RICOMINCIO DA TE // Solangelo

di Alis97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

 

 


 

Era passato poco più di qualche giorno dalla Grande Battaglia e tutto sembrava essere tornato alla normalità al Campo Mezzosangue o meglio, normale per quanto possa esserlo per un semidio. I due campi rivali, quello Mezzosangue e il Campo Giove avevano suggellato un patto di alleanza reciproca giurando di non uccidersi a vicenda, o almeno di provarci per i prossimi due secoli. In entrambi i campi si respirava un'aria nuova, priva di tensioni e sospetti, iniziarono un nuovo capitolo della loro storia: greci e romani uniti per la prima volta dopo centinaia di secoli. Era quello che si poteva definire come un finale perfetto, eppure non era considerato per tutti tale, non per Nico. Il ragazzo alla fine della guerra aveva scelto di aprire il proprio cuore, rivelando i suoi sentimenti al bel protagonista di tutta questa incredibile storia, conclusione? Il ragazzo mezzo pesce e mezzo umano non ci aveva capito un'acca o così gli era sembrato, era rimasto più che altro confuso e spiazzato da quell'improvvisa confessione. Aveva dichiarato a Percy che sì, aveva una cotta per lui da diverso tempo, ma era solo una cotta insignificante e a conti fatti non era nemmeno troppo il suo tipo.
Il tipo di Nico era decisamente un altro, ma ci teneva comunque a chiudere quel capitolo autoconclusivo della sua vita: Percy non avrebbe mai potuto ricambiare i suoi sentimenti. Certo sarebbe rimasto un'ottima spalla, un amico fidato anche dopo questa grande scoperta, ma nulla di più ed ora che si era tolto questo pesante macigno dal petto si sentiva veramente pronto per iniziare tutto da capo. Dopo aver salutato definitivamente Percy e ricambiato il cinque ad Annabeth si diresse verso l'infermeria, dove aveva una specie di appuntamento con un figlio di Apollo che si era offerto di documentare tutti i progressi che il figlio delle tenebre stava facendo per rimettersi in sesto. Will – questo era il nome del ragazzo – aveva affermato che se avesse giocato di nuovo con i suoi amici scheletri ed ombre avrebbe visitato il regno di suo padre per l'eternità. L'idea non piaceva granché nemmeno a Nico, il quale decise di dare ascolto a Will e rendergli tutto più semplice. Entrò nell'infermeria senza troppi complimenti, sistemandosi su una branda ripulita per l'uso. Qualche letto era ancora occupato dai diversi eroi e semidei che nella battaglia erano stati conciati per le feste, nessuna ferita grave, nessuno aveva perso un braccio o un occhio, parecchi però si erano frantumati le ossa delle gambe, rotti un paio di costole e quant'altro.

Il bello di essere un semidio era che bene o male le ferite si rimarginano quasi subito, e il tutto viene accelerato anche grazie al cibo degli dei se preso nelle giuste dosi, tuttavia a volte quello non bastava per rimarginare quelle ferite che erano più profonde di una provocata da una spada. Nel caso di Nico gli sarebbe servita almeno un'intera settimana per riprendersi completamente dall'enorme sforzo che gli aveva consumato praticamente tutte le energie fisiche, rendendolo alla pari di un'ombra – più o meno era quello che gli aveva spiegato in termini elementari Will, che paziente si era ritagliato un momento per spiegargli ciò che era successo.
Nico sbuffò un paio di volte, piegandosi in avanti con la schiena in una posizione discutibilmente comoda, appoggiando i gomiti sulle cosce. Si domandò perché avesse deciso di presentarsi così presto dato che sapeva benissimo che ora Will aveva il turno all'arena, dove spiegava alle matricole come impugnare un arco e incoccare una freccia. Anche se Will si autodefiniva mediocre al tiro con l'arco, Nico pensava invece che non se la cavava per nulla male; forse non era eccezionale come tanti altri figli di Apollo, ma quando colpiva il bersaglio faceva lo stesso la sua bella figura. Senza rendersi conto il figlio di Ade piegò le labbra in un delicato sorriso al pensiero di Will concentrato e con il viso diviso da una freccia pronta ad essere scoccata. « Non sapevo che anche i figli di Ade fossero in grado di sorridere » commentò una voce abbastanza sarcastica alla sua sinistra. Nico si tirò su con la schiena, fissando il ragazzo che gli dava le spalle. « Ti stupirebbe sapere quante cose non sai su di me » rispose alla battuta, guardando Will mentre cercava un particolare medicinale magico fatto appositamente per il ragazzo. « Spero di impararle presto, allora » rispose, senza nessuna nota di sarcasmo o altro, il ragazzo parlò serio mentre guardava controluce la sostanza trovata e Nico a quell'affermazione si trovò senza più nulla da dire. « Prendi questo, dieci gocce quando ti svegli e dieci prima di andare a dormire » gli disse, dandogli in mano una piccola boccettina scura.
« Cos'è? » domandò Nico, rigirandosela tra le dita.
« È un infuso di erbe diluite con un po' di nettare. Prendile per una settimana e non saltare nessun giorno » si raccomandò Will.
« Va bene » promise Nico, senza evitare di sospirare: non era un grande fanatico delle medicine, soprattutto di quelle dal gusto amaro. A quella smorfia Will non poté evitare di sorridere. « Per qualsiasi cosa sai dove trovarmi » aggiunse il figlio di Apollo, accompagnando Nico alla porta, distogliendo lo sguardo da quel pallido ragazzo solo dopo che fu veramente troppo lontano. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

 

 


 

