About School and Crushes

di Hoshi_Hime
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Debate Club ***
Capitolo 2: *** Spanish and Piano ***
Capitolo 3: *** Cafeteria revolution ***
Capitolo 4: *** Dadada dadayaya ***
Capitolo 5: *** More cheesy than cheddar ***
Capitolo 6: *** Emails and Baseball ***
Capitolo 7: *** That camping song from that Spongebob episode ***



Capitolo 1
*** The Debate Club ***


Il sole di quella mattina del primo settembre filtrava dalla finestra della camera del ragazzo, fungendo da unica fonte di luce al momento, oltre lo schermo del computer sulla scrivania lasciato per sbaglio acceso.
Questo era sdraiato sul letto ancora addormentato, ma le occhiaie che aveva erano prova che non fosse andato a dormire da tanto.
 I capelli castani erano spettinati e gli coprivano buona parte del viso.
Ad interrompere quella quiete mattutina fu lo spalancarsi della porta e l'arrivò di un secondo ragazzo, che prese il primo per i piedi e lo trascinò letteralmente giù dal materasso.
-Sveglia sveglia Alex! Pronto per il tuo primo giorno di scuola da Newyorkese?- Esclamò una voce dall'accento francese.
-Strozzati con un cazzo, Gilbert- borbottò l'altro passandosi una mano sul viso.
Di risposta l'altro, di una quindicina di centrimetri più alto lo prese da sotto le ascelle, trascinandolo in bagno questa volta.
Alexander sospirò e iniziò a lavarsi i denti mentre l'altro si stava pettinando e tirando su i capelli in una coda, per poi prendere la spazzola e pettinare il ragazzo più basso.
-Ehy ehy che fai?!- -Zitto, ti conosco e so che te ne freghi abbastanza poco da venire a scuola con la piega del cuscino. Fatti dare una sistemata-
-Ugh, ok ok ma muoviti- 
Il secondo ragazzo annuì e tirò a sua volta i capelli del ragazzo in una coda di cavallo.
-Voilà- Esclamò poi soddisfatto. -Ora fila a vestirti-
- No guarda, volevo venire a scuola in pigiama, grazie per avermelo ricordato.-
E si diresse di nuovo in camera sua per cambiarsi.


Alla fine si mise solo una camicia e dei jeans, forse doveva dare retta a Gilbert e cercare di dare una buona impressione almeno il primo giorno.
Dopo essersi controllato prese la cartella e si avviò in sala da pranzo dell'appartamento.
Era un bell'appartamento, uno di quelli di lusso, e nonostante vivesse li da un paio di mesi Alexander non si era ancora abituato e la cosa non gli andava a genio, di solito fin da piccolo di era adattato a tutto; L'abbandono di suo padre, la morte di sua madre, l'orfanotrofio e la tempesta che aveva buttato giù tutto, oltre essere sbalzato da una casa all'altra da anni, la lista di sfighe era lunga. Forse essere stato preso in affido dai Washington era stata la prima cosa decente in sedici anni che gli era capitato.

Arrivato nella stanza salutò la donna ai fornelli e l'uomo che leggeva il quotidiano e si sedette accanto a Gilbert, che già faceva colazione.
-Signora Washington, Signor Washington, buon giorno-
-Buon giorno Alexander, pronto per il tuo primo giorno di scuola in America?- Rispose l'uomo mentre la donna si girò e gli passò un piatto e una tazza.
Il ragazzo storse il naso nel vedere che la donna aveva fatto una faccina sorridente con le uova e il bacon, ma la ringraziò comunque per poi bere il caffé.
-Suppongo di sì? Insomma non può essere così terribile, e poi Gilbert me ne ha parlato bene-
L'uomo sorrise -Bene, visto che è il primo giorno, e che pure io lavoro lì, per oggi vi accompagnerò io con l'auto, ma non fateci troppo l'abitudine- E chiuse il giornale.

Geroge e sua moglie Martha erano entrambi di buona famiglia, l'uomo era professore di una scuola superiore a Manatthan e la donna una scrittrice.
Erano abbastanza ricchi da avere un appartamento di lusso e nel loro matrimonio non era mancato nulla.
 Se non dei figli.
Avevano provato per anni, ma nulla, alla fine avevano deciso di concentrarsi sul proprio lavoro. Però ormai erano entrambi vicini alla cinquantina e alla fine si erano messi a tavolino e a parlare della questione. Da una parte il desiderio di avere un bambino era tanta, dall'altra non sapevano se avessero avuto tempo e forze per un neonato.
la fortuna volle che gli assistenti sociali gli fecero conoscere un ragazzino di dodici anni, Gilbert De Lafayette, origini francesi, di buona famiglia, ma non aveva più un singolo parente vivo.
George si affezionò subito al ragazzino, e quest'ultimo adorava l'uomo e sua moglie anche se non sapeva una parola in inglese, imparò velocemente e ormai viveva lì da quattro anni come fosse figlio loro.
Non avevano in mente di adottarne un altro, ma quando due mesi prima la stessa assistente sociale li chiamò parandogli di un ragazzino della stessa età di Gilbert provienete Isole Vergini che era stato trasferito in America dopo che l'orfanotrofio dove resideva il ragazzo era stato distrutto dal meteo, i due erano stati incuriositi dalla cosa.
Quando videro Alexander per la prima volta erano rimasti sorpresi, era ovvio che veniva da una situazione diversa da Gilbert, i vestiti che aveva erano il doppio di lui, facendolo sembrare ancora più magrolino di quel che era, i capelli erano spettinati e preferiva stare per le sue.
Però aveva la lingua tagliete, lo capirono già dopo il primo scambio di parole. Ma George aveva visto qualcosa in quel ragazzo, quei occhi marroni e già stanchi avevano un luccichio come tizzoni ardenti, e quando la donna fece leggere a lui e Martha tutti i temi, articoli e poesie, capì subito che il ragazzo era destiano a grandi cose e non poteva passare la sua vita a marcire tra una casa famiglia e l'altra.
Un altra cosa che capirono però dopo che Alexander cominciò a vivere con loro e che il ragazzo era testardo come il marmo, e anche se nei primi giorni si era mostrato insicuro di quella situazione nuova, usava comunque quella linguetta per protestare se voleva.
Ma sapevano anche che veniva da una situazione difficile, in più era quasi impossibile che il ragazzo fosse adottato di nuovo alla sua età.


-Ok ragazzi, vado a mettere in moto l'auto, raggiungetemi appena avete finito con la colazione-
George chiuse il giornale e lo appoggiò sul tavolo per poi alzarsi e dopo aver salutato la moglie uscì dalla stanza.

Gilbert si stiracchiò per poi affrettarsi a finire le uova.  Alex invece si alzò per riempirsi un altra tazza di caffé per poi buttarla giù di colpo.
Il francese guardò il piatto dell'altro, aveva a mal la pena mangiato.
-Le finisci quelle?- 
-Mh? No, fai pure-
-Ayyy!- 
Appena ebbero finito raggiunsero l'auto dell'uomo per salire e partire verso la scuola.


-Ed eccoci qui!- Sorrise Gilbert trascianandolo per il corridoio per poi strappargli di mano il bigliettino che teneva.
-Alloooora, ah! Alla prima ora hai storia! La classe è la terza a sinistra di quel corridoio-
-Terza a sinistra...- ripetè l'altro tra se e se.
-Nervoso?-
-Nha, devo solo abbituarmi alla situazione. Tu alla prima ora hai?-
-Inglese, faccio alcune lezioni extra, diciamo che non ho ancora capito bene alcune cose nello scritto, insomma metà delle perole qui si scrivono in un modo e si dicono in un altro!-
Alex gli diede una spintarella. -Ah, e invece non è così nel francese eh? Nessuna parola dovrebbe avere più di tre accenti alla volta, e invece-
Poi sospirò.
-Immagino ci vedremo a mensa allora- E riprese il foglio. -Il club di Dibattito invece dov'è?-
L'altro si grattò la guancia -Uh, non lo frequento quindi non ricordo bene, ma qualcosa tipo al piano di sopra vicino alla biblioteca o giù di lì. Ti sei già iscritto?-
-Non ancora, ma ho intenzione di farlo.- 
Poi lo salutò con un gesto della mano. -A mensa allora!-


Non molto lontano tre ragazze erano accanto agli armadietti.
-Quel che voglio dire- - Una di loro, con i capelli neri e un maglioncino azzurro, sembrava presa da una discussione. - E' che questo è il primo e unico anno di superiori in cui siamo tutte e tre assieme! Peggy è al suo primo anno- - E indico la ragazza con i codini e una maglietta gialla e salopette. -E tu Angelica sei all'ultimo!  Voglio che quest'anno sia speciale, ok? E per ciò ho preparato questo!- La ragazza tirò fuori un quadernone e una polaroid.
La più grade delle tre, con un vestito rosa antico ridacchiò scuotendo la testa.
-Uno scrapbook? Davvero Eliza?-
-Davvero! anzi, sapete cosa? Primo giorno di scuola, ci vuole una foto-
Peggy roteò gli occhi e si avvicinò alla sorella e Angelica fece lo stesso, meno scocciata della più piccola.
-Dite cheeese!-
E si sentì il click della macchina fotografica.
-Perfetto!- Eliza aspettò che si asciugasse per poi metterla nel quaderno.
Angelica sorrise -Sei l'unica persona qui dentro così entusiasta di tornare a scuola. Guarda Peggy, è qui per la prima volta da dieci minuti e già pare voglia morire-
-Grazie Angie ti voglio bene pure io- E poi prese la sua cartella.
La più grande sorrise e diede una spintarella ad entrambe. -Ora filate a lezione e tu Peggy, niente videogiochi, Eliza non disegnare durante la lezione!-
Questa le fece la linguaccia mentre prendeva le sue cose e si avviava -Ah! sono a casa di John per studiare oggi, quindi tornate a casa pure senza di me!- Aggiunse per poi andarsene definitivamente per il corridoio.
Peggy mise il musino e poi fece lo stesso. -Ughh, già mi mancano le medie. A dopo Angie!-


-Piano di sopra vicino alla biblioteca...- Mormorò Alexander per i corridoi, tenendo in mano la mappa della scuola e un foglietto con tutti gli orari delle lezioni.
Certo sarebbe stato più facile se avesse saputo dove fosse la biblioteca.
Si guardò attorno, c'erano alcuni studenti per il corridoio ma erano tutti in gruppetto o più grandi di lui.
Finalmente notò un ragazzino da solo e si avvicinò
-Scusa? Scusa?-
Questo si girò -Sì?-
-Sai per caso dove si trova il club di dibattito?-
Il ragazzo lo squadrò
-Oh, sì, è vicino, seguimi- e si avviò seguito dall'altro
-Fai parte del club?-
-Mhmh- Non sembrava un tipo di molte parole
-Fantastico! stavo andando proprio lì, mi sembra il più adatto, avevo anche pensato il club di letteratura, ma credo che parlo troppo per stare in un posto dove si legge in slienzio-
L'altro lo guardò di nuovo. -L'ho notato. Comunque, Aaron Burr, piacere.-
-Alexander Hamilton, piacere mio.-
-Ah, sei il fratello di Gilbert-
-Sei amico di Gil?-
-...Conoscente-
Borbottò fermandosi davati ad una classe e aprendo la porta.
-Eccoci qui-

La stanza non era diversa da una classe normale, Alexander ci rimase un po' male, non sapeva bene cosa aspettarsi, ma si immaginava un podio con microfono e simili.
-Ragazzi- Disse Burr entrando -Lui è Alexander Hamilton, nuovo membro del club-
Ci furono alcuni 'Ciao' 'Ehy' 'Piacere!' ma tutti sembravano più presi dai loro discorsi tra di loro per dare troppa attenzione.
Burr scosse la testa.
-Tranquillo, sono così...Allora, beh-
Indicò tre ragazze in un angolo -La ragazza vestita di rosa è Angelica Schuyler, probabilmente ne hai già sentito parlare, La piccoletta con gli occhiali tondi e le treccine castane è Dolley Payne. Infine la ragazza con i capelli neri e il maglione con le fragole è Abigail Smith...Lei non fa parte del club, è la fidanzata di John Adams- e fece cenno ad un ragazzotto in carne accanto ad altri due coetanei -Ma usa come scusa il fatto che scrive per il giornalino scolastico per restare qui, non è una cattiva ragazza, ci porta sempre dolci dalla pasticceria della madre...E' il suo ragazzo che è una spina nel fianco.-  Fece una pausa e fece cenno ad un ragazzino con i capelli color sabbia. -Lui è Samuel Seabury, di solito sta per le sue, è qui più che altro perché i suoi volevano che scegliesse un club.-
Poi spostò l'attenzione ai due vicino ad Adams. -E per finire Thomas Jefferson e James Madison...Loro due non li vuoi contro fidati-
-Perché?-
-Tu ascoltami e basta...Oh, un ultima cosa, non parlare a Dolley di James e viceversa, uh, diciamo che- -
-Sono ex?-
-Esattamente, ma nessuno dei due vuole lasciare il club.-
Alexander lo guardò -Beh, quando si inizia?-
-Mh?-
-Con i dibattiti-
Burr mosse la mano -Pff, i primi giorni non si fa nulla, usa pure quest'ora per finire i compiti o ripassare. E poi sei appena arrivato, dubito che ti diano retta, quindi finché non ti avranno preso bene limitati ad ascoltare, tieni la bocca chiusa e sorridi.-
E l'altro fece così, per i primi cinque minuti. Dopo aver scritto qualcosa su gli appunti vari cominciò a tamburellare le dita impaziente sul banco, infastidendo Aaron, visto che si era seduto accanto a lui tra le altre cose, e pochi altri minuti dopo scattò in piedi, avvicinandosi alle tre ragazze.
Aaron sbuffò e cercò di concentrarsi sul suo libro, ma ogni tanto osservava il nuovo arrivato, che ora stava parlando vivacemente con le tre, facendo domande di continuo, e predendo di mira Abigail per chiederle del giornalino scolastico.
Qualche minuto di discussione più tardi, dove si erano anche uniti Adams e miracolosamente pure Samuel, il ragazzo era davanti alla lavagna a scrivere, mentre era sempre più rumoroso, discutendo con il gruppetto, facendo rimbalzare l'argomento di continuo, dalle matierie scolastiche, a cosa non andava nella mensa o con i professori e su cosa si potesse fare su le verie cose. Nel giro di quei quaranta minuti non era stato zitto un secondo.
Quando finalmente suonò la campanella Aaron ringraziò il signore e prese le sue cose.
-Bel tipetto che ti sei portato dietro- Ridacchiò Thomas avvicinandosi, seguito da James. Aaron si passò una mano sul viso. -Perché non siete intervenuti?- 
L'altro fece spallucce -E' divertente, voglio vedere se sarà così quando ci metteremo a parlare di cose serie-
Angelica si sedette sul banco sistemando il suo zaino.
-A me piace, se devo essere sincera-
-Uhuh Schuyler, non volevi un ragazzo più grande di te?-
-Ho detto di volere un ragazzo intelligente, mai parlato di età. Comunque io vado, devo vedere se Peggy non ha già fatto botte con qualcuno-
E prese le sue cose e uscì dalla stanza, assieme alle amiche.
Thomas ridacchiò -Beh, ci si vede a mensa Burr-
E uscì a sua volta, seguito da James di nuovo.
Burr sospirò e chiuse il libro, che tra parentesi non era riuscito a leggere, e si avviò come gli altri.
-Aaron!- Il nuovo arrivato gli si avvicinò 
-Sì?-
-Uh, beh non ho idea di dove sia la mensa, ma non volevo sembrare inquietante e seguirti senza dire nulla.-
-Come vuoi- sospirò di nuovo, scendendo le scale.
-Sembra quasi che tu non sia mai stato in una scuola.-
Alex rise nervoso -Più o meno...Diciamo che non ho avuto l'educazione classica.-
-Collegio?-
-...Orfanotrofio.-
Oh, Burr lo guardò qualche secondo poi annuì -Capisco, pure io dopo che i miei vecchi se ne sono andati ho avuto un istruzione a casa da mio nonno, poi lo convinsi a farmi andare a scuola.-
-Sei un orfano? Pure io sono orfano! C-cioè te l'ho appena detto! Cielo, non pensavo di trovarne altri in una scuola pubblica e--
-Tutto quello che sai delle scuole viene dai film e simili mh?-
-Sì! Cielo mi sembra di essere in una serie tv!- Il ragazzo sembrava essere preso dall'entusiasmo come era capitato durante l'ora precedente, continuova a gesticolare mentre parlava e gli occhi brillavano. In un certo senso era divertente da vedere.
-Eccoci alla mensa, comunque- rispose fermandosi davanti ad essa.
Alex si guardò attorno -E' tutto così gigante qui in America?-
-Abbastannza, ma solo perché non è ancora piena, a volte non si cammina nemmeno-  Borbottò l'altro mettendosi a sedere appena trovò un banco vuoto e tirare fuori il pranzo dalla cartella.
-Uh...-
-Se vuoi puoi sederti pure- 
Alex sorrise -Beh, grazie- E anche lui tirò fuori da mangiare.
-Comunque, uh, sei stato molto...Attivo oggi nel club, per essere il primo giorno.-
-Oh sì! E' stato bello poter sapere come funzionano qui le cose-
Burr annuì -Beh, però posso dare un cosniglio, come ti ho detto prima, parla di meno e sorridi di più-
-Ma-
-Sul serio, sei nuovo, se qualcuno ti prende male finirai con le ossa rotte nel giro di un mese. A tutti fanno schifo i professori stronzi, i troppi compiti, il fatto che il cibo della mensa sembra catrame o tutti i gruppetti vari, ma seriamente, non puoi venire qui e rivoluzionare tutto, fidati non sei il primo che ci prova-
Alexander fece per ribattere ma ad interromplerlo fu Gilbert.
-Alex! Eccoti qui, pensavo ti fossi pers...Ohoh! Che ci fai con Burr?- Domandò divertito sedendosi accanto al fratellastro 
Il ragazzo era accompagnato da altri due, il primo più alto teneva in testa un beanie grigio nonostante fosse settembre, mentre l'altro aveva il viso coperto di lentiggini e i capelli ricci in una coda di cavallo.
-E' nel club di dibattito con me- Rispose Alex ma il francese fece un gesto con la mano per cambiare discorso. -Oh, beh, non sapevo neppure che Burr sapesse parlare con la gente. Comunque, parliamo di cose importanti! Il gigante qui è Hercules!- 
Il ragazzo si sedette a sua volta, facendo spostare Aaron visto che aveva occupato quasi tutto il posto. -Ehy! Gil mi ha parlato spesso di te-
Alex lo osservò -Oh, lo stesso vale per me, piacere di consoscerti Hercules- E gli strinse la mano, per poi pentirsi della cosa visto che aveva sentito le sue ossa scricchiolare quando l'altro strinse a sua volta.
-Invece il ragazzino qui è il nostro Johnny!-
-John Laurens, piacere- Il ragazzo sorrise sedendosi nello spazietto rimasto vuoto, costringendo Burr a doversi spostare ancora di più, e ormai stava cadendo dalla sedia fra un po'.
Alex osservò un attimo il ragazzo, aveva sempre trovato le lentiggini così carine? sbattè gli occhi qualche secondo poi si riprese. -Alexander Hamilton, il piacere è tutto mio-
Gilbert sorrise -Beh, presentazioni finite! Come ti sei trovato per ora qui?-
Alex sorrise  -Oh, adoro il club di dibattito, vedete prima ho...-
E cominciò a parlare a manetta di nuovo.
Aaron sospirò e prese le sue cose, cercando un nuovo tavolo. Cielo, era arrivato alla conclusione che sarebbero stati i nove mesi più lunghi della sua vita.

