And we dance, drink and screw because there's nothing else to do

di LeAmantiDiBillKaulitz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sbarco in Irlanda ***
Capitolo 2: *** Seratina horror a spasso per i prati. ***
Capitolo 3: *** Campeggio (Il)legale ***



Capitolo 1
*** Sbarco in Irlanda ***


AND WE DANCE, DRINK AND SCREW BECAUSE THERE'S NOTHING ELSE TO DO

CAPITOLO PRIMO: SBARCO IN IRLANDA

-Irlanda, dolce Irlanda!
La voce di mio fratello maggiore Cooper Carter è la prima cosa che sento non appena il vecchio Volkswagen T2 dipinto di un imbarazzante verde mare con tanto di fiorellini e col nome Fiorenzo dipinto sulla fiancata e un notevole passato hippy scende a scossoni dal traghetto Calais – Cork, ponendo finalmente le lise gomme su suolo irlandese. Guardo fuori dal finestrino lurido, stampando il naso lentigginoso sul vetro ancora incrostato dai tempi di Woodstock, lasciando correre lo sguardo per i campi verdeggianti e il cielo dove si inseguono tempeste e venti di tutto il nord Europa, le pecore bianco panna che costellano i dolci declivi e la pioggerellina che colpisce crudele il vecchio Fiorenzo. Irlanda dolce Irlanda, appunto. Non avrei mai pensato che sarei riuscita a tornarci con i miei fratelli a bordo del fido Fiorenzo, appartenuto al passato hippy di nostra madre, e prima di lei di nostra nonna, con addosso ancora la polvere delle stazioni di Bombay e chicchi di riso vietnamita tra i lerci sedili a fantasia patchwork, come una perfetta comune hippy tedesca. Non saprei dire se è per il sangue, o per quale altro motivo, ma l’Irlanda, a noi fratelli Spiegelmann, manca come può mancare l’acqua a un fiume, durante tutto l’anno che dobbiamo passare ad Amburgo, la nostra effettiva città natale. Forse sono stati i racconti di nostra mamma, tutte le sere, prima di dormire, forse le estati passate sulle isole del nord da quando siamo nati, forse anche solo il sangue irlandese che è più turbolento e passionale di quello tedesco e ci porta a vedere la patria di nostra mamma in qualunque momento della nostra vita. Fatto sta, che per noi questa è la Casa che tanto desideriamo, quella dove possiamo annoverare tutti gli avvenimenti salienti, le avventure, le litigate, gli amori. Non esisteremmo senza la nostra vena gaelica che ci porta a desiderare quest’aria bagnata, l’odore di questo oceano selvaggio, il rumore di questo vento folle, il sapore di questo sale marino sulle labbra bruciate dal freddo. Ma ora, ora guardo fuori dal finestrino e vedo la patria che ci batte dentro al cuore, sento il canto della sua anima libera e assaporo il suo profumo di torba e pecore da tosare. Un’estate meravigliosa si prospetta davanti a noi, tutti su Fiorenzo per spararcela da Cork fino ad Achill Island, isoletta perduta del Mayo, una delle regioni più a nord. Pulisco dalla brina il vetro, sfarfallando i miei grandi occhi violetti, prerogativa degli Spiegelmann, e guardo la campagna sparire rapidamente dietro al ballonzolante T2 che arranca stanco dopo un viaggio da Amburgo fino a Calais e poi una traversata in traghetto non delle migliori.
-Sì, tutto bello tutto giusto, ma ora abbiamo una vaga idea di dove andare?
Mi giro verso la mia migliore amica Alexandria, spaparanzata sul sedile dietro e sfoggiante la sua migliore espressione da cane rabbioso. Io e lei siamo amiche da quando siamo nate, anzi, se non sbaglio eravamo pure vicine di culla. Ha sempre fatto parte del sempre prosperoso clan Spiegelmann, e puntualmente ci ha sempre seguito in ogni vacanza in Irlanda, oramai parte della famiglia come uno di quegli affiliati ai Corleone, in perfetto stile da Il Padrino. In effetti, siamo sempre sembrati una famiglia mafiosa di quelle un po’ di quart’ordine, senza soldi, solo con qualche vecchio appoggio e tanta sfiga addosso, che se fossimo in un film alla fine riusciremmo a conquistare l’appalto che tutti tentavano di aggiudicarsi, finale un po’ cliché ma sempre d’effetto se la regia reggeva e i protagonisti convincevano. Guardo il viso che conosco meglio di qualunque altro, gli occhi scuri malamente truccati, i boccoli biondastri con mezza testa rapata, la bocca piegata in una smorfia incazzata col mondo, le gambe magrissime accavallate, le cuffie con gli Hollywood Undead che si sentono fin da qui e fanno da sottofondo alla canzone di Yulija Volkova sparata a tutto volume in radio. Eccola lì, la mia Alexandria, la mia migliore amica, la mia nemesi, la mia salvatrice, il mio incubo. E la mia cotta segreta.
-Semplicissimo,- trilla Cooper Carter, scostandosi il ciuffo rosso sangue dal bel viso lentigginoso – Andiamo a prendere Maddie e Crys al campo estivo, e poi andiamo dritti dalla zia Morvenna e dallo zio Sean, dove ci aspettano Chanel e Avvy.
Cooper Carter è sempre stato considerato il più bello tra tutti noi fratelli, insieme a Flora Anne, la più grande in assoluto (e anche la nostra mamma elettiva). Non so se per lo sguardo cupamente viola da sembrare blu notte, se per il fisico asciutto e slanciato, se per quei capelli così rossi, se per l’espressione bastarda e per il ghigno trainspottingniano, ma non faccio fatica a capire come faccia ad avere mezza Amburgo ai suoi piedi. Forse, a dire il vero, è anche il fratello che preferisco tra tutti, l’unico che non mi ha quasi mai insultata e mi ha sempre tenuta sotto la sua ala protettrice, insegnandomi tutto quello che so e crescendomi secondo i suoi sacri dettami. Da quando siamo piccole, io e Alex abbiamo una vera e propria venerazione per Cooper, non siamo mai state in grado di dargli la colpa per nulla, ci siamo sempre appese alle sue idee per fare le cose che Flora Anne ci proibiva categoricamente. Ci ha sempre portato con lui quando usciva coi suoi amici, ci ha fatto fumare la prima sigaretta e la prima canna, ci ha insegnato a scassinare le porte e ad aprire le macchine illegalmente, ci ha fatto marinare la scuola e ci ha insegnato a suonare la chitarra elettrica e la batteria, ci ha portato in locali alternativi e ci ha fatto conoscere la vita da campeggiatore indipendente, ci ha portato in vacanza con lui e ci ha aiutato a girare i miei cortometraggi, ci ha portato in Polonia a un festival di musica metal dove è stato coinvolto in una rissa epocale mentre noi mangiavamo zucchero filato provandoci col chitarrista di qualche band gothmetal ucraina. Cooper Carter è sempre stato il nostro maestro, il vero e proprio fratellone che tutte le persone di questo mondo vorrebbero avere e che noi abbiamo avuto la benedizione di ricevere.
Eh comunque sì, perché quest’anno ci sono novità per tutti in casa Spiegelmann: dobbiamo addirittura andare a recuperare le gemelle al campo estivo dalle parti di Limerick e recuperare le altre due sorelle dalla nostra destinazione, a casa degli zii. Wow, nostra madre deve davvero fidarsi di noi per averci disseminato per mezza Irlanda e aver lasciato noi partire dalla Germania da soli.
-Cioè, ma scherziamo? Perché dovremmo andare a prendere le gemelle?!- puntuale e tombale, mia sorella maggiore Charity Rebecca si fa sentire, agitando la sua manina ingioiellata. – Sono due piaghe. Lasciamole al campo, chi ce lo fa fare di tenerci quelle nevrotiche!
Charity Rebecca ha la brutta abitudine di dare a tutti dei nevrotici e degli sclerotici, quando poi è stata lei l’unica a farsi tutti gli anni della scuola in terapia per nevrastenia e isterismo. Ipocrita.