Quell’infuso di erbe che gli aveva preparato Will iniziava lentamente a dare i suoi risultati. In pochi giorni sentiva che le forze gli stavano poco a poco tornando, anche se non abbastanza da evocare un esercito di zombie o qualche spettro.
In quei giorni il figlio di Apollo seguì passo dopo passo i suoi progressi, entusiasta di vedere Nico di nuovo in salute e con le guance più rosee. I due si ritrovarono a passare quella settimana insieme, a parlare più che altro degli effetti collaterali che potrebbe avere un improvviso sforzo durante l’assunzione di quella specie di bevanda energetica alle erbe. A Nico iniziò a piacere passare il tempo insieme a Will, anche se spesso gli ripeteva sempre le stesse cose e lui gli rispondeva alla stessa maniera. C'era però da dire che il figlio di Apollo ce la metteva davvero tutta per farlo sentire a suo agio, sapeva che non era semplice per lui fidarsi di qualcuno che non fosse se stesso. In un angolino della sua testa Will iniziò a chiedersi anche cosa fosse capitato a Nico di Angelo in quegli anni, ricordandosi perfettamente della prima volta che lo conobbe al Campo Mezzosangue: solare, energico, nessuno tra i nuovi arrivati al campo poteva immaginare che il figlio di Ade un tempo fosse l'opposto di ciò che era ora. Non che ci fosse qualcosa di sbagliato adesso in Nico, era solo che Will non voleva più farlo sentire come se si trovasse senza qualcuno accanto che gli volesse un po’ di bene. Il figlio di Apollo avrebbe fatto di tutto pur di vedere di nuovo quel bel sorriso che si allargava sul volto del ragazzo, piegandosi all'estremità in due graziose fossette. Sapeva che in fondo, da qualche parte sotto quell'espressione truce, si nascondeva ancora quel bambino di undici anni che giocava a nascondino con le ninfe dei boschi, doveva solo aver pazienza e aspettare che fosse Nico ad aprirsi con lui, questo significava però dover prima di tutto costruire un solido rapporto di fiducia. Will non avrebbe chiesto di meglio.
Poi arrivò la fine di quella settimana e i due si ritrovarono per un'ultima chiacchierata nell'infermeria: « Visto? Hai anche un colorito decisamente migliore » esclamò Will, guardando con orgoglio la pelle non più cadaverica di Nico. « Da domani potresti già farti un giro tra le tenebre » giudicò. I due stavano faccia a faccia e Nico non poté credere a quello che aveva appena sentito. « Dici davvero? » domandò, per essere certo che non se lo fosse immaginato.
« Sì » affermò sorridendo. « Ma non dico di andare, che ne so, a Bali e ritorno. Prova a farlo nel campo, così che se svieni posso essere nei paraggi » rise come se fosse una
battuta molto divertente, ma sapevano entrambi che il figlio di Ade sarebbe stato capace di scomparire per settimane. Nico annuì, non era intenzionato a farsi il giro del mondo, non immediatamente almeno. « Starò nei dintorni » gli promise, accennando un impercettibile sorriso. « Ma aspetta! » esclamò un momento dopo, attirando l’attenzione di Will.
« Questo significa che non ci rivedremo per… » fece un gesto vago con la mano, non era buono con le parole, ma era sicuro che il ragazzo avesse capito. Will accennò una risata, guardandosi le mani congiunte. « La settimana è finita » arricciò le labbra, come se entrambi si fossero accorti solo in quel momento che era arrivato l'ultimo giorno. « Ciò però non ci vieta di frequentarci » sollevò i suoi occhi azzurri. « Mi farebbe piacere » aggiunse, mostrando un timido sorriso. Nico non pensava che anche i figli di Apollo potessero essere timidi. « Anche a me piacerebbe » rispose dopo pochi secondi Nico, riuscendo a mostrare un debole sorriso.


Da quell’ultima chiacchierata erano passati ormai cinque giorni, Nico riusciva a trasportarsi nell'ombra per alcuni chilometri, spaventando di tanto in tanto qualche figlio di Ares, comparendogli per sbaglio alle spalle. Will non si era più fatto sentire o aveva chiesto niente del suo paziente preferito, né Nico aveva fatto altrettanto. Il ragazzo si sentiva abbastanza impacciato davanti a tutto ciò, non capiva come doveva prendere le parole di Will. Non negava di essere spaventato, una situazione simile non gli era mai capitata, voleva sapere come leggere quelle parole: cosa significava quel “frequentarci”? Era convinto che Will dopotutto lo vedesse semplicemente come un altro ragazzo del Campo Mezzosangue, ma con un genitore divino un po’ più terrificante e da cui tenersi alla larga. Forse aveva detto così solo per essere gentile.
Trascorse quelle giornate a vagare per il campo, senza una meta precisa; e anche se ormai i ragazzi si erano abituati alla sua presenza e lo salutavano senza reprimere un senso di disgusto o di paura, Nico non si sentiva completamente accettato. Si sentiva tale solo quando passava il tempo con Will, dove tutto sembrava rinascere e lui si sentiva solo un semplice ragazzo di nuovo felice. A quel pensiero decise di lasciar perdere i suoi timori, preferiva conoscerlo e farsi magari un nuovo amico piuttosto che perdere l’occasione per i suoi dubbi infondati.
Andò a passo spedito verso il campo del tiro con l’arco. Era la prima volta che ci metteva veramente piede, tutte le volte che gli avevano consigliato di andare ad allenarsi lui scompariva sotto forma di ombra finché un giorno tutti quanti non decisero di arrendersi e lasciargli fare un po’ quello che gli pareva. Quella fu ufficialmente la sua prima volta al campo, non sapeva esattamente cosa fare o con chi parlare per avere un arco ed una faretra, decise di chiedere ad uno della casa di Apollo che stava aiutando un giovane semidio ad impugnare l’arco. « Laggiù in fondo » gli indicò, dopo aver perso cinque minuti per capire se quello fosse veramente Nico e non una sorta di allucinazione. Il ragazzo lo ringraziò e scelse dal cesto l’arco meno consumato insieme ad una faretra. Ritornò al suo bersaglio, sentendosi abbastanza ridicolo in quel momento, ma sapeva che era la cosa giusta da fare per attirare l’attenzione di Will. Prese dalla faretra dietro la schiena una freccia, la incoccò tra la corda tesa e l’arco – non era semplice come pensava – prese la mira e lanciò la freccia, la quale si andò a conficcare ad un metro dal bersaglio, conficcandosi nel terreno. Sbuffò andando a riprendere la freccia, avere addosso gli occhi dei campeggiatori non aiutava per nulla la sua concentrazione.
Riprovò una seconda volta, mettendoci più forza, riuscendo a colpire il bersaglio solo nella parte bianca, lasciando la freccia a penzoloni fino a farla precipitare di nuovo a terra. Stava per andare a riprenderla quando una voce a lui ben nota lo fermò. « E noi che pensavamo fosse Percy un disastro » commentò il ragazzo, che dietro a Nico lo aveva visto lanciare la sua seconda freccia. Nico si voltò verso il ragazzo, che con le braccia incrociate e un sorriso sarcastico, lo stava fissando. Will accennò una risata e avvicinandosi gli rubò dalla faretra un’altra freccia. « Ti mostro come fare » gli disse, facendolo rigirare verso il bersaglio e aiutandolo a posizionare meglio la freccia. « Devi alzare di più il gomito e piegare le ginocchia » gli corresse la postura, mettendosi dietro di lui. « Tira bene l’arco » sussurrò vicino all’orecchio, lasciando la presa dalle sue braccia. Appena le sentì scivolare via Nico scoccò la freccia, andandosi a piantare nel terzo anello. « Complimenti! » esclamò Will, dandogli una pacca sulla spalla. « Forse non sei un caso disperato come il nostro amico ».
Riprovarono finché non finirono tutte le frecce, con Will accanto riuscì a centrare un paio di volte il bersaglio, anche se colpì per la maggior parte i cerchi esterni. « Con un po’ di allenamento potresti diventare un ottimo arciere » lo incoraggiò, era piuttosto soddisfatto dei suoi piccoli miglioramenti. Nico si limitò a sorridergli riconoscente, non sapendo bene cosa dirgli. Non era sua intenzione scomparire in quel modo, ma come avrebbe potuto spiegargli come si sentiva con le persone se nemmeno lui riusciva a spiegarselo? Non voleva far sentire in colpa Will, lui ce l’aveva messa tutta per aprirsi ed essere un buon amico. « Be' ci vediamo allora » sorrise incerto, vedendo che il ragazzo non era intenzionato a intraprendere una conversazione e poi aveva il turno all’infermeria.
« Aspetta Solace » lo fermò Nico. « Senti a me non interessa questa roba » e con un gesto ampio della mano indicò praticamente tutto il campo. « Ero venuto per vederti » confessò. « Ero sincero in infermeria, voglio, sì be', mi piacerebbe se ci frequentassimo » le gote iniziarono ad accalorarsi per quanto gli aveva detto. Will rimase in silenzio, guardando quello strano ragazzo che, non sapeva esattamente come, gli piaceva. « Finisco il turno alle cinque, aspettami alla baia » gli disse di tutto punto, lanciandogli un rapido occhiolino.
« Ci vediamo alle cinque! » ripeté Nico, guardandolo allontanarsi.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