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Capitolo 2
*** Spanish and Piano ***



La campanella dell'ultima ora suonò, e decine e decine di studenti erano per i corridoi e armadietti a prendere le proprie cose prima di tornare a casa.
Alex era con la schiena appoggiata contro il proprio armadietto mentre parlava con Gilbert e gli altri due ragazzi che aveva conosciuto a pranzo, fin ora erano quelli con cui si era trovato più a suo agio.
Gli aveva raccontato del club di dibattito e dei tre John sembrava quello più preso della cosa.
-Come mai non sei iscritto al club se ti piace?- Domandò alex ad un certo punto.
John fece spallucce -Mio padre preferisce che io faccia uno sport, sai com'è, gestire un club e gli allenamenti di baseball contemporaneamente sarebbe un casino-
Alexander lo guardò curioso
-Baseball?-
L'altro annuì -Battitore, ma me la cavicchio in ogni ruolo.- Fece una pausa -Dalla prossima settimana iniziamo gli allenamenti, nel caso hai voglia di vederm- Vederci, poi il prossimo mese inizieremo con le partite vere e proprie-
Alex si passò una mano dietro la testa -Uh, non ci capisco molto di sport in realtà.-
John fece spallucce -Oh, non- non sei obbligato, tranquillo.- Poi controllò il telefono
-Oh, devo andare,ho promesso a Liza che l'avrei aiutata con i compiti di spagnolo-
Gilbert lo guardò -Vi hanno già dato compiti?- -Uh, non proprio, ma deve finire quelli per le vacanze estive.- Poi li slautò allontanandosi.
L'altro sollevò le spalle -Beh, Alex andiamo a casa pure noi?-
Alexander si girò -Aspetta un secondo!-
E corse dalla parte opposta dell'uscita, arrivando davanti alla stanza del giornale scolastico spalancando la porta.
-ABIGAIL!-
La ragazza sobbalzò -Oh sei tu...?-
-APPENA PUOI PASSAMI QUALSIASI ARTICOLO SULLA SQUADRA DI BASEBALL DELLA SCUOLA- e poi chiuse di botto la porta come era entrato per poi tornare da Gilbert e Hercules. -Ok, ora possiamo andare.- E si mise lo zaino sulle spalle.
-Andiamo a mangiare qualcosa?- propose il ragazzo con il berretto e gli altri due annuirono. -Mando un messaggio a George per avvisarlo che non torniamo a casa con lui.- Mormorò Gilbert mentre li seguiva.
-Vi va qualcosa di particolare?-
-Mhh, pizza?-
-Perfetto!-

 

-Ughhhh! Odio lo spagnolo!- Eliza era seduta sul letto nella camera di John, davanti a lei libri, quaderno e appunti vari e la ragazza aveva il viso buttato sul cuscino in rassegnazione.
John, seduto non molto lontanto la guardava ridacchiando -Liza siamo a metà. E poi se lo odi così tanto perché lo studi?-
La ragazza sollevò la faccia -Se te lo dico non ridere.-
-Sono tutto orecchie.-
-Ho fatto per anni francese come lingua obbligatoria...Ma in realtà so parlare francese da quando ero piccola, quindi appena la prof ha scoperto la cosa mi ha spostato in spagnolo.-
John ridacchiò e Eliza gli tirò il cuscino addosso.
-Ti ho detto di non ridere!- sbuffò l'altra per poi osservare gli appunti e sbuffare.
-Non finirò mai-
L'altro si mise più vicino osservando i fogli. -Dai non è così difficile.-
-Beh, i tuoi sono Portoricani, ovvio che per te è facile!-

Dopo un altra mezzoretta ci fu un bussare alla porta. -Johnny, Elizabeth, la cena è pronta!- Disse una voce femminile.
-Arriviamo subito mamma!-
I due misero nelle proprie cartelle le cose e scesero al piano di sotto.
Eliza guardò la tavola apparecchiata -Signora Laurens, non serviva così tanta roba, e poi avrei potuto aiutarla...-
La donna prese il viso della ragazza tra le mani in modo affettuoso.
-Cielo, più ragazze dovrebbero essere come te, e invece no! tutte stupide a farsi foto e andare in giro come puttane. Ah, sarai una moglie perfetta per John, ne sono sicura! Johnny non potevi trovarti fidanzata migliore!-
Il ragazzo ridacchiò passandosi una mano dietro il collo.
-Eheh...-
Si sentirono dei passi.
-Oh, è tuo padre, su andate a sedervi entrambi.-
I due ragazzi si misero al loro posto.
Poco dopo entrò una quarta persona, era un uomo a metà della quarantina, vestito elegante e alto.
-Buon giorno caro- disse la donna sistemandosi il grembiule. -Com'è andata a lavoro?-
-Come sempre, non devi chiedermelo ogni giorno.- poi spostò lo sguardo verso il figlio.
-Ti avevo detto che dovevi tagliarti i capelli, sembri una ragazzina-
Eliza tossicchiò -Buona sera signor Laurens.-
Il tono della voce dell'uomo cambiò subito -Elizabeth, buona sera...Come stanno i tuoi?-
-Bene, grazie.-
-E gli affari?-
-Bene anche quelli.-
L'uomo si mise a sedere e inziò la cena.

-Elizabeth, cosa hai intenzione di fare dopo le superiori?- Domandò la donna mentre si alzava per prendere i piatti usati.
-Oh, andare al college ovviamente! però sono ancora indecisa, mi piacerebbe studiare pediatria, ma anche se suona stupido vorrei fare la fotografa professionale...- Eliza si alzò per aiutarla a sparecchiare.
-Quindi non prenderai in mano l'azienda di famiglia?-
La ragazza scosse la testa -Oh no, quello lo farà Angelica, è già iscritta ad economia.-
La donna annuì -Capisco, immagino potrai fare pure la fotografa se vorrai, ci penserà Johnny ai soldi-
Il padre del ragazzo annuì. -John studierà legge e sarà un avvocato con i fiocchi come me, vero?-
John tossicchiò -B-Beh in realtà avevo in mente di studiare b- -
-Vero?- Ripetè l'uomo alzando la voce e guardando il figlio e questo sospirò.
-Sì papà.-
Eliza si morse il labbro e poggiò i piatti nel lavabo poi spostò lo sguardo.
-Cielo! Si è fatto tardissimo! John mi accompagni a casa?-
Il ragazzo la guardò poi si mise in piedi sposando la sedia. -Vado a prendere le chiavi della macchina, intanto prendi le tue cose.-
Eliza sorrise -Mhmh!- corse in camera di John per riprendere i suoi libri e la cartella per poi scendere le scale e fermarsi all'ingresso. -Oh, miss Laurens la cena è stata deliziosa, non vedo l'ora di assaggiare di nuovo la sua cucina.-
La donna sorrise -Ohh, non esagerare...E chiamami mamma se vuoi, tanto ormai voi piccionici siete ad un passo dal matrimonio.-
Eliza si grattò la nuca -Eheh già...-
John tornò con le chiavi -Ok ci sono. A dopo!- E prese Eliza sotto braccio portandola all'auto per poi entrare dentro essa e poggiare la fronte contro il volante e lasciarsi andare uno sbuffo.
-Ughhhh non li sopporto più-
Eliza ridacchiò e si allacciò la cintura, poggiandosi la cartella sulle ginocchia.
-Dai, dai! Solo due anni e poi sarai al college!- sorrise al ragazzo dandogli una pacca.
-Oh sì, non vedo l'ora, sto già contando i giorni...L'unica cosa che mi dispiace e che devi sopportarli anche tu.-
Eliza fece spallucce -Guarda, posso farcela, tu te li ritrovi in giro tutti i giorni eppure sei vivo.-
-Per ora-
-Dai! E guarda, Johnny, sei il mio migliore amico e non è un problema per me, e poi così i ragazzi della scuola non ci provano con me. è un win win da entranbe le parti...E tua madre è davvero brava a cucinare, quindi posso sopportare la sua mentalità degli anni 50.-
John rise -Sei la migliore finta fidanzata che potessi desiderare.-
Eliza si finse sorpresa -Moi? A quando il nostro finto matrimonio allora?-
-Scordatelo, appena saremo al college mi farò tutti i ragazzi che vedo. Beccami alle tre di notte nel bagno del mcdonal con un cazzo in bocca.-
La ragazza fischiò -Complimenti! Piuttosto, cosa vuoi studiare?-
John sospirò di nuovo. -...Non ridere.-
-Promesso! Però tu hai riso della mia cosa di spagnolo, questa me la lego. Spara comunque!-
-...Biologia marina.-
-Oh- Eliza sorrise -Pensavo fosse una fissa che avevi alle medie e basta.-
-Uh, no, solo che non ne ho avuto l'occasione, sai con mio padre e il resto.-
-Capisco...Cielo, ora che ci penso dovremo trovare una scusa per i tuoi su come avremo misteriosamente rotto e non possiamo sposarci...Se vuoi da la colpa a me perché sono una 'donna troppo ambiziosa che non vuole fare la casalinga' o cose del genere.-
John mise in moto e uscì dal parcheggio -Tua? Liza, ti adorano! daranno la colpa a me tanto.-
-Adorano i soldi di mio padre, Johnny, lo sai anche meglio di me...- Rispose la ragazza sorridendo per poi guardare fuori dal finestrino mentre la macchina andava per la strada.
-Ed eccoci a casa!- sorrise il ragazzo aprendo la portiera ad Eliza, arrivati davanti a quella che sembrava una parte di lusso della città, davanti una villetta.
-Grazie John- Sorrise la ragazza, scendendo dalla macchina e poi si mise lo zaino in spalla.
-Ci si vede domani a scuola!-
-A Domani!- salutò il ragazzo tornando in auto.
-Guida piano!-
John annuì e aspettò che la ragazza fosse entrata in casa per poi sospirare e ripartire.

 

I primi giorni della prima settimana erano strani, tutti sembravano ancora assonnati, o in una uncanny valley tra estate e autunno, visto che c'era chi era ancora in cannoettiera e pantaloncini e chi già in maglioncino.
Nessuno aveva ancora la testa per iniziare le lezioni, che si trattasse di studenti o professori.
Lo stesso si poteva dire anche nella classe di letteratura dove vi era Alexander, anzi, forse lui era l'unico sveglio lì dentro, nonostante fosse la prima ora,ma il fatto che avesse bevuto mezza caraffa di caffé come colazione forse aiutava.
Nonostante tutto, era ancora...Imbarazzante? Avere il proprio padre adottivo come insegnate, non sapeva se anche Gilbert si sentisse così o meno.
-Buon giorno classe.- Disse Washington entrando e sedendosi alla cattedra.
-Vedo tante teste ancora addormentate- Sorrise -Inizieremo con qualcosa di leggero tranquilli. Prima però vorrei introdurvi alla vostra nuova professoressa di sostegno.- Si girò verso la porta.
-Su, venga, non sia timida, sono tutti bravi ragazzi quando vogliono.- Fece un cenno per invitare la donna ad entrare e nella stanza entrò una ragazza. Avrà avuto solo una manciata di anni in più di loro, i capelli erano neri e lunghi, tenuti in fini treccine. Era alta, forse superava qualche ragazzo della classe, ma forse erano solo i tacchi. Gli occhi avevano un tratto dolce ma l'espressione della giovane donna anche se un po' intimorita era seria.
-Lei è la signorina Theodosia Prevost. E' al quarto anno di università ed è qui per uno stage, siate buoni con lei, se so che uno solo di voi l'ha fatta ammattire se la vedrà con me.-
-Piacere di conoscervi!- Fece una pausa -Beh, come ha detto il signor Washington, non sono ancora effettivamente una professoressa, quindi chiamatemi pure con il mio primo nome, non voglio causarvi troppa tensione-
Theodosia era effettivamente una bella donna, e vi erano usciti alcuni commenti sotto voce, ma si erano zittiti quasi subito dopo un occhiataccia di Washington.
Ma aveva attirato l'attenzione di un ragazzo in particolare.

-Eeehy Burr, guarda che avrà una decina di anni in più di te!- Sussurrò John allungandosi un po' verso il suo banco.
-Una decina? John sai contare? Se è al quarto anno di Univeristà avrà si e no ventidue anni! E io ne farò diciotto tra qualche mese, quindi non è un problema.-
Gilbert rise -Non è un problema cosa? Mon dieu, mica vorrai provarci con lei sul serio?-
-Aaron, è una professoressa...- Gli fece notare Hercules
-E oltre tutto è su tutta un altra lega. letteralmente, tu sei al piano terra e lei su terrazzo. E mi ci gioco le chiappe che è già fidanzata.- Aggiunse Alex
-Oh state zitti tutti e quattro!-
Per fortuna Washington tossì per fargli notare che stavano facendo confusione.
-Ragazzi, prendete i vostri libri.-
-Oh- Scusi Mr Washington- Mormorò Aaron aprendo il libro e poi guardare la ragazza, questa sembrò sorridergli e il ragazzo arrossì pesantemente realizzando che forse aveva sentito la discussione, facendo ridacchiare Gilbert e gli altri tre.

Come aveva detto Washington, la lezione era stata semplice.
Alex prese le sue cose e aspettò Gilbert per andare nella prossima classe.
-Odio matematica- Borbottò il francese.
-Uh? Nha, me la cavo pure in quella.-
-C'è una materia in cui non sei bravo?-
-Ehy mica ho detto che mi piace, solo me la cavo!-
Angelica si avvicinò ai due -Andate al piano di sotto?-
Alex spinse via Gil prima che potesse rispondere al posto suo.
-Esattamente! ti serve qualcosa?-
Angelica roteò gli occhi sorridendo. -Circa- Diede in mano un quaderno azzurro al ragazzo. -Per sbaglio l'ho messo nella mia cartella stamattina, potresti darlo a mia sorella? E' nel club di musica.-
-Signor sì signora- Il ragazzo rise prendendolo e facendo il saluto militare con la mano libera.
-Mano sbagliata, Hamilton- Mormorò Washington sorridendo passandogli accanto mentre usciva dalla classe.
-Ah! Mr Washington!- Alex segui l'uomo e fece un cenno alla ragazza. -Al club di dibattito Angie!-
Gilbert sospirò scuotendo la testa e si avviò assieme ai suoi amici.

-Mr Washington!- Il ragazzo si fermò davanti all'uomo.
-Si Alex?-
-Quando inizieranno le lezioni extra?-
L'uomo sorrise e si mise ordinare due caffé alla macchinetta.
-Quanto zucchero?-
-Due, sir.-
-Latte?-
-No grazie-
L'uomo gli passò il bicchiere -Attento che scotta, e per la tua domanda, tranquillo, sarà per il prossimo mese, non riempirti la testa.- rispose dando un sorso al caffè
-Perfetto! mi preparerò in vantaggio allora!-
-Come non detto...Non devi portare quel quaderno alla Schuyler?-
-Ah sì!- Alexander buttò giù il caffé in un colpo e corse verso le scale.
-Non correre nei corridoi!-
Il ragazzo si scusò con un gesto della mano e salì fino al secondo piano.
Osservò il quaderno, era azzurro con i bordi bianchi e vari adesivi sulla copertina, nello spazio bianco in alto vi era scritto "Elizabeth Schuyler" in un corsivo elegante, ma il cuoricino sulla I fece leggermente storgere il naso al ragazzo.
Alex si fermò davanti al club di musica e aprì la porta.
-Uh, Elizabeth...?- domandò ad uno dei ragazzini, e questo gli fece cenno al piano forte.
Lì accanto c'era la ragazza con i capelli neri, sembrava preoccupata e continuava a guardarsi in torno.
-Cercavi questo?- Domandò Alexander allungandole il quaderno.
-Oh sì! l'ho cercato ovunque! Grazie!- lo prese velocemente e lo aprì, mettendolo davanti al piano, Alex realizzò che era un quaderno pentragrammato e dentro vi erano le note e i testi di varie canzoni.
-Di nulla.- Sorrise
Eliza realizzò solo ora che il ragazzo era uno sconosciuto -O-Oh umh...- Si passò una mano dietro la nuca. -Tu sei?-
-A-Ah tranquilla! mi ha detto tua sorella Angelica di portatelo. Alexander Hamilton, piacere.-
-Oh, Angie mi ha parlato di te! Il ragazzo del club di dibattito!- Sorrise -Elizabeth Schuyler, ma chiamami pure Eliza, piacere mio.-
Alex contraccambiò il sorriso e poi osservò il quaderno -Ehy, le hai per caso scritte tu queste? Non le riconosco.-
La ragazza arrossì -Beh,ogni tanto provo a comporre qualcosa, ma nulla di speciale...Uhm, suoni per caso?-
Alex fece spallucce -Suonavo, ma non tocco un piano da anni.-
-T..Ti andrebbe di provare?- Si spostò dallo sgabello per fargli spazio.
-Uh, perché no? Ti avviso che sono arrugginito.- Difatti le prime note che fece erano stonatissime.
-Mh, forse stai pigiando con troppa forza, è un po' vecchiotto come piano, quello che ho a casa è tutt'altra storia.-
-Oh sì, non ci avevo pensato.- In effetti aveva l'aria consumata.
-Come mai non usi le tastiere?- domandò riprovando a suonare con meno foga questa volta.
-Non so, non mi ci trovo bene, il piano mi ha sempre dato un effetto nostalgico, sai, come qualche film o simile.-
Alex sorrise, romantica la tipa. -Capisco- E tornò a suonare qualcosa di semplice, ogni tanto sul suo viso si formava una smorfietta ad ogni nota sbagliata.
Nel mentre fecero solo ora caso alla campanella.
-Cielo, non hai lezione? Scusa! Non volevo trattenerti- Esclamò lei.
-Se arrivare in ritardo in classe ci ha fatto incontrare ne è valsa la pena.- Le rispose il ragazzo, facendole un occhilino.
Eliza diventò rossa come un peperone ma poi lo buttò giù dallo sgabello e lo spinse fuori dalla classe.
-E-Ehy!-
-Grazie ma non prenderai una nota per colpa mia! Ci si vede!- E ancora rossa gli chiuse la porta in faccia. Si sentì un paio di persone ridacchiare e questa corse subito al piano.
-Non una parola!-

 

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Capitolo 3
*** Cafeteria revolution ***


Thomas si riteneva un ragazzo fortunato.
Alla fine non gli mancava nulla, aveva probabilmente i voti più alti della scuola, una macchina da far invidia, tutti i soldi che voleva, dei genitori che lo viziavano, popolarità e una buona manciata di amici stretti.
Thomas aveva avuto il tappeto rosso davanti a se senza nessun ostacolo per diciotto anni di vita. 
Thomas non si aspettava che il suo primo ostacolo fosse un ragazzino orfanello davanti alla cattedra del club di dibattito.
Aveva provato ad ignorare Alexander i primi giorni, lasciarlo giocare a fare il politico o fargli credere che le sue decisioni fossero importati, ma piano piano il piccoletto diventava sempre più persistente. In pochi giorni si era unito pure al club di giornalismo, tirando fuori una dozzina di articoli in neppure la prima settimana scolastica e arruffianandosi i professori con quel carisma, che per quando Thomas odiasse dirlo, al ragazzetto non mancava per nulla.
Era stato zitto un intera settimana, a lasciarlo parlare di continuo ad ogni dibattito, mentre se ne stava in disparte con James. Ma dopo sette giorni di fila, ormai non lo sopportava più.
La discussione del giorno era caduta sul prezzo della mensa scolastica e l'avviso che questo sarebbe aumentato di un paio di dollari tra qualche settimana.
Alexander pareva molto contro la cosa e lo stava facendo notare rumorosamente.