-E la mamma poi vuoi sentirla te, infatti.- l’insopportabile voce acuta e sprezzante del gemello di Charity Rebecca, Sua Magnificenza Billy Terry, chiamasi anche il peggiore di tutti i miei fratelli per antipatia e opportunismo arriva. Ora, noi Spiegelmann siamo tanti, siamo casinisti e siamo irlandesi, ma se ci sono due che davvero vorrei che scomparissero dalla faccia della Terra sono i cosiddetti Gemelli Grandi, al secolo Charity Rebecca e Billy Terry, vent’anni di odio, rabbia e malevolenza verso il mondo. Quanto posso dire di amare Cooper, quanto posso dire ugualmente di disprezzare profondamente loro due. Sono specializzati a rovinare la vita al mondo intero, amando solamente la loro metà gemellare, viscidi come due serpenti e acidi come due limoni andati a male. Il loro opportunismo poi, arriva a dei livelli stratosferici. Li guardo, tutti e due truccati come due maschere dark, lei coi boccoli lunghissimi tinti di verde mare con la ricrescita nera e l’anello da vacca al naso, una tela davanti dove sta schizzando un pentacolo, un paio di paraorecchie neri coi teschi appesi al collo come due cuffie e la sua migliore espressione da zoccola nevrotica, lui col suo ciuffo dark nero come l’inferno, gli occhi violetto acceso truccatissimi, l’anello al labbro, impegnato nella sua attività preferita, ovvero smaltarsi le unghie di nero e recitare a memoria qualche salmo in ebraico, ondeggiando come un funambolo. La loro passione infame per la piromania, poi, li ha portati ad aggiudicarsi l’odio eterno di tutta la famiglia e di Alexandria, dopo che hanno dato fuoco ad almeno un oggetto caro di ognuno di noi. Non ho mai capito perché abbiano quest’esaltazione per il fuoco, ma non è che mi interessi più di tanto: so solo che quando li vedo con un accendino in mano, scappo più veloce che posso, cercando di mettere in salvo la mia collezione di riviste di cinema, con le quali, qualche anno fa, avevano fatto una pira satanica per i loro stupidi riti finti.
-Ma sono così carine, le gemelle.- cinguetta Lui, con la sua vocina da bambola melodiosa e innocente. Lui è tutto quello che proprio non ci serviva in questo viaggio. Scambio un’occhiata con Cooper, che si limita a stringersi nelle spalle e a premere sull’acceleratore, e io sospiro, cercando aiuto in Alex, che si morde il labbro prima di cominciare ad infierire e scatenare il panico sul vecchio Fiorenzo. Lui, infatti, è il fidanzato di Billy Terry. Vi starete chiedendo giustamente come quella checca isterica, piromane e sociopatica abbia potuto trovare qualcuno disposto a sopportare le sue intemperanze e i suoi roghi fuori programma: ce l’eravamo chiesto anche noi, prima di vedere Lui. La creatura più oscura che sia mai esistita sulla faccia della Terra dai tempi di Nerone: Cherokee Jànsòn, ventiquattro anni di follia, passione insana per il Giappone, probabile transessualità, e primo faroese al mondo anoressico, coi capelli corvini e così tanto effeminato nei tratti e nei modi da aver ingannato tutti sul suo vero sesso. All’inizio, ero sicura che lui e Billy Terry si fossero conosciuti in qualche strip club, o in qualche night gay di dubbia reputazione, poi è uscito tristemente fuori che gli l’ha presentato addirittura Cooper. Credo che Alexandria non gliel’abbia mai perdonato. Cherokee si era appena trasferito dalle isole Faer Oer ad Amburgo, e la prima persona in cui era tristemente incappato era appunto Cooper Carter, che vuoi per la sua bellezza, vuoi per la sua aura da bad boy, aveva immediatamente attirato l’attenzione dell’orrida creatura coi capelli sparati dappertutto e gli occhi truccatissimi. Ora, come fossero diventati amici io non lo so, e non credo nemmeno di volerlo sapere, ma a un certo punto il nostro sensazionale Cherokee si era ritrovato a suonare la batteria per la band di Cooper, e vi giuro che per quanto possa sembrare tutto meno che un batterista di una band di speed metal cattivo e spedito, era forse anche l’unico in grado di suonare qualcosa, e salvava un po’ quella schifezza tirata su da mio fratello e dai suoi amici. Certo, la loro carriera musicale era durata giusto tre canzoni scopiazzate brutalmente dai primi dischi degli Scorpions, ma il nostro eroico Cherokee, con i suoi occhioni neri da panda, aveva oramai conquistato e inebetito Cooper Carter, tanto da annoverarlo tra i suoi migliori amici e da presentarlo addirittura a Billy Terry. Com’era poi sospettabile, scintilla, e Cherokee adesso non è più solamente l’orrida creatura nella quale ogni tanto io e Alex incappavamo nelle uscite con Cooper, ma il fidanzato ufficiale del Bastardo N1, e presenza quasi fissa in casa nostra, con i suoi dischi degli EXO-K e delle Brown Eyed Girls da sentire a ripetizione, ogni tanto intervallati dalle Serebro.
Ciliegina sulla torta? Viene con noi in vacanza perché Billy Terry ha pensato bene di doverlo presentare ufficialmente a tutti i parenti irlandesi e ricevere il benestare di Nonna Aoife.
-Non sono carine.- abbaia Alex, barcollando davanti e sedendosi tra me e Cooper, usando il mio prosperoso davanzale lentigginoso come cuscino provvisorio – Stranamente, devo dirmi d’accordo con Charity: quelle due sono psicopatiche!
-Ma sono sempre sorelle, Alex.- concludo io, legandomi i dread bianchi e rosa in una coda alta. Per quanto sia d’accordo con lei, sia ben chiaro. Katie Crystal e Madison Hope sono tutto quello che nessuno di voi vorrebbe mai avere tra i piedi. Gemelle, sì, ma diversissime, perché quanto è antipatica, viziata e stupida Katie Crystal, tanto è sociopatica, nervosa e isterica Madison Hope. L’unica cosa che le accomuna? La passione per la danza che le consuma, letteralmente, e il fatto che, come i Gemelli Grandi, vogliono bene solo all’altra. Crystal è insopportabile e seccante con tutti, ma con Hope è adorabile. Hope non può stare con nessuno che si mette a piangere e a dire cose senza senso, ma con Crystal è tranquillissima, e quasi normale. E poi, ballano. Ballano, ballano, sempre, sembra che non conoscano altro che l’hip-hop una e danza classica l’altra. E di conseguenza ti bombardano di Mozart e orribile robe latinoamericane. – Non possiamo abbandonarle al loro destino.
-Come no? Ho letto i fondi di the, stamattina e dicevano chiaro che dobbiamo tirare dritto per la nostra strada e non fermarci.- sibila Charity Rebecca, incrociando le braccia al petto prosperoso, i guanti neri stracciati che non le coprono i tatuaggi tribali. Per qualche motivo, si è messa in testa che è in grado di leggere i fondi di the, e stamattina, sul traghetto, si è messa a salmodiare sulla sua tazza di schifoso chai latte  andato a male, attirando immediatamente l’attenzione di mezza nave.
-No, amore, le carte parlano chiaro: dobbiamo recuperarle se non vogliamo che la vendetta efferata e trasversale si scateni su di noi. Ti ricordo che è venerdì 13!- strepita Billy Terry, sventolando il suo ennesimo mazzo di carte napoletane. Perché se lei legge il the, vuoi che lui non legga i tarocchi? È una delle fissazioni storiche dei Gemelli Grandi, dopo quella della piromania: fare gli indovini della domenica. L’appartamento dove si sono trasferiti una volta finita la scuola sembra un vero e proprio antro di una qualche megera zingara, tutto tendaggi di broccato riciclato, candele di ottone rubate dal deposito di zio Connie, bocce di vetro di dubbia provenienza, sacchettini di rune commerciate quando avevano tredici anni con i bambini del circo zingaro che era passato da Amburgo, mazzi di tarocchi di tutte le culture possibili, libri di magia nera scovati non si bene come, pentacoli sui pavimenti, mappe astrologiche, ammennicoli satanisti di ogni sorta. Sono in grado di leggere qualunque cosa, dalle carte, alla mano, al the, alle rune, e ho sempre come il dubbio che non siano i soliti sedicenti maghi. C’è qualcosa nei loro occhi uguali ai miei quando fanno i loro riti che fa presagire qualcosa di oscuro.
-Ma cosa dici, tesoro, ti sbagli.- strilla Charity Rebecca, mettendosi le mani nei capelli verde mare – E’ la sventura che coglie chi si ferma, non chi …
-Va beh, scusa Chari, ma tanto ci tocca comunque andarle a prendere. Il campo estivo finisce.- mi intrometto io, alzando un po’ il volume della radio e venendo immediatamente picchiata da Alexandria, che apre gli occhi e si leva le cuffie
-Oh, ma sei scema?! Dico, ma ti pare di alzare il volume di sta merda?!
-Non è una merda.- tento di difendermi, cercando aiuto in Cooper Carter, che, accidenti a lui, si è appena infilato le cuffie, e sogghigna satanicamente. – E’…
-Su, smettetela, Yulija è bravissima. Alza il volume!- per una volta in vita sua Cherokee risulta utile, perché così posso, per la prima volta, fare il medio ad Alex e alzare il volume della canzone di Yulija Volkova, alla faccia sua. Nemmeno lei si sognerebbe di controbattere contro la sua faccia da bambola dark e la sua aria da geisha steampunk alla quale hanno appena infilato le dita nella presa della corrente.
