Snowflakes

di addict_with_a_pen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** December 20 ***
Capitolo 2: *** December 21 ***
Capitolo 3: *** December 22 ***
Capitolo 4: *** December 23 ***
Capitolo 5: *** December 24 ***



Capitolo 1
*** December 20 ***


*Piccola nota inutile*
Cari fiocchi di neve, parto col dirvi che questa raccolta di one shots avrebbe dovuto contenere altre due storie ma che, per mancanza di tempo, non ho potuto terminare.
Mi sono beccata un bel ricovero ospedaliero post-natalizio/di capodanno e, anche se fino al 26 io sono a casa, l’umore mi è un po’ sceso sotto i piedi e l’idea di dover concludere le altre due storielle non mi invitava affatto.
Tutte le trame, anche quelle delle due storie mancanti, mi sono state suggerite da Anna, tranne quella del 23 Dicembre che è opera della mia testa marcia e quella del 21 che mi è stata suggerita da Dana.
Ora che ho concluso con i convenevoli, vi lascio alla lettura e vi auguro di passare un Natale bellissimo, migliore di quello che spetta a me :*
Buone feste a tutti! <3
(P.S. se qualcuno di voi sa cosa sia Marshmallows e spera ancora in un seguito, allora vi informo che è nei miei piani finirla, abbiate pazienza che prima o poi ce la farò!)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*December 20*
 
Gerard ha sempre odiato gli sport. Fin da quando era piccolo e tutti lo obbligavano a giocare a basket perché “è così divertente!”, lui già aveva capito che lui e gli sport sono acerrimi nemici.
La gente non può nemmeno immaginare quanti calci nel sedere si è preso perché “oh scusa! Sembravi la palla tondo come sei!”, quante schiacciate sul naso a pallavolo e quanti rischi di morire annegato a nuoto ha corso, nessuno può, ed è proprio per questo motivo che si è ripromesso di non provare mai più nessuno sport in vita sua. Sua madre dice che è bello così, cicciotto e con le guanciotte piene, a cosa serve dunque soffrire in qualche sudicia palestra e sudare? Oramai si è pure rassegnato all’idea di poter piacere a qualcuno, quindi tenersi in forma è totalmente inutile, uno spreco di energie, energie che gli servono per fare le scale e andare a prendere caffè e biscotti in cucina, piuttosto che disegnare e dipingere o, quando la solitudine diventa insopportabile, masturbarsi.
No, gli sport non gli servono affatto.
“Gee! Muoviti, non succederà nulla di male, dai!”
E allora cosa ci fa con due scii ai piedi in cima a una discesa pronta per essere percorsa?
La colpa è di Mikey, e di chi altri se non lui? Colpa sua e del suo stupido “sesto senso” che ha smascherato Gerard e il suo comportamento strano ogni qual volta il suo migliore amico viene a passare il pomeriggio a casa loro.
“Gee, la metterò giù nella maniera più semplice che conosca: tu hai bisogno di fare un po’ di movimento, hai bisogno di stringere relazioni con le persone e hai una grande cotta gay per Frank, dunque, la settimana prima di Natale, verrai a sciare con me e lui.”
E come avrebbe mai potuto rifiutare?
Ovviamente aveva cercato in tutti i modi di far credere a Mikey che lui non aveva la ben che minima cotta per Frank, che lui stava bene da solo e che la pancetta gli andava bene, ma ancora più ovvio ed eloquente era stato lo sguardo di Mikey che lo aveva fatto accettare senza rifletterci sopra.
“N-Non ce la faccio…”
“Oooh sì che ce la fai Gerard! Vieni subito qui!”
Gli piace parecchio Frank, forse addirittura più di una semplice cotta e forse più volte la notte ha sognato di rivelargli i suoi sentimenti e di baciarlo, ma forse si è anche reso conto che lui non è altro che un ammasso di ciccia destinato ad un futuro di solitudine.
“No, d-davvero, non riesco!”
“Gee, vieni giù o io e Mikey ti lasceremo qui e la notte fa parecchio freddo. Vuoi morire assiderato?”
Ovviamente la risposta è no e ovviamente il suo cuore ha preso a battere all’impazzata dopo quel “Gee”, ma le sue gambe sono bloccate, come incollate alla pista.
Gli era seriamente bastato un semplice “viene anche Frank a sciare” per accettare l’offerta, o meglio condanna di morte, che si sta sorbendo ora? A quanto pare sì, ma se dovesse tornare indietro nel tempo lo rifarebbe ancora senza esitazione.
Dio, Frank è così bello, poi ora, con le guance arrossate per il freddo e lo snowboard ai piedi non può che essere semplicemente perfetto. Ricorda ancora quando questa “piccola cotta” è cominciata, circa un anno fa durante una sera in cui Mkey lo aveva invitato a dormire a casa loro. Ricorderà per sempre quanto piccolo e tenero gli era apparso Frank nel suo pigiama e quanto quel “piacere” pronunciato con un sorriso imbarazzato sulle labbra gli aveva fatto dubitare la sua sessualità.
È ben consapevole del fatto che Frank non ha interesse in lui, o almeno così sembra, ma non può fare a meno di sentire le farfalle nello stomaco quando lo sente pronunciare il suo nome o lo vede semplicemente sorridere.
“Gerard, dai! Tanto dovrai scendere per forza prima o poi!”
Come risvegliato dal suo stato di trance causato dal terrore e come richiamato dal canto di una sirena, non può che allineare gli scii e, finalmente, scendere.
Decisamente un’idea pessima.
Dopo aver fatto a dir tanto tre metri sente gli scii prendere rispettivamente una direzione diversa l’una dall’altra, così che una gamba va a destra e l’altra prende a scendere verso sinistra e così che la vita gli passa davanti agli occhi. Sapeva di non avere le capacità fisiche per un’impresa del genere, ma non si aspettava nemmeno di lasciarci le penne!
“Fai le curve! Ger-Gee!”
Ma oramai è troppo tardi e oramai sta rotolando stile valanga che cade giù da un pendio, senza possibilità di frenare e senza la ben che minima idea di come sopravvivere.
“Ti ho pres-Ouch!”
Quando oramai ogni singola speranza di uscirne l’ha abbandonato, sente qualcosa fermarlo dal davanti, o meglio, va addosso a qualcosa che lo ferma e gli impedisce di arrivare fino a valle rotolando.
“Tutto bene?”
Non può che arrossire come un povero demente nel vedere che a fermarlo non è stato qualcosa, ma qualcuno, e che quel qualcuno è Frank… Un’ondata di imbarazzo, vergogna, dolore e tristezza lo pervade e non può evitare di apparire ancora più stupido quando un paio di lacrime gli scendono sul volto e vanno ad appannargli la maschera.
“Oddio ti sei fatto male, non è vero!? Mikey! Gee si è fatto male!”
“N-No non mi sono fatto male…” Mormora colmo di imbarazzo, togliendosi la maschera e avvertendo solo un po’ di dolore alle chiappe e al braccio destro che, paragonati alla caduta appena fatta, non sono altro che dolorini insignificanti.
“Ma stai piangendo…Ti sei fatto male di sicuro, no?”
“N-No non piango per quello, non è niente Frank…”
Anche se in verità vorrebbe soltanto sotterrarsi vivo e non uscire più dal proprio buco di imbarazzo, tristezza e terrore per la caduta rovinosa appena conclusa.
“Dio Gee! Tutto bene?” Gli chiede Mikey sedendosi accanto a lui sulla neve fredda e abbracciandolo forte a sé.
“Chiamo un’autoslitta? Possono portarti giù, sai, secondo m-”
“N-No Mikey, tranquillo, tanto questa pista è corta, posso arrivare in fondo e poi aspettarvi in un rifugio o non so…”
Ma chissà come mai, quando un gruppetto di persone che hanno assistito alla scena patetica si ammassano attorno a loro, le lacrime ritornano e lo fanno sentire sempre più stupido e goffo di quanto non si senta già.
“Gee… Basta piangere, è finita, non devi più aver paura.”
Sa benissimo che Mikey ha ragione, sa benissimo che piangere è stupido, ma sa altrettanto bene che la vergogna che sta provando al momento è qualcosa di indescrivibile. In fondo lui è solo il ragazzo grasso, sgraziato e brutto di turno e questa non è altro che un’ennesima prova finita peggio del solito. Che si aspettava…?
“Ci penso io!” Dice d’un tratto Frank dopo aver fatto due più due ed aver capito cosa sta facendo disperare così tanto Gerard.
“Lo spettacolo è finito, ora gradirei che vi levaste dal cazzo, possibilmente all’istante, okay!?” Urla scattando in piedi, in modo da coprire Gerard per difenderlo dagli sguardi di tutti e rivolgendo occhiatacce colme di odio ai presenti che non perdono tempo a bisbigliare qualcosa sotto i baffi e voltarsi.
Neanche un minuto dopo la folla si è dileguata nel nulla e l’imbarazzo è diminuito se non addirittura scomparso. In questo momento non può che sentirsi una principessa che viene salvata dal principe azzurro e, per quanto gay e stupida sia l’idea, un piccolo sorriso gli nasce sulle labbra al pensiero di Frank che lo porta giù a valle in braccio da bravo cavaliere che è.
“Umh… Grazie mille Frank e scusa per esserti caduto addosso…”
“Oh non devi preoccuparti piccolo! Non mi hai fatto male. Chiamiamo l’autoslitta, che dici?”
Le guance gli si infiammano di nuovo, diventando bordeaux e calde dopo aver sentito come il suo bellissimo principe azzurro lo ha appena chiamato e dopo aver visto il sorriso luminoso che gli ha appena rivolto.
“O-Okay…”
Forse andare a sciare non è stata un’idea così tanto brutta…
*****
“Sicuri che vada tutto bene? Posso lasciarvi soli?”
“Tranquillo Mikes, staremo benissimo, vai pure.”
“Okay, a dopo!”
Dopo essere arrivato a valle portato dall’autoslitta, Gerard si era seduto accanto alla staccionata in attesa dell’arrivo di Mikey e Frank e si era reso conto che forse aveva più di qualche semplice dolorino al sedere… Non voleva andare in ospedale, poco ma sicuro, ma sapeva anche di non essere in grado di camminare dritto senza zoppicare e che quindi Mikey avrebbe tirato fuori il suo lato mamma riempiendolo di antidolorifici, cure, bende e pomate per l’ematoma gigante che sentiva sul basso della schiena.