Thomas era seduto al solito banco accanto a James, mentre si teneva una mano sulla tempia.
-Se non sta zitto giuro che...-
James gli sorrise -Se vuoi metterti contro di lui fallo ora o mai più, Tommy.-
-Quello che stavo pensando. Jemmie fammi da palo-
E si alzò, dirigendosi verso la cattedra, seguito da James, e si sedette su di  essa, bloccando il discorso del ragazzo.
-Alex, Aaalex! Non ci siamo parlati molto in sti giorni eh? Vedo che hai tanto da dire ma ehy, magari pensa prima di aprire la bocca, ok?-
Ridacchiò e arruffò i capelli del ragazzo.
-Scusami?!-
-Scuse accettate, ma vedi, fai due più due, se i prezzi sono aumentati vorrà dire che, ehy, forse alla scuola servano più soldi-
-E forse c'è chi non si può permettere quei due dollari in più- Contraccambiò il ragazzo più basso.
Thomas ridacchiò
 -Alex, senti, ho sentito in giro da dove vieni, e capisco, eri un poveraccio, ma ehy, ora i soldi li hai, cosa ti lamenti? E chi non può permetterselo si porti da mangiare da casa-
-Ma hai mai visto quanto cibo la mensa butta via ogni giorno che potrebbe essere dato gratis?!-
Jefferson lo guardò e poi ridacchiò 
-Quindi? Pure i negozi buttano il cibo non venduto il giorno prima, andrai a manifestare anche contro il Walmart?-
Alexander roteò gli occhi -Non fare il deficente Thomas, hai capito benissimo cosa intendo.-
Thomas fece spallucce. -E tu non devi fare un polverone per una cosa triviale come questa. Non potresti fare molto al riguardo comunque-
-Non è una cosa triviale! Devi renderti conto che non tutti qui hanno soldi come te-
Burr sollevò il viso dal libro. -Alexander, non farti venire un ulcera per una cosa del genere.-
-Tu!- Alex lo indicò
-Io?-
-Tu non hai ancora detto la tua opinione sulla cosa!-
Burr sospirò e chiuse il libro.
-E' necessario?-
-Siamo nel cazzo di club di dibattito certo che lo è!- Esclamò Alex avvicinandosi al suo banco.
-Allora, sei dalla mia parte o quella di Thomas?-
Aaron sospirò, cambiando pagina.
-Con nessuno dei due se devo essere sincero, insomma Alexander, cosa vorresti fare? Boicottare l'intera caffetteria?-

Gli occhi di Alexander si illumnarono.
-Ma certo!- Si avvicinò con il viso all'altro.
-Sei un genio Burr!-
-C-Come scusa?!- Il moro si spostò andando indietro con la sedia
-Un boicottaggio! Se nessuno per una settimana o due non comprasse più dalla mensa sarebbe perfetto, contando quanti siamo!- Rispose entusiasto, poi tornò vero alla cattedra.
-Ok! come procediamo? Dobbiamo rendere la cosa pubblica il più presto possibile!- Battè le mani. -Credo che pubblicare sui social network sarebbe perfetto, ma bisogna scrivere la cosa nel modo più convincente possibile!-
Il ragazzo prese carta e penna prendendo appunti.
-Adams, alza quelle chiappe e va a chiamare la tua ragazza, dobbiamo pure scriverlo nel giornalino scolastico.- Borbottò poi
Angelica lo guardò e sorrise -Dovremmo avvisare chi può di portarsi il pranzo da casa e degli extra per chi non può.-
-Giusto!- E tornò a scrivere. -Burr dai dammi una mano.-
-Cosa?-
-E' stata una tua idea, no?-
-Non voglio essere coinvolto o finire nei guai a causa tua Alexander- Poi spostò lo sguardo
-...Però parteciperò alla protesta se saremo in tanti- Aggiunse.
-Beh, meglio che niente immagino-

Thomas roteò gli occhi -Come siete esagerati, tutto ciò per un paio di dollari-
Alex lo guardò in tono di sfida e sorrise -Sai che hai ragione?-
-Grazie, finalmente hai capito-
-Perché limitarci alla mensa, potremo protestare pure per i tagli scolastici alle classi e ai professori!-
Jefferson lo guardò male poi sbuffò , scendendo dalla cattedra.
- Andiamo James, tanto non serve che restiamo qui.- E se ne andò seguito dall'altro.

-Aspetta!- Dolley prese per il braccio James.
-James non ha ancora detto la sua sulla cosa, perché lo porti via così?-
E arricciò le labbra sorridendo al ragazzo. 
-Insomma, hai un opinione, no?-
Madison tossicchiò -U-Uh, io sono con Thomas-
La ragazza le mollò il braccio -Ovviamente- sbuffò poi sorrise ad Alex, arricciando le labbra quasi in modo esagerato.
-Beh, al contrario di loro, io sono felice di aiutarti Hamilton, farò tutto quello che serve.-
-Uhh..Grazie?- Ripose lui, non convinto dal tono della voce.
James roteò gli occhi e tornò a sedersi accanto a Thomas.

Mezzora dopo suonò la campanella e tutti uscirono dalla stanza, tranne due persone. James e Doelly.
James si avvicinò alla ragazza.
-Era davvero necessaria la sceneggiata di prima?-
Dolley sorrise -Volevo aiutarti, sai, magari riuscivo a cavarti un opinione tutta tua e che non sia seguire ciecamente Tom come fai da due anni ormai, ma a quanto pare ormai hai scordato di essere una persona e non il suo cagnolino-
-Non sono il suo cagnolino- Rispose l'altro seccato.
-Davvero? Che lezione hai adesso?-
-...Francese.-
-Non ti piace neppure il francese!- Sbottò l'altra -Ma lo vedi come ti sei ridotto?!-
-Senti decido io cosa fare, ok?!- Il ragazzo alzò un po la voce.
-Non è decidere! stai copiando qualsiasi cosa fa lui solo perché speri che te lo dia prima o poi!-
-Do, piantala, sai che non è così- 
-Ti sta usando!- La ragazza si passò una mano tra i capelli scuri.
-Non--
Il ragazzo tossicchiò -Non è vero. Do, so che sei arrabbiata con me, e capisco, non dovevo mollarti così e in quel contesto, ma non sarebbe andata avanti comunque!- Si coprì la bocca tossendo un altra volta
 -Mettici una pieta sopra per l'amor di Dio!-
La ragazza prese le sue cose e lo guardò, sapendo che se continuavano la discussione sarebbe finita con lui in infermeria 
-Io ti ho avvertito-
Si limitò a dire per poi uscire dalla classe.


Alexander era uscito dalla scuola nel retro, con ancora alcuni fogli in mano, mentre cercava il campo da Baseball, non che fosse stato difficile visto che era enorme.
Ora, Alex non era un fan dello sport in generale, ma per fortuna aveva passato quei giorni a leggere il regolamento,e dei campionati che aveva fatto la scuola negli ultimi anni, sperando di poter avere una discussione con John senza silenzi imbarazzanti.
Entrò e si avviò verso le panchine, il campo era ancora vuoto, magari era in anticipo?
-Alex! Alex da questa parte!- 
Lo chiamò una voce, ma di certo non era John, sollevò il viso e notò Eliza seduta su una delle panche. La ragazza aveva un berretto con il nome della squadra della scuola e uno slushie alla fragola in mano, mentre con l'altra stava salutando il ragazzo per farsi notare.
-Alex! Siediti accanto a me!-
Il ragazzo sorrise e salì le scale, mettendosi accanto alla ragazza.
-Non sapevo che ti piacesse il baseball...- Commentò lui
Lei annuì -Non è il mio sport preferito, ma sì mi piace.-
-O ti piace qualcuno della squadra?- Domandò lui sollevando un sopracciglio e lei rise.
-Oh nono! Cioè un mio amico gioca qui però, John, probabilmente lo conosci, è buon amico con tuo fratello- Oh, posso chiamare Gilbert tuo fratello o ti da noia?-
Alexander scosse la testa -Nessun problema...E sì, John, mi ha chiesto lui se volevo venire a vedere gli allenamenti dopo scuola, tanto Gilbert è a lezione di scherma.-
-Ohh ti ha invitato lui...- Eliza lo guardò e si sistemò una ciocca dietro l'orecchio, per poi dare un sorso alla bibita.
-Non è una cosa che fa di solito-
Alex la guardò curiosa -In che senso?-
-Lascia perdere- Scosse la testa e poi osservò il campo -Ah eccoli!- 
Si mise in piedi e si infilò due dita in bocca, fischiando.
-Joooohn! Johnny! sono qui e c'è anche Alex con me!- E prese il ragazzo per un braccio.
John li guardò e sorrise, facendo un cenno con la mano.

Alex contraccambiò il sorriso, anche se non era sicuro se da lassù poteva vederlo
...Ok, John stava davvero bene con la divisa da baseball...
...Però pure Eliza era carina, cioè, era adorabile come si entusiasmava per ogni azione del gioco facendo foto ogni tanto e come continuava a spiegargli cosa stava succeddendo...E grazie a Dio, sul campo era molto più confusionario che su carta che non ci stava capendo niente se non per lei.

Gli allenamenti finirono un ora dopo circa, Eliza prese le sue cose e si alzò, scendendo le scale, seguita da Alexander.
-Alex!- Questa volta la voce era di John, che si era avvicinato ai due.
-Sono felice che sei venuto- Sorrise, togliendosi il berretto, i capelli erano leggermente appiccicati alla fronte per il sudore.
-Che te ne è sembrato?- Domandò facendo cenno al campo con la mano libera, mentre l'altra teneva ancora la mazza.
Alex si grattò la guancia. 
-O-Oh uh, siete stati davvero bravi! E' tu te la cavi benissimo è stato bellissimo quello..Uh..-
-Slinder- Si sentì sussurrare da Eliza dietro di lui.
-Slinder! Per essere battitore sei bravo anche come lanciatore- Commentò frettolosamente.
John ridacchiò -Grazie, potrei insegnarti a giocare se vuoi-
Alex impallidi -U-Uh, sono negato con lo sport...-
-Oh, andiamo, ora vivi in America, devi imparare il baseball, è la regola-
Alexander sorrise -Beh, se insisti, potremmo approfittarne per conoscerci meglio...Cioè, sei il migliore amico di mio fratello, ecco, per quello-
Borbottò
John lo guardò e sorrise un altra volta.
-Vi va di prendere un boccone? Se mi date due minuti faccio una doccia e ci sono.-
Eliza annuì -Certamente! Ti aspettiamo qui!- Poi si sedette sull'erbetta verde, iniziando a mettere in fila le foto che aveva fatto.
-Mhhhh, Alex, quale ti piace di più?-
Il ragazzo si abbassò accanto a lei. -Non sono un esperto di fotografia, ma...- Si poggiò un dito sul labbro. -Questa qui?- Disse leggermente incerto. Eliza annuì, mettendo la foto nell'album e in una bustina le altre.
-Ti va di fare una foto?- Domandò poi.
-Oh, certo.-
La ragazza prese la Polaroid, girandola e sorridendo. -Di Cheeeese!- E poi si sntì il click seguito dal flash.
La foto uscì pochi secondi dopo.
-...Sono venuto orribile- 
-No, mi piace!- Rise lei, mettendola nel quaderno.
-Ho gli occhi storti! Ehy! Non incollarla! Betsey!-
-Troppo tardi.- poi arricciò le labbra -Betsey?-
-Betsey, dal Beth di Elizabeth! Non ti piace?- Domandò il ragazzo.
Eliza scosse la testa e rise -Oh nono! è...Particolare, mi piace!- 
-Beh, non mi pari una persona che può limitarsi a qualcosa di noioso-
-Perché, Eliza è noioso?- Domandò lei fingendosi offesa, incrociando le braccia.
-Oh, assolutamente no, mi perdoni miss, posso fare qualcosa per rimediare?- Rispose l'altro con un inchino esagerato. -Ma se devo essere sincero, trovo che ogni nome ti starebbe benissimo. Come si suol dire 'rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo.'-
Eliza fece un suono imbarazzato -N-Non citare Shakespeare così! Mi fai passare per una hipister!-
-Però ti piace, mh? Scommetto che ti piacciano anche le passeggiate sulla spiaggia la sera- ridacchiò
-S-Sono così palese?- Borbottò l'altra coprendosi la faccia con la mano.
-Eccomi!- Disse John, correndo verso di loro, adesso con una normale t-shirt e jeans.
-Ehy- Eliza lo salutò, ricomponendosi.
-Possiamo andare?- Domandò il ragazzo e gli altri due annuirono. 
-Dove volete andare?- Domandò Alex -Probabilmente conoscente meglio di me dove c'è roba buona.
-Mhhh, c'è un bar che fa dolci stupendi, io e John ci andiamo spesso!- Rispose la ragazza avviandosi con i due.
-Oh, bene....Uscite spesso assieme voi due?- Domandò Alexander curioso.
Eliza annuì -Mhmh-
-Come amici, giusto?-
John si passò una mano sul collo. -Circa?- disse stringendo i denti leggermente impanicato.
-Sì, circa, ecco- Aggiunse Elizabeth.
-...In che senso?-
La ragazza si rigirò una ciocca -In che senso? Uh... ah ecco, un tipo mi dava noia perché voleva uscire con me, e visto che insisteva, ho chiesto a John di pretendere di essere il mio ragazzo, ecco!-
Alexander storse il naso, non gliela cantavano giusta, ma decise di stare al gioco.
-Ah eccoci!- Esclamò la ragazza, trascinandoli nel bar.

-Mi sembra un ottima idea!- Esclamò John, con ancora un po' di briocche  in bocca; L'argomento si era sposato alla 'rivolta' della caffetteria. 
-Posso dare una mano anche se non sono nel club?-
Alex annuì entusiasta -Ovvio! Anzi più siamo e più spargiamo la voce meglio è!-
-Oh! io potrei fare qualcosa da mangiare per chi non può portarselo da casa!- Aggiuse Eliza.
-Perfetto!-
Alexander sorrise ad entrambi, felice che la pensavano come lui sulla cosa.
A distrarlo fu il telefono.
-Oh, è Laf, scusate! Pronto?-
-Alex! Dove sei? Dovevo venire a scuola a prederti!-
-A-Ah! Sono al bar! Vengo subito!
E si alzò di scatto, spengendo la chiamata. -Scusatemi! Grazie per avermi offerto il caffé Betsey!- Disse correndo fuori.
Il ragazzo corse viso al parcheggio della scuola, fermandosi davanti all'auto di Gilbert. per poi salire e si avviarono.
Il francese dopo un po' lo guardò curioso.
-Stai male mon frere?-
-Mh?-
-Non hai detto parola da quando siamo partiti, non è da te!-
Alex lo guardò -Oh, uh, no sto bene...- Poi si grattò la guancia.
-Mhh, John è tuo amico no, sai,sai mica se è single?-
Gilbert rise -Sapevo che era il tuo tipo! Diciamo di sì- 
-Zitto! E-E quella ragazza che è sempre con lui, Elizabeth, è single pure lei?
-Da quel che so sì, Mon ami- 
-Merda-
Gilbert parcheggiò davanti casa. -Perché?-
-Credo di avere una cotta per entrambi.-
-...Ullalà-

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Capitolo 4
*** Dadada dadayaya ***


Angelica era seduta sul divanetto del salotto, con in mano un libro abbastanza spesso, i capelli tenuti in una crocchia spettinata, e un bicchierone di limonata poggiato sul comodino accanto a lei.
A distrarla furono i passi pesanti della sorella minore che era entrata di fretta.
-Angie!- Sbuffò questa
-Sì?- 
-Di ad Eliza di abbassare la musica! E' tutto il giorno che va avanti! Ho un video da registrare io!-
Angelica notò che effettivamente Eliza stava ascoltando musica a tutto volume da un po' ormai, e se lì in salotto la cosa era ovattata dalle varie pareti, probabilmente in cameretta di Peggy, essendo adiacente a quella di Eliza, il suono era forte e chiaro.
-Stai provando ancora a fare video su youtube?-
-Ehy, non ci sto 'provando'- E fece le virgolette con le dita. -Ho ben venti iscritti per ora!-
Angelica rise e chiuse il libro, mettendo un segnalibro dove era arrivata, per poi stiracchiarsi e alzarsi dal divano.
Guardò l'ora e si girò verso la sorella. -Probabilmente adesso è mattina anche dove sono mamma e papà, perché non gli fai uno squillo intanto?-
Peggy sbuffò -Dove sono adesso?-
-Mhhh, credo siano a Londra, dopodomani torneranno qui se non erro-
-Di già?!- Sorrise la ragazza.
Agelica si grattò la guancia. -Qui in America, ma avranno da fare per ancora un paio di settimane prima di tornare a New York.-
Peggy mise il broncio. -Ok...-
-Ehy, sono via per lavoro, non in vacanza, non fare quella faccia- Le sorrise tirandole le guance.
-E-Ehy! E lo so! Ma potrebbero portarci con loro ogni tanto.-
-Quest' estate ci hanno portato in vacanza alle Hawaii!-
-E siamo dovute tornare a casa due settimane prima perché sono dovuti tornare a lavoro prima.-
Angelica sospirò -Lo so, lo so, ma guarda- Gesticolò vagamente. -Questa casa se la sognerebbero i ragazzini della tua età, quanti tuoi compagni di classe hanno la piscina nel cortile, l'idromassaggio e le cameriere? In qualche modo bisogna pagarlo tutto questo ben di Dio-
Peggy si mise a sedere incrociando le braccia. -Ok, ok...Chiamo mamma ora, tu vai a spengere lo stereo a Eliza, mi sta venendo il mal di testa.-
Angelica le sorrise arruffandole i capelli.
-Quando torno mi spieghi su che videogioco è il tuo video?-
La ragazzina annuì. -Oh! sto facendo una top ten sui boss di- 
-D-Dopo ok?- Rise e uscì dalla stanza, salendo le scale fino alla cameretta di Eliza.
 
Chiamarla cameretta era per dire, era, come quasi tutte le stanze della casa, enorme, ma bastava darle un occhiata per capire di chi fosse la propietaria, con un letto in centro della stanza con le trapunte azzurre e una dozzina di cuscini colorati sparsi su di esso, assieme ad un paio di pupazzi ormai spelacchiati.
Le finestre erano grandi e vi filtrava il sole e le pareti erano tapezzate di foto e disegni vari.
Eliza era nel centro del sopracitato letto, a pancia in giù, con una penna dietro l'orecchio e una in mano, mentre scarabocchiava su un quaderno. Poco lontano da lei vi era sopracitato stereo, che da ore stava riporponendo in loop le solite canzoni sdolcinate.
Angelica rimase qualche secondo all'uscio, per poi entrare e abbassare il volume, facendo sollevare la testa all'altra. 
-Troppo alto?- Domandò
-Mhmh, Peggy è venuta da me a lamentarsi perchè non riesce a registrare i suoi video.-
Eliza rise. -Scusa, non volevo.-
Angelica si sedette accanto a lei, osservando il quadernone coperto di cuoricini fatti con le penne glitterate.
-Allora? Chi è il fortunato?- Domandò sorridendo.
Eliza arrossì. -E-Eh? Non ho idea di cosa stai parlando!-
-Elizaaaaa, dai non lo dico a nessuno! Dimmi tutto il gossip, sono tua sorella!-
Eliza si mise a sedere e si coprì il viso con un cuscino, borbottando qualcosa.
Angelica la guardò piegando la testa. -Non ho sentito~! Dai, almeno dimmi se lo conosco!-
-Mhh..sì-
-E' nella tua classe?-
-Mhmh...-
-Ok, ora dimmi il nome!-
Eliza spostò il cuscino e si mise a giocare con una ciocca nuova.
-Uh, è il ragazzo nuovo, Alexander, il fratelllo di Gilbert.-
-...Oh.-
Angelica la guardò un attimo sbattendo le ciglia.
Eliza poi le sorrise. -Aspetta! voi due siete nello stesso club vero? Lo conosci meglio di me! Oh Angie sai mica cosa gli piace? O-o dove va a mangiare di solito! Insomma mi potresti dare una mano per chiedergli di uscire?-
Angelica stette zitta qualche secondo per poi poggiare la mano su quella di Eliza.
-Ti prometto che ti aiuterò ad organizzare il più bel primo appuntamento che potresti immaginare!-
Il viso della sorella di illumino e le si buttò addosso. -Grazie grazie! Angie sei la migliore!-
Angelica rise -Ok,ok ma mollami!- E la staccò 
-Senti, ora vado da Peggy, le ho promesso che l'avrei ascoltata mentre mi parla dei suoi videogiochi, perchè tu intanto non scegli cosa mettere?-
-D-Di già?-
-Beh, vedrò di organizzarvi qualcosa per lunedì-
-Ti adoro!-
L'altra si mosse i capelli con una mano -Lo so-
E rise uscendo dalla stanza per poi sospirare e appoggiarsi contro la parete del corridoio, facendosi scivolare fino ad essere seduta e portarsi le ginocchia al petto.
-Angie?- Peggy si fermò per il corridoio guardandola, per poi sedersi accanto a lei.
-Che succede?-
-Oh, nulla, tranquilla. Piuttosto, che ti ha detto mamma?-
-Le solite cose, di andare a letto presto, fare i compiti e che ci manda un bacio a testa-
Angelica le sorrise.
-Ti va di farmi vedere quel videogioco adesso?-
Peggy scattò in piedi. -Oh sì! Vieni te lo faccio provare!-
E la prese per mano, facendola alzare e trascinandola verso camera sua.
 