Ci guardiamo un po’ negli occhi, i suoi così scuri e i miei così chiari, e sbuffiamo in sincrono, guardando fuori dal finestrino. Va bene, sembriamo una massa di psicopatici in dirittura d’arrivo per l’inferno, lo so ma non ci possiamo fare niente: figurarsi quando siamo tutti e nove fratelli più Alexandria che bell’effetto che potremmo fare. Distrattamente le accarezzo i capelli, cosa che solo la sottoscritta può fare, in nome della nostra amicizia indistruttibile e più forte di qualsiasi storia d’amore. Giusto, stavo dicendo che lei sarebbe la mia cotta da sempre … beh, rettifichiamo. Il fatto è che credo di avere una vena masochista mica da ridere, che per pensare qualcosa di romantico su Alex bisogna essere veramente o completamente fuori di testa o completamente disperati. Certo, il fatto che sia bella non toglie la iena che c’è in lei, sempre pronta a sbranare, pestare, ubriacarsi e farsi valere a suon di chitarre elettriche e musica metal a tutto volume nelle orecchie. Ciò non toglie che io, abituata come sono a vivere in simbiosi completa con lei, sia esentata dalle due categorie suddette. Sono l’unica che può vantarsi di averla vista addolcirsi, di averla sentita piangere, di averla consolata, di essere stata abbracciata dalle sue braccia secche e di aver guardato con lei le stelle cadenti sentendo i Green Day a tutto volume nelle vecchie casse rotte. Quello che lega me e Alex non è la solita amicizia. È qualcosa di più, qualcosa di scritto nelle stelle, di inciso nel destino.
-Allora, Sunshine, sei contento di essere qui?!- strilla Billy Terry, sedendosi a cavalcioni del nostro Miss Manga In Diretta Dalle Faer Oer. Una cosa che mi sono sempre chiesta da quando mio fratello ha malauguratamente annunciato il loro fidanzamento: tra due checche isteriche top per effeminatezza, chi dei due sta sopra? Lo so che sembra una domanda idiota, ma a guardarli il dubbio viene.
-Secondo voi, chi sta sopra?- sibilo tra i denti, attaccando golosamente uno di quei grossi leccalecca alla fragola che esistono solo qui, guardando eloquentemente mio fratello e la mia migliore amica.
Contemporaneamente, nemmeno fossero coordinati all’attimo, mi guardano, si guardano e poi dicono, in coro perfetto
-Cherokee, sicuro!- commenta Cooper Carter, dando una botta al cruscotto col grosso bracciale borchiato.
-Vostro fratello, garantito.- decide Alexandria, stravaccandosi sul sedile.
-Ma certo che sono contento, amore mio.- cinguetta di rimando Cherokee, stampando un melenso bacio con quelle sue labbra da donna sulla boccuccia di Billy Terry. Penso che siano gli unici due al mondo in grado di limonare abbondantemente e non rovinarsi i quintali di rossetto nero che entrambi portano. – Questo posto è così … così folkloristico!
Grazie al cazzo, faroese incrociato con un giapponese, l’Irlanda è il paese del folklore popolare.  Potrei farci un film con questa coppietta. Ecco, ce l’ho: un viaggio in Irlanda, appunto, compiuto da me e Alex nei panni di due giornaliste americane che devono indagare su un caso di stato in cui è coinvolta la Corona, una coppietta fuori di testa, interpretata da Billy Terry e Cherokee, in luna di miele, nella quale incappano le due giornaliste, un camper squinternato e …
-Non vedo l’ora di presentarti alla famiglia, honey!- mugola mio fratello, infilandogli le mani nei capelli corvini sparati – Oh, Darling, saremo i primi a sposarci!
-Vedete di non scopare qui, per piacere, Fiorenzo ne ha viste già abbastanza.- li redarguisce sghignazzando Cooper Carter.
-Tipo te e le tue infinite ragazze?- commento io, approfittando della momentanea distrazione di Alexandria per levare Ed Sheeran e rimettere Yulija Volkova.
-Gente, ho fame.- la voce tombale di Charity Rebecca si fa sentire – Sono ore che non tocchiamo cibo, sento che mi viene un mancamento.
-Mangiavi a colazione come tutti, invece che tirartela da emo anoressica!- la rimbrotta Alex, usando nuovamente come cuscino il mio davanzale stringato in una strettissima magliettina verde fluorescente che fa a pugni coi dread bianchi e rosa.
-Piantala, Alexandria, ti ricordo che sono più grande di te e per quanto tu sia il Sergente, io ho comunque più potere in quanto Veggente.- sibila Charity Rebecca, accavallando le lunghe gambe da modella. Qualcuno ora mi spiega perché tutte, e ripeto, tutte, le mie sorelle hanno dei fisici mozzafiato e io sono l’unica palla di lardo. Effettivamente, da che ho memoria, in casa Spiegelmann esiste questo complesso sistema feudale con tanto di cariche onorifiche e compiti speciali, nei quali ovviamente Alex è da sempre compresa, per tenere un minimo di ordine nel caos perenne che vige in casa. Flora Anne è la Zarina, in quanto sorella più grande in assoluto e anche quella che con un’occhiata farebbe scappare Putin con la coda tra le gambe. Cooper Carter è il Milite Ignoto, in onore delle sue idee che vorrebbero essere neonaziste ma non sono altro che stupidi pretesti da finto rivoluzionario e il suo onore da guerriero. Avery Aubrey è la Scienziata, grazie alla sue abilità innata con le piante e tutto quello che esiste di vegetale. Charity Rebecca è la Veggente, per le sue manie da strega del nuovo millennio. Billy Terry è la Puttana, per il semplice fatto che si è scopato tutta la popolazione maschile tedesca e irlandese. Io sono la Cineasta, perché io so che prima o poi riuscirò a far riconoscere al mondo la mia bravura da regista surrealista. Madison Hope è la Ballerina, perché, beh, vive e respira solamente danza classica e tutù bianco panna. Katie Crystal è la Cheerleader, perché parla sempre tedesco misto a parole a caso americane, mangia gomme Brooklyn a ripetizione e si veste sempre con scaldamuscoli rosa confetto. Charlotte Chanel è il Carillon, perché è la più piccola e i suoi boccoli biondi e la sua pelle di porcellana la rendono l’unica e vera perla della famiglia. Alexandria … beh, lei è il Sergente, e penso che abbiate già capito come mai si sia vinta questo titolo. Ora, se Cherokee si unisce al clan, penso che diventerà l’Eminenza Grigia. Così, en passant.
-Non è vero, sono io il più potente!- ribatte Cooper Carter, dando una manata al povero cruscotto che cade a pezzi – La tomba a …
-Scusate, non è per essere stressante, ma Coooooper, tesoro, non ti sembra che stiamo andando nella direzione sbagliata?
Cherokee si fa sentire, smettendo per un nanosecondo di slinguarsi mio fratello, sfarfallando quei suoi occhi da panda truccatissimi, atteggiando il visino da bambola in una perfetta smorfietta crucciata. Ecco, ci mancava giusto il nostro iettatore. Guardo la strada, tentando di distinguere qualcosa in questa nebbia bestiale tipica irlandese che sta salendo attorno al povero Fiorenzo e che sta cancellando la strada di fronte a noi. Tipico, quante volte ci siamo persi nei miei diciott’anni di vita, anche quando c’era nostra madre che ci portava e puntualmente prendeva sempre la strada per Athlone e mai quella per Limerick dove viveva la cugina Ailbe.  
-Nah, ma figurati, so perfettamente dove stiamo andando. Ci sono andato anche io, a mio tempo, al campo estivo delle gemelle!- risponde Cooper Carter, scostandosi il ciuffo dalla fronte pallida con quel classico gesto che fa quando non è per nulla sicuro di quello che sta dicendo.
-Ma dici? Perché a noi pareva che non si passasse mica vicino a un lago.- commentano in coro perfetto Charity Rebecca e Billy Terry, infilando le loro teste gemelle davanti, con i loro fanali violetti splendenti uguali ai miei.
-Cazzo, Cooper! È vero!- esclama Alex, tirandosi finalmente su e riuscendo a levare Yulija Volkova in favore dei Linkin Park. – Che credi, ce lo siamo sorbettate anche noi due, un anno, e siamo anche state cacciate per comportamenti punk inappropriati e per film girati a tradimento. Non c’era un fottuto lago!
-Mi spiace fratello, ma sono d’accordo.uest QuestQuestQuesQJHDJ Questa strada non me la ricordo … - borbotto io, aggiustandomi i dread e aspirando un tiro dalla sigaretta che Cherokee si è appena acceso, contribuendo a impestare l’ambiente già impestato dalle mille droghe dei nostri avi hippy.
-Dite?- Cooper Carter si gratta con la mano libera dal volante la testa, grugnendo – Porco il Comunismo, allora forse abbiamo sbagliato strada … ma la riacciuffo subito, non vi preoccupate, la gaglioffa non può sfuggire!
La sorda inversione di marcia ci fa cadere tutti in avanti, e tutti indietro, tra vari strilli e porconate in gaelico stretto. Lo sapevo io, che alla fine sarebbe finita così. Lo sapevo che ci saremmo persi nelle cupe brughiere irlandesi. Lo sapevo.
Oh, a proposito, mi chiamo Chelsea Sienna Spiegelmann, e questo è il racconto di come la mia estate sia andata completamente a puttane.

