titan's battles

di Caste96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Nicholas ***
Capitolo 3: *** Nicholas ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO



Nicholas si svegliò 5 minuti prima della sveglia, le lenzuola erano attorcigliate attorno a lui e la voglia di alzarsi era pari a zero, aveva avuto per l'ennesima volta lo stesso incubo. Il buio non nascondeva l'inizio della giornata attorno a lui perchè i rumori della mattina lo sovrastavano, il classico avanzare assordante dei bus e le voci di qualche operaio erano come una tortura.

Il ragazzo aspettò il suona della sveglia e finalmente ebbe la forza per alzarsi e così andò in bagno, lo specchio rifletteva il corpo di un adolescente, i capelli castano chiaro gli cadevano sugli occhi nocciola e solo dopo aver messo gli occhiali riuscì a vedere il suo viso, quel viso così incredibilmente simile a quello di suo padre. Si vesti in fretta mettendosi una maglia bianca e dei pantaloncini di calcio, controvoglia preparò la cartella e andò in cucina, lesse il biglietto che gli aveva lasciato la madre: “Ciao Nicholas, ho avuto un'imprevisto e sono dovuta andare in anticipo a Milano, ti ho messo a scongelare qualche porzione di sugo in più, mi raccomando comportati bene e non fare nulla di immaturo. Ci sentiamo questo pomeriggio.

Baci Mamma.”

Nicholas sorrise e sospirò, bevve una tazza di the e cosi uscì di casa, scendendo le scale si mise le cuffiette e uscito all'esterno sentì immediatamente il tepore del sole che già di prima mattina si faceva sentire, prese la bici e partì per scuola. Arrivato verso scuola svoltò una via prima del dovuto aguzzando la vista cercò le figure dei suoi amici, li trovò seduti su una panchina che si passavano una sigaretta, erano due rgazzi e una ragazza: il più alto del gruppo era Thomas, aveva dei capelli biondi che gli cadevano sulle spalle e gli occhi verdi che risaltavano nel volto pallido, poi c'era Isaac possedeva i classici tratti somatici messicani, il paese da dove venivano i suoi genitori, con un sorriso stupido perennemente stampato in faccia, infine c'era Michelle l'unica ragazza del gruppetto e nonché la migliore amica di Nicholas. Arrivato lì Thomas lo punzecchiò subito :

-”finalmente è arrivato il rompipalle”

-”si ciao anche a te Thomas, e buongiorno anche a voi due ” disse con un mezzo sorriso.

-“certo che di mattina sei proprio irrecuperabile, hai la stessa faccia di quando alle medie ti morì il criceto” iniziò Michelle tirandogli un pugno sulla spalla.

-”comunque essendo sempre in ritardo ti sei perso il nostro caro Isaac che si è quasi fatto investire” continuò lei.

-“tutto di norma quindi” rise Nicholas.

-“si tutto normale” constatò la ragazza facendo così ridere tutti e tre.

-“andiamo ragazzi lo sapete bene che il mio rapporto coi guidatori non è proprio amichevole” si giustificò il ragazzo.

“invece di perderci nelle abilità pedonali di Isaac, non dovremmo entrare a scuola? Sta cominciando ad essere tardi e non possiamo perdere la prima ora anche oggi” disse Thomas,

e cosi si incamminarono e dopo che Nicholas legò la bici entrarono a scuola.

La scuola per Nicholas era qualcosa di odioso. Non riusciva ad ascoltare gli insegnati, era troppo testardo per ascoltarli, non aveva bisogno di altri per diventare migliore, o almeno così pensava.

Le ore passavano senza che ci badasse più di tanto, se ne stava per conto suo disegnando degli scarabocchi sul quaderno o facendo giochetti stupidi con Isaac mentre Thomas e Michelle prendevano appunti nella fila affianco alla loro e al suono della campanella fu' il primo a uscire.

