Il viaggio più lungo

di Eirynij
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Abito da cerimonia ***
Capitolo 2: *** Lacrime d'argento ***
Capitolo 3: *** La luce verde ***
Capitolo 4: *** Alleanza ***
Capitolo 5: *** Qualcuno ***
Capitolo 6: *** Il dolore della perdita ***



Capitolo 1
*** Abito da cerimonia ***


Premessa: sebbene carino “The Last” non mi ha convinto quindi cercherò di esporvi la nascita delle coppie e l’evoluzione dei nostri ninja preferiti in modo innovativo e simpatico per quando le mie mediocri abilità me lo permettano. Le vicende riprendono da un anno dopo la fine dell’Ultima Guerra e della conversione di Sasuke alla Valle della Fine. Grazie a chi ha aperto questa storia e buona lettura per chi vorrà cimentarsi in questo viaggio.
 
 
 
1. Abito da cerimonia
 
 
Toc toc.

Si rivoltò nel letto caldo, incurante del rumore fastidioso.

‹‹Naruto, sono io! Aprimi!›› un urlo lo riportò bruscamente alla realtà. Il ragazzo si stiracchiò di malavoglia, passandosi una mano tra i capelli arruffati e appiccicaticci del sudore notturno. Era fine settembre e faceva un caldo anomalo che prosciugava i torrenti e stimolava le zanzare a pungere e danzare nell’aria secca.

‹‹Arrivo›› biascicò in uno sbadiglio. L’alba era sorta da un pezzo ma da quando era finita la guerra un anno prima, Naruto aveva iniziato a dormire fino a tardi ed uscire il meno possibile, imbarazzato dalle eccessive attenzioni della gente.

‹‹Finalmente ce l’hai fatta›› esclamò Shikamaru quando l’Uzumaki aprì la porta.

‹‹Come mai qui?›› chiese lasciando spazio per entrare all’amico.

‹‹Ti do cinque minuti per prepararti, l’Hokage vuole vederti›› Sikamaru si sedette sul divano provocando un sinistro cigolio di molle. La casa era ridotta a un cesso come al solito, ciotole di ramen istantaneo erano ammucchiate sul tavolino insieme a buste di patatine vuote mentre le pile instabili di vestiti sporchi svettavano in ogni angolo.

‹‹Ci sono›› proclamò il biondo annodando ben stretto dietro la nuca il coprifronte della Foglia.
 
***
 
Quando entrarono nell’ufficio del Sesto trovarono Kakashi con la veste da Hokage in compagnia di Tsunade e Sakura. Dopo i rapidi saluti il ninja-copia prese subito la parola: ‹‹Vi ho convocato qui per annunciarvi il contenuto del messaggio che è arrivato stamane all’alba: il Kazekage si sposa, pertanto stasera stessa…››.

‹‹Gaara si sposa?›› domandò Naruto sgranando gli occhi.

‹‹Esatto, il Kazekage prenderà moglie›› ribadì paziente Kakashi: immaginava lo sbalordimento del suo ex-allievo pertanto non si stupì affatto nel vedere un riflesso di gioia sincera dipingersi nei suoi occhi cerulei e gli dispiacque molto deluderlo mettendolo al corrente delle circostanze ‹‹Si tratta di un matrimonio combinato››.

‹‹Cosa?›› la voce del Jinchuriki si strozzo esprimendo la sorpresa di tutti i presenti.

 
‹‹Dopo la sconfitta di Pain il Villaggio della Pioggia ha ritrovato un po’ di stabilità con un nuovo governo composto da vecchi sostenitori di Hanzo delle Salamandre grazie, soprattutto, al ritrovamento di una sua discendente. E adesso…›› l’Hokage fu interrotto.
 
‹‹Credevo che tutta la discendenza di Hanzo fosse stata sterminata›› si intromise Sakura.

‹‹Lo pensavamo tutti ma da quanto hanno ricostruito le nostre fonti una bambina fu nascosta e si salvò dall’epurazione, questa ebbe un figlio e poi una nipote: proprio quest’ultima è il tesoro su cui si fonda il nuovo governo›› li informò il Sesto.

‹‹E adesso combinano un matrimonio con il Kazekage per dare maggiore stabilità e potere al Villaggio›› concluse la Sannin.

‹‹Idea che è stata benevolmente accettata dal Consiglio della Sabbia, bramosi di acquisire un legame con una stirpe prestigiosa›› confermò il ninja-copia.

 
‹‹Ma come può Gaara accettare una cosa simile?›› lamentò l’Uzumaki.

‹‹Non credo gli abbiano lasciato molta scelta›› si intromise Shikamaru con il suo solito tono annoiato ‹‹il Kazekage è giovane ed essendo stato lo scrigno del Demone a Una Coda una parte della popolazione continua a non vederlo di buon occhio, pertanto non può permettersi di perdere il sostegno degli anziani.

‹‹Come al solito le tue doti analitiche non falliscono›› si complimentò l’Hokage.

‹‹Quando avverrà la cerimonia?›› chiese il moro.

‹‹Tra tre giorni›› rispose Kakashi ‹‹stasera stessa partirò con una delegazione di rappresentanza da Konoha››.
‹‹Dobbiamo fermare Gaara›› decretò Naruto, dal tono fermo trapelava tutta determinazione del ragazzo.

‹‹Non essere sciocco›› fu Tsunade a rispondere ‹‹la Foglia è invitata come ospite in merito all’alleanza tra i Villaggi, però non ha nessun diritto di interferire nelle questioni interne. Anche se nemmeno a me piace questa unione con un paese tanto instabile… potrebbe sbilanciare l’alleanza››.

‹‹Non abbiamo scelta se non fare da spettatori silenziosi›› decretò il ninja-copia congiungendo le mani davanti al viso.

‹‹Chi farà parte di questa rappresentanza?›› si intromise Sakura.

‹‹Insieme a me partirete voi presenti e Hinata Hyuga come membro di uno dei più importanti clan del Villaggio, al momento è in missione ma ho già inviato un messaggero per intercettarla e dovrebbe arrivare a breve. Ci troveremo tutti alle sei di stasera davanti al portone ovest, raccomando la puntualità›› li congedò l’Hokage.

Annuirono e presero la strada della porta, tranne il biondo che venne prontamente richiamato: ‹‹Naruto, si tratta di un evento diplomatico particolarmente importante oltre che di una cerimonia simbolica, pertanto sei pregato di tenere un comportamento discreto››.

Il Junchuriki grugnì un assenso.

‹‹Ah… procurati un abito da cerimonia, come Forza Portante la tua partecipazione era scontata ma il Kazekage ha chiesto espressamente la tua presenza come testimone›› aggiunse Kakashi sorridendo sotto la maschera. Questo ragazzo è proprio in grado di entrare nel cuore di tutti, gli bastano poche parole per conquistare la simpatia e il sostegno anche di un tipo freddo ed enigmatico come Gaara pensò il ninja osservando l’ex-allievo.

Tuttavia, lasciato solo, la sua fronte si increspò conferendogli un’aria grigia sotto i capelli argentati mentre i pensieri vorticavano nella mente cercando una risposta: tutto in quella faccenda gli puzzava. Era il figlio di Zanna Bianca della Foglia e il suo fiuto per i guai era impareggiabile.
 
 
***
 
Abito da cerimonia, ha detto si lamentò con il suo Bijuu attraversando le affollate strade di Konoha. Giovani e anziani gli sfrecciavano vicino lanciando saluti onorevoli e cenni di rispetto, fermandosi talvolta chiedendo qualche notizia sulla salute del salvatore del Villaggio o congratulandosi per l’ennesima volta, riprendendo poi rapidamente la via per adempiere ai propri doveri quotidiani. Naruto era felice che, dopo la guerra, la vita fosse ripresa allegra e ricca del trantran quotidiano anche se trovava quasi sgradevole essere così altamente considerato dai compaesani.

Sempre a lamentarti, eh marmocchio? Kurama assunse il suo regolare atteggiamento indisponente.

Che poi non capisco perché si sposa ripeté ancora il ragazzo, era da quando aveva lasciato l’ufficio dell’Hokage che rimuginava sul matrimonio.

Mi sembra che te l’abbiano spiegato no? Il Demone gli rispondeva con sufficienza rimpiangendo che Shukaku non fosse rimasto col ragazzo rosso: immaginare l’Ichibi incastrato in una relazione tra due umani lo divertiva non poco.

Gaara è forte, non ha affatto bisogno del sostegno di quei vecchiacci del Consiglio della Sabbia l’Uzumaki non riusciva a capacitarsi di un matrimonio politico, aveva sempre creduto che le persone si sposassero per amore e nulla riusciva a fargli cambiare idea.

Sei ancora un moccioso se non capisci che spesso la diplomazia inizia al tavolo e si conclude sotto le coperte sentenziò il Kyuubi.

‹‹Naruto›› una voce vellutata lo riscosse dalla sterile discussione con la Volpe. Due luminosi occhi perlacei lo stavano fissando perplessi.

‹‹Ciao Hinata!›› rispose il biondo con un sorriso rassicurante ‹‹Che ci fai qui?››.

‹‹Sono stata a rapporto dal Sesto e ora sto tornando a casa per prepararmi per la partenza›› rispose la ragazza abbassando rapidamente lo sguardo e concentrandosi sull’acciottolato della via principale. Era quasi ora di pranzo e il sole picchiava incessante riflettendosi nelle vetrine dei negozi.

‹‹È un matrimonio ingiusto›› sentenziò il Junchuriki.

La Hyuga tornò a guardare Naruto, sorpresa per la sua affermazione improvvisa: ‹‹Non saprei… nel mio clan è abbastanza comune che gli sposalizi vengano decisi dai genitori o dagli anziani, le nozze dei miei genitori, per esempio, furono combinate quando loro erano ancora bambini››.

‹‹È orribile›› stavolta fu l’Uzumaki a fissarla stralunato ‹‹Hina-chan tu sposeresti mai qualcuno che non ami?››.
La ragazza arrossì fino a sembrare un pomodoro maturo. ‹‹N-n-non saprei…›› balbettò imbarazzata. Durante la battaglia contro Pain si era dichiarata lanciandosi in un combattimento senza speranze ma quelle parole pregne di tutti i suoi sentimenti erano cadute nel vuoto, dimenticate con la trasformazione in Volpe del ragazzo, e non aveva più trovato tanto coraggio da rinnovarle.

‹‹Tu non faresti mai una cosa tanto sbagliata, ne sono sicuro›› sorrise sereno il biondo. Quel sorriso fiducioso che tante volte aveva rincuorato la Hyuga nei momenti di difficoltà stavolta non aveva avuto il solito effetto e una domanda le sorse spontanea: se Naruto si innamorasse di un’altra ragazza io davvero rimarrei fedele ai miei sentimenti o accetterei un marito impostomi da mio padre?

‹‹Scusa, ti sto facendo perdere tempo›› si schernì il Junchuriki grattandosi dietro la nuca ‹‹e anche io devo riprendere la mia ricerca… abito da cerimonia!››.

Hinata ridacchiò divertita dal tono del ragazzo, un misto di disperazione e rassegnazione. ‹‹Buona fortuna›› gli augurò congedandosi con un inchino e incamminandosi verso casa quando, fatto qualche passo, si voltò e raccolto un po’ di coraggio chiese: ‹‹Vuoi una mano?››. La sua voce era solo un sussurro, impercettibile nel caos della folla, notò che Naruto era già sufficientemente distante da non poterla più udire quindi si sentì quasi sollevata convinta di essersi risparmiata una figuraccia.

‹‹Molto volentieri›› l’Uzumaki si voltò di scatto, il volto luminoso ‹‹non so proprio da dove potrei iniziare! Il tuo aiuto sarebbe prezioso››.
 
***
 
Quando la comitiva prese la strada verso Suna il sole si inchinava all’incedere della sera tingendo il cielo di vermiglio, sarebbe stato un cammino di due giorni e non si prospettavano difficoltà: durante gli ultimi mesi di pace anche le bande di briganti e rapinatori erano state debellate rendendo sicuri i sentieri. Nel tardo pomeriggio del secondo giorno arrivarono al Villaggio della Sabbia, Temari li accolse sulla soglia: ‹‹Benvenuti, il Kazekage vi porge i suoi saluti e vi invita a partecipare al banchetto che si terrà stasera per presentarvi la sua futura consorte››.

‹‹Onorati›› rispose Kakashi rispettando la formalità dell’evento.

La kunoichi fece loro strada tra le strette vie di Suna conducendoli fino alla residenza del Capo Villaggio e lasciando ognuno nella propria stanza con un attendente a disposizione.

‹‹Ehi seccatura, permetti una parola?›› Shikamaru la trattenne.

Temari entrò nella camera del moro chiudendo la porta alle sue spalle. ‹‹Dimmi tutto, piagnucolone›› l’apostrofò sprofondando in una poltrona di pelle. Le gambe incrociate con grazia, lo sguardo altero, la mano che stringeva saldamente l’enorme ventaglio chiuso e appoggiato al bracciolo ricordavano a Shikamaru la forza della madre.

‹‹Cosa ne sai di questa futura sposa?›› il ninja delle ombre puntò dritto al nocciolo della questione.

‹‹Non molto in verità›› Temari si agitò sul posto, chiaro segno di scontento per la mancanza di informazioni dettagliate ‹‹è vissuta in latitanza sorvegliata da fedelissimi di Hanzo fino alla sconfitta di Pain quando l’hanno fatta comparire come un coniglio da un cilindro per prendere il controllo della città››.

‹‹Ed è certo che sia erede di Hanzo?›› domandò lo shinobi sospettoso.

‹‹Non v’è dubbio: stesso sangue, sebbene non vi sia molta somiglianza con l’antenato… uguale colore dorato dei capelli, dicono, ma nulla di più›› lo informò la bionda.

‹‹Nulla di sospetto, quindi?››.

‹‹A chi sto parlando, a Konoha o ad un amico?›› chiese la kunoichi inclinando la testa e socchiudendo le palpebre fino a rendere le iridi due fessure scure.

‹‹Vorrei che parlassi all’amico›› Shikamaru, finora rimasto in piedi appoggiato alla parete, si sedette sul tavolino di fronte alla ragazza in modo tale che i loro occhi fossero alla stessa altezza.

‹‹Non mi piace affatto, ha l’atteggiamento esageratamente cauto e cortese di una che sta nascondendo qualcosa, ma il Consiglio l’ha imposta a mio fratello›› confessò.

Lo shinobi delle ombre annuì comprendendo la situazione.

‹‹Spero sia solo una mia impressione…›› sussurrò Temari ‹‹È dal tempo dell’esame dei chunin che non ci incontriamo per un evento pacifico››.

‹‹Mi sembra sia stato una vita fa…›› sentenziò Shikamaru.

‹‹Alla fine non mi hai mai offerto quella famosa cena›› gli ricordò divertita la bionda ‹‹quella per averti coperto il giorno in cui sei andato chissà dove a pisolare durante le selezioni››.

Merda. Questa donna ha proprio una memoria d’acciaio: è decisamente più terribile di mia madre, mi toccherà sul serio chiederle un appuntamento si ritrovò a pensare il Nara.

‹‹Un giorno di questi pagherò il mio debito›› promise.
 
***
 
‹‹Siamo lieti di presentarvi sua eccellenza Sanshouo no Jun›› proclamò un attendente della Pioggia. La sala era gremita di gente proveniente sia da Suna e dintorni che dai Villaggi dell’alleanza, tra questi spiccavano i ninja di Konoha accomodati al tavolo più vicino a quello del Kazekage. Naruto era particolarmente inquieto poiché non era ancora riuscito a interloquire con l’amico della Sabbia e non perdeva occasione per farsi richiamare dai suo compagni di viaggio per la sua condotta distratta e non curante.

‹‹In piedi›› lo redarguì Sakura al momento dell’entrata nella stanza della discendente di Hanzo.

Avanzava decisa elargendo sorrisi cortesi a tutti i presenti. Portava un lungo abito tradizionale blu che esaltava la pelle pallida mentre i capelli biondi ornati di lapislazzuli in un’elaborata acconciatura le conferivano un aspetto regale. Mormorii di ammirazione invasero la sala. Arrivata davanti a Gaara si inchinò e prese posto al suo fianco senza dire una parola.

Le portate furono abbondanti e i calici non facevano in tempo a svuotarsi che traboccavano nuovamente di vino ma non tutti erano di umore gioviale quella sera: l’Uzumaki, infatti, fissava contrariato i futuri sposi. ‹‹C’è qualcosa che non va?›› la Hyuga si sporse verso il biondo senza ottenere però nessuna risposta più esauriente di un borbottio incomprensibile e la sua preoccupazione aumentò osservando i numerosi resti di cibo intoccato nel suo piatto.

Al termine della cena il Kazekage e la sua promessa si alzarono per scambiare convenevoli con gli ospiti, la ragazza continuò a sorridere per tutto il tempo non aprendo bocca se non interpellata direttamente, quando raggiunsero il tavolo di Konoha il Junchiriki biondo scattò in piedi avvicinandosi all’amico.
‹‹Non puoi sposarti›› esordì con decisione.

Nella sala scese il silenzio e tutti si voltarono per fissare la scena imbarazzante, il sorriso sul viso di Sanshouo no Jun vacillò per un attimo e un’ombra di terrore le attraversò gli occhi verdi, ma si ricompose subito.

‹‹Naruto›› lo richiamò Kakashi allibito, immaginava uno sfogo del ragazzo ma non credeva avvenisse durante la cena. Ha ancora molta strada prima di diventare Hokage.

Sakura si lanciò per afferrare l’Uzumaki e trascinarlo fuori ma una mano più svelta, con le unghie laccate di rosso, afferrò lo shinobi per la collottola.

‹‹Chiediamo perdono›› disse secca Tsunade facendo un inchino e costringendo il biondo a fare lo stesso, prima di dirigersi con passo deciso verso l’uscita della sala.

Appena la porta fu chiusa dietro le loro spalle la Sannin sciorinò i suoi rimproveri: ‹‹La tua bravata ha rischiato di creare tensione tra i Villaggi, se non sei abbastanza maturo da capire che certe volte, per il bene del proprio Paese, si devono compiere delle scelte che sacrificano la propria persona allora sei ancora molto lontano dal raggiungimento del tuo sogno››.

‹‹Ero-sannin una volta mi ha detto…››.

