Perchè sei tu.

di Felicitywolverine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


POV FELICITY
“Non è possibile. Non può essere che sia capitato proprio a me!” continuo a ripetermi rinchiusa nel bagno. Mia madre che bussa ripetutamente alla porta e io in mano ho quella maledettissima stecca bianca e rosa che mostra le due lineette rosse.
“Dannazione! Che sia maledetta per ciò che faccio e per i miei continui errori!” Cammino avanti e indietro passando tra i sanitari del mio bagno, finché l’agitazione iniziale e la rabbia verso me stessa non finiscono e mi accascio, seduta con le spalle contro la porta bianca scorrevole.
- Felicity tesoro, ti prego esci. – mi chiede ripetutamente mia madre mentre sente i miei singhiozzi che io non riesco più a reprime. Mi alzo lentamente e lascio entrare l’unica persona che adesso conosce il mio segreto. I suoi enormi occhi marroni si mostrano a me preoccupati e comprensivi. Tutto ciò che mi sembrano voler dire è “Tranquilla sistemeremo tutto.”

***
Mi sento male. Ultimamente sono sempre stanca e la mia testa adesso sta girando come se fossi appena scesa da una giostra. Ho le nausee, forse all’ora di pranzo non avrei dovuto mangiare quell’hot dog. Mi sdraio sul divano, abbandonando la testa trai cuscini e chiudo gli occhi con la speranza che tutti quei disturbi passino, ma non accade nulla di tutto ciò. Anche se, nonostante la continua voglia di gettare la testa nel gabinetto, il sonno e la stanchezza prendono il sopravvento. Mi lascio svegliare da mia madre un paio di ore più tardi, quando lei rientra da lavoro. Mi chiede preoccupata cosa c’è che non va e io le racconto tutti i sintomi. E solo nel dirli ad alta voce mi rendo conto di cosa potrebbe essere. Anche la mamma lo ha capito ed è la prima ad ammetterlo ad alta voce.
- Felicity non è per caso che sei incinta? – tremo solo all’idea e qualche lacrima è già scesa sulle guancie.
- Io non lo so. – singhiozzo.
- Ti sono venute le mestruazioni questo mese. –
- No. Mi sarebbero dovute venire una settimana fa … cielo mamma. Sono incinta. – quasi urlo tra le lacrime.
Per fortuna mio padre non è in casa. Si, perché ogni volta che uscivo con Ray per andare a casa sua, lui mi ripeteva sempre scherzando: “Mi raccomando tesoro state attenti, altrimenti potresti avere un pargoletto tra le braccia molto presto.” E come ogni volta io lo fulminavo con gli occhi. Non riuscirei a sopportare neanche lo sguardo di rimprovero da parte di papà. Ma infondo, avrebbe ragione. Incinta a diciassette anni, quasi diciotto. Una vera vergogna per la famiglia Smoak.
- Calma piccola mia. Potrebbe essere solo un po’ di stress. Devi fare il test per renderti veramente conto.

***
E quel test l’ho fatto. Peccato che è uscito positivo. Peccato che aspetto un figlio. Guardo mia madre negli occhi e cerco di abbracciarla più che posso, con la speranza di cercare rifugio tra le mie braccia.
- Ti va un the caldo? – è l’unica cosa che mi chiede. Ovviamente non c’era neanche bisogno di dirlo. Annuisco lentamente mentre con la manica del maglione asciugo gli occhi umidi. Mi siedo sullo sgabello alto della penisola della cucina e intanto osservo mia madre che mi prepara il The, in silenzio,nella mia disperazione. Mio padre è ancora a lavoro e ha chiamato la mamma dicendole che sarebbe rientrato stanotte. Il lavoro del medico è parecchio impegnativo. Perciò siamo noi due sole con una notte che ci aspetta lunga e insonne per parlare e chiacchierare della “novità” e del nuovo membro che sta per arrivare in famiglia.
- Dovresti dirlo a Ray – mi sussurra, dopo lunghi attimi di silenzio. Già Ray. Il padre del bambino. Lui dovrebbe essere il primo dopo di me a conoscere la verità. Dovrei andare da lui, a casa sua e dirgli che diventerà papà. Affrontare le sue reazioni. Prima incredulità, poi rabbia, rassegnazione e infine anche gioia. Perché Ray è una persona buona e presto o tardi so che a lui in futuro sarebbe piaciuto diventare padre e quindi anche se questa cosa gli capita prima di certo non si farebbe tutti questi problemi.

***
Non ho mai odiato così tanto le vacanze di Natale in vita mia come sto facendo adesso. Ray,Barry e Cisco hanno deciso di farsi un viaggio in europa per le feste, senza includere noi ragazze. Amo il mio fidanzato, ma in questo momento vorrei ucciderlo. Mi ha lasciata da sola con Laurel,Caitlin,Iris,Sara e Thea mentre il freddo congela tutta New York .Io e le mie amiche adesso siamo rinchiuse in casa della piccola Lance che ci ha costretto a guardare un film durante un pigiama party. “Pigiama” si fa per dire. Mentre io e Sara siamo in tenuta pantaloncini e canotta, Laurel non si è ancora andata a cambiare, anzi, quando è scomparsa qualche minuto in bagno, ho avuto l’impressione che si sia truccata un po’. I miei timori diventano reali quando sentiamo suonare il campanello alla porta.
- Chi è? – chiedo a Laurel.
- Ho … ecco … ho invitato Tommy e qualche amico per movimentare un po’ la serata. Io la guardo in cagnesco perché potrei accettare Tommy che è il suo attuale ragazzo, ma i suoi amici non li sopporto proprio. E in particolare un suo amico nonché fratello maggiore di Thea: OLIVER odioso QUEEN. Quando Laurel va ad aprire la porta il primo ad entrare è il suo ragazzo che porta in braccio qualche lattina di birra sorridente, e viene seguito da Mike ,Jackson e i tre moschettieri. Perché Oliver,Robbie e Roy sono inseparabili. Oliver Queen. La persona che odio di più in tutto il mondo, lui non sa essere nient’altro che maleducato e strafottente, con quel ghigno sempre stampato sul volto e la battuta pronta che a volte tende ad essere invadente. - Piccola Smoak che bel pigiama! – esclama, mentre appoggia sul tavolino accanto ai pop corn delle bottiglie di Bourbon. Oliver fa il penultimo anno di università. Studia lettere e si sta specializzando in letteratura straniera. Praticamente quello che voglio fare io. È molto più grande di me, circa otto anni, ma questo non mi ha mai impedito di rispondergli.
- Invece il tuo guardaroba è sempre lo stesso. Di la verità, non ti cambi mai e questo spiegherebbe l’incredibile puzza che si sente dal tuo arrivo. – ghigno soddisfatta, osservando il suo look total black.
- No. Quello in realtà è Robbie che è già ubriaco marcio.
- Hey, non è vero! – sento gridare di rimando Robbie che si è posteggiato in cucina, troppo abituato ai miei dibattiti con l’amico per cercare di fermarci. - E comunque … come siamo acide stasera. L’astinenza dal sesso con Palmer ti ha già fatto invecchiare di cinquanta anni?-
- Ripetilo se ne hai il coraggio. – mi avvicino di un passo a lui.
- Sei una vecchia acida. – mi ripete, avvicinandosi altrettanto.
Bene, l’ha voluto lui. Mi piego sul tavolino di vetro e prendo una bottiglia del suo prezioso liquore. E quando dico prezioso, intendo proprio prezioso! La apro e ne bevo un, due, tre sorsi, andandomene in cucina.
- Hey, no, che fai? Non toccare il mio Bourbon, è roba da veri uomini. – cerca di riprendersi la bottiglia, ma io lo scanso facilmente.
- Se tu sei un vero uomo, allora posso continuare a bere tranquillamente. – butto giù altro liquido forte. Ma come fa a sopportare una roba del genere? Sento qualcosa prendermi per i fianchi e farmi fare qualche passo indietro.
Mi ritrovo improvvisamente seduta sul divano, imbraccio a lui. Mentre una sua mano è ancora sulla mia vita, l’altra è sulla coscia nuda per poi andare a riprendersi il Bourbon.
- Questa è mia. – sussurra e io mi alzo di scatto da lui per allontanarmi quanto posso. È passata qualche ora e le quattro bottiglie di Bourbon sono finite nei nostri stomaci accompagnate dalle birre. In poche parole, siamo ubriachi fradici.
- Giochiamo ad obbligo o verità? - chiede Sara Perché ho annuito? Mi sono scavata la fossa da sola, visto che la prima vittima che viene scelta sono proprio io.
- Felicity,bella! – mi chiama la mia amica. – cosa scegli?
- Obbligo. – non mi va di dire cose sconvenienti su me stessa.
- Bacia Ollie – mi sento morire. Io? Baciare Oliver? È roba da pazzi!
- No. Insomma, io ho un ragazzo-
- Felicity , se non lo fai dovrai ripulire tutta la casa da sola. E poi è un semplice gioco, Ray non lo saprà neanche. – mi convince Caitlin, o forse e il troppo alcol a farmi cedere così facilmente.
- Su forza piccola Smoak, togliamoci il pensiero. – è Oliver ad avvicinarsi, ma so che sono io a dover fare il primo passo. Avvicino lentamente la mia bocca alla sua e gli do un bacio a stampo appoggiando una mano sul suo volto. Sto veramente baciando Oliver? Senza pensarci apro la bocca per far entrare in contatto anche le nostre lingue. Sento la sua saliva, il suo sapore, le sue mani che accarezzano calde la mia schiena, mentre un brivido di piacere l’attraversa e mi spinge con più forza contro di lui. Il mio respiro adesso è irregolare e inspiegabilmente continuo a baciarlo, mordendogli anche il labbro inferiore.
- Felicity. – la voce di Sara mi ridesta dai miei pensieri. Sta ridendo. – avevo detto di baciarlo, ma non ci dovevi mettere per forza la lingua! – è ubriaca, sono tutti ubriachi. La sua voce mi fa staccare da lui e mi porta a guardarla ridere, mentre appoggia la testa sulla spalla di Tommy. Non si sono accorti che se non fosse stato per la loro presenza, io e Oliver molto probabilmente avremmo continuato a baciarci. Respira lentamente e mi osserva. Intensamente.
Non riesco a reggere il suo sguardo. Così mi alzo e salgo le scale per andarmi un attimo a sdraiare sul letto della mia amica. Chiudo gli occhi per qualche secondo, ma intanto mi sono già addormentata. Mi risveglia una mano che mi scuote leggermente. Apro lentamente gli occhi e mi ritrovo davanti quelli celesti di Oliver.
- Che c’è? – sussurro. Ho voglia di dormire, perché non mi lascia in pace a cercare di farmi passare la sbronza?-
- Volevo solo sapere se stavi bene. Te ne sei andata da un’ora e ora che tutti se ne sono andati volevo avvisarti che le tue amiche e mia sorella si sono addormentate giù in salotto.
- Ok – borbotto – grazie per avermelo fatto sapere. – ma mentre si alza dal bordo del letto, io lo blocco, prendendogli un braccio. Lui si rigira. – mi avresti continuato a baciare, prima?-
- Perché me lo chiedi?-
- Perché sono curiosa. non mi hai fermato.-
- Sei ubriaca.-
- Lo sei anche tu. – alzo il busto e lo faccio sedere accanto a me.
- Vuoi sapere la verità? – sbuffa infastidito. – eccola.
Mi bacia, prendendo il mio volto tra le sue mani e spingendo il mio busto contro il materasso. Istintivamente chiudo gli occhi e apro completamente la bocca per accogliere la sua lingua, che calda, prima mi lecca le labbra. Le mie gambe sono bloccate dalle sue ginocchia, Eppure, cosciente che quello davanti a me sia l'Oliver che tanto odio e disprezzo, le mie mani sono sotto la sua solita camicia nera e gli accarezzano l’addome senza fermarsi. Quando si stacca da me, mi guarda negli occhi e per un attimo provo del dispiacere.
- Siamo completamente ubriachi. Perciò qualsiasi cosa facciamo, domani ce la dimenticheremo e sarà come se non fosse successo niente. – è lui a parlare. Mi fa capire che vuole continuare, come voglio continuare io .
Senza parlare, incomincio di nuovo a baciarlo e trovo ironico il fatto che di solito io sia quella sempre attenta a fare la cosa giusta. Gli sbottono la camicia impazientemente, mentre lui mi ha già tolto la canotta del pigiama e giocherella con l’elastico del pantaloncino. Mi bacia il collo e intanto con i piedi si è tolto le scarpe e in qualche modo i pantaloni. È rimasto in boxer. Io in intimo. Mentre mi sta ancora baciando delicatamente la gola scendendo piano verso il basso, le mie mani sono finite dietro la sua schiena e poi nelle sue mutande, ad accarezzargli il fondoschiena. Arrivato con la bocca sul seno, mi toglie i reggiseno e comincia a torturarmi con la lingua un capezzolo, mentre le mani sono scese per togliermi anche le mutandine come io ho fatto con le sue. In un attimo è dentro di me e per un secondo io mi dimentico di respirare. Forse è l’alcol ed è tutto amplificato, ma il piacere che provo in questo è estremamente più sconvolgente di quello che provo di solito con Ray. Risale con la bocca sulla mia e mi bacia. Oh, bacia tremendamente bene mentre inizia a spingere dentro di me. Tocca i miei punti giusti e mi eccita sempre di più, fino a quando non raggiungiamo quasi insieme il piacere. Stremato si lascia andare sopra di me e riesco a sentire il suo respiro sul mio orecchio che mi procura ancora altri brividi di piacere
- Chi lo avrebbe mai detto che una ragazzina come te, sia così brava a letto. – io invece di sentirmi uno schifo, rido alla sua battuta, mentre si alza e si riveste per poi andarsene e io mi riaddormento nuda nel letto di Laurel. Mi sveglio con un forte mal di testa e la luce del sole che illumina perfettamente la mia nudità. Non mi dovrei ricordare di niente, ma le mani di Oliver su di me sono ancora nella mia testa e stanno passeggiando a braccetto con un bel senso di colpa.