Aspettò i suoi tre amici all'uscita della scuola e quando si furono riuniti andarono tutti e tre a mangiare nella pizzeria vicino. Verso le quattro di pomeriggio Thomas e Isaac se ne andarono lasciando Nicholas e Michelle soli , i due si incamminarono verso casa della ragazza parlando del più e del meno ricordando che cos'era erano successo il sabato prima quando un ragazzo ubriaco aveva cercato di palparla e lei l'aveva sistemato con un ceffone in guancia che lo mandò K.O.

Quando arrivarono a casa della ragazza si salutarono con un bacio nella guancia, Nicholas prese la bici e percorse la strada per tornare a casa, e arrivato a casa si mise sui libri, studiando Biologia e Filosofia. Il tempo passò e si fece quasi buio, gli suonò il celulare, era suo madre, lui lo lasciò squillare, l'avrebbe chiamata dopo. Andò in cucina, si preparò la cena con i sughi pronti lasciati dalla madre e dopo aver mangiato a sazietà scese per portare giu l'immondizia. Si incamminò verso i bidoni, dopo avere buttato l'immondizia gli arrivò un messaggio, era Michelle, diceva:”Mi ha chiamato tua madre, richiamala scemo!”. Il ragazzo sospirò, digitò il numero e tese l'orecchio, aspettando la voce della madre. Uno squillo, Due squilli, ci fu un rumore assordante e un vento fortissimo si alzò e poi tutto divenne bianco, il telefono gli cadde di mano, gli occhi gli si stavano piano piano chiudendo, si stava facendo debole, provò a urlare ma non aveva neanche la forza per fare quello. Cadde di fianco al suo telefono, e prima che tutto si fece nero sentì la madre:”Nicholas? Nicholas tutto bene?”

Quando svenne fece lo stesso incubo, lo stesso incubo che viveva ogni notte, vedeva suo padre quando era giovane, era cosi sorridente. Si stava mettendo la cravatta preparandosi per il primo giorno di lavoro, dalla finestra si poteva vedere una bella giornata autunnale, lo vide mettersela di nuovo era qualche mese più tardi perchè dalla finestra si vedevano dei fiocchi di neve, il sorriso era meno raggiante, le occhiaie si cominciavano a vedere. Lo vide mettersi di nuovo quella cravatta il sorriso stava svanendo le occhiaie gli cadevano sugli occhi, lo vide ancora e poi ancora finchè del sorriso non c'era più traccia, stava piangendo, era nella stessa camera, la cravatta era buttata di fianco a lui, suo padre continuava a piangere finchè in un attimo con un unico movimento fluido tirò fuori dalla tasca una pistola, sembrava pesante, di un grigio metallico, un grigio metallico che lo tormentava nei suoi incubi ogni notte. Si posò la pistola nella tempia e dopo un momento di esitazione sparò.

 

 

Ciao a tutti, questa è la prima storia che scrivo, quindi vi chiedo di avere pazienza e se avete voglia potete recensire o scrivermi per aiutarmi a migiorare :). Appena possibile pubblicherò i prossimi capitoli e fidatevi che la trama si svilupperà velocemente

 

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Capitolo 2
*** Nicholas ***


NICHOLAS

 

 

 

 

Non capì mai cosa vide o ascoltò successivamente, per un momento recuperò la lucidità e riuscì a vedere qualcosa, era disteso a pancia in sù , vedeva delle specie di macchie di luce,erano cinque e gli volteggiavano attorno, gli occhi gli facevano male, quando queste luci gli si avvicinarono al torace si fecero più intense, poi Nicholas svenne nuovamente.

Si svegliò in una stanza totalmente bianca, anche lui era vestito totalmente bianco apparte per i piedi scalzi, aveva una specie di tuta addosso ma era di un bianco accecante, come tutto del resto in quella stanza, appena si rese conto di cosa fosse successo si alzò si scatto e cominciò a sbattere i pugni sul muro circostante, passò qualche minuto mentre Nicholas era terrorizato sempre di più a ogni minuto che passava.