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Capitolo 2
*** Seratina horror a spasso per i prati. ***


“I prati sono verdi, quassù.
Se guardo in alto, a meno che, come nel novantatré per cento dei casi, piova, c’è un magnifico cielo azzurro.
Le pecore belano, i pastori canticchiano in gaelico.
È tutto così allegro! Si intuisce, da dove vengono gli Spiegelmann”. Questo è Mr. Capigliatura Spinosa, durante i primi chilometri sulla strada irlandese, appena sbarcati dal traghetto, mentre sfoglia una guida turistica rubata in biblioteca ad Amburgo.
 
-…sì, sì, tutto molto bello, molto meraviglioso, molto poetico. Ma io continuo a pensare che sia stata una pessima idea. Ve lo ripetevo, di continuo, sentivo che avremmo incontrato guai… ma voi no, convinti, dobbiamo per forza andare. Date retta ad una che ne sa più di voi, sui brutti presentimenti! È notte fonda. Non ci sono lampioni. E abbiamo quasi finito il carburante. Guardatevi intorno: questa strada è piena di alberi dall’aspetto molto inquietante, si sentono ululare i lupi, una nebbia fitta persiste, facendo intravedere solo qualche bagliore rosso, di tanto in tanto, come se fossero lucine sdoppiate, gemelli malvagi dei fuochi fatui, uccelli oscuri e luminescenti venuti a spiarci per conto di qualche dio delle tenebre intenzionato a divorarci come spuntino di mezzanotte. Posso percepire le mani nodose delle streghe agitarsi intorno a pentoloni bollenti, per preparare qualche pozione da spargere nell’aria per stordirci. Gli scagnozzi malvagi dei sacerdoti delle tenebre sono appostati dietro le lugubri sagome degli alberi, ci guardano e comunicano tra loro per stabilire il momento esatto per attaccarci. Sento le maledizioni incombere su…
-Ok, ok, Alex, datti una calmata, il mondo è già riccamente dotato di scrittori gotici più abili di te.
-Che palle, Cooper! Stai zitto, era divertente- si lagna Chess, dal sedile centrale del passeggero, dove ha appoggiato giusto le ginocchia per potersi girare verso di noi sui sedili posteriori, garantendo a chiunque guidi in questa strada nella direzione opposta alla nostra una perfetta visuale del suo culo pallido e lentigginoso, sporgente dagli short-jeans verde acido. Beh, a dire il vero non credo che nessuno corra questo rischio veramente, visto che, come ho precedentemente spiegato, siamo soli in questa stradina inculata della ridente isola dell’Irlanda. Ovvio, senza streghe e luci rosse, però comunque in piena notte e immersi nella nebbia. Mi chiedo seriamente grazie a quale oscuro incantesimo da affiliato del KKK Cooper Carter stia riuscendo a guidare, senza investire pecore, uscire di strada, o perders…
-Mi sa che ci siamo persi.
…ah.
-CoSA?!- strilla Billy, risvegliandosi dal suo pisolino di bellezza e sollevando finalmente la sua testa puzzolente di lacca dalla mia spalla.
-Ma… scherzi, vero?- mormora scandalizzata Charity Rebecca, lasciando cadere il telaio su cui stava ricamando un pentacolo.
-No, ci siamo proprio persi- confermo, tornando a girare la faccia verso la strada.
-…e adesso?- chiede Billy, sporgendosi verso il finestrino.
-…siamo nella merda- borbotta sua sorella, tornando al suo ricamino stregato con la faccia più nera di prima.
-Non esattamente, siamo nella nebbia- puntualizza Chess, per poi beccarsi una scarpa in bocca.
-Zitta, che non riesco a concentrarmi!- urla belluinamente Cooper, agitando il braccio con la svastica tatuata al contrario sopra (sapete, no, per spacciarla come un simbolo del sole), mentre con l’altro cerca di guidare senza sbandare a destra e manca.
-Finché ci sono pecore con i capelli fluo in mezzo alla strada no, oniisan, che non riesci a concentrarti.
La vocina arriva come un soffio dai sedili posteriori, dove un coso dalla corporatura da stuzzicadenti e i capelli da porcospino giapponese volto al dark wave stava pisolando in pace sperando di raggiungere il suo posto fra lo Yin e lo Yang prima di arrivare a destinazione.
Capiamoci: codesto essere, che non è né Spiegelmann né Herder, quindi non ha un accidente a che fare con noi, è stato imbucato nella nostra vacanza allegra sul camioncino hippy di mamma-Spiege, denominato a caratteri rossi e distorti, ben dipinti sulla fiancata arcobaleno, con il sommo nome di Fiorenzo; senza alcun permesso né passaporto, così, perché Billy doveva ostentarci il suo fidanzato pseudo giapponese e mostrargli assolutamente da quale splendida patria Regina Terry fosse proveniente. Ma la cosa che Piromane Uno non aveva afferrato, buttandoci Lady Stuzzicadente dentro al Fiorenzo, è che a nessuno interessa dei giganteschi occhioni color nocciola o delle smisurate gambe del suo fidanzatino color pastello. A nessuno interessano i suoi discorsi sulle teorie del basmati, né tantomeno le biografie di G-Dragon o della scrittrice di Black Butler. L’ultima cosa che vogliamo ascoltare dalle malandate casse del Fiorenzo, già inebetite dagli anni passati a trasmettere musica hippy, è la sua discografia dei BTS.
Questo affare, con le sue unghie da gatto inferocito e i suoi tacconi color latte e menta, era veramente l’ultimissimo nei nostri problemi, finché si stava a Mag, finché lo si vedeva una volta ogni mai girare per casa a braccetto di Terry, finché si sentiva la sua vocina carente di testosterone canticchiare 99 Luftballons giusto un paio di giorni al mese. Ma da quando ci è stato scaricato nel Fiorenzo, trascinato quasi contro la sua volontà verso una sperduta località del Mayo per essere presentato ufficialmente alla nonna, è diventato non il primo, diciamo l’unico dei nostri problemi.  
-La signora Goku ha ragione, Cooper, smettila di fissare quella roba bionda che sta in mezzo alla strada con il pollice in avanti, come se volesse chiederti l’autostop- la capacità di Chess di fare la telecronaca indesiderata in ogni santo momento descrive perfettamente perché il coglione nazista di Cooper Carter pianta il freno, abbassa il finestrino, e sblocca tutte le porte; esponendo noi poveri sei passeggeri alla mercé di ogni oscura creatura si aggiri nelle stradine nebbiose nell’Irlanda libera, precisamente sulla strada per Athlone, in piena notte, senza lampioni.
-Desidera, milady?- chiede Cooper alla pecora bionda, che ora che vedo ha un paio di enormi Luftballons che le sporgono dal top rosa fluo. Roba che non metterebbe nemmeno Chelsea nei suoi momenti più bui.
-Oh, ragazzi, sapeste, ho proprio bisogno di un passaggio… la moto mi ha lasciata a piedi, e come immaginerete… queste praterie buie non sono per nulla rassicuranti!- blatera, terminando il discorso con una risata da cavallo asmatico che ci fornisce una completa panoramica di tutti i suoi denti.
-Sai, nemmeno a noi piacciono le praterie di notte… per questo se non ti spiace ci leveremo di mezzo- borbotta Chess, cercando di infiltrarsi fino all’acceleratore e venendo puntualmente respinta con un calcio negli stinchi da Cooper Carter.
-Sicuramente, milady. E dov’è diretta, se posso sapere?- prosegue Mister Galantuomo, esibendo un sorriso da lama corteggiatore.
-Oh, non è importante- strilla la bionda, salendo praticamente in braccio a Chelsea alla velocità della luce, e chiudendo la portiera con un tonfo che fa sballottare tutto Fiorenzo. Dico un Ave Maria, per gli ammortizzatori, assieme a Charity. –Basta che andiamo!!...- altra risata da cavallo, e in men che non si dica, Cooper sigilla di nuovo tutte le portiere e riparte allegro verso la nostra meta.
 
-Aspetta, Cooper, ma dove stiamo andando?- chiede Charity Rebecca dopo un po’, affacciandosi ai sedili di fronte, dove Carter e Pecora-Cavallo stanno intrattenendo un’interessante conversazione sulle buche della strada. Sotto i capelloni ossigenati della Barbie che si è appropriata di Cooper e della salvezza di tutti noi passeggeri si scorge appena il viso paonazzo di Chelsea, che non è ancora riuscita a liberarsi da sotto il suo culone imbottito di botox.
-Sì, esatto, non ci eravamo persi?- intervengo, tirandogli un orecchio. Di solito si sveglia quando facciamo così. Dicono sia rimasto traumatizzato dalle tirate di orecchie ad un suo compleanno.
-Uh? Ah? Dov’è il Fuhrer?! All’armi!- esclama, tirando una gomitata al naso della Pecora. –Oh, Alex. Che succede? Qualche problema? Lady Nippomania ha ricominciato a cantare Ringa Linga?
-No, Cooper, ci siamo persi. Ci eravamo persi già da prima. E tu stai andando a caso.
-No, è diverso: Dakota sa dove dobbiamo andare… vero?
Cavallo-Girl annuisce convinta. –Andiamo ad Athlone!
-Visto? Sa la strada!
-Ehm… ho capito, ma Athlone non è a nord? A me sembra che stiamo andando a sud- specifico, mentre Chelsea mi lancia occhiate furenti da sotto i capelli di Dakota.
-Senti, Alexandria, stai tranquilla. Rilassati! Non ci sono comunisti nascosti dietro gli alberi, e tutti i russi sono rimasti al forte, tramortiti dalla vodka. Prenditi una vacanza, goditi il viaggio!- bene, queste sono parole Decisamente Troppo Strane per uscire dalla bocca di Cooper Carter. Dobbiamo eliminare Dakota il prima possibile. Anzi, subito. Aspettate che trovo un fosso abbastanza profondo… -Però mi raccomando, tieni sempre la mitragliatrice carica- aggiunge, prima di tornare alle conversazioni sulle strade bucate. Beh, forse possiamo recuperarlo.
 
