Quiet Explosions

di Sarck
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** diciassette dicembre ***
Capitolo 2: *** ventuno dicembre ***
Capitolo 3: *** ventiquattro dicembre ***
Capitolo 4: *** Sette gennaio ***
Capitolo 5: *** Undici gennaio ***
Capitolo 6: *** Ventotto gennaio ***



Capitolo 1
*** diciassette dicembre ***


Titolo: Diciassette dicembre - Quiet explosions
Rating: verde
Parole: 463
Tipo di coppia: Shonen-ai
Pairing: Kirishima x Bakugou
Note: per tutta la raccolta Kiri e Baku sono al terzo anno della U.A. e fanno già zozzerie (stanno ufficiosamente insieme, potremmo dire). Dato che questi due si prestano particolarmente allo Slice of Life, ho ceduto. Il tema natalizio si respirerà maggiormente dalla prossima flash. Spero apprezziate ♥

 

 

 

 

Diciassette dicembre

 

 

Bakugou decide di interrompere lo sproloquio del ragazzo davanti a lui, steso su un lettino asettico dell’ospedale, dopo appena una manciata di frasi.

“Giuro che ti concio peggio di come sei messo se continui ad incolparti” è il ringhio sputato tra i denti, con gli occhi al cielo. Kirishima per la prima volta nella giornata, con il petto avvolto da bende e il bracio ingessato, gli sorride.

“Hai ragione, i veri uomini non si piangono addosso. Poi tra non molto verrò dimesso, per Natale sarò come nuovo”.

Bakugou ha le gambe divaricate, gli scarponi pesanti ben piantati sulle mattonelle lucide del pavimento e le braccia incrociate. Trova scomoda ed instabile la sedia affiancata a quel letto, ma è lo stesso seduto lì da almeno un’ora.

“E chi sarebbe il vero uomo qui? Tu?” chiede ironico, ruotando gli occhi al cielo.

Quella che doveva essere una risata esce fuori in un rantolo di tosse, che lo fa balzare in piedi preoccupato e appoggiare le mani sul bordo del letto. Sta per chiedere se vada tutto bene, ma opta per un “hai finito di soffocarti idiota?”.

Il sorriso che Kirishima gli rivolge quando smette di tossire gli agita qualcosa dentro, che reprime guardando la parete alla sua destra, lontano dai suoi denti appunti, e buttandosi rumorosamente sulla sedia. Fuori dalla finestra i tetti dei palazzi sono tutti dello stesso pallido colore, brillanti per la brina. Il cielo si sta scurendo, mentre anche le ultime tinte di arancione si disperdono. Il sole è calato da poco e le palpebre cadono pesanti sugli occhi rossi.

“Quindi stai dicendo che ti fai piegare sul letto da uno che non è neanche un vero uomo?”

L’attenzione che sale subito, la testa che si volta di nuovo verso il lettino e gli occhi assottigliati, davanti al ghigno affilato di Eijirou e le sue sopracciglia alzate. Sente il sangue ribollire e fluire fino ai capelli, mentre “io non mi faccio piegare” ruggisce, facendo quasi tremare le pareti.

Quando poco dopo l'infermiera si affaccia oltre la porta, chiedendo se vada tutto bene e portando l'indice alle labbra - intimando loro di non alzare troppo la voce - Bakugou urla addosso anche a lei. Giusto per far capire quanto gli importi della buona educazione.
Ha ancora il volto in fiamme, ma almeno può fingere che sia la rabbia.


In quella stanza sempre più buia gli occhi di Kirishima sono l’unico bagliore stabile. Luce riflessa dentro ad occhi pieni, traboccanti. Di cosa, Bakugou non lo saprebbe dire.

Rimane seduto su quella sedia di plastica dura, le braccia conserte e la tempia appoggiata contro la parete, finché quell’ultima luce non si spegne sotto a palpebre assonnate. A quel punto può stendere le gambe intorpidite, alzarsi, fingere di non avergli sfiorato la mano e uscire piano.