Okay, la figura da idiota rimane, ma così come il “non devi preoccuparti piccolo” che ancora adesso gli fa battere il cuore ad un ritmo preoccupante e lo fa sentire apprezzato almeno in piccola parte da qualcuno, anzi, da Frank.
Il ritorno a casa era stato doloroso e “zoppicoso”, perché “il prossimo pullman passa tra un’ora…” così che avevano optato per il tornare a piedi e la sua stampella personale era stata Frank che, più veloce della luce, lo aveva preso sotto braccio e lo aveva guidato fino al loro appartamento dove sono arrivati da oramai dieci minuti.
“Ti aiuto a toglierti la tuta, aspetta…”
“N-No, davvero, n-non-”
“Sssht decido io.”
Ed è così che lui e Frank sono rimasti a casa da soli mentre Mikey è corso in farmacia a prendere tutto l’occorrente per rimettere in piedi suo fratello e fargli passare un po’ di dolore.
Frank si è subito premurato di toglierli giaccia a scarponi, per poi passare al golf e ai pantaloni che, grazie a Dio, Gerard è riuscito a togliersi da sé rimanendo perciò solo con la calzamaglia sotto.
“Oh, come mai la calzamaglia?”
Chiede Frank con una punta di quella che pare essere delusione nella voce nel vedere le calze e non le gambe nude di Gerard.
“Umh… mamma ha detto che tengono caldo quando si va in montagna, e in effetti è così…” Tossisce imbarazzato nel sentirsi lo sguardo di Frank puntato addosso e subito si copre il bacino con il golf che gli è appena stato tolto.
“Dannazione Frank, puoi guardare da un’altra parte per favore!?” Pensa Gerard, esasperato nel sentirlo ridacchiare e incrociare le braccia al petto mentre continua a fissarlo divertito.
“Non c’è bisogno che tu stia qui comunque, sto bene… Ora mi sdraio e aspetto Mikey, ma sto bene, davvero…” Prova a convincerlo Gerard, per poi mugugnare dal dolore non appena si sposta un pochino tentando di sdraiarsi ma fallendo miseramente fin dall’inizio.
“Oh, vedo come stai bene!” si siede accanto a lui sul letto “Aspetta, ti aiuto.”
“N-No, non preoccuparti Frank, aspetto Mikey e-”
“E invece io mi preoccupo Gerard, quindi ti conviene smettere di opporre resistenza e farti aiutare una volta tanto.”
Sentite le sue parole, Gerard non può che arrendersi e permettere al suo bellissimo principe azzurro coi capelli in piedi per colpa del berretto di dargli una mano e permettergli di accudirlo fino al ritorno del fratello.
“Okay…”
“Bravo piccolo!”
Può sopportare tutto, può sopportare di farsi accudire, aiutare, perfino di farsi togliere la tuta da scii, ma non può sopportare quello sciocco nomignolo che, per la seconda volta oggi, lo ha fatto andare a fuoco e sorridere come un disperato.
“Hai caldo Gee?” Chiede ridacchiando il piccolo bastardo nel vedere le guance rossissime di Gerard, per poi aiutarlo a coricarsi e mettersi comodo in mezzo ai mille cuscini messi sul letto da Mikey appena prima di uscire.
“Oh, sì, un pochino…”
“Posso abbassare il riscaldamento se vuoi.” Dice col suo solito sorriso sulle labbra e facendolo distendere “comodamente” sul letto; l’ematoma sulla schiena deve essersi allargato parecchio, prendendo praticamente più di metà di essa e facendogli fare smorfie strane non appena si sposta di soltanto qualche millimetro.
“Oh no no, va benissimo così, gr-grazi-Ah! Grazie…”
“Beh, la tua espressione dice l’esatto contrario...”
E detto questo, fa una cosa che fa letteralmente morire il povero cuore di Gerard e andare a fuoco non solo il suo viso, ma in generale tutto il suo corpo: gli si sdraia accanto.
“Umh… c-che fai…?”
“Mi sdraio.” Risponde semplicemente lui, mettendosi comodo e voltando appena la testa verso il volto rosso di un Gerard sempre più imbarazzato e confuso.
Insomma! Lui era rimasto a quando nessuno al di fuori di Mikey e i suoi genitori si interessavano a lui, a quando la gente grassa non era amata da nessuno e a quando lui non era altro che il fratello maggiore sbadato e sfigato del migliore amico del ragazzo che ora ha deciso di sdraiarsi accanto a lui e togliergli alcuni capelli dal viso con una dolcezza tale che gli fa quasi venire i brividi.
“Sei ancora rosso, lo sai?”
Da quando la sua vita aveva smesso all’improvviso di far cagare?
“Ho caldo, te l’ho d-detto…” Prova a difendersi inutilmente lui, fissando il soffitto ed evitando di far incontrare ancora i loro sguardi.
“Posso chiederti una cosa Gee?” Gli dice quasi in un bisbiglio, avvicinandosi un pochino di più al suo orecchio e continuando a fissarlo, tanto che Gerard si sente come trapassato da quegli occhi dolci che un anno fa l’hanno fatto innamorare follemente.
“Dimmi.”
“Cos’è successo prima sulla pista?” Gli chiede, per poi togliergli ancora un po’ di capelli dal viso e aspettare una risposta.
“Sono…emh… caduto?” È una risposta idiota, ma allo stesso tempo lo è la domanda, insomma! Cosa dovrebbe mai dirgli?
“No, intendo dopo, quando ti sei messo a piangere…” sempre più vicino “Che è successo?”
E per quanto Gerard vorrebbe star zitto e far finta di essere scoppiato a piangere come una ragazzina solo per il dolore e lo spavento, non può che ammettere la verità e dirgli la vera causa delle sue lacrime.
“Beh, varie cose… principalmente imbarazzo…” sospira “Sai, per la caduta e tutto il resto. Mi sentivo un animale allo zoo, lì a terra e tutti intorno a fissarmi…”
“Ooooh ma piccolo!” eccolo di nuovo… “Avresti dovuto vedere che figura di merda ho fatto io alla mia prima partita di baseball! Ho lanciato la mazza nel tentativo di prendere la palla, mi hanno fischiato tutti.”
Gerard non può credere alle sue orecchie, non può credere che qualcuno abbia mai potuto fischiare a Frank, al suo principe azzurro, e non può credere che anche lui, così perfetto e meraviglioso, abbia fatto una figuraccia simile in passato.
“Davvero?”
“Sì, davvero” ridacchia, sorridendo amaramente al ricordo “Quindi non devi sentirti stupido, okay? Sono cose che capitano, non devi sentirti un fallimento solo perché sei caduto.”
Per quanto dolce e tenera possa sembrare questa frase, Gerard non riesce a rincuorarsi poiché non è vero, sa benissimo che gente come lui è imbarazzante di natura e che mai potrebbe non sentirsi in imbarazzo davanti alla gente in situazioni del genere.
“Sì, ma tu non sei come me Frank…”
“In che senso scusa?” Chiede lui, irrigidendosi e fissandolo confuso.
“Io sono… io sono io, Frank. Sono Gerard, sono grasso, imbarazzante in qualunque situazione e… sbagliato.”
Dopo aver finito di dire tutte quelle cattiverie sul suo conto, non può che maledirsi mentalmente e sentirsi per la millesima volta sbagliato e fuori luogo. Non avrebbe mai voluto dire questi suoi pensieri a nessuno, figuriamoci a Frank!
“Gee… ma che dici?” La frase gli arriva sempre più sussurrata all’orecchio e, stavolta, viene accompagnata dalla manina calda di Frank che si va a stringere attorno alla sua.
“Scusa, a volte non riesco a stare zitto, scusami…”
Cerca di alzarsi e fuggire da quella situazione vergognosa ma, ancora prima di mettersi seduto, viene bloccato sul letto dal piccolo corpo di Frank che lo sta bloccando impedendogli di scappare.
“Gerard…” bisbiglia facendogli una carezza “Sul serio pensi questo di te?”
Annuisce, sempre evitando di incontrare i suoi occhi dolci e sentendo il panico impossessarsi del suo corpo. Se non è morto stamattina sulla pista, morirà sicuramente adesso, mangiato dal suo stesso imbarazzo e sensi di colpa per aver aperto bocca. Dannazione a lui!
“Ma piccolo! Tu non sei nessuna di queste cose che hai appena detto! Tu sei Gerard, un ragazzo bellissimo, morbidoso, sbadato, dolce e tenero e io vorrei tanto che la smettessi di pensare queste cose di te stesso e capissi quanto meraviglioso tu sia…” gli fa un’ennesima carezza, nel tentativo di girargli il viso “Guardami…”
Incapace di capire le parole che gli sono appena state dette, volta il viso verso quello dolce e sorridente di Frank che, con occhi luminosi, lo sta guardando.
“Sei bellissimo Gerard… Dio, sei più che bellissimo, sei… sei… Aaah finiamola qui.”
E lo bacia.
Okay, questo è decisamente qualcosa di inaspettato, la più dolce e meravigliosa delle sorprese e Gerard non può far nulla se non rimanere con gli occhi spalancati e incapace di rispondere al bacio.
Il suo principe azzurro si è appena dichiarato? Frank, ha appena ammesso che lui è bellissimo? Non ci può credere…
Poco prima che il suo cuore gli dica definitivamente “addio” tanto sta battendo forte, Frank interrompe il bacio, rimanendo per qualche secondo con la fronte appoggiata alla sua e accarezzandogli le labbra ancora socchiuse per la sorpresa.
“F-Frank, m-ma che-”
“Mi piaci un sacco Gee, pensavo te ne fossi accorto, pensavo anche che Mikey te l’avesse detto oramai con tutte le volte in cui gliene ho parlato, ma tu non hai mai fatto la prima mossa e io credevo di non piacerti…” gli posa un bacino veloce sulle labbra umide “Ma ora so di piacerti, non è vero, piccolo…?”
E cosa può mai fare Gerard se non arrossire e mordersi il labbro? Dio! Non può credere a ciò che è appena successo.
“Anche tu mi piaci da morire, ma proprio tanto, tanto, tanto e t-”
Si blocca quando lo sente sbuffare e poi ridacchiare divertito vista la sua espressione ferita.
“Sì, penso di aver capito ciò che intendi, tanto tanto tanto eccetera” altro bacino veloce “Ora possiamo tornare a noi?”
“Sei uno stronzo!”
Ma il fatto che lo stia dicendo col sorriso fa pensare che intenda tutto meno ciò appena detto e il fatto che nel frattempo lo stia tirando a sé per la maglia è un’ulteriore prova che quello “sei uno stronzo” sia tutto meno che un insulto.
“Oh, lo so benissimo!” ennesimo bacino “Buon Natale piccolo…”
“Buon Natale? Ma se oggi è solo il venti! Manca ancora un po’ a Nat-”
“Anche tu sei uno stronzo…”
E, finalmente, si chiudono la bocca a vicenda.
Chi l’avrebbe mai detto che anche lo sport possa portare qualcosa di buono ogni tanto?

