Miraculous Christmas

di Echocide
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. Albero ***
Capitolo 2: *** 02. Cioccolata calda ***
Capitolo 3: *** 03. Guanti ***
Capitolo 4: *** 04. Neve ***
Capitolo 5: *** 05. Stivali ***
Capitolo 6: *** 06. Calze ***
Capitolo 7: *** 07. Maglione ***
Capitolo 8: *** 08. Famiglia ***
Capitolo 9: *** 09. Bastoncini di zucchero ***
Capitolo 10: *** 10. Luci ***
Capitolo 11: *** 11. Caminetto ***
Capitolo 12: *** 12. Pattinaggio sul ghiaccio ***
Capitolo 13: *** 13. Decorare ***
Capitolo 14: *** 14. Carta da regalo ***
Capitolo 15: *** 15. Battaglia di palle di neve ***
Capitolo 16: *** 16. Buono o cattivo? ***
Capitolo 17: *** 17. Bufera di neve ***
Capitolo 18: *** 18. Addobbi ***
Capitolo 19: *** 19. Dono ***
Capitolo 20: *** 20. Shopping ***
Capitolo 21: *** 21. Inverno ***
Capitolo 22: *** 22. Sciarpa ***
Capitolo 23: *** 23. Vischio ***
Capitolo 24: *** 24. Tradizione ***
Capitolo 25: *** 25. Natale ***



Capitolo 1
*** 01. Albero ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 735 (Fidipù)
Note: Che cosa è questa roba? Quando ho pensato a cosa fare in occasione del Natale - lo ammetto, mi piace scrivere per le varie occasioni - ho studiato un po' cosa poter fare: una oneshot come l'anno scorso da postare vicino al 25 dicembre? Già fatto. Qualcosa da postare nel periodo di Natale? Naaaahh. Poi l'occhio mi è caduto sul Calendario dell'Avvento che ho preso a Parigi e...tadan! L'illuminazione! Perché non fare una raccolta di capitoli brevi con una serie di prompt - ovvero temi - con protagonisti i personaggi di Miraculous Heroes? E così ecco che è nata Miraculous Christmas! I prompt non sono miei, ma dopo lungo cercare li ho trovati a giro per tumblr (vi lascio il link originale e il post che ho fatto sulla mia pagina facebook, anche perché spero di portare altre iniziative come questa).
Detto questo si comincia con il primo capitolo, il cui tema è Albero e...beh, avremo due protagonisti d'eccezione alle prese con...beh, un albero di Natale. Più o meno.
Infine, le classiche informazioni di rito: vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
Infine vi ringrazio tantissimo tutti per il fatto che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie mille!

 

«Bisogna dire che l’invettiva non ti manca» commentò Fu, entrando nel salotto della propria abitazione e facendo spaziare lo sguardo su tutto ciò che lo circondava: il disordine regnava sovrano per tutta la stanza, buste di plastica avevano trovato la loro fine sul pavimento, il tavolino basso era interamente nascosto dalla carta da regali.
Nell’intera stanza si poteva respirare il caos natalizio che sembrava aver coperto l’intera città di Parigi come una nebbia: «Questo sarebbe il nostro albero?» domandò Fu, avvicinandosi ad Alex e guardandolo mentre, con molta attenzione e movimenti lenti, stava riunendo quattro stecche di legno chiaro all’interno di un cono fatto dello stesso materiale, ma di una tonalità più scura: dopo aver visto i prezzi degli abeti di Natale – che fossero veri o finti – Alex aveva decretato che sarebbero costati troppo per le finanze della casa e, quindi, si era ingegnato e aveva studiato, creando quel complesso gioco fatto di legno ed equilibrio che, in quel momento, dominava sul caos del salotto: «E’ particolare.»
«E’ di tendenza» ghignò Alex sistemando le stecche all’interno del cono di legno e facendo leggera pressione, assicurandosi che l’intera struttura reggesse: i bastoni avevano piccole rondelle di pino sulla punta che toccava il pavimento, in modo da fornire una base all’intera struttura, mentre a metà altezza erano attraversati da asticelle che davano a tutto una maggiore solidità e la punta di legno scuro riuniva le quattro stecche portanti dell’intera struttura, creando così una piramide che ricordava vagamente un albero di Natale.
In verità non ricordava assolutamente nulla, ma Alex era certo che, una volta addobbato, sarebbe stato un signor Albero di Natale.
Annuì al suo stesso pensiero, facendo qualche passo indietro e fissando la sua opera, mentre si portava il medio agli occhiali e li spingeva leggermente indietro sul setto nasale: «Insomma, sono tutti capaci di avere un finto alberello di plastica, oppure uno vero che perde aghi sul pavimento, ma questo…» allargò le braccia e gli occhi gli brillarono di malcelato orgoglio: «Questo è un autentico albero di Natale Simmons!» decretò, voltandosi verso l’anziano e sorridendo: «Dovrei provare a venderlo.»
Fu scosse il capo, osservando l’altro afferrare un lungo boa di simil-abete e avvicinarsi alla struttura dell’albero: Alex si allungò posando uno dei capi del boa vicino al triangolo che teneva la cima delle quattro stecche e si voltò, alla ricerca dello scotch che aveva…
Abbandonato da qualche parte.
Si guardò attorno, continuando a tenere fermo il capo dell’addobbo e sorrise, quando il maestro Fu gli passò un piccolo pezzetto: «Grazie» dichiarò, prendendo il nastro adesivo dalle dita dell’anziano e fermando con esso una parte della lunga ghirlanda di finto abete: continuarono il lavoro, bloccando alle aste l’ornamento e girando attorno a queste in modo tale che i bastoni venissero avvolti tutti e quattro.
Arrivati alla base, Alex appuntò l’altro capo a una delle aste e si allontanò di qualche passo, inclinando la testa e storcendo le labbra: «Forse dovremmo metterci qualcos’altro» decretò, incrociando le braccia e piegando il capo dalla parte opposta: «Non penso che lo scotch da solo reggerà per molto.»
«Puntine?»
«E puntine siano» decretò il giovane, voltandosi e guardandosi attorno, cercando di ricordare dove aveva infilato la scatoletta di puntine che aveva comprato mentre aveva acquistato gli addobbi: Alex si mise a fissare meglio la ghirlanda ai bastoni mentre il maestro Fu, di volta in volta, gli passò le puntine: «E adesso mancano solo le lucine» Alex schioccò le dita della mano sinistra, avvicinandosi a una busta di plastica e tirando fuori una confezione di luci natalizie da interno e mostrandole all’anziano: «Maestro, mi sto domandando…»
«Cosa?» domandò Fu, afferrando la scatola e aprendola, tirando fuori il filo arrotolato a cui erano collegate una serie di lucette colorate e spente; srotolò il tutto, passando il capo opposto a quello della presa ad Alex e osservandolo mentre si avvicinava nuovamente all’albero, iniziando a sistemare le lucette sulla ghirlanda: «Allora?»
«Che facciamo per Natale, maestro? Invitiamo tutti qui o…»
«Alex, seriamente, dove entrano tutti qui?»
«Beh, possiamo spostare un po’ di cose e poi…»
«Felix ha un appartamento grande. Gabriel ha una villa. Festeggiamo il natale da loro.»
«Maestro, non è buona educazione autoinvitarsi.»
«Pensi che alla mia età mi importi qualcosa dell’educazione?»
«Ovviamente no, maestro» Alex ghignò, continuando a sistemare le luci attorno all’albero: «Sarà un natale interessante questo.»
«Se lo dici tu…»
«Maestro, lei sa veramente come uccidere lo spirito del Natale!»
 

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Capitolo 2
*** 02. Cioccolata calda ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 1.018 (Fidipù)
Note: Ed eccoci qua con un nuovo capitolo del calendario dell'Avvento, versione Miraculous: il tema di oggi è Cioccolata calda e...beh, penso di aver tirato un po' il prompt, ma alla fine ci stava: la cioccolata è pretesto per i protagonisti di questo capitolo di passare un po' di tempo assieme, come erano soliti fare durante alcune riunioni. Ah, una cosa che non ho detto nello scorso capitolo: l'intera raccolta si può tranquillamente collocare dopo la fine di Miraculous Heroes 3. Mi ero dimenticata di darle una collocazione spazio-temporale.
E non vi dico altro, ma passo subito alle classiche informazioni di rito: vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
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Grazie mille!

 

«Starbucks» commentò Sarah, sistemandosi sulla poltroncina marrone e sorridendo alle altre tre ragazze: «Siamo sugli Champs-Elysées, abbiamo migliaia di locali e noi dove andiamo?»
«Stai diventando lagnosa come il piumino» dichiarò Lila, indicando l’amica e scuotendo il capo, posandosi poi le mani sui fianchi e fissando la fila che si snodava lungo il bancone, assottigliando lo sguardo e cercando di vedere cosa era esposto: «Che prendete?»
«Cioccolata» dichiarò immediatamente Marinette, la voce attutita dalla sciarpa che stava provando a togliersi: «Con la panna e lo sciroppo di cioccolato» continuò poi, mentre la lana rosa veniva allontanata dal volto e un sorriso lieve piegò le labbra della giovane: «Vengo a darti una mano?»
«Nah. Faccio da sola. Sarah? Xiang?»
«Cioccolata anche per me» decretò Sarah, voltandosi verso Xiang e trovandola completamente rivolta verso il bancone: «Tu che prendi?»
«Cioccolata anche io» decretò la ragazza, annuendo con la testa alla sua decisione e spostando lo sguardo sulla ragazza ancora in piedi: «Con la panna montata e il cioccolato sopra.»
«Quindi quattro cioccolate calde, la panna su tutte e il cioccolato su due» riepilogò Lila, annuendo con la testa: «Sarah, tu?»
«Cioccolato anche io.»
«Ok» dichiarò Lila, allungandosi e recuperando il portafogli dalla borsa e sorridendo: «Per questo giro offro io e vado io a prenderle, ma non fateci l’abitudine» dichiarò, piegando le labbra in un sorriso e facendo l’occhiolino: «Non sono uno dei vostri schiavetti.»
«I nostri schiavetti?» domandò Xiang, osservando l’altra scuotere il capo e dirigersi verso la fila: «Ma di chi parlava?» chiese, osservando prima Sarah e poi Marinette: «Non pensavo che la schiavitù fosse legale qui in Francia…»
«Ehm, Xiang, era un modo per definire Adrien, Rafael e Alex» dichiarò Sarah, storcendo un poco le labbra e voltandosi verso l’amica che, con le braccia conserte, aspettava il proprio turno alla cassa: «O almeno lo spero.»
«Lila li adora tutti e tre» commentò Marinette, sorridendo e scuotendo la testa: «Ma ha il suo modo di dimostrarlo.»
«Credete veramente in quello che avete detto?» domandò Xiang, inclinando la testa e osservando le due: si scambiarono un’occhiata, chinando poi entrambe la testa e non dandole nessuna risposta: «Allora?»
«L’alternativa…» iniziò Sarah, scuotendo il capo e inspirando l’aria finché non riempì i polmoni, lasciandola poi andare velocemente: «L’alternativa…»
«Non voglio pensarci» dichiarò Marinette, annuendo alle poche parole che aveva detto: «Sarebbe qualcosa da Lila, purtroppo.»
«Cosa sarebbe da me?» domandò Lila, facendo sobbalzare sia Sarah che Marinette e sorridendo alle espressioni confuse delle due ragazze: «Beh?»
«Tu non dovresti essere in fila?»
«Io ho trovato una vittima sacrificale che la fa al posto mio» dichiarò Lila, voltandosi e salutando con la mano un ragazzo che, sorriso pieno di aspettativa in volto, ricambiò con velocità: «Beh, di che parlavate? Cosa sarebbe da me?»
«Lila!»
«Che ho fatto?»
Marinette aprì la bocca senza emettere alcun suono, richiudendola e scuotendo il capo: «Tu…» iniziò, incapace di dire altro e passandosi la lingua sulle labbra: «Tu…»
«Io?»
Marinette negò con il capo, poggiandosi poi contro la parete di plexiglass che delimitava lo spazio dello Starbucks, osservando la gente al di là della superficie trasparente: «Devo ancora prendere tutti i regali di Natale…» mormorò, cambiando completamente argomento e sorridendo: «Xiang almeno si è tolta il problema del regalo di Alex.»
«Mi chiedo se gli piacerà ricevere un videogioco» mormorò la ragazza interpellata, allungando una mano verso la busta di plastica che aveva poggiato ai suoi piedi: «In fondo poteva prenderselo anche da solo.»
«Conosco Alex da una vita e, fidati, sarà felicissimo di riceverlo» dichiarò Sarah, voltandosi indietro e osservando il tipo che Lila aveva delegato: «Le nostre cioccolate?» domandò, spostando lo sguardo sull’amica e fissandola, finché questa non sbuffò e alzò una mano, muovendola nell’aria.
«Povero piumino. Circondato da cioccolato-dipendente: non gli bastava il kwami, ma anche la fidanzata.»
«Io non…»
«Hai ragione: convivente rende meglio.»
Sarah sospirò, scuotendo il capo e sprofondando nella poltroncina: «Avete già deciso i regali di Natale?» domandò, portando la conversazione su argomenti più tranquilli e vedendo Marinette scuotere la testa: «Bene, non sono la sola.»
«Io oggi ho comprato il regalo per Wei.»
«Tu oggi hai comprato dei completi intimi.»
«Che Wei sarà tanto felice di vedermi addosso e togliere poi» dichiarò Lila, sorridendo: «Lui felice, io con dell’intimo nuovo: come fare un regalo ed essere tutti soddisfatti.»
«Non penso che lo spirito dei regali di Natale funzioni così, Lila» mormorò Sarah, aggrottando la fronte e annuendo: «Però devo dire che è un’ottima pensata.»
«Vero. Non devi scervellarti per trovare il regalo giusto…» bisbigliò Marinette, sorridendo appena: «Non devi andare a vedere ogni negozio…»
«Ho il sospetto che il gattaccio e piumino dovrebbero solo ringraziarmi quest’anno per i loro regali di Natale.»
«Come se queste due fossero capaci di fare qualcosa del genere» commentò Xiang, allungando il collo e fissando il ragazzo che, in quel momento, stava facendo la fila per loro: «Spero che quel tipo ci porti al più presto le nostre cioccolate: non ho problemi a tornare a Nêdong e recuperare il gioiello di Routo.»
«Credo che per il tuo ritorno la cioccolata si sarebbe anche raffreddata» commentò Lila, inspirando profondamente e scuotendo il capo: «Avete dei problemi. Lo sapete?»
«Parli tu? Vorrei ricordarti di quello che fai quando non prendi subito il tuo caffè» dichiarò Marinette, ridacchiando: «Non sei nella posizione di dirci qualcosa, Lila.»
«Mi trattate così? Soprattutto dopo che vi ho consigliato bene sul regalo per marito e fidanzato? Bah! Belle amiche che siete!»
«Le migliori» decretò Marinette, sorridendo e allontanandosi un poco quando Lila si sporse sul tavolo per colpirla.
«Sarò la migliore se la mia cioccolata arriva subito.»
«Sarah, per favore, basta imitare Flaffy!»
«Qualcuno pensi a Rafael» mormorò Marinette, le parole che le incespicavano sulla lingua per colpa delle risate: «Salvate il pennuto.»
«Povero piumino» Lila scosse il capo, ridendo: «Solo soletto contro Sarah e Flaffy.»
«Oh! Il tipo sta prendendo le ordinazioni» dichiarò Sarah, battendo le mani e osservando il delegato di Lila avvicinarsi al punto in cui venivano servite le varie ordinazioni: «Amico, sbrigati, o verrai ucciso a breve.»
«Ripeto: io vado a Nêdong…»
«Sì, Xiang, lo abbiamo capito.»
 

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Capitolo 3
*** 03. Guanti ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 766 (Fidipù)
Note: Nuovo appuntamento con il Calendario dell'Avvento e, a questo giro, il tema è Guanti. E che posso dire? Inizialmente avevo in mente di scrivere semplicemente su Manon e Thomas, ma poi Jérèmie si è fatto spazio con prepotenza e mi sembrava scortese non metterlo. Quindi ecco a voi un piccolo capitolo sulla ThoManon +Jérèmie.
E non vi dico altro, ma vado alle solite e note informazioni di rito: vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
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Grazie mille!

 

Manon tirò su con il naso, sistemandosi meglio la sciarpa attorno al volto e scorrendo il testo sul cellulare, leggendo avida le parole che si susseguivano una dopo l’altra: adorava quella storia nella sua totalità e, ogni volta che veniva aggiornata con un nuovo capitolo, lei doveva leggerlo e poco importava ove si trovasse.
Anche se stava uscendo dalla scuola e l’unico punto adatto per avere un po’ di quiete e leggere era l’inferriata celeste che circondava la fontana davanti la scuola; si sistemò meglio contro questa, voltandosi appena indietro e guardando il bistrò quasi con desiderio e cercando di reprimere la tentazione di entrare.
Non aveva abbastanza soldi dietro e poi doveva risparmiare la paghetta per poter fare i regali di Natale: la sua lista si era ampliata nell’ultimo periodo e quindi doveva assolutamente risparmiare ogni singolo centesimo che poteva.
Inspirò profondamente, portandosi la mano libera al volto e soffiandoci sopra un po’ di fiato caldo, sentendo un po’ di sollievo ai polpastrelli resi dolorosi dal freddo: a quanto pareva Noemie si era divertita parecchio a nasconderle i guanti.
Sbuffò, scrollando il capo e riprendendo la lettura del capitolo, immergendosi nelle parole e affondando nell’avventura di una giovane coppia di amanti; si passò la lingua sulle labbra quando, con maestria, l’autrice la portò a un momento bollente fra i due: «Che cosa stai leggendo?» la voce di Thomas la fece sobbalzare e un urletto le scappò dalle labbra, mentre serrò maggiormente la presa sul cellulare, evitando di farlo cadere.
Alzò la testa, osservando il ragazzo che, in piedi davanti a lei, teneva le mani affossate nelle tasche del giubbotto, lo sguardo scuro che la guardava curioso e gran parte del volto nascosto dalla sciarpa e dal berretto scuri: «Thomas» strillò lei senza un preciso motivo, stringendo i denti e maledicendosi per la sua reazione.
«Reazione sospetta.»
«Nessuna reazione sospetta» sentenziò Manon, infilandosi il cellulare nella tasca del giubbotto e portandosi entrambe le mani al volto, soffiando sulle dita fredde e avvertendo nuovamente un po’ di sollievo: «Come mai sei uscito ora?»
«Jérèmie è stato fermato da una tipa e non potevo abbandonarlo» le spiegò velocemente Thomas, aggrottando la fronte e fissandola: «Perché non hai i guanti?»
«Stamattina me li sono dimenticati.»
«Stamattina li avevi» le rispose a tono Thomas, afferrando le mani e stringendole nelle sue, coperte dalla lana scura coordinata a quello di cappello e sciarpa: «Noemie?»
Manon annuì, chinando la testa e sentendo stranamente caldo in tutto corpo, nonostante le temperature quasi artiche che erano giunte all’improvviso e da pochi giorni; aprì la bocca, richiudendola subito e sentendosi incapace di pronunciare un pensiero di senso compiuto: Thomas le stava tenendo le mani. E poco importava se era per fargliele riscaldare.
Le stava tenendo le mani.
Avrebbe voluto squittire e saltellare, possibilmente chiamare qualcuno e raccontare tutto ma si impose di rimanere calma, per quanto fosse capace, e in silenzio: troppa la paura di dire qualcosa che l’avrebbe messa in una pessima situazione.
«Ma perché ti tormenta così tanto?»
«Perché sono stata akumatizzata?»
«Ehm…Manon. Questo non è un motivo.»
«E allora non so perché.»
«Forse perché si è resa conto che non avrà mai un mignolo del fascino di Manon?» domandò la voce di Jérèmie alle spalle di Thomas, facendo sussultare i due: il ragazzo si voltò, incontrando lo sguardo pieno di vitalità dell’amico: «Allora, facciamo già i piccioncini appena usciti da scuola?»
«Noi non…»
«Sì. Certo. Voi non fate i piccioncini ed io non provo a mettermi con Luc. Certamente.»
«Jérè…»
«Tranquillo, Thomas» Jérèmie sorrise, avvicinandosi a Manon e passandole un braccio attorno alle spalle, sorridendo allo sguardo dell’amico: «Manon è una a posto e sono certo che il mio segreto sarà al sicuro con lei.»
«Oh, su quello puoi scommetterci» borbottò Thomas, stringendo maggiormente le mani della ragazzina, che non aveva mai lasciato: «Ma te li ha buttati via?»
«Cosa?»
«I guanti, Manon.»
«Ah, non lo so.»
«E ringraziamo Noemie che ci ha fornito un ottimo regalo per Manon» dichiarò Jérèmie, alzando le braccia al cielo ed esultando: «Oh. Ma forse il nostro fidanzatino qua vuole regalarle qualcosa di più impegnativo…»
«Giuro, Jè, se per ogni venti che prendi devi fare questa scena…»
«Oh. Fammi festeggiare per una volta» borbottò Jérèmie, stringendo maggiormente Manon a sé: «Ma cosa ci trovi in questo qua? E’ noioso, antipatico…»
«Possiamo tornare a parlare del mio regalo?» domandò Manon, accentuando un poco la presa sulle dita di Thomas e dandogli una breve occhiata: «Parlavi di guanti?»
«Ehi, principessina, te la butto lì: guanti in lana rosa, con un bel ricamo. Che ne dici?»
«Ci posso stare.»