Dopo due ore di strada, giungiamo di fronte ad un bivio. Ci sono dei cartelli: il primo, verso est, indica il nome di una città scritto in gaelico incomprensibile senza traduzione inglese, tedesca o chicchessia. L’altro, verso ovest, indica il nome di un’altra città senza traduzione.
-Io dico di andare a est- fa Billy.
-Per me dovremmo andare a ovest… ha più senso- cinguetta Lady Nippomania dal sedile posteriore.
-Io concordo con lei. Cioè, con lui- dico, ottenendo anche il consenso di Chelsea che non è ancora uscita dalla sua pesante situazione.
-Per me basta che ci muoviamo- mormora tetra Charity.
-Bene, allora tu che dici, Sergente?- se ne esce Dakota con la sua voce da porcello, sfarfallando un paio di ciglia vere quanto le Indie di Colombo rivolta a Cooper.
-Hey, bellezza, non so se te ne sei resa conto, ma ti sei infiltrata in una famiglia. Qui sono io il Sergente!- protesto, sebbene io appartenga al clan degli Spiegelmann quanto lei.
-Io dico che dovremmo vedere cosa c’è a est. Il nemico potrebbe essere ovunque, miei prodi! Potremmo scovare un plotone russo, da queste parti!- esclama allegramente Cooper Carter, ingranando la quarta verso la direzione di destra, con una bella sgommata rumorosa condita dei nostri insulti.
-Ma ti sei fatto un frullato di cervella? Ne so poco di geografia irlandese, quanto basta per sapere che Athlone è a nord!- urlo, fiondandomi verso il sedile anteriore.
-Tranquilla, Alex! Che ti avevo detto? Rilassati, siamo in vacanza- mi zittisce Cooper.
-Esatto, Alexandra. Rilassati, siamo in vacanza!- gli fa eco Pecora Fluo.
Al che mi viene una gran voglia di tirarle un cazzotto. Innanzitutto Noi siamo in vacanza, non lei. E seconda cosa: se mai vi dovesse venir voglia di macabri racconti di assassini e carnefici, cercate “La Storia dell’Ultima Persona che mi chiamò Alexandra”. È un avvincente racconto in cui un disgraziato viene sfregiato con una matita e poi lanciato giù da una rampa di scale. Venne ritrovato svenuto, con il simbolo dell’Anarchia dipinto su una guancia, e un’enorme “i” dipinta sull’altra.
-Beh, ma almeno potremmo fare una piccola sosta… insomma, una decina di minuti- interviene Billy. –Charity deve fare la pipì.
-Concordo!- rantola Chelsea.
-Sìì! Voglio fare una foto a questa luna fantastica- strilla Nippomania.
-Bene, Cooper. Fermati, o ti ammutiniamo- affermo, poi Cooper si ferma. Ah, ah! Capita? Affermo! E poi… Cooper si ferma! Ah, ah, ah, che umorismo, ragazzi! Conservo ancora la Medaglia al Peggior Umorismo dell’Anno. L’ho vinta l’anno scorso, o due anni fa, non me lo ricordo. Fatto sta che è ancora ammaccata, perché l’ho usata per picchiare un tizio sui denti. Insomma, quel bastardo mi aveva fregato il martini, cosa avrei dovuto fare, lasciar correre? 
-ARGH- Chelsea esala il primo respiro dopo una lunga agonia, quando Dakota eleva il suo culone per scendere dal Fiorenzo.
-Bene, Cooper, ora possiamo ripartire- mi sporgo in avanti, e faccio per appoggiarmi a Cooper, ma quello sguscia via rapido come una sardina e io finisco con la faccia sul cruscotto.
-…beh, dolore?- chiede Chess.
-Umpf. Va a quel paese. Piuttosto… ti serve una bombola d’ossigeno, mentre i piccioncini stanno lì a fissare il cielo?- rispondo io, scavalcando i sedili e cadendo su quelli davanti in pieno stile sacco di patate.
-Mi chiedo che cielo guardino con molto interesse. È completamente coperto- rimugina Chelsea, sbadigliando.
-Sì, bella domanda.
La nostra intensa conversazione viene interrotta dal gran frastuono che fa Charity per slacciare la cintura, mollare il ricamino satanista in testa a Billy, aprire la portiera e annunciare che ci abbandonerà per cercare un posto dove fare i suoi bisognini. Billy Terry e Signorina Sakura la seguono a ruota, per poi sbattere la porta del povero Fiorenzo facendolo traballare tutto, comprese noi due dentro.
Ebbene, Camerata Chelsea, eccoci qui! Io e te sole solette all’interno di questo camioncino hippy, quasi a secco di carburante, perse nel mezzo dell’Irlanda e sicuramente dirette verso una strada sbagliata; mentre intorno a noi ognuno si gode la propria felicità sentimentale sospirando dolci parole d’amore al proprio partner, sotto un cielo limpido quanto il pavimento della doccia dopo una settimana che non mi lavo. Non è una situazione estremamente romantica? Pure Shakespeare sta uscendo dalla sua tomba per applaudire la nostra bravura teatrale; sento le nonnette appassionate di soap opera singhiozzare anche a tredici chilometri di distanza. E qui una cosa mi incuriosisce, anzi mi stupisce, anzi mi lascia letteralmente a bocca aperta: com’è che da quando siamo partiti non hai mai rotto le palle con i tuoi film?
-Alexandria?- Soldato Spiegelmann interrompe i miei interrogativi con una vocina molto sconsolata.
-Sì?- borbotto, senza staccare gli occhi dai capelli fluorescenti di Dakota, che si stagliano chiaramente nella notte di fronte al camioncino. Aspetta, forse è la sciarpa di Billy. Oppure Lady Stardust si è rovesciato addosso la sua polverina glow-in-the-dark.
-Mi sento sola. E mi annoio. La mia vita è noiosa- che grandi argomenti, Camerata! Speravo sparassi qualcosa di più confortante.
-Che vuoi farci? La bella vita non è fatta per i punk delle retrovie, soprattutto se questi dovessero trovarsi imbucati in camioncini a fiori nel culo dell’Irlanda- un istante dopo aver pronunciato queste parole, mi rendo conto di quanto invece deve essere speciale un’occasione come questa. Si potrebbero fare un sacco di cose. Chissà quanti scrittori hanno partorito le loro idee in un posto come questo. Quanti artisti hanno preso le loro ispirazioni guardando un cielo nebbioso attraverso un finestrino lercio. Quanti geni del crimine hanno fatto la propria storia disseminando cadaveri dietro le pecore addormentate ai lati della strada. Quanti druidi hanno compiuto le loro stregonerie in…
-Facciamo un film?- strilla, interrompendo per la seconda volta i miei filosofici pensieri con i suoi benedetti film. Che vi avevo detto? Fin troppo anormale, una Chelsea che sopravvive dieci ore senza film… è incredibile quanto il fatto che sì, ragazzi, siamo in viaggio da esattamente dieci ore, ovvero il tempo trascorso dall’ultima volta in cui ho ammazzato brutalmente la sveglia inserita nel cellulare di Cooper, questa mattina alle nove in punto in un hotel di Amburgo, in ritardo per il traghetto. L’abbiamo preso per il gran culo di Chelsea.
-Uffffff…- sbuffo tutta l’aria che ho in corpo, accartocciandomi sul sedile come una foglia secca. Resto lì per qualche secondo, con lo sguardo viola di Chess fisso su di me e il suo sorrisone smagliante a illuminare vagamente l’abitacolo. Rifletto. Questa serata rischierebbe di diventare terribilmente noiosa.
-Al diavolo! Che Beato Flea sia con noi, e John Frusciante ci accompagni attraverso le steppe quadrifogliomani. Facciamo questo film!
 