 

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Capitolo 2
*** December 21 ***


*December 21*
 
“Oooh Gee ha fatto colpo!”
“S-State zitti! Sarà sicuramente una presa in giro, come sempre…”
“Certo certo, Biancaneve!”
Oggi è una delle ultime giornate prima delle vacanze di Natale e, come ogni anno, la sua pidocchiosa scuola ha deciso che è “carino e simpatico”, come sostengono i professori, mettere i propri biglietti di auguri o regalini anonimi dentro le calze con il nome di ogni studente scritto sopra appese sotto la finestra.
Gerard odia questa cosa, odia alla follia che i suoi compagni di classe gli rovinino pure l’unica cosa bella che lo fa andare avanti e che lo fa sorridere durante l’anno, dato che ogni singola volta gli unici “auguri” trovati dentro la sua calza non sono altro che insulti e prese in giro riguardanti il suo aspetto e il suo stile di vita.
Buon Natale vampiro! (sempre ammesso che i vampiri lo festeggino…)”
“Hey sfigato! Mangia tanti panettoni durante le vacanze, mi raccomando, ti vedo un po’ deperito ultimamente ahah”
“Ma i vampiri in genere non sono magri? Tanti auguri, sfigato!”
 
E altre cose simili a cui ormai Gerard ha fatto l’abitudine e che non gli fanno né caldo né freddo.
Certo, se magari ogni tanto ci trovasse dei veri auguri e non stronzate del genere, allora forse un minimo di gioia la potrebbe pure provare, ma ora come ora, non può che prendere e gettare tutti i biglietti e andare avanti senza fiatare.
“Hey Biancaneve! Ti auguro un Natale bellissimo <3”
 