 

 

 

 

Alle cinque Nico si presentò alla baia e a parte alcuni ragazzi del campo, Will non era ancora arrivato. Sospirò. La testa era piena di mille domande ed insicurezze, per tutto il giorno si era chiesto se era veramente la cosa giusta accettare l’appuntamento di un figlio di Apollo. “Puoi sempre andartene” gli sussurrò una vocina nella testa quando ormai era vicino alla spiaggia. Quel pensiero fece riaffiorare nel ragazzo tutte quelle volte in cui era scappato, allontanandosi per scelta dai problemi della vita, fuggendo davanti a qualunque cosa per paura di essere abbandonato ancora. Si chinò per raccogliere un sasso levigato, se lo passò un paio di volte tra le mani facendolo saltare altrettante volte sul palmo, si piegò un po’ con le ginocchia e con un colpo secco del polso lo lanciò contro le onde, che placide morivano a riva. Il sassolino aveva fatto quattro balzi prima di essere inghiottito dall’acqua e appena scomparve Nico si abbassò per prenderne altri, per ingannare l’attesa e distrarre quelle fastidiose farfalle nello stomaco.
Fece rimbalzare contro le onde altri due sassolini ben levigati e quando si preparò per lanciarne un terzo, un rumore alle sue spalle lo fece tornare nel mondo reale lasciandogli cadere il sasso che aveva nelle mani. « Pensavo mi dessi buca » scherzò Will, avvicinandosi al ragazzo e raccogliendo da terra il sasso che aveva lasciato andare.
« Ancora un po’ e me ne sarei andato » rispose forse un po’ troppo serio Nico, non riuscendo a distogliere gli occhi da quelli azzurro cielo di Will.
« Mi hanno trattenuto. Uno della quinta casa si è beccato una freccia nelle chiappe » gli disse rigirando il sasso bianco tra le dita abbronzate e affusolate. « Sai » si schiarì la voce. « Mi sono sempre chiesto come si lanciano questi cosi » gli confidò, tenendo in mano il sasso. Nico inarcò un sopracciglio, trovando assurdo che un figlio del dio delle arti non sapesse come far saltare sul pelo dell’acqua un sasso. « È piuttosto semplice » iniziò a dirgli, cercando a terra qualche sasso levigato. « Intanto servono dei sassi abbastanza piatti, così che possono scivolare meglio sul pelo dell’acqua » spiegò, mettendosi in tasca cinque dei sassi che aveva trovato. « Poi ti pieghi un po’ con le ginocchia, tendi il braccio e lanci così il sasso » mentre parlava gli diede anche una rapida dimostrazione, questa volta ne fece quasi cinque di rimbalzi. Will guardò ogni suo movimento, cercando di capire come muoversi e di conseguenza imitarlo. Provò subito dopo al lancio di Nico, ma invece di fargli fare almeno un paio di salti quello sprofondò direttamente sott’acqua. « Quasi » Nico soffocò una risata, dandogli un altro sasso e spiegandogli più da vicino quale posizione assumere.

Will ci riprovò, non voleva fare una figuraccia davanti agli occhi del ragazzo, e infatti il secondo tentativo già andò un po’ meglio.


« Come hai imparato? » domandò Will, appena finì di lanciare il terzo sasso. A quella domanda il viso di Nico si incupì un po’. « Sai non me lo ricordo » rivelò, lanciandone uno anche lui. « Credo sia stato prima » abbassò lo sguardo, come a guardare la fonte dei suoi problemi. Non era un segreto che Nico non appartenesse a quell’epoca, tutti sapevano che sia lui che la sorella Bianca avevano passato un lungo periodo ad un certo Hotel Casino Lotus. « Non hai dei ricordi di “prima”? » domandò Will, cercando di essere meno indelicato possibile. Nico scrollò le spalle. « Ogni tanto ci sono come dei frammenti » rispose assieme ad una smorfia, lasciando scivolare un altro sasso bianco sul pelo dell’acqua. « Non so però se sono frutto della mia immaginazione o sono veri » spiegò, storcendo di lato le labbra. « Ho dei ricordi sfocati della scuola in cui andavo, dei giochi che facevamo in cortile » era la prima volta che ne parlava con qualcuno. Dopo averlo detto si lasciò sfuggire un lieve sorriso che non passò inosservato agli occhi di Will. « Puoi sempre averne di nuovi » suggerì Will, lanciando l’ultimo sasso che aveva in mano. Nico sbuffò, portandosi le mani nelle tasche dei jeans, dondolando con i talloni sul posto.
« Forse, ma per ora non ho un granché di bei ricordi a cui aggrapparmi » cercò di essere autoironico, ma la cosa non gli riuscì molto bene.
Dopo quella frase calò un breve momento di silenzio. Will non sapeva esattamente cosa dire, dopotutto era un semplice adolescente che spesso si faceva carico di problemi ben più grandi di lui e quello, era certo, fosse uno di quei problemi. Era venuto a conoscenza solo in parte di ciò che era successo in Europa e di quel poco che sapeva erano solo voci di corridoio nemmeno troppo informate. « Comunque non ho ancora avuto modo di ringraziarti » disse dopo un po’ Nico interrompendo quel silenzio da lui creato, lo sguardo era rivolto verso Will. « Non era nemmeno mia intenzione scomparire » si scusò, abbassando lo sguardo sentendosi in colpa.
« Lo so » accennò una risata Will, portando l’attenzione verso l’oceano. « Senti » si schiarì la voce. « Ti va se domandi andiamo a fare un po’ di canottaggio? » propose il ragazzo, tornando a fissare Nico, stendendo uno dei suoi radiosi sorrisi. Il figlio di Ade lo fissò incerto, sollevando un sopracciglio: non era un grande fanatico dell’acqua, preferiva tenere i piedi saldi a terra, però pensò fosse maleducato rifiutare. « Certo, perché no » accettò, cercando di vedere del positivo nella sua offerta di passare un po’ di tempo insieme. Alle sue parole Will ne fu entusiasta, quel giorno in infermeria non mentiva, ci teneva davvero a conoscere Nico di Angelo come nessuno ha mai fatto in quel campo.
I due ragazzi si presero le restanti due ore, prima del richiamo della conchiglia, per parlare di cose semplici, a fare gossip e in quello Will eccelleva parecchio. Parlò per quasi tutto il tempo il figlio di Apollo, lasciando le esclamazioni e le domande a Nico, il quale non era molto interessato a sapere che Tizia aveva baciato Caio per far ingelosire Sempronio il quale non si ricordava più che cosa aveva combinato. Nico però lo ascoltava educatamente – e come quei giorni passati in infermeria – non gli importava prendere parola o entrare nel vivo del discorso, voleva semplicemente passare del tempo con Will, che non sapeva bene come facesse, ma quando gli stava accanto emanava uno strano e piacevole calore.
Il monologo di Will terminò nell’esatto momento in cui suono la conchiglia, richiamando i ragazzi del campo ad andare nel padiglione centrale. Entrambi i ragazzi risalirono la collinetta che separava il campo dalla spiaggia ed insieme – tra azzurre risate e battute – arrivarono alla mensa del campo e lì si divisero, andando ognuno al proprio tavolo

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

 

 

 

 