 

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Capitolo 4
*** 04. Neve ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 609 (Fidipù)
Note: Nuovo giorno e quindi nuovo appuntamento con Miraculous Christmas! Il tema stavolta è Neve e penso di essermi innamorata delle foto di Parigi sotto la coltre bianca (prossima gita a Parigi sarà fatta a dicembre!)
Detto ciò passiamo al solito discorso trito e ritrito, ovvero le informazioni di rito: vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
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Poggiò le dita contro il vetro, avvertendo la sensazione di freddo sui polpastrelli e sorrise mentre osservava la neve ammantare tutto: il giardino della villa era una distesa bianca in quel momento, qualche sprazzo di verde e beige che faceva ancora capolino, testardo nel non darla vinta completamente al fenomeno atmosferico: «Peccato che abbia nevicato così presto» mormorò la donna, scuotendo il capo e facendo ondeggiare la coda bionda, voltandosi verso l’uomo che, comodamente seduto sul divano in pelle, sembrava non dar peso a ciò che succedeva all’esterno dell’abitazione: «Sarebbe stato un bianco Natale.»
Gabriel alzò appena lo sguardo, piegando le labbra in un sorriso: «Potrebbe esserlo ancora» dichiarò, sfogliando la rivista che teneva in grembo e massaggiandosi la linea della mascella, mentre gli occhi tornavano alle parole: «In fondo non è detto che possa nevicare nuovamente.»
«Ti ricordi quella volta che siamo andati a vedere la Tour Eiffel circondata dalla neve?»
«Stai parlando di quella volta in cui siamo quasi morti congelati per vedere un traliccio di metallo che non aveva neanche un briciolo di neve addosso?»
Sophie sospirò, incrociando le braccia al petto e piegando appena la testa, mentre si mordeva il labbro inferiore: «Sì. Quella volta.»
«Come dimenticarsene» mormorò Gabriel, agitando una mano per aria: «E come dimenticare il febbrone che ho preso il giorno dopo.»
«Sei sempre stato così cagionevole.»
«Io non sono cagionevole…»
La donna sorrise, avvicinandosi al divano e sedendosi al suo fianco, poggiando la testa contro la spalla del marito, concentrandosi sulle pagine della rivista e sorridendo alle modelle che, in abiti poco consoni all’inverno, erano state immortalate in pose plastiche: «Non ho mai visto Adrien alle prese con la neve…» mormorò, mentre il sorriso svaniva dal suo volto: suo figlio era stato piccolo, troppo piccolo, quando lei se n’era andata per proteggere sia lui che il marito.
Non l’aveva mai visto fare un pupazzo di neve o giocare a palle di neve con gli amici.
Aveva mai alzato il viso verso il cielo plumbeo e provato a mangiare la neve?
Si era mai disteso per terra e fatto l’angelo sul manto bianco che copriva tutto?
«La prima volta che ha visto la neve aveva tre anni» mormorò Gabriel, senza distogliere lo sguardo dalla rivista e passandole il braccio attorno alle spalle, stringendola a sé: «Avevo già assunto il Gorilla e passò l’intero pomeriggio con lui a giocare fuori.»
«Con il Gorilla?»
«Adrien ti ha accennato, se non erro, alla fobia che avevo sviluppato dopo che te ne sei andata. Vero? Sai, che…»
«Tuo figlio è stato più che esauriente su questo discorso» mormorò Sophie, alzando una mano e posandola sulle labbra del marito: «Colorando la spiegazione con parole come carceriere, rapimento…»
«Quel ragazzo ha troppa fantasia.»
«Quindi giocò con il Gorilla?» domandò Sophie, cercando di riportare la conversazione sull’argomento iniziale: «Com’è che non ce lo vedo assolutamente?»
«Chi? Adrien o il Gorilla?»
«Il Gorilla, Gabriel.»
«Invece è stato bravissimo» commentò Gabriel, alzando la testa e fissando un punto della parete opposta: «Giocava con lui, si faceva colpire dalle palle di neve» si fermò, passandosi la lingua sulle labbra: «E’ sempre stato molto paziente con Adrien, sempre pronto a difenderlo. E’…»
«E’ molto affezionato a lui, vero?»
«Sì. E così anche Nathalie.»
Sophie sorrise, lasciando andare un sospiro e portando lo sguardo alle grandi vetrate, osservando il cielo grigio al di là dei vetri: «Andiamo a vedere la Tour Eiffel?» domandò, tirandosi su e osservando il marito, quasi immaginando i ragionamenti che stava facendo in quel momento.
«Sophie, sta nevicando.»
«Lo so.»
«E tu vuoi uscire?»
«Andiamo! Sta venendo giù piano!»
«Io non voglio ammalarmi di nuovo.»
«Quanto sei delicato, Gabriel Agreste.»

 

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Capitolo 5
*** 05. Stivali ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 852 (Fidipù)
Note: Un nuovo capitolo di Miraculous Christmas e, stavolta, il tema è Stivali e, devo dire, che è stato veramente complicato trovare un qualcosa di decente con il prompt di mezzo ma ce l'ho fatta. O almeno lo spero.
Come sempre, le informazioni di rito: vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
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Grazie mille!

 

Bridgette rimase immobile, la bocca semiaperta, lo sguardo celeste e sgranato fisso sul regalo che le aveva preso: Natale era ancora lontano, due settimane erano troppo tempo per considerare ciò che teneva in mano come regalo natalizio e quindi aveva pensato di farle una sorpresa.
Quale donna si aspetta che il proprio uomo le portasse un regalo prima di Natale? Nessuna.
E, a quanto pareva, anche Bridgette non era differente.
Sorrise più sicuro di ciò che stava facendo, alzando il dono e avanzando di qualche passo verso la donna che, ancora, rimaneva immobile sul divano con le gambe ripiegate e la coperta di pile che le copriva: strano, da quel che ricordava adorava tantissimo i regali.
Uno dei ricordi più belli che aveva di Nanchino riguardava proprio lei: suo padre aveva organizzato una cena e lo aveva invitato, era stata una serata monotona ad ascoltare Hart e Alvares chiacchierare di commercio e altre cose, ma poi qualcosa era cambiato e una cameriera era entrata con un pacchetto per Bridgette.
Ricordava benissimo lo sguardo di lei che si era illuminato pochi secondi prima che la giovane balzasse in piedi e battesse le mani, squittendo e voltandosi verso il padre con un sorriso che le piegava le labbra: la sua dama di compagnia l’aveva ripresa, portandosi una mano la petto e scusandosi con tutti i commensali.
Lui non aveva commentato, reprimendo la voglia di sorridere con il bicchiere di vino rosso che un valletto gli aveva prontamente riempito e adorando in silenzio il modo di essere di Bridgette e la sua spontaneità; quando la ragazza si era calmata, mister Hart aveva spiegato che le aveva regalato un gioiello che la ragazza aveva desiderato particolarmente e quella era stata la reazione, scusandosi poi per l’impulsività della figlia.
La reazione che aveva adesso, invece, lo destabilizzava: Bridgette non si era ancora mossa, non aveva fatto gridolini o altro.
Semplicemente lo fissava.
Forse i secoli passati l’avevano mutata? Forse l’essere stata posseduta da Chiyou le aveva fatto perdere quell’innocenza e spontaneità che tanto l’avevano attratto?
Forse…
«Che cosa sono?»
Forse doveva chiarire a Bridgette, stilista di fama mondiale, cosa erano un paio di stivali.
«Stivali.»
«In quale universo alternativo, Felix?» domandò la donna, scostando il plaid e poggiando i piedi nudi sul tappeto, calamitando poi il peso su questi e alzandosi: «Seriamente, Felix, dove li hai trovati?»
«Al negozio» le rispose prontamente lui, osservando il suo acquisto: Maxime lo aveva informato, quando aveva chiamato per sentire Bridgette e accordarsi per la cena, che la donna quasi si era uccisa mentre andava verso il luogo di lavoro e Felix aveva subito compreso a cosa dare la colpa.
Bridgette continuava, nonostante il brutto tempo e la neve, ad andarsene a giro con quei trampoli che indossava sempre e la quasi morte era semplicemente una delle conseguenze: cosa sarebbe successo se, la volta successiva, non ci sarebbe stato nessuno ad aiutarla?
Semplice. L’avrebbe persa.
Di nuovo e stavolta per sempre.
Ecco perché era corso fino al primo negozio di calzature e si era fatto consigliare dal commesso: stivali comodi, che tenessero al caldo e, cosa più importante, bassi. Ciò che era uscito dalla sessione di ricerca erano quello che stava tenendo in mano: una paio di stivali cremisi dalla forma robusta con del pelo bianco che li adornava assieme a dei graziosi cristalli di neve e un fiocco rosso.
Scarpe adatte per il periodo.
«Felix, grazie del pensiero, ma…»
«Ma…»
«Sono orrendi.»
«Sono comodi. E tengono al caldo. E con questi non rischi di cadere.»
Bridgette si avvicinò, posandogli una mano sulla sua e carezzandogli il dorso con i polpastrelli, osservando il dono che le aveva offerto e che lei aveva rifiutato senza tanti problemi; alzò poi la testa e sorrise mentre l’altra mano saliva fino al mento e gli carezzava la linea della mascella: se pensava che due moine sarebbero bastate per farlo desistere o per fargli dimenticare il suo rifiuto…
Beh, miss Hart si sbagliava di grosso.
«Hai parlato con Maxime, vero?»
«No.»
«Solo parlando con Maxime, potevi sapere di quello che mi è successo stamattina…» mormorò Bridgette, seguendo la linea dello zigomo e carezzandolo fino alle sopracciglia: «Forse mi ha vista Gabriel? Beh, in ogni caso, non è successo niente di grave: sono ancora sana e salva e te lo scordi che io metta questi cosi rossi ai piedi.»
«Sono perfetti per il mese.»
«Non metto questi cosi, solo perché è dicembre. Sono brutti.»
«Non devono essere belli, devono essere comodi.»
Bridgette strinse i denti, assottigliando lo sguardo e inspirando appena, allontanandosi di un passo e annuendo con la testa: «Sai, hai ragione. Infatti penso che stasera indosserò quel bel pigiamone di pile per venire a letto: hai presente quello con il pinguino…»
«Bri.»
«Felix…»
«Io non le metto neanche morta» dichiarò Bridgette, sorridendo e allungandosi sfiorandogli le labbra con le proprie: «E se mi costringi a metterli, inizia a rassegnarti a dormire con me e Mr. Pinguino.»
«Almeno non è Marshmallow…»
«Potrei chiedere a Thomas di akumatizzarmi e invitare Marshmallow nella nostra camera. Che ne dici?»
«Puoi almeno metterti dei tacchi un pochino più bassi?»
«Felix.»

 

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Capitolo 6
*** 06. Calze ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 884 (Fidipù)
Note: Ed eccoci di nuovo qua! Nuovo giorno e nuovo tema, questa volta è Calze e nuovamente abbiamo Felix alle prese con lo shopping. Beh, che dire? Non fa proprio per lui! Comunque sto notando che, sebbene i vari capitoli siano slegati fra loro, si stanno susseguendo un po' come se fosse una classica storia e, piano piano, la trama si avvicina al Natale.
Detto ciò, come sempre, vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
Infine vi ringrazio tantissimo tutti per il fatto che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie mille!

 

Fu affondò le mani nelle tasche del giubbotto, incassando la testa fra le spalle e nascondendo la bocca fra le pieghe della sciarpa di lana scura, posando lo sguardo sul possibile acquisto e sull’uomo che, fiducioso e impaziente del suo giudizio, lo teneva in mano: «Sei veramente serio di ciò che vuoi fare?» domandò l’anziano, scuotendo appena il capo e dando una seconda occhiata alle calze di lana rossa e sulle quali era stata cucita una renna in feltro, le cui zampe erano elementi a sé: «Bridgette ti uccide se le compri queste.»
«Che problemi ha quella donna?»
«Che problemi hai tu» borbottò Fu, scuotendo appena la testa e lasciando andare un sospiro: «Non penso sia così difficile…» si fermò, aggrottando lo sguardo e annuendo con la testa: «Dimenticavo: Shangri-la.»
«Sai, non è facile stare dietro alla moda quando sei confinato in una grotta» dichiarò Felix, rigirandosi le calze fra le mani e fissandole con un sorriso divertito: «Sono giunto a Parigi poco prima di Bridgette e…beh, se non fosse stato per i miei soldi e per il mio assistente, adesso girerei come un uomo dell’Ottocento. Per questo, perdonami se non comprendo tanto di moda femminile o altro» si fermò, portandosi una mano alla testa e spettinandosi le ciocche: «Già non la capivo nel mio secolo.»
«Gioielli e vai sempre sul sicuro» sancì con decisione Fu, accompagnando le sue parole con un gesto affermativo della testa: «Se ho imparato una cosa, nei miei centonovant’anni, è che un gioiello apre…» si fermò, schiarendosi la gola e allontanando un po’ la sciarpa dal volto: «Beh, penso che tu abbia capito.»
«Fidati, mio caro e piccolo Fu, non solo quelli ti aprono certe vie» commentò Felix, ridendo alla sua stessa frase e rigirandosi le calze fra le mani: «Per Xiang potrebbero andare?»
«Considerando che quella ragazza ha la tua stessa concezione di moda…»
«Considera che è sotto l’ala protettrice di Bridgette e le sue amiche sono Marinette, Sarah e Lila.»
«Perché non te le compri per te?» bofonchiò Fu, scuotendo il capo e osservandosi attorno, guardando poi al di là del negozio di intimo in cui si erano rifugiati: il centro commerciale era stato addobbato, nonostante fosse ancora inizio dicembre e si poteva respirare quella particolare aura che impregnava l’ultimo mese dell’anno.
Il Natale era una cosa seria e lo si poteva capire dalla merce esposta: calze con Babbo Natale affiancavano calzettoni di lana rossi, completini di intimo rosso, pigiami con renne e quant’altro erano stati esposti nel negozio in cui si trovavano e anche gli altri non erano da meno.
Mentre raggiungevano la meta di Felix aveva osservato abeti su cui erano state poggiate, secondo un ordine preciso, maglie e pantaloni; il negozio di giocattoli aveva un enorme Babbo Natale all’ingresso e le casse dell’intero luogo risuonavano dei classici jingles natalizi.
A tutto ciò si accompagnava anche quella sensazione di tranquillità che l’aveva avvolto da quando Kwon era stato battuto: tanti mesi senza una minaccia per Parigi, avevano reso quel Natale ancora più magico.
«Cosa state facendo?» la voce di Alex fece sobbalzare l’anziano, completamente immerso nei propri pensieri e si voltò, ritrovandosi a fissare il giovane che viveva con lui e che, in quel momento, non aveva occhi che per le calze ancora tenute da Felix: «Le voglio.»
«Cosa?»
«Le voglio!» ripeté Alex, afferrando, senza tante cerimonie, l’indumento dalle mani di Felix e ghignando alla vista della faccia della renna: «Saranno perfette con il mio maglione con la renna ubriaca. Mi mancano solo un cappello stupido e dei pantaloni imbarazzanti e sarò pronto per la vigilia di Natale.»
«Sempre detto che gli yankee sono idioti» mormorò Felix, scuotendo la testa e fissando l’altro come se gli fosse spuntata una seconda testa: «O forse sono menomati mentali?»
«Ehi, il ventiquattro ho una videochiamata con i miei, quindi mi devo vestire nel peggior modo possibile per far prendere un infarto a mio padre» spiegò Alex, leggendo il cartellino delle calze e aggrottando lo sguardo: «Mi serve un numero più grande» dichiarò, avvicinandosi agli altri calzini gemelli e cercando la propria misura: «Vuoi mettere la reazione del sergente Simmons quando mi vedrà con un cappello da Babbo Natale, la maglia con la renna, questi ai piedi e dei pantaloni degli dell’elfo preferito di Babbo Natale? Un collasso è assicurato.»
«E perché vorresti fare tutta questa fatica?»
«Perché tanto sono già la vergogna che macchia la sua vita?» domandò Alex, prendendo un paio di calze e controllando il numero: «Quindi marciamo su questa cosa e vediamo di trarne un po’ di divertimento, ovvero la faccia di mio padre quando mi vedrà.»
«E non l’hai visto l’anno scorso» mormorò Fu, passandosi una mano sul volto e scuotendo il capo, cercando di scacciare ciò che la sua mente riportava a galla: «Sembrava il tipo di quel film…dai, quello dove il protagonista viene cresciuto da Babbo Natale e poi va a cercare il padre…»
«Elf, maestro. Si chiama Elf» dichiarò Alex, sorridendo al ricordo e alzando la testa verso il cielo: «Peccato che mia madre l’ha girata in modo che ero tornato da un lavoretto che avevo preso per Natale, ma quest’anno riuscirò nell’impresa.»
«Tu hai dei problemi, yankee.»
«Lo so, e tutti riportano il nome di mio padre» decretò Alex, alzando le calze e sventolandogliele in faccia: «Vado a pagare queste.»