Quest’anno però, le cose sono andate diversamente e al posto del solito “tanti auguri sfigato”, si è ritrovato con questo bigliettino rosso tra le mani a cui non sa come reagire.
La prima cosa a cui ha pensato è stata che si trattasse solo di un ennesimo insulto più originale del solito, ma la cura con cui sono scritte le lettere, la carta scelta e il cuoricino alla fine della frase lo hanno depistato e fatto arrossire come un pazzo.
“Ooh piantatela! Ma quanti anni avete, due?”
“Aww è arrossito! Non è adorabile?”
Naturalmente, dopo aver ricevuto una cosa così insolita come lo è il bigliettino, ha dovuto parlarne coi suoi amici che non hanno perso tempo nel prenderlo in giro e ridere delle sue guance rosse. Forse non è stata una bella idea farlo, lo ha capito, ma a casa da solo non avrebbe fatto altro che leggerlo e rileggerlo fino a quando la sua mente non lo avesse portato alla conclusione che sì, si tratta solo di un ennesimo e stupido scherzo.
Dopotutto è risaputo che Gerard non piace a nessuno, tutti sanno che le persone grasse e timide sono il bersaglio preferito per le prese in giro, quindi non vede perché mai questo fantomatico ammiratore abbia deciso di scrivergli un biglietto di auguri.
Non ha mai avuto una ragazza, figuriamoci un ragazzo, e figuriamoci qualcuno che lo consideri addirittura bello quanto lo è la principessa Biancaneve.
“Siete stati voi a scriverlo, non è così?”
“Gee, per quanto bene ti voglia, non credo proprio che potrei arrivare a chiamarti Biancaneve e disegnarti un cuoricino, mi spiace proprio.”
È perfino arrivato a chiedere questo, a rivolgere a Bob, Ray e Frank questa patetica domanda, dato che dubita che suo fratello possa scrivergli cose del genere e dato che sa benissimo che solo loro, solo i suoi migliori e unici amici, sono a conoscenza del suo amore e ammirazione per Biancaneve.
“Ma allora chi…?”
“Ooh tranquillo Gee” dice Ray mettendogli una mano sulla spalla e porgendogli una fetta di pandoro con l’altra “Mangia e non pensarci. Adesso non voglio nessuno triste, siamo qui per stare insieme e mangiare il pandoro di mia madre, quindi non pensarci più.”
Ma come può non pensarci…? Sebbene una parte di lui gli dica che no, non è possibile che qualcuno trovi il suo fisico marshmallow bello, l’altra gli dice che forse c’è davvero una persona là fuori che lo apprezza e che pensa che assomigli alla bellissima Biancaneve…
Aaah patetico!
“Sì, hai ragione Ray, niente tristezza…” Si ficca un pezzetto di dolce in bocca e incolla lo sguardo al pavimento, mettendo su la sua tipica espressione da bambino offeso e ammutolendosi.
Eppure solo loro sanno di Biancaneve, solo loro sanno che da bambino cantava tutta la colonna sonora del cartone e che ad ogni carnevale il suo costume era lei, quindi non riesce davvero a togliersi dalla testa questa sensazione che uno dei tre stia mentendo e abbia scritto il biglietto per illuderlo di essere apprezzato da qualcuno che non sia Mikey o la sua mamma.
“Hey Gee, tutto bene?” Alza lo sguardo e incontra subito quello preoccupato di Frank che mai una singola volta si è lasciato ingannare da un suo sorriso finto e da un “tutto bene” quando in verità non andava bene proprio nulla.
Scuote piano la testa e apre le braccia per invitarlo a sedersi in braccio a lui, dato che la loro amicizia è un pochino “diversa” da quella che ha con Bob e Ray e dato che in più di un’occasione si è beccato le sue coccole e un bel bacio di consolazione. Lui e Frank… lui e Frank non sono amici, o almeno lui adora pensare che Frank sia il suo “mezzo ragazzo” e che un giorno potrà diventare il suo ragazzo a tutti gli effetti, anche se per ora non gli rimane altro che abbracciarlo forte e sé e condividere la sua fetta di pandoro nel tentativo di ritrovare un po’ di buonumore.
“Che succede?” Chiede dopo aver rubato un bel pezzo di pandoro ed aver fatto una carezzina velocissima al viso ancora rivolto verso terra di Gerard.
“Secondo te che succede?” mugugna imbronciato, come se la risposta fosse ovvia “Tu credi davvero che ci sia qualcuno che crede che io assomigli a Biancaneve? Nella nostra scuola?”
“Beh, a quanto pare sì” sorride, appoggiando la testa sulla sua spalla “E non me ne sorprendo nemmeno più di tanto…”
“In che senso?”
“Nel senso c-che… sei bello Gee, quindi non vedo perché tu non possa credere che qualcuno ti abbia scritto quel biglietto, senza doppi sensi.”
E se solo Frank avesse tenuto la bocca chiusa, allora adesso non sarebbe qui accartocciato sul corpo del suo amico col viso in fiamme e il cuore che gli sta rimbombando nelle orecchie.
“Aah Frankie, sei il mio migliore amico, per te è ovvio che io sia bello, non vale il tuo parere...”
“Oh credevo che pure Bob e Ray fossero i tuoi migliori amici!” cerca di difendersi inutilmente Frank “Adesso vado a chiedere se anche loro credono che tu sia b-”
“Sai cosa intendo Frank.”
E sì, Frank sa benissimo cosa intende, lo sa fin troppo bene.
Sa bene che quello tra lui e Gerard non è mai stato un classico rapporto d’amicizia e che se potesse allora rimarrebbe in braccio a lui tutto il giorno a riempirlo di complimenti e quei bacini leggeri su tutto il viso che tanto lo fanno ridere, ma una cosa che non sa e che non capisce è il perché loro due non stiano insieme e perché non gli sia concesso posare un bel bacio vero e proprio sulle labbra morbide del suo amico.
Non ricorda come e perché quelli che oramai sono tre lunghi anni fa lui e Gerard abbiano deciso di diventare solo amici e non fidanzati, non lo sa proprio, ed è questo il motivo del suo patetico biglietto di Natale che però non sta ricevendo la reazione che lui sperava.
“Sì Gee, so cosa intendi…” Risponde con un filo di voce, strusciando piano il naso sul collo di Gerard nel tentativo di appiccicarsi sempre più al suo corpo caldo e morbido.
“Dai, non pensiamoci più, okay? Adesso vado a prendere un altro po’ di pandoro e poi torno subito.”
Frank è estremamente grato a Gerard per aver cambiato argomento, ma allo stesso tempo non può fare a meno di sentire un nodo alla bocca dello stomaco come segnale di un’altra occasione per confessare i suoi sentimenti andata in fumo.
“Okay, ti aspetto qui…”
Si alza in piedi e lascia che l’amico vada a prendere un’altra fetta di dolce, non prima di sentire due braccia che lo stringono forte attorno al corpo e delle labbra che si posano dolcemente sulla sua guancia.
“Mi aiuterai a capire chi ci sta dietro a questa cosa, non è vero?” Chiede Gerard in un sussurro, speranzoso di una risposta positiva che non tarda ad arrivare.
“Sì Gee, ti aiuterò…”
“Sei il migliore!” E corre al tavolo col dolce.
E se solo Frank avesse un po’ più di coraggio, allora adesso lui e Gerard si starebbero baciando sotto al vischio davanti a un camino caldo…
Fanculo a Biancaneve!
*****
“A momenti è Natale e io ancora non ho trovato chi mi abbia scritto quel fottuto biglietto! Non ci posso credere…”
La scuola è chiusa, sono iniziate le vacanze, Natale è alle porte e Gerard si sente impazzire ogni giorno sempre di più.
“Gee, piantala… Datti pace.”
“Come faccio a darmi pace Frank!?”
Lui e Frank hanno indagato fino all’ultimo secondo prima che la campanella dell’ultimo giorno di scuola suonasse, ma quando bisogna indagare e cercare qualcuno che in verità sei tu, allora il lavoro non è affatto semplice…
Più volte, esasperato fino all’inverosimile, ha pensato di ammettere la “colpa” e dire che l’autore di quel biglietto è semplicemente lui, ma ogni volta che Gerard l’ha visto irritarsi arrivando a un passo dal perdere le staffe, ha concluso il giorno di indagini aprendo le braccia e abbracciandolo forte a sé con uno “scusami Frankie…” sussurrato con dolcezza e… amore.
Oowww dannazione!
Frank non capisce come sia potuto cadere così in basso e come sia potuto arrivare fino a questo punto, accettando di indagare sull’identità di qualcuno che non è altri che lui, ma più continuerà con questa pagliacciata, più la verità farà fatica ad uscire dalle sue labbra.
“Mancano quattro giorni a Natale, mica adori il Natale?”
“Sì, ma finché non risolverò il problema del biglietto, allora non mi potrò godere il Natale.”
È perfino arrivato a definire problema quel piccolo pezzetto di carta di cui Frank andava così fiero e in cui ha messo così tanto amore, ma su cui apparentemente ha riposto troppe stupide speranze.
È arrivato ad ottenere l’effetto contrario da lui sperato, è arrivato a rovinare il Natale a Gee mentre voleva solo migliorarglielo, diventando lui il suo regalo di Natale e concedendogli tutto l’amore che in questi anni non ha fatto altro che crescere e crescere sempre più nel suo cuore.
Che cosa ha combinato?
“Gee, basta. Ci rinuncio…”
Oggi, ventun Dicembre, Frank getta ufficialmente la spugna, tirandosi fuori dalle indagini, dal caos che il biglietto ha portato e dai suoi sentimenti repressi che mai usciranno allo scoperto. Ha sbagliato, non sarebbe la prima volta che lo fa quando c’è Gerard di mezzo, ma stavolta ha davvero combinato un bel casino dal quale non sa come tirarsi fuori.
“Ma Frank! Mi avevi promesso di aiutarmi, non puoi tirarti indietro così!”
“Forse mi sono stufato di farlo…”
Si sente così spento, come una lampadina che all’improvviso si fulmina, non facendo più luce e che va sostituita subito con un’altra, dato che alla fine non ha fatto altro che un grandissimo buco nell’acqua quando in verità le sue intenzioni erano solo quelle di far centro nel cuoricino della sua Biancaneve…
“Non puoi tirarti indietro! Avevi promesso e tu mantieni sempre le promesse Frank. Te lo impedisco!”
E arrivati a questo punto, non può più trattenersi.
“Porca miseria Gerard! Come faccio ad aiutarti a trovare questo fantomatico qualcuno quando in realtà non esiste proprio nessuno!?”
L’espressione sorpresa e atterrita di Gerard lo sveglia un attimo dal suo attacco d’ira e, ancora una volta, lo fa pentire di aver aperto bocca, ma stavolta non si tirerà indietro, non più.
“Come sarebbe a dire…?” La domanda esce dalle sue labbra sotto forma di sussurro, appena percettibile e colma di confusione.
“Sarebbe a dire che quel cazzo di biglietto l’ho scritto io!” Scatta in piedi, col viso in fiamme e i capelli scompigliati per tutte le volte che le sue mani ci sono passate dentro, troppo agitato per poterle tenere ferme.
“Ti ho scritto io quel biglietto Gee, e le motivazioni sono diverse…”
“Quali sono…?”
Tira un bel respiro e parla, colmo di vergogna e vagamente pentito della sua scelta.
“Ero stufo di vederti tornare a casa ogni volta che ricevevi quei biglietti idioti con quel musetto triste ed ero stufo di sentire lamenti sul tuo aspetto, quando in realtà sei… bellissimo.” Arrossisce ancora di più, per poi indietreggiare un po’ e continuare con il suo discorso imbarazzante.
“Io…Io credo che tu sia stupendo Gee e lo penso da tempo ormai, da quando tre anni fa sei entrato in classe per la prima volta e-e ancora non so perché ti abbia chiesto se ti andava di giocare con il mio nuovo videogioco quel pomeriggio e non se ti andava di uscire assieme, a cena magari, o-o a vedere quello stupido film d’amore che al tempo c’era nei cinema, non lo so perché abbia deciso che noi due dovevamo essere soltanto amici e non… e non fidanzati, ma vorrei provare, sempre che-che ti vada, certo, a stare con te non più come amici, ma come coppia, perché mi piaci da morire e perché so che almeno un pochettino pure io ti piaccio… n-no?” Si ammutolisce dopo aver sputato fuori la sua confusa confessione che per troppo tempo si teneva dentro, non osando alzare lo sguardo e mordendosi forte il labbro tanto da farselo a momenti sanguinare.    
Quando oramai il silenzio è durato troppo a lungo e il panico sta per farlo scoppiare a piangere, sente una mano andargli sotto il mento e tirarglielo su dolcemente, in modo tale che i suoi occhi lucidi entrino in contatto con quelli di Gerard.
“So benissimo che il biglietto me lo hai scritto tu Frank, stavo solo aspettando per vedere quanto tempo ci avresti messo ad ammetterlo…”
Sorride, come se non si fosse reso conto di quanto appena detto, e posa un bacio leggero sulla fronte di un Frank confuso come mai in vita sua.
“Come sarebbe a dire scusa…?”
“Sarebbe a dire che, come ho detto il giorno in cui ho ricevuto il tuo biglietto, nessuno a parte Ray, Bob e te è a conoscenza del mio amore per Biancaneve, nessuno all’interno della scuola soprattutto, e sebbene Ray e Bob abbiano ammesso e giurato di non c’entrare nulla con la faccenda, tu, piccolo idiota, non mi hai mai detto proprio nulla!” Ride, come se la cosa fosse divertente, prendendo il viso di Frank con entrambe le mani e sorridendo sempre più.
“Diciamo che in un certo senso speravo fossi tu…” Aggiunge con un sorrisino davanti al quale Frank non sa più come reagire.
“Non stai scherzando, vero?”
“No che non sto scherzando! Sono serissimo.” Ridacchia appena, continuando a tenere il viso bordeaux di Frank tra le mani e aspettando che risponda qualcosa.
“Perché non me lo hai detto prima? Perché mi hai fatto continuare con questa pagliacciata e non mi hai detto di sapere che il biglietto era mio?” Chiede vagamente incavolato e imbarazzato oltre ogni limite al pensiero che Gerard sapeva come le cose erano andate fin dal principio.
“Mai sentito parlare di corteggiamento, tesoro?”
“Dimmi che stavolta scherzavi…” Ma come purtroppo si aspettava, in risposta gli arriva un sorrisino e un segno di dissenso col capo.
“Tu sei… tu sei un bastardo Gerard…”
“Oooh era divertente, dai!” annuncia lui con enfasi “Eri così carino mentre cercavi di aiutarmi a trovare questo mio dolce, tenero e basso ammiratore che non voleva davvero saperne di uscire allo scoperto…”
Sentite queste parole, Frank fa un verso degno di una persona che sta per morire e si nasconde il viso tra le mani, pregando di star sognando e che ciò appena successo faccia solo parte di un lungo, brutto e imbarazzante sogno.
“Vaffanculo…”
“Aww e che fine ha fatto tutta la tua galanteria, caro il mio principe? È così che si tratta una principessa?” E sebbene Frank ce l’abbia a morte con la “sua principessa”, stavolta non può impedire al suo cuore di cominciare a battere all’impazzata e ad un sorriso trasognato di illuminargli il volto rosso.
“Se le cose stanno così, allora da brava principessa che sei dovresti dare un bel bacio al tuo principe e fare in modo che il “e vissero per sempre felici e contenti” si avveri.”
“Intendi un bacio di vero amore…?” Sebbene Frank sappia che sta solo scherzando, non può bloccare la sua mente e impedirle di viaggiare e immaginarsi cose che per il momento sono più che irrealizzabili.
“Ooh suvvia Frank, stavo solo scherzando idiota!” Come aveva pensato…
“Io sarei un idiota? E allora tu cosa sei, eh? Te lo dico io, sei solo un-”
“Chiudi la bocca…” O piuttosto è lui a chiudergliela, stampandovi un bacio sopra e sorridendo nel mentre.
Avviene tutto così in fretta, tanto che Frank non ha nemmeno tempo di metabolizzare la cosa e tanto che l’unica cosa che può e riesce a fare è sorprendersi di quanto morbide e calde siano le labbra di Gerard, proprio come pensava e come aveva immaginato in tutte le sue mille fantasie ad occhi aperti.
“Ti odio Gerard…” E gli da un altro bacio, giusto per rendere sempre più chiaro quanto profondamente lo odi.
“Vedo come mi odi, stupido…”
Lo stringe a sé, spostandogli un po’ di capelli dal viso e beandosi davanti alle belle guanciotte rosse del suo Frank che lo sta a sua volta fissando con aria imbambolata e sognante.
“Ti ci è voluto uno stupido biglietto di Natale per dichiararti, sono senza parole, davvero.”
“Parla quello che non ha nemmeno mai provato a fare un cazzo…”
E scoppiano a ridere, incapaci di trattenersi ancora e felici come non mai.
“Posso essere il tuo principe allora…?” Chiede Frank con un filo di voce tremante.
“Solo se io posso essere la tua Biancaneve.”
“Andata!” ridacchia ancora, forse più per l’imbarazzo che per altro “Buon Natale Gee, spero di averti fatto un bel regalo…”
“Non avrei potuto chiedere di meglio…” gli stampa un bacino sulla punta del naso “Buon Natale, mio bel principe…” e continuano a baciarsi, come se facessero parte per davvero di una favola e come se stessero vivendo la scena finale, la più bella e romantica di tutta la storia, quella che tutti aspettano fin dall’inizio.
Da oggi in poi, anche Frank non potrà che considerare Biancaneve il suo cartone animato preferito.

