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Persone
che incontri per caso e poi restano per sempre
Ci
sono occhi che tagliano il silenzio e mi piace
Mi
piace parlarti di me
Davanti
a un bicchiere di rosso
Col
sorriso più bello che c’è
Non
ti preoccupare perché va tutto bene
Anche
se a volte sono fuori di me…
(“Non
si torna indietro” Pino Daniele & Lucy Jules)
Prima parte
Theon
Greyjoy aveva goduto di un certo periodo di tranquillità a Grande Inverno,
mentre l’esercito di Roose Bolton e del figlio “bastardo legittimato” Ramsay
affrontava Stannis Baratheon ma, come aveva imparato da tempo a sue spese, le
cose belle non durano mai. Un bel mattino in cui persino il sole si era degnato
di splendere, i Bolton e i loro uomini fecero ritorno vittoriosi alla fortezza:
l’esercito di Stannis era stato annientato, l’uomo era morto in una situazione
non meglio precisata (per gentile concessione di Brienne di Tarth…) e tutto
faceva supporre che la vita avrebbe ripreso a scorrere proprio come prima…
purtroppo per Theon!
Eppure,
come nelle favole nere che si rispettino, qualcosa stava per cambiare.
Se
in meglio o in peggio non era dato sapere.
Dunque
la premiataditta Bolton era riuscita ad avere la meglio sull’esercito di
Stannis Baratheon, i nuovi signori di Grande Inverno se ne erano tornati
trionfanti a casa e quella stessa sera Roose Bolton aveva organizzato un
banchetto per celebrare la vittoria… e anche altre cose che sarebbero venute
alla luce durante la cena.
Theon,
nelle sue ormai fin troppo solite vesti di Reek, aveva l’incarico di servire al
tavolo e non osava nemmeno immaginare che cosa avrebbe potuto inventarsi Ramsay
per tormentarlo. Se si fosse trattato di una persona normale, si sarebbe potuto
pensare che, soddisfatto per la vittoria schiacciante e tranquillizzato per la
minaccia sventata, il giovane Lord Bolton sarebbe stato più clemente. Ma, come
dicevo, non si trattava di una persona normale ma di Ramsay Bolton. Come dire:
un nome, una garanzia.
Eppure
fu proprio quella sera che le cose iniziarono a cambiare.
La
prima cosa che Theon notò, con suo immenso stupore, fu che Ramsay non diceva
una parola che fosse una. Mentre il padre rievocava con gli uomini le fasi
salienti della battaglia ed elencava le numerose prove di valore date da lui
personalmente, a tutto vantaggio dell’adorante quanto obesa moglie Walda,
Ramsay se ne stava insolitamente silenzioso. Si limitava a fissare il cibo nel
piatto e a rigirarlo con la forchetta senza decidersi a prendere neanche un
boccone (altra cosa che Theon notò subito). Era bianco come un panno lavato,
aveva gli occhi cerchiati e non aveva gridato “Reek!” nemmeno per sbaglio.
E
quella era la terza cosa strana, pensò Theon.
“Signori,
poiché siamo tutti qui riuniti per festeggiare la nostra vittoria, voglio
approfittarne per rendervi partecipi di altre due liete notizie che
contribuiranno a rendere ancora più festosa questa serata” annunciò Roose
Bolton al momento dei brindisi.
Per
qualche strana ragione, Theon era assolutamente convinto che quello che Roose
Bolton definiva lieta notizia sarebbe
stato solo fonte di altri tormenti per lui…
“Innanzitutto
vi annuncio che io e la mia sposa avremo presto un figlio” dichiarò orgoglioso
il Lord.
Theon
arrischiò un’occhiata di sfuggita a Ramsay, stando ben attento a non farsi
notare. Ma non ce ne sarebbe stato bisogno, visto che il giovane Lord, oltre
all’aspetto cadaverico, del cadavere aveva anche le reazioni. Mentre i
partecipanti al banchetto esultavano e brindavano alla notizia, Ramsay parve
non averla nemmeno sentita.
Naturalmente
Roose Bolton non si aspettava certo un’accoglienza festosa da parte del figlio
bastardo, per cui non si scompose e passò direttamente al secondo annuncio.
“Il
Maestro dice che si tratta quasi certamente di un maschio, ma questo non cambia
nulla per mio figlio Ramsay, che è e rimane l’erede designato. A dimostrazione
di ciò, ho preso contatti con Petyr Baelish, attuale tutore di Lady Sansa
Stark, affinché conceda la mano della sua protetta a mio figlio” disse.
“Attendiamo la risposta di Lord Baelish al più tardi tra una settimana.”
La
notizia prese alla sprovvista Theon, che per poco non si lasciò sfuggire la
caraffa del vino… cosa della quale si sarebbe probabilmente pentito per il
resto dei suoi giorni. Riprendendo con la forza della disperazione il controllo
su se stesso quanto sulla caraffa, Theon si vide scorrere davanti agli occhi
tutti i motivi per i quali l’arrivo di Sansa a Grande Inverno sarebbe stata una
sciagura… per lei quanto per lui.
“Dunque,
Ramsay, non dici niente? Combinare un matrimonio tra te e l’unica erede degli Stark
ancora in vita è il miglior modo per consolidare il nostro dominio su Grande
Inverno” affermò Lord Bolton, molto compiaciuto.
“Immagino
di sì” fu la risposta di Ramsay, con una voce talmente debole da risultare poco
più che un sussurro. “Credo… io… non sto bene, stasera, chiedo il permesso di
ritirarmi, padre.”
Roose
Bolton fissò il figlio con sospetto, chiedendosi che accidenti gli fosse venuto
in mente adesso. Era davvero tanto offeso per la notizia del bambino in arrivo
da mettere in secondo piano anche un matrimonio prestigioso come quello con
Sansa Stark? Poi, guardandolo meglio, si accorse che diceva sul serio. A parte
il pallore e i cerchi neri sotto gli occhi, Ramsay tremava da far pietà.
“Ramsay,
stai davvero male?” domandò il Lord,
con una vaga sensazione di disagio.
Sarebbe
stato un bel casino se il figlio da poco legittimato si fosse ammalato e fosse
morto prima di acquisire il dominio su Grande Inverno… e ancora peggio se, alla
resa dei conti, il bambino che Lady Walda aspettava si fosse rivelato una
femmina!
Ramsay
si alzò lentamente in piedi, ma vacillava e dovette appoggiare entrambe le mani
sul tavolo. Alzò lo sguardo, cercando qualcuno nella sala del banchetto.
Sembrava insolitamente smarrito e Theon non poté fare a meno di provare una
certa qual soddisfazione: aveva capito che stava cercando lui, ma questa volta
non sarebbe accorso al suo fianco come quel verme strisciante che era
diventato, questa volta avrebbe aspettato che fosse lui a chiamarlo.
E
Ramsay lo chiamò, ma non con la solita spavalderia.
“Reek”
mormorò, allungando una mano verso di lui.
Solo
allora Theon gli si avvicinò con il solito fare servile, ma sentendosi molto
compiaciuto di sé. Ramsay, il mostro, il suo aguzzino, aveva dimostrato di
avere bisogno di lui davanti a tutti i convitati e davanti a Roose Bolton;
aveva rivelato una debolezza mai mostrata prima… e per Theon era già quella una
soddisfazione.
Oddio,
non che fosse quel gran che, ma non bisogna dimenticare che l’ultima soddisfazione
che Theon ricordava di aver avuto risaliva a parecchi mesi prima (nemmeno lui
sapeva più quanti fossero esattamente): Ramsay, dopo averlo minacciato in tutti
i modi possibili e immaginabili di evirarlo, aveva poi cambiato idea all’ultimo
momento, preferendo privarlo di un altro dito del piede sinistro, chissà per
quale capriccio.
Forse
in tutto ciò c’era una logica contorta quanto il giovane Bolton, una sorta di
messaggio in codice: il mignolo del tuo
piede sinistro e il tuo membro per me siequivalgono… o qualche altra bestialità del genere. E poi c’era
l’animalesca furbizia di Ramsay, che, conoscendo bene i cani e la loro
aggressività, aveva capito che, se avesse evirato Theon, lo avrebbe reso un
essere disperato, senza più via di scampo… e anche la bestia più debole e
paurosa, se non ha altra via di scampo, può diventare pericolosa. Un Theon
senza più nemmeno un barlume di speranza avrebbe potuto cercare di fargli del
male, a costo di morire nel tentativo, e non era quello che voleva Ramsay che dunque
dimostrava di usare, almeno ogni tanto, quel neurone solitario che gli
albergava in testa.
In
conclusione, l’ultima grande vittoria
di Theon Greyjoy risaliva a più di un anno prima e consisteva nell’essersi
potuto tenere il suo prezioso
giocattolino… fino a nuovo ordine, ovvio!
E
adesso, meraviglia delle meraviglie, l’erede delle Isole di Ferro stava per
avere un’altra delle sue vittorie di
Pirro (forse, nei Sette Regni, avrebbero presto iniziato a usare
l’espressione vittorie di Theon per
indicare questo medesimo risultato!).
Insomma,
alla fine si acquista una certa familiarità anche con le disgrazie, no? Ed
esattamente questo aveva fatto Theon, che solo a quel punto accorse a
sorreggere Ramsay, notando di nuovo con grande compiacimento che, se non ci fosse
stato lui, il Lord bastardo sarebbe probabilmente caduto per terra.
“Sono
qui, mio signore” disse, più o meno con il tono di sempre. Ma con ogni
probabilità Ramsay, in quelle condizioni, non si sarebbe reso conto nemmeno se
gli avesse parlato nel dialetto delle Isole dell’Estate…
“Il
tuo servo ti accompagnerà in camera, poi manderò il Maestro a visitarti” disse
Roose Bolton rivolto al figlio, sempre con espressione poco convinta. Forse
pensava che nemmeno le malattie fossero tanto sciocche da volersi davvero
avvicinare a Ramsay…
Continuò
a fissare il figlio che si allontanava dal salone, sostenuto da Theon. Quella
vista gli procurò una vaga sensazione di fastidio: da quando quel Greyjoy aveva
ripreso le forze a un punto tale da poter essere lui a sostenere un Ramsay
indebolito? E anzi, a dirla tutta, Ramsay era proprio convinto di essere ancora
lui a gestire l’altro?
Insomma,
Roose Bolton dimostrava davvero una preoccupazione sincera e disinteressata per il figlio bastardo. Ma… ricordate che
stiamo parlando della famiglia Bolton, vero?
C’era
una bella rampa di scale di pietra da salire per raggiungere la camera di
Ramsay e non è un’esagerazione dire che ogni gradino fu una sorta di agonia.
Chiaramente il giovane Bolton non era così stoico nell’affrontare il dolore
tanto quanto era ansioso di infliggerne al prossimo suo: si aggrappava a Theon
e si lamentava come se non ci fosse un domani.
“E’
possibile che senta dolori dappertutto? E la testa… sembra che mi debba
scoppiare…” ripeteva, quasi scioccato dal fatto che la sofferenza, per una
volta, gli si fosse rivoltata contro.
“Manca
ormai poco alla tua stanza, mio signore, un ultimo sforzo” lo incoraggiava
Theon, ma i suoi pensieri erano ben diversi. Solo, col cavolo che avrebbe osato
esprimerli ad alta voce!
Ora lo capisci
cosa vuol dire provare dolore in ogni parte del corpo, e scommetto che non ti
piace per niente, vero? Adesso non è più così divertente?
Un’idea
fugace attraversò la mente di Theon: e se avesse approfittato della debolezza
di Ramsay per scaraventarlo giù dalle scale? Avrebbe potuto fingere che fosse
stato un incidente, che lui era debole e Ramsay troppo pesante…
Già,
e poi cosa sarebbe successo? Se il giovane Lord fosse morto, lui sarebbe
comunque rimasto lì, nelle mani di Roose Bolton il quale, almeno per salvare le
apparenze, lo avrebbe punito per avergli ammazzato il figlio. E Roose Bolton
non era poi tanto meglio di Ramsay, in fondo era stato lui a organizzare le Nozze
Rosse e a uccidere personalmente Robb, no? La mela non cade mai troppo lontano
dall’albero… E chissà in che modo atroce lo avrebbe ucciso. E se invece Ramsay
fosse rimasto soltanto ferito… eh, a quel punto avrebbe dovuto fare i conti con
lui, una volta che si fosse ristabilito.
No,
non era affatto una buona idea, rifletté Theon che, di fronte a un male che non
conosceva, preferiva affrontare quello che gli era ormai familiare. Così fece
il bravo Reek, che era ciò che sapeva
fare meglio: accompagnò il padrone nella sua stanza, lo aiutò a mettersi a
letto e lo coprì ben bene con tutte le pellicce che trovò. Eppure, Ramsay
continuava a tremare e a battere i denti per il freddo.
Più
tardi il Maestro si recò a visitarlo, non capì un accidenti di ciò che poteva
avere ma finse di aver individuato una febbre dovuta alle fatiche e al freddo
patiti durante la battaglia contro l’esercito di Stannis. Preparò una pozione
da somministrare all’ammalato ogni tre ore e che gli avrebbe abbassato la
febbre, si raccomandò che il giovane Lord restasse a riposo al caldo (il che
significava anche non scuoiare nessuno per un certo periodo di tempo…) e poi si
ritirò, prima che Roose Bolton iniziasse a dubitare delle sue competenze in
materia. Da quelle parti non si poteva mai sapere.
Ovviamente,
Theon fu offerto volontario per
occuparsi di Ramsay durante la sua malattia: sarebbe stato lui a
somministrargli la medicina, a portargli i pasti, a controllare che stesse al
caldo e, per fare tutto ciò, avrebbe dormito nella sua stanza, su un
pagliericcio buttato in un angolo. Beh, visto che la sua precedente residenza
erano i canili, alla fine si poteva dire che ci avesse guadagnato qualcosa, non
è così?
Prima
di raggiungere la sua Lady in camera, Roose Bolton passò a dare una veloce
occhiata al figlio, praticamente invisibile sotto le pellicce; poi si fermò per
le ultime e sentite raccomandazioni a
Theon.
“Ascoltami
bene, Theon, Reek, o come diavolo ti chiami, sappi che ti riterrò personalmente
responsabile della guarigione di Ramsay” sibilò, in tono mooolto incoraggiante. “E’ assolutamente indispensabile che si
rimetta prima che Petyr Baelish venga a sapere di questo increscioso
contrattempo e se ne serva per rifiutare di concedere la mano di Sansa Stark. E
comunque, dannazione, non so ancora se mia moglie avrà un maschio. Per cui,
vedi di rimetterlo in piedi il prima possibile!”
Questa
dimostrazione di affetto paterno era veramente toccante!
Theon
afferrò soltanto le parole ti riterrò
personalmente responsabile e promise che avrebbe fatto di tutto affinché il
suo padrone guarisse.
Così
iniziò quella prima notte. Theon, rannicchiato al freddo sul pavimento gelido
della camera, finì per alzarsi ogni dieci minuti per controllare Ramsay ed
essere sicuro di dargli la pozione del Maestro nei tempi prescritti.
Evidentemente
il Maestro non era poi uno sprovveduto, visto che, nel cuore della notte, la
febbre calò quel tanto che bastava da far venire a Ramsay una gran voglia di
chiacchierare. Era ancora debole, ma i dolori erano diminuiti e anche il freddo
nelle ossa.
“Ma
che bravo che sei, Reek, ti stai occupando di me con tanta devozione” mormorò,
con voce ancora debole. Era strano sentirgli dire le solite cose con un tono
tanto diverso… ma Theon sapeva bene di non doversi fare illusioni. “Dove lo
ritroverei mai un altro come te?”
“Faccio…
solo il mio dovere, padrone” rispose il giovane Greyjoy. Ecco, appunto. Proprio
quando era riuscito finalmente ad addormentarsi per cinque minuti, a Ramsay era
venuta voglia di fare due chiacchiere amichevoli. Un tempismo ammirevole!
“Sto
davvero male, sai? Ma cosa ne sarebbe mai di te se… se mi succedesse qualcosa?”
Bella domanda, pensò Theon.
“Non
lo so, mio signore, non voglio nemmeno pensarci” si limitò a dire.
“Oh,
invece sì che ci hai pensato, ci potrei giurare…” Ramsay avrebbe voluto
ridacchiare ma gli venne fuori solo una specie di lamento. Sì, si era ripreso,
tuttavia stava ancora decisamente male. “Magari ci hai pure sperato, eppure…
sai che non ti converrebbe per niente?”
Ah, no?
“Lo
so, padrone, io sono qui solo per servirti e…”
“Lascia
stare le stronzate che pensi che io voglia sentirmi dire, o mi farai tornare il
mal di testa proprio ora che mi sta passando!” lo interruppe il giovane Bolton,
spazientito. “Qui a nessuno frega un accidenti se io vivo o muoio, lo so bene,
però… sappi che, se tu mi aiuterai a guarire, ti ricompenserò.”
Vuoi dire che non
mi taglierai più niente? In tutta onestà, Theon non riusciva a pensare a un
altro tipo di ricompensa da parte di
Ramsay…
“Ti
renderò il tuo nome, il tuo titolo e… e sarai un ostaggio di lusso qui a Grande
Inverno. Dovrai ancora servirmi, certo, non posso fidarmi tanto da non tenerti
sott’occhio, ma non dovrai più dormire nei canili, né essere Reek. Che te ne
pare?”
“Il
mio signore è molto generoso, io non merito tanto e…”
“E
allora vedi di meritartelo” tagliò corto Ramsay, con un’infinita stanchezza
nella voce. Ma, con ogni evidenza, non voleva addormentarsi prima di aver detto
tutto quello che gli era frullato in testa.
Theon
non rispose e ci fu silenzio. Probabilmente il giovane Bolton aveva dato fondo
alle energie che gli restavano e si era addormentato.
Nella
mente non così acuta di Theon Greyjoy si accese una vaga luce di
consapevolezza…
Ha paura, pensò. Non può fidarsi di nessuno e allora mi
promette dei privilegi. Questo significa che… che dipende da me! E se io, una
volta tanto, riesco a giocare bene le mie carte…
Intanto
sarebbe tornato a essere Theon Greyjoy e a vivere in un modo più decente. Da
ostaggio, da servo, magari, sempre sotto la minaccia di perdere qualche altro
pezzo, ma sempre meglio dei canili e di quel maledetto Reek.
Era
un piccolo passo, ma poteva anche voler dire parecchio.
E
poi? Poi chissà, tutto sarebbe potuto succedere.
Passarono
due giorni e Ramsay Bolton migliorava… nel senso che la febbre diminuiva,
ovviamente, non per altro! Tuttavia una mattina giunsero notizie piuttosto
seccanti per Roose Bolton, che dunque si presentò con la sua miglior faccia da funerale
nella stanza del figlio bastardo per sfogare tutta la sua frustrazione.
Il
problema era che Petyr Baelish aveva risposto picche alla proposta di
matrimonio tra Ramsay e la sua protetta Sansa Stark…
“Quel
presuntuoso di Baelish ha scritto di essere sinceramente
desolato per il fatto che questa unione non sia possibile: Sansa Stark è
già felicemente sposata con Lord
Robin Arryn, il signore di Nido dell’Aquila ed ha tutti i Lord alfieri della
Valle al suo servizio!” sibilò, con evidente nervosismo. “Sono tutte menzogne!
Se è vero che Sansa Stark ha sposato Lord Arryn è stato solo per avere un
esercito tutto suo e, magari, tentare di riconquistare Grande Inverno. Non
esiste altra ragione, quell’Arryn è un bambinetto viziato e debole di mente, è
stato solo un matrimonio di convenienza e Lord Petyr si premura di farcelo
sapere. Che gli Estranei lo portino alla dannazione!”
Pareva
che Roose Bolton avesse dimenticato chi
intendeva far sposare a Sansa, a proposito di marmocchi viziati e deboli di
mente…
“Non
è quello che intendevamo fare anche noi? Un matrimonio di convenienza” gli
rammentò Ramsay che, a quanto pareva, con la febbre diventava più lucido, visto
che delirava già tanto quando stava bene. “Lord Baelish è arrivato prima, tutto
qua.”
Lord
Bolton fulminò il figlio con un’occhiataccia.
“Non
penso proprio che ti convenga scherzare su questa faccenda, Ramsay” lo redarguì
subito. “Sposare Sansa Stark e avere un erede da lei era l’unico modo che avevi
per consolidare il tuo dominio su Grande Inverno, caso mai te ne fossi
dimenticato. Senza la Stark, gli uomini del Nord non ti appoggeranno.”
Ramsay
pensò bene di starsene zitto, sebbene ritenesse che non ci fosse ragione di
arrabbiarsi così con lui. Dannazione, non era mica colpa sua se Sansa Stark si
era sposata? Una volta tanto che lui non c’entrava niente…
Ma
Roose Bolton era furioso e, prima di andarsene sbattendo la porta, lanciò
un’ultima frecciata maligna al suo bastardo.
“A
quanto pare mi resta soltanto da sperare che Walda abbia davvero un figlio maschio” esclamò.
Sì,
ammettiamolo, questa era stata una cattiveria gratuita da parte del Lord. Anche
perché, detto tra noi, se Ramsay gli era venuto in quella maniera cosa sperava
di ottenere da un eventuale figlio nato dal suo sangue unito a quello dei Frey? Vengono i brividi soltanto a
pensarci…
Ma
torniamo a noi. Mortificato dalle parole del padre e stizzito per quella
malattia che gli si era appiccicata addosso, Ramsay reagì in modo piuttosto
infantile, raggomitolandosi sotto le pellicce e brontolando tra sé.
“E
che cosa voleva dire con questo? Mi ha riconosciuto, no? Rimango sempre io il
suo primogenito, sarà bene che se lo ricordi, altrimenti glielo faccio
ricordare io, e poi…”
Theon,
sempre presente nella stanza, ebbe la bella pensata di provare a consolare il
suo padrone.
“Mio
signore, tuo padre era soltanto infuriato con Lord Baelish e di certo…”
“Vattene
anche te!” esclamò il giovane Bolton,
senza nemmeno voltarsi.
Ogni
parola di Ramsay era un ordine per Theon. Si precipitò alla porta, nel caso nemmeno
tanto improbabile che il suo gentile signore volesse sfogare su di lui la
rabbia che provava contro il padre.
“Come
desideri, padrone” mormorò, prima di uscire. “Sarò qui fuori, se avessi bisogno
di qualcosa.”
Uno
dei tanti doni di Ramsay Bolton era
quello di cambiare idea in meno di mezzo secondo.
“Bravo,
e secondo te come potrei fare a chiamarti se avessi bisogno di te? Non provare
nemmeno a uscire da quella porta” gli intimò.
“Non
mi muovo, mio Lord” rispose Theon, tornando indietro a testa bassa, senza
sapere se si sentiva più terrorizzato, esasperato o magari entrambe le cose.
“Vieni
qui, mi è venuta un’idea” disse Ramsay.
Non
avrebbe potuto dire una frase più agghiacciante neanche se ci avesse pensato
per mille anni, e quella gli era venuta anche spontanea! Ma che altro poteva
fare Theon se non obbedire? Si avvicinò al letto del suo padrone, domandandosi
con angoscia quale orribile tortura avesse immaginato…
“Non
fare quella faccia, sembra che tu abbia visto un fantasma. Siediti, avanti, non
farmelo ripetere, lo sai che odio ripetere le cose. Voglio parlarti della mia
idea” insisté il giovane Bolton, invitando Theon a sedersi sul letto, accanto a
lui.
Che
cosa poteva avere in mente? Tuttavia, Theon dovette obbedire ancora una volta e
si sedette, cercando di prendere meno posto possibile per non infastidire il
suo signore.
“Ti
ho già detto che ho intenzione di restituirti il tuo nome e la tua identità per
ricompensarti, vero?”
“Sì,
Lord Ramsay, me lo hai detto, è un pensiero molto… generoso.”
Ramsay
pareva non averlo nemmeno sentito: continuava a seguire i meandri tortuosi
della sua mente per ricavarne l’idea che il suo neurone solitario aveva appena
generato e parlava soprattutto per se stesso… che, poi, era quello che faceva
più o meno sempre.