---
 
Il Weekend era sempre troppo corto per tutti, lo stesso valeva per James.
Il ragazzo si sfregò pigramente gli occhi mentre camminava per i corridoi della scuola. Avrebbe fatto volentieri a meno di essere lì, non aveva chiuso occhio per colpa della tosse e l'asma, si sentiva spazzatura...Più del solito.
Aprì l'armadiettto e prese le sue cose, di solito lui e Thomas si incontravano a quel punto, ma oggi l'altro era assente.
James era certo si sarebbe trascinato così per tutto il giorno, e difatti fu così fino alla quarta ora. Quando entrò nel club di dibattito lo trovò più pieno e vivace del solito.
Hamilton era davvero riuscito a convincere un sacco di gente; le due piu piccole Schuyler erano sedute ad uno dei banchi a fare quelli che ad occhio gli erano parsi cartelloni assieme a Laurens, Alexander seduto al banco accanto mentre gesticolava e parlava non molto Gilbert e Hercules che lo ascoltavano , chissà che scusa avevano trovato i quattro per saltare lezione e trovarsi lì.
Dolley come al solito era con Angelica e Abigal e le tre stavano scrivendo.
Ne Seabury ne Adams erano presenti, ma non era sorpreso, il primo non sembrava molto convinto della cosa e il secondo probabilmente era troppo pigro per essere lì.
A sorprenderlo invece fu la presenza di Burr, era un po in distanza dal gruppo, ma sembrava preso dalla cosa.
-Pensavo preferivi stare sul neutrale...-
Gli disse sedendosi accanto a lui, incuriosito.
Burr si grattò la guancia. -Lo sono ancora ma ho cambiato idea su alcune cose-
-In che senso?-
-Nel senso che ha scopert sua professoressa preferita non viene pagata!- Strillò John ridendo.
-N-Non centra! Sarebbe ingiusto per tutti, solo perché Theodosia è qui come internship non vuol dire che non possa avere un salario!- sbottò Aaron.
Madison lo guardò -Non è di solito che funzionano così le internship? Lavori gratis per i crediti universitari-
-Sto cercando un luphole, c'è sempre un luphole in queste cose.- Borbottò
Madison sospirò -Ti lascio concentrare allora- E mise le braccia sul banco incrociate tra di loro per poi poggiarci la testa, magari avrebbe recuperato un oretta di sonno.
-James!-
Oppure no...
Sollevò appena il viso vedendo Alexander davanti a lui.
-Sì?-
-Dov'è Thomas? Come mai sei da solo? E sicuro di non voler aiutare?-
James si strinse il ponte del naso con le dita.
-Una cosa alla volta Hamilton.- Sbuffò -Thomas non sta bene ed è rimasto a casa.-
-Pensavo fossi tu il malato dei due- rispose l'altro poggiando una mano sul banco.
-Sicuro di non volerci aiutare? Non c'è nulla, dico nulla che non ti va bene con la scuola?-
James si grattò la guancia. -...Beh, spesso in infermeria mancano le medicine che mi servono e devo portarle da casa...E a quanto pare non sono l'unico con questo problema.
Alex sorrise a trentadue denti e gli passò dei fogli. -Bene! Scrivi allora! Ah, a proposito, pure Dolley mi ha detto di questa cosa-
James si girò vedendo la ragazza congiungere le mani. -Ehy, ti ricordo che devo studiare medicina, Jemmie-
Il ragazzo sospirò e si sedette da tutt'altra parte, iniziando a scrivere e controllando il telefono ogni tanto per vedere se Thomas gli avesse mandato qualche messaggio.
 
Nel mentre Eliza era occupata con il cartellone, mordicchiando la gomma della matita mentre pensava a cosa scrivere, anche se trovava a distrarsi facilmente a osservare il ragazzo Portoricano che parlava con entusiasmo.
Angelica la guardò sorridendo e poi sospirando e alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso Alexander, dandogli un colpetto sulla spalla per attiare la sua attenzione e facendogli cenno di seguirla. -Ve lo rubo un secondo ragazzi!-
Eliza impallidi, cosa aveva in mente?!
La ragazza tornò con Alex. 
-Avete bisogno di una mano?- Domandò questo.
Angelica scosse la testa.
-In realtà volevamo sapere se dopo scuola eri libero.-
Eliza tossicchiò ancora più pallida.
-Per cosa?- Domandò lui.
-Beh, per bere qualcosa con me, Eliza e Peggy magari-
Alexander si grattò la guancia. -Mhhh, avrei da fare con il giornale scolastico...Ma immagino posso ritagliarmi un oretta.-
Il viso di Eliza riprese colore, fin troppo, mentre per non urlare strinse la mano della povera confusa Peggy da sotto il banco fino a farla scrocchiare.
Angelica sorrise e mosse i capelli con una mano. -Perfetto! Va bene verso le quattro?- E scrisse su un foglietto un indirizzo.
-Non è lontano dalla scuola- Aggiunse.
-Va benissimo-
-Alex! Vieni qui un secondo!- Si sentì chiamare da uno dei ragazzi.
-Ah, signorine, ora devo andare, a dopo!-
 
Angelica guardò Eliza sorridendo, mentre metteva via le sue cose, visto l'orario.
-Dopo ti aiuto a truccarti, ok?- 
Eliza annuì muovendo i piedi sotto la sedia. Era palesemente entusiasta della cosa e stava praticamente brillando.
Peggy le guardò -Ehy, c'è qualcosa che devo sapere?- Odiava essere lasciata fuori dalle situazioni.
Angelica le sorrise. -Beh, ho appena organizzato un appuntamento tra Eliza e Alex- Sussurrò
-E noi?-
-Ah, vero Angelica, e voi due?-
-C'è ne andremo con la prima scusa, ok?-
-Ehy! ma io volevo mangiare fuori!-
Angelica roteò gli occhi. -Noi due andiamo al McDonald e in sala giochi, ok?-
-Affare fatto!-
Le tre presero le loro cose mentre la campanella suonava; ed Eliza salutò alex con un cenno, mimando un 'a dopo' con le labbra.
 
---
 
La caffetteria come al solito era piena di gente, il rumore del chiacchericcio e delle posate era diffuso in tutta la stanza.
Aaron era seduto accanto a Samuel in un tavolino appartato.
Il padre di Samuel lavorava come pastore nella chiesa della famiglia di Burr, i due ragazzi si conoscevano fin dalla culla, anche se con il tempo si erano allontanati un po'.
-Io...Io continuo a pensare sia una pessima idea Aaron- Mormorò il biondo, ancora contro la 'rivoluzione' che si stava creando tra gli studenti.
Ma l'altro era più occupato ad osservare la ragazza seduta al banco degli insegnanti.
-La stanno annoiando- mormorò tenendosi la testa con la mano e il gomito sul tavolo. -Dovrei andare a parlare?-
-Questa è un idea ancora più pessima!- sbottò l'altro. -E' un insegnate Aaron! Piuttosto dammi retta, quel Hamilton non mi piace per niente! Chi è per venire qui dopo quattro anni e voler stravolgere le cose? Si sta benissimo così, sta facendo di una tana di talpa una montagna!-
L'altro sospirò -Non è bellissima?-
Samuel si passò una mano sul viso. -M-Mi stai ascoltando almeno?-
-Magari potrei metterle in segreto dei fiori sulla scrivania prima della lezione...-
Sam si alzò sbuffando. Aaron era andato, bene. Avrebbe preso lui le cose in mano allora! E si allontanò a passo svelto fuori dalla caffetteria.
 
-Sam, si è girata verso di me! Hai visto? Credo mi abbia sorriso! Sam?- Non era lì un attimo fa? Aaron si guardò un attimo attorno per poi sospirare.
Mentre lo cercava notò il tavolo che ormai era diventato quello di Alexander e i suoi amici. Non riusciva a capire di cosa stessero parlando ma tutti e quattro sembravano presi dalla discussione e li si vedeva ridere.
Il ragazzo strinse leggermente il pugno. Non gli interessava di loro, solo che gli dava noia come Alexander lo avesse scaricato così facilmente per quei altri tre. E come questi lo avessero accettato subito nel loro gruppo senza neppure considerarlo.
-Posso sedermi qui?- Domandò una voce.
-Mh, come vuoi- Bofonchiò Aaron ,ancora fissando il gruppetto, per poi notare con la coda dell'occhio chi era. -S-Signorina Theodosia! C-Certo che può sedersi!-
La giovane donna rise. -Non serve che mi dai del lei!- Esclamò sedendosi.
-Comunque, volevo ringraziarti, ho saputo che stai facendo qualcosa per me e gli altri ragazzi qui per il tirocinio.-
-A-Ah, si fi- figurati! E' un piacere per me e gli altri aiutare!- Esclamò il ragazzo sistemandosi il colletto della camicia e cercando di sembrare più professionale.
Theo rise. -Però ti chiedo una cosa Aaron-
-Qualsiasi cosa!-
-Non finire nei guai a causa mia, ok? Sono comunque un insegnante, la colpa sarebbe mia.-
-M-Ma è una scelta mia! E tu sei qui in tirocinio!-
-Sì, ma un giorno avrò una classe tutta mia, capisci?-
Il ragazzo annuì. -S...Starò attento allora.-
Theodosia gli sorrise. -Se tutti i miei futuri studenti saranno come te sarebbe perfetto- sospirò 
-Ma se non riuscissi a gestire ogni studente per la loro personalità e quello che sanno fare, sarei una pessima professoressa...-
-Non tanti Prof la pensano così, sai?- mormorò Burr. -Molti ci vedono come un unico blocco, se dici così vuol dire che sarai un insegnate con i fiocchi.-
La ragazza lo guardò e sorrise. -Ehy Aaron-
-Sì?-
-...Lascia perdere! Beh, torno al tavolo degli insegnanti, sono un po vecchi e acciaccati ma hanno un sacco di storielle divertenti, sai?- Ridacchiò e si alzò salutandolo muovendo le dita.
-Ci vediamo a lezione!-
-A..A Lezione!- Esclamò l'altro.
 
E la lezione era iniziata con calma, i libri sui banchi, il signor Washington alla cattedra, Theodosia ad aiutare i ragazzi un po' più indietro a capire il testo.
La quiete fu interrotta dal bussare, seguito da un uomo entrare nella classe.
La prima parola che pensò Alexander nel vederlo fu 'serpente'.
Era un uomo alto vestito in modo impeccabilmente elegante, quasi fosse ad una cena elegante più che in una scuola.
I capelli erano biondo platino, quasi bianchi, e ricci, tirati all'indietro. Era un uomo di mezz'età; ma non sembrava troppo vecchio, anzi, probabilmente alcune ragazze con certi gusti lo avrebbero chiamato per una ricarica del telefono o qualche regalo se avessero potuto.
-Signor Preside!- Washington sorrise e si alzò in piedi e fece cenno anche agli studenti di fare lo stesso.
-Signor Washington- l'uomo sorrise, aveva un forte accenno britannico.
-Ah, vedo alcune faccie nuove e alcuni primini! Meglio che mi presenti allora. George Kingston, preside di questa scuola da prima che alcuni di voi figlioli sapevate camminare- Si mise a camminare per i banchi.
-Ora, ora, un uccellino mi ha detto che qualcuno di voi si è fatta un idea sbagliata su come gestisco la mia scuola...-
Alexander si morse il labbro, sentendo un brivido quando l'uomo gli passò accanto.
Burr intanto strinse le dita e spostò lo sguardo verso il banco di Seabury, e questo girò velocemente la testa.
-...Figlio di...- Non finì la frase per ovvi motivi.
Kingston arrivò fino in fondo la classe e fece retro front.
-Sappiate che certi atteggiami non sono voluti nella mia scuola, non vogliamo farla passare male no?-
Rise leggermente.
-E sappiate che questi atteggiamenti potrebbero portare all'essere espulsi, e sì, solo per qualche giorno, ma so che molti di voi puntano a college di prestigio e anche una cosa del genere potrebbe essere un problema.
Quel che voglio dire, il gioco non vale la candela-
E detto ciò si fermò davanti alla cattedra, coprendo Washington.
-Spero di essermi spiegato chiaramente-
Poi batté le mani.
-Beh, buona lezione ragazzi!- Ed uscì dalla classe, lasciandola in silenzio tombale.

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Capitolo 5
*** More cheesy than cheddar ***


Nella camera del ragazzo dai capelli castani si vedevano una pila di vestiti sul letto lanciati in fretta e furia, mentre questo stava cercando qualcosa, borbottando di continuo tra un confuso miscuglio di imprecazioni inglesi e spagnole.
Poggiato allo stipite della porta vi era Gilbert, con un sorrisetto divertito e le braccia incrociate, l'altro non l'aveva nemmeno notato nonostante fosse lì da un paio di minuti.
-Meno male che non eri nervoso- Ridacchiò questo, facendo sobbalzare Alexander.
-Gilbert! Senti dammi una mano, cosa si mette quando una ragazza ti chiede di uscire?! Dici che una camicia è troppo formale?-
-Dico che con il sole che c'è oggi con una camicia finiresti con le pezze dopo dieci minuti.-
-Senti sei tu l'esperto di moda! ...Comunque non sono nervoso!- ribattè il più basso, palesemente nervoso. Il fratello scosse la testa avvicinandosi al cumolo di vestiti.
-Ti sei lavato i denti tre volte da quando siamo tornati- sorrise e si mise a cercare qualcosa da fargli mettere.
-Hai spiegazzato tutto...- Borbottò per poi tirar fuori una maglietta color smeraldo e un paio di jeans.
-Ecco fatto, il verde ti sta bene addosso!- 
Alex prese tutto velocemente iniziando a spogliarsi.
-Woh-oh, sono già fidanzato Alex- Gilbert rise, avviandosi alla porta.
-...E-Esci!- Borbottò spingendolo via per far uscire definitivamente il fratellastro dalla sua stanza.
Lui si mise a ridere. -Ricordati il deodorante! Ti aspetto già, ti accompagno con l'auto!-
-Ho detto esci!- Urlò chiudendogli  la porta in faccia.
Alex si vesti per poi sedersi sul letto e sbuffare. Ovvio che non era nerovoso, solo perché Eliza gli aveva chiesto di uscire con lui? tsk, e poi non era un appuntamento, ci sarebbero state anche Angelica e Peggy, no?
Che motivo aveva per avere i palmi sudati, nono, doveva essere il caldo, faceva caldo quel giorno, nessun'altra spiegazione.



Eliza era davanti alla gelateria dove dovevano incontrarsi, mentre faceva avanti e indietro nervosamente e messaggiava con le sorelle per distrarsi. Aveva avuto un paio di appuntamenti nella sua vita, ma sentiva che con Alexander era diverso e non riusciva a non avere il cuore in gola mentre lo aspettava.
Cielo, aveva i palmi della mani sudate. Aaah, sperava che Angelica le avesse messo del trucco waterproof perché stava sudando dal nervoso, ogni tanto guardandosi alla vetrina per vedere se era ancora apposto.
-Betsy!-
La voce del ragazzo la fece sussultare e si girò quasi di scatto.
-E-Ehy Alex!- Sorrise muovendo la mano per salutarlo.
-Angelica e Peggy?- Domandò lui. -Non sono potute venire hanno avuto un conta tempo- E scrisse velocemente qualcosa al telefono per poi rimetterlo nella borsa.
Alexander la osservò e sorrise, non era stupido, gli ci volle poco per capire cosa avevano combinato le tre. E il fatto che Eliza si fosse truccata e cambiata i vestiti erano un buon suggerimento.
Quindi sì, ERA un appuntamento, fu preso da un secondo di agitazione, ma poi si riprese.
-Capisco, ti ho fatto aspettare tanto?-
-Oh, no! Sono io che sono in anticipo- La ragazza si sistemò una ciocca.
-Bene! Entriamo allora?- Domandò lui aprendole la porta per farla entrare.
 -Prima le signore-  E fece un inchino esagerato.
-Grazie mille sir- lei fece una mezza riverenza tirando su la gonna del parasole che stava indossando per poi ridere mentre si avviava all'interno della gelateria.

Era piccolina, ma Eliza gli aveva giurato che facevano uno dei migliori gelati che avesse mai assaggiato, e anche dentro aveva un aspetto accogliente, le pareti erano tinte a strisce verticali marroni, crema e rosa per richiamare i colori dei dolci.
La vetrina principale erano stra colme del dolce freddo, con alcuni gusti che il ragazzo non sapeva neppure esistessero e in un angolo vi era una vetrina piena di torte gelato tutte finamente decorate con panna e frutta varia.
Dopo aver ordinato, i due si sedettero ad uno dei tavolini dentro il negozio, con due coppe di gelato davanti a loro.
-Sono felice che tu sia riuscito a venire- Sorrise la ragazza, muovendo leggermente i piedi sotto il tavolo. -Nessun problema Betsey, anzi, sono felice pure io di passare un po' di tempo con te fuori dalla scuola ah e grazie per avermi aiutato con i cartelloni oggi-
-E' stato un piacere! Mi piacciano cose come lavorare la carta e simili!-
Alex le sorrise -Avevo notato, per questo l'ho chiesto a te in particolare-
Eliza sopostò lo sguardo sorridendo e mettendosi una ciocca dietro l'orecchio, per poi iniziare a mangiare e Alexander fece lo stesso, come aveva detto la ragazza il gelato era delizioso.
-Come ti trovi a New York?- Domandò lei dopo un po'
-Sembra quasi un altro pianeta, e devo ancora visitare i posti famosi come Central Park e Time Square! Gil dice che non sono ancora piscologicamente pronto, qualsiasi cosa intenda-
La ragazza si alzò di scatto, poggiando le mani sul tavolo. -Sei qui da tre mesi e no- non sei ancora stato a Time Square?!- Sbottò -Dobbiamo rimediare subito!-
E corse alla cassa per pagare i gelati, per poi prendere per mano Alexander e trascinarlo fuori. 

-Taxi! Taxi!- chiamò una delle tante macchine gialle muovendo il braccio fino a farla fermare davanti a loro e salire.
-Dove vi porto ragazzi?- domandò l'uomo alla guida.
-Time Square per favore!- Disse entrando nell'auto con il ragazzo.
Alex la osservò e rise -Non avevo finito di mangiare sai?-
-Ah! Scusa mi sono fatta prendere dall'entusiasmo!- borbottò lei, spaventata di star esagerando..
-Tranquilla! Immagino che tu abbia già in mente dove portarmi- 
Elizabeth tirò un sospirò di solievo -Se sei il tipo di persona che ho capito che sei, adorerai il posto.-
-Beh, mi fido di te allora- Rispose, nel mentre la macchina si era avviata.
Era calato un po' di silenzio, ed entrambi i ragazzi si davano un occhiata per poi sposare lo sguardo e guardare i propri telefoni, Eliza stava scrivendo entusiasta alle sorelle su come stesse andando, Alex dal canto suo era stato messo  in chat assieme a Gilbert e Hercules, che lo stavano più che altro prendendo per il culo. Ma quello era il minimo: aveva cercato di ignorarli per non rovinarsi la giornata, ma da quel pomeriggio era stato riempito di altri messaggi, facendolo sbuffare.
-Mh?- Eliza lo guardò curioso. -Nulla- Scosse la testa  -Solo che la voce di quel che ha detto il preside di è sparsa e adesso ovviamente sono tutti con la coda tra le gambe.- Sbuffò -Hanno tutti una scusa per non partecipare più-.
Eliza sospirò -Che peccato...Beh, sono certa che le mie sorelle così come i tuoi amici non cambieranno idea comunque! Così come me!-
Alexander le sorrise, era felice che nonostante una possibile sospensione la ragazza avesse deciso di rimanere al suo fianco.
- Grazie Betsey. Comunque, non ci pensare troppo, me ne occuperò io sta sera e domani nel club con gli altri- La rassicurò poi.

Il taxi si fermò dopo qualche minuto e Alex prese il borsellino, vivere con gli Washington aveva dato al ragazzo la possibilità di avere effettivamente abbastanza soldi per poter fare quel che gli serviva per la prima volta in vita sua.
-Questa volta pago io!- Alla fine la ragazza gli aveva pagato il dolce prima.
Poi scese, girò il Taxi e aprì la portiera ad Eliza, facendola ridacchiare a quel gesto.
-Grazie- Rispose questa scendendo e facendogli strada.
Alexander si mise a guardarsi attorno, ma non sapeva dove posare gli occhi, era tutto enorme, dai grattacieli alle insegne appese su di essi. Dai bar, i negozi alla folla di macchine e gente che camminava per le strade. Per un attimo gli vennero le vertigini a stare lì con il viso sollevato verso la piazza.