 

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Capitolo 7
*** 07. Maglione ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 731 (Fidipù)
Note: Un altro capitolo per la raccolta di Natale, stavolta con tema Maglione e in questo compare un'altra delle coppie principali, ovvero i cari Rafael e Sarah.
Non sto a dirvi altro, ma vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
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Rafael si lasciò andare sul divano, allungando le gambe sotto il tavolinetto da caffè e poggiando la testa contro la spalliera, socchiudendo poi gli occhi e ascoltando la discussione che stava avvenendo fra Mikko e Flaffy: la prima stava perorando la causa di Nightmare before Christmas, il secondo quella de Il Grinch.
Sarah, invece, si era infilata in camera non appena giunta a casa per togliersi gli abiti di dosso e indossare qualcosa di più comodo, come aveva riferito una manciata di minuti prima, salutandolo con un bacio veloce e sparendo poi nell’altra stanza: «Avete deciso?» domandò, riportando l’attenzione sui due e aspettando una risposta, rendendosi conto che il meeting di scelta del film era ancora in corso ed entrambi non erano disposti a cedere a compromessi.
Sarebbe stata una dura scelta…
Sospirò e fece rumore, tirando su la testa quando avvertì il suono della porta che si apriva e Sarah comparve sulla soglia con un paio di miseri shorts e i calzettoni che indossava per casa, ancora impegnata a infilarsi la felpa: «Mi spieghi perché stai con i pantaloncini corti e poi ti metti quegli affari di pile ai piedi?» le domandò Rafael, sorridendo e alzandosi in piedi, avvicinandosi veloce alla ragazza e aiutandola con il maglione.
Strano, gli sembrava familiare…
«Perché tieni il riscaldamento al massimo e quindi io ho caldo, ma sai benissimo come sono i miei piedi…»
«Due blocchi di ghiaccio» commentò Rafael, rabbrividendo appena al ricordo della notte precedente, quando si era ritrovato uno di quei ghiaccioli contro il polpaccio; scosse la testa, osservando la testa della ragazza comparire dallo scollo del maglione: «Questo è mio» mormorò, riconoscendo la cosa informe di lana bianca e rossa, che sua madre gli aveva regalato qualche anno prima per Natale: «Ero convinto di averlo buttato.»
«Volevi buttarlo, ma l’ho salvato.»
«Sarah, è orrendo.»
«Rafael, è comodo» lo imitò la ragazza, sistemandosi meglio il maglione addosso e afferrandone il lembo inferiore, mostrando le due renne rosse che risaltavano sullo sfondo bianco ed erano contornate da decorazioni classiche del Natale: «E poi a me piace.»
«Mi spieghi come fa a piacerti?»
«Perché è carino?»
«Sarah, è un maglione che non ha una forma, che…»
«E’ largo, comodo, perfetto per stare in casa» decretò la ragazza, sollevandosi sulle punte dei piedi e sfiorandogli appena le labbra con le proprie, posandogli le mani sui bicipiti: «Beh, se volevi qualcuno che stesse in casa con un vestitino rosso striminzito, magari la versione sexy di Babbo Natale, potevi tranquillamente metterti con Blanche.»
«Questo è un colpo basso, apetta.»
Sarah ridacchiò, lasciandolo andare e superandolo, buttandosi letteralmente sul divano e rimbalzando appena: «Sei tu che hai cominciato» dichiarò, afferrando uno dei cuscini e portandoselo al petto, poggiandosi poi contro il bracciolo e piegando le gambe, cercando poi la posizione più comoda per vedere la televisione: «Ah. Se vuoi andare a cercare qualcuna che non indossi simili maglioni» Sarah mosse una mano per aria, facendogli cenno di andare: «Prego, sei libero di farlo. Basta solo che mi avvisi, così ti lascio casa libera e…» si fermò, mordendosi il labbro inferiore e facendo vagare lo sguardo per la stanza: «Beh, potrei andare dagli Agreste, la camera di Adrien adesso è libera.»
Rafael negò con la testa, avvicinandosi al divano e fermandosi davanti a lei: «Fammi posto, apetta» dichiarò, aspettando con pazienza che la ragazza si spostasse e gli lasciasse un po’ di posto; si sistemò accanto a lei, passandole un braccio attorno alle spalle e tirandola verso di sé, baciandole poi la tempia: «Non eri credibile per niente, potevo sentire la rabbia repressa che avevi dalla prima sillaba.»
«Lo dici tu» decretò Sarah, tenendo lo sguardo su due kwami che, incuranti di tutto, avevano continuato il loro dibattito cinematografico e non li avevano degnati della minima attenzione: «Io...» si fermò, stringendo le labbra quando sentì le dita di Rafael infilarsi sotto la lana e sfiorarle la pelle del fianco: «Rafael, non ci provare.»
«Sai, penso che solo tu saresti così sexy con questo coso addosso» bisbigliò il ragazzo, mordendole leggermente l’orecchio, mentre la mano saliva: «Sono curioso di sapere cosa c’è sotto…»
«Il Grinch è il film di Natale per eccellenza!» esclamò Flaffy, facendo trasalire i due: «Vero, Rafael?»
«Proprio ora mi dovevi tirare in ballo?»
«Perché? Che ho detto?»
«Niente, Flaffy, niente» mormorò Sarah, allungandosi e recuperando il telecomando: «Ma se invece facciamo una maratona Disney?»

 

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Capitolo 8
*** 08. Famiglia ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 639 (Fidipù)
Note: Appena ho letto il prompt Famiglia, quando ho preparato la lista dei capitoli della raccolta, ho pensato che questo fosse ottimo per dare un breve spaccato della famiglia Agreste: le interazioni fra i tre non hanno avuto una gran parte nella trilogia di Miraculous Heroes e, quindi, ho pensato di renderne una piccola parte qui (e fare due piccoli spoiler su due akumatizzati che compariranno in Ogni volta che ti vedevo). E chiedo venia per il ritardo a postare: ahimé oggi è stata giornata di uscite, quindi quando ho potuto mettermi al pc è stato veramente tardi ma ce l'ho fatta. Più o meno.
Detto questo, vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
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«Oh. Sei venuto da solo?» domandò Sophie, sorridendo al figlio e posandogli una mano sul collo, mentre lui si chinava le sfiorava la guancia destra con le labbra: «Marinette dov’è?»
«Ciao anche a te, mamma» la salutò divertito Adrien, scambiandosi un’occhiata con il padre che, comodamente seduto sulla poltrona e con un giornale in mano, non aveva fatto nessun movimento e detto nessuna parola: «E’ bello vedere quanto tu sia felice di vedermi.»
«Oh, lo sai che mi fa piacere quando vieni a trovarci» borbottò Sophie, assestandogli un colpo sul braccio e scuotendo il capo: «Mi chiedevo solo dove era Marinette: siete indivisibili.»
«Ha dovuto rimanere di più a lezione» spiegò spiccio Adrien, sistemandosi sul divano vicino alla madre: «Io non avevo voglia di tornare a casa e poi andare a riprenderla, quindi ho pensato: perché non tormento i miei genitori con la mia presenza, finché non devo andare a prendere Marinette?»
«E pensare che io e tua madre avevamo in mente di fare…» Gabriel si fermò, inclinando appena la testa e fissando il soffitto: «Beh, cose.»
«Ok. Me ne vado. Non voglio rimanere traumatizzato.»
«Gabriel, smetti di prenderlo in giro.»
«Chi ha detto che era una presa in giro?»
Sophie lasciò andare un sospiro profondo, scuotendo la testa e riportando l’attenzione sul figlio: «Che farete per Natale tu e Marinette? Avete già deciso con quale famiglia passarlo?»
«Con entrambe?» domandò Adrien, piegando le labbra in un sorriso: «Beh, visto che siamo tutti qui a Parigi e considerato che noi...» si fermò, facendo schioccare la lingua contro il palato: «Beh, siamo noi e i parenti di Marinette…mh. Forse viene lo zio di sua madre e sua nonna, in ogni caso sono veramente pochi.»
«Quindi state pensando di fare un pranzo di Natale collettivo?» domandò Gabriel, poggiando il giornale sulle gambe e sistemandosi gli occhiali: «Dove?»
«Qui? E il piano originale comprende anche la Viglia: ci siamo noi, ci siamo i parenti di Marinette, c’è tutto quel circo di amici e gente con parecchi secoli sulle spalle: sarà un Natale incredibile!»
«Per renderlo indimenticabile ci vorrebbe una bella akumatizzazione.»
«Ti ricordo, papà, che non puoi riakumatizzare Babbo Natale.»
«Chi lo dice che non posso?»
«Non hai più il tuo Miraculous, papà.»
«Gabriel Agreste, cos’è questa storia che hai akumatizzato Babbo Natale?»
«Nulla di che, Sophie.»
«Praticamente il primo natale dopo che ho avuto il mio Miraculous, qualcuno qui era parecchio depresso perché il Natale è una festa per le famiglie, tu non c’eri…insomma le solite cose, mamma» spiegò Adrien, sistemandosi meglio sul divano e sorridendo: «Diciamo che non ho preso bene il fatto che non volesse passare il Natale con me e…»
«Da quando scappare di casa è sinonimo di ‘non prendere bene’?»
«Sei scappato di casa, Adrien?»
«Diciamo che ho fatto valere la mia posizione, ecco.»
«Ad ogni modo, Sophie, tuo figlio è scappato di casa, sfruttando il proprio Miraculous e quando è tornato sia io che Marinette – che si era trasformata in Ladybug – abbiamo pensato che fosse stato rapito da Babbo Natale…»
«In verità, Marinette aveva pensato che fosse un akumatizzato» precisò Adrien, passandosi il pollice sulle labbra: «Era anche molto convinta, fra l’altro. Chissà come mai…»
«Ho paura, ho veramente paura di sapere come andrà a finire il tutto.»
«Per farla breve, Sophie» Gabriel accavallò la gamba, prendendosi il ginocchio con entrambe le mani: «Babbo Natale si arrabbiò ed io ne approfittai per akumatizzarlo.»
«Ma, come sempre, Ladybug e Chat Noir risolsero la situazione.»
«Già.»
«Una famiglia di pazzi, siamo una famiglia di pazzi.»
«La stai prendendo troppo male, Sophie. E' stata una cosetta da nulla.»
«Perché non le racconti di quando hai akumatizzato quel giardiniere e ai Giardini di Lussemburgo sembrava di essere sul set di un film horror?»
«Oppure la volta di quel tipo fissato con le Catacombe?»
«Io me ne torno in Tibet.»

 

 

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Capitolo 9
*** 09. Bastoncini di zucchero ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 1.819 (Fidipù)
Note: Allora, il tema di questo giorno è Bastoncini di zucchero e, devo dire, quando ho avuto l'idea per come impostare il capitolo non pensavo che 1) sarebbe stato veramente complicato (comunque li ho fatti anche io e, devo dire, che non è complicato ed è anche abbastanza veloce farli) e 2) diventasse il capitolo più lungo della raccolta (almeno per ora), ero strasicura che sarebbe uno dei più corti. Ad ogni modo, ecco qua un nuovo capitolo di Miraculous Christmas e stavolta ha un tema culinario (ah, la  ricetta usata nel capitolo la potete reperire qua).
E ho detto tutto. Come sempre vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
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Alex osservò il tavolo ingombro di utensili da cucina e ingredienti, sistemandosi poi gli occhiali e spostando l’attenzione sulla giovane che, lo sguardo completamente rivolto verso il cellulare, non lo stava degnando della minima considerazione: certo, era andata ad aprirgli la porta e lo aveva accolto in casa ma, da quel momento in poi, lei si era rintanata nel mondo del cyber e dei dati.
«Sono venuto qui per guardarti usare il cellulare?» le domandò, afferrando una pirofila bianca e studiandone l’interno, riportando poi l’attenzione sull’amica: «Sarah, senza offesa, sei una bella ragazza ma non mi eccita tanto vederti…»
«Piantala, scemo» bofonchiò la ragazza, alzando appena lo sguardo e voltando lo schermo del cellulare nella sua direzione: «Ho bisogno di una mano per fare questi.»
Alex si avvicinò, osservando ciò che gli veniva mostrato e poi spostando l’attenzione sull’amica: «Sei sicura? Bastoncini di zucchero?» domandò, inclinando la testa e scuotendola dopo pochi secondi: «Sarah, tu non li hai mai fatti.»
«Ecco perché sei qui.»
«Nemmeno io li ho mai fatti.»
«Basta seguire la ricetta, no?» Sarah sorrise, sbattendo le palpebre e avvicinandogli ancora di più il cellulare: «Poi qui c’è scritto facilissimo. Che problema c’è?»
«Il fatto che siamo entrambi a livello Lila in cucina?»
«Io non distruggo elettrodomestici.»
«Per ora» bofonchiò Alex, prendendo il telefono dalle mani dell’amica e leggendo velocemente: «Allora qui c’è scritto che non serve cuocere, è vegano e vegetariano, etnico» si fermò, alzando lo sguardo e incontrando quello di Sarah: «Da quando i bastoncini di zucchero sono etnici?»
«Non so. Va avanti.»
«Regionale…Sarah, ma…»
«Va avanti.»
«Senza uova e lattosio, leggero» Alex si portò una mano alla nuca, massaggiandosela: «Certo. I bastoncini di zucchero sono l’alimento base delle diete.»
«Alex.»
«Ma non puoi comprarli come tutti?»
«No. Mia madre li ha sempre fatti in casa e quindi…»
Il ragazzo la fissò, storcendo appena la bocca e ricordando che, quell’anno, Sarah non avrebbe festeggiato il Natale con sua madre e sarebbe stata la prima volta: l’anno precedente era tornata a New York ma, a questo giro, sarebbe rimasta a Parigi sotto suggerimento della madre che l’aveva convinta a passare una delle feste più importanti con il novello fidanzato.
Per Sarah, però, questo significava passare il primo Natale lontana dalla propria famiglia e, forse per questo, si era messa in testa di preparare la specialità natalizia della signora Davis.
«Io leggo, tu cucini. Ok?»
Sarah annuì, piegando le labbra in un sorriso che le accese l’intero volto, mentre lo sguardo nocciola scivolava verso il tavolo ove erano stati posati gli ingredienti: «Stamattina ho fatto la spesa e ho preso tutto quello che c’era nella lista della ricetta: zucchero, sciroppo di mais, colorante rosso, estratto di menta e cremor tartaro.»
«E cosa è il cremor tartaro?»
«Se ho capito bene un lievito.»
«E dovevano chiamarlo in questo modo?» domandò Alex, osservando la bustina gialla che riportava a lettere grandi e nere lo strano nome: «Sembra il nome di un boss di fine livello: adesso devi entrare nell’antro malefico e sconfiggere il cremor tartaro, solo così potrai avere la chiave della saggezza e andare verso la torre del destino.»
«Alex…»
«Ehi, non è colpa mia» Alex storse la bocca, poggiandosi con i fianchi al bancone della cucina e leggendo la lista degli ingredienti: «Allora, servono quattrocentocinquanta grammi di zucchero, duecentocinquanta grammi di sciroppo di mais» si fermò, alzando la testa e aprendo la bocca, rimanendo fermo per una manciata di secondi: «Perché grammi? E’ sciroppo, no? Dovrebbero usare i litri.»
«Perché è denso come il miele, genio» bofonchiò Sarah, afferrando il barattolo e mostrandoglielo: sarebbe stato facile scambiarlo per una confezione di miele se non fosse stato per la scritta che era stata posta sul vasetto di vetro: «Mikko ha detto che è una fregatura bella e buona.»
«Questo è fake» dichiarò Alex, voltandosi verso la piccola kwami e vedendola annuire con convinzione alla sua frase: «Continuiamo: allora, dopo il miele fake ci sono duecento millilitri d’acqua, un pizzico di boss di fine livello, il colorante rosso e la menta. Hai detto che abbiamo tutto, vero?»
Sarah annuì, allargando le braccia e mostrandogli con malcelato orgoglio tutto quello che lui aveva detto e che faceva mostra di sé sulla tavola: «Bene, cominciamo. Signorina, ai fornelli. E si ricordi: solo i veri chef escono da Masterchef» decretò Alex, alzando una mano e fermando la replica che, sicuramente, Sarah avrebbe detto: «Su, su. Non c’è tempo da perdere. Allora…» si bloccò nuovamente, schioccando la lingua e schiarendosi poi la voce: «I bastoncini di zucchero sono un dolce di Natale originale e davvero sfizioso, che farà felici i bambini – e i grandi, aggiungo io – e che potrete utilizzare per tante decorazioni. Ci sei?»
«Sono pronta.»
«Mettete lo zucchero con lo sciroppo di mais e l’acqua in una pentola antiaderente e accendete il fuoco» Alex si fermò, alzando la testa e osservando Sarah mettersi all’opera: la ragazza prese il pacco di zucchero e la piccola bilancina e posare il piattino sopra, misurando la quantità giusta di zucchero e poi versandolo nella pentola antiaderente, prendendo poi il barattolo di sciroppo di mais e studiandolo, storcendo le labbra: «Che c’è?»
«In tutto sono quattrocento grammi» dichiarò Sarah, mostrandogli il vasetto: «A noi ne serve poco più della metà, giusto?»
«Beh sì» assentì Alex, rileggendo la lista degli ingredienti e annuendo: «Sì, duecentocinquanta grammi. Comunque vorrei far notare come questo sito si contraddice da solo: prima dice ‘no cottura’ e poi ‘prendete la padella e mettetela sul fuoco’…»
Sarah ridacchiò, aprendo il barattolo e iniziando a mettere lo sciroppo nella padella, stando ben attenta a non superare di molto la metà del barattolo; quando si sentì abbastanza sicura della quantità, chiuse il vasetto e lo posò sul tavolo, recuperando una caraffa di plastica e con la numerazione dei millilitri su un lato e riempiendola fino alla quantità giusta: verso piano anche questa nella padella e poi si voltò verso Alex, in attesa delle istruzioni successive, dopo aver acceso il fuoco.
«Aggiungete al composto un pizzico di cremor tartaro e l’estratto di menta» riprese a leggere Alex, allungandosi e passandole la busta del lievito naturale e poi la bottiglia di sciroppo alla menta bianca, ricevendo un sorriso dall’amica che subito si mise all’opera, aggiungendo al composto i due elementi: «Mescolate con un cucchiaio di legno per amalgamare meglio gli ingredienti.»
«E’ una fortuna che Rafael sia un fissato di cucina» mormorò Sarah, allungandosi e prendendo uno di questi in legno dal contenitore posto vicino ai fornelli: «Ha una marea di roba: frullatori, mixer…sinceramente non so a cosa serve la metà della roba che c’è in questa cucina.»
«Perché non ti sei fatta aiutare da lui?»
«Perché Rafael ha la tendenza a monopolizzare la cucina» spiegò Sarah, inclinando la testa e mescolando il composto nella padella: «E volevo farli io, non farli fare a Rafael. Poi è anche una sorpresa: di certo non si aspetta che gli faccia trovare dei bastoncini di zucchero stasera» si fermò, sorridendo appena: «Beh, sempre se non faccio danni.»
«Non li farai, tranquilla» decretò Alex, posandole una mano sul capo e sorridendole: «Per quanto tu odi cucinare, sei sempre stata brava fra i fornelli: una vera donnina di casa.»
«Idiota.»
«Il tuo idiota preferito.»
«Sempre e comunque» dichiarò Sarah, allungandosi e cercando di leggere il continuo della ricetta: «per amalgamare meglio gli ingredienti. Lasciate il composto a fiamma bassa…»
«A fiamma bassa sul fuoco fino a quando non avrà raggiunto una consistenza caramellosa» Alex si fermò, voltandosi verso Sarah: «Cosa diavolo significa consistenza caramellosa? Dimmelo, stupido sito, come devono essere?»
«Mi ricordo che quando li faceva mamma, toglieva tutto dal fuoco quando era leggermente liquido e dorato. Forse è questo consistenza caramellosa?»
«Farò una segnalazione a questo sito: se metti delle ricette devi essere preciso.»
Sarah sorrise, tornando a concentrarsi sul composto mentre Alex si muoveva e preparava due fogli di carta da forno e li ungeva con l’olio: «Bene, sono pronta» dichiarò la ragazza, affondando il cucchiaio nel composto e tirandolo su, notando come fosse di una consistenza caramellosa: «Che dice?»
«Allora…Rimuovete il composto dalla padella, adagiandolo su un foglio di carta da forno leggermente unto di olio – già fatto. Mi dirai grazie più tardi – e dividetelo in due parti e, in una, aggiungete il colorante rosso.»
Sarah annuì, eseguendo l’operazione e, con tutta la concentrazione del mondo, si mise a dividere in parti più o meno uguali il composto caramelloso, posando poi la padella sul fornello e spegnendo quest’ultimo; recuperò la bottiglietta di colorante rosso e ne aggiunse un po’ a una delle due parti.
«Indossate i guanti di gomma per lavorare la caramella e date a entrambi i blocchi la classica forma cilindrica. Tagliatene un pezzo bianco e uno rosso che siano più o meno delle stesse dimensioni e arrotolateli assieme, con le mani rifinite le barre, facendole rotare su se stesse sulla carta da forno» lesse Alex, avvicinandosi e prendendo un paio di guanti dal pacco di usa e getta che Sarah aveva comprato: «Quale vuoi? Rosso o bianco?»
«Quello che ti pare.»
Alex tirò a sé la carta da forno con la parte bianca e, dopo aver indossato i guanti, iniziò a lavorare la pasta caramellosa: «Ah, prima che me ne dimentichi: hai per caso dei pantaloni imbarazzanti a tema di Natale? Sto finendo di creare la mia tenuta per la chiamata con i miei ma non sono capace di trovare un paio di pantaloni adatti, sono tutti troppo seriosi…»
«Alex.»
«Ehi, è una cosa importante.»
«Forse mi sono portata dietro i miei shorts di spugna rossa» mormorò Sarah, amalgamando la pasta che aveva assunto la colorazione rossa: «Saresti perfetto con quelli.»
«Vuoi mettere queste meraviglie di cosce che risaltano con la spugna rossa? Aggiunto con la maglia con la renna e i calzini che ho rubato a Felix.»
«Cosa hai preso a Felix?»
«Beh, non erano propriamente di Felix: li aveva in negozio, li ho trovati perfetti e li ho presi.»
«Come sono?»
«Di lana con una renna sopra. Assolutamente perfetti.»
Sarah ridacchiò, iniziando a tagliare la sua parte di pasta come suggeriva la ricetta e scuotendo il capo: «Tuo padre ti uccide stavolta» mormorò, mordendosi il labbro inferiore e cercando di dare una lunghezza simile ai pezzi, mentre Alex iniziava a imitarla e tagliava anche lui la sua parte: la ragazza iniziò ad arrotolare insieme le varie parti, facendole ruotare sul piano di lavoro.
«Ecco perché ho messo un oceano fra me e lui» spiegò il ragazzo, allungando una mano al cellulare e azionandolo: «Allora, vediamo che dice…tagliate in dimensioni simili: fatto. Piegateli a forma di bastoncino e lasciateli quindi raffreddare completamente» lesse velocemente, riportando poi l’attenzione su ciò che c’era sul piano di lavoro e annuendo, orgoglioso di ciò che vedeva davanti a sé: «Signorina Davis, ce l’abbiamo fatta! Abbiamo superato Lila nella skill di cucina senza disastri. Dobbiamo solo arrotolare e piegare adesso.»
«E’ stato veloce.»
«Perché siamo un’ottima squadra: Davis-Simmons vince ancora!»