***
Non ho la più pallida idea di chi sia il padre. Se Ray o Oliver. Mi lascio coccolare ancora un po’ tra le braccia di mamma, mentre con disprezzo e vergogna verso me stessa cerco di scacciare dalla mia mente quella notte di due settimane prima.





SALVE A TUTTI!
Nuova storia,spero che possa piacere...fatemi sapere
Ringrazio di già tutti coloro che la leggeranno
Grazie
FW

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


-Feliciy tu cosa?
- Ti prego dimmi che è uno scherzo.
Le voci delle mi amiche mi assillano in continuazione. Era passata una settimana da quando avevo fatto il test di gravidanza ed era giunta la parte più tremenda. Dirlo al resto della mia famiglia. Le mie amiche mi guardano stupite,ho appena detto loro la verità e per poco le mie amiche non svengono tanta è la sorpresa. Siamo a casa Lance nella camera di Sara e ne ho approfittato dell’assenza del padre per essere sincera con le mie migliori amiche. Dopo una settimana non ho ancora detto niente a Ray.

***
Ho scoperto di essere incinta da un giorno, per ora va tutto bene e io e la mamma abbiamo passato l’intera giornata a decidere cosa fare. Prima di rendermi conto è già arrivata l’ora di cena e tutti e quattro sediamo al tavolo. La mamma è di fronte a me e continua a guardarmi per rassicurarmi, mentre papà mangia ignaro della rivelazione che sto per fare. E solo che ho così tanta paura di ammetterlo ad alta voce.
- Caro … c’è una cosa che nostra figlia ti deve dire. – inizia cauta mia madre. Papà alza spontaneamente lo sguardo verso di me. Mi chiede con i suoi occhi cosa succede e nota la mia preoccupazione nel dirglielo.
- Io … ecco … io …-
- Tesoro, lo sai che puoi dirmi tutto quanto. – e lo fa. Allunga una mano verso la mia con fare rassicurante, ma io so che la notizia lo sconvolgerà parecchio.
- Sono incinta. – la mia voce è appena un sussurro, ma sono sicura che lui mi abbia sentito. Irrigidisce tutti i muscoli e adesso la sua espressione e impassibile, fredda e mi sta guardando come se non mi riconoscesse. Come se non vedesse più sua figlia, ma una perfetta sconosciuta.
- Tu … - inizia a parlare – non è possibile...non puoi essere veramente incinta!-
Vorrei scoppiare a piangere, ma ho pianto fin troppo ieri sera. Devo affrontare i miei errori e devo affrontare mio padre.
- Invece, lo sono. – gli confermo, alzando lo sguardo e mostrandogli gli occhi di una figlia che sicuramente si vergogna, ma non ha più paura.
-Ma … ma come è potuto accadere? – e quella domanda mi spiazza perché non so come rispondere ad una domanda del genere. – cioè, intendevo perché non siete stati attenti tu e Ray?-
Ed è proprio questo il punto, io con Ray ero sempre stata attenta! Certo, c’è la possibilità che qualche volta si sia rotto il preservativo, ma era bastata una serata da ubriaca con il fratello a liberarmi da quello strato di rigidità di cui mi sono sempre ricoperta. Con Oliver non avevo usato nessun tipo di protezione, anche se alcuni momenti di quella sera sono confusi, io ne sono sicura. C’è la possibilità che sia lui il padre.
- Siamo stati attenti. O almeno, abbiamo cercato di essere attenti. – mi limito a rispondere, per ora nessuno deve conoscere il mio dubbio su chi sia il padre. E in un attimo i suoi occhi si fanno lucidi. Sta piangendo e io non me lo sarei mai aspettata. Mio padre che piange?
- Sei una delusione. – mi dice è questo è peggio di una pugnalata al cuore.
Avrei preferito che mi urlasse contro, che mi sgridasse o che mi cacciasse di casa persino, ma almeno avrei capito il suo stato d’animo. Invece, lui continua ad essere freddo con quei occhi e con tutto il resto del corpo. “Sei una delusione. Sei una delusione. Sei una delusione.” Quelle tre parole continuano a rimbombarmi perché sono vere. Sono una completa delusione. Abbandona la sala da pranzo e sale le scale per allontanarsi da me, dalla figlia che cerca il suo appoggio, dalla sua delusione più grande.

***
- Ci sai dicendo che sei incinta? – mi chiede conferma Laurel – e chi è il padre?
- Sei un’idiota. È logico che il padre sia Ray, giusto? – le guardo. Non posso dire loro che ho fatto sesso con Oliver proprio su quel letto, perché si alzerebbero disgustate all’istante. Per adesso è meglio che loro rimangano all’oscuro di questa cosa. Sara è sempre stata un po’ più pacata. Lei, invece mi farebbe già la solita ramanzina. Me la sta per fare adesso che le ho solo detto di essere incinta, figuriamoci se le dicessi che potrebbe essere di un altro. - Certo, giusto. – emetto flebilmente. Ricevo due occhiatacce scettiche da parte di entrambe, ma lasciano perdere quasi subito.
- Senti, Felicity … - inizia Laurel e io so già cosa mi vuole dire. Come ho già detto, la solita ramanzina. – sbaglio o ti avevo avvertita del fatto che tu e Ray dovevate usare precauzioni? guarda cosa ti è successo? Sei incita, tra qualche mese diventerai mamma e … -
all’improvviso si ferma, ha gli occhi lucidi e sta per scoppiare a piangere o meglio, si sta commuovendo
– non ci posso credere che tu stia per diventare mamma! Anche se è presto è una cosa stupenda e … e … oddio vi rendete conto ragazze, vero? Sara diventeremo zie! E io scoppio a ridere, un po’ perché non mi sarei mai aspettata una reazione del genere da parte della mia amica e un po’ perché nel dire “zie” cerco di mascherare anche la mia commozione. Ma alla fine è vero
. - Vi posso chiedere di non dire nulla a Ray? – chiedo loro dopo esserci calmate.
- Non glielo hai ancora detto? – mi domanda Sara stranita.
- No, non ci sono ancora riuscita, ma lo farò il prima possibile. – affermo – vi chiedo solamente di mantenere il segreto fino a quando non gli avrò confessato tutto.
Devo trovare le parole giuste e soprattutto devo trovare il momento giusto. Mi giurano che Ray non avrebbe scoperto nulla di questa faccenda, fino a quando non sarei stata io a deciderlo.


La mamma ha continuato che “I primi mesi della gravidanza sono i più critici.” Ma io come solito non le ho dato retta ritrovandomi a seguire la stancante l'ezione di educazione fisica del professor West. Arrivata al decimo giro di corsa mi manca il fiato e il cuore batte troppo forte. Mi fermo due secondi cercando di recuperare un po’ d’aria, piegandomi e reggendomi con le mani sulle ginocchia.
- Smoak che fai? Continua a correre! – sono le intimazioni del coach ma le sue parole diventano sempre più ovattate mentre i suoni diventano silenzio, gli occhi non riescono più a focalizzare niente. Tutto diventa appannato e poi il buio.
La prima cosa che vedo sono le luci al neon dell’infermeria. Roteo leggermente la testa e inquadro tutta la stanza per poi notare una testa con un ciuffo castano chiaro e i due occhi più belli che io abbia mai visto.
- Hey – mi sussurra prendendomi la mano. Io cerco di rialzarmi ma un forte giramento di testa mi costringe a ritornare a sdraiarmi. – piano, sta giù, devi riposare.
- Che cosa è successo? – gli chiedo. Non ricordo con esattezza quello che è successo.
- Hai avuto un calo di pressione per il troppo sforzo. – “e per la gravidanza” aggiungo mentalmente. – durante la corsa di devi essere stancata molto e hai perso i sensi. Tua madre arriverà a momenti per portarti a casa. E infatti mia madre arriva dopo qualche minuto. Mi rimprovera con lo sguardo perché mi aveva avvertita, perché il mio unico compito in questo momento è quello di stare attenta e di proteggere il bambino che cresce dentro di me. Ma invece di andare a casa, ci siamo fermate allo studio del mio ginecologo, il dottor Wells.
Da quando ho scoperto di essere incinta non ho ancora fatto un’ecografia, ma la mamma si vuole accertare che vada tutto bene, che il bambino stia bene. Mi fa accomodare su un lettino accanto alla macchina ecografica e mi alzo la maglietta della tuta, mentre lei inizia a spalmarmi il gel freddo con la sonda. Il macchinario si accende e mostra delle immagini in bianco e nero. È tutto molto confuso, io non ci ho mai capito un granché di ecografie e robe varie, ma vedo Meredith sorridere. Dopo qualche minuto di silenzio, si decide a parlare
. - Allora … il bambino sta benissimo. È di poche settimane, due per l’esattezza. – il sangue mi si gela. Due settimane fa non ho fatto sesso con Ray. Lui non era a New York, ma in compenso c’era Oliver con me. – ma non ne sono sicura dovrei controllare in modo più approfondito, forse mi sbaglio di una settimana in meno.
-Forse questa è già le terza. – e la speranza ritorna a farsi spazio dentro di me. Dopodiché stampa le foto dell’ecografia e le dà a mia madre. Quando quest’ultima esce e io decido di parlare da sola con il mio ginecologo.
- Wells ho un problema. – la guardo agitata mentre osservo la porta nel caso mia madre decide di ritornare. – non so chi è il padre del bambino.-
- Come? Ma non è Ray?-
- Potrebbe non essere lui. – le dico a bassa voce.
- Felicity, che hai combinato? – mi vengono le lacrime agli occhi e sbuffo frustrata dalla situazione.
- Ero ubriaca, eravamo ubriachi. Ray non c’era e nella mia testa c’era solo lui e senza pensarci due volte ci sono andata a letto.-
- Lui chi? – mi trattengo, prima di rispondere. 
- Oliver.-
Allarga gli occhi per la sorpresa e si lascia andare sulla poltrona della sua scrivania. L’ho lasciato senza parole, ma in fin dei conti non ha tutti i torti. Oliver è otto anni più grande di me e io in confronto a lui ho poche esperienze di vita. Lui è quello che a venti anni prese un anno sabbatico per farsi il giro del mondo, era quello che aveva avuto una breve relazione con la collega del padre Isabel Rochev,anche se lui era tre anni più piccolo di lei. Oliver è quel ragazzo che io non ho mai sopportato che quando ero piccola lui mi faceva i dispetti, dimostrandosi ancora più bambino di me,era per tutti colui che io odiavo e che non riuscivo a reggere la sua vista per più di due minuti, che quando organizzavano i nostri genitori le cene tra gli Smoak e i Queen io cercavo ad ogni modo di ignorarlo. Eppure, come una pazza incosciente avevo ceduto come tutte le altre ragazze al suo fascino e al suo fisico e non avevo resistito anche grazie all’aiuto del suo maledettissimo Bourbon.
- Oliver? – ripete sconcertata. – ma … ma … quel Oliver?
- Si, quel tipo Oliver. Oliver Queen e io abbiamo fatto sesso e adesso non so se il bambino sia di Ray o sia suo e devo trovare un modo per scoprirlo.
- Per quello c’è il test del DNA.
- Perfetto …
- Ma devi essere maggiorenne o ti devi far accompagnare da un genitore.
- Che cosa? Wells io compirò diciotto anni solo tra cinque mesi, non posso aspettare tutto questo tempo per conoscere la verità, sarebbe troppo tardi. Ti prego non è che potresti trovare un modo che io le faccia adesso? – la supplico e cerco di farle quel faccino che l’abbindolava così tanto quando ero piccola.
- Mi dispiace Felicity....ma non posso fare niente.