“Convocherò
i rappresentanti delle famiglie che si sono unite a me: gli Umber, i Manderley
e i Karstark; ti mostrerò a tutti loro e spiegherò che questo è ciò che faccio
a chi minaccia Grande Inverno” spiegò il giovane Lord, tutto infervorato.
Ah, ecco, mi pareva
strano che non ci fosse un prezzo da pagare per riavere la mia identità…
“Naturalmente
loro mi domanderanno perché non ti abbia decapitato, come avrebbe fatto Ned
Stark. Magari qualcuno di loro si offrirà di farlo al mio posto e… per gli
Antichi Dei, non fare quell’espressione da cane bastonato! E’ chiaro che non
glielo lascerò fare, ma per chi mi prendi?”
Per chi ti prendo?
Dopo tutto quello che mi hai fatto lo chiedi anche?, pensò Theon, ma
le sue parole furono molto diverse.
“No,
mio signore, so che tu sai essere molto magnanimo…”
“Sarà
bene che tu ricordi sempre quanto sono stato generoso con te e quanto tu mi sia
debitore per questo” replicò Ramsay con un’invidiabile faccia tosta. “Lo sai
che sei l’unico ad essere uscito vivo e quasi del tutto integro dalle mie
segrete? Ad ogni modo, io dichiarerò che adesso sei tenuto a Grande Inverno
come ostaggio e che nessuno dovrà nemmeno pensare di farti del male, perché è
il momento di fare fronte unito contro un nemico comune e molto più pericoloso
e fare del male a te significherebbe sfidare l’ira dei Greyjoy, che è l’ultima
cosa che ci serve al momento.”
“E…
chi sarebbe questo nemico, se mi è concesso chiedertelo, mio signore?” si
azzardò a domandare Theon.
“Ah,
no, quella sarà una sorpresa per tutti!” ridacchiò il giovane Bolton, molto
compiaciuto di se stesso. “Sappi solo che tu sarai al sicuro… chiaramente, se e
solo se ti mostrerai sempre così fedele e obbediente, altrimenti sai bene che
cosa potrei fare, no?”
Theon
lo sapeva fin troppo bene…
“Lo
so, Lord Ramsay” mormorò. “Devo tutto a te e sarò sempre il tuo devoto
servitore.”
Le
minacce del giovane Lord erano chiare e per nulla rassicuranti, eppure Theon
riuscì a leggere tra le righe e a trovare un piccolo seme di speranza anche tra
le mille cretinate che Ramsay aveva sciorinato.
Ramsay
aveva bisogno di lui. Non aveva nessun altro di cui potesse fidarsi, era solo e
anche suo padre lo aveva abbandonato, in favore del figlio legittimo che
sarebbe nato. Aveva soltanto lui e, se avesse saputo giocare bene le sue carte…
“Convocherò
le famiglie non appena mi sentirò meglio” sospirò il giovane Lord, esausto. “La
febbre mi è diminuita, ma non sono ancora del tutto guarito. Comunque lo devo
ammettere, tu mi hai servito molto bene in questi giorni, nessun altro lo
avrebbe fatto. Meriti di essere ricompensato, sì. Chissà, forse in qualche
maniera me lo sentivo che facevo bene a tirarti fuori dalle segrete… lì per lì
non mi sono nemmeno chiesto perché avessi preso quella decisione, ma credo che
sia stata la cosa migliore per me.”
Anche per me, Lord
Ramsay, non immagini quanto…, pensò Theon. Tuttavia si rendeva conto
che la debolezza della malattia lo faceva straparlare più del solito e, in
mezzo a tante bestialità, stava venendo fuori anche qualche importante ammissione,
qualcosa che poteva essere molto utile e prezioso per il futuro di Theon.
“In
fondo nemmeno tu hai nessuno che ti cerca, no? Almeno io mi prendo cura di te”
riprese Ramsay, in tono stanco. Si capiva che era stremato, ma nonostante ciò aveva
troppa voglia di chiacchierare con qualcuno. “Cosa ne sarebbe stato di te se
non ci fossi stato io, eh?”
Tanto
per cominciare, Theon avrebbe avuto tutte le dita delle mani e dei piedi… ma
questo non era proprio il caso di dirlo al Bastardo di Bolton, nemmeno adesso
che era debole e provato dalla malattia. Sarebbe pur guarito, prima o poi.
Quanto mai avrebbe potuto resistere quel morbo accanto a lui?
“Non
lo so, padrone, non sono mai riuscito a fare niente, ho fallito in tutto nella
mia vita, ho commesso azioni di cui non potrò mai perdonarmi…” replicò Theon,
in tono sottomesso.
“E’
proprio vero” concordò Ramsay, che di certo non era un campione nel consolare
qualcuno… “Hai cercato di conquistare Grande Inverno per fare colpo su un padre
a cui non è mai fregato un beneamato di te… nonostante, nel tuo caso, tu fossi
un figlio legittimo… beh, questo sì che è interessante. Comunque, in quel tuo
assurdo e patetico tentativo non hai avuto altro risultato che quello di
tradire le uniche persone che si erano affezionate a te. Insomma, non c’è male
come figura di merda.”
Le
parole di Ramsay erano come sale sulle ferite ancora aperte di Theon: lui
stesso si era quasi convinto di meritarsi tutto ciò che gli era accaduto, perfino
di essere finito tra le grinfie di quello psicopatico con cui stava amabilmente
conversando!
“E
le azioni che hai commesso… oh, sì, hai tradito il tuo caro amico Robb, hai
ucciso un cavaliere fedele come RodrickCassel e hai addirittura assassinato i tuoi due fratelli Bran e Rickon. No, non ci siamo
proprio, che pessimo soggetto sei, mi fai quasi pentire di averti liberato!”
Da
che pulpito veniva la predica!
In
realtà, però, Ramsay voleva solo mortificare e umiliare Theon. Insomma, visto
che aveva deciso di non fargli più del male fisico, in qualche modo doveva pur
passare le giornate, no? Oltretutto era ancora ammalato e non poteva andare a
scuoiare nessuno… si annoiava, poveretto!
“Non
ho ucciso Bran e Rickon, questo
no, è l’unica cosa di cui non posso essere accusato!” reagì Theon, senza
pensare che, forse, con il giovane Bolton non era proprio il caso di ribellarsi…
“Tu lo sai bene, mio signore, ti raccontai tutto quando credevo che… quando
credevo che fossi venuto a liberarmi…”
Ramsay
emise una debole risatina.
“Ah,
già, quando credevi che fossi solo un povero servo che aveva avuto pietà di te”
il ragazzo si emozionava nel ricordare quei momenti così esaltanti della sua vita. “Pensa un po’, sono già passati quasi due
anni e mi diverto ancora nel ripensarci. Eri proprio ridicolo! Io mi sono
dilettato spesso a fingere di liberare i miei prigionieri per poi cacciarli, ma
con te è stato più divertente che mai, non so come ho fatto a non scoppiarti a
ridere in faccia nel vederti così commosso, che mi confidavi tutte le tue pene…
Forse è stato per questo che alla fine non ti ho ucciso come gli altri,
immaginavo che mi saresti servito in molti altri modi e che mi sarei molto
divertito con te.”
Chissà in quali e
quanti altri modi potrò ancora servirti, mio Lord, pensò Theon,
esasperato. Subito si bloccò, sconcertato dal suo stesso pensiero. Cosa gli
veniva in mente adesso? Stava forse impazzendo anche lui? Allibito, preferì
ritornare su un terreno più familiare.
“Ma
tu sai che non ho ucciso Bran e Rickon,
padrone” insisté, scacciando i pensieri molesti.
“Sì,
io lo so. Ma non hai forse ucciso e bruciato altri due bambini al loro posto,
due contadini che nemmeno conoscevi e che non ti avevano fatto niente?” riprese
Ramsay. Cattivo.
“L’ho
fatto, mio signore” ammise Theon.
“E…
correggimi se sbaglio, ti prego… non è forse vero che non hai ucciso Bran e Rickon soltanto perché non li hai trovati? Altrimenti avresti
fatto fuori proprio loro, non è così? Avanti, sai che non devi nascondermi
niente.”
“Non
lo so, non lo so, forse…” gemette il giovane, esausto. “Non posso saperlo
adesso!”
“Va
bene, non c’è motivo di prendersela tanto” tagliò corto Ramsay, “non fa poi
tutta quella differenza che tu li abbia uccisi personalmente o meno. Visto che
li hai costretti a fuggire e a nascondersi nella foresta, è molto probabile che
siano morti comunque per colpa tua, no?”
A
questo Theon non aveva mai pensato veramente. Già, era comunque responsabile
della morte di Bran e Rickon.
Poteva ringraziare sentitamente Lord Ramsay per avergli messo anche quella
spina in petto…
“Immagino
di sì, mio signore” mormorò, affranto.
“Non
ti affliggere tanto, guarda che stavo soltanto facendo le prove per quello che
dovrò dire di te davanti alle famiglie del Nord” commentò inaspettatamente il
giovane Bolton, sconvolgendo ulteriormente Theon. “Sì, dovrò andarci giù un po’
pesante, ma alla fine andrà tutto bene, non preoccuparti. Tu mi sei leale e
devoto, non è così?”
Ha scelto proprio
il momento migliore per chiedermelo…
“Certo,
padrone” replicò il ragazzo. “Sono al tuo servizio, non ho altri che te.”
“Molto
bene, allora siamo d’accordo” disse Ramsay. Su cosa potessero essere d’accordo
lo sapeva solo lui… “Mi ha fatto piacere fare questa bella chiacchierata con
te. Lo vedi a quante cose mi puoi servire?”
Non lo immagini
neanche…
“Se
ti compiace, mio signore, scendo a prenderti il pranzo” propose Theon, che
invece non ne poteva più di quelle chiacchiere stordenti che gli facevano
perdere la testa.
“Vai
pure” disse Ramsay.
Il
giovane Greyjoy era già arrivato alla porta e aveva messo la mano sulla
maniglia.
“Ah…
Theon?” lo richiamò Ramsay, come per un ripensamento.
E
lì si bloccarono entrambi.
Quel
nome non era più stato usato da tanto, troppo tempo. E mai, di sicuro, con
quella spontaneità.
Qualcosa
non andava…
“Sì,
mio signore?” rispose il ragazzo, fingendo di non averci fatto caso. Ma il
cuore gli era balzato in gola: poteva essere davvero un buon segno che Ramsay
lo avesse chiamato con il suo vero nome con tanta naturalezza? Forse davvero le
cose stavano cambiando?
Anche
il giovane Bolton aveva notato che quel nome gli era scappato di bocca prima
che avesse il tempo di pensarci… beh, non che di solito pensasse prima di parlare, ma insomma, ci siamo capiti, vero? E
anche lui decise che non era proprio il caso di arrovellarcisi troppo: aveva
deciso di chiamarlo col suo vero nome e così aveva fatto, che c’era di tanto
strano?
“Saprò
davvero ricompensarti per quello che fai per me” ribadì. “Stai dalla mia parte
e non te ne pentirai. Se invece ti venisse in mente di tradirmi… beh, sai cosa
ti aspetta.”
“Non
ti tradirò mai, padrone” promise Theon, prima di lasciare la stanza.
In
quelle ore erano state dette tante solenni idiozie e Ramsay aveva dato il meglio di sé, nonostante la malattia. Ma
in tutto quel cumulo di scemenze c’era stato qualcosa che si era fissato nella
mente di entrambi.
Theon
rifletteva sul fatto che Ramsay lo aveva chiamato per nome e aveva ripetuto più
volte di volerlo ricompensare: doveva significare qualcosa. Non era più tanto
sicuro della sua posizione e aveva bisogno di lui, poteva fidarsi solo di lui.
E Theon avrebbe potuto trarne vantaggio…
Ramsay,
invece, cercava di venire a patti con la nube oscura di cretinate che gli
volteggiava in testa per capire come mai, dopo tanti anni in cui si era
divertito a scuoiare e uccidere i prigionieri, avesse deciso di usare un
trattamento di favore (perlomeno rispetto ai suoi standard…) proprio a Theon Greyjoy. Nessun altro prigioniero gli
era mai rimasto impresso come quello, così sperduto, confuso e terrorizzato,
con quegli occhi chiarissimi sgranati… beh, ma non si poteva mica permettere
debolezze! Non era proprio il momento, quello.
O
forse sì? Forse aveva veramente bisogno di qualsiasi appoggio potesse trovare?
Magari
era solo la febbre, e quando fosse guarito sarebbe tornato normale… cioè, lo
psicopatico di sempre. Bastava aspettare ancora qualche giorno e lo avrebbe
saputo.
Se
Ramsay si metteva una cosa in testa, poi era fuori di dubbio che l’avrebbe
fatta. Ancora convalescente, si mise a scrivere lettere a destra e a manca per
convocare a Grande Inverno i rappresentanti delle famiglie che si erano alleate
con i Bolton, ossia i Manderley, gli Umber e i Karstark. Per buona misura,
scrisse e affidò ai corvi messaggeri anche un’altra missiva, che rispondeva a
un piano tutto suo che intendeva portare avanti… e che per adesso non vi
svelerò!
Il
giorno in cui i rappresentanti delle famiglie convocate giunsero a Grande
Inverno, anche Ramsay si era liberato della sua malattia, oppure la malattia
era riuscita a liberarsi di lui, non si sa bene; ad ogni modo era pronto per
tenere il suo bel discorsetto agli amici
vicini e lontani.
Quel
mattino Theon ebbe il suo bel daffare per portare in camera del suo Lord la
tinozza e i secchi di acqua calda perché si lavasse e si presentasse al meglio
delle sue possibilità agli alleati. Mentre faticava come un disperato a
trasportare secchi di acqua per le scale (cosa non facile di per sé, tanto meno
se si possiedono meno dita dei piedi di quanto sarebbe normale sperare…) ebbe,
tuttavia, una sorta di illuminazione che gli permise di trovare meno logorante
quel compito ingrato. Sì, poteva provare a fare una cosa e, se avesse ricevuto
la risposta che immaginava, ne avrebbe tratto le debite conclusioni.
Oh,
beh, forse, a furia di stare appresso a Ramsay, anche Theon era diventato un
bel po’ contorto, però era il suo modo per resistere e, bene o male, resisteva.
Quando
ebbe preparato il bagno per il suo signore, Theon restò in piedi nella stanza a
fissarlo finché Ramsay non ne ebbe abbastanza.
“Insomma,
te ne vuoi andare adesso? Oppure hai qualcosa da dirmi?” sbottò.
Theon
finse di cadere dalle nuvole, cosa che, con l’espressione che aveva di solito,
non gli risultò nemmeno troppo difficile.
“Mio
signore, non credevo di disturbarti” replicò. “Ho pensato che ti servisse il
mio aiuto per lavarti. Sei stato molto malato e sei ancora debole, potresti
aver bisogno di…”
“Tu
non devi pensare, ma solo obbedire a
me!” reagì il giovane Bolton, con molta più asprezza di quanto sarebbe stato
pensabile. “Non ti ho ordinato di aiutarmi, perciò esci da questa stanza!”
Theon
chinò il capo, ma più per nascondere una scintilla negli occhi che per
deferenza.
“Come
desideri, padrone. Mi dispiace di averti offeso, è solo che molte altre volte
hai chiesto il mio aiuto per fare il bagno… tuttavia, se non vuoi, me ne vado
subito. Starò fuori dalla porta in modo che tu possa chiamarmi se avrai bisogno
di me.”
“Poche
chiacchiere e togliti dai piedi prima che si raffreddi l’acqua!” tagliò corto
Ramsay. Aspettò che Theon fosse uscito e che avesse chiuso la porta prima di
spogliarsi e immergersi nella tinozza… e poi si rese conto che ciò che aveva
appena fatto era strano anche per uno strano come lui.
Theon
aveva perfettamente e dannatamente ragione.
Finché
lo aveva trattato da Reek non si era
mai privato del suo aiuto, nemmeno in momenti più intimi e delicati come
quello, anzi, si divertiva a metterlo in imbarazzo facendosi lavare, in un
gioco che nemmeno lui capiva bene ma che lo stuzzicava non poco. Addirittura si
era fatto più volte rasare da lui, mettendogli in mano un’arma mortale come un
rasoio, tanto per dimostrargli ancora una volta che lo considerava talmente ammaestrato da non temere niente.
E
allora perché quel giorno non aveva nemmeno voluto togliersi la camicia finché
Theon non era uscito dalla camera? Perché si era sentito tanto turbato e quasi indifeso al solo pensiero?
Dev’essere stata
la febbre,
si disse, cercando di trarre il meglio dal suo povero neurone solitario che
sbatteva incontrollato nel vuoto che c’era dentro la sua testa. Probabilmente mi sento ancora debole e non
mi piace pensare di dipendere da Theon mentre non posso difendermi.
Ovviamente
il ragionamento di Ramsay, come tutti quelli che faceva, non aveva senso, ma
lui non se ne curò e preferì credere a quello piuttosto che ad altre
spiegazioni che avrebbero potuto metterlo molto più in crisi di così.
Nel
frattempo Theon, fuori dalla porta, era soddisfatto di aver segnato un altro
punto a suo favore. Ramsay si era mostrato irritato e nervoso all’idea di farsi
aiutare da lui durante il bagno, cosa mai accaduta prima, anzi… e questo cosa
poteva significare se non che il giovane Lord cominciava a vederlo non più come
un giocattolo o un burattino nelle sue mani, ma come una persona, un ragazzo
come lui e che, a quanto pareva, gli provocava un turbamento che non sapeva
controllare?
Come
ho avuto più volte modo di sottolineare, Theon non era un aquila, ma su certe
cose era più sveglio che su altre.
Ho sempre avuto la
sensazione che Ramsay, in qualche suo modo malato, fosse attratto da me e
adesso ne ho avuto la prova. Ma, se è così, non potrei sfruttare questa cosa a
mio vantaggio? Chissà cosa potrei ottenere approfittando della sua attrazione
per me. Se c’è una cosa che ho sempre saputo far bene è proprio quella mentre
lui… dal poco che sono riuscito a capire è capace soltanto di stuprare,
maltrattare e uccidere, è quello il suo concetto di sesso e di eccitazione. Su
una cosa, almeno, sono io ad essere in vantaggio su di lui.
Prima
di allora Theon non avrebbe mai immaginato di potersi anche solo lontanamente
soffermare sul pensiero di avere rapporti fisici con un altro uomo e, tanto
meno, con il mostro che lo aveva straziato per mesi. Tuttavia la prigionia, le
torture e il successivo miglioramento
di condizione lo avevano portato a rivedere parecchie delle sue priorità e, ora
come ora, avrebbe acconsentito di buon grado a qualsiasi cosa gli evitasse
altri patimenti, mutilazioni e sevizie varie.
Alla fine, forse,
il fatto di avermi tagliato il mignolo del piede invece dell’…altra cosa… forse
non è stata una provocazione, ma una specie di suo desiderio inconscio, suppose Theon e il
pensiero lo fece quasi ridere… sebbene ormai da mesi e mesi non sapesse più
nemmeno il significato di quella parola. Ma la speranza lo aveva reso più
leggero e positivo.
E,
a quanto pareva, l’inetto Theon Greyjoy aveva perlomeno appreso una bella dose
di psicologia spicciola dopo il soggiorno nelle segrete di Forte Terrore!
Più
tardi, Theon vide due servitori di Ramsay che salivano le scale portando anche
loro secchi di acqua calda.
“Togliti
di mezzo, idiota di un Reek, se non vuoi che ti faccia rotolare le scale con un
calcio!” ringhiò uno dei due, che pareva un serial killer appena evaso da un
carcere di massima sicurezza.
“Già,
sparisci!” gli fece eco l’altro, che per l’espressione e i modi di fare sarebbe
stato più adatto a vivere in un manicomio che in un castello… ma questi erano
gli uomini di Ramsay Bolton.
“Non
avete più alcun diritto di trattarmi così e nemmeno di chiamarmi con quel nome”
reagì Theon, che si sentiva piuttosto sicuro di sé dopo le concessioni che
Ramsay gli aveva fatto. “Lord Ramsay parlerà oggi stesso agli uomini del Nord
per spiegare che…”
“Non
ce ne frega un accidenti. Per noi sei e sarai sempre quella feccia di Reek che
ci siamo tanto divertiti a tormentare” rise lo sgherro con la faccia da
maniaco, mentre l’altro assestava a Theon una gomitata nelle costole e lo
scansava per entrare nella stanza del giovane Bolton.
Nel
frattempo, Ramsay si era lavato, vestito e preparato a fare la sua entrata
sensazionale e il suo discorso memorabile agli uomini del Nord… o perlomeno
questo era ciò che immaginava lui. Tutto quel trambusto fuori dalla sua porta,
però, lo aveva evidentemente innervosito e accolse i suoi servitori con
un’occhiata gelida che li fece ammutolire all’istante.
“Si
può sapere cosa sono tutte queste grida? Ci sono i rappresentanti delle
famiglie nostre alleate, nel salone. Intendete forse farmi sfigurare davanti a
loro?” li rimproverò con veemenza.
“No,
mio signore, io…”
“Ecco,
stavamo soltanto scacciando Reek che qui fuori…”
Un
lampo di collera attraversò gli occhi del giovane e Theon, che era entrato
silenziosamente dietro gli altri due delinquenti… pardon, servi… sentì una
lieve e maligna punta di soddisfazione nel comprendere che, una volta tanto, la
rabbia del suo signore non era rivolta contro di lui.
“Quel
ragazzo è Theon Greyjoy” dichiarò
Ramsay, con un tono gelido e l’espressione di chi spiega cose ovvie a un
convegno di deficienti. I due si scambiarono una veloce occhiata sconvolta,
chiedendosi cosa si fossero persi negli ultimi giorni e, domanda ancor più
angosciante, cosa avrebbero perduto
nell’immediato futuro se non si fossero subito accordati con le nuove
disposizioni del loro volubile Lord.
“E’
un mio prigioniero, un ostaggio dei Bolton, è vero, ma state pur sempre
parlando di un Lord, dell’unico erede delle Isole di Ferro, e se vi
permetterete ancora di trattarlo in un modo così irrispettoso dovrete imparare
a camminare sullemani!” riprese Ramsay, tanto per farsi
capire. “Vi ho fatto portare l’acqua calda per lui e, dopo aver svuotato e
riempito nuovamente la tinozza, dovrete immediatamente scusarvi per averlo
oltraggiato.”
I
due patibolari individui non ci avevano capito un cavolo, ma pensarono bene di
fare tutto ciò che il loro signore aveva ordinato e con la massima fretta
possibile.
“E
un’altra cosa: non voglio sentir pronunciare maipiù quel nome, Reek,
né da voi né da nessun altro. Sono stato chiaro?”
Chiaro non era di certo
la parola adatta. Dopo mesi in cui era stato tutto un Reek di qua e Reek di là i servitori non riuscivano proprio a comprendere
come mai, quella mattina, il loro signore si fosse svegliato con l’idea
esattamente opposta… eppure dovevano conoscerlo, ormai! Theon, intanto, seppure
in preda ad una comprensibilissima crisi di identità, era molto sollevato dal
fatto che Ramsay non ce l’avesse con lui e che, anzi, lo stesse addirittura difendendo. Eh, sì, le cose sembravano
davvero cambiare in meglio per lui… e forse sarebbero migliorate ancora se
avesse sfruttato quella famosa attrazione sulla quale si era soffermato a
pensare fuori dalla stanza.
Quando
il bagno per Theon fu pronto, Ramsay scoccò un’altra delle sue occhiatacce ai
servi.
“Non
manca ancora qualcosa?”
I
due, che ovviamente non erano certo delle cime (altrimenti perché mai sarebbero
rimasti al servizio del giovane Bolton?), si guardarono di nuovo, senza capire.
Avevano svuotato la tinozza e l’avevano riempita nuovamente con i secchi di
acqua calda… che altro poteva mancare?
“Vi
avevo ordinato espressamente di scusarvi con Theon Greyjoy” sibilò il giovane
Lord. “Sto ancora aspettando.”