‹‹Jiraya lo sapeva bene, infatti è morto per darci un futuro›› lo interruppe la Principessa delle Lumache ‹‹e ora vattene in camera tua e vedi di restarci››.
 
***
 
Mancava poco a mezzanotte quando sentì dei colpi alla porta. Aprì trovandosi davanti un Gaara esausto, il cappello caratteristico della sua carica era trattenuto con poca convinzione dalla mano destra.

‹‹Vieni con me, Naruto, voglio mostrarti una cosa›› lo condusse per corridoi bui e vuoti fino a raggiungere l’ultimo piano e uscire sulla terrazza spazzata della fresca aria notturna.

‹‹Guarda››.

Il Junchiriki seguì con gli occhi il dito del rosso puntato verso un balcone sotto di loro dall’altro lato del giardino interno della residenza.

‹‹Non l’ho fatto apposta›› si giustificò il ragazzo in leggero imbarazzo ‹‹una sera non riuscivo a dormire e sono salito qui per riflettere e l’ho vista. Sono già diversi mesi che alloggia a Suna››.

L’erede di Hanzo era seduta con le gambe penzolanti fuori dalla balaustra e parlava da sola.

‹‹È davvero lei? Non le somiglia per niente, sembra così… diversa›› l’Uzumaki non sapeva come definirla vendendola con i capelli sciolti un po’ arruffati e una camicia da notte leggera come unico indumento.

‹‹Quando c’è un filo di vento come stasera se tendi l’orecchio puoi anche sentire cosa dice, credo sia una gran chiacchierona in realtà›› ridacchiò il Kazekage.

Le parole arrivavano flebili e confuse: ‹‹Quello è la Piccola Volpe›› indicava le costellazioni ‹‹mentre alla sua destra c’è la Lira e quella lì sopra è la Croce del Nord che indica la strada agli innamorati…››.

Rimasero in ascolto di quello strano monologo, ogni tanto la ragazza si interrompeva come in attesa di domande e riprendeva spiegando nuove cose o facendo battute incomprensibili che forse avrebbero dovuto far ridere qualcuno.

‹‹Naruto, tu cosa provi quando vedi Sakura?›› il rosso interruppe il silenzio.

‹‹Co-cosa?›› esclamò sorpreso ed imbarazzato lo shinobi, la voce strozzata.

‹‹Quando sei con lei sembri felice›› riconobbe il Kazekage incerto se affrontare o meno l’argomento.

‹‹So che voglio proteggerla e l’ammiro molto, è forte e bella e dice tante cose intelligenti›› spiegò il ragazzo.

‹‹Vengo qui tutte le sere ormai perché per me, che sono sempre stato solo, ascoltare Sanshouo no Jun è come essere avvolti dai raggi del sole splendente››.

‹‹Quindi a te va bene sposarla?›› concluse Naruto ancora incredulo.

Gaara ridacchiò privo di gioia: ‹‹Alla fine non credo ci sposeremo››.

‹‹Cosa intendi dire?›› il tono usato dal Junchiriki dell’Ichibi non piacque per nulla all’Uzumaki.

‹‹Non badare a quello che dico, sono solo stanco›› scrollò la testa come per allontanare un pensiero.
 
***
 
All’alba del matrimonio tutto era pronto: le cariche di rilievo erano state conferite a personaggi di spicco della Sabbia o della Pioggia e a Konoha vennero assegnati i posti nel tempio più vicini alla sposa, in virtù dell’amicizia con Suna. Gli shinobi della Foglia e il Sesto avevano il punto di ritrovo davanti al tempio.

‹‹Wow›› esclamò Naruto alla vista di Sakura in abito tradizionale ‹‹stai benissimo››.

‹‹Sono scomodi ‘sti affari›› lamentò Tsunade cercando di domare il seno prosperoso spingendolo all’interno del vestito, attirando gli sguardi bramosi di tutti gli uomini nei paraggi. Naruto, degno erede dell’Ero-sannin, non fece eccezione anche se i suoi occhi furono distratti da due rotondità più pallide e sode, meglio racchiuse nel tessuto violaceo, con non poco disappunto da parte del ragazzo.

‹‹Hinata›› si sorprese l’Uzumaki.

‹‹Bu-Buongiorno›› sussurrò stringendosi le mani al petto.

‹‹Allora?›› domandò il Jinchuriki volteggiando su se stesso ‹‹Guarda come mi calza a pennello l’abito da cerimonia che abbiamo scelto insieme››.

‹‹Muoviamoci›› Kakashi li invitò a prendere posto, appena prima dell’inizio della cerimonia.

Fu tutto molto lungo e noioso fino allo scambio delle promesse quando accadde qualcosa di inaspettato: un luccichio si intravide tra le ampie maniche della sposa e un kunai le scivolò nella mano mentre fulminea si avventava sul futuro marito. Il colpo andò a vuoto, la sabbia protesse Gaara deviando l’arma. Alcuni ninja della Pioggia cominciarono a seminare il panico tra gli invitati pugnalando chiunque avessero a portata di braccio, Kakashi e i jounin della Sabbia scattarono per neutralizzarli, Naruto e le ragazze della Foglia circondarono l’erede di Hanzo mentre Shikamaru con la sua tecnica dell’ombra la immobilizzava.

Situazione ristabilita pensò il Nara soddisfatto prima di essere ferito ad una spalla. Cosa diavolo..? Sabbia? si sorprese lo shinobi: Gaara lo aveva colpito costringendolo ad interrompere il suo jutsu.

Sanshouo no Jun si lanciò su Hinata stordendola con un calcio e ferendola col kunai: la Hyuga vacillò visibilmente confusa.

‹‹È avvelenata›› diagnosticò subito Sakura osservando la punta affilata dell’arma da cui colava pigramente il sangue della ragazza misto a un liquido violaceo particolarmente viscoso.

Le vetrate si frantumarono e la sabbia inondò l’apside del tempio richiamata dal Kazekage per erigere un muro destinato a bloccare la carica del Quinto che avanzava col pugno già carico pronta per colpire la kunoichi della Pioggia.

Puntando l’arma alla gola della mora, Jun si allontanò dalla battaglia saltando dalla finestra già rotta con l’ostaggio percorso da tremori. Naruto corse alla apertura ma delle due ragazze non vi era più nemmeno l’ombra.
 
 
 
 
Angolo dell’autrice: Ringrazio chi è giunto alla fine di questo primo capitolo sperando che non si sia annoiato per la mia prolissità. Ammetto che partire con una piccola saga sia un grosso azzardo soprattutto perché non ho mai scritto sul fandom di Naruto… quindi siate clementi con me, ma anche severi e criticatemi pure: ogni recensione positiva o negativa è più che ben accetta e spero vogliate condividere i vostri pensieri con me!
L’unica precisazione che devo fare è su “Sanshouo no Jun” un personaggio di mia invenzione: il nome proprio è Jun, il termine “Sanshouo no” sta per “delle Salamandre” onorificenza data ad Hanzo delle Salamandre il grande shinobi della Pioggia che compare realmente nell’opera di Kishimoto, appunto “Sanshouo no Hanzo”.
Il seguito verrà pubblicato presto (probabilmente giovedì)! Di nuovo grazie a tutti!!
Un bacio,
Eirynij 

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Capitolo 2
*** Lacrime d'argento ***


2. Lacrime d’argento
 
Erano già diverse settimane che saliva a notte fonda in terrazza per ascoltare le storie di Sanshouo no Jun. Si sedette come suo solito con la schiena appoggiata alla balaustra, i capelli rossi che gettavano ombre lugubri sul metallo riverniciato di fresco, attendendo con il fiato sospeso l’argomento della serata e domandandosi se la ragazza avrebbe continuato a raccontare la fiaba sull’armadillo giardiniere che aveva lasciato in sospeso il giorno precedente. La vide uscire sul piccolo balcone e riprendere da dove si era interrotta con l’arrivo dell’alba.
‹‹Questa è tutta la verità sull’armadillo giardiniere che sfamò il Villaggio della Pioggia con le sue squisite pere›› recitò soddisfatta. ‹‹Adesso è ora di andare a nanna›› riprese con uno sbadiglio ‹‹non preoccuparti tesoro mio, quando ucciderò il Kazekage sarai salvo etvi restituiranno a me››.
 
***
 
‹‹Cosa diavolo è successo?›› sbraitò Tsunade furibonda.
Remote si sentivano delle urla strazianti provenire dalla sala degli interrogatori una decina di metri più in basso dove i servizi segreti della Sabbia stavano spremendo informazioni ai ninja della Pioggia che erano riusciti a catturare.
‹‹Sapevo che avrebbe cercato di assassinarmi›› confessò Gaara sprofondando nella poltrona del suo ufficio ‹‹credo che l’abbiano costretta tenendo in ostaggio un suo caro››.
Alla Sannin le parole morirono in gola mentre i presenti lo fissavano sbigottiti.
‹‹Tu ce l’hai tenuto nascosto…›› Temari con gli occhi iniettati di sangue e gonfi di disapprovazione si avventò sul fratello prendendolo per il bavero ‹‹Incosciente! Cosa ti è preso?››.
‹‹Gaara›› intervenne Kankuro ‹‹io ho sempre avuto fiducia in te come guida del Villaggio ma questa volta…››.
Il rosso annuì gravemente: ‹‹Quello di cui mi rammarico è che Sanshouo no Jun abbia rapito la ragazza Hyuga per aprirsi una via di fuga, questo era un rischio non calcolato››.
‹‹Se il clan Hyuga dovesse scoprire questo…›› il Nara intervenne nel discorso ponderando gli scenari futuri.
‹‹Guerra! È l’unica possibilità che mi viene in mente›› Tsunade intervenne irruenta battendo il pugno sulla scrivania, facendo così prendere il volo alle pile di fogli densi di numeri e caratteri neri.
‹‹Teniamo nascosto il sequestro›› Kakashi si avvicinò alla cartina appesa contemplandola con aria pensosa ‹‹suppongo che adesso si stia dirigendo verso la Pioggia, se ha complici lungo il percorso non lo sappiamo, però il trascinarsi appresso Hinata la rallenterà e non poco, quindi possiamo ancora intercettarla››. Con poche rapide mosse utilizzò la Tecnica del Richiamo evocando i suoi cani ninja e incitandoli alla ricerca della ragazza: ‹‹Pakkun conto su di voi, rintracciatela e tornate a riferire. Quando sapremo la posizione esatta una squadra andrà a recuperarla ed eviteremo così un incidente diplomatico››.
‹‹Andrò io›› Naruto si propose immediatamente e con veemenza ‹‹Hinata mi ha sempre aiutato, non la lascerò sola››.
Gaara si alzò lentamente sfilandosi i paramenti del suo ruolo: ‹‹Ti accompagno››.
‹‹No›› Temari batté il grande ventaglio per terra frantumando un paio di piastrelle.
‹‹Non è una cattiva idea›› Shikamaru si inginocchiò unendo tra di loro le punte delle dita nella sua tipica posa riflessiva. Sentì un brivido percorrergli la schiena notando l’occhiata omicida della kunoichi bionda ma sapeva che non l’avrebbe contraddetto in quella sede perché il suo piano era valido, quindi proseguì ignorandola volutamente: ‹‹Diffondiamo la notizia che il Kazekage è stato ferito: mentre una piccola squadra va a riprendersi Hinata noi prepariamo una trappola per i sicari che torneranno a finire il lavoro e allora avremo più informazioni riguardo a questo complotto››.
 
***
 
L’antidoto era stato somministrato scrupolosamente qualche ora prima e, quando Hinata si riprese, con le gambe intorpidite e le mani legate tra loro tutte formicolanti, trovò la sua rapitrice intenta a ripulire e riporre ordinatamente i kunai in un cinturone. Si era cambiata abbandonando il vestito nuziale per dei pratici indumenti in pelle nera e stivali privi di tacco.
‹‹Ben svegliata›› sibilò la ragazza della Pioggia.
‹‹Sanshouo no Jun, perché?›› nella mente della Hyuga affioravano ricordi sfocati procurandole una fastidiosa emicrania.
‹‹Jun, solo Jun. Non è il momento per i titoli onorifici›› rispose seccamente l’altra richiudendo con uno strattone la sacca contenente le fialette tintinnanti ricolme di veleni diversi.
Si sentì un fruscio di foglie e poi silenzio. L’erede di Hanzo rimase immobile, l’arma salda nella mano destra mentre la sinistra era già tesa, pronta per formare i simboli di un jutsu. Il tempo sembrò dilatarsi mentre gli occhi verdi della kunoichi scrutavano la vegetazione arrossata dall’arrivo dell’autunno.
‹‹Mi è sembrato…›› sussurrò la ragazza ‹‹mi è sembrato di vedere un cane››. Ripose il kunai raccogliendo tutti i suoi averi prima di avvicinarsi a Hinata per aiutarla ad alzarsi.
Byakugan. La Hyuga cercò invano di utilizzare la sua tecnica oculare per trovare una via di fuga, probabilmente il veleno le aveva alterato il flusso del chakra. Naruto-kun, amici… dove siete?
‹‹Andiamo›› ordinò Jun dandole una spinta per indirizzarla sul sentiero da percorrere ‹‹il confine non è lontano››.
Dopo un paio d’ore di marcia vedendo dei segni rossi incisi sui tronchi dei grossi alberi le due ragazze si arrestarono e la kunoichi bionda emise un fischio basso e prolungato che richiamò cinque uomini incappucciati col viso coperto quasi interamente - facevano eccezione bocca e mento - da una maschera blu ornata da tra gocce iridescenti sotto l’apertura dell’occhio sinistro dipinte leggermente sfalsate come se fossero lacrime argentate.
‹‹Hai fallito la tua missione›› si fece avanti un uomo corpulento ‹‹e adesso non ci sei più utile Sanshouo no Jun, anzi la tua morte permetterà all’Insurrezione di prendere il controllo sul Villaggio della Pioggia epurandolo dagli ultimi sostenitori di Hanzo››.
‹‹Ridatemi il mio bambino›› sbraitò la bionda girando su se stessa col kunai teso a minacciare le figure che le accerchiavano.
‹‹Suna non è caduta›› intervenne una figura più bassa con la voce stridula ‹‹ma la mora è del clan Hyuga, uccidiamo anche lei e diamo la colpa alla Sabbia, si scatenerà un pandemonio››.
‹‹Non credo proprio›› si sentì urlare mentre Naruto si avventava sugli uomini mascherati lanciando un Rasengan-shuriken.
Naruto- kun…
‹‹Le hanno seguite, ritiriamoci›› fu l’ordine di quello che doveva essere il capo del gruppetto.
Li bloccò un muro di sabbia: ‹‹Non pensate di poter fuggire››.
‹‹Hinata!›› chiamò Sakura correndo incontro all’amica. Pugno. Calcio. Doppio pugno. Il suo eccellente controllo del chakra le permetteva di colpire con precisione il nemico in una danza mortale. Lo sbaragliò facilmente sebbene questo si difendesse con tutte le armi in suo possesso.
‹‹Lasciala andare›› ordinò avvicinandosi a Sanshouo no Jun che ancora teneva saldamente la Hyuga per un braccio.
L’erede di Hanzo scosse la testa immergendo il kunai in una fialetta di veleno verdastro.
L’Haruno attendendosi un rifiuto aveva già in serbo un nuovo colpo che scaricò sul terreno facendolo vibrare, la kunoichi bionda barcollò impreparata lasciando un’apertura sul fianco sinistro che venne immediatamente sfruttata dalla rosa. A Jun si mozzò il fiato ripiegarsi su se stessa. Un altro pugno la obbligò a lasciare la presa sull’arma avvelenata che si perse nella lettiera della foresta. L’ultimo colpo le raggiunse la tempia e svenne.
‹‹Stai bene?›› Hinata poteva vedere la preoccupazione negli occhi dell’amica mentre l’aiutava a liberarsi dalle corde che le bloccavano le mani.
Annuì ringraziando.
I due ragazzi erano riusciti ad immobilizzare i ninja mascherati.
‹‹Chi siete? Chi vi manda?›› chiese Gaara puntando uno spuntone di sabbia acuminato alla gola del caposquadra.
‹‹I segreti dell’Insurrezione di Ai moriranno con noi›› affermò l’uomo prima di mostrare la lingua avvolta in una carta bomba.
‹‹Madre ammiraci!›› recitarono gli altri in coro.
Il Kazekage riuscì a rinchiudere i guerrieri mascherati entro spessi bozzoli di sabbia giusto qualche secondo prima che avvenisse la detonazione proteggendo così i suoi compagni.
 
***
 
La notte era scesa portando con sé il vento gelido del nord in graffiante contrapposizione alla calura del giorno. Shikamaru richiuse con una mano il collo dello smanicato per ripararsi la gola. Era appostato già da qualche ora sul tetto del palazzo dirimpetto alle stanze private del Kage di Suna tenendole sotto osservazione in attesa della comparsa dei sicari che prevedeva sarebbero arrivati a concludere l’uccisione del Capo-villaggio. Il freddo gli aveva intirizzito gli arti, si sentiva frustrato e col bruciante desiderio di accendersi una sigaretta. Aveva smesso di fumare dopo aver vendicato Asuma ma la nostalgia per la nicotina si ripresentava regolarmente con la tensione.
‹‹Hai freddo?›› l’apostrofò Temari accovacciata alla sua sinistra osservando il fiato condensarsi in una nuvoletta candida.
‹‹Certo che qui nel deserto avete una bella escursione termica››.
‹‹Hai bisogno della mamma per la copertina, piagnucolone?›› ridacchiò la kunoichi.
‹‹Potresti cantarmi tu la ninna nanna, seccatura›› ribatté il Nara divertito, il loro battibeccare continuo era stimolante e non lo faceva mai annoiare.
‹‹Così mi dovrai un altro favore? Non credo proprio…›› gli diede una pacca sul braccio abbastanza forte da costringerlo ad aggrapparsi alla ringhiera arrugginita per fare da contrappeso.
‹‹La verità è che non vuoi cantare perché sei stonata›› la stuzzicò.
‹‹Hai centrato il bersaglio›› sorrise. Shikamaru non ne era certo ma forse davvero sorrise perché all’improvviso la notte fu molto più limpida e nella sua mente riaffiorarono le parole del padre.
 
‹‹Come mai hai sposato la mamma?››.
Erano seduti a tavola per la colazione, sulla tovaglia campeggiavano toast bruciacchiati e latte freddo dato le scarse abilità culinarie della genitrice: Yoshino era una delle peggiori cuoche del Paese del Fuoco e mentre stava ai fornelli imprecava e sbraitava sgridando marito e figlio per non si sa bene quali ragioni.
Shikaku ridacchiò addentando il pane annerito: ‹‹Ogni tanto sorride››.
 