 

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Capitolo 10
*** 10. Luci ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 716 (Fidipù)
Note: Nuovo giorno, nuovo prompt e quella che doveva essere una oneshot con una passeggiata romantica sotto le Luci (questo il prompt odierno) è diventata una oneshot dove paragono due differenti mondi natalizi: quello parigino e quello pechinese (Appuntarsi: andare almeno una volta a Pechino per Natale), con l'aggiunta di un po' di vin chaud che, di questi tempi, ci sta veramente bene (il vin chaud è il nostro vin brulé, bevanda calda a base di vino, zucchero e spezie).
Dopo ciò, vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
Infine vi ringrazio tantissimo tutti per il fatto che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie mille!

 

Wei si strinse nel giaccone, affossando il volto nella sciarpa e sorridendo alla vista del piccolo mercatino che era stato allestito ai piedi della Tour Eiffel: Lila gli aveva detto, mentre lo trascinava lì, che era una prassi comune di molte località europee, iniziando poi a decantare la bellezza di quelli italiani.
In Cina il Natale non era molto sentito, proprio per niente: quando era piccolo era sempre stata vista come una festa prettamente religiosa e, perciò, non aveva senso festeggiarla; solo ultimamente il popolo cinese si era aperto a quell’usanza occidentale, assorbendola come aveva fatto con Halloween.
Un’occasione per fare regali e addobbare a festa la città, questo era diventato il Natale in Cina.
Se chiudeva gli occhi, poteva tranquillamente riportare benissimo alla mente le strade di Pechino in quel periodo dell’anno: la sua mente ricordava perfettamente il soffitto luminoso che ricopriva il viale di Wangfujing e la sensazione che si provava a passeggiare sotto quel manto. La magia e l’atmosfera surreali erano diventate quasi una questione di stato per la capitale cinese che, ogni anno, s’impegnava a renderle al dovere con luci e quant’altro.
Tutto ben lontano dall’atmosfera pacata e quasi elegante che poteva respirare lì a Parigi: la città era addobbata per le feste natalizie, certo; potevi vedere luci e decorazioni ovunque ma non al livello di Pechino che, con la sua voglia di assomigliare alle città occidentali, eccedeva: «Che cosa stai guardando?» la voce di Lila lo fece sorridere e riportò l’attenzione sulla strada piena di banchetti e sulla giovane che, con un bicchiere di carta per mano, lo fissava in paziente attesa della sua risposta.
«Le luci» mormorò in risposta, accettando uno dei due bicchieri e annusandone il contenuto: «Cosa è?»
«Vin chaud» Lila soffiò sul liquido caldo, sorseggiandone un poco e schioccando le labbra in segno di apprezzamento: «Quasi come quello che fanno in Italia.»
Wei assaporò appena la bevanda calda, riconoscendo subito il gusto e sorridendo appena: «E’ vino» mormorò, buttando giù un secondo sorso: «Stai cercando di farmi ubriacare?»
«Ti basta così poco?» gli domandò Lila, avvicinandosi e prendendolo sottobraccio, poggiando poi la testa contro la spalla solida: «E in ogni caso, non ci penso nemmeno a farti ubriacare, poi dovrei trascinarti a casa.»
«Io pensavo che volevi approfittarti di me da qualche parte, qui nel parco.»
«C’è sempre il problema che devo trascinarti, cucciolo» Lila sorrise, allungandosi e posandogli le labbra sulla guancia, tornando poi a soffiare sul proprio bicchiere: «E’ una bevanda tipica di questo periodo e pensavo di fartela assaggiare e, per la cronaca, non mi sono mai ubriacata con un po’ di vin brulé.»
«Peccato.»
«Wei…» Lila sospirò, portandosi nuovamente il bicchiere alle labbra e aspirando un po’ del profumo di vino caldo e spezie: «Stai passando un po’ troppo con gli idioti. Mi secca ripeterlo, ma è così» si zittì, poggiando nuovamente la testa contro la spalla del giovane e, rimanendo immobile, osservò la parte di mercatino dove erano: non era difficile trovarli a Parigi, ovunque uno girasse poteva trovare qualche bancarella con cianfrusaglie natalizie.
Quel pomeriggio avevano optato per quello agli Champs de Mars, dove aveva finalmente preso i primi regalini di Natale e, quando aveva visto la bancarella che serviva pasticcini e vin chaud non aveva resistito: era corsa e ne aveva preso due bicchieri: «Cosa stavi guardando?» domandò, ricordandosi dello sguardo assorto di Wei quando era tornata da lui.
«Cosa?»
«Cosa guardavi quando sono tornata?»
«Le luci.»
«Le luci?»
Wei annuì, portandosi il bicchiere alle labbra e buttando giù un bel sorso di vin chaud: «Sì, notavo la differenza che c’è fra Pechino e Parigi: qui è molto più pacato, tranquillo, è quasi elegante la città con i suoi addobbi; Pechino invece impazzisce e diventa quasi un faro nella notte.»
«Ho viaggiato parecchio con i miei, ma devo dire che non sono mai stata a Pechino…»
«E’ una città come un’altra: caotica, stancante, piena di gente.»
«Dev’essere bellissima a Natale, da come dici.»
«Beh, magari se non salta fuori nessun supercattivo, potremmo farci un salto l’anno prossimo…»
Lila l’osservò, rimanendo immobile per una manciata di secondi e lasciare che le parole e ciò che significavano le scivolassero dentro: annuì con la testa, accentuando la stretta attorno al braccio del giovane e nascose poi il viso contro la spalla: «Perché no?»

 

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Capitolo 11
*** 11. Caminetto ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 749 (Fidipù)
Note: Ed eccoci qua, una nuova settimana, un nuovo giorno e quindi un nuovo prompt (e ricordo che mancano 14 giorni al Natale!), stavolta si tratta di Caminetto e...beh, che posso aggiungere al capitolo? Niente, sinceramente. Non mi sembra che sia nulla da aggiungere, se non che il ricordo che viene condiviso è quello di un capitolo della raccolta Lemonish.
Detto ciò, passiamo alle classiche informazioni di rito: vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
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Sophie sospirò, allungando le mani verso il fuoco e lasciando che il calore le riscaldasse le punta delle dita, sebbene l’intero corpo sentiva ancora il freddo esterno: le era entrato dentro, quasi fin dentro le ossa, e le sembrava impossibile riuscire a ritrovare un po’ di calore.
Allargò le dita più che poteva, avvicinandosi un poco al caminetto e lasciando che il calore del fuoco, che divampava all’interno, portasse via il gelo dell’esterno. O almeno ci provasse.
«Pensavo di essere diventata immune al freddo» mormorò, non appena sentì i passi dietro di lei, rimanendo immobile e con gli occhi chiusi: lo sentì farsi più vicino e il calore del corpo di lui riscaldarle timidamente la schiena, poi le braccia l’avvolsero e la strinsero appena, mentre si lasciava andare all’indietro e poggiava la testa contro la spalla del marito: «In Tibet c’erano temperature molto più basse, eppure non sentivo tutto questo freddo.»
«Questo perché ti sei riabituata a vivere in modo decente» mormorò Gabriel, armeggiando con la sciarpa della donna e liberandola dall’indumento; riportò la mano alla gola di Sophie, giocherellando con il primo bottone del cappotto e facendolo fuoriuscire appena dall’asola: «Ho dei bei ricordi…»
«Del Tibet? Beato te, i miei non sono propriamente belli.»
«No, di noi due» Gabriel si fermò, posandole le labbra nella zona morbida dietro l’orecchio, stringendola di più a sé e sorridendo appena, quando sentì il sospiro sfuggire dalle labbra di Sophie: un piccolo suono che gli arrivò subito a una certa parte del corpo, facendola risvegliare: «Ti ricordi…» si fermò, schiarendosi appena la voce e cercando di recuperare il controllo che stava lievemente sfumando verso l’istinto: «Quella volta che ci beccò quell’acquazzone? Il caminetto nella casa dei tuoi, noi…»
Sophie sorrise, girandosi nell’abbraccio del marito e allacciandogli le mani dietro al collo, inclinando appena la testa e studiando lo sguardo azzurro dietro le lenti rettangolari degli occhiali: «Come dimenticarsene?» mormorò, stringendosi di più a lui e sfiorandogli le labbra con le proprie: «Era la mia prima volta.»
«Non l’avrei mai detto» bisbigliò Gabriel, intromettendo una mano fra di loro e portandola al collo, strattonando appena la cravatta: «Eri molto…molto…»
«Sei nervoso, Agreste?» domandò Sophie, facendo un passo indietro e gemendo appena quando sentì il calore del fuoco riscaldarle la schiena: «Sai, la cosa bella di avere un figlio sposato, è quella di avere casa tutta per noi…»
«Che cosa stai suggerendo, Sophie?» Gabriel le posò le mani sui fianchi e chinando appena la testa, poggiando la fronte contro quella della moglie e piegando le labbra in un sorriso sghembo, mentre gli occhi rilucevano di malizia.
«Di sicuro non quello che stai pensando» Sophie allungò un dito, sfiorando la punta del naso del marito e ridacchiando, nascondendo poi il volto contro il petto dell’uomo: «Abbiamo un figlio di vent’anni quasi e ci comportiamo come due ragazzini.»
«E’ forse scritto da qualche parte che non possiamo farlo?»
Sophie mugolò, stringendosi maggiormente al marito e sentendo le dita di lui che lavoravano alacremente sui bottoni del cappotto che stava ancora indossando: Gabriel fu veloce a far slittar ognuno dalla propria asola e le su dita scivolarono sotto il morbido cappotto, carezzandole i fianchi stretti dal vestito: «Sophie…» bisbigliò, chinando la testa e posando la bocca sul collo, succhiando appena la pelle.
«Ecco, questo è un qualcosa che un figlio non dovrebbe vedere.»
La voce di Adrien li fece fermare e Sophie si allontanò appena dal marito, sorridendo all’espressione di furia repressa che era appena comparsa nei lineamenti di Gabriel: «Adrien!» esclamò, sciogliendo l’abbraccio e avviandosi verso il figlio: «Che fai qua?»
«Ero venuto a prendere dei libri» le spiegò Adrien, indicando dietro di sé: «Non pensavo che in questa casa si ballasse quando il gatto non c’è. L’avete capita? Il gatto sono io perché…beh, è l’animale del mio Miraculous.»
«L’omicidio è ancora illegale, Sophie?»
«Gabriel…»
«Papà! Uccideresti il tuo unico erede perché…» Adrien si fermò, le labbra che fremevano dalla voglia di piegarsi in un sorriso: «perché ti ha interrotto?»
«Sarebbe un movente veramente ottimo, non credere.»
«E a chi lasceresti tutto?»
«A tua moglie, ovviamente.»
«Ecco, vedila come una vendetta per tutte le volte che tu hai interrotto me e Marinette» dichiarò Adrien, portandosi una mano al volto e massaggiandosi il mento, piegandosi appena di lato e annuendo: «Mh. Devo dire che non sono al tuo livello: sesso davanti al caminetto. Complimenti, papà.»
«Sophie, adesso posso ucciderlo?»
«Adrien, smetti di prendere in giro tuo padre. Gabriel, smetti di minacciare tuo figlio.»
«Sì, mamma.»
«Sì, Sophie.»

 

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Capitolo 12
*** 12. Pattinaggio sul ghiaccio ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 1.094 (Fidipù)
Note: Nuovo capitolo della raccolta natalizia e il tema di oggi - o meglio ieri - è Pattinaggio sul ghiaccio e, inutile dire, quando l'ho letto, ho immediatamente pensato a qualcosa di gruppo o almeno con gran parte del gruppo di miracolati.
Detto questo, andiamo come sempre a ricordarvi  la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
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Rafael colpì il palmo della mano destra con il pugno sinistro, assicurandosi così la presa del guanto e posando lo sguardo sulla grande pista di ghiaccio allestita all’interno del Grand Palais: «Io pensavo che ‘andiamo a pattinare’ fosse un qualche messaggio in codice» mormorò, poggiandosi alla delimitazione e osservando i due elementi più piccoli del gruppo che, seduti per terra, trafficavano con l’allacciatura dei pattini: «Serve una mano, Thomas?» domandò, vedendo la smorfia che era comparsa sul volto del ragazzino.
«Che cosa dovrebbe significare ‘andiamo a pattinare’?»
«Nella lingua perversa e maniaca del pennuto…» Adrien si poggiò sulla ringhiera, poggiando i gomiti e osservando alcuni pattinare nei pressi, tirando poi su col naso: «sicuramente qualcosa dove di…» si fermò, notando lo sguardo della ragazza al suo fianco: «My lady, andiamo a mostrare la nostra eleganza sui pattini? Che ne dici?»
«Salvato in corner, gattaccio» ghignò Rafael, continuando a mantenere l’espressione di pura e genuina allegria sul volto anche quando l’altro lo fissò come se potesse ucciderlo: «Dura la vita per i felini con il guinzaglio al collo.»
«Rafael, smettila» bofonchiò Sarah, stringendo le mani sulla delimitazione della pista e dandosi la spinta, scivolando sul ghiaccio: «E giusto per la cronaca: vi sta prendendo in giro.»
«Stavo seriamente iniziando a credere che voi francesi usavate ‘pattinare’ per indicare il fare…»
«Alex! Silenziati!»
«Sarah, deciditi: o comandi il tuo uomo o comandi me.»
«Dato che Xiang non è potuta venire, mi sento in diritto di zittirti al posto suo.»
«Già» Adrien si poggiò alla ringhiera, afferrando Marinette per un braccio e impedendole di cadere appena messo il piede sul ghiaccio: «Come mai non è venuta? Di solito ci muoviamo come un solo essere.»
«Aveva da fare con Bridgette» spiegò spiccio, dandosi lo slancio e sdrucciolando sul pavimento di ghiaccio, girando su se stesso e muovendosi all’indietro: «Per la precisione, deve andare a fare un giro per negozi con Bridgette, per prendere appunti da dare a Felix così che possa fare un regalo che a Bridgette piaccia.»
«Ma Bridgette sa tutto del piano» dichiarò Marinette, artigliando il braccio di Adrien e sorridendo appena allo sguardo del marito pieno di divertimento: «Non una parola, Adrien.»
«Non ho detto niente.»
«Ti conosco fin troppo bene.»
«My lady, pensi davvero che sia così senza cuore da commentare quanto tu sia imbranata con i pattini? E che è la seconda volta, in nemmeno cinque minuti, che rischi di cadere?»
«Sì, lo penso.»
«Dovrei offendermi, sai?»
«Siete incredibile» Lila li fissò, appoggiandosi alla ringhiera e li guardò scuotendo la testa: «Riuscite a flirtare anche qui, circondati da tutta questa gente!»
«Volpe, quando non riesco a flirtare con la mia lady?»
«Quando sei impegnato a fare altro, gattaccio?»
«Sarah, zuccherino, ma da quant’è che non glielo fai inzuppare?» domandò Lila, indicando con un cenno della mano Rafael: «E’ un po’ troppo fissato oggi.»
«Io vi disconosco» dichiarò Sarah, fissandoli uno per uno e scivolando sul ghiaccio, allontanandosi così dal gruppetto e infiltrandosi fra la gente che, in quel freddo pomeriggio dicembrino, aveva deciso di divertirsi a una delle tante piste di pattinaggio aperte durante l’inverno.
«Direi che se l’è presa.»
«No» mormorò Rafael, posando la mano sulla spalla di Lila e sorridendo, tenendo lo sguardo su Sarah: «Per quanto sia diventata disinvolta in certi momenti, la imbarazza ancora parlarne in pubblico» mormorò, aggrottando lo sguardo quando vide uno sconosciuto avvicinarla e fermarla in mezzo alla pista; rimase fermo e l’attenzione calamitata sui due e decidendo di agire quando vide il tipo non farsi problemi a toccarla.
«Pennuto in azione» ghignò Adrien, osservandolo entrare velocemente in pista e pattinare senza problemi verso i due: «Se hai bisogno di una mano, devi solo chiedere.»
Rafael piroettò su se stesso e fermandosi: «Tu pensa a non far cadere Marinette» dichiarò, riprendendo poi la sua marcia e raggiungendo Sarah e lo sconosciuto; Adrien rimase tranquillamente poggiato alla delimitazione osservando il tipo che aveva cercato di approcciare Sarah andarsene veloce dopo l’arrivo di Rafael.
«Qualcuno lo informi che è il classico cliché del cattivo ragazzo redento» mormorò Lila, sorridendo e scuotendo il capo: «Per favore, qualcuno glielo dica. Non riesco a vederlo mentre vive all’oscuro di tutto ciò.»
«Lascialo stare, volpe.»
«Lo difendi adesso, perché ti senti affine a lui.»
«Ovvio, se Marinette fosse stata importunata avrei agito nello stesso modo…»
«Io non sare—ooooh» Adrien le posò le mani sulla vita, voltandosi e tenendo la ragazza contro la ringhiera: «Grazie.»
«Hai ragione, my lady, tu non avresti avuto bisogno di aiuto, lo avresti accoppato alla prima caduta.»
«Ah. Ah. Ah. Spiritoso.»
«E’ una fortuna che ti veda trasformarti» mormorò Lila, prendendo una ciocca di capelli scuri di Marinette e tirandola appena: «Perché, ogni tanto, ho veramente il dubbio che tu sia LB.»
«Oh, non sono l’unico.»
«Piantatela.»
«Quando ho scoperto chi era, mi ci è voluto un po’ per far pace con l’idea, sai micetto?» mormorò Lila, continuando a tirare la ciocca di Marinette e sorridendo: «Non riuscivo a credere che l’eroina che mi distruggeva a ogni scontro era la mia compagna di classe che riusciva a inciampare nei suoi stessi piedi.»
«Ladybug, la mia forte e sicura Ladybug, colei che mi ha sempre dato il due di picche, è Marinette. Marinette che balbetta e non riesce a fare una frase con un senso compiuto» Adrien si portò una mano al cuore, scuotendo la testa e sospirando: «Tu hai problemi? Pensa io che ne sono innamorato.»
«Oh. Voi du-aaaahhh!»
«Marinette, amore mio, ti stiamo prendendo in giro» mormorò Adrien, afferrandola con forza per i fianchi e tenendola contro di sé: «Lo sai che adoro il tuo lato imbranato.»
«Tu adori prendermi in giro.»
«Ovviamente, ma adoro anche te.»
«E siete ripartiti. Non ce la fate proprio.»
«Volpe, perché non vai a tormentare qualcuno?»
«Wei mi ha detto di rimanere sempre con voi, nel caso qualche malintenzionato mi avesse preso di mira.»
«Fidati, scapperebbero dopo due secondi.»
Manon ridacchiò, abbassando lo sguardo e infilandosi i guanti rosa che Marinette le aveva prestato, sentendo Thomas sospirare alla sua sinistra: «C’è qualcosa che non va?» domandò, voltandosi verso l’amico e vedendolo mentre teneva lo sguardo sul gruppetto di ragazzi che era con loro.
«Alle volte mi chiedo come abbiano fatto a salvare Parigi così tante volte» mugugnò Thomas, sistemandosi la sciarpa e poi portandosi entrambe le mani alla testa: «Insomma, guardali!»
Manon alzò la testa, osservando il trio vicino a loro: «Sai, Thomas, non dovresti dire niente: Adrien mi ha raccontato che, la prima volta che ti sei trasformato, hai akumatizzato tua sorella per sbaglio.»
«Anche i migliori possono sbagliare!»
 