-Tutto bene?- Domandò Eliza notandolo. Alexander scosse la testa. -Uh, sì! Scusami, forse Gilbert ha ragione...- Borbottò.
-Vuoi...Vuoi andare a casa? S-Se è troppo fa nulla!- -Oh? Nono! E'...E' fantastico qui!-
Eliza gli sorrise e gli prese la mano. -Stammi vicino allora, così non ti perdi-
Lui sorrise a quel gesto coprendosi la bocca con la mano, stringendole le dita, per poi tornare a osservare le decine e decine di edifici e attrazioni della piazza con aria spaesata mentre seguiva, o meglio, si stava facendo portare dall'altra visto che era troppo distratto per vedere dove stava mettendo i propri piedi.
-Cielo, voglio visitare tutto...- Mormorò, poi guardò la ragazza. -Spero che quindi questo non sarà il nostro unico appuntamento, hai tanto da farmi vedere- 
E sorrise spavaldo, creando due fossette al bordo delle labbra.
Eliza arrossì pesantemente spalancando gli occhi e tornando a giocare nervosa con i capelli. 
-S...Sarebbe un piacere! C-Cioè sì! Cioè devi assolutamente vedere Broadway e un sacco di negozi!- La ragazza si mise a muovere le mani velocemente cercando di riprendere il filo del discorso.
Alex non riusciva a non sorridere osservandola, cielo era adorabile.
 -Con calma Betsey, una cosa alla volta. 
Perché non iniziamo da dove avevi già in mente?-
La ragazza riprese fiato ad annuì. -Giusto giusto!-
I due dopo aver camminato ancora un po' entrarono in un negozio.
-Una libreria?- Domandò Alex muovendo la testa a destra e sinistra osservando tutti gli scaffali.
-E cartoleria, è qui che compro le cose per i miei progetti.- Sorrise e gli mollò la mano, notando che l'altro non stava più nella pelle di andare in giro ad esplorare.
-Va, sei libero!- Scherzò dandogli una spintarella. -Se mi cerchi sono tra la roba di cancelleria!-.
Lui si girò per guardarla un secondo e schizzò via verso gli scaffali.
Eliza rise, per poi andare nel reparto della cartoleria, poggiandosi un dito sulle labbra per ricordare cosa le serviva.

-Scusami se ci ho messo tanto!- Dopo un quarto d'ora il ragazzo le sbucò davanti, con una pila di libri che gli arrivava al naso, sembravano pensati e che faticasse a tenerli tutti, Eliza cercò di non ridere. -Vuoi una mano?- -No grazie c'è la faccio! Tu hai preso tutto quel che ti serviva?- La ragazza fece cenno al carrellino che aveva con se.
-Oh...ci sono i carrelli...- Mormorò lui. Eliza a quel punto scoppiò a ridere e gli prese i libri di mano, mettendoli accanto alle sue cose.
-Grazie...- sussurrò l'altro un po' imbarazzato
.Eliza gli sorrise e diede un occhio ai libri, erano alcuni classici e tanta roba sugli antichi romani e greci. Meglio farsi un appunto mentale su ciò.
-Tu cosa hai preso?- Domandò il ragazzo, dandole una mano a spingere il carrello visto che ora era diventato pesantino.
-Mhh, quaderni, un agenda nuova, penne glitterate e del washi tape.-
-Sarebbe?-
-Adesivo per le decorazioni, è quello che uso ai bordi delle pagine- 
-Mh, capito. Ora che ci penso...-
-Sì?-
-Vendono qui quelle penne stilografiche eleganti ne ho sempre voluta averne una, hai presente no? Quelle con il pennino dorato che ti fanno sembrare una persona importante.- 
Eliza rise e annuì -Probabilmente, basta cercarle o chiedere ad un commesso-
-Ah! Solo i deboli chiedono aiuto al commesso!- Sbuffò incrociando le braccia
...
Dopo quindici minuti di nulla dovettero chiedere aiuto ad un commesso, ma ne fu valsa la pena, Alexander si teneva in mano la penna come fosse un tesoro, mentre se la rigirava tra le dita osservandola con gli occhi che brillavano. Era verde scuro con le venature più chiare e le parti metalliche dorate. In più l'uomo che lavorava lì gli aveva anche detto che poteva farla incidere, così su una placchetta nel manico vi erano le sue iniziali in corsivo.

-Fino a qualche mese fa spendere più di dieci dollari per una penna mi sarebbe sembrata una pazzia.-
-Beh, sono tanti, ma queste devono durare anni, non sono usa e getta-  Rispose Eliza, più concentrata verso l'espressione felice del ragazzo che la penna.
-Ah fermo un secondo!- disse poi la mora, fermandosi davanti ad espositore e osservando cosa vi era sopra. -Ah, queste sono nuove!- esclamò poi prendendo un paio di candele dentro dei vasetti di vetro.
Alex le guardò -Che razza di odore sarebbero 'guanti di lana' e 'lucciole estive'- borbottò. -Nono! Annusa sono buonissime!- La ragazza mise il broncio e gliele poggiò sotto il naso. -Adoro le candele di questa marca, di solito le colleziono, mi piace accenderle quando studio, mi aiutano a concentrarmi, e hanno un profumo buonissimo, a volte mi verrebbe da morderle!-
-Ci hai mai provato?-
-Eh?-
-A morderle, dico-
La ragazza strinse le labbra e guardò in basso. 
-Mhhh....No?-
-Mhhh...-
-....-
-Erano buone?-
-N-No...-
Eliza poi tossì dopo un paio di secondi di silenzio imbarazzante. 
-Comunque! Hai già assaggiato starbucks?- E tornò a spingere il carrello, cercando di recuperare il discorso.
Alex scosse la testa. -Non mi fido di quella roba, mi piace il caffé normale- 
E l'aiutò a portare la roba alla cassa.
-Dacci una prova! Facciamo così, se non ti piace te lo pago io- Sfidò  la ragazza, mettendo le sue cose in varie buste.
-Ok, ok ma solo perché me l'hai chiesto tu- Alexander le sorrise, e prese poi le sue cose.
I due uscirono dal negozio,  e di nuovo Alex dovette ri-abiutarsi al chaos di Time Square e le sue luci.
-Certe insegne sono più grandi della mia vecchia casa...- Mormorò mentre era tornato a seguire Eliza.
-Ehh? Davvero?- Ok, alcune erano grandi, davvero grandi, ma alla ragazza le sembrava impossibile vivere in uno spazio così. -Com'era casa tua?- domandò curiosa.
-Un monolocale nel barrio, non lontano dal mare, avevamo un divano letto, la sera lo si apriva e dormivo lì con mia madre, avevamo la cucina e il bagno e..Basta credo?-
Eliza si morse il labbro. -Eravate solo in due? S...Se posso chiedere.-
-Tre, io mamma e James, mio fratello maggiore.-
-Hai un fratello?- 
-Eh, ma non lo sento da uhh- Si fermò un attimo e mosse le dita della mano - Cinque anni credo? Era maggiorenne quando mamma è mancata-
Eliza voleva fargli altre domande sulla sua famiglia, ma si trattenne. 
-Ti manca il Porto Rico?-
-Mhhh, credo? Insomma, mi manca la spiaggia, il cibo e l'attmosfera, immagino che sia normale però, devo solo abbituarmi, insomma, New York è fantastica, sono felice di vivere qui, ho un mare di possibilità che non avrei mai avuto a Nevis! Se i Washington non mi avessero preso con se probabilmente adesso avrei dovuto cercarmi un lavoro per quattro soldi per vivere nelle stesse condizioni di prima, se non peggio, e invece ora posso studiare, potrò andare al College e trovarmi un vero lavoro fra qualche anno!- rispose entusiasto, gesticolando mentre si spiegava.
Sembrava quasi brillare, forse erano solo le luci della città, ma ad Eliza gli pareva che in quel momento Alexander emanasse luce propria, lasciando la ragazza ad osservarlo con il cuore che le batteva a mille.
-Sono certa che farai grandi cose! Il tuo nome sarà sulla bocca di tutti!- Eliza gli strinse la mano, per poi tornare a camminare a passo svelto ridacchiando.
Alex fu preso un po' alla sprovvista e rise assieme alla ragazza.
-Se le cose andranno bene, ci sarà anche il tuo nome- E le fece l'occhiolino.

-Non capisco!- Sbottò Alexander con il mano il bicchiere. -Questa roba non sa di caffé neanche alla morte, ma non riesco a smettere di berlo!-
-Vero eh?- Eliza diede un sorso al suo frappuccino, ormai quasi vuoto, poi gli occhi le si spostarono sull'orologio dentro al bar.
-A-Ah! Sono già le sette di sera?!- Sbottò -Ti avevo promesso che saremmo stati fuori solo un oretta e- e-.
Alex le poggiò l'indice sulle labbra. -Hussh, tranquilla, posso finire il lavoro che ho sta notte, anzi mi hai già offerto tu il caffé per rimanere sveglio no?-
-Sicuro?-
-Sicurissimo! Piuttosto, credo che ti devo accompagnare a casa prima che si faccia buio e tua sorella mi sgozzi...-
-Vedo che hai capito che tipa è Angie- Eliza scosse la testa e prese le sue buste e lui fece lo stesso, e uscirono dal negozio per prendere un secondo Taxi.
-Prima questo indirizzo e poi questo, grazie- Mormorò Eliza indicandogli l'indirizzo di casa sua e poi quello di Alexander sul suo telefono.
La macchina partì per poi fermarsi alla prima destinazione.
-B...Beh allora vado...- Mormorò Eliza slacciandosi la cintura di sicurezza.
Alex spostò un po' lo sguardo poi tornò a guardala. -Ah, Betesy aspetta!-
-Mh?-
-Se ti presto una cosa mi prometti di ridarmela quando usciremo di nuovo?-
-Che cosa?-
Alexander si passò una mano tra i capelli nervoso, per poi allungarsi verso di lei e dandole un bacio a fior di labbra.
Eliza arrossì e traballo fuori dalla macchina presa di sorpresa, coprendosi le labbra con la mano.
-P-Promesso...- Mormorò poi e chiuse la portiera salutandolo con la mano. 
-C-Ci vediamo domani a scuola!-
Alexander la salutò a sua volta. -A domani!- E la osservò mentre se ne tornava a casa. 
Appena fu dentro e la macchina ripartì il ragazzo si coprì il viso completamente rosso con le mani.
-Ughhhhhhhh-
Il conducente scoppiò a ridere. -Ehy ragazzino va bene se la uso con mia moglie questa?-
-L-La prego guidi e basta- rispose l'altro con la voce coperta ancora dalle mani. Cazzo come lo avrebbe preso per il culo Gilbert appena sarebbe tornato a casa.

---

In tutt'altra zona della città, a casa Jefferson per la precisione, due ragazzi erano seduti sul letto del propietario di casa.
-Te l'avevo detto che questa serie tv era bella- borbottò il più basso, con la bocca piena di popcorn, mentre ne prendeva un altra manciata.
-Meh, non sono un tipo per ste cose, l'ho vista solo perché non potevo uscire dal letto e stavo morendo di noia- Rispose Thomas, con il pc sulle ginocchia mentre osservava distrattamente i crediti attraversare lo schermo.
 -Ma fatto trenta, ormai la finiamo di vederla.-
James lo guardò, in effetti aveva passato più tempo a osservare lui che lo schermo, e poi sospirò -Sei sicuro di riuscire a venire a scuola domani? Cioè, sono felice che tu possa venire, non hai idea di come mi annoio da solo.-
-Ah! Così sai come mi sento quando tu sei malato, con la differenza che sparisci giorni interi.-
-Non è colpa mia e lo sai! E-E poi figurati, tu hai letteralmente qualsisi ragazza della scuola che ti fa il filo e vorrebbe andare a letto con te- James si morse il labbro, ok, voleva testare un pochino il territorio.
-Sì, ok,ok, ma loro possono farmi compagnia mezzoretta...Per ovvi motivi, ma tu sei il mio migliore amico Jammie, il mio braccio destro, non credo che ad una ragazza che vuole succhiarmi il cazzo interessi parlare di politica dopo-
James serrò le labbra e sbuffò dal naso divertito.
-Comunque, non staresti così spesso a casa pure tu se usassi...- James non finì la frase che Thomas lo bloccò -No, ne abbiamo già parlato.- -Ma- -Jammie, perfavore cambiamo argomento-
Il più piccolo sospirò
-Ok...A proposito, hai saputo di Kingstone no?-
-Pff, Angelica mi ha scritto un intero paragrafo sulla cosa-
-Beh...Stavo pensando...- James si mise a giocherellare con il respiratore attorno al suo collo.
-Sì?-
-A te non da noia questa idea, ma che sia Hamilton ad organizzarla, vero?-
Thomas sospirò -Vero, ma insomma, lo hai visto? Chi si crede di essere, quel dannato gremilin Portoricano, arrivare qui e voler gestire tutto e-
-Thomas- James gli poggiò la mano sulla spalla. -Lo so, ma ascolatami. Chi è il ragazzo più popolare della scuola?-
-Io?-
-E sai che significa? Che la gente ti darebbe retta molto di più che quel Hamilton anche con le minacce di Kingstone-
-Quindi, mi stai dicendo di prendere il posto del nanetto e gestire le cose a modo mio?-
-Gotcha-
Thomas sorrise da orecchio a orecchio.
-Interessante...-

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Capitolo 6
*** Emails and Baseball ***


-...E allora, ero arrivata all'ultimo stage e sapete che è successo?-
Peggy stava seguendo nel corridoio della scuola le due sorelle maggiori. Queste però non sembravano troppo interessate su cosa stesse dicendo, erano qualche passò più avanti di lei mentre chieccheravano tra di loro.
-Cosa Peggy?- domandò distrattamente Eliza con la testa abbassata verso il cellulare.
-Questo tipo mi ha fottuto la kill!- 
-Peggy!-
 La ragazzina sospirò -Mi ha -rubato- la kill, meglio?-  poi si affacciò dietro le due.
-Comunque mi state ascoltando?-
-Mh? sìsì, stavi parlando di uhhh, aspetta come hai detto che si chiama...Ah! Danger Roomba, giusto?- Borbottò Angelica, per poi tornare ad osservare Eliza che chattava. -No, niente cuoricino con i brillantini, metti quello normale. Devi far vedere che lo vuoi, ma non che lo *vuoi*-
Eliza roteò gli occhi, non capendo cosa intendesse l'altra
. -Cosa significa l'emoji della melanzana?-
Angelica le rubò il cellulare dalle mani. 
-Cosa?! Quando te l'ha mandata?! Io lo meno quel- 
-Angie Angie scherzavo!- Rise la mezzana recuperando il telefoninio. 
Angelica assottigliò gli occhi. 
-Dopo noi due facciamo un discorsetto sulle protezioni e- 
-Angelicaa!- 
-Cosa? E' importante!-
 -H-Ho diciasette anni so cosa sia un preservativo!-
 Rispose l'altra imbarazzata, abbassando la voce all'ultima parola.
Peggy sbuffò rumorosamente per poi fermarsi davanti al proprio armadietto.
 -Io vado in classe- 
Borbottò prendendo la cartella e allontandosi, sbattendo abbastanza forte l'anta di metallo per chiuderlo.
-Oh? ah sì! ci si vede a mensa Peg!- Esclamò Eliza per poi tornare a scrivere al telefono.
-Dovresti andare in classe pure tu...E pure io- Fece notare Angelica osservando l'orologio appeso alla parete.
Eliza annuì  -Vado a prendere le mie cose allora. A dopo!-
E anche lei si avviò al proprio armadietto per prendere i quaderni continuando a scrivere con il telefono, quasi sbattendo contro un paio di studenti.
Mentre era lì si ritrovò John davanti, facendola sobbalzare.
-Non ti avevo notato!-
Il ragazzo sorrise. -Wopsie! Allora Liza, com'è andata con Alex?- domandò prendendola sotto braccio.
La ragazza si passò una mano tra i capelli. -Bene suppongo? Cioè Alexander è stato così gentile con me e cielo, non era mai stato a Time Square! Ho dovuto assolutamente rimediare! Immagino passeremo i nostri prossimi appuntamenti a visitare la città, dovevi vedere com'era emozionato!-
-Immagino...- Mormorò l'altro, cambiando un po il tono della voce. 
-Comunque, scusa se non è il momento ma dobbiamo parlare-
-Uh?-
-Beh, se ora siete una cosa ufficiale immagino che noi due dobbiamo "rompere"- 
E fece le virgolette con le dita. 
-E devo trovare un modo per spiegarlo ai miei, puoi immaginare non sarà facile.-
Eliza scosse la testa. -Eh? John tranquillo possiamo continuare a dire ai tuoi che stiamo assieme!-
L'altro sbuffò -Liza, cosa devo fare, dire al tuo ragazzo se posso averti in prestito ogni tanto?-
-Gli possiamo semplicemente dire la verità, no?-
John impallidì -No! C-Cioè, e se non gli andasse bene? Non voglio che litighi con lui a causa mia!-
Eliza lo guardò per poi staccarsi da lui e prendergli le mani, stringendole leggeremente. -Johnny, sei il mio migliore amico da quando avevamo undici anni, se Alexander cosidera la nostra amicizia un ostacolo nella nostra relazione vuol dire che non è il ragazzo giusto per me-
-Liza...- Mormorò l'altro ritirando le mani e poi grattandosi la guancia, spostando lo sguardo verso il basso.
-Quindi, vuoi che glielo dico io o preferisci fare tu?-
John sospirò -Io immagino, però non me la sento di farlo subito-
Eliza sorrise -Ehy, va benissimo! Senti, ora devo correre in classe, ci si becca dopo!-
E gli diede una botticina con il fianco per poi correre via.

John sospirò di nuovo, non aveva tanta voglia di andare a lezione, sopratutto ora che si era ricordato che c'era anche Alexander nella classe della prima ora, ma sapeva che era un argomento che avrebbe dovuto affrontare prima o poi.
Prese un respiro profondo e si avviò a sua volta verso la propria aula. Sorrise quando vide il ragazzo in fondo alla classe accerchiato da Gilbert e Hercules, che sembravano cimentarlo sull'appuntamento con Eliza.
-Allora, Casanova com'è andata?- Domandò avvicinandosi al terzetto, cercando di sembrare il più interessato possibile.
-Ew! John anche tu adesso? E' da ieri che questi due  mi scassano!-
Hercules si mise a ridere. -Ehy Alex, perchè non parli pure a John di quanto siano belli gli occhi di Eliza?-
-Smettetela!- Alexander anche se cercava di non farlo vedere coprendosi con la mano, era già leggermente arrossato sulle gote
Gilbert gli mise il braccio attorno alla spalla. -Se questo nanetto si è fidanzato con una Schuyler c'è speranza per tutti!-
-M-Molto maturo Gil!-
-Dai ragazzi lasciatelo in pace poverino- 
John si mise in mezzo staccando i tre.
-Grazie John. Visto, almeno lui è parte!- Esclamò in modo quasi melodrammatico, nascondendosi dietro di lui, facendo ridere i due ragazzi più alti.
-Sono ore che vanno avanti così!-

Burr, seduto già al suo banco si girò infastidito. -Vi volete sedere voi tre? Sapete com'è il prof Franklin, non voglio un altra nota a causa vostra!-
Si sentì un -Guasta feste!- urlato da uno dei ragazzi, mentre tornavano al proprio posto.
-Ah, Alex!- John lo prese un attimo per il braccio per fermarlo.
-Mh?-
-Ti va di venire agli allenamenti? A-Avevi detto che ti avrebbe fatto piacere imparare il baseball, giusto?-
Alex sorrise. -Oh, certo, se sono libero verrò subito!-
-Ci conoto!-
John si morse il labbro notando che la frase gli era uscita dalla bocca con fin troppo entusiasmo, per poi tagliare il discorso con un gesto della mano verso il prof dalla porta che entrava e sedersi al suo posto.

Il professor Franklin era un uomo sulla sessantina, capelli stempiati e grigi e qualche chilo di troppo, oltre il fatto che a quanto pare il suo modo di vestire non aveva lasciato il 1930, con tanto di bastone da passeggio.
Però era anche uno dei migliori insegnanti della scuola. Insegnava scienze di solito, ma aveva anche una laurea in letteratura e storia.
Era bravo a spiegare e le sue lezioni prendevano bene quasi tutti gli alunni, certo, a volte faceva battute un po' troppo spinte, lasciando i ragazzini del primo anno scandalizzati, o la lezione si bloccava perché scoppiavano a ridere per minimo venti minuti.
Ma per quanto le lezioni del Professor Franklin fossero interessanti e per quanto scienze fosse una delle sue materie preferite, John non riusciva ad essere concentrato quel giorno.
Forse era stata la discussione con Eliza fatta prima o-
Scosse la testa, sapeva benissimo il perché.
Spostò lo sguardo dal libro al ragazzo con i capelli castani, Alexander stava scrivendo di continuo e il suo banco era strapieno di foglio, probabilmente metà della roba non era neppure collegata alla materia che stavano facendo ora.
John sorrise nel vederlo concentrato così su chissà cosa, ma nello stesso tempo poteva sentire una stretta allo stomaco.
Si chiedeva se Eliza avesse notato che anche lui provasse interesse per Alexander. Probabilmente no, le aveva detto un sacco di volte che non si sarebbe trovato un ragazzo prima dell'università, che non era interessato nell'uscire con qualcuno prima di allora e anche se fosse, Liza era una brava ragazza e lo aveva aiutato fin ora, se lo meritava un ragazzo, vero questa volta.
Non sapeva come sentirsi, era una cattiva persona se si era preso una cotta per il ragazzo della sua migliore amica? Magari non era neppure una cotta, sarebbe andata via con il tempo, non poteva mettersi in mezzo e rovinare tutto.
Al diavolo, non si sentiva bene, avrebbe saltato le prossime lezioni, doveva stare un po solo.