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Capitolo 3
*** December 22 ***


*December 22*
 
Se c’è una cosa che Frank odia più della sua stessa vita, allora questa è sicuramente il Natale.
Fin da quando era piccolo ed era obbligato ad andare a quei noiosi pranzi dalla nonna, lui ha capito che il Natale non è una festività che fa per lui.
Sua madre ci ha provato, gli ha da sempre raccontato la storia di Gesù bambino, sempre fatto il presepe, sempre lette le preghiere natalizie, sempre trascinato alle messe infinite delle dieci di mattina, ma nulla. Se deve essere onesto, l’unica cosa positiva del Natale sono le vacanze e il dormire fino a tardi la mattina, ma oltre a questo, lo detesta.
“Mamma mamma! C’è Babbo Natale!”
Quest’anno poi, mentre è seduto nel bel mezzo di un supermercato scadente con una barba finta, tutto vestito di rosso e con un cuscino sotto il costume per simulare la pancia, non può che interrogarsi sul senso della sua inutile vita.
“Oh oh oh, ma qua abbiamo un bambino cattivo!”
“Non è vero!”
Okay, a lui piacciono i bambini, e anche parecchio se proprio deve dirla tutta, ma non così tanto da andare a fare Babbo Natale e sorbirsi tutti i loro sciocchi piccoli desideri perché sua madre lo ha obbligato a fare un lavoretto durante le vacanze. Oltretutto lui non ha proprio l’aspetto di un Babbo Natale… ricolmo di tatuaggi, con i capelli corti e neri, magro, giovane e, soprattutto, senza barba, figuriamoci bianca!
“Frank, domani andrai a fare Babbo Natale nel supermercato vicino casa. Ti hanno già assunto, mi conoscono e hanno detto che sei perfetto, quindi domani andrai e non voglio lamenti.”
Alla fine era saltato fuori che anche una ragazza con la barba sarebbe stata perfetta, dato che il loro vecchio Babbo Natale si era rivelato essere un ubriacone drogato e dato che lo avevano licenziato giusto due settimane prima di Natale, così che un Frank con la barba finta è addirittura più che perfetto.
Okay, riflettendoci sopra bene, lui non odia il Natale, o almeno, non odia andare a pranzo dalla nonna, fare il presepe o comprare regali alla sua mamma, ma odia il ricordo di una persona che oramai non significa più niente per lui.
Suo padre.
Suo padre che il giorno di Natale di oramai quelli che sono nove anni fa lo ha abbandonato e lasciato solo con sua madre senza una spiegazione, se non una busta sul tavolo della cucina con dentro settecento dollari e un “fanne buon uso” scritto su un patetico bigliettino accanto. Lui sa benissimo che suo padre e sua madre non si amavano quando lei è rimasta incinta, ma lui ama, o meglio amava, entrambi i suoi genitori e questo suo padre non l’ha mai capito…
“Voglio un unicorno! Uno bello e con i capelli rosa!”
“Oh, ma davvero piccolo?”
E dunque eccolo qui, in questo luogo pidocchioso a cercare di far passare un buon Natale almeno a questi bimbi indifesi con la testa colma di desideri e sogni. Quando poi se ne escono fuori con queste richieste prive di logica, gli è davvero difficile non scoppiare a ridere, ma con un briciolo di concentrazione e qualche respiro profondo si limita solo a sorridere e cercare di far capire al bimbo coi capelli biondicci seduto sulle sue gambe che no, gli unicorni purtroppo non esistono.
“Sì! Diventerà il mio migliore amico!” Sorride radioso, per poi rabbuiarsi improvvisamente e tirare su col naso.
Davanti a questa scena, il cuore di Frank non può che frantumarsi.
“Hey, che succede piccolino?”
“Sarebbe il mio unico amico… Nessuno mi vuole bene…”
Frank vorrebbe davvero tanto procurarsi un unicorno, anzi due, e donarglieli adesso, vorrebbe davvero tanto far sorridere ancora questo scricciolino che ha in braccio, ma è a corto di idee. Insomma! Come si può non voler essere amici di questo bambino dolcissimo?
Gli viene un’illuminazione.
“Oh oh, questo non è vero!” si avvicina all’orecchio del bimbo, per poi sussurrargli un “Sono io il tuo migliore amico adesso” e vederlo sorridere come un pazzo.
“Davvero!?”
“Davvero, ora Babbo Natale sarà il tuo migliore amico, piccolo… emh…” E chi si ricorda il suo nome?
“Sono Mi-”
“Mikey dove diavolo eri finito!? Hai idea di quanto mi sia preoccupato?”
Un ragazzo circa della sua età coi capelli neri scompigliati e un’espressione disperata in volto si precipita davanti a loro, per poi prendere in braccio il piccolino, apparentemente di nome Mikey, e stringerlo a sé. Prima di fare la domanda più opportuna in questo caso, ovvero “lei chi è e che genere di relazione ha con questo bambino?”, Frank si perde ad osservare la bellezza del ragazzo davanti ai suoi occhi: quelle guanciotte arrossate e tonde e quel nasino minuscolo lo fanno rimanere a bocca aperta a fissarlo con un sorriso ebete in faccia, perché onestamente questo ragazzo è una bella “boccata d’aria fresca” dopo i mille nonni o padri che gli portano i rispettivi nipoti o figli.
Una bella boccata in tutti i sensi…
“Gee basta! Sto bene!” Dice il piccolino in un tentativo di ribellione da quello che oramai Frank è quasi sicuro sia il fratello.
“Come sarebbe a dire basta? Se ti avessi perso sarei stato primo, distrutto, e secondo, la mamma mi avrebbe ucciso.”
Sì, decisamente fratelli, e ora che osserva meglio nota una piccola somiglianza nei loro sguardi, ma nulla di più, dato che il bimbo è uno stecchino biondo e il “ragazzo-Gee” è più pienotto e coi capelli scuri.
Ad essere onesti, il fratello maggiore è più di una bella boccata d’aria fresca, dato che è semplicemente stupendo e dato che il povero cuore gay di Frank ha preso a battere all’impazzata. Passerà alla storia come il primo Babbo Natale gay, ma è pur sempre meglio di essere ricordato come il Babbo Natale beone di turno che lui sta sostituendo, no?
“Grazie per averlo trovato, davvero, mi ha salvat-” Gli basta guardare un attimino in faccia Frank per rendersi subito conto che dargli del lei non è opportuno e per sorridergli dolcemente, un sorriso di quelli che Frank non credeva qualcuno in questo luogo gli avrebbe mai potuto rivolgere, figuriamoci uno come il “ragazzo-Gee” che è uno spettacolo.
“F-Figurati…” Risponde lui, ma il fatto che non stia usando la voce da Babbo Natale ma quella da ventunenne che è, allarma subito Mikey che lo fissa confuso.
“Oh oh” odia davvero molto dirlo… “Io e Mikey abbiamo fatto amicizia, non è vero piccolo?”
L’espressione confusa di Mikey viene subito sostituita da un sorrisone luminoso, mentre annuisce deciso e indirizza le braccine magre verso lui.
“Siamo migliori amici! Gee, sono il migliore amico di Babbo Natale!” Squittisce lui, agitandosi per poter ritornare in braccio a Frank e sorridendo sempre più.
“Oh ma davvero?” dice il ragazzo-Gee fingendosi sorpreso “Bene, allora saluta il tuo migliore amico che poi andiamo a casa, okay?” e detto questo piazza nuovamente il bimbo sulle gambe di Frank e rimane a fissarli con un sorriso intenerito in faccia.
Questo ragazzo è tutto meno che una bellezza classica, certo, ma mai come in questo momento Frank ha trovato la pancetta attraente, insomma! Lui non è mai andato pazzo per i muscoli, ma fino ad oggi non credeva nemmeno di poter considerare la pancia una cosa sexy.
“E ricorda di fare il bravo, capito Mikey?”
“Capito!” Risponde il bimbo estasiato, per poi abbracciare il suo nuovo migliore amico e correre via.
“Mikey! Mikey aspettami, non correre!” Urla il ragazzo-Gee, per poi sospirare e arrendersi.
Bene, ora sono solo lui e Frank, Frank e lui. E ora che si fa?
“Umh… forse dovresti andare…” mugugna Frank non osando incontrare i suoi occhi “Sai, prima di perderlo ancora. Quella è una piccola peste” e accenna una risatina imbarazzatissima che subito interrompe non appena guarda per sbaglio quegli occhi dolci circondati dalle ciglia più lunghe che abbia mai visto in vita sua.
“Oh, non preoccuparti, Babbo Natale!” ride lui “E comunque, grazie mille per averlo trovato, davvero. Ti devo un favore.”
Il povero cuore di Frank perde un colpo sentito quel “ti devo un favore” e subito le sue guance coperte in parte dalla barba finta avvampano all’inverosimile.
“Oh, n-no! Non serve. È il mio lavoro, cioè, non trovare i bambini, ascoltarli magari… va beh, cancella quello che ho detto…” E conclude così il suo patetico discorso, dannandosi internamente per non aver semplicemente detto un “non preoccuparti, non serve” ed essere invece andato avanti a sparare cazzate.
“Come vuoi…” fa spallucce e gli sorride dolcemente “fatto sta che ti devo un favore, che tu lo voglia o no.”
“No, davvero, non de-”
“Ciao Babbo Natale, ci vediamo domani!” E, detto questo, gli fa l’occhiolino e se ne va nuovamente alla ricerca del suo fratellino iperattivo.
Ci vediamo domani? Ma siamo seri? Frank non credeva nemmeno che potesse far colpo, o almeno attirare l’attenzione di qualcuno bello come lo è il ragazzo che è appena andato via, non vestito così almeno! Non sa davvero che genere di favore gli potrà mai rivolgere, non sa nemmeno se domani lo rivedrà o meno, ma ogni tanto sognare è bello.
Affonda meglio nel suo barbone finto, si mette a posto la pancia finta e fa segno al bambino in fila di farsi avanti.
In queste occasioni, Frank ama un pochino di più il Natale.
*****
Questa mattina, Frank si è svegliato di cattivo umore.
Man mano che il Natale si avvicina gli è impossibile non provare almeno un minimo di rabbia e tristezza, ma stamattina si è svegliato con un malumore davvero esemplare.
Sua madre lo ha dovuto obbligare ad andare a lavorare e ad ogni suo “non mi va” ha ricevuto in risposta un’occhiataccia che lo ha forzato a lavarsi, vestirsi e prendere quella stupida barba che gli hanno propinato e che lo fa apparire ancora più idiota di quanto già non si senta.
Ad essere onesti, questo malumore non è uguale al solito, ma dovuto alle sue riflessioni prive di logica delle tre di notte che l’hanno spinto a credere che tutte le risatine, i sorrisi e l’occhiolino che il ragazzo-Gee gli ha rivolto ieri, non sono altro che opera della sua stupida fantasia.
Insomma, lui sa più che bene di non essere un modello, come sa bene di non essere simpatico, brillante nè tantomeno intelligente, dunque come ha potuto credere che un ragazzo così bello gli abbia promesso di rivedersi oggi?
La sua vita sentimentale è un disastro bello e buono, avrà avuto sì e no due ragazzi di cui l’ultimo l’ha lasciato il mattino dopo essere andati a letto insieme con un “sicuro di averlo già fatto prima?”, quindi non vede perché mai qualcuno dopo questa vergognosa esperienza voglia stare assieme a lui. Ci ha semplicemente rinunciato, non si è più interessato alle relazioni di nessun genere, cominciando ad abituarsi al pensiero di dover rimanere da solo per sempre, ma cominciando anche a non sopportare l’idea che tutti a parte lui abbiano qualcuno con cui passare il Natale e scambiarsi dolci baci sotto il vischio.
E allora, perché è arrivato questo ragazzo che lo ha salutato con un “ci vediamo domani”?
Scende dalla sua auto, ancora più arrabbiato e triste di poco fa, e va a frugare nel portabagagli alla ricerca del suo stupido costume da stupido Babbo Natale, ringraziando il cielo che oggi sia già il ventidue Dicembre e che gli rimangono soltanto due giorni di lavoro prima delle vacanze.
Naturalmente, non può evitare di guardarsi attorno prima di entrare nel centro commerciale, con una piccola vocina dentro che ancora lo illude di poter davvero rivedere il ragazzo-Gee un’altra volta ma, dopo una rapida occhiata alla strada e dopo l’arrivo di un’ulteriore ondata di sconforto, decide di caricarsi la borsa in spalla, abbassare lo sguardo, tirarsi la sciarpa su fino al naso ed entrare.
“Heilà, Babbo Natale.”
No, non può essere…
Dopo aver fatto sì e no tre passi, viene bloccato da una voce che riconosce immediatamente e che gli fa alzare lo sguardo subito. È lui, il ragazzo-Gee, che ha davvero mantenuto la promessa di ieri e che gli sta sorridendo felice mentre gli tende una mano.
“Umh… hey?”
“Ooh per favore, non fare l’imbarazzato!” dice lui trattenendo una risata “Dai, ti do una mano…”