 

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Capitolo 13
*** 13. Decorare ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 786 (Fidipù)
Note: Il tema del giorno è Decorare e, finalmente!, è giunto il turno della coppia protagonista, ovvero Marinette e Adrien: devo ammettere che, mentre decidevo su come assegnare i vari prompt non mi ero accorta di averli messi così in ritardo. Ad ogni modo, eccoli qua e...sì, lo so. Lo so. Interrompo sul più bello ma pensiamo anche a Lemonish, in questo modo mi fornisco il materiale perfetto per un nuovo capitolo.
Ma passiamo, come sempre, alle classiche informazioni di rito: vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
Infine vi ringrazio tantissimo tutti per il fatto che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie mille!

 

Si allungò, cercando di raggiungere la cima dell’albero e posizionare così la punta: «Non mi stai dando una mano, Adrien» bofonchiò con la voce sfalsata per la posizione e lo sforzo, avvertendo la flebile carezza delle dita che stavano risalendo lungo la sua spina dorsale; storse la bocca, quando si sentì vicina a cadere e si trattenne dal ringraziare il marito, quando avvertì la presa delle sue mani sui fianchi.
«Non c’è bisogno di ringraziarmi, tranquilla» le bisbigliò Adrien, allungandosi contro di lei e mordicchiandole appena il lobo: «In fondo non ti ho impedito di crollare addosso al nostro albero di Natale.»
«Se stavo per cadere, è colpa di qualcuno» Marinette si voltò nella presa del marito, sorridendo e sfiorandogli il naso con il dito indice: «Adrien, dovresti aiutarmi a decorare casa, non ostacolarmi in ogni modo.»
«Ma ti sto aiutando» si difese lui, chinandosi e mordendole appena la punta del naso, sfiorandole poi le labbra con le proprie: «Guarda, ho trovato il vischio.»
«E’ la quinta volta che trovi il vischio» Marinette si allungò, osservando la busta piena di decorazioni che avevano comprato, una piccola aggiunta a tutto ciò che aveva realizzato lei stessa, piegando le labbra in un sorriso alla vista dei due rametti di vischio che fuoriuscivano.
Gli ennesimi.
Sembrava quasi che Adrien avesse svaligiato il reparto del vischio per decorare la loro casa.
«Non è vero, è la…» si fermò, contando velocemente con le dita della mano e sorridendo alla moglie: «Solo la terza. Quarta e quinta attendono ancora nella busta» si fermò, allungando una mano e sfiorando una delle palle di vetro che Marinette aveva decorato personalmente: «Devo dire che questa combinazione di colori mi piace: nero e verde. Mi chiedo a chi hai pensato mentre la dipingevi…»
«A Plagg» dichiarò Marinette, balzando di lato e sfuggendo alla presa di Adrien: «A chi altro avrei dovuto pensare?»
Adrien rimase immobile, voltando appena la testa nella direzione della ragazza e incrociò le braccia al petto, piegando le labbra in un sorriso tranquillo: «Vuoi la guerra, Marinette?» domandò mantenendo un tono di voce neutro e non muovendo nemmeno un muscolo.
«Non oseresti…»
Adrien rimase impassibile in volto, girandosi verso Marinette e sciogliendo le braccia, facendo un passo verso la ragazza e accentuando il sorriso quando la vide indietreggiare: «Hai iniziato tu, Marinette» bisbigliò, scattando in avanti e storcendo le labbra quando si accorse che lei si era spostata velocemente ed era sfuggita al suo assalto.
«Dobbiamo decorare casa, Adrien.»
«Lo possiamo fare dopo.»
«Dopo, dopo, dopo» Marinette cantilenò la parola, ripetendola più e più volte: «Per te è tutto dopo.»
«Non dovevi…» La ragazza scattò di lato, evitando l’ennesimo assalto di Adrien e portandosi le mani alla bocca quando si accorse dello strillo che le era fuoriuscito: «My lady, perché scappi?»
«Ho paura di quello che potresti» dichiarò lei, allungando le mani avanti e indietreggiando di qualche passo, guardandolo con il volto pieno di divertimento: «Sembri pronto a…mh. Mangiarmi.»
«Oh. Mi piace. In effetti è ciò che ho in mente» dichiarò Adrien, scattando per l’ennesima e vedendo il suo assalto vanificato nuovamente: «Ti vuoi far prendere?»
«Ti ho mai reso facile qualcosa? E poi dobbiamo finire di decorare casa» decretò Marinette, muovendo una mano per aria: «Non abbiamo tempo per queste cose.»
«La tua faccia contraddice quello che dici, Marinette.»
«Non è vero.»
«Sì, che è vero.»
«No, che non è vero.»
«Sì.»
«No.»
Adrien sorrise, vedendola con le guance gonfie e leggermente rosse, i pugni stretti e abbandonati lungo i fianchi, teneva un piede spostato in avanti, quasi fosse pronta a dargli battaglia finché non avesse avuto ragione e completamente dimentica della piccola caccia che aveva allestito su: caricò in avanti, afferrandola per i fianchi e chinandosi davanti a lei, facendo in modo che scivolasse sopra la sua spalla e si tirò su con il peso di Marinette che gravitava sulla parte sinistra del suo corpo.
Ignorò gli strilletti e le implorazioni della ragazza, serrando la presa sulle cosce e dirigendosi verso il corridoio che dava sulle camere: «Adrien, la casa.»
«Dopo, my lady!»
«Ma…»
«Dopo ti aiuto a decorare. Promesso.»
«L’hai detto anche prima» dichiarò Marinette, la voce carica di risata e per nulla in linea con le rimostranze che stava tirando fuori: «Dopo ti aiuto, Marinette, promesso. Lo vedo come mi hai aiutato.»
«Oh, davvero? Non ricordavo.»
«Povero micio con i problemi di memoria…»
«Marinette, così non aiuti la tua causa.»
«Voglio solo decorare casa mia per Natale.»
«Dopo lo farai» dichiarò Adrien, facendola scivolare davanti a sé e sorridendo, guardandola osservarsi intorno e accorgersi di essere in camera da letto. Di nuovo: «Te lo prometto. Ma adesso…»
«Ma adesso?»
«Hai un po’ di cose da farti perdonare, my lady.»

 

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Capitolo 14
*** 14. Carta da regalo ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 820 (Fidipù)
Note: Devo dire che questo prompt è stato complicato e Carta da regalo...beh, l'ho tirato leggermente per gli angoli, tirando fuori quel piccolo problema che affligge tantissima gente a Natale: fare i pacchetti! E quindi ecco che la carta è diventato un espediente per questo capitolo.
E andiamo al solito discorso, trito e ritrito: vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
Infine vi ringrazio tantissimo tutti per il fatto che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie mille!

 

Storse la bocca, inclinando la testa e osservando l’assemblaggio di carta e nastro che aveva creato: in molti punti il foglio natalizio era stropicciato, rendendo subito palese quanto aveva lavorato su quel particolare punto, un’altra pecca era l’uso spropositato di scotch che, sulle parte laterali del pacchetto, occupava l’intera superficie. Il nastro era letteralmente il colpo di grazia al tutto: aveva provato a fare uno di quei graziosi riccioli, uno di quelli che vedeva sempre fare dalle commesse e che tanto invidia, usando la stessa tecnica imparata a memoria dopo sedute su sedute di osservazione.
Il risultato, però, era stato un nastro teso e che neanche lontanamente poteva essere paragonato a un grazioso ricciolo.
In definitiva, il pacchetto era venuto bruttissimo e lei aveva sprecato ancora carta da regalo e nastro.
«Non è venuto malaccio» mormorò Tikki, fluttuando sopra il pacchetto e voltandosi verso di lei, sorridendole con quel fare materno che aveva imparato ad attribuire alla kwami di Marinette: «Magari andrebbe sistemato un pochino.»
«Sei sicura, Tikki? Fa veramente schifo.»
«Plagg…»
«Ha ragione Plagg, Tikki» mormorò Manon, sbuffando e sentendo la frustrazione salirle: era come un’onda che stava lentamente montando e caricando, pronta a esplodere di fronte all’ennesimo fallimento: «Fa schifo.»
«Vuoi una mano, mostriciattola?» la voce di Adrien la fece sorridere, così come il nomignolo che lui le aveva affibbiato: quando era più piccola e Adrien aveva iniziato da poco a uscire con Marinette era solito chiamarla sempre in quel modo, smettendo poi quando era cresciuta e si era reso conto che poteva essere presa in giro dalle altre, rispolverandolo solo quando erano soli: «Prima di finire la scorta di carta di Marinette?»
Manon continuò a togliere lo scotch e il nastro, rivelando il regalo che stava cercando di incartare senza successo e rimase a fissarlo: il topo giallo, emblema del brand, la fissava sorridente e quasi sembrava deriderla della sua incapacità nel creare un pacchetto decente: «Tu non sei messo meglio, Adrien» dichiarò Marinette, posando sul tavolo nuovi scampoli di carta da regalo e sorridendo al marito: «Vogliamo parlare del pacchetto che hai fatto al regalo di tua madre?»
«E’ artistico.»
«E’ orrendo.»
«Sei tu che non comprendi l’arte, my lady.»
«Certo, certo» Marinette scosse il capo, allungando una mano e carezzandogli i capelli come se fosse un gatto da ammansire e, in effetti, Adrien proprio quello era: «Vuoi una mano, Manon?»
«Posso farcela. Devo farcela» bofonchiò, stringendo i pugni e afferrando un nuovo foglio di carta da regalo e sistemandolo davanti a sé, passò le mani sopra per togliere ogni possibile piega e prese il regalo: non era nulla di che, una tazza dalla forma rotondeggiante e dipinta come una pokéball.
Forse non gli sarebbe nemmeno piaciuta, ma nel momento esatto in cui l’aveva vista, aveva subito pensato a lui.
Posizionò la scatola, carezzando appena la ceramica e poi afferrando i lembi della carta da regalo: era rossa, con tanti piccoli Babbi Natale dal cappello allungato e la figura smilza, posizionati qua e là fra abeti decorati e pacchetti regalo perfetti, su uno sfondo completamente bianco: «Calcola quanta carta ti serve e taglia» la istruì Marinette e Manon annuì, eseguendo il consiglio e decretando le misure: prese le forbici e tagliò decisa lungo la piegatura: «Ora devi solo fasciare la scatola» continuò Marinette, scostando la sedia e accomodandosi al suo fianco, iniziando a tagliare piccoli pezzetti di scotch e seguendola nell’operazione di incartamento.
Piegò la carta lungo il lato maggiore, applicando lo scotch e girando il pacchetto, tagliando la carta laterale in eccesso e seguendo le indicazioni di Marinette su come chiudere quella parte che, per lei, era ostica: tutto il suo lavoro veniva vanificato ogni volta che giungeva in quel delicato punto: «Ce l’hai fatta» mormorò Marinette, quando applicò lo scotch e Manon sorrise: la carta non sembrava distrutta e la forma del pacchetto era passabile: «Tieni.»
La ragazzina alzò la testa e notò la coccarda di nastro rosso e bianco: «Passa il nastro rosso in maniera trasversale e poi chiudilo dove metterai la coccarda» le spiegò brevemente e annuendo con il capo, Manon si mise subito all’opera, facendo esattamente come l’amica le aveva detto e ammirando alla fine il risultato finale: un pacchetto degno di questo nome.
«Forse è il caso che non dica a Thomas quanto ci hai messo a fare il pacchetto» buttò lì Adrien, mollando l’evidenziatore sulla pagina del libro e allungando la mano per recuperare un biscotto dal piatto poco distante: «Si sentirebbe in colpa.»
«M-ma…n-on è per…»
«Oh. Balbetti anche tu come Marinette? Non negare l’evidenza, mostriciattola. E’ il fissato con Pokémon per eccellenza e solo lui potrebbe ricevere una tazza del genere.»
«Oh, allora riporto in negozio parte del tuo regalo, Adrien.»
«Cosa? No, no, no. My lady, ascolti ancora quello che dico?»
«Beh…»
«Fai finta che non abbia detto niente» Adrien sorrise, facendo l’occhiolino e riportando la propria attenzione al libro: «Non ho detto nulla. Assolutamente nulla.»

 

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Capitolo 15
*** 15. Battaglia di palle di neve ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 1.137 (Fidipù)
Note: Ed eccoci qua con un nuovo prompt, ovvero Battaglia di palle di neve, che appena letto mi ha subito fatto venire in mente un qualcosa di gruppo e ho pensato di fare un qualcosa di differente come narrazione, affidandomi principalmente ai dialoghi. E che dire? Ecco qua quello che è venuto fuori!
Non mi dilungo oltre, e passo subito a ricordarvi la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
Infine vi ringrazio tantissimo tutti per il fatto che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie mille!

 

«Bene, bene. Signori e signore, siamo qui per l’annuale battaglia di palle di neve» Flaffy volteggiò nell’aria, una zampina davanti alla bocca quasi stesse mimando un microfono: «Ma andiamo a presentare le due squadre: alla mia destra, la squadra Heroes composta da Adrien, Marinette, Lila, Wei, Rafael, Sarah e Thomas» il kwami del pavone si voltò verso gli altri suoi simili e Fu che, scomodamente seduto sui gradini della villa Agreste, osservava il tutto con le braccia incrociate: «Alla mia sinistra abbiamo la squadra Akumatizé, composta da Felix, Bridgette, Gabriel, Sophie, Xiang, Alex e Manon.»
«Papà, tu dovresti essere dalla nostra parte.»
Gabriel si sistemò meglio i guanti, piegando le labbra in un sorriso che non giunse agli occhi: «Ci sono certi momenti in cui un uomo deve fare delle scelte e questo è uno di questi.»
«In pratica ha pensato con le parti basse» dichiarò Rafael, inclinando la testa e tenendo le mani sui fianchi: «Posso capirlo, però.»
«Perché è un modo di pensare che usi spesso. Vero, piumino?»
«Volpe, è una fortuna che siamo nella stessa squadra.»
«Gli animi si stanno scaldando, signore e signori» esclamò Flaffy, volteggiando nell’aria e caricando la voce di aspettative: «Le squadre sono in posizione, aspettando solo il via: uno scontro fra titani, gente» Flaffy si fermò, osservando Fu alzarsi in piedi e cacciare fuori dal giaccone una bandierina bianca: «Ci siamo, ci siamo, ci siamo. Il Gran Guardiano agita la bandierina e…via! E’ cominciata! Subito Thomas, il più piccolo del gruppo, prende un po’ di neve coperto da Rafael e Adrien che avevano già preparato i loro proiettili: il Portatore del pavone lancia e fa punto per la squadra Heroes, prendendo in pieno Bridgette. Gli eroi di Parigi si mostrano ancora una volta degni del lor nome, sconfiggendo per la seconda volta Coeur Noir! Bridgette lascia il campo di battaglia con regale signoria, ma intanto Xiang ne approfitta e colpisce Marinette! No! La leader degli Heroes colpita così!»
«Marinette, maledizione!»
«Non l’ho fatto apposta!» sbottò la ragazza, guardando Adrien e agitando le mani per aria: «Ero lì e stavo per lanciare una palla verso Manon, ma sono scivolata…»
«Classico di tua moglie, micetto.»
«Uno a uno. Un caduto per squadra. Riusciranno gli Heroes a vincere nonostante la perdita della loro leader?»
«Flaffy, tesoro, dovresti essere imparziale.»
«Non posso, Sophie» decretò il piccolo kwami, inspirando profondamente: «Oh, ecco che Adrien cerca di vendicare la consorte, lanciando due palle di neve: la prima colpisce a vuoto ma la seconda, signori, la seconda! La seconda ha preso in pieno Sophie Agreste!»
«Scusa, mamma! Stavo mirando a Xiang.»
«Adrien, hai una mira che fa schifo.»
«Silenzio, apetta.»
«Ehi, gattaccio, solo io posso chiamarla così!»
«E mentre nella squadra degli Heroes gli animi si infiammano, ecco che Felix cerca di approfittare della situazione ma…colpo di scena, signori! Colpo di scena! Utilizzando il coperchio di un bidone della spazzatura, Wei para l’attacco dell’ex-Portatore del Gatto Nero.»
«Ehi, non è valido!»
«E’ validissimo, eccome! Nessuno ha detto che non potevamo usare oggetti!» dichiarò Lila, voltandosi poi verso Wei e regalandogli un sorriso: «Cucciolo, quando arrivi a casa, subito sotto la doccia.»
«Vieni a farmi compagnia?»
«Oh, per favore! Abbiate pietà di noi!»
«E mentre Adrien e Rafael si lamento del momento di flirt fra Wei e Lila, ecco che Felix torna alla carica, ma Sarah interviene con un lancio traverso e colpisce il sergente al braccio. Tre a uno per gli Heroes. Non sentivo una tensione simile da quando Aragorn giunse davanti al Nero Cancello! Maestro Fu, un commento a caldo!»
«Gli Heroes si stanno facendo valere, ma penso che stiano sottovalutando il loro avversario.»
«E su queste parole ecco che giunge il tre a due per gli Akumatizé: Gabriel Agreste ha atteso il momento propizio, mettendo fuorigioco il suo erede di Miraculous, Thomas. Siamo quattro contro cinque, il vantaggio numerico gioca ancora a favore degli Heroes: Xiang lancia due palle di neve, una dietro l’altra e per poco non rasenta il pareggio! Lila passa al contrattacco: la volpe carica e lancia, fallendo miseramente il tiro.»
«Micetto, piumino. Non una parola.»
«Non ho detto niente, volpe.»
«Nemmeno io!»
«Vi conosco entrambi!»
«E mentre il trio di idioti battibecca, ecco che Xiang ne approfitta e…fuori Lila! Gli Akumatizé pareggiano! E’ una battaglia sofferta, signori e signore! Xiang torna alla carica, aiutata da Alex che le fornisce le munizioni: lancia ma Wei protegge nuovamente i propri compagni, coprendo Sarah e permettendole così di tirare a sua volta. Fuori Xiang! Una minaccia veramente grossa è stata tolta. Quattro a tre per gli Heroes. Gabriel Agreste torna alla carica, prende due palle di neve da Alex – vero supporter della squadra Akumatizé – e lancia ma fallisce! Ma…» Flaffy si fermò, portandosi le zampette alla testa: «Colpo di scena, signori! Colpo di scena! Usando una tattica diversiva e concentrando l’attenzione su di sé, Gabriel ha permesso a Manon di far fuori Wei! Nuovamente pareggio per gli Akumatizé!»
«Ok, io penso a Manon. Pennuto, Sarah: voi due occupatevi di mio padre» dichiarò Adrien, afferrando un po’ di neve e comprimendola: «Non dovevi farmi arrabbiare, mostriciattola.»
«Non chiamarmi così!»
«Oh, e perché?»
«Adrien!»
«Il biondo Portatore del Miraculous del Gatto Nero sorride, mentre Manon lancia e sbaglia platealmente bersaglio. E’ l’occasione propizia per il felino ed ecco che Adrien lancia e…fuori anche Manon! Nuovamente vantaggio per gli Heroes! Ormai restano solo due membri agli Akumatizé, riusciranno a resistere e far cadere la squadra avversaria? Ecco che Gabriel lancia e colpisce Rafael alla spalla! No. Nuovamente pareggio. E’ una battaglia al cardiopalma, nessuna delle due squadre vuole cedere: Sarah lancia e colpisce Alex, ma troppo tardi si accorge del tiro di Gabriel e fuori anche lei» Flaffy si fermò, inspirando profondamente e buttando fuori l’aria: «Che battaglia, signori, e che finale: padre e figlio si fronteggiano, ognuno con il proprio colpo in mano, nello sguardo di entrambi c’è la consapevolezza che esiste quel solo, unico tiro. Si guardano, si sfidano con gli occhi. Gabriel fa un passo verso destra, Adrien rimane immobile e poi…ecco il lancio, signori! Ecco il lancio! La palla va dritta verso Gabriel e lo colpisce in pieno petto! Gli Heroes vincono! Gli Heroes vincono! Gli Heroes vincono! Campioni della battaglia di palle di neve. L’intero team si riversa verso l’eroe che ha portato alla vittoria e lo festeggia a suon di pacche sulle spalle e abbracci. Gli Heroes vincono.»
«Hai finito?» domandò Plagg, fluttuando accanto a Flaffy e fissandolo, mentre il kwami piegava le labbra in un sorriso tranquillo: «Bene. E adesso che avete finito questo teatrino, allora: pizza o cinese?»
«Noi che cosa avevamo detto?» domandò Adrien, voltandosi verso i propri compagni di squadra: «Pizza?»
«Mi pare cinese, sai?»
«Fantastico, hanno fatto una battaglia a palle di neve per decidere cosa ordinare per cena e non si ricordano cosa avevano scelto.»