Da quando la guerra era terminata e i due campi avevano iniziato a mescolarsi per imparare nuove tecniche di addestramento, anche la mensa aveva iniziato lentamente a mutarsi come quella di Nuova Roma, anche se qualcuno – chi preferiva lo status quo storceva il naso vedendo semidei di altre case sedersi in tavoli di altri.
La prima volta fu la sera in cui Jason dichiarò di voler rimanere al campo, sentendosi finalmente in un luogo che poteva chiamare casa. Quella sera si alzò di punto in bianco dal suo tavolo solitario, andandosi a sedere in quello di Afrodite scatenando lo stupore e il dissenso di qualcuno, di certo il tavolo della dea dell’amore non era in disaccordo sull’ospitare il bel biondo.
Anche quella sera c’era un bel movimento alla mensa, i semidei si spostavano di tavolo in tavolo, rendendo la cena più caotica e vivace.
Dopo aver fatto la sua offerta nel fuoco, con nessuna richiesta o preghiera in particolare, Nico ritornò al suo tavolo, preferendo di gran lunga la solitudine e la tranquillità, peccato che non tutti rispettavano il suo stile di vita. A fargli compagnia al tavolo c’era Jason, che come aveva promesso iniziò più spesso a fargli compagnia durante i pasti. « Afrodite ti ha cacciato dal suo tavolo, Grace? » domandò con un pizzico di ironia Nico, prendendo un sorso dal calice. Jason provò a soffocare una risata. « Se vuoi tolgo il disturbo » rispose, prendendo tra le mani una pagnotta di pane bella calda. Il ragazzo davanti a lui alzò un sopracciglio, come se ad una sua risposta affermativa lui si sarebbe alzato. « Fa come ti pare » sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
« Allora » parlò dopo un po’ il figlio di Giove, attirando l’attenzione di Nico. « Domani mattina ci vediamo ancora per gli allenamenti all’arena? » domandò Jason, prendendo con la forchetta gli asparagi. Nico rimase per un momento in silenzio, fissando il volto dell’amico. Si era dimenticato di aver promesso a Jason di allenarsi con lui la mattina dopo. « Ah » esclamò imbarazzato. « No, no io… io ho altro da fare » mormorò, abbassando lo sguardo sul piatto. A quella risposta Jason lasciò perdere completamente la cena, ora era molto più curioso di sapere cosa aveva di meglio da fare Nico da abbandonarlo così all’improvviso. « E cosa sarebbe? » domandò, incrociando le braccia sul tavolo. Nico si accigliò, come se fosse davvero obbligato a rispondergli. « Non sono affari tuoi » rispose brusco, prendendo un altro sorso dal suo calice, puntando mentre beveva gli occhi verso il tavolo della settima casa, sempre vivaci e solari come solo i figli del dio del Sole erano in grado di essere. « Sai, vero, che lo verrò a sapere comunque » sorrise furbo, dopotutto
prima o poi tutti nel campo entravano a conoscenza dei fatti degli altri e a quella specie di provocazione Nico sbuffò, ci teneva alla sua privacy, ma concordava sul fatto che il ragazzo lo sarebbe venuto a sapere da fonti esterne e lo avrebbe di conseguenza riempito di stupide domande. « D’accordo » sospirò, appoggiando il calice sul tavolo. « Vado a fare un giro in barca » scrollò le spalle, cercando di sembrare il più scocciato possibile.
« Ah sì? » appoggiò la mano sul viso, sorpreso da quella risposta, tutti erano a conoscenza del fatto che per alcuni semidei certi elementi erano off-limits. « Sì, Jason. » sbottò, roteando gli occhi. « E con chi vai? » sussurrò il bel ragazzo biondo, facendosi più vicino. Nico a quella vicinanza si spostò un po’ indietro con la schiena, sentendo le orecchie diventare più calde. « Me l’ha chiesto Will » arricciò le labbra, come per dire “che ci posso fare?”.
« Ah. » esclamò sorpreso Jason, voltandosi un secondo verso il tavolo di Apollo, dove lì i suoi figli si stavano divertendo e intrattenendo con poesie e canzoni pop. « Non pensavo ti piacessero i biondi » a quella frase per poco Nico non si strozzò con un pezzo di carne, facendo girare per curiosità alcuni semidei e alzare qualcuno in particolare del tavolo sette per andare a vedere di persona cosa stesse succedendo. Quando poi tutto sembrò essere tornato alla normalità, il ragazzo che si era quasi del tutto alzato in piedi tornò a suo posto, ridendo ad una battuta di uno dei suoi fratelli, evitando di guardare il tavolo del figlio di Ade.
« Ma che cavolo Grace! » lo riprese Nico sputando quello che gli era rimasto in gola in un fazzoletto. « Siamo solo amici, credo » gli spiegò, allontanando il piatto da sotto la vista: ormai aveva perso la fame. Jason annuì, volendogli credere. « Be', allora ci vediamo dopo il tuo “appuntamento”? » virgolettò con le dita, suscitando un certo nervoso nel ragazzo di fronte. « Come vuoi » rispose, sperando che con quella promessa riuscisse a farlo stare zitto. « Ottimo »
A fine cena alcuni gruppi lasciarono la mensa, i tavoli pieni di sporcizia sarebbero stati puliti dalle arpie del campo. Molti dei ragazzi si diressero al falò, dove per tradizione si arrostivano i marshmallows e si cantavano canzoni da campeggio. « Tu non vieni? » chiese Jason a Nico, vedendolo risalire il campo per andare nella sua casa. « Passo » rispose, allontanandosi da quella folla fin troppo chiassosa per i suoi gusti. « Oh » mormorò Jason, ancora una volta ci aveva sperato che si unisse a loro per cantare la canzone del Minotauro. « Buona notte! » alzò la voce il ragazzo per farsi sentire da Nico, che ricambiò alzando la mano senza più voltarsi.
Nico – distratto dai suoi pensieri per il giorno dopo – non si era però accorto che una figura si stava avvicinando sempre di più alle sue spalle. « Te la dai a gambe? » gli sussurrò la voce, facendo sussultare e trasalire il ragazzo, che preso alla sprovvista cercò al fianco la spada da sguainare, ricordandosi solo in quel momento di averla lasciata nella sua cabina. Si voltò e trasse un impercettibile sospiro. « Non ti ha insegnato nessuno che non si arriva alle spalle delle persone, di notte per giunta! » lo rimproverò. « Avrei potuto infilzarti »
« Ah sì? » domandò divertito Will. « E con cosa? » sorrise, indicando il fianco sinistro privo della sua spada.
« Sei fortunato che l’ho lasciata nella cabina »
Will fece spallucce. « Non hai risposto alla mia domanda, comunque » continuò il ragazzo.
« Che domanda? » sospirò Nico, alzando curioso un sopracciglio.
« Te la stai dando a gambe? » ripeté Will, sperando di convincerlo a rimanere al campo per cantare davanti al fuoco.
« Sì » rispose diretto, riprendendo la sua strada verso la cabina numero 13.
« Ma dai! Ci sono tutti » lo seguì Will.
« Non ho voglia » sollevò stanco lo sguardo verso il cielo, sperando che con quella risposta riuscisse a farlo rinunciare.
« Non sei obbligato a cantare » sorrise Will, che ormai gli stava accanto. Anche di notte i suoi denti erano lucenti. « A quello ci penso io » aggiunse insieme ad una calda risata. Nico si fermò, biascicando qualche parola non molto lusinghiera nella sua lingua madre.
« Cos’hai detto? » si incuriosì il ragazzo.
« Ho detto che vengo » mentì, ma del resto Will non sapeva l’italiano. « Ma solo per cinque minuti » e così dicendo i due si avviarono verso il falò.
In quel breve tragitto Will non smise per un secondo di parlare, dicendogli quanto fosse felice che avesse accettato la sua offerta e da una parte, Nico fu veramente lieto di essere stato fermato e invitato dal ragazzo al falò. Senza troppe cerimonie i due si misero seduti in mezzo al gruppo. Nico salutò con un cenno Jason il quale sorrise nel vedere che l’amico ci aveva ripensato, poi vedendolo vicino a Will gli fu tutto più chiaro. Nico, lievemente imbarazzato, si sedette vicino alla casa capeggiata da Will, dato che il ragazzo aveva insistito tanto perché si sedesse vicino a lui.
Will passò a Nico qualche marshmallows da arrostire, così da non doversi annoiare mentre gli altri cantavano. Nico lo ringraziò, facendo già abbrustolire la caramella, ascoltando incantato le voci intonate della casa di Apollo mischiate a quelle stonate degli altri. Ascoltava in particolare una voce, l’unica che veramente gli piaceva: Will aveva davvero un bellissimo timbro, melodico, caldo. Nico non lo avrebbe mai ammesso, ma sarebbe rimasto ad ascoltarlo cantare per ore e anche se il ragazzo ripeteva di essere buono solo a medicare ferite, Nico trovava che fosse bravo anche in molte altre cose degne di un figlio di Apollo.
Alla seconda canzone Will decise di prendersi una pausa, per parlare anche con Nico che lo aveva ignorato per tutto quel tempo. « Ti stai divertendo? » domandò il ragazzo. Nico lo fissò, pronto a dargli l’ennesima risposta negativa, ma vedendo il volto solare di Will, con quel bellissimo sorriso non riuscì proprio a dirgli che si stava annoiando a morte. « Sì » rispose, staccando la caramella abbrustolita dal bastoncino.
« Grazie per aver accettato il mio invito » gli sussurrò un momento dopo il ragazzo all’orecchio, con quel chiasso era difficile sentire qualcosa.
« Sarà l’ultima volta che mi convinci a farlo » rispose Nico nell’orecchio del ragazzo.