Eccomi con il 2' capitolo
Sinceramente i primi capitoli servono a fare d'introduzione e forse non sono il massimo
ma vi assicuro che man mano che si andrà avanti,i capitoli miglioreranno...e la storia si farà intrigante.
Detto ciò ringrazio chi ha ricensito e chi ha solamente letto anche perchè fa sempre piacere.
Grazie ancora e alla prossima
FW

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


POV FELICITY
La cosa più sconvolgente in quella settimana fu quando parlai della cosa con Oliver...
-Laurel ne stava parlando con Tommy e io ho sentito, è vero?-
- È vero cosa?-
- È vero che sei incinta? chi è il padre? – e mi guarda con ansia
- Che intendi, scusa?-chiedo perplessa
- Ti riformulo la domanda. Qualche settimana fa noi abbiamo fatto sesso, sono io il padre del bambino? – inspira profondamente.
Guarda verso il basso, su un punto indefinito del pavimento,sembra spaesato e impaurito, poi alza il suo sguardo sul mio e adesso ho l’impressione che il suo volto sia diventato leggermente severo
- Non ne ho la più pallida idea. – dico schietta
- Che cosa intendi fare?-
- Quando compirò diciotto anni farò il test del dna.-
- Ma mancano ancora dei mesi, non c’è un altro modo? -
- Devo raggiungere per forza quell’età, ho parlato con Wells e mi ha detto che non c’è altra soluzione.-
- Hai parlato con Wells? – lo scruto. Questa cosa dovrà rimanere un segreto per sempre. Verrà fuori solo se verremo a scoprire che il bambino che porto in grembo è suo.
- Manterrà il segreto, me lo ha promesso, ma ha anche detto che non mi può far fare niente, almeno che non venga con me mia madre.
- Potrei accompagnarti io, infondo sono più che maggiorenne.-
- Mi serve un tutore, Oliver.-
- Parlerò con Wells, vedrò cosa posso fare.-
- Oliver...ecco … volevo sapere … che cosa faresti, se il bambino fosse tuo? – e quella domanda lo spiazza completamente perché in mezzora che ha appreso la verità non ha ancora pensato al futuro. Se il bambino fosse suo, cosa avrebbe fatto? È un miracolo che non mi abbia urlato contro o che sia scappato..
- Mi prenderei cura di lui. – risponde – mi prenderei cura di te. – non mi lascia il tempo di rispondere che se ne va via..


Lascio che la serata scorri lenta al Big Belly Burger, mentre mi concedo di mangiare due o tre panini sotto gli sguardo sorpresi di Barry, Cisco e Ray 
- Ti devo parlare di una cosa importante. – inizio – qualche giorno fa, ho scoperto una cosa e ho avuto paura nel dirtela subito, ma adesso sono pronta nel rivelarti la verità.-
-È qualcosa di brutto? Mi vuoi lasciare?-
- No, amore mio, non è niente di brutto e non ti voglio neanche lasciare. – entrambe le mie mani finiscono dietro la sua testa per accarezzargli i capelli e appoggio la fronte sulla sua.
-Sono incinta. – gli bisbiglio sulle sue labbra e lui si stacca bruscamente, spaventato da quelle parole. La sua espressione è incredula. Si sta reggendo al bracciolo di legno ridipinto di bianco del dondolo e mi scruta come se fossi un’altra, come se non mi avesse mai conosciuto.
- D’accordo. – dice – ci prenderemo cura di nostro figlio. – e mi abbraccia e mi bacia e io non potrei mai essere felice come in questo momento, mentre accetta di diventare padre.
– Lui sarà nostro figlio. – mi sussurra.
- O Lei, sarà nostra figlia. – gli rispondo, sorridendo. Non sono felice. Di più. Sono euforica perché Ray è con me. Ray è la mia famiglia.

POV OLIVER
- Oh mio Dio! – la voce di mio padre è sconvolta.
Mi sono seduto accanto a lui, sul divano, e ho detto la verità tutta d’un fiato: “Felicity è incinta e forse sono io il padre!” Ok, avete presente quando ho detto che nessuno doveva sapere ciò che è accaduto realmente? Beh, le mie convinzioni sono andate a farsi fottere, non appena ho visto mio padre. Sto correndo un rischio nel dire la verità, ma proprio non ci riesco a nascondergli niente, anche perché se sono grande lui sarà sempre il mio papà,con cui non ho segreti. Potrebbe rimproverarmi da un momento all’altro, invece lei se ne sta in quella posizione, che tra l’altro richiede troppa fatica, invece continua a scrutarmi.
- Tu ed Felicity avete fatto un figlio?-
- Si, cioè no … cioè non lo so. – Poi fa qualcosa che non mi sarei mai aspettato. Ride, scoppia a ridere, portandosi le mani sulla pancia. Io mi alzo, oltraggiato dal suo comportamento e incredulo per una reazione esageratamente opposta a quella che mi sarei aspettato.
– Perché stai ridendo? Tu non dovresti ridere-
. - Lo so, scusami. È che … me lo sentivo che prima o poi tu e Felicity sareste finiti a rotolarvi sotto le coperte..-
- Papà! Quante volte te lo devo dire. Io e lei non ci sopportiamo. Ci siamo ubriacati, è stata tutta colpa dell’alcool. – mi guarda ancora sorridente e mi appoggia una mano sulla spalla
- Sai benissimo che gli effetti di una sbronza, qui non c’entrano niente.-
- Possibile che tu non abbia capito il vero problema? Lei è la ragazza di Ray e non si sa chi sia il padre, se io o lui.-
- Fate il test del dna.-
-È ancora minorenne.-
- Allora fatevi accompagnare da Donna.-
- Nessuno sa che Felicity e io siamo stati a letto. Tu sei l’unico, non lo deve sapere nessun’altro, soprattutto mamma.-
-Diventerò nonno...-dice con un sorriso smagliante
-Non è confermato- rispondo quasi subito
-Dettagli,comunque passando a cose importanti....com'è stato il sesso con Felicity?- chiede schietto,il pudore non è nel DNA dei Queen
-PAPÀ!-

  POV FELICITY
- Ora basta Noah! Io non ne posso più dei tuoi continui sbalzi d’umore. Non ti sopporto! – sento le urla di mia madre che provengono dalla camera da letto dei miei genitori. Sta sgridando papà e la cosa mi sembra veramente strana, perché in diciannove anni di matrimonio i miei non avevano mai litigato in quel modo. Spinta da una certa somma di curiosità entro nel bagno per andare direttamente nella camera di Curtis un ragazzo a cui affittiamo una camera dia casa. È di Los Angeles ma ha deciso di frequentare l'università di medicina qui a New York e mio padre lo ha preso sotto la sua ala protettiva dandogli casa. Non abbiamo niente in comune, ma per me è praticamente un fratello.
- Sbalzi d’umore? Ma andiamo, sei tu quella che ride e poi piange nello stesso minuto e inoltre stavamo discutendo di un altro argomento. Tu e Felicity verrete con me, punto.-
-Dio, ma ti senti. Vuoi che tutta la tua famiglia si trasferisca con te da un’altra parte, proprio mentre tua figlia scopre di essere incinta. Perché sei così egoista? Sapevi benissimo che io ti avrei comunque risposto di no per la situazione in cui ci troviamo, non possiamo abbandonare la vita che noi ci siamo costruiti qui a New York. Perché metti sempre il lavoro al primo posto? La famiglia non è nulla per te? Io non verrò con te in Canada!
- Canada? Ma di che stanno parlando? – Curtis me lo chiede a bassa voce.
Ma quello che mi preoccupa di più non è tanto l’argomento, quanto il fatto che stanno litigando. Non avevano mai alzato la voce e ciò mi fa stare male. Male da morire, perché una grande paura che la mia famiglia si spezzi in quel modo mi attanaglia, più del dovuto.
- Non ne ho la più pallida idea-
Decido che alla fine ha ragione e quindi usciamo di casa per andare a pranzare al Big Belly Burger, mandando un messaggio alla mamma. So che dopo non sarà in vena di cucinare e la mattinata si concluderà con la casa in fiamme, perciò è meglio lasciarli scaricare entrambi la tensione. I miei pensieri vengono interrotti dal clacson di una macchina che ci ferma e ci fa voltare verso la sua direzione. Un eccesso di ricchezza si fa strada nei miei occhi e riconosco l’auto di Oliver.
-Hey! che ci fate tutti soli, all’ora di pranzo, di domenica? Di solito questo non è il momento più significativo della vostra famiglia allargata ?- dice facendo riferimento a Curtis, che ormai è di famiglia.
- Ci sono state delle complicazioni. – gli risponde Curtis e anche se non riesco a vedere il suo sguardo, coperto dagli occhiali da sole, Oliver irrigidisce tutti i muscoli facciali e credo che lui abbia afferrato il vero concetto della frase di Curtis – stiamo andando a mangiare al Big Belly Burger-
- Hamburger e altre schifezze di domenica? Che ne dite di venire a casa? Raisa ha fatto il filetto alla Wellington.-
E solo a sentire il nome di quel piatto mi è venuto appetito. Credo che la gravidanza mi stia giocando brutti scherzi perché la carne non è mai stata la mia passione, ma adesso mi sta venendo l’acquolina in bocca e anche Curtis si sta leccando letteralmente le labbra. È andata,saliamo in macchina, Oliver parte, dando tutto gas e sfrecciando a grande velocità. Per caso si è dimenticato che sono incinta? Per non parlare del fatto che ha tolto il tettuccio e nonostante sia una bella mattinata soleggiata, è comunque inverno è l’aria è freddissima. Ma mi sto zitta, perché so che Oliver ama il freddo. Gli piace sentire la pungente sensazione che gli provoca l’inverno e si rilassa fin troppo, ma non capisce che a non tutti piace l’idea di rimanere congelati nella sua auto. A lui però non gliene frega un bel niente, viaggerebbe con la sua Camaro in versione decappottabile anche durante una bufera di neve e nulla cambierebbe. Non si ammalerebbe comunque, non l’ho mai visto in vita mia con l’influenza o con la febbre. Lui è così freddo e distaccato a volte. Ha capito che c’è un problema, ma non fa domande. Guida senza remore e lo fa sempre. Non esita mai in ogni cosa che fa, in ogni sua azione ed è questo che mi rassicura di più in tutta la situazione, so che se per caso scoprissi che è il bambino fosse suo potrei fare ancora affidamento sulle sue parole. Su quello che mi ha detto ieri sera, che si prenderà cura di noi e questo mi rincuora. Mi tocco inavvertitamente la pancia e l’accarezzo dolcemente. In questi ultimi giorni ho imparato a fare questo gesto e devo dire che mi sta piacendo sempre di più. Sorrido involontariamente e guardo sul ventre, poi sollevo gli occhi e noto che lui mi sta scrutando dallo specchietto retrovisore.
- Che c’è? – bofonchio. Lui sorride si toglie gli occhiali da sole, rivelando i suoi occhi.
- Hai un aspetto ridicolo. – si sta riferendo alla mia espressione, ma ancora non voglio che si vada a vedere che l’idea del bambino adesso mi metta allegria e perciò mento.
- Colpa tua. – gli faccio la linguaccia – se solo rimettessi il tettuccio alla macchina, adesso i miei capelli avrebbero una forma decente e non starei congelando dal freddo. - Arrenditi. Lo sai benissimo che adoro questo tipo di giornate. – mi sporgo al centro dei due sedili anteriori e lui gira il capo leggermente per guardarmi. Prolungo il labbro inferiore, proprio come quando facevo da bambina e andavo dai miei per chiedere qualcosa.
- Ma non pensi nemmeno al bambino? – rendo la mia voce come quella che avevo a cinque anni e lui scoppia a ridere e io insieme a lui.
- Come? Gli hai detto che sei incinta? – mi irrigidisco alla domanda di Curtis, di certo non so come spiegargli perché Oliver sa già tutto, per fortuna lui mi salva da questo bel pasticcio.
- Ieri la madre di Palmer ha chiamato a casa per sentire mio padre per questioni finanziarie e gli ha rivelato che sei incinta. Potete immaginare le reazioni dei miei. Mio padre è felice per te Felicity, mia sorella è arrabbiata perchè ne hai parlato solo con le sorelle Lance mentre mia madre....non ne parliamo,forse è meglio...
Moira Queen,la madre di Thea e Oliver, quella donna è una strega e penso che mi odi e io non so neanche il motivo. Un po' di tempo fa aveva anche tradito suo marito con il padre di Tommy ed è stata perdonata....Robert non se lo meritava,lui è un uomo buono,gentile, l'opposto di lei in pratica.
È proprio vero che l'amore rende ciechi.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