Pessima. Pessima, pessima pessimissima idea… stiamo camminando attraverso un campo dirette verso una lugubrissima chiesetta –molto probabilmente diroccata, quasi sicuramente infestata- che Chelsea ha avvistato poco fa come perfetta location per la prima scena; con l’erica che ci arriva al ginocchio e le formiche che si arrampicano nelle nostre mutande.
-Aaargh! Billy, aiuto! C’è qualcosa sotto la mia maglietta!- ah, dimenticavo: ci siamo portati anche la coppietta.
-Tranquillo, Sunshine! Dopo ci do un’occhiata io, sotto la tua maglietta- voglio tirare un pugno a Billy. Non solo perché si è portato dietro quel coso estremamente aff… ingombrante, ma soprattutto per i nomignoli idioti che continua ad affibbiargli. Detesto i nomignoli. Detesto i nomignoli. Detesto i nomi, e anche i mignoli.
-Eccoci, siamo arrivati- ah, ah ah! Capita? I nomi… e anche i mignoli!
-Finalmente. Avevo paura di strapparmi una calza!- …lo so, dovrei darci un taglio. Cercherò di smettere. –Voi non avete idea di quanto mi siano costate… sapete che, se esposte al freddo, i gattini cambiano colore?!- qualcuno gli tappi la bocca. Quasi quasi tiro un pugno anche a lui. So che me ne pentirei… Billy mi sfregerebbe con le sue unghiacce. E poi, dai, come si fa a nuocere ad un faccino così cuccioloso. Ogni volta che lo guardo, mi sembra sempre più una versione zuccherosa di L di Death Note.
-Entriamo?- chiedo, speranzosa. Potrei fare un disegno del posto. Poi ambientarci un fumetto horror, o il prossimo racconto del terrore da camioncino.
-No, restiamo fuori.
-Ma… e allora per cosa diavolo siamo venuti qui?! Cioè… io ho camminato per tutto questo tempo per “restare fuori”?!- protesta Billy, torturando la sua sciarpa di piume. Chelsea apre la bocca per rispondere, ma lui la interrompe. –Eh, no! Io entro, voglio almeno vedere cosa c’è dentro questo tugurio. Poi puoi fare tutti i film che vuoi… su, qualcuno mi aiuti ad aprire questo dannato portone!
Scambio un rapido sguardo con Chelsea. Lei fa spallucce, quindi vado a dare una mano a Billy –prima che la fatica lo distrugga.
Quando finalmente siamo riusciti ad aprire una delle due porte, scardinandola per metà, un gran puzzo di chiuso, polvere e marmo ci investe, assieme a qualche pipistrello e qualche decina di maledizioni generazionali.
-Wow… è macabro, qui dentro- mormora Chelsea, superandoci. Grazie al cazzo. Noi facciamo la fatica, e tu te ne entri così. Ci risolleviamo rapidamente, poi la seguiamo.
-Già… decisamente. Potreste sposarvi qui. Vi sponsorizzo- afferma Billy, masticando svogliatamente una gomma che non si sa da dove sia arrivata. Io e Chelsea ci guardiamo, viola per l’imbarazzo. Cala il silenzio.
Mollo uno scappellotto a Billy. –Chiudi il becco, puttanella.
-Siamo in chiesa! Niente parolacce- mi rimbecca lui, massaggiandosi la nuca.
-Ah, certo, vieni tu a parlarmi di chiesa…- inizieremo a litigare, se non venissimo interrotti da una voce molto acuta e lugubre, come quella di un fantasma senza pace, inquilino di una chiesa diroccata nella campagna più sperduta; anima di una nobildonna straniera senza marito, unica seppellita sotto un pavimento di marmo, freddo come il ghiaccio, sotto un tappeto srotolato dal Cinquecento, intarsiato di capelli d’oro strappati a schiave troppo belle. Una voce ornata di teschi, sangue e abbandono, l’emblema della dimenticanza: ci investe come una valanga, delicata e letale come la lama di una katana, facendoci accapponare la pelle nel più terribile dei presentimenti; facendoci riflettere su ogni nostro peccato e ogni nostro merito, soppesare sul momento i motivi che avremo, una volta uccisi dal terrore, per reclamare un posto nel Paradiso.
-Fermi lì!
Rimaniamo in silenzio. Non abbiamo nemmeno il coraggio di guardarci negli occhi. Io, Chelsea e Billy. Fermi, come ha detto la voce, in un triangolo che potrebbe rivelarsi stregato; Chelsea al centro, come un Cristo, noi ai lati, come due Ladroni. Apprezzate questo attimo terrorizzante. Godetevi l’ultima boccata di ossigeno. Perché mi sa che moriremo tutti. Ci ritroveranno dopo due giorni di ricerche, qui, cadaveri contorti, disposti su un pentacolo fatto di sangue. Chiuderanno la Chiesa per sempre, la abbatteranno; dichiareranno la zona a transito chiuso a chiunque, non importa quale mezzo conduca. La nostra terribile storia verrà scritta dai più grandi autori dell’orrore, e…
-Vi giuro, in quella posizione, messi a triangolo, nella chiesa buia, con la luce lunare che vi investe i capelli… sembrate gli ONE OK ROCK!
Ci disintegriamo a terra. E da pezzetti a terra che siamo, le nostre urla si levano all’unisono:
-CHEROKEE!
Lady Terrorizza Uomini scende trotterellando dall’altare, con la sua Polaroid in mano. Scatta una foto, la scuote un po’ per far prendere colore alla carta, poi ce la sventola sotto il naso.
-Guardate!- cinguetta, esaltato.
-Che. Ro. Kee. – …ma insomma, che nome del cazzo. Capisco tutto, che vieni dalle Faer Oer, che sei un nippomane, che questo e quello, ma…  che nome del cazzo, dai! Come ha fatto tua madre a darti un nome del genere?! È così tremendo che ti calza quasi bene. –Ti ammazzo.


nota: Nessun offesa per i/le Cherokee. Alex è fatta così, purtroppo ce la dobbiamo tenere. A me personalmente piace, come nome, sul serio! Voi?
xx

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Capitolo 3
*** Campeggio (Il)legale ***