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Capitolo 2
*** ventuno dicembre ***


Titolo: ventuno dicembre - Quiet Explosions
Parole: 453
Rating: verde (giallo?)
Note: il pairing e il tipo di coppia è palesemente lo stesso per tutta la raccolta, quindi posso ometterli d'ora in poi. Utilizzo l'espediente dell' eclissi del narratore, alla Verga. Quindi, assolutamente, certi aggettivi sorgono dalla mente di Bakugou, io non mi permetterei mai di utilizzarli (per Kiri solo parole dolciiiissime da parte mia ♥)


 

 

 

Ventuno dicembre

 

 

Era tutto iniziato con “io su quella merda non ci salgo”, con tanto di retro-front, mani infossate nelle tasche del piumino e spalle ben esposte, in primo piano nella visuale di Eijirou.

Fortunatamente era subentrata Mina che, già dentro alla pista, aveva appoggiato le braccia incrociate sulla barriera che li divideva e sorridendo “Kirishima, ti insegno io” si era proposta.

A Bakugou non era rimasto altro che ringhiare un “vai con lei, così non mi rompi le palle” tornando ad allontanarsi. Eijirou ovviamente, aveva indossato i pattini estasiato.

 

Inizia ad avere ripensamenti sulla sua scelta solo ora, a distanza di un quarto d'ora appena e il freddo pungente della panca su cui è seduto a congelargli i glutei.

Si domanda perché diavolo siano stati invitati anche supereroi di vecchi tirocini, a quella noiosissima festa di Natale. Non bastava tutta la U.A., Midoriya compreso, rosso in faccia mentre strige la mano destra di Uraraka e quella sinistra di Todoroki e si fa da loro trascinare – letteralmente. Fa davvero schifo a pattinare e la cosa non può che renderlo lievemente soddisfatto. Lievemente, perché non è sicuro di essere molto più abile.

Comunque, il punto non è quello. Va bene Mina, lei può addirittura tollerarla, lei e la sua tutina aderente. È tranquillo, se Kirishima è con lei, perché sa quanto sia schifosamente gay. Non come lui, che qualche giornaletto di tette ancora lo tiene, poco importa se pensando ai bicipiti di Kirishima viene in meno della metà del tempo. Che Eijirou sia totalmente devoto al sesso maschile lo sa da più di un anno, da quando ha iniziato a ronzargli intorno appena diventati compagni di classe, parecchi mesi prima che gli abbassasse i boxer e gli mostrasse certe cose che sapeva fare, quando teneva a bada i suoi denti da squalo.

Quindi, è normale che lo irriti così tanto la figura massiccia di Fatgum che gli afferra un fianco.


“Levati dai coglioni, non vedo” ringhia ad un ragazzino che ingombra il suo campo visivo, facendolo balzare sul posto. Quello spalanca gli occhi all'inverosimile, ingoia saliva e aria fredda e cammina un po’ più in là, borbottando uno “scusascusa” ripetuto.

Sente i palmi scoppiettare e la vena sulla tempia pulsare nel constatare che Fatgum è ancora lì, a sorreggere Kirishima.

“Ehi” urla al ragazzino che ha appena cacciato. Quello si immobilizza e ruota pianissimo il corpo, guardandolo oltre pupille dilatate. Trema nell'aria un “sì?” incerto, che Bakugou ricopre con il suo timbro tuonante: “dove prendo i pattini per salire su quella merda?”

 

Kirishima smette subito di aggrapparsi alle spalle di Fatgum e pattina barcollando verso di lui, appena lo vede salire in pista. Il sorriso brillante che gli rivolge attenua la sudorazione eccessiva delle sue mani.

 

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Capitolo 3
*** ventiquattro dicembre ***


Titolo: ventiquattro dicembre - Quiet Explosions
Parole: 429
Rating: verde 
Note: se avete litigato con qualcuno fate pace, non si può passare il Natale arrabbiati, neanche se ci si chiama Bakugou Katsuki. 

Auguri a tutti! 

 

 

 

Ventiquattro dicembre

 

 

Neve bianca sulle ciglia, fredda quando cade sul collo esposto. Le mani ancora che tremano, per ragioni mai comprese prima.

Prede fiato, l'inspirazione gli costa bruciore in gola e peso sul petto. Vorrebbe davvero tornare indietro, chiudersi la porta dietro di lui e mandare a quel paese tutti, compreso il ragazzo che ha di fronte. Ma il suo corpo non ha mai tremato così tanto e il suo cuore non è mai stato così piatto, schiacciato da un orgoglio troppo grave.