Dall’altra parte del falò, Jason non staccò per un momento gli occhi dai due. Era la prima volta che vedeva Nico sorridere e ridere ad una battuta.
« Si può sapere cosa stai fissando? » domandò ad un certo punto Piper, notando che per tutto il tempo il suo ragazzo era rimasto zitto a fissare davanti a sé. « Secondo te cos’è? » domandò in un sussurro alla ragazza, avvicinandosi all’orecchio. Piper rimase per un momento interdetta, non capendo la domanda, poi puntò gli occhi verso dove stava guardando Jason, rimanendo di sasso. « Da quando sa sorridere? » domandò ironica, ridendo tra sé e sé. « È Will quello con cui sta parlando? » chiese poi la ragazza, che non aveva ancora trovato modo di imparare i nomi dei membri delle case.
« Proprio lui » rispose Jason, piegando le labbra in un sorriso obliquo.
« Stanno proprio bene insieme » sussurrò la ragazza e Jason non poté essere più che d’accordo.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

 

 

 

L’ultima cosa che si aspettava Will era di sentir cantare Nico. Non credeva avrebbe mai accettato la sua provocazione e si sarebbe messo a cantare, non era nemmeno stonato. Certo, c’erano sempre quelle piccole imperfezioni come note prese con un La bemolle invece del Sol diesis, ma erano comunque finezze che solo chi era in possesso di un udito assoluto avrebbe potuto cogliere. Will era rimasto incantato.
Finita la canzone, definita imbarazzante da Nico, i ragazzi attorno al cerchio furono congedati per tornare alle rispettive case. Finalmente il figlio di Ade era libero di andare a riposarsi e prepararsi mentalmente per il giorno dopo. Sarebbe stata la sua prima lezione di canottaggio al campo, esattamente non sapeva bene cosa avrebbe dovuto fare, si sarebbe affidato completamente agli insegnamenti di Will, sperando che fosse in grado di spiegare come vogare tanto bene quanto medicava. « Allora a domani » gli disse Nico, pronto per andare verso la sua cabina. « A domani! » rispose entusiasta Will. « Fa bei sogni » aggiunse, non trattenendo lo splendido sorriso.
« Sì. Anche tu » rispose, lasciandosi l’attimo dopo il falò ormai spento alle spalle e con Will che lo guardava scomparire nelle tenebre.
Risalì il campo nel silenzio, dritto alla cabina numero 13, dove lo aspettava un caldo e morbido letto. Aperta la porta si diresse immediatamente sul materasso, lasciandosi cadere di pancia, e cullato dai dolci rumori della notte si addormentò.
Fu un sonno senza sogni, il che era una vera rarità per un figlio semidivino. Si alzò poche ore dopo l’arrivo delle prime luci dell’alba, disturbato da un raggio pestifero che lo andava a baciare sul viso. Il ragazzo mugugnò nel sonno un paio di volte, borbottando a qualcuno di tirare le tende della finestra e lasciarlo dormire ancora cinque minuti, ma dato che la sua richiesta non fu ascoltata e il raggio da uno divennero due, Nico decise che fosse giunta l’ora di mettersi in piedi. Si stirò e sbadigliò un paio di volte, passandosi la mano prima sulla faccia per levarsi gli ultimi residui di sonno e poi sui capelli per metterli un po’ a posto. Passò una ventina di minuti in bagno, cercando per lo più di sistemarsi e togliersi quell’aspetto da morto vivente, purtroppo sembrava fosse ereditario avere perennemente l’aspetto di uno zombie. Sospirò, cambiandosi d’abito, ed infilate le scarpe uscì per andare a fare una sostanziosa colazione, convinto che Will lo avrebbe sfinito.
Alla mensa c’erano ancora pochi semidei, alcuni avevano già finito altri si dovevano ancora svegliare. Preso da mangiare si andò a sedere al suo solito tavolo, con l’intenzione
di prendersi tutto il tempo per terminare di svegliarsi. Ogni tanto puntava lo sguardo verso il tavolo occupato dai figli di Apollo, Will con loro non c’era, pensò che fosse già sceso al lago e lo stesse aspettando, anche perché trovava impossibile fosse ancora steso sul letto a dormire.
Lentamente la mensa iniziò a popolarsi di altri ragazzi, prendendo posto ai loro tavoli o quelli di qualcun altro, e proprio quando iniziarono ad arrivare più persone Nico finì ciò che aveva nel piatto. Si diede una rapida pulita con il tovagliolo e scese verso il lago, dove un impaziente Will lo stava aspettando.
« Buongiorno raggio di Sole! » esclamò Will, vedendo arrivare un – più che solare – cupo ragazzo.
« Buongiorno Solace » rispose semplicemente, notando che il ragazzo aveva già spinto una barca a due posti nell’acqua. « Credevo venisse anche qualcun altro » confessò, sapendo che in genere per vogare serviva un gruppo abbastanza sostanzioso.
« Ah no » disse, passandosi una mano tra i capelli. « Ho pensato sarebbe stato più produttivo farlo in due » gli spiegò.
« D’accordo » sospirò Nico, sentendosi abbastanza nervoso a stare su una barca in mezzo all’acqua.
Will gli spiegò rapidamente la procedura per il canottaggio, con quali parti del corpo avrebbero dovuto fare leva, alla fine era solo un lavoro di gambe e braccia ben armonizzate tra loro. Will era fiducioso che non si sarebbero ribaltati in acqua. « Tutto chiaro ?» domandò il ragazzo, sicuro di avergli spiegato tutto.
« Sì » confermò Nico, già impaziente di tornare con i piedi sulla terra ferma.
« Ottimo! Andiamo » esclamò, percorrendo il pontile di legno, con Nico che lo seguiva con una certa lentezza, dando il via ad un pensiero legato ad anni fa, quando dopo la guerra contro i Titani i ragazzi del campo, presi da un attacco di euforia, spinsero Percy ed Annabeth nel lago. Scosse la testa scacciando quel pensiero molesto.
Nico trasse un paio di sospiri, pensando tra sé e sé “ma chi me l’ha fatto fare?”, poi scese per la scaletta immettendosi nella barca, occupando il secondo posto così che potesse seguire a ritmo i movimenti delle braccia di Will. « Pronto? » domandò entusiasta il ragazzo, che aveva già sciolto il nodo che teneva ancorata la barca al molo.
« Pronto » cercò di mostrarsi entusiasta, ma la voce lo tradì.


