Una nuova avventura!

di LordWeavile94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: SAO ***
Capitolo 2: *** Capitolo Primo: La prima Quest! ***
Capitolo 3: *** Capitolo Secondo: Baran, il Generale Toro. ***
Capitolo 4: *** Capitolo Terzo: In Trappola! ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quarto: Gelosia ***
Capitolo 6: *** Capitolo Quinto: Un evento di emozioni- Parte Prima ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sesto: Un eventi di emozioni- Parte Seconda ***
Capitolo 8: *** Capitolo Settimo: Il segreto di Syria ***
Capitolo 9: *** Capitolo Ottavo: La Furia prima della tempesta! ***
Capitolo 10: *** Capitolo Nono: Il tempo fugge. ***
Capitolo 11: *** Capitolo Decimo: Abbiamo bisogno di una vacanza! ***
Capitolo 12: *** Capitolo Undicesimo: La paura del forte. ***
Capitolo 13: *** Capitolo Dodicesimo: Vortice di strategia, Parte Prima ***
Capitolo 14: *** Capitolo Tredicesimo: Vortice di strategia, parte seconda ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quattordicesimo: Vortice di strategia, parte terza ***



Capitolo 1
*** Prologo: SAO ***


Salve a tutti, sono sempre io! Questa volta ho deciso di fare qualcosa di un poco diverso: ho preso l’ambientazione di SAO e ho creato un nuovo personaggio, cercando di rispondere alla domanda: cosa sarebbe successo se IO fossi entrato in SAO? (E se fossi sopravvissuto, ovvio)

Ad ogni modo, spero che vi piaccia...cominciamo!

 

Prologo: SAO

 

-Uff...ce l'ho fatta!- dissi, salendo le scale di casa mia, con in mano una scatola.

L’etichetta recita “Visita Sword Art Online, il primo MMORPG del mondo! Vivi grandi emozioni, combatti contro creature feroci, diventa il più grande guerriero!”

Sorrisi: ero stato uno dei pochi fortunati a essere riuscito a comprare il gioco, insieme alla mia sorella gemella, Bianca.

Quello era forse il miglior gioco del secolo: sembrava che tramite un semplice visore si potesse entrare in un mondo alternativo, pieno di mostri, insidie e pericoli. Avremmo dovuto muoverci nel mondo di Sword Art Online con i nostri avatar, lottando per la sopravvivenza con giocatori e mostri. Tutto in completa sicurezza, ovviamente. Se avessimo perso, saremmo tornati nell’ultimo punto di salvataggio, e avremmo dovuto ricominciare. Niente di meglio, no?

-Fratellone, ti muovi? Non voglio essere l’ultima ad entrare!- mi chiamò mia sorella da sopra. Probabilmente aveva già preparato tutto, aspettava solo me.

-Arrivo, arrivo!- Corsi di sopra ed entrai nella stanza dei computer. Oltre ai nostri computer personali, infatti, avevamo anche altri due computer, appartenenti in realtà a nostro padre, un ingegnere informatico, molto più potenti dei nostri. L’ideale per far andare SAO.

Mia sorella stava già installando il programma.

-Eccomi!- dissi, aprendo la scatola e collegando il visore. Cominciai ad installare il programma di SAO e, dopo una mezz'ora di attesa impaziente, finalmente l'installazione terminò. Finii di leggere un piccolo manuale allegato alla scatola, così da sapere i primi passi da compiere in quel mondo .

-Perfetto! Ci vediamo di là, Fratellone! Collegamento, attivazione!- disse mia sorella, ansiosa di cominciare.

Sorrisi. Era tempo che la mia avventura iniziasse.

-Collegamento...attivazione!-

 

Il mondo era bianco intorno a me. Guardai in basso: ero io, in piedi. Provai a muovere una mano...e si mosse! La alzai, la agitai davanti a me. Era esattamente come essere nella realtà...perfetto!

Comparve una schermata grigio chiaro, con una scritta in nero.

“Ora procederemo alla creazione del Vostro Avatar. Prego scegliere i caratteri preferiti.” Disse una voce metallica. Subito dopo mi si presentarono diversi tipi di Avatar, sia maschili che femminili. Ne scelsi uno più o meno a caso, poi gli misi capelli corti rosso fuoco, occhi azzurri e una divisa color notte. Come nome scelsi “Franz”.

“Grazie per la pazienza. Vi diamo ora il benvenuto in SAO, buon divertimento.” Disse di nuovo la voce.

E tutto fu bianco.

 

Riaprii gli occhi in una grande città. Mi trovavo in un’immensa piazza ad anfiteatro, con colonne riprodotte sin nei minimi dettagli. Cinque vie si dipartivano dalla piazza, ognuna puntando in una direzione diversa.

Una sembrava dirigere a degli immensi spazi: quello doveva essere il primo luogo in cui si potevano trovare mostri, la Prateria di Aincrad.

Una mano toccò la mia spalla, e mi girai. Davanti a me stava una ragazza dai lunghi capelli corvini, occhi verdi e un sorriso luminoso. Da quanto potevo leggere sopra la sua testa, si chiamava White.

-Non cambi mai nome, eh?- dissi ghignando a mia sorella. Lei rise e annuì –Esatto, ma non mi sembra che tu sia da meno!-

Ci guardammo intorno. Improvvisamente una voce metallica ci risuonò nelle orecchie.

“Per entrare nel menù, muovere la mano sinistra davanti a sè. Per entrare nell’inventario, premere la corrispondente parola.”

Io e mia sorella eseguimmo. Notai che nell’inventario avevo solo i miei vestiti, uno scudo di legno e una spada corta. Guardai Bianca, un po’ deluso.

-È un po’ poco, non pensi?- chiesi. Prima che lei potesse rispondermi, la voce metallica si intromise “Ulteriore equipaggiamento vi sarà dato oggi, dopo la cerimonia di apertura. Vi preghiamo di non allontanarvi troppo dalla città, per evitare spiacevoli incontri con dei mostri.

La cerimonia comincerà tra un’ora esatta. Grazie per avere scelto SAO.” Detto questo, la voce tacque.

Mia sorella scrollò le spalle. –Be’, esploriamo un po’ la città, no?- disse, guardandosi intorno.

Annuii e cominciai a camminare. La città era veramente vastissima, ci sarebbero voluti giorni solo per visitarla tutta. C’erano ogni tipo di bancarelle, da quelle che vendevano frutta a quelle che vendevano armi o pozioni di recupero. Sorrisi: avevano fatto davvero di tutto per rendere il gioco il più reale possibile.

Passammo così un’ora, chiacchierando tranquillamente delle avventure che ci aspettavano in SAO.

Ad un certo punto, le campane suonarono.

Per un attimo non vidi più niente. Poi, ero di nuovo in piazza, mia sorella accanto a me.

-Cosa è successo?- chiese lei, guardandosi intorno.

-N-non lo so...- risposi.

L’aria si fece improvvisamente più pesante. In alto comparve un avviso in rosso: Warning. Subito dopo ne comparve un altro. Subito dopo ancora un’altro. In un attimo, il cielo era rosso.

Una strana specie di liquido sembrò cominciare a scendere dalle fessure tra gli avvisi. La sostanza, rossa come il sangue, si addensò in un’immensa figura avvolta in un mantello, il volto nell’oscurità.

La paura mi prese il cuore. Cosa era, quello?

Mia sorella si strinse a me, tremando.

-Benvenuti nel mio mondo...- disse la creatura.

E così, l’orrore cominciò.

 

 

 

Ecco qua il prologo! Mi scuso se è un po’ corto, ma non volevo tediarvi troppo con le descrizioni o con il discorso di Kayaba, che conoscete già xD

Ad ogni modo, nel prossimo capitolo comincia la vera e propria storia...cosa succederà ai due fratelli, rimasti intrappolati in SAO? Sopravviveranno, oppure saranno sconfitti?Dovete solo aspettare, per saperlo.

Ah, un’ultima cosa. Vi voglio lanciare una “sfida”. Avete mai immaginato di essere stati voi in SAO? E nel caso, cosa avreste fatto? Insomma, se voi volete posso inserire i vostri personaggi nella trama, o anche farli apparire in alcuni capitoli...dovete solo darmi una breve descrizione fisica e caratteriale, e io li inserirò (ovviamente dicendo che siete stati voi a inventare il personaggio u.u)

Quindi, se avete voglia, scrivetemi e io provvederò! A presto!

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Capitolo 2
*** Capitolo Primo: La prima Quest! ***


Bentornati, rieccomi qua pronto a continuare!
Prima di tutto, vorrei ringraziare coloro che hanno recensito o anche solo letto la storia, spero che vi sia piaciuta, finora!
Non vi tedio con tante parole, cominciamo subito con la storia...all’attacco!
 
 
Capitolo Primo: La prima Quest!
 
Il vento notturno soffiava su Starting City, nel mondo di SAO. Dall’alto del tetto di uno degli edifici guardavo la città, viva sotto di me. Sembrava quasi il mio paese, con i passanti, il vecchietto pervertito che faceva la sua passeggiata serale guardando le giovani donne, i ragazzi che uscivano da un locale, ubriachi, i negozianti che vendevano le merci anche a quell’ora.
Tutto mi ricordava la mia città. Tutto mi faceva sentire una tremenda nostalgia.
Sospirai, ripensando alle parole di Kayaba. Eravamo intrappolati in quel mondo. Solo alla fine del “gioco”, dopo il centesimo piano, saremmo potuti tornare indietro. E chi perdeva, moriva anche di là, nel mondo reale.
Avevo sentito che alcuni giocatori si erano suicidati, pensando che fosse tutto uno scherzo e una volta morti sarebbero tornati nel mondo reale. Chissà se era vero. Altri invece si erano messi subito all’avventura. Io e Bianca, invece, avevamo preferito ragionare sul da farsi un poco, prima di decidere.
Pensai a nostro padre, che probabilmente aveva già scoperto la nostra condizione. Chissà, magari degli Hacker erano già al lavoro per provare a liberarci. Forse avrebbero posto fine a questo incubo. Forse.
-Ehi Fra, tutto bene?- disse una voce.
Mi girai: una ragazza dai capelli corti e neri, occhi marroni, di fisico asciutto e agile mi salutava sorridendo. Le sorrisi debolmente, poi mi girai verso il cielo cosparso di stelle.
-Non lo so...- risposi. La mia gemella si sedette accanto a me, voltandosi anche lei a guardare le stelle. Restammo in silenzio così per un po’ di tempo, cercando di trovare qualcosa da dire.
-Senti- disse lei dopo un po’ –non arrendiamoci. È vero, qui rischiamo tanto, se perdessimo moriremmo davvero. Però hai mai visto, negli ultimi tre anni, la sottoscritta White morire in un gioco online?- continuò, con tono scherzoso. Mi scappò un sorriso.
-A parte le battute- disse poi, con tono più serio –finché siamo uniti, non ci possono battere. Finché io e te ci supporteremo a vicenda, non ci sarà mostro che possa vincere contro di noi.-
Mi prese per una spalla e mi guardò negli occhi –Promettimi che non ti arrenderai. Promettimi che torneremo a casa insieme, io e te. Promesso?- Alzò la mano e offrì il mignolo. Sembrava un qualcosa da bambini, ma il suo sguardo era serio. E quando faceva così, sapevo che avrebbe mantenuto la promessa a costo di qualsiasi cosa. Chiusi gli occhi un secondo e inspirai con forza. Li riaprii e avvolsi il mio mignolo intorno al suo.
-Promesso.-
 
Era giorno, nel campo di addestramento di Starting City. Lì i giocatori potevano prendere la mano con le armi, le Skill e i movimenti di gioco. Io e mia sorella ci eravamo diretti per prima cosa lì, in modo da poterci allenare.
Dopo il discorso di Kayaba, al nostro inventario erano state aggiunte alcune pozioni di cura, delle provviste e altri materiali indispensabili per la sopravvivenza.
-Va bene!- disse mia sorella, guardandomi. –È ora di scegliere che tipo di guerrieri diventare! Qui non c’è la magia, non ci sono nemmeno le classi. Quindi possiamo scegliere di combattere come vogliamo. Che strategia pensi dovremmo adottare, fratellone?- mi chiese. Di solito ero io a pensare alle strategie, quando giocavamo insieme. Lei aveva solitamente una volontà più forte della mia, ma spesso restavo io il più furbo.
Ci pensai su qualche secondo. –Be’, essendo una lotta per la sopravvivenza, le opzioni sono tre: o diventare così potenti da non aver tempo di subire danni, o avere difese così forti da non poter essere scalfiti, oppure essere così agili da non poter essere nemmeno colpiti.-
Mia sorella seguì con attenzione il mio ragionamento, poi annuì.
-Già...be’, non sono mai stata brava nel picchiare e basta, né sono brava nei ruoli di difesa totale...quindi...ma certo! Arrivo subito!- esclamò, per poi correre verso una bancarella, dove si potevano scambiare armi per altre, oppure comprarne di nuove. Dopo qualche minuto tornò.
-Eccomi!- disse, per poi far apparire il menù dell’inventario. Schiacciò un tasto e nelle sue mani comparve un grande arco.
-Che ne dici? È veloce, mi permette di attaccare da lontano, le Skill sono ottime sia per colpire con forza che per colpire con precisione, e tra un po’ di livelli potrò anche infliggere degli status alterati agli avversari, sembra!-
Sembrava molto entusiasta, ma qualcosa non mi piaceva, in tutto ciò.
-E se i nemici ti venissero vicino? Saresti totalmente in loro potere!- dissi. Lei ci ragionò su qualche secondo.
-Vero...allora, posso fare così!- Fece comparire di nuovo il menù dell’inventario, ci lavorò un po’ sopra, poi lo chiuse soddisfatta.
-Set armi due!- disse ad alta voce. Immediatamente l’arco scomparì per lasciare il posto ad una spada e uno scudo.
-In questo modo posso difendermi un poco, per poi allontanarmi e riprendere l’arco!- continuò.
Annuii. Sì, aveva senso.
-Tu invece, hai deciso?- mi chiese.
Cominciai a pensarci su. Non avevo proprio idea di cosa fare. Anche io non ero bravo nei ruoli totalmente sbilanciati su una statistica particolare, preferivo quelli misti.
Diedi uno sguardo alle Skill: magari avrei trovato qualcosa di interessante.
C’erano le classiche per arma a una mano e scudo, per armi a due mani, per archi, e così via. Oltre a queste ce ne erano anche alcune da “Domatore”, che sembrava permettessero di domare i mostri per farli combattere accanto a sé. Non era male, ma era molto restrittivo, permetteva solo di controllare alcuni tipi di mostri. C’era poi un’altra voce. “Combattimento senz’armi” diceva.
Incuriosito, provai ad aprirne il menù. Queste Skill potevano essere attivate avendo solo un’armatura leggera, senza armi o scudi. In compenso, però, aumentavano la Forza e la Velocità, così da poter attaccare più volte e con più forza base di un personaggio normale. Alcune permettevano anche di disarmare o di spezzare le armi e armature avversarie. Sembrava equilibrato. E poi, nel mondo reale facevo arti marziali...quindi, conoscevo già qualche tecnica.
-Va bene, ho deciso!- dissi –Scelgo il combattimento senz’armi!-
White mi guardò perplessa. –È utile? Pensavo fosse una scelta per chi vuole un gioco più difficile del normale!- Sorrisi e le spiegai velocemente cosa avevo scoperto. Alla fine annuì.
-Va bene, fai pure! Prenditi un tirapugni o qualcosa del genere, allora, io mi alleno con l’arco!-.
Annuii e corsi a una bancarella. Lì presi un paio di guanti d’arme: erano abbastanza scadenti, ma non potevo pretendere niente, dato che ero al primo livello.
Restammo nel campo per tutta la mattina, io a provare alcune Skill, mia sorella a prendere confidenza con l’arco. Alla fine, dopo aver mangiato, ci dirigemmo verso le porte della città.
L’avventura cominciava.
 
Le pianure, ampie e soleggiate, si perdevano all’orizzonte, verdi e scintillanti sotto i raggi del sole. O meglio, di quel simulatore di sole. Sembrava tutto così reale...il cielo, le nuvole, il prato, gli alberi, gli uccelli...eppure era tutto simulato. Era strano pensare che il mio vero corpo fosse seduto su una poltrona, che non si muovesse da ore e ore. Be’, non ci potevo fare niente, giusto? Meglio cominciare, invece che pensare a discorsi semi-filosofici.
Mi incamminai con mia sorella sulla prateria, cercando qualche mostro. Da un libro-guida che Kayaba aveva inserito nell’inventario, sembrava che i mostri più comuni fossero dei cinghiali, molto deboli. Potevano procurare anche della buona carne da mangiare durante il viaggio.
-Bene, andiamo!- dissi, incamminandomi. Mia sorella mi seguì, già in guardia.
Proseguimmo qualche minuto, ma sembrava tutto tranquillo. Che tutti i mostri fossero già stati abbattuti?
I miei pensieri furono interrotti da un grido.
-Aiuto! Aiuto!-
Mi voltai di scatto e vidi una donna adulta correre verso di noi, in lacrime, inseguita da uno dei famosi cinghiali. Sembrava inferocito.
Ad un certo punto la donna cadde a terra. Il cinghiale stava per raggiungerla.
Prima che potessi cominciare a correre, mia sorella corse davanti a me, l’arco già teso in mano. Puntò alla bestia. La freccia si colorò di verde un secondo prima che mia sorella scoccasse.
Il colpo centrò il cinghiale in pieno cuore, facendolo stramazzare a terra. La barra dell’esperienza si colorò di azzurro.
-Evvai, ce l'ho fatta!- disse White, esultando.
Io e mia sorella corremmo verso la donna. Io la aiutai a mettersi in piedi, mentre mia sorella recuperava la freccia dalla bestia morta.
-Stia tranquilla, signora, adesso è tutto finito.- dissi gentilmente.
Quella scoppiò a piangere, gridando forte e aggrappandosi alla mia divisa.
-N-no, non è tutto finito! M-mia figlia, è caduta nella loro tana, dove sta il loro capo. Che ne sarà di lei? Oh, la mia povera bambina!- gridò, per poi continuare a piangere.
Io e mia sorella ci guardammo. Poi davanti a me comparve un avviso di gioco:
“Quest: Un salvataggio disperato.
Accetti?”

Sotto c’erano due opzioni, sì o no.
-Certo che sì!- rispose subito mia sorella, infervorata. Ridacchiai e schiacciai “Sì”.
-Stia tranquilla signora, la sua bambina sarà salva in un attimo!- dissi con sicurezza.
La donna annuì, sempre piangendo –O-ok, vi aspetterò qua!- disse.
Sulla mappa comparve un punto luminoso, dove si trovava l’obiettivo della Quest. Io e mia sorella ci dirigemmo velocemente da quella parte, ignorando tutti gli altri mostri. Era probabile che non fosse una missione a tempo, ma mi sentivo come se quella bambina fosse davvero in pericolo. E così era anche per mia sorella.
Dopo un po’, finalmente arrivammo alla tana. Era solo una caverna scavata in una collinetta. Grida di paura e pianti riempivano l’aria, insieme ai grugniti delle bestie. Sembravano essercene solo due, messe a “guardia” dell’entrata.
Io e White ci guardammo, poi decidemmo velocemente un piano. Mi spostai dalla parte opposta rispetto a lei.
Dopo qualche secondo, la testa di una delle due sentinelle fu sfondata da una freccia rossa. Grugnì e cadde a terra, morta. L’altro cinghiale emise un verso allarmato e si diresse verso i cespugli nei quali era nascosta White, dandomi le spalle. Ne approfittai e, camminando con discrezione fuori dai cespugli, lo assalii caricando la mia Skill Pugnodiferro. La bestia cadde a terra, morta.
La barra dell’esperienza era ormai a metà. Non male, per il primo giorno.
-Bene!- dissi, mentre mia sorella usciva dai cespugli. –Bambina, puoi uscire! I cinghiali sono morti!- per tutta risposta, un ruggito risuonò nell’aria. Subito dopo dalla caverna corse fuori un altro cinghiale, grande il doppio rispetto agli altri, di colore blu scuro, gli occhi iniettati di sangue.
Maledizione, mi ero scordato del capo.
-White, prepara il tuo colpo migliore, io lo distraggo!- gridai sopra il ruggito della bestia.
Caricai il pugno e partii all’assalto.
Il cinghiale, vedendomi, mi caricò. Prima ancora che potessi colpirlo la sua testa mi centrò in pieno stomaco, mandandomi a terra. La mia barra della vita si era ridotta di un terzo. Altri due colpi ed ero fritto.
La bestia sbuffò e scalciò il terreno, pronta a caricarmi di nuovo. Mi rialzai, ansimando.
Subito dopo una freccia color del fuoco si conficcò nella sua pelle, ferendola. Gridò e si volse contro mia sorella, che stava già tendendo la corda dell’arco.
Il cinghiale caricò. Lei tirò la freccia, ma mancò il bersaglio. Un secondo dopo, la bestia gli era addosso. Mia sorella finì a terra, mentre il mostro si avvicinava, pronto a calpestarla.
Dovevo sbrigarmi. Corsi gridando verso il cinghiale, attirando la sua attenzione. Usai una Skill, Acrobazia, per saltare più in alto e in lungo di quanto avrei normalmente potuto, e atterrai dritto su di lui. Quello cominciò subito a ruggire e a scuotersi, per mandarmi a terra. Resistetti a stento. Strinsi i denti, poi caricai di nuovo un pugno. La colpii dritta sulla testa, tenendomi al suo pelo per non cadere. Quello, gridando per il dolore, si impennò, facendomi cadere.
Lo sentii grugnire: voleva schiacciarmi.
Ruggì.
Ma il ruggito si trasformò in un grugnito strozzato. Cadde a terra, sul fianco, senza vita, una freccia che gli spuntava dalla schiena.
Mi rialzai boccheggiante. La mia barra della vita era ridotta a metà.
-Grazie.- dissi a mia sorella, sospirando. Lei mi sorrise. –Grazie a te, sei tu che mi hai salvata.- rispose.
Ridacchiai e annuii. Notai poi che la barra dell’esperienza si era fatta dorata. Guardai il mio menù: ero salito di livello! Avevo guadagnato delle specie di “punti”, da spendere nelle mie caratteristiche. Quando decisi di assegnarli, una voce metallica mi avvisò che per far davvero valere i punti, dovevo anche allenarmi con le Skill e i combattimenti in generale. In effetti, era logico: nessuno guadagnava forza semplicemente sconfiggendo mostri.
-Ottimo!- disse White –Abbiamo anche guadagnato un livello! Vediamo di finire la Quest, ora!- Annuii, poi entrai nella caverna. Era piccola e spoglia. Era adornata solo dalle ossa di alcuni piccoli animali...e da una puzza tremenda. Trovammo la bambina rintanata in un angolino. Era piccola, con i capelli rossi e un sacco di lentiggini sul viso. Mia sorella le parlò gentilmente, e lei smise subito di piangere.
La portammo dalla madre, mentre lei rideva, correndo davanti a noi che la guardavamo, addolciti.
Le due si ricongiunsero con gioia: sembrava che non fossero solo delle simulazioni, ma delle persone vere. Da un occhio mi scappò una lacrima.
-Grazie- disse la donna –grazie! Se non fosse stato per voi, non oso immaginare cosa sarebbe successo alla mia bambina! Venite con me, vi darò una ricompensa!- Anche se noi rifiutammo, lei insistette, così la seguimmo a casa, dove ci donò un paio di pozioni di cura a testa e l’arco appartenuto a suo nonno. Inutile dire che mia sorella era entusiasta.
Salutammo la donna e la bambina con affetto, poi tornammo alla locanda dove avevamo soggiornato la notte prima.
 
Era ormai sera tarda, e io ero salito di nuovo sul tetto della locanda, a guardare le stelle. White era lì con me, vicina.
-Sai, sorellina...- dissi, ragionando sulle mie stesse parole, mentre le dicevo.
-Sì, fratellone?- chiese lei, guardandomi.
-Non mi è dispiaciuto salvare quella bambina. Mi sono sentito...vivo, come mai prima. È un po’ strano, no?- continuai, voltandomi a guardarla.
Lei mi sorrise, guardandomi di rimando.
Già...non siamo vivi, eppure...lo siamo. È molto strano...- disse, sollevando gli occhi verso la cappa oscura che ci sovrastava.
Così, mentre il mio pensiero vagava tra i miei genitori, il mondo reale e quella prigione che era SAO, le nostre mani si incontrarono, stringendosi a vicenda per farsi coraggio.
L’avventura era appena cominciata.
 
Ecco qua il capitolo! Questa volta sono riuscito a farlo un po’ più lungo...che ve ne pare?
Per la gemella del protagonista per ora uso entrambi i nomi, sia Bianca che White, è una cosa voluta, tranquilli! E anche per cercare di rendere l’iniziale “sospensione” tra i due mondi, all’inizio utilizzerò i nomi delle Skill, pian piano scompariranno. Ad ogni modo, vi è piaciuto? Avete critiche, avete notato errori o altro, volete dirmi qualcosa? Scrivetemelo pure, leggerò tutto con attenzione!
Rinnovo l’offerta di mandarmi i vostri personaggi, come ha fatto Umiko_chan, che inserirò nella storia al più presto possibile!
A presto! ^^

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Capitolo 3
*** Capitolo Secondo: Baran, il Generale Toro. ***


Rieccomi qua, pronto per un nuovo capitolo! Come la volta scorsa, volevo ringraziare coloro che hanno letto e recensito la storia, spero sinceramente che vi sia piaciuta!
Attenzione:il personaggio di nome Umiko, presente in questo capitolo, è invenzione di Umiko_chan, non mia! Quindi, ringraziatela, subito! E, ovviamente, la ringrazio anche io!
Adesso basta ciancie! All’attacco!
 
Capitolo Secondo: Baran, il Generale Toro.
 
Era passato più di un mese e mezzo dalla nostra entrata in SAO. Tutte le speranze che qualcuno ci riuscisse a portare fuori da quel luogo erano ormai sfumate. Dovevamo essere noi a muoverci, per forza.
Nel “gioco”, intanto, dopo circa un mese di ricerche, era finalmente stato trovato e sconfitto il boss del primo piano. Erano inoltre morti già centinaia di giocatori.
Io e mia sorella avevamo continuato ad allenarci, raggiungendo nuovi livelli e aiutandoci sempre l’un l’altro. Vagavamo da qualche giorno per il secondo piano, alla ricerca del dungeon e della stanza del boss.
 
-Franz, colpiscilo, avanti!- gridò mia sorella, mentre si difendeva dagli attacchi di un mostro con lo scudo. Era una bestia abbastanza piccola e infida, sembrava un diavoletto rosso, con una lancia lunga in mano. Non era particolarmente forte, ma aveva la capacità di infliggere colpi critici.
-Arrivo!- risposi io, caricando il mostro. Quello si girò verso di me, provando a puntarmi la lancia contro, ma prima che potesse farlo lo colpii allo stomaco con un pugno. Il mostro indietreggiò, sopraffatto. Presi la lancia tra le sue mani e lo colpii con un calcio, mandandolo a terra e disarmandolo. Subito dopo lo infilzai con la sua stessa arma, finendolo.
-Se avessi aspettato ancora un po’, sarei diventato uno spiedino di White, caro fratellone!- disse mia sorella, guardandomi male. Ridacchiai.
Be’, così avrei potuto usarti come cibo in caso di bisogno, sorellina!- Scoppiammo entrambi a ridere.
-Scemo.- disse lei.
Sorrisi. Presi la lancia e la misi nell’inventario: non era ottima, ma la avrei potuta rivendere e ottenere qualche soldo.
-White, c’é qualche Quest da fare?- chiesi a mia sorella. Cominciavo ad annoiarmi ad abbattere sempre gli stessi mostri. Lei, però, scosse la testa.
-No, l’unica cosa che ci è rimasta da fare è trovare il dungeon e il boss del piano. Sempre che esista, ovvio!- rispose.
-Certo che esiste! Io so dov’è!- disse una voce, improvvisamente.
Mi girai verso la fonte. Era una ragazza alta, snella, con capelli castani che le arrivavano alle spalle e occhi dello stesso colore. Sulla schiena aveva legata una spada lunga e uno scudo di ferro.
-Piacere di conoscervi, mi chiamo Umiko.- disse, tendendoci la mano e sorridendo. Risposi al sorriso e gliela strinsi –Io mi chiamo Franz. Lei, invece, è White, mia sorella!- risposi, indicando la mia gemella, che strinse la mano alla nuova venuta.
-Per caso...siete gemelli?- chiese la ragazza. Io annuii, sorridendo.
-Sì, esatto! Ma ci tengo a sottolineare che sono io il più grande!-. Mia sorella mi fece una linguaccia.
-Solo di cinquantasette secondi, caro mio!- disse, lanciandomi un’occhiataccia.
La ragazza ridacchiò al nostro piccolo battibecco. Tornando serio, mi girai verso di lei.
-Allora...Umiko, cosa sai del dungeon?- chiesi, incuriosito e allo stesso tempo eccitato.
Lei ci guardò, seria. –Non sono sicura che lì ci sia davvero il boss. Semplicemente un gruppo di tre giocatori, qualche giorno fa, sono andati ad esplorare delle rovine, ma non sono ancora tornati. Essendo loro tra i giocatori più forti, io e altri temiamo che abbiano incontrato il boss. Stiamo cercando dei volontari per indagare e, nel caso, sconfiggere il mostro. Voi sareste disposti a venire?-
Io e mia sorella ci guardammo, eccitati.
-Certo che veniamo! Abbiamo cercato il boss per tutto questo tempo!- disse White.
-Sì, ma dobbiamo pensare ad una strategia!- ragionai io.
La ragazza ci guardò sorridendo.
-Sicuro! Venite con me, vi porto alle rovine, lì ci sono già altri giocatori pronti ad entrare!-
Disse, per poi cominciare ad incamminarsi. Noi la seguimmo.
Camminammo per più di mezz’ora, e intanto conoscemmo meglio Umiko. Era una ragazza solare e divertente, ma anche determinata. Decidemmo di proteggerci a vicenda nella battaglia contro il boss.
-Quindi tu non usi armi?- disse ad un certo punto, rivolta a me –Deve essere difficile, vero? Non puoi fare molti danni!-
Io le risposi con un sorriso –Può sembrare così, ma ho delle Skill che aumentano la mia velocità di attacco e la mia agilità. Ciò mi permette di attaccare più volte del normale e anche di schivare gli attacchi avversari. Quindi non importa se non posso fare molti danni in un colpo solo agli avversari: se non riescono a prendermi, vinco comunque! E poi, esistono Skill anche per colpire più forte!- Lei ascoltò la mia spiegazione, poi annuì.
-Certo, capisco il tuo punto di vista. Però preferisco falciare i nemici velocemente, con il mio fido acciaio! Sento che con lui potrò tornare a casa.- disse, guardando la sua spada.
Dopo ancora qualche minuto, arrivammo alle rovine. Erano una serie di edifici diroccati, costruiti sia fuori che dentro una grotta scavata in una montagna.
Fuori aspettavano all’incirca altri venti personaggi: la maggior parte erano uomini, tra cui spiccava uno particolarmente alto e abbronzato, con una grande ascia bipenne sulla schiena. A parte Umiko c’era solo un’altra ragazza, vestita con un abito bianco sopra al quale stava una leggera armatura. Al fianco portava uno stocco.
-Bene- disse il grande uomo non appena io, White e Umiko arrivammo –mi sembra che ormai abbiamo raggiunto un buon numero di persone. Mi presento, il mio nome è Agil. Come immagino sappiate, vi ho convocati qui perché, probabilmente, nel dungeon alle mie spalle si cela la stanza del boss di questo piano. Vi avverto, c’è un’alta possibilità di morire, in questo scontro. Potete ancora andarvene, se volete, nessuno vi biasimerà.- nessuno si mosse. Tutti erano decisi a lottare. L’uomo sorrise.
-Ottimo. Ora dobbiamo decidere una tattica. Qualcuno ha delle idee?-
Tutti restarono in silenzio. Sentii una lieve pressione sulla spalla e mi girai. Mia sorella mi guardava con aspettativa. Annuii, mi girai e feci un passo avanti.
-Volevo chiederti una cosa, Agil.- dissi, mentre il gigante volgeva il suo sguardo su di me.
-Cosa sai sul boss? Hai qualche informazione utile?- Agil annuì. Dal suo inventario selezionò il libro-guida dei Beta-Tester. –Le uniche cose che so sono quelle scritte sul libro. Si chiama Baran, il Generale Toro, e utilizza come arma un martello da guerra. È probabile che sia di dimensioni considerevoli. Ha cinque barre vita, e arrivata all’ultima cambia schema di attacco. Infine, è protetto da alcuni mostri.- Annuii e cominciai a pensare ad una strategia. Un martello da guerra. Dimensioni considerevoli.
-Vediamo, la mia idea è questa.- dissi dopo qualche minuto. –Utilizza un martello da guerra, ovvero una delle armi che infligge più danni. Allo stesso tempo, però, il martello da guerra è lento e pesante, quindi il mostro non potrà attaccare velocemente. Inoltre, essendo probabilmente di grandi dimensioni, sarà lui stesso molto pesante. Potremmo quindi, a mio parere, dividerci in squadre. Ce ne deve essere una che lo distragga, infliggendogli danni da lontano o confondendolo, e che sconfigga gli altri mostri. Un’altra deve attaccarlo alle gambe, in modo che lui cada a terra. Una volta a terra, è praticamente sconfitto. Una terza deve occuparsi delle difese, visto che probabilmente il mostro attaccherà la seconda squadra. Che ne dite?- Tutti cominciarono a confabulare tra loro, valutando pro e contro della tattica. La prima a parlare chiaramente fu Umiko.
-Be’, la strategia mi sembra buona. Abbiamo qui otto giocatori con armi grandi e potenti, potrebbero fare la squadra di attacco. Altri otto usano degli scudi, quindi potrebbero essere la squadra di difesa. Gli altri distrarranno il boss e sconfiggeranno i mob .- disse, guardando ad uno ad uno i membri del gruppo. I giocatori assentirono.
-Bene- disse Agil –nel caso questo piano fallisca, la cosa importante è non farsi prendere dal panico. Conservate il sangue freddo e lottate con tutte le vostre forze. Insieme lo possiamo sconfiggere!- terminò il discorso sollevando in aria la sua ascia. Tutti risposero sollevando in aria le armi.
Ci incamminammo tutti insieme dentro alle rovine, dopo aver costruito i gruppi, da quattro membri ciascuno. Io mi trovavo con mia sorella e altri giocatori nel gruppo di distrattori, mentre Umiko era finita tra i difensori.
-Umiko, fai attenzione!- disse White, guardandola preoccupata –Sei nel gruppo più pericoloso!-
Lei rise e ci guardò con un sorriso –Tranquilli, non ho alcuna intenzione di morire! Sono più forte di quanto possa sembrare!-
Solo leggermente rincuorata, mia sorella continuò.
Infine, dopo un lungo cammino, arrivammo di fronte a una grande porta. Agil si girò verso di noi.
-Bene. È ora di combattere. Ho solo una cosa da dire: lottate con tutte le vostre forze. Da questa battaglia dipende il futuro di tutti quelli che aspettano di tornare a casa!- disse, determinato. Tutti gridammo ad una sola voce, poi estraemmo le armi e ci dividemmo nei gruppi. L’unica altra ragazza era con me, White e un giocatore che utilizzava una lancia lunga.
Agil inspirò, poi spinse i battenti. La porta si aprì con un aspro cigolio. Non appena anche l’ultimo di noi entrò, essa si chiuse alle nostre spalle. Non potevamo fuggire. Numerose fiaccole si accesero nell’aria buia ed umida.
Un ruggito squassò l’aria. Eccolo lì, Baran. Enorme, corpo da uomo e viso taurino, le mani occupate da un immenso martello da guerra color dell’oro. Uno sbuffo di fumo uscì dalle sue narici.
Dal nulla comparvero molte versioni di lui più piccole, tutte armate di mazza. I suoi inservienti.
-ALL’ATTACCO!- gridò Agil. Subito, spinti da una forza che ci pervadeva l’anima, rispondemmo al suo grido e ci gettammo sui mostri. Per tutta risposta quelli ruggirono e corsero verso di noi, armi in mano.
Mentre ci avvicinavamo, uno dei tori fu colpito in testa da una freccia color giallo sole. Ruggì e si fermò. Ghignai e mi gettai su di lui, colpendolo con una raffica di pugni e sconfiggendolo velocemente.
Osservai velocemente la situazione: metà dei mob erano già stati annientati, le squadre d’attacco stavano martoriando le zampe di Baran, le squadre di difesa tenevano lontano il grande martello.
Perfetto, stava andando tutto bene. Mia sorella tirava una freccia dopo l’altra, concentrata. Umiko era accanto a lei, la proteggeva dai mostri che le arrivavano contro.
Il mostro ruggì, cadendo a terra. Un grido di esultanza si levò dalle squadre. Tutti si gettarono sopra di lui, colpendolo il più possibile con le loro armi. Mi unii anche io, sferrando pugni lenti ma potenti. Ormai avevamo vinto. Ne ero sicuro.
Purtroppo, però, era troppo presto per cantare vittoria. Un nuovo ruggito squassò l’aria. Una grande onda d’urto si propagò dal boss, e per qualche secondo non sentii nulla sotto i piedi. La mia schiena incontrò una forte colonna. Gridai di dolore e caddi a terra, ansimante. La mia barra vita era ridotta a metà.
Sempre ansimando, guardai il mostro: era giunto a metà della sua ultima barra vita. Maledizione, ci doveva essere un meccanismo che impediva ai giocatori di non far attivare la sua abilità.
Il mostro si rialzò in piedi e riprese il martello da guerra. Con una sola mano. Lo roteò sulla testa con grande facilità, come se non fosse affatto pesante. Scattò. Un secondo dopo era sulla squadra d’attacco. Con un solo colpo falciò tre membri del team, mandandoli contro un muro. Si levarono dei pixel azzurri e verdi, e loro non c’erano più.
Sgranai gli occhi. Era la prima volta che vedevo morire dei giocatori, in SAO. Per un momento la mia mente si svuotò completamente.
-FRANZ!- sentii gridare una voce. Era mia sorella. Mi voltai a guardarla. Con uno sguardo determinato, caricava una freccia paralizzante.
Giusto, non era tempo di ragionare. Bisognava combattere.
Con un grido, cominciai a correre verso il mostro. Mia sorella lasciò la corda. La freccia colpì Baran in pieno. Mi aspettavo di vedere delle scintille comparire intorno a lui, ma non successe niente. Comparì una scritta: “Immune ai cambiamenti di stato”. Maledizione.
Il toro si girò verso White e la nostra nuova amica. Ruggì e scattò.
-White! Umiko!- gridai in preda al panico. Non avevano tempo di fuggire, e lo scudo di Umiko era troppo debole.
Baran caricò il martello con due mani. E lo fece precipitare verso le due ragazze.
 