Gli brucia ancora di più la gola, quando grida “aspetta!”, mescolarsi di rabbia e panico nella sua voce.

Non si accorge neanche della neve che si posa sulle spalle della sua felpa, dello spiraglio freddo che gli gela la caviglia, passando dalle cerniere abbassate degli anfibi infilati di fretta, neanche allacciati. Tutto ciò che vede, oltre ciglia brillanti di fiocchi candidi, è la schiena di Kirishima. Ferma, enorme. Si chiede quando è stato l'esatto momento in cui Eijirou è cresciuto così tanto, trasformandosi in roccia, scoglio e montagna stabile.

Lui si gira piano al suo richiamo, con il volto ancora infossato nello scaldacollo e le palpebre basse. Ha le guance arrossate, Bakugou è sicuro che lo siano anche gli occhi.

La neve cade sui suoi capelli rossi e intorno alla sua figura con lentezza e venerazione.
Bakugou fa un passo avanti, il busto trema per freddo e vuoto.

“Scusami” sussurra, pianissimo, guardandolo dritto in faccia.

Kirishima ha gli occhi lucidi ed enormi quando solleva il volto e lo scaldacollo scivola fino a mostrare anche le labbra, secche, consumate e semi aperte.

“Cosa?”

“Non lo ripeto. Hai sentito benissimo”

Sguardo altrove, neve che si scioglie sulla pelle scoperta troppo calda.

Ha fatto solo un passo verso di lui, Kirishima ne fa tre per raggiungerlo e stringerlo tra due braccia forti, ma sembra gli vada bene così.

“Non litighiamo proprio la Vigilia di Natale”

“Sai quanto me ne frega di queste feste”

Una risata roca contro il collo, strizza le palpebre e la trattiene più che può dentro al canale uditivo.

“C’è qualcosa che ti piace, ogni tanto?”

Nella mente gli balena una risposta melensa. La ingoia.

“Vincere”

Vuoto nel petto riempito quando lui afferra la sua mano e lo precede, incamminandosi in direzione dei dormitori.

“Passiamo il Natale insieme, me lo devi per farti perdonare”

Bakugou sbuffa e alza gli occhi a cielo, facendosi trascinare dentro a stanze calde e colme del chiacchiericcio diffuso dei suoi compagni.

La schiena di Kirishima - enorme, stabile, ferma e possente - stretta in un parka marrone, è l'unica che abbia mai guardato.

 


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Capitolo 4
*** Sette gennaio ***


Titolo: sette gennaio - Quiet Explosions
Parole: 614, ma spacciamola lo stesso per una flash
Rating: giallo
Note: spero di non essere sfociata nell'OOC, ma ricordo che il Bakugou di questa raccolta è già al terzo anni di U.A., quindi leggermente diverso dal Kacchan a cui siamo ora abituati. Mi scuso perchè Kiri compare pochetto (sigh sigh). E sì, lo so che dovrei aggiornare con capitoli più allegri, ma l'inverno mi fa questo affetto. Prometto più spesieratezza nelle prossime flash ♥

 

 

 

 

Sette gennaio

 

 

Il freddo pungente del pavimento contro le piante dei piedi diventa brivido che percorre l’epidermide scoperta di braccia e spalle. Si mescola al velo di sudore che gli ricopre il corpo, compresa la fronte sulla quale sta passando il dorso della mano, prima che le dita vadano ad incastrarsi ai capelli e là si aggrappino, strette. Sospira pesantemente e la velocità con cui il suo cuore batte contro la gabbia toracica gli ricorda che deve fare qualcosa, per evitare di finire come la notte scorsa, unghie a scavare nella ceramica congelata e stomaco a riversarsi nel water.

