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di rosendvgger
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter I ***
Capitolo 2: *** Chapter II ***
Capitolo 3: *** Chapter III ***
Capitolo 4: *** Chapter IV ***



Capitolo 1
*** Chapter I ***


​Chapter I


L'influenza che Emilia Tudor esercitava del tutto inconsciamente avrebbe potuto fare invidia anche alle più grandi casate e alle donne nobili meglio conosciute e rinomate; la sua compostezza, la sua cultura generale e la sua forza d'animo erano ciò che rendevano la duchessa di Wellington una dei personaggi più bramati dai conti in cerca di moglie.

Null'altro vi era che un martedì pomeriggio di stampo comune, nel quale Emilia stava rigorosamente e piacevolmente acculturandosi con uno dei nuovissimi romanzi regalatole dallo zio Geoffrey; la lettura, sua più grande passione, oltre che a fornirle un notevole incremento intellettivo era perfettamente capace di permetterle uno svago dall'assidua e involontaria vita di corte alla quale era obbligata a sottostare assieme alle due sorelle minori Lydia e Catherine.
Una di queste, per la precisione la minore fra tutte, fece il suo ingresso nella più grande stanza da letto di tutto l'immenso edificio, adibita per tale fatto a camera da letto della primogenita dai capelli color dell'oro.
"Sorella, nostro padre richiede la tua presenza nella biblioteca: sarebbe di suo gradimento non farlo aspettare, sono dell'idea che la tua visita sia gradita al più presto." comunicò la piccola di casa Tudor, dirigendosi in quattro e quattr'otto verso la grande vetrata posta a lato della poltrona sulla quale vi risedeva Emilia, che, serrato il suo romanzo con un rumoroso tonfo, abbandonò rapidamente ammonendo in successione la sorellina.
"Cathy, conosci bene quanto non mi sia gradita la presenza di nessuno al di sopra della mia modesta terrazza. Te ne prego, non recartici: faresti meglio a venire con me da nostro padre."
"No, sorella, ciò non è possibile!" disse Catherine; "Ho motivo di credere che egli sia dell'intenzione di ricevere te soltanto, la mia presenza varrebbe solo come un disturbo. Ti chiedo perdono per aver desiderato bearmi del meraviglioso sole che splende oggi sopra la villa dalla tua terrazza; e ora, con permesso, tolgo il disturbo." disse la piccola prima di varcare la soglia con un broncio sul bel visino.
Una volta raggiunto il luogo richiesto dal padre, che seduto stava leggendo un romanzo di origine storica, con fare prettamente nervoso (ma pur sempre educato e assolutamente non irriverente, dopotutto, di una duchessa si sta parlando) Emilia cominciò a porre domande a riguardo della sua inaspettata convocazione.
"Padre, ciò che voi mi state dicendo è che io sarò tenuta a trovar marito fra meno di una settimana?"
"Non trovare," cominciò Mr. Tudor, "Ma esser trovata: è giunto il momento che convoli a nozze, figliola, i tuoi vent'anni di solitudine non possono che danneggiare la situazione economica famigliare che già di per sé non delle migliori."
È pur sempre cosa nota, fra tutta l'immensa famiglia Tudor, quanto Emilia sia propensa alla solitudine e alla totale dedizione verso le culture letterarie; trovar marito allo scopo di accasarsi era cosa della quale non si sentiva di doverne tenere un assoluto conto, e la notizia così improvvisa e di cattivo gusto non potè far altro che suscitarle un gran sdegno nei confronti del proprio genitore.
A differenza delle sorelline Lydia e Catherine, che molto più allegramente si godevano le splendide giornate assolate alla residenza di Wellington, la settimana che intercorse fra la sopracitata notizia e la sera dell'effettiva festa (che si sarebbe tenuta nel piccolo salone da ballo di villa Tudor) Emilia la consumò fra pulizie generali e lettura, tanta e tanta lettura.
Ma in men che non si dica la sera del ballo era giunta, e lei avrebbe dovuto essere impeccabile: un grazioso abito verde, proprio come il colore dei suoi occhi, rivestiva il suo corpo esile e minuto, mentre i lunghi capelli dorati vennero abboccolati e raccolti in uno splendido chignon; scese poi dunque al piano adibito a festa, venendo così sommersa dalla leggiadra musica e dagli innumerevoli invitati che briosi e notevolmente felici di deliziarsi fra coppie, danzavano a tempo.
"Ho sentito dell'avvento di Mr. Styles," esordì Miss Tudor, "Mi è pervenuta informazione di un loro momentaneo trasferimento dalla residenza di Redditch, alla villa accanto alla nostra." soggiunse la donna.
"Madre, ciò non è affar mio; e, se la mia mente non erra, state parlando di colui a cui mancò veramente pochissimo per farci finire in miseria. Dunque, non capisco con quale tono voi me lo stiate dicendo con così tanta tranquillità."
"Non è affar che ti riguarda, la tonalità di voce con la quale sto interloquendo con te: per il bene tuo e delle tue sorelle è necessario un tuo matrimonio, e Mr. Styles, con l'immensa ricchezza che possiede, è il perfetto candidato per quel ruolo.
Ma non conviene, a te, comunicare ciò a tuo padre; non saresti in grado di immaginare quante divergenze creerebbe questa notizia, l'odio verso la casata Styles al posto di affievolirsi accresce maggiormente col passare degli anni e dopotutto, non posso fare a meno di biasimarlo."