“Oh, no non serve, davvero, non devi.” Ma non c’è modo di bloccarlo e non c’è modo di impedirgli di prendere la sua borsa colma di fumetti, barba e giacca rossa e mettersela in spalla.
“Accidenti se pesa! Non ti uccide la schiena portarla ogni mattina?”
Beh, effettivamente sì, e la cosa migliore da fare sarebbe evitare di portare tutti quei fumetti e la borraccia piena d’acqua, ma bisogna pur sempre essere attrezzati al meglio per una giornata fuori casa, no?
“Umh, no…” mente lui “Ma non preoccuparti, la porto io se-”
“Gerard.” Dice il ragazzo praticamente mettendogli la sua mano sotto al naso e attendendo che Frank risponda, ma forse Frank è troppo sotto shock per poterlo fare.
È uscito di casa stamattina con l’idea di dover passare un’altra giornata inutile a far sorridere un mucchio di bimbi, e ora invece si ritrova con questo Gerard sorridente davanti di cui non sa nulla se non il fatto che sia stupendo e che ha un fratello. Come dovrebbe reagire?
“Dai, non fingere di non volermi conoscere! Ieri le tue guance rosse dicevano l’esatto contrario, caro il mio Babbo Natale…”
Sentita questa frase, Frank non può che affondare sempre più nella sua sciarpa e incollare gli occhi a terra, pregando che il pavimento lo mangi o che un razzo gli cada esattamente sulla testa e lo uccida sul colpo.
“Hey, non vale insciarparti tutto e nasconderti!” Gli tira giù un pezzetto di sciarpa e sorride come un matto davanti alle guance bordeaux di un povero Frank imbarazzato oltre ogni limite.
“Ecco, esattamente come pensavo…” mormora con un sorriso trionfante sulle labbra visto ciò che la sciarpa nascondeva “Ci riprovo. Mi chiamo Gerard, e tu?”
E arrivati a questo punto, cos’ha da perdere?
“Frank…” Dice accennando un sorriso e stringendogli la mano, sentendo un po’ del malumore fino a poco fa presente cominciare ad andarsene.
“E comunque, non sono arrossito mica per te.” Cerca di difendersi con scarso successo lui, colto da chissà quale lampo di pazzia.
“Oh, mi sarò sbagliato allora, vorrai perdonarmi.” Simula un inchino davanti al quale Frank non può più trattenersi e scoppiare a ridere come un matto.
Dannazione a questo ragazzo e dannazione al fatto che sia pure così dolce! Se solo sapesse quanto veloce sia l’innamoramento di Frank, allora lo lascerebbe in pace a andrebbe a cercarsi qualcun altro da importunare.
“Comunque!” dice lui all’improvviso strappandolo dai suoi pensieri “Andiamo Frank, ancora non mi sono sdebitato.”
“Oh, per cosa scusa?”
“Non fare il finto tonto, carino” arrossisce nuovamente sentite quelle parole “Te l’ho promesso ieri e non credo che tu ti sia già dimenticato, quindi vieni con me e concedimi di farti questo favore che ti devo.” E quando lo prende per mano, Frank non può che tacere e seguirlo ovunque voglia andare.
Forse farebbe bene a smetterla di agitarsi per ogni singola cosa e, per una volta soltanto, cogliere il momento ed essere… felice.
“Eccoci qua!” esclama Gerard entrando in un bar al secondo piano “Accomodati pure dove preferisci.”
“Qua va bene…” Dice Frank sedendosi a un tavolino nascosto in un angolo del locale e cominciando a liberarsi dai quintali di vestiti che stamattina ha indossato visti i meno due gradi segnati dal termometro.
Mentre finisce di togliersi l’ultimo strato, alza lo sguardo e incontra gli occhi di Gerard incollati a lui come sotto l’effetto di una calamita. Arrossisce preventivamente.
“Umh… ho qualcosa che non va in faccia?” Chiede allarmato, cominciando a tastarsi e sfregarsi il viso credendo di avere una macchia o comunque qualcosa che non dovrebbe stare lì.
“Oh, no no tesoro, l’esatto contrario piuttosto…” dice lui, sorridendo intenerito “Sei così bello senza barbe o sciarpe a coprirti, non ti avevo ancora visto bene in faccia, tutto qui.”
Frank vorrebbe davvero tanto capire come in occasioni simili una persona normale possa non arrossire come un pomodoro e ammutolirsi, poiché al momento si trova parecchio in difficoltà e il suo cuore gli sta per saltare fuori dal petto.
“Ho-Ho poco tempo, tra dieci minuti comincio a lavorare…”
E sa benissimo che non era la risposta che Gerard si aspettava, ma sa altrettanto bene che meglio di così non poteva davvero fare.
“Oh, allora mi devo sbrigare! Caffè?”
“Sì, un caffè è perfetto…” Risponde Frank, cercando di riprendersi dall’imbarazzo di poco fa e cercando di metabolizzare il fatto di essere appena stato chiamato “bello” da qualcuno che a confronto lui non è altro che un goblin brutto e puzzolente.
“Allora Frank...” Fa una pausa, forse un po’ troppo lunga.
“Allora Gerard…?”
“Cosa ti ha spinto a voler fare il Babbo Natale sottopagato di turno in un centro commerciale di periferia?”
È una domanda davvero interessante, più che rispondere dovrebbe chiederselo a sua volta pure lui, ma non vuole rovinare ancora di più questo “appuntamento”, quindi fa spallucce e cerca velocemente una risposta.
“Beh, sono a casa a far nulla se non leggere fumetti e mangiare schifezze dalla mattina alla sera e mia madre ha deciso che forse era il caso di uscire un po’ dalla mia stanza e rendermi utile alla società, tutto qui.”
Solo dopo aver finito la frase, si rende conto di essersi praticamente descritto come una specie di ameba che non fa nulla tutto il giorno se non dormire e mangiare. Ma che gli passa per la testa!?
“Oh, qualcuno di molto socievole dunque…” sorride davanti alle guance per la millesima volta rosse di Frank “Beh, se la cosa ti può consolare, pure io sono come te, non lascio mai la mia stanza se non per fare rifornimento di caffè, quindi, se sei arrossito perché ti vergogni di come ti sei appena descritto, non devi preoccuparti tesoro, siamo molto simili da questo punto di vista.” Tira un sospiro di sollievo sentite queste parole.
“Bene! Ho trovato qualcuno con cui fare schifo insieme! Cioè, n-non insieme, insieme, era metaforica la cosa, e poi non fai schifo, nel senso, io sì, ma tu… Dio, sono un idiota, scusami!”
È arrugginito, sarà quasi un anno che non si relaziona con persone nuove e sembra che abbia disimparato come si inizi una conversazione o come si cerchi di flirtare un minimo con qualcuno che, stranamente, pare dimostrare un certo interesse per lui.
Vorrebbe, ancora una volta, morire sul colpo.
“Hey, tranquillo Frank, non agitarti, tranquillo!” Ridacchia nel tentativo di togliere le mani dal viso sempre in fiamme di un povero Frank che non ne azzecca mai una.
“Tesoro, va tutto bene! Ho capito il senso della tua frase, tranquillo.”
“Mi sento un tale idiota, scusami, in genere riesco anche a risultare simpatico, solo che adesso sono agitatissimo e allor-”
“Oh, come mai agitato…?”
Frank sa benissimo che Gerard ha capito il motivo della sua agitazione, come sa che ha capito il motivo della sua incapacità totale a relazionarsi e del suo esagerato imbarazzo, ma nonostante questo ha deciso di metterlo ancora più in difficoltà porgendogli quella domanda.
Che stronzo…
“Beh, lo sono e basta, non c’è sempre un perché…” ride istericamente “E tu come fai ad essere sempre così sicuro di te?” Dopo avergli posto quella domanda, Frank può giurare di aver visto le sue belle guanciotte piene colorarsi appena e i suoi occhi abbassarsi sul tavolo dove ancora non sono state portate le due tazze ordinate poco fa.
E adesso che ha fatto di sbagliato?
“Oh, in genere non sono così, sai? Dipende da come una persona mi fa sentire, diciamo che se mi trasmette una buona impressione, allora divento il Gerard vero e proprio, ma se la persona mi sta sul cazzo…” ride “…o la trovo noiosa, allora mi ammutolisco e non spiccico più parola.”
“Allora con me sei il Gerard vero e proprio…?”
“Proprio così.” Sorride dolcemente, alzando lo sguardo e stavolta arrossendo per davvero.
È una scena così dolce, ora che Frank si è finalmente ripreso un po’ dal suo imbarazzo, non può che considerare questa atmosfera che si è formata tra di loro come qualcosa di dolce quanto lo è il miele e morbida quanto lo sono i cuscini del letto appena ti sdrai.
È una scena adorabile, c’è poco da fare.
“Hey? Ti sei incantato tesoro.” Ridacchia, muovendo velocemente una mano davanti agli occhi impallati di Frank e risvegliandolo dal suo stato di trance.
Che bella figura da idiota…
“Scusa… sì, mi ero incantato” si schiarisce la gola e si sforza di non arrossire “Che stavi dicendo?”
“Ti ho fatto una domanda…” Dice lui poggiando i gomiti sul tavolo e adagiando la testa tra le mani, continuando a fissarlo con quell’espressione dolce in viso, come se stesse fissando un cucciolo di qualche animale tenero.
“Puoi rifarmela, p-per favore…?”
“Quando ieri ti ho detto che oggi ci saremmo rivisti, non credevo avresti davvero accettato di uscire con me. Sai, è strano, dopotutto per te non sono altro che un estraneo che non sa badare a suo fratello, quindi mi chiedevo perché, perché hai accettato di venire qui con me e non mi hai mandato a quel paese?”
Già, perché l’ha fatto? Effettivamente non ha tutti i torti, non sa nemmeno lui il perché non se la sia data a gambe ma, anzi, abbia addirittura accettato di andare in un bar con lui, non sa perché ora sia qui ad aspettare che gli venga portato un caffè di cui nemmeno ha voglia mentre un ragazzo bellissimo gli sta sorridendo dolcemente, ma a quanto pare a volte la vita riserva delle belle sorprese.
“Perché…umh… n-non lo so…”
Come da lui pensato, non sa come rispondere a questa domanda, poiché non c’è un motivo, non c’è una ragione per la quale ora si trovi qui.
“Beh, posso almeno dirti che sono terribilmente onorato del fatto che tu mi abbia concesso questo appuntamento?”
L’ha detto? Ha seriamente usato la parola “appuntamento”? Il povero cuore di Frank si scioglie sentita quella parola e un sorriso ebete gli compare in faccia mentre uno stormo di farfalle comincia a volargli vorticosamente nella pancia.
“E io sono onorato che tu mi abbia invitato…”
“Posso farti un’ultima domanda, Frank?” Si avvicina un po’ di più a lui, poggiando le braccia sul tavolo e continuando a guardarlo con quel sorriso stupido sulle labbra.
La mente di Frank non può che fare viaggi e immaginarsi cose che, naturalmente, non potranno mai avverarsi nel vederlo appoggiarsi fino a metà busto sul tavolino e nel vederlo incollare lo sguardo alle sue labbra. Un bel respiro…
“C-Certo.”
“Prima di scappare, perché so già che lo farai visto che sono già le nove e dieci e il tuo turno è cominciato dieci minuti fa, potresti ascoltare anche il mio desiderio di Natale e, se possibile, avverarlo?” Dice Gerard utilizzando un tono dolce e sussurrato, mentre una sua mano si posa sopra quella di un Frank sempre più confuso ed emozionato.
“Certo…”
“Mi concederesti un altro appuntamento e anche un bacio, adesso…?”
E arrivati a questo punto sarebbe davvero molto stupido rispondere no, una follia anzi, ed è per questo che Frank annuisce velocemente e attende che le sue labbra entrino in contatto con quelle calde e morbide di Gerard.
Se c’è una cosa che Frank odia più della sua stessa vita, allora questa non è sicuramente il Natale. Stamattina, dopo essersi alzato di cattivo umore dal letto pronto per un’ennesima e monotona giornata lavorativa, non si era di certo immaginato che sarebbe andata a finire così, ma non può che ringraziare il cielo che le cose abbiano preso questa piega…
“Grazie, Babbo Natale. Il regalo più bello di sempre…” Sussurra Gerard sulle labbra di Frank finalmente sorridente e non più così cupo e malinconico come di solito è in questo periodo dell’anno.
“D-Devo andare! Sono in ritardissimo, Dio!” Urla agitato mentre scatta in piedi, non perdendo tuttavia il sorriso.
Prima di correre via però, si volta un’ultima volta verso il tavolo dove Gerard lo sta ancora fissando imbambolato.
“Domani, alle sette, finisco il turno e… umh… andiamo a cena? Insieme?”
“Ci sarò, tesoro, ci sarò…”
“Ciao…” Corre un’ultima volta indietro e stampa un bacio umido sulla guancia di Gerard, per poi correre via per davvero, sentendosi pronto come non mai per una nuova giornata.
“Hey ragazzo! Stai attento a dove vai!” Ma non ha tempo e voglia di mettersi a discutere, non oggi.
“Buon Natale, signore! Sono così felice!”
E in queste occasioni, Frank non può che amare il Natale.