POV FELICITY
- Chiamalo sesto senso, io ho capacità quasi medianiche. Oppure ho un buon occhio e mi lascio convincere che tu e lui sareste perfetti insieme.- mi rivela il signo r Queen,con il quale ho intrapreso una strana coversazione.
- Che cosa? – lo fisso stupita.
Io e Oliver? Insieme? Questo mai. Io e lui litighiamo di continuo. Si, è vero, molto spesso scherziamo e ridiamo anche, ma questo non vuol dire che io provi qualcosa nei suoi confronti. Io amo Ray, giusto? Penso al mio ragazzo che in questo momento sarà con la sua perfetta famiglia.
- Tu e Oliver sareste perfetti insieme. – mi ripete.
- Forse in un’altra vita. – cerco di concludere, ma lei è caparbia.
- Davvero? Ne sei così convinta?-
- Si, ne sono convinta. Io amo Ray, ok? – se ne va in cucina per portare i piatti sporchi a Raisa, lasciandomi con un grande punto interrogativo.
Ho bisogno di stare da sola e quindi mi incammino verso il piano superiore. Il corridoio è buio ed è perfetto. Appoggio la schiena al muro e mi lascio cadere a terra. Io voglio che questo bambino sia di Ray, ma se non fosse così, mi ritroverei con Oliver tra i piedi a fare da papà a mio figlio. E per un momento lo immagino mentre tiene un bambino o una bambina tra le braccia e la culla, e osserva e contempla il suo volto.
- È un po’ deprimente non trovi? Stare qui al buio mentre noi ci stiamo divertendo giù. – alzo lo sguardo e incrocio i suoi occhi azzurri.
- Ti prenderesti veramente cura di noi, se il bambino fosse tuo? – mi guarda, sconcertato dalla mia domanda, ma subito dopo si siede accanto a me.
- Ovvio, io non vengo mai meno alle mie responsabilità,Smoak . Se il bambino fosse mio figlio, cercherei di dargli tutto sia a lui che a te. –
continua a guardare un punto indefinito avanti e a mormorarmi quelle parole. Io invece osservo e analizzo il suo profilo, la serietà con cui mi parla e non posso fare a meno di credergli perché Oliver è così. Se sa che è suo dovere fare una cosa, è pur certo che lui non si ritirerà mai. Si volta verso di me e trovo qualcosa di diverso nei suoi occhi, qualcosa che non riesco completamente a leggere. Solo adesso mi accorgo che è troppo vicino, anche se una volta siamo stati molto più vicini di così. Si avvicina ancora di più e i nostro respiri si intrecciano. Sento la sua mano accarezzarmi la pancia attraverso la lana del maglioncino.
- Che fai? – gli chiedo incerta.
- Scusa, non dovevo. – fa per spostarla via da me, ma io la fermo e la riporto sul ventre, questa volta sotto gli indumenti.
Sento il suo calore che mi riscalda stranamente, mentre il pollice si muove piano e mi provoca delle scariche lungo la schiena. Perché gli permetto di stare così e perché mi fa piacere? Scaccio via quelle stupide domande e mi concentro di più sui nostri movimenti. Si è messo di lato per stare più comodo con la mano, ma così facendo io mi sono ritrovata ad appoggiare la testa sulla sua spalla e il suo odore mi arriva alle narici, facendomi ricordare inevitabilmente quella sera.
Al suo sapore, alle sue mani su di me e a quella strana sensazione che ancora non riesco bene ad interpretare. Probabilmente mi sento così perché so che Oliver è, come lui ama definirsi, uno stallone. Cattura nel suo letto ogni tipo di ragazza, e tutte rimangono affascinate dai suoi modi di fare e al suo modo di fare sesso. Sorrido impercettibilmente a quel pensiero, perché anche io l’ho provato, so come è a letto Oliver e nonostante io sia ancora pentita di averlo fatto, non posso non riconoscere che come serata quella fu veramente eccitante.
E se Robert avesse ragione? Forse sto lasciando che lui mi stia così vicino perché in realtà è lui il padre e inconsciamente l’ho già riconosciuto come tale. Mi lascia una piccolo bacio sui capelli e io chiudo gli occhi per un momento. Un quasi indomabile desiderio mi permette di avvicinare un po’ la mia bocca sulla pelle del suo collo. Non sto che mi stia prendendo, ma sicuramente non riesco a ragionare. Per fortuna la sua voce mi ridesta.
- Vedrai, andrà tutto bene. Sicuramente è Palmer il padre e tra qualche mese ci dimenticheremo questo brutto periodo.-
- Già. – rispondo io.
Mi alzo e senza più parlare riscendo dagli altri. Alla fine invece di restare da sola, mi sono ritrovata da sola con lui e questo non va bene. Poco più tardi arriva Ray con sua madre che doveva discutere di qualcosa con Robert e Moira per quanto riguarda il lavoro, due secondi dopo, io,Ray e i suoi genitori siamo rinchiusi nello studio di Robert


POV OLIVER
È da quasi venti minuti che Palmer, Felicity e i signori Palmer si sono rinchiusi in quel dannato studio. So benissimo che stanno parlando del bambino, ma come informazione è un po’ troppo generica. Li stanno rimproverando? Probabile. Anche se non cambierebbe certamente la situazione, ma non credo che i signori Palmer siano autorizzati a fare una ramanzina a Felicity. Curtis si è praticamente addormentato sul divano e papà si è messo a leggere, ma nel suo stato di quiete apparente, a volte alza lo sguardo verso la porta. È agitata pure lui, soltanto che riesce a mascherarlo alla perfezione, mentre io non mi do pace a cammino avanti e indietro passandomi in continuazione le mani trai capelli. Non dovrei essere agitato. Perché dovrei? Infondo è solo Palmer.
Poco dopo Felicity esce dalla stanza piangendo, mentre sbatte violentemente la porta che viene subito riaperta da Ray che cerca di inseguirla, ma lei è più veloce ed esce da casa, senza prendersi il giubbotto. Si è fatta sera e fuori si congela.
- Che cosa sta succedendo? – chiedo a Ray e noto con la coda dell’occhio che suo padre esce dallo studio che cattura completamente l’attenzione di suo figlio.-
- Che cosa ti è preso? – gli chiede furibondo.
– Quello che le hai chiesto di fare è orribile!- dice Ray rivolto a suo padre: George Palmer.
- Che cosa hai fatto, George? – mio padre si alza dalla poltrona su cui era seduto.
- Le ho chiesto di abortire. – è un attimo e lui è a terra con il labbro spaccato.
Gli ho dato un pugno. “Mio figlio.” Penso irrimediabilmente. “Non ti azzardare a provare ad uccidere mio figlio.” Scaccio via quelle parole, prime che escano fuori dalla mia bocca. Ma vere o non vere, lui non deve neanche sfiorare l’idea di opzionare per l’aborto. Non permetterò mai e poi mai che Felicity perda il bambino in questo modo.
- Mi fai schifo. – gli soffio violentemente prima di portarmi via Ray,Thea e Curtis e lasciare i miei genitori e i signori Palmer da soli a litigare.
Usciamo di casa, ma non riusciamo a trovare Felicity. Quasi sicuramente si è andata a rifugiare tra gli alberi, ma si deve calmare, tutta questa agitazione non le fa assolutamente bene. Chiedo delucidazioni a Palmer e lui mi dice che suo padre ha iniziato a ipotizzare un futuro con il bambino, sottolineando tutti gli aspetti negativi e arrivando alla conclusione che non gli avrebbe fatto bene. Poi ha continuato con il parlare dei loro progetti e le loro ambizioni, fino a quando non è arrivato alla richiesta. Ovvero a quella di abortire.
- Ho fatto un casino. – mi dice.
– Ho provato a contrastare mio padre, ma non ci sono riuscito. Lì Felicity è scoppiata e se ne andata. Se solo fossi stato più duro, lei non sarebbe scappata in quel modo.
- Forse avresti dovuto tirargli un pugno come ha fatto Ollie. – sospira Thea Ci separiamo nella boscaglia per cercarla, ma io so dove si trova.
La beccai una volta in una piccola casetta (che più che altro è uno stanzino) di legno quando aveva dieci anni e io avevo la sua età.
E infatti è lì, accovacciata a terra, che piange con la testa tra le mani sulle ginocchia. Non appena mi vede, scatta in piedi e mi abbraccia affondando la faccia nel mio petto. È troppo inaspettato come gesto. Come ho già detto, io e lei non ci sopportiamo e ogni volta che lei fa qualcosa del genere, mi sorprendo più del dovuto, soprattutto quando scopro che mi piace. Mi piace sentire l’odore dei suoi capelli, mi piace ricambiare l’abbraccio e provare a calmarla e mi piace semplicemente il fatto che lei in questo momento si sta fidando di me e si sta lasciando andare.
Alzo una mano per accarezzarle la testa. - Hey, piccola Smoak, Felicity guardami. – alza il volto per rivelarmi i suoi occhi stracolmi di lacrime.
-Piccola, ti prometto che non permetterò di farti questo, ok?-
- Ho paura – mi dice e io riprendo a stringerla in modo protettivo.
Nessuno li deve toccare, nessuno deve osare decidere sulla vita di qualcun altro altrimenti avrebbero dovuto affrontarsi con il mio lato peggiore, quello incazzato e incontrollabile, quello che tende ad esagerare e anche a fare del male pur di proteggere le persone a cui vuole bene. Perché è vero che io e lei non ci sopportiamo, ma la conosco praticamente da quando è nata e le voglio bene e se questo bambino sarà mio figlio, vorrò bene anche a lui, o a lei, più di quanto non gliene voglia già ora.
- Non devi avere paura. Io e Ray non permetteremo mai che ti faccia del male, hai capito? – annuisce strofinando il naso sul mio collo e sentendo il suo soffio sulla mia pelle come stava accadendo prima, su nel corridoio al buio.
Aveva permesso che io toccassi la sua pancia nuda e la sensazione di essere entrato in contatto con il bambino mi aveva fatto stare bene, ma soprattutto di essere entrato in contatto con lei e con la sua pelle. La tentazione di farla sdraiare in una qualsiasi camera da letto della casa e di continuare ad accarezzare la sua pancia, mentre lei se ne stava tranquillamente appoggiata su di me, rilassandosi. È stato un desiderio sciocco e stupido, lo so, ma è appena un giorno eppure voglio ardentemente diventare padre. Mi sta dando l’opportunità di esserlo e non dovrei volerlo, perché se alla fine il bambino non fosse mio, crollerei e ne rimarrei deluso, ma voglio essere padre. Così sono egoista, perché Ray non si merita tutto questo, ma ciò che vorrei e scoprire che lì dentro, nella pancia di Felicity, ci sia mio figlio e vorrei gridarlo al mondo intero.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


POV FELICITY
Mi sveglio di soprassalto e accendo immediatamente la luce. E poi lo sento, come un ago che mi punta contro, il dolore più atroce che io abbia mai sentito. A stento riesco a respirare, ma cerco di calmarmi. Quando il dolore si placa, penso che sia tutto finito, ma riparte subito. Urlo perché è l’unica cosa che riesco a fare. Urlo con la speranza che qualcuno si svegli. Infatti mia madre dopo due secondi è lì che mi chiede cosa stia succedendo, ma io non le rispondo, troppo concentrata sul dolore. Curtis si è fiondato in camera mia più tardi, arrivando attraverso il bagno trascinandosi rovinosamente la coperta che aveva addosso. Papà, invece, sta già chiamando il pronto soccorso e appena attacca la chiamata gli imploro di chiamare Ray, di farlo venire da me. L’ambulanza arriva, ma il dolore continua. Non so cosa fare, non so cosa mi stia succedendo e ho una terribile paura che stia accadendo qualcosa al bambino.