Confusi
e storditi, i due servitori balbettarono un paio di scuse molto poco credibili
a Theon, ricevendo finalmente il permesso di lasciare quella stanza tanto angosciante.
Appena fuori, si precipitarono per le scale, hai visto mai il loro Lord avesse
avuto un altro improvviso colpo di genio,
ribaltando di nuovo le carte in tavola… Certo che con Ramsay Bolton non ci si
poteva mai annoiare!
Loro,
comunque, almeno per quella volta se l’erano cavata a buon mercato.
Intanto,
nella stanza del giovane Bolton si stava svolgendo un'altra sottospecie di
psicodramma.
Theon
avrebbe dovuto fare il bagno, sì, ma quella scena gli ricordava troppo ciò che
era accaduto a Forte Terrore, tanti mesi prima, quando Ramsay lo aveva fatto
lavare e rivestire (o meglio, era stato lui personalmente a lavarlo) per poi spedirlo
per direttissima al Moat Cailin, interpretando
Theon Greyjoy per convincere gli Uomini di Ferro ad arrendersi. C’erano troppi
particolari a rammentargli quei momenti terribili e il giovane si chiedeva se
non fosse tutta una messinscena anche stavolta. Certo, Ramsay aveva insistito
sul fatto che, da quel momento in poi, lui sarebbe veramente tornato ad essere
Theon, l’erede di Balon Greyjoy, ma se fosse stata solo una finzione a
beneficio delle famiglie del Nord? Se poi avesse voluto rimetterlo al suo posto
e trattarlo da Reek? Con Ramsay non
si poteva mai sapere…
Eppure
qualcosa di diverso c’era e Theon se ne accorse quando, finalmente, si decise a
spogliarsi e a immergersi nella tinozza. Se allora, nella stanza di Forte
Terrore, Ramsay gli era stato appiccicato per tutto il tempo, divertendosi
perfino a lavargli la schiena in un non meglio precisato tentativo di
mortificarlo o sedurlo o che accidenti poteva saperne lui… beh, adesso era
proprio l’opposto!
Ramsay
si fingeva concentratissimo nello scegliere gli abiti che avrebbe dovuto
indossare Theon per mostrare a Umber, Karstark e Manderley di essere un
ostaggio di lusso per gentile concessione di Lord Bolton e solo ogni tanto,
quando credeva di non essere visto, si azzardava a lanciare una veloce occhiata
al giovane nudo immerso nell’acqua. Sembrava… beh, se non si fosse trattato di
Ramsay Bolton, Theon avrebbe perfino pensato che fosse imbarazzato.
E
intanto chiacchierava a ruota libera, come faceva sempre… oppure, forse,
straparlava per non mostrare il suo turbamento? Sarebbe stato interessante
scoprirlo, pensava Theon.
“Ricordi
tutto quello che dovrai dire davanti agli uomini del Nord, vero?” domandava e
poi, senza nemmeno aspettare una risposta (in genere tendeva a rispondersi da
solo), “Sarà meglio che tu me lo ripeta, prima di trovarci davanti a loro e
fare una figuraccia. Dunque, io ti presenterò come Theon Greyjoy e tu che cosa
gli dovrai dire?”
“Gli
dirò che mi hai catturato dopo che avevo tentato di conquistare Grande Inverno”
rispose Theon, obbediente. “Che ho tradito Robb Stark e l’ho abbandonato,
cercando di occupare la sua fortezza mentre lui era lontano, e che… ho ucciso
due ragazzini facendo credere a tutti che fossero Bran e Rickon.”
“Bene,
molto bene, ma qui io ti chiederò che cosa avresti fatto ai veri Bran e Rickon, se li avessi
trovati, e tu che cosa risponderai davanti agli uomini del Nord?” insisté
Ramsay, che a quanto pareva si stava divertendo parecchio. Forse avrebbe dovuto
fare l’attore invece del Lord psicopatico…
Theon
sospirò. Nonostante tutto, la lista dei suoi peccati lo straziava quasi più
delle torture fisiche che il Bastardo di Bolton gli aveva inflitto per tanto
tempo. Rimaneva comunque un pensiero, una piccola scintilla di speranza, a
confortarlo.
“Io
risponderò che… che, se li avessi trovati, li avrei uccisi e che… che
probabilmente sono davvero morti a causa mia, dovendo scappare nella foresta,
da soli e in mezzo al gelo…”
Queste
furono le parole di Theon, ma quelle che gli risuonavano in testa erano ben
diverse.
E perché ti tieni
così a distanza, mio Lord? Non ricordi come ti divertivi a guardarmi e a
strusciarti addosso a me a Forte Terrore? Cos’è questa novità, non sono ancora
e sempre il tuo prigioniero?
“Vedi
che se ti applichi sei proprio bravo?” lo prese in giro Ramsay. “Ecco, a questo
punto interverrò io e spiegherò di averti punito ben bene per le tue malefatte.
Ah, può anche essere che qualcuno ti chieda di fargli vedere la mano destra,
per verificare che ti abbia veramente tagliato il mignolo. In quel caso, la
mostrerai a tutti, ma non permetterò che vedano le altre tue cicatrici o le ferite
ai piedi, dovranno credermi sulla parola.”
Eh, già, ormai mi
sarebbe mancato soltanto di spogliarmi nella sala dei banchetti di Grande
Inverno, davanti ai rappresentanti delle famiglie del Nord… eppure anche tu
sembri parecchio a disagio nel vedermi senza vestiti, mi sbaglio, mio signore?, pensava Theon.
Ovviamente sapeva che, se solo avesse osato pronunciare una sola di quelle
frasi, Ramsay avrebbe avuto qualcosa di nuovo
da mostrare alle famiglie del Nord; tuttavia anche soltanto pensarlo lo faceva
sentire in qualche modo più forte.
“Dopo
di che io sottolineerò quanto sono stato magnanimo e generoso nel perdonarti e
nel concederti di… sì, ma insomma, vuoi restarci tutta la giornata in quella tinozza?
Vedi di sbrigarti, ti ho già preparato gli abiti che dovrai indossare” riprese
Ramsay, sentendosi piuttosto a disagio e innervosendosi per questa sensazione
che non gli era affatto familiare. “Ecco, di rimanere come ostaggio e come mio
scudiero a Grande Inverno, proprio nella situazione in cui ti trovavi sotto la
tutela di Lord Stark. E tu dovrai profonderti in ringraziamenti per la mia
bontà, ripetendo che non avresti potuto trovare un Lord migliore di me in tutti
i Sette Regni, che mi sarai sempre fedele e leale per averti dato una seconda
opportunità e che non saprai mai come ringraziarmi abbastanza… sì, insomma,
tutte le melensaggini che ti verranno in mente.”
Forse potrei
trovare un modo che nemmeno immagini per ringraziarti a dovere… ma che
accidenti mi sta venendo in mente?, si chiese Theon, mentre si asciugava e si rivestiva,
sconvolto lui per primo dal pensiero che gli era passato per la testa.
Che
la follia di Ramsay fosse davvero contagiosa?
Beh,
non era quello il momento di preoccuparsene. L’ora del banchetto si avvicinava
e gli uomini del Nord avrebbero assistito ad una rappresentazione davvero
interessante… e ci sarebbe stata perfino una sorpresa finale!
Con
Ramsay Bolton le sorprese non mancavano mai e l’atmosfera di Grande Inverno si
era fatta insolitamente vivace… se nel bene o nel male non sta a me dirlo!
I
rappresentanti delle famiglie del Nord che, non avendo evidentemente di meglio
da fare, si erano alleate con i Bolton erano riuniti nel salone di Grande
Inverno, fingendo di conversare amichevolmente ma in realtà pensando ognuno
agli affari propri. Roose Bolton aveva fin da subito provato un vago senso di
disagio osservando che, tra i convenuti, c’erano anche due degli innumerevoli
figli, nipoti & co. di Lord Walder Frey.
Che
accidenti ci facevano a Grande Inverno Ser Hosteen e Ser Aenys Frey? D’accordo,
anche loro erano più o meno degli alleati, specialmente dopo la faccenda delle
Nozze Rosse, ma non erano stati espressamente invitati, almeno per quanto ne
sapesse lui. Forse era stata sua moglie Walda a scrivere ai parenti? A Roose Bolton
non piaceva affatto non essere al corrente di ogni minimo dettaglio,
soprattutto riguardo a ciò che accadeva in casa sua. Stava appunto per
domandare alla sua Lady se fosse stata lei a invitare quei due inetti dei suoi
fratelli o cugini o che altro fossero, quando nel salone fece il suo ingresso
Ramsay, compiaciuto e con un invidiabile sorriso insolente stampato in faccia.
Già questo sarebbe stato sufficiente a causare un attacco di ulcera a Lord
Bolton, ma, siccome al peggio non c’è mai fine, la visione continuò come una
specie di lungo incubo nero e, dietro a Ramsay, comparve Theon Greyjoy,
rivestito da Lord delle Isole di Ferro o da qualche altra mascherata simile.
L’espressione
di Roose Bolton sarebbe bastata da sola a ripagare il prezzo del biglietto, se
a mai qualcuno fosse venuto in mente di spenderesoldi per partecipare a un convito
dei Bolton.
Per
qualche istante il Lord nutrì l’effimera speranza che ciò che vedeva fosse
frutto di un’allucinazione o di un bruttissimo sogno, ma sapeva di essere sobrio
e, purtroppo, anche ben sveglio.
Ramsay
aveva forse intenzione di esibirsi in un’altra buffonata con la sua creatura, così come aveva fatto al Moat
Cailin? Però l’espressione di Theon sembrava suggerire qualcosa d’altro… era
mortificato, sì, ma non così tanto come era abituato a vederlo. Che diamine
c’era in ballo? E perché lui non ne
era stato informato?
Poi,
con somma costernazione di Roose Bolton, Ramsay iniziò il suo bel discorsetto
su come aveva catturato Theon e come lo aveva punito per aver tentato di
conquistare Grande Inverno: l’attenzione di tutti i presenti si concentrò su di
lui, mentre Lord Bolton cominciava ad avvertire delle preoccupanti fitte al
fegato…
“So
bene che Lord Stark, al mio posto, avrebbe risposto al tradimento di Theon con
la decapitazione, ma io ho voluto concedergli una seconda possibilità, perché
ritengo che ognuno meriti di avere
una seconda occasione quando sbaglia. Theon Greyjoy è stato punito secondo le
antiche tradizioni dei Bolton… se qualcuno volesse i dettagli sarò felice di
esporli, naturalmente…” continuava il giovane Lord, tutto infervorato e
sodisfatto della sua parlantina.
Ma anche no…, pensò Theon e,
come lui, dovettero pensarla anche gli altri, perché nessuno chiese spiegazioni
o, peggio, esempi pratici di come era
stato castigato il traditore.
“No?
Vi fidate della mia parola? Meglio così. Dunque, come stavo dicendo, Theon è
stato punito in modo esemplare, ma il suo castigo era finalizzato alla
redenzione e non alla condanna” dichiarò Ramsay, che aveva a lungo provato
quella frase a effetto in camera sua fino a riuscire a pronunciarla senza
scoppiare a ridere. In quel caso sembrò fare una bella impressione agli uomini
del Nord, mentre Roose Bolton abbozzava un sorrisetto di convenienza a
beneficio di chiunque si voltasse verso di lui per chiedere conferma.
“La
punizione è servita a far riflettere Theon sui suoi errori e a fargli comprendere
che non dovrà commetterli mai più” riprese il giovane Bolton, dopo una pausa in
cui, chissà, forse si era aspettato un applauso che non era arrivato. “Perciò
adesso sarà lui stesso a confessare le sue colpe e a chiedere perdono a voi,
uomini del Nord.”
Roose
Bolton aveva la faccia di uno che sta per essere colto da collasso e il suo
malessere peggiorò ulteriormente vedendo che Lady Walda, al suo fianco,
guardava e ascoltava l’assurda messinscena di Ramsay come se ci credesse
davvero, con espressione rapita e occhi pieni di lacrime di commozione.
Anche
Roose Bolton avrebbe pianto volentieri, ma per ben altro motivo…
“Ho
tradito la famiglia Stark che mi aveva cresciuto come un figlio” iniziò a dire
Theon, con la voce che gli tremava… e quella, di sicuro, non era un recita; il
giovane soffriva veramente nel riflettere su ciò che aveva fatto. “Ho tradito
Robb Stark, che mi considerava un fratello…”
Per
un attimo Lord Bolton temette che Theon avrebbe osato un favoloso colpo di
scena, accusando gli stessi Bolton e i Frey di aver fatto di peggio con le
famigerate Nozze Rosse… ma no, il ragazzo era stato istruito a dovere e
continuò sullo stesso tono.
“Ho
approfittato dell’assenza di Robb Stark per cercare di conquistare Grande
Inverno e ho ucciso coloro che volevano impedirmelo, come Ser Rodrick Cassel. E
ho… ho fatto assassinare e bruciare due ragazzini, figli di un contadino, due
bambini innocenti spacciandoli per Bran e Rickon” concluse Theon… e qui, in
effetti, il colpo di scena ci fu.
Nel
brusio generale che si scatenò a queste parole tra gli uomini del Nord, che
fino ad allora avevano creduto morti i due ultimi figli di Ned Stark, le
bestemmie di Roose Bolton passarono, per fortuna, inascoltate. Che accidenti
era saltato in mente a quel maniaco omicida del suo bastardo di far rivelare a
Theon la verità sui ragazzi Stark? Non era stato deciso che tutti dovessero
crederli morti?
“Cosa
dice il ragazzo? Bran e Rickon Stark sono ancora vivi?” domandò Smalljon Umber,
rivolgendosi a Roose Bolton.
Il
Lord era diventato una statua di pietra e di essa aveva anche il colore.
“Signori,
signori, ancora un po’ di attenzione, per favore” li richiamò all’ordine
Ramsay, più o meno con lo stesso modo di fare che usava con i suoi cani. “Allora,
spiegaci, Theon: cosa ne è stato dei giovani Stark?”
“Sono
scappati nella foresta e io non sono riuscito a trovarli!” ammise il giovane,
buttando fuori questa dolorosa confessione tutta d’un fiato. “E saranno
sicuramente morti di fame e freddo, per cui… è come se li avessi uccisi
personalmente. Non merito alcun perdono, io…”
“Questo
sarò io a deciderlo” tagliò corto
Ramsay, mentre Roose Bolton riprendeva a respirare normalmente. A quanto
pareva, Ramsay si era salvato in corner,
facendo in modo che tutti credessero che i due ragazzi erano comunque morti.
Alla fin fine, forse, qualcosa da lui doveva averlo imparato…
“I
tuoi crimini sono stati nefandi” riprese il giovane Lord Bolton, dimostrando di
aver appreso anche ad usare parole difficili, “ma ritengo che i castighi che io
stesso ti ho inflitto siano stati sufficienti, ti hanno fatto capire quanto hai
sbagliato e come non dovrai compiere mai più malvagità simili, soprattutto ai
danni di chi si prende cura di te. Porterai i segni di queste punizioni su di
te per tutta la vita a perenne monito di ciò che hai fatto… a proposito, siete
sicuri di non volerle vedere? No, eh? Vabbè, sarà per un’altra volta… e,
guardando le tue cicatrici, ricorderai che non ci si rivolta contro chi ti fa
del bene.”
“Mai
più, mio signore” mormorò Theon, affranto, “ho imparato la lezione e sarò in
eterno fedele a te, che mi hai donato questa seconda occasione con tanta
magnanimità.”
“Molto
bene, allora è tutto perdonato e dimenticato. Da oggi in poi sarai il mio
fedele scudiero e alleato in questa lotta contro i nemici del Nord” ricapitolò
Ramsay, a beneficio di coloro che si fossero messi in ascolto soltanto allora…
“Lord Umber ci ha portato notizia di un esercito di bruti guidato dal traditore
Jon Snow, che potrebbe attaccarci nelle prossime settimane, ma non è tutto e le
notizie che ho da riferirvi sono ancora più gravi.”
Di che accidenti
sta parlando?,
pensò Roose Bolton, preso ancora una volta in contropiede, cosa che non gli
piaceva affatto. Sperava che, per quel giorno, le esternazioni di Ramsay avessero avuto termine e, invece, adesso
ripartiva con altre bestialità…
“Alcuni
di voi, forse, riterranno che la mia generosità verso Theon Greyjoy sia stata
eccessiva, ma mai come in questo momento abbiamo bisogno di restare uniti
contro il nemico comune, invece di crearsene di nuovi. Con l’erede delle Isole
di Ferro come mio scudiero, so di essermi acquistato la neutralità degli Uomini
di Ferro, che non prenderanno posizione alcuna durante le prossime battaglie,
visto che il loro Principe ci appoggia.”
Come discorso non
è male, peccato che tutti, in questa sala, sappiano che gli Uomini di Ferro non
prendono mai posizione negli affari dei Sette Regni, pensano solo a razziare…
e, tra l’altro, è così sciocco da attribuire pubblicamente a Theon il titolo di
Principe delle Isole di Ferro? E’ vero che conta quanto il due di spade quando
briscola è bastoni, ma il ragazzo potrebbe decidere di alzare la cresta, si disse Lord
Bolton, ancora dubbioso sulla strategia messa a punto in tutta autonomia dal
suo bastardo. Poteva essere un’idea geniale come la più grande idiozia della
storia, non era ancora chiaro e questo non gli piaceva per niente.
“Come
vi dicevo” riattaccò Ramsay, mentre suo padre stava seriamente meditando di
scaraventarlo giù dalla finestra più vicina se non si fosse zittito, “il nemico
comune a cui mi riferivo non è soltanto quel fetido esercito di bruti, dei
selvaggi che non avremmo troppa difficoltà a sbaragliare. No, purtroppo c’è un
esercito ben più grande, preparato e addestrato che ci minaccia.”
Immagino che
questo esercito fantasma se lo sia sognato di notte… a che diamine di esercito
si riferisce?
“Il
mio amato signor padre mi ha parlato in confidenza di questa minaccia, ma io credo
che sia giunto il momento che gli Uomini del Nord sappiano di che cosa si
tratta e si uniscano a noi per sventarla” dichiarò infervorato Ramsay. Tutti si
voltarono verso Roose Bolton che, non sapendo assolutamente di che cosa stesse
delirando quel deficiente di suo figlio, si limitò nuovamente ad un sorrisetto
di circostanza e a un cenno affermativo con il capo. “Voi tutti conoscete Lady
Sansa Stark, non è così? Il mio amato signor padre le aveva fatto l’onore di chiederla in sposa per me,
per unire le nostre casate e rinforzare il Regno del Nord. Ebbene, sapete qual
è stata la risposta di quell’ingrata, plagiata senza dubbio dal suo esecrabile
tutore Lord Baelish? No, grazie. Lady
Stark ha sposato il piccolo Lord Arryn, un marmocchio malaticcio e ritardato.
In virtù di questa unione, le casate Stark e Arryn si sono unite e adesso gli
eserciti degli Arryn stanno marciando per conquistare Grande Inverno.”
Una
pausa a effetto. Nel salone era sceso un silenzio greve. Roose Bolton, con sua
grande costernazione, dovette ammettere che, tutto sommato, Ramsay poteva
perfino avere ragione…
“Molti
uomini del Nord potrebbero gioire al pensiero di riavere una Stark a Grande
Inverno, lo comprendo, ma è bene sottolineare che non sarebbe Sansa Stark a
governare il Nord, bensì i Lord della Valle o, per meglio dire, Lord Petyr
Baelish che ha ordito tutto questo intrigo. E’ questo che volete? Volete essere
governati da Lord Ditocorto?” Ramsay adesso pareva un avvocato giunto
all’arringa finale e Theon pensò che, forse, non avrebbe sfigurato nemmeno a un
acclamazione di Re dalle sue parti… insomma, a chiacchiere andava forte.
“Mai!”
proruppe Lord Umber.
“E
nemmeno Stark o Arryn!” rincarò il giovane Harald Karstark, che ce l’aveva a
morte con gli Stark e non senza ragione, dal giorno in cui Robb aveva decapitato
suo padre. Harald Karstark non aveva molta familiarità con il concetto di perdonare e dimenticare…
“Allora
vi unirete al mio signor padre e a me per trionfare su entrambe le minacce che
ci sovrastano?” insisté Ramsay, che ancora aspettava la standing ovation…
“Sì!”
fu il coro unanime degli uomini del Nord e ad esso si unirono anche i due Frey,
ormai trascinati dall’atmosfera. “Guerra e morte a tutti i nemici del Nord!”
Beh,
la standing ovation non ci fu, ma Ramsay
poteva essere ben soddisfatto del successo del suo discorso. Perfino Roose
Bolton, adesso, era riuscito a capire la contorta strategia del figlio e
iniziava a sperare di avergli passato qualche gene buono, oltre a quelli della
follia ben più evidenti.
Il
tempo passa sempre più in fretta quando ci si diverte tanto, e così si era fatta l’ora del banchetto. A Theon,
per la prima volta, fu concesso l’onore di sedere a tavola al fianco di Ramsay
e… beh, sicuramente una decisa promozione rispetto al contendersi le ossa con i
cani nel canile, tuttavia chi potrebbe mangiare tranquillo e di buon appetito
sedendo accanto al giovane Lord Bolton? E vabbè…
Restava
un unico mistero da chiarire, ossia la presenza di Ser Hosteen e Ser Aenys al
banchetto. Anche quello, comunque, sarebbe presto stato svelato.
“Sono
lieto di accogliervi a Grande Inverno” disse Roose Bolton ai due cavalieri
durante il banchetto, sebbene la sua faccia raccontasse tutta un’altra storia, “ma
devo ammettere che il vostro arrivo mi ha colto di sorpresa. E’ forse accaduto
qualcosa alle Torri Gemelle?”
“No,
mio Lord, al contrario, siamo venuti qui perché volevamo congratularci di
persona con te e con nostra nipote per il lieto evento” rispose Ser Aenys.
“Nostro
padre avrebbe desiderato venire di persona, purtroppo la sua età avanzata non
glielo consente, perciò ha incaricato noi” soggiunse Ser Hosteen.
E come accidenti
aveva fatto Lord Walder a sapere che Walda era incinta?
“In
realtà nostro padre è rimasto piuttosto deluso” riprese Ser Aenys, “avrebbe
desiderato essere informato tempestivamente da una tua missiva, piuttosto che
ricevere la notizia da tuo figlio. Ha avuto… come dire… la sensazione che tu
volessi tenerlo all’oscuro di una così bella notizia.”
Ah, ecco che si
spiega tutto… ma perché Ramsay avrebbe dovuto scrivere a Lord Frey?
“E’
per questo che ci ha ordinato di presentarci a Grande Inverno per valutare la
situazione e… adesso che abbiamo sentito parlare di battaglie imminenti e di
eserciti nemici, riteniamo che la soluzione migliore per il bene del bambino
sia che Walda faccia ritorno al più presto alle Torri Gemelle. Naturalmente
penseremo noi a scortarla e a proteggerla” spiegò Ser Hosteen.
Roose
Bolton si innervosì non poco. Come si permetteva quel vecchio avvoltoio di
mandare due dei suoi inetti figli a casa sua? Pensava forse di poterlo
comandare?
“Non
credo proprio che sarà necessario” rispose in tono freddo. “Lady Walda è la mia
sposa e sarò io stesso a proteggere lei e mio figlio.”
“Nostro
padre non la pensa così” ribatté Ser Aenys. “Ritiene che Grande Inverno sia un
luogo pericoloso e non vuole rischiare la vita del pronipote che sta per
nascere. Come potrai proteggere Walda e tuo figlio se sarai a combattere contro
due eserciti nemici? E se, per qualche malaugurato incidente, rimanessi ferito,
o peggio, in battaglia? Chi si occuperebbe della tua famiglia?”
“Queste
sono soltanto scuse. Siate chiari, una buona volta. Lord Walder vuole il
bambino alle Torri Gemelle, vuole averlo sott’occhio come ha fatto con tutti i suoi
figli, nipoti e pronipoti, non è così?”
Ser
Hosteen e Ser Aenys apparvero molto imbarazzati.