CAPITOLO TERZO: CAMPEGGIO (IL)LEGALE

-E ora mi spiegate dove stiamo andando?
Peggio di così la vacanza non poteva andare, penso, mentre la voce lagnosa di Charity Rebecca si fa sentire per l’ennesima volta nel giro di dieci minuti di giri a casaccio nella nebbia più buia. Siamo qui, su un ballonzolante Fiorenzo, col posto davanti occupato completamente da quella culona di Dakota, che poi che cazzo di idea ha avuto Cooper a volerla tirare su, mentre noi ce ne stiamo tutti schiacciati dietro, con Billy Terry in braccio a Cherokee che limonano abbondantemente come se fossero in camera da soli, mentre invece hanno me e Alex pigiate contro che tentiamo di respirare in questa camera a gas e di lasciare uno spazio a Charity Rebecca e al suo dipinto dark con pentacoli e vampiri incrociati a fate.
-Non stiamo andando, Chari, fattene una ragione.- abbaia Alexandria, sedendosi in braccio alla sottoscritta con l’eleganza di un elefante in calore. – Siamo persi nel …
-Cazzo, se avessi avuto la telecamera avrei potuto fare una ripresa mica male del lago di notte, e riutilizzarlo per le riprese del mio nuovo capolavoro!- sbotto, agitando i dread. Questa volta, so per certo che potrò girare il film che ho in cantiere da anni a questa parte. Ovviamente, non che non abbia già provato a girare qualcosa, con i validi aiuti di tutti i miei fratelli e dei miei amici, ma sono sempre venuti fuori dei cortometraggi mal girati e recitati ancora peggio. Prendiamo ad esempio il primo, “La rivolta dei babbuini”. Doveva partire come interessante horror psicologico girato nella periferia di Amburgo, con una maledizione legata a una casa costruita su un antico cimitero nibelungo, ma era uscito solo una serie di immagini discordanti che facevano sembrare la cassetta maledetta di The Ring il più grande capolavoro mai girato. Certo, alcune scene erano degne di essere salvate, come quella di Madison Hope che ballava con quei suoi inquietanti tutù bianchi e rosa sulle rovine del suddetto cimitero nibelungo sotto una luna rosso sangue, oppure quella di Cooper Carter legato al letto in veste di posseduto che veniva esorcizzato da una Alexandria vestita come una ballerina di streap-tease, ma, diciamocelo: quel corto dovrà rimanere per sempre sepolto nel baule di camera mia, sotto i vinili degli Einsturzende Neubaten e la collezione di tutti i film di James Bond. Quest’anno voglio dare una svolta differente ai miei film: qualcosa di psicologico ma allo stesso tempo di onirico, nulla a che vedere con gli stupidi horror della mia infanzia. L’Irlanda servirà giusto a dare un’impronta decisiva alla mia arte, insieme alla fratellanza istruita a dovere sui suoi ruoli. Dopo aver visto per notti intere i film di Lars Von Triar, essermi ingozzata di patatine fritte da bulimia acuta, aver dormito di giorno come un vampiro alcolizzato e essermi beccata le urla di mia mamma e di Alex, sono giunta alla conclusione che questa è la mia strada: Il Sogno Freudiano Al Cinema. Avevo già pronta la telecamera per scorrazzare dappertutto a filmare le scene più infernalmente paradisiache del nostro cammino, ma certo che se sto deficiente di mio fratello si perde, carica grassone coi capelli ossigenati a caso e mi ha nascosto la telecamera, è ovvio che il mio povero film parte svantaggiato.
-Cooper, ma non puoi fermarti un secondo?!- strillo, agitando i dread bianchi e rosa – Dai, devo riprendere il lago con la nebbia, sarebbe perfetto da usare come mondo capovolto che appare ogni tanto nei momenti di maggior tensione.
-E piantala, grassona psicopatica!- mi rimbecca Alex, dandomi un calcio negli stinchi – Ti pare che possiamo permetterci il lusso di fermarci nella notte, rischiando di trovare altre obese ossigenate e di essere divorati da lupi mannari, solo per una ripresa stupidissima che puoi fare anche ad Amburgo o in qualunque parte di questo Paese di leprecani?
-Veramente, Chelsea Sienna, chi se ne frega del tuo stupido cortometraggio.- Charity Rebecca, si leva una ciocca dal viso truccato da dark, sbattendo gli occhi incavati e soffocati da strati e strati di kajal e mascara – Stiamo vagando come le anime in pena delle fanciulle morte di parto che lavano i loro panni insanguinati alle fonti, e tu pensi a filmare la vita che avremmo dovuto vivere se non ci fossimo lasciati affogare nella torbida oscurità?
La guardo male, con quelle sue labbra carnose spennellate di nero, quegli occhi violetti infossati, quelle guance innaturalmente bianche scavate, quelle finte lacrime disegnate sotto l’occhio e quell’enorme anello da vacca la naso, i capelli mossi davanti alla faccia e una specie di nastro violetto avvolto sulla fronte. Con la luna pallida che la illumina da dietro e le lascia una parte del viso in ombra e fa brillare gli orecchini che grondano, insieme allo spillone infilato nei capelli, sarebbe perfetta. Perfetta. Sì. Veloce come mai lo sono stata in vita mia, strappo il cellulare dalle mani di Alex e mi slancio a fotografare mia sorella come fosse l’ultimo giorno delle nostre vite (cosa che forse è). Il suo strillo spacca timpani e l’unghiata che mi tira come una gatta in calore sono nulla in confronto a quello che ho ottenuto. Cosa c’è di più onirico che un spirito estremamente doom di una fanciulla suicidatasi per qualche motivo fuori dal mondo che mi inventerò stanotte?
-E dai, Chari, lasciala stare.- mi difende Cooper, piantandola di flirtare con Culone Dakota – Sono solo due foto per il suo stupido film.
-Lasciarla stare?! Ma Cooper Carter, mi ha fotografata, ti rendi conto?!- piagnucola quella strega ignobile, incrociando le braccia al petto – Vi ho detto milioni di volte che è una cosa che odio, come puoi difendere questa palla di ciccia lentigginosa?!
-Ce le avresti anche tu le lentiggini se non ti truccassi come un manichino, oca starnazzante.- abbaia Alex, riprendendosi il telefono – Comunque, Chess, io avevo capito che volevi fare una cazzata onirica, non una stronzata horror. Se ci metti la faccia dell’Oca Starnazzante scappano tutti dalla fifa.
-La smettete di romperle le scatole, insensibili?- si intromette Billy Terry con quella sua voce odiosa. – La nostra anima è sospesa in una situazione davvero onirica e superiore, che voi non potrete mai raggiungere, quindi non siate invidiosi e non cercate di strapparci il segreto della nostra eterna beatitudine.
Eccolo, mi pareva che fosse stato zitto fin troppo. Lo guardo alzarsi dalle gambe di Cherokee e prendere in braccio la sua indignata gemella, per poi vederli chiudersi nel loro guscio protettivo personale, tramando piani malvagi e parlottando nella loro lingua segreta. Io e Alex ci guardiamo, per poi osservare il nostro tranquillissimo Cherokee, intento a fumare l’ennesima sigaretta e ad asfissiarci tutti, che guarda poeticamente fuori dalla finestra fischiettando qualche canzone delle f(x).
-Scusa, niente di personale, ma come fai a stare con quella sottospecie di pecora ubriaca con le emorroidi di Terry?- chiede sospettosa Alexandria, osservando attentamente la faccina truccatissima del nostro Miss Manga e i suoi capelli sparati dappertutto. Che ansia che mette quando ci guarda con quel suo sorrisino misericordioso. Vorrei proprio vedere cosa si nasconde sotto il cerone da geisha.
-Su, cara, non essere così acida.- cinguetta, accarezzandole i boccoli biondi con le unghie laccate lunghe come artigli – Terry è un ragazzo adorabile, ma posso capire che siate un po’ gelose, come tutte le sorelle minori, d’altronde. Siete così carine!
Ci stringe le guance tra le dita, e ci fa venire un mezzo infarto. Invidiose del Gemello? E di Miss Manga In Diretta Dalle Faer Oer?
-No, bello mio, non siamo invidiose.- ruggisce Alexandria – E’ solo che …
-Gente, dobbiamo fare un Consiglio.
Guardiamo tutti Cooper Carter inchiodare il povero Fiorenzo e girarci verso di noi, con aria spiritata, scostandosi il ciuffo rosso dalla fronte. Ahia, quando viene riunito il Sacro Consiglio Degli Spiegelherdermann, la situazione è grave.
-Ma perché hai fermato l’adorabile camper?- chiede innocentemente Cherokee, sfarfallando gli occhioni da panda – Non possiamo fare il Consiglio mentre andiamo?
-Certo che potremmo farlo, Cheer.- borbotta Cooper, arrossendo – Ma io non sono in grado di fare il Consiglio e guidare contemporaneamente.
-E allora che cazzo fai, andiamo almeno in un posto illuminato!- Alex si alza e gli da un coppino – Così siamo alla mercé di qualunque psicopatico.
-Su, Alexandra! Non essere così nervosa. È la prima volta che vieni in Irlanda? Perché non dovresti preoccuparti così.- cinguetta pacifica Dakota, con i suoi labbroni rifatti a botox. Cazzo. R.I.P. Dakota Culona. Non doveva dire queste cose alla mia migliore amica, proprio no. Puntualmente, la furia di Alex si scatena, e tutti noi Spiegelmann con tanto di Miss Manga ci tappiamo preventivamente le orecchie.
-Cioè, maiala rifatta a botulino, ma come ti permetti di rivolgerti a me, al Sergente, in questo modo da infame plebea senza nerbo?! Io conosco meglio l’Irlanda di quanto tu conosca gli hamburger che ingurgiti, sottoestratto di carie d’elefante incrociato con un dugongo autistico, e sicuramente sono anche più furba di te che ti lascia appiedare da un motorino merdoso invece di girare con un mezzo coperto come farebbero le persone dotate di un minimo di senso logico! E poi, come osi anche solo di pensare di chiamarmi Alexandra?! Te l’ho già detto, e odio ripetermi, quindi fattelo entrare in quella tua testa bacata, ammasso di relitti del regno di Kublai Khan: io mi chiamo A-lex-an-drIa. Con la i, ok?! Comunque, non mi chiamare, e se proprio devi farlo, Sergente va più che bene. Capito, ammasso di lardo soffritto col sangue degli animalisti di GreenPeace?!