POV OLIVER
- Cristo Ray, che cosa vuoi alle tre del mattino? – Che cosa è successo?-
- Mi … mi ha appena … chiamato Donna … - non c’è bisogno che continui.
Collego direttamente la chiamata con Felicity. Deve esserle accaduto qualcosa, deve essere accaduto qualcosa al bambino. Una terribile ansia si prende possesso di me e abbasso per un attimo la testa per non far vedere a mio fratello la preoccupazione nei miei occhi, la voglia che ho di gridare perché ho un po’ paura. Non voglio che accada nulla di male al bambino. Infondo per adesso è al 50% mio figlio.
- Felicity … io … devo andare all’ospedale. Stiamo andando tutti in ospedale – dice alla fine.
- Vengo anche io – dopo due secondi siamo già nella mia macchina, con Thea,diretti verso l'ospedale
Le mie mani tremano. L’ultima volta che hanno tremato così è stato quando abbiamo scoperto che mia nonna aveva un tumore, avevo 15 anni. Maschero il mio tremolio cercando di tamburellare le dita sul volante.
Non mi voglio mostrare troppo debole e insicuro nei confronti di Palmer. Diamine! Devo essere sicuro di me, vorrei mostrarmi a lui per quello che sono, dirgli tutte le mie preoccupazioni, ma che razza di essere umano sarei? Peggiorerei solamente la sua situazione.
Non posso proprio sfogarmi con lui, mentre si sta uccidendo dalla preoccupazione. Non posso digli che sto morendo dentro per Felicity e per il bambino perché molto probabilmente sono io il padre e non lui. Non posso mostrarmi nervoso e agitato, non posso mostrare la verità, quando di verità non ce ne sono, quando sono tutti se e tutti forse.
Mi blocco dal dire a Ray “Hey amico, lo sai che qualche settimana fa mi sono ubriacato e mi sono portato a letto la tua ragazza? Quindi forse il padre sono io.”
No, non ne sono capace. Io, è vero che sono uno stronzo, ma non riesco ancora a Ray tutto quanto, sebbene lui si meriti di sapere. E allora resto comunque uno stronzo perché se glielo direi si arrabbierebbe molto e questo gli farebbe male, ma sarei sempre stronzo se gli nascondessi ancora tutto, quando in realtà lui deve essere messo al corrente.
E mi sto ancora chiedendo come mai quella sera io l’abbia voluta baciare. Non mi voglio giustificare dicendo che è stato il terribile connubio di Bourbon e birra a far affondare la mia testa nel petto di lei, a baciare quelle labbra carnose e a strofinare le mie mani contro i suoi fianchi. No, l’alcol c’entra poco con il fatto che io ho sentito qualcosa, ma non qualcosa tipo dei sentimenti o amore.
Io innamorato di Felicity... Questo capita solo nella fervida immaginazione di mio padre che è convinto che sia io l’anima gemella di Felicity e non Palmer. Non è stato nessun sentimento, solo una profonda voglia di lei e del suo corpo Quel corpo che prima di allora non ho mai notato, quel corpo che all’improvviso era diventato stupendo. Quel corpo che adesso ne sta creando un altro e sta male ed io sto male perché che io sia il padre o no, amo già questo bambino. Può essere mio figlio o no, ma gli vorrò sempre e comunque bene.
No, non posso perdere questo bambino.

Qualche ora dopo...
Ray entra nella camere dove Felicity riposa, mentre Noah e Donna stanno parlando con Wells. Poi chiederò cosa è successo, in privato.
Mi avvicino a Curtis al bancone del bar dell’ospedale. Si sta prendendo un caffè, o forse questo è il quarto.
- Hey Oliver. – si volta verso di me e mi fa un cenno con la testa. Io gli rispondo con una veloce pacca sulla spalla e lui si rivolta tornando a fissare il vuoto davanti a sé.
- Novità? -
-No, ma ha rischiato di perdere il bambino stanotte. – come immaginavo.
Bevo un sorso del caffè amaro che ho appena ordinato. - Che cosa le è successo?-
- Wells dice che è per stress, che ci sono diverse cose che la preoccupano e che non riesce a stare tranquilla. Ma correrà sempre dei rischi fino a quando non riuscirà a sfogarsi con qualcuno.-
- Lo ha fatto? si è sfogata con qualcuno?-
- No. Non vuole parlare. Si è chiusa in un silenzio e ha cacciato via dalla camera tutti-
Non appena Curtis pronuncia quelle parole, Ray esce dalla stanza numero 7. Sembra arrabbiato.Getta il giubbotto che aveva tra le mani su una sedia della sala d’aspetto e tutti e quattro lo raggiungiamo per chiedergli qualcosa.
- Ti ha detto niente? – gli domanda Donna ansiosa di avere notizie. Palmer mi guarda. Ha l’aria da “vorrei tirarti un cazzotto sul naso”, ma si trattiene.
- No! Non mi ha detto nulla. Ho provato a parlare con lei, ma mi ha cacciato via. Ho insistito, ma non c’è stato verso: vuole stare sola.-
- Credo che forse dovrebbe riposare un po’. Quando si deciderà a dirvi cosa la preoccupa, allora lo farà. – interviene Wells nella conversazione.

Quando nessuno mi sta guardando mi alzo e vado verso la porta con il numero 7. È socchiusa. La scosto leggermente per controllare se Felicity sta dormendo, ma non è così. Ha acceso la televisione a basso volume e sta facendo zapping inutilmente. Non si accorge nemmeno della mia presenza. È strana. Ha le sopracciglia corrucciate e il naso arricciato in una strana smorfia di fastidio. Nonostante il freddo, lei si è tolta le coperte e l’unica cosa che la copre è quella sottospecie di tunica che danno in ospedale. Le gambe sono stese lungo il materasso e la schiena è appoggiata sul cuscino messo in verticale. È bizzarra perché anche in ospedale si è portata insieme il suo adorato orsacchiotto di peluche per dormire. La solita.
- Sai dovresti riposarti. Non sei nelle condizioni di rimanere sveglia per tutta la notte.-
Si volta immediatamente verso di me e sussulta quando mi vede, lascia cadere il telecomando facendolo rimbalzare sul letto.
- Oliver! -
-Prima di cacciarmi via come hai fatto con la tua famiglia e con Palmer – inizio a parlarle – dobbiamo parlare.-
Mi avvicino cautamente al letto e mi siedo sulla sedia accanto, ma è troppo bassa per poterla guardare in faccia e discutere con lei seriamente perciò decido di rialzarmi in piedi e di posizionarmi accanto a lei. Siamo spalla contro spalla e le nostre mani si toccano. Un contatto da nulla se consideriamo la notte che abbiamo passato insieme qualche settimana fa o se consideriamo semplicemente quando ieri sera le ho accarezzato il ventre sentendomi come nuovo. Poiché, però, in questo ultimo periodo mi sto stupendo di troppe cose, rimando leggermente basito quando una sensazione calda attraversa tutto il mio braccio al suo tocco.
- Che cosa vuoi? – è scorbutica.
Chi non lo sarebbe alle cinque del mattino dopo aver passato una notte da incubo? E poi stiamo parlando di Felicity. Non mi dovrei stupire quando lei mi parla in quel modo. Alla fine siamo pur sempre io e lei. I due eterni litigiosi che non fanno altro che mandarsi frecciatine a vicenda.
- Parlare.-
- Di che cosa?-
- Di quello che ti è successo qualche ora fa.-
- Non c’è alcun bisogno di parlare. – testarda. Eternamente testarda, ma io sono più cocciuto di lei. Sollevo la mano e la porto sul suo mento. Non mi guarda negli occhi, perciò la costringo a voltarsi e per un attimo i suoi occhi arrabbiati mi fanno paura. Sembrano accusatori.
- Ce l’hai con me?-
- No, non ce l’ho con te, Oliver. È solo … è solo che mi sono molto spaventata e ho voglia di stare da sola per riflettere.-


POV FELICITY
- No, non ce l’ho con te, Oliver. È solo … è solo che mi sono molto spaventata e ho voglia di stare da sola per riflettere.-
I suoi occhi celesti mi scrutano. Sembrano tristi e preoccupati, forse … forse impauriti, ma nonostante tutto Oliver mantiene il suo carattere da duro. Lui vuole, anzi pretende di sapere che cosa mi passa per la testa. Lo so, perché è fatto così. Vuole tenere sottocontrollo ogni situazione.
- E su cosa ha riflettuto, sentiamo?-
La sua mano ancora indugia sul mio mento. È salita un po’ più, sulla guancia e il pollice accarezza lentamente la mia pelle. Perché ho solo voglia di dirgli tutto? Perché ho cacciato Ray, la mia mamma, invece non ho ancora chiesto a lui di andarsene? È strano, è da pazzi ed è irragionevole voler continuare a guardarlo e sentirmi bene come ieri. Come ieri, voglio che lui mi accarezzi il ventre. Voglio che consoli il mio bambino perché lui oggi rischiava di andarsene prima ancora di nascere, voglio che mi abbracci perché quello che ho provato nelle ore precedenti è stata la paura di soffrire. Non avevo programmato di avere un figlio, non così presto almeno, ma ormai il pensiero di diventare mamma mi si è insinuato nella mente e in un certo modo so che è capitata la stessa cosa a Oliver.
- Mi abbracci?-
Non rispondo alla sua domanda, ma gliene faccio un’altra e a due semplici parole i suoi occhi da impauriti si raddolciscono e la mano sulla guancia si protende verso la nuca e attira la mia testa verso il suo petto. Mi avvolge in un abbraccio diverso da quello di ieri, perché mentre ieri avevamo paura di perdere il bambino, questa notte abbiamo provato veramente l’emozione di perderlo concretamente e non voglio più provare una sensazione del genere.
- Ci abbracci?-  Lo sento sorridere sui miei capelli.
- Certo.-
Mi distacco leggermente da lui, vorrà sicuramente accarezzare la pancia come l’altra volta, invece fa qualcosa che non mi sarei mai aspettato. Mi fa stendere supina e lui fa la stessa cosa mettendosi di fianco più giù. Appoggia la testa sulla pancia mentre con l’altra accarezza la mia vita. Metto le mie mani trai suoi capelli e premo leggermente per farlo aderire di più. È stupenda come sensazione, meglio dell’ultima volta! Oliver ha questo potere calmante su di me che mi manda in estasi. Sono reazioni inaspettate, i brividi che mi percorrono per tutto il corpo mentre mi tiene stretta, come è inaspettato il bacio che posa sulla pancia all’improvviso. Si irrigidisce non appena lo fa. Non si è aspettato nemmeno lui quel gesto. È qualcosa di nuovo carico di un’energia pulita che mi riscalda tutta. Perché più passa il tempo e più penso che sia lui? Sono uno schifo! Amo Ray, lo amo con tutta me stessa. Ma gli ho detto che aspettiamo un bambino e intanto mi lascio consolare da Oliver.


