Regno Selvaggio

di Miticasupervio
(/viewuser.php?uid=783691)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


In principio c’era solo il deserto, un luogo arido e sterile a cui nessuno avrebbe mai dato importanza, tranne i Jinn, potenti esseri creatori del mondo fatti solamente dal fuoco puro, quello della vita. I Nobili Esseri avevano bisogno di qualcuno che li pregasse, che li amasse e che si occupasse di loro, perché loro in fondo erano i padroni di quel deserto.Così decisero di creare gli uomini, una specie totalmente diversa dalla loro pronta a essere sottomessa. Insieme si riunirono e plasmando la sabbia di quel deserto crudele diedero vita a uomini e donne. Ma erano soprattutto le donne ad attrarre i Jinn, tanto erano ammaliati dalla loro bellezza. Alcune donne vennero violentate, altre erano consenzienti e altre ancora erano tratte in inganno dai Jinn che si camuffavano sotto false spoglie, assumendo le sembianze dei mariti o addirittura di animali. Da queste unioni nacquero figli mortali ma con doni molto simili a quelli che i Jinn avevano naturalmente. I più forti di questi figli combatterono fra loro per il predominio del selvaggio deserto, andando però a fare danni e a distruggere la già scarsa popolazione. Ma ai loro padri la cosa non andava giù, così decisero di sottoporre i cinque pretendenti a svariate prove, fino a quella finale, quella in cui si sarebbero decise le sorti del deserto.  Il vincitore fu Talal,figlio di un ʿifrīt, un Jinn del fuoco. Talal, divenne Sultano di tutto il Paese e diede inizio ad una lunga stirpe di eredi, una stirpe che difficilmente si sarebbe fatta sfuggire quella posizione tanto privilegiata. Arrivò però un giorno, dopo molti decenni dalla scomparsa di Talal che le eredi al trono erano tre sorelle. Nel frattempo un giovane e ambizioso emiro decise di prenderle tutte e tre in moglie. Le tre titubanti accettarono perché in fondo tutto ciò era per il bene del loro popolo. Dopo il matrimonio l’emiro decise di rinchiuderle in un’ala del palazzo che poi sarebbe diventata l’harem, la prigione d’oro delle tre sorelle. La prima delle sorelle diede alla luce tre gemelli, tutti maschi, la seconda e la terza invece partorirono una figlia ciascuna. Ma il nuovo Sultano ormai aveva ben altri piani e visto che aveva già eredi maschi poteva tranquillamente sbarazzarsi delle sorelle. Quando le tre vennero a conoscenza del piano del marito di disfarsi di loro decisero che era meglio scappare e abbandonare per un po’ il palazzo della loro infanzia per dare una vita tranquilla ai loro figli ai confini del loro regno, ma sarebbero ritornate, più agguerrite che mai perché il deserto desiderava il suo equilibrio, anche a costo di spargimenti di sangue. Il Sultano si sposò con altre donne ed ebbe altri figli da loro, ma la Sultima, la moglie principale era la più assetata di potere, visto che per arrivare a lui aveva sparso sangue di piccoli bambini innocenti e non solo ...

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 1 ***


Mi stavo preparando nei camerini improvvisati nei giardini dell’ emiro. C’erano ragazze che andavano e venivano, chi cercava vestiti sparpagliandoli dappertutto e chi invece era intenta ad acconciarsi i capelli. Io come al solito ero tutta sola nel mio angolino a prepararmi, perché a me toccava fare il più lavoro sporco ed umiliante di tutti. Mi stavo spalmando la pittura color oro sulle spalle quando il vecchio Bishr entrò sbraitando dentro la tenda. Una delle ragazze più giovani non lo vide e, andò a sbattere contro di lui,rovesciandogli tutto il barattolo di pittura verde addosso. Lei stava per scappare piangendo a gambe levate, quando lui la prese per un polso. «Idiota, guarda cosa mi hai fatto, era una delle vesti più belle e pregiate che avevo, dovrei darti cento frustate per questo!» «Signore, avete ragione ma vi prego lasciatemi, non l’ho fatto apposta...» la poveretta era accucciata a terra quasi in lacrime e lui stava diventando sempre più aggressivo, mi alzai. «Sciocca, che tu l’abbia fatto apposta o no la cosa non conta, guarda cosa hai fatto, hai idea di quanto mi costi la pittura per voi sgualdrine?» aveva alzato il braccio per tirarle uno schiaffo, ma il colpo non arrivò mai perché io lo bloccai prima. Lui si girò adirato a guardarmi. «Avanti Bishr, un piccolo incidente capita a tutti e si può perdonare.» «No, a voi non si può perdonare niente, guardatemi come mi avete conciato, non vi vergognate? Io, quello che vi ha dato una casa, del cibo e del lavoro! Quello che vi ha tolto dai luridi orfanotrofi dove eravate!» si era girato a gridare guardando tutte e le ragazze stavano tutte a debita distanza da lui, lasciandolo sfogare. «Sono stato io! E voi come mi ripagate?! Tingendomi di verde!» «Hai perfettamente ragione, ma questa ragazzina è solo un po’ sbadata, per questa volta lasciala andare, alla prossima ne pagherà le conseguenze» lui sospirò e fece cenno con la mano a tutte di andare via, tranne a me, doveva parlarmi. Ci facemmo strada fino al piccolo tavolino e alla sedia dove ero intenta a prepararmi. «Cosa devo fare questa volta?» chiesi io andando al sodo. «Il figlio dell’emiro e i suoi amici mi hanno chiesto di intrattenerli in privato, in un’area del palazzo opposta a quella dove siamo noi adesso, non ti faranno niente di male, me lo hanno promesso» «Bishr, ma perché devo sempre fare io questi lavori e non le ragazze più giovani, per favore, sta diventando una cosa veramente umiliante, ci sono giornate in cui nemmeno riesco a guardarmi allo specchio, per favore manda qualcun altro.» Bishr era un uomo bassino e grassoccio sulla mezza età, sembrava violento, ma sapeva ascoltare e capire perfettamente gli stati d’animo di una persona e in quel momento era a capo chino a grattarsi la testa per prendere una decisione. «E dimmi Raya, hai qualche idea su chi dovrei mandare? Più o meno hanno tutte quindici anni, sono troppo giovani» «Io ne ho poco più di diciotto, non mi sembra ci sia tutta questa grandissima differenza d’età» le mie parole erano un azzardo. «Per favore Raya, non ti toccheranno, me l’hanno assicurato, ci daranno il triplo del previsto, potrò essere sicuro di sfamarvi tutte per questa volta.» Sacrificare me stessa per salvarne venti o sacrificarne venti per salvarmi? Sapevo essere egoista sì, ma quelle ragazzine mi ridondavano troppo me i primi anni e, non avrei mai fatto passare a loro quello che ho passato io. «Va bene, ci sto» «Perfetto, allora cambiati, ti aspetto fuori». Aspettai che se ne andasse per prendere in mano lo specchio appoggiato sul tavolino, non potevo andare più avanti così, volevo una vita normale, non la mia, avrei pagato qualsiasi cifra per non essere me stessa. Finii di truccarmi e mi misi un vestito molto trasparente. Tra me e me pensai che era soltanto un’ altra di quelle volte, anche se non era affatto bello farsi vedere ballare mezza nuda da tutti quegli uomini, era una cosa che odiavo, ma dovevo farlo per la sopravvivenza mia e di una ventina di persone.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3731697