Tutto d'un tratto dalla parte opposta della stanza dal nulla il murò si aprì semplicemente svanendo e dalla pare c'era un bambino. Aveva l'aspetto di un bambino di circa dieci anni, gli occhi erano di un azzurro intensissimo, un colore che Nicholas non aveva mai visto, aveva anche una tunica molto grande che gli copriva tutto il corpo non facendo vedere nemmeno braccia e gambe, se quello non fosse bastato a terrorizzare Nicholas il bambino fluttuava, era staccato dal pavimento di circa un metro.

Alla sua vista Nicholas indietreggiò fino a che non tocco il muro con le spalle, dopo qualche momento il bambino parlò con una voce sorprendentemente fluida e armoniosa:

-” salve Nicholas, io sono Zaira, l'ultimo esponente della famiglia reale di Nadesh, vedo che ti sei già svegliato” Nicholas rimase in silenzio.

“la tua preoccupazione è comprensibile ma fidati che non voglio farti del male”disse il bambino con un mezzo sorriso.

“dove sono?” chiese con un filo di luce il ragazzo.

“Sei in ciò che è rimasto di Nadesh, la mia navicella reale, vieni fuori a vedere ragazzo” disse il bambino con una voce un filo più autoritaria e cosi uscì dalla stanza dove era stato confinato Nicholas.

In quel momento non pote fare altro che assecondare quell'essere, uscì dalla stanza e si ritrovò in fondo ad un un corridoio, anche quello totalmente bianco, il corridoio dava su quattro stanze, ognuna aveva una piccolo finestra. Nicholas si avvicinò alla prima porta e pote' vedere una ragazza, distesa anche lei a pancia in su, aveva dei capelli biondissimi e sembrava stesse dormendo.

“cosa sta succedendo qui? Cosa gli state facendo?” disse a denti stretti Nicholas.

“loro stanno solamente dormendo, dovrebbero svegliarsi a momenti, come te d'altronde” rispose tranquillamente quell'essere.

“cosa vuoi da me?”

“ti sarà spiegato insieme a tutti gli altri Nicholas, non posso trattarti in maniera diversa anche se sei la mia scommessa”disse sorridendo “ per la seconda domanda puoi guardare infondo del corridoio sulla destra.”

Nicholas andò verso il punto indicato dal bambino e quello che vide lo lasciò a bocca aperta, c'era una parete totalmente trasparente e da lì vide la luna davanti a lui, e dietro di questa vedeva la Terra a milioni di chilometri da lui.

Non sapeva cosa pensare, rimase a guardare quel vetro per quello che sembrava un' eternità, intanto dalle quattro stanze cominciavano a sentirsi dei rumore, erano urla ovattate dai muri spessi.

Nicholas si girò e vide proprio in quel momento scomparire le porte delle stanze e da ognuna di quelle uscirono dei ragazzi che dall'aspetto avevano più o meno l'età del ragazzo, erano due ragazzi e due ragazze. La prima era la ragazza che Nicholas aveva visto nella dalla finestrella, oltre ai capelli biondissimi aveva dei bellissimi occhi verdi un fisico snello, il secondo era un ragazzo di colore, era più alto di tutti gli altri, e da quello che si poteva vedere aveva un fisico scolpito, i corti capelli marroncini non coprivano una cicatrice verticale che gli divideva la fronte in due. Il terzo era invece un ragazzo abbastanza minuto, aveva dei capelli neri rasati ai lati e degli occhi scuri come i capelli, la quarta ragazza aveva invece dei capelli arancioni ricci che gli coprivano buona parte della faccia, gli occhi erano di un azzurro molto chiaro ed era abbastanza robusta.

Erano vestiti anche loro con una tuta bianco e non fluttuavano, cosa che rallegrò enormemente Nicholas, e sembravano tutti terrorizzati. Il ragazzo minuto e la rossa avevano gli occhi pieni di lacrime.

Il bambino dagli occhi azzurri si spostò al centro del corridoio e anche gli altri indietreggiarono fino a toccare il muro con le spalle, il bambino non ci fece caso e si presentò anche agli altri ragazzi:

-”salve anche a voi ragazzi, sono Zaira, l'ultimo esponente della famiglia reale di Nadesh, spero che stiate tutti bene”

-”dove siamo?” chiese il ragazzo di colore.

