Let's change the world

di Steno
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il treno ha fischiato ***
Capitolo 2: *** In diretta ***
Capitolo 3: *** Let's stick together ***



Capitolo 1
*** Il treno ha fischiato ***


Il titolo vuole essere un ovvio omaggio alla novella di Pirandello. Per favore segnalatemi eventuali refusi.
 
Il treno ha fischiato

Brian accarezzò la copertina del suo diario sovrappensiero, la sua mente vagava persa in ricordi lontani. Aveva sempre amato il vecchio treno a vapore con il suo profilo caratteristico e le superfici metalliche, rese opache dal tempo. Forse era proprio l’atmosfera vintage del vecchio treno a renderlo pensieroso, in fin dei conti.
Con uno sbuffo la locomotiva si fermò e l’uomo accantonò il vecchio diario per avvicinarsi al vetro: aveva preso il treno molto presto quella mattina e sentiva ormai il bisogno impellente di sgranchirsi le gambe.

Guardando distrattamente la folla assiepata sulla banchina, si rese conto di osservare un viso familiare. Era Clare, una donna che una volta era stata una dolce ragazza dagli adorabili capelli biondi e i vivaci occhi color nocciola.

Brian deglutì.

Guardò il proprio riflesso: un uomo stanco dal volto scavato, ingobbito dagli anni. L’alcolismo e il fumo lo avevano fatto invecchiare precocemente.
Il riverbero sui meravigliosi capelli dorati di lei gli ricordò un’estate lontana e un bagno nel fiume accompagnato da risate spensierate.

Ma era stata un’altra vita, non era pronto a rivederla, non lo sarebbe mai stato: non voleva che la donna che aveva amato e abbandonato vedesse l’uomo che era diventato.

Il sorriso meraviglioso che Brian non aveva mai dimenticato apparve improvvisamente sul volto di Clare e l’uomo sentì una fitta acuta al cuore. Non sapeva neanche di possederne ancora uno.

Girò le spalle al vetro, sopraffatto, e si abbandonò contro il sedile sommerso dai ricordi.

Anche allora era una bella giornata di sole. I fianchi delle colline verdi digradavano gentilmente verso il villaggio dove era cresciuto. Da dove si trovava lui, in piedi al limitare della foresta, riusciva ad abbracciare l’intero abitato con un’occhiata; ma i suoi pensieri erano da tutt’altra parte.
“Io ti amo! Vieni con me!” incorniciò la sua amata Clare con le braccia, intrappolandola contro l’albero. Era un gesto familiare, che già tante volte aveva giocosamente compiuto in passato, per poi chinarsi a baciarla. Però stavolta non ci sarebbero stati baci, solo lacrime.
Clare studiò i suoi occhi, accarezzandogli dolcemente il volto. Alla fine, fece un respiro profondo. "Mi dispiace," cominciò con voce spezzata, "Sai che io provo lo stesso per te, ma non posso seguirti, non posso abbandonare mio padre e mia sorella, non ora che la mamma non c’è più”

Brian nascose il volto tra le mani, soffrendo come la prima volta che aveva sentito quelle parole e come ogni volta che le riviveva nella sua mente.
Aveva avuto tutto dalla vita: fama, ricchezza e anche una famiglia amorevole che gli rimaneva vicino nonostante i suoi difetti.
Eppure, se avesse potuto esprimere un singolo desiderio in quell’istante, avrebbe rinunciato a ogni cosa per tornare a quel momento e dire al sé stesso più giovane di scegliere Clare.

Il treno fischiò, annunciando la partenza e Brian non riuscì ad impedirsi di alzare gli occhi per rubare un’ultima immagine della donna che aveva amato tutta la vita. 

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Capitolo 2
*** In diretta ***


Inizialmente questa storia doveva avere un unico capitolo, ma sapete com'è: ad ispirazione non si comanda così eccoci qui. Non posso escludere che continuerò anche oltre i due capitoli che sto aggiungendo
 