 
Un clangore.
Un tonfo.
Agil era lì, in ginocchio, ansimante. Il martello era ad appena due centimetri dal suo volto. L’ascia dell’uomo era a terra, spezzata in due.
-Asuna!- gridò il gigante. Subito la ragazza vestita di bianco comparve, quasi dal nulla, lo stocco in mano. L’arma si mosse così velocemente che il mio occhio non riuscì a vederla. Baran indietreggiò, ringhiando.
Toccava a me.
-Umiko! Coprimi!- gridai. La ragazza mi guardò, poi annuì, decisa. Lanciò un grido di battaglia e si lanciò sul mostro, colpendolo con forza alle gambe e al petto. Baran alzò il martello per colpirla. 
Ora.
Saltai. Il mio pugno si coprì di un’aura viola, densa e potente. Era una Skill che non dominavo ancora bene. Se avessi fallito, saremmo morti tutti. Ma era l’unica possibilità.
Cercai di raccogliere ogni briciolo di forza di volontà, mentre mi gettavo sul toro. Colpii l’asta del martello con il pugno. Quella si incrinò, poi si spezzò con un forte clangore. Ma non era finita. Puntellandomi sulla parte dell’asta ancora in mano al mostro, mi lanciai contro la sua fronte, protetta da un elmo spesso e robusto. Lo colpii in mezzo. Dopo qualche secondo, durante il quale temetti di non farcela, l’elmo si incrinò e poi si ruppe.
Sì!
Feci leva sulla fronte scoperta di Baran e saltai via.
-WHITE!- gridai, guardandola. Ma lei aveva già capito. Riprese l’arco e incoccò una freccia.
Il dardo si colorò d’argento. L’aria si fece turbinante.
La corda fu liberata. La freccia partì velocemente e colpì Baran in fronte, proprio dove io avevo spezzato l’elmo.
Un raggio di luce argentata attraversò la testa del mostro, e il dardo colpì il soffitto dalla parte opposta della sala.
Baran, il Generale Toro, lanciò il suo ultimo ruggito. Si illuminò di una luce azzurra, poi scomparì, non lasciando alcuna traccia.
Nella sala risuonò una musica allegra, e una grande scritta comparì nell’aria: “Congratulazioni!”
-Evvai!- gridai, e tutti mi imitarono. Corsi da mia sorella. –Sei stata bravissima! Non ti ho mai visto usare quella Skill nel modo giusto!- le dissi, ridendo. Lei fece una faccia offesa.
-EHI!- gridò. Scoppiai a ridere. Intanto Umiko ed Agil si erano avvicinati.
-Complimenti, è stato un fantastico gioco di squadra!- disse la nostra amica, sorridendoci.
-Concordo, per un momento ho pensato che fosse finita!- rincarò il gigante.
Mia sorella sorrise e guardò i due.
-È stato anche e soprattutto merito vostro se sono ancora viva! Umiko, se tu non mi avessi difesa, i mob mi avrebbero sopraffatto velocemente! E senza di te, Agil, sarei stata schiacciata dal martello di Baran!- i sorrisi dei due si allargarono.
-Ovviamente, dobbiamo ringraziare anche Asuna! A proposito, ve la presento subito. Vieni qua!- disse il gigante, e la ragazza dal vestito bianco si avvicinò.
Notai che era davvero molto carina. Capelli arancio chiaro, occhi color nocciola, un fisico atletico, curve decisamente apprezzabili. Avrebbe potuto far girare la testa a molti ragazzi.
Sentii qualcuno colpirmi alla testa. Mi girai: era mia sorella, che mi guardava arrabbiata.
-Franz! Non guardarla così!- mi sentii arrossire. Come la avevo guardata?
-N-non la ho guardata in nessun modo!- risposi, poco convinto. White alzò gli occhi al cielo, come a dire “come no!”. Sentii la ragazza ridacchiare. Mi girai verso di lei e le porsi la mano.
-A-ad ogni modo, io sono Franz. Lei è White, mia sorella gemella.- Asuna sorrise e mi strinse la mano. –Piacere di conoscervi, io sono Asuna.- rispose. Le tre ragazze cominciarono a parlottare tra loro, di chissà quale argomento. Notai che mia sorella mi guardava spesso, sorridendo maliziosamente.
-Bene, andiamo adesso, il prossimo piano ci aspetta!- disse Agil.
Annuii e mi guardai intorno. Tutti sembravano felici. Ma eravamo di meno. Di ventiquattro che eravamo entrati, rimanevamo in quindici. Nove erano morti per colpa di quel mostro. Strinsi il pugno. Dovevo arrivare all’ultimo piano. Dovevo.
-Ehi ragazzi, guardate qua!- sentii. Mi girai: mia sorella era avvolta in un mantello scuro, che la faceva sembrare quasi evanescente. Mi avvicinai, incuriosito.
-Cos’è?- le chiesi.
-Si chiama “Mantello dell’Ombra”- mi rispose –Lo ha abbandonato il boss. Sembra che dia una copertura parziale e permetta di nascondersi perfettamente nelle ombre...ottimo, per me!- Annuii e mi complimentai con lei.
Camminammo fino all’ampia scalinata, che portava al piano successivo. Arrivati di fronte alla grande porta, Agil si spostò.
-White, voglio che sia tu ad avere l’onore di aprire questa porta. In fondo, hai battuto tu il mostro.- Lei scosse la testa, poi mi guardò.
-Non sono stata solo io. Franz?- disse, tendendomi la mano. Capendo, gliela presi, stringendola. Ci voltammo verso la porta e, insieme, con le mani unite, spingemmo il battente.
 
Un vento fresco di primavera entrò dalla porta spalancata, insieme ad un odore di erba. Il rumore di una cascata poteva essere sentito in lontananza.
Davanti a noi comparve la scritta “Benvenuti agli Altipiani Silvani.” .
Cominciammo a camminare nella distesa di erba. Salimmo una breve collina, per vedere cosa ci fosse dall’altra parte. Non appena arrivammo in cima, una stupenda e gigantesca città si offrì ai nostri occhi. Piena di vita, di luce, di colori.
-Ragazzi, stavo pensando...- disse Umiko, mentre tutti si guardavano intorno con eccitazione, cercando subito di scoprire quali nuove avventure li attendevano su quel piano.
Io e mia sorella ci girammo verso la nostra nuova amica. Anche lei si girò verso di noi, sorridendo.
-...vi andrebbe di creare una gilda insieme?-.
Io e White ci guardammo. Poi ci rivolgemmo ancora a Umiko, all’unisono.
-Certo!- Lei sorrise: sembrava davvero felice.
-Amici?- ci chiese, mettendo la mano davanti a sé con il dorso rivolto verso l’alto. Immediatamente le nostre mani si aggiunsero a quella di lei.
-Amici!-
 
 
Ecco qua il capitolo! Ringrazio ancora Umiko_chan per aver gentilmente creato un personaggio! Spero di essere riuscito a caratterizzarlo come volevi, Umiko! Nel caso non sia così, dimmelo e vedrò di cambiare! Ad ogni modo, rinnovo ancora la mia offerta di creare un vostro personaggio.
Non mi resta che augurarvi una buona continuazione, sperando di avervi divertito. A presto!

P.S. Forse il personaggio di nome Agil lo conoscete come Egil, come viene pronunciato nell’anime. Il suo vero nome però è, appunto, Agil xD Ad ogni modo è sempre lui!
 

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Capitolo 4
*** Capitolo Terzo: In Trappola! ***


Salve a tutti, rieccomi che spunto, come un bel funghetto u.u Vediamo, che dire? Be’, giudicate voi!
Attenzione: Il personaggio di nome Syria, che compare in questo capitolo, è frutto della fantasia di Ladysyria, quindi ringraziatela! E lo faccio anche io!
Adesso, basta parlare, andiamo a picchiare qualche bel mostriciattolo!
 
Capitolo Terzo: In Trappola!
 
Erano passati ormai sei mesi dal nostro arrivo su SAO. I nostri livelli erano abbastanza alti, ormai, anche se non raggiungevamo ancora quelli del gruppo di testa. La nostra gilda, la Gilda dei Soli Gemelli, non aveva avuto molto successo. Avevamo guadagnato qualche membro, ma alla fine erano passati tutti all’Esercito della Liberazione da Aincrad. Rimanevamo solo io, White e Umiko.
A proposito di quest’ultima, i rapporti tra noi tre rimanevano stabili. Eravamo sempre amici, ridevamo insieme, scherzavamo, ci supportavamo a vicenda. In battaglia, lei era solita attaccare con me se c’era solo un mostro, stare accanto a mia sorella per difenderla se ce ne erano molti. Non poche volte il suo scudo ci aveva salvato. In cambio, noi la supportavamo con tutti noi stessi. Avevo scoperto, andando avanti con i livelli, che alcune mie Skill potevano essere usate per aumentare temporaneamente i parametri dei miei alleati. Perfetto, oserei dire.
 
Mi svegliai, trovando sopra di me le tavole del soffitto di legno della locanda in cui ci eravamo fermati. Sbadigliai e mi misi seduto. Come al solito, il mio desiderio di risvegliarmi e ritrovarmi nel mondo reale non si era avverato. Sospirai, poi mi vestii. Dovevo dire che, però, era da un po’ che il desiderio si era fatto più debole. Forse, mi stavo abituando a quel mondo, dopo tutto.
Uscii dalla mia camera, poi bussai alla porta accanto.
-Buongiorno, ragazze!- dissi. Sì, White e Umiko non volevano dormire nella stessa stanza con me, dato che ero un “adolescente con gli ormoni a mille”, quindi ero costretto a dormire in un’altra stanza.
-Buon...- Dall’interno mi rispose qualcuno, ma la voce fu sostituita da un terribile grido e un tonfo. Spaventato, senza pensarci due volte spalancai la porta ed entrai.
La scena che mi si presentò davanti era al limite del classico anime di genere “ecchi”, come quelli che a volte mi capitava di vedere insieme a mia sorella.
Stesa a terra, in una pozza d’acqua, c’era White, praticamente nuda, le gambe fortunatamente chiuse e il seno coperto da un braccio.
-White! Tutto bene?- chiese Umiko, mentre la sua testa faceva capolino dal bagno.
I miei occhi si spostarono su di lei. Date le spalle scoperte, potevo ben immaginare cosa ci fosse, dietro quel muro.
-F.R.A.N.Z!- sentii una voce. Era mia sorella. Mi guardava, sempre coperta, uno sguardo omicida negli occhi. Impallidii e uscii dalla stanza sbattendomi dietro la porta, il cuore che batteva a mille.
La sentii gridare da dietro, mentre Umiko cercava di calmarla. Maledizione, però, anche lei gridare in quel modo!
Sospirai e, cercando di calmarmi, scesi a mangiare.
 
Vagavo su un campo del ventiduesimo piano, aspettando che le ragazze, che passeggiavano dietro di me, mi raggiungessero. Mia sorella non mi aveva parlato per tutta la colazione. Umiko era sembrata imbarazzata, e aveva cercato di farci fare pace, ma senza successo.
Sospirai. Dovevo fare qualcosa per sbloccare un po’ la situazione.
-Ragazze, che facciamo oggi? Che ne dite di un dungeon?-
Mia sorella mi guardò con uno sguardo decisamente eloquente.
-Mi basta che tu stia davanti, signor pervertito!- disse.
Mi arrabbiai. Come faceva a dire che era tutta colpa mia! Era lei ad aver gridato!
-Senti, cara signorina castità, se tu non andassi in giro nuda per la tua stanza, permettendo a qualsiasi persona di entrare, queste cose non succederebbero! E poi, sei tu che hai gridato! Ho pensato che qualcuno ti avesse attaccato!- dissi, la voce carica di rabbia.
-Sì, certo, chi ci poteva attaccare, una mosca? Lo sai bene che non si può entrare nelle stanze senza che qualcuno da dentro risponda, quindi nessuno sarebbe potuto entrare! Volevi solo guardare, ammettilo!- gridò lei di rimando, avvicinandosi con il pugno alzato.
Prima che io potessi replicare, Umiko si mise tra di noi, allontanandoci l’uno dall’altra.
-ADESSO BASTA!- gridò.
Inspiegabilmente, io e mia sorella ci fermammo. Aveva un’aura da comandante, quella nostra amica.
-Non possiamo litigare per certe cose! Questo influirà anche sul nostro lavoro di squadra!- disse poi con più calma.
-Adesso, propongo di andare in un dungeon. Dobbiamo aumentare il nostro livello, se vogliamo raggiungere il gruppo di testa!- continuò.
Io mi girai dalla parte opposta, ancora arrabbiato.
-Uff, va bene.- dicemmo nello stesso istante io e White. Mi girai verso di lei, fulminandola.
-E tu non mi copiare!- dicemmo di nuovo all’unisono.
Umiko scoppiò a ridere.
 
Eravamo nel dungeon del ventitreesimo piano. Fino a quel momento eravamo riusciti ad abbattere i mostri del venticinquesimo, quindi ci sentivamo abbastanza sicuri.
-Attacchiamo, tutti insieme!- gridò Umiko.
Scattai in avanti, mentre il mio pugno si illuminava. Tirai un montante, facendo volare in alto il mio avversario, una creatura simile ad uno zombie. Umiko saltò, colpendo con due fendenti il mostro per poi saltare indietro.
-White, Cambio!- gridò.
Mia sorella annuì e corse in avanti, tendendo l’arco.
-Arrivo! Prendi questo!- tirò una freccia violetta, che attraversò il mostro, facendolo dissolvere in migliaia di pixel colorati. Un po’ di esperienza si aggiunse alla mia barra.
-Bravissimi ragazzi! Bella lotta!- disse Umiko, sorridendoci.
Guardai mia sorella. Ero ancora arrabbiato.
-Sì, va bene. Andiamo avanti.- sapevo che non dovevo comportarmi così. Però era una questione di orgoglio. Alquanto stupida, ma lo era.
La nostra amica sospirò.
Continuammo ad andare avanti. Tutti e tre salimmo di un livello. Ci stavamo avvicinando al livello medio del gruppo di testa, ormai.
Ad un certo punto, sentimmo un grande clangore di armi. Incuriositi, ci dirigemmo verso la fonte del rumore.
Vedemmo uno di quei mostri, con una spada in mano e uno scudo nell’altra. Di fronte a lui stava una ragazza dai capelli neri, con una lancia tra le mani.
La ragazza gridò, poi colpì con una stoccata il mostro, uccidendolo sul colpo.
-Uff, è troppo facile!- disse la ragazza, controllando i risultati del combattimento. Aveva una voce cristallina, calma e sicura. Anche un po’ annoiata, forse.
-Wow, che combattimento!- esclamai, sorpreso che avesse battuto da sola quel mostro. Lei si girò: aveva occhi neri e tratti gentili.
-Niente di speciale, per me.- disse. Sembrava darsi un poco di arie, a prima vista.
-Ad ogni modo, piacere di conoscervi. Io sono Syria.- continuò.
Ci avvicinammo e ci presentammo a lei. Lei guardò attentamente me e mia sorella, poi annuì e chiese –Gemelli, giusto?-.
Ormai ero abituato a quella domanda, quindi feci un cenno di assenso.
-Sì...fortunatamente. Altrimenti chissà cosa farebbe, questo pervertito.- disse invece White, per poi continuare a camminare. Non so cosa mi trattenne dal saltarle addosso.
La seguii, guardandola male. Dietro di me, sentii Umiko e la ragazza parlare sottovoce.
-Be’, già che ci siamo, perché non completiamo il dungeon insieme?- disse Umiko, sorridendo a Syria. Lei annuì –Va bene, non vedo problemi! Faremo più in fretta, così!- Subito dopo, comparve anche la barra vita della ragazza tra quelle del gruppo. Era di un livello superiore a noi.
Svoltammo l’angolo, mia sorella in testa, ancora arrabbiata, io dietro di lei, le altre due ragazze al seguito.
Improvvisamente, mi sentii mancare il terreno sotto i piedi. Caddi, gridando. Ripresi il controllo, poi usai la mia agilità per atterrare senza farmi troppi danni. Un po’ confuso, mi alzai e mi guardai in giro. Eravamo in una stanza buia, probabilmente una trappola, di quelle che si trovavano ogni tanto nei dungeon. La mia barra vita era stata solo poco intaccata. White, Umiko e Syria si stavano rialzando, indolenzite.
-Visto? Se non fossi partita in quarta, questo non sarebbe successo!- dissi con tono velenoso, rivolto a mia sorella.
Prima che lei potesse replicare, intervenne la voce di Syria.
-Non c’è tempo di litigare! Preparatevi a combattere!- disse con voce decisa, ma leggermente spaventata.
Si accesero una serie di fiaccole. Eravamo circondati da almeno venti di quegli scheletri che vagavano per il dungeon.
Maledizione.
-R-ragazzi...i cristalli, presto!- dissi, spaventato, tirando fuori il mio. Umiko e White fecero lo stesso. Guardai Syria col cuore in gola.
-Syria! Muoviti a prendere il cristallo, dobbiamo fuggire!- Lei mi guardò, determinata.
-Voi andate! Io li batterò!- Mia sorella intervenne, orripilata. –Non dirmi che non hai un cristallo!- La ragazza armata di lancia non rispose.
-Fantastico...- sospirai. -Be’, non possiamo lasciarti qui. Ragazze, prepariamoci!- continuai.
-Cosa? Potreste rimanere uccisi! Andate via!- disse Syria, guardandomi.
-Non potremmo mai farlo! E poi, non c’è più tempo!- rispose Umiko, mettendosi in guardia. Mia sorella aveva già una freccia incoccata.
Lo scontro iniziò.
Gli scheletri si lanciarono tutti insieme su di noi. Potenziai le difese mie e della squadra, poi scattai all’attacco. Colpii il mio avversario con una serie di pugni e calci, fino a farlo crollare a terra, morto. Ero stato ferito, però.
La situazione si stava velocemente facendo critica.
Umiko cercava di proteggere mia sorella, ma veniva spinta lontana da lei da un’orda di quelle creature. White lanciava frecce a una velocità soprannaturale, ma poche colpivano davvero il bersaglio. Syria falciava i nemici, sconfiggendone molti con le sue potenti Skill. Ma erano troppi.
Mi venne da pensare “È questa la nostra fine?”.
Un grido mi risvegliò: ero rimasto fermo per qualche secondo, in preda al terrore che evocava quella domanda.
Mi girai velocemente. Mia sorella era stata spinta contro un muro, ed era a terra, incapace di tirare. Uno degli scheletri le stava sopra, la spada in mano, ghignante. Stava per colpirla.
Una grande rabbia mi riempì l’anima.
Senza neanche accorgermene, ero sul mostro. Lo colpii una volta.
-NESSUNO.- gridai, colpendolo di nuovo.
-PUÒ.- un altro pugno.
-TOCCARE.- ancora.
-MIA.- una ginocchiata in pieno petto.
-SORELLA!- un ultimo pugno,dritto in faccia, lo fece dissolvere nell’aria.
Ma non mi bastò. Sentii la rabbia scorrere ancora dentro di me. L’aria intorno a me si fece calda.
Con la coda dell’occhio, vidi un indicatore di Skill Continuata comparire accanto alla mia barra.
Scattai.
 
L’ultimo scheletro colpì il muro, infrangendosi in un milione di pixel verde-azzurri.
Respirai con forza, ansimante. L’aria adesso era fresca, era quella della trappola segreta.
Cosa era successo?
Qualche sprazzo di memoria mi tornò alla mente: una forza indicibile che mi dominava, un colpo dopo l’altro inferto ai miei nemici.
Mi sentii improvvisamente debole. Caddi, appoggiando un ginocchio e una mano a terra.
-Franz!- sentii una voce flebile, lontana, chiamarmi. Eppure la conoscevo.
Mi sentii venir meno. Senza neanche accorgermene, ero a terra.
Qualcosa mi toccò il corpo. Nel mio campo visivo entrò una figura dai capelli neri e dagli occhi marroni. La sua bocca si muoveva, ma non ne usciva alcun suono. Sorrisi. Poi tutto fu nero.
 
Aprii lentamente gli occhi. Sopra di me stavano delle tavole di legno.
Tavole di legno? La locanda? Come ero finito lì?
Mi misi seduto, quando notai qualcosa di caldo contro la mia mano. Guardai. Era White, seduta su una sedia, con la mano appoggiata sulla mia, la testa abbandonata sul lenzuolo. Dormiva, tranquilla.
Un sorriso germogliò spontaneamente sul mio viso. Doveva essermi restata accanto tutta la notte.
Le accarezzai con l’altra mano i capelli. La sentii muoversi, poi i suoi occhi si aprirono. Non appena mi vide sveglio, mi saltò addosso, abbracciandomi.
-Scemo!- gridò. Prima ancora che potessi arrabbiarmi, continuò –Mi hai fatto preoccupare...non farlo mai più!- di nuovo un sorriso attraversò il mio volto.
-Tranquilla- risposi –prometto che non lo farò più.- Lei annuì, poi si staccò da me, un po’ rossa in viso.
–Ecco...volevo dirti...scusami. Ho detto un sacco di cose che non pensavo di te...- mi disse.
Sospirai, il cuore improvvisamente più leggero. Le accarezzai un secondo la guancia.
-Anche per me vale lo stesso. Ti ho detto tante cose che non avrei mai voluto dire, mi spiace.- risposi, sorridendole debolmente.
Lei rispose con un sorriso luminoso, poi alzò il dito mignolo.
-Pace?- chiese. Io annuii e strinsi il suo dito con il mio. –Pace.-
-Ma quanta dolcezza! Potrebbe venirmi il diabete!- sentii una voce provenire dal bagno. Arrossii e guardai velocemente in quella direzione. C’erano Umiko e Syria, che ci guardavano con un ghigno. Si avvicinarono al letto, e Syria si sedette sopra.
-Vi volete proprio tanto bene, eh?- disse la nuova amica, sorridendoci. Io e mia sorella arrossimmo. Era vero, ma non ci piaceva molto mostrarlo in pubblico.
-Ad ogni modo, come hai fatto, Franz?- continuò Syria. Io la guardai, confuso.
-Li hai battuti tutti! Sembravi un demonio, eri velocissimo e i tuoi colpi non si vedevano neanche!- Tutte e tre le ragazze mi guardarono, chiedendo spiegazioni. Stavo per rispondere che non sapevo come avevo fatto, poi mi venne in mente il ricordo dell’indicatore della Skill Continuata. Senza parlare, aprii il menù e andai nella sezione delle Skill.
E infatti, eccola lì. Come simbolo aveva un uomo circondato da un’aura, e si chiamava “Danza Berserker”.
-Credo che sia...questa.- dissi. Le tre si avvicinarono, guardando la descrizione. Sembrava che massimizzasse Attacco e Velocità, in cambio di una diminuzione delle difese. Inoltre, in quello stato il giocatore non restava cosciente, ma attaccava a caso i nemici. Un appunto affermava che una volta raggiunto un certo grado di abilità, si poteva rimanere coscienti.
-Strano- disse Syria –tempo fa ho controllato tutte le Skill, ma non ho notato questa. Fammi ricontrollare!- la ragazza aprì il suo menù, poi andò a controllare tra le Skill. Dopo poco mi guardò, stupita.
-Ma...non c’é! Non la vedo!- disse.
-Cosa? Non è possibile!- rispose mia sorella, aprendo il suo menù. Lo stesso fece anche Umiko.
Dopo qualche minuto, mia sorella tornò a guardarmi.
-Le ho controllate e ricontrollate una ad una, ma non c’è!- Umiko pensò qualche secondo.
-Forse è una Skill segreta, di quelle che appaiono solo dopo aver soddisfatto certi requisiti...oppure, una Skill unica? Ma non so se esistono, qua in SAO!- disse.
-Be’, non importa, meglio così! Ad ogni modo, fratellone, grazie per averci salvato!- esclamò mia sorella, tornando a stringermi.
-Giusto! Grazie mille, Franz!- disse Umiko.
-Vero, ti devo ringraziare anche io. Non penso che ce la avrei fatta.- rincarò Syria, sorridendomi.
Arrossii a tutti quei complimenti e sorrisi di rimando alla nostra nuova amica. Poi mi venne un’idea.
-Senti, Syria, che ne dici di entrare nella nostra gilda?- dissi, guardando la ragazza.
Syria si ritrovò tre paia di occhi puntati addosso. Sembrò quasi arrossire, sotto tutti quelli sguardi, ma poi annuì decisa.
-Va bene! La grande Syria entrerà nella vostra gilda! Ringraziatemi, avanti!-
Tutti scoppiammo a ridere.
 
Così, mentre un altro giorno su SAO finiva, la nostra gilda acquistò un nuovo membro, potente, determinato e molto simpatico. Solo una domanda mi girava ancora per la testa: perché quella Skill era comparsa? Aveva forse un qualche collegamento con Kayaba? E in quel caso, come avrei dovuto usarla?
Non sapevo la risposta a nessuna di queste domande. Ma ero sicuro che, prima o poi, la avrei scoperta.
 
 
Ecco qui il terzo capitolo? Vi è piaciuto? Ditemi i vostri pareri senza alcuna paura!
Sì, è un po’ ripreso da uno degli episodi dell’anime, ma spero di essere riuscito a non farlo troppo simile.
Ringrazio ancora una volta Umiko_chan per il suo personaggio, e ovviamente anche Ladysyria!
Spero di essere riuscito a farle agire come volevate ^^
Rinnovo ancora il mio invito a mandarmi i vostri personaggi, se volete!
Adesso ho finito di rompere, quindi vi saluto! A presto!

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Capitolo 5
*** Capitolo Quarto: Gelosia ***


Bentornati! Rieccomi qua, di nuovo pronto ad una nuova avventura! Mi spiace per il ritardo, ma la mancanza di ispirazione e di tempo si sono fatte sentire! Comunque, cominciamo! Viaaaaa
 
 
Capitolo Quarto: Gelosia.
 
Era passato ormai quasi un anno dall’inizio di quel gioco mortale. Io, White, Umiko e Syria diventavamo ogni giorno più forti, anche se non raggiungevamo ancora il gruppo di testa. In testa a tutti per la conquista di Aincrad c’era la Gilda dei Cavalieri del Patto di Sangue, che conteneva i più potenti giocatori di SAO, compresa Asuna, la nostra compagna di battaglia del secondo piano. Altre personalità di spicco erano Agil, Klein, il capo di un’altra gilda abbastanza famosa e, soprattutto, Kirito. Quest’ultimo giocatore era particolarmente famoso: partito come Beater, aveva annientato mostri su mostri da solo, e non si era mai unito ad una gilda. Era sicuramente tra i giocatori più forti, ed era ammirato ed odiato. Mia sorella lo adorava. E, non so bene perché, questo mi faceva arrabbiare moltissimo.
Ad ogni modo, un giorno incappammo in una Quest segreta: sembrava che, nelle profondità del quarantaduesimo piano, ci fosse un dungeon nel quale si potevano trovare alcune tra le armi migliori di tutto il gioco. Così, per poter diventare più forti e raggiungere il gruppo di testa, decidemmo di tentare la fortuna.
 
-Dovrebbe essere da questa parte!- disse Syria, guardando la grande Foresta della Luna Nuova.
Migliaia e migliaia di alberi si stagliavano di fronte a noi, le fronde scure illuminate dal sole, i tronchi ricoperti di muschio, le cortecce solide e rigide. Da qualche parte, in quella foresta, si nascondeva l’obiettivo della Quest.
Tale obiettivo era rintracciare, tra i tesori del dungeon, un oggetto particolare, uno specchio appartenuto alla famiglia del committente.
-Eh già- dissi, guardando in avanti –ci conviene stare attenti, non sappiamo cosa potremmo trovare.-.
Le altre due ragazze annuirono.
Entrammo nella foresta, le armi già in pugno. I nostri passi risuonavano sulle foglie secche di cui era cosparso il terreno, e la nostra visuale era estremamente limitata. In condizioni come quelle, un combattimento era molto pericoloso.
Passammo gran parte del tempo a vagare per la foresta. Incontrammo pochi mostri e pure deboli, e questo mi sembrò strano. Perché mettere un dungeon segreto in un luogo così poco protetto?
Provai a chiederlo alle mie compagne. Subito Umiko mi rispose, con la sua solita voce calma.
-È proprio perché è così poco pericolosa questa zona che, probabilmente, hanno messo il dungeon. Pensaci, se avessero messo dei mostri molto potenti per difendere l’ingresso, tutti si sarebbero insospettiti, pensando ad un grande tesoro contenuto nella foresta. Invece, essendoci pochi mostri deboli, nessuno verrebbe qui a fare livelli e ad esplorare.-
Annuii: il suo ragionamento filava.
Infine, dopo circa un’altra mezz’ora di cammino, entrammo in una radura. Il sole illuminava completamente il luogo, dandogli l’aspetto di un’oasi incantata. Al centro della radura stava una specie di botola, aperta, con delle scale che sprofondavano nell’oscurità. Il dungeon.
Controllai i miei strumenti, per assicurarmi che ci fosse tutto.
-Ehi, Syria, hai il cristallo di teletrasporto?- disse ridendo White. Lei la fulminò con lo sguardo.
-La smetti di prendermi in giro? È capitato solo quella volta!- tutti scoppiammo a ridere. Ci divertivamo un sacco a prenderla in giro. E lei, ovviamente, sapeva che scherzavamo.
Ci ricomponemmo, poi, uno dopo l’altro, Syria in testa, poi io, Umiko e per ultima mia sorella, ci addentrammo nel dungeon.
Sembrava un semplice corridoio, scavato nella roccia, con torce alle pareti che diffondevano una soffusa luce lungo tutta la struttura. All’apparenza sembrava vuoto.
Ci addentrammo nel dungeon, guardandoci attorno alla ricerca di eventuali pericoli. Dopo poco arrivammo ad una intersezione di ben quattro corridoi.
-Oh, no!- esclamai –Non un labirinto!- Le mie compagne annuirono. Tutti noi odiavamo i dungeon costruiti in quel modo: un primo corridoio portava a tre o quattro altre scelte, e ognuna di quelle ad altrettante possibilità. Un labirinto vero e proprio, insomma, diverso dai dungeon classici del luogo, complicati ma con un minimo di senso.
Scegliemmo a caso la strada a destra, sperando che fosse quella giusta. Poco prima dell’intersezione successiva, sentimmo un sibilo. Ci fermammo, pronti a combattere. E infatti, ecco spuntare una creatura umanoide, coperta di scaglie e dal viso di lucertola, con una mazza in una mano e uno scudo nell’altra.
Fece saettare la lunga lingua e la sua coda sbatté a terra. Poi ci caricò. Syria corse in avanti, parando il colpo della spada con il manico della lancia. Poi spinse con forza, sbilanciando la lucertola.
-Cambio!- gridò. Io corsi avanti e caricai un montante, spedendo la lucertola in alto.
-White!- dissi, ma lei aveva già caricato una freccia, che lanciò per finire la creatura.
Purtroppo, non poteva essere così facile. Il mostro si riparò dietro lo scudo, poi, sfruttando la parete, si lanciò su mia sorella. Subito Umiko alzò lo scudo per difenderla. Ferro e ferro si incontrarono, sprigionando scintille. La lucertola atterrò, poi cominciò a lanciare fendenti su fendenti a Umiko, rendendo la ragazza sempre più instabile. Una lancia, però, trafisse in pieno petto il mostro. La nostra prima amica ne approfittò e colpì il lucertoloide con la spada, finendolo.
-Uff...non sono da sottovalutare, questi mostri!- disse White, mordendosi il labbro.
-Già- disse Umiko –dovremo stare attenti.-
Annuimmo tutti quanti, poi continuammo la strada. Sembrava che gli unici mostri, in quel dungeon, fossero quella specie di lucertole. Cambiavano le armi, ma i mostri erano sempre uguali.
Ad un certo punto sentimmo il grido simultaneo di diverse di quelle bestie.
Spaventati, decidemmo di andare dalla parte opposta. Peccato che non ci fosse nessun’altra strada da seguire, e che quelle dell’intersezione prima conducessero tutte a vicoli cechi.
-Facciamo attenzione...- disse Syria, andando avanti pian piano. Annuimmo e, a poco a poco, proseguimmo la strada, pronti a fuggire. Andando avanti, le grida continuavano, ma ad esse si sovrapponeva rumore di lame e scudi.
Finalmente, arrivammo nei pressi della stanza.
Proprio in quel momento, una lucertola scomparve in un turbine di pixel. Altri otto mostri erano disposti a cerchio, impegnati ad attaccare un ragazzo dai capelli scuri.
Uno di questi lo attaccò alle spalle. Gli gridai di stare attento, ma non ce ne fu bisogno. Il ragazzo schivò la mossa con uno sventolio del suo abito nero, poi colpì con vari fendenti la lucertola, uccidendola velocemente. Aveva una sola spada, rossa come il fuoco, e nessuno scudo.
Schivò con grazia una lancia, poi continuò a combattere. Sembrava danzare nell’aria, da quanto era abile. I suoi colpi erano rapidi come il vento e distruttivi quanto una frana, e  lasciavano scintille di fuoco dietro di sé. Il suo corpo si muoveva con la grazia di un gatto e la rapidità di un serpente. Al suo sguardo, duro, freddo e concentrato, non sfuggiva niente. Aria, terra, fuoco, acqua.
Tutti gli elementi erano in lui.
Dopo poco più di due minuti, anche l’ultima lucertola cadde. Il ragazzo rinfoderò la spada, controllando i risultati della battaglia.
-W-wow! Sei stato...stupendo!- sentii gridare mia sorella. La guardai: stava correndo verso il ragazzo, gli occhi scintillanti di ammirazione.
Sentii un moto di odio per quel tipo.
-C-come hai fatto? Devi essere di livello altissimo!- continuò lei, ora davanti al ragazzo, che la guardava un po’ stranito.
-Ad ogni modo, io sono White, piacere di conoscerti!- disse ancora la mia gemella, arrossendo, leggermente imbarazzata.
Mi avvicinai al ragazzo, poi misi una mano davanti a mia sorella, come a volerla proteggere.
-Io sono Franz. Il suo gemello.- dissi, con un tono così freddo che io stesso feci fatica a riconoscerlo. Che mi stava succedendo?
-Io invece sono Syria!- disse l’ultima conquista della gilda –Bei colpi, complimenti! Non ho visto mai nessuno combattere come te!-
-Piacere, sono Umiko!- finì l’ultima, sorridendo al ragazzo.
Ottimo. Aveva conquistato tutte.
Il ragazzo annuì ad ognuna delle nostre presentazioni. Soffermò un attimo lo sguardo su di me, poi parlò. –Io sono Kirito, piacere mio.-
Quel nome. Mi venne voglia di gridare e di tirargli un pugno.
-Cosa ci fate qua? Pensavo che fosse un dungeon segreto, questo.- continuò poi.
Ecco, faceva pure lo sbruffone.
-Ci ha condotto una Quest segreta qui.- rispose mia sorella –E sappiamo che ci dovrebbe anche essere un tesoro, da queste parti.- il ragazzo annuì, poi aprì una mappa decisamente più completa della nostra.
Anche io lo sto cercando. C’è un solo oggetto che mi interessa, lì. Ho esplorato già la maggior parte del dungeon, mi mancano solo alcune stanze. Tenete, vi do le mappe.- disse, per poi effettuare l’operazione per la condivisione. Davanti a Umiko, la capogruppo, comparve l’opzione per accettare lo scambio. Lei rimase un attimo interdetta.
-Ma...ci vuole un sacco di tempo per fare le mappe dei dungeon! Sei sicuro di volercele dare?-
Lui annuì, per poi spiegare –Questo luogo è molto pericoloso, è meglio uscirne il prima possibile. E poi, non mi importa di cosa ne fate, io sono venuto solo per un oggetto, poi me ne andrò da qui e non ci tornerò più, probabilmente.- Umiko sorrise e lo ringraziò, poi accettò lo scambio. Le ragazze cominciarono a parlottare tra loro, guardando le mappe.
-Bene, ora vi saluto. Se avete bisogno, potete seguire il mio cursore sulla mappa.- disse Kirito, per poi cominciare ad incamminarsi.
Mia sorella lo prese per il mantello, fermandolo. Lui si girò e la guardò. Lei arrossì.
-Ehm...che ne dici di entrare nel gruppo? Così potremmo finire il dungeon più in fretta...no?- disse, guardandolo speranzosa.
Mi ribollì il sangue.
Lui ci pensò un attimo su. Il suo volto si fece scuro. Sembrava che stesse ricordando qualcosa di poco piacevole.
-Non preoccuparti, non ti saremo d’intralcio! Siamo forti, tutti quanti!- continuò White. Lui si morse un labbro. Pregai che non accettasse. Invece, alla fine, annuì.
-Va bene. Ma tenete sempre pronti i cristalli di teletrasporto, ok?- disse. Umiko annuì, poi gli inviò la richiesta di entrata. Lui accettò. Immediatamente il mio sguardo si spostò sul suo livello. Rimasi esterrefatto. Settantadue. Dodici livelli in più di noi.
-Wow!- commentò Syria –Come fai ad avere un livello così alto?- lui sorrise, poi ricominciò a camminare. –Semplicemente, mi alleno molto.- disse.
Continuammo ad andare avanti, sconfiggendo facilmente tutti i lucertoloni che si avvicinavano a noi. Avere Kirito in squadra rendeva sicura la vittoria. Tutte le ragazze sembravano ammirarlo sempre di più, soprattutto mia sorella. E il mio malumore cresceva allo stesso passo.
Ad un certo punto, Syria, notando il mio sguardo imbronciato, si avvicinò a me sorridendo.
-Geloso?- sussurrò. Sentii le mie guance diventare calde e le lanciai un’occhiataccia. Lei ridacchiò e mi toccò la spalla come a dirmi di farmi coraggio, e da quel momento mi restò accanto per tutto il tempo.
Dopo varie ore ci fermammo in una camera sicura, dove i mostri non potevano entrare.
-Fermiamoci qui, per oggi- disse Kirito –domani continueremo il dungeon.- Fummo tutti d’accordo.
Mentre mangiavamo intorno ad un piccolo fuoco, le ragazze e Kirito si scambiarono diversi aneddoti di battaglie e anche alcune strategie. Io mangiai poco: sentivo qualcosa di strano, acido, allo stomaco. Possibile che fossi davvero geloso?
Infine ci mettemmo a letto. Dopo qualche minuto, quando fui sicuro che tutti gli altri stessero dormendo, mi alzai sospirando e mi avvicinai al corridoio successivo. Non volevo valicare la zona sicura, ma avevo bisogno di pensare un po’.
-Non riesci a dormire?- disse una voce dietro di me. Mi girai: era Umiko.
Sospirai.
-No.- sussurrai. Lei mi guardò, sorridendo, e si avvicinò.
-Pensi a White?- mi chiesi come avesse fatto a scoprire subito a chi pensassi.
Restai in silenzio. La sentii sfiorarmi la spalla.
-È normale sentirsi in quel modo con un altro ragazzo nelle vicinanze. La vuoi proteggere da tutto e da tutti, a tutti i costi, vero?- mi vennero in mente spontaneamente le parole che avevo gridato mesi prima, il giorno che avevamo incontrato Syria, quando mia sorella stava per essere uccisa dallo scheletro. Annuii.
-Ti capisco, anche io ho un fratello. È più piccolo di me, e lo voglio proteggere da chiunque cerchi di fargli del male. Però non bisogna esagerare, giusto? Bisogna anche lasciare che i nostri fratelli siano liberi di fare quello che vogliono. So che non vuoi che White frequenti o ammiri Kirito, ma, nel caso succeda, dovrai accettarlo. A meno che tu non voglia che lei si comporti allo stesso modo con te quando troverai una persona che ti piace.-
Pensai a lungo alle sue parole. Come sempre in queste situazioni, aveva perfettamente ragione. Era diventata un po’ la mia consigliera e probabilmente la mia amica più cara, forse perché era stata la prima persona che fosse riuscita, a parte mia sorella, a farmi godere di più quel mondo.
Sospirai, poi annuii. La guardai e sorrisi, un sorriso che non affiorava sulle mie labbra da diverse ore.
-Hai ragione. Grazie, Umiko. Sei una vera amica.- lei sorrise e annuì, stringendo un poco più forte la mia spalla.
 