‹‹Senti›› sussurrò Shikamaru mordendosi il labbro. Possibile che riesca ad elaborare decine di strategie contemporaneamente e non trovi le parole per chiedere a una ragazza di uscire? Inspirò profondamente e riprese: ‹‹Senti, che ne dici…››.
‹‹Shhh…›› lo zittì Temari ‹‹guarda là!››
Socchiudendo gli occhi in due fessure lo shinobi individuò una coppia di ombre strisciare lungo il muro, forzare la portafinestra senza alcuna difficoltà ed insinuarsi nella camera da letto di Gaara.
‹‹Andiamo a salutare i nostri ospiti›› la bionda afferrò il ventaglio e gli fece cenno di seguirla.
 
***
 
‹‹L’hai colpita troppo forte›› Naruto accusò la compagna di team impaziente di conoscere la verità dalla ragazza ancora priva di sensi.
‹‹Ho esagerato un po’›› ammise Sakura sollevando la palpebra della ragazza per valutare il bianco dell’occhio ‹‹ma a fin di bene, del resto stava tenendo in ostaggio Hinata››. La sclera era limpida e senza tracce giallastre nè di sangue: ‹‹Si risveglierà presto››.
‹‹Non mi ha trattata male›› intervenne la Hyuga ‹‹anzi… ho come avuto l’impressione che fosse lei a soffrire››.
Gaara, con la schiena appoggiata alla corteccia ruvida di una sequoia, ponderava le parole dei ninja di Konoha cercando un nesso tra i gli uomini incappucciati e il suo tentato omicidio.
‹‹Ha parlato di un bambino›› sussurrò pensosa la mora.
‹‹Bambino?›› ripeté Naruto.
Quella cosa puzzolente e strillante originata quando due persone ubriache vanno a letto insieme si intromise il Bijuu con tono cinico grattandosi annoiato un orecchio con le lunghe unghie nerastre.
So cos’è un bambino ribatté piccato il Jinchuriki anche se qualcuno avrebbe da ridire sulla tua definizione.
Balle! Dammi una buona ragione perché qualcuno dovrebbe fare un marmocchio il Kyuubi era di pessimo umore frustrato dall’attesa: se possibile, aveva anche meno pazienza dell’Uzumaki.
Naruto non gli rispose sapendo che in quel momento qualsiasi affermazione sarebbe stata fonte di nuovi battibecchi con Kurama. Tornò a prestare attenzione alla conversazione protratta dalle due ragazze. ‹‹Mi sembra troppo giovane per avere dei figli›› si intromise.
‹‹Avrà la nostra età›› asserì l’Haruno ispezionandola.
‹‹Appunto!›› confermò il biondo ‹‹come si può essere buoni genitori così giovani!››.
‹‹Credo che tu saresti un ottimo padre›› Hinata si pentì subito della frase appena detta arrossendo violentemente: era convinta delle sue parole ma temette di essere stata troppo sfacciata e decisamente fuori luogo.
Dopo un attimo di silenzio lo shinobi scoppiò a ridere: ‹‹Sei troppo gentile Hina-chan››.
Non mi prendi mai sul serio, Naruto-kun le lacrime della kunoichi si affacciarono repentinamente alle ciglia prima di essere ricacciate indietro con un sospiro eppure, mentre ero avvolta dal chakra della Volpe durante l’ultima guerra, io ho sentito chiaramente il tuo desiderio di avere una famiglia, chiunque connesso con te ha visto cosa sogni per il tuo futuro.
‹‹Ecco, si sta svegliando›› Sakura riportò l’attenzione su Jun che cercava con fatica di tirarsi a sedere facendo leva su un gomito mentre sfiorava con la punta delle dita il livido violaceo sulla tempia.
‹‹Che dolore›› si lamentò ‹‹cara ragazza, pesti come un fabbro!››. La bionda si lasciò ricadere ridacchiando sulle foglie secche della lettiera che si frantumarono scricchiolando. Nello sbigottimento generale solo la risata bassa e rauca del Kazekage si unì a quella sottile della ragazza.
‹‹Gaara l’aveva detto che eri simpatica›› Naruto le porse la mano per aiutarla ad alzarsi.
‹‹Come?›› stavolta fu la kunoichi della Pioggia a rimanere sorpresa.
Il rosso si avvolse una ciocca di capelli sull’indice nervosamente soppesando bene le parole prima di pronunciarle: ‹‹Ti ho osservata per tanto tempo durante le tue lunghe veglie notturne ascoltando le parole che sussurravi nel buio e, in un certo senso, ho imparato a conoscerti››.
Il respiro della ragazza si bloccò mentre gli occhi sfrecciavano su e giù, a destra e a sinistra, frugando da ogni parte alla ricerca di una risposta adeguata, sulle labbra premevano infinite verità ma l’unica cosa che riuscì a balbettare fu: ‹‹M-mi dispiace di non averti usato la stessa premura››.
‹‹Suppongo fosse troppo difficile dato che dopo avresti dovuto uccidermi›› minimizzò il Kage di Suna con amarezza.
Sanshouo no Jun abbassò lo sguardo torcendosi le mani imbarazzata: ‹‹Suppongo siano molte le ragioni per cui debba scusarmi…››.
Sakura intervenne: ‹‹Potresti darci qualche spiegazione? Chi erano gli uomini con le maschere?››.
‹‹Sono membri di una società segreta nata nella zona montagnosa del Paese della Pioggia, si fanno chiamare Insurrezione di Ai››.
‹‹E che collegamento c’è fra voi?›› la rosa andò dritta al sodo.
‹‹Si sono accordati con i gerarchi sostenitori del mio bisnonno per distruggere l’Alleanza tra i maggiori Villaggi ninja e mi hanno mandata come sicario travestita da sposa. Una parte della Terra del Vento era stata promessa alla Pioggia dopo la caduta di Suna›› sospirò dopo la confessione ‹‹ma non so altro, non conosco i loro veri obiettivi e non immagino cosa faranno adesso non vedendo tornare i loro compagni››.
‹‹Da quello che hanno detto gli incappucciati sembra che l’Insurrezione voglia prendere il controllo anche del tuo Villaggio›› constatò Hinata accovacciandosi vicino l’erede di Hanzo.
‹‹La sua sorte non mi interessa, io vorrei solo che lasciassero libero il mio piccolino›› sbottò Jun mostrando tutto il rancore che teneva chiuso in corpo.
‹‹Hanno rapito tuo figlio?›› Sakura le appoggiò una mano sulla spalla con fare materno per incoraggiarla.
‹‹Si… cioè no. È mio nipote, il figlio di mia sorella maggiore che è morta di parto quasi un anno fa. È l’unica famiglia che mi è rimasta e i vecchi del Consiglio di Amegakure lo tengono in ostaggio per avere la mia obbedienza. Ma io voglio solo riabbracciarlo›› il suo sguardo bruciava di volontà e speranza.
‹‹Ti aiuteremo noi›› l’assicurò immediatamente Naruto.
Il solito che non riflette mai e si lancia in crociate assurde l’Haruno non riuscì a trattenere un sorriso a lui non importa se è una questione che riguarda la Foglia, la Sabbia o un altro qualsiasi Villaggio.
‹‹Ringrazio ma non credo… io non lo merito… ho anche cercato di ucciderlo›› cercò di opporsi la kunoichi indicando il rosso.
L’Uzumaki scosse la testa: ‹‹Ha la pellaccia dura ed è già morto una volta, non commetterebbe ancora lo stesso errore››.
‹‹È inutile che ti rifiuti›› Gaara si alzò mettendosi a tracolla la giara e avvicinandosi alla kunoichi  ‹‹lui diventerà Hokage un giorno e se si mette in testa qualcosa nessuno lo può fermare››.
La ragazza scoppiò in lacrime sinceramente commossa.





Angolo dell'autrice: Ringrazio tutti coloro che hanno letto fino in fondo, sono già stata sufficientemente prolissa, quindi non mi dilungherò ulteriormente; spero solo che vi sia piaciuto e che le idee proposte le troviate interessanti. Attendo speranzosa le vostre impressioni e recensioni. Grazie mille ancora a chi si ferma prestando attenzione ai miei vaneggiamenti su Naruto e gli altri!! A presto!!!
Un bacio,
Eirynij
 

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Capitolo 3
*** La luce verde ***


3. La luce verde
 
 
Kankuro balzò fuori dall’armadio muovendo abilmente le dita che legavano le marionette con spessi fili di chakra per bloccare gli intrusi. Fece scattare il burattino Karasu in avanti verso il nemico che aveva estratto la katana mentre l’altra marionetta, Kuroari, si posizionava alle sue spalle sfruttando la semioscurità della stanza con lo stomaco aperto pronto ad imprigionarlo. Indice e medio sinistro tenevano a bada con Sasori l’altro assalitore che roteava la sua kusari-gama.
Tecnica del Controllo dell’Ombra. Shikamaru comparve alla finestra, la falce di luna alle sue spalle gli consentiva una modesta estensione della propria ombra ma fu sufficiente per bloccare uno dei due uomini mascherati: ‹‹Preso››.
‹‹Dai, non fare capricci›› ringhiò Kankuro ‹‹entra dentro a Kuroari››. Con Sasori finalmente disimpegnato riuscì nel suo intento.
‹‹Eccellente ed ora che vi abbiamo preso…›› Temari accese la luce illuminando i sicari ‹‹vediamo chi siete››.
‹‹Morite con noi›› esclamò l’uomo bloccato dalla tecnica del Nara estraendo la lingua avvolta da una carta bomba. La pancia della marionetta-prigione riuscì a stento a trattenere l’esplosione del complice: la stanza fu invasa da un nugolo di schegge mentre dalle fessure del legno usciva sottile e indolente il fumo dall’odore acre.
La kunoichi balzò davanti al moro aprendo il ventaglio per schermarlo dall’esplosione imminente dell’altro individuo.
‹‹Aspetta Temari›› la bloccò lui. Sono carte bomba temporizzate e, a giudicare dai kanji che le ricoprono, avranno una durata di trenta secondi. Ne sono già passati circa venticinque da quando ha sfoderato la lingua.
Cinque. Dall’ombra che avvolgeva la spalla dell’uomo partì uno sfilaccio nero che delicatamente sollevò il primo lembo dell’ordigno.
Quattro. Staccò la metà superiore prima di armeggiare con la parte più nascosta.
Tre. Anche la falda appiccicata alla pagina inferiore della lingua era andata.
Due. ‹‹Kankuro›› urlò Shikamaru lanciando la carta bomba liberata.
Uno. ‹‹Arrivi tardi, ragazzo›› Kuroari si richiuse inghiottendo la carta bomba mentre il suo costruttore pregava che reggesse a una seconda detonazione.
Dopo il fragore si ritrovarono ancora tutti vivi con una certa sorpresa. Temari colpì col bordo del ventaglio il collo dello sconosciuto che si accasciò al suolo privo di conoscenza. ‹‹Ben fatto›› si rivolse al Nara con un cenno di approvazione.
‹‹Merda›› si lamentò il marionettista ‹‹Kuroari è andata. Dovrò cambiare la maggior parte delle doghe e tutti gli ingranaggi››.
La sorella roteò gli occhi. Quando inizia a parlare dei suoi fantocci non finisce più, fa venire il latte ai gomiti.
 
***
 
Un sole rosso faceva timidamente capolino da est dietro una spessa coltre di nuvoloni plumbei.
‹‹Troviamo il modo per avvertire l’Hokage e Suna che Hinata è salva e poi ci dirigiamo al palazzo di Amegakure dove tengono rinchiuso il nipote di Sanshouo no Jun›› cominciò Gaara con gli occhi arrossati per non aver dormito: mentre i suoi compagni riposavano qualche ora si era offerto di fare la guardia ed escogitare una strategia.
‹‹Posso mandare un rospo con un messaggio›› propose Naruto.
‹‹Temo che possa essere rintracciato: non ci sono fiumi nelle vicinanze, solo questa foresta e tanta sabbia›› il Kazekage scosse la testa conoscendo bene la morfologia del suo Paese.
‹‹Posso farlo io›› intervenne la kunoichi della Pioggia ‹‹una salamandra può procedere anche sotto terra, sarebbe più difficile da intercettare››. Si morse il pollice evocando una piccola bestiolina marrone striata di giallo a cui venne affidato il messaggio che ingoiò leccandosi le labbra con la lingua biforcuta.
‹‹Fa attenzione›› la bionda la lasciò con un leggero bacio.
‹‹Anche tu Jun-ju›› squittì l’animaletto prima di sgusciare in una fenditura del suolo.
‹‹Ora sono un giorno e mezzo di viaggio, conviene muoversi›› il rosso si mise alla testa della comitiva.
Il tragitto fu tortuoso e oppresso da un pesante silenzio sempre più gravoso una volta passata la frontiera. Si accamparono tra un gruppo di vecchi massi di ardesia modellati dalle intemperie solo quando la luna era già alta nel cielo e li guardava indifferente con la gobba a levante a segnare la fine del suo ciclo. Dopo la cena frugale Hinata scrutò l’orizzonte con la sua tecnica oculare: ‹‹Al momento non vedo nulla eccetto scoiattoli e pipistrelli, però è meglio essere prudenti…››. L’Haruno intervenne prontamente offrendosi per il primo turno di guardia e ordinando a Gaara di dormire tutta la notte a causa dell’evidente spossatezza impressa negli occhi arrossati e nelle occhiaie ancora più estese del consueto.
Sakura poteva sentire i respiri pesanti dei compagni mentre il frusciare dell’erba le annunciava dei piccoli passi in avvicinamento: ‹‹Non riesci a dormire?››.
‹‹Affatto, sono proiettata nel domani ormai… spero solo che vada tutto per il verso giusto›› la kunoichi della Pioggia si interruppe aspettando che le parole penetrassero nella sua stessa coscienza. Andrà tutto bene. Caracollò al suolo scacciando gli scenari nefasti che la tormentavano da quando aveva deciso di ribellarsi ai suoi ricattatori: ‹‹Siete dei ragazzi molto strani, sai? Mi state aiutando senza chiedere nulla in cambio, soprattutto Naruto››.
‹‹È un ragazzo davvero fantastico›› ammise Sakura.
‹‹Siete una bella coppia›› si congratulò Jun.
‹‹Cosa? Oh, no! No!›› smentì la rosa con foga ‹‹Lo considero un fratello! Il mio… forse…››. Sasuke, dove sei? Abbassò lo sguardo sul biondo che riposava pacifico pochi metri più in là. Naruto per me c’è sempre stato, mentre tu sei stato sempre assente Uchiha Sasuke. Se solo questo stupido avesse detto “si” quella volta che mi dichiarai a lui per fargli rinunciare a te... Forse, col tempo, avrei imparato ad amarlo e no starei ancora qui a sognerei i tuoi occhi scuri cangianti nel rosso dello Sharingan. ‹‹È Hinata quella innamorata di Naruto›› sussurrò l’Haruno per cambiare il discorso con un pettegolezzo leggero.
‹‹Ohhhh›› la ragazza aprì la bocca formando un cerchio perfetto ‹‹e lui?››.
‹‹È più cieco di una talpa. Si è dichiarata davanti all’intero Villaggio una volta: tutti l’hanno capito tranne quello scemo›› si strofinò la fronte tirandosi le ciocche rosate davanti gli occhi come per formare una tendina che le oscurasse la vista da tanta ottusità.
‹‹Lo facevo più sveglio›› ridacchiò l’altra, le piaceva quella chiacchierata dai tratti così femminili: le sembrava di essere tornata indietro di qualche anno quando stava sveglia tutta la notte ciarlando con la sorella.
Il clima rilassato fu squassato da un rantolo rotto da un sospiro. La ninja medico caricò il chakra sotto la suola dei sandali pronta per scattare temendo si trattasse di un nemico mentre Jun estraeva dallo stivale un paio di shuriken invece, restando in ascolto in attesa di un nuovo rumore, scoprirono che la fonte dell’allarme era Gaara immerso in un incubo.
‹‹Dovremmo svegliarlo?›› si domandò l’allieva della Principessa delle Lumache.
‹‹Io lo trovo inquietante… quegli occhi cerchiati di nero…›› asserì Jun rimettendo le armi nella tasca interna della calzatura ‹‹però dovrò trovare seriamente un modo per scusarmi e ringraziarlo››.
‹‹Credo che si stia impegnando anche più di Naruto… ho come la sensazione che…›› Sakura soppesò le parole che stava per pronunciare facendo rimbalzare il suo sguardo da lui a lei ‹‹…per lui tu sia importante››.
‹‹Non capisco il perché…›› si arrovellò Jun.
‹‹Forse i mesi in cui hai passato a Suna per lui hanno un significato›› suggerì la rosa ‹‹comunque non posso che darti ragione sugli occhi!››.
Il respiro del Kage accelerò ancora diventando affannoso mentre gocce di sudore freddo gli imperlavano la pelle pallida. La bionda gli si avvicinò scuotendolo gentilmente ma venne afferrata per un polso e rivoltata sulla schiena ritrovandosi sotterrata dalla sabbia e da Gaara che la schiacciava puntandole uno spintone di sabbia in mezzo alle sopracciglia. La punta coriacea le aveva inciso la pelle aprendo un graffio sanguinante. Il rosso si ritrasse subito scusandosi ed aiutandola ad alzarsi.
‹‹Io sono a posto: dormite pure, vi do il cambio›› propose molto imbarazzato fissando volutamente un punto indefinito nel buio del tutto divergente rispetto le ragazze. I suoi disturbi del sonno non erano affatto scomparsi nemmeno dopo che Shukaku se n’era andato: troppe notti deste, troppa paura di dormire, sognava ancora l’Ichibi che prendeva il controllo del suo corpo appena abbassava le palpebre.
‹‹Riposa pure Sakura›› Jun era troppo irrequieta per riuscire a chiudere occhio e una parola di troppo detta dall’altra ragazza l’aveva convinta a fare chiarezza sul rapporto che la legava al Kazekage.
L’Haruno distese la coperta e si assopì appena appoggiata la testa sulla bisaccia rivoltata per formare un cuscino improvvisato.
‹‹ Sanshouo no Jun ›› cominciò Gaara dopo diversi minuti di silenzio.
La bionda scosse la testa: ‹‹Solo Jun››.
Il rosso si ammutolì perdendo il filo del discorso memorizzato in precedenza e ricominciò nella sua mente a formulare frasi e scambiarle d’ordine alla ricerca della soluzione migliore.
‹‹Io ti ringrazio›› esclamò lei tutto d’un fiato.
‹‹Vorrei poter fare di più›› rispose pacato il Kage dopo un attimo di sorpresa ‹‹certe volte mi piacerebbe essere come Naruto… ad aiutare la gente intendo››.
‹‹Gli sei molto legato?›› Jun iniziava a capire che quello shinobi all’apparenza un po’ scemo ma molto gentile era il fulcro pulsante di tutta la compagnia.
‹‹Lo considero il mio primo vero amico››.
Soffiò davanti a sé facendo apparire una nuvoletta di condensa, la nottata si faceva via via più fredda mentre le ore trascorrevano lente e dilatate. ‹‹Vai a riposare, se ci sarà da combattere domani avrai bisogno di energie››.
‹‹In realtà non ho molto sonno›› ribatté l’erede di Hanzo ‹‹non vedo l’ora di rivedere il mio cucciolo, chissà come sarà cresciuto in questi mesi…››.
‹‹Erano per lui tutte le fiabe che raccontavi sul tuo balcone?›› azzardò il rosso.
‹‹Sì, spero che in un qualche modo gli sia arrivato il mio amore›› sorrise ottimista alzando lo sguardo verso le stelle ‹‹però mi fa piacere che tu le abbia ascoltate, almeno non si sono perse del tutto››.
‹‹Erano molto belle! Credo che se mia madre non fosse morta quando sono nato mi avrebbe coccolato così, riempiendomi le orecchie con parole dolci›› questo rimpianto lo tormentava spesso. Certe volte la immaginava, cercava di figurarsi come sarebbe stato vivere con lei e mangiare qualcosa di gustoso diverso dalla solita zuppa che preparava Temari.
‹‹Faccio del mio meglio cercando di compensare l’assenza di mia sorella, non voglio che mio nipote abbia gli incubi di notte come te›› Jun si portò immediatamente la mano alla bocca rendendosi conto di essere stata indelicata.
‹‹Sono certo che non li avrà›› confermò Gaara per nulla infastidito, i suoi sogni non li avrebbe augurati nemmeno a Madara Uchiha. ‹‹Comunque dovresti dormire ora››.
‹‹Io mi corico se lo fai anche tu›› la ragazza si alzò senza attendere nessuna conferma per svegliare Naruto che ronfava beatamente mentre un po’ di saliva gli colava dalla bocca leggermente schiusa. Scambiata la responsabilità della vigilanza, la kunoichi si infilò nel proprio sacco a pelo imitata dal Kage. Nel silenzio ansante della foresta sentiva il frusciare insistente delle coperte tessute di inquietudine ed affanno.
Jun fece sibilare la lingua tra i denti per richiamare l’attenzione di Gaara che prontamente si voltò verso di lei in un nuovo sfregarsi di fibre ruvide. ‹‹Ancora incubi?›› sussurrò.
Il rosso annuì.
La ragazza estrapolò impacciata un bracciolo allungandolo verso il Kazekage: ‹‹Allora dammi la mano››.
Dopo un attimo di esitazione obbedì al comando: la trovò calda e rassicurante sentendosi accarezzare il dorso con il pollice.
Jun rigirò le dita fino ad intrecciarle con quelle del ragazzo. ‹‹Dormi›› ordinò fissandolo: le loro iridi verdi si specchiarono prima che le pesanti palpebre annerite dalla fatica di Gaara si chiudessero.
Per la prima volta da quando gli era stato sigillato l’Ichibi in corpo, nei suoi sogni vermigli del sangue di vittime innocenti ed intrisi di cupo terrore, vide una luce.
Una luce verde.
 