Fa peso sulle nocche contro il materasso e con la testa pesante e i capelli ancora davanti agli occhi, si solleva. Sono pochi i passi per raggiungere la porta, ancora meno – un paio, tre forse – quelli che servono per trovarsi davanti alla camera di Kirishima. Respira piano, tentativo di controllare un corpo scosso dai tremori e uno stomaco fragile, riflesso di uno spirito debole che non pensava di avere. E fa schifo, fa tremendamente schifo il modo in cui gli occhi bruciano per il sonno, per le lacrime che non riescono a scendere, per la pressione delle dita che continuano  a sfregarli, prima che – la notte - i palmi tornino a stringere tremanti il cuscino, per trattenere il desiderio di fare esplodere tutto, di distruggere ogni cosa e respirare quel fumo denso che, se prima sapeva di vittoria e impegno, ora puzza di perdita e debolezza.

Le dita sudate si sollevano, a pochi centimetri dal legno di quella porta che sa essere aperta, ma finiscono per accartocciarsi su se stesse e il pugno torna tremulo al suo posto; lungo il fianco.

No. Bakugou Katsuki sa affrontare i problemi da solo. Almeno quello.

Torna nella sua camera e mentre il corpo cade stanco sul letto ancora tiepido, facendo curvare il materasso sotto al suo peso, per la prima volta pensa al fatto che, a volte, essere un eroe faccia davvero schifo. Forse il punto è proprio quello: essere un eroe significa vedere lo schifo e sopportarlo, significa essere abbastanza forti da reggere la morte di una donna, di una civile. Seppur avvenuta davanti ai suoi occhi, davanti al suo palmo che era a tanto così dal prenderla, dal salvarla.

Tira il piumino fin sopra la testa, raggomitolandosi sul materasso e, al buio dell’involucro che lo ricopre, si odia per sentirsi così piccolo, debole come nessun eroe dovrebbe essere, lui tanto meno.

Ma si odia soprattutto quando sente di star trattenendo il respiro, i timpani vibranti di quello che sembra essere il rumore di una porta che si apre, dall’altra parte de muro, e un paio – forse tre – di passi leggeri. Si odia totalmente, perché quando sente la maniglia della sua porta cigolare, piegandosi, non può far altro che rilasciare il respiro, pianissimo, e ringraziare mentalmente Kirishima, che si sta facendo spazio nel suo letto senza chiedere il permesso.

Il fiato gli solletica il collo, mentre un braccio caldo gli avvolge il fianco e se lo trascina addosso. Le cosce scoperte si intreccino alle sue gambe e la coperta viene tirata su fino a coprire le loro spalle. Può sentire il battito di Kirishima contro la sua schiena, fin dentro alle orecchie, così forte da dettare il ritmo anche del suo. Strizza le palpebre e sa di non dover piangere, ma vorrebbe farlo, vorrebbe fottutamente farlo. Soprattutto quando Eijiro, stringendolo forte a sé, contro quel ritmo martellante, sussurra: “va bene così. Tu vai benissimo così, hai capito Katsuki?”

Ed è tutto ciò che Bakugou avrebbe voluto sentirsi dire ma nessuno gli aveva mai detto.

Permette alle lacrime di scorrere e gocciolare sul cuscino, silenziose. E va davvero bene così. 


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Capitolo 5
*** Undici gennaio ***


Titolo: Undici gennaio - Quiet Explosions
Parole: 633 (ma siiii, fingiamo che anche questa sia una flash. Non sono mai stata una molto brava a rimanere nei bordi)
Rating: giallo, credo
Note: ecco una cosa che dovete assolutamente sapere: ultimamente impazzisco al pensiero di Kirishima passivo. No, non è una flash sconcia, ma è da una vita che sogno di far dire proprio certe parole a Bakugou (volgare com'è, il dirtytalking gli calza a pennello). 

Ne approfitto anche per lasciare un ringraziamento a tutte le persone che hanno recensito questa raccolta; mi riempite davvero il curicino di gioia. Grazie ♥

 

 

 

 

Undici gennaio

 

 

Bakugou si accorge che qualcosa è cambiato, nell’aria, quando percepisce il peso di troppe paia di occhi su di lui. Poco lontano, dalla cucina, può sentire il rumore dell’acqua che scorre e le voci di Lida, Deku e Uraraka, intenti a lavare gli ultimi piatti rimasti.

È lì, intorno a lui, che tutto si è fatto improvvisamente silenzioso. Si tira un po’ su con la schiena, le braccia incrociate dietro la testa. Per farlo deve spinger un po’ le piante dei piedi contro le cosce di Kirishima. Quando finalmente trova la piega più comoda del divano, sul quale può sprofondare di nuovo con tutto il suo peso, “ah?” si concede di grugnire, sicuro di essersi perso qualcosa.