Mi svegliai il mattino, stiracchiandomi. Le ragazze dormivano ancora, mentre Kirito guardava le braci in via di spegnimento, già pronto a continuare il cammino. Lo osservai: non mi stava ancora molto simpatico, ma riuscivo a sopportarlo un po’ di più.
-Buongiorno. Pronto a continuare?- mi chiese sorridendo. Il suo tono, però, era strano. Sembrava immerso in profondi pensieri. Annuii e risposi, dicendo che ero pronto.
Poco dopo le ragazze si svegliarono e cominciammo a fare colazione.
Dopo un’altra ora circa eravamo pronti per partire. Avevamo mangiato e ci eravamo preparati.
Entrammo nel corridoio.
Nessun mostro, questa volta, si fece avanti.
Camminammo per diverso tempo, ma niente ci sbarrò la strada. Incontrammo alcuni vicoli cechi, ma, ad un certo punto, ci imbattemmo in una porta. La prima che avessimo incontrato nel dungeon.
-È quello che penso io?- disse White, guardando Kirito. Lui annuì.
-Sì, sono sicuro che qui dietro ci sia il tesoro. E il suo guardiano, probabilmente.-.
Inspirammo a fondo, preparando le armi. Ci guardammo a vicenda. Poi Kirito aprì la porta.  
Entrammo, con cautela.
Un forte sibilo riempì l’aria.
Un centinaio di torce si accesero nella grande sala e comparve, in alto, una scritta.
“Hebinomute, Rettile Infernale”
Subito dopo comparvero quattro barre vita, giusto sopra la testa di un enorme serpente. Era color verde smeraldo, ma la pelle sembrava infuocata, a causa della luce delle torce che si rifletteva sulle scaglie. Era alto almeno otto metri, aveva due lunghe zanne che sporgevano dalle fauci e due occhi completamente blu.
-White, Umiko, state indietro e cercate di capire i suoi algoritmi di attacco! Franz e Syria, distraetelo e cercate di impedirgli di attaccare. Io penserò al resto!- gridò Kirito, la spada già in mano. Tutti annuirono, io compreso: non era tempo di pensare alla gelosia.
Il serpente scattò. Si mosse così rapidamente che nessuno di noi lo vide. Il suo attacco era diretto a Kirito che, non facendo in tempo a scansarsi, mise la spada davanti a sé, bloccando l’attacco con uno scudo di energia.
-All’attacco!- gridò Syria, per poi lanciarsi sul mostro. Lo bersagliò con una serie di colpi di lancia, che andarono tutti a segno. Il serpente sibilò e velocemente la sua coda si attorcigliò attorno a Syria, sollevandola e cominciando a stritolarla.
Scattai e colpii la coda con una serie di pugni, fino a quando il rettile non lasciò andare la ragazza. Sentii un bruciore sul braccio e vidi una macchia verde su di esso. Maledizione, quella bestia trasudava letteralmente veleno.
-Attenzione!- gridai –Libera veleno dalla pelle!- Kirito annuì, capendo, poi scattò, muovendosi come un gatto e tempestando di colpi la bestia. Allo stesso tempo, una freccia colpì le scaglie del serpente, rompendole e conficcandosi nella carne. Il mostro gridò, poi, con un movimento rapido della coda, spazzò il terreno. Fui colpito in pieno e sbalzato indietro.
Mi rialzai un poco confuso e vidi la mia barra vita intaccata dal colpo. Anche Kirito e Syria erano stati colpiti, e il serpente si stava ora dirigendo sulle altre nostre compagne.
Il mostro si mosse velocemente, cercando di ingoiare le due ragazze, ma fu fermato da una barriera eretta da Umiko. La barriera di energia cominciò però a creparsi, come se stesse per cedere.
Mia sorella approfittò della posizione del rettile e gli perforò il palato con una freccia paralizzante.
La serpe ruggì e si spostò indietro, indebolita dall’effetto alterato.
-ORA!- gridò Kirito, lanciandosi sulla bestia. Io e Syria lo seguimmo e cominciammo a tempestarla di colpi, senza fermarci mai. L’unica cosa che mi fermò dall’entrare nella Danza Berserker era che non ero ancora in grado di controllarmi, in quello stato, e se avessi ricevuto un colpo con le difese diminuite sarei sicuramente morto.
Pian piano le barre vita del serpente si stavano svuotando. Ogni volta che provava ad attaccare, veniva di nuovo paralizzato. Alla fine, l’ultima barra si svuotò per metà.
Ci fu un grande lampo di luce e venni sbalzato indietro.
Quando mi rialzai vidi il rettile circondato da una luce bianca. Si stava trasformando. Si sollevò da terra, volando nell’aria. Sulla testa gli spuntarono delle grandi corna, il muso si fece più schiacciato e sei grandi zampe uscirono dal corpo, dotate di artigli letali. Quando la luce sparì, il serpente era diventato un drago.
-Ma cosa?- gridò Umiko, spiazzata.
-Stiamo attenti, cambierà il suo stile di attacco!- gridò Kirito.
E infatti subito dopo il drago inspirò con forza, poi lanciò un fiume di fiamme dritto su di me.
Non riuscii a muovermi. Le mie gambe erano molli, il mio cuore sembrava aver smesso di battere.
Era troppo tardi per schivare. Chiusi gli occhi.
Il calore investì il mio volto e pensai di bruciare tra le fiamme dell’inferno.
 
Il calore scomparve, lasciando una dolce frescura. Sentii degli ansiti davanti a me. Riaprii gli occhi. Ero ancora vivo.
Davanti a me stava Kirito, la spada davanti a lui, la sua barra vita ridotta quasi a zero. Mi aveva salvato.
Cadde su un ginocchio, ansimando.
-Uccidilo. Muoviti.- disse freddamente.
Annuii debolmente. –Grazie.- sussurrai. Lui annuì.
Mia sorella guardava nella nostra direzione con sguardo orripilato. Umiko e Syria sembravano essere sul punto di correre da noi.
-Ragazze, dobbiamo sconfiggerlo velocemente! All’assalto!- gridai, lanciandomi sul mostro a grande velocità. Lui ruggì e tentò di colpirmi con la coda, ma lo evitai e colpii il suo corpo con il mio pugno più potente. Dal rumore che fecero le ossa, pensai che forse qualcosa glielo avevo rotto. Lui ruggì e si lanciò su di me, ma fu fermato da Syria, che conficcò la lancia nel suo ventre scoperto.
Il drago ruggì, poi cominciò a sparare fiamme da tutte le parti. Una la evitai per un soffio. Maledizione, stava diventando troppo pericoloso.
Sospirai. Kirito, che ora stava prendendo un cristallo di cura, aveva rischiato la sua vita per me. Io dovevo rischiarla per salvare lui, adesso.
Inspirai a fondo, poi guardai il grande drago ruggente. Terribile, potente, implacabile.
-DANZA BERSERKER!-.
 
Colpi su colpi. Scaglie verdi che si frantumavano sotto i miei pugni. Un ruggito continuo. Bruciore diffuso su tutto il corpo. Calore di fiamme. Una coda che si avvicinava. Una schivata, altri colpi.
Un fiume di fuoco. Un lampo nero e rosso. Un ruggito, strozzato. Buio.
 
Mi risvegliai, un po’ scosso. Non ero ancora abituato a quella Skill. Davanti a me stavano i miei quattro compagni. Mi guardai in giro. Nessun drago.
-C-come è finita?- dissi debolmente. White mi guardò arrabbiata.
-Lo ha finito Kirito con un fendente.- disse secca, poi si lanciò su di me –Ma sei pazzo ad attivare quella Skill? Hai schivato per un soffio i colpi del drago almeno una decina di volte, e se Umiko non ti avesse protetto in un altro paio di occasioni, saresti morto! Quante volte ti devo dire di non usarla finché non la potrai controllare?- gridò.
Sorrisi: la sua rabbia era dettata dalla preoccupazione. Di istinto le diedi un rapido abbraccio.
-Scusami, sorellina. Kirito aveva salvato me, io dovevo aiutare lui.- dissi semplicemente. Lei arrossì, sorpresa dalla mia manifestazione di affetto.
-Ad ogni modo, l’importante è che sia finita.- dissi, rialzandomi. Mi rivolsi al ragazzo che, fino a poco prima, odiavo. –Grazie Kirito, se non fosse stato per te sarei morto.- dissi, tendendogli la mano. Lui la strinse –Nessun problema. Preferirei morire con gli altri che lasciar qualcuno morire da solo.- rispose.
Syria rise. –Ma che carini che siete! Ora basta però, abbiamo un tesoro a cui pensare!- disse.
Giusto, il tesoro. Mi guardai attorno, poi vidi una serie di scrigni, in fondo alla parete.
Mi avvicinai insieme a tutti gli altri. Gli occhi di Kirito si illuminarono un secondo, poi tornarono del solito colore.
-Non c’é nessuna trappola, possiamo aprirli in tutta sicurezza.- disse.
Annuimmo, poi ci gettammo sugli scrigni. Ognuno di essi conteneva armi, armature, anelli e strumenti vari, tutti molto utili all’avventura. Noi compagni di gilda ci scambiammo gli equipaggiamenti trovati e provammo subito tutto. Per me la conquista più grande furono dei guanti da combattimento, chiamati “Nocche di Zeus” che, oltre a permettermi colpi molto potenti, potevano anche paralizzare o stordire il nemico con una probabilità del trenta percento, quindi molto alta, considerando la mia rapidità. E se il mio nemico era stordito o paralizzato, era come se fosse già morto.
Ognuna delle ragazze trovò un’arma nuova e potente, oltre ad armature più resistenti e vari altri strumenti. Kirito scambiò con un’imbarazzata White un arco chiamato “Shinigami no Byoki”, grande, completamente viola e decorato con simboli misteriosi, forse uno tra i più potenti di tutto il gioco.
Il ragazzo si tenne solo un pezzo di uno strano minerale e una lunga veste. Ci spiegò che la veste conferiva grandi bonus a tutti i parametri del giocatore, in base anche al suo livello, e che i bonus crescevano con l’aumentare del livello del giocatore stesso.
Infine, trovammo lo specchio per la Quest. Potevamo quindi andare.
White sembrava leggermente restia a lasciar andare Kirito, ma non osava parlare. Sospirai e le sorrisi. Dovevo provarci.
-Ehi, Kirito.- gli dissi, mentre lui prendeva un cristallo di teletrasporto. Lui mi guardò incuriosito.
-Che ne dici di entrare nella nostra gilda? Tutti insieme potremmo davvero conquistare ogni dungeon.- proposi. Sentii mia sorella trattenere il respiro dietro di me, e gli sguardi di Syria e Umiko sulle mie spalle.
Kirito, però, scosse la testa.
-Mi dispiace, mi è piaciuto stare in gruppo con voi, ma sono un giocatore solitario. Non me la sento di entrare in alcuna gilda.- il suo sguardo, come il giorno prima, si fece di nuovo scuro.
-Non voglio che accada anche a voi- continuò poi, quasi sussurrando. Prima che potessimo chiedergli che cosa intendesse, uscì dal gruppo, poi alzò la mano, sorridendo di nuovo, anche se con meno convinzione. –Sono sicuro che ci rivedremo, al fronte. State attenti e allenatevi costantemente, aiutatevi l’un l’altro e arriverete dove io non posso arrivare. A presto, ragazzi.- Detto questo, attivò il cristallo e scomparve.
Sospirai. Mi girai verso mia sorella, che sebbene leggermente abbattuta si sforzava di non sembrarlo.
 Mi avvicinai e le misi una mano sulla testa, scompigliandole i capelli.
-Mi dispiace, sorellina. Lo rincontreremo, prima o poi.- lei mi guardò, inizialmente non capendo.
Poi divenne rossa come un peperone.
-C-cosa stai dicendo? N-non penso in alcun modo speciale a lui!- gridò, imbarazzata.
Sorrisi.
-Ho forse detto che pensi in qualche modo particolare a lui? Hai fatto tutto da sola, sorellina!- replicai ridendo.
Lei arrossì ancora di più, mentre Syria e Umiko ridevano in sottofondo.
Syria mise poi una mano davanti a sé, guardandoci con il suo solito sorriso che metteva allegria a tutti.
Capendo cosa volesse, misi la mia mano sopra la sua. Umiko mi seguì. White si riscosse e mise la mano sopra le nostre.
-Bel lavoro, Gilda dei Soli Gemelli!- gridammo tutti all’unisono, per poi sollevare in alto le mani in un gesto di vittoria, quello che facevamo ogni volta che completavamo una Quest, un dungeon o battevamo un boss.
Ci guardammo e, ancora una volta, scoppiammo a ridere.
 
 
Ecco qui il capitolo! All’inizio avevo pensato di non mettere Kirito, perché pensavo che, essendo una storia parallela, il nostro caro Beater si sarebbe ricordato di personaggi particolari come i gemelli, Umiko e Syria, ma poi ho pensato che, dopotutto, avrebbe anche potuto incontrarli comunque e poi, preso dagli eventi, non li avrebbe richiamati alla mente nei momenti mostrati nell’anime!
Ad ogni modo, ringrazio ancora una volta Umiko_chan e Ladysyria per avermi permesso di usare i loro personaggi e spero di averli caratterizzati bene. Ringrazio anche Aki_Saiko, un’altra recensora (si dice così, è strano vero? xD), i cui consigli e pareri sono sempre molto apprezzati, come d’altronde quelli di tutti.  Inoltre vorrei ringraziare Darksaurus 97 per avermi sottoposto il suo personaggio, che inserirò presto nel racconto, e ovviamente tutti i lettori. Grazie per la pazienza che dimostrate nel leggere i miei deliri, spero che almeno vi piacciano xD
Infine, vorrei rilanciare come sempre il mio invito a creare i vostri personaggi e a mandarmeli!
A presto, ciao a tutti!

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Capitolo 6
*** Capitolo Quinto: Un evento di emozioni- Parte Prima ***


Eccomi qua, di nuovo pronto a raccontarvi le vicende della Gilda dei Soli Gemelli e soprattutto dei loro fantastici membri! Ringrazio tutti per le recensioni che continuate a mandare, e anche tutti quelli che leggono e basta! Spero vi piaccia il mio racconto. Questa volta ho deciso di provare con un episodio di più capitoli, di cui il prossimo, penso di potervelo anticipare, si svolgerà in città, quindi senza combattimenti particolari.
Adesso basta ciance, all’attacco!
 
 
Capitolo Quinto: Un evento di emozioni- Parte prima.
 
Era passato ormai più di un anno dall’inizio di SAO, e la situazione procedeva a rilento. Dopo aver annientato uno dopo l’altro i piani con una forza inarrestabile, il gruppo di testa aveva pian piano diminuito l’impeto, dato che, tra morti e disillusi, in pochi ormai combattevano per la liberazione.
Si avvicinava capodanno, e si era sparsa la voce di un evento: un grande ballo, che si sarebbe tenuto al cinquantesimo piano, per fugare un po’ la pesantezza della vita di guerra.
Inoltre sembrava che al ballo ci sarebbero stati alcuni mercanti particolari, che vendevano alcune tra le armi più potenti del gioco, ed avevano anche la possibilità di potenziare enormemente strumenti già posseduti dai giocatori.
Per partecipare, però, serviva un raro strumento, che solo alcuni mostri, tra l’altro molto potenti in gruppo, lasciavano come ricompensa. Io e le ragazze decidemmo quindi di impegnarci a fondo per ottenere quello strumento e partecipare a quello straordinario evento.
 
-Allora, dove si trova il dungeon?- chiesi guardando Umiko.
-Dovrebbe essere nella foresta del cinquantesimo piano. C’è un gruppo di mostri che ogni ora si riforma, e questi lasciano cadere lo strumento che ci serve per l’evento. Attaccano sempre in gruppo, e dalle ultime informazioni sembra che siano almeno in venti.- rispose la ragazza, precisa come sempre.
-Ciò vuol dire che dobbiamo andare ad Algade, per poi dirigerci alla Foresta Bianca, giusto?- chiese Syria, e tutti annuimmo.
In quel momento ci trovavamo nella nostra casa e base, costruita sul quarantasettesimo piano, vicino alla città di Floria. Come gilda non ci eravamo espansi, sebbene ci rimanessero ancora alcuni posti letto liberi nella casa. Ovviamente, per ordine delle ragazze, la parte dedicata ai maschi e quella dedicata alle femmine erano separate. Mi ritrovavo quindi da solo ad annoiarmi, mentre loro giocavano e parlavano di chissà che cosa. Ci voleva un maschio, in quella gilda.
Dopo aver sistemato tutti i nostri oggetti e chiusa la porta partimmo verso Floria, per raggiungere la grande foresta.
 
-M-ma che f-f-freddo! Io odio il freddo!- disse White, avvolgendosi intorno al corpo il mantello.
Sorrisi: anche per me era lo stesso, ma riuscivo a sopportare meglio di lei. Umiko e Syria sembravano invece perfettamente a loro agio.
Guardai il mare di alberi davanti a me: erano alti e completamente innevati. La neve cadeva anche in quel momento, sebbene solo debolmente. Si diceva che le bufere avessero ammazzato moltissimi giocatori, da quelle parti.
-Avanti, procediamo!- disse Syria, sfoderando la sua lancia.
Tutti annuimmo, per poi addentrarci pian piano nella foresta.
Il silenzio che regnava in quel luogo era quasi irreale. Al contrario della pioggia, la neve scendeva lentamente, senza rumore, accumulando strato su strato senza farsi nemmeno notare. Silenziosa e letale. Come un assassino.
Passammo gran parte della giornata nell’immenso bosco, alla ricerca dei mostri, ma questi non si fecero vivi. Cominciai a pensare che, forse, i mostri non sarebbero più comparsi.
Ci fermammo quando il sole calò. Trovammo una piccola radura e accendemmo un fuoco, mangiando qualcuna delle nostre provviste.
-Dove diavolo si sono cacciati?- sbuffò Syria, impaziente di combattere un po’. Umiko pensò per qualche secondo.
-Non lo so, non credo che l’evento sia finito. Magari sono semplicemente nascosti da qualche parte- disse.
In quell’esatto momento sentimmo un forte grido provenire dai meandri della foresta. Ci alzammo tutti insieme, spaventati, e guardammo in quella direzione, le armi in pugno. Senza pensarci due volte cominciai a correre verso il luogo da cui era provenuto il grido. Attivando una Skill guadagnai la possibilità di vedere anche al buio come se fosse giorno, quindi mi potei muovere velocemente.
Raggiunsi un’altra radura.
Dentro vi erano almeno quindici creature completamente bianche, simili a lupi, dal corpo asciutto e scattante, gli occhi rossi, zampe grandi il doppio di una mano umana, aspetto feroce e zanne grigie che fuoriuscivano dalle fauci.
Al lato della radura stava una ragazzina, molto giovane, probabilmente sui tredici anni al massimo. Davanti a lei stava un uccello grande quanto un’aquila, il corpo blu cosparso di scintille. Una Fenice del Tuono.
-F-Fenik, attacca!- gridò la ragazza, impaurita. La fenice annuì, poi muovendo le ampie ali creò un vento cosparso di elettricità, che andò a colpire gli avversari.
Mi accorsi però di un’altra di quelle bestie, che stava per attaccare da dietro la fanciulla.
D’impulso scattai, gridando. Tutte le bestie, compreso il mio obiettivo, si girarono verso di me, distraendosi. Caricai un pugno e colpii il mostro, mandandolo contro un tronco e facendolo scomparire in un mare di pixel.
La ragazza mi guardò, esterrefatta.
-G-grazie.- disse.
Mi girai verso gli altri mostri, che si stavano preparando ad attaccare.
-I ringraziamenti a dopo.- risposi, concentrandomi. Erano troppi da battere in due, e non sapevo quando White e le altre sarebbero arrivate.
Sospirai: dovevo attivare la Danza Berserker, di nuovo. Odiavo essere costretto ad usare quella tecnica.
Improvvisamente, uno dei “lupi” scomparve in una nube di pixel, uggiolando. Io non mi ero mosso, la fenice neppure, e conoscevo tutte le tecniche di White, non poteva essere stata lei.
Subito dopo intravidi, a malapena, un movimento, e un altro mostro scomparve. Capii che qualcuno di molto veloce ci stava aiutando. Sorrisi.
-All’attacco!- gridai, per poi lanciarmi su una delle bestie. La colpii ripetutamente, fino a quando questa non cadde morta. Sentivo dietro di me la ragazza ordinare alla sua fenice di attaccare. E intanto, una dopo l’altra, le bestie scomparivano sotto i colpi dell’alleato invisibile.
Dopo giusto un paio di minuti la battaglia era finita. I risultati della battaglia mi mostrarono oggetti rari lasciati dai mostri che avevo ucciso.
Sentii uno spostamento d’aria talmente piccolo che pensai di essermelo immaginato.
Un attimo dopo avevo un pugnale sul collo.
-Fermo!- gridò una voce femminile, dietro di me. La ragazza. La pressione del coltello sul collo svanì, ma la lama non si allontanò di molto.
Osai abbassare gli occhi: davanti a me c’era un ragazzo dai capelli neri come la notte e occhi marroni come il cioccolato. Lo sguardo era duro, il coltello pronto a partire. Impallidii: non lo avevo nemmeno sentito arrivare. Era quindi questo l’attacco furtivo che si diceva usassero gli assassini?
-Non osare toccare quella ragazza.- sussurrò, poi si rialzò in piedi, stupendomi per la sua altezza.
-Aury, tutto bene? Sei ferita?- disse poi ad alta voce, guardando la ragazza.
Lei scosse la testa. –No grazie, sto benissimo, grazie a lui.- rispose, per poi voltarsi verso di me e sorridermi. Solo in quel momento notai la sua bellezza. Alta più o meno come me, aveva capelli neri che le arrivavano fino a metà schiena e occhi più scuri di quelli del ragazzo, che sembravano emanare dolcezza e allegria. Il mio cuore per poco non perse un colpo, e qualcosa nel mio stomaco si mosse. Poi, nella foresta, risuonò un altro grido.
-Franz!- era mia sorella. Mi girai giusto per vederla correre dentro la radura, seguita da Umiko e Syria.
-Tutto bene?- chiese Umiko, guardandomi per controllare se avessi ferite.
-No, sto bene, loro mi hanno aiutato.- risposi, indicando i due ragazzi.
Syria si avvicinò ai due, studiandoli. Notai che lanciò un’occhiata di disapprovazione verso il ragazzo, ma comunque non disse niente.
-Queste sono le mie compagne di gilda.- dissi rivolgendomi ai due –Sono Umiko, Syria e White, che è mia sorella gemella.- L’ultima persona chiamata in causa si avvicinò ai due, sorridendo.
-Grazie per aver aiutato mio fratello. A volte tende a cacciarsi nei guai, e io sono costretta ad aiutarlo. Piacere di conoscervi.- disse tendendo la mano verso la ragazza. Quella ridacchiò, guardandomi per un secondo di sottecchi, poi strinse la mano di mia sorella.
-Io invece sono Aury, piacere di conoscervi. La fenice è la mia compagna, Fenik. Invece quel ragazzaccio che vedete è mio fratello maggiore, Fabiorex.- Lui la guardò e la fulminò con lo sguardo.
-Sorelle...- dicemmo nello stesso momento io e lui. Lo guardai e scoppiai a ridere. Lui arrossì e guardò da un’altra parte.
-Fabiorex...una domanda, come fai a muoverti così velocemente e ad attaccare con così tanta forza? Devi essere di livello molto alto!- dissi, guardandolo con un po’ di ammirazione. Con la mia vista potenziata riuscii a vederlo arrossire di più.
-Be’...ecco...senti, non te ne deve importare.-sbottò dopo un attimo di esitazione. Solo una mia occhiata trattenne Syria dal saltargli addosso.
-Oh, avanti fratellone! Non fare l’antipatico!- disse la ragazza prendendogli la mano –Scusatelo, quando si trova con le persone che non conosce è sempre così. È un bravo ragazzo, davvero!- continuò poi, rivolgendosi a noi. Fabiorex la fulminò di nuovo.
-Be’, cosa ci fate in questo posto?- chiese Syria. La ragazza rispose subito allegramente –Siamo venuti qua per ottenere i biglietti per l’evento di capodanno, ma non abbiamo ancora avuto fortuna! O meglio, quei mostri che ci stavano attaccando sono quelli che dovrebbero darli, ma finora ne abbiamo trovato solo uno.-.
Syria annuì e mia sorella rispose –Davvero? Anche noi siamo qui per lo stesso motivo! Potremmo fare gruppo finché non li troviamo, che ne dite?- Aury, entusiasta, annuì e accettò. Le barre vita dei due comparvero sotto quelle delle mie compagne, che adesso stavano chiacchierando allegramente. Aury sembrava davvero una ragazza solare. Il mio cuore perse un altro, piccolo colpo.
Sentii qualcosa di freddo sulla mia schiena. E di metallico.
-Te lo ho già detto, non toccare mia sorella. Non mi piace come la guardi.- sussurrò a bassa voce Fabiorex. Era evidente che tenesse molto a lei. Il ragazzo poi si allontanò da me.
 
Passammo il resto della notte a riposarci, facendo dei turni di guardia per evitare che i mostri ci attaccassero. Fabiorex durante il mio rimase sveglio, probabilmente per controllare che non facessi qualcosa a sua sorella. Stava già cominciando ad essermi antipatico.
Il mattino dopo eravamo di nuovo pronti per partire. Esplorammo la foresta, facendoci aiutare dai sensi ultrasviluppati di Fabiorex. Durante il combattimento lui spariva, letteralmente, per poi comparire velocemente dietro i nemici e colpirli di sorpresa. L’attacco furtivo infliggeva danni massicci, dato che annullava tutte le difese.
Aury invece utilizzava una spada, anche se la sua maggiore fonte di danni era Fenik. Era quindi una Domatrice.
I mostri attaccavano sempre in gruppi di venti esemplari, contando sulla forza numerica. Due o tre volte salvammo dei giocatori che stavano per essere sopraffatti.
Infine, dopo un’intera giornata passata a combattere, ottenemmo tutti lo strumento. Era una scatola di metallo nero, contente un globo viola. Era definito come “Invito all’evento”.
La sera cenammo ancora insieme, appena al di fuori della foresta. Diverse volte cercai di trovare le parole per invitare i due ad entrare nella gilda, ma per qualche motivo non ci riuscii. O meglio, per un motivo. Aury. Ogni volta che la guardavo, così piena di allegria e a volte anche un po’ ridicola, in senso buono intendo, il cuore batteva un po’ più forte, e sentivo qualcosa nello stomaco muoversi. Possibile che mi avesse conquistato così facilmente?
Infine andammo a dormire. Restai sveglio per buona parte della notte, pensando a cosa fare.
Il giorno dopo ci salutammo. Fabiorex, che nel frattempo era diventato un po’ meno scontroso, strinse la mano a tutti. Aury abbracciò ciascuna delle ragazze, dicendo di volerle rivedere presto. Quando arrivò a me, esitò un attimo, poi mi tese la mano. Gliela strinsi, e nel contatto mi sembrò di sentire quasi come una strana energia scorrere tra di noi. Guardandola, mi sembrò, per un solo attimo, di vederla arrossire.
Subito dopo loro attivarono i loro cristalli e scomparvero. Restai lì a guardare il punto in cui lei era sparita e mi sentii più pesante. Dietro di me, la voce di mia sorella parlò.
-Perché non l’hai invitata ad entrare nella gilda?- Abbassai la testa e non risposi.
Subito dopo sentii qualcosa di caldo avvolgermi, e un paio di braccia stringersi intorno a me.
-Sciocco di un fratello.- sussurrò, dolcemente.
 
 
Fine della prima parte! Ancora una volta scusate se vi ho fatto aspettare tanto, ma mi sono dovuto preparare per un test di ingresso all’università ^^’’ Ad ogni modo, spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche se forse è un po’ corto...mi spiace davvero. Spero di essere riuscito a caratterizzare bene tutti i personaggi, specialmente quelli suggeriti dai recensori, che tra l’altro ringrazio ancora! Grazie a tutti voi che leggete e sopportate le mie pazzie, le mie sdolcinatezze e tutto il resto ^^ Rinnovo ancora l’invito ad inviarmi i vostri personaggi...e ci vediamo presto! Spero di riuscire a scrivere velocemente il prossimo capitolo!

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Capitolo 7
*** Capitolo Sesto: Un eventi di emozioni- Parte Seconda ***


Rieccomi qui per la seconda parte! Scusatemi, ma lo studio mi ha tolto un sacco di tempo... ad ogni modo, avanti, non indugiamo...all’assalto!
 
Capitolo Sesto: Un evento di emozioni - Parte Seconda
 
 
Erano passati solo pochi giorni da quell’incontro nella foresta. Avevamo deciso di riposarci perché, dopotutto, era praticamente Natale. Eppure non avrei voluto altro che combattere un po’, per scrollarmi di dosso quella sensazione che mi aveva pervaso da quando avevo incontrato Aury.
Una sera, di quelle in cui non avevo aperto bocca per tutto il giorno, Syria mi aveva avvicinato.
Si era seduta accanto a me, e aveva cominciato a parlarmi. Mi aveva dato dei consigli su come comportarmi con quella ragazza. Mi aveva detto di non aver paura, di essere me stesso, che così la avrei conquistata in un batter d’occhio. All’inizio avevo provato a negare il fatto che mi piacesse, ma era talmente evidente che anche un ceco poteva vederlo.
Così arrivo il giorno dell’evento, il trentuno dicembre. Il giorno dopo sarebbe stato anche il compleanno mio e di White.
 
-Devo proprio mettermi questa roba?- mi lamentai ad alta voce, chiuso nella mia stanza insieme a mia sorella. Mi stava “istruendo” su come vestirsi per una serata importante.
-Certo che sì! È un evento mondano, non puoi andare vestito da guerriero! Avanti, vuoi o no far colpo su Aury?- rispose lei. A quelle parole arrossii e balbettai qualcosa di decisamente insensato. Alla fine, sospirai.
-E va bene, e va bene, lo metto!- dissi, rassegnato. Lei mi guardò soddisfatta. Io risposi al suo sguardo.
Silenzio.
-Allora, ti giri?- chiesi, leggermente seccato. Lei mi guardò senza capire, poi, dopo un momento, scoppiò a ridere.
-Avanti Franz, ci conosciamo da quando non eravamo altro che un paio di cellule, e quando eravamo piccoli facevamo sempre il bagno insieme! Non dirmi che sei imbarazzato!- disse, continuando a ridere.
-Be’, non mi sembra che tu la pensassi così, quando ti ho vista nuda qualche mese fa!- ribattei. Lei arrossì e d’istinto si coprì con le braccia.
-È-é un’altra cosa, q-quella.- sussurrò, per poi girarsi. Ridacchiai, poi cambiai i vestiti da combattimento con quelli da sera. Erano costituiti da una camicia bianca, una giacca nera e pantaloni dello stesso colore.
-Allora- sospirai –come sto?- White si girò e, vedendomi, tirò un urletto.
-Un perfetto figurino!- disse entusiasta.
“Un perfetto idiota” pensai depresso.
Qualcuno bussò alla porta. Subito dopo sentimmo una voce.
-Allora, avete finito? Se non ci sbrighiamo arriveremo in ritardo!- disse Syria.
-Certo, arriviamo subito! Fratellone, comincia ad uscire, io mi cambio e vengo.- rispose mia sorella, spingendomi verso la porta. Inarcai le sopracciglia: dov’era finito quel discorso di “non essere imbarazzati”? Ad ogni modo, non dissi niente. Non era esattamente un mio desiderio vedere mia sorella seminuda.
Uscii dalla stanza. Syria non c’era, doveva essere già scesa in sala. Mi diressi al piano inferiore e vidi due persone che non riconobbi. Erano entrambe ragazze. Una aveva i capelli castani legati in una complicata treccia ed indossava un lungo vestito rosso, a maniche corte, guanti bianchi alle mani e scarpette nere. L’altra aveva i lunghi capelli neri che le arrivavano fino a metà schiena, liberi, un vestito blu notte, mani libere e scarpe nere. Umiko e Syria.
-W-wow!- dissi, stupito. Le ragazze si voltarono verso di me, scoppiando a ridere. Umiko si avvicinò a me.
-Sorpreso, eh?- disse, per poi squadrarmi con occhio critico –Be’, direi che potrei quasi innamorarmi di te, Franz! Stai davvero bene, così!- continuò sorridendo. Syria mi guardò e alzò il pollice destro. Tutto questo non fece altro che farmi arrossire.
Poco dopo sentimmo dei passi affrettati sulle scale.
-Scusatemi, arrivo subito!- disse White. Arrivò dopo pochi istanti, dopo aver saltato gli ultimi tre gradini della scala. Per poco non rimasi senza fiato. Anche lei indossava un vestito lungo, completamente bianco, e i suoi capelli ricadevano morbidi sulle spalline dell’abito. Indossava anche guanti e scarpette bianche. Era davvero...bellissima. Non c’era altro aggettivo per descriverla. Non sembrava nemmeno la mia gemella: davvero, non mi sembrava vero di aver passato tutta la mia vita con lei, fino ad adesso. Una cosa buona di SAO era che, trovandoci in quel mondo praticamente da soli, ci eravamo avvicinati molto. Avevamo smesso di litigare, come ci capitava spesso nel mondo “reale”. Come mi capitava di dire, forse quel gioco non era poi così male.
-Wow, White, stai benissimo! Sono sicura che Kirito si innamorerà subito di te!- disse Syria entusiasta. Mia sorella arrossì, rovinando il mio buonumore.
 