Let's change the world

Ho sempre pensato che il mondo fosse difficile da cambiare per un semplice problema di numeri: se siamo approssimativamente sette miliardi sulla Terra, allora ci saranno sette miliardi di persone più che volenterose di cambiare il mondo. Potrebbe sembrare un grande numero ma allora com’è che il mondo non cambia? La mia risposta sta nel numero stesso. Se chiedi a sette miliardi di persone cosa farebbero al riguardo: otterrai sette miliardi di soluzioni diverse.
Ma non è finita qui.
Il problema dei numeri riguarda anche altri aspetti del cambiamento. Una persona da sola può fare poco, ha bisogno di sostegno da parte di terzi, ma, sebbene la volontà di cambiare sia molta il disinteresse è poco. Quindi un eventuale rivoluzionario dovrà scendere a compromessi per accontentare i suoi sostenitori.
Il punto è che più cresce il numero (e tre) più è semplice che qualcosa vada storto, basta una singola mela marcia a rovinare tutta la catasta.
Nonostante questa semplice verità, non ci sono alternative: nessuno ha abbastanza potere da farlo da solo.
Tranne me ovviamente.
Per qualche ragione mi è stato donato un potere più unico che raro. È per questo che se mi chiedete cosa intendo farci risponderò inevitabilmente: cambiare il mondo!

L’intervistatrice mi guardò interdetta. L’intero studio televisivo era caduto nel silenzio. Probabilmente anche dietro le orbite vuote delle telecamere un indeterminato numero di telespettatori mi guardava perplessa.
Comoda sulla bella poltrona imbottita, aspettai che si riempisse la barra di caricamento che mi sembrava d’intravedere in sovraimpressione sulla testa della donna davanti a me.

“Cosa…come?” disse infine.

“Cambierò il mondo” ripetei io tranquilla “Ho già iniziato in effetti”

Questo sembrò scuotere il pubblico infatti qualcuno mi urlò senza aspettare che gli passassero il microfono: “Ma che cazzo dici?”

Feci un cenno all’uomo: “Sarò lieta di spiegarmi se volete”

“La prego c’illumini” in realtà non mi piaceva quella donna, il tono supponente che aveva appena usato con me era il suo marchio di fabbrica. Il suo show aveva tanto successo: solo perché il grande pubblico traeva qualche tipo di soddisfazione personale nel vedere le persone entrare fiduciose, solo per essere distrutte semanticamente e umiliate.

Effettivamente ero lì anche per quello, come dicevo da qualche parte si deve anche iniziare.

“Mi avete pagato una certa cifra per concedervi un’intervista” spiegai sostenendo il suo sguardo “Non scenderò nel dettaglio ma diciamo che ci sono quattro zeri” Roxy, questo era il suo nome, lanciò uno sguardo allarmato oltre il pubblico, verso la cabina della regia, ma io non le lasciai il tempo d’intervenire “Ovviamente non è l’unica offerta che mi è arrivata: ho già partecipato ad un piccolo esperimento sulla portata dei miei poteri e Hollywood mi ha offerto una cifra esorbitante per girare il mio film autobiografico. Questi sono solo un paio di esempi, ma la cosa che vorrei sottolineare è l’enorme quantità di denaro che guadagnerò in questo modo”

Roxy sembrò illuminarsi, la sua espressione assunse una piega malevola. Come mi aspettavo, lei era proprio una di quelle mele marce di cui sopra. La sua replica era ovvia:
“Quindi mi stai dicendo che vuoi usare i tuoi incredibili poteri, che potrebbero salvare tante vite nel mondo, esclusivamente per arricchirti?” per quanto sembrasse impossibile, la sua voce trasudava veleno, forse non ero l’unica con i superpoteri dopo tutto.

Come prevedibile, la sua affermazione scatenò un coro di proteste nel pubblico; alcuni fischiavano, altri urlavano cose irripetibili, qualcuno mi tirò una scarpa.

Che idea sciocca.

Il mocassino si fermò a mezz’aria e lì rimase azzittendo magicamente il pubblico. Le telecamere si voltarono freneticamente per inquadrare la scena e la scarpa planò verso il terreno accompagnata da un coro di mugolii sorpresi.

Alzai gli occhi al cielo divertita.

Sapevano benissimo dei miei poteri, la copertura mediatica non aveva lasciato posto all’ignoranza, ma vederli dal vivo era un’altra cosa. Non ero mai stata un’esibizionista, per questa ragione, nei limiti del possibile, non mi ero lasciata andare a spettacolari manifestazioni pubbliche.
Ovviamente c’era stato un po' di malcontento al riguardo, infinite emittenti avevano cercato di farmi esibire in qualche tipo di spettacolo, per non parlare dei curiosi per strada; ma ero stata tassativa al riguardo: io non sarei diventata un fenomeno da baraccone, non importava la quantità di zeri sull’assegno.