***
 
‹‹Bevi››.
Il caffè fumante davanti a sé rendeva ancora più gelido l’ambiente circostante. Erano ore che l’uomo dell’Insurrezione sopportava senza scucire parola l’interrogatorio condotto dai Servizi Segreti di Suna.
‹‹Propongo, in veste di Hokage di Konoha›› il Sesto si alzò abbandonando con uno scricchiolio la poltrona in pelle che gli era stata assegnata nella sala d’attesa ‹‹di portare il prigioniero da Ibiki››.
‹‹Concordo›› asserì Shikamaru ingoiando in un colpo la bevanda amara che Temari gli aveva offerto per tamponare i colpi di sonno che sempre più spesso lo coglievano facendogli ciondolare la testa avanti e indietro.
‹‹Se solo avessimo notizie di Gaara…›› Kankuro sbadigliò sonoramente fregandosi la faccia con le mani per l’ennesima volta peggiorando la qualità del trucco violaceo già abbondantemente sbavato.
‹‹Il Consiglio degli Anziani parla già di eleggere un nuovo Kazekage›› lamentò la kunoichi bionda ‹‹se almeno sapessimo che la Hyuga è salva potremmo svelare che Gaara è in missione segreta e questo cheterebbe gli animi di quei vecchiacci che lo credono già in punto di morte a causa delle voci che abbiamo diffuso sul suo ferimento››.
Gli occhi della Principessa delle Lumache si aprirono in un moto di sorpresa prima di farli tornare alle dimensioni consuete con rapidi battiti di ciglia, con l’indice affusolato dall’unghia laccata di rosso perfettamente in tinta col rossetto segnò agli altri la finestra semiaperta: ‹‹Abbiamo novità››.
Insieme alla luce cupa del crepuscolo, dalla fessura tra le imposte, entrò una piccola salamandra che, con passettini rapidi e felpati, andò a piantarsi proprio davanti l’Hokage in carica. Vomitò la pergamena con il messaggio della squadra di recupero prima di scomparire salutando con un cenno della testolina striata.
Kakashi srotolò il papiro appiccicoso della bavetta dell’animale. ‹‹Hinata è salva›› sospirò sollevato prima di crucciarsi nuovamente e porgere le poche righe di inchiostro a Temari.
‹‹Sconfinano›› sussurrò lapidaria.
Kankuro si portò alle sue spalle per poter leggere: ‹‹Merda! C’è scritto Insurrezione in atto››.
‹‹Portiamo il prigioniero a Konoha›› accettò la kunoichi accartocciando stizzita il foglio tra le mani.
 
 

 
Angolo dell’autrice: Ciao a tutti! Eccomi di nuovo qui con il terzo capitolo (forse un tantino statico ma necessario), questa mini-saga in giro per le diverse nazioni durerà ancora un paio di capitoli e mi serve per introdurvi il nemico che poi sarà un po’ il cardine di questa storia anche se non mancheranno i colpi di scena. Intanto spero che quello che sto pubblicando vi piaccia abbastanza, ringrazio infinitamente chi ha inserito la mia storia tra le seguite, ricordate o addirittura preferite dando così una chance, spero di non deludervi! Ringrazio anche chiunque sia arrivato a leggere fino a qui resistendo alla mia prolissità ma, ehi, complimenti per la tenacia! Ribadisco che ogni recensione, positiva o negativa, è davvero bene accetta, anzi un grazie specialissimo va a chi si ferma a recensire dedicandomi ben più tempo di quanto io ne meriti!
Un bacio,
Eirynij

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Capitolo 4
*** Alleanza ***


 
4. Alleanza
 
 
Si voltò a guardarli. Erano giovani, anche troppo e sui loro volti poteva vedere chiaramente l’ombra della paura. Allungò le dita sottili per sistemare meglio il fiore che aveva l’abitudine di portare tra i capelli facendole poi scivolare fino alle punte azzurre che si erano allungate.
‹‹Ha ripreso a piovere›› si lamentò uno dei ragazzi alle sue spalle.
‹‹È il Paese della Pioggia›› rispose lei.
Grasse gocce cadevano, rimbalzavano, si dividevano e si moltiplicavano in uno scroscio numeroso. Il giorno volgeva al termine con uno splendido tramonto in qualche altra parte del pianeta, ma non in quella città di catapecchie in lamiera arrugginita tenute insieme solo dalla forza di volontà della gente che ancora si ostinava a rimanere dove giacevano gli antenati sotto steli sbeccate ed epitaffi sbiaditi.
Il palazzo che si ergeva al centro delle abitazioni si distingueva per un po’ più di vernice sebbene non fosse meno grottesco degli altri edifici e la scritta “Amegakure” incisa nel pallido disco di marmo controllava le vie strette ed umide ai suoi piedi con la severa pretesa di conoscerne i segreti.
Inspirò a fondo il profumo della terra umida provocandosi una fitta al costato sotto il polmone sinistro ormai completamente distrutto e tenuto in funzione grazie a un sigillo medico. Sorrise ripensando a come si fosse procurata quella ferita inguaribile.
Il cielo sta piangendo di nuovo… Nagato.
 
***
 
L’ozio lo stava divorando mentre camminava avanti e indietro per l’ingresso della casa disabitata che avevano occupato. Il piano era stato tracciato dalle dita di Gaara nella polvere del pavimento e cancellato affinché non ne rimanesse traccia, adesso dovevano solo attendere che fosse sera per agire col favore del buio.
‹‹Naruto-kun›› Hinata lo chiamò porgendogli una scodella piena della zuppa che aveva cucinato sfruttando quel poco di gas rimasto nella bombola del fornello.
‹‹Un brodo fumante è proprio quello che serve con questo umido›› la ringraziò l’Uzumaki riscaldandosi le mani al contatto con la ceramica bollente della scodella. ‹‹Questa città è molto diversa da Konoha›› riprese il biondo osservando il cielo plumbeo ‹‹i segni della guerra si vedono ovunque, eppure ci vive ancora della gente, non ti sembra incredibile?››.
‹‹Già… mi domando quante difficoltà abbia attraversato Jun e spero davvero che il recupero di suo nipote stasera riesca senza incidenti›› si augurò la kunoichi voltandosi a guardare la ragazza della Pioggia.
‹‹Vanno parecchio d’accordo, eh?›› sorrise Naruto vedendo il Kazekage chiacchierare sommessamente con la bionda nella stanza accanto. Lo vide afferrarle la mano con fare rassicurante e sorriderle timidamente.
‹‹Andrà tutto bene›› furono le parole che l’Uzumaki lesse nel movimento labiale del rosso e le ripeté sottovoce per poi aggiungere ridacchiando ‹‹e andremo a festeggiare da Ichiraku quando questa missione sarà finita››.
‹‹Pagherò io, è il minimo dopo la brodaglia che vi ho rifilato stasera›› scherzò la Hyuga.
Il ragazzo ne ingoiò una sorsata abbondante: ‹‹Non è così terribile››.
‹‹Grazie›› Hinata sperò di non essere arrossita sapendo che il ninja le aveva detto una colossale bugia cercando di mostrarsi gentile: si era impegnata per preparare quella zuppa ma invece di essere densa e cremosa era risultata solo un brodo leggero di erbe aromatiche essiccate e, in aggravante, non aveva trovato un pizzico di sale in nessuna delle vecchie credenze così che era l’alimento più insipido che avesse mai cucinato. Riprese balbettando: ‹‹N-Na-Naruto, io volevo sapere…››.
‹‹Venite, ripassiamo il piano›› li chiamò Sakura.
Riuniti nella stanza più larga della casa, circondando una lanterna ad olio, ripeterono tutti i passaggi dell’operazione insistendo sui compiti che avrebbe dovuto svolgere l’Uzumaki affinché se li imprimesse bene nella mente.
‹‹E ti prego, ti prego, ti prego›› lo implorò l’Haruno sistemandosi i guanti prima di dare il via all’operazione ‹‹non essere la solita mina vagante››.
La strategia elaborata da Gaara prevedeva che si dividessero in due squadre: mentre Sakura e Hinata avrebbero attaccato il palazzo dove risiedevano i gerarchi di Amegakure che tenevano sequestrato il nipote di Jun da ovest, gli altri tre ragazzi si sarebbero infiltrati furtivamente fino a raggiungere il bambino per poi darsi a una fuga precipitosa e ricongiungendosi tutti alla porta meridionale della città.
Sentirono delle esplosioni ripetute seguite da un grande vociare e un frenetico movimento di ninja diretti alla fonte del rumore. ‹‹Si stanno dando da fare le ragazze con le carte bomba›› esclamò Naruto divertito.
‹‹Queste non sono loro›› il Kazekage era allarmato ‹‹le detonazioni sono troppe e troppo forti, non possono essere semplici carte bomba››.
‹‹Comunque stanno facendo da esca›› Jun scalpitava per irrompere nell’edificio.
‹‹Andiamo›› sentenziò il rosso ‹‹entriamo da quella finestra e scendiamo verso il seminterrato, hai detto che tuo nipote dovrebbe trovarsi lì, no?››.
 
***
 
Quelli della squadra artificieri avevano svolto un ottimo lavoro provocando tutto quel baccano e non era rimasta nemmeno un’anima nei corridoi dei piani inferiori. ‹‹Dobbiamo salire verso i piani alti dove stanno i capi del governo e il Consiglio›› indicò la rampa delle scale che conduceva ai piani superiori. I suoi sottoposti si lanciarono su per i ripidi gradini mentre lei li seguiva affannata a causa dei danni irreparabili che aveva il subito il suo sistema respiratorio molti mesi prima.
Sentì delle urla concitate e accelerò il passo, quando si affacciò sul corridoio trovò i suoi ninja combattere con tre figure che, sebbene fossero in netto svantaggio numerico, tenevano testa ai suoi subordinati senza difficoltà.
‹‹Fermo›› urlò riconoscendo uno dei tre avversari ‹‹Naruto fermati››.
Sentendosi chiamare l’Uzumaki arrestò il colpo che stava per sferrare e venne travolto e gettato al suolo mentre una ragazza sopra di lui gli puntava un kunai alla gola.
Mise a fuoco l’ombra che si stava avvicinando. Erano forse un paio d’anni che non la vedeva e il crederla morta non lo aiutò certamente nel riconoscimento, infine sussurrò: ‹‹Konan››.
‹‹Sembra che tu abbia visto un fantasma›› gli disse aiutandolo a rialzarsi dopo aver ordinato alla sua squadra di cessare immediatamente le ostilità.
‹‹Credevo che Obito ti avesse…›› provò a formulare un pensiero sconnesso mentre nella sua mente l’immagine che aveva di lei, a fianco di un Nagato gracile e sfibrato, si sovrapponeva alla donna che era adesso.
‹‹Sarei morta se non fossi stata soccorsa da uno dei rospi di Jiraya, me l’aveva messo alle calcagna dopo il nostro ultimo incontro. Anche se morto, il tuo maestro mi ha protetta per l’ennesima volta›› la voce le si incrinò per la commozione ripensando al suo benefattore. Era stato buono con lei mentre era in vita e le aveva riservato una premura anche da morto, sarebbe stata in debito con lui per sempre.
‹‹Il maestro Jiraya veglia sempre su di noi›› Naruto le appoggiò le mani sulle spalle.
‹‹Tu me lo ricordi tanto›› Konan gli accarezzò il viso dolcemente ‹‹io li vedo rivivere in te tutti quanti… il mastro, Yahiko e anche Nagato››.
Lo abbracciò cogliendolo alla sprovvista e rimanendo lei stessa stupita per la sua temerarietà nel dimostrare le emozioni che serbava nell’animo da tempo: era da quando quel ragazzo aveva ridato speranza al suo compagno di una vita spogliandolo del dolore impresso anche nel nome che aveva assunto, Pain, che voleva gettargli le braccia al collo per dimostrargli la sua gratitudine. Si scostò folgorata da un pensiero: ‹‹Cosa ci fai tu qui?››.
‹‹Sono in missione›› spiegò l’Uzumaki ‹‹lui è il Kazekage e lei è Sanshou no Jun››.
‹‹L’erede di Hanzo›› esclamò un ragazzo dai capelli corvini afferrando una coppia di shuriken ‹‹dobbiamo eliminarla››. Anche gli altri si mobilitarono in posizione di attacco.
‹‹No›› Gaara si parò davanti la ragazza scagliando diversi spuntoni di sabbia ai piedi del giovane come monito.
Konan fece un cenno della mano ai suoi che rinfoderarono le armi con renitenza e chiese a Naruto di proseguire facendosi spiegare la situazione.
‹‹Noi siamo qui per liberare la popolazione dal giogo del regime dittatoriale che si è istaurato in questo Paese›› Konan soppesò parola per parola ‹‹la Pioggia ha sofferto molto negli ultimi cent’anni sempre scossa dalle guerre e sta soffrendo ancora››.
‹‹Dobbiamo ucciderla Konan, lei e il bambino›› intervenne una fanciulla dagli occhi vitrei ‹‹e dobbiamo muoverci ora, finché i nostri compagni tengono impegnate le guardie del palazzo››.
‹‹Siete l’Insurrezione di Ai?›› chiese Jun.
‹‹No, noi vogliamo liberare la Pioggia anche da quella feccia›› la donna fece una smorfia disgustata ‹‹insieme ai generali di Hanzo stanno rovinando questa terra, vogliono trascinare il mondo intero in guerra››.
‹‹Come lo sai?›› Gaara la interruppe.
‹‹Avevano contattato anche me. “Non pioverà più” dicono. Invece questo Paese ha bisogno della sua pioggia, è necessaria per lavare via tutto il sangue che ha imbrattato le case e i campi. Solo allora si potrà tornare a vivere››.
‹‹Sappiano che ora sono alleati con i generali che governano questo paese ma li tradiranno presto›› il rosso parlò con fermezza imprimendo nella voce tutta l’autorità di cui disponeva in quel momento.
‹‹Morto Nagato ho promesso che non avrei più combattuto ma stavolta è importante che io mi sacrifichi fino in fondo per dare la pace alla mia gente›› Konan invocò dentro di sé il coraggio per proseguire la sua missione.
‹‹Se è per la pace di Amegakure›› Jun si fece avanti fino a inginocchiarsi in mezzo ai suoi nemici ‹‹offro la mia vita. Ho visto le vessazioni del mio popolo, le ho provate sulla mia pelle. Con la mia morte il regime cadrà non potendosi più aggrappare al diritto di Hanzo di governare queste terre e l’Insurrezione non potrà prendere il controllo di questo Villaggio se voi sarete più svelti. Chiedo solo che lasciate in vita mio nipote, in pochi sono a conoscenza della sua esistenza e sono tutti in questo edificio, promettetemi che lui continuerà a vivere, crescerà in latitanza e non saprà mai la sua vera identità››.
‹‹Konan non ti permetterò di spargere sangue innocente›› Naruto le si parò davanti.
La donna guardò i volti dei suoi sottoposti: avrebbero accettato qualsiasi sua decisione, lo sapeva, loro avevano imparato a fidarsi del suo giudizio, l’avevano eletta capo di quel gruppo di partigiani nato per aiutare la gente e combattere la dittatura e l’avrebbero messa al vertice del nuovo governo. Infine fissò i suoi occhi in quelli di Jun.
‹‹Capitano›› il silenzio fu interrotto da un uomo coi capelli verdi correva a perdifiato urlando attraverso il lungo corridoio ‹‹ci stanno massacrando capitano, non riusciremo a trattenerli››.
Merda la squadra che si occupava del diversivo cederà a breve pensò Konan allarmata non abbiamo più tempo per il colpo di stato, abbiamo fallito. ‹‹Dobbiamo ritirarci›› ordinò ‹‹cerca di far fuggire tutti in piccoli gruppi e avvisali di tornare al nascondiglio segreto solo quando saranno sicuri di non avere più nessuno alle calcagna››. Tornò a guardare la ragazza ancora china ai sui piedi ‹‹Sanshao no Jun, alzati e riprenditi il tuo bambino e scappate lontano. Naruto ancora una volta la tua presenza mi ha ridato speranza››. Sorrise al giovane: ‹‹Andate svelti››.
‹‹Ti ringrazio›› Jun si inchinò riconoscente prima di proseguire la sua fuga verso i piani inferiori.
‹‹Un giorno verrò a chiederti un favore›› rispose l’altra.
La bionda comprese immediatamente che il suo diritto di comandare su quelle terre in quando erede di Hanzo sarebbe stato cruciale per decidere le sorti della Pioggia: ‹‹L’amore per questo Paese ci accomuna, Konan, quando la tua fazione sarà pronta per sbaragliare questo governo e l’Insurrezione avrai il mio appoggio››. Frugò sotto la maglietta e sfilò un ciondolo che teneva appeso al collo con lo stemma del suo avo: ‹‹Prendilo in segno della mia buona fede››.
La donna si sfilò un anello dal medio destro rigirandolo tra le dita un’ultima volta: la scritta “haku” riluceva: ‹‹E tu accetta questo, un’alleanza tra noi è stata sancita oggi››.
Attese di vederli sparire tutti e tre prima di voltarsi e andare verso dove infervorava la battaglia.
 