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Capitolo 2
*** Chapter II ***


Emilia sedeva con la madre mentre le sorelline danzavano gioiose fra gli invitati di quella sera: così come loro provavano piacere nel deliziarsi a tempo di musica, al contrario Emilia non bramava altro che il termine della serata; avrebbe nettamente preferito approfondire la lettura del romanzo corrente, oppure, avrebbe potuto bearsi del chiarore della luna da poco sorta al di sopra della sua adorata terrazza.
Non volle rimembrare ulteriormente la notizia del padre, né approfondire l'identità di questo Mr. Styles tanto acclamato dalla madre, che, di tanto in tanto, abbandonava la sua postazione per andare ad incontrare i pretendenti della figlia.
Tornata, non esitò a comunicare alla figlia la conversazione da poco terminata. "Ho avuto il piacere e l'onore di conoscere Sir Firth, giunto dallo Yorkshire giusto una coppia di notti fa; si è dimostrato un uomo dalle ottime capacità intellettive, sono del tutto convinta che tu, mia cara Emilia, saresti in grado di apprezzare le sue doti al meglio."
Emilia non rispose, afferrò tra le dita il suo vistosto abito e si gettò fra la folla danzante; decidendo che, sicuramente, qualche giro di danza in compagnia di un qualsiasi uomo sarebbe stato in grado di affievolire almeno un poco la sua bruciante rabbia.
Eseguì il primo giro con un uomo dai biondi capelli simil a seta, sotto sua richiesta esplicita; ne concesse poi un secondo ed infine un terzo, a detta sua penoso, prima di allontanarsi un poco con l'intenzione di riposare i suoi piedi stanchi: ma improvvisamente fu afferrata saldamente da un uomo del tutto sconosciuto ai suoi occhi, che guardandola con un pizzico di malizia ormai aveva intrappolato il corpo esile costringendola inoltre a non porre termine alla danza.
"Vi sembra dunque questo il modo di invitare una fanciulla per una danza?" domandò Emilia danzando; "Se me lo aveste chiesto, con molta probabilità non vi avrei rifiutato."
"Vi chiedo scusa, Miss Tudor: l'immensa e repentina voglia di un ballo con voi mi ha fatto dimenticare le buone maniere." sorrise, continuando a danzare;
"Come sapete il mio nome?"
"Non conoscere il vostro nome è come non conoscere il proprio: siete Miss Emilia Tudor, la più bella donna di tutta Inghilterra." sorrise genuinamente l'uomo: null'altro disse che la più pura verità, andata a cercare nell'andito più profondo del suo cuore;
"E voi sareste?"
"Mr. Harry Styles, con immenso piacere mi presento a voi."
Emilia sussultò scostandosi immediatamente dal compagno di ballo dai lunghi ricci castani, che con espressione dispiaciuta, stava ora di fronte a lei confuso su cosa dire e cosa fare; lei era perfettamente a conoscenza che, a suo malincuore, aveva appena danzato con l'uomo cui non avrebbe mai dovuto ballare né tantomeno conoscere.
Mr. Styles seguì Emilia al di fuori della pista da ballo, e domandò alla donna se mai avesse detto qualcosa che l'avesse turbata. Ricevette un movimento del capo a simboleggiare l'effettiva e veritiera negazione, e dovette accontentarsi, data la rapida fuga al di sopra della scalata principale.