“Non è curiosa di sapere cosa intendo fare con quei soldi?”

Roxy saltò sulla sedia e io le sorrisi accondiscendente:
“Ehm…si i soldi…” il suo sguardo saettava impazzito, dalla mia posizione vedevo benissimo il regista che dalla sua postazione urlava nel microfono come un pazzo.
“Ho intenzione di pagare le pensioni!
” l’uomo si bloccò con la bocca aperta e un pugno alzato.

Mi guardò.

E io guardai lui.

Ero tentata di alzargli la mascella con mezzi miei ma mi trattenni. Sarebbe stato capace di trasformarla in un’aggressione immotivata pur di fare audience.

“Come?” gridò qualcuno dal pubblico.

Mi raddrizzai contro lo schienale: mi ero divertita abbastanza era ora delle spiegazioni serie.

“Sono un mucchio di soldi, come vi stavo spiegando, e, sinceramente parlando, non saprei che farmene, quindi conto d’investire circa il 98% in un fondo con cui pagherò tutte le pensioni dello stato” presi fiato sentendo nascere un mormorio incredulo “Ho già preso contatti in questo senso. Il mio obiettivo è ottenere una riduzione dei contributi che tutti pagate sullo stipendio”

La sala esplose e io li lasciai sfogare, avevo la netta impressione che molti non stessero neanche urlando parole sensate, semplicemente sentivano il bisogno di manifestare in maniera forte il loro stupore.
Andò avanti per un po’, con Roxy in piedi che cercava di calmare gli animi.

Io da parte mia avevo tirato fuori il telefono e giocavo a tetris: ero venuta preparata.
Non so quanto tempo passò ma in qualche modo le urla furono ridotte ad un borbottio e Roxy dovette decidere che non poteva ottenere di meglio.

“Signorina,” esordì in maniera acida, non le piaceva proprio perdere il controllo della situazione “Quello che dice non ha senso! Potrebbe fare cose incredibili e vuole ridurre tutto ad una questione di soldi”

Roteai gli occhi dentro la mia testa, lo aveva detto con un tono schifato ma, per essere una che disdegnava il denaro, sono sicura che non faceva la presentatrice per beneficenza.

“Ma io farò cose incredibili” risposi quieta “Solo che sotto regolare contratto”

“I suoi poteri potrebbero essere destinati a qualcosa di più!” sputacchiò e io fui estremamente felice di poter deviare alcuni schizzi “Con i suoi poteri, lei potrebbe… potrebbe…”

Appoggiai la guancia sul palmo: “Potrei cambiare il mondo?” la stavo aspettando al varco.

Con la coda dell’occhio vidi il regista agitarsi di nuovo, ma, purtroppo per loro, avevo seri dubbi che potessero spuntarla a questo punto.
“Sì!” la voce di Roxy aveva una leggera nota di panico e provai una meschina soddisfazione mentre seguivo una gocciolina di sudore che le scendeva dalla tempia “Ma in altri modi!”

Tirai un sospiro, era finalmente arrivata dove la volevo.
“Io so usare la telecinesi! Sposto le cose con il pensiero. Cosa dovrei fare secondo lei? Combattere la criminalità organizzata con un costume appariscente? Non posso guarire il cancro e non ho un rimedio per la fame nel mondo”

Questo sembrò farle venire un’idea, ma avevo costruito la frase in modo di condurla alla domanda successiva, non aveva scampo.

“Potrebbe donarli in beneficenza!” mi puntò contro un dito accusatore convinta di avermi colto in flagrante.

“Potrei” ammisi “Lei quanto dona in beneficenza annualmente?” la sua espressione fu impagabile.

Però quella scenetta era andata davanti abbastanza a lungo, volevo tornare a casa e vedermi un film in pace.

Mi alzai parlando direttamente alle telecamere:
“So che ci sono molti modi in cui potrei investire i miei soldi e non escludo che in futuro potrei dedicarmi anche alla beneficenza o ad altri progetti simili, ma per ora voglio migliorare la vita delle persone che mi stanno intorno. Prendersi cura degli anziani è un dovere civico! Ma esistono troppe persone che si spaccano la schiena per tutta la vita solo per finire i loro giorni nella miseria. Non è giusto! I contributi che vengono pagati sono assurdamente maggiori della cifra destinata alle pensioni! Io non so dov’è che s’inceppa il meccanismo ma ho intenzione di risolvere il problema: aprirò un fondo e sfrutterò i miei poteri al massimo per guadagnare quanto più possibile. Accetterò qualunque contributo mi vogliate versare con l’obiettivo di azzerare i contributi che ognuno di voi versa!”