- - -

Le altre lezioni erano passate normalmente fino alla tanto attesa ora del club di dibattito, si sentiva una certa tensione nella stanza, tutti ormai avevano capito che tra Hamilton e Jefferson vi era solo odio, quindi vederli faccia a faccia mentre cercavano un compromesso per la causa comune aveva creato subbuglio.
C'era chi era letteralmente terrorizzato, Seabury aveva preso un rosario in mano quando li aveva visti entrare in classe, chi si voleva godere lo spettacolo e quasi sperava in una rissa (Dolley).

-...In breve vuoi rubarmi i crediti della mia idea.- Iniziò Alexander, poggiato contro la cattedra a braccia incrociate.
-Ho detto che voglio gestire io la cosa, è differente.- Rispose l'altro ragazzo con aria seccata, seduto sopra al banco più vicino, con accanto James. 
-Io e James gestiamo la cosa e tu te ne stai tranquillo. Ti metteremo i tuoi crediti, da qualche parte, se lo ricordo.-
Alex lo guardò male -Col cazzo che do in mano tutto a te! E poi c'è la fai a fare qualcosa senza James che ti faccia da segretaria?-
-Ehy, non coinvolgere James. Ti ricordo che a me se sta tua 'rivoluzione' funziona o meno non fa ne caldo ne freddo. Tu al contrario, hai bisogno del mio aiuto, quindi stai alle mie regole.-
-Sei tu che l'hai tirato in ballo! Dovrebbe essere una cosa cinquanta cinquanta tra noi due e basta, non serve che il tuo moroso si mette in mezzo con la gestione delle cose, non è che potrebbe fare comunque molto da un letto d'ospedale.-
Thomas cambiò espressione all'ultima frase di Hamilton scendendo dal banco avvicinandosi a passo svelto, ma Angelica per fortuna si mise in mezzo prima che succedesse qualcosa.
-Fermi fermi tutti e due! Siamo all'asilo?!- Sbottò separandoli, la ragazza era già porta a menare le mani se necessario.
Poi sbuffò -Siete due deficienti, già il fatto di volere gestire in due tutta questa cosa è da idioti. Facciamo così: Thomas, tu puoi farti aiutare da James, però mi unisco pure io ad Alexander così non c'è troppa pendenza. Se l'idea principale è che la gente da più retta a te che ad Alex perchè sei 'popolare', lo stesso vale per me, quindi non è un problema. Aelxander, tu cerca di tenere un po' a freno la lingua. Vi sta bene?.-

Ci furono qualche secondo di silenzio e poi si sentirono entrambi sospirare. 
-Va bene, va bene, basta che ognuno resti nella sua linea-
Angelica sorrise. 
-Bene! Ora, tornate a sedervi e pensiamo a cosa scrivere per convincere chi abbiamo perso a battersi per la causa!- la ragazza battè le mani, contenda di ave ristabilito la pace, anche se probabilmente momentanea, nella classe.




L'ora passò, così come quella del pranzo, e ora Alex era chiuso in  biblioteca, mentre continuava il suo progetto. 
Visto che vi erano ancora lezioni la stanza era quasi vuota, ma Alexander notò con la coda degli occhi qualcuno di famigliare. Prese i suoi fogli e si mise a sedere accanto al ragazzo.
-Ehy Aaron!- Salutò, cercando di attirare la sua attenzione.
Il ragazzo con i capelli rasati era seduto davanti uno dei pochi computer della biblioteca, che oltre a non essere più di sei, erano abbastanza vecchi. Questo sollevò appena il viso per poi fare un cenno all'altro per salutarlo. 
-Ehy-
Poi tornò concentrato su cosa stesse facendo.
Alexander poggiò la sua penna per sporgersi verso di lui.
-Che fai?- Domandò curioso.
Aaron sospirò, sapendo che il ragazzo non lo avrebbe lasciato in pace a meno che non gli avesse spiegato.
-Prima a mensa Th- La signorina Theodosia mi ha chiesto di aggiungerla su Facebook, così mi sto facendo un account.-
Alexander lo guardò -Ah, ecco perché non ti ho trovato, non hai neppure un account.-
-Non ho un pc a casa.- Spiegò il secondo
-P...Puoi connetterti anche da telefono eh.-
Aaron non disse nulla, per poi tirare fuori dalla tasca un telefono a conchiglia, che se veniva fuori dal 2007 era già tanto, con un espressione non molto contenta.
-Ah...Porca puttana, Aaron, benvenuto nel ventunesimo secolo eh!-
L'altro sbuffò. -Hai idea di come sia vivere con un prete di quasi ottantanni?-
-Guarda, sinceramente non voglio saperlo, immagino non hai neppure il Wifi in casa.-
Burr ridacchiò - "L'unica connessione che ti serve è quella con Dio, giovanotto" -
-Ewwh-
Alex poi sospirò. -Senti fatti dare una mano, prima che fai esplodere il computer, col cazzo che ne mettono uno nuovo poi.-
-Va bene, va bene- Burr sospirò spostandosi per lasciarlo fare.
-Allora, mi serve la tua E-Mail.-
-Non ho un E-Mail...-
Alexander sbuffò -Allora facciamo prima un E-Mail.-
Burr lo guardava mentre scriveva, era quasi ipnotico vederlo scrivere così velocemente senza che guardasse neppure i tasti.
-Comunque, non avevi lezione ora?-
- Lo stesso vale per te.-
-Sto...Sto saltando ginnastica, la odio- Sbuffò Burr
-Avrei ginnastica pure io, ma sto aspettando che John vada ad allenarsi, mi ha detto che mi insegnava a giocare a baseball.-
Aaron scosse la testa -Stai saltando attività fisica per fare altra attività fisica?-
-Ehy, non giudicarmi!-

I due stettero lì quasi un ora, sopratutto spesa con Alexander che doveva spiegare come funzionasse il social media ad Aaron e ad offendersi perché il ragazzo non accettava la sua amicizia, avrebbero fatto più in fretta se non si fossero messi a discutere ogni due minuti.

-Adesso mi lasci in pace e mi fai controllare la pagina di T-
-L'account.-
-...L'account di Miss Theodosia-
Burr cercò la ragazza per poi  e inviare l'amicizia.
Gli occhi del ragazzo brillarono quando questa fu accettata quasi subito e sentì Alex accanto a lui ridacchiare e dovette dagli una gomitata per farlo smettere.
-Scusami, ma ti ricordo che non te la darà eh-
-sta zitto!-
Sbuffò mentre controllava le foto della ragazza, fermandosi poco dopo.
Theodosia aveva fin troppe foto con un certo ragazzo, e i due parevano fin troppo intimi.
-Woops, come immaginavo. E' fidanzata.- Alexander alzò le mani come per dire un 'te l'avevo detto'. Burr cliccò un altra foto, iniziando ad alterarsi.
-E-Ehy magari non è il suo ragazzo sono solo amici o compagni di college o- 
Hamilton gli diede una pacca sulla spalla.
-Shhhh, shhh andiamo in caffetteria ti offro un gelato per tirarti su.-
-Non ho bisogno di essere tirato su!-
Alexander rise alzandosi dalla sedia e prendendo le sue cose.
-La rabbia è il secondo passaggio del lutto su cinque, sei già ad un buon punto-
L'altro fece un suono frustato mentre spengeva il computer per poi seguirlo.
-La pianti di prendermi per il culo?-
-Sto solo dicendo la verità...E comunque, anche se ha un ragazzo non vuol dire che puoi tastare le acque.-
-N-Non sarebbe giusto-
Hamilton sospirò poggiandogli una mano sulla spalla
-Senti, Miss Theodosia ci sta provando con te, mi pare che l'hanno capito pure i muri, fidati, non è una gentilezza da professoressa come si comporta con te, non lo fa con gli altri. 
Probabilmente però non vuole superare la linea, insomma, tu sei minorenne e lei è una professoressa. Magari con il suo attuale ragazzo va male, o magari ti trova solo carino, non lo so, ma ehy, che ti costa?-
Aaron si spostò, spingendolo via infastidito.
-Ci vediamo domani in classe Alexander-
-Oh, andiamo ora fai l'acido? Impara a prendere le occasioni in mano!-
-...Ci vediamo domani.-
Alexander lo guardò per poi salutarlo appena con un cenno, sospirando. 
-A domani Aaron.

Aaron roteò gli occhi, infilandosi le mani in tasca e camminando per la direzione opposta all'altro.
La faceva facile lui, certo, si era messo assieme con una Schuyler dopo due settimane che era lì, era figlio di uno dei professori, aveva il massimo dei voti e già era diventato popolare con tutti e aveva iniziato a gestire le cose a modo suo.
Non voleva ammetterlo, ma era palese che cominciasse ad essere invidioso.


----

-Alex, con tutto il permesso, ma fai pena.-
Ridacchiò John, guardando l'altro ragazzo mente questo provava a colpire la pallina con la mazza, ma in mezz'ora che erano lì non era riuscito neanche una volta. E John stava pure lanciando piano.
-Senti, io non ci ho mai giocato, ok?- Borbottò Alexander.
Il ragazzo con i capelli ricci scosse la testa per poi mettersi dietro di lui.
-La stai tenendo malissimo- Mormorò poggiando le mani sulle sue e sistemandogli la stretta.
-Mhh..-
-Ok, e poi devi muoverti così, devi usare anche le spalle e il torso.-
Alex annuì, anche se non era troppo concentrato in quel momento.
-...Me lo spieghi di nuovo?- Domandò poi, passandosi velocemente la lingua tra le labbra.
-Ok, allora, non è così difficile, devi piegare leggermente le ginocchia e-
-Pff, così sono ancora più basso e me la tiri sopra la testa.-
-Ehy! No che non lo faccio, sto cercando di insegnarti qui! Comunque, devi muovere tutto il torso, non solo le braccia. Dai riproviamo.-

John si staccò da Alex e tornò dall'altra parte, riprendendo in mano la pallina bianca con le cuciture rosse.
-Pronto?-
-Credo?-
Alexander annuì non troppo convinto, stringendo di nuovo la mazza e aspettando che John tirasse.
Come era successo fin ora però questa gli passò davanti al naso, colpendo la rete dietro.
-Strike!-
-O-Ok questa volta non è colpa mia, avevo il sole negli occhi!-
John rise avvicinandosi di nuovo. -Davvero?-
-Davvero!- 
Alexander sbuffò per poi vedere John togliersi il berretto e metterglielo sulla testa.
-Va meglio così?-
Alex spostò lo sguardo. -U-Uh, suppongo di sì-
Era felice di essere una schiappa negli sport, almeno John non poteva notare che fosse distratto da altro.
Insomma, John era un bel ragazzo, ed era normale che avesse ancora una cotticina per lui no?
Sì ora stava con Eliza, ma da un giorno, quindi non c'era nulla di male, giusto? Sarebbe andata via con il tempo probabilmente. Il fatto che John era bello, alto e atletico non era collegato, ne tanto mento il fatto che avesse le fossette quando sorrideva e il viso coperto di lentiggini e che era da quando lo aveva conosciuto che Alexander voleva provare a toccargli i capelli per vedere se erano davvero così morbidi come sembravano.
O il fatto che era sempre stato disponibile e gentile con lui in queste settimane e che nonostante fosse impegnato con il baseball lo avesse comunque aiutato con il club di dibattito. O che-

-Secondo Strike!-
La pallina questa volta lo colpì quasi in faccia e dovette sposarsi, facendosi quasi venire un infarto, visto che non stava dando attenzione per nulla.
John roteò gli occhi sbuffando, anche se sembrava non essere arrabbiato.
-Alex dai, impegnati un po di più!-
-Ah? Ah sì scusa!- Il ragazzo ridacchiò imbarazzato, grattandosi la punta del naso.
-Tranquillo, con calma, abbiamo ancora mezz'ora probabilmente.-

-Ehy Laurens! Hai intenzione di allenarti con noi o stai ancora lì a cazzeggiare con il tuo fidanzatino?!-
John roteò gli occhi di nuovo, innervosito questa volta, girandosi verso un terzo ragazzo, un tipetto moro e alto, ma visto che era magrolino dava più l'effetto di una marionetta che una persona atletica, che si avvicinava
. Alexander lo squadrò, che cazzo voleva il tipo?
-Fottiti Lee.- Borbottò John.
Il ragazzo con i capelli mori lo guardò male. 
-Io? Fottiti tu, solo perché sei il cocco del coach non vuol dire che puoi saltare gli allenamenti per pomiciare con il nuovo arrivato.-
-I-Io non sto pomic- Chi cazzo dice ancora pomiciando?! E senti, tu non comportarti come se hai un palo nel culo, se sei sempre in panchina è perché fai schifo, non è mica colpa mia.-
Il ragazzo moro lo spinse leggermente John. -Scusami se al posto tuo non mi sono messo a fare bocchini vari per farmi dare una posizione in squadra.-
-Senti, se sei invidioso perché fai cagare non posso farci nulla, cambia sport o cose del genere, coglione!- Rispose spingendo Lee più forte, palesemente irritato, facendolo sbattere contro il muretto. L'altro bofonchiò qualcosa mentre John si avvicinò ad Alex prendendolo per un braccio -Cerchiamo un altro posto...- Mormorò. Alexander si sentì un po' in imbarazzo nel non aver aiutato, ma era stato preso di sorpresa, ma John pareva veramente su di giri, probabilmente non era la prima volta che il ragazzo litigasse con quello lì.
-Chi è quello stronzo?- Domandò Alex seguendo John, cercando di fargli mollare la presa, visto che lo stava stringendo un po' troppo e gli stava facendo male l'avambraccio.
-Charles Lee, un coglione, lasciamo perdere, non ho voglia di litigare oggi.-

Cielo, era tutto il giorno che stava da schifo e ora Lee gli aveva rovinato pure l'unico momento bello della giornata.
John sospirò e gli lasciò il braccio. -Scusa non volevo tirare.- Borbottò sedendosi su una panchina. -Va bene se per oggi finiamo qui?-
Alex lo guardò poi annuì, sedendosi accanto a lui e passandogli il cappello.
-Oh, nono puoi tenerlo pure.-
O-Oh, non è quello ufficiale della squadra?-
-Ne ho altri.- Sorrise appena.
-Ah! Grazie allora.- mormorò l'altro, rimettendoselo in testa.
I due stettero in silenzio per un po'. Alex non sapeva bene come riprendere la discussione visto che l'altro sembrava turbato e John sapeva che doveva spiegargli di lui e Eliza, ma non se la sentiva.

-Umh, andiamo a prendere qualcosa da bere in caffetteria? Ho la gola secca.- 
Disse Alex dopo un un altro minuto di silenzio imbarazzante, sperando di recuperare il filo della discussione. John si limitò ad annuire, per poi accenargli un sorrisetto.
I due ragazzi si avviarono dentro la scuola, nella caffetteria per poi ordinare qualcosa da bere e sedersi ad uno dei tavolini. 
Fuori orario la mensa sembrava quasi spettrale, era enorme, semi vuota e rimbombava l'echo della poca gente che parlottava, assieme al rumore delle posate che venivano spostate e lavate dalle bidelle.

-Allora, come mai quel tipo c'è l'ha con te?- Domandò Alexander dopo un po, dando un sorso al caffè che teneva in mano.
-Non credo ce l'abbia specificamente con me, sarei incazzato pure io se in cinque anni che sono nel team il coach non mi avesse mai fatto giocare una volta. Immagino sia solo geloso della mia posizione.-
-Invidioso.-
-Mh?-
-Geloso si usa quando l'oggetto di interesse è qualcosa di tuo. L'invidia è per qualcosa che tu non puoi avere.-
John lo guardò sbattendo le ciglia per un attimo, per poi arricciare le labbra e scoppiare a ridere.
-C-Che ho detto?-
Il ragazzo con i capelli ricci scosse la testa, continuando a ridere per poi dagli una pacca sulla spalla.
-Nerd.-
-Ehy!- Alex arrossì leggermente. -Volevo solo correggerti.- 

Dopo quel momento la tensione che si era formata prima si era piano piano dissolta, e la discussione si era spostata su argomenti più leggeri, come film, serie tv, videogiochi e altre cose dei ragazzi della loro età.
-Come sarebbe a dire che non hai mai visto Star Wars?!- Sbottò John ad un certo punto.
-Dove vivevi, sotto una roccia?-
-Beh, quasi- ridacchiò Hamilton. - Comunque che senso ha vederli, bla bla il cattivo è il padre di Luke e la tipa è sua sorella, ormai sono così vecchi che so già tutto.-
-Al diavolo, uno di questi giorni io, te, Gil e Herc ci organizziamo e li vediamo tutti. A dicembre esce The Last Jedi, e col cazzo che vieni al cinema con noi impreparato.-
-Ok, ok- quanti sono?-
-Otto per ora.-
-Otto? Secondo te ho tempo di stare seduto sedici ore a vedere dei film?-
-Tu starai seduto sedici ore a vedere otto film e mangiare schifezze che ti piaccia o no, Hamilton.-
-Mi arrendo.- Sospirò l'altro, avrebbe dovuto sistemare tutta la sua agenda per quel giorno. Cielo parlava come qualche uomo d'affari adesso.

I due dopo un po dovettero alzarsi da l' visto che una bidella si era messa a gridargli contro, contando che erano un po' tanto fuori orario.
Si ritrovarono poco dopo davanti la scuola, continuando a parlottare tra di loro.

-Ehy Laurens, almeno potevi rimettere via le tue cose prima di andartene nel bel pieno degli allenamenti, uno è caduto sulla tua mazza e quasi si è ammazzato.-
Charles era tornato dai due, al contrario di John non indossava più la divisa da baseball, ma i suoi vestiti normali lo facevano sembrare ancora più mingerlino.
 O uscito fuori dal 2005, l'undercut dei capelli non aiutava certo.
Alexander cercò di mettersi in mezzo questa volta, ma John lo bloccò mettendogli una mano davanti. per poi guardare infastidito Lee, anche se doveva ammettere che questa volta aveva ragione.. -Scusa, scusa, ora vado a raccattarle.
-Ci ho già pensato io.- Rispose l'altro in modo secco.
-Starò attento la prossima volta, ok? Ora non rompere più-
-Nessuna prossima volta! Abbiamo una partita tra poco, magari a te non te ne frega un cazzo, ma io ci tengo, se perdiamo solo perché devi cazzeggiare e la volta buona che prendi botte Laurens. Ringrazia solo che oggi non c'era il coach-
-Pff, se ci tieni tanto magari smettila di far schifo e impegnati. Andiamo Alex-
Alexander annuì non tanto sicuro, allontanandosi.
Meglio finirla pacificamente o sarebbero finiti nei guai tutti e due.
-Ehy Hamilton, quanto tua madre per un bocchino?!-
O forse no.
-Come scusa?!- Alex si girò di nuovo verso Lee, avvicinandosi.
John impallidì il secondo che vide il ragazzo stringere il pugno, cercando di prenderlo per la maglietta prima che facesse qualcosa di stupido.
 -Alex, Alex aspetta!-
Ma ormai il più basso era partito in quarta, tirando predendo Lee per il colletto e tirandogli un pugno sul naso.
-Che cazzo hai detto?! Ripetilo se hai coraggio!-
Lee fu preso un po alla sprovissta, piccoletto com'era non si aspettava che alzasse le mani. 
-Tua madre, che prezzi ha? Vende pure il culo?- ridacchiò tirando su con il naso, che si era messo a sanguinare leggermente, per poi bloccare il polso dell'altro prima di poter essere colpito di nuovo.