“Mio
Lord, non è assolutamente una mancanza di fiducia nei tuoi confronti…”
“Nostro
padre pensa solo al bene di sua nipote e del bambino…”
“Grande
Inverno potrebbe essere assediata…”
Era proprio per
questo che non volevo che Lord Frey sapesse del bambino, perché non intendevo
lasciarlo nelle sue grinfie, ma… dannazione, Ramsay è stato tanto astuto da
raggirarmi? Che gli Estranei mi portino, temo di averlo sottovalutato!
“Mio
signore, se la situazione è veramente così pericolosa… forse dovrei ascoltare i
miei zii e partire con loro, per il bene del bambino” intervenne Walda,
timorosa. “Sai che non vorrei mai lasciarti, ma se davvero nostro figlio fosse
più al sicuro alle Torri Gemelle, io…”
“Ramsay,
hai scritto a Lord Frey senza consultarmi?” domandò seccamente Roose Bolton al
figlio, ignorando allegramente la moglie e i due cavalieri che continuavano
goffamente a cercare di spiegarsi.
“Mio
caro padre, ti chiedo perdono, ma di fronte a così tante minacce non ho potuto
fare a meno di sentirmi terribilmente preoccupato per la sicurezza del mio
fratellino” rispose candidamente il giovane, sgranando gli occhioni azzurri ed
esibendo un sorriso da cherubino candido e innocente. Va detto, a suo onore,
che recitò magnificamente la sua parte e riuscì anche a non sghignazzare
soddisfatto. Vi pare poco?
“Sì,
me lo immagino. E va bene, signori, Lord Walder sarà accontentato” capitolò
Lord Bolton, che aveva fatto due più due ed era giunto alla conclusione che,
tutto sommato, era più saggio tenere ben lontano Ramsay dal figlio che sarebbe
nato… anche se ciò significava affidarlo alla discutibile protezione di Lord
Frey. “Ma voglio essere io stesso a scortare la mia Lady alle Torri Gemelle e
voi ci accompagnerete. Così avrò anche l’occasione di parlare con vostro padre
e di… di scusarmi per non averlo avvertito della lieta notizia.”
Ser
Hosteen e Ser Aenys ripresero a respirare, contenti di essersela cavata meglio
del previsto; Lady Walda si sentì molto sollevata all’idea di allontanarsi da
quel castello che le metteva ansia, chissà mai perché… e Ramsay fu il più
contento di tutti, sebbene ostentasse una suprema e nobile indifferenza.
Quella
era stata davvero una giornata ricca di soddisfazioni per lui!
Ramsay
non ricordava di aver mai trascorso una giornata divertente e soddisfacente
come quella appena passata, in cui si era preso gioco del padre, liberato del
futuro fratello e conquistato l’appoggio delle casate Umber, Karstark e
Manderley tutto in una volta e senza colpo ferire… ed era proprio il caso di
dirlo visto che, una volta tanto, non aveva dovuto scuoiare nessuno per
ottenere ciò che voleva. C’è sempre una prima volta per tutto e il giovane
Bolton si sentiva particolarmente esaltato per il fatto di essere riuscito a
fare qualcosa di diverso. Davvero,
doveva ammettere che nessuna caccia o tortura, nemmeno la più tremenda e
sanguinosa, era mai stata così completamente appagante.
A
tutto questo stava pensando Ramsay Bolton, inseguendo i folli voli del suo
neurone solitario e le rotelle impazzite del suo cervello che andavano a pieno
regime, mentre saliva le scale che lo avrebbero portato nella sua stanza da
letto. Theon lo seguiva come un’ombra, ma lui era talmente impegnato a
rievocare gli highlights
della memorabile giornata del suo trionfo da non ricordarsi nemmeno più della
sua esistenza, tanto meno del fatto che lo aveva dietro di sé, a nemmeno tre
passi di distanza. Così, quando entrò nella sua camera e fece per chiudergli la
porta in faccia, si stupì non poco di trovarselo lì!
“Ah,
e tu che cosa ci fai qui?” gli domandò, cadendo dalle nuvole.
Fino
a quel momento Theon si era sentito piuttosto tranquillo, perché le cose erano
andate proprio come il suo Lord voleva e lo aveva visto soddisfatto e contento.
Non si aspettava una domanda del genere e la cosa lo mise in allarme,
soprattutto perché non aveva idea di come rispondere.
“Mio
signore, io… controllavo che non avessi bisogno di niente” improvvisò lì per
lì, pregando il dio abissale di avergli concesso la risposta giusta.
Ramsay
lo fissò e ciò mandò comprensibilmente Theon nel panico. In realtà, però, il
giovane Bolton stava semplicemente riflettendo su un piccolo particolare che lo
metteva in difficoltà… e bisogna ricordare che, per lui, riflettere non era
proprio un’occupazione abituale.
Rammentava
di aver dichiarato di fronte agli uomini del Nord che, da quel giorno, Theon
Greyjoy sarebbe stato un ostaggio e il suo scudiero, dunque non più un
prigioniero e nemmeno uno schiavo.
La
domanda che si faceva era: adesso che cosa avrebbe dovuto farne di lui? Cosa
deve fare, in concreto, uno scudiero?
Nel
frattempo continuava a guardare Theon in silenzio e il ragazzo stava per cadere
in convulsioni per la paura. Il bello era che Ramsay non se ne era nemmeno
accorto, tanto era immerso nei suoi
pensieri… e affascinato da tale esperienza, per lui del tutto insolita!
“Entra
e chiudi la porta” disse a Theon, con un tono per nulla rassicurante.
Il
povero ragazzo fece ciò che gli era stato ordinato, aspettandosi di perdere
qualche altro dito o un pezzo di pelle o chissà che cosa… e non sapendo nemmeno
perché!
“Si
è venuto a creare un piccolo e increscioso problema” iniziò Ramsay, mentre
Theon era sull’orlo di un collasso nervoso. “Adesso tu sei di nuovo Theon
Greyjoy e sei il mio ostaggio e il mio scudiero. Quindi… dove ti metto a
dormire?”
Ah, dunque è
questo che ti preoccupa tanto. Mettimi dove ti pare, rimandami nel canile,
fammi dormire sui camminamenti delle guardie, ma per carità non farne un
problema!
Ramsay,
comunque, non si aspettava una risposta perché, come al solito, gli piaceva
rispondersi da solo.
“Come
ostaggio di lusso e scudiero dovresti avere una stanza tutta per te, magari la
stessa che occupavi quando eri ostaggio degli Stark” continuò il giovane
Bolton, parlando a se stesso, a Theon, ai fantasmi degli antenati o a chissà
chi… “Però io non posso lasciarti da solo in una stanza, potresti approfittarne
per scappare. Sì, lo so che ora mi dirai di no, ma comincia a scocciarmi il
sentirmi dire quello che tu pensi che
io voglia sentirmi dire. No, non mi posso fidare, a meno che non ti tagli un
piede o magari tutti e due… però che figura ci farei dopo tutte le chiacchiere
sul perdono e la redenzione che ho fatto davanti agli uomini del Nord? No,
questa non è un’opzione praticabile.”
Lo spero bene…, pensò Theon,
sconfortato.
“Forse
gli scudieri dormono nelle stanze dei loro Lord” riprese Ramsay, come
illuminato da un’ispirazione divina, “però qui non c’è posto… a meno che tu non
ti metta di nuovo su quel pagliericcio che hai usato nei giorni in cui ero
malato. Ecco, questa potrebbe essere una soluzione, che ne dici?”
“Il
pagliericcio andrà benissimo, mio Lord” mormorò Theon, che avrebbe dormito
anche per terra o fuori dalla finestra pur di non farsi tagliare i piedi o
qualunque altra cosa.
“Bene,
allora siamo d’accordo!” concluse il giovane Bolton tutto contento. Per lui il
problema non esisteva già più e cominciò a prepararsi per la notte, esattamente
come se Theon non ci fosse.
E
Theon? Dopo essersi sentito morire per l’ultimo quarto d’ora, si avvicinò al
pagliericcio e si distese, avvolgendosi nel mantello. Quella sistemazione non
era certo l’ideale per i begli abiti che gli erano stati concessi quel giorno,
ma l’importante era che tenessero caldo… il pavimento di Grande Inverno non era
il luogo più comodo e confortevole del mondo.
Trascorse
un altro quarto d’ora circa, tutte le candele erano spente e, di nuovo, la voce
di Ramsay si levò nel buio della stanza, turbata da un nuovo interrogativo.
“Ma
è normale che gli scudieri dormano sul pavimento?”
Niente di tutto
ciò che succede attorno a te è normale, ci hai mai fatto caso?, disse Theon dentro di sé,
spaventato ma anche piuttosto esasperato.
“Forse
dovresti dormire qui” propose Ramsay, indicando il proprio letto. “Mi sembra
che ci sia spazio sufficiente per entrambi.”
Theon
non capiva se quella fosse una sorta di prova o che altro. Magari, se lui si
fosse avvicinato davvero, Ramsay gli avrebbe scuoiato qualcosa per punirlo del
suo ardire… oppure, forse, quello era semplicemente il modo ingenuo e assurdo
che il suo signore aveva trovato per portarselo a letto.
Incoraggiandosi
con il pensiero che Ramsay aveva più volte dimostrato di provare una certa
attrazione per lui, Theon si avvicinò lentamente al letto.
“Insomma,
vuoi metterci tutta la notte? Muoviti, prima che cambi idea!” esclamò il
giovane Lord, che non era più così tanto convinto.
A
quelle parole, Theon si affrettò ad obbedire e a sistemarsi nel letto del suo
signore, domandandosi se fosse o meno il caso di tentare una sorta di
avvicinamento. Poteva essere un modo per sperimentare
quell’unico ambito in cui sentiva di essere più forte di Ramsay… certo, sempre
sperando che il Bolton non reagisse tagliandogli qualche altro dito. Il letto
era grande, ma non così grande e
Theon tentò, con un ammirevole coraggio, bisogna riconoscerglielo, ad
avvicinarsi un po’ di più al suo Lord.
“Accidenti,
sei gelido come un cadavere!” protestò Ramsay, ma era più una messinscena che
altro. Si era sentito veramente e stranamente turbato nell’avere Theon così
vicino e… beh, qualcosa doveva pur dire per non fare la figura dell’imbranato
che in effetti era. Mutilare, stuprare e picchiare a sangue era tanto più
semplice, perché le cose dovevano essere così complicate?
“Mi
dispiace, mio signore” replicò subito il ragazzo, “non volevo farti prendere
freddo. Vuoi che me ne vada? Posso dormire in terra, se è questo che vuoi,
basta che me lo ordini.”
Furbo,
Theon! Aveva passato la palla a Ramsay e ora doveva essere lui a mandarlo via
oppure a tenerselo nel letto… a seconda di ciò che desiderava. La sua risposta
sarebbe stata illuminante in entrambi i casi ed era proprio questo che il
giovane Greyjoy voleva.
“No,
non posso far dormire per terra il mio scudiero, a questo punto non si può
tornare indietro. Se sei il mio protetto, così come lo eri di Ned Stark,
bisogna che ti tratti in maniera più… accettabile” rispose Ramsay, che
cominciava a entrare in confusione.
Theon
approfittò dell’evidente disagio del suo Lord per avvicinarsi ancora un
pochino… insomma, gli era quasi appiccicato e ora anche lui iniziava a
chiedersi come mai si divertisse tanto a provocarlo così. Non sarò mica diventato come lui, che se la spassava tanto nel mettermi
in imbarazzo, toccarmi e accarezzarmi quando ero solo un Reek qualsiasi?
“Sei
stato davvero ammirevole nel tuo discorso agli uomini del Nord, mio signore.
Sono stato molto colpito da come hai saputo attirare l’attenzione di tutti” gli
disse. “Credo proprio che diventerai un Lord carismatico e ancora più potente
di tuo padre.”
“Davvero?”
fece Ramsay, allibito.
Ecco.
Adesso sì che Theon aveva stabilito un nuovo equilibrio di potere. Stava
sfruttando l’attrazione del suo Lord per lui e, oltretutto, lo aveva elogiato…
cosa che, come si può ben immaginare, a Ramsay non capitava di frequente.
Insomma, è difficile fare i complimenti a qualcuno per come ti ha scuoiato bene o per averti tagliato tre dita al prezzo di due. Continuando
di questo passo, Theon poteva benissimo fare di Ramsay tutto ciò che voleva…
più o meno.
“Già,
ma chi mi assicura che tu non mi taglierai la gola non appena mi addormento?” buttò
là il giovane Bolton, come se questa eventualità gli fosse venuta in mente solo
in quel momento.
“Mio
signore, ho dormito sul pagliericcio ogni notte quando eri malato. Se avessi
voluto farti del male, avrei potuto farlo allora” replicò Theon, che sembrava
aver tratto giovamento dalle torture e umiliazioni subite. Quando mai era stato
così saggio e intelligente? “Allora non avevo niente da perdere e non mi
sarebbe importato niente se anche mi avessero scoperto e massacrato. Ma adesso
sono un ostaggio, tu mi hai reso il mio nome e la mia identità e… perché mai
dovrei rinunciare a tutto questo? Mi stai trattando con generosità e di certo nessun altro lo farebbe per me, so bene di
non meritarmelo…”
Ramsay
ascoltava, sentendosi sempre più strano… sì, più del solito, intendo. Non capiva come Theon potesse parlargli così dopo
tutto quello che gli aveva fatto, come non bramasse soltanto una vendetta
sanguinosa. Del resto, non poteva fare altro che attribuire agli altri i
sentimenti e le reazioni che avrebbe avuto lui,
non conosceva altri modi di pensare e di comportarsi.
“Non
meritavo una seconda occasione e invece tu me l’hai concessa, mio Lord”
continuò Theon, incoraggiato dal fatto che Ramsay non sembrava intenzionato a
prendere un coltello, ma anzi continuava a fissarlo con gli occhi sgranati,
come se stesse vedendo un alieno.
“Perché dovrei farti del male? Al contrario, dovrò passare ogni attimo della
mia vita a cercare di sdebitarmi con te, di ringraziarti per la seconda
possibilità che mi hai offerto.”
Avrei preferito
avere la mia seconda opportunità con tutte le dita al loro posto ma, a ben
pensarci, mi hai lasciato qualcosa di molto più importante, che potrebbe
servire anche a ringraziarti meglio e… ma a che accidenti sto pensando?, si disse Theon,
sconcertato dalla piega che avevano preso le sue riflessioni e dal fatto che veramente stava pensando di mostrare
gratitudine a Ramsay in un certo modo.
Gli
era talmente vicino che baciarlo fu quasi inevitabile. Dapprima titubante,
temendo che Ramsay rispondesse a coltellate (era una delle sue risposte più
frequenti…) e poi, accorgendosi che il suo Lord pareva compiaciuto per ciò che
stava accadendo o forse nemmeno se ne rendeva conto fino in fondo, Theon si
impegnò seriamente nel baciarlo, azzardando anche qualche carezza più audace,
sempre sperando di non perdere qualche altro dito. E Ramsay, abituato a
violenze e torture ma non certo a intensità e passione, finì per essere totalmente
sperduto e stravolto, senza accorgersi di essere in balia del suo stesso
ostaggio! Certo non poteva dirsi di non esserselo aspettato… essere baciato in
quel modo da Theon? Se è per questo, lo aspettava da un pezzo!
Quando
si staccarono, rimasero entrambi in silenzio per qualche istante,
comprensibilmente bisognosi di un minuto di riflessione…
Theon
era soddisfatto di essere riuscito a dominare il suo signore e di aver trovato
un metodo per ottenere vantaggi e privilegi da lui, eppure lo turbava il fatto
che gli fosse venuto così facile… non avrebbe dovuto detestarlo per quanto lo
aveva straziato? Invece baciarlo e stringerlo gli era sembrato normale (per quanto questa parola poco
si adattasse a Ramsay Bolton) e, sebbene gli seccasse ammetterlo, gli era pure piaciuto.
Ramsay,
dal canto suo, non sapeva cosa dire e cosa fare e questo era già una novità per
lui; doveva inoltre stare ben attento a evitare che Theon si accorgesse di
averlo tanto sconvolto e che capisse quanto, almeno in quei momenti, era stato
lui ad avere il controllo della situazione.
Beh,
ovviamente Theon tutto questo l’aveva già capito, non era una cima ma per certe
cose era senz’altro più scafato di Ramsay e, quando ci si metteva, era pure
malizioso anzichenò.
“Mi
dispiace così tanto, non volevo mancarti di rispetto, mio signore, io… volevo
solo compiacerti e non mi sono reso conto… ti assicuro che non volevo
assolutamente mancarti di rispetto” disse quindi Theon, che quella sera, a
quanto pareva, si era deciso a sfidare la sua buona stella. Ostentando una
mortificazione e un dispiacere che era ben lontano dal provare, voleva proprio
vedere che cosa gli avrebbe risposto Ramsay!
“Io…
beh, no, non mi hai mancato di rispetto. E mi hai… sì, mi hai compiaciuto, direi” probabilmente
nessuno al mondo aveva mai visto Ramsay Bolton così in difficoltà. Si
comportava in modo particolarmente
strano anche per uno come lui che aveva fatto della stranezza la propria
bandiera… “So che non volevi offendermi, anche perché, se solo ci provassi, ti
ammazzerei!”
Con
questa frase a Ramsay parve di aver riequilibrato i rapporti di forza e,
pertanto, si tranquillizzò al punto di addormentarsi placidamente abbracciato a
Theon, come se non fosse successo niente, e magari nella sua testa non era
davvero successo niente. Se ne
raccontava così tante, di cretinate, che a questo punto probabilmente aveva
iniziato anche a crederci…
Ma
Theon non si lasciava sfuggire più nemmeno un dettaglio. Evidentemente, le
torture e le atrocità patite per certi versi gli avevano fatto bene, perché lo avevano reso più furbo e
pronto ad approfittare di qualunque vantaggio. Adesso era chiaro che lui si era
assicurato un notevole ascendente sessuale sul suo Lord e avrebbe fatto
qualunque cosa per non perdere tale opportunità… visto che, comunque, la cosa
gli era risultata molto più piacevole del previsto e, insomma, non si era poi
dovuto sforzare più di tanto. Sarebbe andato anche più avanti, almeno fino a
quando Ramsay si fosse dimostrato compiaciuto,
come diceva lui usando un simpatico eufemismo; ciò che contava era salvarsi la
vita, non subire più supplizi e mortificazioni e poi… chissà che altro sarebbe
potuto succedere?
No, non mi
ammazzeresti più, ora, pensò con un mezzo sorriso. Avresti potuto farlo un milione di volte e non lo hai mai fatto, di
sicuro non mi faresti davvero del male adesso che hai bisogno di me. Eh, sì,
perché, anche se non lo ammetteresti mai, tu puoi contare solo su di me e la
cosa non ti dispiace nemmeno.
Sentendosi
sollevato e tranquillo in un modo che non ricordava nemmeno potesse esistere,
anche Theon si addormentò… com’era strano ritrovarsi a dormire in un vero letto
dopo mesi e mesi! Anche quella era una piccola vittoria, una tra le tante. A
piccoli passi stava ritornando il Theon Greyjoy di un tempo, con l’aggiunta di
una buona dose di saggezza spicciola, che non era poco per qualcuno di cui
anche i parenti stretti dicevano che era un idiota
viziato…
L’unica
cosa di cui Theon non si era ancora reso pienamente conto era che, in un
qualche suo modo contorto e sfidando anche il più estremo caso di Sindrome di Stoccolma, anche lui si
stava affezionando a Ramsay e forse
per questo era tanto ben disposto all’idea di compiacerlo in tutti i modi possibili e immaginabili.
E
magari non era necessariamente un male per nessuno dei due, no?
Lord
Karstark, Lord Umber e i due cavalieri Frey si stavano preparando per la
partenza: i primi due si sarebbero riuniti con i loro eserciti per poi tornare
in forze a Grande Inverno e organizzarsi per le future battaglie; Ser Hosteen e
Ser Aenys, invece, avrebbero scortato Roose Bolton e Lady Walda alle Torri
Gemelle, dove Lord Walder aveva deciso che il pronipote sarebbe nato e
cresciuto (grazie al tempestivo quanto disinteressato
contributo di Ramsay…).
Roose
Bolton non sapeva ancora bene se decidersi una buona volta a scaraventare
Ramsay dalle più alte mura di Grande Inverno o se essere orgoglioso di lui
perché, in un’incredibile attacco di lucidità mentale, aveva dimostrato di
saper ottenere ciò che voleva usando l’astuzia e l’inganno invece del coltello
per scuoiare… Bisogna concederglielo, era un bel progresso, no?
Dopo
attenta riflessione, il Lord giunse alla conclusione che, in quel caso, Ramsay
aveva dato prova di essere davvero figlio
di suo padre (è necessario rammentare che questo, per Roose Bolton, era un
aspetto positivo…), pertanto pensò di andare a congratularsi con lui prima di
partire per le Torri Gemelle.
Trovò
Ramsay nella sala da pranzo dove stava facendo colazione, servito come sempre
da Theon. Il giovane Lord appariva totalmente soddisfatto e contento di se
stesso, in parte per tutto ciò che era riuscito a ottenere il giorno prima e in
parte, diciamocelo chiaramente, per essere stato baciato ben bene dal suo
scudiero la notte precedente. Insomma, per lui erano state entrambe esperienze
nuove ed emozionanti, anche se, riguardo alla seconda, non sapeva spiegarsi
bene il perché. Ma non si preoccupava poi troppo, erano così tante le cose che
non riusciva a spiegarsi…
“Ramsay,
sono in partenza” disse Roose Bolton.
“Ti
auguro un felice viaggio, padre” rispose Ramsay con un gran sorriso.
“Lo
immagino, visto che sei stato tu a tramare per ottenerlo” replicò il Lord.
“Dovrei essere in collera e invece eccomi qui a congratularmi con te.”
Ramsay
rimase talmente spiazzato dalle parole del padre che per poco non si strozzò
con la colazione.
Suo
padre voleva congratularsi con lui?
Gli
era forse venuta la febbre?
La
situazione era talmente incredibile che il giovane dimenticò il pasto e si alzò
da tavola per avvicinarsi a Roose Bolton e ascoltare attentamente quello che
aveva da dirgli.
Era
possibile che volesse soltanto burlarsi di lui? Ma Lord Bolton non era famoso in
tutti i Sette Regni per il suo carattere scherzoso e gioviale…
“Come
ti dicevo, dovrei essere in collera con te per aver cospirato alle mie spalle,
raggirandomi e anticipando le mie mosse con quella lettera scellerata a Lord
Walder Frey. Eppure proprio questa tua subdola azione mi ha fatto capire con
maggior chiarezza quanto tu sia veramente mio figlio e quanto potenziale tu
abbia” dichiarò Roose Bolton. Ecco, per uno come lui era normale compiacersi ed
essere fiero di avere per figlio un infido serpente, ma questa era la famiglia…
“Ora so che non sei solo un cane rabbioso,
come ti avevo accusato tempo fa, ma che sai anche attendere e ordire una trama
insidiosa per trarne vantaggio… proprio come tuo padre.”
Theon,
che ascoltava il colloquio facendo finta di non esserci, trasecolò.
Sarebbero quasi
commoventi se non fossero agghiaccianti…, pensò.
Lord
Bolton, però, aveva ancora da togliersi qualche sassolino dalle scarpe, prima
di partire.
Sì,
Ramsay aveva dimostrato di essere più maturo,
passando dal livello di maniaco
psicopatico a quello di subdolo
manipolatore e suo padre, di questo, era compiaciuto (contento lui…). Però
era anche vero che Ramsay aveva usato le sue nuove doti contro di lui e la cosa gli faceva girare un bel po’ i
cosiddetti…
“Sono
molto fiero di te, Ramsay, e per questo voglio rassicurarti su un punto
importante: sarai tu e soltanto tu il mio erede, comunque vadano le cose con il
bambino che deve nascere. Hai dimostrato di esserne degno e meriti il giusto
riconoscimento” dichiarò.
Il
giovane Lord lo guardava fisso, cercando di capire dove stesse la fregatura.