Mineta, seduto al fianco di Kaminari, una mano contro il giornale che l’ultimo tiene in mano, come ad indicare qualcosa, ripete: “mi sembra palese che Bakugou sia ancora vergine”.

Bakugou alza un sopracciglio e gira leggermente la testa. Squadra Mineta con occhi assottigliati, la frase che ancora deve ben depositarsi nella sua mente ovattata dal sonno. Apre bocca, non ha neanche idea di cosa stia per uscire fuori, ma la voce di Mina lo anticipa “cosa te lo fa pensare?”. C’è un accenno di risata nella sua voce, seguita da quella forte di Kaminari.

Bakugou percepisce, prima che possa fermarlo, il movimento involontario delle sue guance, che gli fa scoprire per un attimo i denti, in un ghigno un po’ storto. Cerca di reprimerlo e solleva le ciglia per guardare Kirishima. È lievemente arrossito, mentre finge di prestare attenzione ai movimenti sul display del Nintendo. Bakugou incrocia le caviglie, posizionandole meglio sulle cosce di Kirishima.

Mineta continua, totalmente convinto: “beh lo sappiamo tutti quanto Bakugou sia rude e incapace di controllare la sua rabbia o la sua forza…”

A quel punto Bakugou si mette a sedere, un braccio ancorato allo schienale del divano per tirarsi su.

“Chi cazzo non sa controllare cosa?” ringhia. Sente la pressione della mano di Eijiro sul suo ginocchio, come per mantenerlo fermo. Il palmo destro suda contro il tessuto ruvido del divano su cui è saldamente impiantato.

Mineta solleva le mani, rosso in volto – forse leggermente spaventato.

“Lo sappiamo tutti che non sei molto delicato, amico” lo difende Kaminari, il petto leggermente più calmo ora che la risata sembra essere sfumata via. “Non trovo però un collegamento” aggiunge infine, abbandonando il giornale che stava leggendo sulle gambe, per guardare meglio Mineta.

“Intendo” continua lui, alzandosi in piedi e strizzando gli occhi, un pugno stretto all’altezza del cuore. La voce si alza di qualche tono, tragicamente teatrale: “con le donne ci vuole delicatezza, bisogna prima toccarle piano, farle abituare... non si può prenderle abbassarsi i pantaloni e -”. È a quel punto che Mina scatta in avanti, appena in tempo per premergli una mano sulla bocca e lasciare che le altre parole vengano attutite. “Non abbiamo bisogno dei dettagli” spiega, roteando gli occhi al cielo.

Mineta si libera in fretta dalla stretta di Mina, giusto per concludere “è che Bakugou non riesco proprio ad immaginarmelo a fare certe cose. Distruggerebbe chiunque nella foga”.

È a quel punto, quando ormai ogni traccia di sonno ha abbandonato il corpo di Bakugou, che finalmente apre bocca. Perché ne ha abbastanza di tutto quel discorso di merda.

“Basta trovare qualcuno che non si faccia distruggere, idiota”.

La mano di Eijirou trema contro il suo ginocchio. Non ha bisogno di guardarlo per sapere la tonalità di rosso che hanno assunto le sue guance.

Torna a sdraiarsi, lasciando che la schiena scenda fino ad appoggiarsi al bracciolo del divano, le mani nuovamente dietro alla testa.

“E poi” aggiunge, con gli occhi già socchiusi e i polpacci contro il cavallo di Kirishima, “c’è a chi piace essere preso brutalmente”.

Non può che ghignare quando sente Eijiro trattenere il respiro.