-”nell'ultima navicella reale del mio popolo, precisamente siamo in orbita sulla Luna.”

-”S-S-Sei un alieno?” chiese balbettando e singhiozzando il ragazzo minuto dai capelli neri.

“Direi che è un termine adeguato” disse sorridendo l'essere.

In quel momento la ragazza dai capelli rossi emise un urletto acuto e si coprì la bocca con le mani , continuando a piangere silenziosamente.

-”cosa vuoi da noi?”chiese con voce decisa la ragazza bionda

-”vogliamo che diventiate le nostri armi” disse una voce alle spalle di Nicholas che si girò.

Dietro a lui c'erano altri quattro bambini identici al primo e come lui anche loro fluttuavano a circa un metro da terra, avevano però una striscia grigia sulla manica e ognuno aveva degli occhi luminosi quanto al primo ma a ,differenza degli occhi azzurri di questo Zaira, ognuno aveva un colore diverso: marrone, viola, grigio e verde. Quello con gli occhi grigi disse: -”vogliamo che uccidiate i nostri nemici”.

 

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Capitolo 3
*** Nicholas ***


NICHOLAS

 

 

 

 

La ragazza dai capelli rossi emise un altro gemito , il ragazzo di pelle scura teneva i pugni serrati così forte che sembrava che si stessero rompendo e una vena nella fronte continuava gonfiarsi sempre di più.

Zaira sorrise mentre i quattro nuovi arrivati si sistemavano affianco a lui, Nicholas non pote' non notare che il bambino dagli occhi grigi che aveva parlato prima continuava a fissarlo come se cercasse qualcosa dentro di lui.

-”Si, voi diverrete delle armi, diverrete dei guerrieri così formidabili che ci aiuterete nella nostra ultima missione.” disse Zaira.

“Guerrieri? Armi? Cosa state dicendo? Tutto questo è assurdo, come potrei mai aiutarvi? Mi avete visto?” esclamò disperato il ragazzino dai capelli neri.

“T'insegneremo noi, vedete voi non siete dei semplici ragazzi, il vostro Etheras ha scelto voi, combattere è nel vostro destino.” continuò il principe.

“E non avete neanche scelta.” disse senza mostrare la minima emozione il bambino dagli occhi grigi.

Dopo qualche secondo di silenzio Nicholas alzò gli occhi e chiese:

”Cos'è un Etheras?”

Zaira sorrise e disse:

“Vedi ragazzo l'universo è come un immenso organismo, accresce e degenera come voi o come il mio attuale corpo. Ogni pianeta ha un'energia propria che fa parte di questo grande organismo, possiamo dire che questa è una sorta di intelligenza che vede e sente e tutto, praticamente omniscente che cerca di mantenere l'equilibrio, ogni pianeta possiede questa energia e quando il pianeta ne ha bisogna l'Etheras interviene e come fa un organismo a difendersi? Libera degli anticorpi, voi siete questo, voi siete i suoi titani.”

“Le uniche minacce che vedo siete voi” disse avanzando il ragazzo di colore.

Il principe si rabbuiò, la luce cominciò a farsi più intensa.

“Minacce? Si dici bene Arek potremmo tranquillamente esserlo ma sei un illuso se pensi che nell'universo siamo solo noi gli unici esseri viventi nell'universo e se io e ciò che rimane del mio popolo siamo qui è solo perchè una minaccia c'è ed è reale ragazzino.”

Ci fu un'altra pausa ma questa volta non per incredulità ma per paura, la luce della stanza continuava ad aumentare mentre Zaira sembrava guardare il ragazzo di colore ma guardandolo attentamente si poteva notare che non stava guardando lui ,sembrava perso nei suoi pensieri.

Il bambino dagli occhi grigi si avvicinò al principe e disse qualcosa nell'orecchio di quest'ultimo che lo fece tornare in sé.