Non aveva alcun dubbio che ce ne fosse una, da qualche parte…
“Il
bambino che nascerà, dunque, non sarà il mio erede, bensì il tuo” continuò
Roose Bolton con uno sguardo molto allusivo. “Del resto, per l’età che hai,
potrebbe essere più figlio tuo che mio e… visto che il matrimonio con la Stark
è fuori discussione e tu non avrai eredi tuoi, almeno potrò essere certo che la
casata dei Bolton non si estinguerà.”
La
qual cosa era tutt’altro che rassicurante…
Ramsay
continuava ad apparire piuttosto perplesso. Da una parte era contento che il
padre lo avesse nuovamente riconosciuto come suo erede, dall’altra però non
capiva come mai fosse tanto sicuro che lui, di eredi suoi, non ne avrebbe
avuti.
Roose
Bolton lanciò un’occhiata a Theon, che se ne stava silenzioso in disparte ma
ascoltava tutto con grande attenzione, e proseguì, tanto per farsi capire
meglio.
“Invece
che alla casata Stark, hai scelto di unirti alla casata Greyjoy, ma per me non
fa differenza, la neutralità dei Greyjoy ci tornerà comunque utile. Rimarrebbe
il problema di un tuo erede, ma a questo ho provveduto io. Pertanto, direi che
è tutto sistemato e tu non dovrai più temere per la tua posizione” specificò il
Lord.
Beh,
a quanto pareva, Roose Bolton aveva trovato una soluzione a tutto!
“Perché
no?” replicò Ramsay, che di tutto quel discorso aveva capito soltanto ciò che
gli premeva, ossia che la sua posizione di erede non era più in pericolo. “Magari
il mio futuro fratellino sarà anche simpatico e potremo divertirci tanto insieme! In fondo è frutto del nostro sangue e di
quello dei Frey…”
Ramsay
appariva entusiasta a quella prospettiva, ma suo padre, per la prima volta,
afferrò l’orrore della situazione: una spaventosa immagine di un bambinetto con
le tendenze sadiche di Ramsay e la faccia incartapecorita del vecchio Walder
Frey gli si presentò alla mente e lo agghiacciò.
Forse
avrebbe fatto bene a buttare nel fiume il figlioletto, non appena fosse nato.
Anzi, magari, per buona misura, avrebbe fatto ancora meglio ad affogarci tutta
la sua progenie…
Per
scacciare simili mostruosità dalla mente, Lord Bolton decise di congedarsi dal
figlio e di prepararsi alla partenza.
“Molto
bene, Ramsay, io mi recherò alle Torri Gemelle e mi tratterrò là per qualche
tempo” concluse. “In mia assenza, sarai tu a gestire Grande Inverno e mi
aspetto che ne sarai all’altezza.”
“Non
ti deluderò, padre” promise Ramsay, stampandosi in faccia l’espressione che
riteneva più adeguata al suo nuovo status
di Lord serio e affidabile… sì, insomma, pareva lo stesso schizzato di
sempre.
Roose
Bolton, comunque, lasciò Grande Inverno in preda a brutti pensieri.
Tuttavia
anche Ramsay, nonostante la sua sicumera e arroganza, non si sentiva poi così a
suo agio in quella nuova veste. Mentre, dalle mura della fortezza, guardava il
padre che si allontanava con la moglie, i due Frey e il suo seguito, ebbe una
sorta di presentimento negativo… una cosa che non gli era mai accaduta prima e
che lo sconvolse, anche perché, di regola, era lui a far avere i presentimenti negativi agli altri.
Theon
gli era accanto e lo vide trasalire e mordersi il labbro inferiore.
“Ti
senti bene, mio signore?” si affrettò a chiedergli. Nemmeno lui aveva ancora
ben chiaro il comportamento che avrebbe dovuto assumere quale scudiero di
Ramsay, piuttosto che suo servo ma, nel dubbio, era sempre meglio mostrarsi
umile e deferente.
“Sto
bene. Starò benissimo” replicò il giovane Lord, sulle prime seccato dall’intromissione
(si era totalmente dimenticato di avere Theon al suo fianco, a volte gli
capitava…). Poi, però, si rese conto che con qualcuno doveva pure sfogarsi e
iniziò a parlare a raffica, più o meno come se pensasse ad alta voce e non si
rivolgesse a nessuno in particolare.
“Adesso
è tutto diverso” mormorò, seguendo le evoluzioni acrobatiche del suo neurone
solo e abbandonato. “Quando ero a Forte Terrore non vedevo l’ora che mio padre
se ne andasse per potermi divertire. Lui non approvava che andassi a caccia, perciò aspettavo sempre che se
ne andasse per passare intere giornate a perlustrare i boschi in cerca di
qualcuno da far sbranare ai miei cani, o per catturare fanciulle e cavalieri da
torturare nelle segrete. Era tutto così semplice allora, non mi preoccupavo di
niente e potevo pensare solo a divertirmi…”
Ma sentilo questo…, pensò Theon,
allibito nel sentire Ramsay che rievocava con tanta nostalgia e dispiacere i
bei tempi andati! Ed è pure convinto di
ciò che dice…
“Non
avevo un solo pensiero al mondo” continuò il giovane Lord, sorvolando
allegramente sul fatto che i pensieri e le preoccupazioni le causava ai
malcapitati che finivano tra le sue grinfie o nelle fauci dei suoi cani… “Mi
bastava poco per passare una giornata perfetta. Adesso, invece…”
Cosa si aspetta
che gli dica?, si domandò Theon,
seriamente preoccupato. Non penserà mica
che mi mostri dispiaciuto per lui, perché non può più andare per i boschi a
massacrare la gente?
Ma
Ramsay non si aspettava alcuna risposta da Theon, aveva solo voglia di
esprimere qualsiasi bestialità gli attraversasse il vuoto infinito che c’era
nella sua testa.
“E’
vero che ho sempre desiderato che mio padre mi riconoscesse come erede, ma era
a Forte Terrore che pensavo. Grande Inverno è molto più impegnativo, non si
tratta soltanto di fare a pezzi un esercito di disperati come quello di Stannis
Baratheon, ci sono le alleanze con le famiglie del Nord, e poi i bruti del
bastardo Snow, e la storia dell’esercito guidato da Lord Ditocorto e Sansa
Stark. Non lo so, a volte mi viene da pensare che…”
Ma allora è vero
che ha paura,
rilevò Theon, quasi sconvolto nello scoprire che in fondo, ma proprio in fondo,
anche Ramsay aveva qualcuno dei sentimenti che possiedono gli esseri umani
normali. Certo, nonostante sia un mostro
è comunque anche un ragazzo della mia età che non si è mai trovato ad
affrontare altro che prigionieri legati e ragazze in fuga dai suoi cani… alla
fine non è poi così strano che sia spaventato alla prospettiva di gestire
qualcosa di più grande di lui.
Ramsay,
intanto, continuava a parlare al vento, ignaro dei pensieri del giovane Greyjoy
che, al contrario, non si perdeva una parola.
“Se
il bastardo dei Guardiani della Notte si presenterà quaggiù con il suo manipolo
di bruti non avrò alcun problema a trucidarli tutti” proseguì, infervorato. “Sono
pochi e sono solo dei selvaggi, sarà ancora più semplice che con l’esercito di
Stannis. Ma se decidesse di allearsi con la Stark per aiutarla a riprendersi
Grande Inverno?”
“I
Karstark, gli Umber e i Manderley combatteranno per te, mio Lord, sono tuoi
alleati” cercò di rincuorarlo Theon, che adesso si stupiva di trovare tanta
lungimiranza nelle parole del suo signore. Era una delle rarissime volte in cui
non sembrava tanto un maniaco sadico e omicida e cominciava a somigliare,
seppur vagamente, a un vero Lord.
“Perfetti
per fare a pezzi i bruti del bastardo, ma potrebbero mai essere sufficienti
contro tutti i Lord alfieri degli
Arryn?” obiettò Ramsay, in un improvviso quanto insolito lampo di intuizione
geniale. “E se il bastardo e quella puttana entrassero a Grande Inverno… che
cosa potrei fare io?”
La domanda giusta
è “Che cosa potrebbero farti loro?”, ma non credo che lo vorrai ammettere
nemmeno con te stesso,
si disse Theon, che stava avendo una discussione molto interessante con se
medesimo. Il problema è che, se Jon Snow
e Sansa Stark entrassero a Grande Inverno, anch’io dovrei cominciare a
chiedermi che cosa mi farebbero…
Ed
ecco che entrambi, senza saperlo e indipendentemente l’uno dall’altro, erano
giunti alla conclusione che le cose non sarebbero finite poi così bene, per
loro!
Con
uno scatto improvviso, Ramsay si voltò verso Theon e gli afferrò la mano destra…
sì, proprio quella a cui mancava il mignolo. Il giovane Greyjoy ebbe un
comprensibilissimo mezzo infarto: un Ramsay che ti afferra una mano all’improvviso
non può mai essere un buon segno…
“Io
posso contare su di te, non è vero? Di te mi posso fidare” domandò il giovane
Bolton al suo scudiero, fissandolo negli occhi e continuando a tenergli stretta
la famosa mano. “Tu mi obbedirai sempre, qualsiasi cosa succederà, non è così?”
“Certo,
mio signore” riuscì a rispondere Theon. Il suo tono sarebbe suonato molto più
convincente se soltanto Ramsay avesse deciso di lasciargli andare la mano… “Io
appartengo a te, sono al tuo servizio, farò qualsiasi cosa…”
“Bene,
e allora…” l’espressione di Ramsay si era fatta seria e grave. Theon era
praticamente sicuro di non averlo mai visto
così in tutto il tempo in cui era stato suo prigioniero e non sapeva bene cosa
pensare. “Se mai dovesse accadere il peggio, se mai il bastardo Snow dovesse
allearsi con la puttanella Stark e avere la meglio sui nostri uomini, se mai
dovessero riuscire a conquistare Grande Inverno… non ci voglio nemmeno pensare,
ma se dovesse succedere, allora… allora tu mi devi giurare che non mi lascerai catturare da loro. Hai capito bene?”
No,
in realtà Theon non aveva capito un bel niente, se non che Ramsay aveva una
paura fottuta e assai giustificata di quello che Jon Snow e Sansa avrebbero
potuto decidere di fargli… e non era un’idea così peregrina. Ramsay non poteva
fare altro che attribuire agli altri ciò che avrebbe fatto lui, e com’era
solito trattare i suoi prigionieri Lord Ramsay Bolton? Ecco, appunto. Si
divertiva tanto a scuoiare e a fare a pezzettini i suoi nemici, ma non era poi
così ansioso di sapere cosa si provava a vivere quell’esperienza dalla parte
sbagliata del coltello…
Però
Theon sapeva che, nel caso in cui Grande Inverno fosse finita in mano a Jon
Snow e a Sansa, magari avrebbero fatto a pezzi Ramsay, ma subito dopo avrebbero
riservato lo stesso trattamento anche a lui. Non avevano alcun motivo per
essere felici di vederlo o per
mostrargli pietà…
“Farò
quello che mi chiederai, Lord Ramsay” rispose dunque il ragazzo, dimostrando di
aver sviluppato un importante istinto di autoconservazione.
“Non
ho nessuna intenzione di finire nelle loro mani” ripeté Ramsay, tanto per
ribadire il concetto, “per cui… dovrai essere tu a uccidermi. Un colpo secco,
deciso, e la facciamo finita. Tanto, è quello che hai sempre desiderato, no?”
L’imprevedibile
Ramsay! Toh, questa poi Theon non se l’aspettava di certo.
Eppure
aveva un senso, almeno nella mente contorta del giovane Bolton: lui non avrebbe
avuto abbastanza coraggio per darsi la morte da solo e non voleva rischiare di
subire la vendetta dei suoi nemici.
E
di chi poteva fidarsi se non del suo scudiero, della sua creatura, del suo
prigioniero? Se cercava una rivincita, Theon poteva essere soddisfatto. Ma
Ramsay fraintese la sua esitazione e insisté, stringendogli più forte la mano
mutilata e scrollandolo.
“Mi
hai sentito? Tu dovrai uccidermi, se io te lo ordinerò. Dovrai uccidermi per
non farmi catturare da loro” e adesso anche nella voce e negli occhi del
giovane Bolton cominciava a farsi sentire e vedere la paura, una paura cieca e
incontrollabile che nasceva da una consapevolezza ben precisa. “Lo farai, vero?
Devi giurarmelo, qui, adesso, subito. Tu non… tu non mi lascerai a loro, sarai
tu a colpirmi, potrai vendicarti di me, chissà quante volte hai sognato di
tagliarmi la gola, no? No?”
Era
un momento cruciale, quello. Theon avrebbe potuto giurare e poi voltargli le
spalle, non era forse detto il Voltagabbana?
Ma, in quel modo, avrebbe dimostrato di essere il meschino traditore che tutti
ritenevano che fosse. Avrebbe dimostrato di non essere poi tanto migliore del
suo carceriere.
Era
quello che voleva? O non desiderava, forse, una vittoria più totale, una
rivincita più completa, una totale riabilitazione di se stesso e del suo nome?
“Farò
quello che mi chiederai di fare, se sarà necessario, Lord Ramsay” rispose
Theon, e per un istante il suo volto e la sua voce ridiventarono quelli dell’erede
delle Isole di Ferro, di colui che era stato tanto tempo prima. “Ti obbedirò,
ma non perché voglia vendicarmi di te. Lo farò semplicemente perché tu mi hai
dato una seconda occasione e quello sarà il mio modo di sdebitarmi con te, se
non ci saranno altre soluzioni.”
Ramsay
rimase talmente spiazzato da quella risposta che lasciò andare (finalmente!) la
mano di Theon e lo scrutò come se avesse visto un alieno.
“Tu…
non vuoi vendicarti di me?” chiese.
“Se
me lo avessi chiesto mesi fa, la mia risposta sarebbe stata ben diversa, mio
Lord. Ma adesso… no, non voglio vendicarmi di te” ribadì Theon, che si sentiva
più forte, più deciso e trionfante ad ogni parola che pronunciava. Sì, era
quella la sua vera e completa rivincita. “Ti colpirò se sarai tu a chiedermelo
e non sarò felice di farlo, perché io non
sono come te, Lord Ramsay.”
Il
ragionamento di Theon era troppo complicato per il giovane Bolton.
“Che
intendi…? Beh, non importa. Sei disposto a giurarmi, qui e ora, che non mi
lascerai ai miei nemici, che sarai tu a uccidermi?”
“Te
lo giuro, mio signore” dichiarò Theon.
“E’
la tua parola? Ma la tua parola non vale un accidenti, lo sanno tutti…”
commentò Ramsay, poco convinto.
E allora perché mi
chiedi un giuramento, se non ti fidi della mia parola?
Theon
cominciava ad essere vagamente esasperato e la situazione si faceva più
surreale ogni momento che passava.
“Non
sono più quello di prima, sei stato tu a dirlo, ricordi, mio signore? Sono una
persona diversa, adesso, e non sprecherò la mia seconda occasione riprendendo a
infrangere i giuramenti. Ti ho dato la mia parola che obbedirò ai tuoi ordini e
sarà quello che farò… e poi, magari, non ce ne sarà nemmeno bisogno” riprese
Theon, che aveva i suoi personali motivi per sperare di non doversi più
imbattere in Jon Snow o in qualcuno degli Stark…
“Già,
magari…” ripeté Ramsay, tanto per dire qualcosa.
Si
sentiva turbato e non capiva perché. Quel giorno erano successe troppe cose
perché lui potesse starci dietro e poi… beh, quel Theon Greyjoy così
determinato e risoluto lo faceva sentire più strano del solito.
Sì,
da una parte lo metteva quasi a disagio, ma dall’altra gli dava un’insolita
sensazione di sicurezza e di tranquillità, si era sentito meglio potendosi
sfogare con lui ed era una cosa che non gli era mai capitata prima. Beh, forse
anche perché è difficile intavolare una discussione con qualcuno se lo stai
scuoiando o facendo sbranare dai cani, ma insomma…
Ramsay
Bolton cominciava a pensare di aver fatto proprio bene a tirar fuori Theon
dalle segrete e di averlo promosso prima
al rango di servo e, adesso, addirittura a quello di scudiero… e forse anche
alleato, chissà, magari perfino amico.
A
quanto pareva, si prospettavano parecchie interessanti novità in quel di Grande
Inverno…
Qualche
settimana dopo Roose Bolton non era ancora tornato, tuttavia a Grande Inverno
giunsero i Lord Manderley, Karstark e Umber con i loro eserciti. Lord Umber, in
particolare, aveva una buona e una cattiva notizia da dare a Ramsay.
“Mentre
lasciavamo Ultimo Focolare per arrivare qui” spiegò il Lord che, a dire il
vero, sembrava più uno dei bruti che un vero cavaliere… “abbiamo saputo che Jon
Snow ha organizzato il suo esercito di selvaggi e che stanno marciando in
questa direzione.”
“E
con questo? Se si tratta soltanto di quel bastardo e dei suoi barbari li
massacreremo senza nemmeno spettinarci” dichiarò Ramsay con un’arroganza che
avrebbe vinto l’oro, l’argento e il bronzo alle Olimpiadi degli spocchiosi.
Theon,
presente come sempre al fianco del suo Lord, sembrava molto meno tranquillo
all’idea di avere un incontro ravvicinato con Jon Snow entro poco tempo…
Lord
Umber, tuttavia, non aveva ancora finito.
“Come
dicevo, ho anche una buona notizia da portarti, una specie di regalo per dimostrarti la mia lealtà
verso la tua casata” annunciò, poi fece un cenno verso due dei suoi soldati che
condussero nella stanza un prigioniero incappucciato.
Una
volta davanti a Ramsay, al prigioniero fu tolto il cappuccio e apparve il viso
smarrito di un ragazzino dai riccioli castani.
“E
che cosa dovrei farmene io di questo, Lord Umber?” domandò Ramsay, che aveva
sempre la vaga sensazione che il signore di Ultimo Focolare lo prendesse per i
fondelli ogni volta che poteva.
“Questo
è l’ultimo erede degli Stark, il giovane Rickon” dichiarò il Lord, molto
orgoglioso di sé.
Ignorando
il comprensibile sussulto di Theon a quelle parole, Ramsay insistette con il
suo ostentato scetticismo. Quel giorno, a quanto pare, gli girava così…
Un
altro cenno di Smalljon Umber e un
altro soldato portò un sacco, lo rovesciò per terra e tutti poterono vedere la
testa mozzata di un meta-lupo cadere sul pavimento. Quella era una prova
convincente: i meta-lupi avevano seguito i ragazzi Stark in tutti i loro
spostamenti, pertanto non c’era dubbio che il ragazzino fosse Rickon Stark.
“Non
so che fine abbia fatto il suo fratello storpio, quello non sono riuscito a
trovarlo. Tuttavia con lui c’era una donna dei bruti che ha cercato di
difenderlo e… beh, prima di ammazzarla come la cagna che era ce la siamo
sbattuta io e tutti i miei soldati” concluse Lord Umber con una gran risata.
Ecco,
adesso si cominciava a capire per quale motivo Umber si fosse alleato con i
Bolton: la classe e la signorilità erano
proprio le stesse!
Rickon,
intanto, aveva fissato lo sguardo su Theon. Magari il giovane Greyjoy non
l’aveva riconosciuto subito, il bambino si era fatto un ragazzo… ma lui
ricordava molto bene il protetto di suo padre e ritrovarlo lì, in mezzo agli
usurpatori di Grande Inverno, non era poi una gran sorpresa per lui. In fondo,
non era forse vero che era stata proprio colpa di Theon se lui e Bran erano
dovuti scappare via con Osha per salvarsi la vita,
tanto tempo prima?
Ramsay
lanciò un’occhiata prima a Rickon e poi ad un tesissimo Theon.
“Uh,
potrei dire cose molto sottili su questo ricongiungimento,
ma oggi non ne ho proprio voglia” commentò. La notizia che Jon Snow e il suo
esercito si stavano avvicinando rapidamente lo aveva colpito più di quanto
volesse dare a intendere e aveva bisogno di tempo, calma e di un’illuminazione
dal cielo per farsi venire un’idea al riguardo. “Bene, Rickon Stark sarà un
ostaggio di lusso e ne faremo buon uso. Rinchiudetelo da qualche parte e
sorvegliatelo bene… magari nella stanza che occupava quando viveva qui, se è
abbastanza sicura. Che te ne pare, ragazzino? Sei contento di essere di nuovo a
casa?”
Il
giovane Bolton non si aspettava una risposta, ovviamente, e non ne ebbe. I
soldati di Lord Umber consegnarono Rickon agli uomini di Ramsay che lo
portarono via e la cosa, al momento, finì lì.
Quello
stesso pomeriggio, però, Ramsay si impegnò molto per scrivere una bella lettera
a Jon Snow: a quanto sembrava, scrivere lettere era diventato uno dei suoi
passatempi preferiti adesso che non poteva più cacciare la gente nei boschi o
torturare i prigionieri nelle segrete. Ci si adatta a tutto, nella vita…
Theon,
come si può immaginare, era rimasto molto turbato nel rivedere Rickon e la cosa
che più lo aveva ferito era stata notare lo sguardo del ragazzino: non aveva
mostrato alcuna sorpresa nel vederlo in mezzo ai suoi nemici… e perché avrebbe
dovuto, del resto? Era stato proprio lui il primo a occupare Grande Inverno con
la forza, dopo aver tradito Robb, e a minacciare la sua vita e quella di Bran.
A pensarci bene, era così diverso da ciò che avevano fatto i Bolton? A parte lo
scuoiare la gente, intendo… No, lui non poteva considerarsi poi tanto migliore
del suo attuale Lord. Però questo pensiero non gli piaceva per niente e
riteneva che avrebbe dovuto fare qualcosa per aiutare il giovane Stark,
possibilmente senza perdere qualche altro dito o altri arti nel tentativo.
La
lettera a Jon Snow era stata scritta e inviata tramite corvo messaggero e
quella sera, mentre si preparava per coricarsi, Ramsay pareva molto più
tranquillo. Theon pensò di sfruttare il momento favorevole per tentare di
intercedere per Rickon, sempre con molta, moltissima prudenza…
“Mio
signore, perdonami se ti disturbo, ma mi chiedevo… sempre se posso
permettermi…” iniziò, titubante.
“Non
fare tante storie, se hai qualcosa da dire dilla subito!” replicò, spazientito,
Ramsay.
“Pensi
di uccidere il giovane Rickon Stark, mio signore?” buttò fuori Theon, prima di
avere il tempo di pentirsi di aver fatto quella domanda.
“Potrei
risponderti che non sono affaracci tuoi, ma chissà, magari lo sono” rispose
criptico il giovane Bolton. “No che non lo voglio ammazzare, mi prendi forse
per un cretino?”
Per
un cretino magari no, ma per uno psicopatico sì e chi lo sa quali possono
essere le reazioni di un maniaco omicida? Comunque Theon non disse nulla, si
avvicinò ancora di più a Ramsay e si fece audace nell’insistere, sempre
sperando che al suo Lord non saltasse in testa di fare uno dei suoi giochetti,
tipo ogni domanda che mi fai ti taglio un
dito…
“Quindi
non intendi fare del male al ragazzo Stark?” ripeté il giovane Greyjoy. Quella
sera si sentiva di sfidare la sorte, vai a sapere…
“Ma
no, te l’ho detto adesso. Cos’è, sei sordo per caso?” ribatté Ramsay, ma per
fortuna non sembrava indispettito, più che altro divertito e forse anche
imbarazzato. In fondo il dialogo si stava svolgendo nella sua stanza, da solo
con Theon, entrambi seduti sul letto… beh, la cosa poteva farsi interessante. “Sarei
proprio un pazzo se ammazzassi la mia gallina dalle uova d’oro. Scherzi?
Proprio questo pomeriggio ho scritto a Jon Snow informandolo che il suo
fratellino è mio ospite e che, se
vuole riaverlo sano e salvo, dovrà rimandare i suoi luridi bruti oltre la
Barriera e ritirarsi nel Castello Nero senza più metter fuori la sua brutta
faccia da bastardo. Se lo farà, manderò il suo caro Rickon alla Barriera,
scortato dai miei uomini, il ragazzo dovrà anche lui diventare un Guardiano
della Notte e così staranno per sempre insieme. E’ quasi commovente, no?”
