchiamo. Da lontano il resto del gruppo ci sta chiamando. Riccardo si stacca da me, sul volto un’espressione di sorpresa misto dubbio. La mia mano è rimasta a mezz’aria. Si scosta del tutto e mi lascia. Vedo che gli altri stanno tornando indietro.
< sarà meglio andargli in contro > e se ne va verso il gruppo.
E io rimango lì. Ancora scossa e spiazzata e confusa ed emozionata.
Poi mi ricordo che un cinghiale potrebbe decidere di saltare fuori dal fosso e farmi fuori, allora mi affretto verso gli altri.
 
Uff…che serata.
Sono circa le due e mi sono appena buttata sul letto.
Che serata. Emozionarsi tanto è una faticaccia, ti stanca di più di un’ora di palestra.
Dopo  “il fatto” io e Riccardo non ci siamo più parlati per tutta la sera, né guardati. Nessuno scherzo, nessuna battutina, nessun sogghigno, niente. Io sono rimasta praticamente sempre con le ragazze che, tornando in macchina verso casa, hanno cominciato a farmi il terzo grado, ma quando me ne sono uscita con “ la piantate di rompermi i coglioni? Non sono affari vostri!”, hanno capito che non era aria e hanno lasciato perdere il discorso.
Mi ha baciata.
E io ho ricambiato.
E allora poi perché siamo finiti così?
Controllo il telefono per vedere se, per qualche congiunzione astrale, lui mi abbia scritto un messaggio. Nulla.
Sarò sincera, mi aspettavo qualcosa e quindi un po’ delusa lo sono.
Mi sfioro le labbra con le dita: è stata una cosa bellissima. Non avevo mai provato tante emozioni tutte in una volta come questa sera.
Chiudo gli occhi per riportare alla mente le sensazioni: le sue labbra delicate sulle mie, la sua mano calda sul mio viso, il suo abbraccio, quella sensazione alla bocca dello stomaco…vorrei rifarlo.
Apro gli occhi: si ma…e adesso che si fa?




Ciao a tutti!
Dopo un pò di assenza, sono tornata! Sorry >.<
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere nelle recensioni!
Alla prossima :)
Nena

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