La folla balzò in piedi applaudendo.

Rimasi sorpresa, non avevo pensato di ricevere una tale approvazione agli inizi del mio folle progetto utopico, volevo solo presentare la mia idea al grande pubblico.

Inchinai la testa accettando gli applausi.

Forse in fin dei conti sarei riuscita a cambiare il mondo.

 

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Capitolo 3
*** Let's stick together ***


Come dicevo non so se questa storia continuerà ulteriormente. 
 
Let's stick together

Un orribile rumore di pneumatici che sfregano sull’asfalto accompagnato da un coro di clacson invase l’aria.
Un camion fuori controllo sbandò per la strada, lanciato a tutta velocità, puntava il parco dove era in corso un festival estivo. Alcuni gridavano scappando mentre altri rimanevano atterriti fermi sul posto, completamente paralizzati dalla paura.
Il mezzo sfondò la palizzata che divideva lo spazio verde dalla strada pronto a mietere le prime vittime.
Poi il tempo sembrò fermarsi.
Le ruote giravano a vuoto mentre la vettura si alzava nell’aria roteando lentamente su sé stessa, passò sopra la folla che osservava attonita galleggiando fino ad uno spazio sgombro dove si depositò al suolo proprio davanti ad una figura esile che accompagnò tutta la discesa con il movimento delle braccia, per poi lasciarle ricadere lungo i fianchi a lavoro ultimato.

Mi svegliai di soprassalto. Dopo un attimo il panico causato dal risveglio improvviso si calmò.
La stanza era buia ma fuori il cielo stava schiarendo. Mi misi con fatica a sedere incrociando le gambe, le emozioni forti del sonno non accennavano a sparire, con un suono soffocato affondai il volto tra le mani cercando di regolarizzare il respiro.

Ultimamente avevo ricominciato a fare quel sogno. Quello era stato il momento in cui tutto era cambiato. Ricordavo ancora perfettamente l’istante in cui aveva notato il camion e avevo capito che c’era solo un modo di evitare la strage.

Raddrizzai la schiena, i palmi delle mani mi sembravano grigi nella penombra.
Usare la telecinesi era come avere un senso in più: avvertivo gli oggetti intorno a me e il formicolio sotto pelle, che si agitava indistintamente della punta delle dita al polso, ormai era familiare. Una strana conseguenza è che le cose mi sembravano meno stabili, sarebbe bastato un gesto e degli oggetti di norma inanimati avrebbero preso a volteggiare per la stanza senza motivo apparente.

Con sospiro decisi di alzarmi. Una doccia avrebbe lavato via gli strascichi di quella notte agitata.
°°°°°
“Buongiorno!” mi salutò Josie al mio ingresso in ufficio. La mia segretaria era presto diventata indispensabile per la fondazione.
Era una donna di mezza età con uno spiccato senso dell’organizzazione; era stramaledettamente brava nel suo lavoro e nonostante, ne ero certa, le pressioni che aveva subito non si era mai lasciata scappare nulla.

Persa nelle mie riflessioni mi sfilai il giacchetto appendendolo e non notai il nostro ospite finché Josie non si schiarì la voce con discrezione.
Era un uomo avanti con gli anni, dai radi capelli grigi e la pancia strangolata da una cintura decisamente troppo stretta. Il suo completo era costoso e il fermacravatta aveva tutta l’aria di essere d’oro.

“Il signor Cosby attendeva il suo arrivo” mi informò Josie “Può riceverlo subito?”

La guardai smarrita: “Fra un secondo!” dissi precipitosamente e corsi al riparo nel mio ufficio.
Chiusa la porta alle mie spalle si guardò intorno in preda al panico. Brian Cosby mi voleva vedere. Il più grande scrittore di romanzi erotici del mondo era nel mio ufficio. Cosa diavolo stava succedendo?