Il cinquantesimo piano brulicava di vita. La città era in festa: l’evento si sarebbe tenuto in una parte speciale, isolata dalle altre, ma la festa si estendeva anche al resto della città. Una cupola violetta proteggeva l’area in cui si sarebbe svolto l’evento. Già circa un centinaio di giocatori si trovavano all’interno e, da quello che sapevo, non ci dovevano essere molte più persone.
Mentre ci avvicinavamo alla barriera, vidi un paio di ombre provare a superare la barriera. Furono però respinte indietro: probabilmente erano giocatori che pensavano di intrufolarsi.
Ridacchiai. Poco dopo arrivammo di fronte alla barriera. Tirammo fuori lo strumento, poi provammo a passare. Non ci fu alcun tipo di problema. Quando entrammo nell’area destinata all’evento, però, le nostre “scatole” sparirono nell’aria. Non ne rimasi stupito: probabilmente era per evitare che gli strumenti fossero scambiati e che quindi più gente del dovuto entrasse.
Gli edifici, in quell’area della città, erano addobbati ancora più riccamente: da ogni parte si vedevano decorazioni natalizie e insegne che ricordavano lo speciale evento. Molti giocatori erano raggruppati intorno ad alcuni PNG, intenti a potenziare il proprio equipaggiamento o a comprarne di nuovo. Per curiosità, demmo un’occhiata anche noi: in effetti le armi e le armature vendute erano di livelli molto alti, alcune erano addirittura drop rare di boss. I potenziamenti disponibili erano decisamente utili, tanto che tutti noi decidemmo di migliorare un po’ l’equipaggiamento, così da essere più pronti alle successive sfide. Proprio mentre ritiravo i miei guanti da un fabbro, sentii una voce che fece fare una capriola al mio stomaco.
-White, Umiko, Syria! Siete stupende!- disse una voce femminile. Aury, ovviamente. Aveva un vestito normalissimo, quello che aveva usato anche durante la nostra avventura nella foresta. Ottimo, dovevo sembrare ancora più stupido, vestito elegantemente.
Le mie compagne di gilda accolsero calorosamente la ragazza, chiedendole come stava e cominciando a ciarlare di vestiti e cose del genere. Silenzioso come un’ombra, Fabiorex si era allontanato dal gruppetto, dirigendosi verso un fabbro.
Gli andai incontro e sollevai una mano per salutarlo.
-Ehilà Fabiorex, come va?- dissi, cercando di cominciare una conversazione. Lui sembrò leggermente imbarazzato, ma poi mi rispose con occhi e voce sicuri.
-Tutto bene, grazie. Tu?- mi chiese.
-Anche io...a parte le ragazze...molti ragazzi mi invidierebbero, ma averle accanto tutti i giorni è un po’ pesante, a volte.- risposi ridacchiando.
Lui annuì e mi guardò con compassione.
-Ti capisco benissimo.- Fabiorex si voltò verso Syria, che parlava animatamente di qualcosa con le altre ragazze –Piuttosto, sai perché lei sembra odiarmi?- continuò.
Me lo ero chiesto anche io, in quei giorni. Non mi erano sfuggite le occhiate di sbieco che la ragazza aveva riservato al nostro nuovo amico, ma non le avevo ancora chiesto il motivo.
-Sinceramente, no. Ma non preoccuparti, può sembrare un po’ acida, ma in realtà è una persona molto gentile e disponibile. Cambierà presto.- risposi.
In quel momento nell’aria si propagò una dolce musica. Era un ritmo lento, sereno, che rilassava.
Diverse coppie cominciarono a muoversi verso il centro della piazza. Cominciava il ballo.
-Ragazzi! Venite, balliamo un po’!- sentii la voce di Umiko. Le ragazze si stavano dirigendo verso di noi.
Aury si fermò davanti a me. Mi guardò un secondo.
-Wow Franz, stai benissimo!- disse. Mi sentii le guance calde, molto calde.
Balbettai qualcosa che doveva essere un “grazie”, senza particolare successo.
Ci fu un momento di silenzio. Poi sentii qualcosa sulla schiena. Qualcosa che mi spingeva verso Aury. Era Syria, ci potevo scommettere. Senza neanche volerlo, mi trovai a pochi centimetri da lei.
-E-ehm...- balbettai. La stupenda ragazza mi guardò, sorridendomi e chiedendomi con gli occhi cosa volevo.
-Ecco...v-vorresti b-ballare con me?- dissi, sentendomi diventare molto caldo. Dovevo avere lo stesso colore del fuoco, più o meno.
Sentii un’occhiata pungente sulla schiena. Non avevo bisogno di voltarmi per sapere chi fosse.
Aury mi guardò leggermente sorpresa, poi però sorrise e annuì.
-Ma certo! Andiamo, avanti!- mi prese il polso e mi trascinò velocemente verso il centro della piazza.
Arrivati ad un certo punto, si fermò e si voltò verso di me. Era leggermente rossa, forse per il caldo. Anche se non faceva affatto caldo.
Il ritmo era ancora lento, romantico. Mi guardai in giro, e per poco non morii di imbarazzo. I ballerini stavano molto vicini, una mano in quella dell’altro, le ragazze con l’altra sulla spalla di lui, i ragazzi con l’altra attorno al fianco di lei.
Lei mi guardò sorridente, con aspettativa. In quel momento avrei preferito essere nudo davanti a un’orda di mostri.
Inspirai a fondo, poi le presi la mano. Sentii le sue dita, calde, morbide, tra le mie. Esse si strinsero attorno alla mia mano. Forse non le dispiaceva. La sua mano si poggiò sulla mia spalla. In preda a non so quale delirio, o coraggio, la mia circondò il suo fianco.
E ballammo.
 
Un turbinio di emozioni. Imbarazzo. Gioia. Tristezza, ma subito dopo felicità. Eccitazione. Mi sentii vivo come non mai.
 
Ballammo per gran parte della sera. Balli romantici, in cui stavamo molto vicini. Balli allegri, movimentati, in cui ci ritrovavamo quasi a “giocare” con le canzoni, a fare qualcosa di diverso dagli altri, sempre guardandoci. E sorridendo. Il mio cuore aveva ormai rinunciato a battere normalmente, il mio stomaco era inghiottito in un buco nero.
Alla fine, smettemmo. Distolsi un attimo lo sguardo da lei. Sentii qualcosa toccarmi la spalla. Mi girai.
Qualcosa di morbido, caldo, toccò la mia guancia, per un solo attimo. Un luccichio di cioccolato. Una scia nera.
 
Mancava circa un minuto alla mezzanotte. Mi guardai in giro. La piazza era ancora piena di gente, sembrava che nessuno se ne fosse ancora andato. Molti giocatori stavano facendo il giro di tutti i rivenditori: girava la voce che, da qualche parte, ci fosse lo scudo più potente di tutto il gioco. Nessuno però sapeva chi lo avesse. Umiko era andata a cercarlo, le altre ragazze la stavano aiutando. Fabiorex sembrava essersi dissolto nel nulla.
Ero ancora confuso per quello che era successo prima con Aury. Cosa provava per me?
I miei pensieri furono interrotti dalle campane.
Don. Don. Don.
La musica si era improvvisamente fermata. Nessuno parlava. 
Don. Don. Don.
C’era qualcosa di strano. Lugubre. Sentii il mio cuore palpitare più forte.
Don. Don. Don.
Un freddo innaturale era sceso sulla piazza e su di me. Repressi l’istinto di scappare.
Don. Don. Don.
Silenzio. Profondo, buio. Un lampo di luce violetta attraversò la piazza, accecandomi. Grida.
Sollevai gli occhi, frammenti di lampo ancora impressi sulla retina. Una sfera viola campeggiava sopra la piazza, con decine e decine di lampi dello stesso colore che le si dirigevano contro, ingrandendola sempre di più. 
L’ultimo raggio sparì, inglobato dalla sfera, grande ormai quanto un essere umano. Essa cadde a terra, e la piazza venne illuminata a giorno.
Un ruggito squassò l’aria, facendomi tremare.
Là dove prima c’era la sfera ora stava un’immensa creatura, una piovra dai moltissimi tentacoli, umida, viscida, color viola scuro. Due grandi occhi guardavano la folla impietrita.
Comparvero sopra di lui una barra vita e una scritta: “Boss Evento: Le Mille Braccia”.
Un nuovo ruggito, uscito da non si sa dove, riempì la città.
E fu panico.
La piazza si riempì delle grida dei giocatori.
-Tutti fuori!- gridò qualcuno, e tutti si precipitarono verso i confini dell’area. Anche io indietreggiai, spaventato.
Subito dopo però, un’altra voce rimbombò attraverso la piazza, ripetuta da decine di bocche.
-Non si può uscire! È bloccata!- dicevano. Maledizione. Dovevamo aspettarcelo.
Un uomo, accanto a me, salì su un piccolo palco, ergendosi sopra gli altri. Cambiò i propri abiti eleganti in abiti bianchi e rossi, con il simbolo di una croce. Lo riconobbi immediatamente.
Heatcliff, il capo della Gilda dei Cavalieri del Patto di Sangue. Il giocatore che nessuno aveva mai visto arrivare alla parte gialla della barra vita.
-Tutti voi!- gridò, e tutti si girarono verso di lui –Non abbiate paura! Siamo in molti, lui è uno solo! Attaccate!- continuò, per poi far comparire uno scudo semplice in una mano e una spada nell’altra e caricare la bestia. I suoi compagni di gilda lo seguirono, gridando, e ben presto anche tutti gli altri. Sicuramente ci sapeva fare.
-Bene, finalmente mi posso togliere questa roba!- dissi soddisfatto. Mi rimisi velocemente il mio equipaggiamento, poi scattai verso il mostro. Vidi mia sorella posizionarsi su un punto rialzato, l’arco in mano, il vestito elegante sostituito con l’armatura. Sorrisi.
-All’attacco!- gridai, e mi lanciai nella mischia.
 
Balzai indietro, controllando con gli occhi la mia barra vita. Era stata solo leggermente intaccata, per fortuna. Il mostro non era molto potente, anche se una volta che uno dei suoi tentacoli afferrava qualcuno, era praticamente la fine. Avevo già visto tre o quattro giocatori scomparire in nubi di pixel. E la cosa peggiore era che il mostro non era stato minimamente ferito. Tutti i colpi rimbalzavano contro la sua pelle viscida senza apportare alcun danno. Avevo tentato molte tattiche, come colpire in un punto solo molto a lungo, cercare di colpirgli la testa o gli spazi tra i tentacoli, ma niente. Come diavolo si batteva, quel coso?
Gridai e tornai alla carica, il pugno chiuso nella mia Skill più potente dopo la Danza Berserker. Saltai evitando un tentacolo che poi colpii al massimo della forza. I miei occhi corsero alla barra vita del mostro. Niente. Ringhiai e balzai indietro. Notai Umiko accanto a me.
-Umiko, hai idea di come possiamo sconfiggerlo?- gridai sopra il clamore della battaglia.
Lei scosse la testa, poi mi guardò un attimo.
-No. Cioè, ho un’idea, ma non sono sicura...- disse. Le chiesi con lo sguardo cosa intendesse.
Lei si morse il labbro, poi continuò –Vedi quella gemma sulla sua testa? È quasi del suo stesso colore, solo un po’ più chiara. Ogni volta che qualcosa gli si avvicina, la difende a tutti i costi.-
I miei occhi si girarono velocemente verso il mostro e corsero lungo tutto il suo corpo. Era vero: in alto, praticamente invisibile ad occhi normali, stava una gemma violetta, piccola, come quella che si trovava nelle nostre scatole-evento.
In effetti...poteva essere. Valeva la pena provare. Mi guardai intorno: Syria perforava, o cercava di farlo, il mostro, mia sorella lanciava frecce a non finire, e non avrei mai messo Aury o Fenik in pericolo. Proprio in quel momento Fabiorex atterrò accanto a noi.
-Dannazione!- gridò –Non riesco a fargli niente!- sembrava davvero frustrato. Gli corsi incontro, evitando un tentacolo che cercava di afferrarmi.
-Fabiorex! Forse Umiko ha trovato il suo punto debole!- gli dissi. Lui mi guardò.
-Vedi quella gemma che ha sulla fronte? Vedi se riesci a colpirla!- Fabiorex si girò verso il mostro e dopo un attimo annuì. Scomparì nell’aria.
Un secondo dopo un nuovo ruggito riempì la piazza. La barra vita del mostro si svuotò leggermente, mentre un’ombra si allontanava dalla bestia e atterrava di fianco a me. Fabiorex, un ghigno sul suo volto.
Heathcliff doveva averlo notato, perché sentii la sua voce gridare –Tutti! Puntate alla gemma che ha sulla fronte! È il suo punto debole!-
I giocatori sembrarono rianimarsi. Da qualche minuto, infatti, avevano perso foga, di fronte all’apparente invulnerabilità del nemico. Ora invece si rialzarono, una nuova luce negli occhi. Un ruggito si sollevò dalla folla, e la bestia fu presa d’assalto. Fabiorex era sparito di nuovo. Umiko stava correndo verso il mostro. Mi affiancai a lei, deciso a finire la lotta.
In pochi secondi la barra vita del mostro si svuotò. Nessuno faceva più caso ai tentacoli, che si dibattevano inutilmente cercando di buttare all’aria i giocatori.
La barra entrò nella zona rossa. La bestia gridò, e una potente onda d’urto mi sbalzò indietro. Caddi a terra, stordito. Mentre mi rialzavo, vidi Heathcliff correre verso il mostro. Saltò agilmente un tentacolo, ne usò un’altro per puntellarsi e saltò. Si trovava proprio davanti alla gemma. Affondò la spada nella pietra. La bestia, agonizzante, ruggì un’ultima volta, per poi scomparire in una nube di pixel.
Dove prima c’era il mostro, comparve una scritta: “Complimenti! Avete battuto il Boss Evento!”.
Heathcliff atterrò agilmente a terra. Osservò i propri risultati, poi cambiò il suo scudo in uno che probabilmente era stato dato dal boss. Era grande, a forma di croce, bianco e rosso. Era forse quello lo scudo di cui si era parlato tutta la sera?
Dalla folla si levò un ruggito di vittoria. Sospirai e mi rialzai per bene. Subito dopo tutti gli altri si avvicinarono a me.
-Diavolo, che cosa spaventosa...- disse Aury. Tutti noi non potemmo che essere d’accordo.
La cupola viola era sparita. L’evento era finito. Restammo ancora un po’ in giro per la città, cercando di calmarci dopo le forti emozioni della serata. Ci arrivò la notizia che cinque giocatori erano morti, lottando contro quella bestia. Quindi neanche le città erano davvero sicure come si credeva. Ma forse era solo per l’evento. O almeno così speravamo.
Alla fine Aury e Fabiorex si alzarono.
-Be’, è meglio che andiamo a dormire. Domani dobbiamo tornare ad allenarci, Aury.- disse Fabiorex.
No. Non volevo che andasse via di nuovo. Non ora che qualcosa sembrava andare meglio tra noi. Ma non sapevo che dire.
-Aspettate!- gridò Umiko. Tutti noi la guardammo, e lei arrossì.
-Ecco...stavo pensando...Aury, che ne dici di entrare in gilda? Dai, non ti annoi a stare sempre con tuo fratello? Vieni con noi, abbiamo una stupenda casa!- disse. La guardai incredulo. Gli occhi di Aury si illuminarono.
-Ma certo che voglio!- gridò e corse ad abbracciare la mia amica. Le altre ragazze scoppiarono a ridere. Io rimasi interdetto. Aury si girò verso il fratello.
-Dai Fabiorex, entriamo! Non ti lamenti che non hai mai qualcuno con cui parlare a parte me? Così avresti Franz!- disse.
Lui sembrò imbarazzato. Non parlò per qualche secondo.
-B-be’...ecco...sì...credo che vi farò l’onore di entrare nella vostra gilda.- rispose. White scoppiò a ridere e corse ad abbracciarlo. Sentii una fitta di gelosia sul fondo del cuore. Subito dopo, però, venni trascinato anche io in un abbraccio generale.
Le ragazze ricominciarono a parlare tra loro, lasciando me e Fabiorex isolati. Mi girai verso di lui e sorrisi.
-Be’...benvenuto in squadra, amico.- alzai la mano a metà petto, a gomito piegato. Lui capì e sorrise. Fece il mio stesso gesto. Le nostre mani si colpirono e poi si strinsero con forza, all’altezza dei nostri cuori.
-Grazie, amico.-.
 
 
Ed ecco qua il capitolo! Mi scuso ancora per il tempo che ci ho messo a scrivere, ma con la maturità alle porte ho pochissimo tempo. Cercherò di continuare al più presto, ma non vi posso assicurare niente, purtroppo :(. Dal prossimo capitolo penso che mi concentrerò, uno alla volta, sui vari personaggi, rivelando qualcosa del loro passato su SAO e del perché di alcune loro scelte.
Ad ogni modo spero che vi sia piaciuto, e spero di essere riuscito a caratterizzare bene tutti i personaggi, soprattutto quelli creati dai recensori. A questo proposito, rinnovo l’offerta di sottopormi i vostri personaggi, se vorreste entrare nella storia.  
Infine ringrazio tutti voi per la pazienza dimostratami...a presto!

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Capitolo 8
*** Capitolo Settimo: Il segreto di Syria ***


Buongiorno. Dopo anni e anni, rieccomi finalmente qua! Scusatemi molto, gli esami mi hanno tolto tutto il tempo che avevo. Da adesso in poi cercherò di esserci di più! Ad ogni modo, cominciamo!
 
 
Capitolo Settimo: Il segreto di Syria.
 
Erano passati pochi giorni da quando Fabiorex e sua sorella erano entrati nella Gilda. L’atmosfera non sembrava essere tanto serena: Syria era diventata molto più acida del normale, rispondeva male a tutti, e sembrava avercela in particolare con l’unico altro maschio della Gilda a parte me. Un giorno, l’11 Gennaio, scoppiò il caos.
 
-Cosa diavolo stai facendo?- un grido risuonò attraverso la casa e nel giardino, dove io mi stavo allenando con White. Entrambi ci spaventammo, poi corremmo in casa, cercando di capire cosa fosse successo. Nella cantina trovammo la nostra cassaforte aperta, Fabiorex vicino ad essa e Syria con la lancia puntata alla sua gola.
-Syria! Che cosa stai facendo?- gridò mia sorella, precipitandosi a fermarla. Io mi avvicinai, trattenendo la mia amica, che sembrava essere ammattita.
-Lo ho visto! Ha aperto la nostra cassaforte, voleva rubare tutto e fuggire!- disse lei di rimando, guardando con odio Fabiorex. L’espressione di lui si indurì, e il nostro nuovo amico si alzò. –Ma cosa stai dicendo! Stavo mettendo i miei soldi nella cassaforte, così che tutta la gilda li potesse usare!- gridò, il pugno chiuso. Sentii dei passi sulle e scale, e Aury e Umiko arrivarono di corsa.
-C-cosa è successo?- disse Aury, guardando Syria e Fabiorex.
-Te lo dico io che succede! Questo assassino stava cercando di rubarci tutto!- disse di nuovo Syria.
-Cosa? Ti stai sbagliando!- rispose lei, correndo a difendere il fratello.
-Certo! Tu sei sua complice, ovvio che lo difendi! Assassini!- continuò a gridare l’altra.
Mi stavo veramente arrabbiando. Aprii la bocca per dire a Syria di smetterla, ma Umiko fu più veloce di me. Si mise davanti alla nostra amica e le tirò uno schiaffo con tutta la sua forza. Il colpo risuonò tra le pareti vuote, e un silenzio tombale scese su di noi.
-ADESSO BASTA!- gridò.
 
Eravamo seduti nel salone della casa. Fabiorex, rigido, contratto, era seduto su una poltrona, sua sorella accanto a lui. Syria, adesso calma, con gli occhi spenti, sedeva sul divano, con me e White accanto a lei. Umiko era seduta su un’altra poltrona, e squadrava a fondo Syria.
Alla fine, il capo della nostra gilda sospirò.
-Syria. Perché ti sei comportata così?- disse gentilmente.
-Io...non lo so...- rispose l’altra. Sembrava in confusione.
Qualche secondo di silenzio.
-...anzi, lo so.- continuò Syria.
-Ti andrebbe di raccontarcelo?- chiese Umiko, sempre con tono gentile.
Syria non fece niente per qualche secondo, poi annuì.
E cominciò a raccontare.
 
(N.A.: Da adesso in poi utilizzerò come narratore in prima persona Syria stessa, come se fosse un flashback.)
 
Il sole del mattino risplendeva caldo poco sopra l’orizzonte. Mi stavo allenando fuori dalla locanda nella quale ci eravamo fermati. Stavo migliorando, pian piano, e la mia lancia diventava sempre più potente. Trafissi un nemico immaginario, parai un colpo con il bastone della lancia, poi, girandola, colpii un altro nemico alle gambe, uccidendolo sul colpo. Decisi di riposarmi qualche secondo, e mi asciugai il sudore dalla fronte. Dietro di me, qualcuno batté le mani. Mi girai: era Snow, il capo. Aveva il suo lungo spadone in mano e una borsa con dentro un oggetto luminescente alla cintura.
-Complimenti- disse –stai migliorando ogni giorno di più. Tra un po’ potresti superarmi...se io non mi allenassi più, ovvio!- scoppiò a ridere. Risi con lui.
-Oh, ma io sono già migliore di te, caro!- risposi determinata.
-Ah sì? Vuoi provare?- disse lui, mettendosi in posizione di combattimento.
-Mangerai la polvere, oggi!- gridai, correndogli incontro.
Combattemmo per diversi minuti, scambiandoci colpi, parate, fendenti e schivate. Alla fine entrambi crollammo a terra, distrutti.
-Uff...pareggio, che ne dici?- disse Snow, respirando forte.
-Condordo...- risposi, rialzandomi.
Ogni volta che ci battevamo, pareggiavamo sempre. E quando uno diventava più forte, l’altro si impegnava ancora di più. Eravamo un’ottima squadra.
-Sempre qui a lottare, eh? Non cambiate proprio mai, voi due.- Un ragazzo robusto si avvicinò a noi. Era Derom, il terzo e ultimo membro della Gilda delle Dieci Lame, il difensore della squadra.
-Così diventiamo più forti!- dissi, per poi rivolgermi a Snow.
-Allora, Snow, dove andiamo oggi?- gli chiesi. Lui ci pensò un attimo, poi schioccò le dita.
-Be’, possiamo andare al sedicesimo piano. Lì potremmo allenarci un po’...e poi, ho sentito che nella città di quel piano c’é uno dei migliori fabbri. Forse ci potrà dire qualcosa di più sull’oggetto che abbiamo trovato ieri.- rispose.
In effetti il giorno prima avevamo trovato un oggetto, un pezzo di un minerale chiamato “Adamantelorite”, la cui descrizione era “rarissimo minerale usato per la creazione di armature e armi di alto livello”. Era una drop di un boss secondario, ed eravamo stati davvero fortunati ad ottenerlo. Si diceva che ci fosse lo 0.1% di possibilità di ottenerlo.
Concordammo allora di partire e, poco tempo dopo, eravamo in città. Ci dirigemmo subito da quel famoso fabbro, un giocatore che si era specializzato nel costruire armi e armature per i giocatori, in modo da aiutarli nella loro “scalata” ad Aincrad.
Il negozio si trovava nel centro della città, e c’erano diversi clienti fuori dalla porta. Sospirammo e ci mettemmo in coda. Dopo più di un’ora, finalmente, riuscimmo a parlare con il fabbro. Si chiamava Avalon, ed era un uomo alto e robusto, di quasi due metri, con un martello da guerra sulle spalle.
-Sì? Cosa volete?- disse, guardandoci annoiato. Snow controllò che non ci fosse nessuno, poi diede il minerale all’uomo. Il suo sguardo si fece più interessato.
-Dove lo avete trovato?- chiese, mentre lo esaminava con attenzione.
-Quello non importa. Cosa puoi fare con questo?- disse Snow.
Il fabbro si zittì, e utilizzò le sue abilità di fabbro per raccogliere più informazioni possibili sul minerale. Ad un certo punto, impallidì. Rimise il minerale sul bancone.
-Io non posso farci niente.- disse. Quando vide le nostre facce stupite, si spiegò meglio.
-Per lavorare questo minerale serve un fabbro che abbia raggiunto il massimo nella lavorazione di armi e armature. Io non sono nemmeno a metà del percorso, quindi lo romperei e basta. Dovrete aspettare un po’ per trovare qualcuno che lo lavori.-
Noi tre ci guardammo, ancora più stupiti. Se ci voleva un fabbro così esperto, doveva voler dire che le armi create con quel minerale dovevano essere fortissime!
Ringraziammo il fabbro e uscimmo dal negozio.
-Be’, non ci resta che andare ad allenarci un po’.- disse Derom.
-Oh, non vedo l’ora di sapere che tipo di arma verrà fuori! Sarà potentissima!- dissi io, tutta eccitata. Con qualcosa del genere, nessuno ci avrebbe fermato!
I ragazzi scoppiarono a ridere, poi si diressero verso l’esterno della città.
Ci addentrammo tra le montagne del piano, dove si diceva ci fossero mostri che davano molta esperienza.
Ad un certo punto, sentii un grido provenire dall’alto. Alzai di scatto la testa e vidi un mostro piombare su di noi.
-Giù!- gridai. Ci buttammo tutti a terra, appena prima che il mostro ci colpisse. Mi rialzai e mi misi in posizione di combattimento.
Il mostro era una specie di drago marrone, con una lunga coda, ali piccole e frementi e grandi zampe di aquila. Si chiamava “Viverna di montagna”.
La bestia lanciò un grido e si gettò ad artigli protesi verso di noi. Derom parò il colpo con il suo grande scudo torre.
-Ha! Non ci puoi far niente! Avanti Snow, cambio!- disse, un sorriso ferino sul suo volto.
-Eccomi!- gridò il mio amico, correndo oltre Derom e colpendo la viverna con un fendente a due mani. Il mostro gridò di dolore.
-Syria! A te!- disse Snow. Annuii, poi scattai. Evitai un getto di acido, poi conficcai la lancia nelle profondità del corpo del mostro. Facendo leva, gettai il mostro a terra. Un attimo dopo, lo spadone di Snow calò sul suo petto, uccidendolo in una nube di pixel.
Controllai i risultati di battaglia. Quello che vidi mi stupì molto.
-Wow, praticamente il doppio di esperienza rispetto ai mostri di ieri!- dissi.
-Di questo passo raggiungeremo il gruppo di testa in un batter d’occhio!- disse Derom.
Snow annuì, concordando con noi.
Passammo gran parte del giorno a combattere con viverne e aquile giganti, insieme ad altri mostri di montagna. Ognuno di loro dava un sacco di esperienza, e ben presto salimmo di livello.
Alla fine, mentre il sole cominciava a tramontare e lunghe ombre si disegnavano sul terreno, decidemmo di tornare in città. Avevamo pochi cristalli di teletrasporto, quindi non volevamo sprecarli. Decidemmo quindi di tornare a piedi.
Eravamo in fila, Snow davanti, io in mezzo e Derom dietro. Camminammo, chiacchierando un po’, felici che la caccia fosse andata bene.
Ad un certo punto, sentii un rantolio ed un tonfo alle mie spalle. Mi girai e trovai Derom steso a terra, con una freccia nera che gli spuntava dalla schiena.
-Che cosa?- gridai. Snow corse accanto al nostro amico, cercando un cristallo di cura all’interno della borsa. Io mi guardai in giro, la lancia in mano, cercando di capire da dove fosse arrivato quel dardo. Intravidi un luccichio in aria, poi un tonfo, un rumore di carne lacerata e un grido di dolore.
Snow era stato ferito al braccio da un pugnale. Si ritrasse, controllando la ferita. Intanto, un uomo comparve dall’ombra. Era vestito completamente di nero, aveva un arco sulla schiena e un pugnale in mano. L’indicatore sopra la sua testa era rosso.
-No...- sussurrai, in preda al panico. La Gilda degli Assassini. Erano un gruppo di giocatori senza scrupoli che uccidevano altri giocatori per rubarne soldi ed oggetti. Agivano nel silenzio, con veleni letali.
Veleni!
Guardai le barre di salute dei miei compagni. Entrambi presentavano un indicatore color verde acido, e le barre vita diminuivano costantemente.
-Bastardo!- gridai, preparandomi ad attaccarlo. Quello schioccò le dita, ed altre dieci figure vestite di nero uscirono dall’ombra. Un’imboscata.
-C-cosa volete?- disse Snow, impallidito per l’effetto del veleno. Uno di essi parlò.
-Vedete, ieri voi avete trovato un oggetto molto importante. Quell’oggetto a noi interessa.- disse, con voce atona.
Snow si alzò faticosamente. –Abbiamo faticato tanto per prenderlo. Non ve lo daremo!- disse.
Lo guardai come se fosse matto. –Ma sei scemo? Quelli ci possono ammazzare!- mi rivolsi a quello che aveva parlato –Senti, noi ti diamo il minerale, ma voi andate via e ci lasciate in pace, ok?- provai a negoziare. La vita era più importante di uno stupido sasso.
Il tizio sogghignò.
-Temo che non sia possibile. Potreste riferire i nostri nomi e ciò che facciamo a qualcuno. È meglio non lasciare tracce...- rispose.
Impallidii. Non poteva essere. Derom si alzò, la barra vita ormai nella parte gialla, affaticato ma pronto a combattere.
-Non ci batterete! Avanti, distruggiamoli!- disse, per poi utilizzare un cristallo anti-veleno. Snow fece lo stesso.
L’uomo rise.
-Attaccate!-
E sparirono.
Mi guardai in giro, spaventata. Dove erano finiti?
Con la coda dell’occhio vidi uno scintillio. Girai la lancia appena in tempo per parare un pugnale. Uno degli assassini mi guardò ferocemente, poi saltò via, sparendo di nuovo.
I miei compagni erano nella mia stessa situazione: paravano per poco i colpi, ma non riuscivano a contrattaccare. Girandomi, evitai per caso una freccia, che si piantò ai miei piedi. Un rumore di ferraglia fu seguito da un grido: Derom era stato colpito da un’altro dardo. Il ragazzo cadde a terra, incapace di muoversi.
-Ma...le...di...zione...- disse stancamente. Volevo andare ad aiutarlo, ma tre assassini si gettarono su di me, provando a colpirmi. Contrattaccai con la mia Skill più forte, ma quelli la evitarono e scomparvero di nuovo.
Corsi accanto a Derom, cercando nel mio inventario un cristallo di cura. Improvvisamente mi sentii cadere a terra, e il cristallo volò via dalle mie mani. Un grosso peso stava sopra di me. Era il mio compagno. Mi rialzai velocemente: dalla schiena gli spuntava un grosso pugnale. La sua barra vita stava precipitando verso la fine.
-Derom! No!- gridai. Lui sorrise, con quel sorriso che spesso aveva rallegrato le giornate di tutta la gilda.
-...Tranquilla...ci rivedremo.- disse lui, mentre il suo corpo cominciava a sparire.
-...è stato bello...Syria, amica mia...- gli presi la mano, con gli occhi che bruciavano. Non riuscivo a crederci.
Mi vennero in mente un sacco di ricordi. La prima volta che ci eravamo incontrati: io combattevo da sola sul decimo piano, ed ero in difficoltà contro alcuni mostri. Proprio quando avevo pensato che fosse la fine, un grande scudo si era messo tra me e gli artigli della bestia. Era lui. Subito dopo era entrato in scena anche Snow, che con i suoi fendenti aveva annientato tutti i mostri. Derom, invece, non si era allontanato nemmeno per un secondo da me.
Oppure, quando, una volta, ad una locanda, aveva bevuto troppo e si era messo a cantare con la sua voce stonata, facendomi ridere come mai prima. E ancora, tanti altri.
Derom sorrise, ancora. Poi svanì in una nube di pixel.
-Derom...- mi sentii sussurrare. Non avevo più controllo del mio corpo. Presi la lancia accanto a me e mi rialzai. Snow combatteva ferocemente. Due scie di lacrime scendevano dai suoi occhi. Strinse il pugno, poi gridò e si gettò sugli assassini. Parò un colpo, poi, con un veloce movimento, tagliò in due il giocatore che lo aveva attaccato. L’uomo svanì in una nube di pixel, e l’indicatore di Snow si colorò di rosso.
Ma non importava più. Mi gettai anche io nella mischia. Paravo, restituivo colpi, ma niente, nessuno andava a segno. Snow, diventato una macchina da combattimento, riusciva invece a colpire, ed un altro assassino cadde sotto i suoi colpi. Un luccichio alla mia destra mi avvertì che qualcuno si stava avvicinando. Girai il bastone per parare, poi abbassai la lancia in una stoccata, che l’assassino deviò con il pugnale, prima di sparire.
-Syria! Attenta!- sentii una voce.
Rumore di carne lacerata. Un rantolo soffocato. Una risatina.
Mi girai, orripilata. Dietro di me c’era Snow, a braccia aperte, un pugnale conficcato nel corpo.
Non riuscii nemmeno a dire il suo nome.
-Umpf...volevo eliminare prima lei...be’, tanto sei tu quello che mi interessa.- disse la voce dell’uomo con il pugnale. Una mano guantata si allungò a prendere la borsa con il minerale dalla cintura di Snow.
Il pugnale fu estratto, e l’uomo si allontanò.
-Syria...Savinor...- disse faticosamente Snow.
Cosa stava dicendo? Savinor era il nome della città di quel piano!
-S-snow...- dissi debolmente, provando a toccarlo.
-Savinor!- gridò lui, per poi girarsi e lanciarmi un cristallo di teletrasporto. Non appena mi colpì, l’oggetto si illuminò, attivandosi. Cosa? Poteva essere utilizzato anche in questo modo?
Gridai. Gridai, ma lui non mi sentì. Mi sorrideva e, pochi attimi prima che io sparissi, la sua barra vita raggiunse lo zero. Le sue labbra si mossero, e poi lui sparì, raggiungendo Derom, dovunque lui fosse.
E tutto fu buio.
 
(N.A. Il flashback finisce qui, aa ora in poi il narratore ritorna Franz)
 
-...e così mi salvò. Mi salvò da quei maledetti assassini. Da quel giorno ho giurato di diventare più forte, e di vendicarmi di loro...è per questo che, quando ho visto Fabiorex, lo ho odiato. Me li ricordava. Ho pensato che fosse uno...uno di loro...uno di quelli che mi hanno tolto i miei amici più cari...- finì Syria, la voce spezzata. Umiko, White e Aury si precipitarono a consolarla.
Un mare di sensazioni mi travolse: pena, affetto, ma soprattutto odio. Odio verso quei mostri, quegli...uomini, se così si potevano chiamare, che avevano ucciso i compagni di Syria per un oggetto raro. Non lo potevo sopportare. Mi alzai in piedi.
-Syria.- dissi. Lei alzò lo sguardo verso di me.
-Ti prometto che ti aiuterò. Ti aiuterò a prendere quegli assassini e a consegnarli alla giustizia.  Ti aiuterò e onorerò la memoria dei tuoi amici, così che possano riposare in pace.-
Anche Fabiorex si alzò dalla sua poltrona. Si avvicinò alla nostra amica e parlò, con una voce determinata come non la avevo mai sentita.
-Syria, anche io ti aiuterò. Uso le stesse tecniche degli assassini, è vero, ma non sono uno di loro. Anche io penso che vadano consegnati alla giustizia. Giuro sul mio pugnale e sulla mia vita che da ora in poi il mio obiettivo sarà quello di vendicare i tuoi compagni e di aiutare te.-
Syria sorrise leggermente.
-Grazie, ragazzi...- sussurrò.
Subito dopo, Aury scoppiò a ridere.
-Oh, avanti ragazzi, lo fate sembrare un dramma greco! Fate un po’ meno i grandi eroi!- disse, continuando a ridere. Poi tornò più seria.
-Però, anche io ti aiuterò. È una promessa!- continuò.
Mia sorella si alzò e offrì la mano a Syria –Hai anche la mia promessa, amica mia.- disse.
Syria sorrise e si alzò, aiutandosi con la mano di White.
Ci disponemmo in cerchio e mettemmo le mani al centro, una sopra l’altra. Umiko fu l’ultima a metterla.
-E io, come Capo della Gilda dei Soli Gemelli, do ufficialmente inizio alla nostra nuova missione. Noi siamo uno, noi siamo nessuno, noi siamo centomila! Gilda, all’assalto!- gridò.
Tutti insieme lanciammo un grido, poi sollevammo le mani, nel consueto gesto che ormai ci univa tutti.
La pace così tornò nella nostra grande famiglia. Successivamente, Syria si scusò con Fabiorex, e lui, leggermente imbarazzato, disse che non servivano le scuse. Da quel momento i due andarono molto più d’accordo...mia sorella diceva che andavano anche troppo d’accordo per essere solo amici, ma chissà. Io avevo già una persona a cui pensare. O meglio, in realtà ne avevo altre cinque a cui pensare, oltre a me: i miei amici migliori, coloro che mi avevano sostenuto e aiutato per tutto il tempo, coloro a cui tenevo più di ogni altra cosa nell’intero universo.
 