Non è proprio la
parola che avrei usato io, ma ritengo che possa andare bene, pensò Theon. La
decisione di Ramsay gli aveva tolto un peso, lui aveva pensato che sarebbe
stato disposto a sedurre il suo
signore pur di ottenere la salvezza di Rickon e adesso pareva non ce ne fosse
bisogno. Beh, forse, con Ramsay non si poteva mai sapere, magari sarebbe stato
meglio insistere un pochino.
“E’
una decisione molto saggia, mio signore. Sono certo che anche tuo padre sarebbe
fiero di te, se sapesse come sei stato astuto” lo lodò Theon, avvicinandosi a
lui un altro pochino. “Spero che Snow sia altrettanto saggio e accetti la tua
proposta. Ma se non volesse farlo?”
“Beh,
proprio di quello parlava la seconda parte della lettera. Ovviamente, se il
bastardo fosse tanto ingrato da rifiutare la mia generosa proposta, riavrebbe
il suo fratellino… un pezzo per volta. Così gli ho scritto. Ma tutti speriamo
di non dover arrivare a questo, no?” disse Ramsay, molto soddisfatto della sua
arguzia.
“No,
infatti” convenne Theon, che aveva anche lui i suoi buoni motivi per sperare
che Jon Snow facesse marcia indietro e si chiudesse nel Castello Nero con
Rickon. “Snow è sempre stato una testa calda, ma penso che l’affetto per suo
fratello sarà più forte.”
Ramsay,
sempre più contento di se stesso e molto tranquillizzato dalla prospettiva di
avere un’arma di difesa contro Jon Snow e la sua gang, si sistemò nel letto, sicuro di fare una bella dormita libero
da qualsiasi preoccupazione, come ai tempi felici
di Forte Terrore.
Poi,
siccome Theon restava lì a guardarlo con l’aria di chi si aspetta qualcosa, gli
sovvenne che, in effetti, il suo scudiero dormiva con lui da qualche notte.
“Ah,
già” mormorò, sentendo un vago disagio che non riusciva a mettere a fuoco. “Sì,
beh, ti faccio posto…”
Theon,
come ho già sottolineato, si era preparato a sedurre Ramsay per aiutare Rickon;
adesso pareva non essercene più tutto quel bisogno, eppure, stranamente, si
sentiva deluso.
Si
raccontò che era perché non si fidava di Ramsay, che quello era un pazzoide e
che, magari, la mattina dopo avrebbe già dimenticato tutti i piani lungimiranti
che aveva fatto sul ragazzino Stark. Insisté nel ripetere a se stesso che
doveva per forza fare qualcosa per
assicurarsi che il giovane Lord non avrebbe fatto a pezzi Rickon se si fosse
svegliato con la luna storta e, con questo pensiero in testa, si coricò accanto
a Ramsay.
“Mio
signore, perdonami se sono ancora così importuno, ma mi chiedevo… se Snow
decidesse comunque di marciare su Grande Inverno con il suo esercito di bruti,
tu faresti davvero ciò che hai detto? Gli manderesti suo fratello… fatto a
pezzi?” domandò. Beh, in effetti l’insistenza di Theon poteva essere un bell’azzardo,
ma il ragazzo aveva fatto bene i suoi conti e, mentre diceva queste parole, si
era avvicinato talmente tanto al suo Lord che avrebbe potuto baciarlo.
E
questo, lo sapeva, metteva Ramsay a disagio in un modo che nessuno avrebbe mai
potuto immaginare, lui per primo!
“Ah,
no” ribatté il giovane Bolton, che era una continua fonte di sorprese. “Non
sono mica scemo! Non ho paura del suo esercito di disperati e, se vorrà tentare
di combatterci, faremo a pezzi lui e i suoi selvaggi. No, quello che mi
preoccupa è che quel bastardo possa allearsi con la puttana Stark e l’esercito
degli uomini della Valle. Per cui il piccoletto mi servirà comunque: se il
bastardo in nero ci attaccherà, peggio per lui, ma a quel punto sarà la Stark a
ricevere una bella letterina tipo Tornatene
a Nido dell’Aquila da quel tuo marito demente, altrimenti ti farò recapitare il
tuo fratellino un pezzetto per volta… o qualcosa di simile.”
Theon
dovette ammettere che Rickon Stark sembrava proprio in una botte di ferro,
ritrovandosi a svolgere il ruolo di assicurazione
sulla vita per Ramsay. Nonostante tutto, pareva che nemmeno il giovane
Bolton sarebbe stato tanto idiota da privarsi di una polizza così vantaggiosa!
E
non l’aveva nemmeno pensata male, pur essendo Ramsay Bolton. Evidentemente il
famoso neurone solitario aveva deciso di fare gli straordinari in quel periodo…
“Hai
preso delle decisioni molto sagge e la tua strategia è davvero encomiabile” lo
elogiò ancora Theon, stringendoselo un po’ e assicurandosi che la cosa non
dispiacesse al suo Lord… al quale, com’è ovvio, non dispiaceva affatto. “Penso
che tu stia diventando ancora più scaltro di tuo padre e che meriti più di ogni
altro di essere il Lord di Grande Inverno.”
Ramsay
non era abituato ai complimenti e anche questo, oltre alla vicinanza di Theon,
lo spiazzò completamente.
“Lo
pensi davvero?” chiese, sgranando tanto d’occhi in faccia al suo scudiero.
“Certo
che lo penso” dichiarò Theon, “e sono onorato di essere al tuo servizio e di
poter fare di tutto per compiacerti.”
E,
visto che si parlava di compiacere il suo
Lord, Theon cominciò a baciarlo, dapprima con molta prudenza (il pericolo
di perdere dita o qualsiasi altra cosa era pur sempre presente…) e poi sempre
più profondamente quanto più si accorgeva che Ramsay non aspettava altro. Le
altre notti si era sempre fermato qui, ma quella notte in particolare pensò che
tanto valeva provare e così, continuando a baciarlo, prese l’iniziativa per compiacerlo anche in un’altra maniera…
Se
solo avesse notato la minima esitazione, il minimo diniego da parte di Ramsay,
si sarebbe fermato all’istante… ma a Ramsay, pur senza sapere il perché, non
passava nemmeno per l’anticamera del cervello l’idea di fermarlo. Era piuttosto
sperduto e inesperto in quel frangente (le sue abilità riguardavano
principalmente lo stupro e la tortura, come ben sappiamo, e sentirsi travolto
da sentimenti e emozioni sconosciute non era certo qualcosa che sapesse
gestire) e si lasciò trascinare dall’impetuosità di Theon, finendo per
ritrovarsi totalmente in sua balìa, stordito da un piacere che non si era mai
lontanamente figurato. Il giovane Greyjoy non si dovette sforzare poi tanto per
compiacere il suo signore, anzi se la
godette il doppio nel poterlo dominare e soggiogare così completamente,
divertendosi nel vederlo stravolto e nel sentirlo sospirare incredulo, mentre
cercava inutilmente di soffocare i gemiti per una sorta di insolito pudore.
“Lord
Ramsay, perdonami, non volevo mancarti di rispetto” mormorò poi Theon, con tono
umile e mortificato ma nascondendo un sorrisetto sfacciato. “Non ho saputo
trattenermi, ma non volevo offenderti, io… volevo solo compiacerti, avresti
dovuto fermarmi, io…”
“No,
va bene… credo… hai fatto il tuo dovere, mi hai compiaciuto” rispose Ramsay,
talmente sconvolto da non rendersi conto di cosa aveva appena detto (ossia, in
pratica aveva suggerito a Theon che era suo preciso dovere possederlo ogni qual volta gli fosse venuto in mente!).
Theon,
che in quei giorni raccoglieva soddisfazioni come i bambini fanno con le
figurine dei calciatori, non si trattenne dal sottolineare la sua vittoria e
riprese con il solito tono dimesso, fingendo di volersi scusare per aver appena
dato una strapazzata fatta bene al suo Lord…
“Mi
sono lasciato trasportare, non sapevo se ti avrei compiaciuto, forse ho
sbagliato” disse.
Hai
capito Theon? Si divertiva a mettere in imbarazzo Ramsay sull’unico ambito nel
quale era più forte di lui. Ramsay avrebbe dovuto ammettere apertamente di
essere stato molto compiaciuto per far
credere di aver mantenuto lui il controllo della situazione ma, così facendo,
avrebbe anche ammesso di dipendere dal suo scudiero e di essersi lasciato
travolgere da lui… Una bella pensata!
“Ti
ho detto che mi hai… compiaciuto, ecco, altrimenti ti avrei fermato subito e te
ne saresti accorto, puoi starne certo” replicò di nuovo Ramsay, cercando di
riguadagnare i pezzettini della sua dignità andata in fumo.
“Se
è così, allora ne sono felice” concluse Theon, “io voglio solo essere al tuo
servizio e farti contento. Prima lo
facevo per paura, ma adesso che ti stai dimostrando un vero Lord sono onorato
di stare al tuo fianco.”
“Beh,
allora meglio così, se siamo contenti tutti e due” commentò Ramsay, tanto per
dire qualcosa. Ora iniziava a pensare di aver fatto bene, quel giorno di tanto
tempo prima, a tagliargli il mignolo del piede piuttosto che l’altra cosa… e il fatto che Theon
continuasse a lodarlo e a elogiarlo lo faceva sentire bene, come non gli era
mai capitato prima. Era come se la rabbia che lo aveva invaso continuamente per
anni si fosse placata, era come se la presenza di Theon lo facesse sentire più
calmo, tranquillo e sicuro.
Addormentandosi
tra le braccia del suo scudiero, Ramsay ebbe appena il tempo di pensare che
tutto sarebbe andato bene, che aveva in pugno Jon Snow e Sansa Stark e che
nessuno gli avrebbe tolto Grande Inverno, che sarebbe rimasto lì tranquillo e
beato… insieme a Theon Greyjoy!
Ma
il suo neurone solitario era stato troppo ottimista e una tempesta si
preannunciava all’orizzonte, mentre lui nemmeno ci pensava alla lontana…
In
realtà la lettera di Ramsay, come qualunque persona di buon senso avrebbe
immaginato (dunque non il giovane Bolton), non fece altro che scatenare proprio
ciò che lui paventava di più. Le parole del Lord psicopatico, infatti, fecero preoccupare
e infuriare Jon Snow a tal punto che si affrettò a inviare un messaggio alla
sorella Sansa per informarla che Rickon era in pericolo.
La
giovane Stark chiese e ottenne da Petyr Baelish di poter organizzare quanto
prima l’esercito dei Lord alfieri degli Arryn per marciare verso Grande Inverno
in appoggio a Jon Snow e ai suoi guerrieri.
Insomma,
come sempre Ramsay aveva giocato malissimo le sue carte, credendo di far bene,
e adesso una brutta sorpresa lo attendeva al varco.
Roose
Bolton aveva atteso la nascita del figlio alle Torri Gemelle e, dopo essersi
assicurato che fosse sano e normale (almeno in apparenza…), decise di far
ritorno a Grande Inverno con i suoi uomini per preparare la fortezza a
sostenere un eventuale assedio.
Immaginate
voi come rimase quando un Ramsay particolarmente soddisfatto di sé lo informò
che avevano preso prigioniero Rickon Stark e che lui personalmente aveva scritto a Jon Snow intimandogli di arrendersi
seduta stante se voleva rivedere il fratello tutto intero!
“Ti
sei completamente bevuto quel poco di cervello che avevi?” fu la frase che
rivolse al figlio non appena riuscì a ritrovare le parole. Lord Bolton,
infatti, era crudele ma non stupido e aveva compreso subito ciò che era
allegramente sfuggito al suo bastardo: avere Rickon Stark come ostaggio sarebbe
potuto essere anche un bene, a condizione che i nemici non ne venissero a
conoscenza fino all’ultimo momento. Messa così, invece, diventava per Jon Snow
e Sansa Stark il tipico drappo rosso che si agita davanti agli occhi del toro…
Ramsay
si risentì non poco per l’offesa ricevuta dal padre. A lui era sembrato un
piano tanto geniale e proprio non capiva perché Roose Bolton ne sottovalutasse
l’efficacia!
“Rickon
Stark è un ostaggio importante, certo” tentò di spiegargli Lord Bolton, pur
sapendo che sarebbe stata una battaglia persa in partenza, “ma nessuno avrebbe dovuto sapere che si
trova nelle nostre mani. Quando l’esercito di Snow fosse giunto ad assediarci,
allora e solo allora avremmo potuto
usare il ragazzo come pedina di scambio. Rivelandoglielo prima del tempo è come
se tu avessi invitato Snow e la Stark a unire i loro eserciti e a radere al
suolo Grande Inverno pur di riprendersi il fratello sano e salvo. Ma che te lo
dico a fare, tanto tu fai sempre di testa tua…”
“La
tua strategia è sempre quella di chiudersi nella fortezza e aspettare che ci
assedino” protestò Ramsay, convinto difensore della teoria che il suo unico
neurone funzionante aveva partorito con tanta fatica. “Invece io dico:
combattiamo! L’esercito di Snow è un’accozzaglia di selvaggi e li distruggeremo
senza problemi. So anch’io che l’esercito della Valle è molto più temibile, ma
non arriverà mai in tempo per unirsi a quello del bastardo.”
Roose
Bolton si prese la testa tra le mani. Tutti i suoi piani, gli intrighi, gli
omicidi che aveva pianificato per conquistare tutto il Nord… tutto questo stava
per andare in fumo per colpa delle idee sciagurate di quel disgraziato che
aveva la sventura di avere per figlio!
Senza
nemmeno accorgersi del travaso di bile che aveva appena causato al padre,
Ramsay imperversava, sempre più orgoglioso di ciò che aveva fatto e sicuro che
sarebbe stato un successo senza precedenti.
“Quando
i soldati degli Arryn marceranno su Grande Inverno, allora potremo chiamare a
raccolta tutti gli uomini del Nord perché combattano al nostro fianco” riprese,
emozionandosi da solo per l’epicità del suo discorso. “Sansa Stark è ormai una
Arryn e nessuno vorrà che Grande Inverno cada nelle mani di qualcuno che non è
del Nord. Li avremo tutti dalla nostra parte e schiacceremo anche i Lord della
Valle!”
Ma che cosa ho
fatto per meritarmi un figlio tanto idiota?, si chiese Lord Bolton, ma non lo
disse ad alta voce perché era ben consapevole di aver fatto un sacco di cose
che meritavano una punizione simile e anche di più.
“Non
ti ha sfiorato nemmeno per un secondo il pensiero, ammesso che tu sia in grado
di pensare, di non essere l’unico in
tutti i Sette Regni capace di inviare lettere a destra e a manca?” disse
invece, caustico. “Jon Snow avrà sicuramente mandato un corvo a sua sorella per
informarla della sorte di Rickon e, probabilmente, gli eserciti dei Lord della
Valle sono già in marcia!”
“Non
arriveranno in tempo lo stesso” insisté Ramsay, che a quel punto era già molto
meno convinto ma non lo avrebbe mai ammesso davanti al padre.
Sperò,
comunque, che l’esercito degli alfieri degli Arryn smarrisse la strada nel
frattempo, oppure fosse inghiottito dal terreno, spazzato via da
un’inondazione, cancellato dall’improvvisa eruzione di un vulcano o qualche
altro cataclisma del genere.
Ma,
vi chiederete, perché mai tali eventi avrebbero dovuto scomodarsi per fare un
favore a Ramsay Bolton e alla sua famiglia di pazzi? Beh, infatti nulla si
mosse né in cielo né in terra e gli eserciti di Jon Snow e dei Lord della Valle
giunsero sani e salvi a destinazione, proprio dove volevano incontrarsi per
pianificare la loro strategia… ma tutto questo, ovviamente, Ramsay lo ignorava
e, quando si trovò ad affrontare Snow e i bruti, era convintissimo che sarebbero
stati quelli gli unici contro i quali i suoi uomini avrebbero dovuto
combattere.
Tutto
sommato si trattò di una battaglia singolare fin dal principio…
Jon
Snow, al quale certo non difettava l’intelligenza, schierò i suoi pochi uomini
contro la massiccia offensiva dei Bolton, ma sapendo bene di avere il
famigerato asso nella manica, ossia gli
alleati dell’esercito della Valle, guidati da Sansa e Baelish, che sarebbero
entrati in battaglia al momento opportuno. Tuttavia, le mosse dei Bolton
sembravano così strane anche per loro che Snow si domandò fino all’ultimo se,
per caso, i suoi infidi nemici non avessero subodorato qualcosa, forse
immaginato la presenza dei Cavalieri Della Valle e preparato un contrattacco o
magari, cosa ancora peggiore, ordito una trama speculare alla sua, con un
esercito nascosto da qualche parte e pronto ad entrare in azione.
Già,
perché i due Bolton si guardavano bene dal combattere e dall’esporsi a
qualsivoglia rischio. Ramsay si era appostato con gli arcieri a giocare al
cecchino, cercando di centrare i nemici ma tenendosi ben discosto da ogni
pericolo… e, a ben pensarci, questo non stupiva Jon, che sapeva che il giovane
Bolton era coraggioso soltanto davanti a un nemico ben legato e incatenato
nelle sue segrete…
Sì,
ma allora perché anche Roose Bolton, che non era certo un codardo (era tante
altre cose, Jon lo sapeva bene, ma un vigliacco, quello no), si teneva in
disparte dalla battaglia con i suoi uomini e lasciava che fossero le forze
alleate degli Umber, dei Karstark e dei Manderley a combattere contro i bruti? Jon
si batteva con ardore e veemenza, cercando di resistere il più possibile
nonostante i suoi bruti cadessero a decine attorno a lui, ma un pensiero
continuava ad assillarlo e non gli permetteva una perfetta concentrazione…
Perché
Roose Bolton e i suoi non entravano in battaglia?
Era
forse possibile che avessero ottenuto un contingente dai Lannister e che fosse
proprio quello ad essere appostato, in attesa di scatenarsi nel combattimento
finale, quando anche l’esercito degli Arryn si fosse mostrato?
Era
un dubbio atroce (e, conoscendo la perfidia e la slealtà di Lord Bolton, non
era poi nemmeno tanto peregrino…), eppure Snow non poteva lasciarsi scoraggiare
da ciò che poteva rivelarsi solo un suo sospetto. Continuò a lottare e fece
bene, perché in realtà Roose Bolton un piano suo personale lo aveva, ma non
comprendeva un battaglione da schierare contro Snow, i bruti e i Cavalieri
della Valle, tutt’altro.
Il
piano di Roose Bolton aveva l’unico scopo di abbandonare la nave che affondava e salvarsi la pelle per poi far
ritorno alle Torri Gemelle. Eh, già. Certo, Lord Bolton non era un codardo, ma
a differenza di suo figlio non era nemmeno uno scemo. Non aveva creduto nemmeno
per un istante alle rassicurazioni di Ramsay, ai suoi peana di vittoria. Aveva
capito di aver puntato sul cavallo sbagliato quando si era fidato del suo
bastardo e di non avere, per il momento, la minima possibilità di mantenere e
ampliare il dominio sul Nord. Grande Inverno era perduta e lui non poteva farci
niente, perché accidenti si sarebbe dovuto sacrificare per una causa persa in
partenza? Peggio per il bastardello… lui e le sue alleanze non meglio specificate con il giovane Greyjoy!
La
fanteria dei Bolton e dei loro alleati aveva schiacciato la maggior parte dei
bruti di Jon Snow. Sembrava che le sorti della battaglia fossero ormai scritte,
ma il colpo di scena aveva ancora da verificarsi. Anzi, a dirla tutta, di colpi
di scena ce ne furono un paio e nessuno dei due piacque a Ramsay.
Quando
i soldati di Jon Snow apparivano ormai spacciati, giunsero in loro soccorso le
forze dei Lord alfieri degli Arryn, guidati da Sansa e Petyr Baelish. Il nuovo
battaglione si slanciò contro l’esercito dei Bolton e iniziò a massacrare
soldati su soldati, con una rimonta talmente subitanea e inaspettata che la
narratrice onnisciente (che sarei io…) potrebbe paragonarla soltanto a quella,
per lei storica, del 20 ottobre 2013,
quando la Fiorentina passò dallo 0-2 in casa contro la Juventus al 4-2 con
tripletta di Giuseppe Rossi e… bene, ci siamo capiti, chiusa la parentesi
calcistica e torniamo alla nostra battaglia!
L’arrivo
improvviso e inaspettato dell’esercito di Sansa e Baelish sconvolse Ramsay, ma
quello che vide subito dopo lo fece rimanere, se possibile, ancora peggio:
vista la mala parata, Roose Bolton chiamò a raccolta i suoi uomini e, invece di
affrontare il nuovo nemico, se la batté a tutta velocità dalla parte opposta. Come
ho già spiegato, in questa occasione non si trattò di vigliaccheria, bensì di
una scelta ben ponderata: Roose Bolton aveva un figlio legittimo alle Torri
Gemelle e, nonostante il sangue non sia acqua, poteva sempre sperare che
sarebbe venuto su meglio di quel pazzoide che aveva legittimato in mancanza d’altro.
Avrebbe raggiunto moglie e figlio presso Lord Walder Frey, avrebbe tenuto un
profilo più basso per un certo periodo di tempo (hai visto mai che a Jon Snow
venisse il ghiribizzo di andare a cercare tutti i Bolton al completo?) e nel
frattempo avrebbe cresciuto il bambino, tentando di tenerlo lontano dalle
grinfie del vecchio Walder. Anche quello sarebbe pure morto prima o poi, no?
Aveva più di novant’anni, per la miseria! Se ne sarebbe stato rintanato al
sicuro, come un serpente, in una sorta di letargo… fino al momento in cui,
vista un’occasione propizia, non avrebbe fatto ritorno al Nord con alleati più
forti, un figlio più affidabile (quello non ci voleva tanto…) e chissà quel
giorno come sarebbe andata a finire?
Roose
Bolton non aveva fretta, poteva aspettare.
Nel
frattempo, Ramsay era sacrificabilissimo…
Su
questo ultimo punto, com’è ovvio, Ramsay non era affatto d’accordo. Il suo
esercito stava cadendo a pezzi, suo padre se l’era allegramente svignata con i
suoi soldati, i suoi uomini migliori erano morti… beh, perfino lui non ci mise
molto a fare due più due e a capire che l’unica cosa possibile era ritirarsi a
Grande Inverno in tutta fretta, chiudere il portone e prepararsi a un lungo
assedio.
Tuttavia,
anche in quel caso, come in tanti altri della sua vita, il giovane Bolton aveva
fatto male i suoi conti. Giunto a Grande Inverno e fatto sbarrare il portone,
non fece nemmeno in tempo a concedersi un sospiro di sollievo, perché il
gigante dei bruti Wun Wun iniziò a fare a pezzi le porte della fortezza a mani
nude e nonostante la pioggia di frecce che lo colpiva.
“Che
gli Estranei se lo portino, miseriaccia infame!” esclamò Ramsay, in quel
momento più oltraggiato che spaventato per la fine meschina che stavano facendo
le sue difese… “Meno male che, secondo mio padre, Grande Inverno era inespugnabile. Maledetto me e quando gli
ho dato retta!”
Ferito
a morte, il gigante riuscì comunque a distruggere il portone della fortezza e a
permettere a Jon Snow e ai suoi alleati di penetrare all’interno.
Eccoci all’acqua…, ebbe il tempo di
pensare Ramsay.
Poi,
tanto per togliersi una soddisfazione, lanciò una freccia direttamente nell’occhio
del gigante che stramazzò al suolo.
E così impari a
distruggere il mio bel portone!, fu il pensiero
fugace del ragazzo, prima di capire che Jon Snow voleva proprio lui e che non
avrebbe accettato di giocarsi Grande Inverno a carte…
Mentre
gli uomini di Snow avevano la meglio su coloro che restavano della guarnigione
dei Bolton, Jon aveva deciso che si sarebbe occupato personalmente del figlio
bastardo di Roose Bolton e che, in qualche maniera, gli avrebbe fatto
confessare cosa aveva fatto a Rickon.