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Capitolo 4
*** December 23 ***


*December 23*
 
“Okay! Pescate e, mi raccomando, non fate come l’anno scorso e chiudete la vostra cazzo di bocca!”
Manca poco a Natale ormai, tra due settimane si darà il via libera al mangiare panettoni ed ingrassare come animali, allo svegliarsi tardi e sotto le coperte al caldo anche se ormai si è svegli da un bel pezzo, al ricevere regali da parte di ogni tuo amico e parente e al farli a tua volta…
“Oooh ma dai! Che cosa gli regalo scusa? Sempre io quelli più difficili…”
“Taci e non lamentarti!”
Babbo Natale segreto, ecco cosa hanno escogitato Ray, Mikey, Frank Bob e Gerard e, stranamente, la cosa sta andando avanti da più tempo del previsto.
Certo, forse l’anno scorso Mikey era saltato su con un lamento epico subito dopo aver pescato il suo bigliettino perché “che cavolo! Non lo voglio Gerard!” e certo, forse Gerard era rimasto un po’ deluso dopo aver letto quel “Ray”, perché in tutti questi quattro anni in cui hanno fatto Babbo Natale segreto non gli è mai capitato ciò, o meglio chi, vuole veramente…
“Frank non provare a sbirciare i nomi degli altri!”
Già, proprio lui…
Muore dalla voglia di dargli il “suo regalo”, lo stesso per tutti e quattro gli anni passati e lo stesso che ogni volta si è riportato a casa con tanta delusione nel cuore.
Ma non questa volta.
Per poco non stramazza a terra nel leggere quel “frnk” sul bigliettino e nel pensare che finalmente quest’anno potrà dargli il suo regalo.
“Chi ti è capitato Gee?” Chiede il diretto interessato sedendosi in braccio a un Gerard già imbarazzato ed agitato, col timore che lo scopra e che quindi si rovini la sorpresa.
“N-Non posso dirtelo…”
“Oooow e dai! Ce lo siamo sempre detto…” Gli bisbiglia all’orecchio, salendogli perciò sempre più in braccio e spiaccicandosi addosso come una coperta.
“Perché non me lo vuoi dire?”
“Perché Ray ha detto di non fare come l’anno scorso e-”
“E da quando ascolti Ray? Dimmi un po’, da quando?”
Gerard non sa più come gestire la situazione, non sa più come resistere all’impulso di stringere le sue braccia attorno al corpo del suo amico e… baciarlo.
Forse Gerard ha una cotta, ma che cotta! Forse è innamorato del suo amico da troppo tempo e forse pensa che sia l’essere più dolce, bello, simpatico, amabile, tenero e… sì, forse è davvero innamorato.
“Frankie dai… Non te lo dirò e basta.”
“Ommiddio! Ti sono capitato io, non è vero? Sì, sono io, è per questo che non vuoi dirmelo!”
Per poco Gerard non muore sul colpo sentite queste parole.
“Ma che dici? No Frank, non ti dirò chi è, smettila.”
“Come vuoi, tanto so che ho ragione io…” Detto questo gli stampa un bacio umido sulla guancia che risuona nella stanza e che fa arrossire oltre all’inverosimile il povero Gerard, per poi alzarsi e concedergli dunque un po’ di spazio per poter riprendere a respirare.
“Hey ragazzi! Sono capitato a Gee!”
“Gerard!” sente la voce di Ray riprenderlo come fosse un bambino “Che ti avevo detto riguardo allo spoilerare i nomi?”
“M-Ma non è vero!”
“E allora perché sei tutto rosso?” Se ne esce fuori Bob, ottenendo in risposta solo delle guance ancora più rosse e del panico che si impossessa in fretta di tutto il suo corpo.
“Oooh andate a fanculo!”
Forse non è stato così tanto grandioso come sembra pescare il nome di Frank…
*****
Per tutte e due le settimane successive, Gerard non fa altro che agitarsi e convincersi sempre più del fatto che il suo regalo non è così tanto meraviglioso come gli era sembrato poco fa.
Stasera si scambieranno i regali, stasera potrebbe essere il giorno più bello della sua vita o il più brutto, il più tragico e orribile di tutti…
“Sei tu il mio Babbo Natale segreto, non è vero?”
Giusto l’altra notte Frank si è palesato dietro la finestra della sua stanza ed è entrato, andando ad intrufolarsi sotto il piumone e pregandolo di ammettere di essere il suo Babbo Natale segreto.
“Non te lo dico Frankie, smettila!” Si era difeso lui con un sorriso, cercando di non pensare al fatto che erano sdraiati nello stesso letto ad una piazza e che gli stava riempendo il viso di piccole carezze.
“Il mio è Mikey, vedi, te l’ho detto! Ora voglio sapere il tuo…”
“Sei venuto qui per rompermi le palle?”
“Forse…” E quella notte non avevano perciò dormito neanche per sogno.
Questa scena non ha nulla di insolito o speciale, o almeno, non è una novità, poiché oramai sono più le nottate in cui Frank dorme assieme a lui di quelle che passa nel suo letto.
“Sei caldo…”
“Il tuo letto è più comodo .”
“Avevo bisogno di coccole…”
“Mi abbracci? Sono triste…”
Sono le motivazioni più comuni che gli da dopo essersi accomodato tra le coperte ed essersi accoccolato sul suo petto.
Oramai nemmeno i suoi genitori si allarmano più, solo la prima volta si erano imbestialiti e spaventati dopo aver trovato il letto di Frank vuoto al mattino, ma le cose sono cambiate e oramai Frank non ha più quindici anni.
“Tu hai mai baciato qualcuno?” Gli aveva chiesto tre lunghi anni fa quando si trovavano in una situazione simile e quando Gerard stava cominciando a capire di aver totalmente perso la testa per il suo migliore amico.
“N-No…?”
“Nemmeno io. Posso baciarti?”
“Frank no! Ma c-che stai dicendo!?”
Oooh se solo avesse detto di sì… Se avesse accettato, allora magari adesso si starebbero baciando e non solo coccolando, si starebbero sussurrando “cose da coppia” all’orecchio e non solo scherzi o prese in giro, starebbero facendo l’amore e non- Ma che va a pensare!?
“Okay, come vuoi…Tanto so che ti sono capitato io.”
“Dormi Frank, così magari chiudi la bocca.” Aveva risposto lui col sorriso.
“Okay stronzo, okay! Ora dormo…” Aveva mugugnato con la faccia nascosta tra le coperte, per poi sbucare e posargli un bacino sulla punta del naso, seguito da un “buonanotte…” sussurrato.
Sono questi episodi che fanno credere, o meglio illudere, Gerard di essere qualcosa in più per Frank, di essere più dell’amico introverso, cicciotto e sognatore, ma poi gli ritorna in mente la figuraccia che farà stasera e si ricrede immediatamente.
Sarà l’ultimo a dare il regalo, certo, ma sarà anche l’unico che farà una figura di merda, merdissima davanti a tutti i suoi amici e davanti a Frank, il suo amore.
“Gee, dobbiamo andare! Sei pronto?”
“Arrivo Mikes! Dammi un secondo!”
Non è assolutamente stato così tanto grandioso pescare il nome di Frank.
*****
“Chi comincia?”
“Io!” Dice Mikey scattando in piedi e andando a prendere un pacco dal tavolo al centro della sala con su scritta una “M” grossa come una casa
“Aaah non ci credo!” Esclama con un sorrisone enorme in volto dopo aver visto il cofanetto intero de “Il Signore degli Anelli” e il nuovo DVD di Batman che non aveva ancora comprato.
“Frank! È stato Frank, per forza!”
“Ooow Mikes ma non c’è gusto con te! Buon Natale…” E si abbracciano.
Gerard non può fare a meno di sentire un piccolo calore impossessarsi del suo cuore davanti a quella “scena di famiglia”: il suo fratellino e il suo amore che si abbracciano e sì, è un pensiero stupido, ma non può impedire di averlo.
“Bene, ora vado io!” Dice Ray andando a prendere a sua volta un pacchettino con sopra scritto un “RAY” a caratteri cubitali.
“Oooh questo è per forza da parte di Bob!” Esclama dopo aver visto il nuovo gioco della Play che tanto voleva ma che mai aveva avuto occasione di comperare.
“Affermativo.” Risponde lui sorridendo e alzandosi per andare ad abbracciare velocemente Ray.
Bob non si scompone mai, è sempre stato un po’ più freddo del normale, ma va bene ugualmente, oramai ci hanno tutti fatto l’abitudine.
“Fuori due… ora rimangono Gee, Frank e Bob.”
“Ma… sbaglio o ci sono solo due pacchetti sul tavolo?” Fa notare Frank, facendo perciò aggrovigliare dall’agitazione il povero stomaco di Gerard.
“Io il mio l’ho portato, ho la coscienza a posto!” afferma Bob con una risata “E sui pacchetti leggo solo una “G” e un “Bob”, quindi Frankie, il tuo Babbo Natale segreto è uno stronzo e si è dimenticato di te!” Aggiunge continuando a ridere e sollevando una sfilza di “non dovevo farglielo io…”, “hey, eri tu?”, “ti sei dimenticato, so che è colpa tua!” che fanno venire i sensi di colpa a Gerard e lo fanno sentire un mostro, anche se lui il suo regalo l’ha portato, eccome se lo ha fatto.
“Non mi sono dimenticato!” Esplode, non riesce più a trattenersi.
“Ah! Sapevo che eri tu, lo sapevo!” Dice Frank con una risata e compiacendosi del suo “sesto senso” e fiuto, come se non era palese chi fosse il suo Babbo Natale segreto.
“E che gli hai portato Gee?” Chiede Ray, improvvisamente attento alla scena.
“Umh… glielo do alla fine, continuiamo a-”
“Nonono! Lo voglio adesso! Mi hai fatto dannare, quindi ora voglio il mio regalo.”
L’ha voluto lui…
Con già le guance rosse preventivamente, gli sguardi di tutti puntati addosso e le mani sudate dall’agitazione, Gerard si alza dal divano e si va a mettere davanti a Frank comodamente seduto sul divano mentre lo osserva con un sorriso enorme e stupido sulle labbra.
“Io… il mio regalo non è materiale, o almeno, non si può incartare, perché sarebbe… beh, è… s-sono io!” Fa una risata isterica mentre la stanza viene avvolta da un silenzio di tomba.
Vede già il suo fallimento avvicinarsi…
“Come…?” Chiede Frank con un filo di voce, quasi avesse paura a parlare.
“Frankie, io, tu… mi piaci, mi piaci un sacco, n-non so spiegartelo a parole e-e probabilmente non è lo stesso per te, insomma, mi sono guardato spesso allo specchio e il confronto tra me e te è… imbarazzante!” ride ancora, sempre più istericamente, per poi passarsi una mano tra i capelli “Il mio regalo è-è il mio amore che, anche se tu non ricambi nella maniera che vorrei, non significa che non puoi e non devi avere, perché Natale è così! A Natale bisogna essere buoni, b-bisogna voler bene ai propri familiari, amici, ai propri Frank” sorride “e-e ora potete pure scoppiarmi a ridere in faccia tutti quanti, ma era quattro anni che aspettavo di essere il tuo Babbo Natale segreto per questo, quindi… Buon Natale Frankie!”
E il silenzio e gli sguardi attoniti di tutti lo fanno quasi scoppiare a piangere.
Che si aspettava? Lui non potrà mai piacere a Frank…
“B-Beh…? Non mi dici proprio niente?” Chiede quando ormai sono passati ben trenta secondi di silenzio e l’umiliazione lo sta mangiando vivo.
“Da quanto tempo ti piaccio Gerard?”
Non era quello che voleva sentirsi dire, ma almeno gli ha parlato.
“Quattro anni.”
“E perché non me lo hai detto prima?”
“P-Per evitare questo…” indica tutti i loro amici che immobili osservano la scena senza fiatare “Per evitare di farvi pensare quello che in fin dei conti sono, uno sfigato, un grande e grosso fallito...”
“Tu pensi che io la notte venga a dormire nel tuo letto perché sei uno sfigato?”
“S-Sì…?”
Credi che ti continui a riempire di bacini e complimenti perché sei un fallito?”
“Forse… ma non preoccuparti, io n-”
“Oooh Gerard, quanto sei stupido…”
Avviene tutto in fretta, troppo in fretta, poiché un istante prima Gerard si trovava davanti a un Frank seduto sul divano e uno dopo tra le sue braccia a farsi baciare e stringere.
“Finalmente!” Esclamano tutti in mezzo a un mucchio di risate e fischi nel vederli finalmente baciarsi, mentre Gerard vorrebbe solo urlare di gioia.
“Il regalo più bello di sempre…” Sussurra Frank sulle sue labbra, per poi abbracciarlo dolcemente e sorridere come un pazzo.
Gerard non capisce cosa sia successo, non capisce se si sia sognato tutto o se abbia veramente appena baciato il suo amico, il suo Frank.
“F-Frank mi hai appena baciato…?”
Lo sente ridacchiare contro la sua spalla e poi posargli un bacino sulla guancia, uno sul naso e infine uno sulle labbra.
“Sì, e intendo farlo ancora in futuro, molte e molte volte…” E ricomincia a baciarlo, stavolta più seriamente e chiamando in causa anche la lingua.
“Bene, ora potete piantarla di risucchiarvi la faccia e tornare a scartare regali qua con noi?”
Ma né Frank né tantomeno Gerard paiono sentire ciò appena detto da Mikey, continuando a godersi il rispettivo regalo e fregandosene di avere gli occhi di tutti puntati addosso.
“Buon Natale Frankie…”
“Non smetterò mai di ripeterti quanto stupido tu sia per aver creduto di non piacermi, davvero!” ridacchia appena, per poi togliere un po’ di capelli dal volto del suo Gee e sorridere beato “Buon Natale, idiota che non sei altro…”
E arrivati a questo punto, Gerard non può che ringraziare il cielo di aver pescato quel maledetto “frnk” due settimane fa.

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Capitolo 5
*** December 24 ***