‹‹Questo è per te›› Nagato le porgeva un piccolo anello ‹‹benvenuta nell’Akatsuki››.
‹‹Haku?›› chiese Konan stupita leggendo l’incisione.
‹‹Vuol dire “bianco” e il bianco è il tutto›› le spiegò il ragazzo sorridendo ‹‹guarda questo raggio di luce: è bianco ma in lui sono racchiusi tutti i colori. Tu sei il tutto, Konan››.
Ci rifletté un attimo ma proprio non riusciva a comprendere cosa intendesse il suo amico, così chiese: ‹‹E sul tuo anello cosa c’è scritto?››.
‹‹Rei che vuol dire “zero” perché io sono il vuoto, io sono il nulla›› aggiunse mostrandole la scritta ‹‹siamo due facce della stessa medaglia come la pace e la guerra››.
 
***
 
Proseguirono sbaragliando le poche guardie ancora presenti in quell’ala del palazzo e frugando in tutte le stanze. Jun chiamava a gran voce il nipote sperando che questo rispondesse.
‹‹Niente nemmeno qui›› ringhiò Naruto frustrato.
La ragazza aprì l’ennesima porta richiudendola poi di scatto. E se fossimo nella zona sbagliata? L’ansia la stava attanagliando offuscando i suoi ragionamenti mentre sentiva scivolare le prime lacrime lungo le guance, passò con rabbia il bordo della manica sugli occhi per scacciarle.
‹‹Non muovetevi›› un ninja sbucò nel corridoio pochi metri più avanti ‹‹se tenete alla vita di questo moccioso››. Reggeva il fagottino con un braccio mentre con la mano libera gli puntava un kunai alla gola.
‹‹Gia… gia Giun›› mugugnò l’infante inspirando con il nasino colante di moccio.
Jun si sentì cedere le ginocchia e si appoggiò al biondo al suo fianco per non cadere. ‹‹Lascialo andare›› l’Uzumaki osservò l’ambiente maledicendolo per la sua strettezza, non avrebbe potuto usare la Moltiplicazione del Corpo e sparare una Bijudama era fuori questione, senza contare che il nemico aveva un ostaggio.
‹‹Coricatevi faccia a terra›› l’uomo stava cercando di prendere tempo in attesa che arrivassero i suoi compagi ‹‹fate come vi dico o...››. Emise un suono strozzato.
Gaara comparso silenziosamente alle sue spalle dopo essere stato a perlustrare il piano sottostante sfilò il bambino dalle sue braccia mentre questo si accasciava al suolo trafitto da numerose spine di sabbia. Jun corse dal nipotino abbracciandolo e sbaciucchiandolo: ‹‹Shinki!››. Gli pulì affettuosamente il muco strappando un lembo della sua maglietta per riprenderlo a coccolarlo subito dopo.
‹‹Gia, dove shei stata?›› sbadigliò il piccolo.
‹‹La zia non si separa più da te, amore›› lo rassicurò stringendolo più forte a sé.
‹‹Giaaaa›› il bambino cercò di divincolarsi sventolando le manine in aria e indicando il Kazekage ‹‹c’è tanuki!››.
 
***
 
‹‹Non si vedono›› Hinata aveva il byakugan attivo e scrutava nel buio cercando i suoi compagni.
‹‹Merda! Merda! Ma cosa diamine sta succedendo?›› Sakura stava ancora cercando di capire chi le avesse battute sul tempo creando un diversivo che aveva attirato l’attenzione del palazzo sulla zona ovest dove c’era un piccolo patio nel quale si stava svolgendo una cruenta battaglia. Sicuramente quelli della guardia di Amegakure non sono amici, ma gli altri? Nessuno di loro porta la maschera dell’Insurrezione.
Un ordigno detonò a pochi metri da loro.
‹‹Meglio spostarsi da qui›› l’Haruno si scrollò dalla polvere e dai piccoli detriti che le avevano imbrattato gli abiti ‹‹andiamo al punto di ritrovo, ormai non c’è più niente di buono che possiamo fare qui››.
‹‹Aspettiamo ancora un po’›› propose la mora mordendosi il labbro inferiore con tanta forza fino a farlo sanguinare.
‹‹Hina-chan, muoviti›› l’esortò l’altra scuotendola per un braccio.
Attraversarono il Villaggio saltando da un tetto all’altro, voltandosi ogni pochi metri sperando che alle loro spalle comparissero come per miracolo i loro amici. L’erede della Principessa Tsunade imprecava sottovoce, un’abitudine che aveva acquistato stando ore ed ore a contatto con la Sannin in grado di sciorinare un’esecrazione diversa per ogni secondo di disappunto. Arrivarono alla porta meridionale della città e attesero abbarbicate su un tetto arrugginito accogliendo con impercettibili brividi il penetrare dell’umidità nelle ossa. La pioggia che continuava imperterrita da ore si era fatta più pesante con l’avanzare della notte fino a ghiacciarsi nelle ore più fredde che precedevano l’alba.
Byakugan. La Hyuga lo attivò ancora una volta, ormai le bruciavano le iridi e il mal di testa era implacabile e pulsante a livello delle tempie. Fili elettrici, tre ubriachi in un pub, case vuote, strade vuote… un gatto... Naruto, perché ancora non ti vedo? Tu sei forte, lo so che lo sei, portali tutti qui in salvo.
Un’attività di chakra anomala, rossa e densa a ore due seguita da tante fiammelle azzurre. Hinata boccheggiò: ‹‹Naruto?!››.
‹‹Stanno arrivando?›› chiese la rosa.
‹‹Credo che siano inseguiti›› dichiarò la ragazza chiudendo le palpebre per riposare gli occhi prima dell’imminente battaglia.
‹‹Ora li vedo anche io›› esclamò Sakura distinguendo solo un affollamento di ombre e partì con un balzo in loro soccorso cominciando ad accumulare il chakra nelle nocche della mano destra. Il vantaggio sugli inseguitori è misero ma sufficiente. Così dovrebbe andare. Scaricò il pugno sull’edificio sotto i suoi piedi che, con un colpo secco, prese a crollare appena l’uomo in testa ai nemici lo toccò con la punta del calzare.
‹‹Bel colpo Sakura›› si congratulò l’Uzumaki continuando a correre.
‹‹E non credere che non ne abbia altri››. L’Haruno lasciò nella ritirata una scia di edifici in frantumi e un numero incalcolabile di ninja intrappolati sotto le macerie.
Ora che il gruppo si era finalmente ricongiunto potevano tornare a casa.
 
***
 
Ibiki Morino era sicuramente uno dei ninja più spaventosi del Villaggio della Foglia, era stato il loro esaminatore durante l’esame di selezione dei Chunin dove, secondo Shikamaru, aveva dimostrato solo una minima parte del suo sadismo. Tuttavia, dal tempo già trascorso per ottenere informazioni dall’uomo dell’Insurrezione, stava probabilmente incontrando delle difficoltà.
‹‹Il Sesto aveva assicurato che i Servizi Segreti di Konoha erano i migliori negli interrogatori›› lamentò Temari seduta nella sala d’aspetto insieme al Nara.
‹‹Purtroppo non è ancora stato trovato un degno sostituto di Inoichi Yamanaka, morto durante la scorsa guerra›› giustificò il moro.
‹‹Era il padre di una tua compagna di team, vero?›› chiese la kunoichi rimembrando una tale Ino Yamanaka sempre appresso al ragazzo.
‹‹Si›› confermò Shikamaru senza aggiungere altro. Per la sua amica la perdita del genitore era una ferita ancora troppo fresca e anche a lui ripensare a Inoichi, morto con suo padre Shikaku, faceva risalire un ammasso di bile acida dallo stomaco.
‹‹Comunque basterebbero pochi elementi, poi tu saresti in grado di elaborare una buona strategia›› sentenziò la ragazza di Suna.
‹‹Era un complimento, seccatura?››.
‹‹Che tu avessi le carte giuste per diventare Hokage l’ho sempre ammesso, piagnucolone››.
Il Nara sorrise ripensando a quante volte Temari gli avesse fatto quel discorso rimproverandolo poi per la sua pigrizia: ‹‹Invece voglio essere il migliore sostegno di Naruto, quando lui prenderà il posto di Kakashi››.
‹‹Tu il braccio destro dell’Hokage e io quello del Kazekage. Sicuramente saremmo una bella coppia›› sibilò la bionda.
Shikamaru credette di aver sentito male. ‹‹Come? Cosa dici?›› si affrettò a chiedere.
‹‹Dico›› cominciò la ragazza alzandosi e posizionandosi proprio davanti al ragazzo con una mano appoggiata sul fianco guardandolo dall’alto in basso ‹‹che adesso dovresti portarmi a fare colazione››.
Non attese alcuna risposta e si avviò verso l’uscita lasciando il Nara, con gli occhi sgranati suo malgrado, a fissarle la schiena e i movimenti sinuosi accentuati dal tessuto nero del vestito che ondeggiava tendendosi alternativamente su un fianco e rilassandosi sull’altro.
Che culo.
Temari si bloccò con la mano sulla maniglia della porta semi-aperta reclinando leggermente la testa per guardare il moro con la coda dell’occhio: ‹‹Ho proprio voglia di pasticcini alla crema. Ti muovi? Guarda che offri tu, piagnucolone!››.
 
 
 
 
Angolo dell’autrice: Ehilà! Vi do in pasto il mio nuovo capitolo sperando che sia gustoso. Spero che abbiate apprezzato il personaggio che ho deciso di riesumare (nel vero senso della parola perché dovrebbe essere morto) e non stiate pensando “ma che ca…”, beh in ogni caso scrivetemi tutto ciò che vi passa per la testa che io lo leggo con piacere, anche le cose negative che mi aiutano a migliorare. Questa comparsa non sarà di utilizzo immediato ma si rivelerà fondamentale in futuro. Ormai si è agli sgoccioli di questa mini-saga che introduce un’intricata rete di potere, nemici e alleanze. Non vi do spoiler dei prossimi capitoli ma colgo l’occasione per scusarmi di averci messo qualche millennio ad aggiornare e per ringraziare tutti coloro che leggono e seguono questa storia. Un super-grazie va a chi mi rende felice lasciando le recensioni (Scodinzolo! Dico davvero!). Thank you e al prossimo capitolo (spero presto)!
Un bacio,
Eirynij

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Capitolo 5
*** Qualcuno ***


5. Qualcuno
 
 
Konan della Pioggia. Erano anni che Kakashi non sentiva pronunciare quel nome, l’aveva conosciuta come nemico ma adesso che era una loro potenziale alleata non aveva idea di come si sarebbe evoluta la situazione. Si sistemò meglio la bandana che gli oscurava metà del viso dopo essersi stropicciato gli occhi arrossati dalla stanchezza per la notte insonne.
Il rapporto di Naruto era stato piuttosto confuso e la richiesta di asilo per Sanshouo no Jun promossa dal Kazekage lo preoccupava non poco: l’Insurrezione di Ai o i gerarchi di Hanzo avrebbero messo una taglia sulla testa di quella ragazza e, con il suo bambino, sarebbe diventata presto la ricercata numero uno dei cacciatori di taglie e di qualsiasi nukenin col desiderio di racimolare del denaro.
Il ninja-copia non era riuscito a chiudere occhio pensando al rischio a cui avrebbe esposto il Villaggio ospitando la ragazza, tuttavia Konoha era sicuramente l’ultimo posto dove sarebbero venuti a cercarla e la sua faccia non era affatto conosciuta quindi riducendole al minimo le uscite e affidandola a una delle famiglie più riservate ma fedeli della Foglia poteva garantirle un’adeguata protezione senza mettere in eccessivo pericolo il resto della popolazione: gli Hyuga erano la sua soluzione.
Si rigirò nel letto coprendosi la spalla nuda e, agitandosi il meno possibile, infilò i lembi della canottiera nei pantaloni del pigiama per non prendere freddo. Pancia al caldo e piedi asciutti era una delle regole fondamentali che Minato gli aveva inculcato durante gli anni di allenamento.
Fissando l’esterno attraverso le fessure delle imposte chiuse poteva dedurre che mancavano poche ore all’alba, ignorando questo memento serrò le palpebre tranquillizzato dalla decisione presa: quella mattina avrebbe fatto tardi a lavoro.
 
***
 
L’Haruno si infilò una felpa piuttosto pesante, dopo i turni di notte provava sempre molto freddo, salutò le infermiere e si avviò verso il bar vicino l’ospedale dove le sue amiche la stavano aspettando per fare colazione insieme.
Appena superata la porta fu investita dal fragrante profumo di brioches appena sfornate che risvegliò con un borbottio il suo stomaco inacidito dal fiume di caffè che aveva ingurgitato per stare sveglia. Trovò Hinata seduta a un tavolino ricoperto da una graziosa tovaglia bianca situato vicino la vetrina mentre sfogliava un catalogo sul lavoro a maglia. Ino, come suo solito, era in ritardo.
‹‹Buongiorno›› si sedette vicino alla mora.
‹‹Ben arrivata Sakura, come è andato il turno stanotte?›› chiese la Hyuga affabile riponendo il giornale nella borsetta.
‹‹Noiosetto a dire la verità›› mentì la discepola della Principessa delle Lumache, aveva dovuto assistere a ben tre emergenze ma non aveva voglia di raccontare né di ripensarci ‹‹quanti minuti di ritardo farà la nostra Yamanaka preferita? Scommetto almeno almeno quindici!››.
‹‹Non sta bene fare questo genere di discorsi›› la rimproverò Hinata.
‹‹Che sono privi di fondamento›› una voce piccata alle loro spalle le fece trasalire, Ino si sedette occupando la terza poltroncina accavallando le gambe e ammiccando al cameriere che trascurò una coppietta per venire immediatamente a raccogliere le loro ordinazioni.
‹‹Dovresti apprezzarci di più, cara la mia Haruno›› lamentò la bionda ‹‹noi abbiamo tirato giù i nostri culi dal letto ad un orario di cui non dovremmo nemmeno conoscerne l’esistenza solo per fare colazione con te››.
La rosa annuì pescando la schiuma del cappuccino col cucchiaino, non aveva intenzione di rovinarsi la mattina con una sterile discussione. Ino interpretò arbitrariamente il silenzio della ragazza come un segno di pentimento e, indirizzando uno sguardo malizioso verso l’altra amica, soffiò: ‹‹E con Naruto come va Hina-chan?››.
La Hyuga si bloccò con un pasticcino alle fragole sospeso a mezz’aria come se le si fosse inceppato il braccio.
‹‹Naruto è troppo scemo›› intervenne Sakura domandandosi come mai quella mattina fosse così nervosa, diede la colpa al lavoro stancante reprimendo il pensiero che la tormentava da una settimana: l’indomani sarebbe stato l’anniversario della partenza di Sasuke per il suo esilio volontario.
‹‹Non dire così›› intervenne la mora con veemenza per poi abbassare il tono di voce fino a ridurlo ad un sussurro arrivata in fondo alla frase ‹‹non è colpa sua, sono io il problema… non credo che mi trovi… attraente››.
‹‹Impossibile›› ribatté Ino ‹‹hai le tette più grandi di tutto il villaggio dopo quelle di madamigella Tsunade. Devi solo metterle un po’ in mostra, tutto qui! E smetterla di vestirti come mia nonna››. La Yamanaka indicò con una smorfia il maglioncino accollato della ragazza.
‹‹Tua nonna se ne va ancora in giro tutta truccata e coi vestiti attillati›› la rimbeccò l’Haruno ‹‹troppo attillati››.
Le ragazze rabbrividirono ripensando al soggetto.
‹‹Vero›› non poté che confermare la bionda vergognandosi per la sua parente ‹‹beh… smettila di vestirti come la nonna di Sakura allora››.
‹‹Ino›› stavolta la rosa era davvero sconvolta ‹‹mia nonna è morta quando eravamo bambine, sei anche venuta al suo funerale!››.
‹‹Esatto›› confermò l’altra ‹‹tua nonna è bella che sepolta esattamente come lo sono le tette di Hina-chan sotto quel cumulo di vestiti››.
La Hyuga colta dall’esasperazione si intromise spezzando il battibecco: ‹‹La verità è che Naruto è innamorato di Sakura››. Era la prima volta che lo diceva ad alta voce, non era una sciocca e l’aveva capito anni fa ma l’aveva sempre tenuto segreto con l’illusione che finché non l’avesse ammesso non sarebbe stato vero.
Sul tavolino era calato un silenzio imbarazzato, nessuna delle altre due ragazze aveva il coraggio di negare la verità. Hinata le guardò entrambe, irrigidite mentre si scoccavano occhiate in tralice e si pentì della sua impulsività quindi cercò freneticamente un argomento con cui distrarle: ‹‹Non è Shikamaru quello là?››.
Ino si voltò di scatto pronta a negare la segnalazione della mora, conosceva il Nara troppo bene per non sapere che lui detestava i dolci, eppure, quello alla cassa con in mano un vassoietto di pasticcini alla crema, era proprio lui.
 