Vedendoselo
venire contro con intenzioni tutt’altro che amichevoli, Ramsay non trovò niente
di meglio da fare che cercare di colpirlo con le frecce (il gioco del cecchino
era quello che gli riusciva meglio…), ma questa volta non servì. Jon si
protesse con lo scudo e, quando fu abbastanza vicino, gli sbatté lo scudo di
cui sopra in faccia, facendolo volare per terra. Poi si slanciò su di lui e
iniziò a picchiarlo con foga, fermandosi solo di tanto in tanto per interrogarlo.
“Allora,
dov’è mio fratello? Dov’è Rickon? Parla o ti uccido!”
“Tanto
mi ucciderai lo stesso…”
“Se
mi consegnerai Rickon sano e salvo, magari potrei concederti una morte meno
atroce di quanto meriti…”
La
situazione sembrava in stallo, poi si udì il grido di Sansa, che era entrata
nella fortezza dopo Jon e i suoi uomini.
“Fermati,
Jon, fermati! Rickon… è lassù!”
Un
servitore, uscito in quel momento dalla fortezza, si era posto su uno dei
camminamenti, tenendo il ragazzino Stark come scudo e puntandogli una daga al
collo. Era uno dei soliti servi di Ramsay, ovviamente, uno di quelli con la
faccia da serial killer, che aveva l’importante compito di salvare la pelle al
suo signore con quella messinscena.
“Il
moccioso è vivo, ma lo resterà per poco se voi non lascerete andare il mio
padrone” disse il delinquent… il servo. “Allontanatevi
da Lord Ramsay e lasciatelo libero di andarsene e io vi restituirò il vostro
prezioso fratellino!”
Tutti
annichilirono.
A
quanto pareva, anche Ramsay aveva pensato a un suo personale colpo di scena…
Il
colpo di scena era stato anche ben architettato, ma forse il servitore con la
faccia da assassino prezzolato si sarebbe dovuto muovere con un tantino di
anticipo per permettere al suo Lord di sfuggire a Jon Snow in condizioni appena
un po’ meno miserevoli… Preso a pugni, a calci e dopo essersi beccato un colpo
di scudo in testa che gli aveva spaccato il sopracciglio destro, nel momento in
cui Ramsay cercò di rialzarsi in piedi e di allontanarsi si accorse che, in
qualche momento non meglio specificato, Snow doveva avergli lussato la spalla
sinistra, forse era stato quando lo aveva preso a calci, chissà. Ad ogni modo,
mentre il patibolare servo mostrava a tutti Rickon prigioniero e con una lama
puntata alla gola e mentre Jon, Sansa e tutti gli altri si erano immobilizzati
per impedire che quel maniaco lo sgozzasse e chissenefrega degli accordi,
Ramsay era riuscito a malapena a mettersi in piedi senza usare il braccio
sinistro che era, appunto, inservibile. La sua idea originale era stata quella
di prendere un cavallo e scappare da Grande Inverno, ma in quelle condizioni
nemmeno era in grado di salirci, su un cavallo… Gli girava la testa e capiva
ancora meno del solito, così prese un’altra delle sue decisioni geniali: avrebbe raggiunto la sua stanza
e ci si sarebbe chiuso dentro. Che cosa intendesse fare poi, nemmeno gli
Antichi Dèi lo sapevano… barricato nella sua camera, avrebbe potuto soltanto
buttarsi dalla finestra!
“Jon,
dobbiamo pensare a Rickon prima che ad ogni altra cosa” affermò Sansa, con
decisione.
“Ma
non possiamo fidarci di Ramsay” obiettò Jon, che nonostante l’espressione era
molto più sveglio di quanto sembrasse. “Potrebbe dare l’ordine di uccidere
Rickon non appena si sia messo in salvo.”
Sansa
guardò il giovane Bolton che arrancava disperatamente su per le scale che
conducevano all’interno della fortezza, ansimando, sanguinando e cercando di
non poggiare il braccio sinistro da nessuna parte. Nemmeno lei si fidava del
Bastardo di Bolton, certo, ma l’espressione con cui lo fissava era la stessa
con la quale avrebbe guardato una cacca appiccicata al suo stivaletto.
“Dove
vuoi che vada? Non può scappare” disse, in tono grave. “L’unica cosa che può
fare è rintanarsi come lo scarafaggio che è in un angolo di Grande Inverno… ma
noi conosciamo la fortezza molto meglio di lui. Non ci sfuggirà. Adesso
liberiamo Rickon!”
Sì,
avete capito bene, tutte le sofferenze subite avevano trasformato Sansa Stark
da damina con la puzzetta sotto il naso a guerriera con i controcazzi… insomma,
una perfetta signora per Grande Inverno. La sua sicurezza tranquillizzò anche
Jon che, in men che non si dica, ideò un piano per salvare il fratello.
“Va
bene, il tuo signore non sarà toccato. Vedi? Ci stiamo avvicinando a te, Ramsay
è libero di andare” disse Jon al malintenziona… al servitore che teneva in
ostaggio Rickon. “Consegnaci nostro fratello, adesso, e non ti sarà fatto del
male.”
Ma,
mentre Jon e Sansa si avvicinavano al patibolare individuo da una parte,
Tormund lo aggirava dall’altra per prenderlo alle spalle (non ci si poteva
fidare di Ramsay, nemmeno dei suoi servi e tanto meno di uno con una faccia
così…). Il servo era un delinquente, ma per fortuna non era tanto intelligente
nemmeno lui e la sua attenzione restò concentrata su Jon e Sansa.
“I
miei ordini non sono quelli di uccidere il mocciosetto” rise quel tizio
inquietante, “anzi, lui deve restare vivo, per dare al mio Lord il tempo di
scappare. Voi credete che siamo scemi, ma siamo più furbi di voi!”
E,
tanto per provare a tutti quanto fosse furbo (tra lui e Ramsay avrebbero vinto
l’oro e l’argento alle Olimpiadi dei Cretini), il servitore affibbiò una
pugnalata al braccio di Rickon e poi gettò il ragazzino dal camminamento. Jon
lo prese al volo e, insieme a Sansa, si adoperò per curarlo: la ferita era
profonda e sanguinava molto, ma nessun organo vitale era stato colpito e il
ragazzo si sarebbe salvato. Intanto, il servo intelligente, si era voltato dopo aver mollato l’ostaggio, per
scappare anche lui… ma si ritrovò faccia a faccia con Tormund che lo decapitò
senza nemmeno batter ciglio.
“Devo
andare a cercare Ramsay?” chiese poi il bruto a Jon.
“No,
non potrà andare da nessuna parte, Sansa ha ragione. Raduna gli uomini rimasti
dei Bolton e imprigionali” ordinò Jon.
E,
mentre tutto questo psicodramma era andato in scena nel cortile di Grande
Inverno, che ne era stato di Ramsay?
Il
giovane, sempre più intontito e confuso, col sangue che gli colava dal
sopracciglio nell’occhio destro rendendogli difficile vedere, con la spalla e
il braccio sinistri che gli causavano delle fitte atroci ad ogni passo
facendogli venire perfino la nausea dal dolore, era riuscito comunque a
trascinarsi in qualche modo fino alla sua stanza. Probabilmente è quello che si
dice la forza della disperazione e
chissà quale parte del suo neurone gli suggeriva che là sarebbe stato al
sicuro, mentre i suoi nemici si impossessavano della fortezza senza nemmeno
scomporsi.
Riuscì
ad entrare nella camera e a sbarrare la porta in qualche modo, poi si buttò
alla disperata sul tavolino e lo spinse contro il portone usando il peso del
suo corpo (visto che usare le braccia era fuori discussione); nella sua
confusione, si attaccò poi a un pesante cassettone che non avrebbe spostato
nemmeno in un migliaio di anni e tentò di spingere anche quello contro la
porta, tra gemiti di dolore, singhiozzi di rabbia e di paura e quant’altro, ma
quello non si smosse di un millimetro. Ramsay si lasciò scivolare a terra,
mezzo aggrappato al cassettone, scosso da lamenti soffocati e ansimando
disperatamente.
“Lord
Ramsay, cosa ti hanno fatto?” gli chiese Theon, facendogli venire un mezzo
infarto.
Eh,
già, Theon! Ramsay in tutto quel casino si era dimenticato ancora una volta
della sua esistenza, e adesso tutto si sarebbe aspettato meno che di essersi
rinchiuso nella stessa stanza con lui!
Era
indifeso, ferito, spaventato e temeva che Theon cogliesse finalmente la sua
occasione per vendicarsi. E, in effetti, Theon voleva vendicarsi… ma non nel
modo che pensava Ramsay. Theon aveva superato gli istinti più biechi e aveva
compreso che il modo migliore di godersi la sua rivincita sarebbe stato quello
di fare l’opposto di ciò che ci si sarebbe aspettati da lui. Questa volta
sarebbe stato un vero eroe positivo,
non più il burattino di un padre che non lo voleva o la caricatura di un
guerriero.
Prese
un panno bagnato da un catino sopra il famoso cassettone che Ramsay non era
riuscito a spostare e, con pazienza e delicatezza, si dedicò a ripulire le
ferite sul viso del suo Lord che Lord ormai non era più. Quando ebbe finito, il
sangue aveva smesso di scorrere: a Ramsay restava il sopracciglio spaccato, un
livido su uno zigomo e un taglio sul labbro inferiore, ma gli era andata ancora
bene…
“Avevi
promesso” mormorò Ramsay, cercando in qualche modo di arrivare a prendere il
coltello che teneva infilato alla cintura senza muoversi troppo, per non
rinnovare quel terribile dolore alla spalla. Con grande sforzo ci riuscì e,
senza tanti complimenti, mise l’arma in mano a Theon (che per poco non ebbe un
collasso, avendo frainteso la situazione…).
“Avevi
promesso che non mi avresti lasciato catturare da quelli. Devi essere tu a
uccidermi, io non posso, non ce la faccio. Mi devi uccidere tu, me lo avevi
giurato” insisté Ramsay. E qui i suoi discorsi confusi iniziarono ad avere un
senso. Ramsay sapeva bene che in quelle condizioni non sarebbe riuscito a
scappare e sapeva altrettanto bene che la sua morte, se fosse stato lasciato
nelle mani di Snow e Sansa, non sarebbe stata né facile né veloce. Una parte di
lucidità gli era rimasta ed era chiaro che si aspettava di subire tutto quello
che aveva inflitto tante volte agli altri… ed era questo a terrorizzarlo. Stare
dall’altra parte del coltello, letteralmente, non era poi quel gran
divertimento.
E
Theon? Era vero, aveva giurato di ucciderlo. Mesi prima lo avrebbe fatto con
gioia e immensa soddisfazione; qualche settimana fa, quando aveva giurato, era
ancora convinto che non si sarebbe fatto poi tanti problemi a colpirlo. Eppure,
in quel momento, sentì che non era ciò che voleva fare.
Ramsay,
portato per deformazione professionale
ad attribuire agli altri i suoi sentimenti infidi e sleali, fraintese subito
l’esitazione di Theon.
“E
allora? Uccidimi, non è questo che hai sempre voluto? O invece vuoi… vuoi
vendicarti davvero di me, lasciandomi straziare come vorranno farmi quelli? E’
questo che vuoi, vero?”
Theon
lo fissò. Il suo sguardo si era fatto grave e maturo, molto diverso da quello
dell’idiota viziato che mesi e mesi prima aveva tentato di fare la storia invadendo Grande Inverno. Ora era diventato un vero
uomo… e alla fine era anche merito delle sofferenze subite. Quando si dice che
non tutto il male viene per nuocere!
“No,
non voglio vendicarmi di te e non voglio nemmeno ucciderti” replicò con calma.
“So che è quello che faresti tu, ma c’è una cosa che non sei riuscito a fare,
Lord Ramsay. Nonostante tutto, non sei riuscito a farmi diventare un mostro ed
è per questo che io adesso non ti farò alcun male, ma anzi ti aiuterò a
scappare, ti porterò via con me. Perché io non
sono come te e non lo sarò mai.”
Allibito,
Ramsay restò a guardarlo come se non avesse capito niente di quello che Theon
aveva detto (e in buona parte, in effetti, era proprio così).
“Non
possiamo scappare da quassù e poi… io ho una spalla slogata, non riesco a
muovermi, io…”
“Io
sono cresciuto a Grande Inverno, non dimenticarlo” rispose Theon con un lieve
sorriso, “e conosco tutti i passaggi segreti della fortezza. Ce n’è uno anche
in questa stanza e useremo quello, però dobbiamo fare in fretta, perché anche
Jon e Sansa sono cresciuti qui e conoscono gli stessi passaggi. E per quello
che riguarda la tua spalla, so io come fare.”
Era
assurdo. Un rovesciamento di potere come quello, Ramsay non se lo sarebbe
aspettato nemmeno in un milione di anni… eppure quel Theon così risoluto e
sicuro lo faceva sentire, in qualche modo, più tranquillo.
Ramsay
cominciò tuttavia a sentirsi molto meno tranquillo quando Theon si inginocchiò
davanti a lui e, posandogli una mano sulla spalla lussata, gli prese il braccio
con l’altra per riposizionare l’articolazione fuoriuscita.
“No,
no, senti, che accidenti vuoi fare?”
“Dovrò
farti un po’ male, ma sarà una cosa veloce e ti permetterà di guarire. Se
lascio il braccio in questo stato, finirai per perderlo” ribatté Theon. Non
poté evitare un lievissimo fremito di piacere vedendo Ramsay impallidire ancora
di più sia alla prospettiva del dolore sia a quella di perdere il braccio.
Voleva sentirsi superiore a queste cose e per la maggior parte del tempo lo
era, ma pensare all’assurdità di quel rovesciamento
di parti era sinceramente troppo divertente! “Al mio tre, va bene?”
“No,
aspetta, ma non c’è un altro modo? Io…”
“Al
mio tre” ripeté Theon. “Uno, due…”
E
aveva appena finito di dire due che,
tenendo ben salda la spalla con una mano, tirò il braccio con un colpo deciso e
improvviso, che scaricò una vampata di dolore acuto su Ramsay ma rimise l’articolazione
dove doveva stare. Il giovane Bolton, che aspettava il tre, lanciò un grido che
Theon si affrettò subito a soffocare, stringendolo forte a sé. A quel punto si
sentì davvero strano: lo aveva afferrato perché il suo grido non giungesse a
Snow e agli altri e gli aveva tenuto il volto contro il suo petto per soffocare
lamenti e gemiti, ma poi aveva continuato a tenerlo abbracciato, provando una
sensazione che non sapeva spiegarsi ma desiderando confortarlo.
“Va
bene, è finita, adesso starai meglio, Lord Ramsay. Ti farò una fasciatura alla
spalla e pian piano potrai muovere di nuovo il braccio” gli disse. Poteva
essere che si sentisse così bene perché si era dimostrato più forte di Ramsay,
perché gli era indispensabile? Certo, anche quello aveva la sua parte, però…
“Avevi
detto al tre!” protestò Ramsay con
una voce spezzata che non sembrava nemmeno più la sua.
“E’
andata meglio così, non te lo aspettavi. Ora è passato” rispose Theon,
strappando un lungo lembo da un mantello per inventarsi una fasciatura per la
spalla del suo non più Lord.
Una
volta che lo ebbe fasciato, Ramsay dovette ammettere che andava davvero meglio:
il dolore era diminuito e poteva muovere appena un po’ il braccio. Theon lo
aiutò a rimettersi in piedi e poi prese un fagotto che era stato messo da parte
su un baule e che Ramsay non aveva ancora notato.
“Che
hai lì?” domandò il giovane Bolton. Ora che si sentiva un po’ meglio stava
riprendendo il tono petulante e insistente di sempre… forse avrebbe dovuto
rompersi più spesso?
Theon
glielo mostrò: aveva una bisaccia con delle provviste e due spessi mantelli.
“Ci
serviranno per la fuga. Conosco bene i boschi di Grande Inverno e avremo
bisogno di tenerci al caldo” spiegò, con la tranquilla risolutezza di chi ha
già pianificato tutto. Aver ribaltato i rapporti di potere con Ramsay stava
regalando a Theon un’invidiabile aria da leader
che per anni aveva potuto soltanto sognarsi! “E prima di poterci fermare in
qualche locanda dovremo aspettare di essere molto lontani da qui: né tu né io
siamo così amati al Nord, per questo ci serviranno provviste.”
Ramsay
era sbalordito.
“Quando
hai preparato tutto questo?”
“Stamattina,
quando il vostro esercito è partito per la battaglia.”
“Quindi…
saresti potuto scappare fin da stamattina” commentò Ramsay, dimostrando una
sorprendente capacità di ragionamento. “Perché non sei scappato?”
“Perché
ti aspettavo” rispose semplicemente Theon. “Bene, il passaggio segreto è da
questa parte, io direi di fare in fretta.”
Ramsay,
sempre più allibito, non trovava niente da dire e riusciva soltanto a seguire
Theon, attraversare il passaggio segreto e guardarlo mentre lo richiudeva.
Aveva la vaga sensazione di non essere più lui a reggere il gioco, ma in quel
momento non gli importava poi tanto e, a dirla tutta, sembrava che niente
avesse più una vera importanza.
Insomma,
le prospettive ti cambiano quando il tuo esercito viene massacrato, tuo padre
ti abbandona, il tuo castello viene invaso e i tuoi nemici stanno per farti a
pezzi, no? Esperienze simili potrebbero perfino… quasi… far ritornare il senno
anche a uno come Ramsay!
Il
passaggio attraversò la fortezza e fece sbucare i due fuggitivi nella parte
posteriore di Grande Inverno. Jon Snow, Sansa e tutti gli altri si stavano
occupando della ferita di Rickon, che stava già molto meglio. Baelish si era
autoincaricato di organizzare le nuove difese della fortezza utilizzando i
soldati degli Arryn e a nessuno passava per la testa di sorvegliare delle zone
che non avevano alcun valore strategico. Jon, in realtà, aveva espresso il suo
desiderio di andare a cercare Ramsay ma Sansa aveva risposto, sbrigativa, che
se si era nascosto in qualche angolo di Grande Inverno lo avrebbero trovato
presto e, in caso contrario, prima o poi sarebbe dovuto sbucare fuori se non
voleva morire di fame. E allora sarebbe stato nelle loro mani…
Invece,
proprio in quel momento, Ramsay stava seguendo Theon fino a una radura vicina,
dove il giovane aveva nascosto un cavallo quella mattina, durante i preparativi
per la partenza. C’era stata così tanta confusione di soldati, eserciti e quant’altro
per muoversi contro Snow che nessuno aveva fatto caso a Theon, il quale aveva
potuto organizzarsi con tutta calma e con tutto comodo. Era stata un’altra
bella prova della mitica
organizzazione di Bolton & co.,
tuttavia adesso quella negligenza tornava proprio comoda per una fuga che
Ramsay non avrebbe mai immaginato. Quella mattina era tanto convinto di vincere
la battaglia che figurarsi… e adesso si ritrovava a dipendere da Theon in
tutto, guardandolo come se fosse una sorta di apparizione miracolosa.
Beh,
in fondo gli aveva salvato la vita, no? Non c’era da stupirsi che lo fissasse
così!
Lo
spirito caustico e pungente di Ramsay, tuttavia, era piegato ma non vinto. La
strategia di Theon, che fino ad allora gli era sembrata tanto geniale, crollò
miseramente quando il giovane Bolton si ricollegò al suo unico neurone e si
rese conto che, alla fin fine, di cavalli ce n’era soltanto uno.
“Se
davvero non pensavi di scappare da solo, com’è che allora hai preso solo un
cavallo? Contare fino a due ti restava tanto difficile?” sbottò.
Theon
era buono e caro, ma a quel punto cominciava francamente a perdere la pazienza.
Alla resa dei conti, non era obbligato a portarsi dietro quel peso: Grande
Inverno era stata riconquistata dagli Stark e, ormai, Ramsay contava quanto il
due di briscola; era stato mazziato ben bene da Jon Snow e quindi sarebbe stato
piuttosto improbabile che lo aggredisse e cercasse di tagliargli ancora
qualcosa; infine, cosa da non sottovalutare, prima o poi Rickon sarebbe caduto
dal pero e avrebbe rivelato a Snow e Sansa quello che ancora non sapevano,
ossia che nel castello, da qualche parte, c’era anche Theon e che sembrava
stare dalla parte dei cattivi…
Insomma, non è che Theon Greyjoy avesse tutto il tempo di questo mondo per
starsene lì a spiegare cose ovvie a un imbecille totale mentre Snow poteva
organizzare un inseguimento da un momento all’altro!
“Stamattina
stavate organizzando un esercito” replicò comunque, abbandonando finalmente
quel tono remissivo a cui non credeva più neanche il gatto… pardon, non c’erano
gatti a Grande Inverno, immagino… e mostrandosi piuttosto esasperato. “I
cavalli migliori ve li siete presi tutti voi ed è già tanto che sia riuscito a
rubarne uno. Comunque, se deve essere un problema, posso tentare di introdurmi
di nuovo nella fortezza e cercarne un altro… sempre che lo trovi e non mi
catturino e che abbiamo tutto questo tempo da buttare via.”
Ramsay
era bravo a fare il gradasso con i più deboli ma, quando qualcuno faceva la
voce grossa con lui (come accadeva con Roose Bolton), generalmente faceva
presto a sgonfiarsi.
“No,
senti, non puoi lasciarmi da solo proprio ora!” reagì, afferrandolo per un
braccio. “Magari non abbiamo nemmeno bisogno di cavalli, possiamo scappare a
piedi, tu i boschi di Grande Inverno li conosci bene, hai detto…”
Theon
si era spazientito, ma a quel punto non riusciva più ad essere davvero
arrabbiato con quel ragazzo. Ramsay era esasperante e insopportabile il più
delle volte, ma adesso era anche diventato improvvisamente innocuo, aveva perso
qualsiasi potere avesse mai avuto su di lui ed era soltanto un giovane
spaventato, in balìa di mille emozioni contrastanti che nemmeno capiva. Non
avrebbe mai più potuto fargli del male… e anzi aveva un bisogno disperato di
lui. Se davvero voleva riscattarsi e sentirsi finalmente un vero cavaliere, un
eroe positivo, Theon doveva passar sopra quelle manifestazioni di infantilismo
e mostrarsi magnanimo.
E
questo era ciò che si raccontava. Poi c’era la parte che non ammetteva nemmeno
con se stesso e che lo faceva letteralmente eccitare
quando vedeva Ramsay così sperduto e spaurito. Quella parte lì, a dirla
tutta, era anche quella che premeva maggiormente… in tutti i sensi.
Theon
strinse quel Ramsay così insolito e lo baciò ben bene, prima di tentare
un’altra spiegazione (anche lui, come Roose Bolton, si era ben presto reso
conto che la maggior parte delle volte spiegare le cose a Ramsay finiva per
essere un inutile spreco di tempo).
“Non
vado da nessuna parte, Lord Ramsay, stai tranquillo. Però bisogna che ti renda
conto di una cosa: è preferibile tentare di allontanarci il più possibile in
due sullo stesso cavallo piuttosto che avventurarci a piedi nei boschi” gli
disse. “E’ vero che conosco bene questi luoghi, ma Jon Snow li conosce bene
quanto me se non di più. E poi c’è un’altra cosa… tu che cosa facevi quando un
tuo prigioniero scappava?”
“Ah,
questa è facile!” rispose Ramsay, illuminandosi a quei ricordi felici. “Lo facevo inseguire con i cani e, in genere, loro
non lo riportavano in prigione…”
“Ecco,
proprio qui volevo arrivare” ribatté Theon in tono grave e guardandolo fisso.
L’avrebbe capita prima o poi? Meglio prima, possibilmente?
E
invece no, come al solito Ramsay non aveva capito un accidenti! Theon pensò che
salvare il giovane Bolton anche da se stesso sarebbe stato molto più faticoso
del previsto, ma chi glielo faceva fare?
“Ma
dai, hai paura che ci mandino dietro i cani?” Ramsay si mise a ridere e non
avrebbe potuto trovare momento più inopportuno… “Sì, capisco che tu non abbia
avuto delle esperienze tanto positive con loro, ma ora è diverso, io sono con
te, non ti faranno niente se io non voglio.”