 
Ecco, qui finisce il capitolo. Un po’ triste, vero? Scusami, Lady, se te ne ho fatte passare così tante ;) Spero comunque che vi sia piaciuto! Accetto ogni tipo di commento, critica o elogio! Cercherò di rispondere a tutti i vostri commenti! Voglio inoltre ringraziare ancora una  volta tutti i recensori che hanno voluto “prestarmi” loro stessi per renderli personaggi di questa fanfic. E se qualcuno vuole unirsi al gruppo, non deve far altro che scrivermelo! A presto!

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Capitolo 9
*** Capitolo Ottavo: La Furia prima della tempesta! ***


Siore e siori, dopo anni, finalmente sono tornato! Mi scuso per l’attesa, e non vi biasimo se non mi starete più seguendo. Ma bando alle ciance!
Attenzione: il personaggio di nome Serena, che compare in questa storia, non è opera mia, ma di ionncresco18_Sere, che si è gentilmente offerta di introdurre il suo personaggio. Quindi ringraziatela, come faccio anche io… grazie!
 
Capitolo Ottavo: La Furia prima della tempesta.
 
Centinaia di giocatori affollavano la grande piazza di Algade, la città del cinquantesimo piano. Tutti chiacchieravano, raccontandosi le ultime avventure a cui erano sopravvissuti. Di fronte a tutti stava un’enorme edificio, ricco e decorato con stendardi, sui quali campeggiavano croci dorate su un fondo rosso sangue. Era l’attuale sede della gilda dei Cavalieri del Patto di Sangue.

Mi guardai intorno, eccitato.
-Wow, non ci posso credere! Finalmente ce l’abbiamo fatta!- dissi entusiasticamente mentre avanzavo attraverso la folla.
Mi girai verso i miei compagni, che sembravano tutti decisamente felici.
-Già, chi lo avrebbe mai detto? Abbiamo raggiunto il gruppo di testa, finalmente!- rispose mia sorella, elargendo ampi sorrisi a chiunque le stesse intorno.
-Il duro lavoro, alla fine, paga. - disse saggiamente Syria.
-Questa città è stupenda! Semplicemente… wow!- esclamò Aury, mentre il suo pet lanciava un verso di gioia.
-Ottimo… finalmente ci siamo.- commentò Fabiorex.
Umiko scoppiò a ridere e si portò in testa al nostro gruppo.
-Grandissimi, ragazzi! Ora però non scordiamoci perché siamo qui! Andiamo in gilda!- ci rimproverò leggermente, con un sorriso sulle labbra. Si vedeva che era felice.
Io invece mi rabbuiai leggermente. Era vero, finalmente eravamo stati chiamati a partecipare ad una delle riunioni del gruppo di testa. Ma all’ordine del giorno c’era una sola cosa: la tattica per sconfiggere il boss del cinquantesimo piano. Era risaputo che i boss del venticinquesimo, cinquantesimo e settantacinquesimo piano fossero particolarmente forti e che bisognava stare particolarmente attenti ad essi.
-Oh, avanti, Umiko, non rovinare la festa!- esclamò White, mettendosi le mani dietro la testa. Risi leggermente, guardandola. In quei momenti si vedeva proprio che eravamo gemelli.
In quel momento sentii una voce levarsi da vicino, una voce che non conoscevo ma che attirò la mia attenzione.
-Umiko? Non è poss… sei tu!-
Un attimo dopo, la nostra capogilda era stata quasi buttata a terra da quello che mi era sembrato un fulmine rossastro.
Lei stessa era confusa.
-C-cosa?- chiese.
La persona, che si rivelò essere una ragazza, scostò il viso dal petto dalla nostra amica, con un gran sorriso sul volto. Immediatamente, il viso di Umiko si aprì in un’espressione di gioia pura.
-Serena! Sei tu!- gridò lei, per poi abbracciarla.
-Ehi ehi, calma! Se mi stritoli ancora un po’, potresti ridurmi gli HP a 0!- rispose lei, ridendo. Aveva una voce allegra. Mi ispirò immediatamente fiducia. La ragazza si scostò di nuovo, permettendomi di vederla per bene. Aveva i capelli mori, di lunghezza media, mossi. Gli occhi erano verde scuro, tanto che mi ricordarono il colore degli smeraldi, o, ancora di più, dei prati delle più grandi pianure di SAO. Era un poco più alta di me, ma non particolarmente robusta, a prima vista.  Indossava una divisa rossa da battaglia, simile a quella dei samurai, e aveva una katana appesa alla cintura.
Umiko si girò verso di noi, raggiante.
-Ragazzi, vi presento Serena! È mia cugina!- disse, al massimo della gioia.
-Piacere! Sembri forte, eh? Quasi quasi ti sfido!- disse Syria, sorridendole.
-Ciao, io sono White. Sono la migliore arciera in circolazione!- salutò mia sorella.
-Fabiorex… piacere mio.- disse il mio amico, spostando lo sguardo dalla ragazza e arrossendo.
-Io mi chiamo Aury! E questo è Fenik!- disse Aury, seguita da un grido del suo animale.
-Piacere di conoscerti, io sono Franz.- Le tesi la mano, e lei la strinse. Aveva la mano calda e morbida. Notai un movimento, e in un attimo Aury mi fu quasi addosso. Ma perché?
-Oh, non sai quanto ti ho cercato, Umiko! Non ti ho mai visto e a volte pensavo che… ma poi vedevo il tuo nome ancora pulito sulla lapide alla città di inizio e sospiravo di sollievo. Dove sei stata tutto questo tempo?- disse la ragazza, concitatamente, senza quasi respirare. Doveva essere una molto chiacchierona. Ma non di quelle chiacchierone che non dicevano mai niente di costruttivo.
-E sarei io a dover stare calma, eh?- le rispose Umiko sorridendo.
-Comunque, sono stato con loro. Ti presento la mia gilda, la Gilda dei Soli Gemelli!- continuò, indicandoci.
-Avevo sentito che una nuova gilda era stata invitata qua, ma non avrei mai pensato che tu ci saresti stata.- rispose Serena. -Io invece sono nella gilda Vento, Foresta, Fuoco e Montagna.-
Era un’altra delle gilde che stavano stabilmente nel gruppo di testa.
-Venite, vi faccio conoscere il capo. -
La seguimmo, chiacchierando con lei. Era difficile fermarla quando parlava, ma ti faceva sentire al sicuro. White non si allontanò da me per tutto il tragitto.
-Klein! Ho ritrovato un’amica, guarda qua!- gridò ad un certo punto. Un ragazzo alto, dai capelli rossi, si girò. Indossava la stessa armatura di Serena.
-Oh, piacere di conoscervi!- Guardò lo stemma della nostra gilda, due soli uguali che si sfioravano mentre tramontavano sul mare.
-Dovete essere la nuova gilda, immagino. Io sono Klein, capo della gilda Vento, Foresta, Fuoco e Montagna! Ci chiamiamo così perché siamo veloci come il vento, uniti come gli alberi in una foresta, potenti come il fuoco e resistenti come una montagna!- disse fieramente. Ci presentammo a lui, e passammo altro tempo a chiacchierare. Alla fine, sembrava giunto il momento di muoversi.
Ci dirigemmo tutti insieme verso l’edificio, ma scoprimmo che solo alcuni di noi potevano entrare, per evitare di sovraffollare la sala della riunione. Era concesso solo ai capigilda più ad un membro per ogni gilda di entrare. Per la nostra entrammo io e Umiko, per quella di Klein lui e Serena.
Ci sedemmo vicino, ai lati di un grande tavolo. Notai, con i paramenti della Gilda dei Cavalieri del Patto di Sangue, il capo Heathcliff e Asuna. Quella ragazza aveva fatto moltissima strada da quando la avevo vista la prima volta, al secondo piano. Notai anche Kirito, come al solito senza gilda, che sedeva da solo a un lato del tavolo. Gli feci un cenno, al quale lui rispose alzando leggermente la mano. Restava sempre un mistero, quel ragazzo.
Heathcliff si guardò intorno, poi si schiarì la voce.
-Bene. Sapete già per cosa siamo qui, oggi. La stanza del boss è stata trovata.-
Serena lo interruppe subito, alzando la mano.
-Cosa sappiamo su di lui?- chiese con fare sicuro, gli occhi fissi su una mappa del dungeon del cinquantesimo piano, dove una stanza brillava particolarmente. Quella del boss, sicuramente.
-Buona domanda. Credo che sia meglio che ascoltiate questo. È un rapporto in tempo reale che ho chiesto ad alcuni membri della gilda,  quando hanno trovato la stanza.-
Tirò fuori un piccolo parallelepipedo scuro, poi spense la mappa e lo mise al suo posto. Poi toccò un pulsante, e quello cominciò a brillare.
-Bzzz…siamo davanti alla porta della stanza, capo. È una grande porta in ferro, senza alcun segno distintivo, a parte la grandezza. Ora entriamo.-
Tutti ascoltavano con attenzione, gli occhi fissi sull’oggetto, mentre un forte rumore proveniva da esso.
-…siamo entrati. La stanza è grande circa come quella del quarantanovesimo piano, forse un po’ di più. Le torce sono già accese. È completamente libera. Nessuna traccia del Boss.-
Seguì rumore di passi.
-…vedo qualcosa. Sembra una statua. È simile…non saprei…cosa dici, Xian? Dice che sembra un Buddha, o qualcosa del genere. Ha sei braccia, ed è color del ferro. -
Di nuovo silenzio. Dov’era il boss?
All’improvviso, si sentì un terribile clangore. Seguito dalle grida di colui che stava facendo la registrazione.
-Dannazione! La statua è il boss! Scappiamo, presto! Via, via!-
Sembrava esserci una specie di disturbo, ma era solo il rumore del respiro affannoso del giocatore.
-Ci siamo spinti troppo dentro. Via, muoviamoci! …No, Xian! Cosa fai? Vieni via, non stare lì imbambolato, che ti succede? Cos’è questo status… pietra? Un cristallo, un crist…ARGH!-
Subito dopo, un tonfo. Poi la registrazione si interruppe.
Calò il silenzio nella sala.
Dopo qualche secondo, Heathcliff prese parola.
-Il giocatore in questione è tornato poco dopo alla base della gilda, insieme ad un altro che avevo mandato con lui. Il terzo, Xian…non è tornato. Ci hanno raccontato che, dopo averlo tramutato in pietra, è bastata un’occhiata del boss per far esplodere… la roccia.-
Tutti potevamo immaginare cosa fosse successo.
Serena era impallidita leggermente, ma sembrava ancora determinata.
-Va… bene… raccogliamo gli elementi che conosciamo.- Ma non riuscì a continuare.
Benché fossi anche io abbastanza shockato, mi schiarii la voce. Volevo dare il mio contributo.
-Ok. Prima cosa da tenere in considerazione, è l’attacco pietra. Non sappiamo bene come faccia ad attivare lo status, ma sappiamo che una volta attivato non c’è via di scampo. Quindi, per prima cosa, dovremo fornire a tutti i guerrieri un’adeguata protezione. Un Sigillo di Medusa dovrebbe andare bene. -
Gli occhi di tutti erano puntati su di me. Mi sentivo a disagio.
-Per il resto, non sappiamo molto. Ha probabilmente una qualche armatura in ferro, in base al colore che ci hanno detto… ed essendo una statua, o almeno avendone l’aspetto, ne condividerà le caratteristiche: alta difesa, alti HP anche per un boss, resistenza al danno elevata. Dovremmo quindi concentrarci sui critici, che ignorano la difesa, e i colpi magistrali, che ignorano la resistenza al danno. Purtroppo, non tutti i giocatori sono in grado di eseguire tali colpi con una probabilità abbastanza alta. Potremmo mettere nelle squadre di attacco coloro in grado di eseguire tali colpi, mentre gli altri si occupano della difesa o comunque di indebolire il Boss. -
Guardai gli altri, che cominciarono a discutere tra loro, valutando l’idea. La voce di Kirito si alzò.
-Ho due domande, però. Primo, le braccia. A cosa serviranno? Mi sembra probabile che utilizzino ognuna un’arma differente, o che almeno siano impiegate per l’attacco pietra. I giocatori non hanno riferito nulla riguardo alle armi del Boss, ma dubito che attacchi solo con status alterati. Inoltre, e questo è il secondo punto, non siamo a conoscenza di quanti status alterati possa infliggere il Boss. Dubito che possa infliggere soltanto pietra. E bisogna ricordare che, in caso gli status vengano inflitti dai boss,  l’efficacia degli strumenti di protezione diminuisce del venti percento. Proporrei quindi l’utilizzo di un Sigillo Panacea, che conferisce una protezione minore, ma rispetto a tutti gli status. Ovviamente, una predilezione per la pietra non sarebbe male.-
Non ci avevo proprio pensato. Dannazione. Asuna prese parola, continuando il discorso di Kirito.
-Credo che potremmo fare anche qualcos’altro. Non tutti i giocatori non in grado di infliggere colpi critici o magistrali possono difendere o mettere fuori uso le braccia, in caso serva. Propongo quindi di creare anche una squadra di curatori, ai quali daremo una buona parte degli oggetti di recupero dagli status alterati. Il loro compito sarà quello di raggiungere i giocatori affetti da status prima che questi gli possano fare troppo male. Ovviamente, il giocatore coinvolto dovrà dirigersi verso la squadra, per impedire che si espongano troppo. In caso sia impossibilitato, altri giocatori potrebbero aiutarlo. Che ne dite?-
Tutti ricominciarono a discutere. L’idea non era niente male. E sembrava che anche la mia parte piacesse. Sospirai: forse a qualcosa servivo.
-Benissimo!- disse Heathcliff, prendendo di nuovo parola.
-Il piano mi sembra buono, ma si può ancora migliorare. Che ne dite di…-
Continuammo così per quasi due ore, scartando e accogliendo varie idee. Alla fine riuscimmo ad accordarci. Tutte le gilde avrebbero avuto un paio di giorni per prendere gli strumenti necessari, per poi dirigersi al dungeon. Tutto doveva essere perfetto.

Camminai sul balcone della locanda, dove avremmo dormito per quei pochi giorni, stiracchiandomi. Il sole stava tramontando sulle pianure, al di sotto delle quali si stendeva un mare di nuvole. Mi venne un brivido a pensare a quanti giocatori si fossero suicidati, buttandosi e credendo di uscire dal gioco. Chissà se era vero.
Notai una giacca rossa che rifletteva la luce del sole morente, colorandosi di un rosso ancora più vivo. Mi avvicinai. Era Serena. Era appoggiata alla balaustra del balcone e aveva gli occhi puntati verso il sole. Sembrava distante, triste. Come se stesse pensando a qualcosa di doloroso.
-Ehi, Serena.- dissi, appoggiandomi alla balaustra, vicino a lei.
Lei mi guardò e mi sorrise, prima di riportare lo sguardo all’orizzonte, ma capii che qualcosa non andava.
-Ciao.- rispose semplicemente.
Voltai anche io lo sguardo verso il sole. La luce si faceva sempre più flebile. Mi ricordava i tramonti della mia città, quando, andando sulle colline al di sopra di essa, vedevo la stella scomparire pian piano oltre le montagne all’orizzonte.
-…Ti manca il mondo reale?- chiesi.
Lei sospirò, senza voltare lo sguardo dal sole.
-Si vede, eh? Sì, mi manca un sacco.- restò in silenzio qualche secondo. Anche a me mancava. Anche se mi stavo abituando a quella vita, ormai, continuavo a pensare al mio vecchio mondo. Eravamo solo a metà. E la situazione era sempre più disperata.
-Sai, lì ho una famiglia. Il mio fratellino, mio padre, mia madre…mi stanno aspettando. So che sono lì, a vegliare su di me ogni giorno.-
Immaginai i miei genitori, seduti su una sedia d’ospedale, che guardavano me e Bianca, non sapendo se ci saremmo mai svegliati.
-Anche qui ho una famiglia. Klein, e la gilda. C’è anche Umiko, e ci siete tutti voi dei Soli Gemelli. Ma… mi manca quella vita. Mi piaceva scrivere. Scrivevo un sacco. Racconti. Anche qualche poesia, anche se non le ha mai lette nessuno.-
Chissà perché mi raccontava tutto ciò. Forse le ispiravo fiducia. Ma odiavo quel modo di parlare. Quell’usare il tempo passato. Così, parlai senza riflettere.
-Lo farò io.-
Lei si voltò verso di me, non capendo. Mi voltai anche io e le sorrisi con fare incoraggiante.
-Le leggerò io, le tue poesie. Sconfiggeremo il boss e finiremo questo gioco. Poi ci rivedremo nella realtà e mi farai leggere le tue poesie. È una promessa.-
Sembrava stupita. Le tesi la mano e la guardai dritto negli occhi, con determinazione.
-Promesso?-
Esitò un attimo, poi però sorrise. Prese la mia mano e la strinse.
-Promesso!- rispose allegramente.
Ci sorridemmo per qualche secondo.
Ci allontanammo leggermente, poi Serena ricominciò a parlare.
-Allora, con quale potente arma pensi di mantenere la tua promessa?- disse ridendo e guardandomi, come aspettandosi di vedere una qualche arma. Risi e le mostrai i pugni.
-Con questi!- risposi. Lei mi guardò stupita.
-Lo so, sono uno dei pochi ad usare questa tecnica. Ma è decisamente utile. Sono più veloci di qualunque arma e una mia passiva mi permette di infliggere colpi magistrali.-
Lei annuì, interessata.
-Capisco! Invece io uso la mia fida katana. Con essa e la mia Furia Critica, ho quasi la certezza di fare colpi critici!-
La guardai, non capendo bene. Sapevo cos’era la Furia Critica: una skill che ti permetteva di entrare in Furia, uno status simile al mio Berserk, che comportava però una diminuzione della capacità di schivare e l’impossibilità di scegliere il bersaglio, in cambio, nel caso di quella Critica, di un aumento della possibilità di infliggere colpi critici. Era buona solo per coloro che giocavano in solitario, e sicuramente non per i boss.
Lei doveva aver intuito ciò che stavo pensando, perché parlò di nuovo.
-Lo so che potrei colpire altri giocatori. Ma- e sorrise – ho scoperto un trucchetto. O meglio, una Skill passiva segreta, che si sblocca attraverso un oggetto di una quest. Si chiama “Furia Controllata”. Permette di controllarsi durante la Furia, in cambio di una diminuzione dei bonus. La diminuzione la riassorbo poi con la Skill Furia Perfetta, che annulla tutti i malus derivati dalle Skill di Furia… compreso quello! L’unico difetto è che, dopo la Furia, mi lascia in uno status di stanchezza. Ma di solito riesco a riprendermi in fretta.-
La ascoltai ammirato. Lei sì che era una giocatrice professionista. Feci un paio di collegamenti mentali.
-Aspetta… potrebbe essere utile anche a me! Dove trovo quella quest?- dissi in fretta, avvicinandomi di un passo a lei.
Sembrò essere presa in contropiede.
-Cosa… usi la Furia? Pensavo fosse esclusiva degli utilizzatori di spade.-
Mi calmai un attimo.
-Hai ragione. Aspetta, adesso ti spiego.-
Le spiegai brevemente della Danza Berserker, degli effetti che aveva e di come non riuscissi a controllarla. Le mostrai poi una descrizione supplementare comparsa dopo aver speso un po’ di punti nella Skill Unica.
-Vedi cosa dice? “La Danza Berserker può essere influenzata da tutte le passive di Furia, tranne Furia Perfetta.”-
Man mano che avevo parlato, Serena si era fatta sempre più interessata. Alla fine sembrava davvero entusiasta.
-Wow! Sembra spettacolare. Solo quella diminuzione drastica di difesa… è pericoloso, non trovi?- mi guardò dubbiosa.
Scossi la testa.
-No, quando entro in Danza, perdo ogni cognizione di cosa sto facendo. Ciò mi impedisce di usare le mie abilità in Destrezza per schivare gli attacchi. Se riuscissi a mantenere il controllo, avrei sì difese abbassate, ma conserverei la capacità di schivare e aumenterei l’attacco. Considerando poi che ignoro la riduzione danni…-.
Serena seguì il mio ragionamento.
-Sì, sarebbe stupendo. E io… posso fornirti lo strumento della quest!-.
La guardai stupito.
-Ne hai più di uno?- chiesi.
Lei annuì.
-Certo, un bug nel sistema mi ha permesso di rifare la quest… così la ho rifatta, in caso a qualcuno servisse. Però!-
Mi guardò seriamente negli occhi.
-Ti do lo strumento solo se mi prometti di usare la Danza in situazioni estreme. È comunque pericolosa.- Continuò.
Sospirai.
-Tu e mia sorella andreste d’accordo. Non so quante volte mi abbia detto di non usarla.- dissi, abbattuto. Lei scoppiò a ridere.
-Be’, è normale, non vuole perderti. E nemmeno io, sei un amico.- mi sorrise.
-Va bene, promesso.- le sorrisi di rimando.
Lei mi guardò per qualche secondo, come a valutare la mia sincerità, poi annuì. Mi passò lo strumento. Si chiamava “Undicesimo Libro del Gladiatore: Come Controllare La Furia”.
Lo attivai subito, e la Skill comparve tra quelle disponibili. Come tutte quelle passive relative alla Furia per la Danza Berserker, risultava disponibile. La attivai subito e ci spesi qualche punto. Nella descrizione della Danza, ora, era comparsa una scritta: “Probabilità di controllarsi: +50%”. Ora dovevo allenarmi, per fare in modo che quei punti non si perdessero.
Feci un grande sorriso a Serena, che mi rispose nello stesso modo.
Poi, guardai verso il sole, che ormai era scomparso sotto il castello volante. Le prime stelle già brillavano, sfavillanti nel cielo come mai prima d’allora.
Era nato un nuovo Franz. Determinato. Forte. E un po’ folle…ma quello lo ero sempre stato.



Ed ecco qui il capitolo! Sì, lo so, niente combattimenti…ma tranquilli, il prossimo capitolo sarà completamente dedicato al boss. Avrete modo di vedere un bel po’ di azione!
Comunque, ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito e che mi seguono nonostante la mia immensa lentezza nel trovare l’ispirazione, e ne approfitto per ringraziare ancora  ionncresco18_Sere, che sottoponendomi il personaggio mi ha fatto venire una nuova ispirazione! Spero di essere riuscito a capirti abbastanza bene, e se qualcosa non ti piace, dimmelo pure che lo cambio! Avrai modo di vederti in azione, nel prossimo capitolo!
Mi scuso con gli altri che non hanno avuto molta comparsa, nel prossimo capitolo mi farò perdonare… ah, colpi critici e soprattutto colpi magistrali me li sono inventati io! Scusate u.u
Detto questo, buonanotte a tutti!
Lord Weavile.



 

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Capitolo 10
*** Capitolo Nono: Il tempo fugge. ***


Buongiorno a tutti quanti! Mi scuso per il ritardo mostruoso, ma sono stato ammalato un’intera settimana, quindi non ho potuto scrivere. Ad ogni modo, per farmi perdonare, cercherò di far uscire il prossimo capitolo più presto! Ad ogni modo, pronti alla battaglia contro il boss? E allora cominciamo!
Attenzione: il personaggio di nome Ren, che compare in questa storia, è frutto di Ren_Dark, non mio! Quindi, ringraziatelo!
 
Capitolo Nono: Il tempo fugge.

Nei giorni seguenti mi allenai insieme a Serena nell’uso della Danza Berserker. Non riuscivo ancora a controllarla alla perfezione e spesso perdevo il controllo, ma, pian piano, stavo riuscendo ad acquisire piena padronanza dell’abilità. Ero sicuro che mi avrebbe aiutato, nella prossima battaglia.
Dopo tre giorni, finalmente, tutto era pronto. Le gilde avevano messo insieme i loro fondi per dare a tutti una protezione adeguata dagli status alterati. Le squadre erano state formate: io, Serena e Fabiorex ci trovavamo nelle squadre d’assalto, insieme ad altre persone di altre gilde. White e Aury stavano nelle squadre di cura, Umiko in quelle di difesa, Syria in quelle di supporto.
Tutti insieme ci dirigemmo nel dungeon del piano. I mostri, dato il nostro grande numero, evitarono di attaccarci, così arrivammo tranquillamente alla stanza del boss.

Un’immensa porta si stagliava davanti a noi. Proprio come nella registrazione, era di ferro, e non recava alcun segno distintivo. Il gruppo si era fermato per qualche minuto, per riposarsi e rifocillarsi prima di entrare. Nonostante la tensione che si percepiva nell’aria, tutti ridevano e scherzavano. Vidi, poco lontano, mia sorella e Aury ridere alla battuta di Klein, che si trovava in squadra con loro. Ad un certo punto, sentii qualcuno battermi sulla spalla. Mi girai: era un ragazzo alto, con i capelli marroni e occhi color nocciola. Portava legato alla schiena un lungo bastone in legno. Riconobbi l’arma come una delle armi, a parte i pugni, che avrei potuto utilizzare lasciando le stesse skill che avevo. Questo perché anche il bastone aveva una potenza base molto bassa. In più, però,  aveva portata e poteva evitare la riduzione danni. I pugni risultavano invece più veloci e davano accesso ad una agilità maggiore, per quello li avevo scelti.
-Ehi, cosa c’è?- disse, per poi guardare nella stessa direzione in cui stavo guardando io poco prima.
-Uh, hai visto quelle ragazze? Sei interessato?- fece un sorriso furbo e mi guardò di traverso. Arrossii e agitai le mani davanti a me.
-Nonono! Assolutamente no!- dissi, balbettando. Lui per tutta risposta scoppiò a ridere.
-Be’, quella con i capelli corti è molto carina, lo ammetto… - continuò poi, squadrando mia sorella e sorridendo. Mi alzai velocemente.
-Ehi, quella è la mia gemella. Non provare a toccarla!- protestai, scatenando un’altra risata da parte del ragazzo.
-Comunque, mi chiamo Ren, piacere di conoscerti.- Mi tese la mano ed io la strinsi, sollevato dal carattere del ragazzo. Sembrava una brava persona, allegra e solare.
-Io sono Franz, piacere mio.- sorrisi.
Lui annuì.
-Avanti, vieni, la squadra sta facendo gli ultimi preparativi.- mi disse allegramente, prima di tornare verso il gruppetto. Non sembrava affatto preoccupato né nervoso. Era strano, per una persona che aveva vissuto così tanto in SAO. Ma, forse, tutti reagivano in modo diverso. Era una cosa rara, ma decisamente piacevole.
I minuti seguenti passarono veloci, con io che ridevo alle battute di Ren, mentre Serena e Fabiorex preparavano le armi e ascoltavano sorridenti il ragazzo. La tensione sembrò sollevarsi.
Alla fine, un suono di campana scosse l’intero corridoio. Il segnale di marcia. Ci muovemmo in un improvviso silenzio, spostandoci in testa al gruppo insieme alle altre squadre d’assalto. Vidi poco lontano Kirito, la sua unica spada in mano. Chissà perché usava solo una spada... be’, le scelte degli altri giocatori non mi importavano più di tanto. Ren era vicino a me, sempre sorridente ma un po’ più teso. Serena era poco dietro di me, la katana in mano, uno sguardo deciso sul viso. Fabiorex era poco più avanti, la mano sull’arma, il viso contratto in un’espressione di concentrazione pura.
Senza proferir parola Heathcliff spinse la porta, aprendola con la sua sola forza.
Gli enormi battenti si spalancarono, emettendo un terribile stridio. Poi, il silenzio. Le squadre, una alla volta, cominciarono a muoversi. Ci disponemmo tutti quanti verso la direzione da cui proveniva il boss. Ad un tratto, si accesero delle fiaccole lungo tutto il perimetro della stanza.
Ed eccolo lì.
Un’enorme statua sedeva all’altro lato della stanza, appoggiata al muro. Sembrava fatta di ferro, proprio come la porta. Raffigurava un Buddha con sei braccia, due appoggiate alle ginocchia nella posizione del loto, due rivolte l’una verso l’altra vicine al centro del petto, dove si sarebbe dovuto trovare il cuore, e due sopra la testa, aperte verso il cielo.
Le porte restarono aperte dietro di noi. Per ora era sempre stato possibile scappare dalle battaglie con i boss, ragion per la quale molti si erano salvati in situazioni disperate.
Si sentì un basso suono riecheggiare per la stanza. Mi ci volle qualche secondo prima di capire che veniva dalla statua. Subito dopo, gli occhi del Buddha divennero rossi e ai suoi lati comparvero delle barre verdi, sormontate dalla scritta: “Statua di ferro del Buddha a sei braccia”.
Sentii, vicino a me, Ren sussurrare.
-Mamma mia, comincia a scarseggiare la fantasia, eh?-.
Risi leggermente guardando il mio nuovo amico. Lui mi guardò divertito, poi si rivolse al boss.
-All’attacco!- gridò qualcuno, improvvisamente. Tutti, subito, gli fecero il coro e cominciarono a correre. Preso dalla foga corsi anche io, caricando una skill nel mio pugno. Serena era davanti a me, veloce come il vento, mentre il suo corpo e la sua arma brillavano di luce rossa. Notai, però, un’altra luce. Alzai la testa e vidi, tra le mani superiori del boss, crearsi una sfera di quella che sembrava energia azzurra. Cosa diavolo era?
Un secondo dopo la sfera scoppiò, mandando raggi in tutte le direzioni. Molti di quelli che vennero colpiti si trasformarono istantaneamente in pietra.
Lanciai un grido di frustrazione e, saltando, colpii il corpo del boss con un pugno. Mi feci quasi male io stesso: la sua armatura era davvero forte. Serena, poco avanti a me, attaccava con velocità, lasciando profondi segni viola sul corpo del Buddha. Quei segni indicavano ognuno un colpo critico, al posto del classico rosso per i colpi normali. Si muoveva con agilità ed eleganza, i capelli che fluttuavano all’aria creata da lei stessa, mentre la spada era solo un’immagine sfocata. Aveva un brillio rosso negli occhi. Probabilmente era in modalità Furia.
Scattai all’indietro, preparandomi anche io ad attivare la mia skill migliore. In quel momento, però, ci fu un nuovo suono nell’aria, e vidi formarsi, tra le mani medie del boss, degli oggetti. Non riuscii ad identificarli finché quelli non cominciarono a volare in tutte le direzioni, creandosi continuamente. Erano frecce. Una vera e propria pioggia di frecce che si abbatteva sui giocatori.
Le squadre di difesa si mossero velocemente, cercando di riparare più persone possibile. Mi guardai intorno. Vicino a me non c’era nessuno. Maledizione.
Un intero stormo di punte si dirigeva proprio verso di me. Mi preparai ad evitarle, o almeno a provarci, ma prima che potessi farlo una persona si mise davanti a me.
Era Ren.
-Ren, che diavolo fai?-  gridai. Lui non rispose, mentre il suo bastone si faceva azzurro.
Un attimo dopo le frecce erano su di noi.
Il mio nuovo amico cominciò a mulinare il bastone, colpendo ad una ad una le frecce e a mandarle in altre direzioni, dove sparivano in nuvole di pixel. Ero esterrefatto. Sembrava di vedere uno di quegli inverosimili film d’azione o cartoni, dove i protagonisti fermavano o respingevano frecce e proiettili con le mani o con un bastone.
Quando anche l’ultima freccia scomparve, Ren  mulinò sopra la sua testa il bastone, per poi fermarlo mettendolo di traverso, una punta dietro la schiena rivolta verso l’alto, l’altra verso terra.
Subito dopo lanciò un grido di giubilo.
-Ho sempre desiderato farlo!-. gridò.
Scoppiai a ridere e gli diedi una pacca sulla spalla, ringraziandolo con un cenno del capo.
-E ora vediamo cosa sai fare. Danza Berserker!- gridai a mia volta.
Sentii la ormai familiare sensazione di potere invadermi. Ci misi qualche secondo a prendere il controllo di me stesso, ma alla fine ce la feci. Tutto era avvolto in un alone rossastro, ma ero cosciente.
Sorrisi. Perfetto.
Mi lanciai contro il boss, tempestandolo di colpi. Questa volta non mi facevano male le mani, segno che stavo davvero facendo molti danni. Alzai il capo, e, sebbene non ne potessi essere completamente certo, mi sembrava che almeno quattro barre vita fossero già andate. Ce n’erano altre sei.
Ad un certo punto sentii qualcosa come una scarica elettrica attraversarmi il corpo. Non riuscivo più a muovermi, ero bloccato. Alzai lo sguardo verso il mio indicatore e vidi uno status paralisi brillare di giallo.
Pochi secondi dopo sentii qualcuno trascinarmi via. Riconobbi la voce.
-White, presto! È stato colpito!- gridò Syria.
Pochi secondi dopo lo status alterato svanì, curato da un qualche cristallo.
-Franz, come ti senti, tutto bene?- mi chiese mia sorella, preoccupata. Non le piaceva che solo io dovessi rischiare, stando nelle squadre d’assalto. Le sorrisi gentilmente, mettendole una mano sulla spalla.
-Grazie a te, sì.-
Lei sorrise poco convinta, ma poi mi lasciò andare, guardandomi come per dire “stai attento”. Io annuii e alzai il pollice nella sua direzione. Ero contento che fosse andata così. Lei era meno in pericolo, così. Non so cosa avrei fatto se l’avessi persa.
Mi rigirai verso il boss, scacciando quei pensieri. Sorrisi a Syria, che intanto guardava Fabiorex leggermente preoccupata.
-Ehi Syria, grazie anche a te. Tranquilla, non si farà male, lui è abile.- le dissi guardandola di sbieco. Lei arrossì.
-C-cosa stai insinuando?- chiese imbarazzata.
Risi.
-Io? Niente! Adesso guarda che numero ti tiriamo fuori!-
La salutai e corsi verso il nostro compagno, che continuava a sparire e riapparire, mettendo a segno i suoi temibili colpi.
-Fabiorex!- lo chiamai. Lui mi guardò, poi annuì sorridendo.
Saltò, per poi lanciare nella mia direzione diversi pugnali, affilati e letali.
Io mi concentrai, per poi colpirli uno ad uno con pugni e calci, lanciandoli a grande velocità contro il boss. Il risultato fu una serie di fulmini d’acciaio, che penetrò completamente le difese del boss, infliggendo pesanti danni. Subito dopo i pugnali scomparvero in un turbine di pixel.
Lanciai un grido e ricominciai ad assaltare il mostro.
Il combattimento andò avanti così: non ci furono particolari problemi, eravamo ben organizzati, le squadre funzionavano bene e nessuno morì.
Però, in fondo, sapevo che qualcosa sarebbe cambiato.
E infatti, così fu.
Quando anche metà della penultima barra vita del boss si fu svuotata, sentii una voce propagarsi per l’immensa sala.
-Fugge il Tempo, e la ruota di vita e morte travolge qualunque cosa.-
Mi bloccai. Cos’era quella frase? E, soprattutto… era stato il boss?
Provai a muovermi. Ma non ci riuscii. Provai a parlare, ma non una parola emerse dalla mia bocca. Solo gli occhi riuscivano a muoversi. E vidi tutti quanti, come me, fermi, bloccati nell’impeto di attaccare il mostro.
Poi, si sentì un rumore. Come di una montagna che si spostava. Il Buddha si stava alzando.
Un attimo dopo torreggiava, ancora di più, sui giocatori. Le mani superiori restarono in quella posizione, quelle inferiori pure, mentre quelle centrali si aprirono e, dal nulla, comparve in mano al boss una enorme mazza di ferro. Era quasi ironica l’espressione pacifica del boss in confronto all’arma che teneva in mano. Poi le mani inferiori, quelle che fino a quel momento non aveva, almeno apparentemente, usato, si illuminarono di blu. Ci fu un grande bagliore dello stesso colore. Quando sparì, scoprii di potermi muovere di nuovo. Ma notai che, accanto al mio nome, era comparsa l’icona di uno status alterato. Era un orologio con, al centro, un teschio. E accanto c’era un numero, che scendeva pian piano. 10:50.
Mi guardai in giro e vidi, sopra la testa di ogni giocatore, un numero diverso. Tutti i numeri diminuivano simultaneamente. 15:15. 15:14. 15:13.
Era un conto alla rovescia.
Prima di poter fare qualunque cosa, sentii un grido. Mi girai di scatto e vidi un giocatore che si guardava le mani, con espressione orripilata. Guardai e vidi delle rughe che si disegnavano su di esse per poi espandersi, pian piano, su tutto il corpo, come se il giocatore stesse invecchiando. Il numero sulla sua testa recitava 00:05. Ad ogni secondo, l’aspetto del giocatore peggiorava. Tutti lo guardavano, in silenzio. Anche il boss non stava facendo niente. Quando il contatore scese a 00:01, la persona era irriconoscibile. Si era formato intorno a lui un gruppo della squadra di curatori, ma sembrava che nessuno strumento funzionasse. E, quando il numero sulla sua testa fu un quadruplo zero, gridò di dolore, cadendo a terra. Su di lui campeggiava ora un teschio. Un attimo dopo, il giocatore svanì in un turbine di pixel.
Scoppiò il panico. Alcuni giocatori si misero a gridare, altri cercarono di fuggire. Io restai lì, bloccato. Quando il timer si sarebbe azzerato, saremmo morti. Mi guardai in giro, finché non riuscii a trovare i numeri di ognuno dei miei amici. Il più vicino alla fine era… Umiko, con soli cinque minuti a disposizione.
Il mio stomaco fece una capriola. Maledizione. In quel momento il boss decise di attaccare,  abbassando la sua arma sui giocatori. E io ero proprio davanti a lui. Mi sentivo ancora bloccato, troppo impaurito per schivare.
Un attimo prima che l’arma mi colpisse, però, su di me si alzò uno scudo di energia, che bloccò il colpo. Davanti a me c’era lei, Umiko, che respirava affannosamente.
-Umiko!- gridai. Mi avvicinai a lei, spaventato. Lei si girò. I suoi occhi esprimevano sì paura, ma soprattutto determinazione. Come non ne avevo mai vista.
-Franz! Non stare lì imbambolato! C’è poco tempo!- mi gridò in risposta lei. Poi cominciò a correre, dirigendosi verso altri giocatori.
Mi riscossi. Aveva ragione. E in quel momento sentii Heathcliff gridare.
-Giocatori! Ora è il momento di attaccare! Se attacchiamo ora non subiremo altre perdite! AVANTI!-
Una, due, tre bocche ripeterono le sue parole. Poi, dopo qualche secondo, tutti i giocatori, anche quelli che prima stavano nelle squadre di difesa o cura, cominciarono ad attaccare.
Vidi Syria correre in avanti, la sua lancia che si allungava a dismisura, saltare e affondare la lancia nel corpo del boss. Mia sorella aveva tirato fuori il suo arco e lanciava una freccia dopo l’altra.
Aury continuava il suo ruolo di supporto, mentre il suo pet volava sul Buddha e lo attaccava.
Vidi poi un fulmine rosso correre accanto a me.
-Franz, con me!- disse Serena. Annui e mi lanciai in avanti. Preparai la Danza Berserker, mentre lei preparava la Furia Critica. Poi lei fece qualcosa di inaspettato.
-Talento di squadra, Furia Condivisa!- disse, per poi indicare me. Accanto alla mia barra vita uscì un nuovo simbolo, che indicava una probabilità aumentata di infliggere colpi critici. La guardai sorpreso e lei mi fece un occhiolino, per poi sparire.
Colpì come un fulmine il boss, quattro volte di fila, per poi ritirarsi e ricominciare.
Respirai a fondo, e mi gettai anche io nella mischia.
Il tempo scorreva inesorabile, mentre io davo colpo su colpo, preoccupandomi poco o niente della difesa. Umiko restò sempre dalle mie parti, contrastando con il suo scudo i colpi che venivano diretti verso di me. Il boss continuò a creare status alterati, ai quali però riuscii a sfuggire. Altri non furono altrettanto fortunati e con l’assenza delle squadre di cura cinque giocatori perirono sotto lo status pietra. Mi sentivo sempre più in tensione. Quando si decideva a morire quel dannato mostro?
Sentivo, ticchettante in sottofondo, un orologio che ci avvicinava alla fine.
Tic, tac.
Colpii con forza. Notai che la mia velocità stava diminuendo.
TIc, tac.
Syria trafisse il mostro con la lancia.
TIC, tac.
Ren mi passò accanto, gli occhi tesi per la concentrazione. Non rideva più.
TIC, Tac.
Serena e Fabiorex colpivano. Sembravano invecchiati, si muovevano più lentamente.
TIC, TAc.
Umiko parò una mazzata che mi stava per colpire, poi cadde in ginocchio. Fenik mi sfrecciò vicino.
TIC, TAC.
Un grido nell’aria. Un altro, e un altro ancora. Quanti stavano morendo?
TIC, TAC!!
Gridai tirando un pugno.
-DANNAZIONE!-

………
Silenzio. Nessun suono. Nessun orologio. Il mio pugno era premuto contro il ferro della pelle. Alzai lo sguardo, pian piano. L’ultima barra vita del boss si era svuotata.  I timer campeggiavano ancora, ma erano fermi. Quello di Umiko segnava solo dieci secondi.
Di nuovo la voce del boss riecheggiò per la stanza.
-Ma la ruota di vita e morte può essere superata. Vivete e sarete liberi.-
L’istante dopo il mostro si disintegrò in un mare di pixel e in alto comparve la scritta “Congratulazioni!”.
Mi sedetti, di schianto.
Era finita.
La prima metà di quel gioco infernale era finita.
 