December 24
 
La prima cosa che Frank nota non appena apre gli occhi, è sicuramente la mancanza del suo “scaldino personale”, l’assenza di quel meraviglioso cuscino caldo e morbido che è il suo fidanzato.
Sposta una mano sul lato del letto che in genere lui occupa, giusto per esserne sicuro, e quando non trova nulla se non il materasso freddo non può evitare di rattristarsi. Non può credere che abbia trovato qualcosa di meglio da fare, insomma, tutti e due sanno benissimo che durante le vacanze di Natale non si fa altro che coccolarsi e far l’amore, quindi la sua confusione non può che crescere sempre più.
Si stiracchia teatralmente, sbadiglia e si mette seduto, stropicciandosi gli occhi in quella maniera che Gerard dice sempre gli ricorda un bambino appena sveglio, per poi alzarsi in piedi e rabbrividire dal freddo. Se ci fosse stato il suo scaldino, allora lo avrebbe sicuramente stretto tra le sue braccia dandogli uno, due, mille baci del buongiorno e scaldandolo in pochissimo tempo, ma apparentemente stamattina le cose sono andate diversamente, così che un maglione è la soluzione migliore.
Dopo aver raccolto da terra un golf a caso ed averlo indossato, esce dalla stanza con come unico obbiettivo trovare quello scemo del suo ragazzo e obbligarlo a dargli il doppio dei baci per farsi perdonare.
Ieri sera è stato tutto così bello, cosa mai lo avrà spinto stamattina a non pronunciargli il suo solito “buongiorno Amore…” all’orecchio seguito dalla classica mezz’ora di coccole? Hanno giocato come due bambini a “Indovina chi?” fino alle due di notte, ridendo e bevendo quantità industriali di cioccolata, per poi andare a letto al calduccio dove si sono addormentati rintontiti dai baci e dalle frasi dolci che si sono rispettivamente sussurrati all’orecchio per darsi la buonanotte.
È stato tutto perfetto, cosa gli ha preso?
Fa una breve pausa al bagno per lavarsi la faccia e cercare di risvegliarsi un po’, per poi percorrere il corridoio e arrivare alla scala dove lo attende qualcosa che mai si sarebbe aspettato:
“un bacio”.
Raccoglie il bigliettino da terra e vede un ramoscello di vischio sul gradino sotto che lo fa sorridere come un pazzo e gli fa venire sempre più voglia di capire cosa mai ha escogitato questa volta il suo Gee.
Gerard è sempre stato quello con le idee più strane nella coppia, quello che si alza alle cinque del mattino per preparare la colazione, quello che più volte gli ha fatto trovare una rosa rossa sul cuscino come buongiorno quelle mattine in cui esce presto di casa per il lavoro e quello che una volta a san Valentino gli ha regalato venti tavolette di cioccolato diverse perché “non mi ricordavo quale fosse il tuo preferito!”, così che non è così tanto insolito come può sembrare il trovare un secondo ramoscello sul gradino sottostante con un altro bigliettino che dice “due baci”.
Tutti gli scalini successivi non sono altro che un’alternanza di bigliettini e ramoscelli di vischio che non hanno fatto altro che far ingrandire sempre più il sorriso comparso sul volto di Frank. Forse, alla fine della scala, troverà un regalino, forse troverà Gerard che finalmente gli darà il buongiorno o forse non troverà un bel niente, ma già l’idea di aver raccolto la bellezza di sette rametti di vischio e sette baci su carta lo rendono più felice di un bambino.
Ogni rametto che prende è una farfalla che comincia a volargli nella pancia, entusiasta ed emozionata all’idea di star giocando a un giochetto così stupido ma così tremendamente Gerard; questa specie di “caccia al tesoro” è tipica di lui, e Frank non potrà mai scordarsi di quanto felice e innamorato si era sentito sei anni fa durante il giorno del suo compleanno quando nessuno si era ricordato di fargli gli auguri perché troppo presi da Halloween.
Tutti, tranne Gerard ovviamente.
Era venuto a casa sua ed aveva nascosto mille dolcetti ovunque, dietro a mobili, quadri, sopra le mensole e nelle lenzuola, facendolo sorridere e… innamorare. Dopo quella sera difatti, Gerard e Frank avevano smesso di essere amici, poiché due amici non finiscono di certo con l’accoccolarsi sul divano a mangiare caramelle e baciarsi, e Frank non può che essere ogni giorno sempre più grato di aver accettato di giocare a quella scemenza sei anni fa, di aver creduto a quel “vedrai Frankie! Ci divertiremo!” che alla fine gli aveva portato molto più di semplice divertimento…
Percorre gli ultimi tre gradini saltellando come un coniglio, impaziente di arrivare alla fine di questa sciocchezza e impaziente di vedere cosa lo aspetterà in fondo alle scale, non vedendo l’ora di capire se almeno una delle sue supposizioni sia vera.
Ciò che trova, è ancora meglio di quello che si aspettava.
Dopo aver raccolto il suo ottavo non che ultimo rametto e dopo aver letto un “buon Natale Amore mio” sul bigliettino, viene avvolto dalle braccia del suo adorato scaldino che, meglio di qualunque altra coperta o maglione, lo riscaldano e lo avvolgono dolcemente.
“Hey…” Sussurra Gerard, stringendolo forte e sorridendo felice a sua volta mentre cerca di mettere a posto la situazione disperata in cui si trovano i capelli di Frank al momento.
“Gee! Cosa significa?” Chiede mostrandogli tutti i rametti e i bigliettini e sentendosi felice come non mai.
“Oh, te lo dico io cosa significa...” gli prende il viso tra le mani “Ti devo otto baci pulcino mio, ecco cosa significa…” E detto questo le labbra di Frank vengono catturate da quelle screpolate e sottili di Gerard.
Subito butta a terra tutto ciò che ha in mano per poter abbracciare forte a sé il suo ragazzo e prendersi il suo dolce e meraviglioso regalo di Natale.
“Uno…” Sussurra Gerard sulle sue labbra, per poi ricatturarle immediatamente e continuare con il suo lavoro.
“Due…”
E continua così, tenendo il conto dei baci che spettano al suo Frank e ridacchiando ogni volta che staccandosi dalle sue labbra vede quanto beata e felice sia l’espressione comparsa sul suo volto. Ogni bacio che gli da è sempre più carico di amore e ogni conteggio dei numeri è sempre più sussurrato e sempre più confuso.
Quando oramai il conteggio è arrivato al numero sette, nemmeno si preoccupa più di staccarsi dalle labbra di un Frank coccolato oltre ogni limite, mugugnando un “sette…” umido e confuso nella sua bocca e dandogli un bacio che risuona per la stanza.
“E otto…”
Stavolta è Frank a dirlo, risvegliato dal suo stato di sonno misto ad amore e impaziente di ricevere il suo ultimo dolcissimo bacio.
Decisamente il risveglio migliore che potesse desiderare.
“Allora piccolo, piaciuto il mio regalo?” Chiede a bacio concluso Gerard, portando una mano sulla guancia del suo ragazzo e attendendo una risposta che già conosce.
“Ammetto, appena ho aperto gli occhi mi sono incazzato perché non eri lì, ma ora che ho ricevuto il mio delizioso regalo…” fa un sorriso trasognato al ricordo “…direi che sì, mi è piaciuto parecchio.”
“Beh, ne sono felice, perché se ti è piaciuto questo, allora il prossimo non potrà che lasciarti senza parole…”
Questa rivelazione, non può che farlo sorridere sempre più.
“Un altro? Ma Gee! Oggi non è nemmeno Natale!” Gli stampa un bacino sulla punta del naso, lasciandosi scappare una risatina deliziosa al pensiero del prossimo regalo e sentendosi così coccolato e viziato che per poco non si scioglie come un budino.
“Beh, non ho potuto resistere, devo dartelo oggi, per forza!” lo prende per mano e lo porta davanti all’albero in salotto “E poi, non posso nemmeno viziare un po’ il mio piccino?”
Beh, in effetti ha ragione, non c’è niente di male nell’essere viziati un po’, soprattutto se sei un perdente come lo è Frank che ad un solo bacino e carezzina impazzisce e continua a reclamarne altri.
“Ecco a te…” gli piazza un pacchettino in mano “Spero che ti piaccia tanto quanto piace a me…”
“Gee, tutto bene?” Chiede confuso Frank dopo aver visto come le mani di Gerard stanno tremando e come il suo sorriso di poco fa sia scomparso sostituito da un’espressione seria e… agitata.
“Oh, s-sì! Aprilo, dai. Voglio vedere cosa ne pensi…” Lo stringe forte dal dietro, abbracciandolo e strusciando il naso sul retro del suo collo, lasciandoci un bacino di tanto in tanto e accarezzandogli la pancia con le mani che si sono strette attorno al suo busto.
Davanti a questa scena, la parte perdente e coccole-dipendente di Frank non può che rifare la sua comparsa e obbligarlo ad aprire il regalino che ha davanti a sé.
Solo dopo averlo aperto, si rende conto che quello che ha tra le mani è tutto meno che un regalino: un anello, ecco cosa lo aspetta, ma non un anello a caso… Un anello di fidanzamento.
“Allora? C-Che ne dici…? Ti va… Ti va bene?”
Ma Frank non riesce a rispondere, non riesce a dire proprio un bel niente. Porca miseria, un anello! Questo anello è qualcosa di serio, è qualcosa che si regala a una persona sola nella vita e, per quanto vorrebbe girarsi e urlargli un bel “sì! Va benissimo!”, non può far altro se non rimanere bloccato nel cercare di rielaborare le informazioni.
“Fr-Frankie…?” la sua voce è appena percettibile “Tutto bene…?”
No, non va tutto bene! Se accetta questo anello, allora vuol dire che prima o poi loro due finiranno con lo sposarsi, con il passare tutta la loro vita insieme e per quanto questo pensiero sia meraviglioso e perfetto, lui non riesce a smettere di fissare quell’anellino che tiene sul palmo della sua mano oramai sudaticcia.
“Amore…? Non hai proprio nulla da dirmi…?” La sua voce è così triste, preoccupata, e la stretta attorno al suo busto si è allentata, segnale che sta cominciando ad entrare nel panico più assoluto.
“Sveglia Frank!” gli ripete di continuo la sua mente, ma purtroppo sembra tutto inutile.
“Okay, ho capito…” gli si posiziona davanti e gli prende l’anello di mano “Ho corso troppo, Dio! Scusami, pensavo che lo volessi pure tu, ma… ho sbagliato…”
Ed è proprio quando lo vede rimettere tristemente via l’anellino che finalmente si risveglia.
“No!” gli blocca il polso “No no no Gee, non hai sbagliato, è solo che…solo che…”
“Solo che…?” Chiede angosciato, fissandolo negli occhi e aspettando che gli dia una spiegazione per il suo comportamento del tutto insolito.
“Sei sicuro…?” riprende la scatolina in mano e la apre, riportando alla luce l’anello “Sei sicuro di volerlo dare a me, di volere me al tuo fianco, per sempre…?”
Sentite queste parole, Gerard non può che sorridere dolcemente e prendere il viso del suo Frank tra le mani, per cercare di rassicurarlo e fargli capire quanto stupido sia stato per aver creduto di non essere abbastanza.
“È questo il problema? È questo ciò che ti preoccupa?” Gli stampa un bacio sulla fronte e attende che gli dia una risposta.
“S-Sì…”
“Ma pulcino! Pensi davvero che io potrei mai volere qualcuno che non sia tu? Che potrei mai amare qualcun altro, lo pensi seriamente?”
“Sì, cioè, no, o almeno spero, ma allo stesso tempo sì…” ride istericamente “Gee è una cosa molto seria questa e-e non voglio che tu ti pentirai di aver scelto me in futuro, è questo che intendo. I-Io non voglio altro che stare con te, ma… ma piuttosto che vederti chiedermi indietro questo anello tra, che so, tre o magari più anni perché hai corso troppo ora, allora n-non voglio che- Hey! Non avevo finito!” Interrompe bruscamente il suo blaterare senza senso quando vede Gerard allontanarsi e scomparire su per le scale diretto sa il cielo dove.
“Ssssht silenzio!” È la risposta che riceve, seguita dal rumore di cassetti che si aprono e si chiudono velocemente e da mille imprecazioni perché “dove diavolo è finito!?” qualcosa che, apparentemente, valeva più la pena cercare rispetto ad ascoltare le motivazioni illogiche di Frank.
Sapeva che lo avrebbe fatto innervosire, o perlomeno infastidito con il suo ragionamento, ma allo stesso tempo era qualcosa che doveva fare per forza. L’idea del suo Gee che dopo solo pochi anni di matrimonio va a chiedergli l’anello indietro per regalarlo a qualche altro ragazzo affascinante e muscoloso è qualcosa che non potrebbe sopportare in nessun modo.
“Ecco qua!” Annuncia Gerard di ritorno, strappandolo dai suoi pensieri e mettendogli tra le mani un contenitore di Starbucks vecchio che, vista la situazione in cui si trovano al momento, non può che far scoppiare a ridere Frank.
“E con ciò?”
“Ti ricordi di quando avevi diciassette anni e sei uscito a prendere un caffè con Mikey dopo scuola? Ti ricordi che alla fine sono arrivato pure io, perché era stata una giornata orribile all’università e avevo bisogno di parlarne subito con mio fratell0? Ti ricordi che sei stato in silenzio a sorbirti anche tu tutte le mie lamentele inutili, le lamentele di quello che per te all’epoca non era altro che uno sconosciuto, e ti ricordi che prima di tornare a casa mi hai lasciato il tuo caffè, dicendomi “ne hai più bisogno tu di me…” e sorridendomi in quella maniera dolcissima? Beh, io mi ricordo, e sai cosa mi ricordo oltre a questo?”
“No…” La voce di Frank è poco più di un mugolio, perché ora che Gerard gli ha spiegato la situazione, sa benissimo cosa intende e crede pure di sapere come andrà avanti il discorso.
“Ti ricordi che oltre a regalarmi il tuo caffè, mi hai regalato pure questa stupida tazza di cartone con il tuo numero di telefono sopra, uno smile con scritto “frank” vicino e un “se vuoi parlare con qualcun altro oltre a mikes, io sono qui!”? Perché io me lo ricordo, me lo ricordo benissimo, e ogni volta che ti parlo di qualcosa che non va è solo perché questa stupida tazza che un ragazzo anni fa mi ha regalato dice che posso parlarne con lui…” E detto questo stampa un bacio sulla guancia arrossata di un Frank commosso come non mai e convinto di aver sbagliato completamente a dubitare per un solo istante dell’amore del suo ragazzo.
“Okay Gee, okay…” Dice alla fine asciugandosi una lacrimuccia solitaria dall’occhio, porgendogli la scatolina e tirando fuori il suo anulare sinistro.
“Allora te lo richiedo un’altra volta: ti va bene? Saresti disposto a sposarmi?”
“Sì, sono disposto, eccome se lo sono!”
Sentite queste parole, Gerard gli stampa un ultimo bacio sulla fronte, per poi prendere l’anello, metterglielo al dito e sorridere come un pazzo davanti all’immagine meravigliosa del dito del suo Amore circondato dall’anello da lui regalatogli.
“Ti amo da morire Gee, scusami se ho detto quelle cose prima, non volevo offenderti…”
“Va tutto bene, non mi sono offeso…” Lo stringe forte a sé, cullandolo piano e sorridendo come un pazzo dopo aver finalmente capito che sì, lui e Frank si sposeranno.
“Hai veramente conservato quella stupida tazza fino ad ora?”
“Ovviamente!” dice lui gioioso “Certo, magari dentro si è formato un mix infelice di caffè, muffa e polvere, ma non potevo buttarlo, sennò come cavolo avrei fatto a farti indossare questo anello?”
Sentite queste parole, Frank non può evitare di ridere e allo stesso tempo inorridirsi al pensiero del “mix infelice” che la tazza che tiene in mano contiene.
“È una cosa disgustosa!”
“Ooooh non fare il melodrammatico, tanto sappiamo entrambi che ti è piaciuto!”
E chi può dargli torto?
“Questo è vero…” si libera dall’abbraccio per mettersi in punta di piedi “Buon Natale Gee…”
“Buon Natale pulcino…” gli sposta un po’ di capelli dal viso, per poi dire un “ti amo” e finalmente baciare il suo quasi-marito.
Okay, ora Frank può ufficialmente dire che questo risveglio è stato sicuramente meglio di quanto si aspettava e che in futuro ne avrà mille altri, mille altri risvegli assieme al suo Gerard, o meglio, mille altri risvegli assieme al suo dolce marito.
Buon Natale fiocchi di neve! <3

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