***
 
La conversazione tra il Sesto e Hiashi Hyuga era stata secca ma avevano raggiunto facilmente un accordo sull’alloggio di Jun della Pioggia: la ragazza sarebbe andata a stare col nipote alla residenza della famiglia principale. Essendo di discendenza nobile non vi era motivo per rifiutarle quel privilegio e il capofamiglia era incline ad averla vicino a sé per tenerla sempre sotto sorveglianza: un uomo politico come lui sapeva bene che importanza avesse l’erede di Hanzo a livello internazionale, così se ne andò trascinandosela appresso con tutti gli onori del caso.
Appena furono usciti richiudendo la porta dietro le loro spalle, dalla finestra dell’ufficio di Kakashi, furtiva e silenziosa, scivolò dentro l’ombra di uno shinobi che, sebbene non militasse a Konoha da diverso tempo, rimembrava perfettamente ogni singolo mattone del Villaggio.
‹‹Buongiorno Kakashi-sensei, o forse ora dovrei dire Hokage›› salutò posizionandosi proprio di fronte al maestro.
‹‹Qual buon vento, Sasuke›› il ninja-copia era contento di rivedere l’ex-allievo tanto problematico quanto dotato nei jutsu.
‹‹Torno per portare notizie›› l’Uchiha andò dritto al punto, odiava tergiversare ‹‹so già che avete avuto a che fare con l’Insurrezione di Ai, quello che ancora non sapete è che sono riusciti a sostituire il capo del Villaggio dell’Erba con uno dei loro per avere un perpetuo rifornimento di cibo e combustibili››.
Il Sesto ricevette la notizia senza scomporsi ma iniziava a comprendere che la gravità della situazione fosse maggiore di quanto figurato, si segnò mentalmente che doveva convocare i cinque kage in riunione. ‹‹Altro?›› chiese sperando che le brutte notizie si limitassero a quelle.
‹‹Mi fermerò nel quartiere Uchiha per qualche giorno prima di ripartire, so che al Villaggio non sono gradito quindi vorrei che la mia presenza rimanesse riservata›› dichiarò il ragazzo.
‹‹C’è più di una persona che vorrebbe vederti invece›› ribatté il maestro.
‹‹Sono io che non sono nelle condizioni di vederli›› Sasuke fece per andarsene passando ancora dalla finestra.
‹‹Ehi›› lo richiamò il sensei ‹‹bentornato Sasuke››.
 
***
 
‹‹Sei in un ritardo disarmante›› Temari lo rimproverò stizzita per l’attesa, stava seduta sulla poltroncina dell’ufficio di Shikamaru da almeno mezz’ora in attesa che il ragazzo comparisse per sbrigare le ultime pratiche prima della sua partenza la sera stessa.
‹‹Ho un buon motivo per esserlo, seccatura›› il Nara richiuse la porta dietro le sue spalle con il tallone. Da quando erano giunti a Konoha con il prigioniero si erano visti tutti i giorni passando molto tempo insieme a formulare ipotesi e strategie in vista un ipotetico scontro con quelli dell’Insurrezione e Shikamaru aveva imparato molto sulla ragazza: le sopracciglia corrugate in un pensiero bellicoso, lo schioccare impaziente delle dita, il suo odio per la puzza di sigaretta e l’amore per i pasticcini a colazione. Proprio con l’intento di sorprenderla era passato dalla pasticceria vicino l’ospedale e le sventolò sotto il naso il pacchettino che emanava un profumo fresco e sfizioso dalle fessure dell’involucro.
‹‹Mica male, piagnucolone›› lo apostrofò la kunoichi ‹‹tu sì che sai come conquistare una donna››.
 
 
Scolò d’un fiato il bicchierino ricolmo di liquore aspro destinato a infiammargli le budella e lo posò davanti a sé con uno schiocco mentre l’Akimichi davanti a lui sgranocchiava con foga le patatine.
‹‹Allora, cosa ne dici?›› gli chiese Shikamaru.
‹‹Sei cotto›› rispose l’amico come se fosse la cosa più normale del mondo.
‹‹Questo lo sapevo già›› rispose il moro. Si era accorto da giorni che il desiderio di trascorrere il proprio tempo con Temari era diventato troppo impellente per essere attribuito a della semplice simpatia per la ragazza. Era sveglia e terribile e non solo aveva ottime idee strategiche ma anche un sottile senso dell’umorismo che lo divertiva. Lo punzecchiava con ironia e lui rispondeva a tono, stare con lei era come giocare un’eterna ed accattivante partita a shogi e questo lo faceva impazzire.
‹‹E allora cosa vuoi sapere da me?›› chiese Choji perplesso.
‹‹Cosa devo fare?›› lo incalzò il Nara.
‹‹Credo sinceramente che tu stia chiedendo proprio alla persona sbagliata›› rispose candidamente l’altro ‹‹non so se te ne sei accorto ma io e le ragazze viviamo su due pianeti diversi››.
‹‹Non mi stai aiutando›› protestò lo shinobi delle ombre.
‹‹Una volta ho incontrato il maestro Asuma con un mazzo di fiori in mano›› l’Akimichi si concentrò cercando di rimembrare l’episodio risalente a diversi anni prima ‹‹così gli ho chiesto cosa stesse facendo e lui mi ha risposto in modo enigmatico “le donne vanno sorprese”››.
 
 
La kunoichi della Sabbia si avventò sui cannoncini alla crema con la voracità di una bestia famelica e ne divorò rapidamente almeno quattro prima di rialzare la testa e vedere che Shikamaru la stava fissando divertito: ‹‹Che c’è?››.
‹‹Non mi hai ancora detto grazie›› sorrise il Nara pronto a iniziare lo scontro decisivo che l’avrebbe portato a sapere se il suo interesse per la ragazza fosse ricambiato oppure no. Tornando a casa dopo la conversazione che aveva avuto con Choji la sera precedente si era preparato mentalmente tutte le battute che potevano portarlo a raggiungere il suo obiettivo, dalle informazioni ottenute, poi, avrebbe elaborato una strategia opportuna.
‹‹Vero›› Temari annuì alzandosi lentamente dalla poltrona raggiungendo il moro appoggiato all’armadio stipato di pratiche già compilate. Si sporse in punta di piedi regalando un leggero bacio sulla guancia allo shinobi delle ombre. ‹‹Grazie›› sussurrò.
Shikamaru, per la prima volta nella sua vita, fece qualcosa che non aveva prognosticato con adeguato anticipo: le cinse i fianchi e l’attirò a sé premendo con foga le sue labbra su quelle della ragazza. Percepì il sapore dei dolcetti e quello più pungente e intenso della bocca della ragazza che si schiudeva per lui. La strinse facendo aderire i loro corpi e percorrendo con le dita la curva della sua schiena, scendendo fino ai glutei e risalendo alle scapole sporgenti. Si staccò per riprendere fiato.
‹‹Nessuno ti ha detto di smettere›› sorrise la kunoichi.
 
***
 
Sasuke ce l’aveva quasi fatta ad arrivare non visto fino al quartiere degli Uchiha ma un attimo prima di passare dal portone squadrato con inciso il ventaglio bianco e rosso, quando aveva ormai abbassato la guardia tirando un sospiro di sollievo, si era ritrovato davanti una Ino Yamanaka con gli occhi sgranati per lo stupore. Se l’era data a gambe alla velocità della luce maledicendo il destino che l’aveva fatto incontrare proprio con lei, la ragazza più pettegola del Villaggio. Quella non è capace di stare zitta nemmeno con una ciabatta in bocca, sapranno tutti che sono qui in men che non si dica. Ma non poteva ripartire subito, aveva diverse faccende da sbrigare e non poteva svolgerle in nessun altro luogo, quindi arrivato nella residenza principale, rassegnato, riempì d’acqua il bollitore in attesa di offrire al primo che lo fosse venuto a trovare un po’ di tè caldo.
Non dovette aspettare molto prima di udire dei colpi decisi alla porta. Si alzò stancamente convinto di trovare davanti a sé l’unico amico che avesse, impetuoso e solare pronto a gettargli le braccia al collo, invece sull’entrata stava ritta, leggermente tremante, la sua ex compagna di squadra con un’espressione indecifrabile dipinta in volto.
Si era già scusato con lei una volta nella Valle dell’Epilogo e, partendo per il suo esilio, l’aveva lasciata con un buffetto sulla fronte come quelli che Itachi gli regalava in segno d’affetto. In lei non riconosceva nulla della petulante bambina che ricordava, era cresciuta e si era trasformata in una donna forte e decisa. Era diventata bella.
Fece per dirle di accomodarsi ma il fiato gli si mozzò, si piegò in avanti sentendo il reflusso gastro-intestinale risalire impetuoso, tossì dopo averlo ricacciato verso il basso. ‹‹Potevi uccidermi con quel pugno, sai?›› si lamentò tossendo.
Sakura non rispose, la voce le sarebbe uscita debole e stridula quindi preferì non proferire parola. L’aveva piantata in asso per l’ennesima volta e non si era fatto né vedere né sentire nell’ultimo anno, in quel lasso di tempo l’Haruno si era preparata infiniti discorsi per il momento in cui si fossero rivisti, in cui lei avrebbe cercato di fargli capire che era il benvenuto nel Villaggio e soprattutto nella sua vita pregandolo di restare e darle un’occasione. Tuttavia, ora che ce l’aveva davanti, le veniva da piangere, solo da piangere per la frustrazione, per la rabbia, per la sua stessa debolezza ma soprattutto le lacrime calde che scorrevano lentamente sulle guance erano dovute al sollievo e alla felicità di vederlo e sapere finalmente che stava bene.
‹‹Sakura›› l’Uchiha non sapeva cosa dire davanti all’emotività della ragazza ‹‹io…››.
‹‹Vai al diavolo, scemo›› sbottò la rosa coprendosi il volto con le mani cercando disperatamente di asciugarsi gli occhi.
‹‹Mi ci hai già mandato una volta, sai?›› ridacchiò Sasuke.
‹‹E allora tornaci›› grugnì l’Haruno credendo di aver ritrovato un po’ di compostezza.
‹‹Sì, dopo ci torno›› l’assecondò attirandola a sé con l’unico braccio che gli era rimasto e posandole la mano sulla testa per accarezzarle i capelli morbidi dal dolce profumo di ciliegie mature.
La ragazza si aggrappò ai suoi vestiti e venne condotta dentro casa fino al patio interno che si affacciava sul giardino pieno di erbacce seccate al frizzante vento autunnale. Le stanze puzzavano di chiuso e ormai contenevano più polvere che mobili, molti dei beni degli Uchiha infatti erano stati razziati negli anni dopo il massacro.
Sasuke cercò nella credenza un paio di tazze ma delle decine di bellissimi servizi da tè in porcellana di sua madre erano rimaste solo un paio di coppette spaiate senza nemmeno il loro piattino, le igienizzò e ci versò dentro la bevanda fumante.
Essere rimasto con una mano sola non gli creava alcuna difficoltà in battaglia ma era un limite nella vita quotidiana quindi si voltò per chiedere a Sakura di aiutarlo. La vide che se ne stava accovacciata con le ginocchia strette al petto appoggiata a uno dei pilastri in legno, i capelli le ricadevano corti sulle spalle incorniciandole il viso e dando risalto agli occhi verdi che, invece di guardare il cortile, fissavano lui.
‹‹Io…›› cominciò senza sapere ancora cosa stava per dire, voleva solo spezzare il silenzio e dimostrarle che la sua presenza lo rasserenava in qualche modo.
‹‹Sasuke, io ti avrei seguito anche in capo al mondo!›› lo interruppe la ragazza ‹‹Prima di partire mi hai detto che non c’entravo con le tue colpe ma io voglio far parte della tua vita››.
L’Uchiha soppesò le sue parole cercando di coglierne il significato profondo. Ero un ragazzino sofferente per la solitudine, ossessionato dall’odio e in cerca di affetto, questo mi ha portato a scontrarmi con i miei amici tentando di cancellare il loro amore per me, ma non hanno ceduto e mi hanno salvato. ‹‹Tu mi hai odiato qualche volta in questi anni?›› chiese d’impulso il moro.
Sakura rimase un attimo in contemplazione ponderando la verità che non voleva lasciare le sue labbra. ‹‹Qualche volta ti ho odiato un po’ di più rispetto a quanto meritassi›› ripensò agli anni della solitudine e dei pianti notturni quando le tenebre si contraevano attanagliandole il cuore ‹‹ma non ti ho mai amato di meno››.
‹‹Va bene›› si inginocchiò davanti a lei posandole indice e medio sulla fronte.
L’Haruno rimase sorpresa: ‹‹Cosa?››.
‹‹Accetto i tuoi sentimenti››.
‹‹Quindi ora dovresti darmi un bacio…›› suggerì l’allieva della Madamigella Tsunade afferrando il coraggio a due mani dopo lo sgomento.
‹‹Solo uno?›› Sasuke sorrise beffardo, sinceramente divertito per la piega che stava prendendo la situazione.
 
***
 
‹‹Non ti ha detto nulla quindi?›› Choji sgranocchiò sovrappensiero un paio di patatine fritte, aveva preso il cestino grande ma stava già finendo. Decise di ordinarne un altro facendo un cenno alla cameriera indaffarata.
‹‹Nemmeno una parola›› lamentò il Nara ingollando un sorso di liquore dopo aver rigirato tra le dita il bicchierino pieno. Era il terzo della serata ma non sarebbe certamente stato l’ultimo.
‹‹Però vi siete baciati›› asserì il castano.
‹‹Sì, peccato che se ne sia andata senza proferire parola dopo la riunione con l’Hokage e la mattina successiva, quando sono andato in ufficio, mi hanno detto che era partita per Suna›› grugnì ricapitolando la situazione.
‹‹Però tornerà domani con Gaara, no? Mi hanno detto che il Sesto ha indetto una riunione dei Kage›› l’Akimichi si avventò sul nuovo rifornimento di cibo, glielo avevano comunicato quella stessa mattina dandogli anche l’ordine di occuparsi della sistemazione del Raikage. Sono alla frutta se scelgono me per compiti di rappresentanza pensò rendendosi perfettamente conto che l’unico motivo di quella preferenza fosse la sua appartenenza a uno dei clan storici di Konoha.
‹‹E chi può dirlo?›› biascicò Shikamaru con la lingua impastata dall’alcol.
Choji scrutò attentamente l’amico pensando che Temari doveva piacergli proprio, non l’aveva mai visto così nervoso e l’ultima volta che aveva bevuto abbastanza da ubriacarsi era stato durante i festeggiamenti per la sconfitta di Hidan e Kakuzo che avevano ucciso il maestro Asuma. Il Nara era sicuramente l’essere più pigro sulla faccia della terra, aveva avuto qualche ragazza al Villaggio ma roba da non più di una notte sostenendo che qualsiasi femmina dall’alba in poi non fosse altro che una piaga per la sua vita tranquilla. Dal canto suo, il castano si definiva un uomo senza un’aspirazione diversa da una moglie in grado di cucinare prelibatezze per il suo stomaco perennemente affamato, tuttavia non aveva mai avuto una morosa: non perché non la volesse ma per il semplice fatto che erano le donne a non volere lui. Chissà se un giorno mi innamorerò anche io? Spero che almeno la mia sia più comunicativa di Temari…
‹‹Ecco i miei ragazzi preferiti!›› Ino comparve cingendo loro le spalle con fare affettuoso. L’Akimichi fece una smorfia sentendo l’alito pungente di sakè dell’amica e decretando che era decisamente andata pure lei mentre barcollava fino a sedersi su una sedia vuota vicino al loro tavolo.
‹‹Torna a bere con noi, bellezza›› un ragazzo le si avvicinò afferrandole un braccio per trascinarla via.
‹‹Sto festeggiando›› spiegò la Yamanaka con un sorriso ebete stampato in faccia ‹‹ho mollato il mio stupidissimo ragazzo… Tanaka! Ah no questo l’ho mollato la settimana scorsa… Mabuchi già deve essere lui lo sfortunato››. Ridacchiò da sola.
‹‹Dai tesoro›› la incitò lo sconosciuto cercando di farla alzare.
Era stata mollata, Choji lo sapeva bene: la conosceva dal primo anno di Accademia e aveva imparato che la velocità con cui Ino conquistava i ragazzi rimaneva comunque inferiore a quella con cui loro la scaricavano. Li faceva impazzire letteralmente e, da quando le era morto il padre, il tracollo dei suoi accompagnatori avveniva ancora più rapidamente.
‹‹Andiamo a casa›› il castano si alzò deciso a portare via entrambi i suoi compagni di team e assicurarsi del loro arrivo nei rispettivi letti. Il ragazzo del pub fece per protestare ma vedendo le dimensioni dell’Akimichi una volta alzatosi e la sua occhiata minacciosa se la svignò andando a importunare un altro gruppetto di ragazze. Il castano pagò il conto e, afferrandone uno per mano, condusse Ino e Shikamaru per le strade quasi deserte di Konoha. Iniziava a fare davvero freddo la sera e l’aria autunnale ricordava che l’inverno stava inesorabilmente arrivando, cosa che al ragazzo non dispiaceva affatto: tutte le persone sembravano più grasse avvolte noi giubbotti e nei piumini, pertanto lui si sentiva più magro.
‹‹Eccoci arrivati›› decretò Choji fermandosi davanti alla dependance che Shikamaru occupava all’interno del quartiere Nara, fece per prelevae il mazzo di chiavi dalle mani del moro che si muovevano febbrilmente per trovare quella giusta.
‹‹Ce la faccio›› ringhiò l’altro infilando finalmente l’oggetto sfuggente nel buco della serratura.
‹‹Che freddo›› si lamentò la bionda stringendosi addosso lo scialle leggero ‹‹Shika, posso fermarmi qui da te? Non ce la faccio ad andare fino a casa››.
Il ragazzo le fece segno di entrare e dopo un cenno di saluto e ringraziamento all’amico chiuse la porta alle sue spalle.
Adesso andrò a dormire va… i Kage arrivano domani e io avrò la mia bella gatta da pelare… pensò Choji avviandosi verso casa dei suoi. Stiamo crescendo, ed è strano che più si cresce e più ci si sente soli… è un vuoto incolmabile che si forma all’altezza del cuore e che ci fa sentire il bisogno di… qualcuno nell’universo.
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice: Ben ritrovati, è necessario che io ringrazi chiunque sia riuscito a leggere tutta la mia pappardella. In questo capitolo ho voluto dare spazio alla vita quotidiana e a un paio di coppie che spero vi piacciano quanto piacciono a me. Anche Choji ha avuto la mia attenzione, è un personaggio troppo sottovalutato non trovate anche voi? Io lo definirei un cuore d’oro.
Ringrazio chiunque voglia lasciarmi la sua recensione e spero di sentire tante vostre opinioni (positivo o negativo è tutto ben accetto)!!
Un bacio,
Eirynij