I fogli sulla mia scrivania si alzarono in volo e si accatastarono in uno sportello che si era aperto da solo. Il cestino, che avevo rovesciato con un calcio il giorno prima in un momento di frustrazione, tornò al suo posto e coì le carte al suo interno. Infine le persiane si aprirono lasciando entrare la luce del sole.

Presi posto dietro la scrivania ancora incredula e accesi l’interfono: “Josie, fai accomodare il signor Cosby”

“Ma certo signorina Maillard”

La porta si aprì e Cosby in persona chinò la testa in segno di saluto.

“Buongiorno, immagino che avrei dovuto prendere appuntamento ma è stata una decisione improvvisa, spero di non averla colta in un brutto momento” si accomodò nella sedia di fronte a me poggiando un logoro diario sulla scrivania.
Il mio sguardo saettò dal libro all’uomo.

“Assolutamente, non avevo appuntamenti questa mattina, solo mi chiedo come posso aiutarla” ero cauta, dalla mia apparizione in televisione in molti avevano cercato spudoratamente di approfittarsi di me.

“In realtà spero di poter essere io ad aiutare lei, ma prima di continuare la nostra conversazione vorrei che leggesse le prime pagine di questo” spinse il diario verso di me e, senza aspettare una risposta, si alzò andando ad ammirare i quadri appesi alle pareti con l’interesse che si potrebbe riservare ad un’opera d’arte. Non poteva sapere che Josie li aveva comprati per me ad un mercatino delle pulci, tanto per dare un tocco di colore alle pareti.

Circospetta presi il libro, non sapevo bene cosa aspettarmi dal diario di uno scrittore erotico; senza contare che leggere il diario di qualcun altro mi sembrava intrinsecamente sbagliato.

Caro diario diceva la prima pagina sta succedendo qualcosa di strano.
Oggi dal droghiere ho incontrato Mary Olland. Ho sempre avuto un debole per quella ragazza: è così dolce e gentile che sento l’impulso irrefrenabile di proteggerla. Mi ha sorriso, come sempre, poi ho avvertito chiaramente la sua voce dire -Maledizione Brian, quando ti deciderai a fare la tua mossa? Sono stufa di fare la santarellina! È da quando Leonard si è trasferito in città che non passo del tempo con un uomo!-
Inutile dire che mi è andata di traverso la saliva e ho rischiato di soffocare. La stavo guardando dritta in faccia e ho la certezza che le sue labbra non si erano mosse.
Non è finita qui!
Si è messa a battermi sulla schiena e quando i miei colpi di tosse si sono quietati la sua voce ha continuato.
-Senti che spalle forti! Scommetto che riesce a tirarmi su senza problemi; ho sempre voluto farlo contro una parete!-
L’ho guardata disperato e anche se la sentivo parlare lei non stava dicendo niente. Sono scappato con una scusa.
È già la seconda volta questa settimana, mi ero quasi riuscito a convincere che, quando l’altro giorno ho sentito mio fratello pensare alla figlia del locandiere, era tutto dentro la mia testa. Non capisco cosa sta succedendo, ovviamente mi è successo di pensare a Mary in quei termini, ma solo in qualche momento privato a notte fonda. Non posso essermelo immaginato ma non riesco a concepire un’alternativa valida.

“Forse sto impazzendo” completò Brian ad alta voce.

Lo guardai confusa, l’uomo era dall’altra parte della stanza e non c’era modo che potesse sapere dove fossi arrivata a leggere; poi un’idea assurda si fece strada nella mia testa.

“Che strano…” mormorai esitante “Sembrava quasi che lei mi avesse…”
“Letto il pensiero, è esattamente così”

Scattai in piedi facendo cadere il libro. Avevo spalancato la bocca ma non sapeva cosa dire e la richiusi. Provai ancora ma le parole sembravano sfuggirmi.

“Non può essere poi così sorpresa, lei ha fatto volare un camion con rimorchio, è su youtube lo sapeva? La risoluzione è pessima ma il contenuto è inequivocabile”

“Io…lei…non può essere” crollai di nuovo a sedere. Fissai il vuoto per un lungo momento poi l’accettazione si fece largo in me.

“Credevo di essere la sola” dissi infine.

“Anche io” Brian si avvicinò nuovamente alla sedia mettendosi comodo “Per più di trent’anni ho pensato che non avrei mai potuto parlare di questo con nessuno, ma confido che lei saprà mantenere il mio segreto”

Distrattamente mi trovai ad annuire: “Quindi lei sente tutto quello che penso?”