-Ehy! Che succede qui?!-
Una voce fin troppo famigliare fece rizzare i peli del collo di Alex, che mollò subito Charles, allontanandosi.
-S-Signor Washington!- Esclamò alzando la voce quasi di un ottava.
-N-Nulla! Non sta succedendo nulla!-
L'uomo era appena uscito dalla scuola, quindi aveva avuto in piena vista la scena, e non sembrava troppo contento. 
Si strinse il ponte del naso con le dita e sospirò. 
-Siete fortunati che sono io e non un altro insegnate o peggio ancora Kingstone, o stareste stati tutti e tre espulsi su due piedi. Per questa volta avete solo una nota sul registro, ma che non veda più una scena simile, capito?!-
-G-Grazie Sir.- Mormorò John.
-Niente ringraziamenti. Lee, vai in infermeria a farti mettere del ghiaccio su quel naso, stai sporcando per terra. Laurens, vatti a cambiare e fila a casa, le lezioni sono finite da un ora. Alexander, tu vieni con me.-
Il ragazzo deugletì, e si girò un secondo verso John, questo serrò i denti e fece un gesto con la mano, che Alexander non capì se fosse un 'buona fortuna', un 'pregerò per te' o un 'verrò a fare visita alla tua bara domani'.
Fatto sta che Alexander dovette seguire Washington per il parcheggio della scuola, e cielo furono i due minuti più lunghi della sua vita. 
Il ragazzo arrivati all'auto fece per sedersi dietro, ma l'uomo lo guardò male. Sospirò e cambiò posto davanti, sedendosi accanto a lui.
Si sentiva lo stomaco in subbuglio e già il suo cervello era partito con le peggiori possibilità, sarebbe tornato a Nevis? Non era la prima volta che veniva rimandato lì. Ma non voleva tornare a Nevis, si era fatto degli amici, aveva una ragazza e  poi quel posto era orribile non c'era acqua o riscaldamento o elettricità ed era umido e si ammalava sempre e-
-Alex.-
La voce di George lo fece riprendere e solo ora si era accorto che si stava trattenendo il respiro da una manciata di secondi e dovette riprendere aria..
-Alex, mi spieghi che è successo? Non mi sembri il tipo che alza le mani così-
Alexander deugletì. -Lee ha insultato mia madre, c-cioè il lavoro di mia madre e-e sono andato nel panico. E-E-
Washington osservò il ragazzino e gli poggiò una mano sulla spalla. 
-Alexander- -
-Non toccarmi!- strillò l'altro indietreggiando nel poco spazio del sedile, prendendo di sorpresa l'uomo, che ritirò subito la mano.
-Tranquillo, tranquillo non ti tocco più. Cerca solo di respirare.-
Alex annuì, tirando su con il naso.
George aspettò un paio di minuti, mettendo in moto l'auto e uscendo dal parcheggio, iniziando a guidare.
-C'è la fai a parlare ora?- Domandò poi, Alex annuì.
-Mhmh-
-Bene...Ecco, io e Martha abbiamo parlato in questi giorni, stai facendo tanto a scuola, ma non vorremmo che tu ti spingesti troppo.-
-S...sto bene, mi piace fare lezioni extra e i club, davvero, non sto facendo troppo e-
-Fammi finire. Ecco, so che ti piace lavorare, ma io e Martha vorremo che tu almeno una volta alla settimana vada da un esperto.-
-U...Uno psicologo?- Domandò il ragazzino un po' incerto.
-Mhmh, potrebbe prescriverti dei calmanti, so che fai le notti in bianco, e magari dei permessi per uscire prima dalla classe in caso le cose a scuola diventino troppo pesanti, insomma, i professori potrebbero chiudere un occhio se cose come oggi ripretino.-
-N-Non voglio un pass speciale o cose simili- N-non ho problemi di quel genere.-
-Alex, so cosa intendi, ma devi metterti il cuore in pace, quello che hai passato non è uguale a quello dei tuoi compagni di classe, e quello che è appena successo ne è la prova. Senti, facciamo una prova, se non ti piace faremo a modo tuo, ok? E in ogni caso ne io, ne Martha ne Gilbert ti tratteremo in modo diverso. ne tanto meno i tuoi amici, anzi, se non te la senti non devi neppure dirglielo.- 
Alexander ci pensò un po, per poi sospirare. 
-Ok immagino...-
L'uomo sorrise e gli arruffò i capelli.
 -Perfetto...Ascolta, se non lo dici a tuo fratello e a Martha, andiamo a mangiarci una pizza e vedere un film adesso, ok?-
Il ragazzo ridacchiò.
 -Ok-

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Capitolo 7
*** That camping song from that Spongebob episode ***


Lo studio della signora Ross non era come Alexander si sarebbe aspettato. O per lo meno non era come aveva sempre visto nei film, al posto delle pareti grige e il divanetto in mezzo alla stanza, era tutto un po' più famigliare.
La carta da parati era color panna e su una parete vi era un enorme bacheca di sughero tappezzata di volantini e disegni vari; Alex constatò che la signora Ross lavorava sopra tutto con ragazzini, la cosa gli fece storcere un po il naso, è vero era minorenne, ma solo di un anno e si sentiva più maturo di quello che era.
Una cosa che Washington non gl aveva detto però, era che la signora Ross era la consulente della scuola. E di fatti lo studio non era nient'altro che una delle tante stanze delle superiori. Per la precisione proprio nel mezzo di un aula di scienze e quella del club di musica. 
Il ragazzo era seduto su una poltroncina verde mela, con davanti un tavolino a cui vi erano poggiati fogli vari.
Socchiuse gli occhi, nonostante fosse ovattato, poteva sentire il pianoforte dalla stanza adiacente. Sapeva che Eliza non era di certo l'unica studente in tutto il club di musica a suonare il piano, ma gli piaceva pensare che fosse lei adesso, lo faceva rilassare mentre aspettava che la donna tornasse.
Passarono un paio di minuti, e la signora Ross entrò in stanza, aveva un vassoio preso dalla mensa, e sopra di esso vi erano due bicchieri di limonata con il ghiaccio, con tanto di cannucce e fettina di limone al lato, mancava solo l'ombrellino.
-Scusami se ti ho fatto aspettare, avevo alcune pratiche da sistemare, spero che questa mi farà perdonare- Disse, poggiando il vassoio sul tavolino di vetro.
Alexander si allungò e prese un bicchiere, mormorando un grazie per poi dare un sorso.
La signora Ross era una donna sulla quarantina, aveva i capelli ramati tenuti in una crocchia, ma si potevano intravedere alcuni capelli bianchi.
Gli occhi verdi erano incorniciati da un paio di occhiali tartarugati.
La donna aveva quelle che venivano chiamate gentilmente le maniglie dell'amore, ma probabilmente era una donna con figli, quindi era normale. Indossava una semplice camicia bianca e dei pantaloni gessati, unico schizzo di colore erano i ciondoli che aveva al collo, orecchini e qualche anello, compresa la fede.
Nel complesso ad Alex dava le stesse sensazioni che le dava la signora Washington, una donna dolce, ma meglio non farla arrabbiare a meno che non volevi correre.
La signora Ross aprì una finestra per far entrare aria e poi si sedette finalmente nella poltroncina davanti a quella di Alexander.

-Beh, come funziona qui? Uh, mi metto a parlare dei miei problemi e la mia infanzia e lei prende note e poi mi darà qualche medicina o?- Domandò Alexander, muovendo distrattamente una mano.
-Dipende, non dobbiamo parlare subito di queste cose se non te la senti.- Rispose la donna. -Molti vengono qui perché semplicemente sono stressati tra una lezione e l'altra, alcuni sfruttano l'ora anche solo per studiare o finire i compiti, c'è chi semplicemente si fa un pisolino e basta.- 
Poi lo osservò -A che ora vai a dormire di solito Alexander?-
Il ragazzo si passò una mano dietro il collo. -Mezzanotte...?-
-Alexander?- La donna incrociò le braccia.
Alex diede una golata alla limonata per poi sospirare. -Alle tre-
-E per andare a scuola di solito a che ora ti svegli?-
-Sei e mezza.-
La signora Ross fu quella a sospirare questa volta.
-Quindi dormi tre ore e mezza a notte.-
-So la matematica, miss.- borbottò il ragazzo, leggermente infastidito.
-E' un quarto di quello che una persona normale ha bisogno, Alexander, sinceramente non so come fai a non addormentarti durante la giornata.-
-Tanti caffè suppongo?- Il ragazzo fece spallucce e finì la limonata. 
-Quanti?- La donna lo stava squadrando.
-Uh, uno a colazione, poi un paio qui a scuola, poi quando vado a casa di solito ne bevo un altro, uno dopo cena e altri due mentre studio.-
La dottoressa spalancò la bocca.
-Stai cercando di avere un infarto prima dei diciotto anni? Perché è così che si ha un infarto.- Rispose poi, ancora visibilmente shockata. Poi si passò una mano tra i capelli.
-Quindi, tu dormi tre ore a notte- -
-Tre e mezza, l'ha detto anche lei-
-Tre ore e mezza a notte, e nelle restanti ventuno ore in cui sei sveglio consumi qualcosa come sette caffè, giusto?-
-Yeah, beh a volte bevo anche qualche bibita energetica o mischio le due cose.-
-M-Mischi le bibite al caffé- 
-Yeah?- E mimò il versare qualcosa e poi berlo.
La signora Ross prese un respiro profondo. -Alex, iniziamo con le cose semplici, prova a dimezzare il caffé e andare a letto entro la mezza notte.-
-Non posso! Ho da studiare, prepararmi per i corsi extra, prepararmi per il college, scrivere per il club di giornalismo e quello di dibattito!- 
La dottoressa notò come si era alterato subito l'altro.
-Alexander, hai dei problemi collegati al sonno? Insonnia, incubi ricorrenti o simili?- Domandò poi, dando un sorso alla sua bibita.
Alexander spostò lo sguardo.
-Mhhh, non voglio parlarne adesso.- Mormorò, giocherellando con un laccetto del cappuccio.
La signora Ross sorrise leggermente. 
-Tranquillo, non devi dirmi tutto per ora, un passo alla volta Alexander-
La donna poggiò il suo bicchiere, ormai vuoto anchesso.
-Però cerchiamo di trovare una via di mezzo, ad esempio, potremo accorciare il tempo della vista e potresti spenderlo per recuparare un oretta di sonno.-
Il ragazzo scosse la testa.
-Non mi sentirei a mio agio a dormire qui.-
La donna si grattò il mento. 
-Mhh...E se invece usassi questo tempo per finire i tuoi compiti, andresti a letto prima?-
Alex ci pensò un secondo poi annuì. -Suppongo di sì- 
Disse, mentendo, sapete no? Come un bugiardo.
-Bene!- La donna congiunse le mani. -Iniziamo da qui allora, dormire ti aiuterà a stare meglio sia fisicamente che psicologicamente. Ora, tuo padre- -
-Il signor Washington non è mio padre- Rispose subito Alexander.
- Il signor Washington- Si corresse la donna. -Mi ha detto che hai avuto un attacco di panico un paio di giorni fa, ti succede spesso o è stato un caso isolato?-
Il ragazzo si grattò la guancia. -Non troppo spesso credo...L'ultima volta è stato poco dopo essere arrivato a New York, quindi, circa tre mesi fa se ricordo bene.-
-Capisco- La donna prese a scrivere qualcosa. 
-Allora Alex, per ora ti prescriverò solo qualcosa per aiutarti a dormire la notte, sei allergico a qualcosa?-
Il ragazzo, che già aveva iniziato compiti, vari scosse la testa. -Mi da un po' noia il latte e basta-
-Capisco. Dopo parlerò con il signor Washington e mi farò dare la tua cartella medica per esserne sicura, hai fatto degli esami del sangue di recente?-
-Mhmh, quando sono venuto a vivere qui.-
-Prick test?-
-Quello no.- Scosse la testa e tornò a scrivere. -Ma non ho mai avuto reazioni allergiche.- Aggiunse.
La donna scrisse di nuovo e poi si avviò alla scrivania. -Ti lascio al tuo lavoro, se hai bisogno non esitare a chiedermi qualcosa.-
Alex si limitò a rispondere con un cenno della testa, ormai preso da quel che stava facendo.
Finita l'ora salutò la donna, non molto sicuro di voler tornare lì, ma sapeva anche che George e Martha ci tenevano e quindi avrebbe dovuto sforzarsi per qualche settimana, e poi si diresse a lezione come al solito.

Finite le lezioni si diresse al parcheggio verso la macchina di Gil, che lo aspettava per andare a casa, mhh, forse avrebbe dovuto iniziare pure lui a studiare per la patente.
-Alex! Alex!- 
Si girò sentendosi chiamare e vide Eliza con il fiatone.
-Betsy?-
-Alex! Volevo dirti che uh, i miei genitori sono tornati e resteranno per tutto il week end, ed ecco, volevo passare un po di tempo con loro visto che è più di un mese che non li vedo, quindi, uh, scusa se non posso uscire con te questo fine settimana- E si spostò una ciocca dietro l'orecchio.
Alexander le sorrise -Oh, non è un problema, tranquilla.-
Eliza si rigirò di nuovo la ciocca. -Va bene se ti rido adesso quella cosa che mi hai prestato?- Domandò sorridendo.
Alex arrossì leggermente. -C..Certo!-
Eliza si passò la lingua tra le labbra per poi alzarsi sulle punte e baciando il ragazzo, stringendo la sua maglietta tra le mani.
Alexander fu preso un po' alla sprovvista, visto che l'altra volta era stasto solo un bacio a fior di labbra, ma ora Eliza si era spinta un po' di più. 
Ma sorpresa superata contaccambiò il bacio, per poi prenderle le mani quando si staccarono per riprendere fiato.
I due si guardarono negli occhi per qualche secondo, ridacchiando imbarazzati e spostando lo sguardo per poi tornare e vedere il viso dell'altro, per poi muovere gli occhi di nuovo quando beccati nell'atto.
A interromperli fu il clacson di un auto accanto a loro, che li fece sobbalzare.
-Ehy piccioncini! Devo portare mio fratello a casa!- Gilbert si era messo davanti a loro con l'auto, sporgendosi dal finestrino.
-O-Oh sì scusa!- Eliza si staccò dal fidanzato. -A-Allora a lunedì, Alex!- e tornò sul marciapiede. 
-A lunedì Betsy!- il ragazzo sospirò, salutandola con la mano e un sorriso scemo in volto e poi salì in auto accanto al fratellastro. 
Gil lo guardò sorridendo, poggiando il gomito sul volante.
-Che c'è?!-
-Sei rosso come un peperone, sei adorabile!-
Alex sbuffò rumorosamente. -Zitto e parti!-
Gil continuò a sorridere mentre avviava l'auto.
-Sei cotto, sei cotto!-
-Piantala!-
Ma da bravo fratello il ragazzo francese continuò a punzecchiarlo per tutto il viaggio di ritorno.

Arrivati all'appartamento Alexander filò in camera sua, sbattendo le ciglia quando notò una valigia fatta sul suo letto.
Per un secondo temette il peggio, poi però scosse la testa, quasi tutte le sue cose erano ancora fuori ed era una valigetta per 2-3 giorni. Però che voleva dire? La prese in mano ed uscì dalla stanza.
-Uh.- Si trovò davanti il fratello, confuso quando lui e a sua volta con la borsa in mano, però stava sorridendo. 
-Alex! Alex sai cosa significa? Ci vogliono portare in vacanza per il Weekend!-
Gilbert quasi saltellò sul posto e lo trascinò in soggiorno.
-Papà! Dove ci portate?- Domandò fermandosi davanti ai due adulti.
George fece cenno di aspettare perché era al telefono, e poi chiuse la chiamata.
-Mi sembravate un po stressati per la scuola tutti e due, così ho pensato di portarvi fuori per un paio di giorni- sorrise l'uomo. -Ho appena chiesto ai genitori di Hercules e John se possono venire pure loro-
-Verrà pure Herc?!- Gilbert ormai stava saltando sui talloni.
-Beh, vi vedo sempre pan per focaccia voi quattro, pensavo vi avrebbe fatto piacere.-
Alex si grattò la guancia. Un intero Weekend con John...E-E con suo fratello e Herc ovviamente. Ma sopratutto con John. Non era male come cosa.
-Dove andiamo però?-
-Sorpresa- Sorrise l'uomo. -Magari andate in camera vostra e prendete cos'altro volete portarvi dietro oltre la roba in valigia, partiamo fra un quarto d'ora.-.

Dopo gli ultimi preparativi salirono in macchina, a parte la signora Washington, che aveva sfruttato l'occasione per avere finalmente la casa libera, e passarono a prendere Hercules e poi John.
Il primo era entusiasta quanto il fidanzato, e si era seduto subito accanto a lui ed avevano iniziato a chiaccherare, mentre John era un po' incredulo che i suoi gli avessero dato effettivamente il permesso di andare. Chissà cosa aveva detto Washington per convincerli. 
Alex a sua volta sbuffò un po' era seduto davanti accanto a George, così era un po' tagliato fuori  dai tre.

-Dai, dai! E' da un ora che siamo partiti, possiamo avere almeno un suggermento dove stiamo andando?- Sbuffò Gilbert dopo un po.
-Mhhh no, ma vi piacerà.-
-Disneyland?!- Esclamò di nuovo il ragazzo.
-Acqua-
Alex si grattò il mento. -Stiamo andando a vedere com'è il college?-
-Alexander, è il posto più lontano dalla scuola che puoi immaginare.-
Il ragazzino bofonchiò in risposta.
-All'acquario?- Domandò John sperazioso
-mhh, neppure, ma probabilmente vedrete qualche pesce-
-Zoo?- Tentò pure Herc, non sorpreso dell'ennesimo no.
Alla fine realizzarono che dovevano aspettare e vedere.

Dopo un altra ora l'auto si fermò e scesero.
I ragazzi si guardarono attorno, era tutto molto...Verde.
-... Area Campeggio?- Domandò Alexander agrottando le sopracciglia, leggendo uno dei segni stradali.
George sorrise tirando fuori dal bagagliaio le borse dei ragazzi, assieme ad altra roba.
-Venivo sempre qui da giovane! Ora si prende la stradina e andiamo su, ci sarà un po da camminare.-
Alexander si guardò attorno, gli altri tre sembravano molto più felici della cosa di lui. Sospirò e prese le sue cose, iniziando a seguirli.
Anche se si era strada lunga e c'erano zanzare ovunque, oltre altri insetti che non voleva sapere cosa fossero, era bello chiaccherare con i tre, avrebbe voluto parlare anche della loro 'rivolta' ma farlo davanti a Washington sarebbe stato rischioso.

-Ed eccoci qui- Geroge prese la tenda e inziò a montarla.
-Una tenda sola?- Domandò Laf. -E' abbastanza grande per tutti tranquilli, però mi potete dare una mano?-
-Oh io io!- Sorrise Herc, trasciando Laf con se.
Alex sbuffò e si mise a sedere sull'erba, controlladno il telefono. -Oh andiamo!- Non c'era neppure una tacca di campo.
John si sedette accanto a lui. -Dovevi aspettartelo, siamo in mezzo al nulla.-
-Mhh, non sono mai andato in campeggio- Rispose il più basso
-Io solo qualche volta da piccolo, quindi conta che è una cosa nuova anche per me.- Poi sorrise vedendo Gilbert e Herc tentare di montare la tenda.
-Speriamo non ci caschi in testa mentre dormiamo- Ridacchiò. Poi si girò verso Alexander, che stava ancora cercando di prendere campo. 
-Alex, uh, devo dirti una cosa.-
L'altro alzò leggermente lo sguardo dallo schermo. -Mh?-
-Ecco, riguarda me ed Eliza, per quella cosa che fingevo di essere suo fidanzato così non gli davano noia...N-Non è proprio così.-
-In che senso?-
John sospirò -I miei, sopratutto mio padre, non sono pezzi di pane, ma da quando sanno che esco con qualcuno di affluente come una Schuyler, le cose in casa vano un pochino meglio.- Si passò una mano dietro il collo. -Quindi uh, non è un problema per te se continuo a fargli credere che Liza sia la mia ragazza?-
Alexander lo guardò
 -Tra voi due...Voi due siete solo amici, giusto?-
John mosse le mani velocemente.
-A-Assolutamente! Conosco Liza dalle medie è come se fosse una sorellina! Non provo nulla per lei se non platonicamente!-
-Beh...I-Immagino vada bene allora?-
John sospirò e sorrise -Ti prometto che non sarò d'intarcio tra voi due. e' solo una cosa con i miei, magari ogni tanto viene a cena da me e basta, e comunque è solo fino al college.-
Mentre parlavano si sentì un forte rumore di qualcosa che si rompeva, per poi sposare lo sguardo verso alla tenda, o per lo meno quel che era rimasta, e Washington, Gilbert e Hercules con un espressione non molto convinta. 
L'uomo batté le mani.
 -Benissimo! Dormiremo sotto il cielo stellato, in vero contatto con la natura come si usava un tempo.-
Gil si grattò la guancia. -A proposito, siamo in mezzo al nulla...Per i bagni?-
-In vero contatto con la natura come si usava un tempo.-
Il ragazzo fece una espressione quasi comica -Q-Quel che temevo-.
-Piuttostò, perché non andate a prendere un po' di legna così poi prepariamo la cena?-
-Dobbiamo cacciarci anche quella o ha portato da mangiare?- Sorrise Hercules.
-Tranquilli, ho abbastanza per tutti, ora filate prima che si faccia buio, e non allontanatevi-
I tre ridacchiarono, prendendo i propi zaini e avventurandosi tra gli alberi, un po' emozionati dall'esperienza nuova.