 
Ed ecco qui il capitolo! Spero vi sia piaciuto e che non vi siate annoiati!
Se avete trovato errori, o volete darmi consigli, elogi (perché no?) o critiche (o anche tutti insieme) non abbiate alcun timore di scrivermi.
Ringrazio tutti quelli che continuano a recensire e seguire la mia storia, e ancora di più tutti quelli che hanno offerto i loro personaggi per la mia storia. Grazie mille!
A presto,
Lord Weavile.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo Decimo: Abbiamo bisogno di una vacanza! ***


Eccomi qui per un nuovo capitolo di questa fan fiction!
ATTENZIONE: Il personaggio di nome Arisu, che compare in questa fan fiction ed è introdotto in questo capitolo, non è mio, ma viene dalla fantasia di Shora! Quindi, ringraziatela! E la ringrazio anche io, ovviamente!
Be’, che dire? I nostri eroi ogni tanto si dovranno pure riposare, no, soprattutto dopo battaglie così intense? E allora, via con la nuova avventura!


Capitolo Decimo: Abbiamo bisogno di una vacanza!

Erano passati solo pochi giorni dalla lotta contro il boss del cinquantesimo piano. Noi della Gilda dei Soli Gemelli eravamo ritornati alla nostra base, anche se ogni tanto andavamo già nei campi del cinquantunesimo piano a combattere e livellare. Non potevamo stare troppo indietro.

-Mamma mia, che caldo!- mi lamentai, facendomi aria con le mani, seduto all’ombra del porticato della sede della Gilda. Sdraiata vicino a me c’era mia sorella, gli occhi chiusi e il braccio sopra di essi. Sembrava esausta.
-Come diavolo fa a fare così caldo?- chiese Aury, uscendo di casa con delle bibite fredde che offrì a me e White. Accettai con un cenno del capo.
-Be’, la stagione estiva è arrivata anche qua. È normale faccia caldo.- disse Sirya, prendendo un asciugamano mentre tornava verso di noi dal centro del giardino, dove si stava allenando con Fabiorex.
-Lo so, ma così è davvero troppo…- borbottai io, bevendo un sorso della mia bibita. Era squisita. Mi girai verso Aury.
-Stai diventando davvero bravissima, sai? La tua skill di cucina non è niente male!- le sorrisi e lei fece lo stesso. Mi imbambolai per un attimo.
Sentii uno spintone.
-Non guardare così le ragazze!- disse mia sorella facendomi una linguaccia.
Umiko uscì di casa, portandosi dietro una bibita e un viso alquanto illuminato.
-Ragazzi, mi è venuta una splendida idea!- disse, guardandoci raggiante.
Fabiorex bevve tutto d’un fiato la sua bibita.
-Cioè?- chiese, allegro ma un po’ stanco per il caldo.
-Be’, pensateci, fa caldo, qui non si respira, noi combattiamo da giorni… direi che abbiamo bisogno…- si fermò. Intuii subito cosa intendesse.
Io, White e Aury ci alzammo insieme, eccitati.
-Intendi dire…- chiese quest’ultima. Umiko annuì.
-Abbiamo bisogno di una vacanza!- gridai io, eccitato.

Era passato già un giorno. Avevamo passato la giornata precedente ad invitare alcuni nostri amici e compagni, oltre che a prendere costumi e attrezzi da spiaggia. Sarebbero venuti Klein, Serena e Ren.
Quest’ultimo diceva di conoscere un ottimo posto, una spiaggia quasi sempre vuota al quarantatreesimo piano, una favola, diceva lui. Ci eravamo fidati e ora eravamo alla piazza della città del piano, ad aspettare che arrivassero gli altri.
-Chissà com’è, sono così eccitata!- disse mia sorella, guardando fissamente il punto di teletrasporto.
-Be’, il tempo sembra stia reggendo. Potrebbe essere davvero niente male!- continuò Syria, voltandosi a guardare il sole che sorgeva, lasciando strisce infuocate nel cielo.
In quel momento si attivò il teletrasporto. Comparvero Klein e Serena, vestiti nella loro solita divisa della gilda.
-Ciao ragazzi!- gridò Serena, correndo verso di noi. Le ragazze la salutarono calorosamente e cominciarono a parlare con lei: si vedeva che erano già diventate amiche per la pelle. Klein si diresse verso di noi, alzando la mano in segno di saluto. Io e Fabiorex facemmo lo stesso, avvicinandoci a lui.
-Sembra che sarà un’ottima giornata, eh?- disse il capogilda, scoccando un’occhiata al gruppetto di ragazze. Non capii cosa volesse dire, ma annuii.
-Allora Klein, come va con la gilda?- chiesi, cercando di intavolare un discorso.
-Ah, non sai che reazione hanno avuto quando ho detto che andavo in vacanza con voi! Volevano venire tutti!- rispose lui ridendo.
Risi anche io, pensando ai suoi compagni. Li conoscevo più che altro di vista, ma sembravano tutti brave persone.
-Ecco che arriva!- disse Fabiorex, indicando con un cenno del capo il teletrasporto.
E, infatti, sentii la voce di Ren.
-Avanti, Arisu! Non nasconderti, sono brava gente!- lo sentii dire, ridendo come sempre.
Voltai lo sguardo verso di lui e vidi, dietro di lui, una figura. Non sembrava propriamente che stesse cercando di nascondersi, ma sembrava abbastanza imbarazzata.
-Ciao ragazzi! Può venire anche lei? È una mia amica.- continuò poi lui, scendendo dalla piazzola. Riuscii a vedere meglio la ragazza: era abbastanza bassina, anche più di me (ed era una cosa difficile), ma non poi così tanto. Aveva dei lunghi capelli rosso rame, mentre gli occhi non riuscivo a vederli. Sembrava abbastanza gracile, ma in SAO le apparenze spesso ingannavano.
Non mi sembrava di averla vista, alla battaglia con il boss.
Sorrideva timidamente a tutti noi, che avevamo gli sguardi puntati addosso a lei. Il suo volto sembrava un peperone.
Un secondo dopo, mia sorella sorrise e si avvicinò alla ragazza.
-Certo che può venire! Sei Arisu, giusto? Piacere di conoscerti, puoi chiamarmi White!- disse, sorridendole amichevolmente. Lei annuì velocemente.
-Piacere mio… White.-
Le ragazze si avvicinarono alla nuova arrivata, presentandosi e salutandola calorosamente. Ren si avvicinò a me e agli altri ragazzi.
-La ho conosciuta un po’ di tempo fa. Non combatte in prima linea, ma è molto abile a forgiare e riparare armi e armature. Si occupa anche dei cristalli.- spiegò.
Ecco perché non l’avevo mai vista, era un mercante. Noi andavamo in giro, un po’ qui e un po’ là e con tutti i mercanti che c’erano era normale che non l’avessimo mai vista.
Mi avvicinai anche io.
-Piacere, io sono Franz!- dissi, mettendomi accanto a mia sorella e alzando la mano come saluto.
Lei arrossì leggermente e ricambiò il saluto, poi spostò lo sguardo a mia sorella. E di nuovo a me. I suoi occhi viaggiarono da me a White per qualche secondo. Alla fine scoppiammo entrambi a ridere.
-Sì, siamo gemelli.- disse mia sorella, soffocando le risate. Quella ragazza era un po’ timida, ma mi stava già simpatica.
Fabiorex e Klein si presentarono, poi decidemmo di partire. Ovviamente non c’era alcun problema con il fatto che anche Arisu venisse. Più eravamo e meglio era.
Camminammo per un’oretta circa. Trovammo solo pochi mostri, che abbattemmo velocemente. Quelli non erano niente in confronto ai mostri del cinquantunesimo piano.
Alla fine, ci arrivammo.
-È stupenda!- gridò Aury, guardando la spiaggia con occhi scintillanti. E in effetti lo era. Ampia, fatta di sabbia dorata  che risplendeva alla luce del sole e direttamente sul mare. Anch’esso scintillava, azzurro e infinito, riflettendo l’immagine del sole di Aincrad, ormai levatosi dal suo sonno quotidiano.
-Allora, visto che avevo ragione?- disse Ren gonfiando il petto.
-Sì, sei un mago, Ren!- disse entusiasticamente White, facendolo arrossire leggermente. Tirai indietro la sensazione di gelosia e guardai Arisu. Sembrava anche lei davvero eccitata.
-Bene ragazzi, voi adesso andate in spiaggia e non guardate da questa parte. Vi cambiate là! Su, sciò, sciò!- disse Serena con tono di comando.
-Eh? Come, dobbiamo aspettare lì?- si lamentò Klein.
-Cosa credevate, che ci saremmo fatte vedere senza pudore? Su, via via!- rincarò Syria.
Klein sospirò sconfitto e si diresse verso la spiaggia. Noi altri ragazzi lo raggiungemmo.
-Dai Klein, con le ragazze non si può discutere!- disse Ren sorridendo.
-E poi tanto le vedremo tra poco.- continuò Fabiorex. Sembrava anche lui abbastanza felice.
Arrivammo in spiaggia e ci cambiammo velocemente. Io indossavo un boxer blu mare, con motivi di onde a colori più chiari. Klein aveva un boxer lungo completamente rosso, Fabiorex un costume tendente al blu notte, Ren uno a metà tra il giallo e l’arancio.
Mi godetti la vista sul mare e il sole che carezzava dolcemente la mia pelle, ancora troppo basso per suscitare davvero caldo. Soffiava una leggera brezza, che dava esattamente la temperatura giusta. Era un posto perfetto.
Klein si guardava indietro, cercando le ragazze con lo sguardo.
-Su, a loro tempo arriveranno.- dissi dopo un po’, mentre Ren metteva a posto teli e altri oggetti da spiaggia e Fabiorex guardava il mare.
Non ricevetti risposta.
-Klein? Tutto bene?- chiesi.
Sentii un chiacchiericcio eccitato avvicinarsi e subito dopo la voce di Klein.
-Ragazzi, qualcuno mi dia un pizzicotto. Penso di essere appena arrivato in paradiso.-
Mi girai, sorpreso dal suo tono di voce. Era un misto di stupore e gioia.
Quello che vidi mi lasciò letteralmente a bocca aperta.
Insomma, spieghiamoci. Come si dovrebbe comportare un ragazzo che vede un gruppo di ragazze in costume da bagno avvicinarsi a lui, per di più ragazze davvero carine? Cioè… chiunque resterebbe felicemente sorpreso.
Mia sorella vestiva un completo a due pezzi, completamente bianco, che risaltava bene le sue curve, in costante aumento. Stava diventando davvero bellissima, anche troppo, forse.
Umiko usava un costume azzurro con decorazioni viola, molto carino, dovevo dire. Syria indossava un due pezzi color rosso fuoco, un poco provocante forse, ma non ero esperto di costumi. Aury… be’, lei era semplicemente stupenda. Indossava un costume verde acqua con motivi di onde, come il mio, che risaltava alla perfezione i suoi capelli. Mi sentii arrossire nel vederla.
Serena usava anche lei un costume rosso, più scuro rispetto a quello di Syria, ma comunque davvero bello.
-W…wow.- dissi semplicemente, rosso come un peperone, non sapendo davvero chi guardare. Gli altri maschi sembravano altrettanto imbarazzati e stupiti a quella vista.
-Cosa ci guardate così? È imbarazzante!- disse mia sorella, incrociando le mani sul metto e guardando da un’altra parte.
-Nono, state benissimo!- dicemmo tutti insieme noi ragazzi, Klein più forte di tutti. Le ragazze si guardarono, poi scoppiarono a ridere.
-Ehm… come sto, Franz?- mi chiese Aury. La guardai, sentendomi diventare calde le guance. Per qualche secondo non riuscii a parlare.
-D… divinamente.- balbettai io. Con la coda dell’occhio la vidi arrossire.
-Avanti Arisu, fatti vedere! Ti sta benissimo!- sentii dire da Umiko. Notai solo in quel momento che lei, in effetti, non c’era. La vidi, color del fuoco, che si nascondeva dietro una roccia poco più indietro.
-Su, non fare la timida! Non mordono… e se ci provano, ci penso io!- disse Syria.
Piano piano la nuova arrivata uscì da dietro il suo riparo, mostrandosi.
Il costume era verde scuro e le stava d’incanto, facendo sembrare più luminosi i suoi capelli ramati. Non la trovavo stupenda come Aury, ma ci si avvicinava molto.
-Stai benissimo, Arisu! Complimenti!- disse Ren. Lei sorrise arrossendo un poco e annuì come cenno di ringraziamento.
-Bene, ora basta con i complimenti! Scateniamoci!- gridò Aury, saltando. Tutti noi accompagnammo il suo grido.
Mettemmo giù i teli e tutto ciò che avevamo portato, poi ci gettammo in mare.
L’acqua era fresca e salata e tutto intorno c’era un mare di risate. Umiko, Syria, Serena e Klein si lanciavano acqua addosso, White e Aury giocavano con Arisu, Ren e Fabiorex facevano gare di nuoto. Mi unii a loro, ridendo mentre nuotavo come un pazzo per raggiungere il traguardo. Alla fine arrivò per primo Ren.
-Non vale! Solo perché sono partito dopo!- mi lamentai io, scherzando.
La giornata trascorse velocemente e arrivò il momento del pranzo. Mangiammo tutti assieme i deliziosi panini preparati dalla sorella di Fabiorex e White, complimentandoci a più riprese con le cuoche. Anche Arisu, che inizialmente era timida e riservata, si stava aprendo, rivelandosi una ragazza solare. C’era però qualcosa dietro la sua voce, che non riuscivo a decifrare bene.
Durante il pomeriggio, mentre gli altri nuotavano, mi sedetti vicino a lei.
-Allora Arisu, come ti sembra la compagnia?- le chiesi sorridendo.
Lei, che era sdraiata a prendere un po’ di sole, mise una mano sugli occhi e mi guardò.
-Sono tutti molto… allegri. È un bel gruppo.- disse semplicemente.
Annuii leggermente, guardando Ren che lanciava acqua contro mia sorella e Umiko.
Non parlai per qualche momento.
-Vero. Mi trovo davvero molto bene con loro. E, be’, sono felice che ci sia anche tu. Insomma, più siamo meglio è.- e lo pensavo davvero. In quel mondo per me stava diventando molto importante creare più legami possibili. Forse perché sapevo che, nell’altro, ormai li avevo probabilmente persi tutti o quasi.
Parlammo per un altro po’ del più e del meno e lei si aprì ancora un poco di più con me. Ma continuava ad esserci quella strana sensazione. Poi Klein ci chiamò, dicendo che gli era venuta un’idea.
Giocammo a pallavolo, cinque contro cinque. In squadra con me c’erano Klein, Aury, Umiko e Arisu. L’altra squadra era composta da White, Syria, Fabiorex, Serena e Ren.
Fu una partita combattuta. Dalla mia parte c’erano la mia forza,  l’abilità fuori dal comune di Klein,
l’agilità di Aury, la capacità di difesa di Umiko e un’inaspettata potenza di Arisu. Dall’altra c’erano la precisione di mia sorella, la forza di Syria e Ren e la velocità di Fabiorex e Serena.
Giocammo, o meglio lottammo usando anche le nostre skill, per più di un’ora, ma alla fine la mia squadra riuscì a vincere. Quando accadde, Aury mi balzò incontro, abbracciandomi forte. Ricambiai l’abbraccio mentre lo stomaco faceva una capriola. Quando ci separammo, eravamo entrambi rossi e tutti ci guardavano con un sorrisetto sulle labbra.
-Ehm…io vado a farmi un bagno!- dissi in fretta, prima di buttarmi in acqua.
Nuotai un po’ lontano, prima di fermarmi ansimando.
Continuavo ad essere confuso. Ci piacevamo? Era così? O era solo una mia impressione? Non sapevo bene cosa pensare. Era così difficile tutta questa storia dell’amore!
Sospirai, sedendomi su uno scoglio e guardando il mare. Scintillava ancora sotto i raggi del sole. In lontananza era blu scuro, a segnare una profondità più elevata. Chissà cosa c’era, là in fondo. Delle cascate che ti facevano cadere? O semplicemente potevi arrivare fino all’altra parte del piano? Probabilmente nessuno si era mai spinto così lontano.
Ad un certo punto sentii qualcuno nuotare. Sapevo chi era, ma non sapevo se ero pronto ad affrontarla.
La persona si sedette sugli scogli, vicino a me ma non troppo.
-Ehi…- disse Aury con voce leggera. Feci un respiro profondo, poi mi girai a guardarla. Sembrava dispiaciuta.
Nell’aria c’era solo il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli.
-Senti… se… se ti disturba, la smetto, ok?- disse lei, senza guardarmi.
Distolsi lo sguardo e lo portai ancora una volta verso l’orizzonte. Non sapevo cosa dire. O meglio, lo sapevo. Ma avrebbe portato tutto alla luce.
La sentii cominciare a scivolare in acqua. Non doveva andarsene.
-Ferma.- dissi, a bassa voce. Evidentemente mi sentì, perché si fermò.
Feci un gran respiro.
-Non… non mi disturba affatto.- dissi, sempre a voce bassa.
La sentii trattenere il respiro e mi girai a guardarla.
- Solo che mi fa pensare che io… be’…- ormai ero lì, dovevo tentare il tutto per tutto.
-Insomma, lo sai che tu mi…- non riuscii a continuare. Dannato me.
Aury si avvicinò leggermente. Poi annuì.
La mia gola si essiccò improvvisamente. Lo stomaco implose. Lo sapeva?
Sembrò arrossire, ma in quel momento ero talmente confuso che poteva anche non essere così.
-Lo facevo perché… be’, perché speravo che tu notassi… però poi sembravi non notare, quindi ho pensato di essermi sbagliata…- disse lei, la voce bassa quanto la mia.
Non riuscivo quasi a parlare.
-Aspetta. Cosa stai dicendo?- chiesi, teso come una corda di violino.
Per la prima volta da quando la conoscevo, sembrava che lei non sapesse cosa fare. Era sempre stata allegra e pronta, mai l’avevo vista così. Mi guardò un attimo, poi sbottò.
-Oh, insomma. Non capisci che anche tu mi piaci?- disse, a metà tra l’imbarazzo e l’irritazione.
Credo che in quel momento sarebbe potuto apparire il boss finale del gioco con un solo PV a mezzo millimetro da me e non me ne sarei accorto. O più probabilmente non me ne sarebbe importato.
Adesso non mi guardava più.
-Oh.- riuscii soltanto a dire.
La sorpresa fu sostituita pian piano dalla gioia e dall’eccitazione. Era vero, o avevo sentito male.
Ritrovai la voce.
-Aspetta aspetta, cosa hai detto?- chiesi con voce eccitata. Lei sollevò lo sguardo, sorpresa.
-C…che mi piaci…- rispose, arrossendo.
Non riuscii a contenermi.
-Davvero?- gridai, alzandomi di scatto. Aury fece un balzo, spaventata. Prima che potessi fare qualsiasi altra cosa misi giù il piede su una roccia scivolosa. Subito dopo caddi in acqua, gridando.
Riemersi, imbarazzato. Lei mi stava guardando ancora stranita. Poi sorrise. Un attimo dopo scoppiò a ridere e io, trascinato da lei, feci lo stesso.
Mi arrampicai sullo scoglio.
-Ehm…scusami.- le sorrisi leggermente.
Lei ridacchiò, poi si avvicinò. Molto più di quanto pensassi.
-Davvero davvero.-
E poggiò le labbra sulle mie.

Era notte ormai, ma non riuscivo a dormire. Gli eventi della giornata mi passarono nella mente uno dopo l’altro per l’ennesima volta. Mi concentrai immediatamente su quello più importante. Io e Aury ci eravamo baciati. Ciò faceva di noi una coppia, in pratica. Dopo quel bacio sullo scoglio eravamo tornati a riva, entrambi imbarazzati ma felici. Non ricordo bene, ma penso che le nostre mani non si siano mai lasciate. Klein e Ren avevano fatto alcune battutine, Fabiorex mi aveva guardato a lungo, per poi annuire. Non so perché, ma quando lo aveva fatto io avevo tirato un sospiro di sollievo. Le ragazze avevano preso in disparte Aury, facendole quello che sembrava un terzo grado.
Poi, dato che ormai era sera, eravamo tornati indietro. Avevamo registrato tutti Arisu come amica e le avevamo promesso di farci vedere e sentire. Aveva salutato me con una punta di allegria in più rispetto agli altri, tranne forse a Ren.
Mi rigirai nel letto per l’ennesima volta. Dovevo dormire, ma ero troppo eccitato.
In quel momento, sentii un suono. Mi alzai di scatto, per vedere davanti a me l’icona di un messaggio. Lessi il mittente: Arisu. Cosa voleva a quell’ora di notte?
Aprii il messaggio.
“Vorrei parlarti. Domani puoi venire nel mio negozio sul quarantaseiesimo piano? Grazie. Arisu.”


Ed ecco che finisce il capitolo! Grazie a tutti per aver avuto la pazienza di averlo letto. Lo so, non c’è stato nessun combattimento, ma poveri, devono avere anche un po’ di pausa, no? Come al solito, sentitevi liberi di esprimere critiche, lodi o qualsiasi altra cosa vi venga in mente!
Ad ogni modo, spero di essere riuscito a far muovere bene i personaggi, soprattutto quello nuovo di Arisu!
Ma, a proposito… cosa vorrà mai la nuova ragazza da Franz? Forse c’è stato un amore a prima vista? E in tal caso cosa farebbe Franz? Starebbe con lei o rimarrebbe con Aury? O forse il messaggio non c’entra niente con questo? Chi lo sa… io! Ma non ve lo dico, dovrete aspettare il prossimo capitolo!

 

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Capitolo 12
*** Capitolo Undicesimo: La paura del forte. ***


Rieccomi, dopo un po’ di pausa dalla scrittura! Scusatemi, ma i doveri universitari (alias esami) chiamavano, quindi sono stato costretto a interrompere. Ad ogni mondo, un paio di avvisi.
Innanzitutto, ai due che mi hanno mandato i loro personaggi, tranquilli, il prima possibile (probabilmente il prossimo capitolo) li farò comparire, o almeno uno di loro. Secondo, ho una proposta per voi per il futuro della fan fiction. Lascio un po’ di suspense! Guardate nei saluti dopo la fine del capitolo!



Capitolo Undicesimo: La paura del forte.

Il giorno dopo mi alzai di buon mattino, per allenarmi come di consueto. Preparai prima una tavola con la colazione per tutta la gilda, poi mi diressi nel giardino della casa. Cominciai a provare le mie skill, una dopo l’altra.
Il mio pugno si illuminò di blu, mentre lanciavo un montante, seguito da un calcio. Saltai, poi mi buttai verso terra, colpendo e schiacciando la testa di un nemico invisibile. La skill si chiamava “Colpo Gigante”.
Continuai così per vari minuti, finché non sentii qualcuno battere le mani.
Mi girai e, sorridente, nella sua solita armatura, c’era Aury. Sentii battermi il cuore più forte, mentre si avvicinava con un bicchiere in mano. Me lo offrì.
-Tieni, una ricompensa per il duro lavoro.- mi disse, per poi darmi un bacio sulla guancia. Sentii diventare caldo il punto in cui le sue labbra mi avevano toccato.
La ringraziai con un cenno del capo e bevvi. Mi sedetti sotto il porticato, e lei si mise vicino a me. Le strinsi la mano e la guardai con dolcezza, con lei che ricambiava il mio sguardo.
Cominciai ad avvicinarmi a lei, ma proprio in quel momento sentii una voce.
-Tutte queste smancerie di prima mattina? Oddio…-.
Era Syria. Mi tirai indietro velocemente, imbarazzato. La vidi uscire, seguita da Fabiorex e Umiko.
Quest’ultima, particolarmente allegra, guardava me e la mia nuova ragazza in maniera piuttosto allusiva.
-Eh, ehm, avete già mangiato?- chiesi, cercando di deviare il discorso. Umiko rise.
-No, aspettavamo te. Entra!- disse, per poi tornare in cucina, seguita dagli altri due.
Mi alzai e, tenendo Aury per mano, entrai anche io.
Erano già tutti svegli e mia sorella stava già mangiando. Mi salutò con un sorriso.
-Allora, finito di fare i piccioncini?- chiese, al che sia io che Aury arrossimmo.
-Non stavamo facendo niente del genere!- disse lei balbettando. Io annuii, scatenando le risate di tutto il gruppo.
La colazione passò tra le risate e i piani per la giornata. Io dissi che dovevo andare in città poiché dovevo incontrare Arisu. Aury non sembrava particolarmente contenta, ma decise di lasciarmi andare.
-Tanto, chi vuoi che lo voglia, oltre a te? Le servirà un ragazzo per portare in giro i materiali da fabbro!- aveva detto mia sorella ridendo.
Così, dopo aver raccolto un paio di richieste dai miei compagni, andai in città, svolsi le commissioni  e poi cercai il negozio di Arisu. Lo trovai verso il centro, tra due grandi case dall’aria antica.
La fucina aveva l’aria di quelle medievali, con il grande forno ben visibile, le armi bene in vista e appese al muro, l’incudine e il martello accanto al bancone. Proprio in quel momento Arisu stava ridando ad un giocatore la sua lunga spada color dell’ambra, con la punta nera. Sembrava un’arma a due mani piuttosto potente. Il ragazzo ringraziò, pagò e poi uscì, senza degnarmi neanche di uno sguardo. Mi sembrò un po’ freddo, ma non lo conoscevo, quindi non dissi niente.
Entrai io e la mia nuova amica mi accolse ad alta voce.
-Benvenuto alla Fucina del Drago! Sono felice di…Franz! Sei tu?- Si interruppe a metà della frase di benvenuto. Subito dopo corse, chiudendo la porta dietro di me e girando un cartello con scritto “Chiuso”.
Subito dopo si girò verso di me, sorridendo imbarazzata. Io ero rimasto decisamente sorpreso alla sua reazione.
-Ciao, Arisu, come stai?- le chiesi, lasciando stare per il momento lo strano comportamento della ragazza.
-Io…bene, grazie. Ho un favore da chiederti.- rispose subito lei, tornando verso il bancone del negozio. Sembrava un peperone, da quanto era rossa.
-Ecco… ho scoperto di un minerale particolare, su al cinquantesimo piano, che permette di fare ottime armi. Ce ne è poco, non so se qualche altro fabbro è alla sua ricerca, ci sono molti mostri e Ren oggi è occupato, quindi…-
Capii subito e annuii.
-Quindi vorresti che ti aiutassi? Ma certo, nessun problema!- le sorrisi ampiamente. Era solo quello, in fondo! Ma…allora, perché non aveva chiamato tutta la nostra gilda? Avremmo fatto più in fretta. Probabilmente aveva i suoi motivi.
Arisu si illuminò in volto.
-Perfetto, grazie mille! Vado subito a prepararmi allora, aspettami fuori!- disse, per poi correre nel retrobottega.
Dopo qualche minuto uscì dal negozio, mentre io finivo di ricontrollare il mio equipaggiamento.
Avevo scelto di usare un’armatura leggermente più pesante del solito, che mi diminuiva la velocità ma mi dava più capacità difensive. Non avrei dovuto avere particolari problemi, ma era meglio stare sicuri. Ora la mia compagna indossava un’armatura media e portava sulla schiena un martello ad una mano e uno scudo.
Mi rifornì di cristalli, chiuse il negozio e poi partimmo.
Ci teletrasportammo velocemente alla città del cinquantesimo piano.
-Bene, da che parte è?- le chiesi una volta arrivati.
-Si trova nella Fossa Titanica, a quanto sembra. Ci dovrebbero essere mostri di tipo Gigante, lì.- mi rispose a bassa voce. Annuii.
-Perfetto, allora andiamo! Conosco un sentiero per arrivare alla Fossa, lì non ci dovrebbero essere troppi mostri.-
Ci mettemmo in marcia. La giornata era nuvolosa ma calda. Ogni tanto, da est, giungevano rombi di tuoni lontani. Presto si sarebbe attivato l’evento della pioggia, ma con un po’ di fortuna non sarebbe arrivato fino a noi.
Accompagnai Arisu lungo un sentiero poco battuto, dove si aggiravano solo conigli e altre bestie deboli, che tendevano a scappare alla vista di un qualsiasi giocatore.
Dopo un’ora arrivammo in vista della Fossa Titanica. Era una grande… fossa, appunto, scavata nel terreno e a forma di cono, di raggio massimo di circa duecento chilometri e profondità intorno ai venti.
-Chissà cosa diavolo ha creato questo buco…- dissi tra me e me.
-Secondo le dicerie, sembra che un grande meteorite si sia schiantato in questo punto, formando questo cratere. E il metallo particolare è il residuo di quel corpo celeste. Per questo ce n’è così poco.- mi rispose Arisu prontamente.
La guardai ammirato. Dove aveva raccolto tutte queste informazioni?
Mentre cominciavamo a scendere, stando attenti a non scivolare sul terreno friabile, le chiesi come poteva un meteorite creare un cratere così grande.
-Be’, doveva essere molto grande, intorno ai dieci chilometri di diametro. Cadendo parte di esso si è bruciato o è finito in pezzi per l’attrito con l’atmosfera, ma una parte invece si è schiantata qui. La maggior parte delle forme di vita su questo piano è scomparsa, per poi essere sostituita da quelle attuali. Le mie informazioni non dicono quanto tempo fa si sia creato.- Mi disse lei, parlando velocemente e con eccitazione. Sorrisi naturalmente, guardandola mentre parlava in modo così appassionato.
-Ti piacciono veramente, eh?- dissi ridacchiando.
-Sì, sono la mia… attento Franz, davanti a te!- si interruppe a metà del discorso, guardando verso il basso.
Mi girai immediatamente. Dal basso vidi correre verso di me un grande essere umanoide, con una mazza ferrata in mano. Da dove diavolo era spuntato?
L’essere gridò, caricandomi.
Battei i pugni, poi gridai anche io e cominciai a correre, rischiando di inciampare nel terreno, ma riuscendo comunque a tenermi in piedi.
Schivai il colpo di clava, che andò a sbattere sul terreno. Il mostro era alto più di quattro metri, quindi decisi di saltare sulla sua mazza, per poi usarla per saltare verso la sua testa. Caricai un pugno e lo colpii in mezzo agli occhi, facendolo gridare e scomparire in un turbine di pixel.
Cadendo rotolai su me stesso per attutire il colpo. Arisu mi fu accanto in un attimo.
-Franz, stai bene? Hai bisogno di un cristallo?- mi chiese allarmata.
-No, non mi ha neanche colpito! E poi quello era debole, è bastato solo un colpo. Ma grazie.- le sorrisi e mi rialzai.
Lei sembrò soddisfatta e continuammo la nostra discesa.
Pochi metri sotto incontrammo quella che sembrava una caverna scavata nel terriccio. C’erano evidenti segni di impronte umanoidi.
-Allora è qua che si nascondeva. Astuto, ma con poca pazienza. Speriamo di non avere problemi!- ragionai io, per poi ricominciare a scendere.
Durante il tragitto, tra un mostro e l’altro, io e Arisu parlammo. Del più e del meno, dei mostri, dell’arte di fabbricare armi, del gioco. Era una persona che risultava sempre più simpatica col tempo, ed ero davvero felice di aiutarla. Ma restava comunque un qualcosa, la stessa strana sensazione che mi dava, fin da quando l’avevo conosciuta. Come se ci fosse qualcosa di strano, in lei.
Le nuvole si avvicinarono pericolosamente alla nostra posizione, e dall’intervallo tra lampi e tuoni potei affermare che il temporale non fosse distante più di dieci chilometri da noi.
I mostri non furono particolarmente difficili da sconfiggere: anche quelli più resistenti erano goffi e lenti, il che mi permetteva di evitarli in tutta sicurezza per poi contrattaccare. Arisu non ebbe quasi occasione di combattere, a dirla tutta, ma comunque riuscì a salire di qualche livello, essendo in gruppo con me. Le poche volte che combatté, notai una strana esitazione in lei, ma probabilmente era solo perché, essendo un fabbro, non era abituata a combattere.
 La terra nel cratere si faceva sempre più scura man mano che ci si avvicinava al centro, e il cielo visibile diminuiva con lo stesso passo. Quel poco sole che resisteva ancora alle nuvole scomparve presto dietro il bordo del cratere meteorico.
Dopo più di quattro ore di cammino giungemmo finalmente al centro del cratere.
Era un largo spiazzo, contornato dalle caverne abitate dai giganti, con al centro una grossa pietra.
-Eccola lì!- gridò Arisu, per poi cominciare a correre verso il frammento di meteorite.
Non feci in tempo a seguirla che un grande ruggito squassò l’aria. Subito dopo dalle caverne che contornavano la pietra uscirono sei giganti. Tutti alti più di quattro metri, armati di un falchion e protetti da una robusta armatura di metallo.
-Arisu!- gridai, correndo in avanti per poi afferrarla e spingerla indietro, facendola cadere qualche metro più in là. Un attimo dopo i giganti mi circondarono, guardandomi con i loro grossi e stupidi occhi. Non c’era alcuna scintilla vitale in essi, solo fame. Rabbrividii.
Fossero stati da soli, o uno dopo l’altro, sarei anche riuscito a sconfiggerli senza problemi, ma batterne uno mentre altri cinque mi bersagliavano non sarebbe stato affatto divertente.
Respirai a fondo. Doveva esserci una soluzione. Non ebbi tempo di pensare, però, perché uno dei mostri decise di attaccarmi. La sua spada calò velocemente nella mia direzione, e la schivai per un soffio balzando all’indietro. Così facendo urtai la gamba di un altro gigante, che ne approfittò  per  abbassare la sua lama su di me. Feci una capriola in avanti e la schivai, finendo al centro del cerchio.
Sentii Arisu chiamare il mio nome da poco lontano.
-Tutto bene, tranquilla!- gridai in risposta.
Respirai per qualche secondo. Dovevo attivare la danza berserker?
No, non era conveniente. Con così tanti mostri concentrati su di me qualche colpo lo avrei preso di sicuro e la danza avrebbe fatto precipitare i miei PV fino allo zero in poco tempo. Dovevo lottare senza il suo aiuto.
Un’altra spada si abbassò su di me. La evitai di poco, poi saltai su di essa appena prima che si sollevasse.
Sfruttando la spinta saltai in alto, proprio come avevo fatto quella mattina. Mi trovai in aria a quasi sei metri da terra. Ottimo. Vidi sotto di me il capo scoperto del gigante che mi aveva lanciato, e sorrisi. Mi lanciai su di esso, colpendolo con il pugno della skill Colpo Gigante. Il mostro gridò e svanì immediatamente, segno che il mio colpo era andato a segno proprio nel suo punto debole. Per evitare di cadere con troppa forza saltai verso il petto di un altro mostro, poi verso il terreno. Come risultato, il mostro cercò di colpirmi, ma si trafisse con la sua stessa spada. Pochi secondi dopo era scomparso.
Vidi con la coda dell’occhio un mostro avanzare per colpirmi con un calcio. Mi abbassai a livello del terreno, poi lanciai un calcio alla caviglia del gigante, rompendola di netto. Il bestione cadde a terra, nascondendomi da due dei suoi compari. L’altro caricò la spada e la abbassò velocemente.
Prima che potessi evitare una figura si mise tra me e la spada, fermandola con un clangore di metallo. Arisu. Ansimava forte e teneva lo scudo con entrambe le mani, cercando di respingere la spada.
-Grazie!- le dissi velocemente, prima di passare al contrattacco. Colpii le gambe del gigante, poi saltai sulla spada ancora bloccata dalla mia compagna e poi verso il mento del mostro, per colpirlo con un pugno. Subito dopo la spada si sollevò di colpo, poi si sentì un grido di battaglia, un colpo sonoro, e il gigante scomparve in un mare di pixel. Ora Arisu teneva in mano anche il martello. Atterrando feci una capriola sul terreno, poi mi volsi verso gli altri nemici. Ringhiavano, ma sembravano confusi. Quello a terra veniva già tempestato di colpi dalla mia amica.
Battei i pugni tra loro, poi mi scagliai contro i giganti rimanenti. Le mie mani si colorarono di rosso, e scagliai una serie di pugni veloci ad uno dei due, sconfiggendolo con inaspettata facilità. Probabilmente non avevano così tanta difesa come pensavo.
Ne rimaneva solo uno, che ruggì e abbatté la spada contro di me.
Sorrisi, poi saltai, girai su me stesso e colpii la spada con il piede. Con una resistenza quasi nulla, la spada rimbalzò via, sfuggendo dalle mani del gigante e volando alta in aria. Era una skill base portata al massimo livello, “Disarmare rapido”. Aveva una probabilità minore di disarmare davvero rispetto alla sua compagna “Disarmare preciso”, ma il mio valore di forza era così alto da permettermi di usarla con una percentuale di riuscita vicina al cento per cento.
Scattai verso la bestia e la colpii con un pugno nello stomaco, facendola piegare su se stessa.
-Arisu, cambio!- gridai, saltando indietro.
Lei annuì e si lanciò sul nemico, colpendolo sulla testa scoperta. Il mostro scomparve in un turbine di pixel.
Sospirai, sedendomi a terra, stanco. Per non so quale miracolo, ne ero uscito indenne. Che roba.
Sembrava però che la fortuna avesse smesso di girare. In quel momento la spada del gigante, che prima avevo fatto volare via, ricadde a terra, conficcandosi con un gran clangore nel terreno. Un attimo dopo la terra cominciò a tremare. Mi rialzai, allarmato, guardando Arisu.  Anche lei si stava guardando intorno, spaventata, mentre varie crepe si propagavano dal punto in cui era affondata la spada. In pochi attimi una grande porzione di terreno crollò, portandoci giù con essa. Lanciai un grido di sorpresa e cercai di afferrare qualcosa, ma strinsi solo il vuoto. Subito dopo, l’impatto. Il colpo mi tolse il respiro e la vista mi si offuscò per qualche secondo.