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Capitolo 6
*** Il dolore della perdita ***


6. Il dolore della perdita
 
 
Maledizione, maledizione! Perché sono sempre l’ultimo a sapere le cose? Naruto imprecò per l’ennesima volta nella sua mente.
Stava beatamente mangiando la sua scodella di ramen da Ichiraku quando era comparso il maestro Iruka tutto meravigliato nel trovarlo lì invece che alle calcagna di Sasuke. L’ex membro del team sette era tornato e non si era minimamente fatto vivo con il biondo ma avrebbe sentito presto le sue lamentele: non poteva certamente credere di scampare alla ramanzina che il Grande Naturo Uzumaki aveva da propinargli. Il Jinchuriki superò di gran carriera la cinta muraria che segnava l’ingresso nel quartiere Uchiha precipitandosi fino all’unica casa con la luce accesa dove entrò senza bussare, quasi divellendo la porta.
Percorse con più calma i corridoi sbirciando in ogni stanza ma non trovò nient’altro che ciarpame ammuffito e cocci rotti, tanto che temette che lo shinobi dallo Sharingan fosse già ripartito per il suo errare eterno.
‹‹Sasuke?›› chiamò attraversando la cucina e raggiungendo il patio interno ‹‹Sasu…››.
La voce gli morì in gola vedendo il moro con la schiena appoggiata ad una delle colonne di legno intarsiato con Sakura che dormiva sul suo petto. Le ciocche rosa si diramavano nascondendole parzialmente il viso e formando una ragnatela sulla casacca scura dell’Uchiha. A Naruto bastò osservare le sopracciglia distese della giovane per capire che, finalmente, era felice.
Sasuke alzò il braccio sano lanciandogli un saluto silenzioso poi accarezzò dolcemente la testolina dell’Haruno facendo scorrere le dita tra i capelli setosi.
Naruto percepì ogni muscolo del suo corpo diventare rigido e pesante, cercò di riscuotersi invano da quell’immobilismo per fare una battuta o dare semplicemente il bentornato all’amico, ma qualcosa di primitivo gli bloccava il cervello e gli inaridiva la lingua. Gli sembrò di tornare indietro di almeno quindici anni, quando era solo l’orfano che tutti schivavano e che provava invidia per quel bambino considerato un genio. Si sforzò di ricordare che lui e Sasuke erano simili, erano amici, che aveva combattuto e smosso mari e monti per riaverlo a Konoha, che lottare insieme per la salvezza del mondo dei ninja era stato come aver ritrovato un fratello perduto, tuttavia la sensazione che l’Uchiha fosse ancora una volta un passo avanti a lui inondava ogni sua cellula.
Abbassò gli occhi sulla ragazza che riposava pacifica. Non è giusto. Lui era stato bastone che aveva permesso all’albero di ciliegie di crescere dritto e forte ma ora era un altro uomo a raccoglierne i frutti. Sono un illuso. Riportando a casa Sasuke aveva pensato che Sakura si sarebbe accorta finalmente di lui e l’avrebbe amato e scelto a discapito dell’Uchiha, ci aveva creduto davvero ma vedendoli abbracciati gli era crollata addosso la consapevolezza di essere stato sconfitto.
Alzò il braccio chiudendo la mano a pugno. Pensò che un cazzotto ci sarebbe stato proprio bene. Estrasse il pollice verso l’alto mentre contraeva i muscoli del volto costringendosi a sorridere. Le lacrime gli pungevano fastidiosamente gli occhi, le trattenne con grande sforzo: nemmeno lo scontro con Kaguya aveva richiesto un simile sacrificio.
Erano i suoi migliori amici e meritavano la sua benedizione. Non riusciva a parlare quindi aveva raccolto tutti i suoi sentimenti positivi in quel pollice alzato accompagnato da un sorriso.
Corse via prima che la maschera si spezzasse davanti a loro. I polmoni erano in fiamme mentre percorreva le strade semideserte del Villaggio, ormai era tardi e le persone si erano già ritirate al caldo nelle abitazioni e nei letti ornati da trapunte pesanti. Era un autunno freddo.
Anche Naruto aveva freddo: era gelato da sentimenti estranei, iniettati per errore nelle sue viscere e che lo facevano stare male. Gelosia nei confronti di Sakura, invidia contro Sasuke ma, soprattutto, rabbia verso se stesso perché non avrebbe dovuto sentirsi in quel modo.
Moccioso la Volpe intervenne notando lo squilibrio del suo Jinchuriki guarda che il tuo stato d’animo è normale.
No. Dovrei essere felice per loro.
Ogni tanto devi accettare di essere un uomo come gli altri rincarò il Bijuu.
Taci Kurama.
Il demone si ritirò chiudendo gli occhi scarlatti ignorando volutamente il ragazzo, lo conosceva troppo bene per non sapere che qualunque altra parola non avrebbe sortito alcun effetto positivo, anzi l’avrebbe solo irritato ulteriormente.
L’Uzumaki si pentì immediatamente di aver maltrattato il suo amico peloso ma decise che si sarebbe scusato in seguito, in quel momento provava solo il desiderio di distruggere tutto e non di aggiustare i torti fatti.
Inciampò ma, invece di ritrovarsi con il mento appiccicato ai ciottoli della strada, la sua caduta fu attutita da qualcosa di ben più morbido.
‹‹Naruto›› il sussurro strozzato di Hinata schiacciata dal peso del ragazzo riscosse il biondo che si alzò rapidamente scusandosi un paio di volte.
‹‹Stai bene?›› la mora aveva capito immediatamente che covava un problema.
‹‹Scusa›› ripeté il ragazzo prima di fuggire nuovamente verso l’ignoto, si sentiva denudato dall’empatia della Hyuga e non voleva mostrarsi a nessuno in quello stato.
Le gambe si muovevano da sole mentre l’aria cruda gli sferzava il volto. Quando finalmente i suoi piedi si arrestarono si ritrovò nel campetto circondato dagli alberi dove aveva svolto il primo addestramento con gli altri membri del team sette guidati dal maestro Kakashi. Poteva rivedersi inesperto e individualista cercare di dimostrare il proprio valore, sgattaiolare da un cespuglio all’altro per afferrare i campanelli del sensei guadagnando solo lividi, contusioni e un paio di dita dritte nel fondoschiena.
‹‹Naruto›› Hinata sussurrò il nome del giovane che si stagliava in mezzo la radura, alla luce della luna le ciglia chiare luccicavano intrise di lacrime.
Si avvicinò. Anche a lei erano giunte le voci sul rimpatrio dell’Uchiha e non dubitava che Sakura avrebbe tentato ancora una volta a perorare il suo amore per lui. Capì immediatamente che la sua amica aveva avuto successo e che l’Uzumaki aveva appena ricevuto la più grande delusione della sua vita.
lo abbracciò da dietro posando la guancia sulla schiena tremante: per la prima volta da quando lo conosceva riconobbe la fragilità in Naruto.
‹‹Ehi›› sussurrò.
‹‹Umh…››.
‹‹Considerami il tuo pozzo›› suggerì la Hyuga ‹‹riversa in me tutti i tuoi sentimenti negativi, io li custodirò al tuo posto e dal mio cuore non riaffioreranno mai››. Pensò di aver appena detto la cosa più stupida del mondo, l’avrebbe presa per scema e anche per invadente considerando che era ancora avvinghiata a lui. Non avrebbe approfittato di quel momento di debolezza per farsi avanti, desiderava solo confortarlo in qualche modo. Lasciò la presa allontanandosi di un passo, le guance imporporate rivelavano che era ancora la bambina timida di un tempo.
Il biondo si passò la manica della felpa davanti agli occhi asciugandosi le scie salate che gli solcavano la pelle. Si voltò.
‹‹Grazie, Hinata›› sorrise, questa volta senza sforzo. Il contatto con la ragazza gli aveva permesso di liberarsi un po’ del suo tormento, si era tranquillizzato e la stanchezza si stava impadronendo delle sue ossa.
‹‹Io ci sono sempre per te›› affermò la mora decisa ‹‹quindi se hai bisogno di parlare di qualcosa…››.
‹‹Sto bene›› la interruppe ‹‹andiamo a casa, Hina-chan››.
La accompagnò fino alla villa della sua famiglia, il tragitto fu scandito solo dal rumore dei loro passi ma il silenzio non era causato dall’imbarazzo, al contrario la Hyuga non aveva bisogno di parole per capire Naruto e lui non necessitava di sentire la voce della giovane per sapere che era al suo fianco, gli bastava avvertire il leggero e sporadico tocco della mano di lei che sfiorava la sua.
Si lasciarono al cancello stringendosi le mani con affetto. L’Uzumaki attese di non vedere più il profilo sinuoso di Hinata prima di avviarsi verso il suo appartamento.
Kurama… chiamò dentro di sé, doveva scusarsi con la Volpe.
Moccioso. Il demone rispose subito, era permaloso e avrebbe preferito tenergli il broncio per almeno un paio di giorni, ma l’osservazione che doveva fargli non poteva aspettare così tanto: credo che tu fino ad ora sia stato innamorato della ragazza sbagliata.
 
***
 
‹‹Che palle! Siete proprio una compagnia di merda›› Kankuro sbuffò sonoramente ‹‹Gaara continua a sospirare, fa pena! E tu, Temari, dovresti raccontarmi cosa è successo con il tizio delle ombre››.
‹‹Non sono affari tuoi›› rispose seccata la kunoichi ‹‹concordo, invece, sul fatto che il nostro fratellino dovrebbe sputare il rospo››.
Erano in viaggio verso Konoha da qualche giorno e questa conversazione si era ripetuta già un’infinità di volte.
‹‹Dai, dicci marmocchio›› il marionettista afferrò per le spalle il rosso.
‹‹Per te sono il Kazekage›› Gaara lo allontanò rapidamente non amando affatto il contatto fisico.
‹‹Ehi›› lamentò immediatamente lo shinobi ‹‹siamo una famiglia, dobbiamo volerci bene e confessarci reciprocamente i nostri segreti››.
‹‹Allora inizia pure a parlare dei tuoi problemi mentali, Kankuro›› sogghignò la ragazza ‹‹ti ameremo comunque per il demente che sei››.
‹‹Vi odio entrambi›› ringhiò scrocchiandosi le dita.
Camminarono per un po’ in silenzio, non mancava molto al Villaggio della Foglia e tra qualche ora sarebbe sorto il sole.
‹‹Mia moglie›› iniziò improvvisamente il kage con un sussurro ‹‹cioè quella che non lo è diventata…››.
‹‹Sanshouo non Jun›› specificò la bionda.
‹‹Si… ecco, non è affatto come sembra›› pronunciò il più giovane dei tre fratelli.
‹‹Ce l’hai già detto›› sbottò Kankuro ‹‹hai ripetuto la storia almeno dieci volte››.
‹‹Perché tu sei duro di comprendonio›› lo rimbrottò il Jinchuriki.
‹‹Aspetta›› li zittì Temari colta da un’illuminazione ‹‹ti sei preso una cotta per lei››.
‹‹Forse… so solo che mi viene spesso in mente… molto spesso›› ammise Gaara.
‹‹Credo che sia patologico questo attaccamento alla tua potenziale omicida, dovresti mettere più miglia possibili tra te e lei›› lo schernì il marionettista.
‹‹Quando eravamo piccoli una volta ho quasi ucciso anche te in una delle crisi in cui l’Ichibi si impossessava del mio corpo, eppure sei ancora qui, Kankuro. E poi doveva solo…››.
La giustificazione da parte del rosso fu interrotta dal coro dei suoi fratelli: ‹‹salvare suo nipote!››.
‹‹Senti, io non capisco perché ti piaccia ma se vuoi che faccia parte della tua vita, non come amica, devi dirglielo chiaramente›› l’ammonì la sorellona.
‹‹Una dichiarazione?›› Kankuro si intromise schioccando le dita ‹‹Buona idea! Fiori, una serenata e quando sarai sotto le coperte con lei…››.
Gaara lo guardò allibito mentre le sue guance si imporporavano.
Temari sorrise teneramente. Aveva sempre pensato che “impassibile” era il termine più corretto per definire Gaara: fin da bambini, eccetto la rabbia, non trapelava nulla da lui. Da quando avevano incontrato Naruto Uzumaki, però, i sentimenti negativi avevano lasciato l’animo del fratello dal quale avevano iniziato a provenire rare e sporadiche manifestazione di affetto, ma la bionda non l’aveva visto mai visto travolto da un’emozione tanto forte e spontanea. Per il ragazzo, cresciuto senza l’affetto dei genitori, concetti quali la famiglia e l’amore erano relativamente recenti.
‹‹Dietro al ginocchio è un punto…›› il castano continuava a spargere consigli il più delle volte assurdi.
La kunoichi si decise ad intervenire vedendo il minore in seria difficoltà davanti i racconti spinti del marionettista al quale mollò un destro nello stomaco: ‹‹Taci, pervertito!››.
Gaara si rilassò riacquistando un colorito normale. ‹‹Solo passando il più tempo possibile con lei saprai se è quella giusta›› gli sussurrò Temari all’orecchio.
Tempo… le riunioni coi kage gli avrebbero occupato la maggior parte delle giornate, nelle ore restanti avrebbe dovuto rielaborare quanto detto nelle assemblee, lavarsi, mangiare, dormire e andare da Jun per capire se avesse o meno qualche speranza con lei. A quale di queste cose posso rinunciare?
‹‹Fratello, per il tuo bene›› lo ammonì Temari ‹‹dimentica tutte le indicazioni che Kankuro ti ha dato su come si conquista una donna!››.
‹‹Tsk! Si da il caso che io sia un vero esperto›› esclamò indignato il ragazzo dal volto dipinto.
‹‹Certo›› ridacchiò ironica la kunoichi ‹‹ventitré anni vergine e nessuna speranza››.
 
***
 
Appena arrivata a Konoha, poco dopo l’aurora, Temari aveva lasciato i fratelli con una scusa e si era diretta in tutta fretta all’appartamento che Shikamaru occupava nel quartiere Nara: aveva abbandonato la casa dove era cresciuto appena dopo la morte del padre. Sua madre era forte ed occupava ancora quelle stanze impregnate di ricordi ma per lui era troppo, si sentiva soffocare.
Si era precipitata dal ragazzo dandosi della stupida per sentirsi come una scolaretta impaziente ma non vedeva l’ora di rincontrarlo. L’unica sosta che si era obbligata a fare era stata in una panetteria della via principale del Villaggio per acquistare un sacchetto di focaccine calde e fragranti.
Bussò senza ottenere risposta, quindi afferrò la maniglia notando che la porta era aperta.
Entrò titubante. Aveva visto l’abitazione solo dall’esterno senza mai percorrere il corridoio o visitare le stanze. Addentrarsi nel regno dello shinobi delle ombre le fece sorgere un sorriso eccitato sul suo viso. Starà ancora dormendo?
Raggiunse la sala principale che formava un open-space con la cucina mentre dalla finestra che il moro aveva dimenticato di chiudere con le imposte filtrava la lattiginosa luce del giorno.
Ma cosa…?
La kunoichi guardò l’oggetto morbido che aveva calpestato. Erano un paio di mutande viola in pizzo. Rimase sorpresa per la visione inaspettata e impiegò più tempo del necessario per capire che quella biancheria non era da uomo e, pertanto, non doveva assolutamente trovarsi lì. Osservò il circondario addizionando alla lista di articoli fuori luogo un paio di scarpe col tacco, un reggiseno intonato alle mutande e un vestito che giaceva stropicciato su una maglietta nera, stavolta maschile, con il simbolo della casata Nara.
Posò lo sguardo sul divano dove giacevano i corpi intrecciati di Shikamaru e Ino. Credette di essere nel posto sbagliato, in un mondo parallelo e irreale. È come essere in un sogno. Non riusciva a distogliere gli occhi verdi dal corpo della Yamanaka nudo e sinuoso adagiato su quello dell’uomo.
È più magra di me.
Shikamaru aprì gli occhi disturbato dalla luce. Sbatté un paio di volte le ciglia squadrando l’ambiente circostante. Aveva un mal di testa assurdo e non ricordava nulla della sera precedente se non che aveva brindato con la sua amica di infanzia in memoria dei loro padri almeno una ventina di volte. Una coppia di bottiglie vuote di sakè coricate sul pavimento ne erano la prova. Poi cos’è successo?
Sentì il corpo appesantito da quello di Ino. Perché diavolo è nuda? E io? No, io porto ancora i pantaloni… Allungò una mano per toccarsi la cintura: era slacciata. Con il dito percorse l’elastico dei boxer, almeno quelli erano al loro posto. Positivo, molto positivo. Guardò il soffitto bianco pitturato di fresco.
Merda. Ma l’abbiamo fatto o no? Devo smetterla di bere così tanto. Comunque non posso averlo fatto con lei… no, ubriaco com’ero non mi sarebbe andato nemmeno in tiro soppesò.
Alzò la nuca per guardare l’amica. Scusami Ino, non è cortese nei tuoi confronti, ma vorrei che qui al tuo posto ci fosse Temari.
‹‹Temari…›› davanti a lui si ergeva la kunoichi di Suna.
Sentendo pronunciare il suo nome la ragazza si riscosse, con estrema calma appoggiò le focaccine ancora fumanti sul kotatsu vicino il divano e si voltò andandosene a passo lento e controllato.
Il Nara si levò di dosso la ragazza che mugugnò una lamentela e corse appresso alla giovane della Sabbia chiamando il suo nome. Quando la raggiunse era finalmente riuscito ad allacciarsi i pantaloni e con le mani libere la bloccò prendendola per le spalle. Si aspettava di vedere le lacrime zampillare dagli occhi verdi, invece trovò solo il gelo e il silenzio pesante che sgorgava dalle labbra sigillate ermeticamente.
‹‹Di’ qualcosa… piangi, picchiami, sbraita, fa di me quello che vuoi ma non ignorarmi›› la implorò Shikamaru.
Temari si liberò dal ragazzo. ‹‹La riunione dei Kage inizierà tra poco. Ti conviene prepararti›› furono le uniche parole che riuscì a pronunciare con la voce incrinata.
‹‹Io, giuro, non è successo nulla›› si giustificò il ragazzo mentre la bionda si dileguava con uno slancio da parte delle gambe robuste lasciandolo scalzo e semisvestito davanti ad un errore incorreggibile.
La kunoichi non avrebbe pianto, l’ultima volta che l’aveva fatto era stato per la morte di sua madre e da allora aveva classificato la tristezza come un sentimento inutile. Si toccò la guancia mentre correva a perdifiato, saltando da un tetto al successivo, per raggiungere Gaara e accompagnarlo all’assemblea. Allora perché il mio dito è bagnato?
 