-Che tipo di legna serve?- Domandò Alex dopo un paio di minuti, accovacciato mentre guardava dei bastonicini per terra. -Questi vanno bene o?- Chiese tirandoli su. 
-Uhh, credo di sì? Se non sono umidi o bagnati vanno bene immagino- rispose John, entrambi non sembravano molto esperti in materia, al contrario Hercules stava già facendo il carico di legna.
-Ragazzi guardate cosa ho trovato!- Si sentì esclamare dal francese, un po più lontano dagli altri, attirando la loro attenzione.
-Ditemi se non assomiglia ad Alexander!-
E da chissà dove tirò fuori un animaletto con la bocca spalancata che stava palesemente cercando di morderlo e graffiarlo.
-Gilbert, Cristo quello è un opossum mettilo giù!-
-Alex ti assomiglia!-
-Ti verrà la malaria!-
-Ha la stessa tua espressione!-
-Gilbert!-
Il ragazzo rise e lo mise giù. -Che noiosi che siete, per me se lo tenevo per un po si affezionava-
Hercules scosse la testa e lo prese sotto braccio. -La prossima volta, Biancaneve, un Alexander solo ci basta e avanza.-
Si sentì il suddetto sbuffare un 'ehy!' offeso, che fece ridere di nuovo i due.
-Scusa ma Herc ha ragione, mon bonbon.- Rispose Gilbert.
-Non chiamarmi bonbon!- Sbuffò il più basso dei quattro, tornando a raccogliere la legna assieme a John.
-Piuttosto aiutateci!-
-Ok,ok!- 

I quattro rimasero lì per un po di minuti, finché Gilbert non si avvicinò al proprio ragazzo.
-Pttts!-
-Mh?-
-Ptsss! Herc!-
-Perché parli sottovoc- -
-SHHHH, guarda Alex e John.-
Il secondo si girò verso i due e poi di nuovo verso Gilbert.
-Sì?-
-Non vedi che sono giorni che si scopano con gli occhi? Dobbiamo far qualcosa!-
Herc inclinò la testa. -Hai scordato la Schuyler azzurra o?-
-Dettagli! Pensiamo a loro due per ora...-
E si grattò il mento pensando. -Tombola! Herc hai del filo con te?-
-S-Solo perché faccio il sarto non vuol dire che mi porto sempre dietro del filo eh!-
-Herc-
Il ragazzo sospirò e tirò fuori dallo zainetto un rocchetto rosso, per poi passarlo al fidanzato.
-Mercì! Ora stai al gioco.-

Alex era poco più indietro con John
-Cosa farai se il piano non funziona e la rivoluzione va a monte?- Domandò il secondo.
-Immagino ci si organizzerà meglio e ri proveremo più avanti, magari riusciamo pure a smuovere un po' la tv di qualche canale semi sconosicuto- Sorrise e prese altra legna. -Ew un bruco!- sbuffò scuotendo un bastoncino per farlo cadere.
-Ehy attento!- John acchiappò l'insettino per poi poggiarlo ad un albero.
-Piccinino, che ti ha fatto di male?-
-Stava per salirmi sulla mano!- Alex fece un espressione un po schifata.
-Oh che tragedia, a te darebbe noia se qualcuno ti tirasse uno schiaffo, no?-
-Dipende dal contesto.-
-Eh?-
-Eh?-
Alexander tossicchiò -T-Torniamo a parlare del nostro progetto...Per ora siamo tutti noi del club di dibattito, Laf e Herc hanno convinto buona parte del club di teatro e Angelica e Jefferson stanno usando i social media per spargere la parola in generale. Qualcuno della squadra di baseball ci sarà?-
John si grattò la guancia. -La squadra è quella con meno problemi di fondi, molti dei soldi vanno proprio lì, quindi non so, dovrò usare altri motivi per convincerli, ma ci sto provando.- Sorrise.

-Alex! John! Credo che basti così! Torniamo da papà prima che faccia buio!- Esclamò il francese, muovendo un braccio.
-Arriviamo!- rispose Alexander avvicinandosi.
-Muoviti lumaca! Tanto arrivo io per primo!- Gilbert sorrise nel vederlo accelerare, se aveva capito qualcosa di Alexander era che il ragazzo amava vincere qualsiasi tipo di competizione. 
Infatti il ragazzo corse verso di lui, per poi inciampare e far volar via la legna che aveva raccolto.
-Cazzo!- Ringhiò il ragazzo mettendosi a sedere e osservadosi le mani un po sbucciate e sporche di terra.
Gilbert si avvicinò -Cielo Alex stai attento!-
-Sono attento! Sono inciampato su qualcosa!- Mosse la gamba e notò un pezzo di cordino.
-Chi minchia lega della corda in mezzo al bosco?!- Sbottò per poi soffiare.
-Ah bho, qualche scemo probabilmente- Il fratello si avvicinò, cercando di non ridere sotto i baffi.
-Uh-Oh- poi fece un espressione drammaticamente preoccupata.
-Non mi piace come hai la gamba, prova a muoverla.-
-E' solo sbucciata...- mormorò il ragazzo muovendola un po'
-Sicuro? A me pare che te la sei slogata, Herc ti sembra slogata?-
Il ragazzo si avvicinò e la guardò -Forse, meglio che te la fai controllare dal signor Washington.-
-E-Eh? Davvero?- Domandò preoccupato il più piccolo.
-Sìsì!- Gilbert annuì. -John, porti tu Alex?-
-I-Io?-
-Non lo vorrai far camminare in queste condizioni? Poverino guardalo, sta per piangere!-
-Io non- Alex fece per contrabattere che Herc gli tappò la bocca con la mano.
John si grattò dietro la nuca e passò la legna al francese.
-T-Ti porto in spalla allora- borbottò aiutandolo ad alzarsi e tirandolo sù.
Alexander arrossì pesantemente, mugugnando qualcosa tra se e se.
-Peso?-
-Pfff, Peggy è più pesante di te, dovresti mangiare di più-
Alex sbuffò ma non disse altro, era un po' preoccupato per la gamba...Ma sopratutto sul perché gli altri due ridacchiavano tra di loro.

-Ti fa male?- Domandò John mentre si avviava con gli altri.
-Mi brucia un po' il ginocchio, ma nulla di troppo grave...Però ecco, magari meglio che mi porti tu, se fosse davvero storta come ha detto Gil sarebbe un problema camminare.-
John annuì, tirandolo su un po' meglio facendo attenzione a dove metteva i piedi.





-Per fortuna è solo una sbucciatura- Commentò Washington, mettendo una garza attorno al ginocchio del ragazzo castano dopo averla disinfettata.
-Cerca di stare più attento però figliolo.-
-N-Non mi chiami così, sir- Borbottò Alexander, osservando la fasciatura e muovendo leggermente la gamba, tsk, Gilbert e Hercules lo avevano fatto spaventare per nulla.
-Bene, ora pensiamo al fuoco- Disse l'uomo alzandosi e arrangiando la legna che avevano raccolto prima i ragazzi.
I quattro lo osservarono curiosi, mentre lo vedevano accendere il piccolo falò.
-L'ha imparato da militare questo, sir?- 
Domandò Mulligan, mentre cercava da mangiare tra le buste varie, un po' rimasto male che fosse solo roba in cassetta, ma ehy, mashmellows!
-Oh, no, venivo in campeggio spesso da piccolo, lo sapevo fare già di mio... Ehy, metti giù quelli, li mangiamo dopo.-
Il ragazzo mise il broncio, mettendo via i dolci e portando il resto.
-Beh, immagino che 40 anni fa venire in mezzo al nulla era effettivamente divertente- Borbottò Alexander.
-Ehy ehy, vi prometto che vi divertirete anche voi- Rispose Geroge, mettendo a cuocere su la padella la roba. -Domani andiamo a pesca, vi sta bene?-
-Sul serio?-
-Mhmh, ho portato tutto quel che ci serve.-
Gilbert lo guardò incuriosito. -Da quanto avevi in mente sta cosa?-
-Ho notato che eravate un po' nervosi per colpa della scuola, quindi ne ho parlato con Martha, così voi vi divertite un po qui e lei finalmente ha la casa tutta per lei dopo secoli-
E detto ciò iniziò a passare ai ragazzi la cena, era più che altro cibo in scatola, però non era male il sapore e alla fine aumentava l'esperienza 'rustica' che stavano avendo. E poi dopo potevano arrosstire i mashmellows finalmente!

-E alla fine la ragazza aprì l'auto e trovò un arpione!-
-Booo, Gil questa è vecchissima!-
-Non era un artiglio?-
-Era un uncino, deficenti-
I quattro, come di tradizione (O almeno, come vedevano fare nei film) si erano messi a raccontare storie attorno al fuoco.
-Ohh, andiamo ragazzi sapete che non sono fluente!-
-Questa non è una scusa per raccontare una storia pietosa!-
Geroge sorrise -Vi racconto io una storia-
I quattro si girarono curiosi
-La storia che se non filate nei sacchi a pelo a dormire vi do un battuto, ci alziamo presto domani.-
-Ewwww!-
I ragazzi borbottarono qualche lamentela, ma sapevano che era una causa persa così si misero nei sacchi.
Ovviamente non si addormentarono subito, anche se facevano finta di nulla, li si poteva sentire ridacchiare e sussurrare tra di loro per un bel po' prima di cadere tra le braccia di morfeo.

-Pff, Gilbert mi aveva detto che Herc russava, ma non mi aspettavo così forte- Ridacchiò Alexander, girandosi verso John, che era nel sacco accanto al suo.
-Oh.- Pure lui si era addormentato. Alex sbuffò con il naso.
Bene, non aveva con cui parlare, non poteva scrivere e non prendevano neppure i giga lì. Che cosa doveva fare? Dormire?
Sbuffò di nuovo, per poi rigirarsi un po tra le coperte. 
Alla fine tornò ad essere per lato davanti a John.
Osservò il ragazzo, contando che si frequentavano quasi solo a scuola, vederlo dormire probabilmente non sarebbe successo di nuovo.
John era un bel ragazzo, Alex non poteva negarlo. E Alexander era uno scrittore, descrivere le cose era quel che faceva meglio. Come avrebbe descritto John in quel momento? Avrebbe parlato di come sembrava rilassato il ragazzo in quel momento? O dei capelli ricci che gli incorniciavano il viso? O come questo era illuminato dalla luna e le stelle di fine estate e come la luce pallida mettesse in risalto la sua mascella, le lentiggini che gli coprivano il volto o le labbra socchiuse e-
Frena frena!
Alex si rigirò di nuovo, rosso come un pomodoro. Stava correndo troppo.
Insomma, si era appena messo con Eliza! E cielo, era certo di adorare quella ragazza e passare tempo con lei e di voler continuare la relazione. Ma John gli stava facendo provare sentimenti fin troppo simili.
Emise un suono frustato, perché avere 17 anni e gli ormoni a palla era così complicato? Non poteva nascere come un fungo invece che aver a che fare con l'adolescenza?
In ogni caso sapeva che gli sarebbero servite ore per addormentarsi.

La mattina dopo, come detto dall'uomo, dopo la colazione, si allontanarono un po' da dove erano accampati per fermarsi a quello che era un ruscello con l'intento di pescare.
Cosa che non andò a buon fine visto che dopo neppure un quarto d'ora i ragazzi si erano tolti la maglietta e si erano buttati in acqua, spaventando la maggior parte dei pesci.
George scosse la testa, seduto in un angolo con la canna da pesca e le esche.
-Non allontanatevi!- 
-Sisignore!- Si sentì esclmare da uno dei quattro.

-Secondo te ci sono delle tartarughe?-  Domandò John, che in effetti sembrava stesse cercando qualcosa nell'acqua.
-Mhh, non ne ho idea, per ora ho visto solo tanti insetti...Più che alto spero non ci siano orsi in zona.- Borbottò Alex, per poi buttarsi in acqua con la testa e tornare su poco dopo, certo, non era la spiaggia dove era cresciuto, ma stava bene pure lì.
-L'unico orso qui è Hercules- Rise Gilbert non molto lontanti da loro, per poi essere schizzato dal ragazzo citato. -Ehy!-
-Oh, sai che ho ragione- Rispose il francese ridendo di nuovo.
-Ne parliamo dopo in privato.-
-Mhh...Magari no, so che l'idea di farlo nel bosco è allettante ma non ci tengo ad avere un millepiedi su per il culo-
-Threesome-
-No!-
Alex rise per poi notare che John stava ancora cercando in giro.
-John?-
-Ragazzi ho trovato dei granchi!-
-Oh oh!- Hercules corse verso Washington
-Scusi- Borbottò prendendo del filo da pesca, un retino, secchio e qualche esca.
-Tiriamoli sù!-
Alex sorrise, era una cosa che faceva spesso da bambino.
Alla fine bastava legare le esce ai fili e poi quando si agrappavano li prendevi con il retino e infine nei secchio. 
-Non sapevo neppure ci fossero i granchi qui- Borbottò Gilbert, facendo legare il filo al su ragazzo, col cavolo che avrebbe toccato lui i vermetti. 
-Oh, no, è abbastanza comune ci siano granchi anche nei fiumi, così come anche i gamberetti o altri crostacei- Rispose John, tirandone su uno per poi metterlo nel secchio.
-Oh, io e mio fratello da bambini stavamo ore sugli scogli a prenderli-
-Hai fratelli Alex? Oltre Gilbert-
-Mhh, Yeah, si chiama James, ma non lo vedo da quando è mancata mamma, quindi non so dirvi molto a riguardo.-
Gil sorrise -Beh, ora hai me come fratello, no? Cosa c'è di meglio del vostro lancillott-  Il ragazzo impallidi quando Herc gli poggiò uno dei vermetti sul naso.
-T-Toglimelo!-
-Non urlare o ti entra in bocca.-
-Herc ti prego!- 
Il più robusto dei due rise di nuovo, lanciando via la povera esca e dando un bacetto alla guancia del ragazzo.
-Dai scherzavo-
-Odio le cose viscide lo sai!-
-Ieri hai preso un Opossum pabbioso in mano!-
Alex rise -A quando il matrimonio voi due?-
-Non so, a quanto quello tra te e John?- Rispose il francese facendogli l'occhiolino 
A quelle parole il ragazzo riccio fece cadere il secchio con i granchi.
-Merda!-
Alex si grattò dietro il collo. -F-Fa nulla John, li avremmo liberati comunque dopo...-
-Yeah...- I due si guardarono per qualche secondo imbarazzati


-Ragazzi, si sta facendo tardi, datevi un asciugata e torniamo al campo-
-Ehh? di già?- Borbottò Alexander, al contrario di quel che pensava ieri, si stava divertendo.
-Su,su, così pranziamo e sistemiamo le cose, domattina si torna a casa.-
I ragazzi sospirarono, uscendo dall'acqua e mettendovia le cose che avevano preso e rivestendosi.
Tornati al campo i ragazzi mangiarono qualcosa, affamati come erano perfino il cibo in scatola era delizioso.

Alex si sedette di nuovo accanto a John, curioso quando lo vide tirar fuori un blocco da disegno i una matita, rimase in un raro silenzio da parte sua, mentre lo osservava disegnare. I granchi e i pesci di poco prima per la precisione, ma erano di un realismo tale che parevano usciti da un libro.
-Sei bravissimo- Mormorò, e l'altro arrossì -S-So solo disegnare animali però, e uhm, piante, ma per il resto non ne ho idea, non chiedermi di disegnare una persona- Ridacchiò. Ma ad Alex bastava anche solo vederlo così
Il resto della giornata fu simile a quella precedente, ma a questo giro tutti crollarono subito da sonno, perfino Alexander, erano cotti.


---

La chiesa si stava svuotando piano piano dopo la messa domenicale, tra le varie persone vi era anche Aaron, che si stava stropicciando gli occhi, cielo come avrebbe voluto restare a letto, ma con suo nonno era un impresa difficile. Beh, se c'è l'avesse fatta sarebbe tornato a dormire a casa.
-Aaron vai già a casa?- Domandò il ragazzo biondo avvicinandosi.
-Ehy Sam, yeah, ho ancora sonno, sono stato sveglio fino a tardi ieri sera. Tu non torni a casa?-
-Ah, sì, ora andavo pure io- Samuel si grattò la guancia, cercando di attaccare bottone.
Aaron sospirò, non si parlavano più come una volta ma lo conosceva. -Cosa volevi dirmi?-
-Ah, volevo parlarti un attimo di una cosa..-
Aaron fece cenno al ragazzo di seguirlo.
-Parliamo per strada- borbottò uscendo dalla chiesa
-Oh, ok, v-va bene...-
Ora, Aaron non odiava Samuel, anzi, era un ragazzo tranquillo, anzi fin troppo, teneva alle regole in maniera quasi esagerata, che fossero quelle di scuola o religione, ma non poteva smentirlo, il ragazzo era stato cresciuto da un pastore. Anche di aspetto il ragazzo non si distingueva, vestiva sempre in maniera semplice e aveva la personalità di un pezzo di pane.
-Allora, che c'è?- Domandò Aaron
-Ecco...Insomma, veniamo tutti e due da una situazione simile, però tu hai detto che non vuoi lavorare in chiesa, vero?-
Il ragazzo scosse la testa -Voglio studiare legge al college, lo sai già, Sam-
-S-Sì, ed io invece volevo diventare pastore come mio padre-
-Come mai parli al passato?-
-Ah, ecco, è di questo che volevo parlare! Forse non sono idoneo?-
-Samuel, sei il ragazzo più religioso che conosco. Anzi, la persona più religiosa che conosco, non ti vedrei fare altro in effetti.-
-E-E questo il punto! N-Non ho altre aspirazioni, non ho hobby, se poi non mi piacesse? Non avrei altro da fare!-
L'altro sospirò -Non andare nel panico così, hai 17 anni- - Borbottò poi mettendogli un braccio sulla spalla.
-Perché finita la scuola non ti prendi un umh, anno sabbatico? prima di scegliere cosa fare?-
-Mhhh, non so come la prenderebbero i miei-
-Magari quando te la senti ti aiuto a dirglielo, non credo che la prenderanno così male se vuoi fare qualcos'altro-
Il biondo sorrise un po' -Grazie Aaron-

-Ehy sfigati state occupando tutto il marciapiede!-
I due si girarono trovandosi Charles dietro, ma più la sorpresa di vedere il compagno di classe, era il fatto che avesse dietro qualcosa sei cani al guinzaglio.
-S-Sono tutti tuoi?- Domandò Samuel curioso.
-Nha, mamma è allergica, ho trovato un lavoretto come dogsitter-
-Oh, è molto gentile da parte tua-
Il morò roteò gli occhi -Fottiti Sam e fatemi passare-
-O-Oh, ok, scusa- Mormorò questo andando verso la parete.
Aaron sbuffò spostandosi e trascinando il biondo con se.
Appena andato via Lee, Aaron guardò di nuovo Sam -N-Non ti scusare se ti tratta così-
-B-Beh ma stava lavorando, magari era in ritardo e-
Il ragazzo con i capelli corti roteò gli occhi -Lasciamo perdere.-

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-Il bagno è mio!- Gilbert entrò nell'appartamento di corsa, seguito dal fratellastro.
-E-Ehy!- Alex lo seguì per poi fermarsi con il fiatone per aver corso sulle scale.
-Ciao ragazzi- Sorrise la donna entrando in soggiorno, sembrava che quei due giorni a casa da sola le avessero fatto bene vista la pelle lucida che aveva, ma probabilmente non sarebbe durato tanto visto che i due ragazzi avevano già infangato casa.
-Signora Washington-
-Divertiti?-
Alex sorrise e annuì, non lo avrebbe detto, ma sì si era divertito. -Tanto, miss-
Poi si fermò sentendo il telefono squillare di continuo da diverse app.
-Ah! La wifi finalmente!- Tirò fuori il telefono cominciando a scirvere e rispondere a messaggi vari che si erano accumolati.
Ok, essere fuori era stato divertente, ma internet e il condizionatore erano molto meglio.

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