Giunta con il fiato corto nella sua modesta (ma pure sempre regale e funzionale) stanza da letto, gettate a priori le scomode scarpe con le quali dovette combattere durante la serata; una volta cambiatasi d'abito nella completa solitudine indossò la comoda vestaglia di seta color rosa perla e, afferrando il libro che intratteneva la sua mente da ormai un paio di giorni, si recò silenziosamente al di sopra della sua terrazza.
Quello, per Emilia, sin dall'infanzia era il suo luogo segreto: grazie all'immensa pavimentatura di marmo veneziano al di sotto dei suoi piedi, le noiose e monotone giornate della sua gioventù trascorsero sempre con in po' meno di noia; dato che, vi era solita recarcisi in compagnia di un romanzo.
Spese dunque così un paio d'ore, dondolandosi su dell'altalena di legno bianco (tutt'avvolta da una rosa rosa arrampicante, per giunta), mentre al di sotto dei suoi piedi si consumava ancora il ballo; questo, vedeva nuovamente la madre alla ricerca del perfetto pretendente per Emilia, anche se ella aveva già trovato il suo futur genero preferito, e questi non poteva non essere che il misterioso Mr. Styles.

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Capitolo 3
*** Chapter III ***


Sebbene la lettura di quel romanzo era quanto di più piacevole ed appagante in successione ai terribili fatti avvenuti poche ore prima; fu l'arrivo di una misteriosa figura, avvolta nell'ombra della notte, ad attirare notevolmente l'attenzione della giovane, che prontamente serrò con un tonfo ciò con il quale si stava dilettando.
Si alzò lentamente dalla sedia, col viso pieno di curiosità e malizia nello scoprire chi stava giungendo nella sua direzione da sopra quella terrazza opposta alla sua tanto disabitata quanto immensamente vicina, e sistemandosi la vestaglia, raggiunse la ringhiera poggiandovici entrambe le mani al di sopra.
"Chi va là?" domandò; e lo sconosciuto finalmente scoprì la sua identità grazie al chiarore della luna appena posatosi sul suo ammaliante viso.
"Felice di rivedervi, Miss Tudor." sorrise lo sconosciuto, che null'altro era che Mr. Styles; il quale, come dettovi dalla madre di Emilia, soggiornava in quella dimora in seguito al suo temporaneo trasferimento.
"Mi riempie il cuore di gioia rivedervi: sapete, dopo la vostra fuga, ho creduto che sarebbero passati un'infinità di giorni fino al momento in cui ci saremmo incontrati di nuovo."
"Sbagliavate." puntualizzò Emilia, "Come ben sapete vivo qui, e sono piuttosto certa che voi sapevate della mia presenza su questa terrazza."
Certamente non vi era possibile darle torto; difatti, non appena la meravigliosa Emilia attuò la sua fuga, il primissimo pensiero di Mr. Styles fu rivolto al luogo in cui ella possa aver trovato nascondiglio, e subito l'idea della terrazza irruppe nella sua mente.
"Mi chiedevo chi e con quale indicibile maestria stilò il progetto delle nostre ville. Solo un incompetente avrebbe potuto farne costruire due con terrazze così vicine, tali che, se ne avessi l'intenzione, potrei raggiungere la vostra semplicemente scavalcando le ringhiere che le separano."
Emilia percepì una sorta di disturbo, totalmente e a tutti gli effetti giustificabile, dato l'enorme interesse che stava riponendo in quel libro; Mr. Styles, invece, non riusciva neppure ad ideare una sol cosa migliore dell'intrattenere la ragazza dagli occhi verdi; e per tale motivo, ogni volta che Emilia era propensa all'andarse, egli si impegnava nella ricerca di argomenti di interesse comune.
Spesero una decina di minuti con le solite domande di routine, e così facendo, a poco a poco, iniziarono a conoscersi l'un l'altro.
"Dunque voi siete qui per soggiornare solo momentaneamente? E se non ho capito male, volete celarne la motivazione per rendervi ancora più misterioso di quanto non lo siate già." Emilia si abbandonò alla frase più estesa di tutta la conversazione, che dalla sua parte si svolse solo di risposte a monisillabi; Mr. Styles rise, mostrando i suoi denti bianchissimi in tutto il loro splendore. Annuì.
"Un po' di mistero non fa male a nessuno, lo sapeva questo, Miss Tudor?"



Fu così che fra domande talvolta insistenti da parte di Mr. Styles Emila capì che egli non era per nulla ciò che i suoi genitori descrissero.
Non che ve ne parlarono molto, tutt'affatto: in seguito agli sventurati fatti accaduti moltissimo tempo prima, l'odio che ne successe non fu neppure in grado di permette a Mr. Tudor un'approfondita descrizione del giovane che tutto si stava dimostrando meno che la terribile persona che sarebbe dovuta apparire.
Tutt'al più questi neppure conosceva personalmente Mr. Styles, poiché ai tempi dell'immenso disguido, egli era solo un ragazzino, e certamente non avrebbe potuto fare riguardo agli atti commessi dal proprio padre.
Fu una voce fresca e squillante ad interrompere la loro piacevole conversazione: Lydia, tornata da poco dal grande ballo, alla mancata vista della sorella maggiore in stanza da letto, si precipitò ansiosa e veloce sul luogo che sapeva preferire Emilia; una volta trovata, con il viso pieno di stupore nel vedere Mr. Styles a pochi centimetri da lei, disse: "Emilia, perché stai parlando con il diavolo?"