POV OLIVER
Osservo Felicity,mi sorride. Io ricambio e non me ne accorgo, ma questo la fa stare meglio perché tira un sospiro di sollievo e ritorna ad accarezzarmi i capelli. Quelle maledette dita che quella notte mi toccarono e mi fecero andare di matto! Ogni cosa finisce sempre con il riportarmi lì, a quel momento. Quel momento che ho sempre un po’ odiato, ma ora ringrazio il cielo perché ci è stato e perché ha concepito mio figlio. Dio, quanto vorrei urlarlo. Mio figlio! Perché non dovrebbe essere così? Perché dovrebbe essere di Palmer che non è riuscito nemmeno a far tranquillizzare la ragazza? Mio figlio, mio figlio … mio figlio. Felicity, tu ed io abbiamo fatto almeno una cosa meravigliosa e nonostante la paura di questa terribile notte ora sono felice perché sono accanto a lui e non vedo l’ora che nasca, non vedo l’ora che questi nove mesi passino veloci, anche se ho l’impressione che saranno i più lunghi della mia vita, perché lo voglio vedere, lo voglio abbracciare, lo voglio cullare. Voglio mio figlio. La tentazione è troppo forte. Ho il desiderio di riprovare la stessa famigliarità che ho provato prima. Ritorno a baciare la pancia. Un bacio lento dopo l’altro e lei non dice niente, non protesta. Non voglio fare nient’altro, quando in realtà mi basterebbe poco per sollevarle quella tunica che sa di medicine e disinfettanti e toglierle le mutandine e per assaggiare il suo sapore, ma non mi va. Non mi va di fare sesso con lei, mi va di cullare il mio bambino. I miei baci vengono interrotti da una tosse che risulta abbastanza finta. Ci voltiamo entrambi e troviamo Donna osservarci stupita. Mi rialzo immediatamente, cerco Palmer con gli occhi, ma per fortuna lui non c’è, lui non è qui.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


POV FELICITY
- Mamma!-
Il mio è appena un sussurro, eppure lei ha sentito la mia voce. Mi guarda sconcertata. Non disgustata, ma sicuramente non si è mai immaginata di avere davanti una cosa così. Noto uno scambio di sguardi tra lei e Oliver
- Sarà meglio che io esca. – dice lui. Esce richiudendosi alle spalle la porta, lasciandomi sola con mia madre che si sta avvicinando lentamente, passo dopo passo, al mio letto. Trovo nei suoi occhi un guizzo di curiosità. Non mi sembra preoccupata, solo curiosa.
- Che cos’era quello?- E sono senza parole.
Come faccio a spiegare a mia madre tutto questo casino?
- Siediti per piacere. Devo raccontarti una cosa.-
Lei mi ascolta, fa quello che dico. Si siede ai piedi del mio letto e io allungo automaticamente una mano verso di lei che prende subito.
- Qualche settimana fa, quando Ray era in Europa, andai a casa di Sara per un pigiama party. Soltanto che quel pigiama party divenne una piccola festa tra amici e ci ubriacammo.-
- Avete fatto cosa? Felicity !-
- Si lo so è stata una sciocchezza, una grande stupidaggine, ma il punto è che a quella festa c’era anche Oliver e aveva bevuto troppo anche lui e poi … l’ho abbiamo fatto. – le ultima parole mi escono flebili, mentre inclino la testa e mi perdo nel celeste della tunica.
- Oh mio Dio! E’ Oliver il padre del bambino?-
- No! Cioè non lo so. Devo fare ancora il test di paternità e …-
- E che cosa accadrebbe se fosse lui il padre?-
Io … io non lo so, ok? Ma non glielo dico, perché le urlerei in faccia tutte le mie paure e tutta la mia rabbia scaturita dalle bugie che ho detto e che pian piano stanno venendo a galla. Non glielo dico perché veramente non so cosa succederebbe, ma io non mi voglio far cogliere impreparata. Non ho mai veramente pensato a cosa accadrebbe se fosse lui il padre. Ho intuito la reazione e l’abbandono di Ray, del ragazzo che amo. Io non voglio che lui mi lasci.
Però mi sento meglio. Forse Wells aveva ragione a dirmi che mi dovevo sfogare con qualcuno e se quel qualcuno è la mamma allora è meglio. Mi sento bene. Poi mi rendo conto che ora che lei sa tutto, non c’è bisogno di aspettare tutti quei mesi per scoprire chi è il padre. Ora che lei lo sa, potrei fare il test anche adesso e togliermi finalmente questo terribile peso che mi ha fatto finire in un letto d’ospedale, con il rischio di perdere il bambino.
E allora viaggio con la fantasia, con la speranza che tutto questo forse sta per finire. Che forse io e Ray potremmo vivere una vita normale, facendo i giovani genitori e lontani dai rimorsi di coscienza, dagli sbagli e dai segreti tenuti nascosti e … questo discorso è così ipocrita! Che cosa dici,Felicity?
Anche se il bambino fosse di Ray, ciò non toglie che tu lo hai tradito con Oliver! Che hai sbagliato andando a letto con lui e continuerai a sbagliare perché non avrai mai il coraggio di confessare tutta quanta la verità al tuo ragazzo.
Parlo con mia madre. Le chiedo di fare il prima possibile il test e lei, anche se è ancora riluttante dopo che ovviamente le ho dato un enorme dispiacere, accetta. Infondo, lei mi vuole solo aiutare e non so chi ringraziare per avere una madre come la mia. Una madre che pensa prima di tutto a ciò che voglio, anche se so, che dopo che tutto questo sarà finito, o si sarà calmato, io mi dovrò aspettare un suo discorso moralista che penso di meritare.
Ed accade tutto in fretta, che mi sembra quasi surreale. Lei che chiama Wells per darle il suo consenso, io che mi alzo ed esco fuori dalla camera. Scruto Ray e Oliver parlare. Il mio ragazzo, non appena mi vede, si getta tra le mie braccia e mi posa un leggero bacio sulla bocca. Un bacio così effimero che dubito sia accaduto realmente. Forse non lo noto perché adesso il mio scopo è un altro. È brutto cercare Oliver mentre sto in compagnia del mio ragazzo, ma è una questione di vitale importanza. Vedo con la coda dell’occhio Wells che si avvicina ad Oliver e lo prende in disparte.

POV OLIVER
- Dammi un tuo capello. – mi ordina Wells Solo adesso mi accorgo che tra le mani ha un fazzoletto, una pinzetta e una provetta.
- Che cosa vuoi farci?-
- Mi serve un campione del tuo dna.-
- Volete fare il test di paternità? – guardo entrambe le due donne.
Sono sorpreso. In effetti, pensandoci ora che Donna conosce tutto quanto può dare l’autorizzazione per fare quel dannatissimo esame e mi sento leggermente meglio nel non dover aspettare tutti quei mesi per scoprire la verità.Le do un mio capello...è l'ora della verità. Dopodiché se ne va, lasciandomi da solo con Donna che mi sta guardando con aria severa. Intuisco che abbia parlato con Felicity, ma dubito che con lei si sia arrabbiata. Piuttosto lo farà con me tra tre, due, uno …
- Che cosa avete combinato, Oliver? – ecco, ci avrei scommesso. – ti rendi conto che avete fatto un bel casino? Tu e mia figlia … oddio, non ci posso ancora credere e spero che tu ti prenda tutte le tue responsabilità, signorino.-
Fantastico! Quando Donna si rivolge con un “signorino” finale, non è mai una buona cosa. E rivolto a me può essere anche peggio.
Meglio assecondarla. - Certo che mi prenderò le mie responsabilità, non sono un’idiota.-
- Lo so che non sei un’idiota, Ollie, ma ti conosco da quando avevi otto anni , quando io e tua madre aspettavamo Thea ed Felicity, e dopo la loro nascita tu hai adorato tua sorella,amandola. Mentre con Felicity un giorno ci litigavi e l’altro pure. Ci sono stati pochi momenti di riso tra voi due, bisticciavate sempre, quindi non biasimarmi nell’essere scettica quando vengo a scoprire che tu e lei avete tradito Ray così facilmente. Voglio solo capire cosa è successo, le vostre motivazioni … io … è un segreto troppo grande da mantenere.-
- Papà sa tutto. – mi guarda incredula – Se vuoi sfogarti, puoi parlare con lui.-
Mi mette le mani sulle spalle e con dei movimenti circolari cerca di fare qualcosa. Non ho ben capito se sta cercando di tranquillizzare me o se stessa, ma sembra regolarizzare il respiro mentre chiude gli occhi e inspira lentamente.
- Va bene, lo andrò a trovare, ma ti prego … qualunque sia il risultato di questo test, fa il tuo dovere o sta vicino a mia figlia. A quanto pare sei l’unico che ultimamente la fa stare bene.
Annuisco in silenzio mentre la guardo andare via. È sconvolta e cammina incerta per ritornare dalla figlia. A volte mi sembra di intravedere una ragazzina il lei, come rivedere Felicity in quegli stessi occhi. Una grande Smoak.
Mi è sempre piaciuta Donna, lei e il suo essere così buona. È sempre riuscita a compensare il carattere scontroso di mia madre. Con la sua calma, la sua insicurezza e la sua tranquillità … proprio come Felicity.


(diciotto anni prima)
Oggi papà non c’è. È andato a lavorare anche se qualche giorno fa aveva promesso di accompagnare la mamma in ospedale. Invece, questa mattina si è alzato dal letto ed è uscito di casa prima che io e la mamma ci svegliassimo. Mamma deve andare all’ospedale perché ormai manca veramente poco.
Manca poco perché la sua pancia adesso è diventata grandissima e tra qualche giorno Thea nascerà. Finalmente avrò una sorellina, quello che avevo sempre desiderato. Quando la mamma mi disse che stava per arrivare un nuovo arrivato in famiglia decisi già il nome.
Thea. Sì, mi piace Thea.
Deve andare all’ospedale perché deve fare gli ultimi controlli, farsi visitare dalla sua dottoressa, per accettarsi che entrambi stiano bene. A me non va di andarci. Mi annoio ad aspettare che la mamma entri, ma soprattutto mi imbarazzo quando la mamma deve scoprire il pancione e la dottoressa gli passa sopra quello strano aggeggio unto di quella sostanza trasparente. Però decido di andarci. Perché papà è andato a lavorare e non mi importa se non vado a scuola. Voglio fare compagnia alla mamma.
Quindi insisto. Batto i piedi per terra perché voglio andare con lei, finché non si convince. Arriviamo all’ospedale e ci sediamo sulle sedie di plastica blu. Non c’è nessuno, a parte un’altra signora che sfoglia una rivista durante l’attesa.
La mamma cerca di osservarla più attentamente mentre prova a sporgersi in avanti, ma non ci riesce perché il pancione in questi ultimi mesi le impedisce di fare tutto, mentre continua a stringermi la manina. - Donna, sei proprio tu?-
La donna seduta di fronte a noi alza finalmente gli occhi dal suo giornale che getta immediatamente sulla sedia affianco non appena riconosce mia madre. Anche lei ha la pancia grossa, non grossa come quella di mia mamma, ma evidentemente anche lei aspetta un bambino.
- Oh mio Dio, Moira!-
A quanto pare si conoscono. La donna si alza e si viene a sedere accanto a noi. Le due donne si abbracciano mentre io le guardo ancora confuso. Non ho mai visto questa donna e mi sorprende che la mamma la conosca così tanto bene.
- Oh cielo. È impressionante vederci entrambe qui, dopo tanti anni che non ci vediamo … e aspettiamo tutte e due un bambino! – esclama la mamma. - Già, ma questo a te è il secondo a quanto vedo. Invece per noi è il primo.-
- Ti assomiglia molto. – afferma Donna porgendomi una carezza sulla guancia.
- Si, lo dice anche Robert-
- Anche Noah spera che Felicity sia più simile a lui che a me, ma io non ne sono tanto sicura. Spero che lei abbia i miei stessi occhi e i miei stessi capelli, anche se in questo momento preferirei solo che scalciasse un pochino. Non lo ha ancora fatto. Mi devo preoccupare?-
- No, ma che dici. Ogni gravidanza ha il suo tempo vedrai che prima o poi arriverà il momento in cui questa bambina si deciderà a muoversi.
- Mamma, mi sto annoiando. – mi getto tra le sue braccia e tocco la sua pancia mentre sento Thea muoversi.Lei mi da un bacio sulla testa mentre mi dice di aspettare ancora e di cercare di stare calmo.
Io intanto mi volto verso la sua vecchia amica che ci osserva intenerita. Chissà perché, ma ho l’impressione che vedrò spesso in futuro questa donna. Guardo i suoi occhi azzurri. Sono belli, luminosi e pieni di gioia, poi mi soffermo a guardare il suo piccolo pancione e mi allungo per sfiorarlo. Non so perché lo faccio, ma mi va e Donna non replica.
- Ollie,ma che fai?-
- Tranquilla Moira, non mi da fastidio.-
Ed è in questo momento che lo sento. Un piccolo tremolio sotto le mie mani che non mi sorprende, perché ormai sono abituato agli scalci di mia sorella, ma la donna che mi sta accanto non è dello stesso parere. Allarga i suoi occhi e socchiude la bocca stupita di quello che è appena successo. Inizia a emettere dei gridolini di gioia perché sente sua figlia per la prima volta. La bambina continua a muoversi, mentre mia madre sorride alla sua amica e si congratula con lei. Felicity si stava muovendo per la prima volta...grazie al mio tocco.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