“No” la fronte mi si corrugò e l’uomo sorrise “Il mio potere sembra avere un grosso limite” spiegò “Per qualche buffo scherzo del fato sono in grado di leggere solamente i pensieri erotici. Poco fa, sono stato in grado di capire cosa pensava esclusivamente perché la vostra attenzione era focalizzata sui primi episodi in cui si è manifestata la mia capacità”

Mi  morsi un labbro mentre le labbra mi si piegavano inesorabilmente verso l’alto.
“Avanti, rida pure” disse Brian divertito a sua volta “Convengo che è un potere assurdo, ma mi ha portato grandi benefici nella vita. Innanzitutto una carriera sfolgorante che mi ha reso ricco, inoltre ho fatto felici molte donne”

Ero scossa da una ridarella incontrollabile: “Mi scusi” rantolai “La smetto subito!”

“Non c’è problema” mi tranquillizzò Brian rilassandosi sulla sedia “Devo dire che è liberatorio raccontare tutto a qualcuno, è come se avessi aspettato tutta la vita per ridere con qualcuno della mia sorte”

Mi asciugai una lacrima: “Deve essere stata dura da solo” dissi calmandomi “Davvero non lo ha mai detto a nessuno?”

“Mi dica, signorina Maillard, se non fosse stato per l’incidente del camion lei avrebbe comunque rivelato in suo segreto?”

Ci pensai su, non me lo ero mai chiesto:
“Probabilmente no, capisco cosa vuole dire. Non sa se ci sono altri come noi?” adesso che avevo scoperto di non essere l’unica il mio cervello era in fermento, forse là fuori altri come noi si nascondevano nell’anonimato pensando di essere soli.

“Non che io sappia, ma forse altri, come me, dopo averla vista uscire allo scoperto cercheranno di contattarla. Tuttavia vorrei che il mio segreto rimanesse tale, capisce bene che altrimenti dovrei dire addio alla mia carriera e potrei andare incontro a provvedimenti legali”

Annuii entusiasta: “Ma certamente! Spero comunque che potremo rimanere in contatto”

“In realtà sarei qui anche per un’altra ragione” disse Brian aprendo la borsa di pelle “Ho sentito che la vostra iniziativa sta incontrando qualche difficoltà”

“Temo di sì, sembra che ridicolizzare il governo in diretta abbia smosso gli animi delle persone comuni, ma mi ha anche procurato nemici potenti, buona parte delle offerte che mi erano state fatte sono state ritirate” con senno di poi mi ero quasi pentita dell’intervista.

“Immagino, d’altra parte se lei ha successo mostrerà alle persone che esiste un’altra strada e immagino che non possano permetterlo” continuava a frugare senza molto successo, poi si aprì in un’esclamazione vittoriosa ed estrasse una busta.

“Le confesserò che quando ho iniziato a scrivere era più per disperazione che altro, non ho mai desiderato diventare ricco, mi bastava avere da mangiare e un tetto sopra la testa. Avevo dovuto abbandonare la città dove sono nato perché non riuscivo più a guardare in faccia le persone con cui ero cresciuto e ho dovuto dire addio all’unica donna che io abbia mai amato: una creatura pura e innocente, mi creda so quello che dico” il suo sguardo perso in un ricordo lontano tornò su di me “Però quando ho proposto il mio primo libro ad un editore è impazzito, sono stato pubblicato nel giro di un mese e l’opera è andata a ruba” mi strizzò l’occhio “La mia protagonista, Mary, e le sue torbide avventure amorose hanno avuto un successo quasi ridicolo” le passò la busta e io lo guardai interrogativa.

“Desidero fare la prima di una lunga lista di donazioni alla vostra causa”

La busta le cadde: “Dice davvero?”

“I miei genitori sarebbero morti di fame se non potessi mantenerli io, inoltre mi sembra ora di restituire qualcosa al mondo”

“Io non so come ringraziarla signor Cosby!”

“Non c’è da ringraziare, come hai detto in televisione cambiare il mondo da soli è difficile, specie perché le persone vogliono qualcosa in cambio. Ma io ho già avuto più di quanto potessi desiderare”

Era commossa.
Mentre accompagnavo Brian alla porta lasciai l’assegno ad una stupefatta Josie e lo salutai dall’uscio finché il suo taxi non fu sparito.

Non ero più sola!

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