Il grosso del lavoro lo fece Will, Nico provò a stare semplicemente al passo, spingendo il remo usando tutta la forza che aveva in corpo. « Aiutati con le gambe » ripeteva dal davanti Will, soffocando ogni tanto qualche risata.
Arrivati più o meno nel centro del lago anche Nico prese lentamente familiarità con il canottaggio, Will aveva ragione a dire che era tutto un lavoro di sincronia. « Sai, non me lo aspettavo » disse di punto in bianco Will, attirando l’attenzione di Nico, già abbastanza concentrato a non sbilanciarsi.
« Cosa? » domandò insieme ad uno sbuffo.
« Che sapessi cantare » sorrise. « Davvero, hai una bella intonazione » concluse, girando a metà il volto per dargli un’occhiata.
« Ah » mormorò Nico, che non si aspettava una simile affermazione. « Anche tu canti bene » cercò di fargli un complimento a sua volta, sentendo le guance prendere calore. Non era abituato a fare complimenti, con le parole era un vero disastro e in fin dei conti non sapeva nemmeno se ciò poteva definirlo tale visto che era un dato di fatto che Will sapesse cantare. « Sì, con il canto me la cavo » rispose con finta modestia. « Ma ce ne sono di migliori » abbassò le spalle con un sospiro, pensando ad altri suoi fratelli e sorelle nettamente più capaci di lui a prendere gli acuti e i bassi di un brano. Nico storse le labbra, detestava quando Will si sminuiva, aveva tantissime altre capacità ed era bravo quanto gli altri membri della sua casa, solo che si autoconvinceva del contrario. « Forse » borbottò Nico. «Ma non mi è dispiaciuto sentirti cantare» gli disse, non trovando altro da dire per fargli capire che gli piaceva davvero il modo in cui cantava.
« È per caso un complimento, di Angelo? » domandò ironico Will, davvero sorpreso di quanto aveva appena sentito.
« No » le orecchie si tinsero di rosso.
« A me sembra di sì » gongolò Will.
« Pensala come ti pare » sbuffò, tirando, il secondo dopo, le labbra in un delicato sorriso. A quella risposta Will non poté che ridere, apprezzava lo sforzo di Nico, consapevole del fatto che non gli era semplice aprirsi con le persone e gli riusciva faticoso esprimere a parole ciò che gli passava per la testa. « Grazie » gli disse dopo aver terminato di ridere, girandosi a pelo per guardarlo in volto e Nico semplicemente annuì.
« Più tardi ti andrebbe di passare in infermeria? » gli chiese Will, dopo alcuni minuti di silenzio.
« Mi vedo con Jason dopo » gli disse.
« Ah okay » cercò di non far trasparire del dispiacere nella sua voce, ma non era certo che ci fosse riuscito. Nico, anche se avrebbe avuto piacere di passare un intera giornata con lui, sapeva bene che non poteva dare buca ancora una volta a Jason, tuttavia sperava comunque di finire presto con l'allenamento all'arena. « Potrei però sempre passare dopo l'allenamento » propose il figlio di Ade, che desiderava passare un altro po' di tempo con Will. Il ragazzo davanti alla canoa annuì, entusiasta che lo avrebbe raggiunto nel tardo pomeriggio.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

 

 

 

 

Erano arrivati quasi oltre la metà del lago quando si ritrovarono ribaltati in acqua.
Nico glielo stava dicendo che aveva i muscoli delle braccia indolenziti e sentiva le gambe essere come gelatina. Will insisteva che doveva semplicemente tenere duro, che voleva arrivare all'altra sponda del lago.
I movimenti delle braccia lentamente iniziarono a diventare sempre più scoordinati e Nico invece di usare le gambe per darsi la spinta pensò di far leva esclusivamente con le spalle, inclinandosi verso il bordo della barca e inevitabilmente sbilanciandosi fino a farla ribaltare del tutto. I due finirono a mollo seguiti dalle risate delle Ninfe che da lontano avevano visto la scena, scomparendo poi sott'acqua.
I due ragazzi riemersero, ansimanti e con i capelli che ricadevano bagnati sugli occhi. Nessuno dei due disse nulla, semplicemente si fissarono in silenzio scoppiando nell'istante dopo in una azzurra e trascinante risata. Will si passo una mano sulla fronte, spostando quei suoi non più tanto perfetti ricci che gli stavano ricadendo sugli occhi. Nico fece altrettanto con i suoi, portandosi dietro le orecchie i capelli.
« Ce la fai a nuotare? » chiese Will. Nico annuì, gli facevano ancora piuttosto male i muscoli, ma sentiva di riuscire ancora a fare qualche metro in stile libero. « Ma come facciamo con la barca? » domandò, indicando quella che era capovolta. Will la fissò, facendo spallucce il secondo dopo. « Ci penserà una Ninfa » guardò verso un punto imprecisato del lago.
I ragazzi ripercorsero una bracciata dopo l'altra il lago, finché non raggiunsero l'altezza tale da toccare e proseguire a piedi, insieme agli occhi interrogativi di tutti che li guardavano. « Tra parentesi, di Angelo, il bagno lo avevo fatto stamattina » gli disse, strizzandosi i capelli, che bagnati gli arrivavano alle spalle.
« Ho già detto che mi dispiace! » borbottò Nico, stringendo i bordi della maglia.
« In realtà non l'hai fatto » rispose Will, riprendendo a sorridere un secondo dopo.
« Be’, fa finta che l'abbia detto » lo guardò torvo Nico, togliendosi le goccioline dal viso, mascherando così una risata dietro la mano. Will alzò gli occhi al cielo, sbuffando come se fosse veramente scocciato.
Risalirono poi il campo insieme, con gli occhi di tutti rivolti verso di loro, che li additavano e ridacchiavano al loro passaggio. « Cercherò di venire in infermiera più tardi » promise.
« Ti aspetto » gli disse, allargando un raggiante sorriso. « Ci vediamo dopo! » esclamò, prendendo la direzione opposta per andare verso la sua cabina, con Will dietro che lo salutava pronto per andare verso la sua di cabina per farsi un'altra doccia e cambiarsi.
Nella sua cabina, Will si prese una parte della mattina che avrebbe dovuto passare con Nico per rimettersi a posto. Si passò l’asciugamano sul volto appena finita la doccia, tamponandosi con cura i capelli che con il vapore stavano tornando mossi. Passò qualche minuto davanti allo specchio, a guardare la sua figura riflessa, ripensando a quella breve mattina passata con Nico, al delicato complimento che gli ha fatto. Velocemente si rivestì, asciugandosi con il phone i capelli. Uscì dal bagno pronto per affrontare un’intera giornata all’infermeria ad organizzare l’inventario alla vista della fine di un altro anno al campo e preparare nuovi infusi. Proprio quando si stava chiudendo alle spalle la porta del bagno entrò nella cabina un allegro e solare Austin. « Era calda l’acqua? » domandò, non trattenendo la risata, trascinando anche Will.
« Vedo che si è già saputo » commentò Will, cercando le sue infradito arancioni.
« Altroché! » confermò il fratello, stendendosi sul proprio letto, tirando fuori l’ipod cercando un brano di Bo Diddley. « Quindi tu e di Angelo… » disse con fare allusivo.
« Io e Nico cosa? » domandò, non capendo dove volesse andare a parare il ragazzo.
« Dai Will, gli stai sempre appiccicato » continuò Austin, trovando il brano che stava cercando.
« È quindi? » chiese, accennando una risata. Austin sbuffò sollevando gli occhi al cielo.
« Guarda che non c’è niente sotto » gli disse. « Siamo solo amici » sia affrettò ad aggiungere.
« Se lo dici tu » sorrise Austin, mettendosi un auricolare nell’orecchio.
« È così » gli confermò Will, non potendo evitare di storcere le labbra. « Mi aspettano, non fare disordine » ed uscì dalla cabina con Austin che gli faceva il saluto.