 

 

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Capitolo 16
*** 16. Buono o cattivo? ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 702 (Fidipù)
Note: E con questo capitolo, tornando di nuovo Adrien e Marinette: poco da fare, come ho letto il prompt giornaliero 'Buono o cattivo' non ho potuto non pensare al nostro felino di fiducia e creare una situazione domestica fra i due.
Ma vi lascio subito al breve pezzo - la cosa bella è che io volevo farli intorno alle cinquecento parole e mai una volta che riesca a rispettarlo come limite massimo! - , e passo subito a ricordarvi la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
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Grazie mille!

 

Marinette si sistemò meglio il plaid addosso, sorridendo al piacere del calore che proveniva dal corpo accanto a lei e si accoccolò meglio nell’abbraccio di Adrien, reprimendo una risata quando lo sentì mormorare qualcosa nel sonno: era stata una giornata pesante per lui, fra sessioni fotografiche e corse dietro ai professori all’università, e lo aveva compreso quando era crollato dal sonno senza neanche provarci con lei.
Un qualcosa di strano, visto che sembrava essere perennemente in calore.
Si mosse, cercando di coprire entrambi con la coperta e sentendo la presa di Adrien farsi un po’ più decisa sulla sua spalla: «Ti ho svegliato?» domandò, osservandolo scuotere la testa e guardarsi attorno con lo sguardo pieno di confusione: «Te l’hanno mai detto che non va bene mentire?»
«Perché? Che succede ai gatti che mentono?»
Marinette piegò le labbra in un sorriso, allungandosi e recuperando il telecomando dal tavolino basso, cambiando canale: «Beh, non sono buoni e quindi Babbo Natale non gli porta doni» spiegò, muovendosi fra i programmi che la televisione proponeva e fermandosi quando trovò uno dei classici film che le reti proponevano sempre in quel periodo dell’anno.
«Il famoso buono o cattivo, eh?» le domandò Adrien, muovendosi e chinandosi in modo da strofinare il naso contro la gola scoperta della moglie: «Ed io come sono stato, my lady? Buono o cattivo quest’anno?»
«Devo veramente risponderti?»
La ragazza sorrise, scivolandogli sopra e sistemandosi in grembo a lui, carezzando lieve la tempia e scendendo lungo la linea della mascella, osservandolo mentre chiudeva gli occhi e si godeva appieno l’attenzione che riceveva: «Non fai le fusa?» lo prese in giro, ricevendo in cambio un pizzicotto sulla natica e muovendosi appena: «Ehi! Sei un gatto, no?»
«Sono un gatto che non fa le fusa» dichiarò Adrien, passandole le braccia attorno alla vita e stringendola contro di sé, posandole le labbra contro la gola e imitando il verso di un felino nel momento di fusa, provocando uno scoppio di risa da parte di Marinette; sorrise contro la pelle morbida, succhiandola un poco e risalendo con la punta della lingua verso l’alto, mordicchiandole appena il mento e poi sfiorandole la bocca con la propria: «Tu, principessa? Buona o cattiva?» le chiese, sfiorandole la spina dorsale con i polpastrelli e vedendola inarcarsi sopra di lui.
«Ovviamente buona.»
«Mh.»
«Aspetta! Ne dubiti?»
«Sei stata troppo sicura di te nel dirlo» dichiarò Adrien, sorridendo e poggiando la nuca contro la spalliera del divano: «Una persona buona non si vanterebbe così del suo essere…beh, buona.»
«Tu non hai ancora risposto, Adrien: buono o cattivo?»
«Sono la bontà fatta gatto.»
«Tu sei un angioletto esattamente come…come…»
«Come cosa?»
«Come Plagg non è un estimatore di formaggio. Ecco.»
«Tesoro, devo forse ricordarti che al momento sei seduta sulle mie gambe e ogni dichiarazione potrà essere usata contro di te?»
«E ti dichiari pure buono?»
«Certamente! Sono un angioletto con tanto di coda, orecchie e aureola.»
«Io direi un diavolo.»
«E ti dichiari buona?»
«Non farmi il verso.»
Adrien le sorrise, posandole le mani sui fianchi e osservandola negli occhi: «My lady, sinceramente vorrei fare altro con te e fra le cose non rientra l’imitarti…» dichiarò, fermandosi e aspettando che le sue parole attecchissero nella ragazza; storse la bocca in un ghigno quando notò le guance di Marinette diventare lievemente rosa: «Siamo sposati da quasi un anno e ancora arrossisci. Sei una unica, Marinette.»
«E’ quasi passato un anno…» mormorò la ragazza, circondandogli il collo con le braccia e stringendosi a lui: «Sembra…»
«Incredibile? Un sogno a occhi aperti? Alle volte, ti svegli nel cuore della notte col terrore di aver sognato tutto?»
«Pensavo di essere solo io a farmi simili paranoie.»
«Ho imparato dalla migliore.»
«Peccato che non hai imparato a essere anche buono come me.»
«Te l’ho già detto: chi di noi due si sta vantando di essere buona? Tu. Quindi io sono buono e tu sei cattiva.»
«Non è vero.»
«Sì, che è vero.»
«Ok. Capito. E’ tempo di far valere le mie ragioni.»
«E poi dici di essere buono!»
«Marinette, te l’hanno mai detto che non si scherza con un micio in calore? Poi rischi di graffiarti…»
«Ah…oh…uhm…e-ec-co, io non velevo…»
«Ho un talento incredibile nel farti balbettare, vero?»
«Adrien!»

 

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Capitolo 17
*** 17. Bufera di neve ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 654 (Fidipù)
Note: Nuovo giorno, nuovo capitolo! Oggi il tema è Bufera di neve e...beh, mi sono un po' ispirata alle bufere che colpiscono molto spesso New York per creare questa scenetta. Che altro dire?
Come al solito si passa a ricordare la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
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Alex scostò la tenda, osservando il cielo scuro dall’altra parte del vetro e la neve che cadeva copiosamente, ammantando tutto e coprendo con la sua coltre bianca: sarebbe stata un’atmosfera quasi magica, non fosse che la forza della natura si era scatenata e quella che poteva essere una delicata nevicata aveva la consistenza e la potenza di una catastrofe naturale.
Tirò su con il naso, stringendosi nelle braccia e chinandosi appena in modo da osservare il cielo: «Non smetterà molto presto» commentò Xiang al suo fianco, facendogli portare l’attenzione sulla giovane: il volto di lei era rivolto verso l’esterno, lo sguardo scuro che fissava il cielo e sembrava perso in chissà quali pensieri.
«Sembra di essere a New York in una giornata buona» commentò Alex, scostandosi dalla finestra e accomodandosi sulla sedia girevole della scrivania, giocherellando distratto con il mouse del pc e riportando poi l’attenzione sulla ragazza: «Ho sentito storie di gente che è morta barricata in casa.»
«New York…» bisbigliò la ragazza, facendosi scivolare sulla lingua quel nome dalla pronuncia così diversa dalla lingua alla quale si era abituata: «Mi chiedo come sia.»
«Caotica, piena di gente oppure vuota, se c’è una bufera di neve. O forse no, il vero newyorkese si riconosce da come affronta la neve.»
Xiang sorrise, accomodandosi ai suoi piedi e poggiando la testa contro le gambe di Alex: «E tu sei un vero newyorkese?»
«Sia mai! Chi è l’idiota che esce con un tempo del genere?» domandò il ragazzo, allungando una mano e carezzando il capo corvino: «Mio padre sì, io no: preferisco stare in casa con un bel videogioco, qualcosa di bollente da bere e la mia fidata copertina da nonnino sulle spalle.»
Xiang ridacchiò appena, alzando la testa e posando il mento contro il ginocchio del ragazzo: «La copertina da nonno?» domandò, piegando le labbra in un sorriso pieno di confusione: «Che significa?»
«E’ una di quelle coperte che si vedono in tv, di solito ce l’hanno le persone anziane che stanno a osservare il mondo dalla finestra, rimembrando sul passato: l’avevo trovato in un negozio a New York ed è stato amore immediato.»
La ragazza annuì, voltando il capo verso la finestra e rimanendo in silenzio, osservando per quanto poteva la neve che scendeva: «Ho visto molte bufere a Shangri-la: alcune erano lievi, altre scatenavano tutto il loro potere…» si fermò un attimo, perdendosi nei ricordi: «Kang le odiava: diceva sempre che gli facevano ricordare quanto fosse vecchio.»
«Perché?»
«Perché per uscire dalla città dovevamo liberare il passaggio e non era una passeggiata provare a togliere qualche metro di neve» spiegò Xiang, ridendo a voce alta: «Prova a chiedere a Felix: l’ultima volta aveva bofonchiato qualcosa sul fatto che sarebbe stato meglio morire a Nanchino, se il suo destino era togliere tutta quella neve.»
Alex sogghignò, prendendosi le mani l’una con l’altra e massaggiandosele: «Oh, penso proprio che non sarà felice di sapere che potrei riferire questo alla babbiona.»
«Alex…»
«Senti, mi chiama sempre yankee, me ne dice sempre di tutti i tipi» si fermò, inspirando profondamente: «Per una volta che ho qualcosa io…»
«Alex.»
«Ho capito, ho capito: non dirò niente alla babbiona. Almeno non intenzionalmente.»
«Alex.»
«Ehi, potrebbe sfuggirmi! Sai quanto sia propenso a chiacchierare, no?»
Xiang lo fissò, rimanendo immobile e trattenendo lo sguardo dell’altro nel proprio: «Devo forse ricordarti che, finché non smetterà di nevicare, sei imprigionato in casa sua? E che lui ha un addestramento militare ottocentesco alle spalle?»
«Preferivo non ricordarlo.»
«Meglio che te lo ricordi, se ci tieni alla vita» dichiarò Xiang, alzandosi in piedi e posandogli le mani sulle spalle, chinandosi in avanti e carezzandogli le labbra con le proprie: «Io ci tengo alla tua vita, quindi farò in modo che non ti uccida. O, almeno, userò ogni mia conoscenza per evitare che succeda.»
«Sto iniziando a pensare di comportarmi da vero newyorkese, sai?»
«Affronteresti la bufera di neve pur di non stare con Felix?»
«Esatto!»
 

 

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Capitolo 18
*** 18. Addobbi ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 601 (Fidipù)
Note: Ed eccoci qua con un nuovo capitolo, stavolta con tema come Addobbi ed ecco di nuovo Lila e Wei, in un ambito casalingo-quotidiano. E niente, non mi dilungo troppo e passo subito a ricordarvi la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
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«Wei! Aiuto!»
Il ragazzo alzò la testa, ascoltando i rumori che provenivano dall’ingresso e aggrottò le sopracciglia, rimanendo immobile e posando il coltello sul piano di lavoro, voltando la testa verso la porta della cucina; attese e quando un secondo, bofonchiato richiamo arrivò alle sue orecchie si decise ad agire.
Si mosse veloce per la casa, tallonato da Wayzz e si fermò davanti il portone aperto, osservando la ragazza che stazionava sulla soglia e sembrava pericolosamente prossima alla caduta: «Bentornata» mormorò, allungando le mani e prendendola per i gomiti, permettendole così di avere una maggiore stabilità, e facendo vagare lo sguardo sulle buste che le circondavano i piedi: «Ti sei data allo shopping selvaggio?» le domandò, sorridendo appena e aiutandola a scavalcare la trincea fatta di plastica e acquisti.
Lila sorrise, liberando un braccio dalla stretta di Wei e togliendosi il berretto rosso scuro, scuotendo i capelli mentre Vooxi voleva fuori dalle pieghe della sciarpa coordinata con il cappello: «Shopping selvaggio? Ho visto una commessa piangere!» sbottò il piccolo kwami, abbassando le spalle e fissando la propria protetta: «E solo perché non ha trovato le palle per l’albero che voleva lei.»
«Ehi, gli addobbi sono una cosa seria» dichiarò Lila, incrociando le bracci e fissando il proprio kwami: «E sei avvisato, volpino: continua così e ti infilo il costumino da elfo di Babbo Natale che ho comprato.»
«Non oseresti…»
«Oserei, invece» dichiarò la ragazza, piegando in un sorriso angelico: «E non ti conviene mettermi alla prova: immagina cosa potrebbe dire Plagg vedendoti in quel modo.»
«Lila, tu…»
«Ma non vige la regola che a Natale si è tutti più buoni?» domandò Wei, posando le mani sulle spalle di Lila e voltandola verso di lei, iniziando a toglierle la sciarpa e sorridendo allo sguardo, prima di chinarsi e catturarle la bocca con la propria: «Giusto per sapere…» iniziò, farfugliando le parole e continuando a tenere le labbra contro quelle di Lila, indicando con un cenno del capo le buste abbandonate davanti il portone di casa: «Cosa dovremmo farci con tutti quegli addobbi?»
«Decorare casa?»
«Non pensi di avere esagerato?»
Lila osservò le borse, storcendo la bocca e poi negando con la testa: «No. Mi sono trattenuta, a dir la verità.»
«Amore, abbiamo un appartamento e non la reggia di Versailles.»
«Lo so, ma ciò non significa che questo posto non deve urlare ‘Natale’ da ogni angolo!»
«Con tutto quello che hai preso, penso che anche la casa del vicino urlerà ‘Natale’» bofonchiò Wei, incrociando le braccia e fissando le buste: «Non hai comprato l’albero.»
«Oh. Quello lo portano dopo.»
«Dimmi che hai preso le misure, ti prego?»
«No, Wei. Ho semplicemente acquistato il più gigantesco che ho visto, fregandomene di quanto alti sono i soffitti in casa.»
«E’ ironia questa?»
«Ovviamente sì» dichiarò la ragazza, chinandosi e recuperando alcune buste, ciabattando poi verso il salotto e posandole sul divano, tornando indietro e sorridendo quando vide Wei caricarsi il più possibile: «Cucciolo, occhio che c’è roba fragile lì dentro.»
«Ti prego, dimmi che non dovrò stare attento a come mi muovo in casa mia.»
«Ti prometto che non metterò niente di pericoloso a portata dei tuoi muscoli che, per quanto io adori, sono letali con cristalleria e affini.»
«Nulla batte la tua tendenza a distruggere gli elettrodomestici.»
«Ho ricomprato anche il tostapane. Rosso! Così non c’è bisogno di addobbarlo.»
«Di questo passo metterà le lucine alla lavatrice, me lo sento» commentò Vooxi, fluttuando vicino al volto di Wei e posandosi sulla sua spalla: «E se non stiamo attenti, addobberà anche noi.»
«Beh, tu hai già il costume da elfo di Babbo Natale, no?»

 

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Capitolo 19
*** 19. Dono ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 782(Fidipù)
Note: Un po' in ritardo ma eccomi qua a recuperare i capitoli persi di Miraculous Christmas (vi informo che sia oggi che domani ci sarà un doppio appuntamento con la raccolta), purtroppo negli ultimi giorni mi sono sentita male e...beh, ho fatto ciao ciao al mondo e sono andata a fare una giratina nel regno dei morti! Scherzi a parte, ecco qua un nuovo capitolo con il prompt Dono e non dico altro, passando subito alle classiche e consuete informazioni di servizio: vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
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Sospirò, infilando le mani in tasca e guardando il ragazzo vicino a lui che teneva lo sguardo completamente rivolto verso la vetrina e senza considerare nient’altro che l’oggetto che aveva davanti a sé: «Per quanto pensi di fissarlo ancora?» domandò Jérèmie, guardando anche lui il carillon: quattro cavalli bianchi con i rifinimenti oro e rosa erano fissati alla piattaforma rotante della piccola giostra, anch’essa completamente tinta di rosa e bianco, con qualche dettaglio in oro.
Una vera esaltazione del colore, secondo i canoni di Jérèmie.
Il dono perfetto per qualcuno.
Thomas ignorò la domanda che gli aveva fatto, facendolo sospirare mentre tornava a fissare la folla che assediava il corridoio del centro commerciale: non erano gli unici che si erano lanciati negli ultimi acquisti o che, come nel caso del suo amico, si erano complessati nel trovare il regalo ideale per qualcuno: «Sai penso che a…» si fermò, incontrando con lo sguardo una figura familiare fra la moltitudine di facce sconosciute: «Manon!»
Avrebbe voluto ridere, mentre osservava con la coda dell’occhio Thomas irrigidirsi e balzare su, mentre si metteva davanti la vetrina in modo da coprire il carillon e guardare la ragazzina che li salutava da poco lontano: possibile che quell’idiota del suo amico non si accorgesse dell’espressione palesemente idiota che gli si spalmava in faccia ogni volta che la vedeva? O del sorriso luminoso che piegava le labbra di Manon e le irradiava anche lo sguardo?
Poteva capire quando si guardavano in cagnesco, nonostante per lui fosse stato palese fin dall’inizio l’attrazione reciproca fra i due, ma adesso!
Andiamo, adesso era palese all’intero universo!
L’avevano scritto in faccia.
«Ciao» Manon si fermò a un passo da loro, scostandosi la sciarpa dal volto e sorridendo piena di allegria: un’espressione che Jérèmie le vedeva di rado a scuola, forse perché troppo stressata dalle angherie di Noemie per rilassarsi a modo, cosa che invece sembrava aver fatto in quei pochi giorni di vacanza: «Siete…»
«A prendere gli ultimi regali» rispose Jérèmie, dando una gomitata a Thomas e cercando di riscuoterlo dal suo torpore: «Vero, Thomas?»
«Eh? Cosa? Ah sì. I regali.»
Che qualcuno lo salvasse dagli idioti innamorati…
«Anche io» Manon si voltò verso la donna, rimasta poco lontana, e Jérèmie sbatté più volte le palpebre, rendendosi conto che lì per lì non aveva conosciuto il volto di TVi: la donna indossava degli enormi occhialoni neri ma questo non impediva il riconoscimento dei lineamenti del viso, ma nonostante questo sembrava che in pochi riconoscessero la donna.
«Tua madre va a giro così tranquilla?»
«Cosa?» domandò Manon, voltandosi e ridacchiando appena, annuendo con la testa: «Ah sì. Dice sempre che la gente non si aspetta di vedere un volto noto per strada e quando se ne accorge…» si fermò, scuotendo la testa: «Beh, è troppo tardi.»
«Oh. Capisco.»
«In effetti è vero.»
«Anche Adrien lo dice.»
Oh, finalmente l’idiota si era ripreso.
«Vero?» domandò Manon, battendo le mani e indicando Thomas con gli indici: «Marinette si chiede sempre come sia possibile.»
«Marinette è caso a parte.»
«Adrien dice sempre che anche lei non l’ha riconosciuto subito e Marinette, ovviamente, inizia a dire il contrario» Manon si fermò, chinando la testa e sorridendo appena, rialzando poi lo sguardo e fissando prima uno e poi l’altro: «Allora? Come sta andando la ricerca dei regali?»
«Se qualcuno si decide, saremmo alla fine.»
«Io non…»
«Manon!»
La ragazzina si voltò, vedendo sua madre farle cenno con la mano e lei annuì, alzando un dito e poi voltandosi verso loro due: «Scusatemi, mamma ha poco tempo e volevamo prendere alcune cose prima di…beh, prima che lei torni al lavoro: ha in mente un progetto su uno speciale sugli eroi di Parigi e sta diventando pazza per contattarli tutti e sette.»
«No problem!» dichiarò Jérèmie, ridacchiando: «Noi torniamo alla contemplazione. Vero, Thomas?»
«Un progetto su cosa?»
«Ti spiego poi» dichiarò Manon completamente rivolta a Thomas, sorridendo e indietreggiando: «Ci sentiamo, ok?»
«Ciao ciao, Manon» Jérèmie la salutò, voltandosi poi verso l’amico e fissandolo mentre rimaneva con la bocca leggermente spalancata, lo sguardo stralunato e le braccia abbandonate lungo i fianchi: «Senti, lo capisco che ti piace e tutto, ma non puoi fare ogni volta una scena simile.»
«Che scena? Piuttosto hai sentito dello…»
«Lo speciale sugli eroi di Parigi. Sì, sì. Conoscendo la tua fissa per i supereroi non solo lo guarderai in diretta ma te lo registrerai anche, per studiarti ogni minima affermazione» Jérèmie annuì con la testa, inspirando profondamente e indicando la vetrina alle loro spalle: «Ora puoi andare dentro e comprare quel carillon? Voglio andare a casa!»
«Pensi che…»
«E’ un dono perfetto per Manon! Va dentro e compralo.»
«Sicuro?»
«Vai dentro o ti ci spedisco a calci!»