Quando riuscii a rialzarmi vidi, attorno a me, una grande sala completamente bianca con una formazione di pietra rettangolare in un angolo e un grosso minerale scintillante al centro, esattamente sotto il pezzo di meteora che si era trovato, fino a pochi secondi prima, qualche metro più su.
Guardando verso l’alto vidi che eravamo caduti di circa un sei-sette metri e che il cielo sopra la mia testa era di un color grigio scuro.
Sentii un lieve gemito. Mi girai e vidi Arisu a terra, abbastanza scossa, con i PV ridotti a metà della barra.
Mi precipitai verso di lei.
-Arisu! Stai bene?- le chiesi inginocchiandomi e attivando subito un cristallo di cura. Lei inizialmente non rispose e cercò di alzarsi. Dopo essere riuscita a mettersi seduta, annuì.
-Sì, grazie. Che volo…- mi rispose.
Annuii anche io. Aspettai che si fosse ripresa, poi mi alzai e cominciai a guardarmi intorno.
-Chissà dove siamo finiti. Dall’aspetto sembra una di quelle stanze dove si sta al sicuro dai mostri.- rimuginai, esplorando la sala.
Arisu si alzò, si guardò intorno, poi si diresse velocemente verso il grosso minerale al centro.
-E questo cos’è?- si chiese ad alta voce, facendo velocemente comparire la finestra contenente i dati della pietra. Subito dopo lanciò un gridolino, girandosi verso di me.
-Franz! È questo il vero metallo di meteora! Ha delle statistiche fantastiche, con questo posso creare qualcosa di indistruttibile!-
Capii, o credetti di capire, tutto quanto. Il minerale che si trovava al centro del cratere era solo un sasso comune, o magari sì un qualcosa con cui si potevano fabbricare armi e armature, ma dalla potenza limitata. La stanza sottostante, che si poteva trovare solo soddisfando certi requisiti, conteneva il vero metallo. Ingegnoso. Ma cos’era, allora, quella specie di panca di pietra in un angolo della sala?
Mi ci avvicinai, circospetto. Era costituita da un unico pezzo, grande circa quanto un normale tavolo da pranzo, di colore che variava tra alcune tonalità di verde, con macchie nere in alcuni punti. Era quindi simile al granito lavorato, ma con colori completamente differenti da quelli che ero abituato a vedere.  La toccai, ma non successe niente. Provai a far comparire una finestra di informazioni, ma non ci riuscii. Provai toccandola, usando il comando vocale e in altri modi, ma niente. Cosa diavolo era?
-Arisu, guarda qua! Hai idea di cosa possa essere?- le chiesi, mentre lei si avvicinava sorridendo soddisfatta. Alla mia domanda si chinò incuriosita, e come me provò a ottenere qualche informazione, usando anche la sua skill di fabbricazione, ma senza alcun risultato.
-Uhm… - mugugnò, per poi tirare fuori il martello.
-Cosa vuoi fare?- le chiesi, allarmato. Lei ridacchiò.
-Proviamo a vedere che succede.- mi rispose, per poi sollevare il martello con entrambe le mani e colpire con forza la formazione. Si scatenò un mare di scintille ma, quando la mia amica sollevò il martello, l’unica cosa cambiata era che era comparso un riquadro viola chiaro, con scritto dentro “Oggetto Indistruttibile”.
-Allora non si può scalfire, eh?- affermai. Provai a ragionare un po’, ma non mi venne in mente alcuna idea per saperne di più.
Be’, qualunque cosa fosse, non ci importava. Avevamo concluso la missione. Sorrisi ad Arisu.
-Ce l’abbiamo fatta! Siamo riusciti a trovare il minerale!- dissi con tono entusiasta. Ero davvero riuscito ad aiutarla. Tirai fuori un cristallo di teletrasporto.
-Bene- continuai – ora possiamo tornare in città!-
Prima che potessi dire qualsiasi altra cosa, sentii una mano tirarmi il vestito. Mi girai, sorpreso. Era Arisu, ma sembrava diversa. L’allegria che aveva fino a poco prima era scomparsa.
-Aspetta.- disse a voce bassa –voglio… parlare.-
Quindi non era solo per il metallo che mi aveva portato lì. Cosa poteva volere?
Annuii in silenzio e mi sedetti sulla formazione di roccia, mettendo via il cristallo. Lei si sedette, vicino ma non troppo.
Silenzio.
Mentre i secondi scorrevano lentamente, nell’aria cominciò a sentirsi odore di umidità e di terra bagnata. Un vento fresco entrò dal buco sopra le nostre teste, coprendo di una leggera patina d’acqua i nostri vestiti.
La pioggia cominciò a scendere, ma noi, riparati sotto terra, eravamo fuori portata. Sotto il buco si creò rapidamente un cerchio uguale color grigio. Un tuono risuonò, vicino e allo stesso tempo lontano.
Poi, Arisu parlò.
-Tu…- disse semplicemente.
Mi voltai un poco verso di lei, per farle capire che stavo ascoltando.
Ancora silenzio.
-Tu… ecco, Franz, penso che tu… che tu mi…- continuò la ragazza con voce flebile.
Aspetta. Aspetta un secondo. Quella sembrava in tutto e per tutto una dichiarazione. Testa bassa, forse per nascondere il rossore, voce appena appena sussurrata per l’imbarazzo, le parole “tu mi”. Perfino quella pioggia, quella colonna d’acqua che scendeva giù, creava un’atmosfera praticamente perfetta. Mi sembrò di essere in uno di quegli anime che, più di un anno fa, guardavo con  mia sorella. Stava per dichiararsi, lo sentivo.


Deglutii.
-Be’… Franz, penso che tu mi… mi faccia un po’ paura.-
Era l’ultima cosa che mi aspettavo di sentire. Restai per qualche secondo intontito, pensando di aver capito male.
-C-come?- chiesi, sorpreso e sollevato allo stesso tempo.
-Sì, esatto!- rispose lei, con improvvisa energia. Sollevò lo sguardo verso di me. I suoi occhi erano pieni di un enorme dolore.
-Mi fai paura! Come fai… come fai tu a non avere paura che tua sorella, che i tuoi compagni… che tutti quelli che conosci muoiano? Sei così allegro, non ti importa della tua sicurezza quando combatti, come se questo fosse solo un gioco! Come fai a non essere angosciato, come fai a dormire se sai che domani i tuoi amici potrebbero non esserci? Come fai a dormire quando pensi a tutti quelli che sono morti? COME FAI?-
La voce della ragazza aumentò sempre più, fino a concludersi con un grido all’ultima domanda.
Restai scioccato. Arisu si morse il labbro, e vidi delle lacrime formarsi agli angoli dei suoi occhi.
Cosa aveva passato quella ragazza? Cosa stava passando? Cosa le era successo, tempo fa, all’inizio di questo gioco mortale?
Nella caverna tornò il silenzio. Aspettai qualche secondo, chiusi gli occhi e inspirai profondamente l’aria intrisa d’acqua, prima di rispondere a voce bassa.
-Anche io ho paura. Ogni giorno so che potrei non sopravvivere, che i miei amici potrebbero non sopravvivere. Ho una paura folle, ma vado avanti comunque. Perché non c’è altro da fare.-
Arisu si voltò di nuovo verso di me.
-Ma…anche i membri della tua gilda. Sempre sorridenti, con sorrisi così naturali. Come fate? La maggior parte delle persone che conosco è sempre disperata, o arrabbiata. Come fate ad essere così naturali, come se la morte non esistesse, per voi? Non sembrate umani.-.
Quelle parole risvegliarono in me un ricordo. Una cosa simile, vissuta da me molto tempo prima.
-Arisu. Ti racconterò una storia. Anni fa, nel mondo reale, avevo una migliore amica. Eravamo molto uniti. Un giorno, però, le diagnosticarono una malattia incurabile, che le avrebbe lasciato massimo due mesi di vita. Quando me lo disse, io piansi. Ma lei no. In tutto quel tempo, in quei due mesi di agonia, non la vidi piangere nemmeno una volta. Come se non avesse paura della morte.-
Mi fermai qualche secondo, combattendo le vecchie sensazioni di tristezza che mi stavano tornando a tormentare. Continuai.
-Le chiesi come facesse, e lei mi rispose. Mi disse che lei aveva paura di morire. Ne aveva un sacco, troppa. Ma che comunque si godeva ogni giorno come se fosse l’ultimo, facendo tutto quello che non aveva mai potuto fare. Proprio perché ogni giorno poteva davvero essere l’ultimo. E che sorrideva sempre, anche se avrebbe voluto piangere. Perché voleva essere ricordata con il sorriso sulle labbra, come la ragazza allegra che era sempre stata. Perché voleva vivere così dentro tutti noi.-
Sentii Arisu trattenere il respiro. Mi bruciarono gli occhi.
-Ecco perché io vivo così. Ogni giorno può essere l’ultimo, quindi me lo godo come meglio posso. E così fanno anche i miei amici. Tutti noi abbiamo paura. Ma non lo mostriamo, sorridiamo e andiamo avanti, così, se succedesse qualcosa, saremmo ricordati con il sorriso.-
La mia compagna sembrò quasi andare in panico. Si alzò in piedi e mi guardò con occhi spaventati.
-Ma se anche tu… anche tu che sei così forte hai paura, io  che sono debole… cosa dovrei fare? I miei compagni, i miei amici… morirono tutti, molto tempo fa. Io rimasi da sola. E… da allora, non ce la ho fatta più a combattere. Io sono debole, non capisci? Non come tutti, che continuano a combattere.-
Ecco spiegata la ragione dei suoi colpi così incerti, sebbene numerosi. Ogni attacco le ricordava ciò che era successo ai suoi compagni. Le risposi in tono calmo.
-No, Arisu, tu sei forte. Quando i tuoi compagni morirono, avresti potuto suicidarti, andare da qualche parte e farti uccidere dai mostri. Ma non lo hai fatto. Hai continuato a vivere e sei diventata un fabbro. Hai deciso di aiutare tutti i giocatori in un modo diverso. Questo non è essere deboli. Andare in prima linea… non per forza vuol dire essere più forti.-
La ragazza mi guardò sconcertata. Io le sorrisi amaramente.
-In fondo, se stai in prima linea e muori… be’, muori. Basta, è tutto finito. Cosa ti importa, tanto tu non ci sei più. Restare indietro… restare indietro è sempre più difficile.-
Sentii una singola lacrima scendere lungo la mia guancia. Lo sapevo benissimo.
-Anche per questo combatto con tutto me stesso. Perché in fondo non sono coraggioso. Se muoio io sarà finita e basta, ma se morisse uno degli altri, o anche tu, non lo sopporterei. Credo che sia il mio peggiore incubo.-
Arisu si sedette di nuovo vicino a me, le guance rigate dalle lacrime che aveva versato.
-Anzi, probabilmente sono anche egoista, non credi? Se muoio io creerò dolore agli altri, ma non mi importa, se ciò mi permetterà di non soffrire alla morte di qualcun altro. Non sono affatto forte. Sono un debole che cerca di fare il forte. Te lo ripeto: tu sei forte, che hai continuato a vivere. Io non ci riuscirei.-
La mia amica restò in silenzio, mentre io terminavo il mio discorso. Poi parlò anche lei.
-Anche tu sei forte. Non è egoismo, è… semplice paura. Paura di essere ferito, paura di provare dolore. Non sei egoista, solo umano. Mi hai fatto capire qualcosa che fino ad adesso non avevo mai pensato. Io… grazie.-
La sentii stringersi a me. Non ricambiai la stretta, ma nemmeno mi allontanai.
-Continuerò a vivere.-  continuò dopo qualche secondo.
-Vivrò come… come lei, con un sorriso. Come fecero anche i miei compagni. Anche in punto di morte, non smisero di sorridere. Adesso capisco il perché. Così che potessi ricordarli in quel modo. Vivrò anche per loro. Davvero… grazie.-
La sua voce si spezzò man mano che continuava il discorso. Alla fine proruppe in un leggero pianto e si strinse ancora di più a me.
A quel punto le passai un braccio intorno alle spalle per avvicinarla ancora un po’.
Cadde di nuovo il silenzio. Anche la pioggia si era fermata e restava nell’aria solo un leggero odore di umido, come l’impronta che lascia la tristezza anche quando se ne va.
Sorrisi tra me e me. Anche io dovevo continuare a vivere. Vivere e combattere, perché il mio peggiore incubo non si avverasse mai. Perché tutti noi potessimo tornare a vivere nel nostro mondo, il luogo che tanto i nostri cari avevano amato.


E così finisce questo capitolo! Ok, sto diventando un po’ troppo strappalacrime, devo darmi una regolata xD Comunque, questo è quanto. Spero sinceramente che vi sia piaciuto, e mi dispiace di averci messo così tanto.
Adesso, per il discorso di prima sul futuro della fanfic. Volevo terminarla.
Ok, no, scherzo, vi siete spaventati, eh?
Allora, semplicemente, ormai siamo abbastanza vicini, sebbene qualche capitolo lo riesca ancora a fare, al settantacinquesimo piano. Ora, in teoria lì dovrebbe finire, per i motivi che sapete.
Io ho pensato a due possibili opzioni:
Uno, farla finire al settantacinquesimo, così che sia davvero canonica, e continuarla in qualche modo in Alfheim Online.
Due, usare un espediente per far continuare i personaggi oltre il settantacinquesimo piano (tipo quello del gioco di SAO uscito un po’ di tempo fa), così da dare un senso maggiore e (ovviamente) interpretato delle skill uniche date da Kayaba a certi giocatori. Finora, a parte Kirito e Heathcliff, altri due giocatori le hanno (Franz e un altro, un personaggio di uno di voi recensori). Ora, volendo posso aggiungerle anche ai vostri pg quelle skill particolari, ma in tal caso vorrei che fossero ben motivate (scusate la serietà xD).
In sintesi, quindi, 1)Storia canonica fino al settantacinquesimo piano, 2)Storia fino al centesimo, non  canonica ma che esplora alcune motivazioni.
Vorrei chiedervi di “votare” per una delle due opzioni, se potete, in modo che io mi possa regolare. La mia idea già la ho, ma non la dico per evitare di influenzarvi. Quindi, ditemi voi cosa preferireste, anche senza lasciare recensioni, scrivendomi direttamente un mp veloce, se volete.
Detto questo, ho finito! Adesso vi lascio, spero di riuscire a mettere il prossimo capitolo (in cui compariranno ben DUE personaggi inventati) al più presto possibile.

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Capitolo 13
*** Capitolo Dodicesimo: Vortice di strategia, Parte Prima ***


Eccomi di ritorno, scusate il ritardo! Allora, in questo tempo varie altre persone si sono volute unire alla combriccola, vedrò di metterle tutte tra questo capitolo e il prossimo!
ATTENZIONE: i personaggi di nome Mars e Meteor sono l’invenzione rispettivamente di Mars_16 e di Meteor9, quindi ringraziateli. E….grazie!



Capitolo dodicesimo: Vortice di strategia, Parte Prima.


Era passato un mese dalla mia avventura con Arisu nella caverna dei giganti. Avevamo guadagnato livelli, trovato nuovi strumenti e la mia relazione con Aury non poteva andare meglio. Il cinquantunesimo ed il cinquantaduesimo piano erano già stati completati, e buona parte del cinquantatreesimo era ormai esplorato. La routine era sempre la solita, tanto che tutti fummo stupiti quando improvvisamente una campanella risuonò in tutto il mondo di SAO. Alzai gli occhi al cielo, riconoscendo il suono dell’avviso di sistema.
-Attenzione. Tra tre giorni, nell’arena del cinquantesimo piano, verrà organizzato un torneo speciale, al quale potranno accedere tutti i giocatori dal livello centoventi in su. Il premio sarà personalizzato in base al vincitore. Ripeto, …-
Io, che mi stavo allenando insieme a mia sorella, l’avevo guardata subito. Lei aveva risposto al mio sguardo, e i nostri volti si erano illuminati allo stesso istante con un sorriso. Sapevamo cosa fare.

Tre giorni ormai erano passati. Tutto il cinquantesimo piano era pieno di giocatori, anche se ciò non interferiva minimamente con la velocità del gioco, cosa incredibile, data l’enorme quantità di persone. Avevo sentito che in molti giochi di vecchia generazione bastavano poche centinaia di persone per rendere lento il server e peggiorare così la velocità di gioco. Il fenomeno veniva chiamato “Lag”. O almeno così avevo capito.
Tutta la gilda aveva deciso di partecipare, ognuno come giocatore a parte, dato che ciò era concesso dalle regole. Sembrava che il torneo fosse molto particolare come evento: per l’occasione l’arena era stata divisa in quattro spazi grandi ciascuno circa mille metri quadrati, in modo che si potessero disputare quattro incontri alla volta e fare più veloce. Inoltre, le regole erano particolari: per tutta la durata dei combattimenti, ai giocatori partecipanti la barra vita non sarebbe scesa a zero, ma si sarebbe fermata appena prima, in modo che essi non morissero. Ovviamente, un colpo che sarebbe stato fatale decretava la sconfitta del giocatore. Ci si poteva anche arrendere. Inoltre, le skill uniche non erano concesse per tutta la durata del torneo. Ciò voleva dire che a parte me e Heathcliff, qualcun altro doveva averle. O almeno, così pensavo. Chissà chi era…e perché proprio a noi.
L’evento cominciò a mezzogiorno esatto, e sarebbe durato per altri tre giorni. Tra i giocatori vidi persone famose, come Asuna, il vicecomandante dei Cavalieri del Giuramento di Sangue, o Kirito.
I primi combattimenti videro, per un incredibile scherzo del destino, White e Aury confrontarsi.
Non sapevo davvero per chi tifare, così rimasi in silenzio per gran parte del tempo. Diedero uno stupendo spettacolo ma, alla fine, vinse mia sorella, dopo essere riuscita ad abbattere il pet della mia ragazza. Un po’ ero felice e un po’ ero triste, ma sarebbe stato lo stesso anche se fosse successo il contrario.
Il mio avversario si rivelò essere un ragazzo di nome Mars. Lo incontrai poco prima di entrare in arena:  sembrava abbastanza normale, con capelli corti e molto scuri, quasi neri, con occhi color dell’ambra. Non sembrava particolarmente muscoloso, e non riuscivo a vedere nessuna arma su di lui. Non avemmo occasione di parlarci, ma lo vidi rivolgermi un sorriso. Ricambiai cortesemente, prima di entrare in arena.
Era fatta completamente in terra battuta, senza neanche un albero o un cespuglio in vista. Mi preparai, mentre i secondi che mi separavano dall’inizio dell’incontro calavano. Ad un certo punto, il mio avversario mi parlò.
-Vedo che usi i pugni per combattere, eh? Uno stile molto raro, come il mio, d’altronde.-
La frase non era stata detta con fare di scherno, ma con sincero interesse. Gli sorrisi.
-Perché, che stile usi?- gli chiesi io, un poco nervoso.
Lui fece un ghigno, poi prese dall’inventario un paio di pietre. Mise il piccolo bastone che, ora lo notavo, aveva un’estremità più scura dell’altra, per terra, poi cominciò a battere le pietre una contro l’altra. Per un attimo pensai che si fosse rincitrullito. Poi si rialzò, con una parte del bastone in fiamme. Ecco cos’era. Una torcia. Ma…perché usare un attrezzo simile? Le torce facevano danno, sì, ma molto meno delle spade o dei pugni e avevano anche un range ridotto.
Mars sorrise al mio sconcerto, poi selezionò dal suo inventario alcuni fiaschi di pelle e se li mise sulla cintura. Subito dopo ne prese uno e si riempì la bocca con il liquido che conteneva, per poi rimettere il fiasco a posto.
Ero sempre più teso. Mancavano ormai cinque secondi.
Quattro. Tre. Due. Uno.
Scattai in avanti. Non sapevo cosa voleva fare ma, se fossi stato abbastanza veloce, non ne avrebbe avuto il tempo.
Lui, però, con velocità sorprendente… soffiò.  Soffiò proprio sulla torcia, usando il liquido che aveva in bocca. E, come se un drago avesse respirato, un torrente di fiamme si riversò dalla torcia su di me. Gemetti e scartai di lato, facendo appena in tempo a schivarlo. Guardai il ragazzo, ora circondato dalle scintille del fuoco, il viso con un sorrisetto confidente.
D’un tratto ricordai. Avevo sentito parlare di un giocatore che usava il fuoco per combattere. Spruzzava dei liquidi infiammabili sul fuoco, in modo da creare torrenti di fiamme perfettamente controllati. Era praticamente impossibile avvicinarsi senza essere colpiti e scottati, per non dire di altri  status che potevano essere creati soffiando diversi liquidi sul fuoco.
-Quindi ti riferivi a questo, eh? Lo ammetto… sorprendente. Ma non basterà!- dissi, per poi scattare di nuovo. Questa volta, però, non appena vidi il ragazzo avvicinarsi alla torcia, saltai per evitare il fuoco e continuare il mio attacco. Sembrò funzionare, perché mi ritrovai proprio sopra di lui.
-Sei mio!- gridai, per poi buttarmi verso di lui.
Ma lo avevo sottovalutato. Con una velocità spaventosa alzò di quasi novanta gradi la testa e soffiò tutto il liquido che rimaneva verso l’alto, proprio verso di me. Si scatenò una vera e propria palla di fuoco. Non potevo schivarla.
Fui colpito indietro e sbalzato via. Gridai, sebbene il dolore in quel mondo fosse quasi inesistente.
Mi rialzai debolmente, mentre Mars si prendeva tutto il tempo per prendere altro liquido.
La mia barra vita era ridotta di un terzo e scendeva costantemente, grazie allo status “scottato” che la palla di fuoco mi aveva inflitto.
-Maledizione…- sussurrai appena. Se non riuscivo ad avvicinarmi, ero fritto.
Mars ghignò. Pensava di avere la vittoria in pugno.
Mi calmai. Forse avevo una soluzione.
Calciai il terreno, dirigendomi verso il mio avversario. Come pensavo, lui soffiò, e una malsana fiammata verde si diresse contro di me con grande velocità. Scartai e cominciai a correre in cerchio, cercando un’apertura, ma lui continuò a seguirmi, formando in breve tempo un muro di fiamme smeraldine. A quel punto saltai e preparai una skill. Mars sorrise, poi alzò il capo e soffiò tutto ciò che restava dritto verso di me. Di nuovo una terribile palla di fuoco.
Ma questa volta ero pronto. Attivai la skill “Schivata aggressiva”, che fece compiere al mio corpo un balzo in avanti, permettendomi così di evitare la sfera di fiamme. Mars strabuzzò gli occhi, capendo. Toccava a me ghignare, ora.  La skill che avevo appena eseguito mi consentiva, oltre che a schivare, a concatenare immediatamente dopo un’altra skill. Balzai verso terra, colpendo Mars dritto in volto e mandandolo a volare fuori dal cerchio di fuoco.
Restai bloccato qualche secondo. Era l’effetto contrario della Schivata Aggressiva: se concatenavo una skill, sarei stato fermo per un po’ di tempo.
Riuscii a riprendermi prima che Mars si rialzasse. Gli rimaneva meno di metà energia. Sembrava scioccato.
-Quanto diavolo sei forte?- chiese, guardando verso l’alto, dove si trovava la sua barra.
Sorrisi a metà.
-La mia forza è arrivata quasi al massimo livello, ormai. In più, i pugni oltrepassano la riduzione danni, grazie ad una skill passiva, la tua difesa non è particolarmente alta, dato che conti sul fatto che l’avversario non riesca ad avvicinarsi. Infine, ho anche usato una skill. Tutto sommato, il  danno che ti ho inflitto è normale.-
Durante la mia spiegazione Mars aveva preso altro liquido, ma me lo aspettavo. Lo vidi annuire, segno che aveva capito.
Spostai lo sguardo da lui alla sua torcia. Dovevo togliergliela, era difficile che sarei riuscito a sorprenderlo un’altra volta come poco prima.
Mars tirò un gran sospiro, poi soffiò. Ne uscirono questa volta delle fiamme color blu elettrico, che schivai prontamente.
Non mi aspettavo, però, che il mio avversario mi seguisse. Balzò e continuò a muoversi in un movimento circolare, che generava una spirale di fiamme continuamente al mio inseguimento. Alla fine balzai indietro, andando oltre il raggio d’azione delle fiamme. Notai che esse non si erano spente immediatamente, come quelle di prima, ma erano restate in cerchio attorno al mio avversario. Un’idea ingegnosa. Non potevo arrivare a lui senza attraversarle, a meno che non saltassi, ma in quel caso sarei stato vulnerabile. Non potevo nemmeno ritentare il trucco di prima.
Mars prese un’altra borraccia, poi soffiò ancora. Questa volta mi tirai indietro con un grido sorpreso. Le fiamme scarlatte mi avevano quasi raggiunto. Erano da combattimento a lunghe distanze.
Ma quante ne aveva, dannazione?
Cominciai a correre in cerchio, cercando di superare il cerchio azzurro, mentre Mars mi seguiva con lo sguardo.
Mi venne un’idea. Forse…
Saltai, più in alto che potei. Il mio avversario alzò la testa di scatto e soffiò, mandando una palla di fuoco contro di me.
Mi scagliai giù con la mia skill più potente, “Pugno dei cieli”, e sentii un calore alla mia gamba. Mi aveva preso di striscio, ma ormai la skill era attivata. Precipitai a tutta velocità e colpii il terreno con il pugno. Si scatenò una vera e propria onda sismica, che destabilizzò Mars, facendolo barcollare.
Ora o mai più.
Concatenai l’unica skill a distanza che avevo, mettendo un piede fermamente sul terreno, girando su me stesso e caricando il braccio. Colpii l’aria col pugno, spingendola in avanti in un’improvvisa folata. Il vento raggiunse la torcia, che tremolò e, dopo un attimo, si spense.
-Sì!- gridai.
Mars era sbigottito, tanto che gli ci volle qualche secondo per rimettersi in equilibrio e riprendere l’acciarino. Esattamente il tempo che mi serviva per riprendermi. Balzai in avanti e, prima che potesse riaccendere la sua arma, lo buttai a terra, lo bloccai e alzai il pugno.
Il bastone rotolò in lontananza, facendo un suono sordo. Madido di sudore e col fiato corto, guardai il mio avversario. Mars, nelle mie stesse condizioni, si morse il labbro.
Passò qualche secondo di puro silenzio. Anche la gente sugli spalti sembrava essersi zittita.
Alla fine, Mars parlò.
-E va bene.- gridò in modo che potessero sentire tutti –Mi arrendo.-
E la folla scoppiò in applausi.

Era passata una mezzoretta da quando avevo vinto l’incontro. Avevo aiutato Mars ad alzarsi, poi, dopo un inchino al pubblico, eravamo usciti. Avevamo parlato animatamente, complimentandoci l’uno con l’altro per il combattimento. Sembrava abbastanza diverso da quando lo avevo incontrato poco prima, ma probabilmente era solo fatto così.
Gli avevo chiesto se volesse incontrare i miei compagni, e lui aveva assentito. Così ora lo stavo guidando verso gli spalti, dove si trovavano tutti i miei amici.
-Franz! Sei stato bravissimo!- esclamò Aury, sorridendo e venendomi ad abbracciare. La strinsi forte, poi la presentai a Mars.
Gli mostrai anche gli altri: c’erano tutti, tranne Umiko, che avrebbe cominciato presto il nuovo incontro.
-Complimenti anche a te, Mars, è un’ottima tecnica di combattimento.- commentò Syria, guardando il mio avversario con rispetto.
-Già, pensavo che avrei avuto un arrosto per fratello!- esclamò ridendo White e facendo ridere anche Mars.
Parlammo un po’ tra di noi, fino a quando l’incontro della nostra amica cominciò.
In quel momento il mio avversario si trasformò completamente, concentrandosi sul campo di combattimento e ammutolendo. Che persona strana.
Volsi anche io lo sguardo all’arena. Da una parte c’era la mia amica, la spada sguainata, lo scudo normale sostituito da uno scudo torre. Era strano, aveva cominciato da poco ad usare quel tipo di armatura, lo usava solamente contro boss o mostri particolarmente forti. Capii il perché della sua scelta guardando il suo avversario.
Era un ragazzo alto, robusto, con un’armatura di color arancio chiaro segnata da quelli che, da lontano, sembravano numerosi graffi; portava un elmo che gli copriva gli occhi, e una sciarpa viola attorno al collo. Ma quello che più impressionava era l’enorme spadone che teneva tra le mani. Era decisamente grande, persino troppo per un umano, forse, ma lui lo teneva senza problemi. Era color arancio anch’esso, con le venature e la punta nere.
-Ho sentito parlare di lui.- disse Mars –Si chiama Kayser Meteor, ma tutti lo chiamano solo Meteor. È uno dei migliori giocatori di SAO, ha una forza incredibile. La sua spada si chiama Dragon Hero Sword, ed è una delle più potenti che sia possibile costruire. Alcuni dicono che la abbia fatta lui stessa, altri che abbia completato una quest di un NPC, un fabbro leggendario che avrebbe costruito quell’arma. Sarà una battaglia dura per la vostra amica.-
Ritornai a guadare il campo. Sembrava davvero temibile, quel guerriero.
Improvvisamente, lui scattò. Abbassò velocemente la spada, colpendo con un possente fragore lo scudo torre di Umiko. La mia amica vacillò e fece un passo indietro, ma resistette. Il ragazzo sollevò di nuovo l’arma, per poi abbassarla. E ancora, ancora, in movimenti lenti ma precisi. Lo scudo di Umiko non avrebbe retto a lungo. Notai anche da lontano che lui sembrava, almeno apparentemente, essere pieno di aperture. Probabilmente pensava di abbattere i nemici prima che lo colpissero, o forse la sua armatura era molto resistente.
La nostra capogilda guardava il ragazzo, non distoglieva mai gli occhi da lui, e parava ogni affondo.
Ad un certo punto si piegò verso destra, alzando lo scudo. La spada, che arrivava dalla stessa direzione, scivolò sullo schermo, aprendo completamente il fianco di Meteor. Umiko ne approfittò per usare una skill di spada, che trafisse il suo avversario. Il ragazzo fece un balzo indietro, quasi ringhiando.
Il ragazzo abbassò la spada, posizionando la punta verso destra. Afferrò l’elsa saldamente con le due mani. La lama si illuminò di arancione, donando un bagliore sinistro al volto del ragazzo.
Umiko si mise in posizione difensiva, e lo scudo si illuminò di azzurro. Una battaglia di skill, dunque. Chi avrebbe vinto?
Fu un lampo. Meteor scattò, girò su se stesso e fendette lo scudo, dall’alto verso il basso. Per qualche secondo sembrò che lo scudo avesse resistito. Poi si sentì un sonoro “crack” ed esso scomparve in migliaia di pixel.
Ero scioccato. E così anche i miei amici. Era risaputo che gli scudi torre erano tra le armature più difficili da distruggere. Solo Mars, benché stupito, non era rimasto a bocca aperta.
-Quella doveva essere Fendiscudi, una skill di spada molto avanzata. È in grado di abbattere praticamente qualsiasi tipo di scudo, in base alla potenza dell’arma usata. Dubito che esistano scudi così duri da resistere.-
Spiegò tutto questo con voce atona, anche se con una punta di ammirazione.
In campo ormai la situazione era chiara. Meteor aveva alzato la spada e l’aveva puntata alla gola di Umiko, troppo esterrefatta per fare qualsiasi cosa. Dopo un paio secondi la sentimmo gridare, con voce ferma ma rassegnata.
-Mi arrendo!-.