***
 
La conferenza dei cinque Kage era appena terminata dopo dieci ore di scambio di informazioni e di discussioni riguardo alle strategie più disparate: Gaara aveva concluso con un sospiro che la situazione era più tragica del previsto e, sebbene lo Tsuchikage consigliava una tattica attendista, la guerra era ormai inevitabile. L’Insurrezione di Ai aveva preso il controllo sui Paesi della Pioggia, dell’Erba e, a sentire quelli del Fulmine, anche del Paese della Cascata oltre che un’isola impervia a nord di nome Torinoshima abitata solo da animali selvatici.
Dopo aver salutato con un inchino rispettoso i colleghi, il Kage di Suna si avviò verso la residenza degli Hyuga dove dimorava Sanshouo no Jun. Erano diverse settimane che non la vedeva e percepiva a livello dello stomaco un leggero senso di oppressione. Mentre percorreva le vie affollate di Konoha scrutava nei negozietti e nelle botteghe per individuare un presente da portare alla giovane e a suo nipote.
‹‹Gaara›› il giovane si voltò vedendo che Naruto lo chiamava a gran voce e lo attese sollevato: trovava sempre rassicurante il volto energico dell’amico.
‹‹Come va? Il Sesto mi ha proibito di partecipare alle riunioni ma avevo proprio voglia di parlare un po’ con te›› il Jinchuriki della Volpe diede una pacca affettuosa sulla spalla dell’altro.
‹‹Mi fa piacere vedere che sei in forma›› il rosso ricambiò il sorriso ‹‹sto andando alla residenza Hyuga per vedere Jun, ti va di accompagnarmi?››.
‹‹Certamente!›› accettò immediatamente l’Uzumaki anche se i suoi pensieri erano rivolti a Hinata piuttosto che alla kunoichi della Pioggia: voleva ringraziarla per essergli stata vicino nel momento di grande difficoltà che aveva vissuto la notte precedente. ‹‹È quasi ora di cena, perché non portiamo alle ragazze un po’ di ramen?›› aggiunse mentre dal suo stomaco provenivano sommessi borbottii.
Dopo essere passati da Ichiraku, con sei porzioni abbondanti di ramen fumate (dose doppia per Naruto), i ragazzi furono ricevuti con riluttanza da Hyashi Hyuga che, nolente, si costrinse a rispettare le regole dell’accoglienza e li fece accomodare in una stanza con la figlia maggiore e l’ospite augurando loro buon appetito prima di dileguarsi enfatizzando la necessità di adempiere una marea di impegni prima di notte.
‹‹Tanuki›› il piccolo Shinki non faceva che ripetere in continuazione quella parola gettandosi sul rosso che, un po’ impacciato, cercava di assecondarlo al meglio delle proprie capacità.
‹‹Vieni qui a mangiare›› Jun cercò di convincere il nipote porgendogli la scodella.
‹‹Shinki mangia con Tanuki›› decise il bambino sedendosi in braccio a Gaara sebbene i rimproveri della zia gli ordinassero di non disturbare il ragazzo.
La cena trascorse allegra e spensierata: Naruto cercava di carpire informazioni sulla riunione dei Kage al ninja di Suna che, al contrario, non si sbottonava mentre Hinata, pacatamente, raccontava aneddoti dell’Accademia spiegando a Jun che il carattere irruento dell’Uzumaki risaliva a molti anni prima. Nel frattempo anche Shinki non perdeva occasione per attirare l’attenzione di Gaara costringendolo a dare alla sabbia la forma di innumerevoli animali finché, soddisfatto e con la pancia piena, si addormentò in braccio al Kage.
‹‹Finalmente è crollato›› sospirò la zia.
‹‹Già, è davvero vivace›› sorrise il rosso. Si sentiva negato nell’accudire bambini eppure non si era mai divertito tanto permeato dalla sensazione di essere normale: niente epiteti onorifici, nessuno a guardarlo col terrore dipinto negli occhi. Sono solo io.
‹‹Ti chiedo scusa›› riprese la ragazza ‹‹ti ha importunato tutta sera››.
‹‹Niente affatto›› Gaara scosse la testa accarezzando i capelli che crescevano radi sul testolino dell’infante.
‹‹Papà…›› mormorò Shinki nel sonno avvinghiandosi alla casacca del Jinchuriki dell’Ichibii.
A tutti i presenti sfuggì una risata sommessa vedendo la faccia stupita di Gaara. ‹‹Anche a me ogni tanto chiama “mamma”›› lo giustificò Jun ‹‹sono figure importanti per un bambino così piccolo, spero tu non voglia offenderti. Ora sarà meglio se lo porto nel suo lettino››.
‹‹Ci penso io›› si affrettò a dire Hinata che aveva stabilito un buon rapporto con la ragazza della Pioggia. Sollevò delicatamente il corpicino dormiente uscendo dalla stanza per tornare indietro subito dopo: ‹‹Naruto, accompagnami per piacere››.
L’Uzumaki si precipitò in soccorso della mora. Appena richiuse la porta scorrevole dietro le loro spalle, la kunoichi, con un filo di voce, gli disse: ‹‹Mi scuso per averti fatto scomodare ma mi sembrava opportuno lasciarli un po’ da soli››.
‹‹Si, è una buona idea›› approvò Naruto.
‹‹Jun non ha fatto altro che chiedere notizie sulla salute del Kazekage nelle ultime settimane›› spiegò la Hyuga avviandosi per il corridoio semibuio ma, vedendo che il suo compagno tardava a raggiungerla, si voltò ‹‹non starai origliando?››.
Lo shinobi non poteva negare l’evidenza: il suo orecchio era troppo vicino alla parete perché potesse inventare una scusa plausibile: ‹‹Vorrei solo che, per una volta, a Gaara andasse tutto bene››.
‹‹Sarà così›› lo tranquillizzò la ragazza.
‹‹Hinata, io ti devo ringraziare per ieri sera›› soffiò l’Uzumaki di getto.
‹‹Non ce n’è bisogno›› la mora scosse il capo ‹‹per te ci sono sempre››.
La luce della luna filtrava, lattiginosa, dalla finestra vicino alla fanciulla facendole risplendere gli occhi perlacei in contrasto coi capelli scuri. Le forme floride le conferivano un aspetto sensuale e materno al tempo stesso, in lei tutto aveva il sentore di famiglia.
Ma quanto è bella? Si ritrovò a pensare Naruto.
Lo è sempre stata, cieco di un marmocchio borbottò Kurama.
 
***
 
Shikamaru si era infiltrato nel casermone dove alloggiavano i Kage facendo finta di dover consegnare un messaggio per conto del Sesto. Non era riuscito a parlare con Temari dopo la riunione: la ragazza si era dileguata mentre lui era rimasto incastrato in una discussione con Kakashi riguardante le scartoffie che avrebbe dovuto consegnare entro il mattino successivo. Tuttavia, il Nara, invece di adempiere ai suoi doveri, si trovava a bussare a una porta sigillata da ormai diversi minuti.
‹‹Ti prego›› sospirò senza ricevere risposta.
Si accasciò con le spalle al muro disponendosi per rimare lì l’intera nottata se fosse stato necessario, prima o poi la kunoichi di Suna sarebbe dovuta uscire da quelle quattro mura.
‹‹Starei cercando di dormire io›› Kankuro dall’altro lato della porta rispetto lo shinobi delle ombre infilò la testa sotto il cuscino ‹‹perché diavolo non gli rispondi?››.
‹‹Fatti i fatti tuoi›› grugnì la sorella fissando insistentemente il soffitto nel buio della stanza.
Il marionettista decise di alzarsi poiché la scontrosità della ragazza era eccessiva anche rispetto il solito. ‹‹Fammi spazio›› la spintonò infilandosi sotto le coperte con lei ‹‹e dimmi cosa c’è che non va››.
‹‹Hai ancora pura del buio come da bambini?›› lo schernì Temari.
‹‹Non era il buio a spaventarmi ma Gaara›› le ricordò il ragazzo ‹‹e anche tu eri terrorizzata a dormire nella stessa stanza con lui››.
‹‹È cambiato tanto il nostro fratellino e adesso è anche innamorato›› la kunoichi si girò per guardare in volto il consanguineo, era strano vederlo senza i suoi minacciosi dipinti viola. ‹‹La mamma sarebbe orgogliosa di lui›› aggiunse.
‹‹E di te›› Kankuro le diede un buffetto sul braccio ‹‹quindi ora dimmi perché il tuo ragazzo si sta umiliando impedendomi di sognare beatamente››.
‹‹È finita, l’ho trovato con un'altra›› soffiò la ragazza ‹‹e ora riposa››.
Il castano sgusciò fuori dal letto e, con rapide falcate, raggiunse la porta aprendola.
‹‹Tema…›› Shikamaru sentendo la serratura si era alzato immediatamente.
Ricevette un pugno in faccia.
Diretto e cattivo.
L’occhio sinistro aveva iniziato a pulsare dolorosamente mentre un rivolo di sangue colava pigramente dal lato della bocca: si era morso la lingua. Si sentì sbalzato all’indietro e batté la schiena contro il muro alle sue spalle provocando un tonfo sordo. Il marionettista aveva bloccato il Nara coi fili di chakra e lo faceva penzolare a un metro da terra come un fantoccio di stoffa impedendogli ogni movimento così che non potesse sfoderare la sua tecnica delle ombre.
Kankuro l’avrebbe pestato fino a renderlo irriconoscibile se non fosse comparso, allarmato dai rumori, il drappello di ninja della Foglia a guardia della palazzina. Anche i sottoposti di Suna erano usciti dalle loro stanze arraffando le prime armi che capitava loro sottomano.
Lo shinobi del Deserto era furioso e il desiderio di vendicare la sorella gli scorreva bollente nelle vene: non pensava che Temari necessitasse di protezione, era la donna più forte che conosceva, ma voleva fare qualcosa per lei dimostrandole il proprio sostegno. Tuttavia, nella sua zucca era rimasto sufficiente buonsenso per comprendere che, se avesse proseguito col linciaggio, avrebbe creato un incidente diplomatico grave, minando il fragile clima di distensione che aveva caratterizzato, fino a quel momento, l’assemblea dei Kage. I massimi esponenti dei Villaggi sarebbero comunque stati informati di quello screzio e lui ne avrebbe probabilmente dovuto rispondere l’indomani. Lasciò la presa sul moro che si accasciò come uno straccio e, augurando la buonanotte ai presenti dopo averli rassicurati sull’innocenza delle sue azioni, tornò nella propria branda.
‹‹Shika, che sta succedendo?›› l’Akimichi a capo della sorveglianza notturna aiutò l’amico a ripulirsi dal sangue rappreso.
‹‹Sono un idiota›› cominciò a raccontare il moro riassumendo in poche concise parole l’errore che aveva fatto.
‹‹E Ino?›› chiese Choji sentendosi responsabile per averli lasciati soli ed ubriachi.
‹‹Non ricorda nulla›› sospirò il Nara ‹‹comunque anche lei pensa che non sia successo››.
‹‹Però…?›› il castano conosceva troppo bene l’altro per non sapere che la sua preoccupazione era rivolta altrove rispetto la Yamananka.
‹‹È stata Temari a trovarci›› confessò infine il Nara.
‹‹Merda…›› fu l’unica parola che il ragazzo riuscì a pronunciare.
‹‹Se fosse stata lei a conciarmi così ne sarei stato felice, invece fa finta che io non esista nemmeno›› Shikamaru sentì gli occhi inondarsi di lacrime. Non le trattenne: quella notte aveva già perso l’orgoglio, un’umiliazione in più o in meno non avrebbe fatto molta differenza. Per quanto riguardava la dignità, quella sentiva di averla persa nel momento in cui aveva mancato di rispetto alla kunoichi di Suna sostituendola per una notta con la sua amica di infanzia.
 
***
 
Erano rimasti soli e al giovane Kazekage si era formato un nodo allo stomaco, un groviglio di ansia e speranza. Non era un grande oratore e, anche al suo Villaggio, i giovani chunin, sebbene lo rispettassero molto, preferivano confidarsi con suo fratello piuttosto che con lui. A volte provava ancora la sensazione di essere guardato come il demone sanguinario che era un tempo. ‹‹Non ho idea di come si facciano queste cose›› sospirò frustrato.
‹‹Cosa?›› chiese perplessa la kunoichi della Pioggia.
‹‹Come si debba parlare ad una ragazza›› il Kage si trovava in seria difficoltà. Secondo le teorie di Kankuro avrebbe dovuto sporgersi verso di lei e iniziare a baciarla. Impossibile, non ho mai dato un bacio a nessuno, nemmeno sulla guancia ad un mio familiare.
Jun scoppiò a ridere: ‹‹Credo che tu mi stia sopravvalutando››.
‹‹Niente affatto›› si affrettò a contraddirla il rosso ‹‹sarei onorato di poter trascorrere più tempo con te››.
‹‹Non potrei mai chiederti di prenderti un simile impegno›› lo gelò immediatamente la ragazza ‹‹ho un bambino da accudire e da crescere››.
‹‹Mi sto offrendo io›› il rosso cercò di imprimere tutta la rassicurazione che poteva nella sua voce.
‹‹Sei un ingenuo›› la giovane fu lapidaria.
Respinto. Gaara lesse la freddezza negli occhi verdi dell’erede di Hanzo e tornò a sentirsi un mostro. Con le dita si sfiorò la scritta che si era impresso sulla fronte molti anni prima: amore. Io sono colui che ama solo se stesso. O, almeno, lo ero una volta… Guardò Jun intensamente sperando in un gesto diverso prima di alzarsi e salutarla rispettosamente.
Lei ricambiò l’inchino cercando di rimanere distaccata. Era stata molto combattuta sulla decisione di allontanarlo e aveva voluto concedersi un’ultima serata felice con lui. L’aveva osservato giocare con suo nipote e sorridere impacciato cercando di imboccare il bambino con le bacchette. Lo amava. Era un sentimento nato durante la missione di recupero e cresciuto sebbene la lontananza, nutrito dalle notizie che quotidianamente ricercava e dalle richieste di Shinki di rivedere il suo Tanuki. Ma, appena ricevette la conferma che i suoi sentimenti erano ricambiati, trovò la forza per effettuare la scelta più dolorosa. Addio. Una lacrima solitaria le solcò la guancia.
Trascorse i minuti successivi fissandosi le mani con l’intenzione di convincersi del bene delle proprie azioni, fu riscossa solo dal ritorno di Hinata e Naruto nella stanza: ‹‹Dov’è Gaara?››.
‹‹Se n’è andato›› rispose inespressiva la bionda.
‹‹Come mai?›› chiese la Hyuga apprensiva, le era chiaro che qualcosa non andasse.
‹‹L’ho cacciato›› riconobbe lei. Ringrazio il cielo che non abbia insistito, avrebbe reso il mio compito solo più difficile. Ha già talmente tante responsabilità e io non sarei che un peso.
‹‹Credevo che ci tenessi a lui›› sussurrò la mora.
‹‹A volte amare qualcuno significa lasciarlo andare…››.
Ma le sue giustificazioni furono subito interrotte dall’irruenza di Naruto: ‹‹Codarda! Gaara è gentile, degno di fiducia, tuo nipote lo adora e…››.
Jun si alzò in piedi piazzandosi davanti all’Uzumaki e, con tutta la ferocia che aveva in corpo, urlò: ‹‹Credi che io non lo sappia?››.
Il Jinchuriki rimase interdetto non riuscendo proprio a capire cosa passasse per la testa delle donne. La kuonichi della Pioggia si allontanò da lui e raggiunse la finestra.
‹‹Le nuvole della guerra si stanno addensando, stare vicino a me lo metterebbe ancora più in pericolo. Quando l’Insurrezione di Ai ci attaccherà sarà la mia testa la prima a cadere›› dichiarò Jun.
‹‹Preferisci perderlo che vederlo morire…›› convenne Hinata. Si era lanciata in un attacco suicida per salvare Naruto durante lo scontro con Pain e comprendeva perfettamente la scelta dell’erede di Hanzo. Io avrei fatto lo stesso.
 
 
 
 
Angolo dell’autrice: Eccomi di ritorno con un mese di ritardo: per questo chiedo umilmente scusa! Ringrazio infinitamente tutti coloro che sono riusciti a finire questo capitolo particolarmente prolisso, spero di non avervi tediato troppo! Un grazie particolare va a chi vuole lasciarmi le sue impressioni in una recensione (positiva o negativa è tutto bene accetto). Poiché ho scritto la storia un po’ “a rate” spero di essere riuscita a gestire in modo dignitoso tutti i personaggi, sarei mortificata vedendoli rovinati. Attendendo un vostro gentile riscontro…
Un bacio,
Eirynij

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