Nella cabina 13, Nico aveva appena finito di riposarsi dopo una lunga doccia. Aveva passato il tempo sotto il soffione caldo della doccia a riflettere sulla mattina passata con Will, del vuoto allo stomaco che non lo lasciò in pace nemmeno per un istante quando era da solo in barca con lui, delle risate facili che gli causava e soprattutto di quella strana sensazione di sentirsi solo un ragazzo normale in sua presenza.
In camera si mise a lucidare la spada, che ancora una volta l’aveva lasciata in cabina. Non la toccava veramente da molto tempo, esclusi gli allenamenti all’arena. Non gli mancava combattere contro i mostri, non lo entusiasmava veramente e forse perché sapeva dove erano dirette tutte quelle anime che sarebbero poi risorte. Al pensiero lo percorse dietro la schiena un brivido gelido, detestava tornare in quell’orribile luogo con la mente. Desiderava con tutto se stesso dimenticarlo, proprio come aveva dimenticato tutto quello che c’era stato prima. Tirò un sospiro, concentrandosi sull’arma che aveva in mano, tirandola su per l’elsa, fissandola controluce. Se la legò alla cinta, uscendo dalla cabina diretto verso l’arena.
Non poco sorpreso notò che Jason non era ancora arrivato, c’erano ancora alcuni ragazzi che erano alle prese con l’addestramento, molti di quelli erano matricole arrivate durante l’anno. Alcuni avevano più o meno la stessa età di Nico quando arrivò al campo, altri sembrava fossero poco più grandi. Combattevano egregiamente, considerato che non c’era stato molto tempo per addestrare i nuovi semidei. Il ragazzo si fece da parte, sedendosi su uno spalto a fissare i gruppi che si allenavano a colpire i fantocci o duellare a coppie. Non stava fissando un gruppo in particolare, li guardava un po’ tutti. Ricordò che anche lui avrebbe tanto voluto imparare quelle tecniche invece che imparare a sopravvivere per i fatti propri in compagnia di un fantasma chiacchierone che rievocava nella notte i momenti gloriosi della sua vita.
« A cosa pensi? » domandò un ragazzo che si era appena seduto sullo spalto accanto a Nico. Il ragazzo scosse le spalle, uscendo dai suoi amari ricordi. « Niente in particolare » rispose. Jason annuì, facendo finta di crederci, era sempre stato un gran mistero Nico, impenetrabile, come se i suoi sentimenti fossero rinchiusi all’interno di una cassaforte e nessuno avesse modo di entrarci. « Ho sentito del lago » cambiò discorso Jason. « Bel tuffo a proposito » gli disse, non mascherando dell’ironia. Nico annuì alla battuta evitando di replicare. « Vogliamo andare? » domandò, indicando il campo che lento si stava spopolando. « Ti seguo! » esclamò Jason, seguendo Nico nell’arena semi deserta.
« Niente acrobazie aeree » disse Nico, dettando alcune regole.
« Niente scheletri » si affrettò ad aggiungere Jason.
« Il resto è tutto lecito » concluse Nico con un sinistro sorriso, stringendo la mano a Jason, come dopo aver concluso un contratto.
Entrambi estrassero la spada, lasciando in mezzo a loro un po’ di spazio attendendo che qualcuno facesse la prima. Si guardarono fissi negli occhi, studiando i reciproci volti, cercando di capire cosa dovesse passare per la mente dell’avversario. A parer di Nico, il suo sfidante non era affatto semplice da leggere, aveva ricevuto un addestramento diverso, fatto di regole e strategie; tuttavia anche Nico poteva dire di avere un bel bagaglio di strategie che più di una volta lo avevano salvato in combattimento a corpo a corpo quando vagava nel mondo esterno da solo. Si muovevano lentamente, Jason era teso, sperava fosse Nico a fare la prima mossa, eppure era ancora lì di fronte, impassibile. Cercò di studiarlo per comprendere la sua tattica ma era come leggere un foglio bianco. Decise di lanciarsi contro Nico, che parò il colpo con la lama. Rispose all’attacco girando dalla parte opposta a dove si era difeso, con l’intenzione di colpirlo di lato, facendolo arretrare. Le due lame cozzarono con ferocia, venne parato un colpo dopo l’altro. Nico schivò un altro attacco, colpendo con la parte piatta della lama quella di Jason, costringendola ad abbassarla. Sembrava tutto troppo semplice, bastava un colpo con il gomito per metterlo a terra. Jason, che aveva capito il piano di Nico, fece scivolare da lato la spada, costringendolo ad arretrare. « Bella mossa, Grace » si complimentò con l’amico, che lo aveva spiazzato con quella mossa così veloce che non se ne era nemmeno reso conto. « Non hai ancora visto niente » replicò, andandogli incontro e costringendolo alla difensiva. Parò ogni colpo che stava ricevendo, dovendo però retrocedere ad ogni attacco. Nico cercò di pensare a più soluzioni in contemporanea, sapendo che non poteva scartare di lato perché lo avrebbe preceduto e tanto meno continuare ad arretrare. Serrò la mascella, non trovando altra alternativa che ricambiare con un nuovo attacco. Sferrò un colpo da basso, che Jason per prontezza lo parò mettendosi così allo scoperto. Nico approfittò per colpirlo di lato, all’altezza del braccio. Jason lo parò, arretrando a sua volta, ormai Nico lo aveva in pugno. Il ragazzo si avvicinò, ormai Jason aveva solo modo di difendersi. Attaccò ancora un paio di volte prima di usare le ultime forze che gli erano rimaste per colpire dalla parte opposta la spada, facendogliela volare letteralmente via dalle mani. « Credo di aver vinto » disse Nico, puntando la punta della spada verso la gola di Jason. « Mi dichiaro sconfitto» tirò un sorriso, sollevando le mani in segno di resa le mani.
Nico ripose la spada, passandosi sulla fronte il dorso della mano per togliersi le gocce di sudore. « Bel duello » disse Jason, andando a riprendere la spada facendolo tornare sotto forma di sesterzio. « Però sei stato lento ad intercettare il colpo, fosse stato un vero combattimento ti avrebbero causato una gran bella emorragia » commentò, girandosi tra le dita la moneta.
« Lo so, credevo volessi colpire la mano con la spada » gli spiegò, andandosi a prendere una bottiglietta d’acqua.
« Era quello che volevo farti credere » gli spiegò, prendendo al volo la bottiglia che Nico gli aveva lanciato. « Però sei stato fenomenale. Non l’ho nemmeno vista la spada quando hai fatto quella finta! » esclamò sinceramente sorpreso. Nico sorrise, quel colpo lo aveva salvato più di un paio di volte quando non era al sicuro nel campo.