La
sicumera del giovane Bolton stava diventando davvero esasperante. Theon mandò
agli Estranei ogni prudenza, lo prese per le spalle e insisté, lasciando alle
ortiche anche quell’inutile e ormai obsoleto titolo di Lord che non significava più un cavolo.
“Insomma,
Ramsay, vuoi starmi a sentire? Quando Snow scoprirà che sei scappato, e magari
Rickon lo avrà gentilmente informato che con te ci sono anch’io, organizzerà le
ricerche e userà proprio i tuoi adorati cani per recuperarci. Vuoi proprio
scoprire cosa si prova ad essere la preda invece del cacciatore?”
L’idea
che i suoi cani potessero rivoltarsi contro di lui era qualcosa di fantascientifico per Ramsay, che abbozzò
un’altra risatina, anche se meno convinta, stavolta.
In
tutto ciò pareva non aver minimamente notato il fatto che Theon lo avesse
chiamato per nome e senza nemmeno tanti riguardi… doveva essere davvero più
sconvolto del solito!
“Quelli
sono i miei cani, perché mai
dovrebbero obbedire a Snow?” replicò, quasi scandalizzato al solo pensiero.
“Obbediscono solo a me, io li comando con un fischio e non faranno male nemmeno
a te se io…”
“Ramsay,
ma tu non mi ascolti proprio!” lo interruppe Theon, che ormai aveva perso ogni
ritegno. Temeva molto più un eventuale inseguimento dei cani di Ramsay
piuttosto che Ramsay stesso, che ormai pareva contare ancora meno del due di
briscola. “Ieri mi raccontavi tu stesso di averli tenuti a digiuno una
settimana per fargli attaccare Snow e il suo esercito, o sa il Dio Abissale chi
accidenti volessi fargli sbranare. Quelle sono bestie impazzite per la fame,
adesso. Pensi davvero che ti starebbero ad ascoltare
mentre fischi?”
Una
briciola di lucidità parve finalmente farsi strada nella mente ottenebrata del
giovane Bolton, che spalancò gli occhi fissando Theon con uno sguardo di
assoluto orrore. Ma come? Le sue adorate
bestioline? Oh, no, non era possibile…
“Ma
quelli sono i miei cani, non possono
fare del male a me…” tentò ancora di
obiettare, ma sempre più debolmente.
“Sono
animali, Ramsay, e muoiono di fame. Vuoi davvero verificare se ti chiederanno
il nome della tua casata prima di saltarti alla gola? Io non ci tengo affatto e
tu?” lo incalzò Theon. Il suo tono si era fatto più paziente, ora, in un certo
senso comprendeva lo psicodramma che
stava vivendo Ramsay e la cosa gli faceva anche una certa tenerezza, vai a
capire perché.
“No…
no, non voglio nemmeno io” mormorò Ramsay, allo stesso tempo deluso, affranto,
incredulo e spaventato.
“Allora
non succederà” lo rassicurò Theon, contento di essere finalmente arrivato al
dunque. Lo abbracciò, lo baciò di nuovo (sì, qualche problema lo manifestava
anche lui, ma era comprensibile dopo essere stato così tanto tempo in compagnia
di Ramsay…) e salì a cavallo, aiutando poi il suo nuovo compagno di avventure a
montare dietro di lui nonostante la spalla fasciata.
E
così, dopo tante peripezie, iniziò la fuga più improbabile del mondo.
A
Grande Inverno, intanto, Jon Snow aveva appena scoperto che Ramsay non si
trovava da nessuna parte e, per buona misura, Sansa gli aveva spiegato quello
che aveva saputo da Rickon su Theon…
“Ecco
perché Ramsay è riuscito a fuggire!” esclamò Jon, che in quel momento non
sapeva chi dei due avrebbe fatto a pezzi per primo se li avesse avuti tra le
mani. Ramsay era un sadico e uno psicopatico e questo lo sapeva tutto il Nord,
ma Theon si era dimostrato ancora una volta un bieco e meschino traditore. “E’
stato Theon a indicargli il percorso da seguire, quel maledetto è cresciuto qui
con noi…”
“Rickon
mi ha detto anche che Theon e Ramsay sembravano andare molto d’accordo quando
li ha visti lui” aggiunse Sansa.
“Dovremo
organizzare una squadra di ricerca nei boschi, ma non sarà facile. Se ci fosse
stato solo Ramsay… ma Theon conosce i dintorni quanto noi” disse Jon, cercando
di decidere il da farsi.
“Se
trovassi dei soldati abbastanza coraggiosi, potresti usare i cani di Ramsay,
quelli che sono a digiuno da una settimana” suggerì Sansa, che era
evidentemente quella che portava i pantaloni in famiglia. “Almeno a qualcosa
serviranno.”
Snow
pensò che il suggerimento della sorella fosse quanto mai utile e, sebbene gli
ci volesse un po’ più del previsto per mettere insieme un gruppo di uomini
disposto a cercare i prigionieri insieme a quelle bestiacce sanguinarie, alla
fine riuscì nel suo intento.
Peccato
che, nel frattempo, fosse calata la sera e si dovesse rimandare la ricerca al
mattino successivo!
“Beh,
poco male” sdrammatizzò Sansa. “Quei due saranno a gironzolare nei boschi anche
domattina, anzi, domani saranno ancora più deboli, dopo una nottata passata al
gelo e senza cibo.”
Come
potete vedere, la nomea che Theon si era fatto di inetto, incapace, idiota e
traditore, a qualcosa era pur servita: nessuno avrebbe mai immaginato che
sarebbe stato tanto lungimirante da pensare a portarsi dietro provviste,
mantelli pesanti e persino un cavallo. Ormai la sua fama lo precedeva, ma in
quel caso gli fece proprio comodo!
E
invece la necessità aveva aguzzato l’ingegno non soltanto di Theon, ma anche, incredibile
a dirsi, di Ramsay. Il giovane Greyjoy aveva deciso di far guadare un fiume al
loro cavallo, in modo da confondere le tracce, ma Ramsay aveva avuto un’idea
ancora più brillante (il suo neurone evidentemente funzionava meglio sotto
stress…). Aveva tagliato un lembo di mantello, si era fatto una ferita sul
palmo della mano (per un terribile istante Theon aveva pensato che avrebbe
tagliato qualcosa a lui…) e aveva
lasciato tracce di sangue sul sentiero opposto al guado del fiume, sistemandoci
poi anche il pezzo di mantello col quale si era tamponato la ferita.
Visto
che l’idea gli era sembrata tanto brillante, una volta raggiunta l’altra sponda
del fiume Ramsay aveva fatto la stessa cosa, seminando false tracce su un altro
sentiero che andava nella direzione opposta a quella che avrebbero preso loro.
“Se
i cani sono tanto attirati dall’odore del sangue, non potranno fare a meno di
seguire le tracce false” disse poi, tutto soddisfatto.
Beh,
l’istinto del cacciatore non lo aveva abbandonato del tutto, nonostante le
esperienze traumatiche subite e lo shock provato nell’apprendere del tradimento dei suoi cani (tutto sommato
era rimasto molto più deluso da quello che dalla fuga precipitosa di Roose
Bolton durante la battaglia… questo tanto per dire come funzionavano le cose in
quella famiglia!).
Ma
adesso era in fuga con Theon e, a quanto pareva, tanto gli bastava… e anche a
Theon pareva non dispiacere affatto!
Nonostante
quello che tutto il resto del mondo pensava, Theon Greyjoy un cervello ce l’aveva
e, da quando era stato costretto a usarlo per resistere e salvarsi dalle
torture di Ramsay, aveva pure imparato a farlo funzionare. Dunque la prima
parte della fuga si svolse senza alcuna difficoltà e i due misero in opera
anche dei brillanti depistaggi per i cani del giovane Bolton. Viaggiarono
dunque per tutta la giornata verso sud-ovest per allontanarsi sempre di più da
Grande Inverno e dalle zone in cui avrebbero potuto imbattersi in famiglie del
Nord devote agli Stark.
Solo
con il tramonto Theon si decise a dare un po’ di requie a quel povero cavallo e
ritenne che, con il buio, non avrebbero di certo proseguito le ricerche. Non
voleva comunque fermarsi in nessuna locanda per la notte (la coscienza sporca
di quello che aveva fatto a Grande Inverno lo pungolava sempre ed era ben
consapevole di non essere affatto amato nel Nord). Paradossalmente, anzi,
avrebbe più facilmente trovato lui qualcuno
che lo riconoscesse e ricordasse il tentativo di invadere la fortezza,
piuttosto che Ramsay. Il giovane Bolton era conosciuto per fama, ma di solito quelli che lo avevano visto non erano
sopravvissuti per raccontarlo e, per il resto, nessuno lo aveva mai incontrato.
Alla
fine, Theon trovò un fienile abbandonato e giudicò che potesse fare al caso
loro.
“Senti,
ma sei tu che stai facendo scappare me o sono io che aiuto te a scappare?”
buttò là Ramsay, che per tutta la giornata, contrariamente alle sue abitudini,
aveva parlato molto poco. Doveva essere davvero traumatizzato…
“Un
po’ tutte e due le cose, immagino” rispose Theon, mentre sistemava il cavallo
per la notte (si era accertato che il fienile si richiudesse bene, non era poi
lo scemo che tutti pensavano e sapeva bene che, al Nord, non c’erano solo i
cani di Ramsay a sbranare e che i lupi non erano solo gli Stark). “Avevamo
entrambi bisogno di fuggire e ci siamo aiutati a vicenda.”
“Ah,
quindi adesso saremmo pari?” commentò
Ramsay, che a quanto pareva era caduto dalle nuvole proprio in quel momento.
Era da un po’ che i giochi di potere tra loro due si erano ribaltati…
Nel
frattempo i due erano entrati anche loro nel fienile, avevano sbarrato le porte
e si erano seduti su un po’ di paglia per dividersi una parte delle provviste
che avevano.
E
Theon sapeva che sarebbe stata dura affrontare quell’argomento in particolare,
parecchio dura. Sperava che Ramsay non lo tirasse fuori ancora per un po’, ma
ormai era andata.
“Guarda
che me ne sono accorto che non mi chiami più mio signore” insisté Ramsay, che non si capiva bene se ci fosse o
ci facesse.
Vabbè,
che cosa poteva mai succedere ormai? Ramsay era ben lontano dai suoi uomini e
dalle sue segrete, era braccato dai suoi nemici e Theon aveva una vaga
consapevolezza che, nel caso, sarebbe stato in grado di bloccarlo anche
fisicamente.
“Non
vorrei darti un’altra delusione, ma forse ti è sfuggito che ormai non sei Lord di un bel niente” replicò quindi il
giovane Greyjoy, pensando che le brutte notizie era meglio darle subito. “Grande
Inverno è tornata agli Stark e tu non puoi nemmeno rifugiarti a Forte Terrore,
visto che sarebbe uno dei primi posti in cui ti cercherebbero. Nessuno ti
toglie il tuo nome e il tuo casato, ormai sei un Bolton, come ha legittimato il
giovane sovrano Lannister, però al momento attuale i Bolton non possiedono
nulla e persino tuo padre deve accontentarsi della discutibile ospitalità di
Lord Frey.”
Evidentemente
con la libertà, l’aria fresca e la sicurezza era tornato fuori anche il vecchio
caratterino pungente e ironico del Theon di una volta…
“E
con questo dove vorresti arrivare?” domandò Ramsay, rabbuiato. Però non
riusciva a tenere il muso più di tanto… Theon sembrava quasi divertito da tutto
quell’ambaradan, finita la frugale cena si era disteso sulla paglia con le
braccia incrociate dietro la testa e guardava Ramsay con una specie di
sorrisetto sghembo e Ramsay… Ramsay non ci riusciva proprio ad arrabbiarsi con
uno così!
“Non
voglio arrivare da nessuna parte” ribatté, sempre sorridendo. Si era accorto
dell’effetto che aveva sul suo compagno di fuga e pensava di approfittarne fino
in fondo. “E’ solo che i Bolton, adesso, non hanno niente di niente mentre io
sono e resto l’erede delle Isole di Ferro, non so quanto la cosa ti possa
piacere ma è così.”
“Beh,
se ti illudi che mi metta a chiamarti mio
Principe o qualche altra stronzata del genere te lo puoi pure togliere
dalla testa!” chiarì Ramsay, che ormai aveva più o meno capito di aver perduto
il controllo della situazione ma voleva pur sempre far vedere che non era l’ultimo
arrivato.
“Ah,
no, questo no. Dopo mesi e mesi di quell’orrido Reek nelle orecchie, essere chiamato Theon mi va più che bene!”
replicò il giovane, scoppiando a ridere per la prima volta dopo un tempo
infinito… e stupendosi lui per primo di quel suono che una volta gli era tanto
familiare.
“Non
ti avevo mai visto ridere, prima…” commentò Ramsay tanto per dire qualcosa,
visto che si era sentito parecchio turbato da quel Theon così scanzonato e
sicuro e non voleva darlo a vedere o, almeno, si illudeva che il giovane
Greyjoy non se ne accorgesse.
Certo, mi
straziava fino a farmi impazzire e pretendeva pure che ridessi? Ma perlomeno si
ascolta mai quando parla oppure gli piace solo il suono della sua voce?, pensò Theon, ma
la sua risposta fu più diplomatica, sebbene anche piuttosto ironica.
“Diciamo
che non mi hai dato tutte quelle occasioni di ridere finché ero tuo prigioniero
e tuo schiavo, no? Ma immagino che adesso parecchie cose cambieranno” disse.
“Immagino
di sì, in fondo mi hai… salvato la vita e non eri nemmeno tenuto a farlo dopo
quello che ti ho fatto io” rispose Ramsay, guardandosi fisso la punta delle
scarpe e tirando fuori la cosa più simile a un’ammissione di colpa che sarebbe
mai riuscito a trovare in tutta la sua esistenza. “Però lo capisci anche tu che
non potevo fare altrimenti, vero? Io non volevo proprio farti del male, ma sono stato costretto…”
Oh, beh, chissà
allora cosa mi avresti fatto se avessi voluto veramente farmi del male, pensò ancora una
volta Theon. Eppure era anche curioso di sentire che cosa si sarebbe inventato
adesso Ramsay, la sua personale versione del Io non sono cattivo, è che mi disegnano così, per chi ricordasse
ancora l’esplosiva Jessica Rabbit!
“Il
fatto è che… beh, devi capire perché ti ho torturato. Insomma, mi ci sono
divertito e questo lo sai, però non sei il solo che mi sono dilettato a
scuoiare e mutilare e tutti gli altri prigionieri, alla fine, sono morti.
Invece con te è stato diverso, ecco” cominciò a spiegare Ramsay, sempre mostrando
un disagio davvero insolito in lui. “Con te mi sono impegnato di più, ho messo in scena la farsa della fuga, ho fatto
il giochetto per tagliarti il mignolo: di solito non mi prendevo tanto disturbo
per i miei prigionieri, li torturavo e basta o magari li lasciavo torturare ai
miei uomini. Ma tu mi hai colpito, mi sei piaciuto e per questo mi sono voluto
occupare di te di persona.”
Quale onore…, pensò amaramente
Theon. Ma, nello stesso tempo, gli venne spontaneo pensare che era comunque la
prima volta che qualcuno gli diceva una cosa simile. Gli sono piaciuto, l’ho colpito… E’ triste, ma quando mai un’altra
persona mi ha parlato così? Lord Stark? No di sicuro. Robb? Forse mi era
realmente amico, ma quando ha saputo di quel che avevo fatto a Grande Inverno,
è stato svelto a condannarmi, senza nemmeno cercare di capire le mie ragioni. Le ragazze che ho avuto? Per loro ero solo
un amante, un divertimento, per non parlare di mio padre, per lui valgo meno di
una stupida fortezza sulla costa. C’è davvero di che esserne fieri…
Ramsay
continuava a parlare, ignorando allegramente i tormenti interiori di Theon.
“Lo
capisci che dovevo farti tutto quello
che ti ho fatto? Dovevo
imprigionarti, mutilarti, farti quasi impazzire di paura per domarti, schiacciarti
e annullarti. Ho dovuto anche farti diventare un altro, quel Reek, per farti
dimenticare chi eri, lo capisci? Dovevo toglierti tutto e farti terra bruciata
intorno perché tu fossi soltanto mio”
diceva Ramsay, infervorandosi sempre di più, con gli occhi che gli brillavano
per l’eccitazione e il desiderio che Theon veramente capisse ciò che lui aveva fatto e perché.
“Ti
sei dato tanto da fare perché… semplicemente perché… mi volevi?” Theon era
sbalordito. La situazione era talmente paradossale che ci sarebbe stato da
ridere se non fosse stata tragica. Tutta la vita a cercare disperatamente
l’approvazione degli altri, del padre, degli Stark… per poi finire per essere
desiderato spasmodicamente da uno psicopatico? Tuttavia era la prima volta che
questa follia veniva ammessa in prima persona da Ramsay e poteva essere un buon
segno, forse davvero adesso le cose sarebbero state diverse e migliori per
entrambi. “Certo, magari nessuno ti ha mai insegnato che ci sono dei modi un
tantino diversi per attirare l’attenzione
di qualcuno… beh, penso che avremo parecchio da lavorarci.”
“Sì”
rispose Ramsay, illuminandosi tutto per la contentezza di essere stato
compreso. “Se non ti avessi torturato e mutilato, tu ora non saresti qui con me
e io… io che farei? Ma tu lo hai capito, certo, altrimenti non mi avresti
aiutato a fuggire e adesso siamo qui, insieme, e…”
E la cosa peggiore…
o forse migliore, chi lo sa?... è che ha perfino ragione, dovette ammettere
Theon che, adesso che le torture erano solo un lontano per quanto terribile
ricordo, si sentiva anche piuttosto contento di essere lì con Ramsay.
“Bene,
mi fa piacere che ci siamo finalmente spiegati”
tagliò corto Theon, che comunque aveva pochissima voglia di rievocare gli
atroci mesi passati nelle segrete di Forte Terrore e tutto il resto del
pacchetto. Meglio ripartire da zero. “Ora, però, dovremo decidere da che parte
andare. Per parte mia, io voglio tornare a casa, a Pyke, però…”
“Non
penserai mica di portare anche me in mezzo agli Uomini di Ferro? Che ti dice la
testa? Allora è vero che in realtà vuoi farmi del male, quelli lo sanno cosa ho
fatto a te e agli altri del Moat Cailin, mi faranno a pezzi, era questo che
volevi veramente, quindi, ammettilo, e…” esclamò Ramsay, infuriato e spaventato
insieme. Come al solito il suo umore cambiava totalmente nel giro di due
secondi al massimo, ci si poteva regolare l’orologio…
“Non
voglio portarti a Pyke se tu non vuoi e, soprattutto, non voglio che qualcuno
ti faccia del male, questo speravo l’avessimo chiarito” lo interruppe Theon,
prendendolo per le braccia e attirandolo a sé. “Ti ho solo detto che cosa
vorrei fare io e, se tu volessi venire con me, nessuno oserebbe levare un dito
contro di te. Non dimenticare che sono sempre io il Principe delle Isole di
Ferro e i miei uomini dovrebbero obbedire a me. Comunque, non voglio certo
obbligarti a niente. Dimmi dove vuoi andare e io ti ci porto. Vorresti
rifugiarti anche tu alle Torri Gemelle con tuo padre? In fondo la tua famiglia
è lì.”
Ramsay
si era già calmato, così vicino a Theon si calmava subito, anche se poi si
sentiva emozionato, stravolto e più strano del solito… comunque le parole del
giovane Greyjoy lo fecero pensare
(almeno per quanto gli era concesso dal suo neurone).
“Che
ci vado a fare alle Torri Gemelle? Mio padre non mi vuole” disse, rabbuiandosi
ancora. “Mi ha abbandonato durante la battaglia e di sicuro spera che io sia
morto. Non mi ha mai voluto e non c’entra niente il fatto che sia un bastardo…
tanti bastardi sono comunque amati dai loro genitori mentre per lui… lui
avrebbe voluto che non fossi mai nato e ora sarà contento! No, non ci vado alle
Torri Gemelle. Si tenga pure il figlio legittimo e perfetto e spero che diventi come Lord Frey!”
Ecco
un’altra cosa che, si rese conto Theon, accomunava lui e Ramsay: nessuno dei
due era amato dal proprio padre. E Ramsay aveva ragione, non sempre i bastardi
erano trattati come lui, bastava vedere quanto Lord Stark avesse amato Jon
Snow. Gli venne spontaneo abbracciarlo e baciarlo e non per compiacerlo, non
per mostrare la sua forza, semplicemente per il bisogno di un contatto umano… o
più o meno umano, insomma, era sempre
Ramsay Bolton, quello.
“Hai
ragione, lo sai? Non c’entra niente il fatto di essere legittimi o meno” gli
disse Theon, sempre tenendolo stretto. “Io sono l’unico figlio rimasto in vita
di Balon Greyjoy, eppure lui non mi ha mai amato, mi ha sempre trattato male e
più volte ha detto che avrebbe preferito che fossi morto io invece dei miei
fratelli. Per cui… non mi importa più della sua approvazione. Voglio tornare a
Pyke solo per Yara, per stare accanto a lei e appoggiarla nelle sue imprese. E’
il minimo che possa fare, visto che lei ha rischiato la vita per me e io non ho
avuto il coraggio di seguirla. Ma anche questo sarà diverso, d’ora in poi. Yara
non avrà più un fratello sciocco e viziato, avrà un vero guerriero pronto a
lottare con lei e per lei.”
“Già,
Yara… era quella con le palle, per quello ho lasciato che fuggisse” ricordò
Ramsay, che comunque in genere ammirava chi sapeva tenergli testa. “Beh,
comunque tu ce l’hai una famiglia, anche se tuo padre non ti vuole…”
“Ce
l’hai anche tu una famiglia, Ramsay” rispose Theon, stupito lui stesso di
quanto stesse per dire… davvero le cose stavano cambiando e la follia diventava
un’opzione quotidiana! “Te l’ho detto, puoi venire con me a Pyke e nessuno ti
farà del male, starai al mio fianco e io mi prenderò cura di te. Mi fa davvero
piacere averti con me, sul serio.”
“Nessuno
me lo aveva mai detto prima” mormorò Ramsay, sperduto e stordito.
Beh,
non c’era da stupirsi che nessuno avesse mai detto a Ramsay che aveva piacere
ad averlo con sé… ma a lui non importava niente, contava che glielo dicesse
Theon, anche se non capiva nemmeno il perché.
Poi
ci capì ancora meno quando Theon riprese a baciarlo e si impegnò a compiacerlo ben bene… anche se ormai non
lo faceva per compiacere quello che non era più il suo Lord, ma proprio perché
ci provava gusto lui!
E,
a proposito, le ricerche ufficiali dei due fuggiaschi iniziarono il mattino
seguente, ma si conclusero ben presto dopo che i cani di Ramsay ebbero
azzannato per cinque volte di seguito i soldati che dovevano condurli… al che
non si trovò più alcun volontario.
Ma
Jon Snow e Sansa se ne fecero una ragione: in fondo erano tornati a governare
Grande Inverno e avevano tante cose a cui pensare, tra cui ritrovare anche Bran
e Arya… quei due ormai che male potevano fare?
Sarebbero certo morti di fame e freddo nei boschi, oppure ammazzati da qualche
uomo del Nord alfiere degli Stark. Di sicuro, tra tutti e due, non erano in
grado di trovarsi nemmeno il culo, per cui dove potevano mai andare? Il Nord era
al sicuro e Ramsay e Theon non costituivano più una minaccia per nessuno degli
Stark. In effetti, non avevano tutti i torti. Meglio pensare al futuro di
Grande Inverno e della famiglia piuttosto che inseguire una vendetta difficile
da ottenere e senza neanche tanto senso.
E
così… che cosa ne sarebbe stato dei nostri due fuggiaschi? Sarebbero davvero
andati a Pyke? E che cosa sarebbe accaduto là?
Beh,
questa è un’altra storia e, se a qualcuno interessa, magari continuerò a
raccontarla un’altra volta!