Tornò cosi a fissare i ragazzi e la luce tornò normale, continuò: “Ci sono tante razze presenti nell'Universo ma stanno diminuendo ogni secolo che passa, sempre di più, divorati da un'oscurità che non potete neanche immaginare, l'oscurità alimentata dagli Zerath rimasti. Loro sono i nemici contro cui dovremo combattere insieme, noi distruggeremo gli Zerath e così finalmente vendicherò il mio popolo.”

“Mi rendo conto che quello che vi sto dicendo è difficile da capire e immaginare, ma vi assicuro che è la verità e posso immaginare che vi possiate sentire come delle macchine da guerra ma non posso farci nulla,è il vostro destino, vi dovete rendere conto che siete le uniche possibilità rimaste al vostro popolo, al vostro mondo. “

Il bambino dagli occhi grigi che era rimasto affianco do Zaira avanzò fluttuando e disse:

“il vostro Etheras è giovane e forte, noi vi insegneremo ad usarlo. Col suo permesso principe noi torniamo nel sito” cosi dicendo si inchinò verso il principe e se ne andò insieme al gruppetto con cui era arrivato lasciandoo cosi nella stanza solamente Zaira e i cinque ragazzi.

“Bene, per adesso è tutto, fra 24 ore inizieremo l'addestramento, questa parte di astronave è vostra , tra poco arriverà il vostro pranzo.... mi stavo inoltre dimenticando di spiegarvi come fate a comprendere me e comprendervi tra voi visto che normalmente parlate lingue diverse, finchè sarete in questa nave parlerete nella lingua madre del mio popolo, voi non ve ne rendete conto ma lo state già facendo, in questa nave sarà sempre cosi. Vi lascio, vi consiglio intanto di fare conoscenza tra di voi ma non dimenticate di riposarvi, non avrete mai più un giorno libero per molto tempo.” e cosi dicendo se ne andò girando l'angolo del corridoio dove Nicholas si era seduto ad ammirare la Terra.

Rimanerono così i cinque ragazzi ma per un po' nessuno ebbe il coraggio di dire una parola.

Il silenzio venne interrotto nuovamente dai singhiozzi della ragazza dai capello rossi, Nicholas era indeciso se andare a consolarla ma la ragazza bionda lo precedette, si sedette cosi vicino a lei e la abbracciò, dopo quell'interminabile abbraccio disse dolcemente : “ Io sono Sarah”

“Barbara “ rispose l'altra singhiozzando.

“io sono Tom” disse avvicinandosi a loro il ragazzino dai capelli neri, aveva ancora gli occhi gonfi dal pianto di prima, ma ormai si era calmato.

“Io sono Nicholas” disse cercando di sorridere.

A questo punto Nicholas si girò verso il ragazzo di colore che era ormai l'unico a non essersi presentato.

“Come faccio a sapere che voi siete umani? Che non siete come loro?” disse lui a questo punto.

“Bhe innanzitutto non stiamo volando, poi non è il più immediato dei nostri problemi, una razza aliena ci ha rapiti e vuole addestarci a combattere le loro battaglie, sembra assurdo.” disse Nicholas mentre si guardava per bene attorno.

“Cazzo...” aggiunse Sarah sospirando.

Dopo qualche secondo il ragazzo di colore disse: “ Io sono Arek, vengo dal Kenya”

“Piacere Arek, io sono italiano, voi ?” chiese girandosi verso Sarah, Barbara e Tom che erano seduti in un angolo.

“Io sono canadese” disse Sarah, a quel punto Nicholas si soffermò a guardarla più attentamente, era veramente bellissima, i capelli biondi risaltavano sulla sua pelle candida, i suoi occhi verdi lo catturarono mentre lo guardavano loro volta.

“Io sono irlandese” disse Barbara.

“Io sono americano” disse allora Tom non guardando Nicholas visto che aveva la faccia poggiata sulle ginocchia .

Dopo le presentazioni Nicholas torna alla vetrata che dava sulla terra, lo spettacolo davanti alui lo catturava sempre di più, questa volta non fu il solo, anche Sarah lo seguì e senza dire nulla si sedette vicina a lui e si persero a guardare quel magnifico panorama senza scambiare una parola.

 

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