Continuarono a parlare a lungo delle tecniche di combattimento e tra una presa di fiato e l’altra impararono anche nuove mosse da poter mettere in atto al prossimo combattimento. Jason gli mostrò a rallentatore una tipica mossa romana, di cui andava veramente molto fiero. Nico ricopiò i movimenti, trovandola troppo aggraziata per essere romana.
Si esercitarono poi a turno su qualche manichino, con Jason e poi Nico che urlavano cosa dovevano fare, per vedere se l’uno e poi l’altro si ricordavano le mosse appena imparate.
Poi i due si salutarono, dandosi come al solito appuntamento alla mensa. Entrambi si diressero nelle loro cabine. Nico si fece la terza doccia, cambiandosi d’abito ancora una volta. Ormai nella cabina c’erano solo panni sporchi e solo un paio di maglie pulite, una di quelle era del campo.
Si infilò l’altra maglia, mettendo in ordine la cabina e raccogliendo in un angolo i panni sporchi, così che le arpie potessero occuparsene di pomeriggio mentre lui era da Will.
Da lontano si sentì suonare la conchiglia, Nico stava finendo di piegare l’ultima maglia e metterla nell’armadio quando quella suonò. Uscì dalla cabina, non si era reso conto di quanta fame avesse finché non suonò il richiamo. Tutti i semidei si diressero verso la mensa, occupando i posti che volevano. Al tavolo di Nico con sua grande sorpresa c’era anche Percy, che a quanto gli sembrava stava raccontando qualcosa di divertente a Jason.
Nico sospirò andando verso il proprio tavolo, era da un po’ che non vedeva più il pupillo degli dei, sempre troppo occupato a passare il tempo con le matricole a raccontare storie di imprese, pensava. « Ehi! Calda l’acqua? » domandò il ragazzo appena lo vide. Sembrava essere sempre così allegro, sebbene come pochi aveva patito letteralmente le pene dell’Inferno. Nico si passò una mano tra i capelli, ormai la storia del lago si stava facendo ridicola. « Bollente » rispose piatto, volendo chiudere lì la storia. Non era la prima volta che qualcuno si ribaltava e non sarebbe stata neppure l’ultima. Percy tuttavia continuò a ridere tra sé e sé, trascinando anche Jason nella risata. « Dei! Ma come è successo? » gli chiese, realmente interessato a conoscere i fatti. « Semplice, mi sono sbilanciato » rispose, inforchettando quello che aveva nel piatto. I due annuirono, comprendendo l’errore.
« Errore da manuale » disse Jason.
« Già, avresti dovuto continuare a far leva con le gambe » gli disse Percy, prendendo un sorso di quella bevanda azzurra.
« È quello che ho fatto finché ho smesso di sentirle » gli spiegò Nico.
« Capita » rispose Percy, infondo sa che Nico non aveva mai messo piede al lago prima di allora, se non quando era arrivato la prima volta al campo; anche se in quel caso c’era finito completamente dentro insieme ad uno scuolabus.
« Perché canottaggio? » domandò dopo un po’ sempre Percy. Nico rimase per un momento in silenzio, esattamente non sapeva proprio il perché. « Me l’hanno chiesto, ho accettato, fine della storia » rispose semplicemente, nascondendo il viso dietro il calice. « L’ha proposto Will » intervenne Jason, indicando, con un impercettibile cenno del capo, il tavolo di Apollo. Percy allungò un po’ il collo per vedere il ragazzo. Non lo conosceva molto bene, sapeva che era diventato capo della casa sette durante la guerra contro i Titani, titolo che gli era stato offerto per ordine di anzianità. Quell’improvviso ricordo lo rattristò un po’, sembrava ieri quando in soffitta aveva letto la profezia, scendendo in campo contro i nemici. Avevano perso così tanti amici quel giorno, di alcuni non se ne trovò nemmeno il corpo. « È un bel tipo » commentò Percy, insomma il classico figlio di Apollo con la pelle abbronzata, i capelli biondi e gli occhi azzurri. Nico, tuttavia, non capì dove volesse andare a parare. « Sì, credo » rispose, non proprio convinto di voler sapere che razza di piega stava assumendo la conversazione. « Ma siamo solo amici » si affrettò a dire, non capendo perché all’improvviso le persone si erano messe in testa strane idee. Jason annuì, come per dire “Sì certo, e noi ci crediamo”. « È così! » esclamò Nico, dandogli uno schiaffo sul braccio.
« Mi hai fatto male! » si lamentò il ragazzo, accarezzandosi il punto dove era stato colpito.
« Ma smettila » lo guardo torvo Nico. « Cosa vi siete messi in testa non lo so, da quando un ragazzo non può uscire con un altro ragazzo? » quella strana e ambigua situazione lo stava scocciando.
« State sempre insieme » si azzardò a dire Jason. « Non fate altro che ridere » continuò il ragazzo. « Sembri davvero felice quando ti sta vicino » concluse, non potendo evitare di piegare le labbra in un sorriso. Nico alzò semplicemente le spalle, non era falso quello che stava dicendo, gli piaceva davvero la compagnia di Will, forse gli piaceva anche altro oltre alla stessa compagnia. « Sì, e allora? Non è la prima volta che sorrido, sembra sia un evento raro da come ne parli » commentò Nico, trovando ridicolo quel discorso.
Dopo la frase di Nico nessuno dei tre parlò più. Nico fu grato di quel silenzio, almeno al suo tavolo, eppure si sentiva amareggiato. Non riusciva a spiegarlo nemmeno a se stesso quali assurde emozioni provava per Will, figuriamoci spiegarle a qualcuno, di una cosa però era certo: vicino a Will si sentiva di nuovo felice.






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n.d.a.

Ancora una volta EFP mi blocca la pubblicazione degli altri capitoli, credo ci siano dei bug o qualcosa del genere. Comunque, se la fanfiction vi piace e volete leggerla per intero la trovate conclusa su Wattpad (in data 06/07/2020 è entrata in revisione, per tanto non troverete tutti i capitoli)

Mi dispiace non essere riuscita a portarla per intero anche su questo sito, mi sarebbe piaciuto scriverla anche qui…

 

Vi lascio alcuni link utili se volete seguirmi, restare in contatto o sapere in anticipo della pubblicazione di nuove storie e fanfiction:

Instagram: _alicebellucci
Wattpad: _akindofmagic


In oltre vi consiglio di seguirmi su Instagram perché in futuro porterò in PDF questa fanfiction e molte altre e comunicherò lì dove trovarla.

 

Un bacio a tutti,
Alis

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