Umiko tornò dopo circa venti minuti. Durante quel tempo avevamo animatamente discusso dell’incontro. Anche Mars si era unito, sebbene in un modo un po’ meno infervorato.
-Adesso che ci penso, penso di averlo visto il mese scorso, quando sono andato da Arisu ad aiutarla. Forse lei sa qualcosa, glielo chiederò!- avevo detto, ricordandomi quello strano incontro.
Avevamo concordato che era meglio chiedere alla nostra amica per sapere qualcosa di più. Poco dopo mia sorella era scesa, per prepararsi al prossimo incontro.
Quando Umiko arrivò, la riempimmo di domande.
-Com’è stato? Hai avuto paura? Quanto era forte?- e via di seguito. Lei rispose ridendo e spiegandoci che lui era davvero forte, più di quello che sembrava a vederlo.
-Deve essere un giocatore davvero di alto livello. Sarebbe utile averlo nella gilda.- affermò, pensandoci su.
Concordai: un elemento del genere avrebbe dato una vera svolta alla nostra potenza d’attacco. Ce la cavavamo bene, ma eravamo ancora un po’ messi male quando si trattava di contrattaccare.
Mentre White e il suo avversario entravano in campo, notai una figura familiare: era proprio Meteor, seduto a qualche posto di distanza da noi. Aveva il viso corrucciato, come se stesse pensando a qualcosa.
-Guardalo lì. Potresti provare a chiedergli adesso se vuole unirsi.- dissi alla mia capogilda.
Lei annuì e si girò verso di lui, per poi alzarsi.
-Meteor. Ehi, come va?- gli chiese sorridendo.
Lui si voltò per un attimo verso di noi, poi, come se avesse visto qualcosa, si girò di scatto verso il campo di combattimento. Si alzò di scatto e strinse le mani alla ringhiera, impallidendo. Cosa diavolo aveva visto?
Seguii il suo sguardo: stava guardando il campo dove stava mia sorella. Ma non guardava lei. Guardava l’altra persona. Era una ragazza dai capelli castani, abbastanza lunghi, con un grande arco composito rosso in mano. La ragazza aveva gli occhi fissi davanti a sé, concentrata nel guardare mia sorella.
Voltai di nuovo lo sguardo verso Meteor. Era diventato praticamente bianco.
Lo sentii sussurrare.
-Non è possibile… sei tu… Hikari… -


E qui finisce il capitolo! Mi dispiace ancora per il ritardo, ma sto avendo un po’ di problemi!
Chi sarà questa Hikari? Meteor lo sa…io pure, ma non ve lo dico, muahahah!
Spero comunque di essere riuscito a usare bene Mars e Meteor ^^ Se avete consigli, critiche o modifiche, ditemelo pure!
Y u k i, mi dispiace se tu e tuo fratello dovrete aspettare ancora, ma non riuscivo a mettere tutto in questo! Nel prossimo capitolo però i vostri personaggi compariranno, tranquilli!
Come al solito, se chiunque di voi ha qualcosa da dirmi, non esitate a farlo!
A presto!
        

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Capitolo 14
*** Capitolo Tredicesimo: Vortice di strategia, parte seconda ***


Buongiorno a tutti! Scusatemi per il ritardo IMMENSO, ma sono stato impegnato con gli esami fino a settimana scorsa, poi mi sono preso una vacanza forzata, dato che il computer ha deciso di non funzionare più per un po’…ma vabbe’, adesso sono tornato e sono pronto a continuare!
Attenzione, i pg di nome Yuki e Ryuu vengono dalla fantasia di Y u k i e di suo fratello, quindi ringraziamoli tutti insieme!
Via!


Capitolo Tredicesimo: Vortice di strategia, parte seconda.

Era passata circa mezz’ora dal confronto tra mia sorella e la misteriosa Hikari. White, purtroppo, ne era uscita sconfitta, ma davvero di poco: entrambe le ragazze erano molto, molto brave, facevano tiri precisi e potenti e schivavano con grazia. Nonostante fosse uno scontro non di spade, era stato seguito con entusiasmo. Mia sorella alla fine era stata sconfitta da un colpo particolarmente potente di una skill di livello avanzato. Non era arrabbiata, però. Anzi, l’avevo vista andare incontro ad Hikari sorridendo e le aveva stretto la mano senza rancore.
Ora mia sorella guardava dagli spalti verso l’entrata.
-Che cosa stai aspettando?- le chiesi, annoiato per gli incontri fin troppo banali che si stavano svolgendo. Quello più interessante si era appena concluso, ma non era durato più di una trentina di secondi. Kirito aveva vinto contro Agil, evitando la sua ascia e colpendolo con un fendente ben mirato.
-Aspetto Hikari, aveva detto che sarebbe venuta qua, voleva conoscervi.- rispose lei, un dolce sorriso sulle labbra. Sembrava davvero felice di aver incontrato quella ragazza.
-Ma cosa è preso a Meteor? Non appena l’incontro è finito è scappato giù verso l’ingresso dell’arena.- chiese Umiko. In effetti la cosa era sembrata strana anche a me. Con mia grande sorpresa, mia sorella arrossì.
-Be’…mentre parlavo con Hikari, Meteor ci è corso incontro. Da come si sono... ehm… salutati, credo si conoscessero. Ho preferito lasciarli soli.- disse a voce bassa.
Sentii Aury ridacchiare dietro di me e subito dopo il suo peso sulle mie spalle. Mi girai e le sorrisi, prendendole la mano.
In quel momento risuonarono delle campane, segno che i nuovi combattimenti stavano iniziando.
Guardai le coppie e notai subito Fabiorex, il volto una maschera d’acciaio, il pugnale snudato. Il suo avversario era un ragazzo abbastanza alto, dai capelli neri, con una divisa costituita da una maglia e un pantalone blu, con sopra un mantello di un tonalità dello stesso colore più scura, con un unico, grande fermaglio d’argento a tre punte posto sulla parte sinistra del torso, che allacciava le due parti del mantello. Aveva un sorriso fiducioso in volto e teneva l’arma conficcata nel terreno, in diagonale all’indietro, in modo da poterla sfilare velocemente se si fosse buttato in avanti. Era un’arma imponente, lunga più di due metri, completamente nera e con la lama tutta dentellata, come i denti di un enorme squalo.
-Cosa diavolo… non ho mai visto un’arma del genere!-. dissi io. Faceva davvero paura.
Rispose una voce un po’ dietro di me.
-Quella è una flamberga.-
Mi girai: c’era una ragazza qualche spalto più dietro, in piedi, che guardava l’arena con aria seria.
Indossava un’armatura leggera color blu mare con fasce bianche sui fianchi, mentre i parabraccia erano color blu notte. Era equipaggiata con quello che sembrava uno stocco, con un’elsa molto elaborata e ben disegnata.
Aveva capelli neri, lisci e lunghi fino alle spalle, con una coda a lato, e occhi azzurro ghiaccio.
Cominciò a scendere le scale.
Ci girammo tutti verso di lei, anche Mars, che fino a quel momento aveva tenuto d’occhio l’arena.
-Una flamberga? Strano, pensavo fosse un’arma troppo pesante per essere usata.-
disse lui, sorprendendomi per la sua conoscenza. In effetti non sembrava molto maneggevole.
La ragazza gli scoccò un’occhiata di approvazione e fece un minuscolo sorriso, per poi tornare seria. Si appoggiò alla balaustra.
-Hai ragione. È lunga quasi due metri e dieci e pesa quasi otto chili. Mio fratello però ha abbastanza forza da usarla. Ha aumentato quasi solo quella statistica, d’altronde.-
Quindi il ragazzo era suo fratello.
Intanto il cronometro aveva quasi raggiunto lo zero.
L’incontro cominciò e subito il fratello della ragazza scattò, portando via con sé l’enorme flamberga e girando su se stesso per abbatterla contro Fabiorex. Lui schivò, poi mosse il pugnale a grande velocità. Subito dopo scattò indietro, con un’espressione preoccupata.
Il suo avversario non aveva fatto neanche un cenno per schivare o parare il colpo. Era restato lì, fermo, a farsi colpire.
-È una tecnica imprudente, ma fa diventare guardinghi molti avversari. Non ha una grande resistenza, ma compensa con forza e velocità.- disse la ragazza, sorridendo leggermente.
Mars si morse il labbro e girò lo sguardo dall’arena alla ragazza.
-Conosco solo uno con quelle caratteristiche. È Ryuu, vero? Ho sentito dire che nonostante il peso delle armi che usa, le agita come se impugnasse un pugnale. E tu… devi essere quella che sta sempre con lui, Yuki, la cui velocità e abilità con lo stocco è seconda solo al Lampo, Asuna.-
La ragazza sorrise leggermente e scoccò una nuova occhiata di approvazione a Mars. Sembrava non poter esprimere un sentimento positivo in altro modo.
Intanto il combattimento si era fatto infuocato. Fabiorex schivava continuamente i rapidi colpi di Ryuu, data la sua caratteristica di evasione molto elevata, ma l’intervallo tra i suoi attacchi era troppo alto per fare molto danno. Ogni volta che abbassava l’arma, il fratello di Yuki si lasciava dietro un cratere profondo vari centimetri. Era davvero veloce e la sua tecnica consisteva nell’incalzare un nemico finché questi non avesse fatto un passo falso.
Fabiorex si diresse dritto contro la lama di Ryuu. Schivò all’ultimo momento, passando appena di fianco ai denti della lama, per poi abbassarsi e colpire la gamba dell’avversario. Un attimo dopo, dal terreno uscirono dei ganci, che bloccarono le gambe di Ryuu intorno alle caviglie.
Il mio amico aveva usato l’attacco come diversivo per usare una skill che aveva da poco sbloccato, una sorta di trappola che impediva il movimento e permetteva di eseguire attacchi furtivi senza bisogno di nascondersi. Un’ottima tattica, forse l’unico modo per fare davvero molti danni al suo avversario.
Subito dopo cominciò ad attaccare, passando da una parte all’altra, senza fermarsi mai. La barra vita di Ryuu scivolò velocemente verso la metà. Il fratello di Yuki sembrava lottare, ma senza riuscire davvero a liberarsi. Era questa la sua fine?
Guardai Yuki. Sembrava perfettamente tranquilla. Ciò mi allarmò e tornai a guardare il campo. E infatti, proprio in quel momento, mentre Fabiorex si gettava per l’ennesima volta sull’avversario, Ryuu gridò e con un gesto veloce si liberò dei ganci, spezzandoli, per poi gettarsi sul mio amico. Fabiorex non aveva modo di schivare.
Si sentì un colpo sinistro, il tipico suono della trafittura. Ryuu aveva sprofondato la sua spada fino all’elsa nel petto dell’avversario. Subito dopo la tirò fuori, sorridendo pigramente. La barra vita di Fabiorex si era istantaneamente azzerata.
-Avrebbe potuto liberarsi fin da subito, ma ha aspettato che mio fratello abbassasse la guardia…- disse Aury. Capii che aveva ragione. Ecco perché Yuki era rimasta impassibile.
-Be’, è stato un piacere conoscervi. A più tardi.- disse Yuki, per poi allontanarsi.
In quella tornarono Meteor e Hikari, mano nella mano. La ragazza sembrava abbastanza imbarazzata, ma felice. Meteor era il ritratto della gioia.
Ghignai leggermente.
-Meteor, insegnami come fai a procurarti una ragazza in dieci minuti!- gridai, guadagnandomi una botta in testa. Gemetti di dolore.
-Come hai detto, signorino?- sentii dire da Aury.
Tutti scoppiarono a ridere.

Passammo la pausa tra gli incontri tutti insieme, noi della gilda, Mars, Meteor e Hikari. Mia sorella e l’altra arciera si scambiavano chiacchiere da donne, mentre Mars teneva tutti col fiato sospeso grazie alle sue conoscenze di armi e personaggi importanti di SAO. Meteor rimase per la maggior parte del tempo silenzioso, ma data la sua felicità era probabile che fosse solo il suo carattere.
Umiko riuscì ad introdurre l’argomento della gilda e con poche parole convinse Hikari ad entrare. Ovviamente Meteor stette con lei. Mars fu un po’ più complicato da convincere, perché diceva di preferire una vita un po’ più calma, e che poi il suo stile di combattimento non era poi così adatto alla prima linea.
-Capisco, allora hai paura. Be’, non ti biasimiamo!- aveva detto allora Fabiorex, che intanto si era un po’ ripreso dallo sconforto per la sconfitta. Ciò aveva convinto Mars ad entrare, anche se erano subito scoccate scintille tra lui e il nostro assassino preferito.
Poco dopo erano usciti gli incontri per il turno successivo. Scoprimmo che l’arena adesso sarebbe stata divisa in due, non più in quattro, dato che c’erano in gioco ormai solo otto concorrenti.
Hikari avrebbe combattuto contro Kirito. Le augurammo tutti buona fortuna, anche se era difficile che vincesse. Meteor si sarebbe battuto con Syria, mentre io me la sarei vista contro Yuki. Infine, Ryuu avrebbe dovuto affrontare Asuna, il Lampo.
I primi a scendere in campo furono Hikari, Meteor e Syria.
Il combattimento tra la prima e Kirito fu, purtroppo, molto breve. La ragazza cominciò a sparare frecce su frecce sullo Spadaccino Nero, che però, con incredibile velocità, le deviò tutte, una dopo l’altra, fino a riuscire a puntare la spada alla gola di Hikari. A quel punto, la ragazza non poté che arrendersi.
L’altro incontro fu decisamente più appassionante. Nonostante la superiorità d’attacco di Meteor, Syria si difese molto bene. Schivò tutti gli attacchi, poi, usando la punta della lancia per deviare la lama, si gettò sull’avversario, colpendone l’armatura e il petto. Subito dopo saltò indietro, cercando un nuovo varco.
Notai una grande differenza tra lo stile di Meteor e quello di Ryuu. Nonostante entrambi usassero degli spadoni, il primo faceva attacchi studiati, precisi, che potevano essere schivati soltanto portando estrema attenzione. Allo stesso tempo, però, dava più respiro agli avversari. Ryuu invece attaccava quasi alla cieca, ma spingeva i nemici al limite, sapendo che avrebbero commesso qualche errore, prima o poi.
Lo scontro si concluse quando Meteor, gettandosi l’ennesima volta all’attacco, sfruttò la skill “Taglio Diagonale” per cambiare a mezz’aria la traiettoria. Nella realtà non sarebbe stato possibile, ma il sistema di gioco lo permetteva. Syria, che aveva schivato ancora, fu quindi colpita in pieno. Quella fu il colpo di grazia dopo le altre, poche ferite che aveva ricevuto.
Ci congratulammo con tutti quanti. Cominciavo a sentirmi teso: della gilda ero rimasto solo io, non contando gli elementi che si sarebbero aggiunti dopo la fine del torneo.

Quando entrai in campo salutai con un cenno del capo Yuki, prima di mettermi in posizione. Lei sfoderò lo stocco e sorrise.
-Speravo di scontrarmi con te, sai? La tua vittoria contro Mars mi ha fatto venire voglia di scoprire di che pasta sei fatto.- disse con voce misurata e fredda.
Mantenni la concentrazione.
-E io voglio vedere la tua velocità. Chissà se la tua fama è veritiera o no?- la provocai, ma lei sembrò non raccogliere la mia sfida. Sorrise semplicemente, poi ritornò in posizione.
Decisi di attaccare velocemente, sperando che un confronto diretto l’avrebbe fatta tentennare.
Guardai il timer. Cinque. Quattro. Tre.
Abbassai lo sguardo. Non appena il cronometrò scattò, attivai la skill “Salto frontale”, gettandomi così contro la mia avversaria, con un pugno caricato. Con mia grande sorpresa, lei non si mosse. Sorrisi, sicuro di avercela fatta. Lei però si voltò all’ultimo secondo, costringendomi quindi a superarla. Quando mi girai, lei si era già avvicinata. Gridò e mi colpì con una raffica di stoccate, costringendomi a indietreggiare. La mia barra vita si stava già riducendo notevolmente.
Yuki sorrideva sempre. Digrignai i denti. La sua fama era meritata.
Attivai un buff su di me: avrebbe aumentato, seppur di poco, la mia velocità, a discapito della potenza d’attacco. Ormai usavo poco quel tipo di skill: non era nel mio stile e avevano poco effetto, ma in quel caso poteva servirmi.
Yuki non aspettò. Si lanciò su di me, lo stocco che brillava di una luce viola. Feci un salto e la superai, poi mi lanciai di nuovo verso di lei, che però schivò, con grazia, per poi infliggermi altre ferite.
-Cosa c’è, tutto qui?- mi provocò lei.
-Assaggia questo!- gridai, per poi attaccare. Ancora una volta, schivata, stoccata e danni. Maledizione. Dovevo cominciare a lavorare sulla mia velocità. Lo capii in quel momento: il poter utilizzare una cosa come la Danza Berserker mi aveva reso troppo sicuro di me, tanto che avevo ignorato campi che altrimenti avrei guardato con più attenzione. Una volta o l’altra mi sarebbe costata la vita, per questo. Decisi immediatamente che sarei cambiato, ma non ora.
Ideai un piano. Mi lanciai su Yuki, come sempre, e come mi aspettavo lei schivò. Mi abbassai velocemente per evitare il colpo successivo, poi alzai la mano per prenderle lo stocco. Lei lo notò e spostò l’arma, esponendosi ad un attacco. Attaccai, ma lei schivò. A quel punto però attivai una skill, riuscendo così a girarmi velocemente e a sferrare un tremendo pugno alla sua arma, ancora levata in alto. Con uno schianto secco la lama si spezzò e in mano alla mia avversaria non rimase altro che l’elsa e un pezzetto seghettato di ferro.  La vidi impallidire. Mi gettai su di lei, fermandomi a pochi millimetri dal suo volto. Lei indietreggiò, spaventata, inciampando e cadendo. Le presi il braccio poco prima che toccasse terra, fermandola. Mi guardò, sorpresa. Le sorrisi.
-Credo di aver vinto. Potresti arrenderti? Mia sorella mi ucciderebbe se picchiassi una ragazza.-
Yuki mi guardò un attimo ancora. Poi scoppiò a ridere.
-Ti sembra questo il modo di chiedere a qualcuno di arrendersi?- disse a bassa voce. Poi, rivolta a tutti, -Mi arrendo!-.


L’altro incontro era andato altrettanto male per la coppia di fratelli. Anzi, forse peggio. Mi dissero che la velocità di Asuna era stata incredibile. Nonostante gli attacchi veloci e potenti di Ryuu, lei non aveva battuto ciglio, schivando ognuno di essi. Poi, con poche, formidabili stoccate, lo aveva messo all’angolo e poi sconfitto. La folla era andata in tripudio.
Ormai mancavano solo tre incontri, le due semifinali e la finale. Ryuu e Yuki vennero a tifare per me e Meteor, anche se non con molto trasporto: dopotutto, ci eravamo appena conosciuti. Oltre a loro mi stupirono con il loro sostegno anche alcuni giocatori che non avevo mai visto. Asuna aveva dalla sua parte tutta la gilda dei Cavalieri del Giuramento di Sangue, che ricopriva un’intera ala dello stadio con colori bianco e rosso. Kirito, invece, era da solo. C’era qualcuno che tifava per lui, ma era poca gente;  lui non sembrava aversene particolarmente a male. Mia sorella andò a parlarci, probabilmente per tentare di convincerlo a stare con noi, ma tornò solitaria e abbattuta. Le risparmiai la battuta sul suo amore impossibile.
Infine, si scoprirono gli abbinamenti per il turno successivo. Le coppie erano Asuna contro Kirito e io contro Meteor. Quando lo vidi, mi accigliai. Sarebbe stata dura.
Il mio avversario si avvicinò a me, sorridendo.
-Non preoccuparti, ci andrò piano con te.- disse, continuando a sorridere con anche un po’ di scherno.
A quel punto gli sorrisi in un modo ancora più affabile del suo, capendo che, a suo modo, mi stava lanciando ufficialmente la sfida.
-Oh,  credo che non dovresti farlo. Non vorrei mostrare al pubblico lo spettacolo della tua testa che spazza il terreno dell’arena.-  risposi.
Lui mi rispose con un unico sguardo di fuoco. Vicino a noi, White e Hikari si guardavano a vicenda, divertite dal fatto che, come loro si erano sfidate in precedenza, anche noi avremmo dovuto farlo.
Dopo pochi altri saluti e auguri, ci dirigemmo all’arena. Non parlammo per tutta la durata del cammino, fino a quando non entrammo nell’ampio spazio, che ormai era tutto quello messo a disposizione dall’arena. Dato che queste erano le semifinali, si sarebbero tenute una alla volta.
Il cronometro cominciò a contare. Mi sistemai l’equipaggiamento, che avevo scelto il più leggero possibile, dato che se lo scudo torre di Umiko non aveva resistito, certo non poteva farlo la mia armatura.
Meteor si sgranchì il collo, poi prese il suo enorme spadone, mettendosi in guardia. Non staccò mai gli occhi da me, come io feci con lui.
Cinque. Quattro.
Chiusi i pugni.
Tre. Due.
Lui spostò il piede.
Uno.
E l’incontro cominciò.



E qui finisce la seconda parte di questo “ciclo” di capitoli. La prossima sarà l’ultima e vedrà entrambe le semifinali, seguita dalla finalissima. Mi scuso ancora per il ritardo e prometto che il prossimo capitolo arriverà presto (ma voi non lasciatevi ingannare troppo da me!). Ad ogni modo, se qualcuno ha critiche, consigli o altro, sapete come contattarmi! A presto! 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo Quattordicesimo: Vortice di strategia, parte terza ***


Eccomi qua! Questo capitolo lo avevo scritto tempo fa, ma temendo di non poter andare avanti non lo ho mai pubblicato. Ora sto tentando di ricominciare, quindi eccovi qui la fine del torneo. Spero di continuare presto con nuove svolte nella trama! E scusate per l’attesa infinita!
 
Capitolo Quattordicesimo: Vortice di strategia, parte terza

Corsi in avanti, immediatamente, lanciandomi su Meteor, sperando di prenderlo alla sprovvista. Purtroppo non fui così fortunato e fui costretto a fare un salto all’indietro, per evitare la sua spada che si era mossa per intercettarmi. Mi seguì approfittando del mio momento di stupore e cercò di colpirmi, ma mi abbassai e scattai di nuovo all’indietro. Mi mossi facendo un cerchio intorno al mio avversario, mentre lui mi seguiva con lo sguardo e la lama. Scattai verso di lui, poi, quando cercò di bloccarmi, feci un salto, atterrando dietro di lui e girandomi per dargli un potente calcio alla schiena. Scattai di nuovo all’indietro prima che il fendente orizzontale che seguì mi colpisse.
Lo vidi ringhiare.
-Torna qui, codardo!- gridò, e io ghignai.
-Vieni a prendermi, lumaca!- lo provocai io.
Saltò con una skill verso di me, ma io schivai all’ultimo momento, per poi gettarmi su di lui nel momento in cui era aperto. Gli colpii l’armatura con un pugno, spaccandogliela in due, poi saltai via, usando il suo petto come punto d’appoggio. Lui ringhiò, indietreggiando e gettando via l’armatura, ormai inutilizzabile.
Ben sicuro di me mi gettai di nuovo su di lui, schivandone i fendenti e approfittando dei momenti in cui era aperto per colpirlo. Aveva una costituzione robusta, e la sua energia calava molto lentamente, ma ero senza il minimo dubbio in vantaggio.
Continuammo così per un po’. Mi sembrava quasi strana la facilità con cui stavo vincendo: forse i precedenti scontri lo avevano indebolito più del previsto?  Decisi comunque di fare attenzione.
Feci una finta e lui abboccò in pieno, gettandosi su di me ma fallendo miseramente: ora aveva tutto il fianco scoperto. Caricai il pugno con una skill e mi lanciai per colpirlo… prima di restare senza fiato. Sentii un dolore terribile allo stomaco e tossii. Guardai in basso: mi aveva colpito con un pugno. Restai stordito un secondo, il tempo giusto perché lui potesse riprendere l’arma e colpirmi con un potente fendente: se avessi potuto sentire dolore, a quest’ora sarei stato morto. Mi diede un altro pugno e finii a terra.
Riuscii a rotolare via un attimo prima che mi trafiggesse, e mi rialzai a fatica. Con tre soli colpi mi aveva ridotto peggio di lui. Quanto diavolo era forte? Adesso era lui a ghignare.
-Cosa c’è, non ti piace che ti abbia rubato la tecnica?- mi provocò. Io mi limitai a scuotere la testa e mi rimisi in posizione di combattimento. Prima che potessi pensare Meteor mi incalzò, con i suoi fendenti potenti e precisi. Io saltai da una parte all’altra, cercando un’apertura, ma ora lui sembrava fatto di puro acciaio: non un punto debole, non una minima apertura. E allora capii che mi aveva ingannato per tutto il combattimento. Spaesato, indietreggiai, finché non colpii il muro dell’arena. Dannazione.
Meteor si avvicinò, sorridendo, convinto di avere la vittoria in pugno. Avevo un’ultima possibilità, e non sarebbe stato facile. Dovevo agire in fretta. Usai la skill Acrobazia per fare un salto all’indietro, trovandomi un po’ sopra Meteor. Puntai i piedi contro il muro e lo usai come trampolino per gettarmi su di lui, attivando Colpo Gigante.
Finì tutto in un attimo. Sentii un forte bruciore, poi il mio pugno che colpiva Meteor. Fui sbalzato via dal colpo e atterrai battendo forte la schiena. Per un momento vidi nero.
Poi mi rialzai. Avevo vinto? Il mio sguardo corse rapidamente alla mia barra vita: era vuota. Dannazione, avevo perso. Feci un sorriso amaro e alzai lo sguardo su Meteor per congratularmi, ma ciò che vidi mi stupì. Lui stava guardando, attonito, verso la sua barra che… era vuota. Proprio come la mia.
Ci guardammo stupiti per qualche secondo, mentre il silenzio riempiva l’arena, tutti gli occhi fissati su di noi. Anche il combattimento tra Asuna e Kirito, dall’altra parte della barriera, sembrava essersi fermato.
Avevamo pareggiato.

Gli scontri erano stati sospesi. Per una incredibile coincidenza del destino, anche Asuna e Kirito avevano pareggiato, disarmandosi entrambi nello stesso istante. Erano passati molti secondi prima che il silenzio si rompesse, lì nell’arena. Poi c’erano stati gli applausi, un mare di applausi. E ora eravamo tutti e quattro nella sala d’attesa: non c’era stato permesso di andare via. Teoricamente eravamo tutti squalificati, dato che un pareggio era considerato come una sconfitta di entrambi i giocatori. Evidentemente l’evento non era stato programmato per un doppio pareggio alle semifinali e il sistema stava cercando un metodo per mandare avanti l’evento.
Aspettammo qualche minuto, poi finalmente sentimmo la voce dell’annuncio.
-Attenzione, a seguito del doppio pareggio alle semifinali del torneo, la modalità di combattimento per la finale è stata cambiata. Le due coppie che hanno pareggiato si affronteranno in una doppia battaglia, e le ricompense verranno divise tra i due vincitori. In caso di nuovo pareggio, le ricompense verranno distribuite a entrambe le squadre. Tra dieci minuti inizierà la finale, preghiamo i partecipanti di prepararsi. Ripeto, …-
Ci guardammo, tutti e quattro. Avremmo dovuto combattere tra di noi, per di più in una lotta a coppie? Non si era mai sentita una cosa del genere in gioco… ma evidentemente si poteva fare. Vidi subito Meteor incombere su di me.
-Dobbiamo parlare.- disse. Annuii e mi alzai. Ci dirigemmo verso l’ingresso dell’arena e ci fermammo lì.
-Abbiamo di fronte due dei migliori giocatori di SAO. Dobbiamo stare attenti.- disse lui, scoccando un’occhiata ai nostri due avversari, che ora stavano chiacchierando.
-Sì- concordai –dobbiamo stare decisamente attenti. Asuna è veloce, più di Kirito, mentre lui è più potente. Riesci a fare da solo tutte le missioni, non so di una volta che ha chiesto aiuto a qualcuno. Ci serve una strategia…- meditai, cercando di farmi venire qualcosa in mente. Pensammo per qualche minuto, prima che Meteor parlasse.
-Penso sia meglio che ad Asuna ci pensi tu. Sei più veloce, molto più di me, dovresti riuscire a tenere il suo passo. Se lei va su di me è facile che mi abbatta come ha fatto con Ryuu. Io mi occuperò di Kirito, penso di poter resistere. Dobbiamo comunque aiutarci a vicenda.-
Annuii, concordando con lui. Discutemmo ancora di qualche dettaglio, poi entrammo nell’arena, seguiti dai nostri due avversari.
La folla era già in visibilio: acclamava, gridava, lanciava scommesse. Al passaggio di Asuna si videro parecchi fiori cadere lungo la sua strada. Potevo sentire i miei compagni che ci supportavano, da lontano. Notai che anche molta altra gente tifava per me e Meteor. Rimasi stupito, non pensavo davvero di essere così famoso.  O che Meteor lo fosse.
Le due coppie si posizionarono una davanti all’altra, mentre il conto alla rovescia partiva. Attivai un buff su di me per aumentare la mia velocità. A Meteor serviva più potenza che velocità, quindi evitai di includere anche lui. Mi misi in posizione, pronto a scattare. Asuna non mi staccava gli occhi di dosso, e capii che il suo obiettivo ero io. Non sarebbe stato neanche tanto male essere così al centro delle sue attenzioni, se non fosse che era perché mi voleva trasformare in un puntaspilli. Sorrisi e le feci un cenno provocatorio. Lanciai uno sguardo su Meteor e vidi che si stava preparando. Kirito, dall’altra parte, sembrava sicuro di sé.
Gli ultimi secondi stavano scorrendo. Ancora poco… poco… pochissimo… via!
 
Scattai verso Asuna, determinato a spezzarle la spada come avevo fatto con Yuki. Lei si girò per schivare e io la oltrepassai, ma me lo aspettavo, quindi mi girai e mi gettai di nuovo su di lei. Asuna non si scompose e evitò di nuovo il mio colpo. In sottofondo sentii le spade di Kirito e Meteor che cozzavano tra di loro. La mia avversaria mi attaccò, lanciandomi contro numerose stoccate. Fui costretto ad indietreggiare. Erano decisamente più veloci di quelle di Yuki. Riattaccai, cercando di colpirla con pugni, calci e falciate, ma lei schivò ogni colpo con grazia. Mi allontanai e lei ne approfittò per attaccarmi. Sfruttando quel momento feci una scivolata, non riuscendo a colpirla ma facendole perdere l’equilibrio. Scattai, lanciandomi su di lei, che ora non poteva muoversi.
Riuscii a malapena a sentire un –Franz, attento!- e a vedere un fulmine d’acciaio prima di essere sbalzato via da un colpo di spada. Kirito si era disimpegnato e mi aveva attaccato.
Meteor usò il Salto, gettandosi su Kirito, ora concentrato verso di me, ma prima che potesse colpirlo Asuna saltò e, lo stocco illuminato di viola, lo riempì di colpi. La skill di Meteor fu interrotta e lui cadde a terra con un grugnito. Indietreggiai verso di lui, difendendolo mentre si rialzava.
Kirito e Asuna stettero lì, tranquilli, aspettando che ci rimettessimo in sesto. Le loro barre vita erano a malapena svuotate, mentre la mia e quella di Meteor erano già verso la metà. E avevamo subito pochi colpi. Ci scambiammo uno sguardo.
Saltai in alto con un grido, per poi attaccare Asuna con un Colpo Gigante. Lei, ovviamente troppo veloce, saltò via, ma subito Meteor le fu addosso. Kirito  si mosse per intercettarlo, ma prima che potesse farlo scattai verso di lui, fermandolo. Ci scambiammo qualche colpo, mentre con soddisfazione sentivo Asuna venire colpita da Meteor.
Mi allontanai ancora una volta, finendo schiena contro schiena con Meteor.
-Ce l’hai fatta?- gli chiesi.
-Più o meno, ma lo ha mezzo schivato, è ancora in piedi.- mi rispose lui col fiatone. Dannazione, se almeno fossimo riusciti a buttare giù uno di loro, poi sarebbe stato tutto più facile.
Kirito mi corse incontro, pronto ad attaccare. Mi gettai di lato mentre Meteor si girava con un Fendente Orizzontale, intercettando Kirito e facendolo indietreggiare. Scattai verso Asuna. Non si mosse. Cosa stava pianificando? La guardai: aveva uno strano fuoco negli occhi, e guardava in una precisa direzione. Non mi piaceva. Caricai una skill e la attaccai comunque, ma all’ultimo momento schivò, senza staccare gli occhi da qualsiasi cosa stesse guardando. Volsi lo sguardo in quella direzione e vidi Meteor che combatteva con Kirito. Poi Asuna parlò.
-Kirito! Devo combattere io contro di lui, lascialo a me!- disse, quasi gridando.
La guardai confuso. Kirito annuì e si disimpegnò subito. Meteor si girò verso Asuna. Lo guardai, e mi fece un cenno d’assenso. Feci un sospiro e rifocalizzai il mio sguardo su Kirito, che ora guardava me. Corse verso di me e questa volta feci lo stesso anche io. Feci una capriola all’ultimo momento, mi girai e lo attaccai, ma trovai la sua spada a bloccare il mio pugno. Feci un salto, sperando di attaccarlo dall’alto, ma quasi immediatamente sentii un colpo allo stomaco. Kirito aveva saltato con me, colpendomi con l’elsa della spada. Vidi la sua lama illuminarsi di rosso e lo spadaccino nero, aiutato dal sistema di gioco, girò su se stesso, colpendomi con la lama in pieno petto e buttandomi a terra. Tossii un paio di volte, un lungo squarcio rosso sul torso. La mia barra vita era quasi vuota, mentre quella di Kirito era a metà. Con la coda dell’occhio vidi anche la barra di Meteor scendere vertiginosamente: Asuna era riuscita a superare le sue difese e ora lo stava martoriando di colpi. Il fuoco nei suoi occhi continuava ad ardere. Prima che riuscissi ad aiutare il mio compagno, Asuna tirò indietro lo stocco, che si illuminò. La ragazza tirò un’ultima stoccata che penetrò Meteor. Il mio amico si accasciò a terra, sconfitto.
Dannazione. Dannazione dannazione dannazione.
Sapevo che era finita. Asuna, sebbene ferita, poteva ancora combattere. Kirito aveva ancora metà vita. E io avevo soltanto un piccolo punto rosso.
Sospirai e abbandonai la posizione di combattimento.
-Suppongo che dovrei arrendermi adesso, vero?- dissi a nessuno di particolare, guardando i miei avversari. Asuna si era calmata e ora mi guardava, tranquilla. Kirito era ancora in guardia.
Ridacchiai. Non potei farne a meno.
-Siete davvero fortissimi, lo sapete? Probabilmente i più forti del gioco.- Con studiata lentezza ripresi la mia posizione di combattimento.
-Ma una finale è una finale! E una finale non finisce con qualcuno che si arrende. La finale si combatte fino all’ultimo colpo!- gridai, cominciando a caricare energia nel pugno. Kirito lo notò e si mise in guardia, mettendosi inconsciamente davanti ad Asuna.
Respirai lentamente. Caricai ancora: il mio pugno ora brillava di un forte colore bianco. La skill che stavo per utilizzare faceva parte di una serie di tecniche tra le più potenti disponibili ad un lottatore marziale come me. Solo, ci impiegava un attimo di tempo per caricarsi.
Scattai. Sentii un grido uscire prepotente dal mio petto, mentre mi gettavo su Kirito. Lo spadaccino nero si mosse, la sua lama illuminata di azzurro.
Mancavano pochi secondi all’impatto. Caricai tutta la mia forza.
Ormai il mio campo visivo era completamente coperto dall’incredibile luminosità della lama di Kirito. Sferrai il mio attacco.
-Pugno dell’Armageddon!-

Vidi i miei ultimi punti vita scomparire. Sapevo che se sarebbe successo davvero, sarebbe stata la mia fine. Ma, fortunatamente, a volte un gioco era solo un gioco.
Caddi a terra, troppo esausto per continuare.
 
Dagli spalti, una figura guardava la battaglia. Quando Franz cadde a terra sconfitto, arricciò il naso in disapprovazione. Con un lampo di capelli blu, scomparve, dirigendosi verso l’uscita.

Ed eccoci qui! Purtroppo è andata come è andata, ma il nostro caro protagonista aveva ben poche speranze contro i due “veri” protagonisti di anime e manga. E’ comunque stata una bella sfida che aiuterà a crescere tutte le parti in gioco. E chi sarà questa misteriosa figura?
Spero vi sia piaciuto e spero ancora di più che il prossimo capitolo arriverà presto. Ciao!

 

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