 

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Capitolo 20
*** 20. Shopping ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 1.070 (Fidipù)
Note: Come  già annunciato, ecco qua il secondo appuntamento con Miraculous Christmas e, se a inizio raccolta avevo fatto un capitolo con le ragazze in fase di shopping, a questo giro - e con il prompt Shopping - è il turno dei ragazzi alle prese con la scelta dei regali: c'è chi è abbastanza deciso, chi ha le direttive dall'alto e chi...è in piena crisi isterica. Detto questo, come sempre vi ricordo, la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
Infine vi ringrazio tantissimo tutti per il fatto che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie mille!

 

Il pannello luminoso sembrava deriderli mentre mostrava loro la pianta del centro commerciale e i negozi che erano ospitati: «Dovremmo giocare di strategia» sentenziò Felix, infilando le mani nelle tasche e alzando la testa, osservando la ressa di persone che li circondava: «Siamo stati ottimisti, dovevamo colpire prima il cuore del nemico.»
«In verità…»
«Gli Yankees devono solo stare in silenzio.»
«Beh, metterci d’accordo tutti per venire a prendere i regali di Natale è stato complicato» mormorò Rafael, allentandosi la sciarpa e slacciando i primi bottoni del giaccone: «Perché poi l’abbiamo fatto, non lo so.»
«Mal comune, mezzo gaudio.»
«Giusto» sentenziò Rafael, indicando Wei e annuendo con la testa alla massima che l’amico aveva appena detto: «Allora, dove dovete andare? Io devo fare un salto al negozio di elettronica e poi in gioielleria…»
«Regalo per Flaffy e per Sarah?»
«No, in verità è tutto per Sarah: voleva due cofanetti di due serie tv con cui si è fissata e poi…» Rafael sorrise appena, portandosi una mano al naso e grattandosi la punta: «Volevo prenderle qualcos’altro.»
«Lila ha tappezzato casa con post-it di quello che vuole» Wei alzò gli occhi al cielo, scuotendo il capo: «Non penso che sarà difficile scegliere cosa prendere e ho il terrore di sapere cosa potrebbe succedermi se osassi prenderle qualcosa di differente.»
«Bri mi ha mollato una lista di cose, con la minaccia di non fare di testa mia o il divano diventerà il mio migliore amico.»
«Beh, considerando i calzini che le volevi prendere l’ultima volta…» Alex si fermò, passando un braccio attorno alle spalle dell’uomo e sorridendo di fronte all’espressione puramente omicida: «Posso capire il perché abbia deciso di muoversi in questo modo.»
«Tu, Alex?» domandò Wei prendendo il ragazzo per le spalle e allontanandolo da Felix, prima che il nuovo sindaco di Parigi lo uccidesse: «Che hai in mente di prendere a Xiang?»
«Introdurrò la cara, piccola, innocente Xiang…»
«Osa anche solo mettere un dito…»
«…al mondo delle console, semplice. Ho fatto qualche lavoretto per un certo nuovo sindaco, che mi ha rimediato qualche aggancio e posso tranquillamente prenderle…» Alex si batté le dita sulle labbra, storcendo la bocca e alzando lo sguardo verso il cielo: «Sono indeciso andare se andare su una fissa oppure introdurla al mondo dell’ibrida con la neonata di casa Nintendo. Vabbè, deciderò lì per lì.»
«E’ Alex» mormorò Rafael, avvicinandosi a Felix e sorridendo appena, notando lo sguardo pieno di esasperazione dell’uomo: «Dubito che abbia certi…cioè no, li ha. Sicuro che li ha. Al cento per cento che li ha, però…beh, penso che il massimo a cui possa introdurla è il sesso in game. Credo.»
«Sto seriamente iniziando a capire perché Gabriel non è voluto venire…» mormorò Felix, passandosi una mano sul volto e tirando indietro alcune ciocche sfuggite al gel, voltandosi poi verso Adrien: «Com’è che tu sei così in silenzio?»
«Non chiedere» sentenziò Rafael, scuotendo la testa e osservando il sorriso tirato sulle labbra dell’amico: «Troppo tardi, adesso parte.»
«Parte per…»
«Perché a differenza di voi, io ho una moglie che sa fare ogni cosa: ok, posso capire che vuole fare la stilista e che gli abiti se li faccia da sola, ma perché deve essere brava in ogni stramaledetta cosa? Non posso fargli qualche gioiello perché sicuramente si metterà a studiarlo e lei lo farà meglio. Borse? Scarpe? Figurarsi! La signorina se li fa da sola…»
«C’è un modo per spegnerlo?» domandò Felix, sorridendo e osservando Adrien camminare avanti e indietro mentre continuava con la sua filippica, guardando con speranza Rafael e sentendo ogni sensazione positiva svanire quando il giovane negò con la testa.
«Io ci sto provando da inizio dicembre» commentò quest’ultimo, ispirando profondamente e portandosi una mano alla bocca, cercando di nascondere il sorriso che stava nascendo: «E non ce la faccio.»
«Ma è una cosa che ha fatto anche l’anno scorso» aggiunse Wei, annuendo e sorridendo: «Alla fine qualcosa trova sempre.»
«L’anno scorso che le ha regalato?» domandò Rafael, schioccando le dita e storcendo la bocca mentre cercava di ricordare.
«L’intera discografia in edizione limitata di Jagged Stone.»
«Oh. Vero. Abbiamo setacciato ogni negozio di cd per trovarla.»
«Quindi tutto questo è normale?» domandò Felix, indicando Adrien che continuava a borbottare da solo e osservando Rafael e Wei annuire con la testa: «Seriamente, Fu che problemi aveva quando vi ha scelto come Portatori?»
«Vorrei ricordarti che io, in qualità di Chat Noir, ho sconfitto mio padre, la tua donna, il dottore pazzo e Kwon» sbottò Adrien, avvicinandosi con il broncio in faccia e lo sguardo verde pronto a uccidere: «Ti conviene non fare commenti sulla scelta di Fu.»
«Touché.»
«Il fatto che tu hai finito il tuo discorso sul quanto siano una maledizione le capacità di Marinette, vuol dire che hai capito cosa prenderle?»
«No, pennuto. Mi sono solo accorto che stavo parlando da solo come un deficiente» bofonchiò Adrien, superandoli e dirigendosi a passo di marcia verso i negozi, ignorando completamente se loro lo seguissero o meno.
«Natale gli fa sempre un brutto effetto.»
«Penso sia più il fare un regalo a Marinette, Rafael» commentò Wei, portandosi una mano al collo e sorridendo: «E un po’ lo capisco.»
«Sono un idiota!»
L’esclamazione improvvisa di Adrien fece sussultare i due, mentre il ragazzo si voltava verso di loro con il sorriso sbalordito e le braccia leggermente aperte: «Io sono un idiota! Perché non ci ho pensato prima?»
«Ha avuto un’idea» sentenziò Rafael, avvicinandosi e incrociando le braccia: «Sentiamo, a cosa non avevi pensato?»
«Marinette è sempre voluta andare a vedere lo spettacolo al Moulin Rouge, il Féerie» spiegò Adrien, sorridendo e annuendo con la testa: «Potrei prendere due biglietti per quello, no? Come regalo di Natale.»
«Perché no?» mormorò Rafael, portandosi una mano al mento e massaggiandoselo: «Gli spettacoli al Moulin Rouge poi non sono così scandalosi che…cioè, sono sempre spettacoli del Moulin Rouge ma più che altro sono scenografici e veramente belli, penso che riuscirà ad arrivare a fine senza morire d’imbarazzo: io ci sono stato qualche anno fa e non sono poi così…come dire? Pericolosi per Marinette, ecco.»
«E conta anche il fatto che lei…»
«Andrebbe pazza per i vestiti di scena. Bella pensata, gattaccio.»
«Conosco fin troppo bene la mia lady…»
«Disse quello che ha avuto una crisi isterica cinque secondi fa» dichiarò Felix, avvicinandosi e scuotendo il capo: «Bene, adesso che abbiamo tutti le idee chiare, andiamo a fare quello che alle donne viene meglio: lo shopping.»

 

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Capitolo 21
*** 21. Inverno ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 684 (Fidipù)
Note: Anche oggi un doppio appuntamento con Miraculous Christmas, in modo da recuperare i giorni passati e mettermi in pari con questa raccolta: nuovo prompt, ovvero Inverno, e torna la coppia Alex e Xiang a...beh, a fare quello che fanno sempre. E tornano anche le mie info inutili su Parigi: Brioche Dorée è una catena di panetteria/café francese che si può trovare quasi ovunque a Parigi (fra questo e Starbucks, è praticamente pieno) e le brioche sono veramente ottime! Detto questo, come sempre vi ricordo, la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
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Tirò su con il naso, mentre avvertiva l’aria fredda pizzicargli le guance mentre le luci illuminavo il grande viale degli Champs Elysées, mentre affossava il viso nel colletto della sciarpa e si stringeva il più possibile: «Non sopporto l’inverno» bofonchiò, schiarendosi appena la voce e voltandosi verso la ragazza al suo fianco: «Non potevamo scegliere un orario più caldo?»
«Alex, è inverno» mormorò Xiang, sorridendo appena al ragazzo e allungando le mani, sistemandogli gli occhiali e poi il berretto di lana: «Dubito che esista un orario caldo di questi tempi.»
«Uno meno freddo?»
«Alex.»
«Potevamo vederci un film a casa.»
Xiang scosse il capo, prendendolo per il gomito e intrecciando il proprio braccio a quello del ragazzo, inclinando appena la testa e studiandolo in volto: «Dovresti provare…»
«Il freddo del Tibet, lo so lo so» bofonchiò il ragazzo, rimanendo fermo e storcendo la bocca: «Non è colpa mia se sono nato a New York e ho il sangue caliente.»
«Caliente?»
«Io sopporto temperature calde e muoio a quelle fredde.»
«Non mi sembri un cadavere, sai?» dichiarò Xiang, alzando un dito coperto dal guanto nero e pungolandolo sulla guancia mentre un sorriso le piegava le labbra: «Però posso comprendere che stare qui fermi non facilita e Bridgette ha un concetto veramente strano del vestirsi in inverno.»
«Ah, ecco il perché del look ricercato» commentò Alex, avviandosi e immergendosi fra la folla che occupava i larghi marciapiedi del viale: coppie, famiglie, gruppi e persone sole sembravano tutti essere alla corsa per gli ultimi acquisti nei pochi giorni li separavano dal Natale. Si sentiva un miracolato per essere riuscito a completare gli acquisti in un tempo più meno decente e godersi gli ultimi giorni senza pensare al possibile regalo per qualcuno: gli amici erano sistemati, il regalo per la sua adorata ragazza era pronto, il completo da natale per la chiamata con i propri era pronto.
Tutto era in attesa della fatidica data.
«Beh, Bridgette ha detto che mi avresti mollato subito se mi fossi presentata all’appuntamento con quello che avevo in mente» mormorò Xiang, sorridendo appena e guardando avanti a sé, scuotendo poi il capo: «Inoltre lei si intende di queste cose, quindi perché non lasciarla fare?»
«Già: Bridgette s’intende di moda e Felix trova calzini di dubbio gusto» commentò Alex, storcendo la bocca e fermandosi davanti al negozio della Brioche Dorée: «Comunque non hai freddo? Veramente?»
«Non ho problemi, sono abituata a temperature invernali ben più rigide» Xiang lo seguì verso l’interno del negozio, inspirando il profumo intenso di dolci e passando la lingua sulle labbra: «Inoltre, ci sono tante cose veramente interessanti ed è più semplice combatterlo piuttosto che con una pelle di animale sulle spalle e un fuocherello.»
Alex la fissò, aprendo la porta e tenendola mentre lei passava avanti: «Ehi, non mi hai mai detto di questi tuoi trascorsi da uomo di Neanderthal» commentò con un sorriso, storcendo poi le labbra e assottigliando lo sguardo quando gli occhiali si appannarono leggermente: «Ecco una cosa che odio tantissimo dell’inverno: ogni volta che entro in un posto succede questo. L’ho detto che l’inverno è una brutta stagione?»
«Oggi ancora no» mormorò Xiang, togliendosi i guanti e prendendo con delicatezza la montatura scura, facendola scivolare via dal volto di Alex e recuperando il pacchetto di salviette dalla borsetta, togliendo l’alone opaco dalle lenti e rendendoli al legittimo proprietario, una volta soddisfatta del proprio lavoro e seguendo Alex nella coda davanti la cassa: «Cosa prendi?»
«Qualsiasi cosa abbia la stessa temperatura della lava.»
«Alex, dovresti veramente lavorare su questo tuo odio verso l’inverno: ogni stagione esiste per uno scopo e per permettere all’intero…»
Alex sbuffò con il sorriso sulle labbra, mentre chinava la testa e la poggiava contro la spalla della ragazza: «Ehi, basta frasi da donna millenaria» mormorò, irrigidendosi appena quando sentì le dita di Xiang carezzargli la tempia sinistra: «E penso che prenderò the e qualsiasi cosa con la cioccolata» dichiarò, alzando il capo quando avvertì le persone davanti a loro scorrere: «Tu che prendi?»
«Ci sarà quel tortino con la crema e le fragole?»
«Credo di sì.»
«Quello. E un the anche io.»

 

 

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Capitolo 22
*** 22. Sciarpa ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 1.212 (Fidipù)
Note: E con questo mi sono rimessa in pari con i capitoli di Miraculous Christmas e, da domani, si continua il consueto: un giorno, un capitolo. Allora, c'è da dire che il prompt di questo è un po' tirato, come la Sciarpa di Sarah in tutto il capitolo (e niente, c'è poco da dire, come mi ispirano a scrivere Sarah e Rafael...beh, ci sono solo Adrien e Marinette. Sarà per questo che presto inizierò una storia originale dove...oops. Non devo dire altro). Detto questo, come sempre vi ricordo, la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
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Sarah si guardò attorno, osservando il mondo che la circondava mentre si sistemava meglio la sciarpa attorno al volto, sorridendo alla morbidezza della lana candida che le carezzava la pelle, e continuando a cercare di capire da che parte doveva andare: conosceva la zona e, nonostante qualche piccolo problema che ancora la rincorreva, riusciva a prendere la metropolitana senza troppi intoppi, tranne quando risaliva in superficie e doveva orientarsi.
Fece scattare la testa sia a destra che a sinistra, incerta su quale fosse la direzione giusta da prendere: «Rafael mi aveva accennato ai tuoi problemi di orientamento…» commentò l’uomo che stava risalendo le scale, fermandosi qualche gradino sotto a lei e sistemandosi meglio il berretto pesante, passandosi poi la mano sulla barba accennata: «Ma non pensavo che eri a questo livello.»
«Non ho problemi di orientamento, Alain» mormorò la ragazza, scuotendo il capo e affossando il volto mentre l’uomo la raggiungeva sull’ultimo gradino e le sorrideva: «Semplicemente non riesco mai a capire da che parte andare quando esco.»
«Questo si chiama avere problemi di orientamento» dichiarò Alain, passandole un braccio attorno alle spalle e voltandola verso destra, trascinandola al suo fianco lungo il marciapiede che divideva in due la strada ed era una fonte di verde per la zona: «E dire che dovresti esserci abituata, americana.»
«Beh, io…»
«Ah giusto. Tuo padre. Scusa, Sarah. Non ci pensavo» mormorò l’uomo, facendole scivolare la mano sulla testa e carezzandola con dolcezza: «Beh, posso dire che mi sento un uomo invidiato: sto camminando al fianco di una ragazza bellissima e giovanissima.»
Sarah sorrise, osservando il volto dell’uomo e scuotendo la testa: «Sto iniziando a capire da chi ha preso Rafael» mormorò, guardando avanti a sé e iniziando a notare edifici familiari: le tende rosse del locale adiacente a La Cigale risaltavano sotto la luce dei lampioni e il muro bianco del locale di Alain era già illuminato dai fari: «Non ha ereditato da Emile il suo charme, vero?»
«Beh, Emile è sempre stato capace di attrarre le donne con la sua intelligenza ma quello che sa fare Rafael…» Alain si portò la mano libera sul petto, battendoselo con fare orgoglioso: «Tutto merito mio. In fondo l’ho cresciuto io quel ragazzo e mi ero preoccupato, quando ho visto l’andazzo che stava prendendo…»
«Davvero?»
«Beh, aveva superato un po’ il limite.»
«Solo un po’?»
«Ehi, ha incontrato te e messo la testa a posto. Questo è quello che conta» dichiarò Alain, esortandola a girare verso sinistra e attraversare velocemente la strada: «Scherzi a parte, Sarah, sono contento che ti abbia incontrato: da quando sta con te è cambiato, è più tranquillo, rilassato. Poteva sembrarlo anche prima ma…»
«Non lo era, lo so» mormorò Sarah annuendo e superando velocemente la seconda parte dell’incrocio che la separava da La Cigale: ricordava perfettamente il ragazzo che aveva conosciuto quando era giunta lì a Parigi e alle volte sorrideva quando la sua mente riportava in vita gli avvertimenti di Adrien, che aveva cercato di metterla in guardia da quel tipo fissato con le donne, senza cuore e solo dedito a se stesso.
Rafael non era così: era dolce, gentile, leale e talmente pauroso di venire ferito da aver creato una barriera attorno a sé fatta di sarcasmo e indifferenza; quando aveva abbassato le sue difese per lei, facendola entrare nella sua vita, aveva compreso che non avrebbe mai potuto tradire ciò che lui aveva riposto nel loro rapporto.
Bei pensieri che si volatizzarono non appena sbirciò al di là delle porte di vetro del locale, osservando suddetto ragazzo alle prese con quelle che erano sue compagne di corso: «Posso ucciderlo?» domandò, voltandosi verso Alain e osservandolo prendersi la visiera del berretto e nascondersi al suo sguardo.
«Fiorellino, fai quello che vuoi: ti fornisco alibi e arma.»
Non era possibile che non poteva assentarsi un attimo che qualcuna si fiondava su di lui?
Che doveva fare? Usare la propria sciarpa come un guinzaglio o un collare?
Aprì la porta, notando subito lo sguardo di Rafael calamitarsi su di lei e un’ombra di sollievo comparirgli in volto, mentre si allontanava dagli artigli di… era Margot, quella? Ma non stava con uno del…
Sarah scosse il capo, cercando di non cominciare a pensare ai legami che intercorrevano fra il duo che era lì dentro e i ragazzi di tutta Parigi: Lila aveva un’espressione ben colorata per definirle e non voleva tirarla fuori.
«Ti aspettavo» Rafael le si avvicinò e prese i lembi della sciarpa, tirandola lievemente verso di lui e catturandole la bocca con la propria, invitandola quasi subito a schiudere le labbra e approfondire il bacio; Sarah gli regalò un piccolo morso sul labbro inferiore, allacciandogli le mani dietro al collo e sentendo le dita di Rafael infilarsi fra le maglie grosse della lana e sfiorarle appena la pelle mentre di sottofondo ascoltava Alain esortare le due signorine ad andarsene: «Non le reggevo più» mormorò Rafael, sfiorandole un’ultima volta le labbra con le proprie e allontanandosi un poco, continuando a tenere i lembi della sciarpa: «ho detto in ogni modo che eravamo chiusi e loro ‘ma siamo amiche di Sarah’.»
«Ma non è vero!»
«Lo so» borbottò Rafael, tirandola appena a sé e facendola voltare fra le sue braccia, stringendola da dietro e affondando il volto nelle pieghe della sciarpa: «Te l’ho detto che adoro questa sciarpa?»
«Ringrazia Marinette che me l’ha fatta.»
«Grazie Marinette per i pensieri che mi stai facendo avere in questo momento.»
«Con una sciarpa?»
«Rafael, ma il freddo ti risveglia? Cristo, mia moglie mi deve…»
«Alain, bloccati» bofonchiò Rafael, scuotendo il capo e spintonando Sarah verso il bancone, lasciandola poi libera di spogliarsi di giaccone e mantenendo la sciarpa: «Com’è andata oggi?»
«Ho trovato il videogioco per quel demente del mio amico» Sarah annuì orgogliosa, tirando fuori un piccolo sacchetto di plastica e mostrandolo orgogliosa al ragazzo: «E l’ho pagato anche meno di quello che pensavo! Adrien mi ha consigliato un negozio vicino a dove andavamo alle superiori e…» si fermò, afferrando il secondo acquisto e tirandolo fuori: «The transporter, la trilogia completa.»
«Cazzo sì!» esclamò il ragazzo, prendendole il cofanetto di mano e afferrando nuovamente un lembo della sciarpa per tirarla verso di sé e darle così un bacio veloce sulle labbra: «Sarah, ti amo. Sposami.»
«Ok.»
«Le chiedi di sposarti per questo?»
«E’ come se Monique ti comprasse uno di quei film che adori, Alain: quello dove di solito la scena si svolge in una stanza e…»
«Oooooh. Capisco.»
«A Monique non piacciono…»
«Perché a te sì, fiorellino?»
«Alain, non hai un locale da gestire, da mandare avanti, con cui fare soldi e non rompere a me? Vattene. E poi cos’è questa storia del fiorellino? Non dare nomignoli a Sarah!»
Sarah sorrise, osservando Alain alzare le mani verso l’alto e poi allontanarsi mentre lei si accomodava su uno degli sgabelli e osservava Rafael, divorare con gli occhi la confezione: «Guardiamo il primo stasera?» gli domandò, poggiando la testa contro la sua spalla e sorridendo: «In fondo, ti costringiamo sempre a vedere quello che piace a noi – intendo io, Flaffy e Mikko – questo giro siamo a tua completa disposizione.»
«Tu, io e la sciarpa?»
«Si può sapere che problemi hai con questa sciarpa?»
«Mi piace e stavo pensando…»
«Aspetta. No, meglio che non lo sappia.»
«Come vuoi.»