POV OLIVER

Esco dalle luci psichedeliche verdi che vorticano nel capannone bianco come se si stessero dando la caccia, come se si rincorressero come due bambini che giocano in un pomeriggio d’estate. Ma io le odio. Non sopporto quei puntini che si muovono senza freni. Preferisco altri puntini. Puntini bianchi che decorano la notte e la rendono meravigliosa. Allora abbandono Robbie che si trova in mezzo alla pista e che sta ballando con una o più ragazze.
Abbandono Tommy che ha appena chiesto a me e a Jackson di andare a cercare Roy , improvvisamente scomparso. Lascio il mio migliore amico perché lui mi conosce e se passerei con lui più di due minuti, lui capirebbe che c’è qualcosa che non va in me oggi. Mi si avvicinerebbe e prima me lo chiederebbe con gentilezza per poi farmelo dire con la forza.
Quindi non appena si è voltato per chiedere da bere al barista, io mi sono completamente volatilizzato, approfittando della sua leggera distrazione. Forse è meglio così. È meglio confidare tutto alle stelle che non giudicano e ti ascoltano zitte, piuttosto di sentire le probabili ramanzine che fa il mio amico. “Che cazzo hai combinato, Oliver ?” Questo è quello che mi direbbe, ma io sinceramente non sono in vena di ascoltare o dare giustificazioni.
Voglio solo sfogarmi. Con le stelle, con la bottiglia di Bourbon e con l’erba che adesso mi fa da culla. Culla. Una culla. Perfetto! Adesso tutto quello che penso mi porta alla memoria quel marmocchio che sta crescendo dentro la piccola Smoak
. Quel marmocchio che mi ha letteralmente conquistato. Quel marmocchio che non è mio.
- Dannazione, perché non sei mio figlio, bambino?-
- Si può sapere che cosa ti prende, amico?-  È la voce di Tommy che mi arriva alle orecchie, forse in ritardo e in modo ovattato, ma il mio amico adesso è qui.
- Se te lo dicessi, dovrei sorbirmi una delle tue prediche moraliste.-
- Questo implica che ne hai combinata una delle tue.-
Si viene a sedere accanto a me appoggiando la testa su un albero che non riesco a riconoscere. Sospira lentamente prima di andare ad osservare le stelle come sto facendo io. Non ci siamo ancora guardati negli occhi e questo la dice lunga. Prende un sorso dalla mia bottiglia di liquore.
- No. Ho fatto di peggio. – continua fisso ad ammirare la volta celeste, ma le sue orecchie sono ben attente a ciò che sto per dirgli. – Mi sono portato a letto la piccola Smoak.-
- Merda … sei fottuto. – mi dice – aspetta … non sei tu …-
- Tranquillo tra novi mesi partorirà un bel bambino con i capelli già messi in ordine. Ieri mi ha rivelato che è Palmer il padre. Cioè mi ha scritto un messaggio dicendomi dei i risultati del DNA : Palmer futuro papà -
- Allora perché stai così?-
Mi giro verso di lui e noto che lui ha fatto la stessa cosa. Ora mi sta scrutando, sta cercando di capirmi e io sopratutto vedo nei suoi occhi una particolare luce che lo fa anche sorridere e so quello che sa. So che lui ha capito ciò che io sto per ammettere.
- Perché forse sono fottuto in tutti i sensi, amico.-
-Secondo te Laurel lo sa??--
-Cosa?No!...e poi ti ho appena detto che sono andato a letto con Felicity e che forse ho una cotta per lei,però lei sta con Ray, e tu pensi alla tua ragazza....fai schifo come amico.
-Che hai detto?-
-Fai schifo come amico-
-Prima.-
-Che ho copulato con Felicity nel letto di Laurel-
-No,dopo....aspetta che hai fatto nel letto della mia ragazza? Ollie è dai..nel letto di Laurel,seriamente-
-Scusa- mormoro dispiaciuto
-Comunque hai detto che hai una cotta per Felicity-mi dice con un sorriso stampato in faccia
Oh cazzo.

POV FELICTY

Rientro a casa e mi getto sul divano. C’è silenzio. È vuota, o forse c’è solo la mamma di sopra, ma non mi va di chiamarla.
- Felicity sei tu? Scende le scale e si ritrova in soggiorno davanti a me.
- Allora? Hai ricevuto i risultati?-
Già, perché lei non sa niente. Non appena Wells mi ha chiamato, la prima persona che ho voluto sentire è stata Oliver. Lui che aveva il diritto di conoscere la verità e io che egoisticamente non gliel’ho concessa. Ho chiamato Oliver perché in questo momento è la persona che riesce ad essermi così vicina. L’ho chiamato perché non lo so. Ormai non so più niente. Tranne che sono una bugiarda.
Annuisco e le faccio vedere il foglio. Lei si siede accanto a me e lo apro davanti a lei.

Test di paternità:
Compatibilità del feto con Oliver Jonas Queen: 100%

- Sono nei guai mamma!-
- No, piccola mia, vedrai che si aggiusterà tutto. – mi abbraccia e adesso, se possibile, mi sento ancora più in colpa.
– Ray prima o poi lo capirà.-
- No, non capisci. – nessuno potrà capire. – Ho detto a Olivet che è Ray il padre del bambino!-




Nove mesi dopo Sono stanca di stare ferma. Non vedo l’ora di partorire, anche se so che sarà l’esperienza più dolorosa della mia vita, ma adesso non sto più nella pelle. E anche Ray lo vuole. Sì, proprio Ray. Perché non sono ancora riuscita a dire la verità a Oliver. Non che non volessi, ma non c’è stata veramente occasione. Io all’inizio ero impegnata nello studio, volevo diplomarmi in tempo, con tutti gli altri, perciò mi sono messa da fare per raggiungere il mio obiettivo.
Poi è arrivata l’estate e Oliver è partito per farsi una vacanza con Robbie e Tommy. Un viaggio “on the road” per due mesi. Quando gli dissi, qualche mese fa, che non era lui il padre del bambino non ne fu molto felice. Io e Oliver siamo stati molto distanti dopo quella mattina di 9 mesi fa.
Io sono ritornata per lui la piccola Smoak e lui il solito play-boy. Non ci siamo più ritrovati e io in questi nove mesi non ho più saputo raccontargli la verità.
Sono da sola in casa.
Mamma e Curtis sono andati a fare la spesa. Ray è all’università e i miei amici sono tutti impegnati. Mi metto sul divano a guardare la televisione. Mi devo rilassare, il bambino stasera ha deciso di non smettere di scalciare. Non mi dà pace. Così prendo una vaschetta di gelato al cioccolato e mi godo un po’ di relax. Finché non sento suonare alla porta.
E c’è Oliver con mia sorpresa. Deve essere appena tornato dal suo viaggio estivo.
- Ciao. – è l’unica cosa che mi dice.
- Sei tornato. – non l’ho visto per un’intera estate e mi fa uno strano effetto rivederlo dopo tutti questi mesi.
- A quanto pare. – rimane taciturno. – sono venuto a salutare, posso entrare?-
- Accomodati- Fa un sorrisetto malizioso, almeno credo che sia così, entra in casa.
- Ecco … io … in realtà c’è una cosa che … che dovresti sapere.
Mi sistemo sui cuscini del divano rosso e spengo la televisione, facendomi più seria.
Oliver credo che abbia capito la situazione perché adesso il suo sorriso si è spento e io gli prendo le mani. Le avvicino a me le stringo forti. Sulla pancia. Sentendo tutti quei colpetti. Per un momento prima dell’estate, pensai che lontano da lui, il bambino non si sarebbe più mosso. Invece l’ha continuato a fare per tutto il tempo. A volte pensavo che cercasse di muoversi verso il suo papà, che lo volesse vicino e io, ogni volta che ripensavo a queste cose, ripiombavo in un silenzio abissale.
Ci sono stati dei momenti in cui stavo per raccontare tutto a Ray ma poi ho subito pensato che era meglio se Oliver fosse stato il primo.
È meglio che scopra lui prima di tutti.
- Va bene ti ascolto.-
Sussulto.
Oh fantastico.
Merda. Merda. Merda
Mi aggrappo alle braccia di Oliver. Non riesco a sorreggermi anche da seduta.
Lo chiamo spaventato e lui mi fissa con occhi altrettanto terrorizzati. - Oliver, il bambino … sta nascendo.
Mi sta aiutando ad alzarmi. Mi fa camminare.
- Va bene, piccola. Adesso ti accompagno all’ospedale.-








Ciao Gente! sono tornata con doppio capitolo !
Baby is coming...recensite ditemi la vostra
Vorreste che il baby Queen fosse un lui o una lei?
Ringrazio tutti quelli che leggo e recensiscono
GRAZIE
FW

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


POV OLIVER
Questo è senza dubbio il viaggio più lungo e allo stesso tempo il più corto di tutta la mia vita. Seriamente! È terribilmente difficile cercare di concentrarmi sulla strada mentre la ragazza che è seduta al mio fianco ha le contrazioni e sembra che abbia proprio voglia di partorire nella mia macchina. Sapete quando si entra in quei momenti di completo panico? Quel panico che fa venire voglia di reagire, ma ci si blocca. Ci si blocca e non si capisce più niente.
Be’ è così che mi sento in questo momento. Non mi sembra di arrivare mai alla meta, nonostante io abbia superato del doppio la velocità consentita. Non mi sembra di arrivare mai, mentre guido e quando la mia mano destra non è impegnata a cambiare le marce o a roteare il volante insieme all’altra, si avvicina a Felicity per tranquillizzarla.
Ed è adesso che commetto il primo errore della serata. Quello che mi porta ad alcune rivelazioni. Mi afferra la mano con forza insistente e non accenna a liberarmi da quella morsa per niente dolorosa se messa a confronto con quello che sta sentendo lei.
-Ti prego chiama la mamma- mi supplica. Sta piangendo. Lo posso vedere con la coda dell’occhio mentre si asciuga qualche lacrima con una mano.
- Ehi Felicity, calmati! Vedrai tra poco sarà tutto finito-
Entriamo nell’edificio e due infermieri ci soccorrono facendo sedere Felicity su una sedia a rotelle. La trascinano ed io li seguo in pratica attaccato, fino a quando aprono la porta che dovrebbe condurre alla sala parto.
- Vieni con me, non voglio restare da sola! Ti prego, ho bisogno di te!-
- Sì, adesso calmati piccola, altrimenti resteremo qui delle ore. Come stai?-
- Fa male!-
Mi scruta con quei suoi occhi lucidi per il pianto e adesso con una luce particolare dentro. Pieni di una grinta che non avevo mai visto in nessuna persona. Carichi di una fatica immensa che la fa stancare, ma la rende altrettanto bella. Ed io sono qui, quasi pronto a prenderla completamente tra le mie braccia. Commettendo errori su errori, perché io qui non dovrei esserci, perché è tutto sbagliato.
Perché io, Oliver Queen sto guardando questa ragazzina, piccola, incredibilmente piccola, che compie un enorme sforzo, che cerca di far nascere un’altra vita ed io non posso fare a meno di pensare a quanto sia bella. È bellissima mentre i capelli si appiccicano sulla fronte e sulle tempie a causa del sudore ed io voglio solamente spostarle ogni singola ciocca e metterla al suo posto,è bellissima quando stringe i denti e strizza gli occhi, arricciando il naso mentre tenta di dare la prima spinta. Questi due mesi di vacanza non sono bastati. Non sono bastati a dimenticarla, ad allontanarla da me a far si che io mi scordassi di lei.
Questi due mesi, lontani da lei mi avrebbero dovuto togliere questa malsana voglia di desiderare che ho Invece, non è stato così. Perché io sto guardando lei e la trovo bellissima. E la vorrei mia. C’è solo una spiegazione a tutto questo. Compio un'altro errore della serata: ammetto di amarla.
Perché non può essere altro che amore.
Perché con quale scusa posso starmene qui, al posto di Pamer? Mentre desidero baciarla su una tempia per darle forza, per dirle che non è sola. Che ci sono io. Felicity. La amo, la amo tanto. Piccola. E adesso si spiegano tutte quelle volte che ho desiderato prenderla e proteggerla tra le mie braccia. Adesso capisco perché quel giorno che rischiò di perdere il bambino, io ero terribilmente preoccupato anche per lei.
Sì, non può essere altro che amore.
- Felicity dai, ce la puoi fare. Tra poco Ray sarà qui e…-
- No … no … Ray non potrà far niente! – piagnucola, voltandosi verso di me e guardandomi di nuovo negli occhi.
–perché sei tu. – mi sussurra abbozzando un sorriso timido – perché sei tu.

SONO IO.