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Capitolo 4
*** Chapter IV ***


Certamente diavolo non era l'appellativo con il quale Emilia avrebbe descritto la sua nuova conoscenza.
Mr. Styles nascondeva per certo segreti ed atti compiuti all'oscuro di Emilia; ma definirlo con quel così spregevole termine, forse era fin troppo esagerato.
"Lydia cara, non credo siano questi i modi. Avvicinati, porgi le tue scuse a Mr. Styles." invitò la sorellina con un elegante gesto della mano; di tutta risposta, Lydia scosse la testa e ve ne uscì di corsa.
Raggiunse la sala la quale vi ospitava ancora il ballo, e una volta individuata Mrs. Tudor, non esitò a parlarvici col tono più timoroso da lei possibile.
"Madre, non voglio allarmarvi: ma ho visto Emilia intrattenersi con Mr. Styles, la cui stanza è probabilmente è l'opposta a quella di mia sorella. Le terrazze."
Sussurrò quelle ultime due parole come fossero fuoco ardente: Lydia sapeva, Lydia era conscia di quanto bene era stare lontano dalla famiglia Styles e da ogni suo erede. L'aver visto la propria sorella interloquire con forse il peggiore di essi, aveva scaturito in lei una paura tale da dover comunicare ciò (e al più presto) alla propria madre, al fine di preservare colei la quale credeva starsi cacciando nel peggiore dei guai.
Mrs. Tudor sorrise. "Non preoccupartene, Lydia. Conoscersi non può nuocere a nessuno."
Ciò che importava maggiormente a Charlotte Tudor era del tutto giustificatamente la salute e la felicità delle sue tre figlie.
La notizia fornitale dalla più piccola di esse non preoccupò affatto la donna che, contrariamente, quasi se ne rallegrò.
Nulla vi era per certo, ma se Emilia si dovesse star per innamorare di qualcuno (che sia Mr. Styles, in questo caso), non poteva che non esservi felice.
Emilia era in grado di poter occuparsi delle sue scelte, avrebbe potuto cadere in amore di chi avesse voluto; e che sia questi il più acerrimo nemico della loro casata, Mrs. Tudor sarebbe stata solo invidiosa che la figlia avesse avuto la possibilità di sposare la persona della quale era innamorata.



La notte più buia e profonda era calata sopra le teste dei due giovani, e il momento  del congedo era giunto.
"Non posso esprimervi la gioia che ho provato nel parlare con voi, qui, questa notte."
Emilia percepì un lieve rossore velarle le gote, evidentemente dovuto al contatto dell'aria fredda serale sul suo viso.
"Tutt'altro: fu un mio piacere. Ripongo la speranza di rivedervi, Mr. Styles."
E così se ne andò, tornando a passo lento verso la sua stanza.
Al di sopra della sua scrivania di legno scuro, vi era stata poggiata una lettera di carta fine e gialla paglierina; sul quale vi era stata sciolta la cera rossiccia con il vessillo della casata Lancaster. Emilia la aprì titubante, non conoscendo il motivo per il quale qualcuno avesse scritto una lettera a lei indirizzatole.

"Splendida Emilia,
È con immenso piacere che invitiamo voi e la vostra famiglia al matrimonio del nostro primogenito James, la quale celebrazione si terrà fra due domeniche alla nostra residenza nell'Hertfordshire.
Con la speranza che vi sia gradito questo nostro invito, porgiamo i nostri più sentiti saluti."

Dire che la lettera sorprese Emilia fu un gran eufemismo; la fanciulla non riusciva a darsi una spiegazione per la quale una lettera indirizzata a tutta la famiglia fosse stata recapitata a lei. Ma di certo, in tutta realtà, poco importava: ciò che più le premeva era comunicare la notizia del matrimonio di James Lancaster alla madre, la quale certamente ne era all'oscuro.
Decise di occuparsene la mattina seguente, dopo la lunga chiacchierata avuta con Mr. Styles, un'elevata quantità di ore di sonno erano esattamente ciò che occorrevano ad Emilia e al suo viso stanco.

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