 

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Capitolo 23
*** 23. Vischio ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 756 (Fidipù)
Note: Ancora due capitoli e questa raccolta finirà e sembra ieri che l'ho iniziata e siamo quasi a fine! Incredibile! Bene, bene. Devo dire che con questo capitolo faccio un piccolo spoiler della raccolta 'La nostra vita è oggi', dedicata a Felix e Bridgette ma...beh, ce lo vedevo il nostro caro sindaco di Parigi alle prese con un po' di dubbi e il Vischio - prompt odierno - come scusa per distrarlo un poco da ciò che lo avrebbe atteso. Detto ciò, al solito: la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
Infine vi ringrazio tantissimo tutti per il fatto che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie mille!

 

Poggiò le mani sulla scrivania di mogano, carezzando appena con i polpastrelli il legno reso lucido e osservando la stanza da quell’angolazione: era stato tante volte in quell’ufficio, rimanendo però fermo dalla parte opposta dell’ampio tavolo, e fissando l’uomo che era seduto nel posto in cui lui adesso era.
Il luogo da cui sarebbe partita ogni sua decisione e, ognuna di esse, sarebbe stata importante per la città.
Era diventato il nuovo sindaco di Parigi, aveva vinto le elezioni e, appena il nuovo anno fosse iniziato, sarebbe subentrato al posto di Bourgeois: quasi non gli sembrava vero che il piano che aveva imbastito, mentre lasciava Shangri-la e si metteva in viaggio verso Parigi si era realizzato.
Aveva impiegato un po’ di anni, lavorando come giovane politico alle prime armi e poi come rivale dell’uomo che sembrava incollato alla poltrona di pelle dietro di lui, aveva osservato in silenzio i giovani portatori combattere con Papillon e portare un po’ di tranquillità in quel luogo. Si era dovuto trattenere quando lei era giunta lì, aveva dovuto ignorare le sue stesse emozioni mentre lei combatteva contro i Portatori e veniva sconfitta.
Doveva attendere.
Lo sapeva e, nonostante le difficoltà, l’aveva fatto e seguito il percorso su cui Kang lo aveva iniziato due secoli prima.
E adesso era lì, nell’ufficio più importante di tutta Parigi, con quella strana emozione che gli permeava il corpo: la riconosceva fin troppo bene, così familiare a lui che aveva vissuto come un militare e si era ritrovato davanti al nemico molte volte.
Sentiva il cuore battere, il corpo fremere nell’attesa di muoversi e colpire, una calma razionale che gli impossessava la mente e teneva sotto controllo quel bisogno inconscio di tremare e lasciarsi andare, di far partire la mente e immaginare gli scenari più orridi.
La paura era sempre stata una compagnia poco gradita, ma sempre presente, nella sua vita.
Inspirò profondamente, socchiudendo le palpebre e concentrandosi appena su quel nucleo all’interno di sé che sembrava pronto a scoppiare al minimo segno di debolezza: non doveva cedere. Non doveva lasciare che diventasse più grande e prendesse il controllo.
Come sul campo di battaglia, anche lì la paura sarebbe stata una nemica.
Una decisione errata, dettata dal bisogno di rimanere al sicuro, e avrebbe potuto causare danni enormi.
«Sai, questo posto è veramente…» la voce di Bridgette lo fece trasalire appena, facendogli aprire gli occhi e osservare la donna che, stretta in un abito rosso fuoco, osservava con occhio critico la stanza: «Triste. Ok, che Bourgeois se ne va ma fra due giorni è Natale, poteva metterci qualcosa.»
Felix sorrise, allontanandosi dalla scrivania e osservando il piccolo rametto di vischio che era stato abbandonato su un piccolo tavolino affiancato da due poltrone in pelle, una piccola area relax in quel luogo: «C’è quello» commentò, indicandolo e vedendo lo sguardo chiaro di Bridgette calamitarsi nella direzione.
«Oh. Uao. Si è rovinato le mani.»
«E’ Bourgeois» mormorò l’uomo, scrollando le spalle e sistemandosi appena i polsini della giacca color crema, mentre solo dire il nome dell’ex-rivale gli portava alla mente tutto il lavoro che avrebbe dovuto fare: ricontrollare i bilanci, rivedere tutto ciò che l’uomo aveva approvato, poi cos’altro?
«Devi essere veramente preoccupato, se non approfitti dell’occasione» mormorò Bridgette, facendogli riportare l’attenzione su di lei e vedendola sventolare il rametto di vischio davanti al suo viso: «Andiamo, sergente Norton. Andrà tutto bene.»
Felix piegò le labbra in un sorriso, osservandola fare un altro passo verso di lei e avvertire poi la pressione delle dita di lei sui fianchi, mentre piegava appena la testa all’indietro e gli offriva le proprie labbra; le carezzò la schiena, avvertendo la morbidezza della lana dell’abito e seguendo le curve, ringraziando la moda femminile che si era evoluta nel corso del tempo: preferiva molto di più la Bridgette attuale – sebbene sempre in procinto di uccidersi su quei trampoli – rispetto a quella che aveva conosciuto a Nanchino.
Si chinò, premendo le labbra contro quelle di lei e sentendo le sue mani scivolare sotto la giacca e stringerlo con maggiore forza, facendo aderire i loro corpi mentre lui la invogliava ad aprire la bocca, carezzandole la lingua con la propria e aumentando la stretta dell’abbraccio: «Ora ti riconosco, sergente Norton» mormorò piena di divertimento Bridgette, quando si allontanò leggermente da lui, il respiro ansante e le labbra piegate in un sorriso: «Mi stavi facendo paura: tu che non approfitti di un innocuo rametto di vischio.»
«Mea culpa. Vedrò di rimediare.»
«Come passare da un estremo all’altro, eh?»
«Sai che non mi piacciono le mezze misure.»

 

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Capitolo 24
*** 24. Tradizione ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 612 (Fidipù)
Note: Buon Natale! Ed eccomi qua con il consueto capitolo di Miraculous Christmas: che dire? Inizialmente avevo tutta un'altra cosa in mente per 'Tradizione', ma poi nel corso della raccolta mi sono accorta che c'era una cosa che Alex doveva fare e quindi...eccolo qua, protagonista indiscusso di questo capitolo! E domani ci sarà l'ultimo, che chiuderà questo viaggio che mi ha accompagnato per l'intero mese di dicembre e...beh, ci sentiamo domani per i ringraziamenti finali.
Detto ciò, al solito: la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
Infine vi ringrazio tantissimo tutti per il fatto che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie mille!

 

Osservò il proprio riflesso, storcendo la bocca e cercando di decidere se essere soddisfatto oppure schifato della sua opera d’arte: si chinò, tirando leggermente su i calzini con la renna che scivolavano sulla pelle nuda e tornò eretto, continuando a rimirare la sua opera d’arte.
O il delirio più assoluto.
Ancora doveva decidere.
I pantaloncini rossi, che gli aveva prestato Sarah, rasentavano la lunghezza dei boxer e le sue gambe erano completamente scoperte, questo aveva portato a un dubbio amletico: radersi o non radersi? Alla fine aveva optato per la seconda opzione, rendendosi conto che trovare suo figlio in quelle condizioni, con le gambe completamente depilate, sarebbe stato un po’ troppo per il caro, vecchio, sergente Simmons.
Voleva scandalizzarlo, non ucciderlo.
Si strattonò la maglia con la renna ubriaca e sorrise poi al cappello da elfo, che aveva recuperato durante un giro per negozi con Xiang: doveva ammettere con se stesso che si era veramente divertito nel creare quella tenuta, tanto che stava pensando di renderla una tradizione natalizia.
Ogni anno, per Natale, avrebbe dovuto cercare le cose più imbarazzanti da indossare durante la chiamata con i suoi genitori: ormai aveva compreso che non sarebbe tornato a New York, troppo legato alla capitale francese, quindi perché non iniziare a gettare le basi per qualche tradizione nuova? Magari qualcosa da passare poi ai propri figli e nipoti?
La suoneria del programma di chiamate del computer lo riscosse, facendolo voltare verso il monitor dove l’intera schermata era dominata dalla chat; scivolò a sedere, posando le gambe sul tavolo e recuperando la tazza rossa e con la faccia di Babbo Natale dipinta sopra – un piccolo regalo dei compagni di corso, che aveva anche un comodo coperchio a forma di cappello –, prima di accettare la videochiamata: «Non ti vedo» la voce di suo padre risuonò nelle sue orecchie e Alex sorseggiò un po’ del the, che Fu aveva fatto poco prima, in attesa che la linea facesse il suo lavoro.
Doveva solo attendere.
«Io ti vedo, papà» dichiarò, osservando l’uomo dal volto segnato dal tempo e dalla vita dura del militare, mentre alle sue spalle sua madre si muoveva quasi come se stesse cercando qualcosa nello schermo del pc: indossava ancora il grembiule e poteva vedere qualche macchia qua e là sugli abiti.
«Buon dio! Come ti sei vestito?»
«Ti piaccio? Abbiamo una festa stasera e questo è quello che indosserò!» si fermò, osservando l’uomo aprire e richiudere la bocca più e più volte, mentre alle sue spalle sua madre si portava una mano alla bocca e reprimeva una risatina: «Sai, qui a Parigi sono abituati a uno stile simile: è la città…»
«Tu! Che cosa ho fatto di male per meritare un figlio simile?»
Alex sorrise, ascoltando la filippica di suo padre che ben conosceva: aveva smesso da tempo di cercare di essere accettato da lui e iniziando a fare tutto il contrario di ciò che l’uomo voleva. Perché perdere tempo e fatica con quell’uomo? Perché voler per forza venire riconosciuto da lui?
Perché era suo padre? Non era una motivazione adatta e aveva capito che i legami di sangue, da soli, non bastavano a definire gli individui una famiglia.
Una famiglia erano persone che si volevano bene, con le quali instaurare tradizioni e abitudini.
Una famiglia era quella che, adesso, aveva a Parigi: con supereroi con problemi vari, gente millenaria, sergenti tsunderoni – da quando aveva imparato il termine, lo usava sempre riferito al caro sergente Norton –, babbione dal cuore grande grande e individui di ogni specie.
Ecco la famiglia con quale avrebbe creato tradizioni come quella che aveva in mente.
Ecco la famiglia con la quale, l’indomani, avrebbe passato un Natale fantastico.

 

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Capitolo 25
*** 25. Natale ***


Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 982 (Fidipù)
Note: Buon natale! Com'è andata questa giornata? Io sono ancora alle prese con il pranzo, che non ha ancora deciso che direzione prendere. Detto ciò, eccomi qua con l'ultimo capitolo della raccolta natalizia, Miraculous Christmas: che dire? Quando avevo pensato a cosa fare con questo capitolo, ero partita con un'idea completamente diversa ma poi oggi, mentre chiacchieravamo del più e del meno, dopo il classico pranzo di Natale mi è venuta in mente la scena che ho deciso sarebbe stata la conclusione di questa raccolta: niente di che, semplicemente un gruppo di persone - una famiglia, si potrebbe anche dire - che si ritrovano a conversare dopo il pranzo. Noioso, vero?
Detto ciò, al solito: la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
Infine vi ringrazio tantissimo tutti per il fatto che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie mille!

 

«Sono ufficialmente pieno come un uovo» dichiarò Alex, buttandosi sul divano e godendosi il calore proveniente dal camino, massaggiandosi la pancia e piegando le labbra in un sorriso: «Signor Dupain, lei sì che sa come fare da mangiare» dichiarò, aprendo un occhio e osservando il padre di Marinette che, chinando appena la testa, si era portato una mano alla nuca e se la massaggiava, sotto gli sguardi della moglie e della figlia: «Ha mai pensato di ingrandirsi?»
«La boulangerie mi basta e avanza» commentò Tom, accettando la tazzina di ceramica bianca che gli era stata offerta da Lila e che scompariva quasi fra le sue grandi mani: «Mi dispiace.»
«Ha solo infranto i miei sogni, signor Dupain.»
«Qui chi ha infranto sogni è stato Rafael» bofonchiò Lila, versando il caffè dalla moka in una nuova tazzina e passandola a Sabine: «Quando Wei mi aveva detto che era passato di gioielleria, ero già partita in quarta con l’immaginazione…»
«A me piace la catenina che mi ha regalato» mormorò Sarah, portandosi una mano al collo e carezzando il piccolo ciondolo a forma di fiocco di neve: «Perché cosa speravi che…»
«Beh, sai…» Lila si fermò, piegando le labbra in un sorriso e sbattendo le labbra: «Conoscendo il suo compagno di imprese…»
«Io non sono Adrien, e non ho la sua fretta» commentò Rafael, sistemandosi meglio sulla poltrona e incrociando le braccia al petto: «Inoltre, se non erro qualcuno qui si è mosso alla velocità della luce perché c’era quel pomodoro che andava in territori altrui.»
«Giuro, il vostro modo di esprimervi, mi ricorda quella di un sergente inglese dell’Ottocento» bofonchiò Bridgette, poggiando il fianco contro lo schienale del divano e scuotendo la testa: «Territorio. Ma vi sentite quando parlate?»
«Pensavo che i maschi alpha andassero di moda» commentò Alex, alzando le spalle e ghignando: «Insomma, fate un attimo caso ai libri sulle storie d’amore che escono ultimamente…»
«In verità quello che va per la maggiore è il bad boy» commentò Manon, alzando la testa dal carillon che teneva in mano, e dando una breve occhiata a Thomas al suo fianco: «Nelle fanfiction il protagonista maschile è sempre un bad boy, alpha e…» si voltò verso l’amico, storcendo le labbra: «E che altro?»
«Perennemente in calore?»
«Quello lo è per davvero» ghignò Marinette, indicando con un cenno Adrien al suo fianco e sorridendo quando vide l’espressione imbronciata che era comparsa sulle labbra del marito: «Non ti sto prendendo in giro. Davvero.»
«No, certamente. Non lo stai facendo» bofonchiò Adrien, scostandosi quando Marinette cercò di posargli una mano sulla testa: «Mi ritengo offeso, tesoro.»
«Se la chiami tesoro, come puoi essere offeso?»
«I pennuti devono stare in silenzio.»
«Bad boy…» mormorò Gabriel, massaggiandosi il mento e sorridendo appena: «Mi domando se posso rientrare anche io nella categoria?»
«Tesoro, per favore, tu sei tutto tranne che quello.»
«Sophie, mi sento in dovere di contraddirti.»
«Quindi i santi come Wei non vengono minimamente calcolati nelle fanfiction?» domandò Lila, sistemandosi alle spalle di Wei che, comodamente seduto in poltrona, seguiva con interesse la conversazione: «Cucciolo, mi spiace, sei fuori moda» dichiarò, chinandosi e posandogli le labbra sul collo: «E devo dire che va benissimo così: non devo fare a botte con le tue ammiratrici.»
«Cosa che invece fanno Sarah e Marinette, vero?»
«Esatto, cucciolo.»
«Devo dire che anche i ragazzi normali come Rafael e Adrien non vanno molto…»
«No, ora devi dirmi cosa hanno di normale loro due» sbottò Thomas, balzando in piedi e indicando alternativamente i due: «Sono modelli, ricchi, belli, hanno ammiratrici ovunque vanno…» si fermò, voltandosi verso Manon e fissandola: «Cosa hanno di normale?»
«Normali come te e Alex?»
«Alex è una specie di genio» bofonchiò Thomas, incrociando le braccia e fissando il ragazzo: «Senza offesa, amico.»
«Non mi offendo: so di essere incredibilmente…»
«Incredibilmente yankee?»
«Felix, per favore. Almeno a Natale, lascia in pace Alex.»
Xiang sorrise, osservando Bridgette prendersi il setto nasale e alzare gli occhi al cielo: «Mentre il nostro caro Blanchet in che categoria è?»
«Ma vi sembrano discorsi da fare a Natale?»
«Zitto, piumino. Io mi sto divertendo.»
«Non lo mettevo in dubbio, volpe.»
Manon inclinò la testa, osservando Felix e facendo vagare lo sguardo, appuntandosi di tanto in tanto su qualche dettaglio: «Mh. Direi uomo di potere e anche quello è una categoria che piace.»
«Signorina, tu devi smettere di leggere certa roba» dichiarò Felix, indicandola e sorridendo: «Sei troppo piccola per questi discorsi…»
«E dovreste sentirla quando viene aggiornata la sua storia su Chat Noir e Ladybug…»
«Aspetta, aspetta, aspetta. Scrivono cose su Chat Noir e Ladybug?» domandò Adrien, sorridendo e voltandosi verso Marinette: «Devo assolutamente leggerle.»
«E non solo su di loro, ma su…» Manon si fermò, stirando appena le labbra: «Beh, tutti.»
«Penso sia normale» commentò Sabine, intromettendosi nel discorso: «In fondo sono persone importanti e da quanto mi diceva Manon, scrivono storie su di tutto e tutti.»
«Com’è che sei così informata su questo argomento, mamma?»
«Volevo sapere il perché non si stacca mai dal cellulare» dichiarò Sabine, indicando la ragazzina e poi scuotendo il capo: «E abbiamo iniziato a parlare.»
«Tua madre è più informata di te, my lady» Adrien si chinò verso di lei, sussurrandole le parole all’orecchio e passandole poi un braccio attorno alle spalle, stringendola a sé: «Allora, passando ad altro: che facciamo?»
«Beh, potremmo perdere ogni dignità e attaccare la console che ho regalato a Xiang e divertirci con quei giochi cretini...» buttò lì Alex, sorridendo appena: «Potreste vederla come un’ottima occasione per smaltire un po’ del pranzo di Natale. Non è vero, Fu?»
«Perché io?»
«Maestro, ho visto come ha assaltato l’antipasto. E il primo. E il secondo.»
«Giovanotto, quando arriverai alla mia età…»
«Cosa che non accadrà mai.»
«…capirai che ogni pasto potrebbe essere l’ultimo.»
«Boom. E con questo pensiero veramente ottimista, io direi di attaccare la console e darci a cose che, entro domani, vorremmo dimenticare. Ci state?»

 

 

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