 

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Capitolo 6
*** Ventotto gennaio ***


Titolo: Ventotto gennaio - Quiet Explosions
Parole: 556
Rating: giallo, ma i pensieri sconci di Bakugou alzano un po' la temperatura
Note: torno ad aggiornare, ma uaaao! Ho intenzione di terminare la raccolta (eeeh eh, perchè voi non sapete quando questa raccolta terminerà,ma io lo zo bene), quindi ogni tanto aggiungo qualche nuovo capitolo "slice of life" (perchè tutta la raccolta è di questo genere, che personalmente adoro). Grazie dunque a chi leggerà anche questo nuovo capitoletto e chiunque stia apprezzanso questa raccolta fluffosa. Un grazie speciale a tutti coloro che usano un po' del loro tempo per lasciarmi recensioni, mi incoraggiate tantissimo, meritate un abbraccio stritolante

Dato che è da un po' di tempo che non aggiornavo, per chi non ricorda: Kiri e Baku sono al terzo anno di UA e si amano reciprocamente tantissimo <3

 

 

 

 

Ventotto gennaio

 

 

 

La fila scorre troppo lentamente e mette a dura prova la sua pazienza.

A nulla è servito alzare la voce e urlare un “quanto cazzo ci mettete a prendervi un minchia di piatto?!”

Bakugou è perfettamente consapevole del perché preferisca la cucina in comune dei dormitori, invece che la mensa scolastica. La dannata calca, il costante rumore, le file e gli schiamazzi. Odia fottutamente tutto quanto. E Kirishima lo sa benissimo. Quel bastardo gli deve un mese di pompini, se vorrà farsi perdonare.

Afferra il piatto con la bistecca più grande, lo affianca al vassoio su cui ha già poggiato la ciotola di ramen fumante, quella verso cui continua a puntare le sue iridi carminio tagliate da palpebre semichiuse, come a sfidarla a provare anche solo a rovesciarsi. Ringhia per intimare al ragazzino davanti a lui di spostarsi e tenendo in equilibrio il vassoio troppo pieno, con una sola mano, allunga il braccio sinistro per afferrare le bacchette.

Quando finalmente riesce a superare la calca di persone, dopo un paio di insulti grattati contro la gola, individua il tavolo su cui Kirishima è già seduto. Kaminari ha un braccio intorno alle sue spalle e sventola all’aria le bacchette, facendo ridere tutto il tavolo quando un pezzo di cotoletta vola in aria e finisce contro la sua uniforme. Kirishima gli dà un lieve colpo in testa con il braccio ingessato.

Bakugou sbuffa, il brodo del ramen quasi fuoriesce dall’orlo del recipiente, ma poi torna obbediente al suo posto. Supera un paio di tavoli in pesanti falcate, deciso a sbattere il vassoio davanti alla faccia di Eijirou, una volta arrivato al tavolo.
Farebbe meglio a guarire in fretta, perché in quella mensa affolta non vuole mai più metterci piede.
È stato fin troppo bravo quella settimana con lui, il cuore troppo debole davanti agli occhi grandi di Eijirou e le sue ciglia lunghe, mentre con labbra umide “ma non riesco da solo, ho il braccio ingessato”, cantilenava per ogni fottuta cosa. Braccio ingessato un cazzo. Non sembrava essere un tale impedimento la sera prima, quando lo aveva usato per fare pressione sulla parte interna del suo ginocchio, piegandogli in modo osceno le cosce contro il ventre, le ginocchia quasi ai lati della testa, mentre lo scopava sul letto malmesso.

Stringe così forte i denti finché non stridono, le dita sudate contro il vassoio che sta portando, testimone di quando sia diventato fottutamente debole, pronto ad accondiscendere ogni richiesta da parte di quel capellidimerda.
Oh, ma non la passerà liscia di certo. Bakugou Katuski non la lascia passare liscia a nessuno.
Gli spingerà una mano contro la nuca appena saranno soli, lo piegherà a terra finché non sentirà il delizioso suono delle sue ginocchia che incontrano il pavimento e incastrando le dita fra ciocche rossissime “su da bravo, apri questa bella bocca” ordinerà in una nota grave.
Le corde vocali già gli si aggrovigliano in gola al pensiero.

Ingoia saliva e ringhia un “oi” sopra al baccano, per far capire a Kirishima che sta arrivando con il suo vassoio. Ciglia lunghe si sollevano verso la sua direzione e gli angoli degli occhi si incurvano, sotto la spinta di zigomi alzati. Bakugou, come sempre, deve guardare altrove per non arrossire davanti a tutta la mensa, quando Kirishima gli sorride in quel modo.

Sì, lo condannerà ad una vita di pompini.

 


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