La povera Dakota è completamente stesa dalla rabbia cieca di Alex, e si limita a boccheggiare, gli occhioni celesti pieni di lacrime, guardando i nostri sorrisi sadici spaventata, la massa di capelli platinati appiattiti. Povera pecorella smarrita: potresti essere la prima vittima dello psicopatico che perseguiterà il mio film come elemento di disturbo alla vicenda. Guarda Cooper Carter in cerca di conforto e pigola, con la voce strozzata
-Ma … ma io … Cooper, difendimi …
Wow, non pensavo fosse così coraggiosa da avere anche la forza di parlare dopo una delle micidiali urlate di Alex. Dakota Culona ti devo rivalutare!
Alexandria guarda con aria di sfida il fratellone, quasi a voler vedere se osa difendere la nostra eroica botulinata, cosa che lui tenta di fare, smentito però dal sorrisetto sarcastico stampato sul volto
-Ma sì, dai, sorellina, Dakota non aveva sentito bene il tuo nome e poi effettivamente, state parlando in tedesco, per lei poteva anche essere la tua prima volta qui, non ti agitare.
È bellissimo il modo palese in cui mio fratello stia prendendo in giro la nostra botulinata ma lei non se ne accorge e continua ad annuire compita e a sorridergli.
-Ammettilo, vecchio marpione, è solo un modo per portartela a letto.- sbuffa Alex, senza riuscire a nascondere un ghigno predatore.
-Esatto, mia piccola sorellina. E tu non me lo impedirai così facilmente.- trilla lui di rimando, mentre Dakota continua ad annuire come una cogliona. Ma lo ha capito che lui la sta usando oppure no?
-Va beh, ragazzi, ciò non toglie che io sia un po’ stanco di viaggiare, e che abbia assolutamente bisogno di ritoccarmi il trucco, pettinarmi e fumarmi una sigaretta.- Cherokee si fa sentire, lisciandosi i jeans aderentissimi e sorridendo con quel suo modo inquietante da serial killer. Ah, come se finora si fosse fatto problemi ad affumicarci tutti, fregandosene altamente della mia faccia cianotica dopo l’ennesimo pacchetto di Lucky Strike in faccia. – Quindi, Cooper, tesorino mio, possiamo trovare in tempi brevi un ostello, un B&B, qualcosa di simile? Oppure anche fermarci e farci un giaciglio qui su Fiorenzo, è uguale.
Ora, Cooper Carter non permette che nessuno, ma proprio nessuno, nemmeno mamma o nonna, lo chiamino “tesorino mio”. Ma quando è Cherokee ad affibbiarli appellativi astrusi, non osa dire nulla. Io e Alex abbiamo un’ipotesi per questo suo inconsueto chinare il capo: per noi, lui e Cherokee erano andati a letto, quando si erano conosciuti, ma Cooper, un po’ per la vergogna di lui, fiero sciupa femmine 100% etero, un po’ per la naturale attrazione che chiunque di noi prova nei confronti del Miss Manga, ha deciso, onde evitare qualche velenosa vendetta e rivelazione scomoda, di asservirlo in tutto e per tutto. Oppure è solo perché Cherokee è davvero troppo intossicante per non morirgli dietro.
-Sì, siamo d’accordo.- esclamano in coro i gemelli – Fermati da qualche parte.
-Basta che non ci perdiamo ancora di più.- commentiamo io e Alex, stringendoci nelle spalle.
Cooper Carter si gratta la testa, e comincia ad accostare sulle rive di sto benedetto lago increspato dal gelido vento notturno. Uhm, potrei sempre fare delle riprese notturne dell’acqua, oppure fare sistemare Cherokee in modo da inquadrargli i capelli e la faccia da morto come se fosse uno degli spiriti dei suicidi che tanto decantano i Gemelli Grandi.
-Mi sa che a cercare un ostello, ci perderemmo ancora di più. Facciamo prima a fermarci qui sul lago; montiamo la tenda per me e Dakota, sempre che tu voglia dividere il giaciglio con me donzella, e non lasciarmi alla mercé dei miei fratellini minori e del mio migliore amico con gusti sessuali discutibili.- le fa l’occhiolino a cui nessuna può resistere, e Dakota si scioglie ancora di più di quanto già non fosse sciolta prima, con gli occhi a cuore.
-Ciance al bando, allora, montati la tenda dove tromberete come conigli e noi ci stabiliamo sul prode Fiorenzo.- lo zittisce Alex, stiracchiandosi non appena accostiamo e spegniamo il mezzo nelle prossimità del lago. Telecamera, dove sei?
Ora, io mi chiedo perché quel porco di Cooper non poteva lasciare a me e ad Alex la tendina e lui tenersi Dakota Culona su Fiorenzo, invece di zampettare allegramente dentro l’accampamento indiano con la sua nuova fiamma abbandonando noi, povere piccole sorelline reiette, in compagnia dei Gemelli Grandi e di Cherokee. Sto mangiando golosamente un panino triplo osservando la solita litigata per i posti letto che oramai è un must degli Spiegelherdermann.
-Senti, cocca bella, io e Cherokee di sopra non ci stiamo. E ti spiego subito perché: è stretto e umido, ci rovineremmo completamente i capelli, e poi ti pare il caso di lasciare una coppia di fidanzati, ripeto, fidanzati, in quella sottospecie di tugurio schifoso quando ci sarebbe un letto, se vogliamo chiamarlo tale, giù di sotto? Ecco. Senza contare che siamo più grandi di voi due.- sta sindacando Billy Terry, mani sui fianchi e gesto nervoso del capo per scostarsi il ciuffo.
-Ah, ma complimenti, così lasceresti me e Chess di sopra quando sai benissimo che Chess è sovrappeso e quel letto non riuscirà mai a sostenere il suo peso ed è pure handicappata a salirci?!
Alex ha sempre questo modo carino di definire la mia leggera ciccia adiposa.
-Dai, Alex, ora non è il caso di offendere, non sono così menomata e obesa … - tento di difendermi, grufolando nel panino.
-Non ti voglio offendere, tesoro, sto solo peggiorando la tua situazione per prenderci il lettone comodo di sotto!- mi sibila nell’orecchio, ringhiando, per poi riprendere a urlare – Voi due siete due mezze seghe, non sfondereste il letto!
-Ma piantala di raccontarle, Alexandria, Chelsea ci ha sempre dormito di sopra e il letto è ancora lì, come puoi ben vedere!- continua a strepitare mio fratello – Me ne frego del resto, io e Cherokee dormiamo giù, e voi su. Basta, fine della storia.
-Sususu, amore, non ti scaldare.- interviene la geisha assassina, accarezzandogli i fianchi ossuti – Se le ragazze vogliono il letto di sotto, lasciamoglielo pure. L’unica cosa è che, care, da sotto si sente decisamente di più se, come dire, consumiamo qualche tipo di rapporto sessuale.- sogghigna a vedere la faccia verdognola di Alex – E vi ricordo che la cenere delle mie sigarette finirebbe ineluttabilmente al piano terreno, sulle vostre coperte.- sogghigna ancora di più a vedermi sbiancare e diventare già cianotica in partenza – E poi, beh, c’è la nostra adorabile Chari. Ovviamente, non possiamo lasciarla a dormire sui sedili davanti, sono così scomodi, e il letto di sopra è stretto, quindi dovrebbe dormire con voi …
Razza di ingrato bastardo, penso, mentre Alex scatta sull’attenti e mi ordina di salire sul letto di sopra. Lo sapevo, lo sapevo che in qualche modo Cherokee ci avrebbe fregato e ci avrebbe costretto a stare in quel lurido e freddo letto di sopra. Perché mi faccio andare giù tutto, ma non dormire con mia sorella Charity Rebecca.
Sbuffo, cominciando a scalciare mollemente per raggiungere il letto, seguita da una furibonda Alexandria.
-Ma che poi mi chiedo, voi due fidanzati che cazzo ci fate a dormire con Charity?!- sbottiamo in coro noi due, affacciandoci dal bordo del letto, guardando storto i gemelli che si sorridono smielati e si tengono a braccetto, approfittando che la geisha assassina faroese sia andata a scartavetrare le balle a Cooper e a Dakota.
-Avete presente quando vi dico che in casa nostra di notte voi non ci dovete dormire perché si fa altro?- cinguetta la strega verde, aggiustandosi la camicia da notte bianca con i teschietti. – Bene, provate a immaginare e a non rompere le balle, ok?
-Siete ancora troppo piccole per capire, stronzette.- Billy Terry ci fa la lingua, ondeggiando nella maglia extralarge dei MCR, e scompaiono alla vista.
-Alex, ma cosa vuol dire?- tartaglio io, abbrancandola per un braccio nella mia camicia da notte con gli hot dog.
-Non lo voglio sapere, Chess.- sussurra lei, infilandosi nel sacco a pelo, per uscirne subito dopo bestemmiando insieme a un piccolo scorpione appeso a una natica. – E adesso che ci fanno gli scorpioni su Fiorenzo, cazzo?!
Mi gratto i dread, scrutando il mio sacco a pelo rosa cercando eventuali piccoli ospiti, con la torcia, mentre i tre di sotto ridono come delle sedicenni in calore al primo pigiama party. Non oso immaginare cosa stiano tramando alle nostre spalle
-E’ colpa di Avery Aubrey.- commento, cercando di staccarle lo scorpione testone dalla chiappa – Aveva trovato una colonia di scorpioni in vacanza in Polonia, e aveva deciso di salvarli e di farne i suoi animali domestici. Solo che li portava sempre anche in Irlanda dentro il loro vivaio, e durante una sbandata io sono accidentalmente caduta e l’ho rotto, subendo le sue ire funeste e la fuga della colonia.
-Non mi stupisce che sia stata colpa tua.- abbaia Alex, dandomi uno scappellotto mentre sta per spiaccicare il povero scorpione sopravvissuto. Ma poi si blocca di colpo, facendolo dondolare per la coda davanti al mio naso lentigginoso.
-Che … che hai intenzione di fare con Oscar?- credo sia Oscar. Potrebbe anche essere Emily, non mi ricordo.
-Perché non facciamo qualche scherzetto di cattivo gusto al trio delle meraviglie del piano di sotto?- sibila lei, con un luccichio malvagio che non promette nulla di buono. L’ultima volta che aveva proposto qualche missione punitiva era finita male per noi due, chissà come mai. La guardo male da sotto le ciglia arancioni
-Ti ricordo che l’ultima ne siamo uscite io con l’urticaria e tu con un occhio nero.
-Pff, eravamo dilettanti!- mi zittisce, sbattendo gli occhioni – Ora siamo decisamente più pronte a fargli mangiare la polvere, o no, soldato palla di lardo?
La mia indecisione non deve piacerle, visto che mi stringe la ciccia tra le dita e mi fa il solletico nel collo.
-E dai, Chess, metti un po’ di vita nelle tue lentiggini morte! Avremo la nostra rivincita tanto agognata! E poi, anche se non fossi d’accordo, sentiti costretta.
Mi fa un sorrisino cattivo.
-Pronta o no a prenderti la vittoria?

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