Sei tu.
Sono … io. Sono veramente io? Sto per diventare papà, per davvero?
Mi accuccio ancora di più contro Felicity, appoggiando la mia fronte sulla sua tempia, mentre mi sento rinascere. Mentre tutto si fa più vivo. In questo momento non m’importa niente di nessuno. Non m’importa di sapere perché Felicity mi abbia mentito in questi nove mesi. Non m’importa niente.
Oh cielo, mio padre. Mio padre ne era convinto sin da quando eravamo piccoli che alla fine saremmo capitati in questa situazione. Che alla fine io mi sarei innamorato di lei, che presto non ci sarebbe stata nessun’altra nella mia vita.
- Non sai quanto sono felice adesso.- Mormoro.
L’ostetrica incita Felicity - Forza cara, riesco a vedere la testa.-
Mi manca l’aria, ma non m’importa. Felicity continua a spingere e … Sento piangere ed io automaticamente sorrido. Sorrido e le gambe mi cedono mentre la dottoressa e le infermiere tagliano il cordone, mentre una di loro si avvicina, in braccio un essere così piccolo, avvolto in una copertina bianca. È sporco di sangue e altro, ma lo trovo bellissimo. È mio figlio ed è proprio qui davanti a me, mentre è preso in braccio dalla sua mamma. Li amo entrambi. Non ho ancora spiaccicato parola. Sono rimasto estasiato, a bocca aperta, a quella vista.
A quello spettacolo stupefacente. Felicity sorride al bambino e lo fa smettere di piangere. Lo culla, gli accarezza la guancia con un dito.
- Come lo chiamerete? – ci chiede l'infermiera.
Bella domanda.
Guardo Felicity. Alla fine credo che lei debba decidere più di chiunque altro. Lei osserva nostro figlio in braccio a me e rimane in silenzio per qualche secondo
-William Robert Smoak-Queen- risponde decisa

POV FELICITY
Mi stendo di più sul lettino, anche se tra poco mi sposteranno nella mia camera. Mi stiracchio. Sono stanca. Infinitamente stanca. Oliver è accanto a me, ancora in piedi, e sta cullando William, ormai addormentato. Sorrido ogni volta che lui sorride quando guarda nostro figlio. Alla fine non è stato un male dichiarargli la verità, anche se so che il grosso lo dobbiamo ancora affrontare, che alla fine la discussione seria avverrà, ma io sono pronta.
-Da quanto tempo va avanti questa storia, eh? Da quanto tempo tu e Oliver ve la spassate insieme?-
-No … no, Ray. Io e Oliver abbiamo soltanto …-
-Cosa? Fatto sesso? Ed è lui il padre di William e non io. Io questo non lo posso accettare Felicity.- mi urla contro
-Ascoltami, ti prego. Eravamo ubriachi e non ce ne siamo nemmeno accorti. Io amo te Ray e nessun altro.- lo supplico
-Be’ forse avresti dovuto pensarci prima di portarti a letto un nostro amico. Lo sai qual è la cosa che mi dà più fastidio? Che tu abbia aspettato così tanto per dirmelo. Anzi no, non l’hai nemmeno fatto. Hai sentito il bisogno di dirlo prima al Dottor Wells, a tua madre e Oliver. Scommetto che lo sapevano anche Laurel e Sara, non è vero? Scusami se non ce la faccio a perdonarti. Non voglio farlo. L’unica cosa che voglio è che tu esca dalla mia vita Felicity. Perché in questo momento ti sto odiando con tutto me stesso- dice uscendo dalla mia camera dell'ospedale sbattendo la porta furiosamente.
Immaginate la sua sorpresa nel trovare il mio bambino con il nome anagrafico: Smoak-Queen, ha guardato il mio bambino con odio,ma lui non centra nulla la colpa è solo mia. L'unica persona che deve essere odiata qui sono io anche perché sono una bugiarda. Perché ho tradito Ray,perché ho mentito spudoratamente a tutti e perché credo di amare Oliver Queen.

2 giorni dopo
Sono tornata a casa da due giorni con William. Sono in camera mia con lui e Oliver. Il nostro rapporto è cambiato di nuovo da quando gli ho detto la verità,da quando Ray non fa più parte della mia vita.
-Era ovvio che non potesse essere di Palmer, è troppo bello nostro figlio per essere considerato un Palmer- dice facendomi sorridere.
Il suo soffio mi arriva caldo contro il mio padiglione auricolare e il lobo per poi scendere languido sul collo. Oliver mi stringe da dietro sempre con più forza e mi posa un bacio sulla testa. Lui mi sposta tutti i capelli su una spalla e dall’altro lato deposita una serie di baci così roventi che mi sembra che io mi stia sciogliendo. Ho anche l’impressione di non poter stare più in piedi, ma le sue mi stanno sorreggendo. Sfiora leggermente il naso sulla mia pelle e non appena vedo il suo sorriso attraverso lo specchio, crollo emotivamente. Mi libero della sua presa e mi giro verso di lui per baciarlo. Mi sento libera come non lo sono mai stata. No, non mi sono nemmeno accorta a come ha reagito Oliver al mio bacio, sto solo continuando a tenere le mia labbra impresse sulla sue. Sì, mi piace da impazzire baciarlo. Siamo due semplici persone che si stanno baciando perché vogliono farlo, senza un perché e senza un dopo. Solo adesso. Solo le mie mani nei suoi capelli setosi.
Solo la sua bocca contro la mia che non vuole staccarsi da lui per nulla al mondo …a parte per i pianti di William. Mi allontano da lui di un centimetro o due. I nostri nasi si sfiorano e i nostri occhi non accennano a smettere di guardarsi. In un lampo noto ancora il suo sorriso. Luminoso.
-Devo allattarlo.-
Informo Oliver, ma lui non si gira o non se ne va. Anzi, si avvicina a me ancora una volta e mi scruta malizioso.
Davvero, anche in questo momento?
Mi posa un bacio a fior di labbra e io non posso fare a meno di sentire qualcosa nel mio stomaco, ma allontano prontamente quella sensazione che mi confonde solamente le idee.
-Sono seria.-
-Fallo allora. Io non te lo sto impedendo. Mi vado a sedere di nuovo sul letto e mi scopro il seno. Solo quando William inizia a bere si calma. Oliver si siede accanto a me e appoggia il suo mento sulla mia spalla.
-Si è proprio mio figlio- sussurra ,facendo riferimento al fatto che William si è attaccato seno subito.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Pov Felicity
Mi sale un groppo in gola che non mi permette di respirare. Però decido di parlare a Ray
-Non ho mentito quando ti ho detto che quello che ci è stato tra me e Oliver quando abbiamo concepito Willam, è stato dovuto semplicemente dall’alcol. Eravamo completamente andati e non ci abbiamo pensato due volte.-
-A cosa non avete pensato due volte? A fare sesso o a fare l’amore? – è calmo, non c’è rabbia nelle sue parole – perché sai benissimo che c’è differenza nelle due cose. Se solo me lo avessi detto subito, forse avrei anche potuto perdonarti, per quanto brutto sia. Avrei dato anche io la colpa all’alcol, ma solo se è stato sesso e basta. Io però, dopo tutti questi mesi, non ci crederei se tu mi dicessi così. Durante tutta la gravidanza io ho notato un tuo allontanamento, non solo fisico, ma avevi sempre la testa fra le nuvole ed io come un idiota ho deciso di ignorare il tuo strano comportamento.-
-Ma era la mia preoccupazione per la gravidanza, perché ti stavo nascondendo la verità e mi sentivo in colpa.-
Che cosa c’entra la faccenda del sesso o dell’amore che provo per Oliver? Io adesso voglio solamente parlare di lui e di me. Di nessun altro.
-Guardami negli occhi e dimmi che non lo ami. Dimmi che in questo momento ami me come mi amavi tanto tempo fa. Dimmi che nonostante Oliver, nonostante William, provi gli stessi sentimenti di un tempo per me.-
Mi volto completamente verso di lui ormai con gli occhi lucidi. Apro la bocca e provo ad emettere qualche suono, ma tutto ciò che ne esce fuori è l’aria che respiro. Il mio corpo non vuole obbedire ai comandi della mia mente.
-Io … io …-
-Lo capisco. – mi interrompe lui. Tanto sa che non uscirà niente dalle mie labbra.
– Oliver è bello, furbo, intelligente, simpatico e ti ama. L’ho notato quando nei suoi occhi, l’altro giorno, c’era qualcosa, una strana determinazione. Lo ami, lo riesco a vedere e a quanto pare tu non riesci ad ammettere il contrario.- Mi fa male vederlo così, mentre abbassa lo sguardo triste verso il terreno.
-Mi dispiace per tutto quanto, Ray-
-Dispiace anche a me. Ma che ci posso fare se ti sei innamorata di un altro ….Felicity io ti ho perdonato, ma ho bisogno di stare un periodo lontano da tutti. Credo che farò una full immenscion nello studio per passare subito i primi esami. Buona fortuna per tutto-
Si alza dal mio fianco e se ne va, guardandomi per un’ultima volta prima di girare l’angolo.
Devo andare da Oliver.

Pov Oliver
-Oliver!- qualcuno sta urlando il mio nome
Mi volto e trovo la piccola Smoak che corre per i giardini di casa mia.
-Dobbiamo parlare- dice con il fiatone
-Okay-
-O meglio, io devo parlare e tu ascoltare. ....ti prego sta zitto e lasciami parlare.- Annuisco semplicemente,pronto ad ascoltarla
-Oliver Jonas Queen, tu sei un fottutissimo stronzo. Almeno è così che ti ho sempre definito fino a nove mesi fa, ma credo che con l'arrivo di William tu possa migliorare. William, se te lo stai chiedendo non è stato uno stupido errore nato per sbaglio perchè sono andata a letto con il ragazzo sbagliato. Perchè forse non sei il ragazzo sbagliato perchè in fondo,credo, che venire a letto con te sarebbe stata una delle cose che avrei voluto fare in questa vita. E lo fatto. Perchè forse ho sempre provato dei sentimenti nei tuoi confronti forse una stupida cotta, ma tu...tu andavi a letto con chiunque e non mi guardavi...io ero il nulla. In questi mesi però sei cambiato e anche i miei sentimenti sono cambiati.
Perchè quello che provo per te Oliver non è una 'semplice cotta' ma è amore.
Quindi si io Felicity Megan Smoak sto per dire una cosa che non avrei mai pensato di dire: Oliver Jonas Queen sei un fottutissimo stronzo che mi ha rubato il cuore ,e sono sicura al 100% di amarti-
Non so cosa dire mi ha spiazzato.
Ha gli occhi lucidi ed ha ancora il fiatone.
Mi catapulto tra le sue braccia stringendo forte. -Ti amo anche io piccola Smoak- sussuro prima di baciarla come non ho mai baciato nessuna in vita mia
-Ti amo con tutto me stesso-
-Anche io.....ci abbiamo messo solo 18 anni- dice sorridendo. E che sorriso
-Meglio tardi che mai-


Sei anni dopo
-Papà?-
Mi volto verso William. Oggi voleva stare con me e quindi dopo l’asilo sono andato a prenderlo e l’ho portato al lavoro con me.
Ha giocato per tutto il pomeriggio e alla fine si è stancato, addormentandosi. In fin dei conti sono le dieci di sera e a quest’ora dovrebbe stare nel suo letto.
Si stropiccia gli occhi con una sua mano e si accuccia sulla poltroncina rossa della platea, sotto il mio giubbotto di pelle per farlo riscaldare.
-Andiamo a casa dalla mamma?- Mi chiede con voce assonnata.
-Certo, campione.- Lo prendo in braccio e saluto gli altri, William si appoggia sulla mia spalla, dormiente, e intanto io mi dirigo verso l’auto.

Arriviamo a casa e trovo una Felicity addormentata sul divano che tecnicamente guarda la TV insieme a Hope la nostra bimba di un anno,addormentata anche lei sulla madre
Anche lei come William non è stata programmata.
Nulla della nostra vita è programmato o va nel verso giusto ma è questo il bello.
Sono felice,siamo felici.
Perchè sono io l'uomo più fortunato del mondo.





Eccomi con l'ultimo capito di questa storia!
Voglio ringraziare chiunque abbia seguito questa storia, ringrazio per le recensioni e per le persone che hanno inserito questa storia tra le preferite e le seguite.


Per chi fosse interessato, e se vi piace come scrivo, sto lavorando ad una stori, sempre OLICITY, che si chiama ESSENCE OF LOVE, fateci un salto ve ne sarei grata.
Detto questo grazie ancora
FW

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